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Con tutto ci�, la guerra resta nelle societ� civili -specie in quelle che si
ispirano fondamentalmente a
valori di pace, come la cristiana -uno �scandalo�. E il disagio di giuristi e
pensatori dinanzi a questo
scandalo si traduce in una serie di istituzioni formali. Si parla ad esempio di un
ius ad bellum, che mira a
decidere sulla liceit� o meno di un conflitto, e di un ius in bello, che bada
invece a chiarire quali siano
diritti e doveri dei combattenti e degli inermi.
Negli ultimi due secoli per� concetti come quello giacobino (di marca greco-romana)
di �popoloesercito
� e pratiche come la coscrizione obbligatoria sono andati attenuando quella
divisione dei
coinvolti in una guerra tra guerrieri e inermi ch'era invece caratteristica del
mondo preindustriale. Gli
eserciti nazionali hanno teso a una convergenza obiettiva tra uomo di e uomo in
guerra, giungendo agli
estremi delle mobilitazioni totali, delle guerre �totali� e a tutti gli elementi
caratteristici di totalizzante
coinvolgimento di un intero corpo statale e nazionale o plurinazionale con tutte le
sue energie materiali e
spirituali nel conflitto. A ci� si aggiungono le guerre civili, che hanno
cancellato quella distinzione tra
hostes (nemici pubblici, stranieri) e inimici (nemici interni) sulla quale si
reggeva l'equilibrio dei conflitti
preindustriali, come � stato rilevato da CarI Schmitt.