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Camera, è rissa sugli stipendi Boldrini:

«Fango sulle istituzioni»


Andrea Vecchio (Scelta Civica): «Commessi vestiti come camerieri, costosi,
ridicoli e improduttivi. I tagli una presa in giro». La presidente:
«Disinformato e offensivo»

di Redazione Online

La Presidente della Camera, Laura Boldrini

Un risparmio complessivo di poco meno di 97 milioni di euro. È il totale delle economie sui bilanci
di Camera e Senato per il periodo 2015-2018. Un risparmio possibile grazie alla decisione, assunta
dai rispettivi uffici di presidenza dei due rami del Parlamento, di introdurre un tetto agli stipendi dei
dipendenti. Ma qualcuno diffida della bontà del provvedimento. Dopo l’attacco del movimento 5
stelle ( «Il presunto tetto è in realtà un’illusione ottica») arrivano le parole durissime del deputato di
Scelta Civica Andrea Vecchio.

«Commessi che guadagnano come chirurghi»

«Molti dipendenti Camera continueranno a superare abbondantemente il famoso tetto dei 240.000
euro annui. Vale a dire che un commesso con qualche decina d’anni di servizio, guadagnerà ancora
più del presidente del Consiglio dei ministri, più di un astronauta, di un primario di chirurgia
oncologica o di un ingegnere. Insomma, se possibile sarà ancora peggio di prima, perché al danno si
è unita la beffa. Una vergogna per precari, disoccupati, sottoccupati, cittadini che stentano ad
arrivare alla fine del mese e che si vedono raggirati dai dipendenti della Camera e da chi ha votato
questi presunti tagli ai loro stipendi. Sono centinaia i protetti dalla politica, ridicolmente vestiti in
livrea come dei camerieri, grottescamente remissivi e servizievoli con i cosiddetti onorevoli, che per
questa loro mansuetudine bovina percepiscono buste paga da sogno senza avere alcuna competenza
che le giustifichi. Anzi, i dipendenti Camera sono assolutamente improduttivi».

L’ira di Boldrini: «Inaccettabile»

Parole che hanno profondamente irritato Laura Boldrini. Tanto da spingere la Presidente a
diffondere il suo disappunto attraverso una nota. «La Camera è impegnata, insieme al Senato, in una
delicata azione di riordino delle retribuzioni dei dipendenti. È una riforma che in tanti giudichiamo
indispensabile, anche per mettere il Parlamento in maggiore sintonia con la fase difficile che il
Paese sta attraversando. È una manovra che incide in modo assai profondo sugli stipendi dei
dipendenti. C’è chi la pensa in altro modo e, legittimamente, può ritenere che si dovesse fare
qualcosa di diverso. Ma nessuna differenza di opinione può legittimare le parole che ho letto nella
dichiarazione del deputato Andrea Vecchio, appartenente al gruppo di Scelta Civica», aggiunge
Boldrini. E conclude: «Oltre a mostrarsi disinformato sulla competenza dei dipendenti, Vecchio si
permette espressioni offensive con le quali, pur di ottenere facile clamore, non esita a gettare fango
su chi lavora per le Istituzioni. Per parte mia, ma certissima di rappresentare il sentire dell’intera
Assemblea di Montecitorio, riaffermo la massima stima per tutte le donne e gli uomini che mettono
al servizio della Camera la loro professionalità e la loro dedizione».

1 ottobre 2014 | 13:38


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Camera: da ufficio presidenza via


libera a tetti stipendi per i
dipendenti
Fissato a 240 mila euro. 13 i voti a favore, 5 gli astenuti. Nessun voto
contrario.
I sindacati contestano la decisione
di Redazione online
Via libera dell’Ufficio di presidenza della Camera al tetto massimo per gli
stipendi dei dipendenti di Montecitorio, fissato a 240 mila euro. Il piano di
riforma del sistema retributivo del personale in servizio alla Camera, che
introduce il tetto massimo a 240mila euro e sottotetti retributivi per tutte le
categorie, è stato approvato con 13 sì, 5 astenuti (3 del M5S, 1 della Lega e 1
di Scelta Civica) e 2 non partecipanti al voto (1 di Forza Italia e 1 di Fratelli
d’Italia). Non ci sono stati voti contrari.
Sindacati protestano
La decisione è stata contestata dai sindacati dei lavoratori di
Montecitorio, che sono stati sentiti dall’Ufficio di presidenza. «È falso -
spiegano - dire che non ci sentiamo in dovere di fare la nostra parte. La
possibilità di discutere le nostre proposte ci è stata completamente
negata, come quella di avanzare controproposte. Risulta
incomprensibile - aggiungono i sindacalisti - soprattutto la ragione per
la quale si vorrebbe negare un trattamento analogo a quello applicato
ai dipendenti del Quirinale (tetto di 240mila euro e contributi
straordinari) il cui recepimento è stato pure richiesto dalla stragrande
maggioranza delle organizzazioni sindacali». I sindacati hanno quindi
chiesto «un ripensamento che coniughi la comune esigenza di rigore
con la necessità di preservare l’efficienza dell’amministrazione della
Camera e il rispetto dell’Ordinamento giuridico vigente».
Dambruoso (Sc): «Così non si eliminano gli sperperi»
Stefano Dambruoso, di Scelta Civica si è astenuto e motiva così la sua
scelta. «La decisione assunta oggi dall’Ufficio di presidenza della
Camera sulle retribuzioni dei dipendenti dell’amministrazione, per cui
non ho votato a favore, non soddisfa quella richiesta forte proveniente
dagli elettori che vogliono l’eliminazione degli sperperi economici
consumatisi nei Palazzi del potere romano in questi anni» spiega il
deputato.
30 settembre 2014 | 14:13
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LA RIUNIONE DEGLI UFFICI DI PRESIDENZA DI CAMERA E SENATO

