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Ingemar During

biblioteca di filosofia
Mursia

sa gi
Ingemar During
ARISTOTELE
Quest opera, che 1 Autore nella sua prefazione defi -
nisce modestamente un « tentativo » di offrire un
quadro complessivo dell attivita di Aristotele come
filosofo e scienziato, e stata unanimemente giudicata
dalla critica mondiale la monografia d insieme piu
importante e significativa sullo Stagirita dopo quella
a suo tempo pubblicata dallo Jaeger. In essa During
ha sintetizzato i risultati di una nutrita serie di suoi
studi precedenti, basandosi sull assunto fondamen-
tale che l opera di Aristotele e un continuo e appro-
fondito confronto speculative con gli interrogativi
posti dalla sua eta. La principale tesi storiografica del
During e la confutazione della tradizionale presen-
tazione dello sviluppo dell attivita speculativa di
Aristotele come passaggio da un giovanile atteggia -
mento « idealistico » di stampo platonico ad uno
« realistico » dell eta matura, che cioe egli sia pas -
sato dalla metafisica alia ricerca empirica. Secondo
l Autore, invece, Aristotele assunse sin dagli inizi
del suo filosofare una posizione di contrasto con
quella di Platone: i suoi principi, i suoi programmi
di ricerca, i suoi indirizzi metodologici erano gia
allora completamente diversi da quelli platonici. Cid
nonostante e facile awertire il potente influsso di
Platone nei diversi aspetti del pensiero aristotelico.
Per During, Aristotele e il vero erede spirituale di
Platone, anche se egli ha inteso liberate la filoso-
fia platonica da quegli elementi che egli riteneva ir-
razionali, porla su nuove basi, completarla e con
ferirle una nuova e piu concreta dimensione.
-

INGEMAR DURING, IO studioso svedese che e la massima auto-


tit vivente nel campo degli studi aristotelici, ha al suo at-
tivo una lunga serie di importanti lavori su Aristotele, sia
come commenti ad opere singole, sia come studi su aspetti
particolari del suo pensiero. Per la loro elencazione rimandia
-
mo il lettore alia bibliografia contenuta neilla presente opera.
BIBLIOTECA DI FILOSOFIA
diretta da Luigi Pareyson
SAGGI

9.
INGEMAR DURING

Aristotele
Edizione italiana aggiornata

MURSIA
Titolo originale: Aristoteles - Darstellung und Interpretation seines Denkens
Traduzione dal tedesco di Pierluigi Donini

© Copyright 1966 Carl Winter - Universitatsverlag, Heidelberg


© Copyright per la traduzione italiana 1976 U. Mursia editore
Proprieta letteraria riservata - Printed in Italy
-
1734/AC U. Mursia editore - Via Tadino, 29 - Milano
PREFAZIONE

Questo libro rappresenta un tentativo di offrire un quadro comples -


sivo di Aristotele come pensatore, scienziato e jfilosojo. Mi sono prefisso
diversi obiettivi: nel corpo-base del libro, ho cercato di orientate il lettore
che desidera conoscere cio che Aristotele disse, il suo modo di pensare e
di argomentare in favore delle proprie opinioni; nelle sezioni in corpo
minore, di soddisfare le esigenze di quei lettori che hanno interesse per
il carattere particolare di ogni singola opera e per la sua collocazione al-
I'interno della produzione complessiva di Aristotele; di offrire, infine, in
nota, una serie di spunti per coloro che desiderano inoltrarsi nell' Orco delle
ricerche aristoteliche. L assunto fondamentale del libro e di presentare
Vopera dell intera vita di Aristotele come un continuo confronto con gli
interrogativi posti dall etd sua e come una filosofia viva, mai fossilizzata.
Chi si ponga a scrivere un esposizione complessiva della filosofia di
Aristotele non pub non sentirsi un nano sulle spalle del gigante; e mi
trovo in pieno accordo con quel che dice nella sua prefazione I autore
dello scritto ippocratico Sulla dieta: « Tutto cio che e stato detto bene dai
miei predecessori non potrd essere scritto diversamente da me, se anch io
ne voglio scrivere bene . Se invece confuto cio che essi non hanno detto
bene, e dimostro perche la cosa non sta in quel modo, non otterro con
questo nulla. Ma esponendo quella che, a mio giudizio, b la vera realta delle
cose, potrb chiarire cio che mi sta a cuore ».
E evidente la difficoltd di rendere in modo comprensibile, in una lin¬
gua moderna, il linguaggio e la terminologia filosofica di Aristotele; non
bisogna mai dimenticare che Aristotele pensa in greco, e che il suo pensiero
b profondamente radicato nella sostanza stessa della lingua greca. Io, essen-
zialmente, mi sono allontanato dalla terminologia infiuenzata dall interpre-
tazione scolastica di Aristotele, perche essa, a mio avviso, rende piu ardua
la retta comprensione della filosofia aristotelica. Il libro e costruito in modo
che ogni capitolo formi un unita in se conclusa; la conseguenza b che
inevitabili sono state le ripetizioni.
Nell introduzione ho cercato di esporre la mia concezione fondamen¬
tale della personality di Aristotele come scienziato e pensatore; vorrei
pero subito mettere in rilievo un aspetto che mi sernbra particolarmente
importante. La storia dell aristotelismo ci ha abituati a credere all esistenza
di una filosofia aristotelica coerentemente sviluppata in contrapposizione
alia filosofia di Platone. Interpret recenti vogliono persuaderci che si
6 ARISTOTELE

possono chiarire le palesi contraddizioni del pensiero di Aristotele median-


te Vipotesi che egli abbia seguito un evoluziotte da una posizione « ideali-
stica » a una « realistica »; in altri termini: al principio della sua attivita
filosofica Aristotele si sarebbe interessato della filosofia teoretica « delle co¬
se prime » ( metafisica ) , per poi volgersi in anni piu tardi a una ricerca
empirica nel campo della biologia e della zoologia, alle ricerche d archivio
e simili. Questa ricostruzione del suo sviluppo e , a mio avviso, errata.
Anche quando Aristotele si fonda sull esperienza e sul consensus omnium
e adduce dati empirici come prove , tuttavia in lui domina sempre I ele-
mento speculativo. La sua biologia e da cima a fondo una biologia filo¬
sofica. Tra i suoi scritti non ve ne e uno piu ricco di osservazioni acute,
ma anche in grado cost alto filosofico-speculativo, come il trattato Sulla
generazione degli animali. £ veto che Aristotele critica Platone special
mente negli scritti giovanili. Nella mia esposizione ritornero spesso sulla
-
fvndamentale differenza fra i due pensatori, che e differenza di tempera-
mento, di modo di pensare e di metodo, convinto come sono che non si
debba prescindere da queste differenze di base. D altra parte, bisognerebbe
anche super vedere che i due filosofi si avvicinano molto nei risultati finali.
Dovunque, nelle opere di Aristotele , si avverte il potente influsso che
Platone ebbe sul suo pensiero. Quelle parti della sua filosofia che, a una
considerazione retrospettiva, ci appaiono come specificamente aristoteliche,
sono indissolubilmente fuse con I eredita spirituale di Platone. Nella storia
della filosofia Aristotele si colloca davanti a noi come il successore di
Platone. Egli intendeva liberare la filosofia platonica dagli elementi che
giudicava irrazionali, intendeva completarla e portarla a perfezione, con-
ferendole nello stesso tempo una nuova dimensione.

INGEMAR DURING
INTRODUZIONE

Vita e personality
II prospetto che segue consente di gettare uno sguardo d insieme sui
dati esterni della vita di Aristotele e di alcuni importanti personaggi suoi
contemporanei: 1

Olimp. Arconte Anno


99,1 Diotrefe 384 / 3 Aristotele nasce nella seconda me-
ta dell anno 384 a Stagira ( l anno
di nascita di Platone e il 427 ).
103,1 Nausigene 368/ 7 Dionisio I di Siracusa muore al-
l inizio del 367.
103,2 Polizelo 367 /6 Platone si reca subito dopo a Si¬
racusa e fa ritorno ad Atene solo
dopo due anni. Durante la sua as-
senza Eudosso di Cnido e scolarca
dell Accademia. Aristotele giunge
ad Atene subito dopo la partenza
di Platone nell anno 367, all eta
di circa diciassette anni. ( Nell in-
tervallo fra l uno e l altro viaggio
in Sicilia sembra che Platone si sia
fermato per circa tre anni in Ate¬
ne. )
104,3 Molone primavera Platone riparte per la terza volta
361 per la Sicilia insieme con Speusip-
po, Senocrate, Eudosso ed Elico-
ne. Eraclide Pontico e scolarca .
Nella seconda meta dell anno 360
Platone ritorna ad Atene.
106,1 Elpine 356 Alessandro nasce nell autunno 356.
108,1 Teofilo 348 / 7 Nell agosto o nel settembre 348
1
II materiale e raccolto in forma piu completa in DURING, Aristotle in the
ancient biographical tradition, 249 sgg.
8 ARISTOTELE

cade Olinto. All inizio del 347 De-


mostene e il partito antimacedo-
nico vanno al potere in Atene. Ari-
stotele lascia Atene: si reca ad
Atarneo e ad Asso presso il suo
amico Ermia . Platone muore nel
maggio 347.
108,4 Eubulo 345/ 4 Aristotele va a Mitilene nell isola
di Lesbo, dove collabora con Teo-
frasto. ( Non sappiamo quando la-
scio Mitilene e si trasferi con Teo-
frasto a Stagira . )
109,2 Pitodoto 343/ 2 Filippo chiama Aristotele a Mieza,
per affidargli l educazione di Ales¬
sandro, allora tredicenne.
109,4 Nicomaco 341 / 0 I Persiani sotto la guida di Men-
tore assediano Ermia , gli tendono
un tranello e lo mandano in Per¬
sia , dove egli viene giustiziato in
orribili circostanze. Pizia, sorella
di Ermia, fugge; qualche tempo
dopo Aristotele la sposa . Risiede
ora a Stagira con Teofrasto.
110,1 Teofrasto 340 / 39 Filippo inizia la guerra contro Bi-
sanzio. Durante la sua assenza A-
lessandro funge da reggente.
110,2 Lisimachide 339 /8 Muore Speusippo. In occasione
della scelta di un successore come
scolarca dell Accademia si fa il no-
me di Aristotele; poiche questi si
trova in Macedonia , nella prima-
vera del 338 viene scelto Senocra-
te. Filippo manda un ambasciatore
a Tebe. Nell agosto 338, avviene
la battaglia di Cheronea .
111,1 Pitodemo 336 / 5 Filippo e assassinato. Nel luglio del
336 Alessandro sale al trono, a cir¬
ca vent anni.
111,2 Eveneto 335/ 4 Tebe e distrutta da Alessandro nel-
l ottobre 335. Aristotele ritorna ad
Atene e riprende il suo insegna-
mento nel Liceo.
114,2 Cefisodoro 323/ 2 Nel giugno 323 muore Alessan¬
dro. Scoppia la guerra di Lamia.
Epicuro giunge ad Atene. Sullo
scorcio dell anno, e comunque non
INTRODUZIONE 9

dopo la primavera del 322, Ari-


s totele si rifugia a Calcide.
114,3 Filocle 322 /1 Nel settembre 322 una guarnigio-
ne macedone occupa Munichia.
Nell ottobre 322 muore Demoste-
ne. Poco prima di lui muore Ari-
stotele, per malattia, nella sua casa
di Calcide, a 63 anni.
Aristotele era di origine ionica . La sua citta natale, Stagira, era una
piccola localita sulla costa orientale della Calcidica, una fondazione degli
Andrii, che avevano colonizzato questa penisola insieme con i Calcidesi.
Entrambi i suoi genitori discendevano da famiglie di medici. 11 padre
Nicomaco era medico al servizio del re Aminta III, l avo di Alessandro.
Quando suo padre mori, Aristotele era ancora minorenne. II cognato
Prosseno di Atarneo divenne suo tutore e lo accolse in custodia, finche
egli, all eta di 17 anni , parti per Atene e inizio i suoi studi nell Accademia.
Sulla sua giovinezza non abbiamo notizie. £ facile l ipotesi che egli fin
dalla fanciullezza conoscesse Atarneo, e che, come discendente di una fa-
miglia di medici conosciuta e benestante, ricevesse la migliore educazione
elementare possibile a quel tempo. Nelle sue opere rileva con insistenza la
necessita che il medico possegga un educazione scientifica e filosofica di
base come preparazione per la sua attivita pratica .2 Possiamo senz altro
ammettere che egli fu educato in un ambiente intellettuale, e che fin da
giovane conobbe bene la letteratura scientifica del suo tempo. £ evidente j
che aveva letto opere di Platone e che si era interessato alia sua filosofia ; !
altrimenti , perche si sarebbe recato ad Atene, e avrebbe scelto proprio
l Accademia fra le molte scuole che vi si trovavano ? In ogni caso, non
arrivo certo all Accademia come un provinciale inesperto.
Accademia, Liceo e Cinosarge erano i tre ginnasi pubblici piu antichi
e piu celebri di Atene. L Accademia si trovava oltre il Dipilo, lungo la
strada che attraversava il quartiere Ceramico. Nelle battute introduttive
di un dialogo di Platone, il Liside , Socrate si trova sulla strada che va dal-
l Accademia al Liceo, fuori delle mura della citta. Si puo immaginare che
Platone, come una volta Socrate, all inizio tenesse le sue conferenze e i
suoi discorsi nel giardino e nei cortili dell Accademia . Negli anni ottanta
costrui una casa per se ed un edificio per la scuolaJ nei pressi del ginnasio.
2
Secondo la Suda il padre di Aristotele avrebbe scritto delle opere su questioni
di medicina e un libro di <puaix<4. Egli stesso afferma, da una parte, che nessuno pub
diventare un buon medico mediante una conoscenza libresca ( EN X 9, 1181b 2 ); dal-
-
l altra, che i buoni medici, <piXoao <ptoT£ poi; ( j.ert6vTei; ri)v riyyrj' j , acquistano conoscen ¬
za profonda e devono essere ipumxot. ( De sertsu 436a 20 - b 1 e De juv. 480b 22-24 ).
7rept 7raToi; e il xrjTrot; privato, in cui Platone poteva ritirarsi, Ael. Var.
3
6
hist . Ill 19 = DURING, Biogr. trad ., T 36. La scuola di Epicuro era un convitto; gli
studiosi che si riunivano nell Accademia abitavano invece fuori della scuola, anche I
Speusippo.
10 ARISTOTELE

Gia nella commedia contemporanea questa scuola ha nome « l Accademia »,


e la cosa e comprensibile, giacche l insegnamento ebbe luogo anche nel gin-
nasio.4 Sull organizzazione della scuola sappiamo davvero poco; si sa solo
!

con certezza che l Accademia era una scuola organizzata, una scuola, tutta-
via , che sosteneva un ideale di cultura diverso da quello della scuola di
Isocrate. Le due scuole rappresentavano due diversi programmi educativi ,
che ancor oggi sono contrapposti l uno all altro. In breve, Isocrate soste¬
neva una pedogogia utilitaristica ; il contenuto dell insegnamento doveva
avere un utilita immediata. Lo scopo che si proponeva era quello di tra-
sformare in breve tempo i giovani in politici e in cittadini realmente capaci.
II fine di Platone era invece la formazione del carattere attraverso l assiduo
addestramento al pensiero scientifico ;6 egli non nascondeva ai suoi scolari
che la strada era lunga e difficile.7 Secondo il programma educativo esposto
nella Repubblica , il giovane deve innanzitutto studiare matematica per die -
ci anni: aritmetica, geometria , stereometria, astronomia e armonia . Nella
sua opera piu tarda * Platone sottolinea ancor piu vigorosamente l impor-
tanza di questi studi propedeutici. Non e difficile scoprirne la ragione.
9

Chi coltiva lo studio della geometria, non si ferma alle apparenze; operera
invece subito con concetti e proposizioni di validita generale, e si abituera
quindi a sollevarsi alia sfera del pensiero puro. « La geometria e la scienza
di do che e eternamente; essa guida l anima alia verita e produce in noi
la retta disposizione alia filosofia ». ° Secondo un aneddoto famoso, sulla
facciata della scuola si trovava l iscrizione: « Nessuno puo entrare qui senza
conoscere la geometria »." Si potrebbe commentare: se non e vero e ben
fatto.* Coloro che seguivano solo occasionalmente le lezioni di Platone si

4
Nel frammento citato sotto, a p. 591, Epicrate dice hi Yupvamou; Ay.aSijpsla;.
5
Si veda YAristoteles di JAEGER, 15-17. H. CHERNISS, The Riddle of the early
Academy , 62: « La documentazione esterna sulla natura dell Accademia e estremamente
scarsa »; cfr. le sue osservazioni in « Class. Philology » 43, 1948, 130-132, a proposito
dell esposizione di H. HERTER, Platons Akademie , 2* ed. Bonn 1952 ( con ampia rasse-
gna bibliografica ). Della restante bibliografia ricordero G.C. FIELD, Plato and his con¬
temporaries , Londra 1948, e H.-I . MARROU, Histoire de l education dans 1 antiquite,
Parigi 1948, 102 sgg.
6
Cfr. sotto, p. 546, a proposito della differenza fra ( fornire o cac-
ciare in testa nozioni ) e 7r£ piaTpoq>f )-p£Ta <TTpo pij
( il rivolgersi dell anima dalle
ombre dell opinione alia luce della chiara intelligenza, Repubblica 532b.
I
Nella polemica di Isocrate contro l ideale educativo dell Accademia la parola
d ordine e T6 yp atpov, l utile. Nel Protrettico Aristotele difende energicamente il
punto di vista accademico: « chi parla sempre di utile, non ha appreso la differenza
che c e fra il buono e il necessario » ( B 42, sotto, p. 470; cfr. anche p. 474 sulla facilita
della filosofia ).
* Leggi 817e-822c.
9
Repubblica 536d.
10
Repubblica 527b.
II
dYStoplTpijTOi; pijSsli; sloiTto.
* In italiano nel testo [ N.ff .T. ].
INTRODUZIONE 11

stupivano del suo metodo. Aristosseno narra che Aristotele raccontava que-
sto a proposito delle conferenze di Platone sul Bene: tutti vi erano andati
aspettandosi di sentire qualcosa sui beni solid della vita umana, ma erano
poi meravigliati che invece il discorso vertesse sulla matematica , e giungesse
alia conclusione che esiste soltanto un unico Bene.12
Quando il giovane accademico si era perfezionato nel pensiero mate-
matico, poteva passare alia dialettica , che richiedeva altri cinque anni di
studio. Anche a non prendere alia lettera le dichiarazioni di Platone sulla
durata degli studi, bisogna tuttavia supporre che questi avessero una certa
organizzazione.
La commedia contemporanea ci mostra come si considerasse l Acca-
demia . Si sapeva che Platone si comportava con delicatezza e nobilta con
i suoi scolari.13 Per le strade di Atene, i cittadini riconoscevano gli Acca-
demici dall abito e dal contegno: « Allora si alzo a parlare un intelligente
giovane dell Accademia di Platone, ben pettinato, con la barba elegante e
con bei sandali bene allacciati; aveva un abito inappuntabile e si appoggia-
va a un bastone; uno straniero piuttosto che uno di qui, mi sembra ; e si
rivolse a noi con gravita »." Le piu importanti dottrine di Platone erano
universalmente conosciute; oltre alia sua dottrina sull unico Bene, si cono-
scevano le cavillose discussioni del Parmenide ;13 si poteva anzi perfino allu -
dere in una commedia a un passo preciso di uno dei dialoghi piu famosi;16
Alessi, nella commedia Fedro , celiava con l Eros platonico; e si sapeva
anche che nell Accademia si discuteva del rapporto anima-corpo e dell im-
mortalita dell anima.1'
17
-
Cfr. sotto, p. 213. La commedia contemporanea menziona FlXa novo? iyaOov
come qualcosa di enigmatico: Filemone II 496 KOCK ; Amfide II , 237 ; Alessi II 353;
Filippide III 303. Platone stesso si esprime con ironia sul modo in cui la sua dottrina
veniva intesa fuori della scuola ( Filebo 14d ).
13
Epicrate dice 6 IIX<4TCOV 8h Trap8)v xal paXa Tcpatoi; ou8kv opivOetc; in&TaS, auTot?.
14
EFIPPO presso Athen . XI 509c = II 257 KOCK: EUGTO / OQ vcavlac TCOV EE
AxaS pelai; TI? UTTO IlXartova. Similmente ANTIFANE presso Athen. XII 544f = II
23 KOCK. Paroem. Gr. II 265 AxaS pt Osv fytzic,' TOI aorpbq xal aTrouSato? uTrapyett; .
I pasti frugali in Egesandro presso Athen . X 419d . Altre indicazioni in DURING, Hero -
dicus the Cratetean, 84-89. Le testimonialize antiche sull aspetto e sulla personality di
Aristotele si trovano in DURING, Biogr. trad ., 347-352. Secondo K . KRAFT, Vber das
Bildnis des Aristoteles, « Jahrb. fur Numismatik und Geldgeschichte » 13, 1963, la
celebre testa di Aristotele dovrebbe rappresentare Platone; Aristotele non avrebbe
portato la barba. Gli argomenti del Kraft non sono pero convincenti; l espressione
Xpd> p.svo? - xoupa ( Ermippo presso Diog. Laert. VI = Biogr. trad. 49c ) significa certo
« con una barba corta , ben curata » oppure « ben pettinato », cfr. eu pJv ptayaipa
-
5U <TT 15Syrov Tpiyropa ra nel citato frammento di Efippo.
ANTIFANE presso Athen. Ill 98 = II 58 KOCK; si veda DURING, Biogr. trad .,
355.
TEOPOMPO I 737 KOCK Fedone 96e. La commedia fu probabilmente rappre-
=
sentata poco dopo la pubblicazione del Fedone.
17
ALESSI II 386 KOCK.
4>uyf ]-aa> (ia , Alessi II 355, Cratino II 492 KOCK.
12 ARISTOTELE

Non abbiamo alcuna idea di come Aristotele coltivasse i suoi studi


nell Accademia: era appunto Aristotele, e non uno dei tanti giovani
| che la frequentavano. Quando egli giunse ad Atene, Platone era appena
parti to per la Sicilia : lo scolarca e la persona piu in vista dell Accademia
era Eudosso dL_Cnido, allora non ancora trentenne, studioso di non co-
mune versatility, astronomo e geografo;1 alcuni anni prima aveva organiz-
zato una scuola a Cizico, e percio, malgrado la giovane eta , aveva tutti i
titoli per dirigere gli studi all Accademia . Dalle opere di Platone sappiamo
che da lungo tempo egli aveva stretti contatti con i matematici del tempo
suo. L arrivo di Eudosso e dei suoi scolari confer all Accademia il carat-
tere nuovo di un punto d’incontro per i dotti di ogni parte del mondo di
lingua greca : con Eudosso ebbe dunque inizio la vera fioritura dell Ac-
cademia . Platone torno poi dalla Sicilia con impressioni ed esperienze
nuove, e scrisse in rapida successione tutta una serie dei suoi dialoghi filo-
soficamente piu significativi ; a Siracusa aveva incontrato molti scienziati
e pensatori di grido ; alcuni furono da lui convinti a recarsi ad Atene : il
piu importante di essi era il medico Filistione.20
Per le eta successive, l Accademia ha avuto la sua maggiore impor-
tanza come luogo di incontro di dotti che, in condizioni di assoluta parita ,
discutevano fra loro delle piu disparate questioni stimolandosi e influen-
zandosi a vicenda.21 Erano legati dal loro comune interesse per la ricerca
scientifica, e non perche aderissero alle stesse idee, come sara nelle scuole
ellenistiche; erano tutti, anzi, di opinioni diverse, proprio come i professori
di oggi. L intelligentissimo giovane Aristotele ebbe dunque la fortuna
di trovarsi al momento giusto nel posto giusto, vale a dire la dove pote
incontrare uomini, che fecondarono in modo specialissimo il suo pensiero,
e in breve lo portarono a completo sviluppo.
Aristotele acquisto conoscenza del metodo dialettico, che Platone
aveva sviluppato dalla tecnica socratica dell interrogazione. Socrate aveva
creato la tecnica di un metodo dimostrativo fondato su domanda e rispo-
sta 22 e aveva cercato in questo modo di stabilire le caratteristiche essen-
'yziali: « Socrate si occupo delle aretai etiche, e cerco per primo di definirle
in generale. Per buoni motivi egli ricercava il che cosa ; cercava cioe di
trarre delle conclusioni, e percio, come punto di partenza , doveva stabilire
una definizione.23 Diede percio lo spunto a riassumere le caratteristiche in
un che di identico e di universale ; non separava , pero, l universale dalle
cose particolari , e in questo aveva perfettamente ragione »." Socrate cer-

19
Si veda sotto, p. 224, e inoltre gli altri passi riportati nell indice.
20
Fu probabilmente Filistione a suggerire ad Aristotele la dottrina della distri-
buzione delle qualita fondamentali fra i quattro elementi: sotto, p. 396. Cfr . inoltre
p. 591.
21
Si vedano sotto le pp. 332 e 488.
22
Top. IX 33, 183b 6.
23
My 4, 1078b 17-25.
14
My 9, 1086b 2-5.
INTRODUZIONE 13

cava di comprendere i concetti morali il piu chiaramente possibile ; era


convinto del fatto che chi e giunto alia conoscenza della virtu riversi in-
fallibilmente questa sua conoscenza in tutte le azioni. Platone compi ancora
un ulteriore e importante passo. Se si puo ricercare il Bene con il pensiero
e si puo determinarlo con sicurezza , allora do significa che il Bene deve
esistere in certo modo indipendentemente da noi.25 Cio che e comune ad
ogni bene ed e riconoscibile all occhio dell anima deve essere qualcosa
di reale, e di realmente esistente in se al di fuori di noi. Ebbe cost origine
la teoria delle idee,26 verosimilmente come una visione eccezionale, « come
dopo un lungo lavoro, quando ci si e immedesimati, d improvviso nel-
l anima si alza una fiamma, come se scoccasse una scintilla » . Questa visio¬
ne domino il pensiero di Platone ; in tutte le sue opere successive al
Gorgia la teoria delle idee e il cardine del pensiero, o almeno ne costituisce
il presupposto. Per riuscire poi a spiegare l essenza delle idee, egli svi-
luppo la sua dottrina delle due cause prime dell essere, l Uno, che identified
senz altro con il Bene, e il Grande-Piccolo. L idea del Bene, come dice
nella Repubblica, trae origine di li;27 essa deve costituire la Stella polare
della nostra vita. Platone fondo la sua scuola per guadagnare le giovani ge-
nerazioni al suo ideale, e non essenzialmente per coltivare la ricerca scien-
tifica ; voleva educare i giovani alia vita politica ; era sua intenzione che essi
traducessero anche nella realta tutto cio che avevano imparato nell Acca-
demia . La Repubblica, il Politico e le Leggi non sono in primo luogo delle
dispute teoretiche,2* sono scritti programmatici. Platone si adopero persino,
in Sicilia , per convertire il suo pensiero in realta . Molti dei suoi scolari
erano alio stesso modo politicamente impegnati , ed e quindi del tutto
conseguente che Aristotele cercasse di esercitare la sua influenza sul gio-
vane Alessandro e sul giovane Cassandro, figlio di Antipatro. E come Pla ¬
tone non era approdato a nulla a Siracusa , cosi falli Aristotele a Mieza,
sebbene per motivi diversi.
Platone non si esaurisce pero nell educatore; la domanda socratica
« Che cos e il Bene ? » portava immancabilmente alle domande maggiori :
« Che cosa sono le cose » e « Che cosa significa e ». Si riproponevano i
problemi con cui si erano misurati i pensatori presocratici : il problema
dell intelligibilita dei processi naturali e del rapporto fra le cose sensibili,
variabili e caduche, e il sostrato postulate, fosse esso la materia o qualcosa
di diverso; il problema di come si possa giungere alia conoscenza, e di come
si possa comunicare questa conoscenza a un altro.29 A Platone erano per-
25
Aristotele argomenta in questo modo a proposito della percezione in Gamma
5 , 1010b 36: deve darsi qualcosa di diverso dalla percezione, che e necessariamente
primo in rapporto alia percezione.
26
Sui diversi aspetti della dottrina delle idee vedasi sotto, pp. 270, 326-328.
21
506d xt TCOT £axl r& ya.06v caotopev xa vuv... 8? 8 £ y'. { ov6 q xe XOU AyaOou
9aivexai xal 6 poi6xaxo;< £ xe(vto Tiyeiv £OIXto. Sulla dottrina dei principi vedasi sotto,
p. 226 sgg.
xou slS vat yapiv, come dice Aristotele, Phys. II 3, 194b 17.
Si veda sotto, p. 326.
14 ARISTOTELE

fettamente familiari le dottrine dei filosofi presocratici ; si incontrano in


lui anche degli spunti 30 per quelle rassegne di storia dei problemi che si
trovano in Aristotele. La sua teoria dei triangoli elementari incorporei, da
cui sono formati i cinque poligoni regolari, che a loro volta corrispondono
agli elementi fondamentali, e una geniale sintesi delle dottrine di Empe-
docle e degli Atomisti. II Fedone e il Timeo provano che era assai pratico
delle scienze naturali e della medicina del suo tempo; la sua conoscenza
della storia e la sua sensibilita per lo sviluppo storico della cultura si ma -
nifestano in ogni luogo delle sue opere. Nella sua celebre e spesso citata 31
caratterizzazione, Goethe da rilievo soltanto a un aspetto del grande pen-
satore: la talora esuberante speculazione ontologica , che tradisce una forte
tendenza al misticismo.33 Tuttavia Platone possedeva davvero in alcuni cam-
pi una vasta « sapienza terrena », per dirla con Goethe. Spesso , rispetto
ad Aristotele, egli rivela persino un maggior senso della realta e uno
sguardo piu acuto per i particolari concreti della vita e del mondo sensibile.33
L occhio penetrante di Platone deve aver riconosciuto ben presto le
straordinarie doti del giovane Aristotele. A volte noi dimentichiamo la
grande differenza d eta che intercorreva fra i due: Platone era piu vecchio
di quarantacinque anni. Se ci e concessa l espressione, aveva l eta di un
professore emerito quando per la prima volta incontro il non ancora ven-
tenne Aristotele. Nel Parmenide egli introduce un giovane Aristotele « che
fu piu tardi uno dei Trenta » : e a ragione e stata spesso avanzata l ipotesi
che Platone in realta alluda al suo giovane scolaro,34 il quale era presente
nella sala quando il Parmenide venne letto per la prima volta . Platone
mette in bocca al giovane Socrate le sue opinioni precedenti ; le sue opi-
nioni piu mature le sostiene l attempato Parmenide. Ora il Ritchie 35
traccia un parallelo interessante fra il Parmenide e il Sofista. Dopo che
Parmenide ha criticato le tesi di Socrate, mette in dubbio le dottrine degli
Eleati valendosi della rigorosa dialettica di Zenone, e giunge alia conclusio-
ne che « l Uno » e « l altro » esistono e insieme non esistono. Alio stesso
modo, nel Sofista , lo straniero di Elea sottopone a critica il padre Parme¬
nide, e afferma che il non essere in certo senso esiste e che , all opposto,
l essere in certo senso non esiste.34 In entrambi i dialoghi si ha dunque la
30
Theaet. 152e; Soph. 241d-251a e I unica rassegna sistematicamente orientata .
In generale gli sguardi retrospettivi alia storia dei problemi sono stati da Platone inse-
riti nell esposizione; cos! nel Fedone e nel Fedro.
31
K . PRAECHTER, Die Philosophie des Altertums , 1926, 187; H. HERTER , Platons
Akademie , 16.
12
- -
Nel Simposio 210a Platone giunge a dire ra 8k uiXeoi xal S7t07rrixd, nel Fedro
249c sgg. xeTiou? del TsXrrd? xeXoupevoi;. Percio Plutarco, De Is. el Os. 77, 382e,
parla di ETTOTITIXOV pepo? xij<; 9 tXooo9 tai;.
33
Per. es. nella psicologia del fanciullo: Leggi 653a sgg., e in generale in tutto
il suo programma educativo nelle Leggi.
34
DURING, Biogr. trad ., 551.
35
Plato , 1902, 124.
34
241d . Scherzosamente si definisce « una specie di parricida ».
INTRODUZI0NE 15

stessa situazione, di un giovane che critica con ardore le vedute di un


eminente filosofo molto piu vecchio; il vecchio lo ascolta benevolmente,
prende sul serio la critica, e concede che alcune obiezioni sono fondate.
Un approfondita discussione dialettica conduce in entrambi i casi i vecchi
maestri a correggere alcuni particolari delle precedenti loro dottrine. Io cre ¬

do che questo quadro rispecchi la situazione di allora e l atmosfera del-


l Accademia ; Platone descrive come Parmenide modifichi le sue convinzio -
ni in seguito all argomentazione dialettica del giovane scolaro: intende dire
che da parte sua e parimenti pronto a prestare orecchio benevolo alle
obiezioni di un giovane scolaro.
Secondo un antico aneddoto, Aristotele fu soprannominato « la men-
te » , oppure « la chiara intelligenza » della scuola . Sembra piu degno di
37

fiducia un altro aneddoto: Aristotele avrebbe avuto nome « il lettore_ ».!S


La posizione di un anagnostes era nell Accademia quella di un servo; si
trattava di uno schiavo particolarmente addestrato a questo suo compito.
Un libro si considerava « pubblicato » quando era stato letto da un
nagndstesWn pubblico La maggior parte dei giovani Accademici « ascol -
tava » i libri; Aristotele, per questo aspetto, si differenzio dalla maggio -
ranza ; egli leggeva i libri come noi, e ne traeva delle raccolte di excerpta
metodicamente ordinati : ce lo riferisce egli stesso.40 Proprio in quel tempo
si passo all uso di leggere i jibri invece di ascoltarne la lettura ; circa dagli
_
anni sessanta in avanti, in Atene si era costituito un pubblico di lettori;41
il soprannome di Aristotele, dopo questa eta, non avrebbe piu avuto alcun
senso, e questa considerazione mi induce a credere che l aneddoto sia vero.
La storia e preziosa , perche illumina una differenza sostanziale fra Platone
e Aristotele. C era verosimilmente una nota di discredito in quel nomi-
gnolo; Platone si esprime sovente con disprezzo sui doxosofi , coloro che
37
FILOPONO, De aetern. mundi VI 27 uni IIXaTwvo? TOCTOUTOV T% a'. f/ymlv.c,
TlYdcCT r) cb? Nou? Starpipi)? in auxou npoaayopevea&ai . Vita Marc. 7 dnivno?
( scil. APIOTOT XOUC; )
TY\c, dxpoaaeox; dve[36a , 6 Nouc; Sneaxt , xoxpov ni axpoairrjpiov.
La notizia b in questa forma anche nella tradizione arabica. La Vita Marciana risale a
Tolemeo el-Garib. Anche la fonte di Filopono e verosimilmente la Vita di Tolemeo.
Come ho dimostrato in Biogr. trad . 108-109, il detto di Platone, nella forma piu estesa ,
e sicuramente inventato: suo modello e il fr. 12 di Epicarmo vou? 6 pft xai vou? axouee
xSXXa XMtpa xal TUtpXa. £ invece possibile che Platone abbia dato al suo giovane
discepolo il soprannome di Nou?, e proprio con una precisa allusione a Epicarmo:
questi era uno dei suoi poeti prediletti.
31
37
-
Vita Marc. 6 IlXantov £Xeyev , Aniopev zip ri;v dva'f \( ti>OTou oExiav.
-
Licone dispose nel suo testamento ( in Diog. Laert. V 73 ) che il suo dva pitoaxT;?
ereditasse i suoi pi Xta xd dvryvtoapiva . Stratone ( V 62 ) nomina nel testamento ( xdt
(3ipx (a & ) auxol Yeypd9apev ; e verosimile che egli intenda i manoscritti stesi di sua
mano e non pubblicati . Libri accessibili in commercio sono
_
ISESryxoCTiQuivaJ Soph. 232d. Cfr. DURING , Biogr. Trad ., 441.
I luoghi sono indicati sotto, p. 682, nota 126.
chiamati da Platone

71
F. KENYON, Books and readers in ancient Greece and Rome , 1951, 25: « non I
b eccessivo dire che con Aristotele il mondo greco passo dall istruzione orale all abitudine I
della lettura ».
16 ARISTOTELE

si nutrono « del cibo delle opinioni » . Era invece un tratto peculiare di


12

Aristotele il confronto cosf assiduo con le idee degli altri pensatori. Per
tutta la vita egli fu dotto e assiduo lettore; ad ogni passo delle sue opere
ci imbattiamo nelle tracce di quelle sue sconfinate letture. Era benestante,
e pote quindi procurarsi una vasta biblioteca ; dopo la morte di Speusippo
acquisto anche la biblioteca di costui per tre talenti,43 una somma conside-
revole per un privato.
I membri provetti dell Accademia tenevano naturalmente delle lezioni;
la maggior parte delle opere di Aristotele pervenute lino a noi sono mano-
scritti per simili conferenze. Alcuni loro passi ci offrono informazioni in-
dirette sull aula dell Accademia .44 Aristotele usa spesso i nomi di Socrate
e di Callia , quando vuole chiarire la sua argomentazione con degli esempi;
e lo fa spesso in un modo per cui si puo desumere dalla formulazione che,
con un gesto, egli indicava un quadro : « Diciamo che il bianco e qui So¬
crate, e quello che qui si avanza e Callia » .45 E precisamente questa la scena
del Protagora 335c. In altri esempi egli parla di Socrate « seduto », del
suo naso camuso , di cio che fa , e cosf via , e in modo tale che al lettore
viene in mente Socrate in carcere, seduto sul suo letto. Come dimostra il
Jackson, parecchi di questi esempi sono formulati « ditticamente » : il
conferenziere indica qualcosa con il dito; e quindi facile la conclusione che
la sala fosse ornata di due grandi dipinti. Da una parte, l importante in ¬
termezzo del Protagora , quando Socrate si alza per congedarsi, e Callia gli
si fa incontro, lo prende per mano e lo persuade a continuare la discussione.
Dall altra parte, Socrate nel giorno della sua morte in carcere, attorniato
dagli scolari e dagli amici.
II conferenziere aveva in sala una tavola bianca,44 che veniva conti-
nuamente usata per annotarvi prospetti o per disegni. Facevano parte del
materiale didattico, fra le altre cose, un mappamondo e una sfera armillaria .
Il frammento di Epicrate 47 mostra che talvolta l insegnamento si svolgeva
anche nel giardino dell Accademia.
Aristotele si fermo ad Atene per vent anni. Per quanto ci e noto, in
tutto quel tempo si dedico esclusivamente alia ricerca e all insegnamento
e non si occupo mai di politica . Per riuscire a capire gli sviluppi successivi,

-
xpoipfl 8oi;a< jT7) XP &VTOU Fedro 248b; So oaocpoi YEYOV6TS; avxl aocptov 275b ;
altre indicazioni nell Ast . Nel Sofista 242b 6-251a 4 Platone liquida duramente quasi
tutti i suoi precursori : « senza darsene alcun pensiero , parlano al di sopra delle nostre
teste, e si interessano soltanto delle opinioni loro proprie » .
Biogr . trad ., T 42 a-d .
44
H. JACKSON, Aristotle s lecture-room and lectures , « Journ . of Philology » , 35,
1920, 191-200.
4!
An. pr . I 27 , 43a 35.
44
XeOxcopa. Spesso Aristotele parla di Siaypacpat oppure di u 7roypaipat , cfr . per
es . la tavola delle virtu in EE II 3 ed EN II 7 ; uno schema di proposizioni tipiche
in De int . 13 , 22a 22; cfr . cio che dice sulla prassi della scuola F. DIRLMEIER , EN
312-314 .
47
Vedasi sotto, p. 591 .
INTRODUZIONE 17

noi dobbiamo pero supporre che egli avesse relazioni personali con circoli
filomacedoni. Da quando, nel 357, Filippo aveva conquistato Amfipoli e
contro ogni aspettativa se l era tenuta , i suoi rapporti con Atene erano
estremamente tesi. In Atene c erano allora due partiti: l elite intellettuale |
era orientata in senso panellenico e conseguentemente filomacedone, i de- 1
48

tentori del potere politico invece erano divisi in due gruppi, di cui uno |
era fortemente avverso alia Macedonia. Nel 349 Filippo conquisto la citta '
di Olinto che era sostenuta da Atene. La tensione aumento. Come capo del
parti to interventista si mise sempre piu in luce Demostene: all inizio del
347 gli riusci di assicurare la sua posizione al potere. Aristotele era uno
49

straniero in Atene, e per di piu legato da amicizia con la corte macedone;


si sapeva che aveva dei contatti con agenti macedoni, tra gli altri con il
famigerato Ermia di Atarneo. Egli stesso fu considerato un agente ma ¬
cedone; in una situazione politica cosi tesa il terreno gli scottava dunque
sotto i piedi. Verso la fine della primavera del 347 Platone mori, all eta
di ottant anni ; secondo una fonte antica,50 Aristotele lascio Atene prima
della morte di Platone, secondo un altra subito dopo. Ad ogni modo, il
motivo principale della sua partenza fu costituito dalla situazione politica
di Atene, che metteva in pericolo la sua vita ; su invito di Ermia si tra-
sferi ad Atarneo.
. Secondo W . Jaeger, la partenza da Atene fu l espressione di una crisi
51

interiore nella vita di Aristotele; ma ne nelle opere di Aristotele e in quelle


dei suoi contemporanei, ne nella ricca tradizione biografica si trova un
appiglio per questa teoria . Jaeger suppone inoltre che Aristotele fosse
deluso dalla scelta di Speusippo a capo della scuola, e che percio abbando-
nasse definitivamente l Accademia .52 Speusippo era nipote di Platone e
aveva circa venticinque anni piu di Aristotele; come piu prossimo parente
di Platone eredito la proprieta della scuola, e non abbiamo assolutamente
notizia 53 di un elezione. Non sappiamo come fosse regolata l appartenenza
all Accademia ;54 e verosimile che se ne fosse membri finche si era sul posto,
si prendeva parte alia vita dell Accademia, si contribuiva alle spese comuni
per i pasti, e cosi via. In senso materiale, Aristotele abbandono dunque
l Accademia ( e cosi forse anche Senocrate ); ma quando, dopo la morte di
Speusippo, avvenuta nel 339 /8, si procedette alia scelta di un successore,
H
Sulle relazioni dell Accademia in Macedonia si veda J. SYKUTRIS, Speusipps
Brief an Konig Philipp , « Ber. ii. d . Verh. Ak . d . Wiss. zu Leipzig, Phil.-hist . Kl. »
80, 1928, 3. Heft.
49
ESCHINE, In Ctes. 62.
Il contemporaneo Eubulide, Biogr. trad . 388.
!1
Aristoteles , 111; D.J. ALLAN, Die Philosophic des Aristoteles , 3.
52
Cosi pensa anche R.A. GAUTHIER, Ethique a Nicomaque , Intr ., 13.
53
8IE8&;IXTO 8 <XUT6V Diog. Laert. IV 1; cosi anche Filocoro F. Gr. Hist . 328
fr. 224, che e la fonte piu antica . Si veda DURING, Biogr. trad ., 259-260.
54
I discepoli di Epicuro dovevano giurare fedelta al maestro e alia sua dottrina.
Bisogna pero guardarsi dal trarre delle conclusioni dai rapporti all interno delle scuole
ellenistiche .
18 ARISTOTELE

si considero come valido senz altro anche il nome di Aristotele; lo si


giudicava dunque un « accademico ».5 Ci si puo ora chiedere perche Ari¬
J

stotele e Senocrate dovettero abbandonare la citta, mentre invece Speusip-


po, che era altrettanto fortemente compromesso a causa dei suoi legami con
la Macedonia, pote rimanere in Atene. Bisogna dire qui che Speusippo era
ateniese e di buona famiglia, come, per esempio, Isocrate o Eschine, e per-
cio era esposto a minori rischi.
Aristotele accolse dunque l invito di Ermia, di cui aveva forse fatto
la conoscenza tramite suo cognato Prosseno, il quale era originario di
Atarneo. L odiosa campagna denigratoria contro Ermia, inaugurata da
Teopompo e ripresa da Timeo ed altri, ha avuto un tale successo, che con-
tinua a dominare anche le piu recenti presentazioni lErmia era persona
di nobili sentimenti e probabilmente di origine greca ; era allora signore di
Atarneo ed Asso, nella regione di fronte a Lesbo; politicamente stava dalla
parte di Filippo, e favoriva con ogni energia i suoi piani. Aveva frequen-
tato l Accademia ; se la sesta lettera platonica e autentica, cosa di cui io
dubito, era in rapporti di stretta amicizia con Corisco ed Erasto. Le odiose
calunnie contro di lui non meritano in ogni caso alcun credito. Demostene
lo menziona brevemente e senza alcun accenno negativo;57 ma la miglior
testimonianza a suo favore e l amicizia con Aristotele. Dopo la sua morte,
Aristotele ne onoro la memoria con una statua a Delfi ed una poesia in
cui gli professa la sua amicizia: « Per acquistare la piu alta arete , Ermia e
58
venuto a morte come i grandi eroi del mi to ; ma eterna rimane nel canto
la memoria dell uomo ospitale e dell amico fidato ».
Ad Atarneo andarono anche Corisco ed Erasto, e forse Senocrate;5
Ermia li fece alloggiare ad Asso, dove ebbero delle discussioni in comune ;60

55
Nel frammento or ora citato Filocoro ci informa che Aristotele era in Macedo¬
nia ; egli formula questa notizia in modo tale, che fra le righe si deve Ieggere: « e pernio
Aristotele non fu preso in considerazione ».
56
Ancora in D.J. ALLAN, Die Philosophie des Aristoteles , 1955, 3. Fa apprezza-
bile eccezione l articolo di P. VON DER MUHLL , RE Suppl. Ill, 1126-30. In DURING,
Biogr. trad ., 272-283 si trovano il materiale antico e una piu ampia rassegna biblio-
grafica.
57
Or. X 32, nel quarto discorso contro Filippo, tenuto da Demostene poco tempo
dopo che la notizia della morte di Ermia aveva raggiunto Atene.
55
Dopo la cattura, Ermia ricuso con fermezza di svelare i disegni di Filippo;
prima dell esecuzione disse: « Annunciate ai miei amici e ai compagni che io non ho
fatto nulla di indegno della filosofia o di disonesto ». L encomio di Callistene in
.
Biogr . trad., 274; JAEGER, Aristoteles , 118; l inno in Biogr. trad , 59; inoltre C.M.
BOWRA, Aristotle s Hymn to Virtue , « Cl. Quart. » 32, 1938, 182-189.
59
II nome di Senocrate nel papiro di Didimo e un supplemento di O. Cronert
( Biogr. trad ., 273 ), ma trova un appoggio nella notizia di Strabone ( XIII 1, 57 = T
19 ). La fonte di Strabone era la Vita Aristotelis di Ermippo; ma il suo racconto con-
tiene tanti e cos palesi errori, che non gli si puo accordare alcuna fiducia.
el? £va TOplTrarov duvu5vre?. £ una questione di definizioni se Treplroxro?
debba qui essere tradotto con « scuola ». In ogni caso il termine non significa qui
INTRODUZIONE 19

ma parlare di una scuola filosofica ad Asso ( addirittura di una filiale del-


l Accademia ) e a dir poco un esagerazione.
Ad Asso, come e naturale, Aristotele prosegui il suo lavoro scientifico;
per altro, i grandi cambiamenti avvenuti nella sua situazione devono aver
influito sulla direzione dei suoi studi. Alle sue spalle stavano le intermi-
nabili discussioni dell Accademia sulla teoria delle idee e su problemi affi-
ni dibattuti all interno della scuola ; questo e pero un capitolo della sua
vita per ora concluso. Proprio allora conobbe un giovane che fino alia sua
morte, venticinque anni dopo, fu il suo piu fedele scolaro e collaboratore,
e che dopo la sua morte raccolse la sua eredita e fondo il Peripato:
iTeofrastoL
Teofrasto era nato intorno al 370 a Ereso nell isola di Lesbo; e pos-
sibile che prima della morte di Platone fosse entrato nell Accademia e
avesse conosciuto Aristotele ad Atene : pero noi non ne sappiamo nulla .
Sicuramente provato e invece che i due si incontrarono ad Asso o a Miti-
lene, e che Aristotele dopo un soggiorno di circa due anni ad Asso si
trasferi a Mitilene nell isola di Lesbo ; la ebbe inizio la loro collaborazione
che sarebbe rimasta ininterrotta .61 Teofrasto accompagno poi Aristotele in
Macedonia e la visse a Stagira insieme con lui. Nel 343/ 2 Aristotele fu
invitato dal re Filippo a sovrintendere all educazione del figHo tredicenne
Alessandro; ben presto ebbe origine la leggenda del grande filosofo come
spiritus rector del futuro conquistatore del mondo; ma, in realta, Aristotele
a quel tempo non era particolarmente famoso; per la nomina ebbero certo
maggior peso i suo jjersonali legami con la corte macedone e con Ermia
Per Alessandro Aristotele fece preparare una copia dell Made. Da Era-
tostene conosciamo il consiglio che diede ad Alessandro dopo la morte

« edificio » , mentre « scuola » presuppone pure una qualsiasi stabile organizzazione .


Ora c e chi afferma che « pochi anni prima , un ramo dell Accademia era stato fondato
sotto la protettrice autorita di Ermia » ( D .J . Allan , conformemente a Jaeger ) ; l unico
appiglio per questa tesi b la sesta lettera platonica , e la non si trova certo alcun accenno
a una « scuola » . E come ci si puo immaginare che Ermia donasse ai filosofi la sua
capitale Asso? ( JAEGER, 115). Il soggiorno ad Asso fu un breve intermezzo nella vita
di Aristotele, importante sotto l aspetto personale per l amicizia con Ermia , e anche
perche piu tardi Aristotele sposo la sorella di Ermia .
Cfr. sotto p . 574 a proposito dei nomi di luogo negli scritti zoologici , e pp. 584-
587 sulla posizione di Aristotele verso la ricerca empirica .
In Hist . pi . Ill 11 , 1 e IV 16, 3 egli espone osservazioni , che ha fatto a Stagira .
Nel suo testamento cita TO xciptov TO hi STayelpot? yjpuv u7rapxov . Aveva dunque
ereditato la casa di Aristotele .
63
Si veda W .W . TARN, Alexander the Great , 1948, e in particolare le pregevoli
osservazioni di II 399 sgg. Il materiale antico in DURING, Biogr . trad ., 284-299.
64
Vedasi sotto, p. 149.
65
-
Fr. 658 ROSE: APKJTOT XT]? cruvePouXeuev auTtji TOI? pcv EXXYJCTIV yj fepovixoic
TOT? 8£ PapPdpoi? 8e <T7i0Tixai? Xp(i|revop , xai TCOV pcv to? 9 D.01V xai obccttov bmpe -
Xobpevo?, Totp 8i 01p £<pot? 7) 9UT0T? 7ipoa9ep6pevo? XTA. Il titolo ufficiale di Filippo
dopo il congresso di pace in Corinto era vj - fepdiv , Ditt . SIG3, 260, 21 . Sul significato di
90TOV cfr . Gamma 4 , 1006a 15 . La formulazione nel passo citato b cos! aristotelica ,
20 ARISTOTELE

di Filippo: « Tratta i Greci comportandoti da capo, e i barbari da padrone,


occupandoti di quelli come di amici e di parenti, di questi invece come
j si da cibo e alimento a creature irragionevoli ». Cost parla un uomo il cui
pensiero politico era imbevuto dei pregiudizi del nazionalismo greco nei
confronti degli orientali.66 Questo suo suggerimento, del resto, e in stri-
dente contrasto con la politica di Alessandro. Aristotele visse a lungo in
Macedonia ; era amico intimo di Antipatro, uno dei piu important generali
e politici macedoni; e tuttavia nelle sue opere non si trova traccia di
interesse o di comprensione per gli obiettivi politici dei re macedoni;67
nel suo pensiero politico, egli rimase un laudator temporis acti.
Verosimilmente dopo la battaglia di Cheronea e da collocarsi il suo
lavoro insieme con Callistene negli archivi di Delfi, che ci e attestato per
via epigrafica .6* Nel recinto del tempio fu eretta una stele con la lista da
lui redatta dei vincitori dei giochi pitici; un iscrizione ricorda quale paga
percept il lapicida per il suo lavoro, e il Moraux ha calcolato su questa
base la lunghezza dell iscrizione in 21.000 lettere. Per questo grande e
importante lavoro gli Anfizioni onorarono Aristotele e Callistene con un
decreto; il decreto fu poi revocato in occasione della rivolta antimacedone
di Atene dell anno 323.67
Dopo la distruzione di Tebe Aristotele pote finalmente fare ritorno
ad Atene.70 Non corrisponderebbe alia realta storica immaginare che, in
questa occasione , egli sia stato festeggiato come il filosofo celebre; era

che io sono incline a considerarlo autentico; secondo la tradizione antica , esso deriva
dalla lettera aperta ad Alessandro registrata nel catalogo delle opere sotto il titolo
« sulla colonizzazione » . Sulla questione Isocrate ( Or . V 154), Platone e Aristotele
sostenevano il medesimo punto di vista ; la tesi opposta era difesa da sofisti come
Antifonte e Alcidamante, e dai Cinici. Cfr . E. BUCHNER, Zwei Gutachten fiir die
Bebandlung der Barbareti durch Alexander den Grossen , « Hermes » 82, 1954, 378-384.
Pol. I 8, 1256b 25 dcvOpforoi rre'pux'jTe? &pyea8ai ; I 1, 1252b 9 pappapov
xal SouXov TOCUTA <p6aei. Intende dunque che Alessandro dovrebbe trattare i barbari
come un padre di famiglia tratta i suoi schiavi e gli animali domestici. Plutarco carat-
terizza invece esattamente l idea fondamentale di Alessandro in De fort. Alex I 8, 330d
£va Sljpov dvO pforrou? dmxvTa? dmxpvjvai PouX<5 pevo?. Cfr. sotto, p. 568.
67
Molti anni appresso, secondo Tarn I 112 nel 324, Aristotele critica in una
lettera ad Antipatro la misura di Alessandro di esigere culto divino, fr. 664 ROSE =
Biogr. trad ., 298. Cfr . M. PLEZIA, Aristotelis epist . fr ., 109-111.
Ditt. SIG3, n . 275. Si veda P. MORAUX, Listes anciennes , 125 ( con bibbografia ) ;
DURING , Biogr. trad., 339; vedi sotto, p. 150.
69
In una lettera ad Antipatro, scritta verosimilmente nel suo ultimo anno di vita,
Aristotele parla cost del fatto: « non diro che la revoca del decreto mi riesca penosa,
e d altra parte nemmeno che mi sia indifferente » . Come ho mostrato in Biogr. trad .,
401, questo atteggiamento concorda con EN IV 7 , 1124a 15-16.
70
Tolemeo el-Garib racconta che gli Ateniesi lo onorarono con un decreto ed
eressero una statua sull Acropoli. Su queste falsificazioni ellenistiche vedasi DURING,
Biogr . trad ., 232-236. - In una lettera ad Antipatro Aristotele scrive di essere lieto di
poter tornare ad Atene a causa del rigido clima di Stagira : el? Exdyeipa IjXOov 8ta T& V
PAATX£a T&V peyav , el? A0d]va? 8ta T&V yeipfiiva T&V peyav. Si veda Biogr. trad ., 400.
INTRODUZIONE 21

soltanto uno tra i molti scienziati e maestri stranieri che si raccoglievano in


Atene. Riprese dunque il suo lavoro insieme con Teofrasto: le fonti piu
antiche e piu attendibili, che risalgono a Filocoro, attestano che a quel
tempo egli impartiva il suo insegnamento nel Liceo, il ginnasio pubblico
sul Licabetto.71 In ogni caso egli non fondo una scuola nel senso materiale
e giuridico del termine.72
NeglT anni successivi al 334 l occupazione macedone assicuro la tran-
quillita politica in Atene . Pur nella quiete, tuttavia, l odio ribolliva . Quando
giunse ad Atene la notizia della morte di Alessandro, divampo la rivolta ;
per disposizione del popolo, Demostene fu richiamato dall esilio ; ancora
una volta Aristotele sent! che la sua vita era in pericolo. In una lettera
ad Antipatro egli parla dei sicofanti in Atene , e si lamenta di non riuscire ,
come straniero, ad avere in Atene la quiete necessaria per lavorare .73 £
possibile che gli sia stata rivolta un accusa formale di empieta.74 Sullo scor-
cio dell anno 323 Aristotele lascio Atene e si trasferi nella casa di sua
madre, a Calcide di Eubea . Qui mori di malattia nell ottobre 322, all eta
di sessantatre anni.
Dopo la morte di Ermia aveva sposato Pizia , sorella o nipote 75 del suo
amico; da lei ebbe una figlia omonima ed un figlio a nome Nicomaco.
La moglie mori prima di lui ; la figlia Pizia era ancora giovane ; sappiamo
che piu tardi essa si sposo tre volte, l ultima volta con il medico Metrodoro,
a cui diede un figlio a nome Aristotele ; lo si trova menzionato nel testa-
mento di Teofrasto. Sembra che il figlio Nicomaco sia morto in giovane eta.76

71
ea/ oXa cv ev AuxeEto , Apollodoro, F . Gr. Hist. 244 F 38 = T 1 e in DURING,
Biogr. trad ., 252-254. La maggior parte degli studiosi moderni parla di Aristotele come
del fondatore e del rettore di una scuola nel Liceo ( cosi W. Jaeger e U. Wilcken ), del
« capo del Liceo » ( Ross ), della « fondazione del Liceo » ( Gauthier ). Questa leggenda
deriva da Ermippo presso Diog. Laert . V 2 e 5 IXia&ai 7rep (7raTov T6V hi Auxettp
-
= « scelse ( come sede delle sue lezioni ) la passeggiata nel Liceo »; rijt; (T/OXT)? d<pY]Y/)-
aapevos = « dopo aver diretto la sua scuola per tredici anni ». Solo l intervento di
Demetrio del Falero diede a Teofrasto, che era un meteco come Aristotele, la possi¬
bility di acquistare terreni in Atene; Teofrasto fond6 nel 318 la scuola , che piu tardi
divenne celebre con il nome di Peripato. Cfr. K.O. BRINK, RE Suppl. VII 905; O.
REGENBOGEN , RE Suppl. VII 1358; DURING , Biogr . trad ., 405.
12
A mia notizia, Clemente di Alessandria e il primo autore che dica che Aristo¬
-
tele fondo una scuola ( Strom. I 14 ): mxpa TlXa ram ApiaTOT Xif )? <piXocro<pr)<ia <; pc
TEXOOJV elg T6 AUXEIOV XTECEI TTJ'J IIept 7raTix7]v aipemv ; cfr. Biogr . trad ., 260.
-
72
Vita Marc., 42, Biogr. trad ., 105e 342 T4 AfW)'j at StaTpi Eiv ip ytoSe?.
74
Cosf racconta Ermippo presso Diog. Laert . V ; ivi anche la bella storia che
Aristotele avrebbe voluto impedire agli Ateniesi di peccare una seconda volta contro
la filosofia . Sull abbondante formazione di leggende anche in seguito si veda Biogr.
trad ., 59 e 341-348.
75
Le parole d8e X q> e aSeXqxS si confondono facilmente. La fonte migliore
dice dScXtpfj.
76
Erpilli, che diresse la casa di Aristotele, non era la madre di Nicomaco; si
veda Biogr. trad ., 269-270.
22 ARISTOTELE

Nel suo testamento 77 Aristotele esprime il desiderio di essere seppellito


accanto alia moglie Pizia . Provvede anche a Erpilli , che aveva atteso alia
conduzione della casa: « Siccome si e ben comportata con me e ha prov- 78

veduto con diligenza a tutto cio che mi occorreva, ha molto ben meritato
di me. Dunque i tutori le diano tutto cio di cui ha bisogno; se vorra spo-
sarsi, si prendano cura che sia data a un uomo di buona reputazione; oltre
a cio che essa gia possiede, le deve esser dato un talento dalla mia eredita ,
e tre ancelle a sua scelta , oltre a quella che ha gia presso di se, e al garzone
Pirreo; inoltre, se desidera rimanere a Calcide, abbia la foresteria accanto
al giardino, se invece preferisce stare a Stagira, la casa dei miei genitori e
dei miei nonni. Quella delle due case che vorra, deve essere ammobiliata
dai tutori come a loro pare bello, e come a lei sembra adatto per le sue
esigenze ». Jaeger sottolinea , a ragione, il caldo tono di autentica umanita
di queste righe. Qui parla un uomo che ha provato la solitudine nella
vita e ha della riconoscenza per le attenzioni che ha ricevuto. Il frammento
di una sua lettera rivela che negli ultimi anni di vita provo la solitudine
anche come ricercatore: non era piu circondato, come un tempo nell Ac-
cademia, dai symphilosophountes. Il suo trattato sull amicizia mostra l alta
stima che aveva per la fiduciosa comunione fra maestro e discepolo : « Per
j l uomo solo la vita e grave, perche non e facile, stando per conto proprio,
| rimanere in continua attivita, mentre e piu agevole farlo insieme con al-
j tri »." Dal suo isolamento di Calcide scriveva al fido amico Antipatro, pro-
babilmente alia fine di una lunga lettera : « Quanto piu sono isolato e
confinato con me stesso, tanto piu divento loquace ».81
Si sono conservate tre poesie d occasione di Aristotele: un inno e un
77
II testamento e tramandato in parte da Diogene, in parte nella versione arabica.
La prima redazione deriva, attraverso la mediazione di Ermippo, dall archivio del
Peripato; Ermippo trasse il testo probabilmente da un opera di Aristone, che conteneva
anche i testamenti degli altri Peripatetici. La seconda redazione risale, attraverso Tole-
meo el-Garib, ad Andronico. Le discordanze sono di natura tale, che si e indotti a
supporre che Andronico abbia trovato, fra i manoscritti originali di Aristotele prove-
nienti da Scepsi, anche la prima redazione del testamento. Si veda DURING, Biogr.
trad ., 238-241; cfr. JAEGER , Aristoteles , 341-342.
78
8TI ti7rou8aia 7repl iph syfvsTO : semplice e onorevole.
79
Cfr. anche M . PLEZIA , The human face of Aristotle , « Class , et Med . » 22,
1961, 16-31.
80
EN IX 9, 1170a 5-6 (XOVUTY) pev ouv y <xXzv:hc 6 (2 £o D e l l a comunione fra
maestro e discepolo parla in IX 1, 1164a 35-b 6.
81
Fr. 668 ROSE: O <TG> yap xal (xovtort]? eEpi , piXopiulloTEpoi; yfyova,
(

citato tre volte da Demetrio. La citazione proviene verosimilmente dalla lettera in cui
Aristotele parlava del destino di un vecchio fuggiasco, Demetrio, De eloc. 225 = Fr.
665 ROSE. In Biogr. trad. 351 io intesi come W. Jaeger e altri (piXopu Ooi; nel sen-
so di « amante dei miti » ( come in Alfa 2, 982b 18 ). Commentando questa lettera nella
sua edizione ( Aristotelis epistularum fragmenta , Varsavia 1961, 121-123 ), M . PLEZIA
mi ha persuaso che Aristotele intendeva espressamente coniare un arguto o uptopov :
io sono solo e anziano, e f 8i6v £<m yrjpa TO <piX6(xu ov, come dice l autore del
trattato Ilepi (i ou? 9, 11.
INTRODUZIONE 23

epigramma per Ermia , e il frammento di un elegia in cui si parla di Plato¬


ne.81 Queste poesie interessano a noi soprattutto come documenti personali.
Nell inno Aristotele celebra Yarete come « la preda piu nobile che possia-
mo cacciare nella vita ». Egli dice qui in linguaggio poetico cio che mette
sovente in rilievo nelle lezioni di etica : 1 arete non e una qualita , ma sta-
bilisce la meta delle nostre aspirazioni. « Si deve tradurre la virtu nei
fatti ; soltanto se i nostri bei discorsi sulla virtu sono in accordo anche ;
con la realta della vita si puo dar credito alle nostre parole. Allora queste 1
costituiscono anche per coloro che le accolgono e le comprendono uno
sprone a regolare la vita su di esse ». L epigramma per Ermia era collo- 1
cato sul basamento della statua che Aristotele aveva fatto erigere a Delfi
in memoria di lui: « II re dei Persiani reco offesa alia santa legge degli
dei quando uccise quest uomo, non in aperto combattimento, ma per il
tradimento di un perfido, di cui Ermia si fidava ». Il traditore Mentore e
citato nei Magna Moralia come esempio di persona intellettualmente do-
tata , ma priva di carattere. In entrambe queste poesie Aristotele esprime
con pieta e schiettezza la sua piu che giustificata indignazione per il misfat-
to, ed il dolore per la perdita di un amico.
L elegia a Eudemo 84 si trova nei commentario di Olimpiodoro al
Gorgia , insieme con altro materiale che questi trasse dalla vita di Aristo¬
tele di Tolomeo: « Quando egli giunse al santo suolo della Cecropia, con
reverenza eresse un altare in onore della veneranda amicizia di un uomo,
che i malvagi non possono nemmeno lodare. Egli fu l unico, o comunque
fu il primo fra gli uomini, a mostrare chiaramente nella sua vita e in tutto
cio che disse e scrisse che l uomo diviene felice se e buono;85 nessuno tra
quelli che vivono ora potra piu far questo ». Non sappiamo quale significato
avesse la dedica ; se essa ci e tramandata esattamente, la poesia era indiriz-
zata da Aristotele al suo scolaro Eudemo di Rodi. Si discute anche di
piu su chi giunse ad Atene ed eresse l altare: e opinione di Jaeger che si
tratti di uno sconosciuto discepolo di Platone; ma non e molto piu natu-
rale supporre che Aristotele parli qui di se stesso? £ senz altro compren-
sibile che il ritorno ad Atene gli richiamasse alia memoria l antico maestro
e i venti felici anni della sua giovinezza passati all Accademia, e che sotto
!2
Commentata da U. v. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles und Athen,
403-416; C.M. BOWRA , cit . sopra, p. 18, n. 58; W. JAEGER, Aristotle s verses in praise of
Plato, « Cl. Quart. » 21, 1927, 13-17; DURING, Biogr. trad ., 59-60 e 316-318. Il Bowra
dimostra come nell inno Aristotele impieghi motivi poetici tradizionali, e toglie cosi
ogni fondamento alle ipotesi di Jaeger sulla dottrina delle idee come sfondo dei versi.
83
EN X 1, 1172b 3-7.
84
tv TOT? IXeyelot? TOI? 7tp&? EiSSrjpov.
85
Cita un aforismo di Platone: to? iyotOi? re xal euSalpcov fipa yLyverou ivrjp,
cfr. Leggi 660e to? 6 p4v ayaOi? avrjp atotpptov tov xal Sbcaio? euSalptov ICTTI xal
paxapto?.
86
Esempi dell espressione ou faStov XaPciv in NEWMAN, commento a Pol. VII
14 1332b 23, e in JAEGER, Aristoteles , 110. Xafleiv raura puo anche significare « ac
,
cettare e sostenere questa proposizione ».
-
24 ARISTOTELE

questa impressione egli abbia scritto la poesia e l abbia mandata a Eudemo.


Comunque sia come Jaeger sottolinea giustamente , la situazione psi-
cologica e molto piu importante : Aristotele ha innalzato in onore di
Platone un altare all amicizia. Egli ricorda allora l ideale platonico dell uo-
mo retto che e il solo felice grazie alia sua eccellenza morale. Proprio come
Platone, Aristotele rileva che Yeudaimonia presuppone una buona forma-
zione dell anima ; nello stesso tempo, tuttavia , egli sostiene costantemente
che nessuno puo essere felice senza essere dotato di almeno un minimo di
beni 87 esterni ; contro l estremismo dei rigoristi, egli proclama : « Quei
filosofi che affermano che l uomo messo alia tortura, oppure colpito da
gravi disgrazie, e felice, purche possegga l eccellenza interiore, dicono, che
: lo vogliano o no, un assurdita » . Nella sua poesia egli intende dire che
« noi oggi abbiamo riconosciuto che l ideale di Platone e irraggiungibile ».
L « oggi » sottintende che egli si volge a guardare con una certa rassegna-
zione gli anni della sua gioventu , in cui ascoltava Platone parlare di tutto
questo. Misurato sugli anni trascorsi, quel tempo non era poi cost lon-
tano; nel frattempo, pero, tante cose erano accadute nel mondo greco, che
si puo parlare di un vero sconvolgimento; anche sul piano personale Ari¬
stotele aveva avuto molte esperienze ; e dunque psicologicamente compren-
sibile che egli sentisse cost profonda la distanza da Platone e dalle vicende
dell Accademia. E una conseguenza di questo distacco era che adesso capiva
piu a fondo la grandezza di Platone come pensatore.
Mi ha sempre colpito il fatto che in questa poesia Aristotele stesso
segnali fra se e Platone una differenza, che piu tardi i suoi avversari ac-
centueranno fino all eccesso. Costantemente, infatti , gli sara rimproverato
il fatto di considerare, all opposto di Platone, i beni esterni necessari alia
vita virtuosa e felice.89
Le testimonianze sulla personality e sul carattere di Aristotele deri-
vano quasi tutte dalla tradizione a lui avversa : 90 e la situazione storica che
spiega come questa tradizione sia cosi ricca e cost multiforme.
Quando Platone morf , ormai da quarant anni guidava la sua scuola.
Era un uomo celebre, e gia al momento della morte veniva considerato una
figura storica . L’Accademia era un’istituzione ben salda, e i successori e

ra 4XT6? ayaHa. La metafora di Aristotele e j pvjyla : la rappresentazione


di una tragedia richiede anche l allestimento di un certo apparato esterno, che e curato
dal corego; questo apparato non e pero una parte della tragedia stessa . Cfr. EN X 7,
1177a 30 e 8, 1178a 23-28. Nel concetto di EXT6? e implicito 4XT6? TT)? <]>ux*)S
" EN VII 14, 1153b 19-21, contro Speusippo. Secondo Cicerone, Tusc. V 9, 24
-
« il saggio sulla ruota » e un luogo comune.
" Per es. da Attico in Eusebio Praep. ev. XV, 794d = DURING , Biogr. trad .,
326: TOU piv PooivTop ixadToxe xal x7) puTTOVTO <; OTI euSatpov cTaTO? 6 8IXOU 6T<XTO<;,
TOU 84 pr] 47TiTp47rovTO <; TrcaOat rf ) apcxy r}) v euSatpoviav , av prj xal yevo? euvjyrj YI
xal xdlXXo? aXXa xal ypuacv .
90
Si veda il capitolo « Early invectives against Aristotle », in Biogr. trad ., 373-395 .
Nel libro Lectiones atticae , Leiden 1809, 101-308, J. LUZAC riuni un materiale immenso
suB' odium philosophorum antiquorum.
INTRODUZIONE 25

gli scolari di Platone fecero del loro meglio per continuare la sua opera ;
essi si preoccuparono anche di raccogliere le sue opere e di metterle in
commercio. Abbiamo buoni motivi per credere che ancor oggi noi posse-
diamo tutte le opere che Platone aveva scritto nel corso della sua vita ;
le citazioni platoniche degli autori antichi, nella misura in cui sono credi-
bili, possono facilmente essere rintracciate nel testo di Platone che oggi
possediamo. I numerosi frammenti papiracei e le citazioni provano inoltre
quanto rapidamente e quanto largamente si sia diffusa la conoscenza delle
sue opere . La sua memoria fu celebrata con la stesura di biografie e con
esposizioni della sua dottrina: se anche aveva dei nemici, essi erano tutta-
via cost insignificanti che la loro voce non trovo ascolto. Una tradizione
antiplatonica si formo al piu presto un secolo circa dopo la sua morte,
ma a quell epoca questa tradizione trovava un valido correttivo nelle sue
opere, che erano accessibili nelle biblioteche pubbliche.
Del tutto diverso e il caso di Aristotele; ad Atene egli era sempre sta-
to considerato uno straniero; la casa di suo padre si trovava a Stagira,
quella di sua madre a Calcide, sua moglie veniva dall Asia minore ; non
era il capo di una scuola, era soltanto uno dei mold professori stranieri del-
l Accademia . Aveva appena conseguito una certa posizione come professore
quando si vide costretto, a causa dei suoi legami con la Macedonia, a
fuggire in Asia minore. Quando fece ritorno, circa tredici anni dopo, ar-
rivo come amico intimo di Antipatro, il reggente della Macedonia . Si fa-
cevano molti pettegolezzi sui suoi rapporti con Ermia ; insomma , aveva
pochi amici e molti nemici. La molla di questa avversione era per al-
cuni l odio politico: Teopompo e Teocrito di Chio, per esempio, odiava-
no Ermia a motivo della sua intromissione negli affari di Chio e river-
sarono quest odio anche su Aristotele; Democare e Timeo trasmisero
ai posted questa calunnia ispirata da un motivo politico. Altri invece era ¬
no ostili ad Aristotele perche avversavano il suo insegnamento e la sua
filosofia. Fin da giovane Aristotele si era trovato in dissenso con Cefiso-
doro, un discepolo di Isocrate, sui principi della retorica ; Isocrate e i suoi
scolari avevano grande influenza in Atene, e la continua ostilita tra Aristo¬
tele e la scuola isocratea ha lasciato piu di una traccia nella tradizione bio-
grafica . Aristotele inoltre aveva rotto anche con i suoi compagni dell Ac-
cademia : durante la sua permanenza all Accademia aveva criticato talvolta
senza riguardi le teorie di Platone e dei suoi colleghi Eraclide, Speusippo
e Senocrate. Anche con la scuola megarica si trovava in contrasto per
questioni dottrinali ; Eubulide, un membro della scuola , gli rispose con ol-
traggi personali. Gli Eristi sono rappresentati nella tradizione avversa di
Alessino, i Pitagorici in quella di Licone; ma i suoi nemici piu esasperati
si trovano fra gli Epicurei: le ragioni di cio le ho illustrate nel mio libro
sulla tradizione biografica . La campagna denigratoria condotta dagli Epi ¬

curei ha lasciato tracce profonde, e sara destinata a rivivere nel Rinascimen -


to per opera di Gassendi e Patrizzi.
La tradizione antiaristotelica era dunque gia affermata e diffusa quan ¬
do Aristotele era ancora vivo, e non si puo dire che lui stesso fosse esente
26 ARISTOTELE

da colpa ; la sua origine e i suoi legami di parentela spiegano certo i suoi


rapporti con la Macedonia , ma si comprende molto bene che 1 abbiano
reso sospetto agli occhi degli Ateniesi di sentimenti nazionalistici. A1 tem ¬
po della sua giovinezza , poi, si mostrava nelle sue lezioni polemico e con-
scio del proprio valore, e talora non privo di arroganza. 1 Dietro le chiac-
chiere sul suo atteggiamento di opposizione nell Accademia si trova percio
probabilmente anche un granello di verita ; e vero che la polemica di Ari-
stotele non ha mai un tono personale, bensi si appunta sempre solo sulle
teorie dell avversario 52 in questione; pero, quando un giovane mosso, a
quanto ritiene ed afferma lui stesso, dalla verita in persona nei cortili
dell Accademia rinfaccia ai suoi colleghi piu anziani che le loro teorie sono
stolte, ingenue o irragionevoli, assurdita o vuote chiacchiere,93 possiamo poi
meravigliarci se coloro che sono oggetto di questa critica se la prendono
a male, e cercano di rifarsi in qualche modo ? La prima reazione contro la
tradizione ostile ad Aristotele si trova in Filocoro, uno storico attendibile,
contemporaneo di Teofrasto. Nella sua opera storica costui tratta degli av-
venimenti del 306, quando Sofocle, con l appoggio dell oratore Democare,
fece votare dal popolo un decreto per cui tutti i filosofi di professione do-
vettero lasciare Atene. II fatto offrl a Filocoro l occasione per uno sguardo
retrospettivo sui rapporti fra Accademia e Peripato: a questa fonte risal-
gono le notizie cronologiche sulla vita di Aristotele che noi possediamo in
tre redazioni. Filocoro confuta anche alcune delle accuse mosse ad Aristo¬
tele: non e vero che Aristotele avesse cominciato soltanto tardi 94 la sua
attivita di professore; non si era staccato dalPAccademia e non aveva fon-
dato una scuola propria, che potesse rivaleggiare con l Accademia. Va da
se il valore di queste antiche affermazioni, che confutano le odiose accuse
mosse ad Aristotele.
Chi si e occupato a lungo delle opere di Aristotele ha talvolta an ¬
che l impressione di vedervi rispecchiata la sua personalita. £ impossibile
non riconoscervi la sua forte coscienza morale che, del resto, non lascia
traccia solo nelle opere di etica e di politica. Egli rileva spesso il valore
della probita scientifica e il suo fondamento nel carattere dello scienziato:
« la natura deve averlo dotato in modo tale, che egli risponda a cio che
gli viene presentato con un corretto amore e con una giusta awersione; solo
in questo caso puo decidere correttamente che cosa e il meglio ».9S Cost ca -
91
Esempi di affermazioni di se stesso sotto, pp. 115, 257, 268, 270; di asprezze
polemiche pp. 268, 293, 300, 426, 430, 644. Soprattutto nelle prime opere Aristotele
ama porre in rilievo la propria tesi con un autOntario rjpeT? 8£ <papey, per es. quattro
volte in Pbys. I, otto volte nel De caelo.
92
Si puo tuttavia dire che parla di Melisso e di Antistene con ingiustificata
insolenza. i
A' 93
yeXoiov, Eli?)Oct;, <£TO7TOV , xev 6v , itXoyov , aXoycoTaxov sono i termini abituali ,
ma Aristotele dice anche pavia napanX rjaiov e cose simili. Usa un tono particolarmente
sprezzante a proposito delle teorie di Senocrate; si veda sotto, pp. 299, 643.
94
La parola usata come slogan era oifiipa&r):;.
95
-
Top. VIII 14, 163b 12-16: deve possedere 7) xa r aXrj&ctav cutputa.
INTRODUZIONE 27

ratterizza il suo amico Eudosso: « La sua dottrina che il piacere e il va-


lore supremo incontro maggior credito grazie alia purezza del suo caratte-
re che per se stessa. Egli era cioe un uomo di non comune temperanza,
e percio si aveva l impressione che non avanzasse la sua teoria come
amico del piacere, bensi che fossero le cose a essere in realta cosi ».* Da
questo passo trapela anche uno spiraglio di luce sulla bigotteria scientifica
delTAccademia.
Della sua arguzia Demetrio 97 ci sa dire che « non era cosi nobile e di-
gnitosa come quella di un poeta , ma era piuttosto lo spirito di tutti i gior-
ni, simile alle facezie degli scrittori di commedie ». £ probabile che si
riferisca, con questo giudizio, alle lettere, di cui cita molti brani ; alcune
di queste battute argute le ho gia riferite. Degli scritti di scuola sembra che
Demetrio abbia conosciuto solo il trattato Sulla prosa , cioe Rhet . III.
In queste opere di scuola l umorismo si trova di rado o quasi mai del
tutto ; io parlerei piuttosto di una inclinazione all ironiama anche que-
98

sta non e mai dominante. Se e vero che lo stile riflette la personality dello
scrittore,1 cosa di cui non dubito, ecco che la caratterizzazione corrente
dell « asciuttezza » di Aristotele e senz altro giustificata . Le opere a noi
pervenute sono per la maggior parte manoscritti di lezioni ; in esse Ari ¬

stotele si rivolge in primo luogo a un pubblico di ascoltatori: il suo scopo


e quello di convincere l uditorio della bonta delle sue opinioni ; e dunque
del tutto conseguente che vi dominino le argomentazioni lineari e positive,
e che l esposizione sia costantemente orientata in senso pedagogico e spes-
so inframmezzata da sguardi retrospettivi e anticipazioni. Di regola egli
si attiene nelle sue spiegazioni cosi rigorosamente al dovere del conoscere,101
che l esposizione risulta secca ; ma e del tutto errato sostenere , sulla scia
di certa critica letteraria antica, che Aristotele non avesse alcuna intenzione
stilistica . Dionisio 102 loda 1 abilita e la chiarezza dell esposizione nei dia-
loghi, che trova gradevoli da leggere ed istruttivi. Con il termine stile noi
intendiamo il modo in cui qualcuno, in una situazione data, risolve il pro-

* EN X 2, 1172b 15-18.
97
De eloc. 128.
98
E. HOFFMANN, De Aristotelis pbys. 1. septimi , 1905, 23 trova , per es., festive
dictum Gamma 4, 1008b 14-17. Analogo il giudizio di J. Burnet su EN IV 7, 1123b
32, e D.J. Allan vede dell arguzia di scuola persino in PA IV 13, 696b 27-32. £ facile
capire quanto siano soggettive queste impressioni.
99
La tradizione antica parla di pcoxla ; esempi sotto, pp. 177, 293. Il passo
piu pungente nelle opere e Ny 3, 1091a 5-12.
100
L autore del nspl u 'jiou ? dice che la sublimita dello stile e un a705/7; pa
psyaXo <ppo< juv7] p.
101
Cfr. Phys. II 3, 194b 17 xou el8£vai X PLV V rrpaypaxEia.
102
De imit. II 4 ( II p. 221 USENER-RADERMACHER ): 7tapaX7] 7rxEov 8k xal Apia-
XOxfXrjV El? pifJL7) CTlV T?? TE 77Epl TT)V EppTj'JEiaV 8EI'JOT?TO? Xal XT) ? XOCl XOU
f ]8fo? xal icoXupadou?' xouxo yap 2axi paXiaxa napa xou dvSpi? xouxou Xa Eiv.
Questo giudizio non vale dunque per le opere di scuola; forse, oltre che ai dialoghi,
Dionisio si riferisce anche alia Retorica , che conosceva nella redazione di Andronico.
28 ARISTOTELE

blema di parlare in guisa tale da destare l effetto desiderato negli ascol-


tatori . Ora , negli scritti migliori, quella di Aristotele e una limpida prosa
1

scientifica che, malgrado la sua schietta aderenza all oggetto, serba un


accento personale quasi in ogni frase. Ne ammiriamo la concisione e l acu-
tezza dell espressione spesso intraducibile, la ricca varieta degli strumenti
linguistici, con cui esprime in una forma adeguata le sue proposizioni e le
sue asserzioni , e comprendiamo allora come si apprezzasse la forza di per-
suasione insita nella sua esposizione.10* Non e eccessivo affermare che
Aristotele e il creatore della prosa e della forma espositiva scientifica :105
lo si vede chiaramente quando si proceda a un confronto con le opere
-
migliori del Corpus Hippocraticum , quella secchezza di cui tanto si parla
e senza dubbio consapevolmente voluta , e Aristotele era del parere che un
linguaggio fiorito non convenga all argomentazione scientifica ; per lo scien-
ziato che ricerca la verita e piu adatta la fredda oggettivita.106 Egli evita
percio le parole poetiche e rare;107 desume la sua terminologia per gran
> | parte dal linguaggio quotidiano: « dobbiamo cercare, quando manchino i
| termini, di crearli noi stessi per riuscire chiari e perche il lettore possa
seguire facilmente » .loa W. Wieland 109 ha mostrato mol to bene come egli
sapesse attenersi all espressione piu naturale anche nelle argomentazioni
piu astratte. Aristotele ha sfruttato fino all estremo la possibility , tipica
della lingua greca, di presentare un universale come qualcosa di determinate
ricorrendo all articolo determinativo;110 l espressione « in quanto », rara-

Per es. Phys. III-VI, My 1-9, Gamma , Eth. Nic. III .


104
Secondo Plutarco, Vita Ale. 42, 234d dopo la morte di lui Antipatro avrebbe
detto: Tpo? TOT? tTKkoiq xal TO TOIAEIV EF/ E , cfr . Biogr. trad ., 351.
105
Trattero piu ampiamente in seguito la questione del perche l esposizione di
Aristotele sia a volte stilisticamente disuguale e assuma la forma di note.
106
Cfr. De caelo II 9, 290b 14 x.ow])&q plv Eip xat xal IRCPITTCO? und TCOV elrziv
Ttov , ou (JLYJV OOTID? £ / EI z &Xrfo&c, , e analogamente II 13, 295b 16 ; Meteor . I 13, 349a
-
30 ; II 1, 353b 1 TpayixtliTEpov xal aspviTEpov ; direttamente contro Platone Pol. IV
-
4, 1291a 11 EV rf ) IIoXiTEia xoutjjcj TOUTO , o' jy txavaii; 8 etpr cn .
m II suo lessico e ricco: Bonitz registra 13.150 parole , fra queste perb alcune
che ricorrono soltanto nei Problemata e in altre opere non aristoteliche; e inoltre 1.439
nomi propri diversi. Secondo l Ast, il lessico di Platone comprende 10.316 parole ( con
esclusione dei nomi propri ).
EN II 7, 1108a 17 ; similmente Cat . 7a 5 e Top. VIII 2, 157a 29. Numerose
parole sono attestate in Aristotele per la prima volta, per es. aiaxportpayEiv , aopyriala ,
_
vfpyaa , cj'/ upo?, CTUVTJSUVEIV , jauvSua ea&at , tutte estremamente perspicue. L unica
parola da lui artificiosamente coniata e lvzOl'/ Ei<x..
m Die aristotelische Pbysik , 181 e 197 sgg. Un contributo importante e B. SNELL ,
Die naturwiss. Begriffsbildung im Griechischen , in Die Entdeckung des Geistes , 1955,
299-319. Della letteratura precedente cito l importante lavoro di K . v. FRITZ, Philoso-
phie und sprachlicher Ausdruck bei Demokrit , Plato und Aristoteles , 1938.
110
Per es. T8 TI Tjv EIVGU ; altri tipi sono TOUTO 6 TOT OV e OTEP TI , vedasi
sotto, pp. 369, 423. L indice delle parole greche rinvia ai luoghi in cui sono chiarite le
peculiarity della terminologia.
INTRODUZIONE 29

mente usata da Platone, " fu da lui sviluppata fino a diventare uno stru-
1

mento che gli dava la possibility di isolare un aspetto di una parola ;


quanto grande sia l importanza di questa struttura linguistica e dimostra-
to, per esempio, dalla definizione del concetto di kinesis . II Wieland dice
1

giustamente che la scoperta aristotelica dell « in quanto » costituisce de


facto una scoperta del concetto.
Talvolta, pero, anche Aristotele e cost ispirato dal suo tema che il
suo linguaggio assume un tono del tutto diverso; i migliori esempi ne sono
le lodi dello studio della natura in PA I 5, e l entusiastica descrizione della
gioia della vita del sapiente in EN X 7-8. Nei primi due libri della Re-
torica, invece, egli si rivolgeva probabilmente ad un pubblico piu vasto, e
qui il suo stile e nettamente influenzato da Isocrate. Nel Protrettico e nei
Diatoghi e a volte sotto l influenza della retorica filosofica .113 In base alia
sua conoscenza dello stile dei dialoghi aristotelici, Cicerone parla dell « au-
reo fluire del suo eloquio » : 114 i frammenti conservatisi dei suoi scritti po-
polari mostrano che questo giudizio e giusto, ma trovo eccessiva la lode
che ancor oggi si tributa alia sua retorica filosofica .115 La sua forza risiede
nella sobria oggettivita , e questa caratteristica a sua volta e certamente
collegata al suo common sense.116 Platone ci fa ascendere ai « campi della
verita » perche vi contempliamo le idee, e riportiamo di lassu la verita .
Tutto all opposto, Aristotele riteneva che si dovesse andare incontro agli
uomini che vogliamo convincere di qualcosa sul terreno delle verita ricono-
sciute : « Se si argomenta logicamente e ci si richiama, in piu , a fatti di J
esperienza universalmente noti, sara piu facile riuscire persuasivi : ciascuno/
infatti contribuisce con qualcosa di suo alia verita » ;117 dobbiamo scegliere
come punto di partenza questo patrimonio comune di verita, e poi avanzare
in un modo o in un altro argomenti convincenti in favore della nostra
opinione. Quelle opinioni che originariamente sono indubbiamente esatte,
ma non del tutto chiare nelle loro implicazioni, acquisteranno in chiarezza
e in precisione con il procedere dell argomentazione. Il principio che si

,
11
Parm. 145e.
117
Cfr. sotto, p. 354.
113
Vedasi sotto, pp. 454-461. Tautologie e ridondanza: pp. 303, 377.
114
Lucullus ( Ac. pr. ) 38, 119 veniet flumen orationis aureum fundens Aristote-
les , citato da Plutarco Vit . Cic. 24. Altri riferimenti in Biogr. trad., 363.
115
Questo giudizio e da me motivato sotto, a p . 415.
114
In Alfa 3, 984b 17 elogia Anassagora come v jtpcov 7tap etxyj X yovrat; Tout;
7Tp 6TEpOV .
117
-
EE I 6, 1216b 26-33. Le parole eye. yap evaaiop olv.e ~.6v TL Tzp6 q rrjv dXr)Oeiav
non significano che in ogni uomo e presente un istintiva disposizione alia verita , come
intende il Dirlmeier nel suo commentario ( p. 183 ). All EE io avvicinerei piuttosto Alfa
-
elatton 993b 1 SXOKTTOV X£ yeiv Tt ire pi rijs cpuaecot; e Top. I 2 , 101a 32 EX TCOV OIXELOV
SOYPTXTCOV, oppure Pol. Ill 9, 1280a 9. L accento e sul fatto che si deve procedere
a partire da un consensus. Alessandro in Metaph. 9, 19 osserva esattamente ev iraaiv
eOot; dei ApiaToriXout; zeue, xoivatt; xal tpuaixai; TCOV dvAptiircijv 7rpoXr) 'yEaiv dpyaT; EE?
SeixvupEva 7tp6t; auxou ypvjaOai. Altri particolari in Biogr. trad ., 364-365.
30 ARISTOTELE

riconosciuto, dal consensus


deve sempre procedere da cio che e gia detto e 118
omnium , e appunto caratteristico di Aristotele.

Scopo e metodi di lavoro


II suo modo di lavorare condusse Aristotele a delimitare e a rendere
119

indipendenti l uno dall altro i singoli settori del sapere. Non e certo se
egli ebbe consapevolezza delle rilevanti conseguenze di questa lacerazione
del campo della conoscenza ; la sua discussione teoretica del problema della
classificazione delle scienze e fortemente influenzata dai pregiudizi del
tempo. Ma se dalla sua banale trattazione teorica volgiamo lo sguardo a
cio che fece in realta , risulta allora giustificato parlare di un orientamento
radicalmente nuovo: egU innalzo infatti la scienza della natura al livello
di una scienza autonoma . Nella sua teoria egli non distingue i diversi set-
tori della scienza naturale, e piuttosto rileva con energia il fatto che il
metodo della physike e universalmente valido.1 All atto pratico, pero, ne-
gli scritti di zoologia non usa lo stesso metodo che adotta nella discus¬
sione del movimento nella fisica teorica ; e relativamente raro che impieghi
il metodo deduttivo dell apodeixis da lui stesso esposto negli Analitici ;
la scienza aristotelica non e aflatto costruita secondo sillogismi, come rile ¬

va, a ragione, W. Wieland .121 Aristotele riconosceva che il metodo deve


regolarsi secondo quello che di volta in volta e l oggetto della ricerca ;122
assumeva che e la conoscenza a doversi adeguare alle cose, non le cose alia
conoscenza. Dalle cose stesse,123 vale a dire dalla nostra conoscenza dello
stato dei fatti, egli ricava le regole del procedimento scientifico. Come ogni
ricercatore, egli desiderava giungere alia conoscenza della verita , e riponeva
124
una fiducia quasi incredibile nella forza cogente della verita ; alia base di

118
Cfr. sotto, p. 460.
119
Merita ancora d essere letto R. EUCKEN, Die Methode der aristoteliscben
Forschung in ihrem Zusammenbang mit den philosopbiscben Grundprinzipien des
Aristoteles , Berlino 1872. Inoltre J. LE BLOND, Logique et methode chez Aristote ,
Parigi 1939; Aristote et les problemes de methode , Symposium Aristotelicum 1960,
Louvain 1961.
120
Come ho dimostrato nel saggio « Aristotle s method in biology », in Aristote
et les problemes de methode , pp. 213-221.
121
Die aristotelische Physik , 67.
122
Se ne trova un buon esempio sotto, a p. 516.
123
Alfa 3, 984a 18 TO Tipaypa <o8o7totr]aev auToi?, PA I 1, 642a 27 exfpepopevoi;
U 7t auTou TOU 7tpdtyp.aTOi;. W. WIELAND, Die arist . Physik , 159: « la cosa stessa
(auxi T8 7tpaypa , per es. Top. I 18, 108a 21) e sempre qualcosa intorno a cui verte
il discorso, cio che viene inteso alia base di diverse forme espressive ( ovopaoi ) ».
124
-
Phys. I 5, 188b 29 671 au rijc TT) <; dXrj&ela? avayxaaUfvxei; ; PA I, 642a 18
-
dyipevo? u 7t au rij? TT) C dXrj&eta?. Come in Platone, si aggiunge a questo il punto di
-
vista assiologico: Rhet. I 1, 1355a 37 del TdXrj& ) xal va peXxiw vf )v ipuaiv euauXXoyi
-
0T6xepa xal 7tt &avd)Tepa <!> ? d 7tXo)5 elnei j .
INTRODUZIONE 31

questa fede sta la sua convinzione che sapere ed essere coincidono: « si


puo dire che l anima in certo modo e la totalita delle cose
Lo scopo della ricerca scientifica di Aristotele era la conoscenza della
struttura , e un acuta analisi della struttura costituisce l elemento assolu-
1

tamente dominante in tutte le opere a noi pervenute; un esposizione pura-


mente descrittiva e straordinariamente rara. Ad esempio, quando tratta
della tragedia , si concentra su cio che fa della tragedia una tragedia , vale
a dire sull azione e sullo scopo dell organizzazione dell azione. La condi-
127

zione necessaria perche le sue ricerche assumessero un tale indirizzo era ,


naturalmente, di poter disporre di grandi raccolte di materiale; egli infatti
deve aver cominciato presto a mettere insieme simili collezioni, e noi dob-
•biamo anche tener conto di una serie di lavori preparatori di classifica-
zione.12* Relativamente spesso riscontriamo che lavora procedendo per
tre stadi successivi : innanzi tutto presenta il materiale dei fatti a lui
129

accessibili, in secondo luogo dibatte la questione del perche la cosa sia


cost , infine segue la sintesi, in cui Aristotele cerca di precisare cio che e
soprattutto caratteristico dell oggetto della ricerca . L esposizione dei dati
assume spesso la forma di una rassegna critica e storica delle teorie dei
precursori ; queste rassegne non sono mai puramente descrittive: 130 assu-
mendo come sistema o punto di riferimento le sue proprie teorie, Aristotele
rivolge delle domande ai precursori. Altre volte l esposizione dei dati e
costituita da un analisi semantica.131 Nell esposizione che seguira , ritornero

125
De art . Ill 8, 431b 21 , su cui cfr. sotto, p. 651 .
126
Si veda sotto, p . 277 . In PA I 5, 645 a 10 Aristotele parla di rot; Sovapivot?
rat; atria? yvcopt siv xat tpuact 91X006901? . II punto di vista opposto e quello di Epicu-
ro, di cui si cita spesso ( dalla lettera ad Erodoto , 78 ) una proposizione nella forma se-
guente : « si deve pensare che il compito della scienza della natura e di ricercare con pre-
cisione ( Arrighetti traduce irtdagare ) le cause dei fenomeni piu importanti , e che la feli-
cita nell indagine dei fenomeni naturali consiste appunto in questo » ( cost O. GIGON,
Epikur , 1949, 27 ). Epicuro pero non usa £/) xeiv , o un altro termine equivalente a
« ricerca », bensf £i;axpipouv e yvcoat? , e il senso e percio questo : « la felicita consiste
nella precisa conoscenza e nell apprendimento della dottrina della natura da me pro-
fessata » . Che questa sia l interpretazione esatta , risulta da cio che segue : « coloro che
si occupano di questi problemi senza avere conoscenza delle cause prime ( cioe della
dottrina atomistica di Epicuro ) sono pieni di timore, perche il loro stupore non trova
alcuna soluzione » . Nella parola flappo? l atteggiamento polemico di Epicuro verso il
concetto platonico-aristotelico di filosofia appare ancora piu chiaramente; egli afferma
il dovere non della ricerca della verita , bensi dell apprendimento di assiomi . Tanto
radicalmente era cambiato il clima spirituale solo una generazione dopo Aristotele.
127
Poet. 7 notav xtva Set xfjv auaxaatv clvat xcov TipaypLaxcov.
m Per piu di un terzo dei titoli elencati nel catalogo alessandrino si tratta di
lavori di questo genere.
T6 8TI , T8 8I6TI, T8 xi 60x1.
09

130
Cfr . sotto, pp. 261 , 265 , 307 .
131
Un semplice esempio che illustra bene il metodo aristotelico e Phys. IV 3 ,
dove la questione b : « che cosa intendiamo, quando diciamo che qualcosa b in qual-
cosa » , Tioaaxco? fiXXo 6v £XX<p Xfyexat . Si vedano anche le pp. 302, 347, 367 , 436, 445 .
32 ARISTOTELE

132
spesso sul fatto che quando Aristotele parla dello « stato delle cose »
vi comprende talvolta anche qualcosa che noi non includeremmo tra i
« fatti ». Tuttavia il suo pensiero e sempre in alto grado concreto; anche
negli scritti piu fortemente speculativi, come il De caelo o il De genera-
tione animalium , non abbandona mai il terreno dell esperienza . Il rim-
provero che continuamente torna a muovere ai suoi predecessori e quello
di aver tralasciato i dati dell esperienza .133 Nella seconda parte della ricerca
impiega diversi metodi euristici; cerca quasi sempre lo scopo, e lo ritrova
con l aiuto del suo schema dei quattro aitia.'* Il passaggio alia sintesi finale
& poi spesso segnato da una formula come: « ora che abbiamo determinate
questi punti, esporro il mio pensiero personale ». Egli fonda la sua esposi-
zione su una definizione formulata dapprima in via provvisoria, poi in
modo conclusivo. Poi viene sovente la verifica, che il piu delle volte ha
la forma di una soddisfatta costatazione che il risultato concorda con dati
d esperienza generalmente riconosciuti. Il punto piu forte della sua espo-
sizione e sempre la discussione del problema, il piu debole la ricerca della
definizione;135 e cio che ci interessa di piu in lui non e, generalmente, cio
che egli dice, vale a dire i risultati, bensi il modo come lo dice e il modo
in cui pone i problemi. Ogni sua opera mostra la serieta con la quale af -
frontava i problemi ; la vivace ed incessante attivita del suo pensiero esige
il nostro rispetto. Egli lotta senza posa con la problematica contempora-
nea , sino a che non ha riformulato il problema in un modo che lo appaghi;
si rifa al patrimonio di pensiero piu antico, e lo riempie di un contenuto
nuovo. In questa operazione si cura poco della paternita e della prove-
nienza di una opinione; gli sta a cuore solo il risultato di pensiero come
tale, e la sua oggettiva rilevanza per il problema che lo impegna in quel
momento. Cio che gli importa e che qualcuno ha fatto una certa affer-
134

mazione sulla quale egli puo prendere posizione.137 Le numerose contraddi-


zioni, per lo piu di scarsa importanza , che si trovano nelle sue opere, di-
pendono di regola dal fatto che in opere diverse discute lo stesso problema
da diversi angoli di visuale;13* si trovano pero anche contraddizioni gra-

132
umipyovxa, <paivi ( j.eva, Xeyipeva , 6 poXoyo6|jieva ecc.
133
GC I 2, 316a 8 afl ecopyjTot TMV u7rapy <5vxcov , cfr . sotto, pp. 232 , 308,
nota 133.
134
Vedasi sotto, pp. 122, 274, 305, 611.
135
Epitteto riferisce ( Diss. II 17 ) che Teopompo rimproverava a Platone di
ricercare sempre definizioni , X£> pouXeaOai gxaaxa opi eaSat. Egli rinfaccia a
Platone: ouSeli; 7)|i.co\i 7tp6 oou SXeyev ayaS6v 3) Stxaiov ; rj pi) 7tapaxoXoufl ouvTe<; Tt
iaxi TO'JTCOV hiaaxov aaTjpco? xal xevfii? 4<pSeyy6 peSa xa? tpcovdh;. La raccolta di
Opot tuttora conservata attesta il gusto dell Accademia per questo sport intellettuale.
! 136
Cio spiega il fatto che in opere diverse egli esponga in modo diverso e utilizzi
I diversamente per la sua argomentazione una medesima opinione di qualche precursore;
I si comporta cost soprattutto con la dottrina dei principi di Platone ( cfr. sotto, p. 356) .
137
Top. II 5, 112a 16; Gamma 4 , 1006a 18-24.
133
Vedasi per es. pp. 536, 631.
INTRODUZIONE 33

vi.139 Non possiamo tuttavia dimenticare che in parecchie delle sue opere,
soprattutto quelle in cui discute questioni controverse della dottrina acca-
demica , Aristotele conduce un continuo dibattito con i suoi colleghi acca-
demici. Tra le opere piu antiche e quelle piu recenti pervenute nel Corpus
intercorrono almeno trent anni; e ben comprensibile, percio, che durante
questo tempo Aristotele raggiungesse risultati diversi e su alcuni punti
modificasse le sue vedute; si tratta dunque qui di gradi successivi di un
processo che conduce a sempre piu raffinate strutture di pensiero e ad una
comprensione sempre piu approfondita . L organica unita del suo pensiero s
si rivela in parte nel fatto che egli inglobo elementi precedenti nel pensiero j
J
successivo, ed eresse questo sul fondamento di quelli, in parte nel fatto \
che mantenne invariata la sua concezione fondamentale.
11 suo modo di porre i problemi e talvolta sorprendentemente moder-
no e attuale,1*3 altre volte arcaicamente ingenuo.141 Ma la sua costante preoc-
cupazione e di trovare una risposta che lasci il meno possibile di questioni
insolute,'43 e cio lo porta non di rado a indicare soluzioni di compromes-
so; M3 spesso questi compromessi sono segnalati come debolezze del suo
pensiero, e vi si vede un difetto di originalita . Naturalmente Aristotele
aveva imparato e desunto molto dai predecessori,144 altrimenti non sarebbe
stato uno scienziato. In diversi settori il suo contributo originale consiste
nella costruzione di una teoria logicamente ineccepibile, che da una parte
chiarisce i dati a sua disposizione, dall altra si adatta bene alia sua conce¬
zione generale.145 Potente e la sua capacita di astrazione: spesso un solo
fatto ricavato dall esperienza gli e base sufficiente per una teoria dalle im-
plicazioni piu larghe: se la luna ci mostra sempre la stessa faccia , ne con-
segue che tutti i corpi celesti si comportano sempre alio stesso modo; se
la pietra cade e il fuoco si alza, ne viene che gli elementi sono dotati di
moti naturali.'46 Anche la dove introduce come prove fatti empiricamente
noti, l aspetto speculative domina sempre la sua valutazione complessiva.
Come ha brillantemente provato R. Stark / la parola greca empeiria signi-
fica un esperienza sia pratica che teonca Tn contrapposizione ad apeiriq ( di-
fetto di esperienza ), non a theoria. La particolare posizione filosofica di
139
Si veda sotto, pp. 368, 406, 620, 652.
140
Sotto, pp. 366, 610.
Sotto, p. 415.
192
Sotto, p. 255.
Sotto, pp. 258, 419, 618.
144
EN X 10, 1181b 16 el xt xaxA plpo? elpn)Tat xaXto? 6x6 xtov Ttpoyeveaxlptov,
tteipadto ev l7ueXdetv .
145
xot ipoXoYO ipeva auvopav, GC I 2, 316a 55.
144
Sotto, pp. 402, 419. Teofrasto non accettb le teorie speculative del suo maestro;
egli riconobbe che il fuoco non & un elemento, cio£ non e un 7tptoxov o un Ap , poiche
ha sempre bisogno di un sostrato. Nel trattato Ilepl 7rup6<; (edito da A. GERCKE,
Greifswald 1896 ) discute le conseguenze che ne vengono, e che sono rovinose per la
dottrina degli elementi del maestro.
147
Aristotelesstudien , « Zetemata » 8, Monaco 1954, 93.
34 ARISTOTELE

Aristotele, come osservo esattamente D.J. Allan, non puo essere definita
8

mediante termini che furono creati per designare le principali correnti


della filosofia moderna. Aristotele fu invece il primo1 a mostrare U tipico
atteggiamento spirituale del dotto e dello scienziato.

I periodi della sua vita

d Tralasciando la sua giovinezza prima dell arrivo ad Atene, possiamo


dividere la vita di Aristotele in tre periodi: 1 ) periodo trascorso in Atene
J all Accademia, vent anni ; 2 ) periodo dei viaggi, dalla primavera 347 fino
alia primavera 334 circa, tredici anni, in cui coltivo le sue ricerche insieme
con Teofrasto in Asia minore e in Macedonia ; 3 ) secondo periodo ateniese ,
durato per circa dodici anni, fino alia morte. Se contiamo come anni di
studio i primi cinque anni presso 1 Accademia, allora la sua attivita di
scienziato e professore duro per circa quarant anni. Se assumiamo il cata-
logo alessandrino delle opere come misura della sua produzione scritta,
vediamo che egli scrisse durante questo periodo circa cinquecentocinquanta
libri ( nel senso antico, cioe rotoli di papiro ), per un totale di 445.270
linee.150 Anche se vogliamo fondarci soltanto sulle opere che sappiamo con
certezza essere autentiche, tuttavia la sua produzione e molto maggiore di
quella di Platone. Nel confrontarla con Platone, dobbiamo poi anche con-
siderare che il periodo piu fecondo di Platone comincio quando questi
aveva raggiunto l eta in cui Aristotele mori. Anche se vogliamo misurare
il contributo scientifico di Aristotele soltanto sotto il profilo quantitative
del numero delle sue opere, appare chiaro che egli fu un lavoratore ecce-
zionale. In media , deve infatti avere scritto una dozzina di « libri » l anno;
anche per questa considerazione mi pare impossibile ammettere che le sue
opere a noi note siano state redatte soltanto dopo la morte di Platone, cioe
al tempo dei viaggi e nel secondo periodo ateniese.

111
Die Philosophie des Aristoteles , 155 . Nell esposizione seguente ritornero piu
volte sulla questione del rapporto fra empiria e speculazione nel pensiero di Aristotele ;
si vedano specialmente le pp. 584-585 . La celebre metafora di De an. Ill 4 viene con-
tinuamente fraintesa; Aristotele non paragona lo spirito a una tavoletta vuota, bensi
all assenza dello scritto; si veda sotto, p. 652.
149
Cfr . Protr. B 56 p.eH IjSovyj? r( npoasSpEict , sotto p . 474; DURING , Aristotle
the scholar, « Arctos » 1, 1954, 61-77 .
150
Mediante un confronto con i libri dei Topici , P. MORAUX, Lisles anciennes
192, mostra che il conto torna, e do parla a favore dell esattezza delle notizie. Se si
suppone che un Pipxlov corrisponda mediamente a 20 pagine a stampa, i 550 libri
corrisponderebbero a 11.000 pagine. Le opere autentiche del nostro Corpus Aristote-
licum , di cui soltanto poche compaiono nel catalogo alessandrino degli scritti, com-
prendono 106 libri e, in cifra tonda, 2.500 colonne dell edizione del Bekker 87.500
linee = 875.000 parole.
INTRODUZIONE 35

Linee generali della sua concezione e il suo dilemma


*
Dal momento che in questo libro parlo della concezione filosofica ge¬
nerate di Aristotele, puo essere opportuno che io riassuma brevemente cio
che intendo con quei termini, limitatamente ai cenni assolutamente essen-
ziali.
Egli spiega la generazione delle cose 151 con l aiuto delle due coppie di
concetti hyle eidos e dynamis energeia.152 Dalla materia, esistente solo
potenziaimente, nasce qualcosa in quanto la forma viene attualizzata ; in
altre parole, nella materia e contenuto il telos della cosa ; questo telos ,
completamente immateriale, e invariante in ogni singolo caso. Negli esseri
viventi gli impulsi di movimento immateriali 153 esistenti nel germe produ -
cono la generazione. Le forme delle cose naturali sono invarianti ed eterne ;
l uomo genera un uomo. Altre forme esistono se vengono attualizzate nel
pensiero.155 Hyle ed eidos sono concetti funzionali, e come tali relativi. La
materia in senso fisico puo essere designata con hyle , ma hyle come con¬
cetto logico non e la materia . La forma e si un esistente invariante, ma non
e un « cio », e piuttosto un « tale » .
La parola greca per indicare il movimento, kineses , non indica soltanto
i movimenti nello spazio, ma anche il mutamento qualitative e quantitative,
dunque tutti i processi naturali; la generazione e un caso particolare del
movimento. Il movimento e un fenomeno inerente alle cose e non esiste
accanto alle cose. Come fenomeno fisico, il processo del moto e un con-
tinuo, non una serie di stati allineati uno accanto all altro. Il tempo e il
movimento, in quanto ha un numero, vale a dire in quanto si puo mi-
surarlo in rapporto a un « prima » e a un « dopo » . Lo spazio e il luogo
sono, come limiti della cosa metricamente e geometricamente determinati,
invariabili e inseparabili dalla cosa . Tanto lo spazio complessivo quanto il
luogo di una cosa costituiscono per il movimento sistemi di riferimento
invarianti.
Visti sotto un profilo logico, tutti i movimenti sono insieme collegati
e formano una catena di movimenti.136 Considerata come avvenimento sin ¬
golo, ogni simile catena o serie richiede un punto di inizio, perche altri-
menti si produrrebbe un regresso all infinito, cosa che Aristotele non am-
mise mai .157 Bisogna percio postulare un punto di inizio del tutto indipen-
dente dal processo anche per l intero processo naturale ; il principio del
151
aiuXij YEVEM?, sotto p. 234.
152
Nell indice delle parole greche si trovano i riferimenti.
153
GA IV 3, 768a 11-b 5 ai £vouaai oppure S ixtoupyouaai x t v a e t s i veda
sotto, p. 618.
154
Su questa formula si veda sotto, pp. 596, 696.
155
Zeta 10, 1036a 6-8. Vedasi sotto, p. 689.
156
Phys. VII 1, 242b 63 Ross TI airavTtov £ v . Esempio tipico PaxT7] pta
De motu 702a 36 e b 6; Phys. VIII 5, 256a 12.
157
La formula che ricorre continuamente e foraval 7tou oppure iviyycrj crrijvai ;
cfr. sotto, la nota 229, p. 327.
36 ARISTOTELE

movimento e dunque un postulato logico. La connessione che intercorre


fra il proton kinoun e ogni singolo concreto movimento e istantanea . II
1

principio del movimento e divino, sta al di fuori del processo naturale e


muove il mondo perche tutto tende ad esso.
IJmoQdoe eterno e non genera to. La regione superiore del cosmo e
immutabile; nel mondo sublunare dominano movimento e trasformazione.
Generazione e corruzione sono un ciclo eterno, in cui le specie ( forme )
sono immutabili e si manifestano in cio che e transitorio. Gli elementi
1

posseggono un moto naturale;160 essi non si distruggono ne si consumano,


161
ma scambievolmente e ininterrottamente si trasformano l uno nell altro.
Il dio di Aristotele, dunque, non e il creatore del mondo, e non interviene
negli avvenimenti naturali, o nella vita degli uomini; egli ha realizzato
l eternita per il fatto che ha dato alia generazione la forma di un ciclo
eterno.
Il processo della natura e irreversibile : 162 nascita - crescita - compi-
mento - decadimento - corruzione; questo e il principio fondamentale della
! sua filosofia del telos , che e basata su dati di esperienza . Se l arte, che gia
163

di per se procede secondo uno scopo, e solo un imitazione della natura, al-
lora l ordine della natura deve essere in sommo grado conforme ad un fine.166
Attraverso l analisi dei quattro fattori materia , forma , causa efficiente e
fine si giunge alia conoscenza della struttura della cosa ; la dottrina delle
quattro aitiai 165 costituisce una tematizzazione della filosofia del telos. In ¬
separable dalla concezione del telos e poi il pensiero che ogni cosa prodot-
ta dalla natura ha un ergon , cioe una funzione sua propria ; la natura non fa
nulla invano. La nascita e lo sviluppo che ne consegue sono determinati
dalla forma dell esistenza,' e questa non e determinata dalla nascita , poi-
che l uomo genera un uomo. Aristotele ha inventato la parola entelecheia
come espressione della sua filosofia del telos; gli serviva un termine per
indicare lo stadio in cui il telos e stato raggiunto. L entelecheia e dunque
il punto culminante del processo biologico; in altri campi e cio che ad
esso e analogo.
L uomo e l espressione piu alta della natura, e in funzione dell uomo
la natura ha creato tutto.167 Nelle ricerche di anatomia comparata, l’ uomo e
la norma tipica, perche esso fra tutti gli animali e quello che ci e meglio

EU & U? , sotto pp. 345, 390.


I5
'
159
Vedasi sotto, pp. 432433.
Sotto, p. 381.
161

162
Sotto, pp. 424, 464, 581.
-
GC I 3, 318a 13 sgg. ouvclpeiv rijv YEVECTIV , oux dvTjXcoTat , vedasi sotto, p. 428.
163
Sotto, pp. 123, 279.
169
Sotto, p. 472.
165
Sopra, nota 134; la dottrina e esposta tre volte con leggere varianti .
PA I 1, 640a 18 = GA V I , 778b 5.
157
Pol. I 8, 1256b 15-22.
INTRODUZIONE 37

m
noto. Cio che meglio caratterizza il mondo del divenire e l ordine , taxis ,
che si manifesta nella scala della natura .170 La natura procede per gradi dal-
l inanimato agli animali, passando attraverso organismi, che in certo modo
vivono, ma non sono animali. L ordinamento aristotelico degli animali, dagli
inferiori ai superiori, e grosso modo esatto; l uomo si diflerenzia dagli
animali solo per il fatto che possiede una piu alta facolta intellettuale,
il nous.
Prescindendo dal nous , tutte le altre funzioni dell anima sono feno-
meni psicofisici. Anima e corpo sono le due facce di un essere vivente,
come la faccia concava e quella convessa di un corpo sferico, e stanno
fra loro in un rapporto come quello di materia e forma . Egli definisce 1 ani¬
ma « l entelechia prima di un corpo naturale, che possiede la vita in po-
tenza » . Con questo Aristotele intende dire che l’avere un’anima e il pre-
171

supposto assolutamente fondamentale per la vita . Una mano inanimata e


mano soltanto di nome. Il nous e qualche cosa di esistente per se, un
choriston , e non ha nessun rapporto fisiologico con il corpo ; il nous e 1 ele-
mento divino in noi.172
Non ammette alcuna anamnesi ne alcuna conoscenza innata. Le perce-
zioni sensoriali fondamentali sono coordinate mediante il senso comune,
e si conservano nella memoria come rappresentazioni ; sulle rappresenta -
zioni ripetute si fondano i concetti universali. Si puo anche cogliere 1 uni-
versale immediatamente nel particolare, e attraverso il particolare si giunge
in qualche modo alia scienza deH universale.173 Siccome tutto cio che noi
percepiamo e pensiamo e diciamo delle cose 174 procede attraverso l anima ,
allora in un certo senso l anima e cio con cui ha che fare.175
Nella sua teoria della conoscenza Aristotele si imbatte in una difficolta,
nella quale si e trovato a destreggiarsi proprio grazie alia sua teoria del-
Yousia. Oggetto della conoscenza e l universale, cioe i concetti universali,
i quali pero non hanno alcuna esistenza reale; d altra parte, delle cose in¬
dividual! e percepibili non si da ne definizione ne prova, bensi solo opinio-
ne. Come tanti altri problemi, anche questo e da lui risolto ricorrendo

Sotto, p. 608.
In Aristotele cpiiaei ha per lo piu questo significato ( = roc <puuet ovxa ) .
170
Sotto, p. 276, e inoltre 589.
171
De an. II 1, 412a 27 ; My 2, 1077a 31-34.
172
Alla questione « che cosa e il nous » Aristotele da risposte contraddittorie; la
questione e la sua nXeicm) dbtopla. Sul divino in noi = la ragione, vedasi sotto, pp.
511-512; su De an. Ill 5, pp. 653-655.
175
Phys. VII 3, 247 b 5 hdozazaL 7tco? xa xa06Xcu xco bj pcipei ( cost si deve
leggere con il Ross ). Questo procedimento e chiamato da Aristotele Bonitz
264a 32-41. Dopo la condusione del mio manoscritto e stato pubbhcato lo studio di
K. v. FRITZ, Die inaycoytf bei Arisloteles , in « Bay. Ak . d. Wiss., Phil.-hist . Kl. »,
Sitzungsberichte 1964, 5.
174
Le parole sono simboli degli stati dell anima, De int . 16a 3.
175
Sotto, p. 650. In De sensu 448a 26-28 troviamo anticipato il cogito ergo sum;
si veda Biogr. trad ., 398.
38 ARISTOTELE

i alia coppia di concetti dynamis - energeia. La nostra conoscenza e poten-


ziale fino al momento in cui sappiamo che c e qualcosa come un « a » ; ma
quando noi incontriamo, qui ed ora, un « a » individuale, ecco che attua-
lizziamo questa conoscenza . La conoscenza attualizzata e sempre oggettiva.174
Una sommaria esposizione della dottrina aristotelica AeFFousia e del-
l essere in quanto essere si trova piu avanti, alle pp. 688-691.177
L etica di Aristotele e cost ricca di sfumature che e difficile esporne
anche soltanto i punti principali piu brevemente di quanto io faccio nel
capitolo sulla societa e sullo stato. Egli non si contenta di un etica de-
scrittiva , come si afferma spesso. II nucleo centrale della sua etica e co-
stituito dalla teoria dell uomo eticamente eccellente, con la quale e indisso-
lubilmente collegata la dottrina della giusta misura. La capacita di trovare
la giusta misura ci fornisce dei punti di orientamento per il nostro corn-
portamento. Un bene universale si da solo nella misura in cui esso costi-
tuisce il fine del processo naturale ; per gli uomini si da soltanto il fine
ad essi relativo, che coincide con il bene relativo.178 Si ha una situazione
etica quando una persona si deve decidere per qualcosa, e l uomo etica ¬
mente eccellentepossiede la capacita di operare la giusta scelta , avendola
acquisita in base alia sua esperienza e grazie alia saggezza morale che con
questa si e formata. Come orientamento. per la scelta delle azioni deve
valere questo, che ci comportiamo in modo da non disturbare il libero e
puro esercizio del pensiero; ogni deviazione dalla giusta misura com-
porterebbe un disturbo.180 I tre pilastri basilari della felicita della vita sono
la saggezza filosofica, la virtu etica e la gioia.181 La vita filosofica e la forma
piu alta dell esistenza ; al secondo posto sta la vita che aspira alia virtu.187
Questo sguardo d insieme su alcuni punti salienti della sua filosofia e
sufficiente per stabilire che Aristotele e, in rapporto a Platone, un pen-
satore in altissimo grado indipendente, e che la sua filosofia possiede una
certa unita interna. Parlando della Fisica , W. Wieland dice molto bene
188 184

che in quest opera Aristotele e tanto vicino a Platone quanto, per altro
verso, ne e lontano: « In nessun altra opera Aristotele mi sembra cost as-
solutamente se stesso come nella Fisica » . A mio giudizio, questo si puo
176
Sotto, p. 296.
177
Altri riferimenti nell indice, sotto ouma.
171
Sotto, p. 524, nota 212.
Sotto, pp. 517, 523.
180
Sotto, p. 511. Sul principio della giusta misura o del giusto mezzo si veda
sotto, pp. 506-508.
181
Sotto, p. 491.
182
Sotto, p. 480 ( Protr . B 85 ) e p. 531.
183
Del tutto diverso & il giudizio di L. ROBIN, Aristote , 1944, 299 sgg. Egli trova,
dietro la brillante facciata, solo confusione e disordine, « un difetto di franchezza »,
: « un indecisione spesso inquietante ». Aristotele somiglia troppo a una macchina per
pensare ; Robin parla di « genio didattico di Aristotele » e dubita « ch egli sia stato
un filosofo che viveva la sua filosofia ».
188
Die aristotelische Physik , 49.
INTRODUZIONE 39

affermare della maggior parte degli scritti didattici, in cui Aristotele discu ¬
te problemi filosofici di cui si era occupato anche Platone. La maggior
influenza platonica si ha nella Retorica e nel trattato Sullo stato ideale ,
Pol. VII-VIII. Entrambi questi scritti si differenziano dagli altri per la
forma divulgativa delbesposizione.
Chi ha familiarita con Aristotele si sara accorto che in questo sguardo
d insieme non mi sono curato di stadi di pensiero piu antichi o piu recenti,
proprio perche ho voluto far risaltare l unita e la coesione della fllosofia ari-
stotelica. Come dimostrero nel capitolo sui Topici ,m gia in quest opera,
che si fa risalire alia prima giovinezza , possiamo rintracciare numerosi tratti
fondamentali della sua concezione. Non molto dopo dobbiamo collocare
i primi due libri della Fisica , perche la conoscenza delle teorie ivi esposte
e presupposta nei libri della Metafisica. In queste condizioni mi sembra
quindi impossibile continuare a sostenere la tesi di una crisi filosofica verso
la metSTdella sua vita.' Quando poi parlo di una sostanziale unita della
fllosofia aristotelica non voglio naturalmente dire che egli avesse gia tutto
pronto, a qualcosa come venticinque anni; cio sara, a quanto spero, dimo-
strato dalla mia esposizione del suo sviluppo filosofico.
Leon Robin critica tuttavia, non senza fondamento, il disordine che
sta dietro la facciata dell edificio dottrinale aristotelico. La sua critica si
fonda in parte sul fatto che egli considerava i trattati, cos! come essi
ci si presentano oggi, come opere relativamente unitarie; egli pretendeva
dall esposizione di Aristotele una coerenza ed una sistematicita come se
Aristotele avesse scritto dei manuali didattici. Non appena invece si tenga
conto del particolare carattere delle opere a noi pervenute nel Corpus
Aristotelicum, si chiariscono da se parecchie disuguaglianze e contraddi-
zioni ; non tutte, pero, e soprattutto non quelle piu importanti dal punto
di vista filosofico. Si potrehbe parlare con A. Bremond 187 di un eterno
dilemma di Aristotele; in breve, questo dilemma consiste nel fatto che
Aristotele era cost vincolato a certe strutture di pensiero platoniche che
non poteva liberarsene.
II suo concetto di scienza si fonda sulla geometria, che era allora ap-
punto l unica scienza in cui si potessero assumere come punti di partenza
proposizioni incontestabili e indimostrabili. In teoria egli distingue, certo,
fra episteme e doxa , fra scienza e opinione: quando pero vi si pone mente,
questa distinzione si rivela fittizia. Si e detto or ora come egli cercasse

,
1 5
Sotto, pp. 85-87.
186
Nel suo contributo per il terzo Symposium Aristotelicum tenuto a Oxford nel
1963 ( Concepts-cles et terminologie dans les Topiques B-H ) E. DE STRYCKER scrive:
« Non mi sembra che, dal punto di vista deH orientamento filosofico generale e deU ela- j
borazione della lingua tecnica, i Topici B-H rappresentino uno stadio di tentativi e dij
esitazione fra il platonismo e l aristotelismo; essi sono nettamente aristotelici ».
m Le dilemme aristotelicien , « Archives de philosophic » X 2, Parigi
1933, uno
studio dawero pregevole.
Sopra, p. 37.
40 ARISTOTELE

di risolvere il problema dell oggetto della conoscenza mediante la formula


dynamis-energeia. In ogni ricerca , afferma Aristotele , bisogna prender le 1!
mosse dalla cosa singola , e cioe osservarla e definirla con precisione:
questo processo si compie mediante osservazioni semplici , ma indubbiamen-
te accurate, e in questo modo si forma un opinione ben fondata . Ora , come
si distingue da questa il cosiddetto sapere incontestabile ? '* In realta , e
propriamente, in nulla. Lo dice lo stesso Aristotele, non proprio esplicita-
mente, ma in forma indiretta : « Il sapere puo non esser altro che la sempli-
ce opinione, purche questa sia ben fondata » E nel capitolo finale degli
Analitici secondiegli descrive il modo in cui si perviene dalle percezioni
fondamentali fino al concetto generale. Quando poi si tratta di quella co¬
noscenza che a suo giudizio e piu elevata , e che non puo essere dimostrata ,
allora egli afferma : « questo e chiaro dalla cosa singola , quando si e intro-
' dotti a essa Epagoge viene abitualmente tradotto con « induzione » :
jma , in Aristotele, di regola il termine significa che l universale e cono-
isciuto immediatamente nel singolo fatto. Il metodo dialettico e analitico
che Aristotele impiega nelle opere fisiche, etiche, psicologiche e biologiche
non corrisponde in realta affatto alle esigenze cui , secondo la sua teoria ,
dovrebbe sottostare un esposizione scientifica .
In ogni discussione della filosofia aristotelica , prima o poi si affacciano
i termini trascendenza ed immanenza. L obiezione consueta di Aristotele
contro la dottrina delle idee e che Platone pone le idee come chorista ,
vale a dire separate dalle cose e in nessun luogo,19* e che percio senza alcun
bisogno raddoppia le cose, in quanto pone la cosa in se accanto alia cosa .
A partire dalla situazione storica in cui il giovane Aristotele si accinse a
criticare la dottrina delle idee con lo scritto Sulle idee , questa obiezione
e assolutamente comprensibile. Retrospettivamente e invece facile per noi
costatare che molte delle sue obiezioni sono irrilevanti; ritomero piu oltre
su questo punto: qui desidero sottolineare soltanto che la differenza fra
choriston ed ettylon e in realta solo una differenza di prospettiva . Con
un immagine plastica , potremmo dire che Platone rivolge in alto l occhio
dell anima,1* contempla la forma della sfera e si chiede: « come posso

,
1 9
OXI, T6 xa 9 Ixaaxov deve essere determinate come un x68e TI xal vuv
x8
xal 7tou .Lo strumento e atathjat?.
m 4 j.ETdl7rTtijTOi; Top . VI 2, 139b 33, ipsTAneiami . An. post . I 2 , 72b 3 e piu
| ;
volte altrove .
191
MM II 6, 1201b 4-9 ( e EN VII 5, 1146b 27-31 ) <J 968pa xoi [3£(3aiov elvat
xal ap.ETdl7reiaTov . La stessa cosa dice Platone nel Politico 309c.
192
Si veda sotto , pp . 125-128 .
193
7tlaTi? ( o un termine simile ) £x T5j? nayoiY ; i . Indicazione dei passi in
Bonitz , 264a 32-41 .
199
Phys . Ill 4 , 203a 9 p.y)86 nou elvat aura?.
195
Questa parola fu introdotta come termine tecnico soltanto dai commentatori
della tarda antichita .
196
Cost dice egli stesso nella Repubblica 529b -Oetopevo? avaxunxcov ... vorjaet ,
INTRODUZIONE 41

spiegare la forma della sfera nel mondo sensibile ? » . Aristotele invece


prende in mano la sfera e ne fa il punto di partenza della questione . £
risaputo che Raffaello, nel suo celebre dipinto, raffigura simbolicamente
questa fondamentale differenza fra i due pensatori.
£ pero veramente possibile ( prescindendo dalle formulazioni verbali )
distinguere la forma, cui secondo Aristotele spetta una priorita logica, dalla
forma platonica che comporta una priorita ontologica ? In che cosa e imma-
nente la forma ? Non nella hyle , poiche questa non ha in realta nemmeno
una vera esistenza . £ vero che Aristotele a volte parla della forma nella
hyle , ma in tutti i passi di questo tenore egli pensa l a una forma in unio-
ne con una materia reale. La concezione che la forma risieda nella hyle
deriva dai suoi primi anni, in cui combatteva i chorista eide con la formula
dell « Ermes nel bronzo ». £ evidente che egli non riusciva a liberarsi di
questa struttura mentale: hyle e jn tutti i suoi scritti un concetto che
indica tanto un contenuto ( bronzo, carne e cost via ) quanto una funzione.
Ora, si puo parlare di immanenza della forma solo nel primo caso. Se
qualcuno obietta che la forma e immanente nella cosa, nel synolon , si
vedra allora costretto a designare come immanente anche la hyle.
Quello di hyle e un concetto per se non chiaro. Nello spiegare la ge-
nerazione mediante i tre concetti hyle - steresis - eidos , Aristotele ha evi-
dentemente preso a modello lo schema triadico di Platone; ce lo conferma
egli stesso : « la mia triade e migliore della sua Hyle certo non e la
Materia , ma neppure la materia in generale, bensf sempre materia di qual-
cosa , e quindi un concetto che indica una relazione; la hyle e inconoscibile,
in quanto e ( solo ) hyle eppure e anche in certo modo facilmente cono-
scibile. £ qualcosa che puo assumere in se qualcosa d altro; in quanto acco-
-
glie Veidos, la hyle possiede certe dynameis , il non-essere per la hyle e un
« non essere accidentale » ,201 vale a dire un non-essere-ancora , e tuttavia
essa e una « concausa permanente » ;202 Se uno sottrae la forma e le qualita
della sfera, non rimane nulla se non la hyle . Il valore originario di hyle

mentre un altro SVM XE/ VAX; 5) XIXTCO crupipieixuxdx; TCOV aEafbjT&v TI imyzipfi -
ptav
ftavetv.
197
I riferimenti ai testi in Bonitz 219a 7-10; fra essi anche De caelo I 9, 278a 14
elSoi;UKJI |xe|xety|x vov. La teoria che forma e materia sono mescolate deriva da
Eudosso : vedasi sotto, p . 292.
1,
Zeta II, 1037 a 29 ouata yap can zb elSoi; zb EV6V.
8

Phys. I 9, 192a 8-9; sotto, pp . 269-270.

- -
° Zeta 10, 1036a 9 ityvcocrro? xaff au rrjv, poiche SAACJ yap ELSEI tZXkr\ CXT;
(

Phys. II 2, 194b 9; essa & pero anche 9avEpa TTOJ?, Zeta 3, 1029a 32, cfr . sotto
201
-
pp. 118, 238, 689 e lirumj ri) XAT avaXoyEav , Phys . I 7, 191a 8.
Phys. I, 9, 192a 4 oux ov xara
202
-
Phys. I 9, 192a 13 utropi voucra auvai rta . Usando un linguaggio affine a
espressioni del Timeo e del Fedone , Aristotele vuole in questo passo rendere accetta-
bile la sua teoria agli ascoltatori platonici ; si veda sotto, p. 269.
203
Phys. IV 2, 209b 10-11, cfr . Oiropifvei Lambda 2, 1069b 7.
42 ARISTOTELE

e certo « cio da cui nasce qualcosa 2M e cio che e determinate dalla forma » ;
dunque, un sostrato del divenire di ogni specie. Aristotele deve aver ge-
neralizzato gia molto presto questo concetto di contenuto ontologico,
sempre poi esemplificato con l analogia « bronzo-statua » ; gia nel primo
libro della Fisica paragona ad esso il rapporto fra le premesse e la conclu ¬

sion .205 Come pura necessita del sistema bisogna giudicare il fatto che egli
indica il genere come hyle delle specie, e inline introduce gli astrusi con ¬
cetti di « materia per un cambiamento di luogo » e « materia intelligibile
; di cose non sensibili » . In conseguenza delle sue fluttuanti formulazioni,
207

j Aristotele e in certo senso responsabile del concetto universale di « mate-


I ria »; pero, quanto a lui, non uso mai il termine hyle in questo senso.
Nella teoria del nous il suo dilemma viene chiaramente alia luce.
Il forte influsso platonico e con ogni probability la causa del fatto che egli
concepisce l intelletto come qualcosa di fondamentalmente distinto dalle
altre funzioni dell anima . Poiche alia fine riconosce, tuttavia, che le rappre-
sentazioni sono qualcosa di fisiologicamente condizionato in qualche modo
egli dice « come impressioni di un sigillo » , e che la mente, in quan ¬
to riceve quelle rappresentazioni, muore insieme con il corpo, inventa al-
lora il nous che « fa tutto » ed e immortale per salvare almeno un resto
dell eredita platonica .202 Il pensiero puro e divino,210 ma tuttavia legato alle
forme di pensiero umane : « il problema del perche non possiamo pensare
niente senza estensione, e neanche cose che non sono nel tempo senza tern- j
po, appartiene ad un altra ricerca . Pero dobbiamo conoscere estensione, j
movimento e tempo con la stessa facolta , vale a dire con la facolta per- '
cettiva primaria » .2 *

Nella sua cosmologia , come e noto, Aristotele separa il cosmo supe-


riore dallo spazio sublunare ; se avesse applicato conseguentemente questa
teoria, non sarebbe stato possibile alcun contatto fra le due regioni; e
pero un fatto che secondo la sua teoria ogni generazione ed ogni trasfor-
mazione nel mondo sublunare dipendono dal moto circolare della sfera
celeste piu esterna , e dal moto del sole lungo l eclittica .212 Questo lo ob-
bliga ad attribuire al moto circolare del cielo delle qualita , che sono
204
o5 Phys. VII 3, 245b 10; GC II 1, 329a 20; Zeta 7, 1033a 5. Platone
dice T6 8 ci yiyvETixi , Tint. 50d.
205
II 3, 195a 18 at uTroSiaa? TOU auji7repa < j( j.aTo? to? TO ou atria EUTIV. Ana
logo procedimento a IV 3 nell analisi semantica di bt to.
-
lota 8, 1053a 23; Zeta 12, 1038a 6.
207
T07TIXV] e VOTJT7) UXY],
voui; 7raS7]Tix6?.
20!
209
Si veda sotto, pp. 653-656.
210
EN X 7, 1177a 13-17 e piu volte altrove.
211
De mem. 450a 7-12 rto TrptoTto at < jS7]Tixu TOUTCOV Y; 'pttoait; EOTIV. Con questo V
Aristotele si avvicina alia dottrina kantiana delle forme dell intuizione. Le cose non
nel tempo sono per es. le grandezze matematiche. Con & Xkoc, Xoyot; Aristotele accan-
tona la questione; nelle opere conservate non vi ritorna sopra in nessun luogo.
212
GC II 10, 336a 31, Lambda 5, 1071a 15.
INTRODUZIONE 43

veramente incompatibili con il suo carattere. II principio del movimento,


che come oggetto d amore pone tutto in movimento, e un postulato logi-
co; tuttavia egli ritiene necessario attribuirgli un luogo.213

II carattere particolare delle sue opere


Le opere scritte da Aristotele e conservate a noi nel Corpus Aristo-
telicum riempivano un tempo 106 rotoli di papiro, se contiamo un rotolo
per ogni libro ( biblion ). Inoltre il Corpus contiene numerose opere di in-
certa origine, di cui in questo libro non terro conto. La maggior parte
214

delle opere di Aristotele sono manoscritti di lezioni, alcune sono appunti


per suo uso personale, e furono stese forse per servire da traccia per le
lezioni ; solo poche sono destinate con certezza direttamente alia lettura .215
Sebbene non sappiamo niente di preciso, dobbiamo pero supporre che
soltanto pochi di questi 106 rotoli furono pubblicati ed erano disponibili
nelle librerie quando Aristotele era ancora vivo. In realta, non abbiamo
dei termini precisi di confronto, perche questa letteratura si e sviluppata
in una situazione unica . Non sappiamo neppure se Speusippo e Senocrate
abbiano scritto delle conferenze di tipo simile; entrambe le opere di bo-
tanica di Teofrasto conservateci non hanno il carattere di lezioni.
Noi riteniamo che Aristotele, come ha dimostrato F. Dirlmeier,216
nelle 106 opere pervenuteci abbia fissato per iscritto tutta la sua dottrina .
Non abbiamo inoltre alcun fondamento per supporre che nelle numerose
opere che sono andate perdute abbia esposto opinioni diverse o si sia
occupato di settori della scienza diversi da quelli illustrati dalle opere
conservate. Non esiste, in questo senso, un « Aristotele perduto » . Se noi
'

possedessimo, per esempio, la sua opera botanica Sulle piante , potremmo


certo conoscere un po meglio le sue vedute su questioni di botanica, ma
il suo punto di vista, nella sostanza, ci e gia noto attraverso le opere
conservate. Per quanto riguarda le opere scritte per la pubblicazione, pos-
sediamo in realta un tale numero di frammenti che possiamo farci un idea
del carattere di questi scritti.217 La tesi difesa con particolare energia da E.
211
.
Pbys VIII 10, 267b 9 cxcl itpa T£> XIVOUV , cfr. Fedro 247b dtxpav CTTI TYJV
UTroupdtviov a < 8a Tropcvovrai 7rplx; Svavrci;.
Jn
.
214
-
Cioe IIcpl axou <JTciv , IIcpl apc rcivjxal xaxicov , IIcpl ariptaiv ypappciv ,
.
Hist an. VII, IX, IIcpl Haupaaloiv axouafzaTcov , IIcpl X 6CTIXOU Metaph. Kappa ,
M jjyavtxa, IIcpl Hcvocpavou?, IIcpl ZTJVCOVOI;, IIcpl ropylou , OExovopuxa, IIcpl 7TMCU -
[XQCTO , npopXrjptaTa, 'PTjTopixv) Tipbq AXi avSpov , Ouaioyvcopiovtxa , IIcpl (puxciv ,
IIcpl ypoijxaTcdv. Il problema se il trattato IIcpl 7rvcupaTo? possa essere stato scritto
da Aristotele dovrebbe essere sottoposto a un nuovo esame.
215
Come la Meteorologia: si veda sotto, p. 402. Discuto a suo luogo ogni singola
opera e cerco di precisarne il carattere.
216
Mundlichkeit und Schriftlichkeit bet Platon und Aristoteles , in Merkwiirdige
Zitate in der Eudemischen Ethik des Aristoteles. Sb. Ak. Heidelberg 1962:2, 9.
217
Sulla fondamentale differenza fra Platone e Aristotele nell usare il dialogo
come interprete delle loro opinioni si veda sotto, p. 624.
44 ARISTOTELE

Bignone 2 e dai suoi scolari, e cioe che Aristotele abbia professato nei dia-
loghi una filosofia diversa da quella degli scritti didattici, e a mio giudizio
completamente insostenibile. Bignone si fonda su tutti i possibili testi
seriori in cui trova un riflesso di idee aristoteliche, e vi costruisce sopra
tutto un castello di carte di ipotesi.
£ estremamente verosimile che Aristotele abbia conservato i mano-
scritti dei suoi corsi, proprio perche in essi egli formulava successivamente
le sue vedute su diversi problemi: le opere conservate ci offrono cost una
immagine fedele del suo contributo d insieme come pensatore e scienziato.
Nel proemio della Meteorologia egli si volge a considerare il suo lavoro nel
campo della physike : ed e notevole che noi oggi possediamo dei trattati
che corrispondono perfettamente ai campi che egli dice di aver indagato.21
I numerosi rinvii interni delle sue opere trovano corrispondenze sorpren-
dentemente esatte ; solo un decimo dei rinvii, al massimo, e problematico.
Un editore piu tardo non avrebbe mai saputo stabilire una rete di colle-
gamenti cost precisa fra le singole opere. £ poi relativamente basso il nu-
mero dei rinvii di Aristotele ad opere che sono andate perdute.220
Nella maggior parte degli scritti troviamo aggiunte di diverso ti-
po, che ci permettono di concludere che Aristotele riprendeva in ma-
no le sue opere e in questo lavoro aggiungeva note e rinvii ; in alcuni.
casi e forse giustificato parlare di una revisione.221 Nessuno ha oggi l il-
Iuslone che si possa in ogni singolo caso stabilire se si tratta di un
poscritto o di una nota a margine, oppure se egli abbia introdotto un ag-
giunta immediatamente dopo la redazione originale o in occasione di una
rielaborazione piu tarda .
Ho parlato sopra del suo esemplare stile scientifico. Questo giudizio
vale soprattutto per le parti completamente elaborate dei trattati didattici ;
quasi in ognuno, naturalmente, troviamo anche delle parti che hanno ca-
rattere di appunti ; pochissime opere ci si presentano in una forma com-
piutamente e nitidamente elaborata : tutto cio mostra che egli rivedeva
jncessantenjente questi suoi scritti. Ne diamo un solo esempioT II trattato
Sulla generazione degli animali e introdotto da una rozza proposizione,
che sintatticamente non e nemmeno una proposizione ; di fatto, pero, quel
caotico groviglio non presenta alcuna difficolta . Perche allora quella forma
, L Aristotele
24
perduto e la formazione filosofica di Epicuro, I.-II , Firenze 1936.
Si veda sotto, p. 215 e pp. 625-627.
2
Come espongo piu minutamente sotto, alle pp. 398-400.
220
Bonitz 104a 3. Si tratta per lo piu di raccolte di materiali e di raccolte di
Statplcreti;. Aristotele cita due opere dello stesso genere dei trattati dei Parva naturalia ,
e cioe Ilepl Tpo <p% e Ilepl V6CTOU xal uyielaq. Dai rimandi non risulta pero se Aristo¬
tele avesse effettivamente scritto o soltanto progettato queste opere. Per l espressione
£5<oTepncol X6yoi si veda sotto, p. 626.
221
Si veda sotto, p. 322 a proposito di un passo di Iota , pp. 140-148 sulla Reto ¬

rica , pp. 499-501 sui Magna Moralia. Cfr. le parole di Teofrasto al avayvcoaei? rrotouatv
I £ rravopll<oaas, « ogni conferenza comporta un approfondimento e si ha modo di mi-
I gliorare l esposizione », in Diog. Laert. V 37.
1NTRODUZIONE 45

cost dura ? Perche, in particolare, Aristotele ritenne necessario introdurre


questo sguardo retrospettivo su particolari dottrinali del tutto elementari
in un opera scritta per specialisti ? Dopo questa singolare introduzione la
esposizione scorre pianamente nello stile abituale delle opere di scuola ,
finche si incontrano di nuovo passi in cui questo stile si spezza ; quasi in
ogni opera troviamo disuguaglianze di stile di questo genere. La spiega-
zione piu ovvia e questa. L opera Sulla generazione degli animali comincia
in realta soltanto dopo la frase introduttiva .222 In una qualche occasione
Aristotele aveva letto il suo manoscritto davanti a una cerchia di ascolta-
tori: egli incomincio allora la sua conferenza con alcune osservazioni in-
troduttive; come promemoria per un introduzione, che nell esposizione ora-
le doveva essere piu arnpiamente sviluppata, egli premise al suo mano¬
scritto le note che ora vi si trovano. Chi euro piu tardi la pubblicazione
dei suoi scritti copio con la massima devozione simili note e frasi a mar-
gine, e le introdusse nel testo come meglio gli riusciva. Sarebbe facile
trovare una quantita di esempi simili . La conclusione che ne possiamo
trarre e di straordinaria importanza , e non dipende, d altra parte, dal
fatto che la nostra spiegazione della singola aggiunta sia, di caso in caso,
esatta o errata : le opere a noi pervenute nel Corpus devono essere state ) ,
trascritte dai manoscritti originali di Aristotele, e precisamente da un ;
curatore il quale si diede grande premura di conservare tutto, anche cio j
che era scritto a margine o su foglietti ; questo curatore e quindi respon- !
sabile della forma esteriore che hanno oggi gli scritti . Assai di rado si j
presentano aggiunte che nel linguaggio o nella forma non siano aristote- j
liche ; chi ha familiarita con l opera di Aristotele deve costatare che il |
curatore si e accinto al suo lavoro con devozione estrema . !
Alcune opere furono curate dallo stesso Aristotele, i Topici sicura-
mente, probabilmente YE tica Nicomachea , e forse, secondo le tesi di
223

alcuni studiosi, anche la Political per tutte le altre vale l ipotesi che esse
furono ordinate, trascritte e redatte per la prima volta dopo la morte
dell autore. La morte lo colse relativamente giovane, privo di scuola e
con pochi discepoli a lui vicini , insomma in condizioni di solitudine.
Solo in conseguenza di casi fortunati, addirittura fantastici ed in parte
incredibili, i suoi scritti didattici si salvarono per la posterita ; tutte le
opere di cui aveva curato durante la sua vita la pubblicazione sono invece
andate perdute.
Ebbe solo due veri scolari, Eudemo di Rodi e Teofrasto, che quat-
tro anm dopo la morte del maestro fondo il Peripato e lo diresse fino al
287 circa ; possiamo supporre che entrambi questi scolari custodissero i
suoi manoscritti ; sappiamo che Eudemo si occupo specialmente della
Fisica e delle opere di logica ; dopo che Teofrasto fondo la scuola , Eude¬
mo ritorno a Rodi e in quell occasione deve aver portato con se copie di
222
715a 18 TCOV Si) £<pov.
222
Come dimostra il celebre epilogo: si veda sotto, pp. 86-87.
224
La cosa e, a mio giudizio, dubbia ; cfr . sotto, pp. 534-537.
46 ARISTOTELE

alcune opere aristoteliche ; ci sono pervenuti frammenti abbastanza este-


221

si di una sua parafrasi della Fisica aristotelica . Che Teofrasto euro o fece
curare la pubblicazione e la diffusione in commercio di almeno alcune
opere si ricava dal fatto che Epicuro utilizzo diverse opere di Aristotele:
in un frammento di una lettera
226
parla infatti degli Analitici e della
Fisica, e dai frammenti della sua opera Sulla natura risulta che aveva una
buona conoscenza dell opera di Aristotele Sull universo £ verosimile
che conoscesse anche 1 etica aristotelica ; rimane pero finora incerto quale
228
testo utilizzasse: Di Colote, uno scolaro di Epicuro, che fu l autore di
uno scritto polemico contro la filosofia aristotelica , non si e potuto sta-
bilire quali trattati conoscesse. Ci fu un edizione alessandrina dell Historia
animalium 229 e del trattato Sulla prosa ( Rhet . III ).230 Filocoro 211 cita con
molta precisione alcune parole di Meteor. IV; aveva quindi conosciuto
quest opera nel Peripato. Un uomo come Polihio tuttavia non conosceva
le opere politiche di Aristotele; e in generale, in eta ellenistica, ci sono
sorprendentemente poche prove che i trattati di scuola fossero conosciuti.
Un documento importante e costituito dall elenco delle opere che ci
e tramandato nella Vita Aristotelis di Diogene Laerzio.232 P. Moraux pen-
sa che si tratti di un catalogo delle opere di Aristotele che si trovavano
in possesso del Peripato, compilato da Aristone di Ceo , il quale fu sco-
larca della scuola peripatetica intorno al 226 / 225. £ comunque chiaro
che il compilatore di questo catalogo non conosce il nostro Corpus Ari-
stotelicum ; si possono pero identificare alcuni degli scritti a noi noti.233

Le notizie, incerte e in parte contraddittorie, sulla sua attivita di editore si


225

trovano in F. WEHRLI, Die Schule des Aristoteles , Bd . VIII , Eudemos von Rhodos ,
Basel 1955. Ivi anche la bibliografia anteriore.
224
Fr. 118 ARRIGHETTI: xal APKTTOT£[>.OIJ ;< T ] avaXuTixa xai [TO rapt ] tpucreco;< ,
Saareep l[x>iY]o(i.cv. £ possibile che preghi un amico di fargli avere questi libri.
227
Si veda W. SCHMID, Epikurs Kritik der platonischen Elementenlehre , « Kl.-
Philolog. Studien » 9, 1936; Nugae Herculanenses , « Rhein. Mus. » 92, 1943, 35-55.
Epicuro critica Platone con argomenti tratti dal De caelo.
2211
Fino a oggi non e stato possibile documentare un sicuro riferimento a un
passo preciso di una delle tre Etiche. Una nozione generale dell etica aristotelica Epicuro
puo averla acquisita dalla lettura dei dialoghi. Una notizia di Diogene Laerzio prova
che YEtica Eudemea era accessibile in eta ellenistica: vedasi sotto, p. 513.
229
Si veda sotto, p. 569.
210
Si veda sotto, p. 147.
231
Presso Athen. XIV, 656ab; il testo non si trova nel Rose. Si veda DURING,
Aristotle s chemical treatise, 24.
232
P. MORAUX, Listes anciennes; DURING, Ariston or Hermippus , « Classica et
Mediaevalia » 17, 1956, 11-21; Biogr. trad ., 67-69. L elenco deriva dalla Vita Aristotelis
di Ermippo.
233
II numero 36 e Metafisica Delta , il noto lessico; il 38 puo essere una delle
-
etiche; 49-50 i primi e i secondi Analitici , 55 un edizione dei Topici in sette libri ;
alcuni libri dei Topici sono elencati come opere singole ; il 74 puo essere Pol. VII-
VIII, il 75 la nostra Politica ; il 78 Rhet . I ll e 87 Rhet . Ill ; 41-45, 90, 91, 115 pos-
INTRODUZIONE 47

Ad eccezione di Delta , il redattore della lista non conosce alcun altro


trattato della Metafisica , e di tutte le opere di scienza naturale conosce
soltanto alcuni libri della Fistca e la Storia degli animali : il che e sor-
prendente.
La biblioteca di Aristotele costituiva una sua proprieta personale ;
dopo la morte di lui Teofrasto eredito i libri del maestro, e a sua volta
nel suo testamento fece un legato di tutta la sua biblioteca ,254 inclusi i
libri gia di Aristotele, a favore di Neleo. Questo Neleo, figlio di Corisco,
255

era l ultimo sopravvissuto della piccola cerchia di amici personali di Ari¬


stotele; non era molto piu giovane di Teofrasto, alia morte del quale era
infatti gia sulla settantina ; subito dopo la morte di Teofrasto lascio Atene
e ritorno nella sua citta di origine, Scepsi. Egli vendette o dono la parte
piu cospicua della biblioteca avuta in eredita alia biblioteca di Alessandria ;
per quanto sappiamo, non era in alcun modo personalmente impegnato
nell attivita scientifica . Possiamo supporre che porto con se a Scepsi
solo gli esemplari d uso personale del suo antico amico, ed anche questi
soltanto per devozione, non per coltivare dei suoi studi ; cosf la rimasero
per circa duecento anni i manoscritti originali di Aristotele.
Se vogliamo prestar fede alia tradizione antica, dobbiamo ammettere
che il Peripato non possedesse alcuna vera biblioteca di scuola ; natu -
ralmente Stratone 236 e i suoi successori Licone ed Aristone avevano delle
copie personali di certe opere di Aristotele e di Teofrasto, ma la biblio¬
teca era sempre di proprieta dello scolarca , perche la scuola non aveva
carattere pubblico ne capacita giuridica .
In base a queste considerazioni e, a mio parere, piu verosimile che
il catalogo delle opere che si trova in Diogene sia un semplice inventario
delle opere aristoteliche reperibili e possedute dalla biblioteca di Ales¬
sandria .257 Si puo pensare che questo inventario sia stato compilato dopo
che la biblioteca di Teofrasto giunse ad Alessandria ; questo spiegherebbe
perche manchino tanti degli scritti didattici a noi noti, quelli, cioe, che
Neleo aveva portato con se a Scepsi. Tolomeo Soter aveva cercato di
persuadere Teofrasto a trasferire la sua scuola ad Alessandria ; Teofrasto
aveva rifiutato l invito, ma Stratone e Demetrio si recarono ad Alessan¬
dria. Qui Stratone, seguendo l esempio di Aristotele, assunse la respon-
sabilita dell educazione del giovane Filadelfo. Demetrio invece collaboro
all organizzazione del Museo e della biblioteca . £ comprensibile che piu

sono essere trattati singoli della nostra Fisica ; il 102 un edizione delle Stork degli
animali in nove libri ; 142-143 ( forse interpolati ) le Categorie e il De interpretation.
254
DIOG. LAERT. V 52 xa 84 (3t (3>ia 7ravTa 'Nr)Xei. La biblioteca comprendeva
anche i libri di Speusippo, si veda sopra , p. 16.
235
Si veda sotto, pp. 500-501.
236
Stratone e Licone menzionano nei testamenti i loro libri ( V 62 e V 73 ).
237
Si pub trovare la motivazione di tutto cio nel mio saggio sopra citato Ariston
or Hermippus. Sulle indicazioni sticometriche e sul numero dei libri elencati cfr . sopra,
p. 34 .
48 ARISTOTELE

tardi il Filadelfo facesse di tutto per acquistare per la biblioteca quanti


piu scritti di Aristotele poteva . Nell anno 47 a .C. la maggior parte dei I
libri della biblioteca di Alessandria ando perduta in un incendio . Cesarej
aveva l intenzione di imbarcare i libri per spedirli a Roma ; essi si tro-
vavano gia imballati in cesti nel porto, quando scoppio la nota rivolta
in cui quarantamila rotoli di papiro furono distrutti dalle fiamme.23 An-
che dopo questa catastrofe ci si potevano ancora procurare esemplari delle
opere di Aristotele in altre biblioteche, ma quando i commentatori, nel '
primo secolo d .C., cominciarono il loro lavoro, la fonte pressoche unica ;
per lo studio di Aristotele era l edizione pubblicata a Roma da Andronico .
Attraverso Eudemo molte opere aristoteliche giunsero a Rodi. An-
che Prassifane , uno scolaro di Teofrasto, era rodio; piu tardi a Rodi tro-
viamo Ieronimo, Panezio e Posidonio, che nelle loro opere mostrano si-
cura conoscenza di Aristotele. I frammenti degli Stoici mostrano che essi
conoscevano le teorie aristoteliche sull etica e sulla filosofia naturale ;
come fonti essi avevano a loro disposizione senza dubbio i dialoghi,
l etica e l opera dossografica di Teofrasto. Nei frammenti pervenuti non
ho pero potuto trovare alcun riferimento letterale alle opere di scuola di
Aristotele . Ancora al tempo di Cicerone Aristotele non era molto let to.239
Il primo greco che lo annovera espressamente fra i grandi filosofi e Dio-
nisio di Alicarnasso,240 nel quale troviamo anche per la prima volta una
citazione aristotelica che rimanda all edizione romana di Andronico.241
All inizio del primo secolo a .C., Atene fu teatro di avvenimenti che
dovevano assumere un significato decisivo per la storia dell aristotelismo:
in questi avvenimenti ebbe un ruolo importante un uomo a nome Apelli-
cone.242 Costui era nato a Teo, ma era cittadino ateniese, e si uni piu tardi
ad Atenione, un Cola di Rienzo ateniese, che indusse Atene a una lega
con Mi tridate per combattere sotto la sua guida i Romani. Apellicone era

238
DIONE CASSIO 42, 38 T<X;< dnoQypcaq . . . TCOV pipXtcov TrXefaxcov 83) y.cd apurrcov,
&Q tpaat , yevop£vcov xauIHjvat , SENECA, De tranqu. 9, 5 quadraginta rnilia librorum
arserunt.
239
CICERONE, Top. 3 qui ab ipsis philosophis praeter admodum paucos ignora-
retur. Nel mio saggio Notes on the transmission , 61-62, si trova una lista di piu di
una dozzina di scrittori di eta ellenistica che mostrano di conoscere VHistoria anima -
lium e gli Zoika ; la maggior parte di essi utilizza pero verosimilmente soltanto l epitome
di Aristofane , cfr. sotto, p. 577.
2,0
In De compos , verb. 24, II 189 USENER-RADERMACHER , enumerando gli
uomini piu celebri nei diversi campi , Dionisio scrive: qxXomScpcav Sk xocr Ep.3)v S6?av
A-r) 6 y. pn6 q TE xal IlXarcov xal AptaTOTEXT)?. Questo passo e stato scritto dopo il
20 a .C.; le parole y.ax ep.3)v 86?av indicano, per quanto a me sembra, che i filosofi
rappresentano il suo personale contributo alia lista altrimenti tradizionale.
291
De compos, verb. 198, II 126 USENER RADERMACHER ed Ep. ad Amm. 8, I
266 USENER-RADERMACHER : EV r5j Tplrfi pupXca TCOV TE/VCOV.
2,2
II materiale in DURING, Biogr . trad ., 382-395; illustrazione un poco roman-
zesca in J. BIDEZ , Un singulier naufrage litteraire dans I' antiquite , Bruxelles 1943. Atten-
dibile e ancora meritevole d esser letto e A . STAHR, Aristotelia I-II , Halle 1832.
INTRODUZIONE 49

un uomo ricco, e aveva interessi spirituals bibliofilo piuttosto che filosofo,


come attesta Strabone.243 Come un odierno amatore va alia ricerca di
incunaboli, cost egli cercava di procurarsi il maggior numero possibile di
manoscritti antichi, e giunse fino a rubare dall archivio pubblico ateniese
gli originali degli antichi deliberati popolari;244 il suo delitto fu scoperto,
ed egli dovette temporaneamente abbandonare Atene. In qualche modo
gli era giunto alle orecchie che gli eredi di Neleo a Scepsi possedevano
ancora i manoscritti provenienti dalla biblioteca di Teofrasto, e che le
autorita di Pergamo, sotto il cui potere si trovava Scepsi, avevano cercato
di ottenere la preziosa raccolta per la propria biblioteca . Egli compro ad
un prezzo elevato i libri e se li porto ad Atene. Strabone annota : « Ne '
fece fare nuove copie, e cerco di rivedere i guasti, operazione in cui non
sempre reintegro felicemente i testi, pubblicando cost i libri pieni di
errori » .245 £ chiaro che era fiero della sua scoperta ; non so se sia un
puro caso che una moneta d argento da lui coniata porti impresso accanto
al suo anche il nome di un Aristotele.246 £ da supporre che egli mise que-
gli scritti a disposizione del circolo peripatetico di Antioco. Nelle carte
di Aristotele trovo anche del materiale per un libro sui rapporti di Ari-
stotele con il suo amico Ermia di Atarneo.247 Poiche in questo suo scritto
si volgeva contro l opinione allora corrente, e rappresentava esattamente
il rapporto tra Aristotele ed Ermia , egli deve aver scoperto, nel ritrova-
mento di Scepsi, materiale fino ad allora sconosciuto.
Quando, durante la prima guerra contro Mitridate, gli Ateniesi pre-
sero le armi contro i Romani , e probabile che Apellicone ricoprisse un
posto di comando; pochi anni prima era stato infatti stratego. Nell anno
86, dopo un lungo assedio, Silla conquisto Atene. Apellicone cadde, e
nell immenso bottino di libri ed opere d arte, che Silla porto a Roma , si
trovava anche la sua biblioteca .
Un altro romano famoso porto ugualmente libri a Roma , e cioe Lu -
cullo ;248 era questo un grande filelleno, e quando ad Amiso fece prigionie-
213
XIII 1 , 54 = T 66b in Biogr . trad . 91X631(3X0? paXXov r) 91X60090?.
, Athen ',
21
. V 214e = F .Gr . Hist . II A 248 = T 66 : xa x ex xou Mvjxpcoou xcov
7raXatcov aux6ypa9a i)«)9 Ujpdxcov o9aipo6pevo? exxaxo .
235
Puo essere che egli facesse preparare delle copie, ma non possiamo pensare a
un « edizione » . Apellicone era appunto soltanto un dilettante. Si deve essere diffidenti
verso gli abbellimenti nella relazione di Strabone.
246
ATteXXixtov ApiaxoxeXr;? ; si veda E . BEULE, Les monnaies d Athenes , 1858 ,
210, e inoltre A . FRIEDLANDER in « Sallets Zeitschrift fur Numismatik » 11, 1884, 49 .
Probabilmente questo Aristotele era il suo collega d ufficio, ma si puo pur sempre par-
lare di una notevole coincidenza .
247
ARISTOCLE presso Euseb. Praep . ev . XV 2, 13 : 793b : 7repl pev o5v 'Epplou
xal XT) ? ApioxoxeXou? Trpo? auxov 9 tXla? = Biogr . trad . , 375 .
248
PLUT. Lucullus 42 <T7rou8 ? 8 xal Xoyou xa 7repl xrjv xcov Pi Xicov xaxao-
xeufjv . xai yap jroXXa xal yeypappeva xaXco? ouv ye , r: xe ypyot? 7) v 9 iXoxipoxepa
xrj? xxf ]osco?, avetp6vcov TTaaL xctiv pi[jX:ot)r xcov xal xcov jrepl auxa? Treporaxtov xal
(

CTXoXaoxYjplcov <£xcoX6x<o? urroSexopevcov xou? ''EXXrjva? . Cicerone ricorda i loro in-


50 ARISTOTELE

ro il dotto Tirannione lo tratto con ogni benevolenza. Tirannione ando


insieme con lui a Roma , e qui divenne un uomo molto in vista. Si
24

interesso delle grandi raccolte di libri predate, fu molto attivo come con-
sigliere dei notabili romani, e mise insieme di persona una biblioteca di
trentamila rotoli. Valendosi dell esperienza di lui, Attico comincio la sua
attivita di editore. Cicerone menziona spesso Tirannione, la prima volta
nel 59, l ultima nel 46 ; in questo periodo egli conobbe per suo tramite
almeno qualcuna delle opere di scuola di Aristotele. In anni precedenti
aveva parlato dell aureo fluire della prosa aristotelica , espressione con la
quale indicava la lingua dei dialoghi. Pero nel 45 Cicerone scrive nel suo
Hortensius: ° « Bisogna applicare l ingegno molto attentamente quando
si legge e si interpreta Aristotele » ; aveva ora fatto la conoscenza delle
opere didattiche.
£ possibile che Tirannione concepisse il progetto di pubblicare le
opere di scuola di Aristotele, pero di fatto non sappiamo nulla di una
sua edizione ; che egli conoscesse queste opere e certo, ed e anche natu -
rale che abbia stimolato il suo scolaro Andronico ad attuare il suo pro¬
getto. Il figlio di Silla mori nel 46, e da quel momento in poi la grande
biblioteca passo in custodia a Tirannione. Nel circolo di persone colte
che conosciamo attraverso la corrispondenza di Cicerone si ammirava
Aristotele come il maggior filosofo del passato accanto a Platone; Attico
aveva una sua statua nello studio. Sullo sfondo di questa incipiente ri-
nascita di Aristotele dobbiamo vedere l opera di Andronico: con lui in-
fatti ci troviamo ad una svolta decisiva nella storia dell aristotelismo,
perche fu lui con la sua edizione ad aprire alia posterita l accesso ad
Aristotele.
Anche su Andronico esiste una fable convenue . egli sarebbe stato
'

l undicesimo caposcuola del Peripato in Atene,251 il che sicuramente non


e vero. Delle circostanze della sua vita non sappiamo quasi nulla: pero
su un punto la tradizione in nostro possesso e unanime: egli godeva di

.
contri in Acad ( Luc. ) 48, 148, e in De fin. IIP, 7 racconta di una visita alia biblioteca
di Lucullo, allora gia scomparso: commentarios quosdam Aristotelios, quos hie sciebam
esse, vent ut auferrem quos legerem dum essem otiosus. Nel 55 scrive ad Attico, IV
10: ego hie pascor bibliotheca Fausti. Cicerone ha dunque trovato in entrambe le biblio-
teche delle opere di Aristotele.
2,9
II materiale concernente Tirannione e Andronico in DURING, Biogr. trad.,
412-425.
252
In Nonio 264, 15: tnagna etiam animi contentio adhibenda est explicando Ari ¬

stotele si legas.
251
Quasi tutto cio che si legge su Andronico deriva dalla dissertazione di F.
LITTIG, Andronikos von Rhodos , Monaco 1890, seguita da due brevi saggi ( Erlangen
1894-1895 ). Si veda per questo K.O. BRINK in RE Suppl . VII . Molto pregevole e il
lavoro di M. PLEZIA, De Andronici Rhodii studiis Aristotelicis , in « Polska Ak . Archi-
wum filologiczne » N. 20, Krakow 1946. Tutto il materiale e raccolto in DURING,
Biogr. trad., 412-425. L unico appiglio per lo scolarcato di Andronico e una notizia del
neoplatonico Elia, notoriamente inattendibile, In Cat. 113, 17 = T 75p in Biogr. trad.
INTR®DU 210NE 51

grande reputazione come dotto scrupoloso. Era stato educato a Rodi,


dove evidentemente sopravviveva ancora qualche cosa della tradizione
aristotelica che risaliva a Eudemo.252 Fu dunque una delle rare e felici .
coincidenze della storia che questo dotto, educato in una tradizione ari ¬
stotelica, avesse la sorte di trovare a Roma una biblioteca in cui fra gli
altri libri v erano anche gli scritti di scuola di Aristotele; i manoscritti
originali di Aristotele e di Teofrasto, che provenivano dalla scoperta di
Scepsi, furono certamente di grande importanza per il suo lavoro di edi-
tore. Gli studiosi odierni considerano con molta diffidenza la storia della
scoperta di Scepsi: si ritiene infatti quasi impensabile che Andronico,
trecento anni dopo la morte di Aristotele, abbia potuto avere accesso ai
suoi manoscritti originali. Eppure, come si potrebbe spiegare in altro
modo il fatto singolare che questi scritti si sono tramandati nella forma
in cui li possediamo, con tutte le piccole aggiunte, ineguaglianze ed in-
concinnita d altro tipo ? I dati di fatto fondamentali sono d altronde bene
attestati: Teofrasto lascio senza dubbio i libri in eredita a Neleo ; Apelli-
cone e un personaggio storico; il fatto che egli trovo fra le carte di Ari¬
stotele materiale inedito riguardante Ermia prova che aveva effettivamen-
te comprato i manoscritti; Cicerone attesta che Silla porto a Roma fra
l altro anche opere di Aristotele, e non c e in realta alcun fondamento
per dubitare della notizia che egli si impadroni anche della biblioteca di
Apellicone. Se si respinge questa tradizione, bisogna allora immaginare
un altra persona , del tutto sconosciuta , la quale avrebbe saputo curare
l edizione dei manoscritti originali di Aristotele con altrettanto rispetto
quanto Andronico. Inoltre bisogna ancora spiegare il fatto straordinario
che di molti scritti didattici non si trova assolutamente alcuna traccia pri-
ma di Andronico, ne nel catalogo alessandrino delle opere, ne nella tra ¬
dizione dossografica , e neanche in forma di citazioni o di allusioni. Come
e poi naturale, Andronico, oltre al materiale scoperto a Scepsi, ne aveva
anche altro a disposizione; cio che Cicerone, per esempio, ci racconta della
sua visita alia biblioteca di Lucullo prova che anche in essa si trovavano
delle opere di Aristotele, opere quindi provenienti dalle biblioteche del-
l Asia minore. La parola commentaries sta a indicare che egli parla ap-
punto di scritti di scuola , con ogni probability dei Topici ; la redazione
di quest opera era stata curata da Aristotele stesso, ed e percio possi-
bilissimo che gia molto presto se ne fossero diffuse delle copie. Nel bot-
tino di guerra proveniente da Atene e dall Asia minore Andronico trovo
sicuramente anche copie di altre opere di scuola, di cui sappiamo che
erano conosciute in eta ellenistica ; e anche possibile che abbia portato
con se da Rodi dei testi, i quali risalivano originariamente alle copie di
Eudemo. Certo, non bisognerebbe attribuire alia scoperta di Scepsi una

2:2
Nell introduzione alia sua edizione Andronico da notizia della corrispondenza
fra Eudemo e Teofrasto a proposito della Fisica di Aristotele: Simpl. in Phys. 923,
7-11 = T 75m in Biogr. trad. = Eudemo , fr . 6 WEHRLI.
52 ARISTOTELE

importanza cost enorme come ha fatto E. Bignone, ma e ugualmente


ingiusto svilirne il significato.
Cicerone non sa nulla di Andronico; evidentemente l arrivo a Roma
di costui e posteriore alia morte di Cicerone.251 L edizione deve essere
stata approntata piu o meno fra il 40 e il 20 a .C. Come ho gia accennato
sopra , la prima citazione di essa si trova nell opera di Dionisio di Alicar-
nasso, il quale fu attivo in Roma come scrittore dopo il 30 a .C. Quando
parliamo di un « edizione », non dobbiamo pero intendere il termine in
senso troppo moderno; si trattava infatti di una raccolta di opere dotte
e difficilmente accessibili, redatte in una lingua che allora era qualcosa di
mostruoso; probabilmente fu preparato solo un esiguo numero di copie.
£ cosa notoria che Roma , dai tempi di Attico in poi, divenne un centro
di editoria, e quindi e senz altro possibile che siano state fatte copie della
edizione di Andronico per Atene ed Alessandria e le grandi biblioteche
dell Asia minore. Il rapido aumento del numero dei commentatori dimo-
stra che l edizione fu conosciuta entro breve tempo. Purtroppo, cio ebbe
la conseguenza che quelle che erano nei tempi precedenti le fonti prin-
cipali per la conoscenza di Aristotele, cioe i dialoghi, caddero in oblio.
La testimonianza piu importante sull edizione romana si trova in
Porfirio. Quando costui dovette ordinare e pubblicare gli scritti del suo
maestro Plotino, si trovo di fronte ad un compito simile a quello di An¬
dronico. Il suo materiale si presentava come una serie di manoscritti di
lezioni prive di titolo ; egli dunque prese a modello Andronico, la cui
edizione di Aristotele gli era ben nota. Di Andronico ci dice questo:
« Egli riuni i testi concernenti lo stesso tema , in modo che formassero
un opera , e divise cosi in libri ( pragmateiai ) gli scritti di Aristotele e Teo-
frasto ».254 L ordinamento materiale degli scritti del nostro Corpus Aristo-
telicum risale cosi ad Andronico; questi scrisse anche un introduzione alia
sua edizione,255 in cui discuteva la disposizione della materia . A fonda-
mento della sua attivita di editore sta una concezione della filosofia ari-
stotelica che fondamentalmente non e aristotelica , bensi schiettamente
ellenistica . Egli si aspettava cioe di ritrovare in Aristotele cio che era
2U
Strabone giunse a Roma circa il 40 a .C. Insieme con Andronico e lo scolaro
e collaboratore di questi Boeto ascolto lezioni di Tirannione. Noi comprendiamo percio
per quale ragione era cosi bene informato sulla scoperta di Scepsi. Le notizie di Plutarco
) iaxa Eaxopixa di Strabone.
nella vita di Silla risalgono agli u 7ro|ivf |
254
Vita Plot . 24, 6-11 6 St xa ApiaxoxeXou? xal ©soippaaxou el? TtpaypiaxeEa?
SteiXe xa? oExeia ? tic, xauxiiv auvayayuv. Se interpretiamo alia lettera il .se-
guente ofixu Srh Porfirio intende dire allora che Andronico ordino le opere secondo
il loro contenuto; cfr. Biogr. trad ., 415.
255
Porfirio la cita come AtaEpeai? xiiv ApiaxoxeXtxuv auyypaijt.ijt.dxuv , poiche
a lui interessa il principio dell ordinamento delle opere; Simplicio parla di uno scritto
Ilepl * Aptaxox£ Xou? pifUXtuv , Gellio dice Liber Andronici philosophi. Secondo la Vita
Marciana , che risale a Tolemeo-el Garib, il libro di Andronico conteneva i 7uvaxe?,
cioe il catalogo delle opere, e il testamento. Nessuna fonte antica fa menzione di una
biografia, e il nome di Andronico non e mai citato in relazione a una notizia biografica .
INTRODUZIONE 53

tipico della filosofia del tempo suo : un sistema filosofico unitario . Si


comprende che cosa significhi questo, se si tiene presente che Aristotele
non scrisse mai un manuale o un trattato concluso, nel senso moderno,
ed in se coerente ; la letteratura di scuola consta di lezioni piu o meno
lunghe o di promemoria .258 Per Aristotele la parola pragmateia indica un
campo del sapere ed un attivita intellettuale,157 per Strabone e Andro-
258

nico un libro; Andronico dunque riuni le lezioni aristoteliche in pragma-


teiai. L opinione che la Metafisica , la Fisica e cosf via siano delle « opere »
e pero purtroppo ancora sempre dominante, malgrado le nuove prospet-
tive aperte dalle ricerche di W . Jaeger . Andronico e anche l autore di
alcuni titoli ancor oggi in uso ed e colui che, senza sospettarlo, con uno
di essi dono alia storia della scienza europea una parola ricca di conte-
nuto : metafisica.
25

Con la sua edizione Andronico offri un immagine nuova di Aristotele


come filosofo. Fondamentalmente Aristotele era un pensatore problema-
tico e un creatore di metodi ; aveva certo una forte tendenza sistematica ,
ma cio a cui tendeva era una sistematica dei problemi: cercava cioe sem ¬
pre di inquadrare il problema particolare in un ambito piu vasto. Anche
nell analisi e nella classificazione delle osservazioni e dei dati di espe-
rienza all interno di diversi campi della scienza tendeva sempre a una
costruzione di pensiero logicamente ineccepibile.260 Nell esposizione di ri-
sultati gia conseguiti non di rado impiega il metodo deduttivo ; nelle
parti della sua opera di questo tenore, per esempio nel De caelo , la sua
esposizione suscita un impressione di dogmatismo.241 Ma nella maggior
parte dei casi egli conduce una ricerca e considera i pro e i contro in un
incessante dialogo con se stesso . Era fondamentalmente convinto del fatto ' x.
che i diversi campi della scienza richiedono diversi metodi , e che per ,
conseguenza lo scienziato deve sempre ricercare nuovi principi ( archai ).
Questa varieta delle archai e un essenziale caratteristica della filosofia ari-
stotelica, ed e quindi assolutamente impossibile trovare in Aristotele un
sistema concluso, se si intende con questo termine una filosofia che espon-
ga un edificio dottrinale ben connesso e fondato su un concetto di unita .
In realta, fu Andronico a fondare con la sua edizione la credenza
che Aristotele avesse voluto costruire un compiuto sistema filosofico ;282
256
pi&o&ot e u 7tO ( j.v ( j.aTa .
252
Si veda il lavoro di F. DIRLMEIER citato sopra ( a p. 43 ) ; inoltre sotto, p. 308.
251
I 2, 2 fj £x&o$euja TtpaypaTEia.
259
Si veda sotto, p. 665.
M
F. Solmsen parla percio con ragione del suo « sistema del mondo fisico ». A
volte si riscontra in lui una certa tendenza al sistematismo ; si veda sotto, pp. 236-237,
263, 432, 633.
261
II parallelo piu noto in Platone e il Fedro 245d-246a , a proposito dell immor-
talita dell anima.
242
I commentatori della tarda antichita considerano cosa owia che la filosofia di
Aristotele forma un sistema concluso: Simpl. In Cat . 6, 9 f ) fel plav T<OV Ttavxcov
-
ip / f )V avaSpopf ) .
54 ARISTOTELE

e per l influenza della magistrale presentazione di Eduard Zeller questa


convinzione continuo a prevalere ancora fino agli inizi del nostro secolo.
Andronico ordino sistematicamente gli scritti aristotelici, come ci testi-
monia Porfirio, ponendo al primo posto le opere di logica con il titolo,
forse inventato da lui, di Organon , cioe « strumento della scienza ». Inol-
tre assunse da Antioco l idea , che poi sviluppo ulteriormente, che Aristo-
tele negli scritti di scuola avesse esposto teorie diverse da quelle con-
243
tenute negli scritti destinati alia pubblicazione; veramente Antioco ave-
244
va soltanto rilevato la differenza di stile fra le opere di etica ed i dia-
loghi; ora , Andronico identified gli exoterikoi logoi con i dialoghi, e ri-
tenne che solo gli scritti « acroamatici » fossero le fonti della vera filoso-
fia di Aristotele. C e in questa impostazione un granello di verita, in
quanto nei dialoghi Aristotele permette che si esprimano le piu diverse
vedute, mentre nei corsi parlava sempre soltanto lui.245 Nelle scuole neo-
platoniche della tarda antichita si interpretava questo fatto nei senso che
Aristotele avesse esposto negli scritti di scuola una dottrina esoterica,
vale a dire una dottrina occulta riservata alia sua propria scuola . Gli stu-
diosi del nostro tempo che sostengono la tesi che Aristotele nei Protrettico
e nei dialoghi espose un « altra » filosofia ,244 hanno ridato vita alle opinioni
di Antioco e di Andronico, e le hanno riempite di un contenuto nuovo.
L edizione di Andronico segna l inizio delTaristotelismo; per la pri-
ma volta , circa trecento anni dopo la sua morte, le opere di Aristotele
erano accessibili in una forma che consentiva una visione complessiva del ¬

la sua filosofia. Nell interpretazione di questi scritti ci si trovo pero subito


di fronte a grosse difficolta : non e era stata una continuita come nella
scuola platonica ; gli scritti erano redatti in una lingua e in uno stile a
cui, in quel tempo, si era completamente estranei. Per soddisfare le esi-
genze del tempo, inoltre, la filosofia di Aristotele doveva essere trasposta
in un esposizione sistematica, perche ci si interessava innanzi tutto al
contenuto dottrinale e non all impostazione dei problemi ed alia loro
discussione come tali. Fu quindi compito naturale della generazione suc-
cessiva divulgare Aristotele mediante parafrasi e spiegarlo per mezzo di
commentari.247

La singolarita delle 106 opere aristoteliche dipende dal fatto che,


come s e gia detto, esse sono nate da una situazione storica incomparabile,
che noi conosciamo gia nei suoi tratti principali. Costituiscono il risultato

263
Cfr. la notizia di Cicerone , De fin. V 4, 10-14, Biogr. trad ., 426-428.
264
Quando Cicerone parla di E torepixol Xoyoi, conosce soltanto i passi delle
opere di etica in cui ricorre questa espressione.
Alessandro dice T&V I'SIOV ay.oniv , si veda sotto, p. 626.
266
« In ogni caso l eterodossia di questi scritti e un fatto incontestabile » : cost
scrive JAEGER , Aristoteles , 35.
247
Si veda a questo proposito il mio saggio Von Aristoteles bis Leibniz , in « An-
tike und Abendland » 4, 1954, 118-154.
INTRODUZIONE 55

di un attivita di studioso e di professore durata oltre quarant anni. Ri-


sulta chiaro fin da principio che noi potremo comprendere meglio Aristo-
tele se riusciremo a ricollocare le sue opere nella situazione in cui egli si
trovava ; e quando dico « situazione » intendo in parte le circostanze ester-
ne, in parte le fasi del suo sviluppo filosofico. Non occorreranno molte pa ¬
role per dimostrare che la conoscenza delle circostanze esterne puo con-
tribuire alia nostra comprensione: la situazione dell Accademia spiega il
concentrarsi di Aristotele su controversie interne all Accademia in certi
scritti e 1 aspra polemica contro gli accademici contemporanei; l incontro
con Teofrasto fu decisivo per la nuova direzione assunta dalle sue ricerche
al tempo dei viaggi; il soggiorno sullo stretto presso Pirra gli diede l op-
portunita di compiere ricerche sui piccoli animali marini ; il lavoro sugli
elenchi dei vincitori dei giochi presuppone un soggiorno a Delfi.
Se possedessimo del materiale d informazione consistente anche per
il suo sviluppo filosofico, ad esempio dichiarazioni dei suoi contemporanei
e dei suoi scolari Eudemo e Teofrasto, esso potrebbe avere grande valore.
Non disponiamo pero di alcuna documentazione di questo genere. £ per-
cio di difficilissima soluzione il problema se il suo sviluppo spirituale si
rifletta nei suoi scritti in un qualsiasi modo a noi comprensibile.2 Chi si
accinge al tentativo di determinate la cronologia relativa delle opere di i
Aristotele e continuamente costretto ad assumere come base di prova i
quella che e la proposizione ancora tutta da dimostrare ; se, malgrado cio, :
io compio questo tentativo, e perche sono convinto che un ipotesi di
lavoro sulla successione cronologica delle sue opere costituisce un pre-
supposto necessario per l interpretazione particolare dei trattati. Senza
una simile ipotesi di lavoro e impossibile seguire il pensiero aristotelico
nel suo incessante movimento e partendo dalla posizione del problema
a lui peculiare. Non si possono collocare semplicemente l una accanto al-
l altra proposizioni tratte da opere diverse e inserite in un diverso con-
testo di argomentazioni; prima di paragonarle, bisogna aver formulato
un giudizio sul contesto argomentativo e sullo spostamento che di volta
in volta subisce la sua posizione filosofica . Succede cioe spesso che l ar-
gomentazione di Aristotele si dimostri conseguente e solida soltanto quan¬
do si tenga presente la situazione filosofica a cui essa e relativa; e questo
vale anche per la sua terminologia .26 Se invece si sceglie come punto di
riferimento un presunto sistema o una terminologia che si presume uni-
versalmente valida , allora si incontrano contraddizioni e incoerenze di

* Nelle sue interessanti osservazioni sulle tesi fondamentali degli studi aristote-
lici W . WIELAND ( Die aristotelische Physik , 19-41 ) conclude: « e difficile trovare u n ) x
pensatore per il quale l idea di sviluppo contribuisca cos poco alia comprensione del I
pensiero come e appunto il caso di Aristotele » . Io non sottoscriverei questo giudizio. <
Lo sviluppo filosofico del pensiero di Platone fra il Menone e il Sofista ci aiuta a inten-
dere meglio entrambi i dialoghi . Un rapporto fondamentalmente affine esiste fra le piu
antiche illustrazioni del concetto di otWa e la piu matura esposizione in ZH@ .
269
Esempio tipico: Phys . I 9 .
56 ARISTOTELE

ogni genere. Aristotele non aveva , per l appunto, un sistema stabilito una
volta per tutte, e spesso creava la sua terminologia nel corso della discus-
sione del problema in questione. « Una proposizione aristotelica af -
ferma con ragione W. Wieland 270 e essenzialmente sempre la rlsposta
a una determinata domanda » .
Un ipotesi sulla cronologia relativa non e dunque fine a se stessa,
ma e piuttosto uno strumento che coopera all interpretazione dei singoli
scritti ; il suo valore si dimostra in quanto fa buona prova all atto pratico
e spiega quei fatti in considerazione dei quali e stata formulata.
Ci sono poche dichiarazioni nelle opere di Aristotele che ci offrono
dei punti di riferimento esterni per una cronologia :
De caelo: dopo il 357 ; si veda a p. 396.
Meteorologica I-III nell attuale stesura: dopo il 341/ 0 e prima della spedizione
di Alessandro; si veda a p. 401.
Magna Moralia nell attuale stesura: dopo il 341/0; si veda alle pp. 499-500.
Polit. V: dopo la morte di Filippo nell anno 336; si veda a p. 536.
Retorica I-II e Retorica III sono stati rivisti durante il secondo periodo ateniese ;
si veda alle pp. 143-145, 147.
Alla storia dei giochi Pitici Aristotele lavoro negli anni trenta; si veda a p. 150.
Se e lui 1 autore della Costituzione di Atene , cosa per altro non sicura, allora lavoro
ad essa dopo il 328.
I nomi di luogo presenti nell Historia animalium indicano che nel periodo dei
viaggi Aristotele si occupava di ricerche zoologiche; si veda a p. 574 .
-
II Grillo. poco dopo il 362; si veda a p. 461; 1 Eudemo : dopo il 354; si veda a
p. 628; il Protrettico : circa il 351; si veda a p. 459.

Abbiamo dei punti di riferimento relativamente oggettivi nei rinvii


interni di vario genere e nelle sintesi riassuntive, per esempio nell epilogo
dei Topici e in quello dell' Etica Nicomachea , oppure nel proemio della
Meteorologia. L importanza di queste indicazioni in vista della cronologia
relativa risulta pero diminuita dal fatto che soltanto mediante considera-
zioni soggettive si puo decidere se un rimando appartiene alia prima re-
dazione dell opera, oppure se e stato introdotto successivamente per motivi
pedagogici. Nel primo caso, il conferenziere si riferisce nella situazione at -
tuale a qualcosa che ha effettivamente detto prima, oppure rimanda a una
ricerca che in quel momento egli ha progettato, ma non ancora realmente
effettuato. Nel secondo caso, invece , si riferisce a qualcosa che e da collo-
care prima o dopo all interno di un esposizione sistematica ; in questo caso
il rinvio non puo essere utilizzato come criterio per una cronologia rela ¬

tiva . Se i rimandi sono sintatticamente bene ancorati al contesto e col-


legati all argomentazione, sono allora quasi sempre sussidi attendibili per
la costituzione della cronologia relativa ; se invece sono costituiti da pro-
posizioni indipendenti dal contesto, sono in generale privi di valore per
questo fine.271 Il fatto poi che i confini tra rinvii « originali » e « pedago ¬

gici » sono fluttuanti introduce inevitabilmente nel giudizio un elemento


270
Die arist . Physik , 32.
271
Esempio tipico: De int . 16a 8-9.
INTRODUZIONE 57

soggettivo. David Ross m ha mostrato nelle introduzioni ai suoi commen-


tari come i rimandi possano essere intelligentemente sfruttati per la col-
locazione di un opera entro una cronologia relativa .
AlPinterno del pensiero di Aristotele lo sviluppo e palese ; quando
per esempio si paragonano i Topici e il primo libro della Fisica con tre
opere come De motu animalium , Gamma e De generatione animalium ,
non si puo fare a meno di costatare lo sviluppo filosofico. Si possono certo
caratterizzare sommariamente questi progressi valendosi di adatte meta-
fore, parlando, ad esempio, di orizzonte ampliato, approfondimento di
prospettive, orchestrazione piu ricca , oppure ponendo in rilievo la mag-
gior acutezza e chiarezza delle distinzioni , la piu articolata motivazione
delle proprie idee, o l affinamento delle strutture del pensiero; ma e
soltanto nella discussione dei singoli problemi degli scritti che le con-
siderazioni svolte dal punto di vista dello sviluppo storico acquistano la
loro piena validita . Nei capitoli che seguono si cerchera costantemente di
discutere il contenuto, la terminologia, lo stile e il tono dell esposizione
in ciascuna delle 106 opere sullo sfondo dello sviluppo filosofico di Ari¬
stotele.
Desidero ricordare a questo proposito che alcune idee fondamentali
della sua concezione si trovano gia nei Topici ; Aristotele aveva gia re-
spinto la teoria delle idee e formulato la dottrina delle categorie e il
suo concetto di ousia ; aveva abbandonato la concezione platonica del
movimento autonomo; nei processi naturali non domina il « fattore in-
calcolabile » di Platone, ma piuttosto l ordine; il telos costituisce in ogni
singolo caso l ottimo e cio in vista di cui accade tutto il res to.713 Per gli
uomini non esiste un bene universale, ma e buono cio che sceglie l uomo
moralmente eccellente. Gia questi pochi tratti essenziali sono sufficien-
ti a stabilire che il giovane Aristotele fin da principio assunse nei con ¬
front di Platone una posizione antagonistica . Cio che conta non e che
egli nell uno o nell altro problema specifico critichi Platone, bensi che nei
suo atteggiamento di fondo, nei suo programma di ricerca e nella sua
metodologia fin da principio si orienti cosf diversamente. Questo non gli
222
Nei saggio The development of Aristotle s thought , in Aristotle and Plato in
the mid- fourth century , 16, il Ross scrive: « lo studio dello sviluppo della filosofia di
Aristotele deve dipendere in larga misura dalla tesi che si assuma circa la cronologia
relativa delle sue varie opere; e c e una via per studiare questo problema che non e
mai stata seguita risolutamente. Si possono cioe studiare i riferimenti di un libro a un
altro. Sarebbe questo un lungo lavoro, poiche i riferimenti sono molto numerosi; e
potrebbe essere un lavoro vano ; ma varrebbe certo la pena di affrontarlo, e se dovessi
vivere abbastanza a lungo sarei incline a provarmici ; e senz altro possibile che ne
risulti un chiaro ordine delle diverse opere, e percio delle idee in esse espresse ».
Come non si debba impiegare questo sussidio mostra il lavoro di P. THIELSCHER, Die
relative Chronologie der erhaltenen Schriften des Aristoteles nach den bestimmten
Selbstzitaten , « Philologus » 97, 1948, 229-265.
273
VI 8, 146b 10.
274
III 1, 116a 14 e piu volte.
58 ARISTOTELE

impedisce, certo, di assumere da Platone e di introdurre nella sua filoso-


fia sia contenuti che strutture di pensiero. Secondo la mia ipotesi di la-
voro, Aristotele si pose dapprincipio in forte contrasto con Platone, e fece
di tutto per sottolineare quanto piu possibile la sua distanza da questi,
talvolta non senza asprezza ; la polemica a tratti violenta, pero, e nello
stesso tempo espressione di una certa intima insicurezza del giovane.
Quanto piu sicuro Aristotele diviene, e quanto piu precisamente ha chia-
rito il suo punto di vista, tanto piu pacato si fa il suo giudizio sulle idee
dell avversario: la cosa si puo notare anche nello stile e nel tono. Rag-
giunta la sua maturita di pensatore, riconosce pienamente la grandezza di
Platone; l ontologia da lui delineata inJT Z H © segna in certo modo un
ritorno all impostazione platonica ; tuttavia la sua speculazione sul pro-
blema dell esistenza non costituisce assolutamente un ritorno alle tesi pla-
toniche. Nella conclusione dell Etica Nicomachea l influenza spirituale di
Platone e piu forte che in qualsiasi altra opera ; e quando, all inizio di
questo corso sull etica , parla per l ultima volta dell idea del Bene, si in ¬
china alia memoria di Platone: senza pero modificare le sue vedute.
Non si puo ricondurre nei limiti di una formula il suo rapporto con
Platone; si puo soltanto dire che quasi tutto cio che Platone aveva detto
nelle sue opere e continuamente presente al suo pensiero. I cardini della
filosofia platonica sono la filosofia dell eidos , la teoria del bene come fine
della natura, la concezione della preminenza dell intelligibile, e la fede
nella trascendenza ed immortalita del nous , ebbene, malgrado le grandi
differenze nella formulazione, nella motivazione filosofica e nella sua ar-
gomentazione, anche Aristotele edifica su questi fondamenti la sua filo¬
sofia . Secondo la sua teoria delle idee, gli eide non realizzati hanno una
esistenza solo potenziale, ed egli tiene moltissimo a stabilire che essi
non esistono « separatamente » , chorista ; pero in realta anche i suoi eide
sono modelli immateriali, eterni ed esistenti in natura.275 Ripensando, co¬
me successore di Platone, la sua filosofia , Aristotele ne amplia l orizzonte
e le conferisce una nuova dimensione. L influenza esterna di Platone e
piu forte nei primi scritti e nel Protrettico , steso in forma popolare, il
che si avverte immediatamente nel linguaggio: ne deve stupire che Ari¬
stotele agli inizi dipendesse in alto grado dal linguaggio tecnico della
scuola. Mi sembra pero molto piu notevole la prontezza e la rapidita con
cui egli si creo una sua propria terminologia . E non bisogna del resto
ammettere senz altro che egli pensasse in termini platonici solo perche
si esprimeva in termini platonici.277 All’influenza esterna di Platone si puo

275

si veda sotto, p. 284.


-
Cfr. Teeteto 176e, Parmenide 132d <&arap 7rapaSEiy( j.aTa Javavat EV rij <puaEt ,
276
I Topici sono nella terminologia decisamente aristotelici ; si veda sopra, p. 39 e
sotto, p. 98.
777
- -
Esempio tipico: anb riji; (pudEto? au riji;, dor aurav roiv np&roiv , auvtov Ttov
dbcpi|3£> v nel Prolr. B 47-48; si veda sotto, p. 472, auxo TO >aveTv in Phys. Ill 2, 202a 6
non significa certo « l idea del movimento ». Cito volentieri quanto scrive F.S. COHEN,
INTRODUZIONE 59

ancora attribuire il fatto che Aristotele derivo 27da lui certe strutture del
pensiero 278 e l impostazione di talune questioni. L influsso della filosofia
_
di Platone sull intima struttura del suo pensiero e rintracciabile ovunque;
non sarebbe affatto un esagerazione dire che la sua filosofia si sviluppo
in un continuo confronto con Platone. Se e vero pero che questo influsso
si rintraccia dovunque, non bisogna tuttavia cancellare la differenza fra i
due pensatori nelle posizioni fondamentali. Puo essere utile far presenti
i punti di maggior rilievo in cui essi si discostano l uno dall altro:
1 ) Secondo Platone, gli oggetti del pensiero esistono al di fuori del
soggetto pensante ; pero con questo egli non intende, come Aristotele,
che le cose concrete hanno esistenza fuori del nostro pensiero, ma che
l hanno le idee e gli oggetti matematici. Solo dio vede le idee; tuttavia
egli non si dedica alia filosofia perche e sophosm Lo scopo ultimo di
tutto il filosofare e la conoscenza delI arete. Poiche il mondo delle idee
esiste al di la della natura e del nous , il compito del pensiero e di
cercare di ascendere al mondo delle idee.
Poiche Aristotele respinse il chorismos delle idee, elimino anche la
sovrastruttura della filosofia platonica.281 Secondo lui dio e le idee esisto¬
no nella natura .282 « La ragione pensa se stessa, in quanto essa stessa par-
tecipa di cio che e pensato ; essa stessa , cioe, diventa qualcosa di pen-
sato quando afferra il pensato e lo pensa , sicche la ragione e la stessa cosa
di cio che da essa e pensato.282 Percio il pensiero e in certo modo la to¬
tality delle cose ».284 La ragione e il luogo delle forme, accoglie le forme
in se ed e la forma delle forme.285 In quanto forma , soltanto il nous e
qualcosa per se, e un choristontutte le altre forme sono forme di qual-
« Journal of Philosophy » 36, 1939, 72: « non assumere mai che due filosofi che usano
il medesimo termine intendano la stessa cosa, oppure che quelli che fanno affermazioni \
.
apparentemente contraddittofie dissentano realmente » . Cfr. DURING, Protr , 213-214. 1
278
Esempio tipico: « la mia triade - la sua triade », in Phys. I 9.
279
-
Esempi: Retorica - Fedro, Fisica - Parmertide, De caelo Timeo. Quasi ogni
formulazione di Platone nel Timeo ricorre in qualche luogo delle opere aristoteliche.
280
Symp. 203e.
281
W. JAEGER ( Aristoteles, 190-199 , approvato dal Ross , Metaphysics II, 406-407 )
fonda la sua tesi che Aristotele, fino alia morte di Platone, pensava tanto platonica- y
mente da sostenere anche il chorismos delle idee, su tre passi, e cioe Alfa 9, 990b '
17-19, My 10, 1086b 14-19 e Ny 4, 1091a 29-33. L infondatezza di questa interpreta-
zione fu mostrata da E. FRANK nell articolo The fundamental opposition of Plato and
Aristotle , « AJPh » 61, 1940, 34-53 e 166-185 ( ora in Wissen-Wollen-Glauben, Zurigo
1955, 86-119 ). Critica piu approfondita in CHERNISS, Crit. of Plato , 488-494.
282
PA I 5, 645a 16 EV TZ&OI TOI? cpuaixoT? bieo'd TI tfaupaoTov.
281
Lambda 7, 1072b 19-24. Teofrasto commenta questo passo in Met. 9b 13:
Taya 8 £ xetvo aX SfcTEpov OCUTCO to v £> TCOV TOIOUTCOV f ] Hctopia thy6vTt xai olov

284
Vedasi sotto, p. 651.
-
adaptive}) • 816 xal oux ECTIV aTOX aj 7rcpl aura.
285
De an. Ill 4, 429a 27 thnoc, sEScov ; III 4, 429a 15 SEXTIXEJ; TCOV EESCOV ;
III 8, 432a 2 EISO? EESCOV.
286
De an. Ill 5, 430a 17 ; II 2, 413b 26.
60 ARISTOTELE

cosa , sono un « tale » . In un frammento del dialogo Sulla preghiera ,


altrimenti sconosciuto, Aristotele contrappone l una all altra la concezio-
ne secondo cui dio e il nous e quella secondo cui dio e qualcosa al di
la del nous.
2 ) Secondo Platone ogni vera conoscenza si fonda sulla remini-
scenza ;28' conoscenza e opinione sono percio incommensurabili. Contra-
riamente a quanto era sostenuto da Platone, secondo Aristotele si da una
conoscenza razionale anche delle verita piu alte; esiste una scienza fon-
damentale delle cose prime, e accanto ad essa infiniti altri settori della
conoscenza , tanti quanti sono le ousiaim Se pure bisogna assumere per
il nostro pensiero un principio non dimostrabile,290 lo troviamo nell as-
sioma logico del principio di contraddizione. Ogni settore della scienza
ha inoltre i suoi particolari punti di partenza o prindpi, che si rag-
giungono in quanto si differenzi cio che e indifferenziato.291
-
3 ) Secondo Platone, il mondo non e mosso da tagathon , il principio
del movimento e la psyche , concepita come principio della vita e come
divino movimento da se. Per quanto ne so, Aristotele non dice espressa-
mente mai di identificare tagathon o to kalon con to proton kinoun
-
akineton , pero il principio del movimento muove perche tutto tende a
lui come all oggetto dell amore, e Aristotele dice spesso che tutto nella
2
natura tende al bene. Nella dottrina del movimento la differenza tra i
due pensatori e assai notevole.
4 ) Entrambi adottano il metodo della diairesis , ma mentre la diairesis
. di Platone e sempre ontologica , quella di Aristotele e logico-classificato-
jria . Entrambi usano il termine ousia , ma con di versa motivazione filoso-
fica : Platone si chiede « Che cosa e la cosa ? » , Aristotele invece si chiede
sempre innanzi tutto « Che cosa si puo dire della cosa ? » .

Cronologia relativa delle opere


Sembra a me abbastanza sicuro che tutte le opere a noi pervenute
nel Corpus siano state scritte dopo il Timeo , il Teeteto , il Parmenide e il
Sofista di Platone ; i Topici infatti, che notoriamente sono fra gli scritti
piu antichi, contengono definizioni che derivano da questi dialoghi .293 £
m Fr . 49 ROSE 6 vou? y) inixeiva. TI TOU VOU .
m
dva ( j.v/]at?, Siavoia? Xoyia ;i , Fedotie 79a.
m Gamma 2 , 1004a 2-4.
290
avu 7r6dETOi; ap/T) .
2,1
Phys . I 1, 184a 22 fiaTEpov S EX TOUTCOM yiyvExai yvtopipia xa axoi/Eia xal
al apxal Siaipouai xauxa .
ln
Testi in BONITZ, 3b 1 .
2,5
Dal Timeo: III 5, 119a 30 e I 15, 107b 27 = Tim. 67c ; VI 12, 149a 39 =
Tim. 68b; VI 6, 145b 6 = Tim. 64e. Dal Teeteto : IV 2, 122b 26 = Theaet . 181cd e
Farm. 138bc ; II 8, 114a 23 e IV 4, 125a 28 = Theaet . 158a . Dal Sofista: IV 5, 126a
27 = Soph . 246e; V 9, 139a 4 e VI 7, 146a 22 = Soph. 247d ; IX 1, 165a 22 = Soph.
INTRODUZIONE 61

vero che si puo obiettare che queste definizioni potevano anche derivare
dal repertorio dell Accademia ; un fondamento piu solido e percio la
circostanza che nei Topici siano presupposte come note le discussioni
che si trovano nel Parmenide , nel Sofista e nel corso Sul Bene , riguar-
danti to on e to hen come le forme piu alte dell essere , cost come le di ¬

scussioni del Sofista su espressioni negative del tipo di « il non grande » ,


« il non bello » . Gia nei Topici Aristotele e dell opinione che on e hen\
sono predicati universali che si possono attribuire a tutte le cose esistenti. l
Prima dei Topici Aristotele aveva gia scritto molto, ma oggi ri-
mangono soltanto frammenti. L opera Sulle idee e stata scritta presu-
mibilmente prima del Parmenide , e il Parmenide di Platone costituisce
la risposta ad essa ; sarebbe altrimenti difficile capire perche Aristotele non
fa alcun accenno al Parmenide , benche i due scritti abbiano gli argomenti
principali in comune; questa pero rimane soltanto una supposizione.
Sicuro e invece che lo scritto Sulle idee e anteriore ai Topici , perche i
Topici contengono alcuni argomenti contro la teoria delle idee che de-
rivano da esso.2* I Topici inoltre contengono tre allusioni alia conferenza
Sul Bene. Se poi il Grillo fosse un dialogo e cosa che non sappiamo;
MS
quest opera deve essere stata scritta subito dopo il 362. Certamente
anche molte raccolte di materiale elencate nel catalogo alessandrino delle
opere sono anteriori ai Topici .
Vorrei aggiungere qualche osservazione al prospetto seguente, che
illustra la mia ipotesi di lavoro sulla cronologia relativa delle opere di Ari¬
stotele. Tutte le opere ci si presentano in una stesura di cui e responsa- \
bile in ultima analisi Andronico ; il materiale su cui si fondava la sua )
edizione era costituito nel migliore dei casi dai testi nella forma in cui
si presentavano alia morte di Aristotele. Aristotele per parte sua non
aveva lasciato i suoi scritti di scuola in una forma immutata , cost come
li aveva abbozzati originariamente ; in tutte le opere, infatti, si trovano
aggiunte piu o meno lunghe, e non saremo mai in grado di stabilire con
precisione l esatta estensione di queste aggiunte. Si puo pero determinare
per ogni opera la tendenza e il carattere in rapporto ad altri scritti; con
questo procedimento, e valendoci inoltre di accurate analisi della struttura
e dell argomentazione, possiamo generalmente giungere a un idea abba-
stanza chiara della stesura originale dell opera . Questo e lo scopo delle
introduzioni a ogni singola opera che premettero ad ogni capitolo ; in
esse si trovano appunto gli argomenti che inducono a collocare un opera
in uno dei tre periodi della vita dell autore.

233c. Forse il Sofista 255cd e il modello della distinzione da Aristotele gia sviluppata

modello in Soph. 251b


(
-
nei Topici xa& auxa-7rp6; xi. L aristotelico TioXXa / coi; e TTXEOVIXXW? l eyexoa ha un
'

Sxaaxov uTro&epevoi iraXtv aux6 TroXXa xal iroXXot ? 6v6 paai


Tiyopev. Si vede di qui come Platone muova dall idea, Aristotele invece dall espressione
linguistica .
m Si veda sotto, p. 99.
2,5
Si veda sotto, p. 461, nota 37.
62 ARISTOTELE

Periodo dell Accademia in Atene ( 367-347 )


1 ) Prima del 360 ( Platone: Fedro , Timeo , Teeteto , Parmenide ).
Sulle idee , Grillo. Lavori preparatori di classificazione e raccolta di
materiali del tipo delle AiaipecEi , ©eceu;, XuvaYwyttl, Ilapoipiiai.
2 ) Prima meta degli anni cinquanta ( Platone: Sofista, Politico ).
Le Categorie , L interpretazione ; Topici II-VII , VIII , I, IX; gli Ana-
litici ; il dialogo Sulla filosofia ; relazione del corso di Platone Sul Bene ;
-
il trattato Lambda , il dialogo Sui poeti ; Froblemi omerici , la stesura
originale della Poetica ; Retorica I-II ( tranne II 23-24 ); stesura originaria
dei Magna Moralia.
Caratteristiche generali. Lavora intensamente, legge, raccoglie ma¬
teriali. Cio che e tipico di questo periodo e che quasi in ogni campo
muove da impostazioni platoniche. Comincia l insegnamento; tiene mol-
tissimo a sostenere le sue vedute personali; k polemico e critico. Discute
e respinge la teoria delle idee, tiene lezioni sulla tecnica e sul compito
della dialettica, della dimostrazione scientifica, dell oratoria e dell espo-
sizione orale, della tragedia. Formula anche la sua concezione filosofica
del mondo: una grandiosa, ma non ancora compiutamente fondata, teoria
delle archai , ta prota , delle forze motrici e del fine del processo naturale
e dell esistenza umana ; una teoria sullo sviluppo della cultura dall anti-
chissimo tempo primitivo fino alia fioritura della filosofia nell eta sua.
Il suo primo abbozzo dell etica e essenzialmente descrittivo e fortemente
influenzato dall interesse per la sistemazione logica e la classificazione.
Il suo punto di partenza , e nello stesso tempo il punto di riferimen-
to, sono di regola le teorie di Platone, ma anche quelle di Eudosso, il
suo primo maestro. Sorprendente e la sua erudizione: gli sono perfetta-
mente familiari le opere dei grandi sofisti, dei presocratici e dei medici.
Conosce la poesia antica e la produzione drammatica , che cita di conti-
nuo ; soprattutto cita volentieri versi di Euripide. Nel campo della lo¬
gica e della tecnica delTargomentazione non solo raccoglie sistematica-
mente i metodi impiegati nell Accademia , ma raggiunge anche nuove so-
luzioni e nuovi metodi. Nella sua cosmologia si riferisce al Timeo ; nella
poetica muove dalla concezione platonica della mimesis ; in entrambi que-
sti settori sviluppa tesi che si diflerenziano fortemente da quelle di Pla ¬
tone. Nella retorica sceglie come punto di partenza il Fedro ; e coinvolto
in una polemica con la scuola di Isocrate.
3 ) Dal 355 circa fino alia morte di Platone ( Platone: Filebo , Leggi ,
Ep . VII ).
Filosofia naturale e cosmologia : Fisica I e II, VII , III-VI ; De caelo ,
De generatione et corruptione , Meteor . IV.
La polemica sulla teoria delle idee: My 9, 1086b 21 - Ny , Alfa , Iota ,
My 1-9, Beta.
Revisione di Retorica I-II , Retorica III .
Etica : Etica Eudemea.
Il dialogo Eudemo , il Protrettico. Altre opere composte per la pub-
IN TRODUZIONE 63

blicazione , di cui abbiamo scarsa conoscenza, per esempio il grande dialo-


go Sulla giustizia.
Caratteristiche generali. All eta di trent anni Aristotele si e acqui-
stato una posizione come studioso ; rivolge ora la sua attenzione a settori
della scienza per cui Platone aveva mostrato scarso interesse. Con i tratta-
ti di filosofia naturale pone le basi per un autonoma scienza della natura .
Nel campo della prote philosophia, cioe della scienza delle archai , difende
la sua posizione e critica nelle sue lezioni, talvolta senza riguardo, le tesi
di Platone, Speusippo e Senocrate. Sviluppa la sua dottrina dei principi
elementari in una sintesi geniale , mediante la quale risolve il problema
parmenideo del rapporto fra mondo sensibile e realta , e offre una spie-
gazione ai fenomeni della generazione e del cambiamento. Pone le basi
della sua etica ; considera l agire dell uomo, approfondendo la concezione
precedente, sullo sfondo della sua teoria del movimento e della teoria
dei principi ; muovendo dal Politico di Platone, sviluppa la sua dottrina
della giusta misura e degli orientamenti secondo i quali l uomo moral-
mente eccellente regola la sua vita . NelYEudemo pone in discussione le
opinioni correnti sull anima . In risposta alia critica che Isocrate muoveva
al contenuto e alle finalita dell insegnamento nell Accademia scrive il
Protrettico. Le opere di questo periodo traboccano di vitalita e di fiducia
in se stesso; possiamo considerare questo periodo come quello culmi-
nante della sua vita .

Periodo dei viaggi: Asso, Lesbo, Macedonia (347-334 )


Scienze naturali, zoologia e botanica: Historia animalium I-VI, VIII,
De partibus animalium II-IV, De incessu animalium, le raccolte di mate-
riali ( perdute ) Zoika e Anatomai , Meteorologia I-III. Primi abbozzi dei
Parva naturalia e prima stesura , prevalentemente biologica, del trattato
Sull anima. Gli scritti di botanica perduti. Se l attuale redazione dei Parva
naturalia e quella del trattato De anima ( con le aggiunte di carattere non
biologico ) siano state elaborate in Macedonia oppure nel secondo periodo
ateniese, non si puo decidere ; per questo problema non c e alcun punto
d appiglio.2
Teoria political Pol. I e VII-VIII. Estratti dalle Leggi di Platone.
Non si pub dire quante delle 158 costituzioni di citta-stato greche furono
raccolte in questo periodo da lui e da Teofrasto. Il fatto, pero , che in
questi anni entrambi fecero dei lunghi viaggi e entrarono in relazione
con molte persone ci fa supporre che ebbero ampia possibility di radu-
nare del materiale. Partendo dalla stessa considerazione, si pub supporre
che appartengano a questo periodo l opera perduta Descrizioni di usanze
e istituzioni non greche e simili raccolte di materiale .
Caratteristiche generali . In un ambiente nuovo, lontano dall atmo-
Si veda sotto, pp. 630-632.
64 ARISTOTELE

sfera dell Accademia, inizia la sua collaborazione con Teofrasto destinata


a durare tutta la vita. Insieme raccolgono un gigantesco materiale tratto
da osservazioni proprie, da tradizioni orali e dalla letteratura . Le raccolte
di materiali e le tavole illustrative sono andate perdute. Aristotele si
interessa ora in maggior misura di osservazioni empiriche, ma tutto cio
che osserva e raccoglie gli serve solo come mezzo per un fine, ed il fine
a cui costantemente tende e di rendere intelligibile il processo naturale.
Nelle opere zoologiche che ci sono rimaste non si trova alcuna traccia
di un nuovo orientamento filosofico.

Secondo periodo ateniese. Dal 334 alia fuga da Atene e


alia morte in Calcide nel 322
-
Retorica II 23-24 scritta a nuovo e inserita nella Retorica , rielabora-
zione di Retorica I-II e III .
Politica II, V-VI, III- IV. Verosimilmente Aristotele e Teofrasto
continuarono la raccolta di costituzioni di stati greci.
Storia della letteratura : lavori sui vincitori dei giochi Olimpici e
Pitici e sulle Dionisie; altre opere di storia della letteratura , n . 129-137
del catalogo di Alessandria.
Prote philosophia : Gamma , Epsilon , Zeta, Eta , Theta.
Fisica : e verosimile, data la sua stretta affinita con il De motu ani-
malium , che appartenga a questo periodo il libro VIII della Fisica.
Storia naturale e psicologia : De part . an. I ( compilato su abbozzi
piu antichi ), De generatione animalium , De motu animalium -, la redazione
a noi conservata dei Parva naturalia e del De anima.
Etica : Etica Nicomachea , per cui rielaboro e utilizzo tre libri del-
YEtica Eudemea.
Poesia : elegia alia memoria di Platone, epigramma per la statua di
Ermia , inno all' arete in onore di Ermia .
Caratteristiche generali. Non senza fondamento si parla di tempo
« psicologico ». Quando Aristotele ritorno ad Atene, non erano trascorsi
molti anni dacche egli aveva lavorato nell Accademia ; nel suo ambiente
erano pero accadute tante cose che si puo parlare di un vero e proprio
rivolgimento, e noi dobbiamo tenerne conto quando tentiamo di collegare
la sua attivita scientifica con gli avvenimenti della sua vita. Se ci si pone
mente, si nota nelle opere di questo periodo una differenza di stile e
di tono. Naturalmente Aristotele discute e critica come in precedenza
le vedute di altri pensatori, ma senza quelle punte polemiche cui ricorreva
abitualmente nelle opere del tempo dell Accademia ; e piu cauto, ora , nel ¬

la formulazione delle sue teorie. Quando si leggono i trattati Z H ©,


De motu animalium o De generatione animalium , si ha l’impressione che
assuma nella sua visuale quasi tutte le teorie gia precedentemente espo-
ste in altre opere; nessun altra opera del Corpus e cost matura e ricca
di sfumature come queste tre , sia nel contenuto che nella motivazione.
INTRODUZIONE 65

Questo vale anche per VEtica Nicomachea a paragone delle Etiche prece ¬

dent . Per quanto concerne le opere di filosofia politica, occorre unicamen-


te sottolineare che la politica macedone non influenzo Aristotele e non
lascio traccia di se nelle sue opere. II lavoro sugli elenchi dei vincitori
deve averlo occupato per molto tempo, e dovette richiedere anche un
soggiorno a Olimpia e a Delfi.
Malgrado la concretezza del suo pensiero. Aristotele e piu teorico e
piu speculative di Platone; anche nelle opere biologiche, zoologiche e psi-
cologlche predomina costantemente il punto di vista di un filosofo della
natura . Aristotele e il prototipo del dotto professore, e con lui ha inizio
l era delFerudizione.
I
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA

Le opere
Aristotele non park mai delle sue cosiddette opere logiche come se formassero
un unita. Non c e luogo in cui dica che esiste una disciplina che e uno strumento del
pensiero scientifico; ma non dice neppure che la logica non appartiene alia filosofia .
Questi termini e questi argomenti si formarono nella polemica contro gli Stoici, e sono
generalizzati nei commentatori piu tardi. Per comprendere gli scritti, che sono riuniti
sotto il titolo di Organon , e pero di essenziale importanza non lasciarsi influenzare dalla
conoscenza della logica stoica e dei commentatori della tarda antichita ; bisogna invece
intendere quelle opere nel quadro della loro situazione storica.
Tutte le opere AeA Organon nacquero dalla prassi dialettica del tempo. Lo stesso
Aristotele caratterizza il contenuto del primo libro dei Topici come una descrizione dei
quattro strumenti del discorso dialettico.1 In un altro passo 2 dice: « Questi esercizi
nella tecnica della dialettica sono un sussidio non privo di importanza anche per la
conoscenza e per il pensiero scientifico, al fine di riuscire ad afferrare e a tener d occhio
le conseguenze di due tesi contrapposte ». Questa e precisamente la situazione che ci e
nota dal Parmenide di Platone: l esercizio 3 dialettico della cui tecnica bisognava impa-
dronirsi per potere « andare a caccia » della verita.
L idea che la logica non appartenga alia filosofia e anacronistica, e affonda le sue
radici in una scorretta interpretazione di Top. I 14, dove Aristotele dice che esistono
tre tipi di proposizioni: etiche, fisiche e logiche. Con queste parole, tuttavia, egli non
intendeva affatto affermare una divisione delle scienze, ma soltanto caratterizzare tre
tipi di tesi che erano d attualita nel momento in cui scriveva . La parok « logico » ha
in Aristotele un significato completamente diverso da quello odierno: un « problema
logico » e una proposizione di forma interrogativa ( A e B? ), « a proposito della quale
si possono avanzare numerosi e begli argomenti ».4 In linea di massima, la parok
« logico » significa in Aristotele che qualcosa viene discusso dal punto di vista linguistico-
formale, e senza che si tenga conto del contenuto reale .5

1
108b 32 opvava Si <ov ol auXXoyta|j.o(.
2
VIII 14, 163b 9 trpo? TE yvcoaiv xal TT)V xaxa tpiXoaocplav <ppovr) mv ou ptxpov
opyavov. Sul significato di tpp6vr)at? si veda DURING , Protr. B 20; sul significato filo-
sofico della definizione di Senocrate, fr. 6 e 7, vedasi CHERNISS, Crit . of Plato , 14
e 67-68.
3
Farm. 135cd Tipbc, yupvaalav.
4
Top. V 1, 129a 30 7tp6? 8 X6yoi ylyvotvT av xal auyvol xal xaXot .
5
Per es. De caelo I 7, 275b 12 XoyixcIiTEpov = teoricamente e senza riguardo
ai dati ; De Gen. An. II 8, 747b 28 Xoyixr) = avulsa dal reale fondamento; in An.
post. I 22, 84a 7 Xoyixco? ( sulk base di considerazioni generali ) sta in contrapposi-
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 67

L attuale ordinamento delle cosiddette opere logiche deve verosimilmente essere


attribuito ad Andronico. II suo principio fondamentale era quello di riunire gli scritti
di contenuto affine;6 egli trovo che Aristotele trattava nelle Categorie la parola singola
come supporto del concetto, nel De interpretatione la proposizione semplice, negli Anali-
tici primi il ragionamento condusivo, nei Secondi la teoria della dimostrazione scientifica,
e nei Topici la dialettica. Considero tutto cio come un corso sistematico che, muovendo
dagli dementi piu semplici, conduceva a padroneggiare una tecnica perfezionata ; e
penso che nella conclusione dei Topici ( da noi riprodotta sotto ) Aristotele avesse de-
scritto in modo riassuntivo la propria opera. Naturalmente, noi non siamo assolutamente
vincolati dalla concezione di Andronico.
Si puo affermare con certezza che i Topici II-VII 2 sono molto antichi.7 In An.
Pr. II 24, 69a 2, si trova tin esempio che i commentatori in generale hanno inteso
come un allusione alia terza guerra sacra. Su questo fondamento, il Ross afferma che
l opera sarebbe stata scritta al piu presto verso il 353; l allusione e pero cos vaga da
non offrire alcun termine sicuro. La fallita aggressione dei Tebani contro la Focide e
del 372; da allora gli Ateniesi furono sempre nemici dei Tebani. Nell estate del 369,
sotto la guida di Cabria , essi cercarono di sbarrare ai Tebani la via del Peloponneso.
Nel 357, per difendere Eretria, minacciarono guerra a Tebe ; e quando fu dichiarata,
nel 356, la guerra sacra, Atene stava fra i nemici di Tebe.8 Il passo di An. Pr. 69a 2
non offre dunque alcun appiglio sicuro. I reciproci rinvii fra ciascuna opera e le altre
ci dicono soltanto quel che sapremmo anche senza di essi, e cioe che i Topici sono stati
scritti prima degli Analitici. Per la cronologia relativa ci possono dunque essere d aiuto
soltanto la nostra analisi delle opere e della situazione storica.
In primo luogo si deve rilevare che, negli esempi che introduce e discute, molto
spesso Aristotele si rifa alia lettera ai Dialoghi di Platone. Se prescindiamo da quelle
definizioni ed espressioni che sono prive di ogni colore e probabilmente appartengono
al patrimonio comune del linguaggio accademico, troviamo chiare citazioni dal Fedro ,
dal Timeo, dal Teeteto , dal Parmenide e dal Sofista.1 Tutti questi dialoghi apparten ¬
gono al periodo fra il secondo e il terzo viaggio in Sicilia, ed erano dunque disponibili
intorno al 360.
Le opere di scuola di Aristotele non avevano alcun titolo nel senso che intendiamo
noi. Quando Aristotele voleva riferirsi a una delle sue opere, usava diverse denomina-
zioni, che indicavano il contenuto. Grazie alia sua comodita, nelle pagine seguenti verra
tuttavia usato il termine « titolo ».

Scritti perduti. Il catalogo alessandrino delle opere di Aristotele cita 11 scritti ,


che sono o lavori preparatori per i Topici , come oggi noi li abbiamo, oppure sono

zione ad dvaXuxty.co? ( secondo le regole della scienza dimostrativa ). Spesso Aristotele


dice Xoyixvi? in contrapposizione a ipuatxto?.
ouvayeiv rat; otxcta? uTtoUcaei? el? TOCUTOV , Porph. Vita Plotini 24 = DU ¬

RING, Biogr . trad . 75g, 415.


7
Si veda P.M. HUBY, The date of Aristotle s Topics , « Cl. Qu. » 1962, 72-80,
anche con riferimenti alia bibliografia precedente.
8
Cfr. Isocr. Or . V 53-55.
Comodo prospetto in J.L. STOCKS, The composition of Aristotle s logical works,
« Cl. Qu. » 27, 1933, 115-124.
Forse anche Politico 262e = Top. 122b 18-14. Molto incerto Phileb. 53b =
Top. 119a 27, e il riscontro di 109b 13-29 con Phileb. 16c proposto da CHERNISS ,
Crit. of Plato, 27.
68 ARISTOTELE

identici con parti dei Topici. £ interessante anche il trattato Suite parole contraries
di cui Simplicio dice che conteneva una grandissima quantita di aporie,13 forse in parte
conservato in Cat . 10 e largamente utilizzato nei Topici.

