Ingemar During
biblioteca di filosofia
Mursia
sa gi
Ingemar During
ARISTOTELE
Quest opera, che 1 Autore nella sua prefazione defi -
nisce modestamente un « tentativo » di offrire un
quadro complessivo dell attivita di Aristotele come
filosofo e scienziato, e stata unanimemente giudicata
dalla critica mondiale la monografia d insieme piu
importante e significativa sullo Stagirita dopo quella
a suo tempo pubblicata dallo Jaeger. In essa During
ha sintetizzato i risultati di una nutrita serie di suoi
studi precedenti, basandosi sull assunto fondamen-
tale che l opera di Aristotele e un continuo e appro-
fondito confronto speculative con gli interrogativi
posti dalla sua eta. La principale tesi storiografica del
During e la confutazione della tradizionale presen-
tazione dello sviluppo dell attivita speculativa di
Aristotele come passaggio da un giovanile atteggia -
mento « idealistico » di stampo platonico ad uno
« realistico » dell eta matura, che cioe egli sia pas -
sato dalla metafisica alia ricerca empirica. Secondo
l Autore, invece, Aristotele assunse sin dagli inizi
del suo filosofare una posizione di contrasto con
quella di Platone: i suoi principi, i suoi programmi
di ricerca, i suoi indirizzi metodologici erano gia
allora completamente diversi da quelli platonici. Cid
nonostante e facile awertire il potente influsso di
Platone nei diversi aspetti del pensiero aristotelico.
Per During, Aristotele e il vero erede spirituale di
Platone, anche se egli ha inteso liberate la filoso-
fia platonica da quegli elementi che egli riteneva ir-
razionali, porla su nuove basi, completarla e con
ferirle una nuova e piu concreta dimensione.
-
9.
INGEMAR DURING
Aristotele
Edizione italiana aggiornata
MURSIA
Titolo originale: Aristoteles - Darstellung und Interpretation seines Denkens
Traduzione dal tedesco di Pierluigi Donini
INGEMAR DURING
INTRODUZIONE
Vita e personality
II prospetto che segue consente di gettare uno sguardo d insieme sui
dati esterni della vita di Aristotele e di alcuni importanti personaggi suoi
contemporanei: 1
con certezza che l Accademia era una scuola organizzata, una scuola, tutta-
via , che sosteneva un ideale di cultura diverso da quello della scuola di
Isocrate. Le due scuole rappresentavano due diversi programmi educativi ,
che ancor oggi sono contrapposti l uno all altro. In breve, Isocrate soste¬
neva una pedogogia utilitaristica ; il contenuto dell insegnamento doveva
avere un utilita immediata. Lo scopo che si proponeva era quello di tra-
sformare in breve tempo i giovani in politici e in cittadini realmente capaci.
II fine di Platone era invece la formazione del carattere attraverso l assiduo
addestramento al pensiero scientifico ;6 egli non nascondeva ai suoi scolari
che la strada era lunga e difficile.7 Secondo il programma educativo esposto
nella Repubblica , il giovane deve innanzitutto studiare matematica per die -
ci anni: aritmetica, geometria , stereometria, astronomia e armonia . Nella
sua opera piu tarda * Platone sottolinea ancor piu vigorosamente l impor-
tanza di questi studi propedeutici. Non e difficile scoprirne la ragione.
9
Chi coltiva lo studio della geometria, non si ferma alle apparenze; operera
invece subito con concetti e proposizioni di validita generale, e si abituera
quindi a sollevarsi alia sfera del pensiero puro. « La geometria e la scienza
di do che e eternamente; essa guida l anima alia verita e produce in noi
la retta disposizione alia filosofia ». ° Secondo un aneddoto famoso, sulla
facciata della scuola si trovava l iscrizione: « Nessuno puo entrare qui senza
conoscere la geometria »." Si potrebbe commentare: se non e vero e ben
fatto.* Coloro che seguivano solo occasionalmente le lezioni di Platone si
4
Nel frammento citato sotto, a p. 591, Epicrate dice hi Yupvamou; Ay.aSijpsla;.
5
Si veda YAristoteles di JAEGER, 15-17. H. CHERNISS, The Riddle of the early
Academy , 62: « La documentazione esterna sulla natura dell Accademia e estremamente
scarsa »; cfr. le sue osservazioni in « Class. Philology » 43, 1948, 130-132, a proposito
dell esposizione di H. HERTER, Platons Akademie , 2* ed. Bonn 1952 ( con ampia rasse-
gna bibliografica ). Della restante bibliografia ricordero G.C. FIELD, Plato and his con¬
temporaries , Londra 1948, e H.-I . MARROU, Histoire de l education dans 1 antiquite,
Parigi 1948, 102 sgg.
6
Cfr. sotto, p. 546, a proposito della differenza fra ( fornire o cac-
ciare in testa nozioni ) e 7r£ piaTpoq>f )-p£Ta <TTpo pij
( il rivolgersi dell anima dalle
ombre dell opinione alia luce della chiara intelligenza, Repubblica 532b.
I
Nella polemica di Isocrate contro l ideale educativo dell Accademia la parola
d ordine e T6 yp atpov, l utile. Nel Protrettico Aristotele difende energicamente il
punto di vista accademico: « chi parla sempre di utile, non ha appreso la differenza
che c e fra il buono e il necessario » ( B 42, sotto, p. 470; cfr. anche p. 474 sulla facilita
della filosofia ).
* Leggi 817e-822c.
9
Repubblica 536d.
10
Repubblica 527b.
II
dYStoplTpijTOi; pijSsli; sloiTto.
* In italiano nel testo [ N.ff .T. ].
INTRODUZIONE 11
stupivano del suo metodo. Aristosseno narra che Aristotele raccontava que-
sto a proposito delle conferenze di Platone sul Bene: tutti vi erano andati
aspettandosi di sentire qualcosa sui beni solid della vita umana, ma erano
poi meravigliati che invece il discorso vertesse sulla matematica , e giungesse
alia conclusione che esiste soltanto un unico Bene.12
Quando il giovane accademico si era perfezionato nel pensiero mate-
matico, poteva passare alia dialettica , che richiedeva altri cinque anni di
studio. Anche a non prendere alia lettera le dichiarazioni di Platone sulla
durata degli studi, bisogna tuttavia supporre che questi avessero una certa
organizzazione.
La commedia contemporanea ci mostra come si considerasse l Acca-
demia . Si sapeva che Platone si comportava con delicatezza e nobilta con
i suoi scolari.13 Per le strade di Atene, i cittadini riconoscevano gli Acca-
demici dall abito e dal contegno: « Allora si alzo a parlare un intelligente
giovane dell Accademia di Platone, ben pettinato, con la barba elegante e
con bei sandali bene allacciati; aveva un abito inappuntabile e si appoggia-
va a un bastone; uno straniero piuttosto che uno di qui, mi sembra ; e si
rivolse a noi con gravita »." Le piu importanti dottrine di Platone erano
universalmente conosciute; oltre alia sua dottrina sull unico Bene, si cono-
scevano le cavillose discussioni del Parmenide ;13 si poteva anzi perfino allu -
dere in una commedia a un passo preciso di uno dei dialoghi piu famosi;16
Alessi, nella commedia Fedro , celiava con l Eros platonico; e si sapeva
anche che nell Accademia si discuteva del rapporto anima-corpo e dell im-
mortalita dell anima.1'
17
-
Cfr. sotto, p. 213. La commedia contemporanea menziona FlXa novo? iyaOov
come qualcosa di enigmatico: Filemone II 496 KOCK ; Amfide II , 237 ; Alessi II 353;
Filippide III 303. Platone stesso si esprime con ironia sul modo in cui la sua dottrina
veniva intesa fuori della scuola ( Filebo 14d ).
13
Epicrate dice 6 IIX<4TCOV 8h Trap8)v xal paXa Tcpatoi; ou8kv opivOetc; in&TaS, auTot?.
14
EFIPPO presso Athen . XI 509c = II 257 KOCK: EUGTO / OQ vcavlac TCOV EE
AxaS pelai; TI? UTTO IlXartova. Similmente ANTIFANE presso Athen. XII 544f = II
23 KOCK. Paroem. Gr. II 265 AxaS pt Osv fytzic,' TOI aorpbq xal aTrouSato? uTrapyett; .
I pasti frugali in Egesandro presso Athen . X 419d . Altre indicazioni in DURING, Hero -
dicus the Cratetean, 84-89. Le testimonialize antiche sull aspetto e sulla personality di
Aristotele si trovano in DURING, Biogr. trad ., 347-352. Secondo K . KRAFT, Vber das
Bildnis des Aristoteles, « Jahrb. fur Numismatik und Geldgeschichte » 13, 1963, la
celebre testa di Aristotele dovrebbe rappresentare Platone; Aristotele non avrebbe
portato la barba. Gli argomenti del Kraft non sono pero convincenti; l espressione
Xpd> p.svo? - xoupa ( Ermippo presso Diog. Laert. VI = Biogr. trad. 49c ) significa certo
« con una barba corta , ben curata » oppure « ben pettinato », cfr. eu pJv ptayaipa
-
5U <TT 15Syrov Tpiyropa ra nel citato frammento di Efippo.
ANTIFANE presso Athen. Ill 98 = II 58 KOCK; si veda DURING, Biogr. trad .,
355.
TEOPOMPO I 737 KOCK Fedone 96e. La commedia fu probabilmente rappre-
=
sentata poco dopo la pubblicazione del Fedone.
17
ALESSI II 386 KOCK.
4>uyf ]-aa> (ia , Alessi II 355, Cratino II 492 KOCK.
12 ARISTOTELE
19
Si veda sotto, p. 224, e inoltre gli altri passi riportati nell indice.
20
Fu probabilmente Filistione a suggerire ad Aristotele la dottrina della distri-
buzione delle qualita fondamentali fra i quattro elementi: sotto, p. 396. Cfr . inoltre
p. 591.
21
Si vedano sotto le pp. 332 e 488.
22
Top. IX 33, 183b 6.
23
My 4, 1078b 17-25.
14
My 9, 1086b 2-5.
INTRODUZIONE 13
71
F. KENYON, Books and readers in ancient Greece and Rome , 1951, 25: « non I
b eccessivo dire che con Aristotele il mondo greco passo dall istruzione orale all abitudine I
della lettura ».
16 ARISTOTELE
Aristotele il confronto cosf assiduo con le idee degli altri pensatori. Per
tutta la vita egli fu dotto e assiduo lettore; ad ogni passo delle sue opere
ci imbattiamo nelle tracce di quelle sue sconfinate letture. Era benestante,
e pote quindi procurarsi una vasta biblioteca ; dopo la morte di Speusippo
acquisto anche la biblioteca di costui per tre talenti,43 una somma conside-
revole per un privato.
I membri provetti dell Accademia tenevano naturalmente delle lezioni;
la maggior parte delle opere di Aristotele pervenute lino a noi sono mano-
scritti per simili conferenze. Alcuni loro passi ci offrono informazioni in-
dirette sull aula dell Accademia .44 Aristotele usa spesso i nomi di Socrate
e di Callia , quando vuole chiarire la sua argomentazione con degli esempi;
e lo fa spesso in un modo per cui si puo desumere dalla formulazione che,
con un gesto, egli indicava un quadro : « Diciamo che il bianco e qui So¬
crate, e quello che qui si avanza e Callia » .45 E precisamente questa la scena
del Protagora 335c. In altri esempi egli parla di Socrate « seduto », del
suo naso camuso , di cio che fa , e cosf via , e in modo tale che al lettore
viene in mente Socrate in carcere, seduto sul suo letto. Come dimostra il
Jackson, parecchi di questi esempi sono formulati « ditticamente » : il
conferenziere indica qualcosa con il dito; e quindi facile la conclusione che
la sala fosse ornata di due grandi dipinti. Da una parte, l importante in ¬
termezzo del Protagora , quando Socrate si alza per congedarsi, e Callia gli
si fa incontro, lo prende per mano e lo persuade a continuare la discussione.
Dall altra parte, Socrate nel giorno della sua morte in carcere, attorniato
dagli scolari e dagli amici.
II conferenziere aveva in sala una tavola bianca,44 che veniva conti-
nuamente usata per annotarvi prospetti o per disegni. Facevano parte del
materiale didattico, fra le altre cose, un mappamondo e una sfera armillaria .
Il frammento di Epicrate 47 mostra che talvolta l insegnamento si svolgeva
anche nel giardino dell Accademia.
Aristotele si fermo ad Atene per vent anni. Per quanto ci e noto, in
tutto quel tempo si dedico esclusivamente alia ricerca e all insegnamento
e non si occupo mai di politica . Per riuscire a capire gli sviluppi successivi,
-
xpoipfl 8oi;a< jT7) XP &VTOU Fedro 248b; So oaocpoi YEYOV6TS; avxl aocptov 275b ;
altre indicazioni nell Ast . Nel Sofista 242b 6-251a 4 Platone liquida duramente quasi
tutti i suoi precursori : « senza darsene alcun pensiero , parlano al di sopra delle nostre
teste, e si interessano soltanto delle opinioni loro proprie » .
Biogr . trad ., T 42 a-d .
44
H. JACKSON, Aristotle s lecture-room and lectures , « Journ . of Philology » , 35,
1920, 191-200.
4!
An. pr . I 27 , 43a 35.
44
XeOxcopa. Spesso Aristotele parla di Siaypacpat oppure di u 7roypaipat , cfr . per
es . la tavola delle virtu in EE II 3 ed EN II 7 ; uno schema di proposizioni tipiche
in De int . 13 , 22a 22; cfr . cio che dice sulla prassi della scuola F. DIRLMEIER , EN
312-314 .
47
Vedasi sotto, p. 591 .
INTRODUZIONE 17
noi dobbiamo pero supporre che egli avesse relazioni personali con circoli
filomacedoni. Da quando, nel 357, Filippo aveva conquistato Amfipoli e
contro ogni aspettativa se l era tenuta , i suoi rapporti con Atene erano
estremamente tesi. In Atene c erano allora due partiti: l elite intellettuale |
era orientata in senso panellenico e conseguentemente filomacedone, i de- 1
48
tentori del potere politico invece erano divisi in due gruppi, di cui uno |
era fortemente avverso alia Macedonia. Nel 349 Filippo conquisto la citta '
di Olinto che era sostenuta da Atene. La tensione aumento. Come capo del
parti to interventista si mise sempre piu in luce Demostene: all inizio del
347 gli riusci di assicurare la sua posizione al potere. Aristotele era uno
49
55
Nel frammento or ora citato Filocoro ci informa che Aristotele era in Macedo¬
nia ; egli formula questa notizia in modo tale, che fra le righe si deve Ieggere: « e pernio
Aristotele non fu preso in considerazione ».
56
Ancora in D.J. ALLAN, Die Philosophie des Aristoteles , 1955, 3. Fa apprezza-
bile eccezione l articolo di P. VON DER MUHLL , RE Suppl. Ill, 1126-30. In DURING,
Biogr. trad ., 272-283 si trovano il materiale antico e una piu ampia rassegna biblio-
grafica.
57
Or. X 32, nel quarto discorso contro Filippo, tenuto da Demostene poco tempo
dopo che la notizia della morte di Ermia aveva raggiunto Atene.
55
Dopo la cattura, Ermia ricuso con fermezza di svelare i disegni di Filippo;
prima dell esecuzione disse: « Annunciate ai miei amici e ai compagni che io non ho
fatto nulla di indegno della filosofia o di disonesto ». L encomio di Callistene in
.
Biogr . trad., 274; JAEGER, Aristoteles , 118; l inno in Biogr. trad , 59; inoltre C.M.
BOWRA, Aristotle s Hymn to Virtue , « Cl. Quart. » 32, 1938, 182-189.
59
II nome di Senocrate nel papiro di Didimo e un supplemento di O. Cronert
( Biogr. trad ., 273 ), ma trova un appoggio nella notizia di Strabone ( XIII 1, 57 = T
19 ). La fonte di Strabone era la Vita Aristotelis di Ermippo; ma il suo racconto con-
tiene tanti e cos palesi errori, che non gli si puo accordare alcuna fiducia.
el? £va TOplTrarov duvu5vre?. £ una questione di definizioni se Treplroxro?
debba qui essere tradotto con « scuola ». In ogni caso il termine non significa qui
INTRODUZIONE 19
che io sono incline a considerarlo autentico; secondo la tradizione antica , esso deriva
dalla lettera aperta ad Alessandro registrata nel catalogo delle opere sotto il titolo
« sulla colonizzazione » . Sulla questione Isocrate ( Or . V 154), Platone e Aristotele
sostenevano il medesimo punto di vista ; la tesi opposta era difesa da sofisti come
Antifonte e Alcidamante, e dai Cinici. Cfr . E. BUCHNER, Zwei Gutachten fiir die
Bebandlung der Barbareti durch Alexander den Grossen , « Hermes » 82, 1954, 378-384.
Pol. I 8, 1256b 25 dcvOpforoi rre'pux'jTe? &pyea8ai ; I 1, 1252b 9 pappapov
xal SouXov TOCUTA <p6aei. Intende dunque che Alessandro dovrebbe trattare i barbari
come un padre di famiglia tratta i suoi schiavi e gli animali domestici. Plutarco carat-
terizza invece esattamente l idea fondamentale di Alessandro in De fort. Alex I 8, 330d
£va Sljpov dvO pforrou? dmxvTa? dmxpvjvai PouX<5 pevo?. Cfr. sotto, p. 568.
67
Molti anni appresso, secondo Tarn I 112 nel 324, Aristotele critica in una
lettera ad Antipatro la misura di Alessandro di esigere culto divino, fr. 664 ROSE =
Biogr. trad ., 298. Cfr . M. PLEZIA, Aristotelis epist . fr ., 109-111.
Ditt. SIG3, n . 275. Si veda P. MORAUX, Listes anciennes , 125 ( con bibbografia ) ;
DURING , Biogr. trad., 339; vedi sotto, p. 150.
69
In una lettera ad Antipatro, scritta verosimilmente nel suo ultimo anno di vita,
Aristotele parla cost del fatto: « non diro che la revoca del decreto mi riesca penosa,
e d altra parte nemmeno che mi sia indifferente » . Come ho mostrato in Biogr. trad .,
401, questo atteggiamento concorda con EN IV 7 , 1124a 15-16.
70
Tolemeo el-Garib racconta che gli Ateniesi lo onorarono con un decreto ed
eressero una statua sull Acropoli. Su queste falsificazioni ellenistiche vedasi DURING,
Biogr . trad ., 232-236. - In una lettera ad Antipatro Aristotele scrive di essere lieto di
poter tornare ad Atene a causa del rigido clima di Stagira : el? Exdyeipa IjXOov 8ta T& V
PAATX£a T&V peyav , el? A0d]va? 8ta T&V yeipfiiva T&V peyav. Si veda Biogr. trad ., 400.
INTRODUZIONE 21
71
ea/ oXa cv ev AuxeEto , Apollodoro, F . Gr. Hist. 244 F 38 = T 1 e in DURING,
Biogr. trad ., 252-254. La maggior parte degli studiosi moderni parla di Aristotele come
del fondatore e del rettore di una scuola nel Liceo ( cosi W. Jaeger e U. Wilcken ), del
« capo del Liceo » ( Ross ), della « fondazione del Liceo » ( Gauthier ). Questa leggenda
deriva da Ermippo presso Diog. Laert . V 2 e 5 IXia&ai 7rep (7raTov T6V hi Auxettp
-
= « scelse ( come sede delle sue lezioni ) la passeggiata nel Liceo »; rijt; (T/OXT)? d<pY]Y/)-
aapevos = « dopo aver diretto la sua scuola per tredici anni ». Solo l intervento di
Demetrio del Falero diede a Teofrasto, che era un meteco come Aristotele, la possi¬
bility di acquistare terreni in Atene; Teofrasto fond6 nel 318 la scuola , che piu tardi
divenne celebre con il nome di Peripato. Cfr. K.O. BRINK, RE Suppl. VII 905; O.
REGENBOGEN , RE Suppl. VII 1358; DURING , Biogr . trad ., 405.
12
A mia notizia, Clemente di Alessandria e il primo autore che dica che Aristo¬
-
tele fondo una scuola ( Strom. I 14 ): mxpa TlXa ram ApiaTOT Xif )? <piXocro<pr)<ia <; pc
TEXOOJV elg T6 AUXEIOV XTECEI TTJ'J IIept 7raTix7]v aipemv ; cfr. Biogr . trad ., 260.
-
72
Vita Marc., 42, Biogr. trad ., 105e 342 T4 AfW)'j at StaTpi Eiv ip ytoSe?.
74
Cosf racconta Ermippo presso Diog. Laert . V ; ivi anche la bella storia che
Aristotele avrebbe voluto impedire agli Ateniesi di peccare una seconda volta contro
la filosofia . Sull abbondante formazione di leggende anche in seguito si veda Biogr.
trad ., 59 e 341-348.
75
Le parole d8e X q> e aSeXqxS si confondono facilmente. La fonte migliore
dice dScXtpfj.
76
Erpilli, che diresse la casa di Aristotele, non era la madre di Nicomaco; si
veda Biogr. trad ., 269-270.
22 ARISTOTELE
veduto con diligenza a tutto cio che mi occorreva, ha molto ben meritato
di me. Dunque i tutori le diano tutto cio di cui ha bisogno; se vorra spo-
sarsi, si prendano cura che sia data a un uomo di buona reputazione; oltre
a cio che essa gia possiede, le deve esser dato un talento dalla mia eredita ,
e tre ancelle a sua scelta , oltre a quella che ha gia presso di se, e al garzone
Pirreo; inoltre, se desidera rimanere a Calcide, abbia la foresteria accanto
al giardino, se invece preferisce stare a Stagira, la casa dei miei genitori e
dei miei nonni. Quella delle due case che vorra, deve essere ammobiliata
dai tutori come a loro pare bello, e come a lei sembra adatto per le sue
esigenze ». Jaeger sottolinea , a ragione, il caldo tono di autentica umanita
di queste righe. Qui parla un uomo che ha provato la solitudine nella
vita e ha della riconoscenza per le attenzioni che ha ricevuto. Il frammento
di una sua lettera rivela che negli ultimi anni di vita provo la solitudine
anche come ricercatore: non era piu circondato, come un tempo nell Ac-
cademia, dai symphilosophountes. Il suo trattato sull amicizia mostra l alta
stima che aveva per la fiduciosa comunione fra maestro e discepolo : « Per
j l uomo solo la vita e grave, perche non e facile, stando per conto proprio,
| rimanere in continua attivita, mentre e piu agevole farlo insieme con al-
j tri »." Dal suo isolamento di Calcide scriveva al fido amico Antipatro, pro-
babilmente alia fine di una lunga lettera : « Quanto piu sono isolato e
confinato con me stesso, tanto piu divento loquace ».81
Si sono conservate tre poesie d occasione di Aristotele: un inno e un
77
II testamento e tramandato in parte da Diogene, in parte nella versione arabica.
La prima redazione deriva, attraverso la mediazione di Ermippo, dall archivio del
Peripato; Ermippo trasse il testo probabilmente da un opera di Aristone, che conteneva
anche i testamenti degli altri Peripatetici. La seconda redazione risale, attraverso Tole-
meo el-Garib, ad Andronico. Le discordanze sono di natura tale, che si e indotti a
supporre che Andronico abbia trovato, fra i manoscritti originali di Aristotele prove-
nienti da Scepsi, anche la prima redazione del testamento. Si veda DURING, Biogr.
trad ., 238-241; cfr. JAEGER , Aristoteles , 341-342.
78
8TI ti7rou8aia 7repl iph syfvsTO : semplice e onorevole.
79
Cfr. anche M . PLEZIA , The human face of Aristotle , « Class , et Med . » 22,
1961, 16-31.
80
EN IX 9, 1170a 5-6 (XOVUTY) pev ouv y <xXzv:hc 6 (2 £o D e l l a comunione fra
maestro e discepolo parla in IX 1, 1164a 35-b 6.
81
Fr. 668 ROSE: O <TG> yap xal (xovtort]? eEpi , piXopiulloTEpoi; yfyova,
(
citato tre volte da Demetrio. La citazione proviene verosimilmente dalla lettera in cui
Aristotele parlava del destino di un vecchio fuggiasco, Demetrio, De eloc. 225 = Fr.
665 ROSE. In Biogr. trad. 351 io intesi come W. Jaeger e altri (piXopu Ooi; nel sen-
so di « amante dei miti » ( come in Alfa 2, 982b 18 ). Commentando questa lettera nella
sua edizione ( Aristotelis epistularum fragmenta , Varsavia 1961, 121-123 ), M . PLEZIA
mi ha persuaso che Aristotele intendeva espressamente coniare un arguto o uptopov :
io sono solo e anziano, e f 8i6v £<m yrjpa TO <piX6(xu ov, come dice l autore del
trattato Ilepi (i ou? 9, 11.
INTRODUZIONE 23
gli scolari di Platone fecero del loro meglio per continuare la sua opera ;
essi si preoccuparono anche di raccogliere le sue opere e di metterle in
commercio. Abbiamo buoni motivi per credere che ancor oggi noi posse-
diamo tutte le opere che Platone aveva scritto nel corso della sua vita ;
le citazioni platoniche degli autori antichi, nella misura in cui sono credi-
bili, possono facilmente essere rintracciate nel testo di Platone che oggi
possediamo. I numerosi frammenti papiracei e le citazioni provano inoltre
quanto rapidamente e quanto largamente si sia diffusa la conoscenza delle
sue opere . La sua memoria fu celebrata con la stesura di biografie e con
esposizioni della sua dottrina: se anche aveva dei nemici, essi erano tutta-
via cost insignificanti che la loro voce non trovo ascolto. Una tradizione
antiplatonica si formo al piu presto un secolo circa dopo la sua morte,
ma a quell epoca questa tradizione trovava un valido correttivo nelle sue
opere, che erano accessibili nelle biblioteche pubbliche.
Del tutto diverso e il caso di Aristotele; ad Atene egli era sempre sta-
to considerato uno straniero; la casa di suo padre si trovava a Stagira,
quella di sua madre a Calcide, sua moglie veniva dall Asia minore ; non
era il capo di una scuola, era soltanto uno dei mold professori stranieri del-
l Accademia . Aveva appena conseguito una certa posizione come professore
quando si vide costretto, a causa dei suoi legami con la Macedonia, a
fuggire in Asia minore. Quando fece ritorno, circa tredici anni dopo, ar-
rivo come amico intimo di Antipatro, il reggente della Macedonia . Si fa-
cevano molti pettegolezzi sui suoi rapporti con Ermia ; insomma , aveva
pochi amici e molti nemici. La molla di questa avversione era per al-
cuni l odio politico: Teopompo e Teocrito di Chio, per esempio, odiava-
no Ermia a motivo della sua intromissione negli affari di Chio e river-
sarono quest odio anche su Aristotele; Democare e Timeo trasmisero
ai posted questa calunnia ispirata da un motivo politico. Altri invece era ¬
no ostili ad Aristotele perche avversavano il suo insegnamento e la sua
filosofia. Fin da giovane Aristotele si era trovato in dissenso con Cefiso-
doro, un discepolo di Isocrate, sui principi della retorica ; Isocrate e i suoi
scolari avevano grande influenza in Atene, e la continua ostilita tra Aristo¬
tele e la scuola isocratea ha lasciato piu di una traccia nella tradizione bio-
grafica . Aristotele inoltre aveva rotto anche con i suoi compagni dell Ac-
cademia : durante la sua permanenza all Accademia aveva criticato talvolta
senza riguardi le teorie di Platone e dei suoi colleghi Eraclide, Speusippo
e Senocrate. Anche con la scuola megarica si trovava in contrasto per
questioni dottrinali ; Eubulide, un membro della scuola , gli rispose con ol-
traggi personali. Gli Eristi sono rappresentati nella tradizione avversa di
Alessino, i Pitagorici in quella di Licone; ma i suoi nemici piu esasperati
si trovano fra gli Epicurei: le ragioni di cio le ho illustrate nel mio libro
sulla tradizione biografica . La campagna denigratoria condotta dagli Epi ¬
sta non e mai dominante. Se e vero che lo stile riflette la personality dello
scrittore,1 cosa di cui non dubito, ecco che la caratterizzazione corrente
dell « asciuttezza » di Aristotele e senz altro giustificata . Le opere a noi
pervenute sono per la maggior parte manoscritti di lezioni ; in esse Ari ¬
* EN X 2, 1172b 15-18.
97
De eloc. 128.
98
E. HOFFMANN, De Aristotelis pbys. 1. septimi , 1905, 23 trova , per es., festive
dictum Gamma 4, 1008b 14-17. Analogo il giudizio di J. Burnet su EN IV 7, 1123b
32, e D.J. Allan vede dell arguzia di scuola persino in PA IV 13, 696b 27-32. £ facile
capire quanto siano soggettive queste impressioni.
99
La tradizione antica parla di pcoxla ; esempi sotto, pp. 177, 293. Il passo
piu pungente nelle opere e Ny 3, 1091a 5-12.
100
L autore del nspl u 'jiou ? dice che la sublimita dello stile e un a705/7; pa
psyaXo <ppo< juv7] p.
101
Cfr. Phys. II 3, 194b 17 xou el8£vai X PLV V rrpaypaxEia.
102
De imit. II 4 ( II p. 221 USENER-RADERMACHER ): 7tapaX7] 7rxEov 8k xal Apia-
XOxfXrjV El? pifJL7) CTlV T?? TE 77Epl TT)V EppTj'JEiaV 8EI'JOT?TO? Xal XT) ? XOCl XOU
f ]8fo? xal icoXupadou?' xouxo yap 2axi paXiaxa napa xou dvSpi? xouxou Xa Eiv.
Questo giudizio non vale dunque per le opere di scuola; forse, oltre che ai dialoghi,
Dionisio si riferisce anche alia Retorica , che conosceva nella redazione di Andronico.
28 ARISTOTELE
mente usata da Platone, " fu da lui sviluppata fino a diventare uno stru-
1
,
11
Parm. 145e.
117
Cfr. sotto, p. 354.
113
Vedasi sotto, pp. 454-461. Tautologie e ridondanza: pp. 303, 377.
114
Lucullus ( Ac. pr. ) 38, 119 veniet flumen orationis aureum fundens Aristote-
les , citato da Plutarco Vit . Cic. 24. Altri riferimenti in Biogr. trad., 363.
115
Questo giudizio e da me motivato sotto, a p . 415.
114
In Alfa 3, 984b 17 elogia Anassagora come v jtpcov 7tap etxyj X yovrat; Tout;
7Tp 6TEpOV .
117
-
EE I 6, 1216b 26-33. Le parole eye. yap evaaiop olv.e ~.6v TL Tzp6 q rrjv dXr)Oeiav
non significano che in ogni uomo e presente un istintiva disposizione alia verita , come
intende il Dirlmeier nel suo commentario ( p. 183 ). All EE io avvicinerei piuttosto Alfa
-
elatton 993b 1 SXOKTTOV X£ yeiv Tt ire pi rijs cpuaecot; e Top. I 2 , 101a 32 EX TCOV OIXELOV
SOYPTXTCOV, oppure Pol. Ill 9, 1280a 9. L accento e sul fatto che si deve procedere
a partire da un consensus. Alessandro in Metaph. 9, 19 osserva esattamente ev iraaiv
eOot; dei ApiaToriXout; zeue, xoivatt; xal tpuaixai; TCOV dvAptiircijv 7rpoXr) 'yEaiv dpyaT; EE?
SeixvupEva 7tp6t; auxou ypvjaOai. Altri particolari in Biogr. trad ., 364-365.
30 ARISTOTELE
indipendenti l uno dall altro i singoli settori del sapere. Non e certo se
egli ebbe consapevolezza delle rilevanti conseguenze di questa lacerazione
del campo della conoscenza ; la sua discussione teoretica del problema della
classificazione delle scienze e fortemente influenzata dai pregiudizi del
tempo. Ma se dalla sua banale trattazione teorica volgiamo lo sguardo a
cio che fece in realta , risulta allora giustificato parlare di un orientamento
radicalmente nuovo: egU innalzo infatti la scienza della natura al livello
di una scienza autonoma . Nella sua teoria egli non distingue i diversi set-
tori della scienza naturale, e piuttosto rileva con energia il fatto che il
metodo della physike e universalmente valido.1 All atto pratico, pero, ne-
gli scritti di zoologia non usa lo stesso metodo che adotta nella discus¬
sione del movimento nella fisica teorica ; e relativamente raro che impieghi
il metodo deduttivo dell apodeixis da lui stesso esposto negli Analitici ;
la scienza aristotelica non e aflatto costruita secondo sillogismi, come rile ¬
118
Cfr. sotto, p. 460.
119
Merita ancora d essere letto R. EUCKEN, Die Methode der aristoteliscben
Forschung in ihrem Zusammenbang mit den philosopbiscben Grundprinzipien des
Aristoteles , Berlino 1872. Inoltre J. LE BLOND, Logique et methode chez Aristote ,
Parigi 1939; Aristote et les problemes de methode , Symposium Aristotelicum 1960,
Louvain 1961.
120
Come ho dimostrato nel saggio « Aristotle s method in biology », in Aristote
et les problemes de methode , pp. 213-221.
121
Die aristotelische Physik , 67.
122
Se ne trova un buon esempio sotto, a p. 516.
123
Alfa 3, 984a 18 TO Tipaypa <o8o7totr]aev auToi?, PA I 1, 642a 27 exfpepopevoi;
U 7t auTou TOU 7tpdtyp.aTOi;. W. WIELAND, Die arist . Physik , 159: « la cosa stessa
(auxi T8 7tpaypa , per es. Top. I 18, 108a 21) e sempre qualcosa intorno a cui verte
il discorso, cio che viene inteso alia base di diverse forme espressive ( ovopaoi ) ».
124
-
Phys. I 5, 188b 29 671 au rijc TT) <; dXrj&ela? avayxaaUfvxei; ; PA I, 642a 18
-
dyipevo? u 7t au rij? TT) C dXrj&eta?. Come in Platone, si aggiunge a questo il punto di
-
vista assiologico: Rhet. I 1, 1355a 37 del TdXrj& ) xal va peXxiw vf )v ipuaiv euauXXoyi
-
0T6xepa xal 7tt &avd)Tepa <!> ? d 7tXo)5 elnei j .
INTRODUZIONE 31
125
De art . Ill 8, 431b 21 , su cui cfr. sotto, p. 651 .
126
Si veda sotto, p . 277 . In PA I 5, 645 a 10 Aristotele parla di rot; Sovapivot?
rat; atria? yvcopt siv xat tpuact 91X006901? . II punto di vista opposto e quello di Epicu-
ro, di cui si cita spesso ( dalla lettera ad Erodoto , 78 ) una proposizione nella forma se-
guente : « si deve pensare che il compito della scienza della natura e di ricercare con pre-
cisione ( Arrighetti traduce irtdagare ) le cause dei fenomeni piu importanti , e che la feli-
cita nell indagine dei fenomeni naturali consiste appunto in questo » ( cost O. GIGON,
Epikur , 1949, 27 ). Epicuro pero non usa £/) xeiv , o un altro termine equivalente a
« ricerca », bensf £i;axpipouv e yvcoat? , e il senso e percio questo : « la felicita consiste
nella precisa conoscenza e nell apprendimento della dottrina della natura da me pro-
fessata » . Che questa sia l interpretazione esatta , risulta da cio che segue : « coloro che
si occupano di questi problemi senza avere conoscenza delle cause prime ( cioe della
dottrina atomistica di Epicuro ) sono pieni di timore, perche il loro stupore non trova
alcuna soluzione » . Nella parola flappo? l atteggiamento polemico di Epicuro verso il
concetto platonico-aristotelico di filosofia appare ancora piu chiaramente; egli afferma
il dovere non della ricerca della verita , bensi dell apprendimento di assiomi . Tanto
radicalmente era cambiato il clima spirituale solo una generazione dopo Aristotele.
127
Poet. 7 notav xtva Set xfjv auaxaatv clvat xcov TipaypLaxcov.
m Per piu di un terzo dei titoli elencati nel catalogo alessandrino si tratta di
lavori di questo genere.
T6 8TI , T8 8I6TI, T8 xi 60x1.
09
130
Cfr . sotto, pp. 261 , 265 , 307 .
131
Un semplice esempio che illustra bene il metodo aristotelico e Phys. IV 3 ,
dove la questione b : « che cosa intendiamo, quando diciamo che qualcosa b in qual-
cosa » , Tioaaxco? fiXXo 6v £XX<p Xfyexat . Si vedano anche le pp. 302, 347, 367 , 436, 445 .
32 ARISTOTELE
132
spesso sul fatto che quando Aristotele parla dello « stato delle cose »
vi comprende talvolta anche qualcosa che noi non includeremmo tra i
« fatti ». Tuttavia il suo pensiero e sempre in alto grado concreto; anche
negli scritti piu fortemente speculativi, come il De caelo o il De genera-
tione animalium , non abbandona mai il terreno dell esperienza . Il rim-
provero che continuamente torna a muovere ai suoi predecessori e quello
di aver tralasciato i dati dell esperienza .133 Nella seconda parte della ricerca
impiega diversi metodi euristici; cerca quasi sempre lo scopo, e lo ritrova
con l aiuto del suo schema dei quattro aitia.'* Il passaggio alia sintesi finale
& poi spesso segnato da una formula come: « ora che abbiamo determinate
questi punti, esporro il mio pensiero personale ». Egli fonda la sua esposi-
zione su una definizione formulata dapprima in via provvisoria, poi in
modo conclusivo. Poi viene sovente la verifica, che il piu delle volte ha
la forma di una soddisfatta costatazione che il risultato concorda con dati
d esperienza generalmente riconosciuti. Il punto piu forte della sua espo-
sizione e sempre la discussione del problema, il piu debole la ricerca della
definizione;135 e cio che ci interessa di piu in lui non e, generalmente, cio
che egli dice, vale a dire i risultati, bensi il modo come lo dice e il modo
in cui pone i problemi. Ogni sua opera mostra la serieta con la quale af -
frontava i problemi ; la vivace ed incessante attivita del suo pensiero esige
il nostro rispetto. Egli lotta senza posa con la problematica contempora-
nea , sino a che non ha riformulato il problema in un modo che lo appaghi;
si rifa al patrimonio di pensiero piu antico, e lo riempie di un contenuto
nuovo. In questa operazione si cura poco della paternita e della prove-
nienza di una opinione; gli sta a cuore solo il risultato di pensiero come
tale, e la sua oggettiva rilevanza per il problema che lo impegna in quel
momento. Cio che gli importa e che qualcuno ha fatto una certa affer-
134
132
umipyovxa, <paivi ( j.eva, Xeyipeva , 6 poXoyo6|jieva ecc.
133
GC I 2, 316a 8 afl ecopyjTot TMV u7rapy <5vxcov , cfr . sotto, pp. 232 , 308,
nota 133.
