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Fontes Ligurum et Liguriae antiquae, Atti della Societ� Ligure di Storia Patria,

nuova serie, vol. XVI, Genova 1976.

VIII-VII secolo a.C.

560. Serv. ad Aen. X 189: �narrano infatti che Cicno, per rimpianto dell�amato
Fetonte (mentre cantava sia invecchiato � e sia giunto alle stelle)�: � vi fu anche
un Ligure, di nome Cicno, amante di Fetonte, che aveva avuto in dono da Apollo la
soavita del canto. Mentre piangeva la morte di quello (Fetonte), per il lungo
pianto fu trasformato nell�uccello che porta il suo nome (cigno). Questo, in
seguito, fu posto da Apollo fra le stelle. (E.S.)

7. Hesiod. fr�199 Rzach = Hygin. fab. 154: (Phaethon Hesiodi) � (Fetonte di Esiodo)
�Cicno, re della Liguria, che era parente di Fetonte l, mentre
piangeva il parente fu trasformato in cigno. Anche questo mentre muore canta
flebilmente (E.S.

7a. -Hesiod. fr�199 Rzach = Schol. Strozz. German. Arat. p. 174 Breysig: � Lo
stesso Cicno, re della Liguria, parente di Fetonte, mentre lo piangeva, fu
trasformato in cigno. Anche questo mentre muore canta flebilmente. (E.S.)

75. Lactant. Placid. narrat, fab. Ov�d. met. II fab. 4: Quando Cicno, figlio di
Stenelo, parente di Fetonte per parte di madre, abitava in Liguria e, sulla riva
del fiume Eridano, che alcuni chiamano Po, vide che il corpo di Fetonte era lavato
dalle sorelle di lui, fu colpito da uguale disgrazia. (E.S.)

IV-III secolo a.C.

12. Theophr. de lapidibus 2, 16: Tra quelle che vengono scavate per essere
utilizzate, vi sono delle pietre che chiamate semplicemente carboni, poich� si
incendiano e bruciano appunto come il carbone. Esse si trovano ln Liguria, dove �
anche l�ambra (a proposito del carbone in Liguria, contro l�affermazione di
Teofrasto esiste la testimonianza negativa di Plinio il Vecchio (cfr. n. 56).
Invece, per quanto riguarda l�ambra cfr. nn. 13; 55; 279. Probabilmente l�ambra non
si trovava in Liguria, ma proveniva dal nord e i Liguri erano gli ultimi a
riceverla), ed in Elide, l� dove passa attraverso i monti la strada per Olimpia �
(R.P.)

13.Theophr. de lapidibus 5, 29: Poi vi � la pietra dell ambra, la quale � scavata


in Liguria; essa possiederebbe forza a attrazione. (R.P.)

234 a.C.

67. Zonar. VIII 18, 9: In aggiunta a ci�, i Corsi si ribellarono, mentre i Liguri
non se ne stavano in pace. L�anno successivo i Romani divisero le loro forze in tre
parti, affinch� (i nemici), combattendo assieme, non si portassero aiuto l�un
l�altro, e mandarono Postumio Albino in Liguria, Spurio Carvilio in Corsica, il
pretore urbano Publio Cornelio in Sardegna. E i consoli compirono la loro missione
con una certa speditezza, anche se con qualche fatica (questa campagna avvenne nel
234 a. C., sotto il consolato di Lucio Postumio Albino e Spurio Carvilio Massimo
Ruga. Quella citata successivamente avvenne invece l�anno dopo, essendo consoli
Quinto Fabio Massimo e Manio Pomponio Matone) � Dopo che i Romani si furono
ritirati dalle loro regioni, i Sardi e i Liguri si ribellarono di nuovo. A seguito
di ci� furono inviati in Liguria Quinto Fabio Massimo e in Sardegna Manio Pomponio.
(G.G.)
230 a.C.

68. Zonar. VIII 19, 2: Frattanto i Cartaginesi, avendo appreso che i consoli Marco
Emilio e Marco Giunio erano partiti per la Liguria, si preparavano a marciare su
Roma. Ma avendo i consoli saputo ci�, ed essendosi portati insieme contro i
Cartaginesi, questi ebbero paura e si fecero incontro ai Romani amichevolmente. E i
consoli a loro volta finsero di non essere venuti contro di essi, ma di essere
passati attraverso la loro regione (per dirigersi) contro i Liguri (pisodio minore
delle guerre romano-gallo-liguri, avvenuto nel 230 a. C. Si parla erroneamente di
Cartaginesi, trattandosi invece di qualche trib� gallica delle montagne. I consoli
sono Marco Emilio Barbula e Marco Giunio Pera). (G.G.)