Parlamento, sì tetto a stipendi dei


dipendenti. Il massimo: 240.000
euro
Fissata la cifra per i consiglieri al netto della contribuzione
previdenziale. Da contrattare con i sindacati le soglie delle altre
categorie. Contestazione a Montecitorio
di Redazione Online
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COSTI DELLA POLITICA

Arrivano i tetti retributivi per i dipendenti di Camera e Senato. Gli Uffici


di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in
contemporanea, hanno fissato quello massimo, relativo ai Consiglieri
Parlamentari, in 240 mila euro all’anno al netto della contribuzione
previdenziale (l’8,8% della retribuzione). La soglia delle categorie
diverse da quella dei Consiglieri non è stata invece ancora stabilita: è
un tema sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che
parte da giovedì, quando verrà concordato un calendario di incontri.
Reazioni

Marina Sereni
Un lungo e polemico applauso, con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!»
e «grazie!», di numerosi dipendenti di Montecitorio in attesa, ha
salutato l’uscita dei componenti dell’ufficio di presidenza della Camera
al termine della riunione che ha dato l’ok alle linee guida per iniziare la
contrattazione sulla applicazione dei tetti salariali. La contestazione più
vibrante è stata per la vicepresidente Marina Sereni, che ha la delega
sul personale («Bel capolavoro, grazie»!, le è stato urlato nel corridoio
dei «busti» da decine di lavoratori); ma gli applausi da «sfottò» sono
toccati anche ai questori ed ai Cinque Stelle Luigi Di Maio e Riccardo
Fraccaro. Una contestazione mai vista nei solitamente ovattati e
silenziosissimi corridoi di Montecitorio, dove non si era mai assistito ad
una iniziativa così massiccia dei dipendenti, che si oppongono
duramente ai tagli e protestano per il fatto di non essere stati ammessi
all’Ufficio di presidenza.
L’avvio della contrattazione per i tagli agli stipendi è «un passo
importante e positivo» interviene la presidente della Camera, Laura
Boldrini. «Spiace e rattrista», aggiunge, la contestazione di questa
mattina proprio mentre fuori Montecitorio c’era «il Paese reale»,
lavoratori che chiedono il finanziamento Cig. Boldrini auspica quindi
«responsabilità e consapevolezza».
Come funziona
Il tetto, onnicomprensivo di tutte le voci retributive, è quello previsto
dal Dl Irpef. Sarà più basso per le categorie altre dai consiglieri, «in
modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le
varie professionalità».
Se ne dovrà discutere comunque con i sindacati, con i quali si parlerà
anche dell’obiettivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e
della riorganizzazione amministrativa di funzioni e strutture.
I tempi
L’obiettivo è applicare i tetti (passati alla Camera con il no di Edmondo
Cirielli di Fdi e l’astensione di Davide Caparini della Lega) entro la fine
del 2014. «Chi - spiega la vicepresidente della Camera Sereni - al
momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsi la crescita
dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera
subirà una riduzione straordinaria del proprio stipendio tra il 2014 ed il
2017 fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di
riferimento». Resta aperto il tema delle indennità di funzione,
aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell’amministrazione (il
segretario generale, i suoi vice ed i capi servizio). Non sono state
ancora determinate, ma non potranno essere superiori al 25% del
limite retributivo fissato e non saranno pensionabili.
Risparmio
Non si conosce ancora quali saranno i risparmi determinati dalla
manovra che recepisce i principi del dl Irpef nelle Istituzioni
Parlamentari; si parla di decine di milioni, anche se si è deciso di non
fissare in partenza cifre certe «per un confronto maggiore con i
sindacati». «Ma sarebbe stato strano - sostiene Sereni - che il
legislatore non adeguasse la propria amministrazione a quella del resto
della pubblica amministrazione».
La battaglia dei sindacati
Sui tetti intermedi i sindacati della Camera annunciano battaglia.
«Apparirebbe evidentemente un illegittimo esercizio di potere
impositivo, in totale spregio dell’articolo 23 della Costituzione»,
puntualizza l’OSA, una delle sigle sindacali di Montecitorio. «Non
difendiamo privilegi, ma soltanto il rispetto dei diritti e riforme che
rispondano effettivamente a principi di efficienza e trasparenza».
24 luglio 2014 | 12:31
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