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Grecia

►Talete di Mileto - Asia Minore,


primi decenni del VI sec. a.C.
inizio di una razionalizzazione del sapere
dimostrazioni in forma embrionale
► Scuola Pitagorica - Crotone in Italia meridionale, VI-V sec. a.C.
fondata da Pitagora di Samo (VI sec a.C.)
esigenza dimostrativa, tutto è numero, aritmogeometria
scoperta delle grandezze incommensurabili
► Zenone di Elea - V sec. a.C.
entra l’infinito nella matematica greca con i famosi paradossi
► I tre problemi classici: quadratura del cerchio, duplicazione
del cubo, trisezione dell’angolo - Atene, V-IV secolo a.C. 1
Un problema geometrico che si può risolvere con un numero
finito delle seguenti operazioni geometriche elementari, è
risolubile graficamente con riga e compasso:

a) condurre una retta per due punti;


b) determinare il punto comune a due rette;
c) costruire una circonferenza di centro e raggio assegnati;
d) determinare i punti comuni ad una retta e ad una circonferenza o a
due circonferenze.

Se un problema geometrico di questo tipo viene tradotto algebricamente, dà


luogo a un’equazione risolubile mediante radicali quadratici. Inversamente, se
questo accade, il problema si dice risolubile con riga e compasso. [Roero 2006 ]

I Greci consideravano la retta e il cerchio le figure geometriche


fondamentali e quindi privilegiavano le costruzioni effettuate con
la riga e il compasso.
2
L’importanza dei tre problemi classici: la duplicazione del cubo,
la quadratura del cerchio e la trisezione dell’angolo sta nel fatto
che i tentativi falliti di risolverli con riga e compasso
condussero i Greci a ideare nuove curve ( le coniche, la
quadratrice di Ippia, …) e ad ampliare il campo di indagine in
geometria.
Racconti, leggende e riferimenti letterari testimoniano l’impatto
che ebbero sulla filosofia, sulla scienza e sulla matematica
Ippocrate di Chio (V sec a. C.)
Ippia di Elide (V-IV sec. a. C.)
Platone (427-347 a. C.)
Archita di Taranto (428-347 a. C.)
Menecmo (IV sec. a. C.)
Nicomede, Diocle (II sec. a. C.), Pappo, ...
3
La duplicazione
del cubo

Ippocrate di Chio riduce il


problema della duplicazione
del cubo al seguente:
Dati due segmenti a, b,
costruirne altri due x, y che
con a e b , formino la
proporzione:
a : x = x : y = y : b,
ma non lo risolse
a x y
 
x y b

 x 2  ay

 ab x3  a 2b e se
 x.  y b  2a x 3  2a 3
 4
Menecmo (IV sec. a. C.) e le coniche
usa tre tipi di cono: rettangolo, acutangolo e ottusangolo e li
seziona con un piano perpendicolare a una generatrice

parabola iperbole
a x y
ellisse  
x y 2a
Risolve il problema della duplicazione
del cubo intersecando due parabole
a3 2 x2 = ay e y2 = 2ax
o un’iperbole e una parabola 5
► Prima Scuola di Alessandria
III sec. a.C. – 30 a.C.

- Euclide (300 a.C.), Elementi


La geometria come teoria ipotetico-
deduttiva
- Archimede (287-212 a. C.)
La matematica non è concepita solo come analisi dei problemi astratti,
lontani dalle applicazioni, ma anche come studio di problemi
concreti con riferimento alle altre scienze (fisica, astronomia, …)
Sulla sfera e il cilindro, Misura del cerchio, Sulle spirali,
Sull’equilibrio dei piani, Quadratura della parabola,
Sui galleggianti, Metodo dei teoremi Meccanici, …
- Apollonio (262-190 a. C.), Coniche

► I commentatori e gli enciclopedisti


Pappo (III-IV sec.), Collezione matematica
6
Proclo (V sec.), Commentario al I libro degli Elementi di Euclide
Apollonio
e l’uso
delle
coordinate
7
Apollonio di Perga
(circa 262-190 a. C.)
La sua vita trascorse fra Alessandria,
dove ricevette la sua educazione
scientifica, e Pergamo dove c’erano
importanti centri di studi superiori e
ricche biblioteche.
Le sue doti di matematico erano così
notevoli che era chiamato “il grande
geometra”.
La sua opera più importante sono le
Coniche in 8 libri di cui l’ottavo è P. Ver Eecke, Les Coniques
andato perduto, dove vi è una teoria d’Apollonius de Perge, 1923
completa delle sezioni coniche. T. Heath, Apollonius of Perga.
8
Treatise on Conic Sections, 1896
Diversamente da Menecmo che utilizzava tre diversi tipi di cono
circolare retto, variando l’angolo al vertice, Apollonio ottiene le
coniche come sezione di un unico cono obliquo (a due falde)
variando l’inclinazione del piano secante

