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Indice
1 Cicli e schemi di impianti 2
1.1 Motori a combustione esterna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2 Ciclo degli impianti a vapore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.3 Rendimento del ciclo ideale di Rankine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.4 Calcolo della caduta adiabatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.5 Mezzi per aumentare il rendimento del ciclo Rankine . . . . . . . . . . . . 7
1.5.1 Vantaggi generici della condensazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.5.2 Vantaggi dell’aumento della pressione di vaporizzazione . . . . . . . 9
1.5.3 Vantaggi generici del surriscaldamento . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.5.4 Cicli rigenerativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.5.5 Impianti a vapore a recupero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.6 Condensatori a superficie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.7 Generatore di vapore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2 Turbine a vapore 22
2.1 Turbina semplice assiale ad azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.2 Turbina semplice assiale a reazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.3 Regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
3 Esercizi 34
1
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 2
1. l’acqua viene compressa dalla pressione pk , a cui si trova il vapore scaricato dalla
turbina, fino alla pressione po che regna nella caldaia, subendo un incremento di
temperatura (entalpia) trascurabile (vedi dopo);
E E
Surriscaldatore
D Turbina
11111111
00000000
Alternatore
C
00000000
11111111
00000000
11111111
Caldaia
F
B Condensatore
Pompa di alimentazione
Pompa di estrazione
nella pompa di estrazione del condensato, parte in quella di alimentazione della caldaia;
la fase BC riguarda il riscaldamento del liquido e avviene parte nel preriscaldatore dell’ac-
qua e parte nella caldaia propriamente detta. La fase CD di vaporizzazione si compie nei
tubi bollitori o nei grossi corpi della caldaia. Le fasi DE, EF e FA si svolgono rispettiva-
mente nel surriscaldatore, nella turbina e nel condensatore. Mancando il condensatore, si
limiterebbe l’espansione alla pressione ambiente e si disperderebbe il vapore nell’ambiente
stesso sostituendolo con un’uguale massa di acqua che, nel caso di trasformazioni ideali,
può essere considerata alla temperatura tB , ottenuta facendo passare il vapore e l’acqua
che lo sostituirà in uno scambiatore di calore.
Si noti che nelle figure 2, 3, 4 vi è un’inesattezza nel tracciamento della fase AB. Infatti,
essa dovrebbe essere a volume leggermente decrescente in figura 2, mentre nelle figure 3
e 4, dove i punti A e B coincidono, dovrebbe essere a entalpia e temperatura leggermente
crescente lungo un’isoentropica, come in figura 5. Il successivo tratto BC di riscaldamento
del liquido a pressione costante dovrebbe quindi essere leggermente scostato rispetto alla
curva limite inferiore che sarebbe raggiunta nel punto C. Il segmento AB risulta appena
percepibile nella scala della figura 5. Infatti, essendo la trasformazione isoentropica:
∆p
Li = iB − iA = ; (1)
ρ
B E 3500 E
2
10 D
C 3000
D
2500
101
2000
F
i [kJ/kg]
p [bar]
0
C
10 1500
1000
10-1
500
A F
A≡B
10-2 -3 -2 -1 0 1 2 0
10 10 10 10 10 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
v [m3/kg] s [kJ/kg K]
Q2 = iF − iA = rk xF = Tk (sF − sA ), Q1 = iE − iA , (3)
dove rk indica il calore di vaporizzazione alla temperatura Tk che regna nel condensatore
e xF il titolo del vapore all’inizio della condensazione. Quindi
iE − iF sF − sA
ηc = = 1 − Tk . (4)
iE − iA iE − iA
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 5
900
C
800
E
700
D
600
C
T [K]
T
500
B
400
F A
300
A≡B
200
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
s [kJ/kg K] s
Ad esempio, nel caso le condizioni di inizio espansione siano po = 140 bar e to = 550oC,
mentre la pressione di condensazione valga pk = 0.05 bar, si ha:
C’ C D
To D’
T
A≡B A’ G H
Tk
F F’
Ao A’o Go Ho Fo F’o s
cioè immaginando di sostituire al ciclo HDEF un ciclo di Carnot HDD ′F ′ con uguale
introduzione di calore e di rendimento uguale a quello del ciclo centrale. Dovendo essere
uguali le aree Ho DEFo e Ho DD ′ Fo′ , il punto F ′ avrà un’entropia maggiore di quella
del punto F , per cui nel ciclo di surriscaldamento si ha una minor perdita allo scarico
rappresentata dall’area Fo F F ′Fo′ .
Volendo rendere in maniera quantitativa la relazione tra i tre cicli e il ciclo di Ran-
kine, basta osservare che il rendimento di quest’ultimo risulta pari alla media pesata dei
rendimenti dei singoli cicli, dove i pesi sono rappresentati dai calori introdotti:
ηI Q1,I + ηII Q1,II + ηIII Q1,III
ηc = . (5)
Q1,I + Q1,II + Q1,III
| {z }
Q1
e in ordinate le entalpie (specifiche): nel campo del vapore surriscaldato sono tracciate
le linee isobare e isoterme; in quello del vapore saturo oltre alle isobare che sono rette e
coincidono con le isoterme, sono tracciate le linee a titolo costante. Il punto critico, che
separa la curva limite inferiore dalla curva limite superiore, è indicato con un asterisco.