218 a.C.

79. Amm. Marc. XV 10, 10: Il padre dell�Africano maggiore, Publio Cornelio
Scipione, condusse in Spagna una flotta, su cui era imbarcato un forte esercito,
per portare aiuto ai Saguntini, famosi per le sventure e la lealt�, che erano
assediati con grande accanimento dai Cartaginesi; ma, poich� la citt� era stata
distrutta dalla superiorit� bellica dei nemici, n� egli era in grado di inseguire
Annibaie, che, dirigendosi verso l�Italia, aveva passato il Rodano tre giorni
prima, attravers� con veloce navigazione un breve tratto di mare, e presso Genova,
citt� della Liguria, attendeva la discesa di Annibaie dalle montagne per attaccar
battaglia in pianura, se la sorte gliene avesse dato l�opportunit�, quando quello
fosse esausto per le difficolt� del cammino. (Episodio dell�anno 218 a. C. Per
ulteriori notizie, v. n. 141). (A.A.)

218-217 a.C.

69. Zonar. VIlI 24, 7: � e fra i prigionieri (Annibale) uccise i Romani, mentre
rilasci� tutti gli altri. Faceva questo anche per tutti quelli che prendeva vivi,
per conciliarsi le citt� attraverso la loro liberazione. Ed effettivamente molti
degli altri Galli, molti Liguri e molti Tirreni passarono dalla parte di Annibaie,
alcuni uccidendo tutti i Romani che si trovavano presso di loro, alcuni
consegnandoli (ai Cartaginesi). Annibale, avanzando verso la Tirrenia, fu attaccato
da (Sempronio) Longo durante l�imperversare di una grande tempesta. Essendosi avuti
molti caduti da entrambe le parti, Annibaie, venuto in Liguria, vi pass� un certo
periodo di tempo. (Per questi episodi del 218-217 a. C. v. nn. 302; 303) (G.G.)

217 a.C.

302. Liv. XXI 58, 1: Quindi, per un non lungo periodo di tempo, finch� il freddo
era insopportabile, ai soldati fu concesso di riposare. Ma ai primi e incerti segni
di primavera parti (Annibaie: anno 217 a. C. Per gli avvenimenti che seguirono la
partenza v. n. 303) dagli accampamenti invernali e condusse l�esercito in Etruria,
con l�intenzione di aggiungere alle sue forze, o con la violenza o col loro
consenso, anche quella popolazione, come aveva fatto con i Galli e con i Liguri.
Mentre cercava di attraversare l�Appennino
fu assalito da una tempesta cos� violenta, che quasi super� l�orrore delle Alpi.
(L.S.A.)

218 a.C.

303. Liv. XXI 59, 10: Dopo quella battaglia (anno 218/7 a. C. Lo scontro sarebbe
avvenuto fra le forze di Annibale e quelle del console Sempronio presso Piacenza,
poco dopo la partenza di Annibale dall�accampamento invernale (v. n. 302). Di
battaglie avvenute durante l�inverno 218/7 non parla Polibio. In questo caso, si
tratterebbe di una reduplicazione della battaglia della Trebbia (G. De Sanctis, St.
dei Rom., III, 2, p. 96). Qui � detto che Annibale si ritira a svernare in Liguria:
invece in Pol. III 77, 3 e nello stesso Liv. XXII 1, 2 Annibaie sverna fra i Celti:
ci� deriva dall�incertezza dei confini etnici, per cui i Levi intorno al Ticino
sono detti ora Celti ora Liguri. Sull intero episodio n. 69) Annibale si ritir� in
Liguria e Sempronio (Tiberio Sempronio Longo, console del 218 a. C) a Lucca. Mentre
Annibale giungeva in Liguria, i Liguri catturarono in una imboscata due questori
romani, C. Fulvio e L. Lucrezio, con due tribuni militari e cinque membri
dell�ordine equestre, quasi tutti figli di senatori; li consegnarono poi a lui
affinch� cos� egli si convincesse che la pace e l�alleanza con loro erano pi�
sicure. (L.S.A.)

