Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
TURBINE IDRAULICHE
Li INTRODUZIONE
Fino agli anni 40 circa, la maggior parte del fabbisogno di energia elettrica in
Italia era coperto mediante l’impiego di macchine idrauliche. Ad esse si sono succes
sivamente affiancate le turbine a vapore in quantità percentualmente sempre crescente,
finchè nel 1978 il fabbisogno in energia elettrica in Italia è risultato soddisfatto da
quattro diversi tipi d’impianti, nelle sottoelencate proporzioni:
impianti idroelettrici 50• iO kWh 28% fabbisogno
impianti termoelettrici 123• iO kWh 68% fabbisogno
impianti nucleotermoelettrici 4.5 109 kWh 2.5% fabbisogno
impianti geotermoelettrici 2.5. 10 kWh 1.5% fabbisogno
Il primo di questi tipi di impianto ha l’acqua come fluido operatore, gli altri tre hanno
invece vapore d’acqua.
Dunque, del fabbisogno complessivo di energia elettrica, in pochi decenni la parte
idraulica, inizialmente preponderante si è ridotta al 28%. Percentuale che scende
addirittura al 5% se ci si riferisce al fabbisogno energetico più generale, comprendendo
cioè anche quanto è richiesto per riscaldamento e per l’alimentazione dei motori per
autotrazione.
La scarsa crescita della diffusione degli impianti idroelettrici è da imputare fon
damentalmente a due fattori: il crescere continuo dei loro costi di installazione ed il
rigetto sociale progressivamente crescente verso gli impianti idroelettrici, come risulta
da quanto segue.
La macchina idraulica è inserita in un impianto che consta di uno invaso a monte
ottenuto sbarrando con una diga il corso di un fiume, Ne nasce un bacino che costituisce
un serbatoio dal quale inviare alla macchina idraulica la portata d’acqua necessaria per
poter ottenere la potenza elettrica richiesta dalla rete. A valle della macchina l’acqua
viene scaricata in un canale ad un livello inferiore a quello del bacino di monte. E’
appunto il dislivello tra il bacino di monte e il canale di scarico, che unitamente alla
portata in massa attraverso la macchina, ne definisce la potenza idraulica. La presenza
della diga è indispensabile per poter regolare a piacere la portata attraverso la macchina,
altrimenti si sarebbe costretti ad accettare le naturali variazioni della portata del fiume,
che seguono leggi (piene e magre) ovviamente non rispondenti alle richieste delle reti
elettriche. Purtroppo però come contropartita, la diga è anche la causa prima delle
difficoltà citate, a giustificazione della limitazione nello sviluppo degli impianti idraulici.
Infatti l’ideale sarebbe disporre di valli molto profonde e strette in modo da poter essere
chiuse con una diga di limitato sviluppo e costo. Meglio poi se a valle della diga vi è un
forte dislivello (o salto), fino a raggiungere quanto più in basso possibile una valle ove
scaricare l’acqua uscente dalle macchine idrauliche, le quali vanno sempre installate
nella zona più bassa del condotto che collega la diga al canale di scarico. Tale condotto
segue talvolta percorsi assai lunghi, non raramente attraverso caverne per superare
eventuali ostacoli montuosi. Poichè il condotto è soggetto a pressioni idrostatiche, via
via crescenti man mano che si scende, parimenti Io spessore della tubazione impiegato
andrà aumentando. Laddove i salti sono elevati (si arriva anche a 1OOO-14OO metri circa
di dislivello, con corrispondenti pressioni di circa lOOi-140 bar), occorrono tubazioni
imponenti per resistenza, che prendono il nome di condotte forzate.
Da questo primo approccio risulta subito che l’installazione di macchine idrauliche
per lo sfruttamento dell’energia potenziale di grandi masse d’acqua, richiede notevoli
spese d’impianto, compensate tuttavia dalle ridottissime spese di gestione una volta
iniziato il 1 funzionamento Di queste grandi spese, una buona percentuale sono
.
assorbite dalla esecuzione della diga. Ecco dunque il vantaggio di reperire valli strette.
Ovviamente i primi impianti sono stati costruiti nei punti geologicamente più facili.
Man, mano che le richieste di energia sono aumentate, ci si è rassegnati a spendere
sempre di più per sfruttare le zone meno convenienti, quelle cioè che esigevano dighe
sempre più grandi e costose. Ad un certo punto ci si è trovati ad aver già sfruttato tutti
i siti più favorevoli: ulteriori installazioni avrebbero richiesto investimenti tanto grandi
i In generale si tratta solo delle spese per lubrificanti e per l’ordinaria manutenzione. Il
personale è ridotto a pochissime unità e talvolta è addirittura assente se la centrale è in
una zona di montagna disagiata.
da risultare di discutibile convenienza economica. Fu praticamente a questo punto, che
in Italia hanno preso avvio, e poi il sopravvento, gli impianti con turbine a vapore in
cui veniva convertita energia termica, sia da combustibili convenzionali o nucleari, sia
direttamente prelevata dal sottosuolo.
Parallelamente al problema dei crescenti costi d’impianto si è venuto a sviluppare
un movimento d’opinione contro la installazione di nuovi impianti idroelettrici. Infatti
alcuni colossali disastri hanno dato la coscienza della potenziale pericolosità costituita
da uno sbarramento, così che attualmente l’accettabilità di questo tipo di impianto è
assai ridotta, anche a causa delle modifiche d’ambiente e climatiche causate dai grandi
laghi artificiali che la diga crea.
Non si deve tuttavia pensare che per questi motivi le macchine idrauliche non
vengano più costruite e siano ricordi del passato. Anzittutto perchè quelle installate
vanno periodicamente sostituite in quanto le giranti, attraversate continuamente dalle
enormi quantità di acqua, ovviamente non depurata o filtrata, sono soggette ad usure
ad opera delle sabbie portate in sospensione durante le piene. Ma soprattutto perchè
imponenti nuovi impianti, di enormi potenzialità, vengono continuamente realizzati
nelle nazioni del così detto terzo mondo. Inoltre agli impianti idroelettrici a serbatoio
va affidata gran parte della regolazione degli impianti per la produzione di energia
elettrica. Va infine ricordato lo sfruttamento dell’energia delle maree affidato appunto
alle macchine idrauliche.