Avendo a disposizione il diagramma di Mollier, il punto iniziale (E) dell’espansione è
dato dall’intersezione tra l’isobara po e l’isoterma di fine surruscaldamento. Il punto
finale dell’espansione ideale (F ) sarà dato dall’intersezione dell’isoentropica per E con
l’isobara di condensazione, pk . Il salto adiabatico sarà quindi ∆iad = iE − iF .
I primi due mezzi sono suggeriti dal paragone del ciclo Rankine col ciclo di Carnot. Infatti,
nel ciclo di Carnot il rendimento cresce col rapporto To /Tk ; ma nel campo del vapor saturo
aumentare o diminuire la temperatura significa aumentare o diminuire anche la pressione,
da cui i punti a) e b). Gli atri due metodi sono suggeriti da considerazioni più articolate.
C D
T
A F
A’
F’
A’o Ao s
pratica è vantaggiosa basterebbe provare che il rapporto della prima alla seconda delle due
aree risulta maggiore del rendimento del ciclo di partenza. In realtà, data la particolare
forma della curva limite inferiore, si verifica che tale rapporto è maggiore di uno. Infatti,
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 9
quindi si ha un incremento di lavoro (area del ciclo) pari a ∆Lc = iF − iF ′ = 376 kJ/kg a
fronte di un incremento di calore fornito ∆Q1 = iA − iA′ = 279.7 kJ/kg.
Si consideri che, allo scopo di mantenere più basso possibile il valore della temperatura
al condensatore, si limita l’escursione termica dell’acqua refrigerante a circa 5o C, anche se
questo comporta un alto consumo di acqua (circa 100 kg per ogni kg di vapore condensato)
con relativi oneri impiantistici e di energia di pompaggio.
Infine, si fa notare come ridurre la pressione al condensatore permetta di incrementare
il salto entalpico utilizzabile e quindi, a parità di potenza utile, questo comporti una
riduzione della portata di vapore e di conseguenza della portata di acqua refrigerante.
900
E E’ E
800
E E’
700 D
D
600
C
D’
T [K]
D’
500
C
111111111
000000000
000000000
111111111
F
400
B
300
A≡B F
200 A
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
s [kJ/kg K]
all’uscita dal surriscaldatore non superano i 550 ÷ 600o C. Questi valori, insieme a quelli
relativi alle pressioni in caldaia, comportano titoli troppo bassi del vapore all’uscita dalla
turbina (ingresso condensatore) con conseguente riduzione del rendimento dell’espansione.
Per ovviare a questo inconveniente si usa la pratica del doppio surriscaldamento o
risurriscaldamento del vapore, come descritto nel piano (T, s) in figura 9. In questo
modo, dopo il surriscaldamento isobaro DE, il vapore si espande nella turbina di alta
pressione sino alla condizione D ′ , sempre nella fase surriscaldata; successivamente il vapore
viene risurriscaldato lungo l’isobara D ′ E ′ sino ad una temperatura uguale o minore di
quella del punto E, per subire infine l’espansione E ′ F nella turbina di bassa pressione.
Lo schema di impianto corrispondente è riportato in figura 10. Se le temperature dei
punti D ′ ed E ′ fossero uguali a quelle dei punti D ed E (come nella figura 9), avremmo
sicuramente incrementato il rendimento del ciclo, dato che il ciclo di risurriscaldamento ha
un rendimento superiore a quello di vaporizzazione. Con riferimento all’esempio utilizzato
precedentemente, facendo terminare l’espansione di alta pressione alla pressione di 40 bar,
si avrebbe un lavoro pari a iE − iD′ + iE ′ − iF = 1720 kJ/kg e un incremento di calore
fornito pari a iE ′ − iD′ = 460 kJ/kg, che porta ad avere un rendimento del ciclo pari a
0.4547, con un incremento del 4% circa. Se l’espansione di alta pressione fosse protratta
sino a pressioni (temperature) inferiori a quella del punto D, si avrebbe sicuramente un
titolo maggiore alla fine dell’espansione, ma non si potrebbe giudicare a priori l’effetto sul
rendimento.
Da quanto detto risulta evidente che, a parità di temperatura di fine surriscaldamento,
il titolo del vapore alla fine dell’espansione è tanto più basso quanto più alta è la pressione
in caldaia. A tale inconveniente si ovvia operando due risurriscaldamenti, in particolare
negli impianti supercritici.
