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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
III Parte
Cap. 7 OTTICA GEOMETRICA
§7.1. Riflessione
Apparecchiature di base: banco ottico con accessori. Specchi piani, lenti convergenti e
divergenti; mezzaluna e blocchetti a facce piane e parallele (sia di vetro o plexiglas sia
cavi da riempire con liquidi), prismi (un prisma retto e almeno due prismi uguali).
Condensatore ottico o proiettore o box di luce. Torce, fibra ottica. Basette di polistirolo
o cartoncino morbido, spilli, chiodi.
Iniziamo con le leggi della riflessione. E’ interessante far notare agli studenti che della
riflessione si può dare una dimostrazione sperimentale (e i suggerimenti in merito sui
manuali sono molteplici) ma anche una dimostrazione basata su principi di minimo,
come il principio di Fermat:
la luce, nel passare da un punto a un altro, sceglie il cammino che richiede il tempo
minimo.
A
B
a b
M α1 M
α2
A' x Q B'
d
2
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Variante con i due chiodi: chiodo oggetto davanti allo specchio, chiodo immagine
collocato per tentativi dietro lo specchio in modo che l’immagine del primo e del
secondo chiodo siano perfettamente sovrapposte da qualsiasi punto di osservazione
(metodo della parallasse).
Materiali: SP, spillini, foglio, cartoncino morbido. Dopo avere messo un foglio sul
cartoncino posizionare lo SP dritto e tracciare la sua posizione sul foglio. Appuntare
uno spillo (“spillo oggetto”) davanti allo specchio. Guardare l’immagine da 3 direzioni
diverse e mettere una coppia di spilli allineati con l’immagine dello spillo oggetto per
ciascuna direzione (fig.). Togliere lo specchio e prolungare le 3 rette che passano per le
3 direzioni. Dove si incontrano? Unire i punti d’intersezione H, K al punto dove si trova
lo spillo oggetto come in figura e verificare che i=r. Per costruzione raggio incidente,
riflesso e normale allo specchio sono complanari.
H K
C
A B
spillo oggetto
Variante: fissare uno spillo in S e uno in Q; spostare l’occhio fino a che lo spillo in Q
nasconda l’immagine di S (in S’). Mettere uno spillo in T in modo da nascondere sia Q
sia S’. Tracciare i ‘raggi’ e verificare che i = r, S' H = SH .
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S'
Q SP
i r
§ 7.2. Rifrazione
Se si segue il principio ‘prima il concetto poi il nome’, far precedere la trattazione con
qualche semplice osservazione:
- la matita spezzata: se immergi una matita in un bicchiere pieno d’acqua, come la
vedi?
- la moneta invisibile: mettere al centro di una scodella una moneta. Abbassarsi in
modo da fissare il bordo della scodella senza vedere la moneta. Versare acqua nella
scodella fino a che, senza spostarsi, la moneta diventa visibile.
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2 1
α
4
n1
S S
n
2
β
4
3
2
il raggio (1) che si propaga normalmente alla superficie di separazione SS di due mezzi
non subisce deviazione; il raggio rifratto (2) (o (3)) si avvicina alla normale; al crescere
dell’angolo di incidenza, per α→π/2, sinα→1 e la legge di Snell si riduce a
1 n n
= 2 con β* = arcsin 1 , angolo di rifrazione limite. β* definisce la regione
sin β * n1 n2
X che non può essere raggiunta dalla luce incidente.
- La luce si propaga da un mezzo più denso a uno meno denso (n1> n2):
€
1
n2
2
β
3
S S
4
5
n 5
4 1
α
il raggio (1) che si propaga normalmente alla superficie di separazione SS di due mezzi
non subisce deviazione; il raggio rifratto (2) (o (3)) si allontana dalla normale; al
crescere dell’angolo di incidenza α, l’angolo di rifrazione β→π/2, sinβ→1. Il raggio
rifratto (4) è radente alla superficie SS e la legge di Snell si riduce a: sinα= n2/n1 con
α*= arcsin n2/n1, angolo di riflessione interna totale (o angolo critico o minimo). Per
α>α* si ha solo riflessione (raggio (5), la legge di Snell non ha soluzione poiché
sinβ>1).
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n primo mezzo
1
a α
α
S P S
A' B'
b n secondo mezzo
2
β
β
d
B
Supponiamo che la luce passi dal mezzo 1 (con v1 e n1) al mezzo 2 (con v2 e n2), da A a
2
B. Il cammino totale L della luce è L = a 2 + x 2 + b 2 + ( d − x ) e il tempo impiegato
2
a2 + x 2 b 2 + (d − x )
a percorrere L è t = + ; per il principio di Fermat (tempo
v1 v2
dt € x d−x
minimo) dt/dx=0: = − = 0 , che equivale a dire che:
dx v1 a + x2 2 2
v 2 b + (d − x )
2
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scompare (guardare dalla parte convessa il raggio riflesso). Fissare la posizione del
raggio riflesso con gli spilli e fare una prima stima dell’angolo limite.
(2)
L
(1)
Variante con il blocco a facce piane e parallele: disporre sul cartoncino morbido un
foglio di carta millimetrata, tracciare le rette u e v, quindi appuntare lo spillo S2 e gli
altri 3 spilli come in figura in modo da vederli allineati.
S3
S2
u
v
S1
S4
(S2 è lo spillo sorgente). Ripetere per diversi angoli spostando S2 e di conseguenza gli
altri spilli e determinare l’indice di rifrazione del plexiglas, np (sinα/sinβ= n2/n1 = np;
sinγ/sinδ= 1/ np con α=δ, β=γ).
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rotaia serve a visualizzare il cammino dei raggi mentre disposto verticalmente funge da
schermo di proiezione.
Il banco ottico è indispensabile per molti esperimenti. Esistono in commercio banchi
ottici che utilizzano le stesse rotaie di precisione impiegate per gli esperimenti di
meccanica, sicché si tratta di materiali versatili e flessibili, due caratteristiche che sono
garanzia di buona spesa (è il caso della Leybold, 46082).
Nel PSSC si suggerisce la realizzazione di un ‘banco ottico’ a basso costo, con una
striscia metrica (scotch bianco) da applicare sul banco di scuola, plastilina da usare
come ‘scorrevole’ per fissare gli accessori (lenti, ecc.) e una lampadina micromignon
alimentata da una pila come “oggetto”.
Condensatore ottico
Prima di procedere con gli esperimenti, esponiamo brevemente come realizzare un
fascio di luce e in particolare un “condensatore ottico” se, come spesso avviene negli
esperimenti, è necessario avere un fascio di luce parallelo.
Come produrre un pennello di luce per esperienze dimostrative:
- mettere sul piano della lavagna luminosa un foglio opaco in cui sia stato praticato un
foro e proiettare il fascio su uno schermo; oppure
- usare un proiettore per diapositive e montare in un telaio da diapositive un pezzo di
alluminio con un forellino al centro; oppure
- usare il laser.
Il pennello in genere è conico tranne nel caso del laser che, come è noto, dà un fascio
ben collimato. Far notare agli studenti che se l’aria è ‘pulita’ (nel caso ideale nel vuoto)
il fascio è visibile solo quando incide su uno schermo (su cui la luce diffonde) mentre
lateralmente non si vede. Se si introduce fumo o polvere di gesso dove si propaga il
fascio, questo diventa visibile per diffusione della luce da parte del pulviscolo in
sospensione in aria (anche le molecole d’aria diffondono la luce ma l’effetto su piccoli
volumi non è sensibile). La diffusione da pulviscolo o dalla superficie dello schermo
avviene in tutte le direzioni a differenza degli specchi che diffondono (cioè riflettono)
solo in una direzione.
Se abbiamo una lampada a filamento, questa costituisce una sorgente che emette luce in
tutte le direzioni. Come si può trasformare un fascio divergente in un fascio parallelo?
Basta mettere la sorgente nel fuoco di una lente convergente; se vogliamo un fascetto di
piccola apertura ben collimato, o più fascetti paralleli, impieghiamo una fenditura per
diaframmare il fascio. Se le fenditure sono n e si vuole un solo fascio, coprire con uno o
più schermi opachi (bandierine) le fenditure, oppure usare uno schermo di cartoncino
con un forellino.
In commercio esistono proiettori già realizzati con una lampadina nel fuoco di una
lente convergente, spesso muniti di un portadiaframma. La Leybold produce anche un
box di luce (459091) con la lampadina montata nel fuoco di una lente e le fenditure da
inserire all’uscita del fascio di luce parallelo per realizzare da uno a 5 fascetti. Con il
box di luce non serve il banco ottico e basta disporre i vari componenti ottici (specchi,
lenti da combinare) sulla superficie di un tavolo.
§ 7.4. Lenti
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1 1 1
Vale la formula per le lenti sottili: + = , dove p è la distanza oggetto-lente, q è la
p q f
distanza immagine-lente, f è la distanza focale della lente. Le immagini si dicono reali
quando alla loro formazione contribuiscono raggi luminosi (possono essere raccolti su
uno schermo); si dicono virtuali quando si formano dal prolungamento dei raggi e non
€
possono quindi essere raccolte su uno schermo.
