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Anna Jellamo (Roccella 1953) è ricercatrice presso l’istituto di Filosofia del Di
ritto dell’Università di Roma. Si è occupata di movimenti politici extraparla
mentari e di storia del pensiero politico e sociale, con particolare riferimento
al Liberalismo e alla sociologia inglese contemporanea.
<Feltrinelli
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
Prima edizione in “Presenze” maggio 1984
ISBN 88-07-11002-4
L’elenco dei silenzi delle scienze storiche e sociali nei confronti del
la Destra potrebbe continuare ma sarebbe probabilmente tedioso. Più
interessante, anche se arduo, cercare di spiegarne le cause. Una va pro
babilmente individuata nell’attrazione esercitata dal Fascismo storico,
nei cui confronti si è polarizzato buona parte dell’interessé dedicato a
quest’area, ivi producendo, soprattutto in sede storiografica, una bi
bliografia sterminata. Nei confronti del neofascismo, invece, e più in
generale della Destra postbellica12, sembra prevalere, soprattutto a sini
stra, un atteggiamento di sufficienza, che considera quest’area come un
mero residuo storico, espressione di ceti pre-industriali, di aree arretra
te, di personaggi legati alle nostalgie del passato, complessivamente
non meritevole di interesse concettuale. Quanto alla violenza nera (dal
lo squadrismo, al golpismo, al terrorismo vero e proprio), questa è vista
come un fenomeno meramente subalterno agli interessi del capitale o
degli apparati di stato, e i suoi protagonisti sono classificati o come gli
eterni cultori di fedi reazionarie, o come mazzieri prezzolati — in en
trambi i casi non meritevoli di soverchia attenzione analitica13.
A ciò si aggiunga che la preoccupazione dominante, negli studiosi
di sinistra, è rivolta al terrorismo rosso: questo infatti tende a presen
tarsi come filiazione diretta (anzi, l’unica autentica) degli insegnamenti
del marxismo, da cui la ricerca ansiosa, non disgiunta da qualche senso
di colpa, di “come ciò sia stato possibile”, spesso sfociante nelle diverse
versioni dei “ritratti di famiglia”. Né manca il tentativo di individuare
possibilità di recupero per i giovani (o almeno per alcuni) che “hanno
sbagliato”, scegliendo la via delle armi. Tutto ciò determina una con
centrazione degli sforzi analitici sull’eversione rossa, a scapito ulteriore
degli studi su quella di destra.
ancora decifrati disegni eversivi, resta che questi letiomeni hanno potu
to svilupparsi grazie a un clima e a min (pi i versili logica politica che
pongono lo studioso di fronte al problema ili comprendere. Quali itine
rari, quali matrici ideologiche, dottrinali, politiche. sono all’origine del
terrorismo nero? Quale contesto sociale lo nutre? Quali progetti lo agi
tano? Cercare di rispondere a queste domande, come aliti hanno fatto
per il terrorismo rosso, costituisce anche un contributo alla battaglia
contro tutti i terrorismi.
Ben diverso è, evidentemente, il discorso relativo ai filoni non vio
lenti, come la cosiddetta Nuova destra, che con i primi hanno comuni
matrici politico-culturali (e anche qualche protagonista), ma che se ne
differenziano nettamente nell’azione — se non altro perché non sono
dediti al terrorismo. Qui l’interesse è dovuto soprattutto a ciò, che con
la Nuova destra riaffiorano, sulla scena politico-culturale italiana con
temporanea, elementi di Weltanschauung, pulsioni, orientamenti ideo
logici, che presentano forti e volute rassomiglianze con quelli che carat
terizzarono la stagione dell’irrazionalismo successivo alla prima guerra
mondiale, e che anche per questo costituiscono indicatori inquietanti
delle tensioni e della crisi che travagliano in profondo la società italiana
di oggi.
teria così incandescente, gli autori si sono sforzati di utilizzare tali stru
menti col massimo di obiettività, nella convinzione che questa sia indi
spensabile per veramente capire, e che la comprensione dei fenomeni
anche più ostili alla democrazia sia un dovere (non meno che un dirit
to) degli studiosi democratici.
L’organizzazione del volume rispecchia gli argomenti affrontati. A
un primo capitolo dedicato a una panoramica generale sulle idee della
Destra italiana fino alla metà degli anni settanta, ne fa seguito un se
condo focalizzato sulle vicende del filone eversivo, dallo squadrismo
neofascista e nostalgico dell’immediato dopoguerra, allo spontaneismo
armato degli anni più recenti. La Nuova destra è oggetto del terzo ca
pitolo, che ne considera sia la vicenda e i contenuti attuali, che i refe
renti culturali presenti e passati (konservative Revolution e Nouvelle
Droite). Il quarto capitolo affronta, nel suo itinerario filosofico com
plessivo, il principale autore della Destra, Julius Evola, il cui pensiero,
nelle sezioni precedenti del volume, è stato considerato prevalentemen
te nelle sue valenze politiche. L’ultimo capitolo, infine, di fronte all’at
tuale tendenza sia della Destra eversiva (Terza Posizione, “Costruiamo
l’Azione” ecc.), che della Nuova destra e dei suoi interlocutori favoriti,
a proclamare obsoleta e inutile la distinzione fra destra e sinistra, attra
verso l’esame degli usi circoscritti della dicotomia, ne argomenta l’ap
plicabilità all’analisi delle ideologie.
Come sempre una ricerca complessa contrae debiti numerosi e dif
ferenziati. Questa in particolare non sarebbe stata possibile senza il
contributo di Patrizia Guerra e Inge Schladen, che hanno partecipato
al suo svolgimento e il cui nome solo per motivi contingenti non appare
nell’indice degli autori; di Vittorio Frosini, che fin dall’inizio, come se
gretario del Comitato per le Scienze giuridiche e politiche del CNR,
ha incoraggiato la ricerca; di Salvatore Veca, che ha seguito il lavoro
in tutte le sue fasi leggendo il manoscritto e fornendo preziosi suggeri
menti editoriali; dello staff della Fondazione Feltrinelli (Stella Bossi,
Nadia Buson, Angela Carapelli, Marisa Epis) che ha gestito gli aspetti
amministrativi. Particolarmente significativa è stata la collaborazione
di numerosi magistrati che, nel rigoroso rispetto delle norme procedu
rali, hanno reso possibile la consultazione di indispensabili materiali
giudiziari, e hanno condiviso con i ricercatori la loro grande esperienza
di indagini sui fenomeni eversivi: fra gli altri V. Borraccetti, G. Casel
li, M.L. Dameno, A. Macchia, R. Minna, C. Nunziata, P.L. Vigna, L.
Pepino, L. Violante. Marco Nozza, del “Giorno”, con grande generosi
tà, ha posto a nostra disposizione materiali e conoscenze acquisiti nella
sua lunga attività di giornalista; H. Winterberg, del Goethe Institut di
Torino è stato di grande aiuto nel reperimento di fonti tedesche.
F.F.
Note
1. PREMESSA
fronti di alcune entità “polari”, prima fra tutte la società, intesa come
l’insieme di “tutti quei valori, quegli interessi e quelle disposizioni che
rientrano nel lato fisico e vegetativo di una comunità” 24. Come si vede,
l’universo concettuale è qui affine a quello della classica dicotomia he-
gelo-marxista bürgerliche Gesellschaft politischer Staat; ma la posizione
di Evola si colloca, in maniera assolutamente ortodossa, all’interno del
pensiero antidemocratico, per la radicale svalutazione che essa compor
ta del momento economico identificato con la società civile come “si
stema dei bisogni” 25. Non a caso proprio a questo proposito Evola ri
chiama la prospettiva di Spengler, che considera la fase in cui l’econo
mia diviene sovrana come caratteristica del periodo di decadenza di un
ciclo di civiltà26. Per Evola, nella migliare delle ipotesi, l’economia ap
partiene all’ordine dei mezzi, mentre il governo dei fini ultimi va rigo
rosamente riservato alla politica; nella peggiore, che si verifica nella so
cietà contemporanea, il primato dell’economia realizza una vera e pro
pria allucinazione o “demonia” 27 di cui l’odierno consumismo è l’e
spressione più visibile e degradante. Il tentativo fascista di realizzare
l'autarchia, deve allora essere visto anche come una sfida alla concezio
ne dell’economia come “il nostro destino”, e in quanto tale va giudica
to positivamente, così come positivo deve essere il giudizio sul modello
economico-istituzionale proposto dal Fascismo, quello corporativo — a
condizione che esso non implichi un tentativo di scalata dell’economia
alla politica28. “Aberrante” è invece una formula come “stato del lavo
ro”, qua e là comparsa nel Fascismo, e “conclamata” nella costituzione
repubblicana29; ancora più deprecabile quella, gentiliana, di “umanesi
mo del lavoro”, entrambe riferibili “alle scorie, alle parti non essenziali
e non valide del fascismo” 50. Applicando queste categorie, Evola non
esita a definire demagogico uno dei mostri sacri del neofascismo, il Ma
nifesto di Verona, nelle sue componenti socializzatrici: l’aspetto da sal
vare della RSI è invece lo spirito combattentistico e legionario, uno dei
miti del pensiero evoliano 31.
L’opposto della società civile, la sfera politica, “si definisce con va
lori gerarchici, eroici e ideali, antiedonistici e, in una certa misura, an
che antieudemonistici, che la staccano dall’ordine dell’esistenza natura
listica e vegetativa” e la spingono verso la trascendenza32. Qui entra in
questione il contenuto “eroico” o militare, di servizio come onore e
lealismo in senso superiore, che con riferimento allo Stato può acqui
stare l’esistenza’3. Il Fascismo, secondo Evola, si sforzò di mantenere
un’“alta tensione ideale”, in omaggio a una concezione antiborghese,
combattiva della vita (“vivere pericolosamente”): il carattere “esteriore
e forzato” di varie iniziative assunte a questo fine non deve far trascu
rare che esse cercavano di rispondere a una esigenza fondamentale del
l’animo umano: quell’impulso alla “autotrascendenza” che le “fisime di
razionalizzazione” possono reprimere o screditare, non estirpare.
In quest’ordine di fenomeni assume importanza fondamentale il mi
1. DA E VOLA A FREDA 21
mente tale valore, questa strada non fu veramente percorsa dal Regi
me, in buona parte a causa dell’impedimento costituito dal Cattoli
cesimo 42.
In linea di massima, tuttavia, l’opposizione tra ordine politico e or
dine sociale ebbe sufficiente risalto nella dottrina fascista. Non altret
tanto si può dire di un’altra entità polare, quella di nazione-popolo.
Qui le formulazioni della dottrina (che in questo come in altri settori
Evola identifica con le parole di Mussolini) furono corrette 4\ed espri
mevano “l’idea classica di un rapporto dinamico e creativo fra ‘forma’
e ‘materia’. Popolo, ‘nazione’ in senso generico, naturalistico e anche
romantico, sono solo la ‘materia’, [...] lo Stato è la ‘forma’” 44. Esse
però furono contraddette dalla prassi, dove prevalse “un nazionalismo
facente appello ai semplici sentimenti di patria e di popolo” 45. Anche
su questo punto la posizione di Evola è rigorosamente tradizionalista:
il nazionalismo, già fattualmente anacronistico in un’epoca di grandi
blocchi sopranazionali, è da respingere soprattutto in via di principio.
La coppia nazione-popolo, nella sua formulazione moderna, è figlia dei
movimenti rivoluzionari legati ai principi dell’89, e come tale irrime
diabilmente inquinata in senso naturalistico-collettivista (gli “enfants
de la patrie”). Anche risalendo più indietro nel tempo le forze “nazio
nali” sono state portatrici di effetti disgregatori: fu l’emergere degli
stati nazionali monarchici a causare la dissoluzione della civiltà impe
riale e feudale del medioevo europeo, rappresentata da quell’impero
Ghibellino in cui, secondo Evola, si incarna, per l’ultima volta nella
storia, l’idea classica di imperiumAb. II recupero del medioevo ghibelli
no, e in particolare del Sacro Romano Impero come fusione di elementi
romani e germanici, viene da Evola affermato in polemica con la storio
grafia “patriottarda”, di ispirazione liberal-massonico-guelfa, che ha co
struito una “storia patria” dove si attribuisce carattere nazionale italia
no agli aspetti più problematici della nostra storia — a partire dalla
rivolta antimperiale dei comuni guelfi, per giungere al Rinascimento e
poi al Risorgimento (di cui, non a caso, “liberazione” e partigianesimo
si considerano la continuazione in quanto “secondo Risorgimento”) 47.
Ancora più drastico il pensiero di Evola riguardo al concetto di po
polo: “è di ‘razza’, ed ha una ‘razza’ solo una élite, mentre il popolo
non è che popolo, massa” 48. (Si osservi, di passaggio, come questa cop
pia di negazioni sia esattamente agli antipodi rispetto al privilegiamen-
to della dimensione nazional-popolare teorizzato da Gramsci.) Anche
su questo tema, Evola esprime in maniera rigorosa l’ortodossia del pen
siero reazionario, i cui topoi principali in materia sono sintetizzati con
grande efficacia da N. Bobbio:
stata e sempre avrebbe dovuto restare al di fuori del recinto della storia.
[...] E la plebe ha rovinato tutto con la sua volgarità, con il suo istinto per
le cose basse, per i piaceri inferiori. E qualche volta ha anche la sfrontatez
za, quando i suoi bisogni, anzi le sue “brame” non sono soddisfatte, di
ribellarsi (e allora si chiama più propriamente “canaille”). [...] ottenuto il
proprio trionfo, la plebe pretende di essere popolo, e invece è soltanto
“massa”: è la massa grigia, inerte, scialba, mediocre, rozza, di tutti i teori
ci della “crisi”, da Ortega a Spengler49.
Per Evola “lo Stato sta sotto segno maschile, la ‘società’, e per
estensione il popolo, il demos, sta sotto il segno femminile. [...] Poi la
linea si spezza, e la decadenza della idea di Stato, [...] si conclude con
l’inversione, per via della quale il mondo del demos, delle masse mate
rializzate, emerse a scalare la sfera politica.” Il momento decisivo è
quello delle rivoluzioni del Terzo Stato tramite cui il concetto astratto
della libertà trasforma in atomo la persona concreta, sciogliendola da
ogni nesso organico: ne risulta inevitabilmente l’emergere della massa,
il puro regno della quantità50: l’avvento del Quarto Stato porterà la
degradazione all’ultimo stadio. _
In base a questi principi vengono condannati non solo (ovviamen
te), i sistemi democratici, ma anche tutto quanto nei “regimi di ieri”,
appare come concessione a spinte provenienti dal basso, a cominciare
dal “ducismo” mussoliniano in cui si deve cogliere un’inclinazione “se
non demagogica almeno alquanto democratica [e quindi deteriore] ad
‘andare verso il popolo’, a non disdegnare il plauso della piazza” 51.
Queste tendenze, nel Fascismo italiano, furono, in qualche misura, te
nute sotto controllo dal riferimento alla dottrina romana dello Stato
come realtà trascendente l’elemento naturalistico. Diverso il caso del
Nazismo52 dove l’accento era sul popolo-razza (la Volksgemeinschaft),
in corrispondenza con la concezione hitleriana del rapporto capo-masse
(Fuhrerprinzip), che condusse alla realizzazione di una dittatura populi
stica, consolidata mediante Io strumento del partito unico, ed il mito
del Volk5’. Portando sul piano delle masse le antiche tradizioni germa
niche, il concetto di Reich e quello di razza, Hitler le distorse e degra
dò, ma ne fece anche strumenti di grande potenza: ciò nonostante, nel
l’aristocratico Evola, le deformazioni plebee del Nazismo suscitano so
lo la più gelida disapprovazione54.
Il disprezzo per il popolo e le masse rientra in un orientamento più
vasto, che, come meglio si vedrà nei capitoli III e V di questo volume,
è il vero nucleo della critica reazionaria alla democrazia, l’antiegualìtari-
smo55: ‘T ‘immortale principio’ dell’eguaglianza è puro non senso” 56.
Primo compito del vero Stato sarà dunque l’eliminare le istituzioni che
derivano da questo “non senso”, e innanzitutto l’aberrante sistema del
suffragio universale indiscriminato, “ormai includente lo stesso sesso
femminile”. Quelli che per autori come Erra sono aspetti positivi del
24 FRANCO FERRARESI
tion deriva anche un altro modello di attore presente nelle opere tarde
di Evola, nelle parti rivolte contro la “contestazione totale” e i suoi
rappresentanti, come i beati. A questi viene contrapposto Vanarchico di
destra, che si differenzia dagli altri perché la sua negazione non è fine
a se stessa, ma tesa ad affermare valori estranei all’orti'ne esistente, e
respinge il mondo borghese in nome di un superiore concetto di li
bertà 92.
Destra radicale fra la fine degli anni sessanta e la metà dei settanta.
Anche qui, è difficile schematizzare o attribuire rigorosamente a que
sto o quel gruppo l’una o l’altra affermazione. Pur con tutte le cautele,
sono tuttavia individuabili alcuni topoi abbastanza generalmente diffusi
nell’“ambiente”.
Si ha innanzitutto una presa delle distanze — non sempre esplicita
né dichiarata — nei confronti del Fascismo italiano: presa di distanza
la cui legittimità era già stata dimostrata dalla lettura critica evoliana.
Ancora una volta va ribadito quanto è stato detto a proposito delle re
visioni condotte nell’immediato dopoguerra: distanziamento non signi
fica antifascismo. Come la critica alle disfunzioni della democrazia è
del tutto compatibile (anzi, fisiologica) con un orientamento democrati
co, così nella Destra radicale il giudizio di fondo sul Fascismo rimane
altamente positivo: questo è pur sempre il fenomeno più sconvolgente,
innovatore, rivoluzionario apparso sulla scena politica del X X secolo;
la sua battaglia contro il comunismo è stata una crociata dei valori più
alti della civiltà occidentale contro la barbarie mongola; e così via.
Se però si vuole andare oltre l’atteggiamento nostalgico, di identifi
cazione sentimentale col passato, si deve riconoscere, nel Fascismo sto
rico italiano, l’assenza di idee-forza capaci di divenire, per la Destra
contemporanea, miti fondatori nel senso precedentemente illustrato. La
cultura fascista, come già Evola aveva sentenziato nel tono più sprez
zante, “non aveva lasciato nulla, ma proprio nulla, dietro di sé” 112: e
infatti personaggi che vanno da G. Gentile ad A. Rocco, da F.T. Mari
netti a G. D ’Annunzio, sono quasi del tutto assenti dalla bibliografia
della Destra di oggi, pure tanto ricca di nomi a loro contemporanei113.
Più in generale, come buona parte degli studiosi riconosce, la capa
cità mitopoietica del Fascismo italiano fu limitata, per il fondo irrime
diabilmente piccolo-borghese e provinciale che informò di sé il regime.
Mancò, per esempio — malgrado la truculenta ostentazione di simboli
funebri — una autentica mistica della morte, paragonabile a quella pre
sente nella Guardia di Ferro rumena o in certe manifestazioni del fa
langismo spagnolo114 (in quest’ultimo, d’altronde, si può ritenere che
la componente culturale ispanica fosse prevalente rispetto all’ideologia
politica del momento).
Il mito principale del Fascismo italiano, la romanità, da un lato ri
sulta troppo razionale e in un certo senso “scolastico” per rispondere
alle esigenze del radicalismo di oggi; dall’altro risente in misura pesante
delle rappresentazioni retoriche al limite della caricatura messe in scena
dal regime. Anche l’aspetto rituale, pure presente nel Fascismo (“saluto
al Duce”, “appello ai caduti” ecc., non a caso ricordato con approva
zione da Evola)115, svolse un ruolo cerimoniale tutto sommato seconda
rio, a causa della prevalenza attribuita ai meccanismi carismatici ruo
tanti intorno alla figura di Mussolini116. (Né si può escludere che alcu
ne caratteristiche storico-caratteriali del popolo italiano — fra cui forse
34 FRANCO FERRARESI
il senso del ridicolo — abbiano avuto un loro peso nel ridurre l’impor
tanza di questo asoetto.) Illuminante in proposito il confronto col Na
zismo, dove, grazie anche a una opinione collettiva a ciò predisposta
dalle memorie del passato e dalla particolare modalità con cui si era
svolto in Germania il processo di “nazionalizzazione delle masse”, il
rituale ebbe un ruolo dominante. Lo stesso Hitler, secondo la nota ri-
costruzione di G. Mosse117, tendeva a presentarsi meno come figura
carismatica che come aspetto integrato della liturgia: ciò, presumibil
mente, per evitare che, alla sua scomparsa, la legittimazione del sistema
risentisse di una eventuale mancanza di carisma nei successori.
Del Fascismo italiano è, naturalmente, importante il lascito del
combattentismo, presente soprattutto nella “sanguinosa epopea” di Sa
lò: anche qui, tuttavia, la fine ingloriosa della RSI, e in particolare la
fuga da Milano, tutt’altro che eroica, della maggior parte dei gerarchi,
e dello stesso Duce del fascismo, riducono di molto la potenzialità mi-
topoietica della vicenda. E comprensibile allora che la Dèstra radicale
odierna cerchi i propri riferimenti mitici al di fuori di quelli proposti
dal Fascismo storico, e si rivolga innanzitutto al nazionalsocialismo ger
manico. Di questo attrae la radicalità estrema11®, la proclamata man
canza di compromessi con gli interessi prenazisti, il collegamento, di
retto e immediato, con la mitologia altogermanica, nordica, e in genera
le aria, visibile e trasmesso, come si è appena visto, con un rituale di
grande efficacia. Si aggiunga lo sforzo sistematico di plasmare tutta la
società secondo i valori di un’etica militare, proponendo uno stile di
vita dove severità, disciplina, durezza, sacrificio sono spinti fino all’a-
scesi, alla “via eroica”, e la realizzazione di questi modelli nelle princi
pali istituzioni del regime, dalla Hitlerjugend alla Wehrmacht, per culmi
nare nei corpi di élite — inevitabilmente le SS, di cui si esalta non solo
l’accentuazione degli elementi fin qui considerati (“il nostro onore si
chiama fedeltà”), ma anche la forte componente iniziatico-esoterica,w.
Nel caso nazista, anche la sconfitta è riscattata dall’eroismo dei
combattenti, e dalla grandiosità della tragedia, autentico “crepuscolo
degli Dei” (non a caso, si fa spesso notare, la musica wagneriana fu
trasmessa da Radio Berlino per ordine di Hitler nell’estrema agonia del
Reich: il rituale non doveva mai venir meno), ma anche Suicidio sacri
ficale collettivo” 120, vissuto in maniera consapevole dai massimi rappre
sentanti del regime, fino al gesto supremo121.
I toni della mitizzazione sono i seguenti:
In quel che è accaduto a Berlino nel 1945, in questo affrontarsi dei fan
ciulli ai quali si era reinsegnato ad amare il sole, e in cui sembrava conden
sarsi il destino di una razza, e dei mongoli, ebbri di alcool denaturato, di
stupri e di saccheggi, al servizio d’una fra le più perverse ideologie che
siano mai germinate in cervelli umani, ogni uomo chiamato ad una voca
zione eroica e attaccato alla causa sacra dell’Europa, deve vedere uno di
1 DA EVOLA A FREDA 35
Intorno alla metà degli anni settanta, la lettura della situazione po
litica italiana e internazionale effettuata dalla Destra radicale può esse
re induttivamente ricostruita nella maniera che segue — come sempre
facendo salvo l’inevitabile schematismo.
La politica almirantiana del “doopio binario” (doppiopetto più uso
della “piazza di destra”, con ammiccamenti ai simpatizzanti del “colpo
di forza”) fallisce nel suo obiettivo principale, lo spostamento a destra
dell’asse politico del paese, che al contrario va scivolando sempre più
verso sinistra. Ciò, comporta anche una valutazione negativa delle ipo
tesi di Destra Nazionale e Eurodestra — quest’ultima soprattutto rive
latasi poco più di una vuota parola. Pure fallimentari sono stati i tenta
tivi golpisti abbozzati nei primi anni settanta dai gruppi raccoltisi in
torno al principe Junio Valerio Borghese — Fronte Nazionale e Rosa
dei Venti. Con riferimento a essi, anzi, si manifesta un terzo fenome
no, di grande importanza agli occhi della Destra radicale, cioè il mutato
atteggiamento negli organi dello Stato. Se in precedenza l’orientamen
to di questi nei confronti della Destra era andato dalla tolleranza alla
solidarietà, passando in alcuni casi oer la complicità vera e prooria, so
prattutto nei settori più inquinati dei “corpi separati”, con gli anni set
tanta inizia il distacco, percepibile soprattutto in alcune zone della ma
38 FRANCO FERRARESI
Agli inizi [...] credevamo che l’Europa fosse veramente un mito, e rappre
sentasse un’idea forza: [...] ([...] gli stessi ragazzoni neofascisti guaiscono:
Europa-Fascismo-Rivoluzione!!) [...] senza verificare [■ ■■] se esista in realtà
un’omogenea civiltà europea, [...] alla luce di una situazione storica mon
diale per cui il guerrigliero latinoamericano aderisce alla nostra visione del
mondo molto più dello spagnolo infeudato ai preti e agli USA; per cui il
popolo guerriero del Nord Viet-Nam, col suo stile sobrio, spartano, eroico
di vita, è molto più affine alla nostra concezione dell’esistenza che il bu
dello italiota o franzoso o tedesco-occidentale: per cui il terrorista palesti
nese è più vicino alle nostre vendette dell’inglese (europeo? ma io ne dubi
to!) giudeo o giudeizzato. [...]
Con l’Europa illuminista noi non abbiamo nulla a che fare. Con l’Eu
ropa democratica e giacobina noi non abbiamo nulla a che vedere. Con
l’Europa mercantilistica, con l’Europa del colonialismo plutocratico: nulla
da spartire. Con l’Europa giudea o giudeizzata noi abbiamo solo vendette
da fare. [...]
L’Europa è una vecchia baldracca che ha puttaneggiato in tutti i bor
delli e che ha contratto tutte le infezioni ideologiche — da quelle delle
rivolte medievali dei Comuni a quelle delle monarchie nazionali antimpe-
riali: dall'illuminismo al giacobinismo, alla massoneria, al giudaismo, al sio
nismo, al liberalismo, al marxismo. Una baldracca il cui ventre ha concepi
to e generato la rivoluzione borghese e la rivolta proletaria; la cui anima è
stata posseduta dalla violenza dei mercanti e dalla ribellione degli schiavi.
E noi, a questo punto, vorremmo redimerla...?!156
anticapitalista (“le due cose non vanno sempre insieme, poiché una del
le caratteristiche del Fascismo è precisamente la sua incapacità di pas
sare dall’antiborghesismo all’anticapitalismo” 162.
Questo complesso di orientamenti costituisce lo sfondo per uno dei
passaggi più importanti nell’itinerario di Freda, l’ipotesi di una solida
rietà con la sinistra. Non si tratta solamente di un’ipotesi teorica, ma
di una vera e propria proposta strategica di “lotta comune”, che Freda
rivolge
1 Ancora nel 1950 Concetto Pettinato scriveva un Monuo agli industriali contenente
frasi come le seguenti: “Imponete a Palazzo Chigi un uomo che abbia la testa sulle spalle
e riprenda la politica del 1933 e del 1934, quella che fece di Mussolini, nientemeno, il
firmatario d’un patto di amicizia con la Russia, e fece della Russia la più fedele osservan
te dell’ordine interno del nostro paese! Cooperate ad affrancare l’Europa dalla folle pre
giudiziale dell'impossibile convivenza con un regime con il quale noi, proprio noi, convi
vemmo benissimo dal 1920 al 1941, e col quale il nostro massimo errore, tragicamente
scontato, è stato quello di non continuare a vivere in pace, invece di fargli la guerra”
(“Il Meridiano d ’Italia”, 29.X.1950, cit. in G. d e l b o c a , m . g i o v a n a , I figli del Sole,
Milano, Feltrinelli 1965, pp. 188-189).
2M . t e d e s c h i, Fascisti dopo Mussolini, Roma, l’Arnia s.d. (1950), p . 17; cfr. anche
M . g i o v a n a , Le nuove camicie nere, Torino, edizioni dell’Albero 1966, p . 28.
3 Lo statuto del MSI esclude “coloro che abbiano tradito la Patria”, ivi inclusi i
“traditori del 25 luglio”. Cfr. p. r o s e n b a u m , Il nuovo fascismo. Da Salò ad Almirante,
Milano, Feltrinelli 1975, p. 61.
4N. t r a n fa g lia ,Fascismo, neofascismo e nuova destra. Appunti per una definizione
storica, in a a .w ., Fascismo oggi. Nuova destra e cultura reazionaria negli anni ottanta, Cu
neo, Istituto Storico della Resistenza 1983, p. 38.
5 I congressi del 1954 (Viareggio), 1956 (Milano), 1963 (Roma) furono teatro di tu
multi e veri e propri scontri fisici fra i rappresentanti dei vari orientamenti, (r o s e n
b a u m , op. cit., pp. 200-203). In particolare al Congresso di R o m ^ ‘... si ripete la temati
ca ormai nota dal 1950: Almirante giunge quasi alla rottura; poi non osa spezzare il par
tito, e accetta un compromesso A questo punto una parte dei suoi seguaci, delusi, lo
abbandona. Così egli lim a n e al vertice del partito, ma in una posizione indebolita alla
base” , (g . g a l l i , Il difficile governo, Bologna, Il Mulino 1972, p. 179).
6 La disponibilità al pragmatismo è, presumibilmente, tanto maggiore quanto meno
un partito si riconosce vincolato da una teoria: si ricordi la famosa battuta mussoliniana
secondo cui il Fascismo non era stato tenuto a balia da nessuna dottrina elaborata in
precedenza. Cfr. N. b o b b io , L'ideologia del fascismo, originariam. in “Quaderni della
FIAP”, 14, 1975, pp. 32 segg., ristampato in c. c a s u c c i (a cura di), Il fascismo: antologia
di scritti critici, Bologna, Il Mulino 1982, p. 613.
7 s. b e l l i g n i , Estremismo, s.v., in N. b o b b io , n . m a t t e u c c i , g . p a s q i i i n o , Dizionario
di politica, Torino, Utet 1983.
8 Non saranno cioè presi in considerazione i rappresentanti della “cultura di De
stra” (Armando Plebe ecc.), raccolti attorno al MSI agli inizi degli anni settanta, a soste
NOTE 43
gno del progetto del nuovo partito, la Destra Nazionale. L’operazione, palesemente stru
mentale, si è rivelata di corto respiro, e non sembra aver lasciato tracce significative
neppure nell’ambiente di Destra.
9 s. m o t t a , Risposta ad Arnaldo Truzzi, “Avanguardia Nazionale”, 25 dicembre
1954, cit. in R. Ch i a r i n i , p. Co r s i n i , Da Salò a Piazza della Loggia, Milano, Angeli 1983,
p. 172; S. Motta era il segretario del M SI di Brescia; leader dell’ala intransigente, fu
successivamente emarginato da Michelini.
10 Sull’esaltazione mitica della figura di Mussolini in questo periodo cfr., fra gli al
tri, G. DEL BOCA, M . GIOVANA, O p . cit., pp. 119-120; R. CHIARINI, P. CORSINI, O p . cit., pp.
75-76.
11 E. e r r a , Il fascismo fra reazione e progresso, in a a . v v ., Sei risposte a Renzo de Feli
ce, Roma, Volpe 1976, pp. 55-103. Enzo Erra, come risulta da un rapporto del 1951
della Questura di Roma, era stato, insieme al giovane Pino Rauti, direttore della rivista
“Imperium”, legata alla “Legione Nera” e al programma dei Fasci d ’Azione Rivoluziona
ria. (Cfr. D. b a r b ie r i , Agenda nera, Roma, Coinés 1976, p. 21). “Imperium” aveva pub
blicato, nel 1949, la prima edizione di un famoso opuscolo di j. e v o l a , Orientamenti,
che sarà discusso in seguito. (Erra fu poi direttore di “Intervento” ed è attualmente re
dattore de “La Notte”.) Per i giudizi sul presente saggio di Erra, si considerino a titolo
esemplificativo quello di E. Houllefort, redattore di “Totalité”, (“la seule revue évolien-
ne de langue française”), che lo considera “l’étude de loin la plus importante [...] [scrit
to] avec une lucidité et une acuité de regard étonnantes”; gli fa eco M. Tarchi che, più
sobriamente, parla di “basilare saggio”. (Cfr. E. h o u l l e f o r t , Trois regards su le fascisme
comme phénomène européen, “Totalité”, II, 5, giu.-ag. 1978, pp. 45-46; M . t a r c h i , Ipote
si e strategie di una nuova destra, in a a .v v ., Proviamola nuova, Roma, LEdE 1980, p.
112).
12 La distinzione fra orientamento al passato e orientamento al futuro è essenziale,
secondo De Felice, per distinguere il fascismo dal nazionalsocialismo: cfr. R. d e f e l i c e ,
Intervista sul fascismo (a cura di m .a . l e d e e n ), Bari, Laterza 1975, pp. 40-41. Su questo
aspetto è in disaccordo G. m o s s e , Intervista sul nazismo (a cura di m .a . l e d e e n ), Bari,
Laterza 1977.
13 Nelle parole di Mussolini: “Noi rappresentiamo l’antitesi netta, categorica, defi
nitiva, a tutto il mondo [...] degli immortali principi dell’89.” (Cit. in j. e v o l a , Il fasci
smo visto da Destra. Con note sul III Reich, Roma, Volpe 1979, p. 23; I a ediz. 1964, 2“
ediz. riveduta e ampliata, 1970, 3“ ediz. 1974; da qui in poi Fascismo.)
14 Sulla necessità di distinguere fra l’immagine di sé fornita dal Fascismo e la realtà
storica insiste in particolare N. t r a n f a g u a , Fascismo, neofascismo e nuova destra. Appunti
per una definizione storica, cit., p. 34.
15 E noto peraltro che il concetto di rivoluzione non è affatto semplice sul piano
analitico. Si vedano, in argomento, fra gli altri, G. p a s q u in o e s. v e c a , s . v . , rispettiva
mente nel cit. Dizionario di Politica e nella Enciclopedia Einaudi.
16 e . e r r a , op. cit., p . 84.
17 Ibid., p. 89.
18 Ibid., p. 89.
19 Ibid., p. 98.
20 Cfr. n . b o b b io , L'ideologia del fascismo, cit., pp. 661 segg., per un’analisi dell’an-
tieconomicismo come una delle costanti del pensiero antidemocratico.
21 I testi evoliani cui si farà riferimento in questa analisi sono, innanzitutto e princi
palmente. il cit. Fascismo; poi: Rivolta contro il mondo moderno, I a ediz. 1934, 2a ediz.
1951, 3“ ediz. Roma, Edizioni Mediterranee 1969 (in seguito: Rivolta); Orientamenti, I a
ediz. 1949 (si farà sui riferimenti all’ediz. 1981, Catania, Il Cinabro, con in appendice
un'intervista a Julius Evola del 1971, condotta da G. de Turris); Gli uomini e le rovine,
con Introduzione di Junio Valerio Borghese, Roma, Volpe 1953, 3a ediz. riveduta e con
Appendice, 1971 (in seguito: Rovine); Cavalcare la Tigre, Milano, Scheiwiller 1961, 1971
(Cavalcare)-, Il cammino del Cinabro, Milano, Scheiwiller 1964, 1972 (Cinabro-, si è qui
utilizzata l’edizione francese, tradotta da P. Baillet, Milano-Carmagnola, Arché-Arktos,
44 NOTE
1983 - Paris, Dervy Livres); V 'operaio' nel pensiero di E. Jünger, Roma, Volpe 1974
{Operaio).
22 Fascismo, p. 22.
23 Si potrebbe parlare, come per la situazione germanica coeva, di “ rivoluzione con
servatrice” , a condizione però di riferire il conservatorismo alla sfera dei principi, e non
a una precedente realtà di fatto, visto che, secondo Evola, ben poco, nell’Italia prefasci
sta (l’ “ Italietta” ), meritava di essere conservato (Fascismo, p. 23); la rivoluzione conser
vatrice in Germ ania, sarà presa in considerazione analiticamente nel terzo capitolo di
questo volume. Si vedano comunque, in materia: A. m o h l e r , Die konservative R evolution
in Deutschland, 1918-1932, Stuttgart, Friedrich Vorwerk Verlag 1950, 2 “ ediz. molto
accresciuta 1970; K . v o n k l e m p e r e r , G erm any’s N ew Conservatism, Its History and D i
lemma in thè Twentieth Century, Princeton, Princeton University Press 1957; k . s o n -
t h e i m e r , Antidemokratisches Denken in der Weimarer Republik. Die politischen Ideen des
deutschen Nationalismus zwischen 1918 und 1933, München 1968; M . g r e i f f e n h a g e n ,
Das Dilemma des Konservatismus in Deutschland, Frankfurt, Piper Verlag 1971, 1977.
24 Fascismo, pp. 27-28.
25 n . b o b b i o . L ’ideologia, cit.; sul rapporto Stato-società civile si vedano, fra gli l i
tri, n . b o b b i o , m . b o v e r o , Società e Stato nella filosofia politica moderna, Milano, Il Sag
giatore 1979, e la letteratura ivi cit.
26 Fascismo, p. 99; o. s p e n g l e r , Il tramonto d ell’occidente, traduzione e introduzione
di J . Evola, Milano, Longanesi.
27 Orientamenti, p. 18; R ovine, p. X IV .
28 II corporativism o viene però criticato su altri piani e soprattutto perché mantiene
vive delle tendenze sindacaliste, che ranno ostacolo alla realiizazione integrale della co
munità organica di fabbrica, realizzata invece dal Nazionalsocialismo (Betriebsgemein
schaft).
29 Contro di essa si scagliano i discepoli: “ niente ci sembra cosi insulso come fonda
re una Repubblica sul lavoro” , esclama, per esempio, S. De Domenico, esponente m issi
no bresciano legato a Ordine Nuovo; cfr., dello stesso: Il lavoro nell'Ordine N uovo, Bre
scia 1964, cit. in C h i a r i n i , c o r s i n i , op. cit.. p. 222.
30 Fascismo, p. 79; anche; Rovine, p. 100.
51 “ Forse per la prima volta in tutta la storia italiana, col secondo fascismo una m as
sa non indifferente di Italiani scelse coscientemente la via del battersi su posizioni per
dute, del sacrificio e dell’impopolarità, per obbedire al principio della fedeltà a un capo
e dell’onore militare” (Fascismo, p. 118).
,2 R ovine, p. 32.
33 Fascismo, p. 28.
34 Idem, p. 21.
35 Rovine, pp. 20-21.
36 La serie delle contrapposizioni include anche quelle “ tra concetto e immagine,
tra ‘narrazione argomentata e m otivata’ e rappresentazione sacrale, ‘puro raccontare non
obbligatorio’, tra produzione di nessi causali universalmente com unich ili, e produzione
di immagini fantastiche dotate di potere evocativo in circostanze particolari, tra struttu
re discorsive e apparati di fascinazione emozionale [...] tra fiducia nella decodificabilità
del mondo storico a opera dell’io autonomo (ragione) e credenza in una ‘sostanza auto
nomamente esistente’ in forma di verità originaria” . C fr. M . r e v e l l i , La nuova destra è
di destra, su: “ Pace e guerra” , 4, 16 dicembre 1982, p. 30. Sul concetto di mito, cfr. F.
J e s i , M ito. Milano, Mondadori 1980; sulla contrapposizione immagine-concetto, e i prin
cipi a essa collegati, A. m o h l e r , Konservative Revolution, cit., p. 19; sul contrasto fra
stile di pensiero razionale e non razionale, k . m a n n h e i m , Das konservative Denken. So
ziologische Beiträge zum Werden des politisch-historischen Denkens in Deutschland, “ A r
chiv. für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik” , 57, 1 e 2, 1927; si è qui usata la versione
inglese (Conservative Thought) in k . h . w o l f f (a cura di), From Karl M annheim, New
York, O xford University Press 1971, pp. 132-222.
37 Ristam pato dalle Edizioni di Ar nel 1978. La presentazione definitiva dell’uni
NOTE 45
verso della romanità e del suo rapporto col mondo tradizionale compare nel 1934, in
Rivolta, ed è ripresa nelle principali opere successive.
38 Rovine, p. 212.
39 Cinabro, 1971.
40 Fascismo, p. 123 (corsivo orig.).
41 Si tratta di una tesi abbastanza condivisa in sede storiografica: cfr. G. m o s s e , La
nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e m ovim enti di massa in Germania, B o
logna, Il Mulino 1975.
42 Fu questo anche uno dei motivi che impedirono un vero approfondimento del
significato della romanità. Ciò avrebbe richiesto, infatti, anche di affrontare il problema
dei rapporti fra romanità classica e cristianesimo, “ cosa sempre evitata per prudenza po
litica da M ussolini” (Fascismo, p. 25 n.). L ’opera di Evola in cui l’antinomia fra cattoli
cesimo e Fascism o viene posta nella forma più drastica è Imperialismo Pagfino, del 1928,
che “ non ebbe eco nel giusto luogo” , e che Io stesso autore, nel proprio bilancio autobio
grafico conclusivo, definisce opera estremista e poco meditata (Cinabro, p. 93).
43 “ Non è la nazione a generare lo Stato. Anzi, la nazione è creata dallo Stato, che
dà al popolo [...] una volontà, e quindi un’effettiva esistenzar” (Cit. in Fascismo, p. 24;
ivi altre citazioni mussoliniane del medesimo tenore.)
44 Ibid.
45 Fascismo, p. 32.
46 II “ ghibellinismo” di Evola trova la prima formulazione nel cit. Imperialismo paga
no. O ltre che nelle opere maggiori, se ne veda una succinta formulazione in: Due Impera
tori, origin. 1938 e 1940, ristampato dalle ediz. di Ar 1977.