207 a.C.
305. Liv. XXVII 39, 1: La lettera recata dalla Gallia e inviata dal pretore L.
Porcio aument� in Roma la confusione (anno 207 a. C. Lucio Porcio Licino, figlio di
Marco, era stanziato con due legioni sul confine gallico); Asdrubale era uscito
dall�accampamento invernale e gi� stava passando le Alpi. Ottomila Liguri armati
erano pronti a congiungersi con lui, quando fosse passato in Italia, se non veniva
mandato qualcuno in Liguria che li prevenisse con una guerra; quanto a lui, il
pretore sarebbe avanzato fino a che avesse considerato sicuro il farlo con un
esercito debole. (L.S.A.)

306. Liv. XXVII 48, 5: Asdrubale, tralasciando l�opera di fortificazione


dell�accampamento, quando si accorse che bisognava combattere, colloc� gli elefanti
in prima linea avanti alle insegne; a fianco di quelli sull�ala sinistra pose i
Galli di fronte a CIaudio (schieramento per la battaglia del Metauro: giugno-luglio
del 207 a. C. Gaio Claudio Nerone era console per il 207), tanto perch� confidasse
in loro, quanto perch� credeva che i nemici li temessero, si pose a capo dell�ala
destra contro M. Livio (Marco Livio Salinatore) avendo con s� gli Ispani � e su
questi veterani soprattutto contava -; i Liguri furono posti al centro dietro gli
elefanti. (L.S.A.)

205 a.C.
311. Liv. XXVIII 46, 7: Nella stessa estate, Magone, figlio di Amilcare, imbarcati
sulla flotta i giovani appena arruolati, trasport� in Italia dalla pi� piccola
delle isole Baleari, dove aveva svernato (anno 205 a. C., durante il trasferimento
da Cadice in Italia: Magone oper� in Liguria dal 205 al 203 a. C.), dodicimila
fanti e circa duemila cavalieri con quasi trenta navi rostrate e con molte navi da
carico. Quindi con un improvviso assalto, dato che nessun presidio difendeva la
costa, si impadron� di Genova. Approd� poi alla costa dei Liguri Alpini, per vedere
se poteva provocarvi qualche sommovimento. (L.S.A.)

312. Liv. XXVIII 46, 9: Gli Ingauni � popolazione che appartiene alla stirpe dei
Liguri � in quel tempo stavano combattendo con gli Epanteri Montani. Dunque i
Cartaginesi, depositato il loro bottino a Savona, citt� ai piedi delle Alpi, e
lasciate dieci navi da guerra all�ancora come presidio mandarono le altre a
Cartagine per difendere la costa, poich� correva voce che Scipione avrebbe cercato
di effettuare uno sbarco. Magone, poi, stretta alleanza con gli Ingauni, il cui
favore egli preferiva, cominci� ad attaccare i Montani.

65. Appian. Pun. 9: Quando i Cartaginesi furono informati di queste cose, mandarono
Asdrubale, figlio di Giscone, a cacciare elefanti, e inviarono a Magone, che
arruolava mercenari in Liguria, circa seimila fanti, ottocento cavalieri e sette
elefanti e gli imposero di assalire la Tirrenia con tutte le truppe che avesse
potuto raccogliere, cos� da allontanare Scipione dalla Libia (per Magone in
Liguria). (A.A.)

70. Zonar. IX 11, 7: E (Scipione) part� con la flotta degli alleati e con alcuni
volontari raccolti fra la popolazione, mentre Magone, lasciata l�isola (Minorca),
sbarc� in Liguria, dopo aver bordeggiato la costa. (Nel 205 a. C. Per Magone in
Liguria, v. n. 311) (G.G.)

II secolo a.C.

193 a.C.
60. Frontin. strat. I 5, 16: Quando in Liguria l�esercito era penetrato in uno
stretto passo, e alla mente di tutti si presentava gi� il ricordo del disastro di
Caudio (si allude alla sconfitta delle Forche Caudine nel 321 a. C., durante le
guerre sannitiche), il console Q. Minucio ordin� agli ausiliari Numidi, spregevoli
sia per la loro bruttezza sia per quella dei loro cavalli, di cavalcare verso la
gola che era tenuta dai nemici. Dapprima i nemici, attenti a non essere provocati,
contrapposero un picchetto. Di proposito i Numidi, per accrescere il disprezzo nei
propri confronti, finsero di cadere da cavallo e attirarono lo sguardo con
atteggiamenti ridicoli. I barbari, allentate le file, per la novit� della cosa, si
incantarono completamente allo spettacolo. Non appena i Numidi se ne accorsero,
avanzando a poco a poco, spronati i cavalli, si aprirono un varco attraverso i
posti di guardia non difesi dai nemici; poi, poich� quelli appiccavano il fuoco ai
campi vicini, i Liguri furono costretti ad allontanarsi per difendere i loro
territori e a lasciare andare i Romani che erano rinchiusi nella gola. (Episodio,
avvenuto nel 193 a. C.). (E.S.)

