Studente: Relatore:
Federico Tortul Ch.mo Prof. Ing. Diego Micheli
Correlatore:
Ing. Robert Radu
Fase 2→3: il fluido di lavoro, sempre allo stato liquido, viene riscaldato
fino alla temperatura di evaporazione;
5
800
700
3 4
600
T [K]
500
400
2 6
300
17
0 2000 4000 6000 8000 10000
s [J/(kg K)]
Fase 5→6: il fluido di lavoro viene fatto espandere all’interno della tur-
bina, convertendo cosı̀ parte dell’energia posseduta dal fluido in energia
meccanica che verrà poi convertita in energia elettrica dall’alternatore;
12
2.1. Descrizione generale 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
TURBINA GENERATORE
4 ELETTRICO
EVAPORATORE
3
6
CONDENSATORE
POMPA
DI ALIMENTAZIONE 7
2 1
D’altra parte, l’uso dell’acqua come fluido operativo negli impianti a ciclo
Rankine, porta ad una serie di problematiche riportate nella lista seguente[11].
13
2.1. Descrizione generale 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
14
2.1. Descrizione generale 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
700
600
T [K]
WATER
500
400
R245fa
300
sul diagramma (T,s) dalla quale si possono notare le principali differenze tra i
due fluidi:
15
2.1. Descrizione generale 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
450
400
3 4
6
T [K]
350
2
7
300
1
1000 1250 1500 1750 2000
s [J/(kg K)]
Figura 2.4: Ciclo Rankine per il refrigerante R245fa sul diagramma (T,s)
16
2.1. Descrizione generale 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
Efficienza: l’efficienza attuale dei cicli ORC non supera il 24% (nel caso
di cicli ad alta temperatura). Tipicamente l’efficienza dei cicli Rankine
a vapore convenzionali è pari a circa 40% per i grandi impianti ma con
una maggiore complessità della progettazione dell’impianto in termini di
numero di componenti e loro dimensioni.
17
2.2. Evoluzione degli ORC 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
18
2.2. Evoluzione degli ORC 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
19
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
Fluido bagnato (wet fluid): il quale ha una curva di vapore saturo con
ds
pendenza negativa, cioè dT < 0, come nel caso dell’acqua, rappresentato
in Figura 2.6(a);
20
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
ds ds
< 0 > 0
dT dT
Superheated
Vapour
Subcooled
Liquid Vapour Subcooled Vapour
+ + P1
P1
Temperature,T
Temperautre ,T
Liquid Liquid Liquid
T1 P2
T1
1 1
P2
T2 Superheated
T2 2
2 Vapour
ds
=0
dT
Superheated
Vapour
Subcooled
Temperautre,T
Vapour+
Liquid P1
Liquid
T1
1 P2
T2
2
Satureted Satureted
Liquid Vapour
Specific Entropy,s
21
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
2.3.3 Densità
Utilizzare un fluido ad alta densità è importante sia per la fase liquida che per
la fase vapore per aumentare l’efficienza e diminuire i costi dell’impianto.
22
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
T °C T°C
425 425
400 400
as
G
st
as
au
G
Ex
330
st
ing
au
ea t
Ex
300 300 300
erh
g
eatin
p
Su
ΔT =30°C
rh
Supe
ΔT =30°C Vaporizing
id
200 200
u
Fl
Vaporizing
ic
180
an
ing
rg
O
e at
te r
h
Pre
Wa
100 100
90
g
a tin
he
e
Pr
0 25 50 75 100% 0 25 50 75 100%
(a) Fluido di lavoro: acqua (b) Fluido di lavoro: toluene
Figura 2.8: Effetti del calore latente di evaporazione sullo scambio termico
23
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
2.3.7 Viscosità
E’ preferibile una bassa viscosità sia allo stato liquido che a quello di vapore
in modo tale da avere ridotte perdite di carico dovute agli attriti.
