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Prof.

Giuseppina De Marco
Elementi di Architettura e Urbanistica
Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria
A.A. 2020/2021
BORDEAUX E PARIGI
Bordeaux, Porta Cailhau, costruita alla fine del XV secolo in stile gotico,
commemora la vittoria nella battaglia di Fornovo,
in Italia, da parte del re di Francia Carlo VIII nel 1495.
Il gotico è un’arte urbana. L’iconografia delle cattedrali è l’espressione della
cultura urbana.

Uno dei maggiori fenomeni della Cristianità fra il 900 e il 1300 è l’emigrazione
dalla campagna verso la città. La Chiesa protegge il mercante e l’aiuta a
vincere il pregiudizio che lo fa disprezzare dalla classe signorile oziosa. Essa
comincia inoltre a riabilitare l’attività che realizza il progresso
economico, e trasforma la nozione del lavoro-castigo definita dalla Genesi –
l’uomo decaduto per il peccato deve, per penitenza, guadagnarsi il pane con
il sudore della fronte – in un valore che conduce alla salvezza [ora et labora].

Le fondazioni urbane ex nihilo sono rare nel Medioevo. Le grandi città


medievali sono eredi di piccole città dell’antichità.

J. Le Goff, La civiltà dell’Occidente Medievale [1964],


Torino, Einaudi, 1981
Bordeaux, rovine dell’anfiteatro romano dell’antica Burdigala.
Louis-Urban Aubert de Tourny,
Piano di Bordeaux, metà del XVIII secolo.
Bordeaux, Museo d’Aquitania
Bordeaux. Piazza della Borsa
Michel Corajoud è l’autore del miroir d’eau, uno specchio
d’acqua artificiale nel quale si riflette la sontuosa architettura
settecentesca della piazza della Borsa, diventata il simbolo
della riappropriazione da parte dei cittadini della Garonna e
più in generale dello spazio pubblico. Ai grandi lavori di
Corajoud, terminati nel 2009, si sono affiancati quelli per la
realizzazione di una nuova rete tranviaria.
Il Grand Théâtre, inaugurato il 1780.
Bordeaux, Cattedrale di S. Andrea
Bordeaux, il Forte e il Tribunale.
Il Palazzo di Giustizia di Bordeaux è firmato da Richard Rogers nel 1998 (lo stesso
architetto che con Renzo Piano ha disegnato il Centre Pompidou di Parigi). La struttura si
compone di due blocchi: uno spazio trasparente, a forma di parallelepipedo che ospita gli
uffici, e la zona delle aule, nota per la forma a pigne, che svettano oltre la copertura in
rame.
Bordeaux, Chiesa di S. Michel
Bordeaux, città del Vino
Anouk Legendre e Nicolas Desmazières
Alle porte di Parigi, nel dipartimento degli Hauts-de-Seine, sorge invece il Parc de Saint-Cloud, detto anche Domaine National de Saint-Cloud, considerato uno
dei giardini più belli d’Europa. Perfetto per una passeggiata romantica, il parco ricopre 460 ettari con sentieri e lunghi viali alberati che s’intrecciano tra loro. Qui
si erge, a circa 100 metri di altezza sull'orizzonte di Parigi, una terrazza panoramica soprannominata La Lanterne, o Lanterna di Demostene, da cui si può godere
di una meravigliosa vista che spazia dai grattacieli di La Défense alla collina di Montmartre, passando per la Tour Eiffel e Tour Montparnasse.
Parigi vista da Montmartre
Il Bois de Boulogne
dalla Tour Eiffel con la Défense
Parigi dalla Tour Montparnasse
Parigi dalle torri di Notre-Dame
LUTETIA PARISIORORUM

Fu fondata non prima del 250-225 a.C. sull’ Île-de-la-Cité, che rendeva facile
l’attraversamento del fiume e garantiva possibilità di difesa. La posizione della
città su una via fluviale, la Senna, dal cui bacino è agevole il passaggio a quelli
dei fiumi Loira, Yonne e Marna, si è rivelato un vantaggio così consistente, in
termini territoriali, che P. ha in sostanza costituito, nella storia, il baricentro
geografico della Francia. Già nel XIII sec. era la maggiore città del mondo
occidentale.
Nel 53 a.C. Cesare vi riunì l’assemblea generale delle Gallie.

La città si sviluppò sulla riva sud, mentre la pianura a nord del fiume, bassa e
facilmente inondabile, rimase quasi inabitata nell’alto Impero, quando la città
godette di particolare fioritura. L’impianto urbanistico presentava il cardo maximus
orientato NS, sulla linea delle attuali rue Saint-Martin, rue Saint-Jacques e rue
Saint-Denis, e doveva proseguire sull’isola.
La città, come molte altre, era priva di mura.

Il foro occupava uno spazio molto ampio e sembra far parte di un unico grande
organismo in cui sono compresi altri grandi edifici, fra cui due terme e un
teatro.
Esisteva certamente, sull’isola, un santuario dedicato a Giove dalla potente
corporazione dei battellieri che gestivano la navigazione sulla Senna (resta un
pilastro con rilievi).
Un piccolo teatro è stato localizzato nei pressi del Jardin du Luxembourg, a O
di un anfiteatro. Resti di un cimitero cristiano sono venuti in luce a E, in zona
Saint-Marcel.
Sull’isola scarse sono le tracce dell’abitato protoimperiale: alcune fondazioni
sotto il Palazzo di Giustizia e una necropoli

Nel tardo Impero si cominciò a costruire anche sulla riva nord, dove comunque
già dall’alto Impero esisteva, sulla collina di Montmartre, un santuario
extraurbano dedicato a Mercurio.
Sulla città romana e tardo imperiale si sovrappose, nel primo Medioevo, un nuovo
sviluppo nell’Île-de-la-Cité, allora cinta di mura, mentre centro dello sviluppo urbano
sulle rive della Senna furono alcune grandi fondazioni religiose: Saint-Martin-des-
Champs sulla riva destra (rifatta nel XVIII sec.; abside del 1140) e Saint-Germain-des-
Prés sulla sinistra (XI-XII sec., rimaneggiata).

Nuove estensioni a S della Senna sorsero intorno all’università.

Una cinta di mura, costruita da Filippo Augusto (1190 e 1210), riunì per la prima volta
queste zone; la cinta di Carlo V ampliava la precedente sulla riva destra, dove il re
trasportò, dalla Cité, la sua residenza, che comprendeva il Louvre, fortezza da lui
trasformata in palazzo, mentre dalla parte opposta, a E, era difesa dalla Bastiglia.
Parallelamente alla Senna, da O a E si aprivano sulle due rive due arterie (rue Saint-
Antoine e Saint-Honoré), mentre una via N-S, attraversando la Cité (rues Saint-Jacques
e Saint-Martin), determinava la pianta accentrata della città.