Le Categorie. II titolo non e attestato in Aristotele. Molto spesso, dalle prime


opere fino alle piu tarde, egli si riferisce alle « forme della predicazione ».M La dottrina
delle categorie appartiene ai suoi primi lavori , ed e presupposta come nota in tutti gli
altri scritti di eta antica. La parte piu antica giunge fino a lib 8; i capp. 10-15 sono
abbozzi relativamente indipendenti, anch essi antichi. Che siano stati introdotti in eta
piu tarda mostra con sufficiente chiarezza la formula di transizione interpolata a lib
8-15;15 e pero verosimile che siano stati scritti dallo stesso Aristotele, poiche l impor-
tante cap. 10 sui quattro modi della contrapposizione e utilizzato in Top. II 7-8. Ora
Simplicio riferisce che gia Andronico riteneva che questa parte fosse una aggiunta fatta
da qualcuno che, contro il piano originario, voleva trasformare l opera in un introduzione
ai Topici. Dunque gia Andronico trovava l opera nelle attuali condizioni ; si puo percio
arrischiare l ipotesi che le diverse parti siano state riunite in una sola opera da uno
scolaro o da un collaboratore di Aristotele.'* Lo sfondo dell opera e dato dall indagine
di Platone sul concetto di « essere » come esistenza e come « essere cost » nel senso
di una determinata qualita .17
Il De interpretatione. Il titolo non e attestato in Aristotele. Sullo sfondo del-
l opera e la discussione di Cratilo , Teeteto e Sofista a proposito del « preciso » signifi-
cato delle parole. L esposizione si differenzia da quella dei restanti scritti dAVOrganon
( con l eccezione di An. Post. II 19 ) per il fatto che Aristotele introduce qui anche le
prospettive della teoria della conoscenza e della psicologia. Aristotele non cita mai il
De interpretatione. A 20b 26 troviamo un rinvio a Soph. El. 5, 167b 38 e 169a 6.
Un aggiunta piu tarda giudico che sia la proposizione di 16a 8: « Dei processi psichici
si e parlato nel trattato Sull' anima , e il discorso appartiene a un altro ramo del sapere » ;
essa e infatti, nel contesto, assolutamente parentetica. Importante mi sembra la circo-
stanza che molto di quel che Aristotele dice nel De interpretatione ricorre anche negli
Analitici , ma in una forma approfondita e con formulazione migliore.18 Importante e
anche tener presente che l opera e stata scritta dopo il Sofista di Platone, e appartiene
alia medesima cerchia di interessi .
I Topici. Aristotele cita spesso quest opera con il titolo che essa ha oggi , ma

II
Congetture a questo proposito in P. GOHLKE, Die Entstehung der aristoteliscben
Logik , 1936 ( cfr. « Phil. Woch . » 1937, 1234-1248 ) e in P. MORAUX, Listes anciennes ,
44-95.
12
IIcpl dhiTixapivtav oppure Ilepl bvavriov .
13
Fr. 118 ROSE hi oi xal anopiAv iati nArfioQ dqrfjxavov.
" ax traTa rtj? xaT yoptac.
15
Contenente sei Snip : si veda la rassegna della questione nel commentario del
DIRLMEIER ai Magna Moralia ( Berlino 1958 ), p. 151. Dopo lo scambio di idee fra
I . Husik e W.D. Ross nel « Journal of Philosophy » 36, 1939, 427-433 considero chiusa
la questione dell autenticita. Da allora non sono piu stati addotti nuovi argomenti .
16
Cfr. sotto, p. 498, a proposito dei Magna Moralia.
17
La distinzione di ouota, TTOIOV e np6 q TI nel Parmenide e nel Sofista.
- --
Cfr . 16b 21 con An. Post. 92 b 14 ; 16b 20 ta njat rijv Siavotav ( conforme a
Cratilo 431a rijv T5) <; axorjc afafb) ( jtv xaTaartjoai e 437a ta njat rijv 'J'UZ71V ) con
19, 100b 1; 17a 8 npArot; con la formulazione di 86b 33.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 69

anche come Methodika , Dialektika oppure cotso di dialettica .19 Essa si formo dall unione
di singoli saggi . Quando indichiamo un singolo ttattato dell'Organon come piu antico
di un altro, si ttatta pero sempre , con ogni verosimiglianza , di distance di tempo rela-
tivamente brevi . Gli abbozzi piu antichi si trovano in II-VII 2, e fotse patticolarmente
in III-VI . Le parole che concludono il settimo libro destano l impressione che si tratti
del riassunto del contenuto di un primo abbozzo .20 Nel frattempo pero Aristotele era
gradatamente pervenuto a una piu chiara concezione della natura del sillogismo.21 Quan¬
do scriveva il primo libro dei Topici , si era anche reso conto che le proposizioni fon-
damentali della scienza , le archai , sono, in confronto alle proposizioni verosimili , per se
evidenti .22 E dunque probabile che Aristotele avesse gia in mente molto di cio che ora
noi leggiamo negli Analitici secondi . Egli decise di riunire in un solo complesso i saggi
sulla dialettica gia esistenti , e di includervi anche una precedente trattazione sul metodo
dell elenchos . L elenchos e il metodo dei primi dialoghi platonici , e consiste nel con-
futare l awersario asserendo l opposto e pervenendo a poco a poco a una conclusione
che contraddice la proposizione originaria : « tu dici cost , io dico invece cost , esami-
niamo » . Aristotele scrisse il libro I come introduzione metodologica all intera opera ,
il libro VIII per esporre consigli pratici sulla collocazione e sull ordine delle domande
e su diritti e doveri di chi risponde , e compi 1 opera aggiungendo la conclusione che
fortunatamente e stata conservata fino a noi .
Nel loro complesso i Topici sono di origine quasi contemporanea agli Analitici .
Possiamo dire con sicurezza che, al tempo della definitiva redazione dei Topici a noi
conservati , Aristotele non aveva compiutamente elaborate il procedimento analitico che
illustra negli Analitici primi . Con una certa fiducia possiamo invece asserire che egli
aveva gia posto il problema.23 Che in seguito considerasse i Topici e gli Analitici come
due esposizioni parallele , egli lo dice con inequivocabile chiarezza: 24 « Ho esposto qui
in generale come si debbano scegliere le proposizioni ; piu minutamente ne ho discusso
nel mio corso di dialettica » . La via , dice, e di conseguenza sempre la stessa , tanto nella
scienza che nella dialettica; cio significa che in entrambi i casi identica e la necessita
del ragionamento conclusivo ; la differenza e che nella scienza e in questione la verita,
mentre il fine del ragionamento dialettico e la sconfitta dell awersario .
25

Sophistici elenchi . Fin dalla tarda antichita il nono libro dei Topici ha questo
titolo, ispirato alle parole iniziali e al riassunto che chiude il cap. 11 . Esso e collegato
agli altri libri con una particella; a 172b 27 l espressione « come si disse in precedenza »
rinvia a Top . II 5 .
E verosimile che il libro contenga brani inclusi da Aristotele quando egli diede
ai Topici la loro attuale forma . Non e difficile vedere che il libro IX non e stato
scritto d un sol fiato ; mi sembra pero vano avanzare congetture sulla cronologia relativa
di singole parti . Sicuramente infondata e la tesi diffusasi a partire da F. Solmsen, che

19

155a 37 oi
-
An. pr . I 30, 46a 30 £v rrj 7rpaypiaTefa Tfl Ttcpl rijv SiaXexTix7)v.
ouv r6 mi St ov eu 7ropfjao (rev npbq cxaara TCOV 7rpo (3X7] pidTcov
TU/ ELpCLV CT/ ESOV IxaVCO? E 7jpi& p. ) VTai.
21
Nelle definizioni di Soph . El . 165a 2 e Top . I 100a 25 e gia in nucleo la
dottrina esposta negli An. pr .
22
23
-
100b 19 7rta n) (zovtxal dp /ai- vSo a St .
Vedasi sotto, p. 105.
24
An. pr . I 30, 46a 28-30: xaOoXou pi£v-etp7)Tai a/cSov , Si axpiPeia? Si Ste-
- -
Xr)Xu apiev ev rf; TTpayiia rcia T7j 7repl rf;v SiaXexTixfjv .
25
Top . I 14, 105b 30 7rp6i; <piXoao9iav-SiaXexTixcoi;.
70 ARISTOTELE

cioe la transizione dall undicesimo al dodicesimo capitolo annunci gli Analitici primi ,u
in questo passo i capp. 1-11 sono riassunti come una trattazione unitaria ; e Aristotele
-
descrive in maniera simile il contenuto anche nel riepilogo del cap. 34: « Come si puo
convincere l awersario dell errore e costringerlo a far affermazioni paradossali, donde
poi risulta la conclusione »?
I capp. 12-15 trattano di domanda e risposta, dando consigli pratici; i capp. 19-30
delle argomentazioni scorrette che riposano su un’ambiguita linguistica ( 19-23 ) oppure
su motivi estranei al linguaggio ( 25-30 ); i capp. 31-33 trattano questioni diverse. Segue
poi nel cap. 34 il bell epilogo.
K. v. Fritz considera 28 il libro IX dei Topici come il piu antico degli scritti rac-
colti nell opera. La cosa e pero del tutto impossibile: lingua, stile, ordinamento della
materia rivelano il lavoro di una mano esperta. La formulazione di 165a 6 induce a
supporre che il trattato sia stato scritto dopo il De interpretations, quella di 179a 8,
che presupponga come nota l opera sulle categorie. Ma piu di ogni altra cosa e im-
portante il fatto che e il contenuto a impedirci di assegnare alio scritto una datazione
particolarmente antica . Nel cap. 9 Aristotele park dei principi : 2 « Ogni scienza speciale
ha i suoi propri principi, il dialettico invece muove da principi generali, che non
cadono nel dominio di alcuna scienza speciale ». Solo nel libro VIII, anch esso piu
tardo, Aristotele fa questa distinzione. L affermazione che la dialettica non dimostra
nulla 30 puo, secondo me, essere intesa soltanto come un allusione al metodo apodittico
degli Analitici secondi.
II libro IX ha poi parecchi punti di contatto con il primo libro della Fisica. Tre
volte Aristotele fa menzione della tesi di Melisso,31 e nel modo piu dettagliato nel
cap. 5. Cita una volta la quadratura di Antifonte ; 32 usa tre volte l esempio, che piu
tardi sara in lui comunissimo, di una parola che designa una proprieta concreta;33 una
volta l esempio, in seguito usatissimo, di una proprieta accidentale;34 due volte men-
ziona i paradossi di Zenone.33
Che l origine del libro IX sia posteriore all opera Sulle idee mostra a sufficienza
la menzione dell argomento noto come del « terzo uomo ».M La quadratura di Brisone
e citata anche negli Analitici secondi; il tragico Cleofonte compare due volte nella
Poetica. Nel cap. 15, a 174b 19, Aristotele fa un confronto fra retorica e dialettica.
In se e per se e possibile che singole parti del nono libro siano abbozzi di eta
piu antica , per es. il cap. 5 in rapporto al cap. 6. Ma, quanto alio stato in cui oggi
l opera si presenta a noi, la cosa piu naturale mi sembra attribuirla alio strato piu
recente. Come si e detto, si tratta pero, in ogni caso, soltanto di intervalli di tempo

* 172b 7 YJ yap TtEpl Tac, Ttpoxdaei? peffoSo? dracaav iyti TOCUTY) V TTJV HecopEav.
27
Sono questi oE xpoTroi x£W aoipumxcov tkiyyjxisi.
28
In « Studium Generale » 1961, 606.
-
In modo particolarmente chiaro a 170a 33 xaxa va? £xe(v7)? ( rij? ib/ ytiQ )
apxa?. Manca qui la parola oExetou, ma la distinzione e gia presente. Nel cap. 2, 165b 1
Aristotele invece parla di ol ex TCOV olxeEcov dp/ cov £xdaxo> j pafffjpaxo?, e cosf anche
a 172a 19.
30
172a 12 ouSe Seixxixo? ooSevoc.
31
La cui proposizione, senza pero il suo nome, si trova anche in An. pr. II 2,
53b 12. Cfr. Phys. I 3.
32
Cfr. Phys. I 2.
33
TO oipiiv xoiX6x»]? pivt , 13, 173b 10 ; 31, 182a 4. Cfr. Phys. I 3.
pouaix6c, IX 22, 178b 39 = Delta 6. Cfr. Phys. I 5, 188b 1.
34

33
24, 179b 19; 33, 182b 26.
36
22, 178b 36, Parm. 132a-133a .
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 71

piuttosto brevi. Le belle parole dell epilogo sono state scritte da un uomo che si sentiva
ormai un docente maturo. In ogni luogo dell opera si trova traccia di una simile con
sapevolezza.
-
Gli Analitici. I quattro libri sono citati senza distinzione da Aristotele come
Analitici. La distinzione fra Analitici primi e secondi e probabilmente opera di Andro-
nico. I riferimenti, che si trovano in parecchi luoghi, mostrano che dopo la conclusione
del suo lavoro Aristotele stesso leggeva i quattro libri secondo i odierna successione.
Ora pero e evidente che l opera consiste di parecchie singole trattazioni redatte in
tempi diversi, e fin dall antichita si e cercato di restituire l ordine esatto. L ultimo
importante tentativo di F. Solmsen si fonda su due asserzioni indimostrate e indimo-
strabili: 1) il dogma di W. Jaeger, che Aristotele fu un devoto scolaro di Platone fino
alia morte di questi, e non ebbe alcuna propria teoria contrastante con Platone ; 2 ) la
personale teoria di Solmsen di un evoluzione che si sviluppa logicamente dai topoi e
dalla dialettica ( nei Topici ) attraverso le archai e i apodittica ( negli An. post. ) fino
alia sillogistica e all analitica ( negli An. pr. ). II metodo di Solmsen 38 era quello abituale
dopo Jaeger: si riscontra quanto piu e possibile di « aristotelico » nei passi platonici
addotti, e quanto piu e possibile di « platonico » nei corrispondenti passi aristotelici,
operazione in cui i termini « platonico » e « aristotelico » rimangono alquanto vaghi.
La tesi energicamente sostenuta da Solmsen, che gli Analitici secondi sono anteriori
ai primi , e stata contraddetta da W.D. Ross, E. Kapp, K . v. Fritz e da altri.3
II primo libro degli Analitici primi e saldamente ordinato e molto ben scritto;
sotto questo aspetto, e una fra le migliori opere didattiche a noi pervenute. Come in
Phys. VIII e nei De motu cio dipende senza dubbio in parte dal fatto che Aristotele
tratta un singolo tema, e accantona tutto cio che non e a esso pertinente. L introdu-
zione di simboli alfabetici in luogo di esempi concreti gli diede la possibility di illu¬
strate il procedimento analitico in modo molto conciso. Non puo esserci alcun dubbio
sul fatto che egli utilizzo per i suoi fini il metodo della geometria contemporanea
L ordinamento del libro e semplice, e viene illustrato da lui stesso 81 in questo modo:
« in primo luogo in quante figure e premesse risulta un sillogismo ( 4-26 ), poi a che
cosa bisogna mirare nella contraddizione e nella conferma ( 27-31), infine in qual modo
possiamo cogliere i principi adeguati » ( 32-46 ).
Il libro persegue un suo scopo pratico: si tratta di mettere il discente nella con-
dizione di trovare facilmente le premesse per la proposizione di volta in volta stabilita .83
37
.
Per es. An. post. II 5 rinvia a An pr. I 31; An. post II 12 ev TO ? TiptoTot ?
-
a An. post. I 3; An. post . II 13 hi zoic, £vto ad An. post. I 4. Tutti i riferimenti fra
An. pr. e An. post , sono nella prima opera a cio che segue, nella seconda a quel che
precede.
38
Per il metodo, e caratteristica la discussione del Solmsen su An. post. I 13. A
proposito di I 31 e giusto CHERNISS, Crit . of Plato, 31.
39
II Ross nell introduzione alia sua edizione, il KAPP nell articolo Syllogistik in
RE IV A: l, il v. FRITZ in « Stud. Gen. » 1961, 606.
80
A proposito delle parole introduttive di I 32 el avaAOoptev TOU? OUXXOYUT|ZO()? elq
Ta 7rpoeip 7]|iiva axf )|zaTa , merita d essere letto B. EINARSON, « AJPh » 1936, 36-39. A
proposito dei rapporti fra Aristotele e la matematica, il mio giudizio coincide con
quello di E. KAPP ( nei pregevole articolo Syllogistik , RE IV A : l , 1061-2 ). Pregevoli
anche i saggi di K. v. FRITZ, Archai ( 1955 ) e « Stud. Gen. » 1961.
81
In An. pr. II 1, 52b 38-53a 3.
81
I 27, 43a 20 Tito? eunop7j( jo|jiev auTot irpoq T6 Ti&£ p.evov aet ouXXoYt <t|ztov.
« Cio che e stabilito » e la proposizione enunciata fin da principio, dunque quella che
72 ARISTOTELE

II cap. 37, singolarmente breve, era spiegato da Alessandro col fatto che Aristotele
aveva in mente, nello scriverlo, il De interpretations. e la cosa non e inverosimile. Di
cio che Aristotele promette alia fine di I 44 non abbiamo alcuna traccia. Ne alia fine
del libro egli dice qualcosa che ci faccia supporre che dovra seguire un secondo libro.
II secondo libro degli Analitici primi e formato da diversi piccoli saggi, che ori-
ginariamente non erano stati scritti da Aristotele come continuazione dell attuale primo
libro. Quando egli diede agli Analitici la loro forma attuale, fece di questi saggi una
sola unita, e scrisse come introduzione una breve formula di transizione. Possiamo
immaginare che le cose siano andate pressappoco cost . Si possono distinguere tre parti:
1 ) nei capp. 1-15 Aristotele tratta alcune particolari proprieta dei sillogismi dal punto
di vista della possibility di utilizzare per i propri fini il metodo della conversione.
2 ) Nei capp. 16-21 e difficile trovare un filo: il tema principale e pero dato dalla
discussione di certe forme di conclusione scorrette e dei mezzi per premunirsi contro
esse. Del tutto isolato e il cap. 22, che per di piu tratta due temi diversi. 3 ) I
capp. 23-27 trattano di cinque diverse forme dimostrative importanti nella dialettica ,
che vengono ricondotte alle tre figure. £ dunque perfettamente chiaro che questo libro
non formava originariamente alcuna unita: esso e ricco di osservazioni interessanti, ma
Aristotele non si e preso il tempo per elaborare il materiale qui raccolto.
Gli Analitici secondi. Una studiosa inglese, la Anscombe,43 scrive che il primo
libro degli Analitici secondi e l opera piu infelice di Aristotele. Il grande errore di
Aristotele sarebbe nelTaffermazione 44 che il vero sapere consiste nella conoscenza delle
cause prime e dell effettiva natura della cosa; in altri termini : soltanto se sappiamo che
B in quanto B e A sappiamo che tutti i B sono A. Se noi proviamo per ciascuna delle
tre specie di triangoli che la somma degli angoli e uguale a due angoli retti, e poi
aifermiamo che tutti i triangoli hanno questa proprieta, Aristotele tuttavia critica una
simile dimostrazione, e la definisce una conclusione sofistica . Eppure questo e il metodo
universale della scienza, che Aristotele stesso utilizza largamente nelle sue opere bio-
logiche. Egli parte da questa proposizione: « Un termine A, che appartiene per
se 4S al termine B, deve essere contenuto in “ cio che e B ».* La dimostrazione scien-
tifica diciamo pure, anzi, la scienza ha che fare con cio che appartiene per se
alle cose.47
Gli Analitici secondi sono formati da due libri diversi per il tema e per l atmosfera
che rispecchiano. Il secondo libro non ha al suo principio alcuna particella di collega-
mento, ed e anche nello stile piu vicino del primo alia lingua quotidiana.4* Il primo
libro e uno studio unitariamente pensato sul metodo dimostrativo delle scienze assio-
matiche. Quasi tutti gli esempi sono di tipo geometrico-matematico: Leibniz ammirava
quest opera e osservava molto esattamente che Aristotele era stato il primo a pensare
matematicamente in campi estranei alia matematica in senso stretto. Il tema del secondo
libro, considerate esteriormente, e invece la definizione. In realta, il libro e uno studio
sulle questioni fondamentali del lavoro scientifico: « Che cosa ricerchiamo, quando
facciamo della scienza ? ». Gli esempi mostrano che Aristotele ha ora seriamente intra-

noi chiamiamo la conclusione; bisogna saper fare con facilita delle illazioni, vale a
dire trovare le premesse. Cfr. 46a 28-30.
43
Three Philosophers, 6.
44
In I 2, 71b 10 e I 5, 74a 25-32.
43
xaO aux6, 73a 34.
44
EV TW X6yo> TCO X£yovxi Tt ecmv evuTrdcpyet.
47
48
84a 11 f ) -
lonv TCOV ooa uxapyei xafl auxa rot ? 7rpdyptaaiv.
Per es. xt Sat a 90b 19.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 73

preso le sue ricerche di filosofia naturale. Entrambi i libri sono orientati verso formu-
lazioni teoretiche; il primo presenta una teoria delle scienze assiomatiche, ed e stretta-
mente collegato con la sillogistica aristotelica, il secondo e l abbozzo purtroppo in-
compiuto di una vera e propria teoria della scienza. Il tono della polemica contro
Platone e a volte sorprendentemente duro. Una delle questioni principali del secondo
libro e la spiegazione gnoseologica del rapporto fra cio che e generale (l universale ) e
do che e singolo, e del processo psichico per cui si perviene alia conoscenza dell uni-
versale.
Per motivi di carattere generale e verosimile che il secondo libro sia piu tardo
del primo, e che, al tempo in cui lo scrisse, Aristotele avesse gia progettato i suoi primi
trattati di filosofia naturale.
Dai tempi del Brandis 49 molto e stato scritto sulla cronologia relativa delle opere
conservate nell' Organon , e i risultati sono magri. Possiamo dire con certezza soltanto
che tutte le opere sono state scritte dopo il Sofista di Platone; che tutte appartengono
a un medesimo periodo della vita di Aristotele ; e che si deve assegnare loro la data-
zione piu antica possibile. La mia opinione e che nella prima meta degli anni cinquanta
Aristotele aveva portato a termine le opere delYOrganon conservate, e aveva cominciato
a lavorare alle opere di filosofia naturale.

Le Categorie
L opera contiene un analisi della parola in quanto supporto di de-
terminazioni concettuali , e delle funzioni semantiche di diversi tipi di pa¬
role; e anche, pero, ricca di interessanti osservazioni logiche. Con le que¬
stioni del tipo « che cosa e il bene » , Socrate 50 e i Sofisti a lui contempo-
ranei avevano posto le basi per la determinazione del contenuto e della
estensione dei concetti . Si scopri in primo luogo quanto fosse importante
studiare e distinguere il significato delle parole ; e lo scontro verbale del-
1' Eutidemo ci indica due diverse linee di sviluppo. Dal gusto della di-
scussione si sviluppo la disputa eristica , che venne coltivata come uno
sport , press a poco come accade oggi con il cosiddetto quiz. Le ambiguita ,
le conclusioni fallaci e le teorie logiche scorrette indussero pero alia ri-
flessione. D altra parte , la dialettica seriamente coltivata condusse prima a
distinguere il vero dall apparentemente vero, e poi alia questione del cri-
terio della verita . Antistene e Platone pervennero a conclusioni assoluta-
mente antitetiche. Antistene enuncio una teoria logica secondo la quale
sono validi soltanto giudizi di identita ; Platone invece trasformo l impo-
stazione del problema e ne fece una questione ontologica . Che la dottrina
platonica delle idee abbia le sue radici nel metodo socratico, e esplicita
49
La sua esposizione nella Storia della filosofia greca, e il suo saggio Ueber die
Reihenfolge der Bucher des aristotelischen Organons , Abh. Ak. Berlin 1833 (1835),
249-299, meritano ancora oggi d essere letti. Brandis era assolutamente libero da dogma-
tismi e leggeva il suo Aristotele appunto come Aristotele: cosa che si & fatta rara dopo
lui e Jacob Bernays.
50
My 9, 1086b 3 ixlvrjae StoxpaTrj? 8i<& TOO? 6 piap.ou?, Xen. Mem. IV 5, 12 e
-
IV 6, 1 Socrate cercava zl Sxaa rov etyj TUV OVTWV.
74 ARISTOTELE

affermazione sia di Aristotele che di Senofonte.51 Nella discussione della


teoria delle idee comparve ben presto la distinzione fra kath auto ( = in
se ) e pros ti ( = in relazione a qualcosa ), e questa distinzione fra « cio
che e in se » e « cio che e in relazione a qualcosa » ha una straordinaria
importanza nella discussione filosofica degli anni intorno al 370-350.
« Cio che e in se » per Platone erano, naturalmente, le idee, mentre per
Aristotele era Yousia\ in lui la categoria della relazione divenne il punto
di partenza per una sistematica dottrina dei termini significanti. Fu im-
portante anche il riconoscimento che la filosofia eleatica era fondata su
una confusione del concetto di « essere » come esistenza e di « esser cost »
nel senso di una qualita determinata, vale a dire di « essere » in funzione
di copula. Parmenide formula cost una delle sue proposizioni fondamen-
tali: « Il tempo non fu mai e non sara mai, perche Ye e tutto insieme
presente nelYora come qualcosa di uno e di continuo » ; dunque: « se il
tempo e , dobbiamo concluderne che e qualcosa al di fuori di cio che e ».
Fin da principio Aristotele sottopose a critica la dottrina delle idee.
Gia in una delle primissime sue opere, il trattato Sulle idee , egli affermava
che esiste, si, un « uno sopra i mold » ( vale a dire l universale ), ma non
un « uno al di fuori dei molti » ; che non si da niente di generale separa-
to e oltre le cose singole.53 Egli si assunse il compito di precisare, di
esaminare dal punto di vista semantico e di determinate concetti come
quelli di ousia, qualita e relazione. L atmosfera in cui viveva rende facil-
mente comprensibile il fatto che non riuscisse pero a liberarsi dalle defi-
nizioni ontologiche di questi concetti. Molti pensatori dell antichita con-
siderarono le categorie aristoteliche come un ordinamento dell'essere:
fra essi, soprattutto Plotino nella sua polemica discussione della sesta
Enneade. Si deve invece tener fermo con Simplicio che il trattato non
descrive alcun ordinamento dell essere. Piu volte Aristotele54 osserva in
quest’opera che l espressione si limita a riprodurre la realta , e che solo
l esistenza e il fondamento dell esser vero.
Nel significato di asserzione, la parola kategoria non ricorre prima
di Platone ; e in questo autore troviamo una sola volta il verbo usato
in tal senso. La scelta della parola dimostra che Aristotele intendeva
consapevolmente allontanarsi dalle speculazioni ontologiche dei suoi piu
anziani contemporanei dell Accademia : egli voleva sottolineare che era
in questione un analisi linguistico-semantica . Si allontano inoltre da Pla¬
tone anche in quanto rinuncio completamente al metodo diairetico ; nes-
suna categoria puo essere dedotta da un altra . Ne le categorie hanno
a che fare con i « generi sommi », ta megista gene. In contrasto con
Platone, Aristotele assume come punto di partenza un singolo uomo,
51
Cfr . sotto, pp . 270, 326 , 529.
52
28 B 8 DIELS-KRANZ.
55
Fr. 187 R . = Alex . Metaph. 79, 15-19 ; cfr . sotto, pp. 116 , 284.
54
Cfr . Cratilo 430b.
55
Teeteto 167a.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 75

come e per es. Corisco, e si domanda : « quali forme di asserzioni sensate


possiamo fare riferendoci a lui ? » .
1. £ un uomo, e questa e la sua ousia.
2. £ alto tanto: quantita .
3. £ un uomo colto : qualita .
4. £ piu robusto ( che quel suo amico ): relazione.
5. £ nel Liceo: luogo.
6. Ieri ( era parimenti la ) : tempo.
7. £ seduto : posizione.
8. Ha dei sandali: possesso.
9. Taglia : agire.
10. £ tagliato: patire.
Ricordiamo che Aristotele , secondo lo stesso principio empirico, de-
finiva le forme fondamentali del movimento iniziato dall esterno come
helxis e osis: movimento nella mia direzione, oppure di allontanamento
da me. Come osserva il Solmsen * anche questa distinzione e fatta in
consapevole opposizione a Platone. L indizio piu sicuro che Aristotele ana-
lizza empiricamente le sue dieci categorie proprio in questo modo, rivol-
gendo cioe lo sguardo a un uomo, e dato dalle categorie 7 e 8: solo di
un uomo, infatti, possono essere asseriti i termini keisthai ed echein , cost
come li usa qui Aristotele. Ed e caratteristico che entrambe queste ca ¬
tegorie piu tardi non abbiano piu alcun ruolo.
In realta , come e naturale, la tavola delle categorie deve essere con-
siderata solo un primo tentativo. Dice Simplicio che Aristotele non
avrebbe mai motivato la sua teoria : 57 e la cosa e vera . Che la dottrina
segni una svolta decisiva dall ontologia alia semantica del concetto e sen-
z altro chiaro. Platone credeva in una classificazione delle cose preordi-
nata dalla natura : le cose non sarebbero altro che copie delle idee. In base
a questa dottrina la parola « buono » e univoca. In Aristotele, nell opera
sulle categorie, la concezione dell univocita di una parola compare come
dottrina semantica dell o«ri<z. Platone cercava di determinate il significato
di una parola « andando a caccia » 59 del suo « preciso » significato ; Ari¬
stotele invece lo faceva indagando empiricamente l uso linguistico, e fon-
dava il significato di un termine sull accordo. Prendiamo ad esempio il ben
noto passo dell Eutifrone ( 11a ), in cui si discute che cosa sia precisa-
mente la pieta : « prima di indagare le qualita , pathe , devi conoscere
Vousia ». Aristotele usa le stesse parole, ma, nell opera sulle categorie ,
le usa come termini logico-semantici: « Solo 1 ousia puo stare per se, ogni
56
Aristotle s system, 175-177.
57

alxtav arccip vaxo 6 Apiaxox£Xv];< .


-
In Cat ., CIAG VIII, 340, 26 ouSapou rcepl rij? xaf;e <o;< TCOV vcvaiv ouSspifav
58
Cfr. sotto, p. 688.
59
IbipetSeiv e la metafora abituale. In Menone 98a Platone descrive il processo
come un alxiai;
76 ARISTOTELE

altra determinazione puo trovarsi solo in essa ». In Lambda , al contrario,


dove Aristotele esamina la struttura dell essere, le medesime parole ac-
quistano un significato ontologico.60
£ facile indicare le insufficienze della tavola aristotelica delle cate-
gorie. Ad esempio, i limiti fra qualita e quantita sono fluttuanti. Rela-
tivamente raro e che siano usate tutte le died categorie prese in esame
nel trattato, e in luogo di « agire-patire » si incontra una volta « muo-
vere-essere mosso ». Nella situazione storica, pero, queste « forme del-
l asserzione » riuscirono utili. Nella maggior parte delle opere di Ari¬
stotele si trovano riferimenti a esse. Le piu important sono, naturalmen-
te, le prime quattro. La dottrina appare identica in tutti i suoi punti prin-
-
cipali tanto nello scritto sulle categorie che nei Topici , anche in Delta
le categorie sono viste essenzialmente sotto l aspetto semantico. Era pero
molto fadle che la dottrina, inizialmente semantica, fosse usata anche
nella vivace discussione contemporanea di problemi ontologici. Cost , per
esempio, leggiamo negli Analitici secondi « Cio che non denota un ousia ,
deve essere asserito di un hypokeimenon [ semantico ], e non puo darsi
un bianco che non sia una cosa bianca [ ontologico ] » . La distinzione
originariamente semantica diviene dunque un arma per confutare la dot ¬
trina delle idee.
Nel trattato si distinguono tre parti: osservazioni introduttive sulla
terminologia ( capp. 1-3 ), discussione delle dieci categorie ( 4-9 ), e infine
quelli che gli Scolastici chiamarono « Postpraedicamenta » ( 10-15).
L importante concetto di ousia viene definite a 4a 10 in questo mo-
do : essa e una, sempre identica a se stessa, e puo assumere determinazioni
opposte. Quando si discute il concetto di ousia in Aristotele, si fara bene
a tener sempre presente questa fondamentale definizione. Nelle prime ope¬
re di logica, come tutte le altre categorie, cosi il concetto di ousia e inteso
quasi sempre in senso semantico: « che S e in P, e che P e asserito con
verita di S, si deve intendere in tanti significati quante sono le catego¬
rie », e cioe: tutte le asserzioni sull effettiva realta sono espresse nelle
dieci categorie. La realta effettiva e qualcosa per se. Ma Aristotele e an-
cora legato alia convinzione che la struttura del processo del pensiero sia
una copia della struttura del reale.64 Confrontato con Platone, l orienta-
mento del suo pensiero conduce a un completo capovolgimento della ge-
rarchia dell essere: per Platone, l essere in sommo grado appartiene alle
idee, e le cose nel tempo e nello spazio non sono che copie; in Aristotele,
esiste nel preciso senso della parola solo la concreta cosa singola : « e

Lambda 1, 1069a 20 7tpcoTov fj ouafa clxa tb 7toi6v XTA.


61
a/r iaTa rrji; xar Yoplai; oppure at Siaipetteiaai xaT7)yop £ai.
I 22, 83a 25.
An. pr. I 37.
64
Sulla base di una piu matura esperienza il concetto di verita viene discusso in
Theta 10, 1051b 3.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 77

pero necessario asserire una verita sopra molte cose » . L universale non
ha alcuna validita come ente oggettivo, e non e neppure in rebus { come
dicevano gli Scolastici ) ; ma conserva la sua validita come ousia di secon-
do rango in quanto puo essere affermato con verita di una classe di cose
che comprenda almeno una cosa singola . In termini moderni si puo dire
cost : esistono singoli uomini, ma « uomo » ha un esistenza soltanto logi-
ca. « Capacita di scrivere » o « il bianco » sono nomi per qualcosa di
universale; cio che esiste e « un uomo capace di scrivere » oppure « una
cosa bianca ». Avremo modo di vedere in seguito come Aristotele tenga
ferma la sua fondamentale concezione dell' ousia anche nella discussione
di questioni di ontologia.
II termine ousia non di rado e interpretato in Aristotele in modo
troppo ristretto: « Ousia e cio che possiede determinazioni ( riceve un
predicato ), ma e per se senza determinazioni { senza predicato ) ». Non
tutte le proprieta ( differentiae ) di un' ousia , pero, sono qualita nel senso
della dottrina delle categorie, giacche Aristotele a f f e r m a a proposito delle
ousiai di secondo grado, e cioe dei nomi dei generi, che in questo caso
Vousia sarebbe un poion , un « di tal natura » . II nome del genere, per
es. « citta », ci dice che Atene e Megara sono « citta » : « qui infatti il
soggetto non e uno come nelle ousiai di primo grado: uomo oppure
animale , invece, si dicono di molti soggetti. Tuttavia la parola uomo ”
non denota semplicemente qualche qualita , come per esempio il bianco ” .
Un nome di genere denota Vousia come di tale o tal altra natura ». Co¬
me vedremo, Aristotele ritornera ancora piu volte sulla questione della
natura dei diversi tipi di universali.
Ousia e dunque una classificazione tanto di cose singole che di con ¬
cetti. Se Aristotele dice che « un uomo » , « un cavallo » o « miele » sono
ousiai , intende evidentemente riferirsi a cose. Se pero noi domandiamo
in forza di quale proprieta queste cose sono ousiai , proprio come po-
tremmo domandare perche cavallo e leone sono « animali » , Aristotele
risponde con il nome del genere: CT « Nella categoria “ che cosa e ” e pre¬
dicato tutto cio che e adeguato come risposta alia domanda che cosa e un
-
uomo » . Il concetto di ousia e il medesimo delle Categorie , soltanto che
Aristotele ha lasciato formalmente cadere la distinzione fra ousiai di pri¬
mo e di secondo grado. Termini di qualita , che non esprimono una con-
dizione, non appartengono dunque alia categoria della qualita.
Il termine symbebekos , tradotto con accidens , significa « sopraggiun-
to » : e assente nello scritto sulle categorie. Aristotele lo invento per di-
stinguere quei predicati che stanno in relazione al sostantivo, ma non
sono in alcun caso predicati nella categoria dell ousia. Si tratta dunque di
un concetto contrapposto a quello di ousia. Da un passo delle Categorie
6S
An post . I 11 , 77a 5; cfr. sotto, p . 116 .
Cat . 3b 15 .
67
Top . 102a 32.
9b 5.
78 ARISTOTELE

vediamo come si formo il concetto : dal fatto che certe qualita che sono
percepite solo mediante i sensi furono distinte dalle qualita stabili.6 Nel
caso del miele, « dolce » e una delle sue qualita stabili, poiche quando
il miele (70lo zucchero dell antichita ) non e dolce allora ha perduto la sua
funzione. Nel caso del vino, « dolce » fa parte delle qualita aggiunte e
casuali. Nei Topici e in Delta 14 la distinzione dei symbebekota viene
sviluppata . Come « differenza dell ousia » il termine indica qualita senza
cui qualcosa non puo esistere come identico a se stesso ; come « proprie¬
ty di cose variabili » denota le qualita mutevoli e casuali, per es. la tem-
peratura .
Dalla discussione che Aristotele fa della categoria della quantita ap-
prendiamo che la sua concezione di tempo e spazio come continui era gia,
in linea di massima , formata.
La categoria della relazione e i termini pros ti - kath auto ebbero
una parte importante nella disputa sulla dottrina delle idee. Esempi co-
stantemente usati furono « sapere - oggetto del sapere » e « padrone - ser-
vitore ».71 Nel trattato sulle categorie Aristotele non compie alcun ten ¬
tative di classificare i concetti di relazione, ma tratta in particolar modo
la questione del rapporto fra episteme ed episteton , evidentemente per-
che questo problema era di attualita in quel momento. Piu tardi egli sco-
prira che si possono distinguere due tipi di concetti di relazione assolu-
tamente diversi.72 Sebbene la sua esposizione non sia priva di incongruen-
ze, e tuttavia chiaro quel che egli intende dire. Un tipo comprende cop-
pie di concetti come « doppio - mezzo », « freddo - caldo », che sono
contrari e nello stesso tempo reciprocamente relativi ;73 l altro tipo com ¬
prende concetti che sono relativi solo in una direzione, per es. il sapere
rispetto al conoscibile oppure la misura rispetto al misurabile. Un passo
ancor piu avanti egli fa nello scritto polemico contro quei filosofi che
concepivano i contrari come principi: 74 « I termini relativi posseggono
ousia meno di tutte le categorie, perche grande o piccolo in se
non e nulla » .
Le rimanenti sei categorie non sollevano alcun problema .
I cosiddetti Postpraedicamenta sono una raccolta di piccoli studi
contenenti analisi semantiche di certe parole che erano di attualita nelle
discussioni del tempo. Aristotele analizza nel modo piu particolareggiato
le quattro specie di opposizione : relazione , contrarieta, contraddizione ,
privazione. Anche in Delta 10, nei Topici e in Iota troviamo queste quat -

69
Indicate nelle Categorie con ay / jpa oppure popipif ) , in Delta 14 Statpopa
'
TT);
oualai;.
70
Come avremo modo di vedere, la filosofia del telos e strettamente collegata
con il concetto di ousia.
71
Varm. 133e.
72
Iota 1056b 35 con rinvio a Delta 15.
Tfi ipuoet , Cat . 7b 15, cfr. sotto, p. 684.
73
74
Ny 1, 1088a 22.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 79

tro enantiotetes. La distinzione di cinque tipi di priorita nel dodicesimo


capitolo, paragonata con Delta 11, desta l impressione di uno schizzo
provvisorio. Come un abbozzo provvisorio della trattazione dettagliata dei
concetti di continuo e di contatto nel quinto libro della Fisica e interes-
sante l analisi della parola hama. Nel quattordicesimo capitolo Aristotele
discute le specie del movimento: osserviamo che gia qui egli considera
il mutamento qualitative, alloidsis , come un movimento. Propriamente,
e questo solo un problema di linguaggio. II senso della parola kinesis
( per dirla con Frege ) e univoco, mentre per noi movimento e cambia-
mento hanno significati differenti. Ora pero nessun pensatore prima di
Aristotele aveva usato la parola kinesis in questo senso, anche se Platone
nel Teeteto e nel Parmenide vi era giunto vicino. D altra parte Aristotele
considera senz altro in questo capitolo generazione e corruzione come
specie della kinesis; nella trattazione del movimento che noi possediamo
ora come Phys. III-VI , e in altre opere posteriori , egli tratta i concetti
di generazione e corruzione sotto un altro particolare aspetto.
L analisi semantica della parola « avere » nel quindicesimo capitolo
e un abbozzo antico, che ritroviamo in una forma un poco mutata in
Delta 23. £ probabile che al lettore moderno questo capitolo suoni par-
ticolarmente arcaico, poiche a noi e difficile immaginare quale fosse la
situazione prima del chiarimento semantico dei concetti fondamentali.
Sullo sfondo del capitolo sta 1 importante distinzione 75 fra « possedere
scienza » e « avere scienza », che e uno dei punti da cui prende l avvio
la dottrina aristotelica della potenza e dell’atto.

II De interpretatione
Verso la fine del quinto secolo, nell’eta dei Sofisti, era molto vivo
l’interesse teorico per il linguaggio. Se ne ha un riflesso anche nel fatto
che si trovano nella tragedia, nel dramma satiresco e nella commedia
molte scene costruite intorno a giochi verbali con le lettere dell’alfabeto
oppure con gli elementi piu semplici del linguaggio.76 A proposito dell’ori-
gine del linguaggio, si contendevano il primato due teorie opposte. Se-
condo l’una, le parole erano prodotte dalla natura, mentre secondo l’altra
l imposizione dei nomi era assolutamente convenzionale. A questa teoria
Democrito diede una forma particolare quando paragono metaforicamente
la struttura del linguaggio con la struttura delle cose. Democrito trasferf
la parola che indica la lettera dell alfabeto, stoicheion , alia sua filosofia
della natura . Le lettere dell’alfabeto sono appunto le parti costitutive
75
Theaet. 199 a: £xepov x& xExxijallai , sfxepov TO xetv TJ)V em <rnfj|jt.7)v.
76
Euripide Tbes. fr. 382, Sofocle Amph. fr . 117, Agatone fr. 4, Acheo fr. 33,
e specialmente il dramma satiresco di Callia , che Ateneo 453c definisce ypa|x (iaxixv]
Hecopla. Maggiori particolari in M. POHLENZ , GGN, Phil .-hist. Kl. Fachgr . I, 1939,
152-154.
80 ARISTOTELE

ultime delle sillabe, le sillabe a loro volta si riuniscono in parole e da


queste infine si forma il discorso articolato. Dopo Democrito questa
metafora appare generalizzata nelle descrizioni della struttura del mondo
fisico ;77 nella forma latina elementum essa e familiare a noi tutti. La teoria
ci e nota in particolare attraverso i dialoghi di Platone, Cratilo e Teeteto
L idea fondamentale e l affermazione che il linguaggio e un prodotto della
natura, poiche la struttura del linguaggio coincide esattamente con la
79

struttura del mondo fisico.


Nel Cratilo Platone approfondisce questa concezione del linguaggio
e va nello stesso tempo molto piu in la di Democrito : e il motivo e sem-
plice. La teoria offriva a Platone la possibility di allargare i confini al
campo dell’oggettivita e dell assoluto. Egli non si contento di presentare
la parola come una semplice imitazione: le parole sono « strumenti » e ,
nel caso che siano giuste, sono vere riproduzioni delle cose.80 Platone fa
enunciare a Socrate una teoria che mette capo all affermazione che ogni
parola ha la sua forma perche corrisponde con precisione alia cosa che
essa denota. Esiste dunque per le parole un criterio in base al quale esse
sono vere o false. Soltanto 1 esperto nomenclatore puo creare parole cor-
rette e vere, e soltanto 1 esperto dialettico puo valutare adeguatamente
questa arte.
In contrasto con Socrate, Ermogene sostiene l opinione che le parole
sono assolutamente convenzionali.81 A noi e possibile rintracciare questa
tesi nella letteratura del tempo. « Oggetti della conoscenza sono gli eide ,
i nomi comuni delle arti riconosciute; questi nomi comuni in quanto og-
getto della conoscenza sono naturali come e l arte stessa , pero Pimposi-
zione del nome e assolutamente convenzionale. » L anonimo autore del
trattato Sull arte medica esprime qui un opinione con cui tanto Platone
quanto Aristotele si sarebbero trovati d’accordo. Platone pero avrebbe
inteso la parola eidea nel senso della sua dottrina delle idee,87 Aristotele
invece l avrebbe intesa come « immagini mentali », noemata.
Alla tesi di Platone secondo la quale esiste un sistema di parole
dal significato stabile, che sono state create da un nomenclatore e corri-
spondono esattamente alle cose del mondo sensibile, che dunque presen-
tano un sistema di significati puri, come dice lo Stenzel
84
fanno ri-
scontro la teoria del Timeo , che il mondo e stato plasma to da un divino
artigiano come una riproduzione di un modello eterno, e la teoria del
77
Per es. Politico 278b xa TCOV Travxcov axor/eia.
78
Cratilo 424d sgg., Teeteto 202a sgg.
79
Crat . 438e cuy yevij
80
388a Spyavov , 439a etx6ve<; TUV 7rpayfxaTa> v.
81
384d, cfr. De Arte 2, VI 4 LITTRE xa <puaio<; vofioOerr) p.aTa ecm ,
-
•ra 8 etSea ou vo|xoOeTV)(J.aTa dcXXa pXaa cTjfiara. Osservazioni pregevoli in E . HOFF¬
MANN, Die Sprache und die arcbaiscbe Logik , 1925, 24.
82
Crat. 439c.
81
De int. 16a 10.
84
RE XIII , 1010.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 81

legislatore autoritario esposta nel Politico. Contro Platone, Aristotele so-


stiene, in un diverso contesto, la tesi fondamentale che tanto nel mondo
della natura quanto nella vita dello spirito ogni nostra esperienza e il
risultato di un processo che avanza lentamente seguendo tendenze che
sono inerenti alia natura . Aristotele mantiene questa convinzione di fon-
do anche nella sua filosofia del linguaggio. Egli accetta formalmente qua¬
si tutto do che Platone aveva detto del linguaggio nel Cratilo , nel Teeteto
e nel Sofista , ma proprio come rifiuta la separazione, cioe il chorismos ,
delle idee, cost rifiuta anche la fondazione ontologica del linguaggio. Del
tutto diverso, in Platone e Aristotele, e anche il metodo per accertare il
significato di una parola. Secondo Platone, era possibile giungere al senso
e al « significato preciso » della parola soltanto mediante l esame dialet-
tico e con il metodo della divisione.*5 Aristotele invece considerava l ac-
certamento del significato di una parola soltanto come un fatto di com-
prensione, e non invece come un oggetto del pensiero scientifico.
Prima di procedere, dobbiamo pero ancora domandarci perche in
realta la questione dell origine e del carattere del linguaggio era nell Ac-
cademia cost singolarmente attuale. A questo proposito si deve dire che
una presa di posizione sul problema era necessaria per potersi orientare
fra la tesi gnoseologica di Protagora e i paradossi eleatici. Nei tre dialoghi
citati, la questione principale e per Platone questa: « come e possibile
una affermazione falsa ? ». £ possibile asserire qualcosa di qualcosa che
non esiste, ed e sensata un asserzione di questo genere ? 56 Soltanto nel
Sofista Platone trova una risposta che lo appaghi : « Cio che non e, e in
un altro modo ».*7
Il trattato Sull interpretazione non contiene alcuna affermazione po-
lemica contro Platone, ma Aristotele sostiene costantemente una tesi di-
versa da quella di Platone ; sostiene, in realta , quella tesi che nel Cratilo
e posta in bocca ad Ermogene.88 Socrate dice che, se le proposizioni sono
o vere o false, allora cost devono essere anche le parole. Aristotele affer-
ma invece che in se e per se le parole non sono ne vere ne false. Il fatto
importante e che le parole designano qualcosa .89 Secondo lui le parole sono
soltanto simboli convenzionali per le immagini delle cose nel nostro pen ¬
siero; per acquistare un senso una proposizione deve stabilire un collega-
mento tra questi simboli, oppure nel caso di un asserzione negativa

85
Soph. 221b ou ;x6vov Tofivojxa aAAd xal TOV X6yov ~cp (, auxi ToSpyov elXjjipajxev
Ixavcop.
Cratilo 429c, Teeteto 187d , Sofista 257 a .
87
88
259a -
JXY) 8V-T6 S repov TOU SvTop.
Cfr. Crat . 384d con De int . I 2, 16a 19-29.
89
Cosi anche De an. II 8, 420b 32 cri) (xavTtx6p Tip i(j6 tpop JCTTIV 1) <ptovY) ; i nomi-
nalisti del Medioevo dicevano flatus vocis. Non troviamo mai espressa in Aristotele
l idea che il linguaggio influisca sul pensiero. Cfr. A. STIGEN, « Symb. Osl. » 37 , 1961,
15-44.
82 ARISTOTELE

deve scioglierlo.90 Nel Cratilo Socrate dice inoltre che le parole sarebbero
strumenti in vista della conoscenza dell esistenza vera ,91 e questa e una de-
finizione che Aristotele rifiuta ; concorda invece pienamente con Platone per
quanto questi dice nel Sofista 264a a proposito della relazione fra espres-
sione linguistica e verita, fra onoma e logos.
In Platone troviamo quasi tutte le parole che in Aristotele hanno,
conservato un sicuro significato terminologico.92 II vocabolo hermeneia
J

denota la forma linguistica assunta dalla riflessione e dal pensiero: il no¬


stro trattato non vuol essere una lezione di stilistica , bensi un saggio sulla
portata e sul corretto giudizio delle proposizioni. A1 principio di esso si trova
la celebre definizione:
« Le parole sono segni simbolici per i process psichici, lo scritto, a sua
volta, e segno della lingua. Proprio come non tutti hanno gli stessi segni di
scrittura, cost anche non pronunciano tutti gli stessi suoni. Ma i processi psichici,
di cui questi sono il simbolo diretto, sono in tutti gli stessi, alio stesso modo
che anche le cose, che la lingua riproduce, sono le stesse. Per natura e secondo
il suo suono, un vocabolo non ha alcun significato; ne ha uno soltanto quando
serve come un simbolo, il cui significato e convenuto » .

Qui Aristotele muove dalla stessa concezione che e di Platone nel


Teeteto, e doe che il pensiero e un dialogo interiore. La lingua riflette i
processi del pensiero. Nella pratica della disputa gli uomini si lasciano con-
vincere dagli aspetti quantitativi 96 del linguaggio ; ma nell esposizione scien-
tifica il « discorso dell anima » e piu importante della forma linguistica.
Contro I espressione possono cioe sempre darsi obiezioni, ma non contro
1 intimo significato.97
Soltanto il collegamento dei vocaboli nella proposizione puo dunque
90
Piu tardi Aristotele formulera molto piu chiaramente questa idea in Theta 10,
1051b 3.
91
388c SiSaoxaAtxov opyavov xal Staxpixixov T/ jc ouaiac;, concezione che Ari¬
stotele respinge a 17a 1 Aoyo? a rate; pev o7] pavxix6?, ou opyavov 8 dAAa xaxa
OUv07) X7) V .
92
Crat. 431b Bvopa, pi) pa e X6yo? = uv&eoit; ; la formulazione e piu chiara
nel Sofista 262a sgg. Ci sono in Aristotele molte reminiscenze letterali, per es. 16b 20
HTOjai xv) v Siavotav = Crat . 431a X7) V X7jc dxoijc; a?o{b) oiv xaxaaxTjaai e 437a tor/ joi
X 7]v 4IUX4v Cfr. An. post . II 19, 100a 6 - b 2.
92
Cfr. Poet. 1450b 14. Elocuzione o dizione ( X i;< ) e dunque concetto piu
ristretto.
91
Similmente in Soph. El. 165a 7, dove si sottolinea che le parole stanno « invece
delle cose », e che le cose e i fenomeni sono infinitamente piu numerosi delle parole
a nostra disposizione.
99
189e, Soph. 263e; nel Filebo 38c-e e una descrizione molto vivace, che puo
avere ispirato Aristotele per il suo « sillogismo pratico ».
99
Cat. 4b 34-35.
97
An. post . I 10, 76b 24 ou yap 7xp8? xiv Aoyov 7) aXXa 7xpo?
xiv cv xyj 4JUX ? Aristotele si avvicina qui alia distinzione di Frege fra senso e si¬
'

gnificato.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 83

esprimere 1 essere o il non essere , il vero o il falso, e produrre in questo


modo un intesa. Proprio perche le parole sono soltanto segni e possibile
una comprensione univoca . Quando Platone dice che una parola semainei
qualcosa, egli intende che questa parola , qualora sia giusta, rispecchia la
vera realta . Per Aristotele invece semainein significa , nell opera che esami-
niamo, che il significato del vocabolo puo essere semanticamente accertato:
si ha dunque univocita della determinazione, ma arbitrarieta della deno-
minazione.91 Questa e, nella teoria del linguaggio, la piu importante diffe-
renza fra Platone e Aristotele: non si deve arguire dalla struttura verbale
il concetto, bensi dall uso del segno il pensiero." Percio la precisa deter ¬
minazione dei diversi significati di un vocabolo e il presupposto necessario
perche una questione possa essere oggettivamente discussa e dialettica-
mente indagata. Analisi semantiche di questo genere si incontrano, oltre
che in Delta, in tutte le opere di Aristotele.100 £ interessante notare che
Epicuro formula come una regola l esigenza aristotelica di un accordo
sull esatto significato delle parole.101
Dopo la definizione introduttiva Aristotele indica le parti costitutive
della proposizione ( capp. 1-3 ) e descrive il linguaggio come il presupposto
della comunicazione. Cio che lo interessa, evidentemente in relazione alia
discussione del Sofista , e la proposizione dichiarativa determinata , cioe il
giudizio categorico, come dice esplicitamente.102 Incidentalmente egli ac-
cenna anche al fatto che esistono altre forme di espressione , ma che l il-
lustrazione di queste forme appartiene alia retorica o alia poetica . Noi
possiamo leggere fra le righe che la presente trattazione e dedicata a quel¬
le forme dell asserzione che sono di particolare rilievo per la teoria della
dialettica.
Successivamente Aristotele tratta delle diverse forme dell opposizione
( capp. 4-9 ), di proposizioni che si differenziano mediante aggiunte ( 10-11 ),
e di proposizioni modali del tipo « pub andare, deve andare ». E qui risulta
piu che evidente l intenzione originaria di Aristotele di trattare in questa
opera soltanto il rapporto fra l espressione linguistica e l oggettiva natura
delle cose. L ultimo capitolo contiene una discussione supplementare del-
l apparente opposizione fra proposizioni con predicati opposti.
Sebbene in quest opera Aristotele consideri il linguaggio principalmen-
te come interprete del pensiero, e non introduca percio questioni di logica ,
ne di ontologia, non si astiene pero del tutto da questa problematica . Gia

91
Cfr. An. post . I 10, 76a 32, dove la prospettiva e diversa.
99
E. HOFFMANN, Die Sprache und die archaische Logik , 71.
100
Serve d introduzione la formula 7toX>.ax&e X£yerai.
101
De Natura , pap. Here. 1056, 7 XIII, pp. 352 e 580 ARRIGHETTI. Epicuro
riprende l idea che i vocaboli sono simboli convenzionali ( Ep. ad Her. 75 ), ma la svi -
luppa poi nel senso della sua dottrina naturalistica . La sua teoria del linguaggio mostra
tale affinita con quella aristotelica, che la si puo dire derivata da Aristotele. Cfr.
ARRIGHETTI 474-476.
102
-
17 a 6 6 S anoepavTixo; rij; vuv Hecopiot;.
84 ARISTOTELE

nel terzo capitolo incontriamo una delle sue tesi fondamentali, diretta con-
tro Platone : « La parola essere o non essere non denota alcun oggetto,
e neppure se uno parli puramente dell ente per se, poiche in se l ente
non e nulla » ; il che significa che non esiste nulla che possa essere indicato
soltanto come « l ente », oppure « non si da alcuna specie di cose, che
m
appunto soltanto siano » . L osservazione e rivolta in ugual misura contro
gli Eleati e contro Platone, ed e caratteristica della concezione aristotelica
dell essere nel periodo dell Accademia . Una risposta che personalmente lo
appaghi Aristotele la trovera , per questo problema , soltanto vent anni piu

Interessante e molto discussa nella logica dei nostri giorni 105 e la teo-
ria di Aristotele sulle asserzioni relative agli avvenimenti futuri ( contin-
gentia futura ) , esposta nel nono capitolo. Aristotele vi discute la legge del
terzo escluso. O P o non-P e sempre necessario. Qualora P sia un asser-
zione al presente o al passato, P oppure non-P e per necessita vero ( la
Anscombe osserva giustamente che Aristotele usa « necessario » in un senso
per noi insolito, e tuttavia perfettamente chiaro ). Una proposizione come
« domani avra luogo una battaglia navale » non e invece ne vera ne falsa .
£ possibile che abbia luogo una battaglia navale, ma e anche possibile che
non abbia luogo. Aristotele riconosce dunque asserzioni che indicano pos¬
sibility alternative, riconosce cioe che e giusto tanto « P e forse vero »
quanto « P e forse falso ». Come dice O. Becker , Aristotele si avvicina
moltissimo, su questo punto, a una logica che ammetta piu di due valori,
e tuttavia senza formularla con chiarezza. £ probabile che Aristotele sia
giunto a questa concezione per motivi che non hanno nulla che fare con
la logica . Nessuna asserzione concernente il futuro, cioe, puo essere vera
o falsa , perche del futuro non si puo avere scienza . Qui come nella filo-
sofia della natura, Aristotele respinge Yananke meccanica e il fato. Ed e in ¬
teressante notare che Epicuro utilizzo questa tesi di Aristotele facendone
uno dei pilastri della sua dottrina della liberta dell uomo.107
Le distinzioni del dodicesimo capitolo sono fini. Aristotele respinge
ogni tentativo di ridurre una proposizione negativa ad una affermativa so-
stituendo « S non e P » con « S e non-P ». Respinge anche la tesi che esista
accanto al giudizio affermativo e a quello negativo una terza forma inde-
103
16b 19. Piu chiara la formulazione di An. post. 92b 14: « l essere non costi-
tuisce Vousia di alcuna cosa, perche l ente non e un genere ». Cos anche in Top.
IV 6,, 127a 27.
M
Eta 2, 1043a 5 e 7, 1049a 18; vedasi sotto, p. 696.
105
Si veda G.E.M. ANSCOMBE , Aristotle and the sea battle, « Mind » 1956, 1-15.
Inoltre L. LINSKY, « The Philos. Rev. » 63, 1954, 250-252; K. v. FRITZ, « Gnomon »
1962, 139 ( con altre indicazioni bibliografiche ) ; J. HINTIKKA, « The Philos. Rev. » 73,
1964, 461-492.
106
« Gnomon » 1958, 261-264.
107
Ep. ad Men. 127 rb |i£»ov OUTS TOXVT&X; 7]|i£Tepov OGTE roxvTtix; oux ipifepov
Us. fr. 376 = ARRIGHETTI fr. 168. Il secondo pilastro era la dottrina della mx.p£ jxkiau;,
clinamen , cfr. Lucr. II 292.
UNGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 85

terminata : giacche la proposizione « S e non-P » e formalmente un giudi-


zio positivo, ma il suo predicato e privo di senso.10"
Era opinione di H. Maier 109 che Aristotele non avesse osservato in
questo trattato la distinzione fra la funzione della copula e il significato di
« esistere ». Questo giudizio non e del tutto corretto, poiche nell undice-
simo capitolo Aristotele stabilisce costantemente una chiara distinzione;110
e vero peraltro che nel testo discusso dal Maier Aristotele non ha inteso
a pieno la funzione della copula nel collegamento dei concetti. Su questa
materia, negli Analitici primi egli ha raggiunto il massimo grado di chia-
rezza. Nel De interpretation Aristotele non descrive mai la proposizione
assertiva come se concepisse il soggetto incluso nel predicato; ma nella
teoria dell argomentazione dice sempre « S e in P » .1U
£ possibile che dopo la bella e suggestiva introduzione il lettore senta
in qualche modo deluse le sue attese. Ma il trattato, considerato nel suo
complesso, e ben meditato e ben costruito, e contiene parecchie cose che
nella discussione del modo delle premesse sono al massimo accennate.

I Topici

Considerati come documento storico, i Topici sono una delle piu in-
teressanti opere di Aristotele. Essi ci introducono con chiarezza nel cuore
delle dispute dell Accademia intorno alia questione del concetto della
dialettica,m a quella della corretta formazione di concetti e definizioni, e al
problema delle classificazioni; noi vediamo cosi dispiegarsi davanti ai no-
stri occhi la tecnica della discussione filosofica del tempo. Dopo lo studio
dei Topici si comprendono percio mol to meglio le opere e i frammenti dei
filosofi dell Accademia .
Il vocabolo topos significa metaforicamente « punto di vista », e il suo
uso in questo senso fu verosimilmente introdotto da Aristotele.113 In una
ricapitolazione alia fine del settimo libro egli dice di aver ora presentato
in maniera praticamente completa i punti di vista che ci possono essere
d aiuto nel trarre conclusioni dialettiche in riferimento a ogni problema.
1M
19b 24-35.
105
Die Syllogistik des Aristoteles I 114.
110
21a 25-29. Il Maier discute pero 16b 19-25.
1,1
.
tv 8> w TO) A elvai, inti TOU A eTvai , TO A uitipxeiv.
112
Fondamentale il lavoro di E. HAMBRUCH, Logische Regeln der platonischen
Schule in der aristotelischen Topik , 1904. £ questo un terreno fecondo per ulteriori
ricerche. Il piu notevole fra i lavori moderni e quello di E. WEIL, La place de la
logique dans la pensee aristotelicienne , « Rev. de Metaph. et de Morales 56, 1951,
283-315. I Topici furono il tema del terzo Symposium Aristotelicum tenuto a Oxford
nel 1963. Si vedano i contributi in Aristotle on Dialectic. The Topics, Oxford 1968.
113
Nella parte piu antica dell opera, a IV 1, 121b 11, Aristotele indica gli
« elementi » della discussione con il vecchio termine di aTotyelov, e in Rhet . II 26,
1403a 17 spiega che entrambi i termini avevano il medesimo significato.
86 ARISTOTELE

Sebbene nella prassi il metodo fosse antico, nessuno prima di Aristotele


aveva compiuto il tentativo di scrivere una guida sistematica , cioe, come
dicevano i Greci, una techne. 1 W Fu cosi Aristotele il primo a scrivere sull arte
di non farsi superare nella disputa dialettica, e la sua conclusione ci mostra
s
quanto egli fosse orgoglioso dell opera compiuta.
« Mi ero assunto il compito di trovare un metodo che ci mettesse in con-
dizione di trarre conclusioni a proposito di una proposizione data muovendo da
opinioni generalmente riconosciute. Questo e infatti il compito della dialettica
in particolare, ma anche della disamina scientifica. La dialettica e certo molto
vicina alia tecnica sofistica dell argomentazione ; si aggiunge pero il fatto che
l interlocutore deve esaminare la proposizione non soltanto dal punto di vista
formale e dialettico, ma anche in relazione al contenuto. Percio io ho trattato
non soltanto la tecnica per impugnare una proposizione data, ma anche quella
per sostenere e difendere, come oppositore, una data proposizione con l aiuto
di opinioni riconosciute. Che la dialettica abbia questo duplice compito, ho ar -
gomentato con maggior precisione in precedenza.116 Socrate non difendeva le pro
prie tesi, ma si limitava a porre domande, poiche era solito dire di non sapere.
-
In quel che precede ho spiegato quali punti di vista siano in questione
nella contestazione e nella difesa, e come se ne possa acquisire un abbondante
riserva ; ho spiegato inoltre come si devono porre le domande e quale ordine
bisogna osservare nel farlo, e come si giunge alia soluzione dell argomentazione
dell awersario. Si e anche illustrato cio che in ogni altro modo appartiene a
questa teoria della dialettica. A conclusione di tutto ho descritto il procedimento
sofistico nella fondazione del pro e del contro.
£ dunque chiaro che ho conseguito il mio proposito. Non posso tuttavia
fare a meno di ricordare qualcosa che riguarda questo mio corso di lezioni. Ri
guardo a tutto cio che e stato scoperto, e un fatto che quello che e stato elabo¬
-
rate dai precursori e recepito dai successori nel seguito si e gradatamente accre-
sciuto.117 Ci6 che viene scoperto segna abitualmente, dapprincipio, un progresso
molto piccolo, ma nonostante cib e molto piu prezioso dell’incremento che in se¬
guito sara raggiunto grazie ad esso. Come dice il proverbio, il principio e pur

114
Particolarmente chiaro il testo di VIII 5, 159a 36 OUSEV S/opev 7rapa8e8opivov
U 7r ISXXOV ; cfr. I 6, 102b 35 e IV 1, 120b 14.
115
IX 34, 183a 37 - 184b 8.
116
IX 1, 165a 19-27. Terminologia: Ofm?, posizione, e la proposizione che si
vuol difendere; a twp-a, « cio che richiedo », e la proposizione che si richiede all oppo-
sitore di accettare; il medesimo significato ha 7tp6Tams, cioe la proposizione che io
avanzo; il 7rp6pX7) p.a si distingue da essa solo per la sua forma ( « e cosi o cosi ? » ).
In Top. I 11 Aristotele dice che quasi tutti i problemata sono ora ( cioe nell Accade-
mia ) erroneamente chiamati theseis. Colui che conduce il dialogo domanda « A e B? »
ed e preparato a « rendere conto » (Souvat Xoyov ) , cioe ad argomentare partendo da
« A e B » oppure da « A non e B », secondo che l avversario « prenda », cioe accetti
( XaPetv X6yov ) l una o l altra cosa . Si dice percio giustamente che la dialettica e l arte
di argomentare e concessis. L attaccare una tesi per stabilire una tesi negativa si espri-
me con dvacrxeua siv ; la difesa di una tesi al fine di stabilire una tesi positiva ha nome
xaTamceua Etv. Nei Topici questi termini hanno significato agonistico, negli Analitid
sono neutri e significano rispettivamente confutare e confermare.
117
In seguito, con espressione proverbiale, « stare sulle spalle dei giganti »; vedasi
« Isis » 26, 1936, 147-149.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 87

la parte piu importante del tutto, ed e percio anche la piu difficile. Quanto
maggiori possibility di sviluppo contiene il principio, tanto meno esso e evidente
e tanto piu difficile da riconoscere; ma quando il principio e stato trovato e
abbastanza facile completarlo ed estendere la costruzione: cost fu gia per l arte
dell esposizione orale e per quasi tutte le altre forme di arte. Gli iniziatori si
inoltrarono solo per un breve cammino: ma le celebrita di oggi sono gli eredi
di molti precursori, che hanno gradatamente sviluppato e portato al livello
odierno l arte dei discorsi. A principio di questa tradizione troviamo Tisia,
quindi Trasimaco, dopo di lui Teodoro, e inoltre molti altri hanno contribuito
per la loro parte. Non c e percio motivo di meravigliarsi se quest arte dispone
oggi di una tecnica cos estremamente elaborata.
Di queste mie conferenze ( corso ) non si puo dire invece che qualcosa fosse
gia elaborato e altro invece non ancora: semplicemente, non esisteva assoluta-
mente nulla . L insegnamento di coloro che avevano fatto un mestiere delle
dispute sofistiche, era quale Platone lo ha descritto nel Gorgia. Essi facevano
imparare a memoria ai loro scolari qualche testo che aveva o la forma di un
discorso, oppure di brani formulati secondo domande e risposte; i temi erano
sempre quelli che a loro giudizio venivano per lo piu toccati nelle discussioni.
Per i loro scolari percib l apprendimento era presto terminato; era pero con
cio stesso puramente pratico e privo del sostegno di una teoria. Essi non offri-
vano un arte, bensf i suoi prodotti: 118 proprio come un uomo che si spaccia per
maestro nell arte di risparmiare dolori ai piedi, e non insegna pero la calzoleria
ne i mezzi per raggiungere il fine proposto, ma mette a disposizione un campio-
nario di scarpe di tutti i generi. Un uomo come questo verrebbe certo incontro
alle esigenze, ma non insegnera alcuna arte.
Nella retorica esisteva dunque da tempo molto materiale a proposito dei
metodi per metter l avversario davanti a una conclusione cogente; noi invece
non avevamo prima d ora nient altro da insegnare se non la prassi su cui ci
siamo adoperati per tanto tempo. Se ora dopo una matura considerazione voi tro-
vate che questo corso, nato nelle condizioni illustrate, fa buona prova pur nel
confronto con gli altri rami del sapere sviluppatisi secondo una lunga tradi¬
zione, a voi tutti,11 che lo avete letto oppure ascoltato, rimane soltanto di essere
indulgenti per le lacune di questa teoria e di essere invece ben grati per le
novita che in essa si trovano ».

Questa ricapitolazione, tanto spesso citata e commentata, si riferisce


probabilmente anche ai risultati, che Aristotele ha esposto negli Analitici,
benche in essa l accento sia posto fondamentalmente sulla dialettica . So-
stanzialmente simili, ma molto piu brevi, sono gli sguardi retrospettivi in
Rhet. II 18 e in An. pr. I 32 ( che e ancora piu breve ). Non esisteva dun ¬
que realmente alcuna tradizione ? Non soltanto da Platone, ma anche dagli
esempi che lo stesso Aristotele da nei Topici noi sappiamo che da parec-
chio tempo si lavorava intensamente sulle definizioni. Si era discusso il
problema se esista una verita scientifica, e Aristotele cita due diverse teorie
in proposito. Direttamente e indirettamente egli sottopone a critica i me-
118
Gorgia 465a sgg.
Il testo non e sicuro. Se leggiamo uu.£jv con Bekker e Waltz, l interpretazione
dello STAHR, Aristotelia, I 114, dovrebbe essere esatta.
120
An. post . I 3.
88 ARISTOTELE

todi diairetici di Platone e di Speusippo; e quel che Platone dice sul me-
todo della dialettica nella Repubblica e nel Fedone gli era ben noto. L opi-
nione di Platone e che le ipotesi possano si essere utilizzate come spunti ;
egli aggiunge pero che bisogna sapersene liberare per proceder fino al-
Yanhypotbeton , cioe a quel che non ha presupposti. Aristotele sapeva bene
che questo metodo era stato oggetto d esame nel Parmenide , e che aveva
ivi condotto a contraddizioni insuperabili; e sapeva anche che, in una
situazione analoga , Platone aveva trovato nel Sofista la spiegazione del
fatto, e cioe che non e led to collegare insieme certi concetti. Tutto cio,
con alcuni altri elementi , ci mette in sospetto davanti alia sua affermazione
che « non esisteva proprio nulla ». II paragone con la retorica non lascia
pero dubbi sul fatto che Aristotele pensa a esposizioni retoriche, e si puo
quindi giustificare il suo orgoglio, dato che egli aveva realmente dimo-
1
strato tutto cio per la prima volta in maniera sistematica e cogente.
Rivolgiamo in primo luogo uno sguardo d insieme ai libri piu anti¬
chi. II secondo libro comincia con l affermazione che le tesi di una contro¬
versy sono o generali o particolari, e tratta poi di diverse fonti di errore
in una discussione. Per Platone la dialettica era il « culmine » : m « per i
giovani la discussione e una gioia : essi sono simili a cuccioli che abbaiano
l uno contro l altro. Soltanto dopo aver compiuto lunghi sforzi, e dopo
aver raggiunto i cinquant anni di eta , l uomo puo diventare un dialettico,
che cerca realmente la verita ». £ probabile che parlasse cost sulla base del¬
la propria esperienza. Secondo Aristotele, invece, la dialettica era precisa-
mente quell arte che Platone aveva messo in caricatura . Contraddicendo
Platone, egli considerava la disputa come una techne sullo stesso livello
delle altre forme onorevoli di arte. « Non appena il tuo avversario fa
un affermazione, tu hai un punto da cui partire per la contestazione »."
La contraddizione sofistica e permessa, purche l intenzione sia buona ; il suo
uso riprovevole, in ogni caso, non appartiene alia dialettica, ed e a questa
estraneo: « Cio che non si puo moralmente sostenere, non deve mai essere
affermato ».m
Il tema trattato nel terzo libro e quali siano i presupposti per cui
qualcosa risulta migliore o piu desiderabile: « Quale di due o piu oggetti
dati sia preferibile o migliore, e questione che si deve esaminare sul fon-
damento dei seguenti punti di vista » . Come osserva F. Dirlmeier ,125 Ari¬
stotele descrive poi le situazioni tipiche della proairesis , la decisione : la
piu tarda dottrina aristotelica della proairesis non e, naturalmente, altra
cosa che una forma piu sviluppata della « scelta della vita £ note-
121
Cfr. An. post. I 3, 72b 18 r( (xeu; Si <pa (xev.
tv ; inoltre 539 b-540a.
122
Repubblica 534e dpiyxir; zoip
123
La medesima cosa, con piu matura valutazione, dira circa 25 anni piu tardi
in Gamma 4, 1006a 18-21.
124
VIII 9.
125
Magna Moralia 253.
126
afpeoti; pj<ov. L esempio tipico e Eracle al bivio. Cfr. il titolo di Diog. Laert. 53.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 89

vole qui l espressione: « La nostra mente assentira che la tal cosa e mi-
gliore ».127 A prima vista, la dettagliata illustrazione che questo libro da di
diversi predicati e valori sembra essere platonica ; e nella lingua 12troviamo
molti elementi che ci danno un impressione di pieno platonismo. * Le di-
visioni di Platone nel Gorgia 129 sono fondate dal punto di vista dei valori
e sono percio diverse dall elaborato metodo diairetico del Sofista e del Po¬
litico. La « riflessione sulle cause » 130 riguarda cio che e buono e degno
di essere scelto, poiche Platone era convinto proprio del fatto che il me-
glio 131 puo essere razionalmente determinato. A questo, appunto, si rifa
Aristotele: se si vuole, si puo dunque dire che in questo libro egli e pla-
tonico, ma senza la dottrina delle idee. Tutto cio che dice ha l impronta
del suo sobrio common sense, che si accompagna a una valutazione pura-
mente speculativa dei valori. Cio che e bene per natura e qui un concetto
132

centrale, come lo e, nella Retorica , nell illustrazione del discorso deliberati¬


ve: Aristotele e gia sulla via della sua filosofia del telos Gia sulla stessa
linea della sua posteriore concezione dei beni esterni 134 egli park qui del
superfluo come del meglio in confronto al necessario.133
II punto principale del quarto libro e la questione : « Come si deter-
mina il genere » ? Troviamo qui alcune fini ed acute indicazioni per la
scoperta e la determinazione dei generi. Colpisce il fatto che siano criti-
camente discusse molte definizioni di Platone, che, dunque, siano prese in
esame anche questioni positive, e non puramente aspetti formali che ri-
guardano la tecnica della discussione. £ chiaro anche che Aristotele ha in
mente Speusippo. La questione di fondo e dunque come si pervenga ad
136

una definizione corretta: « £ raro che i partecipanti a una discussione dia-


lettica ricerchino in via teoretica da quali elementi e formata una definizio¬
ne » . Aristotele non ha ancora compiutamente formulato la dottrina dei
127
TUYxaTaJW) <T£Tai\ Stivoia,
< che diverra poi terminologia stoica .
la
07tou8aToi; = competente; STOP T 6 SS n come nel Fedone = T8 £V y£vei 6v ;
T8 8I* auT& atpcT6v come anche nel Protrettico ; la scala dei valori (3£XTIOV, irpiTepov,
Tiptcircpov , che e anche nel Protrettico.
129
463e sgg.
** Menone 98a alrla? Xovtapi? Cfr. la nota 288 dell introduzione. Si tratta di
cio che Socrate chiamava arte della misura, ed Epicuro chiameril poi, inserendo altri
valori, < jup.( j.£Tp7)ai? oi)p.<pcp6vTtov xal (i<iU[i p4pcov ( Ep. 3, 130 ).
(
U1
Gorgia 465a.
112
T8 9'iaei (iyaOiv.
1U
T8 ha maggior pregio di T8 7rphe, T8 T£XOI;, e il meglio & T6 xaXXiov
xall aux4 : esattamente come nel Protrettico . Cfr. 146b 10: TIXOC, ev ixaaxto T8
PfXTiaxov .
234
Che e anch essa una sistematizzazione di quel che aveva detto Platone nel-
VEutidemo 278e-280b.
135
118a 6 Ta iy. wpiouaEa? rtov avayxattov pcXrlto, e cioe (3£XTIOV TOU r;v T8 C3
?T)V ; cost anche nel Protrettico.
136
IV 1, 120b 16 ini K &VTX za cruyycv xS XE / HCVTI , cfr. sotto, p. 97. Il CHER-
'

NISS, Crit . of Plato, 24-25, mostra come Aristotele nel quarto capitolo contrappone
l una all altra delle definizioni accademiche.
90 ARISTOTELE

quattro praedicabilia , la dottrina , cioe, delle quattro relazioni possibili fra


un genere A e una proprieta B. II linguaggio e, come in precedenza , pla-
tonico; manca pero lo sfondo della dottrina delle idee. « Quando abbiamo
determinate genere e specie, bisogna allora esaminare se la specie puo par-
tecipare del genere ».m Come esempi, Aristotele sceglie sempre bianco e
neve, oppure bianco e uomo; la neve e bianca , ma non e « cio che e bian ¬
co » ;13! percio fra bianco e neve non puo esserci il rapporto di genere e
specie. In una forma alquanto arcaica troviamo qui la ben nota concezione
aristotelica secondo cui certi predicati ( non tutti, pero ) sono ousiai , purche
siano affermati con verita.
Gia nell antichita la proposizione che « anche il dio e l uomo buono
possono fare il male » 139 fu oggetto di molte discussioni. Non si comprese
che, in generale, Aristotele si limitava a discutere la forma dei suoi esempi,
benche a volte tenesse conto anche del contenuto oggettivo. Qui, come
nell ottavo capitolo, si tratta di cio che e teoricamente possibile, sebbene
non sia vero, in contrasto con cio che e assolutamente impossibile in quan¬
to e contro natura . Si potrebbe anche dire che qui Aristotele concede alia
divinita la decisione ( proairesis ) .
Nel quinto libro Aristotele enuncia alcune regole sul modo di consi¬
derate Yidion , la caratteristica ; e noi vediamo come passo passo si vada
formando la dottrina dei praedicabilia. Nel primo capitolo 140 Aristotele di¬
stingue tre specie di idion: 1 ) in se e sempre, dunque attributi permanenti,
che piu tardi saranno chiamati differenze specifiche; 2 ) in relazione a un
altro, dunque attributi di relazione; 3 ) attributi temporanei, che piu tardi
saranno chiamati « aggiunti », e latinamente accidenti. Le piu utili nella
disputa 141 sono le prime due specie. In quel che segue si osserva un oscil-
lazione fra il punto di vista formale e quello oggettivo. Aristotele esamina
in primo luogo se la caratteristica sia gia formulata nella definizione, quin -
di , dal quarto capitolo in avanti, se sia veramente una caratteristica .142 La
dipendenza dalle discussioni semantiche nel Sofista di Platone 143 e partico-
larmente chiara nel quinto capitolo, dove Aristotele affianca l espressione
« incluso in S » al suo vecchio termine « vero di S ».144 « Si cade in errore
in quanto per cio per cui vale la spiegazione non vale anche il nome » .

ij.zit/ zi' j 121a 11. Cfr . Cat . la 28 e capitolo 5, Top. IV 6, 127b 1-4 , e An .
137

138
-
post . I 22, 83a 24 32.
Srap Xeuxiv e 127 b 1 bj U7roxeip£v(j> = in S , oppure xaS u 7roxeipivou « ve¬
ro di S » . In greco Xeuxiv significa « chiaro » e ri Xeuxiv puo significare tanto il
colore, quanto « il chiaro ».
139
IV 5, 126a 34, cfr. De motu an. 4; anche 138b 31 AvamiEuarov Tfj Suvapet
rientra nel topos Suvariv-aSuvaTOv.
140
I termini sono xa 9 auri xal del , 7rpo? Irepov e TOTE.
1,1

1,3 -
129a 17 Xoyixa paXtara .
EE xaXoi aTroS SoTai - E £ E8I6V EUTIV.
Rapporto 8vopa-X6yo? per es. a 221b ; cfr. 134b 10-13 ou xaS ou 6 X6yoc, xal
Toiivopa iXv]l>£U(TETai.
188
134a 21 xara TOU TTP TOU dX O eutTETat , pero hi TO) a7rXco? TOLOUT< ). J
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 91

Nel settimo capitolo Aristotele parla della teoria delle idee: torneremo
in seguito sull argomento.
Aristotele designa il sesto libro come una teoria della definizione;145
anche qui il problema e trattato dapprima dal punto di vista formale, poi
da quello oggettivo. La terminologia si e fatta piu chiara in quanto Aristo¬
tele distingue « cio che e aggiunto », vale a dire la caratteristica acciden-
tale, da « cio che appartiene al concetto del genere », e cioe la differentia
specifica , e introduce inoltre il termine « cio che era l esser questo ( singo-
lo ) ». Questo termine cosi discusso 146 fu coniato da Aristotele per racchiu-
dere in una formula l affermazione che S + P ( = un soggetto con la pro¬
priety P ) esiste, quando S e il nome di un ousia , di una cosa singola oppure
di un genere, e precisamente in diverse categorie, per es. uomo o bianco.
In termini moderni la cosa puo essere espressa cost : determinazione con-
cettuale e oggetto debbono coincidere perfettamente.147 L intenzione di Ari¬
stotele e molto bene illuminata dall eccellente analisi semantica della pro-
posizione « 1 immortale e un animale incorruttibile ora ».14! Il punto es-
senziale e qui l assenza dell identita fra la definizione e l oggetto definito.
£ noto che Aristotele utilizzo soprattutto in questo libro le raccolte acca-
demiche di definizioni .149 Incontriamo inoltre alcune espressioni tipiche del
suo common sense e della sua ironia.150 « Cio che e primo e semplicemente
il piu noto; ma per noi in realta avviene il contrario, poiche la cosa con-
creta cade in massimo grado sotto il dominio dei sensi, mentre il resto
richiede un pensiero esatto e addestrato. Bisogna percio semplificare le co¬
se, quando si parla con persone che non comprendono una terminologia
astratta ».lil Seguono poi delle osservazioni sul modo di adattare I esposi-
zione ,al livello dell ascoltatore. L argomentazione e fondamentalmente iden-
tica a quella del Fedro 270 ade;12 l oratore deve avere intuito psicologico,
perche oggetto della sua arte e la vita psichica dell uditore. Questo e un
tema di fondo nella dottrina degli affetti e nel secondo libro della Retorica.
Alla fine del libro Aristotele descrive il metodo che egli stesso impie-
145
!) 7tept Toij? opou? 7tpaypiaTeta. Capp. 2-3 TT Tepov v.txkoic, f ) [i f , 4-14 7t6Tepov
etpr) xe T6 TL clvai. Incontriamo in questo libro anche i termini crup.pEpy) X(5;, Siacpo-
pa, oima.
146
F. BASSENGE, « Philologus » 104, 1960, 1-47 e 201-222. Si veda sotto, p. 306,
inoltre pp. 691-693.
147
VI 4, 141a 35 £xdt <iTcp Ttov OVTOJV EOTL TO elvat 07tEp Etmv , per ogni cosa
il suo « essere » risulta uno solo.
14
* VI 6, 145b 21-33, un passo fondamentale per l interpretazione linguistica della
formula T6 xi elvat .
149
Opot. In proposito, si veda CHERNISS, Crit . of Plato , 23. Sulle Ataipfoet?
AptoTOT Xou?, ivi, p. 14.
(itoxEa, cfr. DURING, Biogr . trad . 349, T 50a .
150

151
Come per esempio TO TI 7;V elvat, 141b 6-20. A 148b 20 giunge a dire che
« a volte e necessario fare uso di una terminologia tecnica , ma nella definizione bisogna
attenersi all uso linguistico abituale » ( ovo (i.aata 7rapa8e8op.6v7) xal irape7TO (iivr) ) .
157
Cfr . D.J. ALLAN in Autour d Aristote , 331.
92 ARISTOTELE

gava : « Bisogna trovare da soli una buona definizione, oppure adottarne


una gia data e ben formulata . Guardando ad essa come a un modello, si
vedra facilmente che cosa manca e che cosa e superfluo, e si avra ampia
disposizione di spunti per la contestazione ».155
Nel Politico si adduce come « esempio e modello » la definizione della
tessitura , e il compito e di ricercare le « somiglianze percepibili ». Si vede
qui come le concezioni di Platone, Speusippo e Aristotele convergano. Per
Platone lo sfondo era dato dalla dottrina delle idee; Speusippo trovava la
natura propria della cosa nelle sue relazioni di somiglianza e dissimiglianza ;
per Aristotele, infine, in questo stadio del suo sviluppo, il problema era
quello di un analisi semantica del nome del genere e della « proprieta sta ¬
bile » ( differentia specified] ''*
Il settimo libro e un saggio originariamente a se stante, scritto dopo
che Aristotele aveva chiarito la diflerenza fra l enunciazione di una defi¬
nizione e la sua dimostrabilita .155 Collegandosi a Platone e a Speusippo, egli
discute qui la relazione fra l identico e il diverso, e rifacendosi ancora a
Platone, inoltre , il rapporto fra nome e spiegazione.156 Compito del dialet-
tico e di stabilire una piena identita fra cio che egli dice ( la parola ), e cio
che pensa ( il concetto ). Nella conclusione Aristotele riassume i risultati dei
saggi raccolti in II-VII .157
L ottavo libro e , probabilmente, la redazione piu ampia e piu matura
di un opera andata perduta, il cui titolo si legge nel catalogo alessandrino.15'
Il primo compito e quello di trovare il corretto punto di vista, oppure il
luogo a partire dal quale si puo affrontare la questione. Si deve poi ordi-
nare la questione e il suo sviluppo; occorre infine trovare un interlocutore,
e saggiare il metodo nella pratica . Questo metodo e stato descritto in ma-
niera eccellente da E. Kapp: 159 « Ci sono due persone, una che interroga
e una che risponde. Quella che interroga pone un problema all altra , per
es. Animale terrestre bipede e o non e la definizione dell uomo ? Co-
lui che risponde sceglie uno dei due aspetti possibili del problema come
opinione propria , e allora il compito di chi interroga e quello di contrad-

155
VI 14 , 151b 18-23, cfr. Politico 279a e 285d , roapdlSEiypa .
154
L dvaXum; in Aristotele corrisponde dunque alia cruvaytoyr) di Platone, Fe~
dro 265d et; plav I8£av auvopav -rot 8i£CT7rapp£va. Questa e 1 esplicita formulazione
di I 18 , 108b 20 e di VIII 14, 163b 9 . Nel sesto libro Aristotele dice la stessa cosa
solo indirettamente .
155
CHERNISS, Crit . of Plato 34-36, in polemica con Maier e Solmsen , valuta cor-
rettamente il libro.
7) iztpov , Bvopa xal X6yo?. Questi due capitoli sono un piccolo saggio
156 zodyzbv

indipendente .
,5* Vedasi
157
sopra , p. 86 .
N. 44 Ilepl ipcj-r crefo? xal d7roxpl <je(o?. A 155b 3 e 18 si dice rcepl ztkZsoK
xal 7T£S? Set ipfovav . Il termine tecnico per il metodo socratico & ora 4 pcJT7) paTt eiv .
159
RE IV A: 1 , 1056 .
i ipov 7re£i>v 8ITOUV.
161
XaPeiv.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 93

dire tale enunciazione . Egli deve costringere l interlocutore ad ammettere


162

l opposto. Questa proposizione, che colui che risponde deve essere co-
stretto a concedere, viene a volte chiamata l enunciato , frequentemente
pero anche frase di partenza .'61 La necessita di accordare questa frase
di partenza , che rappresenta l opposto della tesi da lui scelta, viene impo-
sta all interlocutore per mezzo di domande che non hanno la forma pro-
blematica, bensi quella della semplice interrogazione che attende un si
oppure un no . Sono queste le protaseis , cio che io tendo 164 all avversario,
oppure, per dirla in altri termini, cio con cui lo affronto. La conclusione 165
raggiunta mediante una serie di domande di questo genere, conclusione
che e identica con la “ frase di partenza ” , dev essere accordata dall interlo-
cutore, ed e percio raccomandabile non concedere piu a costui , grazie alia
forma della domanda, la possibility di un apparente scappatoia ».'
In queste dispute condotte per esercizio, il cui fine non era di ri-
cercare la verita , bensi di riportare la vittoria ,
« gli awersari sono cauti davanti a tutto cio che e un sostegno per l affer-
mazione enunciata .167 Chi vi partecipa deve a volte avanzare un obiezione contro
se stesso, perche ci6 fa buona impressione. II pubblico e portato a pensare che
tu sia imparziale. Si dica anche, a volte, che questa e l opinione comune ,
perche gli uomini sono inclini ad accettare quel che generalmente viene con-
siderato vero. Non si insista mai, perche quando uno tradisce eccessivo fervore
suscita diffidenza. E quando si ha la peggio, bisogna saper perdere e non velare
lo scacco con vuote chiacchiere ». *
Aristotele ha pero prestato attenzione anche alia differenza fra questa
ginnastica filosofica e la seria ricerca della verita.169 Nelle dispute fatte per
esercizio il contraddittore non deve scegliere le proposizioni su cui in-
tende fondare la sua dimostrazione in modo tale che esse siano troppo
prossime alia conclusione, perche altrimenti il suo awersario prevedera
dove egli voglia arrivare, e non accettera le proposizioni da cui muove.
« Ma al filosofo che ricerca per se la verita, purche le proposizioni su cui
riposano le sue conclusioni siano vere e note, non importa affatto se l in ¬
terlocutore non le assume, quale che sia la conseguenza che ne deriva. Il
filosofo mirera anzi proprio a questo, che le proposizioni da cui parte 170
siano note quanto e possibile, e siano il piu possibile prossime alia con-

Avaipeiv, ivaaxeua eiv.


7rpoxet ( j.cvov I 4 e VIII 3 ( piu volte ); ma anche Diet?. A 161b 11 xdc 4v dtp /fj
165

Xapipaveiv oppure odxeia&ai = petitio principii. Su questa cfr. VIII 13.


164
x£> 7rpoT£ iv6 pievov 160a 8.
165
x& ou|j.Tr£ paa|J.a .
146
Perch6 in tal caso TTOCVTEXCO OU Soxet ycyovivat, ouXXoytap.6(; (158a 7-18).
167
156b 5 rjXaPouvxat xa 7rp&;< xf ]v tlfaiv ypf ]at|jLa.
156b 18-38.
lw
Vedasi K. v. FRITZ, Archai 32, che qui seguo.
170
a. Il v. Fritz mostra molto bene come il significato di questa parola
si evolva da quello di « esigenza, asserzione » in generale a quello, abituale nell analitica,
di « proposizione indimostrabile ».
94 ARISTOTELE

clusione. Su tali proposizioni, infatti, riposano i sillogismi scientifici » .


171

Esistono quattro categorie di persone che debbono acquisire una pre-


parazione nella tecnica della dialettica: maestri e discepoli, i 172partecipanti
alle dispute, e infine coloro che coltivano la ricerca scientifica . Come per
Platone nel Partnenide , per Aristotele nei Topici la tecnica dialettica e da
intendere con assoluta serieta e non come un passatempo, anche se e vero,
naturalmente, che la tecnica poteva essere impiegata anche in questo mo-
do.173 La sillogistica scientifica e semplicemente una forma particolare di
quella dialettica, e si e formata sulla base di questa.
Alla fine del libro incontriamo alcuni consigli che hanno un riscontro
nella Retorica , e che furono piu tardi utilizzati da Epicuro. Parola chiave
e « imparare a memoria » .*" « Occorre possedere una provvista di argomenti
e di assiomi, cost da poter argomentare in utramque partem cogliere la
prospettiva corretta e scegliere esattamente. Infatti, l aver realmente ta-
lento per la verita e una condizione per poter scegliere il giusto ed evitare
il falso ». La cosa piu importante di tutte e qui il fatto che Aristotele sot-
tolinei cost marcatamente che l arte della dialettica non esige soltanto acu-
me, non e dunque un puro gioco intellettuale, ma richiede anche un at-
teggiamento eticamente corretto: 177 « Chi giudica di cio che viene esposto
con retto amore e con retto odio, decide rettamente che cosa sia il me-
glio ». Traspare da queste parole il contegno tutto personale di Aristotele.
Il primo libro e un introduzione metodologica, ben ordinata e ben
meditata , all intero complesso dei Topici , scritta verosimilmente quando
Aristotele aveva gia in mente le dottrine di entrambi gli Analitici , o addi-
rittura quando le aveva gia dettate. Il primo capitolo descrive le quattro
specie del syllogizesthai. Come giustamente osserva il Kapp, il termine
sillogismo e in realta intraducibile, poiche lo si deve comprendere a par-
tire dalla situazione storica . La definizione fondamentale ricorre in tre
passi.178 Il Kapp sottolinea a ragione la differenza fra il ragionamento dia-

171
155b 10-16 ol c7riCTT/)(xovixol OTjXXoyiapol.
177
VIII 5. Aristotele chiama le discussion! accademiche SiaXexxixol cnivoSot ,
mentre Platone dice ouvoualat. Su quel che Platone dice nella Repubblica 499a, Aristo ¬

tele ritorna nei Topici parecchie volte.


173
161a 21 Ttpbz xiv X£yovxa ( ad hominem ) xal (ir; 7rpi;< x))v Oiatv.
174
VIII 14 e5c7r{( jTaCT&ai. Dalla Lettera ad Erodoto si vede in qual modo Epi¬
curo si servisse per i suoi scopi della frase di 163b 29 ev iS pvrjpovixcp p6vov ol T6TCOI
XEOAIXEI; ecc. Il noto passo I 14, 105b 3-18 e trattato sotto, pp. 261-262.
173
xal 8xi o5xto ;< xal oxt ouy ofixto? x4 myelpYjpa OXETITIOV, 163b 7; inoltre
auvopav xal ouvEtopaxIvai b 10, ipHtoi; 4X£a&ai b 12.
17
Di qui l incompleta illustrazione deU iy lvota in An. post. I 34 .
177
163b 15 et5 yap <piXouvxe;< xal (XICTOUVTEI; xi 7rpoa <p£ p 6(iEMOv sij xplvouot x8
piXxtaxov, cfr. Platone, Ep. VII 341c hi 7roXX7j;< ouvouala? ytyvop£v7];< 7TEpl x 4 xpaypa .
178
Top. IX 165a 1 ouXXoyiopii; hi xivSv tail XEO MXOIV (5> CTXE XlyEiv 2xcp 6v xi
e ? dvdyxr;? xwv XEtpivtov 8ta xtov xetpivtov. « Cio che e posto » oppure « e qui
davanti » sono quelle che noi chiamiamo le premesse; « qualcosa d altro » rispetto a
esso e la conclusione, che e identica con la proposizione enunciata fin da principio, e
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 95

lettico e quello analitico. Nella discussione le premesse sono le affermazio-


ni contraddittorie fatte dai contendenti; da esse deve risultare « qualcosa
d altro », e non si puo dunque fare alcuna petitio principii Nell analitica
l accento fondamentale e posto sulla struttura interna del sillogismo; le
premesse debbono essere vere, e tuttavia rimangono pur sempre, come os-
serva finemente il Kapp, « qualcosa che viene teso a un altro, affinche egli
afferri ».'"
Fondamentalmente, dunque, Aristotele non vede alcuna differenza fra
il ragionamento dialettico e quello scientifico. L arte della dialettica dice
nel secondo capitolo e utile come ginnastica dell intelletto, nelle discus-
sioni casuali e nelle ricerche scientifiche , anche quando si cercano i prin-
cipi supremi della scienza ."1 Resta della medesima opinione anche nei tardi
ZH ®. In contrasto con Platone, insiste sul fatto che la dialettica e una
techne che si trova sullo stesso piano della retorica o della medicina .
Nel quarto capitolo Aristotele presenta la sua dottrina dei quattro
praedicabilia.m « Caratteristica » ha qui ancora due significati, e doe tanto
quello di proprium che quello di differentia. Un genere A e una proprieta
B possono avere quattro tipi di rapporto tale che si possa asserire che
« tutti gli A sono B » . Otteniamo percio la seguente tabella :
1 ) Tutti i B sono A, e B e « cio che e A » .
In tal caso B e la definizione di A.
Esempio tipico: l uomo e un animale razionale.
2 ) Tutti i B sono A, ma B e soltanto una caratteristica.
In questo caso B e qualcosa di caratteristico di A, e un proprium.

dunque non rappresenta nulla di « nuovo ». - Top . I 1, 100a 25, formulata con mag-
gior concisione: \6 yoc, hv co TEO£VTCOV TIVCOV ETep6v Tt TCOV xetp£vcov ei; AVAYXY]? crup-
patvet 8ta TCOV xetp£vcov. Importante e qui il fatto che Aristotele sottolinea la neces¬
sity logica, cfr. Pbys. II 7, 198b 7, sotto, p. 123 - An pr. I 1, 24b 18 \6 yoq hi co
TEOEVTCOV TIVCOV ITEPOV TI TCOV xst|x£vcov AvdcyxY]? dupPatvEi TCO TauTa Elvat : « con
I espressione in forza appunto di queste proposizioni io intendo che la conseguenza
scaturisce da queste; cio significa a sua volta che non c e da assumere alcun altro ter-
mine dal di fuori, perche la conclusione risulti di necessity ». Molto spesso Spot; viene
tradotto « concetto », e tuttavia non significa mai concetto, ma spesso « definizione ».
Nella dottrina del sillogismo la parola significa « limite », e cioe indica il principio e
la fine dell asserzione, ovvero i suoi elementi: il soggetto e il predicato, e dunque quelli
che noi chiamiamo termini. In Rhet . I 2, 1356b 17 viene ripresa la definizione degli
An . pr.
179
L cclTeteTOoct Ta hi & pxfi c trattato da Aristotele xaTa 8<5 av in Top. VIII 13 e
XOCT aX fj&Etav in An . pr . II 16. Il concetto ha perd in lui un senso molto piu ampio di
quello del nostro termine.
T8 7rpoTELv6 pEvov -7rp 6Tam?, XapEiv .
180
I!1
101a 34 - b 3 7rp8? TA TtpooTa TCOV ropl txaarrpi E7ncrTf )|xr)v. Qui Aristotele
distingue a tcopaTa, ap /at e olxetat ap /at.
1,2
yhvoi;, fStov ( a 101b 18 Staqjopav ox; ouerav yevixfjv ) , ITU|XPEPY]X6;, 8po;, TO
TC Y; elvat , che gli scolastici tradussero con genus , proprium ( e rispettivamente diffe ¬
V
rentia specifica ) , accidens , definitio , essentia .
96 ARISTOTELE

Esempio tipico: 1 uomo e un animale capace di scienza . Infatti la ca-


pacita di sapere segue dalla sua natura razionale.
3 ) Alcuni B non sono A, ma B e « cio che e A ».
In questo caso B o e u n genere oppure e un proprium in se = diffe¬
rentia specified .
Esempio tipico: l uomo e per natura un animale mansueto.
4 ) Alcuni B non sono A, e B non e « cio che e A ».
In tal caso B e una determinazione casuale, qualcosa di aggiunto, ac-
cidente.
Esempio tipico : l uomo e un animale che passeggia sulla piazza del
mercato.

In confronto a Platone, la novita e che Aristotele introduce il termine


idion , ne distingue tre forme fondamentali, e di tutto questo fa una dot-
trina sistematica . Anche Platone pone la questione della differentia spe ¬

cified , e in particolare la questione di come si possa stabilire che questa o


quella proprieta sono « essenziali » ; non puo tuttavia , sulla base dei suoi
presupposti, trovare una risposta
, adeguata .
Sull analisi semantica 1 4 del settimo capitolo ritorneremo in seguito.
Di grande importanza e l illustrazione che poi segue del concetto di epa-
go ge , che noi traduciamo con « induzione ». Aristotele definisce il termine
come « l’ascesa dal particolare all universale ».' L’esempio che egli fa e
questo : « Se il miglior timoniere e colui che sa l’affar suo, e la stessa
cosa vale per il carrettiere, allora e in generale il migliore colui che conosce
la cosa di sua pertinenza » . Dunque, partendo da due giudizi singolari, che
riposano direttamente sulla percezione sensibile, Aristotele trae una con-
clusione generale. L epagoge fa dunque riscontro ai paradeigmata ( esempi )
di Platone e agli homoia ( casi simili ) di Speusippo. Cio che e decisivo in
tutti i tre metodi e che sulla base di pochi giudizi singolari , fondati sulla
esperienza sensibile, e possibile accertare un rapporto regolare fra due
fenomeni . Un rapporto di tal genere e chiamato in greco logos, propor-
zione. Da questo tipo di considerazione si sviluppa dunque il metodo, che
ha in Aristotele cost straordinaria importanza, deil ana logon , ovvero
come diciamo noi il metodo dell’analogia, su cui Aristotele costruisce
la sua morfologia comparata. La cosiddetta « induzione perfetta » e una
chimera; cio che e essenziale neWepagoge e la possibility di isolate, sul
fondamento di poche osservazioni, quel fattore che determina un certo
fenomeno.
1!
!
Politico 262a T6 |x£ po<; & yjx elSop ixiso , fino a 263a ( cfr. CHERNISS, Crit . of
Plato, 252 ), Teeteto 208c TI orjixctov & TOIV aTidvroiv Siatpfpci IpojTTjOdv.
Troaajffoc XffETai.
1M
1,5
I 12, 105a 13 dj a 7r & TCOV xaO SxaaTov E7rl TOI xa06Xou 69080?. Pregevoli
osservazioni in proposito in Ross , Analytics , 47-51 e v. FRITZ , « Stud . Gen . » 1961,
609 ( si trovera segnalato nella bibliografia un altro saggio del v. Fritz , ch io non ho piu
potuto utilizzare ). Una definizione piii precisa in An. post. I 18, 81b 1.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 97

L interesse del diciottesimo capitolo consiste nel fatto di esser rivolto


contro Speusippo. * II motto di Platone, « ricondurre tutto insieme ad
16

un unica forma » ,m venne sviluppato da Speusippo e da Aristotele in due


direzioni diverse. II fine di Platone era una conoscenza totale del mondo; "
1

questa era anche l aspirazione di Speusippo, sennonche costui rifiuto la


dottrina platonica delle9 idee e fece della « simiglianza » e del « comune » i
suoi concetti centrali.1* Dapprincipio fu questo, certo, soltanto un metodo
euristico; da ultimo pero Speusippo penso di potere con esso spiegare il
mondo ontologicamente. Nel diciottesimo capitolo 190 Aristotele formula con
decisione e con ampiezza di particolari una concezione che era corrente
nell Accademia al tempo in cui egli scriveva queste pagine. Egli comprese
che il concetto di « simile » ( homoion ) era estremamente utile anche per
i suoi fini, come termine medio, cioe, per venire a capo dei concetti di
« identico » e « diverso », e naturalmente anche per Yepagoge. Come di-
mostro lo Stenzel,191 Aristotele ha inserito nel tessuto di questo capitolo
pensieri del Fedro , del Sofista e del Politico , e lo ha fatto in parte con
reminiscenze verbali. Il metodo e particolarmente utile « nel caso dei ge-
neri molto lontani fra loro »,192 « come A sta a B, cost C a D ». Sebbene
manchi il termine, abbiamo qui davanti agli occhi il metodo dell analogia.
La prova di analogia m nasce dunque dalla discussione del homoion e del
koinon\ in luogo dell uguaglianza esistenziale compare in Aristotele una
proporzione logica o una relazione logica geometricamente intesa.
Come si e osservato, i Topici sono un trattato sulla tecnica dell argo-
mentazione logica. Nell enunciare le sue regole logiche Aristotele ha quasi
sempre presente un concreto contesto argomentativo, e illustra le sue nor-
me con esempi di proposizioni e definizioni che provengono da diversi
campi della scienza . £ relativamente raro ch egli si esprima in modo tale
che noi possiamo dire con certezza che avanza la sua personale opinione;
la maggior parte degli esempi dei Topici deriva dal repertorio dell Accade-
mia .m Esistono pero certi criteri mediante i quali possiamo stabilire se egli
esponga la propria opinione. Non di rado dice esplicitamente: « S e P », e

186
o? 6 pt £6|ievot : per coloro che amano le definizioni Y] TOO 8p.oloo ffetopla e utile.
187
Fedro 265d el ; piav TE 18£av trovopav.
188
Sofista 235c [z£lio8o;< xaD Ixatrxa TE xal ini TOXVTA , Repubblica 475b nxcrr ; ,
aotp . Cfr. Alfa 9, 992a 24 - 993a 2 ; H. CHERNISS , Crit. of Plato , 237.
'vx;
189
Diog. Laert. IV 2 OOTO? irptoxo? i&eaox ro TB xoiv 6v . Si veda H. CHERNISS ,
Crit. of Plato 58-59.
° 108b 7 sgg.
191
RE III A, 1644. L espressione 8i6n 8ovap.Evot trovopav TI ev ixaoTto Taoxiv
e modellata su Fedro 265d ; cfr . VIII 14, 163b 9.
192
108a 12 e piu volte hi noi; iroXo Steaxtocn.
nh> dvi Xiyov trovopav, continuamente ricorrente negli scritti biologici , e inoltre
Theta 6, 1048a 37 come relazione logica.
m II mio contributo per il terzo Symposium Aristotelicum tenuto a Oxford nel
1963 e ora nel volume Aristotle on Dialectic. The Topics , ed . G.E.L. Owen, Oxford
1968.
98 ARISTOTELE

cio equivale a « questa e la mia opinione a proposito di S In secondo


luogo: se possiamo accertare che egli ha formulato nel tal modo la pro-
posizione X, e che in essa ha inequivocabilmente espresso la propria opi¬
nione, e con cio esclusa la possibility che nel medesimo tempo egli potes156-
se approvare l opinione opposta, o diversa, espressa dalla proposizione Y.
In terzo luogo, possiamo costatare che Aristotele a volte adduce contro una
tesi argomenti cost irrilevanti o vacui che l opinione in questione deve es-
sere stata da lui soltanto esteriormente esaminata e criticata . Se ora con
177

l aiuto di questi criteri esaminiamo gli esempi dei Topici , scopriamo che il
giovane Aristotele ha qui ormai formulato molti dei principi fondamentali
della sua filosofia, e lo ha fatto impiegando una terminologia che , nel com-
plesso, coincide con quella delle sue piu tarde opere di scuola . Su questo
punto mi vedo confermato nella mia convinzione che Aristotele , gia dagli
inizi, fosse un pensatore del tutto autonomo. Sebbene egli fosse fortemente
influenzato da Platone come del resto furono tutti i pensatori attivi
nell Accademia , gia nella sua gioventu egli aveva su questioni di im -
portanza decisiva delle opinioni cost diverse che si puo parlare di una
vera e propria contrapposizione.
Sulla dottrina platonica dei principisembra che non abbia preso una
posizione definitiva. II suo atteggiamento verso la dottrina delle idee, in-
vece, e per lo meno negativo. I passi in cui park della relazione fra le
idee e le cose sono sette ;1 e a mio giudizio Aristotele ha gia, fin da prin-

, Per es. IV 1, 121a 1 e IV 4, 124b 19 20, a proposito di


15
- eTnarrjy.rj e di ayaOov ;
IV 5, 126a 34-36 sulla 7rpoatpem <;; IV 6, 128b 8 su TO p f ) ov. "
m L uso di Ta ayj| ] jLaTa ry] Z xanqyopEac e del concetto di ouaEa esclude la
possibility che Aristotele accettasse la dottrina platonica delle idee ; la distinzione
yytoptjjLov 7rpi<; I]|jLa <;-d7rX<S<; e inconciliabile con la dottrina dell dv<i|jLvv) <Tt;; cio che si
dice a V 8, 137b 37 e in molti altri passi dei Topici sul movimento naturale degli
elementi non e conciliabile con la dottrina di Platone sul movimento ; la critica piu
volte ripetuta della dottrina platonica dell anima come otpyj] xiv7)aso> <; mostra che Ari¬
stotele aveva un altra teoria a proposito dell origine del movimento.
197
Questo mi sembra il caso di alcuni dei suoi argomenti contro la dottrina delle
idee, per es. V 7, 137b 3, dove « l idea » viene ricordata come un TO Trot; fra parecchi
altri .
1,8
Si intende con questo la dottrina secondo cui TayaOov e £v e TOXVT&JV axpi
pfaTaTov |JL£TPOV. Aristotele mostra di conoscerla a II 7, 113a 5-8, IV 3, 123b 27-30,
-
VI 4, 142a 16-21; in questi passi egli si riferisce verosimilmente al Ilepl TayaOoO :
vedasi H.J. KRAMER, Arete bei Platon und Aristoteles , 268 e 344-345.
I passi piu importanti sono: 113a 25, cfr . IIspl ESstov , Alex. In Met. 98, 21-22
e Farm. 132bc vo gara bt uya!;. - 137b 3-13, le idee non sono nient altro che un
raddoppiamento dei concetti generali ; l auTo ojov dovrebbe possedere sia un anima che
un corpo: un idea verrebbe con cio a includere un elemento corporeo, il che sarebbe
assurdo. Questa non e davvero la critica di qualcuno che vuol comprendere la teoria
delle idee. - 143b 23-32, dove la polemica e sul fatto che 1 idea di <X6T6|JL7]XO <; non puo
soddisfare le esigenze di un concetto generale. - 147a 5-11: ou yap ICTTIV ESsa tpatvogEvou
ou8ev6<;, cfr . Farm. 133e. - 148a 15, inoltre 154a 19 e Iota 10, 1059a 10-14 . - 162a
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 99

cipio, respinto la dottrina delle idee trascendenti. La teoria delle idee non
m
e conciliabile con la dottrina aristotelica dell ousia e del symbebekos ,
Nelle sue opere piu antiche egli si chiede sempre « che cosa affermiamo
delle cose » , e non come Platone « che cosa sono le cose ». Che egli utilizzi
nei Topici del materiale proveniente dal suo scritto Sulle idee e assodato,
e quell opera era uno scritto polemico contro la dottrina delle idee, in
particolare contro il chorismos delle idee. In luogo della dottrina delle idee
compare in Aristotele la filosofia del telos ,*1' di cui si trattera in seguito. I
megista gene di Platone, i generi sommi, come essere-non essere, movi-
mento-quiete, uguaglianza -disuguaglianza , identita-alterita, sono respinti da
Aristotele.202 « L essere » e « l uno » non sono generi, ma possono essere
affermati di tutto.203 Nelle opere logiche manca il termine hyle ; Aristotele si
serve nei Topici del concetto di steresis in contrapposizione a eidosma
non si pub dire che la teoria esposta in Phys. I sia gia formata. Analoga e la
situazione per la coppia di concetti dynamis-energeia: la teoria non e co-
stituita, e dynamis ha ancora il significato, attestato anche in Platone, di
« capacita ». ! Un altra ben nota distinzione aristotelica e quella fra la ne
W
¬

cessity di natura , do che e statisticamente abituale,206 e do che e casuale.


NelPAccademia furono sempre in discussione anche le questioni di
etica: e va da se che Aristotele dovesse prender posizione in proposito.
Non e escluso che fin da giovane avesse abbozzato i lineamenti fondamen-
tali di una teoria etica. Se ora prendiamo in esame quegli esempi di pro-
posizioni etiche che Aristotele definisce come espressioni della sua propria
opinione, noteremo che gia al tempo in cui componeva i Topici egli aveva

24-33, critica sarcastica di coloro che argomentano Sia paxpoT pcov , in quanto assu-
mono idee di tutto ; un metodo di questo genete TTOIET, Trap 8 6 Xoyo?, Xav &aveiv TO
aiTiov . H. CHERNISS , Crit . of Plato , commenta questi passi nei suo primo capitolo.
200
Aristotele stesso ha introdotto questo termine che per la sua filosofia ha tanta
importanza ; come esso abbia avuto origine, si vede in una frase come quella di II 2 ,
-
109a 34-38 ou aup(3£ (37) XE TO XEUXCO '/ po' ra r! clvat. La distinzione ouala-(rup.pe (3r]x6c;
condusse all altra, parimenti importante, xaO- auT6-aopPE (3r]x6g , II 3, 110b 21-25:
per se vero del triangolo che la somma degli angoli ammonta a due retti, ma puo
aggiungersi il fatto che il triangolo e equilatero.
201
VI 8, 146b 10. La distinzione TO T£XO?-TOC 7tp8c TO TEAOC in II 3, 110b 18;
III 1, 116b 22; VI 8, 146b 9. La sostanza , ma senza la formulazione, in Platone,
Gorgia 467d e Leggi 962b.
202
IV 2, 121b 29-30; 122b 1-4 ; VI 6, 144a 11-13.
201
IV 1, 121b 5-8; IV 6, 127a 26-28; V 2, 130b 17 TW 8vl , 8 Ttaotv urtap/sri.
204
IV 4, 124a 35 otipriai? dbiTixetpevov TU ctSst in significato non ontologico, ma
logico ; e cost piu volte oT£ pr)(it?-25t?, per es. a VI 3, 141a 11.
205
V 9, 139a 4 Suvapi? TOU traO stv r) 7iotrjaat, come in Soph. 247e. IV 4,
124a 32 Suvapu? SidOsatp-xpriat; IvEpycia. Ma in IV 5, 126a 30, come osserva W.
WIELAND, Die aristotelische Physik , 212, si nota il trapasso al concetto specificamente
aristotelico. La parola Ivlpyeia e stata introdotta come concetto filosofico da Aristotele.
II 6, 112b 1 sgg. TO: avdyxrfi ECTTI , TOC 8 <h ? ETC TO TTOXU, TOC 8 6 TT6-
8
TEP TUXEV .
100 ARISTOTELE

formulato alcune importanti proposizioni della sua etica. Mi limito qui


207

alle cose di maggior rilievo. In luogo dell idea del bene compare cio che
e bene per natura ; Aristotele dice che il bene non ha un esistenza autono¬
ma come genere, ma esiste solo come proprieta. L anima e il valore piu
2

209
alto nella scala della natura, ed e la parte dominante rispetto al corpo;
nella parte razionale delPanima la saggezza e cio che vi e di piu alto; cio
che l uomo eticamente eccellente, nella sua qualita di spoudaios , trova de-
gno di essere scelto, ha valore di norma ;210 il piacere non e un processo di
movimento;211 e vero che tutto tende al bene, ma c e un bene che e bene
per se, un altro che lo e solo mediatamente 212 oppure in modo parvente;213
fra i beni alcuni sono fini, altri mezzi per il fine;214 in ogni singolo caso il
telos e cio che ha maggior valore;213 la felicita e preferibile alle singole virtu ,
per es. alia giustizia ; il fine e nella vita buona e nobile ;216 non esiste un unita
delle virtu ; il valore delle singole virtu e piuttosto relativo e dipende dalle
circostanze esterne;217 la piu alta fra le virtu e la phronesis. Aristotele sotto-
linea l importanza della scelta e della decisione volontaria ;218 si annuncia
anche l importanza del retto giudizio;21 e invece completamente assente la
dottrina del giusto mezzo.
Piu limitati sono gli spunti che rinviano alle sue teorie in materia di
filosofia naturale . La questione dell’eternita del mondo era evidentemente
di attualita ;220 Aristotele non ci informa pero circa la sua opinione in pro-
posito. Fa menzione della dottrina del movimento naturale degli elementi 221
e del concetto di continuo, da cui segue che il tempo non e movimento,

m Fondamentale e il lavoro di H. v. ARNIM, Das Ethische in Arisloleles Topik ,


Sb. d. Oesterr . Ak. 205: 4, Wien 1927.
** III 1, 116b 8 e III 4, 119a 10 zb oppure q> u <T£ i aya06v. - VI 6,
144a 11 ou y£vo<; xayaOiv aXXa Siatpopa. Invece Aristotele terra sempre fermo un
zb xaX6v universale, come fine di tutti i processi naturali: vedasi sotto, pp. 299, 304, 524.
209
V 1, 128b 18 ijiuyr]-aoj|i.a , 7rpoaTaxTix6v-u7r») pETix6v.
210
V 8, 138b 2 ISiov TOU Xoywraxou TO TrpojTov tpp6vt (xov. - III 1, 116a 14
8 ( jtaXXov 5v IXOITO 6 cpp 6vip,o <;... o[ aTrouSatoi... Ij TOIOUTOI elat.
211
IV 1, 121a 35 oux tlSoq ?) Sovi) r5)? XIVTJCTECO?. Contro Platone, Repubblica
583 ecc.
212
III 1, 116a 19 TrivTa yap TayaOou EtpiETai = EN I 1, 1094a 1. - 116 a 29
zb Si abzb ulpezbv , zb Si izepov .
211
VI 8, 147a 1 d&Xcc pci] TOU cpaivopivou ayaOou .
214
III 1, 116b 22 zb zl'Kop , zb Ttpoc, zb zibop .
215
VI 8, 146b 10 ( come nel Protr. B 17 ) zb zi'Kop EV £xaaToj zb (3£XTICTTOV.
216
III 2, 117a 21 alpETcoTEpov EuSaipovta Sixatoauv tj? ; III 2, 118a 7 (3£XTIOV
TOU £5jv zb EU v.
217
III 2, 117a 26 !v TQ xaipoj atpETUTEpov.
211
TrpoaipEatc, frequentemente, per es. 126a 36, b 10.
212
VI 13, 151a 5 6plH) Stavoia, ma non nel modo in cui parla dell opOoi; biyop
nelle Elicbe.
220
I 11, 104b 8 Tr TEpov 6 x8o(xoc 4(8LO? rj ou .
221
V 8, 137b 37 e piu volte.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 101

bensi misura del movimento. Che abbia gia formulato la sua teoria dei
venti 223 risulta dal fatto che critica la teoria di Metrodoro di Chio : « 11
vento non e aria ».
£ vero che Aristotele si serve nei Topici di singole formulazioni che
ricordano il linguaggio di Platone, e che non ricorrono piu nelle sue opere
posteriori ; ma la critica precedente ha attribuito un peso eccessivo a queste
particolarita. Chi parla nei Topici e un uomo che ha trovato la propria
strada nella filosofia, e si e costituito per essa un adeguata terminologia . A
una prima lettura l opera desta un impressione di cavillosita e di arcaica
soggezione alle distinzioni formali. L uniformita delle espressioni lingui-
stiche viene a volte considerata motivo sufficiente per stabilire l esattezza
di un riferimento oggettivo. Questa tenacia nell attenersi a do che noi
affermiamo, o possiamo affermare, di qualcosa e pero estremamente carat-
teristica di Aristotele, ed e forse, fondamentalmente, un espressione del suo
particolare common sense e della sua reazione contro l esuberanza della
speculazione ontologica di Platone. Di fatto, e sorprendente l indipendenza
del giudizio del giovane Aristotele in questa sua opera , e come egli si
distacchi da Platone, da Speusippo e da Senocrate su questioni decisive.
Sophistici elenchi. Il nono libro dei Topici e un saggio relativamente
autonomo sul procedimento sofistico nella fondazione del pro e del contro.
Questo procedimento era chiamato elenchos: si tratta del metodo che viene
a volte usato nei primi dialoghi di Platone.224 Soprattutto nell Eutidemo
Platone mostra come questo metodo possa essere usato per sopraffare l av-
versario ricorrendo a ogni specie di ragionamenti fallaci; e la trattazione
dei falsi ragionamenti nei nono libro dei Topici sta alYEutidemo cost come
la Retorica sta al Fedro. L elenchos viene definito come « l affermazione
del contrario in relazione a un solo e al medesimo oggetto, e non al no-
me », e il procedimento e caratterizzato come « un argomentazione la cui
conclusione contraddice all argomento originario » . La contraddizione deve
risultare di necessita dalle ammissioni, come osserva E . Kapp, e piu pre-
cisamente senza che nella serie di queste concessioni venga introdotta la
proposizione iniziale, che e nello stesso tempo la conclusione del sillo-
gismo.
L' elenchos e quindi soltanto una forma particolare della dialettica .
Il dialettico « sa trovare 227 le premesse sul cui fondamento, e giovandosi an-
che di proposizioni generali, puo dimostrare il pro e il contro ». La sua

222
IV 2, 122b 25-30; III 6, 120a 39.
223
In proposito, vedere sotto, p. 444.
224
166b 1 TOle, ycypapp voi? in contrapposizione a cv TO t ? <SV?J ypa <pijs. Natu-
ralmente anche nei dialoghi perduti degli altri socratici.
225
167a 23 2Xeyx ? avTttpa015 TOO auTou xal £v6?, (i.7) ovopaTo; aXXa 7tpdiy(zaTO?.
226 ° 4x Ttov 8O £VT«OV iZ, avdyxrji; [ jTj cruvapi.d (ioup.£vou TOO CV
RE IV A: l , 1056 -
dpyji La petitio principii e vietata.
227
Xa civ , 170b 8-11. Le apxai sono quelle abituali, la legge d identita ecc.
102 ARISTOTELE

argomentazione « non ha nulla che fare con una determinata specie di


questioni, come quelle che appartengono a una particolare scienza speciale ;
ne essa dimostra alcunche, ne e della natura della scienza che opera con
concetti generali chiaramente definiti ».22! Questa discussa proposizione e
diretta contro la concezione platonica di una scienza totale, che piu volte
Aristotele combatte in quest opera.229
In contrasto con Platone, Aristotele considerava la dialettica in primo
luogo come una tecnica, e non come una scienza speciale, quale e la geo-
metria oppure la medicina. Ed essa e, secondo lui, una bella tecnica ; nel
buon tempo antico le domande erano poste in modo tale che occorreva
semplicemente rispondere con un si o con un no. Ora pero, prosegue Ari¬
stotele, la dialettica e degenerata ; non si e piu padroni dell arte di porre
correttamente le domande : colui che risponde deve per prima cosa cor-
reggere le proposizioni astutamente formulate sulle quali dovra poi pren-
dere posizione.230 £ percio assolutamente ingiustificata l asserzione che Ari¬
stotele avrebbe condannato la dialettica di Platone. Egli ha semplicemente
una diversa concezione dello scopo della dialettica , e di questa respinge
duramente le forme disoneste.231
In secondo luogo, Aristotele distingue la dialettica dal suo metodo
apodittico, e questo perche mediante le domande e le risposte non si puo
in alcun modo dimostrare l esistenza di una cosa .232
In terzo luogo, nella dialettica ci si serve spesso di proposizioni e di
concetti negativi, come essere - non essere: « non esiste pero alcun ge-
nere del non essere » .233 Come vide gia l Owen, e questa , fin da principio,
e quindi gia nell opera sulle idee, una delle obiezioni di fondo contro
Platone.
Aristotele si pronuncia anche contro la dottrina delle idee, e anche
in questo caso adduce un argomento ben noto da tempo, che era gia stato
da lui utilizzato nell opera sulle idee.234 « £ chiaro che non si puo ammette-
re che cio che viene affermato in comune di tutte le cose ( di un genere )

2a
172a 13 ou xoiouxo? olo? 6 xa&oXou ( sc. Xoyog ) . Cfr. la definizione del
v.a&oXou , An. post . I 4, 73b 26-28, e le pregevoli osservazioni di G .E.L. OWEN, Logics
and Metaphysics , 176-177.
229
230
--
170a 22 itTOtpoi yap tool? al e7ua rij|xat.
175b 12 SiopOouv xijv pox iplav rij? 7tpoxaaEOi?.
2 1
)
171b 23 aS(.xo|xay £a xt?.
232
172a 15 ouSepta riyvt ) xcov Ssixvuouacov xiva 9601V (qui quasi = ouota )
Epo> xY)xtx laxiv. Considera i metodi accademici di classificazione come Sstxvuouaai
xiva uaiv .
233
Top. IV 6, 128b 8. Ilepl ESetov = Alex. In Met . 80, 15 - 81, 20. P. WILPERT ,
Friihschriften, 36.
234
178b 36 xpExo? (SvHp{07roc = « il terzo letto » Repubblica 597c = Partn.
132a-133a; inoltre 179a 7 xi 7rapa xoii? TroXXo' jq 2v, cfr. De Ideis 187 R., 150, 1 = An.
post. 77a 5. Aristotele sottolinea che xo yap SvOpo>7to? xai axav xi xoiviv ou X6SE xt .
In Zeta 13, 1039a 21 ritroviamo brevemente accennato il medesimo argomento. Sono
importanti le osservazioni del CHERNISS , Crit . of Plato , 290-295.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 103

sia un tode ti ( una cosa concreta ), ma esso e o una qualita, o una relazione ,
oppure una delle altre categorie » . L argomento del « terzo uomo » ha qui
la stessa forma che ha nel Parmenide \ se accanto all individuo concreto
esiste ancora l idea dell uomo, esiste allora anche un terzo uomo, e cioe
quello che viene affermato in comune dei singoli uomini.235
Le conclusioni fallaci derivano da un lato da ambiguita linguistiche,
dall altro da errori logici di specie diverse.236 Un esposizione sistematica di
queste false conclusioni si puo trovare in qualsiasi manuale di logica ; a noi
interessano qui soprattutto due osservazioni di Aristotele. « Quale che sia
il modo in cui classifichiamo le conclusioni fallaci, dobbiamo costatare che
tutte quante sono da ricondurre all ignoranza della natura della confuta-
zione. Le conclusioni possono essere valide solo se derivano con necessita
sillogistica dalle premesse ».237
Quando sono correttamente impiegati, i tre metodi sillogistici del-
Yelenchos , della dialettica e dell analitica si fondano tutti sul medesimo
principio: la connessione logicamente necessaria delle proposizioni.231 Per
questa ragione Aristotele attira l attenzione dell ascoltatore e del lettore
sulla fondamentale difficolta oggettiva, e cioe quella di riconoscere come
tali le determinazioni casuali.2 L esempio che egli fa e quello del paradosso
di Zenone sul movimento. Puo darsi il caso che una conclusione, che in
realta e falsa, sia formalmente dedotta in modo corretto, e a volte e diffi¬
cile scoprire il motivo dell errore; la cosa puo riuscire soltanto in quanto
si scopra l errore fondamentale nella conclusione.2" Il breve accenno che
qui si incontra dev essere inteso alia luce di cio che Aristotele dice in Pbys.
I 3. L essere degli Eleati non e un' ousia nel senso aristotelico, e cost anche
il concetto di movimento. « Solo nei casi in cui la proposizione A e B
indica una piena identita i predicati possono essere identici ».2
La risoluta distinzione fra le determinazioni essenziali e quelle casuali
e una delle conquiste importanti di Aristotele rispetto a Platone, ed ha
particolare importanza per le sue ricerche biologiche. Platone era certo ben
consapevole della distinzione; tuttavia non la formulo mai con chiarezza .242
II fatto che ne Platone, ne Aristotele ci abbiano detto come possiamo sco ¬

prire le determinazioni essenziali e un altra questione.

235
179a 8 TO xotvfj xaTrjyopoupLEvov ETTI 7iaaiv , cfr . De Ideis , ALEX. In Met. 84,
2-7 e P. WILPERT, Fruhscbriften , 84.
236
07
-
166b 21 IS!;co rij?
168a 18 rojcvTa? AVAXT£OV EE; Tf;v TOO zkiy/ ou lityvoiav, 21 SE! yap iy. TCOV
XEipL vtov (TUpLpaEveiv TB dup.7r£ pa (J ( jLa, COOTS X £yeiv avdcyxYj; AXXa (JLI) <patvEal>ai.
238
Pbys. II 7, 198b 7.
m 179a 27 29 e 179a 37 JL6VOI TO x Ta
2.0
179b 23
- (
i];eu8oO ;
? ? * -
< (TuXXoyiopLou .
rrjv ouolav a8ca <p6pot ;
<.

1.1
179a 37 p.6voi? zoic, xaza TJJV ouatav 48iaiy 6poi; e dunque il suo argomento
fondamentale.
242
Politico 262a TO ptfpo? apia EISO? iylzos e la discussione seguente. Si tratta di
cio che Aristotele denomina Siapopdc.
104 ARISTOTELE

Anche le parole traggono in inganno:!4!


« Chi domina l arte di distinguere rigorosamente i significati delle parole si
avvicina alia verita . £ difficile riconoscere che cosa nella lingua viene espresso
ugualmente e che cosa in altro modo, cioe che cosa e semanticamente identico
oppure no. Giacche tutto cio che viene asserito di qualcosa e da noi concepito
come una cosa individuale e come identico con la cosa . L identita con se stessa
e l esistenza reale sembrano appartenere alia cosa singola e a ci6 che esiste real-
mente.244 Inganni che dipendono da incomprensioni del linguaggio avvengono
piu facilmente quando uno conduce una ricerca insieme con altri, che quando
uno la fa per conto proprio. Quando uno stia da solo, e in grado di ponderare
la cosa stessa;245 tuttavia ci si puo pur ingannare, non appena si dia alia ricerca
la veste delle parole ».
In un altro passo 246 si legge che la distinzione fra gli argomenti diretti
contro la formulazione linguistica e quelli diretti contro i pensieri non e
in realta corretta , perche non riguarda il discorso, bensi l atteggiamento di
colui che risponde verso cio che ha concesso. A seconda del modo in cui
il parlante le accentua e percio
, le raggruppa, le medesime parole possono
ricevere diversi significati: 2 7 « Vedere con gli occhi battuto puo
essere espresso in modo tale da significare o Io stesso vidi che X veniva
battuto oppure Vidi che X veniva battuto con occhi ” ». Questa distin¬
zione divenne logicamente importante nella discussione di « non puo esse¬
re » e « puo non essere ». Nella sua pregevole disamina della sillogistica
aristotelica 248 E. Kapp afferma forse troppo categoricamente che tutti i ten-
tativi di spiegare il sillogismo aristotelico secondo le leggi della vita psi-
chica individuale, oppure di inquadrarlo fra i fatti propri dello spirito, sono
infondati: fin dalla giovinezza , infatti, Aristotele era stato un ricercatore
che si sentiva pienamente soddisfatto quando esaminava per se solo i pro-
blemi.24
Anche il libro IX attesta il ben noto common sense aristotelico. Un
solo esempio:
« Gli uomini non hanno in realta quegli ideali che professano. Dicono le
cose che suonano belle, ma ogni giorno i loro sforzi tendono a cio che riesce
loro utile. Proclamano che una nobile morte e preferibile a una vita di godi-

243
II problema ontologico del Sofista viene trattato semanticamente nel capitolo 7,
169a 30-36.
244
169a 35 TCJ £vl xal Tyj ouaia pdcAtara Soxei Trap TreaOai TO T68E TI xal TB 8v.
2,5
A 169a 40 auxo rb 7tpaypa non significa ovviamente ne « la cosa in se », ne
l idea nel senso di Platone, e nemmeno la « cosa concreta », bensf la questione, lo
stato dei fatti.
246
170b 29 EV TO T6V dt 7toxpiv6 p.evov g eiv mo? repix; ra SeSopiva.
247
La questione e ben illustrata nel capitolo 20.
248
RE IV A:1, 1064.
249
Protr. B 56 DURING, p.eO f )8ov% rj 7tpoae8pe£a. 169a 39 e 175a 9 7tpi> ;< ra?
xaH auxiv CtjTrjaELs ; 177a 7, T8 xaxa CT/ OX /JV iSetv aov. A proposito di <r/ oXf ) vedasi
'

J.L. STOCKS, « Cl. Qu . » 1936, 177-187, E. MIKKOLA, « Arctos » 2, 1958, 68-87, e


sotto, p. 543.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 105

mento, e che 1 onesta poverta e migliore della ricchezza disonesta . Ma in realta


vogliono sempte l opposto ».2!0
Che Aristotele sottolinei spesso quanto grande sia l utilita 251 di saper
padroneggiare questa tecnica, e cosa che si intende da se. Nel loro com-
plesso i Topici sono stati pensati come un opera di introduzione pratica.
II nono libro e scritto di buon umore: di fatto, e tma delle piu divertenti
opere di quell Aristotele che si ritiene solitamente cosi arido. Egli non
aveva simpatia per i sofisti del suo tempo,20 che « si gonfiavano e si abbi-
gliavano secondo tutte le regole ». 3 Alcuni dei suoi esempi sono palese-
mente derivati dalle facezie accademiche; per es. questo: « Fondandosi
sulla proposizione di Zenone taluno contesta che sia raccomandabile fare
una passeggiata dopo colazione ». Ed e consolante scoprire che anche un
cervello d eccezione come il suo avesse esperienza di certi incidenti.255

Gli Analitici
Gli Analitici primi. Non ci e dato di sapere quando Aristotele compf
il passo che lo porto a distinguere il sillogismo scientifico da quello dia-
lettico. A1 tempo in cui scriveva il primo e il nono libro dei Topici , si era
ormai convinto del fatto che nel sillogismo scientifico erano ammesse sol-
tan to proposizioni vere e indimostrabili; forse pero quando scriveva il primo
libro non aveva ancora intuito in qual modo si potesse trovare un proce-
dimento che permettesse di separare la sillogistica, come la intendiamo noi,
dal dialogo: « Non e facile trovare un procedimento del genere, e inoltre

smo dialettico; la differenza dipende, secondo lui, dal diverso contenuto


di verita e di essere nelle premesse; ma la necessita sillogistica e in tutti
i casi la medesima ».2!7
Negli Analitici primi Aristotele lo dice con chiarezza: « Il metodo e
dovunque il medesimo; quando sono in questione la scienza e la verita,
le proposizioni devono essere vere e reali, nel dialogo invece si possono
250
172b 36, cfr. Protr. B 103 DURING, e i paralleli ivi addotti .
2il
XP crtfJL 0?5 specialmente nel cap . 16 .
= 165a 22 xpi)P 'iicTai dmi (paivop vY)? 0091a?, come nel Protagora 313e e nel
22

-
Sofista 231d gp.7top6i; TI? Trcpl ra Trj? paO jpiaTa . Parla invece con grande ri-
spetto degli dcpxaioi a 173a 9 : coloro a cui pensiamo noi quando parliamo dei Sofisti .
255
164a 27 9uXcTixto? 9U 0ifjaavTc? xal iiaaxcudaavTc? aurou?, originalmente tra-
dotto dal Rolfes .
254
172a 8, cfr . cap . 33 .
255
175a 26 uarcpoupev Ttov xaipwv 7roXXdxi;.
254
Top. I 6, 102b 36-38 . Le parole consentono evidentemente anche di essere
interpretate nel senso opposto.
= RE IV A : 1 , 1057. Si veda sopra , p. 101.
2 7
106 ARISTOTELE

trarre conclusioni da proposizioni assunte a piacimento ».258 E alia fine del


medesimo capitolo osserva : « Abbiamo ora compendiosamente illustrato
come si debbano scegliere le premesse; nei particolari abbiamo esaminato
tutto cio con maggior precisione nel nostro corso di dialettica » . Questa
frase ci insegna in primo luogo che il principale compito del metodo sillo-
gistico e quello di trovare le giuste premesse ; in secondo luogo, che Ari-
stotele non considerava affatto superati i Topici. Indirettamente egli ci dice
questo: « ho trovato ora quella forma speciale del sillogismo, che avevo
in mente quando formulavo la mia definizione nei TopiciLa successiva
discussione del procedimento analitico e introdotta da Aristotele con que-
ste parole: « Da quel che si e detto e chiaro quali siano le parti che co-
stituiscono la dimostrazione; dopo di cio bisogna ancora esaminare come
si debbano ricondurre 260 i sillogismi alle figure illustrate: questo, infatti,
manca ancora alia nostra ricerca ; qualora ci riesca di comprendere ( anche )
la formazione e la struttura del sillogismo ( analitico ), avremo raggiunto il
nostro scopo ». Negli Analitici come nei Topici la parola sillogismo signi-
fica conclusione in generale; in questo passo Aristotele pensa , naturalmen-
te, in particolare alia forma analitica . Li Aristotele afferma la sua convin-
zione che la sillogistica speciale degli Analitici primi trae le sue origini dal
dialogo dialettico.
Il procedimento e denominato da Aristotele analysis. £ descritto da
lui come un procedimento mediante il quale i termini ( horoi ) vengono pre-
cisati e ordinati in modo tale che la conclusione segue di necessita. I termini
sono tre: maggiore ( P ), minore ( S ) e medio ( M ). Possono essere assunte
come termini soltanto quelle parole che indichino qualcosa che esiste real-
mente: 262 se la formulazione del sillogismo e corretta , qualsiasi vocabolo
di questo genere puo essere incluso. Il sillogismo di questo tipo e chiamato
da Aristotele teleios , cioe perfetto o evidente. Il tipo fondamentale, detto
prima figura , ha dunque la forma seguente:
P e valido di ogni M
M e valido di ogni S
P e valido di ogni S
Ovvero: se tutti gli M sono P e tutti gli S sono M, allora tutti gli S
sono P, giacche nelle esposizioni moderne i termini sono enunciati in ge¬
nere nell ordine inverso : se tutti i cetacei ( M ) sono mammiferi ( P ) e
tutti i delfini ( S ) sono cetacei, allora tutti i delfini sono mammiferi. Nella
seconda figura il termine medio viene asserito sia del maggiore che del
251
An. pr. I 30, 46a 3-10, cfr . Top. I 1, 100a 28 - b 23.
259
100a 25, 165a 1.
290
I 32, 46b 40: dva ofiev e qui sinonimo di avaXuopev.
261
I 38 , 49a 19. Su dvaXiiciv cfr. B. EINARSON, « AJPh » 57 , 1936 , 36 -39 .
242
I 38, 49a 24 TpayfXayo; e l esempio tipico di una parola che non e consentito
assumere come termine; si puo avere scienza di simili vocaboli soltanto in quanto essi
indicano qualche cosa di non esistente. La motivazione filosofica si trova in Gamma 4,
1006a 28 sgg.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 107

minore ; il termine maggiore deve essere universale, e una delle premesse


negativa : « Se tutti i delfini sono cetacei e nessun pesce e un cetaceo,
nessun pesce e un delfino » ; oppure: « se nessun pesce e un cetaceo, e tutti
i delfini sono cetacei, nessun delfino e un pesce ». Nella terza figura il ter ¬

mine medio e il soggetto di cui vengono asseriti sia il termine maggiore che
il minore : « se tutti i cetacei sono mammiferi e tutti i cetacei sono animali
acquatici, alcuni animali acquatici sono mammiferi ».
£ facile vedere che il risultato e una proposizione vera quale che sia
la parola introdotta ( con le eccezioni sopra segnalate ). Lo schema attestato
dalla logica scolastica Barbara, Celarent ecc., che il Ross ( fondandosi sul
Becker 5 ) presenta nella forma di una tabella , offre 256 combinazioni. Ari-
stotele dimostra che 24 di questi sillogismi sono evidenti riducendoli alia
prima figura .
Le obiezioni principali contro questa teoria del sillogismo assiomatico
sono che nessuno pensa in questo modo, e che la conclusione non segna
alcun progresso nella conoscenza . I traduttori 264 e i commentatori tedeschi
osservano generalmente che dalle premesse non consegue in realta nulla
di « nuovo ». Il Kapp scrive molto giustamente che « Aristotele stesso non
si e affatto occupato del problema di quanto, nel sillogismo della sua ma-
tura dottrina dell argomentazione, la conclusione segni qualcosa di nuovo
rispetto alle premesse. Lo scopo pratico dei suoi Analitici primi , messo in
rilievo con notevole forza, non e di insegnare come si debba compiere il
passo, che conduce alia conclusione, sulla base di premesse date; il compito
praticamente proposto e invece questo: come posso trovare le premesse
necessarie 2" alia dimostrazione per una conclusione data ? ».
Il sillogismo analitico e una proposizione condizionale. £ percio es-
senzialmente distinto dal sillogismo della tradizione scolastica, che si in ¬
contra soltanto presso logici influenzati dallo Stoicismo. Aristotele usa sol-
tanto termini universali, mai particolari, e non presenta nella sua esposi-
zione sistematica alcun esempio con termini concreti. Soltanto scorrette
combinazioni delle premesse ricevono un esemplificazione concreta. Un pas¬
so decisivo fu poi l uso delle lettere dell alfabeto come simboli per termini
variabili: con esso Aristotele fondo la logica formale. Sembra che egli abbia
considerate e compiuto questo passo come una cosa naturale: nella Fisica
fa abbondantemente uso di simili simboli alfabetici . Le costanti logiche della
logica di Aristotele sono i quattro tipi di predicazione: A = spettante a
tutti, E = a nessuno, I = ad alcuni ,2 O = non a tutti. L uso della copula
e evitato, le connessioni sono « se P e M , allora S ». Determinante per la

265
A . BECKER , Die arist . Theorie der Moglichkeitsschlusse.
264
II Rolfes traduce ffxep6v xi ( 24b 19 ) con « qualcosa di diverso », il Gohlke
con « qualcosa di diverso da questo ». Sulle interpretazioni di Prantl, Riehl, Maier ed
altri cfr. KAPP, RE IV A: l , 1053-1055. Il Ross rende exep6v xt semplicemente con
« qualcosa ».
265
Cfr. Soph. El. 170b 8-11.
2
a6pt( jxo;< , indeterminate.
108 ARISTOTELE

forma del sillogismo e la posizione del termine medio. Per provare che e
possibile asserire P di S, c e bisogno di un terzo termine M. La connessione
puo darsi allora in tre modi: P puo essere asserito di M, e M di S; oppure
M puo essere asserito di entrambi, P e S; oppure entrambi questi due
possono essere asseriti di M. Ne risultano tre figure che si riconoscono
dalla posizione del termine medio.
Perche Aristotele ignoro la quarta possibility,267 cioe che M sia asserito
di P e S di M ? M £ opinione del Ross che Aristotele si sia fondato sul pro-
cesso reale del pensiero ed abbia percio escluso la quarta figura dalla sua
teoria per la ragione che noi non pensiamo mai secondo la forma di questa
figura . Forse possiamo dire meglio che Aristotele considero questa figura
assolutamente priva d importanza per il suo sistema .
La sillogistica aristotelica presenta una teoria dell argomentazione su
basi assiomatiche dal carattere ancor piu rigoroso della geometria di Eu-
clide. II carattere assiomatico dei sillogismi evidenti si fonda sul fatto che
essi possono essere confermati o provati con l aiuto di certe regole dimo-
strative. La piu importante di queste regole era chiamata dagli Scolastici
dictum de omni et nullo : m « Cio che vale del genere ( M ), vale anche per
la specie ( S ); cio che non vale del genere, non vale della specie » . I sillo¬
gismi evidenti o perfetti della prima figura sono dunque assiomaticamente
validi per il fatto che sono verificati mediante il dictum de omni et nullo ;
tutti gli altri possono essere ricondotti mediante diversi metodi ai sillogi¬
smi validi. Due di questi metodi sono puramente logici, la conversione e la
reductio ad impossible; il terzo metodo e denominato da Aristotele ekthe-
sis : m la traduzione con « esposizione » conduce completamente fuori di
strada . Prendiamo ad esempio il sillogismo gia sopra addotto nel modo
Darapti: « Se tutti i cetacei ( S ) sono mammiferi ( P ), e tutti i cetacei sono
animali acquatici, alcuni animali acquatici sono mammiferi ». Cio puo essere
provato, dice Aristotele, prendendo in considerazione un animale che ap-
partiene al genere S. Troveremo allora che esso e sia P che M, e se questo e
vero, alcuni M sono P. Aristotele, dunque, si rifugia qui, come osserva il
Ross, nell osservazione empirica o, in ogni caso, in una considerazione og-
gettiva , al fine di verificare il rapporto fra il termine medio e il maggiore ;
non mostra pero per quale ragione essi stiano logicamente in tale rapporto.271
267
I 23, 40b 33 - 41a 2.
261
I 28, 44a 31 ivTeoTpa(X(x£vo? mjXXoyio(x6?. Poiche Aristotele non riconosce
una quarta figura, chiama questa conclusione « inversa », e la deduce mediante la
conversione del modo Barbara: Ross, Analytics , 34. - Secondo il PATZIG , Die Syllo-
gistik , 117-127, Aristotele non ha ignorato, bensf criticato la quarta figura , e questo
perche egli aveva certi sospetti contro l introduzione di una quarta figura, e soprattutto
perche non poteva definirla servendosi dei metodi da lui sviluppati.
269
I 1, 24a 14.
270
I 6, 28a 23, ben commentato dal Ross, di cui si confronti anche l introdu ¬
zione, p. 32.
271
II PATZIG, op. cit., 170, critica questa spiegazione, che risale ad Alessandro di
Afrodisia, e adduce la prova che Aristotele con il termine intende l introduzione
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 109

Soprattutto, Aristotele non spiega perche certe proposizioni e certe


relazioni fra le proposizioni sono necessarie. Sa benissimo che esistono pro¬
posizioni che sono valide senza tuttavia essere sillogismi : « II necessario
ha estensione piu ampia del sillogismo, poiche ogni sillogismo e qualcosa
di necessario, e tuttavia non tutto il necessario e un sillogismo ». Balza
m

qui subito agli occhi che Aristotele confonde la regolarita nella natura con
la coerenza logica ; e il Ross suggerisce molto giustamente che la cosa e
spiegabile dalla situazione storica. Aristotele si trovava davanti alia que-
stione al suo tempo tradizionale: « perche le cose sono cost come sono ? ».
Soltanto proposizioni nella prima figura dicono qualcosa in proposito. Pro¬
posizioni nella seconda e nella terza figura ci danno soltanto i fondamenti
della conoscenza, non quelli dell essere; danno la ratio cognoscendi , non la
ratio essendi. « Se cerchiamo la verita, I ordine dei tre termini sillogistici
deve coincidere con la realta effettiva » .m Realta effettiva sono pero per
Aristotele non soltanto « le cose », ta pragmata, sebbene egli si esprima
spesso in, questo modo, bensi anche quelli che egli chiama ta phainomena.
Il testo 7 4 ci dice che questi non sono puramente « osservazioni astrono-
miche » ( e forse in minima parte sono realmente osservazioni ), ma ogni
specie di dati , che si raccolgono dai libri e dall intera esperienza .775 Aristotele
chiude questo capitolo con la professione del suo compito di studioso, in
verita un pio desiderio: « Se la ricerca non avra trascurato nulla di cio che
oggettivamente appartiene alle cose, per tutto cio di cui si da una dimo-
strazione saremo in grado di trovarla e di fondarla ; e inversamente, dove
naturalmente non se ne da alcuna , potremo render chiaro questo ». £ un
bell attestato dell illimitata fiducia che quel geniale giovane aveva nella
propria capacita scientifica .
Il cap. 31 contiene una critica dei metodi diairetici dell Accademia:
ritornero sull argomento nell illustrazione di PA I . Come osserva il Cher-
niss ,777 risulta dalle parole introduttive che era intenzione di Aristotele
evitare che il suo metodo sillogistico fosse posto in qualsiasi relazione con
il metodo della diairesis. Egli critica questo metodo non tanto come metodo
di classificazione: lo respinge come metodo dimostrativo.
« Ogni classificazione in genere e specie e come un sillogismo debole,273

di un concetto subordinate al concetto dato. L interpretazione del Patzig e probabil-


mente corretta.
272
I 32, 47a 22-35.
273
I 30, 46a 8 XOCTOC plv aXfjOeiav ex Ttov XOCT <iXf )8eiav 8iayeYpa|j.|j.ev(ov
xmtipytw. La « necessita » a cui qui Aristotele pensa e da lui espressa a 94a 21 ( e in
PA 677 a 18) con la formula T8 Ttvtov OVTCOV TOUT eTvat . Che egli intuisca la relazione fra
nesso logico e ontologico risulta con chiarezza da 94a 24-27 ; sennonche confonde a
volte fondamento-conseguenza con causa-effetto.
I 30, 46a 17-27.
7,5 Qr
. i paralleli di Top. I 14 e Rhet . II 22, 1396b 5.
276
Vedasi sotto, p. 591.
277
Crit . of Plato , 28.
m olov aollevi]? . .
crjW OYto|j.6t;
110 ARISTOTELE

ed e di fatto una petitio principii , poiche cio che si conclude e un genere piu
ampio di quello che si puo determinate. Coloro che impiegano questo metodo
[ il riferimento e a Platone e a Speusippo ] non hanno visto questo errore. Per-
cio essi cercavano di enunciare un procedimento dimostrativo, che si fondava
sul falso presupposto che sia possibile addurre una dimostrazione valida del
che di una cosa ».
II punto essenziale e dunque che non si puo assolutamente provare che
cosa una cosa e,279 ma si possono soltanto determinare le sue proprieta . Co¬
me si giudichi oggi la logica aristotelica , si apprende da Lukasiewics.2

Il secondo libro degli Analitici primi contiene parecchi particolari in-


teressanti, ma non forma in alcun modo un unita . £ percio consigliabile
trattarne gli aspetti importanti per la storia delle idee in connessione con la
dottrina aristotelica della scienza .
La sillogistica di Aristotele e una delle piu eminenti conquiste nella
storia del pensiero esatto. Dobbiamo peraltro rammaricarci che la soprav-
valutazione di questa dottrina, per se giustamente tanto famosa , abbia posto
in ombra le altre sue realizzazioni. La sillogistica analitica non ha in realta
quasi alcuna funzione ne nella vita quotidiana , ne nella scienza . £ vero
che Aristotele stesso cerco in seguito di risolvere il problema del passag-
gio dalla riflessione all azione interpretando quel processo come un sillo-
gismo pratico: 221 ma e questa puramente un analogia , cui egli ricorre per
confermare la sua concezione della psicologia dell azione. Nelle sue stesse
ricerche scientifiche troviamo che l impiego del procedimento sillogistico
e relativamente raro .
Quando definiamo questa sua dottrina come logica formale, intendiamo
con cio dire che la necessita sillogistica e la correttezza della conclusione so-
no del tutto indipendenti dall oggettiva verita o falsita delle premesse. Se
pero si verifica che le premesse sono vere, anche la conclusione dev essere
vera . Le regole che Aristotele illustra ci insegnano quali conclusioni valide ,
e sulla base di quali premesse, sono possibili ; e inversamente: ci insegnano
a trovare le giuste premesse per una proposizione data . Trovare gli oggettivi
punti di partenza e compito dello scienziato: la sillogistica gli fornisce sol¬
tanto le regole del gioco .
Gli Analitici secondi . « Ogni insegnamento e ogni apprendimento ra-
zionale si formano a partire da una conoscenza gia presente ».212 La modalita
di questa conoscenza e del sapere che su di essa si fonda e il principale
problema degli Analitici secondi . NelPultimo capitolo del secondo libro
Aristotele tenta di chiarire la formazione di quella conoscenza ; il primo li-
m 46a 36 7rcpi dbr68ei!;iv ytyveodat v.al TOU Tt CUTIV.
ouutac,
280
logic from the standpoint of modern formal logic,
J. LUKASIEWICS, Aristotle s
Oxford 1957, 2 ediz. (con tre nuovi capitoli sulla logica modale ).
2.1
De motu 701a 8, EN 1147a 24 - b 6. Cfr. D.J. ALLAN , The practical syllogism,
Autour d Aristote, 1955. Ritorneremo sulla questione sotto, a p. 390.
2.2
I 1, 71a 1 iy. TTpoOtrap/outTYji; ytyvc rat yvuocox;.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 111

bro non tratta dunque della scienza in generale, bensi di una particolare for¬
ma del sapere, che noi siamo soliti definire come scienza deduttiva o assio-
matica . L oggetto della discussione di Aristotele nel primo libro non e
propriamente una teoria generale della scienza. Tutti coloro che giudicano
283
cosi severamente la teoria aristotelica della scienza sembrano tacitamente
assumere che Aristotele negli Analitici ha descritto gli oggettivi metodi di
lavoro dello scienziato; e cioe: poiche si costata facilmente che nelle sue
stesse opere scientifiche il metodo della apodeixis ha una funzione secon-
daria, la conclusione e facilmente data : il metodo deduttivo non e che una
nebulosa teoria, banale e priva di valore per la scienza.
Prima di Socrate la parola che indica il sapere, episteme significava ,
come sophia in Omero e in Pindaro, « essere padrone di un mestiere » o
« di un arte ». I sette saggi erano stati chiamati sophoi grazie alia loro
abilita politica . Cosi e anche per Yepisteme : per il politico essa era l arte
di guadagnare a se gli uomini neH assemblea popolare. Socrate diede pero al
termine un altro significato: non si stanco mai di ribadire che episteme
non significa « l arte di guadagnare gli uomini alia propria opinione », ma
l intelligenza e perizia reali, e in particolare l intelligenza morale. £ questo
un problema di fondo nella sua Apologia , che Platone ha illustrate anche
nel Gorgia entro un disegno piu ampio. La perizia si ritrova in tutti i
mestieri e le arti che operano con un metodo sicuro e tendono a un qualche
bene ; deve dunque darsi anche nell etica una episteme , e cioe un metodo
sicuro, un sicuro criterio, una sicura « scienza di cio che e buono ». Come
osserva il von Fritz, Platone non ha mai usato il termine episteme per le
scienze naturali ; e il critico ricorda anche che Platone non poneva affatto
sul medesimo livello sapere etico e matematico. Alla fine del sesto libro
della Repuhblica, Platone descrive la differenza fra i metodi del matema ¬
tico e quelli del filosofo:
« Esistono due mondi, quello del pensiero e quello visibile. Questo mondo
e una copia di quello, e sta, rispetto aU originale, nello stesso rapporto in cui
stanno opinione e credenza rispetto a intelligenza e sapere. Nel mondo del
pensiero si danno due sezioni. Nell una, che e quella inferiore, l anima fa uso
degli oggetti del mondo sensibile come di immagini riflesse. Anziche risalire a
un principio supremo, essa discende a una conclusione. Nell altra partizione del
pensiero l anima procede da una proposizione sicura, hypothesis , e risale fino a
un principio che non ha bisogno di alcuna prova, a un inizio, cioe, non condi-
zionato da presupposti.2"5 Senza impiegare le copie, servendosi delle idee sole,
l anima conduce a termine la ricerca.

!S3
Citiamo a titolo di esempio ANSCOMBE-GEACH, Three philosophers , Oxford
1961, 6: « Aristotele dice questo in quello che e, a mio giudizio, il peggiore dei suoi
libri: il primo libro degli Analitici secondi. - La sua teoria della dimostrazione scien-
tifica e qualcosa che ha davvero bisogno delle scuse che Aristotele chiede ».
Per quanto segue, si vedano le pregevoli osservazioni di K. VON FRITZ, « Stud .
Gen. » 1961, 610.
5
4vu7T<50eTOV apyrp).
112 ARISTOTELE

I matematici partono da ptesupposti che essi assumono come noti,2®6 e per


i quali non devono rendere conto alcuno. Conducono a termine la ricerca finche,
con assoluta consequenziarieta, abbiano raggiunto il fine della medesima . Vero e
che il geometra fa uso di figure, ma non pensa a esse, bensi a quelle figure di cui
esse sono copie.
II filosofo che e padrone dell arte dialettica fa uso di hypotheseis che sono
proposizioni incontestabili. Egli non usa pero queste proposizioni come degli
inizi oltre i quali non ricerca piu, bensi come punti di partenza,2*7 muovendo
dai quali sale passo passo, fino a che raggiunge l inizio primissimo che non ha
piu bisogno di alcuna hypothesis ».

La concezione dell essenza del conoscere che qui Platone illustra, e


che egli ha sostenuto fino alia fine della sua vita, e stata fatta propria da
Aristotele ; con la sola differenza importante piu dal punto di vista della
storia dello spirito che da quello filosofico che egli respinge la teoria dei
due mondi. Con cio stesso la dottrina platonica delle idee divenne per lui
un problema gnoseologico di importanza primaria. Egli accetto quasi tutti
gli altri postulati della teoria platonica della scienza : le prime proposizioni
devono essere indimostrabili, la struttura deve essere assiomatica , il pro-
cedimento deduttivo ; le prime proposizioni, inoltre, devono essere evidenti
per s£, e possedere percio una particolare qualita gnoseologica , che le pone
sul medesimo piano della conoscenza delle idee. Un passo piu indietro, in-
fatti, Aristotele non poteva , o non voleva , farlo. Nessun filosofo prima di
Platone ha affermato quest esigenza dell evidenza assoluta, che sarebbe stata
cost determinante per il futuro. Platone interpretava il sapere a priori come
la conoscenza delle idee esistenti al di fuori dello spazio e del tempo,2*' e
intendeva il processo come una reminiscenza , anamnesis. Il fondamento da
cui muoveva era che l universo forma un unita intelligibile Se sfrondiamo
dei suoi tratti artistici e mitici 1 illustrazione platonica della reminiscenza
il che e lecito, poiche dietro il geniale narratore e animatore di dialoghi si
nasconde il pensatore geniale ci imbattiamo nella convinzione che « 1 ani-
ma si accosta a cio a cui e affine » . ° La medesima cosa dice Aristotele, ma
in maniera completamente diversa , e fondandosi su presupposti del tutto
diversi: « tutto cio che e vero deve accordarsi da ogni lato con se stesso ».OT
E questa la concezione di fondo di tutti quei filosofi i quali sostengono che
la conoscenza non puo essere completamente spiegata in quanto la si ana-
lizzi in percezioni e impressioni sensibili sopra una tavoletta che in pre-
cedenza non era scritta . Le « idee innate » di Descartes, il nisi intellectus
ipse di Leibniz , la conoscenza a priori di Kant sono tutte varianti ben note
della dottrina dell anamnesis.
,
26
&7roH£ pevoi <!>; elSizei;, cfr. An. post. II 3, 90b 31.
287
511b: TO 8vn uTro aeiq.
2
6 u7rspoupdmo<; z6 noq Fedro 247c; erc xeiva tijs ou <na<; Repubblica 490b.
m Menone 81c: &ze
yap T? js cpuaecoq i.ni <rr] C, auyyevoo:; oumnq.
Repubblica 490 b.
2,1
An. pr. I 32, 47a 8: Set KXV TO aXvjHes AUT8 lauxu 6 p.oXoyoup.evov elvai
TOfvTr; ; cfr. EN I 8, 1098b 11.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 113

Che cosa poteva osservare Aristotele ? Nella sua opera giovanile Sulle
idee egli aveva criticato la dottrina platonica delle idee essenzialmente sulla
base di motivi gnoseologici.292 L uso saldamente stabilitosi nel linguaggio
filosofico, secondo il quale Platone parla di idee e Aristotele invece di
forme, ci induce a dimenticare che anche Aristotele aveva una sua dot ¬
trina delle idee. Egli accetto infatti gli aspetti logici e semantici della teoria
platonica delle idee e, a partire da questo fondamento, sviluppo una dot ¬
trina dell' eidos che era una teoria logica , semantica, psicologica e, in certa
misura, anche gnoseologica e ontologica ; poiche pero fin dal principio
rifiuto il chorismos , e dunque l esistenza separata degli eide , incorse in ogni
genere di difficolta. Cio che ora prima di tutto ci interessa e il tentativo
da lui compiuto negli Analitici secondi di sostituire la dottrina platonica
della reminiscenza e dell immediata evidenza dei principi supremi con la
sua propria dottrina del modo di riconoscere nella molteplicita cio che e
universale e comune. Come nota il Cherniss, questo suo tentativo mostra
da un lato una concordanza con Platone nella presentazione e nella deter-
minazione dei fondamentali problemi gnoseologici e logici ; dall altra, tutta
la differenza tra la soluzione platonica e quella propria di Aristotele.
Il primo libro tratta dunque della scienza deduttiva e delle sue con-
dizioni. Era fondamentale convinzione di Aristotele che gli assiomi della
scienza debbano essere non soltanto necessari , ma anche universali. Le
proposizioni devono avere la forma seguente: per tutte le cose che hanno
la proprieta S vale che hanno anche P. Il metodo dimostrativo che egli
denomina apodeixis « ha che fare con cio che appartiene per se alle cose » . 3
Tradotto nel linguaggio del nostro tempo, tutto cio significa che le
proposizioni della specie che viene usata nel pensiero scientifico, o nella
esposizione scientifica , sono proposizioni in cui un attributo significante
viene asserito di qualche cosa di esistente. « Sappiamo qualcosa nel senso
piu pieno quando sappiamo non soltanto che la cosa e cost, ma anche che
non puo essere in altro modo ».** Questa proposizione fondamentale e in-
contestabile. Ma ecco che viene in luce Pelemento specificamente platonico-
aristotelico: il sapere definito in quel modo si consegue mediante conca-
tenazioni di premesse e conseguenze. A1 fine di evitare un regresso all in-
finito si deve in qualche punto pervenire a un « inizio », a un arche
( un principio ). Queste proposizioni prime devono « essere vere, prime, im ¬
mediate, piu facilmente conoscibili, anteriori alia conclusione, e di questa
devono determinate la struttura ».295 Particolare interesse ha qui il termine
aition , da me tradotto con « determinate la struttura
, ». Abitualmente si
rende con « causa ». Un confronto con la Fisica 2 6 ci insegna che Aristotele
292
, Vedasi sotto, pp. 270, 284.
2 3
I 22, 84a 11: 4<m TTOV o <ra UTrdpyei xa aoxa xou; 7rp<xypux(nv.
29
I 1, 71b 9.
255
I 1, 71b 20. Molto spesso Aristotele usa la formula itrxaxaf TOO ( si giunge a
un punto d arresto ). Platone dice ou8£v 7repaix£ pto £/) XEIV.
,2 6 Phys . II 6, 198a 7.
114 ARISTOTELE

considerava sotto lo stesso aspetto la necessita fisica e quella logica. Ora, e


perfettamente chiaro che con la sua dottrina dei quattro aitia Aristotele in-
tende descrivere la struttura delle cose, e non le loro « cause » nel senso in
2,1
cui noi usiamo questo termine.
L accumularsi degli attributi non pub pero nascondere che l afferma-
zione di Aristotele sopra riportata non e logicamente sostenibile. In se, e
corretto assumere proposizioni indimostrabili come punti di partenza di
una sequenza dimostrativa . Simili proposizioni sono da noi considerate
sicure quando mantengano la loro validita in un sistema di proposizioni.
II contenuto di certezza delle « prime proposizioni » dipende dunque dalla
loro funzione nel sistema di riferimento e non e affatto assoluto ; Aristotele
invece non giunse mai a concepire che ogni scienza presenta un sistema
di ipotesi e di deduzioni che viene verificato oppure scosso secondo che
le conseguenze concordino con l esperienza .2 Come Platone, egli era con-
vinto del fatto che esiste « un inizio del sapere », mediante il quale noi
possiamo determinare gli horoi , ossia gli oggetti e i termini di orienta-
2
mento. La scienza assiomatica costituisce un sistema in cui tutte le pro¬
posizioni , eccetto le archai , possono essere derivate con assoluta verita dal-
Yarche. La concezione platonico-aristotelica delle archai assolutamente vere
ha avuto una straordinaria importanza come ideale nella storia dello spirito.
La prima questione che si doveva sollevare era dunque questa: come
si origina una conoscenza di tal genere ? Platone fa uso di diverse metafo-
re, che tutte vengono a significare che questa conoscenza e inconsapevole.
Dal punto di vista di Aristotele questa e una contradictio in adjecto. Egli
si ricollega invece alia concezione platonica *" secondo cui e possibile sa ¬
pere in un duplice modo, proprio come si pub, per esempio, vivere in un
duplice modo, nel sonno o nella veglia. La nuova formula, predestinata
ad assumere un ruolo cost importante nel suo pensiero, fu energeinII
termine e il concetto di energeia sono pero come gia disse parecchio
tempo fa H. G. Gadamer 301 una parola magica con cui Aristotele getto
un ponte fra la dottrina platonica delle idee trascendenti e la sua propria .
Dovunque l ente venga determinate nel suo proprio essere, questo essere
viene inteso come una energeia , come il « qui ».
Il terzo capitolo ci mostra quanto fosse attuale la questione. Aristotele
vi caratterizza brevemente due scuole diverse. Sotto quella nominata per
prima sono chiaramente da intendere Antistene e i suoi seguaci . Come gia

, Soltanto la « causa efficiente » rientra in questo aspetto; cfr. sotto, pp. 234, 274.
2 7

In Gen. An. Ill 10, 760b 27-33 le cose stanno alquanto diversamente ; si
veda sotto, p. 585.
" 1 3, 72b 24 ipyji £7n <rrfjp]; fj TOU; opou?
300
Per es. Politico 211A olov 6vap clSui; fitravra, rravr a5 mxXiv &anep u7tap
ayvoeiv ( spiegazione a 278d ).
301
Teetelo 198c soluzione che Platone respinge.
302
An. pr. II 21, 67b 3; An. post. I 1, 71a 17 - b 8.
303
« Logos » 17, 1928, p. 132: cfr. sotto, p. 693.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 115

un tempo aveva fatto Gorgia nel paradosso da lui diretto contro i filosofi
della natura, cos! Antistene affermava che e assolutamente impossibile sa-
pere qualcosa dei primi principi; la scienza percio non esiste. Natural-
mente, Antistene intende « la scienza come e stata definita dai Platonici ».
Aristotele saldo piu tardi questo conto bollandolo con le parole « Antistene
e coloro che sono incolti come lui ». * La seconda scuola affermava che la
scienza e possibile, a condizione che si accetti la dimostrazione in circolo.
II Cherniss 305 ritiene probabile che questa opinione sia stata sostenuta da
Senocrate e dai suoi seguaci. Di Speusippo sappiamo che distingueva come
Aristotele le proposizioni in dimostrabili e indimostrabili ; la sua opinione
pero non puo essere stata identica a quella di Aristotele, perche questi
introduce l esposizione della propria concezione con le parole: « Io pero
affermo » .**
Aristotele dimostra clamorosamente la sua illimitata fiducia nel pro-
prio pensiero con la seguente tautologia: « Poiche l oggetto del sapere non
puo essere in un altro modo, e necessario che il sapere si acquisisca me-
diante conclusioni scientifiche, e cioe mediante una conclusione da premes-
se necessarie » . Esistono dunque tre specie di proposizioni prime : 1 ) le
definizioni, mediante le quali si determina il « che » di un oggetto; 2 ) gli
assiomi o koinai archai , che servono come fondamento generale a tutte o a
piu scienze , e cioe quelle che oggi vengono impropriamente dette leggi del
pensiero, il principio di identita ed il principio del terzo escluso ; 3 ) le
hypotheseis, che appartengono alle scienze speciali e affermano l esistenza
degli oggetti semplici di queste scienze;307 queste proposizioni sono chia-
mate da Aristotele oikeiai oppure idiai archai.
Nel quarto capitolo Aristotele spiega che cosa egli intenda, in netto
contrasto con Platone, con « concetto universale » ( katholou , universale ).
Il significato di questa parola e « cio che si puo affermare universalmente
di qualcosa », ed e un fatto che a quanto io so essa si incontra in
questo senso in un unico passo di Platone.308 Si dice spesso che Platone
afferma che « la forma della cosa » e dunque cio che noi chiamiamo
idea esiste ante res , Aristotele invece che « cio che e comune, universa¬
le » il che noi chiamiamo universale oppure forma esiste in rebus.
Cost si interpreta infatti la proposizione 300 « 1 universale appartiene di ne¬
cessity alle cose singole » . Questa interpretazione non e pero corretta.
« La neve e bianca » equivale a dire : quando vediamo la neve o pensiamo

304
Gamma 4 , 1006a 5-9.
305
Crit . of Plato , 68.
306
-
7) [xsi <; 8£ (pajjiev. Aristotele si esprime cost soltanto quando in un punto impor
tante avanza una tesi in contrasto con Platone o con i colleghi piu insigni dell Ac-
cademia .
307
II termine hypothesis ha senso ed estensione alquanto diversi in Platone e in
Aristotele, e non significa ipotesi nel senso nostro.
308
Menone 77a xaxa oXoo CETKIIV apExiji; 7iepi o xi ECTXEV.
303
I 4, 73b 27 oaa xaOiXou kZ, avayyrfi urtap / ei xot? 7rpdypaCTtv.
116 ARISTOTELE

a essa, « bianco » appartiene sempre alle sue proprieta caratteristiche.


« Bianco appartiene alia neve ». E che cosa e il sudiciume ? Risposta : « e
una materia che si e trovata nel luogo sbagliato ». Tutto cio che noi de-
nominiamo sudiciume ha in comune questa proprieta , sia esso una goccia
d oro o di argilla . Platone diceva : « Partecipa agli eide », e la sua spiega-
zione e molto diversa da quella di Aristotele; Aristotele diceva : « eidos e
cio che e comune alle cose singole » . Questo « comune », egli aggiunge,
deve: 1) essere vero di ogni X a esso pertinente, 2 ) essere vero in quanto
per noi X non e X senza questa proprieta , 3 ) essere vero di X come X.
Una descrizione cosf precisa del concetto universale si incontra nelle opere
di Aristotele sol tan to in questo passo.310 Questo e un ulteriore indizio per
una datazione antica.
L analisi del concetto universale come astrazione 311 che si forma nel
nostro pensiero in quanto si sottrae una qualita dopo l altra ricorda l ana-
lisi nell excursus filosofico della settima lettera di Platone. L esempio as-
sunto da Aristotele e il triangolo di bronzo, quello di Platone il cerchio.
II risultato finale in Aristotele e to katholou , in Platone e auto to alethes.
La differenza essenziale e che Aristotele respinge il chorismos con tutte le
sue conseguenze ontologiche. L analisi aristotelica dell astratto e semplice e
lineare: essa venne molto presto oscurata e trasform ta metafisicamente con
l introduzione del termine essentia. Non solo questo termine non e aristo-
telico: addirittura esso non trova un suo spazio nel pensiero di Aristotele.
Anche traducendo « la natura » di una cosa si va fuori strada .
E del tutto naturale che Aristotele consolidi la sua concezione circa
la natura del concetto universale presentandola come tesi contrapposta alia
dottrina platonica delle idee. Questo era appunto il metodo corrente nel-
l Accademia . « Non e necessario, per addurre una dimostrazione, postulare
l esistenza di idee oppure di un uno oltre ( separato da ) i molti. E invece
necessario che si possa asserire con verita un uno di molti, ossia c e bisogno
di un universale il cui senso e stabilito e che possa servire come concetto
medio ».312
Le idee erano in Platone il fondamento della teoria della conoscenza;
e questo il punto in cui interviene Aristotele. Nella formulazione linguistica
la cosa e segnalata molto chiaramente : alia formula hen ti einai = « che
l’uno esiste » , Aristotele contrappone hen alethes eipein , « asserire l uno
con verita ». Importante e anche che egli aggiunga che questo termine de-
v essere semanticamente univoco ( X = X ), e che non deve trattarsi di pura
omonimia. E interessante vedere come qui Aristotele si avvicini a Platone,
qualora noi consideriamo unicamente la forma linguistica. Platone « vede »
le idee con l occhio dell anima ; Aristotele « vede con il pensiero » gli uni-

310

311
I 4, 73b 26 6 3v xaxa 7ravT6i; TE unipyj) .
xaff auxi xat fj OC6T6
74a 37 aipoupoofilvtov.
312
I 11, 77a 5-9, cfr. 85a 31. Questa tesi fondamentale sara sempre sostenuta da
Aristotele, cfr . Zeta 16, 1040b 26-27.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 117

versali.313 Di fatto, pero, la critica alia dottrina delle idee 3 e molto aspra :
con tutta evidenza l’opera fu scritta quando la disputa era ancora nel pieno
del suo corso.
L ottavo capitolo mostra a sufficienza che Aristotele era pienamente
consapevole del fatto che le regole della scienza deduttiva non possono es-
sere senz altro valide 315 in quella specie di scienza naturale che egli chiamava
fisica . L esempio di cui si serve e « 1 eclissi di luna » : un esempio che, del
resto, ricorre tanto spesso che si puo supporre appartenesse all arsenale
dell Accademia. Posto che uno avesse domandato a Platone se esiste « una
idea dell eclissi », che cosa avrebbe risposto questi ? Indubbiamente, che
un eclissi esiste soltanto come percezione del senso ; certamente obiet-
terebbe allora qualcuno , ma e possibile anche parlare di un eclissi come
di un hen epi pollon , e possibile definirla e determinarla. La posizione del
problema era per Aristotele piu semplice: « L’eclissi di luna e un concetto
universale ? ». Aristotele sa con precisione come si verifichi un’eclissi di
luna ; il fenomeno singolo dipende dalla coincidenza di diverse eventualita.
Possiamo dunque astrarre il fenomeno come tale 314 e parlarne come di
qualche cosa di « universale ».
Aristotele capisce anche che la scienza deduttiva assicura un modesto
progresso alia conoscenza proprio a causa della struttura del processo di-
mostrativo. Lo scienziato non puo utilizzare alcuna proposizione apparte-
nente a un ramo della scienza per provare proposizioni che appartengano
a un altro, e puo farlo, al massimo, quando i due campi sono molto stret-
317
tamente collegati. Come si possono ottenere dei progressi operando con
regole tanto rigorose ?
« Non b facile riconoscere se si sa oppure no, poich6 b difficile riconoscere
se il nostro sapere b, o non e, fondato sui principi appartenenti a ciascun
campo. Giacch6 e appunto questo che intendiamo per scienza ( assiomatica ). Noi
riteniamo di sapere quando giungiamo a una conclusione da certe premesse vere
e prime. Questa b pero un illusione, perche la conclusione deve appunto essere
affine alle premesse prime ».3"
Gia Aristotele aveva dunque sperimentato che non si puo dare alcun
progresso nella conoscenza della natura qualora si mantenga fermo il di-
vieto di 319 concludere analogicamente da un campo a un altro.
Il progresso 330 nella scienza e descritto da Aristotele come un duplice
3U
319
-
77b 31 6 pav Tfj vofjaci, cfr. 79a 24 ri)v TOO T[ HATIV Jtucrnjp.tjv IbjpEuaou.
TepeTitjpaTa a 83a 33 e qualche altro elemento attestano una spavalderia
giovanile.
3,5

316
75b 24 ouy. g<mv Spa
6TI fi piv TOIOGS etaiv , 75b 34.
-
TUV ipdaproiv ouS ima aip) & KkS><;.

3,7
73b 13-16.
3,3
I 9, 76a 26-30 oufyev?), cfr. 87b 4; propriamente: appartenente al mede-
simo genere.
319
periipam; h'L, SXXou yivou;, I 7, 75a 38.
330
78a 14 aC cxai, spesso hnlSoau;.
118 ARISTOTELE

processo : 1 ) verticalmente, mediante 1 estrapolazione di un nuovo termine,


che e, di regola, di rango inferiore rispetto a quello che era fino ad allora
il termine medio piu basso; 2 ) lateralmente, per il collegamento di un ter¬
mine maggiore con un nuovo termine minore grazie all intervento di nuovi
termini medi. In entrambi i casi e di essenziale importanza scoprire il
termine medio. Tutto cio e assolutamente esatto, anche se la formulazione
e astratta : ma Aristotele concretizza subito il suo pensiero; per fare della
scienza non si devono soltanto raccogliere dei dati, bisogna anche ricercarne
i fondamenti.321 La valutazione pratica dei risultati e qualcosa di diverso;
e notorio che i teorici sono spesso praticamente inabili.322 La base di ogni
scienza e nell osservazione e nella raccolta di dati d ogni genere ; ma il cul-
mine della scienza e la conoscenza del perche.323 Una terza esigenza da avan-
zare e che lo scienziato sia in grado di presentare i propri risultati e di
renderli comprensibili ai suoi ascoltatori.324 Nel diciottesimo capitolo, Ari¬
stotele descrive come si possa raggiungere il concetto universale mediante
l « introduzione », epagoge. In ogni ricerca della verita si perviene ad un
punto finale ,326 oltre il quale il nostro pensiero non puo piu trovare nient al-
tro, ne nel divenire, ne nell essere.
Alla base di questo ragionamento stanno due fondamentali motivi del
pensiero di Aristotele. Il primo e il suo timore dello « sconfinato », to
apeiron , su cui dovremo tornare in seguito: nel suo pensiero ha una parte
importante la proposizione histatai pou , « prima o poi giungiamo ad un
punto fermo » . In secondo luogo, traducendo quasi sempre aitia con
« causa » , noi assumiamo inconsciamente che nel termine si nasconda la
nostra concezione della causalita . Ma , come abbiamo gia avuto occasione
di osservare, per chiunque abbia meditato sulle cosiddette quattro « cau ¬
se » di Aristotele ,327 e manifesto che aitia ha un senso diverso. K . von Fritz
ha accennato 326 al fatto che nell antichita la riflessione sulle cause mirava
alia conoscenza della struttura . Proprio come molti dei suoi precursori, Ari¬
stotele si domandava: « come e organizzata in una cosa la materia, per
poter assumere questa forma ? » . Spesso si immagina che Aristotele sia giun-
to alia sua concezione della materia per aver spogliato una cosa concreta
della sua forma . All opposto: « La materia e in certo senso facile da cono-
scere; il vero problema e la forma » .329 La forma era per lui cio che rendeva
comprensibile una cosa , e nello stesso tempo era cio che si doveva afferrare,
per riuscire a intendere la cosa come una totalita concreta. Tutto tendeva
521
xi> 6 xi xal xi> 8i6xt emaxaa&ai.
322
ave 7ucrxei} E ; esempio tipico era la storia di Talete,
' Teeteto 174a.
323
xuptcoxaxov , 79a 23.
yvcopipa 81b 3. Cfr . sotto, p.
302.
324
323
Vedasi sopra , p. 113, e sotto, p. 128.
326
x£Xo? xal nipac, 85b 29.
327
Vedasi sotto, p. 275.
323
In « Stud . Gen . » 1961, 622 sgg.
322
Zeta 3, 1029a 33. Quando scriveva queste parole la sua riflessione sul pro-
blema durava da piu di 25 anni.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 119

dunque, in Aristotele, alia conoscenza della struttura . Come osserva il von


Fritz, la concezione moderna della causa non e, invece , di tipo aristotelico
o, al massimo, e rappresentata dalla « causa efliciente ». Ma forse non e del
tutto errato affermare che la piu recente concezione della causalita si
sviluppa oggi ancora una volta nel senso della conoscenza della struttura.
In Aristotele, dunque, il dia ti non significa che egli intendesse per
ogni cosa spiegare causa ed effetto, bensi soltanto che egli affermava l esi-
genza di porre come compito della scienza la spiegazione della struttura
dell accadimento e della cosa .
Ora pero, naturalmente, alcune scienze sono piu esatte di altre. Per
questo aspetto, il criterio e fornito dal grado dell astrazione. L aritmetica
si occupa di grandezze senza posizione, e ha percio un rango piu elevato
della geometria ; alio stesso modo, anche l astronomia matematica e piu
elevata di quella nautica. Tutto cio e patrimonio comune dell Accademia.
Bisognera soltanto evitare di incorrere nell errore di confondere criteri di-
versi di misura ; il criterio e qui l affinita all assiomatica, e nessun altro.
Ora, si e soliti considerare Aristotele un empirico; oppure si dice anche
che egli sia stato in gioventu un rigoroso teorico, e che dopo la morte di
Platone si sia sviluppato in lui il ricercatore empirico. Ma come si vede
a questo punto degli Analitici il problema non e di cost semplice solu-
zione. Dal nostro capitolo apprendiamo che egli si occupava gia di cose che,
non molto tempo dopo, avrebbe trattato nella Meteorologia in modo piut-
tosto empirico: la sua posizione non si puo ridurre in una formula . £
3

certo che l analisi teorica della struttura delle cose era da lui considerata
come un compito intellettuale « piu nobile » .3!1 E a volte questo lo portava
a inebriarsi di belle formulazioni : « i metodi sono limitati di numero; se
un numero finito di cose viene combinato in modo finito, il tutto deve es-
sere finito ».
Al termine del libro, come dimostra il Cherniss, Aristotele polemizza
contro Speusippo.333 Costui, come anche Platone, era convinto che la co¬
noscenza singola dovesse essere fondata su una conoscenza totale della
realta ; considerava percio tutto il sapere come un unica episteme. Questa
sua convinzione era pero collegata con l ammissione di una pluralita di
archai , e con l identificazione del sapere con la conoscenza delle simiglianze
delle cose fra loro.
Riassumendo : in questo libro Aristotele si rivolge essenzialmente con¬
tro due posizioni di Platone. Platone, anzitutto, considerava la riflessione
filosofica come un processo di astrazione, nel quale si giunge gradatamente
a « cio che e di una sola specie ». £ forse piu feconda la sua tesi che la
330
Vedasi sotto, p. 584, e DURING, Methods in Biology , 219.
331
rtpronipa aEdth/ jascoi; xal vorjcreoii;, 88a 6.
333
I 21, 82b 31 TO7repa(Tpivai yip slow at oSot, Ta 8£ 7CE 7tspa(T(x£va 7tS7re-
paapEvdtxn; avayxi] 7CE7CEpdcv{lai 7cavTa. Come tutti i Greci, Aristotele aveva una
particolare predilezione per l allitterazione. Cfr. Phys. I 5, 188b 12-15.
333
Crit. of Plato , 74-75.
120 ARISTOTELE

riflessione filosofica penetra piu a fondo, oltre l astrazione scientifica, sino


a una visione d insieme, una synopsis o una synthesis. Aristotele inter-
preta questa tesi nel senso che Platone deriva tutto il sapere da un unica
arche ( inizio ): l unica cosa vera, in questa spiegazione, e che Platone non
parla assolutamente mai di scienze diverse. Parla a volte, in modo piut-
tosto vago, di una scienza totaled e usa il termine episteme solo a propo-
sito delle scienze matematiche e della « scienza di cio che e buono ».
La dottrina aristotelica dell autonomia dei diversi campi della scienza
e percio essenzialmente rivolta piuttosto contro Platone, e soltanto in
linea subordinata contro Speusippo. Il decimo capitolo e stato scritto certa-
mente contro la teoria di Platone esposta nella Repubblica 509 ss . La critica
e severa contro entrambi.334
Il secondo nucleo fondamentale e la critica alia dottrina delle idee,
dottrina che, secondo Aristotele, non risolve in alcun modo il problema
dell accesso alia conoscenza delle archai : « basta con le idee; non sono
altro che cicaleccio ».337
Il punto piu debole nella dottrina del sapere dimostrabile e il rapporto
fra le prime proposizioni fondamentali di carattere universale e le pro-
posizioni fondamentali dei rami specifici della scienza. Aristotele non po-
teva in realta dire che queste sono derivate, oppure dimostrate, da quelle,
perche avrebbe allora dato ragione a Platone. Come tanto spesso gli ac -
cade, si trova davanti a un dilemma. Da una parte, vuole sostenere la tesi
che il sapere non e privo di presupposti, ma si costruisce su prime propo¬
sizioni fondamentali che sono indimostrabili, evidenti per se e piu cono-
scibili di tutto cio che da esse viene derivato. Dall altra, vuole estendere
il concetto di scienza ad altri campi; ha percio bisogno di proposizioni ini-
ziali « speciali ». Per tutta la sua vita conservera questo sguardo di Giano
bifronte sul sapere e insieme sulle scienze.
Il secondo libro e aperto dalla discussione di quali siano gli oggetti
della ricerca scientifica. La risposta e questa : « il che, il perche, se la cosa
esiste, che cosa essa e ».3" Con cio Aristotele si ricollega al primo libro.
Ma mentre il primo libro e essenzialmente dedicato alia descrizione del
metodo della scienza deduttiva, nel secondo Aristotele cerca di illustrare
quanta sia l importanza di questo metodo al fine di garantire la correttezza
della definizione. Con l espressione to hoti egli intende cio che lo scienziato
ricerca , che e di regola un soggetto con un attributo. L esempio tipico della
questione « che - perche » e questo: « vediamo un eclissi ; come si puo
rendere comprensibile il processo ? ». Il terzo problema ha il suo sfondo nel
dibattito di quei tempi, che noi conosciamo gia grazie al Sofista di Platone.
334
Repubblica 537c.
333
wdcoTj? crcxpEa? Repubblica 475b, cfr. sopra, p . 97 e sotto, p. 311.
356
I 32 efoj&c;, YEXOTOV.
T <X EIST).
337
83a 33
338
II 1 , 89b 24 T6 8TI., T8 ct £CTTL , TE £CTTIV.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 121

Un centauro non esiste realmente, ma soltanto come concetto ; Platone ri-


solveva il problema interpretando il non essere come « essere altrimenti ».
Nel caso di termini come centauro, la questione e per Aristotele molto
semplice: 339 simili parole significano qualcosa perche noi abbiamo conve-
nuto di designare con quel termine cio che pittori e poeti rappresentano
come un centauro. Del non essere, che non ha un luogo, non si puo sapere
nulla, ma si puo comprendere che cosa indichino parole del genere. Ter¬
mini di questo genere, che posseggono soltanto un essere spurio, non pos-
sono percio essere usati in una dimostrazione scientifica , e proprio per
questa ragione si deve porre la terza questione, e cioe se esista l oggetto
che si ricerca . Il problema diviene per Aristotele piu complicato quando
egli si trova davanti a concetti generali come « notte ». In particolare, era
per lui difficile spiegare, mediante la teoria delVousia , quei concetti gene¬
rali a due elementi, che sono, in realta, propriamente concetti di relazione;
mentre Platone con l « idea dell uguale » era in grado di spiegare in modo
elegante e convincente l uguaglianza soltanto approssimativa di diverse cose
sensibili: il che era per i contemporanei il pezzo di gran successo della
dottrina delle idee.340 Aristotele, naturalmente, non puo definire ousia la
« notte » . Egli dice che nel caso di concetti come questo si deve ricercare
il termine medio, il quale e, in questo caso, identico con Yaition. Quando
noi intendiamo il fenomeno « notte », sappiamo anche che la notte in que¬
sto senso esiste. Si vede bene a quali difficolta lo conduca il suo concetto
di ousia.
In questo capitolo troviamo il pensiero di Aristotele a un bivio. Si fa
strada in lui l idea che lo statico concetto di ousia e insufficiente a spiegare
la struttura degli accadimenti nel mondo fisico: la teoria delYaition come
termine medio comincia a prendere forma , e Aristotele, come nota il Ross,341
crea la sua terminologia secondo che penetra piu a fondo nella questione.
La teoria dei quattro aitia che egli espone in II 11 e certo il primo degli
abbozzi a noi conservati. I capitoli intermedi contengono una critica contro
i metodi accademici di classificazione ; il nucleo essenziale ne e la frase:
« I metodi diairetici non conducono ad alcuna conclusione valida ».342 Ari¬
stotele intendeva con cio impedire che la sua teoria del ragionamento de-
duttivo fosse posta sullo stesso piano dei metodi diairetici dell Accademia .
Con l ottavo capitolo egli abbandona la polemica sterile e illustra la
sua propria dottrina. Che qualcosa esiste, non puo essere provato, ovvero,
per dire in altro modo, per l esistenza di una cosa concretamente esistente
non si puo trovare alcun altro fondamento al di fuori della cosa stessa.

339
Tratta il problema in Herm. 16a 16, An. pr. I 38, 49a 24, An. post. 92b 7 e
Pbys. IV 1, 208a 30, dando sostanzialmente sempre la medesima risposta.
3,0
Fedone 74c. Insieme con « notte » Repubblica 530ab.
341
Analytics 610: « si deve sempre ricordare che Aristotele crea il suo vocabolario
mentre procede ».
342
II 5 T) 8ta rav 8iaip£aecov 688? ou ouXXoyl eTat. Vedasi a questo proposito
CHERNISS, Crit . of Plato , 31-38.
122 ARISTOTELE

Proprieta e accadimenti hanno invece al di fuori di se un aition , vale a dire


cio che li rende a noi comprensibili. Per tutta la sua vita Aristotele rimase
dell opinione che la cosa singola individualmente esistente e l unica che
ha esistenza reale, e cioe ( per usare il suo linguaggio ) e in senso primo
un' ousia. Chi cerchi di ignorare questo, ha frainteso Aristotele. Sullo sfondo
dell esposizione nei capp. 8-10 sta la dottrina dell ousia , che Aristotele ha
ora ulteriormente sviluppato; egli intende ora piu correttamente le mol-
teplici funzioni della parola « essere ». La dottrina delle categorie ha a
questo punto tre aspetti: 1 ) classificazione dei modi dell essere, to einai
oppure to on , e cioe : « in quanti modi diversi si puo dire che qualcosa esi-
ste ? », 2 ) classificazione di cio che esiste realmente, ta onta , 3 ) classifica ¬
zione semantica delle parole. La parola esti ( e ) puo dunque significare:
a ) esiste, b ) e cost e cosi, vale a dire ha questa o quella qualita , c ) e
identico a. II risultato filosoficamente importante dell analisi di Aristotele
e che esti puo indicare la pura esistenza ,343 e non soltanto « l esistere come
X ». Vent anni piu tardi Aristotele trovo la formulazione definitiva con la
dottrina dell essere in quanto essere. Niente puo pero esistere haplos, vale
a dire senza determinazioni : ousia e percio « X piu P », come qui 344 egli dice,
e cioe X piu le determinazioni di classificazione inerenti.
Sul fondamento di queste riflessioni, Aristotele osserva che si danno
tre tipi di definizione : 1 ) l analisi puramente semantica. Cita come esem-
pio Ylliade, che noi concepiamo come una combinazione 343 di fatti. 2 ) Una
definizione che descriva la struttura di un accadimento. Esempio tipico: 344il
tuono e un rumore che si origina quando il fuoco si estingue nelle nubi.
3 ) La definizione di un' ousia , e cioe di un affermazione indimostrabile 347
« X e P » , per es. il terremoto e un movimento della terra.
Aristotele giunge a questo punto alia questione di quanti aitia esi-
stano. ' Come si e detto, si tratta qui, verosimilmente, di un abbozzo antico
34

di una teoria della struttura del mondo fisico. Sono assenti i concetti ben
noti dalla Fisica di materia e forma. Il termine hyle non si incontra del
tutto nell' Organon , e hypokeimenon assume ivi il significato del soggetto
della predicazione, e mai quello di « materia ». Nell analitica Aristotele non
park assolutamente mai di materia ; anziche di forma , parla di to ti en
einai , « cio che era l essere questo » .349 Questa espressione fu coniata da
Aristotele per esprimere con una formula che « P appartiene a S », quando
341
eTvai anXco? cfr. sotto, a p. 688.
3.4
96a 34 T<XUT/)V dcvotyxi l ouaiav clvai TOU TipdcYpaxot;.
3.5 '
OUV8£ CT (JUO. Aristotele sta ora lavorando alia Poetica, e ha presente la sua defi¬
nizione della poesia come unita strutturale.
346
Come il Ross osserva nel suo commentario, la definizione che qui viene ag-
giunta e soltanto una variante di 1 ) ( « il tuono e un rumore nelle nubi » ), che qui e
pero presentata come la conclusione di una dimostrazione.
347
94a 11: X6yo;< TOU T IOTIV avaTi68eixTO?.
344
II 11.
344
Cfr. Top. VI 10, 148b 21 Ivta 8 ou XEXTIOV 6 (zotcoi; TOI? TIOXXOTI;. Cfr. sotto,
pp. 306, 689.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 123

S esiste, e doe e un ousia. L esempio tipico e questo: appartiene alia neve di


essere bianca. Si puo dunque dire che la prima aitia costituisce il fattore
esistenziale. La seconda aitia 351 invece indica il principio della conoscenza:
« Se A e B, allora C ». £ possibile, anche se non e certo, che anche qui
Aristotele pensi alia regolarita della natura, come indubbiamente fa nei pa-
ralleli citati. Il suo modo d esprimersi mi sembra qui indicare piuttosto la
necessita logica , come accade nella definizione del sillogismo.352
Nessuna difficolta presenta la terza aitia : « cio che per primo pro¬
duce movimento o cambiamento », e dunque quella che generalmente viene
designata come la « causa efficiente ». £ questa Tunica aitia che corrisponde
al nostro significato del termine « causa ».
La quarta causa e « cio per cui » . Che tutto nella natura abbia un
fine e per Aristotele un dato dell esperienza, e non ha in se nulla che fare
con la causalita . Sol tan to in un passo, a quanto io so, Aristotele si esprime
esplicitamente cost.354 Egli trasferisce poi questa concezione all’attivita uma-
na. Nel primo caso soggetto e oggetto sono distinti: noi possiamo senz’al-
tro accertare oggettivamente la regolarita degli accadimenti naturali. Nel
secondo caso il telos implichera sempre una valutazione soggettiva. K. von
Fritz osserva molto giustamente che in tutti i casi in cui Aristotele tra ¬
sferisce la sua filosofia del telos all attivita dell uomo parla allora del « be¬
ne » e del « bello » in un modo che ricorda molto la dottrina platonica
delle idee.355
Negli Analitici Aristotele interpreta il « per cui » come un termine
medio.356 Abbiamo cost davanti a noi il piu antico esempio di una traspo-
sizione del sillogismo dal pensiero alTazione.352 L’esempio scelto da Aristo¬
tele e questo: passeggiata dopo il pranzo ( termine minore, C ), buona di-
350
Poiche la parola « metafisica » e usata da scuole diverse in senso assolutamente
diverso, e oltre a cio e del tutto estranea ad Aristotele, io evito di servirmene. Il ter ¬

mine T6 T[ fjv cZvoct non ha niente che fare con la metafisica, quale che sia il senso
che si vuol dare a « metafisico ». Tanto meno si pub riferire alia « metafisica » cio
che Aristotele dice in I 11, 77a 26-31, come giustamente fa rilevare G.E.L. OWEN,
Logic and Metaphysics 111.
351
94a 21 TO Tivcov SVTCOV avayX7) TOUT clvat = Rhet . I 2, 1356b 15; inoltre
PA 677a 18 = T<X aup.(3alvovTa tZ, avayxv)? 672a 14. Qui pero il nesso e ontologico,
come in Vet . med. 19, 50, 8 H civ icape6vTojv TOIOUT6TPOTUOV ytvEalfai avayx7) . In Phys.
II 6, 198a 7 Aristotele paragona la necessita sillogistica con quella della natura .
332
24b 18 Xoyoi; EV <£ TEO£VTCOV TIVCOV ETep6v TI TUV xeiptevcov iZ, avdyx /) ;i uup.-
Palvst 333Cfr . II 11, 94a 24 TO OU 6VTO? TO8! avayxt) clvat = Phys. II 3, 195a 16-19.
.
T! icpwTov ExtvtjCTE. Porre questa formula in relazione con la dottrina del
TtptoTov xtvouv sarebbe un errore. « Primo » significa qui « prossimo », e, cioe, la causa
di volta in volta attuale.
334
GA 788b 21 hZ, &v opcopiEv.
333
Nel modo piu significativo nel tardo trattato De motu 700b 26-35.
336
94b 8-22. Ross, 642: « Di fatto, Aristotele usa in modo errato la causa fina ¬

le » . Realmente?
337
Non e discusso da H.H. JOACHIM, The Nicomachean Ethics, ne da D. ALLAN,
The practical syllogism. Il Ross parla a ragione di un quasi-sillogismo.
124 ARISTOTELE

gesdone ( termine maggiore, B ), salute ( termine medio, A ). Come dice


Aristotele, il rapporto e qui tale che B spiega concretamente che cosa A
sia in questo caso. * Ne risulta che « se C e B, allora A », ovvero: « Se B
35

appartiene a C, e A a B, allora A spetta a C nel senso del per cui ».


Se invece prendiamo in considerazione la causa efficiente, i termini devono
essere scambiati: 359 la « salute », e cioe l aspirazione degli uomini alia sa ¬
lute, viene per prima. « Se A e B, allora C », ovvero « se A appartiene
a B e B a C, allora A appartiene a C » ; la buona digestione produce la
salute, passeggiare dopo il pranzo produce la buona digestione, e con cio
stesso anche la salute.
340

A1 tempo in cui si usavano le opere didattiche di Aristotele per rica-


varne la sua filosofia nella forma di un sistema concluso, si tentava di
armonizzare questa presentazione dei quattro aitia con la dottrina stabilita
da Pbys. II 3. Oggi noi vediamo piu chiaramente le cose, e comprendiamo
che l esposizione degli Analitici e una variante formulata con tutta consa-
pevolezza, e in cui l aspetto ontologico della questione non viene affrontato.
Il secondo libro nel suo complesso attesta che Aristotele lavorava contem-
poraneamente ai libri piu antichi della Fisica ; nel medesimo capitolo tro-
viamo una delle proposizioni fondamentali della fisica aristotelica: « gli ac-
cadimenti naturali sono in parte orientati ad un fine, in parte determinati
da leggi necessarie ». Nel dodicesimo capitolo Aristotele discute la diffe-
renza fra post e propter ,- e ci colpisce qui il fatto che egli indichi la propria
tesi come « diversa »,361 il che e assolutamente corretto, perche Aristotele
si richiama qui, contro Platone, alia sua dottrina del continuo.342 Egli rinvia
inoltre ad un esposizione dettagliata.363 £ notevole poi l esempio meteoro-
logico,361 fondato su un intero ciclo di accadimenti che si susseguono l un
l altro secondo le leggi della natura ; Aristotele ha gia formulato anche al-
cune delle tesi piu importanti della sua anatomia comparata , in particolare
la legge di compensazione o dell equilibrio organico,345 e il metodo, di som-
ma importanza, di accertare analogic sulla base della funzione.344
351
B e (& CT7tEp xetvo'j ( A ) X6yo?, 94b 19.
339
A 94b 22 (XETaXapipAveiv TO6? X6youi; significa che A prende il posto di B. £
questa la chiave per comprendere il passo.
360
Cfr. Soph. El. 172 a 9, e sopra, p. 105. L esempio e tipico.
361
95a 25 <&CT7TEp Soxst Quasi in tutti i passi, in cui Aristotele con una
locuzione del genere prende esplicitamente le distanze dai suoi precursor intende
alludere a Platone.
342
II Ross parla qui di « questione metafisica », il che illustra bene cio che si
diceva sopra, p. 123, nota 350.
363
95b 11 b> TOT? xaOdXo'j 7tepl xivfjaeox; potrebbe alludere a Phys. VI, ma
anche a IV 10-14. Il rinvio non dice nulla per decidere se questi trattati fossero gia
scritti o soltanto abbozzati.
344
345
-
96a 3 PePpeY|x6v7)? riji; arplSa yesilaS-at - \i£ <pos - uSojp - PEpp xOat rqv yijv.
98a 16-17, cfr. PA 663b 31 - 664a 3, HA 501a 12-13.
344
98a 20-23 e 99a 15-16, cfr. PA 654a 21 con il medesimo esempio. Una forma,
importante per l anatomia comparata, dell’ Sv xar dhiaXoytav o pia? Ttvo? piaeto; in (

Delta 21, 1016b 32.


LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 125

Alla fine del libro Aristotele ritorna sulla fondamentale questione del
modo di conoscenza dei principi supremi , le archai.
Nel Fedone Platone cerca di dimostrare la preesistenza dell anima 7
Egli intende come « anima » preesistente un essere vivente che possiede
la pura conoscenza delle idee. La teoria che l uomo acquisisce ogni cono ¬

scenza reale mediante 1 anamnesis viene avanzata come un argomento a


favore della tesi che in un esistenza precedente l uomo ha avuto, come
« anima », la conoscenza delle idee. Per esprimerci con il linguaggio di
Aristotele, la dottrina delle idee e la dottrina deM anamnesis sono premesse,
e non qualcosa che deve essere provato. Socrate presenta questa argomen-
tazione : se si ammette che 1 ) le idee sono l oggetto delPunica conoscenza
vera , e 2 ) che nel mondo sensibile questa conoscenza puo essere ridestata in
noi mediante 1 anamnesis , allora 3 ) l anima , ossia la dianoia o la ragione
pura , deve avere posseduto questa conoscenza gia in precedenza. Nessuno
afferma che questa scienza sia costituita nel tempo che intercorre fra la
nascita e il momento in cui essa viene ridestata dall’ anamnesis : deve dun-
que essere esistita prima della nascita . Ne consegue che anche il soggetto
che e in possesso di tale sapere deve essere esistito in precedenza ; e segue
come corollario che la preesistente scienza delle idee si e perduta quando
l anima si uni ad un corpo ed entro nel mondo sensibile.
Che cosa e allora Yanamnesis ? Il presupposto di Platone e che l uomo
'

mediante la percezione sensibile possa acquisire soltanto opinioni, doxai , e


non veto sapere. « Bisogna che un uomo comprenda cio che viene detto
secondo la forma ( eidos ) della cosa , e da molte percezioni diviene un uni-
ta in quanto e afferrato insieme dalla ragione ; cio e pero una reminiscenza
di quel che la nostra anima vide una volta come compagna del dio, quando
disprezzava quel che noi ora chiamiamo essere ».3 La comprensione del-
l uno risulta possibile mediante la reminiscenza a motivo della precedente
contemplazione dell idea. Nell esperienza sensibile non si da l uguale in
senso stretto, ma soltanto l uguaglianza approssimativa ; 9 la concezione
dell uguale, su cui si misura l uguaglianza approssimativa, non deriva dun-
que dall esperienza . La sua rappresentazione non e pero stata arbitraria-
mente foggiata dai singoli uomini. « L incorporeo, che e sommamente bello
e grande, si puo chiaramente concepire soltanto con il puro pensiero » .m
Nel Fedone Platone non si interessa al problema di come noi acquisiamo
vero sapere circa le cose del mondo sensibile ; come oggetto della vera
scienza possono essere in questione soltanto le idee.
Sotto un certo aspetto, l impostazione del problema e per Aristotele
in principio la stessa , eppure e anche diversa sostanzialmente, poiche egli
respinge, come priva di senso, la dottrina platonica dei due mondi; l ar-
gomento principale che mette in campo e che quella dottrina implicherebbe

147
12-lld .
m Fedro 249bc, cfr . Filebo 16d .
169
ata{b)Tal 6(JLOL6T7)TE?, Politico 285c.
370
Politico 286a.
126 ARISTOTELE

un inutile raddoppiamento dell essere. In contrasto con Platone, egli in-


tendeva spiegare in qual modo noi acquistiamo scienza del mondo fisico
esistente : con qualche ragione, percio, il Cherniss aflerma che la con-
371

futazione mche Aristotele fa della dottrina della « scienza innata », enousa


episteme , e un' ignoratio eletichv, cio che avrebbe dovuto esser confutato
non e preso in considerazione. Ma lasciamo che sia ora Aristotele stesso
373
a parlare :
« Non si puo sapere mediante la dimostrazione, se non si sono conosciuti
i primi principi. Sorge cosf il problema se la conoscepza dei principi sia un
sapere della stessa specie della conoscenza della verita di una conclusione. Op-
pure dovremo designare l una cosa come sapere, l altra in qualche altro modo ?
Inoltre, se queste facolta 374 non siano nate con noi, ma in noi si formino, op-
pure se siano in noi innate, senza che pero ce ne awediamo. Se le possediamo
gia, c e di che stupirsi; la cosa significa che noi, senza awedercene, possediamo
una conoscenza che e piu precisa della dimostrazione scientifica.375 D altra parte,
se le acquistiamo, senza che ne siamo in possesso precedentemente, come pos-
siamo allora acquisire una conoscenza e imparare senza conoscenza preesisten-
te ? 376 Giacche io ho spiegato che senza una tal conoscenza un procedimento di-
mostrativo e impossibile. La cosa e percio evidente: da una parte, che questa
conoscenza non possiamo averla dalla nascita; dall altra, che non si puo formare
in noi perche noi siamo senza conoscenza e non possediamo per questa alcuna
facolta .377 E pertanto necessario ammettere che possediamo una particolare ca¬
pacity,373 che non e pero per esattezza superiore alia scienza con cui conosciamo
i primi principi, oppure alia scienza che acquistiamo mediante conclusioni da
questi dedotte.
Pare, ora, che qualcosa di simile sia realmente toccato a tutti gli esseri
viventi ; essi posseggono una facoM di discernimento insita nella loro natura,3
che noi chiamiamo percezione. In alcuni di questi esseri dotati di facolta per-
cettiva si ha un persistere della percezione,330 in altri no; quelli in cui niente
persiste, o ( niente ) in assoluto, o ( niente ) di cio che non fa alcuna impressione
durevole, non hanno alcuna altra possibility di conoscere fuorche la percezione.
Altri invece hanno la possibility, quando abbiano percepito qualcosa, di con-
servarne una traccia nell anima. Se una persistenza di tal genere ha luogo piu

371
Crit . of Plato, 76.
372
Fedone 73a e An. post. 99b 25 cvoutrai £E,ti<;.
373
II 19.
374
S etg, il possesso della conoscenza intuitiva dei principi e della capacita di
acquisire scienza mediante apodeixis.
375
Qui si tocca con mano che Aristotele o non capisce Platone o non vuole
capirlo.
YV& CTIC, conoscenza intuitiva dei principi , 8pav Tfj vofjtrei 77b 31. Cfr . Protr.
376

B 24 DURING, 6P<4CTEU; VOTJTCV.


377
£&<;
m
Tiva Siivapuv , in modo molto indeterminato ; puo essere intesa come « sapere
potenziale ».
379
8uva|iiv aupcpuTov xptTotfjv.
330
-] jLaTO(;, un ricordo.
povr) TOU ala9 f|
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 127

volte, si ha una differenza fra quelli in cui da cio si origina un sapere razionale,
e quelli in cui esso non si forma .381
Dalla percezione si origina dunque la memoria perche questo e il ter-
mine con cui designiamo la persistenza 382 e da mold ricordi del medesimo
fatto si ha l esperienza ; poiche i ricordi che siano numericamente mold costitui-
scono un unica esperienza.383 Dall esperienza, oppure, volendoci esprimere in
altro modo, da ogni universale 384 che si e fermato nell anima 385 ed e l uno oltre
i mold ,384 che e in tutti questi come uno e identico, deriva quel che e il prin-
cipio dell abilita professionale e della scienza . Con abilita professionale ” io in-
tendo cio che si occupa unicamente del divenire, con scienza intendo scienza
dell essere.387
Cost, la facolta di conoscere intuitivamente i primi principi, e quella di
concepire una dimostrazione cogente su questi fondata ,388 ne preesistono gia
separatamente nell anima, ne hanno origine da altre facolta che concedano una
piu elevata conoscenza,389 ma si originano dalla percezione, come quando in una
battaglia tutti si danno alia fuga, ma uno solo si ferma, e poi un altro, e un
,
altro ancora gli si unisce, sino a che si giunge a un ( nuovo ) principio.3 0 L anima
ha tale natura, che puo subire questo. Quel che avevo gia detto, ma non in
modo abbastanza chiaro, lo diro ancora una volta: quando qualcuna 3,1 delle
percezioni del senso si arresta nell anima, si forma in questa il primo inizio di
una rappresentazione universale.352 E vero che la percezione e diretta a qualcosa
di singolo ( per esempio che quell’uomo e Callia ), ma il contenuto della perce-
381
Verosimilmente gli animali che cita ad esempio in Alfa 1; cfr. Protr , B 29
DURING.
<6 CT7TEP X£y !*ev allude al fatto che Aristotele, nel modo solito, collega « etimo-
382

logicamente » fzovf ) °e Cfr . Top. IV 4, 125b 7. R. EUCKEN, Die Etymologien


bei Arisloteles , « NJb » 100, 1869, 243-248.
383
Alfa 981a 6 pda xalhSXou u 7r6Xr) 4< i?.
388 iy
. roxvxi>? xa&6Xou , da ogni universale che viene immagazzinato nella memo¬
.
ria. Cfr. iy xcov xa&6Xou Phys. I 1, 184a 23, e sotto, p. 261, nota 291.
383
fipeptstv , ricollegandosi consapevolmente al Fedone 96b.
386
100a 7 xou bihc, 7rap <i xd TTOXXA e discusso sotto.
387
Attivita produttiva ( medici, artisti, artigiani ) in contrapposizione alia filosofia
teoretica.
388 Questa
e la mia spiegazione e la mia parafrasi di at fijet? 100a 10.
389
Puo essere che qui Aristotele pensi alia scienza delle idee, xd x£Xsa xat
ItroTtxtxa, Symp. 210a, xi> HedaSai auxo xi> xaX6v 211a.
390
ini dpxV 9jXO ev. La maggior parte delle versioni si fonda sull interpre-
tazione di Filopono, accettata da Zabarella: « fino a che si raggiunge il punto, in cui
era cominciata la fuga »; altrimenti si traduce come Rolfes: « fino a che sia ripristinato
l ordine iniziale ». Secondo Aristotele l’effetto di una metafora deve essere ottenuto
mediante 6 ptot6x7) ;< ; dunque, in questo caso, axdvxo -dpxf ) nella fuga, e rispettivamente
nell atto del pensiero. Le percezioni dei sensi si susseguono, si fermano una dopo l altra,
e quando si arresta il primo « universale », allora il pensiero perviene a un principio.
391
el? xcov 48iaep6pcov ; non si tratta certo come dice il Ross di « itiftma
species », bensl, come a 97 b 31, del « singolare » in contrapposizione all « universale ».
392
7tpcoxov ev XT) xa&oXou , come in Phys. I 1, 184a 23 £x xtov xaH6Xou ,
non « universale » come a 72 a 4, bensi nel senso che piu tardi Aristotele chiarira nel
De motu 700b 19-22; o come dice Platone nella Repubblica 524c, non xeyooptapivov ,
ma ouyxexuijtcvov xt . •
128 ARISTOTELE

zione e l universale, uomo . Continuamente awiene che ci si fermi fia le per-


cezioni dei sensi, sino a che si costituisce l universale e l indivisibile.3 Dapprima
si vede, per es., che questo e un animate di tale o tal natura, fino a che si
afferra il concetto generale di animale. In ugual modo si procede oltre per generi
piu elevati. E dunque manifesto che noi dobbiamo conoscere i primi principi
mediante induzione: 394 infatti la percezione determina la formazione del concetto
universale nel modo illustrato.
Dei procedimenti del pensiero mediante i quali afferriamo la verita alcuni
ci assicurano sempre del vero, altri invece ammettono anche l errore, per es.
quelli che chiamiamo opinione e riflessione,3 mentre sono sempre veri la co-
noscenza intuitiva e la scienza che da questa si forma .3* Nessuna forma del sapere
e piu esatta della conoscenza intuitiva ( dei principi ). Poiche i principi sono piu
conoscibili di cio che viene provato da essi,3 1 e tutto il sapere,3* pero, si basa
su fondamenti, non si puo dare dei principi alcuna scienza mediante dimostra-
zione. E poiche soltanto la ragione intuitiva puo conoscere la verita meglio della
scienza dimostrativa ( deduttiva ), i principi devono rientrare nel campo della
conoscenza intuitiva.3 Giungiamo al medesimo risultato se consideriamo che una
dimostrazione non puo essere il punto di partenza di una dimostrazione, che la
scienza deduttiva non puo essere il fondamento di una scienza deduttiva. Se
dunque al di fuori della scienza deduttiva non abbiamo alcun altra specie di
sapere assiomatico, la conoscenza intuitiva deve essere il principio della scienza
deduttiva . Quale e il rapporto fra la forma prima della conoscenza e i dati
primari della conoscenza, tale e anche fra la scienza deduttiva e i dati del mondo
fisico ».
Il ragionamento e il contenuto di questo capitolo tanto discusso sono
perfettamente chiari . Per il linguaggio e per lo stile, esso puo essere con-
frontato con la Poetica; lo stile in cui e scritto ( o dettato ) e quello di uno
scienziato esperto, quando riassume per il proprio uso i suoi pensieri in-
torno a un problema importante . Per riuscire a seguire l argomentazione
bisogna pero aver familiarita con la terminologia degli Analitici . Questo
solo capitolo avrebbe potuto essere il tema di una lunga conferenza .
£ difficile oggi concepire che nel 1929 F. Solmsen abbia potuto addur-
re precisamente questo capitolo come argomento fondamentale a sostegno
della sua tesi che Aristotele avesse accettato la dottrina platonica delle
idee . In parecchi luoghi in cui discute la teoria delle idee Aristotele dice
,
33
Aristotele dice xa Apeprj in contrapposizione a xa xaxa pipoi; oppure iri .
pipoui; ( 67a 27, Phys. 247b 6 ); e dunque « il tutto » in confronto alle « molte perce-
zioni di oggetti singoli ».
m £7
3,5
raY«f )].
Xrjyiaiiiq , calcolo, cfr. atxla? Xoyia\x6 c; Menone 98a, bt XoYiejpco apapxaveiv
Repubblica 340d.
3
* £7rioxfj|xr) xal vou?, cfr. 85a 1.
3,7
Cos! nell introduzione, a 71b 20.
3
* Con l eccezione dell intelligenza intuitiva .
3
vou? xcov Ap/ ojv e proposizione che Aristotele terra sempre ferma; EN VI
1141a 7 vouv elvai xcov dp/ cov, 1142a 26 vouc xcov 6 pcov ( non definizioni, bensi « ter¬
mini » ) cov oux gem 76YOC ( il termine che sta al di fuori del pensiero discorsivo), e cos
anche a 1143b 5. Cfr. MM 1197a 20-23.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 129

che non e necessario ammettere, come Platone, « l uno separato dai molti »,
bensi affermare « l uno dei molti ».** Ora in questo capitolo 401 Aristotele
usa per puro caso la medesima espressione con cui altrove designa la dot-
trina platonica delle idee. II contesto mostra pero che qui egli non puo
parlare delle idee di Platone; come avrebbe potuto, del resto, accettare la
dottrina delle idee e contemporaneamente polemizzare con tanta asprezza
contro la teoria dell' anamnesis ? '

Aristotele interpreta dunque la conoscenza dei primi concetti e delle


proposizioni prime come una combinazione di esperienza e di astrazione.
Non si puo classificare la sua posizione ne come empirismo, ne come ra-
zionalismo ; come tanto spesso fa, egli trova un compromesso intelligente.
In ugual modo descrive il processo per cui mediante l argomentazione si
perviene a conclusioni scientificamente sostenibili. Osservazioni di ogni
specie, ivi incluso il consensus omnium , il risultato dell esperienza di molte
generazioni di uomini, ci forniscono i dati materiali.4 Il pensiero logico
getta un ponte fra i dati dell esperienza e i concetti universali e le propo¬
sizioni prime che sono conosciuti intuitivamente. Considerata come descrb
zione del processo, la sua spiegazione e corretta e certo ancor oggi adeguata ;
il fatto poi che egli ritenesse erroneamente che la sua descrizione spiegasse
anche le cose, dobbiamo prenderlo in blocco con il resto. Nell applicazione
pratica , in realta , questo metodo fu per lui fatale, in parte perche egli non
aveva a disposizione una sufficiente provvista di dati, in parte perche il suo
concetto di « dati » * era diverso dal nostro. Il suo metodo, cost come e
da lui descritto, non significa dunque per se che Aristotele rivendicasse
l esigenza di argomentazioni aprioristiche in grado maggiore dello scien-
ziato odierno. Nella prassi, pero, accettava come dati una quantita di as-
sunzioni a priori e anche dati assolutamente errati, che gli servivano da
archai : molte delle archai da lui postulate non sono affatto evidenti per
se e non e raro che siano assolutamente false. Il terzo suo errore che
dobbiamo rilevare, infine, e l adozione e l impiego di una scala di valori
per cose che non possono essere l oggetto di una valutazione.*M
In verita , e singolare che Aristotele non abbia piu diffusamente svi-
luppato le sue tesi sulla formazione della conoscenza dei concetti primi.
Parecchi passi degli Analitici secondi gli offrivano con naturalezza uno
spunto.* £ possibile che egli ritenesse che la discussione di questo tema
5

fosse di pertinenza della psicologia.*4 Per un certo aspetto, il primo capitolo


400
£v TI 7tapa xa 7roXXdt , cost anche in An. post. I l l , 77a 5, sennonche £v xaxa
7roXXclv .
aXi) &£<; CITOTV. Cfr . Soph. El . 22, 179a 7 xi> 7tapa xoiii; 7roXXoui; cv TI
401
100a 7. Vedasi Ross, Analytics , 17.
402
81a 38 - b 9, cfr. Top. I 14.
405
m (paiv6[xeva , Xcyo eva, 6[ioXoYOU( j.£va.
404
Per es. « destra » e migliore, xipiuiTcpov, che « sinistra ». £ eredita pitagorica.
405
I 18, 81a 38, oppure I 31, 87 b 28.
406
In De an. II 6, 418a 7 Aristotele discute i xotvi ala{h)Td, che in certa misura
corrispondono ai Y 1) di Platone ; ma III 5 sul vou? non e che un fram-
mento.
130 ARISTOTELE

di Alfa rappresenta una continuazione della discussione di An. post . II 19.


Formulata la sua teoria del primo movente immobile, Aristotele tento an-
cora per una volta di introdurre nella magnifica costruzione la sua dottrina
della conoscenza dei principi:
« 11 nous non e il principio del pensiero. Qual e allora per l anima 1 ori-
gine del movimento? Evidentemente e dio, in essa cosf come nel tutto. Giacche
il divino in noi muove in certo senso tutto in noi. II principio del pensiero
non e pensiero di altra specie,407 ma qualcosa di piu elevato. Ma che cosa po-
trebbe essere piu elevato della scienza e del pensiero se non il dio? ».**

Lo scienziato
Nelle opere piu tarde Aristotele ritornera spesso sulla questione di
« che cosa e la scienza ». Ai tempi di Platone e di Aristotele la cosa non
era poi tanto ovvia ; sia Platone che Isocrate designavano la loro propria
attivita come filosofia, e quella dell altro come sofistica . L ideale accademico
del filosofo e stato ritratto da Platone nel Teeteto e da Aristotele nel Pro-
trettico. Per Platone la cosa principale era sempre la ricerca della verita, e
la discussione dialettica del problema era il metodo naturale della scienza:
« Non ho mai scritto trattati » , come dice in passi assai noti del Fedro e
della settima lettera .405 Ma i migliori scolari di Platone cercarono invece di
rendere accessibile la sua filosofia elaborandone sistematicamente le con-
cezioni essenziali. Nessuno ebbe la forza di continuare 1 opera di lui nel
suo complesso ; ma la parte maggiore dell eredita fu assunta da Aristotele.
£ vero che egli sosteneva contro Platone la tesi che esistano infiniti rami
della scienza; come Platone, pero, voleva accordare una posizione partico-
lare alia ricerca e alia scienza dei primi principi. Nell analitica Aristotele
presenta la sua teoria del metodo e discute il problema gnoseologico di
come possiamo raggiungere la conoscenza delle archai. Nel suo famoso
dialogo Sulla filosofia cerca di illustrare quello che e, secondo la sua
opinione, il contenuto e l oggetto della filosofia . P. Wilpert , ora , ha fatto
notare che un testo molto discusso di Filopono spiega il titolo di questa
opera .410 Il testo contiene cinque diverse descrizioni della sapienza. Dappri-
ma gli uomini dovettero dirigere ogni loro sforzo ad assicurarsi le cose
necessarie alia vita ; soltanto quando ebbero ottenuto questo scopo ebbero
407
Come in An. post . II 19.
400
EE 1248a 20-29. Sentiamo come qualcosa di perfettamente naturale, nel nostro
uso linguistico, le espressioni « 1 uomo, Puccello ». Altrettanto naturale come concetto
-
universale era per i Greci « il dio » : OE6? 6 OE6?, •Oeot - ot deot e TO OETOV sono
concetti sinonimi. A proposito del « dio nel tutto » e del « divino in noi » , vedasi
sotto, p. 512.
404
Fedro 275c, Ep. VII , 341cd .
410
Fr. 8 Ross, scoperto e pubblicato da I. Bywater nel 1877, ma valorizzato
soltanto da E. BIGNONE , L Ar. perd ., II 511-525. Si vedano P. WILPERT, Autour d Ari-
stote , 114, e DURING , Protr., 159, App. 38-39.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 131

la possibility di occuparsi di una cosa per se tanto superflua 411 come la


bella forma dei loro arnesi. La sophia era dunque, ora , l abilita dell arti-
giano. Come terzo stadio viene indicata l abilita del politico e del legisla ¬
tor . Ancor piu tardi gli uomini si rivolsero all indagine del mondo fisico
e della natura creatrice : Aristotele considerava dunque come quarto stadio
la filosofia della natura dei presocratici.412 II quinto e piu elevato stadio fu
raggiunto dagli uomini quando essi rivolsero la loro attenzione al divino
stesso e all intero mondo celeste e totalmente immutabile. Questa scienza
413

fu da essi chiamata kyridtate sophia , la sapienza piu alta.


La filosofia e dunque scienza di cio che e primo e piu elevato. Altri
frammenti attestano che Aristotele in questo dialogo ha discusso le archai.
Questo e il tema di fondo anche in Alfa 1-2, dove Aristotele descrive la
sophia come conoscenza delle cause prime. Egli giustifica la sua presenta-
zione con il fatto che tutti ormai considerano un dato acquisito che sophia
indichi l indagine e la conoscenza dei primi principi.414 Indirettamente ci
dice qui che questo significato della parola era divenuto di uso comune
proprio al tempo in cui egli scriveva queste pagine.
Con una frase sobria e concisa Aristotele va dritto alia questione di
fondo: « Tutti gli uomini tendono per natura al sapere ». Brevemente e
in bello stile descrive quindi i diversi stadi della conoscenza , dalle forme
piu semplici della percezione attraverso la memoria , le rappresentazioni
e l esperienza sino alia perizia nei mestieri e alia scienza . La tesi che la
perizia si origina quando sulla base di molti pensieri acquisiti mediante
l esperienza si forma una rappresentazione universale del simile, ricorda
molto da vicino il capitolo finale degli Analitici second s' 11 Nella vita pratica
'

l esperienza conta spesso piu della scienza ; e tuttavia apprezziamo maggior-


mente il sapere e l intelligenza , poiche gli uomini che hanno esperienza
conoscono soltanto il « che », e non il « perche ». Colui che possiede scien¬
za teoretica ha una posizione piu elevata dell uomo pratico anche perche
puo impartire l insegnamento nel proprio campo.
La scienza nel senso piu elevato si formo allorche per la prima volta
qualcuno cerco un sapere che non era orientato all utile, ma aveva un fine
in se stesso. Questo sviluppo fu possibile soltanto in quelle comunita in
cui gli uomini godevano di agi; per questa ragione le scienze matematiche
ebbero origine in Egitto.
Si tratta ora di determinare con maggior precisione questa scienza dei
primi principi. Lo si puo forse fare nel modo migliore se si analizzano

411
Cfr. Top. Ill 2, 118a 6-15; Pol . VII 10, 1329b 28. La descrizione dei vari
stadi e certo influenzata da Symp. 211.
412
cpudtjei) &£ copia.
413
-
in aura ra Oeta xal uTrepy.6afJ.ia xal daeTap /.TjTa TravreXtoe, e dunque quel¬
le che in Lambda 1 sono chiamate dlStoi e dxivrjToi ouaiai. Dar nome a tutto questo
di « teologia di Aristotele » e un anacronismo.
4.4
981b 27. Cfr . sotto, p. 302.
4.5
981a 5 e 100a 4-5.
132 ARISTOTELE

le qualita caratteristiche di uno scienziato. Costui, ora, ha un sapere uni-


versalmente comprensivo; e in grado di conoscere cose non facilmente com-
prensibili ; ha una conoscenza piu esatta che altri, ed e piu capace di altri
di insegnare la struttura delle cose. Inoltre egli ricerca un sapere che e
desiderabile per se, e non in vista dei suoi risultati, e la sua scienza e piu
prossima alle archai rispetto ai rami subordinati del sapere. Percio e
anche piu indipendente di altri, e possiede autorita rispetto a coloro che
hanno una scienza di rango inferiore.
Se volgiamo uno sguardo al passato, vediamo che anche allora come
oggi la meraviglia era il principio del filosofare . Gli uomini si meravi-
gliavano per cio che di inspiegabile avevano davanti agli occhi, procedevano
quindi un passo dopo l altro e affrontavano questioni maggiori ; da ultimo
ricercavano il sapere per sapere, e non in vista dell utile. Questa aspira-
zione al sapere per se stesso awicina l uomo al divino; a tutti i pensatori
sembra che dio sia la causa, e il dio dovra anche possedere questa scienza.
Questi due capitoli, ricchi di poesia filosofica e segnati dall entusia-
smo dello scrittore, ci rivelano le due principali tendenze del pensiero di
Aristotele: da una parte la sua esaltata concezione della scienza come
sublime dea celeste, dall altra la sobrieta dell analisi. Nel primo capitolo
si legge che colui che per primo rivolse il pensiero a qualcosa che andava
al di la della mera utilita « desto ammirazione » fra gli uomini ,4 e nel se-
condo che la filosofia ha la sua origine dalla meraviglia degli individui.
Quest ultima era anche l opinione di Platone ;417 in lui, pero, il thaumazein
ha un suono emotivo e ha in se qualcosa dell omerico thauma idesthai ,
« una meraviglia a vedersi ». « L anima dell uomo ha contemplato 1 ente.41'
Alcuni ne conservano qualcosa nella memoria , e quando vedono le copie
nelle cose del mondo, ne vengono incantati ». Teeteto non si meraviglia
del fatto che le cose assumano la loro forma,419 bensi che in generale qual¬
cosa esista . Dal meravigliarsi del rapporto fra il mondo fisico e il mondo
delle idee nasce la filosofia .
In Aristotele la meraviglia ha un altro senso. £ la curiosita autentica-
mente ionica , il piacere di conoscere come stanno le cose, quale ne e la
struttura , quali sono gli aitia e le archai delle cose e degli accadimenti.
Ancora una volta vediamo, a questo punto, come in Platone e in Aristotele
i simboli linguistici siano si gli stessi, ma il contenuto filosofico sia pro-
fondamente diverso. Il mutamento, nel linguaggio, da sophia a philosophia
e assolutamente caratteristico. La concordanza generale dell argomenta-
zione con la notizia di Filopono sopra citata a proposito della teoria dello

,16
981b 15.
111
Teeteto 155d . £ estremamente caratteristico che Epicuro, il quale ironicamente
chiamava i corifei dell antica Accademia ol xPutrc£? 0 filosofi dell eta dell oro), oppure
ol Slot, abbia duramente respinto anche la meraviglia ( F.p. I 79; De Nat . II, 246
ARRIGHETTI ).
411
Tcdro 249a-250a TeHeaxai xa ovxa - £'X7TXT]TTOVTCC L.
919
Cfr . Fedro 247d, Filebo 26d y VEALQ EIC oualav.
UNGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 133

sviluppo culturale esposta nel dialogo peri philosophias e inoltre, anche nei
particolari, tanto notevole, che possiamo senz altro concluderne che Ari-
stotele nel primo capitolo si e servito del materiale gia a sua disposizione.
La problematica del secondo capitolo e invece fondamentalmente del me-
desimo tipo di quella delle Categorie , e cioe e un analisi empirica. Si legge
in quell opera: preso in considerazione Corisco, in quante categorie pos¬
siamo asserire di lui qualcosa di sensato ? E qui: considerando uno scien-
ziato, che cosa e che lo distingue dagli altri uomini ?

Alfa elation non e che un frammento, ma contiene riflessioni note-


voli, che gettano luce sulla posizione di Aristotele verso la scienza, e per-
cio sulla sua personality di ricercatore.
« La contemplazione della verita e per un certo aspetto difficile, per un
altro facile. Cio si rileva dal fatto che nessun singolo uomo, in realta, puo affer-
rarla in modo pienamente corretto, e che pero noi tutti nel complesso non
manchiamo di raggiungere lo scopo; se infatti ciascuno dice qualcosa a proposito
della natura, e con ci6, come singolo, non contribuisce in nulla, o soltanto poco,
alia verita , tuttavia dall insieme delle asserzioni sorge pure una certa somma di
sapere ».
Naturalmente, sotto qualche aspetto anche Platone fece opera di
continuatore e di raccoglitore: anch egli prese le mosse da una problematica
che gli era stata indicata dai precursori ; e anche se cio accade raramente,
tuttavia a volte egli da notizie dossografiche.421 Ma la grandezza di Platone,
cio che lo rendera sempre cost avvincente sino a quando si leggeranno
le sue opere, e la forza portentosa e l indipendenza del suo pensiero. Ari¬
stotele pero riassunse la tradizione greca in grado ancor piu elevato. So-
prattutto in gioventu egli mirava a prender le distanze dai suoi precursori,
ed in particolare da Platone e dai piu eminenti filosofi accademici del tem¬
po, sottolineando le divergenze. Ma come osserva giustamente G.
Ralfs 422 i due pensatori rimangono legati proprio grazie al loro dialogo.
£ probabile che fino alia morte di Platone Aristotele si considerasse il suo
primo oppositore, e che entrambi i filosofi pensassero di trovarsi su po-
sizioni contrapposte. Si puo pensare pero che le parole che nel Sofista 423
sono rivolte contro i precursori probabilmente esprimano anche l atteg-
giamento di Platone verso il giovane Aristotele: « Pare a me che Parme-
nide e tutti gli altri che fanno il tentativo di determinare quante cose
realmente esistano e quali propriety esse abbiano, abbiano preso le cose
420
Questa concezione si incontra anche nelle opere di medicina ; De victu 1, VI
466 L. ox6aa |x£v yap opthSt; UTT6 xaiv 7rp 6xspov etpi) xai, ouy oTov x xax; £|x£
uyypa avx op to? 5uyypa >liaf ox6aa Si pf ] opfftot; eEpfjxaaiv , eXey tov p.ev xauxa St6xi
ouy ouxox; Syci, ouSiv 7tepav £i, 45r) yEu|xevo<; Si xaff 6xi plot Sox£st Sxaaxov optico; £yei'j
STjXcbaoj 8 pouXoptat.
421
Teeteto 152a.
422
Platon und Aristoteles im abendl . Bewusstsein, « Gymnasium » 61, 1954, 99.
421
242c-243b.
134 ARISTOTELE

troppo alia leggera . Ogni pensatore di questa specie sembra che ci tratti
come bambini a cui si racconta una favola. Essi poco si preoccupano di
noi, gente comune, e parlano in modo troppo elevato per noi. Senza chie-
dersi nemmeno se noi siamo capaci di seguire la loro esposizione o ri-
maniamo indietro, e cioe senza argomentare dialetticamente il pro e il
contro, proseguono nella loro argomentazione sino a quando hanno rag-
giunto le conclusioni ».
A1 tempo in cui scriveva il libro Alfa Aristotele aveva assegnato alia
scienza , che Platone chiamava conoscenza universale e fine massimo del
filosofo, una posizione di rilievo come filosofia prima . Anche nel Sofista
Platone era dell opinione che soltanto la conoscenza teoretica delle archai
consenta la comprensione del mondo della realta ; la scienza del mondo
fisico poteva al massimo possedere un qualche grado di verosimiglianza.424
Aristotele invece attribuiva alia conoscenza della natura il rango di filosofia
seconda ; in lui l ideale platonico di una conoscenza universale assunse la
forma dell ideale di quel sapere generale che in seguito ebbe nome di
enkyklios paideia.
Il primo libro del trattato De partibus animalium era originariamente
un opera a se stante dedicata a questioni di metodologia della scienza . Nel
suo complesso l opera e rivolta contro i metodi diairetici di Platone e di
Speusippo, e contro il concetto di scienza sostenuto da costoro. Essa co-
mincia con la distinzione fondamentale di due diversi atteggiamenti scien ¬
tific. La concezione essenziale e che soltanto lo specialista puo penetrare
a fondo nei problemi, mentre la persona colta, ho pepaideumenos , deve in ¬
vece accontentarsi di uno sguardo d insieme che lo metta in grado di farsi
un giudizio anche in questioni davanti a cui egli si trovi per la prima volta.
£ questo il primo caso in cui la cultura viene definita come la capacita di
giudicare una questione con discernimento.425
« In ogni ricerca scientifica e in ogni campo si possono distinguere due
diversi atteggiamenti rispetto al proprio compito. L uno potrebbe essere chia-
mato aspirazione alia conoscenza scientifica, l altro aspirazione a una cultura
generale. Infatti si puo ben dire che sia caratteristica di un uomo colto il fatto
che egli puo giudicare esattamente fino a qual punto cio che gli viene presen-
tato e metodicamente corretto o scorretto. Soltanto costui e in grado di for-
mulare un giudizio su tutte le questioni, mentre lo scienziato e esperto in un
campo limitato. £ infatti impossibile essere ugualmente esperto in tutti i campi
del sapere ».

