Sei sulla pagina 1di 89

CORSO DI BASE DI SPECIALIZZAZIONE IN PREVENZIONE

INCENDI

Tecnologia dei materiali e delle strutture ed altre misure


di protezione passiva
Resistenza al fuoco delle strutture e trattazione del cap. S.2
della R.T.O.
dott. ing. Luca Ponticelli – C.N.VV.F.
Roma, 12/12/2016
COSA È LA RESISTENZA AL FUOCO ?

dal D.M. 9 marzo 2007:


“Una delle fondamentali strategie di protezione da perseguire
per garantire un adeguato livello di sicurezza della costruzione
in condizioni di incendio. Essa riguarda la capacità portante in
caso di incendio, per una struttura, per una parte della
struttura o per un elemento strutturale nonché la capacità di
compartimentazione rispetto all’incendio per gli elementi di
separazione sia strutturali, come muri e solai, sia non
strutturali, come porte e tramezzi.”
LA CAPACITÀ PORTANTE IN CASO DI INCENDIO

dal D.M. 9 marzo 2007:


“Attitudine della struttura, di una parte della struttura o di un
elemento strutturale a conservare una sufficiente resistenza
meccanica sotto l’azione del fuoco con riferimento alle altre
azioni agenti.”
LA CAPACITÀ DI COMPARTIMENTAZIONE IN CASO
DI INCENDIO

dal D.M. 9 marzo 2007:


“attitudine di un elemento costruttivo a conservare, sotto
l’azione del fuoco, oltre alla propria stabilità, un sufficiente
isolamento termico ed una sufficiente tenuta ai fumi e ai gas
caldi della combustione, nonché tutte le altre prestazioni se
richieste.”
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE
Campo di
Simbolo Significato Campo di applicazione Simbolo Significato
applicazione

Capacità Muri, solai, tetti, travi, colonne, balconi, scale, P Continuità di Cavi elettrici e loro
R portante passerelle, pavimenti sopraelevati.
corrente o capacità sistemi di protezione dal
PH di segnalazione. fuoco
Muri, solai, tetti, controsoffitti, facciate continue,
Resistenza
pavimenti sopraelevati, sistemi di sigillatura, porte,
E Tenuta
canalizzazioni, condotte di ventilazione, serrande G all’incendio della Camini
fuliggine.
tagliafuoco, condotti di estrazione del fumo.
Muri, solai, tetti, controsoffitti, facciate continue,
Capacità di
pavimenti sopraelevati, sistemi di sigillatura, porte, Rivestimenti per pareti
I Isolamento
canalizzazioni, condotte di ventilazione, serrande K protezione al
e soffitti
fuoco.
tagliafuoco, condotti di estrazione del fumo.
Durata della
stabilità a
W Irraggiamento Muri, facciate continue, porte, chiusure. D temperatura
costante.
Durata della
stabilità lungo la
Azione
M meccanica
Muri. DH curva standard
temperatura –
tempo.
Dispositivo
Funzionalità degli Evacuatori di fumo
C automatico di Porte, chiusure di passaggi. F EMFC. motorizzati
chiusura

Funzionalità degli Evacuatori di fumo


S Tenuta al fumo Serrande tagliafuoco, condotti di estrazione del fumo. B ENFC. naturali

Classi: 15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240, 360 minuti
REI
CAPACITÀ PORTANTE TENUTA AL PASSAGGIO DI FUMI E GAS CALDI
Capacità di una struttura o di una sua parte di conservare la resistenza Capacità di una struttura o di una sua parte di conservare la tenuta al
meccanica in caso di incendio passaggio di fumi e gas caldi durante l’incendio
AZIONE MECCANICA CON O SENZA AZIONI
MECCANICHE

GAS CALDI

CALORE
200, 300, 400°C
NESSUNA LIMITAZIONE

ISOLAMENTO TERMICO
TEMPERATURA
Capacità di una struttura o di una sua parte di conservare l’isolamento
termico durante l’incendio
CON O SENZA
AZIONI
MECCANICHE

CURVA DI INCENDIO NATURALE


GAS CALDI

CALORE CURVA ISO 834


INCREMENTO MEDIO DI
TEMPERATURA DI 140°C
INCREMENTO MASSIMO DI TEMPO
TEMPERATURA DI 180°C ACCENSIONE RISCALDAMENTO RAFFREDDAMENTO
(con curva STANDARD)
CRITERI DI RESISTENZA AL FUOCO

La capacità portante R è
l’attitudine dell’elemento da
costruzione a conservare la
resistenza meccanica sotto
l’azione del fuoco.
Da notare che:
la perdita di resistenza meccanica dell’elemento corrisponde al
raggiungimento di uno stato limite di collasso corrispondente
all’incapacità di sostenere i carichi o al raggiungimento di una
deformazione incompatibile con l’impiego dell’elemento
per elementi portanti e di compartimentazione la perdita del
requisito R comporta automaticamente la perdita dei requisiti E ed
I
CRITERI DI RESISTENZA AL FUOCO

La tenuta E è l’attitudine di un
elemento da costruzione a non
lasciar passare né produrre, se
sottoposto all’azione
dell’incendio su un lato,
fiamme, vapori o gas caldi sul
lato non esposto.
Da notare che:
la perdita della tenuta riguarda quegli effluenti dell’incendio che
possono causare l’accensione della superficie non esposta o di
altri materiali ad essa adiacenti
la perdita del requisito E comporta automaticamente la perdita
del requisito I e del requisito W
CRITERI DI RESISTENZA AL FUOCO

L’isolamento I è l’attitudine di
elemento da costruzione a
ridurre entro un dato limite la
trasmissione del calore dal lato
esposto all’incendio al lato non
esposto.
Da notare che:
la perdita dell’isolamento riguarda il raggiungimento di quelle
temperature convenzionalmente ritenute in grado di causare
l’accensione della superficie non esposta o di altri materiali ad
essa adiacenti
le temperature sono: 140 °C oltre la temperatura ambiente (20
°C) come valore medio e 180 °C oltre la temperatura ambiente
come valore massimo
OBIETTIVI DA PERSEGUIRE IN TEMA DI RESISTENZA
AL FUOCO

•COSA PERSEGUIRE: CAPACITÀ PORTANTE, CAPACITÀ DI COMPARTIMENTAZIONE O ENTRAMBE ?