La Parigi medievale non aveva piazze, tranne quella di Grève, attuale piazza del
Municipio; anche la chiesa di Notre-Dame, capolavoro dell’architettura gotica francese
(1163-1246, compiuta XIV sec.), nella Cité, era inglobata nell’abitato.
Nella Cripta si può osservare la cinta muraria
costruita per difendere l’Île de la Cité tra il III e
il IV secolo e per proteggere la città
dall’avanzata dei Galli, mura che furono in
seguito abbattute. Dei resti della Lutetia
romana, si possono ammirare anche un
piccolo impianto termale e alcuni edifici.
Risalente all’età medievale è invece la rue
Neuve Notre-Dame, strada che nel 1163 fu
aperta per agevolare i lavori della costruzione
della Cattedrale, che terminava proprio di
fronte all’ingresso centrale della chiesa.
Il nome deriva probabilmente dalla parola franca leovar o leower che significa "palazzo fortificato”. Il "vecchio
Louvre" occupa il luogo della fortezza duecentesca del re Filippo II di Francia denominata il Louvre. Le sue
fondamenta si possono osservare nel livello sotterraneo, il dipartimento del Louvre medioevale.
Questa struttura verrà modificata nel 1546 dal re Francesco I di Francia che voleva ampliare la residenza
reale, che subirà nuove modifiche ad ogni nuovo sovrano. Re Luigi XIV di Francia, che risedette al Louvre fino
alla sua partenza per Versailles nel 1678, fu il sovrano che completo i lavori della Cour Carrée, iniziati con
Francesco I.
Situata nel V arrondissement sulla rive Gauche, nelle vicinanze del Quartiere Latino, l’arena è stata
costruita durante il I secolo d.C. dai Romani. Inizialmente veniva utilizzata per gli spettacoli dei
gladiatori e per i giochi nautici, solo in seguito venne usata per le rappresentazioni teatrali, cui
potevano partecipare fino a 15000 persone. E’stata danneggiata nel corso degli anni. Le sue pietre
sono state prelevate, per costruire le mura. Negli anni successivi l’intera area venneadibita a
cimitero. È solo grazie al piano di rinnovamento di Haussmann che l’Arena fu riscoperta.
Rue François-Miron, esempio di case a graticcio del XIV la cui struttura in legno
venne riportata alla luce nel 1967. Il legno era scomparso sotto uno strato di
intonaco applicato nel XVII secolo per scongiurare il rischio di incendi.
Il pignon del numero 13
era stato demolito nel
XVII secolo dopo che,
per legge, erano state
vietate le costruzioni
sporgenti sulla strada…
evidentemente i crolli e
gli incidenti costituivano
un problema non
trascurabile. Venne
ricreato com’è grazie al
restauro del 1967.
1550
1601
LE 6 STAZIONI FERROVIARIE DI PARIGI
Gare Saint-Lazare, 1837
Claude Monet, La Gare Saint-Lazare. 1877, Parigi, Museo d’Orsay
Gare Paris Montparnasse
1848-1852

1969
Costruita dal 1969 al 1973, la Tour
Montparnasse è un grattacielo alto 210
metri (59 piani), occupato principalmente
da uffici. Progettata dagli architetti Eugène
Beaudouin, Urbain Cassan e Louis Hoym
de Marien, questa torre si trova proprio
accanto alla Gare Montparnasse. La
terrazza all'ultimo piano è aperta al
pubblico e offre una splendida vista su
Parigi.
In seguito al concorso internazionale
s’intende bonificare la torre dall’amianto,
meglio inserendola nel quartiere e
dotandola di tutte le virtù ecologiche d’un
edificio a basse emissioni e con facciate
climaticamente performanti. Avendo
come prospettiva di fondo i Giochi
Olimpici di Parigi 2024, si tratta d’un
cantiere faro per il rinnovamento del
quartiere, laddove la stazione e le attività
commerciali e alberghiere saranno
parimenti rimodellate. Il basamento sarà
punteggiato di patii. Rialzata di 18 m e
coperta d’una serra bioclimatica, la torre
sarà schermata da una doppia pelle
bianca e trasparente che si sostituirà
all’odierno curtain wall scuro. In sintonia
con l’impronta della Parigi
haussmanniana, i primi 13 livelli
disporranno di balconi. Un giardino
pensile al 14° piano li separerà dai piani
superiori, destinati al terziario e
impreziositi da serre. In sommità, un hotel
garantirà la connessione con la grande
serra in copertura.
ll successo dell'apertura della prima linea, avvenuta il
19 luglio 1900, spinse l'ingegner Fulgence Bienvenüe
a concepire una rete via via più estesa; alla vigilia
della seconda guerra mondiale il sistema
comprendeva 14 linee (159 km di lunghezza e 332
stazioni) e così rimase fino al 1948, quando fu istituita
la RATP, azienda di trasporto pubblico parigina, che
riprese la spinta all'allungamento e alla
modernizzazione degli impianti.
Nel 1998, con l'apertura della linea 14 senza
conducente, il metrò di Parigi entra in una nuova era,
quella dell'automazione integrale. All'inizio del XXI
secolo il metrò serve capillarmente Parigi e la sua
Banlieue.

Fulgence Bienvenüe, ideatore del metrò di Parigi, in


posa davanti all'ingresso in ferro battuto di una
stazione, opera di Hector Guimard.
Hector Guimard, Castel Belanger
L’architetto Hector Guimard fu scelto, nel 1899, per realizzare queste opere e
creò vari e originali tipi d’entrate: le sue più belle realizzazioni sono visibili
presso le stazioni Abbesses, Porte Dauphine e Châtelet.