424
-
Cost di frequente nel Timeo , per es. 59c ri) v rtov elxirtov (JLUOOJV (israSitoxo-
vra ISsav. Naturalmente Platone apprezzava anche gli sforzi di coloro che si affatica-
vano sulla filosofia TOO TiemxtSeuaOai Ivexa , Repubblica 487cd.
425
Dice questo, sostanzialmente, gia in Top. VI 14, 151b 19 cuarixox; optaaaffai
TO 7rpoxei ( jtEvov ( il che e deriso da Platone nel Filebo 55e ); accetta anche una delle idee
fondamentali di Speusippo, Top. 108a 12 £v TOI ? 7roXu Siecrraai T6 8 potov auvopav ;
in Rhet. Ill 11, 1412a 12 combina le due idee. Ma questi non sono che gli spunti iniziali
per la fondamentale distinzione di PA I. Maggiori particolari su questa interessante
opera sotto, p. 572.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITX 135

A1 di fuori del suo campo specifico lo scienziato ha dunque il medesi-


mo sapere generale che hanno le altre persone colte. Questa aftermazione,
in realta , ci sembrera oggi ovvia e banale ; si puo pero dire con J . Stenzel
che la separazione qui compiuta da Aristotele fra scienza e cultura segna
l inizio di una nuova epoca nella storia dello spirito europeo. Se si confron-
ta Aristotele con Platone, si puo ( come del resto hanno fatto alcuni ) defi-
nire la sua concezione un atto di rinuncia. II che, naturalmente, non e
esatto.

II sistema delle scienze. Nel quadro della situazione storica si puo


spiegare il fatto che in Aristotele emerga la questione del sistema delle
scienze. Posto che episteme significa perizia in campi diversi, era abbastan-
za ovvio distinguere fondamentalmente tre campi. L oggetto del sapere
teoretico era la scienza , quello del sapere pratico la conoscenza delle
norme etiche, e quello del sapere produttivo il know-how in ogni profes¬
sion e mestiere.
All interno delle scienze teoretiche Aristotele voleva stabilire un ordi-
namento gerarchico: era anche questa un eredita di concezioni platoniche.
In Gamma 2 dice che esistono altrettante parti della filosofia 424 quanti
sono i generi delle cose concrete. Una di queste scienze deve essere deno-
minata filosofia prima .427 Non abbiamo alcun indizio diretto che questa
espressione sia stata usata da Aristotele nel dialogo Sulla filosofia , essa -
compare nella Fisica, ed e facile congettura che Aristotele abbia escogitato
la denominazione di prima filosofia per poter dare alia fisica il nome di « se-
conda filosofia » . Giustamente A. Mansion osserva 428 che la riabilitazione
della conoscenza della natura nel grado di scienza e una delle piu importanti
conquiste di Aristotele; a mio giudizio e verosimile che la posizione della
conoscenza teoretica della natura sia stata per la prima volta formulata con
chiarezza nel dialogo Sulla filosofia,429 e precisamente in connessione con la
teoria del primo movente immobile. In ogni caso , al tempo delle prime ope-
re, e cost per es . nel trattato Sull universo e in Lambda , « filosofia prima »
significa « conoscenza dei primi principi », che e il significato anche di Alfa.
In Lambda si legge che le prime ousiai sono gli dei /30 e la medesima cosa
Aristotele dice in Alfa 2 : « A tutti i pensatori sembra che il dio sia la
causa prima ». La scienza divina e dunque la piu onorevole. La formula-
431
zione di Alfa e Beta ( « la scienza cercata » ) puo essere spiegata solo
congetturalmente: quando Aristotele scriveva quelle pagine, aveva da mol-
to tempo un nome per questa scienza , e cioe quello di « filosofia prima ».

*
4

427
-
[liprj rij? ipiXoaoipia?.
Equivalente a yj 7tepl xcov rrpcoxcov (piXodotpia.
4
RPbL 56, 1958, 206.
, n II fr. 9 Ross , 77, 10-13, mostra che la scienza piu elevata tratta delle ouaioa
Octal, xal axhnjxoi , la seconda della natura .
430
1074 b 9 OEOU ? xa? 7tpcoxa? ounia; elvai , cfr. la conclusione 1075b 36
fipeti; ( ipaptev ) .
431
f j £7U 7) XOU (J.SVY) £7rl(IX7) pa).
136 ARISTOTELE

La spiegazione puo essere che in quelle conferenze Aristotele intendeva


riproporre il problema un altra volta. £ percio perfettamente corretta la
definizione del Bonitz: la « filosofia prima » e la scienza dei principi primi,
divini, immobili ed astratti .432
Si intende qui una priorita non soltanto lo-
gica, ma anche di valore.433
La novita di Gamma ed Epsilon e la dottrina dell « essere in quanto
e », che comporta un mutamento nella definizione della filosofia prima . II
compito della filosofia e ora soprattutto quello di indagare la struttura del
concetto di esistenza . Dalle parole di Aristotele nell introduzione al trat-
434

tato Sull anima si vede che la linea di demarcazione e sempre fra cio che
spetta alia ricerca dei processi concreti e le considerazioni teoretiche. Come
studioso della natura, lo scienziato indaga i processi biologici nell anima,
ma non puo con questo esaurire il tema, perche esistono nell anima dei
processi, che ammettono soltanto una spiegazione filosofica.435
Il problema di un sistema delle scienze teoretiche e discusso da Ari ¬
stotele soprattutto in Epsilon. £ questo un libro composto da frammenti
diversi per stile e contenuto, riuniti forse soltanto dopo la morte di Ari¬
stotele; nel primo e nel quarto capitolo si incontrano note marginali. Il se-
condo capitolo e stilisticamente il piu felice, il terzo, invece, non si adatta
affatto al contesto dal punto di vista stilistico. Non sara errato, percio, dire
che il primo capitolo e uno schizzo casualmente conservatosi ; io lo consi-
dero un abbozzo per una lezione preparata per qualche scopo particolare.436
« Tutte le scienze teoretiche si occupano di ricercare perche qualcosa sta
in un certo modo . Ogni scienza speciale si occupa di un particolare genere di
cose e di fatti , e muove in cio dall assunto che queste cose esistono. Tali scienze
non pongono il problema di qual sia l essere delle cose; muovono , anzi , dalle
cose come esistenti . Si occupano delle proprieta delle cose, e allora o cercano di
far comprendere quel che lo scienziato ha osservato, oppure, mediante argo-
mentazioni teoriche piu o meno cogenti , cercano di venire in chiaro su que-
stioni concernenti il campo di loro competenza. Considerano loro compito pri-
mario per l appunto la spiegazione e la chiarificazione,437 e non gia di dimostrare
che qualcosa esiste ed e un fatto » .
Nella sezione che poi segue Aristotele tenta di distinguere l uno dal-
432
fj 91x00091a fj 7TEpl Ta 7rpt0Ta, O ela, axtvrjTa, )(0) pioTa.
433
Sempre TtpiicoTaxov , anche nelle opere tarde come Epsilon 1 ed EN 1141a 20 .
434
Gamma 3, 1005b 6 7rcpl mior); TY]; ouoEai; fj 7r£ <puxev.
433
6 7rptoToi; 91X600901; 403b 16 .
436
Cfr. sotto, p. 148 , sulla differenza fra testi conservati di Aristotele che rispec-
chiano l andamento della sua ricerca ( 7TEipa ) e altri , che sono scritti a fini didattici .
Epsilon consiste di abbozzi per lezioni destinate ad ascoltatori relativamente poco
esperti della filosofia .
437
- -
A 1025b 15 EX TT) I; Toiaii nj; ayco fric; e interpretato in modi diversi . Io
lo intendo come un indicazione del procedimento tipico delle scienze speciali , come
« introduzione al fatto reale » in contrapposizione ad 47r68ei5 ;, la dimostrazione
deduttiva. Le scienze speciali si occupano dell ov , non dell goTt degli 8vva : cfr.
sotto, p . 688.
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 137

I altro i tre campi principal della scienza teoretica definendo i loro oggetti."1*
Fisica e matematica non presentano alcuna difficolta . La prima si occupa
eminentemente del vivente, di quel che e soggetto a mutamento, in breve,
di tutto quel che possiede in se un principio del movimento o del cambia-
mento. Gli esempi concreti citati da Aristotele sono fenomeni che appar-
tengono all anatomia , alia zoologia, alia botanica, e cioe ogni specie di es-
sere vivente.* In secondo luogo, la fisica si occupa di problemi teorici.
In particolare, il fisico indaga in via puramente teoretica la forma esistente,
ma di regola soltanto in quanto essa e unita alia materia.** Intesa in questo
modo, l affermazione di Aristotele concorda con la sua prassi, quale noi
rileviamo in tutte le sue opere. Nell introduzione al primo libro della Fisica
egli quasi si scusa del fatto che la sua esposizione abbia un carattere cosf
teorico, ma « anche coloro che indagano le cose esistenti 441 sono costretti
ad occuparsi dei principi e degli elementi fondamentali del mondo fisico ».
Particolarmente interessante e la discussione di Fisica II 2, le cui parole
conclusive confermano l interpretazione qui esposta.**2
Ma una difficolta reale sorge la dove Aristotele tenta di definire l og-
getto della filosofia prima.*43 Nelle opere che precedono Gamma ed Epsilon,
filosofia prima significa scienza delle archai e delle akinetoi ousiai , vale a di¬
re di cio che non partecipa al processo della natura. Quando pero Aristotele
scriveva il trattato Gamma ed il primo capitolo di Epsilon , aveva trovato
un altro oggetto della filosofia prima , cioe « l essere in quanto e », oweros-
sia il concetto di esistenza. Il principio del movimento e eterno ed immu
tabile e percio divino, se esiste da qualche parte un qualcosa di divino 444
-
454
Cosf anche in Phys. II 7, 198a 29 818 xpEie at TrpaypaxEiai, f ) p£v Trepl dxi -
VTJTOV , f)
di oualai di Lambda.
-
Si 7T£ pt xtvoupivtav p£v dtpOdpxtov S £ , 7 ) Si 7T£ pt xd tp Oapxa, secondo i tre tipi

1026a 2 8Xtae <pux6v = xd <pu 6 peva.


440
1025b 27 xal 7T£ pl oualav xijv xaxa xiv X6yov ( identico a xaxa x8 eTSoq 1, toe
ini x8 TCOXU to? ou xtoptaxijv p6vov. Testo e interpretazione sono incerti; il compilatore
di Kappa non ha compreso il passo, e lo ha percio omesso. Il Ross interprets molto
bene il testo; la sua spiegazione fa risultare una concordanza con Phys. I 9, 192b 1
7t £ pt xtov iputrixtov xal tpOapxtov ctStov. Non riesco a capire perche Jaeger ritornasse
all interpretazione del Bonitz.
441
184b 22 ot xa 6vxa xouoxce sono coloro che trattano la scienza descrittiva
della natura .
442
Anche qui l esempio tipico e trt|j,6v , 194a 13, cui poi segue x8 ytoptaxiv
(piXoaoqptae Ipyov Stoptaai x e rrptox7]e. L esattezza di questa lezione b confermata da
192a 35.
trptoxT] piXotrotpta alia fine di Phys. I 8 e II 2; DC I 8, 277b 10 ( come rinvio
443
(

a Lambda 1074a 31-38 ); De motu 700b 7-9 ( come rinvio a Lambda 6-8). tpuaixl) xal -
8eux£ pa qjtXotrotpla solo in Z 11, 1037a 14. - 7tptoxoe <piX6eroipoe solo DA I 1, 403b 16.
7tpox£ pae tpiXoaoeplae solo GC I 3, 318a 3-6 ( verosimilmente rinvio a Lambda , non al
-
tardo Phys. VIII, come pensa A. Mansion ) . - f ) Tucpl xa OcTa tpiXoaotpla PA I 645a 4;
f ) troipla 7t£ pl x8 dllStov xal x8 OeTov = sapienza filosofica in contrapposizione all etica,
MM. I 35, 1197b 8.
444
1026a 20 cl TOU X8 OETOV uTuapxet .
138 ARISTOTELE

ed un qualcosa di445 separato ( choriston ). L esistenza non e pero qualcosa per


se indipendente; e tanto meno un indagine del problema di che cosa sia
l esistenza potrebbe essere considerata come « scienza dell immobile » 444
senza introdurre una modifica nella definizione di questa scienza .
Dopo aver parlato della matematica e della fisica , Aristotele dice:
« La prima 447 e la scienza di ci6 che b tanto separato quanto immobile
[ = esente da processi ]. Ora, tutte le cause devono essere eterne, e piu di
tutte queste [che sono separate e immobili ], poiche esse sono le cause di quelle
che fra le cose divine sono visibili. Esisteranno di conseguenza tre filosofie teo-
retiche: matematica, fisica e teologia ».
Le cose divine visibili sono naturalmente la sfera delle stelle fisse ed
i corpi celesti;448 Aristotele designa pero anche il nous come il piu divino
di tutti i fenomeni.449 La causa del movimento dei corpi celesti e il principio
del movimento, che e il primo in una gerarchia di principi motori.450 Que-
sti principi motori sono separati ed immobili; sono dunque l oggetto della
prima e piu alta scienza .451 Per ottenere una bella sistemazione, venne in
mente ad Aristotele di chiamare questa scienza prima teologia , che e una
parola che nelle sue opere ricorre soltanto qui; alcune linee oltre egli passa
bruscamente al termine abituale di prote philosophia
£ mia convinzione che Aristotele non abbia mai piu usato seriamente
questo termine di theologike. Quel nome fu un idea casuale, giustificata sul
momento, e non ha lasciato dopo di se alcuna traccia nelle sue opere o in
quelle dei suoi diretti .
successori
Ma dalla tarda antichita fino ai nostri giorni 454 la theologike di Ari¬
stotele, consapevolmente o inconsapevolmente intesa come « teologia », ha
avuto una parte di enorme importanza . W. Jaeger esagero ancora rispetto

445
Zeta 16, 1040b 18 OUTE TO £V OUTE TO OV IVS XETOCI ouaiav clvai. Percio Kappa
7, 1064a 29 e inesatto; il trattato e opera di un compilatore, cui il pensiero aristotelico
non era troppo familiare. La congettura di CHUNG-HWAN CHEN, « Phronesis » 1961, 58
(l7ri<TTfj|Z7) TOU 6VTO? fj [i£vov xal /coptaT v ) rende la confusione ancor peggiore.
446
Phys . II 7, 198a 30 ( 7rpayptaTeia ) f ) 7repl axivfyrcov.
447
A 1026a 16 7rpd)TT) e spiegato dal precedente TtpoTfpap ajitpoiv ; Aristotele
intende dunque dire che essa e prima in rapporto a matematica e fisica.
448
Phys. II 4, 196a 33 Tii 0 ei6TaTa TCOV tpavcptov.
449
Lambda 9, 1074b 16 TUV ipaivo|z6vtov OeiiraTov.
450
Vedasi sotto, pp. 248, 383, 434.
451
II vou? non b qui nominato; anche il vou? e pero un 0 etov , e il divino in
noi, nonche un oiptar6v.
452
A proposito di questo passo e del secondo oggetto della TOWTT; ipiXoaoipta
vedasi sotto, pp. 669-670.
453
Le parole dEoXoyetv , SEoXoyia, 0 EoX6yo? sono usate in Alfa , Beta, Lambda ,
Ny e Meteor. II sempre per indicare i mitologi, e in prima linea Esiodo, in contrap-
posizione ai ipuaixot. £ istruttivo Ny 4 , 1091a 34, dove Speusippo (TIV £? TUV VUV )
viene paragonato ai deoX6yoi.
454

ris 1961.
Cfr. V. DECARIE, L'objet de la mitapbysique selon Aristote , Montreal Pa - -
LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA 139

agli Scolastici quando affermo che dietro la metafisica di Aristotele gia si


intravede il credo ut intelligam. £ un piacere poter mettere a confronto con
questa caricatura la sobria e chiara spiegazione di A . Mansion.
A me pare che sia ormai giunto il tempo di rinunciare all espressione
« la teologia di Aristotele », o per lo meno che le si debba assegnare quel
posto privo di pretese che le conviene: essa fu una semplice trovata di
Aristotele, quando questi cercava una parola per ottenere una triade ele¬
gante.4 In generale, l importanza della sistemazione delle scienze in Ari¬
stotele e stata esagerata: soltanto dopo di lui, ed in modo compiuto con
i commentatori neoplatonici, la divisione della filosofia fu perseguita come
fine in se.

455
£ nota la predilezione di Aristotele per il numero tre.
II
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA

Le opere
La Retorica consta di tre libri, cotnposti da Aristotele in tempi diversi. I libri
I e II, a eccezione di II 23-24, contengono Pars rhetorica vera e propria; rispetto
ad essi, il cap. II 26, fino ad eEXtitpev ( 1403a 33), costituisce un aggiunta, come fe
comune trovare al termine di quasi ogni opera di Aristotele, in misura di una o piu.
I capp. II 23-24 sono stati scritti circa un ventennio dopo; e possibile che essi siano
da identificare con lo scritto, registrato nel catalogo alessandrino con il numero 86,
-
EvfK»ixT)pdt ru)v Siaipfereu; a = Esichio 78. Il terzo libro, Ilepi Xi eux;, si trova nel
catalogo alessandrino al n. 87 ed £ citato anche da Demetrio con questo titolo. Dio-
gene annota che la Retorica aveva due libri,1 Esichio pone al n. 79 Ttepi Xi eux; Ka-
Dapai; a. La Retorica e collegata con lo scritto Ilepi Xfljeux; per mezzo di una for¬
mula di transizione, che a una piu attenta considerazione si rivela opera di un redat-
tore; le parole fitel xpia £<rxlv & 6EL Ttpa flJ.axEufrr)vai TCEpl xiv Xiyov sono tra-
scritte dall introduzione del terzo libro, dove pero xpia ha un altro valore; il successivo
iiifp invece di Ttepi non e aristotelico; non si capisce poi la ragione per cui in questa
ricapitolazione sono citati soltanto gli ultimi capitoli, izapaSdyyM'. ca. ( II 20 ), yvwpuxL
( II 21), ed £vfkinVpaxa ( II 22-24). Le parole Kal SXux; xwv Ttepi ffjv Siavoiav pos
sono essere state tratte dal redattore dalla Poetica 19, 1456a 34, xa pitv ouv Ttepi xf )v
-
Stdvoiav hi XOL; ttepi pqxopiKT)<; KEICDW. Con le parole 88ev x euTcopi')<70[j.ev Kai tlx;
auxa Xutrc[i£v il redattore indica il contenuto del cap. II 26, e finalmente l epilogo
ttepi Xf eax; Kal xd eax; puo essere stato da lui desunto dalla prima frase del terzo
libro. Molto istruttivo e un confronto con cio che Aristotele stesso dice del piano
della sua opera in II 18, 1392a 1-4. La formula di transizione e con ogni probability
opera di Andronico, il quale fuse in un unico complesso quelli che inizialmente erano
due scritti diversi. I capp. II 23-24 inseriti in seguito non possono essere stati scritti
prima del ritorno ad Atene nel 334; II 23, 1399b 12 x4 pexfxEtv XT}; Koivfi <; eipV|V'r)<;
b un allusione all accordo di Corinto del 336, ed e percio il piu tardo dei numerosi
eventi storici databili che sono menzionati nella Retorica.2
Retorica I-II, la vera e propria techne rhltorike e un trattato concluso e ben

1
Come congettura P. MORAUX, Lisles anciennes 103, il trattato puo essere stato
diviso in due libri Sulla base di 12, 1414a 29.
2
II Demostene nominato in II 23, 1397b 7 non puo essere l oratore, come neppure
l omonimo citato in III 4. Ma in II 24, 1401b 32 Aristotele cita il giudizio di Demade:
TT)V AV)|XO<TO£VOI>;
I TtoXtxetav Ttavxctv T&V xax& v aixtav , il che rinvia all eta successiva a

Cheronea. Alla medesima eta rimanda II 23, 1397b 31, dove e citata la legazione a
Tebe poco prima di Cheronea. Caridemo, nominato a II 23, 1399b 2, aveva avuto una
brutta parte nell aifare di Mentore.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 141

costruito; ne sono prova le numerose indicazioni che rinviano a un contenuto sia gia
trattato, sia da trattare.3 Oggi noi giudichiamo un po diversamente le incongruenze che
hanno costituito dei veri rompicapo per gli studiosi, da J. Vahlen fino a F. Solmsen ;
mi devo qui limitare ad alcune osservazioni su uno dei passi piu controversi, vale a
dire la transizione da II 17 a II 18. Sebbene gia un uomo dotto e acuto come
L. Spengel abbia giudicato il passo in modo sostanzialmente esatto, e H. Bonitz abbia
messo in luce la struttura di tali proposizioni a incastro,4 non inconsuete in Aristotele,
si insiste ancora a ritenere che qui ci debba essere una frattura. La proposizione 1391b 9
EffTi 5£ - b 20 rtepi wv (JouXsuovxai e un inserzione parentetica, la cui funzione cor-
risponde a quella di un odierna nota a pife di pagina ; la struttura della transizione e
quindi la seguente: « Poiche tm discorso con cui si vuole persuadere l uditore ha
come scopo quello di provocare una decisione ( perche non si sta ad argomentare su
cio che si sa con certezza )-( 1391b 20 ) e poiche ho parlato del carattere degli ascoltatori
provenienti da diversi strati sociali, mi sembra dunque di aver chiarito come e con
quali mezzi dobbiamo usare argomenti psicologici ed etici ». II significato, in forma
piu concisa, dell inserzione parentetica e questo: « Ogni logos ( discorso o esposizione )
fe destinato a un ascoltatore, a cui si pensa o che e realmente presente, sia esso un
singolo oppure un assemblea. Questo e vero quando si vuole difendere una proposi¬
zione contro un oppositore, e quando ci si presenta davanti a un assemblea con un
discorso di uno dei tre generi, cioe o come consigliere o come awocato o come oratore
ufficiale, perch6 anche colui che ti ammira solo come oratore di apparato ( flewpi<;) e un
giudice della tua arte ». Important sono inoltre le parole di 1391b 27 Xoiiciv rpiv
5IEM)EW itepi xwv KOIVWV . Questa formula in Aristotele 6 indica che egli in quel mo¬
menta comincia l’ultima parte di un esposizione piu estesa. « Se sono stati esposti i
KOIVOI intendo allora parlare dell entimema e dell esempio per portare a compi-
mento il piano iniziale di queste lezioni. »
La Retorica e stata scritta, naturalmente, dopo il Fedro, e certamente anche dopo
gli Analitici e dopo l attuale settimo libro della Fisica;7 a mio parere e stata scritta
3
Cfr. per es. II 18, 1392a 1-4, dove Aristotele parla del piano originario; I 10,
1368b 26, dove rinvia a II 1-9; 1369a 30, che rinvia a II 12-18.
4
Aristot . Studien , Sb. Ak . Wien 42, 1865, 72 sgg. Altri esempi in DURING,
Part. An. 92-93.
5
Le parole 7tepi x£>v xaxa Tag 7roXixEia ;< TJO-OSV, importanti per il corretto inten-
dimento del passo, sono male interpretate in tutte le traduzioni da me consultate.
-
xa xaxa xa? oXi reta? tfih] significa « i caratteri che si presentano nella vita sociale »,
e riassume il contenuto dei capp. 12-17; cfr. 1359b 17; 7tEpl Sxacrxov YEVO? TUV Xoytov
( nella proposizione seguente ) significa « in ognuno dei tre generi ( usuali ) del discorso ».
6
La formula oncsq xa Xoi7td 7rpoa0ivxE;< &m8G>[iev XT)V apxij? trp60 e<Jiv
mostra a sufficienza che il libro III non rientrava nel piano. La medesima espressione si
incontra in An. pr. I 32, 47 a 5 e in Soph. El . 34, 183a 34.
7
£ importante soprattutto I 2, 1358a 25 av yap vxuyTj tipyctic,, passo che pre-
suppone P £7uaTf ) (jL7) d 7to8£ rxxix7] degli Analitici secondi e non semplicemente quello
che Aristotele dice in Top. I 1, 100b 19. La definizione del sillogismo di 1356b 15
xivcov iivxtov cxEpov xi 8ia xauxa aupPaivEiv 7tapd xauxa X(p xauxa Elvat ricorda nel -
lo stesso tempo la definizione di An. pr. 24b 18 e An. post . 94a 21 xivcov ovxcov dtvdyxY]
xoilx elvai. Soltanto in questi due passi si trova una simile formulazione della causa
cognoscendi ; in PA IV 1, 677a 18 Aristotele designa in questo modo il nesso causale
reale. Inline, cio che egli dice in I 4, 1359b 10 della Retorica ricorda An. post . II
23, 68b 9.
Nei passi seguenti vedo delle reminiscenze della Fisica : I 5, 1361b 16 eX ic-oiaic,
142 ARISTOTELE

verso la fine del periodo 360-355; la discussione dell T]5ovT) ( 1369b 33 ss. ) fa apparire
verosimile che sia stata concepita dopo il Filebo . Nella proposizione di I 8, 1366a 21
8i/qKp(3wxai yap bi xoI<; TOXIXIKOU; rapt xofixwv ( cioe le qualita etiche degli uo-
mini ) si vede per lo piu un rinvio alia Politica , e si sono proposti a riscontro III 7-18
e il quarto libro. Questo rinvio sarebbe pero allora un unicum , perche in nessun altra
opera troviamo un riferimento alia Politica , per lo meno nella forma hi xoL; noXtxiKou;.
In Platone e soprattutto nei primi scritti di Aristotele spesso •JtoXmiaf ) significa cio
che noi chiamiamo etica, oppure « problematica della vita associata ». Dal contesto
di I 8 si vede che le parole in questione hanno questo significato: « Abbiamo parlato
qui solo in compendio di problemi etici, mentre con maggior precisione se ne tratta
nelle mie lezioni sull etica ». Cfr. 1359b 17 uitoXeutEt xfi noXixiKf ) lirwxfpTi.
Gli argomenti principali per una datazione alta sono: 1 ) l affinita di linguaggio, con-
tenuto e motivi di pensiero con i Topici , riscontrabile all interno di tutto lo scritto;'
numerosi riferimenti ai Topici , alcuni anche agli Analitici. 2 ) La notizia, convalidata
da molti paralleli, di Cicerone De or . Ill 138-142, la cui fonte e probabilmente Antioco
di Ascalona. Il punto centrale e che nella polemica sullo scopo e sui metodi dell elo-
quenza Aristotele prese posizione contro Isocrate e la sua scuola , e percio fu attaccato
da Cefisodoro.10 Poco tempo dopo la morte di Grillo, il figlio di Senofonte, nella bat-
taglia di Mantinea ( del 362 ), Aristotele pubblico uno scritto ora perduto,11 probabil¬
.
mente in forma di dialogo, col titolo Ilepl pr)x©pt KfK il TpuXo<;. Negli anni immediata-
mente successivi compose diverse opere di retorica e storia della letteratura, di cui
alcune saranno ancora da noi menzionate qui appresso. E probabile che la Retorica
sia stata scritta verso la fine di questo periodo; essa non e il lavoro di un giovane
principiante: e metodologicamente solida e matura nella concezione ; quasi in ogni
pagina poi si vede che l autore ha familiarita con gli avvenimenti storici e con le
causes celebres di Atene.
Un particolare, che per se e di scarso valore, ma conferma gli argomenti per una
datazione alta, si trova in I 2 e in II 4, dove i nomi di Callia e di Socrate sono
usati nell esemplificazione. Ora, nella sala dell Accademia in cui Aristotele teneva le sue
lezioni, si trovavano due dipinti, di cui uno rappresentava la scena del Protagora 335c:
« Quando mi alzai per accomiatarmi, Callia mi prese la mano » ; l altro invece rappre¬
sentava la scena finale del Fedone , con Socrate seduto sul letto.12 « Callia-Socrate » e

.
introdotte per la prima volta in Phys VII 2. - I 10, 1369a 33 |ifjx dccl coq iizi TO
7toX6 jifjxe TexaYixevaj?, distinzione ben nota, per la prima volta in Phys. II 5; cio
che poi Aristotele dice della TU /T) concorda con Phys. II 4, 196b 6. Apparentemente
invece ra raxpa <pti< .v... 86?,EIZ S' av xal fj TU / T) aExla elvoa xciv xotofixuv non concorda
con II 6, 197b 34 8xav yap y£vv)xaE xt Trapa tpuotv , x8x oux dc7ri vr/ rfi etc. Ma nella
Retorica l accento e sulla S6?jx , e pertanto anche a 196a 15 troviamo TOXVTEI; 9 <X<T(V.
- La concezione di fjSovfj e a 1369b 33 sgg. quadra molto bene con Phys. VII
3, 247a 7-8. - I 14, 1374b 28 ivumipxsiv rf; Suvapiet consente l ipotesi che la teoria
di Suvapu? ed Ev£ pyeta fosse gia formulata .
I
Particolarmente chiara nel capitolo II 19. Abbondante materiale si trova nel
commentario di F. DIRLMEIER ai Magna Moralia.
Vedasi in proposito DURING, Biogr. trad ., 305-307, 312-313, 389.
10
Una leggera allusione al fatto e in II 2, 1379a 32-36.
II
Le misere testimonianze in ROSE, fr. 68-69. Il dialogo IIspl rt Eii8v)|io?
offre un altro esempio di una simile gentile dedica alia memoria di una persona appena
scomparsa .
12
Si vedano An. pr. I 27 , 43a 35 , e DURING , Biogr. trad., 371-372.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 143

« Socrate, seduto, vestito di bianco » erano esemplificazioni costanti dei corsi tenuti
all Accademia.
I nomi e gli avvenimenti che sono citati nel testo costituiscono per noi nu-
merosi punti di riferimento cronologici ; c e pero una difScolta, e cioe dobbiamo pre-
supporre che Aristotele, durante gli anni in cui fu attivo presso l Accademia come
studioso e docente, tenne parecchie volte i suoi corsi di retorica ; lezioni sull etica e
sulla retorica facevano certamente parte dei normali programmi di insegnamento del-
l Accademia. Che cosa ci poteva essere di piu naturale del fatto che il conferenziere,
secondo l occasione, inserisse nel corso della lezione un esempio che risultava attuale
per l ascoltatore ? Fra gli avvenimenti storici databili di cui si fa menzione nel corso
della Retorica il piu tardo che si trovi e quello di II 8, 1386a 14 olov AIOTOIHEI T <X
TOXPA xedveum KctTETCpcpih). Ora, questo Diopite comandava le forze ate-
niesi del Chersoneso, e la cadde nel 341; questa notizia, posta nel mezzo di una serie
di svariati esempi, puo benissimo essere stata inserita nel corso della revisione 13 della
Retorica dopo il 335. La notizia di I 12, 1373a 19 olov KaXXnntot; £ 7tokt xa 7tepl
Alwva puo essere stata scritta al piu presto nella seconda meta dell anno 354; natural-
mente anche in questo caso rimane aperta la possibility che l esempio sia stato inserito
quando l avvenimento era di attualita. Chi poi consulti i due passi che abbiamo qui
considerato, trovera che nessuno di questi due esempi e in qualsiasi modo ancorato al
testo. Al di fuori di queste due eccezioni, tutte quante le persone citate in I-II si
possono considerare come note nel periodo 360-355;14 tutti gli avvenimenti storici da ¬
tabili 15 e citati cadono prima del 355. Questo fatto acquista un significato se noi
paragoniamo i numerosi avvenimenti citati in II 23-24 e databili intorno al 340.
Molto notevole e, a mio giudizio, la circostanza che Aristotele in I-II non tratti
mai dell oratoria di Demostene e dei suoi contemporanei, che pure era nuovissima a
paragone di quella di Isocrate e della sua scuola . £ vero che Demostene e Aristotele
si trovavano su posizioni politiche opposte. Da tutti i manuali si apprende che questo
e il motivo per cui Aristotele non cita la fiorente oratoria politica del periodo tra la
guerra olintiaca e Cheronea ; piuttosto si potrebbe indicarne la ragione nel fatto che
egli era assente da Atene in quel periodo. Ma si potrebbe trovare effettivamente vero-
simile che egli abbia scritto dopo il 334 un corso, senza prendere in considerazione lo
svolgimento soprawenuto dopo il 347 circa ? Se noi collochiamo la stesura della
Retorica prima di questo anno, il silenzio su Demostene si spiega da solo, perche
questi allora non era ancora celebre. Per la prima volta, infatti, Demostene si distinse
in tribunale nel processo contro Leptine del 354; ma soltanto nella primavera del 347
consegui una posizione fra i capi del partito antimacedone.
Comunque stia la cosa , l argomento principale a favore di una datazione alta non
e costituito dalle cose che non si trovano nel trattato, ma piuttosto dal suo contenuto,
dalla stretta affinita con i Topici e con Fisica VII, e dalle numerose risonanze di pro-
blemi che erano attuali nell Accademia.
II terzo libro , IlEpl e stato scritto dopo la vera e propria ars rbetorica.
Nell introduzione Aristotele getta uno sguardo retrospettivo sull opera che ha gia

13
Vedasi sotto, p. 147.
14
Cib vale anche per Eubulo ( I 15), Filocrate ( II 3) e Cidia ( II 6 ), che si addu -
cono come argomenti per una datazione tarda.
15
Rimane dubbio soltanto II 20, 1393a 32. Con il Brandis, intenderei il passo
come un allusione ad Artaserse Ochos e ai suoi preparativi per una campagna contro
Cipro nell anno 352 /351. Se questo e giusto, anche questa notizia dovra esser consi-
derata un inserzione posteriore.
144 ARISTOTELE

scritto e spiega poi che cosa rimane ancora da trattare. Gli ultimi tre capitoli, che
sono scritti dawero con grande negligenza, contengono molti rinvii sia ai Topici , sia
a Rhet. I-II. Salta poi subito agli occhi che l introduzione e un abborracciatura ; la
prima parte, fino a 1403a 15, si stacca chiaramente da cio che segue. Aristotele dice
qui di aver trattato in cib che precede dei tre mezzi della persuasione: il riferimento e
alia fondamentale divisione di I 2, 1356a 1 TUV Side TOU X6fou ttopt opcvuv Ttkrtsojv
-rpia EL5T] fe7Ttv, e cioe a cio che costituisce effettivamente il tema principale della
Retorica. Inoltre egli afferma di aver trattato gli entimemi, e precisamente sia quelli
che si possono usare soltanto in un certo contesto (etSt]), sia anche quelli che sono
luoghi comuni ( T6TOI ); i primi li troviamo trattati in I 4-14, gli altri in II 23-24.
Siccome questi ultimi capitoli sono stati scritti dopo il 334, bisogna allora concludere
che anche questa parte dell introduzione e stata scritta non prima di quel tempo.
Non e possibile dare una risposta sicura al problema di quando siano state scritte
le altre parti dell opera ; l opinione dominante e che questo terzo libro della Retorica
sia stato scritto comunque negli anni trenta. Pero uno studio rinnovato dell opera non
conferma questa opinione tradizionale.
Consideriamo innanzi tutto i nomi e gli avvenimenti menzionati nell opera, limi-
tatamente a quanti non risalgano a eta anteriore alia nascita di Aristotele. In questo
rapido sguardo di insieme tralascio tutti i particolari che si possono trovare facilmente
nella RE o in altri manuali. ( Cap. 2 ) Ificrate, prima del 360. Licimnio, menzionato
anche nel Fedro. Brisone, nominato anche nei Topici e negli Analitici. Teodoro, un at -
tore sconosciuto. ( Cap. 3 ) Licofrone, sofista sconosciuto. Alcidamante, un contempo-
raneo, ma piu anziano, difficilmente piu tardo del 360 circa. ( Cap. 4 ) Androzione-Idrieo,
intorno al 357 /6. Teodamante-Archidamo-Eusseno, la pointe di questa storia presup-
pone una situazione nell Accademia. Demostene, in ogni caso non l oratore. Democrate,
noto giS prima del 360 attraverso Iseo Or. 6, 22 negli anni trenta era ancor vivo, un
YEpwv . Antistene-Cefisodoto ( non l oratore ) non dopo il 360. ( Cap. 7 ) Il dialogo plato-
nico Fedro. ( Cap. 9 ) Alessandro di Fere, ucciso nel 358. Rinvio alia Teodetteia, unico
-
in tutto il Corpus , questo scritto costituiva un lavoro preparatorio per la Retorica.
( Cap. 10 ) Leptine, si fece avanti per un’alleanza con Sparta nel 369. Carete-Cefisodoto,
circa il 349 ( ma 1411a 10 allude a un episodio del 357 circa ). Pitolao, sconosciuto.
Mirocle, accusato verso la fine degli anni cinquanta a causa di questioni finanziarie poco
pulite; Aristotele sembra aver avuto questo incidente davanti agli occhi. Anassandride,
l’autore di commedie. Poliuto, sebbene sappiamo di piu dei suoi progetti negli anni
quaranta, pub essere stato benissimo una figura in vista gia intorno al 350. Diogene il
cinico: intorno al 350 aveva circa cinquant’anni. Esione, sconosciuto; sappiamo solo
che piu tardi fece parte del partito antimacedone. Isocrate, citazione letterale dal Fi¬
lippo 12, del 346. Ificrate-Carete, intorno al 355. Licoleone-Cabria, intorno al 366.
( Cap. 11 ) Teodoro di Bisanzio, presente anche nel Fedro 266e e negli Elenchi softstici
183b 29; menzionato anche nella giovanile TEXVWV oxi' jaybs' fl] , fr. 137 ROSE. Isocrate,
citato letteralmente dal Filippo 61; con oupupopwv invece di KGCKWV nel De pace 101.
(Cap. 12 ) Cheremone, Licimnio, contemporanei piu anziani. ( Cap. 13 ) Teodoro-Licim-
nio, come in Fedro 266. ( Cap. 15) Ificrate-Naucrate, fra il 360 e il 350. ( Cap. 16)
Eschine di Sfetto e Cratilo, prima del 360. ( Cap. 17 ) Isocrate, citazione tratta dal De
pace 27 dell’anno 357 /6. Callistrato, intorno al 362. Isocrate, si riferisce al Filippo,
presumibilmente 17-23, dell’anno 346. Inoltre allusione all' Antidosis 141-149, del-
l’anno 353.
In complesso Isocrate e citato nove volte; sebbene Aristotele in altre opere usi
indifferentemente il presente o il passato, sia che ad essere citato sia un vivente oppure
uno dei filosofi antichi, tuttavia bisogna rilevare che nel trattato IlEpl XiijEO*; cita sem-
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 145

pre Isocrate al presente , ad esempio in 1418a 33, mentre in II 23 dice di lui YPOU EV .
Questa rassegna , che vorrebbe essere completa , non contiene quindi nessun nome
e nessun awenimento che debba essere datato piu tardi del 346; inoltre soltanto le
citazioni tratte dal Filippo ci portano oltre il periodo dell Accademia.
Lo sfondo spirituale dell opera non si differenzia da quello dei primi due libri ; le
relazioni con il Fedro , i Topici , la Poetica e la Retorica I-II si notano dovunque. Oltre
ai cinque riferimenti alia Poetica ( o ad un altro scritto sull arte poetica ) si trovano
parecchie consonanze letterali con il testo della Poetica che noi possediamo;14 alcune
espressioni sono difficili da comprendere se assegniamo lo scritto agli anni trenta , ma
si chiariscono facilmente sullo sfondo dell atmosfera spirituale dell Accademia; cost ad
es . 1404a 12 OU8EI<; YEWjj,ETpEiv SiSaffKEi. Era naturale, a quel tempo, esprimere cost
la differenza fra la ricerca della verita e l arte di guadagnare a se gli uditori.17 Interes-
sante b anche 1404a 20 Kivfjtrai; conosco quest accezione del termine soltanto da due
luoghi di opere antiche.18 La definizione di 1408a 29 EK; 8£ xad &c; itoiic; TK; TTJ> f)ty
concorda con Cat . 8b 27 ; similmente Aristotele si esprime in Delta 20 , 1022b 10 e
in Phys. VII 3, 246a 12 e 30 . Un altro esempio di una simile definizione formalie si
-
trova in 1411b 11 T6 yap ITEXETCCV auijEiv a lavlv . Anche la proposizione dtjSii; Kai

14
( Cap . 1) £ palese che con la parola ££»]x7){b) Aristotele introduce una breve
rassegna . Con xaxd ipuaiv si puo confrontare Poet . 1 dp dtpevoi xaxa <p6<nv npcoxov &nb
x£Sv 7rpd> x(ov ; anche i Soph . El . cominciano cosf . Con 6|
t ;£ nporjk&EM cfr . Poet . 4 e 5
6|t ;£ 4TOCTep.v6vdY) . L altrimenti sconosciuto Glaucone e secondo verosimiglianza il me-
desimo che e citato a 1461b 1 . « Registro e ritmo adeguati ad ogni sentimento »
ricorda Poet . 6. L espressione di 1404a 21 6v6 paxa ptipTjptaxa non deve essere intesa
nel senso che Aristotele sia ritornato ora alia concezione sottoposta a critica nel De
interpretatione , e sostenuta da Platone nel Cratilo 423a; Aristotele ha in mente la
teoria della mimesis della Poetica . Le parole sono 6 potd) ptaxa e otjp.alvei xi 1410b 11.
Dionisio ( De comp. 94 ) interpreta il passo in senso assolutamente platonico: cosa
naturale ai suoi tempi , che pero non impegna anche noi . ( Cap . 2 ) Con 1404b 3
ptfjxe xaneivfjv cfr . 1458a 18 . Degno di nota e che a 1404b 35 e 1405b 25 Aristotele
usa 7toteiv ed eu 7toieiv nel significato pregnante di « poetare » , come fa sempre nella
Poetica, per es. xa !v 1451b 30 . Cio che dice della metafora presuppone
7toie
la sua trattazione del tema nella Poetica 1459a 5, e concorda anche con Top . VI 2,
140a 9 . Usa tre volte l espressione 7roteTv x6 7rpaY[ra npb 6[rp.dxa>v, 1405b 12 , cfr .
1455a 23. Con 1404b 12 TJSU xo &aup.aax6v cfr . 1460a 17 . In entrambe le opere tro-
viamo qui combinati due pensieri , e cioe che la metafora ha grande efficacia , e che
l’arte di trovare belle metafore e cuipula? crrjpiEtov. ( Cap. 4 ) pidXr) Apcoi; 1407a 17 e
(

anche in Poet . 21. euauvo7txov 1409b 1 anche in 1451a 4. Una citazione letterale e
1410b 10 x6 ptavO dtvctv 7)86 = 1448b 12-14, anche I 11, 1371b 4 . 81a 7rapaXoytap.6v
1414a 6 come 1460a 20.
17
Top. V 4, 132a 31 e VIII 11 , 161a 35 yetopexpixcii; [texaPL|3 A£eiv . 1404a 11
a7tavxa tpavxaaia xaux iax(v e un’allusione al Gorgia 463c xoXaxcta? p.6ptov ri)v
prjxoptxfjv e 502c cjaxEp S caxai? /apl caSai ( qui invece xal 7tpo? x6v axpoax v ) . Diffi-
cilmente negli anni trenta Aristotele avrebbe usato in questo modo il termine tpavxaata ;
ne e esempio x8 ipatv6p.evov AyaMv ; nel medesimo significato Platone dice nel Sofista
236ac pavxaaxtx j) ( xe/vr; ) .
(
18
My 9, 1086b 3 ixlvrjae Suxpdcxr)? , « diede l’impulso » . Cio che dice il Ross
nel commento al passo non e esatto. A proposito di Empedocle nel fr. 65 ROSE, ripreso
verosimilmente dal Grillo , o da un’altra opera retorica giovanile.
146 ARISTOTELE

ayvwcxov x 6 aitEipov riecheggia la FisicaUn allusione al principio di classificazione


di Speusippo vedo in 1412a 11 olov Kcd tv (piXoffocpiqc x 6 SJXOIOV Kal tv noXO Siix 0 71
dewpEW Euffxdxou.20 Nel capitolo undicesimo, dove Aristotele parla della psicologia
-
.
dell ascoltatore, ricorre a 1412a 9 l espressione tvipysia KLvrpi e due volte to TOIEW
EVEPY'Ouvxa cpaiVEcdai xd &];uxa, il che corrisponde alia teoria esposta nel terzo libro
della Fisica, ad es. 201b 31. Se si osservano i luoghi in cui si usa un vuv chiaramente
temporale, si vede che essi si spiegano piu facilmente se si ammette che Aristotele
indichi l eta dell Accademia .21 Soprattutto interessante e il paragone fra gli scolari di
Socrate, quindi la generazione di Platone, e l elite intellettuale degli anni cinquanta in
Atene;22 questo paragone e un eco della critica platonica all indifferenza morale della
retorica contemporanea. Direttamente contro le technai retoriche puramente formali
sono rivolte le taglienti parole di 1414a 36 vuv 51 SiaipouOT, yEXoiw?. Come Platone
nel Fedro 266e, qui egli menziona Teoo'oro di Bisanzio; in questo passo si attiene in
modo particolarmente stretto al Fedro . Platone parla in 267b di owropta e racconta
come Prodico fosse solito dire che x6 pixpiov era fa cosa migliore. Con una leggera
modifica, anche Aristotele raccomanda xi (XExpiw?.23
Sia nello spirito sia nel contenuto, dunque, il trattato Ilepl X|
£ EOJ? e strettamente
collegato con la vera e propria Retorica ; in un punto pero Aristotele ha cambiato la
terminologia: mentre nella Retorica parla costantemente 24 del discorso consultivo,
cunPouXEUxiKiv , nel Ilept XI EW usa, come Platone,25 la dizione tradizionale
8TpT)Yopu<6v. Si puo paragonare ad esempio il passo di 1418a 1, sull esemplificazione
e sull entimema, con I 9, 1368a 29; nel primo Aristotele, in piena coerenza con l og-
getto, usa SrflrriYopiKiixaxa, mentre nell altro dice xol? <rupt (3ouXeuxiKou;. Nel Ilspi,
XE?EW? tiene conto, molto piu ampiamente che nella Retorica, dei trattati contemporanei

19
Due volte, 1408b 27 e 1409a 31. Cfr. Rhys. I 4, 187b 7 xi> dt7retpov f; Uneipov
Syvtdaxoti e III 6, 207a 25. Cfr. anche cio che Aristotele dice sulle cose troppo note
(

( 1418a 10 e 1357a 18 ) con Rhys. II 1, 193a 1-9. In 1419b 22 f ) xiov otoptaxtov


Ex'7tpo07tapx6vx(ov loilv trovo il medesimo aspetto biologico che in GC I 5, 320b 30.
29
Poet . 1459a 8 x6 Sptotov {fetopelv. L espressione xa 7toXu Sieaxcixa si trova
spesso nei Topici.
21
Per es. 1404a 26. Negli anni trenta l oratoria di Demostene e dei suoi contem¬
poranei aveva sugli incolti un influsso molto maggiore della maniera gorgiana ormai
fuori moda . Negli anni cinquanta si poteva ancora parlare di oi xa? xpaftpSEa? WHouvxe?,
poiche Cheremone scriveva tragedie, che in verita venivano considerate solo drammi
per la lettura ( cfr. 1413b 13).
22
1417 a 23 p.7) daro Stavota? Xfyetv &<snzp oi vuv aXX’ <!>? dttri Ttpoatp accj?,
cfr. Poet. 1450a 2. La formulazione di 1417 a 17 e la medesima di 1450a 1. Lo sfondo
e fornito dalla distinzione fra apexat intellettuali e morali. Cib che Aristotele dice
a 1417a 26 sulla differenza fra <pp6vifzo? e & y<x&6? concorda con Top. Ill 1, 116a 14,
ma non con EN VI 13, 1144a 36. Con 1417a 19 oux Syovoiv oi pta&7](raxixol Xiyoi
sarebbero da confrontare Beta 2 , 996a 35 e My 3, 1078a 3; con 1417 b 9 7tepl uv ydp
jjrrjSsv loptev opuo? Xaptpavoptev UTTOXX ' IV xiva , si confrontino Top. VI 11, 149a 10 e
An. post. I 33, 89b 3.
25
Come mostra la Retorica di Anassimene, Platone e Aristotele non ebbero quasi
alcun influsso sullo sviluppo seguente. Contrariamente a M. FUHRMANN , Das systema -
tische Lehrbuch, Gottingen 1960, io sono convinto che la Retorica di Anassimene fu
scritta dopo la Retorica di Aristotele, e tuttavia non piu tardi degli anni trenta.
24
S7] ptr)Yopetv soltanto a I 3, 1358b 10.
25
Repubblica 365d , Sofista 222c.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 147

sull arte dell esposizione orale , come ci dimostra un confronto con la Retorica di Anassi-
mene. Forse senza averne egli stesso consapevolezza, Aristotele si appropria di mezzi
stilistici che gli sono altrimenti estranei , come 1 impiego dell infinito sempiice nelle
raccomandazioni ;26 usa anche parcamente i imperativo e le apostrofi in seconda persona,
ma questo uso si presenta anche in altri scritti antichi.27
Da questo stato di cose, presentato ora molto sommariamente, risulta la conclu-
-
sione che ii trattato Ilepi Xd rux; appartiene alio stesso periodo della Retorica , e ben
vero che allora dobbiamo supporre che le tre citazioni del Filippo di Isocrate siano state
inserite posteriormente: non si puo eludere questa difficolta ; pero, a mio giudizio, si
incorre in difficolta ancor piu gravi se ci si attiene alia datazione comunemente accettata
( come ho fatto io stesso prima di riconsiderare la questione ). Lo sviluppo dell oratoria
da Isocrate a Demostene fu abbastanza rapido, e a me appare cosa molto inverosimile
che Aristotele, nell Atene degli anni trenta, abbia potuto comporre un trattato secondo
la prospettiva che ci presenta la Retorica a noi pervenuta. Non e invece affatto invero ¬

simile che durante il secondo periodo ateniese egli abbia rivisto, o fatto rivedere, >
suoi precedent lavori sulla retorica, per adattarli al suo insegnamento di allora. Allora
furono scritti a nuovo i capp. II 23-24, e vennero inseriti nella Retorica ; a quel mo¬
menta risale anche la prima parte dell introduzione al trattato Ilepi \i%tosc,; nulla fa
pensare pero che le due opere fossero allora riunite in una sola unita.
Lo sconosciuto Demetrio, autore del trattato Ilepi ippcrpiiia , cita in tre occasioni
con il titolo il Ilepi Xe eax; di Aristotele, e utilizza inoltre in numerosi passi degli
esempi, che aveva tratto da questa opera ; eppure non rivela invece alcuna conoscenza
della Retorica. Ora, il fatto che Demetrio menziona un certo Artemone ,28 editore di una
raccolta di lettere di Aristotele, puo far pensare che egli visse nella prima meta del
primo secolo a .C. Il Regenbogen 29 suppone che Demetrio conoscesse l opera di Aristo ¬

tele solo mediatamerite attraverso Teofrasto; non offre per6 alcun motivo valido a
sostegno di questa ipotesi.
Se Cicerone conoscesse o meno la Retorica di Aristotele nel testa originale, rimane
molto incerto.30 Tornero piu avanti su questo problema, ed anche sul fatto davvero
singolare che la vera Retorica di Aristotele non ebbe alcuna influenza sulle antiche teorie
dell eloquenza.
H. Usener e, sulle sue orme, W. Kroll ritenevano che Cicerone avesse conosciuto
il trattato Ilepi Xi Eto? al piu presto nell anno 46; in una lettera ad Attico si rammarica
di non esser stato presente quando Tirannione aveva dato lettura del suo libro Sulla
prosodia appena compiuto; ora, l Usener e H. Rabe hanno dimostrato che questa opera
non mostra traccia di una conoscenza del Ilept Xd eox;. Pero nell Orator 31 troviamo per
la prima volta una citazione tratta dal Ilepi Xd Eto?; se tutto questo fosse esatto, allora
Cicerone avrebbe conosciuto nel 46 questo trattato. Ma, come ho dimostrato in un
articolo sulla tradizione delle opere di Aristotele,32 anche questo e incerto. Lo stesso

26
-
Per la prima volta a 1407 b 30 rouvopia Adyeiv. In realta, gli infiniti che poi
-
seguono sono epesegetici di rdSe. In Anassimene invece gli infiniti si accompagnano
spesso all imperativo. In Aristotele, l imperativo si trova a 1418a 12.
27
Cost anche in Platone, Ep. VII 342b; vedasi DURING, Protr. B 12, 186.
2!
Si veda DURING, Biogr. trad ., 235 sgg.
27
RE Suppl . VII, articolo Tbeopbrastos.
30
De oral . I 43. Come fa rilevare il REGENBOGEN, RE Suppl. VII, 1522, merita
particolare attenzione l espressione « ostendunt Peripatetici ».
31
192 quod longe Aristoteli videtur secus etc.
32
Notes on the transmission , 38-39.
148 ARISTOTELE

vale anche per De or . Ill 10 latine et plane dicere , dove qualcuno ha voluto vedere una
conoscenza del IIcpi Cio che Gcerone dice della teoria retorica di Aristotele ,
puo averlo benissimo ricavato da manuali ellenistici ; inoltre , ricordava pur qualcosa
di ci6 che aveva udito durante il soggiorno ad Atene e a Rodi . Risultato: non si puo
affatto escluo'ere la possibility che Cicerone conoscesse il Tlspl Xfljewq di Teofrasto
nell originale; non conosceva pero sicuramente la nostra Retorica, ne nella forma dei
due trattati separati, ne in quella di un opera in tre libri . £ Dionisio che per primo cita
la Retorica come un opera in tre libri , e precisamente in due scritti che sono stati
composti dopo il 30 a .C. La nostra Retorica quindi , secondo una verosimiglianza che
confina con la certezza , e stata redatta da Andronico; servendosi di una formula di
transizione alia fine del secondo libro, costui riunf i due trattati in una sola apparente
unita .
Scritti perduti di argomento retorico . Il dialogo Grillo ( Rose fr. 68-69 ), la Teodet-
teia ( fr . 125-135 ),54 la raccolta di materiali Texvtov cuvaYWYi'l ( fr . 136-141 ) .
La Poetica e il dialogo perduto Ilept Ttovqxuiv sono in stretto rapporto. Il dialogo
deve essere stato scritto prima della Poetica , perchd in questa, 15, 1454b 18, Aristotele
si riferisce ad esso. La Poetica non era destinata alia pubblicazione; chi scrive ( o detta )
nella Poetica in quel modo e uno scienziato, che vuole trattare un certo argomento
per proprio uso e senza inutile zavorra . Si tratta di un analisi strettamente teorica ,
come dicono le parole iniziali , itepl TtovqxiKTi? auTTK . Nel dialogo, invece , Aristotele
si rivolgeva ad un pubblico; come dice il titolo, prendeva i poeti come punto di par-
tenza e poneva dei problemi come: « Che cosa caratterizza un poeta , che funzione rico-
pre nella societa , quali specie di poeti si possono distinguere, quali mezzi adoperano? » .
La parola-chiave della Poetica e T £ XVT]. Aristotele tratta diversi generi di itotTgri e
itoirpa , e cerca di chiarire in che cosa consiste l arte di ben poetare, eO itoteiv . Nel
dialogo, invece, sottoponeva ad analisi il poeta, il suo TEXO? e la sua attivita, e cercava
di determinate fino a qual punto si puo parlare di una KOLKLO. e di una Aper/) del poeta.
Questa divisione in ars ed artifex si affermo immediatamente,36 e divenne determinante
per l epoca ellenistica fino ad Orazio.
La Poetica ha rapporti anche con gli Aitopirpcrca OpvqpiKa. J. Vahlen, nei suoi
contributi alia Poetica di Aristotele ( del 1867 ), stabilf che l importante cap. 25 della
Poetica contiene il fondamento teoretico per le analisi degli Aporemata , e H. Hinten-
lang nella sua notevole dissertazione 37 ha ulteriormente sviluppato questa teoria e l ha
dimostrata esatta . Aristotele a'eve aver fondato su un ampia raccolta di materiali i prin-
cipi per giudicare della veracita e del valore etico della poesia che egli afierma contro
Platone nella Poetica. Ed & difficile pensare che questa raccolta fosse altro che gli
Aporemata Homerika. La sola Retorica contiene piu di quaranta citazioni tratte dal-
Vlliade e daR Odissea; l opinione diffusa & pero che quella raccolta di problemi sia
De compos , verb. 25, 198 ed Ep . ad Amm . 8 b> xf ) xp(xfl puj3Aa> rtov zeyyLtv .
33

Congetture sulla forma e sul contenuto dei Theodekteia in F. SOLMSEN,


34

« Hermes » 67 , 1932, 148 sgg . ; prudente giudizio in P. MORAUX, Listes anciennes ,


lOOHOl .
33
Si tratta dunque di un X6YO? yeypap. p.£vo<; , quello di cui Platone dice nel Fedro
275 che avrebbe per fine di T&V e 86xa uTtopivijaai rrepl fi>v av fj xa YEypapipt va.
34
Eraclide Pontico scrisse, forse contro Aristotele, un Ilepl 710175x00)? xal 7rot7)xaiv
( Diog. Laert . V 88 ) . I due personaggi non nutrivano una particolare simpatia l uno
per l altro.
37
Untersuchungen zu den Homer- Aporien des Aristoteles , Heidelberg 1961 .
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 149

stata messa insieme in Macedonia, quando Atistotele preparo un edizione dell' Iliade
pet Alessandro. La notizia di un edizione dell Iliade deriva da Onirocrito.3* Se essa fe
storicamente esatta, ci informa soltanto del fatto che Aristotele fece preparare una bella
copia dell Iliade per Alessandro, e che fece una revisione generale di questo testo; ma
nulla ci costringe realmente a considerare questa edizione dell' Iliade come il presup-
posto degli Aporemata.
II dato piu significativo per una cronologia relativa della Poetica e costituito dal
l intima affinita fra la Retorica e la Poetica nel linguaggio, nella terminologia, nel con-
-
tenuto, nella filosofia e nell atmosfera. In entrambe queste opere Aristotele muove diret-
tamente da posizioni platoniche, in entrambe e fortemente influenzato da Platone, ma
difend'e spesso concezioni che sono in contraddizione con quelle di Platone. Mi riservo
di dimostrare particolareggiatamente questa affermazione nel corso della discussione
del contenuto di entrambe le opere; desidero peraltro sottolineare fin d ora che la
Poetica e stata sconvolta da note a margine e piccole aggiunte. A mio giudizio, fe quindi
un’illusione credere che si possa distinguere nettamente la redazione originaria dalle
inserzioni posteriori. Come per le analisi omeriche, gli studiosi sono pervenuti a risul-
tati assolutamente differenti ; ci si deve pertanto limitare alia costatazione che il nucleo
centrale, circa nove decimi a'ell opera, appartiene alio stesso periodo della Retorica.
Diretti riecheggiamenti della Poetica considero I 11, 1371b 4-10 = Poet. 1448b
13, ed anche TOpmfxeiai 1371b 10. Inoltre II 20, 1394a 5 = 1451b 5, vedasi sotto,
p. 167. Molto discusso e stato il rinvio di I 11, 1372a 1 fSufipwxai x pk .
Toiq Ilepi
TOiTitiKTiq. Questo rinvio e, e rimane, l argomento principe per ritenere che Aristotele
.
avesse scritto una IIpayp.aT£ta rapt lrairi'ci Kfjs in due libri.40 Ma non e per nulla esduso
che questa pragmateia in due libri fosse un trattato diverso dalla nostra Poetica. Alcuni
studiosi ritengono che la nostra Poetica sia un ptimo libro, e che resti del secondo li
possediamo nel cosiddetto Tractatus coislinianus ;*1 altri ritengono che la nostra Poetica
abbia costituito il primo libro di quella pragmateia ; altri ancora che questa pragmateia
fosse un trattato indipendente; mentre altri interpretano il rinvio nel senso che Aristo ¬

tele abbia soltanto pensato alle sue osservazioni sparse Tttpi yeXotuv , ma non sia mai
giunto a comporre realmente un trattato a se su questo argomento.
Scritti perduti di storia della letteratura. La letteratura sui cataloghi dei vincitori
dei giochi e le didascalie (fino al 1930 circa ) e comodamente reperibile in Schmidt-

F. Gr. Hist. 134 : 38, II 736, Siopfldxjavxoc; ApnjxoxiXou?. Vedasi DURING,


Biogr. trad. T 25. Oltre che da Plutarco, la notizia e tramandata solo dalla Vita
Marciana.
39
Cfr. Protr. B 56 DURING.
* Cosi nel catalogo alessandrino, Diog. Laert. numero 83.
41
J. BERNAYS, Erganzung zu Aristoteles Poetik , in Zwei Abhandlungen tiber die
Aristotelische Theorie des Drama , Berlin 1880, 133-186. In una forma molto piu ampia,
quest ipotesi si trova in L. COOPER, An Aristotelian theory of comedy , New York 1922.
Io ritengo che abbia visto esattamente A.P. MACMAHON, On the second book of Aristo ¬

tle s Poetics , « Harv. St . in Cl. Phil. » 28, 1917 , 1; « Fin dal Rinascimento ogni tratta-
zione della Poetica di Aristotele ha discusso e lamentato la perdita di un secondo libro.
Poichd si suppone che questo libro... abbia contenuto una teoria della commedia, la
sua scomparsa, misurata dal valore della teoria aristotelica della tragedia, e un danno
incalcolabile ». La conclusione del MacMahon e questa: « Mentre le condizioni del pro-
blema ci impediscono di avanzare un categorica negazione, possiamo invece asserire,
io credo con sicurezza, che non si danno argomenti sufficienti a sostegno della convin-
zione che questo libro esistesse ».
150 ARISTOTELE

Stahlin, Gesch. d. gr. Lit., I : 2, 51-52. Possediamo tuttora un iscrizione dell anno
334 / 2 contenente un decreto delfico in onote di Atistotele e Callistene.42 £ probabile
che Aristotele, dopo la battaglia di Cheronea, abbia compilato un catalogo dei vincitori
dei Giochi Pitici valendosi dell archivio di Delfi. Scrisse anche una storia dei giochi,
utilizzata da Plutarco nella Vita Solonis 11. Quale forma avessero gli scritti corrispon-
denti sui giochi di Olimpia e sulle Dionisie di Atene, non sappiamo.

La Retorica, Libri I-II


Sommario del contenuto. Retorica e dialettica sono due modi diversi
di parlare delle cose; hanno questo pero in comune, che in esse si procede
da una problematica generale e non si argomenta scientificamente. La reto¬
rica e una tecnica , perche e possibile oflrire un esposizione sistematica degli
strumenti con l aiuto dei quali un oratore puo avere successo. I miei pre-
decessori composero, si, dei trattati di retorica dice Aristotele , ma
trascurarono do che conta di piu , vale a dire l entimema , cioe le immagini,
le similitudini e le analogic suggestive, valendosi delle quali l oratore rag-
giunge la sua massima efficacia nell argomentazione. Essi, sostanzialmente,
rivolsero la loro attenzione al problema di come l oratore deve far appello
ai sentimenti degli ascoltatori e guadagnare a se i giudici, perche si occu-
parono soprattutto del discorso giudiziario; pero un discorso in cui si
ponderano il pro e il contro ha maggior pregio di un discorso giudiziario.
Certo, il discorso giudiziario e piu popolare perche offre all oratore ampie
occasioni di fare delle digressioni dall oggetto e di attaccare personalmente
l avversario.
Invece del sillogismo strettamente scientifico, l oratore adotta un ge-
nere di argomentazione che chiamiamo entimema. Per l oratore il saper
padroneggiare questa sorta di argomentazione e di importanza essenziale,
perche l oratoria , a dire in breve, consiste di una combinazione di capacita
di argomentare logicamente unita a intuito psicologico ; il compito del-
l oratore e di provare che qualche cosa e verosimile.
Le esposizioni piu antiche hanno spesso offerto un’immagine distorta
dello scopo dell oratoria ; tuttavia nella realta quest arte e molto utile: non
e raro, infatti, il caso che verita e diritto scapitino a causa dell incapacita
di cattivi avvocati, mentre un oratore che padroneggi la sua tecnica puo
porvi un riparo. Chi ha padronanza della tecnica , poi, sapra anche esporre
i suoi argomenti in forma attraente e popolare, e per di piu sara in grado
di scoprire le scorrettezze dei suoi avversari sotto il profilo logico. £ per
altro verso innegabile che la tecnica retorica puo anche recare danno, quan-
do sia utilizzata a scopi malvagi da oratori privi di scrupoli. Questo, tut ¬
tavia , e un rischio inerente a tutte le cose buone.
Si potrebbe definire l oratoria come la padronanza dei mezzi con l aiu-
,2 Ditt
. S.I.G.3 275 = DURING, Biogr. trad. T 43, 339. S.I.G.3 252, 42-43 informa
che nell anno 327 / 26 gli Amfizioni pagarono un iscrizione con i IIufHovTxat . Si veda
D.M. LEWIS , An Aristotle publication - date, « Cl. Rev. » 1958, 108.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 151

to dei quali l oratore puo guadagnare a se l uditorio. Questi mezzi sono


tre: la personality dell oratore , la capacita di portare l uditorio a un certo
stato emozionale, e il dono di saper dare una tal forma all esposizione,
che si riesca felicemente a dimostrare come vera o verosimile una qualche
cosa. L oratore, innanzi tutto, deve dunque saper fare personalmente una
certa impressione grazie al suo carattere; in secondo luogo deve esser ca-
pace di compiere delle valutazioni etiche e deve avere una buona cono-
scenza della vita affettiva ; infine deve aver familiarita con la tecnica del-
l’argomentare logicamente. Se si accetta come esatta questa definizione e
questa descrizione dell arte oratoria , bisogna allora concedere che essa e
con cio stesso un ramo della dialettica e dell etica.
I due generi di argomentazioni di cui si serve l oratore, l entimema e
l esemplificazione, possono essere paragonati al metodo deduttivo e al
metodo induttivo delle scienze. Lo scienziato volge la sua attenzione al
particolare e cerca la verita, l oratore invece all universale e a cio che e
verosimile per un certo gruppo di individui, dunque al suo pubblico.
Egli trae i suoi argomenti da quel bagaglio di luoghi comuni a cui ricorria-
mo quando valutiamo il pro e il contro; l’oratore, infine, deve fermarsi
al verosimile, perche non si argomenta mai su qualcosa che sia realmen-
te vero.
Si puo classificare l’entimema da diversi punti di vista, o secondo il
contenuto o secondo la forma ; a motivo del loro contenuto alcuni enti-
memi si adattano soltanto a una circostanza, per esempio la discussione di
argomenti giuridici. Gli entimemi generali, invece, si differenziano da
quelli particolari per il fatto di essere formulati in modo cosi generale da
poter essere impiegati in ogni contesto.
I discorsi possono poi essere classificati secondo cio che l’uditore si
aspetta di sentire. L’ uditore, per es., puo trovarsi nella situazione di non
sapere che cosa deve fare e di sperare quindi che l’oratore esponga le
ragioni a favore e quelle contro, in modo da poter decidere per l’ una o
l’altra possibility . Puo anche darsi, invece, che l’uditore si attenda un
chiarimento su qualche cosa di accaduto ; infine, puo trovarsi ad ascoltare
anche soltanto per ammirare l’arte dell’oratore. Secondo lo scopo del di-
scorso possiamo dunque distinguere tre forme principals il discorso deli¬
berative, che serve a chiarire, il discorso giudiziario e quello epidittico.
Lo scopo del discorso deliberative e quello di indurre l’uditore alia
decisione desiderata dall’oratore ; questo tipo di discorso si occupa di eventi
futuri e mira a dimostrare che qualcosa sara di vantaggio o di danno. Il fine
di un discorso giudiziario, invece, e l’accusa o la difesa , e il suo scopo e
quello di dimostrare che qualcosa e giusto o ingiusto. Lo scopo di un di¬
scorso epidittico, infine, e quello di lodare o biasimare; per lo piu un tale
discorso si occupa del presente, pero l’oratore puo parlare anche del passato
o del futuro; mira a dimostrare che qualcosa e nobile e bello, oppure a
sostenere il contrario.
In tutti i casi, sia che il suo tema e il suo scopo sia l’ uno o l’altro,
l’oratore deve avere a disposizione una certa provvista di proposizioni ge-
152 ARISTOTELE

nerali e di luoghi comuni, di cui si serve per dimostrare che una cosa
e possibile o impossibile, oppure, quando parla del passato o del futuro,
che cosa e vero o falso e in generale che cosa sta in un rapporto conve-
niente con il fatto in discussione.
Il discorso deliberative.i ( I 4-8 ). Un discorso che si proponga di indi-
rizzare, offrire chiarimenti e consigli, si occupa di cose e di relazioni che
dipendono da circostanze molteplici e che tuttavia hanno un elemento in
comune: esse sono tutte in nostro potere, perche non si discute di cose
che avvengono di necessita in un modo o nell altro, ne di cio che e im ¬
possibile. Un ora tore che desidera dare al suo pubblico dei consigli su
qualche argomento deve avere una perfetta familiarita col tema che tratta ;
e poiche il tema cambia, egli deve disporre di ampie conoscenze in diversi
settori del sapere.
Lo scopo dell esistenza di ogni uomo consiste, in una parola, nella
felicita e in tutto cio che colleghiamo con questo termine; percio ogni di¬
scorso sia di persuasione che di dissuasione ha questo come tema centrale.
La felicita comprende molti elementi: nascita nobile, molti e buoni amici,
ricchezza, molti figli e ben dotati, il raggiungere un’eta avanzata in buona
salute, bell aspetto, corporatura vigorosa, abilita sportiva, buona fama, suc-
cesso nella vita, talento, un buon carattere; percio un oratore che desidera
avere successo deve studiare questo tema, in modo da essere ben infor -
mato sui diversi ideali degli ascoltatori quando si presenta davanti al suo
pubblico.
Deve anche avere un idea chiara di cio che e utile in ogni caso par-
ticolare, perche certo egli vorra sempre offrire ai suoi ascoltatori un con-
siglio da cui essi possano trarre giovamento. Ora , poiche e necessario che
questo sia qualche cosa di buono , l oratore dovra allora avere una conce-
zione approfondita del bene e dell utile.
Buono in senso proprio e cio che noi scegliamo per se stesso e non per
qualche altro scopo che sta oltre esso, perche e un fine ultimo; oltre a
cio, vi sono molte altre cose che noi chiamiamo beni, alcune a buon di-
ritto e altre no. Anche il piacere e un bene, perche tutte le creature ten-
dono ad esso per natura . Percio dobbiamo qui trattare almeno sommaria-
mente del problema di che cosa sia buono o cattivo. Per l oratore e parti-
colarmente importante saper decidere fra due cose quale e migliore o piu
utile. Avere il senso delle proporzioni e la capacita di giudicarle costituisce
anche una qualita importante per l oratore.
Chi ha intenzione di presentarsi in veste di consigliere di questioni
politiche deve, com’e ovvio, avere una buona conoscenza delle diverse for¬
me di costituzione e dei poteri di ogni singola carica e autorita ; deve anche
conoscere lo scopo a cui tende la vita sociale.
Il discorso epidittico (19 ). Poiche il fine del discorso epidittico e quel-
lo di lodare o di hiasimare , l’oratore deve avere ben chiaro che cosa e ono-
revole e che cosa e ignobile, che cosa e la virtu e che cosa il vizio. Pale-
semente, gia la figura morale dell’oratore conta molto, quando egli si pro¬
pone il compito di lodare o hiasimare altre persone; pero non gli occorre
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 153

solo l esperienza pratica della vita, bensi anche la conoscenza di che cosa
e virtu .
Come qualita eccellenti, o virtu, consideriamo la giustizia, il coraggio,
la saggezza, la liberalita, la generosita, la tolleranza, la mitezza, l’intelli-
genza pratica e la sapienza. Quando si vuole lodare o biasimare qualche
cosa, si puo senza rischio trattare come identiche delle qualita affini ; que-
sto presuppone pero che l oratore sia davvero capace di operare delle va-
lutazioni corrette. Deve anche conoscere a perfezione le inclinazioni dei suoi
uditori, in modo da saper lodare quelle qualita che essi particolarmente sti-
mano. Ma innanzi tutto e importante che concentri i suoi sforzi per far
risultare che la persona di cui park ha sempre agito con intenzione, anche
in quelle occasioni in cui ha fatto qualche cosa sotto la pressione delle
circostanze.
Una forma particolare di questa eloquenza e l elogio, che e dedicato
all operato dell intera vita di un uomo.
Indichiamo con il termine di sviluppo o amplificazione un artificio
tecnico che si adatta particolarmente bene al discorso epidittico; esso e
sopra tutto efficace quando si paragona la persona , i cui meriti si vogliono
esaltare, con qualche personaggio storico famoso. Molto utile e anche
considerare il suo contributo in relazione alia comuni ta .
Dunque, in un discorso epidittico particolarmente conveniente e l’am-
plificazione, mentre per il discorso deliberative e l esempio, e in quello giu-
diziario e l entimema.
Il discorso giudiziario ( I 10-15 ). Nel discorso giudiziario l oratore fun-
ge da accusatore o da difensore ; percio dev essere al corrente dei motivi
del misfatto e del carattere dell accusato e delle persone a cui l accusato ha
arrecato danno. Soprattutto deve studiare quale psicologia hanno le persone
che hanno inclinazione a commettere ingiustizia . Commettere ingiustizia si-
gnifica fare intenzionalmente e premeditatamente qualcosa che trasgredisce
la legge e l ordine. L oratore deve saper distinguere un azione intenzionale
da una involontaria ; « intenzionale » poi significa che l accusato ha com-
piuto un’azione consapevolmente e di sua volonta , senza alcuna costri-
zione esterna e , di solito, anche con premeditazione ; le motivazioni del suo
comportamento per lo piu risiedono nella corruzione del carattere e in una
mancanza di autocontrollo.
Si possono distinguere quattro motivi di un’azione intenzionale: l’abi-
tudine, l’avidita, l’ira , la brama , e inoltre tre motivi di un’azione non
intenzionale: la circostanza favorevole, il carattere della persona che agisce
male e la costrizione. Cio che da impulso a un’azione intenzionale, e nello
stesso tempo rappresenta il suo scopo, e buono o apparentemente buono ed
e collegato a una sensazione di piacere o a un’apparente sensazione di
piacere.
Soprattutto importante come motivazione dell’atto ingiusto e che chi
lo compie cerca la soddisfazione di un suo piacere ; ne consegue che l’ora-
tore deve sapere che cosa sono il piacere e la sensazione piacevole, e quali
cose destano il piacere.
154 ARISTOTELE

L oratore deve anche soffermarsi sullo studio della psicologia della


azione ingiusta . Deve cioe conoscere il carattere e le particolarita tipiche
che fanno di un uomo un trasgressore delle leggi o un delinquente.
Ci sono diverse specie di trasgressioni della legge e l oratore deve
conoscere come si distinguono l una dall altra ; perche non e raro che l ac-
cusato ammetta il fatto in se, ma non riconosca il modo in cui viene giu-
dicato e rubricato il suo delitto.
L oratore deve anche prendere in considerazione le leggi non scritte,
di cui un genere particolare si puo indicare come equita . Azioni che con ¬
siderate sotto il profilo formale sono infrazioni della legge, ma non con -
trastano con il diritto e l’equita , devono essere giudicate con indulgenza
e mitezza. Ma soprattutto nel dibattimento giudiziario bisogna tenere
conto piu dell intenzione e della volonta dell’accusato che del fatto in se
e per se. Puo succedere cioe che, se si tiene conto solo delle circostanze
esterne e del fatto in se, si giudichi un infrazione come una sciocchezza ,
mentre se si considera anche l intenzione, allora la stessa azione si puo
dimostrare molto grave e meritevole di un giudizio assai duro. Si puo dire
che una cattiva azione e cattiva nella misura in cui rivela un disprezzo
della giustizia . Chi ha rubato un mezzo obolo e fondamentalmente in
grado di compiere qualsiasi delitto.
Infine fanno anche parte del dibattimento giudiziario le deposizioni
testimoniali e altri mezzi di prova , che, e pur vero, non appartengono
all oratoria, ma che l oratore deve conoscere perfettamente.
La presentazione del discorso ( II 1-26 ). Considerazioni introduttive
( II 1). Dopo avere esposto fin qui prosegue Aristotele come l ora-
tore si deve preparare e secondo quali prospettive deve impostare il suo
discorso, giungiamo ora a cio che importa nella presentazione del discorso,
quando l oratore e davanti ai suoi uditori. Deve essere egli stesso emoti-
vamente partecipe, per trascinare con questo mezzo gli uditori nello stato
emozionale desiderato. Tre sono le qualita che facilitano all oratore l opera
di convincimento degli ascoltatori: buon senso, integrita morale e bene -
volenza . Ho gia esposto in precedenza come si consegue la fama di essere
una persona di buon senso e buon carattere; quanto al benvolere e alia
popolarita fra gli uditori, il mezzo migliore per procurarseli e di essere
sensibile all importanza degli affetti e di capire come, in qual grado e
quando bisogna far riferimento agli affetti dell uditorio.
La trattazione degli affetti ( II 2-11 ). Indignazione e disprezzo ( 2 ).
Mitezza e indulgenza ( 3 ). Amore, amicizia, odio. Confronto fra indigna¬
zione e odio ( 4 ). Timore, ardimento, fiducia in se ( 5 ). Timidezza , insolen-
za ( 6 ). Lusinga , ben volere e loro contrari ( 7 ). Compassione e suo con-
trario. Differenza fra compassione e paura ( 8 ). L indignazione giustificata
e in contrasto con la compassione. Un altro contrasto e quello con l’invi-
dia, che ha la sua causa nel fatto che una persona e sdegnata del successo
di un altra, anche se quel successo e pienamente meritato ( 9 ). Invidia e sue
cause ( 10 ). La rivalita e come si differenzia dall invidia ( 11).
RETORICA , POESIA , TRAGEDIA 155

Psicologia degli ascoltatori ( II 12-17 ). L oratore deve saper calcolare


di volta in volta in precedenza la reazione del suo uditorio. Nel giudicare
dei caratteri delle persone e bene studiare gli affetti e gli atteggiamenti
tipici delle diverse eta e dei diversi ceti sociali. Analisi di qualita tipiche
dei giovani, degli anziani e delle persone di eta media. L oratore deve anche
tener presente che le persone appartenenti a uno strato sociale piu elevato
reagiscono in modo del tutto diverso da quelle di condizione inferiore.
Regole tecnicbe generali ( II 20-26 ). Punti di vista sempre ricorrenti
( II 20-22 ). In ogni tipo di discorso l’oratore ha la possibility di usare certi
punti di vista generali. L’abilita tecnica nel saperli sfruttare bene e un
presupposto necessario. Punti di vista di tal genere sono: e possibile que-
sto o no ? £ di grande importanza o no ? In quest ultimo caso e di grande
utilita la tecnica dell amplificazione o della diminuzione. Altri strumenti
tecnici sono le similitudini, gli esempi mitologici o storici, l entimema,
l’apologo, la massima e il proverbio. Regole per il loro uso.
L entimema ( II 23-24 ). L entimema non dev’essere ne troppo ricer-
cato, ne troppo generico, ma invece appropriate e immediatamente evi-
dente. Se e ben scelto e usato abilmente, gli ascoltatori ne trarranno subito
la conclusione desiderata e scoppieranno in applausi all’indirizzo dell’ora-
tore, perfino prima che egli giunga al termine. Ventotto esempi di enti-
memi positivi e negativi ( 23 ). Dieci esempi di come si possono indurre
gli uditori a false conclusioni per mezzo di entimemi apparenti ( 24 ).
Confutazione ( II 25-26 ). L’oratore puo confutare il suo awersario col
trarre dagli stessi dati di fatto una conclusione opposta , oppure con il
sollevare un’obiezione: l’obiezione puo essere avanzata sulla base della
cosa stessa, cioe dell’argomentazione addotta dall’awersario, oppure puo
essere avanzata da un punto di vista che sia esattamente l’opposto di quello
dell’avversario. Si puo anche accettare solo apparentemente lo stesso punto
di partenza dell’avversario. Puo contare moltissimo essere in grado di ri-
ferire dei precedenti, soprattutto se si tratta di decisioni che siano state
felicemente prese da personaggi famosi. Nella confutazione degli entimemi
bisogna che l’oratore tenga presente che il loro scopo e sempre quello di
dimostrare la verosimiglianza di qualche cosa . Ora, cio che e verosimile
spesso anche si avvera , ma non sempre, e percio ecco che si ha qui il
punto idoneo per l’attacco.
Si possono introdurre anche nella confutazione delle amplificazioni e
delle diminuzioni; naturalmente, pero, si argomenta a partire dallo stesso
materiale dell’avversario, ma in direzione opposta .
La confutazione si deve proporre di mostrare che gli argomenti del-
l’antagonista sono illogici oppure che derivano da false premesse.
Sfondo e scopo . L’introduzione e formulata in modo tale che ogni
lettore, mediamente al corrente delle opinioni di Platone sulla retorica,
comprende immediatamente che Aristotele si ricollega al Gorgia e al Fedro .
Mol to abilmente egli entra subito in medias res ; le parole « un ana-
logo della dialettica » mirano a evocare nelle menti degli ascoltatori il
156 ARISTOTEI E.
malizioso confronto platonico fra la culinaria e la retorica ; ma, come ve-
43

dremo, Aristotele si rifa prevalentemente al Fedro.


Gli scopi principali perseguiti da Platone nel Fedro erano tre: 1)
difendere l uso della filosofia come medicina dell anima,44 therapeia psyches.
2 ) Proporre una riforma della retorica; la retorica dovrebbe utilizzare i
metodi della dialettica. 3 ) Platone discute percio il metodo dialettico, di45
cui esprime la sostanziale caratteristica nella formula « sintesi-analisi ».
La discussione della retorica nel Fedro procede attraverso tre passaggi. In-
nanzi tutto Platone muove critiche all eloquenza corrente al tempo suo e
all insegnamento degli scrittori professionisti di discorsi, logographoi :;
poi specifica che cosa si deve esigere da un buon oratore, specialmente se
parla davanti a un tribunale; la sua arte si deve fondare su una buona co-
noscenza dei metodi della dialettica. Infine, con un approfondita argomen-
tazione, pone le basi della sua teoria secondo cui soltanto su questi pre-
supposti la retorica puo essere davvero un arte; un arte, quindi, che mira
al vero e al bene e opera con metodi sicuri. In 259e pone a confronto la
sua concezione con quella comunemente accettata. Socrate domanda: « Non
e forse vero che un buon oratore deve possedere una conoscenza appro-
fondita della verita 47 su ogni argomento di cui si propone di parlare ? ».
« No » , risponde Fedro, « egli deve dire cio che piace agli ascoltatori, per-
che sono loro i giudici ». * Non deve quindi argomentare fondandosi sulla
4

verita, ma sulle opinioni.


La ragione principale che condanna i logografi consiste nel fatto che
essi non mirano alia verita, ma rivolgono il loro sguardo unicamente agli
ascoltatori. La loro arte e una « seduzione delle anime », e una psycha-
gogia, il loro strumento piu importante e l adulazione, il loro unico scopo
e di guadagnare a se e alle proprie tesi gli ascoltatori ; l oratore e pronto
a difendere qualsivoglia tesi 49 e, se questo puo tornare utile al suo scopo,
a gettare sabbia negli occhi dell uditorio. Invece il rimprovero principale
mosso nella critica all insegnamento dei logografi e che essi insegnano una
tecnica alio scolaro senza pero insegnargli contro chi, quando e dove essa
deve essere usata. Si sostituisce cost al vero il verosimile. Platone descrive
con ironia pungente come i logografi facciano a scovare i loro terni.
La vera eloquenza riformata esige come sua base un sapere non spre-
45
Gorgia 465d avxtaxpocpoi; AtjioTtoiia hi
44
Cfr. Diod . Sic. I 49 laxpelov | ( A>
X%-
* auvayuYTi-SiatpeCTK;, da una parte lo sguardo d insieme , il tener d occhio il
tutto, knl pdav ISfav auvopav, dall altra l analisi dei particolari . Platone offre una di-
mostrazione elegante di questo metodo nei due discorsi di Socrate, e una negativa con
il discorso di Lisia .
46
47
Che servivano come shadow-writers .
Siivoiav stSuZav xdcXrjll i;: dunque non semplicemente perizia , non un doctus
orator. Platone propugna quattro volte questa tesi , e da ultimo a 277b.
48
Cfr. 1357a 11 6 XPIXTJ ;< umSxetxai sTvai airXoui;. Cfr. 1391b 10.
26 Id dcvxiXoYixf ).
EupEou;, inventio. Cfr. il divertente esempio di 273b.
50
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 157

gevole,51 ma innanzi tutto richiede intuito psicologico, perche l oratore fa


appello all anima dell ascoltatore; l oratore deve percio avere familiarita
con l uomo considerato come un insieme di anima e corpo, e deve cercare
di comprendere i suoi desideri e i suoi ideali, il bene e il male che sono
in lui.52 Nel secondo discorso di Socrate, poi, Platone spiega che cosa in-
tende dire quando afferma che la retorica deve essere fondata sulla filosofia .
Cio che nella prima parte del dialogo si e stabilito a proposito dell anima ,
diviene ora importante per il tema principale; come nel Timeo , anche qui
si propone 53 di rappresentare quasi per gioco la verita nella forma di
un mito.
Lo strumento principale e dunque un reale intuito psicologico, come
seconda condizione viene ad aggiungersi la conoscenza dei mezzi con cui
si esercita la psychagogia , ormai intesa nel senso buono del termine. Senza
un metodo sicuro, la retorica diviene qualcosa di simile al vagare di un
cieco;54 se e esercitata con rigore metodico, diviene invece una techne.
Questo e lo sfondo che bisogna tener presente nella lettura della Re -
torica , un opera che e insieme un corso teorico e pratico di retorica, basato
sulle teorie platoniche della vera oratoria esposte nel Fedro. Come nei
Topici , Aristotele afferma l utilita, to chresimon , di un buon perfeziona-
mento nell oratoria . « Limitarsi a parlare di queste cose per principio o a
fare delle vuote chiacchiere astratte, sarebbe fatica sprecata ; mentre per
l uso pratico l esempio concreto vale piu di una spiegazione risolta in ge-
neralizzazioni ».
Anche dalle minuzie si rileva come Aristotele si ricolleghi a Platone;54
51
Cfr. Crasso nell' excursus in Cic. De or . Ill 56-143.
52
£ questo il senso della discussione su anima e « natura del tutto », TJ TOO
8Xou Burnt;, 270cd ; 270e conferma quest interpretazione: rfjv oualav Selljei dbcpi (3coc
Ti)? tpuaeco? TOUTOU irpi; 8 TOU? X6you? irpoaolaei.
246a e 265c xepdcaavTas oux aiuOavov X6yov , iraiSia irCTraiatlai ; 262d Tra-
paSeiypa, cfr. Tim. 59cd e 72de.
M
270e rutpXou Tropcla. I 1, 1354a 8 puo alludere a questo. Il termine 686c
e i suoi sinonimi significavano « metodo »; cfr. anche Ep. Cor . I 13, 1.
55
1393a 16-18.
M
Noto qui alcune reminiscenze, sicuramente intenzionali: I 1, 1354a 8
oSoiroteiv, Fedro 263b; 1355a 17 aToyaaTixco;, Gorgia 463a ; 1355b 10 ou T8 ireiaai
-
Spyov au rij?, seguito dal paragone con la medicina, Fedro 260a ; I 10, 1369b 23-28
aTraXXayi) xaxou , Gorgia 478d ; I 11, 1371b 13-17, Fedro 240c; 1371b 31 e molto
fine, perche si deve supporre che gli ascoltatori di Aristotele pensassero immediata-
mente a Callicle che deride i filosofi, Gorgia 484e; II 10, 1387b 32, Fedro 275b; II
13, 1389b 21 xax6Tro7tTot , che conferma la medesima lezione a 240e; II 21, 1395b 5-7
uso ironico dell arte di aTox <x£eafloa irpotiTroXapPavovTc;, Gorgia 463ab. - Contro Pla¬

tone: I 2, 1357a 3-4 ol ou 86V <XVT<XI auvopav contro 265d el? ptav E86av auvopav ,
poiche questo sarebbe il compito dello scienziato; I 5, 1361a 11 respinge l ammirazione
platonica per Sparta ; I 5, 1361b 4 e citato con approvazione Erodico, contro Platone
Fedro 227d e Repubblica 406a; I 9, 1367b 9 e una considerazione alquanto ironica
della xoXaxela platonica .
158 ARISTOTELE

pero questa forte dipendenza da Platone non significa che la Retorica


sia soltanto una sistematizzazione non originale di teorie platoniche, « un
Fedro allargato », come riteneva W.H. Thompson; al contrario, l’esposi-
zione e fresca, originale, e traboccante di eccellenti osservazioni. Diverse
volte, poi, Aristotele afferma, in contrasto con Platone, che il compito
primario della retorica e di saper esporre una cosa in modo che essa acqui-
sti verosimiglianza.51 Tanto per l oratore quanto per il medico la padro-
nanza della propria arte costituisce l essenziale; chi esercita una professione
non ha il compito di ricercare la verita assoluta. Tuttavia Aristotele sotto-
linea piu volte che e vero che il pithanon significa il verosimile, « pero gli
uomini per natura tendono alia verita; percio la facolta di afferrare il cre-
dibile e cost preziosa ».
Questa facolta completa la formazione che si consegue attraverso le
scienze nel senso che, procedendo da proposizioni generali,58 produce la
sicurezza di una conferma . Come la dialettica, la retorica ci pone in con-
dizione di comprendere gli aspetti contrapposti degli argomenti trattati.59
Non si ha successo senza intuito psicologico. Dopo le parole introdut-
tive, con l intenzionale allusione a un celebre termine centrale in Platone,
Aristotele mette in rilievo le somiglianze fra retorica e dialettica.40 Critica
gli autori di piu antichi trattati sull’eloquenza e sposta l accento fonda-
mentale sull arte dell argomentazione. Un oratore che argomentasse scien-
tificamente non avrebbe successo, perche la gente non lo capirebbe; l ora¬
tore deve percio apprendere una tecnica del tutto speciale per acquisire la
capacita di persuadere gli ascoltatori. E se qualcuno sostiene come
Platone che la tecnica retorica reca gravi danni, quando sia usata di-
sonestamente, ebbene, questo vale per tutte le cose buone.
Di tre specie sono i mezzi con cui l oratore puo persuadere: innanzi
tutto la facolta di infondere fiducia con il proprio carattere personale ; in
secondo luogo, l’arte di portare gli ascoltatori alio stato d’animo favore-
vole ; per terzo il peso delle ragioni, e quindi l’esposizione stessa della
cosa.41 Aristotele e l’autore di questa tripartizione e il responsabile delle
57
Passi principali: 1355b 26 8uvap.ii; 7tepi IxaaTov TOU HEcopyjaai TO cvScyopcvov
mSaviv , l esempio della medicina e come nel Fedro 268a, ma e usato in modo del tutto
diverso. - 1356a 33 Suvapei; TI'A; TOU 7top (aai X6you;, avere una provvista di argo ¬

menti. -1355b 10 ou T8 Ticiaai gpyov auT?j; dXX’ ESeTv Ta uraxpxovTa triSava rrepl
£xa <JTov. Nella sostanza Aristotele dice questo gia nei Topici 13 6 pv)Topixo; ou Ttelosi,
ouS’ 6 taTpixi; uyiaaci, poiche caratteristico di entrambi e il fatto ch essi posseggono
una km
T
58
Sia TCOV xoivoiv.
59
Aristotele elogia la capacita di in utramque partem disserere soprattutto in
Top. VIII . Cicerone nel De Or. Ill 80 e in De Fin. V 10 la ammira come Arhtotelius
mos; era appunto questo il metodo che Aristotele usava nei suoi dialoghi.
Cfr. Soph. El. 172a 30-33.
1356a 2 bj Tqi TjS-si TOU liyovTo;, ev T£> TOV dxpoar})V SiaOsivai rroi;, ev auTC~>
TO> X6yo>. Chi ascolta un discorso epidittico e un S eojpo;, che ammira l arte dell ora-
tore, ma non si cura del contenuto.
RETORI CA , POES I A, TRAGEDIA 159

conseguenze che da essa vengono tratte nel terzo capitolo. Per la triparti-
zione dei requisiti dell oratore aveva un modello nel Fedro 271, ma l espo-
sizione ne e indipendente. L oratore deve: 1 ) saper argomentare logica-
mente, 2 ) possedere intelligenza etica e 3 ) intuito psicologico. Naturalmente
dovra anche personalmente possedere un buon carattere, abilita, qualita
eccellenti e un indole amabile.
II secondo requisito offre ad Aristotele l occasione di un interessantis-
simo studio della psicologia degli ascoltatori . Come deve fare l oratore per
conquistarsi gli ascoltatori ?
Ricordiamo che al tempo dei Sofisti , per gli oratori e i politic , la pa-
rola episteme indicava precisamente questo: l arte, cioe, di guadagnare a
se gli uomini. Siccome quest arte non era indirizzata al bene e non serviva
al benessere vero della comunita politica, Socrate e Platone si erano tuttavia
rifiutati bruscamente di considerarla alia stessa stregua della medicina e di
altre arti dirette al bene 'del singolo o della comunita . Ora Aristotele ria-
bilita questa episteme , a patto soltanto pero che il suo scopo sia buono.
Egli porra quindi il problema in questi termini : come dovra l oratore
usare il suo sapere per conquistare a se diversi tipi di ascoltatori ? Il punto
centrale consiste nel saper parlare con i contadini alia maniera loro e con
i dotti in latino, per citare le parole di un poeta svedese. Prima Aristotele
caratterizza ( capitoli 12-14 ) la disposizione interiore di uomini di diversa
eta , poi ( capitoli 15-17 ) quella di uomini appartenenti a diversi ceti so-
ciali.64 Malgrado la schematizzazione teorica dell esposizione, questi capi¬
toli testimoniano della conoscenza dell umanita e dell acume psicologico
dello scrittore. Al di la dell enumerazione schematica, sta sempre la sua
convinzione che il meglio si deve trovare a meta strada fra gli estremi.
A titolo di esempio, vogliamo segnalare i seguenti tratti dalla sua analisi
psicologica degli uomini che invecchiano : sono per lo piu disillusi, scetti-
ci, pronti alia critica , sospettosi , freddi, gretti, tirchi, disposti a prono-
sticare il male e percio vili e preoccupati della morte vicina, egoisti, rivolti
piu al passato remoto che al futuro, chiacchieroniSi e voluto trarre da
questa impressionante valutazione dei vecchi ateniesi la conclusione che
Aristotele abbia qui scritto sulla base della sua personale esperienza di
vecchio. Ora, a parte il fatto che non si puo pensare tanto facilmente che
qualcuno dipinga se stesso con tinte cosi fosche, quest opinione e vera-
mente insensata. Innanzi tutto, infatti, Aristotele personalmente non rag-
giunse un eta molto avanzata , e in secondo luogo il lettore attento di que-
II 1 , 1378a 8 <pp6vY) <Ti? apex/] eiivoia .
43
Soph. 223b Av ptoTro rjpta .
44
Cfr. II 18, 1391b 20.
45
Cio si puo ricavare soltanto indirettamente dall esposizione di Aristotele , poi-
che la dottrina della peoiTT]? non compare come un principio espressamente formulate.
Cfr . I 9, 1367a 32 - b 1 .
44 _
II 13 : ra 7tXetco <paiSXa xtov Trpaypaxtov , Trayltop ou8£v , xaxofj ctp , xayu 7roirxot ,
<ptXou(Ttv top pudY) CTOvxcp xal pUCTOutnv &> c, 9 tXf ) CT0vxcp, pixp6 t)A>xoi , iveXcullepot , Trpocpo-
Pn)xtxoi , ini xfj xeXeuxaia vjpfpa , <ptXauxot paXXov 8cT, x?) pvfjpy) , aJoXcayJa .
160 ARISTOTELE

sto capitolo si accorge che Aristotele riserva tutto il suo entusiasmo per
la descrizione dei pregi dei giovani; tuttavia egli trova il suo ascoltatore
ideale fra gli akmazontes , coloro che sono nel fiore dell eta. Senza sotto-
valutare l acume psicologico di Aristotele, si deve pero costatare che questi
piacevolissimi capitoli sono costruiti su uno schema ; ci si accorge, cioe, fa-
cilmente che ogni qualita apprezzabile dei giovani ha il suo opposto in
una qualita riprovevole dei vecchi. Aristotele poneva la akme fra i trenta
e i trentacinque anni d eta, ed egli stesso raggiungeva la sua akme proprio
quando scriveva queste pagine. Ma egli aggiunge, proprio al modo di
Platone,67 che do vale soltanto per il corpo, poiche l anima raggiunge la sua
completa maturita quando l uomo compie quarantanove anni.68
In seguito Aristotele discute l influenza delle circostanze esteriori del¬
la vita. Si pensa, per esempio, che la nobilta di nascita dia la garanzia per
avere un buon carattere ; « ma siamo abituati a vedere che la gente si la-
scia sempre un po abbindolare » . Da quel che segue traspare il disprezzo
verso la massa proprio di chi appartiene all aristocrazia dell intelligenza :
le persone in vista dell Accademia, con Platone alia testa, costituivano una
elite, le cui idee non erano certo quelle dell Ateniese comune. £ interessan-
te il fatto che Aristotele offra una risposta del tutto diversa da quella di
Platone al problema del perche gli uomini eminenti hanno cost di rado
dei figli che a loro volta diventino persone eminenti; infatti Aristotele pa-
ragona il ricambio delle generazioni al ciclo della natura.6 Bisogna poi co¬
statare prosegue ancora che le persone di elevata posizione sociale,
se hanno un cattivo carattere, compiono ingiustizia in misura superiore alia
gente comune. Le persone appartenenti a ceti sociali elevati, poi, sono an-
che piu timorate di dio, e la fiducia che ripongono in dio e una conse-
guenza dell abbondanza dei beni della vita che il caso ha offerto loro di
godere.71
L esigenza dell intuito psicologico passa quasi inosservata dopo Ari¬
stotele. Tali sono le osservazioni di Aristotele sulla psicologia degli ascol-
tatori; ritorniamo ora all introduzione in cui egli descrive i tre mezzi della
persuasione. Poiche la retorica presuppone una buona conoscenza dei co-
stumi, della virtu e del carattere, essa e contemporaneamente un ramo 72
67
Repubblica 460e, Leggi 721b.
II 14, 1390b 11. Lo sfondo e dato dalla teoria del numero 7, secondo cui ogni
sette anni l uomo subisce un mutamento e raggiunge la maturita in un eta corrispon -
dente a 7 x 7 anni. Anche in Pol. VII 16.
69
1390b 25 <popdc yap T1? £cmv bt TOIC, ycveaiv. La metafora seguente mostra
che cosa qui significhi (popa : il raccolto risulta talvolta buono, talvolta cattivo. Balza
agli occhi la dipendenza dal Menone 93-94. Cio che qui dice, Aristotele lo aveva trat-
tato piu dettagliatamente in un opera perduta IIcpl EuyEveta?.
pi >tpa8oa) Tat - fi.EYaXd(8i >toi. Come le Etiche , la Retorica e ricca di parole
70

coniate da Aristotele.
71
Era tutto cio detto ironicamente ? Del tutto altrimenti pensa Epicuro secondo
Lucrezio III 53: multoque in rebus acerbis acrius advertunt animos ad religionem.
71
1356a 25 rozpaipu , piu comunemente rrapacpuac;, una metafora botanica che
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 161

della dialettica e dell etica. Anche nella sua esecuzione tecnica la retorica
e una copia della dialettica ( homoidma )\ come la dialettica, infatti, porta
le sue prove servendosi di induzioni o conclusioni, cosi la retorica lo fa
valendosi di esempi ed entimemi. La retorica in generale ha che fare con
oggetti di discussione. Ora, i giudici e gli altri ascoltatori sono persone
semplici, che non sono avvezze a seguire un argomentazione che si serva
di nessi conclusivi molto stretti ; percio il metodo di gran lunga piu adatto
per l oratore e quello di trarre le sue conclusioni da luoghi comuni, topoi.
Sicche uno dei pilastri della retorica aristotelica e costituito dal possesso
di una grande provvista di tali luoghi comuni, che in ogni momento pos-
sano essere impiegati nell occasione opportuna. L altro cardine, come ab-
biamo detto, e costituito da un buon intuito psicologico della natura umana,
che rende possibile all oratore di prevedere di volta in volta la reazioni del
pubblico.

A questo punto vorrei fermare l attenzione sul fatto, davvero singola-


re, e soltanto marginalmente ricordato nelle piu correnti esposizioni della
storia della retorica antica, che la Retorica di Aristotele non ebbe quasi
alcun influsso sulla teoria e sulla letteratura retorica successiva . II suo
amico e scolaro Eudemo compose un opera che si occupava di alcuni
problemi che Aristotele aveva trattato nei Topici e nell' Ermeneutica, al-
meno stando ai miseri frammenti disponibili;71 i frammenti dell estesa pro-
duzione di argomento retorico di Teofrasto sono scarsi, e nessuno ormai
crede piu oggi alia possibility di riuscire a ricostruire il suo pensiero; tutta-
via e sicuro che la sua efficacia si esercito soprattutto nel campo delle
teorie stilistiche. Dai frammenti si ricava che gli era servito di modello il
libro III della Retorica, soprattutto i capitoli 1-12. Teofrasto poi enuncio
una teoria dei quattro requisiti apprezzabili nello stile,74 che avrebbe avuto
importanza in seguito: correttezza linguistica , chiarezza , proprieta, elegan-
za . Gli stava molto a cuore la forma artistica , ed e probabile che risalga a
lui la teoria dei tre generi stilistici, mentre nessun frammento fa intrave-
dere un interesse per i problemi di psicologia dell uditorio. Nei frammenti
degli Stoici non ho parimenti trovato nulla di analogo, come nemmeno in
Demetrio, che pure ha utilizzato cosf assiduamente Rhet . III. Dovremo at-
tendere Cicerone 75 per trovare un riscontro alia teoria degli affetti di Ari-

e anche in EN I 4 , 1096a 21. La parola uTroSuexai ( a 27 , e anche Gamma 2, 1004b


18 ) e una diretta allusione al Gorgia 464c: « la retorica si insinua nell abbigliamento
dell etica ».
71
F. WEHRLI, Die Schule des Arisloteles, Eudemos fr. 25-29.
74
dpeTal T» X£!;EOS.
75
De Or. II 186-216. In tre passi soltanto ho trovato qualcosa che indichi che
Cicerone ha forse direttamente utilizzato la Retorica di Aristotele. II 186 e 189 concor-
dano con II 1, 1377b 23-24; in modo, pero, tutt altro che letterale. II 109 invident
autem homines maxime paribus aut inferioribus riproduce in forma abbreviata II 10,
1387b 24-27 <pOovy)aouai piv yap ol TOIOUTOI ol? clot TIVE? Spoioi f ) 9<xtvovTai ... xal olp
162 ARISTOTELE

stotele ; non si ritrova pero mai la precisa impostazione aristotelica : gli


argomenti di Cicerone sono soltanto delle annotazioni superficiali, ne egli
si da pensiero di fondare la retorica sull intuizione psicologica . Mi riesce
percio molto difficile credere che avesse davanti agli occhi la Retorica di
Aristotele nel testo originale. In linea del tutto generale si puo dire che
la teoria retorica era in balia del sistema di Ermagora e che la retorica era
considerata soltanto un arte formale. Proprio cioe secondo la prassi cri-
ticata da Platone nel Gorgia , l oratore nell esordio doveva cercare di con-
quistare 76 gli uditori, oppure disporli a favore di se e della sua causa pro¬
cedendo come per vie occulte.77 Nella peroratio si dava spazio al patetico;
servendosi dei mezzi gia biasimati da Socrate nella sua apologia,78 l oratore
doveva cercare di destare compassione ricorrendo a luoghi comuni speci-
ficati nei particolari. I manuali attribuivano il massimo peso all’individua-
zione dei topoi adatti, cioe all'inventio.
Mi sono permesso questa digressione perche la cosa mi pare di capi-
tale importanza . Gli scritti di scuola di Aristotele furono poco conosciuti
in epoca ellenistica ed influenzarono lo sviluppo del pensiero solo in mi-
sura modesta ; e se puo essere comprensibile che i retori di professione che
nell’antichi ta composero trattati introduttivi alia retorica non leggessero il
Fedro , e invece davvero singolare che la Retorica di Aristotele non abbia
destato alcuna eco. Riesco a spiegarmi questo fatto soltanto ammettendo
che Teofrasto non avesse alcun interesse per un arte dell’argomentazione
fondata sulla comprensione psicologica . Si puo supporre che la Retorica ari¬
stotelica gli apparisse come un’originale mescolanza di etica, psicologia e
teoria dell’oratoria , e che essa fosse da lui giudicata « inattuale ». Alio
stesso modo gli era indifferente la teoria aristotelica dell’essere e dell’ente,
evidentemente perche nel Peripato non ci si preoccupava piu di tali proble-
mi ; il frammento della sua cosiddetta Metafisica ne off re una testimonian-
za. Le opere che non avevano piu interesse per Teofrasto e per il Peripato
continuarono sf ad essere conservate, ma , anche quando a Rodi e ad Ales¬
sandria ne giunsero delle copie, rimasero sempre poco conosciute ; e siccome
per l’intera epoca ellenistica non abbiamo alcuna traccia di un’ utilizzazione
della Retorica aristotelica, dobbiamo concludere che i rotoli di papiro rima¬
sero a giacere nella quiete di qualche grande biblioteca . Se e vero che Ci¬
cerone effettivamente conobbe direttamente la Retorica e non solo attraverso

pixpou cXXei7rci ; e cio che Cicerone dice a II 211 della misericordia ricoida II 8,
1385b 14-15. In Or. 128 troviamo un breve accenno, quod Graeci Tjlhxov vocant el
7raSir]Tix <5v . Si afferma nei commentari che Oe Or . II 115 proverebbe che Cicerone ha
direttamente usato la Retorica di Aristotele: il che e quanto meno esagerato. II 152
mostra che conosceva i Topici , cosa ovvia anche senza questo passo, dato cio che
scrive in Top. I 1.
76
captatio benevoletiliae.
77
£ <po8os, insinuatio.
78
38de, commiseratio. La piu tarda dottrina degli affetti aveva dunque una base
completamente diversa da quella di Aristotele.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 163

la mediazione di Filone o di Antioco, allora deve averne trovato i rotoli


nella biblioteca di Silla .
I generi dell eloquenza. Aristotele distingue tre generi di eloquenza :
quella giuridica, quella deliberativa e quella di apparato;80 questi tre generi
si differenziano in relazione al loro scopo, poiche spetta al primo di far
risaltare il giusto o l ingiusto, al secondo l’utilita o il danno, al terzo cio che
e moralmente buono o cattivo. Ora , questa distinzione era gia tradizionale
al tempo di Aristotele; egli pero definisce l oggetto e lo scopo dei tre generi
di eloquenza in termini che ci sono ben noti dalla sua filosofia . L eloquenza
deliberativa si occupa di oggetti che cadono entro l ambito delle nostre
decisioni.81 Per essere in grado di argomentare positivamente, l oratore
deve possedere un vasto bagaglio di conoscenze ; rispetto alle scienze, pero,
Aristotele pone un confine netto.
L eloquenza non e un' episteme in questo senso e l oratore non ha bi-
sogno di possedere una conoscenza scientifica , cioe esatta , dell oggetto ;
piuttosto, deve avere perizia . Aristotele tratta particolareggiatamente cio
che l oratore deve sapere. Un discorso di deliberazione politico, per esem-
pio, puo trattare di imposte, di guerra o di pace, di sicurezza del territorio,
di commercio di importazione e di esportazione, di legislazione ; l’oratore
dovra essere informato di tutto questo, e non gli bastera una conoscenza
limitata solo alia situazione locale: anzi, dovra essere bene informato anche
della situazione esistente nelle altre citta greche e persino fra gli altri
popoli
Aristotele passa quindi a trattare dello scopo che l’oratore deve te-
ner presente durante la discussione, e cioe il successo e il benessere.'3 La
discussione delVeudaimonia , pero, qui non consiste, come nelle opere di
etica , in un’analisi concettuale logicamente condotta: qui Aristotele ha
dinanzi agli occhi uno scopo pratico. Il punto centrale consiste nel fatto
che l’oratore in situazioni diverse deve soppesare il pro e il contro. Cio
che in un dato caso costituisce il benessere o Futile , riposa quindi su
circostanze esterne. Aristotele a questo punto si e molto allontanato dal-
1 etica normativa di Platone.
La discussione metodologica contenuta nel quarto capitolo ci insegna
molto sul suo atteggiamento: « Sarebbe totalmente sbagliato intraprendere
in quest’occasione un’analisi esatta e completa . Cio non compete alia reto-

Cfr. DURING, Notes on the transmission , 66.


" Le lingue moderne non hanno un adeguato equivalente
« esibizione dell’abilita dell’oratore nel far lodi ».
-
per ImSeix nxi? X6yo?,
81
1359a 39 &> v rj Apxf ) xrjc Yevfaeco? £ <p’ f ) [xTv l<mv. £ presupposta la ben nota
'
tesi iSvSpcoTro; YEVV71T' 1? TSV npi eav .
12
1359b 32 sgg., deve conoscere al xcov 7tepl xa? nptHiziq YPa <P°VTC0V loroplat ,
1360a 35. Cicerone formula in modo completamente diverso l esigenza dell informazione
quando dice nel De Or. Ill 143 docto oratori palma danda est .
83
1360b 6 suSaipovla xal xa pipia auxij?, cfr . Protr. B 93 e Pol . VII 1, com-
mentati in DURING, Protr. 254-256.
164 ARISTOTELE

rica , e costituisce piuttosto l oggetto di un altra scienza che e piu vicina


alia ragione e alia verita ». Come fara nell opera della sua eta piu ma-
tura, nzWEtica Nicomachea , Aristotele sottolinea che qui nella Retorica
non ci si muove nell ambito di una scienza, che consenta una definizione
esatta o conclusioni cogenti. L arte di argomentare e consigliare in veste
di oratore dice Aristotele consiste in una combinazione di pensiero
logico e di penetrazione etico-psicologica.85
« Se si cerca di precisare troppo esattamente l arte dell argomentazione
oratoria, si oltrepassano i confini che la separano dalla scienza e si snatura il
carattere stesso dell oratoria; invece di regole per un discorso si offrirebbero
delle regole per l esposizione specialistica di un certo stato di fatto ».
Questa distinzione e importante, anche perche ci aiuta a compren-
dere lo stile scientifico di Aristotele. Nell argomentazione scientifica , in-
fatti, viene assolutamente in primo piano il problema da trattare,16 nell elo-
quenza , invece, l arte di argomentare." Egli sottolinea questa differenza di
stile attraverso la formulazione della sua definizione ( « sia ora il benes-
sere cost e cost » ) e attraverso le riserve che introduce nelle definizioni. Il
« benessere » si puo, in termini di facile intelligenza , definire come il con-
correre di diverse cose che sono universalmente riconosciute come « cose
buone ». £ percio un metodo sbagliato quello di porre senz altro sullo
stesso piano definizioni di Aristotele tratte da testi di genere del tutto
diverso e distaccate dal loro contesto.
Nella sezione dedicata all eloquenza giudiziaria , la discussione del
problema di che cosa significhi propriamente « far torto » a qualcuno e
assai significativa del metodo da lui seguito nella Retorica , di pensare,
cioe, scientificamente, ma di esprimere in modo accessibile a tutti il ri-
sultato. E assai probabile che i dialoghi di Aristotele fossero redatti
proprio in questo stile. Ora , il far ingiustizia viene preso in conside-
razione innanzi tutto in rapporto al perche e al per che cosa , quindi al
motivo, e in secondo luogo in rapporto al carattere sia di chi ha compiuto
il torto, sia di chi lo ha subito. Aristotele distingue sette motivi possibili
del fare ingiustizia : innanzi tutto tre casi in cui il far torto non e inten-
zionale, vale a dire i casi in cui si commette ingiustizia fortuitamente,
per determinazione della natura o sotto costrizione ; seguono poi quattro
casi in cui il torto e stato fatto intenzionalmente , cioe per carattere cri-
minale, deliberazione, passione o brama di qualcbe cosa . Soltanto negli
84
1359b 6 Ipuppovaerrepa? xal piaAAov cfr . Top . I 14, 105b 30 xp6?
(Av oOv cpiAoaocptav xax dcAVj&eiav 7tepl auxcov 7tpaYpi <xxeuxeov .
85
1359b 9 atlyxeixai 2x xc x5j? dvaAuxixij? 47riorxr) pi7)? xal xljs xxspt xa
710 X1x1x7) ?.
1359b 15 UTrox£ L|i.£\i 6jv XLVCOV Tupayptaxtov dAAa y.rj pi6vov Aoytov .
87
Cfr. 1356a 33 86vapil? xi? xou xoptaai A6you?.
88
&JX<O St euSaipiovia , napaSclypiaxo? ydpiv Aa|3copiEV . Cfr . 1369b 31 8cT vopil xiv
Ixavoup clvai xou? opoup, cav cion 7repl ixaorxou piTjx daacpcic pirjx axpipoip .
88
I 10, 1368b 26 sgg .
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 165

ultimi quattro casi esiste una responsabilita nel fatto. I moventi sono co-
stituiti dal piacere o dal godimento, e questi sono quindi discussi come
cause dell’ingiustizia .90 Segue poi una trattazione,91 estremamente interes-
sante, del problema : « qual e la costituzione psicologica delle persone che
hanno un inclinazione a fare ingiustizia ? ». Troviamo qui una distinzione
dapprima dei casi in cui le circostanze esterne favoriscono il realizzarsi
dell ingiustizia, e poi dei casi in cui decisiva e la persona morale. In tutti
i tipi di uomini qui discussi da Aristotele c’e la ferma convinzione di riu-
scire a non farsi scoprire ; alcuni ripongono la loro fiducia nella propria
pratica oratoria , altri nell’astuzia di avvocati e azzeccagarbugli, altri an-
cora nella propria ricchezza e nel proprio ascendente nei circoli politici.
L intero capitolo costituisce un acuto studio della psicologia criminale,
sebbene si occupi in gran parte di azioni che noi qualificheremmo come
riprovevoli piu sotto il profilo morale che sotto quello giuridico. Non
sono personalmente un competente di criminologia , ma un amico esperto
in questa materia mi assicura di non aver mai udito, o letto, da alcuna
parte che gia Aristotele avesse scritto di psicologia criminale. Anche cio
che attualmente si fa passare per una scienza interamente nuova, la psi¬
cologia degli ascoltatori, e gia stato discusso da Platone e in modo par-
ticolarmente approfondito da Aristotele. La tradizione antica successiva
ad Aristotele ci ha assuefatti a pensare che un trattato di retorica possa
esporre le cose soltanto da un punto di vista arido e formale, piu o meno
al modo di Ermagora ; la conseguenza ne e che ancor oggi la Retorica di
Aristotele e poco letta e scarsamente apprezzata dagli espositori della
sua filosofia.
Il secondo libro puo essere considerato una rielaborazione sistema-
tica di tre idee sviluppate da Platone nel Fedro ( 271 ). 1 ) Innanzi tutto
occorre studiare con grande esattezza la vita psichica degli uomini e giun-
gere a chiarire se la vita psichica costituisce un’ unita , oppure se la si
puo scomporre in diverse parti indipendenti l una dall altra . 2 ) In se¬
condo luogo bisogna chiarire in qual modo l anima puo compiere un’azio-
ne o essere oggetto di un azione, ossia detto in altri termini come
l anima si comporta in quanto soggetto e in quanto oggetto.93 3 ) In terzo
luogo l’oratore, dopo aver studiato sia i generi dell’eloquenza , sia la di-
sposizione psicologica tanto dell’uditorio quanto dell’oratore , deve colle-
gare i diversi generi dell’eloquenza all’atteggiamento psicologico degli
ascoltatori , che a essi si adatta . Deve anche mostrare perche alcuni ascol¬
tatori si lasciano fortemente influenzare da un certo tipo di eloquenza ,
mentre altri no.” £ tuttavia caratteristico di Platone il fatto ch’egli lasci
90
I 10-11, cfr. sotto, p. 174.
91
I 12, ispirata dalla discussione sull’anima del Fedro.
92
271a Ttptofov nioji Axpt (3e£a yp&tyei TE xal Ttoi7)aei t]>ux7)v tSeiv, roSxepov £v xal
8(JLOIOV 7rl <poxev 1) xaxa poptpTjv noXueiSkq. Vedasi DIRLMEIER , MM 300.
93
8T( > TI TOteiv 9] TtaHelv 'mb TOO 7r£ q)uxEv.
J
94
Tptxov 8k Sr) , Siaxa dtpevo? xa X6yo>v TE xal y£v7) xal xa xooxcov TtaOT)
166 ARISTOTELE

aperto l intero problema ; dice infatti a 274b: « abbiamo ora trattato il


problema delle esigenze poste dalla tecnica oratoria e di che cosa com -
porti la mancanza di una tale tecnica » ; a questo punto si collega im-
mediatamente la discussione del problema se questa tecnica abbia in as-
soluto un qualche valore. A96 suo giudizio, l oratoria non e un arte, ma
un’abilita o una professione; e quasi impossibile, afferma Platone, eser-
citare un arte vera senza ricercare la verita ;97 per altro verso, pero, rico-
nosce che l’oratoria deve argomentare servendosi del verosimile.98 Cio che
Platone dice nel Fedro equivale, in sostanza, a dire che l’eloquenza non
e una techne egli voleva riconoscere l’esistenza di una sola scienza to-
tale. Alio stesso modo gli ripugnava di ammettere una forma di esposi-
zione che non e strettamente scientifica . Giunti a questo punto, si vede
chiaramente la differenza fra Platone ed Aristotele. Platone dice: « Se la
retorica esiste come techne , allora deve essere filosofia ». « £ vero il con-
trario », dice Aristotele in I 4. « Se l’oratore si differenzia dal filosofo
dice Platone , allora e solo un ciarlatano. Se pero e un filosofo, si e allo¬
ra , in realta , sollevato al di sopra di cio che la gente comune chiama
retorica ». Il nocciolo della questione nel Fedro e costituito dall’esigenza
della verita e dal disprezzo del verosimile, mentre in Aristotele esso e
costituito dal riconoscimento della verosimiglianza collegato con l’esigen-
za dell’oggettivita.
La tecnica dell eloquenza. Con il cap. 18 ha inizio una sezione che
tratta dei punti di vista generali di cui l’oratore puo valersi in tutti i tre
generi di eloquenza ; si tratta dei topoi gia noti dai Topici: 1) Una cosa
e possibile o no? 2 ) Nel tal modo accadra o si e gia verificato qualcosa ?
3 ) Una cosa viene diminuita o accresciuta in importanza o in pregio.100
Come nei Topici , Aristotele comincia con i quattro tipi di opposizione:
-
contraddittoria, contraria , relativa e « avere non avere » ;101 pero, a pa-
ragone con i Topici , l’esposizione qui risulta piu matura e la terminologia
(J.axa, SEetai xa? aExlas 7rpo<rap[x6xxcov Ixaoxov ky.ioTCi xal StSatrxcov ola o5aa u <p’ o'ltov
-
Voytov Si’ y)v aExiav iE, dtva ptyj? (xiv ( l anima ) reeE 9-exat , yj S dt 7rei$et. Cfr. De An.
434a 16.
95
x6 x yvYjt; xal Axe/vEat; rr£ pt.
96
260e iSxcxvo? xptP j. Poiche Cicerone cita in Top. 4 , 24 il termine greco
<iExexvo?, deve aver avuto conoscenza, verosimilmente per via indiretta, delle dixe/ voi
7TEAXEI? di Aristotele.
j&eEa? Tj9&at oux’ 2CTXIV ouxe (xrjitox’ (iaxepov Y vvjxat.
97
Ixupo? riyyv xou
98
x6 7n&av6v, xa eEx6xa 272e.
99
261e 7repl Ttavxa xa Xcyop.e'ja pta xi? x /vy;, et7rep ESaxiv .
100
1391b 29 7repl xou Suvaxou xal aSuvaxou , ?axat-to? yiyove, petouv-aGSetv.
Nei Topici si aggiunge x6 paXXov xal yjxxov, che qui e trattato insieme con il terzo
topos.
101
avxEyaot? ( si e no), xAvavxEa ( buono-cattivo), xa 7rp6? xi ( doppio-mezzo), zEic,
-
-axepyjat? ( privazione, capacita di vedere cecita ). Questo schema , che ricorre gia nel
trattato sulle categorie, divenne commune bonum ( Cic. Top. 11, 47-49 ), verosimilmente
attraverso la mediazione di Eudemo e Teofrasto.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 167

piu precisa . Troviamo qui il principio di analogia ,102 1 argomento a fortio ¬

ri ., m la tesi che un naturale rapporto di priorita e irreversibile,104 e 1’argo-


mento, noto dall opera sulle idee, tratto dall osservazione delle scienze.
105

I due mezzi di prova, che possono essere utilizzati in ogni tipo di argo-
mentazione, sono 1 esempio e 1 entimema ; 1 uno e paragonato da Aristo-
tele all « approccio », epagoge , 1 altro al procedimento deduttivo nella
dimostrazione scientifica ; la funzione sia dell esempio che dell entimema
consiste nel suggerire all ascoltatore la convinzione ( vale a dire nel « con-
durlo » ) per trarre da solo la conclusione desiderata a partire dall ugua-
glianza di due fatti dati: « Dobbiamo ora impedire al Re di occupare
1 Egitto, perche Dario non pose mano alia conquista della Grecia prima
di aver occupato PEgitto ». La favola e un eccellente esempio da usare,
e quando si abbia una formazione filosofica,106 e si sia quindi in grado di
afferrare cio che e effettivamente analogo, e allora facile trovare da soli
favole adatte. Se si vuole invece rafforzare un asserzione di carattere ge-
nerale, un felice espediente e allora costituito dalla massima, gnome ,
quanto piu vigorosa e succosa , tanto piu efficace, perche all ascoltatore
piace sentire qualcosa che anch egli e solito dire. Considerata sotto il pro-
filo logico, una massima e la premessa di un’entimema , ma priva della
conclusione, e questo tipo e da preferire. Fra i numerosi esempi addotti,
questom e particolarmente interessante:
Nessun uomo intelligente deve educare i suoi figli a una eccessiva eru-
dizione .
Infatti, senza contare la loro propensione all ozio, dovranno provare I' in-
vidia piu fiera dei concittadini .
Quando Euripide scrisse ironicamente questi versi , aveva in mente
la contemporanea persecuzione dei Sofisti ; Aristotele li cita perche Iso¬
crate e la sua scuola accusavano i filosofi dell Accademia di argia , cioe di
inerzia e di oziosita.1 L oratore, dice Aristotele, puo citare come massima
i primi due versi : « Nessun uomo di senno fara mai educare i suoi figli
dai Sofisti ». Ma, se cita ancora i due versi successivi, presentera allora
anche il motivo della sua decisione, e percio 1 insieme diventa un enthy-
mema , vale a dire un argomento, che induce 1 ascoltatore a prendere la
stessa risoluzione.
102
1392a 12 EE T6 fipotov Suvariv xal T6 o|roiov cfr . Top . I 17 e Delta 11 .
Top. VI 1 , 139b 8.
104
Indicata con ouvavaEpect?.
105
Cat . lib 27 £ma-nfj|jiy) - £mon)T6v , A 9, 990b 11- 15; lo sfondo e dato da
Repubblica 479a-480a , Timeo 51d-52a.
106
1394a 5 (E>a6v icrtv fot <ptXooo9Ea? dovrebbe essere confrontato con Poet . 1451b
5, al fine di comprendere correttamente entrambi i passi . Cfr. anche sotto, p. 189. Il
principio che e a fondamento di tutti questi topoi , 1 opotov o il xoiviv opav ( An . pr .
II 13 e Top . I 18 ), fu formulato da Speusippo, vedasi sopra , p. 97 .
m Medea 294-297 ; II 21 , 1394a 29.
Un buon riassunto della questione nel commento di E. DODDS al Gorgia 484c,
272; cfr . DURING, Protr ., 33 sgg.
168 ARISTOTELE

Aristotele paragona l entimema al sillogismo 109 e non senza una


qualche ragione ; i due tipi di ragionamento si differenziano per il fatto
che 1 ) in quello le premesse sono asserzioni generali, in questo proposi-
zioni vere, e perche 2 ) in quello la conclusione e cogente, in questo vero-
simile.110 Nell entimema comunemente manca una delle premesse. Con
notevole acume psicologico, Aristotele costata che gli entimemi hanno
maggiore efficacia ; un ora tore che pur manchi di formazione filosofica non
prova scrupolo a introdurre banali luoghi comuni e con questo riscuote
spesso maggior successo di ora tori di piu raffinata formazione.111
Si incontrano a questo punto i capp. 23-24 scritti piu tardi e in-
trodotti poi nel testo originario della Retorica.m Gli avvenimenti della
storia di Atene citati qui come esempi ci consentono di affermare con
sicurezza che questi capitoli sono stati scritti dopo il 335. Non e impro-
babile che Aristotele abbia rivisto la Retorica durante il secondo soggior-
no ad Atene, forse per utilizzarla in un corso di lezioni all Accademia.
Con un unica 115 parola accenna che intende presentare come un supple-
mento una nuova serie di entimemi, e dai tempi di L. Spengel si e rico-
nosciuto a ragione che questi due ampi capitoli costituiscono, in rapporto
alia Retorica , do che i Topici nel loro complesso costituiscono in rap¬
porto alia dialettica , e che il cap. 24 in linea di principio corrisponde al
nono libro dei Topici. Anche in questi capitoli Aristotele persegue uno
scopo pratico: « La bravura dell oratore si mostra nel fatto che sa usare
gli entimemi cost abilmente, che gli ascoltatori traggono la conclusione e
applaudono, prima che egli sia arrivato alia fine » .* I numerosi paralleli
con cio che Aristotele dice nei Topici sono stati gia accuratamente regi¬
strar da Brandis e Cope.115 Fra gli esempi addotti in abbondanza alcuni

lw
I 1, 1355a 6. Quando F. Solmsen scrisse, nel 1929, il suo libro sullo sviluppo
della logica e della retorica di Aristotele, ritenne di poter accertare, sulla base di sup-
poste contraddizioni nella discussione degli enthymemata , diversi strati compositivi nella
Retorica , che avrebbero dovuto corrispondere agli strati da lui scoperti nelle opere
logiche.
"111° Cfr. An. pr. II 27.
Ancora un eco del Gorgia 484d.
112
II testo scritto piu recentemente comincia a II 22, 1397a 1 gxt 8 iEXXov rpAxov.
Il testo antico ricomincia con il cap. 25. Qui, a 1402b 12, Aristotele riassume brevemente
cio che aveva detto in I 2 a proposito della divisione degli entimemi; seguono anche
brevi rinvii ad An. pr. II 27 e a Top. I 3. Tutto cio distacca anche formalmente dal
contesto i capitoli inseriti in seguito.
m 7
tapa (rr] paiv6 pevot significa che Aristotele intende dare una descrizione sup¬
plemental dell entimema . Cost nei Topici I 14, 105b 16 dice: « annotare le opinioni
di pensatori diversi come esempi supplementari di proposizioni generali ». La parola
7tapdt (rr)( jia in Soph. El. 20, 177b 6 indica le notazioni prosodiche, con cui al tempo di
Aristotele si comincio a « completare » il testo scritto.
114
1400b 28-33 apa eEprjpivcov yvtopl etv.
115
C.A. BRANDIS, « Philologus » 4 ( 1849 ) e E.M. COPE, Introduction ( 1867 ), e
inoltre nel suo commentario. In Ep. ad Amm. 12, 747 Dionisio di Alicarnasso cita 1397 a
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 169

sono particolarmente interessanti ; apprendiamo per esempio che anche


Alcidamante 116 insegnava che « quando i capi della comunita erano filo-
sofi , la citta prosperava » , come Atene sotto Solone e Tebe sotto Epa-
minonda e Pelopida. Aristotele cita anche un motto di Aristippo 117 se-
condo cui Platone aveva parlato di Socrate come se fosse stato lui l uni-
ca autorita. Interessante e anche la negazione del movimento autonomo
dell anima con il rimando ai Topic/ .11"
Problemi etici . Gia all inizio dell opera Aristotele dice della retorica
che essa consiste in una combinazione della capacita di argomentare lo-
gicamente con la penetrazione etico-psicologica;115 ci sono dunque fin dal
principio buoni motivi per aspettarsi di trovare parecchio materiale che
illumini la sua posizione riguardo ai problemi etici . D altra parte , egli
tratta qui i problemi etici da un angolo visuale tutto particolare ; sotto-
linea piu volte che le questioni di etica sono introdotte nella discussione
soltanto nella misura in cui sono rilevanti ai fini dell esposizione in corso,
e rinvia per una trattazione piu precisa alle sue lezioni o ai trattati di
etica.130 Ora , si sono spesso stabiliti dei paragoni fra cio che Aristotele
dice in materia di etica nella Retorica e gli altri suoi scritti propriamente
23-b 8 (cfr. Top. II 8) discostandosi piu volte dal nostro testo, e una quantity di studiosi
suppose che egli avesse davanti a s6 un altro testo, forse persino migliore del nostro.
Sicuramente, db non e esatto: Dionisio utilizzava l edizione da poco tempo procurata
da Andronico. I mutamenti che apporta al testo dimostrano a ) che egli non riconobbe
il particolare carattere dello stile delle lezioni aristoteliche ( e la cosa e perfettamente
naturale ), b ) che egli non comprese il « sens moral » di questo testo. Il mutamento di
1397a 31 o& x 0716 aou in 6 <p6vou 7roi7]a <x? 6 TKXTTJP e addirittura stupido, e
mostra che gli sfugge la battuta. Inoltre Dionisio omette il « sens moral » irzd yap ...
dmo&avetv. Aveva in mente una cosa sola, e cioe di consolidate la sua inconsistente tesi
che si tratti di una citazione dal De Corona.
-
Nel Mouaeiov rijs <p <ioeco;< ; vedasi in proposito F. SOLMSEN, « Hermes » 67,
1932, 136. Risulta dai suoi esempi che Alcidamante intendeva la parola 91X60090?
come Isocrate, e non come Platone. La sua opera b verosimilmente posteriore alia
Repubblica di Platone.
117
- -
1398b 29 7tp6? nxd rtova £7rayyeXTixci>Tep6v a eE7t6vTa , <!>? &STO' aXXa pt?)v
6 y £xaipo? fiptcov 897) ou8£v TOIOOTOV , X£yo)v T6V 2ojxpdtT7]v. La parola £7raYYETXco ai
vale « dir qualcosa autorevolmente »; un inA' pfO.iJ.a e un opera {come ad esempio il
Protrettico di Aristotele ) in cui si enuncia qualcosa categoricamente. WETO significa
che questa era l opinione di Aristippo; niente nel testo dice che Aristotele fosse del
medesimo awiso.
l
1399a 6-7, Top. 111b 4-8. Come rileva il CHERNISS, Crit. of Plato , 589, questo
passo, con il rinvio ai Topici ch 6 impossibile fraintendere, prova che Aristotele respin-
geva la tesi di Platone gia quando scriveva la pagina dei Topici.
119
I 4, 1359b 10.
170
I 2, 1356a 26 r7)? 7tepl xa 7tpaY(xaTeia?, Tjv 8ixai6v loxtv TrpoaayopEUEtv
-
7ioXiTtx7]v ; I 4, 1359b 17 u 7roXebrei ox£ tv ryj 7toXtxixf ) kmari] p. fl \ I 8, 1366a 21
8i7]xpi(3oynxi £v xoi? TTOXITIXOI? rrcpl TOUTWV ; II 18, 1391b 26 TjOtxoo? TOO? X6-
you? £v8£xexat 7toieiv ; II 22 rroXmxi? auXXoyicjp6?. Tutto cib che concerne la vita
sociale puo essere indicato con la parola 7toXmx6?.
170 ARISTOTELE

etici ; in un tale confronto, naturalmente, bisogna tener sempre presente


il carattere particolare della Retorica. Ma prima di tutto bisogna guar-
darsi dal trarre immediatamente, dall assenza di certe tesi , delle conclu-
sioni di troppo ampia portata . Aristotele puo non avere affatto avuto
l intenzione di offrire nella Retorica anche soltanto un apergu della sua
concezione etica . Cionondimeno, se diamo uno sguardo generale alia
trattazione della Retorica e la completiamo con quegli esempi e quelle
affermazioni dei Topici in cui egli espone inequivocabilmente la sua per-
sonale opinione, allora scopriamo che al tempo in cui redigeva queste
opere aveva gia dato una formulazione sicura alle linee fondamentali
della sua etica sociale della volonta retta. Gia dai suoi primi anni si e
formata in lui una concezione fondamentale, che poi ritroviamo in forma
invariata nelle tre Eticbe.
Fin dall inizio Aristotele aveva rifiutato la dottrina delle idee di
Platone. Nella determinazione del bene egli procede pero da un altra
posizione platonica: « Bene e cio che e lodevole scegliere per se stesso,
oppure cio che, essendo buono, procura godimento perche e buono ».'21
£ un cardine del pensiero di Aristotele l idea che, nell analizzare un con¬
122
cetto, si giunga finalmente a un punto in cui bisogna fermarsi ; questo
punto dunque, visto in termini logici, e il numero uno della serie. La piu
parte dei beni e buona per qualcosa , causa qualche cosa di buono, ci
garantisce il bene; non e un fine, telos , ma qualche cosa che conduce
al fine;123 ma c e come fine ultimo qualcosa buono in se, ed e cio che e
degno di essere ricercato per se. Da questa impostazione e da questa
disamina dei diversi beni degni di essere ricercati risulta una conclusione:
lo scopo fondamentale di tutti gli uomini e Yeudaimonia , cioe il benessere
e la felicita.124 Nella Retorica Aristotele parla diverse volte di cio che e

111
I 9, 1366a 33. La discussione fondamentale e in I 6, 1362a 21 - 1362b 27. La
distinzione si trova in Platone nell introduzione al secondo libro della Repubblica,
357bc, e trasposta sul piano ontologico in Soph. 255c: TMV SVT&JV xi [ jiv aux<x xaf >
auTa xa 81: 7tpbe, fiXXa. Gia nell opera sulle idee Aristotele aveva avanzato contro Platone
quest argomento; lo riprendera poi in Alfa 9, 990b 16-17. Si veda S. MANSION, « Rev .
philos. de Louvain » 47, 1949, 181-186. - Nei Topici i passi rilevanti sono 126b 4-6
xa 8t auxa xlpta alpexa, 149b 31-36 ( con il medesimo concetto ), 153b 38 xi (5> <p £-
Xtpov 7totY) xixiv AyaO ou. Cfr . anche Protr . B 82 DURING ( fr. 14 WALZER-ROSS ).
122
L espressione abituale e taxaxat 7tou ; logicamente e questo l inizio, Apyf ] ,
e dunque il principio ultimo che si puo trovare. Cfr. Fedone 107b ou8£v 7tepaix£ pio.
In 1364a 7-8 ci si imbatte nel noto argomento della auvavodpeai?.
123
I 6, 1362a 15-21. Tutti questi concetti sono giS stati formulati da Platone,
anche quello di onpiXipov ( Repubblica 357bc ), di crai ov xal oxpeXouv ( 608e ), come
nei Topici 153b 38. In Aristotele si trova piu volte 7toa)Ttx6v xal <puXoomx 6v , in Top.
149b 33 invece aio<mx6v, e 7topumxYj Rhet. 1366a 37. In Platone, come osserva il
Dodds, Gorgia 499e h la prima inequivocabile testimonianza di T &IOQ nel significato
di « fine e insieme inizio delle nostre azioni ». Platone vi si avvicina molto nell £«//-
demo 278e-282d.
124
1360b 14 eujrpa ta ptex apexi]<; 3) auxapxeta cfr . EN 1097b 5-7. Co -
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 171

« per natura buono »,lls ma non nel senso dei primi Sofisti, che muovevano
dall opposizione physis - nomos ; Aristotele intende il bene che si riceve in
dono dalla natura,126 o anche il bene che tutti hanno in comune. Piu tardi ,
quando usera la parola arete soltanto nel senso di « eccellenza dell anima »,
vale a dire di virtu intellettuale o morale, dira che nessuno e buono op-
pure saggio per natura .127
La naturale conseguenza di questa concezione del vero bene e che
soltanto il phronimos , l uomo saggio, che ha raggiunto il piu alto grado
accessibile all uomo del vigore spirituale e dell esperienza di vita , sa
rettamente giudicare cio che e buono o cattivo. * La scienza del phroni¬
12

mos e di maggiore dignita delle altre, perche quanto piu e alto l oggetto
della conoscenza, tanto piu nobile e elevata e questa conoscenza . Ora
archikos significa, per un verso, « piu elevato in dignita o in rango »,
per l altro « autorevole, capace di comandare » ; servendosi dell ambiva-
lenza di questo termine, Aristotele getta un ponte fra la conoscenza teo-
retica e speculativa del vero bene, cioe la conoscenza del fine, e la facolta
di decidere in una situazione concreta cio che e eticamente buono e giusto.
Soltanto quando una tale decisione e riuscita si puo valutare eticamente
un azione.12 Si ha qui buona ragione di affermare che Aristotele ha ormai
formulato la dottrina della proairesis , ed ha con questo introdotto una
distinzione assai importante per la storia dell etica ; e il punto di par-
tenza fu dato dalla discussione di quale fra due cose sia piu degna di
essere scelta , dunque dal topos del « piu-meno ».150
Nella determinazione delle virtu e dei pregi della vita, fondamentale
e la distinzione introdotta da Socrate e da Platone ,131 cioe che il bene e
o qualcosa che risiede nell anima degli uomini, oppure ne sta fuori , e,

me nel Protrettico B 93-95 Aristotele park di pipy) x/) ? eu8atpov £a?, e come in B 21
i beni vengono divisi in xa x b> auxto xal xa EXT8? ayaOa .
125
1366b 38, cfr . 1365a 29 x& auxoqjuE , 1373b 7 <pua£i xotv&v 8£xaiov .
126
Come Platone dice nel Menone 100b: fleEa po £ pa rrapayiyvop vv) fjpiv <pa £ve-
Tai f ) dtpc rr).
122
EN II 4, 1106a 9 ; VI 12, 1143b 6.
,2* 1362 a 24-27, cfr. 1363b 14 6 vouv av xal ppdvyoiv Xa (36vxa IXotxo , e 1364b 16
<1>S Sv '/ } imrjzrjiirj xal 7] tppivrjcsiq etKot. La formulazione piu pregnante di questa idea
si trova nel Protrettico B 39 xavd>v 6 <pp 6vi[io<;. Nel Teeteto 178 Platone park del-
l uomo che ha TO xptxyptov hi auxco. - 1371b 26-27 apytxov xi ippovetv = Protr. B 59.
Si ha dunque gia qui la concezione enunciata in Alfa 2 , che la vera scienza e
dipnoicox6pa ; cfr. 1364b 7-11.
129
1374a 11 EV xfj npoxipiaei r) pox pla , 1366a 14 e 1395b 14 xa fjfb) ipavepa
xaxa xv)M 7rpoa £ pemv. Cfr. Top. 145b 36 8£xato? paXXov 6 rcpoaipoupEvo?, e Phys. II
5, 196b 18. Il termine non si trova in Platone.
(xaXXov- xxov. Top. Ill 2-3 mostra come il problema fosse discusso nell Ac-
130

cademia . Molto simile b Rhet . I 7, che anche stilisticamente ricorda il linguaggio dei
Topici. Nel catalogo delle opere, al numero 53, e citato un trattato IlEpl TOO (3EXT£OVO?
che e andato perduto.
151
Repubblica 618d xa 7repl iuxf ]v-xa 4it £xx7]xa.
172 ARISTOTELE

cioe, qualcosa di acquisito. AI tempo in cui Aristotele scriveva la Retorica ,


nell Accademia si usava l espressione « eccellenza del corpo » per indi¬
care la salute, il bell aspetto e cost via;132 con la formulazione « beni in-
teriori ed esterni » Aristotele creo una terminologia nuova . La rassegna
dei beni contenuta in I 9 e nettamente diversa dal catalogo corrispon-
dente nelle Etiche.m La definizione data qui, a proposito delle aretai , co¬
me « qualcosa capace di farci conseguire il possesso del bene o di assi-
curarlo a noi », sara corretta nelYEtica Nicomachea , dove Aristotele con-
sidera Yarete come una disposizione stabile dell anima, una hexis. Come
nota F. Dirlmeier in diversi punti del suo commentario ai Magna Moralia ,
si riscontra invece una cospicua concordanza nella terminologia all in-
terno di tre opere giovanili come i Topici , la Retorica e i Magna Moralia :
un buon esempio puo essere offerto dalla discussione della ritrosia o
timidezza,134 che viene chiamata aischyne nelle tre opere ora ricordate,
mentre nella Nicomachea e chiamata aidos.
Platone era convinto del fatto che le virtu dell anima costituiscono
un’unita ; nel Gorgia, per esempio, analizza Yarete come il principio del-
l armonia e dell ordine nell anima ; la giustizia e da lui dipinta come una
condizione di equilibrio interiore, al di la del quale egli vede un rapporto
geometrico di proporzioni. Chi agisce con giustizia e felice. Amicizia e
ordine, conoscenza e giustizia tengono insieme cielo e terra e questo di-
pende dal fatto che la proporzione geometrica U! domina la vita degli dei
e degli uomini. Aristotele, invece, considera la giustizia fondamentalmen-
te come una disposizione « in rapporto a un altro » , pros heteron , e
quindi, per questo aspetto, si rifa all opinione che dominava al tempo
dei Sofisti ; l idea della proporzione geometrica e da lui invece trasferita
alia ripartizione 136 dei beni: se qualcuno riceve immeritatamente troppi
beni, ci si indigna e si trova la cosa ingiusta . Di conseguenza Aristotele
non spiega la giustizia come un equilibrio dell anima e come una copia
dell’armonia cosmica, al modo di Platone, bensi a partire dall’equilibrio
sociale nella ripartizionem degli onori. Non esiste percio una giustizia
131
dtperal orc& paxo? ricorre solo in tre opere , Rhet . I 6 , 1362b 15 ; Rhys . VII 3,
246b 4-6; MM I 3 , 1184b 2. I passi che per primi attestano i termini aristotelici
xa T* b> auxoi xal xd: 4xx6? sono Rhet . 1360b 25-28 , Rrotr . B 2 e B 21 .
133
Nella definizione di I 9 , 1366a 36 <£pe-rr) 8 irszl p4v Suvapi? , to? SoxeT, Troptaxix?)
aya&cov xal <pu>axxod] . . . pipt] 84 Ape-rij? xxX . il piu comune 7rot7]xix7] e sostituito da
TxopiOTtxl) , vedasi sopra , nota 123. Il parentetico to? SoxeT significa « come si dice
nell Accademia » , e per es . Repubblica 334ab, Ippia minore 375d. La definizione delle
dpexat come Suvdlpetq e respinta dall’EN II 5 , 1106a 6.
134
II 6, 1383b 14 xapayY) 7repl xa el? aSo lav <paiv6peva ; in EN IV 9 , 1128b
11 l al8ci> c e definito 9630? TI? iSo taq , e si intende con esso quello che si dice oggi
il complesso d inferiorita .
133
508a 1) ioixTj 1) yeojpexpixT].
136
1387a 28 xtq dvaXoyta xal x8 appSxxov , cfr . Top . 145b 37 .
137
Top . VI 5 , 143a 16 Stavep7]xixl]v xou taou , e cost anche MM I 34, 1193b
32 - 94a 25 .
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 173

assoluta: e sempre, al contrario, nostro dovere esercitare l equita. £


equo comportarsi in modo tollerante in tutte le faccende umane, non ba-
dare soltanto alia lettera delle leggi bensi all intenzione, da parte del
legislatore, di tenere conto non soltanto delle circostanze come si verifi-
cano nel caso concreto, ma come sono sempre o per lo piu ; si deve
anche ricordare piu il bene che il male che si e avuto, e piu il bene che
si e avuto di quello che si e fatto; bisogna anche imparare a sopportare le
offese, ad apprezzare una parola amichevole13 piu che un gesto, e a prefe-
rire di essere paciere piuttosto che giudice. * Questa disposizione alia lun-
gimiranza e alia tolleranza & estremamente caratteristica di Aristotele.
Rivolgiamo ora la nostra attenzione a cio che Aristotele dice del
piacere. Bisogna innanzi tutto chiarire che la parola hedone ha una sfera
di significati molto ampia, e per un verso puo significare, positivamente,
« godimento, gioia , gaiezza » , per un altro, negativamente, « istinto, de-
siderio, brama ». Formalmente, lo spun to per introdurre questa discus-
sione del concetto di hedone e dato ad Aristotele dal fatto che la soddi-
sfazione del piacere e del desiderio e uno dei principali moventi delPin-
giustizia , e che, in conseguenza di cio, 1 oratore deve conoscere bene questo
fenomeno psicologico. Ma il motivo reale e costituito dal fatto che il
problema della natura e della valutazione dell hedone era particolarmen-
te attuale nell Accademia . Al tempo in cui Aristotele scriveva la Retorica ,
nell Accademia erano in discussione due concezioni delYhedone , l una
opposta all altra . Dal dato di esperienza che tutti gli esseri viventi perse-
guono il piacere, Eudosso aveva tratto la conclusione che il piacere e il
valore piu alto « perche ogni essere trova cio che per lui e prezioso, esat-
u
tamente come trova quello che per lui e il nutrimento adatto ». Questa
concezione fondata in termini fisiologici puo essere definita edonismo,
soltanto a condizione, peraltro, che non si dimentichi la motivazione fi-
siologica. « Questa teoria di Eudosso prosegue Aristotele trovo
pero credito piu per la purezza del suo carattere che di per se stessa , per¬
che egli era persona di non comune equilibrio, sicche si aveva l impres-
sione che non avesse esposto quella teoria in quanto amante del piacere,
ma in quanto le cose stessero effettivamente cost » .
Speusippo, lo scostante nemico accademico della gioia , difendeva in-
vece un antiedonismo spiccato: lw il piacere non era in alcun caso qualcosa
di buono.
Platone non fece sua nessuna di queste due posizioni; la nostra vita
diceva e una mescolanza 141 di piacere e dolore, di gioie e affanni.
« Noi tendiamo al piacere e non scegliamo il dolore; all assenza del do-

1J
* 1374b 13-24. Il termine 4mcix£? in I 13, 1374a 26, e anche Top. VI 3, 141a
15-19. Il concetto non ha in Platone importanza alcuna .
139
EN X 2, 1172b 13.
140
EN 1152b 15 6 <pp6vipo? T£> 4Xu 7tov Sttoxei, ou 1]SU.
141
La parola chiave del Filebo e xpam?.
174 ARISTOTELE

lore aspiriamo, al massimo, per sfuggire al dolore ».142 £ assolutamente


ingiustificato presentare Platone come un antiedonista ; Aristotele e Pla-
tone si trovano d accordo sul fatto che molto di quello che gli uomini
considerano piacevole in realta non ha il diritto di essere cosi chiamato,
e molto di quel che gli uomini trovano buono e gradevole e invece in
realta brutto e dannoso.
Finche ci si limitava a discutere esclusivamente, o principalmente,
del piacere fisico, ci si poteva rifare alia teoria generalmente accettata dai
tempi di Alcmeone , secondo la quale il piacere coincide con la ricostitu -
zione dell equilibrio nel corpo.143 In se, non e cosa singolare che Aristotele
nella Retorica utilizzi questa definizione del piacere . Nella Retorica , come
anche nei Topici , cita spesso teorie universalmente note senza prendere
posizione personalmente; in generale, non e difficile indurre dal contesto
se espone la sua opinione, oppure se introduce una definizione a mo di
esempio. Nei Topici si vale di queste esemplificazioni per illustrare la
tecnica del dialogo, nella Retorica per la tecnica dell’oratore.144 L oratore
deve conoscere anche la natura di do che e gradevole per saper argo-
mentare bene davanti al pubblico ; percio Aristotele vuole discutere il
piacere come movente dell azione , mentre sono estranei alia sua tematica
il problema dell essenza del piacere e la questione del suo valore. « Po-
niamo che il piacere sia un mutamento dell anima e una restaurazione
percepibile della sua propria natura, che si manifesta d un tratto.143 Su
questa premessa e conveniente argomentare come segue » . £ possibile che,
mentre scriveva la Retorica, Aristotele approvasse questa teoria ;146 quan-
do poi studio il piacere come un fenomeno intellettuale, s accorse che non
lo si poteva spiegare sul fondamento della teoria dello « svuotamento »
e della « ricostituzione » . « Percio non e esatto affermare che il piacere
e una generazione sensibilmente percepibile ,147 un processo ; piuttosto lo
si dovrebbe , meglio , definire come l attivo dispiegamento dello stato
fondamentale conforme a natura, e invece di sensibilmente percepibile
bisognerebbe piuttosto dire libero da impedimento » .14* Quando Aristo-
142
Leggi 733ab.
143
24 B 4 DIELS-KRANZ. Nella Repubblica 583b-587 e Platone enuncia la dottrina
di xsvcoai?- ( ava- ) TtXtfjpajmi;. Cfr. Plut . Plac. V 30, e sotto, p. 348.
144
Ne sono esempio I 5, 1360b 14, dove Aristotele cita parecchie definizioni
possibili dell dyaSov , e I 6, 1362a 21, dove in modo uguale presenta una scelta di
definizioni deH su &ai|jiovEa .
145
111, 1369 b 33 urroxELa &M 8 -
etvai rijv vjSovip xlvrjmv xtva x5 js <J»uxijs xal
- - -
xa rdaTatnv aOpoav xai atalb] uT)v EL? rr,v uTrdpyouaav qpiiatv. Concetti simili si trovano
in Platone , Timeo 64cd e Filebo 42d e 46c. Cfr. R .A. GAUTHIER, L ethique a Nicoma-
que , 781.
146
Poiche dice a 1370a 27 ETTEI 8 2<m TO Ssuftai b> TO aEaUdveaOod TL'JOC
7rdftou;. Ma la frase puo essere interpretata come uno dei passaggi dell argomentazione.
147
Secondo la definizione accademica yEveuti; el? qpuatv aia&ziTTj, che Aristotele
cita in EN VII 13, 1153a 13.
148
EN VII 13, 1153a 14. In luogo di yevEut? vuol che si dica evepyeta , e in
RETORICA , POESIA , TRAGEDIA 175

tele scrisse questa frase, la definizione del piacere fu libera da ogni rap-
porto di dipendenza dalla sensazione del piacere fisico, e percio scom-
parve anche il motivo della ricomposizione dell armonia del corpo."
E dunque un dato di fatto che Aristotele nella Retorica prende a
fondamento dell argomentazione una definizione del piacere che rifiuta in
tutte le tre Etiche ; nei Magna Moralia la rifiuta con una prudente restri-
zione , nelI Etica Eudemia gia piu decisamente, nelYEtica Nicomachea,150
infine, con ogni risolutezza ; dunque nel lasso di tempo che intercorre
fra i Topici , la Retorica e I Etica Nicomachea , scritta trent anni dopo,
aveva progressivamente modificato la sua concezione della natura del
piacere.151
La sicurezza con cui Aristotele nelYEtica Nicomachea caratterizza in
poche parole gli ideali, gli uomini e le situazioni sociali e stata a ragione
spesso lodata; meno noto e invece che le osservazioni di psicologia e di
etica sociale contenute nella Retorica sono dello stesso tipo; naturalmen-
te, molto di cio che noi consideriamo originalmente aristotelico appartiene
invece al repertorio tradizionale dell Accademia . La circostanza che si
posseggano tante esposizioni di problemi etici di mano di Aristotele ci
mette spesso in grado di stabilire che un certo argomento e tradizionale.
Cost si legge per esempio in I 11 che « tutto cio che facciamo per costri-
zione e sempre accompagnato da pena », parole cui segue un verso di
Eveno ; con o senza la citazione di Eveno, la stessa affermazione si ritrova
ancora in altre tre opere.153

II trattato « Sulla prosa » ( Rhet. Ill )


Nella Repubblica Platone tratta di due tipi di elocuzione e . di nar-
razione, uno buono e uno che egli non approva .154 Aristotele intende per
lexis la stessa cosa di Platone, vale a dire l espressione linguistica del

luogo di atat> r;T7] avc ( j.7r6StdTo? ; cosi anche nel Protrettico B 87 DURING.
,w Per riemergere poi con Epicuro.
150
MM II 7, 1204b 6 ou n&a<x TjSovf ) ycvcat? " TJ yap omo TOU cwpctv TjSovi)
yevouivr) oux £ <m yEvcoi? ; EE VI = EN VII , 1154b 27 TJSOVY) ptaXXov cv TjpEptta ECTTLV
T| hi xivYjaet ; EN X 4 , 1174 b 10 ou xaXtop Xiyouat ( Leggi 896c-897a ) KIVYJCTIV r; ycvsa. 'v
rijv TJ &OWJV.
151
Un parallelo e offerto dalla fondazione fisiologica delle apcxal y.al y.axtat in
Phys. VII 3, 247a 6-19. L idea non ricorre piu nelle opere posteriori.
152
Particolarmente ricchi di eccellenti giudizi e definizioni sono i capp. I 5 e I 9.
Cito ad esempio soltanto la caratterizzazione del gentleman cXcu pou T6 pci) irpop &XXov
quella delle piu belle quality di una lady awcppomivr] xai. cptXcpyia dcvcu
-
dvcXeu cpta?, e di una coppia di innamorati rrotouv rc? TI ( poesie d amore ) act spl
TOU cpcopi£vou yaipouatu .
153
MM 1188a 2 ( senza citazione ), Delta 1015a 28 ( con citazione ), EE 1223a 30
( con citazione ).
15
396b TI cTSop XC EO)? TE y.al Suiyrjascop.
176 ARISTOTELE

pensiero;1 se si vuole rendere il senso del termine, bisogna tradurre se-


condo i casi con « prosa », « linguaggio » o « elocuzione » . £ poi im-
portante tener presente che Aristotele non park di generi stilistici nel
senso stabilitosi piu tardi; distingue fondamentalmente da una parte il
linguaggio dell eloquenza e della poesia, dall altra la prosa oggettiva della
scienza. In questo trattato si occupa principalmente della prosa d arte
letteraria, del linguaggio dell eloquenza, e rinvia alia discussione del-
l’eloquio della poesia nella Poetica. Come la Retorica non e una techne
tradizionale, alio stesso modo neanche il trattato Sulla prosa e un ma-
nuale di stilistica, sebbene contenga molte acute osservazioni concernenti
10 stile; muovendo da esso, Teofrasto sviluppo poi una dottrina sistema-
tica dei quattro pregi della buona prosa ; la dottrina dei generi stilistici ,
charakteres , in latino genera dicendi , e invece ellenistica .
Forse, quando scriveva l introduzione, Aristotele aveva progettato
un corso di ampie proporzioni sul linguaggio e sui mezzi linguistici di
espressione. Egli parla , infatti, come se fosse sua intenzione di trattare
11 problema fin dai suoi fondamenti: la voce umana, le tonalita, la me-
lodiosita del linguaggio, il ritmo ; poi le parole come elementi della lin ¬
gua ; poi la formazione della frase e la disposizione delle proposizioni ;
infine il problema di come si debba disporre coerentemente l’esposizione
secondo il diverso obiettivo che ci si propone; pero questi problemi si
limita a toccarli , e alcuni esclusivamente di passaggio. L ordinamento del
trattato e semplice: i primi undici capitoli trattano di problemi stilistici ,
i successivi otto della disposizione del discorso. La prima sezione poi si
divide in due parti: i capp. 1-4 contengono alcune considerazioni intro-
duttive sugli elementi dell’esposizione linguistica,' 5-11 invece trattano
del problema di come da questi elementi si forma un complesso unitario.
La continuity di questa disposizione, pero, e spesso interrotta ; a paragone
della composizione considerevolmente solida della Retorica , questo trat ¬
tato da un impressione di improvvisazione, d altronde ricca di osservazio¬
ni e distinzioni acute. L introduzione e molto interessante per l’impo
stazione generale:
-
« Nella Retorica ho dimostrato che l oratore dispone di tre mezzi, con
l aiuto dei quali pub persuadere i suoi ascoltatori e guadagnarli alia sua tesi.
Sapere che cosa si deve dire e naturalmente la cosa fondamentale,157 pero non e
sufficiente; bisogna anche possedere l’arte di esprimere i propri pensieri bene,
esattamente e in modo adeguato ali occasione. Infine, e anche questo e un
elemento molto importante, l oratore deve sapere come occorre comportarsi sulla
tribuna, perche egli in quel momento e in certo modo un attore. Finora non e
stato mai scritto nulla sul comportamento dell oratore durante la recitazione.
Soltanto tardi si comincib a considerare i problemi tecnici relativi alia rappre-
sentazione di una tragedia o alia recitazione pubblica dei poemi epici ; perche
15S
Poet. 1450b 13 X£!;iv elvat rf ]v Sta fife ivopaala? £ pp.r)veiav.
154
1407a 17 6 \6 yoq auvriOcxai ty. TOOTCOV.
157
xaxa tpiiaiv 7ip <oTov significa « priorita naturale o ontologica », perche senza
questo « tutto il resto viene annullato », ouvavatpeiTat.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 177

originariamente il poeta stesso agiva da attore, ma questo ormai non avviene piu
da molto tempo. La stessa via deve essere seguita dall eloquenza ; come Glaucone
stabilf le tegole per la recitazione pubblica di opere poetiche, cosi ora bisogna
fare lo stesso per l eloquenza . Innanzi tutto occorre studiare tre fondamentali
problemi: la forza e l’intensita della voce, l intonazione e la melodiosita del
linguaggio e il ritmo.15* L oratore deve sapere come adattare la voce nel modo
migliore alle situazioni emotive che di volta in volta si presentano.
Quanto alle rappresentazioni drammatiche, oggi la bravura degli attori
supera quella dei poeti, e la stessa cosa accade anche nell eloquenza: chi sa scri-
vere con abilita un discorso, non sempre e ugualmente bravo nel pronunciarlo.
Siccome la vita politica a causa dell involuzione degli ascoltatori b degenerata,
oggi l arte del porgere e piu importante che una volta ; nessuno pero ha ancor
scritto un introduzione all arte del porgere, perche questo argomento veniva
considerato a ragione volgare.155 Se pero si desidera insegnare come si rende effi-
cace un discorso, e allora nella natura della cosa che si debba parlare dell arte
di presentarlo, non perche quest arte sia buona, ma perche e necessaria. Come
nell insegnamento scientifico, anche nell eloquenza l elemento veramente di pri-
mo piano dovrebbe essere costituito dall esposizione oggettiva; perd anche nel-
l insegnamento ha una certa importanza la forma in cui si presenta la lezione,1*1
perche anche il maestro tende a destare una certa impressione negli ascoltatori.
Soltanto ci si dovrebbe guardare dall’attribuire troppa importanza all arte del
porgere, e meno che mai se si insegna geometria
Ritorneremo ancora sulla portata di questa distinzione fra l esposi-
zione retorica e quella scientifica .
« £ quindi necessario che l’oratore assimili qualche elemento di recitazione,
come giS aveva detto Trasimaco. Ora, l’arte degli attori si fonda piu sulle qualita
naturali che su una tecnica, ma la capacita di ben usare il linguaggio b una
tecnica. Percio ci sono attori, come anche oratori, che riescono a riportare il
premio negli agoni, senza dire nulla che abbia oggettivamente una qualche impor¬
tanza. Cosi esistono oggi anche discorsi scritti 143 che devono la loro efEcacia assai
piu alia forma linguistica che al contenuto di pensiero.
1!
* p£y&&oe, T6VOI e apfiovia, puAfioi. Concorda di fatto con Platone, Repubblica
-
396e 400b. Cfr. Poet. 1449b 34 sgg. Come Platone, Aristotele sottolinea il fatto che
l’oratore dovrebbe modular la voce 7tpie Ixaaxov TZ&SOQ .
m Quando si leggono Platone ed Aristotele si e spesso costretti a ricordare quale
abisso dividesse Velite intellettuale dal resto della societa. Socrate esprimeva l’opposizione
con le parole 6 l7ricTfjptov-ol 7roXXot , Platone con XstiAepoe - aveXstiOepo? oppure
Pdtvauoo?, Aristotele per lo piu con ya.p [ ac, - (pop nx'ic; oppure a7ratScuxoe. Sia pur con
note mutate, e in sostanza il medesimo atteggiamento che incontriamo nell’episodio
di Tersite. In questo capitolo, Aristotele difende lo studio dell’arte del porgere con
termini che ricordano la sua giustificazione degli studi di biologia in PA I 5 .
° Nello sfondo e l’aspra condanna platonica, condensata nella parola xoXaxcla.
In ugual modo Aristotele difende contro Platone l’intera oratoria in Rhet. I 1; cfr.
per es. il suo realistico punto di vista in 1355a 20 sgg.
161
Cfr. Alfa 1 , 981b 7 , e la testimonianza di Aristosseno in DURING , Biogr. trad .
T 53 b, 357-360 .
* Si intende meglio questa pitoxia se si ammette che queste parole siano rivolte
a un pubblico di giovani uditori nell’Accademia .
163
1404a 18 ypa (p6 pevoL X6yot. Come dice a 1414a 17, cio vale soprattutto per
178 ARISTOTELE

Naturalmente furono i poeti a dare il primo impulso all utilizzazione della


parola come mezzo artistico: la poesia e una riproduzione artistica . Nella voce e
nel linguaggio noi abbiamo a nostra disposizione il miglior strumento di imita-
zione; per questo nella scuola degli attori e dei rapsodi si e sviluppata una tecnica
specifica.164 Quando anche gli oratori riconobbero la possibilita di usare il lin¬
guaggio come strumento o arte, fu anche naturale che essi cercassero di ripro-
durre il linguaggio dei poeti gia riconosciuto per bello ed efHcace. Cost eb'oe ori-
gine la maniera di Gorgia , che ancor oggi riscuote gli applausi della gente
incolta;1*5 questo stile si differenzia sia dalla prosa che dalla poesia. Nemmeno i
poeti tragici odierni usano piu , d altra parte, lo stesso stile degli antichi ; e come
questi avevano introdotto il trimetro giambico sostituendolo al tetrametro, per
avvicinarsi maggiormente alia lingua parlata, cost i piu recenti poeti tragici con-
dannavano tutte le parole che non fossero usate nella parlata quotidiana, e che
pero erano state usate largamente dagli antichi per nobilitare il discorso
Dopo questa introduzione Aristotele passa a quello che e propria-
mente il suo tema, cioe lo stile prosastico.
Cominciamo con il prendere in considerazione la proposizione che
racchiude l essenziale delle affermazioni di Aristotele sullo stile. Per com-
prendere esattamente il senso della definizione, dobbiamo tener presente
che il termine arete proprio in Platone e in Aristotele aveva il significato,
desunto dall uso quotidiano, di « eccellenza » . Una cosa raggiunge la sua
arete quando puo compiere la propria funzione specifica o il suo compito:
« Il linguaggio, per essere buono, deve essere chiaro ; la prova ne e che
un discorso in prosa , se nell esposizione manca in qualche punto di chia-
rezza , non risponde al suo scopo. Deve essere adeguato, cioe ne sciatto,
ne elevato piu del giusto; il linguaggio della poesia non e appunto il
linguaggio comune , ma nemmeno e adatto alia prosa » . 7 Scrivendo que¬
sto, Aristotele voleva aggiungere alia monumentale proposizione della
Poetica una postilla chiarificatrice, senza peraltro mutarne il significato;
gli elogi e i discorsi celebrativi. Aristotele poteva pensare ai ben noti discorsi di
Isocrate, che furono pubblicati , ma mai pronunciati.
164
E questo un esempio del resto privo di pretese del metodo di ricostru-
zione storica che e cost tipico di Aristotele in ogni parte della sua opera . Si confronti
il famoso cap. 4 della Poetica. Queste rassegne non sono fondate su materiali di prima
mano, o eventualmente su studi archivistici e bibliografici, ma rappresentano puramente
delle costruzioni concettuali. Cio non significa, per altro, che esse fossero storicamente
scorrette; si puo forse dire che in queste rassegne Aristotele ha condensato e sistema -
ticamente elaborato il sapere dell eta sua.
165
Cfr. Alcidamante De Soph. 12 ol TOI ;< ovipaatvJaxptPcoi; £!;etpya <Jpi£voL xa
[raXXov ttoi7|[xamv r) X6yoti; lotxirei;; 14: avdrpap.. ra iiroixpujei xal paiJicoSla
trapa7rXr|<na Soxetv clvat. Difficilmente la concordanza puo essere casuale. Malgrado il
suo atteggiamento critico verso lo stile di Alcidamante, Aristotele ha sicuramente
imparato da costui piu di quanto sappiamo noi.
166
Contenuto e terminologia come nella Poetica 4 e 22.
167
1404b 1 toplcdko Xi&oc, apert] aatpvj elvaf (nr) fi.eTov yap 6 Xoyo;, iav pv;
-
SvjXot , oil TOXYjaei T6 4auxou Spyov xal pfjxc TaTOtv7) v unkp TO aStcopta , aXXa
~ pi ~ouaav YJ yap TTOI TIXT) tacnc, ou xaTOtvfj, <iXX ou TtpiTouaa X6ycp . Poet. 22 , 1458a
18 Xc c&>;< 8 apcTT) oa. pri xal pro] Tatietvijv clvat .
RETORICA, POESI A, TRAGEDIA 179

egli pensava a cio che noi chiamiamo prosa d arte o prosa letteraria : e
desiderava separarla da un lato dal linguaggio di tutti i giorni, dall altro
dal linguaggio della poesia. Risulta da tutto il contesto che Aristotele pen¬
sava in quel momento anche agli eccessi della retorica gorgiana .
« Non bisogna mai parlare in modo tale che sia la forma da sola ad atti-
rare su di se l attenzione; se a'ico che il linguaggio deve essere conveniente ,
non voglio dire che il discorso debba essere monotono e uniforme. Entro i limiti
fissati alia buona prosa, c e spazio per la pienezza d eloquio e per la concisione,
per l originalita e la personalita ; ma bisogna che non si scorga 1 arte con cui si
foggia il linguaggio; questo deve sempre apparire naturale e non manierato,
perche soltanto cost ha efficacia di persuasione. Fra i poeti tragici, Euripide e
stato il primo a usare semplici espressioni del linguaggio d ogni giorno ».
Ora e risaputo che gia i commentatori della tarda antichita rileva-
vano l oscurita e la rudezza del linguaggio d Aristotele, e in quasi tutti
i commentari moderni a questo passo si legge, non senza una nota d iro-
nia, che Aristotele personalmente usava una lingua che urta contro la re-
gola principale da lui formulata.16* Ma questa critica non tiene con to
del carattere particolare dei suoi scritti di scuola ; nel Vrotrettico e in
molti passi delle opere didattiche, a qualsiasi periodo della sua vita risal-
gano, troviamo uno stile personale di eccellente qualita, che non lascia
nulla a desiderare sotto il profilo della chiarezza.
La proposizione aristotelica che indica nella chiarezza la qualita piu
apprezzabile della prosa costitui il punto di partenza da cui si sviluppo la
teoria antica delle aretai lexeos o, come diceva Cicerone, delle virtutes
dicendi e dei lumina orationisUn altra tesi di Aristotele e questa: 1
« Nella prosa il linguaggio artistico e solo in funzione degli ascoltatori;
quando si insegna la geometria il bell eloquio non ha importanza ». In
altri termini: nell esposizione scientifica non si scrive una prosa d arte.
Ora, questa frase diede a Teofrasto lo spunto per questa distinzione :
« Quando si scrive qualcosa , si puo scrivere o per gli ascoltatori, oppure
oggettivamente; il primo intento e perseguito dai poeti e dagli oratori,
il secondo dai filosofi » . Questa distinzione e perfettamente chiara anche
ad Aristotele,171 sebbene egli non la formuli in maniera cosi netta ; e
1M
Un esempio divertente e dato dalla gigantesca proposizione di Poet . 1450b
34 - 51a 6, in cui Aristotele rileva che la struttura deve essere EUOUVOTTTOQ.
169
II miglior lavoro sulla storia di questa evoluzione e quello di J. STROUX, De
Tbeopbrasti virtulibus dicendi , Lipsia 1912, riassunto e commentato da O. REGENBO-
GEN, articolo Theopbrastos , RE Suppl. VII, 1527-1531. Teofrasto stabilf quattro aretai
della prosa: 1) buona lingua greca ( anche Aristotele dice a 1407a 19 apXV TT]?
xiT £M.IQVI£EIV ) ; 2 ) chiarezza, aacpfjvsta ; 3) convenienza , nplmv ; 4 ) correttezza ,
che consiste nell evitare cio che e volgare ( ESuoTiopo;; ) : Teofrasto chiamava questo
y.axacrxEuf ]. Si vede bene che tutto cio non e altro che una sistematizzazione di idee
aristoteliche.
170
1404a 11, ved . sopra, p. 177. Teofrasto, fr . 64 Wimmer, repo? TOV axpoarfjv-
7tpo? 7rpayp.a .
171
1415b 6.
180 ARISTOTELE

percio assai poco giustificato affermare che Teofrasto si avvicino agli av-
versari di Aristotele nel teorizzare questa distinzione e i quattro tipi delle
aretai lexeds . Aristotele rifiuta i pregi dello stile illustrati dalla scuola di
Isocrate ;172 qualita come « piacevole » ed « elevato » sono comprese nella
definizione fondamentale. « La prosa riesce piacevole grazie a una ben
dosata mescolanza di vocaboli usuali e inconsueti, grazie al ritmo e alia
forza persuasiva dell argomentazione conveniente ». Soltanto formalmente
ed esteriormente Teofrasto si allontana da Aristotele distinguendo quattro
aspetti della arete lexeds. II suo schema venne successivamente trasfor-
mato e allargato e, nel corso del tempo, alquanto complicato.
In confronto alia poesia dice inoltre Aristotele la prosa ha mi-
nori risorse. £ soprattutto la metafora che conferisce alio stile chiarezza173,
piacevolezza e originalita. Bisogna dunque coltivare amorevolmente
l arte di coniare espressioni figurate. L efficacia di una metafora sta nella
sua capacita di mettere in luce l eguaglianza di due cose fino ad allora la-
tente: Aristotele pensa dunque prima di tutto alia metafora analogica .
174

L arte di trovare metafore efficaci non si puo apprendere da un altro,


poiche e una capacita innata.1 Con le espressioni figurate bisogna pero
essere molto prudenti: una veste di colori brillanti pub convenire a un
giovanotto, ma non e adatta a un anziano. La metafora deve poi evitare
di essere ricercata o astrusa, e deve invece essere sempre adeguata alia
situazione relativa. Una parola, bella o brutta che sia , significa oggetti-
vamente sempre la stessa cosa , ma in contesti diversi assume sensi del
tutto diversi: secondo le parole a cui di volta in volta e collegata , pub
rendere l espressione bella o brutta. Percio l opinione di Brisone e scor-
retta : costui infatti affermava che, se si parte dal presupposto che una
espressione ha oggettivamente l identico significato di un altra , si possono
allora scambiare le due espressioni e di conseguenza nessuno si pub espri-
mere male.177 « In realta risponde Aristotele non si pub usare qual-
siasi parola in qualsiasi circostanza ».

172
- -
1414a 18 T& 7rpo <T8iatpeiaOai rtjv X£!;iv 8 n rjSeiav Set xal |i£Y<*Xo7rpe7rrj nepi-
epyov. Aristotele mantiene fermo che nella classificazione un genere, per aver validity
di genere, deve possedere una particolare caratteristica.
173
1405a 6-7. £ implicito in 9tXo7roveTa 9ai che bisogna applicarsi alia cosa con
amore [ in italiano nel testo. N.d.T.]. Cfr. 1459a 6, fr. 70 ROSE.
174
Top. VI 2, 140a 9.
-
1459a 7 Eucputa? ar) peTov la rfv. Sta dietro queste parole l apprezzamento, ispi-
rato da Platone, delle cose che non si possono acquisire dall esterno, 8 pi} &m 7tap
<5XXou TrcpiaavOai , Top. Ill 2, 118a 16.
m La
formulazione di 1405b 16 oux ft xaX6v ecc. si comprende meglio se in
-
luogo di poSoSax ruXoi; si assume il seguente esempio: in espressioni come « onde
argentee », « raggio d’argento » si associa ad « argento » un’immagine diversa da
quando si parla di « argento vivo » o di « argenteria ».
177
Cfr. EPICURO, Ilepl (0; XXVIII , ARRIGHETTI 29, 12, 301.
m Della questione dell 9606
aEoxpoXoyla Aristotele si occupa anche in Pol. VII 15,
1336b 3, dove vorrebbe bandire dalla cittil questa cattiva abitudine, proprio nello
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 181

Aristotele prosegue poi con una quantita di esempi che devono illu-
strare il corretto uso delle espressioni figurate. Critica le espressioni affet-
tate e mette in guardia contro l uso di parole che si introducono per ren-
dere piu ornata l espressione; e qui incontriamo per la prima volta l esem-
pio che diventera poi canonico per i cosiddetti aggettivi esornativi:
« In poesia sta bene parlare di bianco latte, nella prosa no ». L uso scon-
veniente di un aggettivo esornativo o di una metafora rende affettata
l espressione, e il passo dalla solennita al ridicolo e breve. La prosa attica
classica , in confronto alia grecita piu tarda, era estremamente cauta nel-
l uso della metafora ; e per noi sorprendente che Aristotele biasimi Alci-
damante per aver definito YOdissea « un bello specchio della vita uma-
na Si vede qui molto chiaramente come sia sbagliato interpretare il
concetto aristotelico di mimesis nel senso che la poesia sia una copia o
un’immagine speculare della vita , uno speculum consuetudinis. Ritornere -
mo piu avanti su tale questione.1'1
Nel quinto capitolo Aristotele affronta il problema di come si scrive
in buon greco e sottolinea l’importanza di vigilare sulla purezza del lin-
guaggio. Soprattutto egli dice bisogna badare che cio che si e scritto
risulti facile da leggere e facile da pronunciare.'*2 Da poi delle prescrizioni
sul modo di elevare lo stile mediante la forza dell espressione: quando
l oratore, verso la fine della sua esposizione ha infiammato di entusiasmo
gli ascoltatori, e opportuno far risuonare dei toni patetici ; come esempio
adduce due bei passi dalla chiusa del Yanegirico di Isocrate. Si puo ac-
certare con facilita che Aristotele, com’era suo costume, cita a memoria
e, per la verita , non precisamente alia lettera; d’altra parte l essenziale
era , per lui, di ricordare ai suoi ascoltatori le splendide rime gorgiane nella
chiusa del Yanegirico , e per questo scopo un allusione era sufficiente.1*1
Colpisce poi l alta stima in cui teneva lo stile di Isocrate, tale da fargli
paragonare questo autore a Platone: « Questo stile entusiastico si puo
usare come fa Isocrate o anche, come Platone nel Fedroironicamente ».
Dopo un capitolo sul ritmo della prosa, si trova la distinzione, che
diventera poi fondamentale, fra la costruzione del periodo per giustappo -
spirito di Platone; in EN IV 14, 1128a 23 osserva che « la commedia nuova preferisce
l allusione decorosa ». Ma gli Stoici seguirono Brisone, cfr. la lettera di Cicerone a Peto,
IX 22, sulla libertas loquendi.
179
1406a 12 hi novfjaci np&izei yiXa. Xeux&v CETTCTV , ma non nella prosa .
180
Alcidamante dice ancor piu chiaramente in De Soph. 32 hi xaT67rrp <p ftccop aat
TT)I; ij/ ux7)? 4irt86oei? £5Si6v £ <mv ; quell uomo originale parlo dunque anche di uno
« sviluppo dell anima ». Cfr. F. SOLMSEN, « Hermes » 67, 1932, 134.
1!1
Vedasi sotto, p. 195.
187
1407b 11 SXoji; 8 k 8cT cuavccyvoarov elvca T& Yrypappivov xal eu<ppa(iTov.
I Greci leggevano ad alta voce il testo anche quando erano soli.
185
Negli anni trenta, dopo i trionfi dell oratoria di Demostene, questi esempi,
raccolti da discorsi che erano stati pronunciati cinquant anni prima, sarebbero apparsi
estremamente fuori moda.
184
Pensava a passi come 238d oppure 241e.
182 ARISTOTELE

sizione e quella « intricata » o, come diciamo noi, la costruzione subor-


dinante.1 Erodoto offre l esempio tipico della costruzione per giustappo-
sizione, « che anticamente era d uso generale, ma ormai non viene piu
usata che da pochi » . Questa costruzione del periodo era normale negli
scritti piu antichi del Corpus Hippocraticum , che Aristotele conosceva
bene: e chiaro che linguisticamente egli si sentiva del tutto ateniese, seb-
bene fosse giunto ad Atene soltanto a diciotto anni. A paragone della
prosa d arte ateniese trova spiacevole l antico stile ionico: le proposizioni
formano una catena, in cui non hanno rilievo principio e fine, « e cio
che non ha dei confini e sgradevole » ; il periodo invece « contiene in se
inizio e fine e ha una sua dimensione che si coglie facilmente A1 fondo
di questo giudizio sta la persuasione, che egli condivideva con Platone, che
« cio che e determinate da limiti » , to horismenon , sia il principio del
bello.1 Questa concezione fondamentale, strettamente collegata alia ri-
cerca della « forma perfetta », to teleion , ricorre dovunque nelle opere di
Aristotele. Per Platone era senz altro la geometria la fonte di ispirazione,
e anche Aristotele parla della determinatezza della forma e della bellezza
strutturale della matematica e dei principi eterni. Fondamentalmente,
pero, il suo concetto di struttura e orientato in senso biologico ; la forma
perfetta, che costituisce il fine della natura, ha « assunto il posto del bel¬
lo », " vale a dire rivela il principio del bello nel mondo sensibile. Il
principio del bello come l intende Aristotele risulta dalla sua concezione
dei processi naturali; egli critica aspramente la concezione del mondo
di Speusippo come epeisodiodes , come qualcosa che consiste di episodi,
al modo di una cattiva tragedia .190 Anche nella Poetica pone l accento sul-
l importanza di una solida struttura, come gia Platone aveva detto nel
Fedro; un poema deve avere un principio, un mezzo e una fine, e deve
costituire un unita organica . Questa predilezione per la determinatezza
formale, per la struttura architettonica e la simmetria ha radici profonde
e viene chiaramente alia luce gia nei prodotti della cultura micenea .
Dopo aver discusso della costruzione del periodo e, avere dato uno
sguardo anche agli artifici che si designano con i termini 1 1 di antitesi, sim¬
metria dei membri della frase, consonanza , Aristotele passa nel capitolo
,
15
1409a 24 eEpop£v/] xcd xaTsaTpappev/]
184
1409b 1 cu ( jijvo7rTov uiycOop, anche a 1414a 12 e in Poet. 1451a 4. Solo cos!
si riesce a far coincidere il pensiero con l espressione linguistica , Siavola TSTeXeicoaOaL.
187
Per es. My 3, 1078a 36 xa t?, auppexpEa xal TO copLapivov sono TOO xaXoo
p Yitrra E 87). Cfr. Top. Ill 1, 116b 21. Protr . B 33 DURING e H.J. KRAMER , Arete bet
Platon und Aristoteles , Abh. Ak. Heidelberg 1959, 352-56.
roiq axLVYjTOL?, My 3, 1078a 32 . Cfr. Filebo 15d .
188
189
PA 645a 25 T})V TOO xaXoo /copav etXtjifisv. E vero che Platone parla nel Fedro
264c del discorso come di uno £cpov , come fa Aristotele nella Poetica 1450b 34, ma
non e assolutamente giusto affermare che Aristotele « si limiti » ad accogliere questa
metafora.
190
Lambda 10, 1076a 1; Ny 3, 1090b 19. Cfr. Protr. B 33 DURING.
IXVTI&ECTK;, 7rapiCTcoCTi? , 7rapopoicoCTi?.
191
RETORICA , POESIA , TRAGEDIA 183

decimo a un argomento nuovo, vale a dire a cio che allora si denominava


asteia ; con questo termine si intendevano le espressioni felici, ricche 2 di
spirito e di eleganza e, grazie a queste qualita , anche di efficacia .” I
capp. 10 e 11 sono relativamente lunghi, elaborati con estrema cura e
dotati di esemplificazione particolarmente abbondante ; Aristotele si ri-
ferisce ad essi come a una methodos , vale a dire una lezione particolare.
Nell esposizione crale sarebbe naturale commentare e spiegare gli esempi
che vengono addotti; il motto di Stesicoro « che le loro cicale cantereb-
bero per terra » e difficilmente comprensibile, se non si sa che con quella
battuta Stesicoro voleva mettere in guardia gli Spartani dal pericolo che
i loro nemici abbattessero per vendetta gli olivi del paese.” 3 La particola¬
re natura degli esempi fa pensare con ogni probability che questi due
capitoli siano stati ampliati mediante aggiunte posteriori. L efficacia delle
espressioni figurate e delle battute felici risiede nel fatto che noi uomini
siamo di tal natura, che ci rallegriamo quando apprendiamo qualcosa
senza fatica .m Questa osservazione costituisce anche il punto di partenza
dell importante cap. 4 della Poetica. Il segno distintivo essenziale di una
espressione figurata sapientemente scelta e la sua immediata capacita di
persuasione ; l ascoltatore deve dire immediatamente fra se: 5 « Si, cost
deve essere, mi ero sbagliato ». Aristotele ha anche diverse osservazioni
acute sull efficacia psicologica delle espressioni figurate, ma e predomi-
nante l aspetto intellettuale. Ancor oggi gli studiosi piu autorevoli discu-
tono se l effetto essenziale di tali espressioni risieda nella loro capacita
di agevolare la comprensione intuitiva di tutto un complesso di idee,
oppure se lo scopo loro proprio non sia quello di produrre una cono-
scenza , bensi di stimolare la fantasia . Aristotele distingue le espressioni,
la cui efficacia si fonda sul contenuto di pensiero,” 4 da quelle che colpi-
scono grazie alia loro forma linguistica .
Hanno l effetto maggiore quelle che prestano vita e consapevolezza
a cose inanimate. Omero parla spesso di cose inanimate come se fossero
creature vive e proprio la vita e la vivacita con cui presenta tutte le cose
rendono cost affascinante la sua narrazione, perche « la realta e movi-
mento ».m Una figura dev essere derivata da cose affini, ma non troppo
evidenti ; anche nel pensiero scientifico, d altra parte, un importante prin-
1.2
1410b 24 cqra Xsyopsvtov y yvcoci;.
1.3
1412a 23; la traduzione della sentenza data da J.H. Freese nell edizione Loeb
e percio inesatta ; giusta invece quella del parallelo 1395a 1.
m TB zavffdveiv paSlto TjSu <puaa namv Icmv , cfr . 1448b 12-14 e Prolr. B 56
[ ?
DURING,.
15
1412 a 20 Soixc >iyav 7] diu/T) .
) < linear .
m 1410b 27 8tdvoia TOU Xeyoplvou oppure ay ijpa TT ;
'

1412a 9 r) 8 x £vi) ai<;, come si deve leggere, con Bekker e Ross, cfr .
sotto, p. 694 . Quanto profondamente dominata dai teorid romani sia la tecnica reto-
rica, mostra il capitolo della Retorica di R. VOLKMANN sui tropi e sulle figure: Aristotele
viene citato soltanto in una nota come qualcuno che « aveva gia osservato » qualcosa.
Cio significa veramente capovolgere lo stato delle cose.
184 ARISTOTELE

cipio euristico e quello di cogliere la somiglianza di cose pur fortemente


differenti l una dall altra.1 Un efletto umoristico si ottiene nel miglior
modo usando parole completamente imprevedibili nel contesto , oppure
parole che in quel contesto assumono un altro significato.1 Anche nello
spirito, pero, Aristotele sottolinea l aspetto intellettuale: espressioni ric-
che di spirito o di mordacita ci aiutano a imparare qualcosa megli'o e
piu in fretta .
200

Negli otto brevi capitoli che seguono, Aristotele ritorna sul tema della
« convenienza dello stile » , to prepon tes lexeos. L esposizione e veramen-
te appena abbozzata ; questi capitoli contengono diverse fini annotazioni,
ma nel complesso danno l impressione di essere stati scritti solo come pro-
memoria per qualche lezione; Aristotele non si preoccupa qui di essere
sistematicamente completo, e rinvia spesso alle trattazioni altrove svolte,
che percio e sufficiente siano brevemente ricapitolate.2"
Sottolinea subito la differenza fra il discorso effettivamente pronun-
ciato e il discorso scritto. Quando uno discute un problema o parla di
esso, il linguaggio e completato da gesti, dalla mimica e dagli atteggia-
menti piu diversi, mentre invece il discorso scritto mira all esattezza.2 Per
compiere la propria funzione, il linguaggio deve essere adeguato alio
scopo dell esposizione. Come sempre, anche qui le spiegazioni di Aristo¬
tele provano il suo senso della realta :
« Il discorso politico e come la pittura di un paesaggio; cio a cui si tende
fe l effetto a distanza. Quanto maggiore fe la folia, tanto piu ampia e la vista.
Sicchtf la precisione e superflua tanto per l oratore che per gli uditori, e persino
dannosa. Il discorso giudiziario invece e piu preciso, e piu preciso ancora quando
il discorso sia tenuto davanti a un unico giudice. Ecco perche non sono gli stessi
oratori che hanno successo in tutti questi campi ; accade invece che dove si ha
il massimo di recitazione, c fe il minimo di oggettivita ; questo tipo di oratori ha
bisogno di una gran voce ».
Anche questo e un esempio dell ironia tipicamente aristotelica, mokia ,
tanto diversa da quella di Socrate.
1412a 11 xi> Spoiov b> rroXii Silxouai Hecopeiv, l idea fondamentale di Speu-
sippo, vedasi sopra, p. 97.
7rap (48o5ov, ret 7rapa 7re7tonf ) jj.£va.
1412b 22-23.
201
II cap. 17 sulle Trttrreii; contiene molte cose, che Aristotele aveva gia detto
nella Retorica, specialmente in I 9: cfr. 1418a 1 con 1368a 29. - Nel cap. 18 7repl
4 pcoTr) <rec> <; troviamo numerose eco dei Topict : cfr . 1419a 6-7 con VIII 2, 158a 7 e
IX 15, 174b 38; 1419a 15 con IX 19, 177a 21; 1419a 18 con VIII 2, 158a 25. - Il
cap. 19 suH 47tlX0Y0?. Il rinvio etprjvTai ol T67TOI presuppone I 9. Segue quindi un
riferimento a II 19, e finalmente Aristotele rinvia alia discussione dei 7rdWb) in II 19:
egli potra dunque limitarsi ad Avapivrjaat xa 7rpoeipr] jj.6va.
202
1413b 9 aycovtaxtxr) U7roxpixixcoxax7) . Ha in mente le discussioni cost
fervidamente coltivate all interno e all esterno dell Accademia, quelle la cui tecnica
noi conosciamo grazie ai Topict. f ] ypa tx i) ' dtxptpeaxdiTj). Cfr . le interessanti
osservazioni di K. v. FRITZ, « Stud. Gen . » 1961, 615. Aristotele accolse da Platone
1 idea che tutto debba xoteiv xi &auxou ? pyov.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 185

Le introduzioni contemporanee all arte dell esposizione orale, che ci


sono note attraverso la Retorica di Anassimene, attribuivano la massima
importanza alia disposizione formale, ta mere ton logon ; Aristotele inve-
ce guarda con disprezzo a queste pedanterie: « Ci sono solo due parti,
l esposizione del fatto e l argomentazione ». Se le circostanze lo richie-
dono, si possono inserire un introduzione e una chiusa . Come gia Platone
nel Fedro 266e, anche Aristotele rinvia a Teodoro di Bisanzio. L argo-
mento fondamentale addotto per combattere le partizioni formali dei ma-
nuali contemporanei, che gli paiono ridicole, e veramente accademico:
in ogni classificazione il genere deve essere determinate con precisione;
percio un nuovo termine e giustificato soltanto la dove con la nuova
parola si indichi un genere dalla caratteristica chiaramente definita.2* « Al-
trimenti tutto e chiacchiera a vuoto, come nel manuale di Licimnio » .
C e da dubitare che qualcuno fuori dell Accademia potesse capire questa
obiezione. Aristotele del resto non trovo, alia fin dei conti, chi racco-
gliesse questa sua concezione ; le eta posteriori seguirono piuttosto uomi-
ni come Licimnio, Anassimene ed Eubulide, e i secoli successivi rima-
sero completamente in balia della retorica scolastica ; le distinzioni for¬
mali divennero fine a se stesse.
Aristotele rimane fedele al principio gia espresso nella Ketorica ,
secondo cui l eloquenza e una combinazione di penetrazione etico-psicolo-
gica e di capacita di argomentare logicamente. 5 Nemmeno in questo cor-
so dedicato a problemi stilistici trascura gli aspetti etici e psicologici.
Che, qui come nella Ketorica , egli sviluppi idee che gia Platone aveva
espresso nel Fedro , e cosa evidente ; se ne trova perfino un eco verbale.214
Ho gia accennato al fatto che qui 207 e tracciata una distinzione assai tipica
della sua impostazione conservatrice. Egli ricorda la letteratura influenzata
da Socrate, hoi Sokratikoi logoi. Ora, noi parliamo di « letteratura »,
concetto per il quale al greco classico mancava un termine. I logoi socra-
tici erano per Aristotele saggi di eloquenza, proprio come i discorsi di
Isocrate, che per la massima parte non erano dei discorsi nel senso che
intendiamo noi, bensi dei trattati. Egli conosceva bene, poi, la prassi
contemporanea. Quando dunque, a trent anni, si pose a considerare la
prospettiva di tutta questa eta e ad analizzarla secondo la sua abitudine
trovo, da una parte, la tradizione socratica , fortemente improntata al
pathos etico, dall altra la tradizione sofistica biasimata da Platone nel Fe¬
dro , altrettanto fortemente improntata di razionalismo. ( Aristotele indica
l impostazione socratica con la parola ethike e quella dei Sofisti con la
espressione apo dianoias , cioe fondata sul pensiero razionale ). Secondo la

m 1414a 30 T6
.
Trpaypia EITTEIV Ticpl ou xal T6T (knoSei oci Inoltre la termino-
logia tradizionale in Anassimene 7rp6Heci?-7r £( jTt?.
1414b 15 ETSO? xal Siatpopdt, cfr. 1414a 36 vuv Statpouci yEXotco?.
1 4, 1359b 10.
1416b 4, cfr. 267a vpiixpa pieyaXa.
1417a 15-24.
186 ARISTOTELE

sua concezione, 1 esposizione oggettiva in un discorso politico, o anche


in un discorso giudiziario, deve comprendere anche considerazioni etiche :
« L esposizione deve essere etica ; questo e possibile soltanto se si conosce
alia stregua di quali criteri si puo valutare eticamente un azione; un tale
criterio e costituito dal proponimento; quale e il proponimento, tali sono
i sentimenti; l esito del proponimento e determinate dallo scopo stabili-
to » . In questa proposizione , che in greco risulta assai piu breve, egli
208

compendia nel tipico suo stile telegrafico la sua dottrina della proairesis.
Poi prosegue : « Non dovremmo parlare, come fanno gli oratori odierni,
secondo razionalita, bensi secondo il proponimento » . Cio che intende, lo
spiega in stile parimenti telegrafico: « Questo io volevo, perche questo
era il mio intendimento; non era d altronde per mio vantaggio, ma era
meglio cost » . In altre parole, l oratore deve essere moralmente impegna-
to, deve prendere posizione personalmente. Si comprende meglio la sua
reazione se si tiene conto che a quel tempo la maggior parte dei discorsi
giudiziari era scritta da autori di professione, logographoi , e intendiamo al-
lora anche come il suo ammonimento non trovo alcuna eco fuori del-
l Accademia.
Questo trattato fu composto da Aristotele in una disposizione felice.
Talvolta egli illustra le sue norme applicandole subito nella sua stessa
esposizione.2 In contrapposizione alle espressioni afiettate, che critica ,
a volte ricorre egli stesso a una formulazione maliziosa.210 Cio che dice al
termine del trattato, prova che questo fu concepito come un corso di
insegnamento. Con un allusione ironica ai precetti dei manuali del tempo
dice che sarebbe ora conveniente ricapitolare brevemente tutto quel che
e stato detto: « Si afferma infatti che si debba ripetere piu volte la stessa
cosa , perche Pascoltatore la impari piu facilmente ». Chiude inline il suo
corso con un efficace asindeto: « Ho parlato, avete udito, conoscete i fatti,
giudicate ».

Lo scritto « Sulla poetica »


Platone caratterizza in una certa occasione la sua posizione verso la
poesia dicendo che fra questa e la filosofia esiste un vecchio dissidio.211
Il conflitto si dava in realta nella sua anima. Egli infatti riconosce il suo
amore per la poesia e parla della venerazione da lui nutrita per Omero,
« perche Omero pare essere stato il primo maestro e la guida di tutti quei
bei poeti tragici » ; confessa di essere incantato dalla poesia. Ma soggiun-

20S
1417a 17-18, cfr. sotto, p. 522. Troviamo il concetto gia in un opera antica
come Phys. II 5, 196b 18; inoltre Poet . 1454a 18.
209
Per es. 1405a 13.
!ll>
1406a 18, a proposito di Alcidamante: ou yap rjSucrfxaTi yprjToc. aXX &><; iMo
-
pan TO ip E7U .
TOt5
111
Repubblica 607b.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 187

ge : « E tuttavia e delittuoso abbandonare cio che si e considerato vero ».


Se vogliamo dire con parole diverse, arnica poesis , magis arnica veritas.
E le verita erano, a suo giudizio, per un verso le idee al di la dello spazio
e del tempo, per un altro la sua convinzione, fondata sulla teoria delle
idee, che la poesia debba essere posta al servizio dell educazione. Quat-
212
tro sono le obiezioni che egli solleva contro la poesia :
1 ) Le cose del mondo sensibile sono copie delle idee; l artista e un
imitatore di queste cose, un onnisciente giocoliere, che per conto proprio
e convinto che la sua poesia sia un opera di sapiente, ma che in realta
e sempre a due gradi di distanza dalla verita .213 Da Omero in poi, tutti
i poeti sono imitatori di ombre della virtu e delle altre cose di cui poetano.
I poeti non posseggono ne sapienza, ne retta opinione; mancano in una
opera d arte misura e proporzione. « Cattiva e accoppiata ai cattivi oggetti
del senso, l arte dell imitazione genera cattive cose ».214
2 ) Nessuno stato, in alcun tempo, ha mai tratto qualche utilita dalla
poesia : « Noi Ateniesi abbiamo Solone, ma chi ha te, Omero ? ». Nessuna
buona invenzione puo essere ascritta a merito dei poeti; ne nella vita
politica , ne in quella del singolo i poeti sono stati maestri di educazio-
ne,215 e non esiste uno stile di vita omerico, come invece in certo modo
ne esiste uno pitagorico.
3 ) La poesia e immorale. Come a suo tempo aveva fatto Senofane,
Platone ora asserisce che i poeti raccontano mendaci storie di dei e di
eroi, e inoltre che parecchie di queste storie sono immorali, tali da non
poterle lasciar andare in mano ai bambini. Non serve a nulla spiegare
queste storie allegoricamente, perche i bambini le intendono alia lettera ;
i poeti dunque generano false concezioni degli dei e di cio che e giusto
o ingiusto , e nella loro vita gli uomini si comportano secondo quello che
hanno appreso dai poeti.
4 ) La poesia nutre ed accresce i nostri desideri e le nostre passioni.216
« Quando sentiamo un eroe che, nel mezzo delle sue afflizioni, pronuncia
un lungo discorso pieno di lamenti , e si percuote il petto, tu sai bene che
ne godiamo ; ci abbandoniamo all impressione e seguiamo l azione colmi
di simpatia,217 lodando con convinzione come un buon poeta quello che
meglio riesce a portarci in questa condizione ».
Mentre Platone pronunciava questa terribile condanna della poesia , la
sua coscienza di artista deve avergli spesso gridato che tutto cio era com-
212
I passi phi important dei dialoghi sono Repubblica III e X; Sofista 235e sgg.
e 265d sgg.; Leggi II 669 sgg.
213
In Repubblica 484c si legge invece &anzp ypa <pi)? cl? fij dATjOiaTarov
Cfr. 607b citato sotto, p. 186.
214
603b. La parola chiave e cpauXrj, moralmente deteriore. Qual peso Platone
attribuisca al concetto risulta dal fatto che nella Repubblica ripete cinque volte ( con
piccole variazioni nell espressione) che il poeta e Tpiroi; inb TTjp dX O ctac.
215
600a f ]Yep.«v TtatSciat;.
216
606d Tp£ <pa dpSouaa.
217
605d IvSAvxei; fjptoct; auxou ? ETropcOa EupTtda/ ovTEt;.
188 ARISTOTELE

pletamente sbagliato : perche alia fine Platone ripete ancora : « La ragione


mi ha costretto » . E poi soggiunge : « Se un amico della poesia volesse
2

scrivere un trattato in sua difesa , per dimostrare che essa non da solo
diletto, ma e anche utile alia vita della societa e del singolo, lo staremmo
a sentire con soddisfazione: perche sarebbe certo soltanto un vantaggio,
se risultasse che la poesia non procura soltanto piacere, ma e anche
utile ».
Questo augurio lo compi Aristotele con le sue opere sulla poesia.
Egli desunse da Platone alcuni concetti generali, che pero trasformo in
maniera caratteristica ; sotto questo aspetto, la discussione e l analisi che
egli conduce della poesia sono un parallelo della Retorica. Come Platone,
anche Aristotele definisce le arti figurative, la musica e la poesia come
mimesis ma , come vedremo, il termine ha in lui un significato diverso da
quello che ha in Platone, e non viene mai usato in senso peggiorativo.21
Aristotele poi lascia del tutto cadere l argomento di Platone che il poeta
sta a due gradi di distanza dalla verita ; secondo la sua dottrina delle idee,
o dottrina della forma , come e meglio dire, la forma e nell anima del-
l artista.
In contrasto con Platone, e in pieno accordo con l antica tradizio-
ne greca, Aristotele considera i poeti come i migliori maestri del popolo
e, ancora in contrapposizione a Platone, pone in rilievo che un quadro
o una poesia ci possono aiutare a imparare qualcosa rapidamente e senza
fatica.
Secondo Aristotele, dunque, la poesia non e affatto immorale.
« Non e giusto biasimare un poeta perche offre una rappresentazione che
si presume falsa del mondo degli dei, giacche vero o falso non hanno alcun
valore nell ambito di un racconto fittizio. Pub darsi che le cose stiano come dice
Senofane, ma tali racconti di fantasia sono appunto tradizionali ».
Aristotele dunque prende alia leggera la questione, che per lui non
costituisce una difficolta , e non fa alcun cenno all effetto di tali racconti
sui bambini.
Molto piu dettagliatamente, invece, parla dell effetto della poesia
sulla nostra vita sentimentale. Aristotele rifiuta del tutto la tesi di Plato¬
ne, secondo cui la vita affettiva e un male: ricordiamo qui il celebre pa-
ragone del Fedro , quello dell auriga che tenta di guidare un cavallo
bianco e un cavallo nero e di condurli alia meta. Nella psicologia di Ari¬
stotele non esiste nulla di corrispondente; la vita affettiva in se non e ne

607b 6 X6yo<; vjpa? flpet e 604c OTTY) 6 Xiyoc; aipci P XTICTT av tyei . Sarei
incline a vedere nell imperfetto, che & insolito, una leggera allusione alia sua resistenza.
Come poi mostra il Fedro 253c, Platone non intende semplicemente la necessity logica,
ma piuttosto come dice Socrate, Apol . 28a TOUT Imv 8 alpf )<rci.
219
La definizione trasmessa da Cicerone De rep. IV 11 ( in Donato) imitationem
vitae, speculum consuetudinis, imaginem veritatis , e ritradotta dal Wilamowitz con
fitfjLTrjCTii; (3(ou , xaTGTiTpov bpiXEa? ( meglio forse ) , bpolcopa dXrj&Eiap, pub deri-
vare da Alcidamante.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 189

buona ne cattiva , perche ogni valutazione morale dipende dalla decisione


della volonta . All interno di una teoria, che in tutti i particolari si di-
scosta fortemente da Platone, Aristotele salva pero un fondamentale
concetto platonico, e cioe che gli affetti devono essere controllati dalla
ragione. II compito del poeta 220 e precisamente quello di produrre con la
sua arte un forte effetto emotivo. Fu forse l espressione platonica « pro-
vare simpatia »,221 o comunque il pensiero espresso con queste parole, a
ispirargli la sua grandiosa teoria della oikeia hedone della tragedia.
Aristotele giudica in un modo completamente diverso da Platone il
rapporto tra filosofia e poesia, proprio perche « realta » ha per lui un
significato del tutto diverso e non indica il mondo delle Idee, bensi il
mondo sensibile. Lo storico racconta quel che e effettivamente accaduto
ed e unico, il poeta invece che cosa sarebbe potuto accadere, ed ha per-
cio validita generale. « Anche se accade che il poeta racconti nella sua
poesia avvenimenti reali , tuttavia egli e sempre un poeta ; perche nulla im-
pedisce che qualche cosa di cio che e realmente accaduto sia di natura
tale, che sarebbe potuto verosimilmente accadere cosi. Proprio qui sta
cio che fa di uno un poeta » .m Questo paradosso ci mostra con esattezza
che cosa intendeva Aristotele: la poesia e piu filosofica della storiografia,
perche l opera del poeta e frutto della riflessione sui grandi problemi della
vita umana, mentre lo storiografo descrive un avvenimento.
Questo rapido cenno mostra che Aristotele desume si da Platone
alcuni importanti concetti, ma che la sua concezione del valore e del
compito della poesia e filosoficamente impostata in modo del tutto di¬
verso.
Come D. de Montmollin, sono persuaso anch io che il trattato di
cui ci occupiamo sia un promemoria ,223 in cui Aristotele intendeva racco-
gliere le sue opinioni per suo uso personale. L uso delle particelle nel-
l ultima frase prova 224 che esisteva un seguito o che almeno, quando
m 1453b 12 7 eiv, e b 26: deve farlo xaXto<;.
tapaoxeudt
221
605d ug.7tdtaxovTE <;.
222
9, 1451b 29-33. xa k & yEi' j corrisponde all « effettivo svolgersi delle
cose » di L. v. Ranke.
223
Fedro 278a ( TUV X6ytov ) TOU? PEXTIOTOIK; EE86T(OV uiripwimv cfr.
Ep. VII, 344d .
224
Chi studi senza pregiudizi l uso di 7tepi pisv o5v alia fine di una delle opere
contenute nel Corpus Aristotelicum , non puo non giungere a questa conclusione. Cosi
del resto gia fece F. PATRICIUS nelle sue Discusstones Peripatelicae, ristampate da J.L.
IDELER, Meteorologica II, 369-389. I apparentemente isolati di cui parla il
DE MONTMOLLIN, p. 191 ( seguendo Diintzer ), sono tutti spiegabili. Il nostro trattato e
forse un abbozzo del primo libro della TrpaYnarela T yvTjt; TrotyiTiXYji; a p, la cui esi-
stenza e provata dal catalogo alessandrino delle opere aristoteliche; i testi pubblicati
da H. OELLACHER in « Etudes de Papyrologie » IV, 1938 possono essere frammenti
di quest opera perduta . Mi sembra tuttavia molto piu importante cercare di compren-
dere l opera che noi possediamo piuttosto che avanzare congetture su cio che in essa
non si trova .
190 ARISTOTELE

Aristotele scrisse225o detto questa frase, progettava di proseguire la tratta-


zione. A . Lesky ritiene che si possa dare per certo che l oggetto del
secondo libro erano il giambo e la commedia : e una congettura, 226 questa ,
fondata sulle parole introduttive del sesto capitolo. F. Solmsen rite-
neva che il trattato a noi pervenuto fosse stato scritto per un pubblico di
ascoltatori come tanti altri scritti del Corpus Aristotelicum. Il de Mont222-
mollin ha pero giustamente messo in luce il suo carattere particolare.
Da molto tempo si e sostanzialmente concordi nel ritenere che Aristotele
abbia introdotto delle postille nel suo manoscritto, e che il nostro testo
risalga aU originale. Nel far l analisi di tali postille, si parla di aggiunte
fatte dallo stesso Aristotele e poi inserite nel luogo piu o meno opportuno
dal redattore, ma si distinguono anche aggiunte di mano posteriore;
la questione risulta quindi assai complicata. Il risultato di tale analisi e
assai diverso, nei particolari, in F. Solmsen , D. de Montmollin e F. Else,
e tuttavia questi tre studiosi hanno valutato con molta prudenza la vo-
luminosa letteratura anteriore relativa alia Poetica ; tutti e tre ci dicono
molte cose che senza dubbio sono esatte, e tutti hanno approfondito la
-
nostra conoscenza della Poetica . ma ci si illuderebbe se si ritenesse pos-
sibile unificare le loro osservazioni in una sintesi.
Nella mia analisi del trattato procedo dall assunto che esso sia stato
scritto abbastanza per tempo, e comunque nel periodo dell Accademia ,228
come tutti i rimanenti scritti sulla poesia e sull’oratoria . Dopo la prima
stesura Aristotele introdusse delle note a margine e delle postille ; non
puo certo aver mai pensato di presentare il testo in questa forma , in
ogni caso non senza un’esegesi orale; e questo carattere della Poetica
rende assai delicato il distinguere la redazione originale dalle aggiunte.
Un metodo assai sperimentato e questo: si usa come ipotesi di lavoro
uno schema logico, e si assume che l esposizione debba seguire questo
schema; quando il testo e lo schema non corrispondono, si dice: questa
frase o questo passo sono un corpo estraneo nel contesto, dunque sono
un inserzione.22 Secondo questo metodo si possono, con il Solmsen, in-

725
Geschichte der griecb. Literatur 527.
226
The origins and methods of Aristotle s Poetics , « Cl. Qu. » 29, 1935, 195.
Quando discuto, nelle pagine seguenti, le tesi del Solmsen , intendo riferirmi a questo
importante e notevole lavoro.
227
171: « le sue note personali ».
22!
Scrive nella sua introduzione F. Else: « ... piuttosto antico che tardo, appar-
tiene cioe al periodo di Asso-Mitilene, o persino agli anni precedenti la morte di Pla-
tone, piuttosto che alTultimo periodo ateniese di Aristotele ». Per il de Montmollin le
parti dell opera che egli designa come « originarie » ( la redazione primitiva ) sono « ante-
riori alia fondazione del Liceo », e dunque scritte prima del secondo periodo ateniese.
Come tanti altri studiosi, egli ritiene che in Macedonia Aristotele tenesse lezioni sul-
l arte poetica. Come al solito, la notizia che Aristotele fece preparare per Alessandro
una copia delVIliade e l unico argomento che si puo addurre a favore di questa tesi.
229
Cosi per es. il Solmsen osserva a proposito dei capp. 20-21 che « non avreb-
RETORICA , POE SI A, TRAGEDIA 191

dicare come aggiunte i seguenti capitoli: 12, 15 ( da 1454a 37 in poi )-18,


21-22 e 24. II de Montmollin considera egualmente inserzioni successive
12 , 15 ( da 1454a 37 in poi )-18 e 24, tuttavia con ulteriori sottili distin-
zioni ; inoltre gran parte dei capp. 13-14. Assai istruttivo e anche un
confronto fra la sua tavola sinottica , in cui si registrano ancora circa
quindici passi, che egli considera aggiunte posteriori, e la lista corri-
spondente delPElse. Questi considera complessivamente quindici passi
come supplementi inseriti da Aristotele stesso. Tredici di questi li tro-
viamo anche nel de Montmollin ; si tratta di passi che sono stati assai
discussi anche nella letteratura precedente ; che in essi il corso dei pensieri
si presenti spezzato, mi sembra chiaro. Considerare appunto come crite-
rio la coerenza dell argomentazione all interno di ogni passo in se con-
cluso e un metodo piu sicuro di quello citato in precedenza. Ma e in ogni
caso interessante che si sia giunti in tredici casi alio stesso risultato pur
seguendo metodi diversi: si puo forse sperare che ormai, per questi
tredici passi, la questione sara considerata chiusa. In verita il problema
non e poi molto importante, perche non sappiamo assolutamente se Ari¬
stotele introdusse queste postille immediatamente dopo la stesura del-
l opera, oppure circa vent anni piu tardi. Uno dei due passi che sol-
tanto Else considera supplementi e il noto passo sulla katharsis. Diversa-
mente da Solmsen e de Montmollin , e con il Vahlen, egli difende effi-
cacemente come appartenenti alia redazione originale i capp. 17-18.
L ordinamento della Poetica e semplice. Dopo i cinque capitoli intro-
duttivi,2 i capp. 6-22 trattano della tragedia , 23-24 della poesia epica,
25-26 di questioni concernenti entrambi i generi. Nel corso dell intro-
duzione Aristotele analizza e determina innanzi tutto il concetto di mi¬
mesis , presentando cosf la sua risposta al problema di che cosa sia la
poesia ; fa poi seguire una rassegna dello sviluppo della poesia dai primi
suoi inizi fino all eta contemporanea . Per brevita di linguaggio e ricchezza
di pensiero questa rassegna non ha alcun riscontro in tutto il Corpus.
Come d uso, Aristotele per prima cosa enuncia il suo tema: in que¬
sta enunciazione ogni parola e densa di significato. Sua intenzione e di
parlare « della poesia in se ».232 L espressione « in se » desta la nostra
attenzione, perche se confrontiamo le introduzioni di altri scritti, non
troviamo mai questa particolare formulazione. Possiamo senz altro am-
mettere che Aristotele nel formulare proposizioni importanti non intro-

bero dovuto essere scritti ». Nel de Montmollin un buon esempio di questo metodo e
l analisi del secondo capitolo, 25-29.
00
Dice giustamente l Else: « definire una proposizione posteriore non significa
necessariamente mostrare che e tarda, o identificarla con uno strato tardo dell opera .
Una nota del genere puo essere stata scritta in qualsiasi momento successivo alia prima
stesura » ( p. 232 ).
211
Come gia osservo il Vahlen, « manca del tutto nella Poetica una ragionata
divisione in capitoli ».
232
-
Poet . 1, 1447a 8 7repl 7roi7) Tixrj;< au rijc.
192 ARISTOTELE

duce mai parole superflue; ma a che cosa pensava, allora, quando scrisse
« e ora nostra intenzione di parlare della poesia in se » ? L espressione si
chiarisce facilmente da sola se supponiamo che poco tempo prima egli
abbia scritto il dialogo Sui poeti ; ora invece si propone di analizzare l arte
del poeta in quanto tale, cioe l opera poetica, « quali ne siano i generi,
la funzione e l effetto dell arte poetica, la struttura interna di un poema
perfetto, di quali parti consti il poema, ed altri problemi connessi con
I argomento ». Quando Aristotele dice « poesia » o « arte poetica », ha
sempre presenti le grandi espressioni della poesia, cioe l’epos e la trage-
dia; brica, lirica corale, elegia e altri generi non sono presi in considera-
zione in questo lavoro. La spiegazione tradizionale defl espressione « in
se » e che Aristotele intenda parlare della poesia « in generale » ; ma
contro questa interpretazione sta innanzi tutto il fatto che Aristotele non
parla « in generale » ; anzi, l argomento dell opera e effettivamente « la
poesia come arte ». Il suo proposito e quello di scoprire i fattori che
fanno di una tragedia o di un poema epico un opera d arte compiuta .
Sara pero qui forse opportuno un avvertimento: quando Aristotele parla
di un opera d arte « perfetta », intende sempre « tecnicamente perfetta »,
non esteticamente o soggettivamente, come intenderemmo noi . Una tra ¬
gedia e « perfetta » quando il poeta raggiunge 1’effetto massimo sugli
spettatori o sui lettori.
Cio che abbiamo or ora reso con « funzione ed effetto » della poe¬
sia ( che e una traduzione di ripiego ) e espresso da Aristotele con il ter-
mine dynamis; cio implica che ogni arte contiene in se certe possibi¬
lity di pervenire al piu alto sviluppo, e proprio a questo e rivolto l’in-
teresse di Aristotele. £ appunto una sua caratteristica quella di fermare
l’attenzione sempre sulla forma perfetta. Aristotele intende percio stu-
diare « come deve essere composto il mythos , affinche la poesia raggiunga
la sua forma corretta » . Il significato di mythos nella Poetica e quello
che in francese ha intrigue, in inglese plot e nel linguaggio del cinema
story, Aristotele ci dice molto chiaramente che con questo termine egli
intende la systasis ton pragmatonf 5 cioe lo schema dell’azione, e quando
si traduce mythos con « azione » occorrerebbe tenere a mente questa
definizione. L’azione dev’essere in se compiuta, deve avere cioe un inizio,
un centro e una fine ; in questo senso l’« azione » delYIliade , malgrado
tutte le digressioni , e un tutto unitario. Non e invece cosi se il filo con-
duttore manca : « Se un poeta scrive delle belle declamazioni e le collega
l’una all’altra in modo malcerto, non ne risulta una bella tragedia, anche
se ogni parte in se considerata e bella » .
Dopo l’enunciazione del tema Aristotele analizza il concetto di mi-
233
ELSE, 3: « in generale, come in opposizione alle specie ».
04
Cosi anche Rhet. I 2, 1356a 34, a proposito dell’oratoria e della dialettica . An
¬

che Platone lo dice spesso, per es. Fedro 268a. Non si tratta naturalmente della dot-
trina di Siivaizip-Jv pyeia .
235
6, 1450a 15; 10, 1452a 18; 18, 1453b 2. Cfr . Fedro 268cd.
,
RETORICA, POESIA TRAGEDIA 193

mesh. Non e giusto, pero, affermare che egli semplicemente desunse da


Platone questo concetto e la classificazione delle forme particolari della
mimesis; da Platone egli desunse unicamente il termine, cui pero at-
tribui un senso nuovo, e la partizione formale in tre tipi: 1) esposizione
mista , come in Omero; il poeta racconta , ma fa anche venire in primo
piano i suoi eroi, li fa parlare e agire; 2 ) racconto in prima persona ; 3 )
rappresentazione drammatica da parte di attori. Nel terzo libro della
Repubblica, Platone distingue due tipi di imitazione, vale a dire quella
di cose buone e belle e quella di cose e persone cattive. Sol tan to quegli
artisti, che per la loro buona disposizione sono capaci di rappresentare
o imitare cio che e bello e ben formato, dovrebbero avere il diritto di eserci -
tare la loro arte nella citta .237 Gli artisti devono esser costretti, secondo la
pretesa di Platone, a presentare il bello, oppure non devono esercitare
la loro arte fra noi. Cio che Platone dice nel libro X della Repubblica,
poi, l abbiamo gia brevemente esposto all inizio del presente capitolo.
£ dunque evidente che Platone intende mimesis in senso completamente
letterale : l artista, il musicista o il poeta, e qualcuno che copia o imita
le cose del mondo sensibile.
Le definizioni contenute nel Sofista tendono a precisare l arte del so-
fista come una forma particolare della poietike techne. Platone riprende
qui la sua tesi secondo cui l artista non presenta la verita .239 Nel secondo
libro delle Leggi non ha fondamentalmente cambiato il suo modo di ve-
dere. « Siccome un opera d arte e una copia, bisogna innanzi tutto sa-
pere che cosa propriamente essa rappresenta , perche se non si conosce
cio di cui essa e una copia , non si puo giudicare se e giusta o sbagliata .
In secondo luogo bisogna mettere in chiaro se la riproduzione e giusta ;
in terzo, se e ben fatta » .*" La sua posizione qui pero risulta , se para-
gonata con la totale condanna espressa , nella Repubblica, gia piu conci -
liante ; nella frase che qui riportiamo 2 1 si trovano le tre parole chiave che
servono alia condanna dell arte nella Repubblica , insieme con l ammissio-
236
SOLMSEN 198: « la tradizionale classificazione platonica delle prp oei? me-
diante cui Aristotele tento di definire la natura della tragedia ». Platone, Repubblica
III 396 sgg., X 597b sgg., Sofista 235c sgg. e 265d sgg., Leggi 669a sgg.
401c ; TrpoaavayxaaT ov- firj map 7) pTv TTOIEIV, 401b.
238
L idea che il TTOITJTY)? sia contemporaneamente « creatore » e « poeta » puo es-
sere ricondotta all interpretazione dello Scaligero di Titneo 28c: TAV 7toi7jT7]v xal 7rax£ pa
rouSe TOO 7ravT<5? ; cfr. J.S. SPRINGARN, A history of literary criticism in the Renais¬
sance , New York 1899, 196 sgg. Debbo quest’indicazione al mio collega Albert
Wifstrand.
239
236a xalpeLV TA iXrjO Ac; Aav, ou TOC? ouaa? ouppcTpiai; dXXa TOLC, Soxouaa?,
267d 8o5o|zt|rif )Tix .
210
668c sgg. rl £<ra, el ApO fii?, el eu etpyaoTat.
241
667de. Notiamo qui soprattutto le parole 5up.trape7rop.6vou ed 67raxoXoo9Tj.
Fin da principio Aristotele insegna che il piacere ( o la gioia ) rende piu intenso l agire ,
7rapoppa 7rpA; < TA paXXov 7rpdtTTetv MM 1206a 9, e TA 53) V rj86 co? TOI pAvoi? vj pdXialP
U 7rapxet TOU; 91X006901? , Protr . B 91 DURING.
194 ARISTOTELE

ne che il piacere prodotto dall arte puo tuttavia arricchire l esistenza:


« Assumendo il piacere come criterio si sarebbe autorizzati a giudicare
soltanto cio che non si presenta ne come causa di verita, ne di utilita ,
ne di somiglianza , ma che d altra parte non porta neanche danno, bensi
esiste solo e precisamente in vista di cio che accompagna le altre cose,
vale a dire la grazia, che si puo con le migliori ragioni chiamare piacere,
se nessuna delle cose che abbiamo prima citato l accompagna » . Il pia ¬
cere dell arte, prosegue Platone, sebbene con molte riserve, e una specie
di distrazione.242
In modo del tutto diverso Platone park della poesia nel Fedro , come
di un dono divino, una theia mania : « La terza cosa e l invasamento pro¬
dotto dalle Muse, una follia che, quando si impadronisce di un anima deli-
cata e intatta, la desta , la manda in estasi e, con il dare gloria ad antiche
storie nei canti e in ogni altra forma di poesia , ammaestra i posteri. Chi
bussa alia porta della poesia senza la follia delle Muse, confidando di
riuscire poeta vero grazie alia sua tecnica , non raggiunge il suo scopo;
lui e la sua assennata poesia sprofondano a paragone di quella del fol-
le » .24J Insieme con il Wilamowitz, noi ci chiediamo come possa coesistere
con il giudizio di condanna della Repubblica questo apprezzamento della
poesia , che non soltanto ne riconosce la bellezza , ma giunge persino a
parlare di un efficacia educativa ; e possiamo condensare tutto cio che
sull argomento e stato scritto in poche parole: la personality di Platone,
geniale poeta, geniale filosofo, ma prigioniero della concezione che sia
compito del filosofo di cambiare forma e dare autoritariamente norme
alia vita politica e sociale, ponendosi come suo maestro ed educatore.
In Aristotele impostazione e modo di pensare sono totalmente di-
versi; prima di ogni altra cosa egli era uno scienziato. La Poetica , se-
condo l intraducibile espressione di T.S. Eliot e « an eternal example of
intelligence itself swiftly operating the analysis of sensation to the point
of principle and definition ». Naturalmente essa si fonda su un ampia
conoscenza della poesia sia anteriore che contemporanea,244 come dimo-
strano tutte le citazioni in essa contenute. In una sezione in particolare,
i capp. 17-18, Aristotele offre anche consigli e norme pratiche, sicche in
un certo senso si puo dire che il trattato e empirico e non speculative.
Considerata nel suo complesso, tuttavia, la Poetica e una grandiosa costru-
zione di pensiero, e il risultato di un procedimento di astrazione che e
in linea di massima dello stesso tipo delle ricostruzioni aristoteliche dello
sviluppo della filosofia dai mythologoi fino a Platone. Per comprendere

,22
traiSia , cfr . avdmxoXa Filebo 30e. Del tutto diversamente dice Aristotele ; il
suo termine e StaytoyTi , vedasi sotto, pp . 548-550.
213
Fedro 245a , nella traduzione di WILAMOWITZ, Platon I 477. Un eco di questo
passo troviamo in Pol. VIII 7, 1342a 8.
m Vedasi a questo proposito M
. POHLENZ, Die Anfdnge der gr. Poetik , Nachr.
Gott . 1920, che e il lavoro classico. Inoltre M.K . LIENHARD, Zur Entstehung u. Gescb.
von Aristoteles Poetik , Diss. Zurigo 1950.
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 195

la Poetica , bisogna cercare di riportarsi al tempo in cui essa fu scritta e,


se e possibile, dimenticare Orazio, Castelvetro, Boileau e Lessing. Per
Orazio e, una generazione dopo all incirca , per l autore anonimo del trat-
tato Del sublime mimesis significava imitazione dei grandi modelli
classici.
Nella Poetica, invece, mimesis ha un significato che si puo forse
comprendere meglio se si richiama alia mente l animata discussione del
tempo intorno al concetto del divenire, genesis. Che l essere non potesse
venire dal non essere, era un assioma ,246 e il pensiero che l artista potesse
« creare » qualcosa dal niente era quindi totalmente estraneo ad Aristotele
e ai suoi contemporanei. Tuttavia Aristotele dice espressamente che le
parole mimesis e poiein implicano anche la configurazione di un azione
puramente fittizia : come esempi adduce la azioni spesso assolutamente
fittizie della commedia,247 e YAnteo , una tragedia di Agatone, che tuttavia ,
soggiunge Aristotele, « ci procurano piacere » .248 Insomma , cio che noi dal
Rinascimento in poi chiamiamo « forza creatrice dell arte », o « fantasia
creatrice », Aristotele lo esprime con le parole poiein e mimesis e con i
loro derivati. Questo paragone, tuttavia , non deve essere frainteso; poiein
e mimesis , come termini della poetica aristotelica, non racchiudono in se
l idea moderna del processo il cui risultato e un opera d arte, sia essa
quadro, musica o poesia ; Aristotele aveva in mente l idea, per lui ovvia ,
che l artista produce qualcosa « in quanto sapiente » .249 Diversamente da
Platone apprezzava poco l ispirazione. Il vero artista per lui e l artista
« ben dotato » e non quello « estatico ». « L arte e opera dell artista ben
dotato, piuttosto che di quello invasato, perche quello e l’imitatore abi-
le , questo invece e esaltato e privo di equilibrio » .B0 ( Continuero anche
in seguito a usare il termine tradizionale di « imitazione », ma tengo a
precisare ancora una volta che non bisogna intenderlo nel senso di « co-
pia » o simili ).
Dopo avere chiarito che i diversi tipi di poesia considerati nel loro
complesso sono modi di imitazione,291 Aristotele, come e solito fare, passa
alia classificazione. Si possono distinguere tre aspetti : il mezzo, l oggetto
e il modo.252 Nella sezione dedicata ai mezzi dell imitazione, Aristotele po¬
ne la musica strumentale come un genere particolare; ora , siccome Pla ¬
tone considera la mousike come l unione di parola e suono, e invece l arte
245
-
Ilepi uiJ;ou; 13, 2 J) TSV 2(i.7rpoirftev pcyaXav csoyypa.tpiui' ) y-a'1 7roi7]T<ov (JLL-
{Mjtri; rt xal Xcoatg.
244
Vedasi sotto, p. 263.
242
1451b 12-13.
24,1
1451b 23.
249
Come Platone, Repubblica 598e.
250
Poet . 17, 1455a 33 6 Eu 7rXa <rro?, non 6 iy.azaziy.6 c,. Cfr . Rhet. II 15, 1390b 28.
251
252
-
Formulazione cauta a 1447a 15 Tiaaai zu fyivouai \± i\ j.7) aeic, ouoai TO auvoXov.
b> oTp , S, &Q. Era opinione di Aristotele che nella classificazione si debbano
impiegare diverse « caratteristiche », Stacpopat ( PA 643b 12: 7roXXai ;< & ptozai SiacpopaTp,
ou y.aza rf )V Styoroptiav ) .
196 ARISTOTELE

del suono da sola come un involgarimento,253 si suole dire che Aristotele


avrebbe qui per primo riconosciuto alia musica sola una specifica esi-
stenza come forma d arte alio stesso livello della poesia . In realta , la
musica strumentale come riproduzione all incirca cio che noi chia-
miamo musica a soggetto era ormai da secoli un tipo d arte ben noto
e la notazione della musica per strumenti e certo anche molto piu antica
di quella della musica vocale. II celebre auleta Sakadas riporto la vit-
toria nei giochi Pitici del 586 con una grande composizione per flauto so¬
lo, e il suo nomos pitico era naturalmente ben noto ad Aristotele. La
musica strumentale che Platone dipinge a colori tanto vivaci per poi con-
dannarla, e la « nuova » musica introdotta da Timoteo.254 Aristotele si
limita a registrare come un dato di fatto che anche la musica sola puo
essere imitazione, cioe poesia di suoni.
Si comprende meglio lo stile estremamente scarno del secondo ca-
pitolo se per prima cosa si considerano separatamente i due temi di fon-
do. £ una premessa fondamentale dell etica aristotelica che la scienza non
basta da sola a fare di un uomo un uomo buono; buona o cattiva e l azio-
ne, che si fonda su un intendimento. Solo chi agisce sempre deliberata-
mente e proponendosi il bene come fine e un uomo buono, aner spoudaios.
Ora, compito della poesia epica e della tragedia e appunto di riprodurre
delle azioni, ed e percio necessario valutare eticamente le persone, o le
loro azioni, anche se esse sono fittizie. Uomini che, come la maggior parte
di noi, non sono eccezionalmente buoni ne malvagi, sono privi di interesse
per Partista .155 £ vero che il poeta e il pittore talvolta rappresentano anche
persone simili a noi, come il pittore Dionisio 234 e Cleofonte; pero preferi-
scono rappresentare persone che siano o migliori ( nella tragedia ) o peg-
giori ( nella commedia ) della media umana.
La terza partizione, secondo la forma dell esposizione, fu desunta da
Platone;257 possiamo definire il motivo di questa distinzione come « modo
della drammatizzazione ». Interessante e la tanto discussa notizia che gli
scrittori di lavori teatrali prendono a modello uomini che fanno e agi-
scono, sicche alcuni 258 chiamano drammi queste forme di poesia. Siamo
dunque debitori ad Aristotele dell introduzione di questa parola nella let-
Leggi 669e TOIOUT6V ys TTOXAT)? dcypouda? peaT&v 7tav.
253
254
-
Fr. 7D. oux dcctSoi Ta rraXaiL dml rco p.ouaa ratXala . Cfr. DURING, « Eranos »
43, 1945, 176-197 ; « Cahiers d histoire mondiale » 3, 1956, 302-329.
255
Che 6 poto<; significhi « come noi » e perfettamente chiaro, ed & confermato da
1448a 16 Taurr] ( meglio che aurfj ) Trj Sia9opa e TCOV VUV. Cfr. Repubblica 495b
aptixpa <pu <n <;.
254
II caso vuole che ci siano noti due pittori di questo nome; l uno era contem-
poraneo di Polignoto, l altro viveva a Roma nel primo secolo a.C. Poiche tuttavia il
nome era abbastanza diffuso, non possiamo indovinare a chi pensi qui Aristotele. Un
altro sconosciuto Dionisio e citato in Top. 148a 27. Anche nella Retorica Aristotele
nomina attori ed oratori assolutamente sconosciuti insieme con personaggi celebri.
257
Vedasi sopra, p. 193.
258
Aristotele dice spesso Ttve? quando intende riferirsi a un unica autorita.
RETORICA, POESIA , TRAGEDIA 197

teratura con valore di termine tecnico; esso non e equivalente di prattein ,


dal momento che anche i poeti epici, come quelli drammatici, mettono in
scena dei personaggi che « agiscono » . Nella definizione della tragedia che
si trova nel sesto capitolo si dice percio che essa si svolge « attraverso
personaggi che sostengono una parte, non attraverso un resoconto » .
259

Aristotele stesso attribuiva un certo peso all introduzione di questo ter¬


mine, come prova la motivazione storica che segue, la quale, peraltro, sol-
leva alcuni problemi che non possono essere qui considerati .
« Considerata nella sua totalita la poesia nacque da due impulsi naturali,
entrambi profondamente radicati nella natura umana: daH impulso a imitate e
dalla sensibilita per la melodia 260 e il ritmo. L uomo si differenzia dagli animali
per il suo forte istinto imitativo; da esso conseguiamo la prima conoscenza del-
l ambiente e ne proviamo gioia ». *
Si e spesso rimproverato ad Aristotele di non dare una valutazione
estetica dell arte e della letteratura ; si deve pero riflettere sul fatto che
in greco non esiste alcun termine corrispondente alle tre parole che io ho
or ora usate: non si conosceva la bellezza come concetto estetico. Il co-
siddetto culto greco della bellezza e un invenzione del classicismo. Il mo-
do essenzialmente intellettuale di concepire la bellezza viene chiaramente
alia luce in un passo in cui Aristotele parla della bellezza della matema-
tica: 282 « Cio che rende bello il bello e l ordine, la proporzione e l essere
determinate; a trattare di tutto questo e in massimo grado la matemati-
ca ». Quando Aristotele pone in particolare rilievo la capacita formativa
dell arte, fa anche questo in consapevole opposizione a Platone.
Lo schizzo dello sviluppo storico della tragedia, che quindi segue,
come abbiamo gia detto, e una pura costruzione; che esso non sia stato
elaborato per una conferenza si vede bene se lo si confronta con il cenno
sommario sullo sviluppo dell oratoria e della dialettica alia fine dei Topici.
Come per noi, anche per Aristotele Eschilo era il primo tragico di cui
si sapesse qualcosa di sicuro. Se Aristotele avesse voluto, avrebbe potuto
informarci del modo in cui la tragedia si sviluppo dai piu antichi drammi
di Eschilo fino, a mo di esempio, all Oreste di Euripide; ma non e questo
il suo modo di procedere, nemmeno nelle opere biologiche, pur consi¬
derate particolarmente empiriche. « Esaminiamo ora un altro problema,
vale a dire se la tragedia ha raggiunto la sua forma compiuta in modo
soddisfacente, sia in relazione ai suoi principi che agli spettatori » 3 Era
convinzione d Aristotele che la tragedia avesse raggiunto con Sofocle il

1449b 26 Sptovxcov xai ou St dTrayyelia?. Le parole Spajxaxtxo? e Spaptaxo-


259

TCoietv furono veroslmilmente coniate da Aristotele.