47 Orientamenti, p. 24; Rovine, pp. 113 segg.; Fascismo, pp. 33 segg.; cfr. anche p.
r a u t i , Le idee che mossero il m ondo, Rom a, Edizioni Europa 1976.
48 Fascismo, p. 106.
49 N. b o b b i o , L ’ideologia del fascismo, c i t . , p . 6 0 7 .
50 Operaio, p. 19.
51 Fascismo, p. 59. Nello stesso spirito: “ la famosa apostrofe di Mussolini al momen
to della campagna d ’Etiopia: ‘Italia proletaria e fascista, in piedi!’ , è di certo una fra
le più deprecabili che gli siano state suggerite dalla componente ‘populistica’ della sua
personalità” (Fascismo, p. 109).
52 A sostegno di questa distinzione fra Fascism o e Nazism o, Evola riporta un pro
prio colloquio del 1^38 con C. Codreanu, il capo della G uardia di Ferro rumena, “ una
delle figure più limpide e idealistiche dei movimenti ‘nazionali’ del precedente periodo
[nonché, come si vedrà, uno dei [ Hncipali riferimenti dell’odierno radicalismo di destra].
Per indicare le differenze fra il fascism o, il nazionalsocialismo e il suo movimento, C o
dreanu si riferì ai tre principi di organismo umano, la sua forma, la sua forza vitale e lo
spirito. [...] O ra, per lui, il fascismo aveva portato il suo interesse sull’elemento ‘forma’ ,
come dottrina romana dello Stato; il nazionalsocialismo aveva sottolineato le forze vitali,
pei suoi riferimenti alla ‘razza’ e al V o lk ; quanto a lui, Codreanu, avrebbe voluto partire
dallo spirito, e dare un colorito religioso, anzi mistico, al suo movimento” (Fascismo, p.
35).
53 Per H itler, “ solo il V olk, di cui si è costituito a rappresentante diretto e a guida
senza intermediari, e che doveva seguirlo incondizionatamente, era il principio della le
gittim ità. N essun più alto principio esisteva o era da lui tollerato. [...] (la sua polemica
per esempio contro l’im pero degli Asburgo fu spesso di una volgarità senza pari [...])”
(Fascismo, p. 173).
54 “ Talvolta si andò oltre il segno, tanto da anticipare l’invadenza di quella plebe
fornita di mezzi e presuntuosa che come una vera peste dei nostri giorni prolifera nella
‘società dei consum i’ . Chi ha visto le masse di Volksgenossen [...] ‘ariani’ del K d F (una
specie di superlativo dopolavoro) [...] e la presunzione del lavoratore berlinese ‘sproleta
riato’ e evoluto, non poteva soffocare un brivido di orrore alla prospettiva di una G er
mania che si fosse sviluppata in tal senso” (Fascismo, p. 171).
55 N. b o b b i o , L'ideologia, cit., p. 599, K . m a n n h e i m , Das konservative Denken, cit.
56 Rovine, p. 45.
46 NOTE
1 Fascismo, p. 139.
58 Fascismo, p. 140.
59 N. b o b b i o , L ’ideologia, c i t . , p . 682.
60 La letteratura in merito è vastissim a. Per tutti: N. b o b b i o , op. cit., K. m a n n h e i m ,
Das konservative Denken, cit.; A. m o h l e r , Konservative Revolution, cit.; M . g r e i f f e n h a -
g e n , Das Dilemma des Konservatismus, cit.; recentemente, G. v a t t i m o , Terrorismo fasci
sta: alla ricerca del retroterra ideologico che lo alimenta, “ Tuttolibri” , VI, 32 (13-9-1980),
riprodotto in g r u p p o d i a r , Totalità sociale e comunità organica, Padova, Edizioni di Ar
1982.
61 Fascismo, p. 36.
62 “ N oi si d u o anche riconoscere l’inconcludenza della soluzione m onarchica...”
(Orientamenti, pp. 21-22).
63 Fascismo, p. 45.
64 Fascismo, p. 51. Ancora più eterodosso, nella prospettiva del Fascismo repubbli
cano, il giudizio di Evola nei confronti dei “ traditori del 25 luglio” : “ fu una vera assur
dità concedere dapprima ai membri del G ran Consiglio il diritto al libero voto, e poi
accusarli di tradimento e portarli dinanzi a un tribunale quando la maggioranza usò tale
diritto. Il G ran Consiglio avendo [...] carattere [...] consultivo [...] Mussolini avrebbe
potuto tenere in nessun conto il voto maggioritario di esso” (Fascismo, p. 63).
65 Ibid., p. 54.
66 Orientamenti, p. 23; Fascismo, pp. 54-55.
67 Ib id., p . 211.
68 j. e v o l a , La dottrina aria di lotta e di vittoria, Padova, Edizioni di Ar 1970, 1977,
con introduzione di Franco (o Giorgio, come talora compare, specie nelle pubblicazioni
francesi) Freda. (Si tratta del testo di una conferenza tenuta nella sezione di Scienza
della Civiltà del Kaiser W ilhelm Institut, a Roma, nel 1940, e pubblicata a Vienna nel
1941.)
69 Sono poche le riserve avanzate da Evola nei confronti delle S S , riferibili solo a
un settore del Corpo, le cosiddette SS “ Teste di M orto” , che svolsero funzioni fiancheg-
giatrici della polizia ordinaria e di Stato: “ è tale settore che, eventualmente, entra in
questione per certi aspetti negativi del corpo, in seguito utilizzati per coprire di abominio
tutta la S S ” (Fascismo, p. 211; corsivo aggiunto).
70 V. sopra, n. 23.
71 Nella sua autobiografia intellettuale Evola descrive come punto culminante del
viaggio in Germ ania del 193‘t un discorso da lui tenuto "ad un gruppo scelto dello tìer-
renklub di Berlino, il circolo della nobiltà conservatrice tedesca. [...] Là io dovevo trova
re il mio ambiente naturale. [Data l’indifferenza di cui era circondato in Italia], N e nac
que un’amicizia cordiale e feconda fra me e il presidente del circolo, il barone Heinrich
von Gleichen (una delle figure più rappresentative del movimento)” (Cinabro, p. 135).
72 Fascismo, pp. 128-129.
73 II legame col reducismo di Salò è esplicito: si tratta infatti di “giovani formatisi
nelle dure battaglie della fine del fascism o” ; cfr. p . b a i l l e t , Julius Evola e l ’affermazione
assoluta, Padova, Edizioni di Ar 1978 (è il testo di una conferenza l» iu ta a Parigi nel
1975 per l’inaugurazione del Centre d'études doctrinales Evola, di cui Baillet era segreta
rio. Il testo fu oubblicato sui numeri 129 e 130 di “ Défense de l’occident” , giugno e
luglio 1975).
74 Cinabro, p. 162.
75 “ Com e spirito, esiste qualcosa che può servir già da traccia alle forze della resi
stenza e del risollevamento: è lo spirito legionario. E l’attitudine di chi seppe scegliere la
via più dura, di chi seppe combattere anche sapendo che la battaglia era materialmente
peiauta, [...] e attraverso cui si afferm ò l’idea tradizionale che è il senso dell’onore e
dell’onta — non piccole misure tratte da niccole morali — ciò che crea una differenza
sostanziale fra gli esseri, quasi come fra una razza e un’altra razza. [...] Lo ‘stile’ che
deve guadagnar risalto è quello di chi si tiene sulle posizioni di fedeltà a se stesso e a
un’idea, in una raccolta intensità, in una repulsione per ogni compromesso, in un impe
gno totale che si deve manifestare [...] in ogni espressione dell’esistenza. [...] Si deve
NOTE 47
giungere al punto che il tipo di cui parliamo, e che deve essere la sostanza cellulare del
nostro schieramento, sia ben riconoscibile, inconfondibile, differenziato.” (Orientamenti,
pp. 12-13; corsivi originali.)
76 L ’im portanza del volume, neH’ “ ambiente” , è enorme: esso infatti è considerato
“il libro fondamentale del pensiero politico europeo della vera destra” (p . b a i l l e t , op.
cit., p. 23). Per quanto riguarda la Destra italiana, si confrontino le dichiarazioni dei
rappresentanti di O rdine Nuovo, discusse nel prossimo capitolo.
77 Cinabro, p. 165.
78 “ Q uesta associazione del suo e del mio nome doveva avere un carattere simboli
co: eravamo entrambi uomini che avevano seguito liberamente una linea ideale, evitando
il piano della bassa politica: l’uno poteva rappresentare l’aspetto combattentistico, l’altro
il teorico di un’idea precisa di Destra. Pensavo che questo tandem avrebbe potuto cri
stallizzare in Italia le forze per il nuovo fronte” (Cinabro, p. 173).
79 Cinabro, p. 174.
80 Ibid.
81 Fascismo, p. 135.
82 Rovine, p. 252.
83 Orientamenti, p. 16.
84 Rovine, p. 239.
85 Ibid., Introduz. alla 3 “ ediz. (1972), p. 7.
86 F . i n g r a v a l l e , Pour une analyse du M ouvem ent Révolutionnaire en Italie, “ Totali
té” , 10, nov.-dic. 1979, p. 37.
87 Cinabro, p. 201.
88 Ibid., p. 196. ,
89 Ibid., p. 194.
90 Ibid., p. 202.
91 Su questi aspetti insiste F. Jesi per evidenziare il duplice livello — essoterico ed
esoterico — su cui si muove a suo parere il discorso di Evola: “ lo schema antropologico
proposto dall’ultimo Evola è ricalcato esattamente su quello consueto a numerose dottri
ne iniziatiche. Vi sono due classi di persone: quella di coloro che giungono al secondo e
più aito grado dell’iniziazione, e quella di coloro che, non potendo e non volendo stac
carsi dal mondo, restano a un primo grado. [...] occorre quindi che gli iniziati di grado
superiore, i saggi, orientino gli iniziati di grado inferiore verso il raggiungimento di
obiettivi mondani (in questo caso, l’attivismo ‘europeistico’) che di per sé sono vani [...]
ma che hanno una preziosa funzione didattica” . Si tratta della c.d. pedagogia del compito
inutile, su cui si avrà occasione di ritornare in seguito: “ A forza di perseguire per disci
plina degli obiettivi vani, e di insistere al tempo stesso nella difesa della propria interio
rità [...] anche gli iniziati di grado inferiore [...] si faranno le ossa” ( f . j e s i , Cultura di
destra, Milano, G arzanti 1979, p. 83).
92 Cinabro, p. 209; L'arco e la clava, Milano, Scheiwiller 1969, 1971. Il concetto di
“ anarchismo di destra” , qui afferm ato, si avvicina a quello di “ nichilismo tedesco” , che
si differenzia da quello dell’Europa occidentale (Francia) e da quello russo per la tenden
za a ricostruire dopo aver distrutto, ( a . m o h l e r , Konservative Revolution, cit., pp. 94
segg.).
93 p . b a i l l e t , Julius Evola, cit., p. 23; f . i n g r a v a l l e , M ouvement révolutionnaire,
cit., p. 36.
94 F . i n g r a v a l l e , op. cit., p. 36. Ingravalle non è un osservatore casuale: stretto col
laboratore di c reda alle Edizioni di Ar, autore di testi su Nietzsche pubblicati dalle stes
se edizioni (Nietzsche illuminista o illuminato, 1981, inoltre di II caos degli scribi, appen
dice alla seconda edizione di a . r o m u a l d i , Nietzsche, e la mitologia egualitaria, Edizioni
di Ar 1981, 1“ ediz. 1971), frequente collaboratore di “ Totalité” , probabile membro del
Comitato di Solidarietà per Franco Freda, teorico e militante di Terza Posizione, respon
sabile della diffusione tramite casella postale del bollettino “ Q uex” , di cui si parlerà nel
prossimo capitolo, arrestato e poi rilasciato nel corso delle indagini sulla strage di Bolo
gna, risulta un osservatore particolarmente qualificato delle vicende interne alla Destra.
48 NOTE
mento di conti. Molto più del regime italiano, esso ebbe la coscienza di rappresentare
un’autentica visione del mondo, violentemente ostile a tutte le putrerazioni e a tutte le
deformazioni dell’Europa contemporanea. La mostra sull’arte degenerata, il rogo dei li
bri, ebbero almeno un significato rivoluzionario ideale, un carattere di rivolta aperta
contro i feticci di un mondo in decomposizione” (a . r o m u a l d i , Idee, cit., p. 11). In
conclusione, “ quando i democratici di ogni tendenza insorgono contro 1’ ‘oscurantismo
m edievale’ dei nazisti [che hanno bruciato i libri], dal punto di vista tradizionale rendo
no loro il migliore omaggio che si possa immaginare” ( e . h o u l l e f o r t , Trois regards sur
le fascisme com m e phénomène européen, cit., p. 45).
119 F . J e s i , Cultura di Destra, cit., p p . 67 segg.
120 P. B A IL L E T , Julius Evola, cit., p. 70.
121 Su ciò, M . t a r c h i , Il caso Gòbbels e il dibattito sul nazionalsocialismo, introduzio
ne a: j. g ò b b e l s , La conquista di Berlino, Padova, Edizioni di Ar 1978.
122 p. b a i l l e t , op. cit., pp. 70-71.
123 a . r o m u a l d i . La Destra e la crisi, cit., p 10.
124 D. c o l o g n e , g . g o n d i n e t , Pour en finir avec trente ans de confusions, “ Totalité” ,
5, giugno-agosto 1978, p. 73.
125 c . m u t o , recensione a c . s b u r l a t i , Codreanu e la Guardia di Ferro, in : “ Totali
té” , 4, aprile-maggio 1978, pp. 43-44. Sul Fascism o rumeno si vedano inoltyie: E . w e b e r ,
The M en of the Archangel, in “Journal of Contemporary H istory” , 1, 1 (1966); i d e m ,
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versitatst forlaget 1980; anche F . j e s i , op. cit.. po. 30 segg.
126 M . t a r c h i (a cura di), Degrelle e il R exism o, cit.; in generale: g . c a r p i n e l l i , Bel
gium, in s. w o o l f (a cura di), Fascism in Europe, cit.; j . m . e t i e n n e , L e M ouvem ent Rexi-
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128 T . k u n n a s , Drieu La Rochelle, Céline, Brasillach et la tentation fasciste, Paris, Les
Sept Couleurs 1972 (trad. it. 1981).
129 M . r e v e l l i , Panorama editoriale, c i t .
130 “ Risguardo” , 1, 1980, pp. 1-2; sulla nozione di editoria come milizia, cfr. M .
r e v e l l i , Panorama editoriale, cit.
(
52 NOTE
smo di destra si è avuta soltanto, a quel che pare, l’esecuzione di un magistrato che si
era particolarmente distinto per il suo zelo repressivo, ma non sono stati previsti quelli
che si chiamano, nel linguaggio aziendale, ‘i tempi di produzione’ . Com battere il regime
significa giustiziare i suoi m agistrati, significa colpire in maniera esemplare i suoi uomini
rappresentativi...” (citato in: Giorgio Freda: “nazimaoiste” ou révolutionnaire inclassable? ,
cit., p. 14). Il m agistrato “ particolarmente distintosi per il suo zelo repressivo” è, come
si vedrà nel capitolo seguente, Vittorio Occorsio.
2. La destra eversiva
di Franco Ferraresi
1. PREMESSA
tutti i gruppi della destra eversiva, ma solo quelli per i quali era dispo
nibile materiale in quantità adeguata. Si tratta peraltro dei più impor
tanti, così che il quadro, benché sommario, dovrebbe fornire almeno i
punti di riferimento indispensabili.
Infine, e sempre per i soliti motivi, non si avrà qui una ricostruzio
ne storica analitica deH’eversione di destra; i materiali saranno tuttavia
organizzati, almeno tendenzialmente, in maniera cronologica, onde for
nire un’idea dei principali passaggi che scandiscono l’articolazione del
fenomeno nel dopoguerra
2 . i n o s t a l g ic i: d a l l e o r ig in i a l f r o n t e n a z io n a l e
L’analisi della prima fase del neofascismo occuperà uno spazio mol
to ridotto, perché da un lato è la fase più conosciuta, almeno nelle
grandi linee, grazie a numerose ricostruzioni4, dall’altro lo scarso spes
sore e originalità della cultura politica espressa nel periodo non richie
dono, almeno in questa sede, particolari approfondimenti.
Il primo neofascismo si colloca in una situazione storico-politica le
cui dimensioni principali sono conosciute: fine della Resistenza, rottura
della solidarietà antifascista, esatwsaaunento dei CLN, fine del “Vento
del Nord”, rivincita conservatrice negli apparati dello Stato — da lì a
poco, guerra fredda e furibonde campagne anticomuniste da parte delle
forze moderate, con l’appoggio del cattolicesimo oltranzista. Questo
clima favorisce il riaffiorare — immediatamente dopo l’armistizio — di
una grande moltitudine di gruppi, “movimenti”, “partiti”, raggruppa
menti, “fronti”, “alleanze” ecc., dalla nomenclatura pittoresca e la vi
cenda spesso breve e agitata, che, in maniera più o meno espliciti! e
dichiarata, si richiamano al passato regime, ne raccolgono i reduci, cu
stodiscono i ricordi, fantasticano il ritorno. Allo stato attuale della ilo
cumentazione è impossibile ricostruire una mappa precisa, anche per
ché in molti casi si tratta di sigle senza reale consistenza, di forma/ioni
dalla natura magmatica che mutano nome ripetutamente nell'ureo ili
pochi mesi, anche per evitare l’interessamento della legge’; alcuni «li
loro però acquistano una notorietà non effimera: come le SAM (Squu
dre d’Azione Mussolini), i FAR (Fasci d’Azione Rivoluzionuriu), l’AII,
(Armata Italiana di Liberazione) mentre già compaiono i nomi di perso
naggi destinati a svolgere ruoli da protagonisti nelle vicende successive:
ad esempio Clemente Graziani e Pino Rauti, già nel 1951, sono eoin
volti, insieme a J. Evola, in un processo per aver dato vita ni I;AK
Nel frattempo sorgono le formazioni partitiche di maggiori dimen
56 FRANCO FERRARESI
Ordine Nuovo sullo stesso piano del movimento gandhiano, oltre che
del cristianesimo e del buddismo.
Il rientro, nel 1969, dell’ala rautiana di ON nel MSI era stato moti
vato dalla situazione di emergenza creata dall’autunno caldo, e dalla
conseguente necessità di non disperdere le forze rivoluzionarie, cui si
aggiungeva l’opportunità indicata da Rauti, di “usufruire delle difese
che il sistema offre attraverso il Parlamento [...]. E quale poteva essere
lo strumento di questo inserimento se non il MSI?” 4I. La replica di
coloro che avrebbero dato vita al MPON, fornisce alcune indicazioni
sulla concezione che il movimento ha di se stesso. Il MSI — si afferma
— non ha per fine politico l’abbattimento del sistema, ma piuttosto il
suo rafforzamento attraverso il correttivo dello Stato forte e autorita
rio; non è pertanto un movimento rivoluzionario, e non può pretendere
di inglobare ON, il cui carattere è tale, come si ribadisce con grande
insistenza: “noi siamo un movimento rivoluzionario, la nostra azione
politica sarà quindi rivoluzionaria: i tempi [...] sono maturi per un’azio
ne rivoluzionaria44.
Il nemico principale è il sistema della democrazia parlamentare par
line;!, tomba della libertà, il sistema “più illiberale e più ingiusto per
ché porla al potere i meno capaci e i più settari, in quanto emanazione-
dei partiti [...] pone per assioma tutti gli uomini su un unico piano e a
un unico livello di eguaglianza falsa e impossibile” 45. Di particolare
violenza le invettive contro il “letamaio partitocratico”, il governo “dei
ladri e dei vigliacchi”, il regime politico marcio e corrotto “che niente
e nessuno rappresenta fuorché i ladri e gli sfruttatori” 46. Il programma
del movimento prevede, pertanto, la lotta totale e senza quartiere con
tro questo sistema; la costituzione di un’“Europa-nazione libera dal co
lonialismo russo e americano”; l’eliminazione dalla cultura europea di
tutte le influenze borghesi, progressiste, materialiste; l’eliminazione del
modo di produzione capitalista e l’esproprio delle aziende internaziona
li; il disconoscimento dello Stato del Vaticano e l’esproprio dei suoi be
n i47: il tutto alla luce “di una concezione antidemocratica, antisociali
stica, aristocratica ed eroica della vita” 48.
L’origine evoliana di questi concetti è evidente e proclamata con
enfasi: da questo autore “noi abbiamo mutuato tutta la nostra imposta
zione dottrinale ed esistenziale; [...] il lavoro di Ordine Nuovo dal
1953 a oggi è stato quello di trasferire sul piano politico gli insegna-
menti di J. Evola [...] G li uomini e le rovine [...] può considerarsi il
vangelo politico della gioventù nazionalrivoluzionaria” 49. La dottrina
evoliana è stata ampiamente discussa nel primo capitolo di questo volu
me, e verrà ripresa nel quarto, così che non è il caso di ripetersi. Basta
qui rilevare che l’individuazione dei suoi punti principali o della loro
volgarizzazione, nei documenti di Ordine Nuovo, è quanto mai agevo
le. Frequentissimi, per esempio, nella memoria di Graziani, sono i rife
rimenti a\\'animus, allo spirito, allo stile legionario, eroico, combattente
2. LA DESTRA EVERSIVA 65
ecc., spesso formulati con unii prosa >In cui è ligoi osamente bandita
ogni tentazione di understulcnu iil Sulla stessa lincu i riferimenti all’a
ristocrazia politica e alla élite i ivolu/ioiiiii in, in polemica col fenomeno
del ducismo e bonapariismo, Hiigmnll/./uto miur controrivoluzionario
e attribuito agli aspetti drtrrion del I ani inno
Mettere una bomba davanti ad una sezione del PCI vuota è un atto creti
no. Noi siamo per lo scontro uomo contro uomo. Prima di partire i nostri
vengono preparati moralmente, perché imparino a spaccare le ossa anche
a uno che si inginocchia e piange67.
sieme a ON) per ricottiti!/ione «lei l’m lilo Fascista; quindici pagine del
rapporto sono dedicate aH'oleiii a/ione di reati, ulti limiti a militanti di
AN , che vanno dall’associa/ioiii- n delinquere, all'aitentato dinamitar
do, alla tentata strage'1. Si |mi la di siio^lieie il movimento, ma solo
nel 1976 si svolgerà, in prilliti Nlun/it, il pi m eno eolitro AN, per rico
stituzione del Partito Fuscisla (aneoia una volta, i loe, per un'imputa
zione blanda). I principali responsabili vendono i onilannai Í (a pene lie
vissime), e poco dopo il movimento viene lilialmente si mllo dal Mini
stero degli Interni. Dopo di allora AN entra ilei rumíenle in ilandesli
nità, con i gruppi omologhi.
Come si vede anche da queste note sommarie l'orientamento di AN
è, per usare un eufemismo, di natura prevalentemente operativa: a esso
corrisponde un livello di elaborazione ideologico-culturale nettamente
più rozzo e primitivo di quello emerso per Ordine Nuovo. Dal princi
pale documento “teorico” (steso con prosa scadente e sciatta74, infarci
to di banalità altisonanti75 e di argomentazioni contorte), si ricavano i
topoi ormai consueti del pensiero di destra, a cominciare da un orienta
mento drasticamente antiegualitario, antidemocratico, gerarchico ed elita
rio. Secondo gli ideologi di Avanguardia, il dato fondamentale che ca
ratterizza la razza umana è la differenza fra individui e stirpi, cui deve
essere consentito di svilupparsi dando luogo a naturali gerarchie: la de
mocrazia è “la sopraffazione fondata sul doppio alibi del diritto e del
l’eguaglianza”. L ’unità politica fondamentale è la Nazione, individuata
come “realtà etnica e culturale che si colloca nella storia attraverso una
fondamentale unità di Destino” 76. Lo Stato che ne costituisce l’ossatu
ra politica deve essere totalitario, organico, corporativo; qualunque fat
tore che ne minaccia la compattezza — cioè, ovviamente, partiti, sin
dacati, lotta di classe — va eliminato senza residui. Il concetto di Na
zione non deve essere circoscritto all’Italia, ma va esteso all’Europa:
non però quella conservatrice, né il formicaio del delirio marxista, ma
Noi siamo una élite di Eroi. Eroico è infatti il nostro stile di vita, ricco di
quei valori che soli ci permettono l’ascesi verso il divino, eroica è la nostra
battaglia contro un sistema che ci viola e ci opprime, eroico è il nostro
agire conforme ai principi forza dell’onore, del coraggio, della lealtà e della
disciplina78.
Intorno alla metà degli anni settanta, l’universo della Destra entra
in un periodo di grave crisi e trasformazione, da cui esce profondamen
te modificato nel quadro organizzativo e nei metodi di lotta, anche se
in molti casi i protagonisti rimangono gli stessi dei periodi precedenti.
Un anno chiave è il 1974, pesantissimo nel clima politico e negli
episodi di strategia della tensione. Nel settembre precedente, il golpe
cileno ha offerto ai reazionari di tutto l ’Occidente un modello, cui par
te della Destra politica ed economica italiana dichiara esplicitamente di
ispirarsi80. La campagna antidivorzista esaspera i toni della lotta politi
ca, e viene presentata dai settori più reazionari della D C e del mondo
cattolico come l’ultima trincea contro l’attacco della sovversione. Si
rafforza il collegamento fra componenti della DC, maggioranze silen
ziose e M SI, cui si aggiungono i corpi separati dello Stato, settori delle
FF.AA., e gruppi eversivi fascisti. I reduci del Fronte Nazionale, in
particolare, per tutto il 1974 programmano piani d ’attacco contro le
istituzioni: sono i conati messi in luce nei processi contro la Rosa dei
Venti e il gruppo di E. Sogno. Particolarmente grave sembra il tentati
vo che avrebbe dovuto verificarsi a Roma nell’agosto 1974, accantona
to, si dice, a seguito delle impreviste dimissioni del presidente N ixon81.
Anche in questo caso, accertare quanto vi sia di vero in voci pure insi
stentemente diffuse è molto difficile, per la caratteristica che presenta
no i progetti eversivi dell’epoca, di venire “regolarmente sventati al
momento di diventare operativi, e puntualmente occultati al momento
di dover essere chiariti” 82.
I dati certi riguardano gli episodi di terrorismo: nella primavera-
estate del 1974 si ha una serie di attentati a Milano, Lecco, Bologna,
Moiano, Ancona, tutti rivendicati dalla misteriosa sigla Ordine Nero83;
a Brescia la violenza, precedentemente diffusa in una miriade di episo
72 FRANCO FERRARESI
Seguire la storia di questo gruppo [il gruppo Tuti] in modo non frammen
tario e atomizzato, analizzarne il passaggio dalla gestione Ghinelli (ancora
tutta dentro al MSI...) alla gestione Tuti, più autonoma e incontrollabile
(e per questo probabilmente bruciata dall’interno) significava seguire di ri
flesso un importante passaggio di fase della lotta politica del nostro paese.
Risalire poi dal gruppo ai suoi numerosi e importanti protettori [...] signi
ficava [...] forse capire anche perché, dopo l’esito referendario e il crollo
del regime dei colonnelli greci, il colpo di stato che alcuni avevano già pre
visto per il 1 0 agosto è stato soffocato in modo indolore; mentre la strage
sull'Italicus è stata egualmente consumata pochi giorni prima, e tenace
mente protetta poi, quanto alla individuazione delle responsabilità, per
tutti gli anni che ne son seguiti” 86.
Nella nostra storia [...] il fil rouge [...] passa al di fuori delle ideologie [...].
I nostri movimenti si sono sviluppati secondo la logica opposta a quella
“teoria-prassi”. Le ideologie, le costruzioni schematiche [...] sono qualcosa
di estraneo alla nostra natura [...]. E invece l’azione in se stessa che acco
muna uomini diversi per estrazione sociale e [...] interessi materiali e [...]
culturali...” 104.
significato magico10?: altrimenti scade nel beau geste. A quali valori fare
riferimento? Caduti quelli di Nazione (boia delle culture popolari) e
quindi di Europa; quello di razza, per il tragico fallimento della razza
bianca; di difesa dell’Occidente la cui remota origine “ariana” non la
scia ormai più alcuna traccia ; in dubbio il valore di Stato, per la
mancanza di uomini all’altezza di guidarlo: che cosa resta? Resta la lot
ta politica come dovere esistenziale: “nulla più della battaglia giusta si
addice allo Ksatriya” ,07. E la lotta deve ispirarsi a principi quali onore,
dignità, coraggio, cameratismo, fedeltà: “finché un solo camerata sarà
rimasto invendicato I | nessuno avrà il diritto di rinunciare” 108. Fon
damento di questa visione del mondo, si afferma, è dunque il concetto
di onore, di derivazione classica, tradizionale, pagana, aristocratica,
contrapposto :il pmlitto, all’utile, allo squallore della massificazione e
deH’egualitarismo: sua incarnazione ultima fu quella dei combattenti
fascisti in tutti i campi di battaglia della seconda guerra mondiale109.
Oggi questo tipo ili nomo si chiama soldato politico ed è animato da
spirito legionario, l’attitudine che lo differenzia dal tipo edonista e de
mocratico110, l’unico strumento che può far aprire lo scrigno della “ve
ra dottrina”, e portare a quella “coscienza super-razionale”, a quella
tensione esistenziale che sa riconoscere le gerarchie spirituali e materia
li ordinate dall’alto e verso l’alto. E lo spirito legionario a consentire
la spersonalizzazione, la scelta totale di vita, che conducono l ’individuo
a battersi, “quale umile militante di una guerra senza tempo né spazio,
al fianco dello Spartano e del Templare, del Samurai e dello Ksatriya,
contro le forze dello sovversione”. Prevedibilmente, questa è la piccola
guerra santa, che porta il militante a combattere, dentro di sé, la grande
guerra santa, destinata a fargli raggiungere una sempre maggiore quali
ficazione esistenziale111.
E superfluo sottolineare l’origine totalmente evoliana di questo im
maginario, d ’altronde ampiamente riconosciuta dagli interessati (“Evo-
la è un faro”) 112. E però necessario, si afferma, salvare Evola dagli evo-
liani, sia dal tradizionalismo sterile (“il motivo della perdita dell’occhio
di W otan nella mitologia germanica”), che dalla sacralizzazione dei te
sti politici (aberrante, per esempio, il definire “Vangelo” G li uomini e
le rovine, vent’anni dopo l ’epoca in cui è stato scritto). Ciò ha condotto
le “avanguardie” ad arroccare le modeste strutture politiche da loro
create intorno a rimasticature di concetti che, sebbene rivestiti di fra
seologia rivoluzionaria, si rivelavano immancabilmente di retroguardia,
di appoggio alla reazione115. L ’insegnamento decisivo di Evola, per la
situazione contemporanea, è invece l ’anarchismo di destra, teorizzato in
Cavalcare la Tigre: ognuno lotta per se stesso, per qualificarsi esisten
zialmente — e fra uomini qualificati si trovano le gerarchie e i motivi
dell’azione (invece di scimmiottare il nazi-fascismo senza avere capi de
gni del nome)1H. Questo si collega anche alla scelta strategica di “spin
gere gli elementi di disgregazione del sistema fino alle loro estreme
2. LA DESTRA EVERSIVA 77
5.2. Le sigle
tena di ritorsioni, che villino accennate perche si alilmi un'idea del cli
ma del tempo. Lo stesso unirmi drH'r|iisodio (7 1 l M/K) si erano avuti
disordini di piazza e il for'¡inculo ili un iini|nii¡//ante «li sinistra; fa se
guito (28.2.) l’uccisione di Untici in Si iiihililm r il ternato omicidio del
fratello, a opera dei Fiornviinl i, in itili! i|iic*lt i a«l le vili ime- sono scel
te in maniera puramente casuale, in I mh .ill>i incili ti|i|niitenenza all’a
rea avversaria. Il giorno precedente In manllo*la/lntie inininciunriiliva
(9.1.1979) viene attaccala "Radio <-ilt.i I unii.i", <I i vcv.i • pn -.su un
giudizio favorevole all'nci isinne dei due niiv.mi, l'aliam i e imiialn dii
un commando armato di mitra e liomlic a mano " , In da alle liammc
la sede dell’emittente, dopo aver ferito i|unttrn icdatlnri (c l'episodio
stigmatizzato da “Costruiamo l’Azionc”).
Dopo questo attentato, si ha l’assalto, in pieno assetto ili guerra,
alla società C.A.B. per impadronirsi di un lotto di giubbotti antiproict
tile (8.2.1979). Segue (15.3.) la rapina, menzionata più sopra, all arme
ria “Omnia Sport”, perfetta nella dimostrazione addirittura barocca di
efficienza militare (tre anelli di copertura esterna, dei quali faceva par
te anche un gruppo con chitarra; gli assalitori travestiti da carabinieri;
distribuzione di inviti ad assistere allo “spettacolo” ecc.). Si ha poi una
serie di attentati incendiari eseguiti dal nucleo femminile (Mambro,
Manno, Angelini, Serpieri), e alcune rapine; poi una nuova azione di
guerra, l’assalto alla sezione PC I dell’Esquilino (15.6.1979) con lancio
di bombe a mano e sparatoria, che provoca 25 feritiH7.
Queste azioni sono rivendicate con la sigla N A R (Nuclei Armati
Rivoluzionari): la logica è quella elementare e brutale dell’attacco-rap-
presaglia, tipica della guerra per bande. Non esiste alcun disegno stra
tegico; gli obiettivi o rispondono a fini di sostentamento del gruppo
(armi e denaro), oppure vengono scelti, per vendetta, in base alla mera
appartenenza delle vittime all’area avversaria. L ’insofferenza nei con
fronti di qualunque ipotesi politica articolata e graduata converge nel
caso di questi attivisti con le necessità poste dall’avvento di una sini
stra eversiva che impone una lotta violentissima per 1’“ agibilità fisica e
politica del territorio” . È il periodo in cui Roma si divide a macchie di
leopardo, in zone rosse e zone nere, impraticabili per gli avversari, e
zone di colore sfumato, ove i rapporti sono equilibrati e i gruppi si
fronteggiano in tensione continua. Seguirà un ripensamento dei rap
porti con la sinistra, in nome di una scelta sempre più “rivoluzionaria”,
che fa dello Stato e dei suoi rappresentanti i nemici principali: da qui
una possibile convergenza fra le estreme148.
5.3. Le schegge
Il quadro sinora descritto, già fluido di per sé, viene posto in movi
mento accelerato dalle vicende giudiziarie della seconda metà del 1979,
culminate con gli arresti di dicembre, che, nell’arco di pochi giorni, de
capitano il “movimento” di buona parte della sua leadership. Durante
l’estate erano stati temporaneamente arrestati, per fatti minori, Signo-
relli, De Felice e Calore di “Costruiamo I’Azione”; lo stesso infortunio
era occorso a Valerio Fioravanti per detenzione di arma da fuoco. Que
st’ultima vicenda determina immediatamente spinte centrifughe nel
l’ambiente FUAN; i vari gruppi si staccano dal nucleo centrale, conti
nuando però a compiere furti e rapinel56. Il colpo definitivo viene con
l’arresto di Pedretti (die. 1979), nel corso di una rapina in gioielleria:
la sede del FUAN viene chiusa e i membri si disperdono (continuando
peraltro nell’attività criminosa).
Pochi giorni dopo (il 14), Di Mitri, Nistri e Montani vengono colti
mentre trasferiscono le armi della rapina “Omnia Sport” : la politica di
gestione dello spontaneismo da parte di TP subisce un colpo decisivo.
Infine, il 17, vengono arrestati, sempre in flagranza, S. Calore (da poco
scarcerato), B. Mariani, A. Proietti, A. D ’Inzillo, per l’assassinio di A.
Leandri, erroneamente scambiato con l’avvocato Arcangeli157. In altre
parole, nell’arco di poco più di dieci giorni 158 vengono arrestati tutti i
principali personaggi militari che avevano guidato l’eversione nei mesi
precedenti: Costruiamo l’Azione e il FUAN di via Siena cessano di esi
stere come punti di riferimento e di aggregazione dello spontaneismo;
resta decimata Terza Posizione, che deve affrontare gravi problemi. Il
suo nucleo operativo (Fiore-Adinolfi) si trova sottoposto a pressioni
fortissime da parte dei giovani che, educati allo scontro e alla violenza,
non sono ormai più disponibili ad accettare freni o discipline di alcun
genere; è inoltre necessario sostituire Nistri alla guida del nucleo. La
risposta a queste esigenze viene cercata offrendo la leadership a Valerio
Fioravanti, l’unico personaggio militare di grande prestigio ad aver evi
86 FRANCO FERRARESI
[...] Troppo spesso ci si nasconde dietro frasi come “non abbiamo le armi”,
o “non abbiamo i soldi”. Soldi e armi sono per le strade, e basta anche un
coltello per cominciare. [...] Data la nostra entità numerica, a noi non resta
che la vendetta. Il massimo che possiamo fare è vendicare i camerati uccisi
o in galera [...] la vendetta è sacra! [...] Per conseguire questi obiettivi [...]
tre camerati fidati e buona volontà bastano. E se non ce ne sono tre ne
bastano due, e non ci dite che non ci sono due camerati fidati. [...] A chi
ci accusa di non essere “abbastanza politici” [diciamo] che non ci interessa
la loro politica, bensì lottare [...]. E a chi ci accusa di essere dei disperati
ribadiamo che è meglio la nostra “disperazione” alla vigliaccheria. [...] Sa
rà piombo per chi continua a inquinare la nostra gioventù predicando l’at
tesa o roba simile.
6. BANDITI E G U ER RIE RI
zione fosse quella di fare quanto più possibile soldi ed allontanarsi dal
l’Italia insieme alla Francesi a" 1 ' Non mancano, però, secondo Cri
stiano, motivazioni di ordini* caraticiialc: “credo anche [...] che tale
sistema di vita basato sulla continua idea/ione ed c s n u/ione di proget
ti criminosi fosse un po’ congeniali' .i i|iirllo i he M inilo i ssci stato per
lui un modello di vita. |...| rientrava tii-lla sua nirnialila ed era omoge
nea alla grande preparazione che lui aveva in latto di armi e di tecniche
di combattimento” 175.
Va infine segnalato che la magistratura padovana, con riferimento
ai soli reati commessi dalla banda a Padova e nel Veneto, ha escluso in
sede istruttoria per gli imputati le aggravanti di terrorismo, banda ar
mata, associazione sovversiva, in base alla considerazione che essi si
erano proposti “esclusivamente obiettivi di delinquenza comune (rapi
ne, estorsioni, sequestri di persona) senza alcun collegamento, sia pure
indiretto, con finalità di sovversione violenta degli ordinamenti demo
cratici dello Stato”, e senza l’intento di spargere sistematicamente pa
nico nella collettività176.
Da tutto quanto precede, e pur scontando le differenze di finalità,
di metodologia di raccolta e classificazione dei dati empirici, esistente
fra il magistrato penale e il sociologo-politologo (nonché l’imputato, te
so ad allontanare da sé delle ipotesi di reato), dovrebbero comunque
risultare chiari due elementi: a) che nella fase più recente dell’eversione
di destra i confini fra delinquenza comune e azione politica con finalità
terroristiche/eversive sono molto labili; b) che i fattori personali hanno
peso decisivo nel collocare i singoli sull’uno o l ’altro versante del discri
mine. Il discorso vale soprattutto nel periodo successivo all’esaurimen
to del progetto di “Costruiamo l’Azione”, e della funzione aggregatrice
del FUAN, quando sulla scena resta solo, con leadership fortemente in
debolita, Terza Posizione. Si determinano allora spinte sempre più ac
centuate verso una continua e diffusa attività criminosa che, in carenza
di un disegno strategico di qualche consistenza, appare come l’unica
scelta “rivoluzionaria” praticabile. Nelle parole degli inquirenti: “è im
pressionante la quantità di furti e di rapine, in appartamenti e in ban
che, verificatasi in questo periodo e in quello immediatamente successi
vo, riferibile a numerosi soggetti anche giovanissimi (dai sedici anni di
età), spinti all’illecito da motivazioni meramente politiche, quali [...]
acquisire i mezzi finanziari al movimento di Terza Posizione o aiutare
i ‘camerati’ in galera, o da motivazioni economiche appena ammantate
dalla teoria dell’azione rivoluzionaria in sé” 177.
Il fenomeno si inserisce nel più ampio processo di destrutturazione
dell’universo dei valori che accompagna il “movimento” del 1977: il
rifiuto sistematico delle regole costituite (“i valori borghesi”) viene vis
suto come momento di ribellione politica; una versione volgare della
teoria dei “bisogni” non solo articola esigenze generalizzate di benesse
re, e fa apparire come iniqua la loro insoddisfazione, ma afferma la le-
92 FRANCO FERRARESI
8 Summa di questo clima e di questa cultura politica può essere considerata l ’auto
biografia di un militante, descritta in u n ’intervista condotta nel 1962 a Roma da A. Del
Boca:
“Perché nasconderlo? H o preso parte a tutte le spedizioni punitive dal 1949 al 1955.
H o cominciato che avevo quindici anni, ho smesso che ne avevo ventuno. M i sono bat
tuto in Via Margutta e davanti a Montecitorio. H o preso parte all’assalto della libreria
Rinascita. [...] H o imparato a costruire bombe con residuati di guerra; ho lanciato ‘casta
gnole’ ; ho usato pugni di ferro, manganelli, spranghe e catene di biciclette negli scontri
coi poliziotti e i socialcomunisti. [...] A diciotto anni ero capo-sezione del M S I e i came
rati mi chiamavano ‘ducetto’. [...]
Dopo la scuola, finivo immancabilmente in sezione. Lì incontravo sempre qualcuno
che era stato nelle forze repubblicane di Salò, ed era pronto a raccontare. [...]
N on c’era bisogno che i ‘vecchi’ ci facessero lezione di mistica fascista; per farci an
dare su di giri bastavano i loro ricordi. [...]