332. Liv. XXXIV 55, 5: Poi trassero a sorte le province, prima i consoli e quindi i
pretori. A Cornelio tocc� la Gallia, a Minucio la Liguria. (Nell�anno 193 a:C. I
consoli erano Lucio Cornelio Merula e Quinto Minucio Termo) (L.S.A.)

336. Liv. XXXV 4, 1: Mentre la guerra contro i Liguri aveva subito una battuta
d�arresto presso Pisa, l�altro console L. Cornelio Merula, attraverso le ultime
propaggini del territorio dei Liguri, condusse l�esercito nel paese dei Boi, dove
la guerra era condotta con metodi molto diversi che sul fronte ligure. (Avvenimenti
del 193 a.C.) (L.S.A.)

337. Liv. XXXV 6, 1: Circa nello stesso tempo furono recapitate le lettere dei due
consoli: quella di L. Cornelio sulla battaglia di Modena contro i Boi; e quella di
Q. Minucio 199 da Pisa. Quest�ultimo diceva che toccava a lui presiedere i comizi;
d�altra parte la situazione in Liguria era cos� incerta, che egli non poteva
allontanarsi dal suo posto senza causare la rovina degli alleati e un danno allo
Stato. (Anno 193 a.C., battaglia vittoriosa del console nLucio Cornelio Merula su
(L.S.A.)

338. Liv. XXXV 11, 1: Per molto tempo in Liguria non si era fatto nulla degno di
ricordo, ma alla fine d quell�anno la sorte della guerra per due volte corse un
grave pericolo, infatti l�accampamento del console (Quinto Minucio Termo) fu
assediato e con difficolt� pot� essere difeso, Inoltre, poco dopo, mentre
l�esercito romano era condotto in marcia per uno stretto passo l�esercito dei
Liguri ne occup� lo sbocco. Poich� l�uscita per di l� era impossibile, invertita la
marcia il console tent� la ritirata. Ma anche l�altra uscita del passo era occupata
da una parte dei nemici, e il ricordo della strage di Caudio era presente non solo
alla memoria, ma, per cos� dire, agli occhi (le Forche Caudine). Il console aveva
quasi ottocento cavalieri numidi fra le truppe ausiliarie. Il loro prefetto
promette al console di fare una sortita da quale delle due parti egli volesse, se
solo gli dicesse da quale parte erano pi� numerosi i villaggi; egli avrebbe fatto
impeto contro di essi e per prima cosa avrebbe appiccato il fuoco alle case,
affinch� il terrore dell incendio costringesse i Liguri a ritirarsi dal passo che
occupavano e ad accorrere in aiuto dei loro. (L.S.A.)

187 a.C.
23. Diod. XXIX 14: Quando Marco Fulvio era pretore, viol� la legge nei riguardi
degli alleati della Liguria ed ebbe a scontarne la giusta pena. Infatti, essendo
giunto come amico presso i cos� detti Cenomani, li priv� delle armi, senza avere
nessuna accusa contro di loro. Il console, informato dell�accaduto, restitu� loro
le armi ed inflisse una multa a Marco (il pretore qui erroneamente chiamato Fulvio,
dovrebbe essere Marco Furio Crassipe, cfr. Liv. XXXVIII 42, 4; XXXIX 3). (R.P.)

11. Aristot. (pseudo), de m�r. ause. 89 (837 b): Si dice che nel paese dei
Marsigliesi vicino alla Liguria vi sia uno stagno che ribolle e trabocca e riversa
una incredibile quantit� di pesci. Quando soffiano i (venti) etesii si accumula la
terra su di esso, vi si produce un grande polverone, e la superficie dello stagno
si solidifica come terreno. Spezzandola con i tridenti, gli abitanti e luogo vi
prendono facilmente quanti pesci vogliono. Si dice poi che alcuni Liguri tirano con
la fionda cos� bene che, quando vedono parecchi uccelli, stabiliscono tra di loro
quale ciascuno debba prepararsi a colpire, perch� sono convinti di colpirli
facilmente tutti. Si dice che anche questo sia caratteristico presso di loro: le
donne partoriscono mentre lavorano e, dopo aver lavato con l�acqua il bambino,
subito zappano, scavano e fanno gli altri lavori che avrebbero dovuto fare anche se
non avessero partorito. ( 7 Per notizie analoghe cfr. anche nn. 21; 22; 519) E�
straordinario anche questo presso i Liguri: si dice, infatti, che nel loro paese vi
sia un fiume la cui corrente si eleva in alto e scorre in modo da non far vedere le
persone dall altra parte. (E.S.)