Metro Abesses
Metro Chatelet

Metro Porte Dauphine


Fermata Palais Royale. Musée du
Louvre

Completata nel 2000 (il centenario


della metro parigina), l’opera di
Jean-Michel Othoniel’s “Kiosque
des noctambules” (“Chiosco dei
nottambuli”) intreccia due cupole
in vetro colorato (una rappresenta
il giorno e l’altra la notte)
sostenute da una struttura di
alluminio.
Wallace un inglese che trascorse gran
parte della sua vita a Parigi. Erede di
una grande fortuna, donò alla città
cinquanta fontanelle dopo aver visto i
parigini soffrire per la carenza d’acqua
durante l’assedio di Parigi nel 1871.
La prima fontana fu collocata nel 1872
lungo il Boulevard de la Villette. Dotate
di tazze di latta, queste fontane
ebbero un grande successo tra i
parigini, che volevano assaporare
l’acqua delle quattro cariatidi
(simboleggianti la Carità, la Semplicità,
la Bontà e la Temperanza) poste a
sorreggere parte della fontana.
L’entusiasmo fu tale che Parigi decise
di ordinarne circa altre trenta. Spesso
oggi sconosciute a molti, sebbene ve
ne siano circa un centinaio dislocate
per tutta la città, queste fontane sono
uno dei simboli più emblematici del
patrimonio storico e urbano della
capitale.
«La vecchia Parigi non è più; la forma d’una città
cambia più veloce, ahimè!, d’un cuore mortale [...]
Parigi cambia! ma niente, nella mia malinconia,
sì è spostato: palazzi rifatti, impalcature, case,
vecchi sobborghi, tutto per me diventa allegoria!»

Charles Baudelaire
Louis Jacques Mandé Daguerre 1787-1851

Ufficialmente, la fotografia nasce nel 1839 (precisamente il 7 gennaio, data


dell’annuncio ufficiale), quando cioè lo studioso e uomo politico François
Jean Dominique Arago, eletto deputato nel 1830, spiegò nei dettagli
all’Accademia di Francia (richiedendo poi anche un contributo economico
per l’autore) l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia.
L’anno precedente, nel 1838, Louis Daguerre fotografò con il suo
dagherrotipo una veduta del Boulevard du Temple a Parigi, dalla sua finestra.
Data la bassa sensibilità delle emulsioni sulla lastra l’esposizione durò da
almeno 15 minuti ad un’ora. Quello che si nota è l’assoluta mancanza di
persone e carrozze nonostante fossero le 12 circa e la camera inquadrasse
un boulevard dove normalmente il traffico era molto intenso. Ciò che
accadeva (e come si può riprodurre oggi con le lunghe esposizioni) è che
con dei tempi così lunghi persone e carri in movimento non avevano tempo di
restare impresse sulla lastra. Lunga esposizione = assenza di persone.
L’anno precedente, nel 1838, Louis Daguerre fotografò con il
suo dagherrotipo una veduta del Boulevard du Temple a
Parigi, dalla sua finestra. Data la bassa sensibilità delle
emulsioni sulla lastra l’esposizione durò da almeno 15 minuti
ad un’ora. Quello che si nota è l’assoluta mancanza di
persone e carrozze nonostante fossero le 12 circa e la camera
inquadrasse un boulevard dove normalmente il traffico era
molto intenso. Ciò che accadeva (e come si può riprodurre
oggi con le lunghe esposizioni) è che con dei tempi così
lunghi persone e carri in movimento non avevano tempo di
restare impresse sulla lastra. Lunga esposizione = assenza di
perone.
Hippolyte Bayard
1801-1887
Hippolyte Bayard – Notre-Dame de Paris (1847).
Hippolyte Bayard – Riva destra al Pont-Neuf (Parigi, 1847).
View of Notre Dame, Paris,
by N. M. P. Lerebours
(1807-1873), c. 1840.
Notre-Dame.
1842, funerali del
Duca di Orleans.
Parigi, Museo
d’Orsay
CHARLES MARVILLE
1813-1879

In mostra al Metropolitan Museum di New


York dal 29 gennaio al 4 maggio 2014
una selezione di scatti realizzati dal
fotografo francese nella seconda metà
dell'Ottocento. Considerato uno dei più
importanti del secolo, Marville fu
incaricato dal comune di Parigi di
documentare sia le pittoresche stradine
medievali della vecchia città, sia gli ampi
boulevard e i grandi edifici pubblici che li
soppiantarono progettati dal barone
Georges-Eugène Haussmann su incarico
di Napoleone III. In esposizione, un
centinaio di fotografie
En 1860 Haussmann créait la
"commission historique de paris".
C'est elle qui chargea Charles
Marville de photographier, en
1865, les rues appelées à
disparaître, puis, en 1877, les
avenues nouvelles. Napoléon III
accueillit cette initiative avec
enthousiasme. "Ceci permettra de
suivre à travers les siècles les
transformations de la ville qui,
grâce à votre infatigable activité,
est aujourd'hui la plus splendide
et la plus salubre des capitales de
l'Europe," écrira-t-il à son préfet.
Les photos de Marville qui figent
l'avant et l'après Haussmann sont
non seulement d'une grande
beauté, mais aussi d'une
importance capitale: elles
racontent la plus grande mutation
qu'une ville ait jamais connue.
Eugène Atget (1857 – 1927) è uno dei padri della fotografia moderna.

Attore teatrale, pittore e disegnatore, iniziò a fotografare quasi per caso, attorno
al 1897-1898, quando valutò di aver raggiunto una tecnica sufficientemente
buona da poter fornire a pittori, disegnatori e architetti le documentazioni
fotografiche di cui essi necessitavano per svolgere il proprio lavoro.

Cominciò così a vendere i suoi soggetti cittadini in giro per Parigi, anche ai
turisti, finché la Biblioteca nazionale di Francia si accorse di lui e acquistò
l’intera collezione delle sue fotografie.

La sua fortuna fu sostanzialmente postuma: in vita il suo genio fu riconosciuto


solo assai tardivamente, negli ultimissimi anni della sua esistenza, da un piccolo
gruppo di artisti d’avanguardia, tra i quali Man Ray, suo vicino di studio a
Montparnasse.

Eugène Atget, considerato tra i padri fondatori della fotografia moderna, fonte
d’ispirazione per le future generazioni, citato come maestro da altri grandi della
fotografia come Henri Cartier-Bresson, non aderì mai ad alcun movimento
artistico, proprio perché si considerava un artigiano, più che un artista.
Atget documentò sistematicamente l’architettura e l’assetto urbano della vecchia
Parigi, con campi visivi piuttosto ampi, tendenti a suggerire l’atmosfera dell’ambiente,
sebbene questo non significhi che egli non prestasse attenzione anche ai dettagli.

In oltre 10.000 lastre di vetro formato 18×24, fotografò i quartieri antichi destinati a
scomparire, i piccoli mestieri e le botteghe condannate dallo sviluppo dei grandi
magazzini, i primi piani di elementi decorativi come batacchi e ringhiere di ferro battuto
sulle facciate.