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§7.5. Prismi
angolo di rifrazione
α δ angolo di
deviazione
β
PRISMA
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λ (nm)
400 700
La maggior parte delle sostanze mostra tuttavia dispersione anomala nell’UV e nell’IR,
cioè presenta assorbimento selettivo con picchi o bande di assorbimento.
Il prisma è un componente ottico di estremo interesse: può deviare e invertire le
immagini e disperdere la luce. Per mostrare le prime due proprietà conviene avere un
prisma retto. Se si hanno più prismi si possono distribuire agli studenti, invitandoli a
fare osservazioni libere. Dovrebbe risultare alla fine che il prisma devia e inverte le
immagini oltre a disperdere la luce nelle sue varie componenti.
La luce è dunque composta dei colori dell’iride. Che succede se mettiamo un filtro
rosso davanti a una sorgente di luce bianca? (il filtro assorbe le varie componenti e fa
passare solo la componente rossa). Attenzione al fatto che comunemente si crede che
un vetro o un foglio di plastica trasparente colorato aggiunga anziché togliere qualcosa
alla luce bianca.
Esperimento sul prisma deviatore (v. Schede Leybold, Ottica geometrica, 2105 e 2106)
Materiali: banco ottico o box di luce; filtro rosso; se si usa il banco ottico, realizzare un
condensatore di luce (sorgente luminosa nel fuoco di una lente convergente, per es., con
f=10 cm; diaframmare il fascio in modo da avere in uscita un solo fascetto); posizionare
sul tavolino ottico il prisma retto come in figura per deviare il fascio di 90° (se si usa il
box di luce il prisma va disposto su una superficie qualunque. Per visualizzare il
cammino dei raggi la parte smerigliata del prisma va a contatto con la superficie di
appoggio).
Perché il fascio viene deviato? Quanto vale l’angolo di incidenza sulla superficie limite
tra il mezzo più denso, il vetro con n=1,5, e il meno denso, l’aria con n=1? (α=45°;
ricordare che per il vetro l’angolo limite è α*= arcsin(n2/n1) = arcsin(1/n1)=
arcsin(1/1,5)∼ 42°. Si ha pertanto α>α* e quindi riflessione totale).
Disporre il prisma con la superficie piana parallela al piano della fenditura: le riflessioni
totali ora sono due e il fascio viene deviato di 180°.
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Disporre il prisma come in figura; realizzare due fascetti coprendo una fenditura con un
filtro rosso in modo da avere all’uscita un raggio bianco e uno rosso: il prisma inverte i
raggi e un oggetto osservato attraverso il prisma appare capovolto.
rosso
bianco
bianco
rosso
filtro rosso
foglio A4 con
angolo ripiegato
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- Newton e i colori
Vale la pena esporre l’esperimento di Newton sulla dispersione dei colori1. Newton
inizia a occuparsi di ottica verso il 1660 quando il dibattito intorno alla natura della luce
è assai vivo. Le vicende di Galileo e del cannocchiale avevano avuto una grande
risonanza negli ambienti accademici e in seguito a ciò gli interessi relativi alle tecniche
di costruzione degli strumenti ottici erano sensibilmente cresciuti. Uno dei problemi
che più si dibattevano nel periodo, riguardava l’aberrazione cromatica negli obiettivi
del telescopio che si pensava dovesse dipendere dalla forma delle lenti. Nel tentativo di
risolvere il problema il giovane Newton esamina la possibilità di eliminare il difetto
usando lenti coniche ma nello stesso tempo va ad analizzare le cause che producono il
cromatismo. Da questi tentativi nascono, da un lato, la progettazione e la costruzione di
un telescopio a riflessione; dall’altro, la teoria dei colori che viene considerata dallo
stesso Newton “la più grande se non la più importante scoperta finora fatta nelle
indagini naturali”.
Il problema dei colori era stato oggetto di numerose speculazioni nel corso della storia
dell’ottica. Lo stesso Newton, in una breve analisi, aveva esaminato le principali
interpretazioni classiche e contemporanee e le aveva giudicate del tutto insoddisfacenti:
nel primo caso poiché corrispondevano a pure definizioni verbali, scorrelate da
qualsiasi osservazione sperimentale; nel secondo poiché le spiegazioni proposte
tendevano a individuare l’origine dei colori nei corpi sui quali la luce agiva piuttosto
che nella luce stessa:
Coloro i quali fino a oggi hanno dissertato sui colori o lo hanno fatto con parole, come i peripatetici,
oppure, come gli epicurei e altri più moderni autori che si sono industriati di indagarne le cause e la
natura. Ciò che i peripatetici insegnavano riguardo ai colori, anche se fosse esatto, non ha alcuna
importanza per il nostro fine, poiché essi non si occupavano né del processo attraverso il quale nascono i
colori né delle cause della loro varietà […]. Quanto all’opinione di altri filosofi, essi ritengono che i
colori nascano o da una differente mescolanza dell’ombra con la luce, o da un ruotare di sfere, o da
vibrazioni di un determinato mezzo etereo. […] Tutte queste asserzioni contengono un errore comune, e
cioè quello secondo il quale la modificazione della luce che produce i colori, non le sia propria
dall’origine, ma sia acquistata nella riflessione o nella rifrazione […]. Io ho trovato, al contrario, che la
modificazione della luce dalla quale derivano i colori, è una proprietà innata della luce […] e non può
essere distrutta né mutata in alcun modo.2
1 Il brano è liberamente tratto da F. Bevilacqua, M. G. Ianniello, L’Ottica dalle origini all’inizio del
‘700, Loescher, Torino, 1982.
2 Newton, Lectiones Opticae, cit. in S. Vavilov, Isaac Newton, Torino, Einaudi, 1954, p. 72.
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bianco
verde-blu-violetto
Sulla base del suo esperimento sbagliato Goethe tenterà di confutare la teoria di
Newton per affermare che i colori risultano dalla combinazione di luce e di ombra, in
linea con le idee della Naturphilosophie. Schopenhauer sosterrà Goethe contro Newton.
- Spettroscopio a prisma
Illustrare come è fatto uno spettroscopio a prisma e a cosa serve. Usiamo per esempio
lo spettroscopio tascabile Leybold (46702) e facciamo la prova alla fiamma di alcuni
elementi (v. IPS, Zanichelli, Bologna, 1974, esperimenti 6.10 e 6.11). Il nostro
spettroscopio è costituito da una lente convergente, che collima il fascio entrante, da un
prisma, e una seconda lente obiettivo che focalizza la luce su uno schermo o, come nel
nostro caso, nell’occhio.
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Cap. 8 ONDE
§ 8.1. Generalità sulle onde
L’argomento “Onde” è assai complesso e si rimanda a un manuale di fisica generale la
trattazione completa dell’argomento. Qui ci limitiamo a fare richiami soprattutto sulla
fenomenologia che ci servirà per operare analogie tra le onde d’acqua e le onde di altra
natura, in particolare luminose. Presentiamo nel seguito una serie di esperienze con
l’ondoscopio con l’idea di impiegare questo efficace strumento per far capire agli
studenti una serie di concetti e di fenomeni fondamentali che ci saranno utili nel
seguito, soprattutto quando affronteremo l’ottica ondulatoria.
Concetti e nozioni base: impulsi; onde periodiche: lunghezza d’onda, frequenza,
velocità di fase e di gruppo, loro descrizione nel dominio dello spazio (ventri e nodi;
creste e gole) e del tempo; onde elastiche longitudinali e trasversali. Velocità del suono
in aria, di un impulso meccanico in una sbarra, in una corda vibrante v=(τ/µ)1/2, in
acqua v≈(gλ/2π)1/2. Interferenza, onde stazionarie e risonanza. Effetto Doppler,
battimenti. Analogie e differenze tra onde acustiche, liquide (e luminose).
Tenere presente che nelle onde liquide, in prima approssimazione, la velocità di
propagazione non dipende dalla densità del mezzo ma da λ (il mezzo è ‘dispersivo’).
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€
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Profilo dell’onda armonica nello spazio: ventri intervallati di λ/2, nodi intervallati di
λ/2.
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Prima di trattare le onde periodiche, è bene far prendere familiarità agli studenti con il
concetto di impulso. Solo nel caso di treni d’onda periodici ha senso successivamente
parlare di frequenza, lunghezza d’onda e fase e vale la relazione v=λf.
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- Un impulso genera una pressione. Mettere un tubo di cartone all’interno della slinky:
quando l’impulso si propaga il tubo dovrebbe muoversi un po’. Se si provoca un’onda
nella molla il tubo non si muove più perché gli impulsi si compensano.
- Con la molla tenuta sospesa da terra e tesa dai due studenti, generare un’onda a un
estremo: per riflessione all’altro punto fisso (secondo studente) dovrebbe stabilirsi una
particolare configurazione (v. oltre), le onde stazionarie. Generare onde stazionarie
facendo scuotere contemporaneamente in su e in giù la molla da due studenti. Lo stesso
vale se al posto della molla abbiamo una corda. Le onde stazionarie rappresentano un
caso particolare di interferenza: si ha interferenza quando si sovrappongono due o più
treni d’onda di stessa frequenza, velocità e ampiezza che si propagano in versi opposti.