154 a.C.
767. Pol. XXXIII 9, 7: Egli (anno 154 a. C. Si tratta del legato romano Flaminio.
Il console di quell�anno, citato successivamente, � Quinto Opimio, che era stato
pretore attorno al 157 a C. Su questa guerra condotta dai Romani contro gli Ossibi
e i Deciati, v. n. 226), trasportato a Marsiglia, veniva curato con ogni diligenza;
il Senato, poi, informato dell�accaduto, immediatamente sped� un esercito con uno
dei consoli, Quinto Opimio, per muovere guerra agli Ossibi e ai Deciati. Quinto,
dopo aver raccolto l�esercito presso la citt� di Piacenza e dopo aver marciato
attraverso l�Appennino, giunse presso gli Ossibi. Pose quindi il campo presso il
fiume �Apron� e attese i nemici, sapendo che essi si riunivano ed erano pronti ad
affrontare la battaglia. Dopo aver poi condotto l�esercito verso �Aigitna�, citt�
nella quale gli ambasciatori romani erano stati assaliti a tradimento, Quinto la
prese d�assalto, vendette schiavi gli abitanti e invi� a Roma incatenati gli
ispiratori della violenza. Condotta a termine questa impresa mosse contro i nemici.
Gli Ossibi pensavano che l�offesa fatta ai legati non sarebbe stata loro perdonata:
fatto dunque appello a uno straordinario coraggio, con furioso impeto, prima che i
Deciati si unissero a loro, con una forza di circa quattromila uomini attaccarono i
nemici. Quinto, scorto l�audace attacco dei barbari, fu colpito dalla loro pazza
temerit�. Osservava infatti che i nemici non vi erano spinti da nessun fondamento
logico: si sentiva quindi sicuro, poich� aveva esperienza di quelle cose ed era per
natura eccezionalmente prudente. Pertanto, dopo aver fatto uscire il suo esercito e
averlo esortato con parole adatte alle circostanze, avanzava al passo contro i
nemici. Con un vigoroso assalto, in breve riport� la vittoria sugli avversari:
molti ne uccise, gli altri li costrinse a fuggire precipitosamente. I Deciati, dopo
essersi radunati, giungevano pensando di prender parte alla stessa battaglia con
gli Ossibi; ma essendo arrivati in ritardo, accolsero fra di loro i fuggitivi e
poco dopo ingaggiarono battaglia con i Romani con grande impeto e coraggio. Furono
per� sconfitti in battaglia: allora subito si consegnarono in massa, loro stessi e
la loro citt�, a discrezione dei Romani. (L.S.A.)

768. Pol. XXXIII 11, 1: Nello stesso tomo di tempo, in cui il Senato invi� il
console Opimio per la guerra contro gli Ossibi, giunse a Roma Tolemeo il Giovane,
e, presentatosi al Senato, accusava suo fratello definendolo colpevole del
complotto contro di lui. (anno 154 a. C. Il Tolemeo qui citato � Tolemeo VII
Evergete II, fratello minore di Tolemeo VI Filometore. Sulla guerra contro gli
Ossibi e i Deciati v. n. 226) (L.S.A.)
21. Posid. fr. 58 a Jacoby = Strabo III 4, 17: Posidonio dice che in Liguria il suo
ospite, Carmoleonte, cittadino di Marsiglia, gli aveva narrato di aver assunto
dietro compenso per uno scavo degli uomini e delle donne insieme e che una delle
donne, avendo le doglie, si era allontanata dal lavoro e si era recata in un luogo
vicino; dopo aver dato alla luce il bambino, era ritornata subito al lavoro per non
perdere la paga; lui stesso l�aveva vista lavorare a fatica, ma non ne conosceva
dapprima la ragione, pi� tardi l�aveva appresa e aveva licenziato la donna, dopo
averle dato la paga; e quella, dopo aver portato il neonato a una piccola fonte,
averlo lavato e fasciato con quello che aveva, lo port� a casa sano e salvo20.
(E.S.)