Fotografò Parigi in tutti i suoi aspetti, in una serie di immagini che ci restituiscono la
Parigi di Hugo, Zola e Maupassant: viuzze e cortili del centro storico con i vecchi
edifici destinati alla demolizione, magnifici palazzi risalenti all’Ancien Régime, ponti e
banchine della Senna, mercati, negozi di tutti i generi.

Atget, pur documentando una realtà in rapido mutamento, trascurò quasi


completamente gli eventi più spettacolari del suo tempo.
Un esempio per tutti: non fotografò mai la Tour Eiffel.
Si concentrò piuttosto su certi mestieri, certe figure del panorama parigino, quasi a
voler fissare delle istantanee di un mondo che, di lì a pochi anni, non sarebbe stato più
lo stesso.
Henri Cartier-Bresson (1908-2004)
Dalle torri di Notre-Dame, 1955
Gustave Caillebotte, Rue d’Halévy, 1878
Nell’inverno del 1886, Van Gogh arriva a Parigi.
A Parigi Picasso arriva alla fine dell'estate 1900.
Si stabilisce a Montmartre e incontra molti dei suoi compatrioti tra i quali Pedro Manyac, mercante
di quadri che gli offre 150 franchi al mese in cambio della sua produzione: la somma è discreta e
permette a Picasso di vivere qualche mese a Parigi senza troppe preoccupazioni. Intanto
conosce una ragazza della sua età: Fernande Olivier, che ritrae in moltissimi suoi quadri.
Il clima parigino, e più specificamente quello di Montmartre, ha una profonda influenza. In
particolare Picasso rimane colpito da Toulouse-Lautrec a cui si ispira per alcune opere di quel
periodo.

Parigi, Montmartre,
Atelier Bateau-Lavoir
di Picasso, 1900
Bateau-Lavoir, 13 Rue Ravignan, 75018 Paris, France
Au Lapin Agile
Another Montmartre haunt of Picasso and the bohemian set was Au Lapin Agile, one of the oldest and most beloved cabarets
in Paris. The low pink building, partially hidden behind vines and pines, is located on the north-facing side of the hill at 22 Rue
des Saules. It was here that the artist met Fernande Olivier, with whom he had a seven-year relationship and who inspired one
of the Demoiselles d’Avignon. The cabaret is still going strong, and its show, Songs, Music, Poetry, plays every evening from
Tuesday to Sunday.
22 Rue des Saules, 75018 Paris,
Rue des Grands-Augustins
In early 1937, Picasso set up his new studio at 7 Rue des Grands-Augustins on the Left Bank.
On April 26, the German air force bombed the town of Guernica in the Basque Country, killing
4,000 people in a matter of hours. Soon after, Picasso began the studies for what would
become arguably his most famous painting. Guernica was presented for the first time at the
International Exhibition in Paris on July 12. Picasso lived in his studio throughout the
Occupation and kept it until he was evicted in 1967.
Il 17 febbraio 1901, Casagemas invita alcuni amici, tra cui Germaine, al ristorante “L’Ippodromo”,
situato al numero 128 del boulevard de Clichy. Durante la cena, il catalano si alza e pronuncia un
discorso in francese, poi tira fuori una pistola e la punta verso Germaine, che si protegge dietro un
ospite. Lui spara. Non viene colpita.  Carlos invece punta la pistola contro la propria tempia e si uccide
all’istante.
Nel gennaio del 1936, al Caffè les Deux Magots, Picasso conobbe la ventinovenne
fotografa Henriette Théodora Markovič, di origini franco-croate.
Simone de Beauvoir at Les Deux Magots.
LA TESTA SCAMBIATA - EPILOGO
Il 5 giugno 1959, a Parigi, una piccola folla si raduna nel giardino accanto all’abbazia di Saint-
Germain-des-Prés. Fra i presenti, Jean Cocteau che declama versi in attesa dell’evento che tutti
aspettano con trepidazione. Si inaugura il monumento che Pablo Picasso ha realizzato in onore
dell’amico e poeta Guillaume Apollinaire. All’appello, però, manca proprio Picasso, e con lui Dora
Maar. Davanti alla folla riunita a Saint-Germain, in quel pomeriggio di giugno, si scopre una testa
in bronzo: bella, bellissima ma inequivocabilmente femminile. Nessuno però ebbe niente da ridire,
e meno di tutti Dora Maar, che di quella testa fu la modella.
I passanti, che fino al 1999 sono passati davanti al monumento si devono essere chiesti se
Apollinaire avesse davvero quell’aspetto. Forse nelle intenzioni dell’artista il monumento
rappresentava una specie di doppio omaggio a un poeta e a un grande amore? Cosa avevano in
comune Dora e Apollinaire oltre a una mascella forte e ben disegnata?
Ma il mistero intorno alla testa scambiata non finisce qui. La scultura viene rubata e ritrovata, per
poi essere ricollocata in Place Laurent-Prache. La nuova iscrizione che l’accompagna resta
ambigua, per- ché se vi si afferma genericamente che «ce bronze oeuvre de Pablo Picasso est
dédié par lui à son ami Guillaume Apollinaire», l’identità di Dora non viene né reintegrata né
celebrata.
Lo scambio di sesso ricorda il gusto dei surrealisti per la sovversione e lo sberleffo e la statua che
perde la testa è senza dubbio un finale suggestivo per una leggenda che inizia con i guanti di
Dora macchiati di sangue che Picasso aveva voluto e possedere e finisce con l’orgoglio di una
donna che Picasso ha distrutto ma non è riuscito mai a possedere veramente.
Square Laurent-Prache
In 1941, while hunkered down in his studio and struggling with a shortage of materials, Picasso worked on a plaster-modelled,
bronze-cast bust of Dora Maar, a French photographer and his lover at the time. Four copies of Tête de femme were made
after the war ended and one was placed in the Square Laurent-Prache in 1959 as a memorial to Apollinaire. The sculpture was
stolen in 1999 but thankfully recovered and restored. Around the corner from this Saint-Germain park is the café Les Deux
Magots, another popular hangout of Picasso’s.
1 Place Saint-Germain des Prés, 75006 Paris, France
1912: mostra dei Futuristi a Parigi
Cinema NOUVELLE VAGUE
1965
«Flâner: Se promener sans but, sans hâte et sans
objet déterminé; ou Passer son temps à des
bagatelles»
Dictionnaire de l’Académie française. Huitième édition, Librairie Hachette, Paris
1932, p. 549.