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 11
C D
F
T
A G
quido può infatti essere prelevato dal fluido stesso durante l’espansione. Con riferimento
alla figura 11, facendo percorrere al vapore in espansione la trasformazione FG congruen-
te con la trasformazione AC, consentirebbe di trasferire il calore sottratto lungo FG al
liquido per avere l’effetto desiderato. Tuttavia questo è irrealizzabile perché la superficie
della turbina non è cosı̀ estesa da consentire scambi di calore tanto elevati (si ricordi che
consideriamo l’espansione adiabatica); inoltre, tale pratica non sarebbe comunque conve-
niente in quanto porterebbe ad avere la fase finale dell’espansione a titoli troppo bassi
con conseguente riduzione del rendimento della turbina.
Il medesimo risultato si può ottenere sottraendo vapore durante l’espansione che cosı̀
fornirebbe il proprio contenuto termico al liquido lasciando inalterata la fase di espansione.
In pratica, durante l’espansione si prelevano in numero discreto frazioni di vapore che
vengono inviate ad appositi scambiatori di calore dove avviene lo scambio termico col
liquido. Il numero di tali spillamenti è tanto più alto quanto maggiore è la potenza
installata, per arrivare ad un massimo di 8 ÷ 10.
Gli scambiatori rigenerativi possono essere di due tipi: a miscelamento e a superficie.
La prima soluzione è ottimale per lo scambio termico, ma risulta poco conveniente dal
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 12
E E
E’
D’
C
11111111
00000000
00000000
11111111
F
∆G isp
∆G isp
G G
G G +∆G iA iB
iA iB
∆G isp’
Nel valutare il rendimento si avrà una riduzione della potenza utile a fronte di una
maggiore riduzione della potenza termica fornita. Ad esempio, nel caso del ciclo di figura
9, operando un solo spillamento alla fine dell’espansione di alta pressione, il rendimento
termico utile dell’impianto diventa:
Gv (iE − iD′ ) + (Gv − ∆G)(iE ′ − iF )
ηu = ηm ,
Gv (iE − ii.c. ) + (Gv − ∆G)(iE ′ − iD′ )
dove Gv indica la portata in caldaia, ∆G quella spillata e ii.c. (> iA ) l’entalpia di Gv ,
all’uscita dello scambiatore rigenerativo, pari a quella in ingresso in caldaia.
dove ∆Ge indica la portata richiesta dall’utilizzatore industriale, da estrarre alle condi-
zioni 1, Gv − ∆Ge la rimanente portata che subisce l’espansione sino alla pressione al
condensatore, in cui entra con entalpia ik , mentre Gv indica la portata complessiva in
caldaia (nel caso di recupero totale Gv = ∆Ge ).
Il significato di rendimento di un impianto a recupero non risulta immediato, in quan-
to in questo caso si usa non solo l’energia meccanica prodotta ma anche parzialmente
l’energia termica scaricata. Si intenderà, pertanto, il rendimento di un impianto a recu-
pero in riferimento alla sola produzione di potenza meccanica, per cui esso sarà definito
come il rapporto tra la potenza meccanica ottenuta e la potenza termica fornita al fluido
in caldaia, diminuita della quantità che si sarebbe dovuto comunque somministrare per
generare il vapore richiesto dall’utilizzatore industriale:
Pu
ηu = . (9)
Q̇1 − Q̇R
Nel caso di impianto a recupero totale semplice, indicando con i′ l’entalpia del liquido
restituito dall’utilizzatore industriale:
e quindi
ηu = ηm . (10)
È semplice verificare che anche nel caso di impianto a recupero totale ad estrazioni multiple
ηu = ηm .
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 15
avendo indicato con i′k l’entalpia del liquido all’uscita dal condensatore.
Può essere interessante mettere in relazione il rendimento dell’impianto a recupero
parziale, ηu , con quello dell’impianto a recupero totale, ηm , e con quello dell’impianto a
condensazione (recupero nullo), ηu′ , utilizzando il grado di recupero R, definito come:
ηm ∆Ge (io − i1 )
R= . (12)
Pu
Considerando che il rendimento dell’impianto a condensazione vale:
io − ik
ηu′ = ηm , (13)
io − i′k
si ha che:
1 ∆Ge (io − i1 ) (Gv − ∆Ge )(io − i′k ) R ηm (Gv − ∆Ge )(io − ik )
= + = + ′ . (14)
ηu Pu Pu ηm ηu Pu
che può essere semplice, da un estremo all’altro, o variamente ripiegato: nella figura 15
è riportato schematicamente sia il primo (in cui tutti i tubi lavorano in parallelo), sia un
tipo a due percorsi in cui i tubi superiori sono in serie con quelli inferiori, sia infine uno
a quattro percorsi (meno frequente). Per stabilire il cammino dell’acqua si utilizzano dei
diaframmi, indicati con d in figura. A parità di portata di acqua e di velocità dell’acqua
nei tubi, passando da uno a due percorsi il condensatore diventa più compatto. Nello
stesso tempo, aumenta la perdita di carico dell’acqua per la presenza delle curve e quindi
aumenta il lavoro delle pompe di circolazione. Da questo punto di vista sarebbe preferibile
la costruzione ad un percorso, che tuttavia ha l’inconveniente dell’elevata lunghezza dei
tubi che sono soggetti a maggiori dilatazioni termiche.