•PER QUANTO TEMPO PERSEGUIRE: PER UNA CLASSE TEMPORALE O PER UNA DURATA

•COME PERSEGUIRE: METODO SPERIMENTALE, ANALITICO O TABELLARE ?


IL PERCORSO NORMATIVO DA SEGUIRE IN TEMA DI
RESISTENZA AL FUOCO PER STABILIRE “COSA”,
“QUANTO” E “COME”…

ATTIVITÀ

NON NORMATA
NON NORMATA
E NON SOGGETTA
NORMATA E SOGGETTA
AL DPR 151/2011
AL DPR 151/2011

SECONDO REGOLE D.M. INFRASTRUTTURE


SECONDO REGOLE D.M. 9 MARZO 2007
TECNICHE VERTICALI D.M. 3 AGOSTO 2015 E TRASPORTI
TECNICHE VERTICALI D.M. 16/2/2007
ALLEGATE AL D.M. 3/8/2016 14/1/2008 (N.T.C.)
IL “COME”
D.M. 16/2/2007 E CAP S.2 DEL D.M. 3/8/2015
IL D.M. 16 FEBBRAIO 2007 E L’ALLINEAMENTO ALLA
NORMATIVA EUROPEA

Il D.M. 16/2/07 si applica ai prodotti ed agli elementi costruttivi incorporati permanentemente


in opere civili e per i quali è richiesto il requisito di “resistenza al fuoco”.

La prestazione nei confronti della resistenza al fuoco di un prodotto o di un elemento


costruttivo può essere effettuata mediante:

VALUTAZIONE DELLA
PRESTAZIONE

PROVE SPERIMENTALI CALCOLI ANALITICI CONFRONTO CON TABELLE

All C
Secondo norme europee All D
Secondo gli Eurocodici
All B
Nota DCPREV 4638 del
5/4/2013
IL METODO SPERIMENTALE
IL D.M. 16/2/2007 (ALL. B)
IL D.M. 16/2/2007 (ALL. B)
RAPPORTO DI PROVA E DI CLASSIFICAZIONE
NORMA EN 13501-2
RAPPORTO DI CLASSIFICAZIONE
Lo scopo del rapporto di classificazione è quello si stabilire una modalità uniforme di presentazione dei risultati di classificazione di
resistenza al fuoco e del campo di applicazione diretta dei risultati di prova.
Il rapporto di classificazione si basa si pertinenti metodi di prova, funzione della tipologia di prodotto da costruzione da classificare e
può necessitare di più rapporti di prova.
I contenuti minimi del rapporto di prova riguardano:
a) Il riferimento alla resistenza al fuoco;
b) Numero identificativo e data del rapporto di classificazione;
c) Denominazione ed indirizzo del titolare del rapporto di classificazione;
d) Denominazione, indirizzo e numero di abilitazione dell’Organismo che ha predisposto il rapporto di classificazione;
e) Dettagli della tipologia e della funzione dell’elemento classificato inclusa la denominazione commerciale;
f) Descrizione dettagliata, piena e completa dell’elemento classificato e una chiara specificazione del campo di applicazione diretta
dei risultati di prova.
g) Il riferimento alle prove condotte indicando:
la denominazione del laboratorio che ha condotto I test
la denominazione del produttore che ha richiesto I test
la tipologia di test ed il numero di rapporto di prova
la norma di riferimento utilizzata
risultati dettagliati dei test
h) La classificazione ed il campo di diretta applicazione diretta dei risultati di prova
i) Il riferimento alla norma di classificazione (es. EN 13501-2 art…)
j) Nel caso delle norme della serie EN 13381 riportare l’esito della valutazione come indicato nelle norme medesime e nella EN 13501-
2
k) Descrizione dettagliata del campo di applicazione diretta dei risultati di prova
l) Ulteriori necessità
m) Eventuali restrizioni nell’uso del rapporto di classificazione
n) L’avvertenza che il rapporto di classificazione non costituisce certificazione di prodotto
IL D.M. 16/2/2007 (ART. 1)
CAMPO DI APPLICAZIONE DIRETTA DEL RISULTATO DI PROVA

Il “campo di applicazione diretta del risultato di prova” è


l'ambito, previsto dallo specifico metodo di prova e riportato nel
rapporto di classificazione, delle limitazioni d'uso e delle
possibili modifiche apportabili al campione che ha superato la
prova, tali da non richiedere ulteriori valutazioni, calcoli o
approvazioni per l'attribuzione del risultato conseguito.
IL D.M. 16/2/2007 (ALL. B)
FASCICOLO TECNICO, NORME EXAP E CAMPO DI
APPLICAZIONE ESTESA
IL D.M. 16/2/2007 (ART. 1)
CAMPO DI APPLICAZIONE ESTESA DEL RISULTATO DI PROVA

Il “campo di applicazione estesa del risultato di prova” è


l'ambito, non compreso tra quelli previsti al precedente comma
6 (campo di applicazione diretta del risultato di prova n.d.r.),
definito da specifiche norme di estensione.
CLASSIFICAZIONE IN BASE AI RISULTATI DI PROVE - IL
METODO SPERIMENTALE
A partire dal 25 settembre 2012 la Circolare n. 91 del 1961 è stata abrogata

- I rapporti di prova emessi entro il 31/12/1985 decadranno il 25/9/2008.