9
Libro I, def. 1 Se una retta,
prolungantesi all’infinito e
A
passante sempre per un punto
fisso, viene fatta ruotare
AO asse del cono lungo la circonferenza di un
 cerchio che non si trovi nello
stesso piano del punto in
base del cono modo che passi
E successivamente attraverso
ogni punto di quella
C circonferenza, la retta che
B O ruota traccerà la superficie di
un cono doppio [a due falde]

 D
 interseca 
secondo DE. Se prendo BC
(diametro del cerchio base) DE
L’intersezione del piano  con il allora ABC è il triangolo assiale
triangolo assiale ABC è detta (contiene l’asse del cono) 10
diametro della conica.
Caratteristiche delle Coniche e metodi
 Apollonio usa l’origine stereometrica delle coniche per ottenere la proprietà
fondamentale di ogni conica (proprietà piana) e questa costituisce la base dei
successivi sviluppi della teoria
 Gli ‘strumenti’ o procedimenti utilizzati sono:
- l’algebra geometrica (che sopperisce l’assenza dell’algebra in Grecia), i cui
elementi basilari sono la teoria delle proporzioni (Elementi, V libro) che permette
di eseguire le operazioni elementari (moltiplicazione, divisione, elevamento a
potenza, estrazione di radice) e l’applicazione delle aree (Elementi, II libro) che
risolve problemi che si possono tradurre in equazioni di 1° e 2° grado (Elementi,
II.5, II.14)
- l’uso delle coordinate cioè il fissare enti (segmenti) comuni, in grado di dare la
relazione fondamentale di ciascuna (modernamente stabilire cioè il legame fra
ascisse e ordinate di un sistema di riferimento) diametro della conica (asse x) e
tangente alla conica in un estremo del diametro (asse y). Gli assi possono essere
ortogonali oppure obliqui. Ordinata: (tracciata
ordinatamente, ordinatim applicata)
 L’opera è difficile per un lettore moderno poichè Apollonio salta spesso i
passaggi intermedi. I commentatori Pappo e Eutocio ne hanno integrato il testo 11
con dei lemmi.
Uso della teoria delle proporzioni
per eseguire ‘geometricamente’ le operazioni algebriche
(moltiplicazione, divisione, elevamento a potenza, estrazione di radice)

AB : BC = BD : BE E d
C b
a :b  c :d ad  bc D A
a
B
c
a0 a1 a2 an 1
   ...  Medi proporzionali
a1 a2 a3 an
n
an  a1  a1 an
  n
a0  a0  a0 a0
12
Uso dell’applicazione delle aree
per “risolvere” un’equazione quadratica
Trovare un quadrato la cui area sia uguale a quella di un dato
rettangolo ABCD
G Si prolunghi AB di un segmento BE =
BC.
Si prenda il punto medio F di AE, si tracci
il cerchio di centro F e raggio FE.
x Sia G il punto di intersezione con la
circonferenza del prolungamento del lato
BE del rettangolo dato, allora BG è il
A F B E segmento cercato.
il triangolo AGE è rettangolo (inscritto in
b un semicerchio) e per il teorema di
Euclide
a
BG2 = ABBE = ABBC
D C

x2 = a  b 13
A
Coniche I. 11
 Costruzione: PM//AC BC DE
QV//DE
Se PL   e PL PM e tale che
PL : PA = BC2 : AB·AC
allora
PL : lato retto
QV =PL ·PV
2

Costruisce HK//BC
HQK  alla sezione (cerchio) con
 E piano // , dunque QV2 = HV ·VK
Per la similitudine dei triangoli PHV, AKH, ABC
HV : PV = BC : AC
Da PM // AC e dalla similitudine (AHK, ABC) è VK : PA = BC : AB e
moltiplicando i membri delle due proporzioni
HV · VK : PV · PA = BC2 : AC · AB
QV2 PL : PA
14
QV2 : PV · PA = PL : PA QV2=PL ·PV
Apollonio utilizza l’origine
stereometrica delle coniche come
sezioni del cono per ottenere la
proprietà fondamentale delle sezioni
coniche che è piana (sistema di
riferimento: diametro della conica e tangente
alla conica in un estremo del diametro). A
partire da questa proprietà ricava i
successivi sviluppi della teoria.

p
Parabola,
Coniche I.11
QV2=PL ·PV
oggi , grazie a Descartes e Fermat (XVII sec.)

y 2  px 15
Quadrato(QV) è equivalente al Rettangolo (PV·PL)
Iperbole, QV2=PV ·VQ’
Coniche, I.12
QV = y
PV = x
PL = p
PP’= d
Oggi, grazie a Descartes e Fermat:

y 2  x  VQ'
dx d p
 VQ'  p  x
VQ' p d
2 p 2
y  px  x
d

Quadrato(QV) è equivalente al Rettangolo(PV·VQ’) 16


Ellisse,
Coniche, I.13

QV2=PV ·VR

QV = y
PV = x
PL = p lato retto
PP’= d diametro
OGGI: y 2  x  VR
d dx p
 VR  p  x
p VR d
2 p 2
Quadrato(QV) è equivalente al Rettangolo(PV·VR) y  px  x 17
d
La tangente alla parabola
Prop. I. 33
“Si prenda un punto T
Q’ sul diametro della parabola,
Q
K oltre il vertice tale che TP = PV,
dove V è il piede dell’ordinata
da Q al diametro PV. La retta
T P V V’ TQ sarà tangente alla parabola”