242. Posid. fr. 118 Jacoby = Diod. V 39, 1:


� passiamo a parlare dei Liguri. Costoro infatti abitano una terra sassosa e del
tutto sterile e trascorrono un�esistenza faticosa ed infelice per gli sforzi e le
vessazioni sostenute nel lavoro. E dal momento che la terra � coperta d�alberi,
alcuni di costoro, per l�intera giornata, abbattono gli alberi. Forniti di scuri
affilate e pesanti, altri, avendo l�incarico di lavorare la terra, per la maggior
parte non fanno altro che estrarre pietre, per l�eccessiva disuguaglianza pietrosa
del terreno; infatti con gli arnesi non sollevano nessuna zolla che non contenga
almeno una pietra.Ed essendo una tale fatica nei loro lavori, con la costanza hanno
la meglio sulla natura, anche se, avendo faticato parecchio, ne ricavano pochi
frutti. A causa del continuo lavora fisico e della scarsezza di cibo, si mantengono
nel corpo forti e vigorosi. In queste fatiche hanno le donne come aiuto, abituate a
lavorare nel medesimo modo degli uomini. Vanno inoltre continuamente a caccia, con
la cui pratica, catturando molti animali, controbilanciano la penuria di frutti.
Vivendo, di conseguenza, sulle montagne coperte di neve ed essendo soliti
affrontare dislivelli incredibili, sono forti e muscolosi nei corpi. Alcuni per la
scarsezza di frutti della terra non bevono altro che acqua, mangiano carne sia di
bestie domestiche che selvagge e si nutrono delle erbe che crescono nella regione,
essendo il terreno precluso ai pi� benevoli fra gli d�i. Demetra e Dioniso.
Trascorrono la notte nei campi, raramente in qualche semplice podere o capanna, pi�
spesso in cavit� delle rocce e caverne naturali, atte ad offrire loro sufficiente
riparo. Conformemente a questo fanno molte altre, mantenendoun tenore di vita
semplice e primitivo. Generalmente poi in questi luoghi le donne sono forti e
vigorose come gli uomini e questi come le belve. Ed affermano anche che talvolta
nei combattimenti un Gallo grande e grosso, avendo combattuto da solo con un ligure
assai esile per sfida, venne da questo battuto. I Liguri hanno un armamento, per
struttura, pi� lrggero di quello dei Romani; li difende infatti uno scudo ovale
lavorato alla moda gallica ed una tunica stretta in vita ed attorno avvolgono pelli
di fiera ed una spada di media misura. Ma alcuni di essi per le relazioni con i
cittadini romani, cambiarono tipo di armamento imitando i loro capi. Essi sono
coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle circostanze della vita
non scevre di pericolo. Come mercanti solcano il mare di Sardegna e quello Libico,
slanciandosi coraggiosamente in pericoli senza soccorso; giacch� usano barche pi�
semplici di quelle per combattere da vicino e con un numero scarsissimo di
equipaggiamenti utili per la navigazione sopportano le pi� paurose condizioni
atmosferiche che l�inverno crea tremendamente.

I secolo a.C.

81-77 a.C.
92. Oros. V 24, 16: Lepido e Scipione in Italia, Bruto in Gallia, Domizio, genero
di Cinna, in Africa, Carbone a Pantelleria e in Sicilia, Perpenna in Liguria e poi
insieme a Sertorio in Spagna, e il pi� terribile di tutti, Sertorio, nella stessa
Spagna, suscitando allora queste guerre civili, o con quale altro nome debbano
chiamarsi, ne fecero di una molte, di una grande grandi. (Serie di avvenimenti
dell�81/77 a. C. I personaggi citati sono tutti esponenti del partito democratico e
avversari del partito sillano, prima e dopo la morte del dittatore) � (E.S.)
67 a.C.
64. Appian. Mithr. 95: Pompeo, avendo disposto in questo modo tutte le cose,
assegn� � il mare intorno alla Liguria e alla Celtica a Marco Pomponio (episodio
dell�anno 67 a. C., antefatti della guerra piratica di Pompeo. in cui per� il mar
Ligure � affidato ad Attilio, che qui ha invece l�Africa, la Sardegna, la Corsica e
le isole circostanti. (A.A.)