- I rapporti di prova emessi entro il 31/12/1995 decadranno il 25/9/2010.
- I rapporti di prova emessi entro il 25/09/2007 decadranno il 25/9/2012.

Le prove si effettuano accoppiando alla norma EN 13501 (valida in generale


per tutte le prove di resistenza al fuoco) le norme di prodotto specifiche.

A lato un esempio di marcatura CE di una trave prefabbricata.

Attenzione !!!
- Campo di applicazione diretta dei risultati di prova
- Campo di applicazione estesa dei risultati di prova
CLASSIFICAZIONE IN BASE AI RISULTATI DI PROVE - IL
METODO SPERIMENTALE
Portelli di Corda ceramica di
ispezione tamponamento cornice
porta campioni

Bruciatori
Chassis
metallico

Rivestimento
refrattario

Presa per
misura
Plate pressione
thermometer

Battuta cornice
porta campioni

Bocca di
estrazione
fumi
CLASSIFICAZIONE IN BASE AI RISULTATI DI PROVE - I
LABORATORI ITALIANI AUTORIZZATI
Ai fini del presente decreto è definito «laboratorio di prova» il
laboratorio di resistenza al fuoco dell’Area protezione passiva della
DCPST e i laboratori italiani autorizzati ai sensi del decreto del Ministro
dell’interno 26 marzo 1985 ovvero i laboratori di resistenza al fuoco di
uno degli altri Stati della Unione europea o di uno degli Stati contraenti
l’accordo SEE e la Turchia, cui viene riconosciuta da questo Ministero
l’indipendenza e la competenza dei laboratori di prova prevista dalla
Dal 2002 Direzione Centrale Prevenzione e norma EN ISO/CEI 17025 o da equivalenti garanzie riconosciute in uno
Sicurezza Tecnica degli Stati stessi.

1983 1987
Dal 2003 Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree

1986
2004

2004
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI - MURO
RESISTENTE AL FUOCO
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI
SOLAIO MISTO ACCIAIO-CALCESTRUZZO
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI -
TRAVE DI ACCIAIO
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI -
PANNELLO LEGGERO
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI -
CONTROSOFFITTO A MEMBRANA AUTOPORTANTE
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI
PORTONE SCORREVOLE METALLICO
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI
CHIUSURA COMPLESSA VETRATA
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI
CAMPIONE DI SIPARIO DI SICUREZZA
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI
SERRANDE TAGLIAFUOCO
PRODOTTI ED ELEMENTI COSTRUTTIVI CLASSIFICATI
ATTRAVERSAMENTI SOLAIO
IL METODO TABELLARE
IPOTESI DI BASE:

• IL METODO TABELLARE È UN METODO RIGIDO: NON SONO


AMMESSE INTERPOLAZIONI O ESTRAPOLAZIONI
• GLI ELEMENTI TRUTTURALI SONO ESPOSTI ALL’INCENDIO
STANDARD
• IL PRODUTTORE DEI RIVESTIMENTI DEVE DICHIARARNE
L’IDONEITA’
• LA POSSIBILITA’ DI RICORRERE ALLE TABELLE DELL’ACCIAIO E’
DECADUTA IL 25/9/2010.
IL METODO TABELLARE DEL D.M. 16 FEBBRAIO 2007 -
MURATURE NON PORTANTI (EI)
BLOCCHI DI LATERIZIO BLOCCHI DI CALCESTRUZZO NORMALE CLS ALLEGGERITO

Classe
Classe
Blocco con percentuale di Blocco con percentuale di Blocco con fori mono o
foratura > 55 % foratura < 55 % Blocco con fori multicamera o pieno Blocco con fori
Blocco con fori Blocco con fori
Intonaco Intonaco multicamera o Intonaco multicamera o
Intonaco Intonaco monocamera Intonaco monocamera
protettivo protettivo pieno protettivo pieno
normale normale normale
antincendio antincendio antincendio
30 s = 120 80 100 80 30 s = 120 100 (*) 100 (*) 80 (*) s = 100 80 (*)
60 s = 150 100 120 80 60 s = 150 120 (*) 120 (*) 100 (*) s = 120 80 (*)
90 s = 180 120 150 100 90 s = 180 150 150 120 (*) s = 150 100 (*)
120 s = 200 150 180 120 120 s = 240 180 200 150 s = 200 150
180 s = 250 180 200 150 180 s = 280 240 250 180 s = 240 200
240 s = 300 200 250 180 240 s = 340 300 300 200 s = 300 240
Intonaco normale: intonaco tipo sabbia e cemento, sabbia cemento e (*) Solo blocchi pieni (percentuale foratura < 15%)
calce, sabbia calce e gesso e simili caratterizzato da una massa volumica
compresa tra 1000 e 1400 kg/m3
BLOCCHI DI PIETRA
Intonaco protettivo antincendio: Intonaco tipo gesso, vermiculite o argilla
espansa e cemento o gesso, perlite e gesso e simili caratterizzato da una SQUADRATA
massa volumica compresa tra 600 e 1000 kg/m3 Classe Blocco pieno
30 S = 150