Apollonio dimostra che TQ è tale che ogni suo punto diverso da Q giace al di
fuori dalla parabola. Il ragionamento è per assurdo:
suppone che K sia un punto del segmento TQ o del suo prolungamento, che cada
all’interno della parabola e mostra con proprietà geometriche che ciò porta
ad un assurdo.
Il suo metodo non è generale, cioè applicabile ad ogni curva
(come nei metodi infinitesimali del XVII secolo),
ma è un teorema relativo a quella curva specifica, la parabola.

18
Le Coniche di Apollonio
LIBRO I definizioni e proprietà fondamentali delle sezioni coniche.
(60 prop.) Nelle Prop. 11, 12, 13 Apollonio trova le proprietà caratteristiche della
parabola dell’iperbole e dell’ellisse.
Alcune proprietà sulle tangenti (la tangente a una curva C in un punto P è
una retta t tale che fra C e t non può essere tracciata nessuna altra retta
passante per P, tale cioè che ogni suo punto diverso da P giace fuori della
curva); per es. Prop. 33: Se si prende un punto T sul diametro PM di una
parabola QPQ’ fuori della curva e tale che TP=PV, dove V è il piede
dell’ordinata da Q al diametro PM, la retta TQ sarà tangente alla
parabola.

LIBRO II Proprietà degli asintoti (nella Prop.14 dimostra che la distanza fra una
(53 prop.) curva e il suo asintoto, se prolungati all’infinito, diventa minore di una
qualsiasi lunghezza data), delle tangenti e dei diametri coniugati (Def. I, 4:
Si dice diametro di una curva piana la retta che taglia in due parti uguali
tutte le corde della curva parallele ad una retta qualunque. Def. II, 6:
Chiamo diametri coniugati di una curva le rette tali che ciascuna è un
diametro che taglia in due parti uguali le rette parallele all’altra).
19
LIBRO III (56 prop.) Proprietà armoniche di polo e polare (vedi per es. Prop. 37)
Proprietà dei fuochi (chiamati così nel Rinascimento per le loro proprietà ottiche).
Apollonio usa la perifrasi «punti che nascono dall’applicazione» e li definisce solo per
l’ellisse e per l’iperbole: Detto AA’ il diametro della conica e F e F’ i fuochi, questi sono
definiti come punti tali che AF·FA’=AF’·F’A’= p AA’/4, dove p è il parametro della
conica.
Apollonio dimostra che in un’ellisse la somma (Prop. 52), in un’iperbole la differenza
(Prop. 51) delle distanze di un punto dai fuochi è uguale all’asse AA’.
«Il libro terzo contiene molti teoremi notevoli utili per la costruzione dei luoghi solidi. La
maggior parte di essi e più belli sono nuovi. Fra l’altro, fu dimostrando questi teoremi che
mi resi conto che Euclide non aveva costruito il luogo geometrico rispetto a tre o quattro
linee …, non era infatti possibile farlo senza queste mie scoperte» (Prefazione al Libro I).
Il problema è il seguente: Date 3 (4) rette giacenti in un piano, trovare il luogo
geometrico dei punti P tali che il quadrato della distanza di P da una di queste rette sia
proporzionale al prodotto delle distanze dalle altre rette (nel caso di 4 rette, il prodotto
delle distanze da due di esse sia proporzionale al prodotto delle distanze dalle altre due),
le distanze essendo misurate secondo angoli dati rispetto alle rette. Tale luogo è una
sezione conica. Pappo generalizzò il problema a n rette, con n>4. Affrontando questo
problema Descartes diede l’avvio alla sua ‘geometria analitica’ edita nel 1637.

20
LIBRO IV Apollonio trova «In quanti modi le sezioni coniche possono incontrarsi
(57 prop.) l’una con l’altra», in particolare ottiene dei teoremi nuovi relativi al
numero di punti in cui una sezione conica incontra i due rami di
un’iperbole (fu Apollonio a considerare i due rami come un’unica curva) e
ne è fiero infatti scrive che sono «degni di essere accettati per amore delle
dimostrazioni stesse, allo stesso modo che accettiamo molte altre cose nella
matematica per questa e nessuna altra ragione».

LIBRO V È dedicato ai segmenti massimi e minimi che si possono condurre da


(77 prop.) un punto ad una conica, «argomento degno di essere studiato per se
stesso». Si tratta di teoremi sulle tangenti, normali e subnormali (per es.
Prop. 8); ci sono proposizioni (Prop. 51 e 52) che conducono alla
determinazione dell’evoluta.

LIBRO VI Tratta l’uguaglianza e la similitudine di coniche «Due coniche si


(33 prop.) dicono simili se, tracciando in esse, delle ordinate in egual numero a
distanze proporzionali dal vertice, queste ordinate sono rispettivamente
proporzionali alle ascisse corrispondenti» (Def. 2).
Per es. dimostra che tutte le parabole sono simili (Prop.11).

