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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO

COSTRUZIONI IN ACCIAIO

Materiale acciaio

Andrea BELLERI

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Note storiche

Estrazione del ferro avvenuta per millenni in


forni parzialmente incassati e alimentati da
mantici (metodo diretto a “basso fuoco”) à
massa di ferro pastosa, spugnosa, ricca di
impurità eliminabili solo con paziente lavoro
di martellamento (fucinatura)

Acciaio fucinato: saldabile per “bollitura”


ossia scaldando i pezzi da unire (800 °C) e
facendoli compenetrare tramite battitura.
Indurito superficialmente tramite
procedimento di tempra in bagno d’acqua o
olio.

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XIII secolo, Prussia: aumento altezza forno (altoforno) e aumento
immissione aria à aumento temperatura.
Produzione di ghisa (pig-iron), materiale fragile, non fucinabile
ma versabile in stampi.
Seconda fusione ghisa in forno aperto (per eliminare carbonio)
consentiva di ottenere ferro malleabile (metodo indiretto).

1784, Inghilterra: forno a riverbero in cui decarburazione ghisa ottenuta


tramite mescolamento continuo (puddling) manuale con aste di
ferro à prodotto pastoso “ferro puddellato” battuto al maglio
per eliminare le scorie.

1856, 1878, Inghilterra: convertitore Thomas-Bessemer. Insufflaggio


diretto di aria nella ghisa in modo che l’ossigeno si
ricombinasse con il carbonio presente nella ghisa.

1949, Austria: insufflaggio diretto di ossigeno puro.

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Le prime applicazioni di prodotti siderurgici in ambito civile:

Ghisa:
Dalla fine del XVIII secolo fino a metà del XIX.
Ponti ad arco
Colonne (sezione circolare cava)
Travi: per rendere possibile l’appoggio delle voltine sulle
putrelle del solaio. T rovescio o doppio T con ali
asimmetriche con rapporto 1:6 (rapporto resistenza
trazione-compressione della ghisa) – fino a 15m
BARLOW: inserimento di barre di acciaio fucinabile (duttile)
nell’ala inferiore prima della colata della ghisa!!!

Materiali duttili (ferro puddellato e acciaio)


L’impulso principale è dato dal settore ferroviario: necessità di
costruire ponti che consentissero anche la navigazione sottostante
nonché di stazioni ferroviarie. Dapprima travi a pareti piene
assemblate poi travi reticolari con profilati e unioni chiodate.

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Gli acciai per usi strutturali (acciai da costruzione/carpenteria)
hanno C fra 0,1% e 0,3%.
Ci sono tracce di altri elementi non eliminati nelle lavorazioni (ad es. Fosforo,
zolfo, azoto, O2, H) e aggiunti (Mn, Silicio, Cr, Ni). Tipicamente < 0,1-0,2%

Il carbonio eleva la resistenza, ma riduce sensibilmente la duttilità e la


saldabilità. Per questo lo si limita.

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Caratteristiche
Caratteristiche meccaniche utili al progettista

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1-2 Si può identificare un chiaro “punto” di
snervamento definibile come quel valore del
carico (e quindi della tensione media) che
corrisponde ad apprezzabili incrementi di ∆ senza
praticamente incrementi di σ. In questo caso le
curve σ − ε hanno dei “plateau”.
3 Alcuni materiali non hanno però un chiaro
“plateau” e quindi il limite di snervamento viene
fissato in modo convenzionale; si assume
usualmente il valore di tensione che corrisponde
ad una deformazione plastica di ampiezza
prefissata (per esempio 0.1 o 0.2%)

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Tensione massima

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Caratteristiche
Duttilità

Modulo di elasticità (E)

Modulo di incrudimento (Est)

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Coefficiente di Poisson (n)

Modulo di elasticità tangenziale G = E/(2(1+v))

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Saldabilità

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Saldabilità

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Caratteristiche

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Resistenza alla corrosione
E’ necessario proteggere le superfici
esposte della struttura in acciaio per
impedire la formazione di ruggine e
conseguente degrado. Questo aspetto è
particolarmente importante in zone con
atmosfera aggressiva (zone industriali e
zone marine).