H ≤ 4m
60 S = 150
90 S = 250
ISO 834
120 S = 250

su un lato !!! 180 S = 360

240 S = 360
CLASSIFICAZIONE IN BASE AI RISULTATI DI PROVE - IL
METODO TABELLARE DEL D.M. 16 FEBBRAIO 2007
MURATURE PORTANTI (REI) (Circ. 1968 del 15/2/2008)

Materiale Tipo blocco 30 60 90 120 180 240

Laterizio (*) Pieno (foratura ≤ 15%) 120 150 170 200 240 300

H ≤ 8m
Laterizio (*) Semipieno e forato (15% < foratura ≤ 55 %) 170 170 200 240 280 330

Calcestruzzo Pieno, semipieno e forato (foratura ≤ 55 %) 170 170 170 200 240 300

Calcestruzzo
Pieno, semipieno e forato (foratura ≤ 55 %) 170 170 170 200 240 300
leggero (**)
h/s ≤ 20

Pietra
Pieno (foratura ≤ 15 %) 170 170 250 280 360 400
squadrata

(*) presenza di 10 mm di intonaco su ambedue le facce ovvero di 20 mm sulla sola faccia esposta al fuoco; i valori in
tabella si riferiscono agli elementi di laterizio sia normale che alleggerito in pasta
(**) massa volumica netta non superiore a 1700 kg/m3
CLASSIFICAZIONE IN BASE AI RISULTATI DI PROVE
IL METODO TABELLARE DEL D.M. 16 FEBBRAIO 2007 ELEMENTI IN C.A. (R)
TRAVI APPOGGIATE
Classe Combinazioni possibili di b e a bw

b = 80 bw
30 120 / 20 160 / 15 200 / 15 80
a = 25

b = 120
60 160 / 35 200 / 30 300 / 25 100 b b b
a = 40

b = 150 PILASTRI CIRCOLARI (b = Ø) O RETTANGOLARI (b = bmin)


90 200 / 45 300 / 40 400 / 35 100
a = 55
Classe Esposti su più lati Esposti su un lato
b = 200 30 b = 200 / a = 30 300 / 25 160 / 25
120 240 / 60 300 / 55 500 / 50 120
a = 65
60 b = 250 / a = 45 350 /40 160 / 25
b = 240 90 b = 350 / a = 50 450/40 160 / 25
180 300 / 70 400 / 65 600 / 60 140
a = 80 PARETI NON
PARETI PORTANTI 120 b = 350 / a = 60 450 / 50 180 / 35
Classe
PORTANTI
b = 280 180 b = 450 / a = 70 - 230 / 55
240 Esposte su un350
lato/ 80 500 /su75due lati
Esposte 700 / 70
Esposte su un160
lato
a = 90
240 - - 300 / 70
30 s = 120 / a = 10 120 / 10 s = 60

60 s = 130 / a = 10 140 / 10 s = 80

90 s = 140 / a = 25 170 / 25 S = 100

120 s = 160 / a = 35 220 / 35 S = 120


Hmax ≤4,5 m
COLONNE O
180 s = 210 / a = 50 270 / 55 S = 150 PARETI ESPOSTE
240 s = 270 / a = 60 350 / 60 S = 180

I valori di a devono essere non inferiori ai minimi di regolamento per le opere di c.a. e c.a.p. In
caso di armatura pre-tesa aumentare i valori di a di 15 mm. In presenza di intonaco i valori di b Hmax ≤6,0m
e a ne devono tenere conto nella maniera indicata nella tabella relativa ai solai in c.a. e c.a.p. Per
ricoprimenti di calcestruzzo superiori a 50 mm prevedere una armatura diffusa aggiuntiva che
assicuri la stabilità del ricoprimento.
DIFFERENZE CON IL DM
3/8/2015
IL METODO TABELLARE DEL D.M. 16 FEBBRAIO 2007 SOLAI
IN C.A. E C.A.P. (R)

TIPOLOGIA 30 60 90 120 180 240

Solette piene con H = 80 H = 120 H = 120 H = 160 H = 200 H = 240


armatura
monodirezionale a = 10 a = 20 a = 30 a = 40 a = 55 a = 65

Solai misti di lamiera di Hm = 80 Hm= 120 Hm= 120 Hm= 160 Hm= 200 Hm= 240
acciaio (cassero) con
riempim. in cls a = 10 a = 20 a = 30 a = 40 a = 55 a = 65

Solai a travetti con H = 160 H = 200 H = 240 H = 240 H = 300 H = 300


alleggerimento a = 15 a = 30 a = 35 a = 45 a = 60 a = 75

Solai a lastra con H = 160 H = 200 H = 240 H = 240 H = 300 H = 300


alleggerimento a = 15 a = 30 a = 35 a = 45 a = 60 a = 75

Valori minimi per il requisito R. Le misure sono espresse in mm. “H” rappresenta lo spessore della soletta, “a” rappresenta la
distanza dall’asse delle barre di armatura dalla superficie esposta all’incendio STANDARD. La tabella va letta con le indicazioni
fornite nel D.M. 16/2/2007.
IL METODO TABELLARE DEL D.M. 16 FEBBRAIO 2007 PER I
REQUISITI “EI” DEI SOLAI:

Per garantire i requisiti di tenuta e isolamento i solai di cui alla tabella D.5.1 devono
presentare uno strato pieno di materiale isolante, non combustibile e con conducibilità
termica non superiore a quella del calcestruzzo, di cui almeno una parte in calcestruzzo
armato. La tabella seguente riporta i valori minimi (mm) dello spessore h dello strato
di materiale isolante e della parte d di c.a., sufficienti a garantire i requisiti EI per le
classi indicate.