LIBRO VII Teoria dei diametri coniugati.


(51 prop.)
21
Medioevo
476 caduta Impero Romano occidente
1453 caduta Impero Romano oriente
► Scienza e cultura islamica 750 – 1400,
recupero delle opere greche, traduzioni e commenti

► Omar Al Khayyam (XI-XII sec.)


soluzione geometrica (con le coniche) delle equazioni di
terzo grado; critiche al postulato delle parallele

► In Occidente: geometria pratica


► Richard Bradwardine (XIV sec.) a Oxford e
Nicole Oresme a Parigi studiano la variabilità e il moto
- introduzione dei diagrammi e delle coordinate per lo
studio di funzioni. 22
Omar al-Khayyam
(1048 - 1123)
Astronomo, matematico e
poeta persiano, celebre per le
sue Quartine (Rubáiyát)

Il tuo oggi non ha potere sul domani,


e il pensiero del domani non ti frutta che malinconia.
Non buttar via questo istante, se il tuo cuore non è pazzo,
ché questo resto di vita non si sa quanto possa valere
23
Sulle dimostrazioni dei problemi di al-jabr e al-muqabala

Con al-Khayyam l'algebra diventa la teoria generale delle


equazioni algebriche di grado minore o uguale a tre e con
coefficienti interi positivi
I caratteri salienti dell’opera di al-Khayyam si possono così
riassumere

 Osserva il principio di omogeneità dimensionale tra le


grandezze
 Per le equazioni di terzo grado non riconducibili ad equazioni di
secondo, riconoscendo il suo fallimento nella ricerca delle radici
per via algebrica, ricava le soluzioni per via geometrica
mediante intersezione di coniche
 Considera solo le soluzioni positive (non le radici negative)
delle quali discute le condizioni di esistenza
 Nonostante l’analisi sia profonda e dettagliata gli sfugge il caso
della terza soluzione positiva dell’equazione x3+ bx = ax2+ c 24
Classifica le equazioni secondo il loro grado e il numero di monomi che le
compongono, in particolare suddivide le equazioni di terzo grado in binomie,
trinomie e quadrinomie, come segue (a, b, c costanti e positive):
- equazione binomia x3 = c

x3  bx  c
- equazioni trinomie senza termine di secondo grado I. x3  c  bx
bx  c  x3

x3  ax2  c
- trinomie senza termine di primo grado II. x3  c  ax2
ax2  c  x3

- quadrinomie in cui tre termini positivi sono uguali ad un termine positivo


x3  ax2  bx  c
x3  ax2  c  bx
I. 3
x  bx  c  ax2
ax2  bx  c  x3

- quadrinomie in cui due termini positivi sono uguali a due termini positivi
x3  ax2  bx  c
II. x3  bx  ax2  c
25
x3  c  ax2  bx
L’equazione trinomia del I tipo x3  bx  c ,
(“un cubo più lati sono uguali a un numero”) viene scritta come
x3  p 2 x  p 2q con b = p e c = p q per il principio di omogeneità
2 2

dimensionale.
La risoluzione si ottiene per intersezione
della circonferenza x2 + y2 = q x
e della parabola y = x2 /p.

L’ascissa QS del punto


P di intersezione delle
curve rappresentate in
figura è la radice cercata.

Al-Khayyam non scrive C(q/2,0)


equazioni, ma usa
le proporzioni 26
Al-Khayyam dà una dimostrazione di tipo sintetico utilizzando la teoria delle
proporzioni.
Applica la proprietà della parabola data da Apollonio:
x p
 (1)
PS x
Considera ora il triangolo rettangolo QPR, la sua altezza PS è media
proporzionale fra QS e RS:
x PS

PS q  x
Uguagliando le espressioni precedenti ricava:
p PS
 (2)
x qx
D’altra parte dalla (1) PS = x2/p che sostituito
nella (2) fornisce l’equazione

x3  p 2 x  p 2q

27
Lo studio della variabilità e del moto
XIV sec. Oxford - Parigi
Fu uno dei temi preferiti nelle università, in particolare a
Oxford e a Parigi. I filosofi scolastici del Merton College
di Oxford formularono la cosiddetta regola mertoniana:
“se un corpo si muove di moto uniformemente
accelerato, la distanza percorsa è uguale a quella
che percorrerebbe nello stesso intervallo di tempo un
altro corpo con moto uniforme e velocità pari a quella
raggiunta dal primo corpo nell’istante medio
dell’intervallo di tempo”
La velocità non era definita in modo rigoroso, ma era intesa come una “qualità del
moto”

Nicole Oresme (1323?-1382) professore a Parigi e vescovo di Lisieux, ebbe


l’idea di rappresentare i moti, come in geografia con longitudini e latitudini :
lungo una linea orizzontale segnò dei punti a
rappresentare gli istanti di tempo (longitudini) e da ogni punto innalzò un
segmento perpendicolare la cui lunghezza indicava la velocità in quell’istante
28
(latitudini)
v0=0
Moto uniforme v = costante v0>0