Io feci carriera perché mi allenavo in palestra a tirare di boxe, ed ero il più deciso.
Il mio motto diceva: ‘I diciotto punti di Verona li imporremo col mitra.’ [...] Né io né
altri abbiamo mai saputo con precisione che cosa fossero questi diciotto punti. M a non
importava. Ce ne fottevamo dell’ideologia. C i bastava sentirci arrabbiati. [...] Si contano
a migliaia le azioni che noi del M S I e degli altri gruppi abbiamo compiuto in quegli anni:
devastazioni di sedi di partiti, distruzioni di lapidi di partigiani, violazione di cimiteri
NOTE 99
sistente per le attività del Fremir ( m e n i l e l iIMIM11,1/ ione è soslrimla dulia medesima Pro
cura nei confronti di terroristi ili iìiiM i.i in |»>■•■/i<mi mollo mimiitimtli).
N on è questo il luogo, né d ii « live i h - lui la i <nnpolrn*ii «pei Hit u, per analizzare le
vicende di questo processo (in incillu <i i l ....... In alla lelu/lnni i. imiu ila c, n u n z ia t a al
Convegno su: “Terrorismo ed evculni» .li .......... ", llm iiiilr ii.u ,., 14/16-X-1983, le cui
linee interpretative sono siine M-gi......... Il i |....................... im i,mi I H.i-.i.1 .|in iuitiinare
che un risultato del genere i slulu pnnilille unirli « im'lmiinaln«lime Inilrmente ridutti
va dell’istruttoria e dell 'acciiHU, (condoliti ilnl I* M C VIimL iw) ili» In punici ilurr aveva:
a) evitato di collegare fra loro I vati epinnll . m in i..... i .■il|» ll..iHln «■, Komi ilei
V e n ti, piani d ell’estate I ‘>/■! n i e silim i .li. il .............. ......... ........ I. . 1.1 I 1..111. ,iv. ■
■■,.■
ambito nazionale;
b) smontato, con argomenti molto frugili, le prove, a. 1 umiliali' ni lui 11 il lui in, delle
a t t iv it à insurrezionali svolte nella notte di "Tora-Toru" (ad esempio, la m ania .Ielle
Guardie Forestali di Rieti su Roma, e la scomparsa di un mitra daH'armriia del Ministr
ro dell’interno): su tali basi era stato possibile concludere che "i cospiranti scesero in
piazza per un’isolata manifestazione eclatante, violenta, ostile, di per sé inidonea a rea
lizzare l ’evento previsto [...] dall’art. 284 c .p . Sebbene inserito in un disegno lucido,
quel ‘gesto’ [sic!] appare, oggi come allora, velleitario, inutile e fallace” (a s s . r o m a , cit.,
pp. 113-14): insomma, un golpe d a burletta.
c) la Corte evitò così l ’incriminazione di buona parte della base del Fronte Naziona
le, affermando che molti avevano dato la loro adesione senza ben capire che cosa stesse
ro facendo; addirittura, non vennero incriminati tutti i presenti nei vari luoghi di raccol
ta nella notte di “Tora-Tora".
d) soprattutto, non si fece nulla per approfondire l’analisi dei legami, prima di Junio
Valerio Borghese, poi dei membri delle congiure successive, con settori qualificati delle
FF.AA . E indubbio infatti che la fedeltà repubblicana complessiva delle FF.AA . fu l ’ele
mento decisivo per sventare il golpe: ma proprio per questo sarebbe stato doveroso colpi
re gli elementi che avevano mancato;
e) ancora più grave il discorso riguardante i servizi di sicurezza (il SID ), il cui co
mandante dell'epoca, gen. Miceli, fu assolto da ogni imputazione, malgrado il suo tenta
tivo di impedire che si facesse luce sull’episodio (al punto di dichiarare “una rimpatriata
fra vecchi commilitoni e poche decine di giovani animati da goliardici intenti” la riunio
ne presso la palestra dei paracadutisti di Via Eleana. Cit. in n u n z ia t a , op. cit., p. 54;
cfr. anche la sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio del 5.X I. 1975: t r i b . r o m a , N.
3361/71 R .G .P .M .; 1054/71, R .G .G .I., p. 415).
Tutta la vicenda non è ancora giunta al processo d ’appello, che comunque riguarderà
solo aspetti secondari.
54 II testo del proclama, sequestrato dalla magistratura, è il seguente:
Italiani,
l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso ‘colpo di stato’ ha avuto luogo.
La formula politica che per un venticinquennio ha portato l ’Italia sull’orlo dello sfa
celo economico e morale, ha cessato di esistere.
Nelle prossime ore, con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più
immediati e idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione.
Le F F .A A ., le Forze dell’Ordine, gli uom ini più competenti e rappresentativi della
Nazione sono con noi; mentre, d ’altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più
pericolosi, quelli, per intendersi, che volevano asservire la Patria allo straniero, sono sta
ti resi inoffensivi.
Italiani,
lo Stato che insieme creeremo, sarà un’Italia senza aggettivi né colori politici. Essa
avrà una sola bandiera: il nostro glorioso Tricolore! Soldati di Terra, di Mare e dell’Aria,
Forze dell’Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria e il ristabilimento dell’ordine
interno.
N on saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali: vi chie
diamo solo di far rispettare le Leggi vigenti.
102 NOTE
alla Procura della Repubblica di R iunii, m i >u nito m i di Avanguardia Nazionale e O rdine
Nuovo, 1 giugno 1973, N. 0501 VI, p Il )
37 P. ROSENBAUM, I l NUOVO futllM N ll, l II , p 124
38 “O rdine N uovo” , II, 12, l ‘>V., |>|> l'< ngg
39 d e l b o c a , g i o v a n a , op. e li , pp .'Ufi »Rg , n ....... .iM, ii/i ili., p. 80. Appar
tengono a questa fase documenti cnnir il u g u rn n volimi Ilio, illM llliiilln nelle scuole dal
la Corporazione degli studenti in < IN ( I •*(• ' > " Si m litil !• M in io in Iiu iiiìii l'opinione
pubblica si stringe intorno il I,agallinoli , nllu |. uni Niillon i agli I llnuv In migliore gio
ventù francese tiene alta la bandiera delln i i v i l i i inopi .1 lumi minai , u in m Ir u n ir 1Iella
rivoluzione di colore, le organizzazioni lo rlalrn inunlur, unlim iirnir ni «rn/upuliiii r agli
omosessuali della internazionale rota radicalmarxiilu, moni «no In m ila I uiopu ......min
pagna volgare di basse menzogne al fine di colpire alle spalle i|uunlI In i m a d 'A lriia iti
battono per l ’Europa. L ’oro deH’internazionale moscovita sta tllrlru Ir inutilfmta/inni
studentesche e le capponesche proteste di un branco di cialtroni, sedicenti Intellettuali
antifascisti” (Riportato in d . b a r b i e r i , op. cit., pp. 67-68).
40 M a alcuni osservatori ritengono che fra Rauti e Graziani vi sia stato un mero
scambio di parti, per poter continuare a giocare su due scacchieri, quello legale-paria-
mentare e quello “rivoluzionario” . D. b a r b i e r i , op. cit., p. 165.
41 t r i b u n a l e d i r o m a , Sentenza del processo contro Ordine Nuovo, 21.11.1973, pp.
59, 69.
42 c. g r a z i a n i , Processo a Ordine Nuovo, processo alle idee, Roma, Edizioni di O N
1973. Malgrado C. Graziani compaia come autore unico, si presume che P. Rauti abbia
almeno partecipato alla stesura dell’opuscolo.
43 “O rdine N uovo” , autunno 1969; “Bollettino Europa” , autunno 1969.
44 Lettera aperta ai dirigenti ed ai militanti di ON, cit. in t r i b u n a l e d i r o m a , Senten
za cit., pp. 50-51. N on è ben chiaro, pertanto, che cosa intenda M . Ledeen quando af
ferma che gli odierni neofascisti “Parlano di tutto [...] ma mai della rivoluzione” (in r .
d e f e l i c e , Intervista sul Fascismo, a cura di M . l e d e e n , Bari, Laterza 1975, p. 104).
45 t r i b u n a l e d i r o m a , op. cit., pp. 50-51.
44 Ivi, pp. 79-85.
47 q u e s t u r a d i r o m a , Rapporto, cit., p. 35.
48 TRIBUNALE DI ROMA, Op. d t., p. 84.
49 c. g r a z i a n i , op. cit., pp. 26, 27, 30. N é ci si limita a riconoscimenti di principio:
ad esempio il programma di un corso di formazione quadri, esaminato dal Tribunale di
Roma, si articola su una serie di lezioni i cui argomenti sono altrettanti capitoli di pub
blicazioni evoliane, come segue: “Rivoluzione tradizionale e sovversiva” ; “le due razze”;
“impeto della vera cultura” ; “orientamenti” ; “da: 'Rivolta contro il mondo moderno’ -
la guerra santa” ; “la contrapposizione di Oriente e Occidente” ; “da: ‘Rivolta ecc.’ -
scienza e scientismo” ; “la plutocrazia come forza sovversiva” . Quasi tutta la bibliografia
consigliata è costituita da opere di Evola. (t r i b u n a l e d i r o m a , cit., 74.) A sua volta
Evola non fa mancare il proprio imprimatur a O N : “il solo gruppo che ha tenuto fermo
dottrinalmente senza abbassarsi a compromessi è quello che ha preso il nome di ‘O rdine
Nuovo’” (Cinabro, p. 208).
50 “Abbiam o sempre avuto il gusto per le scelte difficili” ; “siamo gli uomini delle
negazioni assolute e delle affermazioni assolute” ; “temiamo troppo il giudizio della Sto
ria per preoccuparci di quello del Tribunale” .
51 c. g r a z i a n i , op. cit., p. 30. Una caduta verticale dello stile legionario, ascetico,
spersonalizzato, e presumibilmente cavalleresco, si verifica alcune pagine dopo, dove la
responsabilità di certe denunce contro gli ordinovisti di Verona viene attribuita a “una
signora in preda all’ira e all’umiliazione per essere stata abbandonata dal suo giovane,
troppo giovane amante” (cfr. pp. 52-53).
52 “L ’unica forma di violenza che noi conosciamo — e per il momento subiamo —
è [...] quella esercitata con ipocrita e cinica determinazione dalla società borghese e de
mocratica. [...] Contro tutte queste forme di violenza, vere, concrete, funeste, poiché
spingono il paese nel baratro della guerra civile, noi intendiamo reagire, virilmente, re
sponsabilmente, ma reagire” (pp. 48-49).
104 NOTE
"D opo qualche giorno, A liotti riceve il primo avvertimento. Viene fermato dalla polizia
che gli perquisisce l’automobile: nel cofano vengono trovati degli esplosivi che lui giura
di non aver messo. E deve esser vero visto che, processato, è assolto per insufficienza di
prove. A questo punto Aliotti si è chiarito le idee sino in fondo. Affronta Delle Chiaie e
lo minaccia di rivelare pubblicamente i rapporti che lui, Delle Chiaie, mantiene col M i
nistero degli Interni. Passano pochi giorni. Il mattino del 25 febbraio 1967, Antonino
Aliotti, ragazzo sbandato, viene trovato morto a bordo della sua auto che ancora una
volta è carica di armi ed esplosivo. Suicidio, dice subito l ’inchiesta della polizia...” (La
strage di Stato, cit., pp. 55-56).
Quale che sia la verità circa questi episodi, resta che la reputazione di Stefano Delle
Chiaie non è mai stata interamente ripulita dai sospetti che aveva fatto nascere. Anche
in tempi recenti, alcuni dei gruppi neri che pretendono a maggiore purezza rivoluziona
ria, come il più volte citato Com itato di solidarietà per Giorgio Freda, lo definiscono in
termini tu tt’altro che lusinghieri: “tout d ’abord provocateur attitré des services spéciaux
italiens, puis aventurier et tueur professionnel. A la suite de l’enquète sur le grotesque
putsch Borghese, [...] Delle Chiaie put fuir tranquillement en Espagne, ou il prepara et
participa à different assassinats politiques [...]. Aux dernières nouvelles, il serait au Ser
vice de Pinochet” . (Cfr. c o m i t é d e s o l i d a r i t é p o u r g i o r g i o f r e d a , Giorgio Freda: “na-
zimao'iste" ou révolutionnaire inclassable?, cit., p. 45).
70 “Tra i più solerti ad affermare che il momento favorevole non doveva essere d i
sperso furono indiscutibilmente i capi di Avanguardia Nazionale. [...] N on v’è dubbio
che Borghese tenne in grande considerazione il Delle Chiaie e i suoi uomini, ammirando
ne la rigida ortodossia, la spregiudicata spavalderia, l’audacia delle imprese” (a s s is e R o
m a , op. cit., pp. 94-95).
/
108 NOTE
della loggia P2 sulla strage dell'ltalicus, “La Repubblica” , 22 marzo 1984; v. m o n t i , Itali-
cus: la sentenza conferma la regia della P2, “Corriere della Sera” , 22 m a rz o 1984.
86 G. SCARPARI, O p . Cit., pp. 910-911.
87 Visite che in p re c e d e n za e ra n o state lunghe e indisturbate m a lg ra d o la g r a v ità dei
mandati di cattura, (r . m i n n a , op. cit., p . 32.)
88 La riunione è segretissima: se ne è venuti a conoscenza solo alla fine del 1982.
Con l’eccezione di Clemente Graziani, è presente tutto il gotha dell’eversione nera, pro
veniente da ogni parte d ’Italia e dall’estero. Fra gli altri, G ubbini, Tilgher, Giorgi, Ro
vella, Fachini; P. Concutelli (nome di battaglia: “Lillo”) partecipa in rappresentanza di
O rdine Nuovo, del quale è cupo militare; S. Delle Chiaie (pseudonimo: “il canonico A l
fredo”), in rappresentanza ili Avanguardia, presiede insieme a P. Signorelli, a quei tempi
ancora membro del Comitato ( entrale del M S I (da cui verrà in seguito espulso), che si
presenta come capo di O N pei l'Italia, su mandato conferitogli nel 1974 da Graziani.
(Cfr. Sentenza-Ordinanza del ( • I di I irenze R. M inna, 30.9.1983, p. 20. Inoltre P. v i
g n a , L ’omicidio del magistrato Vii/uria Occorsio. I processi e alcune riflessioni, “Questione
tà dei giudici marxisti Battaglili! r ( nini r .li I limone D C Tuviiiiii, Il movimento politico
è stato sciolto e decine di anni ili i un ri** «mio '.lui! inflitti ili Mini dirigenti.
Nel corso della seconda istrulioiiu, nuiiino«! niilliuntl di i M l'O N sono stati inquisi
ti, incarcerati e condotti in culm i' dlnuii/l ni 1ilimimi! drl «Imi'inu borghese M olti di
essi sono ancora illegalmenlr d rtm u ll m III ili inm min In guli n , umili ullri sono da anni
costretti a una dura latitanza
L ’atteggiamento inquisitorio trinilo dui nervo drl «l%irniii I hvnrilo non è meritevole
di alcuna attenuante, l'accanimento du lui uiuio uri m lp lir «li <il■ llmivUii lo lui drgrudu
to al livello di un boia. Anche i boia muoiono! I u «rnlrti/u rtnrMU dui Tiihunulr drl
M P O N è di morte, e sarà eseguita da uno speciale nucleo operai I v o A v u t i l i per l'ordine
nuovo!” (cit. in p . v i g n a , op. cit., p p . 913-14). Secondo PlCCUM, nteniore di quello
volantino fu P. Signorelli (cfr. Sentenza-Ordinanza, G .I. Firenze, cit., pp. IH e 73).
95 Poco dopo l ’assassinio del procuratore generale di Genova, Coco, u opera delle
BR, Paolo Signorelli, secondo le dichiarazioni di un coimputato, avrebbe uffermato che
“intendeva organizzare un gruppo sullo stile delle Brigate Rosse, e cioè dedito ad autofi
nanziamenti, rapine di armi e atti eclatanti. Signorelli elogiò le BR, fece l’affermazione
che i soldi non si chiedono ma si prendono...” (r e q u i s i t o r i e f in a l i d e l p . m ., Procedi
mento 4770/81 R G P M , 1364/81 R G G I, luglio 1983, p. 318). (È la cosiddetta: “linea
del professore” .) È superfluo sottolineare la somiglianza fra lo stile e le modalità argo
mentative del volantino di rivendicazione dell’omicidio Occorsio e documenti analoghi
delle BR. Lo spirito di emulazione porta anche alla volontà di distinguersi dai rossi: per
esempio Concutelli rimanda l’omicidio Occorsio perché nel giorno inizialmente previsto
era presente la scorta che non si voleva coinvolgere, proprio per differenziare lo stile
operativo di O N da quello delle BR.
96 p. v i g n a , op. cit., p. 17.
97 Inoltre il suo capo, Delle Chiaie, finito il franchismo in Spagna, deve trasferirsi
in America Latina, dove si muove fra PArgentina, il Cile, la Bolivia, “ovunque i militari
al potere lo richiamino o lo accolgano per i loro fin i” (r . m i n n a , Per una storia, cit., p.
34).
98 I documenti cui viene più spesso fatto riferimento nelle varie indagini sono: Pro
spettive dell'azione rivoluzionaria, 1977, sequestrato a E. Bonazzi; Fogli d ’ordine del Movi
mento Politico Ordine Nuovo, 1978, steso dalla leadership di “Costruiamo PAzione” (Ca
lore, Signorelli, Raho, Fachini ecc.); Posizione teorica per una azione legionaria, 1978, se
questrato a S. Latini, steso da F. Zani (portavoce di una linea all’interno di Terza Posi
zione, poi redattore di “Q uex”); il documento rinvenuto il 31.8.1980 in una cabina tele
fonica a Bologna, di cui ampio brano era stato pubblicato sulla rivista “Noi Europa” ,
edita in Sud Africa, a firma di M ario Tuti (giugno 1979); questi, in una lettera, dichiarò
di averlo redatto nel carcere di Nuoro insieme ad Azzi, De M in, Bonazzi, Ferro, Fuma
galli, Marzorati, Malentacchi, Giannettini; Regola dell'ordine dei Ranghi, presumibilmen
te opera di F. Freda, cui è stato sequestrato; Obiettivi e metodi di lotta del movimento
rivoluzionario Terza Posizione (1980), sequestrato a F. Mantello; Legalità borghese e Azio
ne popolare, sequestrato in Latina a C . Battaglia. (Cfr. s o s t it u t i p r o c u r a t o r i d i Bo l o
g n a , Memoria del 25.11.1981; inoltre: g . c a p a l d o , l . d ’a m b r o s i o , p . g i o r d a n o , m .
g u a r d a t a , a . m a c c h i a (in seguito: s o s t it u t i r o m a ), L ’eversione di destra a Roma dal ’77
a oggi: spunti per una ricostruzione del fenomeno, “Questione G iustizia”, 4, 1983, pp.
935-980).
99 s o s t it u t i p r o c u r a t o r i d i Bo l o g n a , Motivi d ’impugnazione avverso le ordinanze
del 5, 12, 16 gennaio 1982 del G .I. di Bologna, p. 16. (Le ordinanze impugnate erano
quelle che, nel quadro dell’indagine sulla strage di Bologna, disponevano la scarcerazione
di S. Calore e D. Pedretti, e respingevano la richiesta di mandati di cattura nei confron
ti di P. Signorelli, M . Fachini, R. Rinani, M . Tuti, E. Bonazzi, V. Fioravanti, F. Mam-
bro, R. Femia, G . Adinolfi, R. Fiore.)
100 s o s t it u t i r o m a , L ’eversione di destra, c it ., p . 952.
101 s o s t it u t i Bo l o g n a , Motivi d ’impugnazione, cit., p. 16.
102 Foglio d ’ordini MPON, cit., p. 4. L ’atteggiamento nei cfr. del M S I e dei suoi
leader (“il viscido Yankee Servello”) è assolutamente unanime fra i nazional-rivoluziona-
/
110 NOTE
ri: “Almirante e i suoi accoliti vengono al vostro funerale, al capezzale del vostro letto
all’ospedale, perché hanno bisogno di martiri da pubblicizzare al fine di alimentare l’im
magine di ‘partito vittim a’, ma vi vendono per trenta denari ogni volta che il sistema
esige un paio di ‘teste calde’ (“Q uex”, 4, Marzo 1980, p. 8). Particolarmente insistente
l’accusa al M S I di avere distrutto generazioni intere di giovani, illudendoli di trovare
nel partito una forza rivoluzionaria; di “castrare le energie rivoluzionarie” esistenti al
suo interno; di impedire che le tendenze rivoluzionarie neofasciste si muovano in dire
zione diversa da quella parlamentare ecc.
103 La prima pagina del n. 0 di “Costruiamo l’A zione” , 5 dicembre 1977, riproduce
visivamente questa antinomia: l’articolo principale si intitola Morte dell’ideologia; di
spalla, su una colonna, un fondo dal titolo: Costruiamo l ’azione.
104 Posizione teorica per un'azione legionaria, cit., p. 19.
105 Ibid., p. 13.
106 “Ancora in un opuscolo della fine degli anni ’60, O rdine Nuovo, in sede di d i
rettorio nazionale, parla di ‘valori occidentali’ e degli stati bianchi, capitalisti africani,
come di qualcosa di positivo e da difendere” . (Cfr. Azione rivoluzionaria, p. 8).
107 Questa frase evoliana è citata letteralmente in due dei documenti analizzati:
Azione rivoluzionaria, p. 10; Azione legionaria, p. 5.
108 Azione legionaria, cit., p. 13.
109 “j] Fascismo, il nazionalsocialismo, e il loro naturale alleato, il Giappone dei
nuovi Samurai, pur sconfitti, colsero in pieno una parte del successo ambito. Dimostra
rono infatti di aver creato delle generazioni autenticamente diverse: l’eroismo fu la ca
ratteristica principale tanto dell’SS quanto delle camicie nere, fino al sommo traguardo
dei Kamikaze Giapponesi.” A questi sono da aggiungere “le migliaia di legionari rumeni,
seguaci di Codreanu, e di spagnoli falangisti, e di fascisti francesi e di molte altre nazio
ni ” ; bisogna riconoscere che l’Italia non diede “globalmente buona prova di sé. [...]
Eppure la forza dell’ideale ‘legionario’ era tale che fino all’ultimo, migliaia di giovani
incolsero, a guerra ormai persa, nelle file dell’R S I” (Azione rivoluzionaria, cit., p. 6). Il
Pantheon degli eroi è assolutamente consolidato: “La direzione essenziale è nello spirito
legionario |...|. Lo spirito legionario degli uomini di Codreanu, delle SS, ma anche di
tutti i volontari fascisti, in Spagna, Africa, Russia” (Azione legionaria, cit., p. 19).
110 Azione legionaria, cit., p. 19.
111 Azione rivoluzionaria, cit., p. 13. Sulla distinzione fra “piccola” e “grande” guer
ra santa cfr. più analiticamente oltre, p. 97.
112 “Uno di quegli uomini che [...] permettono alle élites politiche o intellettuali di
ritrovare [...] tutti i punti di riferimento per una vita differenziata in un mondo di rovi
ne” (Ibid., p. 10).
113 Azione legionaria, p. 17.
114 Ibid., p. 22.
115 Azione rivoluzionaria, p. 12.
116 Cfr. Fogli d ’ordine MPON, cit., p. 1; tutto in maiuscolo nell’orig.
117 In uno scritto sequestrato nel 1980, destinato alla pubblicazione su “Q uex” , M a
rio Tuti scriverà: “I metodi di lotta indicati nel saggio La disintegrazione del sistema han
no avuto finalmente la possibilità di essere posti in atto con esito favorevole nell’attuale
situazione, ben diversa da quella del ’68-’69 [...] quando le velleità della destra erano
ancora di natura più o meno golpista [...] proprio nella lotta contro il fatiscente e innatu
rale regime pluto-marxista possono trovarsi accomunati i veri uomini differenziati, ind i
pendentemente dalle etichette politiche” (Cit. in c. n u n z ia t a , Una strategia complessiva,
tema costante dell'eversione di destra, comunicazione al Convegno: “Ricordare e capire.
Violenza politica e terrorismo in Italia” , Bologna, 29-30 apr. 1983, p. 8). I metodi di
lotta cui si riferiva Tuti erano l’attentato a “Radio C ittà Futura” , da parte dei N A R ,
con relativa rivendicazione. Se ne parlerà in un paragrafo successivo.
118 “La lotta armata è la sola garanzia contro i campi di concentramento di Dalla
Chiesa e il confino di Cossiga” (Fogli d ’ordine, cit., p. 7; tutto maiuscolo nel testo).
119 “N o n ha importanza l’omogeneità delle sigle (che, anzi, se differenziate consen
tono di battere meglio la repressione)” (Fogli d'ordine, cit., Marzo 1978, p. 6). “Ripetia
NOTE 111
'" Ib id ., p. 951.
149 Ibid., p. 951; in precedenza si era avuta un’altra formazione, Lotta Popolare,
collegata all’emittente “Radio Contro” , entrambe connesse a iniziative di Signorelli.
1,0 I rapporti di Freda con TP continuano anche dopo la fase iniziale: ad esempio,
i capi di TP, Fiore e Adinolfi, sono, con altri, cooptati nell’O rdine dei Ranghi, la super
segreta, super-selezionata confraternita istituita da Freda alla fine degli anni settanta
(s o s t . Bo l o g n a , Memoria, cit., pp. 10, 17).
151 R. MINNA, Op. cit., p . 38.
152 Come questa “canalizzazione” funzionasse in pratica lo spiegherà, durante un
interrogatorio padovano, Valerio Fioravanti: “I capi di TP erano abili, perché non dice
vano ai giovani militanti: ‘occorre fare questa o quella rapina’, ma, nel corso di una riu
nione, esponevano l’esigenza di avere del denaro per delle iniziative, e facevano in modo
che i ragazzi ‘volontariamente’ proponessero un piano di rapine.”
1,3 A Roma i nuclei principali sono quelli dei quartieri Trieste, Balduina, Talenti,
Parioli, Flaminio, E U R , Tuscolano, Portuense; fuori Roma esistono nuclei di TP in Ve
neto, Romagna, Umbria, Marche, Basilicata, Sicilia e, pare, anche in Lombardia e Ligu
ria. I dirigenti politici nazionali sono: Roberto Fiore, Gabriele Adinolfi, Marcello De
Angelis, Giancarlo Laganà, Fabrizio M ottironi, W alter Spedicato, Francesco Mangiame
li (s o s t . ROMA, op. cit., p. 954).
154 Si consideri, ancora una volta, lo stretto legame fra “vecchie” e “nuove” aggre
gazioni, che fa sì che nell’ambiente, molti considerino TP una mera filiazione giovanile
di A N (Ibid.).
1,5 Ibid., p. 955.
156 A ll’uscita dal carcere, Fioravanti, secondo le sue dichiarazioni successive, regi
stra la delusione delle sue speranze “rivoluzionarie” di primavera, ed è condotto a elabo
rare una nuova antropologia del (neo)fascismo, in base all’analisi delle scelte di vita dei
camerati. Secondo Giusva questi ormai si potevano distinguere in “fascisti bucolici” (Pe-
dretti, Pizzonia, Morsello, e le loro compagne Mambro, Angelini, Marinella), che consi
deravano "scelta rivoluzionaria” utilizzare il provento delle rapine per acquistare case e
terreni dove andare a vivere insieme, avere figli nello stesso periodo, educarli nello spiri
to rivoluzionario, farli sposare fra loro dando così origine a tante generazioni di ribelli
in attesa della rivoluzione finale, e “fascisti mercenari” (Alibrandi, Carminati, Bracci)
che consideravano rivoluzionaria in sé l’azione (idest: rapina, furto) e non avevano scru
poli a utilizzarne i proventi a fini di vita dispendiosa ed elegante (Ibid., p. 956).
157 Riesce a fuggire G . Fioravanti, che sarà condannato in primo grado per l’omici
dio insieme agli altri, e al mandante, P. Signorelli. Questa azione va sottolineata per un
duplice ordine di ragioni: da un lato raccoglie operativi di tutte le tendenze della Destra
(CLA, TP, NAR-FU AN , gruppo Roma Sud ecc.); dall’altro era stata concepita come un
gesto di apertura nei confronti della sinistra, perché la vittima designata era accusata di
aver tradito una militante dei N A P , A nna Maria Martini.
1,8 La circostanza sembra troppo curiosa per essere del tutto casuale; ma i tentativi
di individuare interventi “esterni” che avrebbero “pilotato” questa catena di arresti si
sono, finora, rivelati infruttuosi (Ibid., p. 957).
159 Si tratta di Vale, Ciavardini, D . M ariani, cui si aggiungono però V. Fioravanti,
la Mam bro, Cavallini, da qualche mese partner fisso di Fioravanti, oltre a M . Rossi e
G . De Francisci; il primo, già luogotenente di Concutelli, di provenienza ordinovista e
quindi già confluito in Costruiamo l’Azione; l’altro, proveniente dal gruppo Eur-Monta-
gnola, già confluito nel F U A N (Ibid., p. 960).
160 Le carenze di provvedimenti sistematici nei confronti dell’eversione neofascista
a Roma nella seconda metà degli anni settanta costituiscono una delle pagine più nere
nella recente storia giudiziaria italiana. Basti pensare che, malgrado il dilagare della vio
lenza, soprattutto giovanile, solo nel 1978, e per iniziativa di un solo sostituto, ha inizio
un’indagine generale in materia, mediante la riunione e trattazione complessiva di nume
rosissimi procedimenti contro ignoti rivendicati da sigle di destra. “E significativo,” vie
ne fatto rilevare dai sostituti che hanno assunto l ’eredità di Amato, “che per riunire e
classificare i processi si debba ricorrere alla ‘spulciatura’ del Registro Generale della Pro
NOTE 115
cura: fino ad allora infatti i lusi'leoll muto drlrgati, più <1 menci 1 usualmente, a sostituti
diversi” (Ibid., p. 961).
N on sorprendentemente, si Itruiitolu uri I..... hi pulizia h lilialmente disorientata; i
carabinieri non sembrano intarsim iI a indiam i .......... ili, In 1 «rivizi di sicurezza taccio
no. Anche gli arresti in flagranza, limili amln min tulli' 1Ir finiti, n siano fatti casuali e
poco significativi: tutto ciò malgrado l'ainlilriiir, m iiir «l e vl«li>, sin altamente per
meabile.
Q uando Amato assunte in blocco i|iir»ll pini rdliiirnll nuli virile «giiivutn drl lavoro
ordinario, né gli vengono forniti «p niall «liiiineiill d'indagine pini dl«pmu- di un nolo
funzionario della D IG O S , dotato di alia prolessImialliA ma 11 «mi volta la ir n ir ili mezzi,
uomini, appoggi (Ibid., p. 964),
Ancora più grave è l’atmosfera non solo di lottile 1 .ni,míenlo ma .li veia e propria
ostilità che circonda M . Amato quando si comincia a delineare In pollala della sua inda
gine, e l ’ambiente eversivo ne percepisce la pericolosità. Vengono mobilitate, allora, Hit
te le solidarietà — di classe, ideologiche, di parentela ecc. — di cui la Destra può dispor
re nel mondo giudiziario. (Dirà Valerio Fioravanti nel corso del processo bolognese per
l’uccisione di Amato: “U no dei motivi per cui scegliemmo come obiettivo Mario Amato
fu la necessità di dare un segno evidente, quasi plateale della rottura che doveva crearsi
fra noi e alcuni apparati dello Stato ai quali eravamo, diciamo così, simpatici. Noi face
vamo quello che volevamo, eravamo i figli della borghesia ai quali era permesso tutto,
loro erano troppo occupati coi ‘compagni’, erano tolleranti...” [Cit. in F. c o p p o l a , “Sia
mo stati noi a uccidere Amato", “La Repubblica” , 9 marzo 1980, p. 13].) Oltre agli inter
venti (documentati) di colleghi che cercano di spingere Amato ad assumere la (fino ad
allora normale) linea morbida della procura nei confronti della Destra, viene montata,
con l’aiuto della stampa, una vera e propria campagna di criminalizzazione a rovescio,
che cerca di descrivere Amato come un persecutore fazioso, che per motivi esclusiva-
mente ideologici, vuole soffocare ogni spazio di espressione della Destra. La campagna
culmina in un “vergognoso episodio” di cui si fa protagonista l’ordine forense di Roma,
che, in un durissimo documento di protesta, sollecita contro il magistrato l’apertura di
un provvedimento disciplinare: Amato, infatti, si era permesso di arrestare ... Paolo Si
g n o r ili! (Cfr. s. C a s t a l d o , L'omicidio di M. Amato, comunicazione al convegno su
“Terrorismo ed eversione di Destra” , Grottaferrata, ottobre 1983, dattiloscritto, p. 6.)
Le responsabilità più gravi sono tuttavia quelle del capo della Procura, De Matteo (il
cui atteggiamento generale viene definito dal P M bolognese che ha svolto le indagini
sull’omicidio Amato, in termini di “indifferenza, di superficiale pavidità”): le pressanti
richieste di Am ato di essere affiancato da altri colleghi per non dover sopportare da solo
il peso e il rischio delle indagini si scontrano sempre con la latitanza di De Matteo.
(Ibid., p. 7.) E ciò, si badi, nel momento in cui, sempre secondo l’inquirente bolognese,
la procura di Roma si dedicava all’arresto spettacolare di “una ventina di giocatori di
pallone, ancora freschi di gloria e madidi di sudore. Cinque, diconsi cinque, sostituti
vennero delegati a seguire le vicende degli osti Trinca e Cruciani...” (cit. in F. c o p p o l a ,
Due killer per uccidere Amato, “La Repubblica” , 7.5.1983, p. 15).
N on c’è dubbio che, se confrontato con quello più morbido e distaccato degli altri
inquirenti, il comportamento di Amato sia, dal punto di vista della Destra, oggettiva
mente persecutorio: “quando le indagini si appuntano per la prima volta su ambienti e
personaggi di livello elevato, il pericolo diviene troppo grave” ; l’eliminazione di Amato
entra nel “bagaglio programmatico di tutti i terroristi, obiettivo comune e quasi u nifi
cante della Destra ‘rivoluzionaria’” ( s o s t . r o m a , op. cit., p. 965). Anche di fronte a que
sto pericolo Mario Am ato viene lasciato completamente solo: inerme, senza scorta, in
contrerà il suo assassino a una fermata d ’autobus, il mattino del 23.6.1980.
161SOST. r o m a , op. cit., p. 966.
162s o s t . r o m a , op. cit., p. 969; Fiore sarà arrestato a Londra nel settembre 1981;
lo comunica il giornale del movimento: “l’ l l settembre, forse a un anno esatto dall’ucci
sione di Francesco [Mangiameli], [...] sono stati fatti prigionieri a Londra Roberto Fiore,
militante e dirigente rivoluzionario, e Marcello De Angelis, fratello di Nanni, caduto
nell’ottobre ’80” (“Terza Posizione” , ott.-nov. 1981, p. 3).
116 NOTE
a Tuti ordina: “N on si firmi col mio ih iiih Non gli riconosco itncora la condizione di
soldato politico.” L ’ordine scmhrn r u m .imo disatteso. ( O r , M n o z z a , op. cit., p.
274.)
185 “In particolare le posizioni u h ........li I vi,In, r Ir inlrrpri in ..... . politiche di Fre-
da, nella fredda logica che le unimn, lmli|.....li n i....... .. ilm Inlllmrnti delle strategie
politiche seguite tanto d a l're d a q u im lo ■In i Iti, m m r ( u n / i n n i n i n lln modi, ha tentato
di seguire le indicazioni e v o lta n e , d i r spesso v in o M nn in, n-ili I iliiu r lile velleitarie e d i
staccate dalla realtà — ci sembrano p a r t lc n lm m r n lr lu lr g n n lr " (" O l i r *” , >, maggio
1979/marzo 1980, p. 9); ancora: “Vogliamo [ | t in ila o h i p m U n i r d i r 'Q i i r x ' si rico
nosce in grandissima parte nelle posizioni rivoluzionarie rs p rrs s r <In l i n l n n r lla Dtsinte
grazione del sistema, più in generale nelle posizioni metapolitiche in d ic a te d a i t r i t i «celti
e pubblicati da A r” (“Q uex” , 2, marzo 1979, p. 32). L ’omaggio a Evola si accompagna
allo scherno feroce contro chi “imbratta le carte di pensiero evoliano” (f . g in o k i, Contro
le ideologie, “Q uex” , 2, p. 35), e in particolare contro gli eroi da poltrona, coloro che
mancano di coerenza fra pensiero e azione. Per questi M . Murelli conia il garbato epite
to zoologico di “suini verticali” , distinti in due razze principali, il “suino ascetico", che
predica il distacco, e il “maiale da combattimento” , che enuncia la via del guerriero.
Sono i due corni del dilemma di fondo della dottrina evoliana, che Murelli propone di
risolvere suggerendo ai sostenitori del primo di “ritirarsi, in nome della coerenza, sulle
pendici di un vulcano, possibilmente attivo” . A l secondo tipo si chiede invece “come
mai ha ancora la possibilità di grugnire fra le pagine di pubblicazioni idiote, invece di
essere in qualche campo di concentramento (pardon! [•..] ‘supercarceri’) [...] visto che se
solo mantenesse un m inim o di C O E R E N Z A fra l’enunciazione e l’A Z IO N E sarebbe
automaticamente un fuorilegge” ( m . m . , Personale e/o politico, “Q uex”, 1, p. 8). M olto
più aperto e disponibile è invece il giudizio nei confronti della Nuova Destra, benché
negli ultim i numeri del bollettino tendano a prevalere le sfumature negative. Nell’artico
lo appena citato, ad esempio, si afferma che, malgrado “Q uex", per fedeltà alla propria
natura, intenda continuare a muoversi su un cammino diverso “crediamo opportuno ap
poggiare chi vuole ‘operare nella direzione di un ‘Gramscismo di destra’ che miri alla
riconquista della società civile.’” [La citazione interna è tratta da un articolo di “D iora
ma Letterario” .] Pesante invece l ’attacco che lo stesso Murelli, qualche numero dopo,
porta al “nuovo animale del giardino zoologico”, l’“alaindebenoista” ( m . m . , Bestiario,
“Quex” , 4, p. 45). L ’argomento viene trattato più diffusamente nel prossimo capitolo,
cui si rimanda.
184 M . t u t i , Considerazioni inattuali, “Q uex” , 2, p . 12.
185 m . t u t i , Organizzazione e spontaneismo, “Q uex”, 2, p . 9.
186 s. l a t i n i , e . b o n a z z i , Coerenza, “Q uex” , 2, p. 7.
187 l a t i n i , b o n a z z i , op. cit., p. 7; “Q uex” , 3, p. 8.
188 “Q uex” , 3, pp. 6-8.
189 j. e v o l a , La dottrina aria di lotta e di vittoria, Padova, Ar 1970, 1977; contiene
anche, in appendice, un articolo apparso sul II , 24 di “La difesa della razza” , dal titolo:
La razza e la guerra (pp. 41-53 dell’attuale opuscolo). La traduzione francese, opera di
Philippe Baillet, compare come supplemento al n. 7 di “Totalité” . Nello stesso ambito
tematico si veda anche: Metafisica della guerra, originariamente in “Diorama filosofico” ,
maggio-agosto 1935, riedito a cura di M . Tarchi nel 1974; tr. francese, Milano, Arché
1980.
190 j. e v o l a , Dottrina aria, cit., pp. 16, 42.
191 “Q uex” , 2, p. 1.
192 J. e v o l a , op. cit., pp. 17, 43; Metafisica della guerra, § IV.
195 “Q uex” , 2, p. 1.
194 J. e v o l a , Dottrina aria, cit., p. 46.
195 “Q uex”, 3, p. 6.
196 j. e v o l a , op. cit., p. 25.
197 “Q uex” , 4, pp. 11-12. N on manca la citazione letterale: “Ricordiamoci e faccia
mo nostra, ma veramente nostra, questa massima del Bhagavad-gità: ‘... Mentre tu poni
sullo stesso piano di valore piacere e dolore, vantaggio e perdita, vittoria e sconfitta,
J
118 NOTE
arm ati per la lotta: cosi non ci sarà nessuna macchia sul tuo onore’.” (Cfr. s. l a t i n i , e .
op. cit., p. 7; il brano proviene da j. e v o l a , op. cit., p. 24.)
b o n a z z i,
198 F . j e s i , Cultura di destra, cit., p. 87. Il m ito dell’atto eroico può forse aiutare a
com prendere anche un altro fenomeno caratteristico dell’eversione di destra a differenza
di quella di sinistra: la penuria di pentiti fra quanti hanno occupato posizioni di responsa
bilità nelle form azioni eversive (Fino a tem pi recentissim i, in fatti, com e è noto, i pentiti
sono, a d estra, m eno numerosi che a sinistra, e si trovano prevalentem ente ai livelli ge
rarchici più bassi.) Q uale che sia l'interpretazione che si vuol dare del pentitism o di sini
stra, è indubbio che uno dei suoi, fattori determ inanti sia stato la percezione, da parte
dei protagonisti, della sconlitlu del progetto politico di cui essi si consideravano p o rtato
ri. Ma a d estra, almeno nelle Itisi successive al golpismo, si rifiuta esplicitam ente qualun
que p rogetto politico, e si dichiara di battersi in nom e di valori m etastorici, che negano
qualunque riconoscim ento alla realtà contingente del m ondo m oderno. Suprem o onore è
anzi, giusta la lezione evoltami, battersi anche sapendo che la battaglia è m aterialm ente
perduta. Q uesto orientam ento è strettam ente connesso con un altro fascio di fenom eni,
relativi al privilegiam entu clic, nella d o ttrin a di destra, assume l’agire dell’individuo, (lo
“stile”) ribadito in topoi come quello di “ soldato politico”, “uomo differenziato” , “gran
de guerra sa n ta” ecc. A ciò al contrappone lo scarso interesse che la figura del singolo
riveste nell’universo terrorista ili ainistra, risalente forse a una lettura do ttrin aria e limi-
tatrice del m arxism o, secondo cui gli atto ri sono visti com e meri portatori ( Tràger) di
stru ttu re e processi storici, il che, ancora una volta, giustifica il getto della spugna quan
do appaia che proceaai e stru ttu re si m uovono in direzione diversa da quella prevista.