1.2 GENERALITA’
2
L=P1P
) _ 2+C1C
L2±g(zi_z
[1]
ove con p si indica la pressione statica, con p la densità massica del liquido, con c la
sua velocità, con z la quota della sezione corrispondente (misurata lungo un asse z
verticale con verso positivo nel senso delle quote crescenti), con L il lavoro delle
3
resistenze passive ad unità di massa che fluisce nel condotto.
Nella [1], oltre al lavoro delle resistenze passive, appaiono:
- il dislivello geodetico (z
1 z )
2
- la differenza delle pressioni statiche che dà luogo alla differenza delle altezze pie
zometnche
-la differenza delle energie cinetiche, che dà luogo alla differenza delle altezze cinetiche
ci — CZ
2g
[2]
pg 2g
L=g[H—Hj—L [3)
Dalla (3) deriva che, in assenza di lavoro ricevuto e di resistenze passive, il carico totale
rimane costante (teorema di Bernouilli).
Consideriamo una turbina idraulica inserita in un impianto che utilizza un ser
batoio ad alta quota da cui l’acqua defluisce, attraversando la turbina, per portarsi ad
un canale di scarico più basso ed indichiamo con a il pelo libero del canale superiore
e con b il pelo libero del canale di scarico (Fig. 1).
Dicesi caduta disponibile H d la differenza tra i carichi totali corrispondenti ai
peli liberi dei due serbatoi; si ha:
2 2
o o Pa P& Ca Cb
Hd=IJaHb=(ZaZb)± [4]
± 2
Se, come accade solitamente, i serbatoi comunicano con l’ambiente, la differenza tra
le pressioni statiche è trascurabile, coincidendo con la differenza tra le pressioni
atmosferiche; di solito, inoltre, è trascurabile anche la differenza tra le altezza cinetiche;
in tali condizioni dalla [4] si ottiene:
HdZaZb [5]
4
2
Fig. i
Con riferimento alla Fig. i indichiamo con O la sezione di ingresso nella turbina
idraulica (ingresso distributore) e con 3 la sezione di uscita (scarico dalla macchina,
incluso il diffusore, nel caso in cui è presente), la caduta netta o utile FI è definita
come la differenza tra i carichi totali della sezione O e 3:
2 2
o Po P3 C
0 C
3
=
JJ— 113o = — z
0
(z )-+-
3 ± [6]
pg 2g
Pertanto non tutta la caduta disponibile è utilizzabile nella turbina, a causa delle
perdite di carico nella condotta forzata o nel collegamento tra bacino e turbina quando
non esista la condotta forzata e dell’eventuale altezza cinetica non recuperata allo
scarico; indicando con Y l’altezza totale equivalente alle perdite di carico nella con
dotta forzata e con Y la somma complessiva delle perdite di carico esterne alla macchina
si ha:
[7]
Non tutta la caduta utile viene trasformata in lavoro, a causa delle resistenze
passive incontrate dal fluido nell’attraversamento della turbina; se tali perdite equi
valgono ad un’altezza H dalla [1] e [6J si ottiene:
L = g ( fl — 1-! ) [8]
Si definisce inoltre rendimento idraulico della turbina il rapporto:
[9]
H
[9’]
Non tutta la portata m che attraversa la turbina compie lavoro sugli organi mobili
della macchina; una frazione Arti, infatti, sfugge attraverso i giochi e quindi non agisce
sugli organi mobili della macchina fornendo lavoro.
Tenendo conto delle perdite associate alle fughe, la potenza interna è pari a:
[10]
li?.
rl= [11]
m
Non tutta la potenza interna della macchina è utilizzabile, a causa della potenza
persa per attrito tra gli organi in moto relativo e della potenza spesa per azionare gli
ausiliari; si definisce rendimento organico il rapporto tra la potenza utile e la potenza
interna:
Pu
[12]
Il lavoro utile ottenuto, rapporto tra la potenza utile e la portata in massa che
attraversa la turbina, risulta espresso da:
Pu
[13]
Il rapporto tra il lavoro utile ottenuto e la caduta utile prende il nome di rendi
mento totale della turbina; dalla [12] risulta:
1111
0
T1=rì [14]
6
Il rendimento totale è generalmente compreso tra 0,85 e 0,90; la maggior parte
delle perdite è normalmente di natura idraulica, poichè rendimento organico e voim
metrico sono dell’ordine dello 0,98÷ 0,92, riducendosi leggermente per turbine di
piccola potenza.
7
Individuiamo quindi i parametri adimensionali (o al più resi dimensionali per
omissione di fattori costanti o per attribuzione di valori di riferimento), particolarmente
utilizzati nell’ambito della similitudine delle turbomacchine idrauliche motrici.
La similitudine fluidodinamica tra due turbine idrauliche comporta triangoli di
velocità simili. Pertanto, in similitudine:
= C
1
U —
C
2
U [15]
1
[U J
1
U
Consideriamo il rendimento idraulico della turbina definito dalla [9’]. Il lavoro delle
resistenze passive L è dato da due contributi:
- L : perdite per resistenze concentrate (incluse quelle per “urto” nel passaggio del
La prima delle due perdite, L wa può essere espressa con una relazione del tipo:
L = ka
Lwg =
8
-
I
J -
jz
4 ,
r
0004
0002
0001
00006
00004
o 0002
o oooi
000006
000004
000002
000002
Fig. 2
1w =
ir
_[ka7\_+ 3
[
_
2
w
Jui2 Ui2
U)2l
da cui segue che due turbomacchine che lavorano in condizioni di similitudine fluido-
dinamica hanno lo stesso rendimenti idraulico.
Da ciò e dalla [15) risulta:
1 cxH’/
c 2
Questa relazione, scritta per la prima macchina (grandezze senza apice) e per la seconda
macchina (grandezze con apice), dà:
1
c
= ,
per la similitudine dei triangoli di velocità = da cui si ricava:
ti D /11
=
— / —
[16]
ti D’\/H,
Q’c’D
D
2
Q
2
2
D
1
c D
V
2 HU
[ [17]
io
In condizioni di similitudine valgono le [16] e [17], pertanto il rapporto tra le
potenze utili erogate da due macchine in condizione di similitudine vale:
[20]
P 0
g pQH QH 2 %,HU)
D
n•
n P) H)
[21]
Il numero di giri caratteristico rappresenta il numero di giri a cui deve ruotare una
turbina, geometricamente simile all’originale, per erogare la potenza di I CV funzio
nando con la caduta di 1 m, in similitudine fluidodinamica con l’originale.