Classe 30 60 90 120 180 240

Tutte le tipologie h = 60 / d = 40 60 / 40 100 / 50 100 / 50 150 / 60 150 / 60

In presenza di intonaco i valori di h e di a ne possono tenere conto nella maniera indicata nella tabella D.5.1.
In ogni caso a non deve mai essere inferiore a 40 mm.
In presenza di strati superiori di materiali di finitura incombustibile (massetto, malta di allettamento,
pavimentazione, etc.) i valori di h ne possono tener conto
IL METODO TABELLARE DEL D.M. 16 FEBBRAIO 2007 - UN
CASO PRATICO:
a = 6,0 + 0,6 = 6,6 cm (copriferro lordo)
R 120
H = 6,0 + 15,0 + 5,0 = 26,0 cm (altezza strutturale)

h = 6,0 + 5,0 + 4,0 = 15,0 cm (strato isolante continuo)


EI 240
H = 6,0 + 5,0 = 11,0 cm (spessore di cls continuo nello strato
isolante)

Alleggerimento (es. polistirolo)


Pavimento incombustibile + massetto
4
5

15

barre Ø12 predalla


SOLAIO REI 120 !!!
IL METODO ANALITICO
METODI DI CALCOLO: GLI EUROCODICI

EUROCODICE MATERIALE
EN 1991 1-2 AZIONE FUOCO
EN 1992 1-2 C.A.
EN 1993 1-2 ACCIAIO
EN 1994 1-2 ACCIAIO/CLS
EN 1995 1-2 LEGNO
EN 1996 1-2 MURATURA
EN 1999 1-2 ALLUMINIO
ACCIAIO
(UNI EN 1993-1-2)
IL METODO DELLA
“temperatura critica”

Nell’ipotesi di distribuzione uniforme della temperatura la condizione di collasso si


verifica quando l’effetto dei carichi (eventualmente ridotti a seguito di ridistribuzione)
eguaglia la resistenza della membratura:

Efi,d = Rfi,d(θcr) (1)


Nell’ipotesi che la resistenza a caldo si possa esprimere come aliquota di quella ad inizio
incendio mediante il coefficiente di riduzione della tensione di snervamento (e dunque
NON NEL CASO DI VEIRFICHE DI STABILITÀ):

Efi,d = k(θcr)⋅Rfi,d,0 (2)


E fi, d
Introdotto il coefficiente di utilizzazione ad inizio incendio µ0: µ0 = (3)
R fi, d,0
La condizione di collasso diviene:
µ0 = ky,θcr (4)
da cui si deduce la θcr Per le sezioni snelle in
acciaio θcr,a = 350°C
ESPRESSIONE DELLA TEMPERATURA CRITICA
L’ANALISI TERMICA

Analisi semplificata

… materiale non protetto …


K⋅(θg – θ) ⋅dt ⋅A = δQ = dU = ρ ⋅V ⋅ca ⋅dθ

∆θ =
(
K ⋅ θg −θ ) ⋅ A ∆t
Analisi F.E.M. ρa ⋅ c a V

Modellazione
dell’incendio Fattore
di sezione
Proprietà del
materiale
L’ANALISI TERMICA

λp A p θ g,t − θ a,t  φ 
∆θ a,t = ⋅ ⋅ ⋅ ∆t -  e − 1 ∆θ g,t
10
dp ⋅ c a ⋅ ρ a V φ  
1+  
3
c p ⋅ ρp Ap
φ= ⋅ dp ⋅
… materiale protetto …
c a ⋅ ρa V
Proprietà del Proprietà del Fattore Modellazione
materiale protettivo di sezione dell’incendio
LE PROPRIETÀ DEI PROTETTIVI DELL’ACCIAIO

Si valutano in base alle due


norme europee:
EN 13381-4 reattivi e passivi
EN 13381-8 reattivi
È di fondamentale importanza la
definizione del fattore di sezione
A/V.
LE CURVE DI RISCALDAMENTO

c p ⋅ ρp Ap
cp = 0 ⇒ φ = ⋅ dp ⋅ =0
c a ⋅ ρa V
Si trascura l’assorbimento
del protettivo

Per gli elementi protetti,


queste curve possono essere
costruite solo se sono noti i
valori dei parametri termofisici
dei protettivi in base alle norme
EN 13381-4 e EN 13381-8.
UN ESEMPIO APPLICATIVO
PROGETTO DI UNA TRAVE INFLESSA R60

qfi,d = 20,0kN/m

HE200B (A/V aderente = 156 m-1)

L = 6,0 m

Mfi,d = qfi,dxL2/8= 90 kNm


Mr,d,0 = Wxfy/γa = 642550x235/1,0 = 151 kNm
(γa = 1,0 in base al N.A.D.)
µ0 = Mfi,d/Mr,d,0 = 90/151 = 0,6
CALCOLO DELLA TEMPERATURA CRITICA

θa,cr (0,6) = 550°C


CALCOLO DELLA TEMPERATURA DELLA TRAVE NON
PROTETTA DOPO 30 minuti
A/V = 156 m-1
θ=750°C > 554°C
LA TRAVE DEVE
ESSERE PROTETTA
DEFINIZIONE DELLO SPESSORE
DIPROTETTIVO
MEDIANTE IL RAPPORTO DI
VALUTAZIONE

Spessore: 1430 µm
CEMENTO ARMATO
(UNI EN 1992-1-2)
IL METODO DELL’ISOTERMA A 500°C
(EC2 1-2)