Esistono degli acciai “resistenti alla


corrosione”, nei quali la presenza di rame
(0,2 ÷ 0,3%) ed altri elementi quali il
fosforo, il cromo ed il nickel modifica la
risposta all’aggressione atmosferica. In
questi si forma uno strato protettivo, color
rosso-bruno, che riduce sensibilmente la
velocità di corrosione.

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Resistenza alla corrosione
Weathering steel – Acciaio COR-TEN

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Durezza
E’ una grandezza superficiale (resistenza alla penetrazione
di una punta), che può essere messa in relazione sia pure
grossolana con la resistenza del materiale.
Resilienza/Tenacità
Alcuni metalli cambiano modalità di rottura, passando da
rottura duttile a rottura fragile, in funzione della temperatura
e della velocità di applicazione del carico.
Questo fenomeno può diventare critico in presenza di forti
concentrazioni di sforzo, come nel caso di intagli o di
cricche: l’energia di deformazione accumulata in prossimità
dell’apice dell’intaglio o della cricca può essere sufficiente ad
alimentare la crescita della cricca stessa, con conseguenze
anche disastrose.
La resilienza misura “la resistenza” alla rottura fragile in
presenza di forti concentrazioni di sforzo.

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Temperatura

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VideoClip

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Carico ciclico:
effetto Baushinger
(1866)

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Tensione di rottura R = DB / 28
( [DB] = kg/mm2 e [R] = t/cm2 )

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Prova di piegamento

(90° + raddrizzamento)

Il risultato della prova è positivo se non si notano


screpolature o cricche
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Prova d’urto
In certe condizioni il comportamento a rottura può manifestarsi
senza preavviso di deformazioni plastiche, per separazione
(decoesione) lungo piani perpendicolari alle tensioni massime di
trazione.
I fenomeni per cui la rottura fragile può manifestarsi in un
materiale duttile come l’acciaio di carpenteria sono
essenzialmente:
1. Stati di tensioni pluriassiali di trazione
2. Basse temperature
3. Azioni d’urto
La prova d’urto su provini intagliati comprende tali condizioni e
consente di confrontare il comportamento di acciai diversi.
La proprietà degli acciai di resistere alla rottura fragile è la
“tenacità”.
Il parametro che caratterizza la tenacità è la “resilienza”.
Le norme stabiliscono il valore minimo di resilienza a tre
temperature:
-20°C, 0 °C, 20 °C
La resilienza va garantita per la temperatura minima prevedibile.
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Energia utilizzata dal pendolo per rompere provino Ep = mG(h0-h)
Norma: resilienza KV = 27 J su provino con area 0.8 cm2
VideoClip
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Prova di fatica (prova a flessione rotante)
È noto che provino di acciaio sottoposto a cicli di tensione
alternata con valori ben inferiori al valore di tensione di rottura
statica si può rompere di schianto dopo un numero molto grande
di cicli ripetuti.
La rottura appare di tipo fragile senza strizione.
Una parte della sezione è liscia e lucida, l’altra parte è ruvida e
opaca.
Questo tipo di rottura è denominata per fatica.

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Prova di fatica

La durata della vita a fatica di un elemento d’acciaio


sottoposto a cicli uguali di ampiezza nota si esprime
indicando il numero N di cicli che hanno portato
sperimentalmente alla rottura.
Espressione del tipo:
sA m x N = costante

VideoClip

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Prodotti
Caratteristiche strutturali dell’acciaio

Prodotti laminati a caldo

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Prodotti laminati

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Profilati

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Profilati sagomati a freddo

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Travi con aperture

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Domande di autovalutazione

• Che differenza c’è tra legame costitutivo dell’acciaio “vero” e “ingegneristico”?


• Perché il massimo valore di deformazione che prendiamo è associato all’inizio
della strizione?
• L’acciaio può divenire un materiale fragile. A quali condizioni?
• Quali sono i profili commerciali che si utilizzano in lavori di carpenteria metallica?

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