Gustave Caillebotte, Parigi in un giorno di pioggia,1877


La folla è il suo elemento, come l’aria per l’uccello,
come l’acqua per il pesce. La sua passione e
professione è sposare la folla. Per il flâneur perfetto,
per l’osservatore appassionato, è un immenso
piacere fissare la propria dimora nel cuore della
moltitudine, in mezzo al flusso e riflusso del
movimento, nel bel mezzo del fuggitivo e dell’infinito.
Essere lontano da casa e ancora sentirsi a casa
ovunque, vedere il mondo, essere al centro del
mondo e rimanere nascosto al mondo; questi sono
alcuni dei più piccoli piaceri di quelle menti
indipendenti, passionali, imparziali, che il linguaggio
non può che goffamente definire. L’osservatore è un
principe che gioisce di tutto il suo incognito. L’amante
della vita fa del mondo la sua famiglia, proprio come
l’amante del gentil sesso che costruisce la sua
famiglia con tutte le belle donne che ha mai trovato, o
che queste siano o meno, da trovare, o l’amante di
immagini che vive in una società magica di sogni
dipinti su tela. Così l’ amante della vita universale
entra nella folla come in un immenso serbatoio di
energia elettrica. È anche possibile paragonarlo ad
uno specchio, così immenso, come questa folla, ad
un caleidoscopio di coscienza, che in ciascuno dei
suoi movimenti, rappresenta la molteplicità della vita
e si muove attraverso tutti gli elementi della vita. “

Charles Baudelaire
In un suo breve scritto del 1937, Présence de Paris, Paul
Valéry invita l’uomo che attraversa le città moderne a
lasciarsi catturare dai rumori e dai silenzi, dalle pietre e
dalla vita che si presentano allo sguardo e alla memoria.
Edizioni Kappa,
Roma 2015
Georges-Eugène Haussmann (Parigi 1809 - 1891).
La sua carriera, iniziata in provincia, culminò con la nomina di
prefetto della Senna (1853-70) e in questa veste elaborò e
diresse, per incarico di Napoleone III, il piano di
ristrutturazione di Parigi. Nato da esigenze di carattere
politico, il piano di Haussmann si può considerare il primo
intervento urbanistico unitario e totale, che si avvalse di uffici
tecnici appositamente creati.

1. demolizione dei centri di rivolta urbana;


2. rapidità di spostamento delle truppe;
3. miglioramento delle condizioni igieniche;
4. aumento della popolazione;
5. percorribilità del traffico),
Umberto Napolitano e Benoit Jallon, soci dello studio
d’architettura Lan, e l’ingegnere architetto Franck Boutté sono i
curatori di una mostra (aperta fino al 21 maggio 2017) che
analizza il ruolo di Georges Eugène Haussmann
nell’invenzione della Parigi di fine Ottocento. Promosse
dall’imperatore Napoleone III, le demolizioni del tessuto
medievale parigino e la realizzazione di un nuovo palinsesto di
circolazione, basato su ampli boulevard, condotte da
Haussmann tra il 1853 e il 1870 sono state per lungo tempo
considerate dagli storici alla base dell’arricchimento fondiario
della borghesia cittadina e anche la conseguenza del
desiderio di poter controllare più facilmente le insurrezioni
popolari, che avevano caratterizzato la storia della capitale.
La mostra Paris Haussmann. Modèle de Ville parte dalla
curiosità di Napolitano e Jallon, che desiderano verificare se a
distanza di un secolo e mezzo la visione urbana del Prefetto
della Senna non possa essere considerata invece come un
sistema efficiente che ha generato una città densa e
sostenibile. In fondo, la Parigi attuale è una città che consuma
poco suolo, dove gli spostamenti pedonali sono facili e con
edifici compatti dal bilancio energetico favorevole, che
permettono inoltre una certa flessibilità d’uso. Il 75% della
Parigi storica venne trasformato dagli interventi
haussmanniani, mantenendo però una notevole densità, che è
ancora presente: come sottolinea Boutté, nell’XI
Arrondissement vivono 40mila persone per ogni chilometro
quadrato, come a Manila o a Dacca.
L’esposizione vuole quindi capire quali siano stati i meccanismi di
questa traiettoria: la sapienza dei curatori è alla base di un apparato
estremamente ricco di analisi grafiche e di plastici che, quasi come in
uno studio di anatomia, smontano i diversi elementi che compongono la
Parigi di Haussmann per capirne le relazioni reciproche. In questo
senso, il progetto intellettuale si basa sulla forza del disegno di
architettura come uno strumento per interpretare la realtà: per esempio,
catalogando le strade in base alle dimensioni, si capisce come esistano
una rete di circolazione primaria, e poi via via, una secondaria e una
terziaria. Lo stesso fenomeno accade con gli spazi pubblici, piazze e
parchi. Verificando le relazioni tra il vuoto e il pieno e confrontandole con
altre quindici città, si scopre come Parigi sia ancora adesso tra le città
più efficaci, dato per esempio che i servizi non sono mai distanti più di
400 metri tra loro, garantendo quindi la facilità della circolazione dei
pedoni. Analoghe operazioni di anatomia grafica sono state applicate
agli isolati (3385 in tutto) e agli edifici, dove si capisce come la
differenziazione delle altezze dei piani secondo le diverse classi sociali
che spesso coabitavano nello stesso palazzo, oggi permette di
trasformare rapidamente residenze in uffici e viceversa.
luglio 1971, Renzo Piano,
Richard Rogers e Gianfranco
Franchini vincono a sorpresa il
concorso internazionale per la
progettazione del nuovo centro
di arte contemporanea, nel
cuore della capitale.

Piano e Rogers nel cantiere


Maggio 1972

Il Museo fu inaugurato
il 31 gennaio 1977
“Desidero fortissimamente che Parigi possieda un centro
culturale che sia allo stesso tempo un museo e un centro di
creazione, in cui le arti plastiche siano vicine alla musica, al
cinema, ai libri, alla ricerca audiovisiva ecc. Il museo non può
occuparsi solo di arte moderna, per essa esiste già il Louvre.
Ovviamente la creazione dovrà essere moderna ed evolvere
incessantemente.”                                     

George Pompidou. Le Monde 1972.