Q u an to precede, naturalm ente, costituisce una ricostruzione congetturale, per di più
basata prevalentem ente su m ateriali teorico-dottrinali, che andrebbe sottoposta alla veri
fica d ell’indagine em pirica. Per avere u n ’idea delle possibili discrasie fra il modello teo ri
co del “soldato politico” e la sua realizzazione concreta, si considerino solo le dichiara
zioni di “Q uex" relative ad A. Izzo, rip o rtate poco sopra. (Sul pentitism o fra i terroristi
di destra cfr. anche p. v ig n a , L'omicidio del magistrato Occorsio, cit., pp. 931 sgg.
199 m . n o z z a , op. cit., p. 271.
200 “Q u e x ” , 2, p. 1.
201 V. sopra, n. 97.
202 p. 10.
203 p. 11.
204 p. 11.
205 Si consideri inoltre che il regime attuale, am orfo, spugnoso, privo di centri ner
vosi e di organi vitali, non si regge su “uom ini chiave” né su stru ttu re ben individuate.
Il “cecchinaggio” , p ertan to , pu r valido dal p unto di vista tattico, non è di per sé suffi
ciente a m ettere in crisi le istituzioni, e, strategicam ente, va affiancato da m etodi di
lo tta di più ampia p o rtata (p. 11).
206 p. 12.
207 C fr. retro, p. 60.
208 p. 12.
209 R . M IN N A , O p . Cit., p. 30.
210 c. n u n z i a t a , Una strategia complessiva, cit., pp. 12-13.
211 s o s t . RO M A , op. cit., p . 978.
3. La nuova destra
di M arco Revelli
l ’avanguardia artistica del primi) N ovecento che non l’esten u ato lessico
politico d ell’ideologia, e che privilegili upertiinienle le incandescenti te
m atiche esistenziali (per molli vcim vicine alla ! rl'i'inrcform e d ’inizio
del secolo) risp e tto al p ro p ello |»>lilu <>, Ih -.itusiih cui era sp e tta to
tradizionalm ente, dal 1945 in poi, il m onopolio della m obilitazione an
tagonistica — accusa il colpo S c o iu ri '1ut it dilli Y m n>icu/ii ili soggetti
collettivi dai profili sociali im e n i, * lie «tienili il colli» me uH'iiilei no del
la “com posizione di classe” c u rico n d u rle h precisi ruoli pro d u ttiv i;
d iso rien tata da una m obilitazione fo n d ata, in via im m ediata, su una ra
dicale soggettività “non negoziabile” e su una generica “dom anda di
senso” cui è cultu ralm en te im preparata a rispondere, essa e n tra in una
brusca, b ru cia n te “crisi d ’id e n tità ” : m en tre le form azioni della più re
cen te “sinistra rivoluzionaria” , consolidatesi organ izzativ am en te nel
q u inquennio p reced en te si dissolvono, in b u ona p arte, “ nel m ovim en
to ” fran tu m an d o si in una pluralità d ’id e n tità parziali (fem m inism o,
p ro letariato giovanile, ecologism o ecc.), i grandi ap p arati della “sinistra
ufficiale” , orm ai vicini e quasi p ienam ente responsabilizzati alla gestio
ne governativa, finiscono per trovarsi fro n talm en te co n trap p o sti alle
nuove realtà in m ovim ento nell’universo giovanile. N é il fenom eno, e
so p ra ttu tto le sue potenzialità, sfuggono a quella co m p o n en te del n eo
fascism o che, com e si è visto, da tem po lavorava a un p ro g etto di d ra
stica innovazione attrav erso una cauta “strategia d ell’atte n z io n e ” nei
co n fro n ti dei nuovi m ovim enti sociali: “Il S etta n ta sette. A lias l’altra
faccia del S e ssa n to tto ” , scriveranno al proposito. “ Se quello n o n l ’ave
vam o ‘fa tto ’ (ma no n ne eravam o usciti indenni. C i sarebbe voluto un
d ecennio p er constatarlo. B eata anestesia delle nostalgie!), stav o lta ‘ci
sarem m o s ta ti ’ .” 12
La nuova co n g iu n tu ra è colta, con in d u b b ia p ro n tezza e lucidità,
com e l ’occasione p er una brusca q u an to in a sp e tta ta rim essa in discus
sione degli equilibri cristallizzati; una so rta di “riap e rtu ra dei giochi”
e n tro cui te n ta re una rilegittim azione di posizioni fino ad allora rigida
m ente em arginate d all’universo politico e culturale per e ffetto degli esi
ti del secondo co n flitto m ondiale ed e n tro cui cogliere i segni d i quella
“fine di un dopoguerra d u ra to q u a ra n t’an n i” di cui gli esp o n en ti di
“q u e sta ” D e stra parlano con tin u am en te. “La prim avera d ell’au to n o
m ia” , com e essi la qualificano, “q uesto fenom eno che per un attim o da
se tta rio pare farsi epocale, nell’esplosione di ferm en ti germ ogliati nel
l’arco di alm eno nove a n n i” 13; il convulso m oto giovanile che p u r —
occorre ricordarlo — era iniziato a R om a p roprio con un a m obilitazio
ne an tifascista, diviene, per q u e st’anim a della D estra radicale italiana,
un te rm in e di riferim en to irrinunciabile nella ridefin izio n e della p ro
pria id e n tità e della p ropria strategia. In essa — scrivono, utilizzan d o
u n linguaggio p er m olti versi in e d ito nell’area neofascista — “per la
prim a volta la sinistra istituzionale, egem one nel cam po del p o tere in
tellettuale, da p ro tag o n ista e sp etta trice si fa bersaglio e v ittim a desi
122 MARCO REVELLI
to più vicini alle frange d ell'estrem ism o ‘in d ia n o ’ ili intanto non pensi
no: negli altri c ’è lo stesso sciimi ili im potenza, lo stesso clim a di em ar
ginazione, la stessa consapevole/,/,« della g h e tti/z a /m iie ,,. Il m ondo gio
vanile è una polveriera, e gli a l l i b i m i possono arrivare da qualsiasi
p a rte .” 20
Il prim o C am po H o b b it a p p a i e , a l l o i a , >ii i n n i o i g a n i / . / . u t o r i c a una
p arte dei p arte cip a n ti, anche e sopì’a l l u n o m i n e il p n i u o allo ili una
“palingenesi in te g rale” , volili a s f u g g i r e a l l a ‘' t e n i a / i o n e torbida del
g h e tto ” e a im m ergere nella generale “crisi ili g e n e i a / i o n e " la ristretta
avanguardia, rim asta fino ad allora isolata nella fedeltà im m obile ai m i
ti p aralizzanti di un m ondo sconfitto: “ Si ricom inciava ila cap o ,” scri
veranno, “p arte n d o da zero alla riscoperta delle nostre rad ici” 21; e d e
scriveranno l ’esperienza com e u n prim o, decisivo passo nel processo di
progressiva “lib e razio n e” dalle form e nostalgiche e dai riti iden tifican ti
del neofascism o tradizionale, quello “delle tram e, dei sordi p ro p o siti di
riv in cita, dei golpe sem pre prom essi e mai a ttu a ti, del reducism o p a te
tico ed esasp e ra to ” 22. N o n sono queste, a d ir la verità, le im m agini che
del C am po H o b b it rip o rta la stam pa n on ap ertam en te di d estra, p re
sen te alla m anifestazione, la quale segnala “il solito ritu ale dei convegni
neri, i saluti a m ano tesa, gli slogan cadenzati sul tip o “A rm i ai fascisti
p er la riv o lu zio n e” 21, un sospettoso servizio d ’o rdin e di “o tta n ta m u
scolosi fedelissim i con fasce bianco-rosso-nere (‘I colori della T rad izio
n e ’, spiegano. M a quale? Bianco rosso e nero erano i colori della b a n
d iera del T erzo R e ic h )...” 24. “P an o ram a” si lim iterà a rilevare 1’“am b i
g u ità negli slogan, alcuni a d d irittu ra presi a p restito dal fem m inism o
(‘Io sono m io ’) o dal M aggio francese (‘F antasia al p o te re ’). La m aggior
p a rte in cerca di una ‘te rz a v ia’ tra capitalism o e comuniSmo (‘N é M arx
né C oca Cola; né banche né so v ie t’)” 25; “ La R ep u b b lica” , per p arte
sua, liquiderà l’in iziativa com e una “scopiazzatura delle esperienze
‘cre ativ e’ della nuova sinistra, so p ra ttu tto quelle d i Licola e P arco
L am bro” , p u r sotto lin ean d o n e la pericolosità: “C h i è sta to a C am po
H o b b it,” scrive M auro Bene, “ si è accorto che tra le m ontagne desola
te del S annio è e ffettiv am en te n ata u n a nuova form a di radicalism o di
d estra , dai co n to rn i ancora confusi e incerti, m a non per q u esto m eno
pericolosa p er le istitu z io n i d em o cratich e .” 26
C iò n on toglie, tu tta v ia , che gli esp o n en ti di q u esta N u o v a d estra
in gestazione (apparen tem en te in d ifferen ti allo scarto ev id en te tra la
p o rtata lim itata di u n ’esperienza giovanile e le grandi categorie della
politica) co n tin u in o ad au to rap p resen tarsi l’esperienza del “C am p o ”
com e la vera e p ro p ria ap e rtu ra di u n “nuovo ciclo” ; l ’a tto d i nascita di
u n ’in e d ita co rren te d ell’estrem a d estra “m eno ip n o tizz ata dal passato,
disposta a m isurarsi col m ondo esterno, capace di parlare nella form a e
nei tem i della lingua co n tem p o ran e a” 27. S o p ra ttu tto , capace di a ttin g e
re ai livelli più originari e au ten tici della pro p ria id e n tità ; di riscoprire,
al d i so tto della superficie ossificata e istitu zio n alizzata del neofascism o
124 M ARCO REVELLI
della recensione critica delle opere d ire tta m e n te o in d ire ttam en te affe
ren ti a tale “cu ltu ra” , il reperim ento agevolato dei volum i più significa
tivi e il m iglioram ento “q u alitativ o e q u a n tita tiv o dell’ed ito ria ‘a lte rn a
tiv a’” 40, l’ed ito riale prom ettev a u n preciso im pegno a p orre d efin itiv a
m ente “la parola fine a riguardo di due vizi finora prosperanti: il D O G
M A T IS M O settario e l’assoluta P E R M IS S IV IT À I D E O L O G IC A ” 41.
C o n tem poraneam ente nascono “D im ensione am b ien te” , l’organo
“scientifico” della N uova destra, con in teressi in cam po “ecologico” e
“biopo litico” , cui si collcgano num erose “sezioni ecologiche” del F ro n
te della G io v en tù ; "l'.ow yn” (tra tto dal nom e d ell’eroina tolkieniana),
periodico di “altern ativ e fem m inili” im pegnato ad afferm are i “valori
della fem m inilità” co n tro il “fem m inism o” ; “M ach in a” , periodico ro
m ano di spettacolo c com unicazione; “D im ensione cosm ica” 42, rivista
bim estrale di fantascienza c astronom ia; e, so p ra ttu tto , “ E le m e n ti” .
P rom osso d all’intero nucleo fo n d ato re della co rren te politica culturale
che verrà ben presto d en o m in ata “N uova d e s tra ” 43; d o ta to di u n a v e
ste tipografica elegante e m oderna e d i un som m ario co m p ren d en te un
am pio ventaglio di tem atich e “ im pegn ate” 44, “E le m en ti” com pariva in
edicola dopo u n ’accanita battag lia all’in te rn o del M o vim ento Sociale e
n o n o sta n te la du ra opposizione dell 'establishm ent del p artito . N ell’ed i
toriale si sottolineava il c a ra tte re “g enerazionale” d ell’in iziativ a (“I
suoi id eato ri e fo n d a to ri,” vi si legge, “h an n o tu tti, fa tto in d icativ o ,
u n ’e tà m edia inferiore ai tr e n t’anni, e in com une un a b en precisa visio
ne della vita, pur se diversi possono essere i m aestri avuti o quelli tro
vati o quelli infine rifiu ta ti”) 45, e, dopo u n fuggevole accenno alle “ m il
le difficoltà e polem iche” , si rib ad iv a la volontà, per così d ire, “d i seco
larizzazione” del suo gruppo pro m o to re, d eterm in a to a p ren d ere ra p i
d am en te le d istan ze dall’integralism o d i taglio “trad izio n alista” che p u
re ne aveva, p er un certo tem po, coinvolto alcuni m em bri e a procedere
a una rap id a “m ondan izzazio n e” 46. N asce, co n tem p o ran eam en te, la ca
sa ed itrice “ Il la b irin to ” , anim ata da S tenio Solinas, che nella collana
“ La genealogia della m orale” , d ire tta da M aurizio C ab o n a, in izia a
pubblicare u n certo num ero di opere della N o u velle droite fra n c e se 47,
con cui si v anno stringendo co n sisten ti rap p o rti.
Le successive tap p e più significative — lungo quelli c h ’essi d e fin i
scono “i se n tie ri del rito rn o alla re a ltà ” — sono co stitu ite dal sem ina
rio su “Ipotesi e strategia di u n a N uov a d e s tra ” te n u to d a circa 80 m ili
ta n ti nel gennaio del 1980 “in u n ascetico m onastero p realp in o ” , com e
recita la prefazione agli “a tti” di G en n a ro M algieri, “per d iscu tere, alla
luce di q u an to era avvenuto in F rancia, le ipotesi o p erativ e d i una
N uova d estra ita lia n a” 4S; e dal convegno “C o stan ti ed evoluzioni d i un
p atrim o n io cu ltu rale” , organizzato tra il 12 e il 14 m arzo del 1981 a
C ison di V aim arino, in provincia di T reviso, con l’o b ie ttiv o d i “com
p orre, in u n a prim a sintesi, ferm en ti e m otivi di u n a nuova id e n tità
p ro g ettu ale” , e di “verificare il cam m ino d i u n ’evoluzione orm ai dise
3. LA NUOVA DESTRA 127
/
128 MARCO REVELLI
politica “p o litica n te” in nom e d cll'im p ig iio sul piimo della “m eta-poli
tic a ” diviene il m otivo qualificarne di questa arca
g ate all’universo di valori drllu " smisi i n ” com e “ potenza p o litica” (pro
gressiva delegittim azione clin i c om ologazione tirile socialdem ocrazie;
im p roponibilità e indifendibiliirt del "sin iulismo leale"), è d u n q u e sulla
d issoluzione d ell’im pianto critico della ••inistra to m e "p o ten za cu ltu ra
le” e, p er ce rti versi, “m orule” • I»' Li N uova ilesini pone l'accento. Si
so ttolinea l ’in d u b b ia crisi dcH '"idea di p io g i r s s o " , d iiIu sa tan to all'in
tern o del m ondo intcllcl m ale •inalilo a livello di massa di h o u le alla
d isp eran te im m agine del diffondersi di una "le c n iia dello siri m inio"
che ten d e ad associare sem pre più l’idea dello sviluppo tei n o lo ^ n o im i
quella della fine dell’um anità anziché della sua “em ancipazione"; si l i
chiam a la sem pre più estesa “crisi della rag io n e” e la messa in discus
sione dei grandi paradigm i “f o r ti” e “c e n tra ti” che avevano segnalo il
trio n fo di quella “intellettu alizzazio n e del m o n d o ” cui, d a sem pre, la
D estra estrem a era an d a ta co n trap p o n en d o il p roprio m odello di “ sape
re co n c reto ” , “q u a lita tiv o ” e d iffe ren ziato . Si fa leva sul crescente fa
scino di una “cu ltu ra dell’in e ffab ile” tesa ad assorbire nel “m ito ” e nel
“sim bolo” le dom an de d i senso no n più so d d isfatte sul te rren o “d isin
c a n ta to ” del “realism o critico ” ; per giungere, ancora, sem pre su questa
d eriva, a insistere sulla più recen te prevalenza di u n “pensiero n eg ati
v o ” orm ai ap e rtam e n te avviato no n solo ad accettare, m a ad accelerare
la “dissoluzione della d ia lettic a” hegelo-m arxiana (ultim o residuo di
sintesi tra soggetto e “m o n d o ”), e sulla crescente diffico ltà a rico n d u rre
le d inam iche contem p o ran ee all’o p era tiv ità di “soggetti sociali” rad ica
ti nel te rren o stru ttu ra le e “q u alifica ti” dalla collocazione all’in te rn o
dei rap p o rti di p ro duzione (latenza storica ed “epistem ologica” del co n
c e tto di classe operaia, in una fase di radicale ristru ttu ra z io n e e “astrat-
tizzazio n e” capitalistica). N é m anca, ovviam ente, la considerazione
d ell’in d u b b ia “crisi della d em ocrazia” , e delle ev id en ti diffico ltà d i essa
a “selezionare” classi politiche le g ittim ate e adeguate alle sp ietate sfide
co n tem poranee, declinata sul v ersan te della “risacralizzazione della p o
litica” e della “do m an d a di a u to rità ” .
La stessa dilagante te n d en za all’“ec lettism o ” a “sin istra” ; la recen te
m oltiplicazione degli inn esti culturali e delle “risco p e rte” di filoni di
pensiero trad izio n a lm e n te estran ei o com unque assai lo n tan i dal pen sie
ro politico “progressista” , in u n a parola, la “p en e trab ilità cu ltu rale”
della sinistra, è le tta , “a d e stra ” , com e u n significativo in d icato re della
crisi in atto : “T o lk ie n ,” scrive a questo proposito S tenio Solinas, “è
u n classico com e d im ostrazione delle capacità di p en etrazio n e in altri
am bienti, in altri m ondi. C osì com e le nuove scienze — il caso d ell’e to
logia è il più tipico — d im ostrano la perm eabilità d i u n am b ien te in
crisi da qu an d o n on riesce più a coniugare il plusvalore con la società
dei co n su m i...” 70 D i qui traev an o conferm a della giustezza di quell’ip o
tesi di “critica delle idee della sinistra e dei m etod i della d e stra ” 71 che
aveva p o rta to a fo n d are il nuovo p ro g etto politico p ro p rio s u f “te n ta ti
vo di organizzare u n co n tro p o tere culturale da opp o rre finalisticam ente
132 M ARCO R EV EL U
mille rivoli delle a ttiv ità u m a n e” 88, precisando, tu ttav ia , clic tale stra
tegia n on rap p resen tereb b e, in realtà, alcuna “ro ttu r a ” con le radici più
au ten tich e del radicalism o di d estra , avendo già, in Italia, E vola e R o -
m ualdi p osto le basi p er una concezione “m etap o litica” 89.
T archi rito rn erà ancora sul “gram scism o di d e stra ” nella sua rela
zione al C onvegno di C ison di V aim arino nel 1 9 8 1 90, so tto lin ean d o il
rap p o rto s tre tto tra tale form ula e la scelta “m etap o litica” della N uova
d estra e sostenendo la necessità — per darle o p era tiv ità effettiv a — di
individuare e defin ire il “ tipo u m a n o ” (in senso jiingeriano) di riferi
m ento, e i va lo ri , le m en talità, i con ten u ti “altern ativ i” al m odello socia
le d o m in a n te in rap p o rto ai quali o rien tare l’opera di fondazione. D ove
è ev id en te , anche al più superficiale le tto re d i G ram sci, la n e tta to rsio
ne in senso spiritualistico del “ m essaggio” gram sciano, disin carn ato ,
così, da ogni referen te sociale e stru ttu ra le. M a quel che più co n ta, ai
fini del nostro discorso, è che in con fo rm ità con q u esta scelta d i p re
senza m assiccia a livello del costu m e e col p ro g etto d i conquista d ell’e
gem onia a irin te rn o della società civile, questa co m ponente d ell’estrem a
d estra pone in essere un m assiccio processo d i m im esi linguistica e p ro
gram m atica , liberandosi rapidam ente dei residui gergali del vecchio les
sico politico (il “gergo del g h e tto ”) e facendo pro p ri, nella form a, gran
p arte dei tem i e delle p roblem atiche dei m ovim enti giovanili em erg en
ti, pu r in una sostanziale co n tin u ità di fondo con i principi isp irato ri
della tradizionale “fam iglia ideologica” . Così, si teorizza esplicitam ente
1’“abb an d o n o del D E S T R E S E , te rm in e u tile per in q u ad rare l’accozza
glia di espressioni reto rich e e l’insiem e di luoghi com uni linguistici con
cui spesso si è p arlato e sc ritto a d es tra negli u ltim i 30 a n n i” 91, e si
vara u n program m a di ricostruzione linguistica che, assum endo il p rin
cipio form ulato da Je an P ierre Faye nel suo Langages to ta lita iresn , se
condo cui “la lingua p roduce sto ria allo sta to n ascen te” , p e rm e tta di
fo n d are una nuova id e n tità co m u n itaria antagonistica (socializzazione
delle spengleriane “idee senza paro le” e passaggio d ell’“in d icib ile” nel
“patrim o n io del ‘già p o ssed u to ’”) e, nel co n tem po, di “resistere” allo
sradicam ento e all’om ologazione dei linguaggi “fungibili” d ell’in fo rm a
tica. C osì, ancora, si scopre la crucialità dell 'ironia com e “linguaggio
d ell’altro v e” , m ediu m tra corposità del reale e forza “a-logica” del tra
scendim ento utopico, coniugati nella d im ensione “d ionisiaca” del gioco
e del rito (“P er u n m ovim ento rivoluzionario che vuole prim a d i tu tto
creare ‘fe sta ’ — cioè luoghi e tem pi d iffe ren ti, segnati ritu a lm en te —
i linguaggi d ell’ironia sono le più vive e credibili espressioni d ell’u to p ia
a n tic ip a ta ”) 93; d e ll’entusiasm o com e “ p ro g etto trasfig u ran te” teso alla
“fo ndazione del nu o v o ” e alla testim o n ian za d i una “visione del m on
do basata sulla trascendenza a ttiv a ” capace d i strap p are a u n ’esausta
sinistra “il m onopolio del ‘p rincipio-sp eran za’” 9''; dell 'autenticità, ri
co n d o tta d ire tta m e n te al m ito della “g iovinezza” intesa, in q u esto co n
testo , n o n ta n to nell’accezione paleofascista del vitalism o biologico e
3. LA NUOVA DESTRA 137
ruolo di a m m in istra zio n e102 che, solo, avrebbe perm esso all’elevata co n
flittu alità di dispiegarsi senza porre d ire tta m e n te in discussione le basi
stesse della “F o rm a -S ta to ” consolidata. U na situazione, q u in d i, ecce
zionale (per m olti versi paragonabile allo “sta to d i em ergenza” sociale
posto alla base del “pactu m societatis" hobbesiano), d estin ata a pro v o
care sull’o rd in am en to politico italiano , sui suoi equilibri in te rn i, sulle
tradizionali id e n tità politiche in esso rap p resen tate, sulla s tru ttu ra stes
sa del sistem a dei p a rtiti e sul loro rap p o rto con la società civile, e ffe tti
a ltre tta n to eccezionali e t u t t ’altro che con tin g en ti.
La prim a a essere in v estita dalla pro fo n d a trasform azione del rap
p orto tra società civile e società politica, che il “nuovo m odello” p rev e
deva, fu p roprio l’articolata area delle forze e del m ovim ento “ an tisi
stem a” ta n to sulla sinistra q u a n to sulla d estra (i più m arginali risp etto
al sistem a politico c i più sensibili all’innovazione), i quali videro modi-
fi«.ali q u alita tiv a m en te i propri co n n o tati politico-culturali e p oste in
discussione le proprie stesse condizioni di esistenza. M atu ra in questa
lase quella contrapposizione Irontale tra “culture giovanili” e “p o liti
c a ” (intesa com e “o rganizzazione” , “p ro g e tto ” , riferim en to a categorie
“universali” , "razio n alità stru m e n ta le ” , “etica della resp o n sab ilità” , e
id e n tifica ta senza residui con gli sta tu ti del “p o te re ”) d i cui il m o v im en
to del '11 co stitu ì l’esem pio più clam oroso. A una concezione p er così
d ire “v erticale” della politica (in cui specifiche id e n tità sociali venivano
associate a co rrisp o n d en ti “cu ltu re p o litich e” in lo tta fra loro) te n d e a
poco a poco a so stituirsi, so tto l’e ffe tto del nuovo assetto istitu zio n ale
del po tere, u n ’im m agine o rganizzata p er linee “o rizzo n tali” , in cui sin
gole variabili di n a tu ra prepolitica, in tersecan ti trasv ersalm en te la so
cietà (i “giovani” , le “d o n n e ” , il “sociale” , il “paese reale” ecc.), sono
co n tra p p o ste ad altre (il “ceto p o litico ” , il “p o te re ” , il “P alazzo” , il
“paese legale” , e così via), in d iv id u ate com e antagonistiche “per n a tu
r a ” . M e n tre sulla sinistra, dopo la dissoluzione delle organizzazioni ex
trap arlam en tari, la convulsa “area dell’au to n o m ia” brucia nella sogget
tiv ità esasperata e nel puro gesto u n a carica antagonistica priva d i p ro
g etto e di “rag io n i” , e la “m em oria co n flittu ale” , ossificata e orm ai
senza “speranze sto ric h e” si torce nell’incubo org an izzativ ista del te r
rorism o BR, sulla D e stra tram o n ta il vecchio m odello fo n d ato sulla
com binazione di legalism o m issino e di provocazione (proprio della fase
della “strateg ia della te n sio n e”), e si lib eran o spazi in e d iti d a u n lato
p er le in iziative cultu ralm en te più radicali, d all’altro, sul v ersan te ev er
sivo, p er l ’autonom izzazione dell’azione arm ata. Il consolidarsi d i un
blocco unico di governo esteso fino al P a rtito L iberale e la scelta, o p e
ra ta anche dai se tto ri più reazionari dello schieram ento d i ce n tro , di
privilegiare la m ed ia zio n e to ta le risp etto al co n flitto , chiude in fa tti d e fi
n itiv am e n te il “p ro g etto istitu z io n ale” ed “egem onico” (nei co n fro n ti
della società politica) del M ovim ento Sociale, liq u id an d o la scom m essa
di condizionare la D em ocrazia C ristian a in d irezione d i u n blocco d ’o r
3. LA NUOVA DESTRA 141
prio dall’area più in tran sig en te e “irrid u cib ile” del M o vim ento Sociale.
Il che conferm erebbe, ap p u n to , la p o rta ta e lo spessore della trasfo rm a
zione (1’“accelerazione te m p o rale” della m etam orfosi, si p o treb b e dire),
spiegabile tu tta v ia — com e form a di adeguam ento istin tiv o alla m odifi
cazione deH’“ am b ien te” , pro p rio nell’am bito d i quella innovazione
q u alitativ a del sistem a politico italiano, di quella sua “rivoluzione an o
m ala” , tratteg g ia ta più sopra, che ne costituisce, per m olti versi, la spe
cificità.
co” , le sue “grandi fam iglie” , a p ervad ere la società civile fin nelle sue
più intim e fibre), q uanto dai m odelli assunti dalla “teo ria del ì ’overload"
(ché, qui, più che a un deficit di politicità ci si tro v a d av a n ti a u n su r
plus, più che a u n ’overload di socialità all’in te rn o del “po litico ” , a un
“sovraccarico” di politicità all’in te rn o del “sociale”).
E d è pro p rio in q uesto fa tto re di specificità, in q u esto nuovo assetto
della “divisione del lavoro” tra il livello politico e le altre sfere del si
stem a sociale, che sem bra tro v are il pro p rio h ab ita t ideale la linea ev o
lutiva del radicalism o di d estra; la quale, se d a una p arte rinvia, com e
con dizio n e necessaria e n tro cui legittim are la p ropria “sindrom e nichili
s ta ” , al generale operare della crisi, tu tta v ia ritro v a e ffettiv am en te nel
la p artico larità politica del “ m odello ita lia n o ” la ragion sufficiente della
p ro p ria in e d ita vitalità e, s o p ra ttu tto , della rap id ità con cui, ab b an d o
n ato il vecchio “g h e tto ” tradizionalista, h a im boccato la via d i u n a vo
cazione “eg e m o n ic i" sulla società civile che, seppure di in d u b b ia im
p o rtaz io n e dalla ben più m atura esperienza francese, sarebbe com un
q u e sta ta im pensabile fino a pochi ann i o r sono. E in fa tti p ro p rio nella
p o rta ta storica di una tale rottura nella co n tin u ità politica d ell’Italia re
pubblicana che sem bra assum ere significato quella “chiusura di un d o
poguerra che sem brava e te rn o ” 110 su cui così insiste la pubblicistica
“del disgelo” neofascista. E d è, ancora, nel “d oppio m ulinello” di una
crisi d ’id e n tità insiem e sociale e p o litica , quale quella ora d escritta , che
può spiegarsi l’em ergere q u i e ora (in Italia, e in particolare in quella
fase cruciale di trapasso che sono gli an n i in to rn o al ’11) di u n ’estrem a
d e stra così socialm en te aggressiva, p o rta tric e d i una carica ta n to rad ical
m ente an tid em o cratica da qualificarsi esp licitam en te com e “rivoluzio
n a ria ” e, so p ra ttu tto , im p ro n ta ta a un “nichilism o a ttiv o ” s tru ttu ra l
m ente “superom istico” , “an tieg u alitario ” e “g erarchico” , “genetica-
m ente d iffe re n te ” , cioè, da tu tte le cu ltu re p o litich e prev alen ti in m odo
pressoché to ta lm e n te egem one nell’u ltim o q u aran ten n io . C o n q u esto
non s’in te n d e sostenere, si badi, che la N uova d estra possieda, fin dal
suo nascere, una tale p ro fo n d ità del cam po d ’analisi e un a tale consape
volezza delle m odalità della trasfo rm azio n e in corso; né che essa autori-
fletta in qu esti term in i sulla p ropria collocazione all’in te rn o della d in a
m ica politica italiana ché, anzi, la form a ideologica con cui essa si ra p
p resen ta la co n giuntura politica e la descrive — im p ro n ta ta, com e si
vedrà meglio in seguito, alla m orfologia m itica e irrazionalistica d i q u el
la che potrem m o defin ire una “m etafisica della crisi” — si colloca ep i
stem ológicam ente e so stan tiv am en te su linee assai lo n tan e dalle catego
rie strutturali e sociali qui utilizzate. Si vuole p iu tto sto so tto lin eare co
me, effettiv am en te , sia pro p rio in quel partico lare e anom alo co n testo
politico co stitu ito si nei ta rd i anni se tta n ta e, in special m odo, nel “d u
plice m o v im en to ” della società politica ta n to sul lato della società civile
qu an to sul lato d elle istitu zio n i c o stitu tiv o in senso fo rte dei ca ratte ri
specifici del “caso ita lia n o ” , che la N u o v a d estra sem bra tro v are ogget
). LA NUOVA DESTRA 145
3.2. I l lato della società civile: iden tità sociali, fO M W É) organica e critica
della dem ocrazia
per quella “ria p e rtu ra dei giochi” e, so p ra ttu tto , p er quella “d isp o n ib i
lità ” e “p erm e ab ilità” della società civile ai m oduli culturali del rad ica
lismo di d estra che costituisce, com e si è visto, la prem essa principale
della sua scelta m etapolitica.
Il prim o e ffe tto è, in questa direzione, il recupero del co n cetto tr a
dizionale di “com unità organica” , che il felice rap p o rto tra ruolo id en ti
ficante e ruolo universalizzante delle cultu re politiche aveva perm esso,
per un lungo periodo (1’“etern o dop o g u erra” , appunto), d i superare nel
q uadro di u n a dinam ica insiem e m odern izzan te e n o n d ev astan te. A ll’i
stanza com un itaria sfid ata dal rischio della disgregazione e della p reci
pitazio n e in u n in d ifferen ziato , atom izzato e spersonalizzato coacervo
di fra n tu m i sociali privi di linguaggi com uni e d i stru ttu re di elab o ra
zione collettiva di com portam enti e di valori, si in ten d o n o o ffrire —
sm arrite le d e te rm in a n ti “socializzanti” e “ so lidaristiche” delle “su b
cu ltu re” socialista e cattolica — i te rrito ri regressivi del rad icam en to
ancestrale, del biologico e dell’organico; all’ap p arten en za delusa nelle
sue com ponenti “razio n ali” , consapevoli e volontarie, p o rtatric i d i ista n
ze “u niversali” (quale era, ap p u n to , l’adesione conscia a u n p ro g etto
com une di em ancipazione e di trasform azio n e d ell’esisten te, a una
“cultura p o litica”) si co n trap p o n e, a un livello più “p ro fo n d o ” , consu-
sta n ziato con il sostrato natu ralistico del paesaggio e della specie, con
gli stra ti a lento scorrim ento della storia, la seduzione, in q u ie ta n te, di
nuovi criteri e di nuovi fatto ri: l ’etn ia, la razza (sia p ure “dello sp iri
to ” , secondo la le ttu ra evoliana), il patrim o n io filogenetico e m itico, la
fitta re te di quella “volo n tà organica n a tu ra le ” che non si perde, perché
in n ata, né si com unica razio n alm en te com e i co n cetti e le idee perché
concreta e n atu ralisticam en te p o sse d u ta 14 (che, quindi, alcuna fun zio n e
a s tra ttiz z a n te e negoziale del politico p o trà m ai disp erd ere, né d e te rm i
nare, o, ta n to m e n o , “alien are”): “La N uova d e s tra ,” scrive a q u esto
proposito M arco T archi, “privilegia i valori rad icati nell’in d iv id u o e
nei gruppi n atu rali per l’adozione delle ere d ità — culturali, g enetiche,
storiche — che si esprim ono nella v ita delle co m u n ità , luoghi d i esp res
sione di quella ‘volo n tà organica n a tu ra le ’ b en d escritta d a T ò n n ies nel
suo C om u n ità e società." 115 U na deriv a di pensiero, questa, che p o rta,
senza soluzione di co n tin u ità , a co n tra p p o rre alla m inaccia d i dissolu
zione della “so cietà” nella m olteplicità irre la ta dei suoi in d iv id u i un
p ro g etto “o rg an icista” e “g erarchico” di ricom posizione basato sull’“e-
lem ento sacrale, superindividuale, im m ateriale, fo n te di le g ittim ità d el
le gerarchie in te rn e ” 116: la sacralità, a com pensare il dileguarsi della
“politicità id e n tific a n te ” ; l’au torità carism atica a co n ten ere e sfidare il
m ercantilism o in e rte della “politicità negoziale” ... N é m anca u n esplici
to cenno alle nuove “re a ltà ” sociologiche e ai processi sociali in atto :
“N o n va d im e n tic a to ,” am m onirà S tenio Solinas in u n altro co n testo ,
“che la rea ltà delle classi è orm ai perco rsa d a u n tal reticolo d i ceti,
corporazioni, gruppi d all’aver orm ai d efin itiv am en te p erd u to la p rece
3. LA NUOVA DESTRA 147
3.3. I l lato d e lle “istituzioni": a lle radici della legittim azion e; lo Stato
co m e “fo rm a ”
lam inazioni fino a pochi anni o r sono im pensabili: “C risi di referen ti,
di paradigm i, di id e n tifica zio n i,” scrive a q u esto proposito M arco T ar-
chi in u n articolo dal significativo tito lo Q uando S ch m itt incontra K a rl
M arx. “C risi che deve e può, nel seno dei trad izio n ali (e anacronistici)
aggregati ideologici, spingere la critica ai confini dell’eresia. ” 153 E p ro
segue, p arafrasando Cacciari: “Q u el che è certo è che orm ai il sistem a
destra-sin istra, con la sua rappresentazio n e assiale, è ‘fisiologicam ente
in a d a tto a esprim ere situazioni c ritic h e ’. Privilegiando decisioni d ra sti
che di esclusione, suggerendo com e unico sbocco in ogni form a del co n
flitto la p u n tu ale ‘gravitazione al ce n tro m edico’ d i tu tte le co m p o n en ti
del sistem a, accom pagnandosi allo schem a bipolare sul piano dei ra p
p o rti in tern azio n ali (e rap p rese n tan d o n e , anzi, il logico presupposto),
esso si è reso incapace di spiegare l’avven to sulla scena di nuovi sogget
ti, che n e v anno d eterm in an d o , con crescente dinam ism o, la progressi
va d eleg ittim a zio n e .” 1,4 In una tale, crescente “crisi di o p e ra tiv ità ”
dell’an titesi lineare-assiale D estra/S in istra (in partico lare nella sua su p
posta incapacità di d ar co n to dell’id e n tità “n u o v a” del radicalism o di
destra degli anni o tta n ta ), gli esp o n en ti d i q u esta so rta di “rivoluzione
cu ltu rale” neo-fascista non vedevano solo la riproposizione d i esp erien
ze storiche qualificanti — com e il Fascism o, in prim o luogo, e i sociali
smi nazionali, il cattolicesim o sociale, le dem ocrazie a u to rita rie . . . 155 —
m a anche la condizione p er quel “d islo cam en to ” in chiave co n serv atri
ce delle energie rivoluzionarie fru stra te che, com e si è visto, h a co sti
tu ito u no dei tr a tti più significativi delle “rivoluzioni co n serv atrici” en-
tre deux guerres. Senza tralasciare — e n o n p er ultim o — l’o b ie ttiv o di
una ta rd iv a ri-legittim azione delle p ro p rie is ta n z e 156.
E tu tta v ia , n o n o sta n te la proclam ata ce n tralità della crisi nelle te
m atiche e nelle stesse istanze strateg ich e della N uova d estra, m anca
nella sua elaborazione ogni traccia di analisi d ettag liata delle origini e
delle dinam iche stru ttu ra li — sto ricam en te d eterm in a te — di essa. Al
di là della som m aria m orfologia e d i u n ’a ltre tta n to generica — anche
se “ca ta stro fistic a” — fenom enologia della crisi, non si ritro v a, nella
sua p u r ricca pubblicistica, riferim en to alcuno al p iù recen te d ib a ttito
sociologico ed econom ico — com e si sa am plissim o — sui te rm in i spe
cifici della crisi in corso (un silenzio che stupisce se co n fro n tato con le
dim ensioni ip e rtro fich e del m ateriale d ’analisi e di discussione elab o ra
to a sinistra), m e n tre i rife rim en ti al d ib a ttito politologico e giuridico-
co stituzionale sem brano arrestarsi, ancora un a volta, agli an n i tre n ta .
La realtà è che, tra l’accezione n o rm alm en te u sata dalle scienze eco n o
m iche e sociali e l ’accezione del te rm in e crisi assunta dalla N u o v a d e
stra esiste u n no n dich iarato slittam en to . Q u an d o essa parla d i crisi non
in te n d e, cioè, la crisi d i u no specifico “m odello d i accum ulazione” , o
di u n d e te rm in a to ciclo di sviluppo capitalistico con cui si m isurano gli
econom isti, e n eppure si riferisce esclusivam ente alle m olteplici in te r
p retazio n i o ffe rte dai sociologi per d ar co nto delle crescenti diffico ltà
3. LA NUOVA DESTRA 157
p ro p ria dim ensione egem onica ), sentim i aver tratti» la maggior p arte d e
gli stim oli e delle idee, im portandone m assicciam ente m etodi e co n te
n u ti, e so p ra ttu tto facendone |>t<»|>i i il dinam ico pragm atism o e la fo rte
carica innovativa.
E la N o u velle droitc francesi', m in ili, ilie pei prim a, ancora alla fine
degli anni sessanta, aveva consumilii> min to tim n lo m p lcia, " ta n to sul
piano della sensibilità q u an to su quello delle id e e " 1' 1, io ti la vecchia
D estra, la “d roite ìntronvablc" degli esten u ali m in to talitari e «K-ll' " i 11
n ato passatism o” , dei “ fantasm i a u to rita ri" e del conformiimo reazio
nario; “la d estra dell’inacidim ento, del rancore e del m alum ore" m .
“U na r o ttu r a ,” afferm eranno, “che non può non ricordare quella della
nuova sinistra con la vecchia sin istra” 176, e che costituiva la condizione
necessaria — anche se n on sufficiente — p er u n recupero di o p erativ ità
politica e culturale dopo la rottura generazionale ed esistenziale del
“m aggio” . “La vecchia d estra è m orta. E se lo è p ro p rio m e rita to ,”
aveva proclam ato A lain D e B enoist. “E m o rta per non aver avuto né
volo n tà né progetto ” U7; per m ancanza di co rag g io 178 e di c u ltu r a 179; per
in sufficiente “vocazione egem onica” e per eccessiva id entificazione con
l’esistente; per im p o ten za te o ric a 180 e p er incapacità tattica. La possibi
lità di rilancio di u n pensiero di d estra — concludevano — non av reb
be p o tu to passare che attrav erso la radicale rim ozione delle vecchie
idee e il risanam ento, necessariam ente traum atico, della “m alattia della
d e s tra ” 181. E , quin d i, attrav erso u n d u ro scontro all’in te rn o del p ro p rio
stesso cam po.