1448b 20 apptovla deve qui essere inteso come termine musicale ; le apuovtai
sono i tradizionali « modi di cantare », che determinavano le modalita della musica,
all incirca come per noi maggiore e minore.
261
Cfr. Rhet . I 11, 1371b 4-10.
242
My 3, 1078a 31 sgg. Vedasi sotto, p. 325.
263
1449a 7-9.
198 ARISTOTELE

punto piu alto del suo sviluppo; era un opinione certo soggettiva , ma tut-
tavia fondata sull esperienza . Puramente speculativa e invece l esigenza
che la tragedia, per meritare pienamente questa denominazione di « com-
piuta », debba assolvere certe condizioni; 264 la prima e che gli eroi devono
essere spoudaioi , quindi persone di grandi qualita spirituali, uomini che
si elevano al di sopra della quotidianita ; una seconda esigenza e che la
tragedia deve essere composta di guisa che l azione si sviluppi dramma-
ticamente in modo naturale e non sia semplicemente raccontata o decla-
mata . Come terza condizione, poi, pone che la tragedia sia scritta per un
pubblico educato e non per la gente che si interessa soltanto dell abilita
mimica dell attore.265 Quando queste condizioni furono soddisfatte, la tra ¬
gedia « raggiunse la sua forma compiuta » ,2 come dice Aristotele ser-
vendosi di una metafora tratta dalla biologia ; e sia l impostazione del
problema che la risposta sono tipicamente aristoteliche. II punto essen-
ziale e questo: « Se tale e l idea che ci si fa della compiuta tragedia, esi-
267
stono allora tragedie che hanno eifettivamente raggiunto questa for¬
ma ? ». In Aristotele si trova continuamente una tale intima compene-
trazione di teoria e osservazione; in genere la teoria ha pero il soprav-
vento, come anche qui nella Poetica . A volte Aristotele confessa aperta-
mente di non avere a disposizione alcun dato materiale: « Chi sia stato
a introdurre le maschere e il prologo, chi abbia aumentato il numero
degli attori e chi abbia introdotto altre innovazioni, non sappiamo » .
A nostro modo di vedere, lo sviluppo della tragedia presuppone fra
l altro lo sviluppo dei tre grandi generi della poesia: Yepos , la poesia
giambica e la lirica corale. Non e cosi per Aristotele; do qui una parafrasi
del suo testo: « Epos e tragedia hanno seguito uno sviluppo simile ,264 per-
che questi due generi nella loro forma compiuta hanno tre caratteristiche
in comune: sono poesie in versi di grande estensione; l argomento, i
protagonisti e le loro azioni sono seri e molto al di sopra della quotidia¬
nita » . In tre modi si diiferenziano poi Yepos e la tragedia : per la misura
del verso, per la forma dell esposizione e per l estensione. Le tre caratte¬
ristiche 269 sono formali ; Aristotele considera palesemente Ylliade una tra ¬
gedia in veste epica e, all inverso, la tragedia come il risultato compiuto
di uno sviluppo che ebbe inizio con Yepos. Cio che egli dice riguardo
all estensione e alia lunghezza, ha dato origine a un intera letteratura ; di-
venne un problema a causa della teoria creata dalla critica rinascimentale,
264
Cio e implicito in TOI? etSeaiv Ixavco?. La tragedia deve possedere i tre
attributi (Siatpopai ) di una buona tragedia .
245
Nel cap. 26 troviamo i medesimi criteri .
246
1449a 15 tayz TTJV aurr(? <puaiv .
247
II che e implicito in 1449a 7 . Cio che Aristotele dice a 1453a 17-22 e a
1454a 9-13 mostra che soltanto poche tragedie rispondevano alle sue esigenze.

1449b 10 axoXouO eZv-Si.a(pEpeiv . Else difende ( e a mio giudizio con ragione ) la
lezione [jLeyaXr, ; de Montmollin legge con l Aldina e il Bekker pcra X6you .
249
8ia <popa[ ha il medesimo significato che in altre classificazioni aristoteliche
concernenti altri campi .
RETORICA , POESIA , TRAGEDIA 199

ma del tutto estranea ad Aristotele, della cosiddetta « unita di tempo » .270


Aristotele dice che un epos e « di durata indeterminata » .271 La recitazione
pubblica di un poema epico occupa diversi giorni, secondo che il poema
sia piu o meno esteso: non c e a questo proposito una norma fissa . Le
tragedie, invece, possono si essere un poco piu lunghe o un poco piu
brevi, ma la differenza non e particolarmente rilevante ; e la rappresen-
tazione di tre tragedie o di una trilogia in nessun caso richiede piu di
un giorno.

Che cos e una tragedia? Segue ora la celebre definizione della tra-
gedia . Nel corso dei primi cinque capitoli Aristotele ha distinto la trage ¬

dia da altre forme d arte e l ha caratterizzata come il punto in cui culmina


lo sviluppo della poesia ; ora riassume in una definizione le qualita che a
suo giudizio costituiscono l essenza dell arte tragica. Da questa definizione
deduce poi i sei elementi costitutivi della tragedia per illustrarli, infine,
ognuno per se; dal cap. 6 quindi dipendono la disposizione e il conte-
nuto dei capp. 7-22.
Nessun altra affermazione di Aristotele in tutta quanta la sua opera
ha dopo il Rinascimento dato origine a una letteratura tanto vasta come
questa sua definizione della tragedia. Lo Schadewaldt parafrasa la defi ¬
272

nizione in questo modo: « Per Aristotele, dunque, le caratteristiche di


una tragedia sono di essere la rappresentazione di un azione, e precisa -
273
mente di un azione piena di gravita , di avere una certa ampiezza ( esten-
sione ), di presentarsi in una forma metrica piacevole, di constare di parti
tra loro chiaramente distinte, di essere rappresentata da attori e non re-
citata da un rapsodo, e infine di avere una sua capacita e una sua efficacia,
che consistono nel suscitare un particolarissimo tipo di piacere negli spet-
tatori: il piacere che si genera quando la tragedia , attraverso le sensazioni
elementari del raccapriccio e del dolore, causa come effetto finale 274 la
sensazione accompagnata da piacere dello scioglimento di questi e altri
simili affetti » .
270
La teoria fu formulata dal Castelvetro ( 1570 ), ulteriormente elaborata da PH.
SIDNEY , Defence of Poesy (1583), ed elevata a legge da Boileau e dai suoi seguaci .
271
dtipiCTTot; yp6v« correttamente inteso da Else.
7tpai;eco <; oTOuSaia? xal TeXela? peye-
272
1449b 24 £cmv o5v TpaycoSla
•Oo
? iyo'WfjC,, -fiSuopt vto Xoyco , ytopl? £xdaTco ( meglio che lxaorou , come prova b
29-30 ) TWV elScov cv Toip poploic, Spt&VTtov xal ou Si dbtayyeXlai;, 8t iXio' j xal tpofiou
Ticpaivouaa TT]V TCOV TOIOOTCOV 7ra&yj[ j.dTcov xaOapaiv. Nel suo sostanzioso saggio Purcht
und Mitleid , « Hermes » 1955, 129-171, W. SCHADEWALDT prende posizione sulla pre-
cedente bibliografia, che si pub dunque trovare comodamente in quel lavoro. Contem-
poraneo a esso b lo scritto di W .J. VERDENIUS , KdOapaip Tra&yjpdTcov , Autour d Ari-
stote 1955, 367-373, che respinge l interpretazione di F. Else. Particolarmente impor-
tante h il saggio di F. DIRLMEIER KdOapaip 7ta&r]|jidTcov, « Hermes » 1940, 81-92, illu-
strato dallo Schadewaldt.
273
Ornette xal TCXCLA?: « e in se conclusa ».
2,4
Questo, dice lo Schadewaldt, e implicito in Trcpatvciv.
200 ARISTOTELE

Come ha osservato giustamente K . Reinhardt, c e soltanto una via


d uscita davanti a una tale abbondanza di spiegazioni: non dar credito a
nulla che non sia nel testo. Le parole « da un rapsodo » sono aggiunte
chiaramente perche lo Schadewaldt pensa che Aristotele istituisca qui un
confronto soltanto con la recitazione dell epor ; e questo e certo possibile.
L ultima parte ( « ed infine di avere... » ) contiene la sua personale inter-
pretazione, che egli giustifica ampiamente nell articolo.
II cardine di questa interpretazione del passo sulla katharsis e co-
stituito dal collegamento e dalla stretta connessione stabiliti fra le tre
espressioni katharsis , telos , oppure ergon tes tragodias e oikeia hedo-
ne\ ma non esistono in Aristotele argomenti a favore di un simile col¬
legamento, ne nella Poetica , ne in altre opere. La seconda grossa diffi-
colta sta nel fatto che il testo ci obbliga a considerare le due espressioni
eleos- phohos e pathematon come qualitativamente sinonime : esse dunque
indicano o cio che di commovente e orribile si svolge nel dramma , op-
pure gli affetti che si agitano nelTanimo degli spettatori. Secondo que-
st ultima interpretazione, che puo essere considerata quella prevalente,
Aristotele avrebbe detto ( se vogliamo evitare le parafrasi e le eleganti
circonlocuzioni ) : « Che la tragedia ( ideale ) mediante certi affetti dello
spettatore causa una liberazione di siffatti affetti... ». Le difficolta pero
si risolvono non appena consideriamo la katharsis come qualcosa che si
svolge entro lo stesso dramma e la teniamo ben distinta dallo scopo della
tragedia e dal « piacere tragico ».27! L idea prevalente in Aristotele e che il
piacere particolare della tragedia costituisce il fine che il poeta deve per-
seguire; cio che si svolge nell azione drammatica della tragedia porta, at-
traverso lo sviluppo dell azione stessa, a una katharsis , a un punto, cioe,
in cui i personaggi principali risultino giustificati ; l opera del poeta e
dunque quella di procurare agli spettatori Yoikeia hedone attraverso una
azione cost costruita.
Del fine o dell « opera » della tragedia, vale a dire della sua specifica
funzione, Aristotele parla due volte nel sesto capitolo ed entrambe le
volte in forma parentetica;274 del tutto inequivocabilmente dice che e
l azione che costituisce 277 il fine, e naturalmente intende con questo una
azione complessa e in se conclusa, del tipo di quella che poi descrive.
Che cosa costituisca il piacere specifico della tragedia, lo spiega in tre
passi,27* in parte per via negativa , in parte in modo positivo. « Il poeta
275
Anche lo Schadewaldt , 158, non pensa di identificare la xASapoi; con la
fjSovf ) .

276
- -
1450a 22 e a 30. In quest ultimo passo Aristotele scrive 8 9jv rijq Tpa foiSta;;
Spyov. Un imperfetto di questo modo significa che la definizione e gia stata enunciata
poco prima , oppure che si da per nota. In questo caso Aristotele ha dato dieci linee
sopra la definizione.
TO irpaypaTa xal 6 ptuOot;. A 1450a 33 si legge che l azione e « le sue parti »,
277

cioe peripezia e anagnorisis, sono gli elementi piu efficaci della tragedia, J/O'YCOYEI.
'

1450a 38 x d olov
° TYJ? xpaytaSta?, principio e insieme vita della tragedia .
271
14, 1453b 11-14; 23, 1459a 21; 26, i 462b 14. Il primo dei passi citati e il
RETORICA, POESIA, TRAGEDIA 201

non deve procurare il piacere che e tipico della commedia, bensi quello
che si genera da un azione commovente e piena di orrore che viene rap-
presentata ( dagli attori ) ».
W. Schadewaldt e, prima di lui, M. Pohlenz e altri dimostrarono
adeguatamente che l espressione aristotelica di’ eleou kat phobou corri-
sponde perfettamente alia piu antica formulazione, che risale all epoca
dei Sofisti, di’ eleeinon kai phoberotr, del resto lo dice inequivocabilmente
Aristotele stesso.2 Ma l interpretazione dominante muove da uno solo
dei possibili modi di intendere eleos- phobos , vale a dire « affetti », soli-
tamente intesi come compassione-timore, ma meglio, secondo la proposta
di Schadewaldt , commozione-orrore. L altra interpretazione ( « azioni com-
moventi e colme di orrore » ) mi sembra piu adeguata al contesto, non
soltanto perche era normale nella critica letteraria precedente ad Aristo¬
tele,2" ma, e molto piu , perche Aristotele nella sua definizione parla della
tragedia e non degli spettatori, e intende precisamente dare la risposta,
risultante da tutto cio che ha detto fino a quel momento, alia domanda
« Che cos e la tragedia ? ».2*1 Nel passo or ora citato,282 Aristotele dice che
la rappresentazione, mimesis , procura gioia ; come quasi tutti gli studiosi
prima di lui, Schadewaldt giustamente sottolinea che si ha qui una ria-
bilitazione del piacere tragico, e proprio in consapevole opposizione a
Platone: Aristotele intende provare che il piacere tragico appartiene al
novero delle gioie non dannose e lo fa definendo il piacere tragico appun-
to come l effetto naturale della tragedia ben costruita e buona sotto ogni
riguardo. Nella Poetica non parla affatto di una gioia catartica .
Ne parla invece nel libro ottavo della Politica , ma soltanto nella
forma di una metafora analogica .283 Qui egli ritiene suo compito mostrare,
e come al solito in opposizione a Platone,284 che i tipi di musica che ser-
vono soltanto all intrattenimento e alia ricreazione offrono una gioia non
nociva. Metaforicamente paragona l effetto di quest arte musicale 285 con il

piu importante: iizel 8k T))V an i\£ ou xal cp6 pou ( = la fonte ) 8ia [npifjaetoc ( = il
mezzo) Set fjSovfjv TOxpaaxEu <4£eiv riv KOIVJT / JV . Interpretando 1462b 13 ( « non un pia ¬
cere qualsiasi, bensi quello menzionato » ) dice lo SCHADEWALDT, p. 160: « ciofe quello
suscitato mediante tp6(3o? ed tkeoq e la loro xd&apot? ».
279
1452a 38 - b 1 ISXEOV % 96P0V , otcov nptiZeav 1) TpaywSia p.lp.7) < jic u 7r6xEiTai.
2!0
GORGIA, Hel . 8, Repubblica 387 bc, Fedro 268c, cfr. SCHADEWALDT, 143-144.
211
- -
TTEpl SiTrpaYcpSiac X yuptEV dbroXajWvTEc au rr)c"£x TMV £ EpT) p.£vov riv
JZEVOV opov T7) C OUtjla?.
382
1453b 11-13.
223
1342a 15 6 p.oEto? 8k xal ra piXr) TA xaftaprixa Tuxpkyei /apav A(3Xap?) zoic, -
avftp <o 7roi?. L analisi che il Dirlmeier offre di questo capitolo della Politica b di deci-
siva importanza per la problematica della xd&apaic e, come osserva giustamente lo
Schadewaldt, inquietante per coloro che introducono questa « katharsis musicale »
nella interpretazione della Poetica . Cfr. sotto, p. 550.
284
Specialmente Leggi II.
225
Naturalmente Aristotele non intende la musica nel senso limitato, quello, cioe,
di musica strumentale, ma pensa anche alle rappresentazioni teatrali.
202 ARISTOTELE

senso di liberazione che provano coloro che prendono parte a un culto


orgiastico; costoro provano un senso di alleggerimento, perche hanno
subito quasi una sorta di purgazione. ' II piacere che si prova ascoltando
1 6

una musica attraente o assistendo a una rappresentazione teatrale festosa,


anche se artisticamente manchevole, non ha nulla che fare con l educa-
zione ( paideia ); non si va ad assistervi per imparare qualcosa, ma soltanto
per ricrearsi dopo la fatica quotidiana /' Se ora noi ritorniamo alia Poe-
tica, ricordiamo che Aristotele accentua fortemente 1 efEcacia educativa
-
della mimesis , se egli avesse veramente considerato l eliminazione degli
affetti come l opera della tragedia, non avrebbe allora dato un cost forte
rilievo a quell effetto che nella Politica presenta come 1 opposto della
« gioia catartica », doe la mathesis , l apprendimento.
Ricapitoliamo brevemente cio che si e detto finora : esiste un collega-
mento strettissimo fra la concezione dell « opera » ( o del fine ) della tra¬
gedia e quella del « piacere particolare » che una buona tragedia procura
alio spettatore o al lettore.2 Nella definizione Aristotele non parla del
fine della tragedia: egli descrive cio che e una tragedia . La parola kathar-
sis ricorre nella Poetica in due passi: 1 ) nella definizione, in una frase in
cui Aristotele enuncia una connotazione di quella che e a suo giudizio una
tragedia perfetta; 2 ) nella discussione dell azione dell Ifigenia in Tauride ,
in cui menziona l atto di purificazione che Ifigenia escogita come mezzo
per salvare Oreste.289
£ assai incerto che si possa parlare di un opinione dominante riguar-
-
do al significato dell espressione katharsis ton pathematon , W. Schade-
waldt , alia fine della sua rassegna delle diverse interpretazioni, conclude
a ragione: tante teste, tante idee. Forse pero si puo considerare A.
Lesley 290 come il rappresentante di una certa communis opinio : « Per cio
che riguarda la Poetica , risulta che Aristotele ha inteso l effetto della tra¬
gedia come un alleviamento accompagnato da piacere degli affetti in essa
eccitati » . Rimane peraltro incerto se il Lesky con « gli affetti in essa ecci-
tati » intenda l azione piena di dolore e raccapriccio ( ma si puo allora al-
leviarli? ), oppure il dolore e l orrore degli spettatori ( ma essi provano
orrore? ). Questa ambiguita nella descrizione della katharsis e comunis-
sima .
Una caratteristica comune di tutte le interpretazioni moderne del
passo sulla katharsis e che l interpretazione si fonda sulla combinazione
di testi che ciascuno preso a se ammettono spiegazioni diverse. Fon-
dandosi in parte su interpretazioni precedenti, F. Else ha proposto una
286
1342a 14 7taai yiYveafl al Tiva xdcllapatv xal xoucpl Ea&at pstl rjSovrjc.
287
1341b 41 7rp8? 3cvcalv TE xal izpbc, rr/ v auvTovla? dvatrauaiv.
280
14, 1453b 4 xal 3evsu TOU opav.
m 1455b 15 T acoT/ jpla Sea r/ j; xafl apasco .
] <
m Geschichte d . griech. Lit ., Bern 1957 58, 527. Sebbene il LESKY citi nel testo
/
il saggio di Dirlmeier, si riferisce senza riserve a cio che Aristotele dice nell ottavo
libro della Politica a proposito della catarsi musicale.
RETORICA , POESIA, TRAGEDIA 203

spiegazione che rispetto alia maggior parte delle altre esegesi presenta
due vantaggi : egli cerca veramente di intendere cio che sta nel testo
parola per parola ; la sua traduzione e la sua spiegazione del passo non han-
no nulla della genericita che contraddistingue tante altre interpretazioni.
Giusta o sbagliata che sia, questa sua interpretazione ha dunque il pregio
di essere pienamente chiara. D altra parte, la sua e una voce che grida
nel deserto: a quanto io so, infatti, tutti coloro che sono intervenuti nella
discussione hanno respinto la sua spiegazione. Ma e un dato di fatto che
si deve registrare a proposito di tutte le spiegazioni della katharsis , come
osserva Schadewaldt . A mio giudizio, Else ha sostanzialmente ragione :
considereremo ora la proposizione aristotelica parola per parola attenen-
doci strettamente alia sua lettura.
£ merito di W. Schadewaldt di avere definitivamente provato che le
parole che noi traduciamo solitamente con « pieta e timore » dovrebbero
invece essere tradotte con « dolore e raccapriccio » oppure, come io pre-
ferirei, « commozione e orrore ». Come abbiamo gia detto, sulla base di
una serie di luoghi paralleli siamo autorizzati ad assumere che questi ter¬
mini non indicano qui i processi che avvengono nell animo dello spetta-
tore, bensi gli avvenimenti stessi: cio che di commovente e di orribile si
svolge nell azione destando la nostra partecipazione.291 Aristotele usa il
verbo perainousa nello stesso passo, poche righe dopo; esso ha il signifi-
cato che gli e solito e naturale, cosf in lui come nell uso linguistico co-
mune, di « portare qualcosa a compimento ». Se questo e esatto, l oggetto
katharsin deve indicare uno svolgimento o un processo, e non un risul-
tato finale. Perainein katharsin significa dunque « provocare una kathar¬
sis ».
Vorrei a questo punto far presente qualcosa che non si trova nel
testo e su cui si possono dunque avere opinioni diverse. Nella sua defi-
nizione Aristotele ha in mente la tragedia compiuta o, come usiamo dire
noi, quella ideale. La definizione rispecchia cio che egli si attende dall arte
dell autore di una tragedia, ammesso che costui sia un grande poeta . Se
la struttura dell azione provoca una katharsis , questa e allora l opera del
poeta, perche soltanto una tragedia che risponda alle esigenze della de¬
finizione da questo risultato.
Giungiamo ora a ton toiouton pathematon. L articolo determinativo
rimanda alle parole « attraverso azioni colme di orrore e commoventi » e
indica dunque che la tragedia compie la « loro » katharsis. Se si traduce
toiouton con « affetti di questo genere », si deve allora supporre come
nota Schadewaldt che esistano altri affetti particolarmente « tragici »;292
ma questa supposizione non trova sostegno alcuno ne in Aristotele ne nei

Repubblica X, 605d £V86VTE? aurou? &n6 [L£&a. S;u[ jLraxaxovTe<;.


,
22
W.J. VERDENIUS, Autour d' Aristote , 372, ritiene che cio sia confennato da
-
1456a 38 b 1. In questo passo sulla Siavota non si tratta pero di Kai&t) particolar
mente tragici, bensi della presentazione di 7ra{b) in generale.
¬
204 ARISTOTELE

suoi predecessori. Se traduciamo invece ton toiouton 29con « azioni co-


293

siffatte », otteniamo un accordo completo con il parallelo, * tante volte ad-


dotto, dell undicesimo capitolo. Lo Schadewaldt ha tutte le ragioni quan-
do dice che pathos e pathema non sono assolutamente identici; e pero un
dato ormai ben documentato che Aristotele non e affatto conseguente nel-
l uso di questi termini. Mi limito a citare due passi della Poetica, che
lo provano.295
Che katharsis significhi « eliminazione, rimozione », e perfettamente
chiaro; ogni altro uso metaforico del termine, che appartenga alia sfera
della medicina, dell igiene pubblica o del culto, risale a questo significato
fondamentale. II significato di « provocare una purificazione attraverso
l eliminazione di qualcosa di non desiderato » e particolarmente chiaro
nel Sofista 226e - 231b e non e molto lontano dal significato concreto.
Ogni « purificazione » comprende una « rimozione », ma non viceversa.
Il risultato di questa interpretazione, dunque, e che Aristotele di¬
ce: « Appartiene alia tragedia ... infine,296 che mediante quanto di com-
movente e di orribile ( e implicito nell azione ) produce la purificazione delle
azioni cosiffatte ( commoventi e colme di orrore ) ».
Cio che Aristotele aggiunge nei capitoli successivi conferma l impres-
sione che questa lettura sia esatta. Egli discute diversi tipi di tragedie e
descrive quella che per lui e la tragedia ideale: sappiamo che in partico-
lare considerava esemplare VEdipo re di Sofocle. Attenendomi stretta-
mente al testo, riassumerei cost le sue piu importanti aflermazioni a pro-
posito della « tragedia piu bella » : « La tragedia ideale deve avere una
azione complessa , con momenti di forte presa e di forte commozione. Il
personaggio principale deve avere un carattere buono, sebbene non perfet ¬
tamente nobile; gli deve accadere una grave sventura , non perche I abbia
meritata, ma perche senza sua consapevolezza ne sua volonta ha
compiuto qualcosa che, visto dalPesterno, e spaventoso, sebbene il pro-
tagonista stesso ne sia incolpevole ». £ questo cio che da Aristotele e
chiamato hamartia.
« La sua sofferenza e tanto piu grave e toccante in quanto egli non ha
m Anche Teofrasto, fr. 89 W.
= Porfirio In Ptol. harm., 65, 13-15 DURING, parla
soltanto dell effetto della musica: « la musica b un movimento dell anima per la libe-
razione (dbrAXuau;, usato nel Cratilo 405b come sinonimo di xaOatpcov ) dai mali pro-
dotti dagli affetti ». Cfr. DURING, Ptol. u. Porph. iiber die Musik , 160-167. Nella valu-
tazione della musica come ricreazione Teofrasto va dunque oltre Aristotele.
o'ltov 7tpd etov a 1452b 1 corrisponde a TUV xoioiixtov 7raOr)(i.aT(jjv. Nel quat-
tordicesimo capitolo, 1453b 12 sgg., si legge che orrore e commozione devono essere
-
introdotti nell azione, b> zoii 7rpdypia(ii epi7toir) T ov , e questi « processi » a b 20
vengono chiamati
x 1452b 11 7tadoi; 8 ICTTI 7
tpa5i? (p9apzixrj fj 68uvn) pfi ( concorda dunque con la
mia interpretazione di SXeo -ipoPo? ) ; a 1459b 11 7ra# )(rdtTuv difficilmente puo signifi-
care altro che « azioni commoventi e orribili », come T& Seiva oExrpi xfiiv au|X7a7rr6v-
a 1453b 14, £x x£iv ouptPaivAvxtov a b 6.
xtjjv

La traduzione dello Schadewaldt e sopra, p. 201.


RETORICA, POESIA , TRAGEDIA 205

colpa. L elemento commovente e terrifkante deve risultare dalla struttura stessa


dell azione, perche l’azione deve essere costruita in forma tale che, anche senza
assistere a una rappresentazione della tragedia , ci si senta colti da commozione e
raccapriccio, solo a udire 1' Edipo. Le azioni che raggiungono in misura mag-
giore questi effetti sono le ben note tragedie familiari della tradizione mitica, in
cui un fratello uccide un fratello, o un figlio uccide il padre o la madre. La
struttura dell azione e quanto mai efficace quando essa viene condotta in modo
naturale a un punto culminante in cui si verifica un capovolgimento repentino,
una peripeteia Cost nelYEdipo si presenta un uomo da cui ci si aspetta
che porti al re una notizia felice e che lo liberi dalla sua angoscia; invece egli
getta il re nella piu profonda sventura col rivelargli chi egli sia. La tensione
cresce fino quasi all insopportabile 2 K per il fatto che il protagonista, il quale
apparentemente si trova in una situazione felice, vede improwisamente chiarirsi
la sua reale posizione e comprende di aver commesso una spaventosa hamartia\
come un fulmine si abbatte su di lui la sventura ».
Questa forma raffinata e intellettuale delVanagnorisis cioe del ri-
conoscimento, e quindi intimamente collegata con Vhamartia e porta alia
peripeteia. La persona colpita dalla sventura sente di essere « impura »:
anche se, inconsapevolmente, ha compiuto una cosa spaventosa che deve
espiare. « Io sono da capo a piedi impuro », proclama Edipo gia dopo la
prima scoperta, e dopo la catastrofe definitiva nelle sue parole si accumu-
lano le accuse a se stesso.301
Aristotele considera dunque compito del poeta di condurre l azione
a una conclusione che gli spettatori trovino giustificata e che procuri loro
gioia.*2 Lo spettatore deve quasi pronunciare un giudizio: l Ateniese, che
quotidianamente trascorreva molto tempo nei grandi tribunali popolari, si
trova ad essere nel teatro di Dioniso testimone di un toccante dramma
familiare. Un figlio uccide sua madre, come Oreste uccide Clitennestra ,
una madre uccide i suoi figli, come Medea ; pieno di raccapriccio 303 e di
commozione, lo spettatore vede come questi avvenimenti si verificano
1453b 6 dxotiajv TOV OISITCOU (JLUDOV ; noi diciamo « leggere » ma i Greci leg-
gevano ad alta voce anche quando erano soli.
2,1
Questo vocabolo significa « un improwiso e totale rivolgimento nel corso del-
l azione », TOJV 7rparro|jievajv peTaPoX-J) tlz TB £vavr £ov , 1452a 22. Awiene dunque og-
gettivamente sulla scena, non soggettivamente nelle intenzioni, come intendeva il
Vahlen. Si veda P. TURNER , « Cl. Qu . » 1959, 207-215, dove si trova la letteratura
precedente .
299
1454a 4 7 j dvayvtiptoi? £X 7tXif )XTix6v.
300
La piu bella forma di dvayvciptai? e quella che si sviluppa dall azione stessa,
1452a 36-37. Qui come nel passo sulla katharsis il processo e oggettivo, nei 7rpaTTop.eva,
non nell’anima.
301
823 dp ou i 7ra? avayvo?, 1345 xaxapaTOTaTOS, 1360 ddso?, 1397 xaxo? xax
xaxcjv , 1441 daepfji;.
303
1453b 12. Dione di Prusa, nella sua analisi comparativa delle tre tragedie su
Filottete, dice ( Or. 52 ) che Sofocle aveva costruito la sua tragedia in modo tale
COOTS 7TXE1OT7) V fjSovJjv pcd ut}300? xa't acjjtvoTVjTO? EvSclxvuaS at .
m 1453b 4 T6V dxouovTa xa 7rpay|jtaTa Yiyv6|jLeva xal (pptTTEiv xal eXectv EX
TC5V <JU|jL|3aiv6vTG>v.
206 ARISTOTELE

attraverso uno o piu errori, e come infine vengono in luce. Posto di fronte
a questa complessa azione e a cio che nel corso della rappresentazione vie-
ne detto pro e contro,** lo spettatore si sente quasi un giudice. Egli va ¬
luta nel proprio intimo la colpa delle persone che agiscono e prende po-
sizione pro o contro; ne risulta impegnata non soltanto la sfera dei suoi
sentimenti, ma anche la sua intelligenza. Lo spettatore deve vedere l uni-
versale nel caso di cui e testimone; cio che viene messo in scena nella
forma a meta mitica della saga eroica egli deve sentirlo come qualcosa
che riguarda anche lui stesso: « cio potrebbe accadere anche a me » . L ar-
te del poeta deve condurlo a convincersi che il protagonista del dramma ,
senza sua colpa, e stato colpito da una grave sventura . L equita esige che
egli, nella sua qualita di giudice, lo assolva da ogni responsabilita ; per
raggiungere questo fine, l azione deve essere costruita in modo da con-
durre a cio che, secondo la concezione allora tradizionale, fu chiamato da
Aristotele una purificazione, katbarsis. « Dopo tutto cio che egli ha30ipa-
tito senza sua colpa, un dio giusto gli possa ora rendere giustizia ». £
la struttura dell azione che deve condurre a questa conclusione logica,
davanti a cui lo spettatore spontaneamente proclama: si, cost doveva acca ¬
dere. « Cantiamo ora di dolore, ma possa alia fine il bene trionfare » .*
La katbarsis , che ricorre soltanto nella definizione della tragedia e
in una proposizione in cui Aristotele intende precisare la traccia ideale
dell azione, e dunque lo strumento mediante il quale il poeta raggiunge
il suo proprio scopo, che e quello di offrire agli spettatori il piacere e la
gioia tipici dell arte tragica . In conseguenza del fatto che tutta l attenzione
si e concentrata sul termine katbarsis e accaduto, per esprimerci in modo
un po paradossale, che questa parola abbia usurpato quasi tutto cio che
e implicito nel concetto di oikeia hedone. Hedone , secondo il Platone del
Filebo e l Aristotele 307 degli scritti piu antichi, e il piacere che si origina
al ristabilimento dell equilibrio nel corpo. Il piacere specifico della trage¬
dia e costituito dalla sua efficacia sullo spettatore o sul lettore; questi sente
di aver raggiunto un interno equilibrio: ha provato il raccapriccio e la
commozione e alia fine ha anche vissuto lo scioglimento del conflitto ;
giustizia e stata fatta , l eroe deve si soffrire , pero moralmente e riabili-
tato. « Imparare attraverso la sofferenza » , dice Eschilo e , dopo di lui,
tutti gli altri. La nostra partecipazione e il nostro orrore hanno avuto
un oggetto degno; al momento giusto e verso le persone giuste, abbiamo
provato l intera gamma degli affetti per motivi giusti e nel giusto modo ;
tutto questo ci procura soddisfazione e una profonda intima gioia. Questa
gioia costituisce il cosiddetto « piacere tragico » .

L epos. Aristotele discute la poesia epica dal medesimo punto di vi-


Il che Aristotele chiama Stivota.
Oed . Col. 1565.
305

* Agam. 122.
m Vedasi sopra, p.
173.
RETORICA , POESIA , TRAGEDIA 207

sta della tragedia e paragona continuamente queste due forme d arte ; egli
rileva che la differenza sostanziale fra l una e l altra risiede nella forma
dell esposizione, vale a dire nella tecnica artistica e nel modo di procedere.
Non vuole riconoscere come poesia epica un resoconto storico raccontato
in versi, una cronaca o una biografia che segua un filo cronologico 308 defi-
nisce epos un azione raccontata in versi, composta dal poeta stesso con
una salda struttura logica , entro la quale si puo distinguere inizio, centro
e fine. Durante la discussione della tragedia aveva in mente la forma
tecnicamente perfetta ; alio stesso modo, ora , considera Ylliade e YOdis-
sea come le forme esemplari della poesia epica . Dalla tecnica drammatica
aveva fatto derivare i sei elementi fondamentali della tragedia: 1 ) l azione
e l anima della tragedia ; 2 ) i personaggi fondamentali devono manifestare
il loro carattere attraverso cio che fanno e dicono; 3 ) il linguaggio deve
essere hello, libero da trivialita , ricco di termini vigorosi e di metafore
sonanti; 4 ) i discorsi delle persone che agiscono sulla scena devono com-
pletare l azione; il corso dell azione deve risultare chiaro anche senza
parole, ma essere illuminato ulteriormente dai discorsi e dalle parti can-
tate ; 5 ) canto e musica aumentano l efficacia della tragedia , particolarmente
se il poeta ha assegnato al coro un ruolo attivo nell azione; 6 ) cio che si
vede nell orchestra, costumi di scena, maschere, movimenti e cost via
ha valore soltanto ai fini della rappresentazione.
L' epos ammette le stesse quattro forme fondamentali della tragedia.
La struttura dell azione puo essere semplice, come nel Prometeo , in cui
l azione si svolge secondo una linea diritta ; puo essere complicata come
nelYEdipo ; puo mirare alia rappresentazione di caratteri, come nelle
Ftiotidi o nel Peleo ,m oppure infine puo rappresentare sofferenze umane,
come YAiace. La musica e tutti gli altri elementi che appartengono alia
rappresentazione mancano, naturalmente, neYYepos , ma gli altri quattro
elementi fondamentali della tragedia hanno posto anche neYFepos ideale;
perche anche nell' epos c’e bisogno di peripezia e di scene di riconosci-
mento, di un ricco contenuto di pensieri e di un linguaggio bello ed ele-
vato , al di sopra del triviale. Tutti questi elementi Omero li ha usati
per primo e insieme con maestria ; 310 egli e l’unico poeta epico che abbia
saputo dominare l’intero registro. Idlliade ha un’azione di fondo sempli¬
ce e trabocca di affanni umani, nell Odissea invece l’azione e complessa
e ricca di scene di riconoscimento e di pittura di caratteri. Omero solo
fra tutti i poeti epici comprese esattamente che cosa l’arte da lui esi-
geva ;311 egli personalmente compare poco. Dopo un breve proemio, in ¬
troduce 313 subito sulla scena qualcuno che park o agisce , e costui ha un
carattere a noi facilmente riconoscibile. Uno dei maggiori meriti di Ome-

m Tragedia perduta di Sofocle.


-
*" 1459a 17 <$ir( Yrj|iaTixr( xai ev [xc rpw .
(xi (xr)Ttxrj

510
1459b 13.
5,1
1460a 6.
312
1460a 10 daayai, come nell orchestra.
208 ARISTOTELE

ro e poi di avere insegnato agli altri poeti come debbano esporre quel 313
che non e vero in modo tale da farlo sembrare verosimile e credibile.
Egli consegue questo effetto in quanto induce il suo ascoltatore a trar-
re una conclusione che e in realta falsa.
Aristotele ammirava tanto Omero, da chiamarlo poeta ispirato dagli
dei,31 e tale lode e estremamente rara nelle sue opere. La superiorita
di Omero sugli altri poeti consiste, a suo giudizio, nel fatto che Omero
ha trattato in modo geniale due vasti blocchi di materie completamente
diverse. Omero non riferisce in preciso ordine cronologico tutto cio che
avvenne a Ilio e non racconta tutto cio che Odisseo provo;313 se avesse
descritto l intera guerra di Troia, o tutti i casi capitati a Odisseo nel
corso dell intera sua vita, nessuno dei due poemi sarebbe stato facile
da seguire.316 Egli risolse invece in modo geniale il problema col separa ¬
te gli epeisodia dall azione centrale, come per es. fa per il catalogo
317

delle navi. Questo non e consentito nella tragedia, mentre nelVepos co


stituisce una tecnica eccellente, perche grazie ad essa l unita dell azione
-
centrale risulta salva . La grandezza di Omero consiste dunque, alia fine,
nell aver saputo conciliate nella sua arte un azione fondamentale unitaria
e facilmente individuabile con una quantita di epeisodia di tipo diverso;
valendosi di questa tecnica pote spezzare lo schema cronologico, concen ¬
trate l azione principale in pochi giorni e raccontare ogni altra cosa negli
episodi ; in tal modo salvo quell unita strutturale 311 che gli altri poeti
epici conseguirono ricorrendo alia successione cronologica dell azione.
Aristotele vedeva in Omero non tanto un narratore, quanto piuttosto
un maestro della composizione efficace; da questa sua opinione dipendono
anche i consigli che da su come dovrebbe essere scritto un poema epico.319
« La struttura dell azione principale deve essere logicamente costruita, in
modo da apparire immediatamente evidente all ascoltatore. Nei particolari, invece,
il poeta deve scegliere piuttosto cio che effettivamente e nella realta impossibile,
ma che egli puo presentare come verosimile, a preferenza di cio che nella realta
e effettivamente possibile, ma nel contesto risulta inverosimile. Si pensi , per
esempio, alle circostanze, completamente assurde, dello sbarco di Odisseo addor -
mentato ;370 se tuttavia questa rappresentazione e cos efficace da un punto di
vista artistico, cid si deve al fatto che l epica lascia molto maggior spazio, rispet-
to alia tragedia, per l irrazionale e lo straordinario, che costituisce la fonte reale
della nostra meraviglia . La poesia epica stimola piu direttamente e in grado piu

313
1460a 18-19. Da questo passo muove Dorothy Sayers in un acuto saggio sul
TTixpaXoYia [x6;< come fondamentale espediente tecnico del romanzo poliziesco.
314
1459a 30 av 9a.veb) .
313
1451a 24.
314
1459a 33 eumivoxTOi;.
3,7
1459a 35, cfr. 1451b 33 - 52a 1.
313 _
1459b 1 eT? y p6vo? xal pda Trpa t?.
313
Cosf anche per la tragedia nei capp. 17-18.
370
1460a 35. Aristotele si riferisce a Od . 13, 119 sgg., passo molto discusso nella
letteratura antica fin da Zoilo.
RETORICA, POESIA , TRAGEDIA 209

alto la nostra fantasia . La tragedia invece e composta in vista della rappresenta-


zione e la sua azione si svolge davanti ai nostri occhi. In teatro, per esempio, cio
che awiene durante l inseguimento di Ettore 321 sarebbe assurdo ».
Dalla Sofistica Omero fu fatto oggetto di una discussione critica par-
ticolarmente vivace ; con l aiuto di criteri diversi si volevano provare gli
errori, le aporie o perfino le assurdita contenute nei poemi. II rappre-
sentante piu noto della critica omerica di impronta sofistica fu Zoilo e su
questa linea tradizionale si colloca anche la critica omerica di Platone; fu
questi il primo a stabilire dei solidi principi secondo i quali giudicare la
poesia. Va da se che questi principi o criteri si radicano profondamente
nella sua filosofia. Nel cap. 25 della Poetica , ora, Aristotele riassume le
sue opinioni su questo problema , e lo fa in una forma estremamente con-
cisa , come e del resto abituale in quest opera.322 In opposizione a Platone,
Aristotele scopre che Omero e stato criticato senza ragione, per lo piu
per cose che non hanno nulla che fare con l arte epica . Come provano i
numerosi frammenti, nella sua raccolta di aporie omeriche egli discute
una quantita di passi controversi dell' lliade e deWOdissea attenendosi
strettamente ai principi che sono enunciati nel cap. 25 della Poetica.
L obiezione principale di Aristotele e diretta contro Platone. « Quan-
do giudichiamo l arte poetica, non possiamo esigere la stessa correttezza
che richiediamo all etica, e nemmeno se paragoniamo la poetica ad altre
arti ». La poesia obbedisce a leggi sue proprie. « Correttezza » e parola
rivolta direttamente contro Platone, perche il criterio principale di questi
era « se l opera d arte e correttamente fatta » . s Secondo Platone, il poe-
ta si trova a due passi dalla verita, perche la sua opera e imitazione di
un oggetto sensibile, non dell Idea che, sola , e vera.
Aristotele costata dunque che l arte poetica ha una propria intrinse-
ca 326 legge. Dal momento che ogni poesia e mimesis , il poeta puo trarre il
suo materiale da tre fonti: 1) dalla vita reale, vale a dire il poeta puo
m 1460a 15.
322
Molti studiosi, e da ultimo il de Montmollin, hanno tentato di analizzare il
capitolo scomponendolo in strati diversi, oppure di ristabilire con altri metodi una
disposizione piu logica. Ma, prescindendo da certe disuguaglianze formali, il capitolo
& di fatto perfettamente chiaro.
323
Cfr. l eccellente dissertazione di H. HINTENLANG, Untersucbungen zu den Ho -
-
mer Aporien des Aristoteles , Heidelberg 1961, dove si trova anche un illustrazione della
_
letteratura sull argomento.
1460b 13 ouy 7) aurrj 6 p96 rrjq ccmv T5);< 7roXmx7) ;< xal T/ j? 7roo)Ttx5i ;< ot>8£
ISXAT)? liyyrjc xal 7roi7]Ttx5j;< . Il vocabolo KOMTIXT ) non significa qui « arte politica »,
ma indica la sapienza etico-politica: cfr. Rhet . I 4, 1359b 5 e I 8, 1366a 21, sopra
-
p. 142. Nel nostro passo il termine lp$6 rr] C ha poi due significati, da una parte « con-
cordanza con l originale » e dall altra anche « correttezza etica », come dice Socrate
nel Critone 46b.
325
Repubblica 601d sgg., e con tutta chiarezza Leggi 668d sE 6 p&£3;< , si veda so ¬

pra, p . 187.
321
1461b 24 7) opd6T7) ;< TJ xaxa rijv it/ yry .
210 ARISTOTELE

narrare le cose come sono state o sono ; 2 ) dalla tradizione orale o scritta ,
cioe il poeta puo esporre le cose come si dice che siano e come si ri-
specchiano nel giudizio degli uomini ; 3 ) dalla sua propria convinzione di
come le cose dovrebbero essere: cioe puo, come Sofocle, rappresentare
caratteri non come essi realmente sono, ma come dovrebbero essere.327
Non commette una violazione dell arte poetica un poeta che rappre-
senti qualcosa che in se e impossibile come, ad esempio, un mostro che sia
leone nella parte anteriore, drago in quella posteriore, capra nel mezzo;
ma soltanto a condizione che la cosa sia utile alio scopo della poesia ,32*
che abbia cioe l efletto voluto dal poeta . Neanche e un difetto se il poe¬
ta idealizza la realta o racconta qualcosa che e generalmente cost tra-
mandato.329 Come per la tragedia, vale anche per la poesia epica la regola
che piuttosto di qualcosa di possibile, che non risulti credibile, e prefe-
ribile scegliere qualcosa di impossibile, tale pero da trovar credito. Quan-
do poi qualcosa e completamente assurdo, come per esempio la Chimera
o l inseguimento di Ettore, bisogna accettarlo come materia di tradizione
e riconoscere con Agatone che e verosimile che molto sia accaduto pur
contro ogni verosimiglianza .330
Inoltre si puo, come fa Platone, criticare un passo in Omero in quan¬
to moralmente riprovevole; 331 pero non esiste in questo una regola asso-
luta, perche la stessa azione o la stessa affermazione puo essere giudicata
secondo la situazione. « Per giudicare se una battuta o un azione e mo¬
ralmente riprovevole oppure no, non bisogna tener conto soltanto del-
l azione o dell affermazione in se, ma bisogna considerare anche la persona
che agisce o parla e chiedersi : a che, quando, come, per quale scopo ?
Forse per ottenere un bene maggiore o per evitare un male maggiore ? ».332
Infine Aristotele costata che molte apparenti contraddizioni in Ome¬
ro possono essere spiegate ricorrendo a un analisi semantica e linguistica.
Nell esame di questi passi bisogna usare gli stessi metodi che servono a
cercare le contraddizioni apparenti nelle dispute dialettiche;553 ma soprat-
tutto bisogna giudicare le apparenti contraddizioni di Omero con sano
buon senso, prima di biasimarle.334
Aristotele si colloca quindi in una posizione molto riservata nei con-
fronti della critica omerica contemporanea ; e disposto a riconoscere solo
le mancanze verso l arte poetica in se, quale egli l ha definita, e non men-
ziona un solo esempio di simili mancanze in Omero. £ assai significativo,
377
1460b 7-11 oTa Tjv 1) SCTTIV , oTa cpaatv xal SOXEI , ota elvai SeT.
338
1460b 24 xou x£ Xou<; XOU OCUTT)?, cioe 1 olxEia 7]§ovv).
529
1461b 10 7rp6<; xi> p £Xxiov 1) 7rpi <; xr;\i 86i;av .
330
Citato tre volte da Aristotele, 1456a 23 , 1461b 15 , e Rhet . II 24, 1402a 8 .
331
1461a 4 xaXto? v) (rl) xaXto? , 1461b 23 pXaPEpi .
332
1461a 4-9, cfr . EN III 2 , 1111a 3-6, punto da cui muove la dottrina ellenistica
della axdlai <;.
333
1461 b 17 ei xo auxo xal xpot; x6 auxo xal waaoxco? , e cost in Soph . El . 26 ,
181a 1 e 15 , 174b 19 sgg .
334
1461b 18 5 civ 6 <pp 6vi (i.o<; uTroOvjxat .
RETORICA, POES I A, TRAGEDIA 211

come osserva il Gudemann nel suo commentario, che Aristotele, quando


avanza due esempi di critiche che sono giustificate sulla base di certe
ben precise condizioni, non desume i testi da Omero, bensi dalle tragedie
di Euripide. Come vedremo, questo non vuol dire che egli apprezzasse
Yepos come tale piu della tragedia . Sarei piuttosto incline a spiegare la
completa assenza di una critica contro Omero con il desiderio di dimo-
strare la sua posizione critica nei confronti della condanna platonica di
Omero.
Paragone fra epos e tragedia. Nell ultimo capitolo, che e veramente
scritto in forma di abbozzo, Aristotele pone il problema di quale sia su-
periore fra i due grandi generi poetici, epos e tragedia ; e questo un
problema che aveva gia accennato nel cap. 4.335 L impostazione e estrema-
mente caratteristica dell Accademia : era stato Platone a imprimere que-
sta svolta alia filosofia. Chi identifica il vero, l ordinato e il definito, il
bello e il buono, inevitabilmente introdurra in ogni circostanza la pro-
spettiva dei valori.336 Nel terzo libro dei Topici Aristotele aveva posto il
problema di quali condizioni rendano una cosa migliore o preferibile ;337
e aveva anche composto un opera particolare su questo argomento. Ora
Aristotele apprezza in grado straordinariamente alto sia Yepos ideale, cioe
Ylliade e YOdissea , sia la tragedia ideale: entrambi i generi rispondono al
loro compito in misura altissima .331 Si aggiunge il fatto che entrambi i ge¬
neri di poesia appartenevano a un tempo ormai passato: la tragedia ideale
esisteva ai tempi di Aristotele ormai soltanto come letteratura. L arte
drammatica contemporanea era semplicemente volgare. Aristotele si trovo
dunque in un dilemma: doveva concedere a Platone che il pubblico che
al tempo suo affollava il teatro di Dioniso in realta cercava , nel migliore
dei casi, la distrazione, e nel peggiore l emozione, ma non l arricchimento
spirituale, ne l insegnamento e neppure quella oikeia hedone che egli ap-
prezzava tan to. Una seconda difficolta era che egli aveva continuamente
posto a confronto Ylliade e YOdissea con la tragedia, giungendo al risul-
tato che entrambi i generi erano di pari valore. Il capitolo mostra la sua
difficolta nel venire a capo del problema ; si tratta di uno schizzo incom-
piuto, di un primo abbozzo ricco di difficolta testuali e oggettive, che qui
non possono essere ricordate. A me sembra probabile che Aristotele, nel
procedere al conclusivo confronto e alia valutazione delle due forme poe-
tiche, abbia seguito lo schema che gli e abituale in confronti del genere:
egli si chiede « a chi, con che cosa e a qual fine ».33 Trova dunque che la
tragedia si rivolge agli ascoltatori piu esigenti e mantiene tutta la sua

335
1449a 6-8.
336
Cfr. H.J. KRAMER , Arete bei Platon und Aristoteles , 142.
337
Vedasi sopra, p. 88.
3311
1462a 11 7roiei TO auTTji; deve essere inteso ( contro l Else ) come &
rcotei T
aoTT;? Spyov.
339
-
1461a 7 7rpo <; ov , OTE , 8TM , O J 1'VEXEV.
212 ARISTOTELE

efficacia anche se mancano la musica e tutto do che appartiene alia rap-


presentazione. L epos e molto lungo, mentre una tragedia , che richiede
un contenuto che e all incirca soltanto un decimo di quello dell Made ,
ha un efficacia ugualmente grande. La tragedia e un unita organica in
grado molto maggiore dell epos , e raggiunge l effetto piu alto grazie alio
spiegamento di pochissimi mezzi tecnici di espressione. « Poiche la tra ¬
gedia sotto tutti questi aspetti e superiore all epos, e soprattutto perche
essa raggiunge il suo fine meglio dell epoj, noi dobbiamo riconoscere la
tragedia come la forma poetica di maggior valore ».
Dal principio alia fine la discussione sull arte poetica e dominata
dalla filosofia del telos. La tragedia ideale, come Aristotele se la raffigura ,
era ai suoi tempi una forma poetica morta, ma era per lui il culmine della
poesia ellenica.
La Poetica e con questo titolo mi riferisco soltanto all opera che
noi possediamo rimase, come la Retorica , priva d influenza sullo svi-
luppo successivo. Per Teofrasto e per la sua generazione il problema era
palesemente inattuale. Tutti i tentativi di scoprire tracce di una cono-
scenza del trattato nell eta ellenistica sono falliti. NelPArr poetica di
Orazio non si trova un solo pensiero che possa essere ricondotto con si-
curezza e direttamente alia Poetica.
Ill
I PRIMI PRINCIPI

Le opere
Sul bene. Che Platone tenesse conferenze e le presentasse con il titolo Sul bene, &
garantito innanzi tutto ca Aristosseno.1 Riferendosi ad Aristotele stesso, eostui dice che
Aristotele era solito raccontare sempre la seguente storia ( con cui intendeva illustrare
la sua opinione che gli ascoltatori debbano essere preparati, e che il docente debba
presentare il tema in modo conveniente ): allettati dal tema del bene, gli ascoltatori si
attendevano un esposizione intorno ai beni umani tangibili; ma la conferenza di Platone
era piena di matematica, e mirava a dire che il bene e l Uno. Cio appariva all uditorio
cosi totalmente paradossale, che alcuni manifestavano disprezzo, altri criticavano la
conferenza .
Dai tempi di Zeller, nessuno ha mai posto in dubbio la storicita di questa notizia.
'

Sappiamo da Simplirio 2 che Aristotele, Speusippo, Senocrate, Eradide Pontico,


Estieo e altri scolari di Platone trascrissero le conferenze. Nei cataloghi delle opere di
Aristotele, Senocrate e Eradide troviamo infatti anche il titolo Ilepl TBYAFTOV ; nel cata-
logo di Eradide esso sta sotto il titolo generale di loaned ( opere di filosofia della na-
tura ): il che e degno di nota. Colui che mise insieme questo catalogo sapeva dunque
che, nonostante il titolo, l opera non apparteneva agli scritti etici.
L opera di Aristotele comprendeva due libri: secondo Tolomeo erano cinque, ma
si tratta certo di un errore testuale. Alessandro cita il secondo libro. Le conferenze di
Platone sono indicate come dicpiaorii;, ativouatai o anche Xifot itcpl ayadtoxi . Non
c e nulla, nelle notizie, che ci riveli se l opera di Aristotele era una semplice relazione,
come le sue Em/ropaC dei dialoghi di Platone, oppure una relazione criticamente com-
mentata . £ probabile che almeno la parte espositiva della sua illustrazione avesse il
medesimo carattere ddle notizie dossografiche nelle sue opere dottrinali: che cioe fosse
una relazione svolta nella terminologia sua propria; si potrebbe citare come esempio
Alfa 6, 988a 7-15. In P. Wilpert, Neue Fragmente aus Ilepl TdYaftou , « Hermes » 76,
1941, p. 226 si trova una raccolta delle notizie dossografiche; nel suo libro Zwei Aristo-
telische Friihschriften fiber die Ideentehre il Wilpert diede un interpretazione comples-
siva che segna il maggior progresso dopo lo Stenzel nell indagine sulla dottrina dei prin-
cipi esposta nel IIspl TDYTTFTOU. Muovendo dai risultati ottenuti da J. Stenzel, O. To-
plitz 1 e P. Wilpert, H.J. Kramer 4 ha di recente discusso l intera problematica molto

1
Elem. harm. II 1, p. 30, 10 MEIBOM = DURING, Biogr. trad ., 357-360.
2
In Phys. 187a 12, p. 151, 8 DIELS.
2
Das Verhaltnis von Mathematik und Ideenlehre bet Plato, « Quellen u . Studien
zur Geschichte d. Mathematik » B I 1, 1931, 3-33.
4
Arete bei Platon und Aristoteles. Zum Wesen und zur Geschichte der plato-
nischen Ontologie. Abh. Heid. Ak . d. Wiss., Phil.-hist . Kl. 1959. Il libro del Kramer
214 ARISTOTELE

approfonditamente: il suo libro segna una svolta non solo nelle ricerche sulle notizie
circa 1 insegnamento orale di Platone, na nello studio di Platone in generale. Molti
eminenti studiosi, e fra di essi H. Cherniss 5 nel modo piu risoluto, misero in dubbio la
tradizione circa l insegnamento orale di Platone; il Cherniss e anzi convinto che dot-
trine esoteriche di Platone non siano aflatto esistite. Egli considera le notizie aristote-
liche o come interpretazioni erronee, oppure come proiezioni retrospettive di dottrine
di Speusippo o di Senocrate su Platone, e rifiuta di riconoscere al corso Sul bene (che
egli considera un unica lezione ) un particolare contenuto che vada al di la dei Dialogbi.
Il Kramer discute punto per punto le tesi di Cherniss, e prova che le notizie sull inse -
gnamento orale sono sostanzialmente attendibili. Dopo una chiara interpretazione delle
notizie dossografiche, egli esamina attentamente i Dialogbi di Platone, e vi scopre le
tracce della dottrina dei principi illustrata nelle conferenze Sul bene; egli accerta che
questa dottrina costituisce il sostrato concettuale di tutti i Dialogbi platonici. Io ritengo
che nel complesso i suoi risultati siano inconfutabili, con la sola limitazione ( illustrata
piu oltre *) che con Aristotele dobbiamo ammettere uno sviluppo della dottrina delle
idee. Questo, in realta, e ammesso anche dal Kramer,7 il quale e tuttavia incline a rico¬
noscere alia dottrina dei principi una posizione chiave per la comprensione dell intima
unita dell intera opera di Platone. A mio giudizio, la piena affermazione della dottrina
dei principi si trova per la prima volta nella Repubblica 508d-509b. La mia esposizione
della dottrina dei principi illustrata nel IlepL tayadou e pero in ogni particolare forte-
mente influenzata da quella del Kramer. Lo scritto IIspL xdyadou , come il XlepL (SEWV,
deve appartenere alle primissime opere di Aristotele, poiche questi vi si riferisce nelle
piu antiche opere didattiche conservate.
Nel suo sostanzioso volume, il Kramer espone esaurientemente la storia del pro¬
blems, riferendosi alle testimonianze e alia bibliografia anteriore. Qui mi limito ad ag¬

e stato recensito da G. VLASTOS in « Gnomon » 1963, 641-655. Poiche sono venuto a


conoscenza della recensione soltanto dopo la conclusione della stesura del mio mano-
scritto, non mi e piu stato possibile prender posizione su di essa nel capitolo dedicato
alia dottrina dei principi; non mi sembrano tuttavia fuori luogo alcune osservazioni
supplementari. E realmente attestato in maniera attendibile il fatto che Platone impar-
tisse un insegnamento orale, e anche che egli insegnava 8xi dya$6v eaxiv cv. Questa
non era in alcun modo una dottrina segreta, ma era universalmente nota ( Phileb. 14d
xa 8c8rjp.Eup.6va xaiv Haupaaxoiv ropl x{> i v xal TroXXa , la commedia ). Per motivi che
sono illustrati nel Parmenide 136, Platone discuteva generalmente simili sottili questioni
in un circolo ristretto ( cfr. oltre al Farm. 136de anche Teeteto 152c, Filebo 19e, Ep.
VII 341e ); tutto cio non ha dunque niente che fare con l affettazione del segreto.
Secondo Aristosseno Platone deve pero almeno una volta aver esposto la sua dottrina
davanti a un uditorio casuale. E completamente errato considerare la dottrina dei prin¬
cipi come un sostituto di quella delle idee ( « una filosofia intesa a sostituire quella che
egli aveva divulgato nei dialoghi » ). Con la dottrina dei principi Platone intendeva
chiarire 1 essere delle idee; senza estendere ulteriormente il paragone, si puo ricordare
che Aristotele intese in un secondo tempo chiarire 1 esistenza delle ouaiat mediante la
trattazione di x8 ov fj ov. - Aggiungo in occasione della revisione: il KRAMER ha sotto
posto ancora una volta a un analisi minuziosa le testimonianze contestate nel saggio
-
Retraktationen zum Problem des esoterischen Platon , « Mus. Helv. » 21, 1964, 137-167.
5
Specialmente nel volume The Riddle of the Early Academy , Berkeley 1945;
inoltre Crit . of Plato, 119-120.
6
Vedasi sotto, p. 325.
7
Cfr . per es. pp. 506-507.
I PRIMI PRINCIPI 215

giungere che S. Mansion e E. de Strycker preparano un’edizione delle notizie dossogra-


fiche e dei frammenti della relazione aristotelica.8 £ sperabile che quests edizione ci
dia anche un sommario sistematico delle notizie dossografiche sulla dottrina dei principi
disperse nei trattati di scuola che sono stati conservati.
Sugli opposti. Aristotele nomina in un passo 9 « le dottrine non scritte » di Pla-
tone; non cita mai espressamente la propria opera IlepL TayaDou. Pin d una volta cita
invece un opera sull opposizione dei contrari o come iKkoyi] TOSV £V<XVTITOV oppure
5iatp£<r</;< TUV ivavrtiov, oppure anche soltanto come rapl ivavTtcov. I commenta-
tori parlano spesso di ittpl avTtKEipfvuv. Probabilmente si tratta sempre del medesimo
libro. Alessandro 10 ci informa che Aristotele aveva trattato il medesimo tema nel
secondo libro dell opera Ilepl T Lyadov . Un idea del contenuto ci e data da Iota 3,
1054a 29 : « Appartengono all uno, come abbiamo illustrato nella divisione dei con¬
trari , l identico, il simile e l uguale, alia molteplicita invece il diverso, il dissimile e il
disuguale ». Risulta da questa citazione che Aristotele aveva ricondotto un complesso
di concetti contrapposti ai due principi dell’unita e della molteplicita, tv Kal tiX/rida;.
Verosimilmente, nel secondo libro del Ilepl TCXYalfoO, Aristotele dava notizia di come
Platone derivasse gli EiSr) dagli opposti e dai loro principi. Nel suo trattato Sugli opposti
egli uso la dottrina platonica dei principi mantenendone, per quanto si puo congetturare,
la struttura logica e trascurando quella ontologica. I frammenti, che furono riuniti dal
-
Rose e si trovano nel Ross, 105 110, mostrano che Aristotele tratto la questione essen-
zialmente dal punto di vista logico-semantico.
Sulla filosofia. Che cosa realmente sappiamo noi di questo dialogo, assai noto in
eta ellenistica , si apprende nel miglior modo dal saggio di P. Wilpert , Die Aristotelische
.
Schrift iiber die Philosophie La sua analisi, guidata da un retto senso critico, conferma
sostanzialmente il piano del dialogo ricostruito da Jaeger. Nel primo libro Aristotele
descriveva l ascesa delTumanita dalle primitive origini fino al pieno sviluppo della filo¬
sofia e delle scienze nell Accademia. Nel secondo trattava della filosofia di Platone; e i
frammenti mostrano che esaminava criticamente fin nei particolari le dottrine platoniche
dei principi, delle idee-numeri e delle idee. Nel terzo libro infine presentava la sua con-
cezione della struttura del mondo; e probabile che questa parte del dialogo fosse stata
da lui disegnata in contrapposizione al Timeo.
Jaeger assegno il dialogo al cosiddetto periodo di Asso, e lo considero come la
svolta nello sviluppo filosofico di Aristotele: « £ a priori verosimile che allora per la
prima volta egli si presentasse davanti al grande pubblico come critico di Platone ».u
E Jaeger designo l opera persino come lo scritto programmatico del nuovo atteggiamento
di Aristotele.

Vedasi DURING, Protrepticus , prefazione.


9
Phys. IV 2, 209b 15 dlypaipa Soypara.
10
In Met. 250, 20.
11
Autour d Aristote , 99-116. Il WILPERT prepara un edizione dei frammenti ; si
veda DURING, Protrepticus , prefazione. Interessante, ma molto arrischiato, e il lavoro
di M. UNTERSTEINER, Il IJEQI tpiXoaoqilag di Aristotele , « Riv. di Fil. » 1960, 337-362
e 1961, 121-159. In un saggio pubblicato sulla medesima rivista l Untersteiner sostiene
la tesi che Phys. I 8-9 sarebbero frammenti di questo dialogo; io trovo questa ipotesi
poco convincente. £ necessario distinguere i veri e propri frammenti dalle presumibili
derivazioni, notizie, ecc. Dopo la conclusione del mio manoscritto e apparsa l edizione
commentata di Untersteiner, ved . la Bibliografia.
12
JAEGER, Aristoteles , 126.
216 ARISTOTELE

Ora esiste un indizio sicuro che questo dialogo, l opera sulla divisione dei contrari,
Phys. II e Lambda sono fra loro vicini nel tempo e nel contenuto. In Lambda 7, 1072b
1-3 Aristotele difende la dottrina del itpwTov KIVOUV riferendosi alia distinzione trac-
ciata nell opera sulla divisione degli opposti fra o5 £VEKA Tivoq e TM. Nel caso di un
principio astratto,13 fv Toiq aKiv/iToiq, non si puo parlare del fine nel senso di « a
favore di qualcosa », ma si nel senso « al fine di qualcosa ». In Phys. II 2, 194a 35-36,
Aristotele si riferisce alia medesima distinzione, ma invece di spiegarla dice che i due
significati sono stati illustrati nel dialogo Sulla filosofta. £ impossible spiegare questo
riferimento al dialogo come un aggiunta piu tarda. Dobbiamo dunque concluderne che
il dialogo era pubblicato e noto al tempo in cui Aristotele scriveva Phys. II. Quest ope-
ra, che era originariamente un Logos 14 indipendente, Ikpi, tpucco , e uno dei piu
antichi scritti di Aristotele: nessuno ne dubita; lo stesso Jaeger dice esplicitamente
che giil le parti piu antiche della Metafisica presuppongono i primi due libri della
FisicaP
A ragione il Wilpert ha indirizzato l attenzione al titolo del dialogo: « Esso ap-
parve giustificato gia dal fatto che nel terzo libro si trattava appunto il contenuto di
cio che allora per Aristotele significava la filosofia ». Da numerose afiermazioni di Pla-
tone noi sappiamo che questi considerava « filosofia », nel senso pregnante, il grado piu
alto della dialettica; era probabilmente sua intenzione precisare,14 dopo il Sofista e il
Politico, il compito della filosofia in un dialogo intitolato « il filosofo ». Il compito
principale del filosofo era per Platone quello di illuminare i fondamenti dell essere: la
filosofia delle cose prime era per lui l ontologia. La concezione fondamentale di Platone,
che forniva nello stesso tempo l orientamento al suo pensiero, era la dottrina dei prin-
cipi e delle idee, del vero essere. Il giovane Aristotele deve essersi prefisso il medesimo
scopo, non gia, come a volte si dice, per gareggiare con il maestro di quarantacinque
anni piu vecchio che sarebbe stata cosa ridicola ma appunto perche era quella
l atmosfera spirituale in cui egli mature come pensatore indipendente. La filosofia delle
cose prime, tuttavia, non fu per lui l ontologia nel senso di Platone, bensi la conoscenza
della struttura e la teleologia. In contrasto con Platone, egli affronta la questione dal
basso; precede sempre a partire dai processi naturali. La concezione fondamentale di
Aristotele, quella che fissava l orientamento del suo pensiero, era la dottrina del movi-
mento, della causa finale telos e dei quattro principi dell essere. Per Platone era
l Uno dpx'f ) wv ovvwv e principio dell ordine, per Aristotele era invece il primo
movente.
Tenendo conto di queste considerazioni generali, si puo supporre che l intenzione
di fondo del dialogo Sulla filosofia fosse quella di spiegare la struttura del moncio. Io
ritengo molto probabile, come del resto Jaeger e Wilpert, che nel trattato Sull universo
noi possediamo resti rilevanti del terzo libro del dialogo;17 tuttavia preferirei non se-
guire il Wilpert nell indicare il tema del terzo libro come « la teologia di Aristotele »;
con ragioni altrettanto buone si potrebbe infatti definire teologia tanto Lambda quanto

13
Aristotele ne riconosce soltanto due, e cioe il primo movente e il bene ( etemo ).
14
Esichio, num. 81, vedasi Ross, Physics , 6.
15
Aristoteles, 311-314.
14
Sofista 217a.
17
Soprattutto De caelo I 9, 279a 17 ipavep &v £ pa sino alia fine del capitolo, 279b
3; in proposito, osservazioni importanti in WILPERT, Autour d Aristote , 110-111. Inol-
tre nel cap. II 1 la sezione da 284a 2 8io7TEp xocXtoq £xet fino ad a 35 £rpim>v ; nel cap. II
12, ripresi non certo alia lettera, ma nella sostanza, alcuni dei temi di fondo: 292a
18-25 e 292b 4-7; a questo proposito, cfr. CHERNISS, Crit. of Plato , 586 e 593.
I PRIMI PRINCIPI 217

De caelo I-II. Aristotele chiama feoXiyoi, Esiodo e i mitografi perche costoro compone-
vano dottrine sugli dei. Ed e difficile ved'ere perche i frammenti conservatisi e le notizie
dossografiche dirette o indirette dovrebbero confermare l idea che il fondamentale
intento del dialogo sia stato quello di « sottoporre ad esame le tesi di Platone sugli
dei, sui loro rapporti con il mondo fisico e con il destino degli uomini ». Dai frammenti
si ricava piuttosto l impressione che nel terzo libro Aristotele, senza stare a guardarsi
intorno, avanzasse la sua personale spiegazione della struttura a'el mondo. Il secondo
libro era invece, come mostra la citazione di De An. 404b 18-27, dedicato a una discus-
sione critica delle teorie accademiche delle idee e dei numeri ideali.
La citazione in Phys. II 2 prova che nel dialogo Aristotele aveva assegnato al
primo movente immobile la posizione piu eminente nella struttura dell universo. £ que-
sto il dio di Aristotele, l essenza della finalita, OWT6 T6 OU £VEK <X. £ ben attestato anche
il fatto che Aristotele introduceva un quinto elemento, al fine di riuscire a spiegare il
movimento circolare come un movimento naturale. L espressione itdpntTOV awpa non e
pero attestata in Aristotele, come neppure in Teofrasto, che park e in realta in un
diverso contesto di uno dciov cffipa. In De caelo I-II, e soltanto in questi libri ,30
incontriamo invece il itptOTOV offipa, « l elemento primo ». Grazie a questo elemento
primo escogitato da Aristotele, l eterno movimento circolare della sfera piu esterna,
T 6 irpWTOV KivoupEVOV, risulta naturale e paragonabile con il movimento degli esseri
viventi ;21 il movimento sarebbe dunque iKOuaioc, o, come dice Cicerone,22 voluntarius .
Quest idea, perb, mal si concilia 23 con l asserzione, che si incontra alia fine del cap. II 9,
che il movimento dei corpi celesti non e prodotto ne da un anima ( come avviene in un
essere vivente ), ne da una forza esterna, OUT £pu)> uxov OUTE pioaov. Secondo una tra-
dizione molto ben rappresentata dalle notizie dossografiche, Aristotele aveva nel suo
dialogo realmente presentato i corpi celesti come animati. Una traccia di questa tesi la
troviamo in De caelo II 12, 292a 18-21: « Dobbiamo raffigurarci i corpi celesti come
-
partecipi di attivita e di vita », {iETExbv rwv Kal In una lezione di
scuola il pronome fjiei? potrebbe in primo luogo sigpificare « noi tutti che siamo
qui »; M non conosco perb alcun parallelo diretto. Nelle sue lezioni, Aristotele usa un

11
In tutti i passi in cui Aristotele cita questa distinzione, si tratta di un TEXO;
supremo, che e insieme quello assolutamente primo e non e mosso: in Lambda il primo
movente, in EE dio, nel De An. in certo modo l anima.
19
De caelo II 12, 292b 5. La questione e estremamente discussa. Di fatto pero
Aristotele stesso ( come accenna il CHERNISS, Crit , of Plato 594 ) ci fornisce la miglior
documentazione di come nel dialogo abbia trattato la relazione fra il suo dio e l’uni-
verso. Fra le notizie dossografiche piu tarde merita particolare attenzione Filodemo
7repl T7)i; TOW Hetov SiaYioy/ jp III , col. 10 ( DIELS , Abh. Ak . Berlin 1916, Num . 4, p. 30 ):
O6TC duuvfjrou; u 7roXif ]7rT£ov (TOU? Scoop ) , ouSi yap Szi £ tjiov voeirat T£> TOIOUTOV . Non
puo aver imparato questo dai trattati di scuola che gli erano ignoti.
20
Una volta, con riferimento al De caelo , in Meteor. I 3, 340a 20.
21
De caelo II 12, 292b 2, inoltre De motu 700b 29-31. « Naturale » nel senso
della dottrina aristotelica dei movimenti « naturali ».
22
De Nat. Deor. II, 16, 44 = fr . 21 WALZER, ROSS.
23
Guthrie, nell introduzione alia sua edizione ( XXXV ): « ... si trovo temporanea
mente in difficolta nel riconciliare teoricamente la sua fede nella vita e nella divinita
-
dei corpi celesti con la spiegazione razionale del loro movimento ».
24
In Lambda 7, 1072b 25 fipcii; significa « noi uomini »; in Ny 6, 1093a 18
« noi Greci ».
218 ARISTOTELE

enfatico Tpelc; soltanto quando introduce un importante tesi sua personale.25 Ma se noi
assumiamo che quella proposizione sia stata ripresa senza alcun mutamento dal dialogo,
allora 1’ripEic; e del tutto naturale. Io suppongo che nel dialogo Aristotele abbia spinto
l analogia fra la parte inferiore e quella superiore del cosmo un grado piu avanti che
nelle opere di scuola: come qui, nel mondo sublunare, un essere vivente consiste di
anima e di corpo, cosi si potrebbe ammettere che i corpi celesti, gli aiSia , consi-
stano dell elemento primo, TtptuTOV awpa, e dell anima, e cioe posseggano vita.24
Ora Platone, nelle Leggi 898e-899a, menziona tre ipotesi sulle quali hanno rivolto
l attenzione Jaeger e Solmsen.27 La prima e la sua tesi personale che i corpi celesti sono
animati, e che dunque l anima e il principio del movimento, apxf ] FaviyTEWc;. In base
alia seconda ipotesi, che Platone designa come « opinione di taluni », wq Xiyoq its ti
vivtov, « l anima si procura dall esterno un corpo infuocato e in qualche modo simile
-
all aria », cwjm ilupin; ] aepoi;. La spiegazione piu naturale del passo e che
Platone pensi qui all elemento primo, il TtpwTov <rw}xa ael dialogo Sulla filosofia e del
De caelo. Secondo la terza ipotesi, il principio del movimento i « privo di corpo e
mette l astro in moto mediante qualche altra forza, oltre ogni misura mirabile », tpiXf ]
(Ttupaxop oSaa , 'iyjsxxra 6k SuvdqiEic; &XXcu; Ttva
-
? tntEpPaXXouaai; ftaupta ci TO6T)YEL
Va da se che Platone pensa qui al celebre passo di Lambda 1072 b 3: il primo movente
e un dKivTjrot; ipxh e muove l astro come l’amato muove l’amante, (lx; £pwp.evov.
Le idee fondamentali della concezione aristotelica della struttura dell’universo so ¬

no nel dialogo Sulla filosofia le medesime che in Lambda , De caelo e Phys. VII. La
massima importanza spetta alia teoria del movimento: « Dal primo motore dipendono il
cielo e il mondo della generazione ». Davanti ai piu alti principi della natura Aristo¬
tele ha la piu profono'a venerazione; usa in onore di essi le parole piu belle, come
Platone, ma in questo il peso maggiore lo hanno i principi dell’essere eterno e la prio-
rita dell’anima. La proposizione « l’anima e il principio di ogni movimento » significa
naturalmente che Platone identifica il movimento con la vita .2* Il mondo e, da una
parte, l’essere in eterna quiete, dall’altra e pieno di vita e di cambiamenti; esiste dun¬
que un’« anima del mondo ». Nel De caelo II 1, che contiene probabilmente passi
tratti dal dialogo Sulla filosofia, in parte utilizzati anche nel De motu , Aristotele sotto-
pone a critica diverse tesi, che assumono un primo motore dotato di vita, e fra esse
anche quella platonica dell’anima del mondo. « La vita di un motore o'i questo genere
non potrebbe essere libera da dolore ne beata ».30 Anche Lambda 1071b 16-17, aXkr\
. -
ouffLa. T apa ra EIST), dev’essere interpretato, con il Robin e il Cherniss, come un’impli-
cita critica alia tesi platonica dell’anima come principio del movimento.
Sia Platone che Aristotele, in opposizione consapevole alia filosofia eleatica, inten-
devano rivalutare il movimento come funzione dell’essere; ciascuno dei due, discostan-

25
Per es. Phys. I, 185a 12; 189b 30; 191a 34, b 13; 192a 3.
24
A proposito della tendenza sistematica nel pensiero di Aristotele si vedano le
pp. 263, 633.
27
JAEGER, Aristoteles , 144 ; SOLMSEN, Aristotle s System , 242. A.E. TAYLOR,
Timaeus , 204-214, prova che Lambda 8 era noto a Platone quando questi scriveva le
Leggi ; PH. MERLAN, Studies in Epicurus and Aristotle , 92-93 concorda con Taylor.
28
Lambda 1, 1072b 13 ex TOIOCUTT)? dtp’ apxvj? p'r 'rat 6 oupavi? xai I) 9601?.
Per questo dice anche IJJU/ ) nScoa aAdvavo?, Fedro 245c, poiche l’anima e
identica con il movimento, a6rJ)v javouaa xlwjat?,| Leggi 894b.
30
De caelo II 1, 284a 29: dcXurcov xal paxdpiav, cfr . Theta 8, 1050b 24-28. Cice¬
rone, che conosceva il dialogo, ma non il De caelo, dice quietus et beatus , De Nat.
Deor. I 13, 33 = fr. 26 WALZER, ROSS.
I PRIMI PRINCIPI 219

dosi dai presocratici , formulo una teoria di un unico principio del movimento. Per
entrambi i due filosofi la proposizione 31 che Ttav T6 Kivouptcvov into Tivot; KivciTai
e owia , ma Platone ha in mente soltanto il movimento non spontaneo e meccanico.
Aristotele si distingue da Platone prima di tutto in questo: che con logica consequen-
ziaria fa del suo principio del movimento un principio della struttura dell universo.
Tutto deve « agire » o « patire », e dalla contrapposizione iroiEiv-TOZO xeiv egli trae le
'

conseguenze estreme. Per questo, anche , l entita suprema e a7taih . Senza difficolta
particolarmente gravi Aristotele pote eollegare con la dottrina del movimento la sua
filosofia del telos, dai fondamenti biologici , e dunque l assioma che tutto tende ad un
fine . Ma si trovo di fronte a difficolta insolubili quando voile introdurre nella propria
costruzione ideale certi concetti platonici che anche a lui erano cari . In Platone
-
« TUno », « il bene » , « la misura » , gv , zdyadi' j , pivpov , erano concetti raggiunti per
strade completamente diverse , e filosoficamente erano fondati in modo del tutto diverso.
La stessa cosa vale per le categorie platoniche Kad au-cd ( idee ) - itpoq ETEpa ( mondo
sensibile ), e Kad auT<5-np6<; &XXo ( assoluto-relativo ). Aristotele, ora , accoglie l espres-
sione e il linguaggio, ma non la dottrina dei principi che sta dietro quei vocaboli . Cost ,
per es. in Lambda 1072a 33 , dice T6 gv p Tpov <7iqpai.v £t ; a 1073a 33 il primo movente
viene definito <XKIVT)TO<; Kad ctutfiv Kal dlSiot; ouala , che e formalmente un linguaggio
estremamente platonico. A 1075a 11 si chiede: « Il bene e qualcosa di separato ed esi-
stente per se [e cioe il platonico zayadiv ] , oppure e il principio dell ordine nell’univer-
so? ». E alio stesso modo le parole introduttive di Lambda mostrano come egli tenti di
accomodare Tuna all altra tesi mutuamente contraddittorie : « Se l’universo e una sorta di
tutto [ dunque, come intende Platone, uno yov ], allora l’outria, cioe l essere reale , e
la sua prima parte [ poiche Aristotele intende con oXov TI qualcosa che e popcpxi Kal
E15 EI gv ] Se l universo e una serie di cose, anche in questo caso viene prima Vousia ,
,

cioe che esso esiste realmente , e poi qualita e quantita ». La seconda proposizione e for-
mulata con tanta abilita che, da una parte, essa rappresenta la personale concezione di
Aristotele ( struttura gerarchica dell universo, gerarchia logico-ontologica delle categorie ),
dall’altra include anche la tesi di Speusippo secondo cui l universo e un aggregato.
Comprendiamo meglio i frammenti e le notizie dossografiche sul dialogo Sulla
filosofia quando prendiamo in considerazione anche l atmosfera spirituale in cui nacquero
sia questo dialogo che le altre opere giovanili . Aristotele possedeva una concezione
fondamentale della struttura dell universo che lo allontanava da Platone, da Speusippo
e da Senocrate. Da questa concezione , fondata sulla filosofia della natura e sulla cosmo-
logia , egli ricavo i suoi principi supremi . La sua obiezione stereotipa contro le idee, che
cioe queste non fossero nient ’altro che un inutile raddoppiamento delle cose, e in gene-
rale la sua polemica contro la dottrina platonica dei principi mostrano a sufficienza
quanto poco egli realmente intendesse il problema ontologico di fondo. D’altra parte
egli parla naturalmente il linguaggio c'ell’Accademia e accoglie senz’altro locuzioni e
concetti di Platone. Come esempio, possiamo servirci dell’inizio del capitolo I 9 del
De caelo -, che io sappia , nessuno ha finora osservato come Aristotele presenti qui la
propria opinione con un linguaggio platonico e servendosi di tipici esempi dell’Accade-
-
mia . L’espressione au rf ) Kad’auT'fjv f ) nopcpi1) potrebbe benissimo essere usata a propo-
sito delYeidos nel senso platonico. La forma si presents nella natura « mescolata con
la materia » : espressione che, per quanto mi e dato sapere, ricorre quest’unica volta.32
Tradizionali sono gli esempi trcpatpa e KOKXO<;, ma T6 TL fjv clvat e specificamente ari -

31
Tim. 57e , DC II 6, 288a 27, Phys . VII 1 , 241b 24.
32
Alfa 9 , 991a 15 , a proposito della dottrina delle idee di Eudosso, TI> Xeuxov
[iEp. iYp £vov TO) Xeujtqi , e per quanto io so l’unico parallelo .
220 ARISTOTELE

stotelico. Seguono poi l obbligatoria negazione della teoria delle idee,33 e l affermazione
non meno frequente che « la mia tesi b giusta, anche se, come dicono taluni, esistono
delle idee ». £ opinione di Jaeger che la a'ottrina delle idee e la tesi dell Jmmanenza
dell eidos stiano qui una accanto all altra come due possibility egualmente giustificate.34
Aristotele qui pero paragona oupaviq e ypxmi' zi) ); come concetti div oucrla tv
unoKEttiEvn viXfi, e questo e un argomento che ricorre molto spesso nella confutazione
della dottrina delle idee.35
Riassumendo. Aristotele intendeva presentare nel dialogo la filosofia della sua eta
come il fine e il risultato di uno sviluppo storico. Nel primo libro descriveva come gli
uomini , attraverso cinque stadi, si fossero elevati a una cultura considerevole, per dedi-
carsi finalmente alia filosofia quando poterono concedersi dell agio. Nel secondo libro
discuteva criticamente le tesi del suo maestro e degli amici dell Accademia, e in partl-
colare le dottrine platoniche dei principi, delle idee-numeri e delle idee. Nel terzo libro
presentava la sua cosmologia fondata sulla dottrina del movimento; questo libro £, come
osserva il Wilpert, la fondazione del suo sistema di fisica. £ metodologicamente impor-
tante interpretare sempre i frammenti sicuri del dialogo alia luce a'i cio che Aristotele
dice in Lambda, De caelo I-II e Phys. I-II, e indirizzare l attenzione piu alle concor-
danze nella concezione fondamentale della struttura del mondo che non alle discor-
danze nei singoli particolari.
11 trattato sui principi. Il primo libro della Fisica e un corso originariamente
indipendente, Ttepl (ipxwv, e con questo titolo figura nel catalogo alessandrino.36 Che
questa sia una delle prime opere di Aristotele e cosa universalmente riconosciuta. Nelle
parole conclusive Aristotele dice quel che aveva intenzione di esporre immea'iatamente
dopo: « La questione se esista un unico principio formale oppure parecchi, e che cosa
sia questo, o siano questi, appartiene alia filosofia delle cose prime ». Si interprets
questo, e a ragione, come un rinvio a L a m b d a « In seguito parleremo delle forme
naturali e corruttibili »: questo b il tema del secondo libro della Fisica.
Il secondo libro della Fisica era anch esso, come mostra l inizio in cui manca una
particella, un corso originariamente indipendente sui quattro alma. Le indicazioni dei
cataloghi delle opere in questo caso non sono perb univoche. In Diog. Laert. 91 troviamo
un (puffiKiv 5 e in Esichio al numero 81 Ttepl (putrewq a ; sennonche Diogene elenca
anche , al numero 90, Ttepl (ptiffeu; a (3f > probabilmente una trascrizione dei libri II-IV.
La cosa sarebbe estremamente naturale, poiche i libri III-VII sono collegati l uno all al-
tro mediante particelle nelle proposizioni iniziali, e, con ogni probability, furono scritti
consecutivamente. Nessuno poi contesta che Fisica II appartenga alle piu antiche
opere di Aristotele.

Il libro Lambda della Metafisica e un corso assolutamente autonomo sulla filosofia


delle cose prime. Come la Poetica , esso fu scritto soltanto per l uso personale di
Aristotele, e non fu pubblicato in alcuna forma. In generale, nessuno dei singoli trattati

33
Non notata da Jaeger, e non interpretata correttamente dal Guthrie nella nota
al passo. XaPetv signifies come d abitudine « riconoscere, concordare », fiXXo TI rapa T6
xaO IxauTov e l idea separata dalla cosa singola.
34
Aristoteles , 317.
33 ' .
Per es. Phys. II 2 , 194a 6 £1? aijj.7] iXX ou / osc, T6 xajj.7tu) ov.
36
Diog. Laert . 41, Esichio 21.
37
La stessa formulazione in Phys. II 2, 194b 14, De caelo I 8, 277b 10, De motu
700b 8. Cfr . sotto, p. 221, a proposito del corrispondente rinvio di Lambda 1069b 1.
I PRIMI PRINCIPI 221

raccolti nella cosiddetta Metafsica compare nel catalogo alessandrino ; e nessun altro
libro della Metafisica si riferisce a Lambda. In quattro passi 34 di altre opere troviamo
rinvii a questo trattato; in tutti il suo contenuto viene indicato come nptnxT] (piXoaoipla.
In Lambda Aristotele cita soltanto l opera « sulla divisione dei contrari » (1072b 2,
TP) SuzipEcru; SriKol ). II rinvio EV xot<; (ptwiKou; di 1073a 32 e incerto, ma pub riferirsi
a De caelo I 2 e II 3-8. A 1072a 4 e a 1073a 5 Aristotele rinvia a qualcosa che ha gia
detto nel corso dell opera stessa.
Nella proposizione iniziale Aristotele annuncia il tema con le parole mpi fr I .
outriou; 7) dEtupia. £ possibile che egli pensasse fra l altro al suo vecchio trattato
Lambda quando, piu di vent anni dopo, affronto il medesimo tema in ZH0, e lo intro-
dusse con questa riflessione: « La questione che fu posta una volta, che si pone oggi
e sempre si porra e costituira un problema , e cioe che cosa sia l essere tale questione
si risolve nell altra, che cosa sia Yousia *.
I due trattati Lambda e ITepl Apxtuv ( = Phys. I ) si completano a vicenda, e
furono verosimilmente disegnati e scritti in forma parallela. Nel Ilepi dpxtuv Aristotele
.
chiarisce la struttura delle cose sensibili, cpuaucal Kal (p&otpTai otolai, in Lambda il
posto principale spetta a quei principi e concetti eterni, attingibili soltanto mediante
la ragione, che egli denomina aidvT]Toi oufftai AISLOL. La terza specie di ouffiai, che
egli chiama tptwiKat ouofai dlSioi, e cioe i corpi celesti, e stata trattata da Aristotele
dapprima in forma letteraria nel terzo libro del dialogo Ilepi cpiXoaotpta , e piu tardi
'

in forma di conferenze nel De caelo I-II. Il loro parallelismo e la concordanza di fatto f


e di linguaggio sono gli argomenti piu forti per la datazione antica sia di Lambda che
di Phys. I. Due rinvii collegano Lambda e Phys. I in modo particolarmente stretto.
« Appartiene alia fisica studiare le cose sensibili, tanto quelle corruttibili che sono qui
sulla terra, quanto i corpi celesti, poiche esse sono legate al movimento. Lo studio diw
cio che non e sensibile, delle ousiai immobili, appartiene a una scienza diversa dalla fisi¬
ca, in quanto non si da alcun principio comune per le cose sensibili e per cio che non e
oggetto dei sensi ».* Il corrispondente rinvio alia fine di Phys. I e stato citato a p. 220.
Esistono pero indizi del fatto che delle due opere la piu antica e Lambda , e prima
di tutto le sezioni di Lambda sulla storia dei problemi. In Phys. I Aristotele usa
senz altro UXT) ed EISOI; come termini gilt affermatisi; ma una formulazione in Lambda
1070a 9, che si pub trovare appunto soltanto qui, mi pare che lasci trasparire che
Aristotele ha appena introdotto il vocabolo uXt] come termine filosofico: 41 « Esistono I
tre ousiai , in primo luogo la materia, che solo apparentemente e un questo ( poiche J
cio che solo al contatto, ma non [in s6] b un tutto organico, e soltanto apparentemente
un questo” , il che io indico con materia e sostrato); in secondo luogo la natura, che
e un “ questo ” e nello stesso tempo b la condizione che qualcosa raggiunge; in terzo
luogo la cosa singola che risulta da queste due, per es. Socrate o Callia ». Aristotele
designa dunque qui tanto le due componenti che la cosa singola, che da esse risulta ,

51
Phys. I 9, 192a 35; II 2, 194b 14 ; De caelo I 8, 277 b 10 ; De motu 700b 9.
39
1, 1028b 2, cfr. sotto, p. 559.
40
1069b 1 e £ ir/ jScjAa aurol? ( non aurat ? ) JAEGER, Entstehungsge
schichte , 122. La spiegazione della frase e che per quelle l apyrj e movimento, per
-
questo immobility . Cfr. sotto, p. 662, nota 24.
41
Con Alessandro e con il Ross: 7] |r £v UXVJ T68E xt ouaa xci rpodvza&oa (8aa yap
atpfl xal pY) aupipuCTEi, UXY) xal UTTOXEIITEVOV ) , YJ 8 k cplxsii; T68E TI ( SC. oiaa ) xal £&<; el?
fjv ( sc. 7] y vEdi? i <m» ) ' 8xt rpirr: 7) 4x xouxcov , 7) xaO Sxaara olov Eoxpaxr rj
KaXX'.ap.
222 ARISTOTELE

come ousiai , il che non fa mai altrove.42 In Pbys. I, 191a 19-20 costata: « non e ancor
chiarito se sia ousia la forma oppure il sostrato ». E in luogo di EI6O; < O di pLOfxpf ) dice
tpOctx;. Come mostra l esempio ( e come spiega prolissamente lo pseudo-Alessandro ), qui
Aristotele pensa da biologo. Socrate e un tutto organico, e noi possiamo distinguere
testa, piede, mano ; cio che di tutto questo fa Socrate, e la sua natura determinata dal
telos. Dopo aver meglio formulato in Phys. I la sua dottrina dei principi,43 Aristotele
parlera di apxat o di caTta. In Lambda la terminologia e oscillante di caso in caso;
la prima parte del libro con le sue transizioni del tipo ptera TauTa on, e specialmente
l ultimo capitolo, destano l impressione che qualcosa sia stato dettato improwisando,
per servire da promemoria durante la conferenza. Un espressione come xi Suvapst .
xauTa ttpcoTov Kad auT<5 di 1070b 12 mostra che la terminologia e ancora in fieri,
e cost anche l esposizione dei quattro aixta a 1070b 26. Il breve passo 1070b 10-15
contiene in nuce idee fondamentali che piu tardi Aristotele sviluppera sistematicamente
in De gen. et corr., Meteor. IV e nelle opere biologiche. Anche nell ultimo capitolo,
1075a 31ss. troviamo una discussione del concetto di UXT) che si risolve nella posizione
acquisita in Phys. I 8.
Un altro indizio del fatto che Lambda e stato scritto prima di Phys. lea mio
awiso nel riferimento di Phys. I 8, 191b 27-29: « Si puo illustrare il divenire anche 1
in altro modo, e cioe ricorrendo ai concetti di dynamis ed energeia\ tali concetti li ho
adeguatamente precisati in altro contesto ». Naturalmente intende riferirsi a Lambda 5, j
non a Delta o addirittura al tardo trattato Theta , come si e proposto, a meno che si
voglia spiegare il passo come un inserzione tarda.
Jaeger ha poi dimostrato lo stretto legame fra Lambda e l altrettanto antico
libro Ny.
Rimane tuttavia da discutere il problema piu difficile. Da molto tempo e stato
notato che la sezione 1073a 3-1074b 14, e dunque la conclusione del settimo e 1 intero
ottavo capitolo, non e stilisticamente uniforme. In 1073a 3-b 17 si incontrano due
iati , in 1073b 17-38 nessuno, in 1073b 38-1074a 38 numerosi iati e uno stile diverso,
in 1074a 38-b 14 di nuovo l elegante stile privo di iati, ma OUTOI in b 3 non ha un
diretto riferimento.
In base a motivazioni di stile e di contenuto, Jaeger considero il cap. 8 un aggiunta
posteriore, scritta sotto l influsso di Eudosso e di Callippo. Egli distinse poi una dal-
l altra la concezione dell unico movente immobile e quella della pluralita dei motori
illustrata nel cap. 8. In questo capitolo, d altra parte, la breve sezione 1074 a 31-38 e
stilisticamente un corpo estraneo; secondo l opinione di Jaeger, Aristotele introdusse
questa nota per gettare un ponte fra la concezione monistica e quella pluralistica. Se ¬

condo Jaeger esistono dunque in Lambda tre strati: 1) il trattato antico vero e proprio,
2 ) il cap. 8 scritto intorno al 330, e 3 ) l aggiunta di 1074a 31-38.
In questa teoria e sicuramente esatta l osservazione che il cap. 8 si distacca dai
capitoli fra cui e inserito grazie al suo stile particolare, e che 1074a 31-38 e a sua volta
stilisticamente diverso. Non e invece esatta l afiermazione che i capp. 7 e 9 combacino
immediatamente, qualora si estragga il cap. 8. Il cap. 7 termina con una cadenza tipica,
secondo formule che denotano la conclusione di una argomentazione. Nel cap. 9 Aristo ¬

tele solleva una questione nuova; ma questo egli lo fa anche nel cap. 8. E poi evidente
che la proposizione iniziale del cap. 8 e strettamente collegata con la prima proposizione
del cap. 7. £ questo il punto da cui muove Ph. Merlan nel saggio Aristotle s Unmoved

La discussione in Zeta 3 muove da altri presupposti, vedasi sotto, p. 689.


42

Orgogliosamente allora dira povaxto? OUTCO XueToa 7) TCOV apyoUov inopict ,


43

191a 23.
I PRIMI PRINCIPI 223

Movers , « Traditio » 4, 1946, pp. 1-30, seguito poi dagli Studies in Epicurus and
Aristotle , Wiesbaden 1960.
Con il cap. 7 Aristotele ha condotto a tetmine la dimosttazione: esiste un unico
ptincipio del moviraento. Ma tutti i cotpi celesti sono aiSioi ouciai e devono allora
possedere un dpxf ) Kivocreux;, come le (pftapxal ouciai. Per riuscire a spiegare il movi-
mento dei corpi celesti, si devono ammettere, secondo i calcoli di Eudosso e Caliippo,
47 ( oppure 55 ) « motori ».M Aristotele riconosce senz altro tutto questo, ma dice nello
stesso tempo a 1073b 1: « £ dunque chiaro che esistono simili ousiai , e che fra esse
l una e prima, un altra e seconda e cost di seguito, secondo il medesimo ordine delle
rivoluzioni delle stelle ». Il risultato e dunque un sistema gerarchico con al suo culmine
il primo movente. Discuteremo in seguito perche mai Aristotele proponesse questo siste¬
ma di « motori »; qui ci limitiamo a costatare con il Merlan che fra il cap. 8 e il resto
del trattato non esiste alcuna contraddizione dal punto di vista della teoria del movi-
mento. Merlan ha correttamente spiegato anche l inserzione della nota di 1074a 31-38.
Aristotele vuole qui respingere l obiezione che tuttavia potrebbero esistere parecchi
mondi , e, se cosi fosse, allora anche altrettanti principi del movimento. No rispon-
de si puo logicamente dimostrare 45 che esiste un unico universo, e percio soltanto un
primo movente, un secondo, e cos! via.46
Il risultato della discussione del Merlan e dunque che nulla di cio che Aristotele
dice nell ottavo capitolo contraddice di fatto le altre parti del trattato. Per motivi diversi
da quelli del Merlan,47 io ritengo tuttavia che questa conclusione sia esatta. Dal punto
di vista della teoria del movimento era per Aristotele assolutamente naturale assumere
una serie continua di apxai Kivi'greti*; <XK(VT)TOI. Nei suoi piu tardi trattati De motu
( 702a 21) e Pbys. VIII ( 5, 256a 12 ) egli conduce la teoria fino alle estreme conseguenze.
In base alia teoria di TOIEIV-TOXCXEIV ogni movimento spontaneo 4* richiede un apx'f )
d.Kivr)xo<;.49 « Se l avambraccio fosse un essere vivente autonomo, il punto da cui esso
vien mosso sarebbe nell articolazione del gomito ».

44
La costruzione geometrica di Eudosso e Caliippo, mediante la quale essi vollero
spiegare i movimenti apparenti delle stelle, del sole, della luna e dei pianeti allora
conosciuti, e stata descritta cosf spesso, che io mi limito qui a rinviare al commentario
del Ross. Aristotele intese erroneamente questa costruzione geometrica come un modello
meccanico.
45
-
Cfr. De caelo I 9, 278a 8 sgg. Le parole di 277b 9 8ia xcov ex x rjp 7rpcoxr|<;
<piXoco <pfa <; Xiycov possono benissimo essere un rinvio a 1074a 31-38, poiche a mio
avviso De caelo I-II e posteriore a Lambda. L argomento 8ca apiO( j.c5 TroXXa uXrjv £yei
viene usato da Aristotele in senso tradizionale. Egli designa il principio del movimento
-
come xi X( Jjv elvai xh irpcoxov = irpco a) ouata 1073a 30 e irpcoxov xcov ovxcov 24.
Esso puo esistere soltanto in quanto attuato, £vxsXsx£ ia, poiche nulla di dcESiov esiste
Suvapei. Se fosse un oucta potenziale, potrebbe per awentura rimanere in questa con-
dizione, nel qual caso non esisterebbe il mondo ( 1071b 25). Anche a 1072a 25 defi-
nisce il irpcoxov xivouv come oocia xal £v£ pyeia.
46
Della vasta letteratura su questo problema cito A.J. FESTUGIERE, Les premiers
moteurs d' Aristote, « Revue philos. » 139, 1949, 66-71 e H.A. WOLFSON, The plurality
of immovable movers in Aristotle and Averroes , « Harvard Studies in Cl. Phil. » 63,
1958, 233-253.
47
Trovo difficile ammettere che la dottrina platonica delle idee-numeri abbia
influenzato in qualche modo la teoria dei 47 ( o 55) « motori ».
sxoucio;.
48

49
702a 29 avayxt) 8 slvat xi axtvrjxov.
224 ARISTOTELE

Nella discussione sulla cronologia relativa del cap. 8 ricorrono poi di continuo
ancora due argomenti important che, se fossero corretti, renderebbero impossibile una
datazione antica del trattato Lambda.
1) £ bene attestato che Callippo si propose una riforma del calendario, e che
fisso l anno 330/ 329 come quello iniziale di un nuovo ciclo di 76 anni, che doveva
sostituire il ciclo di 19 anni di Metone. Senza alcun sostegno nella tradizione, si suppose
che Callippo presentasse la sua proposta di riforma intorno alia medesima eta , doe circa
il 330. Secondo le ricerche di G. de SantillanaEudosso visse all indrca fra il 395 e
il 340. Il Merlan esamina con cura 51 il materiale di documentazione; in questo contesto
a noi interessa puramente accertare che non c e nulla, in questa documentazione, che
ci permetta di stabilire un nuovo soggiorno di Callippo ad Atene intorno al 330. Cal ¬

lippo era scolaro di Eudosso, e questi lascio Atene circa il 360 per recarsi a Cizico. La
cosa piu probabile e che Callippo lasciasse Atene insieme con il suo maestro; quando,
poco tempo dopo, Aristotele scrisse il libro Lambda , pote dunque utilizzare i risultati
dei due astronomi.52
2 ) Una crux interpretum e costituita da un passo dei Magna Moralia , che si rife-
risce a Lambda 9, ed e dettagliatamente discusso anche dal Merlan .53 Mi sia permesso
di citare do che dissi a proposito di questo passo ( II 15, 1213a 1-7 ) in « Gnomon »
1961, pp. 550-551. Qui, si afferma, parla un peripatetico tardo che con tono sprezzante
-
critica la dottrina di Lambda 9 ( <pt]trtv, sc. ApiffTO tO/r) 1213a 6 ) sulla vir nc,
VOI'ICTEWI;. Si considera generalmente questo passo come decisivo contro l autenticita
dell opera: Aristotele non puo aver parlato in questo modo. D altra parte e impossibile,
o per lo meno arbitrario, spiegare il passo come un interpolazione. Nessuno ha pero
cercato di spiegare come potesse venire in mente a un « tardo peripatetico » di intro ¬

duce in questo contesto la discussione accademica della dottrina della v6t]tru; VOTJCEWI;.
Come risulta dal commentario del Dirlmeier, inoltre, tutti coloro che hanno espresso
su questa pagina un opinione meditata l hanno anche spiegata in modo diverso. Ora il
Dirlmeier sostiene la tesi che, nella redazione originaria, che noi non possediamo, i MM
fossero un opera di Aristotele, e precisamente un corso dei suoi primi anni. Chi si attiene
a questa ipotesi deve per quanto a me sembra spiegare il passo nel seguente
-
modo. Con le parole tv roiq Aiyou; di 1212b 33 Aristotele si riferisce alle discussioni
nell Accademia; cosf parla anche a 1201a 17 ( £ K TWV X6 ywv = X6you 1146a
27 ) di « discussioni fra noi generalmente note ». £ possibile che egli pensasse ad argo-
mentazioni come Tim. 34a 4-b 9, ma l idea si origina nell eta dei Sofisti, Antiph . B 10,
Ps.-Plut. Doxogr. 580, Eur. Her. 1345. In ogni caso Aristotele intende dire che questo
paragone fra dio e l uomo non & utile ne per gli dei ( £ KEI ), ne per il mondo umano
UvrauOa ). Spesso Aristotele usa in questo senso iKEi-fvTau&a, per es. Metaph. 990b
34 a proposito dei « due mondi ». Per quanto io so, nessuno lo ha finora osservato,

50
Eudoxos and Plato, « Isis » 32, 1940, 248-262 e The origins of scientific
thought , UP Chicago 1961, 234 sgg.
51
Studies in Epicurus , 98-104.
32
Si deve pero osservare che l uso dei tempi nelle notizie dossografiche ha poca
o, come e mio awiso, nessuna importanza come argomento per la cronologia relativa,
cfr. 1069a 27 Ttdeaai ( Platone ), 1070a 18 £97) ( Platone ), 1071b 33 cpaai , noiovoiv
( Platone, Speusippo ), 1071b 37 oT6v T Tjv ( Platone ). Cfr. p. 308, nota 134.
53
Studies in Epicurus and Aristotle , 83-93. In considerazione della diversita
delle nostre conclusioni, e interessante notare che anche il Merlan giudica « la critica
della concezione di una divinita autocontemplantesi molto piu fine » che secondo l in-
terpretazione comune.
I PRIMI PRINCIPI 225

come neppure si e osservato che l idea che « un confronto sia privo di senso » domina
tutto il contesto fino ad atpEtffdw. Esiste inoltre ( dice a 1212b 37 ) anche un argomento
di questo modo, Kcd TOIOUT6;< TI X6yo?. Cio che poi segue esce completamente dal
tema e non puo essere spiegato altrimenti che come un allusione a una discussione
allora d’attualita nell Accademia ( cpiyrlv , sc. 6 X6 yo ) a proposito della dottrina esposta
.
in Lambda 9 della £v£pYEta OEOU come v 6r)<n<; vof|ff £U>? II breve riassunto della dot ¬
trina si chiude con £<XUT6V dtpa SeaffETat. Segue quindi 6XK dbcoitov." Queste
parole riferiscono un obiezione che qualcuno, nella discussione all interno dell’Acca-
demia, aveva avanzato contro la sua dottrina. « Cio sarebbe pero assurdo, poiche e un
fatto che noi consideriamo un uomo che stia a specchiarsi come un insensibile; dunque,
si dice, anche per dio sarebbe assurdo se egli considerasse se stesso ». Ora prosegue
Aristotele stesso questo confronto fra dio e l uomo e irrilevante per l etica ; ci occu-
piamo qui soltanto dell’AvftptomvT] auT&pKEWX. Su questo problema egli e pienamente
coerente nell’EE, nell EN e nel Protrettico. Anche in MM 1182b 4 si legge che « il
bene per gli dei » e tema per una dtXXoTpfa £ anzitutto importante costatare
-
che la proposizione di 1213a 4 dtXV df roiwv a 7 SEWPEVO contiene un obiezione
contro la sua dottrina riferita da Aristotele, ma non la sua personale opinione. Se poi
KaTaffKOTrrjTca sia realmente detto « in tono sprezzante », non oso affermarlo con deci-
sione; nessuna delle testimonianze citate e inequivocabile; e non significa
.
precisamente « ottuso » 55 La descrizione dell AvaurfrTiTO in Teofrasto ha di mira
piuttosto un uomo fiacco e indolente. Colui che avanzo l obiezione intendeva dunque
dire: « come e possibile designare ivipytia SEOU cio che in un uomo chiamiamo
indolenza ? ».
Abbiamo cost contestato tutte le obiezioni di qualche importanza rivolte contro
la datazione antica e contro l unita di pensiero del libro Lambda. Come Jaeger, io sono
convinto che era proposito di Aristotele di dare in Lambda , in forma concisa, una sin
tesi del nucleo essenziale della sua filosofia teoretica. Stilisticamente come gia osser-
-
vava Jaeger , l’esposizione e estremamente disuguale. La prima meta del libro non
presenta alcuna elaborazione stilistica, ma e semplicemente abbozzata e buttata giu
senza connessioni. Nella seconda meta l esposizione acquista a volte un grande slancio,
e incontriamo in essa, come dice Jaeger, « frasi grandiose, che ancor oggi il lettore
pronuncia involontariamente ad alta voce ». Particolarmente bella, quasi ispirata a un
senso di venerazione, e la conclusione del cap. 8, la cui lettura si raccomanda a chi
ancora suol parlare di « aridita » di Aristotele. E un’efficacia particolare ha anche la
citazione omerica alia fine del libro.57
Per la disuguaglianza stilistica si sono chiamati in causa diversi motivi. 1) Dopo
il Diels si parla delle cosiddette « oasi », e dal Bemays in poi, senza badare ad altre
importanti circostanze, queste oasi si giudicano estratti dalle opere letterarie. 2 ) A volte
Aristotele, che b altrimenti tanto sobrio, spassionato e professorale, si lascia infiammare
dal tema , e la cosa si rispecchia nel suo linguaggio. 3) Poiche Aristotele non era onni-
sciente, dedicava maggior cura all’elaborazione di certe sezioni, per mettersi al riparo
da sviste durante l’esposizione. In questo modo si spiega spesso la cura formale 5" del
passo di carattere astronomico nel cap. 8 del libro Lambda. 4 ) £ probabile che in

54
Cfr. Charm. 168a ouxouv JtT07tov , el dtpa xal 2tm ;
5

56
Aristoteles , 228.
-
’ Cfr. Top. 106b 24 TtXeovayoit; AfjtreTat xava TE CTJV >uyi]v xai TO acojia.
57
Cosf anche alia fine del trattato My 1-9, 1086a 16-18.
55
Lo sproposito di aritmetica in 1074a 12-14 e stato molto discusso; il Ross
passa in rassegna le interpretazioni piu rilevanti.
226 ARISTOTELE

generale Aristotele dettasse i suoi \6 yoi servendosi di scrivani professionali. In occa -


sione della correzione o di una nuova rielaborazione, faceva delle aggiunte o dei supple-
menti : simili aggiunte sono riconoscibili per il fatto che spezzano la linea del pensiero,
oppure si distaccano fortemente, sotto l aspetto stilistico, dal testo circostante. II passo
1074a 31-38 ha quest ultima caratteristica. 5) Tutti i X6 yoi, erano abbozzati in vista
dell esposizione orale, e nella recitazione viene ad aggiungersi molto che non si lascia
fissare per iscritto; gesti, pause, accentazione, cadenza, ecc. L OUTOI formalmente privo
di riferimenti a 1074b 3 ne e un buon esempio.59 Esso ricorre nella conclusione redatta
in uno stile elevato, e non si riferisce alia frase immediatamente precedente, bensi al
tema di fondo del capitolo: i corpi celesti.

La dottrina dei principi


Platone. Dalle numerose notizie sulla dottrina dei principi, che Pla-
tone aveva illustrato nelle sue conferenze Sul bene , scelgo innanzitutto le
seguenti:
« Platone si servi soltanto di due principi: il « che cosa » e un principio
materiale. Infatti egli fa delle idee il principio delle cose sensibili, e dell Uno il
principio delle idee. A proposito della materia nel senso del sostrato, di cui si
dicono le idee nel caso delle cose sensibili, e l Uno nel caso delle idee, Platone
ritiene che sia una diade, cioe il grande-piccolo. Dice inoltre che l Uno e il prin ¬

cipio del bene, la diade il principio del male.61


Poiche le idee sono i principi delle cose sensibili, Platone ritenne che gli
elementi delle idee fossero gli elementi delle cose. Nel senso della materia dove-
vano essere principi il grande e il piccolo, nel senso dell ousia l Uno. Dal grande
e dal piccolo, infatti, derivavano per partecipazione all Uno le idee ed i numeri.62
( Secondo Platone ) le idee sono numeri.63
Quando Platone intraprese una riduzione ai principi , sembra che derivasse
tutte le cose sensibili dalle idee, queste dai numeri, e questi a loro volta dai
principi: nell ordine inverso egli traccia poi la serie nel processo della genera-
zione, discendendo fino alle gia citate cose ( sensibili ).64 Presentano l Uno e la
diade indefinita come una sorta di opposti. La diade rappresenta l illimitato, il
.
disordinato e per cost dire, tutto cio che in se non ha una forma .65 Sennonche
'

e impossibile che la totalita 66 esista senza diade, e dicono anzi piuttosto che

59
MERLAN, « Traditio » 1946, 14.
60
Disponiamo ora di un pregevole lavoro, di cui io non potei pita tener conto
nel mio libro: K. GAISER, Platons ungeschriebene Lehre ; e inoltre Testimonia platonica ,
Quellentexte zur Schule und miindlichen Lehre Platons, estratto dal lavoro citato,
Stuttgart 1963.
61
Alfa 6, 988a 7-14. Cfr . Lambda 10, 1075a 35, Ny 4, 1091a 29 - b 3 e 14-15;
THEOPHR. Met . lib 4, PLOT. Enn. V 4, 2, 8-9.
62
Alfa 6, 987b 18-22.
63
Alfa 9, 991b 9, cfr. Lambda 8, 1073a 18-22, My 8, 1083a 17-20.
64
THEOPHR. Met . 6b 11.
65
Met . lib 2 T6 &7teipov xal TH icraxTov xal 7taaa u><; ei7retv apoptpia xaO
-
au rrjv. Cfr. Empedocle B 21, 7 Siapoptpa xal &v8i /a e nota 115.
66
T))V TOU OXOU <pumv.
I PRIMI PR1NCIPI 227

questa ha ugual parte, o addirittura una parte maggiore dell Uno. In questo
modo i due principi sarebbero opposti contrari ».
Le notizie fornite da Aristotele e da Teofrasto sulla dottrina plato-
nica dei principi concordano in tutto cio che e sostanziale con le no¬
tizie dossografiche dei commentatori della tarda antichita intorno alle le-
zioni di Platone Sul bene. Come dice Alessandro,67 Platone si sforzava di
spiegare tutto l essere con la formula piu semplice possibile. La sua fon-
damentale concezione filosofica consisteva nel collegare insieme l essere, il
valore e la proporzione ( o misura ). II bene e nello stesso tempo principio
dell ordine; il concetto dell ordine e l unita nella molteplicita, l Uno.
L Uno e il bene sono dunque elevati da Platone a supremi fondamenti
dell essere.
Ma l Uno non puo tuttavia essere realizzato senza il suo opposto. Non
possiamo accertare con sicurezza se Platone stesso abbia usato il termine
di « diade indefinita », o se questa espressione appartenesse piuttosto al
linguaggio dell Accademia ;68 la cosa non ha pero la minima importanza
per la dottrina in se. L Uno e la diade sono i principi delle idee, dei
numeri e, con cio, di tutte le cose sensibili.6 La diade ha questo nome
perche questo principio della molteplicita comporta in se due linee di-
vergenti.70 Essa implica in se il grande e il piccolo, l’eccesso e il difetto,
cio che supera e cio che e superato; non e pero, per se, ne l’ una ne l’altra
cosa, ma e appunto « indeterminata ». Aristotele dice che la diade inde¬
finita ha « potere di far due ».71 Determinata dall’Uno, la diade assume
una forma particolare; la diade funge dunque, come osserva Alessandro,
da principio diairetico.72 Dall’infinita quantita di relazioni possibili si for-
mano dapprima le idee-numeri; la prima forma particolare del grande-pic¬
colo e il primo numero, il numero due.73 Questo numero due cost for-
matosi e, come idea-numero, uno, e cioe una dualita determinata. La diade
produce poi la serie dei numeri mediante la prosecuzione della divisione.
Ma forse si deve piu esattamente definire la produzione delle idee-numeri
come un’interazione, in cui l’Uno produce l’ unita , e la diade funge da
principio di individuazione. Un punto essenziale di questa teoria e espres-
67
-
In Met . 56, 15 7ravTa yap STrsipa ro ax; sip dirXouCTTaTa Tauva dvdyeiv.
In ogni caso Aristotele parla di Platone in Phys. I 9, 192a 11 el rtp SuaSa
'

7rotet . dipiCTTo; Suap , ma anche rj 8udp , T8 pt Ya xal ptixpiv ( in Aristotele si trova


anche rb [ilya xal xb puxp6v ; si e tuttavia attribuita eccessiva importanza a questa
differenza nella formulazione ); inoltre xb paXXov xal STTOV , xb bnzpiyo - IXXei7rov ,
u 7repoxf ) - XXeuJn? ; e spesso Aristotele dice xal 7rX?)Ao?, come anche Platone nei
Dialoghi.
69
ALEX. In Met . 56, 8-35.
70
L dvtoi'n)? del u£Ya-|-u.xp6v.
71
My 7, 1082a 15, Suoirotip. Aristotele equipara interamente la Sua? al suo con¬

cetto di SXrj, ma un essenziale differenza e data appunto da questo attivo potere


della Sudp.
72
In Met . 57, 3.
73
56, 21 TT)V bj xoic, dptOaoTp SuaSa, che e hi xo> etSei.
228 ARISTOTELE

74
so nella formula « uno per proporzione » . La relazione fra due grandezze
viene quasi innalzata a dignita di principio : « La piu parte delle cose vien
chiamata una o perche produce un altro uno, o perche lo ha, o lo riceve,
o sta rispetto ad esso in una qualche relazione. Le cose chiamate une in
senso primo sono quelle la cui ousia e unica , o per la connessione [ con il
che intende i continui ], o per la forma [ eidos, determinatezza formale ],
o per la proporzione [ logos , per mutua relazione ]. Infatti annoveriamo
come molteplice cio che non e un continuo, o la cui forma o propor¬
zione non e una ». Teofrasto conferma questa relazione che Aristotele
off re in Delta 6: « Cio che e uno in riferimento a qualche altra cosa , to
kat analogian hen , comprende il piu vasto ambito di cose ».
Le idee-numeri 75 si formano dunque per compensazione del grande-
piccolo, e non sono utilizzabili nelle operazioni. I numeri matematici, co¬
me le grandezze e i concetti della geometria , stanno rispetto alle idee-
numeri nello stesso rapporto che le cose sensibili rispetto alle loro idee.
L opposizione unita-molteplicita era un tema tradizionale fin da Anas-
simandro. Questi aveva dato al suo principio materiale il nome di illimi-
76
tato. Ma la diade di Platone non e la tradizionale molteplicita , bensi la
dualita del molto e insieme del poco, ed oltre a cio e ancora il principio
del male. Aristotele ritenne che l aver posto la dualita come principio
fosse stata l opera peculiare di Platone, in confronto alle dottrine dei
principi pitagoriche e presocratiche. Anche i Pitagorici avevano ricono-
sciuto nell Uno il principio dell’essere, e avevano insegnato che i numeri
erano i principi dell essere di tutte le altre cose: « Ma fu peculiare di
Platone il fatto che egli non assunse l illimitato come Uno, bensi ne fece
una diade, facendo consistere l illimitato dal grande e piccolo » .77 L’Uno
non e soltanto la presocratica incarnazione dell ordine dell universo, ma
e nello stesso tempo il principio della proporzione , e cioe della medieta
degli opposti contrari,7* e del bene. La teoria dei due principi di tutto
l essere appare forse a prima vista alquanto astrusa ; e in ogni caso
l astrazione e spinta fino ai limiti estremi. Ma, come nel caso della filoso-
fia aristotelica del telos , anche qui troviamo nella realta empirica e in
modo tangibile le tracce dei principi platonici , l’unita e la determinatezza
del tutto e la molteplicita dell indeterminato. Rintracciare questi principi,
« queste bellissime e grandissime cose , che soltanto la ragione puo affer-
rare »," e il fine e il grado piu alto della dialettica, e cioe di quella che
74
Delta 6, 1016b 34 xar ecvaXoyEav Sv , THEOPHR. Met . 9a 7 Sta 7tXetaTou Si
ri> xar avaXoyEav , vedasi J. STENZEL, Zahl und Gestalt , 3 ed. 1959, 156-161.
75
etSvjTixol apt& ptoE ; sono CC <T6|L(3X7]TOL, vedasi My 6-7 , e si originano EcraaOiv-
TIOV TOU izeydtXou xal ptixpou , 1081a 25.
76
ri> (5c7rcipov. Cfr. GC II 5, 332a 19-25 e fr. A 15 DIELS-KRANZ.
77
Alfa 6, 987b 25-27.
71
Filebo 16d TOV apiOjaov auvou 7tavTa xaxtSetv TOV (J.ETA u TOU aTretpou xal TOU
IV6;< , Politico 283e TO uiTptav, 284e TO uiaav TCOV
79
TaiSapuiST] anche per i contemporanei, Filebo 14d .
Politico 286a .
I PRIMI PRINCIPI 229

Aristotele diceva filosofia delle cose prime.


Teofrasto dice inequivocabilmente che nella gerarchia dell essere le
idee-numeri stanno al di sopra delle idee.'1 « Sesto, per la cui relazione le
parole di Teofrasto forniscono un indice conciso, ma veramente eccellente
e con cio stesso anche una non disprezzabile testimonianza di autenticita ,
dice nella critica delle idee che Platone non considerava le idee come realta
ultime, ma le riconduceva ai numeri come a sostanze superiori » . L Uno,
che e identico al bene, rimane pero al di sopra dell essere stesso. L Uno
sta dunque, come principio dell’essere e fondamento di ogni valore , al
di fuori del reame dell’essere: dai principi Platone deduce 1’essere tutto.
La dottrina meglio attestata del trattato Sul bene e la divisione
dell essere in tre categorie.M La prima categoria e data da « cio che e
,

per se stesso », ta kath hauta , le idee-numeri e le idee. La seconda e


« l’opposto » , la terza « cio che sta in relazione » . Anche in Aristotele tro-
viamo la divisione in opposti contrari, che non ammettono un medio, e
in concetti di relazione a due elementi, come doppio-mezzo. Che poi Pla ¬
tone ammettesse idee soltanto per la relazione come tale, doe per il
pros ti, e non per i concetti di relazione, lo sappiamo da Aristotele," e
Alessandro lo conferma sulla base della sua conoscenza del trattato Sulle
idee. Le tre categorie venivano ricondotte ai principi. Cio che e per se
rientra nell’ Uno, cio che e in relazione nella dualita , poiche tutto cio che
e relativo consente un piu e un meno. Degli opposti contrari l’uno appar-
tiene al genere dell’« uguale », al genere del « disuguale » l’altro. L’ugua-
glianza, isotes , rientra nell’Uno, la disuguaglianza nella dualita .
Non e chiaro nei particolari come Platone si raffigurasse l’articolazio-
ne del mondo delle idee. Parla pero spesso dei « generi massimi », fra
i quali i piu elevati sono « medesimo-altro », uguaglianza-disuguaglianza,
somiglianza-dissomiglianza , movimento-quiete.
Le categorie universali dell’essere sono dunque i kath hauta del mon ¬
do intellegibile, e i pros hetera del mondo sensibile." Nel mondo sensibile

6b 11, ved. sopra, p. 227. La relazione fra le idee-numeri e le idee e stata


chiarita da P. WILPERT, Friibschriften , 167 sgg. La testimonianza piu importante e
SESTO, Adv. Math. X 248-280.
WILPERT, Friibschriften , 168.
-
u Repubblica 509b hnixeiva. rij ouaEa 7 £ rpefa xal Suvaptct
? ? tp < UTxEpeyoMxo?, al
di sopra dell essere per priority e potenza , cfr . nota 102. Aristotele dice in Ny 4,
1091b 14 oucrEav xi 8V cTvat ptiXtaxa, cioe identifica 6v ed Sv , cfr. sotto, p. 671,
nota 58.
Tra le testimonianze: ALEX. In Met . 56, 13-18; SIMPL. In Phys. 248, 2-13;
SEXTUS EMP. Adv. Math. X 262-275; la mia esposizione segue Wilpert e Kramer, 282.
Nei dialoghi platonici la distinzione si trova nella formulazione piu chiara nel Sofista
-
255cd xd xalf aura, xa xax £vavxEcocjtv , xa 7rp6? xt. In Aristotele: ouata, 7x016v- oaov,
7xp6? xt.
!S
Alfa 9, 990b 16 = My 4. ALEX. In Met . 83, 24.
M Sofista
254d sgg. piyiaxa yivrj , altri riferimenti in KRAMER 310.
17 Sofista
255cd xcov ovxxov xa ptJv aura xalf ’ aura, xa 86 7xpi; iEXXa.
230 ARISTOTELE

non esistono kath hauta , vale a dire che le cose sensibili esistono soltanto
come qualita mutevoli. Le immagini riflesse dalle idee, secondo la meta ¬
fora del Timeo , entrano nelle cose e ne escono. II passaggio all essere
( la genesis eis ousian ) si compie quando le qualita che si trovano nel flusso
si consolidano mediante la misura e l ordine, che sono nello stesso tempo
il bene, e diventano percio idonee ad accogliere l immagine riflessa di
un idea. II giusto mezzo conferisce al singolo ente l essere a lui adeguato.
Nei dialoghi scritti per la pubblicazione 90 Platone non espone mai
compiutamente la dottrina dei principi. Molti dei grandi dialoghi come
fa notare il Kramer hanno « questo tratto comune, che, prima che il
dialogo tocchi il suo punto culminante , o proprio nel mezzo di esso, il
principale interlocutore spiega, con parole che sono press a poco sempre le
stesse, che egli deve tacere dell oggetto del discorso nella sua vera natura ,
e che vi ritornera sopra forse in altra occasione » .91 Soltanto nel Filebo
Platone presenta un esposizione abbastanza scoperta « di queste ormai
universalmente divulgate, stupefacenti teorie sull Uno e sui molti », se¬
condo la sua ironica espressione.92 Ma « quel giovane, che per la prima
volta ha gustato questa dottrina , si rallegra, come se avesse trovato un
tesoro di sapienza ». Ora appunto la conclusione del sesto e il principio
del settimo libro della Repubblica sono i passi fondamentali per la dot ¬
trina delle idee ; riferiremo percio in breve questo brillante squarcio di
filosofia platonica , insieme con il suo sfondo, che e la dottrina dei principi.
« La questione che cosa e il bene ci ha trattenuti a lungo.94 Vogliamo
ora illustrate questa dottrina importante fra tutte, anche se la questione mi
sembra troppo grave perche, con lo slancio che attualmente abbiamo, io riesca a
spiegare in modo esauriente ci6 che ora ne penso.95 Non parleremo dunque dei
principi supremi, ma soltanto di quelli che immediatamente ne derivano.94 In
altra occasione discuteremo i primi.
Esistono da una parte le molte cose buone, dall altra il bene in se. In
conformita di questo bene come idea diciamo “ buono ” ogni altro singolo bene, e
84
ElouSvxa xal E £;I6VXA, 50c ; dcXXoxe <5tXXr; yiyvopevov 49d.
49
KRAMER, 305; egli rinvia alia definizione del piaov e del pilxpiov nel Politico
283d come f ] xi);< ye' jiaeox; avayxala ouala. Cfr. anche Filebo 26b a proposito del
ruolo del nipac, nella yivccnc, sic, oualav.
90
A proposito dell esposizione orale e di quella letteraria in Platone e in Aristotele,
vedasi il DIRLMEIER , in Merkwiirdige Zitate in der Eud. Ethik des Aristoteles , Sb.
Heid. Ak . d . Wiss. Phil.-hist. Kl. 1962 : 2. Si tratta di un saggio di grande valore.
91
II KRAMER, 389 sgg., esamina a fondo i Dialoghi. Buoni esempi sono Repub ¬

blica 506de, Timeo 50c e Politico 263b slaaudu;, Fedro 246a paxpac, SiTjyfjae&x;, Sofista
254c xafP 8aov 6 xp 67to ;< £v8l/exai xi]? vuv Timeo 48c x8 vuv ou prjx£ov.
92
14d xa 8e8r]|jiEU|Ji£va xtov aupaaxtov 7tcpl x8 £v xal 7roXXdt.
93
15e xtva ao<pla? euprjxd)? Ox)aaup6v.
99
Temi: rrepl xou ayadou SteX Oetv 506d ; xocrouxov ypivov 7repl xauxa 7tpaypa-
xeuopevov 506b; piytaxa (ia paxa 504a.
95
509c: <vs/ ya anoXelmo , tralascio molte cose.
96
Platone dice « il figlio e l immagine del bene, non il padre », Sxyovo? xou
<iya9ou xal 6|xot6xaxo?, 506e.
I PRIMI PRINCIPI 231

soltanto dell idea diciamo che essa e. Nel mondo sensibile il sole sta con la vista ,
e con cio che e visto, nello stesso rapporto in cui stanno nel mondo del pensiero
l idea del bene, la facolta del pensiero, e quel che noi pensiamo.9'' L idea del
bene non e soltanto il principio del valore, ma anche della conoscibilita ,98 del
conoscere stesso 99 e dell essere. Come, infatti, il sole produce la generazione,
senza essere esso generazione, cos! l idea del bene produce non soltanto la cono¬
scibilita, bens! anche l essere.100 E come la luce e simile al sole, ma non e il sole
stesso, cost tanto le cose buone di questo mondo, quanto anche l idea del bene
sono simili al bene,101 ma non sono il bene stesso, poiche il bene e un principio
ancor piu elevato,102 non un essere nel medesimo senso [ un ousia ] , ma e al di
sopra dell essere per priorita e potenza [ perche le idee sono, in quanto oustai ,
casi particolari e determinati del bene] ».
Platone spiega quindi il senso della sua dottrina dei principi, dappri-
ma mediante un paragone fra il metodo del matematico e il metodo del
filosofo, poi mediante la famosa immagine della caverna, con cui rappre-
senta in modo evidente il capovolgimento delle nostre conoscenze. I ma-
tematici partono da proposizioni fondamentali,103 ch essi assumono sen -
z altro per vere e oltre le quali non risalgono. A giudizio di Platone, nelle
scienze matematiche e questo sempre il metodo corretto, e sono corrette
le conclusioni che grazie a questo metodo si raggiungono. Cosi si lavora
appunto nel mondo sensibile. Ma al filosofo spetta un altro compito, lo
studio di cio che non e sensibile. Il filosofo risale dunque dalle propo ¬

sizioni fondamentali ai principi,10* sino a che raggiunge il principio su ¬

premo. Ridiscende quindi, attraverso le idee, al mondo sensibile. L ascen-


dere in questo modo fino ai principi , e il ridiscendere alle cose sensibili,
sono il compito della dialettica.105 Il pensiero filosofico si attua mediante
il nous , mentre il pensiero discorsivo dei matematici e chiamato da Pla-

97
508c. Parla sempre di T8V TOU ayaO ou gxyovov, dell’idea del bene, 8v TayaHov
£y£vvi]oev avaXoyov eauTto, che fu generato dal bene come principio supremo ( e iden-
tico all’gv ) .
508e &ki]&eioLv napixei TOT;< ytyv (oaxo[x£vot ;< , comunica la verita a cio che e
conoscibile.
-
” Tto ytyvcooxovTt ri)v 8uvap.iv a7ro8t86v, conferisce a chi conosce la facolta di
conoscere.
100
509b v& elvat TE xal TTJV oucrlav UTT Ixelvou auTOu; ( le cose sensibili ) Ttoooeivai.
101
509a dyatfoeiSip
102
509a £TI |xei! 6vco ;< TI[XT]T£OV rrjv TOU ayx&ou 2 tv. Con il vocabolo indica
la condizione permanente del bene, che e identico all’Uno. L’idea del bene e generata
come £xyovo;< dai due principi, l’Uno e la diade. In questa pagina della Repubblica
Platone illustra soltanto la generazione delle idee, che sole sono oggetto della scienza,
e non quella delle cose sensibili. Di ci6 che vediamo sulla terra o nel cielo si puo avere
opinione, ma non sapere ( 529b ). Si puo aver scienza soltanto di TO OV xal T8 dtiparov.
103
u 7ro&£ < jei;< .
,M 511 b 15 u 7ro®i< jeo) ;< ETT apyi]v 3VUTT <W1ETOV, p8ypt TOU avuTto& TOU ini ri]v TOU
(

< apxf ]v.


7tavT8;
105
511b 6 X6yo;< 6c7TTETai Tj) TOU StocX ysaO ai Suvapst, i principi sono soltanto
[ZET dtpxij? voijTdt.
232 ARISTOTELE

tone dianoia. Riflessa in modi diversi, l idea che l anima razionale sia
affine all Uno e al bene si trova anche negli altri Accademici ;' il natu -
rale fondamento di questa convinzione era nel fatto che il nous, anima
razionale, era in maggior grado uno m che non l anima irrazionale con la
sua complessa articolazione.
Aristotele . Nella dottrina dei principi viene chiaramente in luce una
divergenza fondamentale fra Platone e Aristotele. Essi affrontano infatti
il problema da punti di partenza opposti. « Se qualcuno, scrutando in alto
a bocca aperta , o guardando in giu con la bocca chiusa , cerca di appren-
dere qualcosa di cio che e percepibile con i sensi, io affermo che costui
non imparera mai nulla, poiche niente di questo genere puo esser oggetto
di una scienza » .1M Ora pero bisogna guardarsi dal giudicare di Platone
strettamente secondo la lettera : basta soltanto leggere l inno di lode alia
bellezza della terra nel Fedone , la cui efficacia viene ancora accresciuta
dal contrasto con cio che e stato detto in precedenza . Si riconoscera allora
che anche Platone guardava con gli occhi aperti il mondo come fenome-
no, e che sapeva anche apprezzarlo. In realta, i suoi dialoghi sono molto
piu ricchi di osservazioni personali in tutti i campi del sapere che le
opere di Aristotele. Sennonche egli non voleva riconoscere che questo fos¬
se sapere: esso apparteneva , secondo lui, al mondo delle opinioni, delle
doxai. Platone non usa mai il vocabolo episteme per indicare una forma
di scienza della natura , qual e quella che costituisce il tema della Fistea di
Aristotele. Ed egli distingue espressamente il sapere vero, o puro,
da quello non puro, cui non vuole lasciar libero l’accesso.110
Al contrario, Aristotele muove dalle cose della natura e dalle opinio¬
ni universalmente riconosciute: 111
« Voler dimostrare che esistono le cose naturali e ridicolo, perche questo
lo si vede. Chi cerca di spiegare ci6 che e manifestamente esistente per mezzo di
qualcosa d invisibile,112 dimostra la sua incapacity di distinguere le cose per se
104
.
Senocrate identificava il vou? e la monade con il primo bene, fr 15 HEINZE .
La < , nel De An . 404b 18-27, si rife
tanto discussa testimonianza dal Ilepl ipiAoao <pta; -
.
risce certo alia medesima tematica In Delta 6, 1016b 1 Aristotele dice rj vdrjait;
.
< rj voouaa xi n ijv elvai. Cfr anche sotto, p. 654, nota 139.
<i8iaipETo;
107
Cfr. Teelelo 184d eiq plav xtvi 18£av.
Repubblica 529b. Aristotele afferma invece che i platonici sarebbero (iOEcopyjxot
xciv jrrap/ ovxcov, ignari dei dati dell’esperienza, GC I 2, 316a 8.
1M
Fedro 247d.
110
Filebo 61e-62b.
111
L espressione abituale e fj uTroxet|i£v>) 96m;, o SAt) , per es. Alfa 9, 992b 1.
Il termine xi <pai\i6|JLEva include tutti i dati dell esperienza, e dunque non soltanto i
« fenomeni » che si percepiscono, bensi anche le opinioni universalmente riconosciute,
xa Soxoiivxa ; si veda a questo proposito G.E.L. OWEN , TiO£vai xi <patv 6(i.eva , in Ari-
stote et les problems de methode , Louvain 1961, 83-103.
1, 2
E questo un ironico capovolgimento del principio largamente ammesso
i8f ] Xcov xi <paiv6|iEva, a proposito del quale e fstruttivo H. DILLER, « Hermes » 67,
1932, 14-42.
I PRIM! PRINCIPI 233

evidenti da cio che necessita di una spiegazione. Alio stesso modo uno che sia
cieco dalla nascita potrebbe trarre acute conclusion! a proposito dei colori, t
tuttavia simili discorsi dovranno rimanere delle parole, dietro cui non si pensa
nulla ».m
L orizzonte della filosofia aristotelica e dato dai processi naturali,
e non, come in Platone, dall essere. Noi traduciamo il vocabolo kinesis
con « movimento » o « cambiamento », ma esso designa in realta tutti
i processi della natura , compresi la generazione e la corruzione.114 Quando
Aristotele prese ad osservare i processi naturali e a riflettere su di essi,
trovo che erano parte di un ciclo biologico e che i processi particolari
cooperavano alia realizzazione di un fine. Ogni essere vivente si sviluppa
nel senso di un fine particolare, e porta in se la possibility di raggiungere
una forma e una struttura compiute. La natura e, in se, qualcosa privo di
struttura , tuttavia aspira alia struttura .115 Ogni cosa naturale ( e dunque non
soltanto gli animali e le piante, ma anche i corpi elementari, hapla somata)
ha in se un principio di movimento e di quiete che negli esseri viventi
produce la crescita e lo sviluppo, e negli elementi invece tutti gli al-
tri processi della natura. Compito dello studioso della natura e di
spiegare quali siano i principi in conformita dei quali si svolgono que-
sti processi naturali, e soprattutto come e strutturato il mondo dei fe -
nomeni. A buon diritto K. v. Fritz 117 ha posto in rilievo la fondamentale
differenza fra l antica e la moderna concezione della causalita. Aristotele
si domanda sempre dia ti ( perche ? ), e questo metodo di ricerca fu appun -
to indicato, piu tardi, con il vocabolo aristotelizein. Con il suo metodo
egli intende mettere in luce i fattori che determinano un certo processo
e lo conducono a un determinate fine ; ma a questo punto il suo interesse
vien meno. Egli non pone mai la questione se si possa verificare la teoria
con un esperimento, oppure se sulla base di un analisi sia possibile pre-
vedere l andamento di un processo. La fondamentale differenza fra l anti-
ca scienza della natura e la scienza naturale dopo Galileo e che a parte
la diversita dei loro sistemi i pensatori antichi rimasero sempre legati
a principi statici di invarianza , mentre dopo Galileo tutte le interpreta -
zioni della regolarita della natura sono fondate su principi dinamicamen -
te invarianti.
Attraverso i tre trattati antichi Lambda , Phys. I e II noi possiamo
115
Phys. II 1, 193a 3-9. Cfr. la formulazione quasi identica nel Corpus ippocratico,
De arte 2, citato da DIELS-KRANZ II 338.
* Piu tardi, e per la prima volta in Phys. V, Aristotele distinse ytveaic, e cpSopd
dalla xivyau;. In Phys. I ( come anche in opere posteriori ) parla di a7rXrj yiveaiq ( =
divenire in senso semplice ) al fine di distinguere la generazione vera e propria dal mero
mutamento qualitative.
115
Phys. II 1, 193a 11 dtppu&ptaxov xaS 4aux<5, Delta 4, 1014b 27 dppuHjjuaxou
SVTOI; xal djjteTapXrjTou in &$ Suvapccoi; rij? auxou. Cfr. nota 65.
lls
Phys. II 1, 192b 14 hi iauxciS dpxV xiv octo? xal axadEo*;. Cfr . sotto,
pp. 273, 403.
117
« Studium Generale » 14, 1961, 622 sgg.
234 ARISTOTELE

seguire come la dottrina aristotelica dei principi venne formandosi gra-


do a grado. In Lambda Aristotele presenta uno sguardo d insieme; la con-
cezione di fondo e fissata , soltanto nei particolari qualcosa rimane ancora
in sospeso. Vuol dimostrare che l universo e un unita funzionale: tutto
cio che esiste nel mondo ed e soggetto a mutamento vuol presentarlo co¬
me l ultimo anello di una struttura al cui vertice e il proton kinoun aki-
m
neton. Egli opera gia mediante i suoi concetti fondamentali, le arcbai o
aitia , la coppia di concetti dynamis - energeia , l idea del tutto organico e
la dottrina del telos. Possiamo osservare con chiarezza come Aristotele pro-
ceda a tastoni, e venga creandosi una sua terminologia un passo dopo
l altro.
Il tema del primo libro della Fisica e indicato da Aristotele come
« i principi degli accadimenti naturali nella generazione Il problema
centrale non e pero, come nei presocratici, la questione della generazione
degli elementi, bensf quello della generazione semplicemente, haple ge¬
nesis. Liberando il problema della haple genesis dalla dottrina platonica
delle idee, e introducendo l « assenza della forma » come il primo degli op-
posti, Aristotele trasformo completamente l impostazione della questione.
Il non essere venne ridotto a concetto gnoseologico, e identificato con
il non percepibile. Aristotele riconosce pienamente l efficacia della nuova
teoria ; noi sentiamo nelle sue parole un tono di trionfo: 120 « Tutto cio che
e armonicamente combinato deve originarsi dal non armonicamente com-
binato, e cio che non e armonicamente combinato dall armonicamente com ¬
binato. Cio che e armonicamente combinato si converte, quando si corrom-
pe, nel non armonicamente combinato ; non pero in uno qualsiasi, ma nel-
l opposto » .
Nel secondo libro della Fisica Aristotele tratta dei quattro fattori che
noi possiamo distinguere in ogni processo naturale: materia , forma , causa
del movimento e fine del mutamento. Si traduce, tradizionalmente, aitia
con « cause », e si aggiunge ogni volta l ammonimento che non si tratta
di cause nel senso odierno della parola ; soltanto il terzo principio sarebbe
anche da noi designato con il termine « causa ». Ma Aristotele confonde
spesso causa cognoscendi e causa essendi , fondamento e causa. Muove sem-
pre dal fatto che il sapere presuppone la conoscenza del « perche » , dia tv.
« Conduciamo la ricerca in vista della conoscenza ; ma non riteniamo di
conoscere la singola cosa prima di conoscere per ogni cosa il perche ,
e cioe prima di comprendere il fondamento primo » .m II concetto di pri-
vazione, che ha una parte di rilievo in Lambda e nel primo libro della
Fisica , perde in seguito importanza .
m 1072b 13 ex TOtauT7];i fip prrjTai 6 oupavi>? xal YJ <pum?, cfr. Teeteto
156a e sotto, p. 264.
119

-
-
I 7, 191a 3 at lip at TWV 7rept Y£VCOLV (pumxaiv. L espressione ra 7repl y£veotv
<pumxa e isolata. Cfr. Meteor. I 14, 351b 8 rr) v puotxfjv T)]V 7rept ri;v yIjv YAEOIV.
(
120
I 5, 188b 12. Un luogo simile e An. post . I 21, 82b 31.
121
Phys. II 3, 194b 17.
I PRIMI PRINCIPI 235

Platone aveva sviluppato una dottrina dei principi dell essere, cui si
attenne poi con perseverante coerenza . £ certo probabile che la dot ¬
trina delle idee-numeri, che gli diede la possibility di determinare nume-
ricamente le idee, rappresenti un sottile allargamento della classica dot¬
trina delle idee. Ma , comunque si possano intendere le notizie conser-
vate, bisogna riconoscere che le idee-numeri e le idee sono aspetti della
medesima « essenzialita », e dunque fondamentalmente identicbe. Anche
se distinguiamo con Aristotele due stadi nello sviluppo della dottrina
delle idee, la teoria delle idee rimane sostanzialmente immutata.
Abbiamo indizi del fatto che Aristotele stesso era convinto di pre-
sentare in Lambda un alternativa alia dottrina platonica dei principi.
Egli intende parlare dell « essenzialita », ousta. Soprattutto nell ultima
parte del trattato discute punto per punto i fondamentali concetti della
dottrina platonica dei principi, il bene, l Uno, le idee, e la relazione del
mondo sensibile con il cosmo delle idee. Ma poiche fin da principio egli
ha voltato la schiena alia « scienza universale » e all ontologia di Platone,
la sua impostazione e completamente diversa. £ tipico dell intera sua
esposizione il fatto che egli consideri la sua filosofia come il risultato
della lotta combattuta dai precedenti pensatori con le medesime questio-
ni fondamentali. La polemica in Lambda e decisa , ma cortese.122 Molto
oscillante e la terminologia.123
Il libro Lambda. « Il nostro tema e l ente ». Il piano espositivo e
semplice. Nei capp. 1-5 Aristotele discute i principi delle cose sensibili :
quanti ne esistono e fino a qual punto essi sono identici.124 Egli ritiene
che l illustrazione delle cose sensibili sia di pertinenza della scienza della
natura, poiche esse sono legate al movimento. Nei capp. 6-8 park dei
primi principi, che denomina « essere eterno e immobile », aidios ousia
akinetos: ' 25 il tema di questa discussione appartiene pero ad un altra
scienza.126 Per esprimerci secondo la sua terminologia piu tarda, Lambda
e dunque nello stesso tempo fisica e filosofia delle cose prime. Nei capp.
9-10 tratta problemi diversi che sorgono dal confronto della sua dottrina
del primo movente con la teoria platonica dei principi. Viene per prima
la questione della ragione, nous , e della relazione fra sapere e percezione
sensibile, fra opinione e pensiero discorsivo. Quindi, nei cap. 10, studia
come sia possibile inserire nella sua nuova dottrina il principio del bene
e dell Uno; menziona la differenza fra la sua dottrina e quella accademica
degli opposti; e finalmente si domanda se sia giusto che soltanto 1 Uno
,u -
ol xaPte<* repco<; TifovrEi;, a proposito di Platone, Senocrate e Speusippo.
123
I fondamentali concetti EZ8O<;- ar£ pir]cl? - oXv) sono da Aristotele designati a
1069b 33 atria xal apyal , a 1070b 3 oualai ( caso unico ), a 1070b 25 aroiyeia xar
dvaXoytav. Cfr. sotto, p. 689, nota 167.
114
1071b 1 rive? apxod rcov alafhjrcov xal Tt6aai xal Ttco? al aural xal Ttcoi; £repai.
125
1071b 5.
1069a 36 ixelvai p£v tpuaixrji;, aurrj 8 Irspa?. Cfr. Zeta 11, 1037a 14, e sotto,
p. 663.
236 ARISTOTELE

partecipi al bene, e tutto il resto al male. Dopo aver molto fuggevolmente


enunciato tutta una serie di altre questioni, soprattutto a proposito delle
127

difficolta concernenti la dottrina delle idee, commenta l opinione che Pla-


tone esprime nella Repubblica 477-478 a proposito del sapere e dell igno-
ranza. Si rivolge quindi contro i materialisti, i quali assicurano che non
esiste nient altro all infuori delle cose sensibili; se questo fosse vero, non
esisterebbero un principio, un ordine, un divenire e un sistema cosmico.
Dopo aver aggiunto ancora qualche osservazione polemica a proposito
delTinsufficienza della dottrina delle idee, e a proposito dell universo « a
episodi » di Speusippo, conclude affermando che la sua nuova dottrina
presenta l universo come un’unita funzionale , in cui i processi naturali,
la vita e la morte sulla terra come i movimenti degli incorruttibili corpi
celesti, dipendono da un unico principio. Io non dubito del fatto che
Aristotele era convinto di avere, con questa sua dottrina , interpretato le
arcbai di Platone meglio di Platone stesso: « l Uno », che in Platone e
principio dell essere, appare ora come un’organica unita funzionale, il
« bene » come causa finale di tutti i processi della natura , l anima del
mondo come primo motore al quale e assegnata anche una ragione divina,
le idee compaiono inline come struttura delle cose; mediante la dottrina
di dynamis ed energeia egli getta poi un ponte fra la dottrina platonica
delle forme trascendenti e quella sua personale delle forme attuate; do-
vunque l ente si determina come essere reale, come ousia, questo essere vie-
ne inteso come esistenza , energeia. La dottrina dell essere in T Z H 0
guadagnera in chiarezza prima di tutto perche Aristotele distinguera tra
la dottrina dell ente e quella dell essere in se, ma anche perche egli avra
ampliato la prospettiva e approfondito le motivazioni. Si deve pero sot-
tolineare che la concezione d’insieme rimane immutata .
Dalla prima all’ultima linea di questo libro Aristotele ha presenti
le tesi di Platone, Speusippo e Senocrate. La parafrasi che qui segue e
naturalmente anche un’interpretazione del testo.
« Sia che noi ci raffiguriamo l universo, con Platone, come un unita o, con
j . | , Speusippo, come una serie di cose, la mia dottrina delle categorie rimane valida:
J prima viene 1 ousia, essenzialM , oppure quel che esiste realmente, poi quality
e quantity. Non possiamo contentarci della dottrina delle idee, perchd io attri-
buisco l’essere semplicemente soltanto a: 1) le cose corruttibili del mondo sensi¬
ble, a tutti noi ben note, 2 ) i corpi celesti incorruttibili, 3) il principio del
movimento e il tempo, poichd & impossibile che il movimento o sia cominciato,
o abbia fine, giacchd esso fu sempre.12* Che nient altro esista separatamente, lo
confermano gli antichi pensatori con i loro risultati.129 Per il suo astratto modo
di pensare Platone intende prevalentemente i concetti generali come realmente
esistenti, ma essi non esistono separatamente.130
w
1075b 13-19.
1M
A 1071b 5 queste ££8iot oiiolat dbt £v7jT0 t vengono designate ouo£ai 7tptoTai
TCOV 8vrtov.
m 1069a 25
gpycj. o £ vuv = Platone e i seguaci della sua dottrina delle idee.
110
1069a 24 oiSbv T<OV SXKOJV xojpiariv.
I PRIMI PRINCIPI 237

Vogliamo ora trattate le cose sensibili e corruttibili. Dobbiamo ammettete j


che alia base del mutamento stia qualcosa di persistente.131 Chiamiamo questo s
sosttato, che puo mutate in direzioni opposte,132 hyle. Ota nella natuta esistono
quattto specie di mutamento, che cottispondono a quattro delle nostte categotie:
1 ) genetazione e cottuzione sono mutamento tiguatdo al che cosa ” ; in questo
caso patliamo di genetazione semplice, haple genesis; 2 ) mutamento quali¬
tative; 3) ctescita e diminuzione sono mutamenti quantitative 4 ) denominiamo
locomozione il mutamento tispetto al luogo. Con questa interpretazione io ho
supetato le difficolta davanti alle quali rimasero disotientati tutti i pensatoti
ptecedenti : eta infatti, ed e, un assioma che nessuna cosa puo genetatsi dal non
ente. Secondo la mia teoria, tutto si genera da un qualcosa che e secondo la
potenza, ma non e relativamente all atto. Le ben note teorie di Anassagora, Em-
pedocle, Anassimandro o Democrito possono ora essere sostituite dalla mia for-
mulazione: tutto era insieme in potenza, ma non in atto. In realta quei pensatori
si avvicinarono molto al mio concetto di materia.133 Tutte le cose che mutano
hanno una materia. Dobbiamo dunque suppotte una materia anche pet il movi-
mento, e anche pet il movimento dei corpi celesti. Ma poiche questi sono etetni,
non hanno bisogno di una materia per la genetazione, bensi pet il “ donde ” e il
“ dove .13*
Del non ente, ota, si puo parlare in tte accezioni: 1) secondo le categorie
in forma negativa ; 2 ) nella forma di una falsa affermazione; 3) secondo la nuova
formulazione, importante per la mia teoria, pet cui il non ente esiste in potenza
o potenzialmente.135 Cio che esiste potenzialmente non puo pero, nell attuarsi,
diventare una cosa a piacimento; parlando di “ potenza , io intendo “ potenza di
qualcosa di detetminato ” . Esistono dunque tre aitia o archai: i ptimi due sono
dati dalla citata opposizione, un membto della quale e il logos e Yeidos, l altro e
la steresis ; il terzo principio e la hyle ».136

131
1069b 6, eft. Phys. I 9, 192a 10.
132
Si conftonti TA p bya xal ptxpAv di Platone, che include in se una £VUJ <5TT)I;,
una divetgenza di otientamenti ( ALEX. In Met . 56, 17 ). Le parole di Platone nel 77-
meo 69a ota T£XTO <JIV fjplv UXT; mxpixeiTai xa TOIV aWtov ybrt) SiuXiapAva possono
aver ispirato Atistotele nella scelta di questo termine, come suppone F. SOLMSEN,
Aristotle s word for matter, Didascaliae, Studies in honor of A.M . Albareda, 1961,
395-408.
133
-
1069b 24 rijs OXTJI; av elev Tjiqjivoi. Dice la stessa cosa di Platone in Phys.
I 9, 191b 35. La cosa, natutalmente, non e esatta, ma questa e la ptospettiva in cui
Atistotele vide sempte la propria filosofia.
134
1069b 26 IJXT; 7TO&EV 7to (, e piu tardi TOTLX /J IJXTJ . Sistematismo. In questo
'

modo Atistotele ttae spesso le conseguenze estteme dalle sue teorie. P. GOHLKE, Die
Entstehung der Aristotelischen Prinzipienlehre , 1954, fonda la sua datazione tarda del
trattato Lambda anche sul confronto di questo passo con Theta 8, 1050b 21.
135
Se si paragonano le fotmulazioni quasi identiche di Ny 2, 1089a 26 ( anch esso
antico) e di Theta 10, 1051a 34 ( scritto, a mio giudizio, nel secondo periodo ateniese )
la formulazione di Lambda tisulta allora la piu antica , soprattutto per il confronto con
le affermazioni dei precursori ( ApoO roivTa f y j ) . Si ha la ptecisa imptessione che Ari-
stotele in Lambda enunci una tesi che allora tiusciva nuova, e che percio la confronti
continuamente con le dottrine dei presocratici e di Platone .
134
1069b 27-34. Spiegazione, forma, assenza della forma o privazione, materiale.
Platone usa molto spesso X6yo; nel senso di « cio che spiega qualcosa ». OTiprpic, come
238 ARISTOTELE

Hyle o hypokeimenon 137 ( = sostrato ) non significa « materia » nel


senso concreto, cos! come non hanno questo senso terra , acqua , aria e fuo-
co nella teoria degli elementi. II momento in cui Aristotele creo il suo
concetto di privazione fu decisivo, perche egli poteva ormai spiegare lo-
gicamente il non essere parmenideo. Parmenide aveva stabilito che solo
1 Uno e l essere eterno e intelligibile; in conseguenza di cio, generazione
e corruzione appartengono al mondo dell opinione e non sono intelligibili.
Per tutti i pensatori posteriori a Parmenide questa proposizione divenne
un invito a riabilitare i concetti che egli aveva bandito dalla filosofia .
L eredita di Parmenide puo essere concretizzata nella formulazione di tre
questioni: 1 ) il problema dell in telligibilita del mutamento, o per dire
in altro modo del processo della natura ; 2 ) la relazione fra le cose
sensibili, mutevoli e transeunti, e l essere vero che viene postulato; e
quello che noi chiamiamo il problema ontologico; 3 ) la questione di come
si giunga alia conoscenza , cioe il problema gnoseologico. Tutte le inter-
pretazioni presocratiche del processo della natura si risolvono nell’affer-
mazione che e possibile conciliare la generazione, il mutamento e la cor ¬

ruzione con 1’idea dell immutabilita dell universo in quanto totalita . Cio
che e comune alle diverse teorie e che i processi naturali sono intesi
come una qualche forma di ridistribuzione quantitativa . Ma nessun filo-
sofo prima di Platone avanza una spiegazione che permetta di risolvere
in modo soddisfacente i tre problemi parmenidei. Solo Platone fu capace
di presentare una soluzione complessiva , a proposito della quale egli
pensava, in ogni caso, che gli fosse riuscito, grazie ad essa , di conciliare
cio che Parmenide postulava con cio che aveva negato. Ma il Parmenide
e i dialoghi che vengono dopo di questo attestano con quanta chiarezza
Platone riconoscesse tutte le difficolta . L’idea fondamentale di Parmenide,
che cioe soltanto un mondo statico puo essere intelligibile, ha per inevi-
tabile conseguenza che movimento e cambiamento non possono essere
intelligibili. Sebbene per una strada diversa , Platone giungeva percio al
medesimo risultato di Parmenide: del mondo sensibile possiamo avere
soltanto opinioni, ma nessuna scienza . Nello studio del mondo sensibile
possono affaticarsi i doxosophoi , ma questo non e il compito del filosofo.
Lambda e un manoscritto di lezioni che Aristotele tenne non molto
tempo dopo la pubblicazione dei dialoghi Parmenide , Politico e Sofista ; al
medesimo periodo risalgono i due primi libri della Fisica. La minuzia con
cui Aristotele discute in queste lezioni i problemi del movimento, della
generazione e della corruzione in un continuo confronto con la dottrina
platonica delle idee risulta comprensibile se si guarda alio sfondo or ora
disegnato. La sua soluzione significava la chiusura dell antica disputa
sulla haple genesis. Secondo la sua teoria, la materia e appunto eterna, e
quel che accade e che la materia riceve differenti qualita , oppure passa

terzo principio diventa inutile quando si sia sviluppata la dottrina di 8uvap.i;< ed


ev£ pyeia ; viene pero ancora mantenuto come termine tecnico.
137
In Phys. I 7, 191a 9 dice u 7to|i£vov.
I PRIMI PRINCIPI 239

dall esistenza potenziale a quella attuale . Formalmente Aristotele si ricol-


lega alia tripartizione del Timeo ; m il suo modo di pensare e in realta
vicino alia filosofia ionica della natura ma , in contrasto con i presocratici,
egli intende i processi della natura come processi qualitative Percio la
concezione di fondo che egli presenta nei tre trattati qui discussi era
allora veramente qualcosa di nuovo, tanto in rapporto ai presocratici che
rispetto a Platone, e non era affatto soltanto un intelligente compromesso.

Riprendiamo ora la nostra relazione. « Ne la materia, ne la forma


hanno origine: intendo dire la materia ultima e la forma ultima.13 In ogni
cambiamento noi distinguiamo: 1 ) la materia che cambia ; 2 ) la forma140 nella
quale cambia ; 3 ) cio che immediatamente produce il cambiamento. Una
ousia si origina sempre da un ousia di egual nome » . Ousia indica qui
l essere vivente esistente oppure la cosa singola. L esempio biologico ti-
pico di Aristotele e che « l uomo genera un uomo ».' Era sua convin-
zione che la forma attuata fosse assolutamente prima : la gallina esiste
prima dell uovo.142 Un altra idea fondamentale di Aristotele era che l arte
imita la natura . Tutto, nella natura, ha « in se » un principio del movi-
143
mento, mentre l arte e principio del movimento « in qualcos altro » .
L artista plasma una statua , ma la forma della statua esiste prima della sua
realizzazione nell’anima dell artista: « in questo senso si puo dire di una
casa senza la materia , o della salute senza la materia , che esse tanto sono
quanto anche non sono » .144 Esse esistono infatti soltanto nel momento in
cui il costruttore o il medico le pensano, e di un esistenza separata delle
forme di oggetti inanimati non si puo assolutamente parlare. « Se esiste
in qualche caso la forma separata dal composto di forma e materia , que¬
sto sara possibile soltanto per le cose naturali. Non aveva percio del tutto
torto Platone 145 con la sua affermazione che esistano altrettante forme
quanti oggetti naturali , posto che idee separate esistano davvero » . Cio
che non si origina per natura o per arte, si origina per caso, oppure spon-
taneamente.144

158
52d ov , ycooa , ybiemp. In Phys. I 9, 192a 8 Aristotele park di 6 rp6 m<; OUTO;
rptaSo
TT; c,
,M 1069? e intende con questo la tripartizione in TO EV, T6 \J lytx. xai puxpAv .
-
b 36 \tyoi ra Jayara, nella terminologia scolastica materia proximo.
UXTJ e elSo? sono concetti relativi ; cfr . 1070a 19-21 olov 7rup-TeXeuToda, da inserire con
il Ross dopo a 11 u 7roxef|xevov.
140
Qui designato come T6 TpoiTOv xtvouv, piu tardi con OOEV T] XLV/ICTI;.
1,1
Si veda sotto, p. 596.
142
1073a 1 T6 7tpcoTOv ou < j7r£ p [ j.a ICTTIV aXXa T6 TIXEIOV , cfr . sotto, pp. 611, 696.
1,3
1070a 7 hi OOJTOS, hi litXXto. Il Ross legge auT<7> , ma si confronti Phys . II 1,
192b 14 e 31.
144
1070a 16 = Z 15, 1039b 26 etal xai oux elatv, cfr . sotto, p. 690, nota 173.
145
Cortese inchino davanti a una teoria a cui non crede. Cfr. p. 651, nota 125. A
1070a 19 leggo con il Ross £XXa TOUTCOV. Si veda CHERNISS , Crit. of Plato , 244, e
J.B. SKEMP , Plato s Statesman , 75.
144
In Phys. II 5-6 Aristotele discute dettagliatamente la differenza fra TU'/TI e
240 ARISTOTELE

Ho gia illustrato le formulazioni che eccezionalmente Aristotele qui


usa nel descrivere i tre principi. Nel medesimo capitolo incontriamo una
proposizione che in forma brevissima contiene un nucleo essenziale della
sua filosofia: « I principi del movimento sono cose che precedono quel-
147

la che e mossa, i principi che spiegano la struttura di una cosa sussistono


contemporaneamente alia cosa singola ». Anche questo e diretto contro
la dottrina dei principi di Platone: soltanto il proton kinoun akineton
( e, come vedremo, il nous ) ha un esistenza separata , ma non la materia
e la forma . Come illustrazione, Aristotele sceglie un esempio di cui si
era spesso servito Platone: « La forma della sfera di bronzo sussiste con¬
temporaneamente alia sfera stessa » . Aggiunge qui in forma parentetica
una osservazione a proposito dell anima: « Di questa specie deve essere
l anima biologica,148 ma il nous , la ragione nella sua forma piu alta , e qual -
cosa che permane anche in seguito » ; e anche nelle sue piu tarde opere
biologiche egli terra fermo che la ragione « si e introdotta dall esterno
e sola e divina ».'* Chiude il terzo capitolo con l osservazione che, in
considerazione della dottrina dei principi ora esposta, non occorre in al-
cun modo che esistano idee.
Nei due capitoli che quindi seguono Aristotele discute in via apo-
retica le conseguenze che si possono trarre dalla sua nuova dottrina . Si
potrebbe dire che questi due capitoli stanno ai primi tre come le aporie
del trattato Beta all esposizione di Alfa. Lo stile e frettoloso e, come
osservo il Bonitz, la piu parte delle cose e piuttosto accennata che svi-
luppata , quasi come in un indice di punti da trattare. Aristotele sa che i
seguaci della dottrina platonica dei principi solleveranno dal loro punto
di vista certe obiezioni ; queste obiezioni egli vuol prevenirle sulla base
della dottrina appena presentata e di quella delle categorie.
Secondo la teoria di Platone , esistono due categorie universali del -
l essere, i kath hauta , cio che e per se stesso, e i pros hetera , cio che e in
relazione.150 Nella dottrina delle categorie si designa invece come ousia la
cosa singola concretamente esistente, con pros ti si indicano i concetti
di relazione. La filosofia che sta alia base delle due dottrine e talmente
diversa , che un confronto e realmente privo di senso; ma nella situazione
di quel momento era assolutamente naturale che Aristotele ponesse il
problema « se per Vousia e il pros ti esistano i medesimi principi ed de ¬

menti ». Nella confutazione si vale con molta abilita di un termine tec-


nico, che nella dottrina platonica dei principi aveva un significato del tutto
-
rauTipa rov. Soltanto in questo passo di Lambda definisce il caso e la spontaneita
come orepirj< jet?, cioe come assenza della natura o dell arte in quanto principio del
cambiamento. Questo contraddice la jjiu meditata spiegazione che data in Phys. II 5,
197a 5. £ un nuovo indizio che Lambda deve essere anteriore a Phys. II.
1,7
1070a 21.
4pa nel senso di apa ylyveTai orav ylyveTai , An. post. II 12, 95a 22.
,1 9 GA II 3, 736b 28 OupaOev elaibica .
150
-
Cost anche in Tim. 51c le idee sono xaO aura , le cose sensibili £ tipou TIV6?
( 52c ), e cioe tutte le cose sensibili sono ttpi? &repa .
I PRIMI PRINCIPI 241

determinate,151 mentre nel linguaggio aristotelico ne ha uno attenuate) :


kat analogian. « Se si parla in generale e nel senso di un analogia, i prin-
cipi sono i medesimi per ogni ente ».
£ interessante il fatto che in questo capitolo Aristotele traccia, quasi
di passata, i fondamentali lineamenti della sua posteriore dottrina delle
tre « composizioni »: 1 ) cio che esiste primariamente e la triade dei tre
152

stoicheia , forma privazione materia ; 2 ) al grado successivo sono


ta ek touton , le cose le cui archai sono gli elementi; 3 ) quando si ag-
giungono le qualita fondamentali, si originano per es. la carne o le ossa ;
sono questi i tessuti che piu tardi egli chiamera homoiomere , non cita
l ultima composizione, l essere vivente, ma osserva: « Cio che si e ge-
-
nerato deve essere qualcosa di diverso da cio donde si e generato ». Ne-
gli esempi che poi seguono con cui Aristotele intende consolidate la
sua tesi che i tre elementi sono analogicamente sempre gli stessi viene
alia luce una concezione grossolanamente materialistica della relazione fra
forma, materia e privazione: 153 il che dimostra che la sua dottrina e ancora
immatura . Maldestro e anche il modo in cui Aristotele usa le espressionil
stoicheia, aitia eidrehai. II miglior modo di spiegarsi la cosa e di vederci
un tentativo di fondere la propria terminologia con quella presocratica e I
"

platonica. Aristotele riassume il risultato in questi termini : « Secondo


l analogia esistono dunque tre elementi, e cioe forma, privazione e mate¬ '
ria , ma quattro aitia ed archai , e cioe la triade ora nominata e il movente.
Ma in una cosa naturale il movente e omonimo della forma, nelle cose del
pensiero e la forma . Nell un senso esistono dunque soltanto tre aitia, e in
un altro quattro. Si aggiunge poi ovviamente cio che come primo di tutte
le cose muove tutte le cose » . £ del tutto evidente che la dottrina dei A io I t
quattro aitia non e ancor pienainente forma ta : la cosa si nota immedia- i

tamente se si confrontano gli An . Post . II li e la matura esposizione di


Phys. II. Che qui Aristotele annoveri persino la privazione fra gli aitia,
e cosa che si puo comprendere solo alia condizione di tener conto della
situazione storica . Cio che egli voleva sottolineare era appunto la teoria
di forma-privazione-materia, con cui risolveva la questione, a quel tempo
estremamente attuale, della haple genesis. Il principio del telos o hou
heneka, del fine ultimo, cost importante nella Forma definitiva della dot¬
trina, qui non viene citato, ma e tacitamente identificato con la realizza-
zione della forma.
Nel quinto capitolo ci interessa soprattutto l esposizione della dot ¬
trina di dynamis ed energeia. Diversamente dalla dottrina dei quattro aitia ,
la teoria della potenza e gia sostanzialmente costituita, e Aristotele puo
151
Cfr . sopra , p. 228. Con la proposizione ouaia T6 avaXoyov hi ixaaTtp ( Eta
2 1043a 5 ) Aristotele ha trovato la giusta formulazione; si veda sotto, p. 696, nota 211.
,
152
-
auv&iaeii; oppure aua raaeu; : il testo piu dettagliato e Part . an. II 1, 646a
12-24. Qui in Lambda 1070b 10-16 non parla di (TUVS £CTEI ;< .
155
XEux6v - ( jiXav - E7tup <£vEia , <p<o ;< - ax6To;< - d p. A mia notizia nessunc ha mail
notato la goffaggine di questi esempi. j
242 ARISTOTELE

percio dire in Phys. I 8 di averla gia illustrata in forma piu completa in


altra occasione. In rapporto ad energeia , dynamis puo avere un duplice
significato: 1 ) potenzialita nel senso specificamente aristotelico, « qual-
cosa di identico, che esiste 1ora attualmente, ora potenzialmente » ; 2 )
4
potenza nel senso tradizionale, in particolare la capacita di assumere una
determinata altra forma. A determinate condizioni, da un seme puo aver
origine un individuo; il movente deve intervenire dall esterno : dal padre,
dal sole, dalla sua orbita obliqua, e in ultima analisi dal proton kinoun.
Aristotele accenna gia brevemente, con cio, alia dottrina del ciclo biolo-
gico, che presentera piu dettagliatamente in De gen . et corr. II 10.
A1 concetto specificamente aristotelico della potenzialita era asse-
gnato il medesimo destino che tocco alia dottrina platonica delle idee.
Nessuno dei successori riprese quella concezione. Ma l evidente concetto
analogico di dynamis , che Aristotele illustrava costantemente con l esem-
pio del bronzo e della statua ,155 divenne invece proprieta comune. Teo-
frasto 154 pone a confronto la dottrina platonica delle idee con la dottrina
aristotelica della dynamis , e conclude che il miglior modo di spiegare la
scissione delle cose in forma e materia e quello che interpreta la genera-
zione naturale delle cose confrontandola analogicamente con la realizza-
zione dei prodotti dell arte.
Nella seconda parte del libro Aristotele presenta la sua dottrina del
.
primp , movente , immobile * Si parla , in generale, di primo motore, ma si
tratta invece di un principio astratto, dell assoluto punto zero del movi-
mento e del cambiamento, che e insieme l inizio di ogni movimento. Si
rende poi Yousia aidios con « essenza eterna » o « eterna sostanza »; quel
che vuol dire Aristotele e che il principio del movimento e eternamente
immutabile e immoto, ed esiste realmente.
Riferendosi alia sua dottrina di dynamis ed energeia, egli osserva
dapprima che il principio supremo deve essere eterno e incorruttibile.
« Infatti movimento e tempo sono continui, e sono solo aspetti di una
medesima realta,157 ne si e mai dato tempo senza movimento. Inoltre il
principio supremo deve esistere come pura attuazione, poiche cio che e
secondo la potenza e anche capace di non essere. Se questo accadesse,
sarebbe necessario che non esistesse del tutto l essere ».'"
« A nulla gioverebbe, inoltre, porre come principi le idee di Platone ,
154
Cioe TOO raxeiv xal mxcrye . Cfr. sotto, p. 693.
155
Phys. I 7, 191a 7-12.
136
Metaph. 8a 9-20.
* Come appare da questo passo, 1 Autore respinge la tradizionale vetsione te-
desca del greco xivoov ( Beweger ) e preferisce parlare di Bewegend. In italiano
questo termine puo essere reso con movente , riservando il tradizionale motore ai pochi
casi in cui nel testo tedesco il During ricorre al vocabolo Beweger ( N .d.T . ).
157
II tema e sviluppato in Phys. IV 10-14. duSio? indica in Aristotele « conti¬
nuity eterna », in Platone significa « al di fuori di tempo e spazio ».
li!
1071b 19 = Theta 8, 1050b 12-13, cfr. p. 697, nota 219.
I PRIMI PRINCIPI 243

poiche esse non possono far mutare le cose sensibili ». E15 questo un argo-
mento contro la dottrina delle idee che ricorre spesso ; il suo senso e
che le idee sono immobili, e non possono percio produrre un movimento.
Alio stesso modo 160 Aristotele rimprovera a Platone di aver fatto del
bene un principio, ma di non aver pero spiegato come esso possa essere
fine, motore e forma. Eppure egli fomisce a sua volta il suo principio
del movimento di tutte le proprieta della platonica idea del bene.
« Non basterebbe nemmeno fare dell anima , con Platone, il prin- j
cipio del movimento.161 Quanto a Esiodo, che vuole che tutto si origini J
dalla notte, e ad Anassagora, secondo cui tutte le cose erano insieme ,
il loro principale errore e che essi non assumono nulla che metta in
movimento il tutto. Da un mucchio di pietre non si origina senz altro una
casa, ne, analogamente, il sangue mestruale o la terra si mettono in moto
da se. Gli atomisti e Platone 162 parlano di un movimento eterno, ma non
spiegano perche e che cosa e questo movimento, ne per quale motivo
qualcosa vien mosso in questo o in quel modo » . Questo non e per
niente esatto,163 poiche Platone spiega minuziosamente nel Tirneo il mo¬
vimento nel piano equatoriale e nel piano dell eclittica .164 £ ovvio che
Aristotele conosceva le formulazioni platoniche del Tirneo ; lo conferma
anche egli stesso quando, nell ultima sezione del capitolo, non soltanto
usa per i due movimenti la terminologia di Platone,165 ma ne accogliej
la tesi stessa : « Il movimento della sfera delle stelle nel piano equato- l
riale e causa della persistenza nel mondo, mentre il movimento del sole 'i
nell eclittica produce la generazione, il mutamento e la morte » .166
Nel settimo capitolo viene la conclusione:
« Se non accettiamo la mia soluzione, ci troviamo ancora una volta di fronte
al problema di Parmenide. L essere si genererebbe dal non essere, e noi sap-
piamo che questo e impossibile. Esiste dunque un primo mosso, e cioe il primo
cielo,147 e un principio del movimento, eterni entrambi. Come possiamo ora raffi-
gurarci questo proton kinoun? ».
Come d abitudine, Aristotele muove dalle relazioni della vita quoti-
diana : cost era gia sorta la sua dottrina delle categorie.168 La sua filosofia
157
Lambda 5, 1071b 14; 1075b 27 ; My 5, 1079b 14; Alfa 7 988b 2; 9, 991a 11.
L argomento e accennato in Top. 148a 14-22, percio era verosimilmente gia nel Ilepl
tSecov. Cfr. CHERNISS, Crit. of Plato, 220.
140
10, 1075a 38.
161
1071b 16 &XAT) ouota 7tapa xa etSrj, vedasi CHERNISS, Crit . of Plato, 391.
162
Tim. 30a xtvoupsvov dxdxxto? ; il CHERNISS, Crit . of Plato , 386, rinvia a
57e-58c.
143
Eppure Aristotele riprende il medesimo argomento nel De caelo 300b 25-31
e, senza fare il nome di Platone, GC 337a 7-15.
164
Tim. 40b fva oxi Lt.d7i.ax auxcov gxaaxov y£voixo to? dptaxov.
145
xi aux6-d77o , mentre Platone dice xaux6-2xcpov, a 36c.
166
Piu dettagliatamente nel GC II 10, 336b 15.
167
Questo e il nome che da alia sfera delle stelle fisse.
161
Vedasi sopra, p. 74.
244 ARISTOTELE

del telos, per es., e fondata sul fatto d esperienza che da una ghianda
ha origine una quercia ; la sua teoria politica si sviluppa dalla riflessione
;sulla vita di un nucleo familiare. Cost egli combina sempre nel suo pen-
siero il sobrio common sense con un astrazione spinta fino ai limiti
estremi.
La sua risorsa piu brillante e l analogia. Nel caso in esame, egli tro-
va un analogia utile nella tendenza delFuomo al bene. A un livello in-
feriore il desiderio si orienta verso cio che appare bello; al livello piu
elevato, noi tendiamo a cio che e realmente bello.169 In relazione al de¬
siderio il bello e primo: esso ci pone in movimento.
Fino a questo punto Aristotele procede fondandosi sui dati dell espe-
rienza ; poi introduce concetti dell antico pitagorismo e del platonismo,
che a noi suonano strani, ma erano ben noti ai suoi ascoltatori. Ricorre
in primo luogo al canone pitagorico degli opposti: e noi conosciamo que-
sta lista di died coppie di concetti da Alfa 5 . Nella prima colonna stanno
i termini positivi, nella seconda quelli negativi. Aristotele introduce qui
questa systoicbia perche vuol far rilevare che noi riconosciamo senz altro ,
per cost dire intuitivamente, i concetti positivi. Appartengono a questi
concetti, che la ragione riconosce immediatamente, quelli propri di Pla-
tone, « l Uno », « il bello » , « cio che e desiderabile per se stesso ».17°
In generale, quel che e primo in una serie logica e anche l ottimo. Ora e
sicuro che il proton kinoun e un « primo » di questo genere: possiede
percio tutti gli attributi citati.
Resta soltanto che il proton kinoun sia proclamato telos supremo. La
dimostrazione, se cost possiamo chiamarla, Aristotele l aveva gia offerta
nel dialogo Sulla filosofia , in cui per la prima volta aveva illustrato il
principio del movimento.171 « Che esista fra i principi astratti un per
cui , e dimostrato dalla classificazione da me data per i significati di que ¬
sto. Non un per cui nel senso di a favore di qualcosa ” , ma soltanto
uno nel senso del “ fine in vista di cui puo essere valido per un princi¬
pio ».177 Aristotele ricava la sua analogia dalla sfera umana: vediamo
qualcosa di bello, ed esso ci pone in movimento perche noi lo amiamo.
Alio stesso modo il proton kinoun mette in movimento tutto, perche e
il fine ultimo, e perche ad esso tende l universo.171 Con cio Aristotele e

Come nel discorso di Diotima nel Simposio.


170
TO 2v , T6 xaX6v , T6 xa& OCUT6 atpeT6v, Le parole TO £V piTpov possono es¬
sere una diretta allusione alia dottrina dei principi di Platone ; in Delta 6, 1016b 17-20
la cosa e perfettamente chiara . L aspetto piu notevole della CRXTTOIXLA pitagorica e il
fatto che il 7repiTr6v stia nella serie positiva.
171
Phys. II 2, 194a 36, si veda sopra , p. 216.
177
1072b 2 o5 Svexdt TIVO?. Cfr. Filebo 54c T6 OU Svexa-To TIVO? Svexa. Cfr. so¬
pra, p. 216.
175
-
T6 Oetov xal iya&6v xal itpc riv come forza motrice nella natura , Phys. I 9,
192a 16. Teofrasto discute approfonditamente la questione 7rept T% eipicjeto? avendo
palesemente come presupposto l espressione xiveT <oc iptopevov ( Met . 5a 15 sgg. ). Cfr.
sotto, p . 434.
I PRIMI PRINCIPI 245

riuscito a inserire nel suo quadro del proton kinoun anche il concetto pla-
tonico dell eras. Ma forse fu stimolato anche da un passo del Timeo , in
'cui Platone dice che la circonferenza del mondo e dotata di una naturale
tendenza a raccogliersi in se stessa.17* « II principio del movimento muove
come fine supremo a cui tende l universo; il primo cielo muove tutto il
resto essendo mosso da questo principio » . Tutti i processi naturali so-
175

no dunque governati dal proton kinoun, e l amore del bene e in ultima


analisi la molla che muove l universo.174 Si intende da se quanto fosse
facile interpretare tutto questo in senso cristiano, e sostituire al principio
177
astratto un motore personale.
L edificio e ora compiuto : « Da un tale principio dipendono il cielo
e il mondo del di venire » .17! E come Omero rappresentava gli dei 179 come
superuomini « che vivono senza affanni », cosi fa anche Aristotele. Giac-
che ora compare la parola « dio ». Quella gioia di vivere che noi possiamo
godere soltanto per brevi momenti spetta invece eternamente al dio nel
cosmo. I momenti piu belli nella nostra vita sono quelli in cui il nostro
pensiero ascende piu in alto, e si realizza nel grado piu alto, poiche allora
noi viviamo bene.1"
Segue a questo punto una polemica contro Speusippo. Aristotele ri-
ferisce in parecchi luoghi che Speusippo propugnava una teoria della strut-
, un’unita , ' ma era
11
tura dell universo secondo la quale il mondo non era
« episodico, come una cattiva tragedia E. Frank 1 3 ritenne di poter ac-
certare una serie, escogitata da Speusippo, di dieci principi, in cui l Uno
stava all inizio, e il bene alia fine della serie. La dottrina e oscura nei
particolari , ma rimane fermo almeno questo, che Speusippo considerava
il bene come l ultimo grado dello sviluppo tanto nella natura che nella
cultura, mentre Aristotele, analogamente a Platone, concepiva il bene
come assolutamente originario e normativo per tutte le aspirazioni uma-
ne e tutti i processi naturali. Speusippo sta qui sostanzialmente dalla parte

174
58a 7rpi? aurijv 7re<puxuta pouAeaSai cmvtivat. Il problema di come sia pos¬
sible un azione senza contatto fisico occupo piu volte Aristotele; cfr. Phys. VII 2,
244a 12, GC I 6, 323a 30-35, Be motu 699b 5.
175
A 1072b 3 si deve leggere con il Ross xtvoupteva Si x&XXa xivei. La celebre
espressione to? iptopevov riflette il motivo dell eros nel discorso di Diotima nel Simposio.
Come anche ogni azione umana, EN I 1, 1094a 1 = Top. Ill 1, 116a 19
= Gorgia 499e. Cfr. W. SCHADEWALDT, Eudoxos von Knidos und die Lehre vom
unbewegten Beweger. « Satura Weinreich » 1952, 103-129.
177
Molto acuto il giudizio di A. MANSION, Le Dieu d Aristote et le Bieu desY .
Chretiens , Melanges R. Jolivet, Lyon i 960, 21-44.
17!
La formulazione & certo rifatta su Teeteto 156a . Cfr. sotto, pp. 264, 416.
179
8eol feta toovxe?, tanto nelVIliade che nell Odissea.
180
1072 b 27 vou? ivipyeta £cor). Si confronti Protr. B 87-91 e B 108 DURING.
1,1
Le testimonianze in P. LANG, Be Speusippi Academici scriptis , Bonn 1911,
fr. 33b-c.
133
Ny 3, 1090b 19, Lambda 10, 1076a 1.
1,3
Plato und die sog. Pythagoreer , 1923, 245-251.
246 ARISTOTELE

dei presocratici ; Aristotele e, come al solito, impigliato in un eterno di¬


lemma . Da una parte, egli ha abbozzato nel dialogo Sulla filosofia un qua-
dro dello sviluppo della cultura in cui si descrive l ascesa dell umanita dal-
10 stato primitivo al piu alto dispiegamento della cultura . Dall altra tiene
fermo, come fa qui in Lambda , che cio che e bello e compiuto e origi-
nario. Egli ci si presenta nelle sue opere come lo studioso posato 1M che
si fonda sui dati dell esperienza e argomenta da naturalista , ma anche come
| il teorico che ricopre la sua irrazionale fede in principi tramandati, o da
: lui stesso scoperti, con formulazioni sottilmente logiche, ma nella sostanza
j tautologiche.185
Nel riassunto che conclude il capitolo Aristotele mostra ancora una
volta quanto gli importi di mettere a confronto il suo proton kinoun con
11 platonico hen. Nella psicogonia del Timeo 35ab l Uno appare come
« l indivisibile » , « l identico » e « l essere Dunque anche Aristotele
vuole alia fine sottolineare che il suo proton kinoun « non puo aver gran-
dezza alcuna, deve essere privo di parti e indivisibile » .
Egli vuole poi ancora assegnare un attributo al proton kinoun , e cioe
quello di apathes,l!7 impassibile, libero da processi. Agli attributi tradizionali
con cui i poeti e la filosofia presocratica della natura eran soliti descrivere gli
dei , e Platone l anima del mondo, Aristotele, in tre passi di questo capitolo,
ne aggiunge uno cb egli ha tratto dal proprio arsenale. il principio del
movimento e assolutamente primo, e il numero 1 in una serie logica o
esistenziale;' e inoltre necessario per natura nel senso che non puo es¬
sere altrimenti.1*9 E finalmente e apathes , impassibile. Come mostra il
Solmsen,190 questo vocabolo e connesso alia teoria, allora di grande attua-
lita, della relazione fra « agire » e « patire » . Aristotele se ne serve anche
nel trattato Sull' universo , nella descrizione del primo elemento da lui
stesso inventato; e il lettore sente la frattura stilistica tra questa astratta
espressione tecnica e le elevate parole con cui viene esaltata la nuova
divinita.191
184
Alfa 3, 984b 17 vrjipcov mxp elxf ) Xiyovxa?, cfr . Epicuro, Ep. ad Men. 132
vrjiptov XoyKrpcx; xa? alxla;... dpeuvcov xal xac, 8 6 d e X a u v o r v.
185
Prendendo un esempio a caso, possiamo confrontare 1072b 10-13 con Delta 5,
1015b 14 el dtp 2<mv Sxx alSia xal dxlvrjxa , ouSev dxelvoii; eaxl piaiov ouSe 7tapa
ipdtnv.
186
x8 dpdpurxov, xaux6v , ouala. Principio materiale e xo p.epiax6v , xo Odtxepov .
Nel suo commentario, pp. 128-136, il TAYLOR dimostro in modo convincente il paralle
lismo fra la psicogonia e la descrizione della generazione delle cose sensibili.
-
Ty1*7 Riassume in questo vocabolo cio che Platone dice dell aya06v nel Simposio
211a 1-2. Nel Ilepl ISecSv le idee sono definite dOTaSel? ; cfr. sotto, p. 291.
188
Nella terminologia aristotelica: logicamente tcrxaxal xou ; esistenzialmente
ou ouvavaipeixai. A 1072b 1 x8 7tpc5xov.
188
pi) evSeyopevov 1072b 13, che corrisponde alia formula di Platone
tOCTauxcot; ael xaxa xauxa.
m
Aristotle s system of the physical world , 290. A proposito di 7roieTv - 7td (Jxetv
vedasi sotto, p. 264.
191
De caelo II 1 aOavaxov , Oeiov , ic7tauaxov , ayf ] paxov etc.
I PRIMI PRINCIPI 247

Cio che Aristotele dice a proposito del puro p e n s i e r o e stato inter-


pretato in modi contrastanti e mol to discusso:
« 11 puro pensiero e rivolto a cio che e da se stesso l ottimo; quanto piu 1

in alto sale il pensiero, tanto piu alto diviene il suo oggetto. Parteeipando di cio J
che e pensato, la ragione pensa se stessa;193 diviene essa stessa oggetto del pen¬
siero in quanto afierra e pensa l oggetto pensato; percid pensiero e pensato sono
identici.'93 Perche cio che riceve in se il pensato e l ente,39S e la ragione, e quando
essa ne e in possesso, i attiva.396 Il pensiero attivo 197 e dunque in maggior grado
della facolta di pensare quel che di divino la ragione sembra possedere, e il
,
pensiero filosofico 1 8 e il massimo piacere e il supremo valore.1 Se ota il dio
sta sempre cos bene, come noi stiamo occasionalmente, e questa una cosa che
desta la nostra meraviglia . Se la sua esistenza e ancor piu bella, e cosa ancor piu
degna di meraviglia. Ma egli realmente sta sempre cost . A lui appartiene anche
la vita, poiche il pensiero attivo e vita;200 e il dio e attivita; questa condizione
della pura attivita e la sua vita bella ed eterna. Io affermo dunque che il dio h
l essere vivente 201 eterno ed ottimo; a lui appartiene percio una vita ininterrotta-
mente continua ed eterna, perche questo appunto e il dio ».

Con questa descrizione del suo modo di concepire la divinita, Ari¬


stotele segue un antica e solida tradizione. Che il dio sia principio del-
l ordine del mondo e cosa che gia Talete afferma ;” 2 e i grandi pensatori
amavano identificare il loro principio supremo con la divinita. 3 I vocaboli
to theion , ho theos e theos ( senza articolo ) sono semanticamente equiva-
lenti. A. Wifstrand ” * osserva benissimo che noi fraintendiamo facilmente
l uso greco della parola ho theos perche non ci e abituale la concezione

192
, 1072b 18 r) 8k viijm? fj xaO’ aux/ jv - b 30 TOUTO yap 6 He6?.
13
Cost anche in De an. Ill 4, 429a 15 vou? Sexxtxov xou efSou? ( = xou voou-
pivou ) xal Suvdtpet TOIOUTOV iXka p.Tj TOUTO , eft . 430a 2.
m Percib Parmenide ( B 3 ) diceva T6 yap auxi voeTv laxlv xe xal elvai , perche
l essere reale e soltanto 1 intelligibile.
195
8exxtx6v, cfr . la metafora di De an. II 12, 424a 18 8exxix6v... otov h xijpi?
TOU SaxxuXlou.
390

8VTCOV yvi!> pip.ov.


-
Cfr. Protr. B 86 DURING oxav bicp ffl xal xuyyav7] 0 etopcov x8 ixaXiaxa xoiv
397
Cosf io intendo Ixelvou, con il Bonitz e il Ross.
398
OecopEa e il pensiero filosofico attivo, non e contemplazione, cfr. Protr. B 66
OecopEa xi xupuoxaxov x£Xo?, e la nota 272 a p. 533.
399
Cfr. il commentario del DIRLMEIER all EN , 503. x6 si riferisce anche ad
dEptoxov.
200
Cost anche in Protr. B 86 DURING.
203
1072b 29 £cpov dltStov dtpioxov. I corpi celesti in eterno movimento sono gli
£coa dlESta , sulla terra gli £coa sono 9&apxa. De caelo 285a 29, 292a 20, b 1.
202

xou x6ap.ou T8V 0e6v.


-
DIELS-KRANZ A 1 Trpcapuxaxo'j xtov ovxtov Oe6?. i.ybir .o'i ydtp. A 23: vouv
203
Anassimandro A 14 xi dEttctpov , A 17: xou? dmcEpou? oupavou? OEOU? ;
Parmenide A 31 xi &XEVY)TOV TTE7repaa|j.£vov O9aipoei8£? ; cosf anche Melisso A 13;
Empedode A 32 oxoixeta ; Filolao A 13, B 13, il numero piu elevato.
203
Bakgrunder, Lund 1961, 87. Cfr. sotto, p. 253.
248 AXISTOTELE

politeistica . In Erodoto, ad es., « il dio » ha un duplice significato. Molto


spesso « il dio » e un concetto generale, alio stesso modo che noi diciamo
che « l uomo consiste di corpo e di anima », oppure « la donna e mobi ¬

le »:* dicendo cost , non pensiamo infatti ne a un uomo singolo, ne a una


singola donna. In questo senso si legge in Erodoto che « il dio puo sia
innalzare che umiliare », dove egli intende che tutti gli dei hanno questo
potere. In altri casi « il dio » e quel dio che appunto ora fa , o ha fatto,
qualcosa ; si e convinti allora che in questo modo possa fare qualcosa sol-
tanto il dio. Cost , ad esempio, il contadino, quando vede il pollaio deva¬
state, dice « e e stata la volpe » , e non pensa , con questo, ne al concetto
generale, ne a un determinate individuo.
Tra l uso popolare dei vocaboli « il dio » e « il divino » e il linguag-
gio dei poeti e dei filosofi non sussiste alcuna differenza . Tutto cio che
stava molto al di sopra della sfera umana era theionj205 oppure veniva ri-
condotto all intervento « del dio ». Ovviamente poi le concezioni del dio
erano diverse. Alla fine del secondo libro della Repubblica , come Aristo-
tele in Lambda , Platone park dell immutabile, bella vita della divinita .204
Nel Tirneom il dio e « il genitore e padre dell universo ». Ma secondo
la tesi di Aristotele il mondo era eterno, ed egli non poteva percio acco-
gliere il dio come genitore del mondo. Le sue parole « questo e il dio »
implicano dunque, come tutto questo corso di lezioni nel complesso, una
presa di posizione contro Platone: e come egli spiega diversamente da
Platone anche i minimi particolari del mondo sensibile, cost la sua opi-
nione e diversa anche nella questione dell essenza del dio.
Secondo la disposizione normale delle lezioni di scuola, alia presen-
( jazione della dottrina fa seguito una serie di aporie, che da essa derivano.
Posto che accettiamo la dottrina del proton kinoun come principio divi¬
no, come dobbiamo immaginare, in base alle piu recenti teorie astrono-
miche, il meccanismo dell universo ( cap. 8 ); come possiamo inserire nella
nuova dottrina le opinioni piu diffuse circa la ragione come elemento
divino nell uomo ( cap. 9 ); confrontiamo infine la nuova teoria con le tesi
di altri pensatori a proposito dei primi principi, al fine di saggiare la sua
solidita ( cap. 10 ).
L’antica dottrina dell armonia delle sfere considerava i sette corpi
celesti « erranti » e la sfera delle stelle fisse come un ottava . Ci si imma-
ginava che i corpi celesti fossero incastonati nelle sfere come gioielli che
sono incastonati in un globo. L unico corpo celeste che si potesse real-
mente studiare era la luna: « £ chiaro che i corpi celesti non ruotano,
perche nel ruotare dovrebbero anche girarsi. Della luna, pero, si vede
sempre la cosiddetta faccia . Non esiste percio per essi un movimento

* In italiano nel testo [ N .d .T . ] .


Cos si deve certo spiegare anche il discusso S-eTov nel Prognostikon 1, II
205

112 L . La traduzione latina antica ha ex mundi ratione .


381b.
207
28c.
I PRIMI PRINCIPI 249

proprio ».2M Le stelle mobili, il sole, la luna e i cinque pianeti conosciuti ,


si muovono tutti non gia seguendo delle orbite, ma ciascuno aderendo
alia sua sfera. Se teniamo presente tutto questo, comprendiamo meglio
il fatto che Aristotele postuli per ogni sfera : a ) un principio che muove
la sfera, b ) cio che e messo in moto. Le stelle fisse, poi, si chiamano
anche oggi cost perche si riteneva che fossero saldate al «mprimo cielo ».
Che i corpi celesti fossero esseri viventi eterni, aidia zda , pareva cosa /.
ovvia, perche cio che si muove senza costrizione e vivo.210 Secondo la tesi
di Platone, anima e vita erano indissolubilmente insieme collegate, e
l anima, cioe la vita , era nello stesso tempo il principio del movimento.
Il primo cielo e le sette stelle mobili 2" erano dunque animati, avevano,
cioe, un movimento proprio. Aristotele, che negava il movimento spon-
taneo dell anima , doveva trovare una spiegazione che si conciliasse con la
sua dottrina del proton kinoun . Conformemente al suo metodo di rag-
gruppare i fenomeni in serie gerarchiche, la cosa non gli riusciva difficile:
« £ dunque accertato che i corpi celesti sono ousiai , e cioe unita che
hanno esistenza indipendente, e che fra di essi uno e il primo e un altro
il secondo, nel medesimo ordine delle sfere delle stelle » .212 Aristotele dice
dunque qui con tutta chiarezza che i principi del movimento formano una
serie gerarchica. £ inconcepibile che nell annosa discussione sulla suppo-
sta contraddizione fra il cap. 7 e il cap . 8 non si sia riconosciuta l impor-
tanza di questa proposizione.
Il capitolo e saldamente ordinato. Il breve passo 1074a 31-38 213 e
tanto diverso dal punto di vista stilistico, che e assolutamente impossibile
immaginare che Aristotele lo abbia dettato contemporaneamente al resto
del contesto. Durante la correzione e la rielaborazione della stesura , egli
trovo che rimaneva da confutare ancora un argomento, e aggiunse queste
righe prima dell epilogo. Non e necessario supporre che sia trascorso, per
quest operazione, un intervallo di tempo. Si possono distinguere nel capi¬
tolo cinque sezioni.
1 ) 1073a 14-23. Introduzione. Qui, come in tutto quanto il libro, la
dottrina platonica dei principi e tacitamente presupposta come sfondo e
insieme come bersaglio. Oltre all Uno, che era identico al bene ed era
il supremo principio dell essere, Platone aveva presentato come genitrici
delle cose sensibili le idee-numeri e le idee. Aveva illustrato la generazio-
ne delle idee-numeri dall Uno e dalla diade sino al numero died ; 2" ma
M
De caelo II 8, 290a 25.
~ De caelo II 2, 285a 29; II 12, 292a 20, b 1-2; percio in PA 641b 17
r& tpoa fa dvyjTce. Il dio e £coov afSiov fipicrrov 1072b 29.
210
Pbys. VIII 1, 250b 14
.
-
rot; cpvryei auvetmoai, Gen. An. 762a 21 Trav ra
4a>xi};2,etvat 7rX pyj
1
Dunque, propriamente, le otto sfere.
212
-,
1073b 1-3. Cfr. GC II 10, 337a 22 bnb plav ap / r v , e sotto, pp. 416, 434.
211
II tanto discusso « terzo strato » di Jaeger.
214
Phys. Ill 6, 206b 32, verosimilmente soltanto 1 + 2 + 3 + 4 = 10, la
tetraktys pitagorica ; cfr. De an. 404b 18-27.
250 ARISTOTELE

non si era mai pronunciato sul problema di quante idee-numeri e quan-


te idee esistessero. L opinione di Aristotele era invece che una dottrina dei
principi dovesse anche dire esattamente quanti principi esistano. La que-
stione e dunque questa : quante ousiai esistono, che siano insieme mosse
dal primo movente e muovano esse stesse? E la risposta e questa: preci-
samente altrettante, quanti sono i principi del movimento che esistono nel
meccanismo celeste.
2 ) 1073a 23-1074a 17. Abbiamo in primo luogo la rivoluzione del
tutto, la sfera delle stelle fisse, quindi le sette stelle mobih. Tutte han-
215

no un esistenza eterna e indipendente ; il primo motore, che in rapporto


a esse e primo, deve anch esso, naturalmente, possedere un esistenza auto¬
noma .214 E dunque accertato 217 che esiste una gerarchia dei principi del
movimento strutturata secondo 1 ordinamento delle sfere che si muovono.
Si deve calcolare il numero dei principi del movimento che si rendono
necessari prendendo per base le teorie degli astronomi piu eminenti.
« Che il numero delle sfere sia superiore a quello dei corpi che si muovono
in circolo, e chiaro ad ognuno che si sia in qualche modo dedicato a questi pro-
blemi; ogni singola Stella mobile ha piu di una sfera. Secondo la teoria di
Eudosso, per le sette stelle mobili occorrono 26 sfere, secondo la teoria modificata
da Callippo 33 ».21
Sennonche questa teoria non spiega il movimento delle stelle mo¬
bili, quale noi possiamo osservarlo nel cielo.21 £ necessario ammettere una
215
Qui indicata con ij TOU nccvTbc; rj anXrj ipopa, nel cap. 7 e nel De caelo
TTpcoTo? oupavoc, una volta ( 288a 15) con l aggiunta xat 7] 7rpcor/] <popdc : in Pbys. VIII
anche fj xuxXo<pop £a 7rpcox/) . EV TOU; tpuaixou; ( 1073a 32 ) si sarebbe tentati di spie-
garlo come un riferimento alia prima metii del trattato Lambda , ma a 1072a 21-23 Ari¬
stotele non prova la proposizione ddStov xat itoxarov xb xuxXto acopa. Usa la parola
itaxarot; ( = senza arresto ) soltanto qui. Discute xb xuxXcp acopa in De caelo I 3, e
dice che il suo movimento e OUVEXT]? xat HSioq.
216
A 1073a 36 le parole Trp6xepov obaltxc; ouatav dcvayxatov elvat sono state inter-
pretate in modi diversi. A mio giudizio, in Lambda Aristotele si sforza costantemente
di dare alia sua dottrina dei principi una struttura analoga a quella della dottrina
platonica. Come in Platone xb £v xat Tiya Oov e Irofxetva XY)? ouaEap, cosf b il suo
.
7rpcoxov xtvouv. Cfr. Pbys. VIII 10, 267b 9 &y ei itpa rb xivouv. Ora, perb, sulla base del
suo concetto di oua £a Aristotele non pub in alcun modo dire £ rrlxeiva x c ouata?,
proprio come non pub usare itStop nel senso di Platone. A1 di fuori dell essere reale,
dell ouata , non esiste infatti nulla. Nulla gli impedisce, perb, di ammettere una rela-
zione di priorita .
217
Nel suo commentario il Ross spiega la complicata costruzione rifacendosi a
T.L. HEATH, Aristarchus of Samos , 1913, 190-224, che e ancor oggi l interpretazione
migliore.
2
" 1073b 8 sgg.
219
xa <paiv6 peva aTtoSaiaeiv ( 1074a 1), ma piu comunemente a <!>£eiv , era secondo
Eudosso il compito dell astronomia: « spiegare cioe i fenomeni in modo ade-
guato ». In generale si ammette che Aristotele abbia personalmente escogitato le « sfere
che ruotano in senso opposto » ( cr <pa ( pa ;< aveXtxxouaat; ) ; ma e piu verosimile che la
teoria sia nata dalle sue discussioni con Eudosso e con Callippo.
I PRIMI PRINCIPI 251

serie di sfere retrograde, e nel computo di queste sfere ci si puo servire


di due metodi. Secondo l uno il numero delle sfere viene ad ammontare
a 55, secondo l altro invece a 47 : oltre al primo cielo, che e il primo
mosso, si devono dunque ammettere 47 oppure 55 principi del movi¬
mento. « La spiegazione della loro necessita la lascio a coloro che sono
220

qui piu competenti ». Nelle opere di Aristotele, non conosco alcun pa-
rallelo a questa sua rassegnazione. Egli era giovane quando scriveva que¬
ste pagine. Eudosso era a capo della scuola quand egli giunse ad Atene,
e fu il suo primo maestro. Fra le personality eminenti dell Accademia Eu ¬
dosso e, in ogni caso, l unica che Aristotele nomini nelle sue opere di
scuola con parole di elogio.222
3 ) 1074a 17-31. Piu di 55 principi del movimento non possono esi-
stere, perche se ve ne fossero ancora degli altri produrrebbero degli altri
movimenti: simili movimenti pero non esistono. I nuclei essenziali del-
l argomentazione di Aristotele sono: a ) che non esiste un movimento |
che sia fine a se stesso; b ) che disponiamo di una teoria logicamente inat- j
taccabile del nesso causale dei movimenti, in base alia quale ogni movi¬
mento e ogni cambiamento che avviene sulla terra puo essere ricondotto
al movimento del sole nelTeclittica , e in ultima analisi al proton kinoun.
Aristotele non si esprime proprio cost, ma questo e cio che egli intende.
La proposizione su cui gli Scolastici fondano la loro famosa teoria delle
cosiddette « intelligenze » e a 1074a 22-23: « Se esistessero ancora altri
( principi di movimento ), produrrebbero allora altri movimenti come qual-
cosa che e fine di una rivoluzione » . Questa proposizione venne collegata
con De caelo II 12, 292a 20-25,223 e se ne concluse che fosse opinione di
Aristotele che le sfere di ogni pianeta sian mosse dal loro nous, cost come
il proton kinoun muove l intero universo come ragione universale. Nello
stesso modo in cui il proton kinoun produce ogni movimento, perche a
questo fine aspira l universo,224 si realizzerebbe anche il movimento delle
sfere dei pianeti. Se ci atteniamo al solo Aristotele, la principale sua
preoccupazione in questo passo viene chiaramente in luce con le parole
« non puo darsi alcun processo alTinfinito » .225 Egli ritiene di aver provato
che la serie formata dal proton kinoun piu 47, o 55 principi motori,
basta a spiegare il nesso causale di tutti i movimenti.
4 ) 1074a 31-38.
« Non posso ritenere esatta la tesi di quei pensatori 226 che ammettono

220
1074a 15 ouatai xal apyal dbchngTot.
221
1074a 17 d <petaOo> TGI; icr/upoTEpoi : e doe, in questo campo gli astronomi
sono le autoritl che possono dire la parola decisiva.
222
Eth. Nic. X 2, 1172b 15-18, vedasi DURING, Biogr. trad ., 315.
223
Cfr. sopra, p. 217.
223
ta ? eptopevov .
225
£ la formula ben nota '( azonxl 7tou = esiste sempre un numero 1 della serie.
224
-
Cosf gia Platone nel Liside 219c acpix£a&ai ini nva apy/ jv. y
Intende riferirsi agli Atomisti, che per primi sostennero questa tesi, vedi
252 ARISTOTELE

patecchi mondi . £ evidente, invece, che esiste un universo soltanto: e la cosa si


pub dimostrare in questo modo. Se Universo fosse un nome di genere, ne esiste-
rebbe piu d uno. Le cose che sono numericamente molte hanno una materia . Ma
il concetto, che fra tutti i concetti e il primo, non ha tuttavia materia alcuna,
perche e in se la compiuta realizzazione della forma. Pub percio esistere soltanto
un supremo principio del movimento ».
Come osserva giustamente il Merlan, dobbiamo intendere queste pa ¬
role nel senso che puo esistere soltanto una gerarchia di principi del mo¬
vimento, e dunque un proton kinoun , un proton kinoumenon e cosi via ;
Aristotele ha cioe ulteriormente consolidato, con questo argomento, la
sua proposizione di 1073b 1-3 sopra citata .
La specifica dottrina della gerarchia dei 47 o 55 principi motori non
e menzionata in alcuna altra opera di Aristotele. Ma dovunque ha motivo
di illustrare la relazione fra due o piu movimenti, egli in qualche modo
presuppone una concatenazione di movimenti .
« Se uno ha in mano un bastone e ne muove la punta, questo movimento
richiede una catena di punti di appoggio, archai »7 « Deve pero esistere anche
qualcosa al di fuori dell essere vivente, che sia immobile e funga da punto d’ap
poggio per il movimento. Vale la pena di soffermarsi a riflettere su questa affer-
-
mazione, poichd essa e valida non soltanto per cib che vive sulla terra, ma anche
per il movimento dell universo » .m « Poiche deve esistere un movente se deve
esserci movimento, deve allora esistere un principio eterno del movimento, se
eterno deve essere il movimento, e se questo deve essere continuo, il principio
deve essere uno ed identico, immoto, senza generazione e senza cambiamento,
e se esistono pareccbi movimenti circolari, devono esistere allora parecchi motori,
che pero tutti in qualche modo devono sottomettersi a un arche »7 X

KIRK-RAVEN, The presocr. philosophers , 412. A proposito di Anassimandro A 14


vedi C.H. KAHN, Anaximander and the origins of Greek cosmology , 1960, 35. £ possi¬
ble che nell Accademia Eraclide Pontico difendesse la tesi dell esistenza di piu mondi,
fr. 112-113 WEHRLI. Aristotele sostiene energicamente contro gli Atomisti che esiste
un sol mondo nel De caelo I 8-9 e a 277 b 9 si riferisce al nostro passo di Lambda .
Sia TOSV
-
TY)S 7rpcoTi]<; <piXo < jo <pla <; Xoyoiv SEI/ HEIV) SV. Platone era del medesimo av-
viso, Tim. 30d e 55d.
222
Soltanto in questo passo Aristotele dice T6 TE Ijv elvai T6 7rp(OTOv ; T& npoiTov
xivoov axEvijTov e come TO IV di Platone il fondamento supremo dell essere. La for ¬
mula T6 T £ 9jv elvai indica quell invariante che si asserisce di una cosa, quando si
vuole indicare quale sia il suo « essere ». Cfr. sotto, p. 690. L intraducibile termine
ivreXixsM fu coniato da Aristotele per indicate 1 eISo? come cib in cui la UXTJ ha il
j suo TEXOI;. Cib implica che la materia ha raggiunto la sua « compiuta attuazione » ;
> cfr . sotto, p. 693.
Phys. VIII 5, 256a 13-32, De motu 702a 36.
De motu 698b 9-12.
230
GC II 10, 337a 17-22: suona quasi come un commentario a Lambda 8.
U 7rb pEav dtpx v e certo intenzionalmente equivoco, come dpx«? a 1076a 3. Gli stu-
diosi come Jaeger, v. Arnim e Gohlke che non possono ammettere che Aristotele
parli del 7rptoTov xtvouv gia nelle sue prime opere interpretano i passi di questo tenore
come inserzioni posteriori.
I PRIMI PRINCIPI 253

Troviamo anche in Phys. VIII 6 parecchi accenni alia possibility di


pju d un principio motore : sono stati dettagliatamente discussi da Jaeger ,231
che vide in essi delle aggiunte posteriori. Teofrasto conosceva la dottrina
del cap. 8: egli discute abbastanza dettagliatamente e con scoperto scet-
ticismo tanto il proton kinoun 212 quanto la gerarchia dei principi mo-
tori.2
5 ) 1074a 38-b 14, il bell epilogo:
« Gli antichi e gli antichissimi han tramandato ai posteri, sotto mitico trave-
stimento, che i corpi celesti sono dei e che il divino racchiude tutta la natura .
Il resto e stato aggiunto piu tardi per ottener di persuadere la moltitudine e ser-
vir cosi alle leggi e all interesse comune. Se distinguiamo cio che e originario da
queste aggiunte e lo prendiamo per se, e cioe l opinione che l essere primo erano
gli dei, si accordera volentieri che cio sia detto divinamente. Se ora e verisimile
che ogni arte e filosofia molte volte sia stata trovata e quanto possibile sviluppata,
e poi di nuovo sia tuttavia andata perduta, si credera allora facilmente che questa
opinione si sia conservata fino ai nostri giorni come una reliquia. Solo fin qui
mi riescon chiare le opinioni dei nostri padri e dei piu antichi precursori ».214
£ probabile che Aristotele abbia svolto le sue considerazioni intorno
al ricorso ciclico nella storia della cultura nel dialogo Sulla filosofia
Tre volte ne incontriamo 236 nelle sue opere di scuola il nucleo essenziale:
« Non dovremo immaginarci che soltanto una volta o due , o poche volte,
le medesime opinioni ricorrano fra gli uomini, bensi infinite volte ». Ri-
tengo percio non impossibile che l epilogo di Lambda riproduca qualcosa
che Aristotele aveva detto nel dialogo. Sappiamo con certezza che nel |
dialogo respingeva la tesi di Platone sul governo divino nel mondo di i
quaggiu.237
La questione infinite volte discussa, se la concezione del divino che
Aristotele presenta in Lambda 8 sia monoteistica o politeistica, e mal
posta . Il Merlan cita ( e con lui consente ) Eduard Meyer: 23* « Il problema
di uno o piu dei non ha in Grecia un qualche rilievo. Se la divina po-
tenza venga pensata come un unita o come una pluralita , e cosa priva di
importanza a paragone della questione se essa veramente esista , e come
si debba intendere la sua natura e il suo rapporto con il mondo » . L in-
terpretatio Christiana medievale, che intendeva la dottrina aristotelica del
movimento come la « teologia » di Aristotele , ha resistito con tenacia
sorprendente. Ritengo percio importante sottolineare, in primo luogo,

211
Aristoteles , 383-392.
212
4b 22 dbt £v7)TO? xa& a'jxrjv.
20
5a 19 etxe xa& SxaaTOV Srepov at T ap/al 7TXE £OUI;.
2J
Molto simili De caelo I 3, 270b 5-9 e II 1, 284a 2-13.
215
Come Platone nel Timeo 22-23, Critia 109d, nelle Leggi 677b.
214
De caelo I 3, 270b 19 ; Meteor. I 3, 339b 29 ivaxuxXetv ; Pol. VII 9, 1329b
25. Cfr. M. UNTERSTEINER, « Riv. di Fil. » 1960, 345.
227
D.J. ALLAN, The philosophy of Aristotle , 24.
2J
* Geschichte des Altertums, II 762.
254 ARISTOTELE

che nella compagine del pensiero aristotelico il dio e richiesto esclusiva-


mente come proton kinoun akineton\ in secondo luogo , che Aristotele
dice assolutamente senza alcuna differenza « dio » , « il dio » oppure « il
divino ».

Lo spunto per le aporie del nono capitolo e la proposizione : « La


ragione comprende se stessa secondo la sua partecipazione a cio che essa
comprende » .M° Il presupposto filosofico e la tesi di Platone , che Aristo¬
tele aveva fatto sua , secondo cui « nessuno degli dei filosofeggia o aspira
alia sapienza, perche il dio e identico alia sapienza » .
La ragione e forma senza la materia, « la stessa cosa che cio che da
essa e pensato » . Nell uomo, la ragione e a volte attiva, a volte soltanto
Una facolta potenziale . La ragione divina non ha ne materia ne forma,
ma e eterna attualita .
La questione che ora viene sollevata e questa : « Quando parliamo
in questo modo del nous , a qual funzione della ragione pensiamo? » .
Vengono respinte due tesi : 1 ) « Non intendiamo la ragione semplicemen-
te , senza attivita di pensiero , perche, se la ragione non pensa , dove e al ¬
lora la sua dignita? » . 2 ) « Non intendiamo la facolta del pensare , perche
si puo pensare tutto, anche le cose peggiori » .
. « Prima di proseguire, dobbiamo discutere la questione dell oggetto del
pensiero. Ha rilievo per il nostro problema il fatto che l oggetto del nostro pen¬
siero sia qualcosa di eccellente oppure no? Naturalmente, quanto piu elevato e
il valore dell oggetto, tanto maggior valore ha anche il pensarvi. Ora il sapere,
la percezione, l opinione e la riflessione appaion sempre cose che si rivolgono a
qualcosa d altro, e solo occasionalmente a se stesse.242 Eppure avviene che il
sapere stesso sia oggetto del pensiero, che si rifletta sul modo e sulla natura del
sapere.243 Allora pensiero e pensato sono identici. Il costruttore, oppure il medico,
pensa a cio che deve produrre, una casa, o la salute. Anche in questo caso pen ¬
siero e pensato sono identici. Cio vale in grado ancor piu alto per il pensiero
filosofico, il cui oggetto e di trovare una spiegazione; ma anche la stessa attivita
del pensare puo essere oggetto del pensiero filosofico. Quando l oggetto del pen¬
sare e qualcosa di immateriale, allora pensiero e pensato sono identici.
Dicevamo or ora che la ragione umana occasionalmente riflette su se stessa.
Quale e lo stato della ragione umana in un determinato periodo di tempo, tale
e lo stato della ragione divina per tutta l eternita. Essa conosce se stessa e riflette
su se stessa non occasionalmente, ma come suo unico oggetto ».

239
Un esempio tipico ne e Etb. Nic. X 8, 1178b 7-27.
240
Oppure « mentre partecipa ecc. », 1072b 20: aux&v Si VOEI 6 vou? xaxoc
[rexocXT tv xou voTjXoij. Per il linguaggio si puo confrontare per es. Parmenide 132c
8 inl Traoiv EXEIVO x& v 67) pa inhv voet.
241
Simposio 203e O ccov oiSeli; cptXoaocpcT ouS’
yap. Cost anche Liside 218a, Fedro 278d.
-
oocphe, yEviaftai eaxt
242
Ricorrono qui le parole importanti per lo sviluppo successivo auxTj; 8 EV
7rapfpycp ( 1074 b 36 ). Cfr. Carmide 166e, 168a E 7ricix7) p7) AUXT) £airri)? .
243
E quel che noi chiamiamo il problema gnoseologico, cfr . per es . An. post . I 9,
76a 26, « non e facile riconoscere se uno sa o non sa ».
I PRIM! PRINCIPI 255

Aristotele si pone un problema a cui pero non risponde : 244 « Se il


pensare e altra cosa dall esser pensato, rispetto a quale dei due la ragione
conseguira il bene ? ». £ evidente che la risposta non viene data perche
il problema perde interesse nel corso dell argomentazione: se il pensiero
e il pensato sono identici, non ha allora alcuna importanza a quale dei due
spetti il bene.
Si rileva continuamente che Aristotele procede da semplici fatti del-
l esperienza anche nelle teorie piu spiccatamente astratte. Io credo che
questo sia vero anche nel caso della teoria della noesis noeseos. Secondo
un opinione che Aristotele condivide con quasi tutti i suoi colleghi filo-
sofi, il pensiero filosofico rappresenta la piu alta attivita umana e il su ¬
premo valore. Il filosofo pensa la filosofia, ovvero per usare le parole
di Aristotele egli non cerca logoi , spiegazioni, bensi la noesis ; il puro
pensiero e in se un fine pregevole. Ovviamente, il dio deve stare al di
sopra del filosofo: egli non ha alcun interesse per i logoi', il suo pensiero
dev essere pura noesis.
Aristotele giunge al suo scopo attraverso tre vie. Logicamente egli
dimostra che il proton kinoun e il numero 1 della serie, e dunque primo
in senso assoluto. Mediante l argomentazione gnoseologica ritiene poi di
aver provato che e identico alia forma attuata. Assiologicamente il proton
kinoun e il bene supremo, to kratiston,245 come fine di ogni tendenza che e
nell universo.
Nel decimo capitolo Aristotele difende la sua nuova dottrina dei prin-
cipi in ventun punti. Vuole dimostrare quali assurde conseguenze risul-
tino per quei pensatori che affermano qualcosa di diverso da lui, e inol-
tre anche per quelli le cui tesi sono piu accettabili.244 Egli rileva che si
deve preferire quella dottrina in cui rimanga insoluto il minor numero
di problemi. £ questo in lui un principio metodico: « Ulustriamo le tesi
degli altri pensatori , perche argomentando in favore di una teoria si sco-
prono nello stesso tempo i problemi della teoria opposta ».a7 Non riesco a
vedere che nello sviluppare i ventun punti egli segua un ordine determi¬
nate. Sei punti sono rivolti contro tutti i precursori:
« Essi hanno tutti quanti ammesso che tutto si origini dagli opposti. Il che
e falso, anche a prescindere del tutto dal fatto che deve essere presente una
materia. Inoltre essi non dicono come si originino le cose. Io ho risolto questo
problema grazie alia mia dottrina di materia, forma e privazione.248 £ importante
il fatto che la mia teoria spiega la struttura delle cose, il che finora non aveva
fatto alcuna altra teoria .24 Nessuno ha spiegato perche alcune delle cose perce-
,2 4
1074 b 36-38. Si puo paragonare la questione dell Eutifrone : « uno e pio per¬
che ama il dio, oppure ama il dio perche e pio » ?
245
1074 b 34.
246
ot yjyLpiersrlpoir XfyovTEi;, cioe Platone.
247
-
De caelo I 10, 279b 6, cfr. GC I 7, 323b 17; Phys. Ill 6, 206a 13 Stai njTou Sei .
248
244
-
1075a 28 32; cosi anche Phys. I 6, 189a 20 - b 27.
1075b 11-12 puVp v, cfr. Phys. II 1, 193a 11; I 7, 190b 25 dppiSfyjuaTO?
( codd . dpt0 (XY)T») ) a proposito della materia. Cfr . la nota 115.
256 ARISTOTELE

pibili sono corruttibili, altre incorruttibili; si fanno invece derivare tutti gli enti
dai medesimi principi.250 Nessuno ha proposto una teoria che spieghi il ciclo
biologico e le sue cause.231 Tutti i pensatori che ammettono due principi corri-
spondenti a forma e materia avrebbero dovuto ammettere anche un terzo prin-
cipio corrispondente al mio proton kinoun.252 Gli opposti non possono produrre
o muovere alcunche: sarebbe possibile che gli opposti esistano soltanto potenzial-
mente; il mondo sensibile allora non sarebbe eterno » .253
Esiodo e criticato perche viola la proposizione di Parmenide , e fa
derivare l essere dal non essere; 254 Parmenide , a sua volta , perche , al fine
di evitare questa conclusione, ammette l esistenza del solo hen. La teoria
di Empedocle, secondo Aristotele , e piena di assurdita,256 quella di Anas-
sagora invece e migliore , perche la sua concezione del nous come princi-
pio del movimento contiene almeno un granello di verita.257 I materiali-
sti , poi , respingono tutti i principi non sensibili e non possono percio
spiegare ne la regolarita della natura, ne la generazione.258
Otto punti sono dedicati da Aristotele al confronto fra la dottrina
dei principi di Platone e la sua propria .
« Egli identifica uno degli opposti con il principio materiale. Nella materia ,
pero, non si da alcun opposto, perche gli opposti sono forma e privazione.239
Secondo la dottrina dei principi di Platone tutto, dunque, all infuori dell Uno,
partecipa del male, e il male diventa cos un principio. La mia dottrina della
privazione risolve questa difficolta .260 Vero e che Platone dice benissimo che il
bene e principio, ma non dice come esso funga da fine, principio del movimento
o forma.261 Il fatto che Platone non assume alcun principio del movimento rende
impossibile spiegare in qual modo le idee partecipino alle cose sensibili.262 Grazie
al suo coerente uso della dottrina degli opposti, la contrapposizione fra scienza
e ignoranza mantiene in Platone, per l ontologia , un significato, che nella mia

250
1075b 13-14. Cfr. Beta 4, 1000a 5. Secondo Aristotele gli ilfpOapTa percepi-
bili hanno come materia il primo elemento, quelli non percepibili non hanno materia.
231
1075b 16-17.
232
1075b 17-18.
233
1075b 30-37, argomentazione sillogistica.
254
1075b 14.
233
1075b 15, inoltre Phys. I 8, 191a 24 sgg.
236
1075b 1-7.
237
1075b 8-11.
238
1075b 24-27.
239

7toXAa.
1075a 32-34 = Phys. I 4, 187a 17-18. Nomina fivtoov - xu xu £vi - ra -
260
1075a 34-36 = Phys. I 9, 192a 15. Fonda la sua spiegazione sul fatto che la
-
diade tende ad annullare se stessa, nphc, T6 xaxo7roi6v au rij? ; la spiegazione e palese-
mente erronea, cfr . sotto, p. 271, nota 348.
261
1075a 38 - b 1. Questa critica che ricorre piu volte, e cioe che Taya&ov non
e ne T£XO< , ne xivijaav, ne EISO?, e del tutto fuor di proposito. Cfr. CHERNISS, Crit. of
Plato, 382. - A 1075b 27 si legge che le idee o le idee-numeri non possono provocare
alcun cambiamento.
262
1075b 18-19.
I PRIMI PRINCIPI 257

dottrina risulta superfluo; secondo la mia dottrina non si da alcun opposto a


cio che e primo » 263
11 senso di questa polemica osservazione mi sembra questo : Platone
e costretto all assurda conseguenza che coloro che non posseggono scienza
delle idee sono semplicemente ignoranti.2 Secondo la mia tesi, ribatte
Aristotele, esistono molte forme di scienza . E cost egli domanda : come
puo un numero, che non ha grandezza , produrre una grandezza o un
continuo ?245 Come si spiega che divengano « uno » le idee-numeri, oppu-
re corpo e anima , o in generale, come divengono un unita la forma e la
cosa ? Di fatto, e impossibile spiegarlo, senza ammettere il mio proton
kinoun
Aristotele critica infine Speusippo al modo solito, perche cioe non ha
posto il bene come principio, ma ha presentato una serie di principi fra
loro non collegati, che fanno del tutto un qualche cosa formato di episodi.
Tutti gli argomenti qui addotti da Aristotele ricorrono in altre sue
opere. Nel far la critica dei suoi precursori, egli assume sempre il proprio
punto di vista a criterio : 267 con tutto il valore che hanno, dobbiamo per-
cio utilizzare con cautela le sue notizie dossografiche. Come in generale nei
due primi libri della Fisica , colpiscono in questo capitolo la fiducia che
Aristotele ha in se e la sua tendenza a dar rilievo alia propria opera:
« io affermo », « per me questa difficolta si risolve » . In questo sguardo
d insieme alia storia dei problemi, Aristotele ha una cosa sola in mente:
dimostrare la superiorita della sua nuova dottrina dei principi . Struttura,
contenuto e stile confermano che questo capitolo e in Lambda un abbozzo
antico. Il parallelo piu vicino e l opera Sulle idee .
Anche il celebre passo 1075a 11-25 si intende meglio se lo si con-
sidera alia luce della dottrina platonica dei principi. L idea del bene e an ¬
che l essenza stessa dell ordine.2 La via alia conoscenza del fondamentale
significato dell Uno e dell idea del bene come principio dell ordine passa
attraverso lo studio della geometria.
« L apprendimento relativo all Uno appartiene a cio che conduce alia con-
templazione dell essere.249 Non soltanto il filosofo, ma anche il guerriero 270 deve
sforzarsi di saper creare l ordine nel suo esercito, e poiche in tutte le cose bel-
liche 271 l ordine e di essenziale importanza, la geometria e necessariamente uno
degli oggetti dell insegnamento ».