134
Vedasi sotto, pp. 122, 274, 305, 611.
135
Epitteto riferisce ( Diss. II 17 ) che Teopompo rimproverava a Platone di
ricercare sempre definizioni , X£> pouXeaOai gxaaxa opi eaSat. Egli rinfaccia a
Platone: ouSeli; 7)|i.co\i 7tp6 oou SXeyev ayaS6v 3) Stxaiov ; rj pi) 7tapaxoXoufl ouvTe<; Tt
iaxi TO'JTCOV hiaaxov aaTjpco? xal xevfii? 4<pSeyy6 peSa xa? tpcovdh;. La raccolta di
Opot tuttora conservata attesta il gusto dell Accademia per questo sport intellettuale.
! 136
Cio spiega il fatto che in opere diverse egli esponga in modo diverso e utilizzi
I diversamente per la sua argomentazione una medesima opinione di qualche precursore;
I si comporta cost soprattutto con la dottrina dei principi di Platone ( cfr. sotto, p. 356) .
137
Top. II 5, 112a 16; Gamma 4 , 1006a 18-24.
133
Vedasi per es. pp. 536, 631.
INTRODUZIONE 33
vi.139 Non possiamo tuttavia dimenticare che in parecchie delle sue opere,
soprattutto quelle in cui discute questioni controverse della dottrina acca-
demica , Aristotele conduce un continuo dibattito con i suoi colleghi acca-
demici. Tra le opere piu antiche e quelle piu recenti pervenute nel Corpus
intercorrono almeno trent anni; e ben comprensibile, percio, che durante
questo tempo Aristotele raggiungesse risultati diversi e su alcuni punti
modificasse le sue vedute; si tratta dunque qui di gradi successivi di un
processo che conduce a sempre piu raffinate strutture di pensiero e ad una
comprensione sempre piu approfondita . L organica unita del suo pensiero s
si rivela in parte nel fatto che egli inglobo elementi precedenti nel pensiero j
J
successivo, ed eresse questo sul fondamento di quelli, in parte nel fatto \
che mantenne invariata la sua concezione fondamentale.
11 suo modo di porre i problemi e talvolta sorprendentemente moder-
no e attuale,1*3 altre volte arcaicamente ingenuo.141 Ma la sua costante preoc-
cupazione e di trovare una risposta che lasci il meno possibile di questioni
insolute,'43 e cio lo porta non di rado a indicare soluzioni di compromes-
so; M3 spesso questi compromessi sono segnalati come debolezze del suo
pensiero, e vi si vede un difetto di originalita . Naturalmente Aristotele
aveva imparato e desunto molto dai predecessori,144 altrimenti non sarebbe
stato uno scienziato. In diversi settori il suo contributo originale consiste
nella costruzione di una teoria logicamente ineccepibile, che da una parte
chiarisce i dati a sua disposizione, dall altra si adatta bene alia sua conce¬
zione generale.145 Potente e la sua capacita di astrazione: spesso un solo
fatto ricavato dall esperienza gli e base sufficiente per una teoria dalle im-
plicazioni piu larghe: se la luna ci mostra sempre la stessa faccia , ne con-
segue che tutti i corpi celesti si comportano sempre alio stesso modo; se
la pietra cade e il fuoco si alza, ne viene che gli elementi sono dotati di
moti naturali.'46 Anche la dove introduce come prove fatti empiricamente
noti, l aspetto speculative domina sempre la sua valutazione complessiva.
Come ha brillantemente provato R. Stark / la parola greca empeiria signi-
fica un esperienza sia pratica che teonca Tn contrapposizione ad apeiriq ( di-
fetto di esperienza ), non a theoria. La particolare posizione filosofica di
139
Si veda sotto, pp. 368, 406, 620, 652.
140
Sotto, pp. 366, 610.
Sotto, p. 415.
192
Sotto, p. 255.
Sotto, pp. 258, 419, 618.
144
EN X 10, 1181b 16 el xt xaxA plpo? elpn)Tat xaXto? 6x6 xtov Ttpoyeveaxlptov,
tteipadto ev l7ueXdetv .
145
xot ipoXoYO ipeva auvopav, GC I 2, 316a 55.
144
Sotto, pp. 402, 419. Teofrasto non accettb le teorie speculative del suo maestro;
egli riconobbe che il fuoco non & un elemento, cio£ non e un 7tptoxov o un Ap , poiche
ha sempre bisogno di un sostrato. Nel trattato Ilepl 7rup6<; (edito da A. GERCKE,
Greifswald 1896 ) discute le conseguenze che ne vengono, e che sono rovinose per la
dottrina degli elementi del maestro.
147
Aristotelesstudien , « Zetemata » 8, Monaco 1954, 93.
34 ARISTOTELE
Aristotele, come osservo esattamente D.J. Allan, non puo essere definita
8
111
Die Philosophie des Aristoteles , 155 . Nell esposizione seguente ritornero piu
volte sulla questione del rapporto fra empiria e speculazione nel pensiero di Aristotele ;
si vedano specialmente le pp. 584-585 . La celebre metafora di De an. Ill 4 viene con-
tinuamente fraintesa; Aristotele non paragona lo spirito a una tavoletta vuota, bensi
all assenza dello scritto; si veda sotto, p. 652.
149
Cfr . Protr. B 56 p.eH IjSovyj? r( npoasSpEict , sotto p . 474; DURING , Aristotle
the scholar, « Arctos » 1, 1954, 61-77 .
150
Mediante un confronto con i libri dei Topici , P. MORAUX, Lisles anciennes
192, mostra che il conto torna, e do parla a favore dell esattezza delle notizie. Se si
suppone che un Pipxlov corrisponda mediamente a 20 pagine a stampa, i 550 libri
corrisponderebbero a 11.000 pagine. Le opere autentiche del nostro Corpus Aristote-
licum , di cui soltanto poche compaiono nel catalogo alessandrino degli scritti, com-
prendono 106 libri e, in cifra tonda, 2.500 colonne dell edizione del Bekker 87.500
linee = 875.000 parole.
INTRODUZIONE 35
di per se procede secondo uno scopo, e solo un imitazione della natura, al-
lora l ordine della natura deve essere in sommo grado conforme ad un fine.166
Attraverso l analisi dei quattro fattori materia , forma , causa efficiente e
fine si giunge alia conoscenza della struttura della cosa ; la dottrina delle
quattro aitiai 165 costituisce una tematizzazione della filosofia del telos. In ¬
separable dalla concezione del telos e poi il pensiero che ogni cosa prodot-
ta dalla natura ha un ergon , cioe una funzione sua propria ; la natura non fa
nulla invano. La nascita e lo sviluppo che ne consegue sono determinati
dalla forma dell esistenza,' e questa non e determinata dalla nascita , poi-
che l uomo genera un uomo. Aristotele ha inventato la parola entelecheia
come espressione della sua filosofia del telos; gli serviva un termine per
indicare lo stadio in cui il telos e stato raggiunto. L entelecheia e dunque
il punto culminante del processo biologico; in altri campi e cio che ad
esso e analogo.
L uomo e l espressione piu alta della natura, e in funzione dell uomo
la natura ha creato tutto.167 Nelle ricerche di anatomia comparata, l’ uomo e
la norma tipica, perche esso fra tutti gli animali e quello che ci e meglio
162
Sotto, pp. 424, 464, 581.
-
GC I 3, 318a 13 sgg. ouvclpeiv rijv YEVECTIV , oux dvTjXcoTat , vedasi sotto, p. 428.
163
Sotto, pp. 123, 279.
169
Sotto, p. 472.
165
Sopra, nota 134; la dottrina e esposta tre volte con leggere varianti .
PA I 1, 640a 18 = GA V I , 778b 5.
157
Pol. I 8, 1256b 15-22.
INTRODUZIONE 37
m
noto. Cio che meglio caratterizza il mondo del divenire e l ordine , taxis ,
che si manifesta nella scala della natura .170 La natura procede per gradi dal-
l inanimato agli animali, passando attraverso organismi, che in certo modo
vivono, ma non sono animali. L ordinamento aristotelico degli animali, dagli
inferiori ai superiori, e grosso modo esatto; l uomo si diflerenzia dagli
animali solo per il fatto che possiede una piu alta facolta intellettuale,
il nous.
Prescindendo dal nous , tutte le altre funzioni dell anima sono feno-
meni psicofisici. Anima e corpo sono le due facce di un essere vivente,
come la faccia concava e quella convessa di un corpo sferico, e stanno
fra loro in un rapporto come quello di materia e forma . Egli definisce 1 ani¬
ma « l entelechia prima di un corpo naturale, che possiede la vita in po-
tenza » . Con questo Aristotele intende dire che l’avere un’anima e il pre-
171
Sotto, p. 608.
In Aristotele cpiiaei ha per lo piu questo significato ( = roc <puuet ovxa ) .
170
Sotto, p. 276, e inoltre 589.
171
De an. II 1, 412a 27 ; My 2, 1077a 31-34.
172
Alla questione « che cosa e il nous » Aristotele da risposte contraddittorie; la
questione e la sua nXeicm) dbtopla. Sul divino in noi = la ragione, vedasi sotto, pp.
511-512; su De an. Ill 5, pp. 653-655.
175
Phys. VII 3, 247 b 5 hdozazaL 7tco? xa xa06Xcu xco bj pcipei ( cost si deve
leggere con il Ross ). Questo procedimento e chiamato da Aristotele Bonitz
264a 32-41. Dopo la condusione del mio manoscritto e stato pubbhcato lo studio di
K. v. FRITZ, Die inaycoytf bei Arisloteles , in « Bay. Ak . d. Wiss., Phil.-hist . Kl. »,
Sitzungsberichte 1964, 5.
174
Le parole sono simboli degli stati dell anima, De int . 16a 3.
175
Sotto, p. 650. In De sensu 448a 26-28 troviamo anticipato il cogito ergo sum;
si veda Biogr. trad ., 398.
38 ARISTOTELE
che in quest opera Aristotele e tanto vicino a Platone quanto, per altro
verso, ne e lontano: « In nessun altra opera Aristotele mi sembra cost as-
solutamente se stesso come nella Fisica » . A mio giudizio, questo si puo
176
Sotto, p. 296.
177
Altri riferimenti nell indice, sotto ouma.
171
Sotto, p. 524, nota 212.
Sotto, pp. 517, 523.
180
Sotto, p. 511. Sul principio della giusta misura o del giusto mezzo si veda
sotto, pp. 506-508.
181
Sotto, p. 491.
182
Sotto, p. 480 ( Protr . B 85 ) e p. 531.
183
Del tutto diverso & il giudizio di L. ROBIN, Aristote , 1944, 299 sgg. Egli trova,
dietro la brillante facciata, solo confusione e disordine, « un difetto di franchezza »,
: « un indecisione spesso inquietante ». Aristotele somiglia troppo a una macchina per
pensare ; Robin parla di « genio didattico di Aristotele » e dubita « ch egli sia stato
un filosofo che viveva la sua filosofia ».
188
Die aristotelische Physik , 49.
INTRODUZIONE 39
affermare della maggior parte degli scritti didattici, in cui Aristotele discu ¬
te problemi filosofici di cui si era occupato anche Platone. La maggior
influenza platonica si ha nella Retorica e nel trattato Sullo stato ideale ,
Pol. VII-VIII. Entrambi questi scritti si differenziano dagli altri per la
forma divulgativa delbesposizione.
Chi ha familiarita con Aristotele si sara accorto che in questo sguardo
d insieme non mi sono curato di stadi di pensiero piu antichi o piu recenti,
proprio perche ho voluto far risaltare l unita e la coesione della fllosofia ari-
stotelica. Come dimostrero nel capitolo sui Topici ,m gia in quest opera,
che si fa risalire alia prima giovinezza , possiamo rintracciare numerosi tratti
fondamentali della sua concezione. Non molto dopo dobbiamo collocare
i primi due libri della Fisica , perche la conoscenza delle teorie ivi esposte
e presupposta nei libri della Metafisica. In queste condizioni mi sembra
quindi impossibile continuare a sostenere la tesi di una crisi filosofica verso
la metSTdella sua vita.' Quando poi parlo di una sostanziale unita della
fllosofia aristotelica non voglio naturalmente dire che egli avesse gia tutto
pronto, a qualcosa come venticinque anni; cio sara, a quanto spero, dimo-
strato dalla mia esposizione del suo sviluppo filosofico.
Leon Robin critica tuttavia, non senza fondamento, il disordine che
sta dietro la facciata dell edificio dottrinale aristotelico. La sua critica si
fonda in parte sul fatto che egli considerava i trattati, cos! come essi
ci si presentano oggi, come opere relativamente unitarie; egli pretendeva
dall esposizione di Aristotele una coerenza ed una sistematicita come se
Aristotele avesse scritto dei manuali didattici. Non appena invece si tenga
conto del particolare carattere delle opere a noi pervenute nel Corpus
Aristotelicum, si chiariscono da se parecchie disuguaglianze e contraddi-
zioni ; non tutte, pero, e soprattutto non quelle piu importanti dal punto
di vista filosofico. Si potrehbe parlare con A. Bremond 187 di un eterno
dilemma di Aristotele; in breve, questo dilemma consiste nel fatto che
Aristotele era cost vincolato a certe strutture di pensiero platoniche che
non poteva liberarsene.
II suo concetto di scienza si fonda sulla geometria, che era allora ap-
punto l unica scienza in cui si potessero assumere come punti di partenza
proposizioni incontestabili e indimostrabili. In teoria egli distingue, certo,
fra episteme e doxa , fra scienza e opinione: quando pero vi si pone mente,
questa distinzione si rivela fittizia. Si e detto or ora come egli cercasse
,
1 5
Sotto, pp. 85-87.
186
Nel suo contributo per il terzo Symposium Aristotelicum tenuto a Oxford nel
1963 ( Concepts-cles et terminologie dans les Topiques B-H ) E. DE STRYCKER scrive:
« Non mi sembra che, dal punto di vista deH orientamento filosofico generale e deU ela- j
borazione della lingua tecnica, i Topici B-H rappresentino uno stadio di tentativi e dij
esitazione fra il platonismo e l aristotelismo; essi sono nettamente aristotelici ».
m Le dilemme aristotelicien , « Archives de philosophic » X 2, Parigi
1933, uno
studio dawero pregevole.
Sopra, p. 37.
40 ARISTOTELE
,
1 9
OXI, T6 xa 9 Ixaaxov deve essere determinate come un x68e TI xal vuv
x8
xal 7tou .Lo strumento e atathjat?.
m 4 j.ETdl7rTtijTOi; Top . VI 2, 139b 33, ipsTAneiami . An. post . I 2 , 72b 3 e piu
| ;
volte altrove .
191
MM II 6, 1201b 4-9 ( e EN VII 5, 1146b 27-31 ) <J 968pa xoi [3£(3aiov elvat
xal ap.ETdl7reiaTov . La stessa cosa dice Platone nel Politico 309c.
192
Si veda sotto , pp . 125-128 .
193
7tlaTi? ( o un termine simile ) £x T5j? nayoiY ; i . Indicazione dei passi in
Bonitz , 264a 32-41 .
199
Phys . Ill 4 , 203a 9 p.y)86 nou elvat aura?.
195
Questa parola fu introdotta come termine tecnico soltanto dai commentatori
della tarda antichita .
196
Cost dice egli stesso nella Repubblica 529b -Oetopevo? avaxunxcov ... vorjaet ,
INTRODUZIONE 41
mentre un altro SVM XE/ VAX; 5) XIXTCO crupipieixuxdx; TCOV aEafbjT&v TI imyzipfi -
ptav
ftavetv.
197
I riferimenti ai testi in Bonitz 219a 7-10; fra essi anche De caelo I 9, 278a 14
elSoi;UKJI |xe|xety|x vov. La teoria che forma e materia sono mescolate deriva da
Eudosso : vedasi sotto, p . 292.
1,
Zeta II, 1037 a 29 ouata yap can zb elSoi; zb EV6V.
8
- -
° Zeta 10, 1036a 9 ityvcocrro? xaff au rrjv, poiche SAACJ yap ELSEI tZXkr\ CXT;
(
Phys. II 2, 194b 9; essa & pero anche 9avEpa TTOJ?, Zeta 3, 1029a 32, cfr . sotto
201
-
pp. 118, 238, 689 e lirumj ri) XAT avaXoyEav , Phys . I 7, 191a 8.
Phys. I, 9, 192a 4 oux ov xara
202
-
Phys. I 9, 192a 13 utropi voucra auvai rta . Usando un linguaggio affine a
espressioni del Timeo e del Fedone , Aristotele vuole in questo passo rendere accetta-
bile la sua teoria agli ascoltatori platonici ; si veda sotto, p. 269.
203
Phys. IV 2, 209b 10-11, cfr . Oiropifvei Lambda 2, 1069b 7.
42 ARISTOTELE
e certo « cio da cui nasce qualcosa 2M e cio che e determinate dalla forma » ;
dunque, un sostrato del divenire di ogni specie. Aristotele deve aver ge-
neralizzato gia molto presto questo concetto di contenuto ontologico,
sempre poi esemplificato con l analogia « bronzo-statua » ; gia nel primo
libro della Fisica paragona ad esso il rapporto fra le premesse e la conclu ¬
sion .205 Come pura necessita del sistema bisogna giudicare il fatto che egli
indica il genere come hyle delle specie, e inline introduce gli astrusi con ¬
cetti di « materia per un cambiamento di luogo » e « materia intelligibile
; di cose non sensibili » . In conseguenza delle sue fluttuanti formulazioni,
207
Bignone 2 e dai suoi scolari, e cioe che Aristotele abbia professato nei dia-
loghi una filosofia diversa da quella degli scritti didattici, e a mio giudizio
completamente insostenibile. Bignone si fonda su tutti i possibili testi
seriori in cui trova un riflesso di idee aristoteliche, e vi costruisce sopra
tutto un castello di carte di ipotesi.
£ estremamente verosimile che Aristotele abbia conservato i mano-
scritti dei suoi corsi, proprio perche in essi egli formulava successivamente
le sue vedute su diversi problemi: le opere conservate ci offrono cost una
immagine fedele del suo contributo d insieme come pensatore e scienziato.
Nel proemio della Meteorologia egli si volge a considerare il suo lavoro nel
campo della physike : ed e notevole che noi oggi possediamo dei trattati
che corrispondono perfettamente ai campi che egli dice di aver indagato.21
I numerosi rinvii interni delle sue opere trovano corrispondenze sorpren-
dentemente esatte ; solo un decimo dei rinvii, al massimo, e problematico.
Un editore piu tardo non avrebbe mai saputo stabilire una rete di colle-
gamenti cost precisa fra le singole opere. £ poi relativamente basso il nu-
mero dei rinvii di Aristotele ad opere che sono andate perdute.220
Nella maggior parte degli scritti troviamo aggiunte di diverso ti-
po, che ci permettono di concludere che Aristotele riprendeva in ma-
no le sue opere e in questo lavoro aggiungeva note e rinvii ; in alcuni.
casi e forse giustificato parlare di una revisione.221 Nessuno ha oggi l il-
Iuslone che si possa in ogni singolo caso stabilire se si tratta di un
poscritto o di una nota a margine, oppure se egli abbia introdotto un ag-
giunta immediatamente dopo la redazione originale o in occasione di una
rielaborazione piu tarda .
Ho parlato sopra del suo esemplare stile scientifico. Questo giudizio
vale soprattutto per le parti completamente elaborate dei trattati didattici ;
quasi in ognuno, naturalmente, troviamo anche delle parti che hanno ca-
rattere di appunti ; pochissime opere ci si presentano in una forma com-
piutamente e nitidamente elaborata : tutto cio mostra che egli rivedeva
jncessantenjente questi suoi scritti. Ne diamo un solo esempioT II trattato
Sulla generazione degli animali e introdotto da una rozza proposizione,
che sintatticamente non e nemmeno una proposizione ; di fatto, pero, quel
caotico groviglio non presenta alcuna difficolta . Perche allora quella forma
, L Aristotele
24
perduto e la formazione filosofica di Epicuro, I.-II , Firenze 1936.
Si veda sotto, p. 215 e pp. 625-627.
2
Come espongo piu minutamente sotto, alle pp. 398-400.
220
Bonitz 104a 3. Si tratta per lo piu di raccolte di materiali e di raccolte di
Statplcreti;. Aristotele cita due opere dello stesso genere dei trattati dei Parva naturalia ,
e cioe Ilepl Tpo <p% e Ilepl V6CTOU xal uyielaq. Dai rimandi non risulta pero se Aristo¬
tele avesse effettivamente scritto o soltanto progettato queste opere. Per l espressione
£5<oTepncol X6yoi si veda sotto, p. 626.
221
Si veda sotto, p. 322 a proposito di un passo di Iota , pp. 140-148 sulla Reto ¬
rica , pp. 499-501 sui Magna Moralia. Cfr. le parole di Teofrasto al avayvcoaei? rrotouatv
I £ rravopll<oaas, « ogni conferenza comporta un approfondimento e si ha modo di mi-
I gliorare l esposizione », in Diog. Laert. V 37.
1NTRODUZIONE 45
alcuni studiosi, anche la Political per tutte le altre vale l ipotesi che esse
furono ordinate, trascritte e redatte per la prima volta dopo la morte
dell autore. La morte lo colse relativamente giovane, privo di scuola e
con pochi discepoli a lui vicini , insomma in condizioni di solitudine.
Solo in conseguenza di casi fortunati, addirittura fantastici ed in parte
incredibili, i suoi scritti didattici si salvarono per la posterita ; tutte le
opere di cui aveva curato durante la sua vita la pubblicazione sono invece
andate perdute.
Ebbe solo due veri scolari, Eudemo di Rodi e Teofrasto, che quat-
tro anm dopo la morte del maestro fondo il Peripato e lo diresse fino al
287 circa ; possiamo supporre che entrambi questi scolari custodissero i
suoi manoscritti ; sappiamo che Eudemo si occupo specialmente della
Fisica e delle opere di logica ; dopo che Teofrasto fondo la scuola , Eude¬
mo ritorno a Rodi e in quell occasione deve aver portato con se copie di
222
715a 18 TCOV Si) £<pov.
222
Come dimostra il celebre epilogo: si veda sotto, pp. 86-87.
224
La cosa e, a mio giudizio, dubbia ; cfr . sotto, pp. 534-537.
46 ARISTOTELE
si di una sua parafrasi della Fisica aristotelica . Che Teofrasto euro o fece
curare la pubblicazione e la diffusione in commercio di almeno alcune
opere si ricava dal fatto che Epicuro utilizzo diverse opere di Aristotele:
in un frammento di una lettera
226
parla infatti degli Analitici e della
Fisica, e dai frammenti della sua opera Sulla natura risulta che aveva una
buona conoscenza dell opera di Aristotele Sull universo £ verosimile
che conoscesse anche 1 etica aristotelica ; rimane pero finora incerto quale
228
testo utilizzasse: Di Colote, uno scolaro di Epicuro, che fu l autore di
uno scritto polemico contro la filosofia aristotelica , non si e potuto sta-
bilire quali trattati conoscesse. Ci fu un edizione alessandrina dell Historia
animalium 229 e del trattato Sulla prosa ( Rhet . III ).230 Filocoro 211 cita con
molta precisione alcune parole di Meteor. IV; aveva quindi conosciuto
quest opera nel Peripato. Un uomo come Polihio tuttavia non conosceva
le opere politiche di Aristotele; e in generale, in eta ellenistica, ci sono
sorprendentemente poche prove che i trattati di scuola fossero conosciuti.
Un documento importante e costituito dall elenco delle opere che ci
e tramandato nella Vita Aristotelis di Diogene Laerzio.232 P. Moraux pen-
sa che si tratti di un catalogo delle opere di Aristotele che si trovavano
in possesso del Peripato, compilato da Aristone di Ceo , il quale fu sco-
larca della scuola peripatetica intorno al 226 / 225. £ comunque chiaro
che il compilatore di questo catalogo non conosce il nostro Corpus Ari-
stotelicum ; si possono pero identificare alcuni degli scritti a noi noti.233
trovano in F. WEHRLI, Die Schule des Aristoteles , Bd . VIII , Eudemos von Rhodos ,
Basel 1955. Ivi anche la bibliografia anteriore.
224
Fr. 118 ARRIGHETTI: xal APKTTOT£[>.OIJ ;< T ] avaXuTixa xai [TO rapt ] tpucreco;< ,
Saareep l[x>iY]o(i.cv. £ possibile che preghi un amico di fargli avere questi libri.
227
Si veda W. SCHMID, Epikurs Kritik der platonischen Elementenlehre , « Kl.-
Philolog. Studien » 9, 1936; Nugae Herculanenses , « Rhein. Mus. » 92, 1943, 35-55.
Epicuro critica Platone con argomenti tratti dal De caelo.
2211
Fino a oggi non e stato possibile documentare un sicuro riferimento a un
passo preciso di una delle tre Etiche. Una nozione generale dell etica aristotelica Epicuro
puo averla acquisita dalla lettura dei dialoghi. Una notizia di Diogene Laerzio prova
che YEtica Eudemea era accessibile in eta ellenistica: vedasi sotto, p. 513.
229
Si veda sotto, p. 569.
210
Si veda sotto, p. 147.
231
Presso Athen. XIV, 656ab; il testo non si trova nel Rose. Si veda DURING,
Aristotle s chemical treatise, 24.
232
P. MORAUX, Listes anciennes; DURING, Ariston or Hermippus , « Classica et
Mediaevalia » 17, 1956, 11-21; Biogr. trad ., 67-69. L elenco deriva dalla Vita Aristotelis
di Ermippo.
233
II numero 36 e Metafisica Delta , il noto lessico; il 38 puo essere una delle
-
etiche; 49-50 i primi e i secondi Analitici , 55 un edizione dei Topici in sette libri ;
alcuni libri dei Topici sono elencati come opere singole ; il 74 puo essere Pol. VII-
VIII, il 75 la nostra Politica ; il 78 Rhet . I ll e 87 Rhet . Ill ; 41-45, 90, 91, 115 pos-
INTRODUZIONE 47
sono essere trattati singoli della nostra Fisica ; il 102 un edizione delle Stork degli
animali in nove libri ; 142-143 ( forse interpolati ) le Categorie e il De interpretation.
254
DIOG. LAERT. V 52 xa 84 (3t (3>ia 7ravTa 'Nr)Xei. La biblioteca comprendeva
anche i libri di Speusippo, si veda sopra , p. 16.
235
Si veda sotto, pp. 500-501.
236
Stratone e Licone menzionano nei testamenti i loro libri ( V 62 e V 73 ).
237
Si pub trovare la motivazione di tutto cio nel mio saggio sopra citato Ariston
or Hermippus. Sulle indicazioni sticometriche e sul numero dei libri elencati cfr . sopra,
p. 34 .
48 ARISTOTELE
238
DIONE CASSIO 42, 38 T<X;< dnoQypcaq . . . TCOV pipXtcov TrXefaxcov 83) y.cd apurrcov,
&Q tpaat , yevop£vcov xauIHjvat , SENECA, De tranqu. 9, 5 quadraginta rnilia librorum
arserunt.
239
CICERONE, Top. 3 qui ab ipsis philosophis praeter admodum paucos ignora-
retur. Nel mio saggio Notes on the transmission , 61-62, si trova una lista di piu di
una dozzina di scrittori di eta ellenistica che mostrano di conoscere VHistoria anima -
lium e gli Zoika ; la maggior parte di essi utilizza pero verosimilmente soltanto l epitome
di Aristofane , cfr. sotto, p. 577.
2,0
In De compos , verb. 24, II 189 USENER-RADERMACHER , enumerando gli
uomini piu celebri nei diversi campi , Dionisio scrive: qxXomScpcav Sk xocr Ep.3)v S6?av
A-r) 6 y. pn6 q TE xal IlXarcov xal AptaTOTEXT)?. Questo passo e stato scritto dopo il
20 a .C.; le parole y.ax ep.3)v 86?av indicano, per quanto a me sembra, che i filosofi
rappresentano il suo personale contributo alia lista altrimenti tradizionale.
291
De compos, verb. 198, II 126 USENER RADERMACHER ed Ep. ad Amm. 8, I
266 USENER-RADERMACHER : EV r5j Tplrfi pupXca TCOV TE/VCOV.
2,2
II materiale in DURING, Biogr . trad ., 382-395; illustrazione un poco roman-
zesca in J. BIDEZ , Un singulier naufrage litteraire dans I' antiquite , Bruxelles 1943. Atten-
dibile e ancora meritevole d esser letto e A . STAHR, Aristotelia I-II , Halle 1832.
INTRODUZIONE 49
interesso delle grandi raccolte di libri predate, fu molto attivo come con-
sigliere dei notabili romani, e mise insieme di persona una biblioteca di
trentamila rotoli. Valendosi dell esperienza di lui, Attico comincio la sua
attivita di editore. Cicerone menziona spesso Tirannione, la prima volta
nel 59, l ultima nel 46 ; in questo periodo egli conobbe per suo tramite
almeno qualcuna delle opere di scuola di Aristotele. In anni precedenti
aveva parlato dell aureo fluire della prosa aristotelica , espressione con la
quale indicava la lingua dei dialoghi. Pero nel 45 Cicerone scrive nel suo
Hortensius: ° « Bisogna applicare l ingegno molto attentamente quando
si legge e si interpreta Aristotele » ; aveva ora fatto la conoscenza delle
opere didattiche.
£ possibile che Tirannione concepisse il progetto di pubblicare le
opere di scuola di Aristotele, pero di fatto non sappiamo nulla di una
sua edizione ; che egli conoscesse queste opere e certo, ed e anche natu -
rale che abbia stimolato il suo scolaro Andronico ad attuare il suo pro¬
getto. Il figlio di Silla mori nel 46, e da quel momento in poi la grande
biblioteca passo in custodia a Tirannione. Nel circolo di persone colte
che conosciamo attraverso la corrispondenza di Cicerone si ammirava
Aristotele come il maggior filosofo del passato accanto a Platone; Attico
aveva una sua statua nello studio. Sullo sfondo di questa incipiente ri-
nascita di Aristotele dobbiamo vedere l opera di Andronico: con lui in-
fatti ci troviamo ad una svolta decisiva nella storia dell aristotelismo,
perche fu lui con la sua edizione ad aprire alia posterita l accesso ad
Aristotele.
Anche su Andronico esiste una fable convenue . egli sarebbe stato
'
.
contri in Acad ( Luc. ) 48, 148, e in De fin. IIP, 7 racconta di una visita alia biblioteca
di Lucullo, allora gia scomparso: commentarios quosdam Aristotelios, quos hie sciebam
esse, vent ut auferrem quos legerem dum essem otiosus. Nel 55 scrive ad Attico, IV
10: ego hie pascor bibliotheca Fausti. Cicerone ha dunque trovato in entrambe le biblio-
teche delle opere di Aristotele.
2,9
II materiale concernente Tirannione e Andronico in DURING, Biogr. trad.,
412-425.
252
In Nonio 264, 15: tnagna etiam animi contentio adhibenda est explicando Ari ¬
stotele si legas.
251
Quasi tutto cio che si legge su Andronico deriva dalla dissertazione di F.
LITTIG, Andronikos von Rhodos , Monaco 1890, seguita da due brevi saggi ( Erlangen
1894-1895 ). Si veda per questo K.O. BRINK in RE Suppl . VII . Molto pregevole e il
lavoro di M. PLEZIA, De Andronici Rhodii studiis Aristotelicis , in « Polska Ak . Archi-
wum filologiczne » N. 20, Krakow 1946. Tutto il materiale e raccolto in DURING,
Biogr. trad., 412-425. L unico appiglio per lo scolarcato di Andronico e una notizia del
neoplatonico Elia, notoriamente inattendibile, In Cat. 113, 17 = T 75p in Biogr. trad.
INTR®DU 210NE 51
2:2
Nell introduzione alia sua edizione Andronico da notizia della corrispondenza
fra Eudemo e Teofrasto a proposito della Fisica di Aristotele: Simpl. in Phys. 923,
7-11 = T 75m in Biogr. trad. = Eudemo , fr . 6 WEHRLI.
52 ARISTOTELE
263
Cfr. la notizia di Cicerone , De fin. V 4, 10-14, Biogr. trad ., 426-428.
264
Quando Cicerone parla di E torepixol Xoyoi, conosce soltanto i passi delle
opere di etica in cui ricorre questa espressione.
Alessandro dice T&V I'SIOV ay.oniv , si veda sotto, p. 626.
266
« In ogni caso l eterodossia di questi scritti e un fatto incontestabile » : cost
scrive JAEGER , Aristoteles , 35.
247
Si veda a questo proposito il mio saggio Von Aristoteles bis Leibniz , in « An-
tike und Abendland » 4, 1954, 118-154.
INTRODUZIONE 55
* Nelle sue interessanti osservazioni sulle tesi fondamentali degli studi aristote-
lici W . WIELAND ( Die aristotelische Physik , 19-41 ) conclude: « e difficile trovare u n ) x
pensatore per il quale l idea di sviluppo contribuisca cos poco alia comprensione del I
pensiero come e appunto il caso di Aristotele » . Io non sottoscriverei questo giudizio. <
Lo sviluppo filosofico del pensiero di Platone fra il Menone e il Sofista ci aiuta a inten-
dere meglio entrambi i dialoghi . Un rapporto fondamentalmente affine esiste fra le piu
antiche illustrazioni del concetto di otWa e la piu matura esposizione in ZH@ .
269
Esempio tipico: Phys . I 9 .
56 ARISTOTELE
ogni genere. Aristotele non aveva , per l appunto, un sistema stabilito una
volta per tutte, e spesso creava la sua terminologia nel corso della discus-
sione del problema in questione. « Una proposizione aristotelica af -
ferma con ragione W. Wieland 270 e essenzialmente sempre la rlsposta
a una determinata domanda » .
Un ipotesi sulla cronologia relativa non e dunque fine a se stessa,
ma e piuttosto uno strumento che coopera all interpretazione dei singoli
scritti ; il suo valore si dimostra in quanto fa buona prova all atto pratico
e spiega quei fatti in considerazione dei quali e stata formulata.
Ci sono poche dichiarazioni nelle opere di Aristotele che ci offrono
dei punti di riferimento esterni per una cronologia :
De caelo: dopo il 357 ; si veda a p. 396.
Meteorologica I-III nell attuale stesura: dopo il 341/ 0 e prima della spedizione
di Alessandro; si veda a p. 401.
Magna Moralia nell attuale stesura: dopo il 341/0; si veda alle pp. 499-500.
Polit. V: dopo la morte di Filippo nell anno 336; si veda a p. 536.
Retorica I-II e Retorica III sono stati rivisti durante il secondo periodo ateniese ;
si veda alle pp. 143-145, 147.
Alla storia dei giochi Pitici Aristotele lavoro negli anni trenta; si veda a p. 150.
Se e lui 1 autore della Costituzione di Atene , cosa per altro non sicura, allora lavoro
ad essa dopo il 328.
I nomi di luogo presenti nell Historia animalium indicano che nel periodo dei
viaggi Aristotele si occupava di ricerche zoologiche; si veda a p. 574 .
-
II Grillo. poco dopo il 362; si veda a p. 461; 1 Eudemo : dopo il 354; si veda a
p. 628; il Protrettico : circa il 351; si veda a p. 459.
275
ancora attribuire il fatto che Aristotele derivo 27da lui certe strutture del
pensiero 278 e l impostazione di talune questioni. L influsso della filosofia
_
di Platone sull intima struttura del suo pensiero e rintracciabile ovunque;
non sarebbe affatto un esagerazione dire che la sua filosofia si sviluppo
in un continuo confronto con Platone. Se e vero pero che questo influsso
si rintraccia dovunque, non bisogna tuttavia cancellare la differenza fra i
due pensatori nelle posizioni fondamentali. Puo essere utile far presenti
i punti di maggior rilievo in cui essi si discostano l uno dall altro:
1 ) Secondo Platone, gli oggetti del pensiero esistono al di fuori del
soggetto pensante ; pero con questo egli non intende, come Aristotele,
che le cose concrete hanno esistenza fuori del nostro pensiero, ma che
l hanno le idee e gli oggetti matematici. Solo dio vede le idee; tuttavia
egli non si dedica alia filosofia perche e sophosm Lo scopo ultimo di
tutto il filosofare e la conoscenza delI arete. Poiche il mondo delle idee
esiste al di la della natura e del nous , il compito del pensiero e di
cercare di ascendere al mondo delle idee.
Poiche Aristotele respinse il chorismos delle idee, elimino anche la
sovrastruttura della filosofia platonica.281 Secondo lui dio e le idee esisto¬
no nella natura .282 « La ragione pensa se stessa, in quanto essa stessa par-
tecipa di cio che e pensato ; essa stessa , cioe, diventa qualcosa di pen-
sato quando afferra il pensato e lo pensa , sicche la ragione e la stessa cosa
di cio che da essa e pensato.282 Percio il pensiero e in certo modo la to¬
tality delle cose ».284 La ragione e il luogo delle forme, accoglie le forme
in se ed e la forma delle forme.285 In quanto forma , soltanto il nous e
qualcosa per se, e un choristontutte le altre forme sono forme di qual-
« Journal of Philosophy » 36, 1939, 72: « non assumere mai che due filosofi che usano
il medesimo termine intendano la stessa cosa, oppure che quelli che fanno affermazioni \
.
apparentemente contraddittofie dissentano realmente » . Cfr. DURING, Protr , 213-214. 1
278
Esempio tipico: « la mia triade - la sua triade », in Phys. I 9.
279
-
Esempi: Retorica - Fedro, Fisica - Parmertide, De caelo Timeo. Quasi ogni
formulazione di Platone nel Timeo ricorre in qualche luogo delle opere aristoteliche.
280
Symp. 203e.
281
W. JAEGER ( Aristoteles, 190-199 , approvato dal Ross , Metaphysics II, 406-407 )
fonda la sua tesi che Aristotele, fino alia morte di Platone, pensava tanto platonica- y
mente da sostenere anche il chorismos delle idee, su tre passi, e cioe Alfa 9, 990b '
17-19, My 10, 1086b 14-19 e Ny 4, 1091a 29-33. L infondatezza di questa interpreta-
zione fu mostrata da E. FRANK nell articolo The fundamental opposition of Plato and
Aristotle , « AJPh » 61, 1940, 34-53 e 166-185 ( ora in Wissen-Wollen-Glauben, Zurigo
1955, 86-119 ). Critica piu approfondita in CHERNISS, Crit. of Plato , 488-494.
282
PA I 5, 645a 16 EV TZ&OI TOI? cpuaixoT? bieo'd TI tfaupaoTov.
281
Lambda 7, 1072b 19-24. Teofrasto commenta questo passo in Met. 9b 13:
Taya 8 £ xetvo aX SfcTEpov OCUTCO to v £> TCOV TOIOUTCOV f ] Hctopia thy6vTt xai olov
284
Vedasi sotto, p. 651.