Moto uniformemente difforme


[uniformemente accelerato]

Moto difformemente difforme [vario]

Oresme “dimostrò” la regola mertoniana L’area del trapezio rettangolo,


che rappresenta lo spazio
percorso con moto
v1  v2 uniformemente accelerato, è
2 v2
uguale all’area del rettangolo
v1
t1 t2 che rappresenta lo spazio
percorso con m. uniforme con
Tractatus de latitudinibus formarum
velocità pari a v1  v2 29
2
Rinascimento
XV – XVI sec.
► 1447 primo libro a stampa
Nascita della prospettiva
- Leon Battista Alberti (1404-1472)
- Piero della Francesca (1410?-1492)
- Albrecht Dürer (1471-1528)
► Nel Cinquecento si assiste a:
- un formidabile sviluppo dell’algebra ad opera degli algebristi italiani
(S. Dal Ferro, N. Tartaglia, G. Cardano, L. Ferrari, R. Bombelli, con
la risoluzione delle equazioni di terzo e quarto grado)
- la riscoperta dei classici greci (commenti e traduzioni di Euclide,
Archimede e Apollonio )
► François Viète (1540-1603) getta un ponte fra algebra e geometria
classica
► Johann Kepler (1571-1630)
30
le coniche, calcolo di volumi con tecniche infinitesimali
XVII sec.

► Nascita della geometria analitica


- René Descartes (1596-1650) Géométrie (1637)
- Pierre de Fermat (1601-1665) Ad loco planos et solidos isagoge
(1629)
► Nascita della geometria proiettiva
sostituire lo studio separato di ciascuna conica con una teoria
generale valida per tutte
- Girard Desargues (1591-1661), Brouillon projet d’une atteinte
aux événemens des rencontres du cône avec un plan (1639)
- Blaise Pascal (1623-1662) Essai sur les Coniques (1640) 31
32
Durante l’antichità e il Rinascimento (XVI sec.) i matematici si erano
preoccupati di giustificare i procedimenti algebrici con dimostrazioni
geometriche – la situazione iniziò a cambiare alla fine del XVI e nella
prima metà del XVII sec.

François Viète
1540-1603
Isagoge in artem analyticem (1591)
►l’interazione fra algebra e geometria cambia: l’algebra è in grado di risolvere
problemi di geometria.
L’algebra è vista come uno speciale procedimento di scoperta (ars analytica):
si parte dall’assunzione di ciò che si cerca e mediante la deduzione si arriva ad una verità nota

metodo dell’analisi si contrappone al metodo classico della sintesi (Euclide, Apollonio)

33
René Descartes 1596-1650
Filosofo, matematico e fisico.
Dallo studio della matematica (algebra e
geometria) elaborò un metodo per giungere
alla vera conoscenza basato sui seguenti
quattro principi:
 “non accettare mai per vera nessuna cosa che non conoscessi con
evidenza essere tale”
 “dividere ciascuna difficoltà che stessi esaminando in tante piccole
parti quante fosse possibile e necessario per giungere alla miglior
soluzione di essa”
 “condurre con ordine i miei pensieri cominciando dagli oggetti più
semplici e più facili … per salire a poco a poco, come per gradi, alla
conoscenza dei più complessi”
 “procedere in ogni caso ad enumerazioni così complete … da essere
certo di non aver omesso assolutamente nulla”
Discorso sul Metodo in Opere scientifiche di Réné Descartes, 1983 34
La Géométrie 1637
Lo scopo dell’opera:
“Tutti i Problemi di Geometria possono facilmente essere riportati a
termini tali che poi per costruirli, non c’è da conoscere
che la lunghezza di alcune linee rette”

Il programma di Descartes è dunque quello di utilizzare l’algebra nello studio dei


problemi geometrici. Per questo lo si indica come l’ideatore della geometria
analitica e del ‘metodo analitico’ applicato alle curve geometriche (algebriche)

“ Volendo risolvere qualche problema, si deve fin dal principio considerarlo


come già risolto, e assegnare una lettera ad ogni linea che si ritiene necessaria
per costruirlo, sia a quelle che non sono note, che alle altre. Poi, senza far
nessuna differenza tra quelle note e le incognite, bisogna svolgere il problema
seguendo quell’ordine che più naturalmente di ogni altro mostra in qual
modo le rette dipendano mutuamente le une dalle altre, fino a che non si sia
riusciti a trovare il procedimento per esprimere una stessa quantità in due
modi, cioè non si sia pervenuti a ciò che si chiama equazione”
35
Il simbolismo algebrico nella Géométrie raggiunge il suo massimo sviluppo ed è
sostanzialmente quello attuale, con l’unica differenza per il segno di uguale

Descartes utilizza le prime lettere dell’alfabeto per indicare i parametri e le ultime per
le incognite, per lui sempre concepiti come segmenti.
Crea una rottura rispetto alla tradizione classica greca, interpretando anche x2, x3, …
come segmenti, e non più come aree, volumi, ... Ridimensiona cioè la valenza
dell’omogeneità dimensionale che aveva grande peso all’epoca sui matematici e sui
fisici.