745
1075b 20-24.
744
1075b 20 rj) TipitoTaTfl
245
1075b 28-30 dpiUpix; ou cuve ?. Platone derivava dalle idee-numeri
!e fondamentali figure geometriche e stereometriche.
246
1075b 34-37.
247
Consapevolmente, « perche e giustificato attenersi al senso », Alfa 4, 985a 4.
241
Repubblica 500c.
<XUT6 T6 SV Repubblica 524e-525a.
249

279
525b.
277
526d .
258 ARISTOTELE

Anche per Aristotele era ovvio 2 che l ordine, ta horismena kai tetag -
rnena , e un principio della natural Ora egli pone la questione che
ovviamente e retorica di quale sia il modo in cui il tutto implica il
bene: come un idea platonica al di fuori dello spazio e del tempo op-
273

pure come ordine. « Forse le due cose insieme, come in un esercito, giac-
che qui il bene sta tanto nell ordine che nel generale, ma in maggior
grado nel generale, poiche questo non esiste grazie all ordine, bensi l or¬
dine esiste grazie a lui ». Il senso di questa metafora e evidente: « il ge¬
nerale » sta per to proton kinoun akineton, il dio di Aristotele e il prin ¬
cipio dell ordine, l « esercito » sta per gli accadimenti naturali in cui regna
Y l ordine. Per i commentatori neoplatonici in questo passo era la conferma
della loro tesi che Aristotele fosse stato un seguace della dottrina plato¬
nica delle idee; per gli scolastici il passo era importante come prova del
fatto che il dio di Aristotele governa il mondo e interviene negli affari
degli uomini ; in tempi recenti, infine, il passo e stato insistentemente
addotto come un argomento a favore del cosiddetto platonismo del giovane
Aristotele. A mio giudizio, questa pagina mostra molto bene come Ari¬
stotele tenti di combinare cio che e specificamente aristotelico con cio che
e specificamente platonico. Egli presenta « il bene » come forma suprema
e pura energeia , come supremo fine e insieme come primo movente. In
questo modo egli combina cio che e caratteristico dell agathon di Platone
con la sua dottrina del nesso causale dei fenomeni naturali. Che poi il
suo compromesso sia logicamente contestabile e sia anche stato conti-
nuamente criticato e un altra questione.
274

Aristotele parla in verita qui del bene, tagathon , e non del dio. Dice
che il bene esiste come qualcosa di per se e insieme come ordine, ma
non dice pero che cosi esista il dio. Per Aristotele il bene e la regolarita
si manifestano nel mondo in quanto tutto tende alia realizzazione di un
fine. Per questa ragione egli puo dire che il fine « ha preso il posto del
hello ».275 Ma e convinto dell assoluta priorita del bene, e parla in un
passo « dell eternamente hello, del vero e primo bene che non e a volte
buono e a volte no, che e troppo divino e venerabile perche qualcosa
possa essere primo rispetto ad esso » .27 Queste parole si incontrano in
un’opera che esula dall ambito ristretto dei trattati di metafisica , e percio
non veniva letta dai filosofi. Altrimenti essi avrebbero potuto dire, a
ragione , che qui Aristotele descrive il bene come un idea nel senso di
Platone . Con la sua fede quasi religiosa nel bene,277 egli rimane plato-
272
Protr. B 33 DURING, con paralleli, Phys. VIII 1, 252a 12, GA III 10, 760a 31.
XE/ topiapivov xi xal aux6 xaO aux6.
273
27 <
Cfr . CHERNISS , Crit. of Plato , 459, KRAMER, Arete , 557 ; EE VIII 3, 1249b
13-16, sotto, p. 510.
275
Part. An. I 5, 645a 25 XTJV xou xaXoO / wpav EDTJ E = Filebo 54c, cfr. la
nota 397.
276
Be motu 700b 33-35.
277
Non soltanto xaya06v e spesso x6 xaX6v , ma anche XEAO?, OU Ivexa , voO? e
I PRIMI PRINCIPI 259

nico per tutta la vita: ma questo non gli impedisce di respingere la dot-
trina platonica delle idee come dottrina filosofica .
Dopo la metafora del generale viene una riflessione sul ciclo biolo-
gico che nello stesso tempo cela in se una velata critica dello statico hen
di Platone, e del frammentario quadro del mondo dato da Speusippo:
« Tutte le cose nell universo sono in certo modo ordinate l una all altra ,
ma non in ugual modo » . Secondo la dottrina platonica delle idee la rela-
zione fra l idea e la cosa sensibile, comunque la si voglia descrivere, e sem-
pre la medesima : l idea e cio che la cosa ha . Ma , dice Aristotele, non e
di questa natura la struttura del tutto: e vero che tutto e ordinato in
vista di un Uno, ma non come intende Platone. « Si puo paragonare la
struttura del tutto con quella di un nucleo familiare. I liberi hanno il
minimo di possibility di agire cost come capita , tutte o la piu parte delle
loro azioni hanno un ordine stabilito.271 Per gli schiavi e gli animali, ci
sono invece solo poche cose che li legano alia comunita : 279 per lo piu essi
vivono proprio come capita .2 La natura di ogni singolo essere determina
la sua vita .2*1 L’ unico punto che tutte le cose corruttibili hanno finalmente
in comune e che esse si risolvono nei loro elementi, affinche torni ad es-
serci della materia di cui ogni cosa puo partecipare per contribuire al
tutto ». Le parole « poche cose li legano all universalita » indicano una
delle difficolta maggiori della dottrina aristotelica del movimento, e cioe
come si debbano collegare i processi psico-fisici del mondo animale con i ,

principi del movimento nell and kosmos e con il proton kinoun. II pa-
rallelismo con il problema della « partecipazione » delle idee alle cose
sensibili e evidente.
Domina nel decimo capitolo, come in generale in tutto Lambda , lo
sforzo di provare la superiority della teoria del proton kinoun su tutte
le altre spiegazioni del mondo. Per questa ragione anche le efficaci parole
della conclusione, che invitano all’applauso, devono aver di mira il proton
kinoun. Come piu volte fa anche in altro contesto,243 Aristotele gioca qui
-
sul doppio senso della parola arche . 1 ) dominio; 2 ) inizio-principio. « Le
cose non debbono essere mal governate. Gia Omero dice: Mai buono e
il dominio dei molti ; uno solo sia sovrano » .
Intorno ai principi della generazione. Phys. I . Nel capitolo intro-
duttivo Aristotele illustra il tema e alcune fondamentali questioni di me-
T& 7rpcoTov xivouv axivqTov mantengono sempre nel pensiero di Aristotele il carattere
di principi sovrasensibili ed eterni .
,2 8 Analogamente all ordine nell ijtvco xocrpo?.
279
Cfr. Pol. Ill 5, 1278a 20.
280
II diventa tanto piu chiaro, quanto piu si ascende la scala naturae , Me¬
teor. IV 11, 389b 29.
281
Oppure: e principio della sua vita. Gli elementi hanno soltanto il movimento
naturale, gli animali inferiori sono molto prossimi alle piante, e cosi via.
282
Tema di fondo del trattato De motu an . , cfr . 700a 4 rj rraXai Xe / OsTaa a 7rcpta .
285
Per es. Alfa 2 , 982a 16, b 4.
260 ARISTOTELE

todo. Prende quindi in esame, con metodo dialettico, i suoi precursors


Critica dapprima gli Eleati ( capp. 2-3 ), quindi i physikoi , Anassimandro,
Empedocle e Anassagora, e in connessione con questi Platone ( cap. 4 );
sottopone inoltre ad esame diverse applicazioni della dottrina degli oppo-
sti ( cap. 5 ), e discute infine secondo prospettive generali il numero dei
principi necessari ( cap. 6 ). Nel settimo capitolo presenta poi la propria
dottrina della generazione.34 Seguono dei corollari: « II problema solle-
vato dai precedenti pensatori si risolve unicamente mediante la mia dot ¬
trina » 35 ( capp. 8-9 ). Si incontrano in questo libro due riferimenti , ed
entrambi a Lambda L esposizione e efficace, lo stile curato: qui ci si
presenta un autore che non nutre alcun dubbio sulla correttezza delle
proprie tesi, e le espone con energia e non senza asprezza . ,
II breve primo capitolo e secondo l opinione di M. Heidegger 2 7
« la classica introduzione alia filosofia. Anche oggi esso rende superflue
intere biblioteche di letteratura filosofica . Chi abbia compreso questo capi¬
tolo puo muovere i primi passi nel pensiero ». In questo giudizio un po
eccessivo e certo implicito un grano di verita, ma in realta in questa sem-
plice introduzione Aristotele prende posizione sulla dottrina avanzata da
Platone nella Repubblica V-VI a proposito della natura e dell oggetto
della scienza. II punto centrale e nella distinzione fra cib che e noto in
se e cio che e noto per noi.281
« Noi riteniamo di conoscere un oggetto quando comprendiamo la
sua struttura e i suoi fondamenti ultimi. Percio anche nella conoscenza
della natura dobbiamo cercare di pervenire per prima cosa ad una chiara
comprensione dei fondamenti ». II pubblico di Aristotele conosceva bene
la tesi di Platone: secondo questi non esisteva alcuna altra peri pbyseos
episteme che la scienza dei principi non sensibili, e la via della ricerca
discendeva da questi principi fino al mondo dei fenomeni. In contrappo-
sizione a questa, Aristotele avanza la sua tesi:
« II naturale cammino della ricerca conduce da cio che e a noi facilmente
conoscibile e sta davanti ai nostri occhi a cio che per la sua essenza e piu chiaro
e piu facilmente conoscibile. Quando consideriamo qualcosa, tutto sulle prime
appare confuso;21 soltanto piu tardi la sua struttura ci risulta comprensibile.
Bisogna percio procedere dall universale determinazione del genere al singolo,

,
2 4
189b 30 &S o5v fjgetg X ytopev trepl TTACTY) ? YEV£CTE(O?.
2!
!
191a 23 (iovaxw? O8T(O Xiiexat f ) Ttov apyaitov duopla.
2
191b 29 hi tzXkoic, = Lambda 5, e 192a 35 T? js 7tpd>Tr) i; <piXoao <piai; epyov
£<m Stoptaai = Lambda 7-9. Aristotele tratta dettagliatamente questi problemi in
-
opere tarde, particolarmente in Theta , se si intendono i rinvii come riferimenti a
Theta , bisogna per6 allora (come fa il Ross nel suo commentario ) spiegarli entrambi
come inserzioni posteriori.
2,7
Der Satz vom Grand , 1958, 112.
* T6 YM(opi( j.(OTEpov rift tpucrei ( oppure aTrXw;) - fjjiiv , anche in Top. VI 3, e
spesso negli Analitici ; il problema e collegato all ordinamento dell essere in Platone,
come giustamente osserva il KRAMER, Arete bei Platon and Aristoteles , 268.
2,9
184a 22 ouyxE3( up6va, allusione a Repubblica 524c.
I PRIMI PRINCIPI 261

perche la totalita e facilmente conoscibile per la percezione, e il concetto del


genere e una totalita che comprende in se molte cose come parti. In certo modo
le cose stanno cost anche per le parole in relazione al concetto, logos. Esse desi-
gnano una totalita in modo indeterminato, per es. cerchio , e soltanto mediante
la definizione si delimita il caso particolare. I bambini chiamano dapprima tutti
gli uomini padre e tutte le donne madre ” , e soltanto in seguito fanno delle
distinzioni nell uno come nell altro caso ».
Questo capitolo e stato, naturalmente, molto discusso, e da ultimo
e dettagliatamente da S. Pines, 0 soprattutto per la ragione che si trovano
difficolta a conciliare con esso l esposizione degli Analitici secondi. Se-
condo le ben note ipotesi sullo sviluppo filosofico di Aristotele, si spiega
il fatto ammettendo che egli sia platonico negli Analitici , e aristotelico
nella Fisica, vale a dire, che egli consideri nella Fisica piu empiricamente
il processo della conoscenza. Al fatto poi che Phys. I e piu antico degli
, non si bada. Meglio spiega il presunto contrasto il Ross,
Analitici secondi
e il Cherniss 2 2 mostra che non c e assolutamente alcuna contraddizione fra
l esposizione di Phys. I e An. post . II 19. Se si confrontano fra loro due
o piu affermazioni di Aristotele, bisogna naturalmente tener conto del
particolare carattere dei diversi logoi . Aristotele non scrive dei trattati:
per lo piu i suoi logoi sono conversazioni per l insegnamento con le quali
egli prende parte a un dibattito attuale, e che hanno, in conseguenza di cio,
finalita diverse. Se ad esempio egli usa il termine katholou in An. post . I
2, parla allora del concetto generale
, astratto. Usando il medesimo vocabolo
in Phys. I e in An. post. II 19,2 3 intende il fatto evidente, dal punto di
vista della psicologia della conoscenza, che si percepisce qualcosa di « ge¬
nerale » prima di poterlo determinare con maggior precisione.
.£ di essenziale importanza tener presente che questo capitolo e di-
retto contro la teoria platonica della scienza. Se si vuol pervenire ai primi
principi, bisogna muovere da cio che la percezione ci offre in una confusa
molteplicita.294
La discussione dei precursori che ora segue e tipica del metodo di
lavoro 2,di3 Aristotele. Questo metodo e da lui descritto in una pagina dei
Topici importante per il nostro contesto: « Bisogna fare degli estratti
290
A new fragment of Xenocrates and its implications , Trans, of the Am. Philos.
Soc. 1961, 22-26.
291
I 2, 72a 1 X2yco St np6 <; Tipa? p2v 7tp6xepa xal yvcopiptoxepa xa 2yyiixepov xrj?
alaOrjaeto?, areXcoi; St 7rp6xepa xal yvtoptpc&xepa xa troppcoxepov. Questo e esattamen-
te cio che dice Phys. I 1 2cm St mjppcoxaxco p.tv xa xaOSXo j piaXiaxa , eyyuxaxco St
xa xal> gxaaxa. Se pero lo si prende assolutamente alia lettera, non concorda con
184a 23 2x xcov xal>6Xou 4TXI xa xal> 2xaaxa Set 7rpot2vat . Cfr . 2x mxvxlx; xal>6Xou ,
An. post
2,2
. II 19 , 100a 6, e sopra, p. 126.
Crit. of Plato, 78.
2.4

2.5
xf ?
_
m 100a 16 7rpcoxov hi ) tpux ) xaOSXou. Cfr. sopra , p. 128, e sotto, p. 664, nota 29.
x& cuYxexupt vov non e detto del xexcoptcpt 2vov.
I 14, 105b 12 2XX2YEIV St y pr) xal tx xcov Yeypapipevcov Xoycov , xa? 82 8ta-
ypacpa? 7rotet (iOat 7repl 2xaaxou y £vou? u 7ioxt02vxa? yaplc,, otov trepl iyaOou 7) 7:epl
262 ARISTOTELE

dai libri, e preparare delle tabelle a parte per ogni genere ; si deve sempre,
in questa operazione, muovere dalla definizione. Bisogna inoltre annotarsi
le opinioni dei diversi pensatori: per es. che Empedocle assumeva quattro
elementi dei corpi. Cio che ha insegnato un uomo famoso, si potra in-
fatti affermare come tesi » . Si deve supporre che Aristotele avesse raccolto
con le sue letture un ricco materiale ; c e percio sicuramente un fonda-
2,6
mento di verita nell aneddoto secondo cui Platone non soltanto ammi-
rava l acuta intelligenza del suo scolaro, ma era anche solito dire: « An-
diamo a casa del lettore » . A1 che noi possiamo sottintendere: « Perche
e bene informa to » .
Come osserva S. Mansion,2 Aristotele non offre mai un esposizione
riassuntiva della dottrina di uno dei suoi precursori; egli sceglie cio che
in un determinate momento e utile ai suoi scopi. In generale, quando de-
scrive le teorie dei precursori, usa la propria terminologia, e la sua espo-
sizione e percio a volte anacronistica. Due sono poi le tenderize che do-
minano i suoi resoconti dossografici: o egli giudica le opinioni dei pre¬
cursori irrimediabilmente invecchiate, oppure vede in esse degli stadi pre-
paratori della sua filosofia. £ dunque fin da principio chiaro che dobbiamo
giudicare con cautela tutto cio che dice dei suoi precursori.
II tema m di Aristotele e dunque: « I principi dei processi della na-
tura nella generazione ». Nella situazione del momento era assolutamente
naturale che egli si volgesse dapprima contro Parmenide e gli Eleati, che
semplicemente negavano la generazione. « La loro dottrina non ha in ve¬
rita nulla che fare con la scienza della natura , e tuttavia essi discutono a
volte dei problemi fisici, che hanno un interesse filosofico » : 2 nelle opere
piu tarde Aristotele non parlera piu dei suoi precursori con una simile
superiorita , che possiamo ben dire temeraria .
« II fondamento da cui io procedo e che le cose della natura si muovono,
o tutte o alcune; si tratta di un dato dell esperienza. Parmenide voleva con la
sua proposizione risolvere tutti i problemi in una sola volta ; e una cosa impos-
sibile ; tuttavia, se si e d accordo su certi principi, si pub dimostrare che qualcuno
ha di qui tratto delle conclusioni scorrette. Nel nostro esame della filosofia elea
tica dobbiamo percio partire da un analisi del concetto di esistenza ».
-

£cpoo xai 7repi ayaO ou 7ravx6;i , ap apevov an6 TOO xt eaxiv. 7rapa <nr) patvea&ai Si xal

xd;< exdaxcov 86!;a?, otov 8xt Ep7re8oxXY);i xexxapa gcp7)ae xcSv acopaxcov cnoi'/ zia elvaf
deb) yap dv Tiq xi un6 xivo? etpY)|xevov £»Sd ou . Cosf anche in An. pr. I 30, 46a 16
e in Rhet . II 22, 1396b 4.
2,6
Vedasi DURING, Biogr. trad ., 108. Quanto siano numerose le citazioni dalla
letteratura precedente mostra W.S. HINMAN, Literary quotation and allusion in the
Rhetoric, Poetics and Nic. Ethics of Aristotle , 1935. Cfr. sopra, p. 15.
Le role de I expose et de la critique des philosophies anterieures chez Aristote ,
in Aristote et les problemes de methode , Louvain 1961, 35-56. Cfr. anche K. OEHLER,
Die Geschichtlichkeit der Philosophie , « Z. fur philos. Forsch. » 11, 504-526.
2.8
191a 3.
2.9
185a 18-20.
I PRIMI PRINCIPI 263

Nella confutazione che poi segue, e i cui particolari non possono


essere qui illustrati, Aristotele muove dalla sua dottrina delle categorie.
« Bianco » esiste come proprieta di cose diverse, ma anche come « il
bianco » .* Se l esistenza fosse un predicato, cio che riceve la predica-
zione potrebbe essere soltanto un non-ente; se d altra parte Parmenide fa
dell esistenza una proprieta costitutiva dell essere, incorre nel medesimo
dilemma: non volendo, doe, identificare l esistenza semplicemente con
l esserci, l esistenza deve allora designare una qualita, il che e pero as-
surdo. La critica degli Eleati e certo interessante nella storia della filoso-
fia; filosoficamente pero, in contrasto con la discussione nel Parmenide pla-
tonico, e priva di rilievo: Aristotele non compie alcun tentativo di af -
frontare Parmenide sul suo stesso terreno; il problema ontologico di
fondo non lo interessa.
Quanto ai filosofi della natura , physikoi , Aristotele li divide in due
gruppi. Nel primo gruppo comprende coloro che assumevano come so-
strato materiale uno dei tre elementi fuoco, aria, acqua oppure un
elemento « piu denso del fuoco, ma piu tenue dell aria » ;301 questi pensa-
tori insegnavano che le cose sensibili hanno origine mediante condensa-
zione o mediante rarefazione. Nel secondo gruppo pone quei pensatori
che assumono come sostrato qualcosa di indeterminato, in cui tutte le
cose sono potenzialmente presenti ; costoro affermano che le cose si ge-
nerano mediante separazione dall indeterminato.
Quanto esteriore sia la schematizzazione di Aristotele risulta dal fatto
che egli paragona senz altro la dottrina platonica dei principi con le tesi
del primo gruppo: « La differenza e che Platone assume il grande e pic¬
colo come materia, e l Uno come principio formale, mentre quegli altri
considerano l Uno come materia e gli opposti come principio formale ».
Non di rado nelle sue opere piu antiche viene alia luce questo candore
quasi incredibile davanti alia problematica ontologica.
Aristotele rivolge una particolare attenzione alle teorie di Anassago-
ra , nelle quali vede il nucleo originario della sua dottrina della potenza .
« Tutti i filosofi della natura stabilirono giustamente che nulla puo nascer
dal nulla. Poiche gli opposti nascono l uno dall altro, Anassagora ammise che
entrambi esistano nel sostrato. Il suo grosso errore fu che egli assegno al nous
un compito impossible.3*0 Questo risulta con particolare chiarezza dalla sua dot-

300
Aristotele usa qui il termine accademico TO ortep 6v per indicare la concreta
cosa singola (187a 8 T £? yap pavllavei auro T 6 OV ( = esistenza, come anche a 186b 2)
el peJ] TO 6rap 8v TI elvai ) , mentre ouola significa come al solito o « cosa singola »
oppure « esistenza ». In Gamma 5, 1010b 23 definisce TO yXuxii quasi come se fosse
un idea platonica . Cfr. sotto, p. 682. In Phys. I 3, 186a 29-31 si dice invece che « il
bianco » e la cosa bianca non sono separati l uno dall altra ; soltanto il loro essere e
diverso.
301
Non si conosce il sostenitore di questa teoria. A mio giudizio, Aristotele
intende Diogene di Apollonia.
302
Cfr. Fedone, 97c .
264 ARISTOTELE

trina della generazione della materia omogenea.303 In generale, niente puo origi-
narsi per composizione o per separazione di quantita ».
Quest ultimo e il punto centrale nel suo dibattito con la filosofia
presocratica della natura .
Nel quinto capitolo Aristotele vuol dimostrare che l opinione tradi-
zionale che i contrari siano principi e giusta, a condizione che si intenda
in un certo modo il concetto di « opposto ». La dottrina che sviluppa in
Phys. I , per confermare la sua teoria di forma e privazione, e che piu tardi,
in De gen. et corr. I 7,3 porra a fondamento della teoria della tra-
sformazione degli elementi, e verosimilmente una sua opera originale ;
ma soltanto raramente una teoria puo essere ricondotta per intero al
pensiero di un unico uomo. Nel caso in questione, uno degli stadi preli-
minari e la tavola pitagorica degli opposti,3 un altro la tesi affermata da
Eraclito che « la natura aspira agli opposti, e di qui produce l accordo ». "
Sembra abbastanza sicuro che Eraclito spiegasse tutti i mutamenti qua-
litativi come passaggi all opposto; e di fatto e un semplice dato della
esperienza che nel mondo sensibile si conosce sempre A mediante il suo
opposto contrario B, siano essi notte-giorno, bianco-nero, oppure buono-
cattivo. Cost dice anche Parmenide.307 La novita di Aristotele e che egli
riconduce la trasformazione degli elementi e delle qualita fondamentali ad
un unico principio, cioe « agire-esser afietto », e la collega con la dottrina
degli opposti. In quanto poi considera l « agire-esser affetto » come una
forma particolare di kinein-kineisthai , puo inserire la dottrina della tra¬
sformazione degli elementi nella sua dottrina generale del movimento.
Ottiene cost il suo scopo di ricondurre ogni mutamento nella natura al
proton kinoun. « L agente e cio che e afietto debbono essere affini, perche
cose di altra natura e appartenenti a generi diversi non possono influire
una sull altra ; puo soltanto quel che e opposto o ha in se un opposto ».309
Aristotele compie quindi un altro passo e analizza to paschon , il paziente,
come sostrato e insieme come opposto, e to poioun , l agente, o come la ma¬
teria che produce in se stessa un mutamento ( per es. il vino nel processo
della fermentazione ), o come qualcosa che esiste al di fuori della materia,
( per es . il medico ). Grazie alia sua analisi e al parallelismo istituito fra i
concetti di poiesis e di kinesis Aristotele puo cost identificare il proton
kinoun apathes, « il primo agente insensibile a ogni azione », con il
proton kinoun akineton ,m
303
Con il termine opotopepzj ( qui, a 188a 13, 6g.oei8 ) Aristotele designava
tessuti come la came, le ossa etc.
3M
Nel De an. II 5, 417a 1 parla di ol xa&6Xou X6yoi 7tepi TOU 7toteiv xal
e intende con cio GC I 7 -9.
305
Alfa 5 , 986a 22, vedasi p. 243.
306
De Mundo 396b 7 = Eraclito fr. B 10.
m B 8,
55 sgg., passo piu volte addotto da Aristotele come preparazione della
dottrina di TTOLETV e mxd/etv ( per es. GC II 9, 336a 3 = Parm. A 35 ).
3M
GC I 7.
3M
I 7, 324b 12.
I PRIMI PRINCIPI 265

II Solmsen 310 ritiene che Aristotele abbia tratto da Platone questa


teoria dell « agire-esser affetto », e cita a favore di questa ipotesi due testi.
Nel Teeteto Socrate illustra due tesi a proposito della natura della per-
cezione: l una viene definita grossolanamente materialistica, l altra invece
come « piu elegante ». Questi piu raffinati materialisti asserivano che
l universo si trova eternamente in movimento e in cambiamento,312 e che
esistono due specie di cambiamento: « agire » ed « essere affetto ». Nel
313

Teeteto Platone si serve di questi concetti per spiegare le percezioni sen-


sibili: le cose « agiscono », gli organi dei sensi « sono affetti ». II secon-
do passo e la descrizione che Platone fa della lotta degli elementi nel
Timeo 56e-57c. Ivi si legge: « Nulla che sia simile ed identico a se stesso
puo produrre un mutamento 3H o esso stesso essere affetto da qualcosa
che e identico ». Qui, dice il Solmsen, abbiamo il modello della teoria di
Aristotele: ma la cosa sembra a me molto discutibile. Platone parla dei
corpi elementari, Aristotele invece delle qualita opposte; inoltre, Aristo¬
tele accoglie dai presocratici la tesi che le quattro qualita fondamentali so¬
no realmente delle forze che operano secondo le leggi della natura. Nella
sua interpretazione dei processi naturali la teoria concernente queste forze
assume un posto eminente ; e percio evidente che la coppia di concetti
poiein - paschein ha in lui tutt altra funzione che in Platone.
Nei suoi schizzi di storia dei problemi, Aristotele rivolge sempre le
domande ai precursori in modo tale da ottenere la risposta desiderata. Ad
esempio, nel quinto capitolo trova che tan to gli Eleati che gli Atomisti e
quei pensatori che, come Empedocle, pongono come principi « amore » e
« contesa » o, come Anassagora , « caldo-freddo » , hanno visto qualcosa di
giusto « quasi che a cio fossero stati costretti dalla verita stessa » .315 Non
si preoccupa minimamente del fatto che quei pensatori operavano con
concetti della contrarieta completamente differenti. « Essi si distinguono
fra loro per il fatto che alcuni assumono principi astratti come pari-
dispari oppure amore-contesa , mentre altri derivano i loro principi dalla
percezione, per es. caldo-freddo, solido-liquido ».3 £ dunque il soli to tipo
di considerazione, puramente formale. Le brevi osservazioni a proposito

310
Aristotle s system of the physical world , 356.
311
156a fiXXoi 8£ TtoXu xo[nj>6xepot.
312
Dopo aver esposto in Lambda la sua teoria dell eterno movimento dell uni-
verso, Aristotele conclude a 1072b 13: £x xoiauxi)? apx?)S fjpxTjxai 6 oupavb? xal rj
<pum?. £ singolare che Socrate usi proprio queste espressioni : ipxh 4? navzac
¥lpTr)Tai - x& 7tav xiv»]ms $jv Simili echi platonici sono frequenti in Aristotele; a volte
-
sono consapevoli, a volte, per quanto si pub congetturare, assolutamente non inten-
zionali.
313
Suvajjuv 8k x6 [X£ V 7toielv b/ ov , TO Ttdto etv.
3U
57a o(5re Tivot (ieTajJoXljv ijiTtot7)aat Suvariv otixe xi 7ta8ctv.
315
188b 29.
316
188b 30.
266 ARISTOTELE

della dottrina di Democrito mostrano di quanto egli muti la terminologia


dei precurson .
Nel sesto capitolo Aristotele pone la questione retorica : « quanti
principi esistono ? ». Ancora una volta , cio che e interessante e la sua ar-
gomentazione. Egli vuol ricollegare la sua nuova dottrina alle concezioni
degli antichi pensatori in modo tale, che la sua soluzione del problema
appaia come il risultato di uno sforzo secolare di pensiero. Presuppone co¬
me un assioma che un ousia , e cioe qualcosa di realmente esistente, non
possa originarsi direttamente da un altra ousia , poiche fra due ousiai non
sussiste alcuna relazione di opposizione. Gli opposti sono sempre pro¬
prieta di un ousia, ed esistono soltanto come proprieta ; e percio necessa-
rio assumere un terzo elemento : 318 e Aristotele paragona questo terzo ele-
mento alia materia originaria degli antichi monisti, che ponevano come
materia il fuoco o l acqua , oppure un qualcosa a mezzo fra questi.3
« La dottrina che esistono tre principi, e cioe l Uno, l eccesso e il difetto,
da cui si originano le cose, e dunque antichissima, soltanto non la si intese sem¬
pre alio stesso modo. Secondo 1 opinione degli antichi pensatori la dualita b
1 agente, e 1 Uno e cio che e affetto. Platone invece asserisce, all opposto, che la
dualita e cio che e affetto, 1 Uno 1 agente ».3
Le parole conclusive del capitolo mostrano che Aristotele aveva una
netta sensazione della difficolta di paragonar senz altro il suo terzo prin-
cipio con la materia originaria degli antichi pensatori. A1 tempo in cui
dettava queste conferenze, non esisteva un limite netto fra logica e on-
tologia ; tuttavia Aristotele deve aver capito che steresis era un concetto
logico, stoicheion invece era chiaramente ontologico. Percio egli dice:
« Rimane molto problematico se dobbiamo parlare di due o di tre stoi-
cheia ».
Nel settimo capitolo presenta in modo positivo la sua nuova dottri¬
na: « A mio avviso, bisogna in primo luogo affrontare il problema della
generazione nella maniera seguente ». Aristotele distingue due forme prin-
cipali della generazione: 1 ) la generazione in senso stretto e da lui indi-
cata con le parole ex allou alio , « da qualcosa qualcos altro » ; 2 ) la ge¬
nerazione di una proprieta e indicata con ex heterou heteron , « da qual¬
cosa di eterogeneo qualcosa di eterogeneo ». Nel secondo caso puo trat-
tarsi di proprieta semplici ( hapla ), oppure di complessi di proprieta ( syg-
keimena ).
Con la distinzione fra generazione e mutamento qualitative , la vec-
317
Aristotele sostituisce agli espressivi termini di Democrito puapuS?, StaOtylj,
TpoTrr) gli scoloriti Scat ?, ; e invece di xb axtpzbv dice xb 7rX?jpe<;.
318
319
189b 1 u7T0Til>£vai xt xptxov .
Intende verosimilmente il Tnieupa di Diogene d Apollonia; il Ross riferisce
altre opinioni nel suo commentario ( 482-83 ).
370
189b 15 xcov uaxepov xtvs?.
321
Si confronti la piu tarda dottrina delie tre auvi>£ < jei<;, Part. An. II 1. Che
-
xo Yi pi6(ievov a 7rav asl auv&cxAv iaxi dice anche qui , a 190b 11.
I PRIMI PRINCIPI 267

chia controversia viene affrontata in modo nuovo. £ vero che Platone


chiama genesis eis ousian la generazione delle cose sensibili, ma egli in-
tende con essa una forma d esistenza di specie inferiore ; 1 essere in senso
proprio appartiene soltanto alle idee ; le cose sensibili hanno origine in
quanto « entrano e di nuovo escono » le copie delle idee. Le cose sen ¬
525

sibili 524non dovrebbero in realta mai essere designate con il pronome « que-
sto ». A1 contrario, Aristotele considera la concreta cosa singola come
« la prima ousia » , come cio che esiste in senso proprio, e si serve come
termine tecnico proprio di quel tode ti che Platone aveva respinto.
La tesi che la generazione in senso stretto e qualcosa di completa-
mente diverso dal mutamento qualitative ha le sue radici nella concezione
biologica del mondo propria di Aristotele. Egli illustra il suo aforisma
« non esiste un opposto dell ousia » con l esempio tipico dell « uomo »
525

e dell « essere vivente ». Gli « opposti », gli « elementi », le « qualita fon-


damentali » erano tutti concetti notissimi , utilizzati per scopi diversi dai
Pitagorici, dai filosofi presocratici della natura e da Platone. La novita
di Aristotele e che egli riunisce questi concetti in una sintesi di possente
efficacia. Essi non hanno piu un carattere materiale, come per es. nella
dottrina di Empedocle, e non sono nemmeno forze che agiscono dal-
l esterno, dynameis, come in Anassagora. Riusci invece ad Aristotele
e come e noto egli lo fece a volte non senza violenza di collegare l uno
all altro questi concetti in modo tale da poter spiegare in maniera sem-
plice ed evidente lo svolgimento dei processi della natura e la struttura del-
l universo. La sua interpretazione dei processi naturali , il suo « sistema
del mondo fisico » ( per usare le parole del Solmsen ), e il frutto di una
potente capacita di astrazione ; ma il risultato e un immagine del mondo,
in cui tutto sembra accordarsi con l esperienza quotidiana.
La dottrina della generazione e fondamentale nell interpretazione ari-
stotelica della natura . In Phys. I la teorja non e ancora pienamente costi-
tuita . « Se sia ousia la forma ovvero il sostrato, non e ancor chiaro » : 526
in Phys. II Aristotele avra deciso in proposito. In Phys. I ( e in VII 3 )
egli muove da un analisi semantica di certe determinate proposizioni:
« dal bronzo si genera una statua » . Cio deve significare che qualcosa che
e privo di forma riceve conformazione e struttura , cioe « diventa qualcosa
d altro » . Aristotele chiama questo haple genesis. Nel secondo tipo di ge¬
nerazione una proprieta viene sostituita da un altra: « L uomo incolto
diventa colto ». La lingua riflette la differenza dei due tipi, poiche noi non
diciamo che « il bronzo diviene », ma che « dal bronzo si origina una
statua ». Aristotele stabilisce che, per riuscire a spiegare la generazione,

322
Filebo 26d ; e una (xeixrf ) xal Yeyevyi fv?) ouata, 27 b.
323
-
Timeo 50c eEai6vra xal e£ i6vTa , cfr. 191a 7 Tyj a7rouctqt v ctl Trapouuta. Nel
Parmenide 156a Platone si esprime in modo un po diverso, ma il senso e il medesimo.
334
Timeo 50a.
325
Cat . 3b 24, Phys. I 6, 189a 29.
326
191a 19-20.
268 ARISTOTELE

c e bisogno in primo luogo di due concetti, e cioe sostrato e conforma-


zione, hypoketmenon
'
e tnorphe. Egli evita qui formulazioni tecniche, e
di passaggio parla della hyle nel suo significato quotidiano. Prepara il suo
ascoltatore alia nuova dottrina con abilita pedagogica ; senza alcun dubbio
questa e una delle sue prime conferenze sul tema , e forse e la prima
in senso assoluto.
Sembrerebbe cosa naturale che Aristotele illustrasse ora le tesi di
Platone a proposito del problema della generazione, o che almeno rico-
noscesse il suo debito verso di lui. In una discussione con Parmenide e
con gli Eleati 327 di grande serieta intellettuale, Platone aveva pur riabili-
tato il concetto di genesis , e presentato una grandiosa dottrina dei prin-
cipi. E invece il giovane Aristotele dice con orgogliosa coscienza di se:
« Soltanto cost si risolve la controversia degli antichi pensatori » .3!! £
interessante confrontare l atteggiamento pieno di rispetto di Platone da-
vanti al suo padre spirituale Parmenide,329 anche quando ne critica le opi-
nioni, con il tono arrogante del giovane Aristotele:
« I primi filosofi che studiarono la verita e la natura dell essere presero
una strada sbagliata a causa della loro inesperienza. Poiche essi erano convinti
che niente pu6 originarsi dal niente, e che un essere non puo originarsi da un
essere, ne conclusero che niente in assoluto pu6 originarsi o perire. Essi non
avevano, cioe, il concetto di sostrato. Essi condussero alle estreme conseguenze
le loro negazioni, tanto da asserire persino che non puo esistere una pluralita di
cose, bensf soltanto l essere stesso. Io invece affermo [ ... ] ».330
£ indicativo che Aristotele, per chiarire la sua dottrina, scelga come
esempio « il medico », se si tiene conto che questo era un esempio tipico
dell Accademia. L esempio da lui scelto mostra chiaramente che la sua
soluzione e una soluzione puramente parvente, fondata sul nebuloso con ¬
cetto di « assenza di una proprieta » . Personalmente egli era convinto
per la verita che la nuova denominazione da lui trovata per il non es¬
sere risolvesse in modo definitivo la questione: la cosa risulta da una sua
osservazione: « Gli antichi filosofi non conoscevano questa distinzione fra
il non essere semplicemente e la privazione, e percio fallivano. Ora io
ammetto che la mia soluzione suscita meraviglia ; e alcuni continueranno
a ritenere impossibile che qualcosa si generi dal non essere : eppure le
cose stanno cost . Desidero anche far osservare che la mia soluzione non
viola il principio del terzo escluso; io non contesto in alcun modo la tesi
che qualcosa esiste o non esiste ». Dopo aver brevemente notato di aver
dato in altro contesto un altra spiegazione,331 e cioe la teoria di dynamis ed
energeia , Aristotele lancia ancora una frecciata contro gli antichi filosofi:
« Se avessero scoperto la natura del sostrato, tutta la loro ignoranza si sa-
rebbe dissolta ».
337
Sofista 246a YiyavTopa/ ta.
338
191a 24.
333
Sofista 241d T6V TOO mxTpic; IlappevtSou >4yov.
330
191a 25-35; in questo libro Aristotele dice sei volte r] peTi; k & yoy.tM .
331
191b 10-29; il rimando e a Lambda 5, vedasi sopra , p. 241.
I PRIMI PRINCIPI 269

Nell ultimo capitolo Aristotele si volge contro la dottrina dei principi


di Platone. Ho gia in parte utilizzato 332 cio che qui egli dice esponendo
quella dottrina. In questo interessantissimo capitolo Aristotele pone a con-
fronto la sua soluzione con la dottrina platonica delle idee. Nella discus-
sione con i presocratici il suo fine era di mettere in luce quel che a suo
avviso c era di giusto nelle teorie degli antichi pensatori, e di dimostrare
che la sua dottrina teneva conto di questi aspetti. La sua personale posi-
zione gli serviva sempre come punto di riferimento. Invece, come osserva
il Cherniss,333 il confronto che ora segue fra la dottrina aristotelica di for¬
ma , privazione e materia e la dottrina delle idee ha uno scopo completa-
mente diverso. Aristotele si rivolge qui ad ascoltatori cui la dottrina pla ¬
tonica e familiare ; la piu parte di essi era certo seguace di questa dottri¬
na : egli vuole allora convincere questi ascoltatori che la sua teoria e la
migliore. Dobbiamo supporre che Aristotele si sforzasse realmente di
esporre con obiettivita la dottrina delle idee.
£ un fatto pero che in questa sua relazione Aristotele presenta in
modo errato le idee fondamentali di Platone in punti di essenziale im-
portanza : possiamo accertarlo facilmente mediante un confronto con cio
che Platone dice nel Fedone , nella Repubblica e nel Timeo. L interesse
di questo capitolo non e tanto in cio che dice, ma nel modo in cui lo
dice; esso ci informa sul modo di pensare del giovane Aristotele, e mo-
stra come egli affrontasse i grandi nodi di problemi ch erano attuali in
quel tempo.
Comincia con l affermazione che Platone si e molto avvicinato alia
sua soluzione. Non c e alcun dubbio che psicologicamente questa era una
buona partenza ; Aristotele voleva , con questa osservazione, rendere piu
accettabile il suo concetto di steresis. £ tuttavia molto singolare il fatto
ch egli non dica mai che Platone aveva descritto nel Fedone 334 il rapporto
delle qualita opposte con il loro sostrato in un modo che ricorda sorpren-
dentemente la sua teoria .
Quindi Aristotele afferma che Platone avrebbe ammesso che la ge-
nerazione proviene dal non essere, e che percio avrebbe dato ragione a
Parmenide: identifica dunque il sostrato di Platone con il non essere.
Questo non e assolutamente esatto. £ vero che Platone non ha una ter-
minologia stabile, e che anzi si esprime spesso sfavorevolmente a pro-

332
Vedasi sopra, p. 226 e sgg.
333
Crit. of Plato , 84. Il Cherniss adduce come parallelo An. Pr. I 31; dopo aver
illustrato la dottrina del metodo sillogistico della dimostrazione, Aristotele rileva in
quel capitolo che il suo metodo e migliore dei metodi diairetici dell Accademia .
334
Fedone 102a-105b; CHERNISS, Crit . of Plato , 91: « qui e evidentemente
l origine della dottrina aristotelica di sostrato, forma e privazione ». A 102e si trova
u 7top£vov xal 8e!;<£ pevov T7]v < j|xtxp6TT]Ta, e Aristotele dice a 192a 13 rj u 7to|x£vouaa
-
auvatTia Tfl pop <pf )- too7rep |xr)T7] p. Che con auvai rla e con pr)Tr] p egli alluda al Timeo
46c, 50d e 51a , e cosa owia; e anche possibile che gli ascoltatori competenti inten-
dessero u 7rop£vouaa come un allusione all esposizione del Fedone.
270 ARISTOTELE

posito di coloro che si attengono alle parole ; ma , di fatto, la sua illu -


311

strazione del rapporto fra le idee e le cosemsensibili e perfettamente chiara.


Sono eternamente to hen , to on e ta eide ; e eternamente anche « il luogo
per la ricezione », hypodoche , oppure « il campo », choral Le cose sensi
1
¬

bili hanno origine in quanto « il campo » riceve in se le copie 338 delle


idee; questo processo e chiamato da Platone genesis. La triade, di cui
Aristotele dice che e diversa dalla sua triade ( forma-privazione-materia ),
si incontra a 52d come on , chora e genesis. Il paragone fra hyle e hypodo ¬

che zoppica . La hyle di Aristotele e un concetto gnoseologico; essa e


-
conoscibile soltanto kat andogian , soltanto il composto di forma e mate ¬

ria , to synolon , « l insieme », e cioe la cosa sensibile, ha esistenza reale .


Nella dottrina di Platone accade l opposto. Per lui sono realmente sol¬
tanto le forme, o idee, e « il campo » , o ricettacolo; le cose sensibili sono
instabili, e non possono essere oggetto del sapere, ma soltanto della per-
cezione e dell opinione.339
Ji possibile che il motivo della scorretta esposizione della dottrina
delle idee sia nel fatto che il giovane Aristotele considerava l intera
questione prevalentemente come un problema logico-gnoseologico,3 ed era
cost vincolato a questo modo di pensare da disconoscerne l aspetto on-
tologico. La dottrina delle idee ha effettivamente parecchi aspetti.341 Co¬
me teoria logica affonda le radici nell analisi socratica del concetto. Que-
sta analisi del concetto si sviluppo poi in un analisi semantica : quali signi-
ficati si celano in una parola ? Troviamo poi l aspetto psicologico e quello
gnoseologico, e finalmente la dottrina delle idee come ontologia ( termine
con cui io intendo la teoria dell essere ) e insieme come teoria dei valori.
Ma la teoria di Aristotele non e in realta affatto una teoria dell essere: egli
accettava senza riserve come essere l essere tangibile.313
Il naturale atteggiamento polemico di un giovane filosofo di grande
levatura , e l altrettanto naturale desiderio di affermazione, hanno cost
per effetto di vincolare Aristotele al suo personale modo di pensare. Chi
legga le sue opere nell esatta successione cronologica e confronti la sua
335
336
52a
m 49a TiaoT
_
TO [r/ j o7rouSa £ tv E 7u TOT? ovopam Politico 261e , Teeteto 184c .
etvoti TO xaTa TauTa el8o? £/ ov , 52d fiv.
)? yeveaecoi; 'JTioSo / r, , 52 a yoipoc ; altre metafore sono piv;Tv; p a 50d ,
51a, ISpa a 52b, Tilbrjv/] a 49a , 52d , anche ( 51a ) TiavSs/ Et; ptcTaXaii avov TOO VO TOU che
Aristotele rende correttamente a 209b 12 con (J.ETOCX TTTIKOV e a 210a 1 con (JLE&EXTDCOV.
Che la >J 7TO8O/T| sia eterna e immutabile, Platone dice inequivocabilmente a 50b e 52a .
331
50c T& eloiovTa xal e iovTa TCOV SVTCOV del pLipt ptaTa , 52c eExcov o (pavTaopia .
Le idee non entrano dunque nel « campo », poiche ouS Tepov ev ouSeTepcp , 52c. Vedasi
J.B. SKEMP, "Yhr\ and vnodoxn , Aristotle and Plato in the mid - fourth century , 201-212;
H. CHERNISS, « Am . Journ . of Phil. » 75, 1954, 128.
339
52a 86!;7] PET <uG&r\Ge<s> c, TrepiX7]7TT6v.
390
Cfr . sotto, p. 327.
341
Non intendo con cio dire che la dottrina delle idee si sia sviluppata proprio
seguendo questi stadi.
392
Phys. II 1, 193a 3-9, citato sopra, p. 233.
I PRIMI PRINCIPI 271

,
esposizione in Phys. I o in Ny 3 3 con qualche trattazione scritta nel se ¬

condo periodo ateniese, per es. Gamma 5 oppure Eth. Nic. I , nota im-
mediatamente la differenza di tono e d atteggiamento. Nelle opere giova-
nili incontriamo una personality polemica , a volte litigiosa, estremamente
impegnata nel dibattito del momento ; nelle opere tarde compare un pen-
satore maturo, che argomenta pacatamente, e ancora una volta si rifa
nella sua meditazione a Platone.
Nel suo confronto Aristotele muove dunque dall erronea convinzione
che Platone pensi che la haple genesis risulta dal non essere. « Inoltre
e opinione di Platone che il sostrato sia soltanto uno tanto per il numero
quanto per la capacita. Su questo punto, c e una grossa differenza fra le
nostre teorie: io affermo che materia e privazione sono fra loro diverse ».
Aggiunge poi , usando la sua terminologia cost difficilmente traducibile,
che la materia « puo essere non essere », ma tuttavia « e quasi qualcosa
di esistente » ;3M mentre invece la privazione e in se non essere. « Platone
considera invece il grande e il piccolo o insieme, o ciascuno per se, come
non essere ». Nella dottrina dei principi che Platone aveva esposto nelle
conferenze Sul bene , i due principi avevan nome « l Uno » e « la diade »,
nel Timeo si chiamano « l Uno », o « l essere », e « il campo ». L identi-
ficazione del grande-piccolo con il « campo » e dunque corretta . « Le
nostre triadi dei principi sono completamente diverse. Platone giunse fino
al punto di ritener necessaria l ammissione di un sostrato, soltanto, pero,
di uno unitario.345 Anche quando ne fa una diade , quando parla del grande-
piccolo, esso rimane un unico principio; egli trascuro la privazione ».
In cio che poi segue,344 Aristotele parla dei suoi concetti di hyle e
steresis.
« Secondo la mia dottrina, la materia che permane e insieme con la forma
fondamento e origine dei fenomeni, e la si potrebbe chiamare, come Platone nel
, la madre . L altro membro dell opposizione, cioe la privazione, se uno
Timeo*
pone mente alia sua tendenza al male ,3*8 potrebbe apparire in assoluto come non

343
II corso che sta ora nel Corpus come Met . My 9, 1086a 18- Ny e il suo contri¬
bute piu infelice e meno maturo alia discussione accademica delle dp yeti TCOV ovrtov.
344
192a 3-4. La traduzione che io ne ho dato e assai poco ortodossa . La Skr] e
oux 8 v xaxd scolasticamente = non essere accidentale; il non essere puo
« aggiungersi » ; la GXr) e cyyu ? xal ouena ncot; = in certo modo e press a poco ousia.
La ar£ pr)<siq invece e oux ov xaft <XUTT)V.
343
,
Cioe: non come dico io, u'Ar e aTepvjai;.
346
-
192a 13-19; con rot ;< St cu (xpalvei ricomincia quindi la sua interpretazione
della dottrina delle idee.
347
Cioe, u 7roSoxh e X <ipa sono cost chiamate nel Timeo per metafora .
348
192a 15 xaxo7rotiv aux g. Aristotele argomenta contro Platone . Se un
platonico si immagina fra gli ascoltatori (xto-dTevi ovTi ) , sarebbe allora naturale che la
< sia un principio del male. Rimane pero incerto se Platone stesso considerasse il
OT£ p7) Tt ;
(

piy <x xal p.ixp6v come principio del male ( spunti in questo senso offrono Politico 273bc
e Teeteto 176e ); secondo Aristotele, l opinione di Platone era questa ( Alfa 6, 988a 14 ;
Lambda 10, 1075a 35; Ny 4, 1091b 31 ) . Non si pub indurre da questo passo che
272 ARISTOTELE

esistente. Entrambi siam convinti che esiste qualcosa di divino, di buono e di


desiderabile;349 ora io affermo che la privazione esiste come opposto del bene e 350
che la materia esiste come qualcosa che secondo la sua natura aspira e tende al
bene ».
In questo modo Platone non puo risolvere il problema del male.351
« Secondo la sua dottrina, infatti, l opposto 552 deve tendere al proprio
annientamento. Ma la forma ( idea ) non puo aspirare a se stessa, poiche non
ha bisogno di un ulteriore perfezionamento, ne pub farlo il suo opposto; poiche
gli opposti tendono ad annientarsi l un l altro.353 Deve essere vero, piuttosto, che
cio che aspira 354 e la hyle, come cio che & femminile aspira a ci6 che e maschile,
e tuttavia non in quanto e femminile, ma perche e la hyle che ha questa pro ¬

priety ». *
Nella conclusione Aristotele pone in rilievo il nucleo essenziale della
sua dottrina: « Inteso come privazione , il sostrato perisce, come poten-
zialita e eterno. Come potenzialita e il principio materiale originario » .
Il secondo libro della Fisica. Il suo ordinamento e semplice. 1) Ri-
ferendosi all esposizione di Phys. I 5-8 Aristotele definisce « natura » e
« cosa naturale » come qualcosa che consiste di materia e forma e ha in
se un inizio del movimento. Il compito dello studioso della natura e di
indagare queste cose naturali ( capp. 1-2 ). 2 ) La dottrina degli aitia , i
quattro fattori che spiegano il corso di un evento della natura. Digressio-
ne sul caso e sulla fortuna ( capp. 3-6 ). 3 ) Nell interpretazione dei processi
naturali lo studioso deve tener con to di tutti i quattro fattori. Poiche poi
ogni processo naturale e determinate da un fine, egli deve rivolgere par-
ticolare considerazione al fattore finale. Deve inoltre sapere in qual senso
parliamo di necessita di natura ( capp. 7-9 ).
Una volta che fu superata la proposizione di Parmenide , in primo
356
piano come ho gia illustrato si presentarono tre problemi:
la generazione, il mutamento, il movimento. Aristotele opero con tre
gruppi di concetti. Il primo e stato da noi or ora trattato. Il secondo e
costituito dai quattro aitia, il terzo dalla coppia di concetti dynamis -
Aristotele abbia considerato la privazione, oppure la materia, come principio del male.
Senza possibility di equivoco egli dice in Theta 9, 1051a 13-21 oux Scm. T8 xaxbv ratpa
-
va Ttpolypa ra ... xcri hi TOT? k\ apx i? xal TOI? aiStoi? ouS £v £ <rav xax6v. La materia
esiste, a suo giudizio, solo come materia di qualcosa, e non pub dunque avere in se
alcuna , propriety. Cfr . sopra, p. 256, sotto, p. 689.
39
In Platone i TO ffv , in Aristotele T6 zlSoc, e ou Svexa.
350
vb 8k ( sc. paijLev clvai ) 8 TT UXEV.
351
Cfr. H. CHERNISS, The sources of evil according to Plato , « Proc. Am . Philos.
Soc. », 98, 1954, 24-30.
3S!
Cioe xi (xfya xal (uxpov.
353
Secondo Platone gli opposti tendono l uno verso l altro.
359
192a 22 TOUT , SC. T8 ecpifptevov.
35S
Aristotele vuol prendere le distanze dalla concezione platonica degli opposti.
336
Vedasi sopra, p. 238.
I PRIMI PRINCIPI 273

energeia. Probabilmente i tre gruppi rappresentano tre diverse vie per le


quali Aristotele cercava di affrontare il complesso dei problemi; nelle
opere a noi note tutti quei concetti sono reciprocamente collegati in mo¬
di diversi. Perfettamente chiara e la loro provenienza. Alle spalle della
teoria di forma , privazione e materia c e non soltanto la tripartizione del
Titneo , bensf l intera speculazione presocratica sulle archai. La dottrina
di dynamis ed energeia ha due fonti del tutto diverse : da una parte la
dottrina delle « forze » che troviamo nei presocratici e nei medici, dall al-
tra la distinzione platonica fra « possedere qualcosa » e « far uso di qual-
cosa 351 Ritomero in seguito 353 sull uso specificamente aristotelico dei
due concetti per esprimere la potenzialita e l attualita. Per quanto con-
cerne gli aitia, soltanto la sistematizzazione e opera di Aristotele. In real-
ta e singolare che egli non indichi come quinto aition Vananke ; proba¬
bilmente non lo fece, perche sul principio voleva tener la sua dottrina
assolutamente al riparo da ogni spiegazione meccanicistica della natura.
Ma nelle tarde opere biologiche non vede alcuna difficolta nei fatto che
certi eventi sono « per natura necessari » e non hanno bisogno di spie¬
gazione.
Quando nei due primi capitoli Aristotele parla dell oggetto e del
compito della scienza della natura , il suo discorso e rivolto contro il con¬
cetto di scienza che domina nell Accademia . Secondo la tesi di Aristotele,
rivoluzionaria in quella situazione storica, Yepisteme si scomponeva in
scienze l una dall altra distinte, a seconda del loro oggetto. Ogni scienza
autonoma ha i propri principi e i propri metodi.35 Se ora Aristotele vuol
distinguere la pbysike dalle scienze matematiche, il motivo ne e che Pla-
tone nei Timeo aveva fondato la sua spiegazione della natura su una sorta
di atomismo geometrico. Il fatto che Aristotele descriva cosi dettagliata-
mente Poggetto della scienza della natura si intende meglio quando si
consideri questa sua introduzione come una apologia .540 « Le cose naturali
si distinguono da tutte le altre per tre proprieta : 1 ) hanno la capacita di
muoversi , 2 ) hanno un esistenza autonoma , 3 ) sono forma nella mate¬
ria ». Che uomini e animali si muovano seguendo la propria volon-
ta ,362 era certo cosa ovvia anche in un aula di filosofia ; ma che gli elementi
posseggano un movimento « naturale », era cosa nuova . Aristotele os-
serva che il movimento degli elementi non e in realta physis , cioe iden-
tico alia vita, ma kata physin , owero secondo natura . La dottrina del mo ¬

vimento naturale e del luogo naturale degli elementi e il fondamento della


sua cosmologia :
357
351
-
x rijais-xpTjaii;, si veda DURING, Protrepticus , 245. Cfr. Teeteto 199a .
Vedasi sotto, p. 693.
359
Platone invece dice fr £{lo8oi; xall focaara TE xal &nl wivra., Sofista 235c.
340
In modo analogo Aristotele difendera piu tardi la zoologia e l anatomia com-
parata in Part . An. I 1.
341
192b 14 £aoT<7> dpyi]V S/ei xivrjCTeax;, hanno in se un origine del movi¬
mento; b 33 mivTa Tauxa ouala ; b 34 b> u 7roxeip.6v (p 4CTTIV rt tpuaic aet.
343
6 p|j.r, impulso innato, soltanto in questo passo.
274 ARISTOTELE

« £ completamente supetfluo dimostrare che le cose naturali esistono,


poiche questo e palese. Si puo invece porre la questione se do che essenzialmente
carattetizza una cosa sia la forma o la materia. Secondo l opinione comune, la
natura di una cosa e quel che privo di struttura , di cui essa consiste. Per questa
ragione Antifonte ritiene che, se uno interrasse un letto, in modo che esso
prenda a germogliare, allora non ne crescerebbe fuori un letto, bensi del legno.
Gli antichi pensatori rivolgevano cost la loro attenzione in primo luogo alia
materia, e descrivevano le cose come condizioni oppure modi di essere degli
elementi. Ora invece bisogna distinguere i prodotti dell arte dalle cose naturali:
quelli ricevono la loro forma dall esterno, in queste la forma appartiene alia
loro natura. Questa proposizione si puo ulteriormente approfondire nell altra,
che la physis di un essere vivente nel senso della generazione e la via all attua-
zione della forma » .3
II risultato e dunque che physis puo significare tanto forma che ma¬
teria, e che entrambe sono oggetto della scienza della natura. Aristotele
non vuol pero del tutto trascurare il suo concetto di steresis. Per questa
ragione aggiunge che la privazione e anche in certo modo forma.344
Quando parla dei quattro aitia , Aristotele pensa insieme ai fonda-
menti della conoscenza e al nesso causale ontologico. Negli aitia egli vede
le risposte a due domande affatto, diverse. Rispondiamo alia questione
dia ti in quanto indichiamo il fondamento: « Non raggiungiamo la co¬
noscenza prima di avere per ogni oggetto inteso il suo fondamento » .34S
L altra questione e ex hou ( di che consiste una cosa ? ): e a questa si ri-
sponde in quanto si indichino la forma e la materia . « Le lettere sono
aition delle sillabe, gli elementi dei corpi, e cos via » . La forma si puo
definire in quanto si indichino « la definizione, l insieme o il composto, la
figura ».344 Dato il modo in cui si faceva filosofia nell Accademia, la coin-
cidenza di logica , gnoseologia ed ontologia e cosa naturale. Che poi Ari ¬
stotele non si preoccupasse molto di arrivare a un accurata distinzione
della causa cognoscendi e della causa essendi risulta dal fatto che in un
caso particolarmente chiaro si serve della stessa espressione per il « fon ¬
damento » e per la « causa » .347
I quattro aitia, materia, forma, causa efficiente e fine, vengono pre-
sentati nel modo seguente:
363
193b 12 Y) cpuai? f ] XeyopEvr] <lt? yAisat? 686? CCTTLV ct? <puaiv , un gioco di pa ¬
role e insieme un allusione alia platonica YEVCCTI? et? ouaEav. Cfr. Lambda 3, 1070a 11-12.

to, 90.
364
-
193b 19 xal yip f ] a uipT) <n? ET86? it to? 4<mv , vedasi CHERNISS, Crit. of Pla ¬

3
194b 19 T& Sax TE Tcepi SxaoTov.
364
195a 20 T6 TE Jjv clvat , TO TE 8XOV xal f ] auvO eat? xal T6 EZ8O?, formulazio-
ne isolata, che posso spiegarmi soltanto come uno stadio antico della dottrina ; piu tardi
soltanto T6 CTUVOXOV.
3157
An. post. II 11, 94a 21 T8 TIVCOV (TEVCOV WAITZ, Ross ) OVTCOV TOUT avayxr;
elvat , oppure a 24 T6 OU 8VTO? TO81 avayx7] elvat , evidentemente fondamento<onse-
guenza ; cost anche Rhet. I 2, 1356b 15. Ma in Part. An. IV 2 , 677a 18 si legge: non
bisogna cercare sempre lo scopo, aXXi TIVUV 8VTCOV TOIOUTCOV tepa avayxr]? aup-
PaEvet 8ia TauTa troXXa.
I PRIMI PRINCIPI 275

1) « Cio da cui si genera qualcosa , come per es. la statua dal bronzo ».
2 ) « La forma o il modello,3 cioe la spiegazione di cio che per la cosa
era il suo essere;3W intendo con cio tanto il genere che gli elementi della defini-
zione. Cito come esempio un intervallo di ottava ; la sua definizione e la sua
forma e il rapporto 2 : 1, che a sua volta rientra nel genere del numero ».
3) « Il principio di un mutamento,370 con cui intendo la causa piu vicina ,
per es. chi da il consiglio, o il padre rispetto al figlio, e in generale cio che
produce qualcosa ».
4 ) « Il fine o il per cui, per es. la salute rispetto al passeggiare ».
Come si vede, sol tan to il terzo aition e una « causa » . I primi due
aitia sono le ben note archai della generazione.371 Il quarto aition , che
appare tanto come arche quanto come telos , e gia stato minuziosamente
illustrato da Aristotele nel dialogo Sulla filosofia. La dottrina dei quattro
aitia non comporta dunque in realta nulla di nuovo; l intenzione di Ari¬
stotele era senza dubbio quella di presentare questi quattro aitia come
uno strumento di lavoro per lo studioso della natura , quasi, per dire cosi,
un modulo di questioni di cui egli si deve costantemente servire nel con ¬
durre le sue ricerche. La dottrina dei quattro aitia e in certo modo una
attuazione della filosofia aristotelica del telos.112
In Delta 2 troviamo un doppione del nostro capitolo. Il trattato Delta
e una sorta di vocabolario filosofico o di lessico concettuale; ed e verosimi-
le che Delta 2 sia una trascrizione del nostro capitolo.373 Gli altri due passi
principali per la dottrina degli aitia sono Alfa 3 e An. post. II 11. In
Alfa 3 Aristotele cita molto brevemente gli stessi quattro aitia di Phys.
II 3; negli Analitici parla della ragione o della necessita logica invece che
della materia ; gli altri tre aitia restano i medesimi.
Una delle due proposizioni di Leucippo conservatesi fino a noi suona
cosi: 374 « Nessuna cosa si origina senza un disegno, ma tutte con un senso
e per necessita ». Malgrado la diversita della sua motivazione filosofica ,
Aristotele giunge al medesimo risultato. Egli pone tre problemi: e giu-
stificato denominare aitia il caso e la spontaneita ? 373 Caso e spontaneita so-

3
194b 26 roxpdcSeiYircc, che detto della forma si trova soltanto qui e nella
trascrizione di Delta 2. L origine e in Teeteto 176a e Parmenide 132d. Il termine e un
'

forte indizio a favore di una datazione antica.


345
T& T( eTvat vien qui spiegato in maniera originale; la formulazione pud
esser collegata con l uso accademico della definizione. Come risulta chiaro, TO T( TJV eTvat
significa « il concetto quale viene espresso nella definizione ».
373
oSev rj otpx n
'
-
pexaPoX i;, altrove e piu spesso olfev f ] xtvnjoti;.
371
Questa e la ragione per cui parla qui anche di dp/ac, 194b 22.
372
Cfr. sotto, p. 611.
373
La variante testuale otxo86 po? a 1014a 23 invece di oExoSoptov (195b 19 )
ne e un forte indizio.
374
-
67B 2 ouSev / prjl-ict |xdrt)v yivc rcci , OCAXOC TICCVT5 ex Xiyou xe xat un dvdtyxrj?. Leu¬
cippo riteneva cioe che si potesse spiegare razionalmente la stratificazione degli atomi,
e che tutto accadesse secondo la legge della necessita meccanica.
375
auToptaTOV .
276 ARISTOTELE

no la medesima cosa o, se altrimenti, che cosa sono ? Dopo una rapida


critica degli Atomisti presenta la propria dottrina.
« Alcuni dei processi della natura si svolgono sempre con necessita ,
altri per la piu parte nello stesso modo.576 Si danno pero delle eccezioni,
e allora si park di caso o di spontaneita . Cio che accade nella natura o
nella vita umana ha un fine determinato, oppure no » . II fine 377 e inteso
da Aristotele o come un fine consaputo, che riposa sulla decisione della
volonta,37* o come uno che e di fatto presente, per es. che da una ghianda
si origins una quercia . « Negli avvenimenti che hanno un fine determinato
si da sempre una connessione causale; ma spesso accade che noi non siamo
capaci di determinare la causa: 379 in questo caso parliamo di casualita o di
spontaneita. L analisi mostra pero che anche cio che pare avvenuto a caso
e, in realta , la conseguenza di una concatenazione causale ».3"
« Supponiamo che un uomo voglia riscuotere un credito; egli intende an-
dare sulla piazza del mercato, e precisamente in un occasione in cui sa che il suo
debitore dispone di denaro. Ora accadde casualmente che egli andasse sulla
piazza del mercato, e senza pensare al suo debitore ; ne e vero che egli fosse
solito andar spesso al mercato. Incontra il suo debitore, e recupera il denaro. In
un occasione del genere noi parliamo di casualitsi. Ma non si sarebbe potuto
parlare di caso se l intenzione di riscuotere il denaro non fosse assolutamente
mai esistita. Il caso t dunque causa soltanto di ci6 di cui avrebbero potuto essere
causa anche il pensiero, la decisione o la natura
Nella sua fine discussione di questo passo, importante anche per la
comprensione della teleologia aristotelica , il Wieland dimostra la stretta
connessione fra la teoria della natura del caso e la filosofia del telos.
L ordine del mondo e fondamentalmente razionale ; quel che in eventi
insoliti e non normali ci appare casuale sarebbe potuto accadere anche in
vista di uno scopo.312
Aristotele tenta quindi di distinguere tyche e automaton sulla base
di un analisi dell uso linguistico. Trova che, quando parliamo di tyche ,
si tratta prevalentemente di avvenimenti della sfera umana ; cio che e spon-
taneo appartiene piuttosto alia sfera degli eventi naturali. Da ultimo sotto-
linea ancora una volta che si puo parlare di caso o di spontaneita soltanto
374
-
196b 10 rot pirv del diaauxcjp £!; dvdyxr;? yiyvdpieva, xd 8 <ii? £icl x£> TCOXU ,
che e in Aristotele una distinzione fondamentale. Fu lui a introdurre il concetto di
« statisticamente normale » ( 198b 35); piu tardi dira anche xd 4v8ex<5 p.eva dAXco? lyeiv.
De caelo III 2, 301a 5-9: la natura i ordine, xa t?, £<m yap 7) <piiai? bceivr] x«v 7tpay-
paxcav ofav £ % EI xd 7rAe £ <ii xal xiv TcXetw yp <5vov. Cfr. Phys. II 8, 198b 35.
377
x£Xo? oppure o5 Svexa.
378
xaxd TCpoaipeaiv.
379
d6 piaxo? 196 b 28, SSi Aop dvS- pdiTcw 197a 10.
3,0
Mi servo qui di W. WIELAND, Die arist . Physik , 257-258.
381
II 5, 197a 5 7] xuyr) a £x£a xaxd au|j.pep r) xip hi xotp xaxd 7cpoa £ peoiv xuv
evexa xou. II 6, 198a 5 xi aux6 paxov xal 7) o'y/ y] atxla div av 7, voij? yevoixo afxto?
7] tpuatp.
387
II 5, 197a 32-35.
I PRIMI PRINCIPI 277

per quegli avvenimenti di cui avrebbero potuto esser causa anche la ra-
gione umana o la natura . « In relazione al pensiero e alia natura , la ca¬
sualita e la spontaneita sono percio secondarie. Anche se si dicesse con
Democrito che il mondo e nato a caso, si deve riconoscere che ragione e
natura sono le cause prime della generazione del mondo ». Il Solmsen
ha avuto ragione ad attirare l attenzione su questo passo: s£nza alcuna
transizione Aristotele parla qui dapprima della ragione umana , poi della
ragione che governa il mondo. Di fatto, egli insegna sempre che la natura
e razionale. Che il nous governi il mondo, e implicito nella sua dottrina
del primo movente. Quando nella sua cosmologia e nella teoria della na ¬
tura egli sviluppera e approfondira ulteriormente queste idee, gli impor¬
ter prima di tutto far rilevare l irreversibile orientamento finalistico dei
processi naturali. Nei processi della natura egli vede Pordine divino e
razionale; 4 per questa sua convinzione risale, al di la di Platone, fino a
concezioni della grecita antica. Rifiuta la platonica anima del mondo, e
non vuol accogliere nemmeno l opinione popolare secondo cui i ragni e
le formiche lavorano con una sorta di intelligenza.” 5 Quando identifica qui,
nel secondo libro della Fisica , nous e physis , formula, forse per la prima
volta, una tesi che diverra fondamentale per la sua posteriore ricerca
biologica. Lo spunto per questa identificazione gli fu dato dalla sua
tendenza a spiegare razionalmente anche la casualita ; e se qui parla della
priorita della ragione, intende dire che la connessione causale intelligibile
e prima in rapporto a quel che di non chiaro, che noi chiamiamo caso.
Va notato che Aristotele non applica il concetto di automaton a quei
processi della natura che non hanno un fine determinate.” 6 Anche nelle
opere biologiche e raro che parli di questi processi.” 1 Il suo interesse era
totalmente orientato alia conoscenza e all interpretazione della struttura ;
eventi naturali automatici, se pur se ne danno, non lo avrebbero inte-
ressato. Lo accendeva invece d entusiasmo mettere in luce, dietro le con ¬
cezioni popolari della casualita , una struttura complessa che gli desse, alia
fine, la possibility di collegare anche il caso al supremo principio della
natura .

La conoscenza della struttura come fine della filosofia della natura.


« La filosofia della natura comprende tre campi del sapere: la dottrina dei
principi immutabili, la cosmologia e la dottrina delle cose naturali.388 Noi ci
383
198a 5-13. F. SOLMSEN, Aristotle s system of the physical world , 107.
388
L identificazione di vou? e ricorre soltanto nel passo Alfa 9, 992a 30;
6
7rpi>s
-
xal f ) ipuai? ou84v pa nrjv mxouatv De caelo I 4, 271a 33, Tzpbc, T»)V tpumv xal
HETOV Protr. B 50 DURING.
383
199a 22 vtp 15 ftvt SXXtp. Soltanto apparentemente agiscono con riflessione
razionale.
386
196b 18 TA 8 oB.
387
Part. An. IV 2, 677a 17; Gen. An. V 1, 778a 30.
388

Lambda 1.
-
198a 29 xpei? repocy paTeiai., in corrispondenza delle tre forme di ousiai in
278 ARISTOTELE

occupiamo qui soltanto delie cose naturali che consistono di forma e materia.
I tre aitia che sono la forma, la causa del mutamento e il fine, di regola sono
strettamente collegati l uno all altro. Una questione
, , infatti, e sempre stata cen-
trale, e cioe: che cosa consegue da che cosa ? 3 9 Che cosa £ il primo agente, e che
cosa e che per primo e affetto ? Riscontriamo che ogni movimento ed ogni cam-
biamepto ha due punti d inizio; l uno, la causa immediata del mutamento, pos -
siamo studiarlo direttamente; l altro e il principio immutabile del movimento e
del cambiamento. L inizio della serie e il proton kinoun,39 il risultato ultimo e
la cosa quale noi la definiamo, e in quella forma che e insieme fine, compimento
« e un che di meglio.391 £ nostro compito, quali studiosi della natura, di mettere
in luce questa successione, e di addurre la prova che X deve di necessita gene-
rarsi da Y; e dunque sostanzialmente lo stesso metodo che si usa quando si trae
dalle premesse una conclusione cogente ».
Non si potrebbe dire con maggior chiarezza che la teleologia e un
metodo euristico.
Aristotele mette quindi a confronto i concetti di telos e di anagke,
al fine di riunirli poi in una sintesi.
« Gli antichi pensatori davano dei processi naturali una spiegazione mec
canicistica. Postulavano certe forze, come il caldo e il freddo, e si contentavano
-
di costatare che tutti i processi si sviluppano secondo la necessita, anagke. £
vero che Empedocle introdusse altri due principi, l amicizia e la contesa, e
Anassagora parlo della ragione ordinatrice; di fatto, pero, poco uso essi fecero
di questi principi.392 Secondo l opinione popolare Zeus invia la pioggia perchd
i cereali' crescano. Owiamente questo non e esatto, perchd la pioggia cade di
necessita in quanto l aria ascendente subisce un raffreddamento e scende di
nuovo come acqua.393 Si potrebbe forse anche accettare la spiegazione di Em¬
pedocle; questi riteneva che i denti, ad esempio, si sviluppino in un certo modo
per necessita di natura, e che soprawivano quegli individui che per caso conser-
vano denti adatti, mentre gli altri periscono.394 Ma le cose non possono stare
cost : la nostra esperienza ci insegna che tutti questi processi avvengono nella
natura sempre, o per lo piu , alio stesso modo, e cioe secondo un ordine stabile.
Esistono dunque in natura lo scopo e la finalita ».

339
198a 34 xl pexa xl ylyvcxai.
390
198b 2 xi 7ravxeXco? axlv xov xal TravxtD'j 7rpcoxov , il punto di inizio esente
da processi. Il SOLMSEN ( Aristotle s system , 113 ) lavora sull ipotesi che le parole di
198a 32 xal el? xi 7rpcoxov xivyjaav siano state inserite posteriormente. Bisogna in
vece accettare come un dato di fatto che la dottrina del primo movente appartiene fin
-
da principio alia concezione fondamentale di Aristotele. Cfr. sopra , p. 216.
391 _
198b 8 St <5xi |3£Xxiov ouxco?, con la limitazione importante ouy a7rX(5?, poi-
che il x£Xo? e qualcosa di meglio soltanto in rapporto a cio che di volta in volta lo
precede. Soltanto quando consideriamo nel suo insieme il mondo del divenire ( T) 9601?
7raaa , Alfa 2, 982b 7, sotto, p. 304 ) possiamo dire che il suo fine e semplicemente il
meglio.
392
£ la medesima critica che fa Platone, Fedone 98b.
393
,
Meteor. I 14, 351a 25 xaxa xa LV vopf ELv ypr xauxa ylyveaDaL xal 7replo8ov.
£ uno dei punti centrali della sua meteorologia.
394
EMPED. fr . 31 B 61, « survival of the fittest »: ma si veda KIRK-RAVEN, The
Presocr. Phil ., 338.
I PRIMI PRINCIPI 279

La taxis della natura e il principale argomento di Aristotele in fa-


vore della teleologia.
Sulle cause si puo riflettere, e si puo, ragionando, concludere che
tutto ha una causa ; ma che i processi della natura siano orientati a un fine,
e invece un dato dell esperienza. « Da un certo seme si origina sempre un
individuo di una certa specie. Chi contesti questo, sopprime tutto quel
che e naturale e la natura » .3 5 Ugualmente fondato sulPesperienza quoti-
diana e il fatto che il fine e qualcosa di buono. Si puo vedere come un
animale o una pianta si sviluppi fino a raggiungere la forma compiuta.
Questa forma compiuta , che e insieme eidos , vale a dire cio che si vede,
to ti en einai , « cio che e l esser questo », ossia la definizione, e telos , cioe
quel che si rivela come il punto culminante del naturale sviluppo di un
individuo, e l oggetto della scienza della natura.
Il primo pensatore da noi conosciuto che esprima chiaramente le idee
fondamentali della concezione teleologica della natura e Diogene di Apol-
lonia, un contemporaneo di Socrate.396 Costui spiega la regolarita dei pro¬
cessi naturali e l aspirazione alia realizzazione del bene con il fatto che il
nous e insito nella materia originaria.
Il pensiero di Platone e teleologico in quanto il bene e il suo prin-
cipio supremo. 1 La regolarita finalistica negli eventi della natura e per
Platone cosa ovvia, e viene da lui ricondotta al principio dell ordine.3
£ per noi sorprendente, dunque, che Aristotele possa dire3 che Platone
riconosce due soltanto degli aitia , e cioe materia e forma . In un altro
p a s s o v e d e un vizio fondamentale della dottrina delle idee nel fatto che
essa non tien conto dei quattro aitia. La sua critica e tuttavia sfumata;
egli riconosce che 401 « in certo modo » Platone designa come aition la
finalita ( il « per cui » ), ma non, pero, al modo suo, ne come richiede la
natura dell oggetto. Il nocciolo della critica di Aristotele e questo, e in
questa forma la critica e giustificata : la dottrina di Platone non dava una
spiegazione adeguata della concatenazione del movimento nel mondo
sensibile.
3.5
199 b 14 8X<o;< avatpei 6 ouxto X£ ycov xa tpuaei xal xaxa (puaiv. Si esprime in
modo molto simile a proposito della dottrina delle idee in Alfa 9, 990b 17, dall opera
Ilepi ISECOV.
3.6
Fr. 64 B 3. La proposizione di Leucippo citata sopra , p. 275, non puo essere
intesa teleologicamente.
m Filebo 54c x£> O5 £VEXA... £v rrj xou dyaftou (iotpa dcx£ov.
3W
xcov TETayp£vco;< ytyvop£vcov alxiav X£ ytov 7tp8;
< ytyveaftai xt 7rapd8ety-
pa, xouxo 8£ XT)V E8£av clvat ALEX. In Met . 88, 20, dal Ilep! xayallou , o dal IlEpl
ISstov.
3
Alfa 6, 988a 7-10. Eppure Aristotele deve aver conosciuto la discussione delle
quattro alxtai nel Filebo 27 b.
400
Alfa 9, 992 a 24-b 9; come osserva il CHERNISS, Crit. of Plato , 224, deriva
verosimilmente dal IlEpl 18E £>V.
401
Alfa 7, 988b 7 xp67tov p£v xtva X£ youm. aixtov. Alessandro In Met. 63, 25-31
rinvia ad Alfa 10, 993a 11-16.
280 ARISTOTELE

Per illustrare la sua concezione della finalita della natura, 402


Aristotele
mette a confronto la natura e I arte. La techne imita la natura e porta
a compimento cio che la natura lascia imperfetto. Per far rilevare che
403

paragona la natura e l arte, non la natura e 1 artefice, Aristotele sceglie


come esempi le piante e gli animali inferiori:
« Se dunque per sua natura e con un fine determinate la rondine costruisce
il suo nido, il ragno tesse la tela , le piante fan crescere le foglie in vista dei frutti ,
e spingono le radici non gia in su, ma verso il basso, per assorbire il nutrimento,
allora e evidente che un tale scopo 401 esiste nei processi e nelle cose naturali » .
Lo scopo e dunque come dice Jaeger cio che ogni volta si
produce come risultato finale nello svilupparsi del processo della genera-
zione in conformita della legge naturale e secondo un corso continuo.
Errori si danno nell arte come nelle professioni, e cosi anche nella natura ;
errori di questo tipo sono i mostri. Quanto piu in basso sta un essere
vivente nella scala della natura, tanto piu difficile e riconoscere la fina¬
lita. Non e corretto intendere la finalita come il risultato di una riflessione
o di un ragionamento. Cio che mette in movimento e un principio, il
principio della regolarita e della finalita.405
Aristotele ha respinto la dottrina delle idee, ma nonostante questo
e possibile, come costata K. v. Fritz,405 trovare certe relazioni fra la sua
teleologia e la dottrina platonica delle idee. Completamente diverso e il
loro punto di partenza . Platone muove dal fatto che nulla e e di stabile
nel mondo sensibile, e cerca percio un mondo immutabile al di fuori dello
spazio e del tempo. Per Aristotele, invece, il mondo della generazione e
della corruzione e il mondo reale. £ in esso che egli cerca cio che non
muta , e lo trova nel ciclo biologico, in cui gli individui periscono, ma la
forma permane. Noi siamo ormai abituati a parlare della « forma » per
Aristotele e dell « idea » per Platone. Ma, nonostante la fondamentale di¬
versity del loro modo di pensare, essi si avvicinano molto nell esito finale.407

402
Forse gia nel dialogo Sulla filosofia , cfr. fr. 19c WALZER e Ross fixe XEAEIO-
xarn T yyjl £7ricrr( jp7) 8Y) pioupyY)l>6vxa. Nel Corpus il passo piu antico 6 certo
questo di II 2 , 194a 21; quindi in Meteor. IV 3, 381b 6 e Protr. B 13 DURING; si veda
il mio commentario, p. 187, e sotto, p. 471. Il passo delle Leggi X 888e sgg. dove
Platone parla di <piiort? r£xVY) verosimilmente stato scritto dopo Phys . II . L e-
spressione di 889d xfj tpucrei £xo £vcoaav XYJV auxcov 8uvap.iv & certo un allusione alia
proposizione 7) Tiyyt ] pipeixai XT)V cpuaiv. Cfr . JAEGER, Aristoteles , 75-76 .
403
199a 16 fj x£ yv7] 7rixeXei S YJ <p6cti; aSuvaxet dmepyaaacr&aL , e inoltre Protr .
B 13 DURING. Le parole di Ippocrate 6 fojxpi? U7TY) P £ XY)S xijs <puato? rispecchiano la
medesima idea.
404
i) a £x £a fj xoiaiixi) , 199a 29, da non tradurre con « causa » .
405
Piu chiaramente dice questo in Lambda 3 , 1070a 7 7) piv oijv ikyyt ] apx
£v dcXXtjj ( per es . l artefice ), YJ Si <pucti<; ip'/ r] ev auxoi . Platone dice nel Sofista 265e
xoc p£:v ipiiaei Xeyopcva 7roisiadai Heta XEXV7) , xa 8 hi xouxcov U7t dcvdpcoircov cuvictxa-
peva avdp <07r £v)f).
404
« Stud . Gen . » 1961 , 631 .
m In Beta 6, 1002b 12-
14 e 27-32 Aristotele stesso accenna a questo.
I PRIMI PRINCIPI 281

Entrambi cercano un principio statico di invarianza ; entrambi cercano


l unita nella molteplicita e la trovano nella forma che permane.
« Parliamo della necessita in tre sensi: 1) nel senso della costrizione,
2 ) nel senso di qualcosa senza la cui esistenza non puo esistere il bene,
3 ) nel senso di qualcosa che non puo essere altrimenti, ma e semplicemen-
te cosi come e » .** Aristotele si attiene costantemente a questa classifi-
cazione del concetto di « necessario ». La questione che ora vuol discu-
tere e in qual senso noi parliamo di necessita negli eventi naturali. Si-
gnifica forse « necessario » che certe condizioni sono necessarie per poter
raggiungere un determinate fine,*9 o che, quando sono date certe condi¬
zioni, qualcosa ne risulta di necessita ? Aristotele risponde alia seconda
domanda con una decisa negazione ; negli eventi naturali non esiste una
necessita puramente meccanica . Come al solito egli paragona la natura e
l arte: un mucchio di materiale da costruzione non diviene senz altro una
casa.410 II materiale non e che la condizione necessaria. Cosi e anche nella
natura . La materia ha proprieta che non possono essere altrimenti: quel
che e pesante tende per sua natura al basso, quel che e leggero verso
l alto, e cosi via. Ma la materia e soltanto una condizione; nulla ne risulta
senza un fine determinate. « Nella materia risiede la necessita ; il fine, in
vista del quale la materia deve essere in uno stato o in un altro, e la
forma che deve essere realizzata ».4 Percio nelle cose della natura il telos
e anche, contemporaneamente, arche\ e cioe: il fine ultimo dello svilup-
po di un individuo e gia presente nel seme. L oggetto della scienza della
natura e la forma che si realizza nella materia , e il physikos deve percio
rivolgere la sua attenzione prima di tutto al fine, alia forma compiuta.
Nei tre corsi che abbiamo ora illustrato, Lambda , Phys. I e II, ri-
troviamo tutti i concetti fondamentali della teoria aristotelica della natura :
in Lambda la dottrina del movimento e del proton kinoun come supremo
principio oltramondano, in Phys. I la dottrina di forma , privazione e ma¬
teria come principi della generazione, in Phys. II, finalmente, la dottrina
dei quattro aitia come metodo dello studio della natura e la dettagliata
illustrazione della filosofia del telos. Le tre opere sono strettamente colle-
gate l una all altra attraverso reciproci riferimenti e per numerose remi-
niscenze nella formulazione di importanti proposizioni. La dottrina del
proton kinoun e presupposta come nota in Phys. II 7. In tutte le tre

** Lambda 7, 1072b 12; qui e in Part. An. 639b 24 - 640a 9 invece di TO OU


oux fiveu dice & E, moBiasot; ivayxaTov. Ho discusso questo passo, importante per
il metodo di Aristotele nelle scienze naturali, in Aristote et les problhmes de mitbode,
213-221.
** In Lambda il problema e formulato con le parole rb o5 oux SVEU T6 E5 .
410
Lambda 6, 1071b 30 = 200a 24. Cfr. PA I 5, 645a 34; II 1, 646a 27.
411
200a 13-15. Questa proposizione e fondamentale nelle ricerche biologiche di
Aristotele: cfr. il passo sopra citato di Part. An. 639b ll-640a 9. Questa e la ragione
per cui lo interessano prevalentemente l anatomia comparata e la fisiologia ; descrizioni
empiriche dei processi, degli organi e degli animali sono invece relativamente rare.
282 ARISTOTELE

opere Aristotele polemizza cortesemente, ma anche con energia , contro


Platone, e specialmente contro la sua dottrina dei principi e contro le
teorie esposte nel Timeo a proposito della generazione delle cose sensi-
bili. Spesso usa espressioni puramente platoniche,412 e spesso una termi-
nologia tipicamente accademica, ma anche termini da lui stesso coniati,
come entelecheia e to ti en einai. Di passaggio cita tesi che avranno una
parte importante in altre opere, e che dunque sono gia qui prefigurate,
per es. la dottrina del movimento naturale degli elementi,413 quella della
immutabilita delle specie,414 del ciclo biologico,"5 e del ciclo dell acqua.414
Quanti dei concetti fondamentali illustrati in queste tre opere gio-
vanili fossero gia enunciati nel dialogo Sulla filosofia , e nei particolari
piuttosto oscuro. Do per certo che nel dialogo era presentata la dottrina
del proton kinoun come supremo telos e insieme prima arche , e natural
mente anche la dottrina dei principi nella polemica contro la dottrina pla-
-
tonica delle idee-numeri. £ possibile che nel dialogo fosse accennato il
confronto fra la natura e l arte, importante per l interpretazione aristo-
telica della natura.

412
Come dmouaCa-ratpouaia a 191a 7, per ricordare uno solo degli esempi sopra
addotti .
413
200a 1, fondamentale per la cosmologia del De caelo.
414
196a 31.
413
Lambda 5, 1071a 15-16.
416
198b 19.
IV
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE

L opera « Sulle idee »


Nel commentario al libro Alfa della Metafisica Alessandro ci da ampie notizie
ed estratti di quest opera, che sono stati accolti dal Rose nella sua silloge di frammentl.
II primo tentativo di ricostrulre la struttura concettuale dell opera fu compiuto da
H. Karpp.1 Un grosso passo avanti fu il saggio di Paul Wilpert 2 Reste verlorener Ari-
stotelesschriften bei Alexander von Aphrodisias. Nel libro concluso nel 1942, ma pub-
blicato soltanto nel 1949, Zwei aristotelische Friihschriften iiber die Ideenlehre , il Wil¬

pert diede poi un analisi completa dell opera. Harold Cherniss 3 esamina accuratamente
gli argomenti contro la dottrina delle idee che Alessandro ricava dal IlEpl ESEWV. Poiche
il Wilpert e il Cherniss lavoravano contemporaneamente e indipendentemente l uno dal-
l altro, e interessante porre a confronto i loro risultati.4 G.E.L. Owen prepara una
nuova edizione dei testi 5 important per la conoscenza dell opera e insieme un com¬
mentario filosofico.
Le notizie degli antichi cataloghi delle opere sono contraddittorie e mal certe.
Alessandro, che fra gli antichi commentatori e l’unico che abbia consultato direttamente
l’opera di Aristotele, la cita con il titolo Ilepl ESEWV, e si riferisce una volta espressa-
mente al secondo libro. Alla fine della critica delle idee in My 5, 1080a 9 Aristotele
dice: « Contro le idee si possono raccogliere, sia in questo modo, sia sulla base di argo-
menti che sono piu teorici e piu astratti, molte obiezioni, che concordano con quelle
appena esposte ». Pensava probabilmente alia propria opera Sulle idee , che secondo ogni
apparenza aveva in realta il carattere di una cruvotYWYl']. Nella seguente esposizione
della forma e del contenuto dell’opera io mi fondo costantemente sull’analisi del Wilpert.

Contenuto dell' opera . In due dei trattati conservati nella Metafisica


1
Die Schrift des Aristoteles Tlegi ISecbv , « Hermes » 68, 1933, 384-391.
2
« Hermes » 75, 1940, 369-396. £ importante anche il suo saggio Das Argument
vom dritten Menschen, « Philologus » 94, 1941, 51-64.
3
Crit. of Plato , 223-318.
4
Tento di dame una valutazione S. MANSION, « Revue philos. de Louvain », 48,
1950, 398-416; nella medesima rivista, 1949, 184-186, comparve anche un suo lavoro
sul nepl ESecov.
5
Relativamente poco studiati sono gli estratti di Alcimo dal nepl ESecov e dal
Parmenide di Platone tramandati in Diog. Laert. Ill 9-17 ; cfr. K. GAISER, Testimonia
platonica, n. 65.
6
Alfa 9, 990b 2 - 991b 9 e My 4, 1078b 34 - 5, 1080a 8. Lo JAEGER discute
questa doppia presentazione in Studien zur Entstehungsgeschichte der Metapbysik des
Aristoteles , 28-37, senza tuttavia fare riferimento all’opera nepl ESECOV.
284 ARISTOTELE

troviamo una raccolta di argomenti contro la dottrina delle idee. L’espo-


sizione e concisa e quasi ridotta in formule : senza il commentario di Ales¬
sandro non saremmo in grado di capire esattamente il senso e lo sfondo
di alcuni di quegli argomenti. A parte certe differenze stilistiche, che
illustreremo in seguito / i due testi concordano per lo piu letteralmente.
Dal commentario di Alessandro risulta che il testo conservato nelle due
redazioni e un estratto dall opera Suite idee nella forma di un elenco di
argomenti.
Come suggerisce il Karpp, e possibile che Aristotele introducesse la
sua trattazione con alcune considerazioni di carattere generale. L unico
dei frammenti fino ad oggi raccolti che non derivi dai commentatori di
Aristotele, fa pensare che Aristotele abbia discusso la differenza fra
l idea platonica e il suo personale concetto di katbolou. L obiezione di
fondo, che fa da filo conduttore a tutta la sua contestazione, e che le
dimostrazioni accademiche in favore delle idee non provano l esistenza
di idee, ma semplicemente la possibility di esprimere un unico predicato
a proposito di molte cose. Il secondo argomento di fondo e questo: se
si afferma la trascendenza delle idee, allora l estensione del mondo ideale
deve essere allargata in modo assolutamente assurdo. Sotto un certo aspet-
to, e giusto definire la critica come immanentistica ; e tuttavia chiaro che
l aspetto del tutto prevalente nella critica dev essere quello gnoseologico
e logico. Nei 21 punti di Lambda 10 troviamo una critica della dottrina
dei principi che e, per la forma, simile alia critica delle idee in Alfa 9 ;
qui come la dobbiamo costatare che l argomentazione di Aristotele falli-
sce spesso il suo scopo, poiche egli ha scarsa comprensione per l aspetto
ontologico del problema .
£ probabile che l esposizione nell opera sulle idee fosse strutturata
in modo che per ogni argomento precedesse una notizia della prova pla ¬
tonica ,10 e quindi Aristotele presentasse le sue controdeduzioni. Fondan-
domi sui due testi di Aristotele e sul commentario di Alessandro, daro ora
un prospetto dell argomentazione nella sezione 990b 2 - 991b 9 , seguendo
l ordine secondo cui gli argomenti sono avanzati nelle tre redazioni .
1 ) « Coloro che postulano delle idee per spiegare le cose sensibili rad-
doppiano senza alcuna necessita il numero delle cose che hanno bisogno
di essere spiegate ». In My 1078b 31 si dice che questo raddoppiamento
e scaturito dalla separazione compiuta da Platone dei concetti generali
derivati dalle definizioni di Socrate. Questo e un indizio del fatto che il
testo di My riproduce con maggior fedelta del testo di Alfa la redazione
originale della critica nell opera sulle idee.11 La critica dell’esistenza sepa-

7
Vedasi sotto, p. 329.
8
Fr. 186 ROSE, dagli Scholia ad Dionys. Thrac. gramm.
9
Nel linguaggio di Aristotele: non un h 7tapa TO: 7toXXa , ma un Sv ITA itoXXtov.
10
990b 8 xaS out; Tp 67tou? Sclxvupev 8TI £cm TO: CESY) .
CHERNISS, Grit . of Plato, 201.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 285

rata ( chdrismos ) delle idee e il tema di fondo nella critica aristotelica.17


« C e anzi ancor di peggio, perche le idee devono essere piu numerose delle
cose, in quanto per qualche altra cosa [ oltre le cose singole concrete ]
bisogna, tanto nel mondo sensibile che nel mondo delle idee, ammettere
un Uno-sui-molti di ugual nome ».13
2 ) « Nessuno dei metodi, con cui siamo soliti dimostrare l esistenza
delle idee, conduce a dimostrarle. Da alcune delle prove non consegue
una conclusione cogente ; alcune invece conducono a cose per cui Platone
non ha ammesso un idea » . Alessandro riferisce parecchie di queste dimo-
strazioni che Aristotele criticava come non logicamente corrette.
3 ) Critica la tesi di fondo di Platone : « Se il vero ha una realta,
devono allora esistere idee » .14
• 4 ) Si potrebbe allora altrettanto bene dire : « Se esiste la memoria

esistono anche idee, perche anche la memoria risale a qualcosa di perma-


nente e presuppone percio un oggetto » .15 Questo argomento non e pero
identico a quello registrato al numero 10.
5 ) « Platone assume un essere che corrisponde al numero. Ma i nu-
meri non hanno alcun rapporto con le cose sensibili, bensi soltanto con
altri numeri ».
6 ) « Una definizione non puo essere vera se non definisce un ente.
Ma secondo Platone soltanto le idee possono essere oggetto di una defi¬
nizione vera ».17 Qui Aristotele ha , naturalmente, risposto che la verita
non dipende dal fatto che i concetti generali posseggano un esistenza
separata .
7 ) Seguono ora le molto discusse « prove dall esercizio delle scien-
ze ».'* Il punto centrale e che Platone riconosce come oggetto del sapere
soltanto le idee; delle cose sensibili si puo avere solo opinione. Cio che
e comune ovverossia il soggetto logico di giudizi scientifici dev es-
sere qualcosa di diverso dalla cosa singola. Quando noi abbiamo affer-
rato questo elemento comune esso diviene un punto di orientamento ; si
distingue dalle cose sensibili per aver come caratteristica l immutabilita.
Una conoscenza scientifica e possibile soltanto se esiste un essere che e
precisamente delimitato, dal momento che non si puo afferrare l illimitato.
Platone avanza dunque una duplice esigenza : 1 ) si deve conoscere l unita
nel molteplice ; 2 ) questo elemento comune deve possedere un essere di-

12
Si veda sotto, pp. 328 e 687, nota 155.
13
Muove dalla tesi formulata da Platone nella Repubblica 596a eIS6;< xt, £xa-
CTTOV xiOeaOai rrepl Sxaaxa xa TtoXXa olc, xauxiv Svo|jta 4m <p£ po [tev.
"15 ALEX. 78, 12-15 el imi xt xiiXrjOii;, efrj av xa etSr) .
ALEX. 78, 15 7j y P |Jtvr) jj.r) xou jj.£vovxo?. Questo 6 anche in Alcimo, Diog.
Laett . Ill 15, presumibilmente derivato dal Ilepl ISecSv.
16
ALEX. 78, 16-17. Questo argomento, come il n. 13, deve alludere alia dottrina
dei principi esposta nel Ilepl xiyaflou.
17
ALEX. 17-18.
18
990b 12 6 X6yo ;< lx. xoiv Taax7] jj.cjv.
286 ARISTOTELE

verso dalle cose singole. Obietta Aristotele:


« Queste dimostrazioni non provano l esistenza di idee, bensi soltanto I’esi-
stenza di predicati universali oltre le cose sensibili . Questi predicati universali
costituiscono l ambito degli oggetti delle scienze. E superfluo ammettere delle
idee che posseggano un essere separato dalle cose sensibili . Dovrebbero inoltre
darsi idee anche per ogni techne , il che Platone tuttavia non ammette ».
Ci imbattiamo qui nella vecchia questione: ammetteva Platone idee
per gli artefatti ? Ora e un fatto che Aristotele asserisce che Platone non
avrebbe ammesso alcuna idea per gli oggetti delle technai ( tanto quelle
produttive che quelle imitative ). Sennonche, nella Repubblica 596-597
e nel Cratilo , Platone park inequivocabilmente di idee di questo tipo. La
spiegazione abituale e che Platone avrebbe modificato su questo punto la
sua opinione; cosi vogliono il Ross e il Wilpert. Si suole addurre come
20
argomento a favore un enunciazione di Senocrate tramandata da Proclo .
Ora Platone non ha mai detto ne preteso che esista un idea per ogni
specie, ad esempio, di « letto » . Dice anzi esplicitamente: 21 « Sia che egli
non volesse altrimenti, o che una qualche necessita gli imponesse di non
apprestare nella natura piu di un letto, il dio ha appunto fatto quello
solo, che e l idea del letto ft .22 Non e necessario ammettere che Platone
abbia cambiato opinione, e sembra in ogni caso a me possibile intendere
le due affermazioni di Aristotele in modo tale da non doverle definire
semplicemente false, oppure consapevoli distorsioni del pensiero plato-
nico.23
8 ) « Secondo l argomento che esiste un Uno-sui-molti, dovrebbero
esistere idee anche per le negazioni, poiche anche queste vengono espres-
se a proposito di molti oggetti » . Dalla relazione di Alessandro risulta che
Aristotele non aveva in mente concetti come il turpe, l ingiusto, ecc.,
bens concetti contraddittori come non-uomo, non-essere. « Sarebbe im ¬
possible ammettere un idea, ad esempio, per non-uomo, perche una mol-
teplicita illimitata di cose diverse avrebbe allora un’idea comune ».
19
ALEX. 79, 15-19 .
20
Fr . 30 HEINZE: definisce 1 idea come aExEa napaSeiypaTLx rj TSV xaxa tpuaiv
del (TuveoTfoxaiv . Concords con questo Diog. Laert . Ill 77 xot? E8£a? t Eaxaxat atria?
xiva? xai dpyd? xou Toiaux’ etvai xa (puoei auvecmoxa .
21
Repubblica 597b pda TJ Iv xf ) <ptiaei xXtvif ) , e precisamente EXEEVT] 8 hm xXEvir].
Con questo testo si potrebbero confrontare Teeteto 176e e Parmenide 132d : oWxEp
7tapa8eEy (xaxa £ axavai EV xfj 91I0EI . Scrive giustamente il CHERNISS (Crit . of Plato ,
253 ) : « ... ci sono idee di tutte le cose che hanno un esistenza oggettiva , e di queste
cose soltanto » . Non ritengo per6 inevitabilmente necessario giudicare le notizie di
Aristotele e di Senocrate come « fraintendimenti » , anche se e possibile che oxoaa
96CTEI 22in Aristotele significhi qualcosa di diverso da sv xjj 9'jaEt di Platone.
Non esistono dunque idee per i letti grezzi e per quelli verniciati , per i letti
di metallo o per quelli di legno, ecc.
23
Lambda 3, 1070a 18 e Alfa 9, 991b 6. Cio che Platone dice nella Repubblica
della pia EV xfj 9uaei XXEVT) , e discute dettagliatamente nel Sofista 265c-266d , puo essere
stato inteso da Aristotele nel senso che Platone riconoscesse soltanto etSir] cxcaa rpbozi.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 287

9 ) La definizione accademica da cui muove Aristotele sembra esser


stata questa : « Cio che puo essere aflermato come Uno di molti , e inoltre
e da essi separato e insieme immutabile, e l idea » . Dalla relazione di
Alessandro risulta che l idea veniva descritta con le parole « separata e
al di fuori del tempo e dello spazio » .24
10 ) II rapporto fra il pensiero e l essere.25 « Si puo pensare una cosa,
quando essa e perita ; devono dunque esistere idee anche di cose corrut-
tibili. £ indifferente che le cose che noi pensiamo esistano realmente. Esi-
ste dunque un essere oltre l essere individual ». Aristotele obietta : « Con
questi presupposti dovrebbero esistere idee non soltanto di uomini ,
ma anche, ad esempio, di Socrate , e inoltre di cose che non possono
assolutamente avere un essere reale, come il centauro o la chimera, e in
generale per ogni immagine della memoria » .
11) Segue un accenno agli « argomenti particolarmente precisi ».
« Alcuni di questi argomenti conducono a porre idee del relativo , e que-
sto contrasta con la tesi di Platone che le idee sono kath hauta » . Platone
ammetteva idee per la relazione a due elementi, come uguaglianza , dop-
pio-mezzo , ecc., e dunque per il pros ti , ma non per i concetti di relazione,
i pros ti? « La somiglianza di due cose sensibili nasce per partecipazione
all idea dell uguale. La natura del dissimile e un idea ». Come ho mo-
strato nell illustrazione della dottrina dei principi, Aristotele non ha chia-
ramente compreso come Platone si raffigurasse il rapporto fra i principi,
le idee e le cose sensibili. Cio non e pero particolarmente strano, poiche
Platone stesso dice che la sua concezione del rapporto fra idee e cose
sensibili e « difficile a descrivere e singolare ». E fino ai nostri giorni
questo e, in verita , rimasto un problema fortemente discusso.
12 ) Fra quegli argomenti piu precisi « altri menzionano il terzo uo-
mo » . La parola importante e qui « menzionano » . Se si prende in con-
siderazione l interpretazione che Alessandro da dei due argomenti « piu
precisi e fuor d ogni dubbio che Aristotele si riferisce a due argomenti

24
xe/copurpivov xal alStov , come anche nel Parmenide 129d- 131b .
21
X6yo? xaxa TB voeiv TI <pfiapevTo;< .
24
ol axpij orepot TCOV X6ycov , accuratamente discussi dal CHERNISS , 275-318 . £
implicito in Axpip arcpoi che essi sono in piu alto grado astratti e teorici . Dal com-
mentario di Alessandro si ricava che la denominazione non deriva dall opera sulle
idee ; era verosimilmente l espressione usuale nell Accademia. Per l espressione in se,
cfr . Phys . IV 3, 210a 24 TOXVTCOV 84 xupicoTarov , dove palesemente pensa a Parm. 130ab
e 145bc .
27
Vedasi sopra , pp. 78, 229 .
28
Cfr. Sofista 255d .
29
Tim . 50c xp 6710V Tiva SuoippaoTov xal OaupaaTov . La cosa e confermata da un
acuto saggio di K .W . MILLS , Phaedo 74 b-c , in « Phronesis » 1957 , 128- 147 e 1958 ,
40-58 .
30
83, 26 el T& toov taro taov , 7rXeloui; I86ai TOU taou av elev. Cfr . Parmenide
131d . Immediatamente dopo nel testo del Parmenide segue l argomento del terzo
uomo.
288 ARISTOTELE

del Partnenide. Dobbiamo pero tenere conto della possibility che questi
argomenti siano stati discussi 31nell Accademia anche prima della pubblica-
zione del dialogo. 11 Wilpert ha dimostrato in modo convincente che
nell opera Sulle idee Aristotele si riferisce a difficolta che lo stesso Pla-
tone aveva notato.
13) Segue ora una nota il cui punto essenziale dice che le dimostra-
zioni in favore dell esistenza delle idee negano radicalmente la dottrina
platonica dei principiLa particolareggiata discussione di Alessandro pro-
va che anche in questo caso egli ha derivato il materiale dall opera Sul ¬

le idee.
Quando Aristotele tenta di rilevare do che e particolarmente caratte-
ristico di Platone in confronto ai Pitagorici,33 dice:
« Come i Pitagorici , Platone asseriva che 1 Uno ha esistenza reale , e
non che un essere da esso diverso viene chiamato Uno ; inoltre era come essi
convinto che i numeri spieghino l esistenza di tutte le altre cose. Quel che e
particolare della sua dottrina e invece che egli non assunse l illimitato 34 come
Uno, bensi come una dualita , in quanto egli faceva consistere l illimitato dal
grande-piccolo; inoltre considerava i numeri come qualcosa oltre 35 le cose sen-
sibili . Il fatto che Platone considerava l Uno e i numeri non al modo dei Pita¬
gorici , ma ne faceva qualcosa oltre le cose, e il fatto che egli introduceva le idee
e una conseguenza del suo modo di perisare dialettico e teorico ».36
Le reciproche relazioni delle idee 37 erano da Platone spiegate col
fatto che le idee non erano, secondo lui, delle unita, ma venivano gene ¬

rate dall Uno e dalla dualita . « Coloro che si attenevano strettamente alia
dottrina delle idee » 33 trovarono che le idee avevano cessato di essere il
fondamento assoluto dell in telligibili ta e dell essere. Secondo la dottrina
dei principi ogni singola idea non e semplicemente unita, ma e un unita
numericamente determinata. Nel mondo delle idee ogni idea e ordinata
secondo il numero: Platone esprime la cosa dicendo che le idee partecipa-
31
Zwei Fruhschriften, 77-97 . CHERNISS, Crit . of Plato , Til contesta l interpreta-
zione qui proposta per X£youotv .
33
990b 17 SXox; 8 dcvatpoumv .
33
Alfa 6, 987b 26 TOUT fStov , sc. IIXdtTOJvoe.
34
Ciofe il principio contrapposto all Uno.
7tap <i Ta aEafbjTdt , 987b 27 , e la denominazione costantemente usata per il
33

XcoptCTp.61;.
36
8ta Tr)v EV Toi? X yot? eyAcTo ax£ij'tv > 987b 31 , e certo un allusione al
Fedone 99e, cfr. Ny 2 , 1089a 1 TO dTOpyjoat dp aixto?. Aristotele rileva spesso che
egli pensa qjumxto? , i Platonici invece Xoytxto?. Con qjumxto? non intende dire « col
metodo delle scienze naturali » , bensi che egli muove dall’esistenza reale delle cose
sensibili .
37
xoivtovia etStov e yevtov , Sofista 251d, 257a .
33
990b 21 TIV £? (ixoXoudifjoavTEi; Tat5 7tepl TCOV ESetov 865at? . Non ritengo ve-
rosimile che Aristotele pensi a un ben determinato gruppo di scolari di Platone; intende
dire « per chiunque prenda alia lettera la dottrina delle idee » . Nel Sofista 284a Platone
parla nel medesimo senso degli eEStov qjEXot .
LA C0NTR0VERS1A SULLA DOTTR1NA DELLE IDEE 289

no del numero. A stretto rigor di logica , nella gerarchia dell essere il nu-
mero sta dunque piu in alto delle idee. Ora, pero, ogni numero e esso
39
stesso qualcosa di relativo : chi accetta la dottrina platonica dei principi
deve dunque essere disposto a riconoscere che nella gerarchia dell essere
qualche cosa di relativo ha un rango piu elevato di cio che e per se stesso *
£ ben nota la discussione tanto antica che moderna a proposito del
senso della parola gegonen , « il mondo e nato » , nel Timeo 28b. Aristotele
era convinto che, secondo l opinione di Platone, il mondo un tempo non
esistesse, ma « fosse nato », e contro questa concezione polemizzo a
fondo: « il mondo e eterno ». Sennonche le parole gegonen e aidios non
hanno il medesimo senso per Platone e per Aristotele. Cost stanno le
cose anche nella critica della dottrina delle idee e dei principi. Aristotele
e in generale i critici della dottrina delle idee prendono alia lettera le
metafore del paradeigma , « modello », e della methexis, « partecipazio-
ne ».41 In conseguenza di cio nascono difficolta logiche d ogni genere. Il
pensiero fondamentale di Platone e che l idea sia quel che la cosa singola
ha, o, per dire in altro modo, quel che si asserisce della cosa singola.
Egli non puo percio riconoscere che, ad esempio, l’argomento del terzo
uomo sia capace di mettere in qualche modo in pericolo la dottrina delle
idee. Idea e cosa singola appartengono a due diversi ambiti dell essere,
e non possono esser messi a confronto sullo stesso piano.42 Se si prende per
base la concezione propria di Platone dei diversi ambiti dell’essere 43 e dei
due principi « al di la dell essere », non sussiste alcuna contraddizione nella
dottrina dei principi, delle idee-numeri e delle idee. Per chiara coerenza e
per semplicita grandiosa, non c’e teoria del concetto universale che possa
misurarsi con la dottrina platonica delle idee. Einstein ha avanzato una
teoria generale e una teoria speciale della relativita: cost anche Platone
senza che il paragone si estenda oltre a questo avanzo una dottrina spe¬
ciale delle idee accanto a quella generale. Come la maggior parte degli
uomini d’oggi, Aristotele critico la dottrina di Platone in quanto totalmente
assurda , come « una conseguenza del suo astratto modo di pensare ». Ma
la sua affermazione che le dottrine delle idee , delle idee-numeri e dei
principi primi, collegate in un’unita nella concezione ontologica di fondo

ALEX. 86, 5 7ta <; yap xpi&\±6 c, rtv6<; icszi.


40
990b 20 T6 7rp <$<; Tt TOO xaO’ OCUT<$.
41
Nel sostanzioso saggio di E. FRANK, The fundamental opposition of Plato and
Aristotle, « Am . Jour , of Phil. » 61, 1940 ( e ora in E. FRANK, Wissen-Wollen-Glauben ,
1955, 86), si trova raccolta una quantita di passi che attestano questa tendenza di
Aristotele.
42
Non sono cioe reciproche, si veda sotto, p. 327. Farm. 133cd ou Tpo? TO Trap
f ) pTv E?TE SpioitopaTO EtTE oTrf] 87) TI<; auTO TtOpTOi. Il CHERNISS, Crit . of Plato, 298

.
si riferisce a Proclo In Farm. V 125 COUSIN = 684 STALLBAUM 8 yap £cm TO hi eTSo?
- _
7rpd Tco;, TOUTO TO U 7t auTO 7toXXa Se JT pox; xal ou Set xotv6T7 jra TraXtv SXXrjv £ nl
-
TOUTOIV Orjpav fj yap XOLVOT7) <; opoTOycov pfv imiv, ouy optOTay ji; 8k zoic, can
XOlVOT7) <;.
43
Cfr . sopra, p. 229.
290 ARISTOTELE

di Platone , siano reciprocamente contraddittorie dal punto di vista logico,


e completamente ingiustificata.
44
14 ) Apprendiamo dal commentario di Alessandro che Aristotele ha
discusso anche un altro punto della dottrina dei principi . Secondo Platone
l « Uno » e anche principio e causa dell ordine nel processo naturale della
generazione ; esiste dunque un modello stabile a cui cio che nasce cerca
di assimilarsi.
In generate, dice Aristotele,45 bisogna ammettere delle idee per tutti
i concetti possibili , che non hanno un autonoma esistenza reale, ma possono
esser definiti soltanto in relazione a qualcos altro. Ancora una volta ci tro-
viamo qui a rilevare come il suo diverso modo di pensare gli chiuda la
via di una esatta comprensione. Alla domanda « qual e 1 oggetto dei giu -
dizi veri » Platone risponde che sono le idee, Aristotele che e cio che
esiste oggettivamente, cioe Vousia concreta. Deve pero subito concedere che
oggetto del sapere non e gia la singola cosa concreta , bensf il katholou , ossia
il concetto universale. Rimane cost prigioniero del suo dilemma .46 Platone
puo invece aflermare con piena coerenza: « Se il vero possiede una realta ,
devono allora47esistere delle idee » . Alessandro adduce un esempio veramen
te platonico: possiamo stabilire con il puro pensiero che esistono cinque
-
oppure tre intervalli consonanti e tre tonalita, ne di piu ne di meno ; questo
dunque e vero. Ma gli intervalli e le tonalita degli esecutori di musica sono
infinitamente molti: non possono essere oggetto della scienza musicale.
L ultimo argomento di Aristotele e formulato in modo tale che si e
inclini a giudicarlo eristico, e cioe scientificamente non corretto. Nel suo
48
trattato di dialettica , Aristotele descrive quattro diversi tipi di dialogo:
quello fatto per esercizio, il dialogo fra il docente e lo scolaro, la disputa
eristica , e « il dibattito dialettico condotto ai fini dell esame e della ricer-
ca ». In una conversazione di quest ultimo tipo si cerca la verita come fa
un geometra . Bisogna tuttavia pur ammettere che nell opera Sulle idee il
giovane Aristotele presentasse realmente la propria opinione, dunque che
l opera venne letta in una synodos o una synousia dialettica . Se questo e
vero, allora le parole di 991a 5-8 a proposito della relazione fra le idee
e le cose sensibili sono rivelatrici: « Sarebbe come se uno volesse chiamare
uomo tanto Callia che il suo ritratto in legno, senza aver riguardo a cio
che e comune ai due concetti ». Cost in Aristotele la critica dialettica della
dottrina delle idee oscilla fra due alternative: o egli non vede nelle idee
niente piu di una predicazione sinonima , oppure costata che la dottrina
88, 20 xal 6 TUV TETaypsvtov alxtav X£ ytov TO 7rpo? EOTOJ yfveaOa! TI xapa-
44

SEiypLa,
45
-
TOUTO 8k ri) v I8£av elvai, oux E7rl ouaitov povtov.
990b 24-29. Alessandro cita come esempio le apexcd , che non sono ouoiai.
44
Che egli stesso descrive in My 10, 1086b 15, vedasi sotto, p. 295.
47
89, 4 appovta non e la « tonalita » nel nostro senso. Inoltre Aristotele, Pbys.
II 3, 194b 27-28, a proposito del 8ia 7raatov.
Topici VIII 5.
4!

44
-
159a 32 sv iic StaXsxxixat;
£' EOJT. Cfr . 161a 34 y.afMxEp TOV
CTX|
CTJV 68OI; aycivo? X Ptv
xot ? (JLY)
yEtopETpixtS?.
treipa; xal
)
yEwij.£TpT;v
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 291

conduce in qualche modo a un regresso all infinito, come nelPargomento


del terzo uomo.
Nel secondo libro dell opera Sulle idee l importanza maggiore toccava
alia questione di qual fosse il contributo della dottrina delle idee alia spie-
gazione degli oggetti sensibili, tanto i corpi celesti che le cose sensibili tran-
seunti . Alessandro conferma che la sezione 991a 8-b9 e un sommario estrat-
to da questo libro. Una breve osservazione di Aristotele offre un indizio nel
medesimo senso. Alessandro dice anche che alcuni degli argomenti ricor-
rono nel primo libro della Fisica. £ dunque possibile che Aristotele utiliz-
zasse anche in Phys. I materiale proveniente dall opera Sulle idee.'
5

Alessandro non da alcuna informazione a proposito del piano del se¬


condo libro. Ignoriamo dunque se l esposizione fosse strutturata come
nel primo libro in modo che entrambe le parti prendessero la parola.
Del contenuto sappiamo quanto segue .
1 ) « Le idee non spiegano il movimento e il cambiamento » . Alessan ¬
dro aggiunge fra le altre cose : « Poiche le idee sono immutabili, produr-
rebbero piuttostb quiete che movimento » . Questa obiezione, non infre-
quente in Aristotele, contro la dottrina delle idee ha un certo sapore sofi-
stico ; doveva pure sapere che Platone non parla mai delle idee come cause
del movimento.
2 ) La seconda obiezione colpisce invece un punto essenziale della teo-
ria delle idee. Dice Platone che senza le idee non sono possibili la cono-
scenza e il sapere; e in risposta a lui Aristotele sostiene che « le idee non
contribuiscono in nulla alia conoscenza delle cose ; esse non sono quel che
sono le cose: se lo fossero, sarebbero allora racchiuse in queste » . Risulta
da Alessandro che, come al solito, Aristotele illustrava biologicamente il
suo concetto di ousia : non abbiamo bisogno dell idea del cavallo per rico-
noscere un cavallo ; idee separate dalle cose sono del tutto superflue.
Parecchi anni dopo l opera Sulle idee Aristotele scrisse gli Analitici.
£ interessante porre a confronto la sua matura trattazione della medesima
questione in An. pr. II 21 con la concezione un po ingenua che egli
sostiene qui nell opera Sulle idee. Nell analisi del processo della conoscenza
l impostazione del problema e negli Analitici la medesima di Platone ; inve¬
ce di anamnesis Aristotele parla di apprensione intuitiva , al posto delle
idee e subentrato l universale.52
3 ) « Le idee non contribuiscono in nulla all esistenza delle cose » . Nel-
la Repubblica 509B Platone stabilisce il contrario. Se cio che Alessandro
adduce a spiegazione derivasse soltanto dall opera Sulle idee , allora gia
50
-
991a 18 p<£8iov yccp ouvayayelv 7roXXa xal dlSuva ra 7tpi? rr)V xotaunjv 86 E;av.
Alessandro adduce una serie di questi argomenti e aggiunge xal oaa dEXXa tv TO SeuTepw
Ilepl ESecov T7)v 86?av raur/ jv xat dv SSet ev iirona S/ovra.
51
Dopo JAEGER , Aristoteles , 184, la sezione 991a 8 - b 9, con il doppione My
1079b 12 - 80a 11, si suol definire la « confutazione fisica » denominazione che e
adeguata soltanto ad alcuni degli argomenti.
52
Cfr . Menone 77a xaO oXou CETTWV iccrijt; Ticpi .
292 ARISTOTELE

in questa Aristotele avrebbe usato i suoi termini hyle ed eidos. Ma poiche


nel medesimo passo Alessandro si serve anche di Phys. I , la questione deve
rimanere aperta.
4 ) Platone usa spesso il « bianco » come esempio tipico, per es. nel
Liside 217. Qualcosa e bianco « per la presenza del bianco », leukotetos
parousia. Muovendo da questo punto, Aristotele illustrava diverse teorie
della mescolanza, in particolare la teoria di Anassagora sulla generazione
dei tessuti, homoiomere , e la teoria di Eudosso.53 Secondo la relazione di
Alessandro, era opinione di Eudosso che la cosa singola diventasse in
qualche modo un ente 54 mediante la mescolanza dell idea e della materia.
Alessandro enumera brevemente, ma in maniera perfettamente chiara, tre-
dici obiezioni avanzate da Aristotele, e aggiunge : « E qualche altra cosa
che egli obietta nell opera sulle idee contro questa teoria ». Ovviamente
Aristotele difendeva con argomenti platonici la dottrina delle idee non
perche fosse improvvisamente divenuto un sostenitore di questa dottrina ,
ma soltanto al fine di confutare Eudosso. Intendeva dimostrare a quali
assurde conseguenze doveva condurre una simile interpretazione, grossola-
namente materialistica, della dottrina delle idee. Due dei suoi argomenti
coincidono con motivi da lui addotti nei Topici.* Come il von Fritz , io
trovo assai probabile che la discussione di cui qui si da notizia rispecchi la
situazione dell Accademia immediatamente dopo la pubblicazione del Par-
menide. Eudosso, che era a quel tempo accanto a Platone la personality
piu importante dell Accademia , ha proposto come tema di discussione la
sua interpretazione alternativa ; non e verosimile che abbia composto una
opera su questo tema , che era a lui estraneo, e non e percio giustificato
parlare di una dottrina delle idee di Eudosso. Che il giovane Aristotele ab¬
bia colto quest’occasione per dar prova della sua abilita dialettica, e cosa

53
K. v. FRITZ, Die Ideettlehre des Eudoxos von Knidos und ihr Verhaltnis zur
platonischen Ideenlehre , « Philologus » 82, 1926/ 27, 1-26; H. KARPP, Untersuchungen
zur Philosophie des Eudoxos v. Knidos , Wurzburg 1933.
54
97, 18 EiiSoEot; < 7tp6? OLUTOLC, T6 elvat iyoumv TjyeiTo
rav tSecov hi Tot ;
SxaaTov elvat. Cfr . Alfa 9, 991a 15 Xeuxiv |i.e|j.eiy|iivov TQ Xcuxfii e DC I 9,
-
277 b 34 |i.E|i.Ety|i.EV7) pern rijs Questa e, nella questione, l unica proposizione
autenticamente di Eudosso. Intendo TIX 7tpo? aura? TO elvat tyovxa ( = do il cui
essere e determinate dalle idee ) come principio materiale ; manifestamente Eudosso
presuppone che parecchie idee possano entrare nella mescolanza.
55
-
Contesta ( 1-3 ) che la mescolanza sia possibile ; ( 4 ) poiche le idee sono a a& Etp,
non ammettono alcuna divisione; cost anche Alcimo in Diog. Laert . Ill 13 e Top. VI
10, 148a 14 sgg.; ( 5-6 ) non possono essere 6|i.oto(i.ep5) ; ( 7-9 ) to? auTo? ( = Aristotele )
>iyet , e cioe che in ciascuna singola cosa devono entrare molte idee, e come puo
l auTodbhVoTro? essere insieme oiov ? Cfr. Top . 143b 23; ( 10 ) i concetti di TrapaSeiypa
e di pet iq sono incompatibili ; ( 11 ) in base a questa teoria esse non possono essere
# <pl>apTot, ( 12 ) ne ytapimixl , e nemmeno ( 13 ) axtvrjTot . Come fa il CHERNISS nella
sua minuziosa discussione, si puo anche parlare di dieci argomenti ( cfr. Crit. of Plato,
525-539 ).
Al suo repertorio di argomenti antiplatonici appartiene il n . 9, qiov- fivO ptoTro?.
LA CONTROVERSY SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 293

che io trovo estremamente naturale. Rimane aperta la questione se Aristo-


tele abbia redatto il suo scritto polemico prima o dopo la pubblicazione del
Parmenide. Per ragioni che ho illustrato neU introduzione, sono incline a
collocare l opera di Aristotele prima del Parmenide .
L opera Sulle dottrine dei Pitagorici. Possediamo di quest opera frammenti
abbastanza ampi, o piuttosto notizie, che P. Wilpert accrebbe 57 ulteriormente, e che
ora sono comodamente reperibili nel Ross, Fragmenta selecta. Nei cataloghi delle opere
il titolo ha la forma Iltpl TWV nudayopEiwv , i commentatori citano invece lo scritto
come at TWV nvdayopiKwv 56?ai, o in modo simile. Risulta dalle notizie che l opera
fu una delle molte raccolte di materiali, ouvaywyai, che Aristotele appronto come
lavori preparatori per le sue analisi comparate delle opinioni dei precursori.

Il libro My 9 - Ny
Werner Jaeger ha persuasivamente dimostrato che la sezione da My 9, 1086a 18
sino alia fine del libro non appartiene al medesimo corso di lezioni che costituisce la
parte precedente del libro. Egli consider ) questa sezione come l introduzione al libro
-
Ny. £ possibile che le cose stiano cosf , e per semplicita trattero qui My 9 Ny come un
unico corso; e pero facile costatare che My 9, 1086a 18-1087a 25 costituisce una confe-
renza abbastanza indipendente.58 Ma poiche questa sezione e affine al libro Ny per la
finalita della polemica, trovo giustificato il suo collegamento con Ny .
Piu che la teoria generale delle idee, il suo tema e la dottrina accademica dei
principi. Al centro della critica stanno la dottrina platonica dell’£v e della 8vA<; come
ama Ttov (SVTWV , e la dottrina delle idee-numeri. Aristotele ricorre continuamente a
confronti con altre tesi sostenute nell Accademia, specialmente quelle di Speusippo, di
Senocrate e dei Pitagorici.
Gli obiettivi di My 1-9 e dell opera qui presa in considerazione sono diversi.
Oggetto principale della critica e in My 1-9 il la trascendenza dei numeri e
delle idee ; in questo scritto, invece, Aristotele rivolge la sua critica contro quello che
egli definisce l errore fondamentale della dottrina di Platone, quello cioe di voler ricon-
durre le idee e le idee-numeri ai due supremi principi dell essere. Le due opere si
distinguono anche nella forma dell esposizione. Il Bonitz osservo molto bene che in
My 1-9 Aristotele muove dalla problematica di fatto, in Ny invece dalle tesi diverse
dei singoli pensatori. £ evidente inoltre la differenza stilistica . L esposizione in My fe
prevalentemente oggettiva, pacata e libera da frecciate polemiche. In Ny invece Aristo¬
tele e estremamente impegnato e aggressivo, il suo linguaggio e insolitamente immagi-
noso,59 la polemica priva di ogni riguardo. Alcuni degli argomenti avanzati in quest’ope-
57
Reste verlorener Aristotelesschriften , « Hermes » 75, 1940, 371 sgg. Approfon-
dita discussione dei frammenti in W. BURKERT, Weisheit und Wissenscbaft , Nurn-
berg 1962.
58
E. v. IWANKA, Die Polemik gegen Platon, « Scholastik » 9, 1934, 534, lo ha
visto esattamente. Anche il Ross esprime i suoi dubbi nel commentario.
59
Alcuni esempi : aaivei TTJV I)>UX7]V 1090a 37 ; pox07; pd TpaywSia 1090b 20,
che & rispetto a Lambda 10, 1076a 1 una formulazione piu aspra ; TrpoayXixdaEvot 1090b
31; EipuviSou X6yo;< 1091a 7 ; poav eXx6pisva 1091a 10 ; r,v tpeuyovrc? aTretpfjxacnv
1091b 23; 7toXXf ) TI? eu 7ropta ayaOwv 1091b 26 ; ai hi Tot ? apiOpioii; tpuaei? EtraivoO-
pevai 1093b 7. L’esposizione e talvolta profondamente segnata dalla sua pioixia.
7c6 ppw Xiav TWV SOXOUVTWV xal Suvarav 1088a 16 ; TO dTopijaat dpyatxoiij
294 ARISTOTELE

ra sono identici ad argomenti che Aristotele adduce contro Eudosso nello scritto sulle
idee,61 o per lo meno sono ad essi molto affini.
I riferimenti ad altre opere sono cosi generali da consentire parecchie spiegazioni.
Aristotele si riferisce alia sua dottrina dell argomentazione negli Analitici ,a e piu volte
alia dottrina delle categorie. £ possibile che 1091b 4-10 riproduca concetti del dialogo
Sulla filosofia. Due volte Aristotele si riferisce a qualcosa che dice nel De caelo,u due
volte ha, forse, in mente Beta." Nella discussione del non -essere ha manifestamente
presente un noto passo del Sofista di Platone.
Contenuto, stile e tono di quest opera mi sembrano deporre a favore dell ipotesi
che noi abbiamo in essa una lettura tenuta nell Accademia; deve risalire a un epoca in
cui tali questioni erano di viva attualita, presumibilmente la prima meta degli anni
cinquanta.

Contenuto dell opera. La critica della dottrina dei principi e cosi or-
dinata .
I. Introduzione. « In un altro contesto ho illustrato le opinioni di
altri pensatori a proposito dei principi e degli elementi delle cose sensibili;
quelli delle cose sensibili transeunti li ho illustrati nelle mie conferenze
sulla natura ; i principi e gli elementi dei corpi celesti non riguardano la
presente discussione. II mio tema e ora costituito da quelle dottrine, se-
condo cui oltre alle cose sensibili si danno anche altri principi dotati di
esistenza reale. Alcuni pensatori affermano che tali principi sono le idee
e i numeri. Esaminero in seguito quegli altri pensatori che ammettono sol-
tanto i numeri matematici ». 7
II . Critica dei due concetti fondamentali della dottrina dei principi;
My 9b-10 e Ny 1-2.
1 ) « Tanto i seguaci della dottrina delle idee, quanto quei pensatori

1089a 1; soixaci 7repl itXXou oupavou X£yeiv 1090a 34; particolarmente aspro & 1091a
18-20; a 1091a 34 Speusippo e paragonato agli antichi &eoX6yot ; molto spesso ricorrono
(Sxo 7tov , Xoyixco , e simili termini. Non conosco alcuna altra opera in cui egli polemizzi
?
con tanta giovanile arroganza . 1092 a 1-5 TO xaxbv Efaxaa aoxi TO Suvapet dya96v e un
magnifico coiptcrpa .
61
Specialmente 1088b 14-28 e 1089b 35.
62
1086b 33 £ x x£Sv dt 7ro8et 5ecov ; cfr. 1089a 24.
63
Soltanto in maniera indiretta: 1086a 24 oux ifaxt peH68ou TT]? VUV ; 1088b
24 £v fiXXoti; X6yot ;< .
64
1086a 34 8i f]7r6 p f]xo'i 7rp6xepov ; 1086b 15 b> xot ;< SiocTtop pocaiv forse = Beta
' '

6, 1003a 5-17. Diversamente da 1076a 39 non si tratta di citazioni letterali ; Aristotele


puo benissimo avere in mente anche altri trattati. ev TOT? £ p7rpoa8sv di 1086b 2 e
parimenti incerto; My 4 e Alfa 6 sono estratti da opere piu antiche andate perdute.
65
1089a 2 sgg. ( di conseguenza Platone contrappone un pi] fiv allov parmeni-
deo) dipende direttamente dal Sofista 237.
Si confronti quel che dico piu sotto, a proposito dell introduzione a My. Aristo¬
tele enuncia il suo tema a 1091a 20 con xct;< to xai? dxivfjTou; £r)xoupEv Apxd?. II ter
mine ax[v7) xoi ouatat significa « cib che esiste senz esser soggetto a processi », Lambda
-
1, 1069a 33, e propriamente soltanto x8 7rpcoxov xivouv e x8 xaXiv.
67
I Pitagorici e Speusippo, 1090a 7-15; a 20 - b 20; 1091a 13-22.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 295

che, come me, respingono il chorismos, si trovano davanti a un difficile


problema . Proprio come i seguaci della dottrina delle idee , io non intendo
negare l esistenza dell universale, poiche ogni scienza e scienza dell’ univer-
sale » . My 9b - 10.
2 ) « Anche i principi supremi sono intesi come opposti contrari , il che
non e ammissibile » . Ny l -1087b 33.
3 ) Critica dei principi; in primo luogo Aristotele discute il principio
formale, l Uno ( fino a 1088a 14 ), quindi quello materiale, la dualita ( fino
a 1088b 13 ); quindi si domanda come sia possibile che le idee, che pur
sono esse stesse principi eterni, constino dei due elementi, l Uno e la diade
( fino a 1088b 35 ).
4 ) La dottrina dei principi e errata , poiche Platone e rimasto impi-
gliato in una problematica invecchiata ( 1088b 35 - 1090a 2 ).
III . Critica della teoria secondo cui i numeri posseggono esistenza
reale; Ny 2, 1090a 2 sino alia fine del libro.
1 ) Hanno i numeri matematici esistenza reale ? 1090a 2-109 la 12.
2 ) « Se si considerano i numeri come eternamente esistenti, non si
puo risolvere, con una teoria di questo modo, il problema della generazio-
ne » . 1091a 12 - a 29.
3 ) « Secondo la dottrina platonica dei principi, l ordine dell’essere e
questo: i due supremi principi sono elementi ; essi sono opposti contrari;
l Uno e il principio piu elevato ; i numeri e le idee sono il primo essere
reale e separato ( trascendente ) ; in una teoria del genere, come si puo in-
trodurre il bene, tagathon , in quanto principio ? Non se ne deve dedurre
che il bene e secondario ? ». 1091a 29 - 1092a 21.
4 ) « Poiche tutto nasce da qualcosa , i numeri, come primo essere, de-
vono nascere dai principi. Come possono i principi generare dei numeri ? »
1092a 21 - b 8.
5 ) « Come possono, poi, i numeri spiegare la generazione delle cose
sensibili ? Non possono essere causa efficiente, non possono essere consi-
derati materia o forma delle cose, e certo nemmeno scopo e fine ultimo ».
1092b 8 - 1093b 29.
Conclusione : « Questa critica dimostra che la dottrina platonica dei
principi e completamente errata . Numeri e grandezze matematiche non esi-
stono separatamente dalle cose sensibili, e non sono principi dell’essere ».
Nella critica delle idee Aristotele ritorna continuamente sulla questio-
ne di fondo da lui gia illustrata nella sua opera Sulle idee : non si puo fare
scienza senza un universale, un « Uno-sui-molti ». « Mediante le sue defi-
nizioni dei concetti Socrate diede lo spunto iniziale.65 A Platone venne pur-
troppo l’idea di separare questo universale dalle cose singole: questa e la
causa prima delle difficolta che sorgono per la dottrina delle idee. Le cose
stanno in realta nel modo seguente. Si dia uno sguardo al foglio che il

Cfr . sotto, p. 315.


69
1086b 3. La plastica espressione exmjae si trova soltanto qui , per il signi-
ficato cfr. Rhet . Ill 1, 1404a 20.
296 ARISTOTELE

conferenziere sta appuntoora leggendo.70 Noi vi vediamo molti A e molti


B, ma nessun A-in-se e nessun B-in-se oltre a essi. La ragione ne e che la
nostra scienza dell A e del B e di duplice modo: noi abbiamo una scienza
che esiste qualcosa come A, il che io chiamo sapere potenzialmente, poiche
la scienza dell universale e sempre potenziale. Quando noi traduciamo in
atto questo sapere, esso e sempre “ qui e ora ; chi sa leggere, legge
questo A ; egli ha scienza che A esiste ».
Tutto do si accorda di fatto assai bene con la descrizione del processo
della conoscenza che Aristotele da negli An. post . II 19.71 A mia notizia,
nessuno ha finora mai osservato che My 10 off re un importante comple-
mento al celebre cap. II 19 degli Analitici . Anche in Alfa 9, 992b 30 -
993a 10 Aristotele discute il processo della conoscenza .
Dopo il confronto fatto dallo Jaeger ,73 e universalmente riconosciuto
che i trattati Lambda e Ny sono fra loro molto vicini. Ma l interpretazione
che Jaeger da delle relazioni fra i due trattati non e sostenibile, e fu
contestata e confutata in particolar modo dall’Iwanka . Fino a che si con-
74

siderano la dottrina dei principi e i fondamenti dell’essere, la concordanza


fra le due opere e piena. La dottrina di Speusippo e criticata con formule
molto simili.75 Ora Jaeger e convinto che Aristotele abbia utilizzato in
Lambda certe formulazioni tratte da Ny , e che dunque Ny presenti la re-
dazione piu antica. L lwanka affronta la questione da un altro punto di
vista. L esposizione di Ny presuppone che Aristotele abbia gia una sua
personale dottrina , saldamente costituita , e cioe quella dottrina che egli ha
presentato in Lambda e nei due primi libri della Fisica. In queste confe-
renze raccolte in Ny egli vuol mettere in luce tutti gli errori e tutte le
manchevolezze delle tre dottrine accademiche dei principi, discutendoli e
confutandoli fin nelle piu minute particolarita. Cio che piu di tutto critica

70
Simile Zeta 10, 1035a 15.
71
Invece di pov;q a 1087a 19 Aristotele dice xaxa oruppepijxcx; opa. Il concetto
generale « si aggiunge all ente », e un < juppe(37)x6<; dell ouma. Qui parla usando i ter¬
mini tecnici di Siivapi? ed Evipycta, in An. post. 99b 32 dice semplicemente aviyxr)
xiva 8iivap.iv. Quanto pero si avvicini all uso tecnico mostra 100a 23 7) 4JUx9)
UTtap / ei xoiauxr) ouaa oi'a Siivacr&at n&.csyjs.i'i xouxo. Si serve dello stesso esempio in
De an. II 5, 417a 28 8 8 8T] &ecjpc5v, b>Tekc/ eia. 8>v xal xupEtd ? ImcrTapEvoi; x68e
xi SXipa. Nel passo di Theta addotto dal Ross ( 6, 1048a 35 ) xo 8 JvEpyda e una
brachilogia.
77
In CTupcpuxoc 993a 1 e implicita la sua critica dell Avapvijm?.
73
Aristoteles , 231-236.
74
« Scholastik » 9, 1934, 527-531. Fuorviato dalla sua interpretazione teologica
di Lambda , Jaeger intende la proposizione di 1075a 31 Tjpiv 8e Xiiexai xouxo xu
xpixov xi elvai nel senso che questo tertium quid e « lo spirito assoluto ». Come ri-
sulta perb da Phys. 189b 1, 192a 21-22 e da 1087a 36-37 xpExov significa owiamente
xi u 7roxeEpevov , che Aristotele vuol sostituire alia unoSoyi] di Platone.
75
Ne diede la dimostrazione lo Jaeger, e lo motivo dettagliatamente lo Iwanka.
L argomento avaipeixaE xe yap ybizaiq xal ip&opa xaxa xo ic OGXCJ Xcyovxac ricorreva
gia nel Ilepl ESetov, cfr . ALEX. In Met . 97, 25.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 297

e la riduzione dei numeri e delle idee ai due fondamenti dell essere, l Uno
e la dualita .
La somiglianza delle formulazioni non e di tal natura, perd, che con
qualche sicurezza si possa dire che l una e derivata dall altra ; oltre a cio, si
dimentica troppo facilmente che il secondo libro del dialogo Sulla filosofia
era gia dedicato al medesimo tema ; e dunque evidente la possibility che
gia in questo dialogo Aristotele abbia avanzato gli argomenti di maggior
peso contro la teoria dei numeri, e che li abbia poi utilizzati tanto in
Lambda che in Ny. Un chiaro parallelo di questo procedimento lo posse-
diamo nei doppioni di Alfa e di My , che probabilmente sono stati tutti
estratti dall opera Sulle idee e da altri scritti giovanili.
In Lambda 10 e in Ny 1 Aristotele muove dalla seguente proposi-
zione: 76 « Tutti i pensatori pongono gli opposti come principi, ma i contrari
non possono agire l uno sull altro. Secondo la mia dottrina questa difficolta
si risolve in quanto esiste un terzo elemento, e cioe il sostrato ». E tuttavia
77
questo problema era gia stato risolto da Platone nel Fedone 102c: « II
grande non puo accogliere in se il piccolo o esser riferito ad esso. Uno
degli opposti deve fuggire o scomparire, quando l altro si avvicina. Cio
che permane e accoglie in se il piccolo non diviene esso stesso qualcosa di
diverso da quel che era ». Cio che « permane » e « accoglie in se » le copie
delle idee e « essere », ma non « qua e la » nel mondo sensibile; e un
essere al di fuori del tempo e dello spazio. Quando Aristotele scriveva, nel
primo libro della Fisica ,7S che e senz altro possibile concepire il non essere
come in certo senso essere , sembra che egli avesse capito la dottrina di
Platone. Ma si chiuse la via della comprensione nello stesso momento in
cui intese Vhypomenon ( ovvero « cio che accoglie » ) nel senso del principio
materiale; il che egli fa consequenziariamente qui in Ny. Procede anzi an-
cora di un passo nella sua interpretazione. L influenza del linguaggio sul
pensiero lo induce a concludere che 1 hen di Platone debba essere appunto
un unica idea , cioe, nel suo linguaggio, una arche. Come supremo principio
formale l hen e identico all agathon ; dunque la materia deve essere il prin ¬
cipio del male, aitia tou kakou.
Nei primi due capitoli, dunque, Aristotele critica la dottrina dei prin ¬
cipi utilizzando come criterio l apparato concettuale suo proprio; ne io
giudicherei la cosa una scorrettezza scientifica , ma la spiegherei col fatto
che Aristotele e confinato nel suo modo di pensare. Egli non riesce a con ¬
cepire come ci si possano raffigurare le cose in senso matematico-quantita-
tivo: questo atteggiamento risalta con particolare chiarezza nella sezione
1092b 10-25: « Come possono i numeri spiegare le cose ? Per la ragione che
u Lambda 10, 1075a 28, Ny 1, 1087a 29. In Lambda xpixov xi, in Ny 1 a ) ?
u 7roxetp£vou TIV6Q.
77
67rop£vov Si xal 8c!;<ipevov xv)v < jpLxp6rr]xa oux i&i\siv clvai irepov fj 8nep 7,v.
L u7iop£vov non e dunque materia, b qualcosa di immutabile, che coriserva il suo
crop ?jv ( = T 7) V elvat nella terminologia aristotelica ). Nel Timeo si parla di
UTroSoyjfj. Invece di repoaiiv - urecxycopeiv Platone dice nel Timeo ctaiovTa -
11
187a 5-6 oudiv xcoXust ( jfrj areXwt; clvai, aXXA p.)] 8v TI clvai TB pi] (5v.
298 ARISTOTELE

gli intervalli consonanti sono una proporzione numerica forse che e un


numero anche l uomo ? O lo sono la came e le ossa per la ragione che la
mescolanza degli elementi e tale o talaltra ? » . Aristotele tiene ferma la sua
convinzione che si danno soltanto ousiai concretamente esistenti, delle quali
si afferma tutto il resto. Egli vuole spiegare l essere mediante la predi-
cazione logico-grammatica.7 La minuziosa esposizione, alquanto immotivata
nel contesto, dei concetti di relazione e delle diverse specie del movimento
e del cambiamento," condotta sulla base della dottrina delle categorie, mo-
stra quanto peso egli dia al fatto di avanzare una propria dottrina.
Nella discussione delle teorie dei numeri 81 imposta il problema mali-
ziosamente cost :
Per chi ammetta le idee, i numeri hanno ancora una certa giustificazione
«
come fondamenti dell essere, in quanto ogni numero e un idea e le idee sono, in
un modo o in un altro, il fondamento dell essere delle cose singole. Ma chi, come
Speusippo, respinge la dottrina delle idee, e percib non a cagione di esse ammette
i numeri come enti reali, ma accetta appunto i numeri come enti reali, quale
motivo puo allora addurre a favore della loro esistenza ? ».
Aristotele si riferisce ad almeno cinque diverse teorie sostenute nel-
l Accademia a proposito della natura del numero.
1 ) Secondo la tesi di Platone tutti i numeri naturali erano idee,82 e
come tali, percio, non suscettibili di operazioni, asymbletoi. Un numero
ideale non e dunque una somma di unita . « Unita » non si puo addizionare
ad « unita », perche esiste soltanto una « unita ». Accanto a questi si danno
i numeri matematici, e di questi ancora una volta due specie: il numero
aritmetico consueto, che noi utilizziamo quotidianamente, quando ad esem-
pio parliamo di due vacche, e il numero astratto dei matematici .85
Anche le grandezze matematiche, linea - superficie - corpo, erano idee.
La linea ideale, autogramme , e concepita da Platone come « dualita piu
lunghezza » .** Poiche queste idee includono un elemento dell estensione
spaziale, Platone le considera come qualcosa di intermedio fra le idee e le
cose sensibili.85
79
Cfr. 1089a 27 r.zibaeic,.
80
1088a 27 - b 13.
81
1090a 4 sgg.
82
£18Y)TIK 6 C api 0}x6c ; TTpoixo; aptOjro:; 6 C / OJV x8 7tp6xepov xal uaxcpov xa?
I84a? ; 1080b 25 xa (rcxa xa? !S£at;, oppure 992b 13 xa jxcxa xou? apiOjrouc; sono }
termini usati per indicare le « idee delle grandezze matematiche » e dunque il triangolo
ideale e cosi via. Il numero matematico soggetto a operazioni e 6 aptS (rot; (za8i)(raxtx6?,
ipt (ry) xtx6;i oppure (zova8ix 6;i . Come i numeri matematici sono primi in relazione
alle grandezze matematiche ( linee, superfici, corpi ), cosi le idee- numeri sono prime in
rapporto a xa (zexa xa? t8£a<;. - Per il concetto di « numero » non esiste alcuna idea,
Etb. Nic. I 4, 1096a 17-19.
83
Filebo 56d 6 ipt0(r8c xoiv tpiXoiroipouvxcov.
84
Top. VI 6, 143b 23 = 154a 18, la critica piu antica di questa dottrina, deri-
vata forse dal IIcpl tScoiv.
85
Questa dottrina viene a torto vivacemente criticata da Aristotele a 1090b 24-35.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 299

2 ) Speusippo era disposto ad ammettere soltanto un concetto di nu-


mero, il numero matematico che, secondo lui, possedeva esistenza reale e
separata . Alio stesso modo considerava le grandezze matematiche come real-
mente esistenti.
4

3 ) Di Senocrate Aristotele parla con palese disprezzo. La sua teoria


gli appare « la peggiore, poiche egli identifica il numero ideale e il numero
matematico, e riunisce dunque due errori nella sua dottrina. Infatti il nu ¬
mero matematico non puo esistere in questo modo; egli deve percio in-
tessere tutta una serie di ipotesi singolari," e d altra parte deve trarre le
medesime conseguenze di quei pensatori che parlano di idee-numeri » ."
4 ) I Pitagorici pensavano che i numeri siano nelle cose, vale a dire
che essi non avevano riconosciuto il numero aritmetico. Essi costruivano il
mondo direttamente con i numeri.
5 ) Aristotele voleva riconoscere soltanto i numeri matematici ; essi
non esistono separati dalle cose, ma possono esserne astratti. 1 In confron-
to a Platone, questa tesi e un regresso.
Nel quarto capitolo Aristotele passa a trattare la questione di quale
sia il rapporto dei principi con il bene ed il bello. La tesi di Platone e per-
fettamente chiara: « L Uno ed il bene sono identici; fondamento dell essere
per il bene e in prima linea l Uno » . Speusippo rifiuto di affermare del-
l Uno qualsiasi altra cosa se non che e Uno ed e l inizio della serie dei
numeri ; il bene sarebbe invece il risultato ultimo di un lungo svolgimento.”

Ha invece ragione di criticare la tesi secondo cui i numeri astratti dei matematici
assumono una posizione intermedia.
1080b 14-16 fxa{b] (J.aTix6s dpi.S ji.6t;, 7rpt0T0t; xtov SVTOJV , xex pi< j[x£vov rtov
aEafbjTtov ; b 25-28 non esiste alcuna idea; dei numeri bisogna parlare jiaOirjjxaTtxtoi;;
-
1076a 21-22 esistono soltanto [i.a{b][i.a nxai oomat. Il Ross, Plato's theory of ideas,
152 da una lista attendibile dei numerosi passi in cui Aristotele parla di Speusippo e
di Senocrate.
Cfr. 1090b 28 etxv y.r\ TIC pooXrjTat xtvcTv rd (iaS jxartxd xal 7roieiv ISiou;
-
S 6 Z,ac... Siapap rdvoumv. £ divertente osservare che di Senocrate dice spesso TIC , dXXo?
TK;, oppure 6 Si , di Speusippo invece costantemente ot Si , Tivic Cfr. De an. I 4, 408b
32, e sotto, p. 643.
1083b 3-8.
89
1090a 30-35 e 1091a 13-20 xoapoTroioutriv.
90
1090a 28 fijictt; Si tpapcv ctvat, ou xcytopiaxai.
91
II termine tecnico e i% dcpaipiococ
92
1091b 13-15. Questo e l unico passo del corpus in cui Aristotele riproduca
con piena correttezza questi due punti capitali della dottrina platonica dei principi.
-
Con (xdXiCTTa riproduce l espressione platonica £ 7t£xeiva rij; outrEat;. La sola identifi-
cazione & citata anche altrove, in modo particolarmente chiaro nell Eth. Eud. I 8, 1218a
20 e 25. Cfr . anche Polit. fr. 2 Ross = 79 ROSE. I passi prir.cipali per questa tesi
nei dialoghi platonici sono Repubblica 509b-c, 518c-d, 526e; Filebo 20d ; dal Ilepl
xaYaSou Aristosseno Harm. II 30, 26 MEIBOM, p. 122 Macran. Cfr. Diog. Laert. Ill
27; KRAMER, Arete , 425 sgg.
93
Vedasi sopra, p. 245. PH. MERLAN, From Platonism to Neoplatonism , 86-118,
accresce le testimonianze sulla dottrina di Speusippo con nuovi testi di Giamblico.
300 ARISTOTELE

Lo stesso Aristotele era dell opinione che il bene e principio supremo ed


e lo scopo alia cui realizzazione aspira la natura. Poiche anche il Ross,
seguendo l esempio di Jaeger, intende la proposizione di 1091a 32 come
se Aristotele parlasse qui da seguace della dottrina delle idee, dobbiamo
esaminare con cura questo testo: « Esiste fra le archai qualcosa che noi
[ e dunque anch io ] vorremmo designare come il bene in se o l ottimo,
oppure non si da questo caso perche il bene [ come vuole Speusippo ] si e
originato posteriormente ? » . La questione non e dunque se esista una
« idea del bene », bensi se il bene assoluto sia arche o no. La formulazione
auto to agathon non e « un relitto dei tempi in cui egli era seguace della
dottrina delle idee ». Dal principio alia fine della vita Aristotele sostiene
che esiste un bene assoluto, come fine, cioe, del processo della natura. Si
dovrebbe una buona volta rovesciare la questione e porla in questi termini :
perche nelle Etiche Aristotele insiste sul fatto che non esiste alcun haplos
agathon? Ne troviamo la spiegazione nella sua distinzione fra « a favore
di qualcosa » e « alio scopo di qualcosa »." Il fine ultimo del processo na-
turale e tagathon ovvero to kalon , ma il fine del singolo uomo in una data
situazione etica e sempre differenziato.95 La tan to discussa proposizione di
1091a 32 non dice dunque che Aristotele, quando la pronunciava , era un
seguace della dottrina delle idee. Il corso di lezioni in cui questa propo¬
sizione e inserita dovrebbe a me pare impedire una interpretazione
del genere.
Dato questo punto di partenza e anche stabilito il corso della sua di-
mostrazione. Contro Platone deve argomentare che e impossibile identi-
ficare l Uno con il bene. Cio e ovviamente possibile soltanto presupponen-
do che, ancora una volta, egli fraintenda il concetto platonico di Uno. GII
argomenti di Aristotele sono percio privi d interesse. Contro Speusippo fa
valere la sua tesi che l ottimo e sempre per natura anteriore ; come la gal-
lina esiste prima dell uovo, cost il perfetto prima dell imperfetto.96 In realta ,
ha ovviamente ragione Speusippo e non Aristotele.
L esposizione e costantemente malevola . Aristotele si impadronisce di
concetti 97 come « quantita , il disuguale, il grande-piccolo » , li identifica in-
distintamente con il suo principio materiale e spiega cost che questo sa-
rebbe « cio che e in se cattivo » . « Poiche la chora di Platone e la stessa
cosa della mia hyle , e hyle e in potenza l uno o l altro di due opposti, il
male e dunque potenzialmente cio che e in se bene » .* Credeva realmente
* o5 £VEX <4 Ttvt e TIVOS, gia nel dialogo Sulla filosofia , si veda sopra, p . 216.
95
Alfa 2, 982b 6; 4, 985a 9-10. Cfr. sotto, p. 304.
56 Ny
5, 1092a 9-17 e Lambda 7, 1072b 30-1073a 3. Cfr. JAEGER , Aristoteles ,
233. Non si tratta di una ixe'. cafiaaic, el<; & Xko ybrnc,. L errore di Speusippo e nelle
premesse secondo cui ogni inizio fe qualcosa di imperfetto ; all opposto, anche nella
natura l individuo pienamente sviluppato viene prima del seme.
97
A 1091b 35 T6 &viaov e platonico, cfr. Parmenide 149 e Fedone 74c; Speu ¬
sippo parlava di T6 7rXSj&oi; in contrapposizione a T6 SV . A 1092a 1 TO xaxov TOO
xoipav clvat , x Pa c un allusione al Timeo 52a -b.
9!
1092a 5 T£> xaxov Suxat auxo TB 8ovap.£ t ayaOov.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 301

il giovane Aristotele di riuscire a convincere qualcuno con provocatorie


e false argomentazioni di questo genere ?

II libro Alfa
Alfa e il trattato piu assiduamente studiato e commentato della cosiddetta Metafi-
sica: e percib impossibile dire a proposito di esso qualcosa che non sia gia stato detto
in precedenza. In nessun altro trattato, poi, si sono scoperti altrettanti errori, fratture
nel pensiero e contraddizioni. £ percib opportuno, forse, fare semplicemente il tentativo
di intendere l opera cosf come essa si presenta.
Universalmente riconosciuta e la sua stretta connessione con il Protrettico e
con il dialogo Sulla filosojia. Si pub dire con certezza che il dialogo e da collocare prima
di Alfa -, rimane incerto se anche il Protrettico sia piu antico di Alfa -, non esiste alcun
riscontro verbale. Le due opere appartengono, inoltre, a generi completamente diversi:
-
il Protrettico e un t R.a.yyt\\sja. propagandistico, in Alfa invece troviamo una conferenza
didattica.
Aristotele si riferisce in Alfa cinque volte ai primi due libri della Fisica -, una
volta 101 intende, con le parole h xoi<; rapl cpuceut;, De caelo III 7. £v fxfpou; ( 986a
12 ) e inteso da Alessandro come un rinvio all opera Sui Pitagorici. Questi sette riferi-
menti suggeriscono di assegnare ad Alfa una data piuttosto antica. Piu difficile e spiegare
981b 25 Eiprixai b> xoi<; TIIKKOU; xu; 8taq>opa xfxvr}? Kai, iiatrTTip.ri<; Kal xwv AXXwv
xuiv 6|iOYEVuiv.102 Negli An. post . I 33, 89b 7, Aristotele dice, dopo aver discusso
laffXTjptri e 5b!;a, che la questione di come le altre funzioni della ragione debbano
-
essere ripartite fra Sidvoia, vou <;, fitwxTpr) , XEXVII , ( ppiv tync,, aocpCa apparterrebbe
piuttosto alia qtuaucfj oppure alia TIOIKT] tempia. Nella cputHiof ) egli comprende quella
che noi chiamiamo psicologia; 1 illustrazione della differenza tra pensiero discorsivo ed
intuitivo appartiene alia psicologia. Visti sotto un altro aspetto, pero, vou , imCTxrpir),
.
xfxvtl tppbvrync, e oocpia si presentano come fitaiVExal EU;, cioe come « eccellenze
-
intellettuali », 5uxvor)XLKat ipe ral . Appartengono percib alia f )dtK i) deuipia , Sono
percib discusse nelle tre Etiche , Magna Moralia I 34, 1196b 34 ss., e Ethica Eudemia
V 3 = Ethica Nicomachea VI 3, 1139b 14 ss. Non siamo in grado di accertare con
precisione quale redazione egli citi in Alfa. £ sicuro soltanto che non si riferisce al
VEtica Nicomachea , poiche quest opera, in cui egli inseri tre libri dell' Etica Eudemia,
fu scritta per lo meno vent anni dopo Alfa. A mio giudizio, non e necessario vedere in
questo rinvio un aggiunta posteriore
Lo stile e disuguale. Nel sesto e soprattutto nel nono capitolo Aristotele si serve
di opere piu antiche ; abbiamo gia illustrato il carattere sommario di questi estratti. £
manifesto che era sua intenzione esporre prima le tesi dei pensatori precedenti ( capp.
3-7 ), e quindi sottoporre a critica sistematica queste tesi ( 8-9 ); ma l esposizione non
e compiutamente elaborata, e non raggiunge mai 1 alto tono del trattato My 1-9. £
-
evidente che il decimo capitolo costituisce un afterthought , e molto interessante per la

Cfr . De Philos, fr . 10 ROSS-WALZER: non pub xtji 86Y(taxt xouxtp oupTra elv
x &v xt £ auxbv ocrjTat, 8ia qnXoveixtav AVTIXEY£ IV
100
W. JAEGER, Contemporary evidence on the text of the first chapters of Aristo¬
tle' s Metaphysics , « Stud. ital. » 27-28, 1956, 150. DURING, Protrepticus , 192.
101
989a 24.
102
La formulazione si avvicina molto a quella di Platone nel Filebo 19d vouv
E 7UCTT7)|jt 7]V CTUVECTtV TE / V7JV xal 7rdtVTa aU xa TOUTCOV ?UYYSVT) .
302 ARISTOTELE

sua osservazione che gia Empedocle si era ttovato sulla sttada giusta .
Malgrado la sua gtandiosa inttoduzione, questo cotso deve essete definito un im-
prowisazione. Aristotele intendeva motivate con le basi piu solide la dottrina esposta
in Phys. II . Questo corso sta dunque rispetto a Phys. II nello stesso rapporto di My
9-Ny rispetto a Lambda. Mi sembra percio verosimile che esso sia da datare in eta piut-
tosto antica, prima di My 1-9 e prima del Protrettico .

Contenuto dell opera . La disposizione e semplice . 1 ) Introduzione


( capp . 1 -2 ) ; che cosa e la sophia? 2 ) Notizie dossografiche , dapprima ( capp.
3-4 ) sulle opinioni dei presocratici a proposito della materia e della causa
efficiente ; quindi ( cap . 5 ) sulle tesi dei Pitagorici e degli Eleati ; poi ( cap. 6 )
sulla dottrina platonica delle idee ; infine ( cap . 7 ) sul modo in cui i suoi
precursori hanno inteso i quattro aitia . 3 ) Critica sistematica dapprima ( cap .
8 ) dei presocratici , quindi ( cap. 9 ) della dottrina delle idee . 4 ) Riflessioni
conclusive . Do qui in primo luogo una parafrasi dell introduzione . 1 3
Tutti gli uomini aspirano al sapere. Amano osservare le cose anche se
non ne traggono alcun utile. Negli esseri viventi il possesso delle percezioni sen-
sibili e un dono di natura. Cio che distingue l uomo dagli altri esseri viventi e
che in lui dalle percezioni si forma la memoria e dalla memoria l esperienza.
Quando gli uomini abbiano imparato, sulla base di molte idee acquisite grazie
all esperienza , a formarsi una comprensione universale di cio che e simile, allora
essi raggiungono il sapere e l arte.
Nella vita pratica, sulle prime, 1 espetienza e piu importante dell arte e del
sapere. L esperienza e conoscenza della cosa singola ; percio nei casi singoli gli
uomini dotati di esperienza vedono giusto piu di quelli che hanno una conoscenza
teorica, ma nessuna esperienza. E tuttavia noi poniamo il sapere e 1 intelligenza
al di sopra della mera esperienza, e riteniamo che coloro che intendono la loro
arte siano piu sapienti degli uomini dotati di esperienza. Giudichiamo cost perche
gli uni conoscono le cause,10* giacche la sapienza sorge in conseguenza della cono ¬

scenza che uno possiede,105 mentre gli uomini esperti conoscono soltanto il
« che » e non il « perche ». Chi e capace di spiegare le cose e conosce le cause
ha anche la capacita di insegnare.
Le percezioni dei sensi sono cetto decisive per la conoscenza delle cose
singole, eppure noi non le giudichiamo forme di sapienza, poiche esse non dicono
il perche di nessuna cosa. Colui, che per ptimo ando oltre le universali perce ¬

zioni dei sensi , desto meraviglia fra gli uomini, poiche egli si mostro sapiente
e si distinse dagli altri. Da questi inizi si sviluppo la sapienza , dapprima pet
provvedere alle necessita della vita , quindi per rendere la vita piu piacevole; e
finalmente si trascuro del tutto l utilita . Cio fu per la prima volta possibile nei
luoghi in cui si godeva di agi; per questa ragione le scienze matematiche sotsero
dapprima in Egitto, poiche la i sacetdoti godevano di agio.
La ragione per cui poniamo nell introduzione queste riflessioni e che, secon-
do l opinione generale, quel che viene chiamato filosofia tratta delle prime cause

103
,M Gia discussa sopra, p. 131, da un altro punto di vista .
Qui , a 981a 28, ricorrono dunque per la prima volta le parole che dominano
-
il seguito dell esposizione, TTJV at rtav taaaiv.
105
-
981a 27 xaxa T6 sl8£vat paXXov ixoAoullouaav ri]v <ro <p(av 7taatv. La perizia
( nei senso socratico ) e il presupposto dell intelligenza filosofica .
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 303

e dei principi . Se dunque vogliamo definire piu precisamente che cosa sia filo¬
sofia,106 dobbiamo esaminare di qual genere di cause e di principi essa si occupi.
Potremmo chiarir meglio la questione muovendo dall uso eomune della lingua
e domandandoci: che cosa si intende quando si dice che qualcuno e un filosofo?
Ora, in primo luogo, 1) noi supponiamo che egli sappia tutto, per quanto questo
e possibile senza possedere un sapere speciale nei singoli casi.107 Inoltre 2 ) egli
ha la capacita di conoscere cose difficili , non facilmente comprensibili all uomo
della strada. Poi 3) e piu preciso degli altri, ed e percio 4 ) piu capace di altri di
impartire un insegnamento a proposito delle cause. Ancora 5 ) , riteniamo che
colui che ricerca il sapere per se stesso, e non in vista dei suoi risultati, sia in
maggior grado filosofo, e 6 ) che colui che si dedica alia scienza piu alta meriti
il nome di filosofo in massimo grado. Colui che possiede questa piu elevata for¬
ma di sapere e in grado eminente indipendente ; non gli fa bisogno di essere
comandato, ma e lui stesso a comandare.1
Aristotele passa quindi a illustrare opportunamente queste sue affer-
mazioni . Formalmente , la sua esposizione nei corsi di scuola e quasi sem-
pre condotta secondo questo schema : egli pone delle domande e cerca una
risposta ; ma le sue domande sono naturalmente soltanto retoriche: egli
ha gia in pugno la risposta . In questa introduzione, cio che gli importa
e di provare che « la sapienza cercata » e identica alia sua personale conce-
zione della filosofia .
Vogliamo ora dedicare qualche commento a queste sei affermazioni. 1 ) Co¬
lui che sa tutto possiede anche la scienza dell universale 107 e di cio che in esso
rientra . Questo 2 ) e pero anche quanto mai difficile da riconoscere, poiche e
molto lontano dalle percezioni dei sensi. L esigenza di 3 ) esattezza e in massimo
grado presente nelle scienze teoretiche, che si occupano dei primi principi ; cost,
per es., anche l aritmetica e piu esatta della geometria .110
Chi vuol presentarsi come maestro, deve 4 ) avviare ricerche teoriche sulle
cause. Il sapere per amore del sapere 5 ) esiste in grado piu alto nella scienza di
cio che e in grado piu alto scibile,111 e scibili nei grado piu alto sono cio che e

106
£ evidente che 0091a e 0090c significano qui rispettivamente « filosofia » e ,

« filosofo ».
107
Cfr. la differenza fra 7tai8e[a e ETTIOTTUXT) TOO 7tpay|xaTo;, competenza, in
Part. An. I 1, 639a 3. L espressione roivTa £moTaaHai ox; £v86xE rai si avvicina di
fatto molto al nostro concetto di « cultura generale ».
108
Aristotele gioca qui sul doppio senso delle parole & pxh e Apyixd;. Vedasi
DURING, Protrepticus, 199. E. DE STRYCKER, Arist. and Plato in the mid- fourth cen ¬

tury , 83.
) X7)v TOU xafMAou. Il seguente Ta u 7roxetpeva non significa sostrato,
107
£7uarf|
ma , come in An. post. II 3, 91a 11, « gli oggetti ».
110
Questa opinione errata puo spiegarsi dalla situazione storica . In relazione alia
geometria , l aritmetica era una scienza giovane ; suo oggetto sono unicamente i numeri ,
e non anche le grandezze spaziali, Ta Trpoo-fi-EOEu;, cfr. An. post . I 27. Il paragone
fra l esattezza delle arti e quella delle scienze era un shnop , cfr. per es. Filebo 56c
sgg. Lo sfondo filosofico e delineato da K. v . FRITZ, « Stud. Gen. » 14, 1961, 616 sgg.
111
982a 30-b 2 e una di quelle proposizioni tautologiche, con cui Aristotele
tenta, come Platone, di dimostrare l indimostrabile. Si inebria delle parole, cfr. Phys.
I 5, 188b 12 e An. post . I 21, 82b 31.
304 ARISTOTELE

primo e le cause, giacche mediante essi si conosce il resto . La scienza piu alta
fra tutte 6 ) h quella che conosce il fine delle azioni umane e il fine del processo
della natura. Il fine della vita di ognuno & cio che per lui e il bene ; il fine della
natura tutta & il bene semplicemente.113 La filosofia e dunque la scienza dei primi
principi e delle cause , e dunque anche del bene e del finalismo della natura.
Questa scienza non e dunque orientata all utile. La ragione prima della
filosofia fu la meraviglia,113 ed e cost ancora oggi . Gli uomini si meravigliavano
di cio che era inspiegabile e procedevano oltre passo passo verso problemi piu
grandi . Colui che fa di qualcosa un problema presume di non sapere; per questa
ragione anche l amante dei miti 114 e in certo senso filosofo. Noi non filosofiamo,
dunque, in vista di un qualche utile; piuttosto, come diciamo libero un uomo
che vive in vista di se soltanto, cost anche la filosofia e l unica libera fra tutti i
rami del sapere.
Si e percio inclini a considerate un privilegio divino il possesso di questa
scienza.115 Affermano i poeti che gli dei ci invidiano in questo; se questo fosse
veto, i grandi filosofi dovrebbero essere infelici .116 Sennonche , « talvolta i poeti
mentono » , come dice il proverbio: gli dei non sono invidiosi ; la filosofia e la
scienza piu divina perche i supremi principi sono divini e perche il dio o solo
o in massimo grado possiede questa scienza.117 Tutti gli altri rami del sapere
possono essere piu necessari , nessuno, pero, e piu elevato .
La filosofia muove dunque dallo stupore che induce a domandarsi come
stiano le cose; cosi, per es ., si trovo molto stupefacente il fatto che nel quadrato
il rapporto fra il lato e la diagonale non si possa esprimere mediante il rapporto
di due numeri interi .11' Quando pero si e compresa la causa , il possesso del sapere

117
Cfr. Ny 4, 1091a 32 e la mia osservazione in proposito sopra , p . 300 , e
inoltre Phys . II 7, 198b 8, sopra , p . 278 . Come nel Protrettico B 21 , Aristotele getta
un ponte fra la conoscenza teoretica dei primi principi della natura e la conoscenza dei
principi etici ; si veda J .O. MONAN S . J . The doctrine of moral knowledge in Aristotle s
Protrepticus , RPhL 58, 1960, 185-219 e la mia risposta , Protrepticus , 203-206 .
113
Teeteto 155d. Iris quale simbolo della dialettica ( in base a Cratilo 398d da
etpeiv = X6y£ iv ) viene scherzosamente chiamata la figlia di Thaumante ( = della me¬
raviglia ). Cfr . l introduzione , nota 126 .
114
Non pensa soltanto agli antichi mitografi , ma anche ai miti filosofici di
Platone.
115
La tesi che la dedizione disinteressata alia filosofia e una opotcoai? xaxa
xi 8uvax6v si trova esposta piu particolarmente nel Teeteto 176b, ed era certo un
86y|ra xoiv6v dell antica Accademia. Cfr . Protr . B 108-110, Part . An. IV 10, 686a 28
Ipyov Si xou S-ELoxaxou xo voeiv xal 9povetv .
116
In Probl . 30, 1 , 953a 10 - 955a 40 viene dettagliatamente discusso il problema
della melanconia; 7rdvxe? oaot 7reptxxol yey6vamv dvSpep 1) xaxa (piXoaoiptav 1) xoXi -
xtxr) v 1) nolrjovj 1) x6/vap tpalvovrou peXayxoXtxol Svxe; e lo sono ou Sia voaov aXXa
81a <puaiv . Sono citati ad esempio Empedocle , Socrate e Platone. Aristotele non era
personalmente di questo avviso: x8 fjSIcot; xal xo -/ alpciv dip aXtjOtoi; ijxoi fxovo'.c;
r) (jidXiatT uTuapyei zoit; 91X006901? , Protr. B 91 , e cosi anche Epicuro, Ep . ad Men. 132.
117
Cio contraddice alia dottrina di Lambda 9, secondo cui per il dio soltanto
il pensiero stesso e oggetto del pensiero ; concorda invece con il Fedro 278d e, nella
formulazione, ancor piu con Farm . 134c. Aristotele va qui d accordo con la tesi con-
venzionale .
118
L incommensurabilita della diagonale e esempio prediletto da Aristotele dai
LA CONTROVERSY SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 305

cambia per cost dire la cosa nel contrario; infatti niente susciterebbe maggior
meraviglia in un geometra del fatto che la diagonale risultasse misurabile.

E verosimile che in questa introduzione Aristotele riproduca dei con ¬

cetti che aveva piu dettagliatamente svolto nel dialogo Sulla filosofia. Non
ha ancora una denominazione stabile per la scienza dei primi principi.115
Ma e perfettamente chiaro che in un diverso contesto egli parla di due
forme della filosofia, una delle quali considera di maggior dignita, per il
fatto che essa si occupa di principi di piu elevata dignita . Questa « filosofia
delle cose prime » e da lui chiamata prote philosophia La filosofia della
natura e da lui quasi sempre chiamata physike ma e anch essa una philoso
phia.m Anche la sua biologia, che egli fa rientrare nella physike , e filosofia,
-
e non scienza empirica della natura . Aristotele sosteneva contro Platone la
tesi che la conoscenza della natura e una scienza , una episteme , ed una phi-
losophia, e questa sua tesi fu anche quella che si impose. Tuttavia e evi-
dente che incontro nell Accademia delle opposizioni, poiche nei suoi corsi
egli ritorna spesso sulla questione.
In Lambda l oggetto della filosofia prima sono i principi del movi-
mento, qui in Alfa sono i quattro aitia. In entrambi i trattati, dunque, Ari ¬
stotele discute quelli che con la sua terminologia chiama ta prota, le « cose
prime ». Tre sono i passi di Alfa in cui enuncia il suo fine.122
« Nelle mie due conferenze sulle archai e sui quattro aitia ho trattato det¬
tagliatamente questa tema ; voglio tuttavia ora prendere in considerazione anche
le opinioni di quei pensatori che prima di me studiarono l essere e filosofarono
sulla verita . Giacche anch essi parlano, come e evidente, di archai e di aitiai. Dal
punto di vista metodologico questo esame riuscira utile alia presente ricerca :
perch6 o scopriremo degli altri aitia , oppure confermeremo l esattezza delle affer-
mazioni fin qui fatte ».
Aristotele comincia il suo sommario delle concezioni dei pensatori
piu antichi esponendo in breve la sua dottrina dei quattro aitia. La diffi-
colta di dare una traduzione adeguata per questi quattro termini e ben nota.
1 ) Con l infinito sostantivato einai , oppure con il sostantivo ousia ,

Topici fino alle opere tarde. Il termine irrazionale, in Repubblica 545d e An.
post. I 10, 76b 9.
119
Vedasi sotto, p. 665.
120
Pbys. I 9 e II 2; De caelo I 8, con rinvio a Lambda , De motu an. 6, pari-
- -
menti con riferimento a Lambda , De caelo III 1, 298b 20 parla di repo tipa vj TTJ ? <puat -
XT)? mcfyic,. Cost anche GC I 3, 318a 6 nposipa. tori <ptXoao <p £ai; gpyov . Soltanto in
-
De an. 403b 16 dice upS rcx; <ptX <5ao <po;< . E soltanto una volta si legge <puatx7) xa
8eur£ pa <piXoao<p £a, in Zeta 11, 1037a 14. Cfr. sotto, p. 662, nota 24.
121
Per es. Part. An. I 1, 641a 34-36. E owiamente giusto dire « che la filosofia
seconda non designa nel suo vocabolario una parte di una metafisica piu ampia »
( MANSION 200, nel lavoro citato sotto, p. 670 ); ma per Aristotele questo problema
non esiste.
122
981b 28 7r£ pl xa TipcoTa atria, 983a 22 TIC, 6 AXOTCO;, e 983a 33 - b 2 con
l importante rinvio a Pbys. I e II.
306 ARISTOTELE

Platone 123 e Aristotele indicano il dato fondamentale che qualcosa ha una


esistenza reale. Diversamente da Platone, Aristotele denomina ousia la cosa
sensibile realmente esistente; esistono due forme principali di queste cose
percepibili realmente esistenti : da una parte le cose corruttibili e gli esseri
viventi sulla terra , dall altra i corpi incorruttibili del « cosmo superiore ».
Una terza classe e da lui chiamata delle aidioi ousiai akinetoi , con il che
intende certi concetti astratti ( Aristotele dice: esenti da processi ), e in par-
ticolare il supremo principio del movimento e il bene, o bello, assoluto.
Il termine ousia significa dunque in Aristotele o « la cosa realmente esi¬
stente », oppure « l esistenza » di una cosa del genere. Non si tratta di due
diversi concetti di ousia; Aristotele considera una ousia da due punti di
vista. Se ousia e in generale un termine ontologico, to ti en einai e invece
spiccatamente logico, e cioe una categoria della riflessione. Il suo modello,
per lo meno formalmente, e il platonico einai hoper en ma in Platone il
senso e naturalmente sempre ontologico. I termini aristotelici to ti en einai
e symbebekos sono concetti contrapposti,125 « il-cio-che-e-l esser-questo » e
« l aggiunto ». Gia la differenza dei tempi mostra come Aristotele ha pen-
sato il rapporto fra einai e symbebekos. Come sinonimi di ousia usa eidos
o logos. Usando eidos pensa, come Platone, alia forma o configurazione, e
quando vuol dare particolare rilievo a questo aspetto dice morphe. Quando
park di logos kai ousia , logos tes ousias , ecc., intende dire che la forma
spiega cio che e realmente una cosa .
2 ) Ogni cosa ha una materia , intesa ontologicamente oppure logica-
mente ( funzionalmente ), hyle oppure hypokeimenon. Quando illustra le
dottrine dei presocratici Aristotele puo allora parlare di hypokeimene
ousia poiche si tratta in quel caso di un sostrato materiale. I termini hyle
e hypokeimenon sono in Aristotele sempre relativi, a volte intesi in senso
ontologico a volte in senso puramente logico-funzionale. I casi estremi so¬
no: a ) hypokeimenon o hyle e cio che viene delimitato o determinate dalla
forma ; b ) hypokeimenon ( mai hyle ricorre in questo significato ) e il sog-
getto di cui qualcosa viene asserito.
3 ) Il terzo aition e semplicemente la causa efficiente, e dunque cio che
da immediatamente l impulso per un qualche cambiamento.
4 ) Il quarto aition ha nome « il cio per cui e il bene, poiche questo
e il fine ultimo di ogni generazione e di ogni processo naturale ».
Aristotele non spiega piu precisamente questa formula, evidentemen-
te perche parla a un uditorio esperto. Colpisce il fatto che Aristotele cerca
di leggere in chiave teleologica anche i pensatori precedenti a Diogene di
Apollonia.

123
Le due espressioni sono perfettamente sinonime, per es. Repubblica 509b
rb elval re xal r9jv ouatav.
1!4
Per es. Redone 102e oux eSIXe.' v elvai. Srepov 9) 6 nep fjv , 103d SaeaOai OKep v.
125
Per es. Phys. VIII 8, 263b 7 rfj ypajj pfi S7reipa r) jit < jea elvat ,
rj ouaia iazbj tripa xal
,! 985b 10. elvat . Si veda E. TUGENDHAT, TI yard nvog , 1958, 18.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 307

Aristotele motiva spesso i suoi sunti dedicati alia storia dei problemi
con la ragione che le tesi dei precursori ci aiutano a cogliere piu esatta-
mente i problemi. Egli si riserva il diritto di attenersi, nell esame delle
127

concezioni dei precursori, al senso dell argomentazione e non al testo let-


terale del discorso.12* Con questo metodo egli puo, per fare un esempio,
interpretare anacronisticamente le forze che secondo Empedocle agiscono
nei processi naturali, l amore e la contesa. La philia diventa « causa del
bene » e viene posta sullo stesso piano dell auto tagathon platonico-aristo-
telico.1
Nella transizione dall esame dei pluralisti a quello degli Eleati si
legge un osservazione interessante :
« Ci sono poi taluni che a proposito del tutto espressero la tesi che esista
soltanto una natura;130 le loro opinioni si distinguono dai dati della natura tanto
per qualita che per convenienza. Un esposizione della loro dottrina non e di
pertinenza della presente discussione delle cause, poiche essi non pensano, come
alcuni dei filosofi della natura, che il mondo derivi dall Uno come da una ma ¬

teria; essi negano recisamente la generazione ».


Qui dunque Aristotele dice, nel primo libro della Metafisica , che la
discussione di una dottrina « metafisica » non appartiene alia trattazione che
sta svolgendo. Troviamo la spiegazione del fatto nel corso che e stretta-
mente collegato con quello ora in esame: « Questa questione appartiene ad
un altra scienza , che tratti tutto sotto un punto di vista generale » .131 Ari¬
stotele intende con cio una scienza universale o una teoria dell essere quale
si configura nella dialettica di Platone. Per questa scienza , e cioe per la
problematica ontologica in senso proprio, egli ha da giovane scarso interes-
se. Come si e detto, l oggetto della sua « filosofia prima » e dato, da una
parte, dai principi del movimento e del cambiamento, dall altra dagli aitia
dei processi naturali. Cio su cui si orienta nell assiduo studio di questi
problemi non e tanto Yousia , l essere, quanto piuttosto la kinesis e la
genesis , il mutamento e la generazione. Soltanto nel trattato Gamma egli
127
983b 6; De caelo I 10, 279b 6 at TCOV evavTteov a7to8eE5et? ajroptai rapl TCOV
£vavTtcov eEatv ; Lambda 8, 1073b 16 cptXetv dptcpoT pous, TtctOeaOat zoic; axptflea-
T pot? ; De an. 403b 23 mate, Ta p£v xaAco? elpTjpieva Aaflcoptcv , el Se zi p.-}) xaXcoc ,
TOUT euXap7]Ha>|jiev . Si veda il sostanzioso saggio di W .K .C. GUTHRIE, Aristotle as
a historian of philosophy , JHS 77, 1957, 35-41.
128
985a 4 7tp8? TT;V Stdcvotav Aa[i.(3avetv.
129
Le parole di 985a 9 z&x Tiyoi xaAco? mostrano quanto Aristotele sia
contento di questa spiegazione. Che le parole T8 TCOV AyaUcov amxvTcov afuov txuzb
Taya06v EOTIV non possano essere intese come un riconoscimento della dottrina delle
idee, e stato da me argomentato sopra , p. 300.
< cpiiaeco? a 986b 11 significa che « l essere e uno », Ta ovTa ev
130
to? ptia? ou < j7) ;
elvat Phys. I 3, 186a 5. Nelle sue illustrazioni della dottrina degli Eleati, Aristotele
pone sempre Parmenide molto al di sopra di Melisso, che per lo piu tratta , per motivi
che ci sfuggono, dawero duramente.
131 Phys
. I 2 tzipoa; E 7«CTT7)|JCC]? TJ 7raaoiv xotv7) ;< . A proposito di Zeta 11, 1037a
14-16, cfr. sotto, p. 662, nota 24.
308 ARISTOTELE

affrontera seriamente il problema ontologico; in realta lo fara in modo di-


verso da Platone: ma era pur tuttavia giunto a convincersi che « esiste una
scienza la cui considerazione si rivolge all essere in quanto e essere ».
A conclusione del suo confronto con i pensatori antichi Aristotele tro-
U2
va per esso la splendida denominazione di synedria sophon Tirando le ,

somme, egli trova che quei valentuomini avevano tuttavia eccessivamente


semplificato le cose.133
Passa poi alia pragmateia di Platone. « Egli si formo la convinzione
che le definizioni socratiche si riferissero a qualcosa di diverso dalle cose
sensibili, dal momento che queste sono in continuo cambiamento. Chiamo
idee 134 l essere di quella natura, e affermo che tutte le cose sensibili esistono
accanto a quelle e sono chiamate come quelle. Secondo i Pitagorici le cose
sensibili esistono grazie ad un imitazione dei numeri; Platone dice invece
che esse esistono grazie ad una partecipazione. Che cosa questo precisamen-
te significhi essi lo lasciarono da parte per lo studio in comune.135 Inoltre
considera le cose matematiche come qualcosa di intermedio, poiche esse
si distinguono dalle cose sensibili grazie alia loro eternita e immutabilita ,
e dalle idee per il fatto che esistono molte cose matematiche simili ».13<
Nell esposizione della dottrina dei principi che poi segue, e che io ho
piu volte illustrato, Aristotele rileva che l aver posto la duality come prin-
cipio materiale e caratteristico di Platone.137 E degno di nota il fatto che in
questa relazione Aristotele non distingue gradi diversi nello sviluppo della
dottrina delle idee. Come ragione del fatto che Platone faceva dell Uno,
delle idee-numeri e delle idee qualcosa oltre le cose sensibili, Aristotele ad-
132
987a 2. Tre parole (£vt£etv, 8i a a a <p (r o p o x t i r c p o v ) ricorrono soltanto
qui, e la cosa £ singolare.
UJ
987a 21 Xtav 8 a7tXoi <; l7tpaYpaTeu(b]<iav .
134
Si £ spesso tratto argomento dall uso dei tempi nelle notizie sulla dottrina di
Platone. « Platone non e piu in vita: cib risulta inequivocabilmente dall imperfetto
( in Alfa ) piu volte ripetuto, con cui si parla di lui ». Tutto cib non e esatto; qualsiasi
lettore attento pub osservare che non si puo enunciare alcuna regola del genere. Anche
in Alfa 6, dove prevalgono gli imperfetti, si legge (prjm a 987b 15, qiaaiv b 28,
TOHOUOTV a 988a 2 . In Lambda si oscilla altrettanto irregolarmente da nhiaai 1069a
27 a gtpr) 1070a 18; e di Leucippo e di Platone si dice jroiouaiv, tpaat a 1071b 33.
Come il Ross, Metaphysics I 207, io intenderei gli imperfetti nel senso che Aristotele
ricorda dottrine platoniche spesso ripetute. Nelle notizie sulle concezioni degli antichi
pensatori l uso dei tempi non sottosta parimenti ad alcuna regola . In generale, poi, nella
lingua greca le forme verbali esprimono quasi esclusivamente 1 aspetto, e non il
tempo relativo o assoluto. Nel suo frammento metafisico Teofrasto parla di Platone
al presente. Cfr. p. 224, nota 52.
133
D.J. ALLAN, Aristotle and the Parmenides , in Aristotle and Plato in the mid¬
fourth century , 133-144 motiva persuasivamente questa traduzione « set it aside as a
subject for joint study ». Aristotele si riferisce alia discussione della questione della
piteEte nel Parmenide.
134
Si tratta dunque dei numeri matematici astratti e delle grandezze matematiche,
come linea, superficie, corpo ecc., e non delle idee-numeri.
137
987b 26 TOUT tSiov , sc . IIXaTcovop .
LA CONTROVERSY SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 309

duce la sua predilezione per le ricerche dialettico-teoriche.138 L esposizione


della dottrina delle idee e esatta nelle linee fondamentali, ma e superficiale.
Colpisce la sua affermazione che Platone avrebbe ammesso soltanto due
aitia , materia e forma . Aristotele sa molto bene ( e lo dice in un altro con-
139
testo ) che Platone parla del principio del movimento e del cambiamento
e del fine. « Essi pongono il
140
bene in certo senso come causa , in certo
senso no ». Quando Aristotele espone le opinioni dei presocratici, tenta di
cogliere il senso delle loro dottrine, perche crede con questo di poter pro-
vare che essi avevano detto con poca chiarezza quello che ora egli puo
formulare chiaramente. In questo caso e dunque nel suo interesse porre
in rilievo la concordanza. Del tutto altrimenti, in maniera pita letterale e
formale, egli intende la dottrina di Platone; e tuttavia trova che Platone si
avvicina moltissimo alia sua posizione, e precisamente in un punto decisivo:
« Che cosa sia per una cosa il suo essere concettuale e reale lo hanno
spiegato nel modo migliore quei pensatori che ammettono le idee » .141
Questa proposizione, e l assurdo confronto che segue fra le dottrine delle
idee e dei principi e i suoi due concetti di hyle e eidos , mostrano che Ari¬
stotele non riconosceva la profonda differenza fra il concetto di ousia suo
personale e quello di Platone. £ in affermazioni di questo genere che io
trovo conferma per la mia opinione che Aristotele, per lo meno in gioventu ,
non avesse pienamente compreso la problematica ontologica nella teoria
platonica dell essere; avremo modo di vedere come egli si misuri in Beta
con il problema. Non e difficile trovare nelle ricerche di storia della filoso-
fia degli ultimi cento anni dei paralleli al suo atteggiamento verso i pre-
cursori: « Quando si esaminano con precisione le affermazioni di Anassa-
gora , si trova che egli si esprime in modo dawero moderno.142 Egli vuole
realmente dire qualcosa che si avvicina molto a dottrine posteriori e ai
fatti 143 quali essi oggi appaiono a noi ». Cosi si e spesso parlato negli ultimi
cento anni di Platone e di Aristotele.
Il sommario del nono capitolo si divide in cinque parti che non sono
elaborate in un tutto unitario.
1 ) 990a 33 - 991b 9, insieme con il doppione in My 4-5, deriva dal-
l opera Suite idee , ed e gia stato illustrate sopra .144 La dottrina delle idee

-
987 b 31 8ia ri)v bj TOI? X6you; crx tjitv. Nel saggio appena citato l Allan (137 )
rinvia al Parmettide 130ab, dove Socrate viene elogiato a causa della sua 6 p ( j.9] yj £ rcl
TOU? AAyou?. Il Ross invia al Pedone 100a : « io non concedo assolutamente che colui
che studia l essere con il pensiero comprenda l essere piu per via di immagini di colui
che studia le cose sensibili ».
139
d uxr) come apyl) xtvTjoewi; nel Fedro , 8r) p.toupy6 i; nel Timeo e nel Sofista,
aivta TT\(; ' c, nel Filebo.
140
Filebo 20d , 54c e 60c.
1.1
988a 34 - b 1.
1.2
989b 6 xaivoTcpETceoT ptK; Aeyctv , b 20 TL TrapomXyjaiov Tot? vuv cpaivop voK;.
1.3
Con Ta vuv cpaivApeva Aristotele intende riferirsi alia sua dottrina di sl8o <;
e Ski) .
144
Vedasi sopra, p. 284.
310 ARISTOTELE

viene qui criticata senza riferimento alle idee-numeri, o alia dottrina dei
principi.
2 ) 991b 9 - 992a 10, la dottrina delle idee-numeri. In parecchi passi
Aristotele dice senza possibility di equivoco che « le idee sono numeri
3 ) 992a 10-24. Le « cose intermedie » cioe le grandezze matematiche.
Aristotele utilizza qui argomenti che ritroviamo in una redazione piu detta-
gliata nel trattato Sulle linee indivisibili
4 ) 992a 24-b 18. In questa sezione il passo 992a 24-b 8 deriva forse
dall opera Sulle idee. II nucleo essenziale della sua critica e riassunto da
Aristotele nella proposizione seguente: « La matematica e divenuta per i
pensatori odierni la filosofia, anche se essi dicono che dovrebbe essere
coltivata in vista di altre cose ».M7 Si dice spesso che Aristotele rivolge que-
sto appunto soltanto contro Speusippo e Senocrate; ma io sono convinto
che egli pensi anche alia dottrina platonica delle idee.
Nell esposizione che si legge alia fine del sesto e all inizio del settimo
libro della Repubblica,'* e che e di fondamentale importanza per la com-
prensione della dottrina delle idee, Platone paragona il proprio metodo con
il metodo dei matematici. Egli riconosce chiaramente la differenza , ma
asserisce che in entrambi i campi la conoscenza deve fondarsi a partire da
archai che stanno al di fuori del mondo dell esperienza e sono tuttavia in-
dispensabili. Le archai della conoscenza dei concetti etici e in generale del
mondo sensibile dovrebbero essere altrettanto incontestabili che i numeri.1*
£ questo lo sfondo della sua dottrina delle idee come numeri e dei numeri
come idee. Quando egli espose la sua dottrina dei principi, la logica, se-
condo quel che dice Teofrasto,150 lo costrinse a porre nella piramide delle
idee i numeri al di sopra delle idee; ma a quanto io riesco a capire del senso
della sua dottrina, le idee-numeri e le idee sono soltanto due aspetti della
medesima realta. Aristotele, che riconosceva soltanto i numeri matematici,
non poteva dimenticare questo. Con la proposizione sopra citata egli in-
tende dire: « Essi dichiarano che e compito della filosofia studiare che
cosa ogni essere e in se e per se,151 parlano pero poi soltanto di numeri come
se i numeri potessero spiegare l essere ». Di fatto, l esposizione nella Re¬
pubblica muove tuttavia dalla concezione che la matematica sia « utile per
10 studio del hello e del bene ». Come ogni Accademico, Aristotele aveva
una preparazione matematica ; il Ross 152 fa notare giustamente che la de-
,
1 5
991b 9; 992b 15; 1073a 18; 1083a 17; 1084a 7. Cfr . Sofista 238a dtpiO v
ST ) T&V oupi7ravTa rtov8VTCOV TtOepsv , Repubblica 525d-526a .
-
* Contro 1 autenticita del trattato Ilepl a ripcov ypappcov tramandatoci entro
11 Corpus sono stati addotti argomenti di grande peso ; si veda W. HIRSCH, Die ps.-Ar.
Schrift De lineis insecabilibus , Diss. Heidelberg 1953.
147
1,8
Cfr
-
992a 32 yiyovz ra pa&7) paTa TOI? VUV T ] cpiXotxxpla.
. sopra , p. 230.
1,8
531c yp7]ai|jL0M Kp / jQ rJ)v TOU xaXou xal ayaQ oo
150
Met . 6b 13.
151
Repubblica 532a E7r <XUT& 8 Stmv sbtaarov 8p (xav.
15!
Physics, Introduction, 70.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 311

cisione con cui Aristotele difende la sua teoria della linea , del tempo e del
movimento come continui contro pensatori contemporanei di grande leva-
tura che asserivano il contrario, e un indizio del fatto che egli era al cor-
rente del pensiero matematico piu di quanto generalmente si pensi. £
percio singolare che Aristotele respingesse ogni spiegazione dei processi
naturali fondata in senso matematico. La sua obiezione di fondo fu formu-
lata gia nell opera Sulle idee : egli con testa con asprezza la tesi che idee o
numeri immobili possano avviare il movimento o il cambiamento. « Se si
prende per base una simile teoria, viene con cio stesso eliminato lo studio
dei processi della natura ».133 In questa sezione, la fondamentale diversita
nel modo di pensare dei due filosofi risalta con particolare evidenza.
5 ) 992b 18 - 993a 10. Esistono dei concetti generali che non possono
essere spiegati in modo adeguato ne ricorrendo alia dottrina delle idee, ne
mediante i due concetti di hyle e di eidos. Platone utilizza un gruppo di
concetti da lui chiamati « i generi sommi » : 154 movimento e cambiamento,
che implicano la coppia di concetti agire-patire, l identico e il non-identico,
e cost via . Per la sua dottrina della mutua relazione delle idee 155 questi ge¬
neri hanno un importanza decisiva . Ma Platone non pote mai dare una
spiegazione soddisfacente di questi « grandi » generi con i principi della
dottrina delle idee. Le cose stanno del tutto diversamente per i concetti
reciproci a due elementi come doppio-mezzo, pari-dispari, ecc., che la dot ¬
trina delle idee spiega con molta chiarezza .
Nella sezione in questione la critica di Aristotele mira evidentemente
a entrambe queste classi di concetti, e come al solito egli muove dalla
critica delle idee espressa nel ParmenideCon la sua dottrina di eidos e
hyle egli non puo pero affatto spiegare questi concetti: si limita percio alia
laconica osservazione che « nell affermazione che esistono elementi di tut¬
to, e che essi sono conosciuti, non c e niente di vero » .137
Si volge poi contro la tesi di Platone che esista « una scienza di tutte
le cose ».1M Quando Platone parla di un metodo della scienza universalmente
valido, intende parlare della dialettica , mediante la quale si raggiunge la
scienza dell essere stesso. Poiche questa scienza dei principi dell essere sta
alia base di tutti gli altri rami della scienza , Platone la considera a buon
diritto come una scienza suprema cosi fece anche Aristotele vent anni
appresso, quando presento in Gamma la sua dottrina dell essere. Qui in
Alfa tuttavia la tesi di Platone e appena sfiorata , e Aristotele riprende la
153
992b 8 oX?) yap TOpl tphaecuc, avfjptjxat axityu;.
154
Politico 285e, pfytaxa yh/i ) Sofista 254c-d. I piu importanti sono xhnjoic,
az&aiQ , xaox6v, Oaxepov. Cfr. H.J. KRAMER, Arete , 309-310.
xoivcovta ciStov.
135
1M
136b i jifyiaxa y£vrj , 137e 1 suOu.
157
992b 22. Nell ottava aporia di Beta Aristotele tocca il problema, ma soltanto
piu tardi lo affrontera su nuove basi ( Eta 4 ).
992b 29 xcov roxvxcov £:ruax7|
) jO') v. Platone pero parla nel Sofista 235c di un
metodo, xaO exaaxa xe xal 7xavxa u60o8ov.
159
Repubblica 534e Apiyxi? xoi? paArjijiaen.
312 ARISTOTELE

sua dottrina del processo della conoscenza illustrata in An. post. II 19.
Dal nostro punto di vista, sarebbe stato naturale se egli avesse posto qui il
problema discusso nella prima aporia di Beta e nell introduzione ad Alfa , e
cioe se la considerazione degli aitia e delle archai sia compito di una scien-
za o di parecchie scienze . Ma e ovviamente ozioso avanzare simili conside-
razioni a posteriori.

II libro Beta
In un passo di questo trattato Aristotele si riferisce inequivocabilmente a qualcosa
che ha detto in Alfa. A 996b 8 si riferisce probabilmente a 982a 8-19, e 996b 14 rinvia
direttamente a 982a 32-b 2. In altri due passi Jaeger e Ross vedono parimenti rinvii
sicuri ad Alfa. 1 ) 995b 5 b> Toiq TOcppoifiiaopivou;. Questa espressione puo pero
soltanto riferirsi a qualcosa che Aristotele ha detto come introduzione a questo stes-
so libro; sarebbe percio quanto mai naturale collegare le parole rapt ffiv £v TOIQ
TOippoqxtacrpfvoK; 8nptopV)<ra{jt £ v con quelle iniziali ttepi Civ &iK> pq <rai Stl upwTov. II
senso allora sarebbe: « La nostra prima aporia si riferisce a questioni del genere di
quelle che in via preliminare abbiamo definito aporie importanti ». Io tuttavia dubito
che il nostro testo consenta questa interpretazione. La spiegazione consueta, che iv TOJQ
.
7t£(ppoquaop.dvot ;i indichi l intero libro Alfa e ancor piu difficile, perche in primo luogo

e evidente che Alfa non e, di fatto, un introduzione a Beta ; in secondo luogo, la prima
aporia di Beta non compare in Alfa. La spiegazione offerta dal Ross nel suo commen-
tario e un espediente che non persuade. 2 ) £ v Tolq TtpuTOti; X6YOK;, 997b 4, viene inteso
come un rinvio ad Alfa 6 oppure 9. Tuttavia, come anche il Chernissrileva, la cosa
e del tutto impossibile. Il significato della proposizione e questo: « In qual senso noi
diciamo che gli eide sono cause ed esistono per se stessi, e stato trattato nelle prime
conferenze ad essi dedicate ». Aristotele vuol rilevare che anch egli ammette degli eide ,
che questi eide sono ousiai in grado molto maggiore della materia, e che sono aitia
delle cose sensibili composte, dei syntbeta. Si riferisce dunque alia sua dottrina illustrata
nei due primi libri della Fisica: poteva a buon diritto chiamare quei due corsi « le sue
conferenze fondamentali » a proposito della questione.
Un espressione che ricorre soltanto nei trattati Alfa e Beta e stabilisce un colle-
gamento fra questi due libri e •f ) £TO,£T]TOUII£ VT) imcTVpt] ( o owpia ). Troviamo sicuri
rinvii a Beta in My 1-9 e in Iota,16' non in Alfa. Possiamo dunque con una certa sicu-
rezza dire che il libro Beta appartiene al medesimo periodo di Alfa, Iota e My 1-9.
Beta, come Delta, non e stato scritto per l esposizione orale, ma costituisce un
promemoria steso da Aristotele per il suo uso personale. Non e percio necessario am-
mettere che Beta sia stato redatto d un sol fiato. Come in My 1-9 l esposizione e asso-
lutamente libera da punte personali ; Aristotele formula pacatamente ed energicamente
il nucleo essenziale dei problemi, e scopre delle difficolta che, a quanto pare, in Alfa
non aveva ancor visto. A paragone di Beta , l esposizione di Alfa ha limiti molto piu
ristretti; soltanto pochi dei problemi formulati in Beta sono toccati in Alfa , Iota o My
1-9. Non so se cio dipenda dal fatto che nei tre trattati citati Aristotele si rivolge ad

lw
Crit. of Plato , 492. La traduzione che lo JAEGER da ( Aristoteles , 180 ) della
proposizione non b esatta .
161
Iota 2, 1053b 10 ev rate, Siatrop paaiv = aporia 11; My 2, 1076b 1 =
aporia 5; 1077a 1 = aporia 4; 1086b 15 = aporia 9 ( incerto ).
LA CONTROVERSY SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 313

un pubblico, mentre in Beta itpiq EOWTOV rjTEi e izpbc, so Ttpaypa Kai, TT)V
dlwTjdEiav. Soltanto in opere posteriori ai tre citati trattati contemporanei di Beta ,
opere che a mio giudizio sono state scritte solo nel secondo periodo ateniese,162 Aristotele
affrontera seriamente la discussione delle aporie di Beta.

Contenuto e proposito del libro. Con questo libro passiamo di colpo


dall animazione dell aula alia tranquillita di uno studio. Quando Aristotele
enunciava queste aporie, aveva percorso un lungo cammino: aveva ormai
costruttivamente affrontato tutti i problemi essenziali della filosofia del
suo tempo, e in tutti i campi aveva formula to delle proprie tesi; aveva
criticato senza riguardi le teorie di Platone e degli Accademici contempo¬
ranei, e non era sempre stato delicato nella scelta dei mezzi di quella
critica .
In Beta, ora, Aristotele si volge a considerare il dibattito delle idee
nell Accademia, e riassume il suo personale punto di vista rispetto ad al-
cune questioni di fondo. Due questioni si presentano in primo piano.
L una e per noi interessante soltanto dal punto di vista della storia della
filosofia , l altra invece e, oggi come allora, un problema filosofico capitale:
nella discussione accademica del tempo esse erano indissolubilmente in-
trecciate. Intendo parlare delle questioni di « qual e l’oggetto della filo¬
sofia » e « che cosa e l essere ». La seconda si concretizza in questa forma:
« Come si deve pensare il rapporto fra il solo essere, e dunque l esistenza ,
e le molte cose che sono ? ».
Alla prima questione Aristotele diede inizialmente una risposta nel
-
dialogo Sulla filosofia , nell introduzione ad Alfa riprese poi, con certe mo-
dificazioni, i suoi argomenti. L espressione, che ricorre qui e in Beta, « la
scienza cercata » si puo spiegare soltanto ammettendo che nel dibattito del-
l Accademia il problema fosse stato nuovamente riproposto. Contro Plato¬
ne, Aristotele aveva energicamente sostenuto una diversa concezione a pro¬
posito dell oggetto e dei limiti della filosofia : egli definiva filosofia della
natura la dottrina dei principi della generazione e dei quattro aitta '
, e filo¬
sofia prima, o filosofia delle cose prime, la dottrina dei principi del movi-
mento. Si puo ben dire che Aristotele considerava le archai come l oggetto
specifico della filosofia . In una situazione del genere era naturale che nel ¬

l Accademia si ponesse il problema del rapporto fra questo concetto di filo¬


sofia e la platonica scienza fondamentale dell essere: si puo in generale par¬
lare di una scienza fondamentale ? La risposta che Aristotele off re nel se¬
condo capitolo di Alfa e un compromesso : « La sophia e una scienza divina ,
perche secondo l’opinione di tutti i pensatori il dio e una sorta di inizio
di tutte le cause , e soltanto il dio potrebbe possedere questa scienza . Altri
rami del sapere possono essere piu necessari alia vita , ma nessuno e piu
elevato della sophia » . £ credibile che l’occasionale ascoltatore trovasse tut -

142
In FEZH®. Cfr . S. MANSION, Les apories de la Met. arist ., in Autour d Ari-
stote , 141-179.
165
983a 8. Si riferisce dunque a un gv8o!;ov.
314 ARISTOTELE

to cio molto platonico ; sul fatto che la filosofia fosse divina, che fosse
cioe la piu nobile delle attivita umane, non c era alcuna controversia nel-
l Accademia, e anche Isocrate avrebbe fatto un cenno d assenso al confe-
renziere. Qui Aristotele concede a Platone che il dio e onnisciente; perche
poi lo faccia , non so dire : era forse una captatio benevolentiae. Ma la tesi
che ci siano altri, e per di piu anche piu necessari rami del sapere , era nel-
l Accademia un affermazione eretica . Nel corso dell esposizione 164 Aristotele
lascia poi cadere una fuggevole osservazione, che rende perfettamente chiaro
che la sophia , di cui qui parla , non e niente altro che la sua ben nota dot -
trina dei principi ; vero e solo che questa volta essa e un po rivestita di
panni platonici. Quando Platone parla nel Teeteto di stupore, intende lo
stupore per il fatto che nel fluire delle cose sensibili esiste tuttavia qual-
cosa ; e la filosofia e la visione dell essere vero. Aristotele parla certo la
lingua di Platone, ma il suo thaumazein e curiosita intellettuale, e filosofia
significa per lui la sobria analisi degli elementi dell essere.
Quando Aristotele si decise a mettere per iscritto le aporie di Beta ,
era ormai giunto ad un punto morto: sotto un certo aspetto, il dibattito
sul problema era concluso. Egli aveva dimostrato l inesattezza di tutte quan-
te le tesi degli Accademici contemporanei: « Il motivo ne e che le loro
assunzioni e i loro punti di partenza sono falsi. £ infatti difficile raggiunge-
re il vero a partire dal falso, o, come dice Epicarmo, si e appena detta la
cosa , che gia si dimostra non vera Ma Aristotele era del tutto pago
della propria soluzione ? O sorgeva in lui il sospetto di non aver realmente
trovato la chiave della problematica ontologica ? « Non si puo sciogliere un
nodo, se non lo si conosce ; e soltanto la problematica che risulta dalla
riflessione rende manifeste le difficolta nella cosa. Chi rimane arenato nella
problematica, e simile a uno che sia legato: per entrambi e impossibile
procedere avanti » .' Di fatto, descrive qui la sua personale situazione. Le
aporie di Beta accennano alia filosofia che piu tardi egli esporra in Gamma
e in ZH<9; noi, che conosciamo queste opere, possiamo da alcune formu-
lazioni di Beta indurre che Aristotele gia cerca di avviarsi in questa dire-
zione. Ma ancor piu chiaramente vediamo come rimanga prigioniero della
sua vecchia problematica: la cosa risulta con particolare evidenza dalle
prime quattro aporie. Queste aporie sono alia base della discussione di
Gamma.
1 ) Il problema di fondo e questo: « Quale scienza merita di piu il no-
me di filosofia , e chi puo meglio chiamarsi filosofo ? £ forse la scienza del
fine ultimo e del bene, poiche in vista di essa e il resto? Questo sarebbe
pero in contraddizione con cio che io dissi nell introduzione ad Alfa, e cioe
che la filosofia e da definirsi la scienza delle cause ».
Aristotele da poi a questa dottrina il nome di episteme tes ousias.
154
986b 13, cfr. sopra, p. 307 e inoltre 992 b 8 67 /) yap dvyp /)Tai r) 7repl
' '

ansij/[ ,
(
6!
My 9, 1086a 16.
Beta 1, 995a 30.
LA CONTROVERSY SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 315

Risulta pero dalla sua discussione che egli non pensa ad una scienza dei
fondamenti dell essere nel senso di Platone, ma semplicemente alia sua
vecchia dottrina della singola cosa concreta come ousia. Cio risulta ancor
piu chiaramente dalla quindicesima aporia.
2 ) « £ compito della medesima scienza di studiare insieme i principi
dell essere e i principi della dimostrazione scientifica, cioe il principio del
terzo escluso e quello di contraddizione ? No, perche non solo la scienza
dell' ousia , ma tutte le scienze fanno uso degli assiomi logici » . Aristotele
e dunque a mezza strada rispetto alia meta che raggiungera in Gamma 3.
Considera ancora archai , come negli Analitici , gli assiomi logici, di cui co-
nosciamo di fatto l esistenza ;167 non abbiamo pero bisogno di una scienza
particolare per poterli definire.
3 ) « Non esiste una scienza universale. Ogni scienza dimostrativa si
occupa delle proprieta di un particolare genere di cose; la fisica studia
le cose della natura, l astronomia le ousiai percepibili del cosmo superiore.
Oltre a queste esistono pero le akinetoi ousiai , i primi principi.16* Sara forse
lo studio di questi concetti il compito della scienza cercata » . Questo era
gia stato stabilito da Aristotele in Lambda.
4 ) Nella quarta aporia Aristotele riassume la sua tesi, esposta in
Lambda 6-10, My , My e Iota 6-7 , a proposito della relazione fra le cose
sensibili e i concetti generali ( Universalia ).m Come al solito il cborismos
e presentato come il pun to discriminante: « Nessuna delle loro affermazio-
ni appare piu assurda di questa ». In modo rozzamente materialistico, Ari¬
stotele definisce le idee « cose sensibili eterne », benche Platone parli,
ovviamente, sempre della visione intellettuale delle idee. Non appena giun-
ge a parlare del cborismos , gli viene la bile, persino nel lontano ritiro del
suo studio: « Fanno quasi la medesima cosa di quella gente che dice che
esistono, si, gli dei, ma che hanno figura umana ; come costoro fanno gli dei
degli uomini eterni, cost Platone fa delle idee cose sensibili eterne » .
5 ) Nella quinta aporia vediamo come intenda ousia e symbebekota
come concetti fra loro contrapposti. Che qualcosa esiste per se stesso, e cosa
che possiamo semplicemente assumere, e non si lascia assolutamente dimo-
strare. Quel che possiamo studiare e spiegare e « cio che e aggiunto » , sono
le proprieta delle cose.171 C e, ora, una scienza dell' ousia , e un altra dei
symbebekota ? £ difficile dirlo. Aristotele sfiora di passaggio il problema ,
che piu tardi risolvera in Gamma 2 e in Zeta 17.
6 ) Il problema e questo: « I generi sono elementi e principi delle
cose definite dai generi, o e vero il contrario ? » . Secondo la dottrina delle

167
997a 3-5.
168
Cioe TO TTptoTov xtvouv e rdyatWv o xi> xaX6v.
169
Nel linguaggio di Aristotele al dXXai oualai irapa rap ahilhjTdp.
170
alaSrjTii dlSia, 997 b 12. In Zeta 15 tenta di provare che le idee sono oggetti
individuali e percio non definibili.
171
Si confronti la piu matura esposizione in Zeta 17 , sotto, p. 691.
171
998b 6 TWV opictToiv ap/ap clvai xa yivi ) . Risulta qui con particolare chia-
316 ARISTOTELE

idee la cosa esiste mediante la sua partecipazione all idea . L idea e dunque
insieme il nome del genere ( semanticamente e logicamente ) e la causa del-
l essere ;173 il metodo diairetico dell Accademia si fonda su questa dottrina.
Tale e lo sfondo di questo problema aristotelico, il cui senso e questo:
il genere sta in un rapporto di priorita rispetto alia cosa singola ? Secondo
la concezione di Aristotele e il suo common sense , le cose stanno esatta-
mente nel modo contrario. Egli sceglie l esempio platonico della Repubbli-
ca: 174 « si conosce un letto, quando si sa di quali parti esso consista, e come
le parti siano riunite insieme » . Interessa ad Aristotele di spiegare la
struttura delle cose ; che esse esistano, gli appare cosa ovvia ; il genere e
dunque inteso come una categoria logico-semantica. La sua affermazione che
Platone « si serviva come di generi » 175 degli elementi dell essere, l Uno e
il grande-piccolo, mostra che egli intendeva in modo completamente erra-
to la dottrina platonica .
7 ) Questo problema e semplicemente una conseguenza della sesta apo-
ria , e potrebbe forse esser formulato cost : « Esiste una gerarchia dell’es-
sere, che corrisponde alia gerarchia dei generi ? » . Aristotele respinge que¬
sta possibility riferendosi alia sua discussione dei concetti di genos e di
eidos nei Topici. Le proprieta , di cui ci serviamo come caratteristiche
per distinguere generi e sottospecie, esistono, ed esistono per se. I generi
e le sottospecie possono essere definiti solo in base a certe regole; non
esistono separatamente.177
8 ) « Il problema seguente e di tutti il piu difficile; e nello stesso tem ¬
po e nel massimo grado necessario risolverlo » . Si tratta del medesimo
problema prospettato nella quarta aporia , che pero qui Aristotele affronta
sulla base dei suoi presupposti, e senza prendere in considerazione la
dottrina delle idee. Non ci si puo contentare, come Protagora , di ammettere
che non esiste niente oltre le concrete cose singole. La conoscenza e la
scienza non sono possibili senza che si riconosca l esistenza di forme eterne.
Ma se si respinge la dottrina delle idee, quale altra forma di esistenza si
pub ammettere per la forma , la materia , il movimento e altri concetti sif -
fatti ? £ chiaro che Aristotele non e pago di cio che in proposito ha detto
in My 10. Ma , cost come egli ha posto il problema , esso e insolubile, e in
Zeta 8 si limitera a riprendere i suoi vecchi argomenti.
Sebbene Aristotele non lo voglia assolutamente ammettere, egli po-
stula tuttavia , in realta , l esistenza di forme immateriali , staticamente inva ¬
riant , e altrettanto « separate » quanto sono le forme di Platone. La techne,

rezza come la questione sia trattata insieme dal punto di vista logico e da quello
ontologico. In Zeta 12, 1038a 5-9 risolvera il problema nel senso che 11 genere e consi¬
derate uXz) degli EIST). Cfr. sotto, p. 691.
173
Repubblica 509b atria TOO elvat.
174
597c piav hi TT) cpuaet xXtvrjv.
175
998b 10 <I> ? yhjeci'i auroT? / pzjallai.
174
VI 6, 144b 5.
177
Cfr. sotto, p. 691.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 317

e cioe la capacita umana, gli serve come modello per la sua dottrina di
forma e materia; ora questo modello presuppone che le forme esistano
« separatamente », anche se Aristotele usa costantemente un altro termine,
quello di esistenza potenziale. L artefice e il suo modello, come e del tutto
evidente, sono cose distinte; la natura invece ha come modello la natura.178
Consapevolmente o no, Aristotele si e appropriate di una concezione pla -
tonica : i suoi eide sono, infatti, appunto quei « modelli che sussistono
eterni nella natura », di cui parla Platone nel Parmenide e nel Teeteto.
9 ) « Come ci si deve raffigurare, in concreto, i principi ? Prendiamo
come esempi l Uno e l ente di Platone.17 Se l Uno e uno soltanto
secondo la forma, e cioe per analogia, non esisterebbe allora niente di nu -
mericamente uno. Ma il sapere presuppone che ci sia un uno-su-tutti ».
L aporia illustra adeguatamente lo scontro fra i due punti di vista,
gnoseologico e ontologico. Per ogni cosa concreta, una sillaba, una casa,
un cavallo, si puo pensare a un principio dell unita e dell ordine: e am -
mettendo un principio di questo modo Platone spiega l essere delle cose.
Cosi Platone intende l « Uno ». L ammissione di un « uno-sui-molti » e 180
invece motivata in sede di gnoseologia: ancora una volta Aristotele dimo-
stra quanto gli riesca difficile distinguere problemi ontologici e gnoseo -
logici.
10 ) « Tanto i pensatori di oggi che quelli di un tempo hanno trascu-
rato uno dei problemi maggiori, se cioe le archat delle cose corruttibili sia-
no le medesime che per le cose incorruttibili. Se le archai sono incor-
ruttibili, come affermano tutti i pensatori, come puo allora avvenire che
alcune cose siano corruttibili, altre incorruttibili ? ».
La relazione pacata e piena di stima con cui Aristotele espone la
dottrina di Empedocle, rifacendosi a quattro preziose citazioni letterali, e
degna di nota, specialmente se con essa confrontiamo la discussione critica
di De gen. et corr. II 6-7.181 La differenza fra le due presentazioni mette bene
in luce il diverso carattere delle due opere. Nel decimo capitolo, anche stili-
sticamente pregevole, del libro citato Aristotele illustra il rapporto fra il
ciclo biologico delle cose corruttibili e l ordine eterno dell universo.182
In Lambda 6-7 tratta il problema da un punto di vista completa-
mente diverso, e afferma che le ousiai eterne sono eterne perche sono uni-
camente forma ed energeia. Tutto cio che ha in se della materia e invece
corruttibile. Ma, considerata come principio, anche la materia e incorrutti-
bile 181 ed esiste, secondo l espressione davvero paradossale di Aristotele,

178
Lambda 3, 1070a 11 fj Si tpumc; T68S TI xal & E,15 si? l;v.
m
-
999b 26 au A xb £V xal xb ov . L esempio non e ben scelto, perche 1 « essere »
non e una arche.
180
Quando Aristotele dice, a questo punto, §v ini 7ravTtov, si puo certo intendere
-navTtov nel senso di « tutte le cose sensibili di ugual nome ».
181
333b 16-18, una condanna quasi totale, ouShi mpl <puasto? X vci.
1,2
Vedasi sotto, p. 433.
183
999b 13.
318 ARISTOTELE

« proprio perche e ingenerata ». Probabilmente e questo che qui lo preoc-


cupa.
Le linee in cui discute con micidiale serieta la bella storia del nettare
e delPambrosia come alimenti divini illuminano in modo caratteristico an-
che la sua personality: si confronti con quanto spirito e con quanta scher-
zevole lievita Platone parli in un contesto simile. 4
11 ) II problema concerne
, il rapporto fra l « Uno » e l « ente », to hen
e to on. Gia nei Topici 1 5 Aristotele accenna al fatto che questi termini
hanno significati molteplici. II libro Iota , poi, tratta dell « Uno » o del-
l « uniformita ». Non oso dire con sicurezza se le aporie di Beta abbiano
fornito lo spunto alia trattazione di Iota , o se il rapporto fra i due libri sia
quello inverso. Tuttavia la circostanza che in Iota Aristotele faccia almeno
il tentativo di distinguere le diverse teorie filosofiche sull hen , mentre in
Beta riunisce tutto in un mazzo, mi sembra deporre a favore di un origine
piu tarda di Iota. Sarei incline a considerare la sezione di Iota 1053b 11-24
come una redazione piu breve dell undicesima aporia di Beta.
Secondo la dottrina platonica, to hen e il mega-kai-tnikron sono i due
fondamenti ultimi dell essere. Questi principi generano poi le idee. I tre
« generi sommi » sono l essere, la quiete e il movimento.' £ chiaro, per-
tanto, che nella dottrina di Platone to hen e to on appartengono a due
diverse categorie dell essere. « Ogni idea ha in se molto essere e molto
non-essere » .187
Per Aristotele to hen e un concetto gnoseologico, e « l inizio dello
scibile » ; cio vale a dire che noi conosciamo X come X in quanto X e una
unita.m In Iota dice che hen ed on sono i predicati piu generali di tutte
le cose, e non sono percio dei generi.1
Nell’undicesima aporia park anche dell' hen dei filosofi della natura,
interpretando secondo il suo metodo soli to le loro opinioni. In tal modo
vengono qui intesi, da una parte, la philia di Empedocle, dall altra l ele-
mento originario di altri presocratici. Certo, quando si mettono cost in un
sol fascio principi ontologici, gnoseologici, logici e materiali , si cade in
un aporia irrimediabile.
12 ) « Le archai sono concetti universali, o appartengono alia specie
delle cose singole ? Un katholou non ha certo alcuna esistenza reale ; d’al-
tra parte , non possiamo aver scienza delle cose singole ». In Zeta 15 Aristo¬
tele vuol dimostrare che non si puo definire un idea , perche un idea e
184
Sofista 242d-243c ouxoi peyaXa xXeivoii; xal xaAaioic; avSpaatv
ejrmpiav . Bisogna ammettere che Aristotele a volte argomenta alquanto pedestremente.
,1 5
Top. IX, 169a 24 gvia yap euiropov SieXetv ( distinguere i diversi significati )
olov TO §v xal x8 8V xal xi xaux6v.
186
Sofista 254d pi £yt <rxa xoiv yevtov x6 x 8v xal axaaic; xal xivyatc;.
187
Sofista 256e jrepl &taaxov" Spa xtov elSrov TTOXU ti£v e <rxt TO OV , Srcetpov
JtXYjS ei x8 pci] 8v .
188
Delta 6, 1016b 20. Questo e anche il concetto di fondo in An. post . II 19 e
in Zeta 17.
189
1053b 20.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 319

qualcosa di individuale ed ha un esistenza separata. I concetti universali


non hanno invece un esistenza separata ; devono essere intesi come la hyle
della definizione di una specie.
13 ) In questa aporia si domanda se gli elementi esistano poten-
zialmente o in altro modo. Se esistono soltanto potenzialmente, potrebbe
anche darsi che non esista nessun essere. In Lambda , nel De motu e in
Theta 8 aflerma che il principio del movimento deve essere pura forma
e pura energeia, perche se esso fosse legato alia materia, potrebbe accadere
che il mondo non giunga all esistenza reale.
14 ) « Numeri e grandezze matematiche hanno esistenza reale, sepa¬
rata dalle cose ? » . Discute in forma concisa il problema trattato diffusa-
mente in My e in Ny . La differenza e che qui espone obiettivamente gli
argomenti a favore e contro, senza prendere personalmente una posizione.
15 ) « Perche mai ammettiamo degli eide oltre alle cose sensibili e al-
le grandezze matematiche ? » . Qui Aristotele confronta il suo concetto di
eidos con le idee di Platone ; risulta qui con particolare chiarezza che
egli critica la dottrina delle idee conseguentemente sulla base della propria
dottrina dell ousia.' « Poiche delle cose sensibili e delle grandezze mate¬
matiche ci sono infinitamente molte manifestazioni di ugual forma , e tut-
tavia esse hanno ognuna per se una forma unitaria , non esisterebbe affatto
un' ousia, che sia una per numero, se non ci fossero, oltre alle cose sensibili
e a quelle matematiche , delle idee quali sono ammesse da Platone ; e questo
cio a cui mirano i seguaci della dottrina delle idee, anche se non espongono
con chiarezza la loro tesi; essi ritengono che ogni idea sia uriousia e non
un symbebekos ». Aristotele rileva dunque, in questo passo, l aspetto on-
tologico della dottrina delle idee; per Platone l esigenza di un unita della
rappresentazione era senz’altro stata il motivo primario.192 Aristotele con-
sidera ogni singola cosa concreta, e dunque ogni ousia, come una combina-
zione, un syntheton o un synolon di proprieta, symbebekota.
Il pensiero, che percorre come un filo conduttore tutto il libro, e
questo:
« Fino ad ora ho illustrato da tutti i punti di vista possibili i primi prin -
cipi, le arcbai , gli aitia e gli stoicheia. Cio che ne ho detto riguarda in parte la
filosofia della natura, in parte l astronomia . Tuttavia esiste forse una scienza
dell owrw stessa, e forse gli astratti principi eterni sono 1 oggetto di questa
scienza. Se si respinge il chorismos , bisogna pur tuttavia domandarsi in qual
modo esistano le forme e l universale, to katholou. Fino ad oggi io ho conside¬
rate la filosofia prima principalmente come conoscenza dei fondamenti e delle
cause. Ma forse si dovrebbe dare la maggiore importanza alia spiegazione del-
Yousia stessa, e porre la questione di che cosa significhi dire che qualcosa e ».

1.1
CHERNISS, Crit . of Plato, 315.
-
Usa qui senza alcuna distinzione i vocaboli CTTOIXETOV, & pyjl ed al rla.
1.2
Cfr. An. post. Ill etSr; p£v o5v clvai f ) Sv TI 7rapa va roXXa oux dvdyxY] , el
-
dtcfiSet i? euTai, elvat jiivTot Sv xa ra 7roXXcov aXijSls el7retv avayxij; CHERNISS, Crit .
of Plato , 71-72.
320 ARISTOTELE

II libro Kappa
A motivo dell intima contraddizione nei capp. 1-2 in confronto con i capp. 3-4,
e inoltre per la contraddizione nella terminologia, questo libro, nella forma in cui a noi
si presenta, non puo esser stato composto personalmente da Aristotele. Ci sono molte
teorie e spiegazioni fra loro contraddittorie a proposito del carattere di questo libro.
Gan motivazioni diverse, Jaeger e Ross cercano di appianare le contraddizioni interne.
A. Mansion invece, come gia in precedenza il Natorp, definisce l opera una compila-
zione tarda, messa insieme dopo la morte di Aristotele. Questa b anche la mia opinione.
£ singolare che quei medesimi studiosi, che con tenace energia difesero la tesi che i
Magna Moralia sono una tarda compilazione peripatetica, dichiarino entusiasticamente
che 1 esposizione di Kappa 1-8 costituisce il culmine della metafisica aristotelica. Scrive
W. Jaeger 193 che questo libro « contiene tante e cost peculiari svolte nel procedere del
pensiero, si fonda su una dialettica cosf chiara ed acuta , ed elabora in modo cost netto
e sicuro la proposizione aristotelica, secondo cui nel senso piu proprio soltanto le
sostanze non sensibili e separate appartengono alia scienza fondamentale, che solo la
sovrana consapevolezza del creatore di questa scienza filosofica poteva, in modo cosf
fermo e sicuro, disegnare e tracdare le linee e i limiti della costruzione ». Kappa 9-12,
un estratto dalla Fisica fatto con molta abilita, non e invece considerato « autentico »
dallo Jaeger, sebbene il contenuto sia del tutto aristotelico. Diamo innanzi tutto uno
sguardo d insieme al contenuto dell opera.
Capp. 1-2. Le aporie di Beta , ad eccezione della numero 13. Ci sono nei parti-
-
colari molte discordanze dal testo di Beta. - Capp. 3 4. Una relazione abbreviata di
Gamma 1-2. - Capp. 5-6. Parti di Gamma 3, 4 e 5-8, in forma fortemente abbreviata.
Sicuramente un riassunto compilato da altra mano. - Cap. 7. Sicuramente una relazione
-
di Epsilon 1 con confusione dei concetti di 8v fj 8v e Bv xwP < "t6v - Cap. 8. Una
relazione fortemente abbreviata di Epsilon 2-4. - Cap. 8, 1065a 26° - b 4. Relazione da
Fisica II, 5 e 6 a proposito di TUXT) e aiixipaTov. - Cap. 9. Sulla Ktvrjotx;, conforme-
mente a Phys. Ill 1-3. Cap. 10. SulT&TCipov, conformemente a Pbys. Ill 4, 5 e 7. -
-
I capp. 11-12 contengono estratti da Phys. V 1-3. La sezione 1068b 26 - 1069a 14 e una
combinazione di definizioni che il compilatore ha abilmente tratto dalla Fisica.

Se prescindiamo dalla grave confusione del cap. 7, Kappa e in tutto


e per tutto un accurata e intelligente compilazione. Non e nemmeno esclu -
so che per i due primi capitoli il compilatore si sia servito di annotazioni
lasciate da Aristotele, e che ora non sono piu conservate. Grazie alia scru-
polosita del compilatore, il contenuto del libro puo esser considerato nel
suo complesso una « proprieta spirituale » di Aristotele, come dice lo Jaeger.
Tanto il libro Kappa , quanto i Magna Moralia , e anche la seconda reda-
zione del settimo libro della Fisica , tradiscono nella forma linguistica 1 in-
tervento di una mano diversa. I Magna Moralia e Fisica VII sono tuttavia
opere originariamente aristoteliche, che furono posteriormente rielaborate,
mentre Kappa e fin da principio una compilazione postaristotelica. Per
questa ragione io non citero in nessun caso formulazioni di Kappa come
parole di Aristotele.
Va da se che nessuna opera di Aristotele contiene alcun rinvio a
Kappa.
Studien zur Entstehungsgesch ., 86.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 321

Si potrebbe caratterizzare il libro come un compendio peripatetico,


oppure un trattato di « filosofia prima ». Si trovano in esso tanto la dottrina
dei fondamentali concetti della filosofia della natura, le archai e gli aitia ,
quanto anche la posteriore dottrina dell « essere in quanto e ». Mi limito
a segnalare alcuni passi che mettono in luce questo carattere del libro.
Confrontiamo dapprima 1060a 20-27 con Beta 4, 999b 1-16. II compi-
latore introduce dapprima il termine hyle , quindi i due concetti di dynamis
ed energeia. Invece di alludere a Protagora, come in 999b 2, parla dei
« piu eminenti pensatori » che hanno ammesso un principio non sensibile
dell ordine. Come una reminiscenza di Lambda 10, 1075a 11-15 intendo le
parole « come dovrebbe esistere un ordine [ nell universo ], se non ci fosse
niente di eterno, separato e persistente ». A una piu attenta considera-
zione, la redazione di Kappa appare un commentario esplicativo della re-
dazione parallela in Beta. Un confronto fra 1063a 1-10 e Gamma 5 illustra
bene la brevita manualistica e il concretizzarsi del pensiero tipici di Kappa.
Due dei motivi che sono qui riuniti si trovano in Gamma'. « dolce-amaro »
a 1009b 3 ; « L uomo avveduto e criterio » a 1009b 34; il terzo motivo
( « Il dito sotto l occhio » ) e stato introdotto dal compilatore in luogo del-
l esempio simile di 1011a 33 per la sua maggiore evidenza .1*
Per il carattere del libro e decisivo un confronto fra Epsilon 1, 1026a
10-18 e Kappa 7, 1064a 28-36.195 Dice qui il compilatore: « C e una scien-
za dell essere in quanto esso e e in quanto e separato ». Si deve costatare
con il Mansion che qui il compilatore non e padrone della terminologia di
Aristotele, e che mette insieme due concetti fra loro inconciliabili. A1 ter¬
mine del primo capitolo di Epsilon , Aristotele solleva la questione se per
avventura la scienza degli eterni, immutabili e divini principi non sia in
realta anche una scienza dell essere in quanto tale: il compilatore non ha
compreso la distinzione fra i concetti di on hei on e di ousia akinetos
choriste. « Essere » come « esistenza » e una correlazione analogica, e non
potrebbe mai essere designato da Aristotele come un choriston , cioe come
qualcosa di esistente per se.