- Con due molle accoppiate, una pesante e una leggera (ma lo stesso vale per due corde
accoppiate oppure per una molla accoppiata a una corda di diverse densità): raccordare
una molla leggera, di densità µ1, a una molla pesante (µ2> µ1); quando un impulso si
propaga dalla molla leggera alla pesante, l’impulso in parte si propaga dritto (se
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avevamo una cresta abbiamo ancora una cresta, l’impulso è in fase con l’impulso
incidente), in parte si riflette capovolto al punto di giunzione (se avevamo una cresta,
abbiamo una gola, l’impulso è riflesso sfasato di π rispetto all’impulso incidente). Si ha
inoltre v1> v2 (v=(τ/ µ)1/2).
!µ !µ > !µ
1 2 1
Se l’impulso si propaga da molla pesante (µ1) a leggera (µ2< µ1), in parte si trasmette
dritto (in fase con l’impulso incidente), in parte si riflette dritto (in fase con l’impulso
incidente) al punto di giunzione (v1< v2).
µ1 µ < µ
2 1
n2 ,v2
aria
vetro
€
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(ventri); l’ampiezza si annulla per kx= π, 2π, 3π, ecc. (sinkx=0) ossia per x=λ/2, λ,
3λ/2,…(nodi).
Se la corda è lunga l, ogni segmento è lungo mezza lunghezza d’onda λ/2 e si hanno
ventri e nodi intervallati di λ/2; i nodi sono fermi, non c’è trasporto di energia da un
occhiello all’altro e l’energia rimane stazionaria nella corda (in ogni occhiello l’energia
si alterna tra potenziale e cinetica); si ha l=nλ/2, con n= 2l/λ intero, condizione per le
onde stazionarie.
Attenzione che gli occhielli si formano solo con i giusti parametri (v. oltre). La
formazione di n occhielli corrisponde al fatto che la corda ha molti modi normali o
naturali di vibrazione (cioè varie frequenze proprie di oscillazione):
Lo stesso vale per una sbarra vincolata agli estremi o una colonna d’aria chiusa agli
estremi. E’ il caso, per es., degli strumenti musicali a corda come la chitarra o delle
canne d’organo chiuse agli estremi.
Se la corda (o la sbarra, ecc.) è vincolata a un solo estremo (nodo) i modi normali di
vibrazione soddisfano la condizione:
l= (2n+1) λ/4 con n= 0, 1, 2, .. La configurazione delle onde stazionarie è tale che dalla
parte del vincolo si ha un nodo e dall’altra parte un ventre.
l
l l n=2
n=0 n=1
per n=0, λ1=4l, armonica fondamentale
per n=1, λ2=(4/3)l, seconda armonica
per n=2, λ3=(4/5)l, terza armonica, ecc.
Un’interessante applicazione si ha negli strumenti musicali a fiato come trombe,
clarinetti o canne d’organo chiuse a una estremità.
Se la corda (o la sbarra) non è vincolata agli estremi si hanno onde stazionarie con due
ventri agli estremi e vale la condizione l= nλ/2, con n=1, 2, 3,…
Corda vibrante: onde stazionarie in una corda vibrante; far vedere i modi normali di
vibrazione; misurare la velocità di propagazione di un’onda; cercare e graficare la
relazione tra tensione a cui è sottoposta la corda e n-2 con n numero intero di ‘segmenti’
(cioè di mezze lunghezze d’onda che si stabiliscono nella corda).
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- Mettere in vibrazione la corda (usare uno sfondo opportuno in modo che il fenomeno
sia ben visibile da tutta la classe: la parte dimostrativa e più qualitativa è spettacolare).
Quanto vale λ? (misurare) Che relazione c’è tra l, n e λ? Se si tocca la corda nel punto
di massima vibrazione (ventre) che succede? (l’ampiezza diminuisce) E se si tocca la
corda in uno dei nodi? (l’ampiezza aumenta) Se si tocca la corda nel nodo di mezzo,
che succede a λ? Variare le masse e far vedere che succede al numero di occhielli.
- Fissare alla lamina due pezzi di corda di diversa densità: per es. 80 cm di corda di
densità µ1, annodata a 50 cm di corda elastica di densità µ2> µ1: com’è la λ della corda?
(la corda con densità più grande ha λ più piccola, λ2< λ 1). Com’è la velocità di
propagazione delle onde stazionarie? Poiché v= λf, a parità di f v1= λ1f, v2= λ2f →
v2<v1.
!µ 1 !µ2 >!µ1
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ω 2 k
f = = ) che mentre il MAS ha una sola frequenza di risonanza la corda
2π 2π m
vibrante può risuonare a molte frequenze diverse.
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Nel modello Leybold con stroboscopio a motore (401501) le onde vengono prodotte da
un getto d’aria che mette in vibrazione una membrana presente nel generatore di
frequenza; la pressione dell’aria sulla membrana può essere variata, in modo da variare
l’ampiezza e la frequenza (da 10 a 80 Hz) delle onde; è possibile generare, oltre alle
onde periodiche, anche un singolo pacchetto d’onde. L’illuminazione stroboscopica
serve a rendere stazionaria l’immagine dell’onda (lo stroboscopio è sincronizzato con il
generatore di frequenza che mette in vibrazione la membrana), ma non sempre la messa
in funzione dello stroboscopio migliora le osservazioni (osservazione ottimale con lo
stroboscopio: a bassa frequenza, con filtro rosso fissato sotto lo stroboscopio e
ampiezza al massimo). La profondità dell’acqua può variare da 0,2 a 1 cm.
I parametri sperimentali sono dunque:
frequenza, ampiezza, posizione e forma degli eccitatori, profondità dell’acqua.
Possibili esperimenti: produzione di onde circolari e di onde piane, periodiche e non;
determinazione della lunghezza d’onda λ e della velocità di propagazione
dell’onda; riflessione su ostacolo piano, concavo e convesso; rifrazione, dispersione;
diffrazione da ostacolo, da doppia fenditura; interferenza con due sorgenti puntiformi in
fase e con ritardo di fase (osservazione della piegatura delle linee nodali), con doppia
fenditura, da più fenditure (‘reticolo’), effetto Doppler.
Leggere attentamente il libretto d’istruzione allegato all’ondoscopio e comunque
ricordarsi che in genere è bene:
- per ottimizzare l’osservazione, oscurare parzialmente l’ambiente, con gli studenti a
circa due m dallo schermo;
- controllare con una livella a bolla l’orizzontalità della vaschetta, regolando
eventualmente i piedini dell’ondoscopio;
- abbassare la tensione superficiale dell’acqua aggiungendo una goccia di detersivo;
- far valutare agli studenti il fattore di ingrandimento β delle immagini: mettere sul
fondo della vaschetta un righello di lunghezza y; misurare la lunghezza dell’immagine
del righello y’ sullo schermo: β = y’/y; se per es. la lunghezza d’onda misurata sullo
schermo è λ’, la lunghezza d’onda reale è λ=λ’/β (nel nostro ondoscopio β ≈1,7).
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- Con onde piane periodiche: gli impulsi sono generati a uguali intervalli di tempo T →
v=λf, la lunghezza d’onda λ è la distanza tra due creste successive. Misurare λ sullo
schermo con un righello (ricordarsi del fattore di ingrandimento) e T con il cronometro;
meglio eseguire la misura per n fronti e poi dividere per n.
L’analogo vale per gli impulsi circolari periodici (la distanza tra due fronti d’onda
circolari è λ).
- Riflessione: con il generatore di impulsi rettilineo montato, mettere nella vaschetta la
barriera lineare (‘riflettore’), inclinata rispetto al fronte d’onda, dal lato corto al lato
lungo della vaschetta per evitare effetti di bordo. Far notare il fronte incidente e il
fronte riflesso, l’uguaglianza tra angolo di incidenza (angolo tra la normale alla barriera
e la direzione del fronte incidente) e angolo di riflessione (angolo tra la normale alla
barriera e la direzione del fronte riflesso). Si ha ovviamente l’analogo dello specchio
piano.
29
Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Se la lastra di vetro è posta in diagonale rispetto ai fronti d’onda piani si vede lungo la
superficie di separazione acqua bassa-acqua alta, la rifrazione delle onde, che si
piegano con i fronti paralleli in modo che sin i/sin r=λ1/λ2= v1/ v2= costante, in analogia
con la legge di Snell.
Ciascun punto di un’onda piana può essere considerato come il punto sorgente di
un’onda circolare (principio di Huygens). Realizzare ancora diffrazione da spigolo, da
due fenditure. Nel caso di due fenditure far osservare la comparsa di un nuovo
fenomeno, l’interferenza, realizzabile anche nel modo seguente.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Tra due linee nodali contigue si propagano doppie creste e doppie gole distribuite lungo
iperboli equilatere con i fuochi coincidenti con le sorgenti. Con riferimento alla figura
n=1
n=2
S1 S2
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
schermo dell’ondoscopio è ben visibile l’addensarsi dei fronti d’onda circolari nella
direzione del moto, dove λ si accorcia, mentre dalla parte opposta λ aumenta).
Riprendere l’argomento quando si affrontano le onde sonore.