Da questa espressione è stata derivata un’altra, adimensionale, avente lo stesso
significato:
= () =
[22]
p(gH)
‘i
Turbina ti [giri/min] ( ti )
12
L4 CURVE CARATTERISTICHE
Il rendimento di una data turbina cambia con il variare della portata, del salto e
della velocità di rotazione della girante. Ciò è evidentemente dovuto al fatto che la
macchina è progettata per determinati valori di queste tre grandezze; variandole, si
hanno condizioni di funzionamento meno buone rispetto a quelle nominali.
Per rappresentare le caratteristiche funzionali delle turbine si può ricorrere a
diagrammi in cui i valori delle varie grandezze, ottenuti, ad esempio, sperimentalmente,
sono rappresentati, in coordinate cartesiane, da curve dette cuive caratteristiche o
semplicemente caratteristiche delle turbine.
Tra le varie rappresentazioni possibili sono particolarmente importanti alcune
relative al rendimento, e precisamente:
0,0
0,0
0,7-
0,6-
0,5
0,4
0,3-
0,2
0,1-
j
0
QIQn,,.
Fig. 3 Influenza di ui • sulla caratteristica di rendimento ii in funzione della portata, a salto e
-
13
i 42
Fig. 4 - Caratteristica del rendimento a velocità di rotazione variabile, per salto e grado di aper
tura del distributore costanti; curve riferite al rendimento massimo.
14
Nei diagrammi collinari l’andamento delle curve di isorendimento è diverso
a seconda che la turbina è di tipo lento, normale o veloce (e cioè con riferimento ai
valori di u, di progetto); per i tipi lenti le curve di isorendimento a forma di ellisse
hanno l’asse maggiore quasi verticale; con l’aumentare della velocità caratteristica
l’asse si inclina sempre più sull’orizzontale e le curve diventano sempre più strette
e lunghe, il che conferma l’indicato peggioramento del rendimento ai carichi ridotti.
1s
3
rn
15
1.5 CLASSIFICAZIONE DELLE TURBINE IDRAULICHE
— )± 1
1 —i
(i 3 g(z — )
3
z Lz = TiyH — iiH
X 23
L —
-
si deduce che la presenza delle perdite porterebbe ad avere x < O per una turbina ad
azione; convenzionalmente per essa si assume x = O.
Tra i tipi di turbine costruiti attualmente, uno solo (la turbina Pelton) è ad azione, tutti
gli altri sono a reazione.
16
Per motivi di resistenza meccanica la cassa porta normalmente (Fig. 6) una serie
di elementi profilati di collegamento A che prendono il nome dipale anti direttrici
o predistributrici.
La camera a spirale manca nei gruppi a bulbo (Fig. 7) e negli impianti a
bassa caduta nei quali la turbina può essere installata nella stessa camera di
carico; si dice allora che la turbina è in camera libera.
1.5.1.2 Distributore.
E’ costituito da uno o più condotti che guidano l’acqua alla girante. In questi
condotti devono avvenire le trasformazioni di velocità e di pressione necessarie
affinchè l’acqua possa investire la girante nelle condizioni più opportune, in
relazione al tipo della turbina.
Il distributore può abbracciare tutta la girante, e la turbina dicesi allora totale;
oppure può limitarsi a poche luci: si dice allora che la turbina è parziale.
1.5.1.3 Girante.
O ruota mobile: costituisce la parte principale della macchina. Essa è per
lo più monostadio e verrà descritta con i vari tipi di turbine.
1.5.1.4 Diffusore.
O tubo di aspirazione; il suo uso è limitato alle sole turbine a reazione. Esso
serve a mantenere all’uscita della girante una depressione rispetto al pelo libero
nel canale di scarico ed ha due scopi: permettere di sfruttare il dislivello tra la
17
L6 TURBINA PELTON
19
girante ed il canale di scarico; ricuperare una parte dell’energia cinetica posse
duta dall’acqua all’uscita dalla girante.
Può assumere diverse forme costruttive:
1.5.1.4.1 Diffusore conico.
Viene normalmente costituito nella forma di diffusore (o tubo di) Prasil [Fig.
8 a)] con r
z
2 = cost.
1.5.1.4.2 Idroconi.
Per evitare che, data la presenza di componenti tangenziali della velocità del
liquido all’ingresso nel diffusore, lungo l’asse di questo si raggiungano pres
sioni troppo basse, con conseguente formazione di un nucleo di vapore, si
adottano idroconi [Fig. 8 b), c)] con nucleo centrale pieno. Oggigiorno si tende
a sostituire tale nucleo solido con aria iniettata assialmente alla pressione più
opportuna.
1.5.1.4.3 Diffusori a gomito.
Hanno [Fig. 8 d), e)] l’asse curvilineo per poter avere sufficiente lunghezza
pure installando la macchina a piccola altezza sul pelo libero del canale di
scarico. La sezione del gomito è continuamente variabile onde ottenere la
legge più opportuna di variazione della velocità.
Fig. 8 Tipi di diffusori a) diffusore Prasil; b) idrocono corto; c) idrocono lungo o idro
- -
18
Fig. 12 Turbina Pclton a sei getti.
Dal bacino di prelievo l’acqua viene avviata alla turbina tramite una condotta
forzata, al termine della quale è posto un distributore (o tubo iniettore). L’unico tipo
impiegato attualmente è il distributore Doble (Fig. 10), formato da un bocchello B
20
convergente, all’interno del quale si trova una spina S mobile (ago o spina Doble) che
spostandosi apre più o meno la luce di effiusso. Questa è in realtà anulare; la forma del
bocchello e della spina, che con qualunque grado di apertura sporge sempre dalla luce
di uscita, provoca la formazione di un getto ben compatto e cilindrico, anche con portata
molto ridotta. In tal modo il getto non presenta zone vorticose in periferia, e può essere
meglio utilizzato sulla pala, che raggiunge mantenendo un diametro d praticamente
costante lungo il tragitto tra boccaglio e pala.