La formula della potenza termica scambiata è la seguente:
Q̇ = K S (tv − th ), (17)
isolanti intorno al tubo per la presenza di olio o aria. Il secondo termine è ancora più pic-
colo, sia per l’uso di materiali metallici con buona conduttività (λ ∼= 50 W/(m oC)) sia per
l’uso di spessori piccoli (dell’ordine del millimetro); il terzo termine invece è sensibilmente
maggiore degli altri ed è quello che esercita la maggiore influenza su K. Per ridurre la su-
perficie di scambio, S, sarebbe necessario tenere alta la velocità dell’acqua nei tubi, da cui
dipende Kh ; però le perdite di carico aumentano col quadrato della velocità: generalmente
si usano velocità comprese tra 1.5 e 3 m/s che danno Kh = 4500 ÷ 7000 W/(m2 o C).
Nell’equazione (17), la differenza media di temperatura è valutata mediante la media
logaritmica:
t′′ − t′h
tv − th = h ,
tv − t′h
ln
tv − t′′h
dove t′h e t′′h indicano la temperatuta dell’acqua all’ingresso e all’uscita dal condensatore.
1.1
0.9
e*
0.8
−0.1 0 0.1 0.2 e
η ε
necessario a produrre vapore saturo viene quasi totalmente trasmesso per irraggiamento.
Infati, la superficie degli schermi in camera di combustione risulta generalmente sufficiente
ad assorbire il calore necessario alla trasformazione dell’acqua in vapor saturo. Questo
risultato è conseguito grazie a due effetti concomitanti. Da un lato il preriscaldamento
dell’aria comburente contribuisce a raggiungere temperature molto elevate in camera di
combustione; dall’altro l’impiego di pressioni di esercizio elevate implica un calore di va-
porizzazione ridotto che consente l’impiego di una minore superficie di scambio. All’uscita
della camera di combustione vengono installati il surriscaldatore, l’eventuale risurriscalda-
tore e l’economizzatore. All’uscita dall’economizzatore i gas combusti passano attraverso
η
1
0.5
0
0 0.5 1 Gb/Gb,max
il preriscaldatore d’aria, dove riscaldano l’aria comburente, prima di essere rilasciati. Nei
generatori a circolazione forzata l’acqua passa attraverso una pompa (di alimento o cir-
colazione) prima di essere inviata al generatore. La caldaia è pertanto costituita da una
serie di tubazioni comprendenti economizzatore, vaporizzatore e surriscaldatori, in cui la
portata d’acqua deve essere pari a quella richiesta dall’impianto: in tal modo il dimensio-
namento delle tubazioni del generatore e della pompa deve essere effettuato in base alla
massima portata dell’impianto.
Si definisce rendimento di un generatore di vapore il rapporto:
Gv (i0 − iB )
ηb = , (19)
Gb H i
dove i0 e iB indicano rispettivamente l’entalpia del vapore all’uscita dal generatore e quella
dell’acqua in ingresso. Questa relazione viene applicata per determinare ηb attraverso il
metodo sperimentale diretto, basato sulla misura di Gv , Gb e i0 − iB .
Un metodo alternativo per il calcolo del rendimento del generatore si basa sulla deter-
minazione delle varie perdite (al camino, per incombusti, per irraggiamento verso l’am-
biente, ecc.). La corrispondente espressione del rendimento si ricava dall’equazione (19)
e dall’equazione del bilancio termico del generatore di vapore, che si scrive nel modo
seguente:
Gb Hi +Ga cpma Ta +Gb cpmb Tb = Gv (i0 −iB )+(Gb + Ga ) cpmf Tu +Gb (1−ǫ)Hi +Gb qd , (20)
Poiché
Ga cpma Ta + Gb cpmb Tb ∼
= (Gb + Ga ) cpmf Ta ,
1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI 21
2 Turbine a vapore
Una turbina a vapore per produzione di energia elettrica è costituita, per ragioni esaminate
nel seguito, da una serie di stadi ad azione e/o a reazione assiali (aventi diametro medio
costante tra ingresso ed uscita), raggruppati in “corpi” di alta, media e bassa pressione.
Pertanto, qui si studieranno in qualche dettaglio solo la turbina semplice assiale ad azione
e la turbina semplice assiale a reazione. Si farà, quindi, qualche cenno alla organizzazione
generale della turbina ed alla regolazione della potenza.
β1 β2 = π − β1
α1
w2
c1 α2 c2
w1
u u
c u2
w u1 w u2
c u1
Figura 20: Turbina ad azione: Triangoli di velocità nel
funzionamento ideale per palettatura simmetrica.