Effetto Doppler
L’effetto Doppler consiste nella variazione di frequenza dell’onda (sonora e luminosa,
anche d’acqua) se c’è moto relativo osservatore-sorgente.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Nel caso delle onde sonore, se sia la sorgente S che l’osservatore O sono fissi, i fronti
d’onda circolari sono equidistanti e si percepisce un suono a frequenza f (e a λ) costante
(f=v/λ con v velocità del suono in aria). In un intervallo di tempo t, l’osservatore
percepisce un numero d’onde N=vt/λ a frequenza f.
Esperimenti
- Diapason. Illustrare come è fatto; smontare il diapason dalla cassetta di risonanza e
batterlo con un martelletto. Il suono è debole. Ripetere con il diapason montato sulla
cassetta di risonanza: il suono è ora perfettamente udibile. Sottolineare l’importanza
della cassetta di risonanza, facendo riferimento agli strumenti musicali (quali chitarre,
violini, ecc.). Se si pizzica una corda tesa, fissa agli estremi, il suono è debole. Se si
monta su una cassetta (monocordo) il suono è molto rinforzato. Se avete un carillon,
provate a metterlo in funzione: a mala pena si sente il suono. Non così se si poggia per
es. su una porta.
- Interferenza. Eccitare il diapason (senza cassetta di risonanza) e portarlo all’orecchio
ruotandolo. Per interferenza tra le onde emesse dai due rebbi si sente un suono
rafforzato o indebolito.
- Battimenti: due diapason uguali montati su cassetta di risonanza; inserire in un rebbio
di uno dei due diapason l’anellino a corredo, in modo da alterare di poco la frequenza;
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
eccitare i due diapason, di frequenza f e f’. Il suono si sente modulato. Ripetere con i
diapason senza cassetta; battere un rebbio di un diapason contro il rebbio dell’altro.
Tenere i due diapason vicino all’orecchio regolando la posizione mutua dei diapason
fino a che si sentono i battimenti.
- Effetto Doppler: shift in frequenza. Il Doppler rocket, prodotto dalla Pasco, consiste di
due corde lunghe 3 m, ciascuna provvista di due maniglie agli estremi, tenute in mano
da due studenti, e di una sorta di pallone ovoidale, provvisto di due fori, nei quali
inserire le corde in modo da far scorrere rapidamente il pallone quando i due studenti
tendono le corde. Nel pallone è inserita una sorgente sonora con altoparlante,
alimentata da una batteria da 9 V, munita di interruttore, in grado di emettere un’onda
sonora sinusoidale a frequenza costante di ≈ 620 Hz. Allargando e stringendo le
maniglie, il pallone viene lanciato ad alta velocità da una parte all’altra. Quando gli
studenti vedono il pallone avvicinarsi percepiscono una frequenza più alta mentre
quando il pallone si allontana si ha un abbassamento della frequenza per effetto
Doppler. Inserendo nel pallone una sola corda, e bloccatolo con un fermo, il pallone
può essere messo in rotazione per far osservare lo shift in frequenza quando la sorgente
sonora si muove lungo una circonferenza.
Applicazioni: in musica, strumenti a corda, canna d’organo (risonanza: v. per es. Gli
esperimenti dell’Exploratorium, Zanichelli, 1996, p. 28).
Apparecchiature di base: banco ottico; laser a bassa potenza; reticoli coarse, fenditura a
larghezza variabile, fenditure singole e doppie, vetrini da microscopio, lenti, camera a
specchio. Il laser consente di fare in modo rapido e sicuro tutte le esperienze di ottica
ondulatoria che richiedano luce monocromatica. Se non si ha il laser, si può per es.
impiegare la scatola a specchio della Leybold (41917): sostituisce, nelle esperienze di
gruppo, lo schermo per osservare le frange di interferenza e consente misure con
precisione accettabile.
Ci aspettiamo che anche nel caso ottico ci siano, sotto condizioni opportune, fenomeni
di diffrazione e di interferenza. Nell’analogia con le onde d’acqua si deve considerare
in primo luogo l’estrema piccolezza delle lunghezze d’onda della luce (intorno a 500
nm) rispetto alle onde nell’ondoscopio: le prime sono inferiori di ben cinque ordini di
grandezza rispetto alle seconde. Questo dato ci fa pensare che normalmente in ottica i
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Alla luce delle osservazioni fatte, perché la sorgente appare più larga di quanto non sia
in realtà? E perché appaiono più repliche iridescenti della sorgente? Dovrebbe risultare
chiaro che il modello corpuscolare della luce non è più sufficiente a spiegare i fenomeni
osservati: in presenza di ostacoli diffrangenti (come bordi o fenditure) la luce aggira gli
ostacoli, si sparpaglia deviando dalla propagazione rettilinea (anche se non c’è
rifrazione) come abbiamo visto con l’ondoscopio e mostra colori (anche se non c’è
dispersione). E’ opportuno a questo punto presentare il modello ondulatorio,
affrontando le principali proprietà delle onde elettromagnetiche per definire in modo
più formale le condizioni di interferenza.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
S dà luce non coerente (ogni atomo emette un pacchetto d’onde in Δt ~ 10-8 s in modo
casuale) e da sola non può dare interferenza. Dai due fascetti emessi da S1 e S2 si
producono invece frange chiare e frange scure visibili sullo schermo. Più esattamente,
se abbiamo due onde:
in fase, si hanno doppie creste e doppie gole e quindi interferenza costruttiva (d e a in
figura);
sfasate di λ (cioè di 2π), si ha ancora interferenza costruttiva;
sfasate di λ/2, si hanno creste e gole, l’interferenza è distruttiva (analogo delle linee
nodali; d e b in figura).
La condizione per l’interferenza è che la differenza di fase Δφ tra due treni d’onda sia
costante o, detto in modo equivalente, la differenza di cammino ottico Δs tra le onde sia
costante. (Possiamo parlare in modo equivalente di differenza di cammino ottico Δs o
di differenza di fase Δφ; infatti Δφ: 2π= Δs: λ→ Δφ =2πΔs/λ.)
Si dice in tal caso che i due fasci che interferiscono sono coerenti (la Δφ non varia nel
tempo) o che le due sorgenti S1 e S2 devono “vibrare all’unisono”. Se i fasci sono
incoerenti, cioè S1 e S2 sono indipendenti (la Δφ varia nel tempo con legge casuale) lo
schermo è illuminato uniformemente e non si ha la formazione di frange.
Nelle sorgenti di luce visibile (Sole, filamenti incandescenti, scarica in un gas, ecc.), i
processi di emissione avvengono nei singoli atomi che si comportano in modo
indipendente (non cooperano) e la luce emessa non è coerente. La condizione per
l’interferenza può essere pertanto espressa anche dicendo che le sorgenti (o i due fasci)
devono essere coerenti (dal punto di vista formale, un’onda generica y=Acos(kx-ωt+φ)
si dice coerente se A, k, ω e φ non variano nel tempo; non devono esserci fluttuazioni né
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
spaziali né temporali di tali grandezze; in acustica per es. un suono puro emesso da un
diapason rappresenta una radiazione altamente coerente).
Il laser rappresenta una sorgente di luce in cui gli atomi sono costretti a comportarsi
allo stesso modo; la luce emessa è in generale coerente, monocromatica, collimata e
focalizzata in una piccola regione. I laser più diffusi nella didattica sono a bassa
potenza, per es. del tipo a He-Ne con λ = 633 nm. Non guardare direttamente nella
finestra di emissione del fascio; evitare riflessioni da superfici metalliche. La luce laser
può danneggiare cornea, retina e opacizzare il cristallino.
Δ
!
2
!θ
!θ
1
Con riferimento alla figura, le due sorgenti (fori o fenditure) S1 e S2 siano distanti tra
loro S1S2=g dell’ordine del mm o di frazioni di mm; lo schermo sia a distanza D dal
piano delle fenditure con D>>g. Sullo schermo compaiono una serie di frange chiare e
scure (immagini della fenditura usata per selezionare il fascio), con una frangia centrale
più brillante in corrispondenza dell’asse ottico (ordine di interferenza m=0) e frange
equidistanti a destra e a sinistra del massimo centrale (frange di ordine 1, 2,..; -1, -2,..).
La distanza fra due frange contigue sia h. La differenza di cammino ottico è
Δs = gsinθ (1);
se Δs è uguale a multipli interi di λ, cioè se
Δs =0, si ha un massimo di interferenza di ordine 0;
Δs =λ , si ha un massimo di interferenza di ordine 1;
Δs =2λ, si ha un massimo di interferenza di ordine 2;
... ..... ....
Δs =mλ, si ha un massimo di interferenza di ordine m, con m= 0, 1, 2,..; i massimi si
hanno quindi per Δϕ = 0, 2 π, 4 π,... (onde in concordanza di fase).
Se Δs è uguale a multipli dispari di λ/2 (λ/2, 3λ/2, 5λ/2,…), si hanno i minimi di
interferenza: Δs =(2m+1)λ/2; i minimi si hanno quindi per Δϕ = π, 3 π, 5 π,... (onde in
discordanza di fase; la condizione è analoga al caso delle linee nodali per le onde
d’acqua).
Dalla figura si ha:
h= Dtgθ (2),
nell’approssimazione di θ piccolo (h<<D), tgθ=h/D→ tgθ∼sinθ ∼ θ; dividendo membro
a membro (1) e (2) Δs/h=g/D → h=ΔsD/g.