24
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
2.3.9 Sicurezza
Ogni sostanza è caratterizzata da un certo livello di pericolosità: idealmente,
un fluido organico da utilizzare in un impianto ORC dovrebbe essere non corro-
sivo, atossico, e non infiammabile, in particolare per le applicazioni domestiche.
Comunque, nei casi pratici, alcune delle caratteristiche citate precedentemen-
te non sono necessariamente da soddisfare in certe condizioni. Perciò alcune
sostanze vengono scelte per le loro buone prestazioni anche se sono leggermen-
te infiammabili o tossiche. Per esempio, il pentano è un fluido infiammabile,
ma ciò non è considerato un problema se non c’è pericolo di ignizione nelle
immediate vicinanze[11]. In ogni caso, ad alte temperature, alcune sostanze
organiche possono presentare autoaccensione, perciò la massima concentrazio-
ne ammissibile ed il limite di esplosione dovrebbero essere valutati. Comunque,
il contatto tra il fluido organico e l’aria deve essere evitato, tenendo conto della
tossicità di alcune sostanze, seppur bassa, che vengono utilizzate come fluidi
di lavoro negli ORC: per queste ragioni, sono utilizzate particolari soluzioni,
come macchine ermetiche e pompe a diaframma, allo scopo di realizzare un
circuito completamente isolato.
25
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
in eventuali danni ecologici dei quali bisogna tenere conto nella scelta del fluido
di lavoro. Generalmente vengono considerati tre indici di impatto ambientale.
Il Ozone Depletion Potential (ODP) per un certo fluido è il rapporto tra la
quantità di strato di ozono distrutta e la massa di fluido rilasciata. Il valore
1 viene assegnato al triclorofluorometano R11, il quale viene considerato come
riferimento. I refrigeranti tradizionali, inclusi i clorofluorocarburi (CFC) e
gli idroclorofluorocarburi (HCFC) sono caratterizzati da un ODP che varia da
0.1 a 1. Dato l’impatto negativo del cloro sull’atmosfera, i moderni refrigeranti
come gli idrofluorocarburi (HFC) e gli idrofluoroeteri (HFE) non contengono
cloro e presentano un ODP pari a zero.
Il Global Warming Potential (GWP) indica quanto una sostanza chimica
concorre al riscaldamento globale in un periodo di riferimento di 100 anni. Vie-
ne preso come riferimento l’anidride carbonica, alla quale, convenzionalmente,
viene assegnato il valore unitario di GWP.
L’Atmosferic Lifetime (ALT) è la stima del tempo che un gas rimane in
atmosfera dopo l’emissione, sulle basi della sua velocità di degradazione e la
propensione a legarsi con altri gas. Questo indice è utile per determinare gli
effetti di inquinamento a lungo termine: sostanze chimiche con un elevato ALT
possono essere potenzialmente dannose per il pianeta, anche se ora non sono
ritenute tali.
I rischi ambientali connessi alle sostanze chimiche sono stati gradualmen-
te individuati durante l’ultimo secolo, e molte sostanze sono state escluse in
momenti differenti: nel 1987 venne formulato il protocollo di Montreal, con
lo scopo di regolare la graduale eliminazione dei fluidi più nocivi. Sulle basi
di questo protocollo, i fluidi CFC, usati come refrigeranti dal 1930 grazie al
loro alto livello di sicurezza e le caratteristiche prestazionali ma caratterizza-
ti anche da un impatto estremamente elevato sullo stato di ozono, sono stati
gradualmente eliminati dal 1991 fino al bando definitivo nel 2010, anche se i
livelli di consumo e produzione di refrigeranti con alto ODP (in accordo con
il protocollo di Montreal le sostanze più pericolose sotto questo aspetto sono
R11, R12, R113, R114 e R115) sono stati annullati del tutto nel 1996[24]. Gli
HCFC sono caratterizzati da un valore di ODP molto minore rispetti i CFC:
l’inclusione di uno o più atomi di idrogeno nelle molecole causano la distruzione
del fluido nella bassa atmosfera per la presenza del radicale ossidrile (− OH),
riducendo cosı̀ la quantità di fluido che riesce a raggiungere la stratosfera. Per
questo motivo, anche se vengono considerati una minaccia ambientale, essi era-
no visti come soluzione temporanea dal protocollo di Montreal, utilizzabili per
rimpiazzare i CFC in una fase di transizione che si concluderà con l’eliminazio-
26
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
ne completa degli HCFC tra il 2030 ed il 2040. Quindi, per i motivi trattati,
ad oggi solamente due categorie di refrigeranti possono essere utilizzati negli
impianti termici, essi sono gli HFC e gli HFE: entrambi non contengono cloro
e hanno ODP nullo, anche se gli HFC sono considerati dei gas serra, in quanto
essi hanno un valore significativo dell’indice GWP.
