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Urbanistica

La prima cinta, la prima “difesa” dell’isolotto occupato dai Parisii, era


totalmente naturale: “La terra di quest’isola fu la prima cinta, e la Senna il
suo primo fossato”, scriveva Victor Hugo. La crescita demografica
incessante, la necessità di una difesa militare e quella di fissare e
percepire delle imposte per finanziare lo sviluppo della città, nonché il
ruolo politico sempre più importante esercitato da Parigi hanno portato
alla costruzione di sei cinte murarie nel corso dei secoli. Ogni cinta ha
comportato l’annessione di alcuni territori e villaggi circostanti alla
capitale.
La muraglia gallo-romana
I Parisii, approfittando del periodo di pace nei rapporti con i Romani,
estendono il proprio territorio, limitato alla sola Île de la Cité, andando a
occupare la riva sinistra della Senna.
Nel I e II sec. d.C si sviluppa così una cittadina gallo-romana dotata di
monumenti e costruzioni tipici dei domini imperiali. Tuttavia, negli anni
276-285, le invasioni barbariche obbligano i Parisii a rifugiarsi nel loro sito
originario, la Cité, che viene circondata da una muraglia eretta per mezzo
delle pietre ricavate dalla distruzione dei monumenti romani. Nel IV e V
sec. la città rimane rinchiusa in questa piccola cinta muraria.
Da Clodoveo a Suger
Dal VI al X sec., le zone paludose sono prosciugate e coltivate, e intorno a
place de Grève si sviluppano attività portuali e commerciali. Nel periodo
merovingio vengono costruiti diversi santuari, di cui però rimangono
soltanto poche vestigia nella chiesa della cappella St-Symphorien della
chiesa di St-Germain-des-Prés (che fu la necropoli dei sovrani merovingi).
Sotto il regno di Ugo Capeto, la città allarga il suo territorio dislocandosi
sulle due rive del fiume. Il re soggiorna al Palais de la Cité (attuale Palazzo
di Giustizia). Sull’Île de la Cîté vengono edificati nuovi santuari, grazie
soprattutto a Suger, abate di Saint-Denis e ministro di Luigi VI e Luigi VII.
La cinta di Filippo Augusto
Dal 1180 al 1210, un poderosa muraglia è edificata su ordine di Filippo
Augusto, che voleva garantire una protezione a Parigi e ai suoi abitanti
prima di partire per la sua crociata. La cinta si estende per più di 5 km ed
è rinforzata, a monte, da uno sbarramento di rilievi montuosi e, a valle,
dalla fortezza del Louvre e dalla torre di Nesle (attuale Institut de France).
Le strade vengono pavimentate, contribuendo così al miglioramento del
traffico e delle condizioni igieniche. Il paesaggio parigino si arricchisce
sempre più di fontane, e grazie allo sfruttamento delle fonti, come quella
di Belleville, la città viene dotata di un migliore sistema di
approvvigionamento idrico.
Vestigia della cinta di Filippo Augusto: rue des Jardins-St-Paul e rue Clovis.
La cinta di Carlo V
Étienne Marcel, il prevosto dei Mercanti, carica che aveva acquisito un
grosso potere, intraprende il restauro delle vecchie mura di Filippo
Augusto nel 1356. Inizia inoltre la costruzione di una nuova muraglia, che
verrà terminata sotto il regno di Carlo V e che per questo ne porterà il
nome.
Questa nuova fortificazione è potenziata a est dalla fortezza della
Bastiglia. È preceduta da fossati, come evocano i nomi delle vie odierne
(rue des Fossés-St-Bernard e rue des Fossés-St-Jacques).
Parigi occupa allora 440 ha e conta più di 150 000 abitanti.
Esistono già le strade che raggiungono il villaggio di Montmartre, la
basilica di Saint-Denis, la commenda del Temple, il castello fortificato di
Vincennes.