Chiesa di Saint-Merri
Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle, La fontana Stravinsky (o fontana des Automates), 1983.
Quest’opera è composta da 16 sculture meccaniche animate da dei getti d’acqua e cerca di ricreare
visivamente le atmosfere delle musiche di Stravinsky. Una scultura in perenne movimento, viva, che
interroga i visitatori sulla perennità delle opere d’arte.
Sul muro il graffito di Jef Aerosol dal titolo Chuuuttt.
Shepard Fairey, detto Obey, The future is
unwritten, Knowledge, Action, Power, si
schiera contro la protesta fine a se stessa e
violenta, il suo messaggio è universale, non
rivolto direttamente ai Gilet gialli. La sindaca di
Parigi,  Anne HidDelalgo, non solo ha
partecipato all’inaugurazione dell’opera, ma
anche autorizzato il murale in quella piazza
storica  vicino al Centro Pompidou e di fronte
alla colorata Fontana di Stravinsky.
“L’apatia e l’ignoranza hanno promosso un
declino della civiltà e dell’impegno civico di
qualità, dando origine a forze che
promuovono la paura, la divisione e il
nazionalismo.”
COME VIOLLET-LE-DUC HA TRASFORMATO NOTRE-DAME
La polemica sul restauro della cattedrale in pochi giorni aveva acceso il dibattito politico
che vedeva da una parte il Presidente francese Emmanuel Macron schierato apertamente
per il “restauro creativo” mentre dall’altra il Sindaco Socialista di Parigi Anne Hidalgo che
sperava e si batteva per un restauro conservativo.
Studio NAB, guidato da Nicolas Abdelkader e Marie-Alizée Tulli, ha pensato a una cattedrale “in green
for all”: il progetto vedrebbe la creazione di una serra sul tetto che abbraccia la reintroduzione della
biodiversità, l’educazione all’agricoltura urbana e la solidarietà
Il vetro è protagonista anche della proposta firmata dallo Studio Fuksas, guidato dagli architetti
Massimiliano e Doriana Fuksas: una guglia in cristallo Baccarat che possa essere illuminata di notte.
Sarebbe il simbolo della fragilità della storia, ma anche di una rinnovata spiritualità.
NORMAN FOSTER ha dichiarato che la sua nuova guglia sarà “un’opera
d’arte sulla luce”, ricordando in questo modo a tutti che, ancorché ferita, La
Ville Lumière rimarrà per sempre la capitale mondiale dell’arte.
Per celebrare il forte legame con la storia, l’architetto russo Alexander Nerovnya propone
la combinazione tra un tetto in vetro e un guglia dalla struttura più tradizionale.
Riprendendo i principi gotici di connessione tra terra e cielo, lo studio di architettura di San
Paolo AJ6 Studio ha immaginato di ricostruire sia la guglia che la copertura di Notre Dame
prendendo ispirazione dalle suggestive vetrate colorate della cattedrale.
Vuole, invece, essere una
provocazione la ricostruzione
ipotizzata dal designer
francese Mathieu Lehanneur
ispirata alle fiamme che hanno
avvolto la torre durante
l’incendio. Il progetto consiste
nella riproduzione di una
monumentale fiamma ricoperta
in foglie d’oro. “Per me, è un
modo per catturare la
catastrofe e trasformarla in
bellezza, mutando l’effimero in
permanenza”.
La proposta dello studio di Bratislava Vizumatelier presenta una torre dalla struttura sottile e
leggera, sormontata da un fascio di luce rivolto verso il cielo. Un’estetica che ricorda il ‘Tribute in
Light’ delle Torri Gemelle newyorkesi, l’installazione artistica in ricordo degli attentati dell’11
settembre 2001.
Kiss The Architect, lo
studio collettivo di
architettura di Cipro fondato
da Dakis Panayiotou, ha
proposto di ricostruire la
guglia con un mix di
costruzioni ad arco e sfere,
che circondano una scala
centrale.
HOTEL DE VILLE
L’Hôtel de Ville è dal 1357 sede dell’amministrazione comunale della città di Parigi

La piazza in cui oggi si erge l’Hôtel de Ville era originariamente chiamata Place de Grève,
nota come il luogo in cui diversi criminali vennero ghigliottinati.

L’edificio originale è piuttosto diverso da quello che si può ammirare oggi, in quanto ha
subito diverse ricostruzioni, modifiche e ampliamenti. Una prima riedificazione avvenne già
nel 1533, con l’architetto italiano Domenico da Cortona.
Un ulteriore intervento di ristrutturazione ebbe luogo nel 1628 per volere del re Luigi XIII.

L’ultima ristrutturazione risale al 1880. Le insurrezioni della Comune di Parigi contribuirono


a danneggiare pesantemente la sede comunale e dopo il disastroso incendio del 1871 fu
necessario ricostruire l’edificio quasi completamente.

Lungo ogni facciata dell’Hôtel de Ville sono disposte statue raffiguranti alcuni protagonisti
della storia parigina come Eugène Delacroix, Jean Bernard Léon Foucault e Voltaire.
TORRE SAINT-JACQUES SU RUE
DE RIVOLI
Era parte di una chiesa dedicata al
famoso santo di Parigi Saint-
Jacques-la-Boucherie, protettore dei
macellai, che lavoravano nel vicino
mercato Les Halles.
Con la rivoluzione francese del 1789
la chiesa fu venduta e smantellata
per vendere le pietre e gli altri
materiali da costruzione.
Nel 1836 il Comune di Parigi
acquistò nuovamente la proprietà,
ormai distrutta e abbandonata. Una
volta ristrutturata, la torre divenne
l’ornamento di uno dei primi giardini
pubblici della capitale francese.
Ormai un vero e proprio simbolo di
Parigi, la torre misura circa 52 metri
di altezza ed è caratterizzata da
strette bifore che si alternano a
nicchie sormontate da guglie e
pinnacoli. Costruita nel XVI secolo, è
un perfetto esempio di stile gotico-
Il più celebre parrocchiano di Saint-Jacques de la boucherie fu l’alchimista Nicolas Flamel,
che abitava qualche strada più in là e aveva la sua bottega nei pressi della chiesa alla
quale, una volta divenuto ricco, donò un intero portale.
Quando morì, Flamel lasciò tutti i suoi beni alla parrocchia, chiedendo in cambio preghiere
per sé e per la moglie, come aveva fatto scrivere sulla lastra tombale posta all’interno della
sua amata chiesa. Al momento dello smantellamento di Saint-Jacques de la boucherie la
lastra finì, non si sa come, a fare da bancone a un fruttivendolo.
Riconosciuta per quello che era da uno studioso, fu trasferita al musée de Cluny, dove si
trova ancora oggi.
Rimasta da sola in mezzo al nulla, la tour Saint-Jacques divenne nel 1800 una fabbrica di
piombini da caccia. Secondo un metodo ideato in Inghilterra, per conferire la giusta densità
ai pallini di piombo bisognava fondere il metallo, farlo passare attraverso una sorta di colino
e poi far precipitare i piombini così ottenuti da una grande altezza nell’acqua fredda.
A questo scopo tutti i piani intermedi della torre furono smantellati, le volte distrutte e le
pareti non tardarono ad annerirsi a causa del piombo incandescente. Nel 1819 scoppiò
persino un incendio, che si risolse per fortuna senza grandi conseguenze.
Fu il barone Haussmann a salvarla
decidendo di costruire rue de Rivoli:
per conferire il giusto prestigio alla
nuova strada, non ci si poté esimere
dal restaurare l’antico campanile. I
lavori furono affidati a Théodore Ballut,
che non si limitò al semplice restauro,
ma ci mise molto del suo.
Al piano terra perforò letteralmente le
facciate per far apparire le volte
interne. Al centro di questa apertura
sistemò una statua di Blaise Pascal,
che sembra abbia condotto alcuni
esperimenti sui gravi dall’alto della
Tour Saint-Jacques.
CONCIERGERIE
Il vecchio Palazzo Reale di Parigi risale al medioevo, scelto da Filippo il Bello proprio
per poter rappresentare la ricchezza e la statura della monarchia francese, fu dimora
dei Re di Francia dal X al XIV secolo.