36
Scopo della Géométrie
Gli scopi della Géométrie coinvolgono
due livelli di problemi: uno tecnico e
uno metodologico
tecnico: il programma di Descartes è quello di usare
l’algebra nello studiare i problemi geometrici
(banco di prova è il problema di Pappo)
metodologico: come trovare la costruzione geometrica
di un problema quando la riga e il compasso
sono insufficienti e quali curve accettare nella
costruzione
37
Caratteri della Géométrie
abolizione del requisito di omogeneità nelle formule
algebriche (artificio: introduce un segmento unitario)
Salto qualitativo
considera problemi indeterminati. Le due coordinate x e
y sono legate da una sola equazione. I punti che risolvono
il problema sono infiniti e descrivono una curva
La Géométrie è una geometria di curve non di teoremi

Geometriche, che si possono esprimere con

un'equazione algebrica. Sono le sole che D.


curve considera accettabili in geometria

Meccaniche (quadratrice, spirale, logaritmica,


cicloide,...)
Non è un’esposizione didattica 38
Il I libro della Géométrie si apre mostrando come interpretare
geometricamente la moltiplicazione, la divisione e l’estrazione della radice
quadrata ed anche la soluzione delle equazioni di secondo grado.
E AB = 1 La moltiplicazione
C AB:BC = BD:BE e la divisione
BD·BC = BE
BE:BD = BC
D A 1 B

L’estrazione della
radice quadrata
1

FG = 1
FG:IG = IG:GH
IG2 = FG·GH

39
La risoluzione delle equazioni di 2°
grado
O
N
1 P
a
2 1 a2
OM  ON  MN  a   b2
M 2 4
L b

Per risolvere l' equazione x 2  ax  b 2


1
traccia un segmento LM  b e da L innalza un segmento NL  a
2
1
e perpendicolare a LM . Con centro in N costruisce un cerchio di raggio a.
2
Traccia la retta passante per M e N che interseca il cerchio nei punti O e P .
x  OM è il segmento cercato.
Descartes trascura la seconda radice perché " falsa" , cioè negativa.

40
Il problema di Pappo
Il problema di Pappo, enunciato nella sua forma più semplice, si presenta così:
Date 2n rette, trovare il luogo dei punti tali che il prodotto delle distanze dalle prime n
rette sia uguale al prodotto delle distanze dalle rimanenti.
Pappo lo aveva risolto in casi particolari. Descartes ne diede la soluzione generale:
scrivendo la curva con la sua equazione.
Siano (x,y) le coordinate di un punto generico C e sia d(C, r i ) = | ai x + bi y + ci | la distanza
di C dalla retta i-esima, dove a i , bi , ci sono i parametri della retta ri normalizzati in modo
che ai2 + bi2 = 1.

Il luogo geometrico dei punti che soddisfanola condizione ha equazione


 (aix + biy + ci ) =  (aix + biy + ci)

Descartes è quindi consapevole che una soluzione generale è possibile solo usando il
formalismo dell’algebra:
“ Mi pare di aver così interamente soddisfatto alle ricerche che, secondo Pappo, gli
antichi avevano impostato in questo campo e proverò a darne la dimostrazione in pochi
tratti, giacché sono già annoiato di averne scritto tanto”
41
“Siano AB, AD, EF, GH, ecc. parecchie linee date per posizione, e
occorra trovare un punto, come C, dal quale, condotte su quelle date
altre linee rette, come CB, CD, CF, CH, in modo che gli angoli CBA,
CDA, CFE, CHG siano dati e tali che il prodotto di una parte di queste
linee sia uguale al prodotto delle rimanenti o che l’uno stia all’altro in
un rapporto dato: ciò infatti non rende il problema per nulla più
difficile.
Innanzitutto suppongo il problema come già risolto, e per liberarmi dalla
confusione di tutte queste linee, considero una delle rette date e una di
quelle che bisogna trovare, per esempio AB e CB come le principali, e a
queste cerco così di riferire le altre.” (p. 553).

R
E A G
B

F H
C
D 42
Metodo per la determinazione della retta normale
ad una curva Géométrie, libro II

C(y0, x0)
suppone il problema risolto. Sia CP la normale
alla curva P(x,y)=0 in C
s PM = v-y0
x0
Considera il cerchio
2 di centro
2 2 P(v,0) e raggio s:
y0 x  (v  y )  s
A M P(v,0)

Se CP è normale alla curva in C il cerchio di centro P e raggio CP “tocca la curva in C senza


intersecarla”