E ancora la N o u velle droite francese ad aver den u n ciato , per prim a,
la ce n tralità della questione del p o tere culturale della “sin istra” , in d i
cando nella sua capacità di o ffrire sistem aticam en te u n p u n to di vista
organico sul m ondo il fa tto re principale della sua “egem onia” sociale,
e nella sua tendenziale crisi il co n testo ideale e n tro cui d efin ire le linee
p o rtan ti di u n p ro g etto egem onico altern ativ o , conserv ato re e radicale
insiem e, di tipo, ap p u n to , m eta p o litic o , d ire tto cioè alla fondazione di
un a W eltanschauung organica e an tite tic a. “La N o u velle d ro ite ,” ha
scritto D e B enoist, “no n si situa sul te rren o politico, m a culturale. Sin
dal prim o m om ento, essa si è prefissa com e o b ie ttiv o il p o r fin e al m o
nopolio culturale di cui beneficiava fino ad allora l’ideologia d o m in an
te .” 182 D ove, p er “ideologia d o m in a n te ” s’in te n d e il p u n to d i vista ega-
litario e m etodologicam ente “individ u alistico ” della vecchia élite lib era
le e della nuova intelligencija freudo-m arxista; quel com posto di razio
n alità illum inistica settecen tesca e di teleologism o storico o tto cen tesco ,
d i um anesim o cristian o e di m onoteism o giudaico, che h a fo n d ato , ap
p u n to , le m o derne teorie d em ocratiche e l’universo politico-culturale
co n tem poraneo, e che gli uom ini della N o u velle droite assum evano co
me “nem ico p rin cip ale” d enunciandone, nel contem po, l ’obsolescenza
e l’insufficienza di fro n te alle più recen ti sfide della “m o d e rn ità” 183.
Essi — aggiungeva a q uesto p roposito D e B enoist — “pren d ev an o a tto
164 MARCO REVELLI
servative R evo lu tio n , gli “sc ritto ri m a led e tti” della F rancia tra le du e
guerre) quelle linee di sviluppo “n u o v e” che (pur n o n co n trad d icen d o
la p reced en te base ideologica) le h an n o perm esso di m ostrare u n ’im m a
gine m eno scontata, ciò è do v u to al fa tto che le si è o ffe rta la possibili
tà, nel m om ento cruciale della transizione, d i attin g ere all’ap p arato te o
rico e culturale elaboralo o ltr’A lpe, collegandosi con un a co rren te d ’in
novazione intellettuale « ’riam en te im pensabile nell’am bito della “cul
tu ra di d e s tra ” del no stro Paese.
no il reale v erreb b e com unque rid o tto a un livello m eno com plesso (una
critica, questa, da sem pre co stitu tiv a della filosofia della conoscenza
conservatrice, com e ha so tto lin eato K arl M a n n h e im 224). A esse la N ou-
velle dro ite co n trap p o n e una “teo ria globale, organica d ell’u o m o ” as
sunto com e “sistem a v iv e n te ” , organizzato, differenziato e gerarcbizzato,
tale da fo n d are sia una antropologia a base n atu ralistica e, per alcuni
versi, darw in ian a (il realism o biologico), sia un a sociologia a base etica,
di derivazione tònnesiana (il com unitarism o organico) radicalm ente an
tiegualitarie. In base alla prim a, il realism o biologico, si in d iv id u a nella
dialettica tra determ inism o (biologico) e vo lo n tà (etica) il cam po an aliti
co e n tro cui defin ire le condizioni di u n eq u ilib rato sviluppo (selettivo
e co m p e titiv o ) d ell’individuo e della specie (“E tn ia e dressage sono i due
fo n d am en ti di form e superiori di v ita ” 225) e legittim are le d iffe ren zia
zioni sociali (“Il principio di d ifferenziazio n e si in co n tra d a p p e rtu tto
in biologia, evoluzione e sviluppo del sistem a nervoso, co m p o rtam en to ,
psicologia e cultura) 226. In base alla seconda, il com unitarism o organico
(che del realism o biologico rap p resen ta, per m olti versi, il n atu rale ri
flesso sul piano dell’organizzazione sociale), si ipotizza un m odello di
società s tru ttu ra ta in com u n ità organiche in cui 1’“organizzazione in e
gualitaria (dei rap p o rti tra gli uom ini) p erm e tte ai m igliori elem enti, al
le personalità, di forgiare le istitu zio n i del disciplinam ento sociale (altri
m enti d e tte ‘gli elem enti fondam entali della civ iltà’)” e di co stitu irsi in
“aristocrazia organica” , cioè nel “raggruppam ento dei migliori elem enti
sociali al servizio della co m u n ità” 227; in cui cioè è possibile in n estare
su u n “patrim o n io g eneticam ente sano ” e g ara n tito dal risp etto delle
norm e “biologiche” fondam entali ulterio ri gerarchizzazioni d i n atu ra
etica, s tru ttu ra te dal “c a ra tte re ” e dalla “v o lo n tà” .
E d u n q u e attrav erso q uesto m eccanism o (per la v erità relativ am en
te sem plice) che vengono “filtra ti” e selezionati i m ateriali p ro v en ien ti
dalle “scienze u m a n e” di rife rim en to (con u n ’in d u b b ia preferenza, per
così dire, per le “scienze d u re ” com e la genetica, l’etologia, la sociobio
logia, più p ro fo n d am en te radicate nel re tro te rra n aturalistico d ell’u o
mo), e ric o n d o tti (ridotti, p u r sem pre!) a u n quadro organico. A una
dura, cogente W eltanschauung inegualitaria.
C osì, nel cam po della biologia, nella d isp u ta tra am bientalism o neo-
lam arckiano (fondato sui bisogni) e innatism o neodarw iniano (fondato
sulla selezion e naturale), ci si schiera — sia p u r con qualche d istin g u o
— per il secondo, nella versione “neo -m u tazio n ista” d i Jacques M onod
(definito u n “nietzschiano inconsapevole”) 228, e, con ancor m aggiore
entusiasm o, nella v aria n te p roposta da P ierre G rassé. D a M o n o d è
tra tta l ’idea secondo cui \'evo lu zio n e sarebbe go v ern ata d a un a com bi
nazione di caso (il fa tto re d ete rm in a n te della m u tazione so tto fo rm a di
“em ergenza " , della capacità, cioè, degli organism i d i elaborare stru ttu re
com plesse so tto lo stim olo di u n a trasform azio n e dell’am b ien te esterno)
e di necessità (rapp resen tata dall’invarian za del successivo sviluppo, gui
). LA NUOVA DESTRA 173
stru ttu re sociali, sia iu ll< sin n 1.1 um ane d ie nelle nitri-" co n tra ria
m ente ai sistem i fisici, i quali evolvono naturalm en te verso una progres
siva om ogeneità — aggiuntela Stepliane I .lipasi o. la cui “epistem ologia
agonica” verrà fatta integralmente propria dalla N nurelle lim ite — i si
stem i viven ti (e tra questi, prei inamente, le »mieta limane) procedono
per selezione verso la d iffe re ti/ia /in n e " l ’m m «ale iirli ><iiline degli o r
ganism i pluricellulari," scrive, "più aumenta la ililte ie n /ia /io n c Si può
du n q u e ben d ire che la m ateria v iv e n lr possiede un principio am i
Clausio [opposto all'en tro p ial I.¡t vita non i‘ ¡litro che irru e n t i' im yjiii
glianza .” 241
La seconda “legge” afferm a che Vaggressività, "in tu tte le specie v i
venti, è u n im pulso fo n d am en talm en te in n a to , così com e lo sono la ses
sualità, la fam e, la paura. E u n a m anifestazione della v ita stessa: ogni
organism o m an m ano che si sviluppa, si im pone a scapito d ell’am b ien te
che ‘aggredisce’ ” . 244 Secondo q uesta visione, lo “stato di n a tu ra ” hob-
besiano, c a ratte rizz ato app u n to dal b ellu m o m n iu m contra om nes, sa
reb b e cioè ta lm en te naturale che la sua soppressione, o com unque il suo
su p eram ento verso u no stato di “società civile” sostanzialm ente pacifi
cato, eq u iv arreb b e a uno sn a tu ra m e n to della specie, a un a sua co n d a n
na alla degenerazione e alla decadenza. In una parola alla sua “co n d a n
na a m o rte ” : “In u n m ondo in cui l’antagonism o costituisce la regola,
più un organism o è sprovvisto di aggressività, più è vulnerabile e in a
d a tto alla v ita .” 245 E sem pio questo, p er così d ire “di scuola” , di un a
concezione eupolem ologjca della società, in cui il co n flitto è assunto
non solo e non ta n to com e inevitabile ed estrem o a tto d i risoluzione
del co n tra sto tra interessi co n tra p p o sti e incom patibili form atisi in d e
te rm in ati con testi storici e in d eterm in a te form azion i sociali, m a com e
n aturale e positiva pulsione um ana, in sc ritta nel p atrim o n io genetico
ed ere d itario della specie e garan te della sua evoluzione selettiva.
N e risu lterà u n d u ro codice di com p o rtam en to sociale isp irato ai
principi di u n ’“eugenetica v o lo n ta ria” (“la n o stra specie non m an terrà
le qualità in n a te dei prim i H o m o sapiens se non osserva le regole che
assicurano l’esistenza delle specie anim ali” 246), radicalm ente selettiv a e
an tium anistica. In esso è b a n d ita ogni form a di um anitarism o teso a
m itigare la “ ferocia in g iu sta” della n a tu ra nel qu ad ro di una concezione
sociale re tta d all’etica dell’assistenza: “ D isg raziatam en te,” afferm a in
fa tti K on rad L orenz, “gli interessi della specie non concordano con le
esigenze u m a n ita rie .” 247 A nzi, ogni form a di socialità fo n d ata sul p rin
cipio della sicurezza, della p ro tezio n e dei soggetti più deboli, del recu p e
ro u m an itario dei co m ponenti più sfavoriti o dev iam i, ogni form a di
“ S tato assistenziale” e di politica sociale (accom unate, tu tte , nella ge
nerale con d an n a di L orenz c o n tro la “m ortale tiepidezza del m ondo
m o d ern o ” ) sono considerate com e u n vero e p rop rio a tte n ta to alla “sa
lu te g en etica” della specie; com e un passo verso la decad en za e l’e stin
zione, suscettibile di provocare, col suo ca ratte re “co n tro se le ttiv o ” ,
I Ih M ARCO REVELLI
che preesistono all’individuale” 2,7 e sull’idea che “la realtà sia basata
su di un o rd in e in te lle ttu a le” , per il nom inalista non esiste che la p a rti
colarità concreta, l’individuale irriducibile (un individuale, si b ad i b e
ne, ed egli lo preciserà con forza, che nulla ha a che fare con l’in d iv i
duo atom izzato del liberalism o, p o te n d o rig u ard are u n gruppo, u n a co
m unità, un popolo, com unque u n ’id e n tità organica): “ P er lu i,” scrive
va, “i co n c etti generali sono dei nom i che l’uom o ha apposto a p o sterio
ri sull’individuale, sul reale; n ien te di più che u n flatus vocis, d u n q u e
u n soffio che scuote l’aria, com e dicevano i nom inalisti m edievali” 258;
e nel sottolineare com e l'essenza del nom inalism o risieda, in ultim a
analisi, e ancora una volta, in una concezione (eroica e volontaristica)
dell’uom o com e creatore di form e , dedicava il proprio articolo “à m on
am i A la in D e Benoist, nom inaliste par excellence" . Il quale, per p arte
sua, s’incaricava di d are al con cetto u n a com piuta sistem azione in ch ia
ve esistenziale ed epistem ologica nel q u ad ro d i un a filosofia del d isin
can to e del riscatto attrav erso la poten za della volontà che finiva per
declinarlo com e “ neosoggettivism o eroico ” e, nel contem po, com e te o
ria etica della conoscenza (come decisionism o m etodologico fo n d ato
sull’“etica deH’o n o re ” e delle “fo rm e” ). Se gli oggetti, il “reale” , h anno
solo significato in sé, in q u an to e n tità singole, nella loro concretezza
oggettuale — sosterrà in fa tti D e B enoist — allora ogni sistem a di rela
zioni sta b ilito tra di essi, ogni ordine qu in d i, non p o trà che essere arbi
trario, d efin ito , per così dire, “d all’e s te rn o ” , privo di valore ontologico.
Se — in altre parole — il m ondo è di per sé caos-, se non è possibile
co n statare “alcun ‘senso’ nell’organizzazione e nella configurazione del
m o n d o ” 259, allora ogni sistem a o rd in a to non p o trà che riferirsi a una
qualche volontà estern a, d o ta ta di poten za o rd in atrice, capace di im
porre v o lo n taristicam en te una form a. C apace cioè d i ergersi a nom os
del m ondo in ragione della poten za della pro p ria id e n tità (l’uom o, ave
va sc ritto Jiinger, è “il signore delle fo rm e” ; “l’u o m o ,” aggiungerà D e
B enoist, “è u n anim ale d a to re di senso; una v o lta che ha posto del sen
so nelle cose, te n d e a credere che q u esto senso vi sia sempre sta to ” 26°).
E la versione au to rita tiv a e ap e rtam e n te decisionistica del “p o litei
smo dei valori” ; dove il rifiu to del m onoteism o sostanzialistico “ebrai-
co-cristiano” (e, sul piano stre tta m e n te filosofico, aristotelico-tom istico
sia nella versione tradizionalistica e d i “d e s tra ” sia in quella m arxista
e di “sin istra”) si esprim e nella form a d i u n pluralism o relativistico fo n
d ato sulla riduzione della m olteplicità dei sistem i culturali e n o rm ativ i
(delle W eltanschauungen) alla m olteplicità (e gerarchia) dei soggetti di
poten za capaci di fondarli. E dove, nel contem po, il valore eu ristico di
un sistem a di conoscenza finisce per d ip e n d ere dalla qu alità etica della
forza che lo decide e lo “ a u to rizza” (nel senso che gli “trasferisce au
to rità ”).
N é si tr a tta di un itin erario in e d ito , per il pensiero d i d estra, q u e
sto che p o rta dall’esasperazione di u n em pirism o co n d o tto alle estrem e
}. LA NUOVA DESTRA 179
destra cattolica, Milano, Coines 1976. È disponibile, invece un buon numero di articoli
sull’evoluzione più recente dell’area definibile sotto la denominazione di “Nuova de
stra” ; in particolare si veda: G. t a s s a n i , Identikit della Nuova destra, in “Bozze 81” , mar-
zo-aprile 1981, citato con apprezzamento dagli esponenti della Nuova destra stessa; F.
c a r d i n i , Pensare a destra? Ma è così poco garbato!, in “Vita sociale”, 188, Novembre-
Dicembre 1979 che però solo apparentemente costituisce un’analisi “critica” collaboran-
do l’autore alle più significative pubblicazioni della “Nuova destra” stessa; il superficia
lissimo saggio di G. m u g h i n i , Da destra venite, in “Pagina”, agosto-settembre 1982; le
relazioni di d i n o c o f r a n c e s c o , La nuova destra dinanzi al fascismo-, f r a n c o f e r r a r e s i ,
La destra radicale in Italia: forme ideologiche ed esperienze organizzative-, GIORGIO g a l l i , La
componente magica della cultura di destra-, ALESSANDRO p o r t e l l i , Tradizione e metatradi-
zione: appunti su “Il signore degli anelli" e a n n a r o s s i d o r i a , Nuova destra e movimento
delle donne nel cit. Nuova destra e cultura reazionaria negli anni Ottanta. Inutili, invece,
per il carattere prettam ente giornalistico e per le numerose imprecisioni gli articoli dedi
cati alla “Nuova destra” da ENRICO f i l i p p i n i s u “La Repubblica” (E allora le “carogne"
lasciarono le fogne, 13 gennaio 1984; Cosa porti dentro il sacco?, 17 gennaio 1984; Sotto
un cielo vuoto, 21 gennaio 1984). Alla “Nuova destra” ha dedicato un inserto dal titolo
Una tradizione che tra passato e presente cerca una rivalutazione emotiva, “L’Opinione” e
un numero del “ Raccoglitore” la “Gazzetta di Parma”, 9 novembre 1983.
2 Introduzione a a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, Roma, LEdE 1982, p. 11.
’ Prefazione a a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, cit., p. 7.
4 Lo Hobbit è il protagonista dell’omonimo volume di heroic fantasy di j . r . r . t o l -
k i e n (Lo H obbit o la Riconquista del tesoro, Milano, Adelphi 1973) e uno dei più signifi
cativi abitanti dell’affollato mondo mitologico del più maturo II signore degli anelli (Mila
no, Rusconi 1977). Rappresenta un minuscolo essere, timido e schivo, ma di antichissi
ma origine, “dolce come il miele e resistente come le radici degli alberi secolari” la cui
arte, assai vicina alla magia, è “unicamente dovuta a un’abilità professionale che l’eredi
tà, la pratica e un’amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di
razze più grandi e goffe” . Nel fantastico mondo tolkieniano, intreccio di saga nordica e
di narrativa eroica medievale, la “Nuova destra” ha trasferito, in buona parte, il proprio
immaginario identificante, e da esso ha tratto molti dei propri simboli (La roccia di
Erec, luogo tolkieniano per eccellenza, è, ad esempio, il nome assunto dalla sua coopera
tiva editoriale): “Tolkien: una scoperta, uno specchio, un’identità di colpo ritrovata,”
scriveranno, “[...] Tolkien come sintomo. Come fuga del prigioniero, per rifarsi alla
splendida teoria del saggio Sulla fiaba espressa nel suo Albero e foglia. [...] Quel mondo
fantastico di saga, coi suoi toni tragici e delicati, coi suoi confini marcati — giusto inu
miditi d ’ingenuità — fra un Bene e un Male che meritano la maiuscola, plasticamente
definiti nella levigatezza dei contorni, ci salvava dal rischio della diserzione” (Progetto,
itinerario, prospettive, in a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, cit., pp. 17-18). In esso la Nuova
destra vedeva non solo la realizzazione in chiave fantastica della propria “concezione del
mondo”, ma anche l’occasione per ricostruire un nuovo “senso della comunità ” non più
sui vecchi stereotipi mitizzati ma su un’inedita trama simbolica di più rapida ed efficace
circolazione: “Ce lo saremmo raccontati, più tardi,” commentano, “scoprendo nell’ilari
tà quei nostri destini ‘paralleli’ che non s'incontravano, come avevamo creduto/sperato
adolescenti, sulle ultime rovine di Berlino in fiamme, simbolo a un tempo della nostra
Europa piagata e di una nostalgia romanticamente inevitabile, bensì tra i nomi e le de
scrizioni di un universo fantastico popolato di elfi e maghi, di orchi e nani.” E, in fon
do, il simbolo della trasformazione nella continuità; del mutamento di linguaggio entro
il medesimo orizzonte. Ma è anche qualcosa di più: nella heroic fantasy la nuova cultura
di destra coglie, insieme, il simbolo più radicale di una trasgressione del reale declinata
nella chiave del m ito e la sintesi della propria Weltanschauung radicalmente “altra” ri
spetto all’esistente; da essa trae — come scrive Alessandro Portelli, nella citata relazione
al Convegno di Cuneo — “la capacità di scorgere un altro ordine di realtà, di non ap
piattire il possibile sull’esistente” senza, nel contempo, doversi misurare col compito del
la trasformazione sociale. “Venerato da legioni di ‘marginali’, di estremisti dei due cam
pi, di reprobi della civiltà consumistica, il filologo di Oxford, mago della saga e degli
NOTE 189
u n i v e r s i f a t a t i , r e c a s u d i s é il s i m p r i t o i i l r n l n u i m d i c o n t a g i o ili p o s i z i o n i ‘n o n a l l i n e a
t e ’, ” s c r i v e m a r c o T A R C H l, in t r u d i t i m i In i m i u n b r e v e s c r i t t o iiii li caso Tolkien il n u m e
r o s p e c ia le d i “ D io r a m a le t te r a r io " la m i n i l o I *>/*> ) d e d i c a t o , u|>|*i il il «>, n q u e s t o a u t o r e ,
e a c c r e d i t a n d o n e l ’i m m a g i n e " l i i i H g i r n i l v u " , a i i i a g o i i l i l l i u ni iiih ih I ii m a t e r i a l i s t i c o , u t i l i
t a r i s t i c o e r a z i o n a l i s t i c o d e l l a "sin u i . i ili I In ................ " , > n p u i p ili u n i i .......... se co n d o i v o ti
d i q u e s t a N u o v a d e s t r a , t u t t i i " m a r g i n a l i " r (ili "unii i^i >nl <11 " • .Il l i u v n l | | r r r le t r a d i z i o
n a l i c a t e g o r i e d e l l a p o l i t i c a . E , q u a t t r o u n n i piti m u l i , u r i « ' U m i l i l i >IrI l ' I H l , i n t r o d u
c e n d o u n n u m e r o s p e c i a l e d e l l a s t e s s a r i v i s t a , I t i l c i i m i m i r , li . In .ilo n l l ' " A l t r i n n l i v H f a n
t a s t i c a ” , C o r r a d o f e d e r i c i , Per u n ’a lternativa fa n to lin i, i l > t m i n i l / « r i i l Ir i >1^.11’in ilellu
f o r t e a d e s i o n e d e l l a N u o v a d e s t r a a ll a l e t t e r a t u r a l u n iu M u a , In i |t i u l t i o ......... 11 ! 11 li- im i
derne fantasy e Science fiction derivano, in s e g u i t o a d e g r u d i i/ . i o n l ile i ni. 1 0 , .lui n u l o . 2)
di esso conservano inconsciamente ancora u n b a r l u m e d i s t r u t t u r a e ili v a l u t i , t) e n l l u i n
bi i generi, ma soprattutto il primo, sono in c o n t r a s t o c o n la r e a l t à , la t r n s g i c d l s i u n o ;
4) entrambi i generi, ma soprattutto la fantasy, si p o n g o n o c o m e ‘a l t e r n a t i v a ' p o s i t i v a ni
reale, alternativa di valori, naturalmente” (p. 3). E s e m p l a r e p e r u n a c o m p r e n s i o n e ilcllu
forza d ’appello della heroic fantasy sul pensiero “trasgressivo” d i N u o v a d e s t r a , l ’a r t i c o l o
di G. d e t u r r i s s u Tolkien, L ’ultimo scrittore di saghe, pubblicato sulla rivista n e o f a s c i s t a
“L’Italiano”, febbraio 1974. De Turris dirige anche, con Sebastiano F u s c o , la c o l l a n a
“Mondi alternativi” delle edizioni Akropolis ed è autore di numerosissimi saggi s u lla
fantasy. A Tolkien la “Nuova destra” ha continuato a dedicare una costante attenzione:
nel volume a p i ù m a n i , Proviamola nuova. A tti del seminario “Ipotesi e strategia di una
nuova destra", Roma, LEdE 1980 compare un intervento di U m b e r t o c r o p p i , Ma Tol
kien ha fatto la resistenza? in cui sono indicati i temi tolkieniani comuni (“l’eroismo, il
mito animatore, la immanenza del soprannaturale in ogni manifestazione della natura
che conferisce un senso religioso all’intera narrazione in cui si realizza, la equazione tra
il ‘bene’ e il ‘divino’, e poi la gerarchia e la forza, tutto incorniciato in una aria di saga
nordica che ne sottolinea il carattere iperboreo e tradizionale”, p. 130), e una lunga co
municazione di LUIGI d e ANNA, Un posto per gli gnomi; negli atti del convegno “Costanti
ed evoluzioni di un patrimonio culturale”, A l di là della destra e della sinistra, Roma,
LEdE 1981, figura un intervento di Gi a n f r a n c o d e t u r r i s , Dal mito alla fantasy.
5 Giuseppe Rauti (alias Flavio Messalla) è nato a Catanzaro nel 1926; volontario a
17 anni nella GN R, è catturato; riuscito a fuggire si arruola, nel Marocco spagnolo, nella
formazione franchista “E1 Tercio” . Arrestato nel 1946 viene liberato alla fine dell’anno.
Iscritto al MSI, aderisce anche ai FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria) di Almirante,
partecipando da protagonista, con Clemente Graziani, Julius Evola, Fausto Gianfrance-
schi, Franco Petronio, Mario Gionfrida, Alberto Ribacchi, alla seconda fase di questi,
tra il 1950 e il 1951 e dirigendone, insieme con Enzo Erra, la rivista “Imperium” . Arre
stato, insieme agli altri, nel giugno del 1951 per “associazione a delinquere” e per una
serie di attentati terroristici con pericolo di strage, firmati Legione Nera e FAR (i volan
tini di rivendicazione risultarono composti con gli stessi caratteri della rivista “Impe-
rium”), e liberato dopo dieci mesi, torna alla militanza nel MSI a fianco di Almirante,
nell’“ala dura”. Dal 1953 diviene redattore de “Il Tempo” . Nello stesso periodo fonda
Ordine Nuovo (si veda il capitolo precedente) che, dal 1956, si rende autonomo dal
MSI. Tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, come leader di O rdi
ne Nuovo, fa parte del N O E (“Nuovo Ordine Europeo”), movimento neonazista che
aveva tra i propri promotori personaggi come O tto Skorzeny e Leon Degrelle. Stringe
rapporti con il SID e partecipa al Convegno già citato dell’istituto Pollio nel maggio del
1965. Nel 1966 collabora con Guido Giannettini alla stesura del volume Le mani rosse
sulle forze armate (commissionato dal generale Aloja) e, sempre con Giannettini, è accu
sato di partecipare alla famosa riunione di Padova del 19 aprile 1969 con Franco Freda
in cui, secondo il giudice Alessandrini, sarebbe stata preparata la “strage di piazza Fon
tana” e, nel settembre del 1969, a una “missione” in Germania per conto dell’esercito
italiano. Sempre con Giannettini, fonda i Nuclei difesa Stato — la cui costituzione era
stata caldeggiata nel noto convegno dell’istituto Pollio. Stabilisce anche, dopo il colpo
di stato dei colonnelli greci, stretti rapporti con Kostas Plevris, capo del movimento neo
nazista 4 agosto e uomo di primo piano della “strategia della tensione” in Grecia, dove
190 NOTE
aveva solidi legami con i servizi segreti. È in collegamento anche con Stefano Delle
Chiaie, con Michele Mario M erlin o e Stefano Serpieri, con cui partecipa a uno stage in
Grecia. Il 15 novembre d el 1969 rientra, con parte del gruppo dirigente di Ordine Nuo
vo (G. Maceratini, R . C o ltellacci, I’. Andriani) nel MSI, ed è immediatamente cooptato
nel Comitato centrale. M en o di u n mese dopo, avverrà la strage di Piazza Fontana, per
la quale il giudice Stitz lo a c c u s rtà , insieme a Freda e a Ventura, ordinandone l’arresto.
Scarcerato il 25 aprile d el 1972, viene eletto nelle liste del MSI il 7 maggio dello stesso
anno. Il Parlamento n eg h erà l'autorizzazione a procedere contro di lui, richiesta dal
maggio del 1974.
6m . t a r c h i , Il problema di /<//.; nuova destra" italiana, Prefazione a a l a i n d e b e -
n o i s t , Visto da destra, N a p o li, Akmpolis 1981, p. 9.
7 Ibid. “Svaniva,” scrive l'a u to re >li Progetto, itinerario, prospettive in H obbit/H obbit,
anonimo ma probabilmente lo « to n o Turchi, “l’ipotesi del polo di aggregazione di una
massa conservatrice, c h e allean ze r »incessi elettorali, nel nome della ‘maggioranza silen
ziosa’ e attraverso la p ro p o si« dell« 'd e s tra nazionale’, avevano per almeno tre anni ac
creditato. Il visceralismo a n tic o m u n ista mostrava la corda, l’occasionale vicinanza con la
Democrazia cristiana p ro d m r v u i suoi g u asti. [...] Repressione, scontro ‘militare’, cedi
mento di sostanza d o ttr in a r ia d iv e n ta v a n o p e r molti i tre rischi da studiare ed evitare”
(H obbit/H obbit, c i t . . p. 20). D i q u i, la sce lta di ricercare “un nuovo modo di stare a
destra" (lbid., p. 21).
8 Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 22. “Verso la metà degli anni ’70,” aggiun
gerà Giuseppe Del Ninno, un altro dei promotori della “rifondazione” della Nuova de
stra, “il Movimento Sociale, ma anche gli altri partiti, chi più chi meno, rappresentava
ormai una tentazione davvero blanda, per chi non volesse rassegnarsi al ripiegamento
nel privato-, tuttavia più degli altri partiti poteva offrire di sé l’immagine della comunità,
di un ambiente umano coerente pur nella diversità degli atteggiamenti e continuo seppur
nella naturale dialettica delle generazioni” (g . d e l n i n n o , Nouvelle droite e nuova destra,
Introduzione a A. d e b e n o i s t , Visto da destra, cit., p . 19).
9 Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 23. “Con ‘Democrazia nazionale’,” aggiunge
l’autore, “si inabissava nell’azzardo un’intera classe dirigente giovanile, incancrenita da
gli anni e resa intoccabile da un gioco degli equilibri che mai ci era parso accettabile. Il
senso di liberazione, nel 1976, prendeva corpo e proiettava le prime immagini” (lbid.,
p. 22).
10 Introduzione a APIÙ m a n i , H obbit/H obbit, cit., p. 11. Anche se la nascente insof
ferenza verso il vecchio mondo della destra missina non porta poi, in fondo, molto lonta
no dal luogo di partenza, al punto che l’autore conclude: “Destra radicale era altro. Erano
Evola e Adriano Romualdi, una cultura originale, la tentazione di vedere, oltre la politi
ca, qualcosa di più pieno ed elevato” (Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 20).
11 Si assume qui la definizione che di “sistema politico” ha dato Paolo Farneti quali
ficandolo come “quel complesso di strutture di disposizione (delle persone o ‘strutture di
potere’) tendenti alla differenziazione e specificità dei ruoli e alla loro interdipendenza,
orientate a risolvere (e sollevare) i problemi posti dalle fratture della società civile (nella
loro espressione associativa e organizzativa) e interpretabili in termini di legittimità (dal
l’appoggio alla legittimazione) e di efficacia (dal ricorso alla forza alla mediazione) come
presupposto d e b o rd in e ’ della società civile” (p . f a r n e t i , Sistema politico e società civile.
Saggi di teoria e ricerca politica, Torino, Giappichelli 1971, p. 83).
12 Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 23. Né manca, al proposito, l’orgogliosa af
fermazione di aver partecipato alla cacciata di Luciano Lama dall’Università di Roma
nella primavera del 1977: “Forse la domanda intorno alla reale portata di quel pugno di
‘fasci d ’avanguardia’ che giuravano di aver contribuito a mettere in fuga Lama e la sua
milizia sindacale,” si afferma, “non aveva agitato che la mente di qualche sospettoso
insoddisfatto” (lbid., p. 23).
13M . t a r c h i , Il problema di una “nuova destra" italiana, cit., p. 7. Esplicito è il rico
noscimento del “fascino” esercitato dalle più esasperate manifestazioni dell’“autonomia”
e, seppure di natura assai diversa, dalla pratica armata delle Brigate Rosse su parte del
l’area neofascista, facendo emergere tentazioni di emulazione e di “confluenza”: “Quan-
">
NOTE 191
ti, in una ‘destra’ sem p re meno u cce llali« ........ tuie m a s u b ita s o p ra ttu tto nelle sue impli
cazioni umane ed esiste n z iali ili ‘luogo iliiu o h lr it ', cercarono nella sorprendente vitalità
degli autonomi la ric e tta p e r ginn in- il» im'/m/Miic c h e odorava di ideologismo non meno
che di snobismo d i b u o n a famigliti, urli« minima più d isg u sto sa c h e trentatré anni di
confusionismo d o ttr in a r io avesse supino prepararri1" «i c h ie d e un redattore di H obbit/
H obbit, e risponde: “ Sì. I ra quell'autunno v la iiiccrssiv» p rim av e ra si compiva la para
bola di una fra le p iù n e fa ste illusioni I . 'inopia tlrll'im itu ri'ihm azionale, c o m p iu ta non
in nome di ciò ch e a ffra te lla v a o g g e ttiv a m e n te luna Molla, m o lti c o n fro n ti, il co m u n e
riferimento a G u c c in i e D e A n d ré , a sc o lta ti pei vnloinu o |>n | v o la n tin i d a ti e
rifiutati, il fascino d i N ie tz sc h e e Arancia Meccanica, Il liceo, li «snemhlrr, Ir p ia z ze ...)
ma di ciò che s o g g e ttiv a m e n te contrapponeva e a tlru rv u (Ir spranghe, li m o lo io v , il clan
destinismo b ie rre , l’esproprio ‘rivoluzionario’)" (lbid., p. 27).
14 M . t a r c h i , II problema di una ‘‘nuova destra" italiana, c it., p. 7.
15 lbid.
16 Prefazione a a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, cit., pp. 5-6.
17 L’individuazione di tre “diverse immagini del fascismo” — “fascismo conservato-
re”, “fascismo eversivo” o rivoluzionario e “fascismo mediatore”, corrispondenti a tre
diversi “soggetti” che confluirono nel fascismo: i conservatori provenienti dalla Destra
storica e dal nazionalismo di destra, gli “sradicati” dalla guerra e i “piccoli borghesi”
schiacciati tra grande capitale e proletariato — appartiene a n o r b e r t o b o b b i o , L ’ideolo
gia del fascismo, in “Quaderni della FIAP” , n. 14, 1975; ora in c o s t a n z o c a s u c c i (a
cura di), II fascismo, Antologia di scritti critici, Bologna, Il Mulino 1982, pp. 598-624.
18 Per un’interpretazione in questa chiave del nazional-socialismo si veda il noto F.
n e u m a n n , Behemoth. Struttura e pratica del nazionalsocialismo, Milano, Feltrinelli 1977.
19 s t e n i o s o l i n a s , Dove va la destra giovane, in “Roma” , 21 giugno 1977, ora anche
in a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, cit., pp. 48-51. Nel medesimo articolo Solinas fa riferi
mento, assumendola “per certi aspetti”, alla teoria dell'omologazione di Pasolini, a cui
tuttavia, in occasione della morte, “La voce della fogna” aveva dedicato un articolo di
inqualificabile volgarità.
20 lbid.
21 Introduzione a a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, c i t . , p. 12.
22 Progetto, itinerario, prospettive , cit., p. 20.
23 m a u r o b e n e , La destra alla ricerca del Pop, in “La Repubblica” , 14 giugno 1977.
Ora anche in a p i ù m a n i , H obbit/H obbit, cit., p. 44. In un breve articolo su “Panorama”
m i c h e l e c o n c i n a (A cantafascio, 21 giugno 1977) riporta anche il brano di una truce
poesia declamata dal complesso napoletano “Il vento del sud”, che avrebbe ottenuto le
più entusiastiche ovazioni, intitolata Eri un rosso: “Le budelle marce esposte al sole / sei
morto come ti meritavi, come un porco / Scannato, schifoso anche cadavere. / Eri rosso
come il tuo lercio sangue / che bagna ora le mie scarpe. / Sotto il mio culo il tuo cranio
spaccato / un po’ ti sono grato, mi hai fatto divertire / in fondo sei stato solo il primo.”
Episodio e testo, riportati anche in Gi u s e p p e b e s s a r i o n e , Lambro/Hobbit. La cultura gio
vanile di destra in Italia e in Europa, Roma, Arcana 1979, pp. 147-148, sono liquidati
disinvoltamente dall’anonimo redattore di H obbit/H obbit con poche righe infastidite:
“Ancora però il grosso e le avanguardie,” scrive, “il disprezzo per le parole di quell’En
un rosso che avrebbe fatto la fortuna dei critici più infami e/o smaliziati; la stravolta
diversità del rock degli Janus, pietra dello scandalo gettata su un palco troppo lontano.
Le esibizioni demenziali di uno scimmiottamento da San Babila ore venti a far da primo
reagente, da solvente di kitsch e folklore in chiave funeraria" (lbid., p. 24).
24 M . c o n c i n a , A cantafascio, c i t .
25 lbid. Come principale organizzatore del Campo, Concina indica “Generoso Si
meone, membro della direzione nazionale del MSI e proconsole di Rauti a Benevento,”
e aggiunge: “Il campo, costato, ufficialmente, appena tre milioni, è stato una passerella
del nuovo ‘circuito di destra’ lanciato dal fondatore di Ordine Nuovo.”
26 M . b e n e , La destra alla ricerca del Pop, cit. Articoli elogiativi sono stati invece
dedicati al Campo H obbit dai giornali di destra: p i n o q u a r t a n a , sul “Secolo d ’Italia”
del 29 giugno 1977 (Campo H obbit I. U n ’altra prova che la giovane destra ha saputo supera
192 NOTE
re), dopo aver affermato che “il bilancio è in complesso positivo e risulta tale anche a
prima vista”, aggiunge, rivolgendosi agli scettici e a quei settori che, evidentemente, ma
nifestavano resistenze e preoccupazioni nei confronti del “nuovo corso”: “Costoro devo
no comprendere che è in atto, e che non può e non deve essere fermato, uno sforzo di
crescita qualitativa della giovani- destra; che questo sforzo non comporta né il rinnegare
le nostre tradizioni, né il ricalcare supinamente le esperienze già fatte da altri. Questo
nessuno lo vuole, ma non bisogna nemmeno assumere atteggiamenti nicodemistici, di
apparente accettazione di formule nuove all’esterno e di sostanziale disinteresse all’inter
no.” Anche “Il Tempo” , cim un articolo di E n r i c o m a r r a , Un controfestival pop per i
giovani di destra (15 giugno l‘>/7) ¡ il “Roma” , col già citato articolo di s. s o l i n a s , Dove
va la destra giovane, elogiano l'iniziativa.
27 Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 20-21.
28 Introduzione a H obbit/H obbit, cit., p. 11.
29 Ibid., pp. 11-12.
50 II riferimento allo slogan ile i movimenti di sinistra “fascisti carogne tornate nelle
fogne” è evidente, cosi come evidente è l’intenzione di rovesciare in “identità trasgressi
va” l’immagine spregiuiivu del "l.isi isia", dominante in quegli anni nel mondo giovanile.
51 Progetto, ¡tinnitilo, pnupeltive, cit., p. 21. “Ma dall’underground delle catacombe
qualcosa può nascere,'' si aggiunge, “Una neolingua da inventare, che prendesse le di
stanze dal destrese sezionale senza ricalcare i fonemi dell’avversario...” (Ibid.). Un pro
cesso e un atteggiamento, questo, .issai simile a quello iniziatosi nell’area giovanile dell’e
strema sinistra qualche tempo prima, il che conferma la piena subalternità dell’“innova-
zione” in campo neofascista, per lo meno in questa fase, rispetto ai diffusi comporta
menti giovanili e alle loro trasformazioni; il suo carattere, per così dire, di “mimesi” e
di adeguamento a un ambiente su cui non possono, in alcun modo, incidere.
,2 Alla rivista bimestrale “Intervento”, edita da Volpe, nel cui Comitato scientifico
compaiono nomi assai noti della Destra europea, come Julien Fround, Thomas Molnar,
Jules M onnerot, Ernest Topitsch e italiana, come Giuseppe Ugo Papi, Ettore Paratore,
Sergio Ricossa, Franco Vaisecchi, collaborano, con continuità, numerosi “fondatori” del
la Nuova destra, come Mario Bernardi Guardi, Carlo Fabrizio Carli, Giuseppe Del Nin
no, Gianfranco De Turris, Stenio Solinas (che fu capo redattore della rivista, mentre
direttore fu, per una fase, Enzo Erra di cui si è trattato in altra parte del presente volu
me), oltre a numerosi protagonisti del Convegno su “Costanti ed evoluzioni di un patri
monio culturale”, vero e proprio atto di costituzione della Nuova destra, come Franco
Cardini, Francesco Gentile, Claudio Finzi. Parte di essi (M. Bernardi Guardi, G. De
Turris), oltre a Marco Tarchi, figurano anche tra i collaboratori della rivista trimestrale
“La D estra” del cui “Comitato internazionale” hanno fatto parte, tra gli altri, Ernst
Jiinger, Vintila Horia, Thomas Molnar, e a cui hanno collaborato, a più riprese, esponen
ti di primo piano della Nouvelle droite francese come Alain De Benoist, Jean Claude Val
la, Pierre Vial, Pierre Gaxotte, oltre a Giorgio Locchi, per una certa fase trait-d’union
tra Nuova destra italiana e Nouvelle droite francese.
33 U n’analogia tra “La voce della fogna” e “Il male” , proposta nell’ottica della con
sueta (per la Nuova destra) linea della “trasgressione dei confini” e della coincidentia
oppositorum, è contenuta nel già citato saggio di F . c a r d i n i , Destra o sinistra in crisi?, in
cui si legge: “Tale simpatia (per la cultura underground) si riflette negli organi più intelli
genti della ND italiana, per esempio quella dei ragazzacci fiorentini [con cui, sia detto
per inciso, Cardini collabora strettamente] che stampano ‘La voce della fogna’ e che ri
cordano insistentemente gli altri ragazzacci che dall’altra parte (ma sono poi davvero dal
l’altra parte?) stampano ‘Il male’” (Ibid., p. 408n.). Una documentazione su “La voce
della fogna” in G. b e s s a r i o n e , Lambro/Hobbit, cit. G. Bessarione è indicato come lo
pseudonimo di Gianni Emilio Simonetti, situazionista, attentissimo alle realtà giovanili
e alle loro culture, collaboratore della rivista alternativa “Gong”, il quale per primo ave
va orientato la propria attenzione verso i segnali emessi dalla “Nuova destra”. Così si
esprime F. Cardini sul volume, considerato “lavoro di un intelligente ‘collettivo’ dell’ul
trasinistra che avrà certo attirato, per l’abbondanza delle notizie che dà e per la buona
qualità della loro disposizione, l’attenzione non solo degli interessati al discorso culturale
N O TE 193
e politico della neodestra, ma unclir >|<icll<> drl m a g istra to . A >11■ In verità, scorrendo
queste pagine, si ha l’im p ressio n e c lic, olirr u un g ru p p o di i n d u t t o r i schedatori, ci sia
sotto le informazioni del c o lle ttiv o ili 11111 n'•11■t >i r u il lav o ro di >|ii>iK lir Inliltrato di quali
tà culturali non trascurabili... infiltrino, o i|imli uno c h e non lui unioni deciso da che
parte stare? O che l’ha d e ciso pcrirltuiuriilr, rii . | i quello iln |H iiluu contempora
neamente neodestra e u ltra s in is tru ? " (lim i, |. -ll'ln ) Cmmiin|ur, .il di li* dei dubbi di
Cardini, il taglio nettamente a n tif tli is tu tlc-ll' 11ili >■<lii / n i<- di / .iim h rn /l ln l'h il, non sem
bra prestarsi a equivoci.