In genere il distributore è unico; vi sono però molti esemplari di turbine a 2 getti
(Fig. 11), e più raramente a 5 o 6 getti. L’asse della girante è, di consueto, orizzontale;
nel caso di turbine con più di 4 l’asse è sempre verticale (Fig. 12).
Nel distributore l’acqua, sfruttando l’intero salto utile a disposizione, viene
accelerata sino ad una velocità c 1 ; con tale velocità colpisce la pala della girante circa
alla sua mezzeria, tangenzialmente alla circonferenza detta cerchio dei getti. La pala
devia la corrente e la corrispondente variazione della quantità di moto imprime una
forza alla pala, che in tal modo è mantenuta in rotazione; le pale sono fissate alla girante
calettata su un albero rotante che trasmette coppia, e quindi eroga potenza ad un
utilizzatore. Le pale possono essere fuse con la ruota o (più raramente) riportate a
gruppi sul disco per esigenze di fusione o di trasporto o per consentire l’impiego di
materiali diversi da quello del disco.
Sul medesimo albero possono anche essere montate due o più giranti, ognuna con
il proprio distributore.
La pala della turbina Pelton (Fig. 13) è a forma di doppio cucchiaio diviso in
mezzeria da uno spigolo vivo avente il compito di ripartire il getto incidente di diametro
d; questo segue la concavità della pala e ne fuoriesce dopo esser stato deviato di n —
21
’L
7
Fig. 13 Pala di turbina Pelton
*
Po C p
—+ 0
gz = —± 1
gz
DallaFig. l4risulta z
0 = 1
z = 2 Zb
Z ;sihainoltre m = P2 = Pa epertanto
[24]
p p 2 2
Scriviamo quindi la [1] tra il pelo libero del serbatoio di monte (sezione a) e
lo scarico (b) della macchina:
22
= Pi_ ±
± g(z — z — L — L
2
Fig. 14
b r
Utilizzando la definizione di caduta disponibile ([4]) ed esplicitando le perdite
nella condotta (a O) ed allo scarico (2 —‘ b) questa espressione assume la forma:
—
c2
2
L = gHd — L ,
— gY —
= g FI — L
e quindi
c2
2
= ‘d —
c —
1
c = 2gH+ c = /2g(H— Y) [25]
avendo introdotto il coefficiente p di riduzione della velocità ( < 1), per il quale
occorre moltiplicare il valore di c al fine di ottenere l’effettiva velocità c
, 1 di
23
effiusso dal boccaglio.
Se l’altezza cinetica allo scarico della girante è trascurabile rispetto al salto
utile (- « FI ) la [25] si semplifica nella
c
=
1 pJ2gH [26]
pala con una componente di velocità diretta secondo l’asse della ruota; in tal modo
la portata d’acqua viene allontanata dalla traiettoria della pala successiva e si evita
così un urto tra acqua e dorso ditale pala, che condurrebbe ad un dannoso effetto
di frenamento della girante.
Fig. 15
P2P1 WUJ UU
— ÷L =0
p 2 2
2
W = WWi
24
Quanto ai valori numerici si può rjtenere che vari da 0,95 a 0, 98 a seconda
dei casi, mentre i può variare da 0,90 a 0,97; l’elevato valore di dipende dal
particolare tipo di boccaglio adottato, mentre ip dipenderà principalmente dal grado
di finitura della superficie interna del cucchiaio e dalla deflessione della corrente.
Per valutare il lavoro ottenuto occorre tener presente che sulla pala esercita
un momento sia il getto d’acqua, che viene deviato dalla pala, sia l’aria che riempie
l’ambiente in cui la pala si muove e tende quindi a frenarla.
Per ora trascuriamo tale azione frenante; dal triangolo delle velocità si ha:
1
L = 1
u(c — )
2
c
1 =u[c
L 1 —(ti— cosj3)j=
2
w
—
=u[c
—
1 u)cos3]=
u+p(c
1 —u)(1 +ipcosf3)
=u(c
—u)(1±ipcosf3)
1
u(c
2
c/2
e quindi
[27)
25
+cos)
o O?
Fig. 16
P 1LrilL 6 Lt
C 1
(1±c
l -J osf)c [26]
2u/D = 2
26
coppia di spunto è dunque doppia della coppia a regime, se si adotta come condizione
di progetto quella in cui u / c
1 1 /2, così da mettersi nella situazione in cui il
rendimento idraulico è massimo; di conseguenza anche la velocità di fuga è doppia
di quella di progetto (se si considera coppia resistente nulla in assenza di carico).
Quanto sopra ottenuto vale, purchè risultino trascurabili le perdite per attrito
tra girante ed aria racchiusa nella camera in cui essa ruota, e purchè le condizioni
di funzionamento si avvicinino al modello unidimensionale utilizzato (quest’ultima
condizione richiede che il rapporto tra diametro del cerchio dei getti e diametro del
getto sia sufficientemente elevato).
Molto spesso le due condizioni citate non si verificano; in tale caso occorre
modificare parzialmente le conclusioni a cui siamo pervenuti, riconoscendo che le
due cause suddette danno luogo ad una riduzione 6 r del rendimento idraulico.
,
Cominciamo a considerare il caso in cui la pala sia investita dal getto mentre si trova
nella posizione A del cerchio dei getti, anzichè nella posizione B di tangenza tra
asse del getto e cerchio dei getti. Il triangolo delle velocità all’ingresso della pala si
modifica come riportato in Fig. 17; il diverso valore dellavelocità relativa e la diversa
configurazione del triangolo delle velocità in uscita, generalmente accompagnata
da un incremento di c 2 e delle perdite nella girante (a causa dell’incremento delle
velocità relative), lasciano intuire come ci si possa attendere una riduzione del
rendimento idraulico.
Fig. 17
Per quanto riguarda l’attrito sul disco della girante e la ventilazione dell’aria
presente nella camera in cui ruota la pala, si può ritenere che tali effetti, come già
per le turbine a vapore ad azione parzializzate, diano luogo ad una riduzione del
rendimento idraulico proporzionale al cubo del rapporto u / c .
27
rendimento è riportato a tratti in Fig, 16. Il massimo di tale curva si trova genera1
mente per valori di u / c compresi tra 0, 45 e 0, 48, mentre >, si annulla per valori
di u / c prossimi a 0,9.