Si osservi che:
quindi:
Li,ott = 2 u(c1 cos α1 − u). (25)
Il rendimento dello stadio si definisce come:
Li,ott
ηθ,i = , (26)
∆iad
dove ∆iad indica il salto entalpico idealmente elaborabile dallo stadio. In questo caso
∆iad = c21 /2, quindi:
2 u(c1 cos α1 − u) u u
ηθ,i = 2
=4 cos α1 − . (27)
c1 /2 c1 c1
Il rendimento termodinamico è quindi una funzione parabolica di u/c1 che si annulla per
u/c1 pari a zero e cos α1 e ammette massimo per
u cos α1
= , (28)
c1 opt 2
per cui (ηθ,i )max vale cos2 α1 . Questo corrisponde alla situazione in cui la velocità assoluta
in uscita dalla girante risulta assiale (componente tangenziale nulla), come riportato in
figura 22; risultato ovvio in quanto, nelle condizioni in esame, l’unica perdita risulta essere
quella per energia cinetica di scarico, che deve risultare minima in condizioni di massimo
rendimento.
A parità di u/c1 il rendimento risulta tanto maggiore quanto minore è l’angolo α1 : per
α1 = 30o il rendimento risulta pari a 0.75, mentre per α1 = 15o sale a 0.933.
A causa delle perdite d’attrito nel distributore, la velocità c1 risulta minore di quella
ideale c1,id . A tale proposito si introduce un coefficiente di perdita nel distributore, ϕ,
2 TURBINE A VAPORE 24
c1 u
w1
0000
1111
0000
1111
111
000
0000
1111
000
111 c2
000
111 000
111
000
111 000
111 u
000
111
0000
1111 000
111
000
111
0000
1111 000
111
w2
0000
1111
0000
1111
0000
1111
0000
1111
0000
1111
0000
1111
0000
1111
0000
1111
000
111
000
111
000
111 000
111
000
111
000 111
111 000
000
111
Figura 21: Turbina ad azione: Esempio di palettatura.
α1 α1
c2 w2 c2 w2
c1 c1
w1 w1
u
u u u
Figura 22: Turbina ad azione: Triango- Figura 23: Turbina ad azione: Triango-
li di velocità per funzionamento ideale in li di velocità per funzionamento reale in
condizioni di massimo rendimento. condizioni di massimo rendimento.
che fornisce la velocità all’uscita dal distributore in funzione di quella ideale, per fissate
condizioni iniziali e salto di pressione:
q c21
c1 = ϕ c1,id = ϕ 2∆iad =⇒ = ∆iad . (29)
2ϕ2
Nella girante, a causa delle perdite per attrito, w2 < w2,id = w1 . Si introduce un
coefficiente di perdita in girante, ψ, che fornisce la velocità relativa in funzione di quella
ideale:
w22 w12
w2 = ψ w2,id = ψ w1 =⇒ = . (30)
2ψ 2 2
Poiché nel distributore il flusso si espande ed accelera, in genere ψ < ϕ. Per pale della
girante simmetriche,
cu1 = c1 cos α1 , cu2 = u+wu2 = u−ψ wu1 = u−ψ(cu1 −u) = (1+ψ) u−ψ c1 cos α1 , (31)
2 TURBINE A VAPORE 25
Pw′′ = K2 ρ ǫ ℓ d u3.
È utile seguire sul diagramma di Mollier l’evoluzione del vapore nei condotti fissi e
mobili della turbina. A questo scopo si individua il punto iniziale O e l’isoentropica
ideale di espansione O − H, vedi figura 24. Il punto finale A dell’espansione reale si trova
sull’isobara p1 ad un’entalpia superiore a quella del punto H della quantità corrispondente
alla perdita nel distributore:
!
c2 1
iA − iH = 1 −1 .
2 ϕ2
All’uscita dalla palette rotanti, l’entalpia sarà ulteriormente aumentata per la perdita in
girante: !
w22 1
iB − iA = −1 .
2 ψ2
2 TURBINE A VAPORE 26
i pO
tO
O
∆ i ad
p1 = p 2
D
C
B
A
H
s
Figura 24: Turbina ad azione: Espansione effettiva del vapore.
Allo scarico dello stadio di turbina l’entalpia risulta aumentata in quanto si ha la distru-
zione totale o parziale dell’energia cinetica di scarico; nel caso di distruzione totale (stadio
finale):
c2
iC − iB = 2 .
2
Si deve, infine, conteggiare l’incremeno di entalpia dovuto alla potenza Pw consumata per
attrito sul disco e per effetto ventilante:
Pw P ′ + Pw′′
iD − iC = = w ,
G G
avendo indicato con G la portata in massa di vapore.
Il rendimento termodinamico interno vale allora:
iO − iD
ηθ,i = . (34)
iO − iH
Date le relazioni che intercorrono tra u e c1 e tra quest’ultima e la caduta adiabatica,
il massimo salto entalpico utilizzabile in una turbina semplice ad azione dipende dal
massimo valore accettabile per u. Infatti, per funzionamento ideale, in condizioni di
massimo rendimento:
1 c1 2 2 2
∆iad = u = u2 . (35)
2 u cos2 α1
Ad esempio, per u/c1 = 0.45 e u = 250 m/s, ∆iad risulta all’incirca pari a 150 kJ/kg. Da
qui la necessità di utilizzare più stadi per effettuare l’intera espansione negli impianti a
vapore.