22. Diod. IV 19, 4: (Eracle,) avendo valicato le Alpi ed attraversato la pianura di


quella regione che e ora � chiamata Gallia, prosegu� il cammino attraverso la
Liguria. I Liguri che abitano questa regione coltivano una terra sassosa e del
tutto sterile (che), in cambio delle cure e degli sforzi sofferti dai nativi, offre
pochi frutti utili alla sopravvivenza. Perci� (gli abitanti) sono resistentissimi
alle fatiche e, per il continuo esercizio f�sico, vigorosi; giacch� ben lontani
dall�indolenza generata dalle dissolutezze, sono sciolti nei movimenti ed
eccellenti per vigore negli scontri di guerra. Generalmente gli abitanti della
regione intorno, abituati continuamente a sostenere travagli e richiedendo la terra
molta cura, usarono fare compartecipi anche le donne delle fatiche connesse al
lavoro. E lavorando uomini e donne a giornata, fianco a fianco, accadeva ad una
donna un fatto particolare e paradossale secondo la nostra mentalit�. Infatti
essendo incinta e lavorando a giornata con gli uomini, presa dalle doglie raggiunse
alcuni cespugli senza turbarsi; in questi diede alla luce il figlio e, avendolo
avvolto con fronde, lo nascose l�, mentre lei, riunitasi a quelli che continuavano
a lavorare, sopport� con essi la medesima fatica, senza accennare nulla
dell�accaduto. E per il pianto del bimbo essendo divenuto il fatto noto, in nessun
modo il sovrintendente la poteva convincere a sospendere il lavoro; n� costei
desistette dalla faticosa occupazione fin-ch� il datore di lavoro, preso da piet�,
dandole il compenso pattuito, non la esoner� dal lavoro. Eracle, essendo passato
attraverso il territorio sia dei Liguri che dei Tirreni, giunto presso il fiume
Tevere si accamp� dove ora sorge la citt� di Roma (quest�ultimo periodo � l�inizio
del fr. 89 Jacoby di Timeo, in cui si descrivono le avventure di Eracle nel Lazio e
in Sicilia). (R.P.)

27. Strabo II 5, 28: Delle Alpi, che sono montagne molto alte e formano una linea
curva, la parte convessa � rivolta verso le pianure gi� menzionate dei Celti e
verso le Cevennes, la parte concava, invece, verso la Liguria e l�Italia. Occupano
questi monti molte trib�, tutte celtiche eccetto i Liguri: questi sono di razza
diversa, ma simili (ai Celti) per il modo di vivere; abitano la parte delle Alpi
che si unisce agli Appennini e occupano anche una parte di questi monti. (E.S.)

29. Strabo IV 6, 3: Monaco � un ormeggio per navi non grandi e non numerose, ed ha
il tempio del cosiddetto Eracle Monaco: dal nome sembra che anche fin qui siano
giunti i viaggi di cabotaggio dei Marsigliesi; � lontano da Antibes poco pi� di
duecento stadi. Da qui ormai fino a Marsiglia e un po� oltre il popolo dei Salluvi
abita le Alpi che sovrastano la costa e alcune zone della stessa costa, insieme ai
Greci. Gli antichi scrittori greci chiamano Liguri i Salluvi e Liguria il paese che
abitano i Marsigliesi; gli scrittori posteriori, invece, li chiamano Celtoliguri e
assegnano a questi la pianura fino ad Avignone e al Rodano, dalla quale, divisi in
dieci distretti, fornivano non solo una squadra di fanti, ma anche una di
cavalieri. Questi furono i primi dei Celti transalpini che i Romani ridussero in
loro potere, dopo aver combattuto per molto tempo contro di essi e contro i Liguri
che avevano sbarrato le strade che conducono in Iberia lungo la costa. Facevano
infatti razzie per terra e per mare ed erano tanto forti che la strada era a stento
praticabile con grandi forze militari. Dopo ottanta anni di guerra (la vittoria di
Sestio Calvino sui Salluvi � avvenuta nel 123 a. C., quindi, secondo questo passo,
le operazioni militari dei Romani contro i Liguri sarebbero incominciate nel 203 a.
C., quando il cartaginese Magone era in Liguria (su di lui v. n. 311). Per quanto
riguarda la definizione di Marsiglia, citata precedentemente, come citt� della
Liguria, v. n. 826) (i Romani) ottennero appena che si lasciasse libera la strada
per un tratto largo dodici stadi per chi viaggiava per conto dello stato. In
seguito, tuttavia, li sconfissero completamente, e, dopo averli terrorizzati,
imposero essi stessi la forma di governo. (E.S.)

32. Strabo V 1, 3: Procedendo parte per parte si pu� dire cos�, che la base delle
Alpi � curva e simile a un goIfo con la cavit� rivolta verso l�Italia; la parte
centrale del golfo � nel paese dei Salassi; le estremita� invece, formano una
curva, da una parte fino al monte Ocra (monte di non sicura identificazione, nella
parte pi� bassa delle Alpi Giulie o Camiche) e al fondo del mar Adriatico,
dall�altra verso la costa ligure fino a Genova, emporio dei Liguri, dove gli
Appennini si uniscono alle Alpi � questi (Appennini), infatti, incominciando dalla
Liguria, penetrano nella Tirrenia, lasciando uno stretto litorale. � (E.S.)

