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Favre
I pivot
Osteopatici
I pivot
osteopatici
di
A. Ceccaldi
D.O. (G.B.)
J. F. Favre
D.O. (G.B.)
1986
Prefazione
E grazie all installazione di studi professionali ed all edizione di qualche pubblicazione
scientifica (peraltro poco numerose) che la Medicina Osteopatica ha acquisito da circa una dozzina d anni in Francia il ruolo che le compete.
Ci che di fatto ha conquistato il pubblico stata la determinazione e le forti motivazioni
dei membri dell Associazione Francese degli Osteopati, membri che hanno tutti conseguito la
formazione professionale sotto le direttive del Maestro Andrew Taylor STILL D.O. (U.S.A.), J.
M. LITTLEJOHN D.O. (U.S.A.) e J. WERHNAM D.O. (G.B.).
La moda delle medicine dolci e il settore di mercato cui queste si sono rivolte hanno reso
logica la pubblicazione di numerose opere in base alle quali si diffusa l idea che l Osteopatia
sia basata necessariamente sull applicazione di tecniche cosiddette dolci, come in effetti possono esserlo le tecniche viscerali, quelle di ascolto craniosacrale, etc.
Questa convinzione in realt un immagine distorta dell Osteopatia, una sua immagine
addolcita e in realt privata del suo fondamentale substrato anatomofisiologico; con una semplice asserzione STILL ci ha trasmesso la consapevolezza dell enorme importanza di queste
conoscenze di base:
8 - I pivot osteopatici
Indice
Presentazione ........................................................................................................... pag. 9
Introduzione ............................................................................................................ pag. 11
1 - Definizione strutturale anatomofisiologica ................................................................... pag. 13
Il legamento interosseo astragalocalcanere ................................................ pag. 15
I legamenti crociati del ginocchio ................................................................. pag. 16
Il sistema legamentoso ileo/lombosacrle ................................................... pag. 17
Il sistema legamentoso sternoclavicolre ........................................................... pag. 19
La 3 vertebra lombare .................................................................................... pag. 20
La 9 vertebra dorsale ........................................................................................ pag. 21
Il complesso articolare 3 vertebra - 4 vertebra - 3 costa ........................ pag. 23
La 5 vertebra cervicale ..................................................................................... pag. 24
La 2 vertebra cervicale ...................................................................................... pag. 25
2 - Evidenziazione dei pivot attraverso una particolare
scomposizione della deambulazione .................................................................................. pag. 29
Il primo doppio appoggio ................................................................................ pag. 31
Movimenti del tronco ...................................................................................... pag. 32
Movimenti degli arti superiori ....................................................................... pag. 35
Movimenti di testa e collo ................................................................................ pag. 36
Conclusioni sul doppio appoggio ..................................................................... pag. 36
Il primo appoggio unilaterale ............................................................................ pag. 36
Movimenti degli arti superiori ....................................................................... pag. 36
Semipasso posteriore .......................................................................................... pag. 36
Passaggio alla verticale ..................................................................................... pag. 37
Semipasso anteriore ............................................................................................ pag. 38
Movimenti del tronco ....................................................................................................... pag. 38
Semipasso posteriore .......................................................................................... pag. 38
Passaggio alla verticale ..................................................................................... pag. 40
Movimenti degli arti superiori ....................................................................... pag. 41
Movimenti di testa e collo ................................................................................ pag. 41
Conclusioni sullappoggio unilaterale ............................................................. pag. 42
Conclusioni del capitolo ................................................................................... pag. 42
3 - I pivot vertebrali ed i pivot legamentosi
loro ruolo nell equilibrio della deambulazione umana ................................................... pag. 43
Definizione meccanica di pivot ............................................................................. pag. 45
7 assi di mobilit dei pivot vertebrali .................................................................... pag. 45
Le leggi meccaniche del treppiede vertebrale ........................................................ pag. 46
Il pivot C2 e le possibilit meccaniche del cardano C0C2 ................................ pag. 50
Il pivot C5 ................................................................................................................... pag. 51
Il pivot D3D4/K4 ...................................................................................................... pag. 52
Il pivot D9 ................................................................................................................. pag. 54
Il pivot L3 .................................................................................................................. pag. 55
Il complesso pivot ileo/lombosacrle .............................................................. pag. 56
Il pivot legamentoso astragalocalcanere ......................................................... pag. 58
Il pivot legamentoso del ginocchio ...................................................................... pag. 60
Il pivot legamentoso sternoclavicolre ................................................................. pag. 62
Presentazione
In base alle numerose opere concernenti l Osteopatia, si resa necessaria la creazione di
librerie specializzate, e ci non altro che la dimostrazione del giusto riconoscimento che questa
Medicina manuale ha raggiunto, nonostante essa sia ancor oggi sottovalutata da alcuni e addirittura denigrata da altri.
Alcune di queste opere trattano il concetto cranico, e la qual cosa non pu lasciare nessuno
indifferente; la maggior parte di esse per rivolta all aspetto pi tecnico dell Osteopatia, che
concerne manovre di mobilizzazione dei tessuti molli, normalizzazioni vertebrali e di articolazioni periferiche, il tutto nel rispetto della Fisiologia che di giorno in giorno pi studiata ed
approfondita.
A noi apparso come una lacuna il fatto che l aspetto fondamentale della struttura non era
ancora stato preso in considerazione, nonostante il principale assioma di STILL stato:
La struttura governa la funzione
I suoi lavori, e soprattutto quelli dei suoi discepoli Littlejohn, Hall, Werhnam, etc., hanno
insistito particolarmente su questo aspetto fondamentale. Appare in effetti che le leggi della meccanica determinino la nostra lotta quotidiana contro la forza di gravit, forza che ha influenze
determinanti su tutta la fisiologia del nostro corpo. Queste leggi, con i loro aspetti intricati e
sottili, sono tanto difficili da comprendere quanto lo sono da spiegare.
Che esse vengano considerate in modo analitico, oppure in rapporto ai vari distretti vertebrali, o il relazione all approccio palpatorio per identificare l eventuale presenza di un problema viscerale, o ancora che siano prese in considerazione per l esecuzione di una corretta
diagnosi, queste leggi riprendono in ogni situazione la loro fondamentale importanza, e la loro
approfondita conoscenza sar di enorme aiuto per il miglioramento e l approfondimento delle
conoscenze osteopatiche.
Confidiamo nel fatto che quest opera possa aiutare in tal senso.
Introduzione
La sottile meccanica umana e le strette relazioni strutturali tra le sue componenti permettono al corpo una autonomia e l espletamento di una Fisiologia eccezionali, nonostante vi sia il
continuo e nefasto contrasto con la forza di gravit.
I vettori degli spostamenti del corpo umano, che si concretizzano con la deambulazione,
sono elementi di importanza capitale in rapporto all autonomia e alla fisiologia citate.
Se gli spostamenti vettoriali posteroanteriori (la deambulazione) di gran lunga l elemento
pi importante, e se l equilibrio laterale sul piano frontale necessario a questi spostamenti, ci
sembra molto importante rimarcare che il gioco meccanico che avviene sul piano orizzontale
quello che acconsente allo svolgimento dei due precedenti. E questo gioco che permette i maggiori adattamenti durante la perenne lotta contro la gravit. A livello vertebrale le leggi di Lowett,
adattate da Fryette, sono l illustrazione perfetta di ci. A questo titolo i nostri studi ci hanno
portato a definire, in stretta relazione con i meravigliosi lavori di Littlejohn, Hall e Werhnam, un
certo numero di settori chiave nell equilibrio meccanico del corpo umano, che altri prima di noi
hanno chiamato pivot, definizione che ci sembra molto appropriata.
Abbiamo cos studiato questi pivot legamentosi e vertebrali, e tra di essi si riconoscono:
- come pivot legamentosi quello del piede (cio il legamento astragalocalcaneare, del ginocchio
(legamenti crociat), ileo/lombosacrale (cerniera della colonna e del segmento di sostegno e di
propulsione), del sistema scapolare, ossia l apparato legamentoso sterno clavicolare
- come pivot vertebrali si riconoscono: C2, C5, il complesso D3D4 (con 4 anello costale) D9 ed
L3.
Non c bisogno di dire che qualsiasi aggressione lesionale specifica a carico di uno o pi
punti pivot si va a ripercuotere anche sugli altri e sull insieme della struttura, determinando
alterazioni della fisiologica funzionalit dell organismo.
L uomo un tutto, e se, per evidenti ragioni didattiche siamo stati obbligati a smontare
la struttura, al fine di studiare uno per uno questi pivot, importante che nel momento in cui
si effettua una diagnosi ciascuno di essi sia ricollocato nell insieme, nel contesto globale della
struttura, perch solo cos rispetta la sua vera funzione, la fisiologia o la patologia, in accordo
con le leggi dell Osteopatia.
E in base alla ricostruzione delle singole parti che possibile schematizzare l immagine del
treppiede vitale dell uomo, dando a ci la definizione: ... l insieme delle tre funzioni essenziali
della vita, la respirazione, la circolazione, l innervazione.
Cap. 1
Definizione strutturale
anatomofisiologica
15
16 - I pivot osteopatici
Fisiologia
Lo scopo di questo capitolo quello di presentare l Anatomia delle strutture che vengono
definite come pivot; per chiarezza stata fatta una suddivisione tra i pivot legamentosi e quelli
vertebrali.
Pivot legamentosi
In numero di 4 essi sono: legamento interosseo astragalocalcanere, legamenti crociati del
ginocchio, sistema legamentoso ileo/lombosacrle e legamenti sternoclavicolri.
Pivot articolari
In numero di 5 essi sono: 3 vertebra lombare o L3, 9 vertebra dorsale o D9, complesso
articolare 34 vertebra dorsale/4 costa o D3D4/4 anello costale, 5 vertebra cervicale o C5,
2 vertebra cervicale o C2.
Anatomia
Esso si compone di
due strati fibrsi: uno
posteriore posizionato
proprio davanti all articolazione AC posteriore ed
uno anteriore posizionato
proprio dietro all articolazione AC anteriore.
I due piani sono sepa- Fig. 1 - Pivot astragalocalcanere, legamento intersseo astragalocalcanere
rati da uno strato di tessuto
adiposo all interno del quale a volte si sviluppa una borsa sierosa.
Lo strato AC posteriore ha una direzione quasi trasversale al grande asse del calcagno,
mentre quello anteriore ha una direzione molto pi obliqua verso l avantifuori.
La risultante direzionale dei due strati AC si trova praticamente perpendicolare all asse di
Henke (asse funzionale del piede). Lo srotolamento del piede sollecita particolarmente questo
legamento e lo sottopone a forzature di doppia torsione invertita in funzione dell appoggio. Esso
si compone di fibre verticali ed oblique che confermano la sua funzione. La sua innervazione
nasce da un ramo collaterale della branca terminale esterna del nervo tibile anteriore. La sua
vascolarizzazione nasce generalmente dall arteria del seno del tarso, qualche volta dalla dorsale
del tarso o dalla malleolre esterna. Essa si porta in fuori fino all ingresso nel seno, che percorre
anastomizzandosi a volte con un ramo della plantare interna (Rouvire).
Anatomia
Si tratta di due cordoni fibrsi, corti
e molto spessi, che si estendono dal piatto
tibile fino allo spazio intercondiloido
del femore; sono due legamenti denominati legamento crociato anteriore (LCA)
e legamento crociato posteriore (LCP).
Secondo Rouvire (tomo II, pag. 309-310,
edizione 1940):
il LCA s inserisce in basso sulla superficie
prespinle del piatto tibile, nello spazio
compreso tra il tubercolo interno della spina
della tibia posteriormente e l inserzione
anteriore della fibrocartilgine esterna
(menisco esterno) in fuori, e dietro all
inserzione anteriore della fibrocartilgine
interna (menisco interno) in avanti
si dirige verso l alto/dietrofuori per
poi fissarsi su una zona d inserzione
verticale sulla met posteriore della fac
cia intercondiloida del condilo esterno
del ginocchio
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il LCP emerge dalla superficie retrospinle e posteriormente alle inserzioni delle fibrocartilgini
esterna ed interna. La sua inserzione si prolunga verso il bassodietro, sulla parte superiore della
depressione verticale che fa seguito alla superficie retrospinle. Si dirige in alto/avantidentro,
e termina seguendo una linea d inserzione orizzontale sulla parte anteriore della superficie
intercondiloida del condilo interno e sul fondo del solco intercondiloido
i due legamenti si intersecano sia nel senso anteroposteriore che nel senso trasversale: il LCA
anteriore in basso ed esterno in alto (AE) mentre il LCP posteriore in basso ed interno in alto
(PI). Una borsa sierosa si sviluppa molto spesso tra i due legamenti e talvolta in comunicazione
con la cavit articolare
lungo il LCP il fascio meniscofemorle mantiene degli stretti rapporti con il corno posteriore
esterno del menisco
il punto d incrocio dei legamenti crociati determina il pivot centrale che si situa esattamente
al punto ove si intersecano gli assi di flessione e di rotazione. Questi assi, a forma di spirale,
realizzano il legame geometrico istantaneo durante il movimento, relativamente alla flessione e
alla rotazione (Bousquet e coll. - 1982).
Fisiologia
I legamenti crociati sono assolutamente indispensabili ad ogni tipo di deambulazione con
appoggio in stazione eretta. Nel momento dell attacco del passo (appoggio a terra del calcagno), l estensione della gamba sulla coscia diminuisce ed in questo caso sono i condili femorali
che ruotano sulla tibia che ferma. Questa fase porta all incrocio dei legamenti crociati. Durante
la fase di presa d appoggio plantare del piede tale incrocio si mantiene, permettendo cos la
stabilit rotatoria. Infine, durante la fase di spinta/slancio, la volta della tibia ad eseguire una
rotazione sotto i condili femorali che rimangono fermi, sempre col mantenimento dell incrocio
dei legamenti. Nella fase oscillatoria della deambulazione si ha che l arto inferiore passa dalla
rotazione interna (propria del momento della spinta), alla rotazione esterna, fino al momento
dell appoggio del calcagno. L incrocio dei legamenti durante questa fase si rilascia. Le patologe
inerenti alle lassit di queste strutture legamentose sottolineano l importanza capitale della loro
integrit.
18 - I pivot osteopatici
il fascio inferiore, detto ileotrasversrio lombare inferiore, si stacca dalla sommit e dal bordo
inferiore dell apofisi trasversa della quinta vertebra lombare. Esso si dirige verso il bassofuori
per inserirsi sulla cresta iliaca pi in avanti e all interno rispetto al fascio precedente. Possono
essere distinti un fascio strettamente iliaco ed un strettamente sacrale.
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Pensiamo che il 3 e 4 fascio dei legamenti ileotrasversri coniugati siano le strutture che
meglio rappresentano la materializzazione anatomica dell asse obliquo, perch essi sono i pi
lunghi ed i pi inclinati in rapporto alla spina iliaca posterosuperiore, e presentano anche la
situazione tensionale maggiore.
Il grande legamento sacroischitico opposto rappresenta una controforza che si oppone
obbligatoriamente al sistema complesso di forze; il freno legamentoso dell insieme di questo
sistema sar dato dalle strutture ileolombri. L illustrazione del movimento sull asse obliquo,
che avviene durante l attivit primaria dell essere umano (la deambulazione), verr data in
seguito (la descrizione al capitolo 2).
Il sistema ileo/lombosacrle rappresenta un reale pivot di movimento nell uomo, e ci sembra
importante rimarcare ancora che il suo ruolo principale la stabilit.
I legamenti sternoclavicolri
rappresentano il mezzo d unione pi
solido di questa articolazione; costituiscono un reale pivot anatomico di movimento della clavicola e solidarizzano
il solo punto fisso articolare della catena
cinetica della spalla (fig. 4).
Anatomia
L articolazione sterno/costoclavicolre presenta alla descrizione dei
mezzi di unione molto ben definiti.
Capsula articolare
S inserisce su tutto il contorno
dell articolazione e la fibrocartil-gine
aderisce a tutta la sua circonferenza.
Legamenti passivi
Sono strutture di rinforzo per la
capsula, e consistono: in avanti il legamento sternoclavicolre anteriore;
dietro il legamento sternoclavicolre
posteriore; in alto il legamento sternoclavicolre superiore che comprende
due strati:, uno profondo o legamento
sternoclavicolre propriamente detto
Fig. 4 - Il pivot del sistema scapolare
ed uno superficiale detto legamento interclavicolre; in
1 - Legamento interclavicolare 2 - Legamento
basso il legamento inferiore, o costoclavicolre (diretto
sterno clavicolare anteriore e posteriore
verso l altofuori e comprende due strati talvolta separati da una borsa sierosa: lo strato anteriore o superficiale, che la continuazione dell aponvrosi
del muscolo sottoclavere, lo strato profondo che rappresenta il legamento propriamente detto).
Sinoviale
Quando il menisco interposto non perforato essa suddivisa in due parti.
L insieme legamentoso innervato dalla branca clavicolare del plesso superficiale che nasce dalla terza ansa del plesso. La vascolarizzazione nasce da collaterali dell arteria mammaria
interna e dall intercostale corrispondente (H. Rouvire).
Fisiologia
E stata volontariamente descritta l Anatomia del sistema legamentoso che, da un punto di
vista fisiologico, va considerato come separato in due parti (destra e sinistra) che nell insieme
20 - I pivot osteopatici
costituiscono la struttura. Questo sistema subisce aggressioni di tipo avvitamento da parte
della cintura scapolobrachile all esecuzione di ogni doppio appoggio della normale deambulazione, e delle aggressioni di tipo trazione/stiramento durante i movimenti degli arti superiori
(ed in modo unilaterale o bilaterale a seconda dell utilizzo degli arti). Durante l antepulsione
della spalla l estremit interna dell articolazione SC si porta in posteriorit ed in inferiorit.