2 TURBINE A VAPORE 27
α1
c1 w1 c2 w2
u u
Figura 25: Turbina a reazione: Triangoli di velocità simmetrici.
Si definisce grado di reazione χ il rapporto tra la caduta entalpica in girante e quella
nell’intero stadio,
w22 − w12
χ= 2 . (38)
c1 − c20 + w22 − w12
Ordinariamente si utilizzando diagrammi di velocità simmetrici rispetto all’asse, come
mostrato in figura 25, in quanto, a differenza delle turbine ad azione, nelle quali il distri-
butore ha profili di palette molto diversi da quelli della girante, nelle turbine a reazione,
almeno per gli elementi intermedi, si preferisce che il distributore (che funge anche da
raddrizzatore) e la girante abbiano profili di palette uguali (montate simmetricamente
rispetto alla direzione assiale, come in figura 26). In figura 26 è evidente la convergenza
delle pareti del canale mobile, che invece nel funzionamento ad azione erano equidistanti:
è proprio a causa di questa convergenza che si realizza in funzionamento a reazione, poiché
riducendosi la sezione di passagio deve aumentare la velocità.
In caso di triangoli di velocità simmetrici:
w 2 = c1 e c2 = w 1 ,
ed il grado di reazione assume un valore circa pari a 0.5. In particolare, se si considera
che c0 ∼= c2 , cioè che l’energia cinetica all’ingresso e all’uscita dello stadio sia la stessa,
χ = 0.5.
2 TURBINE A VAPORE 28
ϕ2 cos2 α1
(ηθ,i)max = .
1 − ϕ2 sin2 α1
α1
c1 w1 c2 w2
u u
Figura 27: Turbina a reazione: Triangoli di velocità in condizioni
di massimo rendimento.
Anche in questo caso è utile seguire sul diagramma di Mollier l’evoluzione del vapore
nei condotti fissi e mobili della turbina, come riportato in figura 28. Le condizioni di
ingresso al distributore sono rappresentate dal punto O e la trasformazione ideale nel
distributore è l’isoentropica di espansione O − H; il punto A si trova sull’isobara p1 ad
2 TURBINE A VAPORE 29
i pO
tO
O
p1
∆ i ad, d
B
A
H
∆ iad, g E p2
D
C
K
s
Figura 28: Turbina a reazione: Espansione effettiva del vapore.
un’entalpia superiore a quella del punto H della quantità corrispondente alla perdita nel
distributore: !
c21 1
iA − iH = −1 .
2 ϕ2
Un’ulteriore fonte di perdita nelle turbine a reazione è costituita dalle fughe. A causa
della differenza di pressione tra monte e valle della palettatura e della presenza di giochi
tra parti fisse e parti mobili, parte del fluido non partecipa all’espansione all’interno dei
vani palari ma subisce una trasformazione di laminazione isoentalpica e quindi all’uscita
della palettatura presenta un’entalpia maggiore rispetto alla maggior parte del flusso che
Figura 30: Triangoli di velocità per palettature investite da vapore non secco.
2.3 Regolazione
Regolare la turbina significa intervenire sui parametri da cui dipendono le sue prestazioni
per poter variare la coppia motrice, al fine di variare la velocità della macchina, o, vi-
ceversa, per mantenere costante la velocità a fronte di variazioni della coppia resistente
opposta dall’utilizzatore. Quest’ultimo è il caso che si verifica quanto l’utilizzatore è un
generatore elettrico, la cui coppia resistente risente delle variazioni di carico della rete
elettrica, mentre la velocità angolare (cioè la frequenza) deve essere mantenuta pressoché
costante. A questo scopo il regolatore deve essere in grado di misurare ad ogni istante la
differenza tra la velocità angolare del motore e quella desiderata, causata da una differen-
za tra coppia motrice e coppia resistente, e quindi mettere in atto le procedure per variare
la coppia motrice al fine di riportare la velocità angolare al valore richiesto nel più breve
tempo possibile. In particolare, scopo dello studio è l’accertamento delle influenze che le
variazioni delle condizioni di funzionamento esercitano sulla potenza e sul rendimento, in
2 TURBINE A VAPORE 32
p
i 0 p’0
∆ i’
∆i
pk
Il mezzo più semplice di regolazione consiste nel far passare il vapore attraverso una
luce più o meno strozzata prima del suo ingresso nel primo stadio di turbina. In tale luce
il vapore trasforma parte della sua entalpia in energia cinetica, con relativo abbassamento
di pressione. Il brusco allargamento di sezione a valle dello strozzamento determina la
dissipazione in calore dell’energia cinetica, in modo da riportare l’entalpia al suo valore
originario, in assenza di un recupero di pressione, che quindi rimane all’incirca uguale a
quella nella luce. Il vapore subisce quindi una laminazione.