 P ( x, y )  0
 2 2 2
 R( x)  0 oppure R( y )  0
 x  (v  y )  s
R(y) = 0 dovrà avere una radice doppia in y0, cioè dovrà essere della forma
R( y )  ( y  y0 ) 2 Q( y )
43
se P(x,y)=0 ha grado m, R(y)=0 ha grado 2m e Q(y) è un polinomio di grado 2m−2
Uguagliando uno a uno i coefficienti delle potenze omologhe si
otterranno 2m+1 equazioni da cui si possono ricavare i coefficienti di
Q(y), nonché i due parametri v e s.
Caratteri e limiti del metodo
 è un metodo algebrico rigoroso
 l’uso della circonferenza raddoppia il grado di P(x,y)=0
 serve solo per curve algebriche e, anche nei casi più semplici, dà
luogo a calcoli lunghi e complessi (soprattutto in presenza di radicali)

Descartes scrive: “Oso anzi dire che questo è il problema più utile e
generale non solo tra tutti quelli che conosco, ma anche tra tutti
quelli che in Geometria ho sempre desiderato conoscere”
In effetti, mentre nella geometria greca e in quella anteriore a lui il problema della
ricerca della retta tangente doveva essere affrontato caso per caso, operando invece
sulle curve tramite le loro equazioni si offre un metodo valido per tutta una
categoria di curve e non si deve ricorrere continuamente alle figure
(all’immaginazione). Pregio sottolineato da Leibniz. 44
Esercizi
1. Trovare la normale alla curva y = x3 in P(1,1) con il
metodo di Descartes e con quello moderno
 y  x3
 2 2 2
( x  v)  y  s
x 2  2 xv  v 2  y 2  s 2
R ( x)  x 6  x 2  2 xv  v 2  s 2  0
( x  1) 2 ( x 4  ax 3  bx 2  cx  d )  ( x  2 x  1)( x 4  ax 3  bx 2  cx  d ) 
 x 6  (a  2) x 5  ...  x 6  x 2  2 xv  v 2  s 2
eguaglio i coefficienti delle potenze omologhe ottengo 6 equazioni da cui ricavo
v4
2. Trovare la normale alla curva y = 1/x in P(2,1/2) con il metodo
di Descartes e modernamente
 1
 y 
x

( x  v) 2  1  s 2
 x2
15
... v 45
8
“E spero che i posteri mi saranno grati, non solo
per quello che ho qui spiegato, ma anche per tutto
ciò che ho omesso intenzionalmente al fine di
lasciar loro il piacere della scoperta”

La Géométrie presentava difficoltà di lettura e di interpretazione per le novità introdotte,


senza molti commenti dell’autore, per cui dal 1649 al 1695 furono redatte dagli olandesi e
da Jacob Bernoulli varie traduzioni latine con esemplificazioni, commenti, integrazioni e
semplificazioni dei metodi.
Particolarmente importante è la prima edizione latina con i commenti di Frans van
Schooten Geometria a Renato De Cartes, Leida 1649 che si arricchì nelle successive del
1659-1661, 1679,1695 delle aggiunte e dei commenti di Jan de Witt, Jan Hudde, F. de
Beaune, Jacob Bernoulli, che ne favorirono la diffusione.
Fu l’edizione in due volumi del 1659-61 ad essere studiata da Newton e da Leibniz.

C. Adam, P. Tannery, Oeuvres de Descartes,


12 voll, Paris 1897-1913 46
Hudde De Witt
Pierre de Fermat (1601-1665)
Figlio di un mercante, compì studi
giuridici a Tolosa, dove esercitò la
professione di magistrato fino al 1648
quando divenne consigliere del re.
Non fu quindi un matematico di
professione, ma diede contributi rilevanti
alla nascita dell’analisi infinitesimale e
della geometria analitica. Fu l’iniziatore
del calcolo delle probabilità e della
teoria dei numeri vera e propria.

La maggior parte dei suoi risultati hanno il carattere di brevi saggi o compaiono
nelle lettere che scriveva agli amici. Pubblicò poco e molti dei suoi lavori
apparvero solo dopo la sua morte. Sarà il maggiore dei suoi figli Samuel a
divulgare le sue ricerche in teoria dei numeri sulla base delle annotazioni a
margine della Arithmetica di Diofanto edita da C. G. Bachet de Méziriac. 47
Ad loco planos et solidos isagoge
Introduzione ai luoghi geometrici rappresentati da rette
e da curve di secondo grado 1629

È probabile che Fermat sia giunto alla geometria


delle coordinate dallo studio dell’opera di
Apollonio e dalla traduzione dei risultati in forma
algebrica.
“Gli antichi hanno trattato i luoghi, ma non
erano in grado di trattarli in modo generale”

“Ogni volta che in un’equazione finale si trovano due quantità


incognite abbiamo un luogo, in quanto l’estremità di una di esse
descrive una linea retta o curva” (Oeuvres Fermat, vol. I, p. 91)