Dal punto di vista strutturale e dal tipo di atomi della molecola del fluido, i flui-
di di lavoro preferibili per essere utilizzati in un impianto ORC sono suddivisi
nelle seguenti categorie:
27
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
2. Perfluorocarburi sono/hanno:
3. Silossani sono/hanno:
6. Alcol hanno:
problemi di infiammabilità;
solubilità in acqua;
proprietà termodinamiche indesiderate.
7. Inorganici hanno:
28
2.3. Il fluido di lavoro 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
Una volta individuata la lista dei fluidi candidati ad essere utilizzati come
fluido di lavoro in un impianto ORC, deve essere impostata una procedura di
ottimizzazione tale da massimizzare le prestazioni di interesse per le condizione
operative del sistema tenendo conto anche delle esigenze ambientali, di sicu-
rezza ed economiche. Il metodo più utilizzato è quello di creare un modello per
la simulazione stazionaria dell’impianto utilizzando diversi fluidi[25, 26]. Non
è stato individuato un unico fluido di lavoro ottimale per gli ORC e questo
risultato è dovuto ai seguenti aspetti:
l’ottimizzazione è impostata al fine di massimizzare la funzione obiettivo
in particolari condizioni di lavoro che dipendono da diversi fattori;
le funzioni obiettivo dell’ottimizzazione dipendono dalla tipologia del-
l’applicazione considerata: nel caso di cogenerazione o applicazioni solari
viene generalmente massimizzato il rendimento del ciclo, mentre nel caso
di recupero termico WHR viene massimizzata la potenza sviluppata[10].
Detto ciò, nell’esperienza pratica, vengono utilizzati i seguenti fluidi, sud-
divisi per tipologia di applicazione:
R245fa10 : usato per basse temperature del fluido di lavoro, principal-
mente per applicazioni di recupero termico;
R134a11 : usato in applicazioni geotermiche e di recupero termico;
n-pentano12 : usato nel solo impianto ORC solare in Nevada, altre ap-
plicazioni includono il recupero termico ed applicazioni geotermiche a
media temperatura;
Solkatherm13 : usato nel recupero termico;
OMTS14 : usato per impianti cogenerativi a biomassa;
Toluene15 : usato nel recupero termico.
Silossani16 : usati nel recupero termico.
10
http://en.wikipedia.org/wiki/Pentafluoropropane
11
http://it.wikipedia.org/wiki/1,1,1,2-tetrafluoroetano
12
http://it.wikipedia.org/wiki/Pentano
13
http://www.solvaychemicals.com/EN/products/Fluor/SOLKANE_Specialties/
SolkathermSES36.aspx
14
http://www.sigmaaldrich.com/catalog/product/aldrich/235709?lang=
it®ion=IT
15
http://it.wikipedia.org/wiki/Toluene
16
http://it.wikipedia.org/wiki/Silossani
29
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
A seguito degli studi effettuati dal CNR di Padova riguardo la scelta del
fluido con le caratteristiche più adatte ad essere utilizzato nell’applicazione
studiata nella presente tesi, è stato scelto di ricorrere al R245fa le cui pro-
prietà termofisiche e le caratteristiche di impatto ambientale sono riportate in
Tabella 2.1.