33. Strabo V 1, 4: Questa (pianura) � divisa quasi nel mezzo dal Po; una parte �
chiamata Cispadana, e l�altra Transpadana; la Cispadana � tutta la regione vicino
agli Appennini e alla Liguria, la Transpadana � la rimanente. L�una � abitata dalle
trib� liguri e celtiche che vivono in parte sui monti, in parte in pianura;
l�altra, invece, � abitata dai Celti e dai Veneti. (E.S.)

34. Strabo V 1, 12: Le regioni intorno a Modena e al fiume Panaro producono la lana
morbida, di gran unga la pi� bella di tutte; la Liguria e il paese degli Insubri,
invece, producono quella ruvida, con cui si fanno la maggior parte degli abiti per
i servi italici. (E.S.)

35. Strabo V 2, 1: Sia chiamata seconda parte la Liguria che � negli stessi
Appennini, situata fra la Celtica di cui si � parlato ora e la Tirrenia; non ha
nessun particolare degno di descrizione, eccetto che gli abitanti vivono in
villaggi, arando e zappando un aspro terreno o piuttosto, come dice Posidonio,
tagliando sassi � Sono terzi, contigui ad essi, i Tirreni � La Tirrenia, iniziando
dal mar Tirreno e dal Tevere,finisce proprio ai piedi dei monti (Appennini) che la
circondano dalla Liguria all�Adriatico. (E.S.)

36. Strabo V 2, 5: Tra Luni e Pisa vi � il fiume Magra, che molti storici hanno
considerato come confine tra la Tirrenia e la Liguria � (i Pisani) erano esasperati
dai L�guri che pi� bellicosi dei Tirreni, vivevano al loro fianco come cattivi
vicini � (E.S.)

37. Strabo VI 4, 2: � (i Romani) si guadagnarono dapprima, mano a mano, parte per


parte, tutta la Gallia, Cisalpina e Transalpina, insieme alla Liguria, poi il divo
Cesare e in seguito Augusto la conquistarono tutta in una volta con una guerra
generale. (Si allude probabilmente alla guerra gallica di Cesare, 58-51 a. C., e
all�opera svolta da Ottaviano tra il 40 e il 14 a. C. (E.S.)

279. Strabo IV 6, 2: Poich� i Liguri sono in parte Ingauni e in parte Intimili, �


naturale che i loro insediamenti sul mare siano chiamati l�uno Ventimiglia (�Albion
Intemelion�, dove Albion equivale ad �Alpeion�), l�altro, pi� brevemente, Albenga
(�Albingaunon ). Polibio (Pol. XXXIII 9, 8, v. n. 767) poi aggiunge alle due
sopraddette trib� dei Liguri, quelle degli Ossibi e dei Deciati. In generale tutta
questa costa da Monaco fino alla Tirrenia � esposta ai venti e senza porti, eccetto
piccole rade e ancoraggi. La sovrastano, poi, gli enormi dirupi dei monti,
lasciando uno stretto passaggio vicino al mare. Vi abitano i Liguri che vivono per
lo pi� delle carni dei greggi, di latte e di una bevanda di orzo ed occupano le
terre vicino al mare e specialmente i monti. Hanno qui ricche foreste che formscono
legname per la costruzione delle navi e con alberi cos� grandi che il tronco di
alcuni raggiunge il diametro di otto piedi; molti di questi, poi, anche per la
variet� delle venature non sono inferiori al legno di cedro per la fabbricazione
delle tavole. Portano all�emporio di Genova questi legnami, animali, pelli, miele;
ricevono in cambio olio d�oliva e vino italico; il loro vino, infatti, � scarso,
resinato e aspro. Di qui provengono i cosiddetti ginnoi � cavalli e muli � le
tuniche liguri e i saghi (rozzi mantelli indossati anche dai Galli). Presso di loro
abbonda anche il lingurion, che alcuni chiamano ambra. Non sono affatto abili,
nelle campagne militari, come cavalieri, ma sono abili opliti e veliti; dal fatto
che portano scudi di bronzo, alcuni deducono che siano Greci. (E.S.)

Adelina Arnaldi (A.A.), Gianfranco Gaggero (G.G.), Rossella Pera (R.P,), Eleonora
Salomone Gaggero (E.S.), Luigi Santi Amantini (L.S.A.)

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