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S.I.F.

Società Italiana di Flebologia

U p D a t e S
in Flebologia
2012

Marco Apperti, Gennaro Quarto, Antonio Sellitti


U p D a t e S
in Flebologia
2012

EDIZIONI
ISBN 9788890401961

© Copyright dell’autore

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e didattico, non autorizzata

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Indice
I. Prefazione....................................................................................... pag. 1
II. Introduzione.................................................................................... pag. 3

III. Traguardi e nuove frontiere in flebologia - G. Genovese............... pag. 5

1. FISIOPATOLOGIA ED EMODINAMICA
DEL SISTEMA VENOSO........................................................... pag. 11
1.1. Anatomia del sistema venoso - B. Cardamone...................... pag. 12

1.2. La mappa emodinamica venosa ed il rispetto


dei sistemi drenanti - F. Passariello....................................... pag. 17
2. MAPPAGGIO MORFO-FUNZIONALE
E TRATTAMENTO DELLE VARICI........................................ pag. 23
2.1. L’E.S.E.C. nelle incontinenze dei grossi
tronchi venosi - E. Bernardini................................................ pag. 24
2.2. La cura CHIVA: Riflessioni sui criteri di scelta
terapeutica, conservativi o demolitivi, nel trattamento
delle varici degli arti inferiori - S. Ermini.............................. pag. 30
2.3. Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici:
la chirurgia ablativa - A. Sellitti............................................. pag. 35
3. I TRATTAMENTI ENDOVASCOLARI.................................... pag. 39

3.1. Il trattamento con Laser e Visioven - L. Goffredi.................. pag. 40

3.2. Il trattamento con Radiofrequenza - B. Bernardo.................. pag. 46

3.3. E.V.L.T e R.F. vs chirurgia tradizionale:


risultati di una metanalisi - G. Quarto................................... pag. 52
4. LA RECIDIVA VARICOSA........................................................ pag. 59 8. IL LINFEDEMA........................................................................... pag. 169

4.1. Recidiva post scleroterapia classica - F. Ferrara................... pag. 60 8.1. Le possibilità della terapia medica - G. M. Spinelli............... pag. 170

4.2. Recidiva post trattamento ESEC - S. Castagnoli................... pag. 71 8.2. Il linfedema: le possibilità della terapia compressiva
e strategie riabilitative - D. Corda.......................................... pag. 182
4.3. Varici recidive da neoangiogenesi - M. Del Guercio............. pag. 75
8.3. Le possibilità della chirurgia - C. Eretta................................ pag. 185
5. LA TERAPIA MEDICA E COMPRESSIVA
DELLA MALATTIA VENOSA CRONICA.............................. pag. 79 9. L’ULCERA VENOSA.................................................................. pag. 191

5.1. Trattamento medico delle flebopatie 9.1. La terapia medica e compressiva - F. Topo............................ pag. 192
con flebotropi - O. Pieroni..................................................... pag. 80
9.2. La copertura dell’ulcera - G. Nebbioso.................................. pag. 197
5.2. La riabilitazione flebologica ed
9.3. Il ruolo della radiofrequenza (Pulse Dose) - G. Solimeno.... pag. 206
il termalismo - G. Bencivenga............................................... pag. 89
6. VARICI RETICOLARI E TELANGECTASIE........................ pag. 95

6.1. Emodinamica e fisiopatologia delle


teleangectasie - A. Molisso..................................................... pag. 96
6.2. Utilizzo del LASER Nd:YAG 1064 nm per il trattamento
delle varici reticolari degli arti inferiori - S. Colaiuda........... pag. 105
6.3. Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm:
primi pisultati a distanza - A. Crippa..................................... pag. 115
6.4. Scleroterapia con trans-illuminazione: tecnica
ed approccio razionale - P. F. Atelli........................................ pag. 121
6.5. Scleroterapia e terapia compressiva - R. Moretti................... pag. 126

6.6. Scleroterapia e complicanze - A. Tori.................................... pag. 130

7. FLEBOTROMBOSI.................................................................... pag. 135

7.1. Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio,


clinica e strumentale - G. A. Veneruso................................... pag. 136
7.2. Trombosi venosa profonda e sindrome post
flebo trombotica - R. Greco.................................................... pag. 145
7.3. Malattia Venosa Cronica
ed Embolia Polmonare - A. Di Filippo.................................. pag. 150
PREFAZIONE

Quando nell’ormai lontano 1986 un discreto numero di medici, stimolato dai


miei primi insegnamenti, decise di fondare la Società Italiana di Flebologia,
lo fece perché le Società Angiologiche dell’epoca guardavano alla Flebologia
con un certo pregiudizio ingenerato probabilmente dai propri limiti culturali in
materia; si accumulavano pertanto i “perché” senza risposte nelle giovani menti
di chi questa materia la amava con intelligenza “curiosa”.

Ed è stato proprio questo il fine che la Società Italiana di Flebologia si era


proposto, nel tentativo di ricongiungere il momento della conoscenza empirica
al momento in cui questa, ponendosi i “perché” e cercandone razionalmente le
soluzioni, acquisisse così la dignità di Scienza.

Merito di questa Società Scientifica non è stato certo il presuntuoso tentativo di


emanare scienza (politica!) dall’alto, ma di offrirsi come palestra di confronto a
quei giovani dotati di “curiosa” intelligenza, offrendo loro l’opportunità di con-
frontarsi e sinergizzarsi cosicché fossero i loro stessi sforzi culturali a generare
le “risposte” scientifiche.

Quei giovani, oggi uomini maturi, qualcuno quasi vecchio, hanno contribuito
in gran parte alla stesura di questo volume la cui valenza non sta nell’effimero
tentativo di autocelebrazione con schiumose e personali pseudo-novità; il loro
valore sta proprio nello sforzo di approfondire gli argomenti canonici o cercare
un razionale scientifico per le nuove proposte e può essere riassunto nelle pa-
role di un grande Maestro della Medicina del novecento, il Pazzini :

“ … veder l’oggi nell’ieri, il domani nell’oggi delle “ideuzze” del passato – con
i nostri mezzi attuali – per fonti di ispirazione e progresso. Dallo sforzo cre-
ativo dei Padri il credito ed il conforto alla nostra fatica ed incitamento a nuovo
operare”;

ed è proprio collegando quest’ultimo rigo, alle parole di Augusto Murri “… ni-


uno che pratichi tale disciplina o che intenda ad essa consacrarsi deve ignorare
le personalità che percorsero il vasto campo …”, che sento il bisogno di aggiun-
gere a tutti gli autori, soprattutto ai molti miei Allievi, una sola parola: grazie!
giuseppe genovese
1
INTRODUZIONE

Rare sono le materie scientifiche complesse e poco codificate come la Flebo-


logia.

La patologia che essa tratta è cosi “antica” e diffusa che i primi medici si in-
gegnarono a curarla e trattarla con le poche, ma spesso “moderne”, risorse a loro
disposizione. Il primo intervento chirurgico descritto nella storia dell’uomo è,
come tutti sanno, proprio un intervento sulla malattia varicosa.

Per anni e anni la cultura flebologica è stata cultura di bottega, fatta di osser-
vazione, esperienza ed esperimenti.

Oggi gli ultrasuoni stanno cambiando questa cultura, senza modificarne gli
strumenti, bensì le strategie. L’emodinamica venosa, ha lanciato una grossa
sfida, raccolta da pochi, che, a fatica, cerca di guadagnare consensi e certezze.

Le nuove tecniche ablative cercano di spodestare la “vecchia” chirurgia venosa


che resiste e resta ancora il punto di paragone per tutte le metodiche.

Anche la scleroterapia si è “modernizzata” con le “bollicine”, ma ancora non


ha convinto molti.

E che dire delle medicazioni presuntuosamente definite “avanzate”, che tentano


di soppiantare quelle più “povere” che hanno sempre garantito eccellenti risul-
tati a prezzi discount!

Anche il bendaggio elastico è diventato duplex, triplex,quadruplex…, ma è


sempre la sensibilità della mano che fascia che fa la differenza.

Non voglio, in queste poche righe, demonizzare il nuovo a favore del vecchio,
essendo anch’io, ormai, nella schiera dei diversamente giovani e più legato ai
Bassi e ai Müller, che ai “Laser” e alle “Radiofrequenze”. Vorrei però sottolin-
eare che tante cose, che oggi ci vengono vendute come nuove, tali non sono e
che tante presupposte scoperte sono spesso rifacimenti di vecchi modelli o idee
un pòattempati.

3
Vorrei sottolineare che la flebologia si impara ancora nella bottega artigianale TRAGUARDI e NUOVE FRONTIERE
dove…“molta osservazione e poco ragionamento...” fanno la differenza.
in FLEBOLOGIA: PERCORSO STORICO
Questo Updates in Flebologia, raccolto dagli amici della Sezione Sud Italia
della nostra società, è l’esempio concreto di come la cultura flebologica si crei
Genovese G.
in un continuo confronto tra il vecchio e il nuovo, il moderno e l’antico, il
giovane e il meno giovane.

Mi auguro che la lettura, lo studio e soprattutto l’applicazione seria e costante Un excursus storico delle supposizioni, delle prove e delle esperienze spesso
siano le armi in possesso di ciascuno di noi per portare avanti, seriamente, il negative di cui è tessuto il lontano passato di questa specializzazione, è fonda-
nostro lavoro di flebologi. mentale per l’inquadramento dei traguardi raggiunti e di nuove frontiere dagli
stessi proposte.
La medicina dei tempi antichissimi fu essenzialmente empirica e su questo ter-
Antonio Tori
reno si sviluppò la medicina “magica” prima e quella “popolare” poi, in stretta
connessione con l’osservazione critica della natura.
Anche se l’origine delle flebopatie sfuma nella leggenda, la malattia venosa
nasce con l’uomo, per il suo incedere bipede, quindi la sua preistoria inizia
dalla vita antropoide del periodo oligocenico prima e dell’homo sapiens poi,
fino ai giorni nostri.
Di questa storia così lontana ritroviamo nelle raffigurazioni incise sulle pare-
ti delle caverne, i primi documenti di inestimabile valore che portarono alla
formazione del pensiero medico in tempi molto più lontani. Così possiamo con-
siderare come prova, la più antica dell’esistenza della malattia flebo-linfatica,
il graffito che appare su una rupe dell’Ennedi – deserto del Sahara- ; l’incisione
rupestre rappresenta un cacciatore molto stilizzato ma con l’arto inferiore sinis-
tro quasi elefantiasico rispetto al destro.
Ovviamente non si conosce nulla su eventuali terapie effettuate, ma che si
riproducessero gli effetti di una malattia su un graffito rupestre, testimonia
l’importanza attribuita al “fenomeno” per la probabile diffusione. Si può ipo-
tizzare un genere di “medicina empirica” da cui si sviluppò nei secoli una forma
di “medicina magica” che, grazie ad una osservazione sempre più razionale e
critica, portò alla “medicina popolare” in uso nell’antico Egitto.
La prima figura di medico che emerge dalla nebbia dell’antichità risale al 2600
a.C. grazie al primo trattato di chirurgia scritto dall’egiziano Imhotep; in questo
trattato, fra l’altro, veniva descritto l’uso corrente di bendaggi a X in caso di

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vene varicose o “piaghe” delle gambe. del bendaggio compressivo.
In seguito, il papiro medico di Ebers risalente alla XVIII dinastia dedicò l’ottava Nel 150 d.C. Galeno, nativo di Pergamo, si trasferì a Roma e divenne il più
di nove sezioni al cuore e ai vasi, sconsigliando però l’intervento chirurgico famoso medico dell’epoca per la grande esperienza accumulata nell’assistenza
sulle varici, nonostante la chirurgia avesse raggiunto notevoli traguardi. medica dei gladiatori; tanta esperienza ebbe come frutto la produzione di 400
Dovremo attendere il IV secolo a.C. per trovare nell’antica Grecia una prima trattati; in alcuni di questi venivano ampiamente descritte le vene e le arterie,
documentazione di “medicina popolare” diffusa: ne è testimonianza un grande la loro differente struttura di parete, nonché la differente qualità del contenuto,
bassorilievo in marmo, ex-voto al Dio Asclepio, in cui è scolpita una grossa distinguendo il sangue proveniente dal fegato come creatore di “spiriti natu-
gamba con una safena varicosa. Questo bassorilievo può essere considerato rali”, quello proveniente dai polmoni creatore di “spiriti vitali”, mentre quello
come l’antesignano di tante altre testimonianze dipinte o incise in metalli prezi- proveniente dal cervello trasportava gli “spiriti animali”: commise così, il grave
osi nell’antichità e conservate in vari musei. errore di asservire le proprie conoscenze ad un rigido dogmatismo teologico.
Mi piace ricordare che l’origine etimologica di “flebologia” e di “safena” provi- Gli studi più importanti dal punto di vista flebologico verranno però descritti
ene dal greco: flebes (vene, ma riferito anche alle arterie, senza distinzione nel 400 da Oribasio di Pergamo che, sintetizzando il sapere medico greco e ro-
alcuna) e logos (studio) e ancora: safenés, che significa evidente, manifesta; mano in 70 volumi, descriveva con grande correttezza il suo intervento chirur-
definivano così, gli antichi greci, la più grande delle vene superficiali dell’arto gico per le varici, dall’isolamento della vena alla legatura e sezione della stessa
inferiore. e delle sue collaterali.
Nel 460 a.C. nasceva a Coos il grande medico Ippocrate che, a compendio Nel VII secolo Aezio D’Amida, medico in Bisanzio, scrisse e pubblicò un com-
di una vita spesa nell’attività di medico, studioso razionale e primo Maestro pendio medico di 16 libri; in uno di questi, il Tetrabiblion, viene descritta con
ufficiale della Medicina, scrisse, insieme ai suoi figli medici e altri allievi, il accuratezza e precisione la legatura delle varici; ed è proprio rifacendosi ad
Corpus Hippocraticum. esso che Paolo di Eghina, nel sesto dei suoi sette libri pubblicati con il titolo
Nasceva così la “medicina razionale”. “Epitome medicae” , sottolinea l’importanza del tronco safenico in rapporto
Nel Corpus veniva compendiato tutto il sapere della medicina antica fino al V alla evoluzione della malattia varicosa.
secolo a.C.; per quanto concerne la Flebologia, Ippocrate rifiutava l’incisione Paolo praticava legature e resezioni a partire da qualche centimetro al di sotto
delle vene varicose nel caso di gambe infiammate o edematose, cosa peral- della giunzione safeno-femorale e procedeva così:
tro già sconsigliata dall’antica medicina egizia; preconizzava invece punture “ … Il procedimento aveva inizio con il lavaggio dell’arto, l’applicazione di
ravvicinate della vena, praticate lungo tutto il suo decorso varicoso, così da un laccio alla radice della coscia e deambulazione; quando le varici comincia-
conseguirne la totale obliterazione, per effetto di trombosi indotta dalla lesione vano a svuotarsi se ne segnava il percorso con inchiostro; poi, posizionando
dell’endotelio ( o anche per concomitante infezione locale, aggiungeremmo il paziente con la gamba sollevata, si poneva un altro laccio al ginocchio e
oggi con le nostre conoscenze sull’asepsi). si faceva un’incisione con tagliente lungo il disegno precedentemente effet-
Venivano così proposti i primi germi della futura scleroterapia! tuato; si faceva attenzione a non praticare un’incisione molto profonda per
Ippocrate aveva inoltre notato che gli Sciiti erano affetti da varici per il loro non tagliare sbadatamente il vaso; allargate le labbra della ferita con uncini,
continuo stare a cavallo, con le gambe penzoloni e i piedi imbrigliati dalle con uno specillo curvo si dividevano le membrane apparse alla vista, così da
staffe: si cominciavano a formare le prime osservazioni sulla stasi. evidenziare bene la vena e scollarla all’interno. Si poteva sciogliere quindi il
Nel trattato “de ulceribus”, Ippocrate oltre a dare indicazioni quanto mai attuali laccio alla coscia e, sollevata la vena con uncino, passarvi sotto un ago con dop-
sulle medicazioni (asciutte, non umide!) delle ulcere, sottolinea l’importanza pio filo e tagliare poi l’ansa onde avere due fili; aperta la vena con una lancetta

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ed evacuatala di molto sangue, si procedeva con fili ad una legatura a monte in guardi dell’era tecnologica, gli ultrasuoni, gli ha consentito di inaugurare l’era
un primo tempo, a valle in un secondo tempo; quando si fosse svuotato pure il della moderna Flebologia.
segmento distale con la compressione della gamba mediante le mani; il tutto era Certamente il superamento delle nuove frontiere sta proprio nel saper superare
completato con l’ablazione del tratto intermedio o col lasciarlo in sito a riassor- alcuni integralismi derivati da tali studi, anche se giustificati dall’entusiasmo
birsi…… il trattamento della ferita mediante batuffolo di cotone imbevuto di per le nuove strade aperte: sono questi i traguardi raggiunti, queste devono es-
vino e d’olio ( come già menzionato per l’ulcera), non si trascurava il bendag- sere le nuove frontiere da superare!
gio”. La descrizione appena esposta, risale al 600 d.C. e bisognerà attendere Vorrei concludere, così come nella Prefazione a questo volume, con le parole
altri 1300 anni per ritrovarla pedissequamente riproposta dal Trendelenburg del Pazzini, considerate alla luce di quanto esposto in questo capitolo: “ … ve-
nel ‘900; non è esagerato affermare che in chirurgia (e non solo flebologica) der l’oggi nell’ieri, il domani nell’oggi delle “ideuzze” del passato – con i nostri
per oltre un millennio non vi furono novità di rilievo: la religione, supportata MEZZI ATTUALI – per fonti di ispirazione e progresso. “
dall’inquadramento teologico delle teorie di Galeno, aveva obnubilato la “me-
dicina razionale” , arrestando così il progredire della scienza.
Dai primi graffiti preistorici che documentavano le flebolinfopatie, la lenta BIBLIOGRAFIA:
trasformazione delle conoscenze empiriche in elaborato razionale di medicina
scientifica ha visto un graduale evolversi del pensiero umano in un affinamento 1. LEONARDO DA VINCI “QUADERNI DI ANATOMIA” IV°:
FOLIO 8 RECTO. 1490
di terapie i cui semi avevano cominciato già a svilupparsi nel 2600 a.C. fino a
2. TESTUT-LATARJET “ANATOMIA UMANA.” Vol.II°, pp.992-998.Ed.UTET 1972
fiorire, nel 600 d.C., grazie alla scuola chirurgica bizantina.
3. GENOVESE G. “Superficial Epigastric Vein Sparing in Saphenous-Femoral
A prescindere dai vari tentativi di paludare le mummie con abiti novecentes- Crossectomy”. 26th World Congress of the International College of Surgeons,
chi, la nascita dell’era moderna della Flebologia penso vada collocata ai nostri Milan-Italy. 1988
primi anni ’80, grazie all’evolversi delle moderne tecnologie: lo studio con gli 4. FRANCESCHI C. “Théorie et pratique de la Cure Conservatrice et Hémodynamique
ultrasuoni del sistema vascolare, in generale, e di quello venoso in particolare, de l’insuffisance Veineuse en Ambulatorie”. Editions de l’Armançon. 1988
ha consentito quel grande salto di qualità che possiamo indubbiamente definire 5. DONADI GC, GENOVESE G. “FLEBOLOGIA”. Nuove Edizioni, Milano 1994
6. GENOVESE G. “CHIRURGIA delle VENE dei LINFATICI”, pp. 18-19,
un traguardo dell’era moderna.
Masson Editori. 2003
I traguardi, però, possono diventare una prigione delle idee, se non spostiamo 7. GEOVESE G. “News on Crossectomy of Sapheno-Femoral Junction”.
ancora quegli orizzonti ormai raggiunti, inseguendone sempre di nuovi. MAIN LECTURE 15th of the I.U.P. WORLD CONGRESS, Rio de Janeiro, Brasil 2005
Se Trendelenburg, riproponendo la “safenectomia corta” di Paolo di Eghina, 8. GENOVESE G. “Treatment of Varicose Veins News” MAIN LECTURE,
avesse potuto disporre di un Ecocolordoppler, avrebbe potuto interpretare meg- WORLD CONGRESS ASIAN CHAPTER of the I.U.P. Kyoto, Japan. 2007
lio quella distinzione topografica fra le varie regioni del corpo umano, propo- 9. GENOVESE G. “News on Crossectomy of Sapheno-Femoral Junction”
International Angiology, Vol. 26, n.2, pp.68. 2007
nendo una chirurgia meno radicale. Già nel 1490 il genio di Leonardo da Vinci
10. MARIANI F. “SELECTIVE CROSSECTOMY”, of the great saphenous vein:
applicato agli studi anatomici del corpo umano, aveva sottolineato l’importanza
result at five years, Acta Phlebologica, Vol. 9, n.1, pp. 6. 2008
del sistema venoso della regione addominale che drenava nella vena femorale, 11. GENOVESE G. “ROL DE LAS COLATERALE EN LA RECIDIVA DE LEV”.
incrociando quello dell’arto inferiore. MAIN LECTURE XIV CONGRESO INTERNACIONAL del Colegio
Non mi sembra quindi di esagerare nel definire geniali gli studi di Claude Fran- Argentinode Cirugia Venosa y Linfatica, Buenos Aires, Argentina. 2010
ceschi sull’emodinamica venosa dell’arto inferiore: l’utilizzo di uno dei tra-

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1.
Fisiopatologia
ed emodinamica
DEL SISTEMA VENOSO
1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 1.1 - Anatomia del sistema venoso degli arti inferiori

1.1 - Anatomia del sistema venoso condizioni normali, consentono il flusso del sangue dalla superficie alla pro-
fondità, grazie alla presenza di valvole unidirezionali, tranne che a livello del
degli arti inferiori.
piede, dove, per l’assenza di valvole, il flusso ematico dal sistema venoso pro-
Cardamone B., Sellitti A., Apperti M., Di Filippo A., Quarto G. fondo si dirige in quello superficiale.

Per evitare confusioni terminologiche, è bene ricordare che esistono vene:


ABSTRACT: 1. Perforanti: perforano la fascia muscolare, spesso accompagnate da un ra-
metto arterioso e talvolta anche da un ramo nervoso sensoriale;
The venous system of the lower limbs is composed by two main systems: deep 2. Comunicanti: connettono due differenti distretti di uno stesso sistema ve-
and superficial system, divided by aponeurotic fascia. Valves are presents in noso (v. anastomotica di Giacomini, v. circonflessa femorale mediale);
both systems, but the number decreases, going to the upper part of the limbs. 3. Collaterali: assieme ad altre simili convergono in vene collettrici dello stes-
There are also perforating veins which let communicate the two systems, but so distretto.
only in one direction (from superficial to deep system). Communicating veins
connect two different districts in the same system. Collateral veins converge Qualche Autore distingue le perforanti in:
into main veins of the same district. The deep venous system is made by veins 1. Dirette: connettono direttamente il principale collettore di un distretto su-
which are near the deep arteries of the limbs. The most important superficial perficiale con il circolo profondo;
veins are short saphenous and long saphenous vein. They converge respectively 2. Indirette: la connessione si verifica attraverso un ramo collaterale.
into popliteal vein and femoral vein. Many anatomic variants of these crosses
are possible, and that can be a reason for surgical failure.
SISTEMA VENOSO PROFONDO:
INTRODUZIONE:
Origina a livello della pianta del piede, dall’arco plantare profondo, e dal dorso,
Il sistema venoso dell’arto inferiore è formato da una rete che origina distal- con la confluenza nelle vene tibiali, anteriori e posteriori (vene propulsive, dot-
mente a livello del piede e confluisce nella v. femorale nella regione inguinale. ate di valvole) che si accompagnano alle arterie omonime e che, dopo la con-
Può essere distinto in: fluenza con le vene peroniere, passando al di sotto dell’arco tendineo del soleo,
1. Superficiale formano la v. poplitea. Durante il decorso ricevono numerose vene muscolari;
2. Profondo da segnalare una ricca rete venosa, quella del soleo, formata da spazi venosi di
I due sistemi sono separati dalla fascia aponeurotica, per cui si può anche par- ampio calibro, avalvolati, tortuosi, di tipo sinusoidale, interposti tra vene tibiali
lare rispettivamente di sistema sopra- e sotto-fasciale. Ambedue i sistemi sono posteriori e peroneali.
provvisti di valvole, il cui numero diminuisce progressivamente dal basso verso La vena poplitea passa quindi sulla faccia mediale della coscia, nel canale degli
l’alto, e sono raramente presenti o del tutto assenti nella v. cava inferiore. Le adduttori, diventando v. femorale superficiale; essa costeggia il margine me-
poche valvole della v. femorale e le prime due della g. safena sopportano quindi diale del m. sartorio e si dirige nel triangolo di Scarpa, ove riceve la v. femorale
tutto il peso della colonna di sangue. profonda formando così la v. femorale comune. Quest’ultima passa al di sotto
Tra i due sistemi esistono connessioni transfasciali: le vene perforanti, che, in del legamento inguinale e si continua come v. iliaca esterna.
12 13
1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 1.1 - Anatomia del sistema venoso degli arti inferiori

SISTEMA VENOSO SUPERFICIALE: Il numero, la disposizione, la confluenza delle collaterali è quanto mai varia-
bile: nel 25% dei casi possono raggiungere direttamente la v. femorale singo-
Origina a livello della pianta del piede, con l’arco venoso superficiale plantare, larmente o confluendo in un unico tronco. Inoltre si possono trovare variazioni
che dà vita alle due vene marginali del piede (mediale e laterale), e dal dorso, anatomiche congenite della crosse, quali:
con l’arco venoso superficiale dorsale, da cui partono le vene marginali mediale 1. Crosse a Y: confluenza di due vene safene nella fossa ovale;
e laterale, che rappresentano l’origine delle due vene safene. 2. Crosse doppia: doppia confluenza safeno-femorale da parte di due safene-
Dalla vena marginale laterale si sviluppa la vena piccola safena, che origina distinte;
dietro il malleolo laterale e risale lungo il margine laterale del tendine calcane- 3. crosse ad H: confluenza di due vene safene (di cui una accessoria) immedi-
are. A metà della gamba diventa sottofasciale, posizionandosi tra i due capi del atamente prima dello sbocco nella v. femorale;
m. gastrocnemio, e raggiunge il cavo popliteo ove confluisce nella v. poplitea
ad altezza variabile. Essa riceve numerose collaterali della faccia posteriore e
laterale della gamba e una comunicante piuttosto importante, la vena anasto- SAFENE ACCESSORIE:
motica di Giacomini, che, dal cavo popliteo, si dirige sulla faccia mediale di
coscia confluendo nella v. g. safena; talvolta può raggiungere la g. safena diret- Possono essere distinte dalle collaterali per la struttura della parete (tu-
tamente alla crosse safeno-femorale. nica media spessa) e per la topografia (le collaterali decorrono in prossi-
Dalla vena marginale mediale del piede, 1 cm al davanti del malleolo mediale, mità della safena principale). Possono confluire nella crosse della safena
origina la vena grande safena, che sale verticalmente sulla faccia mediale di principale, direttamente nella vena femorale, al di sopra o al di sotto
gamba, ricevendo collaterali attraverso le quali si connette a vene perforanti. della crosse, oppure in un collaterale della crosse.
A livello del ginocchio, circonda il condilo femorale mediale ed è in stretta
connessione con il nervo safeno. Alla coscia, segue il margine mediale del m.
PERFORANTI:
sartorio, da cui si separa nel triangolo di Scarpa: qui, con un decorso ad arco,
perfora la fascia cribriforme in corrispondenza della plica di Allan-Burns e con-
Sono numerose, particolarmente a livello della gamba. Tra le più impor-
fluisce nella v. femorale.
tanti funzionalmente è bene ricordare:
Essa è dotata di più di 10 valvole, di cui le più importanti funzionalmente sono
1. perforanti di Cockett: almeno 3, situate sulla faccia mediale di gam-
quella situata a livello della giunzione con la v. femorale (valvola ostiale) e ba, connettono il ramo collaterale postero-mediale della g. safena (v.
quella pre-ostiale, situata circa 3-4 cm al di sotto di essa. di Leonardo) con il sistema profondo;
Nel suo decorso riceve numerose collaterali, sia a livello della gamba (vene sot- 2. peforante di Boyd: situata al di sotto del condilo mediale tibiale, con-
tocutanee anteriori e mediali, tra cui la c.d. vena di Leonardo), che della coscia nette la g. safena alla rete del soleo;
(vena di Giacomini). 3. perforante di Dodd: nel canale di Hunter, connette la g. safena alla v.
Alla crosse, confluiscono nella g. safena: femorale superficiale.
1. Collaterali prossimali o superiori: vene pudende esterne (2), vena circon-
flessa iliaca superficiale, vena epigastrica inferiore superficiale;
2. Collaterali distali o inferiori: safena accessoria mediale e laterale

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1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 1.2 - La mappa emodinamica venosa ed il rispetto dei sistemi drenanti

BIBLIOGRAFIA: 1.2 - La mappa emodinamica venosa


1. Testut L, Jacob O. Trattato di Anatomia Topografica. Ed. UTET, Torino, 1974, pp. 552-
ed il rispetto dei sistemi drenanti.
795.
Passariello F.
2. Blanchemaison P, Greney P. Atlante anatomico delle vene superficiali degli arti inferiori.
Ed. Minerva Medica, Torino, 1997.
3. Genovese G. Anatomia venosa dell’arto inferiore. In: Chirurgia delle Vene e dei Linfatici,
ABSTRACT:
Masson Editore, Milano, 2003.

PHYSIO-PATHOLOGIC PREMISES: Tissue drainage (TD) is provided


by the input-output pathways (I/O Paths or PI/O), which transport blood from
micro-circulation to right atrium. A fundamental function for TD is given by
the Trans-Mural Pressure (TMP), a quantity derived from the intravascular (iP)
and the extra vascular pressure (eP). A TMP decrease is favourable to TD and
can be achieved through an iP decrease.

THE HEMODYNAMIC VENOUS MAP: The Hemodynamic Venous


Map (HVM) or Cartography is the morphological and functional instrument,
which is also the prerequisite of any possible therapeutic strategy based on the
hemodinamics of the venous system. The HVM allows the detection of the PI/O,
the Cycles (Sh) and the global response of the venous system to the functional
manoeuvres. In addition, it’s possible to analyse the network structure (HVM
Analysis) to retrieve several other information which could be useful to
research, clinical practice and to the choice of a surgical strategy.

STRATEGY: All PI/O are draining pathways and vice versa all draining
pathways are PI/O. As a consequence, respecting the draining systems is
equivalent to respecting the PI/O. The basic non elementary structure which is
useful to the comprehension of the network hemodynamics is then the P-Shunt
(PSh), composed by a Sh and a PI/O which goes through it. Considering all the
PI/O going through the same Sh, we get the P-Shunt Set (PSS). In a PSh the aim
of the hemodynamic therapy is the Sh disconnection, preserving the lone PI/O.
The cut is effected on a branch which belongs to Sh but not to PI/O. In a PSS
the aim of the hemodynamic therapy is the Sh disconnection, while the strategy
must choose the most conservative cut, respecting the max number of PI/O in

16 17
1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 1.2 - La mappa emodinamica venosa ed il rispetto dei sistemi drenanti

PSS which are useful to DT. These remarks make evident the complexity and numericamente identiche.
the richness of information deriving from the MEV. Una riduzione della TMP è favorevole al DT e può essere ottenuta mediante il
decremento di iP.
La riduzione del drenaggio venoso provoca invece incremento di iP e di TMP.
PREMESSE DI FISIOPATOLOGIA:

Il Ritorno Venoso (RV) è il flusso netto che giunge all’atrio destro attraverso
LA MAPPA EMODINAMICA VENOSA:
il sistema venoso, sistema capacitivo che varia volume e pressione in modo
locale e asincrono nei singoli distretti. La Mappa Emodinamica Venosa (MEV) o Cartografia è lo strumento
Man mano che ci si avvicina al cuore destro, sia in cava superiore sia in morfologico e funzionale prerequisito di ogni possibile strategia terapeutica
inferiore, il flusso venoso è sempre meno dipendente dalle funzioni locali. Il basata sull’emodinamica del sistema venoso. La MEV è il risultato di un
RV è il risultato della statistica del drenaggio venoso dei singoli distretti, così esame EcoDoppler molto più approfondito rispetto all’indagine standard
come in un fiume la portata è dipendente solo dalla statistica del flusso dei suoi comunemente eseguita2.
affluenti, mentre risente poco delle loro variazioni locali.
Molto sinteticamente, la MEV permette di riconoscere i PI/O, i Cicli (Sh)
Il drenaggio tissutale (DT) è la somma del drenaggio venoso e linfatico ed è e di rilevare la risposta globale delle rete venosa alle manovre funzionali. Il
approssimativamente pari al drenaggio venoso, in quanto il drenaggio linfatico valore della MEV tuttavia non si riduce solo a queste informazioni, in quanto
distrettuale è generalmente trascurabile e nei distretti caudali confluisce nel è possibile analizzare la struttura della rete (MEV Analysis3,4,5) per trarre
sistema venoso solo al livello del dotto toracico. numerose altre informazioni utili per la ricerca, per la pratica clinica e per la
scelta della strategia chirurgica.
Organi del sistema venoso che assicurano il DT sono:
1. i percorsi ingresso-uscita (I/O Paths o PI/O), che trasportano il Questi ulteriori approfondimenti richiedono l’elaborazione automatica al
sangue dal microcircolo all’atrio destro computer (MEV computerizzata o MEVc6,7,8).
2. le pompe: toraco-addominale, valvulo-muscolare e plantare1

Una funzione fondamentale per il DT è svolta dalla Pressione Trans-Murale STRATEGIA:


(TMP), grandezza derivata dalla pressione intra-vasale (iP) ed extra-vasale
(eP)1: Il drenaggio venoso avviene attraverso i PI/O. Tutti i PI/O sono drenanti e viceversa
I valori di eP sono variabili nel lungo periodo oppure per cause esterne, ad tutti i percorsi drenanti sono PI/O. Il rispetto dei sistemi drenanti equivale quindi
es. per variazione della pressione atmosferica o altitudine, per immersione in al rispetto dei PI/O.
acqua o per uso di un tutore elastico.
All’opposto, i valori di iP possono cambiare molto velocemente. L’organismo Particolare attenzione deve essere rivolta a strutture notevoli della MEV, che
può allora regolare iP per controllare TMP, in quanto, a parità di eP nel breve comportano la composizione di flussi di drenaggio (che riducono il volume dei
periodo, le variazioni di iP si riflettono su TMP, hanno la stessa direzione e sono distretti venosi) e reflussi (che invece li sovraccaricano in volume).

18 19
1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 1.2 - La mappa emodinamica venosa ed il rispetto dei sistemi drenanti

5. Passariello F. Extra-Saphenous Non Pelvic Refluxes. Presented to the “Second International


Sh è una struttura chiusa che riporta il flusso al punto di partenza. Perché sia Days of Phlebology”, Parma, May 30th - 31st 2008. Acta Phlebol, 2008; 9: 89-90.
6. Passariello F. VNET (Rete Venosa). Software di disegno assistito e valutazione diagnostica
attivo, Sh deve essere rifornito e svuotarsi, deve essere cioè attraversato da un
della mappa venosa ecografica degli arti inferiori. English Translation: VNET (Venous Net).
PI/O.
Min Angiol, 1991; 16: 373-4.
La struttura base non elementare utile per la comprensione dell’emodinamica 7. Passariello F. La Mappa Venosa Ecografica degli Arti Inferiori. Rilevazione, Teoria e
di una rete è allora il P-Shunt (PSh), composizione di Sh e di un PI/O che lo Realizzazione Informatica. Min Angiol, 1991; 16; Suppl. 1 al N. 2, 299.
attraversa. 8. Passariello F. The VNet Program. Unerstanding the venous circulation of lower limbs. 21st
Qualora si considerino tutti i PI/O che attraversano uno stesso Sh, si ottiene il World Congress of hte International Union of Angiology, Rome, May 22-26, 2004.
P-Shunt Set (PSS). 9. Passariello F. Nuove strategie per la chirurgia della safena esterna. In Passariello F. (editor):
“La Chirurgia della Vena Safena Esterna”, Newprint, Napoli, 1991.
10. Passariello F, Carbone R. Chirurgia dell’arco della Safena Esterna. Min Angiol, Ed. Min.
In un PSh lo scopo della terapia emodinamica è la deconnessione di Sh, Medica, Torino (Aprile-Giugno 1992); 17 (Suppl. 3 al n. 2): 149-56.
preservando l’unico PI/O. Il taglio si effettua in un ramo che appartiene solo allo 11. Passariello F. Intelligenza artificiale e Chirurgia Vascolare venosa. Elaborazione automatica
Sh. della strategia chirurgica. Atti XVI Congr. Naz. SIPV, 1994.
Il PSS è la struttura della MEV che costituisce la base del ragionamento 12. Passariello F. Il Modello VNet per la Simulazione Chirurgica Venosa. Min Cardioangiol,
emodinamico. 2006; 54 (Suppl. 1 al n. 6):132-3

Lo scopo della terapia emodinamica è la deconnessione di Sh, mentre la strategia


deve scegliere il taglio più conservativo, rispettando il massimo numero di PI/O
in PSS utili al DT9,10,11,12.

Le osservazioni fin qui presentate rendono conto della complessità e della


ricchezza delle informazioni desumibili dalla MEV e dalla MEVc.
L’approfondimento sui metodi di indagine e di calcolo esula comunque
dal contesto clinico e fisiopatologico trattato in questo articolo, con rigore
matematico anche eccessivo.

BIBLIOGRAFIA

1. Franceschi C, Zamboni P. Principles of venous hemodynamics. Nova Science Publishers,


New York, 2009.
2. Franceschi C. Theorie et pratique de la (C)ure (H)emodynamique de l’(I)nsuffisance (V)
eineuse en (A)mbulatoire. Éditions de l’Armancon, Precy-sous-Thyl, 1988.
3. Passariello F. Suppression of the sapheno-femoral reflux by pure non-saphenous phlebectomy
and anatomical structure of the reflux. Acta Phlebologica, 2008 December; 9(3): 105-7.
4. Passariello F. MEV analysis and reservoir effect. Acta Phlebologica, 2008 December;
9(3):109-13.