-
adaptive}) • 816 xal oux ECTIV aTOX aj 7rcpl aura.
285
De an. Ill 4, 429a 27 thnoc, sEScov ; III 4, 429a 15 SEXTIXEJ; TCOV EESCOV ;
III 8, 432a 2 EISO? EESCOV.
286
De an. Ill 5, 430a 17 ; II 2, 413b 26.
60 ARISTOTELE
vero che si puo obiettare che queste definizioni potevano anche derivare
dal repertorio dell Accademia ; un fondamento piu solido e percio la
circostanza che nei Topici siano presupposte come note le discussioni
che si trovano nel Parmenide , nel Sofista e nel corso Sul Bene , riguar-
danti to on e to hen come le forme piu alte dell essere , cost come le di ¬
233c. Forse il Sofista 255cd e il modello della distinzione da Aristotele gia sviluppata
Questo vale anche per VEtica Nicomachea a paragone delle Etiche prece ¬
Le opere
Aristotele non park mai delle sue cosiddette opere logiche come se formassero
un unita. Non c e luogo in cui dica che esiste una disciplina che e uno strumento del
pensiero scientifico; ma non dice neppure che la logica non appartiene alia filosofia .
Questi termini e questi argomenti si formarono nella polemica contro gli Stoici, e sono
generalizzati nei commentatori piu tardi. Per comprendere gli scritti, che sono riuniti
sotto il titolo di Organon , e pero di essenziale importanza non lasciarsi influenzare dalla
conoscenza della logica stoica e dei commentatori della tarda antichita ; bisogna invece
intendere quelle opere nel quadro della loro situazione storica.
Tutte le opere AeA Organon nacquero dalla prassi dialettica del tempo. Lo stesso
Aristotele caratterizza il contenuto del primo libro dei Topici come una descrizione dei
quattro strumenti del discorso dialettico.1 In un altro passo 2 dice: « Questi esercizi
nella tecnica della dialettica sono un sussidio non privo di importanza anche per la
conoscenza e per il pensiero scientifico, al fine di riuscire ad afferrare e a tener d occhio
le conseguenze di due tesi contrapposte ». Questa e precisamente la situazione che ci e
nota dal Parmenide di Platone: l esercizio 3 dialettico della cui tecnica bisognava impa-
dronirsi per potere « andare a caccia » della verita.
L idea che la logica non appartenga alia filosofia e anacronistica, e affonda le sue
radici in una scorretta interpretazione di Top. I 14, dove Aristotele dice che esistono
tre tipi di proposizioni: etiche, fisiche e logiche. Con queste parole, tuttavia, egli non
intendeva affatto affermare una divisione delle scienze, ma soltanto caratterizzare tre
tipi di tesi che erano d attualita nel momento in cui scriveva . La parok « logico » ha
in Aristotele un significato completamente diverso da quello odierno: un « problema
logico » e una proposizione di forma interrogativa ( A e B? ), « a proposito della quale
si possono avanzare numerosi e begli argomenti ».4 In linea di massima, la parok
« logico » significa in Aristotele che qualcosa viene discusso dal punto di vista linguistico-
formale, e senza che si tenga conto del contenuto reale .5
1
108b 32 opvava Si <ov ol auXXoyta|j.o(.
2
VIII 14, 163b 9 trpo? TE yvcoaiv xal TT)V xaxa tpiXoaocplav <ppovr) mv ou ptxpov
opyavov. Sul significato di tpp6vr)at? si veda DURING , Protr. B 20; sul significato filo-
sofico della definizione di Senocrate, fr. 6 e 7, vedasi CHERNISS, Crit . of Plato , 14
e 67-68.
3
Farm. 135cd Tipbc, yupvaalav.
4
Top. V 1, 129a 30 7tp6? 8 X6yoi ylyvotvT av xal auyvol xal xaXot .
5
Per es. De caelo I 7, 275b 12 XoyixcIiTEpov = teoricamente e senza riguardo
ai dati ; De Gen. An. II 8, 747b 28 Xoyixr) = avulsa dal reale fondamento; in An.
post. I 22, 84a 7 Xoyixco? ( sulk base di considerazioni generali ) sta in contrapposi-
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 67
identici con parti dei Topici. £ interessante anche il trattato Suite parole contraries
di cui Simplicio dice che conteneva una grandissima quantita di aporie,13 forse in parte
conservato in Cat . 10 e largamente utilizzato nei Topici.
II
Congetture a questo proposito in P. GOHLKE, Die Entstehung der aristoteliscben
Logik , 1936 ( cfr. « Phil. Woch . » 1937, 1234-1248 ) e in P. MORAUX, Listes anciennes ,
44-95.
12
IIcpl dhiTixapivtav oppure Ilepl bvavriov .
13
Fr. 118 ROSE hi oi xal anopiAv iati nArfioQ dqrfjxavov.
" ax traTa rtj? xaT yoptac.
15
Contenente sei Snip : si veda la rassegna della questione nel commentario del
DIRLMEIER ai Magna Moralia ( Berlino 1958 ), p. 151. Dopo lo scambio di idee fra
I . Husik e W.D. Ross nel « Journal of Philosophy » 36, 1939, 427-433 considero chiusa
la questione dell autenticita. Da allora non sono piu stati addotti nuovi argomenti .
16
Cfr. sotto, p. 498, a proposito dei Magna Moralia.
17
La distinzione di ouota, TTOIOV e np6 q TI nel Parmenide e nel Sofista.
- --
Cfr . 16b 21 con An. Post. 92 b 14 ; 16b 20 ta njat rijv Siavotav ( conforme a
Cratilo 431a rijv T5) <; axorjc afafb) ( jtv xaTaartjoai e 437a ta njat rijv 'J'UZ71V ) con
19, 100b 1; 17a 8 npArot; con la formulazione di 86b 33.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 69
anche come Methodika , Dialektika oppure cotso di dialettica .19 Essa si formo dall unione
di singoli saggi . Quando indichiamo un singolo ttattato dell'Organon come piu antico
di un altro, si ttatta pero sempre , con ogni verosimiglianza , di distance di tempo rela-
tivamente brevi . Gli abbozzi piu antichi si trovano in II-VII 2, e fotse patticolarmente
in III-VI . Le parole che concludono il settimo libro destano l impressione che si tratti
del riassunto del contenuto di un primo abbozzo .20 Nel frattempo pero Aristotele era
gradatamente pervenuto a una piu chiara concezione della natura del sillogismo.21 Quan¬
do scriveva il primo libro dei Topici , si era anche reso conto che le proposizioni fon-
damentali della scienza , le archai , sono, in confronto alle proposizioni verosimili , per se
evidenti .22 E dunque probabile che Aristotele avesse gia in mente molto di cio che ora
noi leggiamo negli Analitici secondi . Egli decise di riunire in un solo complesso i saggi
sulla dialettica gia esistenti , e di includervi anche una precedente trattazione sul metodo
dell elenchos . L elenchos e il metodo dei primi dialoghi platonici , e consiste nel con-
futare l awersario asserendo l opposto e pervenendo a poco a poco a una conclusione
che contraddice la proposizione originaria : « tu dici cost , io dico invece cost , esami-
niamo » . Aristotele scrisse il libro I come introduzione metodologica all intera opera ,
il libro VIII per esporre consigli pratici sulla collocazione e sull ordine delle domande
e su diritti e doveri di chi risponde , e compi 1 opera aggiungendo la conclusione che
fortunatamente e stata conservata fino a noi .
Nel loro complesso i Topici sono di origine quasi contemporanea agli Analitici .
Possiamo dire con sicurezza che, al tempo della definitiva redazione dei Topici a noi
conservati , Aristotele non aveva compiutamente elaborate il procedimento analitico che
illustra negli Analitici primi . Con una certa fiducia possiamo invece asserire che egli
aveva gia posto il problema.23 Che in seguito considerasse i Topici e gli Analitici come
due esposizioni parallele , egli lo dice con inequivocabile chiarezza: 24 « Ho esposto qui
in generale come si debbano scegliere le proposizioni ; piu minutamente ne ho discusso
nel mio corso di dialettica » . La via , dice, e di conseguenza sempre la stessa , tanto nella
scienza che nella dialettica; cio significa che in entrambi i casi identica e la necessita
del ragionamento conclusivo ; la differenza e che nella scienza e in questione la verita,
mentre il fine del ragionamento dialettico e la sconfitta dell awersario .
25
Sophistici elenchi . Fin dalla tarda antichita il nono libro dei Topici ha questo
titolo, ispirato alle parole iniziali e al riassunto che chiude il cap. 11 . Esso e collegato
agli altri libri con una particella; a 172b 27 l espressione « come si disse in precedenza »
rinvia a Top . II 5 .
E verosimile che il libro contenga brani inclusi da Aristotele quando egli diede
ai Topici la loro attuale forma . Non e difficile vedere che il libro IX non e stato
scritto d un sol fiato ; mi sembra pero vano avanzare congetture sulla cronologia relativa
di singole parti . Sicuramente infondata e la tesi diffusasi a partire da F. Solmsen, che
19
155a 37 oi
-
An. pr . I 30, 46a 30 £v rrj 7rpaypiaTefa Tfl Ttcpl rijv SiaXexTix7)v.
ouv r6 mi St ov eu 7ropfjao (rev npbq cxaara TCOV 7rpo (3X7] pidTcov
TU/ ELpCLV CT/ ESOV IxaVCO? E 7jpi& p. ) VTai.
21
Nelle definizioni di Soph . El . 165a 2 e Top . I 100a 25 e gia in nucleo la
dottrina esposta negli An. pr .
22
23
-
100b 19 7rta n) (zovtxal dp /ai- vSo a St .
Vedasi sotto, p. 105.
24
An. pr . I 30, 46a 28-30: xaOoXou pi£v-etp7)Tai a/cSov , Si axpiPeia? Si Ste-
- -
Xr)Xu apiev ev rf; TTpayiia rcia T7j 7repl rf;v SiaXexTixfjv .
25
Top . I 14, 105b 30 7rp6i; <piXoao9iav-SiaXexTixcoi;.
70 ARISTOTELE
cioe la transizione dall undicesimo al dodicesimo capitolo annunci gli Analitici primi ,u
in questo passo i capp. 1-11 sono riassunti come una trattazione unitaria ; e Aristotele
-
descrive in maniera simile il contenuto anche nel riepilogo del cap. 34: « Come si puo
convincere l awersario dell errore e costringerlo a far affermazioni paradossali, donde
poi risulta la conclusione »?
I capp. 12-15 trattano di domanda e risposta, dando consigli pratici; i capp. 19-30
delle argomentazioni scorrette che riposano su un’ambiguita linguistica ( 19-23 ) oppure
su motivi estranei al linguaggio ( 25-30 ); i capp. 31-33 trattano questioni diverse. Segue
poi nel cap. 34 il bell epilogo.
K. v. Fritz considera 28 il libro IX dei Topici come il piu antico degli scritti rac-
colti nell opera. La cosa e pero del tutto impossibile: lingua, stile, ordinamento della
materia rivelano il lavoro di una mano esperta. La formulazione di 165a 6 induce a
supporre che il trattato sia stato scritto dopo il De interpretations, quella di 179a 8,
che presupponga come nota l opera sulle categorie. Ma piu di ogni altra cosa e im-
portante il fatto che e il contenuto a impedirci di assegnare alio scritto una datazione
particolarmente antica . Nel cap. 9 Aristotele park dei principi : 2 « Ogni scienza speciale
ha i suoi propri principi, il dialettico invece muove da principi generali, che non
cadono nel dominio di alcuna scienza speciale ». Solo nel libro VIII, anch esso piu
tardo, Aristotele fa questa distinzione. L affermazione che la dialettica non dimostra
nulla 30 puo, secondo me, essere intesa soltanto come un allusione al metodo apodittico
degli Analitici secondi.
II libro IX ha poi parecchi punti di contatto con il primo libro della Fisica. Tre
volte Aristotele fa menzione della tesi di Melisso,31 e nel modo piu dettagliato nel
cap. 5. Cita una volta la quadratura di Antifonte ; 32 usa tre volte l esempio, che piu
tardi sara in lui comunissimo, di una parola che designa una proprieta concreta;33 una
volta l esempio, in seguito usatissimo, di una proprieta accidentale;34 due volte men-
ziona i paradossi di Zenone.33
Che l origine del libro IX sia posteriore all opera Sulle idee mostra a sufficienza
la menzione dell argomento noto come del « terzo uomo ».M La quadratura di Brisone
e citata anche negli Analitici secondi; il tragico Cleofonte compare due volte nella
Poetica. Nel cap. 15, a 174b 19, Aristotele fa un confronto fra retorica e dialettica.
In se e per se e possibile che singole parti del nono libro siano abbozzi di eta
piu antica , per es. il cap. 5 in rapporto al cap. 6. Ma, quanto alio stato in cui oggi
l opera si presenta a noi, la cosa piu naturale mi sembra attribuirla alio strato piu
recente. Come si e detto, si tratta pero, in ogni caso, soltanto di intervalli di tempo
* 172b 7 YJ yap TtEpl Tac, Ttpoxdaei? peffoSo? dracaav iyti TOCUTY) V TTJV HecopEav.
27
Sono questi oE xpoTroi x£W aoipumxcov tkiyyjxisi.
28
In « Studium Generale » 1961, 606.
-
In modo particolarmente chiaro a 170a 33 xaxa va? £xe(v7)? ( rij? ib/ ytiQ )
apxa?. Manca qui la parola oExetou, ma la distinzione e gia presente. Nel cap. 2, 165b 1
Aristotele invece parla di ol ex TCOV olxeEcov dp/ cov £xdaxo> j pafffjpaxo?, e cosf anche
a 172a 19.
30
172a 12 ouSe Seixxixo? ooSevoc.
31
La cui proposizione, senza pero il suo nome, si trova anche in An. pr. II 2,
53b 12. Cfr. Phys. I 3.
32
Cfr. Phys. I 2.
33
TO oipiiv xoiX6x»]? pivt , 13, 173b 10 ; 31, 182a 4. Cfr. Phys. I 3.
pouaix6c, IX 22, 178b 39 = Delta 6. Cfr. Phys. I 5, 188b 1.
34
33
24, 179b 19; 33, 182b 26.
36
22, 178b 36, Parm. 132a-133a .
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 71
piuttosto brevi. Le belle parole dell epilogo sono state scritte da un uomo che si sentiva
ormai un docente maturo. In ogni luogo dell opera si trova traccia di una simile con
sapevolezza.
-
Gli Analitici. I quattro libri sono citati senza distinzione da Aristotele come
Analitici. La distinzione fra Analitici primi e secondi e probabilmente opera di Andro-
nico. I riferimenti, che si trovano in parecchi luoghi, mostrano che dopo la conclusione
del suo lavoro Aristotele stesso leggeva i quattro libri secondo i odierna successione.
Ora pero e evidente che l opera consiste di parecchie singole trattazioni redatte in
tempi diversi, e fin dall antichita si e cercato di restituire l ordine esatto. L ultimo
importante tentativo di F. Solmsen si fonda su due asserzioni indimostrate e indimo-
strabili: 1) il dogma di W. Jaeger, che Aristotele fu un devoto scolaro di Platone fino
alia morte di questi, e non ebbe alcuna propria teoria contrastante con Platone ; 2 ) la
personale teoria di Solmsen di un evoluzione che si sviluppa logicamente dai topoi e
dalla dialettica ( nei Topici ) attraverso le archai e i apodittica ( negli An. post. ) fino
alia sillogistica e all analitica ( negli An. pr. ). II metodo di Solmsen 38 era quello abituale
dopo Jaeger: si riscontra quanto piu e possibile di « aristotelico » nei passi platonici
addotti, e quanto piu e possibile di « platonico » nei corrispondenti passi aristotelici,
operazione in cui i termini « platonico » e « aristotelico » rimangono alquanto vaghi.
La tesi energicamente sostenuta da Solmsen, che gli Analitici secondi sono anteriori
ai primi , e stata contraddetta da W.D. Ross, E. Kapp, K . v. Fritz e da altri.3
II primo libro degli Analitici primi e saldamente ordinato e molto ben scritto;
sotto questo aspetto, e una fra le migliori opere didattiche a noi pervenute. Come in
Phys. VIII e nei De motu cio dipende senza dubbio in parte dal fatto che Aristotele
tratta un singolo tema, e accantona tutto cio che non e a esso pertinente. L introdu-
zione di simboli alfabetici in luogo di esempi concreti gli diede la possibility di illu¬
strate il procedimento analitico in modo molto conciso. Non puo esserci alcun dubbio
sul fatto che egli utilizzo per i suoi fini il metodo della geometria contemporanea
L ordinamento del libro e semplice, e viene illustrato da lui stesso 81 in questo modo:
« in primo luogo in quante figure e premesse risulta un sillogismo ( 4-26 ), poi a che
cosa bisogna mirare nella contraddizione e nella conferma ( 27-31), infine in qual modo
possiamo cogliere i principi adeguati » ( 32-46 ).
Il libro persegue un suo scopo pratico: si tratta di mettere il discente nella con-
dizione di trovare facilmente le premesse per la proposizione di volta in volta stabilita .83
37
.
Per es. An. post. II 5 rinvia a An pr. I 31; An. post II 12 ev TO ? TiptoTot ?
-
a An. post. I 3; An. post . II 13 hi zoic, £vto ad An. post. I 4. Tutti i riferimenti fra
An. pr. e An. post , sono nella prima opera a cio che segue, nella seconda a quel che
precede.
38
Per il metodo, e caratteristica la discussione del Solmsen su An. post. I 13. A
proposito di I 31 e giusto CHERNISS, Crit . of Plato, 31.
39
II Ross nell introduzione alia sua edizione, il KAPP nell articolo Syllogistik in
RE IV A: l, il v. FRITZ in « Stud. Gen. » 1961, 606.
80
A proposito delle parole introduttive di I 32 el avaAOoptev TOU? OUXXOYUT|ZO()? elq
Ta 7rpoeip 7]|iiva axf )|zaTa , merita d essere letto B. EINARSON, « AJPh » 1936, 36-39. A
proposito dei rapporti fra Aristotele e la matematica, il mio giudizio coincide con
quello di E. KAPP ( nei pregevole articolo Syllogistik , RE IV A : l , 1061-2 ). Pregevoli
anche i saggi di K. v. FRITZ, Archai ( 1955 ) e « Stud. Gen. » 1961.
81
In An. pr. II 1, 52b 38-53a 3.
81
I 27, 43a 20 Tito? eunop7j( jo|jiev auTot irpoq T6 Ti&£ p.evov aet ouXXoYt <t|ztov.
« Cio che e stabilito » e la proposizione enunciata fin da principio, dunque quella che
72 ARISTOTELE
II cap. 37, singolarmente breve, era spiegato da Alessandro col fatto che Aristotele
aveva in mente, nello scriverlo, il De interpretations. e la cosa non e inverosimile. Di
cio che Aristotele promette alia fine di I 44 non abbiamo alcuna traccia. Ne alia fine
del libro egli dice qualcosa che ci faccia supporre che dovra seguire un secondo libro.
II secondo libro degli Analitici primi e formato da diversi piccoli saggi, che ori-
ginariamente non erano stati scritti da Aristotele come continuazione dell attuale primo
libro. Quando egli diede agli Analitici la loro forma attuale, fece di questi saggi una
sola unita, e scrisse come introduzione una breve formula di transizione. Possiamo
immaginare che le cose siano andate pressappoco cost . Si possono distinguere tre parti:
1 ) nei capp. 1-15 Aristotele tratta alcune particolari proprieta dei sillogismi dal punto
di vista della possibility di utilizzare per i propri fini il metodo della conversione.
2 ) Nei capp. 16-21 e difficile trovare un filo: il tema principale e pero dato dalla
discussione di certe forme di conclusione scorrette e dei mezzi per premunirsi contro
esse. Del tutto isolato e il cap. 22, che per di piu tratta due temi diversi. 3 ) I
capp. 23-27 trattano di cinque diverse forme dimostrative importanti nella dialettica ,
che vengono ricondotte alle tre figure. £ dunque perfettamente chiaro che questo libro
non formava originariamente alcuna unita: esso e ricco di osservazioni interessanti, ma
Aristotele non si e preso il tempo per elaborare il materiale qui raccolto.
Gli Analitici secondi. Una studiosa inglese, la Anscombe,43 scrive che il primo
libro degli Analitici secondi e l opera piu infelice di Aristotele. Il grande errore di
Aristotele sarebbe nelTaffermazione 44 che il vero sapere consiste nella conoscenza delle
cause prime e dell effettiva natura della cosa; in altri termini : soltanto se sappiamo che
B in quanto B e A sappiamo che tutti i B sono A. Se noi proviamo per ciascuna delle
tre specie di triangoli che la somma degli angoli e uguale a due angoli retti, e poi
aifermiamo che tutti i triangoli hanno questa proprieta, Aristotele tuttavia critica una
simile dimostrazione, e la definisce una conclusione sofistica . Eppure questo e il metodo
universale della scienza, che Aristotele stesso utilizza largamente nelle sue opere bio-
logiche. Egli parte da questa proposizione: « Un termine A, che appartiene per
se 4S al termine B, deve essere contenuto in “ cio che e B ».* La dimostrazione scien-
tifica diciamo pure, anzi, la scienza ha che fare con cio che appartiene per se
alle cose.47
Gli Analitici secondi sono formati da due libri diversi per il tema e per l atmosfera
che rispecchiano. Il secondo libro non ha al suo principio alcuna particella di collega-
mento, ed e anche nello stile piu vicino del primo alia lingua quotidiana.4* Il primo
libro e uno studio unitariamente pensato sul metodo dimostrativo delle scienze assio-
matiche. Quasi tutti gli esempi sono di tipo geometrico-matematico: Leibniz ammirava
quest opera e osservava molto esattamente che Aristotele era stato il primo a pensare
matematicamente in campi estranei alia matematica in senso stretto. Il tema del secondo
libro, considerate esteriormente, e invece la definizione. In realta, il libro e uno studio
sulle questioni fondamentali del lavoro scientifico: « Che cosa ricerchiamo, quando
facciamo della scienza ? ». Gli esempi mostrano che Aristotele ha ora seriamente intra-
noi chiamiamo la conclusione; bisogna saper fare con facilita delle illazioni, vale a
dire trovare le premesse. Cfr. 46a 28-30.
43
Three Philosophers, 6.
44
In I 2, 71b 10 e I 5, 74a 25-32.
43
xaO aux6, 73a 34.
44
EV TW X6yo> TCO X£yovxi Tt ecmv evuTrdcpyet.
47
48
84a 11 f ) -
lonv TCOV ooa uxapyei xafl auxa rot ? 7rpdyptaaiv.
Per es. xt Sat a 90b 19.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 73
preso le sue ricerche di filosofia naturale. Entrambi i libri sono orientati verso formu-
lazioni teoretiche; il primo presenta una teoria delle scienze assiomatiche, ed e stretta-
mente collegato con la sillogistica aristotelica, il secondo e l abbozzo purtroppo in-
compiuto di una vera e propria teoria della scienza. Il tono della polemica contro
Platone e a volte sorprendentemente duro. Una delle questioni principali del secondo
libro e la spiegazione gnoseologica del rapporto fra cio che e generale (l universale ) e
do che e singolo, e del processo psichico per cui si perviene alia conoscenza dell uni-
versale.
Per motivi di carattere generale e verosimile che il secondo libro sia piu tardo
del primo, e che, al tempo in cui lo scrisse, Aristotele avesse gia progettato i suoi primi
trattati di filosofia naturale.
Dai tempi del Brandis 49 molto e stato scritto sulla cronologia relativa delle opere
conservate nell' Organon , e i risultati sono magri. Possiamo dire con certezza soltanto
che tutte le opere sono state scritte dopo il Sofista di Platone; che tutte appartengono
a un medesimo periodo della vita di Aristotele ; e che si deve assegnare loro la data-
zione piu antica possibile. La mia opinione e che nella prima meta degli anni cinquanta
Aristotele aveva portato a termine le opere delYOrganon conservate, e aveva cominciato
a lavorare alle opere di filosofia naturale.
Le Categorie
L opera contiene un analisi della parola in quanto supporto di de-
terminazioni concettuali , e delle funzioni semantiche di diversi tipi di pa¬
role; e anche, pero, ricca di interessanti osservazioni logiche. Con le que¬
stioni del tipo « che cosa e il bene » , Socrate 50 e i Sofisti a lui contempo-
ranei avevano posto le basi per la determinazione del contenuto e della
estensione dei concetti . Si scopri in primo luogo quanto fosse importante
studiare e distinguere il significato delle parole ; e lo scontro verbale del-
1' Eutidemo ci indica due diverse linee di sviluppo. Dal gusto della di-
scussione si sviluppo la disputa eristica , che venne coltivata come uno
sport , press a poco come accade oggi con il cosiddetto quiz. Le ambiguita ,
le conclusioni fallaci e le teorie logiche scorrette indussero pero alia ri-
flessione. D altra parte , la dialettica seriamente coltivata condusse prima a
distinguere il vero dall apparentemente vero, e poi alia questione del cri-
terio della verita . Antistene e Platone pervennero a conclusioni assoluta-
mente antitetiche. Antistene enuncio una teoria logica secondo la quale
sono validi soltanto giudizi di identita ; Platone invece trasformo l impo-
stazione del problema e ne fece una questione ontologica . Che la dottrina
platonica delle idee abbia le sue radici nel metodo socratico, e esplicita
49
La sua esposizione nella Storia della filosofia greca, e il suo saggio Ueber die
Reihenfolge der Bucher des aristotelischen Organons , Abh. Ak. Berlin 1833 (1835),
249-299, meritano ancora oggi d essere letti. Brandis era assolutamente libero da dogma-
tismi e leggeva il suo Aristotele appunto come Aristotele: cosa che si & fatta rara dopo
lui e Jacob Bernays.
50
My 9, 1086b 3 ixlvrjae StoxpaTrj? 8i<& TOO? 6 piap.ou?, Xen. Mem. IV 5, 12 e
-
IV 6, 1 Socrate cercava zl Sxaa rov etyj TUV OVTWV.
74 ARISTOTELE
pero necessario asserire una verita sopra molte cose » . L universale non
ha alcuna validita come ente oggettivo, e non e neppure in rebus { come
dicevano gli Scolastici ) ; ma conserva la sua validita come ousia di secon-
do rango in quanto puo essere affermato con verita di una classe di cose
che comprenda almeno una cosa singola . In termini moderni si puo dire
cost : esistono singoli uomini, ma « uomo » ha un esistenza soltanto logi-
ca. « Capacita di scrivere » o « il bianco » sono nomi per qualcosa di
universale; cio che esiste e « un uomo capace di scrivere » oppure « una
cosa bianca ». Avremo modo di vedere in seguito come Aristotele tenga
ferma la sua fondamentale concezione dell' ousia anche nella discussione
di questioni di ontologia.
II termine ousia non di rado e interpretato in Aristotele in modo
troppo ristretto: « Ousia e cio che possiede determinazioni ( riceve un
predicato ), ma e per se senza determinazioni { senza predicato ) ». Non
tutte le proprieta ( differentiae ) di un' ousia , pero, sono qualita nel senso
della dottrina delle categorie, giacche Aristotele a f f e r m a a proposito delle
ousiai di secondo grado, e cioe dei nomi dei generi, che in questo caso
Vousia sarebbe un poion , un « di tal natura » . II nome del genere, per
es. « citta », ci dice che Atene e Megara sono « citta » : « qui infatti il
soggetto non e uno come nelle ousiai di primo grado: uomo oppure
animale , invece, si dicono di molti soggetti. Tuttavia la parola uomo ”
non denota semplicemente qualche qualita , come per esempio il bianco ” .
Un nome di genere denota Vousia come di tale o tal altra natura ». Co¬
me vedremo, Aristotele ritornera ancora piu volte sulla questione della
natura dei diversi tipi di universali.
Ousia e dunque una classificazione tanto di cose singole che di con ¬
cetti. Se Aristotele dice che « un uomo » , « un cavallo » o « miele » sono
ousiai , intende evidentemente riferirsi a cose. Se pero noi domandiamo
in forza di quale proprieta queste cose sono ousiai , proprio come po-
tremmo domandare perche cavallo e leone sono « animali » , Aristotele
risponde con il nome del genere: CT « Nella categoria “ che cosa e ” e pre¬
dicato tutto cio che e adeguato come risposta alia domanda che cosa e un
-
uomo » . Il concetto di ousia e il medesimo delle Categorie , soltanto che
Aristotele ha lasciato formalmente cadere la distinzione fra ousiai di pri¬
mo e di secondo grado. Termini di qualita , che non esprimono una con-
dizione, non appartengono dunque alia categoria della qualita.
Il termine symbebekos , tradotto con accidens , significa « sopraggiun-
to » : e assente nello scritto sulle categorie. Aristotele lo invento per di-
stinguere quei predicati che stanno in relazione al sostantivo, ma non
sono in alcun caso predicati nella categoria dell ousia. Si tratta dunque di
un concetto contrapposto a quello di ousia. Da un passo delle Categorie
6S
An post . I 11 , 77a 5; cfr. sotto, p . 116 .
Cat . 3b 15 .
67
Top . 102a 32.
9b 5.
78 ARISTOTELE
vediamo come si formo il concetto : dal fatto che certe qualita che sono
percepite solo mediante i sensi furono distinte dalle qualita stabili.6 Nel
caso del miele, « dolce » e una delle sue qualita stabili, poiche quando
il miele (70lo zucchero dell antichita ) non e dolce allora ha perduto la sua
funzione. Nel caso del vino, « dolce » fa parte delle qualita aggiunte e
casuali. Nei Topici e in Delta 14 la distinzione dei symbebekota viene
sviluppata . Come « differenza dell ousia » il termine indica qualita senza
cui qualcosa non puo esistere come identico a se stesso ; come « proprie¬
ty di cose variabili » denota le qualita mutevoli e casuali, per es. la tem-
peratura .
Dalla discussione che Aristotele fa della categoria della quantita ap-
prendiamo che la sua concezione di tempo e spazio come continui era gia,
in linea di massima , formata.
La categoria della relazione e i termini pros ti - kath auto ebbero
una parte importante nella disputa sulla dottrina delle idee. Esempi co-
stantemente usati furono « sapere - oggetto del sapere » e « padrone - ser-
vitore ».71 Nel trattato sulle categorie Aristotele non compie alcun ten ¬
tative di classificare i concetti di relazione, ma tratta in particolar modo
la questione del rapporto fra episteme ed episteton , evidentemente per-
che questo problema era di attualita in quel momento. Piu tardi egli sco-
prira che si possono distinguere due tipi di concetti di relazione assolu-
tamente diversi.72 Sebbene la sua esposizione non sia priva di incongruen-
ze, e tuttavia chiaro quel che egli intende dire. Un tipo comprende cop-
pie di concetti come « doppio - mezzo », « freddo - caldo », che sono
contrari e nello stesso tempo reciprocamente relativi ;73 l altro tipo com ¬
prende concetti che sono relativi solo in una direzione, per es. il sapere
rispetto al conoscibile oppure la misura rispetto al misurabile. Un passo
ancor piu avanti egli fa nello scritto polemico contro quei filosofi che
concepivano i contrari come principi: 74 « I termini relativi posseggono
ousia meno di tutte le categorie, perche grande o piccolo in se
non e nulla » .
Le rimanenti sei categorie non sollevano alcun problema .
I cosiddetti Postpraedicamenta sono una raccolta di piccoli studi
contenenti analisi semantiche di certe parole che erano di attualita nelle
discussioni del tempo. Aristotele analizza nel modo piu particolareggiato
le quattro specie di opposizione : relazione , contrarieta, contraddizione ,
privazione. Anche in Delta 10, nei Topici e in Iota troviamo queste quat -
69
Indicate nelle Categorie con ay / jpa oppure popipif ) , in Delta 14 Statpopa
'
TT);
oualai;.
70
Come avremo modo di vedere, la filosofia del telos e strettamente collegata
con il concetto di ousia.
71
Varm. 133e.
72
Iota 1056b 35 con rinvio a Delta 15.
Tfi ipuoet , Cat . 7b 15, cfr. sotto, p. 684.
73
74
Ny 1, 1088a 22.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 79
II De interpretatione
Verso la fine del quinto secolo, nell’eta dei Sofisti, era molto vivo
l’interesse teorico per il linguaggio. Se ne ha un riflesso anche nel fatto
che si trovano nella tragedia, nel dramma satiresco e nella commedia
molte scene costruite intorno a giochi verbali con le lettere dell’alfabeto
oppure con gli elementi piu semplici del linguaggio.76 A proposito dell’ori-
gine del linguaggio, si contendevano il primato due teorie opposte. Se-
condo l’una, le parole erano prodotte dalla natura, mentre secondo l’altra
l imposizione dei nomi era assolutamente convenzionale. A questa teoria
Democrito diede una forma particolare quando paragono metaforicamente
la struttura del linguaggio con la struttura delle cose. Democrito trasferf
la parola che indica la lettera dell alfabeto, stoicheion , alia sua filosofia
della natura . Le lettere dell’alfabeto sono appunto le parti costitutive
75
Theaet. 199 a: £xepov x& xExxijallai , sfxepov TO xetv TJ)V em <rnfj|jt.7)v.
76
Euripide Tbes. fr. 382, Sofocle Amph. fr . 117, Agatone fr. 4, Acheo fr. 33,
e specialmente il dramma satiresco di Callia , che Ateneo 453c definisce ypa|x (iaxixv]
Hecopla. Maggiori particolari in M. POHLENZ , GGN, Phil .-hist. Kl. Fachgr . I, 1939,
152-154.
80 ARISTOTELE
85
Soph. 221b ou ;x6vov Tofivojxa aAAd xal TOV X6yov ~cp (, auxi ToSpyov elXjjipajxev
Ixavcop.
Cratilo 429c, Teeteto 187d , Sofista 257 a .
87
88
259a -
JXY) 8V-T6 S repov TOU SvTop.
Cfr. Crat . 384d con De int . I 2, 16a 19-29.
89
Cosi anche De an. II 8, 420b 32 cri) (xavTtx6p Tip i(j6 tpop JCTTIV 1) <ptovY) ; i nomi-
nalisti del Medioevo dicevano flatus vocis. Non troviamo mai espressa in Aristotele
l idea che il linguaggio influisca sul pensiero. Cfr. A. STIGEN, « Symb. Osl. » 37 , 1961,
15-44.
82 ARISTOTELE
deve scioglierlo.90 Nel Cratilo Socrate dice inoltre che le parole sarebbero
strumenti in vista della conoscenza dell esistenza vera ,91 e questa e una de-
finizione che Aristotele rifiuta ; concorda invece pienamente con Platone per
quanto questi dice nel Sofista 264a a proposito della relazione fra espres-
sione linguistica e verita, fra onoma e logos.
In Platone troviamo quasi tutte le parole che in Aristotele hanno,
conservato un sicuro significato terminologico.92 II vocabolo hermeneia
J
gnificato.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 83
91
Cfr. An. post . I 10, 76a 32, dove la prospettiva e diversa.
99
E. HOFFMANN, Die Sprache und die archaische Logik , 71.
100
Serve d introduzione la formula 7toX>.ax&e X£yerai.
101
De Natura , pap. Here. 1056, 7 XIII, pp. 352 e 580 ARRIGHETTI. Epicuro
riprende l idea che i vocaboli sono simboli convenzionali ( Ep. ad Her. 75 ), ma la svi -
luppa poi nel senso della sua dottrina naturalistica . La sua teoria del linguaggio mostra
tale affinita con quella aristotelica, che la si puo dire derivata da Aristotele. Cfr.
ARRIGHETTI 474-476.
102
-
17 a 6 6 S anoepavTixo; rij; vuv Hecopiot;.
84 ARISTOTELE
nel terzo capitolo incontriamo una delle sue tesi fondamentali, diretta con-
tro Platone : « La parola essere o non essere non denota alcun oggetto,
e neppure se uno parli puramente dell ente per se, poiche in se l ente
non e nulla » ; il che significa che non esiste nulla che possa essere indicato
soltanto come « l ente », oppure « non si da alcuna specie di cose, che
m
appunto soltanto siano » . L osservazione e rivolta in ugual misura contro
gli Eleati e contro Platone, ed e caratteristica della concezione aristotelica
dell essere nel periodo dell Accademia . Una risposta che personalmente lo
appaghi Aristotele la trovera , per questo problema , soltanto vent anni piu
Interessante e molto discussa nella logica dei nostri giorni 105 e la teo-
ria di Aristotele sulle asserzioni relative agli avvenimenti futuri ( contin-
gentia futura ) , esposta nel nono capitolo. Aristotele vi discute la legge del
terzo escluso. O P o non-P e sempre necessario. Qualora P sia un asser-
zione al presente o al passato, P oppure non-P e per necessita vero ( la
Anscombe osserva giustamente che Aristotele usa « necessario » in un senso
per noi insolito, e tuttavia perfettamente chiaro ). Una proposizione come
« domani avra luogo una battaglia navale » non e invece ne vera ne falsa .
£ possibile che abbia luogo una battaglia navale, ma e anche possibile che
non abbia luogo. Aristotele riconosce dunque asserzioni che indicano pos¬
sibility alternative, riconosce cioe che e giusto tanto « P e forse vero »
quanto « P e forse falso ». Come dice O. Becker , Aristotele si avvicina
moltissimo, su questo punto, a una logica che ammetta piu di due valori,
e tuttavia senza formularla con chiarezza. £ probabile che Aristotele sia
giunto a questa concezione per motivi che non hanno nulla che fare con
la logica . Nessuna asserzione concernente il futuro, cioe, puo essere vera
o falsa , perche del futuro non si puo avere scienza . Qui come nella filo-
sofia della natura, Aristotele respinge Yananke meccanica e il fato. Ed e in ¬
teressante notare che Epicuro utilizzo questa tesi di Aristotele facendone
uno dei pilastri della sua dottrina della liberta dell uomo.107
Le distinzioni del dodicesimo capitolo sono fini. Aristotele respinge
ogni tentativo di ridurre una proposizione negativa ad una affermativa so-
stituendo « S non e P » con « S e non-P ». Respinge anche la tesi che esista
accanto al giudizio affermativo e a quello negativo una terza forma inde-
103
16b 19. Piu chiara la formulazione di An. post. 92b 14: « l essere non costi-
tuisce Vousia di alcuna cosa, perche l ente non e un genere ». Cos anche in Top.
IV 6,, 127a 27.
M
Eta 2, 1043a 5 e 7, 1049a 18; vedasi sotto, p. 696.
105
Si veda G.E.M. ANSCOMBE , Aristotle and the sea battle, « Mind » 1956, 1-15.