Barra reagente alla


temperatura θs

heff H

Sezione di cls
reagente a 20°C

beff
Isoterma a 500°C
B
ESEMPIO
CALCOLO DEL MOMENTO RESISTENTE DI UNA SOLETTA IN C.A. DOPO
UN’ESPOSIZIONE ALL’INCENDIO STANDARD DI 60 minuti SECONDO EC2
1-2
a = 2,5 cm

H = 25 cm

Copriferro netto: 2 cm
B = 100 cm Barre Ø 10/10”

Calcestruzzo: fcd = fck/γc,fi = 25/1,0 = 25,0 N/mm2


Acciaio: fyd = fyk/γs,fi = 440/1,0 = 440,0 N/mm2
εsy = fyd/Es = 440/(1,0 x 200000) = 0,22%
I COEFFICIENTI PARZIALI DI SICUREZZA SONO RIPORTATI NEI N.A.D.
MAPPATURA TERMICA

δ>500°C = 2 cm

θs = 450°C
CALCOLO DEL MOMENTO RESISTENTE

η⋅fcd
x λ⋅x

As⋅σs
t = 60

T60 = 0,8⋅As ⋅ fyd = 0,8⋅10 ⋅ π ⋅ 102/4 ⋅ 440/1,00 = 276,5 kN

C60 = h ⋅ fcd ⋅ λ ⋅ x ⋅ B
T60 276500
x= = = 13,8 mm < 25 - 2 = 23 cm
η ⋅ f cd ⋅ λ ⋅ B 25
1,0 ⋅ ⋅ 0,8 ⋅ 1000
1,0
ε
ε s = (H - a − x ) cu3 = (250 - 25 − 13,8 )
3,5
= 5,35% > εsy = 0,22%
x 13,8

Mu,d,60 = C60 x (H – a – λ⋅x/2) = 276,4 (250 – 25 – 0,8⋅13,8/2) = 60,7 kNm


PROGETTO DEL PROTETTIVO

Nell’ipotesi che il momento di progetto della soletta sia superiore a quello resistente
calcolato per l’esposizione all’incendio di 60 minuti (75kNm), si progetta lo spessore
di protettivo da applicare per garantire la resistenza richiesta dopo il prefissato tempo
di esposizione all’incendio.
Si adottano i risultati di test condotti in base alla norma ENV 13381-3.
Md = 75 kNm
Mr,d,60 = 60,7 kNm
Affinchè il momento resistente di progetto sia pari a 75 kNm, è necessario che
aumenti lo sforzo di trazione delle barre di armatura, penalizzato dalla temperatura
raggiunta (450°C ⇒ k = 0,8). L’applicazione del protettivo “raffredda” la sezione e ne
incrementa la capacità portante.
Procedendo per tentativi, si calcola lo sforzo di trazione delle barre affinché si
raggiunga la richiesta resistenza. Tale sforzo è di 345 kN, ottenibile con una tensione
di snervamento non ridotta per effetti termici. In sostanza, l’acciaio deve essere
mantenuto ad una temperatura non superiore a 400°C.
CALCOLO DEL COPRIFERRO DI PROGETTO
DELLE BARRE DI ACCIAIO

30 mm
CALCOLO DELLO SPESSORE DI PROTETTIVO DI PROGETTO

Per garantire i 3 cm di copriferro, è necessario applicare uno spessore di


protettivo all’intradosso della soletta tale da risultare equivalente ai 5 mm di
calcestruzzo mancanti per i 60 minuti di esposizione all’incendio standard.
La norme ENV 13381-3 introduce il concetto di spessore equivalente.
Se ne riporta un esempio:

dp (mm) 30 min 60 min 90 min 120 min 180 min 240 min

εd,pmin (mm) 2,0 3,9 7,8 9,9 10,1 - -

εp,dmax (mm) 4,0 5,3 11,0 14,9 16,5 16,6 15,9

La norma ammette l’interpolazione lineare. Dall’esempio si vede che uno


spessore di 2 mm di protettivo è sufficiente.
LEGNO
(UNI EN 1995-1-2)
LA CARBONIZZAZIONE

Spessore carbonizzato

Perimetro iniziale

Zoom
Linea di
carbonizzazione

Zona carbonizzata
Zona di pirolisi
IL METODO DELLA SEZIONE RESIDUA
(EC5 1-2)

SEZIONE SPESSORE SPESSORE IN


ZONA
RIDOTTA CARBONIZZATO DI FASE DI
βn ⋅ t CARBONIZZAZIONE
PIROLISI

SEZIONE ELEMENTI NON PROTETTI ELEMENTI PROTETTI


INIZIALE ED ELEMENTI PROTETTI CON MATERIALI
CON MATERIALI AVENTI AVENTI tch> 20 min
tch≤ 20 min

PERIMETRO
DELLA SEZIONE
RESIDUA
PERIMETRO
DELLA SEZIONE
RIDOTTA
t (min) t (min)
LA VELOCITÀ DI CARBONIZZAZIONE

dchar,0(β0)

dchar,n(β n)
ESEMPIO
METODO DELLA SEZIONE RESIDUA

Mfi,d = 7 kNm
Legno C24 h fi
26 cm
βn = 0,8 mm/min
Verifica R30
sezion e inizia le bf i
sezione residua
1 2 cm