La Conciergerie era una sezione delimitata del palazzo, controllata da una persona di
alto rango, il concierge o custode.

La Conciergerie è stata una prigione anche durante la rivoluzione francese, quando i


controrivoluzionari venivano tenuti qui prima di essere giudicati dal tribunale e
condannati alla ghigliottina. Fra i prigionieri più celebri si ricordano la regina Maria-
Antonietta, Danton, Robespierre e Andrea Chénier.

Una parte del palazzo è utilizzata attualmente come sede del Palazzo di Giustizia.
Très Riches Heures du Duc de Berry. 1412-1416
 
  1615
 

SAINTE-CHAPELLE
La Sainte Chapelle fu costruita fra il 1242 e il 1248, per accogliere le
reliquie della Passione di Cristo, composte dalla Corona di Spine e da un
pezzo della Santa Croce.
Con l’acquisto delle Sacre Reliquie dagli imperatori di Costantinopoli,
Luigi IX garantì che il prestigio di Parigi crescesse a livello mondiale,
diventando la seconda capitale della cristianità. Le reliquie costarono il
triplo della costruzione della chiesa.
Il santuario si compone di due piani. Nella cappella superiore poteva
accedere soltanto il re e la sua corte; in tale luogo si collocarono le
reliquie. La cappella inferiore, molto più discreta e meno luminosa, era il
luogo di culto del personale del palazzo.
Durante gli scontri rivoluzionari la Cappella divenne una sorta di ufficio
amministrativo: addossarono alle vetrate enormi schedari, distrussero il coro e
abbatterono la guglia più alta (quella attuale è difatti la ricostruzione in legno di
cedro fatta realizzare da Viollet-le-Duc e Lassus nel 1854, alta ben 33 metri).
Inoltre, in fondo al cortile del Palazzo di Giustizia, si apriva la porta della
Conciergerie, dalla quale passarono le 2600 vittime destinate alla ghigliottina.
Qualche anno più tardi, la Cappella venne sconsacrata da Napoleone, il quale
fece rimuovere le lastre delle vetrate istoriate fino a 2 metri d’altezza, rispetto
ai 15 metri che erano in origine, per impedire alla luce di entrare e
danneggiare i documenti d’archivio che vi fece stipare.
I primi interventi di restauro iniziarono a realizzarsi nel 1845 a cura di Viollet-le-
Duc.
PALAZZO DI GIUSTIZIA
CHIESA DI SANT’EUSTACHIO
Nel 1532 per volere di
Francesco I fu posta la prima
pietra dell'edificio attuale.
Costruita in uno stile gotico in
pieno Rinascimento, la chiesa
mescola un carattere
architettonico armonico dove
le antiche colonne romane si
coniugano con le linee del
Medioevo.
L'obiettivo era di creare una
chiesa che presentasse
l'elevazione dello stile gotico,
gli archi tipici del romanico e
gli ornamenti del
rinascimento: tutti questi
caratteri riuniti danno alla
chiesa un carattere unico.
Dopo molte interruzioni, la
chiesa fu terminata nel 1633 e
consacrata il 26 aprile 1637
La chiesa ha una meravigliosa facciata principale opera degli architetti
Jean Mansart de Jouy e Pierre-Louis Moreau-Desproux, mentre
all’interno è divisa in cinque navata ed è dotata di numerose vetrate.
Tra l’altro, vi sono conservate alcune opere d’arte di notevole importanza
come il quadro "Cena di Emmaus" di Rubens e diversi capolavori
realizzati da artisti italiani quali Santi di Tito, Rutilio Manetti e Luca
Giordano. Nella chiesa vi sono anche sepolti vari personaggi illustri della
Francia come Jean-Baptiste Colbert e Madame de Pompadour.
s tie Chapelle
cri
Sa de la
Vierge

Déambulatoire

Cour

Transept Transept
nord sud
Bas-côté
Nef
E

S
N

0 15 20m
Jacopo Chimenti da
Empoli 'Nozze di
Caterina de' Medici con
Enrico II di Francia',
Galleria degli Uffizi che
ricorda proprio il
matrimonio della
giovane Caterina con
Enrico di Valois, figlio di
Francesco I e futuro re di
Francia, celebrata a
Marsiglia il 28 ottobre
1533 dal pontefice
Medici Clemente VII.