Inoltre L. LINSKY, « The Philos. Rev. » 63, 1954, 250-252; K. v. FRITZ, « Gnomon »
1962, 139 ( con altre indicazioni bibliografiche ) ; J. HINTIKKA, « The Philos. Rev. » 73,
1964, 461-492.
106
« Gnomon » 1958, 261-264.
107
Ep. ad Men. 127 rb |i£»ov OUTS TOXVT&X; 7]|i£Tepov OGTE roxvTtix; oux ipifepov
Us. fr. 376 = ARRIGHETTI fr. 168. Il secondo pilastro era la dottrina della mx.p£ jxkiau;,
clinamen , cfr. Lucr. II 292.
UNGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 85
I Topici
Considerati come documento storico, i Topici sono una delle piu in-
teressanti opere di Aristotele. Essi ci introducono con chiarezza nel cuore
delle dispute dell Accademia intorno alia questione del concetto della
dialettica,m a quella della corretta formazione di concetti e definizioni, e al
problema delle classificazioni; noi vediamo cosi dispiegarsi davanti ai no-
stri occhi la tecnica della discussione filosofica del tempo. Dopo lo studio
dei Topici si comprendono percio mol to meglio le opere e i frammenti dei
filosofi dell Accademia .
Il vocabolo topos significa metaforicamente « punto di vista », e il suo
uso in questo senso fu verosimilmente introdotto da Aristotele.113 In una
ricapitolazione alia fine del settimo libro egli dice di aver ora presentato
in maniera praticamente completa i punti di vista che ci possono essere
d aiuto nel trarre conclusioni dialettiche in riferimento a ogni problema.
1M
19b 24-35.
105
Die Syllogistik des Aristoteles I 114.
110
21a 25-29. Il Maier discute pero 16b 19-25.
1,1
.
tv 8> w TO) A elvai, inti TOU A eTvai , TO A uitipxeiv.
112
Fondamentale il lavoro di E. HAMBRUCH, Logische Regeln der platonischen
Schule in der aristotelischen Topik , 1904. £ questo un terreno fecondo per ulteriori
ricerche. Il piu notevole fra i lavori moderni e quello di E. WEIL, La place de la
logique dans la pensee aristotelicienne , « Rev. de Metaph. et de Morales 56, 1951,
283-315. I Topici furono il tema del terzo Symposium Aristotelicum tenuto a Oxford
nel 1963. Si vedano i contributi in Aristotle on Dialectic. The Topics, Oxford 1968.
113
Nella parte piu antica dell opera, a IV 1, 121b 11, Aristotele indica gli
« elementi » della discussione con il vecchio termine di aTotyelov, e in Rhet . II 26,
1403a 17 spiega che entrambi i termini avevano il medesimo significato.
86 ARISTOTELE
114
Particolarmente chiaro il testo di VIII 5, 159a 36 OUSEV S/opev 7rapa8e8opivov
U 7r ISXXOV ; cfr. I 6, 102b 35 e IV 1, 120b 14.
115
IX 34, 183a 37 - 184b 8.
116
IX 1, 165a 19-27. Terminologia: Ofm?, posizione, e la proposizione che si
vuol difendere; a twp-a, « cio che richiedo », e la proposizione che si richiede all oppo-
sitore di accettare; il medesimo significato ha 7tp6Tams, cioe la proposizione che io
avanzo; il 7rp6pX7) p.a si distingue da essa solo per la sua forma ( « e cosi o cosi ? » ).
In Top. I 11 Aristotele dice che quasi tutti i problemata sono ora ( cioe nell Accade-
mia ) erroneamente chiamati theseis. Colui che conduce il dialogo domanda « A e B? »
ed e preparato a « rendere conto » (Souvat Xoyov ) , cioe ad argomentare partendo da
« A e B » oppure da « A non e B », secondo che l avversario « prenda », cioe accetti
( XaPetv X6yov ) l una o l altra cosa . Si dice percio giustamente che la dialettica e l arte
di argomentare e concessis. L attaccare una tesi per stabilire una tesi negativa si espri-
me con dvacrxeua siv ; la difesa di una tesi al fine di stabilire una tesi positiva ha nome
xaTamceua Etv. Nei Topici questi termini hanno significato agonistico, negli Analitid
sono neutri e significano rispettivamente confutare e confermare.
117
In seguito, con espressione proverbiale, « stare sulle spalle dei giganti »; vedasi
« Isis » 26, 1936, 147-149.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 87
la parte piu importante del tutto, ed e percio anche la piu difficile. Quanto
maggiori possibility di sviluppo contiene il principio, tanto meno esso e evidente
e tanto piu difficile da riconoscere; ma quando il principio e stato trovato e
abbastanza facile completarlo ed estendere la costruzione: cost fu gia per l arte
dell esposizione orale e per quasi tutte le altre forme di arte. Gli iniziatori si
inoltrarono solo per un breve cammino: ma le celebrita di oggi sono gli eredi
di molti precursori, che hanno gradatamente sviluppato e portato al livello
odierno l arte dei discorsi. A principio di questa tradizione troviamo Tisia,
quindi Trasimaco, dopo di lui Teodoro, e inoltre molti altri hanno contribuito
per la loro parte. Non c e percio motivo di meravigliarsi se quest arte dispone
oggi di una tecnica cos estremamente elaborata.
Di queste mie conferenze ( corso ) non si puo dire invece che qualcosa fosse
gia elaborato e altro invece non ancora: semplicemente, non esisteva assoluta-
mente nulla . L insegnamento di coloro che avevano fatto un mestiere delle
dispute sofistiche, era quale Platone lo ha descritto nel Gorgia. Essi facevano
imparare a memoria ai loro scolari qualche testo che aveva o la forma di un
discorso, oppure di brani formulati secondo domande e risposte; i temi erano
sempre quelli che a loro giudizio venivano per lo piu toccati nelle discussioni.
Per i loro scolari percib l apprendimento era presto terminato; era pero con
cio stesso puramente pratico e privo del sostegno di una teoria. Essi non offri-
vano un arte, bensf i suoi prodotti: 118 proprio come un uomo che si spaccia per
maestro nell arte di risparmiare dolori ai piedi, e non insegna pero la calzoleria
ne i mezzi per raggiungere il fine proposto, ma mette a disposizione un campio-
nario di scarpe di tutti i generi. Un uomo come questo verrebbe certo incontro
alle esigenze, ma non insegnera alcuna arte.
Nella retorica esisteva dunque da tempo molto materiale a proposito dei
metodi per metter l avversario davanti a una conclusione cogente; noi invece
non avevamo prima d ora nient altro da insegnare se non la prassi su cui ci
siamo adoperati per tanto tempo. Se ora dopo una matura considerazione voi tro-
vate che questo corso, nato nelle condizioni illustrate, fa buona prova pur nel
confronto con gli altri rami del sapere sviluppatisi secondo una lunga tradi¬
zione, a voi tutti,11 che lo avete letto oppure ascoltato, rimane soltanto di essere
indulgenti per le lacune di questa teoria e di essere invece ben grati per le
novita che in essa si trovano ».
todi diairetici di Platone e di Speusippo; e quel che Platone dice sul me-
todo della dialettica nella Repubblica e nel Fedone gli era ben noto. L opi-
nione di Platone e che le ipotesi possano si essere utilizzate come spunti ;
egli aggiunge pero che bisogna sapersene liberare per proceder fino al-
Yanhypotbeton , cioe a quel che non ha presupposti. Aristotele sapeva bene
che questo metodo era stato oggetto d esame nel Parmenide , e che aveva
ivi condotto a contraddizioni insuperabili; e sapeva anche che, in una
situazione analoga , Platone aveva trovato nel Sofista la spiegazione del
fatto, e cioe che non e led to collegare insieme certi concetti. Tutto cio,
con alcuni altri elementi , ci mette in sospetto davanti alia sua affermazione
che « non esisteva proprio nulla ». II paragone con la retorica non lascia
pero dubbi sul fatto che Aristotele pensa a esposizioni retoriche, e si puo
quindi giustificare il suo orgoglio, dato che egli aveva realmente dimo-
1
strato tutto cio per la prima volta in maniera sistematica e cogente.
Rivolgiamo in primo luogo uno sguardo d insieme ai libri piu anti¬
chi. II secondo libro comincia con l affermazione che le tesi di una contro¬
versy sono o generali o particolari, e tratta poi di diverse fonti di errore
in una discussione. Per Platone la dialettica era il « culmine » : m « per i
giovani la discussione e una gioia : essi sono simili a cuccioli che abbaiano
l uno contro l altro. Soltanto dopo aver compiuto lunghi sforzi, e dopo
aver raggiunto i cinquant anni di eta , l uomo puo diventare un dialettico,
che cerca realmente la verita ». £ probabile che parlasse cost sulla base del¬
la propria esperienza. Secondo Aristotele, invece, la dialettica era precisa-
mente quell arte che Platone aveva messo in caricatura . Contraddicendo
Platone, egli considerava la disputa come una techne sullo stesso livello
delle altre forme onorevoli di arte. « Non appena il tuo avversario fa
un affermazione, tu hai un punto da cui partire per la contestazione »."
La contraddizione sofistica e permessa, purche l intenzione sia buona ; il suo
uso riprovevole, in ogni caso, non appartiene alia dialettica, ed e a questa
estraneo: « Cio che non si puo moralmente sostenere, non deve mai essere
affermato ».m
Il tema trattato nel terzo libro e quali siano i presupposti per cui
qualcosa risulta migliore o piu desiderabile: « Quale di due o piu oggetti
dati sia preferibile o migliore, e questione che si deve esaminare sul fon-
damento dei seguenti punti di vista » . Come osserva F. Dirlmeier ,125 Ari¬
stotele descrive poi le situazioni tipiche della proairesis , la decisione : la
piu tarda dottrina aristotelica della proairesis non e, naturalmente, altra
cosa che una forma piu sviluppata della « scelta della vita £ note-
121
Cfr. An. post. I 3, 72b 18 r( (xeu; Si <pa (xev.
tv ; inoltre 539 b-540a.
122
Repubblica 534e dpiyxir; zoip
123
La medesima cosa, con piu matura valutazione, dira circa 25 anni piu tardi
in Gamma 4, 1006a 18-21.
124
VIII 9.
125
Magna Moralia 253.
126
afpeoti; pj<ov. L esempio tipico e Eracle al bivio. Cfr. il titolo di Diog. Laert. 53.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 89
vole qui l espressione: « La nostra mente assentira che la tal cosa e mi-
gliore ».127 A prima vista, la dettagliata illustrazione che questo libro da di
diversi predicati e valori sembra essere platonica ; e nella lingua 12troviamo
molti elementi che ci danno un impressione di pieno platonismo. * Le di-
visioni di Platone nel Gorgia 129 sono fondate dal punto di vista dei valori
e sono percio diverse dall elaborato metodo diairetico del Sofista e del Po¬
litico. La « riflessione sulle cause » 130 riguarda cio che e buono e degno
di essere scelto, poiche Platone era convinto proprio del fatto che il me-
glio 131 puo essere razionalmente determinato. A questo, appunto, si rifa
Aristotele: se si vuole, si puo dunque dire che in questo libro egli e pla-
tonico, ma senza la dottrina delle idee. Tutto cio che dice ha l impronta
del suo sobrio common sense, che si accompagna a una valutazione pura-
mente speculativa dei valori. Cio che e bene per natura e qui un concetto
132
NISS, Crit . of Plato, 24-25, mostra come Aristotele nel quarto capitolo contrappone
l una all altra delle definizioni accademiche.
90 ARISTOTELE
ij.zit/ zi' j 121a 11. Cfr . Cat . la 28 e capitolo 5, Top. IV 6, 127b 1-4 , e An .
137
138
-
post . I 22, 83a 24 32.
Srap Xeuxiv e 127 b 1 bj U7roxeip£v(j> = in S , oppure xaS u 7roxeipivou « ve¬
ro di S » . In greco Xeuxiv significa « chiaro » e ri Xeuxiv puo significare tanto il
colore, quanto « il chiaro ».
139
IV 5, 126a 34, cfr. De motu an. 4; anche 138b 31 AvamiEuarov Tfj Suvapet
rientra nel topos Suvariv-aSuvaTOv.
140
I termini sono xa 9 auri xal del , 7rpo? Irepov e TOTE.
1,1
1,3 -
129a 17 Xoyixa paXtara .
EE xaXoi aTroS SoTai - E £ E8I6V EUTIV.
Rapporto 8vopa-X6yo? per es. a 221b ; cfr. 134b 10-13 ou xaS ou 6 X6yoc, xal
Toiivopa iXv]l>£U(TETai.
188
134a 21 xara TOU TTP TOU dX O eutTETat , pero hi TO) a7rXco? TOLOUT< ). J
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 91
Nel settimo capitolo Aristotele parla della teoria delle idee: torneremo
in seguito sull argomento.
Aristotele designa il sesto libro come una teoria della definizione;145
anche qui il problema e trattato dapprima dal punto di vista formale, poi
da quello oggettivo. La terminologia si e fatta piu chiara in quanto Aristo¬
tele distingue « cio che e aggiunto », vale a dire la caratteristica acciden-
tale, da « cio che appartiene al concetto del genere », e cioe la differentia
specifica , e introduce inoltre il termine « cio che era l esser questo ( singo-
lo ) ». Questo termine cosi discusso 146 fu coniato da Aristotele per racchiu-
dere in una formula l affermazione che S + P ( = un soggetto con la pro¬
priety P ) esiste, quando S e il nome di un ousia , di una cosa singola oppure
di un genere, e precisamente in diverse categorie, per es. uomo o bianco.
In termini moderni la cosa puo essere espressa cost : determinazione con-
cettuale e oggetto debbono coincidere perfettamente.147 L intenzione di Ari¬
stotele e molto bene illuminata dall eccellente analisi semantica della pro-
posizione « 1 immortale e un animale incorruttibile ora ».14! Il punto es-
senziale e qui l assenza dell identita fra la definizione e l oggetto definito.
£ noto che Aristotele utilizzo soprattutto in questo libro le raccolte acca-
demiche di definizioni .149 Incontriamo inoltre alcune espressioni tipiche del
suo common sense e della sua ironia.150 « Cio che e primo e semplicemente
il piu noto; ma per noi in realta avviene il contrario, poiche la cosa con-
creta cade in massimo grado sotto il dominio dei sensi, mentre il resto
richiede un pensiero esatto e addestrato. Bisogna percio semplificare le co¬
se, quando si parla con persone che non comprendono una terminologia
astratta ».lil Seguono poi delle osservazioni sul modo di adattare I esposi-
zione ,al livello dell ascoltatore. L argomentazione e fondamentalmente iden-
tica a quella del Fedro 270 ade;12 l oratore deve avere intuito psicologico,
perche oggetto della sua arte e la vita psichica dell uditore. Questo e un
tema di fondo nella dottrina degli affetti e nel secondo libro della Retorica.
Alla fine del libro Aristotele descrive il metodo che egli stesso impie-
145
!) 7tept Toij? opou? 7tpaypiaTeta. Capp. 2-3 TT Tepov v.txkoic, f ) [i f , 4-14 7t6Tepov
etpr) xe T6 TL clvai. Incontriamo in questo libro anche i termini crup.pEpy) X(5;, Siacpo-
pa, oima.
146
F. BASSENGE, « Philologus » 104, 1960, 1-47 e 201-222. Si veda sotto, p. 306,
inoltre pp. 691-693.
147
VI 4, 141a 35 £xdt <iTcp Ttov OVTOJV EOTL TO elvat 07tEp Etmv , per ogni cosa
il suo « essere » risulta uno solo.
14
* VI 6, 145b 21-33, un passo fondamentale per l interpretazione linguistica della
formula T6 xi elvat .
149
Opot. In proposito, si veda CHERNISS, Crit . of Plato , 23. Sulle Ataipfoet?
AptoTOT Xou?, ivi, p. 14.
(itoxEa, cfr. DURING, Biogr . trad . 349, T 50a .
150
151
Come per esempio TO TI 7;V elvat, 141b 6-20. A 148b 20 giunge a dire che
« a volte e necessario fare uso di una terminologia tecnica , ma nella definizione bisogna
attenersi all uso linguistico abituale » ( ovo (i.aata 7rapa8e8op.6v7) xal irape7TO (iivr) ) .
157
Cfr . D.J. ALLAN in Autour d Aristote , 331.
92 ARISTOTELE
155
VI 14 , 151b 18-23, cfr. Politico 279a e 285d , roapdlSEiypa .
154
L dvaXum; in Aristotele corrisponde dunque alia cruvaytoyr) di Platone, Fe~
dro 265d et; plav I8£av auvopav -rot 8i£CT7rapp£va. Questa e 1 esplicita formulazione
di I 18 , 108b 20 e di VIII 14, 163b 9 . Nel sesto libro Aristotele dice la stessa cosa
solo indirettamente .
155
CHERNISS, Crit . of Plato 34-36, in polemica con Maier e Solmsen , valuta cor-
rettamente il libro.
7) iztpov , Bvopa xal X6yo?. Questi due capitoli sono un piccolo saggio
156 zodyzbv
indipendente .
,5* Vedasi
157
sopra , p. 86 .
N. 44 Ilepl ipcj-r crefo? xal d7roxpl <je(o?. A 155b 3 e 18 si dice rcepl ztkZsoK
xal 7T£S? Set ipfovav . Il termine tecnico per il metodo socratico & ora 4 pcJT7) paTt eiv .
159
RE IV A: 1 , 1056 .
i ipov 7re£i>v 8ITOUV.
161
XaPeiv.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 93
l opposto. Questa proposizione, che colui che risponde deve essere co-
stretto a concedere, viene a volte chiamata l enunciato , frequentemente
pero anche frase di partenza .'61 La necessita di accordare questa frase
di partenza , che rappresenta l opposto della tesi da lui scelta, viene impo-
sta all interlocutore per mezzo di domande che non hanno la forma pro-
blematica, bensi quella della semplice interrogazione che attende un si
oppure un no . Sono queste le protaseis , cio che io tendo 164 all avversario,
oppure, per dirla in altri termini, cio con cui lo affronto. La conclusione 165
raggiunta mediante una serie di domande di questo genere, conclusione
che e identica con la “ frase di partenza ” , dev essere accordata dall interlo-
cutore, ed e percio raccomandabile non concedere piu a costui , grazie alia
forma della domanda, la possibility di un apparente scappatoia ».'
In queste dispute condotte per esercizio, il cui fine non era di ri-
cercare la verita , bensi di riportare la vittoria ,
« gli awersari sono cauti davanti a tutto cio che e un sostegno per l affer-
mazione enunciata .167 Chi vi partecipa deve a volte avanzare un obiezione contro
se stesso, perche ci6 fa buona impressione. II pubblico e portato a pensare che
tu sia imparziale. Si dica anche, a volte, che questa e l opinione comune ,
perche gli uomini sono inclini ad accettare quel che generalmente viene con-
siderato vero. Non si insista mai, perche quando uno tradisce eccessivo fervore
suscita diffidenza. E quando si ha la peggio, bisogna saper perdere e non velare
lo scacco con vuote chiacchiere ». *
Aristotele ha pero prestato attenzione anche alia differenza fra questa
ginnastica filosofica e la seria ricerca della verita.169 Nelle dispute fatte per
esercizio il contraddittore non deve scegliere le proposizioni su cui in-
tende fondare la sua dimostrazione in modo tale che esse siano troppo
prossime alia conclusione, perche altrimenti il suo awersario prevedera
dove egli voglia arrivare, e non accettera le proposizioni da cui muove.
« Ma al filosofo che ricerca per se la verita, purche le proposizioni su cui
riposano le sue conclusioni siano vere e note, non importa affatto se l in ¬
terlocutore non le assume, quale che sia la conseguenza che ne deriva. Il
filosofo mirera anzi proprio a questo, che le proposizioni da cui parte 170
siano note quanto e possibile, e siano il piu possibile prossime alia con-
171
155b 10-16 ol c7riCTT/)(xovixol OTjXXoyiapol.
177
VIII 5. Aristotele chiama le discussion! accademiche SiaXexxixol cnivoSot ,
mentre Platone dice ouvoualat. Su quel che Platone dice nella Repubblica 499a, Aristo ¬
dunque non rappresenta nulla di « nuovo ». - Top . I 1, 100a 25, formulata con mag-
gior concisione: \6 yoc, hv co TEO£VTCOV TIVCOV ETep6v Tt TCOV xetp£vcov ei; AVAYXY]? crup-
patvet 8ta TCOV xetp£vcov. Importante e qui il fatto che Aristotele sottolinea la neces¬
sity logica, cfr. Pbys. II 7, 198b 7, sotto, p. 123 - An pr. I 1, 24b 18 \6 yoq hi co
TEOEVTCOV TIVCOV ITEPOV TI TCOV xst|x£vcov AvdcyxY]? dupPatvEi TCO TauTa Elvat : « con
I espressione in forza appunto di queste proposizioni io intendo che la conseguenza
scaturisce da queste; cio significa a sua volta che non c e da assumere alcun altro ter-
mine dal di fuori, perche la conclusione risulti di necessity ». Molto spesso Spot; viene
tradotto « concetto », e tuttavia non significa mai concetto, ma spesso « definizione ».
Nella dottrina del sillogismo la parola significa « limite », e cioe indica il principio e
la fine dell asserzione, ovvero i suoi elementi: il soggetto e il predicato, e dunque quelli
che noi chiamiamo termini. In Rhet . I 2, 1356b 17 viene ripresa la definizione degli
An . pr.
179
L cclTeteTOoct Ta hi & pxfi c trattato da Aristotele xaTa 8<5 av in Top. VIII 13 e
XOCT aX fj&Etav in An . pr . II 16. Il concetto ha perd in lui un senso molto piu ampio di
quello del nostro termine.
T8 7rpoTELv6 pEvov -7rp 6Tam?, XapEiv .
180
I!1
101a 34 - b 3 7rp8? TA TtpooTa TCOV ropl txaarrpi E7ncrTf )|xr)v. Qui Aristotele
distingue a tcopaTa, ap /at e olxetat ap /at.
1,2
yhvoi;, fStov ( a 101b 18 Staqjopav ox; ouerav yevixfjv ) , ITU|XPEPY]X6;, 8po;, TO
TC Y; elvat , che gli scolastici tradussero con genus , proprium ( e rispettivamente diffe ¬
V
rentia specifica ) , accidens , definitio , essentia .
96 ARISTOTELE
186
o? 6 pt £6|ievot : per coloro che amano le definizioni Y] TOO 8p.oloo ffetopla e utile.
187
Fedro 265d el ; piav TE 18£av trovopav.
188
Sofista 235c [z£lio8o;< xaD Ixatrxa TE xal ini TOXVTA , Repubblica 475b nxcrr ; ,
aotp . Cfr. Alfa 9, 992a 24 - 993a 2 ; H. CHERNISS , Crit. of Plato , 237.
'vx;
189
Diog. Laert. IV 2 OOTO? irptoxo? i&eaox ro TB xoiv 6v . Si veda H. CHERNISS ,
Crit. of Plato 58-59.
° 108b 7 sgg.
191
RE III A, 1644. L espressione 8i6n 8ovap.Evot trovopav TI ev ixaoTto Taoxiv
e modellata su Fedro 265d ; cfr . VIII 14, 163b 9.
192
108a 12 e piu volte hi noi; iroXo Steaxtocn.
nh> dvi Xiyov trovopav, continuamente ricorrente negli scritti biologici , e inoltre
Theta 6, 1048a 37 come relazione logica.
m II mio contributo per il terzo Symposium Aristotelicum tenuto a Oxford nel
1963 e ora nel volume Aristotle on Dialectic. The Topics , ed . G.E.L. Owen, Oxford
1968.
98 ARISTOTELE
l aiuto di questi criteri esaminiamo gli esempi dei Topici , scopriamo che il
giovane Aristotele ha qui ormai formulato molti dei principi fondamentali
della sua filosofia, e lo ha fatto impiegando una terminologia che , nel com-
plesso, coincide con quella delle sue piu tarde opere di scuola . Su questo
punto mi vedo confermato nella mia convinzione che Aristotele , gia dagli
inizi, fosse un pensatore del tutto autonomo. Sebbene egli fosse fortemente
influenzato da Platone come del resto furono tutti i pensatori attivi
nell Accademia , gia nella sua gioventu egli aveva su questioni di im -
portanza decisiva delle opinioni cost diverse che si puo parlare di una
vera e propria contrapposizione.
Sulla dottrina platonica dei principisembra che non abbia preso una
posizione definitiva. II suo atteggiamento verso la dottrina delle idee, in-
vece, e per lo meno negativo. I passi in cui park della relazione fra le
idee e le cose sono sette ;1 e a mio giudizio Aristotele ha gia, fin da prin-
cipio, respinto la dottrina delle idee trascendenti. La teoria delle idee non
m
e conciliabile con la dottrina aristotelica dell ousia e del symbebekos ,
Nelle sue opere piu antiche egli si chiede sempre « che cosa affermiamo
delle cose » , e non come Platone « che cosa sono le cose ». Che egli utilizzi
nei Topici del materiale proveniente dal suo scritto Sulle idee e assodato,
e quell opera era uno scritto polemico contro la dottrina delle idee, in
particolare contro il chorismos delle idee. In luogo della dottrina delle idee
compare in Aristotele la filosofia del telos ,*1' di cui si trattera in seguito. I
megista gene di Platone, i generi sommi, come essere-non essere, movi-
mento-quiete, uguaglianza -disuguaglianza , identita-alterita, sono respinti da
Aristotele.202 « L essere » e « l uno » non sono generi, ma possono essere
affermati di tutto.203 Nelle opere logiche manca il termine hyle ; Aristotele si
serve nei Topici del concetto di steresis in contrapposizione a eidosma
non si pub dire che la teoria esposta in Phys. I sia gia formata. Analoga e la
situazione per la coppia di concetti dynamis-energeia: la teoria non e co-
stituita, e dynamis ha ancora il significato, attestato anche in Platone, di
« capacita ». ! Un altra ben nota distinzione aristotelica e quella fra la ne
W
¬
24-33, critica sarcastica di coloro che argomentano Sia paxpoT pcov , in quanto assu-
mono idee di tutto ; un metodo di questo genete TTOIET, Trap 8 6 Xoyo?, Xav &aveiv TO
aiTiov . H. CHERNISS , Crit . of Plato , commenta questi passi nei suo primo capitolo.
200
Aristotele stesso ha introdotto questo termine che per la sua filosofia ha tanta
importanza ; come esso abbia avuto origine, si vede in una frase come quella di II 2 ,
-
109a 34-38 ou aup(3£ (37) XE TO XEUXCO '/ po' ra r! clvat. La distinzione ouala-(rup.pe (3r]x6c;
condusse all altra, parimenti importante, xaO- auT6-aopPE (3r]x6g , II 3, 110b 21-25:
per se vero del triangolo che la somma degli angoli ammonta a due retti, ma puo
aggiungersi il fatto che il triangolo e equilatero.
201
VI 8, 146b 10. La distinzione TO T£XO?-TOC 7tp8c TO TEAOC in II 3, 110b 18;
III 1, 116b 22; VI 8, 146b 9. La sostanza , ma senza la formulazione, in Platone,
Gorgia 467d e Leggi 962b.
202
IV 2, 121b 29-30; 122b 1-4 ; VI 6, 144a 11-13.
201
IV 1, 121b 5-8; IV 6, 127a 26-28; V 2, 130b 17 TW 8vl , 8 Ttaotv urtap/sri.
204
IV 4, 124a 35 otipriai? dbiTixetpevov TU ctSst in significato non ontologico, ma
logico ; e cost piu volte oT£ pr)(it?-25t?, per es. a VI 3, 141a 11.
205
V 9, 139a 4 Suvapi? TOU traO stv r) 7iotrjaat, come in Soph. 247e. IV 4,
124a 32 Suvapu? SidOsatp-xpriat; IvEpycia. Ma in IV 5, 126a 30, come osserva W.
WIELAND, Die aristotelische Physik , 212, si nota il trapasso al concetto specificamente
aristotelico. La parola Ivlpyeia e stata introdotta come concetto filosofico da Aristotele.
II 6, 112b 1 sgg. TO: avdyxrfi ECTTI , TOC 8 <h ? ETC TO TTOXU, TOC 8 6 TT6-
8
TEP TUXEV .
100 ARISTOTELE
alle cose di maggior rilievo. In luogo dell idea del bene compare cio che
e bene per natura ; Aristotele dice che il bene non ha un esistenza autono¬
ma come genere, ma esiste solo come proprieta. L anima e il valore piu
2
209
alto nella scala della natura, ed e la parte dominante rispetto al corpo;
nella parte razionale delPanima la saggezza e cio che vi e di piu alto; cio
che l uomo eticamente eccellente, nella sua qualita di spoudaios , trova de-
gno di essere scelto, ha valore di norma ;210 il piacere non e un processo di
movimento;211 e vero che tutto tende al bene, ma c e un bene che e bene
per se, un altro che lo e solo mediatamente 212 oppure in modo parvente;213
fra i beni alcuni sono fini, altri mezzi per il fine;214 in ogni singolo caso il
telos e cio che ha maggior valore;213 la felicita e preferibile alle singole virtu ,
per es. alia giustizia ; il fine e nella vita buona e nobile ;216 non esiste un unita
delle virtu ; il valore delle singole virtu e piuttosto relativo e dipende dalle
circostanze esterne;217 la piu alta fra le virtu e la phronesis. Aristotele sotto-
linea l importanza della scelta e della decisione volontaria ;218 si annuncia
anche l importanza del retto giudizio;21 e invece completamente assente la
dottrina del giusto mezzo.
Piu limitati sono gli spunti che rinviano alle sue teorie in materia di
filosofia naturale . La questione dell’eternita del mondo era evidentemente
di attualita ;220 Aristotele non ci informa pero circa la sua opinione in pro-
posito. Fa menzione della dottrina del movimento naturale degli elementi 221
e del concetto di continuo, da cui segue che il tempo non e movimento,
bensi misura del movimento. Che abbia gia formulato la sua teoria dei
venti 223 risulta dal fatto che critica la teoria di Metrodoro di Chio : « 11
vento non e aria ».
£ vero che Aristotele si serve nei Topici di singole formulazioni che
ricordano il linguaggio di Platone, e che non ricorrono piu nelle sue opere
posteriori ; ma la critica precedente ha attribuito un peso eccessivo a queste
particolarita. Chi parla nei Topici e un uomo che ha trovato la propria
strada nella filosofia, e si e costituito per essa un adeguata terminologia . A
una prima lettura l opera desta un impressione di cavillosita e di arcaica
soggezione alle distinzioni formali. L uniformita delle espressioni lingui-
stiche viene a volte considerata motivo sufficiente per stabilire l esattezza
di un riferimento oggettivo. Questa tenacia nell attenersi a do che noi
affermiamo, o possiamo affermare, di qualcosa e pero estremamente carat-
teristica di Aristotele, ed e forse, fondamentalmente, un espressione del suo
particolare common sense e della sua reazione contro l esuberanza della
speculazione ontologica di Platone. Di fatto, e sorprendente l indipendenza
del giudizio del giovane Aristotele in questa sua opera , e come egli si
distacchi da Platone, da Speusippo e da Senocrate su questioni decisive.
Sophistici elenchi. Il nono libro dei Topici e un saggio relativamente
autonomo sul procedimento sofistico nella fondazione del pro e del contro.
Questo procedimento era chiamato elenchos: si tratta del metodo che viene
a volte usato nei primi dialoghi di Platone.224 Soprattutto nell Eutidemo
Platone mostra come questo metodo possa essere usato per sopraffare l av-
versario ricorrendo a ogni specie di ragionamenti fallaci; e la trattazione
dei falsi ragionamenti nei nono libro dei Topici sta alYEutidemo cost come
la Retorica sta al Fedro. L elenchos viene definito come « l affermazione
del contrario in relazione a un solo e al medesimo oggetto, e non al no-
me », e il procedimento e caratterizzato come « un argomentazione la cui
conclusione contraddice all argomento originario » . La contraddizione deve
risultare di necessita dalle ammissioni, come osserva E . Kapp, e piu pre-
cisamente senza che nella serie di queste concessioni venga introdotta la
proposizione iniziale, che e nello stesso tempo la conclusione del sillo-
gismo.
L' elenchos e quindi soltanto una forma particolare della dialettica .
Il dialettico « sa trovare 227 le premesse sul cui fondamento, e giovandosi an-
che di proposizioni generali, puo dimostrare il pro e il contro ». La sua
222
IV 2, 122b 25-30; III 6, 120a 39.
223
In proposito, vedere sotto, p. 444.
224
166b 1 TOle, ycypapp voi? in contrapposizione a cv TO t ? <SV?J ypa <pijs. Natu-
ralmente anche nei dialoghi perduti degli altri socratici.
225
167a 23 2Xeyx ? avTttpa015 TOO auTou xal £v6?, (i.7) ovopaTo; aXXa 7tpdiy(zaTO?.
226 ° 4x Ttov 8O £VT«OV iZ, avdyxrji; [ jTj cruvapi.d (ioup.£vou TOO CV
RE IV A: l , 1056 -
dpyji La petitio principii e vietata.
227
Xa civ , 170b 8-11. Le apxai sono quelle abituali, la legge d identita ecc.
102 ARISTOTELE
2a
172a 13 ou xoiouxo? olo? 6 xa&oXou ( sc. Xoyog ) . Cfr. la definizione del
v.a&oXou , An. post . I 4, 73b 26-28, e le pregevoli osservazioni di G .E.L. OWEN, Logics
and Metaphysics , 176-177.
229
230
--
170a 22 itTOtpoi yap tool? al e7ua rij|xat.
175b 12 SiopOouv xijv pox iplav rij? 7tpoxaaEOi?.
2 1
)
171b 23 aS(.xo|xay £a xt?.
232
172a 15 ouSepta riyvt ) xcov Ssixvuouacov xiva 9601V (qui quasi = ouota )
Epo> xY)xtx laxiv. Considera i metodi accademici di classificazione come Sstxvuouaai
xiva uaiv .
233
Top. IV 6, 128b 8. Ilepl ESetov = Alex. In Met . 80, 15 - 81, 20. P. WILPERT ,
Friihschriften, 36.
234
178b 36 xpExo? (SvHp{07roc = « il terzo letto » Repubblica 597c = Partn.
132a-133a; inoltre 179a 7 xi 7rapa xoii? TroXXo' jq 2v, cfr. De Ideis 187 R., 150, 1 = An.
post. 77a 5. Aristotele sottolinea che xo yap SvOpo>7to? xai axav xi xoiviv ou X6SE xt .
In Zeta 13, 1039a 21 ritroviamo brevemente accennato il medesimo argomento. Sono
importanti le osservazioni del CHERNISS , Crit . of Plato , 290-295.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 103
sia un tode ti ( una cosa concreta ), ma esso e o una qualita, o una relazione ,
oppure una delle altre categorie » . L argomento del « terzo uomo » ha qui
la stessa forma che ha nel Parmenide \ se accanto all individuo concreto
esiste ancora l idea dell uomo, esiste allora anche un terzo uomo, e cioe
quello che viene affermato in comune dei singoli uomini.235
Le conclusioni fallaci derivano da un lato da ambiguita linguistiche,
dall altro da errori logici di specie diverse.236 Un esposizione sistematica di
queste false conclusioni si puo trovare in qualsiasi manuale di logica ; a noi
interessano qui soprattutto due osservazioni di Aristotele. « Quale che sia
il modo in cui classifichiamo le conclusioni fallaci, dobbiamo costatare che
tutte quante sono da ricondurre all ignoranza della natura della confuta-
zione. Le conclusioni possono essere valide solo se derivano con necessita
sillogistica dalle premesse ».237
Quando sono correttamente impiegati, i tre metodi sillogistici del-
Yelenchos , della dialettica e dell analitica si fondano tutti sul medesimo
principio: la connessione logicamente necessaria delle proposizioni.231 Per
questa ragione Aristotele attira l attenzione dell ascoltatore e del lettore
sulla fondamentale difficolta oggettiva, e cioe quella di riconoscere come
tali le determinazioni casuali.2 L esempio che egli fa e quello del paradosso
di Zenone sul movimento. Puo darsi il caso che una conclusione, che in
realta e falsa, sia formalmente dedotta in modo corretto, e a volte e diffi¬
cile scoprire il motivo dell errore; la cosa puo riuscire soltanto in quanto
si scopra l errore fondamentale nella conclusione.2" Il breve accenno che
qui si incontra dev essere inteso alia luce di cio che Aristotele dice in Pbys.
I 3. L essere degli Eleati non e un' ousia nel senso aristotelico, e cost anche
il concetto di movimento. « Solo nei casi in cui la proposizione A e B
indica una piena identita i predicati possono essere identici ».2
La risoluta distinzione fra le determinazioni essenziali e quelle casuali
e una delle conquiste importanti di Aristotele rispetto a Platone, ed ha
particolare importanza per le sue ricerche biologiche. Platone era certo ben
consapevole della distinzione; tuttavia non la formulo mai con chiarezza .242
II fatto che ne Platone, ne Aristotele ci abbiano detto come possiamo sco ¬
235
179a 8 TO xotvfj xaTrjyopoupLEvov ETTI 7iaaiv , cfr . De Ideis , ALEX. In Met. 84,
2-7 e P. WILPERT, Fruhscbriften , 84.
236
07
-
166b 21 IS!;co rij?
168a 18 rojcvTa? AVAXT£OV EE; Tf;v TOO zkiy/ ou lityvoiav, 21 SE! yap iy. TCOV
XEipL vtov (TUpLpaEveiv TB dup.7r£ pa (J ( jLa, COOTS X £yeiv avdcyxYj; AXXa (JLI) <patvEal>ai.
238
Pbys. II 7, 198b 7.
m 179a 27 29 e 179a 37 JL6VOI TO x Ta
2.0
179b 23
- (
i];eu8oO ;
? ? * -
< (TuXXoyiopLou .
rrjv ouolav a8ca <p6pot ;
<.
1.1
179a 37 p.6voi? zoic, xaza TJJV ouatav 48iaiy 6poi; e dunque il suo argomento
fondamentale.
242
Politico 262a TO ptfpo? apia EISO? iylzos e la discussione seguente. Si tratta di
cio che Aristotele denomina Siapopdc.
104 ARISTOTELE
243
II problema ontologico del Sofista viene trattato semanticamente nel capitolo 7,
169a 30-36.
244
169a 35 TCJ £vl xal Tyj ouaia pdcAtara Soxei Trap TreaOai TO T68E TI xal TB 8v.
2,5
A 169a 40 auxo rb 7tpaypa non significa ovviamente ne « la cosa in se », ne
l idea nel senso di Platone, e nemmeno la « cosa concreta », bensf la questione, lo
stato dei fatti.
246
170b 29 EV TO T6V dt 7toxpiv6 p.evov g eiv mo? repix; ra SeSopiva.
247
La questione e ben illustrata nel capitolo 20.