Gli elementi capsulolegamentsi di contenzione articolare fanno da pivot fisiologico del
movimento. Durante la retropulsione della spalla l estremit interna dell articolazione SC si
porta in anteriorit ed in leggera elevazione. Durante i movimenti alterni e combinati dei due
arti superiori (nella deambulazione) il sistema legamentoso sternoclavicolre rappresenta il
pivot di movimento. La sua integrit anatomica la sola garanzia per un corretto e fisiologico
movimento articolare, dove il legamento sterno/costoclavicolre inferiore rappresenta il freno
legamentoso fisiologico.
3 vertebra lombare o L3
Caratteristiche morfologiche strutturali principali
Il corpo massiccio ed a forma
di rene a grande asse trasversale, le
apofisi costiformi sono molto lunghe
mentre la spinosa massiccia e rettangolare (fig. 5).
Forma delle
superfici articolari
Superfici del corpo
Uno strato cartilagneo ricopre
ogni piatto vertebrale, ad eccezione di
uno spazio corrispondente ad una piccola circonferenza marginale. Il loro
orientamento, in rapporto al suolo e
nell uomo in piedi, praticamente
parallelo al suolo.
I dischi intervertebrali sovra e
sottostante sono particolarmente alti
in rapporto alla zona vertebrale: la
loro altezza infatti circa 1/3 rispetto al corpo della vertebra, e questo
Fig. 5 - Il pivot L3
elemento un fattore essenziale in relazione alla mobilit.
Il disco condiziona il gioco armonioso del sistema articolare rappresentato dalle apofisi articolari.
Apofisi articolari
A livello di L3 esse hanno la forma di un segmento di cilindro, che pu essere pieno o scavato
a seconda che si tratti della faccetta inferiore o superiore. La posizione decentrata delle apofisi
articolari in rapporto al pivot discale (effettiva rotula discale costituita dal piede anteriore del
treppiede) conferisce loro una funzione di guida; in rapporto a ci il movimento di L3 non potr
mai esser concepito fine a se stesso, ma sempre in rapporto al movimento sovra e sottostante.
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Legamenti bianchi
Corti: legamenti intertrasversri ed interspinosi.
Lunghi: legamento comune vertebrale anteriore, comune vertebrale posteriore, sovraspinso.
Legamenti gialli
Contrariamente ai legamenti bianchi essi sono molto elastici; il loro ruolo quello di unire
tra loro le lamine chiudendo ed otturando lo spazio che le separa; lateralmente essi rinforzano
la capsula delle articolazioni interapofisarie.
Topometra radicolo-midollo-vertebrale
Secondo Delmas (Medicorama n 242, 12, 1980) a livello di L3 si contano 18 radici: si tratta in effetti
della parte alta della cauda equina che realizza un vero e proprio riempimento della dura madre.
I rapporti pi importanti
La situazione di L3, collocata a livello della sommit della lordosi lombare (la cui freccia
di 3 4,5 cm.) e con le superfici in rapporto ai dischi che rispettano l orizzontalit, tale da
conferire a tale vertebra un reale ruolo di pivot articolare; essa si trova in rapporto con i seguenti
elementi anatomici:
- in avanti i muscoli psoas (lato destro e sinistro), pilastri del diaframma destro e sinistro, la vena
cava inferiore, l aorta addominale e la cisterna del Pecquet
- intraperitoneli con testa e corpo del pancreas, 3 e 4 porzione duodenle, colon trasverso (pi
o meno in alto), radice posteriore del mesentere
- lateralmente con il muscolo quadrato dei lombi (lato destro e sinistro), l aponvrosi d inserzione
del muscolo trasverso dell addome ed il sistema simpatico addominoplvico
- dietro i muscoli spinali profondi.
Apofisi articolari
Sono artrode piane caratteristiche della porzione toracica; quelle superiori sono orientate
verso il dietro, leggermente in alto ed in fuori.; quelle inferiori sono orientate in avanti, legger
mente in basso e verso l interno.
22 - I pivot osteopatici
Faccette articolari
costali
Sono situate a livello della parte posterolaterale del corpo e vi si
distinguono: una faccetta superiore
che generalmente deborda sulla radice del peduncolo ed una inferiore
che determina una ugnatura sulla
parte inferiore del corpo.
Faccette articolari
delle apofisi trasverse
Si situano a livello dell estremit anteriore libera dell apofisi
trasversa, e corrispondono alla
tuberosit costale.
Sistema legamentoso
detto passivo
A livello rachdeo identico
al sistema legamentoso vertebrale,
ad esso per va aggiunto il sistema
Fig. 6 - Il pivot D9
legamentoso delle articolazioni costovertebrali.
Ogni paio di coste si articola con la vertebra sovrastante e con la sottostante, grazie a
due articolazioni per ciascuna costa; l angolo diedro presente a livello della testa costale corrisponde al disco intervertebrale. Inoltre si articola con la tuberosit costale dell apofisi trasversa
della vertebra sottostante.
I legamenti dell articolazione costovertebrale sono uno interosseo fissato a livello del disco
intervertebrale ed uno raggiato.
I legamenti dell articolazione costotrasversaria sono: legamento costotrasversario interosseo, legamento costotrasversario posteriore, legamento costotrasversario superiore e legamento
costotrasversario inferiore.
Topometra radicolo-midollo-vertebrale
Secondo Delmas lo stesso disco pu comprimere due radici, e nel caso specifico D9 in rapporto posteriore con le radici 9 e 10. D9 presenta anche la particolarit vascolare che rappresenta
l arteria radicolre di Adamkiewicz (D9D10 e D4).
I rapporti pi importanti
La situazione di D9 particolare anche per il suo triplice aspetto: punto di tensione, chiave
di volta dell arco intero, pivot interarco. Per maggiori delucidazioni vedi capitolo inerente alla
meccanica. D9 si trova in posizione esclusivamente intratoracica, ad un livello che poco al di
sopra del centro frenico, e si trova in rapporto con i seguenti elementi anatomici:
In avanti
Arteria aorta, canale toracico, sistema delle vene azygos (grande azygos ed emiazygos inferiore), esofago. Sul davanti della faccia posteriore del medistino con la faccia posteriore del
cuore (atrio sinistro).
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Lateralmente
Muscoli intercostali, catena laterovertebrle del sistema simpatico ed 8 radice rachdea
dorsale.
Posteriormente
Muscoli spinali profondi.
24 - I pivot osteopatici
zona di scarsa mobilit alla quale spetta il ruolo di pivot; inoltre D4/K4 la estremit inferiore
del triangolo superiore del corpo umano, quindi zona di stress massimale per l arco dorsale.
La forma delle
superfici articolari
D4
Le superfici del soma sono
piane e si articolano col disco intervertebrale sovra e sottostante.
Sono situate in un piano praticamente orizzontale. Le superfici
articolari sono piane; quelle superiori sono orientate verso l alto/
fuoridietro, mentre quelle inferiori
sono orientate verso il basso/
avantifuori. Le superfici articolari
costali tagliano obliquamente la
parte posterolaterale dei piatti
vertebrali.
La faccetta costale, che corrisponde alla tuberosit costale,
situata a livello dell estremit
anteriore dell apofisi trasversa.
K4
La testa della costa ha la forma
di un angolo diedro che si articola con la faccetta costale Fig. 7 - Il complesso D3D4/K4
sovrastante (faccetta costale inferiore di D3), e con la
faccetta costale sottostante (faccetta costale superiore di D4). La tuberosit costale corrisponde
alla faccetta costale dell estremit anteriore dell apofisi trasversa.
L insieme articolare cos descritto costituito da 12 articolazioni; la complessit biomeccanica che
ne deriva fa ben render conto della difficolt tecnica e dell elevato numero di possibilit lesionali.
Lateralmente
Muscoli sovracostli ed intercostali.
Anteriormente
Muscoli profondi anteriori del collo (retto anteriore e lungo del collo).
Topometra radicolo-midollo-vertebrale
D4 pu comprimere le radici 5 e 6.
I rapporti pi importanti
Il complesso D3D4/K3 si trova in relazione con i seguenti elementi anatomici:
Anteriormente
Grande vena azygos sinistra, trachea, arco dell aorta, canale toracico, sistema delle vene
azygos (arco dell azygos ed emiazygos superiore), esofago.
Lateralmente
Muscoli intercostali, c catena simpatica laterovertebrle, polmoni destro e sinistro, cavit
plurica destra e sinistra, terza radice rachdea dorsale.
Posteriormente
Muscoli spinali profondi.
5 vertebra cervicale o C5
Caratteristiche morfologiche strutturali principali
La vertebra C5 presenta un corpo allungato trasversalmente, il cui spessore maggiore
sul davanti che non sul dietro. A livello del suo bordo anterosuperiore presenta un rilievo che
permette l articolazione con il becco del bordo anteroinferiore; questa particolarit anatomica
cervicale gioca un ruolo molto importante durante l esecuzione della flessoestensione.
I peduncoli, a livello dei bordi superiore ed inferiore, sono scavati mentre l apofisi spinosa
bitubercolta. Le apofisi trasverse si impiantano sul corpo vertebrale mediante due radici
che circoscrivono, assieme al peduncolo corrispondente, il forame trasversario. La loro faccia
superiore scavata a doccia, e la loro sommit bitubercolta (fig. 8, pagina seguente).
Articolazioni uncovertebrli
Sono le articolazioni delle apofisi semilunri gi descritte.
Apofisi articolari
Sono delle superfici piane che hanno un orientamento differenziato: quelle superiori verso
l altodietro, quelle inferiori verso il bassoavanti.
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Sistema
legamentoso
detto passivo
Presenta esattamente
le stesse caratteristiche gi
descritte per il pivot L3.
Sistema
muscolare
attivo
Forma delle
superfici articolari
Le superfici del
soma vertebrale
La 5 vertebra cervicale
completamente circondata da muscoli.
Anteriormente
Sono presenti i muscoli
del piano profondo prevertebrale: muscolo retto
anteriore e muscolo lungo
del collo.
26 - I pivot osteopatici
Fig. 8 - Il pivot C5
Lateralmente
Sono presenti i muscoli laterali del piano profondo vertebrale: scaleni (anteriore, medio e
posteriore) ed intertrasversri.
Posteriormente
Sono presenti i muscoli profondi posteriori: sacrolombare, trasversario spinoso, trasversario
del collo, lungo dorsale, splenio, grande e piccolo complesso.
Apofisi articolari
Topometra radicolo-midollo-vertebrale
C5 si trova collocata tra l emergenza della 5 radice al di sopra e la 6 radice al di sotto. La vascolarizzazione midollare spesso caratterizzata dalla presenza di una grossa arteria a livello C5C7.
I rapporti pi importanti
La situazione di C5 anche quella di essere pivot dell arco cervicodorsle; essa si trova in
rapporto con le seguenti strutture anatomiche:
Anteriormente
Il piano anteriore profondo, costituito dal muscolo retto anteriore e dal lungo del collo,
aponvrosi profonda prevertebrale e guaina viscerale del collo.
Lateralmente
Muscoli laterali profondi (scaleni), arteria vertebrale e guaine vasculonervse del collo, 5
radice rachdea cervicale.
Posteriormente
Muscoli cervicali profondi.
Le apofisi articolari superiori sono situate ai due lati dell apofisi odontide. Di forma ovalare con una piccola estremit diretta verso l avantidentro, trasversalmente sono piane con una
convessit in senso anteroposteriore, e con una leggera inclinazione verso il fuori.
Le apofisi articolari inferiori sono situate al di sotto dell estremit anteriore delle lamine.
Livello atlantodontoido
L articolazione atlantodontoida anteriore presenta una capsula. L articolazione atlantodontoida posteriore si articola con il legamento trasverso, che una lamina fibrsa molto spessa
e densa che presenta nella parte media dei bordi superiori ed inferiori due fasci, il cui insieme
ben noto col nome di legamento cruciforme: un fascio superiore, il legamento occipitotrasversrio,
un fascio inferiore, il legamento trasverso dell epistrofo.
Livello di atlante/epistrofo
Vi sono le articolazioni tra le superfici articolari inferiori delle masse laterali dell atlante con
le apofisi superiori dell epistrofo. La capsula molto lassa e permette una mobilit relativamente
ampia; rinforzata esternamente dal legamento occipitoatlantoido laterale.
Livello C2 - C3.
Il sistema legamentoso diviene quello classico, e prima di enumerare i legamenti del complesso C0C2 si vuol rimarcare l esistenza di: legamento occipitodontoido mediano, due legamenti occipitodontoidi laterali, legamenti occipitoepistrofi mediano e laterale che ricoprono
il legamento cruciforme.
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Inoltre, per buona memoria, si vuol ricordare l esistenza di:
- in avanti i legamenti occipitoepistrofo anteriore, atlante/epistrofo anteriore e grande legamento vertebrale anteriore.
- dietro il legamento occipitoatlantoido posteriore, attraverso il quale penetra l arteria occipitale
ed il 1 nervo cervicale, il legamento atlante/epistrofo posteriore, che lascia uscire il 2 nervo
cervicale (nervo di Arnold), il legamento interspinoso e quello cervicale posteriore (setto fibrso
molto spesso, equivalente ad un legamento sovraspinso).
Muscoli suboccipitali
Hanno un ruolo di enorme importanza sia sul piano dell attivit tonica posturale,
che sul piano dell adattamento del cardano meccanico costituito dal complesso OAE
(occipite/atlante/epistrofo). Si distinguono il grande retto posteriore, il piccolo retto posteriore,
il grande e piccolo obliquo, gli interspinosi.
Innervati dalla branca posteriore di C1 si accoppiano, grazie all intermediazione della
benderella longitudinale posteriore, alle strutture del tronco cerebrale (oculomotricit, equilibrio,
propriocettivit), in modo associato al reticolo mesencefalico.
Topometra radicolo-midollo-vertebrale
C2, radice mista, fuoriesce al di sopra dell epistrofo.
C3, radice mista, fuoriesce al di sotto dell epistrofo.
Rapporti pi importanti
La 2 vertebra cervicale si trova in relazione con vari elementi anatomici.
Anteriormente
Muscoli profondi anteriori, aponvrosi perifaringa e faringe media.
Lateralmente
Muscoli laterali profondi, ganglio cervicale superiore, arteria vertebrale (intertrasversria),
2 radice rachdea trasversale.
Posteriormente
Muscoli profondi suboccipitali
29
Cap. 2
Evidenziazione dei pivot
attraverso una particolare
scomposizione
della deambulazione
31
La deambulazione rappresenta l esercizio funzionale primario dell essere umano; con essa
si realizza un movimento della totalit del corpo, e lo scopo di questo capitolo quello di mettere
in evidenza il ruolo dei pivot legamentosi e vertebrali in questa attivit prediletta dall uomo.
I movimenti pivot sono numerosi, complessi e simultanei; la comprensione della loro cinetica
obbligatoriamente conseguente ad una scomposizione analitica e minuziosa dell insieme. Adotteremo a questo scopo la considerazione classica del passo secondo Jules Marey esemplificata in
fig. 10, suddivisa come segue:
primo doppio appoggio: anteriore
Dx./posteriore Sx.
primo appoggio unilaterale: arto
inferiore Dx. portante/arto inferiore
Sx. oscillante
secondo doppio appoggio: anteriore
Sx./posteriore Dx.
secondo appoggio unilaterale (arto
inferiore Sx. portante / arto inferiore
Dx. oscillante).
Limiteremo il nostro studio ad un
semipasso a partire dal primo doppio
appoggio; prenderemo in considerazione anche tutti i movimenti definiti
come annessi alla deambulazione,
e li integreremo nella o nelle fasi cui
appartengono. Allo stesso modo descriveremo il ruolo di ogni pivot nell ambito della deambulazione su un suolo
piano, a partire dai piedi fino alla testa.
Ogni tempo sar artificialmente e volutamente arrestato per la descrizione.
Ogni lettore dovr dunque ricostruire mentalmente la sequenza completa dei movimenti che costituiscono la deambulazione,
per arrivare a considerare il corpo come un insieme articolare in movimento.
32 - I pivot osteopatici
Il ribattimento del piede sul suolo e la verticalizzazione dell arto inferiore portante sollecitano particolarmente le articolazioni tibiotarsica e astragalocalcanere. L insieme dei muscoli
che agiscono sulla caviglia entra allora in funzione, realizzando un freno al ribattimento del
piede sul suolo, grazie all azione dei muscoli della loggia anteriore della gamba, un azione ad
effetto antivalgo, grazie ai muscoli posteriori della gamba, e l inizio della stabilizzazione del
ginocchio, grazie all azione dei muscoli soleo e lungo flessore dell alluce (flessore proprio dell
alluce e flessore comune delle dita).
Ginocchio
Da una condizione di estensione pressoch completa, passa in leggera flessione sotto l influenza del peso del corpo. Il muscolo quadricipite si prende carico di controllo del grado di flessione,
mediante una contrazione eccentrica. I muscoli della zampa d oca giocano un ruolo molto importante, quello di legamenti attivi che limitano il valgismo fisiologico del ginocchio al momento dell
attacco del passo (appoggio del tallone al suolo). L integrit fisiologica dei legamenti crociati (pivot
del ginocchio) indispensabile anche nel caso il cui la deambulazione in piano richieda delle sollecitazioni
ridotte; le lassit croniche del ginocchio sono la migliore dimostrazione di questa affermazione.
Anca
Nel momento dell attacco del passo si trova in flessione e rotazione esterna; la flessione
diminuisce di fatto l avanzamento del bacino. Gli abduttori stabilizzano lateralmente il bacino.
Il medio gluteo il muscolo dominante questa stabilizzazione, ma non va dimenticato per la
sua importanza, il tensore della fascia lata che stabilizza allo stesso modo il ginocchio. Il piccolo
gluteo gioca, in queste condizioni, un importante ruolo sulla rotazione esterna del bacino.
Tallone
E decisamente staccato dal suolo; il piede in appoggio esclusivamente sull avampiede.
Questa spinta di decollo mette in gioco tutto il sistema equilibratore muscolare.