2.4.1 Espansore
Quando viene utilizzata una fonte di calore a bassa temperatura, come nelle
applicazioni studiate nel presente tesi, l’efficienza termica di un ciclo Rankine
è intrinsecamente bassa per motivi termodinamici (per esempio, l’efficienza di
un ciclo di Carnot tra 150°C e 30°C è pari a 0,284), cosı̀ l’efficenza di tutti
i componenti coinvolti nel sistema deve esserela più alta possibile, al fine di
ottenere un generatore con rendimento globale accettabile. Tuttavia, questi
impianti di piccola taglia, per raggiungere una buona competitività economica,
non devono essere troppo costosi, quindi il costo è un altro criterio di selezione
importante per tutti i componenti del circuito. L’espansore, la cui funzione è di
convertire l’energia termica del fluido in lavoro meccanico, è uno degli elementi
che influenzano maggiormente le prestazioni globali del sistema, quindi la sua
scelta rappresenta un passo fondamentale nel processo di progettazione di un
generatore ORC.
Secondo quanto riportato da Quoilin et al. in [10], gli espansori utilizzati
per gli impianti ORC possono essere turbomacchine oppure macchine volume-
triche. Come fanno notare gli autori, le macchine volumetriche sono spesso
preferite per applicazioni domestiche o comunque di piccola scala, come ripor-
tato in Figura 2.9, in quanto essi sono caratterizzate da bassa portata, maggior
rapporto di espansione e minor velocità di rotazione rispetto alle turbomacchi-
ne.
30
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
Figura 2.9: Mappa per la scelta ottimale tra tre tipologie di espansore (Tur-
bine: turbina, Screw: espansore ad ingranaggi, Scroll: espansore rottivo
a spirale) in funzione del tipo di applicazione (Geoth: energia geotermica,
Solar: energia solare, WHR: recupero di calore) della potenza sviluppata
32
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
U2 = πN D2 (2.1)
espansore scroll;
espansore ad ingranaggi;
espansore a palette.
Negli espansori a pistoni, lo stesso volume della camera viene utilizzato come
camera di aspirazione, espansione e scarico e tali fasi sono gestite dall’apertura
e la chiusura delle valvole di aspirazione e scarico.
Negli espansori rotativi (scroll, ad ingranaggi e a palette), queste camere coe-
sistono. La camera di aspirazione evolve in una o due camere di espansione
(per esempio lo scroll è caratterizzato da due camere di espansione). Analo-
gamente, le camere di espansione diventano la camera di scarico una volta che
esse entrano in contatto con la linea di scarico della macchina.
Al contrario degli espansori a pistoni, gli espansori rotativi non hanno bisogno
di valvole: il tempo delle fasi di aspirazione e scarico sono imposti dalla geome-
tria della macchina. In termini di progettazione, questo è il maggior vantaggio
rispetto agli espansori a pistoni. L’espansore a pistoni, invece, ha il vantaggio
di avere piccole perdite per trafilamento tra le parti mobili e fisse rispetto agli
espansori rotativi.