La velocità di fuga risulta quindi pari a circa 1, 9 volte la velocità di progetto,
se tale condizione coincide con quella di massimo rendimento idraulico.
La portata continua a non dipendere dal numero di giri e quindi la potenza
interna presenterà ancora un andamento analogo a quello del rendimento idraulico.
Per quanto riguarda la coppia, la riduzione di ii , e quindi di L, comporta una sua
riduzione in base alla [28]; essa presenterà quindi l’andamento riportato a tratti in
Fig. 15.
Ci2 /
l,c
1 \2
=—=—I—I
2g 2g\\u)
da cui si deduce che I-I cresce al crescere della velocità periferica u. Le massime
velocità periferiche raggiungibili sono dell’ordine di 100 m/s. Posto allora u = 100
m/s; u/c
1 = 0,46; = 0,97, si ricava:
FI UmaX ‘2.4OOm
dal che si vede come le turbine Pelton siano macchine adatte per alte cadute.
P=rmgH [29]
m = 1
ipd2c
28
= tp 2Ø
d
pjp2Ø(gpf)3/2
[30]
uuJ2gH
[31]
itD c
1 rtD
Lt d d i-:
—‘ne1/2 [32]
,-
—qi
D D
29
nalmente all’area.
In prima approssimazione, il rendimento idraulico tende a mantenersj costante
al variare della portata (e ciò risulta abbastanza vero per un’ampia zona di valori
della portata). In seconda approssimazione, occorre tener conto della variazione di
‘e e della maggiore influenza delle perdite per ventilazione al diminuire della
portata, e quindi della potenza. Per quanto riguarda il distributore, la corrispondente
potenza perduta tende a mantenersi inalterata al variare della portata, ma riferita
ad una potenza variabile del getto dà luogo a valori di j calanti con la portata. Per
quanto riguarda ip, il ragionamento precedente può essere ripetuto, ma se ne
aggiunge un altro: se la portata cresce i filetti risultano mediamente guidati meno
bene, l’angolo cinematico [ tende a crescere e quindi cresce c
2 e le corrispondenti
perdite per energia cinetica di scarico; si arguisce come ip possa presentare un
massimo (se si addebita l’aggravio di perdite per energia cinetica di scarico a
Inoltre 5 cresce al diminuire della portata, poichè la potenza persa per effetto
ventilante non muta mentre riducendosi la portata si riduce la potenza della mac
china.
Le considerazioni svolte spiegano l’andamento di r che appare in Fig. 18: r
diminuisce al di qua ed al di là del massimo, ma presenta una zona di rendimenti
elevati abbastanza ampia per la scarsa influenza delle variazioni di i, ip e
nell’intorno del massimo.
II I
I
I I
I
I
I i
I I
Fig. 18
30
La potenza utile, proporzionale al rendimento totale ed alla portata, varia
come indicato in Fig. 18. Da un certo numero di curve del tipo di Fig. 16, ottenute
con diversi valori di portata, è possibile estrarre il diagramma collinare della turbina
considerata, generalmente tracciato con riferimento alla portata ed al numero di
giri specifici.
Il rendimento massimo del diagramma collinare è intorno a 0, 90.
31
L7 TURBINA FRANCIS
o 0% 00 %0 200
32
la girante presenta sezioni di area decrescente, Dalla girante l’acqua passa gene
ralmente in un tubo diffusore, dove una parte dell’energia cinetica di scarico dalla
turbina viene recuperata; la necessità ditale recupero si spiega considerando che
questo tipo di macchina lavora con cadute relativamente piccole (anche dell’ordine
di qualche decina di metri), quindi l’energia cinetica di scarico può rappresentare
una frazione non trascurabile della caduta utile a disposizione.
Applicando le equazioni [7] e [8] con riferimento al pelo libero del serbatoio
di presa a ed al pelo libero del canale di scarico b si ottiene:
L.=gH—L [33)
Fig. 20
turbina sommersa turbina a sifone turbina normale
(diffusore curvo) (diffusore diritto) (diffusore diritto)
33
Applichiamo la [i] tra la sezione di uscita dalla girante della turbina 2 ed il
pelo libero b del canale di scarico, trascurando la velocità nella sezione b, indicando
con L ,, le perdite nel diffusore e con p a la pressione atmosferica, si ha:
2
P2 Pa 2
C
± —
+ 2
g(z — z b) — L w, d = O
p 2
da cui:
2
P2 Pa 2
C
2
g(z — z)+
Questa equazione mette in evidenza come nel diffusore l’energia cinetica di scarico
dalla turbina si trasformi in energia di pressione; trascurando le perdite, tale
equazione mette anche in risalto che allo scarico dalla turbina la pressione è sempre
inferiore a quella atmosferica se (z
2 z b) O. —
infatti supponiamo per semplicità che l’energia cinetica di scarico, anzichè essere
recuperata, venga dissipata e sia pari ad L d, ne risulta:
PaP2
—
Z,
pg
(z
-
2 z ) massimo =1O,33m
34
ponente secondo l’asse della macchina della variazione di quantità di moto (dirette
in verso opposto al moto dell’acqua); la spinta complessiva è generalmente diretta
secondo il verso del moto dell’acqua.
Uno degli accorgimenti per ridurre tale spinta consiste nel praticare alcuni fori, che
mettono in collegamento la zona a bassa pressione con la zona compresa tra ruota
e coperchio superiore. (E’ da ricordare che nelle ruote Pelton ad asse orizzontale
la spinta assiale è nulla, grazie all’accorgimento di separare in due parti il getto
ripartendolo così equamente tra i due cucchiai e non ottenendone per conseguenza
variazioni assiali di quantità di moto; in questa turbina l’azione statica delle pressioni
è ovviamente nulla).
=
gz
—(± gzo)_ gY = g(Ha —H
)— gY
0 [34]
[35]
c cg
-H
0
g(H )
1
35
ed utilizzando il coefficiente i di riduzione della velocità relativa:
= g (FI - H 2)
2
2ip 2) -
2 -
2
c
[37]
[38]
2 2) 2 2) \2 2
=
= g ( 11 a — “i,) — (g Y c + L w ci + Lw q ± L w, di)
[39]
[40]
Questa espressione mette in evidenza che L differisce dal termine g H non solo
per il lavoro delle resistenze passive nella girante e nel distributore, ma anche per
le perdite nel diffusore.