20 21
2.
Mappaggio
morfo-funzionale
e trattamento
delle varici
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.1 - L’E.S.E.C. nelle incontinenze dei grossi tronchi venosi

2.1 - L’E.S.E.C. nelle incontinenze dei grossi This data do not support the aggressive and widespread treatment of terminal
valve as first approach, but need to be supported by larger studies.
tronchi venosi
Bernardini E.
INTRODUZIONE:
ABSTRACT:
Fin dalla sua nascita la terapia sclerosante si è sempre prefissata di ottenere
OBJECTIVES: Hemodynamic principles suggest that primary venous l’obliterazione del vaso allo scopo di eliminare il reflusso venoso. La tendenza
insufficiency follows the hydrostatic column of venous pressure of the limbs, alla ricanalizzazione, nell’arco di pochi mesi, del vaso sclerosato ci fa essere
and therefore, venous reflux begins at the lower points and rises upwards. To pienamente d’accordo con coloro che asseriscono che la tecnica sclerosante
test the hypothesis of an ‘‘ascending development’’of reflux, we carried an degli assi safenici deve essere considerata solo una alternativa allo stripping non
observational study to analyze the natural evolution of lower limb venous avendone la stessa efficacia ablativa. Questo perché la ricanalizzazione della
insufficiency. vena è sempre stata considerata una evoluzione indesiderata, un insuccesso,
quindi, una recidiva. Illustri autori hanno pubblicato, a più riprese, numerosi
MATHERIALS AND METHODS: During a 9-year period patients with lavori sulla materia (Wallois, Ouvry, Schadeck), evidenziando però una totale
primary superficial venous disease, who refused treatment, were followed discordanza tra il risultato clinico, positivo fino al 95% circa dei casi, e quello
prospectively with 6-month scheduled clinical and duplex ultrasound strumentale, solitamente negativo per la evidenziazione ecografica della
examinations. Localization, stage, and evolution of the venous patterns were pervietà vasale con un flusso che non rientrava negli scopi della metodica. Ma
compared. se il paziente, che è il diretto interessato, dichiara un netto miglioramento, sia
funzionale che estetico, ciò significa che si sono verificate delle modificazioni
RESULTS: A total of 104 limbs in 99 patients were analyzed (12 males, emodinamiche che hanno influito positivamente dal punto di vista clinico
92 female; mean age 48.7 years). Prevalence of reflux was ( p < 0.001) more nonostante la ricanalizzazione e presumibilmente anche in merito ad essa.
frequent along great-saphenous and its tributaries (78/104, 75%) than non- La domanda, a questo punto, nasce spontanea: perché dobbiamo continuare
saphenous veins. The time of re-examination ranged from 1 to 13 years (mean a considerare la ricanalizzazione un insuccesso, quindi una recidiva, e non il
4 ± 3.1 years). With the exception of six remaining stable, all the veins showed contrario, includendola tra i principali fini della metodica?
a progression of insufficiency (94%); 47 involved deep circulation. In all the
worsened refluxes, an extension to reach one or more venous segments at an
upper level, uninvolved before, was found. There was no downward oriented FINALITÀ ED EVOLUZIONE DELLA SCLEROSI:
pattern of progression. There was no significant difference in age, gender, and
type of vein between the stable and progressive diseases. Se andiamo ad analizzare l’evoluzione della sclerosi con un’ottica diversa, non
ablativa, ma emodinamica e conservativa, possiamo riscontrare una serie di
CONCLUSIONS: Natural history of primary venous insufficiency is that of modificazioni od effetti evolutivi che giustificano una totale revisione della
a progressive disease, which begins at lower levels of the limbs and develops in metodica sclerosante.
an antegrade manner as venous stasis is higher where force of gravity is higher.
Evoluzione della sclerosi:
24 25
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.1 - L’E.S.E.C. nelle incontinenze dei grossi tronchi venosi

1. ricanalizzazione; che l’iniziale incompetenza della valvola ostiale, testata con manovra
2. fibrosi parietale; di compressione-rilasciamento e con la manovra di Valsalva, si è
3. riduzione di calibro; negativizzata dopo il trattamento in gran parte dei casi. Ciò dimostra
Di rilevante importanza, dal punto di vista emodinamico, la constatazione, che l’incontinenza ostiale è regredibile, quindi curabile. La crosse
pressoché costante, di una riduzione di calibro, rispetto a quello iniziale, del viene trattata, successivamente, chirurgicamente o con ecosclerosi,
30-80%, variabile da caso a caso. Questo, di per sé, determina una riduzione solo quando il frazionamento della colonna idrostatica non sortisce
della portata del reflusso con conseguente diminuzione del diametro delle un sufficiente effetto riduttivo del suo diametro e quindi la patologia
varici e riduzione della stasi venosa, rilevabili all’esame clinico, e con un netto non regredisce. Ciò avviene solitamente nei casi con incontinenza
miglioramento funzionale, dichiarato dal paziente. dell’intero asse safenico (circa il 3% delle incontinenze safeniche) o
Ma altrettanto importanti sono gli effetti evolutivi della sclerosi, analizzabili con reflusso R1-R2-R3 per lo più a diametro elevato (oltre i 10 mm).
con un accurato studio emodinamico, seriato, dal momento della formazione Complessivamente non sono molti.
dello sclero fino ad alcuni mesi dopo la ricanalizzazione ed oltre, associati ad
alcuni principi emodinamici.
Effetti evolutivi della sclerosi: CONSEGUENZE EMODINAMICHE E CLINICHE POST-
1. la sclerosi, effettuata a qualsiasi livello, o direttamente sull’asse SCLEROTERAPIA:
safenico (R2) o sul suo ramo collaterale (R3), sede del reflusso (R2-R3),
Conseguenze emodinamiche post-ricanalizzazione:
determina un frazionamento della colonna idrostatica con conseguente
1. conservazione del drenaggio safenico;
riduzione della pressione venosa e della portata del reflusso e con
2. mantenimento di un flusso:
una netta riduzione del sovraccarico a livello delle vene perforanti di
I. anterogrado attraverso l’ostio safeno-femorale o safeno-
rientro;
popliteo;
2. la sclerosi, effettuata sul ramo collaterale safenico, sede del reflusso,
II. retrogrado attraverso una o più vene perforanti di rientro
determina una riduzione di diametro sull’asse safenico refluente
centrate sull’asse safenico e/o lungo il decorso del ramo
soprastante lo sclero, senza che tale segmento safenico sia stato
collaterale refluente, con costante riduzione del diametro,
interessato dalla sclerosi;
che determina:
3. la ricanalizzazione si è evidenziata, nella totalità dei casi, nell’arco di
a) la riduzione della portata ematica nel tronco
1-3 mesi, ma costantemente con una riduzione di diametro del 30-80%,
safenico refluente pre-trattamento;
con un flusso anterogrado nel 54% dei casi, retrogrado nel restante 46%.
b) la diminuzione o soppressione dell’ipertensione
Ciò significa che in circa metà dei casi si è verificato, per la riduzione
venosa per la frammentazione della colonna
del diametro, un riallineamento valvolare;
di pressione idrostatica determinata, in una
4. nei casi ricanalizzati con flusso anterogrado, in quelli con valvola
buona parte dei casi, dal riallineamento
terminale inizialmente incontinente, si è verificata in molti casi una
valvolare in segmenti non interessati dallo
negativizzazione della manovra compressione-rilasciamento e in alcuni
sclero.
anche la negativizzazione della manovra di Valsalva. Ciò significa

26 27
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.1 - L’E.S.E.C. nelle incontinenze dei grossi tronchi venosi

Conseguenze cliniche: CONCLUSIONI:


1. netto miglioramento funzionale per la soppressione della stasi;
2. scomparsa o drastica diminuzione del volume delle varici. L’evolutività e la cronicità della malattia varicosa rende impossibile la
guarigione, con qualunque metodica si intervenga, ma con l’E.S.E.C. siamo
in grado di tenerla sotto controllo quasi incruentamente, soddisfacendo le
PROTOCOLLO ESEC (Eco-Sclerosi Emodinamica Conservativa): attese dei pazienti trattati, che ricordiamo essere soprattutto la scomparsa della
Per ottenere con la ricanalizzazione tutti gli effetti evolutivi favorevoli occorre sintomatologia e delle varici compatibilmente al mantenimento, pressoché
che la terapia sclerosante sia finalizzata alla conservazione dei vasi e non totale, del loro sistema venoso primitivo.
all’obliterazione. Quindi gli agenti sclerosanti devono avere un dosaggio
inizialmente molto basso, sia in concentrazione che in quantità, possono, ma non
devono obbligatoriamente, essere schiumosi (mousse) e devono essere iniettati BIBLIOGRAFIA:
in punti precisi, seguendo una strategia terapeutica stabilita dopo un accurato
1. Bernardini E,  Piccioli R,  De Rango P,  Bisacci C,  Pagliuca V,  Bisacci R. Echo-Sclerosis
studio emodinamico effettuato con eco-color-doppler. Dosaggi iniziali: 0,3- Hemodynamic Conservative: A New Technique for Varicose Vein Treatment. Ann Vasc
0,5% per l’agente sclerosante liquido, 0,1-0,3% per la scleromousse. Surg, 2007 Jul; 21(4): 535-43. Epub 2007 May 18.
L’ESEC, nata 17 anni fa e perfezionata nel tempo, oltre a sfruttare gli effetti 2. Bernardini E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V, Bisacci R. Ambulatory and
evolutivi della sclerosi, ha come cardini due evidenze emodinamiche: Haemodynamic treatment of venous insufficiency by ultrasound-guided sclerotherapy
1. l’evoluzione per lo più ascendente della malattia varicosa (ESEC cure). Ann Vasc Surg, Volume 24, Issue 6, August 2010, Pages 709-720.
3. Bernardini E,  De Rango P,  Piccioli R,  Bisacci C,  Pagliuca V,  Genovese G,  Bisacci
2. il “lavaggio” dei vasi alle confluenze con altri rami profondi, safenici,
R. Development of primary superficial  venous insufficiency: the ascending theory.
collaterali o perforanti che, di fatto, impedisce la progressione Observational and hemodynamic data from a 9-year experience. Ann Vasc Surg, 2010 Aug;
ascendente dello sclero o del trombo (nel caso di trombosi venosa 24(6): 709-20.
spontanea, non provocata dalla sclerosi)
Il protocollo della E.S.E.C. è fondamentalmente diverso da quello della
scleroterapia tradizionale che considera la ricanalizzazione un insuccesso.
A ricanalizzazione avvenuta occorre di nuovo effettuare sempre uno studio
emodinamico per verificare se persiste un reflusso, da non confondere col
deflusso, anterogrado o retrogrado nelle perforanti di rientro senza salto di
compartimento, perché in quest’ultimo caso abbiamo ottenuto comunque un
sistema drenante. In caso di reflusso possiamo iniettare nuovamente il liquido
o mousse sclerosante, ma a dosaggio spesso più basso di quello utilizzato
l’ultima volta perché il diametro del vaso è comunque diminuito. E questo verrà
ripetuto, se necessario, più volte fino a che non abbiamo ottenuto un deflusso
post-ricanalizzazione.

28 29
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.2 - La cura CHIVA: Riflessioni sui criteri di scelta terapeutica, conservativi o demolitivi, nel trattamento delle varici degli arti inferiori

2.2 - La cura CHIVA: LA METODICA CHIVA:


Riflessioni sui criteri di scelta
La cura CHIVA si basa su una rigorosa analisi cartografica delle varici eseguita
terapeutica, conservativi o demolitivi, in orto-dinamismo, è estremamente flessibile ed attuabile in tutti i casi di IVS
nel trattamento delle varici degli arti inferiori. (insufficienza venosa superficiale), indipendentemente dal calibro degli assi
safenici e dalla taglia delle varici che non condizionano i risultati della metodica.
Ermini S.
In considerazione di ciò e dei citati RCT, la cura CHIVA è per l’IVS il tratta-
ABSTRACT: mento di prima scelta.

Tuttavia esistono oggi numerose metodiche per trattare le varici ed è luogo


CHIVA method is performed in Italy in a proportion of patients treated for
comune affermare che il flebologo moderno deve selezionare i pazienti sceg-
varicose veins between the 1% and 2%. However the results of treatment
liendo quella più appropriata.
with CHIVA method are better than any other method, as shown by 4 RCTs
and by a Review of the Cochrane Library being printed. Also the use of the In relazione a questa realtà ci sono varie considerazioni che non possono essere
saphenous vein in coronary artery bypass graft and popliteal bypass is validated trascurate:
by a Review of Cochrane Library. If vascular surgeon decides to implement
procedures other than the CHIVA, he should inform patients about the actual 1. le varici sono state suddivise da C. Franceschi nel 1988 in vari tipi di
results to 10 years and the loss of possibility to use the saphenous vein for a circolazioni private (shunts) che tengono conto della presenza o meno
life-saving intervention. di un punto di fuga e della sede del rientro del flusso retrogrado safeni-
co. Le modalità del rientro non influiscono sulle scelte demolitive; al
contrario, la tipologia del punto di fuga dovrebbe essere sempre valu-
INTRODUZIONE: tata in una prospettiva terapeutica sia demolitiva che conservativa;

La cura CHIVA è il trattamento conservativo emodinamico delle varici. 2. le metodiche per trattare le varici si possono raggruppare in demolitive
L’emodinamicità vàdi pari passo con la conservazione del drenaggio venoso e conservative emodinamiche (CHIVA). Le cure demolitive compren-
negli assi safenici ed in gran parte delle collaterali; è la caratteristica essenziale dono i vari tipi di stripping e le tecniche di occlusione vasale quali il
che contraddistingue questa metodica. laser endovenoso, la radiofrequenza, la scleromousse. La finalità è co-
La superiorità a 5 e 10 anni dei risultati della cura CHIVA nei confronti dello munque sempre quella di sopprimere il tronco safenico e le collaterali;
stripping è validata da 4 trials prospettici randomizzati (RCT). Poiché lo
i criteri di scelta dovrebbero rispondere oggi alla Evidence Based Medicine.
stripping è considerato il “Gold Standard” delle terapie demolitive, tutto quanto
La EBM tiene conto dei risultati clinici, e cioè di quanto validato dai RCTs.
vale per le altre metodiche demolitive verso lo stripping, vale, di riflesso, verso
Le decisioni cliniche secondo EBM dipenderanno quindi dall’interazione fra
la CHIVA.
l’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche disponibili (RCTs) e l’esperienza
del medico, che però non è esonerato da un aggiornamento professionale con-
tinuo.

30 31
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.2 - La cura CHIVA: Riflessioni sui criteri di scelta terapeutica, conservativi o demolitivi, nel trattamento delle varici degli arti inferiori

STRATEGIE TERAPEUTICHE: I. è etico intervenire sulla cross safeno-femorale anche se conti-


nente?
Per quanto detto, l’etica professionale nel trattamento delle varici si dovrebbe II. è etico demolire safene così piccole?
estrinsecare in:
1. conservare ciò che è sano e cercare di recuperare ciò che può essere 3. Punti di fuga di origine pelvica: rappresentano punti di fuga che pos-
compromesso solo in modo reversibile; sono con facilità recidivare dopo il trattamento. La recidiva di un punto
2. informare il paziente sulla possibilità di usare la safena per un eventuale di fuga post-stripping può dar luogo a recidiva di varici anche in dis-
by pass; tretti dove prima del trattamento non erano presenti vasi dilatati. In
3. informare il paziente sui risultati a distanza delle varie metodiche presenza della safena la recidiva varicosa da un punto di fuga è legata
(RCTs). alla capacità aspirativa del punto di rientro e fintanto che permane un
La tipologia del punto di fuga è l’elemento a comune dei vari trattamenti, demo- equilibrio emodinamico non si hanno nuove varici. Quali sono quindi
litivi e conservativi. Analizzeremo con vari esempi come la chirurgia demoli- le tecniche demolitive che trovano una indicazione logica nel tratta-
tiva non si rapporta con i patterns emodinamici dei punti di fuga, ma bensì quasi mento di questo tipo di varici?
tutti li trascura. 4. Shunts (circolazioni private) sistolici (che compaiono durante la fase
Vediamo alcuni esempi e riflettiamo sulla scelta terapeutica: di contrazione muscolare): si ritrovano spesso sulla cross safeno - pop-
litea. Sono caratterizzati dalla presenza di un reflusso non solo dia-
1. Varici safeniche ad origine ostiale con valvola terminale incontinente. I stolico (che compare durante la fase di rilasciamento muscolare), ma
fattori da prendere in esame per la scelta terapeutica scaturiscono dalle anche sistolico-diastolico. Talvolta danno luogo ad un reflusso sistolico
seguenti considerazioni: anterogrado (diretto verso l’alto) sulla vena di Giacomini. Il reflusso
I. è etico demolire una safena solo perché la cross è refluente, sistolico è dovuto ad un ostacolo al flusso nella rete profonda che de-
associandosi o meno all’incontinenza di altri tratti? La mag- termina un aumento della pressione laterale a livello popliteo. Non es-
gior parte delle safene che oggi operiamo hanno un calibro in- istono, a mio parere, possibilità di trattamento per questa tipologia di
feriore ai 7 mm., non hanno gozzi, sono incontinenti in media varici nell’ambito della chirurgia demolitiva, in quanto uno shunt sis-
per 3-4/6 della loro lunghezza, il loro calibro si riduce del 30- tolico è equiparabile ad uno shunt vicariante e dunque non può essere
40 % dopo correzione emodinamica. Le safene tortuose sono soppresso.
< 1‰;
II. la prospettiva dei risultati a distanza (RCTs). CONCLUSIONI:

2. Varici safeniche con incontinenza dell’arco safenico e continenza della In conclusione il flebologo moderno dovrebbe adattare la sua scelta terapeutica
valvola terminale. Riguardano il 45% delle incontinenze safeniche. Si ai pattern emodinamici sopra enunciati ed agli RCTs, rispondendo così ai criteri
associano nell’80% a safene che hanno un diametro < 5 mm. I fattori da che caratterizzano la EBM.
prendere in esame per la scelta terapeutica scaturiscono dalle seguenti Nell’esperienza di chi scrive, in questa logica non trova spazio l’indicazione
considerazioni: alle scelte demolitive.
32 33
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.3 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici: la chirurgia ablativa

BIBLIOGRAFIA: 2.3 - Mappaggio morfo-funzionale


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Ablative surgery is considered the gold standard for the treatment of varicose veins. It
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Cochrane Collaboration.
La chirurgia ablativa, alla luce delle consolidate acquisizioni di emodinamica ed
8. Franceschi C. La Cure CHIVA - Editions de L’Armançon, 1988. effettuata con accuratezza e precisione, resta, a nostro avviso, il pilastro della chirurgia
delle varici. L’obiettivo è quello di ottenere un risultato funzionale ed estetico
soddisfacente e duraturo nel tempo.
Prevede:
1. Tempo di crosse;
2. Stripping lungo della safena interna, dalla giunzione safeno-femorale al
malleolo mediale (nel 10% circa dei casi);
3. Stripping corto della safena interna, dalla giunzione safeno-femorale fino al
terzo superiore di gamba;
4. Stripping ultra-corto della safena interna, dalla giunzione safeno-femorale
fino al terzo medio-inferiore di coscia;
5. Stripping della safena esterna, dalla giunzione safeno-poplitea al malleolo
laterale (meno dell’1%) o, più frequentemente, a metà polpaccio (stripping
corto);
6. Stripping dei sistemi safenici accessori;
7. Varicectomia.
L’ablazione dei tronchi safenici viene completata, in genere, dalla legatura-interruzione­
delle perforanti incontinenti e dalla varicectomia, raggiungendo così anche una finalità
emodinamica attraverso l’exeresi delle vie di reflusso.

34 35
2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici 2.3 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici: la chirurgia ablativa

MATERIALI E METODI: post-operatorie hanno sempre trovato giovamento con il trattamento scleroterapico.

È importante fare precedere gli interventi ablativi da un accurato studio Eco-


ColorDoppler per evitare o ridurre gli errori tecnici. Il mappaggio morfo-funzionale CONCLUSIONI:
pre-operatorio ha notevolmente ridimensionato il classico intervento di stripping.
Infatti con l’Eco-Color-Doppler si valuta: 1. La varicectomia può essere ritenuta intervento di scelta e non “palliativo” in
1. Variabilitàanatomica del sistema; circa il 60% dei pazienti varicosi; l’’atto operatorio (varicectomia isolata e/o a
2. Valutazione degli apparati valvolari; completamento di interventi sul sistema delle safene interne o esterne) viene
3. Accurato studio dei punti di fuga e di rientro; eseguito in regime di Day-Surgery, generalmente in anestesia locale o spinale,
4. Interpretazione della direzione dei flussi; effettuando mini incisioni cutanee che praticamente non alterano il profilo
5. Giusta esecuzione ed interpretazione delle manovre statiche e dinamiche. estetico;
Le moderne acquisizioni di emodinamica hanno rivalutato la varicectomia considerata 2. Le collaterali varicose, quando non sono molto tortuose, anziché “mullerizzate”
in passato un trattamento estetico (“eliminazione del visibile”). Essa è indicata: possono essere incannulate ed eliminate con ministripping;
1. A completamento di stripping ultra-corto, corto o lungo e nella recidiva; 3. In caso di stripping corto o ultra-corto safenico, previo un corretto marcaggio
2. Asse safenico non dilatato, con valvola preterminale incontinente e valvola preoperatorio, si può orientare la sonda per un “incannulamento in blocco”
terminale continente; safenico + collaterale (N2+N3);
3. Reflusso N2 > N3 alto (con incontinenza breve safeno-femorale) e con safena 4. Dopo l’intervento viene effettuato un bendaggio elastocompressivo, sostituito
sottostante continente; il giorno successivo da una calza elastica post-operatoria;
4. Reflusso N1 > N3; 5. I pazienti possono essere dimessi dopo poche ore dall’intervento o al massimo
5. Reflusso di N3 a partenza dal golfo safenico con tronco safenico continente; il giorno dopo perfettamente deambulanti, riprendendo, in casi di necessità,
6. Presenza di perforanti di rientro sulla safena (in genere sotto il ginocchio), anche l’attività lavorativa.
capaci di svuotare la quota refluente una volta eliminate le varici di N3; In conclusione, nella chirurgia delle varici il trattamento ablativo rappresenta il gold
7. Pazienti molto giovani o anziani, dove una chirurgia di minima puòessere standard. Esso deve essere necessariamente preceduto da un accurato studio Eco-Color-
giustificata (difficile stabilire l’evoluzione nel primo caso, risultati Doppler per evitare e/o ridurre gli errori tecnici, al fine di ottenere un soddisfacente
funzionalmente adeguati nel secondo caso); risultato estetico e funzionale, duraturo nel tempo.
8. Varici di piccolo calibro in pazienti che rifiutano la scleroterapia;
9. Altre situazioni: malattia ischemica cardiaca o periferica, artropatia, epatopatia,
cause psicologiche, ecc. BIBLIOGRAFIA:
Nel periodo dicembre 1997 - aprile 2011 abbiamo trattato 1528 arti inferiori, in 913
casi (59,7%) abbiamo effettuato varicectomie senza interventi sul sistema safenico 1. Andreozzi GM. Flebologia per il medico pratico. Ed. Minerva Medica, 1994
interno o esterno, in 615 casi (49,3%) siamo intervenuti sul sistema safenico interno o 2. Antignani PL. Diagnostica vascolare ultrasonografica. Ed. S.E.U., 2007
esterno con varicectomie associate. Tali interventi sono stati eseguiti in regime di Day- 3. C.I.F Linee Guida diagnostiche-terapeutiche delle malattie delle vene e dei linfatici,
Hospital, in anestesia locale o spinale. Acta Phleb. - Rev. 2003- Vol.4, n° 1-2 - Aug. 2003 - Minerva Medica; 3-5: 79-80
4. Delfrate R. Manuale di emodinamica venosa degli arti inferiori. Ed. Ass.
Umanizzazione della Chirurgia, Parma, 2011.
RISULTATI: 5. Franceschi C.Théorie et pratique de la cure CHIVA. Ed. de l’Armanoçon, Prècy-
sous-Thil, 1988
Il 100% dei pazienti trattati chirurgicamente secondo tali protocolli hanno riferito nel 6. Genovese G. Chirurgia delle vene e dei linfatici. Ed. Masson, Milano, 2003.
tempo un miglioramento estetico e clinico più che soddisfacente; non abbiamo mai 7. Mancini S. Trattato di Flebologia e Linfologia. Ed. U.T.E.T., Torino, 2001.
rilevato, nei controlli Eco-Color-Doppler che sistematicamente effettuiamo ad un mese, 8. Mancini S. Manuale di Flebologia. Laris editrice, Colle Val D’Elsa (Si), 2009.
tre mesi, sei mesi ed un anno dall’atto operatorio, recidive di crosse, laddove è stato 9. Ricci S, Georgiev M. Flebectomia ambulatoriale. Ed. P.R., Bologna, 1999.
necessario intervenire anche sul sistema delle safene; le varici residue ed evolutive

36 37
3.
I trattamenti
endovascolari
3 - I trattamenti endovascolari 3.1 - I trattamenti endovascolari: trattamento con Laser e Visioven

3.1 - I trattamenti endovascolari: application. This treatment has proved very effective also under aesthetic
profile, allowing us to avoid numerous skin incisions, the risk of thermal injury
trattamento con Laser e Visioven
due to incongruous exposure to laser light outside of the venous lumen.
Goffredi L, Atelli P.F, Solimeno G., Quarto G., Apperti M.

CONCLUSIONS: After subsequent checks, no patient showed signs of


recanalization of the treated vessels, although, of course, the follow-up is too
ABSTRACT:
short to enable a final decision, while the aesthetic results are fully evaluated
and were shown to have a great appreciation especially in patients of female
OBJECTIVES: The method of treatment of varicose veins with endovascular sex. The transillumination laser with Visioven® (TILV) represents a non-
technique (EVLT) today is extremely successful. In fact, this method is invasive diagnostic method that, we believe, is essential in the endovascular
particularly appreciated by patients thanks to its technical characteristics and, laser treatment of saphenous and extrasaphenous sides. In fact, the use of
especially for functional and aesthetic results. endovascular laser without the possibility to pinpoint the location of the blood
vessel would be impossible. Our method is easy to learn and to apply, and once
METHODS: From November 2006 to date, we enrolled approximately 150 acquired, it will become an indispensable tool in the hands of whom is using it.
patients with varicose dilation of saphenous and extrasaphenous sides in which,
instead of practicing numerous phlebectomy, we considered most suitable laser
treatment with direct cannulation of the vein with a needle of 16G or of 18G and OBIETTIVI:
subsequent introduction of the probe, typically, of 600 microns. To ensure that
the maneuver was not “blind”, but could be targeted, we have used, initially,
Il trattamento delle varici degli arti inferiori con tecnica endovascolare (EVLT)
a cold light source that we have already experienced (Epiven). For about two
è una metodica che, oggigiorno, riscuote molto successo.
years we introduced a new system “Visioven®” patented by us, consisting of
Infatti, per le sue caratteristiche tecniche e, soprattutto per i risultati funzionali
a defocused laser light source which, in contact with the skin surface, allows
ed estetici che riesce ad ottenere, è particolarmente apprezzata dai pazienti.
detection of saphenous and extrasafenous sides, difficult to detect accurately
Da circa sei anni anche noi ci siamo “convertiti” a questa metodica, anche
with the naked eye, especially during surgery with the patient supine and the
se siamo convinti che le indicazioni e le modalità tecniche vadano ancora
circle emptied.
perfezionate e condivise dopo un uso cauto e ragionato.
Proprio nell’ottica di ricercare nuove soluzioni ed aggiornamenti di tecnica,
RESULTS: In this way we were able to highlight the vein to be treated and che rendessero la metodica più flessibile ed adeguata all’obbiettivo di ottenere
then cannulated with a needle first and then with the laser probe in a precise un buon risultato terapeutico con il minimo di invasività, abbiamo messo a
and simple way. We obtained in this way, satisfactory results in terms of the punto una tecnica originale per il trattamento laser delle collaterali safeniche ed
effectiveness of therapy, because the safety of the correct position of the probe extrasafeniche utilizzando uno strumento da noi ideato e brevettato che ci ha
has given us the opportunity to apply the most appropriate laser energy without permesso di ottenere ottimi risultati funzionali ed estetici.
fear of failure to close the vein because of the incongruous extravascular

40 41
3 - I trattamenti endovascolari 3.1 - I trattamenti endovascolari: trattamento con Laser e Visioven

METODI:

Abbiamo arruolato, da Novembre 2006 ad oggi, circa 150 pazienti affetti da


dilatazione varicosa di collaterali safeniche ed extrasafeniche nei quali, invece
di praticare numerose flebectomie, abbiamo ritenuto più indicato il trattamento
laser con incannulamento diretto della vena con ago 16G, o 18G e successiva
introduzione della sonda, in genere, da 600 µm.
Per far sì che la manovra non fosse “cieca” ma potesse avvenire in maniera
mirata, ci siamo avvalsi, inizialmente, di una sorgente di luce fredda da noi
già sperimentata (Epiven) e, da circa due anni, di un nuovo sistema da noi
brevettato, “Visioven®” (Fig. 1), costituito da una sorgente di luce laser
defocalizzata che, a contatto con la superficie cutanea, permette di individuare
collaterali safeniche ed extrasafeniche difficilmente individuabili con
precisione ad occhio nudo, soprattutto durante l’atto chirurgico, a paziente in
posizione supina e a circolo svuotato (Fig. 2).
Fig. 2 - Collaterali extrasafeniche visualizzate con Visioven®

RISULTATI:

In tal modo siamo riusciti ad evidenziare la vena da trattare e quindi ad


incannularla prima con l’ago e poi con la sonda laser in maniera precisa e
semplice (Fig. 3). Abbiamo ottenuto, in tal modo, risultati soddisfacenti sotto
il profilo dell’efficacia terapeutica, poiché la sicurezza della posizione corretta
della sonda ci ha dato la possibilità di applicare l’energia laser più idonea senza
temere la mancata chiusura della vena per l’incongrua applicazione extravasale.
Ma anche sotto il profilo estetico il trattamento si è dimostrato di notevole
efficacia, poiché, se da un lato abbiamo evitato di dover praticare numerose
incisioni cutanee, dall’altro abbiamo evitato il rischio di lesioni termiche dovute
ad incongrua esposizione alla luce laser al di fuori del lume venoso.

Fig. 1 - L’apparecchiatura Visioven®

42 43
3 - I trattamenti endovascolari 3.1 - I trattamenti endovascolari: trattamento con Laser e Visioven

BIBLIOGRAFIA:

1. Apperti M. Insufficienza venosa cronica ed ulcere flebostatiche: criteri di scelta della


terapia chirurgica. ActaVulnologica, 2006; Vol 4, 1 n.3.
2. Apperti M. La epiillumnazione nel mappaggio e nel trattamento delle varici. Relazione al
Simposio: Ricerche e novità in flebologia. Congr. Naz. C.I.F. – 2004.
3. Canonico S, Campitiello F, Santoriello A, Apperti M, De Bellis W, Califano U. Il
trattamento della malattia varicosa del paziente anziano in regime di Day Surgery. Dieci
anni di esperienza. Chir Ital, Jul-Aug 2003; 55(4): 555-60. PMID: 12938602.

Fig. 3 – Transilluminazione Laser con Visioven® (T.I.L.V.)

CONCLUSIONI:

Ai controlli successivi nessun paziente ha mostrato segni di ricanalizzazione
dei vasi trattati, anche se, ovviamente, il follow-up è stato troppo breve per
poter esprimere un giudizio definitivo, mentre i risultati estetici sono valutabili
appieno ed hanno mostrato di avere un notevole apprezzamento, soprattutto
nei pazienti di sesso femminile. La transilluminazione laser con il Visioven
(T.I.L.V.) rappresenta, quindi, una metodica diagnostica non invasiva che
riteniamo indispensabile nel trattamento endovascolare laser delle collaterali
safeniche ed extrasafeniche.
Sarebbe, infatti, improponibile l’uso del laser endovascolare senza la possibilità
di poter individuare con precisione il percorso del vaso venoso; solo in tal
modo, infatti, possiamo adoperare il laser senza incorrere nel rischio di ottenere
più danni che benefici. La metodica è di facile applicazione, consente un rapido
apprendimento, per cui possiamo ritenere che, una volta acquisita, divenga uno
strumento indispensabile nelle mani di che lo adopera.

44 45
3 - I trattamenti endovascolari 3.2 - Trattamento endovascolare delle varici con radiofrequenza

3.2 - Trattamento endovascolare ad eseguire trattamenti sempre meno invasivi e destruenti, abbiamo centrato
la nostra attenzione su una tecnica di recente introduzione in Italia (ma molto
delle varici con radiofrequenza
praticata in Francia): la termo-occlusione della vena safena interna con sistema
Bernardo B., Mastrangelo D., Bruno A., Civitillo F. a radiofrequenza.

ABSTRACT:
METODI:
Endovascular thermal occlusion of internal saphenous vein by radiofrequency
is a new procedure for treatment of varicous veins of lower limbs. Dal novembre 2010 al novembre 2011 presso l’Unità Dipartimentale di
We report our preliminary experience on 40 patients treated by Closure Fast Chirurgia Vascolare ed Endovascolare della Casa di Cura “GEPOS” di Telese
technique. Closure Fast causes the endovenous coagulation of the vein by Terme (BN), sono stati eseguiti per patologia varicosa degli arti inferiori 220
conductive warming induced by the direct contact of a catheher percutaneously interventi su 195 pazienti. Le tecniche eseguite sono state:
inserted activated by a generator. The final effect is the fibrotic occlusion of the • chirurgia ablativa (stripping, flebectomie, crossectomia): 160
vein. • termoocclusione con radiofrequenza: 40
The advantages of this technique are: • ecosclerosi con mousse: 15
• Ambulatory surgery. • correzione emodinamica sec. Chiva: 5
• Local anesthesia. La scelta del tipo di trattamento più idoneo è stata selezionata caso per caso
• Less invasivity. in base alle caratteristiche anatomiche e cliniche del paziente e alle preferenze
• Low incidence of emathomas. individuali sia del chirurgo operatore che del paziente.
• Nerve and lymphatic fibers sparing. In questa sede vogliamo riportare la nostra esperienza preliminare su 40 pazienti
No major complications have been observed in our clinical series. Full good trattati con la tecnica di occlusione termica con catetere a radiofrequenza.
results were achieved in 70%; partial occlusion in 30%, but not requiring redo Abbiamo impiegato in tutti i casi il sistema Closure Fast (Covidien ™).
-surgery. Il sistema Closure Fast è concepito per la coagulazione endovenosa di vasi
sanguigni in paziente con reflusso venoso superficiale: esso utilizza il principio
fisico del riscaldamento conduttivo, ovvero del calore trasmesso attraverso il
OBIETTIVI: contatto diretto di un catetere introdotto per via percutanea nella vena safena
interna opportunamente attivato attraverso l’energia di radiofrequenza fornita
Il trattamento attuale delle varici degli arti inferiori si avvale di una serie di da un generatore per indurre la contrazione del collagene e infine l’occlusione
metodiche eterogenee che vanno da quelle conservative (sclerosi classica, fibrotica della vena.
ecosclerosi, sclerosi con mousse), a quelle chirurgiche non ablative (correzione Il sistema si compone del catetere (4 Fr, lunghezza da 60 o 100 cm., monouso,
emodinamica secondo tecnica Chiva), chirurgiche ablative (stripping, compatibile con guida.0025) e di un generatore di radiofrequenza. Il catetere è
flebectomie con tecnica di Muller) o, infine, endovascolari (termoablazione con provvisto alla sua estremità di una termocoppia lunga 7 cm. ed è contrassegnata
sistema laser o con sistema a radiofrequenza). Sottolineando che nessuna delle sullo stelo da markers di 6,5 cm. in modo da consentire durante la fase di
suddette procedure è stata standardizzata e validata, in aderenza alla tendenza retrazione un opportuno “overlapping” delle zone trattate.

46 47
3 - I trattamenti endovascolari 3.2 - Trattamento endovascolare delle varici con radiofrequenza

Durante il riposizionamento (ovvero durante la fase di retrazione) non avviene La perfetta conoscenza dell’anatomia e dell’emodinamica venosa mediante
nessuna erogazione di energia da parte dell’apparato e, soprattutto, l’erogazione ecocolorDoppler è presupposto indispensabile e fondamentale per la buona
di energia non varia in base alla velocità di retrazione in quanto ogni segmento riuscita della tecnica.
di 6,5 cm. viene trattato con un singolo ciclo on-off. Ogni ciclo è completamente
e automaticamente standardizzato e gestito dal generatore che imposta durata,
DESCRIZIONE DELLA METODICA:
temperatura (120°) e potenza massima senza possibilità di “contaminazioni”
individuali e senza necessità di impostare alcun parametro fisico (come accade
La tecnica Closure Fast prevede i seguenti steps:
invece per i sistemi laser a retrazione manuale continua).
1. Accurato mappaggio emodinamico e morfologico dell’arto con
L’intervento viene eseguito in anestesia locale mediante infiltrazione manuale
ecocolorDoppler.
o, meglio, con l’ausilio di una pompa peristaltica di una soluzione anestetica
2. Puntura ecoguidata in Trendelenburg della vena safena interna (di regola
per tumescenza fredda (4°) a base di soluzione salina fisiologica + lidocaina
al III superiore della gamba o al III inferiore della coscia); in alternativa si
con epinefrina all’1% + bicarbonato sodio in concentrazione 8.4% che ha lo
esegue un accesso chirurgico con mini incisione di 3 cm.
scopo di:
3. Posizionamento nella VSI di un introduttore 7F da 11 cm. (secondo tecnica
1. comprimere la vena trattata per favorire il contatto della parete venosa
standard di Seldinger).
con l’elemento riscaldante del catetere;
4. Introduzione del catetere operativo che viene fatto progredire verso l’alto
2. creare una barriera liquida per proteggere la cute ed i tessuti molli dai
sotto controllo ecografico.
danni termici (è necessario creare uno spessore di almeno 10 mm. tra
5. Identificazione anatomica precisa della crosse safeno-femorale, avendo
la superficie cutanea e la vena),
cura che la punta del catetere va posizionata esattamente 2 cm. al di sotto
3. consentire l’effetto analgesico sia durante che dopo il trattamento per
della confluenza del ramo epigastrico che deve essere lasciato pervio in
almeno 4 ore;
modo da consentire un buon “lavaggio” della vena (va sottolineato che
4. ridurre in maniera significativa gli ematomi.
l’effetto di riscaldamento e quindi di trombosi della vena si prolunga in
Per quanto riguarda le indicazioni alla tecnica Closure Fast, possiamo affermare
alcuni casi di 1.75 cm. oltre la punta del catetere).
che, esaurita la prima fase di learning curve, essa può essere applicata alla
6. Anestesia per tumescenza della vena, in particolare della regione inguinale.
maggior parte dei paziente affetti da varicosi della vena safena interna, evitando
7. Inizio del trattamento mediante cicli di riscaldamento della durata di 20
i seguenti casi:
secondi a 120° ritirando il catetere step-by-step sulla guida dei markers
• tortuosità significativa.
centimetrati (è consigliabile eseguire 2 cicli alla crosse in caso di VSI di Ø
• segmenti di calibro > 14 mm.
> 8 mm.) e applicando una efficace compressione esterna.
• anomalie di decorso (segmenti sottofasciali).
8. Al termine del trattamento è possibile eseguire flebectomie secondo tecnica
• anomalie di calibro (segmenti esili post-flebitici alternati a segmenti
standard di Muller.
varicosi).
9. In caso di accesso percutaneo non è necessario applicare punti di sutura ma
• anomalie numero (VSI duplici e triplici).
solo degli strips.
• paziente estremamente magri.
10. Viene applicato un bendaggio elastico o una calza di II classe di
• presenza di materiale trombotico nella vena safena interna.
compressione.

48 49
3 - I trattamenti endovascolari 3.2 - Trattamento endovascolare delle varici con radiofrequenza

Il paziente può deambulare immediatamente e viene dimesso dopo 2-3 ore con (Closure) Versus Ligation and Vein Stripping (EVOLVeS): Two-year Follow-up. Eur J Vasc
la consueta terapia flebotonica e antitrombotica (EBPM a basso dosaggio). Endovasc Surg. 2005; 29: 67-73.
4. Dietzek A. Two-Year Follow-Up Data from a Prospective, Multicenter Study of the Efficacy
of the Closure FAST Catheter. Veith Symposium 2008, New York, NY.
RISULTATI:
5. Almeida J et al. Radiofrequency Endovenous ClosureFAST® versus Laser Ablation for the
Treatment of Great Saphenous Reflux: A Multicenter, Single-blinded, Randomized Study
Nella serie di 40 pazienti trattati non abbiamo riscontrato alcuna complicazione (RECOVERY). J Vasc Interv Radiol 2009; 20: 752-759.
maggiore (tromboflebiti superficiali, TVP). Complicazioni minori (ecchimosi) si 6. Proebstle et al. Three-year European follow-up of endovenous radiofrequency-powered
sono verificate nel 10% dei casi. Il follow-up, eseguito mediante ecolorDoppler, segmental thermal ablation of the great saphenous vein with or without treatment of calf
ha mostrato la completa occlusione della VSI nel 70% dei casi; una occlusione varicosities. J Vasc Surg 2011; 54: 146-52.

incompleta (ovvero segmentaria) è stata osservata nel 30% dei casi, tuttavia non
emodinamicamente significativa e, quindi, non trattata. In 1 caso (paziente n°3)
abbiamo registrato la persistenza di fastidiose parestesie della coscia in una
paziente molto magra (da riferire verosimilmente a insufficiente tumescenza e
a danno termico).

CONCLUSIONI:

La termoablazione della vena safena interna con sistema Closure Fast è una
metodica efficace, sicura e di semplice esecuzione a patto che si abbia una buona
conoscenza della diagnostica ecocolorDoppler e delle tecniche endovascolari.
È indispensabile un periodo di training “tutorato” per ottimizzare i risultati e
prevenire possibili complicazioni anche gravi (TVP) legate ad errori procedurali.

