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esempio quelle caratteristiche ludico-rituali che concorrono a limitarla e ad

umanizzarla (senza con


questo che sembri legittimo ridurre la guerra a un fenomeno ludico, dal momento che
il gioco �
autoappagante mentre la guerra -che ha per scopo il ristabilimento di una pace a
condizioni modificate
rispetto allo stato che la guerra stessa ha spezzato -non � tale, n� ha in s� le
cause prime di s�. Lo scopo
del gioco sta nel gioco; lo scopo della guerra sta nella vittoria, o comunque nella
prova -da qui le teorie
della guerra come �ordal�a�, giudizio di Dio). Il concetto di ordalia � importante
anche per razionalizzare
il rovesciamento del diritto che avviene in rapporto alla guerra. Difatti, mentre
ordinariamente il diritto
serve a stabilire chi in un certo contrasto ha ragione, la guerra introduce un
elemento di giudizio diverso,
quello basato sulla prova di forza. Parrebbe quindi che non gi� chi � nel giusto,
ma chi � il pi� forte
venisse privilegiato dallo strumento-guerra. Il �giudizio di Dio� viene chiamato in
causa come elemento
razionalizzante, a legittimare una prova di forza che, altrimenti, non potrebbe
venir accettata se non
inficiando le basi stesse del diritto secondo le quali � la legge, e non la forza,
a stabilire da che parte sta la
ragione.

Con tutto ci�, la guerra resta nelle societ� civili -specie in quelle che si
ispirano fondamentalmente a
valori di pace, come la cristiana -uno �scandalo�. E il disagio di giuristi e
pensatori dinanzi a questo
scandalo si traduce in una serie di istituzioni formali. Si parla ad esempio di un
ius ad bellum, che mira a
decidere sulla liceit� o meno di un conflitto, e di un ius in bello, che bada
invece a chiarire quali siano
diritti e doveri dei combattenti e degli inermi.

Negli ultimi due secoli per� concetti come quello giacobino (di marca greco-romana)
di �popoloesercito
� e pratiche come la coscrizione obbligatoria sono andati attenuando quella
divisione dei
coinvolti in una guerra tra guerrieri e inermi ch'era invece caratteristica del
mondo preindustriale. Gli
eserciti nazionali hanno teso a una convergenza obiettiva tra uomo di e uomo in
guerra, giungendo agli
estremi delle mobilitazioni totali, delle guerre �totali� e a tutti gli elementi
caratteristici di totalizzante
coinvolgimento di un intero corpo statale e nazionale o plurinazionale con tutte le
sue energie materiali e
spirituali nel conflitto. A ci� si aggiungono le guerre civili, che hanno
cancellato quella distinzione tra
hostes (nemici pubblici, stranieri) e inimici (nemici interni) sulla quale si
reggeva l'equilibrio dei conflitti
preindustriali, come � stato rilevato da CarI Schmitt.

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