54 “Che potessimo essere altro delle piccole burnir di dr«|irtudun, .lugli .unirli r di
sonesti sacerdoti dei riti nostalgici celebrati con scudrn/.u piinluulr prt i r m i In un i
blocchi traballanti di un consenso elettorale ereditato fino u nummi, rsiin/ionr dri . mi
traenti. Che un’evoluzione vissuta al ritmo di un’epoca potesse essere non solo quuliosn
di diverso da un cedimento, ma forse, e meglio, una necessità vitale per uscire duU'ano-
nimato della mediocrità. Che, infine, la sorte di un rivoluzionario potesse essere diversa
da quella dei bigotti dell’integralismo votati a scomunicare e a consumare nel chiuso del
le loro sette il rito di una mummificazione progressiva e dei testimoni di un dogma circo
lante a circuito chiuso e in involucri preconfezionati. Legittimarsi. Qualcuno lo ha scam
biato per un cedere, per un concedere: come se solo l’immobilità garantisse la purezza.
Ma per noi era ed è riannodare genealogie dimenticate per l’invidia di qualche accaparra
tore di eredità politiche o culturali” (Il progetto, in “La voce della fogna”, 28, inverno
1981). E a conferma della “continuità” anche col peggiore passato più recente, pochi
mesi prima, compare una recensione apologetica al volume di g u i d o g i a n n e t t i n i , Le ori
gini storiche della libertà, Roma, Volpe 1980, definito “sanissima lettura”, rispetto alla
quale si tratterebbe solo di superare “l’allergia al cupo giallino della copertina” ; in “La
voce della fogna” , 26, primavera 1981.
35 Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 25. “Campo Gollum” lo soprannomineran
no, riprendendo la toponomastica tolkieniana; luogo di ricomposizione delle “forze del
male”, delle “ombre di M ordor” ; simbolo del ritorno dei mali antichi del “ghetto” neo
fascista, dal burocratismo di partito alle tentazioni militariste e nostalgiche.
36 Progetto, itinerario, prospettive, cit., p. 28.
37 Parrebbe, nelle riflessioni dei protagonisti, esser stato questo il momento più si
gnificativo della presa di coscienza di un insanabile contrasto con le strutture ufficiali
del Movimento Sociale; il punto d ’inizio di una marcia di allontanamento conclusasi un
paio d ’anni più tardi con l’espulsione di Marco Tarchi dal MSI a causa di una clamorosa
satira dell’intero gruppo dirigente del partito pubblicata su “La voce della fogna” del
l’autunno 1980. “Trionfava il modello integrato,” scriveranno di quel “Campo” finito
male. “L’ondata di riscoperta della specificità, l’armonia progressiva delle parti cedeva
alla rozzezza della gestione unitaria. Miraggio. Come se due stili, due mentalità, due espe
rienze — compatibili, certo, ma in una composta e dialettica pluralità — potessero fon
dersi d ’un colpo sotto la spinta di un accordo firmato. Il forzato scioglimento delle
correnti in seno al Movimento Sociale Italiano forniva un primo risultato. Né gustosa
né compatta, la maionese impazzita di Fonte Romana lasciava la bocca amara”
(Ibid., p. 27).
Il numero satirico de “La voce della fogna” che costò l’espulsione a Tarchi, riprodu
ceva (sul modello del “Male” , anzi come finta riproduzione del “Male”) un falso numero
del “Secolo d ’Italia” dal titolo Annullato il XII Congresso Nazionale del MSI-DN. La segre
teria scopre le truffe e gli imbrogli dei “.b adogliani" ServeIlo, Tremaglia e Pisano e della loro
sporca banda. L ’On. Almirante si dimette dall’incarico. Vi compariva un falso editoriale di
Almirante, false dichiarazioni di Rauti e Romualdi, la notizia della “fuga in America”
di Pisano, di un improvviso infarto di Tripodi e dell’arresto di “Tremaglia mentre fuggi
va con i ‘treni tricolore’”. Nella pagina accanto, col titolo Trame nere. Cosa diavolo bolle
in pentola. Il nazicrogiolo ovvero lettera inquisitoriale sulle nere trame dei figli della notte,
un resoconto in prosa secentesca, a firma Louis Perchfish, Magistrato del Tribunale di
Salem, di una caccia alle streghe. Nello stesso stile nel numero successivo della rivista
(“La voce della fogna” , 26, primavera 1981) si darà notizia dell’espulsione di Marco Tar
chi (soprannominato Marco da Fiorenza) (Storie nere. La vera e lacrimevole istoria della
194 NOTE
fogna infame narrata dalla sua stessa voce) rappresentato nel corso di un giudizio d a parte
del Magistrato della Santa Inquisizione (MSI) nella persona del suo Segretario Generale
frate Jorge. Avendo Marco d a Fiorenza confessato “di essersi rifiutato di diffondere le
copie residue di Parlo con Bruno... di avere sbadigliato durante la proiezione d e \'Assedio
d ell’Alcazar al cinefórum ‘Boia chi molla’ di Vitorchiano... di aver espresso dubbi sul
fatto che la Conciliazione avesse restituito l’Italia a Dio e Dio all’Italia, di non aver
personalmente alcuna bandiera da far garrire al vento” e avendo aggiunto “che personal
mente non gli sembrava il caso che, se la società marciva, la gioventù nazionale dovesse
continuare a marciare”, concludeva l’articolo, fu condannato al rogo...
58 NICOLA cospiro, Campo H obbit 2, in “Candido”, 31, agosto 1978; ora anche in
G. b e s s a r i o n e , Lambro/Hobbit, cit., p p . 150-151. Ricordando, in polemica con la linea
“nazional-rivoluzionaria” e, se così si può dire, “movimentista” che “il Fascismo è stato
e resterà Ordine, Autorità, Gerarchia, Senso dello Stato, e, soprattutto, al di là del siste
ma politico, una concezione della vita e del mondo che non apparteneva certo a Carlo
Pisacane”, e ammonendo che “l 'Emile di Rousseau non ci ha mai interessato e continue
rà a non interessarci. Non vogliamo Giacobini tra noi!” (figuriamoci...), Nicola Cospito
riaffermava bellicosamente la priorità dell’obiettivo da raggiungere “se vogliamo soprav
vivere ai tempi duri che si preparano: la formazione del militante come soldato politico"
Ubid., corsivo nostro).
w Mantenere un impegno, in " D io ra m a le tte ra rio ” , 14, settembre 1978.
40 Ibid.
41 Ibid Significativi, fin da q u e s to primo numero a stampa, i titoli recensiti: E. n o l -
ri., / tre volti de! fascismi!, nella ristampa di Milano, Mondadori 1978 (recensore E. Ni-
stri); r é g in u l'K RNOUD, Luce del Medioevo, Roma, Volpe 1978 (M. Sanesi); Re n z o d e f e
l i c e , D ’Annunzio politico (1918-19)8), Bari, Laterza 1978 (M. Sanesi); j o h a n h u i z i n g a ,
L'autunno del medioevo, Firenze, Sansoni 1978 (S. Solinas); J . l a r m a t , La genetica del
l ’intelligenza, Roma, Armando 1978 (G. Monastra); P i e r r e d r i e u l a r o c h e l l e , L ’uomo
a cavallo, Venezia, Il Sigillo 1978 (M. Tarchi); d e n i s d e r o u g e m o n t , L ’amore e l'occi
dente, Milano, Rizzoli 1977 (S. Solinas); a a . v v ., Nichilismo e imperialismo. L ’avanguardia
letteraria in Italia (1903-1914), Verona, Bertani 1978 (S. Solinas); JOHN k e e g a n , Il volto
della battaglia, Milano, Mondadori 1978 (G. Sinatti); p h . b a i l l e t , Julius Evola e l ’affer
mazione assoluta, Padova, Ar 1978 (P. Sanpaoli).
42 Per la verità “Dimensione cosmica”, rivista bimestrale di fantascienza e astrono
mia, nasce qualche mese prima, nel 1977, con un gruppo redazionale relativamente auto
nomo rispetto agli onnipresenti dirigenti della “Nuova destra”, coinvolti invece piena
mente in “Dimensione ambiente” e in “Eowyn” . Qui, il collegamento è rappresentato
solo da G. De Turris e da S. Fusco.
43 Direttore responsabile è Stenio Solinas; nel Comitato di direzione figurano: G iu
seppe Del Ninno, Gennaro Malgieri, Enrico Nistri, Marco Tarchi, Carlo Terracciano,
Piero Visani; redattore capo: Maurizio Cabona. Tra i collaboratori, oltre ai soliti Carlo
Fabrizio Carli, Claudio Finzi, Giorgio Locchi, Franco Cardini, Sigfrido Bartolini, Enzo
Erra, Gianfranco De Turris, anche un gran numero di esponenti della Nouvelle droite
francese, da Alain De Benoist (di cui, praticamente in ogni numero, sono tradotti artico
li già pubblicati su “Eléments”) a Pierre Routhier, da Guillaume Faye a Michel Mar-
min... Con l’estate del 1979 si esaurisce la prima fase di “Elementi” , dopo la pubblica
zione di tre numeri. Ritornerà in circolazione nel novembre-dicembre del 1982 in veste
tipografica invariata (solo la numerazione: nuovamente anno I, segnala la cesura) e con
un nuovo comitato di redazione: non vi figurano più Enrico Nistri, Gennaro Malgieri
(uno dei collaboratori più tradizionalmente legati all’estrema destra “classica” , per così
dire, e meno sensibili al mito della coincidentia oppositorum) e Carlo Terracciano (inte
gralista evoliano, più vicino alle Edizioni di Ar di Franco Freda e, successivamente, alle
Edizioni Barbarossa, gruppo tradizionalista-guerriero); accanto a Giuseppe Del Ninno, a
Marco Tarchi e a Piero Visani, compaiono, in compenso, Raffaello Beicaro, Monica
Centanni, Umberto Croppi, Peppe Nanni, Cristina Paterno, giovani messisi in evidenza
nel corso dei due convegni-seminari di Cison di Vaimarino (TV) nel 1980 e nel 1981 e
i cui interventi si possono leggere nelle due pubblicazioni già citate Proviamola nuova,
N OTE 195
di cui Monica (Centanni) e Crisi imi {l'nieiuò) figurano come curatrici, e A l di là della
destra e della sinistra. Direnine imi.... ......un Nn nin Snlinas, menni- m passa dalle Edi
zioni Il Labirinto alle Edi/inui S riir ( nloil, -.mnimn di un proemilo di chiarificazione
interno (probabilmente maturato unilir ini....... al mpporlo il« m irre con la Nouvelle
droite francese dopo la sua »volta nominali«!,!, ili ini n |>Ht In A plu nlirc) avente per og
getto il maggiore o minori- fi"“ !" di In li'lu i ..... m id i uhi Ir |>i•i|>iIr radici politico
culturali e la soglia accettabili- ili "liii>||ii'Mlvllt"
44 “Sociologia”, natiirulminn ninne.luna. hi, mu.i .ninnali ", "><iiuiinitk"; "icien-
za politica” , di derivazioni- ululimi,imi, ", , h i , Il/Im ir |,m i 1il ul I, ", "1 iviilii/luni- minerva
trice”; “storia” , “pittura", "Icllrralur»", i l . . ! . , , , rellg.... i>“ , "»ilrn»»", "Untasti
co”, sono alcune delle SttloM in cui In rlvlulu. an, In- ln i|umln »ul nuiilrlln di lla più
matura sorella francese "I lim rnls", i- strutturata
45 Perché elementi, In " E le m e n ti" , 1, Autunno 1978, p. 2.
46 I suoi ideatori e fondatori, vi si legge, “hanno compreso che in un’epoca di crisi
come è quella che attraversiamo, si deve essere disposti, fermi restando alcuni punti fon
damentali, a mettere tutto in discussione, a confrontarsi spregiudicatamente con le idee
altrui, a polemizzare e scendere, se necessario, addirittura in campo avverso” (Ibid.).
47 In essa comparirà Vlntervista sull’ecologia a Konrad Lorenz a cura di a l a in d e b e -
n o i s t e, dello stesso, Nietzsche. Morale e grande politica.
Partito unico e dinamica autoritaria, Napoli, Akropolis 1981. Dirige la collana "Diagnosi”
per Akropolis. E poi Giano Accame, forse il più anziano del gruppo. Nani nel 1929;
volontario a 16 anni nella Repubblica sociale (si arruolò il 25 aprile 1945); tra i fondatori
del MSI, all’interno del quale milita, fin dall’inizio, nell’ala d ’estrema destra, gravitante
intorno a “Imperium", insieme a Piero Buscaroli, Enzo Erra, Fausto Gianfranceschi,
Pino Rauti, Cesare Pozzo, Primo Siena, Franco Petronio; fondatore dell’associazione
universitaria missina “Il Carroccio”, corrispondente de “La Caravella”; uscito dal MSI
nel ’56 (anno, si ricordi, in cui anche Rauti e Ordine Nuovo lasciano il partito) diviene
redattore del “Borghese” di Tedeschi dal ’58; come risulta da un procedimento giudizia
rio da lui intentato contro un settimanale il suo nome figura negli archivi dell’Agenzia
Aginter Press di Lisbona, collegata con la PI DE portoghese e coinvolta nella “strategia
della tensione”; partecipa, naturalmente, al convegno dell’istituto Pollio all’Hotel Parco
dei Principi di Roma; tra gli animatori di Nuova Repubblica con Randolfo Pacciardi è
caporedattore della rivista del movimento "La folla”; figura tra i fondatori della Associa
zione amici delle forze armate che negli unni a cavallo del 1969 svolse un ruolo tu tt’altro
che limpido; saggista c giornalista del "Fiorino" e del “Settimanale”, curatore degli An
nali dell’Economia italiana 1PSOA (per cui ha scritto il fascicolo dedicato alla Storia del
la Repubblica da De (iai/icri a Moro (194)-19}8), sostenendo tesi per lo meno ardite),
membro del Comitato scientifico ili "Nouvelle Hcole", ha di recente pubblicato il volu
mi- Socialismo tricolore, Novara, Editoriale nuova contenente ampie aperture verso
il PS1 di Cruxi (si veda, al proposito, l'amichevole servizio di Giampiero Mughini a lui
interamente dedicato, e da cui alcune delle presenti informazioni sono tratte: Destra mia,
per piccina che tu sia, in “Europeo”, 21 marzo 1983; una breve intervista autobiografica
in E . f i l i p p i n i , E allora le “carogne" lasciarono le fogne, cit.). Stenio Solinas, giornalista
del quotidiano “La N otte”, collaboratore del “Roma” , della “Gazzetta ticinese” e de “Il
Settimanale”, ex redattore capo di “Intervento”, corrispondente per l’Italia di “Nouvel
le Ecole” , nato nel 1953, ha pubblicato un volume su Prezzolini, un testimone scomodo,
Roma, Volpe 1976 e il panphlet Macondo e P.38, Milano, Il Falco 1980 ed ha curato,
sempre per Volpe, il volume Alla conquista dello Stato-, su “Nouvelle Ecole” ha anche
pubblicato il saggio Giuseppe Prezzolini, un machavélien néoconservateur, 35, 1979-80.
Anche Mario Bernardi Guardi (nato nel 1944, laureatosi con una tesi su Piero Gobetti
e la Rivoluzione liberale, autore di due volumi: L ’io plurale (Borges et Borges), Milano, Il
Falco 1979 e II caos e la stella. Federico Nietzsche e la trasgressione necessaria, con presen
tazione di Franco Cardini, Milano, Il Falco 1983) ha una lunga esperienza di collabora
zioni editoriali con riviste di estrema destra (come “Intervento” , “Arthos", “La De
stra”, “La T orre”, “L’Italiano”) o letterarie e storiche (come “Prospettive libri” , “Pro
spettive nel mondo”, “Nuova Antologia”, “Antologia Vieusseux”, “Storia illustrata”),
oltre a quotidiani come il “Messaggero Veneto” e la “Gazzetta di Parma” . Marcello Ve
neziani, nato nel 1955, collaboratore di “Vita”, “La Torre” , “Intervento", “Il giornale
d ’Italia”, è stato direttore della rivista “Om nibus” , edita da Volpe, e ha pubblicato La
ricerca d ell’assoluto, Palermo, Thule 1979; Mussolini il politico, Roma, Ciarrapico 1981;
Vilfredo Pareto il Maestro disincantato, Roma, Volpe 1981; dirige una collana presso l’edi
tore Ciarrapico. Per non parlare di Franco Cardini, medievista, collaboratore di “Inter
vento”, “Totalité”, “Vita sociale”, “Il Tempo” , “La Gazzetta di Parma”, coordinatore
della sezione storica dell’“Antologia Vieusseux”, autore di un gran numero di opere di
storia medievale presso gli editori Sansoni, Nova Civitas, Editoriale nuova, La nuova
Italia, Volpe, SEA-Dupliart (a lui ha dedicato un ampio servizio il solito G. m u g h i n i ,
Vedo un luminoso passato nel mio futuro, in “Europeo” , 31 gennaio 1983), e di Enzo
Erra, giornalista del “Roma” e de “La N otte”, ex direttore di “Intervento” e autore di
un saggio II fascismo tra reazione e progresso in a a . v v ., Sei risposte a Renzo De Felice,
Roma, Volpe 1976. Giovanni Allegra, infine, collaboratore de “Il Tempo” e delle riviste
“La Fiera letteraria”, “Estafeta literaria”, “Prospettive nel mondo”, ispanista, ha tra
dotto e prefato il Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo di Juan Donoso
Cortés per l’editore Rusconi e la prima edizione di Un destino tedesco di Ernst von Salo
mon per le Edizioni del Borghese, oltre al Libro d ell’Ordine della Cavalleria per la casa
editrice tradizionalista Arktos; ha pubblicato anche un saggio su De Maetzu presso Volpe
N OTE 197
Mai”, fondatore de “L’Idiot International”, organizzato nel maggio 1978 dal “Figaro-
Dimanche”.
83 lbid., p p . 3 0 0 - 3 0 1 .
84 G. d e l n i n n o , La tradizione dello stato organico, cit., p. 52.
85 Con, forse, in più la scoperta, o la ri-scoperta, della crucialità politica del “con
senso” (“Per la prima volta,” osserva Del Ninno in Nouvelle droite e nuova destra, cit.,
p. 18, “si constatava che il potere della società politica, cioè delle istituzioni che compon
gono l’apparato statale, non può essere mantenuto senza il sostegno del consenso manife
stato, giorno per giorno, dalla società civile (famiglie, università, corporazioni economi
che, mass-media, chiese, gruppi di pressione”); il che non significa della democrazia, po
tendo essere, appunto, il consenso inquadrato in un contesto organicistico e autoritario
(come fu, appunto, il Fascismo) ed essendo, la società civile, intesa non certo nel senso
gramsciano (come luogo delle dinamiche di classe) ma piuttosto in senso corporativo e
gerarchico.
86 Si veda per tutte R. d e f e l i c e , Intervista sul fascismo, Bari, Laterza 1975.
87 s. s o l i n a s , Uomini e correnti di pensiero per una rinascita culturale, cit., p. 34.
88 m . t a r c h i , Ipotesi e strategia di una nuova destra, cit., p. 119.
89 lbid., p. 120. “In Italia,” scrive, “Julius Evola e Adriano Romualdi hanno più
volte ribadito il taglio metapolitico dei loro interventi, e non a caso è nella cerchia dei
loro estimatori che hanno tratto linfa quelle iniziative di penetrazione nel corpo sociale
da destra, che sono state definite ‘parallele’... ma che sarebbe forse meglio chiamare
‘nuovi strumenti d ’opinione’.” Derivazione, dunque, evoliana, del “gramscismo di de
stra” , nonostante che il termine “società civile” sia quanto di più lontano e antitetico
esista rispetto al sistema di J. Evola (che come si è visto esplicitamente si pronunciò non
solo contro il concetto di “società civile” ma anche contro l’“oggetto” stesso identifican
dolo con la società borghese e con la frantumazione disgregante liberale). Forse per que
sto, qui il termine è sostituito con la dizione — certamente più organicista — di “corpo
sociale” .
90 m . t a r c h i , Dalla politica al “politico". Il problema di una nuova antropologia, cit.,
p. 14.
91 p e p p e n a n n i , Nuova destra: primi percorsi esistenziali, in A l di là della destra e della
sinistra, cit., p. 214.
92 j e a n - p i e r r e f a y e , Langflges totalitaires. Critique de la raison — la économie narrati
ve, Paris, Hermann 1972.
93 M o n i c a c e n t a n n i , La prova dell'ironia, in A l di là della destra e della sinistra, cit.,
p. 225. È forse questo il punto in cui più ci si avvicina a un approccio “di sinistra” al
problema della trasgressione e della trasformazione.
94 p e p p e n a n n i , Nuova destra: primi percorsi esistenziali, cit., p. 216 “L’entusiasmo,
quasi etimologicamente lanciato alla riscoperta della dimensione del Mito si offre oggi
come progetto di trasformazione della realtà, dalla quale parte e alla quale rimane intrec
ciato a filo doppio, caricandola di significati prima trascurati o nascosti: sospesa tra espe
rienza del presente e fondazione del nuovo, la ND deve trovare continuamente la forza
di ‘far professione dei due contrari’” (lbid., p. 216); coniugazione, questa, in chiave
“settantasettina” del modello esistenziale rivoluzionario-conservatore del “nichilista atti
vo” , per una più ampia trattazione del quale si rinvia ai paragrafi successivi.
9’ lbid., p. 218. A W alter Benjamin Peppe Nanni ha dedicato un lungo articolo, Per
una metafisica della gioventù, “Elementi” , 2 n.s., gennaio-febbraio 1983; in esso coglie
“l’occasione per confermare che ‘l’eros di coloro che creano’ rimane un ingrediente fon
damentale di ogni forma superiore di convivenza” (p. 25).
96 p. n a n n i , Nuova destra: primi percorsi esistenziali, cit., p. 216.
97 Si veda, a questo proposito, P . f a r n e t i , Lineamenti di scienza politica (dispense
ciclostilate): “La situazione rivoluzionaria," vi si legge, “è data dalla scomparsa della ca
pacità di resistenza di uno o due dei tre settori che articolano il sistema politico. E que
sta disparità che, al contrario, si esprime come potenziamento rapido e talvolta improv
viso di uno dei tre settori che realizza, almeno momentaneamente, una condizione di
dominio sugli altri riuscendo a mobilitarne le risorse non per i loro specifici fini, come
N OTE 201 •
nel caso della ‘stabilità’, ma per i fini propri” (p. 14). I termini “società civile”, “società
politica” e “istituzioni” sono qui usati nel significato loro attribuito da p. f a r n e t i in
Introduzione a II sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino 1973. In esso, in particola
re, la sfera dello Stato (istituzioni) è distinta da quella della società politica: “La società
politica,” scrive infatti Farneti, “raccoglie tutto ciò che è espressione di volontà politica
non statuale (non istituzionale): essa si pone come concorrente al monopolio del politico
da parte dello Stato. Le strutture della società politica corrispondono dunque a tutte le
forze di aggregazione e mobilitazione di una volontà politica privata per fini collettivi,
sia essa spontanea come nei movimenti di piazza, e in tutte quelle forme di dissenso (ma
sovente anche di consenso entusiastico) che oggi vanno sotto il nome di comportamento
collettivo, sia essa organizzata come nei partiti politici, e in particolare nei partiti di mas
sa; sia infine aggregazione e mobilitazione istituzionalizzata nelle procedure elettorali che
danno luogo a una classe politica elettiva” (p. 16). Nella sfera delle istituzioni, invece,
Farneti colloca “la burocrazia centrale e locale (ma anche la burocrazia degli enti ‘para
statali’, almeno nei paesi in cui l’intervento economico-industriale dello Stato è assai am
pio), la magistratura (ma anche la polizia) e, infine, Xesercito" [lbid., p. 20).
98 Si assume qui, come termine finale del processo in questione, la fine della politica
cosiddetta dell’“unità nazionale” (rescissione del “patto politico”) e la durissima verten
za alla FIAT dell’autunno 1980 (vera e propria “denuncia" unilaterale del “patto socia
le”). Da esso il sistema politico italiano usci sostanzialmente privo d ’equilibrio e di “cen
tro”, iniziando una fase di costanti oscillazioni da cui non si è, probabilmente, ancora
usciti.
99 c.B. M a c p h e r s o n , The reai world of democracy, Oxford 1966.
100 Si pensi, a questo proposito, ai grandi accordi-quadro confederali, stipulati nel
1975 in materia di scala mobile e di Cassa Integrazione, diretti, appunto, a regolare per
via contrattuale e in forma consensuale dinamica salariale e dinamica occupazionale. Si
veda a questo proposito, per una più ampia trattazione dell’argomento, M . r e v e l u , Crisi
di sistema e partito del capitale, “Primo maggio” , 15, 1981.
101 La sua possibilità, cioè, di ritrovare al proprio interno i meccanismi di compensa
zione e di reintegrazione dell’equilibrio spezzato dal conflitto, pur attraverso spostamen
ti successivi dei rapporti di potere di fatto e una differente distribuzione delle risorse.
102 Dove per “amministrazione” si intende quel ruolo di erogazione di servizi, di
elaborazione di procedure consensuali e di affermazione di contesti formalizzati tenden
zialmente “universali” entro cui è possibile, appunto, ricondurre la mediazione delle
fratture della società civile.
105 Si veda, a questo proposito, l’intensa collaborazione intrattenuta da Marco Tar
chi, in particolare, con le Edizioni di Ar, protrattasi fino al 1978 (a questa data risale
la pubblicazione di J . g o e b b e l s , La conquista di Berlino da Tarchi tradotto e prefato).
104 M . t a r c h i , Il problema di una nuova destra italiana, c i t . , p . 1 1 .
105 Le prese di distanza dal partito ufficiale della destra neofascista si susseguono
sulle pagine di “Diorama letterario”: “E un fatto,” si legge sul n. 27, del giugno 1980,
“che la destra in Italia, ha accumulato in oltre un trentennio un patrimonio di contraddi
zioni che la rendono uno dei più pittoreschi mosaici del panorama contemporaneo. T ut
to e il contrario di tutto vi si è annidato. Dall’atlantismo più visceralmente yankee al
terzomondismo insurrezionalista. Dal conservatorismo più gretto alla demagogia nazio
nal-popolare. Dal patriottismo coccardiero all’internazionalismo terzaforzista. Dal rigori
smo moralistico all’immoralismo superomistico. Dal nostalgismo riottoso ai pruriti parla-
m entaristici...” ( m . t a r c h i , Una cultura, e uno stile). “Si cerca,” lamenta l’editoriale del
n. 34, febbraio 1981, “con chiusure politiche e pesanti polemiche culturali di dar vita e
senso a quell’immagine di vecchia destra, consunta e irritante, che una generale e pro
gressiva mutazione antropologica dell’elemento umano del campo non conformista va so
stituendo e abbandonando” (“Diorama Letterario", Vento di riflusso?); mentre nel n. 43,
novembre-dicembre 1981 si invita al coraggio: “Quello di respingere i richiami di quan
ti, mescolando malafede e settarismo, cercano di ‘richiamare all’ordine’ dalle pagine di
fogli squalificati, intrisi di presunzione e di nostalgie rituali, un fenomeno la cui evolu
zione è ormai disegnata. L’epoca delle suggestioni sentimentali, delle impossibili convi
202 N O TE
venze, deve dirsi terminata. Si impongono, chiare, le priorità di una scelta metapolitica
che nessuna logica di corrente o di partito può inquinare. Destra, sinistra: perdendo i
contorni dell’assoluto, i concetti ritornano categorie, che all’estinguersi di un’epoca è
indispensabile superare. Per andare, seguendo le proprie radici, oltre. Altrove” ( m . t a r -
c h i , A destra e altrove).
106 C a r l o d o n o l o , f r a n c o f i c h e r a , Il governo debole. Forme e limiti della razionalità
politica, Bari, De Donato 1981.
107 Per una rassegna delle più significative “teorie” sull’argomento, si veda il già ci
tato testo di Donolo e Fichera. Sull’ipotesi dell’“overload" (con una sistematica rassegna
sulle politiche europee) si veda: r . r o s e (a cura di), Challenge to Governarne. Studies on
Overload Politics, London, Sage 1980, e, in particolare sull'Italia, il saggio di p . f a r n e t i
in esso pubblicato: Italy: thè Response to Overload. Sul deficit di “policy making capaci-
ty" , il più esplicito testo sul caso italiano è forse quello di G. d i p a l m a , Sopravvivere senza
governare, Bologna, Il Mulino 1978. Sulla crisi italiana in particolare si veda L. g r a z i a n o ,
s . t a r r o w (a cura di), La crisi italiana, Torino, Einaudi 1979, 2 voli., e a a . v v . , Discutere
lo Stato, Bari, De Donato 1978. Per un inquadramento di tale problematica nel più gene
rale contesto economico e politico si veda: j. o ’c o n n o r , La crisi fiscale dello Stato, Tori
no, Einaudi 1977; M . j a n o w i t z , Social Control of thè Welfare State, Chicago, Chicago
U.P. 1978; D. b e l l , The Cultural Contradictions of Capitalism, New York, Basic Books
1976. Utile può essere la consultazione del recente Critica della crisi (a cura di g . a l b e r -
t e l l i e G. F e r r a r i ) , Trento, Luigi Reverdito Editore 1984 e, in particolare, dei saggi di
G. a l b e r t e l l i , Alcuni aspetti politologici della crisi e di G. p a s q u i n o , La crisi sistemica:
una riflessione politologica.
108 p er “democrazia consociativa s’intende, in genere, quella forma di governo tipi
ca di paesi con profondi “cleavages", con radicali “fratture” (sociali, etniche, religiose,
culturali ecc.) in cui, di fronte al rischio della perdita di controllo sulle dinamiche del
conflitto e di crescita della sua distruttività, le élite politiche scelgono, consapevolmente,
di deradicalizzare l’antagonismo che le vede contrapposte e danno luogo a coalizioni
estese. Si veda a questo proposito il saggio di L . g r a z i a n o , Compromesso storico e demo
crazia consociativa: verso una “nuova democrazia”?, in L. g r a z i a n o , s . t a r r o w , La crisi
italiana, cit. Un tale modello, però, sembra dar conto solo di una parte dei processi e
delle modalità con cui è evoluto il rapporto tra la “società politica” e gli altri segmenti
del sistema politico nella seconda metà degli anni settanta. Mentre infatti nelle democra
zie “consociative” classiche (si pensi al caso dei Paesi Bassi) la formazione della coalizio
ne ha implicato, normalmente, un semplice “patto politico” che, pur depotenziando la
portata dirompente del conflitto, lasciava sopravvivere le consolidate identità prepoliti
che, nel caso italiano essa ha presupposto, per così dire, uno “sfondamento” sul sociale,
una penetrazione, come si è visto, nella “società civile” al fine di “neutralizzarne” le
tensioni “sub-culturali” e di funzionalizzarne le componenti alla logica dell’accordo. Così
come dal modello “neocorporativo” , applicabile effettivamente in parte alla vicenda ita
liana dei tardi anni settanta (ma meglio forse sarebbe il ricorso alla formula della “demo
crazia contrattata” proposta da Gian Enrico Rusconi per la Repubblica di Weimar) la
soluzione italiana è differenziata dal carattere “non imperativo” del mandato affidato
alle rappresentanze sociali (sindacati, soprattutto, ma anche in parte le organizzazioni
industriali) le quali mantennero, per tutta la fase della “gestione contrattata e consensua
le” del sistema politico-economico italiano, una notevole autonomia rispetto ai rispettivi
“interessi” rappresentati.
109 Si veda D. d e l l a p o r t a , g . p a s q u i n o ( a c u r a d i ) , Terrorismo e violenza politica,
Bologna, Il Mulino 1983.
110 Introduzione a A l di là della destra e della sinistra, cit., p. 6.
111 La distinzione tra “politicità identificante” e “politicità negoziale” richiama, in
parte, la dicotomia classica del pensiero politico tra “politica come conflitto” e “politica
come mediazione” o “armonia”. Per “politicità identificante” si intende, qui, quel pro
cesso genetico di valori condivisi (e quindi di identità collettive) che assume il processo
politico nella definizione (conflittuale) di “alterità” contrapposte o, comunque, in reci
proca competizione (definizione del “Sé” collettivo in rapporto all’“Altro”); più in parti
N O TE 20\
velli di conflittualità, dalla commistione tra pace e guerra, tra guerra e politica, dalla
necessità di intervenire in ogni momento e in ogni campo se si vuole che la propria azio
ne risulti davvero efficace e foriera di successo” (Ibid., p. 81).
126 La frase è di o. s p e n g l e r , Anni decisivi, cit., pp. 43-44. La medesima è assunta
nella sua Prefazione da G. Malgieri, il quale, nell’entusiasmo dell’argomentazione, ha
dimenticato di virgolettarla, Ibid., p. VI. La Prefazione alla prima edizione italiana era
di J. Evola.
127 G. d e l n i n n o , La tradizione, lo stato organico, le nuove comunità, cit., p. 43 (le
sottolineature sono nostre).
128 “Da quando i borghesi, possessori di ricchezza, hanno reclamato il diritto alle
decisioni politiche; da quando la produzione si è messa sotto il segno della quantità e ha
modificato le abitudini e la mentalità dei singoli e dei ceti, si è profilato l’avvento del-
l’uomo-massa” (Ibid., p. 42).
121) “Un consenso che si deve verificare in occasioni e a scadenze sempre più serrate,
che si deve coartare e determinare con strumenti sempre più sofisticati e ‘morbidi’”
(Ibid.).
150 Lettera a un soldato della classe sessanta, in “Elementi”, 2, Estate 1979, p. 6. “Ri
percorrendo le tappe principali della tua vita,” vi si legge, “mi rendo conto di come un
mondo sia tramontato, e di come ne sia sorto un altro senza che avessimo neppure il
tempo di capire. [...] Forse rispetto a noi tu sei più forte. Perché sei corazzato dalla tua
mancanza di illusioni. Perché hai meno speranze. Ma in compenso avrai anche meno
delusioni [...] noi, invece, di bandiere da innalzare al sole e di ideali in cui credere ave
vamo un patologico bisogno; e forse è per questo che abbiamo finito per credere a tutto,
e magari al contrario di tutto: a De Maistre e a Nietzsche, a Evola e al ‘Che’, al generale
Giap e al maresciallo Kesselring. A Dio e a Giovanni Cantoni” (Ibid., p. 7).
131 M . v e n e z i a n i , Per una cultura dell'intervento, in A l di là della destra e della sini
stra, cit., p. 40. Dopo il convegno di Cison di Vaimarino, Veneziani — che già nel corso
del dibattito aveva espresso pesanti riserve sulla “svolta” verso il “gramscismo di destra”
accentuerà la propria distanza rispetto alla Nuova destra, mantenendosi su posizioni più
“tradizionali”.
132 Ibid.
' 133 Tale pratica ha portato, secondo la documentazione fornita da F. c a z z o l a e M .
m o r i s i , La decretazione d'urgenza continua : da Andreotti a Cossiga, “Laboratorio politi
co”, gennaio-febbraio 1980, in meno di otto anni, ad accumulare un numero di provve
dimenti dell’Esecutivo superiore a quello dei precedenti ventiquattro anni di storia re
pubblicana.
134 Si tratta di un processo di progressiva relativizzazione e soggettivizzazione dei codi
ci di funzionamento istituzionale simmetrico al parallelo processo di soggettivizzazione e
relativizzazione delle relazioni tecniche d ’impresa maturato nella “società civile” nel perio
do (1975-1980) caratterizzato dall’operatività del “patto sociale” e da una sostanziale
“tregua produttiva” (si veda, per un approfondimento, M . r e v e l u , Crisi di sistema e par
tito del capitale, cit.).
135 c. s c h m i t t , Legalità e legittimità, in c a r l s c h m i t t , Le categorie del “politico" (a
cura di G. Miglio e P. Schiera), Bologna, Il Mulino 1972, p. 216.
136 Ibid., p. 217. Lo Stato legislativo — o “Stato di diritto — è, secondo Schmitt,
“il veicolo tipico di un’era riformistico-revisionistico-evoluzionistica”; quello “governati
vo” , invece, “che ha il suo tratto caratteristico nella volontà personale e nel comando
autoritario di un Capo di Stato che governa” (p. 213) è proprio delle “epoche forti”.
137 “Bisogna riconoscere,” scriveva allora Norberto Bobbio, “che di fronte a questa
domanda chiunque osservi dall’esterno ciò che accade nel nostro Paese, si trova in gran
de imbarazzo. Anzitutto deve mettere da parte quella carta topografica ormai ingiallita
che è la Costituzione. Ma è come avventurarsi in un Paese sconvolto da un terremoto o
da un ciclone senza una mappa. Nella Costituzione, cioè sulla carta, ogni pezzo è al suo
posto, e tutti insieme compongono un disegno armonico, una figura razionale, un insie
me che può ben dirsi, secondo le tre diverse metafore [dello Stato come “macchina”,
come “organismo” e come “sistema”] un congegno ben fatto, un organismo vitale, un
N O TE 20ï
sistema in equilibrio perfetto. Nella realtà, una volta gettata via la mappa, diventa sem
pre più difficile orientarsi, trovare un punto di connessione fra i diversi pezzi o membra
0 parti, individuare l’elemento unificante” (Chi governa?, “La Stampa”, 14 marzo 1980).
Di N. Bobbio si veda anche Un sistema scentrato, “La Stampa”, 28 dicembre 1980; in
esso si rilevava “la tendenza all’emarginazione del Parlamento, a una perdita della sua
credibilità, a una riduzione delle sue funzioni” . “Altro che centralità del Parlamento!”
concludeva Bobbio. “Il nostro sistema non ha più un centro. Il che non significa che è
decentrato... Significa che è scentrato.” I due articoli sono ora raccolti in N. b o b b i o , Le
ideologie e il potere in crisi. Pluralismo, democrazia, socialismo, comuniSmo, terza via e ter
za forza, Firenze, Le Monnier 1981.
1,8 G. d e l n i n n o , La tradizione, lo stato organico, le nuove comunità, cit., pp. 43-44.
139 Dove critica antilluministica all’artificialità della ragione e affermazione mistica
della sacralità dello Stato (di derivazione demaistriana) s’intrecciano strettamente.
140 G. DEL NINNO, O p . cit., p. 44.
141 C l a u d i o f i n z i , Culture proibite e legittimazione del potere, in A l di là della destra
e della sinistra, cit., p. 229.
142 Circa l’impostazione evoliana, si rinvia per una più ampia trattazione al capitolo
del presente volume specificamente dedicato a Julius Evola; basti qui segnalare i “classi
ci” Rivolta contro il mondo moderno, Roma, Mediterranee 1969; e Gli uomini e le rovine,
Roma, Volpe 1972. Per l’accezione spengleriana, oltre a Anni decisivi, cit., si veda II
tramonto dell'Occidente, Milano, Longanesi 1978.
143 s. s o l i n a s , Uomini e correnti di pensiero per una rinascita culturale, cit., p. 41.
144 G. m a l g i e r i , Prefazione a Proviamola nuova, c i t . , p . 21.
145 v. p a r e t o , Trasformazioni della democrazia, Bologna, Cappelli 1966. Si vedano,
a questo proposito, le osservazioni sui rischi di una feudalizzazione della società e di un
suo “sgretolamento” a causa dell’emergere di soggetti collettivi autonomi (in particolare
1 sindacati dei lavoratori), improntate a un solido “statualismo” e a una forte carica anti
comunitaria.
146 Anche se l’allontanamento di Malgieri dalla rivista “Elementi” — alla cui prima
fase aveva invece collaborato intensamente — e, in generale la divaricazione tra il grup
po fondatore della “Nuova destra” e i collaboratori più legati alle posizioni tradizionali
del conservatorismo estremo sembrerebbe accreditare l’ipotesi di una vera e propria frat
tura politica e organizzativa.
147 g . m a l g i e r i , Prefazione a Proviamola nuova, cit., pp. 20-21.
148 P. f a r n e t i , La democrazia in Italia tra crisi e innovazione, Torino, Edizioni della
Fondazione Agnelli 1978, p. 15.
149 “L’ambito culturale nel quale la Nuova destra si trova ad agire e ad operare,”
scrive Malgieri, “è segnato da una profonda crisi intellettuale che si traduce nell’impossi
bilità di dare risposte adeguate alle domande che salgono dalla società civile” (Prefazione
a Proviamola nuova, cit., p. 9).
1,0 “Cosi singolarmente convivono in Italia due cadaveri: quello liberaldemocratico
che del resto già mezzo secolo fa aveva segnato il suo requiem e che a forza d ’ossigeno
e di trapianti fu fatto rivivere; e quello marxista che ha dimostrato la sua incapacità
rivoluzionaria, nel bene o nel male, a creare ex novo un altro mondo non importa se
peggiore, almeno diverso” (Macondo e P.38, cit., p. 98).
151 Si veda, al proposito, a p i ù m a n i , Hobbit/Hobbit, cit., p. 229.
152 m . c a c c i a r i , Sinisteritas, in a a . v v . , Il concetto di sinistra, Milano, Bompiani
1982. Si tratta degli atti del convegno su “Il concetto di sinistra” tenutosi a Roma il
20-21-22 ottobre 1981, per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma.
153 m . t a r c h i , Quando Schmitt incontra Karl Marx, in “Elementi” , 1, n.s., novem
bre-dicembre 1982, p. 8.