Il salto adiabatico complessivamente disponibile in turbina risulta quindi ridotto, come
mostrato in figura 31. Contemporaneamente viene ridotta anche la portata che attraver-
sa la turbina, in quanto sono variate le condizioni di alimentazione del distributore del
primo stadio (si ricorda che la portata dipende dalle condizioni totali di alimentazione)
Cambia, infine, anche il rendimento termodinamico perché sono certamente diminuiti i
salti entalpici di alcuni degli stadi della turbina, mentre è rimasta invariata la velocità
periferica, sicché sono cambiati i rapporti u/c1 da cui dipende il rendimento del singolo
stadio.
La regolazione per laminazione comporta una dissipazione di energia, determinando
cosı̀ una riduzione del salto entalpico disponibile e questo, indipendentemente da ogni
eventuale peggioramento del rendimento termodinamico, è sufficiente a far diminuire il
rendimento termico dell’impianto. Tuttavia, la regolazione può essere ottenuta anche
facendo variare l’area di efflusso: questo costituisce un metodo alternativo di variazione
della portata e risulta praticabile solo se la turbina è provvista di un primo stadio ad
azione, in cui si possa realizzare un grado di parzializzazione variabile. A tal scopo basta
suddividere gli ugelli del distributore in gruppi racchiusi in casse, a loro volta comunicanti
con il condotto di alimentazione del vapore per mezzo di valvole da chiudere in numero
2 TURBINE A VAPORE 33
3 Esercizi
1. Un impianto a vapore ha le seguenti caratteristiche: pressione e temperatura all’in-
gresso in turbina p0 = 100 bar, t0 = 550◦ C; pressione di condensazione pk = 0.05 bar,
rendimento termodinamico dell’espansione ηθi = 0.8. Calcolare il rendimento ter-
mico utile assumendo ηo = 0.98. Conoscendo la portata di vapore Gv = 100 t/h,
calcolare il consumo orario di combustibile (Hi = 9500 kcal/kg; ηb = 0.95), la poten-
za utile dell’impianto e la potenza complessiva assorbita dalle pompe di estrazione
della condensa e di alimentazione della caldaia (ηp = 0.8).
′
ηu =...0.3360... Gb =...8.905...t/h Pu =...31.40...MW Pa =...0.3489...MW
6. Un generatore di vapore riceve acqua a 260◦C e fornisce vapore a 100 bar e 500◦ C; in
esso si bruciano 5 t/h di combustibile (Hi = 9500 kcal/kg, incombusti trascurabili);
la camera di combustione è alimentata con 80 t/h di aria presa dall’ambiente (ta =
15◦ C). I gas combusti vengono scaricati a 130◦ C. La quantità di calore ceduta
all’esterno per imperfetto isolamento termico è 7 × 105 kcal/h. Calcolare la portata
di vapore prodotta e il rendimento del generatore.
Gv =....23.06....kg/s ηb =....0.9359....
10. Una turbina assiale semplice a reazione ha i triangoli di velocità simmetrici e funzio-
na in condizioni di massimo rendimento. Sono noti: n = 3000 giri/min, d = 1.7 m,
l/d = 0.05, α1 = 20◦ , ηθi = 0.85. Tracciare i triangoli di velocità e calcolare il lavoro
ed il salto entalpico ideale elaborato dallo stadio. Conoscendo il volume massico
all’ingresso della girante v = 0.18 m3 /kg, calcolare la portata smaltita e la potenza
erogata dalla macchina (ξ = ηv = ηo = 0.98).
11. Uno stadio di turbina assiale a reazione riceve vapore a p0 = 40 bar e t0 = 400◦ C. La
velocità in ingresso distributore è 100 m/s. La pressione all’uscita del distributore è
35 bar. Si ha: φ = 0.95, α1 = 30◦ , u/c1 = cos(α1 ), triangoli di velocità simmetrici.
Tracciare i triangoli di velocità e calcolare Li . Conoscendo n = 3000 giri/min,
(l/d)girante = 0.02, calcolare la portata e la potenza utile (ξ = ηv = ηo = 0.98).