Nel caso di massimi di interferenza h=mλD/g; per due frange contigue
hm+1=(m+1) λD/g, hm= mλD/g→Δh= hm+1-hm=λD/g (m+1-m)= λD/g
h = λD/g (3).
La (3) non dipende da m, le frange sono equispaziate. Per i minimi di interferenza
adiacenti si trova ancora la (3). Se la luce non è monocromatica la figura d’interferenza
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
- Esperimento di Young in luce bianca e filtro (v. schede Leybold, Ottica, Interferenza,
3.1)
Materiali: banco ottico, sorgente luminosa, lente convergente (f1=5 cm), fenditura
regolabile, filtro rosso, a distanza di circa 50 cm, doppia fenditura, lente convergente
(f2=30 cm), camera a specchio.
La camera a specchio serve a osservare immagini di debole intensità in un ambiente
parzialmente oscurato; è costituita da una scatola di plastica nera all’interno della quale
si trova uno specchio inclinato di 45° che trasporta in orizzontale il piano
d’osservazione; l’immagine, reale, è osservata attraverso una lente di ingrandimento
munita di scala con divisioni a 0,1 mm.
Se è montato il filtro rosso le frange, osservabili attraverso l’oculare, sono rosse e nere
(si suggerisce al solito di misurare sulla scala la distanza tra n frange chiare o scure e di
dividere per n). Misurato h si può risalire alla determinazione di λ per la luce rossa
tramite la (3) (in questa disposizione sperimentale D coincide con buona
approssimazione con f2 della seconda lente, λ= hg/f2). Se per es., g=0,50 mm, h
0,37 ⋅10−3 ⋅ 0,5 ⋅10−3
misurata =0,37 mm, f2=30 cm, λ = = 617 nm.
30 ⋅10−2
Rimuovendo il filtro, in luce bianca ogni colore forma una figura di interferenza e le
frange luminose si sovrappongono in parte.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
2,5 cm
doppiafenditura
L> 4 m
Mettere davanti alla sorgente il portafiltro con il filtro. Fissare con lo scotch al di sotto
del filtro (a circa 2,5 cm) una striscia di carta lunga s= 20 cm, centrata rispetto alla metà
del filtro. La striscia di carta serve come riferimento per valutare la distanza tra due
massimi adiacenti. Mettersi a un distanza L~ 4 m dalla striscia di carta e osservare la
sorgente luminosa attraverso la doppia fenditura. Si vedranno al di sopra della striscia
dei puntini rossi, uno centrale più brillante e i laterali, leggermente meno intensi e che
vanno via via sfumando: sono i massimi di interferenza, altrettante ‘repliche’ o
immagini della sorgente. Contare il numero dei puntini distribuiti al di sopra della
striscia di carta; se per es. L=5,0 m, n=14, la distanza d tra due massimi adiacenti è:
d=s/14= (20/14) cm. Con la solita approssimazione di θ piccolo (condizione soddisfatta
dall’essere d<<L), si può usare la formula approssimata per la determinazione della
lunghezza d’onda della luce ‘monocromatica’: λ=dg/L = sg/nL. Nell’esempio citato,
λ=0,25 ⋅10-3 20 ⋅10-2/14⋅5= 700 nm, una stima della lunghezza d’onda della luce rossa
in buon accordo con i valori compresi nella banda di trasmissione del filtro (questi
valori sono in genere indicati nei cataloghi delle ditte di strumentazione didattica; nel
nostro caso il filtro Leybold ha una banda di trasmissione > 660 nm). L’esperimento è a
basso costo e può essere condotto da più studenti, mediando i risultati ottenuti per λR.
Va fatto capire agli studenti che la disposizione sperimentale è analoga all’esperienza di
Young: l’occhio osserva, attraverso la doppia fenditura, la sorgente di luce rossa e vede
una serie di puntini (o meglio una serie di immagini della sorgente luminosa) che si
formano sulla retina (che funge da schermo) e che vengono focalizzati all’infinito,
avendo come riferimento la striscia di carta.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Nello specchio di Lloyd si usa uno specchio piano PP e una sorgente puntiforme S1 in
prossimità di PP: lo specchio dà di S1 una immagine virtuale S2; l’interferenza si ha tra i
raggi diretti e i raggi che hanno subito riflessione: sullo schermo, al posto del massimo
centrale si ha una frangia scura perché la riflessione da mezzo più denso a meno denso
sfasa la luce di π (la luce perde mezza lunghezza d’onda).
S1
P P
S2
Nel doppio specchio di Fresnel, due specchi con apertura di ≈180° danno di una
sorgente reale due sorgenti virtuali S1 e S2 sincrone, distanti d che formano su uno
schermo le frange di interferenza (vale in prima approssimazione la formula λ=dh/D).
d
S2 S
1
schermo
Anelli di Newton
L’esperienza richiede il sistema ottico per gli anelli di Newton: una lastrina a facce
piane parallele e una lente pianoconvessa di grande raggio di curvatura, accostate dalla
parte convessa (v. Schede Leybold, Ottica delle onde, Interferenza, 4. Anelli di
Newton). Gli anelli possono essere osservati in riflessione oppure in trasmissione.
Montaggio in riflessione: sorgente S in asse con il sistema lastrina (di superfici m e m’)
e lente. L’interferenza avviene tra i fasci che subiscono una riflessione sulla faccia m’
della lastrina (con perdita di λ/2) e i fasci che subiscono una riflesione sulla lente. Se lo
spessore dello strato d’aria tra lastrina e lente è d, la differenza di cammino ottico Δs
=2d+ λ/2. Il sistema dà di S due immagini virtuali: S1, per riflessione sulla faccia
convessa della lente; S2, per riflessione sulla faccia m’ della lastrina di figura. Le frange
vengono osservate su uno schermo traslucido posto al di sopra di S.
40
Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
schermo
m’
S2
S1
1 2
(C)
1 2
B
α
E
A D
β
n d
β
In (C) si mostra un caso di interferenza da uno stesso raggio. Bisogna tenere conto delle
riflessioni su una superficie al di là della quale l’indice di rifrazione è più alto: così
avviene per es. in A dove il raggio 1 si sfasa di π, mentre il raggio 2 non si sfasa. Ci si
aspetta pertanto che 1 e 2 subiscano interferenza distruttiva (in altre parole le condizioni
per i massimi di interferenza si scambiano con le condizioni per i minimi).
41
Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Con riferimento alla figura (C), per incidenza quasi normale la differenza di cammino
ottico tra i due raggi 1 e 2 è Δs=2dn; se l’incidenza non è normale Δs =n(AC+CD)-AB,
AC=CD=d/cosβ, tgβ=AE/d, sinα=AB/2AE → AB=2AEsinα, Δs=2nAC-2AEsinα=
2nd/cosβ-2tgβsinα; ma sinα=nsinβ → 2nd/cosβ-2ndtgβsinβ= 2nd/cosβ (1-
sin2β)=2ndcosβ. La condizione per l’interferenza è:
Δs=2ndcosβ=mλ, con m=1, 2, 3,… per i minimi, e
Δs =2ndcosβ=(m+1/2) λ per i massimi.
Se abbiamo due vetrini, tra i quali ci sia una lamina d’aria di spessore variabile si
possono osservare zone con interferenza costruttiva e zone con interferenza distruttiva.
Se per es. in un certo punto la lamina ha spessore d, la differenza di cammino ottico tra
un fascio che si riflette sulla superficie m del vetrino superiore e sulla superficie m’
inferiore, per raggi quasi normali e considernado lo spessore del vetrino superiore
trascurabile rispetto a d, è Δs ~ 2dn.
m’
In questo caso entrambi i raggi perdono λ/2 e all’uscita sono in fase (interferenza
costruttiva). Premendo con una punta le lastrine, le frange cambiano forma perché varia
lo spessore della lamina d’aria; se in un punto la lamina è spessa d’ e in un altro d,
quando 2d’n-2dn= λ/2 i fascetti riflessi che interferiscono sono in opposizione di fase e
si ha pertanto interferenza distruttiva (frangia scura).
§9.3. Diffrazione
Concetti e nozioni chiave: diffrazione, interferenza e principio di Huygens; disposizione
sperimentale per osservare la diffrazione in campo lontano (o alla Fraunhofer) e in
campo vicino (alla Fresnel).
Apparecchiature di base: le stesse indicate per l’interferenza; inoltre, reticoli a
trasmissione e a riflessione; reticoli a croce; fori, fenditure a ponticello, ecc.
42
Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Ricordiamo che all’epoca di padre Grimaldi sono noti solo tre modi di propagazione
della luce: diretto, riflesso e rifratto. Questo è uno dei pilastri della scienza della visione
come viene riportato, per es., in uno dei principali manuali di Ottica, l’Opticae
Thesaurus del grande scienziato arabo Alhazen (ca. 965-1039), tradotto in latino e assai
diffuso nel mondo occidentale dal tardo Medioevo in poi fino a tutto il Seicento. Sul
frontespizio, mostrato di seguito, c’è scritto: “Triplicis visus, directi, reflexi et refracti,
de quo optica disputat, argumenta”. Che vuol dire? E quali fenomeni ottici sono
riprodotti nella stampa?
Primo esperimento
Proposizione I
La luce si propaga o si diffonde non solo direttamente, per rifrazione e per riflessione ma anche in un
quarto modo, per diffrazione.