BIBLIOGRAFIA:

1. Tawes RL, Barron ML, Coello AA, Joyce DH, Kolvenbach R. Optimal therapy for advanced
chronic venous insufficiency. J Vasc Surg 2003; 37: 545-51.
2. Nicolaides AN. Cardiovascular Disease Educational and Research Trust; European Society
of Vascular Surgery; The International Angiology Scientific Activity Congress Organization;
International Union of Angiology; Union Internationale de Phlebologie at the Abbaye des
Vaux de Cernay. Investigation of chronic venous insufficiency: A consensus statement
(France, March 5-9, 1997). Circulation. 2000; 102: E126-63.
3. Lurie F, et al. Prospective Randomized Study of Endovenous Radiofrequency Obliteration

50 51
3 - I trattamenti endovascolari 3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale e Trattamento LASER endovenoso della Vena Safena Interna incontinente. Risultati preliminari di una meta-analisi

3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale OBIETTIVI:


e Trattamento LASER endovenoso Obiettivo del presente studio è valutare il tasso di recidiva riportato nella
della Vena Safena Interna incontinente. letteratura più recente (2008 ad oggi) del trattamento laser endovascolare della
Risultati preliminari di una meta-analisi. vena safena interna incontinente e confrontarlo con il trattamento chirurgico
tradizionale, deducendone una stima matematica tramite tecnica statistica e di
Quarto G., Casillo N., Di Palma S., Furino E., Solimeno G., revisione sistematica delle pubblicazioni correnti di tipo meta-analitico.
Apperti M., Sellitti A., Benassai G.
METODI:
ABSTRACT:
Il lavoro meta-analitico è stato svolto e scaglionato secondo i seguenti step:
OBJECTIVE: To determine in a meta-analysis if endovenous laser ablation • Ricerca bibliografica: tramite i motori di ricerca PUBMED, EMBASE,
(EVLA) has some advantages or disadvantages in comparison with conventional MEDLINE e DARE, il publication bias è stato trascurato. Le KeyWords
surgical ligation and stripping of great saphenous vein (GSV) incompetent. utilizzate come parametri di ricerca sono state le seguenti: GSV, EVLA,
EVLT, Laser, HL/S, Stripping, Surgery.
METHODS: 8 studies were enrolled (Beetwen March 2008 and September • Definizione del Trial Clinico di confronto: cut-off temporale: dal 2008
2011), with a total of a 1515 limbs. Follow - Up: minimum 6 months, maximum ad oggi; n° minimo di pazienti arruolati per ciascuno studio: 100;
24 months. Search Engine: PUBMED, EMBASE, MEDLINE, DARE. No follow up minimo: 6 mesi; variabile di outcome: ricanalizzazione -
Publication Bias evaluated. Indefined CEAP classification. Retrospective and semiricanalizzazione vs. completa obliterazione; patologia: pazienti
RCT studies. In one study were utilized local tumescent anaesthesia. OR - affetti da insufficienza venosa cronica degli arti inferiori, clinicamente
based meta - analysis. conclamata, classificazione CEAP indefinita, ma con incontinenza
della vena safena interna suscettibile di terapia chirurgica. Età
RESULTS: Group A : 547 EVLA procedures (36%), 94 recurrencies (35%),
variabile e razza indefinita. Lavori provenienti dall’intero panorama
Group B: 551 Surgery procedures (36%), 176 recurrencies (65%), Group C
internazionale. Studi Restrospettivi, RCT (Randomized Control Trial)
(double- blinded studies): 417 limbs (28%). Average OR: 0,8, minimum OR:
di tipo “double - blinded” e non.
0,2, maximum OR: 2.
• Elaborazione ed Organizzazione Dati: Dopo il calcolo degli OR
(Odds Ratio) per ciascuno dei Lavori presi in esame mediante tabella
CONCLUSIONS: Endovenous LASER ablation (EVLA) seems a safe and
di contingenza classica, abbiamo provveduto a calcolarne il valore
at this time a valid therapeutic option in patients with Great Saphenous Vein
medio per il seguenti gruppi: LASER vs. Chirurgia, LASER vs.
insufficiency in reduction of symptomatology and recurrencies at the follow -
Radiofrequenza, Laser vs. Chirurgia vs. Radiofrequenza.
up. More Evaluation of our study will be around more studies to enrole, and a
Per ciascuno di questi gruppi abbiamo calcolato il valore medio di OR,
comparison with RadioFrequency (RF) technique to reach more significance of
e di conseguenza tratto le nostre conclusioni. Come si può evincere
this preliminary results.
dalla nostra ricerca bibliografica, gli autori, in specie Statunitensi,
tendono a considerare come “chirurgico”, salvo poche eccezioni,
52 53
3 - I trattamenti endovascolari 3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale e Trattamento LASER endovenoso della Vena Safena Interna incontinente. Risultati preliminari di una meta-analisi

l’intero repertorio di tecniche a disposizione, quali Cryostripping, Dopo la tabellazione dei dati relativi alle pubblicazioni da noi analizzate,
Radiofrequenza, Foam Surgery, Legatura semplice o combinata abbiamo deciso di realizzare un Forrest Plot che sintetizza così la media degli
secondo la tecnica CHIVA, Stripping classico. OR da noi ricavati:
Di conseguenza, in Letteratura, sono molto rari i Lavori che ci danno
una comparazione singola LASER vs. singola procedura Chirurgica.
Nei risultati preliminari oggetto del presente lavoro, riportiamo esclusivamente
i dati relativi al solo gruppo LASER vs. Chirurgia

RISULTATI:

Nello specifico sono stati analizzati n.8 Lavori, con un numero complessivo di arti
pari a 1515, di cui 547 sottoposti a LASER terapia, e 551 sottoposti a Chirurgia, 417
sottoposti a trattamento non riportato (relativi ai due studi double - blinded randomizzati
di Carradice e di Rasmussen).
Le recidive LASER osservate sono state in totale 94, mentre le recidive Chirurgiche
sono state in totale 176.
La gamma degli OR va dallo 0,2 dello studio di Carradice (2011) al 2 di Christenson
(2010), con un valore medio di 0,8. Abbiamo quindi provveduto a tabellare tutti i dati
che abbiamo raccolto, ordinandoli per autore, e calcolando i loro valori complessivi.

Autore Arti Tot. Laser Chirurgia R Laser R Surg. OR Anno


Rasmussen (DB) 137 --- --- 18 25 0,7 2010
Van Groenendael 216 67 149 13 43 0,6 2009
Darwood 103 71 32 4 4 0,4 2008
Rass 346 185 161 30 37 0,8 2011
Christenson 199 99 100 2 1 2 2010 Tabella II. Forrest Plot
Theivacumar 129 69 60 5 5 1,1 2009
Carradice (DB) 280 --- --- 11 56 0,2 2011 Procedure LASER: 36% del Totale, 94 recidive: 35% del Totale
Pronk 105 56 49 5 5 0,9 2010 Recidive LASER: 36% del Totale, 176 recidive: 65% del Totale
Totale 1515 547 551 94 176 0,8 (Double Blinded: 28% del Totale)

Legenda:
Arti Tot.: indifferenti se sx o dx; Dalla Tabella 2. si evince il valore medio di OR di 0,8, con un valore mediano
Laser: procedura Laser
Chirurgia: stripping classico breve o lungo abbinato meno a legatura alta (HL/S)
R Laser: Recidiva dopo trattamento laser
di 1,5, inficiato tuttavia dallo scarso follow-up del lavoro di Christenson, che
R Surg.: Recidiva dopo chirurgia tradizionale
OR: Odds Ratio, o Rischio Relativo
pur comportando una marcata variazione alla destra della tabella degli OR,
Anno: anno di pubblicazione del lavoro
continua a mantenere un valore inferiore ad 1, deponendo quindi a favore
Tabella I. della procedura LASER.

54 55
3 - I trattamenti endovascolari 3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale e Trattamento LASER endovenoso della Vena Safena Interna incontinente. Risultati preliminari di una meta-analisi

CONCLUSIONI: di queste variabili potrebbe comportare differenti conclusioni meta-analitiche.


Successive valutazioni del nostro studio riguarderanno il confronto con altre
Lo scarso follow-up della pubblicazione di Christenson comporta una tecniche endovenose (RF vs. LASER vs. Chirurgia).
deviazione a destra del diamante meta analitico, che, tuttavia, non determina,
nella valutazione matematica, una diminuzione dell’efficacia del trattamento
BIBLIOGRAFIA:
LASER rispetto al trattamento chirurgico.
Ognuno dei Lavori da noi analizzati e Plottizzati nel grafico segue un ordine di numerazione a
Il trattamento LASER, da questi dati preliminari meta analitici, appare una pedice (tab.1)che riportiamo nella ns. bibliografia:
procedura più efficace del trattamento chirurgico nel ridurre la sintomatologia
connessa alla insufficienza venosa cronica degli arti inferiori con incontinenza 1. Rasmussen LH, Bjoern L, Lawaetz M, Lawaetz B, Blemings A, Eklöf B. Randomised clinical
della Vena Grande Safena. trial comparing endovenous laser ablation with stripping of the great saphenous vein: clinical
I dati potrebbero essere inficiati dal breve follow-up, dovuto al fatto che il outcome and recurrence after 2 years. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2010 May; 39(5): 630-5.
Epub 2010 Jan 12.
trattamento LASER endovenoso è di più recente introduzione nel bagaglio
2. Van Groenendael L, van der Vliet JA, Flinkenflögel L, Roovers EA, van Sterkenburg
terapeutico per il trattamento della incontinenza della vena grande safena. SM, Reijnen MM. Treatment of recurrent varicose vein s of the great saphenous vein by
Considerando che recidive (cliniche, morfo-funzionali, strumentali) dopo conventional surgery and endovenous laser ablation. J Vasc Surg, 2009 Nov; 50(5): 1106-13.
trattamento della insufficienza venosa cronica degli arti inferiori con tecnica 3. Darwood RJ, Theivacumar N, Dellagrammaticas D, Mavor AI, Gough MJ. Randomized
chirurgica possono presentarsi anche a distanza di molti anni dalla procedura clinical trial comparing endovenous laser ablation with surgery for the treatment of primary
stessa, è evidente che più prolungati follow-up (almeno di 5 anni) sono great saphenous varicose veins. Br J Surg, 2008 Mar; 95(3): 294-301.
4. Rass K, Frings N, Glowacki P, Hamsch C, Gräber S, Vogt T, Tilgen W. Comparable
necessari per poter operare una stima matematica più attendibile del confronto
Effectiveness of Endovenous Laser Ablation and High Ligation With Stripping of the Great
tra le citate tecniche.
Saphenous Vein: Two-Year Results of a Randomized Clinical Trial (RELACS Study). Arch
In aggiunta, i lavori analizzati, seppure risultano essere, per impostazione e Dermatol, 2011 Sep 19; [Epub ahead of print]
numero di pazienti confrontati, i più significativi ed utili ai fini di una valutazione 5. Christenson JT, Gueddi S, Gemayel G, Bounameaux H. Prospective randomized trial
meta-analitica, sono comunque inficiati dal fatto di non considerare, almeno comparing endovenous laser ablation and surgery for treatment of primary great saphenous
nella gran parte di essi, un confronto tra trattamento LASER e singola metodica varicose veins with a 2-year follow-up. J Vasc Surg, 2010 Nov; 52(5): 1234-41.
chirurgica. Poichè esistono differenze tra i risultati ottenibili a breve, medio 6. Theivacumar NS, Darwood R, Gough MJ. Neovascularisation and recurrence 2 years after
varicose vein treatment for sapheno-femoral and great saphenous vein reflux: a comparison
e lungo termine tra differenti procedure chirurgiche, oggetto di altri lavori
of surgery and endovenous laser ablation. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2009 Aug; 38(2): 203-
e valutazioni meta-analitiche pubblicate ed in considerazione del fatto che 7. Epub 2009 Jun 12.
incontinenze valvolari ostiali, preostiali, tronculari o combinate della vena 7. Carradice D, Mekako AI, Mazari FA, Samuel N, Hatfield J, Chetter IC. Clinical and technical
grande safena potrebbero comportare differenti incidenze di recidive clinico- outcomes from a randomized clinical trial of endovenous laser ablation compared with
strumentali della insufficienza venosa cronica con incontinenza della vena conventional surgery for great saphenous varicose veins. Br J Surg, 2011 Aug; 98(8): 1117-
grande safena a secondo della associazione con incontinenza del circolo venoso 23. doi: 10.1002/bjs.7615. Epub 2011 Jun 3.
8. Pronk P, Gauw SA, Mooij MC, Gaastra MT, Lawson JA, van Goethem AR, van Vlijmen-van
profondo del tipo di trattamento chirurgico eseguito, è evidente che sono molte
Keulen CJ. Randomised controlled trial comparing sapheno-femoral ligation and stripping
le variabili che andrebbero considerate nei lavori concernenti i risultati di un
of the great saphenous vein with endovenous laser ablation (980 nm) using local tumescent
trattamento della incontinenza della vena grande safena e che la valutazione anaesthesia: one year results. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2010 Nov; 40(5): 649-56.

56 57
4.
La recidiva
varicosa
4 - La recidiva varicosa 4.1 - Le recidive della scleroterapia classica

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica. OBIETTIVI:

Ferrara F. Lo scopo di questo lavoro è valutare con esame clinico ed ecoDoppler i


risultati della scleroterapia della terminazione della GVS, ovvero, giunzione
ABSTRACT: safeno-femorale (SFJ), in relazione al suo diametro ed alla possibilità di
bendare con efficacia l’arto.
OBJECTIVES: The aim of our work has been to evaluate, clinically and
with duplex-examination, the results of compression-sclerotherapy of the
sapheno-femoral junction (SFJ). This has been compared to its diameter and MATERIALI E METODI:
the possibility to apply a com­pression bandage.
1500 SFJ con diametro compreso tra 6 e 18mm (misurato a 3 cm dalla
MATHERIALS AND METHODS: 1500 SFJs treated with Sigg’s giunzione) sono state sclerosate in unica seduta con Soluzione Iodata al
method have been divided into three groups (A, B, C) depending on thigh- 4 - 6% e con compressione immediata: eccentrica positiva (tamponi di
cir­cumference. Each of these groups has been divided into two equal ovatta a nucleo duro di 4 cm di spessore, tenuti in sede con bende adesive
subgroups (I, II) accurating to SFJ-diameter, more or less than 8 mm. per 7 giorni)1 e compressione concentrica (bendaggio ad elasticità corta -
Clinical and duplex-examination (7,5 MHz probe) have been done at 6, 8, estensione 35% - ad applicazione diurna - per 21 giorni)2. Una calza elastica
12 months and at 2 years (stage 1) for all cases, at 3 years (stage 2) for 1034 (II o III classe) veniva poi indossata per altri 30 giorni.
cases, at 5 years (stage 3) for 870 cases, at 8 years (stage 4) for 600 cases, I 1.500 arti trattati (casi) sono sati divisi in tre Gruppi (A,B,C) a seconda
at 11 years (stage 5) for 440 cases, and at 15 years (stage 7) for 260 cases. della circonferenza di coscia (misurata a 5 cm dall’inguine - punto “g”):
A new venous mapping, called VCG (Venous Cartesian Graph), has been Gruppo A g <57 cm, Gruppo B g =58 - 63 cm, Gruppo C g >64 cm. Ogni
proposed, using a Cartesian coordinate system of venous network explored by Gruppo è stato, a sua volta, diviso in due Sotto-Gruppi di egual numero di
clinical and duplex examination, in the follow-up. casi, a seconda se il diametro della SFJ era maggiore (Sotto-Gruppo I) o
minore (Sotto-Gruppo II) di 8 mm.
RESULTS: Globally we have had 180 clinical failures (12%) and 346 I controlli clinici ed ecoDoppler (sonda da7,5 MHz) furono effettuati a 6, 8,
duplex- failures (23%). 12 mesi e a 2 anni (Stadio 1) in tutti i casi, a 3 anni (Stadio 2) in 1034 casi,
a 5 anni (Stadio 3) in 870 casi, a 8 anni (Stadio 4) in 600 casi, a 11 anni
CONCLUSIONS: We have shown that the SFJ can be successfully (Stadio 5) in 440 casi, and a 15 anni (Stadio 7) in 260 casi (Fig.1).
sclerosed without considering its diameter, but depending on its compression Nella valutazione delle recidive, un nuovo mappaggio delle varici è stato
with a compression bandage. proposto: il VCG (Venous Cartesian Graph). Esso si basa sulla registrazione
Positive results at 2 years will most probably be so up to 15 years. cartacea della distribuzione delle varici, così come rilevabile metricamente
sul paziente, a mezzo di uno strumento (SMS), utilizzato per misurare la
circonferenza e la lunghezza della gamba nelle prescrizioni di calza compressiva.
All’esame clinico gli insuccessi terapeutici (fallimenti) erano caratterizzati
dalla presenza di varici in quantità >50% di quella della varicosi precedente
60 61
4 - La recidiva varicosa 4.1 - Le recidive della scleroterapia classica

e dalla presenza dei segni di Insufficienza Venosa Cronica. RISULTATI:


All’esame eco-Doppler gli insuccessi terapeutici (fallimenti) erano
caratterizzati dall’assenza dei seguenti segni5,6. Globalmente abbiamo rilevato 180 fallimenti (recidive) clinici (12%) (Fig.
1. Segni morfologici (ecografici): incompressibilità della vena; 2) e 346 (23%) fallimenti (recidive) ecoDoppler (Fig 3).
modifiche a carico della parete vascolare, come addensamento di
versante endoteliale, ma anche come sfocatura o frammentazione 1. DIAMETRO DELLA SFJ (rilievi comparati tra Sotto-Gruppi)
della parete; modifiche luminali quali iperecogenicità del lume e Dai dati rilevati non si evince alcuna differenza di fallimenti a seconda
riduzione del calibro fino alla trasformazione della vena a cordone, che il diametro della SFJ fosse stato superiore (Sotto-Gruppo I) o
sinonimo di risultato ideale. inferiore (Sotto-Gruppo II) al valore di 8 mm
2. Segni emodinamici (Doppler-analisi): assenza del flusso o del solo I. LIVELLO CLINICO: 93 recidive su 750 casi nel Sotto-
reflusso7,8. Gruppo I ed 87 recidive su 750 casi nel Sotto-Gruppo II
(χ 2 : 0,16 p : 0,6912 -Yates correction- odds ratio: 1,08)
SCLEROTERAPIA della SFJ II. LIVELLO ECODOPPLER: 177 recidive su 750 casi nel
FOLLOW-UP: 1500 CASI (globalmente considerati)
Sotto-Gruppo I e 168 recidive su 750 casi nel Sotto-
1° STADIO GRUPPI Gruppo II (χ 2: 0,24 p: 0,6235 - Yates correction - odds
2 ANNI 1500 CASI ratio: 1,07).
A 436 B 624 C 440
2° STADIO GRUPPI
3 ANNI 1034 CASI A 318 B 402 C 314 2. CIRCONFERENZA DI COSCIA (rilievi comparati tra Gruppi)
Importanti differenze nell’insorgenza di recidive sono state riscontrate a
3° STADIO GRUPPI
870 CASI seconda della circonferenza di coscia. Sono state riscontrate più recidive
5 ANNI A 270 B 330 C 270
a carico del Gruppo C rispetto ai Gruppi A e B insieme accorpati, così
4° STADIO GRUPPI come evidenziato in dettaglio qui di seguito.
600 CASI
8 ANNI A 192 B 210 C 198 I. LIVELLO CLINICO: la prevalenza dei fallimenti è stata
5°STADIO GRUPPI dell’1,8% nel Gruppo A (8 casi), 9,2% nel Gruppo B (58
400 CASI
11 ANNI A 130 B 140 C 130 casi), 26% nel Gruppo C (114 casi); l’analisi statistica
6° STADIO GRUPPI è effettuata rapportando le 114 recidive (su 440 casi del
260 CASI
15 ANNI A 80 B 100 C 80 Gruppo C) con le 66 recidive su 1060 casi dei Gruppi A
e B sommati (χ 2 : 111,62 p < 0,01 - Yates correction -
Fig. 1 - I controlli sono stati effettuati al 1° Stadio in tutti i 1500 casi; di essi odds ratio : 5,25).
solo 250 sono giunti ad un follow-up di 15 anni. Per ogni Stadio è riportata la II. LIVELLO ECODOPPLER: la prevalenza dei fallimenti è
popolazione studiata e divisa in Gruppi a destra, e in Sotto-Gruppi a sinistra. stata del 5% nel Gruppo A (19 casi), 20,9% nel Gruppo
Ogni Stadio è riconoscibile sempre con lo stesso colore in tutta la esposizione
B (146 casi), 43,5% nel Gruppo C (179 casi); l’analisi
statistica è effettuata rapportando le 179 recidive (su

62 63
4 - La recidiva varicosa 4.1 - Le recidive della scleroterapia classica

440 casi del Gruppo C) con le 166 recidive su 1060 casi la compressione esercitata da due bende sovrapposte alla loro massima
dei Gruppi A e B sommati (χ 2: 111,62 p < 0,01 - Yates estensione: l’incremento di pressione è pari al 50%, anche a fronte di un
correction - odds ratio: 5,25) incremento di 1 cm del raggio, del punto “g” di coscia. Si può rilevare, al
livello ecoDoppler, che la presenza del tracciato piatto, Fig. 4-1° grafico, è
3. INCIDENZA DELLE RECIDIVE NEL TEMPO elevata nel Gruppo “A” (arti magri), la persistenza del reflusso, Fig. 4-3°
Sia a livello clinico che ecografico il picco più alto dell’incidenza grafico, è alta nel Gruppo “C” (arti voluminosi). La scomparsa del reflusso è
di recidive si registra dopo 2 anni dalla scleroterapia, al 1° Stadio elevata nel Gruppo B e rappresenta sempre la caratteristica dei successi del
(fig. 2 e 3): con 294 fallimenti ecografici (19,6%) e 140 fallimenti Gruppo C. L’incidenza dei segni di buona sclerosi (assenza del flusso e del
clinici (9,3%). Negli Stadi successivi, fino ad un follow-up di 15 reflusso) in tutti gli Stadi dei controlli, si mostra duratura. La persistenza
anni, si aggiungono sul piano clinico altre 40 recidive e, sul piano del reflusso, al contrario, aumenta del 1° al 7° Stadio in proporzione diretta
strumentale, altre 52; con una incidenza variabile tra 1,3 ed 1,7% sul con l’incidenza dei fallimenti.
piano ecografico e tra l’1 e l’1,5% sul piano clinico. La percentuale delle modifiche morfologiche della parete e del calibro (Fig.
5) aumenta in proporzione inversa con la circonferenza “g”. L’incidenza
4. PREVALENZA DEI SEGNI ECOGRAFICI delle modifiche del lume diminuisce sensibilmente dal 1° al 7° Stadio,
Le figg. 4 e 5 mostrano la percentuale di rilevamento globale, in soprattutto nel Gruppo C.
ogni Stadio, dei segni strumentali ecoDoppler, da noi considerati Le incidenze più elevate sono a carico delle modifiche del calibro, e
fondamentali nella valutazione dei risultati della scleroterapia. La persistono più a lungo.
Fig. 4 mostra la distribuzione dei tre fondamentali segni emodinamici
(assenza del flusso, assenza del solo reflusso e persistenza del
reflusso). La Fig. 5 mostra la distribuzione dei tre fondamentali segni
morfologici rilevati con eco B-mode (modifiche della parete venosa,
riduzione del calibro, modifiche del lume e compressibilità della
vena). Tutte le percentuali si riferiscono alla globalità dei casi divisi
per Gruppi (A, B e C).

DISCUSSIONE:

Il limite di una efficace scleroterapia non è rappresentato dal diametro


della SFJ, ma dalle dimensioni dell’arto. Questo limite è segnato dal
valore di 64 cm di circonferenza di coscia. In base alla legge di Laplace,
è più efficace la compressione esercitata da un bendaggio su di un arto
magro, anziché quello applicato su un arto grasso. In quest’ultimo caso è
consigliata l’applicazione di due bende sovrapposte. Infatti, abbiamo testato
64 65
4 - La recidiva varicosa 4.1 - Le recidive della scleroterapia classica

4. la massima incidenza di recidive si riscontra entro i 2 anni dalla


sclerosi.

Fig. 2 - Le recidive subcliniche: i fallimenti rilevati all’ecoDoppler sono suddivisi


secondo i Gruppi e i Sotto-Gruppi, per ogni Stadio, con i loro differenti colori.
L’incidenza di recidive per ogni Stadio è riportata nella colonna centrale
Fig. 3 - Le recidive cliniche: i fallimenti rilevati all’es. clinico sono suddivisi
secondo i Gruppi e i Sotto-Gruppi, per ogni Stadio, con i loro differenti colori.
CONCLUSIONI: L’incidenza di recidive per ogni Stadio è riportata nella colonna centrale.

Dai risultati della nostra casistica si può concludere che:


1. è possibile sclerosare una vena, indipendentemente dal suo diametro,
a condizione che essa possa essere efficacemente compressa;
2. i segni di sclerosi efficace più importanti sul piano ecodoppler sono:
l’assenza di reflusso e la riduzione del calibro del vaso;
3. la metà dei reflussi persistenti (fallimenti ecodoppler) non sviluppa
una recidiva clinica delle varici, se si associa ad una importante
riduzione del calibro venoso;

66 67
4 - La recidiva varicosa 4.1 - Le recidive della scleroterapia classica

Fig. 4 - Prevalenza percentuale dei diversi segni strumentali emodinamici Fig. 5 - Prevalenza percentuale dei diversi segni strumentali morfologici (Eco)
(Doppler) per ogni Stadio e distribuiti a seconda dei diversi Gruppi: il tracciato per ogni Stadio e distribuiti a seconda dei diversi Gruppi: con l’aumentare
piatto è più frequente nel Gruppo A (arti magri), ma la persistenza del reflusso è della circonferenza “g” si riduce la frequenza del rilievo dei segni di parete e di
più frequente nel Gruppo C (arti grassi) calibro di buona sclerosi

BIBLIOGRAFIA:

1. Sigg K. Varizen, Ulcus cruris und Thrombose. Springer Verlag, 4 Aufl. Berlin, 1976
2. Bernbach H.R. Le traitement sclérosant selon Sigg. Phlébologie, 1991; 1: 31-6.
3. Griton Ph. La sclérothérapie de la veine saphène interne: indications, techniques et
résultats. Actualité Vasculaires Internationales N°16. Novembre 1993,
4. Vin F. Contrôle du traitement par sclérose des varices. Phlébologie, 199; 43 (4): 673-
80.
5. Vin F, Schadeck M. La Maladie veineuse superficelle. Masson, Paris, 1991.
6. Schadeck M, Allaert F.A. Résultats à long terme de la sclérothérapie des saphènes
internes. Phlébologie, 1997; 50 (2): 257-62.

68 69
4 - La recidiva varicosa 4.2 - Le recidive post-trattamento ESEC

7. Zummo M. Sclérose versus chirurgie de la saphène interne. Critères selon le reflux au


4.2 - Le recidive post-trattamento ESEC
doppler. Phlébologie 89, A. Davy, R.Stemmer, éds. John Libbey. Eurotext Ltd 89: 791-
3 Castagnoli S., Bernardini E.
8. Bernbach H.R., Ferrara F. Die Sklerosierung der sapheno-femoralen Krosse mit Duplex
kontrolle. European congress of the UIP. 26/09-01/10/99 Bremen/Germany.Vasomed, ABSTRACT:
Supplement 1/1999: 21.

INTRODUCTION: Recanalization post-sclerotherapy of the veins has


always been considered an undesirable development, a failure, then a relapse.
Distinguished Authors have published, several times, several items about
(Wallois, Ouvry, Schadeck), but it underscored a total discrepancy between the
clinical outcome, positive up to 95% of cases, and the instrumental one, usually
negative for the ultrasonographic evidence.

ESEC TECHNIQUE: With the ESEC, recanalization is not a recurrence,


but one of the main purposes of the method, representing the beginning of a
series of events that will lead to a reduction of the vessel caliber, reduced flow
and, in cases where it made valve realignment tube (up to 56%), also the total
functional recovery during walking. The occurrence of retrograde flow does not
necessarily mean that there is a reflux. Often the hemodynamic study showes
a persistence of retrograde flow through one or more perforators without valve
jump, or with a jump of a valve but without symptoms or varicose shooting
events. Let us keep in mind that the varicose disease does not restore, primitive
varicose being constitutional, chronic and progressive.

DISCUSSION: We talk about relapse in general when, after the apparent


success of a treatment, reappears in all, or in part, the previous pathological
picture.
The ESEC therapy aims, preserving the heritage saphenous pattern with its
drainage, to the disappearance of symptoms, to a significant reduction of
varicose veins with aesthetic improvement, to the evolution of the hemodynamic
initial picture to a more stable and more easily retractable one: in summary, to
the suppression of stasis and of CVI framework, without suppressing the veins.
The treatment protocols require 2-6 sessions of ESEC in the first year, and
there after 1-2 controls, with time to time necessary shooting sclerotherapy

70 71
4 - La recidiva varicosa 4.2 - Le recidive post-trattamento ESEC

traitments (0.52 times / year on average). In the most of cases, over time, the TECNICA ESEC:
pathologic pattern tends to stabilize both in terms of symptoms and instrumental,
as witnessed by the progressive reduction of the caliber of the varices. Con l’ESEC (eco-sclerosi erodinamica conservativa) la ricanalizzazione non è
The relapse may occur with the early reappearance of symptoms, of course, una recidiva, ma uno dei principali fini della metodica, rappresentando l’inizio
in the absence of negative externalities, such as: a complicated pregnancy, a di una serie di eventi che porteranno il vaso ad una riduzione di calibro, riduzi-
sudden weight gain, or other factors of a general nature; or it can manifest itself one di portata e, nei casi in cui si è realizzato il riallineamento valvolare (fino al
with an unexpected increase in the caliber of treated vessels and the need for 56%), anche al recupero funzionale totale durante la deambulazione.
early and challenging shots of sclerotherapy. Il riscontro di un flusso retrogrado non significa obbligatoriamente che ci
All this accompanied by more or less apparent reappearance of varices and no sia un reflusso. Spesso lo studio emodinamico evidenzia una persistenza di
positive evolution of hemodynamic cartographic findings. un flusso retrogrado con rientro attraverso una o più perforanti senza salto
These paintings can happen and combined over time in various ways. di valvola, oppure con un salto di una valvola, ma senza manifestazioni di
ripresa sintomatologica o varicosa. Teniamo comunque presente che la malattia
varicosa primitiva non guarisce, essendo costituzionale, cronica ed evolutiva.
CONCLUSIONS: The most common causes that may lead to recurrence
have to be ascribed to the errors of the initial mapping, or to the treatment
strategy in which was poorly set the size and cronology of the operations or, DISCUSSIONE:
lastly, to errors in the choice of sclerotherapy liquid doses.
Certainly, the variability among patients is very large and physicians should Si parla di recidiva in generale quando, dopo l’apparente buon esito di un
evaluate it, as a whole, caring patients expectations and their lifestyle. It is not trattamento terapeutico, ricompare in tutto, o in parte, il quadro patologico
sufficient to be a super-technician who reviews abstract instrumental paintings, precedente.
but carefully consider the patient in all aspects of his life and his pathology. La terapia ESEC mira, conservando il patrimonio safenico con il relativo
drenaggio, alla scomparsa dei sintomi, ad una sensibile riduzione delle varici
con miglioramento estetico, all’evoluzione del quadro emodinamico iniziale in
INTRODUZIONE: uno più stabile e più facilmente ritrattabile: in sintesi, alla soppressione della
stasi e del quadro di IVC, senza sopprimere le vene.
La ricanalizzazione delle vene post-scleroterapia è sempre stata considerata I protocolli di trattamento ESEC prevedono 2-6 sedute di assestamento nel
una evoluzione indesiderata, un insuccesso, quindi una recidiva. Illustri Autori primo anno e, negli anni successivi, 1-2 controlli, con le riprese scleroterapiche
hanno pubblicato, a più riprese, numerosi lavori sulla materia (Wallois, Ouvry, di volta in volta necessarie (0,52 riprese/anno di media). Nella maggior parte
Schadeck), evidenziando però una totale discordanza tra il risultato clinico, dei casi, nel tempo, il quadro tende alla stabilizzazione sia dal punto di vista
positivo fino al 95% circa dei casi, e quello strumentale, solitamente negativo sintomatologico che strumentale, testimoniato dalla riduzione progressiva del
per la evidenza ecografica della pervietà vasale. calibro delle varici.
La recidiva si può manifestare con la ricomparsa precoce dei sintomi,
ovviamente in assenza di fattori esterni negativi quali, ad esempio: una
gravidanza complicata, un brusco aumento di peso, o altri fattori di carattere

72 73
4 - La recidiva varicosa 4.3 - Varici recidive da neoangiogenesi

generale; oppure può manifestarsi con inatteso aumento del calibro dei vasi 4.3 - Varici recidive da neoangiogenesi
trattati e conseguente necessità di riprese scleroterapiche precoci e impegnative.
Tutto ciò accompagnato più o meno dalla ricomparsa di varici evidenti ed
M. Del Guercio
evoluzione non positiva dei reperti cartografici emodinamici.
Questi quadri si possono succedere e combinare variamente nel tempo.

ABSTRACT:
CONCLUSIONI:
Surgical treatment of lower limbs venous insufficiency, in the last years, has
Le cause più frequenti che possono ingenerare le recidive vanno imputate a experienced an important development. In the same time, new varicose veins
errori della cartografia iniziale, oppure alla strategia del trattamento in cui è have been observed in an increasing number of operated limbs. Case studies
stata mal impostata l’entità e la cronologia degli interventi o, infine, a errori about recurrent varices after surgery (REVAS) vary and come up to 65% in
nella scelta dei dosaggi dei liquidi sclerosanti. some of them. The causes of surgery failure may be ascribed to malpractice,
Certamente la variabilità personale dei pazienti è molto vasta ed il Medico deve evolution of varicose veins and new-angiogenesis; we could think to sex differ-
valutarla nel suo complesso, attento alle aspettative e allo stile di vita. Non ences, hormonal levels, diet, job, but the real mechanisms are still not known.
basta mai essere un super-tecnico che meramente esamina quadri strumentali
astratti, bensì considerare attentamente tutte le risultanze del binomio visita-
intervento terapeutico, al fine di avere una visione quanto più completa e chiara
LA RECIDIVA POST-CHIRURGICA:
del paziente e della patologia trattata o da trattare.
La terapia chirurgica delle varici ha avuto un grande sviluppo sia per l’evidente
incremento della malattia varicosa nelle società occidentali, che per un per-
BIBLIOGRAFIA:
fezionamento delle tecniche chirurgiche in tema di efficacia fisiopatologica ed
estetica.
1. Bernardini E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V,  Bisacci R. Echo-sclerosis
hemodynamic conservative (ESEC): a new technique for varicose vein treatment. Ann Vasc Contemporaneamente, è stata osservata, nel corso di questi anni, la presenza
Surg, July-August 2007; 21(4): 535-43.
negli arti operati di nuove vene varicose definite come varici recidive. Secondo
2. Bernardini E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V, Bisacci R. Ambulatory and Perrin, una recidiva viene definita come la presenza di vena varicosa in un arto
haemodynamic treatment of venous insufficiency by ultrasound-guidedscleroterapy  (ESEC operato precedentemente per varici, ovvero, Recurrent varices after surgery
cure) - 14 years results. Phlebologie, 2007; 36(4): 186-95. (REVAS)1

Per recidiva varicosa si intende la ricomparsa di vene varicose in un territorio precedentemente trattato (IFC GUIDELINES, Intern. Ang. 2005).

Secondo le varie casistiche, l’incidenza di recidive post-chirurgiche possono arrivare fino al 65% a 5 anni dall’intervento, ma la letteratura fornisce

dati quanto mai vari circa la percentuale di recidive dopo chirurgia2, 3.

74 75
4 - La recidiva varicosa 4.3 - Varici recidive da neoangiogenesi

RECIDIVE DELLA CROSSECTOMIA + STRIPPING • Gruppo 5: chirurgia non convenzionale


Tasso: 20 – 80 % (20-50 a 5 aa → 50-80 a 20 aa) M. Lauseker 2008
• Gruppo 6: insufficienza venosa profonda.
AUTORE ANNO CASI FOLLOW-UP METODO TASSO Le cause da ricondurre alle varici recidive possono essere ricondotte ad errori
Rivlin S. 1975 1708 5-10 aa clinico 6% di tattica, errori di tecnica, ad evoluzione della malattia varicosa ed alla neo-
vascolarizzazione.
Royle J.P. 1986 367 5 aa clinico 18 %

Fischer R. 2001 125 34 aa Clin./ EcoD 48-60 %


CONCLUSIONI:
Van Rij A M 2003 137 5 aa Clin./ EcoD 47-93 %
Per quanto riguarda l’ipotesi di una evoluzione della malattia varicosa, secondo
Winterborn5, non si riconoscono dati scientifici certi concernenti i meccanismi
Kostas T. 2004 113 5 aa clinico 25 %
responsabili di tale evoluzione ma le osservazioni cliniche suggeriscono come
Winterborn
2004 133 11 aa clinico 62 % fattori predisponenti: sesso, ereditarietà, fattori ormonali (gravidanza e terapia
J
estro-progestinica), attività occupazionale e sportiva, abito nutrizionale, insuf-
Allegra C. 2007 1326 5 aa EcoD 25 % ficienza venosa profonda. Ma, in effetti, gli autori concludono che le cause
relative all’evoluzione della malattia varicosa rimangono ancora un mistero.

Tabella I - Lauseker M. 2008. Percentuali di recidive post stripping.

BIBLIOGRAFIA:
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FISIOPATOGENESI DELLA RECIDIVA
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Secondo quanto pubblicato da M. Perrin su Phebologie, 1996 (4) le cause delle 2. Wong J.K.F. Whole-leg Duplex Mapping for Varicose Veins: Observations on Patterns of
varici recidive possono essere classificate in 6 gruppi: Reflux in Recurrent and Primary Legs, with Clinical Correlation Eur. J. Endovasc. Surg,
2003.
• Gruppo 1: crossectomia della safena interna e della safena esterna o 3. Kostas T., Ioannou C.V., Touloupakis E., E Daskalaki, Giannoukas A.D., Tsetis D., Kat-
legatura perforante non corretta samouris A.N.. Recurrent varicose veins after surgery: a new appraisal of a common and
complex problem in vascular surgery. European journal of vascular and endovascular sur-
• Gruppo 2: errore di tattica: insuccesso nella corretta identificazione gery : the official journal of the European Society for Vascular Surgery. 04/2004; 27(3):275-
della patologia iniziale 82.
4. Perrin M. Surgical repair of varicose veins of the lower limbs by saphenous vein stripping.
• Gruppo 3: evoluzione della malattia Phlebologie, 1996; 49 (4): 453-460.
5. Winterborn RJ., Foy C. et al. Causes of varicose vein recurrence: late results of a random-
• Gruppo 4: varici residue ized controlled trial of stripping the long saphenous vein. J Vasc Surg 2004; 40:634-9.