248
RE IV A:1, 1064.
249
Protr. B 56 DURING, p.eO f )8ov% rj 7tpoae8pe£a. 169a 39 e 175a 9 7tpi> ;< ra?
xaH auxiv CtjTrjaELs ; 177a 7, T8 xaxa CT/ OX /JV iSetv aov. A proposito di <r/ oXf ) vedasi
'
Gli Analitici
Gli Analitici primi. Non ci e dato di sapere quando Aristotele compf
il passo che lo porto a distinguere il sillogismo scientifico da quello dia-
lettico. A1 tempo in cui scriveva il primo e il nono libro dei Topici , si era
ormai convinto del fatto che nel sillogismo scientifico erano ammesse sol-
tan to proposizioni vere e indimostrabili; forse pero quando scriveva il primo
libro non aveva ancora intuito in qual modo si potesse trovare un proce-
dimento che permettesse di separare la sillogistica, come la intendiamo noi,
dal dialogo: « Non e facile trovare un procedimento del genere, e inoltre
-
Sofista 231d gp.7top6i; TI? Trcpl ra Trj? paO jpiaTa . Parla invece con grande ri-
spetto degli dcpxaioi a 173a 9 : coloro a cui pensiamo noi quando parliamo dei Sofisti .
255
164a 27 9uXcTixto? 9U 0ifjaavTc? xal iiaaxcudaavTc? aurou?, originalmente tra-
dotto dal Rolfes .
254
172a 8, cfr . cap . 33 .
255
175a 26 uarcpoupev Ttov xaipwv 7roXXdxi;.
254
Top. I 6, 102b 36-38 . Le parole consentono evidentemente anche di essere
interpretate nel senso opposto.
= RE IV A : 1 , 1057. Si veda sopra , p. 101.
2 7
106 ARISTOTELE
mine medio e il soggetto di cui vengono asseriti sia il termine maggiore che
il minore : « se tutti i cetacei sono mammiferi e tutti i cetacei sono animali
acquatici, alcuni animali acquatici sono mammiferi ».
£ facile vedere che il risultato e una proposizione vera quale che sia
la parola introdotta ( con le eccezioni sopra segnalate ). Lo schema attestato
dalla logica scolastica Barbara, Celarent ecc., che il Ross ( fondandosi sul
Becker 5 ) presenta nella forma di una tabella , offre 256 combinazioni. Ari-
stotele dimostra che 24 di questi sillogismi sono evidenti riducendoli alia
prima figura .
Le obiezioni principali contro questa teoria del sillogismo assiomatico
sono che nessuno pensa in questo modo, e che la conclusione non segna
alcun progresso nella conoscenza . I traduttori 264 e i commentatori tedeschi
osservano generalmente che dalle premesse non consegue in realta nulla
di « nuovo ». Il Kapp scrive molto giustamente che « Aristotele stesso non
si e affatto occupato del problema di quanto, nel sillogismo della sua ma-
tura dottrina dell argomentazione, la conclusione segni qualcosa di nuovo
rispetto alle premesse. Lo scopo pratico dei suoi Analitici primi , messo in
rilievo con notevole forza, non e di insegnare come si debba compiere il
passo, che conduce alia conclusione, sulla base di premesse date; il compito
praticamente proposto e invece questo: come posso trovare le premesse
necessarie 2" alia dimostrazione per una conclusione data ? ».
Il sillogismo analitico e una proposizione condizionale. £ percio es-
senzialmente distinto dal sillogismo della tradizione scolastica, che si in ¬
contra soltanto presso logici influenzati dallo Stoicismo. Aristotele usa sol-
tanto termini universali, mai particolari, e non presenta nella sua esposi-
zione sistematica alcun esempio con termini concreti. Soltanto scorrette
combinazioni delle premesse ricevono un esemplificazione concreta. Un pas¬
so decisivo fu poi l uso delle lettere dell alfabeto come simboli per termini
variabili: con esso Aristotele fondo la logica formale. Sembra che egli abbia
considerate e compiuto questo passo come una cosa naturale: nella Fisica
fa abbondantemente uso di simili simboli alfabetici . Le costanti logiche della
logica di Aristotele sono i quattro tipi di predicazione: A = spettante a
tutti, E = a nessuno, I = ad alcuni ,2 O = non a tutti. L uso della copula
e evitato, le connessioni sono « se P e M , allora S ». Determinante per la
265
A . BECKER , Die arist . Theorie der Moglichkeitsschlusse.
264
II Rolfes traduce ffxep6v xi ( 24b 19 ) con « qualcosa di diverso », il Gohlke
con « qualcosa di diverso da questo ». Sulle interpretazioni di Prantl, Riehl, Maier ed
altri cfr. KAPP, RE IV A: l , 1053-1055. Il Ross rende exep6v xt semplicemente con
« qualcosa ».
265
Cfr. Soph. El. 170b 8-11.
2
a6pt( jxo;< , indeterminate.
108 ARISTOTELE
forma del sillogismo e la posizione del termine medio. Per provare che e
possibile asserire P di S, c e bisogno di un terzo termine M. La connessione
puo darsi allora in tre modi: P puo essere asserito di M, e M di S; oppure
M puo essere asserito di entrambi, P e S; oppure entrambi questi due
possono essere asseriti di M. Ne risultano tre figure che si riconoscono
dalla posizione del termine medio.
Perche Aristotele ignoro la quarta possibility,267 cioe che M sia asserito
di P e S di M ? M £ opinione del Ross che Aristotele si sia fondato sul pro-
cesso reale del pensiero ed abbia percio escluso la quarta figura dalla sua
teoria per la ragione che noi non pensiamo mai secondo la forma di questa
figura . Forse possiamo dire meglio che Aristotele considero questa figura
assolutamente priva d importanza per il suo sistema .
La sillogistica aristotelica presenta una teoria dell argomentazione su
basi assiomatiche dal carattere ancor piu rigoroso della geometria di Eu-
clide. II carattere assiomatico dei sillogismi evidenti si fonda sul fatto che
essi possono essere confermati o provati con l aiuto di certe regole dimo-
strative. La piu importante di queste regole era chiamata dagli Scolastici
dictum de omni et nullo : m « Cio che vale del genere ( M ), vale anche per
la specie ( S ); cio che non vale del genere, non vale della specie » . I sillo¬
gismi evidenti o perfetti della prima figura sono dunque assiomaticamente
validi per il fatto che sono verificati mediante il dictum de omni et nullo ;
tutti gli altri possono essere ricondotti mediante diversi metodi ai sillogi¬
smi validi. Due di questi metodi sono puramente logici, la conversione e la
reductio ad impossible; il terzo metodo e denominato da Aristotele ekthe-
sis : m la traduzione con « esposizione » conduce completamente fuori di
strada . Prendiamo ad esempio il sillogismo gia sopra addotto nel modo
Darapti: « Se tutti i cetacei ( S ) sono mammiferi ( P ), e tutti i cetacei sono
animali acquatici, alcuni animali acquatici sono mammiferi ». Cio puo essere
provato, dice Aristotele, prendendo in considerazione un animale che ap-
partiene al genere S. Troveremo allora che esso e sia P che M, e se questo e
vero, alcuni M sono P. Aristotele, dunque, si rifugia qui, come osserva il
Ross, nell osservazione empirica o, in ogni caso, in una considerazione og-
gettiva , al fine di verificare il rapporto fra il termine medio e il maggiore ;
non mostra pero per quale ragione essi stiano logicamente in tale rapporto.271
267
I 23, 40b 33 - 41a 2.
261
I 28, 44a 31 ivTeoTpa(X(x£vo? mjXXoyio(x6?. Poiche Aristotele non riconosce
una quarta figura, chiama questa conclusione « inversa », e la deduce mediante la
conversione del modo Barbara: Ross, Analytics , 34. - Secondo il PATZIG , Die Syllo-
gistik , 117-127, Aristotele non ha ignorato, bensf criticato la quarta figura , e questo
perche egli aveva certi sospetti contro l introduzione di una quarta figura, e soprattutto
perche non poteva definirla servendosi dei metodi da lui sviluppati.
269
I 1, 24a 14.
270
I 6, 28a 23, ben commentato dal Ross, di cui si confronti anche l introdu ¬
zione, p. 32.
271
II PATZIG, op. cit., 170, critica questa spiegazione, che risale ad Alessandro di
Afrodisia, e adduce la prova che Aristotele con il termine intende l introduzione
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 109
qui subito agli occhi che Aristotele confonde la regolarita nella natura con
la coerenza logica ; e il Ross suggerisce molto giustamente che la cosa e
spiegabile dalla situazione storica. Aristotele si trovava davanti alia que-
stione al suo tempo tradizionale: « perche le cose sono cost come sono ? ».
Soltanto proposizioni nella prima figura dicono qualcosa in proposito. Pro¬
posizioni nella seconda e nella terza figura ci danno soltanto i fondamenti
della conoscenza, non quelli dell essere; danno la ratio cognoscendi , non la
ratio essendi. « Se cerchiamo la verita, I ordine dei tre termini sillogistici
deve coincidere con la realta effettiva » .m Realta effettiva sono pero per
Aristotele non soltanto « le cose », ta pragmata, sebbene egli si esprima
spesso in, questo modo, bensi anche quelli che egli chiama ta phainomena.
Il testo 7 4 ci dice che questi non sono puramente « osservazioni astrono-
miche » ( e forse in minima parte sono realmente osservazioni ), ma ogni
specie di dati , che si raccolgono dai libri e dall intera esperienza .775 Aristotele
chiude questo capitolo con la professione del suo compito di studioso, in
verita un pio desiderio: « Se la ricerca non avra trascurato nulla di cio che
oggettivamente appartiene alle cose, per tutto cio di cui si da una dimo-
strazione saremo in grado di trovarla e di fondarla ; e inversamente, dove
naturalmente non se ne da alcuna , potremo render chiaro questo ». £ un
bell attestato dell illimitata fiducia che quel geniale giovane aveva nella
propria capacita scientifica .
Il cap. 31 contiene una critica dei metodi diairetici dell Accademia:
ritornero sull argomento nell illustrazione di PA I . Come osserva il Cher-
niss ,777 risulta dalle parole introduttive che era intenzione di Aristotele
evitare che il suo metodo sillogistico fosse posto in qualsiasi relazione con
il metodo della diairesis. Egli critica questo metodo non tanto come metodo
di classificazione: lo respinge come metodo dimostrativo.
« Ogni classificazione in genere e specie e come un sillogismo debole,273
ed e di fatto una petitio principii , poiche cio che si conclude e un genere piu
ampio di quello che si puo determinate. Coloro che impiegano questo metodo
[ il riferimento e a Platone e a Speusippo ] non hanno visto questo errore. Per-
cio essi cercavano di enunciare un procedimento dimostrativo, che si fondava
sul falso presupposto che sia possibile addurre una dimostrazione valida del
che di una cosa ».
II punto essenziale e dunque che non si puo assolutamente provare che
cosa una cosa e,279 ma si possono soltanto determinare le sue proprieta . Co¬
me si giudichi oggi la logica aristotelica , si apprende da Lukasiewics.2
bro non tratta dunque della scienza in generale, bensi di una particolare for¬
ma del sapere, che noi siamo soliti definire come scienza deduttiva o assio-
matica . L oggetto della discussione di Aristotele nel primo libro non e
propriamente una teoria generale della scienza. Tutti coloro che giudicano
283
cosi severamente la teoria aristotelica della scienza sembrano tacitamente
assumere che Aristotele negli Analitici ha descritto gli oggettivi metodi di
lavoro dello scienziato; e cioe: poiche si costata facilmente che nelle sue
stesse opere scientifiche il metodo della apodeixis ha una funzione secon-
daria, la conclusione e facilmente data : il metodo deduttivo non e che una
nebulosa teoria, banale e priva di valore per la scienza.
Prima di Socrate la parola che indica il sapere, episteme significava ,
come sophia in Omero e in Pindaro, « essere padrone di un mestiere » o
« di un arte ». I sette saggi erano stati chiamati sophoi grazie alia loro
abilita politica . Cosi e anche per Yepisteme : per il politico essa era l arte
di guadagnare a se gli uomini neH assemblea popolare. Socrate diede pero al
termine un altro significato: non si stanco mai di ribadire che episteme
non significa « l arte di guadagnare gli uomini alia propria opinione », ma
l intelligenza e perizia reali, e in particolare l intelligenza morale. £ questo
un problema di fondo nella sua Apologia , che Platone ha illustrate anche
nel Gorgia entro un disegno piu ampio. La perizia si ritrova in tutti i
mestieri e le arti che operano con un metodo sicuro e tendono a un qualche
bene ; deve dunque darsi anche nell etica una episteme , e cioe un metodo
sicuro, un sicuro criterio, una sicura « scienza di cio che e buono ». Come
osserva il von Fritz, Platone non ha mai usato il termine episteme per le
scienze naturali ; e il critico ricorda anche che Platone non poneva affatto
sul medesimo livello sapere etico e matematico. Alla fine del sesto libro
della Repuhblica, Platone descrive la differenza fra i metodi del matema ¬
tico e quelli del filosofo:
« Esistono due mondi, quello del pensiero e quello visibile. Questo mondo
e una copia di quello, e sta, rispetto aU originale, nello stesso rapporto in cui
stanno opinione e credenza rispetto a intelligenza e sapere. Nel mondo del
pensiero si danno due sezioni. Nell una, che e quella inferiore, l anima fa uso
degli oggetti del mondo sensibile come di immagini riflesse. Anziche risalire a
un principio supremo, essa discende a una conclusione. Nell altra partizione del
pensiero l anima procede da una proposizione sicura, hypothesis , e risale fino a
un principio che non ha bisogno di alcuna prova, a un inizio, cioe, non condi-
zionato da presupposti.2"5 Senza impiegare le copie, servendosi delle idee sole,
l anima conduce a termine la ricerca.
!S3
Citiamo a titolo di esempio ANSCOMBE-GEACH, Three philosophers , Oxford
1961, 6: « Aristotele dice questo in quello che e, a mio giudizio, il peggiore dei suoi
libri: il primo libro degli Analitici secondi. - La sua teoria della dimostrazione scien-
tifica e qualcosa che ha davvero bisogno delle scuse che Aristotele chiede ».
Per quanto segue, si vedano le pregevoli osservazioni di K. VON FRITZ, « Stud .
Gen. » 1961, 610.
5
4vu7T<50eTOV apyrp).
112 ARISTOTELE
Che cosa poteva osservare Aristotele ? Nella sua opera giovanile Sulle
idee egli aveva criticato la dottrina platonica delle idee essenzialmente sulla
base di motivi gnoseologici.292 L uso saldamente stabilitosi nel linguaggio
filosofico, secondo il quale Platone parla di idee e Aristotele invece di
forme, ci induce a dimenticare che anche Aristotele aveva una sua dot ¬
trina delle idee. Egli accetto infatti gli aspetti logici e semantici della teoria
platonica delle idee e, a partire da questo fondamento, sviluppo una dot ¬
trina dell' eidos che era una teoria logica , semantica, psicologica e, in certa
misura, anche gnoseologica e ontologica ; poiche pero fin dal principio
rifiuto il chorismos , e dunque l esistenza separata degli eide , incorse in ogni
genere di difficolta. Cio che ora prima di tutto ci interessa e il tentativo
da lui compiuto negli Analitici secondi di sostituire la dottrina platonica
della reminiscenza e dell immediata evidenza dei principi supremi con la
sua propria dottrina del modo di riconoscere nella molteplicita cio che e
universale e comune. Come nota il Cherniss, questo suo tentativo mostra
da un lato una concordanza con Platone nella presentazione e nella deter-
minazione dei fondamentali problemi gnoseologici e logici ; dall altra, tutta
la differenza tra la soluzione platonica e quella propria di Aristotele.
Il primo libro tratta dunque della scienza deduttiva e delle sue con-
dizioni. Era fondamentale convinzione di Aristotele che gli assiomi della
scienza debbano essere non soltanto necessari , ma anche universali. Le
proposizioni devono avere la forma seguente: per tutte le cose che hanno
la proprieta S vale che hanno anche P. Il metodo dimostrativo che egli
denomina apodeixis « ha che fare con cio che appartiene per se alle cose » . 3
Tradotto nel linguaggio del nostro tempo, tutto cio significa che le
proposizioni della specie che viene usata nel pensiero scientifico, o nella
esposizione scientifica , sono proposizioni in cui un attributo significante
viene asserito di qualche cosa di esistente. « Sappiamo qualcosa nel senso
piu pieno quando sappiamo non soltanto che la cosa e cost, ma anche che
non puo essere in altro modo ».** Questa proposizione fondamentale e in-
contestabile. Ma ecco che viene in luce Pelemento specificamente platonico-
aristotelico: il sapere definito in quel modo si consegue mediante conca-
tenazioni di premesse e conseguenze. A1 fine di evitare un regresso all in-
finito si deve in qualche punto pervenire a un « inizio », a un arche
( un principio ). Queste proposizioni prime devono « essere vere, prime, im ¬
mediate, piu facilmente conoscibili, anteriori alia conclusione, e di questa
devono determinate la struttura ».295 Particolare interesse ha qui il termine
aition , da me tradotto con « determinate la struttura
, ». Abitualmente si
rende con « causa ». Un confronto con la Fisica 2 6 ci insegna che Aristotele
292
, Vedasi sotto, pp. 270, 284.
2 3
I 22, 84a 11: 4<m TTOV o <ra UTrdpyei xa aoxa xou; 7rp<xypux(nv.
29
I 1, 71b 9.
255
I 1, 71b 20. Molto spesso Aristotele usa la formula itrxaxaf TOO ( si giunge a
un punto d arresto ). Platone dice ou8£v 7repaix£ pto £/) XEIV.
,2 6 Phys . II 6, 198a 7.
114 ARISTOTELE
, Soltanto la « causa efficiente » rientra in questo aspetto; cfr. sotto, pp. 234, 274.
2 7
In Gen. An. Ill 10, 760b 27-33 le cose stanno alquanto diversamente ; si
veda sotto, p. 585.
" 1 3, 72b 24 ipyji £7n <rrfjp]; fj TOU; opou?
300
Per es. Politico 211A olov 6vap clSui; fitravra, rravr a5 mxXiv &anep u7tap
ayvoeiv ( spiegazione a 278d ).
301
Teetelo 198c soluzione che Platone respinge.
302
An. pr. II 21, 67b 3; An. post. I 1, 71a 17 - b 8.
303
« Logos » 17, 1928, p. 132: cfr. sotto, p. 693.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 115
un tempo aveva fatto Gorgia nel paradosso da lui diretto contro i filosofi
della natura, cos! Antistene affermava che e assolutamente impossibile sa-
pere qualcosa dei primi principi; la scienza percio non esiste. Natural-
mente, Antistene intende « la scienza come e stata definita dai Platonici ».
Aristotele saldo piu tardi questo conto bollandolo con le parole « Antistene
e coloro che sono incolti come lui ». * La seconda scuola affermava che la
scienza e possibile, a condizione che si accetti la dimostrazione in circolo.
II Cherniss 305 ritiene probabile che questa opinione sia stata sostenuta da
Senocrate e dai suoi seguaci. Di Speusippo sappiamo che distingueva come
Aristotele le proposizioni in dimostrabili e indimostrabili ; la sua opinione
pero non puo essere stata identica a quella di Aristotele, perche questi
introduce l esposizione della propria concezione con le parole: « Io pero
affermo » .**
Aristotele dimostra clamorosamente la sua illimitata fiducia nel pro-
prio pensiero con la seguente tautologia: « Poiche l oggetto del sapere non
puo essere in un altro modo, e necessario che il sapere si acquisisca me-
diante conclusioni scientifiche, e cioe mediante una conclusione da premes-
se necessarie » . Esistono dunque tre specie di proposizioni prime : 1 ) le
definizioni, mediante le quali si determina il « che » di un oggetto; 2 ) gli
assiomi o koinai archai , che servono come fondamento generale a tutte o a
piu scienze , e cioe quelle che oggi vengono impropriamente dette leggi del
pensiero, il principio di identita ed il principio del terzo escluso ; 3 ) le
hypotheseis, che appartengono alle scienze speciali e affermano l esistenza
degli oggetti semplici di queste scienze;307 queste proposizioni sono chia-
mate da Aristotele oikeiai oppure idiai archai.
Nel quarto capitolo Aristotele spiega che cosa egli intenda, in netto
contrasto con Platone, con « concetto universale » ( katholou , universale ).
Il significato di questa parola e « cio che si puo affermare universalmente
di qualcosa », ed e un fatto che a quanto io so essa si incontra in
questo senso in un unico passo di Platone.308 Si dice spesso che Platone
afferma che « la forma della cosa » e dunque cio che noi chiamiamo
idea esiste ante res , Aristotele invece che « cio che e comune, universa¬
le » il che noi chiamiamo universale oppure forma esiste in rebus.
Cost si interpreta infatti la proposizione 300 « 1 universale appartiene di ne¬
cessity alle cose singole » . Questa interpretazione non e pero corretta.
« La neve e bianca » equivale a dire : quando vediamo la neve o pensiamo
304
Gamma 4 , 1006a 5-9.
305
Crit . of Plato , 68.
306
-
7) [xsi <; 8£ (pajjiev. Aristotele si esprime cost soltanto quando in un punto impor
tante avanza una tesi in contrasto con Platone o con i colleghi piu insigni dell Ac-
cademia .
307
II termine hypothesis ha senso ed estensione alquanto diversi in Platone e in
Aristotele, e non significa ipotesi nel senso nostro.
308
Menone 77a xaxa oXoo CETKIIV apExiji; 7iepi o xi ECTXEV.
303
I 4, 73b 27 oaa xaOiXou kZ, avayyrfi urtap / ei xot? 7rpdypaCTtv.
116 ARISTOTELE
310
311
I 4, 73b 26 6 3v xaxa 7ravT6i; TE unipyj) .
xaff auxi xat fj OC6T6
74a 37 aipoupoofilvtov.
312
I 11, 77a 5-9, cfr. 85a 31. Questa tesi fondamentale sara sempre sostenuta da
Aristotele, cfr . Zeta 16, 1040b 26-27.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 117
versali.313 Di fatto, pero, la critica alia dottrina delle idee 3 e molto aspra :
con tutta evidenza l’opera fu scritta quando la disputa era ancora nel pieno
del suo corso.
L ottavo capitolo mostra a sufficienza che Aristotele era pienamente
consapevole del fatto che le regole della scienza deduttiva non possono es-
sere senz altro valide 315 in quella specie di scienza naturale che egli chiamava
fisica . L esempio di cui si serve e « 1 eclissi di luna » : un esempio che, del
resto, ricorre tanto spesso che si puo supporre appartenesse all arsenale
dell Accademia. Posto che uno avesse domandato a Platone se esiste « una
idea dell eclissi », che cosa avrebbe risposto questi ? Indubbiamente, che
un eclissi esiste soltanto come percezione del senso ; certamente obiet-
terebbe allora qualcuno , ma e possibile anche parlare di un eclissi come
di un hen epi pollon , e possibile definirla e determinarla. La posizione del
problema era per Aristotele piu semplice: « L’eclissi di luna e un concetto
universale ? ». Aristotele sa con precisione come si verifichi un’eclissi di
luna ; il fenomeno singolo dipende dalla coincidenza di diverse eventualita.
Possiamo dunque astrarre il fenomeno come tale 314 e parlarne come di
qualche cosa di « universale ».
Aristotele capisce anche che la scienza deduttiva assicura un modesto
progresso alia conoscenza proprio a causa della struttura del processo di-
mostrativo. Lo scienziato non puo utilizzare alcuna proposizione apparte-
nente a un ramo della scienza per provare proposizioni che appartengano
a un altro, e puo farlo, al massimo, quando i due campi sono molto stret-
317
tamente collegati. Come si possono ottenere dei progressi operando con
regole tanto rigorose ?
« Non b facile riconoscere se si sa oppure no, poich6 b difficile riconoscere
se il nostro sapere b, o non e, fondato sui principi appartenenti a ciascun
campo. Giacch6 e appunto questo che intendiamo per scienza ( assiomatica ). Noi
riteniamo di sapere quando giungiamo a una conclusione da certe premesse vere
e prime. Questa b pero un illusione, perche la conclusione deve appunto essere
affine alle premesse prime ».3"
Gia Aristotele aveva dunque sperimentato che non si puo dare alcun
progresso nella conoscenza della natura qualora si mantenga fermo il di-
vieto di 319 concludere analogicamente da un campo a un altro.
Il progresso 330 nella scienza e descritto da Aristotele come un duplice
3U
319
-
77b 31 6 pav Tfj vofjaci, cfr. 79a 24 ri)v TOO T[ HATIV Jtucrnjp.tjv IbjpEuaou.
TepeTitjpaTa a 83a 33 e qualche altro elemento attestano una spavalderia
giovanile.
3,5
316
75b 24 ouy. g<mv Spa
6TI fi piv TOIOGS etaiv , 75b 34.
-
TUV ipdaproiv ouS ima aip) & KkS><;.
3,7
73b 13-16.
3,3
I 9, 76a 26-30 oufyev?), cfr. 87b 4; propriamente: appartenente al mede-
simo genere.
319
periipam; h'L, SXXou yivou;, I 7, 75a 38.
330
78a 14 aC cxai, spesso hnlSoau;.
118 ARISTOTELE
certo che l analisi teorica della struttura delle cose era da lui considerata
come un compito intellettuale « piu nobile » .3!1 E a volte questo lo portava
a inebriarsi di belle formulazioni : « i metodi sono limitati di numero; se
un numero finito di cose viene combinato in modo finito, il tutto deve es-
sere finito ».
Al termine del libro, come dimostra il Cherniss, Aristotele polemizza
contro Speusippo.333 Costui, come anche Platone, era convinto che la co¬
noscenza singola dovesse essere fondata su una conoscenza totale della
realta ; considerava percio tutto il sapere come un unica episteme. Questa
sua convinzione era pero collegata con l ammissione di una pluralita di
archai , e con l identificazione del sapere con la conoscenza delle simiglianze
delle cose fra loro.
Riassumendo : in questo libro Aristotele si rivolge essenzialmente con¬
tro due posizioni di Platone. Platone, anzitutto, considerava la riflessione
filosofica come un processo di astrazione, nel quale si giunge gradatamente
a « cio che e di una sola specie ». £ forse piu feconda la sua tesi che la
330
Vedasi sotto, p. 584, e DURING, Methods in Biology , 219.
331
rtpronipa aEdth/ jascoi; xal vorjcreoii;, 88a 6.
333
I 21, 82b 31 TO7repa(Tpivai yip slow at oSot, Ta 8£ 7CE 7tspa(T(x£va 7tS7re-
paapEvdtxn; avayxi] 7CE7CEpdcv{lai 7cavTa. Come tutti i Greci, Aristotele aveva una
particolare predilezione per l allitterazione. Cfr. Phys. I 5, 188b 12-15.
333
Crit. of Plato , 74-75.
120 ARISTOTELE
339
Tratta il problema in Herm. 16a 16, An. pr. I 38, 49a 24, An. post. 92b 7 e
Pbys. IV 1, 208a 30, dando sostanzialmente sempre la medesima risposta.
3,0
Fedone 74c. Insieme con « notte » Repubblica 530ab.
341
Analytics 610: « si deve sempre ricordare che Aristotele crea il suo vocabolario
mentre procede ».
342
II 5 T) 8ta rav 8iaip£aecov 688? ou ouXXoyl eTat. Vedasi a questo proposito
CHERNISS, Crit . of Plato , 31-38.
122 ARISTOTELE
di una teoria della struttura del mondo fisico. Sono assenti i concetti ben
noti dalla Fisica di materia e forma. Il termine hyle non si incontra del
tutto nell' Organon , e hypokeimenon assume ivi il significato del soggetto
della predicazione, e mai quello di « materia ». Nell analitica Aristotele non
park assolutamente mai di materia ; anziche di forma , parla di to ti en
einai , « cio che era l essere questo » .349 Questa espressione fu coniata da
Aristotele per esprimere con una formula che « P appartiene a S », quando
341
eTvai anXco? cfr. sotto, a p. 688.
3.4
96a 34 T<XUT/)V dcvotyxi l ouaiav clvai TOU TipdcYpaxot;.
3.5 '
OUV8£ CT (JUO. Aristotele sta ora lavorando alia Poetica, e ha presente la sua defi¬
nizione della poesia come unita strutturale.
346
Come il Ross osserva nel suo commentario, la definizione che qui viene ag-
giunta e soltanto una variante di 1 ) ( « il tuono e un rumore nelle nubi » ), che qui e
pero presentata come la conclusione di una dimostrazione.
347
94a 11: X6yo;< TOU T IOTIV avaTi68eixTO?.
344
II 11.
344
Cfr. Top. VI 10, 148b 21 Ivta 8 ou XEXTIOV 6 (zotcoi; TOI? TIOXXOTI;. Cfr. sotto,
pp. 306, 689.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 123
mine T6 T[ fjv cZvoct non ha niente che fare con la metafisica, quale che sia il senso
che si vuol dare a « metafisico ». Tanto meno si pub riferire alia « metafisica » cio
che Aristotele dice in I 11, 77a 26-31, come giustamente fa rilevare G.E.L. OWEN,
Logic and Metaphysics 111.
351
94a 21 TO Tivcov SVTCOV avayX7) TOUT clvat = Rhet . I 2, 1356b 15; inoltre
PA 677a 18 = T<X aup.(3alvovTa tZ, avayxv)? 672a 14. Qui pero il nesso e ontologico,
come in Vet . med. 19, 50, 8 H civ icape6vTojv TOIOUT6TPOTUOV ytvEalfai avayx7) . In Phys.
II 6, 198a 7 Aristotele paragona la necessita sillogistica con quella della natura .
332
24b 18 Xoyoi; EV <£ TEO£VTCOV TIVCOV ETep6v TI TUV xeiptevcov iZ, avdyx /) ;i uup.-
Palvst 333Cfr . II 11, 94a 24 TO OU 6VTO? TO8! avayxt) clvat = Phys. II 3, 195a 16-19.
.
T! icpwTov ExtvtjCTE. Porre questa formula in relazione con la dottrina del
TtptoTov xtvouv sarebbe un errore. « Primo » significa qui « prossimo », e, cioe, la causa
di volta in volta attuale.
334
GA 788b 21 hZ, &v opcopiEv.
333
Nel modo piu significativo nel tardo trattato De motu 700b 26-35.
336
94b 8-22. Ross, 642: « Di fatto, Aristotele usa in modo errato la causa fina ¬
le » . Realmente?
337
Non e discusso da H.H. JOACHIM, The Nicomachean Ethics, ne da D. ALLAN,
The practical syllogism. Il Ross parla a ragione di un quasi-sillogismo.
124 ARISTOTELE
Alla fine del libro Aristotele ritorna sulla fondamentale questione del
modo di conoscenza dei principi supremi , le archai.
Nel Fedone Platone cerca di dimostrare la preesistenza dell anima 7
Egli intende come « anima » preesistente un essere vivente che possiede
la pura conoscenza delle idee. La teoria che l uomo acquisisce ogni cono ¬
147
12-lld .
m Fedro 249bc, cfr . Filebo 16d .
169
ata{b)Tal 6(JLOL6T7)TE?, Politico 285c.
370
Politico 286a.
126 ARISTOTELE
371
Crit . of Plato, 76.
372
Fedone 73a e An. post. 99b 25 cvoutrai £E,ti<;.
373
II 19.
374
S etg, il possesso della conoscenza intuitiva dei principi e della capacita di
acquisire scienza mediante apodeixis.
375
Qui si tocca con mano che Aristotele o non capisce Platone o non vuole
capirlo.
YV& CTIC, conoscenza intuitiva dei principi , 8pav Tfj vofjtrei 77b 31. Cfr . Protr.
376
volte, si ha una differenza fra quelli in cui da cio si origina un sapere razionale,
e quelli in cui esso non si forma .381
Dalla percezione si origina dunque la memoria perche questo e il ter-
mine con cui designiamo la persistenza 382 e da mold ricordi del medesimo
fatto si ha l esperienza ; poiche i ricordi che siano numericamente mold costitui-
scono un unica esperienza.383 Dall esperienza, oppure, volendoci esprimere in
altro modo, da ogni universale 384 che si e fermato nell anima 385 ed e l uno oltre
i mold ,384 che e in tutti questi come uno e identico, deriva quel che e il prin-
cipio dell abilita professionale e della scienza . Con abilita professionale ” io in-
tendo cio che si occupa unicamente del divenire, con scienza intendo scienza
dell essere.387
Cost, la facolta di conoscere intuitivamente i primi principi, e quella di
concepire una dimostrazione cogente su questi fondata ,388 ne preesistono gia
separatamente nell anima, ne hanno origine da altre facolta che concedano una
piu elevata conoscenza,389 ma si originano dalla percezione, come quando in una
battaglia tutti si danno alia fuga, ma uno solo si ferma, e poi un altro, e un
,
altro ancora gli si unisce, sino a che si giunge a un ( nuovo ) principio.3 0 L anima
ha tale natura, che puo subire questo. Quel che avevo gia detto, ma non in
modo abbastanza chiaro, lo diro ancora una volta: quando qualcuna 3,1 delle
percezioni del senso si arresta nell anima, si forma in questa il primo inizio di
una rappresentazione universale.352 E vero che la percezione e diretta a qualcosa
di singolo ( per esempio che quell’uomo e Callia ), ma il contenuto della perce-
381
Verosimilmente gli animali che cita ad esempio in Alfa 1; cfr. Protr , B 29
DURING.
<6 CT7TEP X£y !*ev allude al fatto che Aristotele, nel modo solito, collega « etimo-
382
che non e necessario ammettere, come Platone, « l uno separato dai molti »,
bensi affermare « l uno dei molti ».** Ora in questo capitolo 401 Aristotele
usa per puro caso la medesima espressione con cui altrove designa la dot-
trina platonica delle idee. II contesto mostra pero che qui egli non puo
parlare delle idee di Platone; come avrebbe potuto, del resto, accettare la
dottrina delle idee e contemporaneamente polemizzare con tanta asprezza
contro la teoria dell' anamnesis ? '
Lo scienziato
Nelle opere piu tarde Aristotele ritornera spesso sulla questione di
« che cosa e la scienza ». Ai tempi di Platone e di Aristotele la cosa non
era poi tanto ovvia ; sia Platone che Isocrate designavano la loro propria
attivita come filosofia, e quella dell altro come sofistica . L ideale accademico
del filosofo e stato ritratto da Platone nel Teeteto e da Aristotele nel Pro-
trettico. Per Platone la cosa principale era sempre la ricerca della verita, e
la discussione dialettica del problema era il metodo naturale della scienza:
« Non ho mai scritto trattati » , come dice in passi assai noti del Fedro e
della settima lettera .405 Ma i migliori scolari di Platone cercarono invece di
rendere accessibile la sua filosofia elaborandone sistematicamente le con-
cezioni essenziali. Nessuno ebbe la forza di continuare 1 opera di lui nel
suo complesso ; ma la parte maggiore dell eredita fu assunta da Aristotele.
£ vero che egli sosteneva contro Platone la tesi che esistano infiniti rami
della scienza; come Platone, pero, voleva accordare una posizione partico-
lare alia ricerca e alia scienza dei primi principi. Nell analitica Aristotele
presenta la sua teoria del metodo e discute il problema gnoseologico di
come possiamo raggiungere la conoscenza delle archai. Nel suo famoso
dialogo Sulla filosofia cerca di illustrare quello che e, secondo la sua
opinione, il contenuto e l oggetto della filosofia . P. Wilpert , ora , ha fatto
notare che un testo molto discusso di Filopono spiega il titolo di questa
opera .410 Il testo contiene cinque diverse descrizioni della sapienza. Dappri-
ma gli uomini dovettero dirigere ogni loro sforzo ad assicurarsi le cose
necessarie alia vita ; soltanto quando ebbero ottenuto questo scopo ebbero
407
Come in An. post . II 19.
400
EE 1248a 20-29. Sentiamo come qualcosa di perfettamente naturale, nel nostro
uso linguistico, le espressioni « 1 uomo, Puccello ». Altrettanto naturale come concetto
-
universale era per i Greci « il dio » : OE6? 6 OE6?, •Oeot - ot deot e TO OETOV sono
concetti sinonimi. A proposito del « dio nel tutto » e del « divino in noi » , vedasi
sotto, p. 512.
404
Fedro 275c, Ep. VII , 341cd .
410
Fr. 8 Ross, scoperto e pubblicato da I. Bywater nel 1877, ma valorizzato
soltanto da E. BIGNONE , L Ar. perd ., II 511-525. Si vedano P. WILPERT, Autour d Ari-
stote , 114, e DURING , Protr., 159, App. 38-39.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 131
411
Cfr. Top. Ill 2, 118a 6-15; Pol . VII 10, 1329b 28. La descrizione dei vari
stadi e certo influenzata da Symp. 211.
412
cpudtjei) &£ copia.
413
-
in aura ra Oeta xal uTrepy.6afJ.ia xal daeTap /.TjTa TravreXtoe, e dunque quel¬
le che in Lambda 1 sono chiamate dlStoi e dxivrjToi ouaiai. Dar nome a tutto questo
di « teologia di Aristotele » e un anacronismo.
4.4
981b 27. Cfr . sotto, p. 302.
4.5
981a 5 e 100a 4-5.
132 ARISTOTELE
,16
981b 15.
111
Teeteto 155d . £ estremamente caratteristico che Epicuro, il quale ironicamente
chiamava i corifei dell antica Accademia ol xPutrc£? 0 filosofi dell eta dell oro), oppure
ol Slot, abbia duramente respinto anche la meraviglia ( F.p. I 79; De Nat . II, 246
ARRIGHETTI ).
411
Tcdro 249a-250a TeHeaxai xa ovxa - £'X7TXT]TTOVTCC L.
919
Cfr . Fedro 247d, Filebo 26d y VEALQ EIC oualav.
UNGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 133
sviluppo culturale esposta nel dialogo peri philosophias e inoltre, anche nei
particolari, tanto notevole, che possiamo senz altro concluderne che Ari-
stotele nel primo capitolo si e servito del materiale gia a sua disposizione.
La problematica del secondo capitolo e invece fondamentalmente del me-
desimo tipo di quella delle Categorie , e cioe e un analisi empirica. Si legge
in quell opera: preso in considerazione Corisco, in quante categorie pos¬
siamo asserire di lui qualcosa di sensato ? E qui: considerando uno scien-
ziato, che cosa e che lo distingue dagli altri uomini ?
troppo alia leggera . Ogni pensatore di questa specie sembra che ci tratti
come bambini a cui si racconta una favola. Essi poco si preoccupano di
noi, gente comune, e parlano in modo troppo elevato per noi. Senza chie-
dersi nemmeno se noi siamo capaci di seguire la loro esposizione o ri-
maniamo indietro, e cioe senza argomentare dialetticamente il pro e il
contro, proseguono nella loro argomentazione sino a quando hanno rag-
giunto le conclusioni ».