Il piede derota in rapporto al suolo grazie all azione muscolare del tricipite surale e del
lungo flessore proprio dell alluce, coi quali si termina il passo mediante un appoggio anterointerno. Le
articolazioni mediotrsica, di Lisfranc e metatarsofalanga dell alluce sono molto sollecitate.
Ginocchio
Il suo grado di flessione aumenta in modo progressivo; all inizio il peso del corpo ad
aumentarne il grado, poi si prosegue in modo pi spontaneo per ottenere il passaggio alla fase
successiva dell arto oscillante.
Anca
Descriveremo convenzionalmente all inizio l arto inferiore Dx., che rappresenta l arto
portante, e successivamente quello Sx., che diviene quello oscillante.
Ha un grado di estensione di circa 15, e tale angolo diminuisce progressivamente. In considerazione di quanto sopra emerge che i pivot sollecitati sono due: quello legamentoso astragalocalcanere interosseo (legamento a ventaglio) nel momento dell attacco, cio nel momento dell
appoggio al suolo del tallone; i legamenti crociati del ginocchio al momento del loro reclutamento
(non solo una aggressione meniscale a poter causare un problema). Nella deambulazione
indispensabile l integrit fisiologica dei legamenti crociati, pivot legamentosi del ginocchio.
33
34 - I pivot osteopatici
Controrotazione della
cintura scapolare (fig. 13)
Durante ogni fase di doppio appoggio
la cintura scapolare effettua una controrotazione. Nel primo doppio appoggio
(anteriore Dx./posteriore Sx.) il braccio
Sx. anteriore mentre quello Dx. posteriore. La controrotazione della cintura scapolare sollecita l integrit fisiologica dei pivot
legamentosi sterno/costoclavicolri. Questa
articolazione rappresenta il solo punto fisso
articolare della catena cinetica che compone la cintura scapolare. Le fasi di doppio
appoggio impongono un avvitamento delle
emicintre scapolari Dx. e Sx. L adattamento del rachide alle rotazioni opposte
delle cinture (fig. 14, pagina seguente).
Le rotazioni opposte delle cinture
obbligano la colonna vertebrale a subire
due movimenti rotatori in senso inverso.
Piera e Grossiord indicano, con l EMC, il
massimo di movimento localizzato in L5
ed in D1.; situano il punto di transizione,
ove cio le rotazioni si annullano, approssimativamente in D7. Il rachide tuttavia ha
delle curvature proprie che modificano la
meccanica di queste rotazioni.
Noi pensiamo che L5, completamente
integrata nel sistema legamentoso ileo/
lombosacrle, sia relativamente stabile, e
segua il movimento globale del bacino nell
esecuzione del passo pelvico. Riteniamo
altres che all adattamento rotatorio la
vertebra L3 sia pi affine.
La vertebra D1 una cerniera tra
la colonna cervicale mobile e la colonna
dorsale rigida, e subisce poco, a nostro avviso, l azione di rotazione indotta dagli arti superiori.
L avvitamento indotto dai movimenti degli arti superiori sulle emicintre scapolari si ripercuote a livello di D4, la qual vertebra non a caso anche la sommit del triangolo cervicale
da un lato, e zona di inserzione muscolare principale dei muscoli fissatori della scapola. Questa
zona subisce quindi le azioni/reazioni muscolari imposte dall avvitamento scapolare. Infine
la zona transizionale ove s invertono le rotazioni indotte dalle cinture (scapolare e pelvica) si
situa a livello della vertebra D9. E evidente che l integrit fisiologica delle curve anteroposteriori del
rachide ne condizionano la meccanica. In realt possibile che una molteplicit di variazioni possono
alterare pi o meno sensibilmente questa scomposizione fisiologica della deambulazione.
35
Inclinazione inversa
delle cinture
Le cinture, oltre a ruotare in senso inverso, si inclinano anche in senso inverso.
Questa inclinazione in realt appena accennata se si considera la deambulazione su
terreno piano, e questo perch gli abduttori
controllano perfettamente l equilibrio trasversale del bacino.
In patologia la classica paralisi del medio
gluteo illustra perfettamente il mancato controllo (zoppa di trendelemburg); ad un livello
decisamente inferiore la deambulazione con
appoggio sui talloni un altra dimostrazione
di ci, e il fatto deriva dalla necessit di una
ricerca pi fine del posizionamento del centro
di gravit all interno del poligono di sostegno.
Questa inclinazione inizia a manifestarsi
proprio all inizio della fase di appoggio unilaterale, e verr descritta nel seguente capitolo.
Inclinazione anteroposteriore
del tronco
Piera e Grossiord affermano che il movimento di inclinazione anteroposteriore
non supera mai i 5 per andature ordinarie,
pertanto non sono rilevabili da un occhio
non allenato.
La patologia ci pu dare qualche esempio estremo che consente di comprendere
meglio; la zoppa tipica definita come zoppa
del saluto illustra bene questa inclinazione:
il tronco s inclina leggermente verso l avanti
al momento dello slancio/spinta e leggermente verso il dietro al momento della presa
di contatto del tallone al suolo. Cos durante
la fase di doppio appoggio si ha a livello del
tronco una sollecitazione notevole a carico
del pivot sterno/costoclavicolre, mentre il
pivot ileo/lombosacrle, come gi visto precedentemente, non risulta particolarmente
sollecitato. La sinfisi pubica subisce e adatta l avvitamento pelvico, ma non un pivot.
36 - I pivot osteopatici
Semipasso posteriore
Movimenti degli arti superiori
Lo spostamento degli arti superiori rappresenta l omologo superiore del passo pelvico. Essi
si muovono in senso inverso in rapporto agli arti inferiori, ed il loro spostamento massimale
nel momento del doppio appoggio.
La proiezione anteriore dell arto superiore avviene con braccio leggermente flesso e verso
l interno, portato in rotazione esterna; la proiezione posteriore del braccio avviene praticamente
con l arto in estensione ed in rotazione interna. A livello dell arto superiore non vi nessun
pivot e le azioni muscolari che intervengono saranno riprese in uno studio successivo.
Piede
Si trova in appoggio piano al suolo; la gamba, da verticale che era, inizia ad assumere un posizionamento di leggera inclinazione in avanti, la qual cosa determina una chiusura (diminuzione)
dell angolo piede/gamba. Il centro di gravit si sposta dal centro del poligono di sostegno (ove
era nella fase di doppio appoggio) al centro del nuovo poligono di sostegno, rappresentato dal
piede in appoggio al suolo. Questo spostamento spiega le oscillazioni laterali della marcia, e se
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riportato su un piano orizzontale, disegna una sinuside le cui sommit Dx. e Sx. corrispondono
alla posizione verticale di ogni piede portante. Le azioni muscolari sono di stabilizzazione ed
essenzialmente derivano dalla messa in azione del tricipite surale; il soleo, capo monoarticolre
estremamente attivo, lavora in associazione e sinerga con il breve flessore plantare. Gli stabilizzatori laterali della caviglia (tibili e peroni laterali) assicurano l equilibrio laterale del piede.
Ginocchio
Si raddrizza progressivamente dalla sua posizione di flessione imposta dal peso del corpo.
Il quadricipite il muscolo che si prende carico di quest azione, in particolare con due dei suoi
ventri muscolari (retto femorale e vasto esterno). La stabilizzazione assicurata dal tricipite della
sura che rinvia all indietro in ginocchio.
I legamenti crociati, pivot del ginocchio, sono indispensabili per una valida stabilizzazione.
Anca
Si porta in estensione senza pervenire alla rettitudine; gli abduttori (medio gluteo e tensore
della fascia lata) assicurano l equilibrio laterale del bacino. All inizio dell appoggio unilaterale si
manifesta una leggera inclinazione laterale dal lato opposto a quello dell arto portante. Il piccolo
gluteo inizia la sua azione di rotatore esterno del bacino in rapporto al ginocchio relativamente fisso.
38 - I pivot osteopatici
del retto anteriore del quadricipite. Il passaggio della gamba riporta l equilibrio trasversale all
orizzontale, senza oltrepassarlo in condizioni di deambulazione in piano. Entrano in gioco anche
alcuni muscoli del tronco, come il quadrato dei lombi e gli spinali lombari omolaterali.
Semipasso anteriore
Arto inferiore Dx. portante
Gamba
Esegue una flessione dorsale sull astragalo, fino a circa 15 di movimento. Sotto l influenza
del tricipite surale il tallone si stacca dal suolo, con i peroni laterali che intervengono al fine di
controbilanciare l azione del tricipite e preparare la spinta dell appoggio anterointerno.
Ginocchio
Si posiziona in estensione completa finch il tallone si stacca dal suolo, per poi flettersi
subito dopo la spinta finale.
Anca
Piede
Si pone in leggera flessione dorsale con una estensione associata dell alluce grazie all azione
sinergica degli elevatori del piede.
Ginocchio
Effettua, grazie all azione degli ischioperoneotibili, una progressiva flessione; il bicipite
femorale viene attivato in modo pi specifico. La flessione raggiunge il suo massimo (~7) appena
prima del passaggio alla verticale.
Anca
Flette sotto l azione dello psoas iliaco che lavora in associazione col retto anteriore del
quadricipite.
Ginocchio
Mantiene la sua estensione fino al momento dell appoggio del tallone al suolo; in quest
istante ci sembrano particolarmente importanti due elementi: gli ischioperoneotibili frenano
l estensione, che non arriva mai ai suoi limiti di ampiezza articolare; l orientamento della
gamba, sotto l effetto degli abduttori e dei muscoli della zampa d oca, assume qui tutta la sua
importanza.
Anca
Resta in flessione sotto l azione dei muscoli flessori dell anca.
Piede
Ha un buon appoggio in piano sul suolo.
Ginocchio ed anca
Sono entrambi in leggera flessione.
Piede
Continua la sua flessione dorsale.
Ginocchio
Diminuisce la sua flessione. I muscoli della zampa d oca iniziano la loro azione di orientamento per le fasi successive, aiutati dagli abduttori.
Anca
E in flessione di circa 35 sotto l influsso del muscolo psoas iliaco, della zampa d oca e
Semipasso posteriore
L inclinazione laterale determinata dall appoggio unilaterale induce (fig. 16, pagina seguente), all inizio del semipasso posteriore, un adattamento in attitudine scoliotica transitoria lom-
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bare sinistra, dorsale destra e cervicale sinistra
perfettamente equilibrata e compensata (fig. 15).
La sede di collocazione delle vertebre pivot,
determinata dalla loro situazione anatomica
nell ambito delle differenti curve anteroposteriori del rachide, le obbliga a muoversi
fisiologicamente nel rispetto delle leggi che
reggono il loro funzionamento meccanico
per adattare questo atteggiamento scoliotico
momentaneo. La deambulazione su terreno
piano non induce alcuna importante modificazione alle curvature fisiologiche della colonna vertebrale, e consente l applicazione
delle leggi di Fryette in posizione neutra. All
inizio del semipasso posteriore, la posizione
delle vertebre pivot la seguente:
Pivot ileo/lombosacrle
sinistro
Rappresenta l asse anatomico reale dell
asse obliquo Sx. virtuale del sacro descritto
da Mitchell; permette i movimenti del sacro
su un asse obliquo il quale inizia a stabilirsi
nel momento in cui l arto inferiore oscillante inizia la sua triplice flessione (fig. 17).
Nel caso di primo appoggio unilaterale
(semipasso posteriore) il movimento sull
asse obliquo utilizza il pivot ileo/lombosacrle Sx., il che equivale a dire l asse Sx. di
Mitchell, perch l asse Dx. bloccato per
azione gravitaria. La 5 vertebra lombare
si trova in lateroflessione Dx. e rotazione
Sx. determinata dall inclinazione laterale
del bacino, come appare chiaro in fig. 18,
pagina seguente.
Pivot L3
La terza vertebra lombare si trova ad
occupare la posizione di chiave di volta dell
adattamento in attitudine scoliotica lombare
sinistra. Questo pivot adatta tutto il gruppo
all adattamento in inclinazione laterale.
Pivot D9
La nona vertebra dorsale si trova leggermente al di sopra dell incrocio di curve di adattamento in attitudine scoliotica dorsale Dx.
Pivot D4
La quarta vertebra dorsale si trova in posizione di chiave di volta dell adattamento
in attitudine scoliotica dorsale destra.
Pivot D9 e D4
Sono entrambi protetti dalla rigidit
dell insieme del torace; di conseguenza la
loro mobilit d adattamento pi discreta.
Essi si trovano entrambi in lateroflessione
sinistra e rotazione destra.
40 - I pivot osteopatici
Quarta costa, K4
Ha la tendenza a posizionarsi in inspirazione a Dx. ed espirazione a Sx.
Pivot C5
La quinta vertebra cervicale si trova in posizione di chiave di volta nell
adattamento in attitudine scoliotica
cervicale sinistra. La sua posizione in
lateroflessione e rotazione destra.
Complesso OAE
Il pivot C2, l epistrofo, in leggera
lateroflessione e rotazione destra. L atlante, o C1, effettua una controrotazione
sinistra di adattamento alla rotazione
dell epistrofo. L occipite, ultimo
elemento del cardno, adatta l inclinazione con una lateroflessione sinistra e rotazione destra.
Il complesso occipite-atlante-epistrofo realizza l adattamento finale per mantenere l
orizzontalit dello sguardo, costante fisiologica della stazione eretta. La regolazione tonica che
sottende a questa adattazione sar sviluppata in un capitolo successivo.
Pivot L5
La quinta vertebra lombare, assieme al sacro, forma una coppia di forze di senso opposto
tra loro, cosa che giustifica l importanza del pivot ileo/lombosacrle.
Il passaggio della gamba oscillante consente il ritorno del centro di gravit sulla gamba d
appoggio. Cos la controrotazione di L5 sulla torsione del sacro risulta favorita dall effetto del
peso del tronco, come verr chiarito al cap. 3.
Altri pivot
Tutti gli altri pivot (L3, D9, D3D4/K4, C5 e COC2) ritornano quasi esattamente alla posizione del doppio appoggio precedente.
Semipasso anteriore
Dopo il passaggio della gamba oscillante l inclinazione laterale del bacino, dovuta all
appoggio unilaterale, si realizza di nuovo, per durare fino all appoggio del tallone al suolo che
permette il secondo doppio appoggio. In questa fase la posizione dei pivot la seguente: quello
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ileo/lombosacrle diminuisce la sua torsione, tutti gli altri pivot
riprendono la posizione che avevano all inizio del semipasso
posteriore. L adattamento in attitudine scoliotica nuovamente
apparsa tende a diminuire fino al momento dell appoggio del
tallone al suolo, momento in cui sparisce completamente a
causa della scomparsa dell inclinazione laterale dettata dall
appoggio unipodale (fig. 19). Cos le tre fasi dell appoggio unilaterale sollecitano i pivot vertebrali obbligandoli ad adottare
un adattamento in attitudine scoliotica creata sostanzialmente
dall inclinazione laterale del bacino (figg. 2021).
Semipasso posteriore
Il braccio Dx. ritorna dalla sua posizione che era posteriore
e la clavicola Dx. abbandona la posizione in rotazione anteriore.
Il braccio Sx. ritorna dalla posizione anteriore in cui era e la
clavicola Sx. abbandona la posizione in rotazione posteriore.
Semipasso
anteriore
Il braccio Dx. si proietta verso una posizione anteriore e
la clavicola Dx. inizia la sua rotazione posteriore.- Il braccio
Sx. si proietta verso una posizione posteriore e la clavicola Sx.
inizia la sua rotazione anteriore.
Insistiamo molto particolarmente sulle seguenti
azioni muscolari globali:
durante la proiezione anteriore del braccio, esso si
trova in rotazione esterna;
durante la proiezione posteriore del braccio, esso si
trova in rotazione interna.
42 - I pivot osteopatici
La fase d appoggio unilaterale sollecita tutti i pivot vertebrali: ileo/lombosacrle, L3, D9,
D3D4/K4, C5, C2 e tutto il complesso occipite-atlante-epistrofo.
Questa fase si pu riassumere con l azione del sacro sull asse obliquo che condiziona tutto
l adattamento che avviene a livelli superiori e che coinvolge tutto l asse rachdeo.
La torsione sacrale mobilizza l insieme dell asse rachdeo (fig. 21).
43
Cap. 3
I pivot vertebrali e
i pivot legamentosi;
loro ruolo nell equilibrio
della deambulazione umana
45
46 - I pivot osteopatici
Leggi meccaniche
del treppiede vertebrale
Quattro leggi regolano l utilizzazione meccanica del
treppiede:
- 1 legge del treppiede: il treppiede permette sia la stabilit che
la flessibilit del movimento
- 2 legge del treppiede: se i tre piedi del treppiede funzionano sotto carico, il peso di un sovraccarico aggiunto non pu
essere sopportato che con difficolt in rapporto alla base d
appoggio
- 3 legge del treppiede: la legge precedente vera quando il
Fig. 25 - Gli assi verticali
sovraccarico aggiunto che si sposta in rapporto alla base in
A-A: asse verticale passante per il
appoggio su due soli piedi del treppiede
- 4 legge del treppiede: quando il sovraccarico aggiunto non centro del corpo vertebrale
grava che su uno solo dei tre piedi del treppiede sar possibile B-B e C-C: assi verticali passanti per
un suo spostamento in modo relativamente facile in rapporto le faccette articolari posteriori
alla sua base d appoggio.
Nel nostro studio dei pivot utilizzeremo la meccanica retta dalle leggi enunciate, in rapporto
alle possibilit di movimento attorno agli assi precedentemente descritti.
Ogni treppiede vertebrale sar studiato in funzione sia della vertebra sottostante che di
quella sovrastante e vedremo cos di analizzare quelli che sono i principali movimenti reciproci,
gli adattamenti meccanici reciproci in rapporto alla fisiologia articolare e le compensazioni meccaniche
che saranno per noi la quasi certezza di una patologia.