76 77
5.
La terapia medica
e compressiva
della malattia
venosa cronica
5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica 5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi

5.1 - Trattamento medico delle flebopatie FISIOPATOLOGIA DELLA IVC:


con flebotropi.
L’IVC è una patologia evolutiva ad eziologia multifattoriale e può manifestarsi
Pieroni O. con sintomi e segni variabili che vanno da un modesto edema malleolare fino a
quadri gravi caratterizzati da ulcere distrofiche.
Ricordiamo che alla base di una corretta funzionalità della parete venosa
ABSTRACT: concorrono tre elementi fondamentali:
1. la resistenza: cioè la capacità della parete di un vaso di non lesionarsi
The venous disease, today, is widespread, involving almost 50% of the in risposta agli stimoli pressori (come nella stasi venosa) e al passaggio
population and as a result of lifestyle, diet, posture, little movement, etc., tends degli elementi figurati del sangue;
to increase more and more. The attention of the physician to the patient’s venous 2. la permeabilità: la capacità della parete di un vaso di lasciarsi
disease must be high, mainly in the early stages of venous disease onset, when attraversare in maniera selettiva da liquidi e sostanze organiche;
the classic symptoms specific to that morbid state, are still hazy: heaviness, 3. l’elasticità: la capacità della parete di un vaso di rispondere in maniera
especially at night, tingling, slight edema, etc. In such a state preventive therapy reversibile alle sollecitazioni pressorie.
plays a vital role in reducing the risk of chronic venous hypertension and its La resistenza, la permeabilità e l’elasticità del vaso sono garantite dall’integrità
serious consequences. Current knowledge of pathophysiology of this disease, strutturale e fisiologica delle proteine strutturali (collagene, elastina) che
especially of the microcirculatory system and interstitial matrix, have enabled costituiscono la parete vascolare e dalla integrità strutturale e fisiologica dei
the availability of a wide range of drugs, including those most commonly used glicosamminoglicani che esplicano un ruolo essenziale nella fisiologia della
known as Phlebothropic preparations, to which you recognize a remarkable sostanza fondamentale della parete vascolare. L’alterazione della resistenza,
capacity for improvement of clinical symptoms of CVI. della permeabilità e della elasticità del vaso porta ad uno sfiancamento della
parete vascolare e alla comparsa dell’ipertensione venosa. Con l’ipertensione
venosa si verifica un rallentamento del flusso ed una marginazione dei leucociti.
INTRODUZIONE:
Nella corrente di sangue rallentata i globuli rossi formano ammassi a forma di
I farmaci cosiddetti “flebotropi” sono sostanze d’origine naturale, estrattiva o pile detti rouleaux. I rouleaux sono più grandi dei leucociti ed occupano la parte
sintetica ed alcuni di essi sono complessi di più sostanze attive, tra di loro centrale della corrente (quella dove il movimento è più veloce), mentre i leucociti
associate per migliorarne l’efficacia d’azione1,2. e le piastrine tendono a disporsi alla periferia. La formazione di tali ammassi
L’uso di tali farmaci trova la sua indicazione clinica sui sintomi soggettivi eritrocitari (rouleaux) spiega l’aumento della viscosità del sangue (fenomeno
e funzionali dell’IVC (stancabilità, crampi notturni, gambe irrequiete, dello sludging). La periferizzazione leucocitaria con l’intermediazione di
pesantezza, tensione) e sull’edema. L’insufficienza venosa cronica (IVC) è alcune integrine (ICAM-1, ICAM-2, ecc.) determinano la interazione leucociti-
l’incapacità di una vena di assicurare un flusso unidirezionale e diretto verso il endotelio. I leucociti aderenti all’endotelio emettono degli pseudopodi
cuore, a pressione e portata adeguata alle necessità di drenaggio dei tessuti, di che, inserendosi nelle giunzioni intercellulari, iniziano la trasmigrazione. I
termoregolazione e di riempimento del cuore indipendentemente dalla postura leucociti migrati vanno incontro a degranulazione per cui liberano, a livello
e dall’attività fisica del soggetto (C. Franceschi). della parete vascolare, enzimi proteolitici (elastasi, collagenasi, jaluronidasi)

80 81
5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica 5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi

che danneggiano il collagene, l’elastina, l’acido ialuronico e predispongono FLEBOTROPI:


all’aumento della permeabilità vasale con formazione di edema3.
Tra i vari farmaci in uso ricordiamo i FLEBOTROPI. La maggior parte di questi
farmaci appartiene alla famiglia dei flavonoidi, che sono dei polifenoli vegetali
OPZIONI TERAPEUTICHE:
con la struttura chimica del flavone. In quanto attivi sui tessuti degli esseri
In queste situazioni patologiche trova indicazione, oltre ai ben noti trattamenti viventi, nel 1955 per decisione della Accademia delle Scienze di New York fu
elastocompressivi, chirurgici, scleroterapici, ecc., il trattamento farmacologico, dato ad essi più propriamente il nome di “bioflavonoidi”. Tra i bioflavonoidi
che deve essere finalizzato a: annoveriamo i benzopironi, i flavoni, flavani, rutina, rutosidee, escina, ruscus
1. prevenire la patologia venosa; aculeatus, centella asiatica, anticianosidi, diosmina, esperidina, dobesilato di
2. ridurre la sintomatologia clinica; calcio, ginkgo biloba3.
3. ridurre la recidiva; 1. Flavonoidi: sono un ampio gruppo di pigmenti naturali che
(pur potendo essere, in ogni caso, vario e, soprattutto, dipendente dallo stadio condividono una comune struttura chimica: una molecola a tre anelli
clinico della flebopatia). e gruppi ossidrilici ad essa legati (C28H32O15). Hanno una azione
La fase di prevenzione rappresenta il momento più importante del trattamento prevalentemente venotonica, antiedemigena, riducente la permeabilità
e deve essere messa in atto quando i sintomi clinici sono appena comparsi. In capillare, e antinfiammatoria. Inoltre stimolano la biosintesi del
questa fase spesso il paziente riferisce senso di tensione, formicolii, lieve edema, collagene, stabilizzano le fibre del collagene, interagiscono con
pesantezza, sintomi che si accentuano nelle ore serotine e/o quando il paziente l’elastina stabilendo un complesso flavonoidi-elastina che protegge
rimane a lungo in ortostatismo o nelle giornate di grande caldo o, nelle donne, la l’elastina della parete vascolare dall’attività proteolitica dell’enzima
settimana che precede il ciclo mestruale. Spesso, nel momento dell’osservazione elastasi che viene liberata in condizioni di stasi veno-linfatica,
del paziente, è già presente una condizione di stasi microcircolatoria con migliorano l’adesività delle fibre elastiche ai fibroblasti e alle cellule
alterazione della funzione di drenaggio venoso e linfatico, ristagno dei liquidi muscolari lisce, esplicano un’azione estrogeno-agonista ed estrogeno-
interstiziali e alterazione funzionale della matrice extracellulare. La matrice antagonista ed ancora esplicano un’azione antiossidante. La diosmina
extracellulare gioca un ruolo importante nel mantenimento della funzione di rappresenta la sostanza più efficace nel processo di normalizzazione
drenaggio vascolare venoso e linfatico. Essa è costituita da una intricata rete della permeabilità venulocapillare mediante l’aumento del tono venoso,
di macromolecole che riempie lo spazio extracellulare collegandosi, mediante la riduzione della risposta dei recettori venulari alle catecolamine,
strutture specifiche (glicocalice), alle varie cellule, regolando, cosi, gli scambi inibendo l’aumento della permeabilità indotta dall’istamina e dalla
tra lo spazio interstiziale e le cellule stesse. bradichinina, ripristinando l’integrità del film endoteliale di fibrina.
Ciò garantisce il normale apporto di sostanze nutritizie alle cellule e Gli studi farmacocinetici hanno dimostrato che la diosmina, come
l’allontanamento da queste di cataboliti e tossine. In tal modo si mantengono tale, non è assorbita. Infatti in seguito a somministrazione orale, la
attivi i meccanismi di drenaggio da parte dei piccoli capillari venosi e linfatici diosmina è trasformata dalla flora batterica intestinale nel suo aglicone,
evitando la stasi del microcircolo. diosmetina, più liposolubile, e come tale è assorbita a livello intestinale.
Possiamo affermare che in questa fase il trattamento medico assume un ruolo Una volta in circolo, la diosmetina, svolge le note attività di riduzione
importante per evitare o, perlomeno, ritardare la cronica evoluzione di una sulla permeabilità capillare, di aumento del tono venoso e sulla portata
flebopatia verso la I.V.C. linfatica e di riduzione dell’infiammazione mediante l’inibizione della
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5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica 5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi

sintesi di lipossigenasi. II. riduce la permeabilità capillare e l’aggregazione piastrinica.


2. Benzopironi: Si distinguono in alfa e gamma. 5. Centella asiatica: Il suo estratto triterpenico è in grado di intervenire
I. Alfa: determinano una proteolisi delle proteine ad alto peso sul metabolismo del tessuto connettivo inducendo una inibizione della
molecolare che si riscontrano nel linfedema, così da facilitare il crescita cellulare e della produzione di fibre collagene; tale sostanza è
drenaggio dell’edema grazie anche alla riduzione della pressione anche capace di stimolare la sintesi dei mesoglicani e di determinare
oncotica. Non hanno azione sulla coagulazione, a differenza un ripristino delle attività funzionali del periangio, particolarmente
dei dicumarolici che, pur essendo degli alfa-benzopironi, compromesse in presenza di lesioni di tipo sclerodermico, che
sono anticoagulanti orali. Sono estratti dal MELILOTO e accompagnano e favoriscono le lesioni ulcerative.
sono spesso associati ai flavonoidi cumarina e esculetina. 6. Amamelide: Ricca di vitamina P, tannini gallici, flavonoidi, colina, acidi
Il Meliloto è un efficace tonico, potente antiedemigeno e fenolici e sali minerali, agisce soprattutto riducendo la permeabilità
leggero anticoagulante. Contiene bioflavonoidi ed eterosidi capillare.
cumarinici. A questi ultimi viene attribuita una notevole attività 7. Gambo d’ananas: Ricco di bromelina che, come noto, è un enzima
linfocinetica, con azione di drenaggio del liquido interstiziale. proteolitico, aumenta la lisi dei depositi di fibrina nella zona di
Ha azione diretta sulla muscolatura liscia dei vasi linfatici e infiammazione, depositi che altrimenti bloccherebbero sia i capillari
stimola l’attività proteolitica dei macrofagi. sanguigni che linfatici: l’azione si esplica principalmente attraverso il
II. Gamma: sono i cosiddetti flavonoidi ed erano noti come vit.P. miglioramento del microcircolo.
Sono utilizzati sotto forma di estratti in preparazioni sintetiche 8. Vitis vinifera: Principi attivi: flavonoidi (quercetina, rutina, kaempferolo),
o semisintetiche e si distinguono in: tannini, antocianidine, OPC e resveratrolo. Gli OPC interagiscono
a) Flavoni: diosmina, quercetina, rutina e derivati, rutosidi; con l’elastina tissutale che nonostante venga ancora riconosciuta
b) Flavani: esperidina. dall’elastasi viene idrolizzata con una velocità significativamente
3. Flebotropi: Il dobesilato di calcio riduce la permeabilità capillare, inferiore. È stato, inoltre, dimostrato sperimentalmente che gli OPC
la viscosità ematica e migliora il drenaggio linfatico. L’escina, stabilizzano le fibre collagene. Il resveratrolo è uno stilbene che eplica
estratta dall’AESCULUS HIPPOCASTANUM, aumenta il tono azioni antiossidanti, estrogeniche, miorilassanti sulla muscolatura
della parete venosa e possiede un effetto antiedemigeno. L’escina, liscia vascolare. Altri effetti del resveratrolo: sembrerebbero esplicarsi
triterpene pentaciclico, aumenta la resistenza capillare, diminuisce a livello della placca aterosclerotica: si comporterebbe come una sorta
la permeabilità ed ha un modesto effetto vasocostrittore: ne deriva di solvente (azione antiaggregante piastrinica).
un’azione antiedemigena, antiinfiammatoria e venotonica L’azione 9. Antocianosidi da Vaccinum Myrtillus: L’effetto capillaro-protettore di
antinfiammatoria ed antiedemigena è dovuta alla esculetina, genina queste sostanze è noto da tempo ma il loro impiego è entrato nella
contenuta nell’esculoside,che risulta un potente inibitore della pratica clinica solo da quando si è potuto disporre di antocianosidi
lipossigenasi e delle ciclossigenasi (COX-1 e COX-2).Contiene anche ad alto dosaggio con rapporti costanti tra le diverse antocianidine.
derivati cumarinici. Secondo quanto pubblicato in letteratura, l’efficacia terapeutica degli
4. Ginkgo biloba che esplica attività simile ai flavonoidi: antocianosidi sulla permeabilità capillare si esplicherebbe attraverso
I. regola il tono venoso; un duplice meccanismo d’azione: il primo, di carattere fisico-chimico,

84 85
5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica 5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi

basato sulla formazione di complessi liposolubili tra le antocianidine piante, riduce fortemente o priva le sostanze della loro naturale veicolazione per
(agliconi degli antocianosidi) ed i fosfolipidi delle membrane cui, da composti farmacologicamente attivi, si trasformano in ingredienti poco
endoteliali; il secondo, di tipo extra-parietale, legato all’attività sulla attivi, utili solo se somministrati ad alte dosi. Per questo problema non di poco
biosintesi dei glicosaminoglicani (in particolare acido jaluronico) della conto, tra le varie formulazioni, appena lette, che abbiamo a nostra disposizione,
sostanza fondamentale del connettivo e, in definitiva, sul manicotto ne è presente una che si basa su un concetto nuovo: il FITOSOMA®.
mucopolisaccaridico peri-capillare. Stiamo parlando di una struttura chimica brevettata determinata dall’interazione
10. Diosmina: viene usata da molti decenni per le sue proprietà capillarotrope stechiometrica, in solvente aprotico, di una frazione polifenolica pura, o
e vasotoniche. Agisce come potente inibitore delle prostaglandine e standardizzata, con una matrice fosfolipidica estratta dalla soia. Sulla base delle
del trombossano A2 e, interferendo con l’attivazione dei Leucociti, sue caratteristiche (chimico-fisiche, spettroscopiche e biologiche), il complesso
inibisce la attivazione della cascata infiammatoria, provocando una sostanzialmente migliora la biodisponibilità orale del principio attivo. A parità
forte diminuzione della permeabilità capillare. La protezione contro il di dosaggio in princìpi attivi, la biodisponibilità orale della forma fitosomale
danno vascolare è mediata anche dall’inibizione dell’attivazione dei è almeno 3 volte superiore rispetto alla forma libera. Dopo somministrazione
neutrofili e dalla diminuzione dei livelli serici delle proteine d’adesione orale, infatti, il complesso fitosomale, superata la barriera gastrica, raggiunge
endoteliale. La diosmina migliora diversi parametri compromessi nella l’intestino tenue dove è sottoposto ad un processo di emulsificazione
patologia diabetica, grazie alla potente azione antiossidante: è molto e micellazione dovuto all’interazione con i sali biliari. In tale forma il
importante la diminuzione del livello di glicosilazione delle proteine e FITOSOMA®, penetrato attraverso la mucosa intestinale, viene incorporato
l’aumento d’attività della glutatione perossidasi. Di rilievo è anche la nei chilomicroni per mezzo dei quali, attraverso il sistema linfatico e il torrente
capacità di normalizzare la velocità di filtrazione capillare e diminuire ematico, raggiunge i tessuti bersaglio dove i principi attivi vengono rilasciati
le resistenze al flusso ematico migliorandone la reologia. La diosmina in forma praticamente pura. L’ottimizzazione della “resa” farmacologica del
prolunga l’effetto vasocostrittore della noradrenalina a livello delle principio attivo viene poi permessa dallo sviluppo di tecnologie che hanno reso
pareti venose, per poi quindi ridurre la capacitanza, la distensibilità e possibile la realizzazione del cosiddetto “rilascio controllato”.
la stasi. Questo incrementa il ritorno venoso e ciò riduce l’ipertensione
venosa. Infine, la diosmina aumenta il drenaggio linfatico mediante
CONCLUSIONI:
l’incremento della frequenza e dell’intensità delle contrazioni linfatiche,
aumentando la funzionalità della rete capillare linfatica. Il flebologo moderno dispone di un vasta gamma di sostanze ognuna delle quali
ha una specifica caratteristica terapeutica che sarà adattata di volta in volta
IL FITOSOMA® alla situazione patologica, e questo sia in fase preventiva, sia quando non è
possibile eseguire un atto chirurgico, o, dopo la chirurgia stessa, come terapia
I principi attivi estratti dalle piante sono soprattutto in forma di tintura (dalla di supporto. La documentazione scientifica è abbastanza ricca di dimostrazioni
droga secca), tintura madre (dalla droga fresca), macerato glicerinato, estratto del beneficio di tale terapia per la riduzione della sintomatologia clinica e del
fluido, estratto secco titolato o, ancora, in forma micronizzata, complesso miglioramento della qualità della vita del paziente flebopatico.
fitosomale, ecc.
Spesso, però, il processo di purificazione a cui sono sottoposte le parti delle

86 87
5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica 5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo

BIBLIOGRAFIA: 5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo


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Furino E., Di Filippo A., Quarto G.
2. Linee guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei linfatici. Acta Phleb
Rev, 2003; Vol.4 n° 1-2.
3. Allegra C, Antonimi V, Carlizza A, Tonelli V. L’estratto titolato triterpenico di Centella
asiatica nella I.V. Min Angiol, 12,107 -16. ABSTRACT:
4. Varlaro V. Fitoterapia. Aeffe Edizioni, Ottobre 2004.
5. Mancini S. Manuale di Flebologia. Laris Editrice, Settembre 2009. Chronic Venous Insufficiency affects a wide range of population, causing high
6. Bombardelli E. Phytosome: new delivery system. Boll Chim Farm, 1991; 130(11): 431-438. social costs due to days of hospitalization and sick leave. In this pathological
pattern leg venous vessels lose their elasticity and their tensing strength, thus,
the capacity to push blood to the cardiac pump; for this reason blood congests
leg veins and weakens their walls developing, successively, the varicose veins.
Thermal cares play, together elastic compressive therapy, an effective role in
the prevention of this insufficiency.

Kneipp cure is one of the most important thermal treatment, used for this pur-
pose.

It consists in doing a subsequent passage in two swimming pool, filled, respec-


tively, with cold and moderately hot water (the passage from a swimming pool
to another occurs by steps). This “vascular gymnastic” is effective, according
to three mechanisms: chemical (sulfuric waters have anti-inflammatory and re-
laxing properties), thermic (the sequence of vasoconstriction - cold water - and
vasodilatation – light hot water - stimulate veins wall) and mechanical (the pas-
sage from a swimming pool to another makes leg muscles to contract, activat-
ing the so called “muscular pump”).

INTRODUZIONE:

La patologia da insufficienza veno-linfatica degli arti inferiori interessa ampi


strati della popolazione nelle differenti fasce d’età. Essa comporta elevati costi
sociali per assenza dal lavoro con perdita di produttività, giornate di ricovero

88 89
1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo

ospedaliero, interventi chirurgici ed invalidità causata dalle gravi, seppur rare, ogni percorso termale, il percorso Kneipp; esso a buon titolo si affianca, senza
complicanze trombo-emboliche e dalla presenza di ulcere negli stadi più avan- sostituirlo, al trattamento elastocompressivo, di cui rappresenta una utile, ed a
zati. nostro avviso, indispensabile integrazione.

La flebopatia è il risultato della perdita di efficienza delle vene degli arti inferi- Questa pratica è nota come percorso Kneipp, in onore dell’ Abate tedesco Sebas-
ori. Trattandosi di un percorso antigravitazionale, la circolazione venosa è strut- tian Kneipp (1821-1897), il quale comprese gli effetti benefici dell’immersione
turata in modo tale da permettere il ritorno del sangue al cuore, evitandone il alternata in acqua calda e fredda.
reflusso ed il ristagno negli arti inferiori. Un importante meccanismo coinvolto
in questa ascesa è l’elasticità delle vene. Quando le pareti venose perdono Kneipp nel 1848, affetto dalla tubercolosi, scoprì casualmente il libro “Lezione
il proprio tono, cioè la capacità di variare lo stato di contrazione parietale in sulla forza guaritrice dell’acqua fresca” di J. S. Hahn; non trovando giovamento
relazione a vari stimoli, le vene si dilatano, incrementando il ruolo di capaci- nelle cure del tempo, Kneipp decise di applicare ciò che aveva letto: dopo es-
tanza, ma ostacolando il ritorno al cuore. Il sangue rallenta la propria velocità sersi spogliato nudo, si tuffava nel Danubio e subito si rivestiva, contrastando il
di scarico antigravitazionale e tende a refluire in senso cardiofugo, si crea, in rapido raffreddamento correndo verso casa.
questo modo, un ristagno ematico che aumenta la pressione nelle vene, “sfian- Dopo soli 6 mesi di questo trattamento la TBC era sparita. Benché Kneipp at-
candole”: un circolo vizioso che si manifesta con edema, inizialmente malleo- tribuisse alla sua idroterapia benefici di vario genere, l’unico effetto scientifica-
lare, senso di pesantezza e affaticamento, corona flebectasica perimalleolare, mente certo delle applicazioni di acqua calda e fredda è l’effetto vasomotorio.
sino ad arrivare alla comparsa di vere e proprie “vene varicose”, compromis-
sione del microcircolo, lesioni ulcerative e, in ossequio alla triade di Virchow, Il percorso vascolare rappresenta una forma di “ginnastica vascolare” .
incrementato rischio di trombosi venosa superficiale e profonda.
Si tratta di due vasche, a diversa temperatura, profonde circa 80 cm. La cura
prevede sedute di 20 minuti camminando a media velocità prima in una vasca e
poi nell’altra. Per passare dalla prima alla seconda si devono salire e poi scen-
IL PERCORSO KNEIPP: dere alcuni scalini (Fig. 1).
L’insufficienza venosa cronica ai primi stadi non rappresenta un problema
grave; tuttavia, trattandosi di una malattia potenzialmente progressiva, è im-
portante intervenire tempestivamente al fine di prevenire o, per lo meno, ral-
lentare l’evoluzione dei segni e dei sintomi, attuando misure la cui efficacia è
direttamente proporzionale alla tempestività con la quale vengono intraprese.
La strategia messa in alto è volta, da un lato, a supplire alla perdita di tono delle
pareti venose e dall’altro a creare una forza propulsiva ascendente, in modo da
prevenire il ristagno ematico nel sistema venoso distale. L’elastocompressione
rappresenta una delle misure più adottate in questo senso, ma il nostro scopo è
quello di illustrare i vantaggi della medicina termale e, nella fattispecie, di una
Fig. 1 - Percorso Kneipp
pratica che negli anni si è diffusa fino a diventare una parte imprescindibile di

90 91
1- Fisiopatologia ed emodinamica del sistema venoso 5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo

MECCANISMI DI AZIONE: CONCLUSIONI:

1. Chimico: le acque sulfureo-salsobromoiodiche (Fig. 2), utilizzate nella Il sistema nervoso porta gli stimoli percepiti a livello cutaneo all’interno del
terapia dei percorsi vascolari, sono notoriamente rilassanti, defaticanti corpo1, stimolando il sistema immunitario, influenzando la secrezione gastrica
ed inoltre coadiuvanti nel trattamento antiflogistico. e ormonale e rinforzando il sistema cardiovascolare3. Il calore calma e addol-
cisce il corpo, rallentando l’attività funzionale degli organi interni. Il freddo, al
contrario, stimola e rinvigorisce aumentando l’attività interna. L’alternanza di
caldo e freddo diminuisce lo stress e stimola “corpo e mente”.

BIBLIOGRAFIA:
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the Kneipp cure. Munch Med Wochenschr, Mar 13 1953; 95(11): 308-11.

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pressure.

4. Medizinische, 1954 Jan 23; 4: 122-3.


Fig. 2 - Terme di Agnano (NA)

2. Termico: l’acqua calda determina dilatazione dei vasi sanguigni (“va-


sodilatazione”), mentre l’acqua fredda causa un restringimento dei vasi
(“vasocostrizione”). L’alternanza di vasodilatazione e vasocostrizione
costituisce una vera e propria “ginnastica” per i vasi, che migliora la
funzionalità vasomotoria1,2. La temperatura dell’acqua varia di 10°C tra
una vasca e l’altra (rispettivamente 22°C e 32°C circa).

3. Meccanico: camminare da una vasca all’altra ed il salire i gradini mette


in moto la cosiddetta “pompa muscolare”: i muscoli degli arti inferiori,
contraendosi e rilasciandosi, “spremono” i vasi facilitando il ritorno
venoso e riattivando così la circolazione.  Inoltre, un ulteriore effetto
meccanico che favorisce il ritorno venoso è ad opera degli idromas-
saggi laterali a pressione differenziata (massima a livello del piede,
ridotta nella regione prossimale della coscia).

92 93
6.
Varici reticolari
e telangectasie
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.1 - Emodinamica e Fisiopatologia delle Telangectasie

6.1 - Emodinamica e Fisiopatologia ORGANIZZAZIONE E MORFOLOGIA DEL NETWORK:


delle Telangectasie Si è sempre ritenuto che in queste strutture la linea di drenaggio, a partire
Molisso A., Apperti M., Goffredi L., Quarto G. dal plesso sub-papillare, fosse diretta dalla superficie in profondità verso il
plesso sotto dermico, senza prevedere linee di flusso orizzontali. Gli studi
condotti da Nobuaki Imanishi  et al. (J Anat. 2008 May; 212(5): 669-673)
ABSTRACT:
su cadaveri col metodo stereografico (iniezione di mezzo di contrasto)
hanno evidenziato che il network venoso dermico e sottodermico ha una
The work aims to analyze the hemodinamic features related to telagectasic
struttura poligonale costituita da vene perimetrali che delimitano l’area
expressions. These characteristics are completely original and their
poligonale e da numerose vene di calibro più piccolo incluse nell’area, il
specifications are traceable through the underlying pathophysiological
più delle volte a decorso ascendente, riccamente anastomizzate tra loro e
aspects rather complex, and through  the pathophysiological structure  the
con i rami che contornano il poligono. I Network sub-papillare e dermico
different morphological aspects can be traced. The aim  is to  rationalize
sono costituiti quindi da strutture venose poligonali contigue, ma con
the  therapeutic approach  that historically  produces  clinical results not
un flusso preferenziale che non connette poligoni adiacenti, ma è diretto
always  decisive  and stable.  Conversely,  a more  thorough  understanding
verso gli strati più profondi. In sede ipodermica si ritrovano ugualmente
of morphp-functional aspect and of  different  pathophysiological
plessi venosi strutturati come poligoni di varia grandezza ed è verosimile
mechanisms can lead to more appropriate.approach.
che raccolgano il flusso dalle strutture sovrastanti. La conseguenza è
che la linea emodinamica prevalente è orientata dalla superficie verso il
INTRODUZIONE: profondo. Alcuni studi effettuati con l’ausilio di immagini stereoscopiche
contrastate mostrano immagini di accumulo di contrasto alla base dei
Il termine “telangectasia” indica una serie di manifestazioni cliniche rami delle vene ascendenti, immagini riferibili a strutture valvolari, tra
collegate alla malattia varicosa e connotate da diverse varietà morfologiche. l’altro già descritte1,2. Questo dato è stato confermato anche utilizzando la
È ipotizzabile tuttavia che ad esse sia sotteso un meccanismo emodinamico microscopia elettronica a scansione (Murakami, 1971) che ha individuato
assimilabile, anche se originale e specifico, ed in qualche modo sistemi valvolari in vene con diametro di 20 µm (Philips, 2004)3. Si tratta
sovrapponibile a quello delle varicosità di calibro maggiore. di valvole bicuspidi che nei punti di raccordo presentano il bordo libero
Network dermico: ad ogni tipo di patologia venosa dilatativa è sotteso orientato dal vaso più piccolo verso quello di maggior calibro. Questo fa
un meccanismo emodinamico che sinteticamente possiamo chiamare pensare ad un meccanismo coinvolto nella direzionalità del flusso, anche
“reflusso”. Lo spessore dell’epidermide oscilla tra 0,05 mm ed 0,1 mm, perché le valvole delle “collecting veins” a livello dell’interfaccia tra il
mentre il derma ha uno spessore di 1,1 mm ed il grasso sottocutaneo 1,2 derma ed il grasso sottocutaneo hanno una disposizione che lascia supporre
mm per un totale di 3 mm circa. Le vene dermiche sono disposte in 2 plessi un’eguale direzionalità del flusso dall’alto verso il basso.
orizzontali, di cui il più superficiale è quello sub-papillare, connessi tra loro
e comunicanti col network venoso ipodermico.

96 97
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.1 - Emodinamica e Fisiopatologia delle Telangectasie

NETWORK SUB DERMICO:

Il grasso ipodermico, strutturato in lobuli, è delimitato da bande di fibre


collagene che derivano dal derma e che formano dei setti interlobulari.
Queste fibre sono dei veri e propri ancoraggi fissati alla fascia sottostante
conosciuta anche come fascia sottocutanea di Scarpa. Le vene che provengono
dai plessi sovrastanti non penetrano nei lobi, ma transitano attraverso i setti
interlobulari (Curri)4, oltrepassano, poi, la fascia sottocutanea e si collegano
al circolo sottostante. La collocazione anatomica dei plessi dermo-
ipodermici configura un sistema strutturalmente completo disposto in 3 piani
sovrapposti e collocato al di sopra della lamina fibroelastica superficiale, al
di sotto della quale ritroviamo quello che conosciamo come sistema venoso
superficiale sopra-fasciale. Questa struttura morfologica nel suo complesso
Fig. 2 - Struttura poligonale del Network
consente di prospettare i meccanismi mediante i quali possono realizzarsi
reflussi e dilatazioni venose assiali e tronculari che rappresentano la vasta (da Nobuaki Imanishi  et al. )
gamma delle teleangectasie (Figg. 1 e 2).

MECCANISMI FISIOPATOLOGICI:

Si può ipotizzare che i meccanismi fisiopatologici sottesi alle dilatazioni


telangectasiche possono essere di 3 tipi:
1. reflusso proveniente dai segmenti venosi sotto-ipodermici
(meccanismo estrinseco);
2. reflusso generato da alterazione dello strato adiposo ipodermico
(meccanismo intrinseco);
3. reflusso generato da alterazione delle strutture di sostegno dermo-
ipodermiche (meccanismo intrinseco).

Nel network descritto vi sono tutte le potenzialità affinchè si verifichi un re-


flusso o una serie di reflussi, anche se l’impianto della struttura offre un’ampia
possibilità di compenso ai reflussi e spiega, almeno in parte, le diverse morfolo-
gie telangectasiche.

Una vecchia classificazione faceva una distinzione tra reflusso compensato e
Fig. 1 - Organizzazione e Morfologia del Network
98 99
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.1 - Emodinamica e Fisiopatologia delle Telangectasie

non compensato, o, se vogliamo, stabile ed instabile, distinzione che condividi- Tipo 2 - Reflusso generato da alterazione dello strato adiposo ipodermico
amo pienamente: il reflusso è un fenomeno dinamico ed in continua evoluzi- - Meccanismo Intrinseco
one, e come tale per definizione è instabile e discontinuo.
Si può dire che le vene per oltrepassare i lobuli devono percorrere una strettoia
delimitata, oltre che dal grasso, dalle fibre collagene. È intuitivo che una pato-
logia strutturale dei lobuli adiposi può riflettersi sulle vene che li attraversano.
Tipo 1 - Reflusso dai segmenti venosi sotto ipodermici - Meccanismo Es- Una patologia o una condizione degenerativa dei lobuli adiposi si può realiz-
trinseco zare sia con un aspetto lipedematoso che lipodistrofico (fibro-sclerosi), o anche
L’ipoderma poggia sulla fascia sottocutanea fibroelastica al di sotto della quale con un’associazione di entrambe. Il risultato è che la strettoia naturale dei setti
giace il sistema venoso superficiale rappresentato principalmente dai circoli interlobulari si irrigidisce e/o si ipertrofizza causando uno stiramento ed una
safenici ed extra safenici che, quando si interfacciano con i piani più super- compressione sui segmenti venosi che li attraversano, e questo rappresenta una
ficiali, realizzano una ricca rete venosa. Sotto il profilo terapeutico è cruciale sorta di relativo ostacolo al naturale deflusso verso i piani profondi, cioè la pre-
individuare i reflussi più prossimali collegati in maniera diretta alle espressioni messa per un reflusso verso il piano dermico; può, inoltre, influenzare anche la
dilatative e la loro direzione ed origine, anche perché eventuali reflussi situati rete venosa sottostante a cui viene a mancare la spinta di un flusso ortodromico,
più a monte sono di pertinenza di assi venosi di maggior calibro suscettibili potendo sviluppare a sua volta un reflusso.
di una strategia terapeutica diversa. Un reflusso residente in un segmento del Tipo 3 - Reflusso generato da alterazione delle strutture di sostegno dermo-
circolo superficiale, safenico o non safenico, può sicuramente forzare i rami ipodermiche - Meccanismo Intrinseco
venosi interlobulari e poi espandersi nei plessi dermici e papillari, dando luogo
alle telangectasie ed in questo caso si può supporre che l’effetto retrogrado si Le strutture di sostegno del complesso dermico ed ipodermico sono rappre-
rifletta sia sulle strutture poligonali che su quelle intra-poligonali. Il risultato sentate sostanzialmente da fibre collagene. Ogni network venoso è dipendente,
è una telangectasia complessa in cui si ritrovano segmenti dilatatati di vario sotto il profilo cinetico, dalle strutture che lo circondano, e questo vale ad esem-
calibro che tendono ad assumere una configurazione che riproduce l’impianto pio per tutti i sistemi che si avvalgono di un impianto di pompa di tipo muscolo-
originario di tipo concentrico, e che talora è associata ad uno o più segmenti fasciale: isolare il network venoso dal suo contesto cinetico equivale a sottrargli
venosi rettilinei di maggior calibro, situati in un piano più profondo. Questa sia la spinta emodinamica sia il sistema di sostegno. Tra epiderma e derma vi
descrizione è solo schematica perché una volta che un reflusso approda al piano sono due lamine sovrapposte: la lamina Lucida e la lamina Densa o Reticolare,
dermo-ipodermico possono realizzarsi più soluzioni di eventi dilatativi dovuti al di sotto delle quali si sviluppa la rete di sostegno rappresentata da Collagene
a reflussi secondari. Non dobbiamo dimenticare infatti che nei plessi sub papil- di vario tipo. Il network venoso attraversa questa rete nel suo percorso dermico
lari e dermici vi è un flusso pulsatile con valori pressori oscillanti tra gli 11 ed i e a sua volta è la rete stessa a fungere da sostegno al network.
50 mmHg che rappresentano un valido sbarramento a reflussi che provengono
dai plessi più profondi, ma nello stesso momento questo sbarramento se da una Tuttavia la degradazione delle fibre collagene e delle fibre elastiche, turn over
parte può indirizzare l’onda di reflusso in vario modo dall’altra può causare a parte, è un fenomeno consueto. In tal modo viene a diminuire, in modo
reflussi secondari che si ripercuotono sui plessi dermici. più o meno esteso, la funzione di sostegno producendo anche una riduzione
dell’elasticità del tessuto. C’è da aggiungere che le vene dermiche sono an-
corate all’ambiente circostante da fibrille collagene che hanno la funzione di

100 101
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.1 - Emodinamica e Fisiopatologia delle Telangectasie

stabilizzare le strutture vasali e proteggerle dalle “shearing forces” (forze di penso” è un fenomeno del tutto fisiologico. Esso si interfaccia da una parte col
frizione) a cui sono soggette (Braveman e Keh-Yen)5. In sostanza un impoveri- flusso fisiologico e dall’altra col reflusso patologico. Per cui è lecito presumere
mento del patrimonio di sostegno finisce col provocare un collasso segmentario che i reflussi fanno parte della normale dinamica e che nella maggior parte dei
di alcuni segmenti della rete venosa del network dermico col risultato che le casi essi sono compensati: in realtà è dall’equilibrio, o dal mancato equilibrio,
strutture di sbarramento, in primo luogo le valvole, perdono la loro funzione. tra reflusso e compenso che si generano circostanze ipertensive ed anche ectasie
La conseguenza è che possono verificarsi una serie complessa di reflussi re- canalicolari. Nel caso di un reflusso che proviene dalle vene sotto ipodermiche
gionali che a loro volta esprimono le teleangiectasie. A tutto questo bisogna (Tipo 1) bisogna presumere che, nella maggioranza dei casi, esso è collegato ad
aggiungere un aspetto patogenetico subordinato più direttamente ad un pato- una origine situata tra la fascia sottocutanea e quella superficiale. Abbiamo an-
logia vascolare, patologia che può contribuire ad un quadro lipedematoso o che visto che esso si espande alle strutture venose poligonali. Queste strutture
lipodistrofico. Ci riferiamo in questo caso all’edema in cui vi è una componente si trovano alla base delle vene intra-poligonali e sono connesse con loro attra-
linfatica marcata: in queste circostanze abbiamo da una parte l’imbibizione del verso valvole. In questo caso il compenso è rappresentato esclusivamente dallo
tessuto adiposo e dall’altra la raccolta edematosa che esercita di per sé uno sti- sbarramento valvolare. Il reflusso, forzando le valvole, dà un risultato dilatativo
molo infiammatorio capace di indurre una sovraespressione delle MMP (Matrix che è verosimilmente una telangectasia stellata, che, in sostanza, riproduce il
Metallo Proteinase) con conseguente rimodellamento della matrice. network intra-poligonale. Quando il reflusso è originato da un’alterazione dello
strato adiposo, il reflusso origina da una sorta di stenosi terminale del network
dermico, che rappresenta un ostacolo al deflusso. Il compenso, in questo caso,
ESPRESSIONI MORFOLOGICHE DELLE
deve essere duplice, a monte e a valle della strettoia adiposa, ed agire contem-
TELEANGECTASIE:
poraneamente sulle strutture dermiche e su quelle sottodermiche. Considerato
che l’ostacolo ed il reflusso che ne deriva è originariamente a bassa pressione,
Le espressioni morfologiche delle teleangectasie sono numerose e dotate
tutto si riduce ad un gioco di resistenza valvolare. Così ci dobbiamo aspettare
di ampia variabilità. Per elaborare una sistematizzazione in tutti i casi si
un’espressione teleangectasica di tipo “arborescente”, considerando il tronco
deve tener conto dei 3 aspetti principali delle teleangectasie: vale a dire
principale rappresentato dal segmento venoso che emerge dai lobuli adiposi.
il colorito, o il colorito predominante, il loro diametro medio, e l’aspetto
Quando il reflusso è causato da un’alterazione delle strutture di sostegno, si
morfologico del complesso teleangectasico. Le proposte classificative sono
può parlare di una condizione di stasi nei loops venosi, che a causa della perdita
state numerose (Redisch e Peltzer, Ouvry, Duffy et al.), anche se si rifanno
di sostegno, divengono sede di dilatazione ed a lungo andare possono creare le
sostanzialmente alla morfologia della lesione, distinguendo 4 tipologie:
premesse di uno stato ipertensivo segmentario che può produrre le condizioni,
1) Teleangectasie lineari e sinuose.
o le pre-condizioni, per una forzatura delle valvole a monte ed a valle. Restano
2) Teleangectasie arborescenti.
in ultimo le “red spider” ovvero le teleangectasie rosse lineari. Ci sembra che
3) Teleangectasie stellate.
l’ipotesi più avvalorata è quella della neo-angiogenesi. Ad ogni modo voglia-
4) Teleangectasie puntiformi.
mo proporre anche la possibilità di un meccanismo, che può contribuire alla
Una classificazione efficace delle telangectasie non può non tenere in considera-
formazione delle teleangectasie “rosse”. Ci vogliamo riferire ad un meccanis-
zione la fisiopatologia. A questo scopo introduciamo il concetto di “compenso”.
mo a ritroso venulo-arteriolare a cui potrebbero partecipare le AVA (Artero-
Per “compenso” dobbiamo intendere la capacità da parte delle strutture val-
Venous Anastrosis) pre- e post-capillari.
volari e cinetiche di rendere il flusso omogeneo e finalizzato. Quindi il “com-

102 103
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti inferiori

CONCLUSIONI: 6.2 - Utilizzo del LASER Nd:


YAG 1064 nm per il trattamento
Questa esposizione dimostra, in estrema sintesi, la obbiettiva difficoltà di
inquadramento definitivo delle lesioni teleangectasiche che sono il risultato
delle varici reticolari degli arti inferiori.
di una complessa ed estesa serie di collegamenti, interazioni e contatti di Colaiuda S., Colaiuda F., Brandi C., Grimaldi L., D’Aniello C.
una vasta rete venosa. Proprio questa complessità è alla base dei risultati
terapeutici non sempre brillanti; è evidente come una compressione accurata
e profonda della organizzazione morfo-funzionale delle teleangectasie sia OBJECTIVES: This paper aims to evaluate the efficacy of Nd:YAG laser
alla base di modalità di trattamento più efficaci. 1064 nm treatment for lower extremity reticular veins.