Caterina abita nella


residenza medicea (oggi
Palazzo Medici Riccardi)
Parigi, Abbazia di Saint-Denis,
Tomba di Enrico II e Caterina de’ Medici
Abbazia di Saint Denis
San Dionigi è il patrono di Francia e fu il
primo vescovo di Parigi. Sul suo luogo di
sepoltura venne inizialmente eretto un
piccolo santuario, finché Dagoberto I, re dei
Franchi dal 628 al 637, fondò l'abbazia
benedettina di Saint Denis.
La basilica è una pietra miliare
dell'architettura gotica e viene considerata il
primo edificio costruito in questo stile.
La struttura gotica di Saint Denis fu iniziata
nel 1136 dall'abate Sugerio, le navate e la
ricostruzione della parte superiore del coro
furono realizzate nel XIII secolo
dall'architetto Pierre de Montereau.
L'abbazia era anche il sacrario dei re di
Francia: dal X secolo al 1789, tutti i re di
Francia furono sepolti qui.
Durante la rivoluzione francese le tombe
vennero profanate e i resti dei re gettati in
fosse comuni.
La maggior parte dei monumenti funerari fu
salvata dall'archeologo Alexandre Lenoir
che li richiese per il suo museo dei
monumenti francesi.
Napoleone Bonaparte fece riaprire la chiesa
nel 1806.
Piazza Victor Hugo, grande sagrato della Basilica, ma anche del Municipio
è una delle piazze più importanti della città. Il suolo, in granito a macchie
chiare e scure, è un piano continuo fluido, una superficie senza spigoli
mossa come da un colpo di vento, dove si posano pochi episodi: una folie
– il raddoppio con un clone di un acero consacrato alla pace – due oggetti
plastici – sedute conviviali dalla forma sinuosa librate in aria su leggeri
supporti di acciaio – e lampioni esili e eleganti, di vario portamento e
assetto, come fossero alberi. La piazza ha un impianto a « T », con due
orientamenti: quello prevalente, parallelo alla facciata della Basilica,
risponde alla percezione moderna di questo spazio, mentre il secondo,
perpendicolare al primo, invita verso Jaurès, e ricorda con precisione il
perimetro della antica piazza de la Panetière.
Franco Zagari
è architetto e paesaggista, vive e opera a Roma.
È Professore ordinario di “Architettura del paesaggio” presso la
Facoltà di Architettura dell’Università “Mediterranea” di Reggio
Calabria, Coordinatore del Dottorato in “Architettura dei parchi e dei
giardini e assetto del territorio” delle Università di Reggio Calabria e
Napoli Federico II.
Nel 1998 è nominato Chévalier des Arts et Lettres dal Ministro della
Cultura di Francia.
Jacopo da Empoli,
Matrimonio di Maria
de’ Medici e Enrico
IV di Borbone.
La sposa era figlia
del Granduca
Francesco I de’
Medici.
Pietro Paolo Rubens,
Matrimonio di Maria de’ Medici
e Enrico IV di Borbone.

Una data storica perché segnò un


avvicinamento tra i due Stati, ridusse
notevolmente il debito che la corona
francese aveva accumulato nei
confronti dei banchieri italiani, la
dote infatti ammontava a
seicentomila ducati nonostante la
Francia ne avesse richiesti un
milione.
Il banchetto si svolse a Forenze nel
Salone dei Cinquecento a Palazzo
Vecchio
Palais du Luxembourg e giardini
Giardini del Lussemburgo: sono i
giardini alla francese pubblici del
Palazzo del Lussemburgo. Vennero
creati nel 1612 per volere di Maria
de’ Medici, e hanno una superficie
di 224.500 m2. Si trovano nel VI
arrondissement di Parigi. È il
giardino del Senato francese, che è
ospitato nel Palazzo del
Lussemburgo. Il giardino è ricco di
sculture e monumenti, di cui uno
tra i più celebri è la fontana dei
Medici.
Pantheon: già chiesa cattolica dedicata a Sainte-Geneviève, è un
m o n u m e n t o s i t u a t o n e l c u o re d e l Q u a r t i e re l a t i n o ( V
arrondissement), in cima al colle di Sainte-Geneviève. È circondato
dalla chiesa Saint-Étienne-du-Mont, dalla biblioteca Sainte-
Geneviève, dalla Sorbona. Fu dapprima una semplice chiesa, ma
nel corso del tempo si trasformò in una sorta di mausoleo dei resti
mortali dei personaggi che hanno segnato la storia francese.
Progettata da Jacques Germain Soufflot è il primo grande
monumento neoclassico.
CATTEDRALE ORTODOSSA DELLA TRINITA’
Situata vicino alla Torre Eiffel, la cattedrale ortodossa della Santa Trinità è coronata da 5 cupole a
cipolla in oro opaco e da una croce ortodossa.
Quest’imponente struttura, inaugurata nell’ottobre 2016, fa parte del Centro Spirituale e Culturale
Ortodosso Russo posto sul stesso sito.

Il progetto è nato nel 2007 quando Nicolas Sarkozy, eletto alla presidenza della Repubblica Francese,
desidera rinforzare i legami tra la Francia e la Russia. Per concretizzare quest’accordo, lo Stato
francese vende per 70 milioni di euro alla Federazione di Russia un terreno edificabile in prossimità
della Tour Eiffel.
Tre anni più tardi, viene lanciato il concorso internazionale, a cui parteciparono non meno di 400
architetti di tutto il mondo.
Il progetto selezionato fu quello dell’architetto spagnolo d’origine russa, Manuel Nunez Yanowsky.

Il sindaco di Parigi contestò il progetto, giudicandolo inadatto al sito. Dopo di lui, altre critiche arrivarono
dalla direzione regionale degli affari culturali. Di fronte a queste opposizioni, la Federazione Russa ritira
la sua domanda di costruzione il 26 marzo 2013, assicurando che l’edificio religioso e culturale sarà
comunque realizzato e che un nuovo progetto sarà scelto.

Viene così selezionato l’architetto Francese Jean-Michel Wilmotte, classificato secondo al concorso del
2011. Quest’ultimo è apprezzato dal Cremlino, avendo lavorato recentemente sul “Grand Moscou”. Il
suo progetto è diverso da quello di Manuel Nunez Yanowsky, in quanto l’edificio è in gran parte
ricoperto di pietre bianche di Bourgogne e, di conseguenza, più integrato all’ambiente parigino.

La Cattedrale della Santa Trinità, così com’è stata infine costruita, presenta i segni canonici di una
cattedrale ortodossa, in particolare attraverso la presenza dei 5 bulbi che la contraddistinguono.
Tuttavia di colore oro opaco, al fine di renderli più discreti nel panorama del lungosenna e, in particolare
rispetto alla cupola di Les Invalides.
Musée du Quai Branly
Jacques Chirac,
architetto Jean Nouvel,
Patrick Blanck autore del
muro vegetale
L’Esposizione Universale  del 1889, si tenne a Parigi dal 6 maggio al 31 ottobre. La
sede era il Campo di Marte, vicino alla Senna come nell’edizione precedentemente
tenutasi a Parigi. Questa esposizione è ricordata per la costruzione della Torre Eiffel,
posizionata all’entrata della zona espositiva. Cadeva nel centenario della Rivoluzione
francese, della presa della Bastiglia, ma anche nel diciottesimo anniversario della
Terza Repubblica.
Atelier di François Delacroix
La Defense con la Grande Arche, progettato nel 1989 dall’architetto danese Johan
Otto Von Spreckelsen, è un grande cubo di cemento, alto 110 metri e largo 108
metri, svuotato al centro e ricoperto di vetro e marmo bianco di Carrara.
Mario Botta, Cattedrale
della Resurrezione a Evry,
1995

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