47
In pi, dopo aver studiato i disadattamenti meccanici possibili a carico dei pivot sia legamentosi che
articolari, proveremo a fare un repertorio delle perturbazioni che si manifestano a loro carico, in particolare
a livello: degli archi vertebrali, dell arco vertebrale,
delle differenti curvature (cervicale, dorsale, lombare
e sacrale), della ripartizione delle forze gravitarie del
peso del corpo, in base alle linee posteroanteriori ed
anteroposteriori (fig. 26), dell adattamento alla linea
di gravit.
Grazie ai lavori di J. Wernham ci consentito di
seguire questi disadattamenti in funzione dell
utilizzo fisiologico o patologico dei pivot del corpo
umano. Diviene allora utile riprendere gli schemi di J.
Wernham per comprendere meglio le aggressioni subite
dall insieme strutturale dell individuo e per spiegare
meglio cos in modo pi completo le aggressioni alla
Fisiologia propria di funzionamento.
In base al movimento vertebrale che avviene su 7
assi di movimento sui piani orizzontale, frontale e sagittale, possono essere spiegati i differenti meccanismi
alla base di fenomeni lesionali.
Le posizioni lesionali definite come di 1 grado si
creano attorno ai 4 assi orizzontali e ci seguendo la
tradizionale meccanica articolare fisiologica vertebrale;
queste lesioni potranno allora essere facilmente corrette
seguendo questa stessa meccanica.
Fig. 26 - La linea posteroanteriore mantiene
Al contrario, quei disadattamenti creati da una l integrit della tensione del collo, e rinforza
cattiva utilizzazione degli assi verticali, creeranno la la linea di sostegno addominoplvica; ci
lesione vertebrale vera e permanente, quella che sar indi- ottenuto dirigendo le tensioni sul centro di
spensabile correggere per poter ritrovare la fisiologia gravit del corpo (L2L3) e successivamente
articolare normale. E proprio questo tipo di correzione a livello delle teste femorali.
che definisce l arte osteopatica.
I movimenti di side bending e di rotazione
In base agli assi orizzontali i movimenti della vertebra hanno come base di movimento la linea aninteressata saranno:
teroposteriore, la quale prende appoggio
- le inclinazioni anteroposteriori o posizioni di flessione sulle vertebre D11D12.
e posizioni di estensione
Tali vertebre dorsali sono il punto di resisten- le inclinazioni laterali o side-bending associate o za meccanico pi importante contro l alterameno, in base alle leggi di Fryette, alla rotazione destra zione degli archi o curvature vertebrali.
o sinistra.
E sempre a partire dal movimento di side bending che inizia la sequenza lesionale, perch,
avendo solo 2 dei 3 piedi in appoggio, sono possibili anche gli altri movimenti. E allora che entra
in gioco l utilizzo degli assi verticali. La posizione non stabile della vertebra riposa solamente su
1 o su 2 piedi del treppiede vertebrale, il quale vede la dislocazione di uno o di entrambi gli assi,
per cui la lesione si installa. Entra cos in gioco il fenomeno fisiologico di difesa e di adattazione
a queste condizioni sfavorevoli al buon funzionamento del treppiede vertebrale.
Se la dislocazione degli assi verticali associata all utilizzo intempestivo degli assi orizzontali, si tratta allora di un fenomeno di compenso che si installa ai livelli sovra e sottostanti, e ci
troveremo pertanto davanti a una condizione patologica lesionale che sar da correggere mediante
la ricerca del miglior meccanismo correttivo possibile: il riposizionamento vertebrale.
E utile in questa sede ricordare due casi in particolare, relativi a C0C1 ed al sacro: atlante
ed occipite funzionano sotto la dipendenza delle leggi del treppiede, ma qui il treppiede invertito;
2 piedi anteriori articolari; 1 piede posteriore, il legamento cervicale posteriore.
Le correzioni dovranno dunque essere effettuate a marcia inversa, e ci consentir un
buon utilizzo del cardno cervicale superiore.
48 - I pivot osteopatici
Il sacro segue le stesse leggi degli altri segmenti vertebrali: se esso subisce un movimento in side
bending avr la tendenza ad effettuare una rotazione dal lato opposto (assi di Mitchell): sar allora il
pivot legamentoso ileo/lombosacrle a divenire il garante di un buon utilizzo meccanico del sacro.
I nostri studi sui disadattamenti meccanici concernenti ciascuno dei pivot vertebrali e legamentosi in funzione delle vertebre sovra e sottostanti sar analizzato per poter comprendere
meglio le aggressioni subite dall insieme strutturale dell individuo e per spiegare cos in modo
pi completo le aggressioni alla fisiologia propria di funzionamento.
In base al movimento vertebrale che avviene sui 7 assi di movimento, sui piani orizzontale,
frontale e sagittale, possono essere spiegati i differenti meccanismi alla base di fenomeni lesionali ed possibile descrivere, come gi premesso, le perturbazioni che eventuali loro condizioni
patologiche possono creare.
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E per noi evidente che, tanto meccanicamente quanto strutturalmente, L5 pu essere considerata come facente parte di questa
porzione vertebrale. E a questo livello che si situa anche il pivot
ileo/lombosacrle; il gioco legamentoso posteriore, garante del valore meccanico del pivot, permette la migliore fisiologia funzionale
richiesta dall organismo a questo livello, cio la richiesta di stabilit
del bacino.
50 - I pivot osteopatici
51
E indispensabile aggiungere a questo discorso la necessaria e perfetta utilizzazione dei
muscoli oculomotori (interazione oculomotoria), nonch della funzione dei canali semicircolri
dell orecchio interno (relazione vestibolare), in quando la correttezza delle informazioni propriocettive del corpo (del piede in particolare), permettono al meccanismo umano la corretta
realizzazione e mantenimento sia della statica eretta che dell equilibrio verticale. In base a tali
relazioni se ne deduce allora che al di sopra di C2 che il meccanismo pi importante.
Se meccanicamente il cardno permette ad un corpo, sospeso o sostenuto, di avere invariabilmente una direzione di lavoro costante, importante ricordare che il pivot C2 lui stesso in
equilibrio sulla vertebra sottostante, C3; da ci derivano i possibili adattamenti e compensazioni
meccaniche dell atlante in rapporto a C3.
Pivot C5
Movimenti fisiologici
La posizione del pivot C5 nell ambito cervicale gli permette senza troppi problemi di utilizzare
gli assi orizzontali del treppiede. La flessibilit globale cervicale globale chiede a questa zona l
esecuzione migliore possibile della componente rotatoria di movimento, tenuto conto naturalmente dell orientamento delle faccette articolari e dei movimenti di lateralit che ne derivano.
Durante i movimenti estremi globali della colonna cervicale, a livello di C5 che le forze di
tensione e di contropressine sono di maggior entit; questa la ragione per la quale C5 subisce
il massimo rischio di artrosi, che si manifesta anche in base ad un aspetto radiologico.
D altra parte C5 il pivot interarco tra il piccolo arco superiore cervicale (C0C4) e l arco
medio (C6D8); gli adattamenti cervicoceflici per garantire la pi ampia mobilit possibile, in
rapporto alla zona toracica rigida, si effettuano in base alla corretta utilizzazione del pivot C5.
52 - I pivot osteopatici
Pivot D3D4/K4
E una delle regioni del corpo umano meccanicamente pi importanti.
Movimenti fisiologici
D3 e D4 hanno possibilit fisiologiche di movimento in flessione, estensione, lateralit e rotazione
in base agli assi gi definiti.; ci avviene malgrado la rigidit del segmento dorsale, condizionata in
particolare dal relativo spessore del disco intervertebrale in rapporto a quello del corpo vertebrale
di ciascuna vertebra dorsale ( 1/6 a livello dorsale contro 1/3 a livello cervicale e lombare).
Questa restrizione d ordine generale un po controbilanciata dalla lunghezza del segmento
dorsale (esso possiede infatti il maggior numero di vertebre, 12).
Per sua caratteristica la porzione toracica vede limitato il movimento di flessoestensione,
ma ha, come contropartita, una capacit di movimento in rotazione ed in lateralit maggiore di
quanto si potrebbe immaginare.
Resta comunque il fatto innegabile che, per via della curva cifotica fisiologica anteriore presente,
sono facilitate all insorgenza le lesioni dette posteriori (in flessione) delle vertebre D3 e D4.
Alle restrizioni di movimento gi presenti per via della conformazione particolare di questa
porzione, va sommato il fatto della presenza delle leve costali, elemento che si ripercuote ad ogni
livello vertebrale, e quindi anche a livello del pivot D4 con la costa K4 (si potrebbe utilizzare la
terminologa R4 dove R deriva dall inglese rib, costa).
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54 - I pivot osteopatici
E importante iniziare tutti i trattamenti specifici di D3D4/K4 con una normalizzazione della
struttura vertebrale sovrastante, della struttura scapolare e cervicale, per ottimizzare le funzioni
vitali vasomotorie e toracopolmonri. Ci sar la garanzia di una buona funzionalit dia-frammatica riflessa e di una secondaria, non meno importante, normalizzazione visceroaddominle.
Pivot D9
Movimenti fisiologici
D9 possiede una propriet unica nell ambito vertebrale: strutturalmente ha delle faccette
articolari inferiori con superficie di ampiezza molto limitata, pertanto in grado di eseguire il
movimento di rotazione senza che il grado di lateralit sia molto apprezzabile; anche il basculamento, anteriore e posteriore, limitato.
D9 situata tra i 2 archi cervicodorsle (C6D8) e dorsolombare (D10L5). Tensioni e superlavoro sono mal tollerati da questo pivot. Se l arco superiore rigido D9 trasmette all arco
inferiore una ricerca di adattamento fisiopatolgica; viceversa se si tratta dell arco inferiore.
Il pivot D9 la vertebra che possiede la maggior possibilit di interazioni meccaniche con tutte
le catene viscerali esaminabili.
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Pivot L3
Movimenti fisiologici
L3 un pivot molto importante per la colonna; i suoi piatti vertebrali superiore ed inferiore
sono praticamente orizzontali, la qual cosa gli conferisce grandi possibilit di movimento anteroposteriore; per contro, essendo vertebra lombare, ha le faccette articolari posteriori molto
verticalizzate sia sul piano parasagittale che sul piano parafrontle, e ci conferisce alla vertebra
scarse possibilit di movimento sia in rotazione che in lateralit.
In rapporto a L2
L adattamento fisiologico dipende dalle aggressioni che essa subisce che sono in parte dovute
all elasticit dell arco lombare ed in parte alle tensioni e le compressioni subite da parte dell
arco dorso lombare inferiore. I movimenti di flessione, estensione e lateralit sul piano sagittale
e sul piano frontale, sono consentiti o limitati dall orientamento reciproco delle superfici articolari posteriori Un orientamento pi frontale di tali superfici articolari consentir l esecuzione di
movimenti di lateralit proporzionalmente pi ampi rispetto ai movimenti di flessoestensione.
Un orientamento pi sagittale determiner l inverso. La grande disponibilit alla compressione
del disco intervertebrale L2L3 aumenta di fatto le possibilit di adattamento.
In rapporto a L4
E importante tenere in considerazione l esistenza dei potenti legamenti ileolombri, dei
quali vedremo tutta l importanza quando affronteremo lo studio del pivot ileo/lombosacrle; gi
fin d ora comunque possiamo affermare che, per la presenza di questi legamenti, L4 pu esser
considerata parte integrante dell unit funzionale pelvica; in base a questo ragionamento L3 diviene una verosimile rotula meccanica che crea legame tra pelvi e colonna vertebrale sovrastante.
Durante l esecuzione di una rotazione, talvolta si pu installare a livello di L3 una distorsione che coinvolge la linea di gravit; la risultante di forze che ne deriva si ripercuoter necessariamente a livello delle faccette articolari posteriori di L2 e di L4. Il peso del corpo al di sopra
di L3 si riporter allora sul bacino.
Demoltiplicatore della linea di forza PA verso le due cavit acetabolari, l azione muscolare
potente ed asimmetrica applicata a questo livello (psoas iliaco in particolare), assieme alla non
meno potente azione della forza di gravit focalizzata sul centro di gravit, obbligano L3 ad
adattarsi in permanenza ad aggressioni in torsione derivanti dalla risultante di queste forze.
Per Littlejohn L3 il punto di rottura nella continuit solidale colonnapelvi.
Tutte le normalizzazioni applicate su L3 consentono di ristabilire le relazioni articolari per
il ripristino della stabilit pelvica, e soddisfano le richieste di mobilit dei livelli sovrastanti.
56 - I pivot osteopatici
Movimenti fisiologici
I tre piani ortogonali (frontale, sagittale e orizzontale) permettono al complesso l esecuzione di
movimenti ben definiti: essi sono: nutazione e contronutazione nel senso anteroposteriore, sul piano
sagittale; torsioni sacrali e/o lateroflessione-rotazione del sacro avvengono su piani semiortogonli,
per similitudine un compromesso tra i piani frontale ed orizzontale; il supporto di questo movimento sono in realt gli assi definiti da Mitchell, in funzione dell inclinazione del piatto sacrale.
Ciascuno dei movimenti fisiologici, associati o meno, combinati o meno, dipendono dal sistema strutturale appena descritto; il principale fattore di mobilit e di adattamento resta comunque
il disco intervertebrale, o meglio i dischi L4L5 ed L5S1. Il gioco articolare del complesso pivot
ileo/lombosacrle dipende dalla loro possibilit dinamica e dalla loro integrit fisiologica. Il loro
ruolo di ammortizzatore nei confronti di sollecitazioni provenienti dalla sovrastante colonna, in
associazione anche al peso del corpo, implica che essi abbiano anche una note-vole plasticit ed
una notevole capacit di adattamento alla costante compressione cui sono sottoposti.
Articolarmente la stabilit sacroiliaca garantita da un potente sistema legamentoso sia posteriormente che anteriormente: legamenti ileosacrali e sacroischitici. Dinamicamente i legamenti
ileolombri, molto importanti, agiscono da freni e da garanti una buona utilizzazione fisiologica
della cerniera lombosacrle, una delle zona pi esposte di tutto l sistema vertebrale.
Vertebra L5
L5 si trova al centro dell insieme strutturale ileo/lombosacrle; il solo elemento di quest
insieme che presenta dei rapporti anatomici con tutti gli altri. La sua posizione, inclinata verso
l avanti, la predispone a lesioni anteriori; la forma di L5 a cuneo, con inclinazione pi o meno
accentuata su una semiortogonalit orizzontale; essa con tale inclinazione corrisponde al sacro
in modo speculare. E questa posizione strutturale invertita che assicura stabilit pelvica per il
gioco agonista/antagonista delle reciproche possibilit articolari.
Le strutture legamentose assicurano e garantiscono risposte ottimali a tutte le sollecitazioni articolari. L5 il pivot del complesso ileo/lombosacrle. I suoi rapporti meccanici con la vertebra
sovrastante L4 sono estremamente importanti in quanto quest ultima fa parte del complesso
pivot ileo/lombosacrle. Se L5 sostiene L4 e tuta la parte sovrastante del corpo, L4 permette a L5,
grazie al suo sistema legamentoso (legamenti ileolombri) ed al suo potente sistema muscolare
(a netta predominanza pelvica), di evitare eccessive sollecitazioni sia di tipo anteroposteriore (le
pi importanti) che di tipo laterale ed orizzontale.
Un fattore d importanza primaria interviene nei rapporti tra queste strutture vertebrali: si
tratta dell orientamento reciproco delle faccette articolari posteriori. Se il loro orientamento pi
vicino al piano frontale questo fatto limita le possibilit di movimento in senso anteroposteriore
sul piano sagittale, ma consente una maggiore mobilit laterale ed orizzontale. Accade l inverso
se le superfici articolari sono pi vicine, come orientamento reciproco, al piano sagittale. Le pi
grandi difficolt di adattamento si manifestano quando una di queste articolazioni intervertebrali
posteriori frontale mentre l altra sagittale. Le aggressioni divengono allora molto importanti, e le forze di taglio sui tre piani ortogonali sono massimali; lo stesso accade quando queste
stesse superfici articolari hanno un orientamento non ben solidale sui tre piani orizzontale sagittale e verticale, cio a dire con un orientamento di 30, 45, 60, a seconda del tipo morfologico.
Gli adattamenti sovra e sottostanti divengono cos molto delicati, e possono essere all origine di scoliosi adattative al di sopra, e di situazioni di torsione sacrale al di sotto, con possibili
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implicazioni agli arti inferiori. Queste disposizioni anatomiche sono una delle cause principali
dell avvitamento del bacino descritto in precedenza.
Legamenti ileo/lombosacrli
Interessano pi dei precedenti le relazioni vertebroplviche, in quanto solidarizzano posteriormente L4 ed L5 con il bacino. I legamenti lomboilaci e lombosacrli limitano, grazie alla loro
potenza, la mobilit lombosacrle; inoltre tendono ad evitare alle strutture discali intervertebrali
il sovraccarico di eventuali risultanti di forze di taglio.
Durante l esecuzione di movimenti di lateralit e di rotazione tali legamenti vanno in tensione dal lato della convessit e si detendono dal lato opposto. E soprattutto durante i movimenti
anteroposteriori della regione lomboplvica (antiversione, retroversione, nutazione, contronutazione) che il loro orientamento specifico nello spazio assume tutta la sua importanza.
Il legamento ileolombre superiore collega L4 alle creste iliache, ed ha un orientamento verso il
bassofuori e verso il dietro; in tal modo durante l esecuzione di tutte le inclinazioni verso l avanti,
con la sua messa in tensione questo legamento assicura un azione di freno.
Il legamento ileolombre inferiore collega L5 alle creste iliache e alle articolazioni sacroiliache;
il suo orientamento verso il bassofuori e pi in avanti del precedente; questo fatto limita l inclinazione posteriore.