METHODS: 50 female patients affected by lower limbs reticular veins,


BIBLIOGRAFIA:
aged between 25 and 65 years, were treated. We conducted a clinical
1. Imanishi N, Nakajima H, Aiso S. Anatomical study of the venous drainage architecture preventive screening to identify and evaluate possible bleeding disorders or
of the forearm skin and subcutaneous tissue. Plast Reconstr Surg, 2000; 106: 1287-94. other cardiovascular pathologies, and Doppler examination of lower limbs to
2. Imanishi N, Nakajima H, Aiso S. Anatomical study of the venous drainage architecture
exclude incontinent saphenous vein disorders. Five outpatient treatments were
of the scapular skin and subcutaneous tissue. Plast Reconstr Surg, 2001; 108:656-63. 
performed every 30 days using Nd:YAG laser 1064 nm. In the first session of
3. Phillips MN, Jones GT, van Rij AM, Zhang M. Micro-venous valves in the superficial
veins of the human lower limb. Clin Anat, 2004; 17: 55-60. treatment a 6 mm diameter spot was used with 140 J/cm2 of energy and a pulse
4. Curri SB, Annoni F, Montorsi W, Microvalves in microveins, 9eme Congres Mondial de duration of 40 msec; in the second and third sessions a 3 mm diameter spot was
Phlebologie, 1986. used with 350 J/cm2 of energy and a pulse duration of 30 msec; in the fourth and
5. Braverman IM, Keh-Yen A. Ultrastructure of the human dermal microcirculation. III. fifth sessions a 1.5 mm diameter spot was used with 550 J/cm2 of energy and a
The vessels in the mid- and lower dermis and subcutaneous fat. J Invest Dermatol, 1981; pulse duration of 20 msec.
77: 297
RESULTS:In 36 cases an 80% reduction in the extent of the venous network
compared to the initial state was observed after 3 treatment sessions, and in
32 cases a 90% reduction compared to the initial state was observed after 5
sessions.

CONCLUSIONS: The action of Nd:YAG laser 1064 nm has been particularly


effective in non-invasive treatment of reticular veins in the legs, allowing an
outpatient surgery technique that is well tolerated by patients. However, further
studies are needed to confirm the results.

104 105
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti inferiori

INTRODUZIONE: endovascolari: radiofrequenza e tecnologia laser. Nell’ambito dei trattamenti


con sistemi laser, negli ultimi anni si sono perfezionate nuove metodiche di
La nuova classificazione CEAP 1 definisce le vene reticolari come vene intervento non invasive, nel tentativo di raggiungere un buon livello di efficacia
intradermiche bluastre permanentemente dilatate solitamente di diametro da 1 funzionale e di effetto estetico3.
mm a meno di 3 mm. La varicosità del vaso è conseguenza di una modificazione Sulla base di queste considerazioni, è stato condotto uno studio clinico su
della parete che comporta alterazioni della funzione delle valvole e, di 50 pazienti di sesso femminile affette da varici reticolari degli arti inferiori
conseguenza, inversione della normale direzione del flusso ematico venoso per verificare l’efficacia del laser Nd:YAG 1064 nm. L’obiettivo prefissato è
(reflusso), causando dilatazione e stasi con progressiva ripercussione sulla stato quello di ottenere l’obliterazione del lume dei vasi interessati al fine di
microcircolazione cutanea. Si assiste così, negli stadi più avanzati, ad una migliorare la patologia varicosa.
progressiva alterazione degli scambi fra capillari e tessuti, a continui e ripetuti
microstravasi ematici, che portano ad alterazioni cromatiche (dermatite ocra),
MATERIALI E METODI:
fino a vere e proprie difficoltà di irrorazione microcircolatoria, responsabili, in
ultimo, di ulcerazioni della cute. La frequenza delle varici degli arti inferiori,
Sono state arruolate e sottoposte a trattamento 50 pazienti di sesso femminile
scarsa nei bambini e negli adolescenti, aumenta con l’età e raggiunge il
con età compresa tra 25 e 65 anni (età media 49,6 anni) affette da varici reticolari
massimo tra la quinta e la sesta decade di vita con un maggior interessamento
degli arti inferiori con diametro massimo del vaso compreso tra 1 mm e 3 mm.
del sesso femminile rispetto a quello maschile (rapporto 3:1); sono presenti
Le pazienti sono state preventivamente sottoposte ad uno screening clinico, al
con forme clinicamente manifeste dal 15 al 55% degli uomini e dal 40 al 78%
fine di individuare disordini della coagulazione o altre patologie di interesse
delle donne oltre i 60 anni1. La malattia varicosa riconosce una eziopatogenesi
cardiovascolare che potessero rendere inefficace il trattamento, e ad esame
multifattoriale in cui diversi fattori concomitano in maniera variabile: vita
Eco-Color Doppler degli arti inferiori per la valutazione delle peculiarità della
sedentaria, anomalie della parete venosa o del sistema valvolare, alterazione
patologia varicosa sia da un punto di vista morfologico (diametro, profondità,
del sistema di “pompa muscolare”, fattori ormonali, aumento della pressione
sede, caratteristiche della parete vascolare e degli apparati valvolari), che
intra-addominale indotta da neoplasie, gravidanze, obesità. La trasmissibilità
emodinamico (entità, lunghezza del reflusso). Per l’inquadramento nosografico
ereditaria è controversa, ma una predisposizione familiare coesiste nell’85%
della patologia varicosa è stata utilizzata la classificazione CEAP4. Tutte le
dei pazienti affetti da varici2. L’approccio terapeutico alle varici degli arti
lesioni sono state documentate fotograficamente. Prima di essere reclutate
inferiori è molteplice1. Negli stadi iniziali della malattia può essere sufficiente
per lo studio, le pazienti hanno sottoscritto il consenso informato. Sono state
la terapia medica associata all’elastocompressione per il controllo dei sintomi.
effettuate 5 sedute di trattamento in regime ambulatoriale ogni 30 giorni
Nei pazienti con varici conclamate e con interessamento del sistema safenico
utilizzando un sistema laser Nd:Yag con lunghezza d’onda 1064 nm (Palomar
è indicata invece la terapia chirurgica. Nei casi in cui l’approccio chirurgico
Lux 1064™, Palomar Medical Technologies, Inc., Burlington, MA) dotato di
non sia possibile per difficoltà tecnica, per incertezza di risultato o per elevato
un sistema di raffreddamento a contatto a due livelli: durante l’accensione il
rischio, ovvero a seguito di richiesta specifica del paziente, si ricorre a trattamenti 
manipolo si raffredda fino a 12 °C e nel momento dell’impulso il sistema di
obliterativi  endovascolari per ottenere l’obliterazione del lume del vaso,
raffreddamento, di cui il sistema è dotato, abbassa ulteriormente la temperatura
ottenibile sia con mezzi chimici che con mezzi fisici. Nel primo caso si parla
fino a 4 °C. Nella prima seduta di trattamento è stato utilizzato uno spot di 6
più propriamente di scleroterapia; nel secondo caso di procedure obliterative
mm di diametro con energia 140 J/cm2 e una durata dell’impulso di 40 msec;

106 107
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti inferiori

il manipolo è stato posizionato a contatto con la cute esercitando una leggera Tabella I - Parametri operativi.
pressione e sono stati effettuati 3 colpi in sequenza: un colpo con manipolo Spot Energia Impulso Manipolo
diametro durata
perpendicolare al vaso e due colpi contrapposti con una inclinazione del 1ª seduta 6 mm 140 J/cm2 40 msec A contatto della cute
manipolo di 45° rispetto al piano di trattamento, a destra e a sinistra del vaso. 3 colpi in sequenza:
La sequenza successiva di colpi veniva distanziata di 2 cm lungo il decorso del - 1 colpo perpendicolare
- 2 colpi inclinati di 45°,
vaso, rispetto alla precedente. Nella seconda e terza seduta è stato utilizzato contrapposti
uno spot di 3 mm di diametro con energia 350 J/cm2 e una durata dell’impulso Distanza tra le sequenze: 2 cm lungo
il decorso del vaso
di 30 msec; il manipolo è stato posizionato a contatto con la cute esercitando
2ª seduta 3 mm 350 J/cm2 30 A contatto della cute
una leggera pressione e sono stati effettuati 3 colpi in sequenza: un colpo con msec 3 colpi in sequenza:
manipolo perpendicolare al vaso e due colpi contrapposti con una inclinazione - 1 colpo perpendicolare
- 2 colpi inclinati di 45°,
del manipolo di 45° rispetto al piano di trattamento, a destra e a sinistra del vaso. contrapposti
La sequenza successiva di colpi veniva distanziata di 1 cm lungo il decorso del Distanza tra le sequenze: 1 cm lungo
vaso, rispetto alla precedente. Nella quarta e quinta seduta è stato utilizzato uno il decorso del vaso
3ª seduta 3 mm 350 J/cm2 30 msec A contatto della cute
spot di 1,5 mm di diametro con energia 550 J/cm2 e una durata dell’impulso di 3 colpi in sequenza:
20 msec; il manipolo è stato posizionato a contatto con la cute, perpendicolare - 1 colpo perpendicolare
al vaso ed è stato effettuato un colpo. Il colpo successivo veniva distanziato di - 2 colpi inclinati di 45°
contrapposti
0,5 cm lungo il decorso del vaso, rispetto al precedente (Tabella I). Distanza tra le sequenze: 1 cm lungo
Al termine di ogni seduta sulla zona trattata è stato applicato un gel a base il decorso del vaso
4ª seduta 1,5 mm 550 J/cm2 20 msec A contatto della cute
di phenylpropanoidi, eparina sodica e fitosoma di escina (Angiokrym®,
1 colpo perpendicolare
Lab. Farm. Krymi, Roma), 2 volte al giorno per i 30 giorni successivi, per Distanza tra i colpi: 0,5 cm lungo il
ottenere un’azione antiossidante, favorente la funzionalità del microcircolo ed decorso del vaso
5ª seduta 1,5 mm 550 J/cm2 20 msec A contatto della cute
antiedemigena superficiale, tesa a ridurre il gonfiore post trattamento. Nei 3
1 colpo perpendicolare
giorni seguenti ciascuna seduta di trattamento le pazienti hanno indossato una Distanza tra i colpi: 0,5 cm lungo il
calza terapeutica classe I a compressione graduale 18/20 mmHg in caviglia. decorso del vaso
Per l’intera durata dello studio le pazienti hanno applicato quotidianamente un
filtro solare ad alta protezione SPF 50+. A fine trattamento è stato effettuato il
controllo mediante confronto fotografico. RISULTATI:

Il trattamento è stato ben tollerato da tutte le pazienti e non si sono verificati


effetti indesiderati permanenti. I risultati sono stati valutati mediante confronto
fotografico (Foto 1 e 2). Si è osservata una riduzione dell’estensione del reticolo
venoso pari al 80% circa rispetto a quella iniziale dopo 3 sedute di trattamento
in 36 casi, ed una riduzione pari al 90% circa rispetto a quella iniziale dopo 5
sedute in 32 casi. In 6 pazienti è stata osservata, nell’area trattata, la formazione
108 109
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti inferiori

di zone di coagulo a tipo cordone, lungo l’asse del vaso, o a tipo nodulare, Tabella II - Risultati dello studio clinico.
limitate alla grandezza dello spot, trattate mediante spremitura del materiale
Paziente Diametro max Riduzione estensione Effetti indesiderati
trombotico in essi contenuto, dopo 10 giorni dalla comparsa (Tabella II). del vaso in mm reticolo venoso
Tutte le pazienti hanno riferito una sensazione di fastidio/dolore in corso di 3 sedute 5 sedute
2,7 80% 90% Nessuno
trattamento, scomparsa entro pochi minuti dal termine della seduta. Infine, non 3 80% 90% Nessuno
3 80% 80% Nessuno
è stata riscontrata nessuna correlazione tra l’età delle pazienti e l’entità del 2,5 80% 90% Nessuno
3 80% 80% Nessuno
miglioramento clinico ottenuto. 3 80% 90% Nessuno
2,5 80% 80% Nessuno
2,5 80% 90% Nessuno
3 50% 90% Nessuno
1 50% 80% Nessuno
2,7 80% 90% Nessuno
3 80% 80% Nessuno
2,5 80% 90% Nessuno
2 80% 90% Coagulo
3 80% 90% Nessuno
1 50% 80% Nessuno
2,3 80% 80% Nessuno
2 80% 90% Nessuno
2.5 80% 90% Nessuno
3 80% 90% Nessuno
1 50% 80% Coagulo
3 50% 90% Nessuno
2 80% 80% Nessuno
2,2 80% 90% Nessuno
2 80% 90% Nessuno
2,5 80% 80% Nessuno
1,5 80% 90% Nessuno
3 80% 80% Nessuno
1,5 80% 90% Nessuno
Foto 1 - Pre-trattamento 2 80% 90% Nessuno
3 80% 90% Nessuno
1,5 80% 80% Nessuno
2 80% 90% Nessuno
2,3 80% 90% Nessuno
2 80% 80% Nessuno
2,5 50% 90% Nessuno
1 50% 80% Nessuno
2 80% 80% Coagulo
2,5 80% 90% Nessuno
2 80% 90% Nessuno
2,5 80% 80% Nessuno
3 80% 90% Nessuno
1 50% 80% Nessuno
1,5 80% 80% Coagulo
3 50% 90% Nessuno
2 50% 90% Nessuno
2,5 50% 90% Nessuno
1,5 50% 90% Nessuno
3 50% 90% Coagulo
2,8 50% 90% Coagulo

Foto 2 - Post-trattamento

110 111
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti inferiori

DISCUSSIONE: vasi più efficiente, in assenza di iperpigmentazioni e di danno da calore alla


cute circostante.
Il laser Nd-Yag 1064 nm permette di ottenere una efficace fotocoagulazione dei
vasi con diametro massimo 3 mm attraverso la fototermolisi selettiva, processo
in cui l’energia luminosa viene assorbita in maniera selettiva dal sangue del CONCLUSIONI:
vaso da trattare e poi trasformata in energia sotto forma di calore, portando la
L’azione del laser Nd-Yag 1064 nm si è dimostrata particolarmente efficace
temperatura del sangue ad un livello sufficientemente elevato da provocare la
nel trattamento non invasivo delle varici reticolari degli arti inferiori. La
distruzione definitiva della parete del vaso sanguigno senza danno alle strutture
tecnica di intervento utilizzata, assolutamente non invasiva, indolore e priva
anatomiche adiacenti. Studi condotti sugli effetti clinici e istologici del laser
di effetti indesiderati permanenti, non richiede anestesia e può essere condotta
Nd-Yag 1064 nm su teleangectasie e varici reticolari hanno dimostrato come
routinariamente in ambulatorio. I risultati osservati nel nostro studio mostrano
questo effetto venga realizzato mediante l’induzione di trombosi vascolare
una buona attenuazione delle lesioni vascolari rispetto alle lesioni iniziali. La
con danno alla parete del vaso5-10. È stato studiato il TGF-β (Transforming
possibilità di variare i parametri operativi in funzione delle caratteristiche dei
Growth Factor-β) e i recettori tipo 1 e tipo 2 richiesti per la sua espressione:
vasi da trattare ha permesso trattamenti più sicuri e confortevoli per le pazienti.
si è visto come la maggior parte delle radiazioni, compresa la luce laser, sia
È opportuno sottolineare che l’esecuzione di tale tecnica richiede personale
in grado di attivare il TGF-β, e l’attivazione simultanea dei recettori tipo 1 e
istruito circa i protocolli da utilizzare nei vari trattamenti medici. Sono tuttavia
tipo 2 è probabilmente sufficiente per l’avvio del processo fibrotico. Nessun
necessari ulteriori studi per la conferma dei risultati ottenuti.
ruolo sembra invece potere essere attribuito all’apoptosi nell’ambito del danno
vascolare laser-indotto. Nell’esecuzione della tecnica è stata considerata la
peculiarità dei fotoni di interagire con il tessuto-bersaglio per assorbimento
BIBLIOGRAFIA:
e diffusione. Tenendo presente che l’assorbimento determina la fine della
propagazione e che la maggior parte della luce assorbita è convertita in calore, 1. Linee Guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei linfatici. Revisione 
con conseguente aumento della temperatura del bersaglio, sono stati eseguiti 2003. Acta Phlebologica agosto 2003; vol. 4 - n. 1-2.
3 colpi con diversa angolazione rispetto al piano di trattamento per ottenere 2. Botta G, Mancini St, Mancini S. Le varici degli arti inferiori. Manuale di Chirurgia.
una maggiore e progressiva coagulazione termo-indotta all’interno del vaso. Monduzzi Editore, Bologna, 2007, 1148-60.
3. Jones RH, Carek PJ. Management of varicose veins. Am Fam Physician, 2008 Dec 1;
Ciascun colpo determina un’area di coagulo che riduce l’estensione iniziale
78(11): 1289-94.
del bersaglio; i colpi successivi vengono assorbiti a livello delle zone ancora
4. Wittens CH, de Roos KP, van den Broek TA, van Zelm RT. Guideline “Diagnosis and
indenni, determinando una progressiva coagulazione del vaso. La possibilità treatment of varicose veins”. Ned Tijdschr Geneeskd, 2009; 153: B71.
di modificare i parametri operativi del sistema laser utilizzato (potenza, 5. Sadick NS, Prieto VG, Shea CR, Nicholson J, McCaffrey T. Clinical and Pathophysiologic
durata dell’impulso, diametro dello spot) e la disponibilità di nuove e migliori Correlates of 1064-nm Nd: YAG Laser Treatment of Reticular Veins and Venulectasias.
tecnologie di raffreddamento del manipolo hanno permesso, inoltre, di Arch Dermatol, 2001; 137: 613-617.
migliorare i risultati ed ottenere un maggior comfort per il paziente in termini 6. Sepp NT, Jie-Li L, Leek H, et al. Basic fibroblast growth factor increases expression
of the QVB3 integrin complex in human microvascular endothelial cells. J Invest
di fastidio/dolore, riducendo al minimo gli effetti indesiderati. È stato infatti
Dermatol, 1994; 103: 295-299.
possibile ottenere, nelle pazienti sottoposte a trattamento, una distruzione dei 7. Kahari VM, Olsen DR, Rhudy RW, Carillo P, Chen YQ, Vitto J. Transforming growth

112 113
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.3 - Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza

factor β up regulates elastic gene expression in human skin fibroblasts: evidence for
6.3 - Trattamento Endoperivenoso
post transcriptional modulation. Lab Invest, 1992; 66: 580-587.
8. Majesky MW, Linder V, Twardzik DR, Schwartz SM, Reidy MS. Production of con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza
transforming growth factor β during repair of arterial injury. J Clin Invest, 1991; 88:
904-910. Crippa A.
9. Border WA, Noble NA. Transforming growth factor β in tissue fibrosis. N Engl J Med,
1994; 197: 287-1292.
10. Raghow R. Role of transforming growth factor β in repair and fibrosis. Chest, 1991; 99:
ABSTRACT:
615-655.

OBJECTIVES: In combination with usual transdermal therapy at 532 nm


treatment, we have evaluated also 808 nm wave-length laser in intra-extra lu-
minal procedure for the treatment of teleangectasias. Endolasering with 100 or
200 µm micro optical fibres can cause photothermocoagulation of the vessel
wall thanks to the direct intra-extra venous contact.

In fact, 808 nm being scarcely absorbed by both water and fat tissue, does not
harm surrounding perivenous tissues during photocoagulation. When the firing
becomes from the extravasal side, the first target is the adventitial vasa vena-
rum.

MATERIALS AND METHODS: Since march 2008, 300 patients (270


female, 30 male) presenting tortuous teleangectasias are treated with intra-extra
luminal 808 nm diode Laser (Eufoton, Trieste, Italy). After topical anaesthe-
sia (EMLA Cream or cryogenic local therapy), a special micro fiber of 100 or
200µm in teleangectasias are inserted intra - extra near the veins wall, using at
the same time a combined skin cooling system during and after treatment. We
differentiate 2 types of teleangectasias treatments.

a. Telangectasias sized from 0,5 mm to 1 mm (blue, violet).

We used a special titanium introducer for 25 G needle to introduce


easily the fiber into the needle. Skin temperature must be controlled
by palpation. The fiber is pushed up where the reflux originates and

114 115
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.3 - Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza

the optical tip is indicated by the pilot red light at 635 nm. Once it has laterali safeniche, ma anche delle vene reticolari, delle piccole TeleAngectasie
reached the reflux point, it is gently withdrawn under variable pullback Inferiori (TAI).
speed and power laser setting. The end point is photocoagulation of the
varicose blood content and wall, which immediately becomes shrunk Molto frequenti, le telangectasie degli arti inferiori non sono ben accettate
as soon as it gets touched. The treatment of these telangectasias re- dalle donne, essendo antiestetiche.
quires pressure applied with a cylinder of cotton, and elastic stocking Le telangectasie non pongono però solo un problema estetico. Esse rivelano,
20-30 mmHg. Treatment was well tolerated. spesso, una lesione ancora misconosciuta del sistema venoso superficiale o pro-
b. Teleangectasias sized less than 0,5 mm (red). fondo. Questi vasi sono espressione di una stasi circolatoria e rappresentano il
danno distrettuale provocato da un macroreflusso varicoso o da un microre-
We used the direct transcutaneous impact of the naked bare micro opti- flusso venulare superficiale o profondo.
cal fiber of 100 or 200 µm.The laser emission enables us to puncture the
skin penetrating the vessel wall structure and causing a photothermic È dimostrato che dal 15 al 50% degli individui in apparenza portatori di varici
damage to the vessel and connected perivenium vasa vasorum. Com- superficiali ha già sviluppato un’insufficienza venosa profonda.
bined skin cooling is recommended. The immediate vessel bleaching is
followed by micro skin burns sized 200/300 microns that disappear on MATERIALI E METODI:
approx 14 days.
Uno studio istologico inoltre ha dimostrato che in circa l’80% delle varici reti-
colari e delle TA ha già sviluppato la caratteristica displasia della parete e delle
CONCLUSIONS: Effective treatment of teleangectasias was achieved with valvole che predispone allo sviluppo della malattia venosa cronica.
intra-extra luminal 808 nm laser with acceptable side effects. The vessel shrink-
ing was achieved for: Il trattamento laser endo-perivenoso è indicato per le sotto indicate classi di
telangectasie:
1. the selective photothermolysis of intraluminal Hb, in extraluminal pro-
1. Chiazze teleangectasiche.
cedure on vasa venarum Hb;
2. Varici teleangectasiche.
2. direct contact of the optical fiber on collagen of the vessel wall.
3. Teleangectasie scarlatte essenziali.
The treatment is cost effective because the low cost of the disposable micro 4. Teleangectasie secondarie.
optical fibers (Eufoton -FTF system).
Da settembre 2006 ad oggi abbiamo trattato 300 pazienti (98% femmine) con
telangectasie e vene reticolari degli arti inferiori con tecnica laser endo-peri-
INTRODUZIONE: venoso 808 nm e con fibra monouso e low cost da 150 - 200 micron. Tutte le
pazienti continuano ad essere sottoposte a controlli periodici e trattamenti come
Le nuove tecniche endovascolari mediante laser endovenoso (L.E.V.) hanno indicato in questa patologia.
trovato un preminente inserimento nei trattamenti delle grandi safene, delle col-
La chiusura permanente delle vene con tecnica endo-perivenosa avviene prin-
116 117
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.3 - Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza

cipalmente tramite un processo ad alta temperatura di contatto tra il laser e la n the treatment of facial and leg telangiectasias. Dermatol Surg, February 1999; 24: 2,
parete venosa. 221-226.
9. Longo L, Postiglione M, Botta G, Mancini S. Is there a best wavelength for laser treatment
of telangiectases? Proc. SPIE, 2000; vol. 4166: 32 -5.
10. Altshuler GB, Anderson RR, Manstein D, Zenzie HH et al. Extended Theory of Selective
DISCUSSIONE DEI RISULTATI E CONCLUSIONI: Photothermolysis. Laser Surg Med., 2001; Supp. 13: 50.
11. Marangoni O, Longo L. Endoluminal Photothermosclerosis laser 808nm for treatment of
I risultati dei trattamenti laser 808 nm endo-perivenoso sono buoni con sbianca-
the saphenous and collateral veins. Indications and Limits (Theoretic-Experimental). Lasers
mento delle teleangectasie a tre mesi del 70% e a 6 mesi del 90%. Med Sci, 2002; 17, N 4: A12.
12. Marangoni O, Longo L. Leg Telangectasies resistant to the sclerotherapy. Comparation
Non si sono osservate infezioni, matting o esiti cicatriziali. Tutte le pazienti
between laser 532, 808, 980nm. Lasers Med Sci, Nov 2003; Supp 2: 18.
hanno dimostrato gradimento per il trattamento endo-perivenoso (le più sen-
13. Corcos L, Marangoni O, De Anna D, Longo L. Transillumination Guided Endovenous Laser
sibili sono state pretrattate con sistema criogeno a contatto - cella di Peltier). treatment of Saphenous, Perforative, and Peripheral Varicose Veins. UIP World Cong C.M.
San Diego 2003; A50
Non ci sono limiti di dosaggio come nella sclerosi chimica; unico limite tempo
14. Caramia M, Marangoni O. L’uso combinato transdermico ed endovasale del laser
operatore - paziente.
808nm nel trattamento delle teleangiectasie degli arti inferiori. 7° Cong Int SIES, Bologna,
2004; A46.
BIBLIOGRAFIA:
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1. Marangoni O. Teleangiectasie essenziali. Gazz Med Ital – Arch Sc Med, 1994; 153-6: 243- strutturale e di morfometria computerizzata nel trattamento cutaneo con laser Nd:YAG. 7°
51. Cong Int SIES, Bologna, 2004; A41-42.
2. Marangoni O, Magaton Rizzi G, Trevisan G. 808nm diode laser with and without exog- 16. Lonardi R, Crippa A. Endoperivenous Laser Procedures for Teleangectasies Treatment. XVI
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ser in Flebologia. Proposta di Linee Guida. Minerva Cardioangiol, 2000; 49 (suppl 1 al n.
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4. Mariani F, Trapassi S, Mancini St, Mancini S. Telangectasies in venous insufficiency. In-
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Louis, 1999; 136-152.

8. West TB, Aster TS. Comparation of the long-pulse dye (590-595nm) and KTP lasers

118 119
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.4 - Scleroterapia con trans-illuminazione: tecnica ed approccio razionale

6.4 - Scleroterapia con trans-illuminazione: • the particular wavelength of laser light, which easier passes into sub-
cutaneous tissue and then glance also versus the surface, like a mirror;
tecnica ed approccio razionale.
• the extreme manageability of handling, which allowed us to have a
Atelli P. F., Goffredi L., Della Rocca M. D.,
complete view of the system of reticular varices and of telangectasias,
Furino E., Quarto G., Apperti M. sometimes a wonderful vision!
ABSTRACT: However, during our experience, we found that the trans-illumination could be
used not only as an instrument for more precise detectability of an high number
The actual experience come out from a practical need which has been made of veins, within the scope to proceed “from big to little”, from up versus down,
evident during sclerosing therapy of reticular veins and of the spider veins (or first “mother vein”, then telangectasias. This procedure, of course, is correct,
telangectasias): looking at blood vessel in a more evident way, in order to use but could be changed into a sort of sclerosing therapy “a la demand” , prick-
the needle in a more precise and safe way. ing what is possible and visible, based mainly on morphologic interpretations,
The idea of using instruments which should allow to have a better vision than without understanding why sclerosing some blood vessel or others.
eyesight or magnifying glass, come out from the need to see “more and better”. Otherwise there are not many studies which help us to understand the flows
In fact the technique of trans-illumination has been using for ten years. and refluxes of vein system, which remains often not visible also at ultrasonog-
For this purpose different instruments have been used, which only in part met raphy.
our needs: a first instrument (figment of our testing!) had a strong luminous This thinking pushed us to begin a speculative way which could bring to give an
intensity, but a wavelength which didn’t detect in a more clear way the blood hemodynamic meaning to telangiectasias and the reticular system too. First
vessel to be sclerosed; in addiction, manipulation was still not ergonomic. A results are very encouraging and, if they will be confirmed by testing experi-
second tool used, worked with a complex system of infrared rays with digital ence of the involved colleagues, this could represent an unexpected success.
elaboration of pictures which made usage not pratical; however this instrument
was too much expensive. A third instrument used a led light and was very easy We believe that the pictures have a more strength than speculative reflections
for the usage, but had a wavelength and a luminous intensity still not perfect. into showing our idea and the results of an easy technique for the execution of
A fourth instrument lighted up blood vessels in a more evident way; basing on a technique of irreplaceable helpfulness during our clinical practice.
this, one, it was considered perfect for introducing the needle with more preci-
sion, but the particular shape obstructed a complete view of veins picture, made Not only for see more, but for see better!
of reticular veins and telangectasias. Not only for see, but mainly for understand!

Therefore, the need to find a system, which should overcame the difficulties,
Obiettivi:
brought us day by day to create a new instrument, the VISIOVEN®, which is,
in our opinion, the most efficient and suitable for our goals. These characteris-
Il nostro lavoro nasce dall’esigenza di rendere più agevole e più razionale la
tics are mainly due to:
scleroterapia delle varici di piccolo calibro, in particolare Teleangectasie e

120 121
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.4 - Scleroterapia con trans-illuminazione: tecnica ed approccio razionale

Reticolari. Il sistema venoso superficiale sottocutaneo è un sistema complesso Metodi:


in cui le vene dermiche sono disposte in due plessi orizzontali, uno più
superficiale, detto sub-papillare, e l’altro profondo1. Questi due plessi sono Abbiamo trattato circa 200 pazienti affetti da malattia cronica venosa degli
interconnessi e comunicano con il circolo venoso ipodermico che è costituito arti inferiori che presentavano teleangectasie e varici reticolari. Abbiamo
da venule che decorrono parallelamente alla superficie cutanea al di sopra utilizzato il Visioven® come sistema di mappaggio del sistema venoso dermo-
della fascia superficiale. Queste vene sono infine in comunicazione con le vene ipodermico, sia in fase diagnostica che in fase di trattamento scleroterapico, e
profonde attraverso il circolo safenico, ma anche direttamente attraverso vene per la valutazione dei risultati (Fig. 1; Fig. 2).
perforanti o comunicanti2,3. In condizioni patologiche la dilatazione del circolo
venoso ipodermico si manifesta con la comparsa di varici reticolari e quella
del plesso sub papillare con l’evidenza di telangectasie. È ormai un concetto
acquisito che una corretta indagine morfo-funzionale del sistema profondo e
safenico è indispensabile per una corretta condotta terapeutica, ma un identico
approccio sul sistema dermo-ipodermico, non solo non è praticato di routine,
ma oggettivamente presenta alcuni ostacoli nella sua esecuzione. Scopo di
questo lavoro è di contribuire a chiarire alcuni aspetti ancora oscuri nel campo
della scleroterapia del sistema dermo-ipodermico. La nostra esperienza si è
avvalsa dell’utilizzo di un apparecchio da noi ideato e brevettato, il Visioven®.
Lo strumento consiste in una “scatola di comando” contenente il driver per la

fonte laser, collegato a quest’ultimo mediante un cavo di trasmissione resistente
ai comuni antisettici e all’usura. Il cavo del manipolo LASER è scollegabile dal Fig. 1 - Utilizzo del Visioven®
driver mediante uno spinotto rapido anti-sgancio. Il LASER consta di un diodo
con lunghezza d’onda pari a circa 500nm, di potenza di 150mW, raffreddato
tramite l’utilizzo di alette passive, senza ventilazione forzata. Il LASER è
dotato, a valle del diodo emettitore, di una lente alloggiata in una ghiera, in
modo da poterla regolare e defocalizzare il raggio luminoso al fine di ottenere
miglior sicurezza per gli operatori. È stato messo a punto anche un manipolo
idoneo ad essere adoperato durante l’intervento chirurgico, autoclavabile e
termoresistente. È provvisto, sulla culatta, di idoneo alloggiamento e blocco
del diodo laser, mentre alla sua estremità è provvisto di un’ulteriore lente
defocalizzante che consente di ottenere il massimo di intensità luminosa
per contatto, e un’idonea dispersione già a distanze superiori a 10cm, per
un’ulteriore sicurezza degli utilizzatori. Il manipolo prevede alla sua estremità
distale una ghiera filettata per l’utilizzo di accessori tagliati a 45°.
Fig. 2 - Utilizzo del Visioven®

122 123
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.4 - Scleroterapia con trans-illuminazione: tecnica ed approccio razionale

Risultati: 3. Imanishi N, Nakajima H, Aiso S. Anatomical study of the venous drainage


architecture of the forearm skin and subcutaneous tissue.  Plast Reconstr
I pazienti sono stati rivalutati a 7, 30, 180 giorni, nonché a distanza di 2 anni. Surg, 2000;106:1287-1294.
La chiusura completa delle varici reticolari a volte era evidenziata, nei controlli 4. Apperti M. La epiillumnazione nel mappaggio e nel trattamento delle
precoci, dalla presenza di un cordone senza segnali di flusso. Talora, invece, varici. Relazione al Simposio: “Ricerche e novità in flebologia”. Congr.
la vena “spariva“ letteralmente senza che potesse essere rilevata nessuna Naz. C.I.F. 2004.
reazione, né infiammatoria né cromatica. Il dato è di più facile rilievo se, prima
della scleroterapia, si documenta la mappatura fotograficamente o riportando il
disegno su supporto cartaceo.

Conclusioni:

L’esigenza di ideare un apparecchio che permettesse la visualizzazione di un


sistema venoso spesso “invisibile” alla ultrasonografia è nata dall’esigenza
di rendere la scleroterapia non più una manovra “alla cieca” e “on demand”,
bensì un trattamento finalizzato alla correzione di flussi patologici sulla base
dei concetti di emodinamica4. Siamo convinti che con questo sistema al di là
di un inquadramento sistematico che, per la verità riteniamo ancora lontano
da raggiungere, possiamo, fin da subito, iniziare ad avere un approccio più
razionale alla scleroterapia delle teleangesctasie e delle reticolari, non fosse
altro per il fatto che possiamo verificare e confrontare il risultato del nostro
gesto terapeutico, che potrà essere adattato e modificato in funzione degli effetti
raggiunti.

Bibliografia:

1. Tretbar LL. The origin of reflux in incompetent blue reticular Telengiectatic


veins. In, Davy A, Stemmer R, (eds) Phlebology 89, Montrogue, France,
John Libbey Eurotext, 1989; p. 95.
2. Braverman IM, Keh-Yen A. Ultrastructure of the human dermal
microcirculation. III. The vessels in the mid- and lower dermis and
subcutaneous fat. J Invest Dermatol, 1981;77:297-304.

124 125
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.5 - Scleroterapia e terapia compressiva

6.5 - Scleroterapia e terapia compressiva. completamente innocua nel trattamento di una qualsiasi malattia”. Parere
che si adatta perfettamente alla scleroterapia e che già nel 1962 era stato
Moretti R. chiarito da Glauco Bassi: “l’elastocompressione impedisce la formazione di
grossi trombi…rende il trattamento indolore, giova al risultato estetico, cura
ABSTRACT: lo scompenso istangico, mette al riparo da incidenti trombotici…e mantiene
tranquillo il malato che non vede le manifestazioni della flogosi curativa”.
The use of compression in sclerotherapy is an heavily discussed topic ever Sulla scorta di quanto detto da Bassi e da quanto ognuno di noi verifica nella
since. Positions in literature are the most various: some suggest to do a selective pratica quotidiana, le motivazioni che inducono ad usare l’elastocompressione
compression only on the treated vessels for short periods, others believe that nella scleroterapia sono le più varie: la prevenzione delle complicanze, il
compression should be modulated according to the size of the vessel and type miglioramento del microcircolo, il miglioramento dei risultati; argomenti non
of treatment, finally others recommend to use in every case fixed bandages meno importanti possono essere la possibilità di tamponare l’inesperienza dei
with short lengthening bandages for long periods. We believe that compression neofiti e qualche possibile errore dei più esperti e, cosa decisamente importante,
prevents the formation of large thrombi, makes the treatment painless, is useful può mettere a riparo da problemi medico legali che oggigiorno, purtroppo, sono
for aesthetic results, treat every the microcirculation, protects from thrombotic sempre in agguato.
incidents and keeps quiet the sick, who cannot see the manifestations of healing
inflammation. No less important topics may be: the possibility to control the
inexperience of newbies and possible errors of the most experienced people, Il RUOLO DELL’ELASTOCOMPRESSIONE:
protection from legal medical problems.
Il meccanismo d’azione che si suppone sia alla base dell’elastocompressione
nella scleroterapia non è diverso da quello che si riscontra in ogni altra
INTRODUZIONE: patologia che risente positivamente del trattamento elastocompressivo, ovvero
la riduzione del calibro vasale che aumentando la velocità di flusso previene
L’uso dell’elastocompressione nella terapia sclerosante è argomento fortemente l’edema, migliora il microcircolo e rende più rapidi i processi riparatori tissutali.
discusso da sempre. Le posizioni in letteratura sono le più varie: alcuni Su queste basi possiamo ipotizzare che l’elastocompressione sia in grado di
consigliano di fare una compressione selettiva solo sul vaso trattato e per periodi prevenire molti piccoli e grandi problemi che occorrono dopo una seduta di
brevi (Stemmer, Wallois), altri ritengono che la compressione debba essere scleroterapia anche se ben condotta: la riduzione del numero e dell’estensione
modulata a seconda delle dimensioni del vaso e del tipo di trattamento, usando degli ematomi, il controllo dell’edema localizzato e anche diffuso, l’orticaria
bendaggi fissi o tutori elastici ad ogni seduta e per tempi variabili dipendenti localizzata, i piccoli trombi che poi lasciano una iperpigmentazione, il matting,
dall’importanza del trattamento (Genovese, Goldman, Mariani), infine altri l’escara, la varicoflebite e, più importante di tutti, il tromboembolismo.
ancora, che trattano principalmente vasi di notevoli dimensioni, consigliano di I mezzi a nostra disposizione sono tra i più vari: bendaggio fisso e rimuovibile,
usare in ogni caso bendaggi fissi con bende a ridotto allungamento per periodi tutore elastico terapeutico e/o preventivo; i tempi di applicazione consigliata
piuttosto lunghi (Fegan, Haid e Sigg). sono altrettanto vari, si passa da poche ore fino ad un mese dopo la seduta. Chi
È molto interessante il parere espresso da M.P.Goldman a questo proposito: usa il bendaggio rimuovibile consiglia solitamente di indossarlo solo durante il
“raramente il medico si può permettere il lusso di somministrare una terapia
126 127
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.5 - Scleroterapia e terapia compressiva

giorno, ma alcuni autori prescrivono il tutore elastico terapeutico da indossare 3. Mariani F. Scleroterapia e trattamento compressivo, pp. 103-104.
ininterrottamente giorno e notte per circa un mese (Goldman, comunicazione 4. Fegan G. Varicose veins - Compression Sclerotherapy. Heinemann Medical.Berrington
Press, Hereford (England), London, 1967, ristampa 1990.
personale).
5. Aid-Fisher F. Haid H.: Malattie delle vene. Il pensiero scientifico ed., Roma, 1988.
Varie sono le critiche, spesso condivisibili, a proposito dell’uso
6. Sigg K.. Varizen, ulcus cruris und thrombose. Springer Verlag, Berlin-Heidelberg, New
dell’elastocompressione in alcuni casi: nelle teleangectasie, nelle varici di York, 1968.
coscia e nelle varici a canyon si ritiene che non siano in grado di esercitare un 7. Bassi G, Stemmer R. Raitements mecaniques fonctionnels en phlebologie. Piccin Ed.,
valido schiacciamento sul vaso trattato, in ogni caso agiscono sicuramente sul Padova, 1983.
circolo superficiale e profondo della zona trattata riducendo alcune complicanze
minori e maggiori come precedentemente illustrato.
Altre critiche sono causate dalla difficoltà di realizzazione di alcuni bendaggi
che dovrebbero arrivare fino all’inguine e anche per i costi che incidono sul
trattamento.

CONCLUSIONI:

Le mie opinioni personali e le indicazioni a cui mi attengo sono le seguenti:


1. Safena interna, safena esterna, grosse varici ad origine safenica o dal
profondo, specialmente se trattate con mousse: bendaggio fisso per tre
settimane.
2. Varici extrasafeniche, non collegate al sistema profondo: bendaggio fisso
per dieci giorni
3. Teleangectasie e varicosità reticolari: tamponi per alcune ore e collant 18
mmHg per sette giorni.
In tutte le situazioni intermedie o miste è bene decidere in base ai principi sopra
esposti caso per caso.