Mentre le turbomacchine sono una tecnologia matura e disponibile sul mer-
cato per gli impianti ORC di grande taglia, gli espansori volumetrici per piccoli
impianti sono quasi tutti solamente dei prototipi, spesso ricavati dai compres-
sori esistenti. Gli espansori volumetrici sono dei buoni sostituti delle turbomac-
chine a bassi valori di potenza sviluppata: essi hanno una velocità di rotazione
ridotta (generalmente tra 1500 e 3000 giri/min per la rete elettrica a 50 Hz),
33
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
34
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
35
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
36
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
37
2.4. Componenti dell’impianto 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
38
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
2.5 Applicazioni
Grazie alle sue caratteristiche peculiari, in particolare la capacità di sfruttare
fonti di calore a bassa temperatura, la tecnologia degli ORC è adatta per un
elevato numero di applicazioni. Per alcune di esse esistono impianti ORC già
disponibili in mercato, mentre per altre, come ad esempio la microgenerazione
domestica, esistono solamente dei prototipi oggetto di studio da parte della
comunità scientifica. Questa sezione è dedicata alla descrizione generale dei
potenziali utilizzi di questa tecnologia, ponendo particolare attenzione sui si-
stemi di piccola e media scala, ma citando anche le collaudate installazioni di
grande scala. In letteratura possono essere trovate recensioni interessanti su
applicazioni ORC , ad esempio nelle pubblicazioni di Tchanche et al. [11] e di
Quoilin et al. [10]. Nei seguenti Paragrafi si cercherà di raggruppare le diverse
tipologie di applicazioni alle quali si adattano i sistemi ORC.
39
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
fisici che avvengono sotto piastre della crosta terrestre. Grazie a questa ener-
gia, l’aumento della temperatura delle rocce con la profondità è notevole, con
un gradiente geotermico medio in prossimità della superficie di circa 30 K/km;
cosı̀, in generale, il calore utilizzabile si trovava solo a profondità troppo elevate
per lo sfruttamento industriale, ma le risorse geotermiche sono irregolarmente
distribuite e in alcune località il calore geotermico risulta essere concentrato e
relativamente vicino alla superficie. Il vettore energetico necessario per l’estra-
zione del calore è solitamente rappresentato dall’acqua piovana che, una volta
penetrata nella crosta terrestre, viene riscaldata, ed in alcuni casi evaporata,
dal contatto con rocce calde e poi accumulata in falde acquifere, occasional-
mente ad alte pressioni e temperature, fino a 300°C. Questo fluido possono
essere estratti scavando pozzi geotermici e poi sfruttati per la produzione di
energia elettrica.
I sistemi geotermici sono tradizionalmente classificati come pozzi a vapore
dominante, nei quali viene prodotto vapore surriscaldato, pozzi ad acqua do-
minante (pozzi a vapore umido), nei quali vengono prodotti acqua e vapore, e
pozzi ad acqua calda.
I pozzi a vapore dominante sono i più semplici e più economici da sfruttare
per la generazione di energia, in quanto il vapore può essere fatto espandere
40
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
direttamente in una turbina. Tuttavia, il numero di siti nel mondo dove queste
risorse geotermiche ad alta entalpia sono disponibili è basso, e il loro utilizzo è
limitato da norme severe per la riduzione delle emissioni inquinanti gassose (il
vapore geotermico generalmente contiene grandi quantità di gas incondensabili
come CO2 , H2 S, NH3 , CH4 , N2 e H2 ).
I pozzi ad acqua dominante si possono sfruttare negli impianti geotermici
a flash, i quali si basano sulla proprietà per la quale una certa massa di vapore
può essere separata dal liquido in condizioni di saturazione dopo una ridu-
zione della pressione del sistema, successivamente tale vapore viene espanso
direttamente in turbina.
Per i pozzi ad acqua calda, ma anche per le risorse a vapore umido a bassa
temperatura (sotto 150°C), è difficile realizzare impianti a flash competitivi
sotto l’aspetto economico, quindi l’unica soluzione possibile risultano i cicli
binari, nei quali l’energia posseduta dal fluido geotermico viene trasferita ad un
fluido di lavoro secondario all’interno di un ciclo Rankine chiuso; un esempio
è riportato in Figura 2.14. A causa della bassa temperatura della fonte di
calore, l’uso di acqua come fluido di lavoro secondario viene evitato, perciò la
soluzione naturale per tale sistema è rappresentata dall’utilizzo di ORC. Nel
2011 gli impianti binari basati sulla tecnologia ORC costituivano un terzo degli
impianti mondiali geotermici con 162 unità operative, ma, a causa della piccola
taglia di questi pozzi e dal basso livello di entalpia del fluido estratto, questi
impianti producevano solamente il 4% della potenza globale prodotta da fonti
geotermiche.