Questo orientamento e queste specifiche inserzioni ci consentono di affermare che delle
aggressioni legamentose che coinvolgono il legamento ileolombre superiore sono pi in relazione con lesioni a carico della vertebra L4, mentre delle aggressioni legamentose che coinvolgono
il legamento ileolombre inferiore sono pi in relazione con lesioni a carico della vertebra L5 e
delle articolazioni sacroiliache. Nel primo caso avremo una limitazione della flessione, mentre
nel secondo una limitazione dell estensione.
Gli spostamenti laterali del bacino per noi non potranno dare che un immagine di avvitamento; in effetti tutte le inclinazioni laterali a livello sia vertebrale che sacrale, in base alle leggi
di Fryette, inducono una rotazione associata. Qualsiasi sia la causa di questo basculamento laterale (anteriorit o posteriorit iliaca, torsione sacrale, ma in particolare l ineguaglianza vera di
lunghezza degli arti inferiori), si potr constatare sempre la rotazione di una vertebra lombare
bassa (L4L5). L immagine radiologica classica di basculamento laterale che ne deriva dunque
falsa: non bisogna infatti dimenticare che essa rappresenta un volume in un momento funzionale.
58 - I pivot osteopatici
Si sente spesso parlare di spostamento delle vertebre in riferimento alla regione lombare; in
realt ci non avviene. Se la dinamica discale e le sue risultanti meccaniche sono ben conosciute,
si pu comprendere come spesso dei movimenti forzati o mal eseguiti (anche a causa delle leve
lunghe, ad esempio gli arti inferiori, o il tronco nel suo insieme) creano delle sovratensini e
delle posizioni sfavorevoli dell insieme strutturale ileo/lombosacrle. Il complesso pivot presenta allora delle dislocazioni degli assi del treppiede ed il freno legamentoso fisiologico non
pi in grado di assicurare la sua funzionalit; allora che si manifesta la distorsione, vertebrale o
sacroiliaca, che la principale forma di incidente, col coinvolgimento discale che ne deriva.
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L incastramento reciproco delle superfici articolari astragalocalcaneri, separate dal pivot
legamentoso astragalocalcanere, consente l esecuzione di movimenti di torsione, sia verso l
interno che verso l esterno, ma sempre attorno al pivot.
Se il calcagno ha la necessit di adattarsi alla linea orizzontale nel modo pi fine possibile,
e ci per rendere il pi facile possibile la ricerca dell equilibrio, l astragalo che, in qualit di
trasmettitore diretto delle pressioni sovrastanti, va ad adattarsi alla posizione del calcagno.
Non possedendo alcuna inserzione muscolare l astragalo va ad essere tributario, per frenare
i suoi movimenti adattativi, in primo luogo di un sistema legamentoso periarticolare estremamente potente e complesso; in secondo luogo di una posizione di sicurezza nell ambito della
pinza bimalleolre tibioperonele.
E interessante notare che la pinza tibioperonele sufficientemente elastica sia in lateralit che sul piano sagittale, da permettere alla puleggia astraglica tutti i suoi movimenti propri
anche se asimmetrica: essa infatti pi larga avanti che dietro.
Gli adattamenti fisiologici sono consentiti, oltre che dall insieme dei legamenti propri della
caviglia, anche dai tutori peroneli, grazie all elasticit della membrana interossea.
Il gioco agonista/antagonista dei muscoli motori della caviglia e del piede ha un ruolo
molto importante: quello di freno attivo dei movimenti, la qual cosa limita i considerevoli rischi
di lesione a questo livello. In effetti due leve molto sproporzionate tra loro sono utilizzate per
la necessaria stabilit del piede: la prima rappresentata dalla piccola altezza del calcagno, solo
qualche centimetro, l altra rappresentata dall altezza totale del corpo al di sopra dell astragalo,
variabile evidentemente da individuo a individuo.
60 - I pivot osteopatici
si avr a che fare con un soggetto in equilibrio di tipo posteriore; se invece cade posteriormente a
questo stesso repere si avr a che fare con un soggetto in equilibrio di tipo anteriore. L astragalo
trasmette le pressioni gravitarie basandosi su un equilibrio instabile che spesso indice di una situazione lesionale di compenso che interessa tutta la linea gravitaria per fenomeno di azione/reazione.
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62 - I pivot osteopatici
Se la rigidit relativa ed adattativa del piede costante, importante che il triangolo meccanico
costituito dallo scheletro dell arto inferiore non subisca dislocazioni soprattutto secondo i suoi lati o
linee maggiori, cio quelle che vanno dall acetabolo alla caviglia e dal gran trocantere alla caviglia.
Il relais meccanico rappresentato dal ginocchio disloca queste linee durante le varie fasi
della deambulazione; nella fase di appoggio unilaterale, come anche nella fase statica eretta, il
posizionamento in avvitamento del ginocchio conserva, oltre alla necessaria stabilit, anche la
posizione corretta di queste linee del triangolo. Questa stabilit deve tuttavia essere ben presente
anche durante le fasi di flessione dell arto inferiore, e quindi in tutte le fasi della deambulazione.
Non ci si deve mai scordare del fatto che clinicamente il ginocchio una struttura che deve
essere fredda, indolore, mobile e stabile.
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I legamenti sternoclavicolri anteriore, posteriore e superiore, il legamento interclavicolre,
il legamento costoclavicolre inferiore sono gli elementi che dirigono il gioco di questo pivot, e
che consentono un buon utilizzo dell articolazione.
Nell esame di clinica osteopatica, in relazione con la ricerca della normalit del movimento,
si dovr ritrovare la possibilit di esecuzione di un movimento di circonduzione della struttura,
nonch di un movimento elicoidle particolare (che la combinazione di movimenti sui vari
piani dello spazio, in base ai quali l estremit laterale della clavicola pu eseguire un 8). E la
conformazione ad S italica della clavicola che acconsente all esecuzione di questi movimenti, il
cui punto d appoggio rimane sempre e comunque il pivot legamentoso sternoclavicolre.
64 - I pivot osteopatici
L interdipendenza costoclavicolre ci permette di dire che una lesione della clavicola interessa molto spesso il posizionamento della 1 costa, e viceversa.
Le eventuali compensazioni controlaterali sono quasi sempre dovute all asimmetra di
utilizzo del pivot, cosa che d l immagine, come gi spiegato in precedenza, di avvitamento
sternoclavicolre, lesione da normalizzare o correggere osteopaticamente.
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Cap. 4
I pivot nell attivit
tonica posturale
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68 - I pivot osteopatici
In questo capitolo vedremo un certo numero di elementi fondamentali anatomofisiologici
che interessano i muscoli, e l integrazione del loro utilizzo nel concetto osteopatico meccanico.
Classificheremo in seguito, il pi schematicamente possibile, il sistema retto e quello crociato,
nonch le incidenze fisiopatolgiche del loro utilizzo in funzione dei pivot. Proporremo infine
un utilizzo teraputico del sistema crociato.
Inizieremo ora col definire (ammettendo che lo si possa fare) la nozione di movimento.
Il movimento
Verificando su diversi dizionari si pu osservare che il movimento stato definito con una
molteplicit di giri di parole; vi comunque una definizione che illustra meglio delle altre il
movimento, naturalmente in base ad un ottica osteopatica:
il movimento lo spostamento di un corpo mobile.
Il corpo umano in continuo movimento per lottare contro gli effetti della gravit; il corpo
non mai immobile, nemmeno quando all apparenza assume la posizione il pi statica possibile:
in effetti la definizione statico non significa immobile, semmai che non sta effettuando alcun
spostamento vettoriale. Meccanicamente appare che ogni movimento corporeo sia la risultante
di due forze di senso opposto tra loro che si manifestano in modo alternativo (la flessione legata
all estensione e viceversa).
Il movimento vede la sua partenza, o meglio il suo inizio, da una posizione posturale, e termina,
o meglio si conclude, in un altra posizione posturale.
Possiamo accordare al movimento il concetto equivalente di una serie di sequenze posturali finalizzate; il fenomeno della deambulazione ne l esempio tipico. Entra cos in gioco la
nozione di equilibrio; il movimento corretto dipende dal grado di equilibrio, ed i muscoli sono il
mezzo che ne consentono l effettuazione. Vedremo in seguito come l utilizzo del mezzo muscolare
pu essere appreso. Riguardo all attivit muscolare, noi la classifichiamo in due fasi fisiologiche,
le attivit tonica e fasica.
Ciascuna di queste due fasi, strettamente legate tra loro come le interazioni di strutture
antagoniste, porta all elaborazione del movimento globale.
Il movimento globale mette in gioco pi articolazioni con una molteplicit d interventi
muscolari; l analisi del movimento globale consente di identificare dei movimenti essenziali
(flessione, adduzione e rotazione esterna), con i loro complementari/antagonisti (estensione,
ab-duzione e rotazione interna). Quest insieme costituisce verosimilmente la cibernetica del corpo
umano.
La quarta dimensione, il tempo, interviene per collocare i movimenti nello spazio; se
lo scopo del movimento nel futuro, non ha senso una sua collocazione nel presente (per non
parlare del passato!). Nel passato pu esser ritrovata una preselezione dei movimenti da effettuarsi: la costruzione mentale del movimento (momento immaginario del movimento) che si
basa sull esperienza, sul vissuto.
Questa elaborazione sar facilitata, o ostacolata, nel momento presente, sia per una perturbazione della situazione posturale di inizio o d arrivo; tale perturbazione potrebbe essere una
limitazione articolare, una retrazione muscolare fisiologica, ma anche dei fenomeni non meno
patologici come il dolore. Queste sono sensazioni del presente che vanno ad influenzare il momento immaginario del movimento, e quindi anche l esecuzione corretta del movimento nel futuro.
Tutta questa organizzazione dipende ben inteso dal nostro sistema nervoso e dalla sua
utilizzazione gerarchica. In riassunto, le caratteristiche importanti che dovremo rilevare all
osservazione osteopatica del movimento sono le seguenti nozioni: spostamento vettoriale del
corpo, per quanto minimo, spostamento spaziale, nozione analitica del movimento, con le sue
tre componenti: flessoestensione, ad-abduzione, rotazione esterna/interna.
Queste tre componenti determinano la nozione di ortogonalit dei tre piano dello spazio,
frontale, sagittale ed orizzontale, e delle loro eventuali risultanti: nozione fisiologica di attivit
posturale, sia tonica che fasica, nozione meccanica di agonista ed antagonista, nozione temporale
del momento, nozione di scopo, o meglio di finalit propria del movimento.
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Sistema cerebellare
Posizionato come fosse una deviazione della faccia posteriore del tronco cerebrale il cervelletto costituito da un verme mediano, da due emisferi laterali e da un nucleo centrale (nucleo
dentato, nucleo del tetto, embolus e globulus).
Il cervelletto collegato: al bulbo mediante i peduncoli cerebellari inferiori, alla protuberanza
mediante i peduncoli cerebellari medi, ai peduncoli cerebrali mediante i peduncoli cerebellari
superiori. Adotteremo per la descrizione la suddivisione patogenetica classica.
Archeocerebellum
E costituito dal flocculo nodulare e presenta delle connessioni vestibolari.
Paleocerebellum
Costituito dal verme, presenta delle connessioni spinali e mesencefaliche. Riceve delle afferenze provenienti dai fasci di Fleschig e Gowers, ed emette delle fibre che, dopo aver fatto relais con il
nucleo del tetto e col globulus, si dirigono al peduncolo cerebellare superiore; essi costituiscono i fasci
incrociati di Russel e la commissura di Wernekink, fasci che riuniscono la parte antica del nucleo
rosso, e formano sinpsi con le fibre che entrano nella costituzione del fascio rubrospinle.
Neocerebellum
Costituito dai lobi laterali, presenta delle connessioni con la corteccia cerebrale.
70 - I pivot osteopatici
Mediante il peduncolo cerebrale medio riceve delle afferenze in provenienza dai nuclei del
ponte, essi stessi in connessione con le aree 6, 7, 5 e 21 della corteccia.
La neocortex emette allora delle fibre che poi si relazionano con il nucleo dentato e con l
embolus, raggiungendo, dopo esser passate per il peduncolo cerebellare superiore, il nucleo rosso
ed il talamo. Dopo il relais talamico si proiettano alle aree 5 e 6 della corteccia.
Il cervelletto gioca cos un importante ruolo nella regolazione degli adattamenti posturali
e dei movimenti volontari, permettendo il gioco armonioso dei muscoli agonisti ed antagonisti
relativamente alle loro contrazioni e decontrazioni.
Archeo ed paleocerebellum intervengono nella regolazione della statica grazie all aggiustamento permanente del tono di sostegno alle necessit dell equilibrio statico; il neocerebellum
controlla e coordina l attivit cinetica, regolarizzando i movimenti volontari degli arti.
Fusi neuromuscolri
Sono paralleli alle fibre contrattili dei muscoli striati, e sono rappresentati da due tipi di fibre: a
sacco nucleare ed a catena nucleare. Le fibre a sacco nucleare costituiscono il primo tipo; presentano
un rigonfiamento a livello della regione equatoriale che costituisce il sacco, nel quale sono accumulati
numerosi nuclei, e la cui striatura non visibile che a livello dei segmenti polari. Le fibre a catena nucleare
costituiscono il secondo tipo; non posseggono rigonfiamenti pertanto i nuclei sono collocati in fila indiana, a catena gli uni con gli altri. L innervazione sensitiva garantita da due tipi di terminazioni nervose.
Terminazioni primarie
Arrotolate a spirale attorno al sacco o alla catena nucleare, sono fibre di tipo Ia di grosso
calibro che si articolano direttamente con i motoneuroni e contribuiscono alla formazione dell
arco monosinaptico del riflesso miotattico. Le fibre di tipo Ia hanno la capacit di rispondere a
stiramenti di leggera intensit ed alle rapide variazioni di tensione; la loro articolazione pi
specifica a livello dei motoneuroni estensori (fibre mieliniche Ia di diametro 1220m che realizzano
il riflesso monosinaptico in estensione).
Terminazioni secondarie
Intervengono pi specificamente sulle fibre a catena; sono in pratica delle fibre pi sottili,
infatti appartengono al gruppo II, che si articolano con gli interneuroni midollari e contribuiscono alla formazione dell arco polisinptico del riflesso di flessione; il suo significato specifico
ha ancora degli aspetti oscuri.
L innervazione motoria garantita dai motoneuroni gamma, a loro volta divisi in due tipi:
gamma 1 che innervano le fibre a sacco e gamma 2 che innervano le fibre a catena. I motoneuroni
gamma intervengono nella determinazione del livello dell attivit dei fusi; durante il loro funzionamento gli elementi contrattili si raccorciano, determinano uno stiramento della parte recettrice,
e di conseguenza determinano la variazione del valore a seconda dell entit del riflesso di stiramento. Nei tendini esistono tuttavia anche i corpuscoli di Golgi, che sono sensibili alle variazioni
di tensione del tendine stesso; sono innervati da fibre di tipo Ib che rappresentano una via esclusivamente disinptica. Mentre essi sono stimolati, le loro fibre Ib trasmettono una stimolazione a
carattere inibitorio che raggiunge, per intermediazione di interneuroni spinali, i motoneuroni alfa
che innervano il muscolo relativo al tendine stirato; si realizza cos il riflesso miotattico inverso.
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Muscolo scheletrico
Si ammette attualmente una specializzazione tonica o fasica relativa ad alcuni muscoli o
gruppi di muscoli. Alla fine del secolo scorso Ranvier ha evidenziato nel coniglio l esistenza di
fibre toniche a finalit posturale e di fibre fasiche adattate al movimento volontario.
Molto pi tardi Eccles ha evidenziato tutto un insieme di propriet che permettono di opporre i muscoli a funzionamento tonico ai muscoli il cui ruolo primariamente fasico.
72 - I pivot osteopatici
e mantenuta per attivazione del tono gamma, il quale determina la contrazione del fuso, l eccitazione della fibra anulospirale ed una nuova ondata di stimolazioni per i neuroni gamma ed
alfamtori, da cui un aumento del tono ... da ci consegue che il processo si rinnova per meccanismo di autoeccitazione.
Il sistema inibitore di Renshaw un tono retroattivo e negativo capace di frenare il modo
determinato e regolato in precedenza, l attivit del motoneurone alfa (l elemento biochimico
di questa sinpsi un acido aminico inibitore, la glicna).
Inibizione presinaptica: un fenomeno che si pu osservare a carico delle fibre Ia per l intermediazione di interneuroni cosicch gli influssi afferenti coinvolgono meno i motoneuroni alfa.
Organizzazione spinale
Comprende un certo numero di elementi analizzatori che inviano verso la corteccia e verso
il cervelletto le informazioni che ricevono; le interazioni che esistono col sistema extrapiramidle
si reintegrano dopo elaborazione corticale e/o cerebellare. I propriocettori cutnei informano in
rapporto alle pressioni al suolo. I corpuscoli di Ruffini e di Pacini, capsulari e legamentosi, informano sullangolo, sulla velocit e sulla direzione di movimento articolare. Gli organi tendnei
del Golgi sono gli iniziatori di una interazione riflessa che frena l attivit muscolare. I fusi neuromuscolri, iniziatori di un interazione di tipo pi lungo, rappresentano il sistema gamma.
Nel loro insieme questi sistemi giocano il ruolo estremamente importante di elementi di
valutazione tensionale.
Regolazione midollare
Il riflesso miotattico, o stretch reflex, l elemento primordiale della regolazione del tono
muscolare (Sherrington). Tuttavia il funzionamento del fuso non solo sotto la dipendenza di
eventuali stiramenti passivi: l attivit tonica posturale agisce in permanenza, e si manifesta di
continuo al di l di ogni stiramento aggiuntivo.
Il tono gamma permette l esecuzione di una attivit di tipo tonico permanente, autoindotta
Sistema oculomotore
Richiamo anatomico sommario
E risaputo che ogni globo oculare comprende sei muscoli: retto superiore innervato dal III,
retto inferiore innervato dal III, retto interno innervato dal III, piccolo obliquo innervato dal
IV, grande obliquo innervato dal III e retto esterno innervato dal VI.