154 Ibid.
155 Ibid. La “ trasgressione dei confini” , la coniugazione tra posizioni e forze di de
stra e di sinistra, la retorica della coincidentia oppositorum, il mito dell’“al di là” e del-
l’“altrove” diventano dall’inizio degli anni ottanta un tema ricorrente, riproposto osses
sivamente dalla Nuova destra e talvolta accolto da qualche ex militante della sinistra. Si
206 NOTE
nizzare, rielaborare, forse. Perché un mondo provvisto di radici non cessa di generare,
magari dimenticato” (Il Progetto, “La voce della fogna”, 28, inverno 1981).
162 Una prima “guida” alla lettura della “konservative Revolution" era apparsa, a fir
ma di GIORGIO l o c c h i , La rivoluzione conservatrice in Germania, “La Destra”, 1978. Si
trattava di una sintetica descrizione dei principali filoni di pensiero e delle più significa
tive correnti “rivoluzionario-conservatrici” tratta dal volume di Mohler, con un’ampia
appendice bibliografica; in precedenza era stato Julius Evola il tramite attraverso il quale
la Destra radicale italiana era venuta a conoscenza delle tematiche “rivoluzionario-con
servatrici” .
165 o. S p e n g l e r , A nni decisivi, cit., p. 31.
164 G. g h i d e t t i , recensione cit., p. 5.
165 l u i g i c o r t e s i , Storia e catastrofe. Considerazioni sul rischio nucleare, Napoli, Li-
guori 1984, p. 162. '
166 g . g h i d e t t i , recensione cit.
167 A. m o h l e r , Die konservative Revolution in Deutschland (1918-1932), cit., p. 153.
168 L’espressione, di Ernst Jünger, è citata da a . m o h l e r , Die konservative Revolu
tion in Deutschland (1918-1932), cit., p. 112.
169 E . j ü n g e r , Der Kampf als inneres Erlebnis, Berlin, E.S. M ittler 1922, p. 76. Con
cetti assai simili ritornano nell’Evola di Cavalcare la Tigre, Milano, Scheiwiller 1961, la
sciando emergere anche su questo versante l’immagine di un “anarchismo di destra” che
ritornerà con tenacia nella confusa area neofascista, comprese le componenti più estreme
e legate al cosiddetto “spontaneismo armato” .
170 A. m o h l e r , Cultura e ideologia, in c i d a s , Intellettuali per la libertà, Atti del I
Congresso internazionale per la difesa della cultura, tenutosi a Torino il 12-14 gennaio
1973, Torino, CIDAS 1973, pp. 21-25. Organizzato dal CIDAS, Centro culturale “co
stituito alla fine del 1970 da un gruppo di [...] uomini del mondo del lavoro che sentono
la necessità di un supporto culturale adeguato ad affrontare i problemi del mondo mo
derno”, e “aperto a ogni corrente del pensiero non marxista” che intendesse affrontare
sulla base di un impegno “rigorosamente culturale” i temi della “decadenza della cultura
e del suo rinnovamento”, il Convegno aveva raccolto l’adesione di un gran numero di
esponenti della Destra (moderata ed estrema) europea. Vi erano intervenuti, oltre ad A.
Mohler, T. Molnar, E. Garrigues (ambasciatore della Spagna franchista presso l’UNE-
SCO), A. De Benoist, R. Paseyro (Panti-Neruda uruguaiano); F. Deloffre (segretario
dell’UN I, un’organizzazione di studenti e professori antimarxisti), V. Titone, M. G enti
le, M. Bon Valsassina (che fu già, si ricorderà, tra i partecipanti al Convegno dell'istitu
to Pollio), H. Habe, E. Ionesco, G. Marcel, G. Berto, S. Bartolini, Saint Paulien (auto
re, fra l’altro de I leoni morti, edito in Italia dalla neonazista Sentinella d ’Italia), M.
Mourlet, E. Massi, S. Ricossa, M .T. Maitre, J. Evola, C. Arean, V. Horia, P. Debray-
Ritzen, A. Plebe. Tra i partecipanti F. Gianfranceschi, direttore di “Intervento” , D.
Jamet (del “Figaro-Littéraire”), Jean Mabire, C. Q uarantotto (direttore de “La Destra”),
G. Rasi (direttore dell’istituto di Studi Corporativi), C. Sburlati (collaboratore delle
Edizioni di Ar), J.C. Texier (direttore di “Contrepoint”), D. Venner e G. Volpe. Un
organigramma che sembra anticipare, in embrione, temi e strutture della “Nuova destra”
ed in cui figurano già, lo si sarà notato e risulterà maggiormente dalla lettura del paragra
fo successivo, i nomi più significativi della Nouvelle droite francese. Una presenza che si
farà ancor più massiccia l’anno successivo quando al II Congresso internazionale per la
difesa della cultura (CIDAS, Conoscenza per la libertà, Torino 1975), svoltosi a Nizza il
27-29 settembre 1974, parteciperà un’ampia rappresentanza di collaboratori della rivista
“Nouvelle Ecole” , da A. De Benoist a J. Cau, da P. Debray-Ritzen a J. Freund, a Ste
phane Lupasco ed Armin Mohler fino a L. Pauwels, L. Rougier e J. Mabire.
171 Ibid.
172 E . j ü n g e r , Der Kampf als inneres Erlebnis, c i t . , p. 2.
173 s. s o l i n a s , Ricomincio da quattro, c i t .
174 M. Tarchi la definirà “una ‘novità’ che contraddiceva l’incessantemente invoca
to senso della storia” (Presentazione di A. d e b e n o i s t , Le idee a posto, cit., p . 6 ).
175 A. d e b e n o i s t , Destra: la vecchia e la nuova in Le idee a posto, cit., p. 70. “La
208 NOTE
destra,” aggiunge De Benoist, “con il suo lamento, cade in un errore tipico della sinistra:
quello che consiste nell’attribuire agli altri la responsabilità del proprio torto.”
176 A. d e b e n o i s t , Introduzione a Le idee a posto, cit., p. 22. L’autore spinge anzi
avanti l’analogia affermando che “i rappresentanti della ND appartengono alla ‘genera
zione del maggio 1968’” e che “le loro iniziative sono nate in massima parte da una
rottura con la vecchia destra” (Ibid .).
177 A. d e b e n o i s t , Destra: la vecchia e la nuova, cit., p. 59.
178 “Si è detto,” scrive a questo proposito De Benoist, “che le parole chiave del
vocabolario della destra erano state discreditate dai fascismi. [...] Di fronte alla prodigio
sa faccia tosta dei sostenitori di una dottrina in nome della quale sono già stati massacra
ti centocinquanta milioni di uomini, e che non per questo rinunciano a presentarsi, la
mano sul cuore e la rosa nel pugno, come i difensori della libertà, essa risponda con una
risata liberatoria — e tiri dritto per la sua strada” (Ibid., p. 63).
179 “Essa,” aggiunge De Benoist, “ignora i risultati dell’etologia, della genetica, del
la storiografia, della sociologia, della microfisica” (p. 63). “Uno dei drammi della destra,
dalla destra gollista a quella moderata, è la sua inettitudine a capire la necessità del lungo
termine. La destra francese è ‘leninista’ senza aver letto Lenin. Non ha colto l’importan
za di Gramsci. Non ha capito in che cosa il potere culturale minacci l ’apparato dello Stato”
(Ìbidem, p. 65). “Senza teorie precise, non esiste azione efficace. Non si può fare econo
mia di un'idea" (Ibid.).
180 “La destra potrebbe ricavare idee da quanto scrivono Jules Monnerot, Raymond
Aron, Debray-Ritzen, Louis Rougier; ma, curiosamente, si ha la sensazione che sia so
prattutto a sinistra che essi vengono letti, da avversari più attenti di quanto non lo siano
i loro presunti sostenitori. [...] Ormai è la sinistra, non la destra, a criticare il mito del
‘progresso’ assoluto, legato all’idea assurda di un senso della storia. E la sinistra che do
po aver sostenuto che la festa è essenzialmente rivoluzionaria si accorge oggi che essa è
soprattutto conservatrice. E la sinistra che, dopo aver innalzato ai sette cieli la speranza
di un’eguaglianza di possibilità realizzata attraverso la scuola, vi vede ora una ‘mistifica
zione’. E ancora essa a sottolineare i limiti di un razionalismo riduttivo e pseudoumani
stico, a constatare che lo spirito delle masse è più transitorio che rivoluzionario, e così
via. La destra si fa così, a poco a poco, spodestare dei suoi temi e delle sue attitudini menta
li" (Ibid., pp. 63-64). Lo scritto risale al gennaio-febbraio 1976 e riproduce un’intervista
rilasciata allora alla rivista “Item ”. Alla vecchia destra De Benoist contesta anche di non
aver compreso né il senso delle trasformazioni in atto nel mondo moderno, né le possibi
lità inedite che esse aprono: “La vecchia destra,” scrive, “non si accorge che le sedi e le
forme del potere sono cambiate. [...] I media, i gruppi di pressione, hanno preso il posto
delle forze politiche classiche” (Ibid., p. 67).
181 L’espressione è di y v e s p l a s s e r a u d , La nouvelle droite fait son chemin, “E sprit”,
agosto-settembre 1983, p. 55.
182 A. d e b e n o i s t , Introduzione a Le idee a posto, cit., p. 15. “Ciò che la stampa
chiama ‘Nouvelle droite’,” aggiunge, “è un insieme, informale, l’ho già fatto notare, di
gruppi di studio, di associazioni e di riviste la cui attività si situa esclusivamente sul
terreno culturale” (Ibid., p. 19).
183 De Benoist cita, al proposito, Pierre Billard che sulla rivista di destra “Le Point”
proclama: “La sinistra perde nell’intelligencija la funzione di ideologia dominante. Il pe
sante coperchio della pentola marx-socio-freudiana si è sollevato. Finalmente, nel giardi
no del pensiero, si respira” (Ibidem, p. 17).
184 Ibid., p. 20. Uno scenario da “palingenesi culturale”; un mondo di “rovine ideo
logiche” è tratteggiato anche da Marco Tarchi, come legittimazione ed esplicitazione
delle condizioni specifiche della nascita di posizioni nuove a destra: “Cade il mito occi
dentale,” scrive, “travolto dalle nuove necessità geo-politiche e dal rifiuto del modello
universale della civiltà mercantile; vacilla il presupposto di metodo della democrazia, in
capace di scoprire nuovi soggetti del politico oltre i partiti incrostati di burocrazia e
clientelismo, e condannata dai propri vizi endemici a cader vittima della patologia di
quel conflitto di cui aveva fatto un insostituibile presupposto. Rovinano i paraventi mo
rali della egemonia delle superpotenze e franano le illusioni di affrettate novità: una eco
N O TE 209
nomia che istituzionalizza il contratto fra gruppi senza legittimità e riscatena il bellum
omnium contra omnes nella proposta di uno ‘stato-mercato’; una filosofia che in alternati
va alla morte di Dio propone il risorgere del messianismo egualitario; un romanticismo
incapace di ritrovare una memoria storica” (Presentazione a Le idee a posto, cit., p. 10).
Una “grande trasformazione”, dunque, dell’intero universo politico-culturale, a giustifi
care la metamorfosi della Destra. A porla, dunque, come “punto alto” del tempo; come
sintesi adeguata alla congiuntura in corso. Sul tema della crisi dello Stato fondato sui
partiti e sulla necessità di una risposta micro-comunitaria, Tarchi era intervenuto in
“Elementi”, 2, n.s., marzo-aprile 1983, Quando lo Stato è sotto tiro.
185 A. d e b e n o i s t , Les causes culturelles du changement politique, in G r e c e , Pour un
“gramscisme de droite" "(Actes du XVI colloque national du GRECE), Paris, Le labyrin-
the 1982. Si veda anche M i c h e l w a y o f f , Pourquoi un “gramscisme de droite"?, in idem.
186 M . w a y o f f , Pour un "gramscisme de droite", cit., p. 7.
187 Si veda, in proposito, F. c a r d i n i , Destra o sinistra in crisi?, cit., p. 405. Durissima
è, ad esempio, la critica al way of life americano, sostenuta in numerose pubblicazioni:
A. d e b e n o i s t , g . l o c c h i , Il male americano, Roma, LEdE 1978 (l’edizione originale è
del 1976); h e n r i g o b a r d , Les Gallicains sont parmi nous, “Eléments”, 23, septembre-
novembre 1977; g u i l l a u m e f a y e , Il sistema di uccidere i popoli, Milano, L’Uomo libero
1983 e, soprattutto, l’ultimo volumetto di a l a i n d e b e n o i s t tradotto in italiano da Tar
chi: Il nemico principale, Firenze, La roccia d ’Erec 1983; oltre al numero speciale di
“Nouvelle Ecole”, 27-28, automne-hiver 1975. D ’altra parte — ricorda Cardini — non
si può dimenticare l’anti-americanismo “di un Pound, di un Hamsun, di un Evola”;
“... se l"ideologia americana’ è uno dei rifiuti della civiltà europea, l’America è essa stes
sa il rifiuto materiale dell’Europa. Tutto quello che l’Europa non sopportava, tutto quel
lo che in Europa non sopportava l’Europa e non si sopportava: puritani alle prese con
l’anglicanismo, cattolici perseguitati dai protestanti, protestanti perseguitati dai cattolici,
ebrei vittime dei pogrom, affamati che avevano preso in orrore la loro terra, asociali e
spostati d ’ogni sorta — tutto ciò ha dato nascita al popolo americano. Sin dalla sua origi
ne l ’America nasce da un rifiuto dell'Europa, anzi da un odio dell’Europa, da un desiderio
di vendetta e di rivincita sull’Europa” ( a . d e b e n o i s t , g . l o c c h i , Il male americano, cit.,
p. 22). Dell’America, spiegherà l’introduttore de II male americano, Enrico Nistri, si ri
fiuta soprattutto il “biblismo sociale” , cioè l’illusione di poter tradurre nella vita colletti
va i precetti evangelici riducendo la politica alla morale, l’anti-aristocratismo, l’“idolatria
del successo economico” e l’incapacità di produrre una cultura autonoma (Ibid., p. 14).
188 f . c a r d i n i , Destra o sinistra in crisi?, cit., p. 405 n. Si pensa, qui, probabilmente
al recupero e alla rivendicazione da parte della Nuova destra francese e italiana delle
posizioni e delle opere di Foustel de Coulanges.
189 Ibid., p. 410.
190 Ibid. A nche C ardini insiste sul tem a del “superam ento” della dicotom ia “destra
sinistra” , dell’“o ltre ” e dell’“altrove” , sottolineando il carattere “trasgressivo” della
Nouvelle droite ed enfatizzando le com m istioni tem atiche tra destra e sinistra.
191 La frase è riprodotta in s . s o l i n a s , Ricomincio da quattro!, cit.
192 F . c a r d i n i , Destra o sinistra in crisi?, c i t . , p. 408.
193 L’espressione è di M . t a r c h i , Presentazione di A. d e b e n o i s t , Le idee a posto,
cit., p. 6.
194 “Oggi si dice,” commenta A. De Benoist: “‘Da che parte stava lei durante le
barricate?’. Significa già falsare la prospettiva. Salvo chi faceva il CRS, il celerino, tutti,
nel maggio 1968, erano dalla stessa parte della barricata” (Ibid., p. 292).
195 “Una delle grandi lezioni del 1968,” afferma A. De Benoist, valorizzando, del
fenomeno, come si vede, esclusivamente l’elemento formale dell’intuizione e dell’inno
vazione comunicativa, “è in questa prodigiosa capacità di assimilazione di una ‘società
dello spettacolo’ sulla quale, un anno prima, i teorici del situazionismo avevano già detto
tutto quello che c’era da dire” (Ibidem, p. 294).
196 Nel primo numero di “Nouvelle Ecole” ci si occupava di Mancisme et religion.
197 Si veda, G. f o u r n i e r , Rome et la Judée, “Nouvelle Ecole”, 1, 1968.
198 A. d e b e n o i s t , De la langue à la structure: procès du language, “Nouvelle Ecole”,
210 N OTE
ne italiana e in collaborazione con Jacques Bergier, II mattino dei magfii, Milano, Monda-
dori 1963; inoltre è autore di Lettre ouverte aux gens heureux et qui ont bien raison de
l ’être, Paris, Albin Michel 1971 ; lìlumroch l'admirable ou le déjeuner du surhomme, Paris,
Gallimard 1976; e di numerosi romanzi
210 v. p l a s s e r a u d , La nouvelle droite fait son chemin, cit.
211 In particolare le ultimi- posizioni del Club de PHorloge relative all’assimilazione
di “fascismo” e “socialismi'" come forme di “Stato interventista” nell’economia, sem
brano decisamente lontane dall'impostazione del GRECE, inquadrabili, senza residui,
nell’ambito di una Destra tradizionalmente conservatrice e tecnocratica; si veda al pro
posito Une réponse aux thèses idéologiques de l ’opposition. Zeev Stemhell: socialisme n ‘égale
pas fascisme, “Le Monile Dimanche", 11 mars 1984.
212 La “campagna" incnmim ia, secondo Alain De Benoist con un articolo di T h i e r
r y p f i s t e r , La nouvelle droite i im itile su “Le M onde” del 22 giugno 1979 e con un
Dossier sulla Nouvelle droite sul "Nouvel Observateur” del 2 luglio. Seguirà sulle pagine
del quotidiano francese un lungo dibattito in cui interverranno tra gli altri, M a u r i c e
d u v e r g e r , che già il giorno successivo, 23 giugno 1979, interviene sul gruppo vicinissi
mo al GRECE, Maistra, con un articolo dal significativo titolo: Un chevai de Troie-, A n
d r é f o n t a i n e , La nouvelle jungle (“ Le Monde” , 11 juillet 1979); b e r n a r d s t a s i , Nouvel
le droite. Une incompatibilité de nature, ("Le Monde", 12 juillet 1979); r e n é r e m o n d ,
“Nouvelle droite" ou droite de tou jour?, (“Le Monde” , 20 juillet 1979); p i e r r e v i a l , Le
GRE CE et la révolution du XXI'• siècle ("Le Monde”, 24 août 1979); s e r g e s u r , Ils rou
lent pour Giscard, (“Le M onde”, 1 septembre 1979) e p i e r r e d o m m e r g u e s , Face à la
“révolution conservatrice" (“Le monde diplomatique” , Décembre 1979). “Le M onde” dà
anche notizia di una dura polemica intentata da L. l’auwels dalle pagine di “Figaro-Ma-
gazine” (7 luglio) contro la campagna di stampa sulla Nouvelle droite (Débat intellectuel
ou projet politique, 8 juillet 1979) e di una dichiarazione di adesione e simpatia verso la
Nouvelle droite da parte dell’organizzazione neofascista francese Parti Forces Nouvelles
(Le P.F.N. et la “nouvelle droite: Nous sommes de la même famille et de la même généra
tion" souligne M. Pascal Gauchon.). Anche il quotidiano dell’estrema sinistra “Libéra
tion” interviene con due articoli di Guy Hocquenghem il 5 e il 6 luglio 1979. Anche il
giornale cattolico “La Croix” dedica al nuovo movimento una serie di articoli e servizi:
h e n r i t i n c o , La “nouvelle droite” a-t-elle un avenir politique? (“La Croix”, 27 juillet
1979); e t i e n n e b o r n e , De la science comme ideologie politique (“La Croix” , 13 juillet
1979); j e a n b o i s s o n n a t , La gfluche, la droite et la pensée (“La Croix”, 13 août 1979);
e t i e n n e b o r n e , Visionnaires en délire (“La Croix” , 17 août 1979); p i e r r e p i e r r a r d ,
Georges Hourdin et la nouvelle droite (“La Croix”, 22 septembre 1979); p i e r r e b o i s d e f -
f r e , Pour un regard serein sur la “nouvelle droite” (“La Croix”, 17 octobre 1979), espri
mendo in generale un giudizio estremamente severo. Individuato in “tre negazioni” il
nucleo fondante dell’identità della Nouvelle droite (“non democratica” , “non cristiana”
e “non nazionale”) la si accusava di essere “un pot-pourri di riferimenti pseudostorici e
scientifici, di arcaismi derivanti dall’Ancien Régime e di scenari futuristi” ; “nuovi cro
ciati dell’Occidente laico” , “neostalinisti di destra”, sono paragonati all’Action Françai
se e ne è colta la reale pericolosità (con l’eccezione di P. de Boisdeffre che, invece, spez
zava alcune lance in favore e invocava il dialogo contro la cultura della “guerra civile”).
213 "... lungi dall’essere nazionalisti e oscurantisti,” scrive Guy Hocquenghem, “i
pensatori della Nouvelle droite hanno tutti i segni della modernità”; e aggiungeva: “Con
dannano il modello americano, la xenofobia francese, rivendicano la libertà dei costumi,
s’interessano alla ecologia.” E tuttavia, concludeva, la loro “critica dell’antiscientismo
umanitario” finisce per trasformarsi in “fascismo ideologico” .
214 m . t a r c h i , Il problema di una “nuova destra" italiana, cit., p. 13.
215 Ibid.
216 G. d e l n i n n o , Nouvelle droite e nuova destra, c i t . , p . 17.
217 A. d e b e n o i s t , Introduzione a Le idee a posto, c i t . , p . 2 1 .
218 y . p l a s s e r a u d , La nouvelle droite fait son chemin, c i t . , p. 54.
219 A. d e b e n o i s t , Destra: la vecchia e la nuova, cit., p. 60. In questo modo De Be
noist contraddice, in parte, esplicitamente, la definizione che un altro esponente della
212 NOTE
destra francese aveva proposto; Jean-Fran^ois Revel, per il quale è di destra "c|tidln dot
trina che fonda per principio e senza dissimulazione l’autorità su qualcosa di diverso dui
la sovranità inalienabile dei cittadini” (I b i d p. 59). Giustamente De Benoist considera
un prius rispetto alla “teoria delle forme di governo” e alla questione della sovranità po
polare il terreno “antropologico” e la teoria della diseguaglianza tra gli uomini du cui
deriva il giudizio negativo sulla democrazia (e non viceversa). “D ’altro canto," aggiunge
De Benoist, “professare una concezione antiegualitaria non significa voler accentuare le
ineguaglianze, non di rado detestabili, che vediamo costituirsi intorno a noi. Ma piutto
sto pensare che la diversità è la caratteristica del mondo per eccellenza: che questa diversi
tà produce ineluttabilmente diseguaglianze di fatto relative ; che la società deve prendere
in considerazione queste diseguaglianze e ammettere che il valore delle persone differi
sce a seconda del criterio a cui facciamo riferimento tra i tanti che esistono nella vita
quotidiana,” agendo in modo tale che ne “risulti una gerarchia basata sul principio del-
Xunicuique suum." Un modello tradizionalmente organicista e gerarchico fondato su un
sostanziale “realismo eroico” secondo le più pure linee del pensiero “superomistico” e
nella più perfetta aderenza a quella “essenza del fascismo” definita da G. Locchi, nel
volumetto omonimo.
220 Ibid.
221 Y. p i A s s i HAUD, La nouvelle droite jait son chemin, cit., p. 57.
222 M. norey, Rilan des travaux du S.É.R., cit., p. 4.
221 Ibid
224 k . MANNHK1M, Ideologia e utopia, Bologna, Il Mulino 1971.
225 m n o r e y , Rilan des travaux du S.E.R., cit., p. 5.
22b LUDWIG v o n b e r t a l a n f f y , Tbéorie genérale des systèmes, citato in M . n o r e y , Bi-
lan des travaux du S.E.R ., cit., p. 6.
227 Ibid., p. 7.
■’•’Ka . in b e n o i s t , Visto da destra, cit., p. 169. Di J a c q u e s m o n o d è citato soprattut
to Il casa r la necessità, Milano, Mondadori 1970. Altro punto di riferimento significati
vo è F r a n c o i s j a c o b , La loyca del vivente, Torino, Einaudi 1971. In proposito si veda
anche m a i « HI.TGBEDER, Le contre-Monod, “Nouvelle Ecole”, 25-26, hiver 1974-75.
229 In A. DE b e n o i s t , Visto da destra, cit., p. 178. Si fa qui riferimento sia al saggio
di PIERRI', p . g r a s s e , L ’evoluzione del vivente, Milano, Adelphi 1978, che sembra il più
vicino al pensiero della Nouvelle droite nella sua organicità, e al suo successivo La défaite
de l'amour nu le triomphe de Freud, Paris, Albin Michel 1976, sia a l . v o n b e r t a l a n f f y ,
Les problèm a de la vie. Essai sur la pensée biologique moderne, Paris, Gallimard 1961. Si
veda anche il numero speciale di “Nouvelle Ecole” sull’evoluzione, 18, maggio-giugno
1972.
2.0 A. d i ; b e n o i s t , Visto da destra, cit., p. 16}.
2.1 Ibid., p. 181.
2.2 Ibid., p. 188.
2» Ibid.
2,4 Cfr. i r e n a u s e i b l - e i b e l s f e l d t , L'homme programmé. L ’inné, facteur déterminant
du comportement bumain, Paris, Flammarion 1975; i d ., Etologia. Biologia del comporta
mento, Milano, Adelphi 1977. Di recente è stato tradotto in Italia dello stesso autore
Etologia della guerra, Torino, Boringhieri 1973.
235 r o b e r t a r d r e y , La loi naturelle, Paris, Stok 1969. Dello stesso autore si veda
African Genesis (1961) e soprattutto The Territorial Imperative (1966), oltre all’ultimo The
Hunting Peoples (1976).
2!6 A. d e b e n o i s t , Visto da destra, c i t . , p. 226.
257 Ibid.
238 y v e s c h r i s t e n , L ’ora della sociobiologia, Roma, Armando, p. 36.
239 h a n s j. e y s e n c k , Race, Intelligence and Education, London, Tempie 1973 tradot
to in italiano col meno compromettente titolo Educazione e selezione tra genetisti e am
bientalisti, Roma, Armando 1977. Eysenck appartiene alla scuola psicologica e pedagogi
ca di Galton e Pearson i quali hanno sostenuto la teoria dell’ereditarietà dell’intelligenza
e dell’inferiorità naturale di alcune razze (in particolare quella nera), derivandone una
NOTE 213
proposta pedagogica seletlivu <■ vgieHn/.iuiiiHu Sulla stessn linrn è l’opera di Arthur R.
Jensen, che ha sollevato ampio m nl|mie i h fili Siuii Uniti per In 111« Impostazione razzista
(vi sostiene il necessario fulliniriiin drllr 1 uiii|>>igii<- di neeiillutn/ione della popolazione
di colore data la sua naturulc inleiliuitn Inlellriiivul, sull’"•ili>111<■ )rnsen” la Nouvelle
droite ha raccolto un dossiei ptibblli uin i h I IIIh•> di 11 an imi imi i i ^ h u k t , Race et Q.I.,
Paris, Copernic 1977. "Dopo il ninnile p n m ln .1.11.. «nmiihinllmnn," scrive polemica-
mente A. De Benoist, "lu sinisliu Inlellellunle il ul>inlll//n mi due poli: Inni ¡pedagogia
e l’antipsichiatria. Vi si ritrovano le »Unie ini li irn/i liiii >|.i>i nlln Knunemi, l'eiistenzia-
lismo e la fenomenologia, il 'freudo-marxUmo' (W Krlili), il iirnuiriilliiruliumo (Fou
cault, Lacan) e l’inevitabile ‘scuola di Francofone' (M im ine, HIihIi |<u| Adorno). Il
caso non è più ai suoi inizi. Bisogna prestarvi attenzione" (Vitto dii dain i, eli , p 240).
240 Ibid., p. 185.
241 An d r é LO W O FF, L ’ordre biologique.
242 r o b e r t a r d r e y , La loi naturelle, c i t .
24’ Citato in A. d e b e n o i s t , Visto da destra, cit., p. 165.
244 Ibid., p. 192.
245 Ibid. Aggiunge De Benoist: “L’uomo si differenzia dagli altri primati, principal
mente per il fatto che è prima di tutto un cacciatore e che una gran parte delle sue carat
teristiche fisiche e psichiche si possono spiegare con il suo tipo di vita di predatore”
(Ibid., p. 212).
246 Per realizzart ciò occorre, nietzscheanamente, battere quella che Lorenz chiama
la “morale della tiepidezza” .
247 Cfr. F r i e d r i c h h a c k e r , Aggressività e violenza nel mondo moderno, Milano, Il
Formichiere 1976 (contiene un’intervista a K. Lorenz). Si veda anche, in proposito, K.
l o r e n z , G li otto peccati capitali della nostra civiltà, Milano, Adelphi 1981.
248 Citato in a . d e b e n o i s t , Visto da destra, cit., p. 197.
249 p i e r r e P. g r a s s e , Toi, ce petit dieu, Paris, Albin Michel 1971.
250 a . d e b e n o i s t , Visto da destra, c i t . , p. 192.
251 j. d e m a i s t r e , Le serate di Pietroburgo, Milano, Rusconi 1971, pp. 395-396.
252 a . d e b e n o i s t , Visto da destra, c i t . , p. 215.
253 R. a r d r e y , La loi naturelle, c i t .
254 N .E ., L ’idée nominaliste, in “Nouvelle Ecole”, n. 33, été 1979, p. 11.
255 a . m o h l e r , Le tournant nominaliste: un essai de clarification ; A. d e b e n o i s t , Fon
dements nominalistes d'une attitude devant la vie, in “Nouvelle Ecole”, 33, été 1979.
256 N .E ., L ’idée nominaliste, c i t . , p . 11.
257 A. m o h l e r , Le tournant nominaliste, cit., p. 13.
2,8 Ibid.
259 A. d e b e n o i s t , Fondements nominalistes d ’une attitude devant la vie, c i t . , p. 23; Il
s a g g io è o r a i n a . d e b e n o i s t , Le idee a posto, c it.
260 Ibid., p. 28.
261 Ibid.
262 K. m a n n h e i m , Conservative Thought.
263 A. d e b e n o i s t , Fondements nominalistes, cit., p. 22.
264 c a r t e s i o , Discorso sul metodo, Roma, Ed. Riuniti 1973.
265 A. m o h l e r , Le tournant nominaliste, c i t . , p. 14.
266 j. d e m a i s t r e , Le serate di Pietroburgo, cit.
267 A. m o h l e r , Le tournant nominaliste, cit., p. 20.
268 Ibid.
269 Ibid.
270 A. d e b e n o i s t , “Le Figaro”, 4 febbraio 1978. Cit. in A. m o h l e r , op. cit.
271 a a . v v ., Hommage à Julius Evola, Paris, GRECE 1976; a a . w ., Julius ¡¡vola,
l ’bomme et l ’oeuvre, Paris, GRECE 1977; a a . w ., Julius Evola le visionnaire foudroyé,
Paris, G RECE 1978.
272 j. e v o l a , G li uomini e le rovine, cit., p. 25.
273 Cfr. T . s h e e h a n , La nuova destra francese, cit.
274 Ibid.
214 NOTE
I . PREMESSA
2. d a l l ’a v a n g u a r d ia a l l ’i d e a l i s m o
LA TEORIA DELL’INDIVIDUO ASSOLUTO
nella vicenda in tellettu ale di E vola, che vi trovò il lerreno ad a tto per
m e tte re a p u n to le prim e “fo rm e” del suo pensiero. A ttraverso l’av an
g uardia e n trò in c o n ta tto con la cu ltu ra francese, e in particolare con
il m ovim ento di T rista n T zara, conobbe le opere «li M eister E ck h art,
e si avvicinò all’esoterism o. P articolarm ente s n e llo fu il rap p o rto con
Papini — “la più auten tica espressione ilei rinno v am en to le tte ra rio ” 5
— nel periodo in cui questi dirigeva "I .acerba", In cui influenza sul
giovane E vola sarebbe sta ta d e te rm in a n te 4; sem pre attrav erso l’av an
guardia si avvicinò alle opere di M areshkow sky, deriv an d o n e secondo
alcuni critici i prim i ca ra tte ri di quello che sarebbe d iv e n tato “l’uom o
trad izio n ale” e al pensiero di C arlo M ichelstaedter, la cui teoria della
“persuasione” si ritro v a nella teoria evoliana dell’in d iv id u o A ssoluto.
F a tto n on casuale, E vola aderì al dadaism o. In “A rte A s tra tta ” del
1920 egli scriveva che col dadaism o “l’arte ha finalm en te e per la prim a
volta tro v ata la sua soluzione spirituale: ritm i illogici e arb itra ri di li
nee, colori suoni e segni che sono u n icam ente il segno della lib ertà in te
riore e del pro fó n d o egoism o raggiunto; che non sono m ezzi che a se
stessi” . C iò che E vola tro v av a nel dadaism o non era sem plicem ente
un a nuova form a dell’arte, m a p roprio l’esaltazione dell’io che si fa leg
ge a se stesso, sottraen d o si a ogni vincolo e lim ite che co n trasti la asso
luta afferm azione di sé: più ta rd i, E vola ricorderà in fa tti il dadaism o
com e la difesa di “una visione generale della v ita in cui l’im pulso verso
una liberazione assoluta, con lo sconvolgim ento di tu tte le categorie lo
giche, etich e ed estetiche, si m anifestava in form e paradossali e scon
c e rta n ti” 6.
C ’è una co n tin u ità ideale tra qu esto prim o periodo e la p roduzione
successiva; poiché qui la ricerca è già in c en trata sulle form e dell’egoi
smo inteso com e espressione di lib e rtà in te rio re e di p otenza, com e
“m eta rag g iu n ta” di un Io to ta le e assoluto. In questa d irezione sono
già in d irizzate le prim e com posizioni le tterarie, La parole obscure du
paysage in térieu r1 e Raa&i B la n d a 8. C ’è in queste opere quella stessa ri
cerca di assolutezza in c en trata sulla volontà che sarà sem pre filo con
d u tto re della produzione evoliana; la volontà, quale “tensione allo
sganciam ento dalla oscura gravitazione dell’esiste re” , è già volontà di
potenza.
ritrova nella figura del “persuaso” , è uno dei m om enti p o rta n ti della
teoria evoliana, e tra quelli che m aggiorm ente si presi.ino a un a “le ttu
ra ” politica. “C hiuso nella sua sem plice e immollile* u n ità [il persuaso]
vi si com piace e vi si riposa, am andosi solo creando i|iu-l tu tto che crea
per q uesto am ore solitario... O gni fenom eno procede dii lui e in lui si
consum a, com e nella p otenza trascendente clic, quale incondizionata
neg atività, folgora nella sintesi etern a dell'assoluto possesso." "• L’en te
di p otenza è tale, secondo la concezione evoliana, perché "si la" tale,
si ren d e attrav erso la volontà, distruggendo ogni lim ite, in tcrio re ed
esterno, che si frapponga alla piena realizzazione della propria assolu
tezza; l’io che è sufficiente a se stesso non riconosce altro valore “ fuor
da quello che sgorga dalla p ropria incondizionata arb itraria v olontà.
[...] P er lui ha valore ciò che egli vuole, e unicam en te perché lo v u o
le” 17, e p e rta n to “n on si può parlare di poten za finché si riconosce la
p rio rità di una qualunque legge o norm a, sia essa razionale che m orale
o n aturale, alla lib e rtà epperò all’io , finché essere o non-essere non
venga sem plicem ente deciso dall’assoluta afferm azione dell’in d ividuo e
d a n u ll’altro che essa” 18. Il p u n to della assoluta p o ten za viene così a
coincidere con quello della assoluta lib e rtà, vale a d ire con il m om ento
d ell’autorealizzazione dell’individuo com e “puro se stesso” .
Il processo attrav erso il quale l’io si ren d e en te di p o tenza, giungen
do al dom inio e quin d i alla “creazio n e” del reale si svolge in n an zi tu tto
attrav erso la p ad ro n an za delle pro p rie facoltà m entali, in tesa secondo
la trad izio n e esoterica. P er realizzare q uesta idea E vola si rivolge alle
costruzioni teoriche della filosofia orientale, ai grandi tem i d ell’ascesi
e della trascen d en za nella m editazione b u d d ista e ta n tr ic a 19, ricercando
un a “dim ensione to ta le ” d ell’essere, u n diverso tipo di uom o, che possa
giungere, attrav erso il dom inio di sé, al dom inio d ell’estern o . E il p rin
cipio della “poten za com e d o m in io ” , dell’io quale “cen tro p ro fo n d o di
v o lo n tà e di p o te n z a ” 30. C on suggestivo aggancio E vola p o rta l’eso teri
smo all’in te rn o della filosofia idealista, e anzi d ell’asp etto più ap p ari
scente ed “e lita rio ” dell’esoterism o, l’occultism o, fa la chiave del suo
idealism o magico. A ll’in te rn o di questo, sostiene in fatti, l’occultism o
“vi ripone per così d ire l’organo per la conoscenza e la verifica delle
sue v erità e studia una m etodologia volta ap p u n to a ciò, che l ’io , im p u
g n ato e p o te n zia to attrav erso la concentrazione, la m editazione e p ra ti
che speciali, il p roprio pensiero, vada per m ezzo d i esso a suscitare
nuove facoltà e nuovi p o te ri” 21.
L ’io perviene d u n q u e al dom inio della p ropria m ente, e p er m ezzo
d i q uesto si libera di tu tto ciò che ap p artien e alla sfera della necessità,
riafferm andosi co n tin u am en te com e en te di lib ertà e di potenza; in tal
m odo l’idealism o m agico supera secondo Evola il p u n to critico della
cu ltu ra m oderna, d o v u to alla contrapposizione, diversam ente non stipe
rabile, tra l’in sé e il m ondo estern o , tra l’apprensione astiati.i della
realtà da p arte d ell’io e la sua co n creta im potenza di fronte a essa Si
220 ANNA JELLAM O
apre in tal m odo la prosp ettiv a di u n io che si ren d e “co n c reta m en te”
assoluto, o p eran d o una effettiv a incidenza “ fuori di sé” attrav erso il
dom inio di sé e dell’altro; il ca ratte re essenzialm ente p ratico che Evola
rivendica al p roprio idealism o m agico tro v a il fond am en to nella p ro
sp e ttiv a di una effettiv a po ten za, che si ren d e tale non attrav erso il
sem plice “pen siero ” m a anche attrav erso “l’azione” . La prim a form a
della azio n e è un a tto di assoluta negazione del m ondo, condizione
indispensabile per l’afferm arsi dello sp irito quale principio p ro ced en
te da sé.
Lo S pirito viene d efin ito da E vola com e “l’in fin ita energia che si
riafferm a in tu tte quelle form e in cui si coagula e d eterm in a il suo p o te
re [...] la vam pa creatrice e dissolvitrice che ogni realtà risolve n ell’as
soluto, innom inabile splendore del ce n tro che possiede se stesso, d i co
lui che è e n te di p o te n z a ” u . Q u esto “possedersi in te ra m e n te ” esprim e
il senso di uno S pirito che non “è ” , bensì “si h a ” : aversi, com e nega
zione di sé quale sem plice esistenza per porsi assoluto en te di dom inio.
R iconosciutosi, attrav erso un a tto di negazione, principio sufficiente,
l’individuo si è reso e n te di poten za. E p er questa via, per la quale
l’individuo “ si re n d e ” assoluto, che il m ondo diviene reale: il processo
conoscitivo coincide con quello della autorealizzazione.
E sasperando in tal m odo i tr a tti della gnoseologia idealista, E vola
svolge u n discorso in realtà funzionale all’ideale di potenza; in un certo
senso la p ro sp ettiv a, risp etto all’idealism o, si capovolge: lì il problem a
di p o rtare a esistenza l’altro da sé, qui il problem a di p o rtare a esisten
za l’io, diversam en te d estin a to a risolversi in un “essere ag ito ” , in un
am orfo “n u lla” . L ’A ssoluto deve allora necessariam ente d iv en tare non
la m eta, m a il “p ro d o tto ” dell’i o 2\ D a qui la “necessità sto rica” d ell’i
dealism o m agico, quale “sintesi di u n d ialettism o , in cui la tesi è il ra
zionalism o della filosofia rom an tica il quale, esaurendosi in un m ondo
concettuale a s tra tto della realtà e d ell’in d iv id u alità, generò l’an titesi
del m aterialism o e del positivism o. P er la consum azione della tesi n el
l’an tite si la vu o ta idealità si andò riem p ien d o di u n co n ten u to co n creto
onde, al term in e della sinistra hegeliana (S tirn er, N ietzsche), d e tte n a
scita alla afferm azione dell’individuo reale nel valore d ell’in co n d izio n a
to. [...] C om e la tesi razionalistica culm inò in una idealizzazione del
reale, così dalla sintesi dell’idealism o m agico viene p o stu lata una realiz
zazione d ell’ideale (che è poi la vera derealizzazione del reale), cioè una
po ten za d ell’individuo così reale q u an to lo era l’essere e la d e te rm in a
zione della n atu ra stu d iata dal m om en to a n tite tic o della scienza.” 24
Su queste prem esse si svolge la congiunzione vo lo n tà-p o ten za-lib er
tà: l’uom o v eram ente libero è colui che ha in sé il proprio principio,
essendosi lib erato , attrav erso la volontà, di ogni “fuori da sé” necessi
ta to . C iò si com pie ap p u n to attrav erso la v olontà, che si è resa in tal
m odo p oten za, e che com e poten za si esprim e, in q u an to o rig in ata da
sé, nei co n fro n ti del m ondo esterno.
4. J. EVOLA, IL PEN SA TO RE DELLA TR A D IZIO N E 221
Va da sé che per porsi com e puro se stesso l'in d iv id u o deve lib e rar
si da qualunque form a di legge m orale: m oralila c- libertà sono in fa tti
“due dim ensioni della coscienza assolutam ente iiudim inuibili” . C om e
già il superuom o, l ’individuo assoluto evoluii io e prilliti e oltre ogni leg
ge m orale — m orale del pari intesa com e "religione sein lu rizzata” , o v
vero com e sem plice “fo rz a” nascosta sotiu il velo ili ap p aien ti e fittizi
ideali. E tu tta v ia E vola ha “bisogno" della monile, al p unto di rich ia
m arsi al suo significato tradizionale, d ie esprim eva il relazionai si del
l’“u m an o ” col “d iv in o ” . In E vola, è p roprio col ven ir m eno di tale re
lazione che la m orale cessa di esistere, di avere senso; perde il suo fo n
d am en to invulnerabile e il suo ca ratte re “sacrale” per appoggiarsi a ca
tegorie p articolari ed “e ste rn e ” , dalle quali trae oggi fo n d am en to e co n
te n u to . Q u esto processo, che E vola indica com e conversione della
“m orale” in “ m oralism o” , sarebbe già p ienam en te p resen te in K an t, al
lorché l’im p erativ o categorico si scontra con il problem a teo retico del
suo “c o n te n u to ” , lasciando ap erto e insoluto l’in terro g ativ o co n
n esso 25.