A1 tempo in cui scriveva il libro Alfa Aristotele aveva assegnato alia
scienza , che Platone chiamava conoscenza universale e fine massimo del
filosofo, una posizione di rilievo come filosofia prima . Anche nel Sofista
Platone era dell opinione che soltanto la conoscenza teoretica delle archai
consenta la comprensione del mondo della realta ; la scienza del mondo
fisico poteva al massimo possedere un qualche grado di verosimiglianza.424
Aristotele invece attribuiva alia conoscenza della natura il rango di filosofia
seconda ; in lui l ideale platonico di una conoscenza universale assunse la
forma dell ideale di quel sapere generale che in seguito ebbe nome di
enkyklios paideia.
Il primo libro del trattato De partibus animalium era originariamente
un opera a se stante dedicata a questioni di metodologia della scienza . Nel
suo complesso l opera e rivolta contro i metodi diairetici di Platone e di
Speusippo, e contro il concetto di scienza sostenuto da costoro. Essa co-
mincia con la distinzione fondamentale di due diversi atteggiamenti scien ¬
tific. La concezione essenziale e che soltanto lo specialista puo penetrare
a fondo nei problemi, mentre la persona colta, ho pepaideumenos , deve in ¬
vece accontentarsi di uno sguardo d insieme che lo metta in grado di farsi
un giudizio anche in questioni davanti a cui egli si trovi per la prima volta.
£ questo il primo caso in cui la cultura viene definita come la capacita di
giudicare una questione con discernimento.425
« In ogni ricerca scientifica e in ogni campo si possono distinguere due
diversi atteggiamenti rispetto al proprio compito. L uno potrebbe essere chia-
mato aspirazione alia conoscenza scientifica, l altro aspirazione a una cultura
generale. Infatti si puo ben dire che sia caratteristica di un uomo colto il fatto
che egli puo giudicare esattamente fino a qual punto cio che gli viene presen-
tato e metodicamente corretto o scorretto. Soltanto costui e in grado di for-
mulare un giudizio su tutte le questioni, mentre lo scienziato e esperto in un
campo limitato. £ infatti impossibile essere ugualmente esperto in tutti i campi
del sapere ».
424
-
Cost di frequente nel Timeo , per es. 59c ri) v rtov elxirtov (JLUOOJV (israSitoxo-
vra ISsav. Naturalmente Platone apprezzava anche gli sforzi di coloro che si affatica-
vano sulla filosofia TOO TiemxtSeuaOai Ivexa , Repubblica 487cd.
425
Dice questo, sostanzialmente, gia in Top. VI 14, 151b 19 cuarixox; optaaaffai
TO 7rpoxei ( jtEvov ( il che e deriso da Platone nel Filebo 55e ); accetta anche una delle idee
fondamentali di Speusippo, Top. 108a 12 £v TOI ? 7roXu Siecrraai T6 8 potov auvopav ;
in Rhet. Ill 11, 1412a 12 combina le due idee. Ma questi non sono che gli spunti iniziali
per la fondamentale distinzione di PA I. Maggiori particolari su questa interessante
opera sotto, p. 572.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 135
*
4
427
-
[liprj rij? ipiXoaoipia?.
Equivalente a yj 7tepl xcov rrpcoxcov (piXodotpia.
4
RPbL 56, 1958, 206.
, n II fr. 9 Ross , 77, 10-13, mostra che la scienza piu elevata tratta delle ouaioa
Octal, xal axhnjxoi , la seconda della natura .
430
1074 b 9 OEOU ? xa? 7tpcoxa? ounia; elvai , cfr. la conclusione 1075b 36
fipeti; ( ipaptev ) .
431
f j £7U 7) XOU (J.SVY) £7rl(IX7) pa).
136 ARISTOTELE
tato Sull anima si vede che la linea di demarcazione e sempre fra cio che
spetta alia ricerca dei processi concreti e le considerazioni teoretiche. Come
studioso della natura, lo scienziato indaga i processi biologici nell anima,
ma non puo con questo esaurire il tema, perche esistono nell anima dei
processi, che ammettono soltanto una spiegazione filosofica.435
Il problema di un sistema delle scienze teoretiche e discusso da Ari ¬
stotele soprattutto in Epsilon. £ questo un libro composto da frammenti
diversi per stile e contenuto, riuniti forse soltanto dopo la morte di Ari¬
stotele; nel primo e nel quarto capitolo si incontrano note marginali. Il se-
condo capitolo e stilisticamente il piu felice, il terzo, invece, non si adatta
affatto al contesto dal punto di vista stilistico. Non sara errato, percio, dire
che il primo capitolo e uno schizzo casualmente conservatosi ; io lo consi-
dero un abbozzo per una lezione preparata per qualche scopo particolare.436
« Tutte le scienze teoretiche si occupano di ricercare perche qualcosa sta
in un certo modo . Ogni scienza speciale si occupa di un particolare genere di
cose e di fatti , e muove in cio dall assunto che queste cose esistono. Tali scienze
non pongono il problema di qual sia l essere delle cose; muovono , anzi , dalle
cose come esistenti . Si occupano delle proprieta delle cose, e allora o cercano di
far comprendere quel che lo scienziato ha osservato, oppure, mediante argo-
mentazioni teoriche piu o meno cogenti , cercano di venire in chiaro su que-
stioni concernenti il campo di loro competenza. Considerano loro compito pri-
mario per l appunto la spiegazione e la chiarificazione,437 e non gia di dimostrare
che qualcosa esiste ed e un fatto » .
Nella sezione che poi segue Aristotele tenta di distinguere l uno dal-
432
fj 91x00091a fj 7TEpl Ta 7rpt0Ta, O ela, axtvrjTa, )(0) pioTa.
433
Sempre TtpiicoTaxov , anche nelle opere tarde come Epsilon 1 ed EN 1141a 20 .
434
Gamma 3, 1005b 6 7rcpl mior); TY]; ouoEai; fj 7r£ <puxev.
433
6 7rptoToi; 91X600901; 403b 16 .
436
Cfr. sotto, p. 148 , sulla differenza fra testi conservati di Aristotele che rispec-
chiano l andamento della sua ricerca ( 7TEipa ) e altri , che sono scritti a fini didattici .
Epsilon consiste di abbozzi per lezioni destinate ad ascoltatori relativamente poco
esperti della filosofia .
437
- -
A 1025b 15 EX TT) I; Toiaii nj; ayco fric; e interpretato in modi diversi . Io
lo intendo come un indicazione del procedimento tipico delle scienze speciali , come
« introduzione al fatto reale » in contrapposizione ad 47r68ei5 ;, la dimostrazione
deduttiva. Le scienze speciali si occupano dell ov , non dell goTt degli 8vva : cfr.
sotto, p . 688.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 137
I altro i tre campi principal della scienza teoretica definendo i loro oggetti."1*
Fisica e matematica non presentano alcuna difficolta . La prima si occupa
eminentemente del vivente, di quel che e soggetto a mutamento, in breve,
di tutto quel che possiede in se un principio del movimento o del cambia-
mento. Gli esempi concreti citati da Aristotele sono fenomeni che appar-
tengono all anatomia , alia zoologia, alia botanica, e cioe ogni specie di es-
sere vivente.* In secondo luogo, la fisica si occupa di problemi teorici.
In particolare, il fisico indaga in via puramente teoretica la forma esistente,
ma di regola soltanto in quanto essa e unita alia materia.** Intesa in questo
modo, l affermazione di Aristotele concorda con la sua prassi, quale noi
rileviamo in tutte le sue opere. Nell introduzione al primo libro della Fisica
egli quasi si scusa del fatto che la sua esposizione abbia un carattere cosf
teorico, ma « anche coloro che indagano le cose esistenti 441 sono costretti
ad occuparsi dei principi e degli elementi fondamentali del mondo fisico ».
Particolarmente interessante e la discussione di Fisica II 2, le cui parole
conclusive confermano l interpretazione qui esposta.**2
Ma una difficolta reale sorge la dove Aristotele tenta di definire l og-
getto della filosofia prima.*43 Nelle opere che precedono Gamma ed Epsilon,
filosofia prima significa scienza delle archai e delle akinetoi ousiai , vale a di¬
re di cio che non partecipa al processo della natura. Quando pero Aristotele
scriveva il trattato Gamma ed il primo capitolo di Epsilon , aveva trovato
un altro oggetto della filosofia prima , cioe « l essere in quanto e », oweros-
sia il concetto di esistenza. Il principio del movimento e eterno ed immu
tabile e percio divino, se esiste da qualche parte un qualcosa di divino 444
-
454
Cosf anche in Phys. II 7, 198a 29 818 xpEie at TrpaypaxEiai, f ) p£v Trepl dxi -
VTJTOV , f)
di oualai di Lambda.
-
Si 7T£ pt xtvoupivtav p£v dtpOdpxtov S £ , 7 ) Si 7T£ pt xd tp Oapxa, secondo i tre tipi
a Lambda 1074a 31-38 ); De motu 700b 7-9 ( come rinvio a Lambda 6-8). tpuaixl) xal -
8eux£ pa qjtXotrotpla solo in Z 11, 1037a 14. - 7tptoxoe <piX6eroipoe solo DA I 1, 403b 16.
7tpox£ pae tpiXoaoeplae solo GC I 3, 318a 3-6 ( verosimilmente rinvio a Lambda , non al
-
tardo Phys. VIII, come pensa A. Mansion ) . - f ) Tucpl xa OcTa tpiXoaotpla PA I 645a 4;
f ) troipla 7t£ pl x8 dllStov xal x8 OeTov = sapienza filosofica in contrapposizione all etica,
MM. I 35, 1197b 8.
444
1026a 20 cl TOU X8 OETOV uTuapxet .
138 ARISTOTELE
445
Zeta 16, 1040b 18 OUTE TO £V OUTE TO OV IVS XETOCI ouaiav clvai. Percio Kappa
7, 1064a 29 e inesatto; il trattato e opera di un compilatore, cui il pensiero aristotelico
non era troppo familiare. La congettura di CHUNG-HWAN CHEN, « Phronesis » 1961, 58
(l7ri<TTfj|Z7) TOU 6VTO? fj [i£vov xal /coptaT v ) rende la confusione ancor peggiore.
446
Phys . II 7, 198a 30 ( 7rpayptaTeia ) f ) 7repl axivfyrcov.
447
A 1026a 16 7rpd)TT) e spiegato dal precedente TtpoTfpap ajitpoiv ; Aristotele
intende dunque dire che essa e prima in rapporto a matematica e fisica.
448
Phys. II 4, 196a 33 Tii 0 ei6TaTa TCOV tpavcptov.
449
Lambda 9, 1074b 16 TUV ipaivo|z6vtov OeiiraTov.
450
Vedasi sotto, pp. 248, 383, 434.
451
II vou? non b qui nominato; anche il vou? e pero un 0 etov , e il divino in
noi, nonche un oiptar6v.
452
A proposito di questo passo e del secondo oggetto della TOWTT; ipiXoaoipta
vedasi sotto, pp. 669-670.
453
Le parole dEoXoyetv , SEoXoyia, 0 EoX6yo? sono usate in Alfa , Beta, Lambda ,
Ny e Meteor. II sempre per indicare i mitologi, e in prima linea Esiodo, in contrap-
posizione ai ipuaixot. £ istruttivo Ny 4 , 1091a 34, dove Speusippo (TIV £? TUV VUV )
viene paragonato ai deoX6yoi.
454
ris 1961.
Cfr. V. DECARIE, L'objet de la mitapbysique selon Aristote , Montreal Pa - -
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 139
455
£ nota la predilezione di Aristotele per il numero tre.
II
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA
Le opere
La Retorica consta di tre libri, cotnposti da Aristotele in tempi diversi. I libri
I e II, a eccezione di II 23-24, contengono Pars rhetorica vera e propria; rispetto
ad essi, il cap. II 26, fino ad eEXtitpev ( 1403a 33), costituisce un aggiunta, come fe
comune trovare al termine di quasi ogni opera di Aristotele, in misura di una o piu.
I capp. II 23-24 sono stati scritti circa un ventennio dopo; e possibile che essi siano
da identificare con lo scritto, registrato nel catalogo alessandrino con il numero 86,
-
EvfK»ixT)pdt ru)v Siaipfereu; a = Esichio 78. Il terzo libro, Ilepi Xi eux;, si trova nel
catalogo alessandrino al n. 87 ed £ citato anche da Demetrio con questo titolo. Dio-
gene annota che la Retorica aveva due libri,1 Esichio pone al n. 79 Ttepi Xi eux; Ka-
Dapai; a. La Retorica e collegata con lo scritto Ilepi Xfljeux; per mezzo di una for¬
mula di transizione, che a una piu attenta considerazione si rivela opera di un redat-
tore; le parole fitel xpia £<rxlv & 6EL Ttpa flJ.axEufrr)vai TCEpl xiv Xiyov sono tra-
scritte dall introduzione del terzo libro, dove pero xpia ha un altro valore; il successivo
iiifp invece di Ttepi non e aristotelico; non si capisce poi la ragione per cui in questa
ricapitolazione sono citati soltanto gli ultimi capitoli, izapaSdyyM'. ca. ( II 20 ), yvwpuxL
( II 21), ed £vfkinVpaxa ( II 22-24). Le parole Kal SXux; xwv Ttepi ffjv Siavoiav pos
sono essere state tratte dal redattore dalla Poetica 19, 1456a 34, xa pitv ouv Ttepi xf )v
-
Stdvoiav hi XOL; ttepi pqxopiKT)<; KEICDW. Con le parole 88ev x euTcopi')<70[j.ev Kai tlx;
auxa Xutrc[i£v il redattore indica il contenuto del cap. II 26, e finalmente l epilogo
ttepi Xf eax; Kal xd eax; puo essere stato da lui desunto dalla prima frase del terzo
libro. Molto istruttivo e un confronto con cio che Aristotele stesso dice del piano
della sua opera in II 18, 1392a 1-4. La formula di transizione e con ogni probability
opera di Andronico, il quale fuse in un unico complesso quelli che inizialmente erano
due scritti diversi. I capp. II 23-24 inseriti in seguito non possono essere stati scritti
prima del ritorno ad Atene nel 334; II 23, 1399b 12 x4 pexfxEtv XT}; Koivfi <; eipV|V'r)<;
b un allusione all accordo di Corinto del 336, ed e percio il piu tardo dei numerosi
eventi storici databili che sono menzionati nella Retorica.2
Retorica I-II, la vera e propria techne rhltorike e un trattato concluso e ben
1
Come congettura P. MORAUX, Lisles anciennes 103, il trattato puo essere stato
diviso in due libri Sulla base di 12, 1414a 29.
2
II Demostene nominato in II 23, 1397b 7 non puo essere l oratore, come neppure
l omonimo citato in III 4. Ma in II 24, 1401b 32 Aristotele cita il giudizio di Demade:
TT)V AV)|XO<TO£VOI>;
I TtoXtxetav Ttavxctv T&V xax& v aixtav , il che rinvia all eta successiva a
Cheronea. Alla medesima eta rimanda II 23, 1397b 31, dove e citata la legazione a
Tebe poco prima di Cheronea. Caridemo, nominato a II 23, 1399b 2, aveva avuto una
brutta parte nell aifare di Mentore.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 141
costruito; ne sono prova le numerose indicazioni che rinviano a un contenuto sia gia
trattato, sia da trattare.3 Oggi noi giudichiamo un po diversamente le incongruenze che
hanno costituito dei veri rompicapo per gli studiosi, da J. Vahlen fino a F. Solmsen ;
mi devo qui limitare ad alcune osservazioni su uno dei passi piu controversi, vale a
dire la transizione da II 17 a II 18. Sebbene gia un uomo dotto e acuto come
L. Spengel abbia giudicato il passo in modo sostanzialmente esatto, e H. Bonitz abbia
messo in luce la struttura di tali proposizioni a incastro,4 non inconsuete in Aristotele,
si insiste ancora a ritenere che qui ci debba essere una frattura. La proposizione 1391b 9
EffTi 5£ - b 20 rtepi wv (JouXsuovxai e un inserzione parentetica, la cui funzione cor-
risponde a quella di un odierna nota a pife di pagina ; la struttura della transizione e
quindi la seguente: « Poiche tm discorso con cui si vuole persuadere l uditore ha
come scopo quello di provocare una decisione ( perche non si sta ad argomentare su
cio che si sa con certezza )-( 1391b 20 ) e poiche ho parlato del carattere degli ascoltatori
provenienti da diversi strati sociali, mi sembra dunque di aver chiarito come e con
quali mezzi dobbiamo usare argomenti psicologici ed etici ». II significato, in forma
piu concisa, dell inserzione parentetica e questo: « Ogni logos ( discorso o esposizione )
fe destinato a un ascoltatore, a cui si pensa o che e realmente presente, sia esso un
singolo oppure un assemblea. Questo e vero quando si vuole difendere una proposi¬
zione contro un oppositore, e quando ci si presenta davanti a un assemblea con un
discorso di uno dei tre generi, cioe o come consigliere o come awocato o come oratore
ufficiale, perch6 anche colui che ti ammira solo come oratore di apparato ( flewpi<;) e un
giudice della tua arte ». Important sono inoltre le parole di 1391b 27 Xoiiciv rpiv
5IEM)EW itepi xwv KOIVWV . Questa formula in Aristotele 6 indica che egli in quel mo¬
menta comincia l’ultima parte di un esposizione piu estesa. « Se sono stati esposti i
KOIVOI intendo allora parlare dell entimema e dell esempio per portare a compi-
mento il piano iniziale di queste lezioni. »
La Retorica e stata scritta, naturalmente, dopo il Fedro, e certamente anche dopo
gli Analitici e dopo l attuale settimo libro della Fisica;7 a mio parere e stata scritta
3
Cfr. per es. II 18, 1392a 1-4, dove Aristotele parla del piano originario; I 10,
1368b 26, dove rinvia a II 1-9; 1369a 30, che rinvia a II 12-18.
4
Aristot . Studien , Sb. Ak . Wien 42, 1865, 72 sgg. Altri esempi in DURING,
Part. An. 92-93.
5
Le parole 7tepi x£>v xaxa Tag 7roXixEia ;< TJO-OSV, importanti per il corretto inten-
dimento del passo, sono male interpretate in tutte le traduzioni da me consultate.
-
xa xaxa xa? oXi reta? tfih] significa « i caratteri che si presentano nella vita sociale »,
e riassume il contenuto dei capp. 12-17; cfr. 1359b 17; 7tEpl Sxacrxov YEVO? TUV Xoytov
( nella proposizione seguente ) significa « in ognuno dei tre generi ( usuali ) del discorso ».
6
La formula oncsq xa Xoi7td 7rpoa0ivxE;< &m8G>[iev XT)V apxij? trp60 e<Jiv
mostra a sufficienza che il libro III non rientrava nel piano. La medesima espressione si
incontra in An. pr. I 32, 47 a 5 e in Soph. El . 34, 183a 34.
7
£ importante soprattutto I 2, 1358a 25 av yap vxuyTj tipyctic,, passo che pre-
suppone P £7uaTf ) (jL7) d 7to8£ rxxix7] degli Analitici secondi e non semplicemente quello
che Aristotele dice in Top. I 1, 100b 19. La definizione del sillogismo di 1356b 15
xivcov iivxtov cxEpov xi 8ia xauxa aupPaivEiv 7tapd xauxa X(p xauxa Elvat ricorda nel -
lo stesso tempo la definizione di An. pr. 24b 18 e An. post . 94a 21 xivcov ovxcov dtvdyxY]
xoilx elvai. Soltanto in questi due passi si trova una simile formulazione della causa
cognoscendi ; in PA IV 1, 677a 18 Aristotele designa in questo modo il nesso causale
reale. Inline, cio che egli dice in I 4, 1359b 10 della Retorica ricorda An. post . II
23, 68b 9.
Nei passi seguenti vedo delle reminiscenze della Fisica : I 5, 1361b 16 eX ic-oiaic,
142 ARISTOTELE
verso la fine del periodo 360-355; la discussione dell T]5ovT) ( 1369b 33 ss. ) fa apparire
verosimile che sia stata concepita dopo il Filebo . Nella proposizione di I 8, 1366a 21
8i/qKp(3wxai yap bi xoI<; TOXIXIKOU; rapt xofixwv ( cioe le qualita etiche degli uo-
mini ) si vede per lo piu un rinvio alia Politica , e si sono proposti a riscontro III 7-18
e il quarto libro. Questo rinvio sarebbe pero allora un unicum , perche in nessun altra
opera troviamo un riferimento alia Politica , per lo meno nella forma hi xoL; noXtxiKou;.
In Platone e soprattutto nei primi scritti di Aristotele spesso •JtoXmiaf ) significa cio
che noi chiamiamo etica, oppure « problematica della vita associata ». Dal contesto
di I 8 si vede che le parole in questione hanno questo significato: « Abbiamo parlato
qui solo in compendio di problemi etici, mentre con maggior precisione se ne tratta
nelle mie lezioni sull etica ». Cfr. 1359b 17 uitoXeutEt xfi noXixiKf ) lirwxfpTi.
Gli argomenti principali per una datazione alta sono: 1 ) l affinita di linguaggio, con-
tenuto e motivi di pensiero con i Topici , riscontrabile all interno di tutto lo scritto;'
numerosi riferimenti ai Topici , alcuni anche agli Analitici. 2 ) La notizia, convalidata
da molti paralleli, di Cicerone De or . Ill 138-142, la cui fonte e probabilmente Antioco
di Ascalona. Il punto centrale e che nella polemica sullo scopo e sui metodi dell elo-
quenza Aristotele prese posizione contro Isocrate e la sua scuola , e percio fu attaccato
da Cefisodoro.10 Poco tempo dopo la morte di Grillo, il figlio di Senofonte, nella bat-
taglia di Mantinea ( del 362 ), Aristotele pubblico uno scritto ora perduto,11 probabil¬
.
mente in forma di dialogo, col titolo Ilepl pr)x©pt KfK il TpuXo<;. Negli anni immediata-
mente successivi compose diverse opere di retorica e storia della letteratura, di cui
alcune saranno ancora da noi menzionate qui appresso. E probabile che la Retorica
sia stata scritta verso la fine di questo periodo; essa non e il lavoro di un giovane
principiante: e metodologicamente solida e matura nella concezione ; quasi in ogni
pagina poi si vede che l autore ha familiarita con gli avvenimenti storici e con le
causes celebres di Atene.
Un particolare, che per se e di scarso valore, ma conferma gli argomenti per una
datazione alta, si trova in I 2 e in II 4, dove i nomi di Callia e di Socrate sono
usati nell esemplificazione. Ora, nella sala dell Accademia in cui Aristotele teneva le sue
lezioni, si trovavano due dipinti, di cui uno rappresentava la scena del Protagora 335c:
« Quando mi alzai per accomiatarmi, Callia mi prese la mano » ; l altro invece rappre¬
sentava la scena finale del Fedone , con Socrate seduto sul letto.12 « Callia-Socrate » e
.
introdotte per la prima volta in Phys VII 2. - I 10, 1369a 33 |ifjx dccl coq iizi TO
7toX6 jifjxe TexaYixevaj?, distinzione ben nota, per la prima volta in Phys. II 5; cio
che poi Aristotele dice della TU /T) concorda con Phys. II 4, 196b 6. Apparentemente
invece ra raxpa <pti< .v... 86?,EIZ S' av xal fj TU / T) aExla elvoa xciv xotofixuv non concorda
con II 6, 197b 34 8xav yap y£vv)xaE xt Trapa tpuotv , x8x oux dc7ri vr/ rfi etc. Ma nella
Retorica l accento e sulla S6?jx , e pertanto anche a 196a 15 troviamo TOXVTEI; 9 <X<T(V.
- La concezione di fjSovfj e a 1369b 33 sgg. quadra molto bene con Phys. VII
3, 247a 7-8. - I 14, 1374b 28 ivumipxsiv rf; Suvapiet consente l ipotesi che la teoria
di Suvapu? ed Ev£ pyeta fosse gia formulata .
I
Particolarmente chiara nel capitolo II 19. Abbondante materiale si trova nel
commentario di F. DIRLMEIER ai Magna Moralia.
Vedasi in proposito DURING, Biogr. trad ., 305-307, 312-313, 389.
10
Una leggera allusione al fatto e in II 2, 1379a 32-36.
II
Le misere testimonianze in ROSE, fr. 68-69. Il dialogo IIspl rt Eii8v)|io?
offre un altro esempio di una simile gentile dedica alia memoria di una persona appena
scomparsa .
12
Si vedano An. pr. I 27 , 43a 35 , e DURING , Biogr. trad., 371-372.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 143
« Socrate, seduto, vestito di bianco » erano esemplificazioni costanti dei corsi tenuti
all Accademia.
I nomi e gli avvenimenti che sono citati nel testo costituiscono per noi nu-
merosi punti di riferimento cronologici ; c e pero una difScolta, e cioe dobbiamo pre-
supporre che Aristotele, durante gli anni in cui fu attivo presso l Accademia come
studioso e docente, tenne parecchie volte i suoi corsi di retorica ; lezioni sull etica e
sulla retorica facevano certamente parte dei normali programmi di insegnamento del-
l Accademia. Che cosa ci poteva essere di piu naturale del fatto che il conferenziere,
secondo l occasione, inserisse nel corso della lezione un esempio che risultava attuale
per l ascoltatore ? Fra gli avvenimenti storici databili di cui si fa menzione nel corso
della Retorica il piu tardo che si trovi e quello di II 8, 1386a 14 olov AIOTOIHEI T <X
TOXPA xedveum KctTETCpcpih). Ora, questo Diopite comandava le forze ate-
niesi del Chersoneso, e la cadde nel 341; questa notizia, posta nel mezzo di una serie
di svariati esempi, puo benissimo essere stata inserita nel corso della revisione 13 della
Retorica dopo il 335. La notizia di I 12, 1373a 19 olov KaXXnntot; £ 7tokt xa 7tepl
Alwva puo essere stata scritta al piu presto nella seconda meta dell anno 354; natural-
mente anche in questo caso rimane aperta la possibility che l esempio sia stato inserito
quando l avvenimento era di attualita. Chi poi consulti i due passi che abbiamo qui
considerato, trovera che nessuno di questi due esempi e in qualsiasi modo ancorato al
testo. Al di fuori di queste due eccezioni, tutte quante le persone citate in I-II si
possono considerare come note nel periodo 360-355;14 tutti gli avvenimenti storici da ¬
tabili 15 e citati cadono prima del 355. Questo fatto acquista un significato se noi
paragoniamo i numerosi avvenimenti citati in II 23-24 e databili intorno al 340.
Molto notevole e, a mio giudizio, la circostanza che Aristotele in I-II non tratti
mai dell oratoria di Demostene e dei suoi contemporanei, che pure era nuovissima a
paragone di quella di Isocrate e della sua scuola . £ vero che Demostene e Aristotele
si trovavano su posizioni politiche opposte. Da tutti i manuali si apprende che questo
e il motivo per cui Aristotele non cita la fiorente oratoria politica del periodo tra la
guerra olintiaca e Cheronea ; piuttosto si potrebbe indicarne la ragione nel fatto che
egli era assente da Atene in quel periodo. Ma si potrebbe trovare effettivamente vero-
simile che egli abbia scritto dopo il 334 un corso, senza prendere in considerazione lo
svolgimento soprawenuto dopo il 347 circa ? Se noi collochiamo la stesura della
Retorica prima di questo anno, il silenzio su Demostene si spiega da solo, perche
questi allora non era ancora celebre. Per la prima volta, infatti, Demostene si distinse
in tribunale nel processo contro Leptine del 354; ma soltanto nella primavera del 347
consegui una posizione fra i capi del partito antimacedone.
Comunque stia la cosa , l argomento principale a favore di una datazione alta non
e costituito dalle cose che non si trovano nel trattato, ma piuttosto dal suo contenuto,
dalla stretta affinita con i Topici e con Fisica VII, e dalle numerose risonanze di pro-
blemi che erano attuali nell Accademia.
II terzo libro , IlEpl e stato scritto dopo la vera e propria ars rbetorica.
Nell introduzione Aristotele getta uno sguardo retrospettivo sull opera che ha gia
13
Vedasi sotto, p. 147.
14
Cib vale anche per Eubulo ( I 15), Filocrate ( II 3) e Cidia ( II 6 ), che si addu -
cono come argomenti per una datazione tarda.
15
Rimane dubbio soltanto II 20, 1393a 32. Con il Brandis, intenderei il passo
come un allusione ad Artaserse Ochos e ai suoi preparativi per una campagna contro
Cipro nell anno 352 /351. Se questo e giusto, anche questa notizia dovra esser consi-
derata un inserzione posteriore.
144 ARISTOTELE
scritto e spiega poi che cosa rimane ancora da trattare. Gli ultimi tre capitoli, che
sono scritti dawero con grande negligenza, contengono molti rinvii sia ai Topici , sia
a Rhet. I-II. Salta poi subito agli occhi che l introduzione e un abborracciatura ; la
prima parte, fino a 1403a 15, si stacca chiaramente da cio che segue. Aristotele dice
qui di aver trattato in cib che precede dei tre mezzi della persuasione: il riferimento e
alia fondamentale divisione di I 2, 1356a 1 TUV Side TOU X6fou ttopt opcvuv Ttkrtsojv
-rpia EL5T] fe7Ttv, e cioe a cio che costituisce effettivamente il tema principale della
Retorica. Inoltre egli afferma di aver trattato gli entimemi, e precisamente sia quelli
che si possono usare soltanto in un certo contesto (etSt]), sia anche quelli che sono
luoghi comuni ( T6TOI ); i primi li troviamo trattati in I 4-14, gli altri in II 23-24.
Siccome questi ultimi capitoli sono stati scritti dopo il 334, bisogna allora concludere
che anche questa parte dell introduzione e stata scritta non prima di quel tempo.
Non e possibile dare una risposta sicura al problema di quando siano state scritte
le altre parti dell opera ; l opinione dominante e che questo terzo libro della Retorica
sia stato scritto comunque negli anni trenta. Pero uno studio rinnovato dell opera non
conferma questa opinione tradizionale.
Consideriamo innanzi tutto i nomi e gli avvenimenti menzionati nell opera, limi-
tatamente a quanti non risalgano a eta anteriore alia nascita di Aristotele. In questo
rapido sguardo di insieme tralascio tutti i particolari che si possono trovare facilmente
nella RE o in altri manuali. ( Cap. 2 ) Ificrate, prima del 360. Licimnio, menzionato
anche nel Fedro. Brisone, nominato anche nei Topici e negli Analitici. Teodoro, un at -
tore sconosciuto. ( Cap. 3 ) Licofrone, sofista sconosciuto. Alcidamante, un contempo-
raneo, ma piu anziano, difficilmente piu tardo del 360 circa. ( Cap. 4 ) Androzione-Idrieo,
intorno al 357 /6. Teodamante-Archidamo-Eusseno, la pointe di questa storia presup-
pone una situazione nell Accademia. Demostene, in ogni caso non l oratore. Democrate,
noto giS prima del 360 attraverso Iseo Or. 6, 22 negli anni trenta era ancor vivo, un
YEpwv . Antistene-Cefisodoto ( non l oratore ) non dopo il 360. ( Cap. 7 ) Il dialogo plato-
nico Fedro. ( Cap. 9 ) Alessandro di Fere, ucciso nel 358. Rinvio alia Teodetteia, unico
-
in tutto il Corpus , questo scritto costituiva un lavoro preparatorio per la Retorica.
( Cap. 10 ) Leptine, si fece avanti per un’alleanza con Sparta nel 369. Carete-Cefisodoto,
circa il 349 ( ma 1411a 10 allude a un episodio del 357 circa ). Pitolao, sconosciuto.
Mirocle, accusato verso la fine degli anni cinquanta a causa di questioni finanziarie poco
pulite; Aristotele sembra aver avuto questo incidente davanti agli occhi. Anassandride,
l’autore di commedie. Poliuto, sebbene sappiamo di piu dei suoi progetti negli anni
quaranta, pub essere stato benissimo una figura in vista gia intorno al 350. Diogene il
cinico: intorno al 350 aveva circa cinquant’anni. Esione, sconosciuto; sappiamo solo
che piu tardi fece parte del partito antimacedone. Isocrate, citazione letterale dal Fi¬
lippo 12, del 346. Ificrate-Carete, intorno al 355. Licoleone-Cabria, intorno al 366.
( Cap. 11 ) Teodoro di Bisanzio, presente anche nel Fedro 266e e negli Elenchi softstici
183b 29; menzionato anche nella giovanile TEXVWV oxi' jaybs' fl] , fr. 137 ROSE. Isocrate,
citato letteralmente dal Filippo 61; con oupupopwv invece di KGCKWV nel De pace 101.
(Cap. 12 ) Cheremone, Licimnio, contemporanei piu anziani. ( Cap. 13 ) Teodoro-Licim-
nio, come in Fedro 266. ( Cap. 15) Ificrate-Naucrate, fra il 360 e il 350. ( Cap. 16)
Eschine di Sfetto e Cratilo, prima del 360. ( Cap. 17 ) Isocrate, citazione tratta dal De
pace 27 dell’anno 357 /6. Callistrato, intorno al 362. Isocrate, si riferisce al Filippo,
presumibilmente 17-23, dell’anno 346. Inoltre allusione all' Antidosis 141-149, del-
l’anno 353.
In complesso Isocrate e citato nove volte; sebbene Aristotele in altre opere usi
indifferentemente il presente o il passato, sia che ad essere citato sia un vivente oppure
uno dei filosofi antichi, tuttavia bisogna rilevare che nel trattato IlEpl XiijEO*; cita sem-
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 145
pre Isocrate al presente , ad esempio in 1418a 33, mentre in II 23 dice di lui YPOU EV .
Questa rassegna , che vorrebbe essere completa , non contiene quindi nessun nome
e nessun awenimento che debba essere datato piu tardi del 346; inoltre soltanto le
citazioni tratte dal Filippo ci portano oltre il periodo dell Accademia.
Lo sfondo spirituale dell opera non si differenzia da quello dei primi due libri ; le
relazioni con il Fedro , i Topici , la Poetica e la Retorica I-II si notano dovunque. Oltre
ai cinque riferimenti alia Poetica ( o ad un altro scritto sull arte poetica ) si trovano
parecchie consonanze letterali con il testo della Poetica che noi possediamo;14 alcune
espressioni sono difficili da comprendere se assegniamo lo scritto agli anni trenta , ma
si chiariscono facilmente sullo sfondo dell atmosfera spirituale dell Accademia; cost ad
es . 1404a 12 OU8EI<; YEWjj,ETpEiv SiSaffKEi. Era naturale, a quel tempo, esprimere cost
la differenza fra la ricerca della verita e l arte di guadagnare a se gli uditori.17 Interes-
sante b anche 1404a 20 Kivfjtrai; conosco quest accezione del termine soltanto da due
luoghi di opere antiche.18 La definizione di 1408a 29 EK; 8£ xad &c; itoiic; TK; TTJ> f)ty
concorda con Cat . 8b 27 ; similmente Aristotele si esprime in Delta 20 , 1022b 10 e
in Phys. VII 3, 246a 12 e 30 . Un altro esempio di una simile definizione formalie si
-
trova in 1411b 11 T6 yap ITEXETCCV auijEiv a lavlv . Anche la proposizione dtjSii; Kai
14
( Cap . 1) £ palese che con la parola ££»]x7){b) Aristotele introduce una breve
rassegna . Con xaxd ipuaiv si puo confrontare Poet . 1 dp dtpevoi xaxa <p6<nv npcoxov &nb
x£Sv 7rpd> x(ov ; anche i Soph . El . cominciano cosf . Con 6|
t ;£ nporjk&EM cfr . Poet . 4 e 5
6|t ;£ 4TOCTep.v6vdY) . L altrimenti sconosciuto Glaucone e secondo verosimiglianza il me-
desimo che e citato a 1461b 1 . « Registro e ritmo adeguati ad ogni sentimento »
ricorda Poet . 6. L espressione di 1404a 21 6v6 paxa ptipTjptaxa non deve essere intesa
nel senso che Aristotele sia ritornato ora alia concezione sottoposta a critica nel De
interpretatione , e sostenuta da Platone nel Cratilo 423a; Aristotele ha in mente la
teoria della mimesis della Poetica . Le parole sono 6 potd) ptaxa e otjp.alvei xi 1410b 11.
Dionisio ( De comp. 94 ) interpreta il passo in senso assolutamente platonico: cosa
naturale ai suoi tempi , che pero non impegna anche noi . ( Cap . 2 ) Con 1404b 3
ptfjxe xaneivfjv cfr . 1458a 18 . Degno di nota e che a 1404b 35 e 1405b 25 Aristotele
usa 7toteiv ed eu 7toieiv nel significato pregnante di « poetare » , come fa sempre nella
Poetica, per es. xa !v 1451b 30 . Cio che dice della metafora presuppone
7toie
la sua trattazione del tema nella Poetica 1459a 5, e concorda anche con Top . VI 2,
140a 9 . Usa tre volte l espressione 7roteTv x6 7rpaY[ra npb 6[rp.dxa>v, 1405b 12 , cfr .
1455a 23. Con 1404b 12 TJSU xo &aup.aax6v cfr . 1460a 17 . In entrambe le opere tro-
viamo qui combinati due pensieri , e cioe che la metafora ha grande efficacia , e che
l’arte di trovare belle metafore e cuipula? crrjpiEtov. ( Cap. 4 ) pidXr) Apcoi; 1407a 17 e
(
anche in Poet . 21. euauvo7txov 1409b 1 anche in 1451a 4. Una citazione letterale e
1410b 10 x6 ptavO dtvctv 7)86 = 1448b 12-14, anche I 11, 1371b 4 . 81a 7rapaXoytap.6v
1414a 6 come 1460a 20.
17
Top. V 4, 132a 31 e VIII 11 , 161a 35 yetopexpixcii; [texaPL|3 A£eiv . 1404a 11
a7tavxa tpavxaaia xaux iax(v e un’allusione al Gorgia 463c xoXaxcta? p.6ptov ri)v
prjxoptxfjv e 502c cjaxEp S caxai? /apl caSai ( qui invece xal 7tpo? x6v axpoax v ) . Diffi-
cilmente negli anni trenta Aristotele avrebbe usato in questo modo il termine tpavxaata ;
ne e esempio x8 ipatv6p.evov AyaMv ; nel medesimo significato Platone dice nel Sofista
236ac pavxaaxtx j) ( xe/vr; ) .
(
18
My 9, 1086b 3 ixlvrjae Suxpdcxr)? , « diede l’impulso » . Cio che dice il Ross
nel commento al passo non e esatto. A proposito di Empedocle nel fr. 65 ROSE, ripreso
verosimilmente dal Grillo , o da un’altra opera retorica giovanile.