Le mura di Luigi XIII
Nel XVI secolo Parigi cresce ancora. Nonostante la Lega, le guerre di
Religione, e l’assedio di Enrico di Navarra, la moltiplicazione del numero di
edifici civili e religiosi non conosce rallentamenti. Carlo IX e Luigi XIII
prolungano verso ovest la cinta di Filippo Augusto, allo scopo di
proteggere il palazzo del Louvre, in fase di ampliamento, e i quartieri di St-
Germain e di Gaillon.
Costruita tra il 1633 e il 1636, la cinta di Luigi XIII sussisterà fino al 1754.
Luigi XIV e Parigi
La corte reale lascia Parigi; Luigi XIV, che fa il suo ingresso nella capitale
nel 1653, vi soggiorna per poco tempo. Decide infatti di abitare a
Versailles, senza tuttavia dimenticare Parigi: fa eseguire, al contrario,
numerosi interventi urbanistici, come quelli in place Vendôme e in place
des Victoires.
Intorno al 1670, di ritorno da Vincennes in carrozza, Luigi XIV è colpito dal
pessimo spettacolo che offrono le fortificazioni di Carlo V: sono molto
rovinate e hanno perso tutta la loro utilità.
Ordina dunque di demolirle e di tracciare, al loro posto, un viale piantato
con quattro file di alberi. I fossati vengono colmati e viene realizzata una
terrazza sopraelevata con vista sulla campagna. L’insieme diventa un bel
luogo dove passeggiare, in cui quattro carrozze possono procedere
affiancate. La composizione di questi “grands boulevards” dà inizio
all’espansione della città in direzione dei sobborghi. Viene costruito il
Faubourg St-Antoine e quelli di St-Germain e St-Marcel vengono collegati
al centro.
Le mura degli esattori generali
A partire dal 1784, i limiti di Parigi sono marcati dalle mura degli Esattori
Generali. Non si tratta più di una muraglia di protezione, ma di un muro
“fiscale”, eretto per evitare le frodi.
Costruito tra il 1784 e il 1797, ricalca il tracciato attuale dei boulevard
esterni. Lungo 23 km, alto più di 3 m, circonda Parigi con le sue 57
“barriere”, create dall’architetto Ledoux. Suscitò parecchio malcontento
tra la popolazione, espresso efficacemente nel motto “le mur murant Paris
rend Paris murmurant”.
Oggi restano ancora quattro di quelle barriere: le rotonde di Monceau e di
La Villette, i pavillons carrés di Denfert-Rochereau e de la Nation.
Le fortificazioni di Thiers
L’obiettivo di queste nuove fortificazioni è militare. L’invasione dell’armata
russa in Francia, e a Parigi, nel 1814 e nel 1815, ha messo in evidenza la
necessità di proteggere la capitale. Louis-Adolphe Thiers (1797-1877)
propone di costruire una cinta fortificata distante da 1 a 3 km dalle mura
degli Esattori Generali, capace di resistere alle batterie nemiche. L’idea è
approvata il 1° agosto 1841. Si innalzano 39 km di mura in pietra da taglio
e pietra molare, protetti all’interno da un largo fossato di 15 m (gli attuali
boulevards des Maréchaux) e all’esterno da una zona militare larga ca 200
m, potenziata da 94 bastioni...
Tali fortificazioni non furono mai utilizzate per respingere truppe nemiche,
ma servirono allorché, diciotto anni più tardi, un progetto di legge stabilì di
estendere i limiti di Parigi fino ai fossati interni.
L’annessione del 1860 – A partire dal 1860, tutti i territori situati tra le
mura degli Esattori Generali e la cinta muraria di Thiers vengono dunque
annessi alla capitale. Quattro comuni - Vaugirard, Grenelle, La Villette e
Belleville - scompaiono dalle mappe, diventando parte della città. Sette
comuni cedono una parte del loro territorio (come Passy, Auteuil, Bercy),
mentre altri 13 concedono una parte minoritaria (Vanves, Issy, Neuilly,
Saint-Ouen...).