Fino a ora gli ottici generalmente hanno ritenuto che la luce si propaghi in tre modi: direttamente, per
rifrazione e per riflessione. Infatti si è osservato con esperimenti ormai provati che la luce si propaga e si
diffonde in linea retta fino a che il mezzo rimane lo stesso. Cambia traiettoria o linea di propagazione e la
devia lateralmente con interruzione del raggio quando passa da un mezzo a un altro di diversa densità,
purché vi incida obliquamente. E ancora si è osservato che la luce inverte il suo corso per riflessione ogni
volta che incide su un corpo resistente che non le permette di proseguire oltre. [...]
Tutto ciò, confermato da osservazioni ordinarie e facilissime, è ormai certo per gli ottici che finora hanno
creduto che la propagazione della luce avvenisse solo in questi tre modi, cioè direttamente, per rifrazione
e per riflessione e naturalmente l’hanno sempre considerata suddivisa in questi tre casi. A noi è apparso
un altro modo di propagazione che ora presentiamo e che chiamiamo Diffrazione perché abbiamo visto
che la luce a volte diffrange, cioè le sue parti suddivise in diverse sezioni, anche attraverso un mezzo
omogeneo, procedono in direzioni diverse nel modo che ora spiegheremo. [...]
F. M. Grimaldi, Physico-Mathesis de lumine, coloribus et iride, pp. 1-8.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Secondo esperimento
Si pratichi un’apertura, larga forse un dito, nell’imposta di una finestra in una stanza buia, e in
quest’apertura si ponga una sottile lamina opaca AB che presenti un forellino molto piccolo CD,
attraverso il quale possa filtrare luce solare in modo da formare un cono luminoso /v. fig./ Si individuerà
una base illuminata IK molto maggiore di quella che i raggi formerebbero nel caso di propagazione
rettilinea attraverso i fori [...] Infine non si deve tralasciare che la base IK intercettata sullo schermo
bianco risulta soffusa al centro di luce bianca e orlata a ogni estremità in arte di rosso, in parte di blu.
F. M. Grimaldi, Physico-Mathesis de lumine, coloribus et iride, pp. 8-9.
Ciò che si verifica può essere riassunto nello schema seguente: il primo prevede un
profilo di illuminazione come previsto dall’ottica geometrica, mentre il secondo è
valido secondo l’ottica ondulatoria (la figura è tratta da J. R. Mayer Arendt,
Introduzione all’ottica classica e moderna, Zanichelli, 1976, p. 153).
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Ostacoli diffrangenti
Gli ostacoli diffrangenti che si usano per osservare la diffrazione sono:
- diaframmi a una fenditura, larga b; la condizione per i minimi di diffrazione (per due
raggi sfasati di π) è bsinθ = mλ con m=1, 2, 3,.. Nelle posizioni intermedie tra due
minimi adiacenti si hanno i massimi (differenza di cammino ottico Δs= mλ, con m=0, 1,
2,.. e bsinθ = mλ). I minimi sono equidistanti mentre i massimi lo sono solo in prima
approssimazione. La figura di diffrazione mostra un massimo centrale molto intenso
seguito da altri massimi laterali di intensità via via decrescente.
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
passo g. Se un reticolo ha per es. n = 40 linee/cm, il suo passo g=1/40= 0,025 cm.
Viceversa, dato il passo del reticolo si risale a g.
Più è alta la costante reticolare più aumenta la distanza tra le frange, più è precisa la
misura di λ. La condizione per i massimi di diffrazione è gsinθ = mλ, con m=0, 1,
2,…(equazione del reticolo). In luce bianca il massimo centrale è bianco; ai lati si
hanno i massimi di ordine successivo con la sequenza dei colori da blu a rosso. A
differenza del prisma, il colore più deviato è il rosso. In prima approssimazione vale la
formula λ = hg/D, dove h è la distanza tra due massimi adiacenti (equidistanti), g è il
passo del reticolo, D la distanza tra il reticolo e lo schermo (se il montaggio è alla
Fraunhofer, D è uguale alla lunghezza focale della seconda lente). Per il reticolo il
prodotto gh è costante. Il potere risolutivo R di un reticolo è
R=λ/Δλ, dove λ è il valor medio di due righe spettali da risolvere e Δλ la loro
differenza.
- Ostacoli diffrangenti complementari di stesse dimensioni, come fenditure e ponticelli,
fori e dischi di stesso diametro, reticoli a croce, ecc.: sono particolarmente adatti per
esperienze dimostrative con il laser (v. oltre).
Esperimenti
Diffrazione da spigolo (scheda Leybold, Diffrazione,1.1)
Può essere una buona ricostruzione storica della scoperta di Grimaldi della diffrazione.
Materiali: banco ottico, sorgente S, fenditura, a circa un metro da S portadiapositiva
con inserita una bandierina (spigolo), camera a specchio. Osservare attraverso l’oculare
della camera a specchio in prossimità dell’ombra dello spigolo, si vedono frange
colorate al di fuori dell’ombra geometrica.
fenditura
spigolo camera
a
S specchio
f=30 cm
ca. 60 cm
ostacolo
diffrangente
46
Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
Con il reticolo: in luce bianca, come già detto, al centro si ha un massimo centrale
bianco, poi il primo massimo laterale con uno spettro di righe blu, verdi, gialle,
arancioni, rosse (con filtro rosso, si hanno righe rosse e nere) e gli altri massimi di
ordine successivo che sfumano.
Per es., con n= 80 linee/cm, g=0,125 mm e D = 300 mm, misurare λ per la luce rossa e
per la luce blu se hR = 1,50 mm e hB = 1,0 mm:
0,125 ⋅1,50 0,125 ⋅1,0
λR = ≈ 620 nm, λB = ≈ 410 nm . Il campo di frequenze per la
300 300
c 3⋅10 8
luce visibile dà: f R = = = 7,3⋅1014 Hz, f B = 4,3⋅1014 Hz .
λR 620 ⋅10−9
€ v. anche Gli esperimenti dell’Exploratorium, esperimento 93, Spettri.
fogli A4
lavagna luminosa
per fenditura schermo
vista in pianta
rosso
... blu
spettri
! θ blu
piano del reticolo ...rosso
Per avere righe spettrali la fenditura è essenziale: ogni riga è una immagine della
fenditura. Fare la controprova: se si tolgono i due fogli le frange non sono più
osservabili; se si sostituiscono i due fogli con un cartoncino con un foro nel mezzo (di
diametro di qualche cm) le frange cambiano forma e replicano la forma della fenditura.
Sullo schermo si osserva una striscia verticale bianca e ai lati gli spettri di diffrazione
dei vari ordini. Se ci concentriamo sul massimo del primo ordine, si vedono da ciascun
lato i colori blu, verde, giallo, arancione e rosso. Vale la formula approssimata λ=gh/D.
Per risalire alla λ di un certo colore, per es. il blu, misurare sullo schermo la distanza d
tra un colore e il suo simmetrico e calcolare h=d/2. Se D=1,5 m, n=100 linee/mm → g=
10−2 ⋅ 60
10-2 mm, d=12 cm, λB = = 4 ⋅10−4 mm = 400 nm .
1,5 ⋅10 3
€ 47
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§9.4. Polarizzazione
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polarizzatori “incrociati” non passa luce. Distribuire agli studenti due polarizzatori (uno
da mantenere fisso, o “polarizzatore” propriamente detto, e uno da ruotare, o
“analizzatore”).
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Se la luce non è polarizzata, come nel caso della luce solare o della luce di una
lampadina a filamento (gli atomi di queste sorgenti danno una emissione non coerente),
si rappresenta come in fig. b, cioè come un’ onda non polarizzata vista come la somma
(o sovrapposizione) casuale di molti treni d’onda polarizzati; oppure, come in fig. c,
cioè come la somma (o sovrapposizione) di due onde polarizzate linearmente con
differenza di fase casuale:
Ey
E
x
fig. b fig. c
Polarizzazione circolare (PC, cenni): la luce, oltre che linearmente, può essere
polarizzata anche circolarmente: in tal caso, E, costante in ampiezza, ruota intorno alla
direzione di propagazione in modo destrogiro o levogiro.
E
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come un insieme di fili paralleli. Il foglio viene messo poi in un bagno di iodio che si
attacca alle catene di idrocarburi, mettendo a disposizione gli elettroni di conduzione
che possono muoversi solo lungo le catene ma non perpendicolarmente a esse,
formando così dei ‘fili conduttori’. Quando luce non polarizzata incide su un polaroid,
viene assorbita in modo selettivo. La componente di E lungo la direzione dei fili, Ex,
viene assorbita e viene trasmessa solo la componente normale ai fili, Ey. Questa
direzione privilegiata y viene detta asse di facile trasmissione (AT), normale alla
direzione di stiramento della plastica, e quindi ai ‘fili conduttori’ (Ex normale ad AT
viene assorbita, Ey || AT passa). (cfr. La fisica di Berkeley, vol. 3, Onde e oscillazioni,
Zanichelli, Bologna, 1972, cap. 8)
In figura il PL trasmette solo la componente di E//y parallela ad AT. Le altre
componenti vengono tagliate, cioè assorbite.