1.4
Ricorre, con formulazioni che concordano quasi alia lettera , in De somno
461b 30 e in Probl. 958a 24. Apparteneva probabilmente agli esempi tipici della
scuola . Osserviamo anche che il compilatore evita la formula caratteristica di Aristo¬
tele ,
8k A yopev ; dice invece opolto? 8k Xiya .
1.5
Cfr. sotto, p. 669. Illuminante la discussione di A. MANSION, RPhL 56, 1958,
218-220, cfr. A. MANSION, Autour d Aristote , 160. Il tentativo di difesa di CHUNG-
HWAN CHEN, « Phronesis » 1961, 58, non e convincente. PH. MERLAN prende pero sul
serio il passo, e ne trae conseguenze importanti, JHS 77, 1957, 87-92. Egli giudica che
« il nome stesso di metafisica , un interpretazione spassionata di Met. K e Alessandro
di Afrodisia » parlino a favore della sua ipotesi. Direi anch io, come Aristotele a
1009b 36, 7rcoc oux dDuprjaai 7repl -rijc dXtjlleiac TOU? <ptXoao <p£ iv E'j / EtpouvTa?.
m 1064a 28 SctTt TI ETuaTrjprj TOU OVTO fj 8v xal
? ? xcdPt <TT v
322 ARISTOTELE

II libro Iota
Come mostra anche l inizio privo di particelle, questo libro e un corso indipen-
dente sul concetto di « Uno », e sui concetti correlati di Identita, non-identita, simi-
glianza e contrarieta. Esso e strettamente collegato con Delta e con Beta. Anche trascu-
rando il fatto che Aristotele si rifa spesso a definizioni date in Delta , tre volte rinvia
espressamente a passi di Delta }91 Nel secondo capitolo non solo troviamo un rinvio a
Beta ,m ma la sezione 1053b 11-24 si rivela una redazione piu breve di 1001a 8-29. In
questa sezione di lota , e precisamente in una frase che per il contenuto concorda per-
fettamente con Beta 1001a 19-24, troviamo un secondo rinvio: « come io ho detto
nelle mie lezioni sull essere e sull ente ». Queste parole possono riferirsi soltanto al
libro Zeta. La frase citata, con il suo rinvio, e dunque palesemente un aggiunta poste-
riore, poiche si trova in un riassunto da Beta. Non conosco alcun altro passo del
Corpus per cui noi possiamo dire con altrettanta sicurezza che riferimenti ad altre
opere furono aggiunti soltanto posteriormente. Come in tutte le altre opere antiche che
trattano della dottrina delle idee, troviamo in lota riferimenti alle « divisioni La
parola StEYpdtJ ttltsv puo forse anche essere intesa nel senso che Aristotele accenna
'
direttamente ad una tavola che sta sulla parete. Il carattere di lezione scolastica si rivela
a volte con chiarezza.500
Aristotele non si riferisce in alcun altra opera a cose che ha detto in Iota.
Il libro risale al periodo in cui la discussione della dottrina platonica dei principi
era di attualita nell Accademia. £ inoltre abbastanza sicuro che e stato scritto dopo
Beta. Un indizio negativo e che Ny 1, 1087 b 36 non ha un rinvio alia dettagliata espo-
sizione di Iota.

Contenuto del libro . Il punto di partenza per la discussione del con ¬

cetto di hen e dato dalla dottrina platonica dei principi , nella quale to hen
e uno dei fondamenti dell essere , identico alia misura , all ordine e al
bene . Fondamentale e , ovviamente , anche la discussione dei « generi
sommi » , megista gene , nel Sofista . L Uno non e dunque un idea nel senso
platonico , ma e , insieme con il grande-piccolo , fondamento dell essere delle
idee . Ai « generi sommi » appartengono l o» e il tauton.
Per la maggior parte Aristotele si occupa in lota soltanto di determi-
nazioni concettuali cbe erano necessarie nella discussione del momento, ma
che hanno per noi scarso interesse, e io percio trascuro . Nel primo capi ¬

tolo, ricollegandosi alia precedente discussione di Delta 6 , esamina i diversi


significati del concetto di hen . Aristotele distingue qui l estensione e il
contenuto del concetto . La domanda « di quali cose diciamo che sono

In 1052a 15 a Delta 6; 1055b 7 a Delta 22; 1056b 35 a Delta 15.


m
1053b 10 cv TOT? SiaTTopfjjjiaaiv.
199
7) StaEpem? Ttov Ivavvftov 1054a 30.
m
1054a 35 CTJ aauTtji ; 1058b 29 vuv p£v o5v elpfjxapev.
201
T& 8V pi£ xpov 1052b 18; p£Tpov xal apyf ) b 32; TTOCVTCDV pcxpov 1053a 18;
p£xpov TI 1053b 5. Il lavoro di L. ELDERS, Aristotle s theory of the one , Assen 1961,
e un commentario a lota , purtroppo non molto felice. Non capisco come si possa affer-
mare, dopo la lettura di Iota , che « e molto improbabile che la teoria delle idee fosse
discussa ». Cfr. sopra, p. 318.
m 1052b
3 TI £cm TO £vl elvat xai TI? KUTOU X6yo?.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 323

une ? » e diversa dall altra « in qual senso diciamo che qualcosa e Uno ? » .
Cio e fondamentalmente molto simile all impostazione del problema in
Gamma. Nel secondo capitolo afferma che i Pitagorici e Platone conside-
ravano l Uno come un' ousia , e doe come realmente esistente.203 Questo non
e esatto, poiche nella dottrina platonica l Uno e un principio « al di la
dell ousia », al di fuori dell essere, ed e sovraordinato alle idee. Piu cor-
rettamente dice in Beta dell Uno e dell essere che « la loro natura e ap-
punto questa, che l essere appartenente all Uno e all’ente e esso ousia » .
m

11 tentativo di tradurre in una lingua comprensibile questo linguaggio eso-


terico porta alia seguente bella tautologia: « Platone affermava che qual¬
cosa esiste realmente quando esso e Uno e insieme ente » . E cost apparen-
temente intende Platone nella Repubblica. Come e sua abitudine, Aristo-
tele evita il problema ontologico e si contenta dell’obiezione che i concetti
generali non sono ousiai , ma soltanto asserzioni. « Che l’Uno designi in certo
senso la stessa cosa che l’essere, appare dal fatto che i suoi significati corri-
spondono con precisione ai modi della cosa asserita ». L’identita stabilita
fra physis e ousia tradisce l’origine biologica del concetto aristotelico di
ousia
Nel decimo capitolo avanza contro la dottrina delle idee un’obiezione
che, in una forma simile , viene raccomandata dai Topici 204 come un buon
argomento contro i seguaci della dottrina delle idee.

My 1-9, 1086a 21
II tema di quest opera e costituito dal problema se oltre alle cose sensibili esista
ancora un altro essere, che sia immutabile ed etemo. Per la sua disposizione serrata, per
la consequenziarieta e la chiarezza dell esposizione, questo libro & al medesimo livello
di Phys. VIII. Alla fine della trattazione, come osserva lo Jaeger, la lingua ha persino
una coloritura alquanto retorica ; la citazione da Epicarmo non perde pero la sua effi
cacia . Quindi Aristotele rivolge poche parole conclusive agli ascoltatori dubbiosi ; l uso
-
dell allitterazione 207 e certo intenzionale. La polemics e oggettiva e priva di punte per
sonali.208 Per la prima volta compare qui un espressione 209 che manca negli scritti piu
-
antichi ed ha un intonazione rassegnata: « bisogna contentarsi ... ». La dottrina delle

203
1053b 11 co? oucna? xivo? OU <TY]? auxou xou cv6?. Nel passo parallelo di 1001a
11 si dice tuttavia co? OU <TY]? xrj? ouma? auxou xou bA elvat ovxt. L Elders non inter¬
prets affatto i passi che presentano difficolta.
1001a 11-12.
205
1053b 28 xoux aux& r| <pucrt? auxou = la somma delle propriety realmente
esistenti di una cosa = r| ouota auxou.
VI 10, 148a 14-22, cfr. CHERNISS , Crit . of Plato, 4.
m Cfr. An. post . I 21, 82b 31.
m 8Xco £vavxtov xou iXrj&ou 1077a 14; xaxa p£vxoi dXr)&£ tav aSuvaxov 1081b
? ?
1; x lptuxa X yexat 6 xplxo? xpcStro? , contro Senocrate, 1083b 2. Soltanto raramente
si affaccia la sua pcoxla , per es . a 1084a 14 : xt? &rxai apt p.8? auxitTrtroc.
209
dcYaTxr)x&v et , abituale in Platone. In Aristotele si trova sei volte nell EN,
una in GA , e mai altrove.
324 ARISTOTELE

idee e otmai stata discussa tante volte, anche in opere che circolano fuori della scuola,
che in queste conferenze tenute nelFAccademia Aristotele pub limitarsi a trattarla som-
mariamente e senza scendere nei particolari.210 Con cauta formulazione, parla in un passo
dell anima come forma del corpo;211 e questa e verosimilmente la piu antica allusione
a quella dottrina . Se si paragonano i passi paralleli in My e in Ny , si sente subito la forte
differenza nel tono e nella forma.212
Trovo in questo libro un unico e chiaro rinvio ad un altra opera;213 e possibile che
un altro passo sia una citazione dal De caelo.2 M In un altro ancora, Aristotele promette
una trattazione piu particolareggiata;215 non sappiamo se egli mantenne poi la promessa.
Le circostanze qui ricordate parlano a favore dell ipotesi che la redazione di My
sia posteriore a quella di Ny .
Contenuto dell opera . Dice giustamente lo Jaeger 216 che lo sviluppo
del pensiero in questo libro mostra un rigore di disegno che non incon-
triamo di frequente in Aristotele . Dando un particolareggiato prospetto
del contenuto, lo Jaeger mostra poi con quanta coerenza sia attuata la
disposizione . Dopo l introduzione , Aristotele discute 1 ) i numeri matematici
puramente come tali , poi 2 ) la dottrina platonica delle idee , senza riferi-
mento ai numeri , quindi 3 ) le diverse teorie a proposito dei numeri come
separatamente esistenti ; infine 4 ) riassume il suo punto di vista ; tutte
queste teorie sono errate, perche sono errati i loro presupposti .
« Abbiamo parlato dell esistenza reale delle cose sensibili , e precisa-
mente nella Fisica di quelle legate alia materia , e in seguito anche di quelle
che esistono eternamente in atto » . Che nel primo caso egli intenda rife-
rirsi al primo libro della Fisica e palese; ma mol to diverse sono le spiega-
zioni che si avanzano per il secondo riferimento .217 La cosa piu verosimile
e che Aristotele pensi a Lambda e a De caelo I-II . Nella redazione piu an ¬

tica 216 dice che queste « esistenze percepibili ed eterne » non riguardano
la trattazione presente.
« In questo corso il mio tema e la questione se ci sia, oltre alle cose
percepibili , anche qualcosa di immutabile e di eterno che ha esistenza reale, e,
210
1076a 27 ouov v6 pou x Ptv Assai simile Pol . VIII 7, 1341b 31, dove Aristo ¬

211
1077a 33 olov el depot
-
tele spiega vopixu? con TOO? nitrous p.6vov eEraWre?.
TOIOOTOV , cfr . DURING, Protreplicus , 240.
212
Si confronti per es. cio che Aristotele dice dei Pitagorici in My 6, 1080b 16- 21
con Ny 1090a 30-35 e 1091a 13-20.
213
1076a 39 £v rotc, Siattoptrjpamv, quasi letteralmente concordante con Beta
998a 11-13.
T6 TEXEIOV , De caelo I 1, 268a 22.
214
1077a 31 TO aaipa iyei
215
1078b 5 paXXov yvinplpac, iv itXXois Ipoupsv.
216
Aristoteles , 185.
211
Lo pseudo-Alessandro ci vede un rinvio a Phys . II ; cosf anche il Bonitz e lo
Jaeger ; il Ross e F. Bassenge ( nella sua traduzione ) propongono ZH0, il che alio
Jaeger appare impossible. La cosa piu naturale pare a me che qui Aristotele alluda
alia sua nota distinzione delle ouaiat aEafbjxai in tpS-aprai ed dciSiot . L espressione
-
7tepl rij? oXrjs e certo una brachilogia per « in quanto esistono in unione con la
uXr) » . Cio che e tipico delle aEaS rjrai atStoi e che esse esistono solo xax svEpyEtav.
213
1086a 24.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 325

se questo e vero, che cosa esso sia . Dobbiamo in primo luogo prendere in consi-
derazione cio che altri hanno detto in proposito. La cosa e metodologicamente
importante, perche noi eviteremo con cio di cadere nei medesimi errori di quelli ;
d altra parte, se scopriamo che abbiamo con essi in comune una teoria, non
abbiamo bisogno di romperci il capo su di essa. Eisogna essere contend quando
si dice qualcosa di meglio, e qualcosa non peggio degli altri .
Ci sono in questa questione due tesi. Si dice da una parte che le gran-
dezze matematiche, come numeri, linee e simili, hanno esistenza reale. Dall altra
parte, si concepiscono le idee come realmente esistenti. Platone ammette tanto le
idee che i numeri ideali, Senocrate identifica idee e numeri, e Speusippo dichiara
che esistono soltanto i numeri matematici.219 E percio metodologicamente oppor¬
tune, in primo luogo, studiare le grandezze matematiche senza fare altre consi-
derazioni e domandandosi soltanto se esistono come tali, e, qualora esistano, in
qual modo. Parleremo poi delle idee, perb soltanto in compendio e nella misura
in cui lo richiede la ricerca, perche la maggior parte delle cose e gia stata detta
nelle opere destinate al pubblico. Finalmente dovremo discutere dettagliata-
mente la questione se i principi delle cose siano insieme numeri e idee ».
Scelgo dall esposizione successiva soltanto alcuni particolari, che illu-
minano il modo di pensare di Aristotele .
« Le grandezze matematiche sono concetti che esistono soltanto nel pen-
siero;221 si lavora perb con i triangoli, le linee, e cost via, come se avessero
esistenza reale. Cos e in tutte le scienze. Questi concetti generali sono nomi per
le proprieta delle cose; ad es., parliamo di sesso maschile e femminile, eppure
non si da niente di femminile o di maschile che sia separato dall essere vivente.
I concetti sono attualizzati soltanto quando noi li prendiamo in considerazione.222
Parliamo del bene nei giudizi etici, ma il bello puo esistere anche nelle
cose astratte.223 Alcuni pensatori affermano a torto che le scienze matematiche
non parlano del bello. Eppure che cosa sono l ordine, la proporzione e la deter-
minatezza formale, se non le proprieta piu eccellenti della bellezza ? Ora queste
si trovano in massimo grado nelle scienze matematiche ».
Cio che Aristotele vuol rilevare con questo argomento e che il bello
e impulso motore e fine anche nelle scienze matematiche.22* Non si tratta
219
1076a 20-22 quasi letteralmente uguale a Lambda 1, 1069a 34-35, evidente-
mente perche si tratta di una formulazione canonica.
220
In linea di massima 1 espressione k u> xzpixol X6yot indica tutto cio che non
rientra nella vera e propria attivitA scolastica dell Accademia, prima di tutto i dialoghi
di Platone e quelli di Aristotele stesso, nonche le analoghe opere degli altri Accademici.
Aristotele ha trattato la questione nel dialogo Sulla filosofia ; degli altri suoi « dialoghi
popolari » conosciamo in real til soltanto VEudemo. Le opere TTepl LSecov e TTepl xayafloO
non potevano essere definite i torepixol X6yoi. Gli altri Accademici avevano scritto
numerosi dialoghi, i cui titoli ci sono noti attraverso i cataloghi delle opere .
221
1077b 13 hi A6y<p p6vov.
222
1078a 30 bvTElExElch bene interpretato dal Ross. Concorda con la dottrina di
Zeta 8, vedasi sotto, p. 694.
223
1078a 32 xb Si xaXbv xal h> TOT? dexiv xot?. Cost anche EE I 8, 1218a 22,
vedi il commentario del Dirlmeier .
224
Per Platone la bellezza dei corpi e delle figure matematiche e una manifesta-
zione dell idea del bello ( Filebo 51c ).
326 ARISTOTELE

dunque di un giudizio di valore estetico; il concetto neoclassico della bel-


lezza gli era estraneo.
« Vogliamo ora esaminare la dottrina delle idee, la dottrina delle idee,
pero, vera e propria , senza collegarla alia natura dei numeri, ma come ori-
ginariamente la concepirono coloro che per primi affermarono che esistono
delle idee ». £ ovvio che dicendo « coloro » Aristotele intende Platone;
era l uso delle discussioni accademiche di indicare cost anche un singolo
pensatore.
213

Nelle notizie che da a proposito dell origine della dottrina delle idee
Aristotele cita tre fonti : Socrate, i Pitagorici, e la dottrina eraclitea del
fluire delle cose sensibili ; Platone avrebbe conosciuto in gioventu la dot ¬
trina eraclitea mediante Cratilo.
II modo di pensare e il metodo di Socrate ci sono ben noti grazie a
Platone e a Senofonte. Il punto di partenza dei suoi dialoghi, in cui cercava
di definire i concetti etici, e sempre il medesimo; lo si potrebbe descrivere
dicendo che muoveva dalle ambiguita verbali: 224 « giusto e cio che viene
universalmente riconosciuto per giusto, ma anche cio che e giusto per quel-
lo che lo fa » . Mediante esempi concreti Socrate si apre la strada fino a
una chiara concezione di cio che e « realmente giusto » . Nel suo riassunto
Aristotele dice che: « Due cose si potrebbero giustamente attribuire a So¬
crate, la prova mediante l approccio e la definizione dell universale. Egli
227

non fece della definizione e dell universale qualcosa di separate ». Dal pun ¬
to di vista formale questa affermazione non e esatta , perche e evidente che
« giusto » e « giustizia » in senso generate sono qualcosa di separate. Ma
quando Aristotele scriveva queste parole, cborismos e i verbi corrispondenti
erano espressioni cristallizzate in senso tecnico per indicare la « trascen-
denza » .
Come Platone giungesse alia determinazione di dare una nuova inter-
pretazione del concetto universale di Socrate e di enunciare una dottrina
delle idee esistenti per se, e questione controversa, e io non pretendo di
aver trovato la risposta esatta . Tuttavia , sulla base del materiale di cui
disponiamo possiamo anche trarre alcune conclusioni. Le notissime dot-
trine dei seguaci di Eraclito e degli Eleati misero Platone davanti alia
necessita di una scelta. Risulta chiaramente dai dialoghi quanto grande fosse
la sua stima per il « padre Parmenide ». £ vero che Aristotele nella sua
notizia circa l’origine della dottrina delle idee non fa parola dell influsso
degli Eleati, ma ne parla spesso indirettamente in altro contesto, e spe-
cialmente in Pbys. I 9. Dai Pitagorici e dalla geometria del tempo Platone
derivo il suo metodo,22* ma voile andare oltre i primi presupposti e spingersi

223
TIV £;
18 dice invece u 7r£Xa (3ev.
-
< , oE y.b) , oE TI&£VTE? ra? E8£a? e cost via . Lo pseudo-Alessandro 740,

226
Si confrontino le analisi semantiche di Aristotele (TioXXotycoc; XeyeTai ) .
227
Sarebbe meglio lasciar fuori il termine di « induzione » ( 1078b 30 ).
232
Menone 86e X£yco IE, uno&easooE yscopsTpai.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 327

fino a un principio, arche , che non fosse condizionato da presupposti ."' In


uno dei piu antichi passi dei suoi dialoghi , in cui parli inequivocabilmente
delle idee come di qualcosa che ha un esistenza autonoma oltre le cose sen-
sibili,230 egli si riferisce al metodo geometrico. II termine eidos o idea e dif -
fuso nella lingua quotidiana. Eidos ricorre spesso nelle opere dei medici per
indicare la « specie », la « sorta » : da questo uso si sviluppa il significato
di « genere, classe » . Per la prima volta, forse, Platone usa neWEutifrone
i due vocaboli nel senso tecnico che sara poi abituale: 231 « l idea per cui
e pio tutto cio che e pio ».
Come gia dissi alt rove ,232 e allettante raffigurarsi lo sviluppo della
dottrina delle idee come il passaggio da una teoria dapprima logico-seman-
tica ad una gnoseologica , e finalmente a una teoria dell essere. £ pero ab-
bastanza sicuro che essa si presenta cosi soltanto in una considerazione
retrospettiva. Psicologicamente e molto piu verosimile che si trattasse di
un unica concezione fondamentale,233 che poi venne a poco a poco elaborata
in tutti i suoi particolari . Quando pero ci sforziamo di comprendere la dot¬
trina delle idee e utile tener distinti i suoi diversi aspetti .
La dottrina delle idee riposa su due proposizioni che hanno per Pla ¬
tone il carattere di assiomi: 1) C e un idea , « l esser uomo »,23* di tal na-
tura che per ogni X e vero che e un uomo, alia condizione che partecipi
dell « esser uomo ».235 2 ) Se X partecipa di un idea, allora X non e iden-
tico all idea.234 £ manifesto che la maggior parte delle idee 232 e costituita
da concetti di generi: e a questo punto Aristotele trovo l appiglio migliore.
La sua opinione e che si definisce un genere in quanto si indica una carat-
teristica comune a tutti gli individui appartenenti al genere. Questa fonda-

229
Liside 219c , Fedone lOld, Repubblica 511b avu 7r6 £TO <; apy/r) . Il modello
dell espressione aristotelica foraTai TOO si puo trovare nel Fedone 107b xav TOUT OCUT8
aa< pt <; ybvrjTxt , ouStv r,T7) CT£Te 7repaiT£pco , cfr . Liside 219c.
230
Fedone 74a 7rczpa TauTa 7ravTa STep6v TI, OCUT8 T6 ICTOV.
231
6d £xetvo auTo T6 elSop , & 7riivTa Ta oma oaitx ECTTIV ; dimmi TTJV EScav T£;<
TTOT EOTIV.
232
Cfr . sopra , p . 270.
233
Ep. VII 341cd iE,otlyYr) <z olov anb Trupi? 7n)Sf ) (javTO <;.
auT 8 Sortv Sv pcoTO? , nel linguaggio tecnico dell Accademia auTodvOptoTrop,
234

1079b 33.
235
Repubblica 596a cISop yap 7rou TI £V rxaaTov cEcoOapiev TEOeaOai 7rcpl Sxaa-
TOV , olp TauTiv Svopa Imtpipofisv . Come suggerisce Svopa , c e qui un tipo di consi ¬

derazione semantico, illustrato da K .W . MILLS, « Phronesis » 1957 , 145 sgg. Questa


tesi fu sempre contestata da Aristotele, e per la prima volta nel ITept ESsoiv , Alex.
80, 8-15 .
234
Repubblica 597c, Timeo 31a . Il problema e discusso nel Parmenide 132b . La
relazione fra idea e copia ( o cosa sensibile ) non e di reciprocita , come Aristotele con-
tinuamente afferma , Phys . II 2, 193b 35-194a sg . , Zeta 14, 1039b 15-16 . Cfr . sopra,
p. 289 . L’obiezione abituale di Aristotele e che le idee si limitano a « raddoppiare »
le cose sensibili ( gia nel IIcpl ESetov , Alex. 76, 10 ).
232
Non c’e una teoria a proposito del numero delle idee , Lambda 8 , 1073a 18.
328 ARISTOTELE

mentale differenza fra l orientamento ontologico del pensiero di Platone e


quello logico-semantico di Aristotele 236puo essere espressa nei termini se-
guenti : secondo la dottrina delle idee tutti gli X sono elementi del genere
G, secondo Aristotele tutti gli X hanno la proprieta P. Genere e differenza
sono la hyle della cosa singola.
Gnoseologica e soprattutto la dottrina che considera le idee come ar-
chetipi . Nessun concetto puo esser affermato nel suo significato proprio
( kyrios ) a proposito degli oggetti dell esperienza . Le idee sono continua-
mente presentate come le condizioni della possibility di una conoscenza
scientifica.
Una concezione di questo tipo dei concetti universali, in cui manca
l esplicito riferimento ai fondamenti dell essere, si incontra nei primi dia-
loghi, nei quali, secondo l opinione generale, la vera e propria dottrina
delle idee non e ancora presente. Nel Carmide Socrate domanda : « Che cosa
e s5 phrosyne?m Poiche tu sai parlare il greco, sai certo anche dire che
cosa sia la saggezza » . Inizia cost la ricerca di generi piu ampi , entro i
quali si puo ordinare la saggezza ; essa viene a esser compresa sotto il con ¬
cetto del bello, to kalott . Si dimostra poi che si deve sapere che si agisce
240

saggiamente; dunque la saggezza e sapere di qualcosa. L esame del pro-


241

blema di che cosa sia l oggetto di questo sapere 242 conduce al risultato che
si tratta di una scienza del bene e del male.243
Decisivo e il passo seguente: se una cosa ha una proprieta, questa pro¬
prieta deve esistere da qualche parte al di fuori della cosa. La presenza 244
di questa proprieta nella cosa ci autorizza a descrivere la cosa nei termini
di cui ci serviamo. La proposizione che « l idea e cio che ha la cosa » e il
fondamento incrollabile della dottrina delle idee.245 Con l affermazione che
le idee esistono separatamente dal mondo sensibile, come « essenzialita »
fuori del tempo e immutabili, la dottrina sta e cade.246 Per Aristotele il
chorismos delle idee era dunque il primo appiglio che si offriva . Le forme
esistono per lui « nella natura », mentre per Platone esistono « al di la
dell essere » .
La relazione e la critica della dottrina delle idee nelle due redazioni ,
in parte concordanti, di Alfa 6 e 9, My 4-5 e 9 sono state molto discusse.247
,
28
Repubblica 544c e Politico 285b £v etSet XETTOCI , 262b T6 pLcpoq apia clSot;
1%£ TCO .
234
159a rt £<rav xat O 7TOT6V TI.
240
164 c 7rpoatpEaii;, ma espressa soltanto negativamente.
2,1
165c 47uar)f)|X7] rt5 xa( Ttvo? , T6 eESevai , 172a a T OISEV xal & |X7j OTSEV .
212
168d .
2,5
174 b.
2,4
7rapouota , cfr . Phys. I 7, 191a 7.
245
auxi 5 S<mv .
246
Cfr . sotto, p . 687 , nota 155 .
247
Alfa 6, 987a 32 - b 20 ( senza riferimento alle idee-numeri ) concorda nella
struttura con My 4 , 1078b 12-32. L’esposizione di My 4 e piu ricca, e non puo essere
un estratto da Alfa 6 . Dopo 1078b 32 viene una sezione, che ricorre quasi alia lettera
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 329

Degli argomenti dello Jaeger a favore della sua tesi che Alfa e la redazione
piu antica , se prescindiamo da quelle considerazioni che non hanno alcun
appiglio nel testo, ne rimangono essenzialmente due soli.24* Egli rileva che
in My Aristotele si riferisce in tre passi a passi di Beta , il che e esatto o
e almeno estremamente verosimile, e che si riferisce una volta 249 ad Alfa,
il che sicuramente non e giusto. Non c e dunque in My alcun rinvio ad Alfa.
II secondo argomento e legato alia sua interpretazione dei passi in cui
compare la prima persona plurale.250 Jaeger afferma che Aristotele usa in
Alfa la prima persona plurale « dovunque si parli della dottrina delle
idee ».a La cosa non e vera ; nemmeno nel nono capitolo Aristotele e coe-
rente. Si pud al massimo dire che quei passi costituiscono un indizio del
fatto che Aristotele tenne quelle conferenze nell Accademia: ma e piu
verosimile che essi siano residui rimasti dall originale. Per quanto e a me
dato vedere, il Ross non ha addotto alcun nuovo argomento.252
Jaeger vide che la Metafisica e costituita da parecchie opere singole.
I suoi studi sulla storia della formazione della Metafisica aprirono una
nuova strada , e molti dei suoi risultati sono ormai universalmente consi-
derati esatti. Tuttavia egli non riusci a liberarsi dalla tradizionale convin
zione che Aristotele avesse scritto una Metafisica. Ora e veramente tempo
-
che noi rinunciamo una volta per tutte a questa convinzione. La Metafisica
e una raccolta di conferenze di scuola riunite sotto questo titolo 255 da An-

in Alfa 9, 990b 2-991b 9. - My 4, 1078b 32-1079b 3 = Alfa 9, 990b 2-991a 8; 1079b


3-11 e soltanto in My ; My 5 , 1079b 12 - 1080a 8 = Alfa 9 , 991a 8 - b 9; l ultima
proposizione nella redazione di My ha una formulazione piu logica che in Alfa 9. La -
notizia sul ruolo di Socrate nella formazione della dottrina delle idee compare in tutte
le tre redazioni ; Alfa 6, 987b 1-9; My 4, 1078b 17-32, il passo piu dettagliato: non
puo essere fondato su My 9 ; My 9, 1086b 2-7 ; il riferimento tv loic, ?(i.7rpo<rOev non
quadra con nessuna delle redazioni conservateci.
2
Aristoteles , 175-176.
2
1086b 2, vedasi CHERNISS, Crit . of Plato 189, e la sua particolareggiata di-
scussione dell intero problema ( 189-202 ).
250
Contraddetto da CHERNISS, Crit . of Plato , 490. Chi legge senza pregiudizi
992a 24-29 « abbiamo omesso », « diciamo parole vuote » deve immediatamente con
cludere che qui parla un critico della dottrina delle idee.
-
251
Aristoteles, 176. Osserva con piena ragione il CHERNISS ( 490-491): « Aristo¬
=
tele non si considerava un platonico [ un seguace della dottrina delle idee ] quando
scriveva Metafisica A ; ma il capitolo 9 £ una lista di argomenti da lui ricavati dalle
sue opere precedenti; in qualcuna di queste gli argomenti platonici erano presentati
con la prima persona o perchd tali opere erano dialoghi, o perchd in esse la critica fu
scritta dal punto di vista di un membro dell Accademia anche se forse un membro
dissenziente e gli argomenti furono poi qui riassunti con i termini usati negli scritti
originari ».
252
Nell introduzione alia Metafisica egli accetta l ipotesi fondata sull uso del
« noi ». A p. 158 scrive che « l anterioritit di A pub esser dedotta quasi con certezza
da un confronto con i passi paralleli in M ». Non adduce pero alcuna motivazione.
252
xa [xexa xa ipuaixtl. H. REINER, Die Entstehung und urspriingliche Bedeu -
tung des Namens Metaphysik , « Zeitsch. f . philos . Forsch . » 8, 1954, 210-237, presenta
330 ARISTOTELE

dronico, e fra di esse soltanto ZH® formano un’unita . £ del tutto naturale
che Andronico collocasse come introduzione della raccolta il libro Alfa:
i magistrali primi capitoli e il grandioso impianto della rassegna sulla storia
dei problemi giustificano la sua scelta . Ma l ordinamento dei libri proget-
tato da Andronico non impegna noi in alcun modo.
Le tre relazioni sulPorigine della dottrina delle idee e le critiche delle
idee, coincidenti quasi alia lettera , in Alfa 9 e in My 4-5 risalgono a opere
piu antiche e per noi perdute. Che la critica delle idee espressa quasi al
modo di formule derivi dall opera Suite idee puo esser ritenuto sicuro.
Sicuro e anche che Aristotele trasse alcuni elementi dal secondo libro del
-
dialogo Sulla filosofia , ma sull estensione di questi prestiti Alessandro non
da alcuna informazione. Le fonti per le notizie sulla storia dei problemi
ci sono ignote. Come sottolinea il Cherniss, e pero importante il fatto che
e diverso l orientamento: in Alfa 6 l influenza pitagorica vien posta forte-
mente in rilievo, in My 4 e definita modest a .251 Soprattutto, come il Cher¬
niss dimostra nei singoli particolari, l esposizione in My 4 e piu unitaria
ed e meglio formulata . Un confronto preciso fra Alfa 9 e My 4-5 conduce
al medesimo risultato. L argomento 1079b 3-11, che manca in Alfa 9, e lo-
gicamente collegato a quanto precede. La conclusione di My 5 da l’impres-
sione di riprodurre la redazione originaria .255 Anche il seguito di Alfa 9,
da 991b 9 sino alia fine del capitolo, ha l apparenza di un estratto da altra
opera . La sezione 992a 24 - b 9 potrebbe senz altro derivare dall opera Sui¬
te idee.
Le molte e contraddittorie ipotesi sul rapporto dei testi paralleli nelle
tre opere [ Alfa , My 1-9 e My 9b-Ny ) dimostrano che questi testi non ci
offrono alcun appiglio per la costituzione di una cronologia relativa. £ piu
fruttuoso considerare ciascuno per se e come un unita questi tre corsi, e do-
mandarsi quale ne e la tendenza , quale ne era lo scopo.
1 ) Alfa.
« La filosofia e la conoscenza dei primi principi e dei motivi che spiegano
le cose. Secondo la mia opinione, esistono quattro fondamenti ultimi di tal
genere, come ho gia spiegato nelle mie ricerche sulla natura. Il mio tema e ora
di dare, mediante uno sguardo riassuntivo alle opinioni dei precursori e un
esame critico di queste opinioni, la dimostrazione che la mia dottrina e giusta.
Uno sguardo d insieme ai tentativi dei pensatori piu antichi per scoprire quei
fondamenti conferma l’esattezza della mia dottrina. Se sottoponiamo a esame
sistematico questi tentativi, troviamo da una parte che nessun pensatore ha
ammesso un principio che non corrisponda ad uno dei quattro aitia da me pre-

dapprima correttamente la documentazione antica ; contro tutte le attese, pero, conclude


poi che o Aristotele stesso, o Eudemo, avrebbe composto la Metafisica nella forma at
tuale e le avrebbe dato questo titolo. Lo pseudo-Alessandro ( ad 1036b 32 = Eudemo
-
fr. 124 WEHRLI ) dice semplicemente che Eudemo si e occupato del trattato Zeta. La
storia narrata da Asclepio non ha alcun valore di prova. Cfr . sotto, p. 665.
254
1078b 21 7rept TIVCOV oXfytov ... ixeivot; SE.
255
1080a aXV ou Sta xa etSrj. In Alfa 9 queste parole formano l inizio di una
nuova sezione.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 331

sentati, dall altra, che essi non hanno chiaramente compreso gli aitia. Natural-
mente la dottrina platonica delle idee metita una patticolare attenzione. L esame
critico conferma la mia tesi che tutti i precedenti pensatoti hanno inteso in modo
inadeguato i principi, mediante i quali si devono interpretare i processi della
natura. In verita la cosa non e sttana, perche la filosofia delle cose prime era
allora ancora ai suoi inizi ».
Lo scopo di queste conferenze e perfettamente chiaro. Aristotele vuol
difendere il suo punto di vista e rafforzarlo mediante il confronto con i
precursori. Questo corso sta rispetto a Phys. II nel rapporto in cui sta Ny
rispetto a Lambda. Non soltanto dal punto di vista stilistico, ma anche per
contraddizioni di contenuto la critica delle idee nel nono capitolo rimane
fuori del disegno complessivo.256
2 ) My 9b - Ny. Il problema principale di Ny e in qual misura la dot¬
trina delle idee e dei numeri ideali dia la possibilita di ricondurre le cose
sensibili ai fondamenti dell essere. Aristotele indica l errore fondamentale
della dottrina platonica dei principi nella derivazione delle idee da due
supremi elementi dell essere, il che, a suo giudizio, e in parte assurdo per
se, in parte, qualora si accetti questa dottrina , contraddice all eternita e
alTimmutabilita delle idee. Il suo scopo e dunque di criticare senza riguardi
la dottrina dei principi.
My 9b - Ny e in certa misura un complemento a Lambda. In Lambda
Aristotele presenta la sua dottrina, in Ny confuta le dottrine degli avver-
sari. I rapporti di contenuto, a volte letterali, fra Lambda e Ny confermano
la stretta affinita dei libri. Stile e tono depongono a favore di una datazione
antica: io ritengo accertato che My 9b - Ny rappresenti uno dei piu antichi
corsi di Aristotele.
3 ) My 1-9. La questione di fondo e qui se l assunzione di numeri, idee
e idee-numeri come « essenzialita » che esistono separatamente dalle cose
sensibili contenga o no in se delle contraddizioni. Nel suo complesso l espo-
sizione e una confutazione di questa dottrina, errata secondo il giudizio di
Aristotele. Anche in quest opera la sezione corrispondente ( in My 4-5 ) ad
Alfa 9 non rientra nel disegno complessivo.
Per la cronologia relativa di My 1-9 ed Alfa non riesco a trovare alcun
appiglio sicuro. In entrambi i libri Aristotele si riferisce a Beta : ma rimane
qui aperta la possibilita che si tratti di aggiunte. Lo scopo delle due opere
e assolutamente diverso. La sezione che hanno in comune deriva da opere
precedenti; la relazione di My 4-5 e piu accurata , ma non possiamo di qui
trarre alcuna conclusione per la cronologia relativa dell opera nel suo in-
sieme. In My 1-9 Aristotele cita il nome di Platone soltanto una volta ,257
non nomina affatto Speusippo e Senocrate, sebbene discuta approfondita-
256
A 991a 9 si dice che le idee non sono aitia in nessuno dei modi in cui abitual-
mente si usa il termine; a 988a 8, invece, che Platone conosce due aitia, forma e ma¬
teria. La sezione 992a 24-b 9, che deriva dall opera sulle idee, contiene una critica
che va molto oltre quelle formulate nelle restanti parti del libro.
1083a 32.
332 ARISTOTELE

mente le loro dottrine. £ certo collegato a questo il fatto che in My 4-5


egli sostituisce le prime persone plurali della fonte comune con forme della
terza persona. Tutto do si riconduce alia costante, estrema cura dello stile
in Af i 1-9.
Che Aristotele abbia tenuto entrambi i corsi nell Accademia e cosa di
cui non dubito. Soltanto nell Accademia poteva trovare un uditorio che
si interessasse tanto, e fin nei particolari, a questi problemi, e che fosse
abbastanza competente da poter seguire un’esposizione spesso condotta
soltanto per accenni.251 I due corsi, il cui scopo e diverso, furono a mio
giudizio tenuti verso la fine del periodo accademico. Per considerazioni di
carattere generale, sono incline a collocare Alfa prima di My.
La controversia intorno alia dottrina delle idee e alle alternative acca-
demiche di questa teoria si protrasse verosimilmente per l intero periodo
accademico di Aristotele. Quando questi giunse ad Atene e comincio i
suoi studi nell’Accademia , trovo la dottrina platonica dei principi e delle
idee, quale era esposta nella Repubblica e negli altri grandi dialoghi anti ¬
chi, gia nella forma di una dottrina costituita e conclusa in tutti i suoi
punti essenziali . Nella Repubblica poteva gia trovare prefigurata anche la
dottrina, piu tardi dettagliatamente discussa nel Sofista , del mutuo rapporto
fra le idee.2 Il suo primo maestro fu Eudosso. Come Speusippo e Seno-
crate, anche Eudosso aveva un opinione diversa a proposito della dottrina
delle idee. Per un aspetto importante l Accademia era del tutto diversa da
altre scuole filosofiche: non c’era alcun autos epha ( « dice il maestro » ).
Il giovane Aristotele si trovo fin da principio in una compagnia in cui era
naturale che ciascuno, in ogni questione filosofica di attualita , dovesse avere
un opinione personale e ben fondata . Si puo ben supporre che lo scambio
delle idee fosse vivace; chi aveva un’opinione propria doveva ogni giorno
esser pronto a difenderla. Sarebbe del tutto errato raffigurarsi la situazione
nell’Accademia piu o meno come se Aristotele, da giovane neofita, se ne
fosse stato seduto ai piedi del maestro, succhiando umilmente la sua sa-
pienza, senza osar di avere una propria opinione.
Gli anni che seguono il ritorno di Platone ad Atene intorno al 365
sono quelli della vera fioritura dell’Accademia. I numerosi dotti che si
trattenevano allora in Atene non erano certamente degli eremiti, ma si
incontravano spesso per discutere nel peripato di Platone.2 Platone scrisse
in quegli anni i suoi dialoghi filosoficamente piu importanti, che vennero
divulgati nell’Accademia mediante pubblica recitazione. Da gran tempo si
e stati tentati di vedere nel giovane interlocutore del Parmenide a nome
Aristotele un’allusione di Platone al suo giovane e intelligente scolaro.
Considerata la situazione storica, e cosa assolutamente naturale che
nelle sue prime opere a noi note Aristotele si misurasse con la dottrina delle
idee. Gia nei Topici cita in parecchi luoghi criticamente « i seguaci degli
251
Sulla cosiddetta scuola di Asso, cfr. sopra, p. 19.
m La xoivtovla eJStov, Repubblica 476a.
m
6 ?!;co TicplnoLzoc,, DURING, Biogr. trad . T 36, 319.
LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE 333

eide ».M Sappiamo da Alessandro che per la critica della dottrina delle idee
in Alfa 6 e 9 utilizzo tre opere antiche.M La critica della tesi platonica sul
non-essere nell opera sulle idee presuppone che Aristotele conoscesse bene
questa teoria discussa nel Sofista. £ dunque verosimile che i tre lavori piu
antichi di critica alia dottrina delle idee siano stati scritti soltanto dopo la
pubblicazione del Sofista.
11 pensiero di Aristotele fu sin da principio orientato verso il mondo
della realta sensibile. Nelle opere giovanili come in quelle tarde egli affer-
ma: « che le cose esistano e evidente, lo vediamo ».M L' ousia , cio che ha
realmente un esistenza separata, e un « questo », un tode ti. Platone affer-
mava invece che le cose sensibili non sono un « questo », ma soltanto qual-
cosa di « tale o tal natura ». * II concetto di ousia di Aristotele e percio
fin da principio fondamentalmente diverso, e per questa ragione e la sua
arma piu importante nella disputa intorno alia dottrina delle idee. Con-
tinuamente Aristotele ritorna su questo argomento: « £ indiscutibile che
-
la cosa singola esiste, e dunque e un' ousia , se anche le idee sono ousiai ,
si origina per logica necessita un regressus in infinitum » . £ d accordo con
Platone sul fatto che, per motivi di gnoseologia e di psicologia del pen¬
siero, si deve postulare qualcosa di universale oltre le cose sensibili ; soltan¬
to non vuol riconoscere il chorismos. Sono chorista le cose sensibili, non
gia gli eide e gli universali. Riconosce anche che gli eide sono ontologica-
mente necessari per delimitare e determinare cio che e privo di forma.
La questione di fondo non e pero mai per lui, come e per Platone, che
qualcosa perviene all esistenza, ma come si debba spiegare la genesis eis
ousian. Due concetti hanno in lui il carattere delle idee platoniche, e cioe
il principio del movimento, to proton kinoun akineton , e il bene o il hello
in quanto fine ultimo dei processi riaturali , tagathon o to aidion kalon.
Questi due principi primi sono chiamati da Aristotele aidioi ousiai akinetoi ;
come le idee di Platone esistono « separati », cboristai , e come le idee sono
apatheis.
« La questione del rapporto fra l Uno e i molti non e di ieri o di oggi,
ma sara sempre nuovamente riproposta »: cosf dice Platone nel Filebo.M
In quasi tutte le opere del periodo accademico Aristotele parla in tono

261
Discussione approfondita in CHERNISS, Crit. of Plato, 5-10.
Per A 6, 987b 33 = Alex. 56, 35 e A 9, 990b 17 = 85, 17 Alessandro cita il
Ilepl T&ya$oo ; per A 9 = 98, 21 cita il Ilepl tSecov ; per A 9, 992a 10 = 117, 24
adduce il Ilepl <pi7oao <p £ac.
Phys. II 1, 193a 2, un opera giovanile; in opere tarde: Gamma 5, 1010b 14
e Theta 3, 1047a 4-6. Anche nel Corpus ippocratico, De arte 2.
* Non x<58e TI, ma TOIOUTOV, Timeo 49de ; non IxeTvo, ma TOIOUTOV olov exeivo,
Tedone 74de. £ possibile che nelle Leggi 893e Platone riproduca, con le parole
1) xaO-e< jT7)xuia il concetto di ousia di Aristotele.
5
Cfr. l ottava aporia di Beta 999b 9 7r£ pa?. Chiara l espressione di Lambda 3,
1070a 2 etc 6 8i x8 eI8oc.
M
15d, cfr. Zeta 1, 1028b 2.
334 ARISTOTELE

critico della dottrina delle idee , e lo fa anche in opere in cui si occupa di


questioni del tutto diverse.267 Nelle opere giovanili si esprime a volte in
modo davvero crudo,26* nelle opere piu tarde il tono e piu pacato. In M y
1-9 tratta la dottrina delle idee come una teoria invecchiata e superata.

7
Per es. De caelo I 9, 278a 5-6.
** Cfr. sopra, p. 293, a proposito dello stile del libro Ny ; De phil. fr . 10 Ross
8ia ipiXoveixlav ; An. post . I 22, 83a 33 TepexlapaTa.
V
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO,
I FENOMENI FONDAMENTALI DELLA NATURA

Le opere
L opera cne noi chiamiamo la Fisica di Aristotele nacque allorche Andronico Hum
sotto il titolo di <Pu<ruaf ) Aicpiaffto; quattro scritti dedicati al movimento e al cambia-
mento in quanto fondamentali fenomeni della natura. A proposito dell edizione di
Eudemo possiamo stabilire con sicurezza soltanto che essa non comprendeva il settimo
libro.1
Nel primo libro Aristotele illustra i principi sulla base dei quali si puo intendere
la generazione delle cose naturali, nel secondo i mezzi che ci rendono possibile la cono-
scenza della struttura dei processi naturali. Di queste due opere abbiamo trattato sopra,
alle pagine 234-282. Nei libri III-IV il tema fondamentale e la struttura del processo
del movimento, in particolare la struttura della continuita. Per il contenuto, i libri LVI
sono fra loro strettamente collegati: niente si oppone all ipotesi che essi siano stati
scritti nell ordine in cui oggi si succedono. Il settimo libro e frammentario, ed e verosi-
milmente l opera piu antica della raccolta , l ottavo e sicuramente la piu recente. Le
.
parole iniziali del trattato rkpi £tpcov KLVT'IO EW diedero ad Andronico il pretesto di
ordinare l opera fra gli scritti zoologici.
Pbys. VII non & mai citato nelle altre opere del Corpus. Come Meteor. IV e
De part. an. I, Pbys. VII e una delle opere che non erano note prima di Andronico, e
che verosimilmente soltanto da costui furono inserite nel Corpus al posto che attual-
mente occupano. Il testo e in parte conservato in due versioni , a e 3 Come suppone
il Ross, e probabile che 3 sia un rimaneggiamento dovuto ad uno scolaro; in parecchi
luoghi del testo la lingua non e aristotelica. Troviamo nel libro due riferimenti, in
forma generica, a qualcosa che e stato detto in precedenza ; nessuno dei due prova che
sia inteso il nostro libro V.2
Il giudizio di Alessandro,3 che l esposizione e XoYtKWTEpo , cioe piu teorica che
negli altri libri, e esatto. Del resto essa e nei primi tre capitoli diffusa ed elementare ;
il quarto capitolo e aporematico e pieno di pensieri che si sovrappongono: e piuttosto
un promemoria per uso personale che un manoscritto per una lezione. Nel breve quinto

1
Sulle discordanti notizie antiche orienta il Ross nella sua introduzione, pp. 1-5.
2
VII 1, a 242b 41 = 3 242b 7 elptjTai 8e rapl TOUTOJV ZV TOI <; nporepov e in-
terpretato come un rinvio a V 4. - 3, 247b 13 xaOdmcp efptjrai 7rp6repov puo riferirsi
a V 2, 225b 15. - In 3 242a 6 7tav yap TO xivouptevov Siaipexov ?jv il Ross vede un
'

rinvio al libro VI; ma il carattere del testo 3 non lascia trasparire con sicurezza se
la parola ?jv provenga da Aristotele.
3
Simpl. In Pbys. 1036, 11-13. Parti del commentario di Alessandro sono con-
servate nella traduzione arabica, vedasi S. PINES, Omne quod movetur necesse est ab
aliquo moveri , « Isis » 52, 1961, 21-54.
336 ARISTOTELE

capitolo Aristotele ritorna sulla proposizione iniziale del primo, e pone il problema
della relazione fra motore, mosso, distanza e tempo, per poter confutare, in questo
modo, uno dei paradossi di Zenone. Manca una conclusione. Non si puo dire che lo
scritto sia un corso o un trattato con uno scopo ben preciso e condotto fino al termine.
Dalla frase iniziale alia conclusione del terzo capitolo l esposizione ha una faticosa
coerenza ; gli altri due capitoli non sono in realta estranei al disegno, ma vi mancano
le solite transizioni e ricapitolazioni. £ ovvio vedere nel libro VII una serie di fram-
menti che furono conservati, perche contenevano molte idee che non si trovano in altri
luoghi del Corpus.
Era opinione dello Jaeger che il libro VII fosse nato in un periodo, in cui
Aristotele non considerava ancora superata la dottrina delle idee.4 Nelle parole di 249b
23 el &7TLV •f ] oucta egli vedeva una prova del fatto che Aristotele considerava
« ancora » ouaiai i numeri oppure le idee-numeri.5 Ma cio che Aristotele intende dire
e che la sua conclusione e valida anche se si accetta questa tesi. Alio stesso modo si
esprime, per es., in Theta 8, 1050b 34, EL & pa ii\i<; cioi (pOttEu; 6 TOWXUTGCI outrlai
-
ota? Xifoucriv oi hi row; Xhyou; T&<; i8£a <;, e ancor piu istruttivi sono i passi dei
Topici in cui parla delle idee come di un topos fra molti altri.7 Da un riferimento alia
dottrina delle idee privo di qualsiasi impegno non si puo indurre niente a proposito
della posizione di Aristotele verso questa dottrina.
Il secondo argomento addotto da Jaeger e Ross per una datazione antica e il
riferimento di 246b 4-8 alle dpETal TOU Questa espressione platonica si
trova in Aristotele soltanto in opere che, per comune ammissione, sono antiche. Il fatto
che essa ricorra anche in Phys. VII non ci dice pero nulla circa la relazione del sec-
timo con gli altri libri della Fisica. Come vedremo in seguito, dobbiamo dedurre gli
argomenti per una datazione antica dal contenuto, dall orientamento e dalle partico-
larita dell impostazione.
Phys. III -VI . Risulta dall introduzione che Aristotele ha progettato queste confe
renze * come un unita, e le ha scritte d un sol tratto, dopo i primi due libri. Il tema
-
di questi sei libri e la cosa che h in movimento e cambia. Nel primo libro Aristotele
illustra la struttura che si deve presupporre quando parliamo del divenire e della gene-
razione di una cosa; nel secondo i quattro fattori di cui dobbiamo tenet con to nella
spiegazione del movimento e del cambiamento di una cosa; nei libri III-VI analizza
il processo del movimento. Il movimento presuppone il continuo e non e per parte sua
possible senza il luogo e il tempo. £ dunque necessario studiare questi concetti fisici
di relazione 10 nel loro mutuo collegamento, e precisamente come le determinazioni
comuni e piu generali delle cose.
L ordinamento dei libri III-VI e accurato: III 1-3 4-8 iforeipov , IV 1-5

4
Aristoleles, 313. Egli accolse questa idea da E. HOFFMANN, De Aristotelis
Physicorum libri septimi origine et auctoritate, Berlino 1905, 26. La tesi dello Jaeger
fu confutata da H. CHERNISS nella sua recensione, « Am . Journ . of Phil. » 56, 1935,
261-271. Il Ross invece la accetta senza obiezioni.
5
Si confrontino queste parole con Ny 6, 1093b 7, dove Aristotele parla ironica-
mente delle « famose nature dei numeri » , al hi TOI? aptOpoi? <puaei? al £raxtvou (ievai.
4
Cosi anche nel Protr. B 36 DURING, cfr. De caelo I 9, 278a 16, GC I 7, 324b 21.
7
V 7, 137b 3-6, cfr. W. WIELAND, Die aristotelische Physik , 213.
* Espressioni come Xtyco 8 olov mi vuv a 209a 33 indicano che Aristotele scrive
in vista dell esposizione orale.
’10 I l l 1, 200b 20.
Cosi e detto chiaramente a IV 11, 219a 12-14.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 337

i6 no<; , 6-9 KEV6V, 10-14 xp4 °9 Dopo questa sezione viene una ricapitolazione. II libro
V 1-2 tratta della idvrim? come cambiamento, ttETaftoXV), e si ricollega a III 1 con un
riferimento.11 Con V 3 comincia la discussione del concetto di continuo, OWEX£?, che
prosegue nel libro VI. Un ditopta alia fine del quinto libro ( 231a 5-17 ) non appartiene
al testo originario. Non e raro trovare aggiunte di questo genere alia fine di un libro;12
esse attestano gli sforzi del redattore per trovare una sede conveniente ad ogni testo
aristotelico conservato.
In questi quattro libri le singole sezioni sono strettamente collegate fra loro
mediante riferimenti. Non viene citata alcuna altra opera del Corpus. La breve allusione
.
di III 7, 207b 34, atTia TETpax k presuppone che 1 ascoltatore sia a conoscenza della
cosiddetta dottrina delle quattro cause del secondo libro. Aristotele annuncia in due
passi che discuteril in altro contesto la questione del itpwTOV Ktvouv dKivqrov.13 Cio
che dice in III 5, 204b 25-27, a proposito delle quality degli elementi, mostra che non
ha ancora elaborato la teoria esposta nel GC ; per questa ragione osserva a IV 5, 213a
4-5, che ne trattera in seguito con maggior precisione. Cio che si legge in IV, 214b 1-9
a proposito deH affermazione degli Atomisti, che non si pub spiegare la crescita senza
ammettere un KEV 6V, e esposto in modo piu maturo e dettagliato in GC 321a 9-29. A
IV 5, 212b 21 Aristotele tratta dei quattro elementi e dice alfHjp b> Ttp oupavtp; dubito
che avrebbe usato questa formulazione, se avesse gia sviluppato la teoria del npdrtov
ffwpa nel De caelo. Alcune questioni che appaiono nel settimo libro come problemi
sono presentate in III-VI come definitivamente risolte.14 Dagli argomenti che ho qui
addotto traggo la conclusione che i libri III-VI furono scritti dopo Phys. I-II e VII, e
prima di Phys. VIII, GC e De caelo.
Phys. VIII . Nella bella introduzione all ottavo libro Aristotele si domanda se il
movimento, che e quasi la vita del mondo della natura, abbia avuto mai origine, o se
sia eterno. « Trovare la risposta giusta a questo problema sara utile tanto alia nostra
teoria degli accadimenti naturali, quanto al nostro approccio al primo inizio o principio
del movimento ».15 Con 1 espressione 'f ) rapl qniffEax; ftewpia intende evidentemente la
sua esposizione dei fenomeni fondamentali del mondo naturale in Phys I-VI . Comincia
immediatamente dopo la sua discussione con un riferimento a cio che precedentemente
-
aveva stabilito iv TOL; (putriKoi?. II corso di lezioni che ora comincia non trattera pero
soltanto il processo fisico del movimento, ma gettera nuova luce anche sulla questione
del principio del movimento, che non e piu di pertinenza della fisica. Quando scriveva
queste parole, Aristotele pensava forse alia sua discussione del TtpwTOV KIVOUV <XK (VT)TOV
in Lambda. £ interessante quel che dice nel terzo capitolo a proposito del c£ Xo<; -
11
224b 11, l unico in tutto il libro.
12
Gli esempi migliori ne sono My 1086a 18-1087a 25; Ny 6, 1093b 21-29; incerti
invece i casi di Alfa 10, Epsilon 4 e Theta 10.
13
III 1, 201a 25-27 hE, itXXcov {farai SvjAov ; VI 10, 241b 12-20. La conferenza
progettata e o il nostro libro VIII, oppure una trattazione anteriore a questo e oggi
perduta. Il primo rinvio potrebbe adattarsi anche al libro Lambda.
M
xa x6?~ <£vSpias, viaos-uyleta, Syvola- TaaTf|) XY) , cfr. 201a 29-b 2; 202b
16-22; 225b 10-33.
15
-
251a 5 7rpJ> 2pyou yap ou pivov rrp &q rJjv TIE pi 9UCTECO? Hcwptav ISeiv rijv aXyj -
Aeiav , aXXa xai 7tphi; rijv plHoSov T)JV irepl dcp / lj? T9)<; np (hrr] Q . Quel che noi chia-
miamo metodo si esprime in Aristotele con zpoimc, r? js pcSloSou . Con iii&oSop egli in ¬
tende in generale una conferenza diretta a un fine determinate, « la via che conduce
al fine ».
340 ARISTOTELE

giore che in tutte le altre sezioni della Fisica . In seguito vedremo che in ZH0 il pen-
siero di Aristotele e orientato in senso biologico in grado molto maggiore che in tutti
gli altri libri della cosiddetta Metafisica .m Soltanto dopo il periodo accademico egli si
occupera seriamente e positivamente di zoologia e di botanica , e soprattutto di problemi
di fisiologia . A me pare sicuro che in Phys . VIII si riferisce a tesi che ha sviluppato e
motivato nel De anima e nelle fondamentali opere zoologiche. Sulla precisa collocazione
dell opera si possono pero fare soltanto congetture. Non e inverosimile, a mio avviso,
che il ritorno di Aristotele ad Atene significasse anche un ritorno a vecchie problema-
tiche. Trovo percio del tutto credibile che l ottavo libro della Fisica , una matura medi-
tazione elaborata accuratamente, sia stato scritto nel secondo periodo ateniese .
Il De motu animalium e una delle opere piu notevoli del Corpus Aristotelicum .
Studiosi come Brandis, Rose, Zeller e Hicks lo giudicarono non aristotelico; ma dopo
Jaeger 31 e Farquharson 32 nessuno dubita piu della sua autenticita . Il trattato & stato
pero relativamente poco studiato. Aristotele stesso delinea il tema nelle parole conclu¬
-
sive come TOpl Kotvf );c Kiv/jaeox;, nell introduzione come uepl TTK KOIVTK ai da<; xou
KiveioDat Ktvq<uv Snoiavouv . In Phys . VIII 2 definisce il movimento degli animali
come il problema piu difficile;33 presenta certo una soluzione , ma non dice nulla a
proposito del modo in cui T6 itsptlxov da l impulso al movimento. Secondo la sua
opinione tante volte affermata , il motore e il mosso devono essere mutuamente in
contatto.34 Nell essere vivente e evidentemente la volonta ( Sps ;) che funge da mo-
tore ; ma con qua mezzo 33 questa volontit comunica l impulso al movimento? La
risposta e questa : x6 irveupa trupupuxov e l organo mediante il quale la volonta
muove il corpo verso il fine , che a essa si presenta . Scopo dello scritto e di dame
la dimostrazione. Certo Aristotele pensava di dare, mediante una dimostrazione
del genere, una soluzione fisiologicamente adeguata al vecchio problema dell anima
come Apx'fl Kiv/greux;. Con Koivf ] KLVQOX egli intende dunque in generale la capacita
di movimento degli esseri viventi.34
Si trova nel trattato una quantita straordinaria di riferimenti ad altre opere,37

35
Una locuzione particolare, cui non si deve forse attribuire eccessivo valore, si
trova soltanto a 262a 3 e in Zeta 1 , 1028a 17 SvOpoirax; r) OE6? come esempio di
un ouoia.
Das Pneuma im Lykeion , « Hermes » 48, 1913 , 27-74.
31

Nella Oxford Translation : le note del FARQUHARSON sono pregevoli. Manca un


32

commentario sdentifico. Sull edizione di L. TORRACA, Napoli 1958, si veda la mia re-
censione in « Gnomon » 1959, 415-418.
33
253a 7 pdXtaxa 8 av 86i;eiev SxetvI' 7roP av -
34
699a 15 ivi xr) xivi <; ixivfjTou Oiyyavov xivetv , cfr . VIII 5, 258a 18-21 .
33
703a 5 hi 8k TO ? a& fuasi Set Tt slvat ocopa TOIOUTOV .
36
Degna di nota e la distinzione dei movimenti a 703b 3 in £XOUCTIOI , dxouotot ,
oox ixoutitot .
37
Riferimenti ad altre opere : 698a 4 £v k-zipoiq = PA e De inc .; 698a 9
Suiptovat TtpSvepov = Phys. VIII 5, 258b 4-9 ; 699a 27 pufkxdx; 7totouvTe<; = Hes .
Theog . 517 ; 699b 31 Svepo? SOTOJ X 6 yoq non e un riferimento; 700a 18 etprjrat =
per es . De inc . 3 ; 700a 21 dcXAo? Zoyo? = Lambda 8; 700a 29 dcXXo? X6yo; = GC ;
700a 29 ijvTtep <pap6v = Phys . VIII, 260b 33 e 261a 17 ; 700b 5 Trpoxepov etprjxat
= Dean. 416b 17 ; 700b 8 Swiptoxat TtpSxepov £v xot? irepl Tr;t; 7rpd>T7) i; tptXoootplai;
= Lambda 7 , 1072b 3 ( perche soltanto qui e non in Phys . VIII Aristotele dice
Ttva xpirrov xtvetxat ) ; 700b 21 xaxa xa5 elpr) p£ va <; ev dXXoti; Statpopa? = De an.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 341

che provano inequivocabilmente che il De motu animalium fu scritto dopo Phys. VIII
e De anima. Colpisce la frequenza con cui, ricorrendo a un fiLXoq iffxw Xiyex;,
Aristotele rifiuta di allontanarsi dal tema principale. Troviamo numerose, talvolta lette-
tali reminiscenze di Phys. VIII e De an . III. Tutto sembra indicate che fta le opere
aristoteliche sul movimento questa e la piu tarda.

I Problemata physica. Come osserva H. Flashar,39 e fuor d ogni dubbio che Aristo¬
tele stesso £ l autore dei Problemata; ma £ altrettanto sicuro che i Problemata a cui
Aristotele si rifetisce non sono identici alia silloge post-teofrastea di cui noi disponiamo.
II Flashar ha minuziosamente e approfonditamente discusso la questione del rapporto
fra i perduti Problemata autentici di Aristotele e la raccolta conservatasi; come lui,
io sono dell opinione che la raccolta conservata non dovrebbe essere utilizzata come
fonte per tesi o dottrine di Aristotele, anche se talune idee che in essa ricorrono sono
petfettamente aristoteliche.

Che cosa e la Fisica di Aristotele ?


« Nella sua struttura complessiva, la Fisica di Aristotele non e niente
altro che una trattazione della natura tutta dal punto di vista delle quattro
III 3, 427b 14; 702a 12 otav TcoXkayoxj eip7)xapev = per es. De an. II 5, 417a 1,
ma il passo principale £ GC I 1; 703a 11 elptjxai b> ttXkoic, non si trova alcun rife-
-
rimento nel Corpus , nel Ilepl Trveupaxot; non c b nulla a proposito della a&mjpla
xoij nveiSpaxoi;; 703a 17 ItXkoz X6yo; < non £ un riferimento; 703a 29 e b 4 = De inc.;
il prospetto del contenuto nella frase conclusiva e immediatamente comprensibile. -
Rinvii all interno dell opera: 700a 4 7] rciXai Xey&eiffa. dbropla = 699b 12-30; 701b
33 &anep etptjxai = 700b 25; 702a 27 dprjTai 7tp6xepov = 698a 17; 703b 18
elprjTat rtpdxepov = 700b 17.
38
698a 14 - b 4 pepeiv TI = De an . Ill 10, 433b 21-24; 699a 15 Aiyyavov
= Phys . VIII 5, 258a 18-21; 699b 18 dSuvaxov X£yexai TrXcovayco? = DC I 11, 280b
31 - 281a 7 ( piuttosto che De int . 13 o Theta 4); 700a 6 ijpx7) xat = Lambda 7,
1072b 14; 700a 31 xfi SXtp - x« Ipptp = ( anche 700b 30-32 ) = Phys. VIII 2, 252b
25 (l argomento inverso), e anche 260b 32; 700a 34-b 3 = Phys. VIII 7, 261a 5-7;
700b 1-3 auxi alxiov auxco ou8b> = Phys. VIII 6, 258b 26-29; De an. II 4, 416b
16, GA II 1, 735a 13, cfr. Ilepl 8ta £ x7)? 4, VI, 474 LITTRE; 700b 23 xtveT xpcoxov x8
opexxov xal 8tavor) x6v = Lambda 7, 1072a 26; 701a 1-2 e spiegato da De an. Ill 12,
434b 32-33; 701b 20 eI8o? x8 vooupevov = De an. Ill 3, 427b 21-23; 701b 34
axoXou&et - = PA IV 5, 679a 25 e 11, 692a 23; De an. Ill 3, 427b 22
CTup7rdox PE ; 701b 34 Sttoxxiv xal <peuxx6v = De an. Ill 9, 432b 27-28 ( a 702a
° '' la promessa di De an. Ill 10, 433b 19); 702a 34 (3axxv;pta - yelp
21-b 11 soddisfa
= Phys. VIII 5, 256a 12; 703a 5 8pei[ IQ come xtvouv xivoupevov = De an. 433b 16-19;
703a 10 [cxtavxa xouxtp verosimilmente sulla base di De somno 456a 15-18 loybv
7totei r) xou 7rveupaxo;< ; 703a 20 &ai <; xal = Phys. VII 2, 243a 16, e anche
Ilepl 8ialx7) ;< 6, VI, 478 LITTRE. In nessun altro scritto del Corpus Aristotele si volge
cost costantemente come nel De motu a considerate l opera dell intera sua vita.
39
Aristoteles. Problemata Physica, Bd . 19 in Aristoteles Werke , hrsg. von E
Grumach, Berlino 1962.
” Verosimilmente una cuiraccolta
raccolta di SvSoE,a e
di materiali del medesimo carattere di quella
si allude in Top. I 14, 105b 12.
342 ARISTOTELE

cause da lui distinte ». Questa interpretazione, che si puo ben dire tradi-
zionale, della Fisica aristotelica e assolutamente falsa. La Fisica di Aristotele
non e un esposizione d insieme, e non forma una unita sistematica. Suo
oggetto sono i processi della natura, le cose naturali e cio che a esse accade,
la generazione, il mutamento, il 42movimento. I principi che Aristotele sta-
bilisce non sono fine a se stessi. Diversamente da Platone, egli non con-
sidera i principi come l essere, ma semplicemente come mezzi per la spie-
gazione del processo della natura . La cosiddetta dottrina delle quattro cause
e un metodo euristico, mediante il quale egli studia la struttura degli acca-
dimenti naturali. Cerca gli aitia e le archai sol tan to nella misura in cui lo
aiutano a intendere il mondo dell esperienza naturale.
Secondo la concezione moderna, il compito della fisica teorica consiste
nel ricavare dal materiale dell esperienza delle connessioni dal significato
piu ampio possibile. Anche per Aristotele questo era il compito della fisica.
La differenza fra la moderna fisica teorica e la sua e che per lui erano molto
piu ristretti i dati dell esperienza , che gli era ancora totalmente sconosciuta
la fisica sperimentale, e che egli non dava una formulazione matematica
alle sue proposizioni.
La maggior parte delle esposizioni della Fisica aristotelica accorda
la massima importanza ai principi che Aristotele stabilisce e ai dogmi che
formula.45 Si dice anche che il suo metodo sarebbe nella Fisica costantemen-
te sillogistico e deduttivo, in contrasto con il metodo empirico degli scritti
biologici. Si parla percio abbastanza sdegnosamente di questa sua « fisica
da scrivania ». In realta, non esiste alcuna differenza degna di nota fra
il suo metodo e il suo modo di pensare nella fisica e nella zoologia . Punto
di partenza e per lui l esperienza;45 troviamo a volte l argomentazione de-
duttiva , quando presenta pedagogicamente la sua opinione, ma non la
troviamo quasi mai nelle discussioni dei problemi. Ritiene che il suo com ¬
pito consista nell inserire, mediante una continua analisi strutturale, ogni
particolare all’interno di un contesto in cui tutto diviene comprensibile e
puo essere spiegato. Il mondo dell esperienza immediatamente data e un
caos di impressioni,46 in cui il nostro pensiero crea un ordine. La cosa e il
linguaggio non devono essere separati ; giungiamo alia conoscenza della
cosa mediante l analisi dei nessi linguistici con cui parliamo della cosa
41
H. LEISEGANG, art . Pbysik , RE XX, 1040.
42
I 2 , 185a 4 7) yap dpyv) TIV6<; T) TIVCOV.
45
Fa eccezione W. WIELAND, Die aristotelische Pbysik , Gottingen 1962, lavoro
veramente eccellente, a cui io debbo molto.
44
« Accentuo il metodo sillogistico... la sua fisica fatta in poltrona e in netto
contrasto con il suo modo di lavorare direttamente sul terreno in biologia »: C.A.
BOYER, Quantitative sciences without measurement : The physics of Aristotle and
Archimedes, « Scientific Monthly » 60, 1945, 358. Cito queste parole semplicemente
perche sintomatiche di una convinzione largamente diffusa .
45
IV 3, 210b 8 E7raxTixco <; OXOTTEIV ; V 5, 229b 3 EX T5j? ETtaycoyij? ; V 1, 224b
30 TOUTOU 8k mart? EX r5j<; ETraycoy?)? ; VII 2, 244b 3 ecc.
44
I 184a 22 Ta cruyxEXujz va.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 343

in questione. II circolo cosa ( dati dell esperienza ) - pensiero - linguaggio -


cosa e cosi chiuso. Aristotele non vedeva niente oltre il linguaggio, e non
riconosceva come Platone un ordinamento dell essere distinto dalle forme
dell espressione. Coerentemente egli suppose che le cose e i processi natu-
rali non fossero altrimenti da come li pensiamo e da come ne parliamo.
Per questa ragione la posizione del problema ha in lui sempre questa forma:
che cosa intendiamo, quando parliamo in questo o in quel modo delle cose ?
Aristotele sapeva naturalmente , e lo disse, che le cose esistono indi-
pendentemente dalle nostre sensazioni. « La percezione non e affatto per-
cezione di se medesima ; esiste anzi qualcosa di diverso dalle percezioni dei
sensi, e di primo in rapporto alia percezione. Cosi, ad esempio, il movi-
mento esiste indipendentemente dalla nostra percezione, ma quando defi-
niamo il tempo come cio che possiamo misurare nel movimento, allora
il tempo esiste soltanto per noi, che lo misuriamo » ." Non ha alcun senso
domandarsi che cosa siano le cose « in se », poiche il nostro pensiero e
in certo modo tutto l essere. Il principio del materialismo tanto antico che
moderno e, come e noto, tutt altro: si crede che sia possibile trovare le
piu piccole pietruzze di cui e costituito l universo. Non molto tempo e tra-
scorso da quando si riteneva effettivamente che fosse possibile considerare
quelle particelle elementari come l estrema realta oggettiva. Questo tipo
di materialismo ha tuttavia , ai giorni nostri, subito una grave scossa ; i
giorni migliori della fisica modellistica 48 sono passati. La distinzione carte-
siana fra res extensa e mens , fra un decorso oggettivo nello spazio e nel
tempo da una parte, e dall altra l anima , in cui si rispecchia quel decorso,
non e piu , oggi, il punto da cui muove la scienza della natura . Quando lo
scienziato osserva e descrive i processi naturali, egli e secondo la formu-
lazione di Niels Bohr non soltanto un osservatore, ma anche un attore
che partecipa alio spettacolo della natura .49 Le conoscenze che otteniamo
sulla natura si realizzano sempre attraverso la forma della nostra domanda:
fra noi e cio che un tempo si chiamava la realta oggettiva sta sempre il
nostro modo di porre il problema. L immagine della natura nella scienza
naturale esatta dei nostri giorni , dice Heisenberg , non e piu un quadro della
natura , ma un quadro dei nostri rapporti con la natura . Oggetto della
ricerca non e piu la natura in se, bensi la natura che si presenta alle que-
stioni poste dall uomo.
Questa concezione dell oggetto della scienza naturale e in linea di
massima affine a quella di Aristotele. Con la proposizione che il pensiero
e in certo senso tutto l essere, egli traccia sobriamente i confini della nostra

47
Phys. IV 14, 223a 16-29 e Gamma 5, 1010b 31-37.
48
W. HEISENBERG, Das Naturbild der heutigen Pbysik , Amburgo 1955, descrive
molto piacevolmente come egli lesse, da giovane studente, il Timeo di Platone e si
convinse che le rappresentazioni grafiche degli atomi dovessero essere necessariamente
false. « Nacque allora in me la convinzione che non si potesse assolutamente studiare
la moderna fisica atomica senza conoscere la filosofia greca della natura ».
44
Cfr. sotto, p. 675, nota 90.
344 ARISTOTELE

conoscenza . Come osserva giustamente il Wieland e un errore parlare qui


di soggettivita o di oggettivita, poiche questa e una distinzione che Aristo-
tele assolutamente non fa.
Lo studio dei concetti di movimento, spazio, tempo e continuo in Phys.
III-VI e fisica teorica di alto livello, specialmente se noi poniamo mente
a come Aristotele affronta la questione e a come conduce l argomentazione.
L aspetto piu interessante e appunto questo, il suo modo di pensare e il
suo modo di scoprire i caratteri essenziali dei concetti di spazio, tempo e
continuo soltanto grazie al suo acume, senza avere strumenti ne altro mezzo
che una conoscenza assolutamente primitiva della natura. La sua genialita
sta nel collegamento delle funzioni.
Considerata da un altro punto di vista, la sua Fisica non e pero cio
che noi chiamiamo fisica. Soltanto in piccola misura i dati dell esperienza
sono costituiti da reali osservazioni. L impostazione delle questioni piu
importanti Aristotele la trovo nei suoi precursori e in particolare nella filo-
sofia di Platone. Con la sua teoria del movimento egli intendeva superare
la dottrina platonica dell anima come origine di ogni movimento naturale.
Per questa ragione in tutte queste opere egli muove da posizioni della
filosofia platonica. Molto opportunamente il Wieland 51 accenna al fatto
che nella Fisica si notano insieme la vicinanza a Platone in alcuni particolari
e una distanza da Platone grande quanto e possibile in cio che e fonda-
mentale. Che Aristotele si misuri continuamente con le tesi platoniche del
Timeo , & owio. L Owen e il Solmsen 52 hanno mostrato poi quanto forte
fosse su Aristotele l influenza della problematica, della terminologia e del
metodo dialettico del Parmenide platonico. Sarebbe pero un errore con¬
cludes di qui che nella sua Fisica Aristotele fu soltanto un continuatore di
Platone, soltanto un abile raccoglitore e sistematore. Cio che egli riprese
da altri, lo fece proprio. Aristotele e il fondatore della fisica come scienza
delle cose naturali: 54 « Movimento e cambiamento sono i fenomeni fonda-
mentali della natura ; chi non intende questi fenomeni, non intende la na¬
tura » . Nessuno prima di lui aveva detto questo.

Il settimo libro della Fisica


Nei primi tre capitoli Aristotele vuole dimostrare che ogni movimen-

Die aristoteliscbe Pbysik , 45-46.


51
Die aristoteliscbe Pbysik , 49.
G .E.L. OWEN, Ti&evai ra <pcuv6 /xeva , in Aristote et les problemes de m£-
thode , Louvain 1961 , 83-103. F. SOLMSEN, Aristotle s System of tbe physical world ,
Cornell UP 1960.
51
Per questa tesi e tipica l esposizione di E. HOPPE, Mathematik und Astronomie
im klassischen Altertum , Heidelberg 1911 .
54
T& qjiioei 6 vTa , 192b 8 .
55
III 1 , 200b 14 . 9601? significa il « mondo del divenire » , i processi della
natura .
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 345

to naturale implica il muoversi essendo mosso. Cio che da l avvio al mo-


vimento o al mutamento deve essere in contatto fisico con cio che e mos¬
so.54 Nel caso del movimento nello spazio la cosa e facile da vedere: ogni
movimento del genere puo essere ricondotto alia trazione e alia spinta.
Anche nei mutamenti qualitativi e quantitativi cio che da l avvio al mu ¬

tamento e in contatto con cio che muta. Quindi Aristotele dimostra che
cio che noi chiamiamo mutamento qualitative o quantitative e fondato uni-
camente sulla nostra sensazione.57 La sua interpretazione fenomenologica
degli eventi naturali viene qui chiaramente in luce.
« Tutto ci6 che e mosso deve necessariamente essere mosso da qualcosa.
L opinione [ di Platone ] che ci sia qualcosa che si muove da se, perche e mosso
nella sua totalita e non in forza di qualcosa di esterno a esso stesso, e del tutto
simile alia posizione di uno che volesse affermare, nel caso che AC metta in
moto CD, e sia insieme mosso esso stesso, che AB non e mosso da niente sem-
plicemente perche non e evidente quale dei due e il movente e quale e mosso ».
Cost gia nella prima frase Aristotele si volge contro la tesi platonica
dell anima come origine di ogni movimento.5* Formula consapevolmente la
sua tesi fondamentale in modo che la proposizione ricordi un celebre passo
del Titneof Platone pero parla la soltanto in generale del reciproco rap-
porto fra il motore e cio che e mosso nel campo della meccanica ananke.
Il movimento delle cose inanimate avviene, secondo lui, meccanicamente
in base alia regola che « il simile cerca il simile ». In Aristotele la pro¬
posizione che « tutto cio che si muove deve essere mosso da qualcosa »
ha altro senso che in Platone. Questa e una tecnica non inconsueta nella
sua polemica contro Platone; senza dover fare il nome di questo, egli ot-
tiene il risultato che l ascoltatore capisca immediatamente quale sia il suo
bersaglio.
Non e intenzione di Aristotele, in quest opera, di definire il movi¬
mento oppure di analizzarne lo sviluppo. Egli si domanda invece: che cosa
accade nel momento in cui ha luogo un movimento, e in cui tutti gli de¬
menti della concatenazione del movimento sono dati insieme e istantanea-
41
mente ? Il principio che « il movente viene mosso in quanto subisce un
56
.
244b 2 ou84v 4cm pera u , cfr . Parmettide 149a . aitTEaSiou presuppone che
xplxov 4v p4aco ou84v elvat.
57
248a 7 4v TOI? alafhjToii; yly\e rat xal 4v xco ala&7] xS> poptep xi) ;< 4v
(KXXco 8 ouSevl 7rX j)V xaxa < jup cp7) x 6t;.
58
3
Sarebbe certo piu esatto dire che Platone identifica la vita e il movimento
naturale. Fedro 245e noiv yap ocopa qi pev |uX0V, $ S bjSo&ev
xi xivEia 9at ici
aixco 45 auxou 4 pi
59
57e.
| '
-
iuxov, on; xauxT)? oiicnjc <ptiaeox; 4'UX 7 Cfr. sotto, nota 294.
60
81a xa&dbrEp 4v xco TOVT TOVTOC ij epopa yiyovev , r;v xi OUYYEV 4;< 7iav cp4pc-
xat 7rp8; < 4aux6. Cfr. sotto, p. 430. La proposizione di 243b 10 ouS 4axtv SXko xt
ybio$ xtWjaecoi; cniYxpicrt? xal Siixpiai? e diretta contro la tesi platonica di 80c.
Le parole chiave sono depa ed eu 9 u?. Cost anche nella discussione della ca¬
tena delle cause che conducono all azione, Be motu 701a 15 e 30, ed EN VII 5,
1147a 28.
346 ARISTOTELE

movimento » conduce alia conclusione che « il movimento di cio che e


mosso e quello del movente debbono procedere insieme ». In un condizio-
namento non temporale non si da pero un regresso all infinito; c e dunque
un primo movente, che nello stesso tempo subisce un movimento. Non si
tratta qui, come in Phys . VIII , del primo movente immobile, bensi di quello
che e di volta in volta immediatamente il primo movente. Nel suo secondo
argomento Aristotele si rifa alle proprieta di un continuo e all irrealta del-
l infinito. Nell argomentazione segue l abituale metodo dialettico, cioe quel¬
lo che consiste nel dimostrare che affermando l opposto si giungerebbe a
conseguenze assurde. Gia gli antichi commentatori osservarono, giustamen-
6
te, la debolezza della sua dimostrazione. * Anche nell ottavo libro pero
Aristotele si limitera a mostrare come sia impensabile un infinito regresso.
Nel secondo capitolo vuol dimostrare che cio che da l avvio al movi¬
mento deve essere in contatto con cio che e posto in movimento , e senza
che fra i due sia presente un terzo elemento. La dimostrazione viene data
per ciascuna delle tre fondamentali specie del movimento. Aristotele non
parla di cio in vista di cui si svolge il movimento, ma dell inizio della
catena del movimento. Illustra dapprima il caso del movimento nello spa-
zio. Quanto mai interessanti sono qui la distinzione della locomozione in
trazione, spinta , trasporto e rotazione, e la discussione che poi segue. Ari¬
stotele afferma qui che la rotazione, e cioe il movimento circolare, e com-
posta da una trazione e da una spinta , e che in realta tutte le specie del
movimento nello spazio potrebbero essere ricondotte alia trazione e alia
spinta . Troviamo questa dottrina anche nel trattato Sulla dieta , il cui autore
fu certo un contemporaneo di Aristotele. Ora essa e inconciliabile con l am-
missione di una speciale natura del movimento circolare; lasciandola cadere
a favore della tesi platonica del movimento circolare come movimento per-
fetto, Aristotele si chiuse la strada per giungere a una corretta dottrina del
movimento.
Nella discussione dei mutamenti qualitativi si affaccia un pensiero
che viene poi parimenti messo in disparte. « Come si deve spiegare il fatto
che il fuoco, ad esempio, sia tratto a se dal legno, sebbene non ci sia alcun
contatto ? » . Aristotele non riusciva a liberarsi dalla convinzione che un
7

oggetto A non potesse influire su un oggetto B senza un contatto fisico.

62
242a 22 = 58 dpa YiYveaSai TY]V TOU xivoupivou xal TTJV TOU XIVOUVTO% x £-
V7) <nv .
242b 71 &are dvayx7) foraaSai xal elva £ TI icpcjTOV xivouv xal xivoupevov.
Il testo 3 a 242b 34 e Simplicio 1047, 15 dicono, di fatto, la stessa cosa.
64
Cfr . in proposito il saggio del PINES citato sopra, p. 335 .
A 256a 17.
243a 17 fix7)01? Slvy/ ms, come principio di divisione soltanto in
De inc. 704b 23, come £ pya Trjc; xiv oeca; nel De motu 703a 19. I due concetti di
SXxeiv-toa civ si trovano anche nel Ilepl Siafnr]? 6.
67
244a 12; similmente GC I 6, 323a 32 <papi:v yap evtoxe T6V XunoOvTa OC7TTECT-
Oai pcov , che egli considera evidentemente solo una metafora.

MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 347

« Se cio che da immediatamente l avvio a un movimento locale e fisico


deve necessariamente essere in contatto oppure essere continuo con cio che e
mosso, come vediamo in tutti i processi, allora [ in una concatenazione di movi-
menti ] il motore e cio che e mosso devono essere continui ed in contatto, e
l intera catena deve formare un unita » .
Questa tesi deve pero essere modificata in Lambda e in Phys. VIII ,
perche il primo movente immobile non puo essere in contatto con il primo
oggetto che si muove.
La teoria che in ogni concatenazione di movimenti motore e mosso
devono essere in contatto reciproco, e che la totalita e « un unita », sta
alia base della discussione dei processi psicologici che ora segue. « Quando
percepiamo qualcosa direttamente attraverso i sensi, questo e un movi¬
mento trasmesso dal corpo mentre i nostri organi di senso patiscono qual-
cosa.w Tutto cio che subisce un mutamento qualitative e trasformato da
cose che sono percepibili dai sensi; parliamo di trasformazione unicamente
per quei processi che siamo capaci di percepire » .70 Il punto di partenza e qui
dato dalle cose e da cio che di esse avviene, ovvero, per dire in altri ter¬
mini, dal modo in cui di esse parliamo. Nel De anima , la dove Aristotele
illustra il processo della sensazione, si dice: « la sensazione si fonda su un
essere mosso e su un patire, poiche sembra essere una trasformazione » .
La sezione che segue mostra per qual ragione Aristotele abbia cost
strettamente delimitato il concetto di alloiosis ( mutamento qualitative ). Egli
non vuol estendere il concetto di mutamento ai casi in cui cambia la forma
o la configurazione, o al cambiamento in una condizione durevole.72 « Non
chiamiamo piu bronzo la statua, ma diciamo che e di bronzo.73 Certo la gene-
razione include dei mutamenti percepibili, ma non e alloiosis. Quando una
materia ha raggiunto una determinata forma, non denominiamo piu la
cosa cost originatasi secondo la sua materia ; se invece la materia subisce
soltanto un mutamento e acquista altre proprieta , noi non cambiamo il
suo nome. Risulta da cio chiaramente che la generazione di una nuova
forma non e un mutamento qualitative » . Si vede qui con particolare
chiarezza come l analisi dell uso linguistico costituisca il punto di partenza
di Aristotele. A fondamento della sua argomentazione sta un principio lo-
gico , da lui formulato nell’opera Sulle catsgorie , e cioe la posizione spe¬
ckle delI ousia , la contrapposizione fra la prima e tutte le altre categorie.
Mutamento e tutto cio che compare nelle cose, ma un uomo o una statua
si genera .
Poi prosegue cost :
« Quegli stati che chiamiamo eccellenze o vizi dell anima e del corpo non

242b 59-63 cTvat xi Pc, artavrov £v.


49
244b 11-12.
70
245b 3-6.
71
II 5, 416b 32-33.
<r/ rnxa , |zop <pf ) , Pq.c,. Cfr . sotto, pp. 371, 430
72
71
Cfr. Phys. I 7, 190a 25.
348 ARISTOTELE

hanno nulla che fare con il movimento o il mutamento, perche sono concetti
di relazione.74 Questi stati dipendono dal fatto che le proprieta stanno fra loro
in un certo rapporto, e questo puo essere eccellente o cattivo, o qualcosa di
intermedio. Intendiamo per eccellenza una perfezione: per ogni cosa si di un
punto in cui essa raggiunge la sua piu alta perfezione, ed e percio anche in
massimo grado conforme alia sua natura.73 Un cambiamento dello stato all intemo
della scala perfezione-manchevolezza e un cambiamento nel rapporto delle pro-
porzioni. Per tali casi non parliamo di mutamento qualitativo, anche se per es.
il passaggio dalla malattia alia salute include in s6 dei mutamenti nelle qualita
fondamentali caldo-freddo-solido-fluido. Alio stesso modo stanno le cose per gli
stati delTanima. Le fondamentali disposizioni del carattere sono relazioni propor-
zionali: l eccellenza significa perfezione, la malvagita un deviare 76 dalla perfe¬
zione. L eccellenza mette un uomo nella condizione di utilizzare in modo cor-
retto i sentimenti che sono suoi propri ; le cose stanno nel modo opposto in un
uomo malvagio. L eccellenza morale e connessa al piacere e al dolore fisico,77
giacche piacere e dolore accompagnano in noi le azioni, il ricordo e l aspettazione;
nell azione e una percezione che suscita piacere o dolore, nel ricordo e nell aspet-
tazione e il pensiero di qualcosa di percepito. Lo stimolo viene dunque dalla
percezione sensibile di un mutamento, ma l eccellenza o la malvagita morale non
sono mutamenti ».78
Aristotele accolse da Platone la dottrina che considera la salute come
una simmetria delle qualita fondamentali e l idea che ci sia un ordine
stabile tanto per il corpo che per l anima ," ma fece di entrambe un uso
completamente diverso. £ degno di nota come nel testo qui sopra riportato
si rivelino le basi fisiologiche della sua etica .
Ancor meno ha che fare con movimento e mutamento l attivita della
mente:
« Il sapere e qualcosa di relativo, e per gli stati fondamentali del pensiero
non si pub parlare n6 di mutamento n6 di generazione. Chi ha la facoltH di
acquisire il sapere non viene in possesso del sapere in quanto b mosso o mutato,
ma in quanto un altra cosa viene ad aggiungersi.81 Quando infatti si presents

74
La cosa e meglio illustrata in V 2, 225b 10-33.
75
246a 14 T6TE ydcp £<m pdcXurra xaxa <piiaiv.
74
8x<rraai;< , certo nel medesimo significato di Cat . 8, 10a 1. £ evidente che qui
in Phys. VII Aristotele tiene presente lo schema delle Trot6nf )Te;< illustrato in Cat. 8.
77
247a 7. Quasi identica la formulazione di MM I 6, 1185b 36 ed EE II 1,
1220a 34 . Il Dirlmeier traduce « la virtu si esplica nel campo del piacere e del
dolore ». Un po piu dettagliata l esposizione di EN II 2, 1104b 4-11.
74
La forzatura della formulazione dipende dal fatto che ad Aristotele non b
ancora venuto in mente di usare in senso tecnico il vocabolo £vepyeia per indicare
questa specie di x l v i j t n C f r. De an. II 5, 417a 15.
246b 5 orujjtiJtETpta Heppcov xal | V > cosl" anche Top. VI 6, 145b 8.
80
Gorgia 504b x optop xal xa i?. AJtre
(
'UXP notizie in JAEGER, Aristoteles , 39-42.
81
-
247b 5 rep licXXo uTrdtp ai. Sebbene egli usi qui il vocabolo ivepyeiv, non ha
ancora escogitato la terminologia che piu tardi sara corrente. La dottrina dei tre gradi
si trova nel Protrettico, e, pienamente sviluppata, in De an. 417a 21, dove Aristotele
dice costantemente Evepyeiv. Nella proposizione T6 yp aflai xal T6 evepyetv Sptoiov
TOUTOI? vediamo la dottrina dei tre gradi in statu nascendi.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 349

una singola cosa concreta, si conosce il singolo con l aiuto dell universale.*2
Nemmeno quando si traduce in pratica il sapere si puo parlare di una genera-
zione , come non se ne parla quando si guarda o si tocca ; impiegare il sapere e
cosa analoga all impiegare la facolta della vista . Anche la comprensione originaria
non e una generazione; anzi: comprendiamo e sappiamo qualcosa in quanto il
pensiero si acqueta e si arresta . Proprio cosi : il sapere e la comprensione pos-
sono essere considerati la conseguenza del fatto che l anima passa dalla naturale
agitazione alia stasi . Per questa ragione i bambini non possono giudicare sulla
base delle sensazioni n6 imparare in modo uguale agli adulti, perche in essi
grandi sono l agitazione e il movimento ».
. Questa analisi della « comprensione originaria » e un singolare adatta -
mento di pensieri platonici.” Platone nomina di sfuggita una spiegazione
fisiologica dell atto del pensiero a lui nota, e che noi troviamo anche nel
trattato Sulla malattia sacra. Il nucleo essenziale di questa dottrina , che
risale verosimilmente ad Alcmeone, afferma che il pensiero ha inizio nel
momento in cui la mente si ritrae dall incessante fluire delle sensazioni,
delle opinioni e dei ricordi, e si stabilisce una condizione di calma." Ov-
viamente, una tesi simile non e conciliabile con la dottrina platonica del-
1 anamnesis. Inoltre, quando Platone parla dell agitazione dell anima, in-
tende una debolezza della nostra natura, che ci sbarra la strada della ve-
rita. Soltanto se superiamo questo impedimento e con il solo pensiero
contempliamo l essere stesso troviamo la verita .
L attivita del pensiero e nei suoi primi gradi, secondo Aristotele, un
processo fisiologico, e ha dunque qualcosa che fare con il movimento. Dal
caos delle impressioni si condensa improvvisamente « un universale » in
quanto noi scopriamo nella molteplicita cio che e generale. Il pensiero
vero e proprio comincia con queste « generalita dell esperienza » . Soltanto
in questo passo Aristotele descrive in maniera cosi decisamente fisiologica
l origine di virtu e vizio e del pensiero razionale; ma persino in questo con-
testo non vuol parlare di generazione. Non ha ancora formulato la cosid-

!!
Sta a fondamento di tutto questo l idea che dapprima ogni nostra esperienza
sia confusa impressione , ooYXEXU|i.6va , e quindi vi si metta un ordine con l aiuto del
xaH6Xou . Repubblica 524c ( Teeteto 193c 8ia piaxpou xal (j.9] Ixavu? 6 p £iv ) e Phys. I ,
1 , 184a 22. Ci si deve guardare dalPintendere , in questo contesto, il termine xa&6Xou
nel senso di « concetto » o « concetto generale ».
247b 9 IZ, ipxij? Xrjijii? -rij? lmcnijp.r)Q . Cfr . Fedone 96b lit. |i,vr) p.7)? xal
86 Xa(3o6a7)? T6 r) p £ jj.£ tv xaxa -rau-ra ylyveo&ai ImaTrjfj.Ti'j, cfr . le testimonianze
in DIELS-KRANZ, Alcmeone 24 A 11 . « Ci6 che si aggiunge » e la conoscenza del
xa 6Xou. Platone dice soltanto ripcptEiv , Aristotele aggiunge o-rijvai ( cosi anche in An .
post . II 19, 100b 2 ) verosimilmente per confermare la cosa con una delle sue etimo-
logie. Si veda R . EUCKEN, Die Etymologien bei Ar ., « Neue Jahrb. » 100, 1869, 243-248.
Platone parla nel Fedone 66d e nella Repubblica 602 della xapayi] TIJ?
M
De morbo sacro 14, VI 388 L. ox6oov 8 &v dlTpejj.ri <T7) 6 6yx6<paXo ypivov ,
TOOOUTOV xal 9povsi iSvdp(07ro?.
85
Fedone 66de.
86
247 b 1 068 £<mv au-roiv ybiemi; .
350 ARISTOTELE

detta dottrina dei tre gradi { capacita - possesso - esercizio ) fondata sui due
concetti di potenza e di atto, ma i termini e i concetti si trovano gia in
questo capitolo.
81

Senza ricollegarsi a quanto precede, la sezione che ora segue passa


al problema della commensurabilita dei movimenti. Aristotele risponde ne-
gativamente alia questione se tutti i movimenti siano commensurabili in
relazione alia velocita. La conseguenza sarebbe infatti che una curva o un
arco di cerchio potrebbero avere la medesima lunghezza di una linea retta,
il che appare ad Aristotele impossibile . La ragione di questa errata con-
clusione e da indicare nel fatto che egli concepiva la questione come un
problema di geometria ; per il curvo e per il retto non c e un’ unita geo-
metrica di cui entrambi siano multipli. Aristotele pensa sempre qualita-
tivamente, non quantitativamente, e anche l’incommensurabilita consiste
per lui in differenze qualitative, non quantitative. Se avesse trattato il
problema sotto l aspetto fisico, sarebbe stato costretto a dirsi che l’espe-
rienza quotidiana insegna che il curvo e il retto sono paragonabili. Anche
qui, dunque, ci imbattiamo nel suo errore piu gravido di conseguenze: la
distinzione del movimento naturale nel movimento rettilineo e in quello
, circolare, fondamentalmente diverso dal primo.
Chi si fa una gioia di censurare Aristotele per la sua pedanteria tro-
vera in questo capitolo un ricco materiale; non dovrebbe pero dimenticare
che questo suo lavoro di chiarificazione era a quei tempi necessario. A noi
e difficile immaginare che cosa comportasse per la discussione filosofica il
fatto che i molteplici significati delle parole non venivano tenuti rigorosa-
89
mente distinti. In questo capitolo il problema di fondo e il seguente:
quando noi parliamo in tale o in tal modo delle cose, cio significa che esse
sono paragonabili ? « Ci sono dei casi di equivocita in cui la medesima pa-
rola designa oggetti assolutamente diversi e imparagonabili, altri casi in
cui c e una certa affinita , altri ancora in cui almeno approssimativamente si
puo stabilire un genere oppure un’analogia ; nell ultimo caso non sembra
trattarsi di una pura omonimia ».90 Aristotele non contrappone dunque la
cosa reale alia parola, bensf il significato accertato di una parola e la parola
stessa .
« Quando si discute qualcosa, non si possono prendere le cose stesse: dob-
biamo usare, invece di esse, e come loro segni, le parole. Per questa ragione
riteniamo che cio che vale per le parole debba valere anche per le cose. Qui pero
l uguaglianza viene a mancare; le parole sono di numero limitato, le cose sono
illimitate. Percio il medesimo vocabolo deve designare una molteplicita di cose ».
A buon diritto il Wieland osserva come sia importante tener fermo
87
£i;i?, XP ot ?, £v£ pycia , le metafore xa{teu8eiv-£yep{19ivai , peSvfov-v/ jiptov. Cfr.
DURING, Protrepticus, 245-246, e DIRLMEIER MM 196. Anche in De victu 4, 640, 9 L.
88
248a 12 iazrxi 7repi<pep }) <; f <nj euHeia .
89
Cosi anche Platone, Sofista 251a .
90
249a 23-25.
91
Soph. El . 165a 6-13. Si veda W . WIELAND, Die aristotelische Physik , 159.
M0V1MENT0 E CAMBIAMENTO 351

che in Aristotele la « cosa » che viene contrapposta all espressione lingui-


stica non e nulla di esterno al linguaggio.
II quarto capitolo puo essere meglio compreso se e considerato come
uno schizzo per un analisi semantica e non come uno studio fisico sulle
specie del movimento. 11 problema rimane dunque costantemente impostato
in questi termini: se si vogliono confrontare i movimenti o i cambiamenti ,
bisogna tener conto con precisione del senso delle parole. Viene dato
particolare rilievo al fatto che anche nel caso di un uguaglianza nel genere
i movimenti possono essere incommensurabili. Non si perviene tuttavia a
una conclusione, ne si ha una ricapitolazione.
Nel quinto capitolo Aristotele discute i limiti della proporzionalita fra
la forza motrice , il tempo del movimento e la distanza da percorrere. II
suo fine e di dimostrare che ci sono appunto dei limiti, e di mettere in
guardia dalle errate conclusioni che deriverebbero dal misconoscere quei
limiti. Anche se, dunque, la sua impostazione e piuttosto logica che fisica ,
il capitolo contiene alcune proposizioni importanti per la conoscenza della
sua cinematica. La sua argomentazione e costantemente fondata sul pre-
supposto che ogni movimento sia avviato da un motore; non aveva la mi¬
nima idea della legge di inerzia . 4 Egli si chiede dunque di qual natura e
la relazione fra motore ( A ), mosso ( B ), distanza ( C ) e tempo ( D ). « Se B
e mosso dalla forza A lungo la distanza C nel tempo D, allora in un ugual
tempo la medesima forza A muovera la meta di B per una distanza doppia
di C, o anche muovera la meta di B per l intera distanza C nella meta del
tempo D; infatti tutti gli elementi staranno cos! in proporzione fra loro » .
Aristotele afferma dunque che la distanza percorsa da un corpo e diretta-
mente proporzionale alia forza motrice ( che si suppone costante ) e al tempo
occorrente, e inversamente proporzionale alia massa o al peso del corpo.
In altri termini, la velocita e secondo lui direttamente proporzionale al
quoziente fra forza e resistenza . E facile vedere che questa legge e valida
soltanto alia condizione che la forza motrice sia maggiore della resistenza ;
la proposizione di Aristotele non e dunque universalmente vera, e del re-
sto egli stesso lo vide chiaramente.
« Se F e mosso dalla forza E per una distanza C nel tempo D, non ne
segue necessariamente che la forza E puo muovere il doppio di F per la meta di
C nello stesso tempo ; nella realta puo accadere che essa non riesca affatto ad
awiare un movimento; altrimenti, un sol uomo sarebbe capace di mettere in
moto lo scafo di una nave, dal momento che la forza motrice di tutti quelli che
trainano la nave, e la distanza lungo la quale tutti insieme la trainano, possono
esser divise in altrettante parti quanti sono gli uomini. Percib non b esatta
l affermazione di Zenone, che cioe ogni parte di un chicco di grano, fosse pure

92
« Lo studio dei molteplici significati delle parole deve essere il procedimento
mediante il quale si sfugge al pericolo di formare degli argomenti soltanto npbe, T&
6vop.a , e non si esce dal tema ».
95
E. HOFFMANN, De Aristotelis Physicorum 1. VII , Berlin 1905, 16.
94
Sebbene la formuli in IV 8, 215a 19-22.
352 ARISTOTELE

piccolissima, farebbe un rumore proporzionale al rumore dell intero staio; non


e cioe sicuro che il chicco di grano muoverebbe da solo, in qualsiasi tempo,
quella massa d aria che l intero staio mette in movimento nella sua caduta ».
Questo era , dunque, il nocciolo della questione . Lo scopo della teoria
cinetica esposta in questo capitolo e di smascherare l errore concettuale
compiuto da Zenone nella sua dimostrazione. Zenone aveva domandato a
Protagora 95 se fosse possibile udire il rumore che fanno cadendo un chicco
di grano oppure un decimillesimo di un chicco di grano. Avendo Protagora,
come era previsto, risposto negativamente alia domanda , Zenone concluse
che allora non era possibile nemmeno udire il rumore di non importa quan -
ti chicchi di grano. Aristotele vuol dimostrare che qui, come in tutti gli
altri paradossi di Zenone, la premessa e falsa . £ esatto dire che un sol uomo
non puo muovere la nave, e che la caduta di un sol chicco non si pub
sentire. La forza combinata di coloro che trainano la nave e il rumore
dell intero staio di grano debbono ogni volta essere considerati come una
totalita ; 94 una totalita puo essere illimitatamente divisa soltanto idealmente,
e simili minime particelle esistono soltanto potenzialmente: ne la forza
motrice, ne il movimento stesso risultano da una somma di parti costitu-
tive. Considerata dal nostro punto di vista, questa confutazione e ovvia-
mente sbagliata: ma Zenone e Aristotele vedevano il problema sotto l aspet-
to logico-dialettico, non sotto quello fisico. Naturalmente Zenone non du-
bitava che si potesse udire il rumore di uno staio di grano, ma voleva mo-
strare che la cosa non poteva essere provata sulla base della premessa da
lui scelta. Coerentemente Aristotele lo affronta sul terreno della dialettica,
e gli dimostra che la sua premessa non e sostenibile.
Le osservazioni conclusive sui mutamenti qualitativi e quantitativi
mostrano che Aristotele aveva gia in mente la teoria che sviluppera cost
elegantemente nel quinto libro. Considera questi mutamenti come l attra-
versamento di una distanza , e pub dunque anche qui parlare del rapporto
fra la forza motrice, la durata del movimento e la distanza .
Il settimo libro della Fisica e stato relativamente poco studiato dagli
aristotelisti moderni. I commentatori antichi lo definirono esattamente una
raccolta di annotazioni preliminari. La tesi svolta nel primo capitolo fa
parte del patrimonio piu solido della filosofia di Aristotele, ma fu da lui
illustrata in altro modo e molto piu felicemente in altre opere. Cio che dice
nel quarto capitolo a proposito della possibility di paragonare i movimenti
95
La storia b narrata da Simplicio 1108, 19-28. Senza il commentario di costui
non si comprenderebbe l argomentazione di Aristotele.
96
250a 24-25 T6 6XOV.
97
Del tutto diverso e il giudizio che del passo di S. SAMBURSKY, The physical
world of the Greeks , 93: « in questo brano udiamo la voce di un Aristotele comple-
tamente diverso », dob non del dogmatico, ma dell empirico. La teoria cinematica
esposta in questo capitolo non e certo stata formulata da Aristotele sulla base di cio
che egli aveva osservato nel porto o nel granaio. Il suo scopo e di confutare Zenone
mediante questa teoria .
99
V 3, 226b 23-27 Ross.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 353

fu poi utilizzato in Phys . V 4 : anche in questo caso I esposizione piu tarda


e di molto superiore alia piu antica . Nei restanti capitoli Aristotele discute
problemi su cui non ritorna in altre opere, per lo meno non con la
medesima impostazione. Quando ci domandiamo quale sia la motivazione
e quale lo scopo di un opera di Aristotele, in generale e il suo modo di
porre il problema che ci mette sulla strada giusta. Soprattutto nelle sue pri¬
me opere egli, quasi di norma , rivolge delle domande alia filosofia platonica .
Ritengo, percio, che possiamo meglio comprendere le considerazioni e le te-
si da lui esposte nel settimo libro se le trattiamo come il risultato della sua
discussione con Platone. Nel primo capitolo confuta la tesi platonica del
movimento autonomo. Nel secondo capitolo assume come punto di par-
tenza l analisi del concetto di « essere in contatto » svolta da Platone nel
Parmenide e trae di qui le conseguenze che riguardano la sua dottrina.
Piu difficile e trovare in Platone un preciso punto di riferimento per il
terzo capitolo; io penso che Aristotele si rifaccia a certi concetti del Fedone
e del Teeteto. La sua tesi e questa: il mutamento si presenta soltanto nel
campo della sensazione, e si puo far derivare soltanto da cio che e perce-
pibile.100 Ma cio che nelle cose comporta il cambiamento della forma 101 o
della condizione durevole, e neU uomo il cambiamento dell atteggiamento
etico fondamentale, oppure riguarda l attivita della mente, Aristotele non
lo vuole tuttavia definire mutamento. Questa dottrina ha effettivamente po-
chi punti di contatto con la gnoseologia di Platone, e con la sua netta di-
stinzione fra mondo sensibile e mondo ideale, ma le coincidenze formali
sono in tutti i casi notevoli. Cio vale anche per Panalisi illustrata sopra ( a
p. 349 ) della « comprensione originaria ». Per il quarto capitolo, sulla
possibility di paragonare i movimenti, non riesco a trovare alcun collega-
mento con la problematica platonica. Scopo dell ultimo capitolo, infine, e
la confutazione di un paradosso di Zenone.

Movimento, spazio e tempo


« Movimento e mutamento sono i fondamentali fenomeni della natura.
Chi non intende il movimento, non comprende nemmeno la natura.1 Il movi
mento non e possibile senza lo spazio e il tempo, e secondo alcuni anche senza
il vuoto. Poiche poi il movimento un continuo, dobbiamo parlare anche dell in-

In Platone xpExov ev p£aco ou8£v , in Aristotele 244b 2, 245a 11 ou84v pexaipj,


245b 1 ou84v fitva p£aov.
"° Nel Fedone 75a le cose sensibili, che continuamente si muovono e mutano, ci
aiutano a riconoscere l idea dell uguale pi) iSXXotlev aux6 ... 8uvax8v elvai £woi) < jai aXV
?j lv. xoii ISeiv i) (SciJ«a$ai r) hi xtvo? #XXTT) ;< XCOV ata&rjaEcov. Nel Teeteto 186d dice
ev xoT? 7ca&T] paai.
101
245b 8 XijiJ>i;< -<i7TO|JoXij, sc. xcov cr/Tipaxcov. L espressione ricorre soltanto qui.
Nel Fedone 75de Platone parla di Xa eiv xi)v £7aaxr] pif)v e di dmofloAi) xi)? £-maxr) p.7) ;< .
Cfr. Top. VII 3, 153b 27-31. Phys. I 7, 190a 25 potrebbe essere definita una versione
abbreviata di VII 3, 245b 9-12. Si veda sotto, p. 372, nota 227.
102
Cfr. Timeo 57d a proposito di xlvyjat? e oxiot?.
354 ARISTOTELE

finito. poiche e questa la prima cosa che salta agli occhi nel continuo. Poiche
queste determinazioni appartengono a tutte le cose della natura e sono le gene¬
rality dell esperienza,103 dobbiamo illustrarle insieme. Cominciamo dal movi-
mento ».
Che movimento, spazio ( o luogo ) e tempo siano continui e concetti
fisici di relazione e l idea fondamentale dei libri III-VI della Fisica.
Nel suo senso piu ampio il vocabolo kinesis designa tutti i processi
della natura : locomozione, generazione e corruzione, crescita e deperimen-
to, alterazione qualitativa. Aristotele considera non soltanto la locomozio¬
ne, ma ogni genere di mutamento come i attraversamento di una distanza ,
e doe come l attivita di una cosa mossa . II movimento e sempre movimen ¬
to di qualcosa, non esiste al di fuori delle cose, dunque, e non e assoluta-
mente un concetto generale sovraordinato alle categoric. * Tutte le cose
10

della natura hanno in se un origine del movimento; ma cio che le muove


e esso stesso mosso dall esterno; il movimento autonomo, nel senso voluto
da Platone, non esiste. « Cio che per natura si muove, puo anche esser 105
mosso, perche ogni cosa del genere si muove essendo essa stessa mossa.
Definiamo il movimento e il mutamento come l attivita di cio che e mosso107,
in quanto puo essere mosso ».106 Quando Aristotele precisa , poco oltre,
la sua definizione, richiama l attenzione sull’importanza dell « in quanto ».
Che l acqua diventi fredda o calda , o il vino divenga aceto, non e kinesis,
soltanto il processo come tale e kinesis. Questo processo non ha inizio ne
fine, ma e, come processo, sempre incompiuto.108 « Percio non si puo defini-
re la kinesis semplicemente come possibility o come attuazione , bensi solo
come attivita nel senso di cio che ho detto, difficile da comprendere, e
tuttavia perfettamente possibile ». Aggiunge poi che l attuazione del pro¬
cesso del movimento si ha sempre mediante un contatto.109
Aristotele confronta nel solito modo la sua concezione della natura
del movimento con le opinioni dei precursors Evidentemente egli ha tro-
vato un tentativo di spiegazione solo in Platone,110 e precisamente nel Timeo
e nel Sofista.' Secondo Platone la kinesis e uno dei cinque « generi som-
103
III 1, 200b 22 8ta TO 7rdvxtov clvat xotvd xal xatl6X.au xauxa .
lw
200b 32 oux ?cm 8h xtvyjatc; 7rapa xa repdcypaxa e 34 xotviv 8 eri xouxtov
ou8£v £cm Xa (3eiv , dunque non un p ytaxov y6v o i c o m e in Platone.
105
201a 24 xi> xtvouv qjuatxoii; xtv7)T0V 7rav yap xi> TOIOUTOV xtvei xivoujjtevov
xal aux6. Che ci sia un xtvouv dx £vr) xov che non muove ipuatxtoi;, & Z, dXXtov Kaxat 8rj-
Xov. In III-VI la ricerca si incentra unicamente sul concetto fisico di movimento.
106
201a 10 1) TOU Suvaptet fivxot; IvxcX yEia fj xotouxov xtvrjatc 4<mv. Il Wieland
traduce letteralmente: la realta di cio che e secondo la potenza in quanto esso e tale.
Aristotele opera qui con il concetto di Suvaptit; xou xdcr/ £tv r) 7rotetv.
107
201a 28 oux fl auxi a )X xtvt; x6v, ancor piu chiaramente precisato a 202a 5
xi yap 7tpic xouxo evcpyetv, fj xotouxov, auxi xi xtvetv lari .
m 201b
32 axeXr)i;.
109
202a 7
110
Cfr. IV 2, 209b 16 T6TTOV, T£ 8 laxtv, o5xoi; pt6vo? Inexelprjaev einsiv .
111
256a-e e 57e-58c.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 355

mi » , e pub essere collegata con questi generi in modi diversi: puo secon-
do i casi presentarsi come « identico » o « non-identico », « altro » e
« non-altro » , « essere » e « non-essere » . Fino a che lo percepiamo, 1’es-
112

sere e caratterizzato dalla kinesis , ma come genere sommo dalla stasis. Per
questa ragione il movimento e naturalmente « qualcosa d altro » dalla quie-
3
te." Platone non dice dunque assolutamente, come afferma Aristotele, che
il movimento sia « alterita » , e nemmeno che sia « non essere »: dice che
l essere, come identico a se stesso, e qualificato da tauton , e che come
keteron e un essere-altro. Ma l essere non ha mai in una sola volta, o nel
medesimo senso, o sotto lo stesso aspetto, gli attributi opposti. £ vero
invece per le cose sensibili che a ognuna d’esse e inerente ad un tempo
un non-essere appunto quello che essa e. Quando Platone park del mo¬
vimento e della quiete nel Timeo , invece di tauton-heteron , doe l identico
e il diverso, usa i vocaboli homalotes-andmalotes , e cioe uniformita e non-
uniformita , e stabilisce che il movimento deve essere annoverato fra il non
uniforme.114 Egli pensa qui alia differenza che esiste fra le idee e le cose
sensibili. In contrapposizione al sempre identico, al sempre uguale, cio che
diviene e l’altro, e do che e sempre non uniforme. Aristotele intende tutto
questo nel senso che Platone avrebbe definito il movimento come non-uni-
formita ; la ragione di questa concezione del movimento sta per lui nel
fat to che Platone considera il movimento come qualcosa di indeterminato.115
Forse egli pensava qui al « fattore disordinato » di Platone ; secondo que¬
sti, infatti, alcune cose nel mondo sono opera della ragione, sono, cioe,
teleologicamente determinate, altre pero sono opera della cieca ananke\ si
deve percio sempre tener conto di questo fattore imponderabile.114 Ora non
si pub dire che in questo capitolo Aristotele critichi Platone: si limita a
fare un paragone. Ma per noi e evidente che la tesi di Platone sulla natura
del movimento e cost nettamente diversa da quella di Aristotele, che un
paragone risulta privo di senso. Quando esprime il suo giudizio sull’onto-
logia di Platone, Aristotele introduce sempre la sua personale concezione
usandola come sistema di riferimento. Qui egli vuol dire: « L esattezza del¬
la mia teoria risulta dal fatto che gli altri pensatori non sono riusciti, con
le loro definizioni, a provare la vera natura del movimento » .
Quando Aristotele, in alternativa alia teoria platonica del movimento
autonomo, avanzo nell Accademia la sua teoria del movimento come un
muoversi essendo mosso, sorse la questione 117 se il movimento avvenisse
112
rauriv - (J.V) rauriv, Harspov - ( j.v) Harspov, 8v - (J.V) 8v .
1.3
Sofista 255e STSpov ariasto?, Srspov raurou.
1.4
57e xivrjacv S si? av <op.aX6T7]Ta list rt&6 (i.s\i. atria S’ dcviaSm]? au rrj? avtopia-
Xov <puasa> ?.
113
201b 24 aipiarov ri SoxsT slvat r j xivijat?.
116
48a pisixrsov xai TO rrj? TrXav(o( j.Svv)? sISo? atria? fj tpSpsiv 7t£<puxsv, cfr . sotto
p. 385.
117
202a 13 TO a 7ropo<i|xsvov. L obiezione dei Platonici era ( a 34 ): iroTrov Suo
-
xivrjasi? oi( j.a xtvsia&at . Aristotele comprese che essa era soltanto una XoY' xv] aropia
( a 21 ) e non un problema fisico.
356 ARISTOTELE

nel mosso, nel movente, o in entrambi. Se avviene in entrambi, come pos-


sono aver luogo contemporaneamente due movimenti ? Ricorrendo alia di-
stinzione concettuale fra cio che e mobile, movente, cio che e mosso, cio
che si muove, Aristotele mostra che si tratta di un falso problema :
« Qualcosa e mobile, in quanto puo patire qualcosa ; qualcosa muove in
quanto e attivo qui ed ora; cio che puo rendete attivo il movente, e cio che e
mosso; da tutto cio segue che l attivita del movente e di cio che si muove e una
e la medesima, cost come fra uno e due e fra due e uno c b la medesima distanza,
oppure come una distanza in salita o in discesa e la stessa, anche se noi la
definiamo in modo diverso ».
Non si tratta dunque di due movimenti, perche agire e patire 119 sono
soltanto due aspetti dello stesso processo. Aristotele assume come analogia
l insegnamento, il cui fine e di avviare il discente ad una attivita propria.
L infinito. Il termine ed il concetto di apeiron hanno una storia illu-
stre. Prima di avanzare la propria tesi, Aristotele doveva percio innanzi
tutto dare notizia di quelle dei suoi precursori. In primo luogo, egli sotto-
linea che Yapeiron costituisce un problema fisico.120
« La scienza della natura si occupa di grandezze, movimento e tempo,
ciascuno dei quali e necessariamente o limitato o illimitato. A proposito dell illi-
mitato, e dunque opportuno chiedersi se esso esista oppure no, e che cosa sia .m
Cio risulta gib dal fatto che tutti i filosofi della natura di qualche rilievo 122 si
sono occupati dell illimitato ».
Da quindi notizia di cio che dice Platone a proposito AsYYapeiron.
« Platone concepisce Yapeiron come un ente,123 e dice che esistono due
apeira, cioe il grande e il piccolo; al di fuori dell universo non ci sarebbe
niente di corporeo, e nemmeno le idee, poiche queste non hanno un luogo;
Yapeiron sarebbe tanto nelle cose sensibili che nelle idee ». Che si tratti
del medesimo apeiron , e dunque del medesimo principio, risulta da una
osservazione che Aristotele fa piu oltre.12* Qui Aristotele cerca una con-
ferma per la propria teoria dell infinita nella divisione e nell addizione.
Vuole dimostrare che proprio per questa ragione Platone ammise due
202a 16-21 xb XIVTJTIX6V, xivoov, xivrjTov, xivoiipievov.
119
202a 32 7tob)ci<;-raji{b;ort;,
(
120
Cfr. I 2, 184b 25, dove definisce dialettica la questione se in natura ci siano
movimento e mutamento. Per lo studioso della natura il movimento e un fenomeno
fondamentale dell esperienza (185a 10-16 ), ed & percio privo di senso per lui porre il
problema el &mv ; soltanto la questione xi {<mv ha importanza.
121
Secondo An. post. II 1, e la questione fondamentale in una ricerca scientifica.
122
203a 1 ot SOXOUVTE? xotauTT) i; iptXoooipla?.
123
-
203a 5 ouotav au ro ov. Timeo 50b 10 - c 1 sul TctxvStyiz . Aristotele interpreta
il Timeo 50b 10 - c 1 identificando il 7TavSey £; con l Stneipov e con il p£ya - pixpov.
Simplicio 503, 11-21 cita come testimonianza la notizia di Aristotele sul Ilepl TiyaOou
di Platone. Cfr. sopra, p. 227 sgg.
124
206b 24-33. Cfr. CHERNISS, Crit. of Plato , 104-106.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 357

apeira , perche l attivita della divisione o dell addizione puo essere conti-
nuata all infinito. Osserva poi che e vero che Platone ammette due apeira ,
ma non ne fa alcun uso, in quanto per la serie dei numeri egli procede, in
una direzione, solo fino all unita, nell altra solo fino al died . Ogni volta
che parla della dottrina platonica dei principi, Aristotele ha in mente qual-
che cosa di determinate. Nucleo essenziale della dottrina e che l Uno e la
diade 125 sono i supremi fondamenti dell essere. Qui conviene ad Aristotele
interpretare il grande-piccolo come due apeira. Nel quarto l i b r o r i s u l t a
piu utile ai suoi fini un altra identificazione. Qui, nel terzo libro, dice cor-
rettamente che le idee non hanno un luogo, in un altro passo rimprovera
a Platone 127 di rifiutare alle idee e alle idee-numeri ogni vincolo con uno
spazio, mentre lo spazio dovrebbe pur essere proprio cio che accoglie in
se le idee.ra Quando discute problemi della filosofia di Platone, egli si serve
sempre della propria filosofia come sistema di riferimento. In concreto, cio
significa che affronta una concezione ontologica con un impostazione fisica .
La riflessione conclusiva 129 mostra a sufficienza quanto poco egli compren-
desse l ontologia platonica. Oggetto della sua riflessione sono certe conclu-
sioni 150 che Platone aveva tratto riguardo alia struttura dei numeri e del
mondo dalla tetraktys pitagorica ( 1 + 2 + 3 + 4 = 10 ). Cio non ha al-
cuna connessione con il problema dell apeiron ; e perfettamente chiaro che
Platone lavorava sul concetto matematico di infinito. Ma Platone utilizzo
in senso ontologico questo concetto nel Filebo , in cui fa nascere il peras ,
e percio tutto l essere, dail apeiron attraverso una progressione costante.
Quando Aristotele scriveva sull apeiron , il Filebo non esisteva forse ancora,
tuttavia la tesi di Platone gli era , ovviamente, ben nota attraverso le con-
ferenze Sul bene. La sua osservazione diviene un po piu comprensibile
se ammettiamo che con le parole « nei numeri » egli intenda soltanto la
derivazione platonica della serie numerica dai numeri della prima decina.
Cio che dice a proposito di Anassagora e di Democrito viene a signi-
ficare questo, che entrambi ammisero un apeiron quantitative, un illimitata
quantita di elementi il primo, un illimitato numero di combinazioni degli
atomi il secondo, e che entrambi descrivono 1' apeiron come un che di con¬
tinue) mediante contatto. Anassimandro 151 considerava 1' apeiron un princi-
pio fisico, e doe l inizio di tutte le cose e, di conseguenza , qualche cosa
di incorruttibile e divino.
Grazie alia sua impostazione del problema , e cost riuscito ad Ari-

125
A proposito delle diverse formule per esprimere la Suae, vedi sopra , p. 227.
2, 209b 11.
127
2, 209b 33 IIXaTom Xex+ov.
122
b 35 ef 7rep TB (J eSexTixiv 6 T67TOI;.
129
206b 30 hi IOIC, apiO|i.c+.
130
Citate in Ny 3, 1090b 20-24, e forse anche nel discusso passo di De an. I 2,
404b 22-27.
111
CH. H. KAHN, Festschrift E. Kapp 1958, pp. 19-29, discute felicemente 203b
4-15.
358 ARISTOTELE

stotele di provare che alcuni pensatori descrivono Yapeiron come una ousia,
e cioe come qualcosa di materiale, che esiste separato dalle altre cose e non
e niente altro che, appunto, un apeiron ; inoltre, che altri lo concepiscono
o come una proprieta di cose concrete ( per es. degli elementi ), oppure come
una proprieta di cose astratte ( per es. il numero, il grande-piccolo di Pla ¬
tone ). Nella confutazione Aristotele puo dunque ricorrere alia propria dot-
trina delle categorie :
« Se Yapeiron fosse un concetto cui corrisponde una cosa , e quindi non
grandezza o quantita, dovrebbe essere qualcosa di indivisibile, e sarebbe percio
apeiron in un senso del tutto privo di interesse per la nostra discussione, all in-
circa come se uno parlasse di voce invisible .02 Proprio come non c e un nu¬
mero che sia soltanto numero, e nessuna grandezza che sia soltanto grandezza,
cosi non c e un apeiron , che sia soltanto un apeiron. L’infinita e semplicemente
qualcosa che appartiene alle cose,133 cosi come il movimento e sempre movimento
di una cosa mossa. Eppure, che ci sia qualcosa di illimitato, risulta dalle seguenti
considerazioni: il tempo e qualcosa di illimitato; le grandezze possono essere
divise all infinito ( e percio i matematici si servono del concetto di infinito ); il
ciclo biologico deve essere infinito perche soltanto cosi si puo spiegare il fatto
che continui senza interruzione; dal fatto che qualcosa pub essere limitato segue
di necessita che dobbiamo ammettere la possibility di una serie infinita di simili
limitazioni; ma cio che ci mette di fronte alia difficolta piu grande e che senza
alcun imbarazzo possiamo pensare l infinito, come i numeri, le grandezze mate-
matiche, e cio che sta al di fuori della volta celeste ».1M
£ caratteristico del modo di pensare di Aristotele il fatto che egli ri-
fiuti di discutere il concetto matematico di infinito: 133 « questo e compito
della dialettica ; in questo studio io mi occupo del concetto fisico » . Cio
che egli vuole provare e che non ci sono oggetti fisici di illimitata gran ¬
dezza o di illimitata piccolezza . Di sfuggita osserva anche che non c e in
realta un numero infinitamente grande, come voleva Platone, perche altri-
menti con il calcolo potremmo giungere fino a questo numero.136 Conti-
nuamente Aristotele si riferisce all esperienza quotidiana : « non si e mai
visto altro corpo fisico che i cosiddetti quattro elementi » . Si serve pero an¬
che delle proprie teorie sulla struttura del mondo, e sebbene anche esse
siano nate da tangibili fatti di esperienza , sono tuttavia pur sempre sem-
plici teorie. L universo e finito, e per ogni elemento c e un luogo naturale
e un naturale movimento; le sei direzioni naturali ( sotto - sopra , davanti -
dietro, sinistra - destra ) valgono non soltanto relativamente a noi, ma in
assoluto. La sua conclusione, che non c’e un corpo illimitato, e ovviamente

132
204a 4.
133
204a 29-31.
134
203b 15-25.
135
204a 34 HUD) pbv xaOiXou fj Con le parole ra VOY)TIX xal ppSkv
ifyovra piyeOot; deve riferirsi alle idee di Platone, perche ( 203a 9 ) TO dtireipov xal
ev IXELVOU; elvat , cioe la loro essenza e fondata sui due principi dell’essere.
136
204b 7-10.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 359

corretta ; ma la sua argomentazione e una mistura di osservazioni esatte


e di opinioni preconcette.
« Tre fatti ci costringono ad ammettere l esistenza di un illimitato: il
tempo non ha evidentemente ne inizio, ne fine; le grandezze possono essere di¬
vise all infinito; la serie dei numeri non ha una fine. Ci troviamo dunque in un
dilemma, poiche e chiaro che l illimitato in certo modo esiste, e in certo modo
non esiste.137 Rimane soltanto che l illimitato esista nel senso della possibility ,
non al modo della statua contenuta nella materia, bensi nel senso che e capace
di patire una determinata attivita.13* II giorno oppure i giochi Olimpici sono
realmente, quando il giorno e giunto o quando i giochi vengono celebrati, ma
il loro essere consiste anche nel divenire, in quanto esso diviene sempre un
altro.139 L’infinita del tempo e quella del ciclo biologico consistono dunque nel
fatto che non hanno mai avuto inizio e non possono mai cessare; l’infinita nella
divisione delle grandezze sta nel fatto che l’attivita della divisione puo essere
ripetuta all infinito.
Di fatto, l illimitato e l opposto di quel che si afferma: non e quella cosa
al di fuori della quale non c’e nulla, bensf quella cosa al di fuori di cui c’e
ancora e sempre altro. Cio al di fuori di cui non c e nulla e anzi perfetto ed
intero, perch6 in questo modo noi definiamo l’intero ».'*
Come l intero, cost anche 1 illimitato e un concetto di relazione. Con
1 analisi logica Aristotele trova che l illimitato e141la hyle della sua attuazione.
Soltanto con il pensiero Yapeiron diviene reale, ma l’attuazione non porta
alia forma, bensi all’assenza della forma .142 Soltanto in modo negativo si puo
esprimere cio che essa e, cioe un infinita della divisibility,143 uno stabile
non-ancora , come lo chiama il Wieland. « Cio che e per se il fondamento
AeWapeiron e il continuo nei corpi sensibili » .144 Ancora una volta Aristo ¬

tele ribadisce il carattere fisico del suo concetto di infinita .


Contro Anassimandro, Aristotele stabilisce che Yapeiron non e l illi-
137
Platone descrive il dilemma in modo molto simile nel Sofista 249d. Nel molto
discusso passo di 247e Platone cita la teoria ( sicuramente preplatonica ) della Suvapic
TOU TTOIEIV xal TcaayEiv ; anche in Fedro 270d Suvapu; elc, zb Spav 7) E LC, TO TiaHelv,
e un’allusione e certo anche in Fedone 97c.
133
SIMPLICIO 492, 30-32 8TI del Suvaxat Siatpeiallai... EV yap TOJ Suvaallai del
T£(xvEcS at xal |X7)8a|xou xavaX YEtv ri) V TO|LT) V zb &7cEip6v 8<mv.
139
206a 22 TCO iel 4XXo xal dlXXo Y r Ea Oat. Questa frase, che torna in seguito
con leggere variazioni ( per es. 207b 14 ou |x8vEt-dXXa ylyvezou ) ricorda quella di
Platone nel Timeo 27d zb yiyvifievov |L8V del , 8v 8’ OU8£TTOTE.
190
207a 8-13. Accoglie la definizione di Platone nel Parmenide 137c ou /l ou av
(x£ poi; prjSdv infi 6Xov av EITJ , cfr. Teeteto 205a ou 8’ av anocszazfi OUTE 8XOV OUTE 7tav .
341
203b 24, 208a 16-22, e con formulazione piu chiara in Theta 6, 1048b 15
dXXd YvojaE!.. WIELAND, Die aristotelische Physik , 298, interpreta bene aXX’ O'J ?
YVtioEl1428< j6|X£VOV /ojptaTiv.
208a 1 zb p8v EIVAT auTpj aT prjaip, zb 88 xall’ a' jzb u 7roxel|xevov zb auvE / Ep,
xal ala fbjTiv , bene interpretato da Simplicio. Cfr. WIELAND, Die aristotelische Phy¬
sik , 307.
143
207b 14 ouSe |X£VEI TJ aTCtpla, aXXa YiYveTal
144
208a 1. SIMPLICIO 514, 9 ou pdr v 7tp6axsiTai TGJ u 7roxst|x8vcp TO xaft’ auTo.
360 ARISTOTELE

mitato, cio che tutto comprende, ma e anzi incluso nel finito e nel limitato:
« come illimitato esso non comprende, ma e compreso ». La formulazione
e interessante: Aristotele ha in mente da una parte la proposizione di Anas-
simandro 145144che « esso comprende tutto », dall altra la definizione platonica
dell intero. Concettualmente, Yapeiron dovrebbe essere classificato piutto14-
sto come parte che come intero. £ conoscibile Yapeiron ? Si, dice Platone,
ma solo con una sorta di « pensiero spurio » ; no, dice Aristotele,14" e in-
conoscibile come illimitato, perche non ha una forma sua propria: noi co-
nosciamo soltanto qualcosa che appartiene alle cose. Ma i due filosofi in-
tendono effettivamente la stessa cosa . II « ricettacolo di tutto » , e doe il
luogo di ricezione delle copie delle idee, non ha per se una forma, ma
attraverso esse appare sempre come qualcosa d altro: 149 noi possiamo com-
prenderlo soltanto come un qualcosa privo di ogni positiva proprieta . II
pensiero afferra normalmente cio che e qualcosa ; cio che non e qualcosa,
vale a dire la pura assenza di una forma, possiamo comprenderlo soltanto
con l aiuto di un « pensiero spurio ». Aristotele sottolinea ripetutamente
quanto sia difficile giungere a una esatta concezione dello spazio, del tempo
e del movimento,150 ma , distinguendosi in questo da Platone, il quale pensa
continuamente per categorie ontologiche, pensa invece fenomenologica-
mente. Soltanto cio che puo essere percepito ha, secondo lui, esistenza
reale.
Lo spazio. Non e facile precisare la concezione platonica dello spazio.
Nel Fedone Platone park soltanto in termini generalissimi della relazione
fra le idee e il mondo sensibile. Delle idee dice che « sono presenti nella
cosa », « posseggono la cosa », oppure « escono dalla cosa ». Aristotele
trasferisce queste espressioni al rapporto fra cosa e luogo. La nostra fonte
principale per la concezione platonica dello spazio e naturalmente il Timeo.
Qui la difficolta consiste nel fatto che Platone espone le sue tesi nella
forma di una « storia verosimile »,152 e con un linguaggio che lascia aperta
la via a diverse interpretazioni. Nella parafrasi che segue do rilievo a cio
che ha effettiva importanza per i nostri fini:

145
203b 11 Ttepii ei (St 7ravxa.
144
Parmenide 144e-145a 7repi£xeTal ri
U7 XOU 8XOI> xa ptSpta. Cfr. De caelo II 1,
284a 7.
147
Timeo 52b & 7txi>v XciyiaptoS xtvt v60to. Sostanzialmente la stessa cosa dice a
51 piexaXapt|3ivov dmopwraxi rcn xoij VOTJTOU.
b
144
207a 25 Sti dfyvtooxov fj foretpov, cos! anche in Rbet. Ill 8, 1408b 27,
Beta 4 , 999a 27, An. post. I 24, 86a 5.
144
50c ptop97)v ouScptiav etXrj9sv... 9aivcxat St fotetva fiXXoxe dXXotov.
150
.
Per es. 209b 18 ycO zKh' j yvcoptoat, x v dtxpoxixrjv 0£av tyei , 217b 32 pt6Xt;
xal aptuSpto;.
7tapctvat , xax x tv, U 7tcxx< jpetv, cfr. in Aristotele IV 3 SXko b iSXXtp elvat ,
151

208b 4 e Cat . 5a 9 xax£xet > 208b 2 45EX06VXO?.


157
29d slxisi; ptuOo?.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 361

« Ogni essere e in un luogo e occupa uno spazio.153 Soltanto come in sogno


possiamo conoscere che cosa e il luogo.154 Poiche le parvenze delle idee entrano
nel mondo del divenire e di qui poi ancora escono,155 sembra ragionevole sup-
porre che esse si formino in qualcosa che e diverso da loro,154 cioe nello spazio,
e che con ci6 esse accampino una qualche pretesa a una sorta di esistenza , perche
altrimenti non esisterebbero affatto. Tuttavia , se si riflette piu a fondo, questa
conclusione appare inammissibile, perche, fin tanto che di due cose l una e
qualcosa per se, e anche l altra e qualcosa per se,157 e impossibile che l una di
esse si formi nell altra in modo tale che la cosa cost originatasi sia in una sola
volta una e due ».15*
La conclusione giusta, che Platone non formula, e che corpo ed esten-
sione ( o spazio ) coincidono.15 Da questa concezione derivo la definizione di
Aristotele.160 « II luogo o lo spazio non e cio in cui e qualcosa ; il luogo e
invece insieme alia cosa, poiche insieme con il limitato sono i limiti ». Il
Taylor fa notare che nella sua esposizione del processo della generazione
Platone collega movimento, tempo e spazio;1 ma in Platone si tratta tut-
t al piu di accenni. Soltanto in Aristotele troviamo una concezione d in-
sieme fondata sulla nozione della continuity. All inizio della sua trattazione
Aristotele dice che gli altri pensatori non consideravano un problema lo
spazio, e percio non avevano espresso in proposito alcuna teoria ,1" se non
appunto che lo spazio esiste; soltanto Platone aveva cercato di spiegare
che cosa e lo spazio.163
Platone e Aristotele affrontarono il problema dello spazio con un im-
postazione assolutamente diversa . Platone si chiedeva come fosse possibile
spiegare lo spazio sulla base della dottrina delle idee; Aristotele, invece,

155
52b elval 7tou xi 6V arcav xtvi XOTTM xal xax£x v X Pav Tiva. Cfr . IV
°
1, 208a 29 xdt xe yap tfvxa roivxei; u7roXaji.pdtvouatv elvat 7tou , 208b 33 roivxa elvat
TCOU xal £v x67tcp .
154
Cfr. 209b 18 yaXeTzhv yvcoptaat xl £axiv 6 T6TZO<;.
155
50c xa 8 el <n6vxa xal 4?i6vxa xuv 6 vxtov del |i.i|i.f )|i.axa .
154
52c ixipa 7rpoxr)x£ t xtvl ylyvea ai . Cfr . 208b 4 xtov yyivopivtov xal p.exa-
PaXXovxuv eJxepov 7tavxtov elvai SoxeT.
157
Cfr . 211b 25 ofixe 81S0 acopiaxa Iv xoj auxw xixco .
154
Cfr. 212b 27 2<jxtv 6 xinoi; xal xou , oux xixco M , dlXX th; xi xfpa?
cv xqj 7tETtepa <jpivip.
159
ou8£xepov ouSexipcp = l uno non e nell altro. Sul significato di queste
parole e in generale dell ultima frase c e una vecchia controversia. Per quanto io
riesco a capire , in questo brano Platone parla delle copie dell essere e dello spazio, non
delle idee e delle cose sensibili . Cfr. CHERNISS , Crit . of Plato, 115, e sopra, p. 270,
nota 338.
140
212a 6 e 29 .
141
II processo & incessante, del 50b-c; la struttura temporale presuppone quella
spaziale , b> £x£ pto ylyvEallat 52c; « la collocazione nello spazio e in certo modo una
conseguenza della collocazione nel tempo »: A commentary on the Timaeus , 349 .
147
208a 34 . Intende i presocratici .
145
209b 16-17 . Il CHERNISS discute le concezioni dello spazio di Platone e di
Aristotele in Crit . of Plato, 115-123 .
362 ARISTOTELE

come si potesse spiegare fisicamente lo spazio. Lo spazio e per Aristotele


il luogo di una cosa ; non c e, a suo giudizio, alcuno spazio al di fuori
164

delle cose ; e soltanto di sfuggita nomina lo spazio comune a tutte quante


le cose.165 Egli discute la concezione platonica sulla base del suo sistema di
-
riferimenti, e trova che nel Timeo Platone identifica hyle e chdra166. Istruttiva
e la motivazione che adduce: « se si tolgono alia sfera i limiti e le pro¬
priety, non rimane nulla all infuori della materia ; percio Platone dice nel
Timeo che la materia e lo spazio sono la medesima cosa » . Preso alia lettera ,
questo non e esatto, e diviene ancor piu errato se si intende il concetto
aristotelico di hyle nel senso di « materia » . Se si guarda la triade del
Timeo ( idee - cose sensibili - spazio ) con gli occhi di Aristotele, si capisce
pero come egli abbia concluso che con chdra Platone intende cio che egli
-
chiama hyle , Platone intende cioe qualcosa di indeterminato che riceve dal
peras , cioe dal limite o dalla forma, una determinata configurazione. Si puo
anche osservare come i due pensatori affrontino la questione secondo pro-
spettive opposte. Secondo Platone, cio che la cosa ha come proprieta e la
forma o idea, e il problema e questo: come partecipa l idea alia cosa ?
Aristotele guarda la solida sfera del mondo reale e si chiede : che cosa fa
di questa cosa una sfera ? Secondo Platone « lo spazio subisce sempre mu-
147
tamento e riceve configurazione da cio che in esso entra » ; secondo Ari¬
stotele lo spazio, come limite della cosa metricamente e geometricamente
determinate, e immutabile ed e insieme alia cosa .14*
Nella sua discussione dello spazio Aristotele procede in continuo ri-
ferimento al Timeo; inoltre, discute approfonditamente una questione del
ParmenideGli studiosi che hanno ultimamente trattato con, ampiezza
la concezione dello spazio in Platone e in Aristotele ritengono 1 0 che Ari¬
stotele abbia frainteso Platone in punti di decisiva importanza. Loro prin-
cipale intento e quello di scoprire le debolezze nell argomentazione aristo-
telica , e il loro risultato e che la concezione dello spazio di Aristotele e
inferiore a quella di Platone. Non ho competenza sufficiente per decidere
164
Aristotele dice per lo piu X6TTO;, ma a 208b 7 e 209a 8, senza alcuna diffe-
renza di significato, x pa . Platone park a 52b della x Pa come £§pav Kapkov oaa
iy_ei ybieaiv 7raaiv. Nel Parmenide 138d x. Pa significa luogo o posizione. Entrambi
dicono T6 TTOV -Kmlyzi , 208b 4, Cat . 5a 9, Timeo 63d, e Platone dice anche xax£xo>v
Xtopav rtva nel Timeo 52b, x9) v SSpav xax£ xov nel Parmenide 148e. Cio che Aristotele
-
dice nelle Categorie 5a 8-15 del TI/ KOC, non e affatto in contraddizione con cio che
dice nella Fisica; non posso consentire con le conclusioni del Ross, Introd . 53.
165
209a 32 6 p£v xoiv6c, EV & a7ravxa xa acopaxa laxtv ; 208b 32 X Pai
211b 29 x6m<; oXou xou oupavoO.
166
209b 10 xi> tr £ pa;, e dal contesto risulta che intende la forma .
167
50c XIVO6|XEV6V xe xal 8ia <JX7][iaxi£6|xEvov uiri xcov Elaiivxcov.
168
212a 20 xi> xou 7tEptlxoVTO? tr£ pai; ix (vY)xov Ttpcoxov, a 29 apa xco xpaypaxi.
169
210a 25 dmopVjcTEiE S Sv xi? 5pa xal auxi xt b> £aux£o ivSiyzTca elvai, Par¬
menide 145b auxo XE iv £auxoi Serxai xal b> &Xko> .
170
A.E. TAYLOR , A comm on the Timaeus , App. Ill, 664-667, e H. CHERNISS,
,

Crit . of Plato , 115-123.


MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 363

a questo proposito; quanto ai cosiddetti fraintendimenti, essi dipendono in


generale dal fatto che Aristotele assume a fondamento il suo proprio si-
stema di relazioni, il che noi dobbiamo pur accettare come un dato. Di-
171

versamente da Platone, Aristotele dice con perfetta chiarezza quello che


ha in mente, e procede grado a grado con un argomentazione accurata-
mente ordinata .
Secondo il modo solito, egli si domanda se un luogo esiste, come esi-
ste, e che cosa e un luogo. La prima questione non solleva alcuna difficolta ,
mentre la seconda viene accantonata fino a che non abbia ricevuto risposta
la terza.
« Il fatto che le cose naturali cambiano di luogo sembra indicare che il
luogo e qualcosa di diverso dalla cosa . Anche l esistenza di sei direzioni stabili
e a favore di questa ipotesi. Quando gli elementi non si trovano nel loro luogo
naturale si muovono, ciascuno secondo la sua natura, verso l alto o verso il
basso. La struttura di un essere vivente e determinata da quattro direzioni
stabilite: destra, sinistra, davanti, dietro. Per noi, quando ci muoviamo, tutte
queste direzioni sono relative, ma non lo sono nella natura.1 In generale si e
sempre attribuita molta importanza al concetto dello spazio o del luogo: cost
in geometria si parla di luogo e di direzioni, in verita pero soltanto in senso
geometrico; secondo Esiodo lo spazio e il primo dopo il caos, come se dovesse
innanzi tutto esistere per l essere uno spazio; se questo fosse vero, lo spazio
sarebbe l elemento originario, ed esisterebbe anche quando perisce cio che in
esso si trova .
Il problema di che cosa sia un luogo e pero, di fatto, un difficile problema .
Non puo essere qualcosa di corporeo, perche altrimenti due corpi sarebbero in
uno e nel medesimo. Percio non puo essere un elemento, e nemmeno incorporeo;
giacche un luogo ha estensione, che invece non ha qualcosa che sia puramente
pensato.174 Il luogo, poi, non puo essere spiegato ricorrendo ad uno dei quattro
aitia: il luogo non £ materia, ne forma, ne scopo e non mette in movimento
alcun essere. Se il luogo fosse qualcosa che e per se stesso, il luogo avrebbe un

171
E dunque non per « un ingiustificata preoccupazione di dissentire dal Timeo
dovunque puo trovare un pretesto », come dice il Taylor.
172
Questa dottrina di Aristotele e stata spesso male interpretata, perche egli
dice qui 0£ <rei-8uvdpei, invece che {f £ <ret -ev TCO 8Ato come a 205b 34. A 208b 10
6 T6 KO$ nva 8iivap.iv tyzi non significa che il luogo possiede una forza grazie a cui
trae a se le cose, e neanche che le cose tendano per se al luogo naturale. 6 T67TOI; OU
xivel Ta Svxa, come si legge a 209a 22. Si tratta della Siivapi? TOU Trdaysiv con cui
Aristotele esprime la determinazione degli eventi naturali. Senza la rotazione della
sfera piu esterna e dell eclittica non ci sarebbero sulla terra generazione e corruzione,
e nemmeno il movimento. In termini moderni, si direbbe che lo spazio rappresenta un
campo di gravita. Questa teoria non e affatto inconciliabile con la tesi che « in su »
sia la direzione dal centro dell universo alia periferia. Lo sproposito di cui parla il
Taylor e irrilevante.
173
Allusione a Esiodo, Theog. 116. L intenzione di Aristotele e di aprirsi la
strada a un argomento contro l esistenza separata dello spazio. La medesima tecnica
e nella discussione deU apeiron, 203b 11 e 207a 25.
VOY) T6V, contro la teoria dei triangoli elementari esposta nel Timeo.
174
364 ARISTOTELE

luogo, e ci troveremmo di fronte a un regresso all infinito, come voleva dimo-


strare Zenone.
Trascuriamo lo spazio comune a tutte le cose, e domandiamoci: che cosa
e dunque un luogo? Tu sei nell universo, perche l aria e nell universo, la terra
e nell’aria e tu sei sulla terra, e tu sei sulla terra perche sei in questo deter ¬
.
minate luogo che non comprende niente altro che te Sulla base di questi fatti,
otteniamo una definizione provvisoria. II luogo e cio che comprende immediata-
.
mente una cosa singola, e sembra essere una sorta di limite Si e allora tentati
di identificare il luogo con la forma e la figura.175 Se d altra parte si considers il
luogo in quanto estensione, esso sembra essere piuttosto l indeterminata hyle
che e compresa dalla forma della cosa e percio si determina come la sua dimen-
sione, come 1 area di un triangolo o il volume di una sfera . Se si sottraggono
idealmente alia sfera la forma e le proprieta, non rimane nient altro che la hyle.
Quando Platone nel Timeo parla dello spazio, chora,177 intende percio la stessa
cosa che io esprimo con hyle , poiche egli descrive il ricettacolo e lo spazio come
una medesima cosa. £ vero che nelle conferenze non pubblicate egli descrisse
in altro modo il ricettacolo,17* tuttavia mostro che luogo e spazio sono identici
[ a ci6 che io chiamo hyle ] , Soltanto Platone fra tutti i filosofi ha cercato di
spiegare che cosa e il luogo ».
Platone non possiede affatto il concetto di un sostrato, che assuma
altre proprieta in forza di un mutamento . Il concetto di materia e estraneo
alia sua filosofia . Tuttavia e comprensibile che Aristotele mettesse sullo
stesso piano la chora di Platone e la sua hyle . £ invece quasi inconcepibile
che egli identificasse il « grande-piccolo » con la chora , cioe con il « luo ¬

go » . Che abbia realmente commesso questo errore , risulta chiaramente da


cib che qui rimprovera a Platone.179 Secondo Platone l « Uno » e il « gran ¬

de-piccolo » erano i principi dell essere, cioe delle idee . Nel Timeo , invece,
cerca di illustrare come le copie delle idee entrino nel mondo del divenire .
Aristotele non tiene distinte le due teorie , e qui e il suo errore .
Dopo aver provato che il « luogo » non e ne forma , ne hyle , e nem-
meno parte o condizione di una cosa , Aristotele esamina se il luogo sia
qualcosa separato dalle cose . « Forse si potrebbe paragonare il luogo a un
recipiente . Come il recipiente e un luogo mobile , cost in certi casi il luogo
puo essere un recipiente non mosso , per es . il luogo di una cosa su una
nave; tutto sulla nave vien mosso insieme con la nave; rispetto alle cose
che stanno a bordo la nave e come un recipiente; in rapporto alia nave
il flume e il luogo, e come tale e non mosso » .
A noi pare strano che il luogo sia definito non mosso;180 ma cio avvie-
175
Perche un ev o 8Xov o zXSoq deve essere un 7re7repacr[i£vov ; in questo Ari¬
stotele e Platone concordano.
176
Qui si vede chiaramente che hyle e un concetto astratto; in questo caso
sarebbe errato tradurre il vocabolo con « materia ».
177
Vedere sopra, p. 362.
178
209b 14. Nelle conferenze Sul bene Platone definiva T& gv e TO (rcya xal
pwcp6v come principi dell essere ; vedasi sopra, p. 226 sgg.
179
209b 33-210a 2, cfr . Phys. I 4, 187a 17-18 ; I 9, 192a 6-12; sopra , p . 270.
1,0
212a 18 (3OUXET<XI C& XEVTJTOI; elvat 6 T6TOI;, cioe « esente da processi ».
M0V1MENT0 E CAMBIAMENTO 365

ne perche secondo l opinione di Aristotele luogo e movimento si implicano


a vicenda. II movimento puo pero essere inteso soltanto come movimento
1

in rapporto a qualcosa d altro. Questo punto di riferimento di un moto e


detto da Aristotele un akineton , in quanto e un punto di riferimento. Ora
Aristotele trasferisce questo tipo di considerazione al rapporto fra cosa e
luogo. La cosa si muove o viene mossa, e questo e naturalmente un cam -
biamento di luogo;182 ma in relazione alia cosa il luogo di essa e un akineton ,
immutabile; e la cosa che si muove, non il luogo.
La metafora del recipiente introduce un analisi semantica dei diversi
significati di « essere in qualcosa ».183 « L esperienza ci insegna 184 che niente
puo essere in se stesso, se ci atteniamo al comune uso linguistico. £
185

facile, percio, confutare il paradosso di Zenone; non e necessario ammettere


un regresso all infinito, perche niente impedisce che il primo luogo sia
in qualcosa in altro senso da quando diciamo “ in un recipiente , come
per es. il caldo e presente nel corpo come una condizione ».186
Dopo le aporie, Aristotele passa a esporre la propria opinione.
« Non avremmo intrapreso una ricerca sulla questione che cosa e un
luogo , se non ci fosse una locomozione . Ma anche a proposito di altri muta-
menti e movimenti noi parliamo di luogo ” . Quando, a proposito di una cosa
in movimento, diciamo che essa e in un luogo, o che abbandona un luogo,
intendiamo che il luogo originario della cosa comprende la cosa senza essere
una sua parte . Se consideriamo dall esterno i limiti di una cosa , parliamo della
forma della cosa .1*7 Immaginiamo ora che ci sia possibile vedere dall interno i
limiti della cosa : alio stesso modo dobbiamo figurarci il luogo della cosa. Il
luogo e dunque il limite piu interno non mosso del corpo circostante , ed e
sempre dato insieme con il corpo . Il sistema di riferimento per il luogo di una
cosa singola e lo spazio intero, nel quale il punto centrale dell universo e la
superficie interna della sfera delle stelle mobili sono invarianti e indicano le
direzioni fondamentali » .
Tanto lo spazio intero quanto il luogo di una cosa sono dunque, in
ultima analisi, sistemi invarianti di coordinate per i movimenti.
Nella concezione platonica dello spazio l idea fondamentale e che tutti
i processi naturali si svolgono in qualcosa , e cioe nello spazio. Lo spazio
e « il ricettacolo, cio che accoglie ogni generazione, riceve movimento e con-
figurazione da cio che entra in esso » .188 Platone immagina lo spazio come
qualcosa di assoluto, che e eternamente ; il luogo di una cosa e quella parte

1.1
210a 4-5 .
1.2
xaxa T67TOV xlvrjau;.
1.3
Cfr. Parmenide 145b auTo TE EV £a>jTco Earai xal EV dcXXco.
IM
210b 8 ErraxTixcoc; nxo7Toumv.
1,5
210a 24 xupicoTCtTGv TO OX; EV ayysito , 210b 22 rcpcoTCOc;.
,1 7 Cfr. a questo proposito quel che ne dice Teofrasto, sotto, p . 366 .
211b 11 .
188
49a nrxar yeveoeiot; U 7TO8OXTJ , 50C xtvoupsvov TE xal Staox paTt opEvov 67to
Toiv .
ElCtOVTCOV
366 ARISTOTELE

dello spazio totale in cui propriamente qualcosa accade: « nel mondo sen -
189

sibile, in ogni caso appare come fuoco la parte infiammata dello spazio
totale ».
La concezione aristotelica dello spazio e descritta da Teofrasto in
questi termini: 1* « Forse dunque lo spazio non e una realta in se, ma e
1

determinate dalla posizione e dalla successione delle cose secondo la loro


natura e le loro naturali funzioni . Questo e effettivamente il caso delle pian-
te , degli animali, e di tutti i corpi non omogenei, che posseggono una strut-
tura ; i luoghi e le posizioni che le loro parti assumono danno in ciascuno
di essi all intero corpo una certa struttura ». L ordine e la posizione rela-
tiva all interno di una struttura sono dunque le caratteristiche essenziali
dello spazio. II nucleo essenziale della teoria aristotelica dello spazio e dun¬
que questo : non e e un « luogo » al di fuori delle cose, e’e solo come
determinazione geometrica e metrica di una cosa, che puo subire il movi-
11
mento; il luogo e cioe la coerenza del rapporto che intercorre fra due
corpi. E poiche l universo, come totalita , non si muove in relazione a qual-
che altra cosa , non ha alcun senso porsi il problema del luogo dell universo.
Alla base del concetto di spazio di Aristotele sta l idea di corpi i cui
luoghi sono geometricamente collegati. Questo collegamento della geome-
2
tria e della materia , nota il Sambursky , fa pensare al concetto di spazio
della teoria generate della relativita . Non e il concetto che dello spazio
aveva Newton : lo spazio di Aristotele non e una cassa in cui le cose si
muovono. Aristotele collega il corpo e do che lo circonda 193 in modo tale
che il corpo determina la geometria di cio che gli sta intorno, e questa
geometria non puo a sua volta essere separata dal corpo. Un luogo fisico
e un punto che il pensiero fissa in un campo metrico a esso circostante .
Questo campo in se non e nulla , non e « spazio vuoto », ma si forma
soltanto grazie alia cosa.
Lo spazio vuoto non ha alcuna struttura geometrica , e non ha percio
delle proprieta 194 che possano determinare la direzione di un movimento;
nel vuoto non e possibile orientarsi ; esso e un mezzo che non porta im-
presso alcun sistema metrico. « Poiche noi abbiamo provato che lo spazio
non esiste in se, ne consegue che non esiste nemmeno uno spazio vuoto » .
« Fa parte tuttavia del compito del naturalista studiare il problema
dello spazio vuoto,195 perche, in primo luogo, si e per lo piu dell opinione
169
- ..
52a yiyvopLEVov i'v xivi XOTCCO xal aXiv EXSTHEV a7TO> > uu.£vov , 51b 7tup pzv exa -
axoTe auxoii x6 7te7njpfO(ievov fJ ipoc <patvexai.
190
SIMPL. In Pbys. 639, 15-22 = fr . 22 WIMMER .
1,1
- ..
212b 27 xal £axiv 6 xoxoc xal xou , ou / to? b/ X67T(O SE , a) ) to? xo nipctc EV
xtji TCETtEpaaptEvto. ou yap r.iv xo ov EV x67tto aXXa x6 XIVTJXOV a(o;/.a.
m The physical
world of the Greeks , 96 .
193
-
x6 TTEpl£ /OV .
m IV 8 ,
214b 33 fi yap XEVOV , OUX S-/Et Siaqjopdtv , b 28 EI XSTTOC , OUSE XE'JOV
iorou. Cfr . 215a 22-24 .
195
6, 213a 12 xou (puaixou Etop aai xal TCpl XEVOU.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 367

che il vuoto sia il luogo, in cui non c e alcuna cosa percepibile, e in secondo
luogo molti pensatori affermano l esistenza di uno spazio vuoto » . Aristo-
tele pensa qui, naturalmente, agli Atomisti: secondo costoro, infatti, il vuo¬
to e un presupposto necessario del movimento nello spazio, e la sua esi-
stenza da anche una risposta alia questione di come una cosa si generi o
cambi . Essi interpretavano la generazione e il mutamento come redistri-
buzioni quantitative, come composizione e dissoluzione, condensazione e
rarefazione.196
Come d abitudine, Aristotele comincia con una breve notizia sulle
opinioni dominanti , e passa quindi ad un analisi dell uso linguistico.1 Dopo
una confutazione svolta in termini generali,198 egli argomenta approfondita-
mente dapprima contro la tesi di uno spazio che esista separatamente dalle
cose, e contenga gli atomi in movimento e degli interstizi vuoti;1 in se¬
condo luogo, contro la tesi che lo spazio vuoto e assoluto sia lo spazio che
le cose occupano: 200 in terzo luogo, contro l esistenza di uno spazio vuoto
nelle cose.201 La maggior parte delle argomentazioni di carattere generale non
sono che corollari alle conclusioni raggiunte nel capitolo precedente, e
presentano pochi aspetti nuovi. Piu interessante e l argomentazione speciale.
L esistenza di uno spazio vuoto sarebbe in contraddizione con la dot-
trina aristotelica del movimento e del mutamento. Per dimostrare a quali
assurde conseguenze condurrebbe l ammissione di uno spazio vuoto, Ari¬
stotele sviluppa una teoria secondo cui in un oggetto che sia in movi ¬

mento la velocita e direttamente proporzionale alia forza motrice, e in-


versamente proporzionale alia resistenza. In ogni movimento, egli dice, ci
sono due fattori principal la forza motrice 202 e la resistenza che proviene
dal mezzo.203 La forza motrice deve essere maggiore della resistenza, altri-
menti non si ha alcun movimento; inoltre la legge vale solo per il movi¬
mento continuo. Aristotele non riconobbe che il movimento comincia da
zero e si accelera gradatamente.201 Egli non da pero molta importanza alia
teoria come tale, e la avanza soltanto per dimostrare l impossibilita di uno
spazio vuoto. La sua argomentazione segue due strade. 1 ) Poiche la velocita
e inversamente proporzionale alia densita del mezzo, e nello spazio vuoto
la densita e zero, nello spazio vuoto la velocita non avra alcun rapporto
con il mezzo. 2 ) A condizione che tutti gli altri fattori siano uguali , la
velocita di un corpo e direttamente proporzionale al peso, rope , della cosa.
196

m 213b 30 TI <n) pa £vEi ToSvopa.


-
dijyxpiaL -Siaxptai?, 7ruxvo:>aL (idv(uai(;, ampiamente discussi in IV 9.
* 214a 19 xeviv OUX SCTTIV OUTE xeyojpiapfvov OUT aytipiaTov.
199
214b 12-216a 25.
300
216a 26-b 21.
201
216b 22-217b 28.
302
216a 13 po7r , nella forma di Papo? r) xou<f 6 vi)i;. Cfr . Phys. VII 5, De caelo
IV 2.
305
215a 26.
Un accenno che Iascia trasparire che deve averci
304
pensato si trova a 230b 24
TO toTapcvov del Soxei <p£ pea8m OSTTOV .
368 ARISTOTELE

Alla questione se cio sarebbe vero anche nello spazio vuoto Aristotele ri-
sponde negativamente . Fino a questo punto egli e coerente ; ma invece di
costatare che noi non possiamo paragonare la velocita di corpi diversi nello
spazio vuoto, si domanda: « Perche nel vuoto, dove non c e alcuna resisten-
za, i corpi dovrebbero muoversi con velocita disuguali ? In uno spazio vuoto,
malgrado la loro forma e il loro peso, i corpi si muoverebbero con la
medesima velocita »,205 il che Aristotele definisce assurdo. Cio che qui egli
nega non e il principio che nel vuoto tutti i corpi si muoverebbero con
la medesima velocita, bensi l ipotesi che tutti i corpi si muovono con la
stessa velocita: e poiche questo e contrario a ogni esperienza , egli ci vede
un argomento contro l esistenza di uno spazio vuoto.
£ interessante notare che Aristotele giunse mediante l’argomentazio-
ne logica a una conclusione che per noi e un dato di fatto elementare, e che
tuttavia la respinse riferendosi all esperienza ; inoltre, che pervenne a que-
sta conclusione soltanto perche, per un momento, dimentico la sua radi-
cata concezione del rapporto fra peso e velocita .
Aristotele passa quindi al problema del mutamento, e combatte quei
filosofi che interpretavano la crescita e il mutamento come redistribuzioni
quantitative della materia . Gli Atomisti spiegavano la crescita dell essere
vivente con l ipotesi che il nutrimento fornito al corpo riempia uno spazio
vuoto e produca percio la crescita. L argomento principale che Aristotele
adduce contro questa stravagante teoria e che il corpo aumenta in grandez-
za da tutte le parti.2* Egli ammette di non aver ancora personalmente tro-
vato una soluzione al problema , ma e convinto che la teoria degli Atomisti
non fornisca una spiegazione del processo.2
Come si spiega il mutamento materiale, come per es. il passaggio dal
duro al morbido ? La risposta degli Atomisti era questa : in ogni materia
c e fra gli atomi uno spazio vuoto; cio spiega la condensazione e la rare-
fazione, e soprattutto rende possibile quella redistribuzione degli atomi
che noi possiamo osservare come cambiamento materiale. Era facile confu-
tare questa teoria , perche per il mutamento qualitative Aristotele aveva
gia una teoria elaborata:
« Sulla base di cio che ho ammesso che sia esatto, io affermo: 1) che e una
e identica la materia delle quality opposte come caldo-freddo e tutte le altre
coppie di opposti fisici; 2 ) che cio che esiste qui e ora si genera da cio che e in
potenza ; 3 ) che la materia non esiste in se, ma unicamente come materia di volta
in volta determinata ;209 4 ) che in uno stesso senso io parlo della materia, per es.
di un numero, di un colore, oppure del freddo e del caldo ».
205
216a 20 l< joxaj(V) iepa 7rdvT iazcti .
206
214b 8 7rdvt7) au!;dvexai.
207
Quando scriveva De gen. et corr . I 5, 320b 34 - 321a 29, aveva risolto il
problema.
208
Di qui 1 imperioso fipct? Sk Tiyoptev di 217a 21.
m T6
S elvat gxepov , cfr . 219a 21 e b 11. Cost a I 3, 186a 30 dice ou yap
ft yoptaxiv a\Xa rS> elvat Exspov x& Xsuxiv xal M uTCapyst , testo finemente analizzato
dal WIELAND, Die aristotelische Physik , 154.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 369

Queste argomentazioni mostrano molto bene come si debba da parte


nostra intendere il suo concetto di hyle .
II tempo . II punto da cui muove Aristotele nel suo studio del concetto
di tempo e il seguente . Esiste una connessione fra tempo, movimento,
distanza e luogo. Movimento e mutamento sono continui , perche e con-
tinua la distanza da percorrere; il tempo, perche e continuo il movimento .
Poiche di tutti i movimenti quello nello spazio e il primo, il luogo e la
cosa che subisce movimento o cambiamento sono i dati primari dell espe-
rienza .
Nel riprodurre alia lettera l argomentazione di Aristotele ci troviamo
ad affrontare dei problemi di traduzione . Kinesis significa tanto movi ¬

mento locale quanto mutamento qualitative e quantitative ; anche muta-


menti di questo tipo sono considerati da Aristotele alia stregua dell attra-
versamento di una distanza . Megethos significa grandezza , e qui la « distan¬
za » da percorrere
, ; puo pero anche significare « estensione » . Nel testo
che segue,2 0 che e caratteristico del modo di pensare e del metodo di Ari ¬

stotele in questa parte della Fisica , tradurro costantemente megethos con


« distanza » e kinesis con « movimento » .
« Poiche cio che si trova in movimento cambia da qualcosa in qualcosa
d altro, ed ogni distanza e un continuo, il movimento corrisponde alia distanza;
poich6 la distanza e continua, anche il movimento e continuo, e percio anche il
tempo. Il tempo sembra sempre essere altrettanto lungo che il movimento. Cio
che e prima e dopo nello spazio e effettivamente il “ prima ” e il “ dopo ”
originario; nello spazio, pero, cib indica la posizione. Poiche in una distanza
possiamo parlare di prima e di dopo ” , cost, in analogia con essa, anche nel
movimento deve esserci un prima ” e un “ dopo ” , e di conseguenza anche nel
tempo, poiche ciascuno di essi consegue sempre all altro. Il “ prima ” e il “ dopo ”
e cio che secondo la nostra definizione costituisce il movimento;211 un “ prima ” o
un “ dopo ” reale, considerato a s6, non e movimento. Anche il tempo lo cono-
sciamo quando determiniamo il movimento servendoci del “ prima ” e del
“ dopo ” . Diciamo che e passato del tempo quando i nostri sensi abbiano osser-
vato un “ prima ” e un “ dopo ” in un movimento. Noi stabiliamo che “ prima ” e
qualcosa di diverso da “ dopo ” , e che per di piu si aggiunge ancora un fra ” .
Quando riconosciamo i termini esterni come qualcosa di diverso dal “ fra ” , e la
riflessione indica il “ prima ” e il “ dopo ” come due ora ” , allora diciamo che
questo e tempo. Cio che e delimitato dai due “ ora ” e il tempo: questa deve
essere la solida base della nostra ricerca. Se consideriamo un “ ora ” isolatamente
come un istante, senza collegarlo a un “ prima ” o a un “ dopo in un movi ¬

mento, o senza identificarlo con esso, sembra allora che non sia passato del
tempo, perche neppure ha avuto luogo un movimento. Soltanto quando si
aggiunge un “ prima ” e un “ dopo ” noi parliamo di tempo. Con cio abbiamo la
risposta della nostra questione, che cosa cioe sia il tempo: e il numero del

210
IV 11, 219a 10 - b 3.
211
A 219a 20 6 (xcv TTOT 8V XEVHJCTI? e in contrapposizione a xi elvxi auxco, come
a 219b 10 TO vuv.
370 ARISTOTELE

movimento in relazione al prima e al “ dopo . II tempo non e dunque identico


al movimento, ma e il movimento, in quanto questo ha un numero ».212
£ palese che Aristotele tratta il tempo come un aspetto o una dimen-
sione del movimento. Possiamo afferrare con il pensiero il tempo, in quan ¬
to con i sensi osserviamo delle cose che sono in movimento e descriviamo
questo movimento con un numero. Notiamo qui un grande progresso sui
Pitagorici: costoro erano dell avviso che « le cose sono un numero » ;
Aristotele dice: le cose sono ordinate in modo tale, che noi le possiamo
descrivere con l aiuto del numero. Oggi noi esprimiamo questo concetto
dicendo che le formule matematiche non rappresentano la natura , bensi la
nostra conoscenza della natura.
Molto brevemente riassumo quel che segue: 213
« Movimento, distanza e tempo stanno fra loro in un rapporto determi-
.
nato La cosa in movimento, mediante la quale noi riconosciamo il movimento
e il tempo, puo essere paragonata ad un punto. L ora sta dunque rispetto alia
cosa in movimento nello stesso rapporto del tempo rispetto al movimento. Di
tutte le strutture che qui io esamino, cosa in movimento ” - movimento - di¬
stanza - tempo - luogo - ora, la cosa e quella di cui noi abbiamo miglior cono-
scenza;214 grazie alia cosa conosciamo tutto il resto. Risulta da cio che ho detto
fin qui che 1 “ ora ” non e una parte o un unita di misura del tempo, ma e un
qualcosa che sempre si muta ; inoltre, che una sezione nel movimento non e una
parte del movimento, proprio come un punto non e una parte di una distanza ».
Platone distingue rigidamente l essere eterno dal mondo temporale del
divenire: eterno e cio che e al di fuori del tempo e dello spazio. Quando
invece Aristotele parla dell eternita del tempo e del mondo, intende un
tempo che dura eternamente ; « l eternita comprende tutto il tempo » .
2!
I

Secondo Platone il tempo ebbe origine insieme con il mondo, e il divenire


che progressivamente si svolge appartiene al dominio del tempo che si
muove in circolo secondo il numero.216 Verosimilmente Aristotele intese
queste parole nel senso che Platone identificasse movimento e tempo; per
questa ragione si sforza di respingere tale identificazione. Se prescindiamo
dalla prospettiva cosmica in cui Platone considera il fenomeno del tempo,
e se badiamo soltanto alia sua descrizione della struttura temporale del
movimento e alia sua discussione 217 dell « ora », troviamo allora che Pla¬
tone e Aristotele hanno fondamentalmente le stesse idee sulla struttura del
tempo. Aristotele parla anche di cose che non sono nel tempo,21' ma egli
212
219b 3 fj dpiH|/6v ? Xel f ] xivyau; , cioe in quanto il tempo puo essere mi-
surato.
,
2 3
219b 15 sgg.
214
219b 29.
,
25
De caelo I 9, 279a 27.
216
Timeo 37d-38b.
217
Parmenide 152c T6 VUV , TO TTCOLOV.
218
221b 3 T<i del OVTX del ovxa oux £ <JTIV bt xp6vto. L unico esempio concreto
che Aristotele cita e la proposizione che la diagonale e commensurabile al lato, che e
quindi, secondo Della 29, uno ipeiiSoi;. Il non essere non ha movimento, 225a 25.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 371

pensa allora evidentemente, in modo radicalmente diverso da Platone, al


non -esistente.
L « ora » non e ne parte, ne misura del tempo, ma fonda la conti¬
nuity del tempo.21 La misura del tempo e la sezione del movimento posta
fra due « ora » . Questa sezione di tempo ha le proprieta caratteristiche di
una grandezza , e puo percio essere misurata. La misurazione si puo fare
soltanto ricorrendo all aiuto dei numeri. Qual sorta di coordinate abbiamo
per il numero del movimento ? La numerazione si fa per ogni cosa adope-
rando un unita di misura adeguata a cio che e numerato.220 Come contiamo
i cavalli con la misura di « il cavallo », cost , per poter misurare ogni specie
di movimento, dobbiamo trovare una specie di movimento che fornisca
l unita di misura . Questa unita di misura, offerta dalla natura, e il movi¬
mento circolare del cielo.
« Si puo ora porre la questione di qual sia il rapporto del tempo con
1 anima, e perche 1 universo e nel tempo. La risposta e che il tempo e una pro ¬

prieta o un modo di essere del movimento, e che 1 universo e tutto cio che in
esso ha un luogo si muovono. Dove c e movimento o possibility di movimento, la
c’e anche il tempo. La misurazione del tempo e pero, come ogni specie di
numerazione, un attivita della mente. Se dunque non esistesse un uomo dotato
di anima, non ci sarebbe un tempo numerato. Ma il tempo come fenomeno quale
noi lo definiamom esiste alio stesso modo del movimento, anche se nessuna
anima li osserva ».
Come mostra il Wieland , non e esatto definire concezione soggettivi-
stica del tempo questa dottrina della relazione fra l anima e il tempo. « Non
si afferma infatti ne che il tempo e nell anima , ne che il tempo e un pre¬
concetto schema di ordinamento dell anima , in cui questa inquadrerebbe
le cose oppure il corso del loro movimento ». Il tempo non e nell anima,
ma la misurazione del tempo presuppone l attivita di una ragione pensante.

Il cambiamento. « In ogni cambiamento qualcosa si cambia in qual-


cosa in forza di qualcosa. Cio in forza di cui qualcosa si cambia , e il movente
immediato; cio che cambia e la materia, cio in cui si cambia e la forma » .222
Nei primi due capitoli del quinto libro Aristotele analizza sulla base del-
l uso linguistico questi concetti, che hanno importanza per la discussione
seguente del continuo. Percio introduce il concetto del « tempo in cui ha
luogo il mutamento » .m Per la classificazione finale della metabole si serve
della dottrina delle categorie come sistema di riferimento, e ottiene le se-
guenti quattro specie : 1 ) generazione e corruzione implicano un mutamen-

319
222a 10 T6 St vuv tan a yvtyzia. / p6vou .
230
223b 12-20.
331
223a 27 TOUTO 8 TOT 8V 6 ypivoc, , olov zi evSi/evat xiwjaiv elvat Sveu
-
/ Tjc . Cito da WIELAND, Die aristoteliscbe Pbysik , 316.
m Lambda 3, 1069b 36
TOV yap peTaPaXXei TI xal u 7t6 TIVO? xal ztc, xf urn ou
pcv, TOU TTpCOTOU XtVOUVTOi;' 8 S £ , f ) et? 6 St , TO elSo?.
m 224a 35 xi
tv 5> , 6 xp v 4
°
372 ARISTOTELE

to totale della forma dell esistenza; in considerazione del fatto che questa
trasformazione della hyle non e continua, Aristotele non vuol qui assu-
merla sotto il concetto di kinesis 2 ) Cambiamento di qualita e 3 ) di
quantita . Con singolare ostinazione, Aristotele si attiene al tradizionale pre-
giudizio che tutti questi mutamenti avvengano dall opposto nell opposto.
4 ) La locomozione, forma primaria del movimento.
II movimento e dunque sempre un processo. In conseguenza di cio,
un sostantivo che, come risultato di un processo, indichi qualcosa di esente
da processi, e un akineton , per es. « scienza » o « calore ».225 Un sostantivo
astratto con significato immutabile e dunque chiamato da Aristotele « una
forma immobile ». I primi principi immutabili sono detti in Lambda « for¬
me di esistenza eterne ed immobili ». Tutto cio e connesso alia dottrina
delle categorie: il movimento, come processo, e qualcosa che appartiene
alle cose, e un symbebekos\ il principio del movimento, sebbene nella no¬
stra terminologia sia un concetto astratto, e qualcosa di esistente in se,
un ousia. In altri termini, mentre il movimento e un predicato, il prin ¬
cipio del movimento non puo essere un predicato, ma e qualcosa di cui
puo essere asserito qualcosa.
La proposizione 224 che « non c’e movimento in riferimento all ousia »
e a prima vista incomprensibile, e non diventa piu facile da capire se si
traduce kat ousian con « in relazione all essenza » . Ousia e tanto la cosa
m
stessa che cio che fa di essa questa cosa . Un uomo o una statua nascono
e periscono ; qualsiasi mutamento non cambia nulla rispetto al da to di
fatto che si tratta appunto di un uomo o di una statua , fino al momento
in cui l uomo muore o la statua viene completamente distrutta. La kinesis
nel senso del mutamento quantitative e qualitative si presenta nelle cose.
L esempio costante di Aristotele e « un uomo colto ». L uomo si genera :
questa non e una kinesis , ma una genesis , una generazione. Non si genera
invece l uomo colto, ma l’ uomo incolto diviene un uomo colto.
Ancor piu strana suona per noi la proposizione m che non c’e movi¬
mento in riferimento ai concetti di relazione. Per esprimerci nel modo
piu semplice, diciamo che Aristotele intende che per es. « destra » signi-
fica sempre « destra ». Se la cosa che era alia mia destra non si trova piu
alia mia destra, cio dipende dal fatto che io mi sono mosso. Aristotele chia-
ma questo un caso di « mutamento in relazione all’accidente », kata sym-
bebekos.
Inoltre non ci pub essere un movimento del movimento, perche cio
condurrebbe a un regresso all’infinito. Lo scopo della sottile argomenta-
224
Aristotele e pero coerente nella sua terminologia soltanto quando la cosa e
richiesta, per motivi oggettivi, dal contesto del problema di volta in volta trattato.
Cfr . per es. V 5, 229a 31.
225
-
224b 12 DXLVRJT<4 £<mv otov 7 } ImaTrjinr } xal rj dEpp o nji;
226
225b 10.
227
Cfr . Auraol XoyoL 5, 15, p. 413 DIELS-KRANZ , Simposio 207d .
224
225b 11, cfr. VII 3, 246b 11.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 373

zione di Aristotele e evidentemente questo: egli vuol dimostrare che non


c e in se qualcosa come movimento, luogo o tempo, ma c’e unicamente « in-
sieme con le cose ».

II continuo. II problema del continuo sorse con i paradossi di Zenone.


La piu antica discussione del problema di che cosa sia il continuo si tro-
va nel Parmenide La denominazione di syneches , che noi pero usiamo
nella forma latina, si trova per la prima volta in Aristotele.
Aristotele muove dalla problematica di Platone nel Parmenide: che
cosa intendiamo quando parliamo di « unito » o « separato » nello spazio,
di « essere in contatto » , « nel mezzo » o « consecutivo », di « contiguo » e
di « continuo » ? ° Dopo un accurata analisi esclude i primi sei termini:
nessuno di essi indica la vera continuita . In contatto sono le cose i cui
limiti estremi coincidono; consecutive quelle fra le quali non c e nulla della
medesima loro specie; contiguo e cio che e susseguente e nello stesso tem ¬
po e in contatto con quel che lo precede. « II continuo ha , si, le caratteri-
stiche di un contiguo, ma io affermo che si ha continuita soltanto quando
in ognuna di due cose il limite, mediante il quale sono in contatto, diviene
uno e il medesimo » . In via preliminare Aristotele definisce il continuo
come qualcosa i cui limiti estremi sono assolutamente uno.232 Discute poi
diffusamente il problema delle condizioni necessarie perche un movimento
o un mutamento possa essere continuo; trova che il movimento deve svi-
lupparsi nel medesimo soggetto; inoltre deve essere della medesima spe ¬
cie, cioe, per es., movimento nello spazio o mutamento di qualita ; deve
inoltre svolgersi nel medesimo intervallo di tempo.233
Sino a questo punto il problema era : a quali condizioni due cose sono
continue? Ora pero Aristotele vuol giungere a una definizione e si chiede
percio: qual e la caratteristica piu importante di un continuo? Gia nel
primo libro 233 aveva stabilito che un continuo e illimitatamente divisibile.
Esaminando poi la grandezza, il tempo e il movimento rileva continua-
mente che l illimitata divisibility e la caratteristica essenziale di questi fe-
nomeni. Non si deve pero intender questo nel senso che essi possano essere
scomposti in parti indivisibili: una grandezza non consiste di punti, il tem ¬
po non consiste di « ora », ne il movimento di spinte ; cio che questi fe-
nomeni hanno in comune e la continuita . La continuita non e dunque qual¬
cosa oltre le grandezze, il tempo e il movimento, ma e una struttura comune
a questi fenomeni , e diviene conoscibile quando i fenomeni citati sono
funzionalmente collegati. Essenziale caratteristica della struttura della con-
229
148d-149a, significato di (S7rrea0ai , T6 tysEfii; , neraEfi , Tpi-rov ev pieacp ou8£v ,
152c TB vuv , T8 7rpo'£6v , cfr . Top . IV 2, 122b 28 .
220
V 3, 226b 18 (Spia , yoplt; , piexa u , auv £ / £?.
231
227a 10.
232
228a 29 <ov iayma. Sv .
233
227b 23 8 xal tv to xal ore .
239
I 2, 185b 10 .
374 ARISTOTELE

tinuita e che essa puo illimitatamente esser divisa in elementi omogenei.


235

I paradossi di Zenone avevano offerto l occasione di studiare la strut -


tura della continuita; conseguentemente anche Aristotele la sottopone a un
esame. Zenone intendeva dimostrare che gli argomenti contro la dottrina
di Parmenide sono logicamente insostenibili. Sui paradossi di Zenone esi-
ste una vasta letteratura: io mi limito qui ad alcune brevi osservazioni a
proposito del suo argomento contro il movimento. « Non si puo spiegare
come una cosa si muova e giunga alia meta perche, per attraversare la
distanza A-B essa deve in primo luogo percorrere la meta della distanza,
quindi la meta della seconda meta , e cost di seguito una serie infinita di
segmenti di A-B. Cio richiederebbe un tempo infinito: per questa ragione
la cosa non giungera mai in B » . Una variante verosimilmente tarda di que¬
sta dimostrazione e nota sotto il nome di « Achille e la tartaruga » .
Non era , ovviamente, intenzione di Zenone di mostrare che Achille
non avrebbe mai raggiunto la tartaruga : la matematica del tempo gli con-
sentiva senz altro di calcolare esattamente quando questo sarebbe acca-
duto. Cio che intendeva dimostrare era semplicemente che, a suo avviso,
il concetto di movimento era pieno di contraddizioni.
Aristotele risolve il paradosso ricorrendo alia sua teoria della strut-
tura del continuo. La cosa non si muove come immagina Zenone, non com-
pie doe una quantita infinita di processi; e errata l ipotesi assunta a fonda-
mento della dimostrazione, non l argomentazione come tale. I punti della
distanza e gli « ora » nel tempo postulati da Zenone non esistono, in
realta , come parti indivisibili del movimento e del tempo.136
L intento principale di altri paradossi e di mostrare che luogo ed esten-
sione non esistono : « Quando una freccia si muove, deve muoversi o nel
luogo in cui si trova , o in quello in cui non si trova. Tanto l una che l altra
cosa sono impossibili , perche quando la freccia si e mossa e si trova in un
luogo, non si muove. In ogni singolo momento del moto la freccia si e
mossa , e si trova in un luogo. Di conseguenza non puo muoversi » .
Aristotele risponde: 237
« O distanza , tempo e movimento consistono tutti ugualmente di parti
indivisibili e possono essere scomposti in queste, oppure cio non vale per nes-
suno di essi. La cosa risulta chiara dalle seguenti considerazioni: se la distanza
consiste di parti indivisibili, allora anche il movimento che si compie su questa
distanza consiste di altrettante parti indivisibili. Se per es. la distanza A-B-C
consiste delle distanze parziali e indivisibili A, B e C, allora ogni parte del

235
231b 16 rrav CTUVEXC? Siatpcvov cE? del Siaiperd .
236
La moderna analisi matematica, che tratta il problema come una questione
matematica e non fisica , stabilisce che la somma di una serie infinita di intervalli unifor-
memente decrescenti puo essere finita , e forma, cioe, una serie convergente.
237
231b 18-232a 17. Mi servo della traduzione di J. MAU, Vber die Zuwehung
zweier Epikur-Fragmettte, « Philologus » 99, 1955, 100. Osserva finemente W. Wieland
che quando Aristotele parla del continuo si serve dell espressione auyxeTafloa lx sol-
tanto per sostenere opinioni false.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 375

movimento D-E-Z con cui O si muove lungo la distanza A-B-C, e altrettanto


indivisible. Se ora in presenza di un movimento qualcosa necessariamente si
muove, e se quando qualcosa si muove deve essere d altra parte presente un
movimento, si dovra allora ammettere che anche il muoversi consiste di unita
indivisibili . O si muoveva sulla distanza A compiendo il movimento D, sulla B
compiendo E, e sulla C compiendo Z. Ora 23* in nessun caso cio che si muove
da un qualche luogo verso un qualche luogo puo insieme muoversi ed essersi
mosso, mosso, cioe, la, dove si muoveva quando si muoveva. Esempio: non si
puo insieme andare a Tebe ed esserci andati. Ma O si muoveva lungo la distanza
indivisibile A quando era presente il movimento D; ammesso, dunque, che que-
sto movimento abbia percorso la distanza piu lentamente di quanto la percor-
reva, esso dovrebbe dunque essere divisibile. Quando infatti la percorreva, non
era fermo e neanche l aveva gia percorsa, ma si trovava in uno stadio intermedio.
Ma se insieme percorre e ha percorso, allora cio che e in marcia, quando e in
marcia, avra marciato oppure si sara mosso la dove appunto si muoveva .23
Se 240 pero qualcosa si muove lungo l intera distanza A-B-C, e il movimento
che compie e D, ma non si muove pero affatto lungo la distanza indivisibile A,
bens soltanto si e mosso , allora il movimento dovrebbe consistere non di movi -
menti, ma di spinte,241 e del fatto che si e mosso qualcosa che non si muoveva.
Esso percorse cioe la distanza A mentre non la percorreva; ci sara con questo
un aver marciato che non marcia mai. Ha infatti percorso questa distanza ( A )
mentre non la percorreva . Se ora necessariamente tutto deve muoversi o star
fermo, allora O e fermo in ciascuna delle tre ( distanze indivisibili ) A , B e C; ci
sara allora qualcosa di costantemente fermo, che insieme si muove. Perche esso
si muoveva lungo l intera distanza A-B-C, ed era fermo in ogni singola parte, e
con ci6 anche sull intera distanza . E anche ammettendo che le parti indivisibili
del movimento D-E-Z siano movimenti,242 non sarebbe possibile che esse in pre¬
senza del movimento non si muovano, ma stian ferme. Se invece esse ( D-E-Z )
non sono movimenti, se ne dovrebbe concludere che un movimento non consiste
di movimenti ( il che e assurdo ) ».
Questa e veramente una critica dall interno, perche Aristotele annien-
ta Pargomentazione di Zenone ricorrendo a forme di argomentazione tipi-
che di Zenone /*3 e lo batte cost con le sue stesse armi. L ammissione della
discontinuity sopprime il concetto del movimento, proprio come nel con¬
cetto di punto e implicito che un punto non puo essere continuamente
congiunto con altri punti. Grandezza , tempo e movimento sono o tutti
quanti continui, o non sono affatto.
Le basi della dottrina aristotelica del continuo sono fisiche, non ma-
232
Invece di et Si) (el Si F ) il Mau legge ITL Si , riferendosi a Simplicio 933,
15 TtpoXaptliv.
239
II che e impossibile secondo le premesse sopra esposte.
240
232a 6.
241

ma di momenti ».
-
oux ex xtvfjCTecov dXX £x xivtipa rcov. Il Mau traduce « non di movimenti,
242
Non mi sembra necessario sostituire la lezione di 232a 16 xtvfjaet? xiVYjaew?’
attestata anche da Simplicio, con xivfjaeco? xiv ueu ? come propone il Mau .
243
Giustamente Aristotele definiva Zenone il creatore della dialettica, Diog.
Laert. VIII 57 = fr. 65 ROSE.
376 ARISTOTELE

tematiche . Egli muove dal semplice fatto che nel mondo della natura ci
sono movimento e mutamento; la sua argomentazione e spesso estrema-
mente astratta : e questi suoi testi sono difficili a causa della brevita e della
concisione della lingua. Continuamente egli torna a riferirsi ai fatti uni ¬

versal dell’esperienza: in questo sta la sua forza di pensatore:


« Se essi [ e doe teorici come Platone e Democrito ] hanno scarse capacity
di inquadrare in una visione d insieme i fatti universalmente riconosciuti,243 la
ragione ne e che essi trascurano i dati dell esperienza. Per questa ragione i natu-
ralisti che hanno maggior familiarita con gli accadimenti del mondo fisico sono
piu adatti a indicare come fondamenti delle loro teorie dei principi, che si pos-
sono inquadrare senza difficoltii in una grande concezione d insieme. Quei
pensatori che, prediligendo le speculazioni teoriche, trascurano di studiare i mol-
teplici dati a disposizione, sono facilmente pronti a enunciare una teoria sulla
base di pochi dati di fatto ».
Questa attenzione ai dati dell esperienza porta qui a un’interpretazio-
ne dei fondamentali fenomeni della natura che suona sorprendentemente
moderna . Con la sua ricchezza di idee nuove e feconde la trattazione del
movimento, dello spazio e del tempo e tra le cose migliori che possediamo
di Aristotele. L indagine dei problemi fisici raggiunse nuovamente un li -
vello cost alto soltanto con Leonardo da Vinci e piu compiutamente con
Galileo Galilei.
Non sara pero inopportuno ricordare che la sua predilezione per l evi-
denza e per i dati del senso comune condusse a volte Aristotele fuori stra-
da . Mentre la sua teoria del modo del movimento e della continuity appare
geniale e corretta anche in base alia concezione moderna, le leggi della
cinetica, che formula occasionalmente, sono completamente errate. II suo
risultato di maggior importanza e il riconoscimento che il movimento e il
fenomeno fondamentale della natura, e che per intendere i processi na-
turali si deve intendere il movimento.
Il principio del movimento. Nell ottavo libro della Vinca Aristotele,
ricorrendo a tutte le sue risorse di dialettico, tenta di provare l esistenza
di un supremo principio del movimento. Dal punto di vista formale, que¬
sto libro e brillante. Aristotele apre la sua conferenza con una domanda
retorica, che poi commenta con un linguaggio armonioso, quasi privo di
iati. Quindi sviluppa la sua argomentazione fino alia conclusione secondo
una disposizione accuratamente ordinata e con una logica implacabile : ( 1 )
il movimento non ha inizio ne fine, ma e eterno ; ( 2 ) dall eternita del tempo
e del movimento segue che il mondo e eterno. ( 3-5 ) Soltanto apparente-
mente il movimento degli esseri viventi e un movimento autonomo ; in
realta, ogni movimento naturale e un muoversi essendo mosso dall esterno.
244
Tale metodo e da Aristotele brevemente caratterizzato in Delta 11, 1018b
30-34 .

acp
243

eiv xa
-
De gen. et corr. I 2, 316a 5-8 ouvopav a. 6 p.oXoyoup.eva ; l espressione
cpaiv6 peva ha fondamentalmente il medesimo significato.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 377

Cio che muove deve essere esso stesso non mosso. ( 6 ) La concatenazione di
motore e mosso deve avere un inizio; c e un primo principio del movi -
mento, eterno e non mosso, e cio che e mosso da questo principio deve
essere eternamente e immutabilmente in movimento. ( 7 ) Soltanto il movi-
mento nello spazio puo essere di questo tipo, e ( 8-9 ) di tutti i movimenti
nello spazio soltanto il moto circolare della sfera celeste piu esterna e
infinito, costante, e sempre identico a se stesso. Esso e dunque il movi¬
mento primario, che muove tutto il resto. ( 10 ) Questo eterno moto circo¬
lare non sarebbe pero possibile se non ci fosse un eterno principio del mo¬
vimento, che e esso stesso incorporeo e non mosso. C e dunque un primo
ed eterno movente immobile, che ha la sua sede presso la sfera piu esterna
del cielo. Considerata oggettivamente, l argomentazione e pero molto de¬
bole. La circostanza che Aristotele si richiami spesso a fatti d esperienza
reali o supposti 244 non puo tuttavia nascondere il carattere speculative
dell’argomentazione. Alcuni degli argomenti fondamentali non sono niente
altro che tautologie del tipo « X ha questa natura , perche e sua natura muo-
versi da qualche parte ».247 Nemmeno il fedele discepolo ed amico di Ari¬
stotele, Teofrasto,248 pote accettare l’astrusa idea di un primo movente im ¬
mobile. Ora e difficile dire che cosa offrf ad Aristotele lo spunto per avan-
zare questa teoria; ma il motivo principale fu certo il suo desiderio di
trovare una soluzione alternativa alia dottrina platonica dell anima come
principio del movimento. Si aggiunse a questo la tendenza , cost caratteri-
stica del pensiero di Aristotele, di cercare sempre il punto di inizio logico
di un ragionamento.249
La traccia piu antica della dottrina del primo movente immobile si tro-
-
va nel dialogo Sulla filosofia,250 sappiamo unicamente che ivi egli presen-
tava il principio del movimento come il telos piu alto . Anche nel libro
Lambda 251 questo e il nucleo essenziale della sua dottrina : il proton kinoun
mette in movimento tutto, perche e il fine piu alto e perche l’ universo ten-
de a esso. Il mondo del mutamento e del movimento non e l opera di un
architetto cosmico ; la regolarita della natura riposa piuttosto su un prin ¬
cipio immanente del movimento. In Lambda Aristotele intende spiegare il
nesso causale deH universo ; nella prima meta dell opera analizza la strut-
tura del mondo fisico, nella seconda quei fenomeni e quei principi non
sensibili che hanno funzione di norme per il mondo sensibile. Il proton
kinoun viene dunque presentato in Lambda come un principio cosmico .

244
opcopev 252b 12 e 21, 253a 11, 254a 6 e cos via ; 253b 25 rj 7rijfo ; 254a 26
9aivcrai xcera xrjv alcrSbjaiv ; 255a 22 A (167X0?.
247
255 b 15 ai/nov 8 OTI 7te (pux6v 7toi.
2,8
Met . 7b 18 x £v8uvo? fir ] XoycoSe? xal <i£XXco? oux a oTuaxov aXXa Tiva
aExiav Egli preferisce considerare l universo una struttura vivente, (ru (i.<pcovov
Ea'jxc) xal d 7n) pTicrpAvov <0? av 716 X1? ( secondo De motu 703a 30 ) 1) £ tpov.
249
IcTTaxat 7rou e una delle sue espressioni predilette.
250
Si veda sopra, p. 217 e sotto, p. 416.
251
Si veda sopra , pp. 243-245.
378 ARISTOTELE

2 2,
Nel settimo libro della Fisica si accenna soltanto di sfuggita che c e un
principio del movimento. All inizio del grande trattato su movimento, spa-
253
zio e tempo, Aristotele dice che risultera da altri scritti come stiano le
cose quanto alia questione di un primo movente immobile. Poiche tutte
queste opere sono fra le sue piu antiche, dobbiamo ammettere che l idea
di un solido nesso causale fra tutti i movimenti e i mutamenti naturali e
parte costitutiva della sua concezione di fondo.
Ma come si deve spiegare il fatto che Aristotele da una parte sostiene
l’eternita del movimento e del ciclo biologico, dall altra afferma254 l esigenza
che ci sia un primo movente immobile ? L argomento principale in favore
dell eternita del movimento e che l ammissione di un inizio del movimento
conduce a un infinito regresso. L argomento principale per l’esistenza di
un principio assoluto del movimento e invece che la catena dei movimenti
non si puo prolungare all’infinito.
Per Aristotele, che non conosceva la legge d inerzia, non sussiste al-
cuna contraddizione. L eterno movimento della sfera estrema del cielo e
la fonte di ogni movimento nell universo. Ma secondo l opinione di Aristo¬
tele nessun movimento, sia costante o casuale, e possibile se non e prodotto
e ininterrottamente sostenuto da un motore : egli ha dunque bisogno di un
primo principio del movimento. « II bastone muove la pietra , la mano muo-
ve il bastone e l uomo la mano; tutto avviene contemporaneamente ed esige
che il movente ed il mosso siano in contatto reciproco » .255 Questo esempio
mostra che con la sua dottrina del proton kinoun Aristotele pensa alia re-
lazione causale dei movimenti e non alio svolgersi del movimento nel
tempo. Platone spiegava il movimento del cielo con l ipotesi di un’anima del
mondo, Aristotele lo spiega ammettendo un proton kinoun akineton aidion
che, immobile, preserva il movimento della sfera piu esterna e garantisce
la sua eternita. Se noi traduciamo il termine aristotelico con « primo mo¬
tore » , { « prime mover » , « premier moteur » e cost via ) viene spontaneo
pensare ad un inizio temporale del movimento; e facile immaginarsi che il
« primo motore » abbia messo in funzione la macchina del mondo, e sia il
creatore del movimento.254 Ma non era questa l idea di Aristotele. Il proton
kinoun e necessario per spiegare la connessione momentanea del movimento;
A e mosso da B , B da C, C da D e cost via , sino a che si giunge a un prin ¬
cipio estremo. Secondo la formulazione del Wieland ,257 nella dimostrazione
del principio del movimento non si tratta della concatenazione dei movi¬
menti che si estende nel tempo, ma della compagine momentanea di corri-

252
VII 2, 243a 32 [r9] T6 O5 ffvcxa .
253
III 1, 201a 26 iS, dtXXwv ECTTAT SljXov.
254
Si veda W. WIELAND, Die Ewigkeit der Welt , Festschrift Gadamer 1960,
291-316.
235
256a 12 Paxrr]p £a, b 19 fStTixcaSai, yap aXXvjXwv avayxif ).
256
Altrettanto usuale e presentare il demiurgo di Platone come creatore invece
che come ordinatore del mondo.
257
Cfr. sopra, p. 344.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 379

spondenze fra le cose che agiscono le une sulle altre. 11 movente deve inin -
terrottamente essere in contatto con cio che e mosso : ne consegue che il
proton kinoun deve « muovere per un tempo infinito » .258
Nell esposizione della dottrina del proton kinoun in Lambda predo-
mina l aspetto teleologico. Nell ottavo libro della Fisica il proton kinoun
e presentato come un postulato logico, senza di cui non si puo spiegare il
nesso cosmico del movimento. Aristotele vuol motivare il « perche alcune
cose si muovono sempre, altre sono sempre in quiete, altre ancora a volte
sono in moto, a volte in quiete » .259 Come ovvio punto di partenza assume
la sua precedente trattazione sul movimento;240 gli e tuttavia chiaro 261che la
sua problematica , in questo libro, non e in realta propriamente fisica .
« Il problema e se mai sia nato un movimento, che prima non era, o se
anche d altra parte esso perisca, in modo tale che niente piu sia mosso, o se
esso ne 6 nato, ne perisce, ma fu sempre e sempre sara, e se esso appartiene
alle cose che sono come un qualcosa di immortale e di incessante, quasi come
una sorta di vita per tutto cio che sussiste per natura ».
Aristotele esamina al modo solito le opinioni dei precursori, come
sempre con l intenzione di trovarci qualcosa che gli sia possibile usare
come materiale per costruire la sua teoria. Gli viene poi anche l ispirazione
di collegare l opinione tradizionale dell eternita del movimento con la con-
cezione cosmologica secondo cui la rotazione del cielo e la misura del
movimento, e ogni movimento e ogni mutamento nel cielo e sulla terra
sono un solo movimento. Mostra anche che il tempo non e niente di indi-
pendente, ma e semplicemente un aspetto del movimento, che ci rende pos¬
sibile misurare il movimento stesso. « Per tutti i precedenti pensatori il
tempo e eterno; solo Platone lo fa nascere.262 Se il tempo e eterno, anche il
movimento deve essere eterno; ne consegue che e eterno anche il mondo ».
Difende energicamente contro Empedocle e Anassagora la sua tesi che la
regolarita e un principio immanente della natura. Tutti i processi na-
turali si svolgono per lo piu nel medesimo modo.263 Gli eventi naturali o
sono invarianti , come per es. il fatto che il fuoco si muove sempre verso
l alto, oppure la trasgressione dalla norma puo senz altro essere razional-
mente spiegata .
Nel secondo capitolo affronta il tema principale di questa conferenza .
« Anche nelle cose inanimate possiamo osservare come un movimento abbia

251
266a 13 yaveiv Scmipov ypovov.
259
253a 28-30.
260
251a 8 £ y. rav Sitoptapivtov Yjptv £ v TOT? <puaixolp
7tp 6Tepov. 253b 9 rpvmxdv
Y] xlvY)<JtC.
261
251a 8-9, vedasi sopra , p. 337.
262
251b 17 nxdcroiv Si yewa p6vo? : cosi Aristotele intendeva Tim. 38a, cfr .
De caelo I 10, 280a 30. A proposito della cosiddetta interpretazione letterale del
Timeo , vedasi CHERNISS, Crit . of Plato, 416.
243
Aristotele esprime questo concetto con <0? c7tl TO 7ioXu . Qui a 252a 17-19
dice Yj yap anlSi iyzi TO <pu <rei... Y) X6yov byzi T6 pr) a7tXouv.
380 ARISTOTELE

inizio senza che la cosa intera o una sua parte si trovi in movimento. Cio e ancor
piu chiaro negli esseri viventi. Improvvisamente noi ci muoviamo, senza che
qualcosa produca dall esterno un movimento. Se questo puo accadere in un
essere vivente, perche allora non anche nell universo ? Se avviene in un piccolo
mondo, perche non nel grande?26* Questo sembra 1 argomento piu forte a favore
della tesi di Platone circa 1 anima come origine del movimento. Ma a una piu
matura riflessione riconosciamo che questa tesi e errata. Giacch6 nel corpo han
luogo molti movimenti, che nulla hanno che fare con il pensiero o con la vo-
lonta,M e la cui origine non e 1 anima, bensf 1 ambiente, cost per es. la respira-
zione, la crescita, il declino.
Non mi sofiermo sulla tesi degli Eleati, secondo cui non c e alcun movi¬
mento.2 L opinione degli Eraclitei e certo anch essa falsa, ma non contraddice
in grado cost alto i dati dell esperienza. Questi filosofi affermano che le cose
subiscono sempre mutamento e movimento, e che pero noi, a causa della debo
lezza dei nostri sensi, non sempre siamo in grado di percepire questi piccoli
-
mutamenti. Per questa ragione noi crediamo che le cose siano in quiete ».
Come ci si attende, gli argomenti addotti da Aristotele contro gli Era¬
clitei sono estremamente deboli . Egli afferma che la tesi di costoro con ¬

traddice tutti i dati dell esperienza, ma non centra affatto, con questo,
il nucleo della loro argomentazione . Oltre a cio, la loro tesi, se fosse esatta ,
distruggerebbe la sua teoria della generazione e della corruzione .M
Aristotele passa quindi a esporre la propria tesi .
« L apparente movimento autonomo degli esseri viventi non e un proble
ma : si tratta in essi di un muoversi essendo mossi ; cio che ha ancor bisogno di
-
essere spiegato e come in essi ci si debba concretamente raffigurare il contatto fra
il movente e cio che e mosso.26 Il problema piu difficile e come si debba spiegare
il movimento naturale delle cose inanimate. Non si puo afiermare che si muo-
vano da se, come se possedessero una sorta di vita. D altronde ognuno dei quat-
tro elementi ha soltanto un movimento. Due esempi concreti possono illustrare
la differenza fra movimento naturale e non-naturale. Con la leva si puo muovere
verso l alto una pietra pesante; questo e un movimento non-naturale. Una cosa
calda riscalda un altra cosa a condizione che questa sia sensibile al calore ; questo
e movimento naturale. Affermo dunque che qualcosa vien mosso per natura

ZM
252b 26 ci yap cv pixpcp xoapcp yiyvcxai , xal cv [xcyaXqi. £ verosimilmente
Democrito il creatore dell espressione « l uomo e come un puxp6<; x6 <rpo? ». Vedere
DIELS-KRANZ 68 B 34. Il medesimo paragone nel De motu 700a 31; come Aristotele
intendesse 1 espressione, si induce da 703a 29 u 7roXy] 7rr4ov 84 auveaxavai T8 ££>OV
TTCp IliXlV CUVO [ZOU|X4VY) V .
266
253a 11-20. Aristotele identifica dunque la con Stavoia ed opc ti;. A suo
avviso la teoria di Platone spiega soltanto i movimenti consapevolmente awiati
dall anima ; lo dice piu chiaramente a 259b 3-11.
266
Cfr. sopra, p. 338. Pensa alia distinzione platonica del Teeteto 181a oi TOO
oXou oxautciTai., oi p£ovxcc.
20
254a 6 6 po3p.ev yap... y.i.xc~al 9avcpot ? .
268
254a 10 y 4vcmv o5v avaipct xal 9&opav OUTO? 6 X6yo<;.
269
254b 29 mo? Set 8iaXa|3eTv auxoij T6 XLVOUV xal xtvoupcvov. £ questo il
tema principale del trattato De motu.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 381

quando possiede la facolta di acquisire una qualita o una quantita , o di muoversi


verso qualche parte, e quando ha in se stesso un principio di questo genere ».
La dottrina del movimento naturale dei quattro elementi e una pietra
angolare nella concezione aristotelica degli accadimenti naturali. Come la
maggior parte delle sue tesi fondamentali, questa dottrina e distillata da
fatti universali dell esperienza. Perche la pietra cade al suolo, perche la
fiamma sale verso l alto ? Che cosa e possibile e che cosa e impossibile negli
eventi naturali ? Straordinariamente caratteristica del modo di pensare di
Aristotele e questa proposizione: ri « cio che non accade realmente nella
natura non puo accadere ». II fatto che gli elementi si muovano sponta-
neamente e sempre alio stesso modo e dunque per lui un dato empirico
dell esperienza, ed e nello stesso tempo il fondamento del suo assioma che m
la natura e per essi principio del movimento.
Ora c era anche nel Timeo una teoria che Aristotele poteva utilizzare
e sviluppare. Taylor interpreta la teoria platonica esposta nel Timeo 62c-
63e come se essa fosse fondata sulla forza di gravita .273 In realta, la con-
cordanza fra Platone e Aristotele e molto grande. Con i termini « in alto »
e « in basso » entrambi intendono le due direzioni lungo il raggio fra il
centro della terra e la periferia dell universo, e per entrambi la terra era
punto di riferimento stabile. Dicono entrambi che gli elementi si muovono
in una certa direzione per trovare il loro luogo naturale,274 e che pesantezza
e leggerezza sono determinazioni relative. L unico appiglio per la tesi che
Platone operi con il concetto dell attrazione e la proposizione seguente:
« per tutti questi fenomeni si deve tener ferma come caratteristica comune
che l impulso verso l affine insito in ogni elemento e cio che rende pesante
o leggera la cosa che si muove » .27S

270
255a 24 xivr]x6v cpuaet x6 Suviptei Ttotiv TJ xoaiv TJ TCOU , oxav Syfl TJJV PX 1V
iv aux<5. La novita e qui x6 Suvdpei TCOU.
De caelo I 7, 274b 13 dSuvaxov yap yEyveaOai 8 JJLT] vSeyexai yev£aflai, cfr.
p . 410.
272
De caelo I 2, 268b 16.
273
A comm, on the Timaeus , 441: « L esposizione di Platone deve essere accu-
ratamente distinta dalla teoria del peso che Aristotele introdusse a forza nella scienza ,
con molto danno di questa ». L idea che Aristotele abbia messo in catene la scienza e
stata fino a oggi un luogo comune; e volentieri ci si rifa per questo a Ruggero Bacone.
Per me e sempre stato motivo di meraviglia il fatto che non si riuscisse a comprendere
che con questo ftpuXoufzevov ( ammessa la sua esattezza ) non si condanna affatto Aristo¬
tele, bensi i suoi acritici seguaci. Come diceva acutamente J.L. Heiberg , « che colpa
ha il gigante se gli uomini mediocri debbono guardare a lui e, cosf facendo, si storcono
il collo ».
27
58c xou ? cauxcov xo7rou ?, 63e 1] 7rp6? xo auyycv ? 686?... x6v Si xoxov eE?
6v xo xotouxov iplpexai, 86c xp6? xvjv auxcov 8tap£ iP6 peva*28pav , cfr. sotto, p. 406.
Naturalmente si deve leggere l intera sezione 62c-63e. Quando Aristotele nel De caelo
III 2 , 301a 19-23 parla della poiri] fiapou? xal xoixpixvjxo?, ha in mente come modello
la metafora di Platone a 63b xiflel? elq TtXaaxiyya?.
273
63e 1) 7rp6? x6 auyyev6? 686? Ixiaxoi? ouaa apu jjiv x6 9epo|/.evov noiei.
382 ARISTOTELE

Ammettendo che la mia cronologia relativa delle opere aristoteliche


sia corretta, possiamo seguire la dottrina del movimento naturale dei quat-
tro elementi lungo quattro stadi diversi: la dottrina rimane la stessa , ma
Aristotele diviene sempre piu esitante nei suoi tentativi di spiegare questo
movimento. Dapprima egli spiega con sicurezza e chiarezza che e necessario
ammettere che i corpi posseggono una « inclinazione alia pesantezza o alia
leggerezza ». Nell opera Sul pesante e sul leggero si esprime con maggior
cautela : 277 « Quando parliamo di cose pesanti e leggere, intendiamo dire che
esse sono in grado di subire un movimento naturale. Per le energeiai di que-
ste cose non c e un nome, a meno che ammettiamo che spinta sia qual-
cosa del genere ». Nell ottavo libro della Fisica e in Theta 8 Aristotele vuo-
le, per quanto e possibile, mettere in parallelo il movimento naturale degli
elementi con il movimento spontaneo degli esseri viventi. Gli uni e gli
altri hanno dunque in se stessi un principio del movimento, ma per gli uni e
per gli altri una spinta dall esterno e la condizione necessaria al loro movi¬
mento. Ma come puo una pietra avere in se un principio ? Aristotele risolve
l aporia spiegando che la pietra avrebbe la capacita di pa tire il movimento;
dice espressamente che non si tratta di una inclinazione 278 nelle cose a muo-
versi in questo o in quel modo, bensi della possibility di esser mosse dal¬
l esterno in questo o in quel modo. Certo egli riconobbe da solo quanto fosse
artificiosa questa spiegazione, poiche nel trattato De motu m solleva ancora
una volta il problema, ma e irresoluto, e rimanda la risposta .
Nucleo essenziale della dottrina e dunque che gli elementi hanno in
se una « disposizione a subire il movimento » .2W II luogo « proprio » o
naturale di un elemento e il pun to a cui tende il movimento. Un corpo che
si muove secondo natura perviene in quel punto naturalmente alia quiete,

Traducendo ixiazoiq o5aa con « 1 impulso insito in ognuno dei corpi » si introduce
di contrabbando la forza di attrazione. Un parallelo si ha nell interpretazione della
dottrina aristotelica in Teofrasto, Met. 5a 14 sgg., dove egli parla della £<peat <; degli
elementi.
276
De caelo III 2, 301a 22 £via avayxatov po7r))v (3dpoo? xal xoutpox/ jxos.
Verosimilmente Aristotele aveva in mente la metafora platonica della bilancia . po7xf )
e l abbassarsi del piatto della bilancia, e il tracollo che ne deriva. La dottrina del
moto naturale degli elementi e presupposta nei Topici , per. es . 130a 13, b 1, 135b
6 ecc .
277
De caelo IV 1, 307 b 31-33 7tX}]v et xi? olotxo xfjv po7x/]v clvai xotouxov. In
quest opera tenta di difendere l uso di leggero e pesante in significato assoluto.
278
Quindi nessuna 6 p|xr) |xexa(3oXiji; S|x <puxo?, come in Phys. II 1, 192b 18,
perche allora non sarebbe necessario un 7rpcoxov xtvouv che muove dall esterno. Cfr.
anche EE I 8, 1218a 27.
279
700a 11-21, cfr . sotto, p. 388.
280
255b 30 xiviQaecix; dpxijv Sfyci ou xou xtvctv oiiSs xou roxeiv aXXd xou 7ratr/ ziv.
Alessandro comprese che 1 interpretazione del movimento naturale degli elementi me-
diante il concetto di Siivapt? xou naaxetv era un espediente ( SIMPL., 1» Phys. 1213,
6-17 ). Un interessante discussione del problema si trova nel saggio di S. PINES, « Isis »
1961, 34 sgg., citato sopra , p. 335.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 383

perche e questa la natura della cosa .2*1 La tautologia significa questo: poiche
noi possiamo empiricamente costatare che le cose della natura stanno sem-
pre a questo modo, cost e allora .
Ci sono parecchi principi del movimento, o se ne da uno solo? Questa
e la formulazione della domanda nel sesto capitolo; tuttavia si discute
fin dall antichita che cosa realmente Aristotele intenda con essa. In realta,
abbiamo qui due distinte questioni. La maggior parte degli studiosi antichi
e moderni ha 1 impressione che Aristotele si contraddica, perche parla , da
una parte, di un unico principio del movimento, dall altra , tanto nell ottavo
libro della Fisica , quanto, e soprattutto, nell ottavo capitolo del libro
Lambda , ammette l esistenza di parecchi principi del movimento. £ vero
che le affermazioni di Aristotele sono oscillanti , ma, a mio giudizio, non
sussiste una contraddizione di fatto, poiche in Lambda Aristotele dice che
si tratta di un ordinamento gerarchico.2 La seconda controversia verte sulla
cronologia relativa di Lambda e Fisica VIII. Jaeger 285 avanzo una teoria
estremamente complicata a proposito della trasformazione della dottrina
-
del proton kinoun , secondo questa teoria , tre allusioni che si trovano in
Fisica VIII a proposito di una pluralita di motori immobili devono essere
aggiunte posteriori.284 Se pero si ritiene sicuro, come io ritengo, che Lambda
( compreso il capitolo ottavo ) e una delle prime opere di Aristotele, e che
l ottavo libro della Fisica e invece tardo, le difficolta si risolvono allora da
se. Nei tre passi revocati in dubbio da Jaeger Aristotele si riferisce a qual-
-
cosa che ha detto precedentemente in Lambda , nel De motu , un opera mol-
to vicina all ottavo libro della Fisica , cita persino Lambda.
Ma per intendere i passi controversi nell ottavo libro della Fisica non
e necessario prender posizione sulla cronologia relativa delle due opere. £
importante invece tener distinti i termini proton kinoun ( A ), proton kinoun
akineton ( B ), e proton kinoun akineton aidion ( C ); Aristotele parla inoltre
anche di to protos kinoun akineton , ma do puo significare unicamente il
principio assolutamente primo del movimento. Tutti questi termini si ri-
feriscono all analisi logica di una connessione di movimenti; il « primo mo-
vente » non designa 1 origine fisica dello sviluppo del movimento, e nem-
meno il primo impulso al movimento.285 Aristotele analizza infatti ogni moto
in due componenti logiche: un kinoun , che conserva il movimento, e un
kinoumenon che patisce il movimento. Puo designare con A qualsiasi mo-
vente, e di regola indica cosi cio che muove immediatamente qualcosa . Ari¬
stotele vede due poli nel movimento di un essere vivente, per es. di un
uomo: e da al movente il nome di A, oppure di B. Ci sono, dunque, infinita-
mente molti B. Egli considera la sfera delle stelle, il sole, la luna e i pianeti

2.1
255b 15 amov S OTI 7te<pux£ v Trot .
2.2
1073b 1-3, vedasi sopra, p. 249, sotto, p. 434, nota 242.
Aristoteles, 366-392.
258b 10-12; 259a 7-13; 259b 28-31.
2!
!

7rpcoTov xivouv non e mai considerato un atriov.


-
Non indica dunque 8&ev 7] xbojoii; oppure 6&ev 7] apyr\ rij? >dj<;. Un
peTa[3o
384 ARISTOTELE

allora conosciuti, o per meglio dire le loro orbite,216 come esseri eterni ; se
siano animati oppure no, non ha alcuna importanza per la presente que-
stione. Anche in questi esseri, che analogamente agli esseri viventi posseg-
gono una sorta di movimento autonomo, il movimento presenta due poli.
A proposito di essi Aristotele puo dunque parlare di C, giacche, se e eterno
il movimento, deve essere eterno anche il movente. Ascoltiamo dunque quel
che dice nel sesto capitolo.
Dopo aver tratto la conclusione che e necessario ammettere l esistenza
di un movente assolutamente primo,287 prosegue:
« Poiche il movimento deve essere eterno e ininterrotto, deve esserci neces-
sariamente qualcosa 288 che agisce come primo movente, sia esso uno o siano molti;
il primo movente deve essere non mosso. L affermazione che ogni movente immo¬
bile e eterno non ha alcuna importanza per la nostra argomentazione. £ pero
necessario ammettere l esistenza di un movente immobile, che e esso stesso asso¬
lutamente immutabile, ma muove il resto ».
Aristotele prende a esempio il ciclo biologico, in cui nasce e perisce
una serie infinita di akineta kinounta. La continuity del ciclo biologico di-
pende pero dall esistenza di un movente eterno, e cioe del sole nell eclittica .
E quel che e per ogni essere vivente corruttibile un corruttibile proton
kinoun akineton ( B ), deve essere per il movimento dell eclittica un proton
kinoun akineton aidion ( C ). Dopo aver illustrato il suo esempio, ritorna
al punto di partenza.
« Poichd dunque il movimento e eterno, anche il primo movente, se e uno,
, parecchi primi moventi, devono tutti essere eterni.
deve essere eterno; se ci sono
Ma e [ per motivi logici 2 9 ] preferibile concepire un unico principio del movi¬
mento. Un secondo argomento in questo senso e dato dalla continuity di tutto
il movimento: se il movimento e continuo, e uno; e uno solo, pero, se e com-
piuto da un movente e da un mosso ».

Anche se, tenendo conto di cio che aveva precedentemente detto in


Lambda, Aristotele non vuole escludere la possibility di parecchi « motori
eterni », trova ora logicamente piu soddisfacente ammettere un supremo
principio del movimento. Fra Lambda e 1 ottavo libro della Fisica sta la sua
grande trattazione sulla continuity del movimento e del tempo. Non e per-
cio sorprendente che consideri decisivo il secondo argomento.
La continuity del movimento e anche la solida base che Aristotele as¬
sume per la serrata argomentazione degli ultimi quattro capitoli.290 Egli ha
,
26
_
259b 30 al sv ra oupavcp gviat ( sic ) ap / od. Indica cosi le sfere delle « stelle
mobili » , che secondo le teorie di Eudosso e Callippo richiedono parecchie ap / od , ma
malgrado cio si muovono in continuazione.
m 258b 4 ~o 7
rpcoTto? xtvouv dxtvtjTov, cfr . De molu 700a 20.
288
A 258b 11 il Ross legge con E2 zi MSiov ; la proposizione seguente non con-
forta pero questa lezione.
289
Aristotele si riferisce spesso a questo principio dell economia logica, noto in
seguito con il nome di « rasoio di Occam ». Esso e accennato in Top. VI 3, 140a 36.
,2 0 260a 20
deXXiqv 7roi7)aapivoi;< ip / v .
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 385

definitivamente mostrato l erroneita della tesi platonica sulla spontaneita


del movimento; certo non senza una punta d ironia dice che Pevidenza del
movimento spontaneo degli esseri viventi deve aver condotto Platone fuor
di strada.291
« Dobbiamo rivolgere la nostra attenzione all eterno ciclo biologico e non
alio stato del singolo individuo. £ facile vedere che la continuita del ciclo biolo¬
gico dipende dalla continuita della rotazione del cielo. II movimento circolare
non ha inizio, ne mezzo, ne fine. II movimento della sfera estrema del cielo e
percib continuo ed eterno, e insieme e 1 origine e 1 unita di misura di ogni movi¬
mento. La sfera celeste non pub pero continuare il suo movimento ininterrotta-
mente e per un tempo eterno senza un proton kinoun akineton , che deve essere
parimenti eterno, e in eterno contatto con cio che muove. Riconosciamo facil-
mente la cosa se ci serviamo per un confronto del movimento di un proiettile. 1
Questo proton kinoun akineton deve essere privo di parti e di estensione, e, in
quanto principio eterno, deve trovarsi la, dove massima e la velocita di rotazione,
,
cioe presso la sfera celeste piu esterna. La 2 3 e dunque il suo luogo ».
Secondo Platone movimento e mutamento hanno il loro primo inizio e
il loro principio nelTanima del mondo. L eterno moto circolare della sfera
del cielo e delle sfere delle stelle mobili e la manifestazione a noi perce-
pibile delTanima del mondo. Tutto cio che e animato e immortale, perche e
mosso da se ed eternamente mosso; cio che si muove da se e percio arche
per tutto cio che e mosso, e cioe il principio e la forza che inizia il movi¬
mento. * Platone critica la dottrina di un primo movente,295 e non parla di
2

una diretta relazione causale fra il movimento dei corpi celesti e il movi¬
mento e il mutamento sulla terra .296 Nel mondo sensibile predomina « il
principio dell irregolarita »,297 fattore del tutto imprevedibile. Ordine e uni-
formita esistono soltanto nel mondo del pensiero. E il piu alto principio
dell ordine nel mondo sensibile Platone lo trasferi al di fuori del luogo e del
tempo , « al di la dell essere ».
La concezione fondamentale di Aristotele e tanto diversa da questa,
che un confronto non ha senso. Eppure e facile riconoscere come egli ab-
bia intrecciato elementi platonici nel suo disegno complessivo. Platone ha
sempre l attenzione rivolta a qualcosa che sta al di la del concreto, e solo
questo « al di la » e per lui reale. La fisica di Aristotele e invece una on-
tologia del reale. Tutti i pensatori che precedettero Platone cercarono e
trovarono i loro principi supremi, che immancabilmente essi chiamavano
divini, nel mondo. Con la sua teoria del primo movente immobile, che egli
2.1
259b 3 86 av TrapEi /e... 8ia TO opav TOUTO aujiPaTvov.
2.2
Di passata, respinge la teoria platonica deU dvn7rEpiaTaai<;, 267a 15-20.
2.3
267b 9 EXEI 6cpa TO XIVOUV. Cfr . il platonico 47t£ xEtva TT)? ouatap, Repub
blica 509b.
-
2

2
-
Fedro 245c, Leggi 894bc. L anima e f ) au ri]v xtvouaa XIVTJCTK;.
Leggi 894e TO TrpcoTov (XETapdXXov. Deve essere direttamente rivolto contro
la dottrina di Aristotele.
2,6
Solo in connessione con le grandi catastrofi cosmiche , Politico 270.
2,1
Timeo 48a T£> T ; 7rXavco (xfv7) <; EISO? aWi;, cfr. sopra , p. 355.
386 ARISTOTELE

escogito come alternativa a Platone e che a noi appare fantasiosa , Aristo-


tele si colloca interamente in quella tradizione preplatonica .
La psicofisica del movimento animate. A quali conseguenze porta la
dottrina del proton kinoun , quando i processi fisici e fisiologici siano con-
siderati nella prospettiva di essa ? « £ certamente bello avanzare una teoria
universalmente valida ; io penso, pero, che la si debba applicare anche
al caso singolo e al dato materiale dell esperienza, sulla base dei quali noi
perveniamo a teorie generali ». Queste parole dell introduzione al trattato
De motu promettono piu di quanto esso mantenga, e tuttavia presentano
correttamente lo scopo di questo scritto di estremo interesse. Ancora una
volta Aristotele intende sottoporre a esame e confutare la tesi platonica
dell anima come origine del movimento. In primo luogo vuole provare
che il movimento nello spazio non e possibile a meno che il movimento
proceda da un solido punto d appoggio. ' Come si ricordera, nell ottavo li-
bro della Fisica il principio dell « immobilita » e l inizio della catena del
movimento, nonche il postulato logico senza il quale Aristotele non puo
spiegare una connessione di movimenti. Qui, nel De motu, egli tratta
l « immobile » come una realta fisica: per muovermi, devo poggiare sul
terreno solido. Cosi ogni parte del corpo ha bisogno di un punto d appog-
gio per potersi muovere.
« L articolazione del gomito rimane ferma quando vien mosso l’avambrac-
cio, quella della spalla quando si muove il braccio, l articolazione del bacino
quando si muove la gamba .3 Se si vuol muovere una cbiatta, si deve avere un
punto d appoggio al di fuori della cbiatta . I pittori rappresentano degli dei del
vento che, stando a bordo di una nave, soffiano nelle vele , ma in questo modo
non si puo produrre alcun movimento. Un punto fermo all interno di un corpo
non puo servire da punto d appoggio per un movimento, se non c’e al di fuori
del corpo un punto, che in relazione al corpo e immobile e in quiete. Vale la
pena soffermarsi qui, e considerare l’importanza di questa proposizione, poiche
essa ba validita non soltanto per uomini e animali, ma anche per il movimento
dell’universo.301
La sfera del cielo, che con il suo movimento muove tutto il resto, non
potrebbe percib mettere in moto nulla, se non fosse in contatto con qualcosa di
immobile al di fuori di essa, qualcosa su cui essa si appoggia. Perche se questo
che di immobile fosse una parte della sfera del cielo, allora o la sfera tutta
dovrebbe star ferma, e in questo caso non esisterebbe nel mondo alcun movi¬
mento, oppure la sua continuity dovrebbe andar dispersa [ il che condurrebbe a
una catastrofe cosmica ] ».
Per capire esattamente l argomentazione che ora segue dobbiamo pero
conoscerne lo sfondo. Almeno quattro diverse risposte esistono per il pro-

** 698a 16 Set yap , av xivrjrat rt rtov popltov, fjpepeiv n. Cosi anche in De


an. Ill 10, 433b 21-26.
m Cio e stato dettagliatamente illustrato da Aristotele nel De incessu.
300
698a 25, inoltre Meteor. I 13, 349b 2.
301
698b 9-12.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 387

blema di qual sia la forza che tiene insieme l universo come un tutto. A
302
proposito dei presocratici Platone dice : « non fanno alcun tentativo di
indagare la forza che tiene unito l universo, e non credono che si tratti di
una forza divina . Asseriscono di aver trovato un nuovo Atlante, piu forte
e piu immortale 303 del nostro, un Atlante che e maggiormente capace di
tener insieme l universo ». Questo « nuovo Atlante » e Yananke , la rego-
larita degli eventi naturali meccanicisticamente concepita .30* L opinione per305¬
sonate di Platone era invece che l anima del mondo fosse la forza coesiva;
la terra stava ferma al centro dell universo, avvolta come una molla in
tensione intorno all asse teso attraverso il tutto, per poter cosi contrastare
la rotazione della sfera celeste. Speusippo sosteneva al contrario che l intero
universo, con la terra al centro, era in rotazione ed era mosso da due poli.
Secondo Eraclide del Ponto la terra ruotava intorno al suo asse, e la sfera
del cielo era ferma .
L argomentazione di Aristotele contro Speusippo e la seguente: « Colo-
ro i quali affermano che nessuna parte della sfera e ferma , quando essa
si muove in circolo, hanno, fino a questo punto, ragione.304 Errata e invece
l opinione che i poli posseggano una forza , poiche essi sono soltanto punti
[ geometrici ] senza estensione. Oltre a do, un movimento continuo non
potrebbe essere prodotto da due motori ».
Dopo di che si rivolge a Platone e mostra che la sua tesi condurrebbe
a conseguenze assurde:
« Ammettiamo in primo luogo che Atlante oppure una forza analoga 307
all interno dell universo produca il movimento di questo. Immaginiamo che
Atlante attraversi l universo quasi come un diametro, e faccia girare la sfera
del cielo intorno ai poli. A condizione che la terra sia il punto d appoggio, tutto
cio e, logicamente, concepito con correttezza .30* Ma la terra non puo allora appar-
tenere alio stesso sistema di movimento della sfera celeste , perche, per muovere
la sfera, Atlante deve avere un punto d appoggio 309 al di fuori della sfera . La
forza di cio che e in quiete deve corrispondere esattamente alia forza di cio che
muove. Per mettere in moto l’universo che e in quiete, Atlante dovrebbe di

302
Nel Fedone 99c si riferisce a Empedocle e ad Anassagora .
313
Con questa singolare espressione Platone intende dire che Anassagora non
aveva ammesso periodiche catastrofi cosmiche.
303
In De caelo II 1, 284a 23, dove commenta il passo del Fedone, Aristotele
dice avdcyxi)
305

- -
34b Si’ apcTvjv 8’ auTov au rio Suvaptevov auYylyvEcrOai e della sfera 58a
xuxXoTEpr)? ouoa xal repo? au ri)v 7retpuxuta (JouAecrSai mm£vat. 40b DAopsvqv
TtEpl T8V 8ia 7T6AOV TETapevov .
306
699a 17 TOUTO y’ opOciq Tiyouoiv.
307
699b 1 EITE Tt TOIOUT6V ECTTIV Irspov TO xtvouv TOJV 4VT6?, per es. l anima
del mondo.
308
699a 30 TOUTO 8’ av oupfiatvoi xaTa TOV X6yov.
309
£ anacronistico fare un paragone con il celebre punto di Archimede. Ma gia
Simplicio vide che il pensiero di Aristotele andava in questa direzione ( In Phys.
1110, 5 ).
388 ARISTOTELE

fatto impiegare una forza che sarebbe maggiore 3:0 della forza dell universo in
quiete. Per di piu dovrebbe appoggiarsi sulla terra. Cio presuppone a sua volta
che la forza della terra in quiete sia altrettanto grande che la forza dell intero
universo e di cio che muove 1 universo. Poiche questo e impossible, 1 universo
non puo essere mosso da una forza interna all universo ».
II secondo argomento e interessante anche per il fatto che Teofrasto lo
impieghera contro Aristotele: 311
« Non dobbiamo spiegare soltanto il movimento della sfera estrema del
cielo, ffla anche tutti i movimenti nell universo. Ammettiamo che sia possibile
mobilitare una forza cost grande, da riuscire a superare 1’immobilita della terra.
Cio porterebbe a smuovere la terra dal centro dell universo, e, con cio, a distrug-
gere 1 equilibrio del tutto. Io sono perb dell opinione che 1 universo e eterno
e che e assolutamente impossibile distruggerlo. Secondo l ipotesi che noi qui
abbiamo fatto, sarebbe pero del tutto possibile immaginare una forza che sia
maggiore della forza che mantiene in quiete la terra , e maggiore della forza che
mette in moto la sfera esterna del cielo. Posto che la nostra ipotesi fosse esatta,
la dissoluzione e la distruzione dell universo sarebbero allora possibili ».
Secondo I opinione di Aristotele, l universo e un sistema di movimenti
in equilibrio: « il motivo per cui l universo non si dissolve e che i movi¬
menti nei piani dell equatore celeste e dell eclittica , e obliquamente lungo
lo zodiaco, sono fra loro cost ben intrecciati, che formano un sistema in
perfetto equilibrio » .312 Non puo essere mosso dall interno, come vuole Pla-
tone: « e necessario ammettere che al di fuori di cio che si muove ci sia
un punto d appoggio, un akineton , e dunque anche al di fuori della sfera
del cielo, altrimenti essa non si muoverebbe. Aveva percio ragione Omero
quando faceva dire da Zeus agli dei che essi non potevano trarlo giu dal
cielo, perche cio che e immobile non puo essere smosso dalla sua sede da
alcuna forza, per quanto grande essa possa essere. Se dunque teniamo
fermo il nostro precedente assioma, che il movimento dell universo dipen-
de dall esistenza di un punto d’appoggio non mosso, la nostra aporia si ri-
solve: l’ universo non puo dissolversi » .313 Qui viene chiaramente in luce lo
spostamento che si ha nel suo modo di intendere il concetto di akineton;
l’idea di un punto d’appoggio in senso fisico viene a coincidere con l’idea
di un inizio logico della catena del movimento.
Quando Aristotele compie il tentativo di combinare la sua nuova teo-
ria con la dottrina del movimento naturale degli elementi, viene a trovarsi
nelPimbarazzo.314 £ infatti impossibile immaginare in qual modo negli ele-
,10
Secondo la legge cinetica di Phys . VII 5 e VIII 3, 253b 18, ved . sopra, p. 351.
,
31
Met. 6a 14 ipHetpeiv xov oupavov.
312
De caelo II 8, 290a 5-6.
313
699b 31 - 700a 6. Aristotele cita a memoria II . VIII 20-22. £ divertente
notare che, nella sua critica di questo passo, Teofrasto cita VIII 24 . fj raxXoci Xe /Oeiaa
a 7ropta pub significare « 1’aporia or ora sollevata » ; quest’ uso di xdcXat non e insolito
in Aristotele. Ma poiche nella medesima frase cita letteralmente un’espressione di
Lambda 7, 1072b 14, intende forse dire « l’aporia da lungo tempo sollevata ».
5M
700a 11 TIE pi 8e roiv dyu / cov oaa xtveixai .
dxopfjasiev &v nc,
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 389

menti il movente, in quanto punto d appoggio, sia « insieme » con cio che si
muove.315 Evidentemente Aristotele non ha trovato una via d uscita, perche
si contenta di un generico rinvio alia sua dottrina del primo movente, e dif -
ferisce la risposta.316
Vuole ora prepararsi la strada per una nuova questione, e cioe : « come
e con che cosa l anima muove il corpo ? ».317 Aristotele sottolinea che in-
tende tutti i movimenti e tutti i mutamenti che han luogo nel corpo, tanto
quelli provocati dal pensiero e dalla volonta, quanto i processi naturali in-
dipendenti dal nostro volere; sono escluse solo la generazione e la corru-
zione. Egli capovolge una proposizione dell ottavo libro della Fisica : m « il
corso del movimento nel corpo deve svilupparsi in analogia con il corso del
movimento nell universo ». Cio significa che si devono tener logicamente
distinti tre momenti: 1) il movente, 2 ) cio mediante cui si realizza il movi¬
mento, e 3 ) cio che si muove.
Dopo aver indicato fine e scopo, Aristotele da un breve riassunto del¬
la sua dottrina del comportamento e del modo di agire dell uomo.
« In ogni movimento c e un fine in vista del quale esso awiene. Cio che
ci muove puo essere una riflessione, una rappresentazione, una decisione, un
desiderio o una brama. Prendiamo una decisione quando abbiamo ponderato
qualcosa, e vogliamo qualcosa, e in questo caso il pensiero si riferisce a un
fine che e nell ambito delle azioni .319 Questo puo benissimo essere qualcosa di
apparentemente buono, o qualcosa di piacevole, o qualcosa che facciamo in vista
di qualcosa d altro. Accade percio che l uomo, nella misura in cui noi conside-
riamo unicamente lo svilupparsi del movimento, si muova secondo il medesimo
schema dell intero universo. Ma il movimento dell uomo ha un limite, il movi¬
mento dell universo e invece eterno, e il punto a cui mira e il bello eterno, il
vero e primo bene, che non & buono una volta, e un altra volta non buono, ma
e la piu divina e venerabile di tutte le cose ».
Che il Bello in se non sia mutevole ne riguardo a tempo, luogo o re-
lazione, ne riguardo a colui che contempla , e cosa che Platone dice nel
Simposio,330 ed e evidente che Aristotele ha in mente quel passo. Questa
315
Cfr. VIII 4, 255a 30 - b 31, dove si discute il problems di come TO XIVOUV
possa essere apa x£ xivoup£ v <o.
316
3,7 _
700a 21 ttXkoz XSyo?.
700b 10 7rfiic t uy 7] xtvei TO cfiipa, questione preparata in Fisica VIII 4,
254b 29. Aristotele rinvia a cio che ha detto in Lambda e nel De anima . In De an.
Ill 10 constata che lTSpegig stimola un processo fisiologico, che sara da lui discusso
hi TOT? XOLVOT? otopaTo? xal J'ux fc £ pyoi?, dunque nelle opere in cui illustrera
'
le funzioni del corpo e dell anima comuni a tutti gli esseri viventi. Sono le opere che
noi chiamiamo Parva naturalia ; Andronico trovb il De motu tanto diverso, che non
lo incluse in questa raccolta.
3 I!
252b 25 corrisponde a 700a 31.
319
700b 25 TO Tojv 7rpaxT<ov T XO?.
330
210e-211a, cfr. Fedone lOOd e De caelo I 9, 279a 33-35, sotto, p. 412.
La priorita ontologica e accentuata anche da Aristotele, se leggiamo con jaeger
% to? 7rp6xcp 6v TI. Michele osserva esattamente che il collegamento sintattico della
frase TO SC aiStov e inadeguato; meglio sarebbe TO yAp AlSiov.
390 ARISTOTELE

irruzione di « platonismo » in un opera tarda , in cui per altro verso Ari-


stotele e lontano quanto si possa pensare da Platone relativamente a que-
stioni di fondo, e cosa degna di nota , ed e un forte argomento contro la
teoria di Jaeger di uno sviluppo lineare nel pensiero di Aristotele.
La questione seguente riguarda il meccanismo che si mette in moto
quando noi traduciamo qualcosa nei fatti ; essa off re ad Aristotele lo spunto
per introdurre uno dei suoi cavalli di battaglia,321 e doe il cosiddetto sillo-
gismo pratico. Aristotele paragona il procedimento che ha luogo in un ra-
gionamento teorico, in cui il termine maggiore, il termine minore e quello
medio sono concetti astratti,322 con lo sviluppo di un azione. Il punto e che
come nel sillogismo la conclusione segue immediatamente, cost dopo la ri-
flessione e la decisione l azione segue subito.m Egli pensa dunque alia
connessione istantanea fra il movente e il mosso.324 Cosi fa anche nella se-
zione seguente,325 quando illustra il funzionamento di certi giocattoli mecca-
nici.326 Il punto e pero qui che un impulso molto piccolo, quando riguarda
l inizio stesso del movimento, puo mettere in azione un meccanismo com ¬
plicate. « Cos un mutamento nel cuore, anche se ha luogo in una parte
microscopica di questo, pub avere sul corpo gli effetti piu rilevanti ».327
Aristotele dimostra che tutte le espressioni dell « anima razionale »,
come il pensiero, la rappresentazione e il desiderio , sono accompagnate da
processi fisiologici nel corpo; non soltanto quando percepiamo qualcosa
con i sensi, ma anche quando ci raffiguriamo qualcosa nel pensiero,32*
per es. qualcosa di freddo o di caldo, la cosa ha effetti fisiologici corri-
spondenti ; noi tremiamo, anche se proviamo paura soltanto nel pensiero.
I processi fisiologici si sviluppano istantaneamente; i processi psichici pre-
parano cosf opportunamente il nostro corpo per l azione divisata .329
Nella sezione seguente Aristotele rafforza l analogia fra il meccanismo
anatomico di un movimento e il processo mediante il quale l « anima ra¬
zionale » mette in moto il corpo. Si serve dell esempio degli strumenti,
con cui nell ottavo libro della Fisica 330 illustrava il nesso cosmico del mo¬
vimento:
« Con la mano si muove un bastone, ma il movimento viene dalla mano
soltanto mediatamente. Ogni articolazione che trasmette il movimento ha una

121
D.J. ALLAN, The practical syllogism , in Autour d Aristote , 1955, 325-340.
322
701a 9 7tepi TCOV dbuvj) T<ov.
T6 aupnlpaapa e rj 7tpaip? e (3a8t £ei o KOIEI eu -Oup Il punto non e dunque
323

che 1 azione e pteceduta da una conclusione teorica .