I nervi oculomotori, III, IV e VI paio di nervi cranici, hanno i rispettivi nuclei situati nella
protuberanza e nei peduncoli cerebrali; essi costituiscono la via finale comune a tutti gli stimoli
nervosi che pervengono ai muscoli oculomotori.
Nuclei oculomotori
Subiscono l azione permanente dei diversi sistemi. Tra i centri corticali, i pi importanti
sono: l area oculomotoria centrale (area 8 di Brodman) che nell uomo comanda la motilit oculare volontaria; le aree oculomotorie occipitoparietli (aree 18 e 19 di Brodman) che comandano
la fissazione dello sguardo che porta alla fvea retnica l immagine dell oggetto che appare nel
campo visivo del soggetto; tra le altre aree oculomotrici esistenti si citano in particolare quelle
poste a livello della corteccia temporale; mediante la loro azione si ha la coordinazione tra movimenti oculari e stimolazioni auditive.
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74 - I pivot osteopatici
L azione di altri sistemi, come quella del cervelletto, della sostanza reticolata, del labirinto
e delle vie vestibolari, uniscono i nuclei vestibolari a quelli oculomotori. Essi permettono l esecuzione di movimenti oculari riflessi che garantiscono l adattamento oculare ai cambiamenti di
posizione della testa e ai movimenti rotatori della persona.
Benderella longitudinale superiore (BLP)
E un sistema di coordinazione internucleare che gioca un ruolo molto importante: nell
oculo/cefalogira in relazione alle connessioni che essa stabilisce tra i nuclei oculomotori e gli
altri nuclei dei nervi cranici interessati e nella realizzazione di movimenti oculari, assicurando
le connessioni tra i diversi nuclei oculomotori e; garantendo la loro azione coordinata, ci vale
con particolare riferimento per i movimenti di lateralit.
I movimenti degli occhi non sono indipendenti ma sinergici, armonici e coniugati. Cos i muscoli
motori dei globi oculari rispondono agli ordini delle zone corticali motorie specifiche, e sono
coordinati grazie all azione della BLP. L oculomotricit d il riferimento della verticale, dell
orizzontale e del trasversale, informazioni che poi vengono associate e comparate con le informazioni di provenienza dal labirinto. Per J. B. Baron l oculomotricit comanda controlla e
coordina l adattamento alla gravit. Essa rappresenta verosimilmente il direttore d orchestra di
tutta l attivit tonica posturale, regolando la posizione della testa nello spazio.
Regolazione sovraspinle
Il sistema nervoso piramidale e quello extrapiramidle lavorano in sinerga. Tre livelli di
regolazione ci mostrano che le formazioni extrapiramidli modificano l eccitabilit del motoneurone corticale sia relativamente alla facilitazione, sia relativamente all inibizione, ma anche che
lo stimolo piramidale in grado di influenzare il sistema extrapiramidle e di determinarne delle
modificazioni. (EMC Attivit motoria e tono muscolare). I meccanismi centrali di regolazione
del tono e della postura esercitano un influenza di facilitazione e/o di inibizione.
- influenza esercitata dalla formazione reticolare: inibitoria o attivatrice (fascio reticolospinle mediano)
- influenza esercitata dal cervelletto: inibitoria (paleocerebello) o attivatrice (neocerebello)
- influenza vestibolare: attivatrice (via vestibolospinle)
- influenza dei nuclei grigi centrali ed influenza corticale.
In conclusione, bene rimarcare il ruolo estremamente importante della formazione reticolare
che rappresenta la via finale comune dell insieme dei sistemi di controllo centrale.
Sistema retto
Le caratteristiche del sistema retto sono definite soprattutto dall utilizzo di movimenti
che si svolgono su un solo piano: frontale per l ab-adduzione, sagittale per la flessoestensione,
raramente sul piano orizzontale per le rotazioni statiche a destra e sinistra.
Questo sistema non pu dunque avere una sua propria utilit specifica nell ambito degli
spostamenti vettoriali del corpo (ad esempio nella deambulazione), ad esclusione di ci che concerne l indispensabile interazione tra i due sistemi: ci si riferisce in particolar modo all azione di
arrotolamento / srotolamento collegate alla gravit; a questo titolo il sistema retto condiziona l
erezione vertebrale proprio nei suoi rapporti con la gravit; esso viene considerato come l elemento
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essenziale del movimento combinato
flessione/raddrizzamento; acconsente al passaggio da una posizione
statica ad un altra posizione statica:
dall orizzontale alla verticale ad
esempio, o viceversa, magari passando per la posizione seduta. Il
sistema retto l immagine concreta
dell attivit tonica posturale e dell
equilibrio statico dell individuo.
Con ci non va scordata la lateralit, rara ma esistente, in rapporto
agli spostamenti vettoriali del corpo;
tale componente certamente scarsamente utilizzata, tuttavia esiste (da
ricordare l equilibrio tra adduzione
ed abduzione) e l utilizzo del sistema podale ne l esempio perfetto.
Il sistema retto permette, sempre in riferimento alla nozione fisiologica di equilibrio, lo svolgimento
dell attivit antigravitaria, della
qual cosa occupa il posto di direttore d orchestra; paradossalmente
a tal scopo talvolta il sistema retto
deve agire inducendo un azione di
compressione vertebrale, nella fattispecie quando le linee AP e PA non
sono allineate con la linea di gravit.
In effetti il raddrizzamento forzato
del corpo nella sua lotta contro la
gravit determina una diminuzione
delle superfici dei poligoni di forza
a vantaggio di una maggior efficacia
dell azione della linea di gravit. La dispersione dell azione del sistema retto minima e la sua
efficacia si trova centrata e focalizzata sull insieme della colonna; ci crea una forza squilibratrice
che aumenta proporzionalmente col raddrizzamento antigravitario. La superficie d appoggio
si restringe, e l impatto gravitario sul suo centro aumenta.
Sistema crociato
Acconsente agli spostamenti vettoriali nell uomo in stazione eretta (nella deambulazione
per esempio), in tutti gli spostamenti corporei spaziotemporli e su tutti i piani. Questa l immagine concreta di coordinazione motoria, considerata come una delle chiavi dell Osteopatia
totale. Il suo trattamento si presenta come un intervento teraputico da associarsi al trattamento
specifico dei pivot.
E importante a tal fine fare un richiamo alla gerarchia neurologica relativamente al
cervelletto, elemento principale dell insieme coordinazione motoria/equilibrio. Il cervelletto
diviso in archeocerebellum, paleocerebellum e neocerebellum:
- l archeocerebellum interessa la sfera dell equilibrio
- il paleocerebellum interessa il tono posturale statico, il sistema tonico
- il neocerebellum controlla i movimenti involontari e coordinati, il sistema fasico.
Il cervelletto accoppiato al sistema extra-piramidale, e a tal proposito bene insistere
ancora sull importanza dei test clinici neurologici; se essi risultano positivi, l aggressione o il
76 - I pivot osteopatici
trauma ha avuto esiti puramente neurologici, ed il trattamento di un paziente di questo genere
di competenza esclusiva dello specialista; se invece risultano negativi l Osteopatia ha un ruolo
di estrema importanza in qualit di terapia associata.
Principi di utilizzo
1 - 6 muscoli, o meglio, 3 gruppi di muscoli
flessoriestensori
adduttoriabduttori
rotatori internirotatori esterni
1 Gruppo
I muscoli appartenenti a questo gruppo interessano l analisi del movimento, a proposito
della quale possibile schematizzare come indicato alla figura sottostante; l insieme di questi due
schemi induce il movimento combinato di spirale/diagonale globale o di spirale/diagonale analitico.
2 Gruppo
Tale gruppo interessa la tecnica organica
dell equilibrio, che viene realizzato ricercano
nel sistema crociato la
miglior facilitazione propriocettiva. La liberazione delle fasce sar tanto
pi facilmente ottenuta
quanto pi il sistema
muscolare sar correttamente utilizzato.
L azione muscolare meccanica necessita
77
del supporto che deriva dall interazione tra i muscoli del piano profondo e quelli del piano
superficiale, tra quelli che costituiscono le grandi leve e quelli che costituiscono le piccole leve
in relazione ai pivot o alla struttura rigida sulla quale essi agiscono direttamente. Questa stessa
azione muscolare dovr esser ottenuta in base ad un corretto reclutamento di fibre, toniche o
fasiche, sempre al fine di ottenere una buona qualit di movimento.
3 Gruppo
Qui viene interessato l aspetto pi qualitativo e quantitativo dell utilizzo del mezzo muscolare, ci
che noi definiamo come sequenza dell azione teraputica d intervento, che viene definita in sei punti:
dimostrazione del movimento: immagine visuale spaziotemporle
eseguire passivamente il movimento: guida propriocettiva
richiedere l esecuzione attiva del movimento con l aiuto di una guida
richiedere l esecuzione attiva del movimento senza l aiuto di una guida
eventuale correzione del movimento attivo senza guida
utilizzo associato di tecniche di rilasciamento e d irrobustimento muscolare
- rilasciamento: tenere, rilasciare, contrarre senza movimento e rilasciare, resistere con
movimento e rilasciare
- irrobustimento: resistenza statica applicata all inizio, alla met o alla fine del movimento, resistenza dinamica progressiva.
Per chiudere con queste precisazioni va detto che l utilizzo del sistema crociato nella teraputica associata ci consente di utilizzare le catene muscolari in modo molto semplificato;
peraltro quest apporto teraputico deve essere complementare. Non insisteremo mai abbastanza sul
fattore movimento, ma anche sul fattore equilibrio nella scelta delle catene muscolari crociate,
soprattutto se il fine quello di ottenere un ripristino o un miglioramento del rilasciamento o
del rafforzamento del mezzo muscolare profondo o superficiale.
L aspetto schematico del nostro modo di utilizzare il sistema crociato evidente; ma in
base a quest aspetto che l obiettivo primario, in rapporto cio ai pivot, sar perseguito.
La nostra finalit teraputica concreta, per quanto riguarda l utilizzo del sistema crociato
in terapia associata, sar quella di proporre al soggetto la o le posture attive appropriate in relazione con le correzioni e le normalizzazioni osteopatiche dei pivot che avremo gi effettuato.
78 - I pivot osteopatici
In un piano anteriore
C un prerequisto necessario al buon funzionamento del sistema retto: il funzionamento
corretto della puleggia di riflessione costituita dall osso ioide. A tal fine entrano in gioco i muscoli sovraioidi (digastrico, genioioido) ed i sottoioidi (sternotiroido, sternocleidoioido e omoioido).
In un piano posteriore
E importante che le strutture muscolari permettano l equilibrio cefalico migliore possibile
in tutti i piani, in quanto rappresentano la leva di inter/appoggio della testa. Entrano in gioco i
muscoli erettori del rachide dorsolombare per una fissazione adeguata della base vertebrale cervicale, che non altro che la cassa toracica nel suo funzionamento unito a quello del diaframma.
Si tratta ancora dei muscoli lungo dorsale, epi-epispinoso e della massa sacrolombare.
Pi specificamente a livello cervicale posteriore si riconoscono i muscoli: grande e piccolo
complesso, trasversari del collo e splenius capitis (splenio della testa). In determinate condizione
si associa all azione in corso anche l angolare della scapola. L azione degli scaleni e degli SCM
pi particolare nelle posizioni estreme: ad esempio nella condizione di arrotolamento della
lordosi cervicale. A livello della testa i muscoli motori della mandibola fanno parte del sistema retto: si tratta dei muscoli temporali, aiutati nella loro funzione dai masseteri e dagli pterigoidi.
Infine va aggiunto che il cardno C0C2 possiede un suo proprio sistema retto e crociato
costituito dai muscoli profondi suboccipitali; come per vedremo oltre, la loro importanza in
rapporto ai pivot in riferimento quasi esclusivo alla componente crociata del sistema.
79
Quest asse risultante sar perci obliquo e trasversale al tronco, e per volerne dare un
repere, si pu citare l articolazione scapolomerle ad una estremit, e la coxofemorle del lato opposto.
Il tronco possiede dunque due assi di torsione elicoidle che sembra si incrocino a livello del
centro di gravit del corpo, con particolare riferimento al pivot vertebrale L3.
E importante precisare che, nell ottica osteopatica, il sistema crociato comprende non solo
la parte del tronco compresa tra le scapolomerli e le coxofemorli; in realt va tenuta in considerazione anche l influenza che deriva dagli arti superiori ed inferiori, nonch l influenza di
un sistema crociato molto specifico: il sistema crociato cervicoceflico. A scopo di chiarimento
segue ora l elenco dei mezzi muscolari che possono entrare in gioco.
80 - I pivot osteopatici
sistema crociato; in effetti, con la sua concavit posteriore, protegge sul piano sagittale le strutture
retrostanti, esofago e trachea, da azioni meccaniche di tipo compressivo (lo strangolamento ne
l esagerazione) derivate da torsioni che gli adattamenti simultanei ai movimenti sui tre piani
dello spazio possono provocare. Punti di convergenza di forze che proteggono la gola tra i suoi
mezzi miofasciali propri vi sono i muscoli omoioidi ed i muscoli stiloioidi.
Se l osso ioide interviene quasi esclusivamente durante l utilizzo del sistema cervicoceflico retto, con una importante sinerga dei muscoli motori e fissatori della mandibola, le altre
due rotule meccaniche sono C2 e C5, pivot vertebrali del cui uso le strutture mi-fasciali non
possono fare a meno. Queste strutture sono: i muscoli SCM in un piano superficiale ed i muscoli
scaleni e suboccipitali profondi in un piano profondo.
L azione degli scaleni un po particolare, nel senso che essi sono i garanti del mantenimento
della lordosi della colonna cervicale, al punto che da alcuni Autori sono stati definiti come i
muscoli psoas cervicali.
Posteriormente la loro azione sui tre piani ortogonali aiutata da:
- sul piano frontale dall azione multifida del muscolo trasversario del collo.
- sul piano sagittale dall azione di sicurezza del muscolo grande complesso.
- sul piano orizzontale dall azione meccanica antagonista di torsione dei muscoli spleni del
collo e della testa.
Il complesso cervicoceflico, posato sul soffitto del torace presenta una certa originalit
ed indipendenza dal sistema crociato miofasciale del corpo.
L adattamento oculo/cefalogiro certamente sotto la dipendenza dell azione coniugata
pi specifica dei muscoli scaleni ed SCM, in rapporto alla componente cervicoceflica dell oculo/cefalogira; i muscoli profondi suboccipitali hanno invece una particolarit propria: in base
ad un primo aspetto essi permettono le relazioni adattative pi sottili della sfera oculomotoria
con il sistema crociato dei muscoli motori dell occhio; in base ad un secondo aspetto essi presentano una notevole sensibilit alle sollecitazioni di tipo propriocettivo di provenienza dagli
informatori cutnei e dagli informatori articolari posizionali del corpo; infine essi controllano
la vascolarizzazione cefalica e proteggono il bulbo rachdeo, essendo a tutti gli effetti i garanti
attivi del cardno cervicoceflico.
81
segmento cervicoceflico entrano in funzione, assumendo tutta la loro reale importanza.
Un altro imperativo relativamente al nostro utilizzo del sistema crociato in rapporto alla
funzionalit fisiologica del mezzo miofasciale che stato reclutato per quel tipo di lavoro; a
questo titolo non ci si deve scordare che, in base agli arti scelti come leva per l applicazione del
trattamento, le rotazioni sono conseguenti, e comunque opposte tra loro.
Bisogner tenere ben conto delle opposizioni: tra flessione, adduzione e rotazione interna
devono controbilanciare perfettamente l estensione, abduzione e rotazione esterna; l utilizzo di
un mezzo miotensivo profondo dev essere controbilanciato dall utilizzo di un mezzo pi
superficiale; la regolazione tonica posturale d equilibrio deve essere garantita contemporaneamente alla messa in gioco del mezzo miofasciale dinamico (Generalit in questo stesso capitolo).
Resta ben inteso che ogni caso a s stante e particolare, e che una ricetta teraputica non
ha alcun senso. La riflessione personale viene sempre prima dell applicazione teraputica, la
quale non che un arma per agire dopo aver deciso dove e come agire.
Insieme podale
Presenta qualche particolarit in quanto il sistema
retto infatti a questo livello interviene con la sua azione
sul piano frontale (fig. 34). L equilibrio in appoggio
laterale del piede in gioco attorno all asse di Henke
anche se esso non situato esattamente su un preciso
piano ortogonale dello spazio.
Tale asse esattamente situato su un piano risultante dei tre piani dello spazio, ed ha un inclinazione di
circa 45 sul piano orizzontale. I muscoli interessati saranno: i tibili all interno ed i peroneli all esterno.
Con il loro gioco di agonista-antagonista, essi
mantengono l equilibrio laterale del piede. Naturalmente essi partecipano anche alle attivit dinamiche,
ma non fanno parte del sistema propulsore del piede, che
rappresenta per eccellenza il sistema crociato (fig. 35). A
questo livello i muscoli interessati sono:
- il tricipite della sura, propulsore variabile
del piede, che mantiene anche l appoggio posteroesterno nella fase di presa d appoggio del
piede nella deambulazione (attacco del passo)
- il corto flessore plantare, struttura che idealmente continua al di sotto della volta plantare
l abbassamento del piede al suolo, in una presa
d appoggio di tipo propulsivo. Esso orienta
la sua azione verso le ultime quat-tro dita del
piede, cio dall interno all esterno
- il flessore proprio dell alluce, posto pi
medialmente, ha lo scopo di controbilanciare
lazione verso l esterno dovuta al corto flessore
plantare. Il flessore proprio dell alluce uno dei
pi importanti muscoli in rapporto all equilibrio
dinamico dell essere umano. Esso determina la propulsione del piede verso l interno. E questo muscolo
che garantisce anche la derotazione dell avampiede sul retropiede durante lo srotolamento
del passo, e l equilibrio longitudinale dell appoggio podale che va ad interessare l intero equilibrio del corpo, moltiplicando con la sua azione le afferenze propriocettive. L azione sinergica
crociata del corto flessore plantare e del lungo flessore proprio dell alluce rappresenta per noi
il sistema propulsore crociato del piede.