146 ARISTOTELE
19
Due volte, 1408b 27 e 1409a 31. Cfr. Rhys. I 4, 187b 7 xi> dt7retpov f; Uneipov
Syvtdaxoti e III 6, 207a 25. Cfr. anche cio che Aristotele dice sulle cose troppo note
(
sull arte dell esposizione orale , come ci dimostra un confronto con la Retorica di Anassi-
mene. Forse senza averne egli stesso consapevolezza, Aristotele si appropria di mezzi
stilistici che gli sono altrimenti estranei , come 1 impiego dell infinito sempiice nelle
raccomandazioni ;26 usa anche parcamente i imperativo e le apostrofi in seconda persona,
ma questo uso si presenta anche in altri scritti antichi.27
Da questo stato di cose, presentato ora molto sommariamente, risulta la conclu-
-
sione che ii trattato Ilepi Xd rux; appartiene alio stesso periodo della Retorica , e ben
vero che allora dobbiamo supporre che le tre citazioni del Filippo di Isocrate siano state
inserite posteriormente: non si puo eludere questa difficolta ; pero, a mio giudizio, si
incorre in difficolta ancor piu gravi se ci si attiene alia datazione comunemente accettata
( come ho fatto io stesso prima di riconsiderare la questione ). Lo sviluppo dell oratoria
da Isocrate a Demostene fu abbastanza rapido, e a me appare cosa molto inverosimile
che Aristotele, nell Atene degli anni trenta, abbia potuto comporre un trattato secondo
la prospettiva che ci presenta la Retorica a noi pervenuta. Non e invece affatto invero ¬
simile che durante il secondo periodo ateniese egli abbia rivisto, o fatto rivedere, >
suoi precedent lavori sulla retorica, per adattarli al suo insegnamento di allora. Allora
furono scritti a nuovo i capp. II 23-24, e vennero inseriti nella Retorica ; a quel mo¬
menta risale anche la prima parte dell introduzione al trattato Ilepi \i%tosc,; nulla fa
pensare pero che le due opere fossero allora riunite in una sola unita.
Lo sconosciuto Demetrio, autore del trattato Ilepi ippcrpiiia , cita in tre occasioni
con il titolo il Ilepi Xe eax; di Aristotele, e utilizza inoltre in numerosi passi degli
esempi, che aveva tratto da questa opera ; eppure non rivela invece alcuna conoscenza
della Retorica. Ora, il fatto che Demetrio menziona un certo Artemone ,28 editore di una
raccolta di lettere di Aristotele, puo far pensare che egli visse nella prima meta del
primo secolo a .C. Il Regenbogen 29 suppone che Demetrio conoscesse l opera di Aristo ¬
tele solo mediatamerite attraverso Teofrasto; non offre per6 alcun motivo valido a
sostegno di questa ipotesi.
Se Cicerone conoscesse o meno la Retorica di Aristotele nel testa originale, rimane
molto incerto.30 Tornero piu avanti su questo problema, ed anche sul fatto davvero
singolare che la vera Retorica di Aristotele non ebbe alcuna influenza sulle antiche teorie
dell eloquenza.
H. Usener e, sulle sue orme, W. Kroll ritenevano che Cicerone avesse conosciuto
il trattato Ilepi Xi Eto? al piu presto nell anno 46; in una lettera ad Attico si rammarica
di non esser stato presente quando Tirannione aveva dato lettura del suo libro Sulla
prosodia appena compiuto; ora, l Usener e H. Rabe hanno dimostrato che questa opera
non mostra traccia di una conoscenza del Ilept Xd eox;. Pero nell Orator 31 troviamo per
la prima volta una citazione tratta dal Ilepi Xd Eto?; se tutto questo fosse esatto, allora
Cicerone avrebbe conosciuto nel 46 questo trattato. Ma, come ho dimostrato in un
articolo sulla tradizione delle opere di Aristotele,32 anche questo e incerto. Lo stesso
26
-
Per la prima volta a 1407 b 30 rouvopia Adyeiv. In realta, gli infiniti che poi
-
seguono sono epesegetici di rdSe. In Anassimene invece gli infiniti si accompagnano
spesso all imperativo. In Aristotele, l imperativo si trova a 1418a 12.
27
Cost anche in Platone, Ep. VII 342b; vedasi DURING, Protr. B 12, 186.
2!
Si veda DURING, Biogr. trad ., 235 sgg.
27
RE Suppl . VII, articolo Tbeopbrastos.
30
De oral . I 43. Come fa rilevare il REGENBOGEN, RE Suppl. VII, 1522, merita
particolare attenzione l espressione « ostendunt Peripatetici ».
31
192 quod longe Aristoteli videtur secus etc.
32
Notes on the transmission , 38-39.
148 ARISTOTELE
vale anche per De or . Ill 10 latine et plane dicere , dove qualcuno ha voluto vedere una
conoscenza del IIcpi Cio che Gcerone dice della teoria retorica di Aristotele ,
puo averlo benissimo ricavato da manuali ellenistici ; inoltre , ricordava pur qualcosa
di ci6 che aveva udito durante il soggiorno ad Atene e a Rodi . Risultato: non si puo
affatto escluo'ere la possibility che Cicerone conoscesse il Tlspl Xfljewq di Teofrasto
nell originale; non conosceva pero sicuramente la nostra Retorica, ne nella forma dei
due trattati separati, ne in quella di un opera in tre libri . £ Dionisio che per primo cita
la Retorica come un opera in tre libri , e precisamente in due scritti che sono stati
composti dopo il 30 a .C. La nostra Retorica quindi , secondo una verosimiglianza che
confina con la certezza , e stata redatta da Andronico; servendosi di una formula di
transizione alia fine del secondo libro, costui riunf i due trattati in una sola apparente
unita .
Scritti perduti di argomento retorico . Il dialogo Grillo ( Rose fr. 68-69 ), la Teodet-
teia ( fr . 125-135 ),54 la raccolta di materiali Texvtov cuvaYWYi'l ( fr . 136-141 ) .
La Poetica e il dialogo perduto Ilept Ttovqxuiv sono in stretto rapporto. Il dialogo
deve essere stato scritto prima della Poetica , perchd in questa, 15, 1454b 18, Aristotele
si riferisce ad esso. La Poetica non era destinata alia pubblicazione; chi scrive ( o detta )
nella Poetica in quel modo e uno scienziato, che vuole trattare un certo argomento
per proprio uso e senza inutile zavorra . Si tratta di un analisi strettamente teorica ,
come dicono le parole iniziali , itepl TtovqxiKTi? auTTK . Nel dialogo, invece , Aristotele
si rivolgeva ad un pubblico; come dice il titolo, prendeva i poeti come punto di par-
tenza e poneva dei problemi come: « Che cosa caratterizza un poeta , che funzione rico-
pre nella societa , quali specie di poeti si possono distinguere, quali mezzi adoperano? » .
La parola-chiave della Poetica e T £ XVT]. Aristotele tratta diversi generi di itotTgri e
itoirpa , e cerca di chiarire in che cosa consiste l arte di ben poetare, eO itoteiv . Nel
dialogo, invece, sottoponeva ad analisi il poeta, il suo TEXO? e la sua attivita, e cercava
di determinate fino a qual punto si puo parlare di una KOLKLO. e di una Aper/) del poeta.
Questa divisione in ars ed artifex si affermo immediatamente,36 e divenne determinante
per l epoca ellenistica fino ad Orazio.
La Poetica ha rapporti anche con gli Aitopirpcrca OpvqpiKa. J. Vahlen, nei suoi
contributi alia Poetica di Aristotele ( del 1867 ), stabilf che l importante cap. 25 della
Poetica contiene il fondamento teoretico per le analisi degli Aporemata , e H. Hinten-
lang nella sua notevole dissertazione 37 ha ulteriormente sviluppato questa teoria e l ha
dimostrata esatta . Aristotele a'eve aver fondato su un ampia raccolta di materiali i prin-
cipi per giudicare della veracita e del valore etico della poesia che egli afierma contro
Platone nella Poetica. Ed & difficile pensare che questa raccolta fosse altro che gli
Aporemata Homerika. La sola Retorica contiene piu di quaranta citazioni tratte dal-
Vlliade e daR Odissea; l opinione diffusa & pero che quella raccolta di problemi sia
De compos , verb. 25, 198 ed Ep . ad Amm . 8 b> xf ) xp(xfl puj3Aa> rtov zeyyLtv .
33
stata messa insieme in Macedonia, quando Atistotele preparo un edizione dell' Iliade
pet Alessandro. La notizia di un edizione dell Iliade deriva da Onirocrito.3* Se essa fe
storicamente esatta, ci informa soltanto del fatto che Aristotele fece preparare una bella
copia dell Iliade per Alessandro, e che fece una revisione generale di questo testo; ma
nulla ci costringe realmente a considerare questa edizione dell' Iliade come il presup-
posto degli Aporemata.
II dato piu significativo per una cronologia relativa della Poetica e costituito dal
l intima affinita fra la Retorica e la Poetica nel linguaggio, nella terminologia, nel con-
-
tenuto, nella filosofia e nell atmosfera. In entrambe queste opere Aristotele muove diret-
tamente da posizioni platoniche, in entrambe e fortemente influenzato da Platone, ma
difend'e spesso concezioni che sono in contraddizione con quelle di Platone. Mi riservo
di dimostrare particolareggiatamente questa affermazione nel corso della discussione
del contenuto di entrambe le opere; desidero peraltro sottolineare fin d ora che la
Poetica e stata sconvolta da note a margine e piccole aggiunte. A mio giudizio, fe quindi
un’illusione credere che si possa distinguere nettamente la redazione originaria dalle
inserzioni posteriori. Come per le analisi omeriche, gli studiosi sono pervenuti a risul-
tati assolutamente differenti ; ci si deve pertanto limitare alia costatazione che il nucleo
centrale, circa nove decimi a'ell opera, appartiene alio stesso periodo della Retorica.
Diretti riecheggiamenti della Poetica considero I 11, 1371b 4-10 = Poet. 1448b
13, ed anche TOpmfxeiai 1371b 10. Inoltre II 20, 1394a 5 = 1451b 5, vedasi sotto,
p. 167. Molto discusso e stato il rinvio di I 11, 1372a 1 fSufipwxai x pk .
Toiq Ilepi
TOiTitiKTiq. Questo rinvio e, e rimane, l argomento principe per ritenere che Aristotele
.
avesse scritto una IIpayp.aT£ta rapt lrairi'ci Kfjs in due libri.40 Ma non e per nulla esduso
che questa pragmateia in due libri fosse un trattato diverso dalla nostra Poetica. Alcuni
studiosi ritengono che la nostra Poetica sia un ptimo libro, e che resti del secondo li
possediamo nel cosiddetto Tractatus coislinianus ;*1 altri ritengono che la nostra Poetica
abbia costituito il primo libro di quella pragmateia ; altri ancora che questa pragmateia
fosse un trattato indipendente; mentre altri interpretano il rinvio nel senso che Aristo ¬
tele abbia soltanto pensato alle sue osservazioni sparse Tttpi yeXotuv , ma non sia mai
giunto a comporre realmente un trattato a se su questo argomento.
Scritti perduti di storia della letteratura. La letteratura sui cataloghi dei vincitori
dei giochi e le didascalie (fino al 1930 circa ) e comodamente reperibile in Schmidt-
tle s Poetics , « Harv. St . in Cl. Phil. » 28, 1917 , 1; « Fin dal Rinascimento ogni tratta-
zione della Poetica di Aristotele ha discusso e lamentato la perdita di un secondo libro.
Poichd si suppone che questo libro... abbia contenuto una teoria della commedia, la
sua scomparsa, misurata dal valore della teoria aristotelica della tragedia, e un danno
incalcolabile ». La conclusione del MacMahon e questa: « Mentre le condizioni del pro-
blema ci impediscono di avanzare un categorica negazione, possiamo invece asserire,
io credo con sicurezza, che non si danno argomenti sufficienti a sostegno della convin-
zione che questo libro esistesse ».
150 ARISTOTELE
Stahlin, Gesch. d. gr. Lit., I : 2, 51-52. Possediamo tuttora un iscrizione dell anno
334 / 2 contenente un decreto delfico in onote di Atistotele e Callistene.42 £ probabile
che Aristotele, dopo la battaglia di Cheronea, abbia compilato un catalogo dei vincitori
dei Giochi Pitici valendosi dell archivio di Delfi. Scrisse anche una storia dei giochi,
utilizzata da Plutarco nella Vita Solonis 11. Quale forma avessero gli scritti corrispon-
denti sui giochi di Olimpia e sulle Dionisie di Atene, non sappiamo.
nerali e di luoghi comuni, di cui si serve per dimostrare che una cosa
e possibile o impossibile, oppure, quando parla del passato o del futuro,
che cosa e vero o falso e in generale che cosa sta in un rapporto conve-
niente con il fatto in discussione.
Il discorso deliberative.i ( I 4-8 ). Un discorso che si proponga di indi-
rizzare, offrire chiarimenti e consigli, si occupa di cose e di relazioni che
dipendono da circostanze molteplici e che tuttavia hanno un elemento in
comune: esse sono tutte in nostro potere, perche non si discute di cose
che avvengono di necessita in un modo o nell altro, ne di cio che e im ¬
possibile. Un ora tore che desidera dare al suo pubblico dei consigli su
qualche argomento deve avere una perfetta familiarita col tema che tratta ;
e poiche il tema cambia, egli deve disporre di ampie conoscenze in diversi
settori del sapere.
Lo scopo dell esistenza di ogni uomo consiste, in una parola, nella
felicita e in tutto cio che colleghiamo con questo termine; percio ogni di¬
scorso sia di persuasione che di dissuasione ha questo come tema centrale.
La felicita comprende molti elementi: nascita nobile, molti e buoni amici,
ricchezza, molti figli e ben dotati, il raggiungere un’eta avanzata in buona
salute, bell aspetto, corporatura vigorosa, abilita sportiva, buona fama, suc-
cesso nella vita, talento, un buon carattere; percio un oratore che desidera
avere successo deve studiare questo tema, in modo da essere ben infor -
mato sui diversi ideali degli ascoltatori quando si presenta davanti al suo
pubblico.
Deve anche avere un idea chiara di cio che e utile in ogni caso par-
ticolare, perche certo egli vorra sempre offrire ai suoi ascoltatori un con-
siglio da cui essi possano trarre giovamento. Ora , poiche e necessario che
questo sia qualche cosa di buono , l oratore dovra allora avere una conce-
zione approfondita del bene e dell utile.
Buono in senso proprio e cio che noi scegliamo per se stesso e non per
qualche altro scopo che sta oltre esso, perche e un fine ultimo; oltre a
cio, vi sono molte altre cose che noi chiamiamo beni, alcune a buon di-
ritto e altre no. Anche il piacere e un bene, perche tutte le creature ten-
dono ad esso per natura . Percio dobbiamo qui trattare almeno sommaria-
mente del problema di che cosa sia buono o cattivo. Per l oratore e parti-
colarmente importante saper decidere fra due cose quale e migliore o piu
utile. Avere il senso delle proporzioni e la capacita di giudicarle costituisce
anche una qualita importante per l oratore.
Chi ha intenzione di presentarsi in veste di consigliere di questioni
politiche deve, com’e ovvio, avere una buona conoscenza delle diverse for¬
me di costituzione e dei poteri di ogni singola carica e autorita ; deve anche
conoscere lo scopo a cui tende la vita sociale.
Il discorso epidittico (19 ). Poiche il fine del discorso epidittico e quel-
lo di lodare o di hiasimare , l’oratore deve avere ben chiaro che cosa e ono-
revole e che cosa e ignobile, che cosa e la virtu e che cosa il vizio. Pale-
semente, gia la figura morale dell’oratore conta molto, quando egli si pro¬
pone il compito di lodare o hiasimare altre persone; pero non gli occorre
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 153
solo l esperienza pratica della vita, bensi anche la conoscenza di che cosa
e virtu .
Come qualita eccellenti, o virtu, consideriamo la giustizia, il coraggio,
la saggezza, la liberalita, la generosita, la tolleranza, la mitezza, l’intelli-
genza pratica e la sapienza. Quando si vuole lodare o biasimare qualche
cosa, si puo senza rischio trattare come identiche delle qualita affini ; que-
sto presuppone pero che l oratore sia davvero capace di operare delle va-
lutazioni corrette. Deve anche conoscere a perfezione le inclinazioni dei suoi
uditori, in modo da saper lodare quelle qualita che essi particolarmente sti-
mano. Ma innanzi tutto e importante che concentri i suoi sforzi per far
risultare che la persona di cui park ha sempre agito con intenzione, anche
in quelle occasioni in cui ha fatto qualche cosa sotto la pressione delle
circostanze.
Una forma particolare di questa eloquenza e l elogio, che e dedicato
all operato dell intera vita di un uomo.
Indichiamo con il termine di sviluppo o amplificazione un artificio
tecnico che si adatta particolarmente bene al discorso epidittico; esso e
sopra tutto efficace quando si paragona la persona , i cui meriti si vogliono
esaltare, con qualche personaggio storico famoso. Molto utile e anche
considerare il suo contributo in relazione alia comuni ta .
Dunque, in un discorso epidittico particolarmente conveniente e l’am-
plificazione, mentre per il discorso deliberative e l esempio, e in quello giu-
diziario e l entimema.
Il discorso giudiziario ( I 10-15 ). Nel discorso giudiziario l oratore fun-
ge da accusatore o da difensore ; percio dev essere al corrente dei motivi
del misfatto e del carattere dell accusato e delle persone a cui l accusato ha
arrecato danno. Soprattutto deve studiare quale psicologia hanno le persone
che hanno inclinazione a commettere ingiustizia . Commettere ingiustizia si-
gnifica fare intenzionalmente e premeditatamente qualcosa che trasgredisce
la legge e l ordine. L oratore deve saper distinguere un azione intenzionale
da una involontaria ; « intenzionale » poi significa che l accusato ha com-
piuto un’azione consapevolmente e di sua volonta , senza alcuna costri-
zione esterna e , di solito, anche con premeditazione ; le motivazioni del suo
comportamento per lo piu risiedono nella corruzione del carattere e in una
mancanza di autocontrollo.
Si possono distinguere quattro motivi di un’azione intenzionale: l’abi-
tudine, l’avidita, l’ira , la brama , e inoltre tre motivi di un’azione non
intenzionale: la circostanza favorevole, il carattere della persona che agisce
male e la costrizione. Cio che da impulso a un’azione intenzionale, e nello
stesso tempo rappresenta il suo scopo, e buono o apparentemente buono ed
e collegato a una sensazione di piacere o a un’apparente sensazione di
piacere.
Soprattutto importante come motivazione dell’atto ingiusto e che chi
lo compie cerca la soddisfazione di un suo piacere ; ne consegue che l’ora-
tore deve sapere che cosa sono il piacere e la sensazione piacevole, e quali
cose destano il piacere.
154 ARISTOTELE
tone: I 2, 1357a 3-4 ol ou 86V <XVT<XI auvopav contro 265d el? ptav E86av auvopav ,
poiche questo sarebbe il compito dello scienziato; I 5, 1361a 11 respinge l ammirazione
platonica per Sparta ; I 5, 1361b 4 e citato con approvazione Erodico, contro Platone
Fedro 227d e Repubblica 406a; I 9, 1367b 9 e una considerazione alquanto ironica
della xoXaxela platonica .
158 ARISTOTELE
menti. -1355b 10 ou T8 Ticiaai gpyov auT?j; dXX’ ESeTv Ta uraxpxovTa triSava rrepl
£xa <JTov. Nella sostanza Aristotele dice questo gia nei Topici 13 6 pv)Topixo; ou Ttelosi,
ouS’ 6 taTpixi; uyiaaci, poiche caratteristico di entrambi e il fatto ch essi posseggono
una km
T
58
Sia TCOV xoivoiv.
59
Aristotele elogia la capacita di in utramque partem disserere soprattutto in
Top. VIII . Cicerone nel De Or. Ill 80 e in De Fin. V 10 la ammira come Arhtotelius
mos; era appunto questo il metodo che Aristotele usava nei suoi dialoghi.
Cfr. Soph. El. 172a 30-33.
1356a 2 bj Tqi TjS-si TOU liyovTo;, ev T£> TOV dxpoar})V SiaOsivai rroi;, ev auTC~>
TO> X6yo>. Chi ascolta un discorso epidittico e un S eojpo;, che ammira l arte dell ora-
tore, ma non si cura del contenuto.
RETORI CA , POES I A, TRAGEDIA 159
conseguenze che da essa vengono tratte nel terzo capitolo. Per la triparti-
zione dei requisiti dell oratore aveva un modello nel Fedro 271, ma l espo-
sizione ne e indipendente. L oratore deve: 1 ) saper argomentare logica-
mente, 2 ) possedere intelligenza etica e 3 ) intuito psicologico. Naturalmente
dovra anche personalmente possedere un buon carattere, abilita, qualita
eccellenti e un indole amabile.
II secondo requisito offre ad Aristotele l occasione di un interessantis-
simo studio della psicologia degli ascoltatori . Come deve fare l oratore per
conquistarsi gli ascoltatori ?
Ricordiamo che al tempo dei Sofisti , per gli oratori e i politic , la pa-
rola episteme indicava precisamente questo: l arte, cioe, di guadagnare a
se gli uomini. Siccome quest arte non era indirizzata al bene e non serviva
al benessere vero della comunita politica, Socrate e Platone si erano tuttavia
rifiutati bruscamente di considerarla alia stessa stregua della medicina e di
altre arti dirette al bene 'del singolo o della comunita . Ora Aristotele ria-
bilita questa episteme , a patto soltanto pero che il suo scopo sia buono.
Egli porra quindi il problema in questi termini : come dovra l oratore
usare il suo sapere per conquistare a se diversi tipi di ascoltatori ? Il punto
centrale consiste nel saper parlare con i contadini alia maniera loro e con
i dotti in latino, per citare le parole di un poeta svedese. Prima Aristotele
caratterizza ( capitoli 12-14 ) la disposizione interiore di uomini di diversa
eta , poi ( capitoli 15-17 ) quella di uomini appartenenti a diversi ceti so-
ciali.64 Malgrado la schematizzazione teorica dell esposizione, questi capi¬
toli testimoniano della conoscenza dell umanita e dell acume psicologico
dello scrittore. Al di la dell enumerazione schematica, sta sempre la sua
convinzione che il meglio si deve trovare a meta strada fra gli estremi.
A titolo di esempio, vogliamo segnalare i seguenti tratti dalla sua analisi
psicologica degli uomini che invecchiano : sono per lo piu disillusi, scetti-
ci, pronti alia critica , sospettosi , freddi, gretti, tirchi, disposti a prono-
sticare il male e percio vili e preoccupati della morte vicina, egoisti, rivolti
piu al passato remoto che al futuro, chiacchieroniSi e voluto trarre da
questa impressionante valutazione dei vecchi ateniesi la conclusione che
Aristotele abbia qui scritto sulla base della sua personale esperienza di
vecchio. Ora, a parte il fatto che non si puo pensare tanto facilmente che
qualcuno dipinga se stesso con tinte cosi fosche, quest opinione e vera-
mente insensata. Innanzi tutto, infatti, Aristotele personalmente non rag-
giunse un eta molto avanzata , e in secondo luogo il lettore attento di que-
II 1 , 1378a 8 <pp6vY) <Ti? apex/] eiivoia .
43
Soph. 223b Av ptoTro rjpta .
44
Cfr. II 18, 1391b 20.
45
Cio si puo ricavare soltanto indirettamente dall esposizione di Aristotele , poi-
che la dottrina della peoiTT]? non compare come un principio espressamente formulate.
Cfr . I 9, 1367a 32 - b 1 .
44 _
II 13 : ra 7tXetco <paiSXa xtov Trpaypaxtov , Trayltop ou8£v , xaxofj ctp , xayu 7roirxot ,
<ptXou(Ttv top pudY) CTOvxcp xal pUCTOutnv &> c, 9 tXf ) CT0vxcp, pixp6 t)A>xoi , iveXcullepot , Trpocpo-
Pn)xtxoi , ini xfj xeXeuxaia vjpfpa , <ptXauxot paXXov 8cT, x?) pvfjpy) , aJoXcayJa .
160 ARISTOTELE
sto capitolo si accorge che Aristotele riserva tutto il suo entusiasmo per
la descrizione dei pregi dei giovani; tuttavia egli trova il suo ascoltatore
ideale fra gli akmazontes , coloro che sono nel fiore dell eta. Senza sotto-
valutare l acume psicologico di Aristotele, si deve pero costatare che questi
piacevolissimi capitoli sono costruiti su uno schema ; ci si accorge, cioe, fa-
cilmente che ogni qualita apprezzabile dei giovani ha il suo opposto in
una qualita riprovevole dei vecchi. Aristotele poneva la akme fra i trenta
e i trentacinque anni d eta, ed egli stesso raggiungeva la sua akme proprio
quando scriveva queste pagine. Ma egli aggiunge, proprio al modo di
Platone,67 che do vale soltanto per il corpo, poiche l anima raggiunge la sua
completa maturita quando l uomo compie quarantanove anni.68
In seguito Aristotele discute l influenza delle circostanze esteriori del¬
la vita. Si pensa, per esempio, che la nobilta di nascita dia la garanzia per
avere un buon carattere ; « ma siamo abituati a vedere che la gente si la-
scia sempre un po abbindolare » . Da quel che segue traspare il disprezzo
verso la massa proprio di chi appartiene all aristocrazia dell intelligenza :
le persone in vista dell Accademia, con Platone alia testa, costituivano una
elite, le cui idee non erano certo quelle dell Ateniese comune. £ interessan-
te il fatto che Aristotele offra una risposta del tutto diversa da quella di
Platone al problema del perche gli uomini eminenti hanno cost di rado
dei figli che a loro volta diventino persone eminenti; infatti Aristotele pa-
ragona il ricambio delle generazioni al ciclo della natura.6 Bisogna poi co¬
statare prosegue ancora che le persone di elevata posizione sociale,
se hanno un cattivo carattere, compiono ingiustizia in misura superiore alia
gente comune. Le persone appartenenti a ceti sociali elevati, poi, sono an-
che piu timorate di dio, e la fiducia che ripongono in dio e una conse-
guenza dell abbondanza dei beni della vita che il caso ha offerto loro di
godere.71
L esigenza dell intuito psicologico passa quasi inosservata dopo Ari¬
stotele. Tali sono le osservazioni di Aristotele sulla psicologia degli ascol-
tatori; ritorniamo ora all introduzione in cui egli descrive i tre mezzi della
persuasione. Poiche la retorica presuppone una buona conoscenza dei co-
stumi, della virtu e del carattere, essa e contemporaneamente un ramo 72
67
Repubblica 460e, Leggi 721b.
II 14, 1390b 11. Lo sfondo e dato dalla teoria del numero 7, secondo cui ogni
sette anni l uomo subisce un mutamento e raggiunge la maturita in un eta corrispon -
dente a 7 x 7 anni. Anche in Pol. VII 16.
69
1390b 25 <popdc yap T1? £cmv bt TOIC, ycveaiv. La metafora seguente mostra
che cosa qui significhi (popa : il raccolto risulta talvolta buono, talvolta cattivo. Balza
agli occhi la dipendenza dal Menone 93-94. Cio che qui dice, Aristotele lo aveva trat-
tato piu dettagliatamente in un opera perduta IIcpl EuyEveta?.
pi >tpa8oa) Tat - fi.EYaXd(8i >toi. Come le Etiche , la Retorica e ricca di parole
70
coniate da Aristotele.
71
Era tutto cio detto ironicamente ? Del tutto altrimenti pensa Epicuro secondo
Lucrezio III 53: multoque in rebus acerbis acrius advertunt animos ad religionem.
71
1356a 25 rozpaipu , piu comunemente rrapacpuac;, una metafora botanica che
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 161
della dialettica e dell etica. Anche nella sua esecuzione tecnica la retorica
e una copia della dialettica ( homoidma )\ come la dialettica, infatti, porta
le sue prove servendosi di induzioni o conclusioni, cosi la retorica lo fa
valendosi di esempi ed entimemi. La retorica in generale ha che fare con
oggetti di discussione. Ora, i giudici e gli altri ascoltatori sono persone
semplici, che non sono avvezze a seguire un argomentazione che si serva
di nessi conclusivi molto stretti ; percio il metodo di gran lunga piu adatto
per l oratore e quello di trarre le sue conclusioni da luoghi comuni, topoi.
Sicche uno dei pilastri della retorica aristotelica e costituito dal possesso
di una grande provvista di tali luoghi comuni, che in ogni momento pos-
sano essere impiegati nell occasione opportuna. L altro cardine, come ab-
biamo detto, e costituito da un buon intuito psicologico della natura umana,
che rende possibile all oratore di prevedere di volta in volta la reazioni del
pubblico.
pixpou cXXei7rci ; e cio che Cicerone dice a II 211 della misericordia ricoida II 8,
1385b 14-15. In Or. 128 troviamo un breve accenno, quod Graeci Tjlhxov vocant el
7raSir]Tix <5v . Si afferma nei commentari che Oe Or . II 115 proverebbe che Cicerone ha
direttamente usato la Retorica di Aristotele: il che e quanto meno esagerato. II 152
mostra che conosceva i Topici , cosa ovvia anche senza questo passo, dato cio che
scrive in Top. I 1.
76
captatio benevoletiliae.
77
£ <po8os, insinuatio.
78
38de, commiseratio. La piu tarda dottrina degli affetti aveva dunque una base
completamente diversa da quella di Aristotele.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 163
ultimi quattro casi esiste una responsabilita nel fatto. I moventi sono co-
stituiti dal piacere o dal godimento, e questi sono quindi discussi come
cause dell’ingiustizia .90 Segue poi una trattazione,91 estremamente interes-
sante, del problema : « qual e la costituzione psicologica delle persone che
hanno un inclinazione a fare ingiustizia ? ». Troviamo qui una distinzione
dapprima dei casi in cui le circostanze esterne favoriscono il realizzarsi
dell ingiustizia, e poi dei casi in cui decisiva e la persona morale. In tutti
i tipi di uomini qui discussi da Aristotele c’e la ferma convinzione di riu-
scire a non farsi scoprire ; alcuni ripongono la loro fiducia nella propria
pratica oratoria , altri nell’astuzia di avvocati e azzeccagarbugli, altri an-
cora nella propria ricchezza e nel proprio ascendente nei circoli politici.
L intero capitolo costituisce un acuto studio della psicologia criminale,
sebbene si occupi in gran parte di azioni che noi qualificheremmo come
riprovevoli piu sotto il profilo morale che sotto quello giuridico. Non
sono personalmente un competente di criminologia , ma un amico esperto
in questa materia mi assicura di non aver mai udito, o letto, da alcuna
parte che gia Aristotele avesse scritto di psicologia criminale. Anche cio
che attualmente si fa passare per una scienza interamente nuova, la psi¬
cologia degli ascoltatori, e gia stato discusso da Platone e in modo par-
ticolarmente approfondito da Aristotele. La tradizione antica successiva
ad Aristotele ci ha assuefatti a pensare che un trattato di retorica possa
esporre le cose soltanto da un punto di vista arido e formale, piu o meno
al modo di Ermagora ; la conseguenza ne e che ancor oggi la Retorica di
Aristotele e poco letta e scarsamente apprezzata dagli espositori della
sua filosofia.
Il secondo libro puo essere considerato una rielaborazione sistema-
tica di tre idee sviluppate da Platone nel Fedro ( 271 ). 1 ) Innanzi tutto
occorre studiare con grande esattezza la vita psichica degli uomini e giun-
gere a chiarire se la vita psichica costituisce un’ unita , oppure se la si
puo scomporre in diverse parti indipendenti l una dall altra . 2 ) In se¬
condo luogo bisogna chiarire in qual modo l anima puo compiere un’azio-
ne o essere oggetto di un azione, ossia detto in altri termini come
l anima si comporta in quanto soggetto e in quanto oggetto.93 3 ) In terzo
luogo l’oratore, dopo aver studiato sia i generi dell’eloquenza , sia la di-
sposizione psicologica tanto dell’uditorio quanto dell’oratore , deve colle-
gare i diversi generi dell’eloquenza all’atteggiamento psicologico degli
ascoltatori , che a essi si adatta . Deve anche mostrare perche alcuni ascol¬
tatori si lasciano fortemente influenzare da un certo tipo di eloquenza ,
mentre altri no.” £ tuttavia caratteristico di Platone il fatto ch’egli lasci
90
I 10-11, cfr. sotto, p. 174.
91
I 12, ispirata dalla discussione sull’anima del Fedro.
92
271a Ttptofov nioji Axpt (3e£a yp&tyei TE xal Ttoi7)aei t]>ux7)v tSeiv, roSxepov £v xal
8(JLOIOV 7rl <poxev 1) xaxa poptpTjv noXueiSkq. Vedasi DIRLMEIER , MM 300.
93
8T( > TI TOteiv 9] TtaHelv 'mb TOO 7r£ q)uxEv.
J
94
Tptxov 8k Sr) , Siaxa dtpevo? xa X6yo>v TE xal y£v7) xal xa xooxcov TtaOT)
166 ARISTOTELE
I due mezzi di prova, che possono essere utilizzati in ogni tipo di argo-
mentazione, sono 1 esempio e 1 entimema ; 1 uno e paragonato da Aristo-
tele all « approccio », epagoge , 1 altro al procedimento deduttivo nella
dimostrazione scientifica ; la funzione sia dell esempio che dell entimema
consiste nel suggerire all ascoltatore la convinzione ( vale a dire nel « con-
durlo » ) per trarre da solo la conclusione desiderata a partire dall ugua-
glianza di due fatti dati: « Dobbiamo ora impedire al Re di occupare
1 Egitto, perche Dario non pose mano alia conquista della Grecia prima
di aver occupato PEgitto ». La favola e un eccellente esempio da usare,
e quando si abbia una formazione filosofica,106 e si sia quindi in grado di
afferrare cio che e effettivamente analogo, e allora facile trovare da soli
favole adatte. Se si vuole invece rafforzare un asserzione di carattere ge-
nerale, un felice espediente e allora costituito dalla massima, gnome ,
quanto piu vigorosa e succosa , tanto piu efficace, perche all ascoltatore
piace sentire qualcosa che anch egli e solito dire. Considerata sotto il pro-
filo logico, una massima e la premessa di un’entimema , ma priva della
conclusione, e questo tipo e da preferire. Fra i numerosi esempi addotti,
questom e particolarmente interessante:
Nessun uomo intelligente deve educare i suoi figli a una eccessiva eru-
dizione .
Infatti, senza contare la loro propensione all ozio, dovranno provare I' in-
vidia piu fiera dei concittadini .
Quando Euripide scrisse ironicamente questi versi , aveva in mente
la contemporanea persecuzione dei Sofisti ; Aristotele li cita perche Iso¬
crate e la sua scuola accusavano i filosofi dell Accademia di argia , cioe di
inerzia e di oziosita.1 L oratore, dice Aristotele, puo citare come massima
i primi due versi : « Nessun uomo di senno fara mai educare i suoi figli
dai Sofisti ». Ma, se cita ancora i due versi successivi, presentera allora
anche il motivo della sua decisione, e percio 1 insieme diventa un enthy-
mema , vale a dire un argomento, che induce 1 ascoltatore a prendere la
stessa risoluzione.
102
1392a 12 EE T6 fipotov Suvariv xal T6 o|roiov cfr . Top . I 17 e Delta 11 .
Top. VI 1 , 139b 8.
104
Indicata con ouvavaEpect?.
105
Cat . lib 27 £ma-nfj|jiy) - £mon)T6v , A 9, 990b 11- 15; lo sfondo e dato da
Repubblica 479a-480a , Timeo 51d-52a.
106
1394a 5 (E>a6v icrtv fot <ptXooo9Ea? dovrebbe essere confrontato con Poet . 1451b
5, al fine di comprendere correttamente entrambi i passi . Cfr. anche sotto, p. 189. Il
principio che e a fondamento di tutti questi topoi , 1 opotov o il xoiviv opav ( An . pr .
II 13 e Top . I 18 ), fu formulato da Speusippo, vedasi sopra , p. 97 .
m Medea 294-297 ; II 21 , 1394a 29.
Un buon riassunto della questione nel commento di E. DODDS al Gorgia 484c,
272; cfr . DURING, Protr ., 33 sgg.
168 ARISTOTELE
lw
I 1, 1355a 6. Quando F. Solmsen scrisse, nel 1929, il suo libro sullo sviluppo
della logica e della retorica di Aristotele, ritenne di poter accertare, sulla base di sup-
poste contraddizioni nella discussione degli enthymemata , diversi strati compositivi nella
Retorica , che avrebbero dovuto corrispondere agli strati da lui scoperti nelle opere
logiche.
"111° Cfr. An. pr. II 27.
Ancora un eco del Gorgia 484d.
112
II testo scritto piu recentemente comincia a II 22, 1397a 1 gxt 8 iEXXov rpAxov.
Il testo antico ricomincia con il cap. 25. Qui, a 1402b 12, Aristotele riassume brevemente
cio che aveva detto in I 2 a proposito della divisione degli entimemi; seguono anche
brevi rinvii ad An. pr. II 27 e a Top. I 3. Tutto cio distacca anche formalmente dal
contesto i capitoli inseriti in seguito.
m 7
tapa (rr] paiv6 pevot significa che Aristotele intende dare una descrizione sup¬
plemental dell entimema . Cost nei Topici I 14, 105b 16 dice: « annotare le opinioni
di pensatori diversi come esempi supplementari di proposizioni generali ». La parola
7tapdt (rr)( jia in Soph. El. 20, 177b 6 indica le notazioni prosodiche, con cui al tempo di
Aristotele si comincio a « completare » il testo scritto.
114
1400b 28-33 apa eEprjpivcov yvtopl etv.
115
C.A. BRANDIS, « Philologus » 4 ( 1849 ) e E.M. COPE, Introduction ( 1867 ), e
inoltre nel suo commentario. In Ep. ad Amm. 12, 747 Dionisio di Alicarnasso cita 1397 a
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 169
111
I 9, 1366a 33. La discussione fondamentale e in I 6, 1362a 21 - 1362b 27. La
distinzione si trova in Platone nell introduzione al secondo libro della Repubblica,
357bc, e trasposta sul piano ontologico in Soph. 255c: TMV SVT&JV xi [ jiv aux<x xaf >
auTa xa 81: 7tpbe, fiXXa. Gia nell opera sulle idee Aristotele aveva avanzato contro Platone
quest argomento; lo riprendera poi in Alfa 9, 990b 16-17. Si veda S. MANSION, « Rev .
philos. de Louvain » 47, 1949, 181-186. - Nei Topici i passi rilevanti sono 126b 4-6
xa 8t auxa xlpta alpexa, 149b 31-36 ( con il medesimo concetto ), 153b 38 xi (5> <p £-
Xtpov 7totY) xixiv AyaO ou. Cfr . anche Protr . B 82 DURING ( fr. 14 WALZER-ROSS ).