In base alle [34] ÷ [37] è possibile tracciare la linea delle quote piezometriche.
Nelle turbine Francis i triangoli delle velocità hanno aspetti diversi a seconda
dei numero di giri caratteristico della macchina (come vedremo meglio in seguito).
Inoltre in alcuni tipi di turbine Francis lo sviluppo della pala è grande rispetto al
36
diametro medio e corrispondentemente il comportamento della turbina non è
unidimensionale; per ragioni di semplicità ci limiteremo ad uno studio unidimen
sionale della macchina, analizzando il comportamento del fluido in corrispondenza
ad un filetto medio di corrente. I triangoli di velocità li tracceremo, in entrata ed in
uscita, nel piano tangente al filetto medio e contenente la velocità periferica.
Nel caso di Fig. 19 essi risultano del tipo riportato in Fig. 21.
o’.
Fig. 21
L —u
1
u
2
c
gH
il Cj
gH
37
Anzichè ricorrere alla determinazione del valore di ii /c
1 che corrisponde al
funzionamento con massimo rendimento idraulico, quindi con c 2 assiale, si prefe
risce introdurre il coefficiente di velocità periferica e cercarne l’espressione nelle
condizioni di massimo rendimento idraulico. Per definizione:
Ui
K= [41]
2gH[,
K=J(ri
(
1
) 3 ,a [41’]
Ui
avendo indicato con D il diametro della girante nella sezione di ingresso. Indicando
con B l’altezza assiale del distributore si ha poi:
n= 1
p
rtBD
s ina
c
38
sostituendo questa espressione nella [21] si determina:
/ 1 B
u sina
c
1
u
2
H
cc
/ UI BU
S
C
1 fl
Ti
/IJiI2DUccos
IB [42]
Fl \/K_tarlal
60 450
TL TN TV
14.4
Fig. 22
39
= 15÷20, ( =60±70 perunaturbinalenta;
1
-a 25÷30, f3 90 per una turbina normale;
=
Fig. 23
Il numero di giri caratteristico ha una marcata influenza anche sul profilo della
girante in un piano contenente l’asse di rotazione. Per renderci conto di ciò dobbiamo
tener presente che, in linea di massima, si desidera che l’area della sezione circolare
di scarico sia quasi uguale a quella di uscita dal distributore; indicando con D il
diametro della sezione circolare di scarico, occorre quindi soddisfare la relazione:
1 =nD21
D2itBD
4
mentre per elevati n, essendo D,, < D 1 pari a circa 0,5, occorre che D superi od
uguagli, quanto meno, D
Ne conseguono i profili riportati in Fig. 24; di fatto le turbine lente assumono
il profilo indicato in tale figura, mentre quelle veloci tendono al profilo tratteggiato.
40
Fig. 24
41
L7.5 Caratteristiche costruttive della turbina Frgncis.
1.7.5.1 Distributore.
E’ costituito da due corone circolari, poste in piani normali all’asse della
turbina; una corona è collegata ad un involucro fisso attraversato dall’albero,
l’altra al diffusore; tra le due corone si trova un certo numero di pale che possono
assumere una inclinazione variabile ruotando attorno ad un perno. Talvolta nelle
macchine ad elevato numero di giri caratteristico si adottano distributori conici
(Fig.25) anzichè cilindrici.
1.7.5.3 Girante.
Si compone (Fig. 25) di un mozzo e di una corona tra le quali sono collocate
le pale, la cui forma varia in funzione del numero di giri caratteristico
RC.
42
Il grado di reazione varia nel passare dalle turbine lente alle veloci da 0,3 a
x 0,5.
Si hanno anche giranti a doppio ingresso (Fig. 27) e turbine a due stadi (Fig. 28)
utilizzate quando occorrono bassi valori della velocità caratteristica e non è
possibile utilizzare turbine Pelton. Le turbine a due stadi risultano però com
plesse e costose soprattutto per la necessità di avere due distributori a pale
orientabili.
43
1.7.5.4 Forma e numero delle pale,
44
prodotte dai vortici che si distaccano dalle pale.
Il numero delle pale risulta, in generale, da un compromesso fra due
circostanze, che agiscono in senso opposto: il pericolo del distacco della vena,
per evitare il quale è vantaggioso un numero elevato, e la resistenza d’attrito,
che aumenta con il crescere della superficie lambita.
Nel fissare il numero delle pale deve ancora essere tenuto presente il
seguente fatto: la velocità assoluta del fluido in corrispondenza di ogni parallelo,
avente il centro sull’asse della girante, non è costante, perchè l’effetto deviante
della pala passa da un valore massimo, per la falda fluida a contatto della pala
stessa, ad un valore minimo in corrispondenza del filetto fluido più lontano da
essa. Il periodo di queste oscillazioni di velocità sarebbe 2 n / z w (chi, velocità
angolare della ruota, z , numero delle pale di essa), se la girante fosse presente
1
da sola. Le pale del distributore hanno il duplice scopo di guidare il fluido alla
ruota mobile con l’opportuno angolo [ sopra indicato e di imprimere all’acqua
una rotazione circa uguale, e di segno contrario, a quella, che l’acqua stessa
imprime alla girante. Le palette del distributore producono pertanto oscillazioni
nella velocità del fluido nei condotti compresi tra pala e pala della ruota, il cui
periodo è 2 2n/z
w , se z 2 è il numero delle palette fisse.
45
Ne derivano oscillazioni della velocità assoluta del fluido di periodo
2 n / m w, se m è il minimo comune multiplo di z e di z 2; dette oscillazioni, se
sono in sincronismo con quelle proprie di qualche parte dell’impianto (ad es.:
condotta dell’acqua), possono essere causa di vibrazioni molto dannose all’im
pianto stesso. Per evitare tale pericolo è conveniente fare i numeri delle pale del
distributore e della girante primi fra loro, così da rendere elevatissima la
frequenza delle oscillazioni della velocità del fluido.
Nelle turbine lente e normali il numero delle pale del distributore è, di
norma, minore di quello della girante, il contrario si verifica nei tipi veloci.