Tra il sistema retto di equilibrio e il sistema crociato di propulsione c una notevole interazione, e le loro funzioni si miscelano in un tutto molto intricato.
82 - I pivot osteopatici
Il sistema retto interessa soprattutto la
statica del piede; quello crociato rivolto
essenzialmente al suo aspetto fasico e dinamico.
E importante precisare che la azione
fondamentale del lungo flessore proprio
dell alluce favorita da una buona statica
dell avampiede, funzione garantita dall
apparato di sostegno muscololegamentso
dell avampiede riportato in fig. 36.
Sistema crociato
del segmento cervicoceflico
Anch esso presenta qualche particolarit interessante; se consideriamo l utilizzo
delle leve degli arti, indispensabile affinch
il sistema crociato abbia tutta la sua efficacia,
abbiamo gi constatato a tal proposito che
la leva cervicoceflica riveste la stessa fondamentale importanza per il funzionamento
del sistema crociato stesso. In effetti, nella
misura in cui noi restiamo convinti della
lesione totale, allo stesso modo dobbiamo ricercare una spiegazione totale della postura, che
comporta un utilizzo totale del sistema crociato, e ci malgrado l indipendenza di cui gode la
componente cervicoceflica del sistema crociato.
Inoltre va detto che tale segmento pu esser facilmente suddiviso in segmento cefalico
puro, dipendente direttamente dal cardno C0C2, e segmento cervicoceflico globale; anche
con questa suddivisione la globalit del segmento risponde direttamente alle richieste posturali
che gli pervengono, facendo uso dell appoggio toracico che lo sostiene. In conseguenza a queste
considerazioni, nel nostro trattamento del sistema crociato, associato al trattamento osteopatico
dei pivot, buona norma tenere sempre conto del segmento cervicoceflico.
Per contro, se l induzione globale deve seguire le regole che definiscono la mobilit vertebrale
classica, cos come l ha descritta Fryette con le sue leggi, osserveremo il cardno cervicoceflico
C0C2 con una cura particolare e riferimenti precisi, per la sinerga che li lega, alla muscolatura
intrinseca dell occhio ed ai muscoli suboccipitali profondi.
E un fatto concreto l utilit che deriva, in ambito correttivo, dall utilizzo della sfera oculomotoria; seguendo le indicazioni teoriche dateci da Piret & Bziers, molte volte e stato constatato e verificato che una successione di adattamenti elicoidli interdipendente e si relaziona con ogni
segmento del sistema crociato.
Il sistema crociato a livello del tronco avr dunque il suo prolungamento elicoidle non
solamente verso ciascuno degli arti opposti interessati, ma anche verso il segmento cervicoceflico,
e ci al fine di realizzare ci che da noi stato definito con il termine di la postura totale, per
analogia con il concetto di lesione totale, come gi citato in precedenza.
Resta ben inteso che il ripristino di questa postura totale non sar effettuata che dopo una
normalizzazione estremamente precisa dei pivot vertebrali; sarebbe del tutto aberrante utilizzare il
mezzo miofasciale su un terreno che non in grado di accettare una modificazione per motivi
articolari (impossibilit articolare meccanica).
Infine, come stato ugualmente gi detto, la nostra azione sar dapprima effettuata in assenza
di forze gravitarie (con paziente in decubito), per poi iniziare ad indurre progressivamente delle
condizioni, per esacerbare volutamente con degli squilibri la propriocettivit, e che porteranno
alla posizione verticale di deambulazione vettoriale concretizzata con il cammino. E a questo
stadio del trattamento che il segmento podale dovr intervenire con tutta la sua forza ed il suo
rigore per garantire il massimo dell efficacia al trattamento stesso.
83
Riprendendo l analisi sommaria del sistema crociato cervicoceflico, utilizzeremo la suddivisione appena accennata in precedenza, ove tale segmento era stato suddiviso teoricamente
in cerniera cervicoceflica (C0C2) e regione cervicale pura.
Segmento cervicale puro
Il piano superficiale comprende gli SCM in avanti e gli angolari della scapola dietro mentre
il piano profondo gli scaleni anteriore, medio e posteriore sul davanti e lateralmente, i complessi
lateralmente, il sacrolombare cervicale ed il trasversario del collo posteriormente.
E importante non scordarsi degli spleni, se si considera la loro azione muscolare su un piano
orizzontale (in accoppiamento con gli angolari della scapola).
Cerniera cervicoceflica C0C2
Per quanto concerne questa zona sono essenzialmente coinvolti i muscoli suboccipitali, quali
in primo luogo i piccoli e grandi obliqui, ma anche il grande e piccolo retto posteriore se la loro
azione coniugata a quella degli SCM.
I movimenti adattativi di lateroflessione e rotazione sono i pi interessati a questa sinerga,
e ci per permetter al cranio di rispondere nel miglior modo a qualsiasi tipo di sollecitazione
(nel sistema retto i muscoli motori della mandibola ed i muscoli ioidi si coniugano nella loro
azione per dare delle risposte pi simultanee all insieme del sistema muscolare cervicale, al fine
di garantire i differenti movimenti di adattamento del cranio sul piano sagittale).
C da sapere che il lavoro muscolare superficiale spesso garantito o consolidato dall
azione congiunta del lavoro muscolare profondo; soprattutto l azione degli scaleni, veri psoas
cervicali, che permette alla fisiologica lordosi cervicale tutte le possibilit che essa ha.
L insieme realizza una biomeccanica molto sottile che gli spostamenti vettoriali della deambulazione comanda e subisce ad ogni passo. Resta da associare a questo sistema cervicoceflico
crociato l azione sinergica molto importante dovuta alla muscolatura oculomotoria.
L effetto sinergico/complementare controlaterale o omolaterale in funzione di certe varianti
adattative personali., e, al fine di utilizzare una buona sequenza teraputica, utile effettuare un
esame specifico.. A partire da queste ultime considerazioni puramente fisiologiche, possibile
identificare su ogni pivot vertebrale l azione del sistema miofasciale crociato; questa visione globale
e schematica della questione deve tuttavia poter servire ad un utilizzo semplificato del sistema
crociato in associazione ad un azione teraputica osteopatica specifica sui pivot vertebrali.
84 - I pivot osteopatici
appoggio del collo da una parte, e d altra parte l adattamento della massa toracica in rapporto
alle altre masse del corpo, il tutto in accordo con le linee di forza AP, PA e la linea di gravit.
E a livello del pivot D3D4/K4 che si articola tutto il lavoro miofasciale dell arto superiore;
cos il posizionamento posturale di un arto superiore, in accordo con le tensioni miofasciali del
tronco, influenza il pivot e contemporaneamente dipende dalle sue condizioni meccaniche.
Va anche tenuto conto del fatto che la meccanica respiratoria agisce elettivamente su uno
dei componenti dell insieme, logicamente sulla 4 costa; essa si posizioner in atteggiamento
inspiratorio durante l elevazione verso avanti dell arto superiore corrispondente, ed in atteggiamento espiratorio durante la retroposizione dell arto superiore, con posizionamenti opposti
tra destra e sinistra durante la deambulazione.
85
Postura in decubito
Il decubito dorsale di gran lunga il pi utilizzato.
A livello dell arto inferiore prescelto, in base alla clinica, effettuare una messa in tensione
dello psoas in associazione ad una flessione della coscia sul bacino dell altro lato.
Indurre abduzione o adduzione sull arto inferiore in estensione (rettitudine) accoppiata ad
una rotazione interna o esterna.
Associazione a livello del piede dell utilizzo dei suoi tre assi funzionali: tibiotrsico (flessione
plantare o dorsale del piede), asse di Henke (eversione o inversione del piede), metatarsofalango
(flessione dorsale o plantare delle dita).
Il tronco sar posizionato in lateroflessione e rotazione.
L arto superiore opposto seguir la posizione inversa dell arto inferiore scelto.
Il segmento cervicoceflico seguir il posizionamento dell arto superiore, oppure un posizionamento inverso, a seconda della clinica.
Nota: la messa in posizione dei muscoli ischioperoneotibili (IPT) esclude l azione sullo
psoas, ma non il posizionamento posturale del tronco, dell arto superiore e del segmento cervicoceflico. Il posizionamento in decubito ventrale pi efficace quando lo scopo la ricerca delle
curve fisiologiche della colonna vertebrale, in particolare della lordosi lombare, indispensabile
alla buona fisiologia meccanica.
Postura a sedere
La propriocettivit assume qui una grande importanza per l appoggio gluteo che questa
postura richiede.
I muscoli IPT prescelti saranno messi in tensione mediante l estensione dello stesso arto
inferiore; l altro arto inferiore sar in flessione a livello del ginocchio con un appoggio del piede
all esterno dell arto inferiore precedentemente posizionato in estensione.
Il tronco sar posizionato in rotazione opposta, o dallo stesso lato dell arto inferiore in
estensione, e ci in base alla clinica.
L arto superiore potr essere posizionato in due modi: potr aiutare la rotazione del tronco
con una adduzione associata ad una rotazione interna o esterna oppure potr essere posizionato
in abduzione e rotazione esterna con la mano sulla nuca.
Il segmento cervicoceflico va posizionato in modo inverso rispetto al tronco; potr comunque essere posizionato anche in funzione della posizione scelta per l arto superiore (con
rotazione della testa dallo stesso lato dell arto superiore in abduzione e rotazione esterna, o dal
lato opposto se l arto superiore in adduzione e rotazione interna).
Nota: la postura totale in posizione seduta deve sempre essere associata ad un lavoro espiratorio addominale (sinerga diaframma/trasverso dell addome) al fine di sollecitare la tonicit
addominale profonda.
87
Cap. 5
Specificit fisiopatologica
di ogni pivot vertebrale
89
90 - I pivot osteopatici
Corrispondenze anatomofisiologiche
Ogni pivot vertebrale o legamentoso possiede delle propriet meccaniche che consentono l
esecuzione di una certa gamma di movimenti di tipo fisiologico; oltre a ci ogni pivot possiede
anche una certa gamma di possibilit di adattamento sia ad una funzione specifica che a differenti
funzioni o compensazioni proprie dell organismo, e ci non solamente in rapporto con unit
funzionali vicine, ma anche in rapporto con l insieme vertebrale.
Vedremo dunque, per ciascuno dei pivot, le differenti possibilit di movimento e adattamento, escludendo quelle che sono gi state ampiamente e minuziosamente descritte in precedenza,
cercando di focalizzare il pi possibile l attenzione su quegli elementi che indispensabile conoscere al fine di poter eseguire al meglio il trattamento teraputico dei pivot.
La maggior parte delle corrispondenze vertebroviscerli sono gi state catalogate da
diversi Autori, ed ogni viscere gi stato in diverse occasioni assegnato ad una vertebra o ad
un gruppo di pi vertebre.
In effetti nelle descrizioni gi fatte ricorre un luogo comune che pu portare a imprecisione
operativa: va precisato che non la vertebra in se stessa che interessa la corrispondenza vertebroviscerle, vertebromuscolre, vertebrometamrica, ma il forame di coniugazione esistente
tra due vertebre contigue, a destra ed a sinistra.
E dal forame di coniugazione che passa il nervo interessato, con le sue componenti di fibre
motrici, sensitive e viscerali dirette verso i gangli paravertebrali, verso i nuclei grigi e bianchi,
verso i plessi, i visceri, i muscoli.
E a livello del forame di coniugazione che l eventuale edema, l eventuale reazione infiammatoria dovuta ad una malposizione articolare tra due vertebre d degli effetti per lo pi negativi,
effetti che possono essere eliminati ripristinando la corretta posizione vertebrale mediante un
trattamento osteopatico globale pi che per un aggiustamento specifico locale.
Al fine di evitare il perpetuarsi dell imprecisione d ora in poi avremo cura di citare, in
rapporto ad una innervazione specifica, non pi la vertebra ma lintervallo tra due vertebre contigue, come giusto che sia poich la fuoriuscita del nervo non dalla vertebra ma dal forame
di coniugazione. Allo stesso modo catalogheremo, sotto forma di tavole, le relazioni tra le radici
nervose e l innervazione muscolare ed articolare.
Numerosi altri Autori, anatomofisilogi affermati, hanno lasciato arricchito la letteratura
medica con tavole di corrispondenze: tra i tanti citiamo: Head, Ling, Hall, MacKenzie, Dejerine,
Dana, Jarricot, Quinckee, Magoun (al quale ci sentiamo particolarmente vicini), Mahieu, Voisin
ed altri ancora. Ad essi ci siamo fortemente ispirati per stilare la nostra propria cartografa, in
rapporto alla nostra esperienza personale. Diamo al lettore tale nostro lavoro, con riserva di
applicazione ed uso in modo corretto. Le interferenze viscerovertebrli che ci interessano sono
in riferimento a ciascun pivot vertebrale.
Corrispondenze vertebroviscerli
Cardno cervicoceflico
OccipiteC1
Cervello - stomaco - fegato - pancreas - milza - polmone - tiroide - orecchie - occhi e faringe.
C1C2
Cervello - occhi - naso - cuore - tiroide - stomaco - pancreas - polmoni - reni - fegato - milza surrenali e canali biliari.
C2C3
Cervello - cuore - laringe - tiroide - occhi - naso - stomaco - fegato - milza - polmoni - pancreas
e surrenali.
C5C6
Cuore - faringe - ghiandole mammarie - corpo della tiroide - paratiridi.
Apice circolatorio
D3D4
Cervello - circolazione generale - capsule surrenali - cuore - orecchie - stomaco - fegato - milza ghiandole mammarie - ipofisi - corpo della tiroide - vescicola biliare - polmoni.
D4D5
Cervello - cuore - stomaco - pancreas - milza - piloro - vescicola biliare - ghiandole mammarie
- polmoni.
Apice vitale
D8D9 e D9D10
Diaframma - surrenali - reni - vescicola biliare - intestino - pancreas - dilatazione artica - vescica.
OccipiteC1
Cervello, orecchie, perturbazioni vagali ( e para )
- Tutte le perturbazioni cerebrali come sonnolenza, lassit, pesantezza generale e sensazione
di pesantezza del cranio, mal di testa quotidiano o episodico, depressione nervosa, irritabilit,
astena, crisi epilttiche, neuroastena, etc.
- Perturbazioni circolatorie periferiche della testa e del collo, arrossamento della faccia, delle
cavit nasali e della bocca.
- Vertigini, sordit e pseudo sordit.
- Angina pectoris.
- Dilatazione pupillare.
- Aumento della lacrimazione.
- Aumento della salivazione.
- Spasmi muscolari della testa e del collo.
- Torcicollo, cefale.
- Perturbazioni della milza.
- Perturbazioni oculari.
- Emicranie, nausee.
- Alcune perturbazioni polmonri.
- Perturbazioni tiroide.
- Falsa mastoidte.
- Nevralgie cervicoccipitli.
- Nevralgie facciali.
- Nevrti e nevralgie cervicobrachili.
- Stimolazione del trigmino.
- Diminuzione di resistenza alle infezioni.
- Alterazioni del tessuto adenoido.
- Perturbazioni delle funzioni del diaframma (stimolazione).
- Paralisi e parestese facciali; tic della faccia, del collo e delle spalle.
- Perturbazioni dello stomaco, del fegato, del pancreas e dell incrocio epatobilire.
C1C2
Cervello, occhi, perturbazioni vagali ( e para ).
- Perturbazioni oculari, auditive e nasali.
- Aumento della lacrimazione.
- Spasmi della testa e del collo.
91
- Nausee e perturbazioni tiroide.
- Angina pectoris.
- Perturbazioni della milza.
- Cefale, mal di testa quotidiani, emicranie.
- Tendenza ad infezioni della sfera ORL.
- Alterazioni del tessuto adenoido
- Falsa mastoidte.
- Perturbazioni delle funzioni diaframmatiche.
- Dolori nevrtici occipitali, brachili e cervicobrachili.
- Nevralgie cervicoccipitli, cervicali e cervicobrachili.
- Paralisi e parsi facciali; tic della testa, del collo e delle spalle.
- Perturbazioni delle manifestazioni e para con coinvolgimento del GCS.
- Stimolazione del nervo frenico, del trigmino e delle ghiandole surrenali.
- Alcune perturbazioni polmonri e cardiache in associazione a problemi renali.
- Perturbazioni dello stomaco, del fegato, del pancreas e dell incrocio epatobilire.
- Perturbazioni emozionali quali: lassit cerebrale, sonnolenza, stati emozionali, irritazioni,
neuroastena, crisi epilttiche, astene, etc.
C2C3
Cervello, naso, perturbazioni vagali ( e para )
- Perturbazioni cardiopolmonri e del pericrdio. - Perturbazioni della milza.
- Alterazioni del tessuto adenoido.
- Aumento della salivazione.
- Formicolii delle dita e delle mani.
- Nevrti brachilgiche.
- Tic del viso, del collo e delle spalle; torcicollo.
- Angina pectoris.
- Nevralgie cervicobrachili e cervicoccipitli.
- Parestese e paralisi facciali.
- Parestese cutnee facciali; nevralgie facciali.
- Falsa mastoidte.
- Tendenza alla nausea ed alle emicranie.
- Fastidi a livello del frenico (singhiozzi).
- Aumento della frequenza respiratoria.
- Eccitazione delle ghiandole surrenali.
- Perturbazioni della sfera nasale e della laringe.
- Infezioni dei seni, delle tonsille, delle orecchie.
- Aumento dei tempi di reazione (aspetto motorio).
- Congestione delle mucose della bocca, del naso e degli occhi.