Da questi 7 800 nuovi ha, che porteranno alla creazione di 20
arrondissement anziché 12, e dai prodigiosi lavori del prefetto
Haussmann, nascerà la Parigi moderna.
Dalla Comune al 1900
Gli incendi della Comune nel 1871 comportano alcune conseguenze
positive, dal momento che quasi tutti i grandi edifici pubblici vengono
ricostruiti (l’Hôtel-de-Ville, il Ministero delle Finanze, la Légion d’honneur).
Vengono restaurati il Palais Royal e il Palazzo di Giustizia, si conclude la
costruzione dell’Opéra Garnier e comincia la realizzazione del Sacro-
Cuore.
Nel 1889, in vista dell’Esposizione Universale, la Tour Eiffel si staglia nel
cielo di Parigi, icona della modernità. Il Novecento non è da meno e
contribuisce all’arricchimento urbanistico con il pont Alexandre-III, che
collega gli Champs-élysées agli Invalides, e la stazione d’Orsay, eretta di
fronte al Louvre, sulla riva destra. Ma, soprattutto, prende il via la
costruzione del mondo sotterraneo della metropolitana: gli ingressi delle
stazioni firmati Hector Guimard diventano anch’essi simboli della
modernità.
I limiti attuali
La Terza Repubblica fa demolire le fortificazioni di Thiers (1919) e fissa, tra
il 1925 e il 1930, i limiti definitivi di Parigi: il bois de Boulogne e il bois de
Vincennes portano la sua superficie a 10 540 ha e la popolazione a 2 700
000 abitanti nel 1945.
Il dopoguerra
Durante la V Repubblica, Parigi intraprende grandi operazioni immobiliari.
All’inizio degli anni Cinquanta, il governo decide di pianificare una città
d’affari che regga il confronto con altre capitali mondiali: nasce La
Défense. Questo progetto grandioso viene disposto lungo un asse
prospettico altrettanto grandioso, quello che dal Louvre raggiunge l’Étoile
e prosegue fino alla periferia ovest.
Dopo la costruzione della Maison de Radio France e della realizzazione del
front de Seine sotto de Gaulle, il presidente Georges Pompidou consegna
a Parigi un edificio innovativo e molto discusso: il Centro d’arte
contemporanea di Beaubourg, inaugurato nel 1977.
Nel corso del settennato di Valérie Giscard d’Estaing, viene stabilito che la
stazione d’Orsay diventi un museo, e i mattatoi di La Villette un museo
delle Scienze.
Da Mitterrand a Chirac
La reputazione dei grandi progetti architettonici del presidente Mitterrand
è internazionale. Tuttavia, bisogna precisare che solo il Grand Louvre, tra
tutti i progetti portati avanti, è il risultato di un incarico diretto dato dal
presidente a un architetto. Gli altri monumenti sono stati oggetto di un
concorso nazionale, come il Ministero delle Finanze, l’Istituto del Mondo
arabo, la Città della Musica, o internazionale come l’Opéra del quartiere
della Bastiglia, la Biblioteca Nazionale o l’Arche de la Défense.
La presidenza di Jacques Chirac ha lasciato a Parigi il Museo del Quai
Branly, ma sembra che l’era dei grandi monumenti si sia pressoché
conclusa, in favore di un’azione sulla “città ordinaria”, per lo meno nella
zona del centro storico.
Oggi
La priorità è oggi il miglioramento dell’ambiente quotidiano degli abitanti
e la salvaguardia del patrimonio architettonico, con imponenti lavori di
ristrutturazione. Tuttavia, basta spostarsi verso ovest e si ritrova l’impulso
verso le costruzioni innovative della città del futuro: la grande opera di
rinnovamento di La Défense investe sia nella realizzazione di nuovi edifici,
svettanti creazioni dei più celebri studi internazionali, sia nella
conversione del quartiere, un tempo solo d’affari, in un’area di maggior
vita sociale e importanza culturale.