p t vi vs hi hs si ss
o
bar C m3 /kg m3 /kg kJ/kg kJ/kg kJ/kgK kJ/kgK
0.850 95.152 0.0010400 1.972 398.63 2668.4 1.2518 7.4147
0.900 96.713 0.0010412 1.869 405.21 2670.9 1.2696 7.3954
0.950 98.204 0.0010423 1.777 411.49 2673.2 1.2865 7.3771
1.000 99.632 0.0010434 1.694 417.51 2675.4 1.3027 7.3598
1.2 104.81 0.0010476 1.428 439.36 2683.4 1.3609 7.2984
1.4 109.32 0.0010513 1.236 458.42 2690.3 1.4109 7.2465
1.6 113.32 0.0010547 1.091 475.38 2696.2 1.4550 7.2017
1.8 116.93 0.0010579 0.9772 490.70 2701.5 1.4944 7.1622
2.0 120.23 0.0010608 0.8854 504.70 2706.3 1.5301 7.1268
2.2 123.27 0.0010636 0.8098 517.62 2710.6 1.5627 7.0949
2.4 126.09 0.0010663 0.7465 529.64 2714.5 1.5929 7.0657
2.6 128.73 0.0010688 0.6925 540.87 2718.2 1.6209 7.0389
2.8 131.20 0.0010712 0.6460 551.44 2721.5 1.6471 7.0140
3.0 133.54 0.0010735 0.6056 561.43 2724.7 1.6716 6.9909
3.5 138.87 0.0010789 0.5240 584.27 2731.6 1.7273 6.9392
4.0 143.62 0.0010839 0.4622 604.67 2737.6 1.7768 6.8943
4.5 147.92 0.0010885 0.4138 623.16 2742.9 1.8204 6.8547
5.0 151.84 0.0010928 0.3747 640.12 2747.5 1.8604 6.8192
6.0 158.84 0.0011009 0.3155 670.42 2755.1 1.9308 6.7575
7.0 164.96 0.0011082 0.2727 697.06 2762.0 1.9918 6.7052
8.0 170.41 0.0011150 0.2403 720.94 2767.5 2.0457 6.6596
9.0 175.36 0.0011213 0.2148 742.64 2772.1 2.0941 6.6192
10.0 179.88 0.0011274 0.1943 762.61 2776.2 2.1382 6.5828
12.0 187.96 0.0011386 0.1632 798.43 2782.7 2.2161 6.5194
14.0 195.04 0.0011489 0.1407 830.08 2787.8 2.2837 6.4651
16.0 201.37 0.0011586 0.1237 858.56 2791.7 2.3385 6.4175
18.0 207.11 0.0011678 0.1103 884.58 2794.8 2.3976 6.3751
20.0 212.37 0.0011766 0.09954 908.59 2797.2 2.4469 6.3367
25. 223.94 0.0011972 0.07991 961.96 2800.9 2.5543 6.2536
30. 233.84 0.0012163 0.06663 1008.4 2802.3 2.6455 6.1837
35. 242.54 0.0012345 0.05703 1049.8 2802.0 2.7253 6.1228
40. 250.33 0.0012521 0.04975 1087.4 2800.3 2.7965 6.0685
45. 257.41 0.0012691 0.04404 1122.1 2797.7 2.8612 6.0191
50. 263.91 0.0012858 0.03943 1154.5 2794.2 2.9206 5.9735
55. 269.93 0.0013023 0.03563 1184.9 2789.9 2.9757 5.9309
60. 275.55 0.0013187 0.03244 1213.7 2785.0 3.0273 5.8908
65. 280.82 0.0013350 0.02972 1241.1 2779.5 3.0759 5.8527
70. 285.79 0.0013513 0.02737 1267.4 2773.5 3.1219 5.8162
75. 290.50 0.0013677 0.02533 1292.7 2766.9 3.1657 5.7811
80. 294.97 0.0013842 0.02353 1317.1 2759.9 3.2076 5.7471
A PROPRIETÀ DEL VAPORE E DELL’ACQUA IN SATURAZIONE 39
p t vi vs hi hs si ss
o
bar C m3 /kg m3 /kg kJ/kg kJ/kg kJ/kgK kJ/kgK
85. 299.23 0.0014009 0.02193 1340.7 2752.5 3.2479 5.7141
90. 303.31 0.0014179 0.02050 1363.7 2744.6 3.2867 5.6820
95. 307.21 0.0014351 0.01921 1386.1 2736.4 3.3242 5.6506
100. 310.96 0.0014526 0.01804 1408.0 2727.7 3.3605 5.6198
110. 318.05 0.0014887 0.01601 1450.6 2709.3 3.4304 5.5595
120. 324.65 0.0015268 0.01428 1491.8 2689.2 3.4972 5.5002
130. 330.83 0.0015672 0.01280 1532.0 2667.0 3.5616 5.4408
140. 336.64 0.0016106 0.01150 1571.6 2642.4 3.6242 5.3803
150. 342.13 0.0016579 0.01034 1611.0 2615.0 3.6859 5.3178
160. 347.33 0.0017103 0.009308 1650.5 2584.9 3.7471 5.2531
170. 352.26 0.0017696 0.008371 1691.7 2551.6 3.8107 5.1855
180. 356.96 0.0018399 0.007498 1734.8 2513.9 3.8765 5.1128
190. 361.43 0.0019260 0.006678 1778.7 2470.6 3.9429 5.0338
200. 365.70 0.0020370 0.005877 1826.5 2418.4 4.0149 4.9412
210. 369.78 0.0022015 0.005023 1886.3 2347.6 4.1048 4.8223
220. 373.70 0.0026714 0.003728 2011.1 2195.6 4.2947 4.5799
221.2 374.15 0.00317 0.00317 2107.4 2107.4 4.4429 4.4429
B PROPRIETÀ DELL’ACQUA COMPRESSA 40
Riferimenti bibliografici
[1] Capetti A., Motori Termici, UTET/Torino, 1967.
[2] Caputo C., Gli impianti convertitori di energia, Collana di Macchine, Vol. I, Masson,
1997.