BIBLIOGRAFIA:

1. Stemmer R. Sclerose des variceset compression. Phlebologie, 1991; 44(1): 45-8.


2. Wallois P. La sclerose des varices, base set technique du traitment. In Caille J.P. (eds):
Phlebologie en pratique quotidienne, L’Exspansion Scientifique Francaisem, Paris, 1982;
113-30.

128 129
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.6 - Scleroterapia e complicanze

6.6 - Scleroterapia e complicanze COMPLICANZE GENERALI:


Le Complicanze Generali vengono suddivise in: Minori e Maggiori.
Tori A.

COMPLICANZE GENERALI MINORI:


ABSTRACT: Decisamente rare, di poca importanza clinica, si risolvono nel giro
di breve tempo, ma hanno la capacità di “spaventare” il paziente, per
Sclerotherapy is an easy and safe medical procedure; however, it is charged cui è sempre prudente avvisarlo della possibile comparsa di questi
by some complications according to every medical and surgical procedure. eventi, spiegando che sono transitori e di nessuna gravità. Tra queste
These complications can be divided in two categories: general and local ricordiamo:
complications, which, in turn, can be distinguished in major and minor. Minor
general complications (such as syncope, nausea and vomit, sense of uneasiness, 1. Episodi presincopali e sincopali: compaiono soprattutto nei
fever and ocular discomfort) are unusual, but, they can make patient be worried, pazienti neurolabili, generalmente alla prima seduta, e sono
so it’s a good thing to inform patients about these complications; major legati a tensione emotiva, alla sensazione di dolore-bruciore.
general complications (such as allergic reactions and deep vein thrombosis Passano in pochi minuti, ma possono arrivare alla completa
– pulmonary embolism) are very rare, but potentially life threatening. Local perdita di coscienza con sincope respiratoria, crisi tetanica,
complications (such as superficial phlebitis, arterial injection, scar), not less vomito. Non sono legati al tipo di prodotto sclerosante
important than the general ones, are possible, but they depend on the capacity utilizzato. Non necessitano di alcun trattamento in quanto si
to perform the procedure in the right way or on the type of used drugs to carry risolvono spontaneamente in qualche minuto tranquillizzando
out sclerotherapy; in addiction, these complications create serious aesthetical il paziente dopo averlo posto in posizione clinostatica.
problems (bouquets of telangectasies, skin pigmentation) which invalidate the
results of the treatment. Thus, we can say that sclerotherapy is not a dangerous 2. Nausea, vomito, malessere generale: sono fenomeni legati ad
procedure, but, both patients and operators have to be aware of the linked risks una intolleranza immediata al prodotto. Sono estremamente
and complications and assume the necessary safeguards to avoid them. rari, non legati ad uno specifico prodotto, si risolvono,
anch’essi, in modo rapido e favorevole.

INTRODUZIONE: 3. Febbre: compare dopo circa 12-24 ore, può essere anche alta
Come tutti i trattamenti medico-chirurgici, anche quello sclerosante può essere e recede in brevissimo tempo. Rappresenta una intolleranza
gravato da complicanze, generalmente di modesta entità ma, in qualche raro tardiva al prodotto utilizzato. Lo scarso numero degli episodi
caso, anche estremamente gravi. non permette di correlarli ad un prodotto specifico.

Distinguiamo Complicanze Generali e Complicanze Locali. 4. Disturbi oculari: abbagliamenti, perdita parziale del visus;
scompaiono in 30 minuti e, generalmente, seguono di 10-
20 minuti il trattamento. Controlli oculistici eseguiti a breve

130 131
6 - Varici reticolari e telangectasie 6.6 - Scleroterapia e complicanze

distanza di tempo non hanno mai evidenziato alcuna patologia e con gravissime conseguenze, i cui danni sono rappresentati
organica. da lesioni neurologiche e cutaneo-muscolari per l’immediato
diffondersi del farmaco all’estrema periferia dei tessuti.

Cefalea, senso di sapore metallico in bocca, dolore epatico sono tutte 2. Lesioni dei nervi: più rare, possono comparire nel trattamento di
complicanze rarissime, però riferite in letteratura, come possibili eventi tratti venosi vicini ai grossi nervi (sciatico - polplitei) o per uno
avversi. stravaso vicino ad essi o, piuttosto, un passaggio dello sclerosante
nei vasa nervorum.
COMPLICANZE GENERALI MAGGIORI:
Ancora più rare di quelle minori, ma tali da poter mettere in pericolo 3. Flebite superficiale: non rara, talvolta compare anche durante il
di vita il paziente. trattamento di teleangiectasie drenate in un tronco più grosso o
in safena, si risolvono con elastocompressione, ma lasciano quasi
1. Reazione Allergica: benigna e locale (orticaria) che si sempre discromie cutanee.
manifesta, generalmente, nei giorni successivi. Generale e
immediata come lo shock anafilattico, violento e di non facile 4. Escara: non è legata ad uno stravaso (se non massivo!), ma ad un
risoluzione. danno ischemico locale della parte arteriosa del microcircolo.

2. Trombosi Venosa Profonda – Embolia polmonare: rarissimi


eventi legati, certamente, ad una serie di cofattori avversi COMPLICANZE LOCALI MINORI:
come la possibilità di una misconosciuta trombofilia, o un Apparentemente benigne per la loro modesta gravità clinica, spesso
improvviso prolungato allettamento per cause non legate drammaticamente gravi dal punto di vista estetico.
alla scleroterapia, oppure un inadeguato bendaggio, qualora
vengano trattati grossi rami varicosi con mezzi aggressivi ed 1. Pigmentazione Residua: più frequenti con alcuni farmaci,
ad altissimo dosaggio (uso di Schiuma?). legata soprattutto ad un errato dosaggio o ad una ipersensibilità
individuale. Si attenua col tempo, ma può essere fonte di gravi
COMPLICANZE LOCALI: inestetismi.
Anche le Complicanze Locali vengono, solitamente distinte in Maggiori e
Minori.
2. Bouquets di Teleangectasie post-sclerosi: (Matting) non legato
al prodotto, ma probabilmente alla tattica sclerosante, compare
COMPLICANZE LOCALI MAGGIORI: prevalentemente nella regione interna del ginocchio, difficile da
trattare.
1. Iniezione Endoarteriosa: ormai “quasi” scomparsa con l’utilizzo
dell’eco-sclerosi è stata, negli anni passati, un incidente non raro 3. Edema del piede: compare in seguito ad un trattamento troppo

132 133
6 - Varici reticolari e telangectasie

“forte” e troppo basso. Si risolve, molto lentamente, solo con


l’elastocompressione.

La terapia con scleromousse e nata da pochi anni, non ha ancora uno standard
definito, molti sono coloro che hanno modificato il metodo di produzione della
schiuma, i dosaggi, la tecnica.
Di certo sappiamo che ha un azione più efficace, necessita di minor quantità di
prodotto, con essa si può incorrere nelle medesime complicanze finora descritte.
Alcuni lavori parlano, però, di episodi di Embolia Cerebrale, di un maggior
numero di TVP ed EP.
La terapia Sclerosante non è una terapia pericolosa se si è pienamente coscienti
dei rischi e delle complicanze che può provocare e se si è attenti a porre in atto
tutti gli accorgimenti per evitarle.

7.
BIBLIOGRAFIA:

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3.
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8. Vin F. Complication de la sclerotherapie des varices des membres inferieurs. Phlebologie,
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134
7 - Flebotrombosi 7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, clinica e strumentale

7.1 - Flebotrombosi superficiale: superficiale di natura infiammatoria ed ostruttiva (trombotica). Esse vengono
essenzialmente distinte in Tromboflebiti primitive e secondarie.
diagnosi di laboratorio, clinica e strumentale.
Quale che sia l’etiologia, come per i processi trombotici venosi inerenti il
Veneruso G.A., D’Amodio A.S. circolo profondo, anche per il circolo superficiale tali eventi sono comunque
riconducibili in ultima analisi all’alterazione di uno o più fattori della famosa
“Triade di Virchow” (1856).
ABSTRACT: Infatti nella classificazione eziologica riscontriamo Tromboflebiti superficiali
da:
The term Thrombophlebitis denotes an inflammatory and obstructive 1. Danno parietale.
(thrombotic) disease affecting the superficial venous system. It is generally 2. Prevalente stasi venosa.
divided into two groups: primitive and secondary Thrombophlebitis. Whatever
3. Prevalente ipercoagulabilità.
the etiology might be, and similarly to what happens in the deep circle, the
Numerose evidenze in letteratura confermano lo stretto rapporto tra meccanismi
thrombotic processes concerning superficial circle are directly ascribable to an
trombogenici innescati da una flogosi acuta con l’attivazione dei monociti-
alteration of one or more factors of the well known “Virchow’s triad” (1856).
macrofagi ed il conseguente rilascio di citochine (TNF - Tumor Necrosis Factor
Thrombophlebitis are essentially divided into:
ed IL1 - Interleukina 1), che agiscono sulle cellule endoteliali sia riducendo
Primitive Thrombophlebitis that occur isolately, usually in those subjects
le attività anti-trombotiche, sia aumentando la trombofilia (sintesi di Tissue
showing a base thrombophilia;
-Factor o di PAI 1 - inibitore dell’attivatore del Plasminogeno).
Secondary Thrombophlebitis deriving from other pathologies that provoke a
Inoltre, l’attivazione della coagulazione ematica genera molte sostanze
parietal damage.
enzimatiche fortemente flogogene (Fattore
Usually a minor issue, the routine chemical-clinical laboratory becomes
XII, PreCallicreina, Chininogeno ad alto p.m.).
fundamental when applied to the diagnosis
Appare evidente come l’interazione tra tutti questi elementi possa giocare un
of congenital and acquired thrombophilic conditions.
ruolo chiave nell’innescare i complessi processi
The superficial thrombophlebitis have a very clear clinical manifestation in
che intervengono nel meccanismo flogosi/coagulazione.
terms of disease expression and anatomical position, which makes them easily
recognizable at a first diagnosis. The instrumental evaluation of the disease
is performed by EchocolorDoppler, which allows to evaluate the presence of FORME CLINICHE:
thrombosis both qualitatively and quantitatively, and eventually  to assess the
involvement of the deep venous circle. • Primitive o idiopatiche
• Migranti
• Forme secondarie
DEFINIZIONE: Le forme cliniche primitive od idiopatiche sono caratterizzate da processi
flogistici primitivi localizzati in un segmento della parete venosa determinanti
Il termine Tromboflebite indica un’affezione a carico del sistema venoso
una trombosi secondaria, senza apparente causa scatenante. Raramente

136 137
7 - Flebotrombosi 7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, clinica e strumentale

recidivanti. Flebite settica


Rappresenta la complicanza più drammatica delle tromboflebiti superficiali da
Forme cliniche migranti catetere ed è conseguente a fenomeni di contaminazione; si osserva con maggior
Prevalentemente localizzate agli arti inferiori, interessano più segmenti venosi di frequenza quando si utilizzano dispositivi di materiale plastico da perfusione
uno stesso arto. Sono spesso a genesi immunitaria, e sostenute da concomitanti long-term. Tra i soggetti a maggior rischio vanno ricordati anche gli utilizzatori
processi neoplastici maligni (scavo pelvico, addome, polmone). Riscontrate di sostanze da abuso per via iniettiva. Il quadro clinico è caratterizzato dallo
anche in corso di malattie infettive (tifo e tubercolosi) e di Mesenchimopatie stato febbrile di tipo settico e la complicanza più grave è l’embolia polmonare
reattive (Dermatomiosite, Lupus, Artrite Reumatoide), nelle gravi iperuricemie settica da migrazione di coaguli infetti.
e anche come quadro prodromico nelle vasculiti (M. di Buerger, Poliarterite Flebite a “bottone di camicia”
nodosa), a volte precedendole anche di anni. Particolarmente nel post partum, si può avere l’interessamento delle vv.
perforanti di gamba nel comparto delle vv. gemellari, configurando un peculiare
Forme cliniche secondarie aspetto clinico detto Flebite “a bottone di camicia”. La peculiarità è insita nel
Traumi (di qualsiasi natura, tali da indurre danno parietale; iatrogenici, da rischio abbastanza elevato di TVP ed EP.
farmaci iniettati ev, da uso di cateteri venosi, con possibile sepsi del trombo) Flebite subacuta reattiva di Mondor
Neoplasie (anche da semplice compressione ab estrinseco oltre che da invasione Trombosi Venosa con o senza periflebite interessante nella gran parte dei casi
parietale) (50-90%) la vena toraco-epigastrica o la mammaria esterna o l’epigastrica
Deficit emocoagulativi (deficit ATIII, aumento Fattore VIII, policitemia e superiore, con possibili fenomeni di irradiazione craniale (ascella e braccio) o
trombocitemia) caudale. La genesi è riconducibile a varie cause: traumi, lacerazioni muscolari,
Infezioni chirurgia (mastectomie), sindromi paraneoplastiche, infezioni, malattie
Immobilità sistemiche (artrite, Lupus, etc.). Il suo riscontro è abbastanza raro. Frequenti le
Gravidanza recidive.
Farmaci (estroprogestinici) Varicoflebite e varicotromboflebite
Si verifica quando il processo flebitico colpisce un territorio venoso varicoso.
È un evento abbastanza frequente causato molto spesso dai soli fenomeni di
Forme particolari di tromboflebiti
stasi venosa. Può complicarsi come “varicotromboflebite” nel qual caso i gozzi
Periflebiti
varicosi appaiono turgidi, dolenti e non svuotabili in posizione antideclive
Propagazione del processo flogistico ai tessuti adiacenti; in tali casi,
dell’arto.
l’interessamento del sistema linfatico può
VaricoTromboflebite ascendente
risultare anche severo, con edema distrettuale importante, piodermite e
Un particolare caso di TFS è rappresentato dalla Varico-Tromboflebite
linfoadenopatia consensuale.
ascendente della vena Safena. La pericolosità deriva dal coinvolgimento, nel
Nei casi di coinvolgimento dell’arteria vicina e del connettivo periavventiziale,
processo trombotico, della giunzione safeno-femorale (o safeno-poplitea):
si parla di “flebite a binocolo”.
in tali casi la presenza di un “trombo flottante” aggettante il lume della vena
profonda, costituisce un emergenza chirurgica (interruzione della GSF o della

138 139
7 - Flebotrombosi 7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, clinica e strumentale

GSP).
Flebite “a fil di ferro” o di Favre
Caratterizzata dalla presenza di un piccolo cordone venoso, liscio, teso e rigido,
con piccole nodosità senza aderenze
con i tessuti circostanti (da cui la denominazione alternativa di TFS “a fil di
ferro”). Si manifesta nella malattia Tubercolare.

DIAGNOSI CLINICA:

Il quadro clinico è rappresentato essenzialmente dai segni cardinali


dell’infiammazione acuta.
Fig. 1 - Caso clinico di flebotrombosi di N3 in territorio safenico interno
Rubor
Color
Dolor DIAGNOSTICA STRUMENTALE:
Tumor
In tutte le forme di flebotrombosi superficiale si apprezza un cordone rilevato Essenzialmente basata sula valutazione clinica, certamente si giova non poco
e dolente sovrastato da cute iperemica, a volte discromica (Fig. 1). I cordoni della valutazione strumentale basata
possono confluire a formare veri e propri “piastroni”. Edema dei tessuti limitrofi sulla metodica EchocolorDoppler, che permette la valutazione quantitativa e
ma non dell’intero arto. Rara l’iperpiressia (a meno di fatti settici) e la flogosi qualitativa della trombosi, della sua
linfonodale. estensione ed eventuale coinvolgimento del venoso profonda e, perché no,
TVP ed EP: difficile il coinvolgimento del circolo profondo (tramite le dell’arterioso.
perforanti), ma alterazioni serotine della temperatura, comparsa di edema
dell’arto ed una sua impotenza funzionale dovrebbero indurre a sospettare
l’evento TVP.

140 141
7 - Flebotrombosi 7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, clinica e strumentale


Foto 3 - Trombo in XV giornata parzialmente adeso alle pareti con iniziali fenomeni di
Foto 1 - Trombo in XV giornata con interessamento linfatico periflebitico ricanalizzazione

Foto 4 - Trombo in XXVI giornata con cattaeri di irregolarità parzialmente adeso alle
pareti

Foto 2 - Trombo in XV giornata che occupa l’intero lume vasale con nucleo centrale
organizzato

142 143
7 - Flebotrombosi 7.2 - Trombosi Venosa Profonda e Sindrome Post-Flebitica

DIAGNOSTICA DI LABORATORIO: 7.2 - Trombosi Venosa Profonda


e Sindrome Post-Flebitica
In relazione al tipo di evento, la valutazione laboratoristica (emocromo con
formula e piastrine, assetto coagulativo e Greco R., Farina B. L., Prisco V.
D-dimero) potranno certamente essere di ausilio. Valutazioni più approfondite
(Proteina C ed S, AT-III, Fattori coagulazione, Markers tumorali) saranno
riservati a casi particolari.
ABSTRACT:

Deep vein thrombosis  is the  obstruction of   a deep vein, which  may be


TERAPIA: complicated by  pulmonary embolism and,  belatedly,  with the drip-post-
thrombotic  syndrome. The  Post-flebothrombotic  Syndrome  (PFTS), which
• Anti-infiammatori (generalmente FANS) clinically  may present with  pain,  feeling of heaviness in  the limb  affected,
• Bendaggio elasto-compressivo o tutore elastico edema, cramps,  itching  or tingling,  which  may result  in  skin ulcers,  can
• Eparina a basso peso molecolare (EBPM) be highly debilitating. It is necessary to prevent such event. The ideal prevention
• Eparanolfato e/o steroidei per uso topico. of PFTS  is to avoid the occurrence of deep venous thrombosis (DVT), and this
can be done through  a correct antithrombotic prophylaxis according the most
• Eventuale Antibiotico-Terapia
recent Guide-Lines in patients at risk, and establishing a correct compression and
• Chirurgia (Varicotromboflebite ascendente safenica)
an adequate anticoagulant therapy in DVT.

BIBLIOGRAFIA: EPIDEMIOLOGIA DELLA TVP:


1. Mancini S. Trattato di flebologie e linfologia. Ed. Utet, Torino, 2001.
È difficile fornire stime precise sull’incidenza della trombosi venosa profonda
2. Cavallaro A. La Tromboflebite. Aggiornamento medico, 1997: 16, 9.
3. Mannucci PM. Trombofilie congenite ed acquisite, Dipartimento di Medicina interna,
(TVP) nella popolazione, poiché essa è spesso misconosciuta, per la scarsa
Università degli Studi di Milano e Centro Emofilia e Trombosi A. Bianchi Bonomi, IRCCS applicazione di criteri diagnostici attendibili.
Ospedale Maggiore di Milano. Secondo uno studio svedese, il 2-3% della popolazione va incontro, nel corso
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Vascolare, Metodologia e Diagnostica. II Edizione. Centro La TVP può insorgere a ciel sereno ma, più spesso, colpisce in situazioni
Scientifico Editore, Torino,1998. cosiddette a rischio:
5. Rabbia C, De Lucchi R, Cirillo R. Eco-Color-Doppler Vascolare. II Edizione. Minerva
• Età
Medica, Torino, 1997.
• Obesità grave
• Vene varicose
• Disidratazione
• Immobilizzazione

144 145
7 - Flebotrombosi 7.2 - Trombosi Venosa Profonda e Sindrome Post-Flebitica

• Infezioni gravi Fattori che concorrono al suo sviluppo sono l’ostruzione venosa, il reflusso
• Gravidanza e post-parto valvolare, la disfunzione dei muscoli del polpaccio secondaria a ridotta
• Contraccettivi ormonali perfusione, l’alterazione del microcircolo e del sistema linfatico.
• Terapia sostitutiva ormonale Nella fase acuta di una TVP il materiale trombotico fresco determina l’ostruzione
• Malattia infiammatoria intestinale della vena interessata.
• Sindrome nefrosica Nei primi mesi che seguono l’evento acuto si verifica un rimodellamento del
• Malattie mieloproliferative trombo, che porta alla ricanalizzazione o comunque alla organizzazione del
• Insufficienza respiratoria o cardiaca cronica trombo stesso.
• Storia di TVP o EP Questo processo può esitare in un danno valvolare irreversibile, la cui
• Neoplasia conseguenza finale è la comparsa di ipertensione venosa che a sua volta
• Paralisi arti inferiori provoca stasi e incontinenza delle vene perforanti distali, causando quindi
• LAC, anticorpi anticardiolipina edema perimalleolare, lipodermatosclerosi, atrofia cutanea, ulcere (Fig. 1 e 2).
• Condizioni trombofiliche congenite
• Trauma o chirurgia attuali o negli ultimi 3 mesi

DIAGNOSI E COMPLICANZE DELLA TVP:

La diagnosi di TVP si effettua grazie ad esami strumentali non invasivi


(ecocolordoppler) e ad esami di laboratorio (D-dimeri), questi ultimi utili
soprattutto per escludere un evento trombotico.
La diagnosi strumentale deve essere preceduta da un sospetto clinico e quindi
da una raccolta anamnestica accurata e dalla visita.
Il sospetto clinico di TVP (che può essere stratificato secondo uno score
specifico) obbliga ad iniziare immediatamente la terapia anticoagulante, se
sospetto di TVP medio-alto, in attesa della conferma con ecocolordoppler,
che deve essere eseguito naturalmente in tempi brevissimi se non è possibile
farlo immediatamente, così da ridurre l’incidenza delle complicanze immediate
(embolia polmonare) e tardive (SPFT).

Fig. 1 - Ulcera perimalleolare da SPFT


FISIOPATOLOGIA SINDROME POST-FLEBOTROMBOTICA:

La fisiopatologia della SPFT (Sindrome Post-Flebotrombotica) non è ancora


completamente nota.
146 147
7 - Flebotrombosi 7.2 - Trombosi Venosa Profonda e Sindrome Post-Flebitica

BIBLIOGRAFIA:

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3. Kahan SR, Hirsch A, Shrier I. Effect of postthrombotic sindrome on health-related qualità
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4. Kurz X, Hahn SR, Abenhaim L, et al. Chronic venous disorders of leg: epidemiology,
outcomes diagnosis and management. Int Angiol, 1999; 18: 83-102.

Fig. 2 - Ulcera di gamba sin. in SPFT

PREVENZIONE DELLA SPFT:

Dato l’alto grado di invalidità connesso alla SPFT e l’alto costo sociale, sarebbe
opportuno prevenire tale manifestazione.
La prevenzione ideale della SPFT è evitare l’insorgenza della TVP, e questo
può essere effettuato attraverso la profilassi antitrombotica, almeno nei soggetti
a rischio.
Purtroppo, in oltre il 50% dei casi, gli eventi tromboembolici venosi compaiono
improvvisamente, in soggetti senza alcun precedente fattore di rischio
identificabile.
Pertanto la profilassi antitrombotica, per quanto raccomandabile, non costituisce
da sola una misura sufficiente a prevenire la SPFT.
Bisogna quindi cercare di prevenire la SPFT dopo una TVP, innanzitutto
attraverso una corretta e tempestiva terapia anticoagulante della TVP stessa,
e attraverso l’educazione del paziente e la sua collaborazione nella osservanza
di alcune norme comportamentali, della terapia medica ed elastocompressiva.

148 149
7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

7.3 - Malattia Venosa Cronica emboliche sono sostenute nella maggior parte dei casi da TVP prossimali (vene
al di sopra del ginocchio), in percentuali molto basse l’embolo proviene dal
ed Embolia Polmonare
cuore destra o dai distretti venosi della cava superiore.
Di Filippo A., Riccio I., Sellitti M.E.,
Cardamone B., Sellitti A., Quarto G. Data la sua alta incidenza la TVP/TEP ha importanza non solo dal punto di vista
socio-economico, ma anche per le implicazioni medico legali.

Si calcola che il 50% dei pazienti con TVP sviluppa una TEP e che il 70-80%
ABSTRACT:
dei pazienti con TEP abbia anche una TVP, nel restante 30% dei casi di TEP non
Thrombohembolic disease includes two different clinical aspects: deep-vein
viene rilevato alcun trombo livello delle vene profonde, perché il preesistente
thrombosis and pulmonary trombohembolism. DVT results from blood clot
trombo che ha dato luogo all’embolia è stato completamente mobilizzato dalle
formation, usually, within large veins in proximal leg circulation (90% of cases);
vene profonde degli arti inferiori.
PTE happens when these clots broke off and travel to the pulmonary arterial
La malattia tromboembolica venosa comprende due aspetti clinici differenti:
circulation, creating a not perfused pulmonary area, which cannot perform
la trombosi venosa profonda (TVP) e la tromboembolia polmonare (TEP),
the normal gas exchange. There is not PTE without DVT. For this reason, the
espressioni della stessa entità anatomopatologica. La TEP non è una malattia di
prevention of a potentially mortal pathology, such as PTE, can be done with the
per sé, ma una complicanza assai temibile della TVP.
adoption of a systematic DVT prophylaxis, with anticoagulants (i.e. LMWH).
DVT, in itself, does not represent an immediate life threatening disease. In
order to perform a DVT prophylaxis, according to more recent guidelines, La TEP non si verifica se non vi è TVP!
categories of potentially at risk patients have to be detected. These categories La incidenza di TVP/TEP e decessi per TEP possono ridursi significativamente
include: chronic heart failure, acute respiratory insufficiency, lower limb se nei gruppi di pazienti a rischio si adotta una strategia di tromboprofilassi
immobility, orthopedical patients, general surgery and onchological patients. opportuna ed adeguata, anche se attualmente sottoutilizzata (studio GEMINI,
studio ENDORSE, registro IMPROVE, studio MEDINOX), soprattutto nei
reparti di medicina.
INTRODUZIONE:
Tutti i pazienti devono essere sottoposti alla stratificazione del rischio di TEV
Le malattie delle vene colpiscono nel mondo occidentale più del 50% della
(scheda per la valutazione del rischio) (Tab. I).
popolazione femminile e circa il 30 % di quella maschile.
Le manifestazioni cliniche vanno dalla insufficienza venosa cronica cosiddetta
funzionale che presenta sintomi, ma non segni clinici di malattia, ai quadri
clinici più gravi di ulcera venosa e trombosi venosa profonda, quest’ultima
potenzialmente fatale quando si complica con il quadro dell’embolia polmonare.

La TVP consiste in una occlusione completa o parziale del sistema venoso


profondo degli arti più frequentemente quelli inferiori, le complicanze

150 151
7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

Livelli di Senza LINEE GUIDA NICE TEV 2010.


Profilassi raccomandata
Rischio Profilassi*
L’efficacia delle eparine a basso peso molecolare EBPM e del fondaparinux nella
Chirurgia minore in prevenzione del TEV è stata dimostrata in pazienti “internistici” ospedalizzati
Nessuna profilassi
pazienti mobili
Basso specifica, ma affetti da scompenso cardiaco classe NHYA III o IV, insufficienza respiratoria
< 10%
Rischio deambulazione precoce e acuta, BPCO, infezioni acute, immobilità arti inferiori, pazienti oncologici.
Pazienti intemistici
“aggressiva”
allettati
La decisione di iniziare una profilassi farmacologica dovrebbe comunque
Maggior parte dei
pazienti sottoposti derivare da un bilancio fra il rischio di TEV e il rischio emorragico del singolo
Eparina a basso peso paziente.
a procedure di
molecolare (EBPM) alle
chirurgia generale,
dosi raccomandate
Rischio urologica,
Eparina Calcica b.i.d EMBOLIA POLMONARE (TEP):
intermedio ginecologica. 15 % - 40 %
oppure t.i.d.
o moderato
Fondaparinux
Se rischio
moderato associato DEFINIZIONE:
Profilassi meccanica**
ad elevato rischio Ostruzione acuta,ricorrente o cronica di uno o più vasi arteriosi
emorragico polmonari,determinata dalla presenza di coaguli ematici provenienti da
Protesi elettiva trombosi a sede periferica nel sistema venoso profondo.
d’anca o di
ginocchio, frattura EPIDEMIOLOGIA:
d’anca. Eparina a basso peso
In Italia 65.000 casi l’anno. Un nuovo caso ogni 1000 abitanti.
molecolare (EBPM) alle
Trauma maggiore, dosi raccomandate Nonostante il miglioramento della diagnosi e della terapia, la mortalità
Alto rischio 40 % - 80 % è rimasta alta e costante negli ultimi 40 anni
trauma spinale. Fondaparinux
Mortalità nei casi non trattati: 30%, trattata 2-8%.
Se rischio Profilassi meccanica** Nonostante i progressi della profilassi del tromboembolismo venoso la
moderato associato TEP ha ancora un notevole impatto ed è al terzo posto tra le cause di
ad elevato rischio morte per malattie cardiache.
emorragico
L’embolia polmonare è una patologia frequente nella pratica clinica,essa
infatti rappresenta la terza emergenza cardiovascolare dopo sindromi
Tabella I: Valutazione del rischio di TEV e profilassi raccomandata.
coronariche acute e stroke, ed è gravata da alta mortalità quando si
*Incidenza basata sullo screening diagnostico con strumenti obiettivi (flebografia) di pazienti ai quali non è associa ad instabilità emodinamica..
stata somministrata profilassi.
**Compressione pneumatica intermittente (CPI) e/o calze a compressione graduata (antitrombo). Effettuare
il passaggio a profilassi farmacologica alla diminuzione del rischio emorragico.

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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

PATOGENESI DELLA TROMBOSI: embolizzazione, senza disfunzione ventricolare destra.


Triade di Virchow: Generalmente determinata da una ostruzione del letto
Ipercoagulabilità, stasi, danno endoteliale. polmonare arterioso inferiore al 30%, può dare origine ad un
quadro di ipertensione polmonare cronica.
Tutte le condizioni che comportano il rischio di una trombosi venosa
profonda, predispongono allo sviluppo di una TEP. Classificazione ESC 2008:
1. Ad alto rischio: pazienti in shock e pazienti con grave
Fattori di rischio: ipotensione sistemica (p.a. sistolica inferiore a 90 mmHg o
1. Stati di ipercoagulabilità congeniti od acquisiti riduzione di almeno 40 mmHg rispetto al valore basale per
2. Obesità almeno 15 minuti)
3. Tumore 2. A non alto rischio: tutti gli altri, suddivisi in:
4. Gravidanza a. Pazienti a rischio intermedio: in base alla presenza di
5. Interventi chirurgici mionecrosi (troponina positiva) e/o di segni di disfunzione
6. Traumi ventricolare destra (con metodiche di immagine o dalla
7. Fratture positività dei peptidi natriuretici).
8. Immobizzazione prolungata b. Pazienti a basso rischio: assenza di disfunzione ventricolare
9. Infarto del miocardio destra e/ mionecrosi.
10. Ictus
11. Terapia estrogenica
EZIOLOGIA (ORIGINE DEL TROMBO):
12. Malattia varicosa arti inferiori
Trombosi venosa profonda prossimale (90%), vene al di sopra del
ginocchio, poplitee, femorali, iliache,o da un trombo distale non trattato
CLASSIFICAZIONE: che si è esteso prossimalmente.
Le TVP localizzate sotto il ginocchio (è interessato prevalentemente il
Clinico-anatomica (BTS, ACCP) sistema venoso del polpaccio) di rado embolizzano, tuttavia nel giro di
1. TEP massiva: almeno 2 rami lobari (oltre il 50% del letto qualche giorno, possono estendersi cranialmente, per poi eventualmente
vascolare polmonare): dispnea, tachipnea, sincope, shock o embolizzare.
ipotensione (minore di 90 mmHg), arresto cardiaco. Sito iniziale della formazione del trombo è la tasca valvolare, dove il
La diagnosi deve essere rapida; importanza dell’eco bedside. flusso ematico è stagnante con riduzione dell’apporto di O2 all’endotelio
2. TEP sub massiva (quella senza ipotensione): almeno un ramo delle cuspidi, e si formano vortici a livello delle cuspidi valvolari.
lobare (30-40% del letto vascolare polmonare): dolore toracico, La stasi prolunga il tempo di contatto tra sangue e singoli elementi
tosse, emottisi, polipnea, ansia, parametri emodinamici stabili. venosi ed i vortici lungo le cuspidi valvolari causano la deposizione di
3. TEP non massiva, o TEP asintomatica, o microembolia eritrociti, granulociti e piastrine.
cronica recidivante: non sono evidenti sintomi dell’avvenuta Il trombo si accresce nel lume venoso sia in senso longitudinale nel

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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

senso della corrente, sia per apposizione circonferenziale a causa 1. Anamnesi


dell’autogenerazione trombinica. 2. Fattori predisponenti
TVP ed TEP sono entità non stabili, bensì dinamiche e che “ ciò che 3. Clinica
è vero in questo momento può non esserlo un’ora dopo o il giorno 4. Alta probabilità nei tests predittivi: (WELLS, GINEVRA,
seguente”. WIKI, PISA)
Particolare attenzione alle trombosi venose superficiali. Che arrivano 5. Esami strumentali di primo livello
alla crosse safenofemorale o safenopoplitea. 6. Esperienza e competenza del clinico

Embolie non trombotiche: grassose, settiche, gassose, da liquido


amniotico, tumorali.
Ruolo fondamentale del clinico nella pronta formulazione del
sospetto di TEP
La prima stima che si fa in p.s. è la ricerca di edema di un arto inferiore Alterazioni ECG:
con possibile positività dei segni di : 1. Segni di sovraccarico destra acuto (S1 Q3 T3)
2. T negativa (V1-V4)
1. Bauer: dolore alla palpazione profonda del polpaccio 3. Fibrillazione atriale
2. Homans: dolore alla palpazione dopo la flessione dorsale del 4. Tachicardia sinusale
piede 5. Bb destra di nuova insorgenza
3. Laurel: dolore al polpaccio dopo un colpo di tosse o uno 6. P polmonari in D2 D3
starnuto 7. Ecg normale non esclude diagnosi di embolia polmonare
8. Utile per escludere altre cause di dolore toracico
In caso di diagnosi di TVP del sistema venoso profondo prossimale, il
paziente deve essere ospedalizzato e si deve iniziare la terapia che è la
stessa della TEP. Alterazioni rx torace
Se non si reperta alcuna trombosi venosa, bisogna comunque continuare Pensare a TEP in presenza di dispnea ed in assenza di rilievi rx
l’iter diagnostico della TEP. particolari!

La profilassi della TVP è il mezzo più efficace per ridurre Alterazioni frequenti ma aspecifiche.
l’incidenza di TEP! Segni indicativi:
1. Ingrandimento ventricolo destro
2. Segno di Palla: ingrandimento dell’a. polmonare inferiore
DIAGNOSI DI TEP. destra a monte dell’embolo
Il processo diagnostico della TEP nasce prima di tutto da un elevato 3. Segno di Westermark: oligoemia regionale a valle della
grado di sospetto clinico, che è integrazione di: presunta sede di ostruzione

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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

4. Segno o gobba di Hampton: opacità basale di forma Ecocardiogramma TTE:


triangolare indicativo di infarto completo 1. Nel paziente critico valore diagnostico
5. Versamento pleurico che può mascherare l’infarto 2. Nel paziente non critico valore prognostico (infatti: con
6. Innalzamento del diaframma disfunzione ventricolare destra TEP sub massiva; senza
7. Il ruolo principale della rx è quello di escludere altre disfunzione ventricolare destra TEP non massiva)
patologie e di dare utili orientamenti per il successivo work
up • Utile nella fase diagnostica nei soggetti emodinamicamente
instabili, per escludere diagnosi alternative (IMA,
Alterazioni emogasanalisi: Tamponamento cardiaco, Dissezione aortica).
1. Ipossiemia (PAO2 minore di 80 mmHg, ipocapnia (PACO2
minore di 40 mmHg) e tendenza all’alcalosi respiratoria • È la prima indagine strumentale nel paziente critico
per l’iperventilazione del paziente.
2. La gravità dell’ipossia correla con la gravità e l’estensione • Ecocardiografia: disponibile in tutti gli ospedali e di facile
dell’ embolia polmonare esecuzione al letto del paziente
3. Nel 26% dei pazienti emogasanalisi normale
Segni diretti
1. Evidenza di tromboembolo nelle sezioni destra o nei rami
Un’emogas analisi alterata può aumentare la probabilità di TEP, ma delle aa. polmonari.
un’emogas analisi normale non può escludere la diagnosi.
Segni indiretti (di cuore polmonare acuto):
D dimero: utile per escludere, non per confermare TEP. 1. Dilatazione e ipocinesi del ventricolo destro
1. Prodotto della lisi plasminica della fibrina 2. Segno di Mac Connell: ipercinesia del segmento apicale
2. Misurato con metodo ELISA con ipocinesia della parete libera (segno di grande
3. Valore soglia 500 ng/ml, se maggiore di 500 ng/ml specificità)
associato a malattia tromboembolica 3. Fluttering o bulging del setto interventricolare spostato
4. Alta sensibilità e bassa specificità a sinistra con incremento del rapporto ventricolo destro/
5. Elevato valore predittivo negativo (95%), basso potere ventricolo sinistro
predittivo positivo (40%) 4. Ventricolo sinistro a “d” o a “banana” in parasternale asse
6. Il test non va considerato isolatamente, ma va integrato corto.
con informazioni di ordine clinico e strumentale. 5. Ipertensione arteriosa polmonare
7. Se normale permette di escludere un processo trombotico 6. Insufficienza tricuspidale con PAP > 35 mmHg
in atto 7. Mancato collasso inspiratorio della vena cava inferiore che
risulta dilatata ed ipomobile

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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

8. Importanza dell’ecocardiografia nella stratificazione venga affidata al riscontro di un esame strumentale con ultrasuoni.
prognostica: • L’Ecocolordoppler venoso è fortemente raccomandato anche nel
a. TEP a basso rischio: v. destro normale, mortalità caso di trombosi venose superficiali non solo per verificare la precisa
inferiore al 4%. estensione prossimale della TVS, sempre sottostimata clinicamente, ma
b. TEP submassiva: disfunzione ventricolare destra, soprattutto per escludere la presenza della complicanza più temuta della
mortalità 5-10%. TVS, e cioè l’estensione alle cross safenofemorali o safenopoplitee o
c. TEP massiva: disfunzione ventricolare destra ed alle vene perforanti e da lì alle vene profonde con possibile presenza di
ipotensione o shock: mortalità 30%. TVP e/o TEP.
9. I pazienti con pressioni polmonari maggiori di 50 mmHg
all’esordio hanno una maggiore frequenza di ipertensione Diagnosticare TVP in pazienti con sospetta TEP è sufficiente per impostare
polmonare cronica a distanza terapia!

Ecocolor doppler venoso arti inferiori: DIAGNOSI CLINICA DELLA TEP:


Ultrasonografia venosa con compressione (CUS) seriata: tale
metodica consente di esplorare tutto l’asse venoso profondo e Segni e sintomi poco sensibili e poco specifici
di verificarne la pervietà e la comprimibilità mediante leggere
pressioni della sonda in trasversale. Sono più evidenti nella forma massiva e submassiva
1. Unico criterio diagnostico validato dalla 1. Asintomatica nel 40-50%
letteratura: assenza di comprimibilità CUS 2. Dispnea improvvisa 73% (a volte è l’unico elemento sul quale impostare
assente”. l’iter diagnostico)
2. Se il tratto venoso risulta comprimibile e le pareti 3. Tachipnea 70%
venose collabiscono completamente, esso è 4. Tachicardia 60%
sicuramente libero dalla presenza endoluminale di 5. Sincope 20%, lipotimia associata a dispnea ed oppressione toracica
materiale trombotico. 6. Ipotensione
3. L’incompressibilità della vena, la sua dilatazione, 7. Dolore toracico 66%
l’evidenza di materiale ecogeno nella vena, 8. Tosse 37%
insieme all’assenza di flusso all’interno al color 9. Emottisi 25%
power doppler, costituiscono i semplici fondamenti 10. TVP 33%
dell’indagine ultrasonica. 11. Shock 5%
12. Ansia, irrequietezza, agitazione, segni dell’ipossia.

LA DIAGNOSI DELLA TVP: La variabilità delle manifestazioni cliniche è correlata con l’entità delle
• Non è accurata in quanto né sensibile, né specifica. La mancanza di alterazioni emodinamiche, e quindi dal numero e dal volume degli emboli, o
un elemento patognomonico richiede che la diagnosi in via definitiva dall’estensione del parenchima polmonare interessato.