Nel quadro generale di una “partizione dello spazio pubblico”, i maggiori
sforzi sono oggi compiuti per migliorare la circolazione e la rete dei
trasporti: sviluppo di nuove strade e di piste ciclabili, realizzazione della
metropolitana Météor (prima linea di metropolitana interamente
automatica), sviluppo della rete tranviaria lungo il perimetro della città (la
linea T3 scorre a sud, una nuova linea dovrebbe collegare, nei prossimi
anni, la parte orientale). Un obiettivo primario è, infatti, quello di limitare
l’uso e il numero delle automobili.
Alcuni vecchi tratti ferroviari o stabilimenti industriali abbandonati
vengono riconvertiti per dare un nuovo assetto ai quartieri.
Il grande cantiere di Paris Rive Gauche che ha ridefinito i quartieri di
Austerlitz, di Tolbiac e di Massena ne è un esempio significativo. Il suo
monumento faro, la Biblioteca di Francia, è d’ora in poi circondata da
uffici, appartamenti, e da un polo universitario nei pressi degli Anciens
Moulins.
Il riallestimento del quartiere si coniuga con la riabilitazione di monumenti
inizialmente votati alla distruzione: i Magazzini Generali d’Austerlitz,
trasformati in una Città della moda e del design, o l’ex stabilimento Sudac,
che accoglie una scuola d’architettura. Inoltre, grazie alla passerella
pedonale Simone de Beauvoir (2006), è stato gettato un ponte tra la riva
sinistra e la riva destra, imperniato sulle nozioni di cultura e di piacere.
E domani?
Bertrand Delanoë , sindaco di Parigi dal 2001, è stato rieletto nel 2008 e
si è così guadagnato la possibilità di lasciare un’impronta più nitida nella
storia cittadina. Il suo impegno per la riduzione del traffico e
dell’inquinamento (corsie per gli autobus, linea tranviaria, Velib’) trova
seguito nel piano climatico territoriale che mira a ridurre le emissioni di
gas serra del 30% entro il 2020.
Tra i grandi progetti futuri, spiccano quelli di riassetto di diverse aree
ferroviarie: un immenso giardino nella cour du Maroc (XIX arr.), nelle
vicinanze della gare du Nord; un nuovo quartiere con appartamenti,
strutture pubbliche, uffici e parco intorno alla gare St-Lazare e alla gare de
marchandises des Batignolles; un ostello della gioventù, una biblioteca e
un giardino al posto delle messaggerie di rue Pajol (XVIII arr.).
Altri grandi edifici devono essere riconvertiti: ex grandi siti ospedalieri
(Boucicot, Broussais, Laennec), acquisiti dalla Città di Parigi, stanno per
lasciare il posto a vari tipi di alloggio; l’area delle vecchie Pompe Funebri
municipali, rue d’Aubervilliers (XIX arr.), è pronta ad accogliere il centro
“Le 104”, luogo di creazione artistica contemporanea.
Infine, una questione molto discussa riguarda l’espansione di Parigi
(chiamata Grand Paris o Paris Métropole), con l’integrazione all’area
cittadina di alcuni comuni limitrofi. Il dibattito suscita già oggi parecchie
polemiche, spostando l’attenzione dal “come ingrandire Parigi” al “perché
si vuole ingrandire Parigi?”
Occorre immaginare un’annessione dei comuni vicini, come avvenuto già
altre volte in passato? Ma questo comporterebbe la crescita della
popolazione comunale, che arriverebbe a 3 milioni d’abitanti, con
conseguenti interrogativi sui problemi di gestione. O piuttosto bisogna
pensare a una “comunità di agglomerati”? L’ampliamento di Parigi sarà
una questione importante del dibattito politico, come testimonia la presa
di posizione del nuovo presidente francese, Nicolas Sarkozy, che si è
espresso in favore di un rafforzamento del ruolo statale nell’ambito delle
decisioni e della progettazione, finora di competenza principalmente
comunale.

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