24
Cfr . Phys. VII 2, 243a 13 apa TO xivoupevov xal T8 XIVOUV etrav.
325
701b 1 - 702a 21.
3
Il passo e discusso da J. KOLLESCH, « Philologus » 104, 1960, 143-144.
327
701b 28-32. Cft. De an. I 1, 403a 21, GA I 2, 716b 3.
323
701b 20 T6 etSoi; T6 voo<ipevov, cfr. De an. Ill 3, 427b 22 aup7rd(r/opev.
329
-
702a 17 Ta opyavtxa pep7] TrapaoxeudCei emTrjSziosc; xd 7td8 /;.
330
256a 6-8, sopra, p. 339.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 391

doppia funzione ; 331 si muove e insieme e un punto in quiete. Deve esserci pero
nel corpo un ultimo punto in quiete, che non viene mosso; inoltre i molteplici
movimenti del corpo devono essere coordinati. Sembra naturale collocare il
punto d inizio 332 della coordinazione psichica dei movimenti nel centro del
corpo. La e dunque la sede dell anima ,333 che muove senza esser mossa .
Ora, secondo la mia illustrazione della connessione del movimento, ci sono
in ogni moto tre elementi : 334 il movente, cio con cui esso muove, e cio che e
mosso. Nel movimento psicofisico la volonta e il medio,335 perche la volonta
muove mentre e mossa ; la volonta e dunque quella cosa mediante la quale l’ani-
ma muove il corpo. L anima, che e essa stessa incorporea e non mossa ,334 ha
bisogno come strumento corporeo di qualcosa che possegga forza e vigore. Qual-
cosa del genere e il pneuma innato, che e comune a tutti gli esseri viventi e
conferisce ad essi forza . Questo pneuma e, rispetto all anima, nello stesso rap-
porto dell’articolazione, che muove ed e mossa, rispetto all immobile punto
d inizio del movimento ».
Aristotele paragona la struttura anatomica del movimento con quella
psicologica: dal punto di vista anatomico, il cuore e 1 estremo punto in
quiete, ed e insieme 1 inizio del movimento; ogni articolazione ha la dop¬
pia funzione di punto d appoggio e di cosa che si muove da se. Dal punto
di vista psicofisico, 1 anima e akinetos arche\ la volonta proton kinoumenon;
lo strumento fisiologico della volonta e il pneuma innato; negli animali
che posseggono un cuore esso ha qui la sua sede, negli animali privi di
cuore la ha nell organo analogo.
« La questione di come il pneuma si conservi e stata da me trattata altro-
ve ;337 la questione se sia identico in tutti gli esseri viventi non appartiene a
questa trattazione.
Il pneuma ha la propriety di potersi contrarre ed estendere, con il che si
rendono possibili la trazione e la spinta, che sono le forme fondamentali del
movimento.338 Esso e un eccellente strumento dell anima nella coordinazione delle
funzioni del corpo. Si puo paragonare la costituzione di un essere vivente con
quella di una citta ben governata.339 Quando regna l’ordine, non si ha bisogno

331
702a 30, nel linguaggio aristotelico Suvdcpet bt evepyela Suo .
xivouay;;. 703a 12 ri;v apx )v tj uxixfjv.
337
702b 16 rfjv apx 7)v vij;
'
* '
333
Cfr. 267b 9 exei icpa T6 xtvouv.
TO xtvouv, T6 ev & xtvet , T6 xtvoupevov, De an. Ill 10 , 433b 13, cfr. Phys.
334

VIII 5, 256b 15. Il breve accenno di 703a 4 xara T6V X6yov T6V XfyovTa rijv airlav "rij?
xivfjoeto; mostra che la dottrina e gia costituita.
335
703a 5 f ) ope t? T6 p£oov , in analogia con il 7rpoiTov xivoupevov , cioe la sfera
celeste nella catena cosmica del movimento. Cosi anche in De an. Ill 10 e Phys. VIII 2.
336
703a 2-3.
337
Non si sa dove. Nel Ilepi 7meup.aTo?, in ogni caso, la questione non e trattata.
Il secondo problema e discusso in GA II 3, 736b 29 - 737b 1.
338
-
703a 19 Ta gpya rij? xivyjaeto?.
*** Cfr. GA II 4, 740a 8 Staxiapajai? TOU atipaTo?. Il paragone molto piu
breve di Timeo 69d ha un’altra intenzione. Platone illustra la disposizione delle parti
piu importanti del corpo con l’esempio di una citta ; la testa, con il cervello, e l’acro-
poli. In Aristotele l’accento e sul fatto che ogni organo 7totei TO auToij Spyov.
392 ARISTOTELE

particolare di un sovrano assoluto,3*3 che deve essere ptesente ad ogni aweni-


mento, ma ogni singolo cittadino compie le ptoprie incombenze cosf come e
prescritto, e una cosa segue all altra secondo l uso. Negli esseri viventi i ptocessi
si svolgono compiendo ogni organo la sua funzione; dalla sua sede centtale l’ani-
ma domina il cotpo; grazie alia loro unione strutturale con l anima tutti gli
organi svolgono il ptoprio compito senza che si debba supporre che l anima sia
ovunque presente.
Accanto ai movimenti stimolati dalla volonta ci sono nel corpo anche
processi che sono pienamente indipendenti dalla volonta, per es. i movimenti
del cuore e degli organi sessuali. Ma la maggior parte dei processi del corpo e
involontaria,341 come il sonno e la respirazione. Cuore e organi sessuali assu
mono una posizione particolare, quasi essi fossero degli esseri viventi autonomi.
-
Ma anche qui c’e una connessione di movimento, perche e semplicemente natu-
rale che, proprio come un movimento viene trasmesso dal punto d inizio 343 agli
organi, anche gli organi possano trasmettere un movimento fino al punto iniziale.
Che contro ogni aspettazione il movimento a volte si origini , e altre volte non
si origini, dipende dal fatto che la base fisiologica del movimento sia presente
oppure no a.343
Da cio che Aristotele dice in contesti diversi a proposito del « calore
vitale innato » e del « pneuma innato » non si pu6 comporre alcuna coe-
rente teoria . Molti studiosi hanno cercato di ricostruire o una teoria ari-
stotelica del calore vitale, o una teoria del pneuma.3" Nessuno di questi
tentativi resiste a un confronto con le affermazioni di Aristotele di cui
disponiamo, e verosimilmente per la ragione che Aristotele non condusse
mai a termine il disegno di una teoria coerente.
Egli riprese entrambe le idee dai suoi precursori, e anche in costoro
esse si presentano insieme confuse. Come Aristotele, Diogene di Apollonia
combina i quattro concetti di aria, calore vitale, pneuma e spuma,345 e ci co-
struisce sopra una teoria . La materia dell anima o della ragione e « aria
340
703a 31 xextopurpivou povapxou . Verosimilmente intende dire che le funzioni
biologiche dell anima procedono da se.
3.1
703b 3 fotoiictoi, dxouciot , oux fotouciot.
3.2
703b 27. Rimane incerto se con 1% dpxtjs Aristotele intenda l anima
oppure il cuore. Egli gioca spesso sui diversi significati del vocabolo i< pyj] : l’inizio, il
sovrano, il principio.
3.3
704a 1 7raOrjTtxij uXrj, che ha qui in tutti i casi significato puramente mate-
riale. Ma rimane incerto se intenda il 7tve0(ia.
344
£ (I9UTOV OeppiAv e il calore vitale, vital heat ; Aristotele usa per esso circa
dieci diverse espressioni, che il Ross illustra in Parva Naturalia 41. oupuptiTov (o
£(JL9UTOV ) 7tveu (ia e certo originariamente il respiro ( innate breath ). Il molto citato
saggio di W . JAEGER , Das Pneuma im Lykeion , « Hermes » 48, 1913, 3-48, e invec-
chiato; teorie poco convincenti si trovano in A.L. PECK, The connate pneuma, an essen¬
tial factor in Aristotle s solution to the problems of reproduction and sensation , Essays
Singer, Oxford 1953, nonche nella edizione LOEB del De gen. an., App. B, pp. 576-593.
Molto notevole e il lavoro di E. LESKY, Die Zeugungs- und Vererbungslehren der
Antike und ihr Nachwirken, Abh. Ak. Mainz, 1950:19. Notevole F. SOLMSEN, The
vital heat , the inborn pneuma and the aether , JHS 77, 1957, 119-123.
343
dWjp , £ (X9'JTOV Oepp.6v , 7tvEU ( jia , a <pp6?.
MOVIMENTO E CAMBIAMENTO 393

calda », piu calda dell aria che ci circonda , che e uguale all acqua, ma
piu fredda dell aria in prossimita del sole, che e uguale al fuoco. Un calore
moderato 344 e percio la caratteristica di quest aria, che egli chiama pneuma,
e descrive come un « corpo eterno, immortale », che « racchiude in se una
piccola parte del dio ».347 Molti scritti del Corpus Hippocraticum si servono
dei concetti di calore vitale e di pneuma . L autore del trattato Sulla natura
del bambino 344 costata che lo sviluppo del feto comincia quando esso inspira
il pneuma; egli non distingue il calore vitale, l aria che si inspira e il pneuma
interno : i tre termini vengono in lui a confluire. Il motivo per cui talora
Aristotele distingue il pneuma interno, innato, dall aria respirata e forse da
cercare nel fatto che secondo lui anche gli insetti 349 posseggono il pneuma
interno. « Il cosiddetto calore vitale e presente nello sperma ed e il prin-
cipio della vita . Non e fuoco o una forza simile al fuoco,330 ma e pneuma
e 1 elemento naturale nel pneuma , che sta all anima come il primo elemento
sta alia sfera estrema del cielo » .351 Al termine di questa sezione,352 Aristo¬
tele park ancora una volta del calore vitale come del principio della vita;
a me par chiaro che egli qui identifica pneuma e calore vitale.
Ma nel trattato De motu e palese che egli non park del calore vitale.
Dobbiamo costatare che si serve per due scopi diversi del termine, ripre-
so da pensatori piu antichi, di symphyton o emphyton pneuma, e in entram-
bi i casi il pneuma innato e qualcosa di diverso dal calore vitale innato.
Consideriamo in primo luogo la breve frase di De motu 703a 9:
« Tutti gli esseri viventi posseggono evidentemente il pneuma innato, e
traggono di la la loro forza » , cioe si servono del pneuma , se vogliono espli-
care le loro forze. L esperienza quotidiana insegna che noi tratteniamo il re-
spiro quando vogliamo accrescere le nostre forze: e tipico di Aristotele

346
Secondo Aristotele b compito del cervello impedire il surriscaldamento del
corpo e curare la giusta misura del calore vitale, PA II 10, 656a 19-24. In Ilepl aapxcov
4 si dice 6 £yx£ <paX6;< 4tm p xpoTroXi? TOU 4,UXP V -
347
Fr. 64 B 7 atSiov xal d&ivaxov acopa, A°19 6 hizbq dW]p aEaSavexai ptxp&v
cov popiov TOU &EOU. In GA II 3, 736b 37 Aristotele dice AviXoyov ouaa xco xcov
fiaxpcov oTOt /eloj. Nel Ilepl aapxcov 2 ( LITTRE VIII 584) si legge: Soxlei Si pot 6
xaXsopsv Sspp&v £t>Avax6v x clvat xal VOELV roxvxa... xal ivop val pot auxi ot roxXatol
aE06pa. L autore dice inoltre che il cuore e ricco di micupa ( cap. 6 ). Il bambino nel
grembo materno respira questo pneuma ; esso e il calore vitale xal xoi SXXcp acopaxt
T7) v xtv7] otv noLpiy i ( e evidente come Aristotele modifichi questa teoria ).
3
VII 486 LITTRE 7tvsupa ta /ci fixe ev Seppoi 4ouaa, sc. yovT]. Nel cap. 17
si legge !] aap au op vrj unb xou 7tve6 paxo;< Ap pouxai che corrisponde a GA 741b
37 Stopl cxai 7tve6 paxt. Invece di misupa l autore dice a volte TVJOT ] ( per es. VII 498 ),
e cioe « respiro ».
347
Anche cio che Aristotele chiama OXO'JXT] GA 742a 4.
350
A 736b 35 Suvapt? significa certo « elemento ».
351
E cioe: come il Trpiixov acopa e la materia della sfera celeste, cosf il misupa
e la materia mediante la quale l anima muove il corpo. Aristotele non identifica il
TtvEupa con il rrpaixov acopa , come spesso si afferma .
333
737a 6 7) EV zolq epp6xYjs.
394 ARISTOTELE

che egli muova da un simile fatto d esperienza .353 Particolarmente illumi-


nante e un passo del De somno: « Negli animali che respirano con i pol-
34
*
moni trattenere il respiro produce un potenziamento delle forze; negli ani¬
mali che non respirano con i polmoni l effetto corrispondente si ha tratte-
nendo il pneuma innato ». Secondo la descrizione del De motu , la caratte-
ristica del pneuma e che esso puo contrarsi e di nuovo espandersi; esso
si adatta percio in modo eccellente a tradurre nel movimento gli impulsi
dell anima. Il trattenere il respiro e la manifestazione percepibile del pneu ¬
ma innato.
Dopo che aveva diviso gli animali in quelli che respirano con i pol¬
moni l’aria « esterna » ,w e in quelli che vengono raffreddati grazie a una
« aria interna »,3 Aristotele aveva bisogno di un vocabolo per designare
questa « aria innata ». Egli fece ancora un passo avanti ammettendo che
questo « pneuma innato » sia presente nei canali degli organi di senso di
tutti gli animali, e serva come presupposto fisiologico della percezione.
Ma accanto a quello gia addotto, Aristotele, quando scriveva il De
motu , aveva ancora un motivo per accentuare l importanza del pneuma
symphyton. In contrasto con Platone, egli sosteneva che anche nei movi-
menti stimolati dall anima dovesse essere presente una sorta di contatto
fisico. Mediante un vero tour de force trovo nel pneuma innato lo stru-
mento appropriate dell anima. Probabilmente egli pensava di aver defini-
tivamente risolto, con questa idea che a noi appare assurda, il problema del
movimento autonomo, un problema che lo aveva impegnato fin dalla sua
gioventu.

353
-
L espressione xa n ew oppure xaxatr/ Eiv x& 7tvEU (xa e molto frequente nelle
opere biologiche, per es. HA 587a 4
TO 7tveu|
= GA 775b 2; inoltre 718a 3; PA 667a 29
ia TrXstov xal IMIO UEI poXXov ; De an. II 8, 421a 3 ecc.
354
456a 16 Etr/ uv Si 7roiet 7) xou 7rveupaToi; xd&e&i; rolg (XEV Eta(pEpop£voi<; •?)
Wpaftsv, TOT? Si dtva7rv£outrtv 7) aiipupuTO?. Sintatticamente, in realta, Hupadev
e mlpipuTo? si riferiscono a ma brachilogie del genere di questa sono abituali
in Aristotele. Cfr. Pol. VII 17, 1336a 38.
333
i7TfeEtraxT0? o •Wpa&EV ar) p. '

354
PA III 6, 669a 1 xa Si ptyj Svaipta xal xtji aupipuxtp miEupaxt Suvaxai
xaxa xEiv, efr. De resp. 475a 8.
VI
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI

Le opere
II De caelo comprende tte corsi di scuola: 1) Nei libri I-II, che equivalgono a
due terzi dell opera, Aristotele presenta la sua cosmologia. Si rifetisce una volta 1 a
- - - .
questo corso con le parole h> role; irapi riv &vw riirov ftswprpao'i. II « luogo supe
riore » e quello del « primo cielo », cioe della sfera delle stelle fisse, e delle sfere
-
del sole, della luna e dei cinque pianeti allora conosciuti. La materia del cosmo supe¬
- .
rior e chiamata da Aristotele npCi cov <rwpa ; di questo « primo corpo » non parla
mai in altre opere.2 2 ) 11 libro III tratta delle proprieta, delle attivita e delle tendenze
di movimento degli elementi terreni, irAftr] 'ipya. Suvdquu;. 3) II libro IV e un breve
corso sui concetti di « pesante » e « leggero » ( occupa soltanto 11 colonne nell edizione
del Bekker ).
I tre corsi sono fra loro formalmente uniti da particelle di collegamento, e inoltre
da una formula di transizione all inizio del terzo libro. Si deve riconoscere che questa
transizione 3 e un aggiunta , che pero puo benissimo essere stata fatta dallo stesso
Aristotele. Per il loro contenuto i tre corsi sono strettamente connessi; e percio difficile
dare una risposta al problema della loro cronologia relativa, e si puo ben dire, del
resto, che la questione e abbastanza irrilevante.4
Nel De caelo Aristotele opera mediante teorie degli elementi, che si fondano sul-
1 ipotesi di una tendenza naturale al movimento. Secondo l originaria teoria del movi¬
mento verticale degli elementi, possono esserci due soli elementi ; i due intermedi parte-

1
Meteor. I 3, 339b 36. Aristotele non parla mai di un opera ropl oupavou.
2
Prescindendo dalla citazione di Meteor. I 3, 339b 16, dove dice che ha par-
-
lato del 7rpcoTov o rot eTov. L espressione 7i£|x7rrov ocopa (cfr. Epin. 981c) ricorre
soltanto nella dossografia postaristotelica. Altrettanto postaristoteliche sono le espres-
sioni « mondo sublunare » oppure « sopralunare »; esse riproducono pero correttamente
-
1 opinione di Aristotele, cfr. Meteor. I 4, 342a 30 Travxa 8£ xaTeo xaura rijs oeXf ]vir]i;
Yfyvexat, 340b 6 xb Svu xal P E/ pi oebipirjz .
3
298a 24-27, piuttosto goffa, come dice il Seeck.
4
P. MORAUX, « Mus. Helv. » 6, 1949, 157-165, vede nei libri III-IV un opera
sugli elementi terreni, che deve averne sostituita un altra, originariamente presente
nel libro I. F. SOLMSEN, Aristotle s system of the physical world , 293 sgg., ritiene che
il libro IV rappresenti uno stadio anteriore al libro I. G.A. SEECK, Ueber die Elemente
in der Kosmologie des Aristoteles , Diss. Kiel 1962, 118 ( « Zetemata » 34, 1964, 93)
afferma giustamente che la situazione offre argomenti a favore di entrambe le tesi.
Nel libro I il irpuTov oupa sta al centro dell esposizione; i quattro elementi terreni
sono pero un presupposto necessario. Nei libri III-IV il 7rpoiTov ocopa non fe preso
in considerazione del tutto.
396 ARISTOTELE

cipano di entrambe le tendenze del movimento. La teoria del 7ipwtov <7W|jux sorge
dall ipotesi di un moto circolare come terza specie del movimento naturale. Come mostra
il Seeck,5 questa teoria serve a collegare in un sistema i movimenti del cielo, in quanto
movimenti di un elemento cosmico, e il movimento verticale degli elementi terreni.
Accanto a questa c e una teoria secondo cui i quattro elementi non si definiscono piu
mediante il movimento, bensi mediante il loro luogo. Si aggiunge a questo il fatto che
il movimento delle stelle mobili non puo assolutamente esser spiegato ricorrendo a una
di queste teorie. Nel De gen. et corr. il tema principale e la trasformazione degli
elementi ; e percio naturale che le opposizioni cinetiche « sopra-sotto » e « dal centro-
verso il centro » passino in secondo piano. Invece delle tendenze al movimento
( SuvApsn;) vengono in primo piano le proprieta esteriori degli elementi ( uaih) ). Sulla
successione cronologica di queste teorie possiamo soltanto avanzare delle congetture.
Rispetto ai precursori, il tratto piu originale nella dottrina aristotelica degli elementi
e che tanto peso sia concesso al movimento naturale. Cio porta, da una parte, a una
bipartizione degli elementi terreni sulla base del principio « leggero-pesante », dall altra
alia teoria del itpukov cwpa. Entrambe le teorie hanno dunque le loro radici nella
cosmologia di Aristotele. Ma egli si trovava anche di fronte alia necessita di spiegare
fisicamente le trasformazioni degli elementi: e per questo non gli servivano allora le
Suvdqicu; cinetiche degli elementi. Aristotele si rifece cost alia tradizionale dottrina
delle quattro Svvdquti; « caldo-freddo », « fluido-solido ».4 Gia in Anassagora 7 le
« forze » hanno una certa importanza, ma soltanto in Filistione di Locri 8 troviamo una
dottrina sistematica in cui ciascuno degli elementi possiede una determinata 5uwpu<;.
Ci sono forti indizi che testimoniano che Filistione frequento l Accademia e che Aristo¬
tele lo conobbe personalmente. In ogni caso la concordanza fra la dottrina di Filistione
sulle quattro « forze » e la teoria di Aristotele e tanto grande, che si deve ammettere
che questi l abbia accolta da quello e poi elaborata per i propri fini. Gli elementi
conservano in Aristotele ciascuno due Suvcquu; prevalenti. Nelle opere biologiche
tarde le SuvAp assumono la funzione di elementi strutturali dei corpi composti.10
Qui noi possiamo eccezionalmente seguire lo sviluppo di un idea da Anassimandro n
fino alle opere biologiche di Aristotele e a quelle di Teofrasto: in Anassimandro tro¬
viamo l idea che le cose nel cosmo si dissolvono in coppie di opposti, in Empedocle la
dottrina delle quattro « radici », in Anassagora la dottrina delle « forze »; Filistione
combina i quattro elementi con le « forze », Aristotele fa di questa dottrina un sistema,
e vede finalmente nelle quattro forze elementari la struttura fondamentale dei corpi.
Nel De caelo le « forze » non hanno alcuna parte: i termini « il caldo » e « il
freddo » compaiono soltanto di sfuggita nella polemica contro Platone e Democrito in
III 8. Per la data della stesura della prima metH del De caelo abbiamo un terminus
post quem in II 12: 12 « a volte possiamo osservare a occhio nudo la complessa natura

5
« Zetemata » 34, 1964, 152.
6
uypdv-fpfjpdv, spesso tradotti con « secco-umido ».
7
Fr. 59 B 4.
8
Frammenti 4 e 5 in M. WELLMANN, Die Fragmente der sikelischen Aerzte,
1901, p. 110. Cfr. C. FREDRICH, Hippokratische Untersuchungen , 1899, 47.
H. DILLER, RE XIX 2, 2406, W. JAEGER, Diokles von Karystos , 1938, 7.
10
PA II 1, 646a 14-17, dove Aristotele rinvia al suo trattato De gen. et corr.
Fr. 12 A 9.
12
292a 3 SijXov Si TOUTO 7tepl ivlciv xal Tfj liifiei yiyovev rijv yap aeXfjvijv iu-
pdxajxev SI;(6TO[JLOV plv ouaav, u 7TeX&oucav Si T6V aarlpa T6V Apco? xal a 7TOxpu (p
0£vxa - -
xaxa T6 p£Xav au rij? i e'Afiljvia. Si xaxa T6 <pavbv xal Xapi7tp 6v . Il Prantl
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENT! 397

dei movimenti dei corpi celesti ; ho visto io stesso come la luna ed era la mezza-
luna attraversasse il pianeta Marte, scomparendo Marte dalla parte della meta oscura
della luna, e ricomparendo da quella illuminata e chiara ». Keplero osserva che fra il
quindicesimo anno di vita e quello della morte di Aristotele un fenomeno di questo
tipo ( occultazione ) e potuto accadere una sola volta, e precisamente quando Aristotele
aveva 28 anni.
Nel dialogo Sulla filosofia Aristotele aveva abbozzato una cosmologia che egli
presentava come alternativa al Titneo di Platone. E verosimile che nel De caelo I-II
esponga essenzialmente la medesima cosmologia nella forma di un corso di scuola.
Alcuni passi del De caelo sono generalmente considerati u come derivati dal dialogo.
Tan to nel dialogo quanto nel De caelo Aristotele prende decisamente posizione rispetto
a Platone. L introduzione di quest opera e molto interessante; la traduco qui con
molta liberta in questo modo:
« Platone parla 14 sdegnosamente della nostra conoscenza delle cose visibili ; egli
ritiene che siano contemporaneamente uguali e disuguali e continuamente mutino le
loro proprieta; una conoscenza delle cose della natura sarebbe percio irraggiungibile. Io
sono di opinione diversa: la scienza della natura e infatti la scienza delle cose che si
muovono e si trasformano continuamente. Queste cose sono corporee e la natura stessa
ha conferito loro tre dimensioni. I discorsi sull Uno e sulla molteplicita non danno
alle cose alcuna nuova dimensione, ma significano che la discussione viene trasferita
ad un altro ramo della scienza che non ha niente che fare con la scienza della natura.
Unita e molteplicita esistono cioe nelle cose stesse. Gli oggetti della scienza della natura
possono essere distinti secondo tre gradi: 1 ) i corpi e le cose visibili, 2 ) le loro parti
costitutive materiali e 3) i principi mediante i quali noi possiamo intendere la strut -
tura delle cose.15 I corpi di cui ci occupiamo nella scienza naturale sono tridimensionali
e, oltre a cio, continui ; cio vale anche per i piu piccoli elementi. Poiche tutte le parti
di un corpo mediante il reciproco contatto formano un continuo, possiamo affermare
che ogni totalita in se compiuta e nello stesso tempo una molteplicita.16 Teoricamente
possiamo dividere le cose nelle loro minime parti costitutive, ma anche queste parti
sono tridimensionali, ed e privo di senso scomporle ulteriormente in superfici, linee e
punti ».
Anche nei due corsi sugli elementi terreni, Aristotele polemizza con molta viva-
cita contro Platone. Contesta con risolutezza che ci sia negli eventi naturali un « fattore
disordinato »;" Platone si attiene a opinioni preconcette, e poco si cura di cio che
possiamo percepire con i sensi ;1! la sua opinione che non ci sia una direzione stabile

dice che Keplero calcolo la data di questa occultazione al 4 aprile 357. Il Guthrie
cita un calcolo moderno, secondo il quale l occultazione deve essere stata visibile in
Atene il 4 maggio 357 intorno alle 21.
15
Soprattutto II 1, 284a 2 - 284b 1; anche in I 9, 279a 17 sgg. Aristotele
sembra essere influenzato dall argomentazione del suo dialogo. In proposito, le prime
osservazioni in J. BERNAYS , Die Dialoge des Aristoteles , 99-114, quindi JAEGER, Arislo-
teles , 156 e 317-327.
14
Nel Parmenide 135de e nel Timeo.
15
268a 4-6. Vuol respingere fin dal principio la dottrina platonica dei triangoli
elementari.
16
Pensa certamente al Parmenide 138e.
17
III 2, 301a 4-17 ~h dxdxTcoi; ou&ev laxiv crepov v) T6 7tapa cpuaiv.
11
III 7, 306a 7-17 8oi;ai <bpiapevai, e non TO <paiv6[tevov xara TT)V aiafbjaiv.
398 ARISTOTELE

nell universo e assurda ;1 i pensatoti precedent argomentavano, di fatto, in modo molto


piu attuale di quelli odierniCirca una decina di volte Aristotele sottolinea la Eua
diversita di opinioni con T)p.£i? Si epap,EV.21
II De generations et corruptione si ricollega direttamente con la sua prima propo-
sizione al De caelo IV. Gia all inizio dei due corsi sugli elementi terreni Aristotele dice
che discutera il problema della generazione e della corruzione degli elementi.22 Soddisfa
la sua promessa nell opera che nel nostro Corpus porta il titolo IIcpl ytviatosc, Kai
(pfropaq e comprende due corsi. Nel primo libro Aristotele tratta la questione preva
-
lentemente dal punto di vista teorico, nel secondo da quello fisico ; nella conclusione
riassume in una prospettiva cosmica entrambi gli aspetti della trattazione.
Nei cinque corsi riuniti nel De caelo e nel De gen. et corr. Aristotele si riferisce
spesso a Phys. I-VI. Nel proemio ai Meteorological volge uno sguardo retrospettivo
alle sue ricerche di scienza naturale: « in precedenza ho parlato dei seguenti temi :
-
1) repl Ttov itpto rwv lal-tluv ir/c, tphoziaq = Phys. I e II ; 2 ) itEpl itAcriq KIVT TEUX;
- -
cpuctKij? = Phys. III-VI; 3) rapl TWV Ka ca rr)v &vu> <popav SiaKEKoap/ripivwv
-
acrrpwv = De caelo I-II; 4 ) ncpl ttov avoixsiuiv tu>v awp.aTi.KGjv rtdaa TE Kal
7toia = De caelo III-IV; 5) Kal TT;<; EI<; aXkriko. pETaPokf = De gen. et corr. I;
Kal itEpl YEVECEUX; Kal <pdopa<; Trj<; KOivrfe 24 = De gen. et corr. II ». Anche se que-
ste identificazioni fossero nei particolari incerte, e pero sempre degno di nota il fatto che
noi possediamo oggi delle opere che corrispondono pienamente all ambito di ricerche
descritto da Aristotele. £ probabile che dopo il ritorno ad Atene nel 334 egli abbia
riveduto e redatto alcune delle sue opere precedenti. Tanto il De caelo che il De gen.
et corr. conservano traccia di una revisione del genere.25
Meteorologica IV . Del quarto libro della Meteorologia ho trattato in passato,24
e non trovo motivo alcuno per mutare la mia opinione che questo libro e stato scritto

IV 1, 308a 17 &T07rov.
20
IV 2, 308b 30-31 xainep 8vxe? dpxouirepoi vuv IjXixlac xatvoTcpto? Iv6-
r;aav.
21
Con particolare forza a II 2, 285a 27 ; II 7, 289a 19, 290a 8; 14, 296a 24;
III 1, 298b 13; IV 1, 308a 21; 3, 310a 16.
22
DC III 1, 298b 6-9 xal ttepi xal ipOopa? Siaox aaO-at. Ripete
la sua promessa a 304b 23-25.
23
Scritto verosimilmente nel secondo periodo ateniese.
24
A 338a 24 r/ j? xotv p sta senza dubbio in contrapposizione alia ysveaii; omXrj .
Intende il problema fisico della generazione degli elementi l uno dall altro. Cfr. il
classico saggio di W. CAPELLE, Das Proomium der Meteorologie , « Hermes » 47, 1912,
514-535.
25
P. MORAUX, Listes anciennes 81-82, F. SOLMSEN, Aristotle s system of the
physical world 295-296. Con 1 ipotesi di una revisione posteriore si spiega 1 aggiunta
di DC IV 3, 311a 11-14, un osservazione parentetica che e difficilmente comprensibile
senza ricorrere al testo originale di Phys. VIII 4, 255b 24-29.
26
Aristotle s chemical treatise, Meteor , book IV , Goteborg 1944 ( Goteborgs
Hogskolas Arsskrift 50, 1944:2 ). F. SOLMSEN, « Gnomon » 1957, 131 e Aristotle’ s system
of the physical world 402, afferma, senza addurre motivazioni nuove, che Meteor. IV
non e stato scritto da Aristotele. La stessa cosa fa H.B. GOTTSCHALK, The authorship
of Meteor. IV, « Class. Qu. » 55, 1961, 67-79. Considerano invece il libro autentica-
mente aristotelico W. CAPELLE, H.H. JOACHIM, V.C.B. COUTANT ( Alexander’ s com¬
mentary on Meteor. IV, Diss. New York 1936 ) e H.D.P. LEE ( nell edizione LOEB ).
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 399

.
da Aristotele. I principal argomenti 27 originariamente addotti da I Hammer-Jensen
contro l’autenticita dell opera erano i seguenti: 1) l autore ha in complesso una conce-
zione meccanicistica degli eventi naturali; non tiene conto di E 5O <; e ou KVEKOI come
.
principi strutturali 2 ) Parla di itipot nel medesimo senso degli Atomisti .
Si afferma anche che PA 649a 18 IJAJXPAV <pucu; TI<; all o0 atipr au; e in
-
contraddizione con Meteor. IV 380a 7-9 EVSEUX TT)? dEppixTjxoi; ipuxP Ttv; ia dv che
e argomento naolto debole.2* £ ovvio che e perfettamente giustificato considerare il
.
IJAJXPAV tanto come forza positiva quanto come negazione dello OsppAv.
II Gottschalk ha richiamato 1 attenzione sull osservazione dello scrittore alia fine
dell opera: 29 « il cib per cui si presenta in grado minimo la dove predomina la ma ¬

teria ». Cost dice spesso Aristotele nelle opere biologiche, perche al grado piu basso
della scala naturae la maggior parte dei processi risulta dalla necessita meccanica.30
Poiche lo scrittore rileva con tanta decisione che i cambiamenti chimici possono svilup-
parsi soltanto per l influenza di « forze » ben definite, e poiche cita l aspetto teleolo-
gico, e da escludere l’eventualita che sia Stratone 1 autore deU opera.
Secondo Aristotele, tutte le materie omogenee sono continui; secondo gli Atomisti
ci sono anche nelle materie omogenee itipot vuoti, che rendono elastica la materia.
Ora 1 autore del nostro libro si serve del termine itipot e intende con esso spiegare
tre fenomeni. 1) Certi mutamenti nella materia, per es. quando qualcosa diviene duro o
molle,31 oppure e sensibile al fuoco.32 2 ) La compressione e la condensazione sono agevo-
late dalla struttura porosa della materia .33 3) Finalmente alcune proprieta secondarie
si possono spiegare piu agevolmente ammettendo una struttura porosa, cost per es. la
friabilita e la fragility. Quasi sempre e possibile costatare oggettivamente che con Ttipot
l autore del libro intende la struttura porosa; i itipot sono KEVOI GVYYZVOUC, awpaxoi;;
ed e questo il nocciolo della questione. Non si tratta dello spazio vuoto degli Atomisti:
Aristotele pensa a materie come la spugna, la ceramica o la came;34 egli si rifiuta di
parlare di « pori » nel medesimo senso degli Atomisti,35 ma puo benissimo parlare di

27
Ripresi senza esitazioni dallo JAEGER, Aristoteles , 412.
23
CHERNISS, Crit. of Plato, 90: « nell’applicazione specifica a problemi fisici, la
privazione particolare diviene essa stessa una forma che ha significato positivo per la
configurazione del sostrato ». Il Cherniss confronta Phys. II 1, 193b 19-20. GC I 3,
318b 14-17 (dove indirettamente . viene presentata la stessa tesi di Meteor. IV ) e II 2,
329b 24-32.
29
A 390a 4.
30
PA IV 2, 677a 17 ou [rrjv 8ia xouxo SEI £T]TEIV 7ravTa Evcxa TIVO?, aXAa rivcov
BVTCJV TotouTDv 2rcpa £5 avd'ptv]? crj|xPatv£ t Sia xauxa mXkix , cfr. I 5, 645b 33, GA
V 1, 778a 30.
31
385a 30 (xApapo? ) , b 20 ( nessun esempio, verosimilmente la spugna ), b 23
( vbrpov ) , cfr. 383b 11-17.
32
387a 20, il legno prende percio fuoco facilmente.
33

34
386b 2, esemplificazione con (3E (3PEY|XEVOS C7 6YY°?-
Cfr. GC I 9, 326b 34 xal Tauxr) 7r6 pou? dv xi? XEYOI paXXov xafl-anEp cv
xoi? |LEXOXXEUO|LAVOIP SiaxcEvouci xou 7ra 7) Tixou CTUVEXEI?. Nella polemica
contro gli Atomisti in GC I 8, 326b 6-16 dice che e superfluo ammettere dei 7r6 poi
per spiegare certi fenomeni. Ma in Meteor. IV Aristotele non presenta alcuna teoria ;
illustra come stanno le cose nei materiali porosi.
35
GC I 8, 326b 25 oOxca? liyeiv xou? TrSpou? -
xive? u 7roXa ;x!3dvo' jaiv f ) cpeij
8o ? 5) pixaiov.
400 ARISTOTELE

pori nella pelle.36 Un passo del De gen. an. ( II 6, 743a 5-17 ) in cui Aristotele si rife-
risce a Meteor. IV e trascurato come irrilevante dai sostenitori dell inautenticita .37 II
fatto che in tre altri passi Aristotele si riferisca 58 al nostro libro viene spiegato con
l ipotesi che si tratti di una seconda opera sul medesimo tema che ora e perduta.39
Alessandro introduce il suo commentario con queste parole: « II quarto libro dei
Meteorologica e stato scritto da Aristotele, ma non appartiene alia Meteorologta. Esso
tratta di cose che non spettano a questo ramo della scienza ; e meglio considerarlo una
continuazione dell opera De gen. et corr. In quest opera infatti egli parla delle quattro
forze elementari, e mostra come gli elementi si originino in quanto in ciascuno di essi
si uniscono due forze, una attiva e una passiva ; nel quarto libro della Meteorologta
spiega come agiscano le due forze attive, a quali effetti siano sottoposte le due passive,
e quale sia il risultato dell azione reciproca delle quattro forze ».
Tutto cio e perfettamente giusto. Il quarto libro della Meteorologta e una confe-
renza indipendente. Nella prima proposizione Aristotele si ricollega alia dottrina pre-
sentata nel De gen. et corr. Un riferimento in 384b 34 a Meteor. Ill 6, 378a 15-30 ci
da un terminus post quem per la redazione.

Meteorologica hill. Dopo l enumerazione sopra citata 80 dei campi della scienza
naturale che egli ha gia trattato nelle sue lezioni, Aristotele cosf prosegue nel proemio
della Meteorologta. « nel quadro di questa ricerca rimane ancora un campo, che tutti i
miei precursori chiamarono meteorologia, cioe la dottrina dei fenomeni quassia . Essi
intendevano i fenomeni nello spazio celeste, subito sotto le sfere delle stelle, fenomeni
che certo hanno luogo naturalmente, ma non in modo cosf regolare come i movimenti
dei corpi che consistono del primo elemento. Cito, come esempi di tali fenomeni, la
via lattea, le comete, le stelle cadenti e le meteore, inoltre quelli che possiamo designare
come processi generali dell aria e dell acqua ;*1 finalmente la distribuzione della terra-

38
HA III 11, 518a 2-5.
37
Discutere dettagliatamente altri due passi presi in considerazione dai sostenitori
dell inautenticita ci porterebbe qui troppo lontano; mi limito a osservare brevemente,
a proposito di essi, che a mio giudizio le pretese contraddizioni sono soltanto parventi .
( 1 ) GA II 2, 735b 13 e Meteor. IV, 383b 20 - 384a 2 a proposito dell’ gXatov , cfr .
Ogle a PA II 2, 648b 32. La questione e complicata dal fatto che SXatov designa anche
altri grassi fluidi diversi dall olio di oliva . Aristotele ha verosimilmente derivato quel
che dice dalla letteratura medica . ( 2 ) La definizione di 387a 29 Icmv Se 7rvEupa puat?
/ ? itpoc, &nl pyjxo; non ha nulla che fare con la teoria dei venti ; non si possono
(Tuve r;

percio paragonare senza cautele le definizioni di 349a 17 o di 360a 28.


38
GA II 6, 743a 6, cfr . 385a 23-26 e 383a 10; rinvio simile in PA II 2, 649a
33; II 4, 650b 15 = 384a 26. Anche in GA V 4, 784b 6-7 Aristotele cita quasi alia
lettera il nostro libro, 379a 17-18. - A proposito dell interessante citazione da Filocoro
in Athen. 656ab, si veda il mio Aristotle s chemical treatise , 24-25.
39
La conclusione del Gottschalk e questa: « l intero libro e stato influenzato in
misura notevole dall insegnamento di Teofrasto ». Il nostro trattato e « una capillare
revisione di un opera di Aristotele fatta da un discepolo di Teofrasto, che usava i risul-
tati delle ricerche di questo in chimica e in mineralogia ». Ma quel che egli dice nel
suo saggio non conforta queste asserzioni.
40
Vedasi sopra, p. 397.
81
338b 24 oatx re 0c(7] p,Ev av a£ po<; elvat xotva TtaOr; xal 68aTo;. Con xotvocl
7rpa eti;, xotva epya oppure Tid&v; Aristotele intende fenomeni come la respirazione,
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 401

ferma sulla superficie della terra, e le forme e le proprieta della terraferma; giacche la
conoscenza di tutte queste cose ci rende possibile studiare le cause delle correnti d aria
e dei terremoti e di tutto ci6 che & connesso a siffatti movimenti. Alcuni dei fenomeni
qui citati non possiamo spiegarli, altri li possiamo almeno trattare in un modo o in un
altro. Inoltre 42 si dovrebbero citare i fulmini, i cicloni e le tempeste di fuoco; inten-
diamo anche discutere altri fenomeni che han regolarmente luogo nei casi di raffredda-
mento e congelamento dell aria e dell acqua ».
Questo proemio fu verosimilmente scritto da Aristotele quando, dopo il ritorno
ad Atene, rivedeva e ordinava sistematicamente le sue opere di scienza naturale. L’ossa-
tura della Meteorologia riposa su dati d esperienza che Aristotele ha raccolto sui libri,
per sentito dire, o da osservazioni sue personali. In un passo egli cita il rogo del grande
tempio di Efeso nell anno 356 come se « fosse avvenuto recentemente ». £ facile sup-
porre che durante il suo soggiorno nella Troade egli visitasse Efeso per ispezionare
personalmente i danni riportati dal tempio e per informarsi sull incendio. In un altro
passo fa menzione di una cometa che apparve nell anno 341 /340;** questa frase puo
benissimo essere stata aggiunta durante la revisione. Un fenomeno molto raro e un
arcobaleno di notte con la luna piena; « percio in piu di cinquant’anni ci siamo imbat-
tuti in questo fenomeno due sole volte » .45 £ purtroppo impossibile decidere se Aristo¬
tele si appelli alia propria esperienza, o se intenda parlare di « noi uomini d’oggi ».
Un osservazione 46 sulla posizione della costellazione della Corona borealis vale, secondo
il giudizio degli specialisti di astronomia, per Atene, e non invece, per es., per la
Macedonia.
Per stabilire la data della redazione e importante la circostanza che la Meteoro¬
logia ignori completamente la conoscenza dell Asia anteriore dischiusa da Alessandro.
£ noto che Jaeger viveva nella convinzione che Aristotele, dopo il suo ritorno, avesse
fondato una grande scuola nel Liceo.47 In questo periodo egli deve dunque aver scritto
anche la Meteorologia. Gli argomenti addotti da Jaeger 4* in favore della redazione
della Meteorologia dopo la spedizione di Alessandro sono in complesso puramente spe¬
culative le argomentazioni oggettive dell’Ideler, avallate dal testo stesso, a favore della

per es., o il sonno. Qui si tratta dunque di fenomeni dell’aria come i venti, dell’acqua
come la pioggia, le correnti ecc. Il contrario sono gli IStoc roxlb]. Non intende dunque
« i fenomeni comuni all’aria e all’acqua ».
42
A 339a 3 frn M ha le apparenze di un’aggiunta; le parole Ttov OTOPAT<OV
TOILXTOV si riferiscono ad « aria e acqua ». Proposizioni di questo tipo sono comuni negli
scritti di scuola dalla lingua poco elaborata . Quando ricorrono in un contesto che altri-
menti presenta un’accurata elaborazione stilistica, e agevole congetturare che la frase
sia stata introdotta posteriormente. Quasi sicuramente un’aggiunta di questo genere
43
-
e 345a 2-5 £TI 8’ ip/ov rot; Nixopofyou ... m> v£7reaev.
III 1, 371a 31 olov xal viiv aov£ (3aive mpl T& V iv ’E <p £<Kp va &v xaipevov.
44
I 7, 345a 2.
45
III 2, 372a 29 Si? £ \i£TU/op.ev povov.
46
II 5, 362b 9, ritenuta una « dotta spiegazione » interpolata da E.W. Webster,
nella traduzione di Oxford. £ sicuramente un’aggiunta, forse fatta da Aristotele stesso
durante la revisione.
47
Aristoteles , 335: « di nessuna scuola scientifica possediamo un quadro tanto
ricco come di quella del Liceo ». Descrive quindi il Peripato fondato nel 318 da Teo-
frasto, e trasferisce senz’altro questa descrizione al Liceo. Come attestano le iscrizioni,
il Liceo era un yupvitaiov pubblico.
48
Aristoteles , 325. W. CAPELLE, RE Suppl. VI, 1935, 339.
402 ARISTOTELE

tesi che l opera e stata scritta prima della spedizione, sono sbrigate con la frase « non
reggono ». W. Capelle ripete gli argomenti di Jaeger, e li trova eccellenti, ma osserva
che la menzione della cometa del 341 ci da semplicemente un terminus post quern.
Non abbiamo dunque alcun punto sicuro di riferimento per la datazione di
quest opera. L esposizione presuppone che il lettore 49 abbia familiarita con le teorie
sugli elementi consegnate nel De caelo e nel De gen. et corr. Ma chi confronta le
opere ora citate con la Meteorologia trova in questa un tono diverso. Aristotele si
riferisce continuamente ai dati di fatto dell esperienza reale, piu o meno cost: « questo
si puo osservare chiaramente anche con i propri occhi ». Cio non gli impedisce, owia-
mente, di avanzare a spiegazione dei fenomeni anche teorie fantasiose.
Io penso che il materiale di quest opera sia stato raccolto e messo per iscritto
da Aristotele durante il periodo dei viaggi. Parecchie volte si trcrvano sezioni che
interrompono il corso dell’argomentazione, oppure ripetono qualcosa che e gia stato
detto. Le cose che ora stanno in III 1 e in II 9 sono fra loro strettamente connesse,
come osserva anche il Capelle. I singoli passi sono invece ordinati molto bene. £
facile la conclusione che Aristotele ha piu volte rielaborato quest opera. Sara meglio
tuttavia tener fermo che la Meteorologia e stata scritta prima della spedizione di
Alessandro.

Cosmologia

Il movimento naturale. Nella speculazione cosmologica da Anassiman-


dro fino a Platone emerge un idea fondamentale comune: il mondo e nato
da uno stadio precosmico; nel mondo tutto ha un punto d inizio, una ar¬
che\ l ordine e la regolarita degli eventi naturali sono il risultato ultimo
di un lungo sviluppo.31 Questa idea e alia base anche del mito della crea-
zione nel Timeo.
La cosmologia di Aristotele segna una rottura completa con questa
concezione.
« Gli antichi filosofi della natura cercavano un’inizio e una materia origi-
naria del mondo, e volevano capire come il mondo fosse nato da questa materia
originaria e quali forze ne avessero prodotto la generazione ».52
A suo giudizio, tutto cio e completamente errato. Al contrario, il
mondo e eterno, e con cio anche il ciclo biologico. La forma compiuta di
ogni singola cosa e la manifestazione visibile dell eternita e della regolarita
49
Non trovo in quest’opera alcun indizio che essa sia stata scritta da Aristotele
come un manoscritto per le sue lezioni. Le parole di 349a 13 8ia 7ropf )aavre;< npi;
rjpas auroil? indicano piuttosto il contrario. Osservazioni sull’esposizione orale e su
quella scritta in Platone e in Aristotele si trovano nel notevole saggio di F. DIRLMEIER,
Sb. Akad. Heidelberg phil.-hist . Kl., 1962:2.
90
I 8, 346a 21 xouxo 8 £axlv xal xoT? fippamv ISeiv <pavep6v. Cfr. 339b 8
&7rxai 343b 11 f ) peT? &pewpdcxapsv, b 14 ol xaO’ fjpa? il> pp£voi, 365a 30 8trr)v
f ) pel? fapsv , 367a 1 £y£vexo hi x£S II6vx<p VEGXJXL Sulle osservazioni biologiche, vedere
sotto, p. 587.
51
Questa e anche la dottrina di Speusippo, cfr. sopra, p. 245.
5!
-
PA I 1, 640b 4 7.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 403

della natura . II vocabolo arche assume in lui un senso diverso da quello


che aveva nei precedenti pensatori ; 1 arche non e in lui l inizio in senso
ontologico, bensi in senso gnoseologico, il che vale a dire che le archai sono
i principi logici mediante i quali noi conosciamo la struttura degli accadi-
menti naturali.
II tratto Sriginale della cosmologia di Aristotele e la dottrina dei due
movimenti naturali fondamentalmente del tutto diversi, quello rettilineo e
quello circolare, e la dottrina, dedotta con logica coerenza , dell eternita
del movimento e del mondo. Da queste due assunzioni di fondo viene
dedotto tutto il resto. L argomentazione e costruita in modo tale che Ari¬
stotele puo incorporate nella sua dottrina tutti gli elementi tradizionali
della precedente speculazione cosmologica che sono compatibili con queste
due assunzioni. Nel confronto polemico con i precursori, e specialmente con
Platone, Aristotele sottolinea continuamente il fatto che egli precede a
partire dai dati della percezione, e che la sua dottrina concorda con i fatti
dell esperienza quotidiana . La cosa e vera. Ognuno vede che gli elementi
possono muoversi spontaneamente in un determinato modo, che il sole e
il cielo stellato si muovono parimenti nella maniera ad essi conforme, e
che questi movimenti si succedono secondo leggi sempre uguali. Un piccolo
numero di osservazioni elementari e corrette forma la base della cosmolo¬
gia aristotelica. Il resto, come dice benissimo O. Gigon,54 e la piu stra-
vagante e arbitraria costruzione che ci si possa immaginare. Ma questa co-
struzione non era fine a se stessa ; il suo scopo era di rendere comprensibile
e di spiegare la struttura del processo naturale nell universo. Riusci inoltre
ad Aristotele, con una teoria in cui quasi tutti i risultati sono falsi, di in-
terpretare con tanta intelligenza i fatti dell esperienza quotidiana che la
sua concezione mantenne una potente forza di convinzione.
Egli muove dunque da due proposizioni sul movimento. 1 ) Ogni corpo
naturale Ha una determinata forma di locomozione sua particolare.55 La di-
mostrazione di questa proposizione fondamentale e caratteristica del mo¬
do di pensare del giovane Aristotele.
« Che tutti i corpi naturali si muovano non ha bisogno di dimostrazione,
perche questa e una cosa che noi vediamo. ( Il fatto fisico). Devono dunque o
avere un movimento particolare ad ogni elemento, oppure essere mossi violen-
temente. ( Il metodo dialettico di Platone ). Ma cio che awiene per violenza e
cio che e contro natura sono la medesima cosa. ( Identificazione dialettica, che
riposa sul fatto che al vocabolo natura si assegna un determinato significato).
Se c’£ un movimento contro natura, deve allora esserci anche un movimento con-
forme a natura . ( Secondo la nota regola logica dei contrari ). Possono esserci
molti movimenti contro natura, ma di movimenti secondo natura se ne da uno
solo. Infatti cio che e conforme a natura e unico, mentre di movimenti contro
natura ogni cosa ne ha in gran numero. ( Ricorso a fatti fisici ) ».
55
54
-
Cfr. 269b 18 TO: phi U7r6xeirat , ra 8’ dmoSeSeiXTat.
Aristoteles Vom Himmel , 1950, p. 13.
Be caelo I 2, 268b 15.
56
III 2.
404 ARISTOTELE

Con la stessa identica mescolanza di argomenti di natura diversa, Ari-


stotele prova che la posizione di quiete di un elemento e o conforme a
natura o forzata.
2 ) La seconda proposizione suona cost : « ci sono tre specie di loco-
mozione: quella circolare, quella rettilinea , e quella mista delle altre due.
II movimento rettilineo e o quello che sale verticalmente tlal centro, op-
pure quello che scende verticalmente verso il centro. Chiamo questi mo-
vimenti in alto e in basso » . Aristotele stabilisce che tutti i corpi com-
posti hanno movimenti misti. I « corpi semplici », e doe i quattro elementi
tradizionali, devono pero avere un movimento semplice, e precisamente
verso l alto o verso il basso. II dato fisico da cui egli muove viene innal-
zato a teoria scientifica mediante questo nominalismo.
Nel terzo libro questa teoria serve a provare i movimenti naturali
degli elementi terreni; il primo elemento non e citato. Soltanto nel terzo
libro Aristotele adduce una prova in favore del movimento naturale, e
tale prova e tacitamente presupposta nel primo libro. £ dunque perfetta-
mente chiaro che la dottrina del « primo corpo » del libro I e fondata sulla
teoria cinetica degb elementi terreni del terzo libro. « Se ora il movimen ¬
to circolare e semplice, e se c e un corpo semplice per ogni movimento
semplice, deve allora esserci anche un corpo semplice che secondo la pro¬
pria natura compie il movimento circolare ».n Aristotele opera nella sua
argomentazione, in modo pienamente arbitrario, con lo schema dei con-
trari;5' dal punto di vista fisico sono contrari due movimenti verticali, dal
punto di vista geometrico sono contrari il movimento circolare e quello
rettilineo. Anche nelle due prove conclusive si serve dello schema dei
contrari.59 « 1 ) Il movimento circolare e contro natura tanto per il fuoco
che per la terra ; deve dunque esserci un elemento per il quale il movimento
circolare e conforme a natura. 2 ) Il movimento circolare e o conforme, op-
pure contrario a natura ; se e conforme a natura , deve esserci un elemento,
di cui esso e il movimento naturale ». A me pare che questi due argo¬
menti appartengano ad un altro ambito di pensiero, nel quale le due specie
del movimento naturale non vengono messe in contrasto ; questa sezione si
distingue anche dal punto di vista stilistico: di fatto non apprendiamo pero
nulla di nuovo; non e escluso che Aristotele abbia tratto entrambi gli
argomenti dal suo dialogo Sulla filosofia.
Nella sezione seguente e presupposta la dottrina del « leggero » e del
« pesante » presentata nel libro IV; nello stesso tempo Aristotele dice che

57
De caelo I 2, 269a 5-7.
58
269a 14 £v £vt £vavrlov. O. GIGON, « MUS. Helv. » 9, 1952, 113-136, discute
dettagliatamente le contraddizioni nel De caelo I 2-3. Egli suppone che Aristotele abbia
fuso insieme due diverse redazioni. G.A. SEECK, « Zetemata » 34, 139, mostra che I in-
congruenza e implicita nel sistema stesso.
59
269a 32 - b 17. Osserva il Gigon che a b 10 <5<rr EITREP non ha un collega-
mento con quanto precede; e un indizio che qui e stata condensata una fonte. Il terzo
capitolo, che poi segue, comincia in modo molto brusco.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 405

illustrera piu tardi dettagliatamente questa dottrina . Cio e molto istruttivo


a proposito della situazione; la teoria degli elementi terreni, con i suoi fon-
damenti cinetici, era gia costituita quando Aristotele abbozzava la teoria
del proton sdma\ ma nell esposizione sistematica egli premette invece l il-
lustrazione del cosmo superiore. La sua conclusione e qui la seguente:
« Se cio che si muove verso l alto e leggero, e cio che si muove verso il
basso pesante, il corpo che si muove in circolo non puo allora essere ne
leggero, ne pesante. Inoltre si deve ammettere che il primo corpo non e
generato ed e incorruttibile, che non si accresce e non muta ». L unico ar -
gomento addotto e che non c’e alcun contrario del moto circolare. In
Lambda e nella Fisica 61 Aristotele ha mostrato che tutto cio che nasce si
origina da un contrario. Cio che non ha un contrario, e tuttavia esiste, non
e dunque nato. Ora ci vien detto che « a ragione la natura ha sottratto alle
contrarieta cio che doveva essere ingenerato e incorruttibile ». Dunque,
una bella petitio principii.
Ora che la teoria e nata, Aristotele cerca e trova grandi e belle parole
per presentare le sue idee: ai termini da tanto tempo usuali come « eterno,
senza eta », si aggiunge un vocabolo che e caratteristico della nuova realta :
« non sensibile ad alcuna azione ». Il proton soma viene innalzato al rango
di una divinita.
« La mia teoria conferma i fenomeni e i fenomeni confermano la mia
teoria. Tutti gli uomini hanno una nozione degli dei, infatti, e tutti assegnano
al divino il luogo superiore, barbari e Greci, per lo meno in quanto essi credono
agli dei; questo perche, evidentemente, rimmortale e collegato aH immortale. Ne
e possibile qualcosa d altro. Se ora c e un divino, come di fatto e vero, allora
e anche giusto cio che io ho detto dell essere del primo corpo. La percezione
dei nostri sensi conferma questo a sufEcienza, almeno tanto che noi uomini
possiamo crederci. Giacche in tutto quanto il tempo passato, secondo la tradi-
zione continuatasi di generazione in generazione, il cielo estremo non e mutato
ne tutto, ne in qualcuna delle parti a lui proprie. Anche il home del primo
elemento sembra essersi tramandato dagli antichi fino ai tempi odierni, e provare
che gi& quelli avevano la medesima concezione, che io ho formulato. Non e
questa una cosa singolare, perche bisogna ammettere che le medesime opinioni
ritornino fra gli uomini non una sola volta o due, ma infinitamente spesso. Essi
ritenevano, dunque, che il primo elemento sia qualcosa d altro da terra, fuoco,
aria e acqua, e designarono percid il luogo estremo con il nome di aither , poiche
essi victero che si muove continuamente per un tempo infinito, aei thei ».

1069b 3-9.
Con bt TOT? TrpcjToti; X6yoi;< ( 270a 17 ) intende Phys. I 7-9.
A 270a 24 Trpoativxoi; xal avaXuo|x£vou EE? TTJV OXYJV e certo una voluta al-
lusione ( ixtoxEa ) alia nota formulazione di Platone nel Titneo 50c eEaiivxa xal i i6\noc .
ina&is, 270b 2, cfr. sotto, pp. 411, 416.
M
270b 5-24. Aggiunge come una nota a pie di pagina: « Anassagora usa a torto
questo nome ; chiama infatti aither il fuoco ». £ una tipica osservazione ad hoc , poiche
altrove egli stesso dice atfhqp invece di m> p . L’osservazione sul ricorrere delle medesime
opinioni e ripresa da Aristotele nei Meteor . I 3, 339b 29. La falsa etimologia e tratta
da Platone, Cratilo 410b. - Qui e in seguito utilizzo in parte la traduzione di O. Gigon .
406 ARISTOTELE

£ quasi inconcepibile che Aristotele non riconoscesse le contraddizio-


ni logiche della sua dottrina del proton soma. L idea che gli elementi hanno
un movimento naturale e indissolubilmente legata all idea che essi si muo-
vano da un luogo che e a essi estraneo a un luogo loro particolare. Per i due
elementi del fuoco e della terra, Aristotele poteva motivare la sua dottrina
del luogo naturale riferendosi a dati empirici. Pero, non appena si pose a
costruire una teoria degli strati, sorsero difficolta: secondo questa teoria ,
gli elementi intermedi debbono muoversi tanto verso l alto che verso il
basso. Con cio il concetto di luogo naturale venne separato dalle tendenze
al movimento e reso autonomo. Ora, come puo il movimento circolare
essere interpretato come un movimento del proton soma da un luogo a
esso estraneo a uno suo particolare ? Aristotele non e mai privo di risorse,
ma trova prontamente un nuovo principio. Gli elementi terreni sono in
quiete, quando si trovano nel loro luogo naturale; per il primo elemento,
questa regola viene modificata nel senso che per un corpo in eterno moto
circolare l inizio e il fine del movimento sono il medesimo luogo. Di
fatto, il movimento circolare non puo essere introdotto senza violenza nello
schema « movimento naturale-luogo naturale » .
Leggero e pesante. « Chiamo leggero semplicemente cio che si muove
sempre verso l alto, e pesante cio che per natura si muove sempre verso il
basso, se non viene impedito » . La trattazione speciale che Aristotele de-
dica ai concetti di leggero e pesante e particolarmente ricca di contraddi-
zioni. Cio dipende dal fatto che egli a volte argomenta muovendo dal suo
sistema bipolare del movimento ( « verso l alto - verso il basso » ), a volte
invece si basa sullo schema dei quattro elementi ordinati in strati. Si ag-
giunge a cio che piu tardi, dopo la stesura della teoria presentata nel De
gen. et con. a proposito dei cambiamenti degli elementi, Aristotele ha
sottoposto a revisione il suo saggio sul leggero e sul pesante. Io non trat-
tero qui di queste incongruenze. Aristotele argomenta nel modo se-
guente:
« Parliamo di leggero e di pesante quando qualcosa puo muoversi in un
modo naturale. Poiche il leggero e il pesante contengono in se, per cosi dire,
delle scintille del movimento, tutti si servono di questa loro capacita [di
subire il movimento], ma solo pochi hanno definito piu approfonditamente tale
capacita. £ assurdo non ammettere che nel cielo ci sono un sopra e un sotto,
come pensa Platone. Egli dice cioe che non c e un sopra e un sotto, perche il
cielo e dovunque uguale, e ognuno che vi si aggiri dovrebbe essere agli antipodi

1 9, 279b 2 TOO 84 xiixXtp acopaxo? 6 aiixX? X6TTO? 6tfev ljpt;axo xal et? 8v
xeXeuxa. In Phys. VIII 8, 264b 18 si dice del movimento circolare che esso e &<p’ auxou
et? aux6. Cfr. H. CHERNISS, Grit , of Plato , app. X, 581.
IV 4, 311b 14.
®
Sono discusse approfonditamente da F. SOLMSEN, Aristotle s system of the
physical world , 275-286 e da G.A. SEECK, « Zetemata » 34, pp. 108-121.
“ IV 1, 308a 2 4yeiv 4v 4auxoT? otov £co7rop itxxa xivrjaeto?.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 407

di se stesso.69 Io pero chiamo sopra il limite estremo dell universo . La dire-


zione verso 1 alto e dunque la direzione che va dal centro dell universo alia
periferia. Secondo l opinione popolare c e soltanto l emisfero che sta sopra di
noi. Se pero si ammette che il cielo nell intero suo giro e di tale natura, e che
il centro e in rapporto sempre uguale con il tutto, si comprendera allora
senz altro la mia tesi sul sopra ».
Platone pensa che sia in tutti i casi inammissibile supporre che ci
siano per natura due regioni in forza delle quali l universo si divide in
due parti, una inferiore in cui tutto do che e corporeo sprofonda, e una
superiore, in cui tutto puo essere sospinto soltanto vincendo una resi-
stenza. L intero edificio celeste e sferico, e la periferia e in ogni suo punto
ugualmente lontana dal centro. £ percio ingiustificato affermare che il
centro sta sotto o sopra ; possiamo soltanto dire che sta nel mezzo. Nel
seguito Platone argomenta come se ogni elemento avesse un luogo natu-
rale.71 La motivazione che da e che ogni elemento ha una « direzione » ver¬
so l elemento a esso affine. Sia Aristotele che Platone ritengono dunque che
gli elementi abbiano il loro luogo determinate, ma Platone riconosce valida
soltanto la direzione « dal centro » oppure « verso il centro », e dice che
« sopra-sotto » sono soltanto direzioni relative. Aristotele e sempre incline
ad assumere l uomo come punto di riferimento;72 considera percio le sei
direzioni tradizionali come un sistema assoluto di coordinate. Per la no-
zione relativa di leggero e pesante, si tratta soltanto di una differenza al-
l interno del pesante. Aristotele si serve qui della metafora platonica della
bilancia, e, ricorrendo alia sua legge della caduta, trasforma la reazione
sulla bilancia in movimento, vale a dire in una differenza nella velocita di
caduta. Nella polemica contro la tesi platonica sul leggero e sul pesan ¬
te egli ci si mostra dal suo lato peggiore. Cost , per es., argomenta che
74

secondo l opinione di Platone una certa quantita d aria potrebbe essere


piu pesante di una certa quantita di acqua . « £ vero il contrario. E in
realta e ridicolo che parlino di75 corpi pesanti coloro che vogliono che i corpi
siano composti di superfici ».
Le direzioni nell universo. « In tutti i corpi animati, che hanno in
-
se un’origine del movimento, ci sono sopra sotto, destra sinistra e da - -
-
vanti dietro. Poiche io ho stabilito che l intero universo e in movimen ¬
76
to come un corpo animato e ha in se un origine del movimento, e chiaro
49
Timeo 62dr63a , CHERNISS, Crit. of Plato, 161 .
Timeo 62d 6 piv yip piaot; b> auxoi rimt; oCxe xdcxco
' puy.oic,
70
Ke ouxe iSvto
X£ye< j&ai Sixato?, dXX aux£> £v ( jiaco.
71
63b b> xco xou 7ravx&? T 6 KV> I xa &’ 6v Y] XOU Trupiq (LaXtaxa <puacq .
Cfr. sopra, p. 381.
72
Altri esempi: le categorie, xi dya &6v .
7J
IV 1, 308a 30-32.
74
IV 2, 308b 3-28.
75
IV 2, 308b 35 - 309a 2.
76
II 2, 285a 29-30 6 8 oupavi?
408 ARISTOTELE

che esso possiede un sopra e un sotto, una destra e una sinistra ». Per
postulare un « davanti » e un « dietro » nell universo non bastava nep-
pure la sua sorprendente capacita inventiva . Aristotele usa un argomenta -
zione di tipo biologico. Tutte le espressioni della direzione sono connesse
alia capacita di muoversi. Le piante si muovono solo verticalmente; in esse
c e dunque soltanto un sopra e un sotto, ed esse conficcano il capo nella
terra ; la loro crescita precede dal di sopra. Negli organismi superiori la
locomozione precede da destra, il movimento della percezione dal davanti.
Per riuscire a spiegare destra e sinistra come direzioni assolute nel-
1 universo, Aristotele argomenta nel modo seguente:
« Il sopra e il principio della lunghezza, la destra quello della larghezza.
Ora io chiamo lunghezza dell universo la distanza fra i poli, e assumo che uno
dei poli e sopra, l altro sotto. Dei due poli, quello visibile sopra di noi appar-
tiene alia meta inferiore, quello invisibile alia metH superiore. Dovunque, infatti,
noi indichiamo con la destra il punto da cui inizia il movimento. Il punto d inizio
del movimento del cielo & per6 la, donde si levano gli astri. Se ora il movimento
comincia da destra e si sviluppa verso destra, il polo superiore deve allora essere
quello a noi invisibile; coloro che abitano la abitano nell emisfero superiore e
a destra, noi invece stiamo nell emisfero inferiore e a sinistra ».7
Aristotele immagina di stare con il viso rivolto a Nord , con il capo
rivolto verso il polo Nord dell universo, e con la mano destra volta a Est .
L oriente e dunque la destra e il punto d inizio del movimento del cielo.
Il movimento apparente degli astri e allora un movimento « verso sini¬
stra ». Per i nostri antipodi, che hanno il capo rivolto verso il polo Sud ,
il movimento del cielo e un movimento « verso destra »."
£ infinito Vuniverso? Aristotele discute dettagliatamente la questione
se l universo e limitato o illimitato, finito o infinito. Intende il vocabolo
apeiron in senso fenomenologico, poiche spesso in lui fenomenologia e
ontologia coincidono. L apeiron e pensabile solo come predicato: 1’infinita
come qualcosa di separato dalle grandezze esistenti e una parola priva di
contenuto, meaningless. Quando qualcosa viene detto apeiron , deve essere
qualcosa di realmente esistente, che in qualche modo e apeiron. Tutto cio
che esiste realmente e finito e limitato, perche altrimenti non potremmo
averne alcuna scienza . Se un apeiron esiste, deve essere in una cosa finita .

77
Si riferisce percio all’opera De inc. animalium , 284b 13-15. Rimane aperto il
problema se questo riferimento sia stato aggiunto in occasione della revisione.
7!
II 2, 285b 8-25. Aristotele accolse le denominazioni di lunghezza e larghezza
dai cartografi ionici, che immaginavano la terra come un disco piatto, cfr . sotto, p. 452.
Cfr. CICERONE, De div. II 39, 82 ita nobis sinistra videntur, Gratis et barbaris
dextra meliora , e cosi anche Catullo, carm . 45. Nell’osservazione dei segni celesti i
Romani preferivano l’orientamento a Sud, cfr. VARRONE VII 7 sinistra ab oriente.
" La proposizione di 285b 6-8 segna il trionfo della logica : xal yap el [XT]8£7TOT
-
p aro ( sc . il movimento del cielo ) Spcop gyeiv avayxaiov dpyijv 8$ev av J p axo, et
%y£To xtvoupevov , xav et azatrn xiVTjtlefo] av roxXiv.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 409

Cio che in un corpo esistente e infinito e la possibilita di continuarne al-


l infinito la divisione; in un numero esistente, e la possibilita di prolungare
all infinito la serie numerica .
L universo e la somma totale della nostra scienza dell universo, ed e
percio la totalita dell essere. £ un sistema concluso, in cui tutto e colle-
gato in un complesso organico; per questa ragione noi lo chiamiamo un
holon kai pan , doe l universo. Le parole « infinito », « spazio », « movi-
mento » e « tempo » hanno un senso soltanto in questo sistema conduso
assunto come sistema di riferimento. II vocabolo apeiron puo essere valido
soltanto se e applicato a certi determinati processi entro questo sistema
in se concluso. L universo e dunque qualcosa di compiuto, teleion , e di
limitato, horismenon , ma i processi nell universo sono infiniti.
L’unita e l unicita del mondo risultano in realta da se dalla teoria
aristotelica del movimento naturale.
« Tutto e in quiete o si muove parte secondo natura, parte per costrizione.
Secondo la sua natura tutto si muove la, dove appunto e fermo senza costrizione,
e analogamente i fermo la, dove si e mosso. Non possiamo figurarri altri corpi
diversi da quelli di cui abbiamo conoscenza. Nel caso che ci siano parecchi
mondi, devono consistere dei medesimi corpi che a noi sono noti, e devono
possedere le medesime capacita di questi. Se noi immaginiamo un mondo con
corpi di altra specie, questo sarebbe un cosmo solo di nome. Ora, come io ho
detto, tutti i corpi si muovono verso il centro oppure a partire dal centro. Per-
tanto, se i movimenti sono dovunque gli stessi, anche gli elementi devono essere
dovunque gli stessi. Se ci fosse un altro mondo, i corpi dovrebbero muoversi
verso il centro che e qui, oppure verso i limiti estremi di qui. Questa e una
cosa impossibile. Ne consegue che o non si puo affermare che gli eventi naturali
sono i medesimi nei diversi mondi, oppure, se si ammette questo, si deve allora
ammettere anche un centro e un limite estremo. Se questo e vero, non ci possono
allora essere piu mondi di uno solo ».
Poiche fra i suoi precursori soprattutto Democrito aveva affermato
l infinita dell universo, Aristotele trova che:
« Questo problema e decisivo per la conoscenza della verita.83 La questione
se c’e un corpo illimitato e il punto di partenza di ogni contraddizione in coloro
che hanno parlato della natura dell universo, e in coloro che ancora ne parle-
ranno in futuro, perche anche una piccola deviazione dalla verita all inizio si
moltiplica infinite volte alia fine dell argomentazione; all incirca cost e quando
uno affermi che c e una grandezza minima; con questa ipotesi si rovesceranno le
leggi fondamentali della geometria ».
Nei capp. 5-7 Aristotele adduce una serie di prove che fanno tutte
capo nell afiermazione che non ci puo essere alcun corpo illimitato, e che
, l

Uoreileiv IXTO 7TOV, e gli esempi.


7
-
Pensiero tipicamente aristotelico, cfr. Phys. Ill 8, 208a 14 T£> Se rfj vofjaei
82
I 8, 276a 23 - b 21.
85
1 5, 271b 5.
M
Dice 7repl Trj;< oXr puoecoi; invece di 7repl TV]? puoeojq TOU OAOU.
( (

85
Questo pensiero che Aristotele ripete spesso deriva da Platone, Cratilo 436d.
410 ARISTOTELE

l universo e limitato. Manca pero una disposizione sistematica. L impres-


sione che ci si trovi davanti a un abborracciatura e rafforzata dal fatto che
fra 279a 17 e b 1 e stato introdotto un testo estraneo. Non possiamo de-
cidere se il disordine dei capp. 5-9 risalga fino alia prima redazione, o sia
nato in occasione di una revisione posteriore.
£ caratteristico dell atteggiamento di Aristotele che egli si richiami
tanto spesso all esperienza quotidiana e che combini questi dati dell espe-
rienza con le sue teorie speculative.
« Noi vediamo appunto che il cielo si muove in circolo, e io ho dimo-
strato teoricamente che il movimento circolare deve essere associato a un corpo
determinato.86 Un processo e impossibile nel caso che sia fisicamente impossibile,87
e questo e valido alio stesso modo per qualita, quantita e luogo. Voglio dire
che se non e possibile che qualcosa sia bianco, lungo un piede, oppure in Egitto,
allora e anche impossibile che lo divenga ».
Il quadro dell universo che Aristotele traccia nell opera Sul cielo e
certo fortemente speculative, ma nonostante questo il suo pensiero rimane
estremamente concreto, e non sussiste in lui alcuna contraddizione fra
esperienza e pensiero.
Argomentando in favore della tesi che e e un mondo solo, Aristotele
sfiora anche la sua dottrina del concetto generate e la dottrina platonica
delle idee. La circostanza che il genere « cielo » non ha che un unico rap-
presentante , e cioe il cielo esistente, gli da degli affanni; perche « io devo
considerare il genere come qualcosa di diverso dalla cosa singola, anche se
non posso, come fa Platone, postulare o ammettere qualcosa d altro oltre le
cose. Anche se ci fossero idee, come vuole Platone, sorgerebbe una diffi-
colta simile ». Aristotele risolve l apparente problema ammettendo che,
quando una forma ha assunto in se tutta la materia, questa unione di ma¬
teria e forma puo esistere in un unico esemplare. Fortunatamente, le cose
stanno cosf quanto al concetto di cielo.

272a 5-7.
87
274b 13 aSuvarov yi' fveo&ai 8 p7) hiSiyeroa yevia&ai , il punto sta nell aspetto
del verbo.
18
278a 5 xal £av pi) 8uvti> peda vorjaai py)84 Xajleiv ( termine dialettico) dcXXo
u 7rapa T8 xa& SxaaTov. L espressione di 277b 32 auri) xall aur)]v 7) popcpT) xal
-
pspayp vr] pe ra T5j? UXTJ ? e unica, ed e altrimenti usata solo a proposito della dottrina
delle idee di Eudosso, Alfa 9, 991a 15.
8
278a 27. Quando Aristotele discute in Zeta 10 questo problema, non fa parola
di questo primitivo tentativo di soluzione. £ abbastanza singolare che non gli riuscisse
di inserire nel suo sistema di otivoXa concetti generali di questo tipo: 1036a 1 « il
concetto di cerchio e il cerchio esistente, il concetto di anima e l anima esistente sono
identici ». £ interessante che a 278a 29 dica ypum5rr;? ( anche in Rhet. I 4, 1360a 27 )
-
invece che, come d abitudine, otp6 n;?. Se dunque Aristotele designa ypu 7r6T7)s insieme
con o6 pav6? come concetti 5>\> 7] ouaEa hi u 7toxeip£v7) OXy) , non si pub allora real-
mente dire con JAEGER, Aristoleles , 317, che « la dottrina delle idee e la concezione
aristotelica dell immanenza dell eidos stanno qui una accanto all altra come due possi¬
bility ugualmente giustificate ».
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 411

La ricapitolazione della dottrina nel nono capitolo e giustamente fa-


mosa :
« L universo consiste dunque della totalita della materia fisica e percepi-
bile. Non e possibile, pertanto, che qualcuno dei corpi semplici si trovi al di
fuori del cielo, oppure che una massa corporea si origini fuori di esso. II nostro
universo e uno, unico e perfetto. Nello stesso tempo e chiaro che al di fuori
del cielo non c’e alcun luogo, alcun vuoto e alcun tempo. Non c’e infatti luogo
senza un corpo; il tempo e il numero con cui si misura il movimento; e il
movimento non e possibile senza un corpo fisico. Ma e dimostrato che al di fuori
del cielo non c b, ne puo originarsi un corpo. 1 E altrettanto giustificata e la
nostra ipotesi che il cielo compia un movimento incessante. Perche tutto cessa
di muoversi quando raggiunge il luogo a lui proprio; ma per il corpo che e
mosso in circolo, il proton soma, il luogo da cui esso muove e il medesimo in
cui finisce ».
Dai tempi del Bernays e universalmente riconosciuto 93 che la sezione
279a 17 - b 1, inserita in questo testo, deriva dal dialogo Sulla filosofia.
Come mostra il commentario di Simplicio, il testo non e una citazione let-
terale, ma consiste di estratti. Aristotele non si e sforzato di stabilire chia-
ramente una connessione, verosimilmente perche questi due libri del De
caelo erano stati scritti per l esposizione orale;94 e nella recitazione egli
poteva agevolmente chiarire la connessione.
Il testo tratta del proton kinoun , il divino e immutabile principio del
movimento che e fuori dell universo.93
« £ dunque evidente che non c e al di fuori del cielo ne luogo, ne vuoto,
ne tempo. Pertanto ci6 che e la per sua natura non e in un luogo, ne il tempo
lo fa invecchiare, ne si da alcun mutamento in cio che e ordinato al di la della
rivoluzione estrema; esso non e esposto ad alcun mutamento e ad alcuna in ¬
fluenza, e conduce nell’intero aion ” la migliore e piu autonoma esistenza . Questa

” oupav6? ha, dice Aristotele, tre significati: (1) la periferia realmente esistente
dell universo, che e un corpo fisico; ( 2 ) nella lingua quotidiana chiamiamo cost lo
spazio celeste, in cui si trovano il sole, la luna e i pianeti; ( 3) il tutto, cioe l universo.
Quando Platone parla di ra ££( > TOU oupavou ( Fedro 247c), intende le idee.
91
Qui, a 279a 17 - b 1, e inserito un testo estraneo.
52
Cfr. II 6, 288a 22 T 8k xuxXtp <popac; oux £<mv O(STE 6HEV OUTS ol OUTE
plaov. Phys. VIII 9, 265a 27 - b 1 EuXAyax; ( cost anche a 279b 1) 8k ouppiprjxE... T6V
<XUT6V yap tiTrov. Questa pare a me una versione piu diffusa di cio che b detto
nel De caelo.
JAEGER, Aristoteles, 317; P. WILPERT, in Autour d Aristote , 110-111; M. UN-
TERSTEINER, « Riv. di filologia » 1961, 149-153, con altre notizie bibliografiche.
** Cfr. 280b 29 oii ydp el , e soprattutto 1’esemplificazione costantemente con-
creta . 95
279a 18 OUT kv Z6 KO> rdxet 7 £9UXEV, a 20 rd fi p rl]v TETaypiva
9opav.

_94
A 279a 22 T6V anavra aEwva significa , come risulta dal contesto, la somma
totale di ogni tempo. In Phys. IV 12, 221b 3 dice rd del fivva Jj del 6vva oux £ <JTIV
b> y p(5vo). Come la pensi Platone, lo dice PROCLO In Tim. Tic, I, 239, 2 DIEHL SXko
412 ARISTOTELE

parola aidn viene come una nozione divina dalla bocca degli antichi. La totalita
della vita di ogni singolo essere vivente, al di fuori della quale non c e confor-
memente a natuta nient’altro, si chiama Yaion del singolo. Nel medesimo senso
la totalita del cielo, e la totalita del tempo che non puo essere attraversato mai ,
sono Yaion , e questo ha il nome di essere sempre , aei on , come un che di
immortale e divino. Da esso dipendono, piu o meno chiaramente, essere e vita
di tutto il resto. Giacche in opere universalmente accessibili,1 in cui si tratta
del divino, risulta dal dialogo [condotto in queste opere ] che il divino deve
essere interamente immutabile, in quanto e il primo e il sommo. Poiche di fatto
la cosa sta cos!, conferma cio che ho detto. Non c e niente altro di piu forte che
possa muovere il cielo, perche sarebbe allora questa una cosa ancor piu divina,
ne esso ha in se qualcosa di male, ne b privo di qualcuna delle bellezze a esso
convenient
La relazione di Simplicio ci mostra con molta chiarezza in qual con-
testo sta questo passo derivato dal dialogo Sulla filosofia . J . Bernays tra¬
duce la notizia , e il Wilpert riassume in questo modo l argomentazione.102
Prima della dimostrazione in favore deU immutabilita del divino nel De
caelo Aristotele adduce una prova dell esistenza di dio . « Dove c e un me-
glio, deve esserci un ottimo . Se ora negli oggetti della realta c e una gra-
dazione nel bene,103 deve allora anche esserci un ottimo, e questo e appunto
il divino » . Evidentemente, come osserva il Wilpert , nel nostro testo era
stata trattata per prima la questione dell ’esistenza del divino, e lo sviluppo
della dimostrazione culminava con l’argomento tratto dai gradi della per-
fezione. Veniva quindi preso in esame un altro punto, ed erano trattate le

yap TO del xi> ypovixov xal dXXo xi> alclmov. Il testo derivato dal Ilepl <piXoao<pla;<
ha un colorito fortemente retorico; Aristotele si sbarazza a volte della sua secca ogget-
tivita, e si slancia in una sorta di poesia filosofica, come per es. nel Protrettico 43-44.
Non si puo pretendere di interpretare troppo rigorosamente testi del genere .
Ne Platone ne Aristotele credevano alTimmortalitil dell anima del singolo. La
formulazione di Platone naaa dHdvaxot; e quella di Aristotele 6 7rot7)xix6;< vouc,
dHdvaxoi; hanno un altro senso. Cfr. O. REGENBOGEN, Kl. Schriften , 254.
xt)v dxaplav significa che il tempo ylyvexat continuamente, Phys. Ill 7, 207b
14, che esso e d8iE (x/]xo;< , 207b 29.
fjpxT]xai ( conformemente a Teeteto 156a ) e da Lambda 7, 1072b 13-14
( sopra, p. 244 ) 1’espressione che Aristotele predilige per la relazione fra il proton
kinoun e l universo, cfr . De motu 700a 5-6.
hi TOI? lyxuxXloti; <piXooo <pf )|j.a(n. Come gia dice Simplicio, Aristotele inten
de la sezione alia fine del secondo libro della Repubblica , in cui Platone parla del-
-
l immortalita del dio, cfr. 381c dSOvaxov dpa, 2<pt)v, xal HEW iH Xctv aux6v dXXotouv.
Per la traduzione di Jaeger ( « nelle nostre opere pubblicate » ) non c' b alcun appiglio
nel testo. L’intero passo consiste di estratti dal Ilepl <piXoao <pta ;< . Il riferimento a
Platone appariva dunque verosimilmente gia nel dialogo.
101
Cfr. De motu 700b 33 T6 dlStov xaX6v, e sopra, p. 389.
101
J. BERNAYS , Die Dialoge des Aristoteles , 110-111; P. WILPERT, Autour
d Aristote , 111.
1M
Cfr. Protr. B 17 DURING. Come osserva il Wilpert, e in nuce la dimostrazione
dell esistenza di dio ex gradibus entium , che sara piu tardi largamente usata.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 413

proprieta del divino; fra esse, per prime erano trattate 1 eternita e l im-
mutabilita.10*
Nei capitoli che poi seguono Aristotele esamina le opinioni dei precur¬
sor! a proposito dell eternita del mondo. Qui presenta il massimo interesse
la minuziosa discussione contro il Timeo di Platone.105
.
« Dire che l universo e nato, e tuttavia d eterno, e impossible Infatti le
nostre osservazioni confermano che tutto do che nasce anche perisce. Alcuni,
e vero,106 difendono la dottrina di Platone, secondo cui l universo h nato, e tut ¬
tavia e incorruttibile, con l argomento che Platone avrebbe presentato in questo
modo la sua tesi per motivi pedagogici, all incirca come quelli che disegnano
figure geometriche parlano anche di generazione. Questa analogia e pero del
tutto errata, perche la questione della generazione del mondo e di natura fisica
e include in se il tempo, mentre nei disegni geometrici niente e distinto dal
tempo ».107

Secondo la formulazione del Cherniss, nell esposizione di Platone l ani-


ma sta al corpo come il mondo fenomenico percepibile sta al caos precosmi-
co. Il mondo quale noi lo sperimentiamo e un prodotto della ragione e della
necessita , di nous e ananke, il « fattore incalcolabile », il cui effetto e che
il mondo non puo mai diventare perfetto . Caratteristica del mondo sensi-
bile e che esso e sempre in divenire.109 Quando Aristotele assunse questa
concezione platonica come sistema di riferimento per la sua visione del
mondo fondata su basi fisiche e biologiche, si presento inevitabilmente una
situazione che si da sempre quando si tenta di paragonare punto per punto
due concezioni, che sono fra loro per principio inconciliabili.110 Il dialogo
Sulla filosofia e De caelo I-II furono scritti in un epoca, in cui tali que-
stioni venivano vivacemente discusse nell Accademia. Con la sua dottrina
del movimento naturale, dell assoluta pesantezza e leggerezza e dell eterni¬
ta del mondo Aristotele stesso si vide come un novatore in contrasto con

104
£ particolarmente interessante il seguente passo in Simplicio: TO Se S-etov
OUTS xpeixxSv xi £yei auxou , u <p ou jj.exapXy)ftr) (iexac dxeivo yap av 9jv S eiSxspov od 9-
u 7to yeipovoc x6 xpeixxov Tcocoyeiv eaxtv ( tratto platonico, cfr. Apol. 30c ou
yap olpat depixSv elvai apeivovt ivSpl UTC6 yetpovo? pXixxeaS-at ) . Se ora confrontia-
mo 279a 34-35, vediamo come Aristotele abbia modificato il testo derivato dal dialogo.
Come mostra il Bernays, ci sono nella relazione di Simplicio dei passi in cui costui ha
allargato la sua fonte. Non si pud perd, come dice il CHERNISS, Crit. of Plato, 119 e
587, escludere la possibility che Simplicio citi realmente il testo originale di Aristotele.
105
Timeo 28b yeyouev. £ un passo discusso dai tempi di Platone stesso fino ai
nostri giorni. Cfr. CHERNISS , Crit . of Plato , 415, 421 e la sua rassegna bibliografica in
« Lustrum » 4, 1959, 208 sgg.
Come dice il Cherniss, Aristotele pud avere in mente tentativi di Senocrate e
di Speusippo di interpretare la dottrina di Platone come SiSaoxaXta? yap tv.
m Parafrasi di 279b 22 280a 11.
-
7rXavcojjivY) i; elSoc alxta? , 48a .
1M

m 27 d xd yiyvipevov del 8v S ouSfjroxe.


110
Aristotele sottolinea costantemente il fattore tempo: 281a 30 ypivov xiva
(optaOai xov 7rXeIaxov xal xou elvai xal xou pf ) .
414 ARISTOTELE

la tradizione. Di qui viene l asprezza della sua polemica , e la frequente ri-


petizione della formula « io invece affermo » .
A proposito di un passo del Timeo , che anche noi, dunque, possiamo
interpretare e giudicare, Aristotele si esprime nei termini seguenti : « Ora
ci sono di quelli che ritengono credibile che qualcosa di ingenerato perisca
e qualcosa di generato persista indistruttibile, come si legge nel Timeo.
Dice la infatti Platone che il cielo ha si avuto origine, ma si conservera in
tutto il tempo futuro. Fino ad ora io ho combattuto questa tesi dal punto
di vista della natura fisica dell universo. Voglio ora studiare la questione
da punti di vista generali, e rafforzare con questo la mia tesi » . Scrivendo
queste parole, Aristotele pensava verosimilmente al Timeo 31-32. Platone
parla qui tanto del modellatore del mondo quanto del dio « il quale, quan-
do comincio a comporre U corpo del mondo, lo formo di fuoco e di terra .
Il mondo, in se e con se intimamente unito, non potrebbe esser dissolto
da alcuna altra forza che da quella dello stesso compositore » . Si riconosce
benissimo come Aristotele abbia ragionato. « Secondo la mia opinione il
mondo e eterno; Platone afferma che sarebbe possibile, per il creatore del
mondo, dissolverlo nuovamente.111 Io affermo che tutto cio che diviene in
senso fisico deve anche perire; Platone invece che una cosa generata puo
essere eterna » .
La confutazione generale promessa da Aristotele e un acuta analisi del-
le parole « ingenerato - generato » e « corruttibile - incorruttibile ».112 Il
fondamento e dato dalla sua concezione biologica del tempo come feno-
meno concomitante di un movimento che procede costantemente e non
puo essere invertito.
In una sezione,113 in cui si e verosimilmente servito del dialogo Sulla
filosofia, Aristotele riassume la sua tesi:
« In forza degli argomenti ora addotti, io affermo che l universo ne e nato,
come dice Platone, ne puo perire. Il mondo e eterno e non ha per l intera sua
durata ne inizio, ne fine, ma contiene e abbraccia in se un tempo, che non puo
mai essere attraversato. Cio e confermato anche dalle opinioni di coloro che
sono di diverso avviso. Io ho cioe provato che le cose possono stare come io
intendo, e che invece e impossibile che stiano come intendono gli altri. Un
argomento prezioso a favore della mia tesi e l antichissima tradizione, diffusa
soprattutto fra noi Elleni,114 che ci sia qualcosa di immortale e di divino fra
cio che si muove, e di tal natura appunto che il suo movimento non ha un
limite. Il movimento circolare della sfera delle stelle fisse, che e perfetto, e
all origine di tutti i restanti movimenti imperfetti, e sussiste instancabilmente
per un tempo illimitato. Il cielo e il luogo superiore furono attribuiti dagli

111
Cfr. (iSiaXuTOV, De motu 699b 22.
112
-
aY vi)T0v-Yevt) T6v, (p 9 apT6v ic<p&apTov. Si serve qui ( 281b 14 ) anche degli
Analytica priora, I 15. Il CHERNISS discute questa confutazione in Crit. of Plato,
415-417.
113
II 1, 283b 26-284b 5, tradotta dallo JAEGER, Aristoteles , 320-323. Do una
parafrasi delle idee piu importanti.
114
Molto simile Lambda 8, 1074a 38 - b 14 f ) icarpto? 86?a, sopra, p. 253.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 415

antichi agli dei, perche solo questi coloro ritenevano immortali. Cio che io ho
detto qui testimonia che esso e incorruttibile, ingenerato e libero dal patire
qualsiasi pena terrena, e inoltre che e esente da ogni costrizione, di cui non
c e bisogno per mantenerlo nel suo corso e per impedirgli di compiere un movi-
mento naturale di altra specie. La costrizione, infatti, renderebbe penoso il movi-
mento, e tanto piu penoso, quanto piu a lungo essa durasse ; la costrizione e
inoltre inconciliabile con la condizione migliore. Percio non si deve dar credito
alle antiche leggende che raccontano che il cielo ha bisogno a suo sostegno di
un Atlante. Anche quelli che inventarono questa spiegazione pensavano come
coloro che vennero poi.us Giaeche, come se i corpi nel luogo superiore fossero
tutti quanti pesanti e simili a terra, essi sostenevano il cielo, in maniera mitica,
mediante una forza di reazione animata . Le cose non stanno cosl, e nemmeno
come dice Empedocle. Costui ritiene che l universo si sia conservato cosi a
lungo, perche il turbinio gli avrebbe conferito una velocita maggiore di quella
che poteva raggiungere il suo peso. Altrettanto inverosimile e che esso persi-
stesse etemamente per la costrizione di un anima del mondo. Anche per l anima
una vita simile non potrebbe essere priva di pene e beata . Infatti, poiche il
primo corpo 116 ha un movimento naturale, un movimento prodotto dall anima
del mondo avrebbe luogo a forza; oltre a cio, l anima funzionerebbe ininterrot-
tamente come motore; per l anima del mondo una vita di questo genere sarebbe
senza agio e priva di ogni alleviamento razionale,117 perche, diversamente dalle
anime degli esseri mortali, l anima del mondo non ha quel riposo che ha
luogo nel sonno, per il rilassamento del corpo, ma deve invece sopportare la
sorte etemamente immutabile di un Issione.
La mia tesi sul movimento del primo cielo 118 spiega in modo adeguato la
sua eternita, ed e, oltre a cio, la sola fra le spiegazioni finora addotte che sia in
accordo con la scienza intuitiva intorno alia divinita ».
L arcaica ingenuita di questa esposizione e sorprendente, soprattutto
se la si pone a confronto con 1 energica prosa scientifica dei libri centrali
della Fisica . Ma, appunto, questa e retorica e non scienza. £ dunque con-
cesso giudicare della sua qualita artistica e del suo effetto. Dopo Jaeger , e
abituale elogiare questo testo per la solenne altezza dell espressione e per
la ricchezza delle sue risorse retoriche. Ma e sufficiente awicinargli per un
paragone un sol passo di un mito platonico scelto a casaccio, perche si co -
stati la differenza nella qualita artistica . La sua onnipresente bacchetta di
maestro, lo sforzo pedantesco di far rilevare e di affermare ovunque la pro¬
pria tesi annientano 1 effetto della retorica di Aristotele. Naturalmente
dobbiamo tener conto della possibility che, nella trascrizione dal dialogo,
118
Cfr. Fedone 99e, De motu 699b 2 e 700a 4. I « pensatori seguenti » sono in
parte quelli che ammettevano un meccanicismo degli eventi naturali, in parte Platone.
Vedere sopra, pp. 386-387.
114
A 284a 30 leggo con E eibrep xtveiaSai 7TE<PUX6TO? TOO 7rpd>Tou acopaTo?, la
sfera piu esterna ( = 6 jrpcoTo? oupav6? o crcopia ) b il 7rpcoTov xivotipevov. Candida
mente Aristotele ricorre di nuovo alia sua concezione del primo cielo e si chiede
-
« come funzionerebbe allora Panima del mondo ? ».
117
E non il contrario, come dice Platone nel Timeo 36e &e £av dpxijv ijpijaTo
amxtScrrou xal gpuppovo? (3tou 7rpi? x6v du|ZTraVTa xP vov.
118
Che cioe esso e mosso dal proton kinoun.
416 ARISTOTELE

questo testo fosse da Aristotele adattato ai suoi scopi nel De caelo , mentre
nella redazione originale meritava molto piu quella lode che gli studiosi gli
tributano.
Eppure anche cost il dubbio non si acqueta . In questi testi ( poiche a
essi appartiene il brano sopra citato da I 9 ), al di fuori della dottrina di
Aristotele non c e niente che sia, dal punto di vista artistico, peculiarmente
suo. Tutte quelle locuzioni solenni, con cui elogia la divinita, sono tra-
dizionali ;119 la piu parte di esse Aristotele trovava gia in Platone. Alla que-
stione perche mai, allora , la divinita venisse presentata in tal modo, si
trova facilmente risposta . Questa presentazione deriva dalla concezione an-
tropomorfica tipica del pensiero greco, anche se il dio di Aristotele non e
niente altro che un principio logico e astratto. La divinita ha tutto cio che
l uomo non puo avere. Tutte le proprieta, tutte le condizioni, tutti gli stati,
che qui e in Lambda si assegnano alia divinita, sono gli opposti positivi di
umane debolezze. Questo schema di opposizione ci e ben noto dall antica
poesia greca: « qui e un nulla , ma il bronzeo cielo ha eterna durata
Un esempio eccellente dell uso aristotelico di questo schema e dato da
Rhet. II 13. ' Nella sezione che illustreremo immediatamente lo schema di
opposizione ha dominio assoluto.

Da un solo principio dipendono il cielo e la natura. L idea che i pro-


cessi nell universo e il mondo terreno, sia organico che inorganico, formino
una scala naturae appartiene alle concezioni fondamentali di Aristotele.129
Tutti i movimenti e tutti i mutamenti nell universo sono da lui ricondotti
al proton kinoun. Ora e questione molto controversa da quando Aristotele
cominci a designare il proton kinoun come il principio da cui dipendono il
cielo e la natura.123 £ pero incontestabile che nel dialogo Sulla filosofia egli
parlava del proton kinoun e che questa dottrina e presupposta nei libri

Per es. SENOFANE fr. 21 B 26 « continuamente in s6 stesso permane immoto »,


119

B 25 senza fatica fa vibrate il tutto con la mente ». Nuovo e soltanto l arido e


«
impoetico ana&TjC,. Il materiale si trova in W. JAEGER, Theology of the early greek
philosophers.
120
PINDARO, Nemea VI 3.
'12221 Illustrato sopra, a p. 166.
L universo in II 3, e particolarmente II 12, 292a 22 - b 25, soprattutto b 10.
Gli elementi in Meteor. IV 12, 389b 26, PA II 1, 646b 6. Soprattutto lx TCOV aiJiujjav
el? TOC sipoc pETocpatvEi xaxa pixpov 7; <pvm;< , HA VIII 1, 588b 4, PA IV 5, 681a 12.
123
Lambda 7, 1072b 14, si veda sopra, p. 244. Rassegna della questione con
notizie bibliografiche in CHERNISS, Crit . of Plato , App. 10, 581-602; considero sicure
le sue conclusioni. Interessante per altri motivi e il saggio di W. SCHADEWALDT, Eudoxos
von Knidos und die Lehre vom Unbewegten Betveger , « Satura Weinreich », 1952,
103-129. Importante anche K . OEHLER, Der Beweis fur den Unbewegten Beweger ,
« Philologus » 99, 1955, 70-92.
124
Come supremo o5 £VEXOC , Phys. II 2, 194a 36, CHERNISS , Crit. of Plato, 595.
Questa distinzione fra axnh xi ou Svexa , che conviene TCO to? icpcaxa EXOVTI , cioe al
7tptoTov xtvouv , e lo ou Ivcxa xtvi anche nel De caelo 292b 5 e in Lambda 7, 1072b
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 417

piu antichi della Fisica , in Lambda , nel De caelo e nel De gen. et corr.
Nessuno dubita che Phys. II , De caelo e De gen. et corr . facciano parte
delle opere piu antiche di Aristotele. Io credo di aver provato che ci sono
buoni motivi per collocare fra le opere antiche anche il dialogo e il libro
Lambda. Ritengo percio verosimile che fin dall inizio il principio del mo-
vimento abbia fatto parte della sua concezione fondamentale. Ora ap-
punto, il proton kinoun e un principio strettamente logico. Quel che noi
possiamo vedere e l eterno movimento dei corpi celesti. Nella sua dimo-
strazione dell esistenza di un supremo principio del movimento in Lambda
6, Aristotele parte dal movimento della sfera visibile delle stelle fisse e con ¬
clude ad una ousia eternamente mossa . La spiegazione fisica e da lui data
nel De caelo mediante l ammissione del proton soma. Il terzo momento del
procedimento dimostrativo in Lambda e la conclusione che fa capo a un
movente immobile eterno.
125

Ora Aristotele deve naturalmente inserire nel suo quadro del mondo
fisico il postulato, dapprima puramente logico, di un proton kinoun. Sor-
gono allora difficolta d ogni genere, che egli tenta di risolvere in modi di-
versi; possiamo seguire i suoi sforzi nelle opere conservatesi, sino a quando
in Phys. VIII ritorna nuovamente ad argomentazioni strettamente logiche.
La lotta di Aristotele con il problema di come si manifesti nel mondo fisico
il principio del movimento logicamente postulato fa esatto riscontro agli
sforzi di Platone per spiegare la relazione fra le idee e le cose sensibili.
Nel De caelo II 3 Aristotele formula il problema . In questo breve
capitolo da un prospetto delle questioni che discutera nel resto dell opera
e nel De gen. et corr. Presuppone che l ascoltatore sia a conoscenza del
sistema delle sfere di Eudosso illustrato in Lambda 8. Trova strano che i
movimenti delle sfere 134 non formino una serie costantemente crescente che
vada dallo zero sino a movimenti sempre piu complicati. Capisce che si trova
di fronte a difficolta insormontabili per la scarsita dei dati dell esperienza .
« Soltanto in piccola misura possiamo percepire i fenomeni celesti.127 Qui
dobbiamo cercare di completare la nostra scienza mediante teorie,128 anche se
abbiamo solo pochi punti di riferimento empirici, e siamo cost straordinaria-

2 ; in opere piu tarde, nell EE VIII 3, 1249b 13-16 e DA 415b 2. Dei passi del De
caelo in cui Aristotele parla inequivocabilmente del proton kinoun mi sembra che 292b
22-23 -&eioTdcTt) ;< dp / rjc;... pta? xtv oecoq sia il piu importante, poiche e impossibile
che esso sia interpolate. La stessa cosa vale per GC II 10, 337a 20-22 jrdaac; SE TTCO?
elvat TauTas £>7r6 pEav dp /7]v ; questo passo conferma l interpretazione data sopra ( a
p. 248 ) per Lambda 8, 1073b 1- 3. - Con le parole di De caelo 277b 10 ot EX T%
< cpiXoaocpEac; X6yoi si riferisce a Lambda 8, 1074a 31-38: parecchi mondi avreb-
7rpcoTt) ;
bero come conseguenza parecchi Ttpoiva xtvouvxa, il che sarebbe assurdo.
125
I tre momenti sono analizzati da K . OEHLER nel saggio appena citato.
126
Secondo Eudosso: proton kinoun 0, sfera delle stelle fisse 1, pianeti 4 ciascu-
lio, sole e luna 3 ciascuno, terra 0. Secondo Callippo o Aristotele stesso 0 1 7 7 9 9
5 5 5 0 ( i particolari sono malsicuri, vedasi Ross , Metaph. II, p. 393 ).
127
286a 6-7. Cfr. PA I 5, 644b 25.
121
292a 14 TTJTETV ... xai T)) V ETTI TT/.EIOV CTUVECTIV , estrapolare.
418 ARISTOTELE

mente lontani dai fenomeni di cui si discorre. Credo, cioe, che ci si possa
chiamare piuttosto modesti che presuntuosi se, per costante desiderio di sapere,129
accogliamo come benvenuta anche solo una piccola chiarificazione in quelle cose
in cui ci imbattiamo nelle piu grosse difficolta ».
Per la prima volta incontriamo qui quella modesta valutazione del pro-
prio sapere, che tanto spesso Aristotele mostrera di fare nelle sue ultime
opere .
Alla base della sua esposizione stanno dunque le osservazioni astrono-
miche;130 la sua argomentazione e pero strettamente logico-dialettica :
« Tutto cio che ha una funzione esiste in vista di questa funzione.131 L atti-
vita del dio 132 e l immortalita; e questa e vita eterna . Percio anche il corpo
divino, cioe il primo cielo, deve compiere un movimento eterno e circolare.
Perche non si muove cost l intero universo ? Evidentemente un corpo mosso in
circolo deve avere un punto medio in quiete. Deve percio esserci di necessita
la terra, ed essa sta ferma nel mezzo.133 Se c e la terra, deve esserci anche il
fuoco, perche, quando di due opposti l uno e per natura, anche l altro deve
essere per natura.131 Inoltre, se sono presenti fuoco e terra, deve esistere anche
la materia intermedia.135 Poiche gli elementi sono opposti, deve esserci una gene *

razione, perche gli opposti producono e patiscono a vicenda degli effetti e si


annientano l un l’altro.136 Gli elementi stanno fra loro in un rapporto corrispon-
dente al movimento del tutto ».
L universo forma dunque un sistema chiuso di movimenti . « La terra
non si muove affatto, e cio che le sta vicino si muove soltanto poco . Il
primo cielo, cioe la sfera delle stelle fisse, raggiunge pero la divina sor-
gente ultima del movimento con un unico moto . Cio che sta fra il primo
137

e l ultimo raggiunge si questa sorgente, ma soltanto mediante parecchi mo¬


vimenti » .
Il fatto che i movimenti dei pianeti siano cosi irregolari , in confronto
129
291b 27 Sta T6 iptXoooiplai; 8i4>?jv, cfr. PA I 5, 644b 32 si xaxa ptxpov
£ <paTCT6 psfia.
130
291a 31 e 297a 3.
131
286a 8, perche 6 Ssi? xal f ) 9601? ouSiv pdrr;v 7roiet , 271a 33.
132
286a 9 dsou S ivipyeia adavaoia. Il senso e: « se c e un dio, deve essere
eterno e immortale »; poiche il dio e l autore del movimento del primo cielo, anche il
movimento di questo deve essere eterno. A proposito di &e6<; e di 6 in Platone
e in Aristotele, si veda sopra, p. 248 e p. 249. Alla base del nostro passo e l’argo-
mentazione di Lambda 7, 1072b 24-30 dtSio? {m& pyzi rip Oeoi. Cfr. 292b 22
OetoTart)? <ipx%, 286a 10 Asitp ( non deep con E ) = Oeiov acopa, come osserva il
CHERNISS, Crit. of Plato, 586.
133
Qui come in Lambda 8 Aristotele tratta una costruzione geometrica dell’uni-
verso come un modello fisico. Questo deve essere senza dubbio giudicato il suo errore
piu grossolano.
131
Qui e dunque usato lo schema logico.
135
Traspare qui la teoria degli strati sviluppata nel GC.
136
286a 33, lo schema TToteTv-naaxetv.
137
-
292b 22-23 TUYX vet r?jc OeiOTa nj dpxij? pta? xivfjaeoj;, e cioe in diretto
contatto con il npcoTOV XLVOUV axtvtjTov.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 419

alia maestosa uniformita del movimento della sfera delle stelle fisse, e spie-
gato da Aristotele con una metafora biologica .
« Noi 138 immaginiamo gli astri puramente come dei corpi, ciascuno per se
come una determinata unita, che e pero del tutto inanlmata. Dobbiamo invece
pensarli come esseri che partecipano dell attivita e della vita.1 Allora quei
fenomeni non apf >ariranno in alcun modo singolari.140 Quell essere, infatti, che
possiede la vita piu alta,141 sembra raggiungere la perfezione senza attivita, l essere
a lui piu prossimo 142 soltanto con poche o con una sola attivita, cio che e
lontano da lui 143 mediante parecchie attivita . Si deve ammettere che il movi¬
mento dei pianeti 144 e altrettanto multiforme di quello degli esseri viventi
sulla terra ».
L analogia viene illustrata minuziosamente. II compromesso e la solu-
zione naturale per Aristotele.
« Nel caso che uno abbia la fortuna di trovare argomenti cogenti in favore
di una tesi, c e da essergli grati ; io mi devo pero contentare di dire quel che
mi sembra plausibile.145 II movimento circolare del cielo non ha bisogno di essere
provato; soltanto chi sia molto ingenuo o molto audace farebbe il tentativo. II
movimento circolare e la misura di ogni movimento.146 Gli astri si muovono per
il fatto che si muovono le sfere, mentre gli astri stessi rimangono immoti e
vengono mossi in quanto racchiusi nelle sfere.147 £ chiaro che essi non ruotano,
perche cio che ruota deve anche girarsi; della luna perb e sempre visibile la

138
292a 18 YjpsTc. Qui egli non intende certo, come abitualmente altrove, « io
personalmente », bensi « noi uomini » ; difficilmente intende « noi in quest aula del-
l Accademia », poiche si puo congetturare che l opinione dominante fosse l idea di
Platone che il mondo sia uno £qiov e gli astri siano esseri animati. Cfr . p. 217, no-
ta 24.
137
292a 21 :rpiiJjetac xal Cio che Aristotele dice in II 1, 284a 18 - b 5
non esclude la possibility che pensi gli astri come animati. Dice a 284b 6 285b 34
che l universo possiede le sei direzioni, perche e animato,
-
xal ifyei xiv aeco?
dpxfjv. I pianeti sono definiti 9 Eia acopara, come in Lambda 8, 1074a 30. L esposi-
zione di Aristotele e qui un compromesso tipico del suo modo di pensare. Come ogni
£coov sulla terra ha un movimento autonomo e tuttavia, nello stesso tempo, se viene
considerato come una parte infinitesima dell universo, e mosso dal principio del movi¬
mento, cost e anche per gli astri. « Possiamo dire con Platone che uno £oSov si muove
da se (aur4 ipapsv £ai>T& xiveiv, Phys. VIII 2, 252b 22 ), in realta pero l impulso al
movimento viene dall esterno », 253a 13.
140
Applicazione del principio acp eiv ra tpaivopcva .
TO fipiara iyov e naturalmente il 7tpcoTov xivouv (XXIVT)TOV .
141
147
II TrpcoTOv xivoupcvov , la sfera delle stelle fisse.
143
Ciascuno dei pianeti ha bisogno di una quantita di sfere.
144
Appunto perche i pianeti si muovevano apparentemente ora in questa e ora
in quella direzione furono chiamati 7tXaviipeva , astri erranti.
145
288a 1.
146
287a 23 p£rpov TMV XIVYJOZCOV.
147
289b 33 vScScp va rot? xuxXoi? (fEpsaflat , di qui il nostro termine di stelle
fisse. 291b 15 TOI? axtvfjTot ;< .
420 ARISTOTELE

cosiddetta faccia.148 II calore e la luce, che vengono da essi, si originano in


quanto l aria subisce uno sfregamento per effetto del loro raovimento, e questi
corpi si riscaldano dunque da si. L aria, che si trova sotto la sfera del corpo
che gira, deve riscaldarsi per effetto del suo movimento, e in massimo grado la,
dove il sole e inserito nella sua sfera, perche il sole si muove velocemente e in
prossimita della terra.149 Cost dunque si forma il calore, quando esso si avvicina,
ascende e sta sopra di noi. Il fatto che le stelle scintillino, e i pianeti no, dipende
dalla lontananza tanto piu grande delle stelle. Quando lo sguardo si dirige a un
oggetto molto lontano, la nostra vista v a c i l l a a causa della sua debolezza.
L universo e un tutto continuo, una sfera arrotondata con tanta precisione
che nessuna opera dell arte umana le puo essere paragonata, ne alcuna altra cosa
che si mostri ai nostri occhi. Il risultato del perfetto equilibrio delle forze 6
che l universo non puo dissolversi ».151

La terra. « L esistenza di tante opinioni a proposito del problema se la


terra si muove o no non e cosa stupefacente, poiche questo problema si impose
necessariamente a tutti. Un uomo che veda come un grano di polvere gettato in
alto cade e non rimane sospeso dovrebbe effettivamente avere una mente molto
pigra, se non si meravigliasse del fatto che la terra intera sta ferma nello spazio
cosmico. Per questa ragione, anche, ci sono tante risposte alia questione se la
terra si muove o sta ferma, che ci si chiede a volte se le soluzioni proposte non
siano piu inette del problema stesso.
Fra gli antichi, Talete 132 diede la risposta piu generalmente accessibile: la
terra galleggia sul mare del cosmo come un pezzo di legno. Purtroppo dimentico
di spiegare come l acqua possa stare sospesa nello spazio cosmico ».
Questa osservazione offre lo spunto a una digressione metodologica.1
« Essi conducono la ricerca solo fino a un certo punto, perche tutti quanti
abbiamo l abitudine di condurre la ricerca non gia tenendo d occhio la questione
in discussione, bensi guardando al nostro antagonista che afferma il contrario.
Anche colui che indaga da solo nel suo studio lo fa soltanto fino a che non riesce
piu a contraddire se stesso.134 Per diventare un vero studioso, si deve stare in

143
290a 25-27. Si vede bene come sulla base di un unico fatto Aristotele avanzi
una teoria di vasta portata .
149
Questo Aristotele non lo dice nel De caelo , bensi in Meteor. I 3, 341a 19.
Il punto e che gli astri non sono per se formati di fuoco, come asserivano i precursori.
150

che, con Platone ( Timeo 45c xi


-
290a 17-24 6 xp6 po? rijs Aristotele aggiunge che la cosa e vera sia
84 ? peupa ) , si ammetta un raggio visivo
che procede dagli occhi, sia che si pensi che vediamo in quanto accogliamo in noi
qualcosa ( Top. 105b 6 6 pcopev eta8ex6 pevo( xt , De an. II 7 , 419a 17, Vita Marc. 37 ).
131
287b 15-19 e 290a 6. Cfr. De motu 699a 20. L idea dell equilibrio a 295b
11-16.
152
294a 29.
135
294b 6 £olxot <n pl pi Cqxetv, egli cerca invece costantemente una
apxzj ultima. Bisogna guardarsi dal pericolo di interpretare anacronisticamente l oppo-
sizione izpbt; x8 Trpaypa - 7tp8? x8v X£yovxa ; nello sfondo, e la disputa dialettica.
Cfr. W. WIELAND, Die aristoteliscbe Pbysik , 159-160.
134
Cfr. Teeteto 189e Xoyov 8v <X6XT) 7tp8? otuxijv YJ 4>UX 0 Sic PXETal rapl uv
av axoTrij, e le acute osservazioni del WIELAND, op. cit ., 192.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 421

guardia di fronte a ogni specie di obiezioni che nascono dalla cosa stessa, e si
riesce ad assumere questo atteggiamento soltanto quando si considera ogni pro-
blema da tutti i punti di vista ».
Aristotele sbriga rapidamente le tesi di Anassimene , Anassagora e De-
mocrito: secondo costoro la terra starebbe come un coperchio piatto sul-
l aria che si trova sotto di essa. Soltanto Anassimandro e citato con con-
siderazione: 133 « Non vale la pena di contendere sui particolari. Si tratta di
intendere l universo come un tutto, e la mia concezione in proposito si di¬
stingue fondamentalmente dalle opinioni dei precedenti pensatori per il
fatto che essa si basa sulla dottrina dei movimenti naturali » . Dopo aver
nuovamente esaminato le opinioni piu antiche sotto questo angolo visuale,
Aristotele spiega : 136
« La terra sta ferma nel centro dell universo. Ne e una prova il fatto che
i corpi pesanti, che si muovono su di essa, non vanno parallelamente, ma secondo
angoli uguali, cioe secondo un angolo retto rispetto alia tangente.157 La corret-
tezza della mia tesi e confermata dai calcoli che i matematici hanno fatto per
spiegare l ordinamento e i movimenti degli astri; a condizione che la terra stia
nel centro, i calcoli concordano con i fenomeni osservati.158 La terra e sferica. Cio
risulta non soltanto da considerazioni logiche, ma anche da fenomeni percepibili.
In caso contrario, infatti, i settori osservabili in occasione delle eclissi di luna
non avrebbero questa forma. Nelle variazioni mensili della sua forma, la luna
ammette diverse partizioni, nelle eclissi, invece, la linea di confine e sempre con-
vessa. Inoltre, dal sorgere e dal tramontare degli astri si puo riconoscere non
soltanto che la terra e rotonda, ma anche che la sua dimensione non e rilevante.
Se infatti noi trasferiamo la nostra posizione soltanto un po piu a Sud , o un po
piu a Nord, l orizzonte diventa palesemente diverso. Molte stelle sono visibili in
Egitto e a Cipro, ma non nelle regioni settentrionali, e le stelle che nel Nord
sono continuamente visibili tramontano invece in quelle regioni meridionali.
Poiche dunque la terra e relativamente piccola, sembra giustificata 1 ipotesi di
coloro che mettono la regione intorno alle colonne d Eracle in relazione con
quella intorno all India; secondo questa ipotesi, lo stesso mare si estenderebbe
fin la . Adducono come prova gli elefanti , che si trovano sia in Africa che in
India, evidentemente perche questi luoghi fra loro tanto lontani sono collegati.
I matematici calcolano la circonferenza della terra a circa 400.000 stadi ».*

- -
295b 16 rou ro 8k xopi) ? oux aX &dx; Se. Di fatto, Aristotele
assunse da Anassimandro 1 idea che la terra stia ferma al centro dell universo grazie
all equilibrio delle forze.
156
II 14, 296a 24 sgg. fjireti; 8k X ycopev.
157
Cosf anche a 311b 34.
158
297a 2-6. J.L. STOCKS, nella traduzione di Oxford , spiega correttamente la
condsa proposizione. Aristotele intende i calcoli fatti da Eudosso e da Callippo. La
tesi di W. SCHADEWALDT ( nel saggio citato sopra, a p. 416 ), che Aristotele ebbe da
Eudosso l ispirazione per la sua dottrina del proton kinoun , ha qualche elemento a
suo favore.
* 298a 9-13. Dunque da Gibilterra alle Indie occidentali, cioe all’America . Que¬
sta notizia divenne importante per la cartografia, e condusse alia fine ai celebri viaggi
di esplorazione.
160
Cioe la lunghezza dell equatore. Circa 50 anni piu tardi Eratostene compi la
422 ARISTOTELE

La dottrina degli elementi


La dottrina aristotelica della struttura delle cose puo essere esposta
sistematicamente nel seguente modo.
1 ) La materia originaria, la prima materia degli Scolastici, il sostrato
logico, che non esiste mai separatamente, ma solo in unione con una for¬
ma o una proprieta, ed e, per se, soltanto potenzialmente un corpo perce-
pibile; in altre parole, un principio, arche.m
2 ) Le quattro qualita , forze, o contrarieta primarie, che conferiscono
agli elementi la loro apparenza esteriore, le loro proprieta e gli effetti: il
caldo e il freddo, il fluido e il solido ( oppure l umido e il secco ).162
3 ) I quattro corpi semplici, o, semplicemente, gli elementi, terra -
acqua - aria - fuoco; non sono identici alia terra reale, all acqua come e nella
realta, ecc., ma sono semplici denominazioni degli elementi fisici primari.161
4 ) Mediante la trasmutazione dei quattro elementi fisici l uno nell al-
tro ( metabole ), si originano corpi omogenei * e tessuti d ogni specie, le cui
proprieta ( diaphorai ) possono tutte esser derivate dalle quattro qualita fon-
damentali. Tutti i corpi di questo genere sono chiamati da Aristotele corpi
composti in contrapposizione a quelli semplici,1 e contengono tutti i quat¬
tro elementi.
5 ) Le qualita fondamentali caldo-freddo, fluido-solido sono reciproca-
mente attive e passive, in parte all interno di ogni singola coppia , in parte
in quanto l opposizione caldo-freddo e attiva in rapporto a quella fluido-
solido. a ) Ognuna delle quattro qualita puo trapassare nel suo opposto, op-
pure produrre o patire un passaggio di questo genere. b ) Come il caldo e il
freddo determinino lo stato d aggregazione di un corpo e il tema del quar¬
to libro della Meteorologia.
6 ) I corpi omogenei e i tessuti « si riuniscono » e formano le cose
sensibili .'”
7 ) Ma la cosa non consiste semplicemente di elementi ( materia ) piu
ordinamento, o forma ; e invece qualcosa che si origina mediante la forma.
Per es., l occhio non e soltanto la somma della materia in esso contenuta,
ma e una struttura che presuppone un « rapporto della mescolanza » deter-

prima misurazione scientifica ; il suo risultato fu di 252.000 stadi, all incirca un quinto
di troppo.
161
npdirrj uXr) , 329a 30 'r\ uXy) r; dtxcopicTog, 329a 33 T& Suvdpst ctopa ala -
-
tbj rov dpxh

>cai apxdg 7TOIOUOLV , sono ri 0 cpp6v - uyp6v - liqpiv .


-
Le Suvapstg , cnotxeXa o ( 329a 34 ) cvavxicooeig, che ( 329b 9 ) ocopa rog ctSr)
a- ;.?«?» «
163
GC II 3, 330b 23 td 8 d7tXa Toiauxa [L&J icrtv, ou p£vxoi Tauxd.
164
ta dpoiopcpr). In PA II 1 sono chiamati il primo grado della composizione
7rpd Tr) oijv&eaig o auataaig.
)
.
165
GC II 8, 334b 31 aTravTa 8i ta pEixrd awpaxa iZ, d7rdvTcov cpjyxEiTat T£JV
areXcov .
166
xct dvopoLopEp g , mentre il termine per designare il processo e ouviaxa rai ,
-
e Per questo grado e / ] rptr/ j xal TEXeurata cpjaxaaig. Il risultato & un vuvoXov .
-
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 423

minato dalla natura.167 I mezzi con i quali si riconosce questa struttura for-
mano la dottrina dei quattro fattori ( aitia
8 ) Generazione e corruzione formano un processo senza fine, un ciclo
che puo essere paragonato all eterna rivoluzione del cielo delle stelle fisse.
Cio spiega perche non si consumi mai la materia, da cui qualcosa ha ori-
gine, e in cui nuovamente si dissolve.16*
Ora questa esposizione sistematica e, per usare un espressione aristo-
telica, nello stesso tempo corretta e scorretta. £ corretta, perche ogni sua
parola puo essere confermata da citazioni tratte dalle opere di Aristotele; e
invece scorretta, perche un sistema rigido di questa specie non corrisponde
aU interna dinamica della sua concezione, e non tiene conto della moltepli-
cita dei punti di vista da cui egli tratta la questione.
Consideriamo in primo luogo il concetto di hyle. Anche in Aristotele
m
questo vocabolo ha talora il suo significato proprio di « legno » . Si puo
supporre che il concetto fisico di « materia » sia in lui originario, e che sia
il risultato della questione « che cosa cambia, quando qualcosa cambia ? ».172
I presocratici ammettevano una materia fisica fondamentale; Aristotele in ¬
vece distingue nettamente 1 ) mutamenti di ogni specie, in cui il sostrato
permane,173 e 2 ) la generazione, in cui non permane un sostrato fisico iden-
tico a se stesso.174 Nel suo primo significato il concetto non presenta alcun
problema .175 Quando pero hyle designa cio da cui qualcosa ha origine, di-
venta subito un concetto astratto, un concetto relativo e per di piu ( cosa
che spesso viene dimenticata ) assiologico e mai reversibile. La prote hyle
e cio da cui qualcosa ha avuto « immediatamente » origine 176 ( per es. la
statua dal bronzo ). £ facile comprendere quanto sia naturale generalizzare
questo concetto di hyle , di guisa che, in tutti i casi in cui un X diventa un
Y, si possa dire che X e la hyle di Y, e dunque persino che il corpo sta

147
Meteor. IV, 379b 35 X8yo? (x% il tutto e piu delle parti.
GC II 9-11.
m 318a 17 oux avfjXtoxat, a 25 dc7tauaxov clvat ri v (
] XETaPoX v, il ciclo biolo-
gico in II 10, 336b 31 <Tuv£7tXf ] pcoae xi> 8Xov 6 Oc8? b/ SeAeyj] 7totY]aa? XY)V ysvemv.
170
Nell intero Corpus Hippocraticum il vocabolo ricorre soltanto due volte, Vet.
med. 3, I 576 L., in significato botanico, De victu II 52, VI 554 L. olvo? Osppov xal
p6v tyei S £ Tt xal xaflapxtx8v xr]? (SX?) ?, che fe palesemente postaristotelico.
Cfr. F. SOLMSEN, Aristotle s word for matter , Didascaliae in honour of A.M. Albareda,
New York 1961, 395-408.
GC I 10 ou84 xqv UXTJV XM 7rupl ipaptev.
171

_
'

177
Cfr. De nat . bom. 2 , VI 34 L. xouxo £v civ [xcxaXXaaaetv xrpi ISETJV xai xr)v
8uva[uv , Avayxa 6[xevov U7t6 XE XOU Oepfxou xal xou < uy pou.
171
GC I 4, 319b 10 U7TO(X£VOVXO? XOU u7toxeipivou, cfr. Phys. I 9, 192a 13
u 7to[x£vouaa auvatxla, ricollegandosi al Fedone 102e.
174
319b 15 pi) u 7to[x£vovxo? alaOrjxou xivo? to? 67toxei[x£vou xou auxou .
175
Cfr. Zeta 3, 1029a 32-33, non la materia, bensi la forma costituisce il problema
( sopra, p. 118 ).
176
Delta 4 , 1014b 31 £x xouxcov yap £axiv Sxaaxov Siaatp ofxfvY)? xrj? 7rptoxif ]?
CXT]?.
424 ARISTOTELE

all anima come la byle sta aWeidos.' 11 Qui pero interviene la filosofia ari-
stotelica del telos. Quando il vino si trasforma in aceto, Aristotele non
considera byle il vino; quando un animale muore, l essere vivente non e la
byle del corpo morto. Il processo della generazione, in cui c e sempre un
X come byle che si trasforma in un Y, che e qualcosa d altro, culmina nel
telos , o nella teleiosis , cioe in un punto nel quale non e piu possibile rag-
giungere uno stadio migliore o piu compiuto. Qui comincia la phthora, la
corruzione.17" L’irreversibilita del concetto di byle ci mostra dunque molto
chiaramente che si tratta
,
di un concetto astratto.
Nel De caelo i quattro elementi formano lo stadio piu basso nel
1 8

processo della generazione: « Ci devono dunque essere quattro materie,


corrispondentemente alia relazione con il leggero e il pesante, quattro, poi,
nel senso che tutto 180 ha, da una parte, nel mondo terreno una materia
comune, tanto piu se le materie hanno origine vicendevolmente una dal-
l altra, e dall altra parte e diverso il loro essere » . Nel De gen. et corr.m
la materia, insieme con le qualita fondamentali, costituisce il livello fisico
inferiore: « io affermo che c e una materia delle cose percepibili, che pero
questa materia non e mai separata, ma e sempre collegata con una delle
qualita fondamentali, e che da questa unione hanno origine i quattro ele¬
menti tradizionali » . !2 Un altro passo importante e questo: *3
1 1

177
In via ipotetica Lambda 3, 1070a 25, con decisione My 2, 1077a 32-34.
m I 3, 319a 14-17; 318b 9 r) el? x8 JJL9J 8v a7rAco? 688? tp Oopa aTiX rj. GA II
1, 733a 32 Set 88 vovjaai to? eu xal 8<pe!;7)? xrjv y£veaiv iiroSiScoaiv (pump.
179
-
IV 5, 312a 30 cicrxe ivdcyxi) xal rot? uAap elvai xoaauxap Soairep xauxa ,
xexxapa?, ouxco 88 xlxxapap to? ptlav p8v a7ravx(ov xfjv XOLVYJV , dlAAcop re xal el ylyvovxai
8? aXXr]Xcov, AXXa T8 elvai 8xepov. £ una proposizione difficile; e tuttavia perfet-
tamente chiaro che Aristotele contrappone pla XOIVT; UAV; del mondo terreno con
x8 elvai 8xepov delle quattro forme. Il SEECK , op. cit., 142, trova « grottesco » che
Aristotele faccia qui il tentativo di derivare la teoria degli strati dalla concezione
del topos propria della bipartizione. Cfr. F. SOLMSEN, Aristotle s system of the physical
world , 284, n. 32 e 341 n . 21. Solmsen e Seeck non prendono posizione sulla questione
della itptoxT) OXT;. La prende invece H.R. KING, Aristotle without prima materia ,
« Journ . Hist , of Ideas » 17, 1956, 370-389; risposta di F. SOLMSEN, 19, 1958.
180
Si capisce che amxvxcov puo anche significare « tutti i quattro elementi »;
nacque cosi anche la dottrina della Tipcoxy OXT; come elemento fisico originario.
111
_
II 1, 329a 24 f ] p8i? 86 ipapsv p.8v clval xtva 0XT)V XUV aupaxcov XMV alalh) -
xaiv , aAXa xaiixrjv ou y copi.ax/;v aXX acl pcx svavxicoaccd?, 6 ?? ylyvcxat xa xaAou -
'

p.Eva oxoiycla. Qui l interpretazione dipende dal fatto che IZ, ?? si riferisca a (iXv), a
IvavxicoaECd?, o a entrambi i termini. Chi, come Joachim , assume come riferimento
uAr) , deve concludere che Aristotele ammette una irpcdxr) UXT; come postulato logico.
Il King assume come riferimento 6vavxtc!> aeco?. Io ritengo che si debba accettare
come riferimento ©w) pex cvavxtdxjeco?, perche questa e effettivamente la dottrina
di Aristotele in quest opera.
187
Aristotele usa l espressione xa xaAoupcva aToiyzia quando parla dei quattro
tradizionali elementi fisici, per distinguere questi dai suoi concetti astratti . Il suo ter-
mine per gli elementi fisici, xa airXa ctcopaxa , e di nuova coniazione.
1,3
I 3, 319a 25 - b 5. Le distinzioni concettuali di Aristotele sono puntuali.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 425

« Esista o non esista il sostrato in senso fisico, e pero un dato di fatto che
qualcosa ha origine da un non essere e perisce in un non essere, e che questo
processo continua ininterrottamente. Infatti la generazione e una corruzione del
non essere, e la corruzione e una generazione del non essere.1" Qui ci si puo
pero chiedere: che cosa e questo non essere? E uno dei contrari, per es., la terra
e il pesante sono un non essere in rapporto al fuoco e al leggero ? No, cost non
va bene. Se allora Pelemento terra e l essere, si potrebbe parlare di una materia
dell elemento terra,1*5 e parimenti nel caso delTelemento fuoco ? C e realmente
una materia di ciascuno di questi elementi, e si deve realmente ammettere che
altrimenti essi non potrebbero trapassare scambievolmente l uno nell altro? O
si puo dir piuttosto che la materia in certo senso 186 e la medesima, in certo
senso non e la medesima ? Quando parliamo della materia di un oggetto, inten-
diamo, secondo la nostra definizione, sempre lo stesso, ma fisicamente la materia
ha proprieta e funzioni diverse ».
Delle quattro qualita fondamentali Aristotele dice che esse non pos-
sono essere ulteriormente ridotte .1"
£ dunque perfettamente chiaro che la prote byle e un tipico concetto
astratto, che adempie una certa funzione nell argomentazione di Aristotele
come concetto distintivo, e niente piu di questo. Percio non e corretto dire
che egli postula un elemento primo , nemmeno come elemento concettual-
mente dato . In un opera piu tarda , Aristotele dice questo senza possibility
di equivoco.18*
Se confrontiamo le sue opere sugli elementi, troviamo che egli ha stu-
diato la questione da diversi punti di vista . £ persino giustificato dire che
costruisce teorie fondamentalmente diverse , e che , tentando di collegare
fra loro queste teorie, si e impigliato in contraddizioni .
1 ) Nel De caelo III la questione principale e la polemica contro Pla-
tone . La ricerca e in grado eminente teorica ; si considera elemento . do che
secondo la generale esperienza non puo essere scomposto in una materia
diversa ; ' Aristotele parla delle proprieta, degli efletti e delle forze degli
89

( 1) TO pf, 8v a 7rXco; ( 319a 29 ) Suvapisi xt? ouaia, TeXs/sla 8 ou Questa b la sua


.
xpcoTY) QXT) . ( 2 ) x8 aTiXox; pri) Sv ( 317 b 5 ) e l assolutamente non esistente. ( 3) Una
aripnau; e un xaO aux8 piv) 8v ( Phys. I 8, 191b 15), vale a dire ci6 che non e qual¬
cosa di determinate, non, doe, quel che deve diventare. ( 4) Secondo la concezione
-
popolare un pt J] 8v e un |JLV) alo&r)x6v.
1M
Questi paradossi scoprono il carattere astratto della sua analisi.
1,5
0X7] fr yriQ , e se e cosi, c e allora una irpcixY) uXv) degli elementi.
186
Stm |xb> f ] auxYj, 8<m 8 <!> ;< f ] 4x£ pa, corrisponde pienamente a De caelo
312a 33 xi clvat xepov, sopra, nota 179. Cfr. 312a 18 e Phys. IV 9, 217a 24. A
proposito delle espressioni 8 TOTS SV oppure Sresp 8v TI = la cosa stessa, come noi
la definiamo, e T6 elvai = la propriety o funzione sensibile, vedasi sopra, p. 369 e 371.
187
II 2, 330a 24 iratjai al iSXXai 8ta <popal ivayovTat si? Ta? irptoxai; Tlxrapa;,
aSxat 8 OUX6TI el? IXiirrooi;.
188
7, 1049a 24 - b 2.
,8 Theta
302a 18-19 auxi AStalpsxov si5 Kxepa xqj slSet .
426 ARISTOTELE

dementi,190 e il suo intento principale e di mostrare che gli dementi am-


messi dai suoi precursori, e soprattutto i corpi matematici di Platone, non
possono avere alcuna proprieta del genere. Lo schema degli opposti non
ricorre affatto. Un passo aspramente polemico, ' diretto contro Platone, e
un notevole contributo all autoritratto di Aristotele stesso:
« Proprio quando quei pensatori parlano dei fenomeni affermano cose che
con i fenomeni non concordano. II motivo di cio e nel fatto che essi non usano
bene i principi mediante i quali si conosce la struttura degli accadimenti natu ¬

rali,192 e invece riconducono tutto a certe loro opinioni preconcette.193 Si compor-


tano come gente che nella discussione vuole tenere ferma a ogni costo la sua
tesi, come se essi soli possedessero i principi veri. Ora invece ogni scienza ha
i suoi principi particolari secondo l oggetto dello studio. Non ci si puo accostare
al mondo fisico con quei principi che sono validi per la matematica e per le
cose eterne. Alcune cose si debbono valutare persino dai risultati e, prima di
tutto, dal fine. Perche, come nell arte e nei mestieri lo scopo e l opera compiuta,
cosf e compito del naturalista studiare i fenomeni come si presentano normal-
mente e di preferenza alia sensazione ».m.
2 ) Nel De caelo IV Aristotele sviluppa la teoria cinetica degli de¬
menti. Nello stesso tempo egli opera con una teoria nella quale gli de¬
menti non sono derivati dai due movimenti naturali, ma sono ordinati in
modo del tutto arbitrario secondo quattro strati verticali. Sebbene anche
qui, egli si appelli a fatti d esperienza, l esposizione e puramente speculati-
va.1 s I movimenti naturali verso l alto e verso il basso presuppongono l esi-
stenza di due dementi, la terra e il fuoco. L esistenza degli altri due e
dimostrata da Aristotele in quanto egli ammette un metaxy fra i due estre-
mi. « Poiche c’e un elemento che sale sopra tutti, e un altro che scende
sotto tutto, devono essercene altri due, che stanno sia sotto che sopra
qualcosa » .'* Presa a se, osserva il Seeck , questa proposizione e una sfida
alia ragione. Pero, non appena consideriamo che Aristotele aveva gia ela¬
borate una teoria degli strati, e che voleva collegare questa teoria con il
sistema bipartito, la sua asserzione diviene comprensibile. Fra i due luoghi
naturali c e ovviamente un « nel mezzo » . Per i movimenti naturali puo
appellarsi a fatti dell’esperienza ; la teoria degli strati e invece una co-
struzione completamente arbitraria .
190
mxfb], & pya , Suva ei;.
III 7, 306a 6-18.
192
Xa (3eiv xac, Trptjxai; ap/d?.
193
Naturalmente Aristotele conosceva la dottrina platonica della avuTcoOexo; ap/f ).
Considerava, evidentemente, la spiegazione matematica di Platone della struttura ato-
mica delle cose come un puro nonsenso, come d> pt < jp£vai $6£at , opinioni preconcette,
e pensava forse alle parole di Socrate nella Repubblica 529a. Considerava se stesso un
uomo sensibile alle motivazioni razionali e sempre pronto a modificare la sua opinione.
199
x£> <paiv6 psvov ad xupitix; xaxa TTJV afathqaiv.
193
L esperimento con l otre gonfiato di 311b 10 gli viene dalla letteratura; altri-
menti avrebbe senz altro scoperto quanto fosse errata la conclusione.
194
312a 28-30, G.A. SEECK, « Zetemata » 34, 118.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 427

3 ) Nel primo libro del De gen. et corr. Aristotele illustra i processi


fisici da lui chiamati genesis ( = generazione ), metabole ( = trasformazione ),
e meixis ( = mescolanza o unione chimica ); i due ultimi sono due delle
forme principali della generazione. Nel primo libro della Fisica Aristotele
presentava la sua ben nota dottrina dei tre principi dell essere ; non si
preoccupava pero affatto del modo come questa teoria potesse applicarsi
a un processo fisico: con la dottrina di materia privazione della forma
forma si limitava a spiegare in termini del tutto generali la categoria del-
Yousia. In GC I l impostazione del problema e certo generale, ma il pro-
blema e ora la generazione di un ousia fisica:
« Si genera realmente in senso fisico la singola cosa concreta,197 o si tratta
soltanto di un di tal natura , di un “ di tal grandezza ” o di un “ da qualche
parte ? Voi sapete che ho in precedenza affermato che qualcosa nasce da qual-
cosa che esisteva prima solo in potenza. Consideriamo ora meglio questo che
e esistente in potenza, e domandiamoci se per parte sua esso possiede qualita,
quantita o posizione. Se esso ha queste proprieta soltanto in potenza, ne segue
con logica necessita l assurda conclusione che qualcosa, che non esiste in senso
fisico, nonostante do esiste , nello stesso tempo, separatamente,198 e inoltre la
conclusione che gli antichi pensatori massimamente temevano, che cioe qualcosa
abbia origine dal nulla. Se invece ammettiamo che non sia un “ qualcosa qui e
ora ne un ousia fisica, ma possegga soltanto una delle proprieta citate, il nostro
problema si risolve in quanto a noi occorre parlare soltanto di queste proprieta,
e possiamo accantonare il problema della generazione di un ousia fisica ( di una
cosa ) ».
Quanto alle questioni filosofiche di come si debba pensare il pro¬
cesso del movimento, e di come ogni movimento si debba ricondurre in
ultima analisi al principio del movimento e alia rotazione della sfera delle
stelle fisse, Aristotele rinvia ai libri centrali della Fisica e a Lambda.1
La sua critica si rivolge particolarmente contro gli Atomisti e contro
Platone; tutti costoro riconducono le differenze qualitative a differenze
quantitative; gli Atomisti parlano di corpi, Platone parla di superfici, cioe
dei triangoli elementari.200 Anche nel De caelo III aveva aspramente com-
battuto 201 questa dottrina :
« Possiamo osservare come i corpi fisici semplici siano modellati dallo
spazio circostante, soprattutto l acqua e 1 aria. La stessa natura ci mostra dunque
quel che concluderemmo anche teoricamente, che cioe il sostrato deve essere

197
317b 20 anop7]tjeie 8 &v TI? ap gtmv ouala? yevctn? xal TOU TOUSE, aXAa
( I'i TOU
- 198 TOIOUSE xal TOCTOUSE xal TCOU.
317 b 28 ' ojpiaziv TE aupPalvEi TO per) OUTIO
? 6V .
1,9
/
318a 3 EV Tot? 7iEpl xtv tJEco? ; la questione iztpl r?)? axtv Tou apxrj? e og
getto di un altra ricerca, che si occupa delle questioni primarie.
-
200
316a 12 auTOTptycovov , Timeo 53cd.
201
III 8, 306b 9-29, abbreviato. Cfr. Timeo 51a navSexis. Sebbene con ozor/ eix
- -
intenda gli elementi terra acqua - aria fuoco, Aristotele parla qui, come si vede,
dell acqua e dell aria reali, senza far rilevare la differenza. Questo, invece, non accade
mai nel GC, cfr. 330b 21-25.
428 ARISTOTELE

privo di configurazione e di forma, perche solo cosf potrebbe ricevere forma il


ricettacolo universale, come si dice nel Timeo. Percio bisogna intendere i quat-
tro elementi fisici come una specie di materia per cio che e composto. Essi pos-
sono passare 1 uno nell altro in quanto le loro proprieta distintive si distaccano
da essi.202 Inoltre, come si potrebbe spiegare, con 1 aiuto della teoria di Platone
sui triangoli elementari, la generazione della came, delle ossa o di qualsiasi
grandezza continua ? Giacche da una composizione non puo generarsi niente di
continuo. Se si esamina con precisione la teoria di Platone, si riconoscera che
essa effettivamente sopprime la possibility del divenire fisico ».
Tenendo presente questo passo, diventa allora meglio comprensibile
la critica a Platone 205 nel De gen. et corr . I 2. Aristotele dice qui che Pla¬
tone avrebbe studiato soltanto la questione di carattere generale di come
le cose nascono e periscono, e non invece la 20questione di come hanno ori-
gine la carne, le ossa e le cose di tal specie. * Cio e palesemente inesatto,
perche Platone ne parla spesso nel Timeo , e Aristotele nelle sue opere bio-
logiche mostra di conoscere queste teorie fin nelle minime particolarita.
La spiegazione di questo suo intransigente atteggiamento e probabilmente
da cercare nel fatto che Aristotele considerava fra loro inconciliabili le due
teorie di Platone. E questo giudizio e esatto: perche, come si potrebbe
gettare un ponte fra la dottrina del pandeches , che riceve in se le copie delle
idee, e la teoria atomistica dei triangoli elementari ? E certo questo il mo-
tivo per cui Aristotele parla di una teoria abbozzata « di sfuggita », che
« contiene molte cose immotivate ». Egli concede che Platone ha spiegato
la generazione, pur respingendo, per proprio conto, questa spiegazione ;
Platone non avrebbe razionalmente spiegato il mutamento qualitative, al-
loidsis , e la sua dottrina sarebbe mera teoria, senza alcun appiglio nell espe-
rienza . Soltanto coloro che hanno grande familiarita con i reali accadimenti
della natura sono nella condizione di inserire le loro teorie in un contesto
privo di contraddizioni.**
Il nucleo essenziale della dottrina esposta in quest opera si trova nella
sezione seguente: 304
« Voglio ora spiegare come si debba intendere il mio concetto di hyle.
Questa hyle garantisce un ininterrotta generazione e corruzione delle cose. Con
Faiuto di questo concetto si puo spiegare non soltanto la generazione di una
materia da un altra, ma anche la generazione semplicemente. In primo luogo

202
L espressione xaxa roxth], che non ricorre mai nel DC, mostra
che la dottrina sviluppata in GC II 4, 331a 12-23 non era ancora costituita quando
Aristotele scriveva DC III.
203
Discussa da H. CHERNISS, Crit . of Plato , 124-129, F. SOLMSEN , Aristotle s
system of the physical world , cap. 16.
i >axo... ou8£ v . Cfr.
Le parole decisive sono a I 2, 315a 29-32 IlXaxcov... y < jx£|
DC III 8, 306b 27 pi) ix. 7tap68ou xou? A7to8£ jce°®«i e GC I 2, 315b 33
>>
7ro , ,l] v t / e i aXoflav.
205
Contrappone ot aO ewprjTOi TCSV U 7tapx <5vx<<)v a coloro Scot evtpxfjxaat paXXov
hv xoi? ipuaixoii;. Cfr . la dura condanna degli Eleati a 325a 18.
206
GC I 3, 318a 9 - 319a 17.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 429

bisogna pero considerate quel processo in cui una cosa X si genera da un altra
cosa Y. Perche, in questo caso appunto, dapprima perisce Y, e cio che non esiste
piu e senza dubbio nulla. Se ora qualcosa dell essere continuamente perisce,
perche tutto l essere non e gia da molto tempo consumato e scomparso? Potremo
capire la cosa se rivolgiamo l attenzione al modo 207 della generazione e della
corruzione. Qui entra appunto in campo il mio concetto di hyle. Una hyle , che
grazie alle sue essenziali proprieta ci appaia in alto grado come qualcosa di
concretamente esistente, e anche in alto grado qualcosa di realmente esistente,2
mentre una hyle , la cui essenziale caratteristica e la mancanza di proprieta,
appare a noi non esistente. Secondo la concezione popolare, questa distinzione
coincide con la distinzione fra percepibile e non percepibile ; proprio come
la gente ritiene di avere la vita e l essere soltanto grazie alia facolta della perce-
zione, alio stesso modo giudica a proposito delle cose reali.2 Cost , e si sulla
retta via verso la verita, ma non raggiunge la piena verita. Gli uomini credono,
per es., che la terra sia un ente in grado maggiore dell aria, perche la terra e
qualcosa di piu consistente. Di fatto, le cose stanno invece nel modo contrario,210
perche nella gerarchia della natura l aria sta piu in alto della terra. In ogni
specie di generazione dobbiamo dunque presupporre una hyle. La differenza fra
il divenire semplicemente e il divenire altro si spiega facilmente mediante la
mia dottrina delle categorie dell essere. La hyle e in certo senso sempre la mede-
sima, in certo senso e diversa . Quando la hyle e percepibile e permane, e tut-
tavia assume altre proprieta, chiamiamo allora questo un mutamento; quando
invece si muta il tutto, senza che permanga identico qualcosa di percepibile,
parliamo di generazione ».
Non c e bisogno di spendere una parola sulla primitivita di questa dot¬
trina . Quanto tenacemente Aristotele si aggrappi ai piu semplici fatti d e-
sperienza risulta dalla sua osservazione che parliamo di generazione prima
di tutto quando il processo e percepibile mediante il tatto oppure un altro
senso.211
Nella seconda parte dell opera Aristotele discute i fattori che portano
alia realizzazione del divenire e dell alterazione . I concetti con cui opera
( contatto e agire-patire ) 212 sono tradizionali ; ma l uso che ne fa e caratte-
ristico del suo modo di pensare . Secondo i pensatori piu antichi , la perce-
zione si originava in quanto i nostri sensi vengono in qualche modo in
contatto fisico con le cose . Aristotele sottopose a critica le diverse teorie
m 318b 8 rov
- Tp67iov rjToupEv , ricerca eseguita a 331b 3 6 zp6 no<; T5)I; irera-
(3oX%, inoltre a 336b 31. Aristotele intende riferirsi al ciclo, droxuaTov elvat T/JV
peTaPoXfjv.
m 318b 14
TIQ (rev yap paXAov al 8taq>opal to8e zi cnjpalvoum , paXXov ouala.
L esempio classico di Aristotele e la scala della temperatura .
209
Dal giusto dato dell esperienza che per un uomo esse e identico a percipere,
si trae la falsa conclusione che per le cose esse sia identico a percipi ( Joachim ).
210
Secondo la scala naturae di Aristotele la terra sta al livello piu basso. Qual ¬

cosa che stia su questa scala a un grado piu alto non e mai considerato hyle di qual¬
cosa a , livello inferiore. Il processo del divenire e irreversibile, vedere sopra, p. 424.
21
319b 18-19.
212
dip #), 7roieiv-7rdaxetv. Molto utile in proposito F. SOLMSEN, Aristotle s system ,
349-367.
430 ARISTOTELE

fondate su quest idea ; a suo giudizio, gli organi dei sensi non possono
essere stimolati direttamente mediante un contatto fisico. Una capacita
particolare di ciascuno dei nostri sensi viene attivata da qualcosa che si
trova al di fuori del corpo, e cio avviene grazie alia mediazione di qualcosa
che esiste fra la cosa e l organo del senso. II contatto fisico non e dunque
identico, secondo Aristotele, alia corrispondente impressione sensibile. Egli
trasferisce pero le immagini, che noi abbiamo delle proprieta sensibili delle
cose, alle cose stesse, e le chiama « le caratteristiche sensibili delle cose » ;
tiene conto in primo luogo della haphe , e cioe delle proprieta che si co-
municano mediante il tatto.213 Con la stessa concretezza illustra la coppia di
concetti agire - patire . Egli si domanda : quali, fra le quattro tradizionali
qualita fondamentali, consideriamo abitualmente come forze attive ? II cal-
do e il freddo, ovviamente, perche i loro effetti sono a noi visibili. Tipico
del suo atteggiamento e il modo in cui si esprime a proposito della vecchia
controversia se agiscano l uno sull altro soltanto gli uguali oppure soltanto
gli opposti.214 In ultima analisi, il dilemma e per lui soltanto una questione
di parole, poiche in ogni generazione, genesis , si puo mostrare la correttez-
za di entrambe le concezioni. Decidere in favore di una delle due e soltanto
questione di prospettiva. Se si assumono come punto di riferimento i con-
trari interessati al processo, si dira che sono i contrari che agiscono l uno
sull altro; se ci si riferisce al sostrato del processo, si pensera che e l uguale
che agisce sull uguale : « infatti ora noi diciamo che il sostrato patisce,
per es. che l uomo diviene sano, caldo, freddo, ecc., ora invece che il fred¬
do diventa caldo, il malato diventa sano. Entrambe le cose sono giuste, per¬
che in un senso patisce la hyle , in un altro il contrario. Gli uni dunque
[ come Platone ], avendo riguardo alia hyle , ritenevano che l agente e il
paziente dovessero avere qualcosa di identico, gli altri, avendo riguardo ai
contrari, sostenevano il contrario ». Osserva il Seeck che entrambe le pro-
spettive hanno una parte importante nella filosofia di Aristotele. Ma quel
che a noi interessa non e la teoria con le sue particolarita, bensi il modo
come Aristotele la costruisce, e il modo in cui se ne serve. Procede esatta -
mente nel modo in cui procedeva allorche costruiva la sua teoria del mo-
vimento naturale. Il punto di partenza e dato da un paio di semplici fatti
d esperienza ; dopo aver formulato la teoria in riferimento a questi phaino-
mena, Aristotele dimentica la sua origine, e opera con essa in modo com-
pletamente astratto.
4 ) Nel secondo libro del De gen. et corr. il concetto di elemento e
coerentemente usato a proposito delle quattro materie fisiche fondamentali
terra - acqua - aria - fuoco. « Il divenire come processo fisico non si svi-
luppa senza un corpo sensibile , e questi corpi primi possiamo a buon diritto
chiamarli archai e stoicheia del mondo corporeo ».215 Aristotele comincia con
un attacco a Platone : « La teoria di Platone nel Timeo non serve a nulla ,
20

214
-
al alathj ral cvavTitoas.'c al xaxa T/] V a <pT) v .
I 7 , 324a 15-24. Cito qui G.A. SEECK, 49, che ha tradotto il passo.
,
2 3
II 1, 328b 32 e 329a 5.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 431

perche egli non ha detto con chiarezza se il ricettacolo universale 216 sia
qualcosa di diverso dagli elementi , e non ne fa alcun uso dopo che ha
detto che alia base dei quattro elementi tradizionali c’e qualcosa di origi-
nario, come l oro e alia base degli oggetti d oro. E questo non e esatto,
217

perche Platone trascura cos! la differenza fra mutamento qualitativo e ge-


nerazione e corruzione. Se dall oro ha origine una statua , la cosa cost ori-
ginatasi non ha piu nome di oro » .218 Piu importante e pero un altra obiezio-
ne. « Benche gli elementi siano corpi fisici, Platone li scompone in superfici
piane. Ma e impossibile che quella nutrice e quella prima byle siano
superfici piane ».21 Aristotele lamenta spesso la mancanza di precisione nel-
le formulazioni di Platone, benche sicuramente egli sapesse che Platone evi-
tava coscientemente formulazioni precise. £ verosimile che fosse questo
220

il motivo psicologicamente piu importante della sua irritazione , perche egli


esigeva chiarezza nell’espressione linguistica .221 Ci si puo allora chiedere con
il Cherniss 222 perche mai Aristotele, se non sapeva che cosa Platone effetti-
vamente intendesse in un passo importante del Timeo , non lo domandava
direttamente a lui. Una risposta possibile e che questo non era evidente-
mente l uso dell Accademia , e non erano questi i rapporti fra le persone.
Un altra possibility e che fosse appunto caratteristico di Aristotele atte-
nersi di preferenza alle dottrine fissate per iscritto.223
Brevemente e con chiarezza, Aristotele espone quindi la sua dottrina:
« Io affermo invece che c e una hyle dei corpi fisici , che essa non esiste mai
separatamente, ma e sempre collegata con una delle contrarieta , e che da
224
questa unione hanno origine i quattro elementi tradizionali » . I quattro
elementi sono definiti ciascuno da due proprieta:
terra freddo - solido ( secco )
acqua freddo - fluido ( umido )
216
329a 14 ou yap efp rjxe aacpolp T6 TiavSeylt;. CHERNISS, Crit. of Plato , 145,
n . 88 e 147, n . 89.
217
Timeo 50ab. Platone dice piaxpco Tipop dXrjOeiav dcnpaXearaTov SITTEIV OTI
XPUA ;> « riguardo alia verita sarebbe di gran lunga la cosa piu sicura dire: e oro ».
6 t
Aristotele aggiunge ypuabv SxaaTov elvat , che e un cambiamento dal punto di vista
formale e linguistico, ma non da quello oggettivo. Non ha pero inteso, o non ha voluto
intendere, che con la sua analogia Platone voleva soltanto illustrare l immutabilita del
mxvScxec -
218
Cfr. sopra, p. 347.
£ chiaro quanto egli interpreti alia lettera le parole di Platone EETTEIV OTI
XP JCTOt;212.
,
dSuvarov Si ri;v xiiiryry (Timeo 49a, 52d ) xal TTJV UXTJV Trptorr v zk im Kt -
8a elvai.
220
Teeteto 184c ptrj Si dcxpipcEa ?.
221

TO eauTou EEpyov.
- .
Rhet. Ill 2, 1404b 2 HS,zi> )c, ape rr] aa<prj elvai , perche altrimenti ou T oirpzi
222
The riddle of the early Academy , 71.
223
Cfr. l aneddoto nella Vita Marc. 6 « andiamo a casa del lettore », DURING,
Biogr. trad ., 108.
224
A proposito di zE, r> c, a 329a 26 vedasi sopra, p. 424, nota 181.
432 ARISTOTELE

aria caldo - fluido ( umido )


fuoco caldo - solido ( secco )
E presupposto che gli elementi si trasformino l uno nell altro ; tutti
possono trapassare l uno nell altro, perche ogni mutamento ha luogo fra
opposti. Gli elementi confinanti si trasformano piu facilmente l uno nel-
l’altro, perche in questo passaggio occorre che cambi una sola proprieta .
« Percio e evidente che la generazione, e cioe il passaggio degli elementi
l uno nell altro, si sviluppa nel modo piu facile secondo il tradizionale
ordine degli elementi e forma un ciclo : il fuoco si trasforma in aria, l’aria
in acqua , l’acqua in terra , e la terra nuovamente in fuoco ».225
Il Seeck osserva benissimo che questa teoria e in certo senso esatta ,
nel senso che si serve di una formalizzazione che e valida indipendente-
mente da quel che e esposto nella teoria. Ma Aristotele non dice come in
concreto pensi la trasformazione della terra in fuoco. Soltanto in qual-
226

che passo di quest’opera egli si riferisce a dati sensibili. A ragione, percio,


227

Schopenhauer 121 defini questa sezione del De gen. et corr., in cui si co-
struisce una chimica a priori, come un esempio veramente estremo di quel-
la considerazione puramente speculativa della natura contro cui reagirono
con tanta asprezza Bacone e i suoi seguaci.
Dopo avere, nel quinto capitolo, discusso da altri punti di vista la
questione del numero degli elementi, Aristotele confuta con abbondanza
di particolari le tesi di Empedocle.229 La sua obiezione principale e che
ogni teoria che tenga conto di una distribuzione quantitativa degli ele¬
menti puo spiegare soltanto il realizzarsi di una composizione.2 0 Inoltre
si deve spiegare perche e come cambino gli elementi.
« £ infatti caratteristico della materia di subire delle azioni e di essere
mossa. Ma il provocare movimento e l’esercitare delle azioni e compito di un al-
tra forza, giacche ne l acqua fa da se un essere vivente, ne il legno fa un letto.231
Gli antichi pensatori credevano che il movimento proceda dalla materia stessa,
il che non puo essere giusto; nel Fedone,a2 Platone spiega che le cose hanno
origine per partecipazione alle idee ; le idee sarebbero dunque la causa sia della
generazione che della corruzione. Ammesso che cio sia giusto, perche mai, allora ,
le idee non producono ininterrottamente una generazione, dal momento che sia

235
331b 2.
236
331a 33 ex yij;< mip.
227
Propriamente, soltanto a 331b 24 e a 336a 6-7, perche a 330b 2 qzi' jou.bjoic,
e del tutto generale, e la quasi comica analogia di 335a 14 oE yewpyoE non ha niente
che fare con la teoria degli elementi. In II 10 il dato fondamentale dell’esperienza e
il movimento del sole (6 p £i|zev, 336b 17 ).
233
Parerga und Paralipomena , ed. da H. HIRT, I, 46.
229
£ interessante notare che a 334a 10-15 Aristotele tocca un tema che piu tardi
trattera diffusamente in De an. I 4-5. Le parole iripat; Spyov carl HetopEa? mostrano
che progettava gia questo trattato.
230
334a 27 mivllecriv elvat cx TTXEVD-OJV xal AEOOJV.
231
335b 29-33.
233
335b 10-16, Fedone 97c-99d .
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 433

le idee che cio che partecipa sono sempre presenti ? 233 II secondo errore della
spiegazione meccanicistica della natura e che in essa si dimentica quel fattore che
domina nei processi naturali,234 e cioe la forma. Ma questo lo ho esaminato in
precedenza, ora voglio riassumere brevemente la mia tesi.
Come e eterno il moto circolare dell universo, cosi anche le trasformazioni
degli elementi formano un eterno processo ciclico. II movimento eterno fa si
che il sole, l autore 233 di tutta la vita, produca la continuity della generazione
e della corruzione. Ora e legge di natura che nelle stesse condizioni la stessa
causa produca sempre gli stessi effetti. Un duplice movimento e la causa della
generazione e della corruzione; la rotazione della sfera delle stelle fisse produce
il movimento nell eclittica ; il sole, che si muove nell eclittica, a volte si avvicina
a noi, a volte si allontana. Questo ordine della natura genera la vicenda della
vita e della morte sulla terra . Percio il tempo della vita degli individui & misu-
rato secondo un determinate numero e una determinata lunghezza per la crescita
e il deolino; per alcuni la durata della vita e piu lunga, per altri piu breve. La
correttezza della mia tesi e confermata dalla nostra esperienza. Vediamo che il
sole, quando in primavera si avvicina , ridesta tutto a nuova vita, e sappiamo il
cambiamento delle stagioni. Possiamo spiegare anche l irregolarita 237 nella gene¬
razione; la materia non e infatti uniforme. Generazione e corruzione formano
dunque un ciclo eterno, e per questa continuity c b anche, secondo la mia tesi,
un motivo incontestabile. Poiche io affermo che la natura aspira sempre al
meglio;23* ed esistere e senza alcun dubbio meglio che non esistere. Ma non
tutto puo raggiungere l esistenza, perche alcune cose sono troppo lontane dalla
fonte e dall origine della vita. Nell esistenza degli individui si alternano vita
e morte; ma il dio trovo una strada per realizzare l etemita,239 rendendo cioe

233
-
Nei due passi paralleli di Alfa 9, 991b 3-7 e My 5, 1080a 2 8 Aristotele osserva
semplicemente che le idee non potrebbero mai essere cause della generazione. Qui si
aggiunge che la dottrina delle idee non spiega la continuity del ciclo biologico .
234
335b 34 TOxpaXel7roi>at TY;V xupicox£ pav aExtav.
235
336a 18 yewTjTixiv.
236
336b 12 7rdtvT(ov Y P Td? i?.
232
336b 22 TOC? fn/ losii; avcopidXouc elvai. La spiegazione dello Joachim non sod-
disfa. Poiche Aristotele in quest opera ha costantemente presente il Timeo, e continua-
mente presenta delle alternative alle teorie platoniche, non e inverosimile che pensi al
ttXavci> p£vr)<; el8os ai'dac, di Platone.
233
336b 28 opiyca&al ipapev TT;V tpuaiv. Si deve tener fermo con il WIELAND,
Die arist. Phystk , 265, che Aristotele non assegna mai alia materia come tale una
qualche forza spontanea . Il 3£XTKTTOV significa il compimento della cosa. Cfr. EE I 8,
1218a 27, « come si puo parlare di cipei;iS a proposito di cose che non hanno assoluta-
mente vita ». Phys. I 9, 192a 20 deve essere inteso come alternativa al Fedone 75ab;
-
secondo Platone 6 p£yerai 7rdv a TaOx elvai olov TO laov, cioe il mondo sensibile
aspira alia compiutezza delle idee, ma rimane sempre inferiore all ideale. In armonia
con il suo atteggiamento generale verso il topiapd? Aristotele spiega questa aspirazione
alia compiutezza come una Kpupuxoi; opprj. L idea di una vis vitalis della natura ( SE¬
NECA , Qu. nat . V 6 ) venne solo a Posidonio.
239
336b 31 auve7rXfjp (oae T6 OXOV 6 Oeo? evSeXe/rj 7roifjaa? TTJV y£veaiv. H.
CHERNISS, Crit . of Plato, 420. OCELLO LUCANO 44 = De philosophia fr. 31 WALZER
( manca nei Ross ) y.aO exairrov dve7rXfjp (oaev 6 Oeo? dxaTaXr)XTOv 7roif ]aa? xai
auve/r) TauTTjv rryi ysveaiv deve risalire ad Aristotele a motivo della consonanza ver-
434 ARISTOTELE

eterna la generazione. Cost infatti si poteva assicurare la maggior coesione pos¬


sible all intero essere, poiche l ininterrotta continuity del divenire e l approssi-
mazione maggiore all esistenza eterna ( ousia ). Questo ciclo eterno imita l eterna
rotazione del cielo, e spiega anche quel che per molti pensatori costituiva un
problema,240 che cioe nel tempo illimitatamente lungo gli elementi non siano stati
distrutti ; il motivo di cio e nel fatto che essi si trasformano ininterrottamente
e reciprocamente l uno nell altro; poiche essi si trasformano continuamente, nes-
suno di essi puo rimanere costantemente in un qualche spazio 2 1 ordinato(

[ dalla natural ».
Aristotele ripete quindi, senza aggiungerci nulla di nuovo, la sua
dottrina del proton kinoun akineton. Sottolinea 242 che c e una sola vera
arche , anche se dobbiamo tener conto di molte rotazioni, che producono
un movimento.
Nel capitolo conclusivo 243 illustra la differenza fra i processi nel co-
smo superiore e in quello inferiore, e, ricollegandosi a questo, i concetti
di necessita assoluta e condizionata .
« I corpi celesti sono eterni ; i loro movimenti sono retti call’assoluta
anagke ; nel ciclo biologico c e soltanto una necessita condizionata ; piove o ne-
vica soltanto quando sono presenti certe condizioni ; il fatto che tu esisti presup
pone l esistenza di tuo padre, il fatto che egli esista, non significa di necessita
-
che tu verrai alia luce. Cio che e eterno nel ciclo biologico e la specie, e nel
ciclo degli elementi e il genere. Ogni goccia d acqua e diversa, ma come genere
l acqua e sempre la stessa.244 Per l individuo, oppure per una cosa singola, l evento
naturale e irreversibile, mentre gli eventi naturali come totalita sono un processo
ciclico ».
5 ) Il quarto libro della Meteorologia e un saggio specifico, in cui
Aristotele tenta di illustrare concretamente i processi in cui si esplicano
le forze attive e gli elementi assumono certe proprieta.2*’ Con qualche fon-
bale. L originario trattato di Okkelos, chiamato Q da R. Harder, e stato composto nel
primo quarto del III secolo a.C. ( cost, giustamente, H. THESLEFF, An introduction to
the Pythagorean writings of the Hellenistic period , 1961, 62 ). £ verosimile che l autore
contrapponesse le tesi di Platone nel Timeo e quelle di Aristotele nel De Phil.; meno
verosimile e che conoscesse il GC . Percio e plausibile la tesi di Harder: l idea che
l eterno ciclo biologico sia la maggior approssimazione aU ouota nel mutevole mondo
sensibile deriverebbe dal dialogo Sulla filosofia , e dovrebbe essere intesa in contrappo-
sizione alia tesi di Platone sull’ ouma delle idee.
240
A 337a 10 Steoxam xa (rd>[ j.axa pensa a Platone, Timeo 58a xaxa ylvr]
-
SiaxupiaOev a exaoxa. Si vede cost con quanta cura Aristotele prenda posizione su
tutti i particolari del Timeo.
241
337a 14 Iv ouScp iqi ycopa xExaypivfl . Probabilmente voleva che gli ascoltatori
lo intendessero come un argomento contro il Timeo 58ac.
242
337a 22 bnb piav apy v , cfr. Lambda 8, 1073b 1-3, e sopra, pp. 249 e 383.
243
Bene analizzato da W.J. VERDENIUS e J.H. WASZINK, Aristotle on coming to be- -
and passing-away , « Philos. Ant. » I, 75-83.
244
dpi& p.£i-ei!8ei.
245
378b 26 XTQTTX OV av ztr, xac, Epyaala? auxcov, al? Ipya ovxai xd Trorqxixd , xal
xa xSv Tra ifjxixciv ctSif ).
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 435

damento si puo considerare questo libro come il piu antico trattato di


chimica a noi pervenuto. Vengono discussi senza alcuna distinzione pro-
cessi chimici organici e inorganici. La base della discussione e data , da
una parte, da semplici fatti di esperienza ,244 e dall altra dalla dottrina svi-
luppata nel secondo libro del De gen. et corr . :
« II caldo e il freddo sono forze attive; grazie alia loro azione le cose sono
condotte a uno stato solido o fluido. Il caldo ha la capacita di fondere insieme
materie di ugual specie; e vero che si dice del fuoco che esso divide le materie
una dall altra, ma effettivamente il fuoco produce anche una fusione di materie
affini, mentre separa cose di specie diversa. Il freddo riunisce sia le cose di ugual
specie che quelle non affini. Definiamo il fluido come cio che non ha alcun
limite proprio, ma e facilmente delimitabile da altro; per il solido vale l op-
posto ».247

Per indicare la « mescolanza » e l « unione chimica » Aristotele usa


le parole synthesis e meixis. Che cosa sia la synthesis e senz altro com-
prensibile, e altrettanto che cosa sia una mescolanza nel senso proprio.
Certo, apparentemente una goccia di vino scompare in una quantita d ac-
qua ; ma chi avesse gli occhi di Linceo potrebbe tuttavia scoprirla . A
volte pero entrambi gli ingredienti periscono, e il risultato e una terza
cosa che possiede proprieta assolutamente nuove.24* Quando per la prima
volta Aristotele discute questo processo nel GC I 10, immagina che en-
trambe le materie siano con le loro forze 249 in equilibrio. « Allora cia-
scuno dei due si muta nell altro, in modo tale da perdere la sua natura
propria ; grazie a cio si origina pero non l altro, bensi un che di intermedio
e di comune ». £ palese che questo « intermedio » e una costruzione me-
ramente teorica, ne il metaxy spiega in alcun modo il carattere particolare
di una combinazione chimica, che ha un altra natura. Nel secondo libro
Aristotele formula la sua tesi un po piu chiaramente.250 Come in prece-
denza, ricorre al dato dei diversi gradi di intensita di una proprieta al fine
di esprimere il risultato della meixis. Alla fine della scala stanno i con-
trari. Quando l uno di essi e presente, l altro e allora solo dynamei, cioe
appunto non e presente. Ma i due concetti di dynamis ed entelecheia
246
338b 13 Yj 8e nicra; TOUTCOV ex TT)? £ jraycoy? js - b 20 8 ex TCOV Xoycov
SrjXov.
247
329b 24-32, citato quasi alia lettera a 378b 22-25.
248
Da GC I 10, 327b 28 Suvapeva iraXtv, si potrebbe indurre che
Aristotele conosceva casi concreti in cui era possibile recuperare gli ingredienti originari.
Non da pero mai esempi diversi dalle mescolanze di fluidi o di metalli ; che gli ingre¬
dienti di una vera combinazione chimica si possano « nuovamente separare l uno dal-
1 altro » e in lui soltanto una conclusione teorica.
249
328a 28-31. Il Seeck osserva giustamente che le parole dp xpa rouv sono
prive di senso; sono da espungere oppure ( come io preferisco ) da emendare in et?
-
exarepov.
250
344b 8-13, cito G.A. SEECK, op. cit ., 55. Zabarella osservo che i termini
Suvaptei-IvTeXexEttf qui e a 327b 24-25 non hanno alcuno dei signifkati usuali. Si veda
il commentario dello JOACHIM, 180-181.
436 ARISTOTELE

( energeia ) non sono qui niente di piu di un espediente per velare la sua
ignoranza . Se ci si limita ai contrari , il problema non si risolve .
Nell opera , che noi ora possediamo come quarto libro della Meteo-
rologia , Aristotele muove dai fenomeni .
« Se consideriamo la generazione di una nuova materia e le trasformazioni
fisiche 251 vediamo che il caldo e il freddo operano come forze attive e determi-
nano il risultato. Se essi sono presenti in un rapporto conveniente, rendono la
materia fluida o solida, dura o molle, e producono nuova materia omogenea
stabilendo il giusto rapporto.252 Vediamo il loro effetto negli animali e nelle
piante, in cui ogni naturale mutamento e opera di queste forze, la generazione,
la crescita e la corruzione. La corruzione naturale e come un passaggio alia
putrefazione, un declinare del calore proprio e dell’umidita inclusi nella materia ;
percio ogni cosa che si corrompe diviene sempre piu secca , e alia fine diviene
terra e fango. Nel freddo la putrefazione si compie piu lentamente, perche la
materia e piu fredda di quanto sia calda l aria. In generale e vero che ha il
soprawento quella forza, che e piu vigorosa ».

Per le azioni del caldo e del freddo la lingua non ha , dice Aristotele ,
alcun vocabolo adeguato . « Bisogna purtroppo usare delle espressioni che
sono poco caratterizzanti per i processi » . Per gli effetti del calore sce-
glie la parola pepsis , che indica il cuocere o la digestione . Intende con
essa ogni naturale processo di maturazione , che si sviluppa sotto l influsso
di un calore proprio . Menziona come sue sottospecie pepansis , hepsesis e
optesis . La pepansis designa il processo che si compie quando un frutto
o una capsula giunge a maturazione , ma il termine e usato per analogia a
proposito di processi del tutto diversi , per es . la maturazione di ulcere o
di infiammazioni . Il contrario e chiamato da Aristotele omotes , crudita ;
chiama crudi i mattoni non cotti e il latte non manipolato . La hepsesis
e il processo in cui , mediante la cottura nell acqua , si allontana da qual-
cosa l umidita ; la digestione del nutrimento nel corpo e definita da Ari ¬

stotele una sorta di cottura che avviene nel caldo umido grazie al calore
del corpo ; il contrario e da lui chiamato molynsisf 3 lo scottare . La optesis
e l arrostire e il cuocere le ceramiche ;2* l opposto ha nome statheusis, 5

cioe il bruciacchiare . Aristotele paragona costantemente i processi della

251
378b 29 7] cfc7TX?j ysvsOT? xal rj qjunoaj (iexafloAf ].
252
378b 28 - 379a 1. L accento sta su Sxav sycom 7.6yov. Intende 7.6vo ~rrtc,
p.et!;s<o?, cfr. PA I 1, 642a 22 e De an. I 4, 408a 14. Questa idea ritorna in altri due
-
passi della nostra opera, 379b 35 Sto? yao av £vfj bt auTjj 6 X6yo?, cpum; TOUT EOTIV,
e verosimilmente a 390a 6 f ] S’ ouaia ouScv dcXXo 7) X6yo?.
253

254
-
Nei mss. e nelle edizioni si trova erroneamente poXuvot invece di pitoXuvot?.
Nella descrizione di questo processo si vede con molta chiarezza che cosa
Aristotele intenda in quest’opera con TC6pot. Quando qualcosa viene arrostito e arso,
i canali esterni si chiudono, per modo che il fluido contenuto nella materia vi e rin-
chiuso, 381b 1 CTUVI6VTOJV OUV TCOV nopcov ... evy.az!xy.) eUrca . Non si tratta dei
\

Ttopoi degli Atomisti.


255
Nei mss. e nelle edizioni axaTsuoi; invece di aTaO euon;.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 437

natura con quelli dell arte, perche l arte imita la natura.254 La dipendenza
da un analisi logico-linguistica, che e cost caratteristica di Aristotele, e che
non troviamo mai, invece, in Teofrasto o in Stratone, viene in luce con
particolare chiarezza nella sua analisi dei concetti di « piegare », « stende-
re », « esser dritto » e « curvatura ».257
Poca attenzione ha ricevuto il bel capitolo conclusivo di questo li-
bro, poiche, secondo l opinione dominante, non ne e autore Aristotele.25'
Egli medita qui sulla scala gerarchica nell ordinamento della natura. Mol-
to fuggevolmente aveva gia in precedenza osservato di aver trattato in
quest opera unicamente la formazione delle materie omogenee, e detto
che nella realizzazione delle strutture eterogenee come la mano, il viso,
ecc. collaborano altri fattori.25 Ora vuol spiegare la cosa un po piu dif -
fusamente:
« Tutte le opere della natura consistono delle materie omogenee, e queste,
a lor volta , degli elementi qui descritti, ma alia materia si aggiunge come fattore
essenziale la forma, poiche noi definiamo le cose dalla loro forma. Cio si ricono-
sce con maggior chiarezza dalle cose composte, e in generale da cio che e mezzo
a qualcosa ed ha uno scopo chiaro. Il cadavere di un uomo e appunto ormai
soltanto di nome un uomo. Lo scopo ha il rilievo minimo in cio che e princi-
palmente materia per qualcosa.2 Prendiamo i due estremi ciascuno per se, e
abbiamo da una parte la materia, che non & altro che materia, dall altra la coea
esistente, che e cio che di quella e composto in certe proporzioni.241 Fra questi due
estremi si trovano molti termini medi, che ciascuno per se hanno uno scopo inter-
medio, e non sono solo semplicemente acqua, fuoco, came o visceri. Quanto piu
in alto noi andiamo nella scala della natura, tanto piu chiaramente riconosciamo
questo. Tutto e determinato dalla sua funzione. £ la facoltil di compiere un certo
lavoro che fa delle cose cio che esse sono; un occhio di marmo ha di occhio sola-
mente il nome. La funzione della came non e invece cosi evidente, e negli ele¬
menti semplici i compiti naturali sono ancor meno trasparenti. Cosf stanno le cose
anche per le piante e le materie inorganiche, come il bronzo e l argento. Tutto
ha una capacity di agire o di patire, come la came e il tendine ; solo, non e facile
definire la loro condizione. Non e facile nemmeno studiare queste cose e stabilire
se sono o non sono; cio e agevole soltanto quando la materia viene improvvisa-

T XV1) T21V <p6atv . Cosf anche a 390 b 13.


236
381b 6 ptpeiTat Y P
257
385b 26 - 386a 7.
258
£ sorprendente che abbia avuto tanta influenza il saggio, ricco di elementari
errori di traduzione e di errori di fatto, di I. HAMMER-JENSEN , « Hermes » 50, 1915,
113-136. Giusto il giudizio di W. CAPELLE, RE Suppl. VI , 341.
239
388a 20 T<XUT<X piv UTT & Xkt ) q a.iiLaq ouv£aT7]xev , vale a dire che qui e pre¬
sente un fine.
280
Cfr. GA V 1, 778a 30 8 not yip pi) puaeox; tpyti xotvyj pr)8’ 18ia TOU
-
ybjouq txaarou, TOUTOIV o jSiv Svexdc TOU TOIOUTOV OUT iariv OUTS Ylfve'rat Solo nei
fenomeni generali della natura, oppure in cio che e tipico di un genere, si puo vedere
con chiarezza lo scopo. L’occhio ha uno scopo, ma non lo ha il suo colore.
241
390a 6 8 ouata ouSiv &XXo & X 6 yoq. Con i X 6 yoq Aristotele non intende
semplicemente la definizione o la spiegazione. In a 19 si dice di aap$ xal veupov che
oi X6YOI auToiv oux axptpet ?.
438 ARISTOTELE

mente annientata e rimane ancora soltanto la forma .262 Cosi, per es ., i corpi di
antichissimi morti si dissolvono improvvisamente in cenere nelle loro arche; cosi
i frutti veechi mantengono soltanto la forma, ma nessuna delle altre loro pro-
prieta; cosi anche i prodotti derivati dal latte, come il formaggio e cosi via ».
Concludendo, costata che le forze, che ha trattato, spiegano adegua-
tamente la generazione della materia omogenea ; se si vogliono spiegare
anche i corpi e gli organi da questa composti, bisogna tener conto anche
di un altro fattore, e cioe dello scopo.263

La Meteorologia
Nella Meteorologia Aristotele discute processi fisici che hanno luo-
go sulla terra e nelTatmosfera.244 In quest opera, egli si riferisce in misura
straordinariamente alta a osservazioni personali.245 Non e tanto sicuro di
se come nelle opere puramente teoretiche, ma parla spesso della difficolta
di trovare una risposta sicura : « ritengo che, per cio che non si puo
percepire, abbiamo trovato una spiegazione adeguata quando lo abbiamo
dimostrato possibile ». * Aristotele scrive qui per i lettori, non per un
pubblico di ascoltatori. Cita Platone assolutamente alia lettera ;267 il fatto
indica una certa distanza dall Accademia, sia nel tempo che nello spazio.
£ noto che Aristotele non ha alcun interesse per gli esperimenti;268 ecce-
zionalmente, pero, cita dalla bibliografia un esperimento : « che nell acqua
marina sia contenuta dell acqua dolce, e che questa possa essere separata
se viene passata al filtro, e cosa provata dall esperienza. Se si affonda
nell acqua marina un sottile vaso di cera ben legato, si ottiene una certa
quantita di acqua dolce , perche il sale viene trattenuto dal filtro
262
Al tempo di Aristotele i tessuti viventi potevano essere studiati solo in pro-
porzione estremamente limitata ; un lavoro scientifico era possibile su quel che si riu
sciva ad osservare a occhio nudo.
-
241
L ultima sua proposizione collega questo libro con De part . an. II. £ impos¬
sible decidere se la frase sia originaria, o se sia stata aggiunta durante una revisione
sistematica degli scritti di scienza naturale.
264
339a 19 6 Ttepl T»]V y?jv 8XO? xicrpop.
265
Per es. a 343b 30 auxol £copaxapev TOV aox pa xi>v TOU Atop TCOV EV xolp
AiSupoip ( juveX&ovTa uvl xai dc(paviacm a, ved . sopra, p. 402. £ tuttavia op¬
portune ammonire che la maggior parte delle sue osservazioni Aristotele l ha sicura-
mente tratta dalla letteratura contemporanea .
264
344a 6 ict\i eEp T6 Suvaxhv dvayaycopEV.
242
355b 32 TE> 8 iv"* TM ®a 8covt yeypappivov, lllc-113c; Aristotele ha
sotto gli occhi il rotolo contenente il libro. Si attiene alia lettera del testo di Platone,
come dice il CHERNISS, Crit. of Plato , 562-563; ma e giusto biasimarlo per questo?
244
Cfr. Timeo 68d: « mettere alia prova qualcosa mediante l esperimento signi-
fica disconoscere la differenza fra uomo e dio; solo il dio, infatti, ha sufficiente intelli-
genza , mentre l uomo non puo compiere nulla ».
249
359a 1, inoltre HA VIII 2, 590a 24. H. DIELS, Aristotelica , « Hermes » 40,
1905, 310; DURING, Chemical Treatise 76. In tutti i passi si trova xfjpivov, anche in
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 439

Aristotele ricapitola in primo luogo le teorie sviluppate in prece-


denza, che ora presuppone note: tutti i corpi nel cosmo superiore consi-
stono del primo elemento, to proton soma; nel cosmo inferiore ci sono
quattro elementi, le cui proprieta sono determinate dalle quattro qualita
fondamentali; gli elementi hanno movimenti naturali ; i quattro elementi
e i loro movimenti naturali sono i fattori materiali nel cosmo inferiore, ma
la causa ultima di tutti i mutamenti fisici deve essere ricercata nel cosmo
superiore. Si puo dire che in quest opera Aristotele applichi la sua teoria
generale degli elementi a certi problemi particolari ; egli non mira qui a un
sistematico quadro d insieme. Ha poi modificato, per un aspetto, la sua
teoria degli strati. Lo strato superiore di natura ignea, da lui chiamato
hypekkauma , e descritto nella Meteorologia come caldo e secco. « Si da il
nome di fuoco a questa materia , perche questa esalazione fumosa non ha
un nome; bisogna conservare la tradizionale denominazione di fuoco, per¬
che questo e il materiale piu facilmente infiammabile » .m Come vedremo,
questa modificazione e collegata alia sua dottrina delle due esalazioni e
dell origine dei venti. Aristotele non poteva rinnegare senz altro il fuoco
come strato superiore, perche avrebbe allora dovuto sacrificare la teoria
dei movimenti naturali. Maschera quindi il compromesso nel modo se-
guente :
« Intorno alia terra e in prossimita del centro si trovano le materie piu
pesanti e piu fredde, la terra e l acqua, e subito dopo esse l aria e quel che noi
chiamiamo abitualmente fuoco, ma non e fuoco. Perche il vero fuoco e un eccesso
di calore, simile quasi a un ebollizione. Si deve pensare che una parte di quella
che da noi vien detta aria, e che circonda la terra, sia un elemento umido e
caldo, perche e una sorta di vapore, e contiene un esalazione della terra. A1 di
sopra si trova uno strato che caldo e secco. Il vapore e per sua natura umido
e freddo;272 e puo trapassare in acqua, l esalazione e calda e secca, e puo trapas-
sare in fuoco. Che nello spazio superiore non si formino nuvole e cosa che
dipende dal fatto che questo spazio non contiene soltanto aria , ma anche una
sorta di fuoco ».m
Le due componenti dell aria, 1' anathymiasis umida e quella secca, si
presentano soltanto commiste; un eccesso di esalazione umida e Yarche
della pioggia e di ogni altra specie di precipitazione; 1 esalazione secca e
Yarche del vento.
Il vocabolo anathymiasis ricorre soltanto in opere che sono state

AEL. HA IX 64 ayyciov hv. xrjpou nltxaai; , PLIN. HN XXXI 37 e cera pilae vel
vasa. Ma perche di cera ? Ci si aspetta invece xepapuov oppure xepapsov. Tuttavia, che
sia cera o ceramica e indifferente, perche in quel modo nessuno otterra mai acqua dolce.
Un esperimento, anch esso tradizionalmente citato, e che e parimenti falso, e ricordato
in De caelo IV 4, 311b 10-14.
270
339a 31 TT)V TC5V asl "xivoup. vcov OUTKXT£OV 8uvap.iv.
271
341b 14-18.
272
Cost il Ross con E ; il Fobes legge &epp6v.
273
340b 20-33.
440 ARISTOTELE

274
scritte dopo Meteor . I-III , ed e forse stato coniato da Aristotele . L idea
di un esalazione calda della terra sembra risalire ad Anassimandro . Ari ¬

stotele da in proposito le notizie seguenti :


« I pensatori che [ diversamente da Esiodo ] cercarono di spiegare gli eventi
naturali soltanto mediante la sapienza umana supposero che il mare cosmico
avesse avuto un origine. Inizialmente, l intera superficie della terra sarebbe stata
umida; sarebbe poi stata disseccata dal sole; una parte dell umidita sarebbe eva-
porata, e avrebbe formato i venti e il nutrimento 775 per il sole e la luna; la parte
rimasta sarebbe il mare. Per questa ragione essi ritengono che il mare divenga
sempre piu piccolo, perche si prosciuga ; alia fine esso diventera a poco a poco
completamente asciutto » .m
Anche in Diogene di Apollonia troviamo questa dottrina dell evo- 277

luzione della terra verso uno stadio ultimo, che corrisponde al concetto
moderno di morte termica , e poiche Aristotele aveva una buona cono-
scenza delle opere di Diogene, trovo in esse, presumibilmente , la sua
fonte . Sebbene Aristotele respingesse con decisione la dottrina , essa fu
il suo punto di partenza teorico per la dottrina dell esalazione secca . Que ¬

sta concezione assurda , che gia Teofrasto accolse con estremo scettici-
smo, sta alia base di tutte le sue spiegazioni dei fenomeni atmosferici .
£ palese che preme ad Aristotele 2 sottolineare che questo principio di
interpretazione ( arche ) e una sua personale invenzione . La dottrina della
duplice anathymiasis fa riscontro alia dottrina del proton kinoun. Il suo
sforzo, in se apprezzabile , di trovare un principio mediante il quale gli
fosse possibile spiegare unitariamente una molteplicita di fenomeni,2*1 lo
induceva a enunciare principi strutturali di questo genere . Ma mentre il
7.4
Fa apparentemente eccezione Meteor. IV 8, 384b 33-34 ITCOV TE... fiXAoi?.
Ma questa frase si distingue dal contesto sia per la forma che per il contenuto ; come
F. SOLMSEN, « Gnomon » 1957, 132, io la giudico un aggiunta redazionale. In Meteor.
IV Aristotele parla in piu luoghi di Hupfacri;; nella sezione 387a 23 - b 13, dove ci si
attenderebbe un accenno alia dottrina delle due avaS upiacrei;, questa dottrina non £
invece menzionata .
7.5
A 353b 8 e a 355a 25 si deve leggere con il Boker Tpotpic, i mss. hanno Tpotra;.
L emendamento e confermato da 355a 29 Tpe<popiv <ov TCOV 5CV <OSEV. H. DIELS, Ueber
Anaximanders Kosmos , « Arch . f . Gesch. d . Philos. » 10, 229 traduce: « l aria infuo-
cata e sostentata dai vapori che salgono dal mare ». CH. KAHN, Anaximander , 1960,
66-67, conserva r p o t r a e si trova percio in difficolta a spiegare il testo. Sulla storia
della teoria dei venti, cfr . R . BOKER , RE VIII A 2, 1958, 2219; egli traduce Tpocpac
con « rifornimento di combustibile ».
276
353b 6-11.
777
ALEXANDER, In Meteor. II 1, 67 = 64 A 17 DIELS-KRANZ.
778
355a 21-33.
779
Nell opera Sui venti ( 15 e 23 WIMMER ) l dva&upiacnc e si ricordata, ma non
ha alcuna parte nella teoria dei venti ; vedere H. STROHM, Zur Meteorologie des
Theophrast , « Philologus » 92, 1937, 258.
280
340b 5. Molto spesso ricorre l imperioso r) pei; Si ipapev , una volta persino
con la ripetizione del pronome ( 345b 31).
781
cruvopav Ta opoXcyoupEva , GC I 2, 316a 5-8.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 441

proton kinoun e un concetto astratto, 1 anathymiasis e per Aristotele un


fondamentale fenomeno fisico.
Ora, ogni teoria speculativa di Aristotele ha la sua origine in una
semplice osservazione della natura . II fatto che un pezzo di terra cade
al suolo, e che il fuoco si muove verso l alto, senza aver bisogno di una
spinta in questa direzione, era il fondamento empirico della sua teoria dei
movimenti naturali. Per la dottrina della anathymiasis il dato empirico
primario fu, come e evidente, il processo che si ha nella formazione della
nebbia. L esalazione umida e fredda e secondo lui un esalazione dell’ele-
mento acqueo, e causa la formazione di nebbie, nuvole e pioggia . L esa¬
lazione secca, della natura del vento e del fumo, si alza dalla terra per
influenza del sole,2*2 ed era considerata da Aristotele come una separazione
dalla terra dell elemento igneo.
L’esalazione secca sale e forma alia fine, nello strato superiore, un
hypekkauma , una materia facilmente infiammabile, quasi come una miccia.
Con l’aiuto di questa ipotesi, Aristotele spiega tutta una serie di fenomeni:
1 ) l’accensione di nuove stelle, le cosiddette novae; 2 ) le stelle cadenti ,
cioe le meteore e i meteoriti; parla delle « cosiddette fiaccole », che non
mandano faville, e delle « capre » ( o forse, piu esattamente, getti di fuo¬
co ) che in certo modo mandano faville; 3 ) i tuoni ; 4 ) di notte, con il
cielo sereno, si formano fenomeni di specie diverse , che possiamo descri-
vere come « abissi », « fosse » e « colori sanguigni » . £ impossibile pre-
cisare quali fenomeni Aristotele abbia in mente. A proposito degli abissi
dice che essi destano l’impressione della profondita, quando la luce erom-
pe davanti a uno sfondo blu scuro. £ l’aurora boreale ? Delle fosse non
dice nulla . Con i colori sanguigni intende senza dubbio il rosso di sera ;
5 ) le comete sono illustrate diffusamente, soprattutto la grande cometa
del 373/ 2; 6 ) anche la via lattea e trattata dettagliatamente; sono ricorda-
te teorie diverse a proposito della sua natura e della sua origine.2"
£ cosa notoria che le comete, per la loro forma strana e le loro irre-
golari apparizioni, hanno sempre destato stupore. Ancora all’inizio del
XVIII secolo, W. Whiston, che succedette come professore a Newton,
scrisse sulle comete un libro che e pieno della piu volgare superstizione.
£ degno di nota che Aristotele non citi affatto simili concezioni supersti-
ziose. Il concetto di anathymiasis e naturalmente alia base anche della
sua teoria delle comete. « Quando Yhypekkauma e condensato , e quando,
per la rotazione dello strato che si trova al di sopra , si origina una scin ¬
tilla di fuoco,2 che non e troppo forte, ne troppo debole, e quando, con-

282
Forse questa idea gli venne alia vista di una cortina d’aria surriscaldata.
as (1) qjXoye at xai 5 pevat. ( 2 ) Sta&
? < eovret; iaripzQ , ot xaXotipevoi SaXol xal
atye?. Il nome di alye? e del tutto incomprensibile ; e possibile che il testo originale
avesse il raro vocabolo iSixes, da Sd;, un derivato di dtuacj. Designava verosimilmente
meteore
paTa. ( 5) xop TaL ,7rcjytov (a?. ( 6 ) rt> xaXoupevov yaXa.
-
di grosse proporzioni . ( 3 ) xepauvot. ( 4 ) ydapara , (36{K>voi , atpa raiSr] ypw -
284
344a 17 dp-/ y; TrjpciS rjt;.
442 ARISTOTELE

temporaneamente , 1 esalazione sale dal basso in una giusta mescolanza ,


allora nasce una cometa » . Le notizie particolari che da sulle comete sono
ricche di osservazioni eccellenti ed esatte. Sua fonte principale era un ope-
ra sulle comete di Eschilo, scolaro del celebre matematico Ipparco di
Chio. Aristotele sapeva che le orbite delle comete non sono legate, come
quelle dei pianeti, alio zodiaco ; disponeva di una serie di osservazioni,
alcune anche di provenienza egizia, a proposito della mutevole apparenza
della coda ; e si fonda infine anche su notizie di testimoni oculari, per es.
a proposito della grande cometa dell anno 373/ 2 e del contemporaneo
maremoto in Acaia , a cui seguf una violenta onda di marea che fu la
piu famosa catastrofe del genere nell antica Grecia .2115 Si riferisce piu volte
a osservazioni personali, per es. a questa :
« Anche le stelle fisse acquistano a volte una coda ; non e e bisogno di
credere per questo solo agli Egizi, poichd io stesso ho visto il fenomeno; nel-
l anca del Cane maggiore una Stella acquisto una coda,2 in verita soltanto mala-
mente visibile ; se la si considerava con attenzione concentrata, la sua luce era
appannata: ma se le si gettava con calma solo un breve sguardo, essa era meglio
visibile.2*7 Si aggiunge a cio il fatto che tutte le comete osservate ai tempi nostri
divennero invisibili senza tramontare all orizzonte, e rimpicciolendo invece grada-
tamente fino a scomparire ».
Quindi racconta come la grande cometa * del 373/ 2 fosse inizial-
mente molto piccola, dopo qualche tempo si estendesse sulla terza parte
del cielo, per dissolversi infine nella zona di Orione. Risultato della sua
discussione e una teoria, che e, ovviamente, sbagliata; ma per noi sono
interessanti il suo stile di pensiero scientifico e la sua argomentazione.
La sua teoria, per dire in breve, mette capo nell affermazione che le co¬
mete luminose hanno origine per un attrito nello strato superiore dell esa-
lazione secca facilmente infiammabile, e nell interpretazione della coda
come un fenomeno di alone.
Quando Aristotele si riferisce a moderne teorie astronomiche, in-
tende verosimilmente Eudosso e il suo circolo di scolari nell Accademia .
Polemizza contro una teoria di Anassagora sulla via lattea . Secondo que¬
sto, il sole e piu piccolo della terra ; quando il sole scompare sotto la
terra , le stelle che si trovano all ombra della terra formano con la loro
luce la via lattea.
« Cio e evidentemente falso, perche, in primo luogo, la via lattea for¬
ma un cerchio grandissimo e scorre sempre nelle stesse costellazioni, ne si e
2
Maggiori particolari in proposito in W. CAPELLE, « N. Jahrb. » 1905, 529-568.
Spiegare la convinzione di Aristotele che ci siano due specie di comete e
molto semplice. Egli non aveva la possibility di accertare il movimento delle comete
molto lontane; le distingueva percio come xaO 4auf 6v xopr;Tat . Le comete nello spa-
zio celeste al di sotto della sfera delle stelle fisse sarebbero invece fenomeni di attrito.
m 343b 12 14.
2
-
Si e supposto che questa cometa sia identica a una delle grandi comete del
1664 o del 1843; entrambe queste due hanno infatti periodi di rivoluzione di piu di
500 anni.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 443

mai osservato che la via lattea cambi posto con la posizione del sole. In secondo
luogo, in base a quel che gli asttonomi hanno ora provato,289 il sole e piii grande
della terra, e le stelle sono molto piu lontane del sole dalla terra, proprio come
il sole e piu lontano della luna; quindi la punta del cono di luce del sole non
dovrebbe cadere lontano dalla terra, e l ombra della terra, che noi chiamiamo
notte, non potrebbe giungere fino alle stelle ».
Aristotele ha visto 290 che la via lattea si estende molto al di la del
tropico, che si trovano in essa alcune delle stelle piu 291grandi e piu lumi-
nose, ma anche le cosiddette macchie scure o sacche; ne ha anche os¬
servato la natura di spirale, poiche dice che il semicerchio con la dirama-
zione ha una luce piu forte, in quanto in esso le stelle sono piu fitte che
nell altro. Probabilmente tutte queste osservazioni provengono dalla scuo-
la di Eudosso, come certo anche i calcoli cui Aristotele accenna . L affer-
mazione che e difficile inserire nella sfera le stelle singole suggerisce l ipo-
tesi che egli avesse visto un globo celeste.292
L atmosfera 293 e definita da Aristotele la regione comune dell aria e
dell acqua . I fenomeni generali da lui discussi sono le nubi e le preci-
pitazioni di ogni genere, la brina , la rugiada, i venti costanti e , in con-
nessione con do, i fiumi e il mare; ma in particolare fenomeni atmosfe-
rici come tuoni e fulmini, trombe d aria e cicloni simili al tornado; gli
aloni, l arcobaleno, il parelio sono accantonati per esser discussi in seguito.
La spiegazione che Aristotele da delle precipitazioni e, in comples-
so, giusta .
« L evaporazione dell acqua e vapore, la condensazione dell aria in acqua
e la nube; la nebbia e cio che rimane nella trasformazione in acqua . Il ciclo e
determinato dalTorbita del sole. Quando il sole e vicino, la corrente di vapore
scorre verso l alto e forma le nuvole, se esso si allontana, la corrente va verso
il basso. Quando gli antichi parlavano in modo tanto enigmatico del mare co-
smico, pensavano certo a questa corrente che cinge la terra.29' Ci6 che evapora
durante il giorno, ma non viene spinto in alto per il calore troppo scarso, a
causa del raffreddamento notturno diviene rugiada, oppure, se il vapore si con-
gela, brina. La rugiada si forma con il tempo sereno, la brina invece con quello
nebbioso. Sui monti non si forma la brina.295 La pioggia ha origine quando una
grande massa di vapore viene raffreddata ; se e freddo, cade neve invece di
pioggia. Piu difficile e spiegare l origine della grandine, poiche e incomprensibile
come l’acqua possa congelarsi nello spazio superiore dell aria; come potrebbe
cioe l’acqua rimaner sospesa in alto abbastanza a lungo? ».
289
345b 1 xa&<x7TEp Scixv'jToa vuv EV zoic, 7tepl aaTpoXoyiav l>ecopf ) p.amv.
290
346a 21 TOUTO S’ £<mv xal zcSir 6|x|xaaiv tSeiv.
291

7tX£ ov T6 q>
-
346a 20 rav anopaScov xaXoup£vcov, le stelle che si presentano isolate, a 23
e o r i v EV OaTfpto Y)|juxuxX( <p T6 SinXu> p.a. t/ mzi .
292
Secondo R . BOKER, RE VIII A 2, 2346, si pub dare per sicuro che possedesse
un globo terrestre.
293
.
Questo vocabolo e una creazione del XVIII secolo. Il concetto di TO nep' iyo' j
e pero gia formato in Anassagora, cfr. anche De morb. IV 44, VII 566, 23 L.
294
Questa e naturalmente la sua personale interpretazione.
295
Cfr. sotto, p. 446.
444 ARISTOTELE

Le approfondite riflessioni di Aristotele sulle grandinate sono parti-


colarmente interessanti e ricche di osservazioni esatte.254 Spiega corretta-
mente perche la grandine cada normalmente in piccoli chicchi rotondi, e
perche a volte puo grandinare « in modo terribile, con chicchi incredibil-
mente grossi e di forma assolutamente non tonda », e perche la frequenza
delle grandinate vari secondo le diverse situazioni meteorologiche e le
diverse stagioni dell anno. Evidentemente la Meteorologia di Aristotele
era abbastanza sconosciuta in eta ellenistica : l autore del trattato Suit' uni-
verso w da una spiegazione inesatta, e lontanissima da quella di Aristotele.
Se Seneca 2* trae le sue conoscenze da Posidonio, questi non ha allora
accettato la teoria aristotelica della grandine. Epicurom non mostra al-
cuna conoscenza della spiegazione di Aristotele, e Plinio 300 ha , come al
solito, inteso tutto a sproposito. £ un fatto che da Aristotele fino al Ri-
nascimento non si trovo alcuna spiegazione razionale della grandine .

La teoria dei venti. Secondo l opinione dominante nell Accademia,


i venti sono aria in movimento.301 Fin da Anassimandro il movimento
dei venti era paragonato al fluire dell acqua. A noi pare, sulle prime, sin-
golare che Aristotele respingesse con tanta asprezza questa tesi, e ce ne
domandiamo il perche. Ascoltiamo dunque la sua motivazione:
« Affermano alcuni che quella che noi tradizionalmente chiamiamo l aria ,
quando viene mossa e scorre, forma il vento; inoltre, quando si condensa , forma
anche nuvole e acqua. Acqua e vento sarebbero dunque della medesima natura ,
e il vento sarebbe movimento dell aria. Sforzandosi di apparire particolarmente
acuti, alcuni spiegano che tutti i venti sono fondamentalmente uno solo, perche
anche l aria mossa e sempre una e la stessa . Ma sarebbe proprio come se si vo-
lesse affermare che tutti i fiumi sono un sol flume. Il comune uomo incolto ha ,
in proposito, un opinione piu ragionevole di quella di coloro che giunsero a una
risposta di questo genere mediante la ricerca.303 Se realmente tutti i fiumi sgor-
gassero dalla medesima fonte, e le cose stessero alio stesso modo per i venti, ci

m Come l ldeler e il Capelle, R . BOKER , RE VIII A 2, 2237 dice che la spiega ¬

zione aristotelica della grandine b identica a quella di Anassagora . Io sono pero scet-
tico davanti a simili illazioni dossografiche tratte sulla base di testi frammentari. Cfr.
348b 13 6 p£v ydtp ( cioe Anassagora )... fjpet ? Si.
m 394b 1 6.
2,8
-
Quaest . Nat . IV 3.
2
Ep. 2, 106-107.
Hist. Nat. II 61.
301
-
Def . 411c 7n/eopa xCvijm ? a£ po? 7tepl rijv yijv . Aristotele respinge questa
definizione: Top. IV 5, 127a 3-8 e, con il medesimo argomento, Meteor. II 4, 360a 28.
Ampie notizie sulle teorie del vento nell antichitl in R . BOKER , RE VIII A 2, 2211-
2387. £ importante la teoria del vento nel Ilepl Scam]?, VI 532 L., ved. W. CAPELLE,
RE Suppl. VI , 338.
302
12A 24 itvepov elvat piioiv txipoQ , che e l opinione prevalente anche nel Corpus
Hippocraticum , De flat . 3, VI 94 L. fivepo? ydtp iosiv fj po? feupa xal yjxip.ct .
303
£ verosimile che polemizzi contro Metrodoro di Chio, che fu autore di un ope-
ra sui venti.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 445

sarebbe forse in questa teoria qualcosa di vero. Ma se questo non si da ne nel


primo, ne nel secondo caso, quella ingegnosa teoria e evidentemente falsa. Le
domande che dobbiamo porci sono piuttosto queste: che cosa e il vento? Come
si origina, che cosa lo mette in moto, e dove comincia ? Si deve supporre che il
vento scorra quasi come da un recipiente , e sofS sino a che il recipiente e vuoto,
come se venisse liberato da un otre? 304 Oppure i venti soffiano da se stessi,
al modo che i pittori 305 rappresentano gli dei del vento? » .m
Il common sense di Aristotele si rivela qui con molta chiarezza .
L influenza dell analisi semantica si riconosce ancor piu chiaramente in
un altro passo : *
« L aria rimane aria sia che venga mossa, sia che stia ferma ; con cio, il
vento non e afiatto aria. £ assurdo dire che l aria diviene vento soltanto in
quanto e mossa ; una grossa massa d aria potrebbe essere mossa dalla caduta di
un corpo di grandi proporzioni, ma nessuno parlerebbe in quel caso di vento .
Il vento deve avere un inizio, arche , e un origine. Questa arche e formata, da
una parte, dalla duplice esalazione della terra, dall altra dalla causa dell’esala-
zione, e cioe il sole e la rotazione del cielo.30* Innumerevoli aliti ” dell esalazione,
difficilmente osservabili al loro luogo d origine, si riuniscono in una corrente
d aria , che diviene progressivamente sempre piu forte, cost come innumerevoli
rigagnoli si riuniscono in un fiume. L esalazione e dunque la hyle del vento, e
sale verticalmente 309 fino alia superficie cava inferiore del proton soma eterna
mente in rotazione. I venti soffiano orizzontalmente, perche l intero spazio
-
aereo 310 intorno alia terra segue il movimento del cielo; questo e dunque 1 arche
per il movimento dei venti obliquamente intorno alia terra. Che il movimento
dei venti abbia inizio dall alto si vede non appena siano presenti nuvole e nebbia;
poich6 queste mostrano l inizio del movimento del vento ancor prima che il
vento sia sensibile sulla superficie della terra ».
Osserva giustamente il Boker che Aristotele fa della semplice previ-
sione del maltempo dal levarsi dei cirri il fondamento di una teoria ge-
nerale 311 dell impulso delle correnti d aria .
3M
Evidentemente un altra opinione popolare, Od . X 19.
305
Cosf anche nel De motu an. 698b 25.
306
349a 16 - b 2.
307
Top. IV 5, 127a 3-8 e Meteor . II 4, 360a 27-34.

-
3M

xa rtoOev . Il sostrato materiale, cioe la hyle del vento, e fondamentalmente diverso dal-
.
361a 32 TY)? piv xtvfjoeto? f ) ipyji iSvtoOev , TY)? 8 6XYJ ? xai TT) ;< yeMiaeoic
l aria. £ certo che cib non deve essere inteso nel senso che dice R. BOKER , RE VIIIA 2,
2243; Aristotele parla dell aria in due sensi, da una parte dell aria come elemento, dal-
l altra come della regione fra la terra e la luna . Nello spazio aereo si svolgono diversi fe-
nomeni che egli discute ; non gli passa pero mai per la mente di discutere l aria come
-
aria . L aria e un fenomeno composito, &CT TE xaSaitcp be crupfMXtov auvlavatTo &v 6 dajp
uypoi; xal Oepp.6; < , cfr . GC II 4 , 331a 24 e il commentario dello Joachim a questo passo.
3
361a 23 cE ;< opSiv dvaOupadastoi;.
3 II>
Il BOKER , op. cit., 2237, afferma che Aristotele non ha assolutamente capito
ia dottrina tramandata. Sennonche questa « dottrina » prearistotelica e una mera co-
struzione, sulla quale ci sono altrettante tesi quanti sono gli studiosi che la illustrano.
311
Egli aggiunge anche « puerile » ; al qual proposito si potrebbe dire come
Socrate a Polo: 7toXXi)v # pa iyb TO 7raiSl ya.piv
446 ARISTOTELE

La teoria nel suo complesso e tipica del modo di pensare di Aristo-


tele. Egli muove da due semplici fatti d esperienza, e cioe dai processi che
accompagnano l originarsi della nebbia, e da quelli che si hanno quando si
formano ad alta quota le nubi, prima che noi avvertiamo il vento. Si
domanda: ammesso che siano esatte la mia cosmologia e la mia dottrina
del movimento, come posso allora spiegare l origine dei venti ? Natu-
ralmente egli ha imparato 312 e accettato molto dai suoi precursori, altri-
menti non sarebbe uno scienziato. La sua opera originale e l enunciazione
di una teoria logicamente ineccepibile, che da una parte spiega in modo
sensato i fenomeni percepibili , e dall altra si lascia inserire nel quadro
d insieme della sua cosmologia . Come pero e ovvio, non tutto e inserito
in modo ineccepibile. La sua tesi che le vette dei monti piu alti non
siano battute dal vento 313 non solo e oggettivamente falsa, ma e anche in
contraddizione con cio che egli dice in un altro passo: 314 « sulle montagne
non si forma la brina perche lassu domina una forte corrente d aria » .
Caratteristico del suo modo di lavorare e che non gli venne in mente di
accertare empiricamente il vero stato delle cose, benche nel suo montuoso
paese natale ne potesse avere ampie occasioni.313
I venti piu considerevoli in Grecia sono gli etesii, i forti venti del
Nord dei mesi estivi. Era naturale che l origine di questi venti fosse ri-
ferita alia poderosa catena montuosa che nell estremo Nord va dall’orien-
te all occidente, e che diede al vento del Nord il nome di Borea. L’idea
che il luogo d origine del vento del Nord , e cioe la calotta polare,314 non
sia battuta dai venti e senza dubbio connessa all’opinione di Aristotele che
la fonte del movimento sia essa stessa immota. Subito dopo venivano,
per importanza , i venti del Sud, notos ; lo scritto ippocratico Sul clima,
I acqua e le regioni nomina solo questi due venti principali.317 La rosa
dei venti di Aristotele aveva dodici parti;313 in questo schema, i punti da
cui spirano i venti formavano un dodecagono regolare.

I fenomeni ottici dell atmosfera. I fenomeni dell' hypekkauma, me-


teore, meteoriti, comete, ecc., e i fenomeni temporaleschi erano spiegati
312
EN X 10, 1181b 16 ef TI xaxa |x£ po? etp' xat xaXco? -
UTTO TCOV 7rpoyevEaTS

313 _
pcov, 7reipalKo|xev ETTEAOETV.
I 3, 340b 37 ouy U 7TEPP<IX>.EIV xa 7tvEiifiaTa TCOV udJ7)XoT<ZTtov opcov.
314
I 10, 347a 34 pet pidcXicmc 6 deyp p£cov b> TOI? U Y)XOI?. Il tenore del testo
fa qui pensare che la sua fonte sia Metrodoro di Chio.
315
W. CAPELLE, Berges- und Wolkenhohen bei griech . Physikern, « Stoicheia »
V, 1916, mostra come la teoria che le alte vette dei monti siano al di la delle nubi e
dei venti si imponesse senza discussioni fino a Isidoro di Siviglia.
316
361b 3 Ta 7tEpl T6V iSpxTov vyvEpa xal S7tvoa. Il vento del Sud non viene
dal polo Sud, bensf dalle regioni tropicali , 362a 32.
317
Cfr. Polit . IV 3, 1290a 13-13, gli altri venti sarebbero in realta solo
rrapexPacTEip. Cosi anche Meteor . II 4, 361a 4-6.
313
Rinvio, per i singoli particolari, a R . BOKER, op . cit ., 2344; inoltre H. FLA-
SHAR , Aristoteles, Problemata physica , 674.
C0SM0L0GIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 447

da Aristotele mediante la sua teoria dei vortici d aria . Gli aloni, l arco-
baleno, i parelii e le cosiddette colonne di luce 319 sono da lui interpretati
come fenomeni ottici di rifrazione. Sia la descrizione che la spiegazione
di questi fenomeni sono, nella sostanza, corrette, e fino a Descartes non
si trovo un interpretazione migliore. Aristotele non sapeva che i fenomeni
di alone hanno origine per riflessione in cristalli di ghiaccio.
« Nel caso di un alone appare frequentemente un anello intorno al sole,
alia luna, oppure alle stelle di luminosita intensa . La rifrazione del raggio visivo
si ha quando l aria e il vapore si condensano in nubi, e quando queste , all ori-
gine, sono ancora uniformi e costituite di parti minute. II raggio visivo si spezza
sui vapori che si formano in cerchio intorno al sole o alia luna ; percio l alone
non appare dirimpetto al sole come 1 arcobaleno. £ molto piu frequente vedere
un alone intorno alia luna che intorno al sole , perche il sole e piu caldo e dis ¬

solve rapidamente le condensazioni dell aria ».


Le costruzioni geometriche, con cui Aristotele spiega i fenomeni ot¬
tici, sono molto eleganti, e provano che egli aveva una sovrana padro-
nanza della matematica contemporanea .J2° Si puo congetturare che usi qui
materiale proveniente dalla scuola di Eudosso.
Nella spiegazione dell arcobaleno ricorre a semplici fatti d esperien-
za: « Un arcobaleno si forma nelle pioggerelle sottili, quando la loro zo¬
na sta dirimpetto al sole, e questo ne illumina una parte e lascia nell om-
bra l altra . I colori sono come quelli prodotti dalle stille che cadono dalla
pala del remo, o come quando qualcuno in una stanza spruzza dell acqua
contro sole » . Aristotele vuol riconoscere solo tre colori principali, rosso,
verde e violetto.321 « Il giallo appare unicamente perche noi vediamo i colori
uno accanto aH altro, giacche accanto al verde il rosso appar piu chiaro ». Sa
che in due arcobaleni che compaiano insieme i colori stanno in ordine in-
verso,322 e che 1 arcobaleno con la luna appare chiarissimo. Sa anche che
i colori cambiano secondo la diversa illuminazione: « i magliai dicono
che alia luce delle lampade fanno facilmente degli errori, e non si avve-
dono quando confondono i colori » .325
Questioni di idrografia. La descrizione che con colori poetici Platone
fa della superficie terrestre nel Fedotie 324 viene a volte liquidata come pura
119
III 2 7T£ pl aXo xal fptSo? xal 7rap7]Xloov xal pa(38cov. Il termlne per la
rifrazione e avaxXaau;.
320
Giustamente P. Gohlke osserva, a proposito di 376b 28 - 377a 11, che la
dimostrazione rivela il linguaggio tecnico di un esperto astronomo.
321
372a 7 (potvtxouv rosso purpureo, Trpdmvov verde porro, aXoupy6v colorato
con porpora marina; 1 ultimo vocabolo & talora tradotto con « blu »: i Greci non
avevano pero alcun vocabolo per il « blu »; gli occhi azzurri sono detti da Aristotele
yXauxol G A V 1, 779a 26, il che significa semplicemente chiari. Parla una volta di
7reXt8v6Tepov yaXa TCOV yovaixcov H A III 21, 523a 10, leggermente azzurrognolo.
322
375a 1-4.
323
375a 28.
324
lllc-113c.
448 ARISTOTELE

poesia filosofica , e ad Aristotele si rimprovera d aver preso sul serio quella


descrizione. Dai Pitagorici e da Parmenide Platone aveva accolto la dot-
trina della forma sferica della terra . Con essa , nella sua descrizione della
superficie terrestre nel Fedotie Platone combina l antica concezione ionica
della terra come un disco dal bordo rilevato e cavo nel mezzo. Egli imma-
gina che ci siano sulla superficie della terra molte cavita del genere, sepa¬
rate l una dall altra da schermi, una delle quali sarebbe il mondo abitato che
allora si conosceva ( oikoumene ). Le cavita 325 sarebbero fra loro collegate
da caverne sotterranee, che sono piene di acqua e d aria .326 II movimento
verso l alto e verso il basso di questa massa d acqua sotterranea sarebbe
all origine di tutti i fiumi e le correnti d acqua sulla superficie terrestre,
e sarebbe la causa delle maree. Non abbiamo alcuna ragione di dubitare
che questa spiegazione fosse seriamente proposta , sebbene sia presentata
in forma poetica.
Ora questa teoria e inconciliabile con la tesi aristotelica del movi¬
mento naturale degli elementi. Aristotele non puo concepire che ci siano
acque sotterranee, perche « allora diverrebbe vero il proverbio 327 che i
fiumi scorrono in salita ». Sostanzialmente, egli considera il processo geo-
fisico come un ciclo eterno.
« Il ritorno delle esalazioni all acqua 323 e la causa dell’inesauribilita della
massa d acqua in e sulla terra. Tutti i ruscelli e i fiumi hanno le loro fonti sulle
montagne; quanto piu lungo e il loro corso, tanti piu affluenti essi accolgono.
Per questa ragione il Danubio e il Nilo sono i fiumi piu grandi che sfocino nel
nostro mare. La crescita del Nilo dipende dalle forti piogge estive sull altipiano
etiopico.329 Il mare non ha una sorgente particolare, ma e piuttosto il bacino col-
lettore dell acqua che non la sua fonte.330 La tesi di Democrito e degli antichi
ionici che il mare decresca continuamente e diventi, alia fine, completamente
asciutto, e sbagliata ; quel che racconta questa gente non si distingue dalle storie
di Esopo.331 Dall evaporazione del mare hanno origine nuvole e pioggia, ruscelli,
fiumi e correnti riportano l acqua al mare, e questo ciclo e eterno. La salsedine
marina non e facile da spiegare. Poniamo a confronto un processo del corpo, e
cioe la secrezione che si raccoglie nella vescica. L orina e amara e salata, mentre
le bevande e l acqua contenuta nel cibo sono dolci. La spiegazione e che l orina
e il sudore detergono, per dir cost , dal corpo ci6 che rende amare e salate queste

325
xa iSyxoiXa TT]? fr)? ouvreTpijoftai, cfr. 355b 34 a7ravxa p.£v ziq yXkr'k'x.
auvT£Tpr) Tat x> no yrjv.
326
110c U8<XT6<; TC xal dfpo? hoikeci . E interessante osservare che nella sua rela-
zione Aristotele non fa parola dell’aria. Che nella terra si trovi una concentrazione di
aria « interna », che e la causa dei terremoti, e infatti la sua opinione, 365b 26
-
7roXu 8’ bnbc, ytyveaffai T8 7tve0[i.a , cfr. 366b 31 33.
m 356a 18 8
T Xey6 pevov dvco Trorapcov. Cfr . EUR . Medea , 410 .
328
II processo di evaporazione era ben noto all’autore del trattato Ilepl aeptov
iSdcTfov r67rtov, cap. 8.
329
330
331
Fr. 246-247 ROSE, cfr. RE XVII 1, 571.
356a 35 rcXcurij paXXov uSaroi; rj dpy7]. _
Qui, come accade molto spesso, viene alia luce la sua avversione contro la
presentazione mitica degli eventi naturali.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 449

secrezioni. Nel corpo, le secrezioni contengono residui indigesti del nutrimento;


ma nella terra non c’e niente di simile. In luogo di cio, ci sono nella terra mate-
riali che si potrebbero chiamare per analogia residui di una combustione.332 Che
questi prodotti della combustione siano presenti in quantita cost enorme dipende
dall esalazione secca. L esalazione vaporosa e quella secca si alzano dalla terra
commiste, si condensano in nubi, e scorrono poi giu con i rovesci di pioggia, e
questo processo si svolge ininterrottamente e regolarmente. £ con cio spiegato
dove abbia origine la salsedine dell acqua, e perche, con i venti del Sud, la piog¬
gia abbia sapore piu salato,333 e cost pure i primi acquazzoni autunnali. L acqua
salata contiene dunque materie della natura della terra, ed e percio piu pesante
dell acqua potabile. Imbarcazioni che quasi affondano nell acqua dei fiumi galleg-
giano invece facilmente sul mare ; e alcuni naviganti hanno dovuto pagarla cara
quando, per ignoranza di questo fatto, condussero su un flume la loro nave molto
carica. Se si rende molto salata l acqua aggiungendovi sale, le uova ci galleggiano.
Si racconta persino che ci sia in Palestina un lago in cui un animale da tiro che
ci sia gettato dentro galleggia ».334

I mutamenti climatici si svolgono con lentezza.335


« Le medesime regioni della terra non sono sempre umide o secche , non
sempre sono terra ferma o coperta dalle acque. Alcune zone invecchiano e diven-
tano sempre piu secche, altre ricevono pioggia e rinascono. Ma questi processi si
compiono con lentezza , e nel frattempo gli uomini muoiono per la guerra, la
peste o la fame. Cost cadono in oblio anche le zone d insediamento; gli Egizi,
per es., non sanno donde vennero, e quale aspetto aveva la terra donde vennero.
Questa contrada e diventata sempre piu secca, e l intero paese e opera di un
flume. Nelle antiche eta, l Egitto consisteva soltanto di Tebe, come dice Omero ;
questi e appunto, rispetto a tali mutamenti geofisici, per cost dire contemporaneo
nostro. Di specie analoga e stata l evoluzione in Argo e in Micene. A1 tempo
della guerra di Troia, la regione di Argo era acquitrinosa e poteva nutrire solo
pochi uomini, mentre la regione di Micene era ben coltivata, e percio famosa .
Oggi e il contrario, e precisamente per i motivi addotti. Simili variazioni clima-
tiche non dipendono, come credono alcuni ,334 da un evento cosmico. £ vero che
a noi questi mutamenti appaiono grandi e singolari: ma, di fatto, si tratta solo
di minuscoli mutamenti in relazione all universo. Giacche il volume della terra
intera b , rispetto all universo, un nulla. Le trasformazioni geofisiche sulla super-
ficie terrestre sono prodotte da un eccesso di pioggia o di siccita . Cost , dopo un
certo lungo periodo di tempo viene il grande inverno con pioggia a dismisura,333

332
358a 18 6< j7tep ex 7reicupw|jLevcov T6 Xet 7r6(zzvov.
333
Un altro esempio di come Aristotele da corretti dati d’esperienza trae conclu ¬
sion false, ma confacenti alia sua teoria . £ comunque singolare che fraintendesse in
tal modo la salsedine del vento marino.
334
359a 17, puHoXofoOdt mostra che Aristotele non credeva all’elevata salsedine
del mar Mono.
333
I 14.
336
352a 17-19; intende la dottrina dei filosofi ionici, e soprattutto di Democrito,
sul prosciugarsi progressive della terra.
333
352a 30 OUTU ? 7tepi68ou xivi? [xeyaX7];i \Uyau; xetp&v xal u 7rep (3oX i] o[x(3ptov.
£ questa la versione aristotelica dell’antica teoria del diluvio universale o dei catacli-
smi ; si veda JAEGER, Aristoteles, 139, che non cita pero questo passo.
450 ARISTOTELE

come per es. il grande diluvio al tempo di Deucalione, che colpi la terra d origine
greca di Dodona. Abitavano allora la i Selli e il popolo dei Greci , che pero hanno
oggi il nome di Elleni.338
£ dunque chiaro che nel corso infinito del tempo ne il Don , ne il Nilo
continueranno a scorrere, e la stessa cosa varra a proposito degli altri fiumi , e
dello stesso mare ».
Il Capelle confronta le riflessioni sulla nascita e sulla scomparsa del-
le terre e dei mari in questo capitolo con alcuni passi di Teofrasto.3 Ari-
stotele fa un confronto fra le notizie omeriche e le condizioni presenti,
e considera le variazioni climatiche entro una prospettiva grandiosa. Teo-
frasto, invece, da notizia di variazioni climatiche localmente limitate, che
egli, come botanico, vede confermate nella vegetazione. In Aristotele i
risultati sono evidentemente raggiunti sulla base della speculazione, in
Teofrasto sul fondamento di ricerche empiriche.
£ notorio che l autore del trattato Sul clima, sulle acque e le locality
ha illustrato le influenze dell ambiente sulla salute e sulla formazione del-
le differenze etniche. La dottrina dell influenza dei fattori climatici sulle
proprieta psichiche degli uomini divenne nel XVIII secolo, con Mon ¬
tesquieu e Herder, patrimonio comune, e influf in alto grado e per lungo
tempo sulle cOncezioni politiche e letterarie dell Europa .
In Aristotele, in uno dei piu antichi libri della Political troviamo
un breve riassunto di questa dottrina :
« Voglio ora esporre quali proprieta del carattere desidererei trovare negli
abitanti di uno stato ideale. A questo scopo prendo in esame le piu famose
comunita cittadine degli Elleni e 1 intero mondo abitato, su cui si distribuiscono
i popoli. I popoli delle regioni fredde e quelli dell Europa sono energici e riso-
luti, ma poco dotati di intelligenza e di abilita.341 Percio essi conservano piu
a lungo la liberta, ma non hanno organizzazione statale, e non sono capaci
di dominare i loro vicini. I popoli asiatici sono intelligenti e abili ma privi
di energia; percio rimangono costantemente dominati e asserviti. Il popolo
degli Elleni ha per il luogo una posizione intermedia,342 e percio ha qual-
cosa di entrambi, poiche e sia energico che intelligente. Per questa ragione esso
conserva la liberta, e politicamente bene organizzato, ed e capace di dominare
tutti, se trova una forma unitaria di organizzazione statale.343 La stessa differenza

338
352b 1 oE SEXXOI Evrautla xal ol xaXou ( j.evoi T6TS |jiv Tpaixol vuv 8 -
EX
XTJVS?.339
Soprattutto De causis pi. V 14. RE Suppl. VI 354.
340
VII 7, 1327 b 19-36, cfr. specialmente IIcpl &pcov , capp. 23-24, II 89-92 L.
341

mente. Pensa ai Celti, EE III 1, 1229b 28.