Il frattile al 20% della resistenza è pari a kfi⋅fk = 1,25⋅24,0 = 30 N/mm2


Il coefficiente kmod è posto pari a 1,0.
f 1 . 25 ⋅ 24 ,0 N
La resistenza di progetto del legname è pari a: f d,fi = k mod 20 = 1,0 ⋅ = 30 ,0
γ M,fi 1,0 mm 2
Dopo 30 minuti di esposizione all’incendio, lo spessore carbonizzato è pari a:
def = dchar,n + k0⋅d0 = 0,8⋅30 + 1,0⋅7 = 31,0 mm
La sezione residua avrà le seguenti dimensioni:
bfi = 12 - 2⋅3,1 = 5,8 cm
hfi = 26 – 3,1 = 22,9 cm
b fi ⋅ h 2fi 5,8 ⋅ 22,9 2
Il modulo di resistenza ridotto della trave vale: W fi = = = 506 ,9 cm 3
6 6
M fi 7000000 N
La massima tensione normale nel legno vale pertanto: σ fi = = = 13,8 < f d,fi
W fi 506900 mm 2
IL COMPORTAMENTO DEI PROTETTIVI APPLICATI AL
LEGNO (EN 1995 1-2)
tf = tch tf > tch

dchar dchar

dchar(ta) 25 mm 25 mm
=
25 mm

0 tf =tch ta t 0 tch tf ta t

dchar dchar

dchar(ta) 25 mm 25 mm
<
25 mm

0 tf =tch ta t 0 tch tf ta t
IL COMPORTAMENTO DEI PROTETTIVI APPLICATI AL
LEGNO (EN 1995 1-2)
t < tch tch < t < tf tf < t < ta t > ta

β 0
k2 ⋅  con :
β n
β 0 β 0
β (mm/min) 0 1 − 0,018 h p gesso tipo F 2⋅ 1⋅ 
 β n β n
k 2 = 1,0 lana di roccia da 20 mm
0,6 lana di roccia oltre 45 mm

tch tf ta
(min) (min) (min)

Pannelli a base di hp
tch Si calcola
legno β0

Pannelli di gesso
tipo A, H 2,8 ⋅ h p − 14 tch Si calcola
monostrato

Pannelli di gesso
tipo D, E, F, R 2,8 ⋅ h p − 14 ENV 13381-7 Si calcola
monostrato

Fibre di roccia 0,07 (h p − 20 ) ρ p ENV 13381-7 Si calcola


IL “QUANTO”
CAP S.2 DEL D.M. 3/8/2015 E D.M. 9/3/2007
QUADRO DI ASSIEME DEL CAP. S.2 DEL D.M. 3/8/2015
Individuazione dei
livelli di prestazione Soluzioni conformi
in funzione
dei criteri di attribuzione

Integrazione con le prescrizioni


Livelli di prestazione Scelta della della RTV (se prevista)
(I, II, III, IV, V) tipologia di soluzione

Verifica indiretta del livello di


prestazione

Soluzioni alternative Verifica diretta del livello di


(Applicazione FSE) prestazione
LIVELLI E CRITERI DI ATTRIBUZIONE DEL D.M. 3/8/2015

Resistenza al fuoco:
livelli e criteri di attribuzione
Sono identificati cinque livelli di prestazione
con performance strutturali richieste crescenti
da I a V.
I criteri di attribuzione parlano il linguaggio del
Codice (profili di rischio, quote dei piani,
densità di affollamento, presenza di
disabili)
LIVELLO I

Resistenza al fuoco:
soluzioni progettuali per il livello I
Per il livello I di resistenza al fuoco, ad
esempio, la soluzione conforme
prevede un congruo distanziamento
da altre opere da costruzione, la
soluzione alternativa prevede che, con
i metodi F.S.E. indicati nel Codice, si
dimostri l’assenza di “effetti
domino”.
LIVELLO I
DISTANZIAMENTO
HMAX d = max {HMAX; dseparazione}

Resistenza al fuoco:
livello I e distanza di separazione
Per la determinazione della distanza di separazione
mediante soluzione conforme, il Codice prevede il metodo delle piastre radianti.
LIVELLO I: COLLASSO CONTROLLATO

Resistenza al fuoco:
livello I ed assenza di danneggiamento
Per la verifica dell’assenza di danneggiamento mediante soluzione alternativa, il Codice richiede
la verifica del meccanismo di collasso (guidato verso l’interno, in caso di costruzioni in aderenza)

Tipico esempio: depositi intensivi


automatizzati
LIVELLO II

Resistenza al fuoco:
soluzioni progettuali per il livello II
Per il livello II di resistenza al fuoco, è
ammessa la continuità strutturale, a
condizione che si dimostri l’assenza di
conseguenze esterne o verso altre
porzioni di struttura per almeno 30
minuti (sia per incendi nominali
nominali o naturali). In caso di incendi
naturali, va comunque garantita una
resistenza al fuoco non inferiore al
doppio del tempo massimo di esodo
degli occupanti.
LIVELLO II: MARGINE DI SICUREZZA PER L’ESODO
Resistenza al fuoco:
livello II e margine di sicurezza per l’esodo
Per la determinazione della classe minima di resistenza al fuoco della struttura o del
compartimento mediante soluzione alternativa, il Codice prevede la valutazione del margine di
sicurezza per l’esodo degli occupanti.
Vanno comunque garantiti 30 minuti di resistenza dall’innesco.