1.7.6 Regolazione.
46
-v
035 0..9 I
Fig. 30
Ogni pala del distributore è, in generale, solidale con un perno, fuso con essa,
che attraversa la parete del distributore stesso; per operare la variazione della
sezione di passaggio tutti i perni sono comandati contemporaneamente, per mezzo
di una catena cinematica (Fig. 31 a) o di un anello posti all’esterno della macchina
(Fig. 31 b).
.a.
a)
a) a catena; b) ad anello.
A, apre; B, chiude.
47
1.8 TITRBINA a ELICA e KAPLAN
48
formule già viste per le turbine Francis, con l’unica avvertenza che la girante è assiale
e quindi ti
1 = 2
Li = ti.
49
Intendiamo ora studiare il moto dell’acqua in tale tratto di condotto. Se tra
scuriamo l’effetto della viscosità del fluido e della turbolenza del moto, si dovrà
avere la conservazione del momento della quantità di moto, per ogni filetto di
corrente; questo implica la costanza del prodotto c r in tutte le posizioni occupate
dal filetto considerato. In particolare quindi tale prodotto dovrà uguagliare il termine
c cosa
. 1 r che rappresenta il momento della quantità di moto del filetto
all’uscita dal distributore; poichè tale quantità è uguale per tutti i filetti di corrente,
si potrà scrivere:
c, 1
cosa
r=c 1
r [43]
Questa relazione implica l’esistenza di un vortice libero nel canale tra distributore
e girante, quindi in particolare all’ingresso nella girante.
L’esistenza di un vortice libero comporta l’esistenza di un campo radiale di
pressioni e un elemento di filetto di corrente dovrà essere in equilibrio sotto l’effetto
combinato del campo radiale di pressioni e della forza centrifuga dovuta alla sua
componente tangenziale di velocità. Applicando il teorema della quantità di moto
lungo la direzione radiale all’elemento di filetto di corrente (Fig. 33), si ottiene la
seguente relazione:
1p — c
pc3r r [ 44]
dove il simbolo di derivata parziale dipende dal fatto che la pressione è funzione
anche della quota.
p +
I’
Fig. 33
Integrando la [44] tra due puntiA e B alla stessa quota, tenendo presente la [43] si
determina:
50
r rA
(c (c c A
PBPA=P
J 4oj
Applichiamo quindi la [1] tra l’uscita del distributore l’e il puntoB ottenendo,
con le ipotesi precedenti:
Pl._PB=_P[(_)+(zl_zB)] [47]
ottiene:
E(c c
PB_PA=_P[___)+(zB—zA) =
[(c;C)(C;C)]
[48]
4
C
8
Caa [49]
5’
// //
Fig. 34
1 Bc
2itr 1 sin a = - 1
D)c [50]
B D tana
1
4——
tana
=
1 [51]
52
C U
1
U C
2 C
1
U
gH, gH
m=itl(D—I)p
s
1 ina c
J(1_+)tanai [52J
L’angolo 1
a in punta alla pala si può ritenere variabile tra 60° e 750, crescente
45On 1000
53
i 84
L8.4.1 Distributore.
Può essere di tipo analogo a quello della turbina Francis, ovvero conico
(come in Fig. 25) nel qual caso è talvolta a pale fisse per ridurre la complessità
e il costo della macchina.
54
o di mandata, a seconda della manovra. La distribuzione dell’olio avviene
all’estremità superiore dell’albero dell’alternatore a mezzo di un cassetto
comandato da una camma, che con la sua particolare curvatura realizza il rap
porto che deve sussistere tra l’apertura del distributore e quella delle pale della
ruota, affinchè la turbina possa, con qualsiasi portata, funzionare nelle condizioni
di massimo rendimento.
-.
— — - - - -
1.8.4.3 Diffusore.
Data la piccola caduta normalmente utilizzata dalle turbine Kaplan può
essere ad asse rettilineo solo nel caso di turbine installate a livello più alto del
pelo libero nel canale di arrivo (Fig. 37a). Negli altri casi è per lo più del tipo a
gomito come in Fig. 37b), c).
55
c)
56
rendimento delle varie turbine ad elica idealmente ottenibili variando contempo
raneamente l’inclinazione delle pale fisse e mobili, ha un andamento pianeggiante
per un ampio campo di valori della portata; praticamente si può ritenere che il
rendimento si mantenga a valori superiori a 0,9 per portate variabili dal 40% al
100% del valore di progetto. Naturalmente esiste un limite alla possibilità di
variazione del calettamento delle pale mobili, al di sotto del quale il rendimento
incomincia a decadere rapidamente anche nelle turbine Kaplan. Tale rendimento
è ancora pari a 0,8 per portate pari al 20% di quella di progetto, quindi le Kaplan
permettono ampi campi di regolazione con rendimento elevati.
La presenza del meccanismo adatto alla regolazione del calettamento delle
pale mobili rende la turbina Kaplan più costosa di quella ad elica; quest’ultima
veniva quindi preferita, in passato, quando si aveva a che fare con impianti dotati
di più turbine, così da poter effettuare la regolazione mediante esclusione di qualche
turbina, mantenendo le altre in un campo di valori della portata cui corrispondano
rendimenti abbastanza elevati. Ai vantaggi del minor costo la turbina ad elica
assommava anche una maggior sicurezza di funzionamento, connessa con la sua
maggior semplicità. Oggigiorno, la tendenza a turbine con elevate potenze unitarie
(e quindi la riduzione sino ad una del numero di turbine da impiegare) e la maggior
sicurezza di funzionamento ottenuta fanno preferire la turbina Kaplan a quella ad
elica, praticamente in tutti i casi; inoltre lo svantaggio del maggior costo iniziale è
trascurabile, quando si osservi che la spesa per la turbina è una piccola frazione del
costo dell’impianto, essenzialmente connesso con le immani opere fisse necessarie
per lo sfruttamento delle risorse idriche a disposizione.
Il diagramma collinare è del tipo riportato in Fig. 38; su di esso appaiono anche
le linee ad apertura fissa del distributore e quelle a calettamento costante delle pale
mobili; le linee ad apertura costante del distributore sono quotate in percentuale
dell’apertura rispetto al valore massimo, quelle a calettamento costante delle pale
mobili sono quotate in variazione dell’angolo di calettamento rispetto ad una con
dizione di riferimento.