Ey
AT
y
Ex
Con due polaroid “incrociati”, cioè con gli assi di trasmissione ortogonali, tutta la luce
incidente viene assorbita. In condizioni ideali (catene molecolari perfettamente allineate
e superfici del polaroid non riflettenti, in modo da evitare perdite di intensità), ciascun
polaroid assorbe il 50 % della luce incidente. Un polarizzatore ideale viene indicato con
la sigla HN-50: assorbe completamente Ex e trasmette integralmente Ey.
Questo tipo di polarizzazione viene detta polarizzazione per assorbimento. Oltre ai
materiali come i polaroid che assorbono la luce in modo selettivo, esistono sostanze
cristalline come la tormalina, che per una data orientazione del cristallo assorbono la
luce in misura maggiore in un piano incidente piuttosto che in un piano a esso normale.
Questa anisotropia ottica nell’assorbimento è detta dicroismo e le sostanze che lo
mostrano, sostanze dicroiche.
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Ey
Ex
AT
- Che succede se uso due polarizzatori incrociati, cioè con gli AT ortogonali?
(L’intensità della luce trasmessa va a 0).
Se tra AT1 e AT2 c’è un angolo θ, vale la legge di Malus (1809): I=I0cos2θ (1). Se
E0 è l’ampiezza della luce uscente da P1 e entrante in P2 ed E è l’ ampiezza della luce
uscente da P2:
2 2
2 2 I "E% I " E 0 cos θ %
E= E0cosθ; poiché I∝ E ∝ E 0, = $ ' , E = E 0 cos θ → = $ ' = cos θ ,
2
I0 # E 0 & I0 # E 0 &
con I0 intensità della luce all’uscita da P1, vale la (1); I è massima per cosθ=±1, cioè per
θ=0, π; I=0 per cosθ=0 , cioè per θ = π/2, (3/2)π.
AT
1
€
E0
θ AT
2 θ
E
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Il diamante è ben noto a tutti e molteplici sono le gioie che simili tesori, come pietre preziose e perle,
concedono; essi tuttavia servono solo a fare sfoggio e a ornare le dita e il collo. Chi al contrario ama
conoscere fenomeni insoliti non avrà, come spero, gioia minore di fronte a una nuova sostanza, cioè un
cristallo trasparente che ci fu portato di recente dall’Islanda e che forse appartiene alle meraviglie più
grandi che la natura ha prodotto. Io mi sono occupato da lungo tempo di questo corpo mirabile e con esso
ho condotto diversi esperimenti che pubblico volentieri poiché credo che essi possano servire allo studio
o almeno al divertimento degli amici della natura e di tutti coloro che si interessano a essa. [...]
Settimo esperimento
Nel corso della mia analisi del cristallo emerse un fenomeno meraviglioso e straordinario: gli oggetti
osservati attraverso il cristallo non mostravano, come nel caso di altri corpi trasparenti, una immagine
rifratta semplice ma apparivano doppi. Questa constatazione e la sua spiegazione mi occuparono per così
lungo tempo che in questo modo scoprii anche altre cose; notai cioè che avevo toccato problemi diottrici
fondamentali della rifrazione. A una osservazione superficiale questo fenomeno si vede facilmente,
tuttavia lo si può individuare come segue: si appoggi su un tavolo o su una carta pulita un oggetto, ad
esempio una sferetta o altro, della grandezza di B o di A in figura [...] e vi si disponga la superficie
inferiore del romboide LMNO. Quindi si osservi attraverso la superficie superiore RSPQ l’oggetto B o A
[...]. Attraverso altri corpi trasparenti, come vetro, acqua, ecc. di un oggetto si ottiene una immagine
semplice mentre qui essa appare raddoppiata sulla superficie RSPQ e cioè B [...] appare in G e H, A in
CD e EF [...].
Nono esperimento
A una osservazione più attenta di queste due immagini, una appare più in alto dell’altra. Ciò è mostrato
in figura [...] in cui HI rappresenta una sezione del prisma, O l’occhio, A l’oggetto le cui immagini E e D
cadono sulla superficie superiore del prisma. Le linee di collegamento delle immagini con l’occhio sono
OE e OD e in queste direzioni giacciono apparentemente le immagini, cioè E [appare] in B e D in C;
perciò si riconosce facilmente che B sembra stare più in alto di C [...].
Tredicesimo esperimento
[...] Si deve però menzionare un’altra proprietà del tutto speciale, che rende il cristallo di particolare
interesse tra tutti i minerali. Quando cioè si osservano oggetti attraverso mezzi trasparenti, la loro
immagine rimane sempre immobile nello stesso punto anche se si sposta il mezzo da una parte e
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dall’altra; solo quando l’oggetto stesso viene spostato anche la sua immagine muta posizione sulla
superficie del mezzo trasparente. Nel nostro caso, al contrario, abbiamo potuto osservare che una delle
due immagini è mobile [...].
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Polarizzatori
La luce può essere polarizzata come abbiamo visto, oltre che mediante fenomeni fisici
particolari, con i polarizzatori. I polarizzatori si dividono in:
PL, circolari e lamine di ritardo. Le lamine di ritardo cambiano lo stato di
polarizzazione della luce e in genere mostrano cromatismo (sfasano la luce in funzione
della lunghezza d’onda incidente). Sono fatte di una sostanza che ha indice di rifrazione
diverso per le due componenti ortogonali della polarizzazione della luce. Si sceglie lo
spessore della lamina in modo che il raggio straordinario preceda il raggio ordinario di
Δφ. Sono di questo tipo le lamine a quarto d’onda e le lamine a mezz’onda. Le lamine a
quarto d’onda (λ/4) sfasano la luce di Δφ = π/2 e possono per es. trasformare luce
polarizzata linearmente in luce polarizzata circolarmente e viceversa. Le lamine a
mezz’onda (λ/2) sfasano la luce di Δφ =π; possono per es. trasformare luce polarizzata
linearmente in luce polarizzata linearmente in un diverso piano di oscillazione. Per
approfondimenti si veda per es. La Fisica di Berkeley, cit. A p. 445, si insegna come
costruire lamine di ritardo
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- Esperimento dimostrativo sulla sintesi additiva dei colori primari (sommare luce
colorata a luce colorata).
Materiali: per es. tre proiettori, ciascuno dotato di un filtro R, Ve e B; proiettare i tre
fasci di luce sullo schermo in modo da far intersecare al centro 3 fasci (luce bianca) e
radialmente due fasci (dove si forma, rispettivamente, ciano (Cian), magenta (Mag) e
giallo (G), cioè i tre colori complementari). I proiettori dovrebbero essere di intensità
regolabile e i filtri di spessore variabile, in modo da ottenere qualunque mescolanza di
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L’occhio somma i tre spettri per produrre le diverse sensazioni dei colori; tenere conto
che ciascuno spettro primario è circa 1/3 dell’intero spettro visibile e che ogni colore
complementare manca di 1/3 di spettro; sicché
R+Ve+B = bianco
R+Ve= G (manca di 1/3 di spettro, il B);
R+B= Mag (o rosso porpora, manca del Ve);
B+Ve= Cian (blu-verde, manca del R).
Se si somma a un colore complementare il colore primario mancante si ha il bianco:
G+B = bianco
Cian + R= bianco
Mag + Ve= bianco
Ve
Cian
G
B
R
Mag
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La visione dei colori si spiega per riflessione (o meglio, diffusione) selettiva della luce
da parte degli oggetti. Osservato in luce bianca un oggetto rosso appare tale perché
diffonde il rosso e assorbe il resto; un oggetto giallo, diffonde in grande percentuale R e
Ve (R+Ve=G) e in piccola percentuale il B e assorbe il resto. Un oggetto bianco
diffonde tutta la luce.
Un esempio è dato dai colori a olio. I colori a olio usano pigmenti base per produrre un
numero illimitato di colori. I pigmenti sono immersi in un mezzo trasparente. E’ il
pigmento che produce il colore per assorbimento selettivo di certe lunghezze d’onda
mentre altre le diffonde. Quando luce incide sulla pittura entra nel mezzo fino ad
incontrare un pigmento, per es. R; il pigmento assorbe la luce tranne il rosso che viene
riflesso e arriva all’occhio.
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conto la teoria di E. H. Land (fine anni Sessanta del Novecento): la visione dei colori si
basa su triplette di informazioni relative al potere riflettente (o “riflettanza”) degli
oggetti, elaborate dal “sistema Retinex” (retina + corteccia cerebrale). Il sistema retinex
consiste nell’ insieme dei meccanismi biologici che consentono di convertire i flussi di
radiazioni incidenti sulla retina in informazioni sul potere riflettente degli oggetti.
L’occhio è in grado di distinguere il potere riflettente degli oggetti indipendentemente
dal flusso di radiazione che li colpisce, prescindendo quindi da meccanismi puramente
fisici e fisiologici; tiene conto, per es., del contrasto tra punto e punto e ricostruisce i
colori sulla base della luminosità dello sfondo e del contrasto tra le diverse zone. Così,
mentre la teoria di Young-Helmholtz non spiega in particolare 1. gli effetti di contrasto
simultaneo e consecutivo; 2. i fenomeni della persistenza o costanza del colore, la teoria
di Land è in grado di farlo.