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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

L’embolia polmonare è una patologia molto difficile da diagnosticare, rischiare decisioni terapeutiche affrettate e potenzialmente dannose.
rappresentando la diagnosi più comunemente mancata che ha come conseguenza
la morte, è importante, quindi, sospettarla ogni volta che è presente una dispnea La sequenza diagnostica deve tenere conto delle condizioni cliniche del
inspiegabile ed improvvisa. paziente.

Nei pazienti affetti da malattie cardiache e respiratorie il rischio di misconoscere


questa patologia è particolarmente alto. Ecocardiografia:
Segni diretti ed indiretti.
Se il paziente con BPCO non migliora nonostante la terapia, pensare alla TEP.
Angio TC spirale:
È considerato l’esame principale per la diagnosi di TEP. È
Embolia polmonare: attualmente la metodica più utilizzata nel sospetto di TEP. La TC
1. Il camaleonte
multislice consente l’analisi accurata del 90% delle aa. polmonari
2. Killer silenzioso dell’anziano (Webster)
subsegmentali e dimostra emboli di 2 mm in aa. polmonari di
3. La grande simulatrice (Braunwald)
settimo ordine
4. Il grande mimo
Secondo alcuni studi la sensibilità della TC multislice sarebbe
5. Sindrome proteiforme
superiore a quella dell’angiografia con l’avvento delle TC 320 e
6. La più subdola fra le emergenze cardiologiche
640 slice.

La sola valutazione clinica non permette di fare una diagnosi di certezza.


Angio RM:
Valida alternativa alla TC nei pazienti con ipersensibilità ai mdc; è
Oltre ad avere una varia presentazione clinica è trasversale la sua presenza
in continua evoluzione; esame del futuro?
nei vari reparti: ortopedia, chirurgia, rianimazione, medicina, oncologia,
cardiologia, ostetricia, lungodegenza, MMG.
Scintigrafia polmonare:
Alto tasso di risultati a probabilità intermedia, limitata ai pazienti
La difficoltà diagnostica è anche maggiore se il paziente è affetto da patologie
con controindicazioni alla TC
croniche cardiache o respiratorie.
Talora di difficile esecuzione la ventilatoria per le condizioni
critiche del paziente. Non presente in ospedale.
Il 90% delle morti avvengono in pazienti non trattati perché non è stata effettuata
la diagnosi!
Angiografia polmonare:
Gold standard, ma invasivo, costoso e gravata da alte complicanze;
CONFERMA DIAGNOSTICA DIAGNOSTICA STRUMENTALE sempre meno utilizzata dopo l’avvento della TC multislice.

Che deve susseguirsi rapidamente secondo un ordine prioritario per non


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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

DIAGNOSI DIFFERENZIALE: È VERAMENTE UNA TEP? • Micro TEP: buona sopravvivenza(ostruzione limitata, spontanea lisi
Comprende tutte le condizioni patologiche che determinano dispnea o dolore dell’embolo)
pleurico o dolore toracico
1. Edema polmonare acuto
TERAPIA:
2. Infarto miocardico acuto
1. Farmacologica (trombolisi, Eparina non frazionata ENF, Eparina a
3. BPCO riacutizzata
Basso Peso Molecolare EBPM, dicumarolici TAO)
4. Pneumotorace spontaneo
2. Non farmacologica (filtri cavali, embolectomia)
5. Polmonite e broncopolmonite
6. Asma
La gravità del quadro clinico è determinante nella scelta dell’approccio
7. Atelettasia polmonare
terapeutico
8. Dissezione aortica
9. Frattura costale
TEP ad alto rischio o massiva o critica con instabilità emodinamica:
10. Dolore muscolo scheletrico

La terapia trombolitica quando non controindicata rappresenta il gold standard


L’anamnesi, gli score clinici, l’esame obiettivo, l’ECG, l’rx torace, il dosaggio
dei quadri di TEP massiva.
degli enzimi di mionecrosi, l’Ecocardiografia, l’Ecocolordoppler venoso arti
inferiori permettono di effettuare sempre una corretta diagnosi differenziale.
Terapia di supporto:
1. ENF endovena iniziale
Nel sospetto di TEP si deve cercare di ottenere una diagnosi più “certa”
2. Trombolisi (se non controindicazioni): rTPA al dosaggio di 100 mg in
possibile per evitare sia di non trattare i pazienti con TEP (esponendoli a rischio
2 ore
di morte), sia di trattare a lungo con terapia anticoagulante (potenzialmente
3. Alla sospensione del trattamento trombolitico, dopo valutazione dei
pericolosa) pazienti nei quali non vi è TEP.
parametri emocoagulativi, segue l’eparina sodica e.v. al dosaggio di
1.000 u.i l’ora, poi embricata con warfarin
VALUTAZIONE PROGNOSTICA:
1. Criteri clinici: shock, ipotensione, score di Aujeski Embolectomia: (se trombolisi controindicata, o non responders alla terapia)
2. Criteri bioumorali: troponina (i livelli di troponina correlano con 1. Chirurgica
la dilatazione del v. destra e sono associati ad embolia polmonare 2. Tramite cateterismo
complicata ed a maggiore mortalità) e BNP
3. Criteri strumentali: ECG, Ecocardio, angioTC Filtri venosi cavali

• TEP massiva e submassiva: mortalità 10% alla prima ora. Necessita di TEP a basso rischio:
formulare precocemente la diagnosi ed avviare la terapia adeguata 1. Non benefici clinici della trombolisi
2. EBPM o fondaparinux

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7 - Flebotrombosi 7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare

3. Segue TAO (dicumarolici) • Se probabilità bassa/moderata e d- dimero inferiore a 500 con CUS
presente all’ecocolordoppler venoso arti inferiori : no TEP Non
In attesa di ulteriori studi, non è chiaro, non essendovi linee guida valide, se trattare
la terapia trombolitica sia di alcun beneficio nei pazienti emodinamicamente • Se probabilità alta e D/dimero superiore a 500, con:
stabili con evidenza ecocardiografica di disfunzione ventricolare destra. 1. Ecocolordoppler arti inferiori positivo per TVP trattare
2. Ecocardiografia di moderata/bassa suggestività con
Per il trattamento iniziale di pazienti emodinamicamente stabili colpiti da a. segni diretti trattare
embolia polmonare, la somministrazione sottocutanea di fondaparinux una b. segni indiretti trattare e seguire con TC multislice
volta al giorno, senza monitoraggio di laboratorio, è altrettanto efficace e sicura per conferma
della somministrazione endovenosa di dosi aggiustate di eparina non frazionata.
 TC torace m.s. positiva per TEP trattare
La terapia anticoagulante orale (TAO) con farmaci inibitori della vitamina
k (dicumarolici) è indicata nella terapia della TEP in fase acuta, questo  TC torace neg.:
trattamento può essere iniziato contemporaneamente alla terapia eparinica,
embricando le due terapie per almeno 5 giorni e sospendendo l’eparina quando • Eseguire Scintigrafia polmonare, RM o angiografia polmonare: se
il valore dell’INR è in range (2-3, target 2,5) per almeno 2 giorni consecutivi. positivi per TEP trattare
Non ottenere la anticoagulazione terapeutica entro le prime 24 ore comporta un
alto tasso di recidive.
CONSIDERAZIONI PERSONALI:
Particolare attenzione va posta alla profilassi delle recidive.
• Non bisogna mai arrestare un iter diagnostico per l’assenza di sintomi e
Nei pazienti colpiti da TEP si riscontra un’associazione lineare tra precocità di segni classicamente associati a TEP!
somministrazione della terapia anticoagulante e ridotta mortalità. • Nessuno, clinico o radiologo, può illudersi di capire tutto da solo, facendo
a meno dell’apporto integrato delle altrui conoscenze ed esperienze!
A coloro che ritengono necessaria una diagnosi certa di TEP prima di iniziare • L’uomo vive in mezzo a ciò che vede, ma vede solo ciò che pensa!
il trattamento, troppo spesso potrebbe essere fornita l’unica prova certa: quella • Il medico che non pensa alla TEP raramente può diagnosticarla!
autoptica. • La dignità del dubbio va sempre preferita al tormento di un errore!

ALGORITMO DIAGNOSTICO: ESC 2008 BIBLIOGRAFIA:

 Sospetto clinico di TEP: 1. Attinà D, Valentino M, Galiè N, Modolon C, Buia F, De Luca F, Bacchi-Reggiani
ML,  Zompatori  M. Application of a new pulmonary artery obstruction score in the
Dopo valutazione della probabilità clinica Pre-test (Wells, Ginevra, Pisa, Wiki) prognostic evaluation of acute pulmonary embolism: comparison with clinical and

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7 - Flebotrombosi

haemodynamic parameters. Radiol Med. Mar 2011; 116(2): 230-45. Epub 2010 Dec 3.
English, Italian.
2. Cecil, Andreoli, Carpenter, Griggs, Loscalzo. Cecil trattato di medicina interna VI
ED. Verduci Editore, 2003.
3. Antithrombotic and Thrombolytic Therapy: American College of Chest Physicians
Evidence-Based Clinical Practice Guidelines (8th Edition).
4. Fauci A, Braunwald E, Kasper D, Hauser S, Longo D, Jameson J, Loscalzo J. Harrison’s
Manual of Medicine, 17th ed. McGraw Hill Medical 2009, U.S, 769-772.

8.
Il linfedema

168
8 - Il linfedema 8.1 - Il linfedema: le possibilità della terapia medica

8.1 - Il linfedema: essere legati ad un incremento della pressione idrostatica sanguigna per un
qualsivoglia ostacolo alla progressione del sangue nel sistema venoso, oppure
le possibilità della terapia medica
ad un blocco linfatico dovuto ad una lesione traumatica o ad una compressione
Spinelli G.M. dei linfatici dall’esterno, ovvero ad un’alterazione della microcircolazione
tissutale con aumento della permeabilità capillare. Ricordiamo che, comunque,
la permeabilità capillare può variare anche in seguito all’azione di una stasi
ABSTRACT: venosa o di sostanze istaminosimili e serotoninosimili, oltre che per fenomeni
idrostatici locali. Nei pazienti affetti da questa patologia, è caratteristico
Flavonoids, often called “bioflavonoids”, are colourful substances that occur
l’aumento di volume dell’arto o degli arti interessati, che appaiono, inoltre,
widely in the Plant Kingdom. Reasonably good, though not indisputable,
spesso deformati a partire dalla radice delle dita e, andando più su, fino
evidence suggests that these bioflavonoids may be helpful for Haemorrhoidal
al ginocchio o addirittura fino all’inguine. La consistenza del segmento o
Deseases, VCI and Limphoedema. Most literature describes OPC from grape
dell’arto in toto può apparire più o meno dura, con la pelle tesa e minutissime
seeds, Anthocyanosides from Bilberry, Diosmin and Hesperidin from citrus,
goccioline perlate che si possono osservare in controluce. Importanti, per la
Ananas, Orthosifon, Melilotus, Ruscus Aculeatus, Ginkgo biloba etc. to be
loro frequenza, sono i linfedemi dovuti a patologie di pertinenza ortopedica
valid tools especially for treating chronic haemorrhoids, VCI, Limphoedema.
ed, in particolare: i linfedemi post-traumatici duri, dovuti a distorsioni tibio-
Other flavonoids show better kinetics and better oral bioavailability especially
tarsiche e/o a contusioni, etc.; i linfedemi acuti traumatici, secondari a strappi
if complexed with lipophilic carriers (Phytosome®). Also some Homeopathic
muscolari, stiramenti e sfibramenti legamentari, lesioni tendinee acute, fratture
preparations show efficacy in the same deseases.
ossee, post-operatori, etc.; i linfedemi da gesso o, comunque, da prolungata
immobilizzazione, etc. Attenzione: è sempre un linfedema quello legato
INTRODUZIONE: a difetti posturali o alterazioni delle pompe muscolari, mentre non lo è
quello cardiaco, renale, anasarcatico ecc.
Il linfedema, come dice la parola stessa, è un edema di natura linfatica
caratterizzato dall’accumulo di liquidi, e successivamente di sostanze,
negli spazi intercellulari. Esso è generalmente legato ad uno squilibrio tra TERAPIA:
assorbimento e filtrazione, con conseguente stasi linfatica, e può essere dovuto
L’atteggiamento fondamentale da tenere in questo tipo di patologia è
a lesioni o a disfunzioni (spasmo) del Sistema linfatico, con diminuzione del
rappresentato soprattutto dalla prevenzione, in particolar modo in quei pazienti
drenaggio ovvero sovraccarico del Sistema stesso per troppa offerta di liquido.
con una dimostrata familiarità positiva e tenendo ben presente che il linfedema
A volte l’edema si instaura per cause congenite (ipo-aplasia dei linfatici),
primario è una condizione clinica ad esordio improvviso e, perciò, parlando
per insufficienza della pompa muscolare del polpaccio (pazienti non o poco
appunto in termini di prevenzione, poco prevedibile da questo punto di vista. Il
deambulanti), per lesioni e/o ostruzioni delle vie linfatiche (post-traumatiche,
linfedema secondario, invece, è clinicamente prevedibile, così come lo possono
post-operatorie) o, ancora, per patologie cronico-infiammatorie, flebolinfedemi,
essere, in fase conclamata, alcune delle sue complicanze. La prevenzione del
flebiti e periflebiti da prolungato allettamento o immobilizzazione, ecc.
linfedema, nella maggior parte dei casi, deve avere come scopo quello di evitare
Essendo i linfatici un’importante via di deflusso del liquido extracellulare
le complicanze, soprattutto quelle infettive, e di impedire il possibile aumento
dei tessuti, i meccanismi principalmente responsabili dell’edema possono
170 171
8 - Il linfedema 8.1 - Il linfedema: le possibilità della terapia medica

di volume dell’arto affetto. Nei casi non ancora complicati, elettivamente e linfa stagnante che i meccanismi di drenaggio, saturati, non riescono più
suscettibili di prevenzione, questi fini sono raggiungibili mediante una a smaltire, determinando, così, la condizione di stasi a livello dello spazio
precoce condotta terapeutica rappresentata dalla kinesiterapia (linfodrenaggio interstiziale. Accanto a tale presidio, è necessario affiancare interventi di tipo
e pressoterapia), dall’uso di presidi elastocompressivi (bendaggi a più strati, fisico rappresentati dal L.D.M. (Linfo Drenaggio Manuale), dalla Pressoterapia
tutori elastici, calze elastiche), dalla correzione di difetti posturali (tutori, ortesi, sequenziale, dai percorsi termali, nonché dalla necessità di far indossare calze
plantari, ecc.) nonché dalla assunzione di medicamenti ad azione linfotropa. elastiche di compressione adeguata.
Infatti, visto che il decorso clinico del linfedema risulta gradualmente e
pesantemente ingravescente, quanto più è precoce l’azione terapeutica, tanto più
FITOTERAPIA NELLE PATOLOGIE VASALI:
si può ottenere il rallentamento dell’evoluzione della patologia che, altrimenti,
arreca notevoli disagi al paziente non solo dal punto di vista prettamente fisico Le molecole presenti nelle droghe vegetali, utili nel trattamento delle patologie
e comportamentale, ma anche dal punto di vista lavorativo, essendo i linfedemi vasali, possono essere raggruppate in 4 grandi famiglie:
più avanzati spesso gravemente invalidanti e con un alto costo sociale ed 1. flavonoidi;
economico. Il protocollo terapeutico fisico deve, naturalmente, essere adattato 2. antocianosidi;
alla condizione clinica e deve comprendere accorgimenti comportamentali 3. lattoni;
(regole di vita, ginnastica domiciliare, psicoterapia, autoterapia) in tutti i 4. saponine.
tipi di linfedema, in particolar modo se si tratta di un linfedema negli stadi FLAVONOIDI: Sono composti polifenolici, distribuiti ubiquitariamente
iniziali (molle intermittente, molle remittente), scelte di kinesiterapisti nelle piante e considerati gli antiossidanti del mondo vegetale; esplicano,
esperti (linfodrenaggio manuale, pressoterapia), farmaci efficaci ed affidabili, inoltre, azione antiflogistica paragonabile, dal punto di vista biochimico, ai
eventualmente cure termali flebo-linfologiche (percorsi termali, bagni Kneipp cortisonici, in quanto, inibendo l’attività del timo, riducono la chemiotassi
ecc.) (Kauffmann 1996, Biassoni 1996, Pecking 1996, Campisi 1996). leucocitaria.
Essendo la caratteristica principale del linfedema, dal punto di vista chimico, I più usati nelle patologie vascolari sono: Rutina (Flavone), estratta in
rappresentata dall’elevata concentrazione di proteine del fluido stagnante, passato da Ruta graveolens, (non più perché tossica), oggi da altre piante;
la rimozione di questa componente è fondamentale se si vogliono ottenere Citroflavonoidi (Flavoni, diosmina); Quercetina (Flavone) e Kaempferolo,
risultati duraturi nel tempo. Rimuovere esclusivamente la componente idrica, presenti nei semi di Ippocastano e nelle foglie di Ginkgo biloba; Esperidina
ad esempio mediante l’uso di farmaci diuretici, significa ottenere un risultato (flavani); Polifenoli contenuti nei frutti (cinorrodonti) della Rosa canina
transitorio e a volte controproducente in quanto tale condotta terapeutica non ANTOCIANOSIDI: Strutturalmente simili ai flavonoidi, impartiscono la
farebbe altro che concentrare ulteriormente le proteine del fluido stagnante. La colorazione alla pianta. Comprendono:
conseguenza di tutto ciò sarebbe la eventualità di un ulteriore incremento dei cianidina, delfidina, malvidina, presenti nel Vaccinium myrtillus,
fenomeni fibrotici del linfedema e la certezza di una sua reiteratezza. La terapia, proantocianosidi e i loro oligomeri (OPC), presenti nella Vitis vinifera.
pertanto, al pari della prevenzione, deve essere instaurata precocemente per LATTONI: Si tratta di: Derivati triterpenici (acido asiatico, madecassico,
arrestare l’evoluzione dal semplice edema, reversibile, alla fibrosi, irreversibile. asiaticoside, madecassicoside), contenuti nella Centella asiatica;
L’intervento terapeutico si avvale del bendaggio elastocompressivo con Ginkgolidi A,B,C (il più attivo è il B), contenuti nella Ginkgo biloba;
bende a corta elasticità per ridurre, a livello interstiziale, la quota di liquidi derivati Sesquiterpenici, composti che costituiscono una classe chimica;

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8 - Il linfedema 8.1 - Il linfedema: le possibilità della terapia medica

il bilobadile A, contenuto nella Ginkgo biloba. 2. Triterpeni (Asiaticosidi) da Centella asiatica: sono dotate di
SAPONINE: Responsabili di diversi effetti. Nelle patologie venose azione linfodrenante e, soprattutto, proprietà stimolanti la produzione
sono utilizzate: Escina, saponina triterpenica dei semi di Ippocastano di collagene: aumentano la sintesi e il rilascio di tropocollagene
(Aesculus); Ruscogenina e Neoruscogenina, contenute nel rizoma di e stimolano il turn-over dei mucopolisaccaridi acidi nel tessuto
Ruscus Aculeatus. connettivo. Le sostanze attive della pianta sono note con il termine
di “frazione triterpenica”. Mediante un processo di purificazione
estremamente complesso, è possibile ottenere, a partire dalla parte aerea
MECCANISMO D’AZIONE:
della Centella Asiatica, una miscela di tale frazione così composta:
acido madecassico (30%), acido asiatico (30%), asiaticoside (40%).
1. diminuzione della permeabilità vasale;
3. Leucocianidine da Vitis Vinifera: il cosiddetto “paradosso francese”
2. riduzione della fragilità vasale;
è un fenomeno ben noto alla comunità scientifica di tutto il mondo.
3. azione antiossidante, antiradicalica;
Secondo tale paradosso i francesi, pur avendo una dieta ricca di
4. incremento dell’ossigenazione locale;
grassi, risulterebbero straordinariamente protetti verso le malattie
5. blocco della sintesi dei mediatori dell’infiammazione;
cardio-vascolari. Gli studi epidemiologici svolti a tale riguardo hanno
6. inibizione di collagenasi ed elastasi;
successivamente messo in luce come tale paradosso trovi la sua
7. regolazione del metabolismo endoteliale;
spiegazione nella chimica del vino rosso: questo, ben presente nella
8. stimolazione sintesi del collagene;
dieta dei francesi ed estremamente ricco di polifenoli ad elevatissimo
9. stimolazione di sostanze ad azione antiaggregante.
potere anti-ossidante, sarebbe il responsabile di una mirata azione anti-
Non eliminano, però, l’insufficienza venosa e/o linfatica!!!!
aterosclerotica. Secondo i più recenti studi, la presenza di elevati tassi
ematici di lipoproteine a bassa densità (LDL), provocata per esempio
In particolare abbiamo:
da una dieta ricca di grassi saturi, sarebbe una condizione, necessaria,
1. Antocianosidi da Vaccinum Myrtillus. L’effetto capillaro-protettore
ma non sufficiente, a generare una lesione ateromatosa. Quest’ultima,
di queste sostanze è noto da tempo, ma il loro impiego è entrato nella
invece, verrebbe a generarsi solo in seguito all’ossidazione delle LDL
pratica clinica solo da quando si è potuto disporre di antocianosidi
che, così modificate, ingolferebbero i monociti circolanti trasformandoli
ad alto dosaggio con rapporti costanti tra le diverse antocianidine.
nelle cosiddette “foam cells” (cellule schiuma), chiave di volta
Secondo quanto pubblicato in letteratura, l’efficacia terapeutica degli
nell’eziologia dell’aterosclerosi. Il ruolo degli anti-ossidanti, alla luce
antocianosidi sulla permeabilità capillare si esplicherebbe attraverso
di queste ricerche, sarebbe quindi evidente: limitando e/o contrastando
un duplice meccanismo d’azione: il primo, di carattere fisico-chimico,
l’ossidazione delle LDL, bloccherebbero sul nascere quel processo
basato sulla formazione di complessi liposolubili tra le antocianidine
che, cominciato con la formazione di una placca ateromatosa, potrebbe
(agliconi degli antocianosidi) ed i fosfolipidi delle membrane
condurre a patologie cardiovascolari in varie sedi (infarto, ictus,...).
endoteliali; il secondo, di tipo extra-parietale, legato all’attività sulla
In diversi saggi enzimatici le leucoantocianidine sono inoltre risultate
biosintesi dei glicosaminoglicani (in particolare acido jaluronico) della
essere inibitori non-competitivi di enzimi come la xantino-ossidasi
sostanza fondamentale del connettivo e, in definitiva, sul manicotto
(genera quei radicali liberi imputati del danneggiamento delle pareti
mucopolisaccaridico peri-capillare.

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8 - Il linfedema 8.1 - Il linfedema: le possibilità della terapia medica

endoteliali) e di enzimi come l’elastasi, la collagenasi, la ialuronidasi e la isolata di cavia e sottoposta a perfusione, hanno, appunto, evidenziato
beta-glucuronidasi (regolano il turn-over dei componenti della matrice come l’estratto svolga la sua azione sulla media della parete arteriosa
extracellulare che circonda le pareti dei capillari). Alcuni test hanno grazie ad un’interazione diretta con i miociti parietali. Tale azione
poi permesso di evidenziare le proprietà capillaro-protettive, in quanto sembrerebbe migliorare sia la componente fasica che quella tonica
capaci di legare in maniera aspecifica le fibre che compongono le pareti della contrazione miocitica che normalmente sviluppa l’onda sfigmica.
dei vasi; mediante studi di farmacocinetica è stato, infine, possibile Può incrementare l’effetto degli anticoagulanti ed antiaggreganti
mettere in evidenza la buona biodisponibilità delle leucoantocianidine piastrinici.
somministrate per via orale ed il loro tropismo per l’apparato cardio- 7. Gambo d’ananas: ricco di Bromelina che, come noto, è un enzima
vascolare e, in particolare, per tutti quei tessuti, come le pareti delle proteolitico che aumenta la lisi dei depositi di fibrina nella zona di
arterie, particolarmente ricchi di glicosaminoglicani. infiammazione, depositi che altrimenti bloccherebbero sia i capillari
4. Meliloto (sommità fiorita, foglie): contiene bioflavonoidi, tannini, sanguigni che linfatici; l’azione si esplica principalmente attraverso il
eterosidi cumarinici. A questi ultimi, ed in particolare al melilotoside, miglioramento del microcircolo. È particolarmente utile negli edemi.
che è la frazione maggiormente presente, viene attribuita una notevole 8. Ippocastano: utile in caso di IVC e linfatica, crisi emorroidarie.
attività linfocinetica che dipende in buona parte dalla sua capacità I cotiledoni del seme contengono, oltre a zuccheri e lipidi, anche
di aumentare l’attività proteolitica dei macrofagi che, così, riducono flavonoidi e saponosidi; i tegumenti del seme contengono oligolimeri
significativamente la quantità delle macroproteine implicate nei procianidoloci epicatecolici, tannini e derivati cumarinici (Vit.P).
linfedemi, specie in quelli legati a flogosi. Inoltre, la cumarina L’Escina, triterpene saponoside pentaciclico, aumenta la resistenza
riduce il catabolismo delle catecolamine a livello vasale, adrenalina capillare, diminuisce la permeabilità e determina un aumento del tono
compresa, con conseguente miglioramento della contrattilità vasale e capillare per azione sulla muscolatura vasale: ne deriva un’azione
con riduzione dell’edema e del dolore. È utilizzato nella insufficienza antiedemigena, antinfiammatoria e venotonica. Può potenziare
veno-linfatica, negli edemi e nei linfedemi. Tra gli effetti collaterali, leggermente l’effetto degli anticoagulanti orali ed è controindicato in
può dare nausea e diarrea all’inizio del trattamento. Non deve essere gravidanza (effetto sul plesso mioenterico) e in età pediatrica.
somministrato durante l’allattamento e ai bambini sotto i 10 anni di età. 9. Ruscus aculeatus (Pungitopo): è ricco di saponine, flavoni, nicotina,
5. Hamamelis virginiana L. (Amamelide): l’Amamelide è ricca in Vit. C, tannini e fitosteroli; ha proprietà antiflogistiche, diuretiche,
tannini: tannino gallico o amamelitannino e tannino catechico, derivati aumenta il tono venoso e riduce la permeabilità capillare.
glucosidici dei flavonoli: miricetolo, quercetolo ecc. Ha un’attività 10. Ortosiphon: è un potente diuretico natriuretico, risparmiatore di K+ ed
analgesica, astringente, flebotonica ed emostatica per meccanismo di uricosurico. L’azione diuretica è importante perché riduce la ritenzione
vasocostrizione da azione diretta sulla regolazione simpatica dei vasi. idrica da parte dei colloidi tissutali ed ematici con riduzione, quindi,
6. Ginko biloba (flavonoidi, ginkolidi, bilobadile): agisce incrementando della pressione oncotica.
la perfusione ematica, anche a livello periferico. Migliora la 11. Diosmina: viene usata da molti decenni per le sue proprietà capillarotrope
ipoperfusione locale agendo sulle piccole arterie e sulle arteriole pre- e vasotoniche. Agisce come potente inibitore delle prostaglandine e
capillari con una azione vasocinetica capace di incrementare il volume del trombossano A2 ed interferendo con l’attivazione dei Leucociti,
e la velocità del flusso ematico locale. Esperimenti eseguiti sull’aorta inibisce la attivazione della cascata infiammatoria provocando una

176 177
8 - Il linfedema 8.1 - Il linfedema: le possibilità della terapia medica

forte diminuzione della permeabilità capillare. La protezione contro il la biodisponibilità orale del principio attivo. Il FITOSOMA® incrementa
danno vascolare è mediata anche dall’inibizione dell’attivazione dei l’assorbimento, la concentrazione plasmatica e l’efficacia del principio attivo
neutrofili e dalla diminuzione dei livelli serici delle proteine d’adesione stesso. A parità di dosaggio in princìpi attivi, la biodisponibilità orale della
endoteliale. La diosmina migliora diversi parametri compromessi nella forma fitosomale è almeno 3 volte superiore rispetto alla forma libera.
patologia diabetica, grazie alla potente azione antiossidante: è molto Dopo somministrazione orale, infatti, il complesso fitosomale, superata la
importante la diminuzione del livello di glicosilazione delle proteine e barriera gastrica, raggiunge l’intestino tenue dove è sottoposto ad un processo di
l’aumento d’attività della glutatione perossidasi. Di rilievo è anche la emulsione e micellazione dovuto all’interazione con i sali biliari. In tale forma
capacità di normalizzare la velocità di filtrazione capillare e diminuire il FITOSOMA®, penetrato attraverso la mucosa intestinale, viene incorporato
le resistenze al flusso ematico migliorandone la reologia. La diosmina nei chilomicroni per mezzo dei quali, attraverso il sistema linfatico e il torrente
prolunga l’effetto vasocostrittore della noradrenalina a livello delle ematico, raggiunge i tessuti bersaglio dove i principi attivi vengono rilasciati
pareti venose, per poi quindi ridurre la capacitanza, la distensibilità e in forma praticamente pura. L’ottimizzazione della “resa” farmacologica del
la stasi. Questo incrementa il ritorno venoso e ciò riduce l’ipertensione principio attivo viene, poi, permessa dallo sviluppo di tecnologie che hanno
venosa. Infine, la diosmina aumenta il drenaggio linfatico mediante reso possibile la realizzazione del cosiddetto “rilascio controllato”.
l’incremento della frequenza e dell’intensità delle contrazioni linfatiche,
aumentando la funzionalità della rete capillare linfatica.

FITOTERAPIA:

Generalmente i principi attivi estratti dalle piante sono somministrati


soprattutto in forma di tintura (dalla droga secca), tintura madre (dalla droga
fresca), macerato glicerinato, estratto fluido, estratto secco titolato o, ancora,
in forma micronizzata, complesso fitosomale, ecc. Spesso, però, il processo
di purificazione a cui sono sottoposte le parti delle piante, riduce fortemente o
priva le sostanze della loro naturale veicolazione: i principi attivi non sono più Fig.1 - Diagramma biodisponibilità fitosoma
capaci di raggiungere i loro bersagli in concentrazione utile per cui, da composti
farmacologicamente attivi, si trasformano in ingredienti poco attivi, utili solo se
somministrati ad alte dosi. Per questo problema non di poco conto, tra le varie
formulazioni, appena lette, che abbiamo a nostra disposizione, ne è presente
una che si basa su un concetto nuovo: il FITOSOMA® che è una struttura
chimica brevettata determinata dall’interazione stechiometrica, in solvente
aprotico, di una frazione polifenolica pura, o standardizzata, con una matrice
fosfolipidica estratta dalla soia. Sulla base delle sue caratteristiche (chimico-
fisiche, spettroscopiche e biologiche), il complesso sostanzialmente migliora Fig. 2 - Struttura molecolare Fitosoma®

178 179
8 - Il linfedema 8.1 - Il linfedema: le possibilità della terapia medica

CONCLUSIONI: multicentrico condotto su 3512 pazienti. Biologische Medizin 5/89


5. Vettoriello G, Cerreta G, Derwish A, Cataldi A, et al. Contribution of a combination of alpha
In particolare, nella mia esperienza personale, nelle malattie Emorroidarie, and beta benzopyrones, flavonoides and natural terpenes in the treatment of lymphedema
of the lower limbs at the 2nd stages of surgical classification. Minerva Cardioangiol. 44 (9)
nella IVC e nei Linfedemi, si sono notati gli ottimi risultati terapeutici di
447-455.
combinazioni di Vaccinium Myrtillus, Vitis vinifera e Centella Asiatica
6. Linee guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei linfatici. Acta Phleb. -
(Emospid) e Vitis vinifera, Ginkgo biloba e Melilotus Officinalis (Carvelin) Rev. 2003 - Vol.4. n° 1-2 - Aug. 2003 - Minerva Medica; 3-5: 79-80
complessati, appunto, in forma fitosomale. Queste combinazioni sono state e
sono oggetto di valutazione della loro efficacia clinica in studi multicentrici
intrapresi nell’ambito del Dottorato in Biotecnologie Cliniche e Sperimentali
nelle Malattie delle Vene e dei Linfatici - Centro Interuniversitario di Ricerca e
Formazione in Flebologia - Università degli Studi di Perugia, realizzati anche
grazie alla indispensabile e fondamentale collaborazione di numerosi medici,
in parte medici generici e in buona parte Flebologi che hanno frequentato i
Corsi di Perfezionamento in Flebologia presso l’Università degli Studi di
Perugia e che sono presenti su tutto il territorio nazionale, per cui gli studi
stessi presentano una notevole omogeneicità, sia formativa che territoriale.
Lo scopo delle ricerche era ed è di cercare, e possibilmente trovare, valide
alternative agli usuali trattamenti orali ora disponibili e nuove terapie che siano
sempre più efficaci verso i disturbi causati, appunto, da queste patologie con
l’obbiettivo di valutare l’efficacia e la tollerabilità di nuovi fitoterapici e di
nuove combinazioni che abbinano sperimentate conoscenze con le moderne
tecniche farmaceutiche.
Infine, nella mia esperienza ho imparato ad apprezzare l’ottima efficacia, nei
Linfedemi, di preparati Omotossicologici come il Lymphomyosot (Heel) ed il
Lymdiaral (Pascoe).

BIBLIOGRAFIA:

1. Bombardelli. Phytosome: new delivery system. Boll Chim Farm 130(11) 431-438.
2. Campisi C. Il linfedema, aspetti attuali di diagnosi e terapia. Flebologia Oggi, Minerva
Medica Ed, 1997; 1: 27-41
3. Schirmohammadi R, Werner B. Il Sistema Linfatico e le possibilità terapeutiche. 12 anni di
esperienza clinica con Lymdiaral®. Acta Biologica, 28 Maggio 1996; Anno XXXV (1)
4. Zenner S, Metelmann M. Impiego terapeutico di Lymphomyoso®t: risultato di uno studio

180 181
8 - Il linfedema 8.2 - Il linfedema: le possibilità della terapia compressiva e strategie riabilitative

8.2 - Il linfedema: le possibilità della terapia Nella CDP1 il cosiddetto bendaggio linfologico multistrato, che si differenzia
dal bendaggio flebologico multistrato, rappresenta uno dei cardini terapeutici.
compressiva e strategie riabilitative
Nella CDP2, il tutore elastocontenitivo riveste un ruolo insostituibile nel con-
Corda D.
trastare la ipertensione interstiziale e nel mantenere un equilibrio tra produzi-
ABSTRACT: one e trasporto della linfa.

Lymphedema is a chronic, painless edema, usually of lower extremities. The Altri pilastri fondamentali della fisioterapia decongestiva combinata (CDP,
conservative approach to this problem is recognized as golden standard by all dall’inglese Complete Decongestive Physiotherapy) restano l’igiene e la cura
international guidelines. It requires a patient-fitted combined decongesting della cute e delle sue eventuali lesioni; il drenaggio linfatico manuale con le
physiotherapic program. This approach is divided in two phases: a short time sue diverse manualità che intervengono sull’interstizio, sui vasi, sui linfonodi,
intensive decongesting phase (CDP1) and a middle/long-time optimizing one sugli spartiacque, sulle aree di fibrosi, sulle eventuali cicatrici e sulle eventuali
(CDP2). CDP1 is characterized for using a multilayered lymphologic bandag- aree irradiate; l’attivazione sequenziale delle pompe muscolari degli arti, sotto
ing, while CDP2 for using an inelastic containing brace. Lymphatic drainage, bendaggio, meglio se affidata, per gli arti inferiori, alla fisiologica deambulazi-
hygiene and a correct wound treatment represent another pivotal point in the one, soprattutto se può essere controllata come ad esempio su tapis roulant.
conservative approach to lymphedema. Il tutore elastocontenitivo, di compressione idonea in relazione al tipo di lin-
fedema, alle sue caratteristiche cliniche e soprattutto alla sede dell’edema, può
essere richiesto anche su misura. In questo caso meglio se a trama piatta, ossia
INTRODUZIONE: prodotto da telai lineari.
Riconosciuto ormai come golden standard terapeutico dalle linee guida nazion-
Due le variabili da considerare prima di richiedere un tutore elastocontenitivo:
ali e internazionali stilate dalle Società Scientifiche del settore linfo-angiologi-
co, vascolare e riabilitativo, l’approccio conservativo al linfedema richiede un 1. la completa decongestione dell’arto,
personalizzato programma fisioterapico decongestivo combinato. L’approccio
2. l’esperienza nel rilevare le misure che non sempre e non in tutte le sedi
al paziente portatore di disabilità associata al linfedema richiede, invece, strat- corrispondono a quelle reali.
egie riabilitative personalizzate con programmi a breve, a medio e lungo ter-
mine. IMPORTANZA DEL TEAM RIABILITATIVO:

Un ultimo concetto, maturato ormai dopo tanti anni di esperienza in campo


LA FISIOTERAPIA DECONGESTIVA COMBINATA: linfologico, è quello che ribadisce la stretta dipendenza dei risultati dalla pre-
parazione e dall’esperienza del team riabilitativo-linfologico che si fa carico del
I linfologi identificano un programma riabilitativo a breve termine (CDP1 o paziente portatore di linfedema.
fase intensiva di decongestione) e un programma riabilitativo a medio/lungo
termine (CDP2 o fase di mantenimento e ottimizzazione dei risultati ottenuti
con la CDP1).

182 183
8 - Il linfedema 8.3 - IL LINFEDEMA: Le possibilità della Chirurgia

BIBLIOGRAFIA: 8.3 - IL LINFEDEMA:


1. Ko DSC, Lerner R, Klose G, Cosimi AB. Effective treatment of Lymphedema of the ex- Le possibilità della Chirurgia
tremities. Arch Surg, april 1998; vol. 133: 452-458.
2. Yamamoto R, Yamamoto T. Effectiveness of the treatment-phase of two-phase complex
Eretta C., Benatti E.,, Berti S., Cevasco L.,
decongestive physiotherapy for the treatment of extremity lymphedema. Int J Clin Oncol, Falco E., Maritato P., Rota A., Maritato F.
2007 dec;12(6): 463-8. Epub 2007 dec.
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reduction patterns during the treatment phase of complex decongestive physiotherapy for
extremity linmphedema. Lymphology, 2008 Jun,; 41(2): 80-6. Lymphedema is a pathologic condition where the lymphatic flow is obstucted
4. Linee guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei linfatici. Acta Phleb – or proceeds very slowly: the result is a progressive swelling of the limbs.
Rev 2003 - Vol 4 n° 1-2 – Aug 2003, Minerva Medica. A typical complication is recurrent acute lymphangitis (erysipelas), that is
responsable for a worsening of the clinical picture (swelling and hardnes of the
limb).
This will let the lymphedema progress very fast, bringing the patient to
invalidating conditions and (rarely) to tumoral degeneration (Stewart-Treves
syndrome).
The continuous use of conservative treatment (bandaging, physiotherapy and
compressive stockings) brings for sure an improvement of the lymphedema.
In selected cases, microsurgery of the lymphatics leads to an improvement, if it
is associated with conservative therapy.