122
L espressione abituale e taxaxat 7tou ; logicamente e questo l inizio, Apyf ] ,
e dunque il principio ultimo che si puo trovare. Cfr. Fedone 107b ou8£v 7tepaix£ pio.
In 1364a 7-8 ci si imbatte nel noto argomento della auvavodpeai?.
123
I 6, 1362a 15-21. Tutti questi concetti sono giS stati formulati da Platone,
anche quello di onpiXipov ( Repubblica 357bc ), di crai ov xal oxpeXouv ( 608e ), come
nei Topici 153b 38. In Aristotele si trova piu volte 7toa)Ttx6v xal <puXoomx 6v , in Top.
149b 33 invece aio<mx6v, e 7topumxYj Rhet. 1366a 37. In Platone, come osserva il
Dodds, Gorgia 499e h la prima inequivocabile testimonianza di T &IOQ nel significato
di « fine e insieme inizio delle nostre azioni ». Platone vi si avvicina molto nell £«//-
demo 278e-282d.
124
1360b 14 eujrpa ta ptex apexi]<; 3) auxapxeta cfr . EN 1097b 5-7. Co -
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 171
« per natura buono »,lls ma non nel senso dei primi Sofisti, che muovevano
dall opposizione physis - nomos ; Aristotele intende il bene che si riceve in
dono dalla natura,126 o anche il bene che tutti hanno in comune. Piu tardi ,
quando usera la parola arete soltanto nel senso di « eccellenza dell anima »,
vale a dire di virtu intellettuale o morale, dira che nessuno e buono op-
pure saggio per natura .127
La naturale conseguenza di questa concezione del vero bene e che
soltanto il phronimos , l uomo saggio, che ha raggiunto il piu alto grado
accessibile all uomo del vigore spirituale e dell esperienza di vita , sa
rettamente giudicare cio che e buono o cattivo. * La scienza del phroni¬
12
mos e di maggiore dignita delle altre, perche quanto piu e alto l oggetto
della conoscenza, tanto piu nobile e elevata e questa conoscenza . Ora
archikos significa, per un verso, « piu elevato in dignita o in rango »,
per l altro « autorevole, capace di comandare » ; servendosi dell ambiva-
lenza di questo termine, Aristotele getta un ponte fra la conoscenza teo-
retica e speculativa del vero bene, cioe la conoscenza del fine, e la facolta
di decidere in una situazione concreta cio che e eticamente buono e giusto.
Soltanto quando una tale decisione e riuscita si puo valutare eticamente
un azione.12 Si ha qui buona ragione di affermare che Aristotele ha ormai
formulato la dottrina della proairesis , ed ha con questo introdotto una
distinzione assai importante per la storia dell etica ; e il punto di par-
tenza fu dato dalla discussione di quale fra due cose sia piu degna di
essere scelta , dunque dal topos del « piu-meno ».150
Nella determinazione delle virtu e dei pregi della vita, fondamentale
e la distinzione introdotta da Socrate e da Platone ,131 cioe che il bene e
o qualcosa che risiede nell anima degli uomini, oppure ne sta fuori , e,
me nel Protrettico B 93-95 Aristotele park di pipy) x/) ? eu8atpov £a?, e come in B 21
i beni vengono divisi in xa x b> auxto xal xa EXT8? ayaOa .
125
1366b 38, cfr . 1365a 29 x& auxoqjuE , 1373b 7 <pua£i xotv&v 8£xaiov .
126
Come Platone dice nel Menone 100b: fleEa po £ pa rrapayiyvop vv) fjpiv <pa £ve-
Tai f ) dtpc rr).
122
EN II 4, 1106a 9 ; VI 12, 1143b 6.
,2* 1362 a 24-27, cfr. 1363b 14 6 vouv av xal ppdvyoiv Xa (36vxa IXotxo , e 1364b 16
<1>S Sv '/ } imrjzrjiirj xal 7] tppivrjcsiq etKot. La formulazione piu pregnante di questa idea
si trova nel Protrettico B 39 xavd>v 6 <pp 6vi[io<;. Nel Teeteto 178 Platone park del-
l uomo che ha TO xptxyptov hi auxco. - 1371b 26-27 apytxov xi ippovetv = Protr. B 59.
Si ha dunque gia qui la concezione enunciata in Alfa 2 , che la vera scienza e
dipnoicox6pa ; cfr. 1364b 7-11.
129
1374a 11 EV xfj npoxipiaei r) pox pla , 1366a 14 e 1395b 14 xa fjfb) ipavepa
xaxa xv)M 7rpoa £ pemv. Cfr. Top. 145b 36 8£xato? paXXov 6 rcpoaipoupEvo?, e Phys. II
5, 196b 18. Il termine non si trova in Platone.
(xaXXov- xxov. Top. Ill 2-3 mostra come il problema fosse discusso nell Ac-
130
cademia . Molto simile b Rhet . I 7, che anche stilisticamente ricorda il linguaggio dei
Topici. Nel catalogo delle opere, al numero 53, e citato un trattato IlEpl TOO (3EXT£OVO?
che e andato perduto.
151
Repubblica 618d xa 7repl iuxf ]v-xa 4it £xx7]xa.
172 ARISTOTELE
1J
* 1374b 13-24. Il termine 4mcix£? in I 13, 1374a 26, e anche Top. VI 3, 141a
15-19. Il concetto non ha in Platone importanza alcuna .
139
EN X 2, 1172b 13.
140
EN 1152b 15 6 <pp6vipo? T£> 4Xu 7tov Sttoxei, ou 1]SU.
141
La parola chiave del Filebo e xpam?.
174 ARISTOTELE
tele scrisse questa frase, la definizione del piacere fu libera da ogni rap-
porto di dipendenza dalla sensazione del piacere fisico, e percio scom-
parve anche il motivo della ricomposizione dell armonia del corpo."
E dunque un dato di fatto che Aristotele nella Retorica prende a
fondamento dell argomentazione una definizione del piacere che rifiuta in
tutte le tre Etiche ; nei Magna Moralia la rifiuta con una prudente restri-
zione , nelI Etica Eudemia gia piu decisamente, nelYEtica Nicomachea,150
infine, con ogni risolutezza ; dunque nel lasso di tempo che intercorre
fra i Topici , la Retorica e I Etica Nicomachea , scritta trent anni dopo,
aveva progressivamente modificato la sua concezione della natura del
piacere.151
La sicurezza con cui Aristotele nelYEtica Nicomachea caratterizza in
poche parole gli ideali, gli uomini e le situazioni sociali e stata a ragione
spesso lodata; meno noto e invece che le osservazioni di psicologia e di
etica sociale contenute nella Retorica sono dello stesso tipo; naturalmen-
te, molto di cio che noi consideriamo originalmente aristotelico appartiene
invece al repertorio tradizionale dell Accademia . La circostanza che si
posseggano tante esposizioni di problemi etici di mano di Aristotele ci
mette spesso in grado di stabilire che un certo argomento e tradizionale.
Cost si legge per esempio in I 11 che « tutto cio che facciamo per costri-
zione e sempre accompagnato da pena », parole cui segue un verso di
Eveno ; con o senza la citazione di Eveno, la stessa affermazione si ritrova
ancora in altre tre opere.153
luogo di atat> r;T7] avc ( j.7r6StdTo? ; cosi anche nel Protrettico B 87 DURING.
,w Per riemergere poi con Epicuro.
150
MM II 7, 1204b 6 ou n&a<x TjSovf ) ycvcat? " TJ yap omo TOU cwpctv TjSovi)
yevouivr) oux £ <m yEvcoi? ; EE VI = EN VII , 1154b 27 TJSOVY) ptaXXov cv TjpEptta ECTTLV
T| hi xivYjaet ; EN X 4 , 1174 b 10 ou xaXtop Xiyouat ( Leggi 896c-897a ) KIVYJCTIV r; ycvsa. 'v
rijv TJ &OWJV.
151
Un parallelo e offerto dalla fondazione fisiologica delle apcxal y.al y.axtat in
Phys. VII 3, 247a 6-19. L idea non ricorre piu nelle opere posteriori.
152
Particolarmente ricchi di eccellenti giudizi e definizioni sono i capp. I 5 e I 9.
Cito ad esempio soltanto la caratterizzazione del gentleman cXcu pou T6 pci) irpop &XXov
quella delle piu belle quality di una lady awcppomivr] xai. cptXcpyia dcvcu
-
dvcXeu cpta?, e di una coppia di innamorati rrotouv rc? TI ( poesie d amore ) act spl
TOU cpcopi£vou yaipouatu .
153
MM 1188a 2 ( senza citazione ), Delta 1015a 28 ( con citazione ), EE 1223a 30
( con citazione ).
15
396b TI cTSop XC EO)? TE y.al Suiyrjascop.
176 ARISTOTELE
originariamente il poeta stesso agiva da attore, ma questo ormai non avviene piu
da molto tempo. La stessa via deve essere seguita dall eloquenza ; come Glaucone
stabilf le tegole per la recitazione pubblica di opere poetiche, cosi ora bisogna
fare lo stesso per l eloquenza . Innanzi tutto occorre studiare tre fondamentali
problemi: la forza e l’intensita della voce, l intonazione e la melodiosita del
linguaggio e il ritmo.15* L oratore deve sapere come adattare la voce nel modo
migliore alle situazioni emotive che di volta in volta si presentano.
Quanto alle rappresentazioni drammatiche, oggi la bravura degli attori
supera quella dei poeti, e la stessa cosa accade anche nell eloquenza: chi sa scri-
vere con abilita un discorso, non sempre e ugualmente bravo nel pronunciarlo.
Siccome la vita politica a causa dell involuzione degli ascoltatori b degenerata,
oggi l arte del porgere e piu importante che una volta ; nessuno pero ha ancor
scritto un introduzione all arte del porgere, perche questo argomento veniva
considerato a ragione volgare.155 Se pero si desidera insegnare come si rende effi-
cace un discorso, e allora nella natura della cosa che si debba parlare dell arte
di presentarlo, non perche quest arte sia buona, ma perche e necessaria. Come
nell insegnamento scientifico, anche nell eloquenza l elemento veramente di pri-
mo piano dovrebbe essere costituito dall esposizione oggettiva; perd anche nel-
l insegnamento ha una certa importanza la forma in cui si presenta la lezione,1*1
perche anche il maestro tende a destare una certa impressione negli ascoltatori.
Soltanto ci si dovrebbe guardare dall’attribuire troppa importanza all arte del
porgere, e meno che mai se si insegna geometria
Ritorneremo ancora sulla portata di questa distinzione fra l esposi-
zione retorica e quella scientifica .
« £ quindi necessario che l’oratore assimili qualche elemento di recitazione,
come giS aveva detto Trasimaco. Ora, l’arte degli attori si fonda piu sulle qualita
naturali che su una tecnica, ma la capacita di ben usare il linguaggio b una
tecnica. Percio ci sono attori, come anche oratori, che riescono a riportare il
premio negli agoni, senza dire nulla che abbia oggettivamente una qualche impor¬
tanza. Cosi esistono oggi anche discorsi scritti 143 che devono la loro efEcacia assai
piu alia forma linguistica che al contenuto di pensiero.
1!
* p£y&&oe, T6VOI e apfiovia, puAfioi. Concorda di fatto con Platone, Repubblica
-
396e 400b. Cfr. Poet. 1449b 34 sgg. Come Platone, Aristotele sottolinea il fatto che
l’oratore dovrebbe modular la voce 7tpie Ixaaxov TZ&SOQ .
m Quando si leggono Platone ed Aristotele si e spesso costretti a ricordare quale
abisso dividesse Velite intellettuale dal resto della societa. Socrate esprimeva l’opposizione
con le parole 6 l7ricTfjptov-ol 7roXXot , Platone con XstiAepoe - aveXstiOepo? oppure
Pdtvauoo?, Aristotele per lo piu con ya.p [ ac, - (pop nx'ic; oppure a7ratScuxoe. Sia pur con
note mutate, e in sostanza il medesimo atteggiamento che incontriamo nell’episodio
di Tersite. In questo capitolo, Aristotele difende lo studio dell’arte del porgere con
termini che ricordano la sua giustificazione degli studi di biologia in PA I 5 .
° Nello sfondo e l’aspra condanna platonica, condensata nella parola xoXaxcla.
In ugual modo Aristotele difende contro Platone l’intera oratoria in Rhet. I 1; cfr.
per es. il suo realistico punto di vista in 1355a 20 sgg.
161
Cfr. Alfa 1 , 981b 7 , e la testimonianza di Aristosseno in DURING , Biogr. trad .
T 53 b, 357-360 .
* Si intende meglio questa pitoxia se si ammette che queste parole siano rivolte
a un pubblico di giovani uditori nell’Accademia .
163
1404a 18 ypa (p6 pevoL X6yot. Come dice a 1414a 17, cio vale soprattutto per
178 ARISTOTELE
egli pensava a cio che noi chiamiamo prosa d arte o prosa letteraria : e
desiderava separarla da un lato dal linguaggio di tutti i giorni, dall altro
dal linguaggio della poesia. Risulta da tutto il contesto che Aristotele pen¬
sava in quel momento anche agli eccessi della retorica gorgiana .
« Non bisogna mai parlare in modo tale che sia la forma da sola ad atti-
rare su di se l attenzione; se a'ico che il linguaggio deve essere conveniente ,
non voglio dire che il discorso debba essere monotono e uniforme. Entro i limiti
fissati alia buona prosa, c e spazio per la pienezza d eloquio e per la concisione,
per l originalita e la personalita ; ma bisogna che non si scorga 1 arte con cui si
foggia il linguaggio; questo deve sempre apparire naturale e non manierato,
perche soltanto cost ha efficacia di persuasione. Fra i poeti tragici, Euripide e
stato il primo a usare semplici espressioni del linguaggio d ogni giorno ».
Ora e risaputo che gia i commentatori della tarda antichita rileva-
vano l oscurita e la rudezza del linguaggio d Aristotele, e in quasi tutti
i commentari moderni a questo passo si legge, non senza una nota d iro-
nia, che Aristotele personalmente usava una lingua che urta contro la re-
gola principale da lui formulata.16* Ma questa critica non tiene con to
del carattere particolare dei suoi scritti di scuola ; nel Vrotrettico e in
molti passi delle opere didattiche, a qualsiasi periodo della sua vita risal-
gano, troviamo uno stile personale di eccellente qualita, che non lascia
nulla a desiderare sotto il profilo della chiarezza.
La proposizione aristotelica che indica nella chiarezza la qualita piu
apprezzabile della prosa costitui il punto di partenza da cui si sviluppo la
teoria antica delle aretai lexeos o, come diceva Cicerone, delle virtutes
dicendi e dei lumina orationisUn altra tesi di Aristotele e questa: 1
« Nella prosa il linguaggio artistico e solo in funzione degli ascoltatori;
quando si insegna la geometria il bell eloquio non ha importanza ». In
altri termini: nell esposizione scientifica non si scrive una prosa d arte.
Ora, questa frase diede a Teofrasto lo spunto per questa distinzione :
« Quando si scrive qualcosa , si puo scrivere o per gli ascoltatori, oppure
oggettivamente; il primo intento e perseguito dai poeti e dagli oratori,
il secondo dai filosofi » . Questa distinzione e perfettamente chiara anche
ad Aristotele,171 sebbene egli non la formuli in maniera cosi netta ; e
1M
Un esempio divertente e dato dalla gigantesca proposizione di Poet . 1450b
34 - 51a 6, in cui Aristotele rileva che la struttura deve essere EUOUVOTTTOQ.
169
II miglior lavoro sulla storia di questa evoluzione e quello di J. STROUX, De
Tbeopbrasti virtulibus dicendi , Lipsia 1912, riassunto e commentato da O. REGENBO-
GEN, articolo Theopbrastos , RE Suppl. VII, 1527-1531. Teofrasto stabilf quattro aretai
della prosa: 1) buona lingua greca ( anche Aristotele dice a 1407a 19 apXV TT]?
xiT £M.IQVI£EIV ) ; 2 ) chiarezza, aacpfjvsta ; 3) convenienza , nplmv ; 4 ) correttezza ,
che consiste nell evitare cio che e volgare ( ESuoTiopo;; ) : Teofrasto chiamava questo
y.axacrxEuf ]. Si vede bene che tutto cio non e altro che una sistematizzazione di idee
aristoteliche.
170
1404a 11, ved . sopra, p. 177. Teofrasto, fr . 64 Wimmer, repo? TOV axpoarfjv-
7tpo? 7rpayp.a .
171
1415b 6.
180 ARISTOTELE
percio assai poco giustificato affermare che Teofrasto si avvicino agli av-
versari di Aristotele nel teorizzare questa distinzione e i quattro tipi delle
aretai lexeds . Aristotele rifiuta i pregi dello stile illustrati dalla scuola di
Isocrate ;172 qualita come « piacevole » ed « elevato » sono comprese nella
definizione fondamentale. « La prosa riesce piacevole grazie a una ben
dosata mescolanza di vocaboli usuali e inconsueti, grazie al ritmo e alia
forza persuasiva dell argomentazione conveniente ». Soltanto formalmente
ed esteriormente Teofrasto si allontana da Aristotele distinguendo quattro
aspetti della arete lexeds. II suo schema venne successivamente trasfor-
mato e allargato e, nel corso del tempo, alquanto complicato.
In confronto alia poesia dice inoltre Aristotele la prosa ha mi-
nori risorse. £ soprattutto la metafora che conferisce alio stile chiarezza173,
piacevolezza e originalita. Bisogna dunque coltivare amorevolmente
l arte di coniare espressioni figurate. L efficacia di una metafora sta nella
sua capacita di mettere in luce l eguaglianza di due cose fino ad allora la-
tente: Aristotele pensa dunque prima di tutto alia metafora analogica .
174
172
- -
1414a 18 T& 7rpo <T8iatpeiaOai rtjv X£!;iv 8 n rjSeiav Set xal |i£Y<*Xo7rpe7rrj nepi-
epyov. Aristotele mantiene fermo che nella classificazione un genere, per aver validity
di genere, deve possedere una particolare caratteristica.
173
1405a 6-7. £ implicito in 9tXo7roveTa 9ai che bisogna applicarsi alia cosa con
amore [ in italiano nel testo. N.d.T.]. Cfr. 1459a 6, fr. 70 ROSE.
174
Top. VI 2, 140a 9.
-
1459a 7 Eucputa? ar) peTov la rfv. Sta dietro queste parole l apprezzamento, ispi-
rato da Platone, delle cose che non si possono acquisire dall esterno, 8 pi} &m 7tap
<5XXou TrcpiaavOai , Top. Ill 2, 118a 16.
m La
formulazione di 1405b 16 oux ft xaX6v ecc. si comprende meglio se in
-
luogo di poSoSax ruXoi; si assume il seguente esempio: in espressioni come « onde
argentee », « raggio d’argento » si associa ad « argento » un’immagine diversa da
quando si parla di « argento vivo » o di « argenteria ».
177
Cfr. EPICURO, Ilepl (0; XXVIII , ARRIGHETTI 29, 12, 301.
m Della questione dell 9606
aEoxpoXoyla Aristotele si occupa anche in Pol. VII 15,
1336b 3, dove vorrebbe bandire dalla cittil questa cattiva abitudine, proprio nello
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 181
Aristotele prosegue poi con una quantita di esempi che devono illu-
strare il corretto uso delle espressioni figurate. Critica le espressioni affet-
tate e mette in guardia contro l uso di parole che si introducono per ren-
dere piu ornata l espressione; e qui incontriamo per la prima volta l esem-
pio che diventera poi canonico per i cosiddetti aggettivi esornativi:
« In poesia sta bene parlare di bianco latte, nella prosa no ». L uso scon-
veniente di un aggettivo esornativo o di una metafora rende affettata
l espressione, e il passo dalla solennita al ridicolo e breve. La prosa attica
classica , in confronto alia grecita piu tarda, era estremamente cauta nel-
l uso della metafora ; e per noi sorprendente che Aristotele biasimi Alci-
damante per aver definito YOdissea « un bello specchio della vita uma-
na Si vede qui molto chiaramente come sia sbagliato interpretare il
concetto aristotelico di mimesis nel senso che la poesia sia una copia o
un’immagine speculare della vita , uno speculum consuetudinis. Ritornere -
mo piu avanti su tale questione.1'1
Nel quinto capitolo Aristotele affronta il problema di come si scrive
in buon greco e sottolinea l’importanza di vigilare sulla purezza del lin-
guaggio. Soprattutto egli dice bisogna badare che cio che si e scritto
risulti facile da leggere e facile da pronunciare.'*2 Da poi delle prescrizioni
sul modo di elevare lo stile mediante la forza dell espressione: quando
l oratore, verso la fine della sua esposizione ha infiammato di entusiasmo
gli ascoltatori, e opportuno far risuonare dei toni patetici ; come esempio
adduce due bei passi dalla chiusa del Yanegirico di Isocrate. Si puo ac-
certare con facilita che Aristotele, com’era suo costume, cita a memoria
e, per la verita , non precisamente alia lettera; d’altra parte l essenziale
era , per lui, di ricordare ai suoi ascoltatori le splendide rime gorgiane nella
chiusa del Yanegirico , e per questo scopo un allusione era sufficiente.1*1
Colpisce poi l alta stima in cui teneva lo stile di Isocrate, tale da fargli
paragonare questo autore a Platone: « Questo stile entusiastico si puo
usare come fa Isocrate o anche, come Platone nel Fedroironicamente ».
Dopo un capitolo sul ritmo della prosa, si trova la distinzione, che
diventera poi fondamentale, fra la costruzione del periodo per giustappo -
spirito di Platone; in EN IV 14, 1128a 23 osserva che « la commedia nuova preferisce
l allusione decorosa ». Ma gli Stoici seguirono Brisone, cfr. la lettera di Cicerone a Peto,
IX 22, sulla libertas loquendi.
179
1406a 12 hi novfjaci np&izei yiXa. Xeux&v CETTCTV , ma non nella prosa .
180
Alcidamante dice ancor piu chiaramente in De Soph. 32 hi xaT67rrp <p ftccop aat
TT)I; ij/ ux7)? 4irt86oei? £5Si6v £ <mv ; quell uomo originale parlo dunque anche di uno
« sviluppo dell anima ». Cfr. F. SOLMSEN, « Hermes » 67, 1932, 134.
1!1
Vedasi sotto, p. 195.
187
1407b 11 SXoji; 8 k 8cT cuavccyvoarov elvca T& Yrypappivov xal eu<ppa(iTov.
I Greci leggevano ad alta voce il testo anche quando erano soli.
185
Negli anni trenta, dopo i trionfi dell oratoria di Demostene, questi esempi,
raccolti da discorsi che erano stati pronunciati cinquant anni prima, sarebbero apparsi
estremamente fuori moda.
184
Pensava a passi come 238d oppure 241e.
182 ARISTOTELE
1412a 9 r) 8 x £vi) ai<;, come si deve leggere, con Bekker e Ross, cfr .
sotto, p. 694 . Quanto profondamente dominata dai teorid romani sia la tecnica reto-
rica, mostra il capitolo della Retorica di R. VOLKMANN sui tropi e sulle figure: Aristotele
viene citato soltanto in una nota come qualcuno che « aveva gia osservato » qualcosa.
Cio significa veramente capovolgere lo stato delle cose.
184 ARISTOTELE
Negli otto brevi capitoli che seguono, Aristotele ritorna sul tema della
« convenienza dello stile » , to prepon tes lexeos. L esposizione e veramen-
te appena abbozzata ; questi capitoli contengono diverse fini annotazioni,
ma nel complesso danno l impressione di essere stati scritti solo come pro-
memoria per qualche lezione; Aristotele non si preoccupa qui di essere
sistematicamente completo, e rinvia spesso alle trattazioni altrove svolte,
che percio e sufficiente siano brevemente ricapitolate.2"
Sottolinea subito la differenza fra il discorso effettivamente pronun-
ciato e il discorso scritto. Quando uno discute un problema o parla di
esso, il linguaggio e completato da gesti, dalla mimica e dagli atteggia-
menti piu diversi, mentre invece il discorso scritto mira all esattezza.2 Per
compiere la propria funzione, il linguaggio deve essere adeguato alio
scopo dell esposizione. Come sempre, anche qui le spiegazioni di Aristo¬
tele provano il suo senso della realta :
« Il discorso politico e come la pittura di un paesaggio; cio a cui si tende
fe l effetto a distanza. Quanto maggiore fe la folia, tanto piu ampia e la vista.
Sicchtf la precisione e superflua tanto per l oratore che per gli uditori, e persino
dannosa. Il discorso giudiziario invece e piu preciso, e piu preciso ancora quando
il discorso sia tenuto davanti a un unico giudice. Ecco perche non sono gli stessi
oratori che hanno successo in tutti questi campi ; accade invece che dove si ha
il massimo di recitazione, c fe il minimo di oggettivita ; questo tipo di oratori ha
bisogno di una gran voce ».
Anche questo e un esempio dell ironia tipicamente aristotelica, mokia ,
tanto diversa da quella di Socrate.
1412a 11 xi> Spoiov b> rroXii Silxouai Hecopeiv, l idea fondamentale di Speu-
sippo, vedasi sopra, p. 97.
7rap (48o5ov, ret 7rapa 7re7tonf ) jj.£va.
1412b 22-23.
201
II cap. 17 sulle Trttrreii; contiene molte cose, che Aristotele aveva gia detto
nella Retorica, specialmente in I 9: cfr. 1418a 1 con 1368a 29. - Nel cap. 18 7repl
4 pcoTr) <rec> <; troviamo numerose eco dei Topict : cfr . 1419a 6-7 con VIII 2, 158a 7 e
IX 15, 174b 38; 1419a 15 con IX 19, 177a 21; 1419a 18 con VIII 2, 158a 25. - Il
cap. 19 suH 47tlX0Y0?. Il rinvio etprjvTai ol T67TOI presuppone I 9. Segue quindi un
riferimento a II 19, e finalmente Aristotele rinvia alia discussione dei 7rdWb) in II 19:
egli potra dunque limitarsi ad Avapivrjaat xa 7rpoeipr] jj.6va.
202
1413b 9 aycovtaxtxr) U7roxpixixcoxax7) . Ha in mente le discussioni cost
fervidamente coltivate all interno e all esterno dell Accademia, quelle la cui tecnica
noi conosciamo grazie ai Topict. f ] ypa tx i) ' dtxptpeaxdiTj). Cfr . le interessanti
osservazioni di K. v. FRITZ, « Stud. Gen . » 1961, 615. Aristotele accolse da Platone
1 idea che tutto debba xoteiv xi &auxou ? pyov.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 185
m 1414a 30 T6
.
Trpaypia EITTEIV Ticpl ou xal T6T (knoSei oci Inoltre la termino-
logia tradizionale in Anassimene 7rp6Heci?-7r £( jTt?.
1414b 15 ETSO? xal Siatpopdt, cfr. 1414a 36 vuv Statpouci yEXotco?.
1 4, 1359b 10.
1416b 4, cfr. 267a vpiixpa pieyaXa.
1417a 15-24.
186 ARISTOTELE
compendia nel tipico suo stile telegrafico la sua dottrina della proairesis.
Poi prosegue : « Non dovremmo parlare, come fanno gli oratori odierni,
secondo razionalita, bensi secondo il proponimento » . Cio che intende, lo
spiega in stile parimenti telegrafico: « Questo io volevo, perche questo
era il mio intendimento; non era d altronde per mio vantaggio, ma era
meglio cost » . In altre parole, l oratore deve essere moralmente impegna-
to, deve prendere posizione personalmente. Si comprende meglio la sua
reazione se si tiene conto che a quel tempo la maggior parte dei discorsi
giudiziari era scritta da autori di professione, logographoi , e intendiamo al-
lora anche come il suo ammonimento non trovo alcuna eco fuori del-
l Accademia.
Questo trattato fu composto da Aristotele in una disposizione felice.
Talvolta egli illustra le sue norme applicandole subito nella sua stessa
esposizione.2 In contrapposizione alle espressioni afiettate, che critica ,
a volte ricorre egli stesso a una formulazione maliziosa.210 Cio che dice al
termine del trattato, prova che questo fu concepito come un corso di
insegnamento. Con un allusione ironica ai precetti dei manuali del tempo
dice che sarebbe ora conveniente ricapitolare brevemente tutto quel che
e stato detto: « Si afferma infatti che si debba ripetere piu volte la stessa
cosa , perche Pascoltatore la impari piu facilmente ». Chiude inline il suo
corso con un efficace asindeto: « Ho parlato, avete udito, conoscete i fatti,
giudicate ».
20S
1417a 17-18, cfr. sotto, p. 522. Troviamo il concetto gia in un opera antica
come Phys. II 5, 196b 18; inoltre Poet . 1454a 18.
209
Per es. 1405a 13.
!ll>
1406a 18, a proposito di Alcidamante: ou yap rjSucrfxaTi yprjToc. aXX &><; iMo
-
pan TO ip E7U .
TOt5
111
Repubblica 607b.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 187
scrivere un trattato in sua difesa , per dimostrare che essa non da solo
diletto, ma e anche utile alia vita della societa e del singolo, lo staremmo
a sentire con soddisfazione: perche sarebbe certo soltanto un vantaggio,
se risultasse che la poesia non procura soltanto piacere, ma e anche
utile ».
Questo augurio lo compi Aristotele con le sue opere sulla poesia.
Egli desunse da Platone alcuni concetti generali, che pero trasformo in
maniera caratteristica ; sotto questo aspetto, la discussione e l analisi che
egli conduce della poesia sono un parallelo della Retorica. Come Platone,
anche Aristotele definisce le arti figurative, la musica e la poesia come
mimesis ma , come vedremo, il termine ha in lui un significato diverso da
quello che ha in Platone, e non viene mai usato in senso peggiorativo.21
Aristotele poi lascia del tutto cadere l argomento di Platone che il poeta
sta a due gradi di distanza dalla verita ; secondo la sua dottrina delle idee,
o dottrina della forma , come e meglio dire, la forma e nell anima del-
l artista.
In contrasto con Platone, e in pieno accordo con l antica tradizio-
ne greca, Aristotele considera i poeti come i migliori maestri del popolo
e, ancora in contrapposizione a Platone, pone in rilievo che un quadro
o una poesia ci possono aiutare a imparare qualcosa rapidamente e senza
fatica.
Secondo Aristotele, dunque, la poesia non e affatto immorale.
« Non e giusto biasimare un poeta perche offre una rappresentazione che
si presume falsa del mondo degli dei, giacche vero o falso non hanno alcun
valore nell ambito di un racconto fittizio. Pub darsi che le cose stiano come dice
Senofane, ma tali racconti di fantasia sono appunto tradizionali ».
Aristotele dunque prende alia leggera la questione, che per lui non
costituisce una difficolta , e non fa alcun cenno all effetto di tali racconti
sui bambini.
Molto piu dettagliatamente, invece, parla dell effetto della poesia
sulla nostra vita sentimentale. Aristotele rifiuta del tutto la tesi di Plato¬
ne, secondo cui la vita affettiva e un male: ricordiamo qui il celebre pa-
ragone del Fedro , quello dell auriga che tenta di guidare un cavallo
bianco e un cavallo nero e di condurli alia meta. Nella psicologia di Ari¬
stotele non esiste nulla di corrispondente; la vita affettiva in se non e ne
607b 6 X6yo<; vjpa? flpet e 604c OTTY) 6 Xiyoc; aipci P XTICTT av tyei . Sarei
incline a vedere nell imperfetto, che & insolito, una leggera allusione alia sua resistenza.
Come poi mostra il Fedro 253c, Platone non intende semplicemente la necessity logica,
ma piuttosto come dice Socrate, Apol . 28a TOUT Imv 8 alpf )<rci.
219
La definizione trasmessa da Cicerone De rep. IV 11 ( in Donato) imitationem
vitae, speculum consuetudinis, imaginem veritatis , e ritradotta dal Wilamowitz con
fitfjLTrjCTii; (3(ou , xaTGTiTpov bpiXEa? ( meglio forse ) , bpolcopa dXrj&Eiap, pub deri-
vare da Alcidamante.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 189
725
Geschichte der griecb. Literatur 527.
226
The origins and methods of Aristotle s Poetics , « Cl. Qu. » 29, 1935, 195.
Quando discuto, nelle pagine seguenti, le tesi del Solmsen , intendo riferirmi a questo
importante e notevole lavoro.
227
171: « le sue note personali ».
22!
Scrive nella sua introduzione F. Else: « ... piuttosto antico che tardo, appar-
tiene cioe al periodo di Asso-Mitilene, o persino agli anni precedenti la morte di Pla-
tone, piuttosto che alTultimo periodo ateniese di Aristotele ». Per il de Montmollin le
parti dell opera che egli designa come « originarie » ( la redazione primitiva ) sono « ante-
riori alia fondazione del Liceo », e dunque scritte prima del secondo periodo ateniese.
Come tanti altri studiosi, egli ritiene che in Macedonia Aristotele tenesse lezioni sul-
l arte poetica. Come al solito, la notizia che Aristotele fece preparare per Alessandro
una copia delVIliade e l unico argomento che si puo addurre a favore di questa tesi.
229
Cosi per es. il Solmsen osserva a proposito dei capp. 20-21 che « non avreb-
RETORICA , POE SI A, TRAGEDIA 191
bero dovuto essere scritti ». Nel de Montmollin un buon esempio di questo metodo e
l analisi del secondo capitolo, 25-29.
00
Dice giustamente l Else: « definire una proposizione posteriore non significa
necessariamente mostrare che e tarda, o identificarla con uno strato tardo dell opera .
Una nota del genere puo essere stata scritta in qualsiasi momento successivo alia prima
stesura » ( p. 232 ).
211
Come gia osservo il Vahlen, « manca del tutto nella Poetica una ragionata
divisione in capitoli ».
232
-
Poet . 1, 1447a 8 7repl 7roi7) Tixrj;< au rijc.
192 ARISTOTELE
duce mai parole superflue; ma a che cosa pensava, allora, quando scrisse
« e ora nostra intenzione di parlare della poesia in se » ? L espressione si
chiarisce facilmente da sola se supponiamo che poco tempo prima egli
abbia scritto il dialogo Sui poeti ; ora invece si propone di analizzare l arte
del poeta in quanto tale, cioe l opera poetica, « quali ne siano i generi,
la funzione e l effetto dell arte poetica, la struttura interna di un poema
perfetto, di quali parti consti il poema, ed altri problemi connessi con
I argomento ». Quando Aristotele dice « poesia » o « arte poetica », ha
sempre presenti le grandi espressioni della poesia, cioe l’epos e la trage-
dia; brica, lirica corale, elegia e altri generi non sono presi in considera-
zione in questo lavoro. La spiegazione tradizionale defl espressione « in
se » e che Aristotele intenda parlare della poesia « in generale » ; ma
contro questa interpretazione sta innanzi tutto il fatto che Aristotele non
parla « in generale » ; anzi, l argomento dell opera e effettivamente « la
poesia come arte ». Il suo proposito e quello di scoprire i fattori che
fanno di una tragedia o di un poema epico un opera d arte compiuta .
Sara pero qui forse opportuno un avvertimento: quando Aristotele parla
di un opera d arte « perfetta », intende sempre « tecnicamente perfetta »,
non esteticamente o soggettivamente, come intenderemmo noi . Una tra ¬
gedia e « perfetta » quando il poeta raggiunge 1’effetto massimo sugli
spettatori o sui lettori.
Cio che abbiamo or ora reso con « funzione ed effetto » della poe¬
sia ( che e una traduzione di ripiego ) e espresso da Aristotele con il ter-
mine dynamis; cio implica che ogni arte contiene in se certe possibi¬
lity di pervenire al piu alto sviluppo, e proprio a questo e rivolto l’in-
teresse di Aristotele. £ appunto una sua caratteristica quella di fermare
l’attenzione sempre sulla forma perfetta. Aristotele intende percio stu-
diare « come deve essere composto il mythos , affinche la poesia raggiunga
la sua forma corretta » . Il significato di mythos nella Poetica e quello
che in francese ha intrigue, in inglese plot e nel linguaggio del cinema
story, Aristotele ci dice molto chiaramente che con questo termine egli
intende la systasis ton pragmatonf 5 cioe lo schema dell’azione, e quando
si traduce mythos con « azione » occorrerebbe tenere a mente questa
definizione. L’azione dev’essere in se compiuta, deve avere cioe un inizio,
un centro e una fine ; in questo senso l’« azione » delYIliade , malgrado
tutte le digressioni , e un tutto unitario. Non e invece cosi se il filo con-
duttore manca : « Se un poeta scrive delle belle declamazioni e le collega
l’una all’altra in modo malcerto, non ne risulta una bella tragedia, anche
se ogni parte in se considerata e bella » .
Dopo l’enunciazione del tema Aristotele analizza il concetto di mi-
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ELSE, 3: « in generale, come in opposizione alle specie ».
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Cosi anche Rhet. I 2, 1356a 34, a proposito dell’oratoria e della dialettica . An
¬
che Platone lo dice spesso, per es. Fedro 268a. Non si tratta naturalmente della dot-
trina di Siivaizip-Jv pyeia .
235
6, 1450a 15; 10, 1452a 18; 18, 1453b 2. Cfr . Fedro 268cd.
,
RETORICA, POESIA TRAGEDIA 193
,22
traiSia , cfr . avdmxoXa Filebo 30e. Del tutto diversamente dice Aristotele ; il
suo termine e StaytoyTi , vedasi sotto, pp . 548-550.
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Fedro 245a , nella traduzione di WILAMOWITZ, Platon I 477. Un eco di questo
passo troviamo in Pol. VIII 7, 1342a 8.
m Vedasi a questo proposito M
. POHLENZ, Die Anfdnge der gr. Poetik , Nachr.
Gott . 1920, che e il lavoro classico. Inoltre M.K . LIENHARD, Zur Entstehung u. Gescb.
von Aristoteles Poetik , Diss. Zurigo 1950.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 195
punto piu alto del suo sviluppo; era un opinione certo soggettiva , ma tut-
tavia fondata sull esperienza . Puramente speculativa e invece l esigenza
che la tragedia, per meritare pienamente questa denominazione di « com-
piuta », debba assolvere certe condizioni; 264 la prima e che gli eroi devono
essere spoudaioi , quindi persone di grandi qualita spirituali, uomini che
si elevano al di sopra della quotidianita ; una seconda esigenza e che la
tragedia deve essere composta di guisa che l azione si sviluppi dramma-
ticamente in modo naturale e non sia semplicemente raccontata o decla-
mata . Come terza condizione, poi, pone che la tragedia sia scritta per un
pubblico educat