P. Tannery, Ch. Henry, Oeuvres de Fermat, 4 voll. Paris, 1891-1912


48
La trattazione di Fermat è più ‘didattica’ rispetto a quella di Descartes. Egli parte
dall’equazione della retta e via via considera equazioni di grado superiore
(circonferenza, coniche) tazioni e terminologia di F. Viète
I(x,y)
Sia NMZ una retta data in posizione [asse x],
Ey
si fissi N [origine], si ponga
NZ = A (x, quantità incognita) e
A
x ZI (sotto l’angolo dato NZI, non
N Z M
necessariamente retto) = E (y, altra incognita)
Sia D·A = B · E, allora I starà su una retta
data in posizione.
Infatti sarà B/D=A/E, dunque
è dato il rapporto A/E, e, essendo dato l’angolo NZI (in fig retto), il
triangolo INZ è dato, dunque I sarà su una retta data in posizione.
D in A aequetur B in E  Dx = By
(semiretta con estremo nell’origine. Fermat non usa ascisse negative)
49
Considera poi l’equazione lineare più generale:
Zpl – D in A aequetur B in E
C2  Dx = By
Si ponga D · R = C2 B/D = (Rx) /y
Sia MN=R, sarà allora dato M e MZ = Rx, dunque
MZ/ZI è dato come è dato l’angolo in Z, pertanto I
è dato anche il triangolo IZM, allora y
I starà su una retta data in posizione. x R-x
N Z M
R

Aq aequatur D in E parabola x2 = Dy
A in E aequatur Zpl iperbole xy= C2
Bq –Aq aequatur Eq cerchio B2 – x2 = y2
50
Retta tangente - FERMAT
Metodo dei massimi e minimi

Si consideri la funzione y=ƒ(x) e si voglia trovare il massimo o il minimo. Nelle


vicinanze di un massimo o di un minimo le variazioni sono insensibili. Se a è il
punto di massimo di ƒ si avrà
ƒ(a) ~ ƒ(a + E)
se E è infinitamente piccola. L’uguaglianza approssimata o, come dice Fermat,
l’adaequatio, permette di determinare i max o min. Raccogliendo i termini e
dividendo per E Fermat ottiene
ƒ (a + E) – ƒ (a) ~ 0
E
e ponendo E=0 giunge al risultato, con un procedimento non rigoroso, che
introduce il rapporto incrementale e che porterà al concetto di derivata, una
volta definito il concetto di limite.
51
Gilles Personne de Roberval
1601-1675
retta tangente per via cinematica

"La direzione del movimento di un punto che


descrive la curva è la retta tangente della curva in
ogni posizione di quel punto."

"Per le proprietà specifiche della curva, che vi


sono date, esaminate i diversi movimenti che
I
D compie il punto che la descrive proprio là dove
B F
intendete condurre la tangente: componete poi
tutti questi movimenti in uno solo, tracciate la
C
linea che rappresenta la direzione del moto
A composto e avrete la tangente alla curva."

52
I "Si abbia un’ellisse e sia F un punto sulla curva.
D
Tracciamo le rette BFC e AFD condotte a partire
B F dai fuochi A e B. Siccome il punto F si allontana
da uno dei punti A e B tanto quanto si avvicina
C all’altro, è sufficiente dividere l’uno dei due
A angoli AFC o BFD in due parti uguali tramite la
retta FI che sarà la tangente."

    
 
B
2

v F  r1 1  r1 1 1 v F  r2  2  r2 2 2
α2
r2  
v F 1  r1 r1+r2 = cost.
F
r1  r2 =0
  r1  r2
r1

v F  2  r2
   
1 v F  1   v F   2
 
vF cosα =  v
1 F
cosα2, dunque α1=α2 53
La nascita dell’analisi infinitesimale

Isaac Newton (1642-1727) Gottfried Wilhelm Leibniz


(1646-1716)

1665-66 biennium mirabilissimum 1672-1676 soggiorno a Parigi


1684 Nova methodus

54
Bibliografia essenziale

Boyer C., History of analytic geometry, The Scripta Mathematica Studies, New York, 1956
Freguglia P., La geometria tra tradizione e innovazione 1550-1650, Bollati Boringhieri,
Torino, 1999, Cap. 4
Kline M., Storia del pensiero matematico, (1972), Torino, Einaudi, I vol., 1991, pp. 106-118, 227-
228, 246-248, 353-354, 359-369, 636-647
Lojacono E., Cartesio, I Grandi della Scienza, Le Scienze, 2000
Katz V. (ed.), Historical Modules for the Teaching and Learning Mathematics, The Mathematical
Association of America, 2005

I testi
Heath T., Apollonius of Perga. Treatise on Conic Sections, Cambridge
University Press, 1896.
Ver Eecke P., Les Coniques d’Apollonius de Perge, De Brouwer, Bruges, 1923
Al Khayyam O., L’oeuvre algébrique, etablie, traduite et analysée par R. Rashed et
A. Djebbar, Paris 1979
Adam CH., Tannery P., Oeuvres de Descartes, 12 voll., Paris, 1897-1913
Descartes R., Opere scientifiche, Classici della scienza, Utet, Torino, 1983
Tannery P., Henry Ch., Oeuvres de Fermat, 4 voll, Paris, 1891-1912
55
Euler L., Introductio in analysin infinitorum , II vol. Lausannae, 1748

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