ATTENZIONE!!!
IL MARGINE DI SICUREZZA VA CALCOLATO SIA
CON RIFERIMENTO A SCENARI DI INCENDIO
CHE METTANO IN CRISI L’ESODO CHE CON
SCENARI CHE METTANO IN CRISI LE
STRUTTURE.
LIVELLO II: SCENARI PER L’ESODO
Resistenza al fuoco:
livello II e margine di sicurezza per l’esodo
Il progettista deve ben individuare gli
scenari di incendio

Esempio
A Life safety C
B

B-C Structural stability


A

Unica uscita finale

Esempio
scenari
predefiniti dal
Codice per la life
safety
LIVELLO II: ASSENZA DI DANNEGGIAMENTO
Resistenza al fuoco:
livello II ed assenza di danneggiamento
Possono beneficiare del livello II anche compartimenti
di opere da costruzione a condizione che il collasso
strutturale non danneggi la rimanente opera. La
verifica è subordinata ad adozione di soluzioni
alternative e quindi metodi F.S.E.

Protezione parziale
Tipico esempio

Sperimentazione a
Rouvroy-Les-Merles (F)
2008
LIVELLO III

Resistenza al fuoco:
soluzioni progettuali per il livello III
Per il livello III di resistenza al fuoco
non sono presenti novità significative,
salvo la ridefinizione delle classi
tabellari “basse” ed il perfezionamento
del metodo di calcolo del carico di
incendio specifico di progetto (legno).
LIVELLO IV

Resistenza al fuoco:
soluzioni progettuali per il livello IV
Il livello IV di resistenza al fuoco non è
obbligatorio. Il Codice prevede,
comunque, soluzioni conformi
finalizzate a limitare significativamente
il danneggiamento strutturale al
compartimento di primo innesco.
LIVELLO IV: SOLUZIONI PROGETTUALI
Resistenza al fuoco:
soluzioni progettuali per il livello IV
Per il livello IV di resistenza al fuoco la soluzione conforme del Codice impone il controllo di
parametri di danneggiamento (1/100, al fronte di 1/250 per lo SLE delle NTC ‘08), l’adozione
di giunti strutturali elastici ed a tenuta (se presenti), l’impiego di partizioni con requisito M e di
porte a tenuta di fuoco e fumo.
Verifica δ/L
Requisito M
Requisiti Sa E S200

L/2

δv,max

EN 1634-3
EN 1363-2
LIVELLO V

Resistenza al fuoco:
soluzioni progettuali per il livello V
Per il livello V di resistenza al fuoco,
non obbligatorio, il Codice non fornisce
soluzioni conformi o alternative ma
sottolinea che il progettista deve
garantire anche la piena funzionalità
degli impianti strategici, ai fini
dell’opera, durante e dopo l’incendio.
IL D.M. 9 MARZO 2007
I 5 LIVELLI DI PRESTAZIONE
Nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le conseguenze della
LIVELLO 1 perdita dei requisiti stessi siano accettabili o dove il rischio di incendio sia
trascurabile;

Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo sufficiente


LIVELLO 2
all’evacuazione degli occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzione;

Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo con


LIVELLO 3
la gestione dell’emergenza;

Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, un


LIVELLO 4
limitato danneggiamento della costruzione;

Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, il


LIVELLO 5
mantenimento della totale funzionalità della costruzione stessa.
IL D.M. 9 MARZO 2007
CONDIZIONI PER LA SCELTA DEL LIVELLO

• LIVELLO 1: NON AMMESSO


• LIVELLO 2: AMMESSO PER “PICCOLE” COSTRUZINI
ISOLATE
• LIVELLO 3: IN GENERE ADEGUATO
• LIVELLI 4 e 5: SE APPOSITAMENTE RICHIESTI
CARICO DI INCENDIO SPECIFICO DI PROGETTO
(D.M. 3/8/2015)

qf per attività (frattile 80%), per oggetto, per materiale


Primo tentativo almeno
Si passa da Cla.Raf 2.0 a Cla.Raf 3.0 15 minuti

Come nel DM 9/3/2007, ma riassociati Possibilità di legno protetto


IL D.M. 9 MARZO 2007
LA QUANTIFICAZIONE DELLA PRESTAZIONE NEI
CONFRONTI DELLA CURVA DI INCENDIO NOMINALE:
LIVELLI 2 E 3
• LIVELLO 2: 30 per costruzioni ad un piano fuori terra, senza interrati
60 per costruzioni fino a due piani fuori terra e un piano interrato

• LIVELLO 3:
Structural Design for Fire Resistenza al fuoco delle
Safety strutture
di Andrew Hamilton Buchanan di Roberto Lenzi
Pubblicato da Wiley & Sons E.P.C. (2004)
(2001)
Traduzione
P. Gambarova e R. Felicetti (2009)
HOEPLI

Resistenza al fuoco delle costruzioni


di Luca Ponticelli e Mauro Caciolai
a cura di Claudio De Angelis
Fire Safety
Pubblicato da UTET per il CNVVF (2008)
Engineering Design of
Structures
di J. A. Purkiss
Pubblicato da
Butterworth &
Heinemann (2007) Reazione e resistenza al fuoco
di Lamberto Mazziotti, Giuseppe
Paduano e Saverio La Mendola
Pubblicato da EPC (2010)

Guida agli Eurocodice 1, 2, 3 e 4


Progettazione di strutture in
Resistenza al fuoco delle strutture:
acciaio e composte acciaio-
EN 1991-1.2, EN 1992-1.2, EN 1993-
calcestruzzo in caso di incendio
1.2 E EN 1994-1.2
di E. Nigro, S. Pustorino,
di T. Lennon, D.B. Moore,
G. Cefarelli, P. Princi
Y.C. Wang e C.G. Bailey
Pubblicato da Hoepli (2010)
Traduzione di S. Tedeschi e
C. De Domenico
Pubblicato da EPC (2011)

Potrebbero piacerti anche