41
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
42
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
Sia i pannelli solari piani che quelli a concentrazione possono essere accop-
piati con ORC, in funzione dell’applicazione e del sito di installazione: mentre
i collettori piani richiedono un minore investimento di capitali, altri sistemi,
come quello parabolico lineare di concentrazione, assicurano una quantità di
energia prodotta più elevata durante tutta vita operativa del pannello, soprat-
tutto se dotati di sistemi ad inseguimento solare. In letteratura si può trovare
molto materiale sulla tecnologia ORC solare, in particolare, vengono riportati
studi su prototipi con collettori piani e a concentrazione. Alcuni esempi sono
riportati in seguito.
Il riscaldamento dei bacini idrici esposti ad irraggiamento solare è un feno-
meno ben noto, che provoca una stratificazione termica naturale che si verifica
in particolare nei laghi, mari e oceani. Nelle regioni equatoriali e tropicali, il
gradiente termico tra l’acqua di mare in superficie e gli strati alle profondità
43
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
dai 800 m ai 1000 m può raggiungere valori intorno a 20 K. Sono stati proposti
diversi sistemi Ocean Thermal Energy Conversion (OTEC) per sfruttare que-
sta fonte di calore a bassa temperatura, uno di questi è dato dall’utilizzo di un
impianto ORC che lavori con un fluido con bassa temperatura di ebollizione
come l’ammoniaca.
44
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
mento che il consumo specifico di energia è di 5-6 volte inferiore rispetto alle
tecnologie termiche. Al fine di ridurre l’impatto ambientale di un sistema di
dissalazione RO, la potenza necessaria per il pompaggio dell’acqua potrebbe
essere fornito da fonti rinnovabili. In particolare, poiché per adempiere allo sco-
po viene richiesta energia meccanica anziché elettrica, l’accoppiamento diretto
dell’espansore di un ORC con la pompa di pompaggio dell’acqua di mare rap-
presenta un’opportunità molto interessante, rendendo possibile sfruttare fonti
di calore a bassa temperatura, come ad esempio l’energia solare da collettori
piani, a fini di desalinizzazione. La tecnologia di dissalazione ORC-RO solare è
ampiamente studiata oggi, con l’obiettivo di raggiungere la competitività eco-
nomica e per la progettazione di sistemi a basso costo adatti per l’applicazione
in particolare nei Paesi in via di sviluppo caratterizzati da climi secchi.
45
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
46
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
47
2.5. Applicazioni 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
48
2.6. Case costruttrici e mercato ORC 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
49
2.6. Case costruttrici e mercato ORC 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
50
2.6. Case costruttrici e mercato ORC 2. Il ciclo Rankine a fluido organico
°
potenza fonte di
[kWe] calore [ C]
ORMAT, USA Geo., WHR, solare 200–70000 150–300 Fluido: n-pentano e al-
tri; turbina assiale a
due stadi; generatore
sincrono
Turboden, Italia Geo., WHR, 200–2000 100-300 Fluido: OMTS, Solka-
biom.-CHP therm; turbina assiale
a due stadi
Maxxtec, Germania Biomassa-CHP 315–1600 300 Fluido: OMTS
Opcon, Svezia WHR 350–800 <120 Fluido:Ammoniaca;
turbina Lysholm
GMK, Germania Geo., biomassa-CHP 50–5000 120–350 3000 rpm; turbina mul-
tistadio(KKK)
Bosch KWK, WHR 65–325 120–150 Fluido: R245fa
Germania
Turboden PureCycle, WHR,Geo. 280 91–149 Fluido: R245fa; turbi-
USA na radiale
GE CleanCycle WHR 125 >121 Fluido: R245fa; tur-
bina radiale a singolo
stadio; 30,000 rpm
51
Bibliografia
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1980.
200
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