-
Due proiettori, un filtro rosso. Montare il filtro a un proiettore; si ottengono così un
fascio di luce bianca e un fascio di luce rossa. Proiettare i fasci su uno schermo e
interporre all’interno del fascio rosso un oggetto opaco.
schermo
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Con i dischi rotanti a settori bianchi e neri, a seconda del verso e della velocità di
rotazione, nonché della diversa distribuzione di bianco e di nero si vedono colori
differenti. Il fenomeno è dovuto ai diversi tempi di risposta e di persistenza dei coni,
che, per così dire, si scoordinano. v. Gli esperimenti dell’Exploratorium, esperimento
31, Disco di Benham.
- Esperimento dimostrativo con il disco di Fechner
Il disco è costituito da una metà bianca e una metà nera: da un lato c’è una finestra
quadrata attraverso la quale si vede una diapositiva quadripartita, di colori
rispettivamente R, G, B e Ve, illuminata da dietro. Serve un’altra lampadina (faretto)
per illuminare il disco mentre è in rotazione.
bianco
R G
B V
nero
Con il disco in rotazione al buio (cioè senza faretto con la diapositiva illuminata da
dietro): sia per rotazione oraria sia antioraria i colori permangono così come sono. Con
il disco in rotazione illuminato dal faretto: con rotazione antioraria si vedono i colori
della diapositiva così come sono, con rotazione oraria, i colori di sopra passano sotto.
Il fenomeno è dovuto al contrasto (conseguente alla successione nero-finestra-bianco),
alla velocità e al verso di rotazione del disco.
Altre informazioni sul libro di Frova, Luce colore visione, cit..
Si può impostare a questo punto con gli studenti una discussione generale sui
meccanismi di formazione dei colori.
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Applicazioni
puntinisti; i colori della TV; stampa in tricromia e quadricromia. Colori a olio, ad
acqua. I colori in natura: arcobaleno (rifrazione, riflessione totale, dispersione; saper
spiegare arcobaleno primario e secondario), aloni (rifrazione da cristalli di ghiaccio
nelle nuvole a cirri), corone (diffrazione da goccioline d’acqua nella nebbia o nelle
nuvole), aurora polare, blu del cielo, raggio verde (dispersione e diffusione).
Attenzione: a seconda dei casi i processi coinvolti sono totalmente diversi tra loro; sono
tuttavia tra le spiegazioni più richieste dagli studenti.
Bibliografia di approfondimento:
AAVV, La propagazione della luce, Laboratorio di Didattica delle Scienze, Università
La Sapienza di Roma, 1993.
Bevilacqua F., Ianniello M.G., L’Ottica, dalle origini all’inizio del ‘700, Loescher,
1982.
Cerreta P. (a cura di), Gli esperimenti dell’Exploratorium, Zanichelli, 1996.
Frova A., Luce colore visione, Editori Riuniti, 1984.
Frova A. (a cura di), Il colore, Quaderni di Le Scienze n. 78, 1994.
Meyer Arendt J., Introduzione all’ottica classica e moderna, Zanichelli, 1976.
M. Minnaert, Light and Colour in the open Air, Dover pub. 1964.
PSSC, Fisica, si veda il capitolo su “Lo studio della luce”.
Schede di laboratorio Leybold: Propagazione della luce e riflessione, Rifrazione e lenti,
Interferenza, Diffrazione, Polarizzazione.
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Esercitazioni
Scheda rifrazione3
Esercizio 1
Per prepararti all’esperimento successivo conviene che ti eserciti ad allineare tre spilli, in modo
che si trovino su una stessa linea retta. Ti serve, oltre agli spilli, un foglio di carta appoggiato su
una superficie morbida in cui sia facile appuntare degli spilli.
Disegna due rette parallele e vicine ai margini del foglio e pianta uno spillo al centro del foglio e
uno su una delle due rette. Poi chinati per prendere la mira e colloca un altro spillo sulla seconda
retta in modo che risulti allineato con gli altri due. Verifica l’allineamento con una riga da
disegno.
Esercizio 2
Questa volta dobbiamo studiare come si comporta la luce entrando e uscendo dalla mezzaluna.
Invece di allineare tre spilli devi allineare due spilli
e il segno verticale che attraversa il lato diritto della
mezzaluna.
Poni il foglio con il u disegno della mezzaluna sulla
base utilizzata per l’esercizio precedente.
Colloca la mezzaluna sul foglio nella posizione
indicata dal disegno. Il lato diritto coinciderà con la
retta u e il segno verticale col punto O. Per
maggior chiarezza puoi piantare uno spillo anche nel
punto O.
v
-
Appunta uno spillo sul tavolo nel punto M e prendi la mira guardando attraverso la mezzaluna.
Potrai verificare che uno spillo collocato nel punto N è alllineato con O e con l’immagine dello
spillo posto in M vista attraverso la mezzaluna e, se lo spillo è più alto della mezzaluna, anche
con l’immagine vista direttamente attraverso l’aria.
In definitiva hai un punto-sorgente (lo spillo in M) e vedi le due immagini coincidenti. Ma
questo accade solo se guardi dalla direzione fissata dallo spillo in N. Se invece guardi da
un’altra direzione le due immagini non coincidono più.
Cosa ne deduci? Scrivi le tue conclusioni.
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3 Scheda tratta da “La propagazione della luce”, Schede allievo, Laboratorio di didattica delle scienze,
Università di Roma La Sapienza.
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Esercizio 3
Ora viene la parte più interessante. Devi studiare cosa accade se sposti lo spillo dal punto M,
lungo l’arco AMB.
Fai qualche prova. Allontanando lo spillo da M
M
u
A N
v
M
vedrai due “repliche” dello spilloQ1 che Smuovi:1 Una la vedi
S2
direttamente attraverso l’aria e l’altra
Q
2 attraverso la mezzaluna. Quest’ultima si allontana più
rapidamente della prima dallaA
direzione
O
originaria.
B
Ora devi appuntare il terzo spillo in modo
che risulti allineato con la retta che passa per O e con l’immagine dello spillo vista attraverso la
R2
mezzaluna. T2
R1
Infatti è così che determini inT quale misura i raggi di luce che ti permettono di vedere lo spillo
1
vengono deviati nel passaggio dalla mezzaluna all’aria.
N
Per ottenere risultati significativi devi procedere sistematicamente.
1. Metti lo spillo a circa 1 cm dal punto M. Trova la posizione in cui devi mettere un
secondo spillo per ottenere l’allineamento (sempre guardando attraverso la
mezzaluna). Segna con una matita le posizioni dei due spilli e contrassegnali (per
esempio come S1 e T1).
2. Metti lo spillo a circa 2 cm dal punto M e ripeti l’operazione. Avrai così una nuova
coppia di punti, S2T2.
E così via.
Quando hai raccolto diverse coppie di punti (per esempio 4 o 5 coppie, al minimo
3) fai la costruzione indicata nella figura e calcola i rapporti tra le lunghezze delle
coppie dei segmenti trovati, come S1Q1 e T1R1, ecc.
Rilevi qualche regolarità nei valori del rapporto tra i segmenti da te determinati? Scrivi quale.
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Esercizio 4
Torniamo al caso in cui i raggi passano dal materiale trasparente all’aria.
Abbiamo verificato che, in questo caso, quando aumenta l’angolo di incidenza, l’angolo di
rifrazione aumenta più rapidamente, e che l’angolo di rifrazione è sempre maggiore dell’angolo
di incidenza.
Ciò significa che esiste un angolo limite per il quale l’angolo di rifrazione è di 90°, ossia tale
che se vuoi vedere ancora l’immagine dello spillo, allineata con O, devi metterti a osservarla
lungo la retta u. Oltre l’angolo limite non avviene più rifrazione e si ha un fenomeno nuovo: la
“riflessione totale”.
Osserva questo fenomeno guardando la mezzaluna dallo stesso lato in cui collochi gli spilli
(così, facendo usi il lato diritto della mezzaluna come se fosse uno specchio).
Con un po’ di prove potrai stabilire per quale angolo di incidenza avviene che l’immagine dello
spillo si vede guardando parallelamente alla faccia piana della mezzaluna. Al di là di
quell’angolo vi è solo riflessione, per questo esso prende il nome di angolo limite.
Segnando la posizione dello spillo corrispondente all’angolo limite potrai determinarne il valore
con un goniometro.
Angolo limite =
Esercizio 5
Prova ora a immaginare come andrebbero le cose se considerassi il cammino inverso: i
raggi che passano dall’aria al materiale trasparente.
Fai una prova usando gli stessi spilli, guardando però dalla parte curva della mezzaluna
anziché dal lato diritto. Come risulterà ora l’angolo di rifrazione rispetto all’angolo di
incidenza: maggiore o minore?
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Scheda lenti
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Dispense corso PED, parte III, AA. 2008/09, M. G. Ianniello, riproduzione non consentita.
1C. Verificare il cammino dei raggi principale, focale e parallelo e analizzare com’è
l’immagine rispetto all’oggetto.
asse ottico
A
p q
oggetto immagine
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p(cm) A’B’
5 (< f)
10 (=f)
15 (f < p< 2f)
20 (=2f)
25 ( ∞ <p < 2f)
100 ( ∞ )
C. Sulla base dei dati della tabella, verificare la formula per le lenti sottili.
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