57
ns
Fig. 38
Fig. 39
58
1.9 PROTEZIONE CONTRO IL COLPO DI ARIETE.
Nelle turbine idrauliche, come del resto in quelle a vapore, si possono manifestare
brusche variazioni di carico, cioè dì potenza assorbita dall’utilizzatore, per esempio a
causa del distacco dell’alternatore dalla rete in seguito a corto circuito. Se in tali con
dizioni non si provvedesse a ridurre o escludere, a seconda dei casi, l’alimentazione di
acqua alla girante, questa aumenterebbe la suavelocità angolare e tenderebbe a portarsi
alla velocità di fuga (trascurando le resistenze meccaniche); proporzionalmente al
quadrato della velocità angolare aumenterebbero le sollecitazioni centrifughe, rag
giungendo limiti non accettabili.
Occorre dunque ridurre o annullare la portata d’acqua che arriva alla girante con
la stessa rapidità con cui il carico è variato. Si potrebbe pensare di sopperire a questa
esigenza mediante i normali dispositivi di regolazione delle turbine; ciò comporterebbe,
però, variazioni di velocità dell’acqua nella condotta forzata troppo rapide, che pro
vocherebbero il colpo d’ariete, con grave pericolo per l’integrità della condotta.
Occorre dunque provvedere a questa regolazione di sicurezza con organi diversi.
Nel caso delle turbine Pelton tale regolazione viene realizzata mediante il
deviatore a tegolo T (o deflettore, o deviatore sincrono) e l’otturatore a spina (5 in Fig.
25). Il primo devia rapidamente il getto, il secondo più lentamente procede alla chiusura
del distributore. Si può in tal modo arrestare quasi instantaneamente l’azione del getto
liquido sulla girante, mentre invece la chiusura della luce di effiusso e l’arresto del
movimento nella condotta avvengono lentamente, in modo da evitare troppo forti
sovrapressioni di colpo di ariete.
In alcuni casi il tegolo devia parte del getto in modo da colpire il dorso delle pale
frenando così la girante. L’azione frenante può essere anche ottenuta mediante un
controgetto di piccolo diametro, uscente da un tubo iniettore indipendente da quello
principale, che investe le pale sul dorso.
Nelle turbine a reazione non è possibile far ricorso al tegolo, non essendoci un
getto libero; in tali casi si ricorre ad una valvola di scarico sincrono, cioè ad una valvola
che si apra rapidamente e sincrona con la rapida chiusura del distributore della turbina;
in tal modo nella condotta forzata non si ha una brusca variazione di energia cinetica
dell’acqua e non si manifesta il colpo d’ariete.
Tale valvola, che deve permettere il deflusso di tutta la portata, scarica
quest’ultima nel canale di scarico ed è pilotata da un servocomando sincrono con quello
che chiude rapidamente il distributore.
59
In un secondo tempo anche lo scarico viene chiuso per effetto di un meccanismo
analogo ai consueti freni ad olio, La durata della manovra dello scarico è indipendente
da quella del distributore ed è fissata in relazione alle caratteristiche della condotta
forzata ed alla massima sovrapressione ammissibile per quest’ultima, cercando di non
eccedere nel tempo di chiusura, per evitare un inutile consumo d’acqua.
Nel par. 1.8.1 è stato messo in evidenza che la pressione allo scarico dalla girante
è inferiore a quella atmosferica se la turbina è a quota più elevata del pelo libero del
canale di scarico.
Il primo problema da risolvere è quindi la determinazione dell’altezza massima z a
cui può essere posta la turbina rispetto al pelo libero del canale di scarico.
A tale scopo occorre osservare che se la pressione a cui si trova l’acqua scende al
di sotto della tensione di vapore p , corrispondente alla sua temperatura, l’acqua
evapora sviluppando bolle di vapore; si ha il fenomeno chiamato cavitazione che è causa
di forti riduzioni del rendimento e di gravi danneggiamenti della macchina.
Occorre dunque garantire che in nessun punto dell’impianto la pressione scenda
sotto il valore della tensione di vapore p ; sembrerebbe che il punto a pressione minima
corrisponda all’uscita dalla girante ed ingresso nel diffusore, ma in realtà sull’estradosso
delle pale della girante, in prossimità della sezione di uscita, si possono avere pressioni
inferiori al valor medio P2, a causa di velocità localmente più elevate. Indicando tale
differenza di pressione con A p, per evitare la cavitazione occorre garantire la disu
guaglianza:
p
p
2 +Ap [53]
Applicando la [1] tra l’ingresso 2 e l’uscita 3 deI diffusore (Fig. 40) si ottiene:
2
2
p 2
C 1
tp Ap
— g( 2
Z — )
3
z — + L — +
il che comporta:
z s =z 2 —z 3
pg pg 2g g
60
A 2
Fig. 40
Usualmente si pone:
c2
2 Ap
gh
0 = + —
Pa 0
P [54]
pg
in funzione del numero di giri caratteristico; tale diagramma è ben approssimato dalla
formula:
logc= l,67logrz— 10,74 [56]
ZsGJJu+YdI [57]
Per valutare la massima altezza z a cui può essere posta la sezione di scarico
dalla turbina rispetto al pelo libero deI canale di scarico, occorre valutare a mediante
z mediante la [57].
il numero di giri caratteristico a,, e quindi si valuta 3
In generale sarà opportuno ricorrere a valori di z prudenzialmente inferiori a
61
quelli calcolati in tal modo.
E’ da notare che in base alle [55], [56] è possibile determinare il salto utile massimo
in funzione di n e di z Normalmente
. non è negativo, per permettere alla turbina
di essere ispezionata in caso di necessità; corrispondentemente, assumendo come valore
minimo z = O, si hanno i diagrammi del salto utile massimo che può essere sfruttato
in una turbina, se non si vuole correre il rischio che essa cada in cavitazione.
Per quanto riguarda l’andamento del profilo da assegnare al diffusore, questi dovrà
presentare al flusso aree crescenti, quindi avrà un andamento di tipo conico; per evitare
il distacco della vena dalle pareti del condotto, la semiapertura ditale cono non supera,
generalmente, i 50 ÷ 6°.
62
BIBLIOGRAFIA