- Perturbazioni dello stomaco, del pancreas, del fegato e dell incrocio epatobilire.
- Perturbazioni cerebrali come: neuroastena, cefale episodiche, astene, stati emozionali,
lassit cerebrale.
C4C5
Tiroide, faringe, cuore ed arti superiori
- Cefalga, neuroastena.
- Asma bronchile.
- Turbe del diaframma.
- Nausea, falsa mastoidte.
- Turbe della sfera faringa; laringite.
- Coinvolgimento del nervo frenico.
- Parsi traumatiche del bicipite brachiale.
- Nevralgie e nevrti cervicobrachili.
- Acidsi, riduzione della conducibilit nervosa.
- Aumento dei tempi di reazione (in ambito motorio).
- Perturbazioni cardiopolmonri con irregolarit dei ritmi.
- Sparizione o diminuzione dei riflessi bicipitale e stiloradile.
- Diminuzione della resistenza alle infezioni in ambito cefalico.
- Perturbazioni della vasomotricit della circolazione cerebrale.
- Tutte le perturbazioni e para con coinvolgimento del GCS (cartidi).
- Spasmi e coinvolgimenti scapolari, del bicipite, del tricipite e del polso.
- Spasmi e coinvolgimento della muscolatura della testa, del collo e del gomito.
- Torcicollo (C5 la vertebra della colonna cervicale pi soggetta a fenomeni artrosici).
- Coinvolgimenti muscolari (contratture) cervicobrachili, acromiali, del romboide e del circonflesso.
92 - I pivot osteopatici
C5C6
Tiroide, faringe, cuore ed arti superiori
- Perturbazioni cardiopolmonri, irregolarit dei ritmi. - Torcicolli.
- Nevralgie delle ghiandole mammarie.
- Cefalge e neuroastene.
- Perturbazioni della vasomotricit cerebrale.
- Emicranie e nausee.
- Perturbazioni tiroide ed acidsi.
- Perturbazioni della sfera faringa.
- Perturbazioni paratiroide.
- Spasmi palmari.
- Parestese e paralisi facciali.
- Nevrti cervicobrachili.
- Parestese (anestesie) delle dita indice e medio.
- Spasmi e tic di collo e spalle.
- Parestese traumatiche del bicipite brachiale.
- Perturbazioni del frenico, del circonflesso e del diaframma.
- Spasmi interessanti il bicipite, il tricipite ed il polso.
- Sparizione o diminuzione del riflesso bicipitale e stiloradile.
- Tutte le perturbazioni delle manifestazioni e para con coinvolgimento del GCS.
D2D3
Polmoni, cuore, bronchi
- Perturbazioni polmonri e bronchili.
- Perturbazioni tiroide (pallore).
- Diminuzione dell immunit tissutale.
- Diminuzione della vagotona.
- Polso rapido.
- Asma cardiaca.
- Aumento della lacrimazione.
- Incontinenza urinaria.
- Rallentamenti ipofisari.
- Dolori e spasmi scapolobrachili.
- Nevralgie intercostali (2 e 3 nervo intercostale).
- Dolori e spasmi pettorali e della regione mammaria.
- Rallentamento dell attivit delle ghiandole mammarie.
- Perturbazioni circolatorie interessanti la nutrizione tissutale.
- Iperplasa dei tessiti linfidi e della sfera rinofaringa (adenidi).
- Lesioni della 2 e 3 costa (influenza degli scaleni) e condrocostli.
- Dolori di testa di tipo congestizio, perturbazioni della vasomozine.
- Stati emozionali, lassit cerebrale, irritabilit, addormentamento anormale.
- Perturbazioni oculari (oscuramenti visivi, perturbazioni del colore e della visione).
- Perturbazioni della dilatazione cardiaca, con diminuzione dell efficienza del muscolo.
- Circolazione e secrezioni ridotte a causa di contratture muscolari cervicali e cervicodorsli.
D3D4
Circolazione generale, cuore, polmoni, stomaco
- Perturbazioni tiroide (pallore ed iperplasa).
- Iperplasa linfide.
- Perturbazioni polmonri e bronchili.
- Diminuz. dell immunit polmonare.
- Diminuzione della vagotona.
- Aumento della lacrimazione.
- Asma cardiaca.
- Diminuz. pressione sanguigna.
- Iperacidit gastrica.
- Rallentamento ipofisario.
- Nevralgie scapolari ed inter-costomerli.
- Nevralgie pettorali.
- Nevralgie intercostali (3 e 4 nervo intercostale).
- Crisi e coliche epatiche.
- Lesioni clavicolari e sternoclavicolri.
- Incontinenza urinaria.
- Deficienze della dilatazione pupillare ed oculare.
- Congest. venosa della massa viscerale.
- Lesioni costali della 3 e 4 costa; lesioni condrocostli.
- Perturbazioni e deficienze della circolazione sanguigna.
- Perturbazioni circolatorie interessanti la nutrizione tissutale.
- Rallentamento del funzionamento delle ghiandole mammarie.
- Deficienze della circolazione nelle regioni faringa, laringa e del collo.
- Perturbazioni del tono e dell efficienza cardiaca (velocit e forza del polso).
- Diminuzione dell efficienza mentale, addormentamento anormale, irritabilit, stati emozionali.
- Perturbazioni di stomaco, fegato, vescicola biliare, milza, intestino tenue e pancreas.
93 - I pivot osteopatici
94 - I pivot osteopatici
D4D5
Circolazione generale, cuore, stomaco
- Iperplasa linfide (tonsille, ghiandole).
- Perturbazioni polmonri/bronchili.
- Diminuzione dell immunit polmonre.
- Aumento della lacrimazione.
- Perturbazioni del tono e dell efficienza cardiaca.
- Congestioni epatiche.
- Nevralgie inter-costomerli
- Nevralgie pettorali.
- Iperacidit gastrica, atona e ptsi gastrica.
- Nevralgie intercostali (45 nervo).
- Nevralgie della zona muscoli. alta dell addome.
- Perturb. funz. glicoltica e glicogenica.
- Stati emozionali, diminuzione dell efficienza mentale.
- Perturbazioni tiroide (pallore e sovrafunzionamnto).
- Lesioni costali della 4 e 5 costa e lesioni condrocostli.
- Perturbazioni o deficienze della circolazione sanguigna.
- Perturbazioni circolatorie interessanti la nutrizione tissutale.
- Perturbazioni del funzionamento delle ghiandole mammarie.
- Deficienza di dilatazione pupillare ed oculare (corrispondenza D4 e C2).
- Deficienze della circolazione sanguigna nella sfera laringa, faringa e del collo.
- Perturbazioni dell incrocio epatobilire, della milza, del pancreas e dell intestino tenue.
D8D9
Diaframma, ghiandole surrenali, reni, fegato, VB, intestino e dilatazione artica
- Ptsi addominale.
- Iper ed ipoacidit gastrica.
- Atona intestinale con diarre e costipazione.
- Aumento dei rischi d intossicazione.
- Diminuzione della funzione splancnica.
- Diminuzione dell immunit.
- Cattivo assorbimento delle sostanze nutritive.
- Stati depressivi.
- Nevralgie intercostali basse.
- Glicema perturbata.
- Spasmi epigastrici, gastrte, dilatazione gastrica.
- Congestione ovarica o testicolare.
- Ritenzione di liquidi.
- Possibilit di cistti e di idrocle.
- Diminuzione circolatoria degli organi sessuali.
- Controllo del riflesso vasomotore per la vasodilatazione.
- Atona e rilassamento muscolare della parete addominale.
- Aumento della velocit del flusso sanguigno cardiaco e del ritmo respiratorio.
- Congestione venosa, del fegato, della vescicola biliare, del pancreas e della milza.
- Controllo addominale della perturbazione della funzione del nervo grande splancnico.
- Abbassamento della pressione sanguigna addominale e del tono muscolare in generale.
D9D10
Surrenali, diaframma, fegato, pancreas, reni e vescica
- Diminuzione della pressione sanguigna.
- Diminuzione dell immunit.
- Ptsi addominale.
- Depressione e neuroastena.
- Congestione ovarica o testicolare.
- Possibilit di cistti o idrocle.
- Diminuzione del peristaltsmo.
- Iperglicema (stato di prediabte).
- Vulnerabilit dell appendice intestinale.
- Atona intestinale.
- Nevralgie intercostali basse.
- Facilitazione alle intossicazioni.
- Congestione o dilatazione renale.
- Stress epigastrico, gastrte, iper o ipoacidsi gastrica.
- Modificazioni vasomotorie del pancreas e della milza.
- Controllo della grande curvatura e del fondo dello stomaco.
- Nevralgie addominali, che possono indurre in errore in patologia viscerale.
- Per l atteggiamento particolare, possibilit dal lato destro di congestione del sistema biliare.
L2L3
Cervello, intestino, vescica
- Dilatazione dei vasi sanguigni intestinali.
L3L4
Cervello, intestino, vescica
- Dilatazione venosa intestinale ed aerocola.
- Digestione.
- Emorroidi ed affezioni rettali.
- Azione sul plesso ipogastrico; spasmi.
- Dilatazione venosa vescicale.
- Azione sulla minzione.
- Azione sulla funzione della prostata.
- Azione sulle funzioni ovariche o pelviche.
- Rischi d aborto.
- Parto.
- Erezione.
- Inizio della zona para inferiore.
- Spasmi della regione lombare.
- Sciatalge, lombalge, cruralge.
- Ptsi addom.; azione sul colon trasverso.
- Incontinenza urinaria.
- Congestione pelvica generale; edema agli arti inferiori.
L5S1
Arti inferiori, piccolo bacino, vescica, organi sessuali, cervello
- Perturbazioni della defecazione.
- Perturbazioni vescicali.
- Incontinenza urinaria (azione para ).
- Perturbazioni ipogastriche.
- Spasmi muscolari degli arti inferiori.
- Perturbazioni della minzione.
- Perturbazioni della prostata o vaginali.
- Sciatalge, lombalge.
- Spasmi della regione lombare e degli adduttori.
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96 - I pivot osteopatici
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99
Cap. 6
Nomenclatura terapeutica
osteopatica dei pivot
101
La finalit del nostro studio sui pivot vertebrali e legamentosi evidentemente l aspetto
teraputico della cosa.
Quattro elementi sono di assoluta importanza: normalizzazione specifica di ciascun pivot;
sblocco di una situazione patologica di compensazione; normalizzazione specifica; lavoro
specifico di riequilibrio consentito dal sistema miofasciale crociato.
Abbiamo cos catalogato una serie di tecniche , non certamente esaurienti e sufficienti per
tutte le situazioni, che consentir almeno in parte di risolvere terapeuticamnte il problema che
si presenta, in base all anamnesi ed alla clinica del caso.
Non rientra nelle nostre intenzioni la descrizione minuziosa delle tecniche, cosa che d altronde gi stata fatta da altri in modo eccellente. Lo scopo del capitolo quello di considerare
la messa in pratica di queste tecniche.
L insieme di possibilit di applicazione di queste tecniche teraputiche deve essere cosa
gi ben nota all operatore esperto, ed giusto che a ciascuno sia lasciata ampia facolt di scelta
in base al caso specifico che si presenta, al fine di ottenere la miglio azione correttiva in base alla
lesione specifica.
Normalizzazione specifica
Poich si tratta di una scarica energetica, necessario che la precisione sia alla base di ogni
trattamento articolare. A livello dei pivot vertebrali l impatto preciso della correzione che
consente di ottenere la risposta midollare richiesta; comunque deve essere effettuata in primo
luogo la normalizzazione dell insieme meccanico.
Con il trattamento osteopatico dovranno essere ricercate la rettitudine delle linee di forza
AP e PA e il posizionamento pi corretto possibile della linea di gravit. Per quanto concerne i
pivot legamentosi, la clinica ricoprir una parte essenziale; la decisione di applicare un tipo di
tecnica piuttosto che un altro, o la decisione di effettuare una correzione specifica deriver esclusivamente da quanto derivato dalla clinica e dall esame del paziente, e nulla dovr esser fatto
senza uno scopo preciso. In ogni caso poi la correzione dovr esser preceduta da una precisa ed
efficace normalizzazione miofasciale ed articolare delle strutture sovra e sottostanti.
In rapporto ai pivot si presentano due situazioni particolari, in rapporto specifico con il
pivot vertebrale C2 e col pivot legamentoso ileo/lombosacrle.
C2 dipende e allo stesso tempo controlla il cardno cervicale alto, ed in certe situazioni si
presenta la necessit di trattare anzich C2 stessa, per una impossibilit specifica a suo carico, l
atlante. Il pivot legamentoso ileo/lombosacrle presenta la particolarit di legare tre strutture
che molto spesso necessitano di un trattamento specifico: L4, L5 ed il sacro.
La fisiopatologa analitica, in accordo con le leggi meccaniche, permette di effettuare la scelta
su quale di queste strutture trattare in modo primario, senza dimenticare il concetto di globalit. E
corretto effettuare la correzione di queste strutture intervenendo su una sola per volta, a maggior
ragione quando lo scopo dell azione teraputica quello di ritrovare un impatto para sacrale.
103
L azione attiva/passiva effettuata dal soggetto con l aiuto dell operatore. Il ruolo di quest
ultimo sar quello di correggere e controllare questa azione. Il lavoro posturale attivo fondamentale;
da questo lavoro infatti che dipender il rilasciamento delle tensioni miofasciali e la loro sparizione
in quanto, se la postura sar corretta tali tensioni diverranno del tutto inutili al funzionamento del
corpo. Ogni tipo di rafforzamento, come pure ogni tipo di rilasciamento, dovr esser accuratamente
spiegato al soggetto; la componente psichica ha la sua parte: le tecniche saranno tanto pi efficaci
quanto pi il soggetto sar convinto della loro efficacia. Per ogni pivot esistono moltissime possibilit e tecniche di correzione; segue ora un elenco, certamente non omnicomprensivo, di alcune
di quelle che riteniamo siano le procedure d intervento pi efficaci. Nell elenco le sigle TM e TA
stanno ad indicare rispettivamente il trattamento dei tessuti molli ed il trattamento articolatorio.
C2
D9
Decubito supino e decubito laterale
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Posizione seduto
- Normalizzazione specifica (TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Decubito prono
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Correzione specifica.
Decubito supino
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Posizione seduto
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Decubito prono
- Correzione specifica (scelta dall operatore).
C5
Decubito supino
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Posizione seduto
L3
Decubito supino e decubito laterale
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Posizione seduto
- Normalizzazione specifica (TA).
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Decubito prono
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Pivot ileo/lombosacrle
Decubito supino e decubito laterale
D3D4/K4
Posizione seduto
Decubito prono
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Posizione seduto
- Normalizzazione specifica (TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Decubito prono
- Normalizzazione specifica (TM e TA) e correzione specifica.
D4
Decubito supino, laterale e prono
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Pivot sternoclavicolre
Decubito supino e decubito laterale
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Sblocco di una situazione di compensazione.
- Correzione specifica.
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
Posizione seduto
- Idem.
Decubito prono
- Normalizzazione specifica (TM e TA).
- Lavoro specifico di riequilibrazione (sistema crociato).
105
Pivot astragalocalcanere
Decubito dorsale
Mobilizzazione ad 8 di Chopart.
Correzione astragalocalcanere anteriore (anterointerna).
Correzione astragalocalcanere posteriore (posteroesterna).
Mobilizzazione mediotrsica.
Correzione metatrsica (barra di torsione di Hendrickx).
Decubito prono
Decoattazione astragalocalcanere e tibiotrsica.
Decubito prono
Trazione dell arto inferiore.
Circonduzione dell arto inferiore in flessione con appoggio sacroiliaco.
Mobilizzazione anteroposteriore del sacro.
Pressioni specifiche a livello lombare.
Decubito laterale
Mobilizzazione in flessoestensione di L3L5.
Posizione semi-SIMS.
Utilizzo degli arti inferiori per il lavoro sugli obliqui.
Decubito prono
Tecnica recoil sacroiliaca destra e sinistra.
Correzione L4 - L5 (tecnica in derotazione).
Tecnica Chicago.
Decubito prono
Mobilizzazione indiretta tramite il segmento cefalico.
Decubito laterale
Lavoro sui tessuti molli dell emicintra scapolare.
Decubito laterale
Mobilizzazione anteroposteriore specifica.
Tecnica in derotazione.
Tecniche di normalizzazione ad energia muscolare.
Pivot D9
Posizione seduto ed in decubito prono
Normalizzazione dorsolombare.
Decubito prono
Correzione specifica.
Posizione seduto
Correzione specifica.
Tecnica Dog.
Tecniche di normalizzazione specifica ad energia muscolare.
107
Pivot D3D4/K4
normalizzazione tessuti molli cervico/dorsoscapolri
Decubito prono
Pressioni specifiche.
Mobilizzazione scapolotoracica.
Lavoro cervicoceflico.
Decubito supino
Lavoro cervicoceflico.
Trazioni dell arto superiore.
Posizione seduto
Mobilizzazione dorsale alta.
Consigli
Decubito prono
Tecnica recoil.
Decubito dorsale
Tecniche Dog.
Posizione seduto
Tecnica Full Nelson.
Decubito laterale
Correzione costale.
Il corretto utilizzo dei pivot indispensabile alla buona ergonoma dell essere umano.
Tutto il lavoro articolatorio osteopatico deve privilegiare i pivot legamentosi.
In un trattamento osteopatico globale deve sempre esservi la correzione dei pivot.
L azione miotensiva il solo mezzo per rendere pi duratura la correzione dei pivot.
La predominanza del sistema crociato importante quanto i pivot stessi.
Il lavoro miotensivo dei muscoli posteriori (erettori e di sostegno) del rachide dovr essere privilegiato.
Correzione specifica.
Decubito dorsale
Stiramenti e trazioni specifiche.
Correzione specifica.
N.B. La traduzione specifica dei termini pu alterare il senso della lingua originale.
109
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