INTRODUZIONE:

Il linfedema rappresenta un quadro patologico di non raro riscontro clinico


caratterizzato dal rallentamento o dal blocco della circolazione linfatica
dell’arto o degli arti colpiti, con evoluzione progressivamente ingravescente
e comparsa di ricorrenti complicanze di tipo linfangitico acuto di natura per
lo più erisipeloide, responsabili di un ulteriore e rapido aumento in volume e
consistenza dell’edema. Viene così ad instaurarsi una sorta di circolo vizioso
che, automantenendosi, determina la comparsa di un quadro cronico infettivo-
tossico-metabolico, con grave invalidità del paziente e possibile, seppur
fortunatamente rara, degenerazione sarcomatosa dei tessuti linfedematosi (s. di

184 185
8 - Il linfedema 8.3 - IL LINFEDEMA: Le possibilità della Chirurgia

Stewart-Treves)1. 1. Anastomosi Linfatico-Venose Termino-Terminali;


Le metodiche terapeutiche di natura conservativa medico-fisica2,3, adottate 2. Anastomosi Linfatico-Venose Termino-Laterali.
nel trattamento del linfedema degli arti, consentono di raggiungere un certo Le tecniche più recentemente e comunemente impiegate sono le anastomosi
miglioramento in alcuni tipi di linfedema, ma la terapia deve essere intensiva, linfatico-venose multiple, termino-terminali o termino-laterali, realizzate
proseguita per diversi mesi, ripetuta due o tre volte l’anno e il paziente deve direttamente utilizzando vene principali o collaterali delle stesse, a seconda
portare un bendaggio o indossare costantemente una guaina elastica. Peraltro, della situazione anatomica riscontrata al momento dell’intervento, ed eseguite
la riduzione dell’edema procede lentamente e non sempre i presidi terapeutici al 1/3 medio della superficie volare del braccio, per l’arto superiore, ed in
medici e fisici adottati sono ben tollerati dal paziente. regione inguino-crurale, per l’arto inferiore (Fig.1).
Le tecniche chirurgiche impiegate in passato per la cura dei linfedemi miravano Nel nostro studio abbiamo arruolato pazienti affeti da linfedema degli arti al IV-V
alla riduzione volumetrica degli arti mediante interventi di tipo demolitivo- stadio della malattia, non rispondenti alla terapia medico-fisica riabilitativa.
resettivo. Le metodiche chirurgiche più comuni erano la cutolipofascectomia
secondo Charles4, l’intervento di Thompson5 (drenaggio sottofasciale di lembo
cutaneo scarificato) e la linfangectomia totale superficiale secondo Servelle6.
Si trattava, tuttavia, di soluzioni di natura sintomatica che, non rimuovendo la
causa dell’ostruzione al flusso linfatico, fornivano una temporanea riduzione
dell’edema, con successiva recidiva del linfedema che si distribuiva in maniera
disomogenea nell’arto colpito per la presenza delle ampie cicatrici retraenti
deturpanti.
L’avvento della microchirurgia ha consentito di studiare e realizzare soluzioni
terapeutiche funzionali e causali del linfedema con lo scopo di drenare il flusso
linfatico o di ricostruire le vie linfatiche ove ostruite o mancanti, mediante
tecniche fini, riparatrici, intervenendo direttamente sulle strutture linfatiche
stesse7,8.
Le tecniche microchirurgiche hanno fornito risultati positivi e duraturi nel
tempo sia per il trattamento di linfedemi primari, che secondari ad interventi di
tipo oncologico, che comportano l’exeresi linfonodale in sedi “critiche”, quali
l’ascella e l’inguine, associati o meno a radioterapia.

MATERIALI E METODI: Fig.1 - Anastomosi Linfatico-Venosa Multipla Termino-Terminale. Si osservino, in


particolare, i collettori linfatici anastomizzati.

Le tecniche di microchirurgia derivativa mirano al ripristino del flusso linfatico


nella sede dell’ostruzione grazie alla realizzazione di un drenaggio linfo-venoso
mediante:
186 187
8 - Il linfedema 8.3 - IL LINFEDEMA: Le possibilità della Chirurgia

RISULTATI: CONCLUSIONI:

I criteri di valutazione dei risultati sono rappresentati dalla volumetria ad L’utilizzo di tecniche microchirurgiche, nella nostra esperienza10, negli stadi
acqua e dalla linfangioscintigrafia. Le misurazioni volumetriche ci hanno più avanzati, ha consentito di raggiungere una rapida e significativa riduzione
permesso di evidenziare risultati ottimi (con riduzione volumetrica dell’edema dell’edema (in rapporto alla componente liquida dello stesso), che viene
dell’arto colpito oltre il 75% rispetto alle condizioni precedenti l’intervento). Il mantenuta nel tempo e migliorata mediante procedure medico-fisiche, atte ad
follow-up dei pazienti trattati mediante microchirurgia comprendeva controlli ottimizzare le vie di scarico realizzate chirurgicamente.
periodici linfangioscintigrafici. La linfoscintigrafia, condotta a distanza di La microchirurgia consente di trattare non solo i linfedemi secondari, ma
tempo variabile dall’intervento, ha consentito di dimostrare la pervietà delle anche quelli primari, che riconoscono quasi costantemente una causa ostruttiva
anastomosi microchirurgiche derivative o ricostruttive mediante: congenita, rappresentata da fibrosclerosi linfonodale prossimale (ascellare o
1. la dimostrazione di una riduzione del “dermal backflow”; inguinale), con collettori linfatici, afferenti a tali stazioni linfoghiandolari, che
2. la “scomparsa” del tracciante in corrispondenza delle microanastomosi si presentano ben funzionanti e spesso dilatati ed ipertrofici per il tentativo
per il passaggio nel circolo ematico; di superamento dell’ostacolo. Le tecniche microchirurgiche permettono di
3. la precoce “captazione” epatica del tracciante indicativa di un più derivare il flusso linfatico ostruito su base congenita o acquisita nel circolo
rapido passaggio del tracciante nel circolo sistemico; venoso, quando quest’ultimo è integro.
4. il ripristino di vie linfatiche preferenziali di risalita del tracciante. Infine, le tecniche microchirurgiche giocano un ruolo di rilievo nella prevenzione
del linfedema secondario, oltre che nel prevenire il peggioramento della
patologia e delle sue complicanze (linfagiti, linforrea, verrucosi linfostatica ed
impianto di un linfangiosarcoma negli stadi più avanzati). Ma esistono, inoltre,
concrete possibilità di prevenzione anche del linfedema primario, basate su
studi di genetica e di biologia molecolare, che saranno sicuramente in grado,
in un prossimo futuro, di fornirci tecniche di bioingegneria capaci di trattare e
correggere anomalie cromosomiche, che sono responsabili di quadri congeniti
di linfedema, ancora durante la vita embrionale.
Possiamo affermare, pertanto, che i risultati dell’esperienza clinica sopra
riportata, nei pazienti affetti da linfedema periferico degli arti, stanno a dimostrare
come oggi la microchirurgia sia da considerare un presidio terapeutico valido
e determinante nella complessa problematica terapeutica dei difficili quadri di
patologia dei vasi linfatici.

Fig.2 - Caso clinico di linfedema primario dell’arto inferiore dx al IV stadio trattato


con microchirurgia derivativa linfatico-venosa. Il “follow-up” post-operatorio è stato
effettuato ad un anno dall’intervento

188 189
8 - Il linfedema

BIBLIOGRAFIA:

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L’ulcera venosa
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190
9 - L’ulcera venosa 9.1 - Terapia medica e compressiva dell’ulcera venosa

9.1 - Terapia medica e compressiva sudato giallastro, con margini ben definiti, circondata da cute eritematosa o
iperpigmentata e liposclerotica. Le ulcere variano di dimensione e sede, ma nei
dell’ulcera venosa
pazienti portatori di varici si osservano, abitualmente, nella regione mediale del
Topo F. terzo inferiore di gamba dovuta ad una insufficienza nel territorio della grande
safena o di perforanti incontinenti; un’ulcera che compare nella parte laterale
ABSTRACT: di gamba è spesso associata ad insufficienza della piccola safena. Il dolore in
questi pazienti, anche in assenza di infezione, è aggravato dalla stazione eretta
Flebostatic ulcer is a cutaneous wound that hardly goes to a spontaneous and/ e diminuisce fino a scomparire con l’elevazione dell’arto. L’ulcera flebostatica
or complete healing. The understating of pathofisiology of this lesion is the rappresenta l’esito della evoluzione dell’insufficienza venosa cronica che de-
base of an effective therapy. Anticoagulants such as heparin, phlebotropics termina prima a livello macrocircolatorio e successivamente microcircolatorio,
like Diosmin and Hesperidyn, GAGs, antibiotics, synergically act to acceler- ipertensione venosa compensata in un primo momento dal sistema linfatico;
ate healing process. Medical therapy is more effective if joined by mechani- con l’usura del sistema linfatico compare l’edema. La stasi venosa determina
cal compression, which prevents the venous insufficiency which represents the l’apertura degli shunt artero-venosi, causando, congiuntamente all’edema in-
“primum movens” of this pathology. terstiziale ed all’iperfibrinogemia interstiziale, l’alterazione dei processi di dif-
fusione attraverso la matrice e l’interferenza sui processi metabolici cellulari
che esitano nella lesione cutanea. Conseguentemente la terapia non può tener
OBIETTIVI: conto esclusivamente dell’emodinamica macrovascolare, ma anche di aspetti
che coinvolgono l’unità microcicolatoria ed il laboratorio endoteliale. Dei vari
L’ulcera da stasi venosa o flebostatica è una lesione cutanea cronica che non trattamenti coinvolti nella terapia dell’ulcera venosa, la terapia medica e com-
tende alla guarigione spontanea, che non riepitelizza prima di sei settimane e pressiva meritano particolare attenzione per gli aspetti fisiopatologici e clinici
che recidiva con elevata frequenza; rappresenta circa il 75% di tutte le lesioni precedentemente menzionati.
trofiche a carico dell’arto inferiore. La scarsa attenzione o la superficialità con Numerosi sono i farmaci che trovano utilizzo avendo come principali bersa-
la quale si affronta questa lesione, determinano a volte gli scarsi risultati di gli il tono venoso, l’emoconcentrazione, l’aumentata permeabilità capillare,
guarigione, ma soprattutto i casi di pazienti che per mesi o addirittura per anni l’edema, la ridotta attività fibrinolitica, l’incremento del fibrinogeno plasmati-
camminano con l’ulcera ricoperta da semplici medicazioni locali, senza che co, il controllo del dolore e delle sovrainfezioni, le malattie concomitanti: tra
venga minimamente corretta l’insufficienza venosa alla base. Pertanto è fon- questi annoveriamo flebolinfotropi, eparina e fibrinolitici minori, antidolorifici,
damentale tener conto della fisiopatologia e della clinica per orientare la giusta diuretici, antibioticoterapia. Tra i flebotropi trovano largo impiego, ultimam-
terapia medica e compressiva verso la guarigione dell’ulcera. ente, i bioflavonoidi soprattutto la Diosmina e l’Esperidina micronizzata che
hanno la capacità di migliorare il tono venoso, la resistenza dei capillari e mi-
gliorare il drenaggio linfatico. L’eparina a basso peso molecolare oltre alla sua
METODI: attività antitrombotica, trova indicazione per la sua azione antiinfiammatoria
riducendo la produzione di citochine infiammatorie. Tra i fibrinolitici minori
Clinicamente, l’ulcera venosa di gamba si presenta, di solito, come una per-
vanno considerati i glicosaminoglicani (sulodexide e mesoglicano) che hanno
dita di sostanza cutanea di forma irregolare, con il fondo ricoperto da un es-

192 193
9 - L’ulcera venosa 9.1 - Terapia medica e compressiva dell’ulcera venosa

mostrato efficacia nell’accelerare il processo di guarigione dell’ulcera.Una re- RISULTATI:


visione sistematica di studi controllati e randomizzati ha documentato che la
compressione facilita la guarigione delle ulcere venose e può prevenire le re- La complessità del trattamento dell’ulcera venosa vede nella terapia medica e
cidive: qualsiasi cura dovrebbe sempre essere associata alla compressione. La nel trattamento elastocompressivo, i cardini di una strategia terapeutica “versus
compressione serve ad aumentare il flusso venoso, a diminuire il reflusso pa- guarigione”. Questi due aspetti trovano, in sinergia, un’associazione vincente
tologico durante il cammino, a migliorare la microcircolazione ed il drenaggio come dimostrano i ” trials” effettuati e la revisione sistematica della letteratura,
linfatico. In tal modo si riduce l’edema cronico, si riduce l’essudato dell’ulcera con studi che evidenziano come l’uno non è imprescindibile dall’altro, anche
e la lesione regredisce più rapidamente. La terapia compressiva può essere perché raramente vengono riportati tassi di complicanze e motivi di sospen-
attuata utilizzando bendaggi o calze elastiche. Nella fase acuta dell’ulcera è sione. La combinazione dei due trattamenti ha mostrato un maggior grado di
preferibile una compressione fatta con bende anelastiche, con bende all’ossido evidenza scientifica nella cura delle ulcere venose, grazie ad una riduzione dei
di zinco o con un bendaggio multistrato, da lasciare anche per una settimana; tempi di guarigione, ad una miglior gestione del paziente e ad un minor nu-
ma all’inizio del trattamento, finchè l’essudato e l’edema non diminuiscono, mero di medicazioni. Applicando questa associazione con l’utilizzo di bende
è preferibile rimuovere ed applicare il bendaggio più spesso. La tecnica del la cui estensibilità sarà in funzione dei risultati che si vorranno ottenere, mi-
bendaggio deve essere eseguita da personale ben addestrato, in grado di eser- surando la pressione venosa e valutando le caratteristiche cliniche dell’ulcera,
citare la dovuta compressione, soprattutto con bendaggio multistrato anche nei valuteremo l’efficacia del trattamento combinato esposto. Le osservazioni fatte
casi cui viene eseguito su medicazioni avanzate utilizzate per il trattamento trovano conferma nel verificare come realmente il paziente portatore di ulcera
topico dell’ulcera. Il bendaggio dovrebbe essere in grado di esercitare una pres- flebostatica ha una migliore “compliance” e migliori risultati nel percorso di
sione a riposo di almeno 20-30 mmHg alla caviglia ed al terzo inferiore di guarigione, nonché minori recidive.
gamba per poi decrescere in maniera graduata. Nei pazienti in cui sia presente
un’arteriopatia obliterante di modesta entità con un indice ABI compreso tra
0.6 e 0.8, il bendaggio va praticato con molta attenzione. È imperativo in questi CONCLUSIONI:
casi che venga fatto con materiale anelastico, in modo da esercitare una bassa
pressione a riposo. Se l’insufficienza arteriosa è severa con un indice ABI al di L’ulcera venosa è una condizione cronica che compromette la normale vita
sotto di 0.6, qualsiasi tipo di compressione è controindicata. La compressione del paziente comportando dolore, disturbi del sonno, limitazioni nelle attività
mediante calze elastiche è utilizzata per mantenere il risultato raggiunto nella quotidiane. La scarsa attenzione, che spesso viene data a questa patologia, di-
cura dell’ulcera venosa e prevenire le recidive. Generalmente, sono utilizzate pende dalla superficialità degli operatori sanitari, pensando questi che una volta
calze della 2° classe di compressione (30-40 mmHg di pressione alla caviglia) fatta la diagnosi ed impostata la terapia, avvenga la guarigione. La corretta
o della 3° classe (40-50 mmHg). Nei pazienti allettati o che comunque cam- ed idonea strategia terapeutica passa attraverso la conoscenza dei meccanismi
minano poco, può essere presa in considerazione l’opportunità di utilizzare la fisiopatologici e nella valutazione clinica che emerge da un attento esame obi-
calza antitrombo. Il successo della compressione dipende anche dalla mobilità ettivo. Nella vasta gamma dei trattamenti utilizzati per la terapia dell’ulcera
del paziente, il quale deve essere perciò incoraggiato a muoversi e a compiere venosa meritano maggior considerazione la terapia medica e la compressione,
regolari esercizi fisici e riabilitativi. le quali singolarmente o in maniera combinata, permettono di gestire al meglio
i pazienti portatori di queste lesioni trofiche agli arti inferiori. L’efficacia di
tale sinergia vede nella riduzione dei tempi di guarigione, ripresa dell’attività
194 195
9 - L’ulcera venosa 9.2 - La copertura dell’ulcera

lavorativa, riduzione del dolore locale, precoce ripresa della capacità deam- 9.2 - La copertura dell’ulcera.
bulatoria, i parametri per valutare i risultati ottenuti. Riteniamo, pertanto, che
qualunque strategia terapeutica si voglia attuare, non si può prescindere dalla Nebbioso G.
terapia medica e dalla compressione che favoriranno, quantitativamente e qual-
itativamente, il processo di guarigione e ridurranno il rischio delle recidive.
ABSTRACT:

The leg ulcers have an annual incidence in the adult population of about
BIBLIOGRAFIA:
1%, which reaches 3,6% in individuals older than 65 years1.
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pression. Phlébologie, 1991: 44 (2): 481-484.
INTRODUZIONE:

Le ulcere degli arti inferiori presentano un’incidenza annuale nella


popolazione adulta di circa l’1% che raggiunge il 3,6% negli individui con
più di 65 anni1.
Le ulcere, le piaghe, un tempo venivano considerate come un qualcosa di
vergognoso, di poco dignitoso, da nascondere, da cui il termine “coprire
l’ulcera”. Oggigiorno, “coprire” significa medicare la lesione e creare tutte

196 197
9 - L’ulcera venosa 9.2 - La copertura dell’ulcera

le condizioni ottimali per la sua guarigione. mento di un ambiente secco e determinando frequentemente la formazione di
Medicare la lesione, un tempo, significava essiccare la lesione, farla guarire croste sulla lesione con un notevole ritardo dei tempi di guarigione. La medica-
“sotto crosta”, ma questo concetto è stato completamente ribaltato da zione tradizionale presenta degli svantaggi:
Winter, che, nel 1962, introduceva il concetto di guarigione in ambiente 1. asportazione accidentale di tessuto di granulazione;
umido.
2. difficoltà del paziente alla propria igiene (doccia);
Il concetto di medicazione ha subito negli ultimi anni una complessa
metamorfosi. Da una medicazione che non interferiva con i processi di 3. rischio di infezione;
riparazione tessutale, si è passati a medicazioni che cercano di determinare 4. perdita di liquidi e disidratazione della lesione.
un ambiente (umido) più favorevole al processo di riparazione tessutale,
fino a giungere a tecniche di medicazione che cercano di ripristinare un Le medicazioni avanzate rivolgono la propria attenzione ai processi riparativi,
corretto equilibrio biochimico e cellulare della lesione (es. gel piastrinico, facilitandoli e non interferendo con essi. La specificità di questa medicazione
medicazioni a basi di acido ialuronico e collagene). risiede negli stessi prodotti che sono utilizzati. La medicazione è posta a diretto
Il raggiungimento, attraverso idonee medicazioni, di questi obiettivi è la contatto con la lesione (medicazione primaria) è può necessitare di un sup-
condizione essenziale perché si arrivi alla guarigione dell’ulcera. porto di fissaggio o di interazione con la stessa (medicazione secondaria). Le
categorie di prodotti in questo momento presenti sul mercato delle medicazioni
avanzate sono:
METODOLOGIA:
1. alginati;
Nel wound care distinguiamo due categorie di medicazioni: TRADIZIONALE 2. poliuretani in schiume;
e ATTIVA. 3. idrogeli;
Le medicazioni tradizionali vanno distinte in:
4. idrocolloidi;
1. semplici; 5. idrofibre.
2. antisettiche;
3. grasse. Negli ultimi anni sono state realizzate medicazioni che cercano di interferire
positivamente sul processo di riparazione tessutale: le medicazioni attive.
Le garze semplici sono utilizzate sostanzialmente per l’occultamento della le-
sione ed isolamento dall’ambiente esterno. Le antisettiche contengono sostanze La medicazione della lesione deve avvenire secondo i canoni della “Wound
in grado di abbattere la carica batterica eventualmente presente sulla lesione. Le Bed Preparation”, di seguito elencati:
grasse sono medicazioni contenenti sostanze che ne riducono l’aderenza. 1. eliminazione del tessuto necrotico (T);
Questo tipo di medicazione non rivolge la propria attenzione ai processi di ripa- 2. controllo della carica batterica (I);
razione e non interagisce con essi, ma si pone come obiettivo il mantenimento 3. gestione dell’essudato (M);
dell’emostasi e la copertura antisettica della lesione, contribuendo al manteni-
4. controllo delle alterazioni fenotipiche cellulari perilesionali (E).

198 199
9 - L’ulcera venosa 9.2 - La copertura dell’ulcera

Da cui l’acronimo TIME2. L’asportazione della necrosi o della fibrina (debride- Ulcere iperessudanti richiedono l’utilizzo di medicazioni in alginato e idrofi-
ment) può avvenire con modalità diverse: bra, particolarmente utili anche in presenza di infezione in quanto, una volta
superata la loro capacità di assorbimento, permettono il drenaggio del materiale
1. chirurgica (mediante bisturi, courette o idrobisturi); infetto.
2. enzimatica (mediante l’applicazione sul fondo della lesione di enzimi
quali collagenasi o catalasi, talvolta associate ad antibiotici quali la In presenza di colonizzazione critica o pregresse infezioni1 si richiede l’uso di
gentamicina o il cloramfenicolo); medicazioni che nella loro struttura contengono antisettici, quali l’argento, che
contribuisce a controllare la carica batterica.
3. idrolitica (mediante idrogeli);
4. meccanica. In alcune l’argento è contenuto nel loro interno, mentre in altre viene ceduto
sulla lesione.
La scelta della medicazione va fatta in relazione allo stadio e alla stato della
lesione. Lo stadio valuta la profondità della stessa in relazione alle componenti Medicare la lesione significa anche non ledere la cute perilesionale (E) e a tal
anatomiche quali il derma, la fascia muscolare, i muscoli e le strutture ossee. Lo fine sono presenti in commercio medicazioni avanzate nella cui struttura è pre-
stato della lesione determina la scelta della medicazione. sente del silicone.

In presenza di necrosi (T) o fibrina, nei casi in cui la medicazione va rimossa Il silicone può coprire l’intera base della medicazione e dunque essere a con-
una o più volte al giorno, è preferibile usare medicazioni di basso costo che tatto con tutta la lesione o in alternativa essere presente solo sui bordi della
permettano, in ogni caso, di mantenere umida la lesione. medicazione mentre il fondo della ferita rimane a contatto con il poliuretano.

La gestione dell’essudato (M) influenza in maniera determinante la scelta della Un metodo molto semplice di proteggere il margine perilesionale è quello di
medicazione. In presenza di scarso essudato possiamo utilizzare medicazioni applicare intorno alla lesione della pasta all’ossido di zinco. Alcune medica-
traumatiche, costituite da acido ialuronico o a struttura lipo-colloidale o idro- zioni in schiuma di poliuretano possono contenere nella struttura FANS, in par-
colloidale, che fanno sì che la lesione non si secchi. ticolare l’ibuprofene che, rilasciato sul fondo dell’ulcera, controlla sia il dolore
che lo stato infiammatorio, gestendo contemporaneamente l’essudato.
L’iperessudazione va gestita con medicazioni avanzate capaci di assorbite i liq-
uidi in eccesso che, altrimenti, provocherebbero una macerazione del margine Nella copertura dell’ulcera trovano applicazione anche prodotti costituiti da
della cute perilesionale, favorendo l’aumento della carica batterica. ac. ialuronico o cellulosa ossidate rigenerata o collagene. Questi prodotti inter-
agendo col fondo della lesione vanno a stimolare la formazione della matrice
Le schiume di poliuretano sono medicazioni che si usano in presenza di essu- extracellulare, controllando anche la concentrazione delle metalloproteasi, pre-
dato medio, impermeabili ai liquidi, ai batteri, ma permeabili ai gas. Avendo la senti in eccesso nell’essudato delle lesioni croniche cutanee4.
capacità di assorbire e trattenere l’essudato sotto elastocompressione trovano
applicazione nel management delle ulcere venose, specialmente sotto bendag- La programmazione terapeutica della lesione deve essere guidata dalla cono-
gio. Il loro utilizzo permette di ridurre il numero dei bendaggi, i costi dei mate- scenza e dalla competenza del sanitario, i dispositivi che la tecnologia e la ri-
riali, l’impegno del personale sanitario e le liste di attesa. cerca offrono sono un elemento di supporto prezioso, ma non la soluzione del
problema.

200 201
9 - L’ulcera venosa 9.2 - La copertura dell’ulcera

Idrogeli Medicazione in schiuma di poliuretano


Le medicazioni avanzate
Essicazione della lesione e traumatismo
alla rimozione

Medicazione in schiuma di poliuretano con bordi in silicone


Alginati Idrocolloidi

Idrofibre
Medicazione in schiuma di poliuretano e ibuprofene
Poliuretani in schiume

202 203
9 - L’ulcera venosa 9.2 - La copertura dell’ulcera

TIPOLOGIA ED INDICAZIONI DELLE MEDICAZIONI BIBLIOGRAFIA:


AVANZATE
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Permeabilità ai gas Lesioni molto essudanti
cutanee non-responder. Acta Vulnologica 2010 Marzo; 8(1): 15-19.
Assorbimento essudato Lesioni da decubito
Contenimento sotto elastocompressione Lesioni vascolari

IDROGEL

CARATTERISTICHE INDICAZIONI
Detersione autolitica Lesioni necrotico-fibrinosoe
Idratazione del tessuto necrotico e/o fibri- Come preparazione alla detersione
noso chirurgica.
Mantenimento d’ambiente caldo-umido Richiedono una medicazione secon-
daria

ALGINATI

CARATTERISTICHE INDICAZIONI
Derivati dalle alghe Lesioni ad elevata essudazione
Elevata capacità d’assorbimento Lesioni sanguinanti
Attività emostatica Necessitano di medicazione secon-
daria

IDROCOLLOIDI

CARATTERISTICHE INDICAZIONI
Particelle idrofile matrice polimerica Lesioni poco o moderatamente es-
sudanti
Formazione di gel con attivazione autolisi Protezione cute perilesionale
Mantenimento d’ambiente caldo-umido  

204 205
9 - L’ulcera venosa 9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) nella gestione delle ulcere venose

9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) Infatti, quando applicata a tessuti biologici, questa corrente determina
l’oscillazione di molecole elettricamente cariche, soprattutto proteine, la cui
nella gestione delle ulcere venose.
frizione reciproca e con i tessuti sviluppa calore. Se il calore sviluppato rag-
giunge determinate temperature, si determina un danno termico.
Solimeno G., Quarto G., Goffredi L., Furino E., Benassai G.,
Lo sviluppo di un danno termico indotto dalla RF richiede un circuito, rappre-
Atelli P.F., Sellitti A., Apperti M.
sentato da un generatore di corrente collegato a due terminali3. Ad un terminale
è collegato un elettrodo la cui estremità è posizionata a stretto contatto con
il tessuto target; l’altra estremità è collegata ad una placca a larga superficie
ABSTRACT: posizionata sulla cute del paziente, più o meno in prossimità della zona da trat-
tare. La corrente fluisce in questo modo dall’elettrodo alla placca. Grazie alla
Radiofrequency (RF) treatments have been used for over 30 years for a variety
differenza di superficie tra l’elettrodo e la placca, il calore generato nei tessuti
of pain syndromes1. The rationale is the theory that heating peripheral nerves
a contatto con quest’ultima non genera alcun tipo di danno, mentre nei tessuti
can inhibit nociceptive input. However, classical RF, as used in past decades,
a diretto contatto con la punta dell’elettrodo si sviluppa una temperatura che in
results in an irreversible thermal damage of the treated nervous structures. So,
alcuni casi può raggiungere i 90 °C, sufficiente a garantire un danno termico di
in 1998, Sluijter et al.2 applied high-voltage RF current in bursts of 20 ms per
tipo irreversibile.
500 ms, permitting the generated heat to be washed out during the other si-
lent 480 ms. This is the beginning of the Pulsed RadioFrequency (PRF), which Questa metodica, oramai datata, è stata negli ultimi anni gradualmente soppi-
has advantage of impeding nociceptive input, without subsequent heat-induced antata dalla cosiddetta Radiofrequenza Pulsata (PRF). Nel 1998 infatti, Sluijter
nerve injury. Radiofrequency Pulse Dose (PD) is a further advance in the treat- et al.2 hanno introdotto una tecnica consistente nell’utilizzo della radiofrequen-
ment of chronic pain, which gives great results without any special effects. za in scariche sequenziali della durata di 20 ms con un’ampiezza di 45 Volt,
This method was also effective in the outpatient management of chronic pain in intervallate da periodi di pausa di 480 ms.
patients with venous chronic ulcers.
I periodi di pausa hanno la finalità di “raffreddare” i tessuti colpiti, che raggi-
ungono così temperature mai superiori ai 42 °C, permettendo quindi una neuro
INTRODUZIONE: modulazione7 dell’impulso nocicettivo con conseguente riduzione del sintomo
dolore, in assenza di danno irreversibile dei tessuti nervosi trattati6. Il meccanis-
La Radiofrequenza (RF) rappresenta una tecnica utilizzata oramai da decenni mo d’azione della PRF non è ancora completamente chiarito, ma sembrerebbe
nella gestione del dolore cronico di varia origine, dalla neuralgia trigeminale, legato alla capacità, grazie al campo elettrico generato, di indurre una intensa e
alla cervicalgia, al dolore somatico di origine spinale, alla neuralgia occipitale, duratura ripolarizzazione delle fibre nervose trattate5, con conseguente effetto
all’artralgia di varia origine, al dolore post-chirurgico, a quello oncologico. Il “stupor” temporaneo del segnale nocicettivo, che può durare anche alcuni mesi.
razionale di utilizzo della radiofrequenza è legato all’assunto che il calore da
essa generato nei tessuti target, e nella fattispecie nelle strutture nervose, de- Recentemente è stata introdotta una ulteriore variante di questa metodica, de-
termina un danno irreversibile che impedisce la trasmissione dell’impulso no- nominata Pulse Dose (PD).
cicettivo.
206 207
9 - L’ulcera venosa 9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) nella gestione delle ulcere venose

La PD rappresenta una evoluzione tecnica della radiofrequenza pulsata, grazie DISCUSSIONE:


alla quale gli impulsi elettrici, della durata di 20 ms, vengono erogati nel tempo
ad un potenziale costante di 45 Volts. La differenza con la radiofrequenza pul- Il presente lavoro nasce da osservazioni cui si è giunti in maniera quasi casuale
sata è sostanziale, in quanto in quest’ultima la costante non è rappresentata dal durante l’arruolamento di pazienti per una studio già pubblicato (Acta Vulno-
potenziale elettrico, ma dal fattore tempo. logica, vol. 8, n° 3, pag. 101-104, settembre 2010), che aveva la finalità di in-
dagare sulla opportunità e sui vantaggi di adottare un percorso terapeutico “in-
Infatti, quando si utilizza la PRF classica, ad intervalli di tempo costante ven- tegrato” per pazienti portatori di ulcere “difficili”, che prevedeva un intervento
gono erogate 2x20 ms/sec scariche elettriche, il cui potenziale elettrico, inizial- chirurgico durante il quale, oltre alla risoluzione della patologia varicosa di
mente di 45 Volts, decresce nel tempo per garantire una temperatura dei tessuti base, veniva eseguita una toilette dell’ulcera con successivo impianto di derma
che non superi mai i 42 °C4. artificiale.

Nella PD, invece, la temperatura dei tessuti target viene mantenuta comunque Durante lo sviluppo di questo lavoro ci si è resi conto che un certo numero
a 42 °C, non però per il decadimento del potenziale elettrico, che viene mante- di pazienti non otteneva la guarigione semplicemente perché era sottoposto a
nuto costante a 45 Volts, ma per una graduale rarefazione degli impulsi, la cui terapie incongrue, per cui venivano esclusi dal protocollo ed avviati ad un trat-
emissione viene ritardata sin quando la temperatura dei tessuti non raggiunge tamento conservativo adeguato.
valori prestabiliti (Fig. 1).
Abbiamo però osservato anche un gruppo di pazienti nei quali era difficile se
Pulsed radiofrequency Pulse Dose non impossibile adottare una terapia idonea, poiché il dolore spontaneo e quello
provocato dalle manovre durante le medicazioni era così intenso da costituire
un ostacolo oggettivo ad un trattamento che potesse dare una qualche speranza
di guarigione.

Questi pazienti, per tali motivazioni, venivano arruolati nello studio ed avviati
al protocollo. Al di là, poi, dei vantaggi o dell’opportunità di adottare il percor-
so terapeutico “integrato” da noi proposto, a questi pazienti non era data altra
scelta se non quella di essere sottoposti ad intervento chirurgico, o continuare,
forse indefinitamente, in medicazioni, bendaggi, terapia antalgica, spesso senza
nessun beneficio per il paziente.

Durante questo studio, però, ci è stata presentata un’apparecchiatura che sfrutta


Fig. 1 - Diagrammi comparativi pulsed radiofrequency V.S. Pulse Dose la radiofrequenza in modalità Pulse Dose nei pazienti afflitti da dolore cronico
dei nervi periferici non responsivo alla terapia medica.
Questo è un grande vantaggio, in quanto permette di standardizzare la metod-
ica, misurando gli effetti del trattamento ed uniformando le varie tipologie di Abbiamo utilizzato quindi la radiofrequenza PD in 5 pazienti portatori di ulcere
utilizzo della radiofrequenza non più in relazione alla costante tempo, ma al venose “difficili” nei quali la terapia più idonea era quella conservativa, di dif-
numero di “dosi” emesse.
208 209
9 - L’ulcera venosa 9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) nella gestione delle ulcere venose

ficoltosa esecuzione però per l’intenso dolore provocato nei pazienti all’atto Pulsata Classica, sia in termini di riduzione immediata del dolore, che in ter-
della medicazione. mini di riduzione permanente del dolore, la cui intensità, rispetto alla fase pre-
trattamento, si riduce di circa il 50% anche una volta terminato l’effetto stupor.
L’età media dei pazienti era 66 anni (range 56 - 81); la durata media delle ulcere
era 9,7 mesi (range 6 - 23 mesi). Questa metodica è risultata efficace anche nella gestione ambulatoriale di
pazienti portatori di ulcere croniche nei quali la terapia conservativa era di dif-
La metodica PD è stata somministrata secondo i criteri già precedentemente es- ficoltosa esecuzione per l’intenso dolore provocato all’atto della medicazione,
aminati, utilizzando come target il nervo sciatico popliteo ed il nervo femorale; permettendo di ottenere una ottima risoluzione del dolore durante la fase del
l’evoluzione dell’intensità dolorifica è stata misurata durante il trattamento uti- trattamento.
lizzando una Scala Numerica Verbale (VNS).

Alla radiofrequenza PD sono state associate medicazioni adeguate eseguite da


personale specializzato ed elastocompressione. BIBLIOGRAFIA:
1. Cahana A, Zundert JV, et al. Pulsed Radiofrequency: Current clinical and biological litera-
ture available. Pain Med, 2006; 7(5): 411-23.
RISULTATI: 2. Sluijter ME, Cosman ER et al. The effects of pulsed radiofrequency field applied to the
dorsal root ganglion - a preliminary report. Pain Clin, 1998; 11(2): 109-17.
In tutti i pazienti si è ottenuta la guarigione dell’ulcera in un tempo medio di 42 3. Lord SM, Bogduk. Radiofrequency procedures in chronic pain. Best Pract Res, 2002; 16(4):
giorni (range 29 - 65). Grazie all’utilizzazione della VNS si è potuto constatare 597- 617.
che tutti i pazienti hanno tratto beneficio dalla utilizzazione della radiofrequen- 4. Chua NHL, Vissers KC. Pulsed radiofrequency treatment in interventional pain manage-
za PD, con una ottima risoluzione del dolore durante la fase del trattamento. ment: mechanism and potential indications - a review. Acta neurochir, 2011; 153: 763-71.
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CONCLUSIONI: 7. Abejon D, Reig E. Is pulsed radiofrequency a neuromodulation technique? Neuromod,
2003; 6(1): 1-3.
La radiofrequenza Pulse Dose (PD) rappresenta una evoluzione tecnica del-
la radiofrequenza pulsata classica che permette una standardizzazione della
metodica; grazie ad essa infatti la temperatura dei tessuti target viene mante-
nuta comunque a 42 °C, non però per il decadimento del potenziale elettrico,
come avviene nella PRF, ma per una graduale rarefazione degli impulsi, la cui
emissione viene ritardata sin quando la temperatura dei tessuti non raggiunge
valori prestabiliti.

Studi preliminari relativi all’utilizzo della Radiofrequenza Pulse Dose indicano


una maggiore efficacia di questa tecnica, confrontata con la Radiofrequenza

210 211
AFFILIAZIONI

Apperti M. Regione Campania - A.S.L. Salerno - P.O. Nocera-Pagani - U.O.C. Medicina.


Atelli P. F. Libero Professionista, Afragola (NA)
Benassai G. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate
Università degli Studi di Napoli Federico II -
A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e
Videoassistita - S.F. di Day Surgery
Benatti E. Università degli Studi di Genova.
Bencivenga G. Terme di Agnano Napoli
Bernardini E. Interuniversitary Phlebology Center, University of Perugia, Perugia, Italy
Bernardo B. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare
Clinica “GEPOS” - Telese Terme (BN)
Berti S. Dipartimento di Chirurgia - U.O.A. Chirurgia Generale - Ospedale
S.Andrea - La Spezia
Brandi C. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica
e Ricostruttiva
Bruno A. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare
Clinica “GEPOS” - Telese Terme (BN)
Casillo N. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate
Università degli Studi di Napoli Federico II -
A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e
Videoassistita - S.F. di Day Surgery
Castagnoli S. Libero Professionista, Pistoia
Cardamone B. Regione Campania A.O.U. “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. P.O.
Cava dè Tirreni. U.O.C. Chirurgia
Cevasco L. Università degli Studi di Genova
Civitillo F. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare
Clinica “GEPOS” - Telese Terme (BN)
Colaiuda F. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica
e Ricostruttiva
Colaiuda S. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica
e Ricostruttiva
Corda D. Polimedica San Lanfranco, Centro Medico e Riabilitativo specializzato
nella diagnosi e nella terapia del Linfedema primario e secondario
Crippa A. Libero Professionista, Dolzago (Lecco)
D’Amodio A. S. U.O.C. Chirurgia Vascolare P.O. dei Pellegrini, Napoli
D’Aniello C. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica
e Ricostruttiva
De Simone A. Terme di Agnano Napoli Nebbioso G. ASL NA1 Centro - UOSD di Patologia Cardiovascolare - Centro di
Del Guercio M. Libero Professionista, Napoli riparazione tessutale.
Della Rocca M. D. Libero Professionista, Maddaloni (CE) Passariello F. Centro Diagnostico Aquarius, Napoli
Di Filippo A. Ospedale Nocera Pagani, ASL Salerno - U.O. di Medicina d’urgenza, Salerno Pieroni O. Responsabile S.I.F. (Società Italiana di Flebologia) Regione Basilicata
Di Palma S. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate Prisco V. U. O. Angiologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata - Salerno
Università degli Studi di Napoli Federico II - Quarto G. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate
A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e Università degli Studi di Napoli Federico II -
Videoassistita - S.F. di Day Surgery A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e
Eretta C. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso, Videoassistita - S.F. di Day Surgery
Accettazione e Osservazione Breve Intensiva - Rota A. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,
Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona. Accettazione e Osservazione Breve Intensiva
Dottorato di Ricerca - Istituto di Biochimica - Università degli Studi di Genova Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.
Ermini S. Libero Professionista Sellitti A. Regione Campania - A.S.L. Salerno - P.O. Nocera-Pagani - U.O.C.
Falco E. Dipartimento di Chirurgia - U.O.A. Chirurgia Generale - Ospedale Chirurgia
S. Andrea - La Spezia. Sellitti M. E. A.S.L. Salerno - P.O. Nocera-Pagani - U.O.C. Chirurgia
Farina B. L. U. O. Angiologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata - Salerno Solimeno G. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate
Ferrara F. Studio Flebologico Ferrara, Napoli Università degli Studi di Napoli Federico II
Ferrara G. Studio Flebologico Ferrara, Napoli A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e
Furino E. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate Videoassistita - S.F. di Day Surgery.
Università degli Studi di Napoli Federico II - Spinelli G. M. Libero Professionista
A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e Topo F. Resp. U.O. Diagnostica e Terapia Vascolare P.O. Marcianise Asl Ce
Videoassistita - S.F. di Day Surgery Tori A. Presidente eletto SIF
Genovese G. Presidente Onorario SIF Veneruso G. A. U.O.C. Chirurgia Vascolare P.O. dei Pellegrini, Napoli
Goffredi L. Centro Interuniversitario di Ricerca e Formazione in Flebologia
Università di Napoli Federico II
Greco R. U. O. Angiologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata- Salerno
Grimaldi L. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica
e Ricostruttiva
Maritato F. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,
Accettazione e Osservazione Breve Intensiva
Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.
Maritato P. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,
Accettazione e Osservazione Breve Intensiva
Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.
Mastrangelo D. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare
Clinica “GEPOS” - Telese Terme (BN)
Molisso A. Centro di Riabilitazione Vascolare “Serapide”, Napoli
Moretti R. Libero Professionista, Scandicci (FI)
EDIZIONI

ISBN 9788890401961

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