In e ffe tti la critica evoliana della m orale si incanala in un a duplice
p ro sp ettiv a, p er cui si ha, per un verso, afferm azione della au tonom ia
della m orale risp e tto alle categorie dell’“u m an o ” e necessità della sua
riconduzione a un principio “ sup erio re” che ne sia fo n d am en to ; per
l’altro, critica di quelle form e di autonom ia suscettibili d i in ficiarn e il
c a ratte re assoluto e di trad u rsi in relativism o. Il che significa, per usare
categorie proprie del pensiero evoliano, necessità d i so ttra rre la m orale
a ogni possibile “d iv e n ire” p er ricondurla alla etern a fissità dell’“esse
r e ” . Q u i, un principio “superio re” reste reb b e a suo fo n d am en to , co n
servandole quel ca ratte re di assolutezza che solo consente di p o te r p a r
lare di m orale.
N o n a caso, è p roprio la m ancanza di tale “su p erio re” riferim en to
che E vola critica in N ietzsche e che sostiene, ren d ereb b e nulla la sua
“volontà di p o te n z a ” 26. Si esprim e in q uesto senso la critica alla conce
zione im m an en tistica dei valori che, priv an d o d i u na “giu stificazio n e”
la volontà di po ten za, ne dim in u ireb b e il significato: la negazione della
trascendenza finirebbe in tal m odo per inficiare la figura del superuo
mo. D i questi, peraltro , E vola critica uno degli asp etti fondam entali,
l’essere “p ro g e tto ” di una um an ità fu tu ra , den u n cian d o in ciò la p re
senza di u n a com p o n en te “finalistica” che si m an ifestereb b e com e la
negazione dell’“essere” e la conseguente afferm azione della possibilità
del “d iv e n ire ” . C om e l’uom o che “deve essere” , sostiene E vola, il su
peruom o si costituisce com e il senso dell’um anità, e com e il suo “fin e";
per ciò stesso, esso segna la cad u ta della tem poralità nel m ovim ento del
d ivenire, spostando il senso della v ita fuo ri dalla v ita stessa, quale è nel
suo etern o im m ediato essere. La stessa teoria dell’etern o rito rn o viene
accolta seguendo q uesta p ro sp ettiv a, secondo la valenza teo retica prò
p ria della filosofia evoliana, quale “v ed u ta che in fondo conduce già . li
222 ANNA JELLAM O
p ro sp ettiv a evoliana il ciclo rapp resen ta, per la circolarità del suo m ovi
m ento, la chiave p er superare l ’elem ento della d u rala storica, per so t
trarre il tem po alla m obilità del div en ire e ricondurlo alla etern a fissità
dell’essere. E una p ro sp ettiv a che chiaram ente risente dell’influenza
della concezione nietzscheana — il tem po sferici) -, ma che a d iffe
renza di q uesta propone l'im m agine del circolo come indicativa di un
processo in sé com piuto, che non si ripropone se non aH 'interno dei
suoi singoli m om enti. I cicli, scrive Kvola, “ rap p resen tan o ciascuno
uno sviluppo com pleto, form ando u n ità chiuse e p erfette, identiche
d u n q u e le une risp etto alle altre, e ripeten d o si non m utano e non si
m o ltiplicano” 29; da qui l’idea tradizionale che “d u ra te q u a n tita tiv a
m ente diseguali potevano essere considerate com e uguali un a volta che
ciascuna di esse contenesse e riproducesse tu tti i m om enti tipici d i un
ciclo” ’0. P rim a conseguenza di questa “com pletezza” , organica e non
q u an tita tiv a , è il fran tu m arsi della d u ra ta storica, e qu in d i la non co n
fo rm ità e labilità della d u ra ta cronologica, che con sen te di rap p rese n ta
re il tem po com e “serie di e te rn ità ” M; tale è la concezione trad izio n ale
del tem po — “im m agine m obile d ell’e te rn ità ” 52 rip ete E vola — , ove la
“m o b ilità” , svincolata dal processo del divenire, si lega alla dim ensione
d ell’essere.
A q u esta opposizione essere-divenire E vola fa co rrispondere quella
tra civiltà d ello spazio e civiltà d e l te m p o : le prim e sono quelle a c a ra tte
re tradizionale, le cui radici affondano app u n to nell’atem porale; civiltà
dello spazio, perché lo spazio è in fin ito e indeterm in ab ile, sem pre
uguale.
In q uesta sfera “ a ltra ” risp e tto a quella m oderna, il tem po non si
m isura per q u a n tità m a si rap p resen ta per im m agini e sim boli; i num eri
stessi valgono a indicare non delle q u a n tità m a dei “ritm i” — “o nde
possono o rd in are d u ra te m aterialm ente diverse ma sim bolicam ente
eq u iv alen ti” ,5. Il sim bolo assolve in tal m odo la funzione o rd in atrice
che altrove è pro p ria del num ero, d iv e n ta u n d ato reale, p erd en d o il
ca ratte re fan tastico che gli viene a ttrib u ito dalla m en talità m oderna.
C osì il tem po si esprim e attrav erso “significati” : è il luogo degli eroi,
dei m iti, degli dei tradizionali, un luogo magico, nel quale la d u ra ta è
scandita da riti: “so tto vari rig u a rd i,” scrive E vola, “si può convenire
con chi ha d e tto che l’antico calendario non segnava che l’o rd in e di
periodicità di u n sistem a di r iti.” ,4 Secondo questa p ro sp ettiv a, il ra p
p o rto tra m agia e rito è strettissim o , com e pure quello tra sim bolo e
realtà: è dalla loro concatenazione che nasce il tem po, nel suo significa
to sovrastorico e “m agico” . N ell’am bito di q uesta concezione anche lo
spazio assum e u n significato particolare che no n indica sem plicem ente
u n luogo geografico delim itato , m a anche il suo rap p o rto con la n atu ra,
con gli elem enti fisici e m etafisici, con tu tto ciò che nel m ondo tradi
zionale ne d eterm in av a la sacralità: “a ogni direzione dello spazio,"
scrive E vola, “corrisposero anticam en te anche influenze d eterm in in e,
224 ANNA IKLLAMO
si dà invece valore alla storia per quel che essa può to rn ire d i m ito, e
p er quei m iti che si insinuano nelle sue tra m e ” Nella 1ilosofia evolia-
na il m ito “su p e ra” la storia, p roprio perché si iuj>|>.>i t;i a una diversa
form a della razionalità, che n on si m anifesta come m irra/ione d i fa tti
m a com e rap p resentazione di u n ’“id e a ” , sim bolo ili unii "situ azio n e”
che n on ha p ro p riam en te un inizio né una line II m ito v i i oltre la storia
perché si situa in u no spazio atem porale e s o v n i s t o r i c o , e d è perciò
“stru m e n to ” p er superare il divenire: nel m ito in fatti il tem po non ha
storia né d u rata , div en ta espressione di stru ttu re sucre, m etafisiche,
im m ortali. In q uesto diverso “se n tim e n to ” della tem poralità, e nel d i
verso significato delle categorie storiche e m etastoriche, è il senso della
critica evoliana alle m oderne form e della razionalità, e alla m oderna
concezione della storia.
E vola è un “irrazio n alista” in senso im proprio, vale a d ire nella m i
sura in cui p ro sp etta una diversa dim ensione della razionalità, u na ra
zionalità “a ltra ” , che raccoglie quelle espressioni del profo n d o negate
dal razionalism o di tipo positivistico; più che altro, la filosofia evoliana
è quella dello spirituale e del sovrarazionale, che non quella d ell’irrazio
n a le 40. In term in i di critica della ragione il suo “irrazionalism o” è p iu t
to sto la critica della ragione m oderna quale non-ragione, in funzione
dell’afferm azione di una razionalità che si rap p o rta a un senso diverso
della “re a ltà ” e della “rag io n e” . La critica al razionalism o scientifico si
inserisce in q uesta pro sp ettiv a, com e critica alla “p rete sa” di spiegare
in term in i di “rag io n e” ciò che n on è indagabile dalla ragione m oderna,
dalle m oderne form e della conoscenza.
A ncora nella p ro sp ettiv a di una diversa form a della conoscenza, e
di un diverso rap p o rto tra il reale e le form e della razionalità, si svolge
la critica allo storicism o. In ta n to , lo storicism o viene ricollegato al pas
saggio da civiltà d e ll’essere a civiltà d e l divenire, vale a d ire al passaggio
da una dim ensione esistenziale ad e ren te a principi superiori a una d i
m ensione legata alla contingenza; già per questo lo storicism o, quale
stru m e n to p roprio della concezione m oderna dell’esistenza, racchiude
tu tte le deform azioni delle m oderne form e dell’indagine conoscitiva, e
p rincipalm ente quella che, negando l’esistenza di u n principio trasc en
d en te, giustifica la prassi attrav erso se stessa. “Passiva filosofia del fa t
to co m p iu to ” , secondo la d efinizione di T ilgher, lo storicism o rap p re
senta per E vola una “ideologia” priva di co n ten u ti p ro p ri, asservibile
p e rta n to a qualunque idea politica, u n “criterio di v alo re” che d eterm i
na ciò che è “sto ric o ” e ciò che è “ an tisto ric o ” sulla base del suo e ffe t
tivo ac c a d e re 41. M uovendosi all’in te rn o di u n diverso senso del reale,
E vola definisce lo storicism o una ideologia “irrealistica o grossolana
m ente realistica” , sottolineando ancora una volta la valenza negativa
del d ato em p irico -fa ttu a le42. A m onte della polem ica co n tro lo storici
smo c ’è in fa tti la critica nei co n fro n ti dell’idea stessa di storia, e ili
tem po, della cu ltu ra m oderna. D al p u n to di vista evoliano, se c o n s i i l e
226 ANNA JELLAM O
che supera la durata del tempo storico per collocarsi iti una dimensione
ideale. Il M ondo Tradizionale è infatti, nella sua completezza organica
e sovratemporale, il mondo dell’Essere, dello Spirilo, dell’O ggettività,
dell’O rdine; al contrario il M ondo M oderno è il mollilo del Divenire
— ciò che essendo soggetto a m utam ento, non e ruppoti ulule a un prin
cipio superiore e oggettivo — , della Mutcriu, del C,«os In virtù dell’e
lem ento della trascendenza il Mollilo Trudizionule non conosce, per il
principio di identità universale che lo determ ina e lei sorregge, i|iiellu
contrapposizione tra essere e dover essere sulla quale si costruisce il
Mondo M oderno: qui il dover essere, non essendo rapportabile a un
principio o fondam ento “superiore” , incombe sull’uomo come mera co
strizione, come dimensione sostanzialmente estranea perché priva di
una “superiore” giustificazione. A un principio o ordine trascendente è
invece im prontata l’intera organizzazione giuridico-politica del M ondo
Tradizionale, e le sue strutture sociali: lo Stato, la Legge, le strutture
castali hanno significato e finalità- trascendenti. Conform em ente alla
trascendenza del suo stesso fondam ento, lo Stato è considerato il “tra
m ite” tra l’um ano e il divino, la sua guida incarna sia il potere tem po
rale sia il potere spirituale. Tale guida, il pontifex — appunto “facitore
di pon ti” — o “Re D ivino” , è inform ato alla medesima sostanza divi
na, che estrinseca attraverso l’esercizio del Rito — il rito è un momen
to fondam entale della Società Tradizionale, proprio in quanto rappre
senta il com pim ento dell’unione tra l’umano e il divino — ; ed è un
principio “divino” che legittim a il pontifex, conferendogli il potere e
l’autorità necessari al comando. In tal modo la “legittimazione superio
re” giustifica un potere che “deve” essere assoluto, perché non può
darsi la relatività nella trascendenza, e che altrim enti non troverebbe
fondam ento che nell’arbitrio. Q uesta forma di legittimazione è il fon
dam entale criterio di differenziazione — dal quale tu tti gli altri proce
dono, e al quale si riconducono — dello Stato Tradizionale rispetto a
quello M oderno: da questa prospettiva, lo Stato M oderno, traendo la
propria legittim azione “dal basso” , viene considerato come espressione
di regressione spirituale e politica, come autentica “perversione ideolo
gica” 44. Evola sostiene infatti che il popolo è portatore di una sostanza
“dem onica” che ne costituisce il fondam ento stesso; tale sostanza de
monica (nel senso antico, non cristiano del term ine, precisa) “abbiso
gna sempre di una catarsi, di una liberazione prima che possa valere
come forza e m ateria — dynamis — di un sistema politico tradizionale,
epperò perm ettere che al di là di un substrato naturalistico prenda sem
pre più rilievo un ordine differenziato e gerarchico di dignità” 45. Se
condo la concezione tradizionale “lo Stato sta invece al popolo come il
principio olimpico sta a quello ctonio e infero, come idea e forma -
nous — stanno a m ateria e spirito — hyle — epperò nel rapporto stesso
di un principio luminoso maschile, differenziato e fecondatore, di Iron
te a una sostanza femminile labile, promiscua e notturna” 4'’. I .i I .egge
228 ANNA JELLAM O
ciascuno è tale nello spirito prima che nella sua estrinsecazione storica.
Secondo Evola, la dottrina del Karma supererebbe il problema del
“razzismo volgare” o biologico, giustificandolo nei termini di un supe
riore principio spirituale55.
Sulla base della reciproca implicanza del dato spirituale e di quello
biologico-sociale Evola giunge a sostenere l’assoluta estraneità del con
cetto di giustizia alla divisione castale, come pure alla discriminazione
razziale: non si tratterebbe infatti di situazioni volute o imposte da una
volontà umana, bensì di situazioni conformi alla “natura delle cose”,
quale procedente “verso l’alto” . Q ui è la ragione della necessaria aristo
crazia dei capi. Per il non aristocrate accettare questo principio signifi
ca autom aticam ente accettarsi come inferiore; ma, paradossalmente,
proprio questa sua accettazione, che è poi fedeltà a un principio dato
per “divino” , contiene la chiave del riscatto, perché solo in tal modo
egli acquista una funzione e un ruolo. Per questa via, egli si inserisce
con un proprio compito nell’armonia del “tu tto ” , e da ciò la sua fun
zione, il suo lavoro, la sua stessa esistenza ricevono una “dignità” altri
menti preclusa: il plebeo serve nella consapevolezza dell’im portanza di
questo suo servire. Così, l’incondizionata obbedienza diventa nel di
scorso evoliano dignità del proprio essere, mentre il moderno “uomo
libero” non è che il “paria glorificato” .
Ma “libero” non è neppure l ’aristocrate: egli deve rimanere al suo
posto, nella sua collocazione sociale, nell’ambito della sua cerchia di ap
partenenza. Per questa ragione, sarebbe inesatto vedere nella teoria
evoliana il “disprezzo” verso il plebeo in quanto tale; il disprezzo è in
realtà diretto verso qualunque manifestazione di fuoriuscita da un ordi
ne prestabilito, che riguardi il plebeo o l’aristocrate.
Q uesta difesa del principio gerarchico è talm ente radicata che il di
sperdersi della tradizione, e il conseguente avvento del M ondo M oder
no viene ricondotto proprio all’azione di un principio sovvertitore del
l’ordine castale: il progressivo disgregarsi del principio gerarchico sa
rebbe infatti il principale responsabile del trasferim ento del potere dal
le classi superiori a quelle inferiori. Tale processo di frantum azione del
principio gerarchico sarebbe a sua volta dovuto alla perdita del “divi
no” come referente esistenziale assoluto, quindi al declino della supre
mazia dello spirito sulle altre com ponenti, soma e psiche. Da qui il di
sperdersi del principio spirituale quale principio regolatore e il conse
guente affermarsi di principi-guida sempre più vicini alla “m aterialità” .
L ’aspetto politico di questo processo si manifesterebbe con il passaggio
da Stati di tipo aristocratico-sacrale a Stati monarchico-guerrieri, già in
gran parte “colpiti” dalla secolarizzazione, a Stati retti dal principio
capitalistico, e infine a Stati ispirati a principi socialisti e collettivisti.
Parallelamente, a una fase di predom inio della casta sacerdotale sareb
be subentrato il predom inio della casta guerriera, della casta borghese,
e della casta dei servi, m entre si compiva il progressivo distacco del
4. J. EVOLA, IL PEN SA TO RE DELLA TR A D IZIO N E 231
4. il “ g u e r r ie r o ” e l ’“ a p o l it ia ”
La volontà di dominio esce qui dal puro se stesso per incanalarsi lungo
le linee di un programma stabilito “dall’alto” : nel “ruolo” assegnatogli
il guerriero indirizza la sua volontà di potenza verso l 'esterno al servizio
di un ideale che non “nasce” dall’io — cioè non è prodotto im m ediata
mente riconducibile all’io — ma è però assolutamente recepito e in te
riorizzato. Si perde con il guerriero il tratto “ribellistico” che domina
l’individuo Assoluto, m entre si affermano le virtù care a Evola: l’obbe
dienza, l’amore per la disciplina, il coraggio, la disposizione al sacrifi
cio, il senso dell’onore, frutto di una formazione militare dello spirito
ricalcata sul modello di quella propria del guerriero tradizionale. Con
questi infatti le assonanze sono evidenti e totali, e non a caso Evola
parla proprio di “guerriero” e non di “soldato” .
Il guerriero, come lo concepisce Evola, incarna un modello di uomo
e un tipo di ideale di vita, entram bi impostati sui valori tradizionali;
l’azione in senso propriam ente bellico è considerata solo una situazione
contingente eventuale, non il fine al quale è indirizzata, e per il quale
si rende doverosa, la “formazione m ilitare dello spirito” . Vale a dire,
questa ha un suo valore intrinseco indipendente dalla sua concreta u ti
lizzazione per scopi m ilitari67; piuttosto, serve a trasporre sul piano
della vita “civile” le caratteristiche e i valori della vita “m ilitare” .
Si ritrovano nella fisionomia del guerriero alcuni tra tti dell’Arbeiter
jüngeriano, “figura generale che ha dell’ascetico e, a un tem po, del
guerriero” 68. Comune è il principio del totale distacco dalla “civiltà del
benessere” che Jünger esprime col concetto di “mobilitazione totale” ,
l’estendersi al tempo di pace dei principi che dominano il tempo di
guerra. È la situazione che Jünger definisce “realismo eroico” , e che
Evola indica come “l’attitudine che fa continuare ad agire anche quan
do si prospetta la distruzione e si delinea la vanità dei propri sforzi” 69.
In questa sua “disposizione eroica” il guerriero rappresenta infatti,
al di là del suo essere risposta alla decadenza, un modello di uomo
“nuovo” , nel quale la spiritualità guerriera rinnova le “form e” della
Tradizione. Come ideale, il guerriero si pone come l’antitesi del “m er
cante”, figura tipica della società moderna, della quale simboleggia la
alienabilità e caducità dei valori; l ’opposizione guerriero-mercante rap
presenta in questo senso quella tra spiritualità e materialismo, tra esi
stenza “eroica” e benessere borghese. Da qui l’esaltazione della lotta,
e della m orte eroica, come senso stesso dell’esistenza, istante che rac
chiude nella sua pienezza e assolutezza l’intera esperienza dell’esistere.
E una prospettiva comune a diversi autori sorretti dalla medesima
“ispirazione”; Jünger, Benn, Ham sun, Pound, Drieu La Rochelle, Céli-
ne — per non dire di M arinetti e del gruppo futurista — sviluppano
tu tti un discorso di sublimazione della lotta come momento esistenziale
prima ancora che politico70. In Evola, sorretta dalle connotazioni dell’i
dea tradizionale, la guerra riproduce quegli stessi caratteri che sono
propri della lotta esistenziale tra l’io spirituale e l’io materiale e umano;
4 J. EVOLA. IL PEN SA TO RE DELLA TR A D IZIO N E 235
quanto invece al fatto che l’una necessita per sua stessa natura di una
situazione politica di segno “negativo” , ed è quindi una proposta utiliz
zabile politicam ente solo di fronte alle “rovine” , mentre la figura del
“guerriero” si rende possibile comunque, quali tlie siano le condizioni
politiche esterne. Nel “Nuovo ordine” infatti il "nuem ero” ha un’im
portanza fondamentale.
le, come libertà per fare, e indirizzata non verso l'esterno bensì verso il
proprio io; ancora, per l’assenza di un principio supcriore, per il carat
tere estrinseco dello Stato rispetto ai soggetti, pei il concetto di ordine
— quindi di legge — inteso come limite e regolamentazione della liber
tà, invece che come “form a” della medesima, pei In "supremazia” del
l’elemento quantitativo in luogo di quello qunlitntivo. Ma soprattutto
perché il liberalismo pone al centro della sua visione l'uomo come indi
viduo, indipendentem ente dalle "qualità", e ciò costituisce una fonda-
m entale antitesi rispetto alla concezione cvoliana dell'uomo come perso
na. È proprio da questa idea dell’uomo come individuo che scaturisco
no secondo Evola tu tte le caratteristiche “negative” delle moderne
ideologie, e principalm ente quella che negando l’esistenza di un“princi-
pio superiore” riconduce l’ordinam ento giuridico e politico alla volontà
umana.
La concezione organica dello Stato presuppone invece un ordine
trascendente che si costituisca come momento di legittimazione delle
strutture politiche e giuridiche101; Evola parla di una legge generale
“che guida e sorregge senza costringere” 102. Ciò che egli intende per
legge non è in alcun modo rapportabile a una forma di “conventio” ;
come già la legge tradizionale, essa non è frutto di un “patto" , né è
riconducibile a una “volontà” comunque umana: è invece la diretta
espressione di un principio o ordine superiore, del quale riflette la so
stanza. In quanto tale, essa si identifica con il “vero”, con ciò che è
nell’ordine naturale delle cose, una legge che si impone non con la for
za ma in forza della sua superiore autorità. Viene a mancare, in virtù
di tale identificazione, il dualismo di essere e dover essere, giacché l’u
no si risolve inevitabilm ente nell’altro. Inoltre, la legge perde, a rigore,
lo stesso carattere coercitivo, inserendosi nell’ordinam ento mondano
con intrinseca “naturalità” . Per le stesse ragioni viene anche a cadere
ogni possibile antitesi tra obbedienza e libertà: la libertà si estrinseca
nella interiorizzazione del comando, e quindi nell’obbedienza.
In realtà la legge evoliana, che riprende tra l’altro alcuni motivi
propri del rom anticism o politico — l’idea della “consapevolezza natu
rale” della legge, che in Evola si sviluppa però non tanto in direzione
della consapevolezza quanto piuttosto in quella della “naturale acquisi
zione” di un principio superiore — , e reca evidenti tracce dell’influen
za idealista, è assai vicina a qualunque idea di norma religiosa; con que
sta condivide, non solo il fondam ento “superiore” e il carattere “sa
cro” , ma anche l’assolutezza di significato e di direzione. Della norma
religiosa ha anche il necessario carattere della interiorizzazione del co
mando e della “com plem entarità” della sanzione, come pure il fatto di
collocarsi in una prospettiva nella quale ogni possibilità di giudizio di
valore diventerebbe una contraddizione in termini. Si comprende allo
ra la considerazione della libertà come momento funzionale rispetto ullu
legge, non libertà di fare ma libertà per fare, secondo l’idea uietzsi lira
242 ANNA 11(1,1 AMI >
livello, che si tra tti di una economia capitalistica o marxista non fa al
cuna differenza, essendo entram be incentrate sul “mito della produzio
ne” : la “sovversione” marxista e la “prevaricazione” capitalista hanno
secondo Evola il medesimo fondam ento e la medesima giustificazione.
Dall’una e dall’altra parte la “classe” rimane un concetto definito in
term ini economici, così come di natura economica rimane la giustifica
zione al predom inio dell’una o dell’altra classe. L’inevitabilità dello
scontro deriverebbe dunque proprio dalla mancanza di una giustifica
zione “superiore” al potere di classe114. La vera antitesi secondo Evola
non è dunque tra marxismo e capitalismo, ma tra centralità e marginali
tà della sfera economica rispetto alla vita umana nella sua interezza, al
suo senso più profondo e alle sue possibilità più a lte “ 5. Deriva da que
sta considerazione la proposta, “di là sia da ‘destra’ che da ‘sinistra’”
di una inversione dell’attuale rapporto mezzo-fine tra economia e poli
tica, di un diverso rapportarsi dell’uomo alla politica e al lavoro, di una
ridefinizione del ruolo e della ‘classe’” u\ Per questo generale “ripensa
m ento” vengono richiamati i principi dell’antica etica corporativa,
“ove avevano risalto i valori della personalità e della qualità, e ove, in
ogni caso, la quantità di lavoro era sempre in funzione di un livello
determ inato di bisogni naturali e di una specifica vocazione” " 7. A que
sta “etica corporativa” si ispira ovviamente l’organizzazione economica
dello Stato organico, che realizzerebbe la signoria dell’uomo sul lavoro
— il “mito del lavoro” è considerato un naturale portato di una società
materialistica — in luogo dell’attuale schiavitù. Conseguentem ente, il
progresso umano non verrebbe più definito dal grado di sviluppo eco
nomico e “ materiale” bensì dal livello del suo sviluppo interiore, reso
possibile proprio dalla subordinazione del fattore economico; la nozio
ne stessa di progresso m uterebbe la sua fisionomia: non “l’uscir dai
ranghi per farsi avanti, per conquistare una posizione che non sia la
propria” bensì la possibilità per ognuno di essere quel che realmente
è nell’am bito della posizione sociale che gli è propria, e di rapportarsi
allo Stato con la dignità derivantegli dall’avere lo Stato riconosciuto il
suo “ruolo” .
L’im portante è dunque riportare i “veri valori” su un piano di cen
tralità rispetto alle altre sfere della vita, valori che non hanno alcuna
“relazione obbligata" con le condizioni sociali ed economiche, e sono
indispensabili “perché ci si possa approssimare a un ordine di effettiva
giustizia sullo stesso piano m ateriale” “ 9. Ciò basterebbe secondo Evola
a risolvere le attuali contraddizioni sociali e i conflitti, peraltro “artifi
ciosi”, cioè artificiosam ente creati dai mezzi di sovversione e propagan
da: “L ’im portante è che di contro a ogni forma di risentim ento e di
competizione sociale ognuno sappia riconoscere e amare il proprio po
sto, quello al massimo conforme alla propria natura, riconoscendo così
anche i limiti entro i quali può sviluppare le sue possibilità, dare un
senso organico alla sua vita, conseguire una propria perfezione...” 120 I
4 .J . EVOLA, IL PEN SA TO RE DELLA TR A D IZIO N E 245
1933: Sulle ragioni dell’antisemitismo, “Vita Nuova” , 5, 6, 8, 1933; Superamento del razzi
smo, “Bibliografia fascista”, 6, giugno 1935; Il problema della supremazia della razza bian
ca, “Lo Stato” , 7, luglio 1936; Dottrina della razza, “Bibliografia fascista” , 6, giugno
1939; Inquadramento del problema ebraico, “Bibliografia fascista”, 8, 9, agosto 1939; Die
Juden und die Mathematik, “Nationalsozialistischen Monatshefte”, Berlino 1940; Ueber
das Problem der arischen Naturwissenschaft, “Zeitschrift für die gesamte Naturwissen
schaft” , Berlino 1940. Evola ha inoltre collaborato alla rivista “Dottrina della razza”
con numerosi articoli tra cui: Psicologia criminale ebraica, 18, luglio 1939; Gli ebrei e la
matematica, 8, febbraio 1940; Le razze e il mito delle origini di Roma, 16, giugno 1941;
Filosofia, etica e mistica del razzismo, 8, 11, 12, 13, 20, 22, 1941.
56 j. e v o l a , Gli uomini e le rovine (1953), Volpe 1972, p . 29.
57 Ibid., p . 2 1 2 .
58 j. e v o l a , Rivolta contro il Mondo Moderno, cit., p. 339.
59 Cfr. quanto scrive sull’argomento R. GUÉNON, Il re del mondo (1958).
60 j. e v o l a , Rivolta contro il Mondo Moderno, cit., pp. 350 sgg.; un’operazione di
recupero dell’organizzazione medievale era già stata proposta, nell’ambito del romantici
smo politico, con riferimento al medioevo germanico. Con la fondamentale differenza,
rispetto all'idea evoliana, che il potere temporale avrebbe dovuto essere limitato e guida
to dalla superiore autorità spirituale della Chiesa, v. per tutti N o v a li s , Die Christenheit
oder Europe, 1799.
61J. e v o l a , Rivolta contro il Mondo Moderno, cit. p. 364.
62 Ibid., p. 363.
6> Ibid., p. 105.
64 Cfr. Ibid., p. 102.
65 j. e v o l a , Gli uomini e le rovine, cit., pp. 19-20.
66 V. retro cap. III.
67 “ ... la f o r m a z io n e ‘m i l i t a r e ’ d e llo s p ir it o h a u n v a lo r e in d i p e n d e n t e d a m i lit a r i
s m o e d a g u e r r a ; p e r ò e s s a c r e a il p o te n z ia l e n e c e s s a r io a c h e , o v e u n a g u e r r a s i im p o n g a ,
si s ia a ll’a l te z z a d i e s s a e p e r c o m b a tt e r la s o rg a u n n u m e r o s u f f ic ie n te d i u o m in i c h e
r ip r o d u c a n o in f o r m a n u o v a ... il ti p o d e l g u e r r i e r o p iù c h e n o n q u e llo d e l s o ld a t o ” 0 '
e v o l a , Gli uomini e le rovine, c i t ., p . 133).
68 ]. e v o l a , Il cammino del cinabro, c i t . , p . 185.
69 J. e v o l a , L ’“Operaio" nel pensiero di Ernest Jünger, Volpe 1970, p. 79.
70 V. su questo T. k u n n a s , La tentazione fascista (1972), Akropolis 1981, pp. 92 sgg.
71 j. e v o l a , Gli uomini e le rovine, c i t ., pp. 128 sgg.
72 V. E. j ü n g e r , Der Kampf als inneres Erlebnis (1922); id e m , Feuer und Blut. Ein
kleiner Ausschnitt aus einer grossen Schlacht (1925); v. M . r e v e l u , I “nuovi proscritti".
Appunti su alcuni temi della “nuova destra", “Rivista di Storia Contemporanea”, 1, 1983,
pp. 54-56.
73 j. e v o l a , Gli uomini e le rovine, c i t ., p . 128.
74 Come si vedrà a proposito della teoria dello Stato Organico, la “società” ha in
Evola una valenza negativa, contrapposta a quella positiva dello Stato.
75 j. e v o l a , Gli uomini e le rovine, c i t ., p. 132.
76 c. S c h m i t t , Principi politici del Nazionalsocialismo, Firenze, Sansoni 1935, p. 52.
77 J. e v o l a , Gli uomini e le rovine, cit., p. 138.
78 Ibid., pp. 132-133.
19 Ibid., p. 19.
80 Ibid., pp. 23-24.
81 Ibid., pp. 132-133.
82 Gli uomini e le rovine venne infatti pubblicato per la prima volta nel 1953, quan
do, sostiene l’autore, “sembrava che in Italia fossero presenti le condizioni per dare ini
zio alla formazione di uno schieramento di Destra: di Destra non nel senso politico, ma
anche e innanzitutto in senso ideale e spirituale” (Ibid., p. 7).
85 j. e v o l a , Cavalcare la tigre, cit., p. 175.
84 Ibid., p . 1 1 .
N OTE 251
nei confronti del regime. In questa prospettiva essa avrebbe dovuto rappresentare “il
tentativo superfascista” : “volli vedere in che misura era possibile esercitare un’influenza
su certe correnti culturali e anche politiche del tempo, in che misura poteva venire accol
to l’appello a una rivolta radicale contro il mondo moderno proponendo dimensioni su
periori al movimento fascista [...] l’opera politica del fascismo [...] avrebbe potuto costi
tuire una base e un punto di partenza” (“La Torre”, 1930, in “La Torre”, 2, 1970, p.
4; cfr. M . t a r c h i , La Torre o il tentativo superfascista, in “La Torre” , Milano, Falco 1977,
pp. 9 sgg.). La rivista non ebbe vasta eco, fu osteggiata dagli alti vertici del partito, subì
il sequestro di un numero per “non conformità” sul tema della politica demografica, e
infine l’intera pubblicazione cessò nel volgere di pochi mesi. Qualche tempo dopo Evola
iniziò la collaborazione alla rivista di Farinacci “Regime Fascista” , con la rubrica “Pro
blemi dello spirito nell’etica fascista” ; v. su questo m . t a r c h i , Diorama Filosofico o la
ricerca nella ortodossia, in Evola e il fenomeno storico del Fascismo, Introduzione a Diora
ma Filosofico (1934-35), Ed. Europa 1974, pp. XLII sgg. In realtà Evola non fu mai il
“filosofo del regime” come sottolinea R. De Felice definendolo “un emarginato” privo
di ruolo (r . d e f e l i c e , Intervista sul fascismo, Bari, Laterza 1975, p. 99): l’idea imperiale
e aristocratica di Evola era troppo in contrasto con l’immagine di regime “popolare” e
“di massa” che il Fascismo voleva dare di sé. (Cfr. quanto, in merito, si dice nel II capi
tolo di questo volume).
130j. e v o l a , Il fascismo visto da destra, cit., p. 79.
131 Ibid, p. 40.
132 T. SHEEHAN, O p . cit.
5. L’opposizione destra-sinistra
Riflessioni analitiche
di Anna Elisabetta G aleotti
Sinistra Destra
naturale diversità degli esseri umani e quindi non può essere artificial
mente cambiata.
Possiamo dunque distinguere fra inegualitarismo e gerarchia, nel
senso che il primo è un term ine puram ente descrittivo e il secondo im
plica una connotazione valutativa e prescrittiva: non solo le inegua
glianze nel genere umano sono empiricamente evidenti, ma prescrivono
un ordine sociale strutturato dal superiore all’inferiore. In conclusione
al nostro esempio, il liberalismo, quando configura una società profon
dam ente inegualitaria, non è certo classificabile a sinistra, ma neanche
a destra propriam ente, in quanto estraneo alla visione gerarchica. Vor
rei anzi suggerire che è stato proprio il modello universale e astratto di
essere um ano elaborato dal liberalismo a costituire la precondizione per
l’egualitarismo più sostanziale delle successive ideologie della Sini
s tr a 55. G razie a questo modello gli individui vengono dichiarati uguali,
ancorché in term ini formali: ma è appunto la discrepanza inevitabile
con una realtà inegualitaria che ha portato le ideologie della Sinistra
non a rifiutare il principio dell’eguaglianza, ma piuttosto a cercare una
via per la sua piena applicazione. In questo senso, credo si possa dire
legittim am ente che la storia del pensiero di sinistra sia la storia del pro
gressivo ampliamento, specificazione e completamento della carica po
tenziale contenuta nei principi dell’89, sia in senso estensivo che in
senso intensivo. La critica che M arx ha mosso al liberalismo borghese,
di rivestire in forma ideale, universale e astratta i brutali interessi di
una classe, può essere dunque capovolta. Proprio la formulazione di ca
rattere universale dei d iritti che la borghesia chiedeva concretam ente
per sé ha reso quei d iritti potenzialm ente rivendicabili da parte di tutti
gli esclusi, m entre la loro definizione formale e astratta ha reso possibi
le la specificazione degli stessi via via in modo più integrale.
Da questo filo rosso che lega tu tto il pensiero composito della Sini
stra (radicale, marxista, anarco-libertaria, per citare gli esempi più ov
vi), rinviandolo a un inizio ben preciso, l’89 appunto, le ideologie della
D estra sono radicalmente estranee, sia nel caso del conservatorismo
tradizionalista del secolo scorso, sia nel caso del pensiero reazionario a
cavallo dei due secoli, sia nelle ideologie fasciste e naziste che da que
sto pensiero traggono ispirazione. In ogni caso, eguaglianza-libertà-fra-
ternità vengono rifiutati e confutati proprio sulla base dell’astrattezza
del modello di individuo che presuppongono. A esso viene contrappo
sta l’evidenza della concretezza empirica, l’ineliminabilità delle diffe
renze, l’intraducibilità della qualità nel linguaggio quantitativo dei nu
meri. E , come conseguenza di questo approccio al mondo umano, l’irri
mediabile d atità delle ineguaglianze e la gerarchia che le incastra su tas
selli bene ordinati. Sorge a questo punto una domanda: in un mondo
che già conosce gli argomenti per l’egualitarismo, la democrazia, l’auto
nomia degli individui, in un mondo che già pensa la politica in termini
orizzontali, come rendere attraente una gerarchia verticale per coloro
5. L 'O PP O SIZ IO N E DESTRA-SINISTRA. RIFLESSIO N I A NA LITICHE 269
4
274 NOTE
tuin movements, men and policies are almost unanimously acknowledged to be of the
left, and others to be on the right, or non-left.”
15Sulla necessità di tener distinti l’uso descrittivo e l’uso emotivo dei termini cfr.
n o r b e r t o b o b b i o , Per una definizione della destra reazionaria in Nuova destra e cultura
reazionaria negli anni 80, Atti del convegno di Cuneo (1982), Cuneo 1983, pp. 19-20.
Sull’inscindibile commistione di linguaggio normativo e descrittivo nelle ideologie e a
proposito dei termini “destra” e “sinistra” cfr. D. c o f r a n c e s c o , Per un uso critico dei
termini “destra” e ‘‘sinistra", in “La Cultura” , n. 3-4, 1975, pp. 387-414. Un esempio di
questa commistione è il saggio di k o l a k o w s k y The concept of the Left, in Marxism and
Beyond, London 1969.
14“Quaderni FIA P” , n. 14, 1975.
15Paradigmatica al riguardo è la Distruzione della ragione di G. l u k a c s , Torino, Ei
naudi 59.
16M . w e b e r , Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino, Einaudi 1974J
17R. r e m o n d , A k recherche de la droite, cit., pp. 31-33.
18Ibid., p. 39.
19Classicamente il modello unilineare di rappresentazione spaziale della politica è
stato inaugurato da A. d o w n s , An Economic Theory of Democracy, New York, Harper
1951, in seguito a cui una vasta letteratura è stata prodotta. Tra i tanti ricordo D. R o
lli k ison, A Theory of Party Competition, New York-Sidney-Toronto, Wiley 1976, che è
particolarmente chiaro riguardo allo statuto epistemologico del continuum destra-sinistra
(p. 56). Come esempio dell’uso del binomio in sociologia, vedi s.M. u p s e t , Fascism-Left,
Right iin<l Center, in Political Man, London-Melbourne-New York, Heinemann 1959, pp.
M i l 76, dove è particolarmente chiaro il carattere stipulativo delle due categorie: aven
do 1111ii11i definito destra « classi privilegiate e sinistra = classi inferiori e centro = classi
Minili', 11 >i«111ii a il Iu seismo come “radicalismo di centro” .
s mai /mi, Immaginazione sociale, in Enciclopedia Einaudi.
I I mi.min Mulinili New York, University of Toronto Press 1981.
" ( i m i ii|i|iiuii in itiiu lo g n » quello di Laponce è l’articolo di s. d e g r a z i a , Right in
Voltiti \ //•<■ m ir /ni \ymhnlu lateral asymmetry, "Political Studies” , 29, 1981, pp. 254-
.'ii l, i Ih u n ii ti|i|iiinlii ill te m u ti*/ ,n ir In continuiti della simbologia della lateralità nel-
I'u t ilv i*i mi ] ii 1111 u n i Im m illilo dn d e n im c sinistra.
21 », MAI/*(>, up ch., |>. 79.
'' Cfr ii in in /. The Preeminence of the Right Hand: A Study in Religious Polarity,
III li ni 11111AM (ii m in ili), Right and Left, I.nayi in Dual Symbolic Classification, Univer-
■ily of Chicani! P ré» 197).
II i i kka, Il lasciimo fra reazione e progresso, in Sei risposte a Renzo De Felice, Ro
ma, Volpe 1976, pp. 55-10).
26Cfr., per esempio, c o f r a n c e s c o , cit., che elabora il binomio classico-romantico
per l’analisi delle ideologie, p. 17.
27Per tutti gli esempi possibili, basti riferirsi alla survey condotta da l a p o n c e , op.
cit., da cui destra-gerarchia e sinistra-eguaglianza risultano associazioni costanti nella let
teratura. In relazione al presente dibattito con la Nuova destra, vedi: N. b o b b i o , Per una
definizione di destra reazionaria, cit., e m a r c o r e v e l l i , La nuova destra è di destra, “Pace
e guerra”, 4, die. 1982.
28Sulla relatività del concetto di eguaglianza e del suo contrario vedi b o b b i o , op.
cit., p. 25.
29Di questa opinione sembra essere b o b b i o , op. cit., che distingue, sulla linea com
presa fra destra e sinistra, quattro posizioni graduate da una sinistra estrema a un cen
tro-sinistra a un centro-destra fino a una destra estrema, secondo il grado di egualitari
smo (o antiegualitarismo) che ciascuna esibisce. In questo modo, a mio parere, non risul
ta soddisfacente la collocazione del liberalismo nel centro-destra, in quanto ideologia li
bertaria, ma inegualitaria. Si perde cosi la differenza qualitativa fra liberalismo e destra
radicale — fra ineguaglianza di fatto e valore della gerarchia cercherò di argomentare nel
testo. E infatti l’À. stesso deve poi riconoscere che l’inegualitarismo liberale riconosce
l’eguaglianza formale e quella delle opportunità.
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