,
StavoEa? vScEcrrepa xal i£ yyr Q , poco sviluppati intellettualmente e tecnica-
342
pcoeua , tipicamente aristotelico; l idea manca nel ITepl aEpcov .
343
1372b 32 fipxetv 7ravT<ov ptai; TUYX ,O 1 troXtTEtai;. Testo molto discusso: vedere
le annotazioni di W.L. NEWMAN, The Politics ' ' of Aristotle , I 321. Poco convincente
trovo la tesi che queste parole abbiano di mira l unificazione dei Greci sotto Filippo e
Alessandro dopo Cheronea. Un po piu verosimile e che Aristotele pensi alle idee
panelleniche di Isocrate. L espressione e pero troppo generica per consentire conclu ¬
sion di una certa sicurezza.
COSMOLOGIA . LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 451

mostrano fra di loro le popolazioni elleniche ; alcune hanno soltanto una delle
proprieta ricordate , altre una disposizione felicemente temperata per entrambe le
capacita » .
Questo breve riassunto di una dottrina che ai suoi tempi era cor-
rente ci mostra come Aristotele utilizzi e rielabori le sue fonti. Per caso
noi possediamo, questa volta , il suo modello. Non ci sbaglieremo di certo
se supponiamo che egli abbia molto spesso introdotto in questo modo
nella sua esposizione « cio che precedenti pensatori hanno detto in sin-
goli particolari esatti » w pur senza nominare l autore.
Terremoti . « La maggior parte dei terremoti ha luogo in regioni, in
cui la terra e porosa e ricca di cavita . La causa che provoca i terremoti e
che l esalazione esterna penetra nella terra e forma un pneuma. 5 Percio i
maggiori terremoti si hanno, la maggior parte delle volte, durante una
calma di vento » . Se presclndiamo dalla sua teoria dell esalazione, Ari¬
stotele adduce molte osservazioni buone ed esatte. Paragona l improvviso
sollevarsi del suolo alle convulsioni e ai sussulti di un corpo malato.344
« Presso l isola di Iera si alzo un tratto di terra simile a un tumore, ed
eruppe fuori con fragore una massa grande come una collina . Essa esplo-
se improvvisamente ; proruppe un forte vento, che porto con se una
pioggia di fuoco e cenere » 7 Ha osservazioni esatte a proposito della lo-
calizzazione dei terremoti in certe regioni vulcaniche, e a proposito del
vento tempestoso che si leva dalla terra che si fende; di qui deriva la sua
dottrina del pneuma incluso. Sa anche che in occasione di un terremoto
possono apparire nuove sorgenti. Inesatta nella sostanza , ma caratteristica
del suo metodo di verificare una teoria speculativa mediante fatti d’espe-
rienza , e la sezione seguente : « prima di un terremoto c’e spesso calma
di vento, perche l esalazione va verso l interno. Possiamo considerare que¬
sto un segno, che abitualmente annuncia un terremoto. Con il tempo
sereno, o al crepuscolo, oppure poco dopo il tramonto del sole, appare
una nube sottile e molto estesa in lunghezza , come una linea retta lunga
e accuratamente tracciata ; il motivo di cio e che l aria ventosa ( pneuma )
scompare nella terra. Qualcosa di simile accade sulla spiaggia del mare:
quando il mare e grosso, i frangenti sono grandi e obliqui, quando c e
bonaccia sono sottili e diritti » .** Per questo motivo Aristotele suppone
che i terremoti avvengano per lo piu in certe stagioni, e in connessione
con calme di vento ed eclissi di luna .
,
3 4
EN X 10, 1181b 16.
344
A 366a 4 7rveu[ j.a significa 1 aria inclusa nella terra porosa; intende certo
quello che noi chiamiamo gas.
346
Come fa spesso, Aristotele aggiunge « se si possono paragonare grandi a pic-
coli eventi », 366b 29.
347
367a 3. Esattamente cost viene descritta la nascita del piccolo vulcano Pari-
cutin nel febbraio 1943.
344
367b 8-16.
452 ARISTOTELE

Geografia. La grandiosa concezione geometrico-prospettica , per cui


l immagine sferica della terra viene considerata come un analogo della
sfera celeste, e i suoi circoli vengono riportati sulla superficie mediante
la proiezione centrale,34 puo giustamente essere attribuita a Eudosso. In
ogni caso la raffigurazione di Eudosso e la piu antica attestata adeguata-
mente che muova dal presupposto che la terra e sferica . Eudosso riporto
il quadro delle terre allora note sulla superficie della sfera ; accolse pero
dai precursori ionici, che immaginavano il mondo abitato ( oikoumene )
come una superficie piana , le denominazioni di lunghezza e larghezza,
che sono in realta prive di senso per una superficie sferica .
Eudosso fu nell Accademia il primo maestro del giovane Aristotele
ed esercito su lui un influenza molto forte. £ verosimile che anche sostan-
zialmente Aristotele abbia accolto da Eudosso, e l abbia collegato con
le sue proprie dottrine, molto piu di quel che 350 noi potremo mai accertare.
Nella Meteorologia non fa il nome di Eudosso, ma noi siamo autorizzati
a supporre che molte cose le abbia semplicemente prese da lui . Qualche
volta possiamo accertare il fatto in autori piu tardi, soprattutto Strabone
e Gemino, mediante una documentazione diretta. Per queste ragioni non
possiamo decidere se Aristotele abbia apportato in assoluto qualcosa di
originale nel campo della geografia.
La divisione della terra in zone 351 risale sicuramente a Eudosso. La
terra fu distinta in cinque zone, analogamente alle zone del cielo. Il cir-
colo polare servf da confine di una zona ; con la regione sotto l Orsa
comincia la zona inabitabile.352 Le regioni al di la del tropico, cioe appunto
i tropici, sarebbero inabitabili perche in esse non c e ombra . In entrambi
gli emisferi sono dunque abitabili solo i territori che noi chiamiamo zone
temperate ; Eudosso li disegnava come sezioni coniche. Con l ammissione
della forma sferica della terra nacque la questione di come si dovesse
rappresentare cartograficamente la sua superficie sferica . Aristotele critica
le carte circolari degli Ioni 353 in un modo che ci mostra che queste vecchie
carte erano le piu usate, e che le idee di Eudosso a quell epoca non si
erano ancora diffuse.
I confini ddKoikoumene erano Liberia, la Scizia, l India e l Etiopia.
Si immaginavano i tre continenti di Europa , Asia e Libia come una massa

349
Cosi R . BORER, RE VIII A 2, 2344.
350
Secondo la prassi allora dominante , si faceva il nome dell autore di una qual¬
che tesi soltanto quando si era di diversa opinione . Ma anche quando polemizza contro
una certa tesi , spesso Aristotele dice solo, molto genericamente , che essa e stata affer-
mata da TT? , o da TLV£?. Nel caso di opinioni dominanti , alle quali si attiene , non
nomina mai l autore, tutt al piu dice come a 345b 1 xa&dmep SeixvuTai vuv , o a 339b
32 Ta vuv Seocviipeva 8ia Tcov'|J.athr|
) j.dcTcov ; in entrambi i passi si riferisce a Eudosso.
331
II vocabolo £tov7) e postaristotelico; Aristotele dice gxT|ZT)|xa ( 362b 25 ) . I
primi accenni si trovano gia nei Pitagorici e in Parmenide.
352
362b 9 Ta 8 unb T7)V iSpxTov UTO ij/ uyou? aotxTjTa.
353
362b 12 yeXoi c; ypatpouai vuv Ta? 7tspt68ou? T/j? yvj?.
COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI 453

di terra insieme collegata, che si estendeva a Sud molto oltre la zona tro-
picale. Tuttavia si credeva che un tempo Asia e Africa fossero separate
da un golfo marino presso Suez. « Fra i re egizi , Sesostri per primo ha
tentato di scavare sulla terra un collegamento col mar Rosso, perche
doveva essere molto utile che il territorio fosse praticabile per nave. Egli
trovo pero lo specchio del mare piu alto della terra . Percio, come piu
tardi Dario, abbandono il tentativo, per evitare che l acqua del Nilo
venisse guastata dalla mescolanza con quella marina. £ dunque chiaro che
in questa localita il mare fu un tempo uni to » . A occidente il mare si
estendeva ininterrotto dalle colonne di Eracle ( Gibilterra ) sino all India .
Se dunque la vastita del mare non fosse un impedimento, si potrebbe
circumnavigare la terra.35*
L estremo oriente era sconosciuto, ed era chiamato « la regione in-
torno all India » ; la Spagna e la Francia erano chiamate da Aristotele la
terra dei Celti ; limite settentrionale &e\Yoikoumene era la Maiotis, e cioe
il mare d Azov, e il limite meridionale era l Etiopia . « La lunghezza del-
Yoikoumene , e cioe la distanza dalle colonne d’Eracle all India , ha ri-
spetto alia larghezza un rapporto maggiore di cinque a tre, nel caso che
si calcoli il viaggio per mare e per terra con la precisione oggi raggiun-
gibile ».
Aristotele ha miglior conoscenza dell’Europa occidentale e centrale.
Troviamo in lui le piu antiche notizie sui Pirenei e sulle montagne della
Germania centrale con i numerosi fiumi che scorrono verso Nord. « Dai
Pirenei, una montagna a Occidente nella terra dei Celti, scorrono l lstro
( Danubio ) e il Tartesso ( Guadalquivir ); questo sfocia fuori delle colonne
d Eracle, quello scorre attraverso tutta 1’Europa fino al mar Nero. La
maggior parte degli altri fiumi scorre verso Nord dai monti Arcini ( sel¬
va Turingia ). Questa zona montuosa e per altezza ed estensione la mag¬
giore della regione » .355 £ degno di nota che manchi qualsiasi notizia sulle
Alpi; si accedeva all’Europa centrale o da Marsiglia, attraverso la valle
del Rodano, oppure a Nord , dal mar Nero. Niente, inoltre, in quest’opera
accenna all’allargamento delle conoscenze sull’ Asia anteriore grazie alia
spedizione di Alessandro, o alle relazioni di viaggio di Pitea .

354
353
362b 18 el ;JLT)
350b 1-6.
TTOU -
XCOXUEI t>aXa rrr,; arnxv elvai .
Trope6ai|Aov
VII
IL PROTRETTICO: UN ELOGIO DELLA VITA DELLO SPIRITO

La ricostruzione dell opera.* Siamo in possesso di due soli testi antichi, in cui il
Protrettico di Aristotele e espressamente citato. Secondo Alessandro di Afrodisia 2 in
quest opera Aristotele pone il problema se vivere sotto la guida della filosofia sia neces-
.sario o meno al fine di vivere felicemente e rettamente. Egli avrebbe provato la necessita

della filosofia rilevando che anche chi argomenta contro la filosofia perfino nel fare cio
gia fa della filosofia . Lo scopo fondamentale di Aristotele era dunque di difendere la
proposizione socratica 3 6 dvE TaffToq Ptoq ou 3iun 4<; avSpwttw e di trovare a suo
sostegno nuovi argomenti tratti dalla sua personale concezione della vita . Il secondo
testo proviene da Zenone stoico,4 che cost racconta : « Cratete diede lettura in un labo¬
ratory di calzolaio del Protrettico di Aristotele, che questi aveva dedicato al re di
Cipro Temisone, e nel quale cosi diceva: Nessuno ha migliori condizioni esterne delle
tue per dedicarsi alia filosofia, perche tu sei ricco, sicche puoi destinare del denaro a
questo scopo, e godi anche di molto prestigio. Il calzolaio prosegui il suo lavoro, ma
presto attenzione mentre Cratete leggeva. Allora questi disse: Filisco, credo proprio
che ti dedichero un Protrettico, perche vedo che tu hai per la vita filosofica basi migliori
di colui a cui Aristotele ha dedicato il suo ».
La pointe dell aneddoto e evidente; il cinico Cratete voleva dire che un povero
calzolaio e meglio disposto alia vita filosofica di un uomo ricco in una condizione che
gli pone degli obblighi. Egli puo anche aver inventato l episodio, ma tuttavia non
l avrebbe raccontato, e Zenone non l avrebbe ripetuto, se il Protrettico di Aristotele non
fosse stato universalmente conosciuto nella seconda meta del secolo IV.
Non esiste nessuna diretta testimonianza antica che ci tramandi altri frammenti
del Protrettico all infuori di questi due, e non c e quindi nessun testo in cui si affermi
che Aristotele disse cosi e cosi in tale opera. Precisamente cent anni fa, J. Bernays, nel
suo volume giustamente famoso sui dialoghi di Aristotele, pose per la prima volta in
discussione il problema del contenuto e dello scopo deH opera. Cosi si inizio la ricerca
di testi in cui si credeva di rintracciare qualche eco del Protrettico di Aristotele. Il
contributo piu rilevante fu dato da I . Bywater ;5 egli dimostro che una sezione del

1
Riassumo in questo capitolo cio che ho scritto nel libro Aristotle s Protrepticus,
An attempt at reconstruction, Goteborg 1961. Ivi si troveranno testo, commentario e
bibliografia relativa alia ricca letteratura sulla questione del Protrettico.
1
In Top. 149, 9 = B 6. Le parole piu importanti sono else ypr; qjiXoaoqjeiv
Zltt |if;.
3
Apologia 38a.
4
STOBEO, IV, p. 785 HENSE = A 1.
5
On a lost dialogue of Aristotle , « Journ. of Philology » 2, 1869, 55-69; e un
lavoro fondamentale: su questi testi Jaeger baso la sua ricostruzione.
IL PROTRETTICO 455

Protrettico del neoplatonico Giamblico contiene estratti abbastanza ampi dall omonimo
scritto di Aristotele. Da allora numerosi studiosi hanno lavorato alia ticostruzione di
quell opera ;6 dopo il 1923 il punto di partenza per la discussione scientifica del proble-
ma sono state la ricostruzione di W. Jaeger e l edizione dei frammenti di R. Walzer.7
Riferire nei singoli particolari l interpretazione di Jaeger ci porterebbe fuori
strada; d altra parte, bisogna leggere il suo testo originale per sentirne il forte pathos
personale. La convinzione di Jaeger era che Aristotele fu, fino alia morte di Platone,
un fedele seguace ed apostolo della filosofia platonica, e che tutti gli scritti di scuola a
noi conservati risalgono al periodo tardo. Della produzione di Aristotele nei vent anni
circa di permanenza presso l Accademia e rimasto a noi, secondo la teoria di Jaeger ,
soltanto qualche frammento dei Dialoghi, in particolare delYEudemo , e i frammenti del
Protrettico. Questa esortazione alia filosofia costituirebbe un manifesto programmatico
dell Accademia, una proclamazione dell ideale di vita platonico e della via per raggiun-
gerlo. La generazione piu giovane dell Accademia, tuttavia, avrebbe visto il (3toc .
t>Ewpr) TLK4 da un angolo visuale diverso da quello di Platone. Nonostante i suoi sforzi
per realizzare un atteggiamento filosofico di vita, Platone avrebbe mirato con la sua
filosofia alia vita pratica, e avrebbe voluto intervenire nella realta riformandola . La
generazione piu giovane, invece, cercava i valori della vita nell interiorita, nelle gioie
della Ectopia pura e nell unione dello spirito con l eterno. L ideale platonico dunque,
originariamente cost orientato in senso riformatore, avrebbe compiuto con Aristotele
una svolta in senso contemplativo-religioso. Nei Protrettico le basi metafisiche sulle
quali Aristotele si fonda sono diverse da quelle degli scritti didattici; tutta la sostanza
dell opera & platonica, non soltanto sotto il profilo linguistico, ma anche sotto quello
del contenuto. La teoria platonica delle idee e ripresa in termini molto chiari, e ripetu-
tamente nei Protrettico e menzionata la dottrina di Platone delle idee numeri." Nel-
VEudemo e nei Protrettico Aristotele sarebbe pieno di ugual pessimismo nei confront
del mondo terreno e dei beni e degli interessi temporali ; egli ci inviterebbe a decidere
da soli di rinunciare 9 alia vita, per averne in cambio un bene piu alto e piu puro.
L interpretazione del Protrettico data dallo Jaeger, e il suo modo di concepire lo
sviluppo filosofico di Aristotele, che a quella e strettamente collegato, influirono pro-
fondamente sulle ricerche successive. Questo vale in modo particolare per quello che
e un punto centrale della sua interpretazione, cioe che Aristotele avrebbe esposto nelle
cosiddette opere giovanili una filosofia di tutt altro genere da quella degli scritti di
scuola che si suppongono tardi. Ma la tesi che Aristotele sarebbe stato platonico nei
Dialoghi e nei Protrettico , e soltanto dopo la morte di Platone e, come vuole Jaeger,
dopo una crisi interiore, sarebbe diventato aristotelico non trova un appiglio ne all in-
terno delle opere di Aristotele stesso, ne nella tradizione biografica antica . Inoltre, con
¬

siderate 1 Eudemo ed il Protrettico opere della giovinezza puo dare origine a equivoci:

• La storia di tutto il lavoro di ricerca si trova in W.G. RABINOWITZ , Aristotle s


Protrepticus and the sources of its reconstruction , I, Berkeley, 1957, 1-22.
7
JAEGER, Aristoteles 53-102 ; R. WALZER, Aristotelis dialogorum fragmenta, Fi¬
renze 1934 (ristampa 1962 ).
1
Questa sorprendente affermazione ( p. 89 ), in favore della quale, ovviamente,
non e addotta alcuna testimonianza, rende chiaro con quanta soggettivita Jaeger rico-
struisse il Protrettico sulla base di una sua intima Hecoptoc.
9
Piu esattamente Jaeger traduce a p. 102 la frase conclusiva del Protrettico
( B 110 ), e ciob cosi: « si tratta o di rivolgersi alia verita e di consacrarsi a essa , o,
meglio, di rifiutare la vita ». Come si disse sopra, appare qui la posizione socratica,
secondo cui la vita senza l esame filosofico e priva di valore.
456 ARISTOTELE

all epoca in cui scrisse il Protretlico , Aristotele aveva trascorso gia piu di quindici anni
nell Accademia come studioso e ptofessore. Infondata e anche la convinzione che
Aristotele avrebbe voluto esaltare nel Prolrellico una vita contemplativa staccata dal
mondo e un misticismo dal colorito religioso.10
Sebbene gli studiosi che si sono occupati della ricostruzione del Protretlico dopo
Jaeger nei particolari differenzino variamente le loro posizioni, non pongono pero in
discussione l origine aristotelica dei frammenti a noi tramandati da Giamblico. Questo
e stato invece fatto da W. G. Rabinowitz nel saggio sopra citato del 1957. Egli muove
dal presupposto che si debbano utilizzare ai fini della ricostruzione soltanto quei testi
in cui sono espressamente menzionati tanto il titolo del Protretlico quanto il nome di
Aristotele. L assunto di Bywater, che il Protretlico di Giamblico contenga estratti
dall omonima opera di Aristotele, sarebbe infondato; la letteratura antica ci tramanda
soltanto le due brevi menzioni del Protretlico , ma nessun frammento vero e proprio;
bisognerebbe dunque appagarsi della costatazione di non poter accertare nulla sul
conto di quest opera.
Chi ha familiarita con i principi di critica delle fonti vedra subito che la tesi del
Rabinowitz e insostenibile.11 Se anche Giamblico avesse scritto: « cost dice Aristotele
nel Protretlico » cio non ci avrebbe esonerato da una verifica circostanziata dell origine
aristotelica della testimonianza . Desta meraviglia la costatazione che si fe discusso per
quasi cent anni sugli estratti scoperti dal Bywater, senza che nessuno abbia esaminato
sistematicamente i testi, per stabilire se nel patrimonio lessicale, nello stile e nel
contenuto dottrinale essi concordino con le opere indiscutibilmente autentiche di
Aristotele.
I risultati di una ricerca di questo genere sono stati da me esposti nel libro che
ho dedicato al Protrettico. Il testo che viene riconosciuto come estratto da Aristotele
contiene circa 6.400 parole ; l indice dei vocaboli registra circa 700 vocaboli diversi ;
di essi, soltanto 12 non sono documentati in opere aristoteliche indiscutibilmente auten¬
tiche; queste dodici parole pero si trovano in Platone o in autori contemporanei, sicche
di tutte si pub dire che puo esser stato un mero caso se esse non sono documentate
nel Corpus Aristotelicum. Piu importante e pero che lo stile si e dimostrato assoluta-
mente aristotelico fin nei piu minuti dettagli. Particolarmente illuminante & un para-
gone con quelle parti dell opera di Giamblico in cui egli forse utilizza materiale tratto
da Aristotele,12 ma non lo cita letteralmente. Non appena egli parafrasa qualche cosa
nel linguaggio proprio del tempo suo, affiorano espressioni del tutto estranee ad Aristo¬
tele, e talora anche pensieri non aristotelici. Anche importante e il fatto che nei fram ¬

menti indicati come autentici si puo riconoscere il metodo di argomentazione tipico 13


di Aristotele.
II risultato dell analisi linguistica e stilistica e quindi univoco: il Protrettico di
Giamblico contiene estratti da un opera di Aristotele. Il testo recuperato in questo modo
e di un estensione tale, che e possibile ricostruire il ragionamento, e, almeno approssi-
mativamente, la disposizione della materia ; con sicurezza perfetta, poi, si puo riconoscere
l inizio e la fine dell opera . Nei frammenti B 1-5 Aristotele si rivolge al suo destinatario
Temisone con l esortazione a dedicarsi alia filosofia ; le sue condizioni sono favorevoli,

10
E . BIGNONE , L Aristotele perduto , Firenze 1936, I 115 ( e passim ) , il pessi-
mismo mistico del Protrettico.
11
Cfr. la recensione di W. SPOERRI , « Gnomon » 1960, 18-25, assai ricca di
spunti .
12
Si veda per es. il mio commentario al Protrettico B 42, pp. 207-210.
13
Assolutamente tipici sono, per es., B 17, B 70-77.
IL PROTRETTICO 457

perche e ricco, cosf che gli e possibile rivolgersi ai filosofi piu rinomati , e la sua alta
posizione gliene fa un obbligo.16 La peroratio di B 108-110 sfocia nel climax retorico:
« e dunque o ci si deve dedicare alia filosofia, oppure bisogna congedarsi dalla vita e
allontanarsene, perche tutto il resto appare soltanto un enorme vacuita e vuota chiac-
chiera ». La disposizione degli argomenti tra l inizio e la fine, naturalmente, non puo
invece essere stabilita con sicurezza. In molte opere di scuola Aristotele segue uno
schema utilizzato anche nei Dialoghi di Platone, che si puo designare come approssima-
zione successiva. Da un determinate punto di partenza l autore sviluppa un filo di
pensiero fino ad una conclusione; poi assume un altro punto di avvio 15 e procede alio
stesso modo; dopo un certo numero di tali approssimazioni, riprende le fila per arrivare
a una definizione o a una conclusione definitiva. Questo metodo porta talora a ripetizioni.
£ verosimile che nel Protrettico abbia utilizzato questo schema; piu di questo non
possiamo dire. Se ordiniamo i frammenti secondo questo schema , otteniamo la disposi¬
zione che segue:
1) Dedica. Esposizione del primo tema fondamentale: il possesso dei beni esterni
in assenza di principi morali e di saggezza e un male. B 1-5.
2 ) <pi.Xo<TO <pEiv ha un duplice significato: uno e di porre il problema se si debba
professare filosofia, l altro e di dedicarsi alia filosofia. Il secondo tema fondamentale e
provare che e inevitabile dedicarsi alia filosofia . B 6.
3) Il valore della filosofia ai fini della vita politica e pratica. Questo costituisce
il terzo tema fondamentale; e noto cio che Platone fece per attuare la sua teoria poli¬
tica ;16 Isocrate con i suoi discorsi di esortazione si proponeva uno scopo analogo; che
anche il Protrettico di Aristotele avesse questo fine, risulta dal fr. 13 Walzer e Ross
= B 46-51. £ quindi completamente errato interpretare la detopfa aristotelica come
misticismo religioso-contemplativo.
4 ) L argomentazione si sviluppa attraverso parecchie linee. a ) Per natura il piu
alto fine dell uomo e conseguire quella forza spirituale che chiamiamo saggezza o sa-
pienza.17 La scala della natura. B 11-21. - b ) Per natura esistono diversi gradi delle
facolta intellettive. La scala della natura e contemporaneamente una scala di valori. Il
grado piu elevato e costituito dal pensiero che viene esercitato per se stesso. B 22-30.
c ) La vita filosofica non costituisce per nulla uno scopo irraggiungibile. La difficoltH di
-
conseguirla b assai minore dei vantaggi che essa procura. B 31. - d ) Esiste effettivamente
una scienza del giusto, cosf come esiste una scienza della natura e delle altre realta
vere,16 e noi siamo in grado di impadronirci di entrambe. Nell ambito della natura

16
£ generalmente riconosciuto che il protrettico indirizzato a Demonico e con-
servato sotto il nome di Isocrate e un imitazione del Protrettico di Aristotele. L autore
di questo scritto raffigura la superiorita deH dpErfj su xa £xx6 ;< dya&d , e rappresenta
l aspirazione alia cultura del destinatario come un dovere impostogli dalla sua favore-
vole posizione nella vita . Cfr. DURING, Protr. 176 e 226; W. SPOERRI, « Gnomon »
1960, 20.
15 _
L espressione d uso e dXXrjv dpy v]vj7roiv]adjj.£vot.
16
JAEGER , Aristoteles , 114. Sulla detopla, cfr. sotto, pp. 529-534.
< designa nel Protrettico tanto la conoscenza teoretica della verita
17
<pp <5v» j <n;
( f ] £cop7]Tixv] <pp<5vr]ai;< B 46, •Jj'tti; yvaxTExat r})v dXr]dstav B 103), quanto l intelli-
-
genza morale e la saggezza pratica (xaxa <ppovr]atv tvEpyEiv B 41, p<5 piov dpE riji; seed
cuSatpovfai; B 68 ), cfr. DURING, Protr. 192.
Non si tratta di una tripartizione, come afferma JAEGER, Aristoteles, 86, bensf
di etica e fisica nel senso aristotelico.
458 ARISTOTELE

conoscere gli elementi e piu semplice che conoscere ogni altra cosa, perche tutto cio
che e naturale consta di questi elementi semplicissimi. In base a cio, la conoscenza
filosofica, che si occupa di questi elementi semplicissimi, risulta piu agevole della
medicina o della ginnastica, che devono tener conto nel loro lavoro di numerosissimi
presupposti. B 32-37. - e ) II possesso di questa forza spirituale e di questa conoscenza
costituisce il piu alto di tutti i beni, perche chi puo costituire per noi un criterio piu
sicuro e un punto di riferimento piu certo, per valutare i beni, dell uomo saggio?
Quand anche il possesso di questa facolta non si rivelasse utile ai fini della vita pratica,
essa sarebbe comunque pregevole per se stessa. B 38-45.
5 ) Ma, di fatto, la conoscenza teoretica dei principi normativi e utile anche ai
fini della vita pratica. a ) La conoscenza dei principi costituisce una condizione della
saggezza pratica, e pertanto e indispensabile ad un re e ad un uomo politico. B 46-51.
- b) Ma la conoscenza dei principi non e sufficiente; occorre anche metterla in20 pratica
nella realta. Filosofia e 1 apprendimento e l applicazione pratica della sapienza . B 52-
53. - c ) Chi si dedica alia filosofia , non ottiene, certo, ricompense dagli uomini , ma e
da essa conquistato e trova il suo piu alto diletto nell attendere a essa. B 55-57.
6 ) Qual e il compito della filosofia, e perche il nostro fine piu alto e il consegui-
mento della sapienza ? - a ) Come l anima domina il corpo, cost anche nell anima c e la
ragione, che conformemente alia sua natura esercita il dominio ed ha il potere di deci-
dere su noi. Questa parte dell anima e per noi uomini la piu importante, tanto che si
-
potrebbe perfino asserire che il nostro vero io e la ragione.21 B 59-62. b ) Cio che costi¬
tuisce lo scopo essenziale del pensiero e di conseguire la verita . B 63-65. - c ) Noi cer-
chiamo la verita con la riflessione filosofica ; raggiungiamo il grado piu elevato quando
cerchiamo la verita per se stessa. B 66-67. - d ) Di una siffatta sapienza filosofica si deve
dire che e puramente teoretica e che ha in se stessa il proprio fine. B 68-69. - e) Quindi
la conoscenza filosofica costituisce per gli uomini il valore primario rispetto a ogni altro.
Per questo tutti gli uomini tendono al conoscere piu che ad ogni altra cosa. B 70
( Tesi ), B 71-75 ( Argomentazione ), B 76-77 ( Conclusione ).
7 ) La vita intellettuale e colma di gioie: gli uomini intelligenti la seguono proprio
per gustare le vere e nobili gioie. B 78-92. - a ) Potenzialita e attualita . Si puo raggiun
gere il fine soltanto se si ha un attivita filosofica e nella vita pratica ci si sforza di
-
conseguire la verita. B 79-86. - b ) Poiche un attivita portata al piu alto grado e non
impedita gia in quanto tale procura gioie, e allora evidente che fra tutti gli uomini
colui che ha una formazione filosofica ha la vita piu perfetta e gode le gioie piu vere.22
B 37-92.

Dunque non l idea del bene, bens! l uomo eticamente eccellente: xl;< Jjplv
xavdiv TIT; Spot; axpt (3£axepos xcov dyaOcov TTXTJV 6 qppSvipux;; 8aa yap av GOTO? SXOITO
xaxa T7)v STuaT7)|rrjV alpoopevog , xaox’ eaxlv ayaOa. Le parole xaxa TTJV £ jriaxdj|X7)V
alpoopevog corrispondono a fi qppSvtpo? oppure a 6 dyaOS? fj xotouxos EN X 5,
1176a 18, Top. Ill 1, 116a 13-17.
20
B 53 Stmv J) p£v 9iXoaoqp £a, xa dtrsp olopsOa, xxvjaLt; xal XPaoiptat;.
21
B 62 7;T0 t pSvov paXtaxa Ijpei? Sapcv xS pSptov xooxo. Cfr . EN IX 8,
1168b 35 xto xpaxetv xiv voov rj pufj, xooxoo exdaxoo ovxo? ; IX 4, 1166a 17 (TO
8iavo7) xtx6v ) orcep Sxatrro? elvai Soxei ; Eta 3, 1043b 3 el prj xal r) ' p J / jj avOpcoTro?
'

Xe O CTexai, Zeta 10, 1036a 17.


22
Come fu possibile designare questo atteggiamento come pessimismo mistico-
religioso? La spiegazione e appunto che non si possedeva una raccolta ordinata dei
frammenti. Non si comprese che a questo punto culminante seguiva un anticlimax
retorico: « purtroppo gli uomini non intendono quale sia il loro meglio, e si affaticano
IL PROTRETTICO 459

8) La vita intellettuale e dunque un requisite) per la vita felice. Non si puo


essere felice, se non si vive secondo la moralita ; questo non e possibile senza un esame
filosofico. Percio tutti coloro che ne hanno la possibility devono impegnarsi nella filoso-
fia, perche soltanto per questa via l uomo puo raggiungere la vita perfetta. B 93-96.
Questa parte dell opera e stata fortemente abbreviata da Giamblico.
9 ) Corollari. La nostra opinione trova conferma attraverso il consensus omnium
Una serie di esemplificazioni. B 97-102.
10 ) Paragone fra la vita secondo ragione e la vita degli uomini che semplicemente
vogliono vivere a qualsiasi costo. Le cose che appaiono importanti alia moltitudine non
sono altro che ombre. B 103-107.
11) Epilogo. Per gli uomini non esiste nulla di divino se non quell unica realta
che sola merita ogni sforzo, cioe la facolta spirituale. Una vita senza riflessione filosofica
e priva di ogni valore. B 108-110.

Destinatario e datazione. Le relazioni esistenti tra YAntidosis di Isocrate e il


Protrettico sono note da lungo tempo.24 P. von der Miihll vide nel discorso di Isocrate
una risposta al Protrettico. B. Einarson ha invece provato che il rapporto e inverso. Il
discorso Sullo scambio, che fu pubblicato intorno al 353/ 2, non e un discorso in senso
vero e proprio, quanto piuttosto una apologia pro domo. Quando Isocrate scrisse
questo discorso in sua difesa, era consapevole del fatto di aver creato con i suoi L6foi
ciprii un nuovo genere letterario; aveva trovato dei seguaci fra i Socratici ed anche
all interno dell’Accademia.25 Egli parla di « persone che pretendono di esortare alia
moderazione e alia giustizia « Se voi mi paragonate a essi cost proclama agli
Ateniesi troverete che il mio insegnamento tiene molto maggior conto di questo
fine , ed e assai piu utile. Infatti la loro esortazione mira ad un tipo di eccellenza e di
sapienza che e ignoto al resto del mondo, ed e discusso nella stessa loro cerchia, mentre
io vi indico un tipo di sapienza che e universalmente riconosciuto. A essi basta di
riuscire ad allettare a se qualche scolaro, valendosi del prestigio 21 del nome loro, mentre
cio a cui ambisco io e di riuscire a persuadere l intera nostra cittadinanza 28 ad adottare
una condotta di vita capace di renderla felice e di liberarla dai mali presenti ». Da cio

intorno a cose che sono completamente prive di valore ». Questa sezione fu considerata
come il tema principale del Protrettico.
23
Quest argomentazione e veramente tipica del pensiero di Aristotele; egli per
primo ha teoricamente fondato Yargumentum e consensu omnium, e lo ha utilizzato
come mezzo di prova. Cfr. K. OEHLER, Tier consensus omnium als Kriterium der Wahr-
heit in der antiken Philosophie und der Patristik , « Antike und Abendland » 10, 1961,
103-129.
24
DURING, Protr. 20 e 38.
25
In Antid. 74, dopo aver citato ampi brani dal discorso a Nicocle, Isocrate ag-
giunge: xo6;i dtXXoui; 8p <ov xoi; xp <o[i£vouc,.
26
Antid . 84 oi ini TJJV o«<ppocrV))V xal xjjv Stxatoawzjv 7ipoo7roioupiEvot 7rpo-
TpeTCiv. Questo non e certo il tema del Protrettico.
27
xfj 86 71 XT) xoiv dvopaxuv. L alta reputazione dell Accademia e attestata , fra
l altro, da numerosi frammenti della commedia contemporanea. Cfr. DURING, Herodicus
138, Biogr. trad. 355.
28
In un altro passo ( 70 ) dice £XeuOipco? xai xrjs TTOXEOK; Si sente nelle
sue parole il suo orgoglio nazionale; gli studiosi eminenti dell Accademia non erano
ateniesi.
460 ARISTOTELE

che segue, risulta con chiarezza chi sono gli awersari presi di mira : Platone e i suoi
compagni dell Accademia, « che giudicano con disprezzo l arte di saper parlare di argo-
menti generali ed utili , e chiamano filosofo soltanto colui che ignora cio che e utile e si
perde in vane speculazioni » .2 Quel che Isocrate dice dei filosofi estranei al mondo, ha
molto in comune con l ironica descrizione del Teeteto, e rispecchia bene 1 opinione
popolare * Quando Isocrate parla della sua filosofia , naturalmente usa le stesse parole
di Platone e Aristotele, ed e interessante osservare in lui termini come ftewptiv,
(piXoo'oqrq'r ov, ima crp.-r ) , q> p8vip,o;
< in contesti del tutto banali. Nel discorso Sullo
31

scambio egli difende la sua filosofia su tutta la linea. Non si dimostra senz altro scortese
nei riguardi dell Accademia: « Con il loro metodo di studio cos! staccato dal mondo,
non portano certo danno ai loro scolari , ma anzi vantaggio, sebbene minore di quello
che essi credono ».32
Circa dieci anni prima , Aristotele aveva sottoposto a critica 33 la retorica e l inse-
gnamento della scuola di Isocrate , ed era stato a sua volta attaccato da scolari di
Isocrate. La pubblicazione dtll Antidosis gli offr! un eccellente occasione di replicare .
Quasi in ogni capitolo del suo Protrettico egli riprende un tema del discorso di Iso¬
crate;34 la scelta stessa del destinatario costituisce una frecciata contro Isocrate . II
principe di Cipro Temisone e altrimenti del tutto sconosciuto; un certo Temisone fu
in rapporti personali con Antioco II .3S Supponendo che questo Temisone fosse un
nipote di quel Temisone a cui Aristotele dedico il Protrettico , il dato si accorderebbe
con la nostra ipotesi che questi fosse re di qualche localita di Cipro intorno al 350 .
Quali sono le ragioni per cui Aristotele scelse Temisone come destinatario? £ possibile
che Aristotele l avesse conosciuto tramite Eudemo di Cipro, e che Temisone frequen-
tasse l Accademia . Esistono pero dei motivi piu profondi . Come amico di Conone e del
figlio di lui Timoteo, Isocrate era in buone relazioni con il re Evagora I ; e verosimile
che Nicocle, il figlio di Evagora, avesse trascorso qualche tempo nella scuola di Isocrate
insieme a Timoteo. Possediamo tre discorsi indirizzati da Isocrate a questi principi di
Cipro, fra i quali l esortazione a Nicocle di cui s e parlato or ora. A quel tempo, Cipro
si trovava in una situazione di continua instability politica e sociale ; la cultura ellenica
degli strati piu elevati della popolazione era minacciata da una forte infiltrazione fenicia;
per questo strato, dunque , l appoggio morale di Atene era importante . Dopo il 360 le
relazioni con i Persiani divennero via via piu tese. Evagora II strinse un alleanza con
la Persia; la gara per il potere sfocio poi in una crisi . Evagora fu assassinato, e nel
351 / 350 Cipro entro in guerra aperta con Artaserse. Diodoro testimonia 36 che nel

39
Antid . 285 .
30
Cfr. il noto frammento di una commedia di Cleofane in ATENEO III 98f ;
DURING, Biogr. trad ., 355.
31
Per es . ad Nic . 35 8TI 3V 3xpi(3di <jat PouXrjSTji; div £Tt!aTaa&at 7tpoCT7jxei TOU
PaotXiai;, spitetptoc xal cptXocotpla T6 p£v yap tpiXoaotpelv -ra? 6806? aot Sd &i
'

XTX. Cfr . con questo Protr . B 46-51 = 13 WALZER e Ross .


32
Antid . 262.
33
Si veda DURING, Biogr . trad . , 299-314 e 389.
34
Cfr. B. EINARSON, « Trans of the Amer. Phil . Ass . » 1936, 261-285: « senza
,

alcun dubbio, quando il Protrettico fu letto davanti a una cerchia di ascoltatori in


Atene, l uditorio applaud! tutti i punti piu abili » . Soprattutto nelle parole introduttive
si toccano con mano gli echi ( B 2-5 ), cfr . DURING, Protr . 35 .
33
ATHEN. X 51, VII 35.
36
XVI 42, 4.
IL PROTRETTICO 461

periodo immediatamente precedente a questa guerra in Cipro esistevano nove citta


governate da re; il nostro Temisone puo essere stato uno di loro. Se Aristotele e
tramite Aristotele l Accademia desiderava influire sulla situa2ione politica e culturale
di Cipro, il momento adatto era costituito dal periodo precedente all inverno 351/ 350,
in cui divampo la guerra. Le rela2ioni con il discorso Sullo scambio orientano ugual-
mente verso una data2ione tra il 353 e il 351.
Il fatto che il Protrettico sia indiri22ato a un principe cipriota per il resto scono-
sciuto si spiega nella maniera piu evidente con la coinciden2a di circostan2e ed avveni-
menti politici, che in se non hanno nulla che fare con il contenuto dell opera. Aristotele
indiri22a le sue frecciate contro Isocrate e la conce2ione isocratea della filosofia ; era un
tratto di abilita fornire alio scritto una dedica che rendesse chiaro a ogni membro infor-
mato delle due scuole rivali che Aristotele scendeva in campo in una battaglia in cui,
fino a quel momento, Isocrate soltanto aveva rappresentato la voce di Atene. Dal
punto di vista formale, il Protrettico e si un rivolto a un principe di Cipro,3
ma in realta , e in un senso piu profondo, questo scritto e un appello ai giovani che
affollavano le scuole di Atene, e una personale professione di fede in un ideale di vita.
Il Protrettico ci consente di gettare uno sguardo nella filosofia e nel pensiero di
Aristotele, e nel suo particolare atteggiamento di pensatore e di scienziato, nel periodo
in cui era al culmine della sua vita. Quest opera ha anche una particolare importan 2a
per noi in quanto possiamo datarla con certezza, e non fu mai sottoposta a revisione,
diversamente dagli scritti didattici. Dal momento che, come e comprensibile, la mia
ricostruzione dell opera non e stata tradotta in tedesco, presento qui una traduzione
completa.3* Dai tempi di Bernays siamo abituati a chiamare quest opera col titolo di
Protrettico ; questo nome, pero, e piuttosto una definizione del genere letterario. In
commercio e nei cataloghi delle biblioteche l opera era nota con il titolo seguente.

Esortazione a Temisone
« < Il tuo desiderio di sapere e i tuoi sforzi, mio caro Temisone, per con-
seguire l eccellenza e una vita felice mi sono noti per sentito dire, ed io sono
convinto > ( B 1) che nessuno e in condizioni piu propizie delle tue per acco-
starsi alia filosofia, dal momento che tu sei ricco, sicche puoi prodigare del
denaro a questo scopo, e la tua posizione e eminente. < Ora la maggioranza
delle persone pensa che una vita felice si fondi sul possesso dei beni esterni, e
non del tutto senza ragione, perche vediamo che ad alcuni tutto procede per il
meglio, e il successo arride, sebbene siano stolti . Ma certamente tu hai anche
sperimentato dei casi in cui accade il contrario. Sia, quindi, dalla tua conoscenza

Altre due opere di Aristotele sono indirizzate a persone con le quali, a nostra
notizia, aveva scarsi rapporti personali. Il dialogo Grillo ebbe il suo nome in memoria
del giovane figlio di Senofonte, caduto nel 362 nella battaglia di Mantinea. Del dialogo
Eudemo si parlera in seguito.
O. GIGON, Aristoteles, Einfuhrungsscbriften , 1961, da alle pagine 100-129 una
traduzione dei testi di Giamblico ( Pistelli, p. 34,5 - 61,4 ), che io ho utilizzato con
gratitudine. 11 frammento di Stobeo fu tradotto dal BERNAYS , Dial. 161. Con le paren-
tesi < > indico le mie aggiunte esplicative.
39
Cioe per invitare maestri famosi, cfr. B 53.
462 ARISTOTELE

del passato, che per la tua personale esperienza ti verranno in mente molti casi
in cui l orgogliosa grandezza e caduta in rovina : tu hai conosciuto degli uomini
che riponevano troppa fiducia nella ricchezza, nella felicita e nel potere, e che
percio dovettero sperimentare una repentina caduta nell’infelicita. Quanto mag-
giore fu il loro successo, tanto piu grave sentono l insuccesso e l’infelicita, e si
vergognano perche la loro attuale posizione > * ( B 2 ) impedisce loro di pren-
dere l iniziativa di compiere cio che essi considerano il loro dovere. E poiche
vediamo le disgrazie di queste persone, dovremmo evitare una sorte simile, e
tenere presente che la felicita della vita non consiste nel possesso di grandi so-
stanze, quanto piuttosto nel trovarsi in una buona condizione dell anima .11
Anche per quanto riguarda il corpo, nessuno dira che uno e favorito < dagli
dei > perche e avvolto in abiti magnifici, ma piuttosto si dice cost di quello
che e dotato di buona salute e si trova in una buona condizione, dovessero pure
mancargli tutti quegli ornamenti esterni.42 Alio stesso modo, si puo chiamare
felice soltanto quell anima che sia educata, e soltanto l uomo educato, non colui
che e ornato di splendidi beni esterni, ma che personalmente non vale nulla .
Cost e anche per un cavallo; puo portare un morso d oro e finimenti preziosi,
ma se per il resto non vale nulla, non lo apprezziamo affatto, e diamo invece la
nostra preferenza a quello che possiede delle buone qualita .43
( B 3 ) Inoltre accade che, quando gente dappoco giunge in possesso di
grandi sostanze, spesso apprezzi queste proprieta perfino piu dei beni dell anima ,
che e la cosa fra tutte piu vergognosa. Se un signore apparisse da meno del suo
servo, sarebbe oggetto di derisione; alio stesso modo, bisogna considerare uomini
meschini coloro per i quali l acquisizione di qualche ricchezza e piu importante
del loro carattere.
( B 4 ) Cos! e in realta ; poiche, come dice il proverbio, sazieta genera inso-
lenza ; e quando la mancanza di educazione si accompagna al potere, ne nasce la
megalomania. A coloro la cui anima e mal disposta, ne la ricchezza , ne la forza,
ne la bellezza sono utili, ma invece quanto piu abbondantemente essi posseggono
queste cose, tanto piu profondamente e per modi piu numerosi questo possesso li
danneggia, se non e accompagnato da saggezza .44 Il detto Al bambino non dare
un coltello ” significa Non dar potere alle persone dappoco . ( B 5 ) La saggezza
filosofica per contro su questo punto tutti concorderanno e il risultato del
proprio piu serio impegno e della ricerca di quelle cose che la filosofia ci pone
in grado di cercare; percio dobbiamo dedicarci alia ricerca filosofica, senza cercar
scampo in pretesti.
( B 6 ) L espressione filosofare significa da un lato chiedersi se bisogna
dedicarsi alia filosofia, e dall altro dedicarsi alia filosofia.
( B 7 ) Poiche ci rivolgiamo a uomini, e non a quegli esseri la cui vita e

40
Per il supplemento da me proposto in questo passo non ci sono appigli nei
testi tramandati ; esso e fatto puramente a titolo d esempio. Ho seguito moduli di
Isocrate.
41
E un idea fondamentale di Socrate, Apologia 30b.
42
II parallelo fra l armonia del corpo e quella dell anima e un idea fondamentale
di Platone, Gorgia 478a, 503c.
43
Paragone tipicamente socratico, Apologia 20a ; anche in Isocrate, Antid.
210-211.
44
Leggi 743c ei 8 k p.7 ) dyalfoi , ouSe eoSatfrovc;. Cfr. Pol. VII 1, 1323b 5, e
sopra, p. 23, nota 85.
IL PROTRETTICO 463

divina , allora dobbiamo aggiungere a quelle anche altre esortazioni che siano di
utilita pratica nella vita sociale. Si dira dunque cost.45
( B 8) Cio che abbiamo a disposizione per vivere, cioe il corpo e cio che
serve al corpo, costituisce per noi come una sorta di strumento. L uso di questi
strumenti e esposto a pericolo: per le persone che non li sanno usare nel modo
retto, essi producono per lo piu l effetto opposto. Noi dobbiamo dunque aspirate
a quella forma di sapere che ci possa aiutare ad adoperare nel modo migliore
tutti questi strumenti, dobbiamo conseguirla ed usarla nel modo appropriate.
Dobbiamo diventare filosofi, se vogliamo attendere rettamente agli affari dello
stato e ordinare utilmente la nostra vita privata.
( B 9 ) Esistono, ora, diversi tipi di conoscenza ; 44 quella conoscenza che
produce i beni della vita, e quella che se ne serve. Un altra partizione e questa :
ci sono tipi di conoscenza subordinate ed altri che impongono l ordine. Questi
ultimi occupano il posto piu elevato, e presso di loro si trova il bene in senso
autentico. Se ora soltanto quella sorta di sapere che e capace di esprimere un
giudizio esatto, che usa la ragione ed ha di mira il bene nella sua totalita, vale
a dire la filosofia, sa servirsi di tutti gli altri tipi di conoscenza e dirigerli in
accordo ai principi della natura,47 questo e un ulteriore argomento che indica
che dobbiamo necessariamente dedicarci alia filosofia. Infatti soltanto la filosofia
include in se l esattezza del giudizio e l infallibile saggezza, la quale ha la capa¬
city di determinate con i suoi ordini che cosa bisogna fare e che cosa no.4*
( B 10 ) Cerchiamo ora di penetrare piu addentro nel nostro problema, e
consideriamolo da un punto di vista teleologico, per arrivare poi alia stessa esor-
tazione.49
( B 11) Fra le cose che si generano, alcune devono la loro esistenza a una
riflessione e a una capacita < degli uomini > , per es. una casa o una nave
presupposto di entrambe sono una capacita e un progetto mentre altre non
nascono in grazia di una capacita degli uomini, bensi per natura : la natura
infatti e l autrice degli animali e delle piante, e tutte le cose di questa specie si
generano per natura . Ma ci sono anche cose che avvengono per caso. ( B 12 )
Nulla di cib che si produce per caso esiste in vista di un qualsiasi scopo, ne ha
un proprio fine; le cose, invece , che sono prodotte da una capacita umana hanno

45
In B 7-8 il testo e stato fortemente abbreviato e modificato da Giamblico. Nel
testo originale Aristotele pub aver svolto queste idee: ( B 7 ) vogliamo ora discutere il
ruolo della filosofia nella vita pratica, specialmente la sua importanza per l uomo poli¬
tico. ( B 8) Corpo e cose materiali sono strumenti ; l uso inadeguato di tali strumenti
e dannoso; gli effetti dannosi colpiscono nel modo piu triste colui che ne usa scorretta-
mente; dobbiamo dunque acquisire la conoscenza del modo di usare gli strumenti; una
conoscenza di tal sorta b necessaria alTuomo politico.
44
£ un tema favorito sia di Platone che di Aristotele; qui la fonte immediata
-
sono certamente Eutidemo 288d f ) 86 ye <ptXooo <pta x rijaii; e7ri<TTf ) p.v)? e la discussione
seguente. In Aristotele per es . Phys. II 2, 194b 1-7, EE VIII I, 1246b 10, MM I 34,
1198a 32 - b 20. La proposizione apx «cbv rb tppovelv in Rhet. I 11, 1371b 27 .
47
Tema dettagliatamente sviluppato in B 47-50.
4!
f ) ImTaxTOO] <pp6v7]< jti;, EE II 1, 1220a 9; VIII 3, 1249b 14; EN VI 11,
1143a 8. £ un concetto platonico, Politico 259e-260c. Nella parola « infallibile » e im-
plicita l idea dell bpflbi; 'hfjyoc,.
49
II testo e stato modificato da Giamblico.
50
Traduzione e commento in DIRLMEIER , EE 150.
464 ARISTOTELE

un fine ed uno scopo ( perche la persona che possiede la capacita ti sapra sempre
spiegare perche ha scritto 51 una cosa e in vista di quale scopo ) , e questo scopo
e migliore di cio che si genera in vista di quello. Parlo di cose la cui causa e la
capacity per se, e non soltanto in via incidentale; perche la medicina e certamente
l autrice della salute piuttosto che della malattia, e cost 1 architettura e causa
della casa piuttosto che della sua demolizione.52 Dunque, tutto ci6 che si genera
grazie a una capacita umana si genera per un certo scopo, e questo scopo costi-
tuisce il suo fine 55 e l ottimo. Invece cio che si realizza per caso nasce senza un
proprio scopo. Qualche cosa di buono pub per altro generarsi in seguito a un
caso, tuttavia questa cosa non e buona grazie al caso ed in quanto si genera per
caso,54 perche tutto cio che awiene per caso e comunque indeterminate.
( B 13 ) Cio che si genera secondo natura, si genera in vista da un certo
scopo, e una cosa prodotta dalla natura ha sempre uno scopo migliore di un altra
prodotta da un arte. Infatti non fe la natura che imita le capacita umane, ma
queste imitano la natura, e la capacity esiste per aiutare la natura e completare
cio che essa ha lasciato incompiuto.55 Infatti alcune cose la natura sembra in
grado di compierle da sola, senza aver bisogno di aiuto; altre invece riesce a
compierle soltanto con sforzo, oppure ne fe del tutto incapace. Qualcosa di simile
si vede nella generazione degli esseri viventi: alcuni semi germinano senza la
minima cura, in qualsiasi terreno siano caduti, altri invece richiedono anche
l abilita dell agricoltore. Alio stesso modo alcuni esseri viventi riescono a svilup-
parsi e a raggiungere la loro maturita completamente da soli, mentre l uomo
richiede tutta una serie di arti per la sua conservazione, a cominciare gia dalla
sua nascita, e in seguito per la sua nutrizione.
( B 14 ) Se dunque le capacita umane imitano la natura , allora e evidente
che anche la caratteristica dei prodotti dell arte umana di avere uno scopo
dipende dalla natura; dovremmo cioe dire che tutto cio che si genera rettamente
nasce in vista di uno scopo. Infatti tutto cio che produce qualcosa di bello, e
rettamente generate, e tutto cio che si genera o si b generate produce, se il pro-
cesso naturale si svolge normalmente, qualcosa di bello. Cio che e contrario alia
natura, invece, e brutto, ed e opposto a cio che e conforme a natura. La gene¬
razione normale e conforme a natura, dunque, si compie in vista di uno scopo.54

51
Le parole Xdyov 81 8v gypaijie si riferiscono verosimilmente al principio peda-
gogico di Aristotele di introdurre sempre le sue lezioni con l esposizione di jrepl xtvcov
x 4arlv fj TrpaypaTela xai x1?, cfr . ARISTOX. El. Harm. II 1; DURING , Biogr . trad., 358.
52
-
L irreversibilita del processo del divenire ysvEan; - au au; - x£Xo<; - <pfKcn.<;
<p9opa e il concetto fondamentale della teleologia di Aristotele; cfr. sopra, p. 424.
55
-
Preferirei ora la lezione X£XOQ au riji; < xal > xb pdXxtaxov, cfr. Rhet . I 7,
1364 25, Phys. II 3, 195a 24, Pol. I 2, 1253a 1, EN VI 13, 1144a 32. Naturalmente
b
pdXxtaxov oppure Sptaxov e spesso predicativo, Top . VI 8, 146b 10, Delta 2, 1013b
26, EE I 8, 1218b 10; 1219a 10.
54
Piu dettagliata in proposito Phys. II 5, dove si legge a 197a 5 rj TUX?) ahla
xaxd: e ad a 8 adptoxa xa afxta, cfr. WIELAND, Die aristotelische
Pbysik , 269.
55
Cost anche Phys. II 8, 199a 16.
54
£ questo, come dice il Wieland, il nucleo essenziale della teleologia aristote-
lica. Se l arte, che gia in se procede conformemente a uno scopo, si limita a imitare
la natura, allora l ordine della natura deve essere eminentemente conforme a uno scopo.
IL PROTRETTICO 465

( B 15) Cib si puo osservare in ogni singola parte del nostro corpo; se per es.
osservi la palpebra, noti subito che non e nata sen2a ragione, ma per riparare
gli occhi, per assicurare ad essi il riposo e impedire che oggetti esterni possano
penetrare in essi. Intendiamo la stessa cosa quando diciamo delle cose naturali
che esse sono nate in vista di uno scopo, come anche quando diciamo che le
cose prodotte dall arte sono state fabbricate per un determinate fine. Quando si
tratta, per esempio, di costruire una nave da carico per trasporti sul mare, ecco
con questo indicato lo scopo in vista del quale e prodotta .
( B 16 ) Ora gli esseri viventi appartengono, o tutti in generale o almeno i
migliori e piu nobili, a cio che e generato dalla natura e in accordo ad essa ; e
non significa nulla se qualcuno invece asserisce che la maggior parte degli animali
sarebbe generata contro natura, cioe per far male e per provocare danno.5* Il
piu nobile degli animali esistenti sulla terra 59 e l uomo, sicche risulta chiaro che
l uomo e generato per natura e conformemente a natura. ( B 17 ) Se dunque 1) il
fine e sempre migliore della cosa ( perche tutto si genera in vista dello scopo e
il cio per cui ” e sempre migliore e il meglio di tutto ), e se poi 2 ) il fine con-
forme a natura b cib che viene raggiunto per ultimo nel processo del divenire,
quando questo si sviluppi con continuity fino al compimento; se inoltre assu-
miamo 3) che nell uomo prima giunge a compimento il corpo, e soltanto in se-
guito cib che concerne l anima, e che il compimento di cib che e migliore e in
qualche modo sempre successivo alia sua genera2ione ; se dunque noi assumiamo
che 4 ) l anima viene all essere sempre dopo il corpo, e che a sua volta all interno
dell anima la facolta della mente viene all essere per ultima ( poiche vediamo che
questa per natura e l’ultima che si origina nelPuomo, e questa e la ragione per
cui e l unico bene il cui possesso la vecchiaia reclami ); 5 ) ammesso tutto questo,
allora la facolta della mente e per natura il nostro fine, ed il suo esercizio costi-
tuisce lo scopo ultimo in vista di cui siamo nati. Posto che noi siamo stati
generati conformemente a natura, e allora anche chiaro che esistiamo per pensare
e per imparare.
( B 18 ) E ora domandiamoci per quale fra gli oggetti di pensiero esistenti il
dio ci ha prodotti. Quando a Pitagora fu posta questa domanda dagli abitanti
di Fliunte, egli rispose: Per osservare il cielo . Egli usava definirsi un osserva-
tore della natura, e diceva di essere nato per questo scopo. ( B 19 ) Di Anassagora,
poi, si racconta che cost abbia risposto alia domanda per quale scopo l uomo
potrebbe augurarsi di nascere e di vivere: “ Per osservare il cielo, e le stelle
in esso, e la luna e il sole , come se per null’altro valesse la pena. ( B 20 ) In
accordo con questo argomento, Pitagora avrebbe dunque a ragione affermato che

Il filosofo, che sta molto al di sopra dei comuni artigiani e tecnici, trae i suoi modelli
« dalla natura stessa », B 49.
< ) , xifito? significa in Ari-
xtpttoxaxa. A difieren2a di « pregevole » ( £7taivex<5;
57

stotele « perfetto » oppure « divino » (x£Xcto;< , Oeioc;, EN I 12 ). Gli animali inferiori


sono imfia. In PA I 5, 645a 15-20 Aristotele definisce divino tutto cib che e creato
dalla natura .
58
Verosimilmente in riferimento a qualcuno che spiegava la finalita « buona »
della natura intendendo pero come dannosi tutti gli animali . Cfr . EE VII I , 1235a 19
e il commentario del Dirlmeier a questo passo.
59
xoiv bvxauOa £< > <ov ( oppure xa L,Sxx. xa Ov/ jxa PA I 1, 641b 17 ) in con
* , xa
trapposi2ione ai corpi celesti dtlSia.
-
Cfr. le parole conclusive in B 110.
466 ARISTOTELE

ogni uomo e stato formato dal dio per conoscere e meditare. Se poi l oggetto di
questa conoscenza sia l ordine del mondo oppure una qualche altra natura,61
sara forse da esaminare in seguito; per il momento ci basta, come base, cio che
abbiamo detto. Se doe conformemente a natura il fine e la facolta della mente,
.
allora non v’e dubbio che la cosa migliore e di esercitarla ( B 21) E dunque biso-
gna fare ogni altra cosa in vista del bene che e presente nell uomo stesso; e,
fra queste cose a lor volta, quelle corporee in vista di quelle dell anima, e la
virtu in vista della facolta della mente, perche questa e la cosa piu alta.42
( B 22 ) Alla stessa meta < che cioe chi vuol essere felice deve dedicarsi alia
filosofia > ci porta quest altra argomentazione.43 ( B 23 ) Dal momento che nella
natura tutta domina l’ordine,44 essa non fa nulla a caso, ma tutto subordina a
uno scopo. In quanto essa esdude il caso, si adopera per la realizzazione dello
scopo in grado ancor maggiore di ogni arte umana, perche, come gia sappiamo,
.
le capacita umane prendono a modello la natura Poiche per natura l uomo con -
sta di anima e corpo, e l anima vale piu del corpo, e inoltre cio che vale meno e
sempre subordinate a cio che e migliore in vista di uno scopo, cos! il corpo
esiste in vista dell anima. Gia sappiamo che l anima e in parte razionale, in parte
invece irrazionale, e che la parte irrazionale ha minor valore ; se ne arguisce che
la parte irrazionale esiste in vista di quella razionale. Alla parte razionale appar-
tiene l’intelligenza ; 45 la dimostrazione dunque porta inevitabilmente alia conclu-
sione che tutto esiste in vista dell’intelligenza. ( B 24 ) L’attivita dell’intelligenza
e quella di pensare, e il pensare consiste nella contemplazione degli oggetti del
pensiero, cost come l’attivita dell’organo della vista e di vedere gli oggetti visi-
bili. Sono quindi il pensiero e l’intelligenza che rendono ogni altra cosa deside-
rabile per l’uomo, perche le altre cose sono desiderabili in vista dell’anima, e
nell’anima l’intelligenza e cio che vale di piu, e in vista di cui esiste tutto il
resto. ( B 25 ) Fra gli atti del pensiero, alcuni sono completamente liberi, quelli,

7roTcpov 6 xoapoc eaxiv r\ xi? i ripx rpuaic,. Aristotele pone qui come alter-
61

nativa lo studio della natura fisica, e in particolare gli ordinati accadimenti della
natura, cioe la filosofia naturale ionica nonche la sua propria, e la tradizione eleatica
che culmina nella dottrina platonica dei principi dell’essere.
62
Fra B 20 e 21 manca qualcosa, il che e da rimpiangere, perche B 21 indica che
in una parte non conservata dell’opera Aristotele diceva qualcosa a proposito del legame
fra intelligenza morale e intelligenza teoretica. Come vediamo da EN VI 1, il problema,
cosf come egli lo poneva, e insolubile. La forma piu alta della conoscenza e la cono¬
scenza del fine e della « ragione per cui ». Ma che cosa garantisce che il <pp6vtp.o?,
colui che e dotato della retta intelligenza e che guarda alia natura stessa ( B 50), colga
sempre il giusto?
43
La formulazione e modificata da Giamblico. Non potremo mai dire con sicu-
rezza se B 22-30 siano desunti dal Protrettico. £ facile vedere che questi frammenti
ripetono pensieri che sono sviluppati in altri passi dell’opera, e che pero anche intro-
ducono punti di vista nuovi. In ogni caso, sono estratti da un’opera perduta di Aristo ¬

tele. Giamblico ha fortemente abbreviato il testo: si veda il mio commentario.


M
naax <pi)ot;< ua7rep ttyouca A6yov significa forse « possiede ragione »; innu-
merevoli sono i casi in cui Aristotele dice che rpumc, op yexai , (peuyei, Cqxei, o per-
sino che essa agisce &oncp olxov 6[zo;< Tutte queste sono espressioni meta
foriche per i regolari accadimenti della natura ( d>; ini xi noXu ) . Il concetto dell’or-
-
dine che regna negli eventi naturali e in Aristotele un’idea centrale.
6 vou; puo essere tradotto con intelligenza, ragione, mente o intuizione.
IL PROTRETTICO 467

cioe, che vengono compiuti per se stessi.66 Quegli atti del pensiero che produ-
cono una conoscenza in vista di qualcos altro, sono simili a servitori. Cio che
viene fatto per se stesso, ha sempre maggior pregio di cio che viene fatto come
mezzo per qualcos altro; e cost anche cio che e libero e superiore a cio che non
lo e. ( B 26 ) Quando nelle nostre azioni ci serviamo della riflessione, seguiamo la
guida di questa anche se colui che riflette ha di mira la propria utilita, e deter
mina la sua azione da questo punto di vista. Costui usa il proprio corpo come
-
un servitore, e deve lasciare perfino uno spazio notevole al caso; in generale
egli compie bene quelle azioni in cui la riflessione ha un ruolo dominante, anche
se nella maggioranza delle azioni egli deve usare il proprio corpo come uno
strumento.67
( B 27 ) Dunque, il pensiero puro e non subordinate ad alcuno scopo ha
maggior nobilta e maggior pregio del pensiero che serve per mirare a qualcosa
d altro. Il pensiero puro e nobile per se stesso, e desiderabile e in esso la sa-
pienza dell intelletto, cost come la saggezza pratica e desiderabile in vista del-
l azione. Il bene e il valore piu nobile si trovano dunque, innanzi tutto, nel
pensiero filosofico, ma, in verita, non in qualsiasi pensiero di tal sorta ; [ perche
non ogni idea semplicemente e nobile; soltanto del pensiero di un maestro di
filosofia, quando contempla il principio che domina in tutto l universo, si puo
supporre che sia prossimo alia sapienza, e sia sapienza in senso proprio ].69
( B 28 ) Privato della percezione e dell intelligenza, l uomo diventa simile a
una pianta; se gli si sottrae l intelligenza soltanto, si trasforma in un animale;
se e liberate, invece, dell irrazionale, ma persiste nell intelletto, diventa simile
a dio.70 ( B 29 ) Perchd l intelligenza, che e cib che ci differenzia dagli altri esseri
viventi, si manifesta con pieno diritto soltanto in quella forma di vita 71 che
non conosce il caso e cio che e privo di valore. Certo anche negli animali 77 ci
sono piccole scintille di saggezza e di intelligenza, ma tuttavia essi non hanno
minimamente parte della sapienza filosofica. Questa infatti tocca solo agli dei
< e all intelletto negli uomini > . Per altro aspetto, l uomo e largamente supe-
rato da diversi animali quanto ad acutezza di percezioni sensoriali e istinti na-
turali.74

Cos anche in Alfa I 2, 982b 19-28, a proposito della ricerca della conoscenza
disinteressata. Nel testo tradito a7repe £8ouaat e corrotto; leggo dmepya opevat oppure
a 7ro8i8ouaat .
67
Nei particolari il testo e incerto, ma l argomentazione mi sembra chiara.
TO xtpiov, si veda sopra, nota 57.
69
II testo fu largamente modificato da Giamblico, ed e incerto nei singoli par¬
ticolari.
70
Testo fortemente abbreviato e modificato da Giamblico. Due le idee di fondo:
(1) la distinzione della vita in &pe 7mx6v, aEafbjxixov, Siavotjxixov . ( 2 ) il vou? e l ele-
mento divino nell uomo, tema tradizionale almeno da Diogene di Apollonia A 19; i
passi principal sono in Platone Teeteto 176b, in Aristotele Protrettico B 110 ed EN
X 7, 1177b 28-1178a 8. - Cio che in Giamblico segue a B 28 ( 35, 18-36 Pistelli ) non e
desunto da Aristotele.
71
In una vita consacrata alia filosofia, pto? ffstoptjTtxoi;.
72
Gli esempi tipici in Aristotele sono le api e le formiche, il ragno e la rondine.
73
Testo corrotto. Si veda il mio commentario.
oppats, anche impulsi, per es. HA VI 29, 578b 33, Pol . I 2, 1253a 29. Nei
74

MM e nell EE il concetto di icXoyo<; 8ppf ) ha una parte importante.


468 ARISTOTELE

( B 30 ) La vita dell intelligenza e in realta l unica che non pub essere sepa¬
rata dal bene, e generalmente si riconosce che essa e inclusa nella concezione del
bene. Infatti l uomo eccellente, che nella sua vita segue la ragione , non cade vit-
tima del caso, ma invece, piu di tutti gli altri uomini , sa liberarsi da cio che e
sottomesso al caso. Se dai la tua adesione a questo tipo di vita con piena convin-
zione, puoi avere buona fiducia.
( B 31) Noi tutti scegliamo cio che contemporaneamente e raggiungibile e
utile; bisogna dunque che sia riconosciuto che la filosofia possiede entrambe
queste qualita, e che la difficolta di conseguirla e minore dell utilita che essa
procura, perche tutti facciamo piu volentieri uno sforzo per cio che e piu
facile. ( B 32 ) £ facile addurre la prova che noi siamo capaci di conseguire la
scienza del giusto e del conveniente, come anche la scienza della natura e dell al-
tra realta che veramente e.7
( B 33 ) Cio che e primario e semplice & sempre meglio noto di cio che e
secondario e consta di esso; alio stesso modo, cio che e superiore nella naturale
scala di priorita e meglio noto di cib che b inferiore.77 II sapere si occupa piut-
tosto di cio che e logicamente determinate 7* e ordinato che del suo contrario, e
piuttosto dei fattori fondamentali 77 che di cio che risulta da essi. Ora, le cose
buone sono determinate ed ordinate in misura maggiore delle cose cattive, per
es. un uomo eccellente a paragone di persone dappoco; contrari come que-
sti debbono avere le stesse differenze." Cio che b primario ha il carattere di
una causa piu di cib che e secondario; perche, se si toglie quello, si toglie anche
cio che da quello ha avuto il suo essere: le linee, se si tolgono i numeri, i piani,
se si tolgono le linee, i corpi, se si tolgono i piani ; e anche la parola, se si

75
II testo di B 30 e un riassunto steso da Giamblico; in parte il linguaggio e
estraneo ad Aristotele.
76
Dunque due rami del sapere: etica = 7tepi xcov Sixalcov xal m>|i <pep6vxcov ,
filosofia della natura = 7tepl <pi<reto;< xal xrjs dcXXtji; aXr)Osla;< , cfr. il mio commen
tario, 200.
-
77
Le parole xa (3eXxlto XTJV tpboiv TCOV ysipivciv non si riferiscono ad una valu-
tazione morale, bensf a una relazione di priorita, che Aristotele ( come Platone ) suole
esprimere con l argomento della ouvavalpem?. In concreto intende qui dire: ( a ) gli
elementi semplid in natura sono per natura piu noti e piu chiari delle molteplici
forme, a noi apparentemente piu note, in cui essi compaiono in natura; ( b ) le singole
lettere dell alfabeto sono semplicemente piu note delle sillabe, delle parole, ecc.; in
questa scala di priorita la lettera dell alfabeto sta piu in alto, perche l esistenza delle
lettere e la condizione per l esistenza delle sillabe, delle parole ecc. - Sul significato di
yvupL|xo si veda WIELAND, Die aristotelische Physik , 71.
7
* xa topiapiva, anche in EN IX 9, 1170a 20; il termine non ricorre nelle opere
di Platone, ma e invece nella notizia di Ermodoro a proposito del Ilepl xayaOou ,
SIMPL. In Phys. 248, 4. Concetti come « buono-cattivo » sono determinati da una pre-
cisa correlazione, dalla mutua opposizione e dal concetto medio. x6 topiapevov e nello
stesso tempo cib che e limitato fra il piu e il meno, il p£aov xtov layavcov, cfr. H.J.
KRAMER, Arete bet Platon und Aristoteles , 323. Anche qui e centrale il concetto di
ordine.
79
Allusione alia sua dottrina delle quattro alxiat .
80
Nella costruzione concettuale di Aristotele si distinguono terminologicamente
il genere ( yb/ oc, ) , la caratteristica distintiva (Siatpopa ) , la specie ( elSoq ) e l individuo
( icxopiov ) ; questi termini sono sempre relativi.
IL PROTRETTICO 469

tolgono le sillabe, e le sillabe, se si tolgono le lettere.81 ( B 34 ) Quindi, se l anima


vale di piu del corpo ( perche per sua natura l anima e l elemento che comanda ),
e se esistono delle capacity umane e delle scienze in relazione al corpo, come ad
es. la medicina e la ginnastica ( noi le chiamiamo rami della scienza e riteniamo
che esistano degli uomini che ne sono padroni ), allora e chiaro che deve esserci
anche in relazione all anima e alia sua virtu una qualche cura ed un arte, e che
noi siamo in grado di conseguirla; perche ci possiamo appunto impadronire della
scienza di cose nelle quali la nostra ignoranza b ancor maggiore, e che sono piu
ardue da conoscere.
( B 35 ) Lo stesso vale anche per la scienza della natura ; e di gran lunga
piu necessario aver conoscenza dei fattori fondamentali 12 e degli elementi piu
semplici in natura che di cio che ne risulta secondariamente. Infatti cio che e
di questo genere non appartiene alle cose fondamentalmente prime,'3 ne da esso
cio che e primario deriva la sua esistenza, ma e invece evidente che il resto
nasce da cio che e primario ed esiste grazie a quelle. ( B 36 ) Siano dunque il
fuoco, o l aria, o il numero, o una qualche altra natura 84 i fattori fondamentali,
primari in relazione al resto, in ogni caso e escluso che si possa conoscere alcun-
che delle altre cose se prima non si conoscono quelli. Giacche, come si potreb-
bero capire le parole che si dicono, se non si conoscono le sillabe, o le sillabe,
se non si sa nulla delle lettere? ( B 37 ) Sull esistenza di una scienza della verita,
e di una dell eccellenza dell anima, e sulla nostra capacita di acquisirle entrambe,
basti quel che si e detto.
( B 38 ) Che poi questa < conoscenza dei principi > e il piu grande dei
beni ed b piu utile di ogni altra cosa, risulta da quanto segue. Siamo tutti con-
cordi nel riconoscere che l uomo eticamente superiore e per natura sua piu
capace deve governare," e inoltre che la legge soltanto e reggitrice e sovrana,
quella legge, intendo, che nel suo dettato e espressione di un pensiero saggio.
( B 39 ) Inoltre: chi pub costituire una misura e un punto di riferimento 87 piu
preciso, per noi, dell uomo dotato di intelligenza morale ? Le cose per cui egli
si decide,88 quando fa la sua scelta sulla base della riflessione e del suo sape-

81
Dal Ilepl raya-Sou , ALEX. In Met . 85, 18-21 = Ilepl ESe&v fr. 4, p. 126
Ross. In EE I 8, 1218a 1-15 Aristotele non fa un autocritica, come vuole il DIRLMEIER,
EE 196; cfr. in proposito H.J. KRAMER, Arete bet Platon , 268.
82
Conoscenza della struttura, ved. sopra, p. 342.
83
ra fixpa sono i principi , at axpivavai aEvtai di Gamma 1, 1003a 26, i con¬
cetti mediante i quali analizziamo e conosciamo il resto.
88
EITE 7t0p eft af ) p ( secondo alcuni dei presocratici), EIT <xpif > p.6<; ( secondo i
Pitagorici ), elx SXXai TIV£ <; <p6aeu; ( come le idee di Platone ); cost anche in Theta
8, 1050b 34 el TIVE? eEal <p6aei?, a proposito delle idee. Aristotele conforta la sua
tesi esemplificando con opinioni diverse. Con yucseir intende « qualcosa che esiste con-
formemente a natura ».
88

stotele intende una scienza dei principi della natura, come in B 32.
-
In Phys. I 8, 191a 25 si dice TYJV aXfj Eiav xat r)]v tpuatv rf ]v TUV 8VT<OV. Ari¬
Cfr. la discussione nel Gorgia 488b sgg.
87
Oppure « pietra di confine », tic, 6 po? axpip orepos TUV ayafltov. La metafora
e qui certo intenzionale; non sarebbe esatto rendere il vocabolo 6 po? con « definizio-
ne »; cfr. B 47. 6 ippivipo? e il tema di EN VI 5. Testi relativi alio airouSalo? in
DIRLMEIER, Nik . Ethik , 284.
88
£ dunque presupposta la TrpoaEpcat;, la scelta ragionata, cfr. DIRLMEIER , Nik.
470 ARISTOTELE

re,89 sono buone , e cattivo e il loro contrario. ( B 40 ) Tutti gli uomini decidono a
favore di cio che ha maggior consonanza con il loro carattere, cos per es . il
giusto sceglie la vita giusta , il valoroso la vita valorosa, l uomo temperato la vita
secondo la temperanza . Similmente e chiaro che l uomo dotato di capacita intel-
lettuale 90 si decider! per la filosofia , perche il filosofare e compito di quella
capacita . Da questo giudizio, espresso con la maggior sicurezza possibile, risulta
chiaramente che la capacita dell intelletto e il piu alto di tutti i beni .
( B 41 ) Con ancor maggiore chiarezza la verita di questa tesi risulta dai
seguenti argomenti . La riflessione e la conoscenza sono desiderabili dagli uomini
di per se, in quanto senza di esse non e possibile vivere una vita degna di un
uomo . Ma esse sono anche utili per la vita pratica, perche nulla ci appare buono,
se non e portato a compimento con la riflessione e mediante un attivita avveduta.91
Ora , la vita felice puo consistere nella gioia e nel benessere,92 o nel possesso
dell eccellenza morale, o nell esercizio della capacita intellettuale : in ognuno di
questi casi, comunque , bisogna dedicarsi alia filosofia , perche un giudizio chiaro
su queste cose si pub conseguire soltanto mediante la filosofia.93
( B 42 ) Chi cerca da ogni forma di scienza un risultato diverso da essa ed
esige che ogni scienza debba essere utile ,94 ignora completamente quale fonda-
mentale differenza ci sia fra cio che e buono e cio che e necessario; e, infatti ,
una differenza straordinariamente grande . Perche quelle cose che noi desideriamo
in vista di qualcos altro, e senza le quali non e possibile vivere , le chiamiamo
necessarie e concause; cio, invece , che desideriamo per se stesso, anche se non
ci procura null altro, lo chiamiamo bene in senso proprio . Infatti una cosa non
e desiderabile sempre in vista dell altra, e cosf avanti all infinito: da qualche
parte ci deve essere un punto fermo. £ , di fatto, completamente ridicolo cercare
dovunque un utilita che sia diversa dalla cosa stessa,95 e chiedersi : quale van-
taggio ne abbiamo? , e “ a che cosa pub servire? . Chi parla cosi , in nessun
modo, come s e detto,94 risulta simile a colui che conosce il hello e il bene e
sa distinguere tra causa e concausa .97

Ethik , 327 . Il termine non ricorre in Platone, ma il concetto e sostanzialmente presente:


cost Socrate dice neWApologia 38e TTOXU (raXXov aipoupai coSe dKoXoyYjaapEVo?
vavai rj ixetvco? £rjv .
89
Cfr. DIRLMEIER EE 245 a proposito del parallelo di EE II 3, 1220b 28
(0
? 7] E7uaTY](ji7] xeXeiiet xal 6 Xiyot; .
90
Sarebbe comodo, per motivi di coerenza , tradurre sempre con la stessa parola
il termine 6 <pp6vipo? : e cosi anche per <ppoveiv e < pp6vr}<si<; . Di fatto queste parole
non hanno pero significato univoco; rinvio per questo al mio Frotrettico , 203-206 e
275 . Aristotele giuoca intenzionalmente su questa ambiguita .
91
Cioe deve darsi una situazione etica, e deve essere fatta una scelta.
92
Buone osservazioni a proposito della difficolta di tradurre TJSOVT] in PH . MER
LAN, Studies in Epicurus and Aristotle , 14-15 .
-
93
La proposizione « Ora-mediante la filosofia » e una formulazione di Giamblico.
Altrimenti il DIRLMEIER, EE 151 .
94
Cfr . ISOCRATE, Antid . 262-269 .
95
Come cioe fa Isocrate.
94
Locuzione tipica di Aristotele. Il fatto che il nostro testo conservi simili mi-
nime particolarita stilistiche indica che il testo originale e pervenuto incolume .
97
Che ha studiato nelPAccademia . La frecciata e sempre rivolta contro Isocrate .
IL PROTRETTICO 471

( B 43 ) La verita di quanto io dico risulterebbe nel modo piu chiaro se


qualcuno ci portasse con il pensiero nelle isole dei beati. La non avremmo alcun
bisogno, e nessuna delle altre cose ci procurerebbe alcuna utilita; rimarrebbero
unicamente il pensiero e la filosofia , quindi appunto do che anche ora " chiar
miamo la vita libera. Se questo e vero, come sarebbe possibile non vergognarsi
a ragione, se, quando si ha la possibility di trasferirsi nell Isola dei beati, se ne
e incapaci per colpa propria ? Non e affatto da disprezzare, percio, la ricompensa
che la conoscenza offre agli uomini , e il bene che ne risulta non e cosa da poco.
Proprio come dicono i sapienti fra i poeti, che cioe noi raccogliamo i frutti della
giustizia nell Ade, cos! anche dobbiamo supporre che i frutti della filosofia
li raccogliamo nelle isole dei beati. ( B 44 ) Non dobbiamo percio preoccu-
parci se la filosofia non si dimostra utile o vantaggiosa,100 perche non affer-
mlamo innanzi tutto che sia vantaggiosa, ma piuttosto che e buona, e che la si
debba scegliere non per qualcos altro, ma per se stessa. Infatti, come noi andiamo
ad Olimpia per lo spettacolo dei giochi in se, anche senza averne alcun altro
vantaggio ( perche lo spettacolo vale in se piu di molto danaro ), e come non
guardiamo le rappresentazioni drammatiche delle feste Dionisie in base al calcolo
di ricevere qualcosa dagli attori anzi siamo proprio noi a pagare e come
valutiamo molti altri spettacoli piu di una gran somma di denaro, cost anche
valuteremo la contemplazione dell universo piu che non tutte quelle cose, che
secondo 1 opinione generale passano per utili.101 Non puo certo essere giusto
che ci si dia molta pena per andar a vedere delle persone che < sulla scena > si
presentano come donne o schiavi, oppure lottano o gareggiano in corse < ad
Olimpia > , e d altra parte si consideri che non si debba contemplare senza un
compenso la natura delle cose e la verita. ( B 45) Cost ora abbiam preso le mosse
dal finalismo della natura per un esortazione alia filosofia, convinti che il dedi-
carsi alia filosofia costituisce un bene ed b nobile cosa gia per se, anche se non
ne dovesse derivare alcuna utilita per la vita pratica .102
( B 46 ) Che pero la speculazione filosofica sia realmente della massima
utilita anche per la vita di ogni giorno si comprendera facilmente, se lo si esem
plifica con le arti e con le professioni. Tutti i medici intelligenti e la maggior
-
parte dei maestri di ginnastica dichiarano unanimemente che chi desidera diven-
tare un buon medico e un buon ginnasta deve conoscere bene la natura.103

-
La distinzione xaXd ( oppure dyaUd ) avayxaia e fondamentale in Platone. Cfr. DIRL
MEIER EE 156-157.
-
Cioe noi nell Accademia. iXetlftepo? (3io? e intraducibile; in contrasto con il
Pdvauoo? pio?, esso richiedeva o oXf ), cfr. sotto, p. 543.
” La poesia filosofica di questa sezione e un TrapaSctypa retorico, il cui scopo
e di illustrare 1 argomentazione logica di B 42. In B 44 Aristotele giuoca sui due sensi di
ffecopla, da una parte « riflessione filosofica », dall altra « assistere a uno spettacolo ».
100
Questa espressione ridondante e tipica dell EE, cfr. DIRLMEIER 381.
101
Nell Antidosis 261-263 Isocrate asserisce che lo studio dell astronomia, della
geometria e di altre scienze e di scarsa utilita, e che £!;<o TOXVTaroxatv elvat TMV dvay-
xatcov.
102
B 45 e stato messo insieme da Giamblico; ma ricapitolazioni di questa sorta
sono la regola anche in Aristotele, quando si tratta di passare a una nuova argomen-
tazione.
103
Cfr. i noti testi di Fedro 270d e Carmide 156b-e, dove quest idea viene svi
luppata in modo leggermente diverso. In Aristotele 1 accento e sul fatto che la natura
-
472 ARISTOTELE

Cosi anche i buoni legislator! devono avere conoscenza della natura , e anzi in
misura molto superiore a quegli altri. I primi, infatti, esplicano la loro abilita
professionale promuovendo l eccellenza del corpo, questi invece si occupano
dell eccellenza dell anima e pretendono di insegnare la via per la felicita o l’infe-
licita all intera comunita . Ad ancora maggior ragione, dunque, hanno bisogno
della filosofia . ( B 47 ) Nelle altre attivita artigianali i migliori attrezzi sono sco-
perti mediante l osservazione della natura ; cosi, per es., nell arte di costruire il
piombino, la riga e l attrezzo con cui si traccia il cerchio;104 per alcuni strumenti
ci offre un modello l osservazione dell acqua, per altri l osservazione della luce
e dei raggi del sole. Con l’aiuto di questi strumenti noi stabiliamo che cosa e
diritto e piano in misura sufficiente per i nostri sensi. Alio stesso modo anche il
politico deve avere certi termini di riferimento,105 che desume dalla natura stessa
e dalla verita, con l’aiuto dei quali potra giudicare che cosa e giusto, che cosa
e bello e che cosa conveniente. Infatti, come gli strumenti del tipo di cui abbiamo
parlato sono i migliori nelle attivita professional!, cosi anche il miglior termine 106
di riferimento b quello che in massimo grado si conformi alia natura. ( B 48 )
Nessuno invece che non abbia praticato la filosofia, e conosciuto la verita, puo
raggiungere questo. In altre professioni 107 non si giunge al possesso degli stru ¬
menti e ai piu precisi ragionamenti prendendo le mosse dai principi primi, bensf
da cio che ne e lontano di due, tre o piu gradi ; per questa ragione il loro sapere

stessa da all’uomo una direttiva per l’azione; in Platone, sul fatto che il medico deve
considerare l’uomo e la sua natura come una totalita, e non limitarsi a curare l’una o
l’altra parte del corpo. La parola tpimc, ha in questi passi diverso significato in Platone
e in Aristotele. A proposito di B 46-50 cfr. il mio saggio Aristotle on ultimate principles
from nature and reality, in Aristotle and Plato in the mid- fourth century, 35-55.
104
Un chiodo a cui e assicurata una cordicella.
105
8pou ;< come in B 39. Il modello e il Politico di Platone 296e-297a. Non
sappiamo se Aristotele trattasse il medesimo tema nel suo dialogo omonimo. Platone
parla di 8 po? <4Xr)lhvd> xaxov ipOTj? 7t6Xeto;< 8totxf|< jeco;< e metaforicamente di un xu-
-
[3epyif )T») ;< . Aristotele muove dalla sua proposizione che yj ttyyt] pupeixai ri]v puaiv ,
e cio che segue e un’efficace amplificazione retorica. A differenza degli esponenti delle
x& yyai , i quali imitano la natura, l’uomo politico riceve i suoi modelli dcx8 xiji; (puceto?
aur/ j?, c
° grazie all’immediata intuizione dei processi fisici della natura, ax’ aurcov
xcov £xpi' [3t5v, cioe dalle stesse cose esatte ( i processi ), e dcx’ auxfiiv xcov xpcoxcov,
cioe dagli stessi principi primi. I rappresentanti delle rlyyca devono attenersi a copie
di secondo e terzo grado; come Platone dice nella Repubblica 599d, essi sono xpixoi
£x8 x») ;< aXrj&eia?. Solo al filosofo e aperto l’accesso alia diretta Tutto cib
e quanto piu lontano si possa pensare da Platone, perche secondo questo e il sofista,
e non assolutamente il filosofo, che e un |xtpy]T?); xcov ovxtov ( Sofista 235). E nel
(

Politico 274d si dice che le zlyy&i , che servono al sostentamento dell’uomo, operano
secondo il modello dell’intero cosmo ( cruppipoupEvot ) . La sezione B 47-50 e il testo
principale per quegli studiosi che, malgrado tutte le assurde conseguenze, sostengono
che Aristotele edifico la filosofia presentata nel Protrettico sul fondamento della dot-
trina platonica delle idee.
106
II nostro testo ha vipoc, ma e evidente che 8po? e la parola che qui ci si
aspetta. L’espressione 8po ; < 8 paXtaxa xaxa <puaiv xeipevo? e sinonima di Spo? axi)
X7) ;
< nji;.
<pucetoc au
107
-
Qui Aristotele si e servito per i suoi scopi dell’argomentazione svolta nella
Repubblica 533bc.
IL PROTRETTICO 473

e soltanto approssimativo, ed esse basano le loro considerazioni sull esperienza .


II solo filosofo imita direttamente le cose esatte , poiche egli osserva le cose
stesse e non le loro imitazioni .10* ( B 49) Ora , dunque, come non puo essere un
bravo costruttore chi non usa il filo a piombo e altri simili strumenti , ma sempli-
cemente fa delle case al modo delle altre, cosi anche e verosimile che non sara
un buon legislatore ne un uomo eccellente chi promana leggi per la comunita , o
esplica attivita politica nella citti , soltanto prendendo in considerazione ed imi-
tando azioni altrui o altre comunita umane, siano esse quelle degli Spartani , dei
Cretesi o di altri . Infatti 1 imitazione di qualcosa che non e bello 109 non puo
essere bella , e l imitazione di do che per sua natura non e divino ne stabile non
pub risultare immortale ne stabile.110 Fra tutte le professioni , soltanto quella del
filosofo e tale, che le sue leggi sono stabili e le azioni 111 giuste e nobili . ( B 50 )
Infatti il filosofo soltanto vive mirando costantemente alia natura e al c'ivino.
Come il buon capitano di una nave, egli ormeggia la sua vita a ci6 che e eterno
e costante, la getta l ancora e vive padrone di se.112
( B 51 ) Ora questa conoscenza e di per se teoretica , pero ci offre la possibi-
lita di regolare su di essa ogni nostra azione . Come, cioe , la vista non crea ne
produce nulla , perche la sua funzione e soltanto quella di distinguere e rendere
evidenti ognuna delle cose visibili , pero ci pone in grado di fare certe cose
ricorrendo a essa, e ci offre l aiuto piu importante per 1 azione ( infatti saremmo
pressoche completamente incapaci di muoverci , se non la possedessimo ), cosi
anche risulta chiaro che mediante questo sapere noi compiamo innumerevoli
azioni , sebbene esso sia teoretico; con il suo aiuto decidiamo se una certa cosa
deve essere ricercata , un altra evitata; ma soprattutto, mediante questa cono¬
scenza , conseguiamo tutto cio che e buono.113
( B 52 ) Chi si propone di verificare cio che abbiamo detto, deve avere ben
chiaro che tutto cio che per 1 uomo e buono e utile alia vita sta nell esercizio e
nell azione, e non nella sola conoscenza del bene . Rimaniamo in buona salute
non perche conosciamo le cose che ci assicurano la salute, ma perche le forniamo
al corpo; non siamo ricchi in dipendenza del fatto che sappiamo che cosa e la
ricchezza , bensi del fatto che abbiamo acquistato grandi sostanze ; e infine, cio
che importa piu di tutto, non viviamo una vita bella e nobile perche conosciamo

103
Tautologie come questa sono proprie della tecnica retorica , cfr. WIELAND, Die
arist . Physik , 223.
109
Viene dunque tacitamente presupposto che le costituzioni citate non sono
buone; non e tuttavia consigliabile trarre da cio induzioni di fatto, perche cio che
abbiamo qui e retorica, e non analisi oggettiva .
110
Anche qui sarebbe ozioso chiedersi che cosa realmente Aristotele intenda . Il
filosofo dovrebbe in realta essere superiore alia lettera della legge.
111
Cioe le sue azioni personali , cfr. DIRLMEIER EE 167 .
112
Bisogna leggere oppet con il Vitelli , e non oppa con il ms . ( nonche Bignone,
Walzer e Ross ). I testi citati nel mio commentario, e particolarmente De cor , 281 ,
forniscono la chiave per capire la metafora . Il retorico climax xaA £ <XUT6V e certo
una formulazione consapevole e incisiva del principio 8po <; o x <xvd> v 6 9p6vipo?.
113
Secondo la ben nota dottrina di Aristotele l uomo stesso e generatore delle
sue azioni , autore della vita morale, come di quella immorale. All origine dell azione
sta la scelta, la 7upoa( pem;. La posizione del fine e compito della scienza teoretica del
bene. In questo modo Aristotele collega la conoscenza teoretica e quella morale.
474 ARISTOTELE

qualcosa dell essere, ma piuttosto perche il nostro agire e buono;111 questa e


infatti veramente la vita felice. Ne consegue che anche la filosofia, se e davvero
utile come noi asseriamo, o e u n esercizio di azioni rette, oppure e giovevole
per tali azioni.115 ( B 53 ) Quindi non bisogna fuggire la filosofia, se davvero la
filosofia e, come io credo, acquisizione e applicazione della sapienza, e se si
annovera la sapienza fra i beni piu alti. Se per amore del denaro si viaggia fino
alle colonne d Eracle e ci si espone a molti rischi, perche non si dovrebbe affron
tare qualche fatica o qualche spesa per la filosofia ? 116 £ tipico dell uomo comune,
-
in realta, di desiderare la vita e non la vita buona, di seguire le opinioni del
volgo invece di aspettarsi dal volgo che sia esso a dare ascolto alia sua opinione,
di essere avido di denaro, ma di non occuparsi per nulla delle cose nobili.
( B 54 ) L utilita e 1 importanza dell oggetto mi sembrano ormai sufficiente-
mente provate. Ci si dovrebbe poi convincere che e molto piu facile 117 conse-
guire la conoscenza filosofica che qualsiasi altro bene in base a quanto segue.
( B 55) Coloro che si dedicano alia filosofia non ne hanno dagli uomini una
ricompensa che li possa spronare a tali sforzi. Essi possono aver dedicato molta
fatica per conseguire altre capacita,118 e tuttavia in tempo minore compiono rapidi
progressi 119 verso la scienza esatta ; questo mi sembra indicare con quale facilita
si pub conseguire la conoscenza filosofica. ( B 56 ) Un ulteriore argomento e che
tutti gli uomini si sentono a loro agio nella filosofia, e volentieri si dedicano a
essa, mentre lasciano ogni altro interesse. Anche questo costituisce una prova
non piccola che e un piacere occuparsi di essa;1 giacche, se fosse semplicemente
una fatica, nessuno si tormenterebbe a lungo con essa.
Inoltre, 1 attivita filosofica ha un altro grande vantaggio rispetto a tutte le
altre; non si ha, cioe, bisogno di alcun particolare strumento, ne di alcuna sede
particolare per esercitarla , ma in qualunque punto della terra uno si ponga
all opera con il pensiero, dovunque gli sara alio stesso modo possibile afferrare

118
Cfr. EN I 8, dove T6 EU £rjv xal T6 EU 7tpaTTEiv TOV euSaljzova viene intro
dotta come una proposizione nota .
-
115
B 52 deriva da un opera di Giamblico diversa da quella che fornisce i restanti
frammenti, e ciob dal De comm. math , sc., 79,15 - 80,1 FESTA. Rimane percio incerto
se sia giustificato considerate questo testo come un estratto dal Protrettico. Indubbia-
mente l argomentazione e in ottimo accordo con gli altri frammenti. Cfr. il mio com-
mentario, 207 e 224.
116
Cfr. Repubblica 504de.
117
Come dimostrano i testi addotti nel mio commentario, la facilita della filosofia
(8TI 8uvax6v ) e nei protrettici un tema costante con finality propagandistica, e viene
dedotto dalla semplicitii dell oggetto di essa. Il WIELAND, Die arist. Physik , 82, osserva
giustamente che « nel Protrettico la filosofia viene elogiata anche con parole che con-
traddicono il tema della sua facilita . La conoscenza filosofica e infatti altrove vista come
un bene per conseguire il quale nessuno sforzo h troppo grande. £ propria di una
buona argomentazione retorica una quantita di argomenti che non si condizionano
reciprocamente, e che possono persino contraddirsi ».
118
Scrivendo queste parole, Aristotele aveva forse in mente il corso di studi nel
1 Accademia, che Platone descrive nella Repubblica 521c-532a: si cominciava con la
-
119
-
geometria e si saliva attraverso le quattro zlyyai fino al Apiyxo? della dialettica.
Si deve leggere 7tpoeXr]Xu9ivai invece di mxpEXr]Xu9ivat del ms.
*" p&9 -JjSovTjt; 1] TTpooeSpEta ( « sederlesi accanto », JAEGER , Aristoteles , 98 )
viene dal cuore di questo assiduo studioso.
IL PROTRETTICO 475

la verita, come se essa sia presente. ( B 57 ) Cost dunque e provato che e possibile
dedicarsi alia filosofia, che essa e il maggiore di tutti i beni, e che e facile conse-
guirla . Per tutti questi motivi, vale la pena di coltivarla con passione.
( B 58 ) < Affrontiamo ora il problema del compito specifico della cono-
scenza filosofica, e per qual motivo a essa tutti aspiriamo. Vorrei giungere a una
risposta procedendo da un diverso punto di partenza > .12 ( B 59 ) Noi uomini
constiamo di anima e corpo; l una parte comanda, l altra obbedisce; l una utilizza ,
l altra a sua volta esiste come strumento. L uso dell oggetto che e comandato,
vale a dire dello strumento, si trova sempre in una relazione determinata con
cio che gli da degli ordini e lo utilizza.112 ( B 60) NeU anima c’e una parte, la
ragione, che conformemente alia sua natura comanda e ha potere di decidere
su di noi, dall altra l elemento che obbedisce e per sua natura riceve gli ordini ;
tutto e in una condizione buona quando ogni parte dell anima raggiunge la sua
eccellenza; l averla conseguita costituisce il bene.113 ( B 61) E vero in primo
luogo che si instaura un ordine perfetto quando la parte dell anima 12' che e la
migliore, la piu autorevole e piu venerabile raggiunge la sua perfezione. Quanto
migliore e una cosa per sua natura, tanto migliore e la sua perfezione conforme
a natura. Ora e piu prezioso cio che per sua natura e piu autorevole e piu atto
a comandare, come ad es. l uomo a paragone degli animali ; cost anche l anima
vale di piu del corpo ( perche e piu atta a comandare ); e all interno dell anima
c e una parte superiore, che e quella che possiede la ragione e la facolta del pen-
siero. Di questa natura b l elemento che impartisce ordini e proibizioni e pre-
scrive che cosa si debba e che cosa non si debba fare. ( B 62 ) Qualunque possa
essere, ora, l eccellenza di questa parte delPanima, deve comunque essere la cosa
piu desiderabile per tutti semplicemente e per noi; perche davvero si do-
vrebbe, a mio giudizio, ritenere che questa parte, o da sola o piu di ogni altra,
costituisce il nostro vero io.115
( B 63 ) Inoltre, soltanto quando una cosa assolve nel modo migliore quello

111
A titolo di esempio ho messo insieme questa formula di transizione dai fram-
-
menti seguenti 57-77. « Compiere la propria funzione » (gp fov ) o « fare l opera pro¬
pria » e concetto platonico, per es. Gorgia 503e (Scrap xal o( iSXXoi TOXVTE? Stjiiioupyol
pX67T0VTe; Tipiq -
auTtov Ip fov XTX. = Repubblica 346e. Questa idea ha in Aristotele
un ruolo importante, ed e trasferita alia natura, che o68£v \iy.zry r a r a t .
121
Cost anche in ISOCRATE, Antid. 180.
123
Nel suo commentario ai MM 1206a 36 - b 29, 412-419, il DIRLMEIER definisce
questa oupipaivia di roxlb) e X6yo? una rivoluzione copernicana nell etica. Cfr. sotto,
p. 495. Egli inclina a credere che Platone sia l autore di questa concezione; ma l inciso
di 1206b 17 ofovxat ol icXXoi mi sembra piuttosto indicate che e Aristotele il
responsabile di questa svolta in direzione di un etica piu umana, poiche oi SXXoi com-
prende Socrate e Platone.
124
Si intende il vou?.
125
f ]|iei;< Icrpev T8 jioptov TOUTO. Nel suo commento al passo parallelo di EN
IX 4, 1166a 17, e all altro parallelo di IX 8, 1169a 2, il DIRLMEIER scrive: « l’inser-
zione di oljiai sta a significare che il pensiero e di Platone, e che Aristotele lo riprende
senza sofisticare su di esso ». Ma, come i suoi precursori, il Dirlmeier ci rimane debi-
tore di una prova, perch6 nel passo citato ( Repubblica 443d &>c, aXy;{i(i; rapl Jaux6v )
Platone parla della giustizia come di qualcosa di costitutivo della personality il che
b pur una cosa diversa . L inciso <i>? oljiat indica piuttosto che Aristotele avanza la
sua personale opinione.
476 ARISTOTELE

che per natura e il suo compito ( e non accidentalmente, ma proprio per sua
natura ),134 e giusto dire che quest opera e buona ; e quell eccellenza che rende
ogni cosa capace di compiere appunto quest opera noi la chiamiamo la sua piu
alta e specifica eccellenza . ( B 64 ) Se ora l uomo < nel suo complesso > e un
essere semplice, e la sua qualita di uomo e determinata dal possesso della ragione
e della mente, allora egli non ha altri compiti al di fuori di quello di conseguire
la piu esatta verita,1 doe la scienza vera delle cose che sono. Se invece gli
appartengono parecchie capacita, allora la funzione piu preziosa tra queste capa¬
cita e quella mediante la quale e capace di realizzare il massimo; cosf , per es., '

l opera del medico e la salute, e quella del capitano della nave e un viaggio
sicuro. Io non so indicare un opera piu pregevole per il pensiero, o per la
parte pensante dell anima, della ricerca della verita. La verita costituisce dunque
realmente l opera propria di questa parte dell’anima. ( B 66 ) Quest’opera e com-
piuta dalla parte pensante quando essa consegue la conoscenza, e tanto meglio,
quanto piu preziosa e la conoscenza ; il fine piu alto del sapere la conoscenza
filosofica.134 Quando, cio£, fra due cose una e desiderabile in vista dell’altra, in
questo caso la piu pregevole e desiderabile e quella in vista della quale anche
l’altra era desiderabile, come, per es., il piacere in rapporto alle cose che lo
procurano, e la salute in rapporto alle cose che l’assicurano; infatti si dice che
si consegue l’una attraverso l’altra. ( B 67 ) Non c’e nulla di piu pregevole della
saggezza filosofica, che definiamo come la capacita della piu alta delle funzioni
della nostra anima, se paragoniamo l’una con l’altra le diverse funzioni del ¬

l’anima . Infatti la parte conoscitiva dell’anima, e, di per se sola o in connessione


con altre parti, piu pregevole di tutto il resto deU’anima, e la sua eccellenza e
il sapere.
( B 68 ) Sicche nessuna delle virtu particolari, di cui si parla comunemente,139
costituisce l’opera della saggezza filosofica; infatti essa superiore a tutte que ¬

ste.130 Il fine conseguito e sempre superiore alia conoscenza mediante la quale


lo si consegue. Per altro non ogni eccellenza dell’anima e un risultato della
saggezza filosofica, e neppure la vita felice.131 Se infatti la saggezza filosofica fosse
produttiva, allora produrrebbe qualcosa di diverso da se stessa, cosf come l’ar-
chitettura fabbrica le case, pur senza essere una parte della casa; m la saggezza
filosofica, jnvece, e una parte 133 dell’eccellenza < dell’anima > e della vita

134
Soltanto cio che il tpp6vip.ot; fa fj (pp6vi|zo? e buono.
127
Qui c’e ancora una volta una quasi smisurata esagerazione retorica.
131
ffetopfa x6 xupuoxaxov TIXO?. Secondo Platone f ] SiaXexnxfj e (SaTtep ptyx6?
TOT? iza izaatv, Repubblica 534e.
139
Intende le quattro virtu dvSpeta, aoxppomivY], Sixatoauvrj, ao<pia. In modo
analogo Platone parla nella Repubblica 491c di xa Xv( 6\± vja a ftx&i..-
130
Cioe, perche la <pp6vy) ai? e la forza dominante tanto nella sfera intellettuale
che in quella morale.
111
Vale a dire che non si diviene felici soltanto mediante la 9 p6v7 jm?. Aristotele
porta qui quasi all’assurdo la tesi che la <pp6v7)an; non produce nulla perche e in se un
x6Xo?.
133
Secondo la sua dottrina, ogni movimento e ogni cambiamento presuppone un
xtvouv e un XIVOU|XEVOV . In relazione al prodotto finale l’architettura e il xivouv , cfr.
Lambda 4, 1070b 30-35, e piu volte.
133
Cfr . GAUTHIER, L ethique & Nic. 11:2, 546.
IL PROTRETTICO 477

felice.134 Infatti io affermo che la vita felice o ne deriva , oppure e essa stessa.
( B 69 ) In base a questo argomento, la saggezza filosofica quindi non puo
essere una scienza produttiva ;135 il fine deve stare al di sopra della via che con¬
duce ad esso; ma non esiste nulla di piu alto della vita filosofica,136 se non forse
una delle cose che abbiamo menzionato prima, < cioe eccellenza e vita felice > :
ma la loro opera non e niente altro che la vita filosofica. Bisogna quindi tener
per fermo che la conoscenza di cui parliamo e teoretica, dal momento che il suo
fine non puo essere una produzione. ( B 70) La conoscenza e il pensiero filosofico
costituiscono dunque il compito proprio dell anima.137 Questa e la cosa piu desi-
derabile per noi, paragonabile, io credo, alia vista, che certamente si apprezze-
rebbe anche nel caso in cui grazie a essa non si ottenesse altro risultato se non
appunto e soltanto il vedere.
( B 71) < Lo si potrebbe provare in questo modo. > Se qualcuno ama
una cosa 136 perche essa ha qualche cosa d’altro come qualita aggiuntiva, e allora
chiaro che ancor piu amera quella cosa che possiede in misura piu elevata quella
qualita. Se, per esempio, una persona ama camminare perche e un esercizio salu-
tare, allora, se correre e un esercizio piu salutare ancora ed egli ne e capace, lo
preferira, e l avrebbe gia prima preferito, se solo l avesse saputo prima. < Citia-
mo un argomento ulteriore. > Se un opinione vera e simile alia conoscenza
scientifica ( perchd noi ammettiamo che un opinione vera e desiderabile in quanto
e 139 simile alia conoscenza scientifica grazie al suo contenuto di verita ), e se
questo contenuto di verita e proprio in misura superiore della conoscenza scien¬
tifica, allora il conoscere risulta piu apprezzabile dell opinare rettamente.1*
( B 72 ) Il fatto poi che noi amiamo la facoM della vista per se stessa, costituisce
una prova sufficiente che tutti gli uomini amano in misura elevatissima il pensare

134
II carattere retorico dell argomentazione nel Protrettico e qui particolarmente
evidente per il difetto di logica.
135
-
La distinzione aristotelica delle £7uaTT) pat in &ecopY)Tixa( e 7rot7) n.xal {le 7rpa-
xrixat sono owie e non hanno in lui alcuna funzione ) ha fornito lo spunto a molti
fraintendimenti. Nel caso delle 7roiY)Tixal £7uaTrjpai Aristotele pensava prima di tutto
al concreto risultato del « produrre ». Evidentemente non gli venne in mente che
anche il pensiero matematico o filosofico, la ffecopla, porta alia realizzazione di qualcosa,
per es . di cio che noi chiamiamo una teoria. Questa e la ragione per cui a volte egli
parla come se la ffecopta fosse una contemplazione passiva, come invece non e. La
vita filosofica e, secondo le sue stesse parole, una sempiterna vfpyeta , e, come dice
il DIRLMEIER , Nik . Ethik , 590, non un collocamento a riposo. L araldo di questo ideale
di vita era egli stesso un formidabile lavoratore. Cfr. sotto, p. 510.
136
Evidentemente Aristotele non tiene qui conto della differenza a lui ben nota
fra conoscere e conoscenza, cfr. Phys. Ill 1, 201a 16-19. 9p6vr]at;< deve qui essere
tradotto con « vita filosofica » , altrimenti sarebbe del tutto insensata la conclusione
retorica che questa sia anche TSpyov iper5j;< xal euSaipovta?.
137
II ms. ha ipETrji;, che e palesemente sbagliato; si deve leggere <Jiux»)S.
133
Terminologia tipicamente aristotelica: un T68E TI piu un fruppep x t;.
zauirf ] xal xaxa TOCTOUTOV 6 CTOV sta qui in luogo dell espressione tecnica usuale
139

nelle opere di scuola (fj ) .


140
Altre volte in Platone ( per es. Menone 98a ) e in Aristotele <XXY){H];< 86£a ed
striarfipY) sono contrapposte l una all altra. Cfr. sopra, p. 40, nota 191. £ palese che
Aristotele usa qui 9p6vt]ai;< nel senso di imar/ jpa].
478 ARISTOTELE

e il conoscere,141 ( B 73 ) perche amano la vita, e percio amano anche il pensare


e il conoscere. Per nessun altro motivo la vita appare loro apprezzabile, se non
per la percezione dei sensi, e innanzi tutto per la vista . Questa facolta e da essi
apprezzata sopra ogni misura, perche essa e, a paragone delle altre percezioni
sensoriali, proprio come una sorta di conoscenza.142 ( B 74 ) Ora la vita si distin ¬
gue dall assenza di vita per la percezione: definiamo infatti la vita con la pre-
senza della percezione e la facolta del percepire. Se si abolisce questa facolta, la
vita non e degna di essere vissuta; e come se la vita stessa fosse annientata insie-
me con la percezione. ( B 75) Fra gli organi della percezione spicca la facolta della
vista, perche e la piu acuta. Questo e anche il motivo per cui la apprezziamo piu
delle altre. Ogni percezione e una facolta di conoscere qualcosa mediante il
corpo, come ad es. l udito percepisce i suoni mediante le orecchie. ( B 76 ) Se
dunque la vita e degna di esser scelta grazie alia percezione, e la percezione e
una sorta di conoscenza, e se noi preferiamo la vita in quanto l anima , attraverso
la percezione, puo conseguire la conoscenza; ( B 77 ) inoltre, come abbiamo detto
or ora, se fra due cose e sempre preferibile quella che possiede la stessa qualita
< desiderata > ; allora risulta che fra le percezioni dei sensi la vista e necessa-
riamente quella piu desiderabile e piu nobile,143 ma che piu desiderabile ancora
di essa, e di tutte le altre percezioni e della vita stessa,144 e la conoscenza filoso-
fica, perche essa e signora della verita. Questo e il motivo per il quale tutti gli
uomini aspirano al conoscere piu di ogni altra cosa.
( B 78 ) Che coloro che scelgono la vita intellettuale 145 possono vivere in
modo sopra tutti piacevole, risultera da quanto segue. ( B 79 ) Pare che si possa
parlare della vita in un duplice senso: nel senso, cioe, della sua possibilita e
nel senso della sua real til. Diciamo che vedono tutte quelle creature che hanno
gli occhi e sono nate dotate di facolta visive, sia che abbiano casualmente gli
occhi chiusi, sia che si valgano delle loro facolta visive e guardino qualcosa. La
stessa cosa vale anche per la conoscenza e il sapere. Una cosa intendiamo l uso
della facolta e l effettivo pensiero, un altra il possesso della facolta e l aver
scienza.146 ( B 80 ) Se dunque distinguiamo la vita dall assenza di vita secondo il
possesso o 1 assenza delle facolta percettive, e se parliamo della percezione in
un duplice senso, vale a dire, nell accezione comune, dell uso effettivo della per¬
cezione, ma anche nell accezione della possibilita di percepire ( per cui, a quanto
pare, diciamo che anche chi dorme ha delle percezioni ), risulta allora chiaro che
parliamo anche della vita in un duplice significato. Di chi e sveglio diciamo
che vive in senso vero e proprio, mentre di chi dorme diciamo che vive nel
senso che possiede la facolta di passare dal sonno all’attivita, che costituisce il
segno della veglia e dell’effettiva percezione delle cose. In base a cio, e tenendo
presente questa differenza tra potenzialita e attualita, siamo autorizzati a dire che
chi dorme vive. ( B 81) Se dunque usiamo la stessa parola in un duplice signifi¬
cato, da una parte nel senso di essere attivo qui ed ora , dall’altra nel senso di

141
Alfa I, 980a 21 mkvreq SvS ptiTtoi TOU cE86vai fipfyovTai cpuaei.
142

pavS dcveiv.
-
Poet. 4, 1448b 15 yaEpouai ra? eEx6va? optav rei;, OTI < jup|3aEvet S EtipouvTae
143
TEJIIOV, cfr. sopra, nota 57.
144
Cfr. B 110 dmiTfov.
143
146
-
T6V xa ra vouv (itov .
Come si vede, questa e una presentazione in forma divulgativa della dottrina
di 86vapie ed svfpycia. Cfr. EE II 1, 1219a 24, e DIRLMEIER, 225.
IL PROTRETTICO 479

trovarsi in una condizione , diremo allora che la prima accezione e quella che
rende piu esattamente il significato proprio del 'termine. Cosl, per es., “ egli sa ”
puo significare che egli utilizza la sua conoscenza, oppure che la possiede; egli
vede puo significare che egli vede qualcosa, oppure che possiede la facolta della
vista; in entrambi i casi la prima accezione esprime un valore superiore.147 ( B 82 )
Perche parlando delle cose per le quali esiste uno ed un solo termine 148 noi di-
ciamo piu non soltanto nel senso di una maggiore quantita, ma anche della
priorita logica . Per esempio, diciamo che la salute e un bene maggiore delle cose
che la procurano, e che cio che e in se per sua natura desiderabile e un bene
maggiore di cio che produce < un qualche bene > . Tuttavia osserviamo che la
stessa parola < buono > vien detta di entrambe le cose, sebbene non in un signi¬
ficato identico,14 perche diciamo buono ” sia delle cose utili che anche dell eccel-
lenza. ( B 83 ) Siamo quindi autorizzati ad affermare che chi e desto vive in grado
maggiore di chi dorme, e chi ha l anima in attivita in misura superiore di chi
semplicemente possiede l anima. < Se teniamo presente la priorita logica possiamo
dire che > quest ultimo vive perche vive il primo, perche si trova in uno stato
tale, da poter vivere in modo attivo o passivo.150 ( B 84 ) Essere attivo in ogni caso
significa questo: se qualcuno e capace di esercitare semplicemente un attivita, e la
esercita < allora diciamo che e attivo > ; se egli possiede parecchie facolta,
< allora diciamo che e attivo > se egli esercita la piu degna di queste facolta,
per esempio quando un auleta suona il doppio flauto; ls inoltre, quando suona il

147
Le considerazioni di tipo assiologico in quest analisi semantica sembrano a noi
.
strane, ma hanno la loro giustificazione nelle speculazioni del tempo Rhet. I 7 e una
trattazione speciale dedicata al tema del paXXov-fjTTOv. Il fondamento e certo dato
dalTordinamento gerarchico dell essere di Platone, e dall idea della superiority dell essere
sul parere. In Rhet. I 7 Aristotele descrive come si possano attingere dal topos del
-
paXXov-fjxxov argomenti hi xco 7rpoxp£7reiv xal ino tpiizeiv ; negli esempi e nelle for
mulazioni troviamo numerosi punti di contatto con il Protrettico ; si puo vedere come
-
Aristotele trasferisca il tema del fzaXXov-fjxTov a tutti gli ambiti possibili.
< . Vocaboli come
14*
ov av EL; fi X6yoc ; X6yoc significa qui 6 hi rfi <pwvfj X6yo;
uyleta , uyietv6;< erano considerati da Aristotele 7m& cEt ;< di una sola e medesima parola .
144
X fl CTTt = xa owxi xat f ) UTO rauT6v. An. post. I 4, 73b 28. Cono
sco nell antichita un solo scrittore che, come Aristotele, senza aver riguardo alia capa
- ¬
city di comprensione dell ascoltatore, durante un esposizione in generale facilmente
accessibile e retoricamente stilizzata passi repentinamente ad un argomentazione ostica
e di genere completamente diverso: voglio dire Paolo. £ probabile che Aristotele det-
tasse il suo Xoyoc improvvisando sui due piedi.
150
Perche 7Tp 6xEpov f ] vIpyEia xal 8uvap.eco ;< xal rcacrr (J.ETapXyjTLxi)?,
Theta 8, 1051a 2; e un opera tarda, ma su questo punto l opinione di Aristotele e
sempre rimasta la stessa.
151
Fino a questo punto il testo e inequivocabile ; cfr. B 65, dove e avanzata la
stessa argomentazione a proposito dell lpyov tx&oxou. In 7Jxoi-|i.dXLaTa, p.6vov r) paXtara
si riferisce a jjpijTat TIC ( = hiepfei ) . La frase immediatamente seguente e stata discussa
da W.J. VERDENIUS, « Mnemos. » 1962, 395. Egli interpreta ITCI TOUTCO nel senso di
penes auletam, e intende xa xuv dXXtov come « l uso degli altri strumenti ». Io ri-
tengo verosimile che la frase sia corrotta ; ci aspettiamo totoc yap xouxo xal ETCI T£>V
6tXXtov ( sc. aup(3a £v£i ) . Simile brachilogia in An. post. II 19, 100b 3 xal xouxw
<i> oauxto; < . Il punto sostanziale di B 84 e che c e una scala di valori delle IvEpyeiai.
Cfr. DIRLMEIER, nota a EN I 6, 1098a 11, e EE 225.
480 ARISTOTELE

flauto puo essere semplicemente attivo, oppure puo esserlo in grado superiore
< cioe puo suonar bene > ; lo stesso accade anche negli altri casi < in cui usia-
mo le parole essere attivo > . Dobbiamo quindi affermare che chi opera bene
opera anche in misura superiore; infatti chi esercita un attivita bene e con esat-
tezza, ha uno scopo < cioe il bene > ed opera in modo naturale < vale a dire,
fa cio che la natura gli ha prescritto > .
( B 85) Come ho gia detto, l’attivita dell anima consta o esclusivamente o
in modo preminente del pensiero e della riflessione. £ dunque facile indurre, ed
e una conclusione che ognuno puo trarre facilmente, che vive in piu alto grado 152
chi pensa rettamente, e vive nel grado piu alto fra tutti chi si occupa al grado
massimo della verita ; e questo fa l uomo che pensa e professa filosofia sulla
base della conoscenza piu esatta.153 E la vita perfetta esiste per coloro che pos-
seggono la conoscenza filosofica, quando svolgono attivita filosofica. ( B 86 ) Se
ora per ogni essere vivente la vita coincide con l essere, e dunque palese che fra
tutti gli uomini il filosofo raggiunge la piu alta intensita dell essere nel vero
senso della parola, particolarmente quando esercita la filosofia e applica il suo
pensiero a cid che fra tutti gli enti e piu accessibile alia conoscenza.154
( B 87 ) Inoltre l attivita perfetta e libera da impedimenti 155 porta gia in se
gioia, e percio l’attivita filosofica e certo quella che procura maggior gioia . ( B 88 )
Ma la gioia puo porsi in relazioni diverse con l attivita. Bere con gioia e darsi
al bere con gioia non sono la stessa cosa .156 Infatti nulla impedisce a uno di
bere senza essere assetato, ma ci bere cosi qualcosa che non gli da alcun piacere,
e di provare tuttavia gioia, non nel bere, ma perche, occasionalmente, mentre
sta seduto da qualche parte, considera qualcosa, o e oggetto di considerazione.
Diremo di lui che prova gioia, e che beve con gioia, ma la sua gioia non viene
dal bere, ne trova nel bere la gioia. Alio stesso modo, diciamo che camminare,
star seduti, imparare ed ogni altro tipo di movimento sono piacevoli o dolorosi,
non perche fortuitamente proviamo gioia o dolore, mentre ci dedichiamo ap-
punto a queste attivita, ma perche proviamo gioia o dolore per il fatto stesso di
dedicarci ad esse. ( B 89 ) Parimenti chiamiamo felice quella vita felice la cui
presenza da felicita alle persone che la vivono; non parliamo di vita felice nel
caso di persone che nel vivere hanno gioia da qualche cosa, ma nel caso di
coloro per i quali la vita stessa costituisce una gioia, e che appunto provano
gioia nel vivere. ( B 90 ) In base a queste considerazioni, diciamo che chi e desto
vive in maggior grado di chi dorme, chi & intelligente in maggior grado di chi
manca di intelligenza, e riteniamo che la gioia nella vita dipende dall uso che si

152
Cioe vive una vita di maggior valore. Cfr . le osservazioni del DIRLMEIER in
EE 178.
153
Cioe muovendo da dpx d ed aldat.
154 °
Cioe ai prindpi, che sono a 7rXw <; o xfj <puaei yvcopipa, poiche solo a partire
da essi si conoscono le cose che sono fjp. tv yvcSpipa . Cfr. H.J. KRAMER, Arete bei
Platon, 353-354.
155
L’idea che tutto do che e corporeo, tutto cio che si ode e si vede, il piacere
e il dolore ecc. iTroSt ci T3)V TOU 8VTO<; ffcrjpav, e platonica, Fedone 65c-66c. Aristo-
tele usa dxciXuTo? e <ivE|X7r68i<TTo<; ( EN VII 13, 1153a 15) per indicare il dispiega-
mento della vita felice libero da turbamenti esterni ; la definizione dell EtiSatpovla in
Ario, STOB. II , p. 130, 20, / pr;oi? dcpET/jt; £v TOU; xaxa <pii<nv dve|X7t68i<TTO <;, risale
certo in ultima analisi ad Aristotele.
154
Qui Aristotele volgarizza la sua dottrina del xaO’ aux6 e del au|xPe(37) x6 <;.
IL PROTRETTICO 481

fa dell’anima ; l’attivita dell anima costituisce veramente la vita. ( B 91) Si puo


essere attivi con l anima in diversi modi; per6 l attivita piu importante di tutte
e comunque quella di pensare quanto piu intensamente si pub. £ un punto acqui-
sito, quindi, che la gioia che deriva dal pensiero costituisce l unica , o la piu
eminente, delle gioie della vita. Vivere felicemente e provare la vera gioia e
dunque una prerogativa esclusiva o preminente del filosofo. Infatti 1 esercizio dei
nostri pensieri piu veri, che traggono alimento dai piu alti principi dell essere
e custodiscono continuamente e con saldezza la compiutezza che a essi e accor-
data, e proprio quella che procura in massimo grado la gioia della vita fra tutte
le altre attivitS. ( B 92 ) Proprio per gustare le gioie vere e buone gli uomini
intelligenti devono dunque dedicarsi alia filosofia .157
( B 93 ) < La vita intellettuale rende felici gli uomini ? > ls Non soltanto
considerando le singole parti che costituiscono la vita felice, ma anche pene-
trando piu a fondo 159 nel problema e considerando la felicita della vita nel suo
complesso, possiamo giungere alia stessa conclusione. Chiariamo innanzi tutto
un punto: quale e la relazione della vita intellettuale con la felicita, tale e anche
la sua relazione con il nostro carattere, secondo, cioe, che siamo uomini di valore
o dappoco.140 Infatti tutti gli uomini trovano desiderabile o cio che conduce
alia felicita, o cib che della felicita e una conseguenza ; oltre a cio, delle cose
che ci rendono felici le une sono necessarie, le altre piacevoli. ( B 94 ) Definiamo
la felicita della vita o come la forza della mente e una specie di sapienza, oppure
come eccellenza etica, o come il massimo della gioia , o come tutte queste cose
insieme. ( B 95) Se la felicita della vita coincide con l altezza dell intelligenza, b
allora chiaro che soltanto ai filosofi e riservata la vita felice ; se essa b costituita
dall eccellenza dell anima, o dalla vita colma di gioia, allora essa tocca ugual
mente a essi, o esclusivamente, o in misura preminente. Ora, l’eccellenza e l’ele-
-
mento dominante su tutto cio che e in noi,161 e cio che ci procura maggior gioia,
se paragoniamo una cosa con l’altra, e la capacita della mente. Anche nel caso
che qualcuno affermi che tutte queste cose insieme costituiscono la felicita della
vita, bisogna comunque che nella sua definizione la mente risulti la caratteristica
piu importante. ( B 96 ) Percio tutti coloro che ne sono in grado devono dedicarsi
alia filosofia. Infatti questa costituisce di per se la vita perfetta, oppure, se si
vuol ricordare un solo fatto, conduce le anime il piu vicino possibile ad essa.
( B 97 ) Potrebbe ora essere il momento di chiarire il nostro argomento
adducendo le opinioni comunemente riconosciute. ( B 98) Certo risulta evidente
a tutti che nessun uomo vorrebbe scegliere una vita provvista sf di grandi ric-
chezze e grande potere, in cui pero egli fosse privo delle facolta intellettive e
pazzo; non lo farebbe neppure se potesse godere dei piaceri piu violenti e
vivere come alcuni folli. £ evidente che tutti gli uomini fuggono piu di ogni

B 92 e stato modificato nella sua formulazione da Giamblico, si veda il mio


commentario.
151
B 93-96 sono frammenti di una sezione sull’ eu8ai|xov £a fortemente abbreviati
da Giamblico. Per B 94 cfr. DIRLMEIER EE 151 e 225.
Aristotele dice (Svtoffev, perche tutto cib che e principale e anche qualcosa
di piu elevato; un buon parallelo e fornito da GA II 1, 731b 23.
Cfr. EN VI 13, 1144b 1.
161
Cfr. MM I 11 , 1187b 20 ineiSrjnep hi e|iol £<m T6 Sixalto elvai xal CTTTOU-
Salco , £av PouXco (xat , Saopat TtaVTtov aTrouSaii'jTaToc; , EN III 5, 1113b 20 uv xal al
apxal ev r)(xlv , xal aura if 7) pTv . L’uomo e infatti l’autore delle sue azioni.
482 ARISTOTELE

altro male l insensatezza ; 162 ma questa e, a quanto senibra, l opposto dell intelli-
genza, e fra due opposti si fugge 1 uno e si sceglie l altro. ( B 99 ) Infatti , mentre
fuggiamo la malattia, ricerchiamo la salute; quindi, anche sulla base di questa
argomentazione la capacita della mente risulta essere il bene piu desiderabile, e
non in quanto produca qualcosa di diverso da se stesso. [ Lo attesta l opinione
comune ].165 Infatti, se anche qualcuno possedesse tutto, ma fosse irrimec'iabil-
mente malato nella parte pensante dell anima , la vita non sarebbe per lui un
bene desiderabile, perche neanche le altre sue prerogative gli sarebbero di alcuna
utilita. ( B 100 ) Percio tutti gli uomini, nella misura in cui si accostano alia filo-
sofia, e sono in grado di gustarla, ritengono che le restanti cose non abbiano
alcun valore; per questo motivo nessuno di noi sopporterebbe di trascorrere
tutta la vita nell ubriachezza, o di rimanere per sempre un bambino.' 64 ( B 101 )
Per lo stesso motivo anche il sonno e una cosa estremamente piacevole, ma
niente affatto da preferire < all esser desti > , perfino se ammettiamo che chi
dorme goda di tutte le gioie possibili ; infatti l anima di chi e desto ha delle rap-
presentazioni vere, mentre quelle di chi dorme sono false. La veglia e il sonno,
infatti, non si differenziano se non per il fatto che l anima durante la veglia
spesso coglie la verita, mentre nel sonno si inganna sempre; infatti tutti i sogni
sono soltanto immagini e false parvenze. ( B 102 ) Anche la paura della morte
che e propria dell uomo comune attesta il desiderio di conoscenza delFanima .
Essa infatti fugge cio che le e ignoto, l oscurita e il mistero, e per sua natura
cerca cio che e visibile e conoscibile. Prima di tutto per questo motivo diciamo
che dobbiamo onorare piu di ogni altro coloro a cui siamo debitori di vedere
la luce del sole, e che dobbiamo provare reverenza per nostro padre e nostra
madre, perche essi sono gli autori dei nostri beni piu preziosi; infatti sono essi,
cost mi sembra, la causa del fatto che noi conosciamo qualcosa e vediamo. Per
la stessa ragione riceviamo gioia dagli oggetti e dagli uomini a noi piu familiari,
e per 1 appunto chiamiamo amici queste persone a noi note.'66 Tutto questo
dimostra chiaramente che amiamo cio che e conoscibile, visibile e chiaro; e se
amiamo cio che e conoscibile e evidente, necessariamente amiamo anche il cono-
scere e il pensare.
( B 103 ) Inoltre, come nel caso della proprieta non sono le stesse le cose
che gli uomini acquistano semplicemente per poter vivere e quelle che acquistano
per vivere bene, cos! accade anche nel caso della capacita della mente; 1 intelli-
genza che ci serve semplicemente per vivere, voglio dire, non e la stessa che ci

162
Platone nell' Eutidemo 281e dice aoqjia - djxafHa. L argomento iE, ivavriov
ricorre regolarmente in Platone e in Aristotele ; si vede cosi con quanta cura questi
mobiliti per i suoi scopi l intero arsenale di argomenti ben noto dai Topici. Molto
giustamente S. MANSION ( Aristotle and Plato in the mid- fourth century , 68 ) scrive:
« Il Protrettico e un tentativo, la cui ricerca di completezza puo soltanto essere ammi-
rata, di condurre l’kitellettualismo alle sue ultime conseguenze ». Che poi la maggior
parte degli argomenti sia costituita da dimostrazioni apparenti e da tautologie, e altra
questione.
Aggiunta di Giamblico.
Cost anche EE I 5, 1215b 22.
165
Come fa tanto spesso in altre opere, Aristotele si richiama alia antica tradi-
zione greca: a£(3e ffeoiii;, yoveti; ripux , a'jvfjSou TOI? ipiXot?. Cost anche 1’imitatore in
Ad Dem. 4. Cfr. EN VIII 16, 1163b 16.
IL PROTRETTICO 483

serve per vivere perfettamente.166 Alla generality delle persone si puo ben perdo-
nare, se arriva soltanto a quella ; certo costoro pregano di avere una vita felice,
ma sono gia paghi se hanno almeno la possibilita di vivere. Chi pero pensa che
non si debba sopravvivere a qualunque prezzo, risulta veramente ridicolo, se
non si accolla qualunque fatica e non si adopera in ogni modo per conseguire
quella capacita della mente, che gli consente di conoscere la verita. ( B 104 ) 167
Si potrebbe capire questa stessa cosa anche in base a cio che diremo ora, se
soltanto si considerasse la vita umana spassionatamente. Allora si scoprirebbe
che tutte quelle cose che paiono importanti agli uomini, altro non sono se non
un gioco di vane ombre. Percio si dice anche a ragione che l uomo e un nulla ,
e che nulla delle cose umane ha stabilita. Infatti la forza, la grandezza e la
bellezza sono cose risibili, e prive di ogni valore; esse ci appaiono talisoltanto
perche non siamo in grado di vedere nulla rettamente. ( B 105 ) Se qualcuno po-
tesse vedere con l acutezza che si dice avesse Linceo, che riusciva a vedere
attraverso le pared e gli alberi, potrebbe mai trovare sopportabile di guardare
un uomo come il tanto celebrato Alcibiade,169 se riuscisse a vedere anche la
totale miseria di cui questi e composto ? Onore e reputazione, le cose a cui
l uomo solitamente aspira piu che a ogni altra,170 sono piene di indescrivibile stol-
tezza ; infatti chi ha visto qualcuna delle realty eterne giudica assurdo faticare
per tali scopi. Che cosa c' b fra le cose umane che viva a lungo o abbia una
durata consistente? Soltanto per la nostra debolezza e per la brevita della nostra
vita, a mio giudizio, anche queste ci appaiono grandi. ( B 106 ) Se si prende in

Dice qui apertamente cio che noi gia sappiamo, che cioe la (ppovrjati; designa
tanto l intelligenza pratica che il pensiero teoretico.
167
La sezione B 104-110 e ispirata dal Fedone 64a-70b, dove il ragionamento e
il seguente: « filosofare significa che l anima si libera da cio che e corporeo. £ vero
che l uomo comune ritiene che la vita sia priva di valore ( oux i iov alvat £5)v 65a )
.
senza il piacere dei sensi Ma 6 questo che e privo di valore; la mente pensa con la
- .
maggior chiarezza quando aspira all essere ( opa yeTai TOU OVTOS ) Cercando con il puro
pensiero (sUixpivei Stavola 66a ) la vera natura delle cose, il filosofo consegue
<ppovr) (Tiv xal aXzj&eiav. Tuttavia egli non puo pervenire alia vera conoscenza del
l essere reale, fino a che la sua anima e commista a quel male che 6 il corpo
-
( S;uu.7rE <pup|jiev7) piEva TOUTOU TOU xaxou , 66b ). Dovremmo dunque sforzarci di liberare
1 anima dal corpo ( opt eiv dmo TOU trcijjiaToc, 67c ), affinche essa si possa concentrate
nell attivita interiore, libera dai vincoli del corpo (Seaprov ) . Se consideri le persone
comuni , trovi che tutti i loro sforzi sono assurdi, sono, nel caso piu favorevole, un com-
.
promesso per evitare certi mali Vivono in una continua angoscia e non capiscono che
soltanto la (ppovrjm? e la vera ricchezza ( 69a ), con cui possiamo comprare l eccellenza del-
- .
l anima. Una vita senza <pp6vv) < ;< e puramente una crxia ypaipla ( 69b ), e AvSpa7toSoiSe;< »
I punti di contatto formali sono evidenti ; ma si vede anche subito che 1 esposizione di
Aristotele non e affatto puramente un imitazione. La conclusione e in Aristotele com-
pletamente diversa, e sostanzialmente la stessa di Socrate ne\VApologia. Platone invece
dice ( 66d ): « se dunque e impossibile raggiungere la vera conoscenza, sino a che 1 anima
e legata al corpo, restano aperte soltanto due possibilita: o e assolutamente impossibile
per l uomo acquisire la vera conoscenza , o sara forse possibile dopo la vita presente ».
-
* Sono cioe solo <paiv 6|reva A yaSi, che noi spesso prendiamo per veri beni.
169
II nome non e in Giamblico, ma in Boezio, che verosimilmente cita 1 Ortensio
di Cicerone; vedere C 104 e il mio commentario.
170
Nella mia edizione c e erroneamente una virgola dopo £/)Xou|jieva.
484 ARISTOTELE

considerazione cio, chi potrebbe allota pensate di essete felice e beato, chi
fra noi, che tutti, fin dal principio ( come si dice quando si e iniziati ai misteri ),
siamo costituiti dalla natura come se dovessimo scontare una pena ? Perche dav-
vero divina e la parola degli antichi, quando dicono che l anima deve pagare
una pena, e che noi viviamo per l espiazione di un qualche grande peccato.
( B 107 ) Mi sembra che questa immagine esprima bene l unione dell anima con
il corpo: come si racconta che i prigionieri dei Tirreni spesso vengono sottoposti
alia tortura di essere legati vivi a dei cadaveri, con il viso contro il viso e le
membra unite insieme con le membra, alio stesso modo anche 1 anima sembra
distesa e incatenata a tutte le membra sensibili del corpo.171
( B 108 ) Per gli uomini non c’e dunque nulla di divino e di beato, all in-
fuori di quell unica cosa che sola merita i nostri sforzi, cioe quanto esiste in noi
di intelligenza e di capacita della mente. Di tutto cio che e nostro, questo solo
sembra incorruttibile, questo solo divino. ( B 109 ) Grazie alia nostra possibility
di partecipare di questa facolta, la nostra vita , sebbene per natura misera e
penosa, e cosi magnificamente ordinata che l uomo, a paragone degli altri esseri
viventi, sembra essere un dio. ( B 110 ) Perche giustamente dicono i poeti 171 che
il nous e il dio in noi , e “ la vita umana conserva qualche parte di un cio in
s<5 ” . Si deve dunque filosofare, oppure congedarsi dalla vita e dipartirsi di qui ;173
perche ogni altra cosa appare soltanto chiacchiera insensata e vana diceria ».

La filosofia del Protrettico . In tutte le opere di Aristotele si possono


rawisare motivi e procedimenti platonici ; nel Protrettico , in cui egli pone
il problema del senso della filosofia e del suo significato in relazione alia
vita, la sua posizione e particolarmente vicina a quella di Platone ; ed e cosa
naturale , dal momento che il concetto e l ideale di una vita filosofica sono
stati creati da Platone ; si puo ben dire che non c e nulla che caratterizzi
l Accademia antica tanto bene quanto la professione di questo ideale . So-
crate ne aveva posto le basi con la sua costante rivendicazione dell esigenza
di non riconoscere nulla come buono o cattivo senza una verifica accurata ;
una vita priva di questo incessante esame non sarebbe degna di essere vis-
suta . NelVEutidemo Platone fa disegnare da Socrate un modello della vita
filosofica che sarebbe divenuto canonico per le eta seguenti .
« £ certo vero che tutti gli uomini cercano la felicita.174 La maggior parte
di essi la intende innanzi tutto come ricchezza e abbondanza esterna ; non si puo
pero dimenticare il maggiore di tutti i beni, cioe la saggezza filosofica. In ogni
sfera dell esistenza il saggio 173 e l uomo piu felice. Ma non basta ancora posse-
171
Se ammettiamo che questa non sia puramente retorica , ma che fosse realmente
-
opinione di Aristotele che l anima sia presente in tutti gli odafbj nxa pipt) , dobbiamo
allora costatare che nel De motu an. 703a 36 egli ha modificato la sua tesi: ptjSev
SeTv bt &CA<TT<P elvat
172
Giudico un aggiunta di Giamblico le parole E {P 'Epp6npo? EIT Ava ayopai;
elm TOUTO. La seconds citazione e un frammento di Euripide assiduamente ricordato
nella letteratura antica ( 1018 NAUCK2 ); il concetto anche in Diogene di Apollonia A 19
ptxpiv fi)v p6ptov TOU Oeou . Cfr. DIRLMEIER EN 591, EE 502-503.
173
Gorgia 512a, Teeteto 176ab, Fedone 64a.
174
278e 5pA ye 7tdtVTec, SvOpto7tot PouXope&a e5 7tpaTretv.
173
Qui e 6 0096?, in Aristotele 6 9p6vipo? oppure <T7rouSato?.
IL PROTRETTICO 485

dere la sapienza; per essere felice, bisogna anche applicarla . ' 76 L uomo saggio
deve Imparare a usare i suoi strumenti bene ;177 chi li usa male , danneggia innanzi
tutto se stesso. Bisogna acquisire il sapere , perche quando la scienza del bene
e del male costituisce la nostra Stella polare e orienta le nostre azioni , allora
raggiungiamo la felicita interiore ed esterna .11' Ognuno deve percio impegnarsi
in ogni modo m per diventare quanto piu avveduto e possibile. La saggezza si
puo apprendere; quando si e riconosciuto questo , non si pub evitare di conclu-
dere che la filosofia b necessaria
Alla fine del discorso, Critone dice di aver incontrato un uomo che
aveva criticato aspramente questo apprezzamento della filosofia. Dato il
modo in cui Socrate aveva descritto il fine della filosofia , la filosofia non
meriterebbe affatto un elogio, anzi, al contrario, non avrebbe assoluta-
mente alcun valore.1*1 Non senza buone ragioni dai tempi di Spengel si e
supposto che Platone in questo passo pensasse a Isocrate ; in ogni caso,
le sue sarcastiche parole a proposito dell anonimo interlocutore prendono
di mira il superficiale insegnamento della scuola isocratea .
Gia nell' Eutidemo , dunque, Platone sviluppava motivi che circa trenta
anni dopo costituiranno i temi conduttori anche del Protrettico di Aristo-
tele. Nel frattempo, pero, 1 orizzonte si era enormemente ampliato; nel-
YEutidemo Platone non aveva ancora posto il problema di quale debba
essere la natura del sapiente. La risposta piu particolareggiata a questo pro¬
blema si trova, come e noto, nel sesto e nel settimo libro della Repubblica ;
nel corso Sul bene Platone dava un fondamento teorico alia sua concezione.
Nel Politico rappresenta il regale reggitore dello stato, il quale, tenendo
sempre di mira 1 esigenza della verita ,1 compie tutto nel modo migliore ;
nel Teeteto e nel Timeo rappresenta invece il filosofo, che si dedica total-
mente alia vita filosofica , ricerca e trova la verita , e diviene con cio simile
al dio.1”
Aristotele aveva lo stesso elevato, quasi esaltato concetto della filo¬
sofia e del suo significato per la vita. Anch egli postulava l esistenza di ter¬
mini di riferimento per le azioni ,1" ma non rivolgeva lo sguardo alle idee,

178
280d Set (r)) p6vov xexTY;aOai xa xoiauxa ayaOa xov p£XXovxa eu8a£ pova
SaeoOai dcXXa xal auTot?.
177
280c , cfr . B 4 e B 47 .
178
euSaipovtav , eu7tpaytav .
179
Gia a \TApologia 39d c e la parola chiave iauxbv 7rapacrxeua£etv 07tax; 'larai
piXTio-ro? ; e caratteristico il mutamento di Eutidemo 282a o7tw <; <d? ao<pcoTaTO<;
loxat , cfr . Gorgia 503a .
180
282d avayxatov elvat 9 tXooo9etv .
181
304e, non yap £ev 7tpaypa , ma ouSevbi;
182
300e ou plpujpia , AXX auxi T4 aXy)0£axaTov exetvo . Eccellente commenta-
rio in K . v. FRITZ-E. KAPP, Constitution of Athens , 211-213 ; si veda anche DURING ,
Vrotr . 212-215 .
183
Teeteto 176a-c opoEum? Heto xaxa TH SuvaxSv , Timeo 89d -90d 9povetv
dtOavaxa xal Oeta. Importante anche Fedone 64a-70b, vedere sopra , nota 167 .
114
Politico 296e 6pov . .. T6V ye AXyj ivuTaTov , Protr . B 47 6poc dmi 9boeax;
486 ARISTOTELE

bensi alia natura stessa . Nei frammenti del Protrettico la parola physis ri-
corre non meno di 53 volte.
Fondamentale e nell opera di Aristotele il concetto che quando l uomo
esegue qualcosa in qualunque campo, sia esso artigiano, artista o tecnico,
imita allora la natura .185 Cio che e prodotto dalla natura e migliore * di
tutto cio che e prodotto dall uomo. Questa proprieta della natura di pro-
durre sempre le cose migliori e piu complete costituisce per187 lui un dato
d esperienza . La natura o raggiunge il libero dispiegamento della forma
in essa inclusa , oppure non consegue questo fine in forza di cause esterne.
Talvolta l uomo puo aiutare la natura 188 a compiere la sua opera ; il mar-
gine che la natura lascia libero a questo intervento costituisce l ambito delle
technai, e cioe delle capacita umane.
-
Ora la filosofia e superiore a tutte le technai , il filosofo, infatti, non
e semplicemente un imitatore della natura ; egli contempla la natura stessa ,
vede le realta ordinate, che eternamente rimangono uguali a se stesse, e ne
trae una forza interiore che lo rende assolutamente autonomo a paragone
degli altri uomini.189 Ecco perche le sue leggi sono durevoli, e le sue azioni
personali 190 hanno valore e pregio. Aristotele fonda queste proposizioni su
una teleologia generale della natura ; ci sono diversi gradi della vita fino
alia forma piu alta della vita umana. Vivere significa aver coscienza ; al
grado piu basso questa e innanzi tutto soltanto percezione, e consiste piu
nell esercizio che non nel mero possesso. L’attivita piu alta dell anima e il
pensiero puro, che non persegue scopi pratici. A questo grado supremo
di vigile coscienza vive il filosofo; la sua forma di vita e fra tutte la piu
completa, e il piu alto grado possibile dell’essere.191
Aristotele giustifica la possibility di conoscere la verita, e in partico-
lare i principi dell essere, ricorrendo ad argomenti che erano gia presenti
nello scritto Sulle idee.m Come Platone, egli ritiene che ogni scienza abbia
per oggetto preminente cio che e limitato, vale a dire cio che si puo deter-

aur!)? xal TTJS a).Y)Oeta?. Per opou? Tipo oup xptvet ci sono due paralleli precisi, EE
VIII 3, 1249a 21 e Vet . Med. 9, 41, 21 H., cfr. sotto, p. 509.
185
Platone dice in modo alquanto diverso, Sofista 265e TO: piv iputrei Xey6 peva
7TOiet < j0ai Oeta TC / VY) , TO: 8 ly. TOUTTOV UT av&pto 7r <ov ouviardipeva avOpto 7rtv 7) ; anche
alia fine del mito nel Politico 274d & ouppipoupEvoi xal <ruve7r6 pEvoi. In Aristotele il
concetto di B 14 YJ TI/ VY; pipeiTai TYJV <puotv e coerentemente sviluppato.
m B 13
187
.
bnO iyzict .
188
iSuvaTci ava 7rXY) pouv B 13. Cfr . Phys. II 8, 199a 16.
18
B 50 xaO’ £auT6v.
m B 49, anche EE I 5, 1216a 25 6 7roXtTixog 7Tpoa:pcT:xi) q
TOOV xaXoiv Trpa cojv

.
1,
auTtov xaptv
1
Cost anche H.J. KRAMER, Arete bei Platon und Aristoteles , 353, sulla base di
B 86 xav £ iY) paXiOTa xal xupicoTara TravToov 6 9povipog.
m B 33
= Ilepl ISeaSv fr. 3 Ross, ALEX. In Metaph. 79,3-80,6 al £ 7u <TTYjpai
<opiapev <ov. Invece di diptoplvov dice spesso T8 7re7repaCTp£vov, per es. EN II 6,
1106b 30.
IL PROTRETTICO 487

minare con precisione, e che il bene e l ectellenza appartengano al novero


delle cose determinate. Invece che di idee, pero, egli vuol solo parlare di
koina , cioe di concetti generali.1 3 L oggetto del pensiero filosofico e della
scienza piu elevata e la verita, e precisamente la verita nell ambito della
natura, cioe la scienza naturale. L indagine della natura costituisce il fine
del nostro essere e lo scopo per il quale siamo venuti al mondo. Diver-
samente da Platone, Aristotele sottolinea che possiamo fare nostro questo
atteggiamento mediante l esercizio e l apprendimento, e che la phronesis e
qualcosa che si puo imparare.
L affermazione che tra tutti gli uomini il filosofo e colui che cc nsegue
il massimo di felicita e di nobile gioia e giustificata da Aristotele 195con il
fatto che soltanto nell anima del filosofo regna la perfetta armonia. Nel-
l anima c e una parte che comanda ed una che obbedisce; un giusto rap-
porto fra queste parti costituisce una condizione necessaria per la feli¬
194

cita della vita. La sezione sull eudaimonia e certo stata fortemente abbre-
viata da Giamblico, tuttavia si comprende ugualmente che Aristotele discu-
teva il problema in sostanziale accordo con l esposizione contenuta nei ca- 1
pitoli iniziali delYEtica Eudemea. Aristotele imposta tre questioni : su
quali basi si potra partecipare della felicita ? Da che cosa dipende la vita
felice, e quale ne e il fattore essenziale? Come si puo conseguirla ? La sua
risposta mette in luce che tre componenti sono necessarie alia vita felice :
intelligenza e conoscenza teoretica dei principi dell essere, un carattere
buono, e il piacere vero ; dal momento poi che, se non si possiede la sag-
gezza, non si puo conoscere il vero bene ne la vera gioia , dei tre fattori il
piu importante e l intelligenza . Questa concezione era gia espressa chiara-
m
mente in Lambda , e ulteriormente argomentata nell Etica Eudemea e
ampiamente esposta nel decimo libro deWEtica Nicomachea.
L idea fondamentale che risuona in ogni frase del Protrettico e co-
stituita da questo collegamento della scienza della natura con la scienza dei
principi etici. Chi si dedica alia filosofia , giunge a conoscere i principi della
natura , e scopre che nella natura regnano dovunque l ordine e la regolarita.
Questa conoscenza lo aiuta anche ad ordinare la sua personale esistenza ;1 '

una saggezza pratica e una personale indipendenza di questo tipo sono


193
ALEX , 79, 18 ifaxi yap xapa xa xaO’ sfxaaxa xa xoivdt , MV 9ap cv xal xa?
,

£xurrij[jta? elvai. Cfr . Top . IX 22 , 178b 38 .


m B 17 EO i ev EVExa xou (ppovijaal xi xal (laftstv .
[
,

195
B 60 Ttav e5 Siixstxat , Platone dice nel Timeo 90c E5 XEXOOJXYIILEVOV XO>
Salptova cuvoixov hi auxoi .
196
Cos anche EE VIII 3, 1249b 9-10 . L espressione di B 59, come mostra il
parallelo di EE I 2, 1214b 10, significa che tutto deve essere ordinato a un x£ Xo? .
197
Come in EE I : EX XIVMV 1215a 9, EV xlvi e xr»]x6v , 1214a 15 . La que-
stione fondamentale di I 4 fe se sia sufficiente il possesso, o se si debba non soltanto
avere 1 apEXT) , ma soprattutto usarla .
199
7 , 1072b 24 f ) O Eoipia x6 Stctxov xal Sptaxov .
199
B 39 xaxa r»]v E7acrx (i if)v alpou(i£vo5, B 66 Spa xax E7uax7j[i.ifivf B 48 Xoyt-
,

apLoui; Xap <hv ax auxcov xuv xptoxtov oppure xp6? 9uaiv pX £xtov .
488 ARISTOTELE

accessibili a tutti, purche siano dotati di intelligenza e la usino rettamente,


anche se la cosa richiede tempo ; infatti la sapienza si consegue tardi nella
• 200
vita .
Quando Aristotele, intorno al 352 / 1, pubblico la sua esortazione a de-
dicarsi alia filosofia, e possibile che persone estranee all Accademia lo ab-
biano considerato il portavoce di questa scuola. L intendimento del suo
scritto era, secondo Pespressione di Platone,201 quello di lodare la filosofia,
e la figura ideale del filosofo che egli si proponeva era la stessa tratteggiata
da Platone nel Teeteto . Abbiamo gia visto quante idee egli abbia desunto
da Platone, incorporandole nella sua filosofia ; tuttavia , giudicata nel suo
complesso, la filosofia del Vrotrettico non e platonica, in quanto il fonda-
mento e molto diverso. Come nelle opere di etica e nella Fisica , anche nel
Vrotrettico troviamo una certa vicinanza a Platone in qualche particolare3,
che pero coesiste con una divergenza da Platone nei punti sostanziali.
Le idee esposte nel Vrotrettico non si possono comprendere appieno
se si prescinde da una considerazione della situazione storica. Isocrate e
i piu importanti esponenti della sua scuola propugnavano un ideale di for-
mazione e di educazione che sostanzialmente si poneva in opposizione al-
l Accademia . Nell anno 353/ 2 Isocrate pubblico uno scritto, il discorso
Sullo scambio , nel quale criticava su tutta la linea il programma educativo
dell Accademia, citando anche passi di altri suoi precedenti scritti polemici
contro l Accademia . Platone, Speusippo e Senocrate intesero con ogni pro¬
bability il Vrotrettico come una risposta a Isocrate, e lo salutarono come
la difesa di un ideale comune. Meno verosimile e che considerassero l opera
di Aristotele come scritta « in nome dell Accademia », perche l Accademia
antica , a quanto ci risulta , non era un organizzazione per la ricerca scien-
tifica, ma al massimo una comunita di lavoro di studiosi che si incontravano
sul terreno di un comune impegno per la ricerca disinteressata, ma non in
quanto condividessero le stesse tesi. I personaggi piu autorevoli dell’Acca ¬
demia erano pensatori in massimo grado indipendenti ; nutrivano rispetto
per Platone, pero non esisteva fra loro alcun autos epha ( « l’ha detto il
maestro » ). Nessuno di essi riteneva che Platone con la sua dottrina dei
principi e con la teoria delle idee avesse colto il vero. Persino su questo
punto importante erano tutti di diversa opinione.
Nel Vrotrettico Aristotele presenta le sue concezioni e sviluppa il
suo personale ideale della perfezione umana . L’esposizione ha talvolta un
colorito retorico e propagandistico, a volte invece adotta argomentazioni
pesanti e precise , che richiamano lo stile degli scritti didattici. Una parti-

B 17
201
Repubblica 583a xupio? youv cov iitatvsi TOV Jauxou (3Eov 6 cpp6-
, Ep. VII 328e <piXoao <p £a
vi|xo;
< hpuopii eic; dceE.
202

TUV liEXXuv Ttoictv rj TMayzi'i TS xal TrpdtY|


- -
174b TE 8s TTOT SITTIV SvftpcoTtot; xal T£ ryj TOiau nr) cpuosi TTpocrEixet Siacpopov
J.o(T iyzi 8tspsuvc!)|xsvo;
< . Quanto fosse
nota l immagine del filosofo estraneo al mondo mostra Amfide, fr. 33 KOCK.
203
DURING, Protrepticus , 33 e 284.
IL PROTRETTICO 489

colare importanza e da annettere alio scritto per il fatto che lo possiamo


datare e che, diversamente dalle opere di scuola , non e stato mai riveduto.
Il Protrettico consente percio di gettare uno sguardo all interno della filo-
sofia di Aristotele e della sua peculiare posizione di pensatore e scienziato
al tempo in cui egli era nel pieno della sua creativita . Occorre poi tener
presente, nel procedere a confronti con le Etiche o con altre opere di scuo¬
la , che il Protrettico non e un trattato di etica, bensi uno scritto propa-
gandistico.
VIII
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA

Per Aristotele, come per noi oggi, il problema fondamentale dell etica
e : che cos e il bene, e in base a che cosa si sa che e bene ?
« Un azione in se e per se non e etica . Etica diventa soltanto quando si
presenta una situazione di scelta, e l azione risulta da una decisione. Nella deci -
sione noi abbiamo di mira un fine. Se vogliamo ricercare cio che per noi uomini
e bene, ci dobbiamo innanzi tutto chiedere: quale fine ci proponiamo? Non
abbiamo che da porci questa domanda per riconoscere subito che ci sono illimi-
tatamente molti fini dell attivita umana , ma anche che ogni capacita pratica,
ogni ricerca scientifica e parimenti ogni azione ed ogni scelta aspirano ad un
bene.1 Ma di bene si parla in molteplici significati. Oggetto dell azione (e dunque
oggetto dell etica ) e il bene in vista del quale si agisce.2 Si vede facilmente che
la maggior parte dei beni sono soltanto dei mezzi per raggiungere qualcosa d’al-
tro; tuttavia deve esserci un fine ultimo. Questo fine ultimo non e quel bene
che si trova nell ambito delle cose immutabili; non e ne 1 idea del bene sommo,
ne il concetto generale di bene . Oggetto della nostra trattazione deve dunque
essere quello che e un bene in quanto fine ultimo per gli uomini, e che e il bene
piu alto fra le cose realizzabili.3 Nell ambito delle capacita umane esiste una
differenza fra quella capacita che produce gli strumenti e i vari beni della vita,
e quella che li utilizza ».'
Platone e Aristotele descrivono talvolta questa differenza usando per
la capacita o la conoscenza superiore il termine di « architettonica » .!
« Noi dobbiamo cercare il bene che poniamo come fine della capacita pro-
duttiva. Qual e la forma per noi piu importante delle capacita umane? Quale
techne & l essenza di tutte le altre technai ? Il fine di questa techne deve essere
quello che per noi uomini e il bene piu alto. L essenza di ogni capacita umana
e costituita dalla politike techne , che traccia il piano della vita associata degli
uomini similmente all’arte di un architetto. Il fine della politike e 1 eudaimonia.
Una vita nobile e felice dovrebbe innanzi tutto fondarsi su tre valori, che costi-

1
Sono le parole iniziali dell’EN.
2
EE I 8, 1218b 5.
3
EE I 8, finale.
* Cratilo 390b 6 7rorqaa ? - 6 = Protr. B 9 e 84. Politico 281d
aMa-auvamov = Protr. B 42.
5
Politico 259e, Phys. II 2, 194b 2, cfr . Protr. B 27 icpxtov 0096?. Anche
7rpc,aTdTTeiv - u 7n) peTeiv, smTaTretv , l7rLTaxux6i;, nei Top., nel Protr. e frequente-
mente; cfr . sotto, p. 533, nota 277.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 491

tuiscono i beni piu pregevoli. Alcuni vedono il bene piu grande nella conoscenza
filosofica , altri invece nella virtu etica , altri ancora nel piacere ».6
II nucleo centrale dell etica aristotelica e nell affermazione che questi
tre valori fondano tutti insieme la felicita della vita.
Oggi noi distinguiamo un etica individuale da un etica sociale, secon-
do che l etica si riferisca ad un individuo singolo oppure alia societa uma-
na . Per Aristotele, invece, lo scopo del singolo e identico a quello della
comunita , e si manifesta piu chiaramente nella comunita : « merita certa-
mente rispetto l’eventualita che anche il singolo raggiunga questo fine , ma
piu hello e piu nobile e che a tanto giungano popolazioni e comunita ».7
La sua etica e percio un etica sociale, una filosofia della vita umana asso-
ciata . In nessuna delle sue opere si trova anche soltanto un accenno ad una
separazione dell etica ( come etica individuale ) dalla politike ! ( come etica
sociale ). Aristotele puo parlare di « proposizioni » etiche 9 e non di rado
usa l’aggettivo « etico », ma non parla mai di una techne etica . Le sue ope¬
re di etica e i trattati riuniti nella Politica sono di fatto strettamente con-
nessi. Nelle opere di etica il problema fondamentale e come si possa at-
tuare nella vita cio che per noi uomini e il bene; specialmente 1' Etica
Nicomachea ha un carattere protrettico chiaramente espresso.10 Questo e
il suo monito: buone leggi, buoni costumi e buone abitudini nella comunita
producono, grazie alia loro efficacia educativa, il buon carattere; il posses-
so di un carattere di tal sorta e il presupposto delle azioni che conducono
alia vita felice. Nella Politica questo e il punto di partenza per la discus-
sione sull’organizzazione della comunita .
L’etica di Aristotele e completamente dominata dalla sua filosofia del
telos ; telos in lui significa che tutto aspira al suo compimento: 11 ne « fine »,
ne « scopo » rende dunque interamente il senso del termine, perche il telos
include anche il processo mediante il quale una cosa raggiunge la sua forma
perfetta. Tutto cio che e per natura, ha un 12 principio del movimento e del¬
la quiete in se stesso 13 e non in qualcos’altro. Ogni cosa si sviluppa in
6
EE I 2, 1214a 31; ripetuto spesso, per es. MM I 3, 1184b 5-6, Protr. B 41 e
94, EE II 1, 1218b 34, Pol. VII 1, 1323b 1-3, EN I 8, 1098b 23-26.
7
EN I 1, 1094b 1-10.
' Cio che noi chiamiamo politica o scienza politica ha nome in Aristotele rapl
TroXiTcta? o rrepi TTOALTEICOV. A proposito della supposta eccezione di Rhet. I 8, 1366a
21, si veda sopra, p. 142.
* Top. I 14, 105b 20 Yjtkxal 7rpoxaaei;< , MM I 35, 1197b 28 « parlo urrcp TJS COV
xal 7roXiTtx% TIVO? 7rpay[i.axela;< » .
10
II 2, 1103b 26, non O-ecopia? cvexa come al iSXXai 7rpaypaxeiai (in Phys. II
3, 194b 17 dice TOU cl8£vat X Ptv V irpaypaTcta ) , bensi fv iyaSol yevtopc&a. Cfr.
IX 4, 1166b 27: « bisogna impiegare tutte le forze per evitare il male, e si deve cer-
care di essere un uomo buono ».
11
II che si dice riXoc; £xctv > Xa(3eiv , c7n&cTvat. Con xl'hoc, Aristotele intende
TeXetcoCTi? TOU clSoui;.
12
Perche c e inoltre il 7rptoxov xivouv axlv7 jxov.
13
Phys. II 1, 192b 13, Protr. B 11-13, EE II 6.
492 ARISTOTELE

direzione di un punto culminante. Questo concetto, trasferito all anima,


14

significa che la sua attivita ha un grado piu alto, e che questo grado e il
suo telos. Un telos universale esiste soltanto per la natura nel suo com-
plesso.15 Se il nostro telos e il bene, deve allora essere cio che per noi uo-
mini e bene. Anche Varete e un fine, e non una qualita . « Gli dei davanti
all arete hanno posto il sudore. Lunga ed erta e la via a essa, e da princi-
pio aspra. Ma se tu arrivi alia sommita , e facile » { Erga 289 ). Nel suo
inno, Aristotele chiama 1 arete « la preda piu bella che possiamo cacciare
nella vita » .
Gli e totalmente estranea l idea che la felicita dell individuo deb-
ba essere sacrificata per quella della comunita.14 Cost come aveva respinto
le idee di Platone dotate di esistenza separata , alio stesso modo considero
la comunita come l essenziale espressione degli individui. Concretamente
esiste soltanto il singolo; un eudaimonia che non sia Veudaimonia di un
singolo non esiste effettivamente, ma soltanto come concetto. Non esiste,
quindi, un bene della comunita che possa essere acquistato a spese degli
individui che la compongono. Secondo la sua concezione, cio che per gli
uomini e bene puo esistere soltanto in una comunita di un certo qual
tipo,17 perche 1 uomo e per natura un animale gregario, e puo realizzare il
proprio telos soltanto in una comunita: nella famiglia e nel villaggio in
piccola misura, ma pienamente soltanto nella comunita cittadina.18 Come
in natura , cost anche nella societa esiste una scala , a ogni gradino della
quale c e un ergon ed un telos, cioe un opera da compiere ed un fine da
perseguire. Come la natura, cost anche la societa e un sistema statico di
erga e di tele reciprocamente sovraordinati e subordinate19 Ne consegue
che la misura di eudaimonia che un individuo puo raggiungere dipende di-
rettamente dalla sua posizione all interno della comunita . Soltanto gli uo¬
mini piu eccellenti, i filosofi, possono percio conseguire la forma piu alta
-
dell' eudaimonia , per l uomo comune o per lo schiavo questo scopo e as-
solutamente irraggiungibile ; per lo schiavo il meglio e quello di essere
uno strumento vivente . Sotto questo aspetto, l etica di Aristotele e fonda-
mentalmente un etica aristocratica.
Ora noi moderni giustamente riteniamo che gli ideali e i fini, che la
comunita cerca di realizzare, non sono gli stessi che il singolo si propone
nella vita. Anche questo punto, come e naturale, era perfettamente chiaro

14

9UCTIV.
-
Pbys. VII 3, 246a 13 ape ri) reXetcoati; n? - T6TE yap £tm (laXiava itara

15
Cfr . sopra, p. 278, nota 391.
16
Platone tocca piu volte questo punto nel quarto libro della Repubblica.
17
Anche la ipiXaurla e vista da Aristotele in questa prospettiva come una rela-
zione fra le due parti dell anima, cfr . sotto, p. 532, nota 267 . A proposito di Politica
I 2, 1253a 19-20, si veda sotto, p. 536.
18
In continuita con questa linea di pensiero si situa l ideale che Alessandro
cerco di realizzare; ma Aristotele rimase fedele all ideale della ?r6Xip .
De motu 703a 29-36.
IA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 493

20
ad Aristotele ; egli trovava tanto nella letteratura precedente quanto nella
contemporanea politica di Atene una ricca gamma di opinioni. Aristotele si
pose anche il problema se un uomo buono necessariamente sia anche un
2
buon cittadino, e inversamente. La sua risposta e negativa, ' perche la cosa
e possibile soltanto se la comunita ha la costituzione migliore. L eccellenza
del cittadino, cioe, e in una ben determinata relazione con il tipo di costi¬
tuzione, proprio come l eccellenza dei figli e in relazione con l eccellenza
del padre.
L etica si occupa di cose che possono anche essere in modo diverso.
In questo campo, percio, non si puo esigere la stessa esattezza delle scienze23
teoretiche. Il metodo dell argomentazione puo certamente essere esatto,
ma le proposizioni e i dati principali da cui si procede sono per lo piu
acquisiti mediante l esperienza . « Bisogna cercare di formarsi su tutto que¬
sto una ferma convinzione valendosi di argomenti logici, e servendosi in
24
cio dei dati di esperienza come di testimonianze e di esempi » . Quando
le proposizioni si contraddicono vicendevolmente, nasce un aporia ; da que23-
sta segue la retta impostazione della questione, il problema ; gradualmente
si perviene poi alia soluzione del problema. « Prendendo le mosse da cre-
denze che gli uomini adducono, si, giustamente, ma non con precisione,
si formera nel corso della ricerca anche il risultato preciso; ognuno, infatti,
oflre un qualche contributo proprio alia verita . Di qui bisogna procedere,
e in questo o quel modo trovare degli argomenti persuasivi ».
La problematica etica dei Topici , della Retorica e del Protrettico e
gia stata discussa.22 Se si raccolgono le principali dichiarazioni di Aristotele
su problemi etici contenute in queste tre opere, si delinea , come dissi in
precedenza, una concezione fondamentale che ritroviamo in forma inva-
riata nelle tre etiche. Cio che caratterizza questa concezione e la sua grande
lontananza da Platone nei punti principali e nel movimento del pensiero,
mentre invece Aristotele e fortemente influenzato da Platone nei partico-
lari e si appropria di parecchio materiale platonico. Le basi sono dunque
socratico-platoniche. Aristotele tuttavia rifiuta la proposizione socratica
che la virtu e sapere, ed ugualmente rifiuta l idea del bene, che non rap-
presenta il « bene umano » richiesto dall etica . Nell etica , a suo giudizio,

" Per es. THUC. VI 24.


21
I passi principali sono EN V 5, 1130b 26-29 e Pol . Ill 4, inoltre la arcouSaEa
rt67iq in VII 13, 1332a 33.
22
ooa EjMyezoti xai itXkux; £yav, per la prima volta in Rhet . I 2, 1357a 24 .
25
Cito come esempi Protr . B 17 ed EE I 7 e II 1, discussi da D.J. ALLAN ,
Quasi-mathematical method in the EE , Aristote et les probttmes de methode , Louvain
1961, 303-318. Cfr. sopra , p. 87.
24
EE I 6, 1216b 26. In EN I 7 , 1098b 3 dice aEaOfjoei, £dia|uj> nvi.
£ dunque il metodo che descrive in Top. I 1, 100a 29-b 23.
25
gexapaEveiv, (rcrapipa civ , pcxapiPa opevoi , Top. VIII 11, 161a 33, EE I 6,
1216b 30, EN I 5, 1097a 24, e piu dettagliatamente in Zeta 3, 1029b 3 12.
26
-
EE II 6, con il commentario del DIRLMEIER, 183. Cfr . sopra , p. 29, nota 117.
22
I Topici a p. 82, la Retorica a p. 144, il Protrettico a p. 432.
494 ARISTOTELE

non si puo procedere come Platone dalla concezione generale di un bene-


in-se. Bisogna al contrario procedere dai valori singoli, cioe dalle riconosciu-
te manifestazioni umane dell' agathon. II posto dell idea del bene e in lui
assunto dalla physis. Continuamente Aristotele sottolinea i fondamenti
naturali della moralita, la responsabilita personale nella decisione , e quel
tipo di conoscenza morale che ha la sua fonte nella pratica attuazione del
bene che si opera nella vita d ogni giorno. II criterio e da lui trasferito nel-
l anima umana, che al grado massimo della coscienza morale possiede la
facolta di guardare alia natura stessa . La sua filosofia morale mette capo
nell affermazione che bonta , moralita e virtu si realizzano attraverso una
reciproca interazione dell elemento intellettuale e riflessivo e dell elemento
etico; 30 se si regola la propria vita secondo questo principio, se ne ricavera
molta gioia ; chiarezza d intelletto, carattere e attivita gioiosa costituiscono,
tutti insieme, la felicita della vita .

Le opere
Le tre etiche. Nessun opera di Aristotele e stata oggetto di studio cost intenso ai
tempi nostri come YEtica Nicomachea , e per nessun altra opera possediamo una serie
cost cospicua di esaurienti commentari.31 Abbiamo ora anche i commentari di F. Dirl-
meier ai Magna Moralia e all Etica Eudemea?1 Di straordinaria importanza per la
comprensione della dottrina della norma nell’etica aristotelica e il libro di H.J. Kramer
sulle lezioni di Platone Sul bene?1 La gigantesca opera di commento del Dirlmeier e la
ricostruzione data dal Kramer della dottrina platonica dei principi aprono una fase
nuova negli studi platonici e aristotelici. II Gauthier ha invece ancora un piede nell’eta
di Jaeger ; egli si attiene alia ricostruzione jaegeriana dello sviluppo filosofico di Aristo¬
tele: nell eta dell’Accademia Aristotele sarebbe stato seguace della dottrina delle idee,
e avrebbe scritto dialoghi ; soltanto in Asso avrebbe cominciato la sua attivitit scientifica.
I Magna Moralia sono giudicati dal Gauthier una compilazione delle altre due etiche di
eta posteriore a Teofrasto. Questa tesi a proposito dello sviluppo filosofico, e l’altra
tesi del Gauthier secondo cui YEN sarebbe una « morale di transizione », e non la defi-
nitiva etica aristotelica, hanno fortunatamente lasciato solo scarsa traccia nel commenta-

28
Rhet . I 1, 1354a 7 a'xirfiziy. ATTO E ECO;. La proposizione « ethos e cio che si
origina mediante l’abitudine » e il tema di EE II 2 , 1220 b 1 airo E'OOUC, b/ p. ri]v
EirtSoatv.
-
29
Cfr . il bel passo di Repubblica 540ab a proposito di TTJV TTJ ? 'j'ux k <*uyrjv ;
Aristotele parla di Bppa tys/ rfi , lx T% l [XTretpia?.
'
30
Top. Ill 1, 116a 14, Rhet . I 6, 1362a 24-27, I 7, 1363b 14, Protr. B 39. I
paralleli delle etiche si trovano in C 39 e nel mio commentario.
31
I piu notevoli sono quelli di RAMSAUER (1878 ), GRANT ( 4a ed. 1884 ), STEWART
( 1892 ), BURNET ( 1900 ), JOACHIM ( 1951), DIRLMEIER ( 1956 ), GAUTHIER-JOLIF ( 1958-59 ).
Bibliografia completa e rassegna degli studi in GAUTHIER e DIRLMEIER.
32
ARISTOTELES. Werke. Hrsg. von E. Grumach, Akademie-Verlag , Berlin vol. 6
( EN ) , 7 ( EE ), 8 ( M M ) , complessivamente 1.600 pagine, delle quali 1.150 di introdu
zione e commentario in carattere piccolo. Il commento in tre volumi di Gauthier e
-
Jolif comprende piu di 1.000 pagine.
33
Si veda sopra, p. 213.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 495

rio. 11 quale commentario e sotto ogni aspetto eccellente e libero da ogni pregiudizio;
particolarmente notevoli sono le rassegne, dotte e fondate, di importanti nodi di proble-
mi, e le discussioni critiche con gli altri studiosi. 11 Gauthier non si limita all analisi delle
vecchie controversie, ma prende posizione su di esse con chiarezza ed energia; quasi
sempre si puo assentire alia sua tesi. Come il Dirlmeier, egli non dubita dell autenticita
dell EE, e non trova alcuna essenziale differenza di dottrina fra questa e l EN .
II Dirlmeier ha dimostrato in modo convincente l originalita dei Magna Moralia
in relazione alle altre due etiche; l ipotesi favorita, che la Grande Etica non sia che
un compendio tratto dalle altre due etiche, deve essere defmitivamente abbandonata.
Fatte certe riserve, dobbiamo considerare i Magna Moralia come un opera essenzial-
mente aristotelica . II risultato durevole dei tre commentari alle etiche del Dirlmeier
sta nell accurata utilizzazione e nella minuziosa discussione dei passi paralleli, e nel
rilievo dato alle peculiarita di ciascuna. Le tre etiche hanno un disegno comune. Anche
per quanto concerne il contenuto dottrinale, le basi sono comuni ; sulle questioni deci¬
sive incontriamo nel complesso le stesse risposte: l azione morale si fonda su norme;
noi giungiamo a questi npuFtot opot mediante un atto di comprensione intuitiva, e
non attraverso il pensiero logico.34 Il processo mentale che conduce ad un azione etica-
mente valutabile viene descritto in tutte le tre etiche sulla base della medesima antro-
pologia biologica. Nello stesso tempo, pero, ciascuno dei tre corsi ha il suo particolare
carattere e molte peculiarita di contenuto. Come dice il Dirlmeier,35 nessuna delle tre
etiche e la cellula originaria da cui, in un processo organico, si sarebbero sviluppate le
altre due. In tempi diversi, e con un nucleo di problemi che furono costantemente
presenti alia sua coscienza filosofica, Aristotele ha trattato il medesimo tema con
ampiezza crescente.36 Non dobbiamo immaginare il lavoro di elaborazione successiva
come se Aristotele, sulla base di un manoscritto originario, avesse preparato un nuovo
corso di conferenze mediante ampliamenti e trasposizioni. Nelle etiche piu tarde, niente
indica un rapporto di questo genere con quelle precedenti. Le opere di scuola sono
fatte per l esposizione orale; quando in questi lavori Aristotele si riferisce ad altri
scritti di scuola e a conferenze, non cita come da un libro, ma ricorda di aver trattato
una certa questione per es. £v tot? AvaXtmKoL;. Vere e proprie citazioni , o notizie,
sono da lui introdotte solo se derivano da opere che non sono Kata tpiXoffotpwxv.37
Anche per l Etica Eudemea il commentario del Dirlmeier segna una svolta; prima
di esso disponevamo soltanto del commentario del Fritzsche, ai suoi tempi molto meri-
torio, ma oggi assolutamente invecchiato. Cio che distingue fondamentalmente i tre
commentari del Dirlmeier da quelli dei suoi precursori, e che egli ha presente l intera
opera di Aristotele. Non soltanto egli ha preso sistematicamente in considerazione il
Protrettico e le concezioni etiche consegnate nei Topici e nella Retorica , ma ha tenuto
conto anche di prezioso materiale tratto dall intero Corpus Aristotelicum ; la prospettiva
si e cost approfondita in modo essenziale.
Chi ha studiato i commenti del Gauthier e del Dirlmeier vedra facilmente quanto
io debba a questi due studiosi per la seguente breve rassegna .

34
II tipico esempio di Aristotele e: cosi come riconosciamo che un triangolo e
un triangolo.
35
Riproduco la sua tesi, esposta in MM 433.
36
L esempio migliore e dato dalla trattazione dell amicizia, che nelle tre etiche
mostra sostanzialmente lo stesso disegno; l estensione della trattazione e di 411 linee
del Bekker per i MM , 950 per 1 EE , 1.209 per i EN .
37
A volte compare la formula yp-qaTeov OXITOIQ .
496 ARISTOTELE

I Magna Moralia. Perche mai proprio la redazione piu breve dell etica aristotelica
porta il titolo di Grande Etica? Verosimilmente perche e eccezionalmente grande l am-
piezza dei singoli rotoli .3' Difficilmente la divisione in due libri e il titolo sono originari .
La disposizione dei MM e la seguente :
I 1 ( fino a 1182a 30 ). Introduzione. Che cosa e l etica ? Quale il suo metodo? Opinioni
dei precedenti pensatori . - ( fino a 1183b 18 ) La mia tesi personale in confronto
con quella dei precursori .
I 2-3. Divisioni dei beni ( fino a 1184b 6 ) .
I 3-4. La felicita , euSatpovla.
I 5-9 . Psicologia . La dottrina della peerArt]
I 9 ( 1186b 33-1187a 29 ) . £ difficile acquistare 1 dtpETr) ?
I 10-16 . Tutto ci6 che produce qualcosa ha un punto di partenza , dtpxi11 . L uomo e
padre e & pxf\ delle sue azioni . Cio che e volontario, la force majeure , la costri-
zione , la necessita .
I 17-19 . La decisione, npoaLpecu; . Fine ultimo e mezzi al fine, T£LO<;-T4 7tpA <; TA
-rikct; . La conoscenza del bene non basta; tutto dipende piuttosto dall azione .
I 20-33 ( 34 ). Le singole virtu etiche ; la massima attenzione tocca alia giustizia .
I 34 ( 35 ). La retta ragione ( 6pd6$ Xiyoc, ) . La sapienza filosofica ( owpla ) e l insieme
di scienza e ragione intuitiva. La saggezza morale o intelligenza pratica , <ppAvT]0ii?,
e nello stesso tempo, rispetto alia sapienza filosofica , nella condizione di un am-
ministratore.
II 1-3. Forme dell intelligenza pratica. La bonta nella giustizia ( AmEltCEi/z ); l atteggia-
mento comprensivo ( euYVwpoauvr] ); la buona deliberazione ( Eu (3ouLla ): fino a
1199a 14 . Cinque aporie sul tema della <ppAvr)cn.<;.
II 4-6 . Continenza, incontinenza , iyKpai:a/i-dLKpwoia.
II 7 . Sul piacere , TISOVT') ( fino a 1206a 35 ) .
II 7 ( 1206a 36-b 29 ) . Cattivo uso della virtu. La virtu etica e un armonico rapporto
fra retto LAyoc; e retti n&ih) . Importanza degli impulsi naturali , Appal TWV
readwv itpA<; TA icaLAv .

-
II 8-10. Il favore della sorte, EU cuxla . La nobile distinzione, KaXoK &YaMa . Che cosa
e la retta ragione , ApflAt;\6 yocf? La felicita non si realizza mediante il sapere ,
bens! mediante l uso del sapere, AK TOU XPAAAIRFTAI.
II 11-17 . Sull amicizia .
I MM sono essenzialmente un indagine logico- teoretica; il filo conduttore e dato
dalla questione « che cosa e il bene » . Il bene non e un astrazione ; I &PET/I umana si
deve cercare nell ethos. « £ impossibile compiere un azione corretta nella vita sociale
se non si possiede una determinata qualita , se cioe non si e un uomo di molto valore ,
uno critouSaioc;. Essere di molto valore significa pero possedere le virtu » . L impegno
fondamentale dei MM consiste dunque in una ricerca itEpl T)f> wv , cioe sulla questione
di che cosa sia la virtu etica . Aristotele dice espressamente: « Spiegare come le teorie
debbano essere applicate , e le conoscenze praticamente valutate, non e compito della
presente etica » . Quando introduce la dottrina delle idee , mette da parte la questione
se l argomentazione in favore dell esistenza delle idee sia corretta o no: « quando par-
lano del bene, ritengono di dover parlare dell idea ; come idea deve in ogni caso valere
l esso effettivo ;41 donde seguirebbe che appunto l idea e massimamente un bene
58
Rispettivamente 1.288 e 1.150 linee del Bekker . L estensione normale e di
750-800 linee. Cfr . P. MORAUX, Listes anciennes , 192 .
39
I 1 , 1181a 26 - b 24.
II 10 , 1208a 35, dove raura si riferisce all intero contenuto dei MM .
41
I 1, 1183a 31 aurA 8s Sxaarov.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 497

come essi pensano. Un argomentazione di questo tipo potra anche essere giusta ; ma in
una ricerca su questioni etiche non possiamo discutere questo bene, bensi soltanto il
-
bene-per noi ». Aristotele non contesta dunque, come nell EE e nell’EN, l esistenza di
un aya86v trascendente, ma pone in rilievo che e assurdo 42 assumere l idea del bene
come punto di partenza per lo studio del bene concreto. Dopo la classificazione dei beni
si affaccia il tema deU euSaqxovta come &pi<7xov ayadov ; non si giunge pero a un’auto-
noma trattazione di questo problema: l’euSaqiovta viene considerata un fenomeno che
accompagna il bene, il piacere e l amicizia. A1 centro dei MM , invece di questo tema,
sta un altra idea. Eccone una parafrasi: « Ci sono nell anima , da una parte, impulsi e
passioni irrazionali, daU altra un elemento razionale, l intelligenza . Quando l elemento
razionale si trova in uno stato retto, l intelligenza avra il sopravvento sulle passioni,
ammesso che anche queste si trovino in una retta condizione.41 L eccellenza etica e
appunto l armonica relazione di queste parti dell anima. Quando l intelligenza e bene
orientata, e gli impulsi naturali e le passioni sono regolari, queste due parti dell anima
sono in accordo. Agli impulsi naturali spetta qui il peso maggiore, se si pensa al gene-
rarsi dell eccellenza etica, perche l elemento irrazionale e l inizio e la guida della virtu .44
La prima condizione e, cioe, che in noi si formi un certo impulso irrazionale, diretto a
cio che e moralmente bello,43 come di fatto anche avviene, e poi, come seconda istanza,
l elemento razionale deve pronunciare il suo voto e la decisione ». Il forte rilievo dato
alle basi fisiologiche e antropologiche della moralita, e la derivazione delle virtu dalle
6pfxa£, sono tratti caratteristici dei MM . Il Dirlmeier fa notare che questi concetti
si trovano anche in Platone: « le prime percezioni del bambino sono piacere e dolore,
e con queste per la prima volta entrano nell anima &pexT| e Kaida . Il bambino prova
piacere e amore, dolore e odio ; quando piu tardi puo fare uso anche della ragione, si
origina quella sinfonia di affetti e intelligenza, che noi chiamiamo virtu e retta educa-
zione ».46 Il Dirlmeier costata che di tutte le tre etiche i MM si rifanno in questo
punto a Platone nel modo piu preciso. A ragione evita pero di trarne la conclusione
che Aristotele utilizzo il passo platonico ora citato, e che di conseguenza i MM sono
stati scritti dopo la pubblicazione dei Nomoi. Aristotele svolge la medesima tesi, in

42
Aristotele dimostra questo con un esempio: l immortalita dell anima non e un
punto di partenza adatto per dimostrare una proposizione geometrica. Viene qui in
luce la stessa giovanile p.cox (a della critica delle idee in An. post, e in Ny.
43
II 7, 1206a 36 - b 29. Le parole chiave sono XfSyop, rat-lb) ( nel Protr. TO
dcXoyov ) e e5 Staxeiptevoi; xaxa TT) V olxetav dtpexfjv ( = Protr. B 60-61 ), aupupcovetv
npoq 6cXX?)Xa. In Pol. VII 15, 1334b 10 si dice che nell’educazione bisogna badare che
iptioti; g-Ooi; XtSyop collaborino e oupupcoveiv oupipcovlav. Che con frOop intenda i ratib)
risulta dal contesto.
44
1206b 17, con una frecciata direttamente contro Platone, come mostra la frase
tlx; ofovxat ol icXXot, cfr . sopra, p . 475. W. JAEGER, Kreislauf , 409, adduce questa propo¬
sizione come un argomento fondamentale contro l’autenticita dei AfAf . Aristotele gioca
spesso sull’equivocita della parola dtpyr) , cfr . sopra , p. 259. Per Platone era ovviamente
la <ppAvrjau; f ]yep.tbv x p 5up.7ra(n];i apcx p ( Leggi 688b ), e la ragione tpuaci apytx<Sp
( 689b ); e Aristotele era della stessa opinione, Protr . B 59-60, e piu volte. Qui nei
MM egli intende palesemente con dtpyri l’inizio, la condizione. Cost dice, nel Protr.
B 17 e piu volte, iJiuX2)? xeXeuxaiov TJ <pp 6v7]atp. Non c’e dunque su questo punto al-
cuna differenza di dottrina fra i MM e le restanti opere; si tratta di uno spostamento
dell’accento.
45
1206b 19 7rp 6 i; x6 xaX6v 6 pji.7]V 6(Xoy6v xtva .
44
Leggi 653ab.
498 ARISTOTELE

verita molto brevemente , in una delle sue prime opere , Phys. VII 3: « la virtu etica
ha come ambito piacere e dolore." Le sensazioni di piacere e dolore fisico ( e dunque
cio che nei MM riceve il nome di TOX&T] ) hanno un ruolo importante in ogni azione, o
come qualcosa di ricordato, o come qualcosa di atteso. Gli atteggiamenti fondamentali
del carattere sono rapporti proporzionali ». Anche nell’EE troviamo la dottrina che
Yethos e una qualita della parte irrazionale dell anima. A differenza dei MM , nell EE
la base e pero costantemente la teoria generale del movimento; Aristotele considera
nell EE l assuefazione alia moralita come un processo nel cui sviluppo l elemento razio-
nale opera da forza attivante.4*
La discussione dell elemento normativo e nei MM orientata in senso logico; il
punto fermo e che normativo e lo ffirouSaio;. Ma in qual modo ? Platone aveva anche
detto 49 che il saggio ha T8 KpiTT|piov b) iaUTtp, e cioe la visione delle idee. Con que-
sto, il problema della norma e per lui risolto. Ma il concetto generale o universale 30
introdotto da Aristotele non poteva , come del resto dice egli stesso, adempiere la fun-
zione normativa delle idee. Nemmeno egli poteva approvare la semplice dottrina socra
tica che la virtu e sapere. « Perche se qualcuno sa quale e l essenza della giustizia , non
-
e gia con cio stesso un uomo giusto, e parimenti e cost anche per le altre virtu ».
Nei MM Aristotele non e venuto a capo del problema, tuttavia da la formulazione della
questione: « Tutti sono d accordo su questo, che per sua natura la virtu mira ai mezzi
in vista del fine. In ogni situazione di scelta l uomo eticamente eminente sceglie il
meglio possibile. Ma la virtu presuppone anche un fine sommo dell’agire umano. Come
e possibile questa doppia funzione? Lo stesso uomo che stabilisce il fine ultimo dovra
trovare i mezzi che a esso conducono ». Aristotele da la sua risposta nel cap. I 19,
che il Dirlmeier analizza molto finemente. Caratteristico del modo di pensare di Aristo¬
tele e che egli si rifaccia ad un dato osservato nell esperienza quotidiana: « vediamo che
l uomo di alto valore vuole, nel suo agire, il meglio; cio deve significare che egli si e
proposto anche il retto fine. Non e possibile esplorare l atteggiamento verso il bene
( verso il fine ultimo ) che il singolo ha ; bisogna attenersi alle azioni concrete ». Sostan-
zialmente, questa e una soluzione conforme alia formula otj/tq <x8V)Xu>v ta (paivbptsva ;
dall effetto visibile si risale alia causa invisibile. Cost Aristotele ragiona, per es., anche
nella sua discussione del movimento, del tempo e della continuita: l unica cosa che noi
possiamo osservare b un corpo in movimento; tutto il resto deve essere scoperto per
via teorica .
Fra le peculiarity dei MM ci sono anche le cinque aporie sul tema della <pp6vnov;
in II 3, che io desidero ricordare perche non possono in alcun modo essere spiegate
sulla base della teoria della compilazione.51
La forma linguistica dei MM suscita difficolta, che pero si possono ridurre essen-
zialmente alia frequenza dell uso di fntip in luogo di TOPL Piu importante e il fatto che
i MM si distinguono considerevolmente dalle altre opere del Corpus nella forma del
l esposizione. Lo stile e vivace, a volte con punte di drammatizzazione ;54 mediante le
-
47
247a 7, cfr. sopra , p. 348.
EE II 2.
49
Teeteto 178b.
50
I 1, 1182b 11 TO xotvov ev a 7raaiv utrap ov iya&ov.
51
I 1, 1183b 15.
52
1190a 18 xai £ % cov TOUT ( = il fine ) ?UTat , ou&el? & XXop nopisi , xai -
euprj
GZI & Set rrpo; TOUTO.
!J
Si veda il DIRLMEIER , 363-370.
54
Per es. 1190a 34 - b 6, 1207b 1-5, 1208a 21-27.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 499

domande retoriche il conferenziere crea un atmosfera di dialogo. L apostrofe diretta


con il « tu » e usuale, e cosi anche l introduzione di obiezioni di avversari mediante un
cprjcL L argomentazione e solida, a volte elementare e pedante. Tutte queste partico-
larita stilistiche possono, singolarmente, trovare un riscontro nelle restanti opere di
scuola,55 ma soltanto nei MM questo stile viene perseguito con tanta coerenza. Il Dirl-
meier si domanda: si sara conservato a noi, nei MM , l unico esempio di un testo di
conferenze assolutamente aderente al discorso come era realmente pronunciato, TOU
EuitapaKoXouftir)Tou £VEK<X ? 56 Si deve rilevare il fatto che la lingua dei MM si distingue
soltanto esteriormente da quella delle restanti opere di scuola ; nei modo dell argomen-
tazione e nella presentazione delle idee lo stile e completamente aristotelico. Il rilievo
che lo scrittore da al suo proprio io e usuale anche nelle altre opere giovanili . In gene-
rale i MM concordano spesso con le opere giovanili,57 e sono piuttosto vicini all EE.
Tre passi dei MM ci danno importanti riferimenti cronologici.
1) I 34, 1197b 21. « Anche un uomo dappoco puo essere chiamato intellettual-
mente abile , per es. Mentore ». Questo testo si riferisce all esecuzione capitale di
Ermia, suocero di Aristotele, di cui fu causa Mentore. « Rimane soltanto, come risul-
tato, che i MM non possono essere stati scritti prima del 342 / 41 se non si vuole
inventare di sana pianta una redazione originaria, in cui piu tardi secondo un modo
di ragionare ben sperimentato e stato interpolate qualcosa ». Ora l argomentazione
del Dirlmeier mette effettivamente capo alia tesi che i MM sono un corso di Aristotele,
vicino alle prime opere logiche. Se ci si attiene a questa teoria , non sembra assoluta ¬
mente possibile altra soluzione se non l ammissione che ci sia stata una nuova stesura
durante il secondo periodo ateniese, dopo il 335. La breve frase olov MfvTtop- Elvoa puo
essere cancellata senza che il contesto ne soffra dal punto di vista oggettivo, sintattico
o stilistico. Nei passo corrispondente di EN VI 12, 1144a 23-28 ( = EE ) si trova solo
ttavoupYoi;. Il senso di nomi come Alcibiade o Lisandro 5 era comprensibile in ogni
eta ; Mentore non puo invece essere incluso in questa categoria di personalita. Soltanto
quando questo « perfido uomo » 40 era nella memoria di tutti aveva un senso porlo
come esempio, e per di piu davanti a una cerchia di uditori che conosceva con preci-
sione l affare, dunque veramente una cerchia di intimi. Chi attribuisca un qualche
valore a questo argomento, non rifiutera di datare questa redazione di MM 1197b 21
non molto tempo dopo la morte di Mentore.61 Abbiamo nei passo su Mentore un esem-
plificazione tipica ; la prassi scolastica dell Accademia aveva a disposizione una riserva
comune di esempi tipici di questo genere, che talora venivano variati. Cosi a 1189a 20
leggiamo £v IvSou;, come nei Topici 116a 38 e in EE 1226a 29, ma nei parallelo di
EN 1112a 28 e e EicOfrcu; se YEN fu scritta dopo il 330, questo mutamento sarebbe
spiegabile ; l lndia non era qualcosa di assolutamente sconosciuto, e sembrava meglio
evitare allusioni politiche attuali. Altri esempi: in EE 1231a 17 l uomo che si augurava
una gola piu lunga di quella della gru ha nome Filosseno; in EN 1118a 32 e e solo
« un buongustaio ». EE 1223b 22-24 ci da una citazione,62 mentre in EN 1105a 8 Ari -
55
I casi sono accuratamente registrati dal Dirlmeier.
56
EN II 7, 1108a 19, cfr. Alfa elation 3, 994b 32.
57
Si veda la mia recensione in « Gnomon » 1961, 553-5.
58
DIRLMEIER 347. Cito la mia recensione ricordata qui sopra .
59
An. post . II 13, 97b 17-21.
60
Nell epigramma per Ermia, DIOG. LAERT. V 6.
61
Sulla seconda redazione delle Categorie , cfr. sopra, p. 68; sulla Retorica , p. 147.
ERACLITO 22 B 85; anche Pol. VII 2, 1315a 30; la proposizione eraclitea e certo
implicita anche nelle parole di Platone nelle Leggi 863b 6 Skip.6?, Siiaepi xal Suapa / ov
500 ARISTOTELE

stotele si contenta di un accenno a « come dice Eraclito » .


2 ) II secondo passo e II 7, 1205a 19-23. Fra gli ascoltatori si trovavano due
giovani, Lampro e Neleo, che « possedevano l arte dello scrivere ». II punto essenziale
del paragone sta in questo, che si tratta di una capacita elementare.61 Quando Teofra-
sto mori, intomo al 288/ 285, Neleo, che eredito la sua biblioteca privata insieme con
i manoscritti di Aristotele,*4 era certo fra i 60 e i 70 anni ; con cio concorda bene
l ipotesi che egli fosse un efebo quando frequentava il corso che noi ora possediamo
come AfAf , nella meta degli anni trenta .
3) II terzo passo e in II 6, 1203a 23, dove Clearco viene menzionato come
esempio di uomo brutale insieme con Dionisio e Falaride ; egli fu ucciso nel 353/52
dallo scolaro di Platone Chione. La variante testuale ( Eumathes ) mostra che anche in
questo caso e possibile che ci sia stato un mutamento di esempi .
Riassumiamo. Sebbene, relativamente alle dottrine, la tendenza dei AfAf manifesti
un grande distacco da Platone, sotto l aspetto formale e nella formulazione linguistica
questa etica sta con i dialoghi di Platone in un rapporto piu diretto che le posteriori
etiche. II frequente contrasto oi vuv-7]p.Et; < rinvia all eta dell Accademia. L approfondita
discussione del concetto di (pp6vr)ca;< , e l afiermazione che sia una questione controversa
se la <pp6vr)Cl;< « domini su tutto cio che e nell anima », confortano l ipotesi che i AfAf
siano stati scritti in un eta, in cui quest aporia era estremamente attuale, e la distinzione
terminologica fra tppivqtrii; e ffocpta era qualcosa di nuovo. Che i AfAf siano stretta-
mente collegati, per il contenuto e per la terminologia , alle opere di Aristotele ricono-
sciute come giovanili, e stato provato dal Dirlmeier ; e altrettanto, che questioni che
nei AfAf sono ancora insolute vengano nuovamente riprese e siano risolte nell EE.
Sebbene soltanto 28 dei 51 capp. dei AfAf consentano un diretto confronto con l EE , e
perfettamente chiaro che i AfAf sono piu vicini all EE che all EN. Le tesi favorite, che
cioe i AfAf siano nati o dall utilizzazione essenzialmente della sola EE, o essenzialmente
della sola EN , oppure di entrambe, sono, sulla base della documentazione fornita dal
Dirlmeier, divenute insostenibili. I AfAf sono un abbozzo autonomo, sono la prima
schematica stesura della teoria etica di Aristotele. L opera ha un significato proprio
chiaramente delineato e una sua composizione indipendente; mai un incrinatura nello
stile, nessuna interpolazione; essa e un abbozzo antico dell ambito delle virtu etiche,
essenzialmente orientato in senso logico-classificatorio.66 Lo scrittore parla con autore-
volezza, in prima persona.
Come principali argomenti a favore dell origine tarda rimangono: 1) la forma
linguistica, specialmente certe minuzie dell elocuzione, come le difierenze nell uso delle
preposizioni ; l incremento nell uso di pronomi superflui e del perfetto. Tutto cio altera
xxrjp.a £ p7re<puxo;, e forse Repubblica 375b dWjxnrjxov yap 6 fhjp.6;< . Si rifanno a questo
passo EE 1229a 27 e Pol. VII 7 , 1328a 7. Da questi esempi si vede bene che cosa
significhi il repertorio accademico.
63
Top. VI 5, 142b 31.
64
DIOG. LAERT. V 52, xd Si fkpxia rrdvxa Nr)Xei .
Per es. l importante questione di xeXo; - xd npiq x6 xsXop, si veda DIRLMEIER
AfAf 268; per la connessione fra AfAf II 8 e EE VII 2, vedere DIRLMEIER AfAf 421,
per quella fra AfAf II 9 e EE VIII 3, 1249a 21 - b 25, DIRLMEIER AfAf 426. Un osser -
vazione importante a proposito della disposizione della materia in AfAf ed EE in AfAf
222- 223.
Dobbiamo supporre che Aristotele abbia cominciato con studi di concetti, ana-
lisi semantiche e classificazioni ; lo testimoniano i numerosi titoli nel catalogo degli
scritti. Cfr. DIRLMEIER EE 357 e la sua interpretazione di EE II 2 cv xot ? dxTjXXav-
uivoip in « Sb. Ak . Heidelberg, phil.-hist . Klasse » 1962 , 2 , pp . 36-40 .
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 501

soltanto la forma esteriore della lingua, ma sembra escludere la possibility che Aristo-
tele abbia personalmente dettato o scritto il testo cos! come esso si presenta a noi .
2 ) I riferimenti cronologici sopra citati.67
Perche mai un corso di etica, che per motivi oggettivi deve essere datato nella
prima meta degli anni cinquanta, si presenta a noi in una stesura che sulla base dei
riferimenti cronologici dobbiamo collocare dopo il 342 / 41? Una spiegazione sicura di
questa difficolta non sara mai possibile: e necessario chiarire questo, prima di fare
ricorso a ipotesi. Di queste, molte ne sono state proposte. La piu semplice, e percio,
naturalmente, la meno apprezzata, e la seguente. I MM sono un corso dei primi anni
dell Accademia scritto da Aristotele stesso e adeguato a un pubblico di giovani. Dopo
il suo ritorno ad Atene, Aristotele ebbe bisogno di un corso per il giovane Neleo, figlio
di Corisco e congiunto di Teofrasto, e per i suoi coetanei, fra i quali viene nominato
Lampro. Propriamente, secondo la tesi esposta nell EN, l efebo non e adatto come
ascoltatore di discorsi sull etica, perche non e ancora abbastanza educato, e non ha
alcuna esperienza. Ma anche ascoltatori che non sono capaci di afferrare una lunga
argomentazione e di trarre conclusioni da premesse remote han bisogno di insegna-
mento. Percib le conferenze vengono adattate alia capacita di comprensione degli ascol¬
tatori. Che cosa poteva esserci di piu naturale, per Aristotele, che pregare uno dei
suoi collaboratori di allora, forse Teofrasto,® di tirar fuori il vecchio corso, di prepa -
rarlo per l occasione e di leggerlo ai giovani ?
L Etica Eudemea. Non sappiamo per quale ragione quest etica abbia tale titolo.
Certo b , anche soltanto in base alio stile, che non ne e autore Eudemo di Rodi. I cinque
-
libri oggi conservati sono i resti di un ampia opera.71 I libri IV VI sono andati perduti ;
li possediamo, in una forma che e il risultato di una rielaborazione, come libri V-VII
dell Etica Nicomachea sono questi i cosiddetti libri controversi.72 L ordinamento
secondo cui sono disposti i libri conservatisi dell EE e il seguente :
I 1-6 e espressamente denominato proemio, e comprende quattro sezioni: (1 ) il fine
della vita e l eudaimonia ( sino a 1215a 25 ). - ( 2 ) le diverse forme di vita ( sino a
1216a 37 ). - ( 3) che cosa sono l eccellenza etica e la saggezza pratica ? ( sino a
1216b 25 ). - ( 4 ) quali metodi si devono usare nello studio di questioni etiche ?
( capitolo 6 ).
67
II controverso passo di II 15, 1213a 1-7, e da me stato discusso sopra, a p. 224.
EN I 1, 1095a 2 818 ( perche non e 7te7rai8eup,£vo; ) r?js 7toXmx?) ;< oux tfcmv
olxetoi; axpoaTY)?6 v£o<;, VI 9, 1142a 15 veo; gpureipo; oux ESOTIV , Rbet. I 2, 1357a 3,
axpoaval o£ ou SuvavTai Sia 7toAAc5v auvopav ou8£ Aoy (t[ea&ai. 7t6 ppco&ev , Alfa elat¬
ion 3, 994b 32 ai dxpoaaei; xava TOC £0?] aup.(3a(vouaiv.
69
La maggior parte delle peculiarity linguistiche dei MM , che a noi suonano
non aristoteliche, puo pero essere documentata in Teofrasto, come osserva il Dirlmeier.
Lo stile di Eudemo di Rodi e completamente diverso.
70
Tutte le ipotesi sono passate in rassegna dal DIRLMEIER MM 97 e EE 109.
Poco verosimile e la sua congettura che con Eudemo si intenda l Eudemo di Cipro
che e destinatario del dialogo omonimo.
71
Nella lista alessandrina dei libri si trova al numero 38 ?)fhxtov a(3y8e. Cio
potrebbe indicare l EE a noi ora conservata, come per primo suppose lo Jaeger ; ma
la notizia di Diog. Laert . V 21 xal hi TCO HOtxoiv £ p86(ioj eavi , che e esatta, e
rinvia alia formulazione di EE VII 12, 1245b 20, mostra che l autore di questa notizia
conosceva un EE in almeno sette libri, e dunque un etica che conteneva i cosiddetti
libri controversi.
72
Vedere sotto, pp. 513-514.
502 ARISTOTELE

I 7-8. Che cosa e I euSaqxovia ? Poiche essa e il piu alto fra i beni umani , dobbiamo
chiederci: che cosa e il bene sommo, e quanti significati ha il vocabolo « bene » ?
II. ( 1) Sviluppo della definizione dell eudaimonia ( sino a 1219b 26 ). - ( 2 ) Psicologia.
Virtu intellettuale e virtu etica ( sino a 1220a 13 ). - ( 3 ) La virtu etica ( fino a
1222b 14 ). - ( 4 ) Analisi dell azione umana ; il dio come ap /f ) KIVVICTEUX;,
l uomo come ap /f ) Kiv/iffEtbq Tivoq, cioe come autore dei processi di cambiamento
( II 6 ); volontarieta, decisione ( II 7-11 ).
III. Le singole virtu etiche.
VII. Sull amicizia .
VIII. ( in Bekker VII 13-15). ( 1) le virtu sono specie del sapere? ( cap. 1 ). - ( 2 ) donde
viene il favore della sorte, e che cosa intendiamo con EUTUXU*? ( cap. 2 ). - ( 3) la
KaXoKAyaDuz ( cap. 3, sino a 1249a 21 ). - ( 4 ) il criterio per la scelta del bene.
L introduzione e scritta in bello stile, quasi privo di iati. L oggetto della ricerca
viene enunciato immediatamente: come dobbiamo comportarci nella vita, per essere
felici ? Come nel Protrettico, si dice che la sapienza filosofica, la virtu etica e il godi-
mento 73 sono considerati le condizioni per una vita felice; si discute pero quale di
queste condizioni sia la piu importante. Ognuno dovrebbe percio fare personalmente
una scelta, e raggiungere la chiarezza nella questione del fine della vita. Si deve in
primo luogo escludere tutto cio che non e se non condizione esterna della felicita, e
che non conduce per se a questo fine. Quindi e utile sottoporre a esame le opinioni
generalmente diffuse sulTeii &xqxovta . Ne risulta che 1 etiSaqxovia non puo essere opera
del caso o della natura. Si puo essere felici soltanto se si ha personalmente una certa
qualita,75 e cioe in quanto ci si educhi. Aristotele pone il problema se l euSaqxovfa sia
una determinata qualita dell anima, oppure se e vero che questa qualita deve essere
presente per natura, e pero si puo realizzare il bene anche mediante le opere. Gia di
qui risulta chiaro che nell EE Aristotele non pone come ideale un (Slop DEwp'n'n Kiq .
nel senso di una vita contemplativa , bensi una vita di KakaJi TtpalEip ; una vita, in cui
le virtu vengono attuate mediante le azioni che da esse scaturiscono, e sono attuate per
se stesse.76
Aristotele discute quindi le diverse forme di vita. Dopo aver escluso quelle piu
basse, perche esse non avanzano affatto la pretesa di aver valore di condizioni della
felicita, spiega che ci sono tre forme fondamentali di vita: l attivita nella vita politica,
la vita del filosofo e la vita di godimento. La vita filosofica e itEpi, tppdvT]oiv Kao T7)V
ilEwptav TOpi T7)V dX/iftetav, ed e una vita esclusivamente consacrata alia ricerca
della verita.77 Cita, come nel Protrettico , Anassagora « il quale veramente credeva che
un uomo, che viva senza dolore ed in purezza, con lo sguardo rivolto al giusto o
partecipando di qualche divina 78 speculazione, sia beato, nella misura in cui questo e
possibile ad un uomo ». Possiamo qui toccare con mano la differenza d orientamento fra
il Protrettico e l EE. Nel Protrettico Aristotele loda la vita filosofica, e dice che essa
e per se preziosa , anche se non ne risulti niente di utile per la vita pratica ( B 45) ;

73
,
1214a 32 - b 6 cpp6vr ai? iperi) fjSovir) = Protr. B 94. Soltanto nel Protrettico
e nell EE Aristotele usa in senso tecnico iv /atpEiv.
74
1214b 28, nel Protr . B 42 dyaffa - avayxaia.
73
1215a 15 EV T5 auTov TTOI6V viva elvai, cost Gorgia 487e rroiov viva xp J)
clvat T8V itvSpa.
76
1248b 34-37.
77
,
Cfr. Protr. B 103 rfjv cpp 6vr atv r ic, yvcoaeTai rrjv aXrjOciav ; anche B 65
e 77.
78
Perche 6 vou? yap fjpcov 6 ffe6?, Protr. B 110.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 503

aggiunge pero subito che la saggezza filosofica assicura effettivamente alia nostra vita
la massima utilita, e specialmente per il legislatore e l uomo politico ( B 46-51). Per
queste ragioni si deve filosofare. Ma rimane fermo che nel Protrettico la saggezza filo¬
sofica e effettivamente il fine ultimo; ora questo non e il caso dell EE, e percio 1 EE
non contiene l ammonimento (piXotrocpriTfov . La ffcwpia TOO ftcou , cioe l attivita specu-
lativa della divina ragione, ci fornisce certo ( come nel Protrettico B 47 ) gli opoi, ma
non e tuttavia il fine supremo della vita. Nell EE Aristotele non tratta affatto la vita
che si fonda sulla saggezza filosofica. Nelle parole tlx; axitbc, O'IETO si sente persino una
< &EWPT]TIK<IK;.
leggera critica all unilaterale glorificazione del (Jw ;
Anche l argomentazione seguente ci e nota dal Protrettico. La questione « quale
delle cose della vita sia degna di scelta, e donde il desiderio dell uomo possa essere
pienamente soddisfatto » e da Aristotele inserita in una prospettiva biologica ; la
scala biologica della natura e nello stesso tempo una gerarchia di valori . « In realta
dovrebbe essere facile fare la scelta corretta. Ma se noi consideriamo le forme di vita
nella natura, nel caso delle piante, degli animali e dell uomo, troviamo che la piu parte
di ci6 che accade nella vita e di tal sorta, da essere o indifferente, o totalmente spiace-
vole, anzi, persino senz’altro dolorosa. Cio significa che, se ci fosse lecita la scelta,
sarebbe fin da principio augurabile non nascere affatto ».
Questa sezione e stata ripetutamente addotta a prova dei sentimenti pessimistici
e dell avversione al mondo di Aristotele. Altri documenti di questo atteggiamento si
scoprono nel dialogo Eudemo 80 e nel Protrettico." Io credo che in questo modo si
dimentichi l atteggiamento di aristocrazia intellettuale che e proprio di Aristotele. Questo
pensatore che guardava con tanta acutezza al mondo, al regno della natura e alia sfera
dello spirito e della Cultura, nella sua concezione della vita sociale era legato ai pregiudizi
del suo popolo e della sua epoca. Con pochissime eccezioni, la letteratura greca clas-
sica da Omero fino a Menandro e a Epicuro manifesta il piu assoluto disprezzo delle
comuni persone incolte. Erano costoro i tfxxuLoi, i molti, di cui non si teneva conto
alcuno ; essi manifestano in tutto sentimenti servili, e scelgono la vita del bestiame: 82
« con lo sguardo sempre rivolto a terra e chini sul suolo e sulla tavola, si deliziano del
mangime e del coito » ; sono contenti se semplicemente riescono a vivere, come che
sia. Non di rado troviamo in Aristotele una riflessione che ha avuto fortuna in ogni
eta, che cioe la gente loda come eccellente una cosa, e tuttavia fa l altra.84 Da Omero
in poi, la debolezza di tutto cio che e umano e sempre stata un tema favorito.85 Ma
le affermazioni pessimistiche in Aristotele non devono essere intese come l espressione
di una concezione della vita fondamentalmente pessimistica: « la vita e per natura
qualcosa di prezioso ».86
Nell ultima parte dell introduzione Aristotele illustra il proprio metodo impar-
tendo ammonimenti sul modo in cui non si dovrebbe ragionare nelle questioni di

19
1215b 17.
Specialmente il fr. 6 WALZER-ROSS.
81
Specialmente B 104-107 = lOab WALZER-ROSS.
82
EN I 3, 1095b 20 3OCTXY]|X<XTG>V pio? = IX 9, 1170b 13. Anche Platone, Tee -
teto 162e, Repubblica 586a.
83
Protr. B 103. Cfr. IIcpl StaEnj? , KUHN I 646, citato nel mio commentario, 268.
84
Soph. El. 12, 172b 36 - 173a 2, Rhet . II 5, 1382b 8, Pol. II 7, 1267 b 1
I) TOVYjpEa TCOV livffpcoircov (£IT>.Y] <JTOV. Aristotele e piu tollerante di Platone; bisogna
perdonare la gente comune, TOI? piv o5v noXkolc, ITO»Y] auYYvtop.7].
85
Passi e dimostrazione in DIRLMEIER MM 472 ed EN 324.
86
IX 9, 1170b 1.
504 ARISTOTELE

etica . Se ne ricaviamo le indicazioni positive, troviamo che dice che: 87 « nell’argomen-


tazione bisogna procedere dapprincipio da fatti d esperienza universalmente conosciuti.
Queste opinioni, che sono si giuste, ma non precise,88 verranno formulate con preci
sione nel corso successivo dell argomentazione, lasciandosi gli ascoltatori guidare da
-
noi passo per passo. L argomentazione deve essere strettamente scientifica ; bisogna
avanzare argomenti che siano pertinenti ed abbiano rilievo filosofico; inoltre, bisogna
far attenzione ad argomentare, da una parte, in modo strettamente logico, e dall altra
a ricorrere continuamente ai dati dell esperienza ». Nel saggio gia citato, l Allan mostra
come Aristotele costruisca le sue definizioni dell’& yaftiv , deU’euSaqiOVia e della apcxx]
etica facendo uso di un metodo rigorosamente deduttivo. Questo severo metodo dialet-
tico h caratteristico dell EE in confronto alle altre due etiche, e in certa misura carat-
terizza anche il Protrettico. £ vero che sotto l aspetto formale il frequente ricorrere di
UTOKEIODCO puo far pensare a una dimostrazione geometrica: io non definirei pero
matematico questo metodo. Si tratta fondamentalmente del metodo dialettico, che
Aristotele descrive nel primo capitolo dei TopiciContinuamente egli ritorna sul suo
praetera censeo\ i concetti etici devono essere presentati seguendo una linea che e
opposta a quella attualmente comune nell Accademia,90 e cioe andando dal basso ftti, tat;
apxa?; si deve muovere dal sapere acquisito, benche imprecise, 1 e fondare le proprie
teorie sulla base di un analisi di fatti riconosciuti ed empiricamente accertabili .
Dal cap. I 7 fino alia conclusione argomentazione e stile dell EE sono in grado
eminente tecnici; a volte l espressione linguistica e cost trascurata e concisa, che le
frasi non sono altro che promemoria per l’esposizione orale ; mol to a proposito si e
parlato di « un ora di seminario nell Accademia ». La critica della dottrina platonica
dei principi e delle idee e aspra: « L esame critico di questa teoria appartiene in ogni
caso ad un altro corso, dal carattere piu logico-astratto. Se si deve pero qui dare un
giudizio breve e conciso su questa teoria, allora dico che l affermazione che ci sia
un idea non soltanto del massimo bene, ma anche di qualunque altra cosa, e una mera
astrazione concettuale ed e priva di contenuto ». Si rivolge qui direttamente contro
-
la dottrina dei principi svolta nelle lezioni di Platone IIcpl xayaSou , dottrina che era
evidentemente di attualita : 93 qui mi pare di trovare un indizio del fatto che l EE risale
al periodo dell Accademia. Aristotele formula con asprezza una fondamentale differenza
che lo distingue da Platone: « Platone presuppone delle idee e dei principi, a propo-
87
I 6. Cfr. D.J. ALLAN, Quasi-mathematical method in the EE , 307. L Allan
ritiene che « questo non prepara tuttavia il lettore agli aspetti piu singolari del metodo
che l’autore usa realmente ». £ possibile; ma il fine del capitolo e pur sempre quello
di mettere in rilievo l’importanza dei X6yoi 91X0069101; Xey6 p.svoi.
L’espressione xa cltofWxa XlyeaOai auyxExopivcoi; ricorda la discussione del
metodo in Phys. I 1, 184a 22, cfr. sopra, p. 259. Jaeger commenta il capitolo dell’EE
sul metodo ( Aristoteles, 243 ) sulla base della sua opinione : , « fra il Protrettico e l’EE
si colloca l’abbandono della dottrina delle idee e la separazione della metafisica dal-
l’etica ». Come sempre, non e chiaro qual significato abbia qui la parola « metafisica ».
Proprio dell’EE e caratteristico che Aristotele operi con concetti, che non apparten-
gono per se all’ambito dell’etica ; essi sono a noi ben noti dalla teoria generale del
movimento e dei principi della Fisica e da Lambda.
89
100a 29 - b 22 8iaXexxix& ;< < juXXoyiap.6 i;.
90
1218a 15.
91
1220a 15-18. Ricorre frequentemente l’espressione SvjXov £x xTj; eTtaycoyvj;.
92
1217b 16-21 Xoyixcoi; xal xevcoc.
95
1218a 15-25 <0; vuv Scixvuouat xdyadov aux6. viiv (LEV yap. .. x8 £v auxo x8
dya06v.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 505

sito di cui non e affatto universalmente riconosciuto che siano dei valori, e poi da
quelli deriva tutti i beni riconosciuti . II metodo corretto e il contrario. Muovendo dai
beni riconosciuti, si deve provare che la bellezza e presente in grado ancor maggiore
nei principi immutabili ». Aristotele muoveva dall’effettivo movimento e dall’ordine
nel mondo, dall eterno ciclo dei processi naturali, e arguiva di qui l esistenza di principi
eterni. I suoi due principi supremi furono il risultato della sua riflessione sulla scienza
della natura e sulla cosmologia ; non sono il frutto di una speculazione ontologica , come
i principi di Platone.
Il secondo libro comincia con distinzioni che ci sono note dal Protrettico: M
« tutti i beni sono o fuori dell anima, o nell anima. L eccellenza dell anima e la sua
disposizione migliore ; noi possiamo trovarla scoprendo mediante l induzione la sua
opera migliore. L opera dell anima e di produrre la vita ; questa puo essere vegetativa,
oppure essere uno stato di sonno: ma maggior valore ha la vita attiva . Quando l anima
puo dispiegare nel senso piu pieno la sua eccellenza, noi sperimentiamo la felicita.
Ora l anima umana ha due parti principal quella irrazionale e quella razionale. Esse
sono indissolubilmente unite, cost come in qualcosa che k piegato sono il concavo e
il convesso. Nell anima sono due forme di virtu, quelle del carattere, e quelle della
ragione. Le virtu del carattere appartengono a quella parte dell anima che, sebbene sia
irrazionale, per natura esiste per seguire la parte razionale. £ cioe compito delle virtu
della ragione di comandare l’anima ». Soltanto nell’EE Aristotele descrive esplicita-
mente 95 Pflfloq come una qualita della parte irrazionale dell’anima ; tuttavia , nella
sostanza, non c’e alcuna differenza fra le tre etiche.
Nella sezione immediatamente seguente assume come pilastro del ragionamento
la teoria generale del movimento.96 « Virtu e vizio hanno come ambito cio che produce
-
piacere e dolore; 1’apE rfi etica si origina attraverso i piu eccellenti moti dell’anima e
mediante un processo di assuefazione. Quali effetti hanno, in tale processo, una buona
oppure una cattiva influenza sull’anima ? Prima di analizzare questo problema, dobbiamo
osservare che ogni processo di movimento e un continuo; di conseguenza, l’ambiente
.
della A pETi'i e della icaicta e una continuity di tutte le possibilita; ora, in ogni continuo
ci sono l’eccesso, il difetto e il mezzo, e cio o nella relazione delle grandezze fra loro,
oppure in riferimento a noi. In conseguenza di cio, ogni apfxi] e ogni Kaicia e un
izp6 <; Tt, un qualcosa di relativo. L’esperienza ci insegna che il mezzo riferito a noi e
il meglio, perche esso e cosf come ordinano la nostra scienza 97 e la riflessione ». Questo
passo, qui riprodotto in forma estremamente abbreviata, e di straordinaria importanza
per la comprensione della dottrina aristotelica .

94
Aristotele rinvia agli y carepixol X6yoi , che significa essenzialmente opere che
non sono xara <piXoao <piav. Statpoupiefla mostra qui che intende le sue opere. L’opi-
nione del Dirlmeier, che Aristotele intenda le sue Aiaip aet? ( Diog. Laert. numero 42 ),
e un’ipotesi allettante. Il Protrettico non e tuttavia escluso come fonte, come dice il
Dirlmeier ( EE 221): una concordanza quasi completa nelle divisioni si puo far risalire
alia fonte comune, ma la simiglianza dell’espressione fra 1219a 6-8 e Protr. B 61 e
degna di nota. Cfr. anche il mio commentario a B 74.
95
1220a 10 e b 5.
96
II 2-3.
< , e cosf nella sostanza anche
97
1220b 28 rj ImaTr r} xeXeiiei xal 6 X6yo;
Protr. B 39, perche soltanto 6 aicouSato puo possedere questa imar faq . Aristotele
rinvia a questo passo in VIII 3, 1249b 3 EV TOII; 7tp6Tcpov iliyjh} T<> 6 X6yo?. Come
risulta da quanto segue, intende quel che nei MM II 10 e in EN VI 1 chiama
opflJx; X6yoi;.
506 ARISTOTELE

II principio del giusto mezzo non risulta da un accettazione della tematica del-
'

l ideale popolare della mediocrita, dell aurea mediocritas * e del medio tutissimus ibis.
Non e, d’altra parte, nemmeno tratto dalla mediana. H.J. Kramer ha provato in
maniera convincente che la dottrina platonica dei principi e il punto di partenza della
teoria aristotelica della PEEDTTK . Questo era gia stato detto settant anni or sono da
J.A. Stewart nel suo commento a EN II 6, 1106b 8. Lo Stewart cita tre passi dal
Politico di Platone; il piu importante e 284de ( ne do una parafrasi ): « quando si vuole
mostrare l assolutamente esatto, <XUT6 T6 dtKpi(leq, bisogna badare che in tutte le capa¬
city umane il piu e il meno non vengono misurati soltanto uno in relazione all altro,
ma anche in relazione alia giusta misura da conseguire. Alcune arti misurano il numero,
la lunghezza, la profondita, la larghezza e la velocita soltanto nel rapporto aritmetico
con l opposto, altre compiono la misurazione in relazione alia giusta misura, al conve-
niente,100 al momento giusto,101 al dovuto, e, per dire brevemente, a tutto cio che sta
nel giusto mezzo fra gli estremi ».10J Lo Stewart osserva a questo proposito che « Pla¬
tone anticipa tutto cio che c e di significativo nella dottrina di Aristotele, e persino gli
vien fatto d usare il termine pidcov, tuttavia lasciandolo subito cadere ». Questo non e
esatto; esatto e invece che Aristotele non ha scoperto il principio della giusta misura,
e che non e stato il primo a servirsi di questo principio a proposito di fenomeni etici;
10 ha invece accolto da Platone e, rinunciando all ontologia platonica, vi ha costruito
-
sopra la propria dottrina . La dottrina della nead rris, intesa correttamente come un
metodo per dare una descrizione fenomenologica delle virtu e dei vizi, e l opera propria
di Aristotele.
Ci sono nei Topici almeno tre passi che si riferiscono alle conferenze di Platone
Ilepl layadov .103 In due di essi appare il tratto caratteristico della dottrina di Platone,
11 fatto, cioe, che SVSEKX e UTOpfloXir) appartengono al medesimo genere, e hanno per
opposto T& itdTptov. Nelle pagine etiche della Retorica, scritta a livello divulgativo,
Aristotele non aveva alcun motivo per menzionare la dottrina del giusto mezzo; essa
tuttavia traspare in alcuni passi.10* La dottrina ricorre poi in tutte le tre etiche ; in
nessuna di esse e pero sviluppata con tanta coerenza come nell’EE. Nei MM I 9, il
punto di partenza e il medesimo dell’EE: i due estremi sono contrapposti al mezzo;

Questo ideale, che Solone loda nel fr. 16 D., e ovviamente noto anche ad
Aristotele. In Pol. IV 11, 1295b 34 cita la sentenza di Focilide 7toXX<i pdaoiaiv itpiara,
( jiao; &£X(o £v 7t6Xet elvat , e in EN II 5, 1106b 10 quel che si e soliti dire alia
vista di qualcosa di perfetto: « qui non c e niente da togliere e niente da aggiungere ».
W. JAEGER , Paideia II 36 e Diokles von Karystos 45. Questa teoria, origina-
riamente enunciata da H. KALCHREUTER , Die fieooTTjg bei und vor Aristoteles, Tubin¬
gen 1911, e sviluppata dallo Jaeger, fu illustrata da ultimo da F. WEHRLI, Ethik und
Medizin, « Mus. Helv. » 8, 1951, 36-62. Rassegna degli studi e confutazione in
GAUTHIER-JOLIF 142-145 e in H.J. KRAMER , Arete bei Platon und Aristoteles, 363-371.
100
Cfr. Top. V 5, 135a 13 xauxdv ICTTL T6 xaXov xal Ttpejtov.
101
Cfr. EN I 4, 1096a 26 (TayaOiv ) ev xP vfP xaip6?. Cfr. sotto, p. 510.
110
ri piaov TWV Itr/ oLTCuv , il nucleo della dottrina. In luogo di T6 p xpiov
Aristotele scelse come termine tecnico x6 piaov.
103
II 7, 113a 5-8; IV 3, 123b 27-30; VI 4, 142a 16-21. T6 <WVOV, rafo ,
ripepia sono nell EE caratteristiche dell dcYa06v.
104
Vedere sopra, p. 159. Il Kramer rinvia a I 9, 1367a 32 - b 8. Nel Protrettico
-
B 33 si dice che ape ri) appartiene al limitato; non si fa parola della dottrina della
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 507

manca pero l importante distinzione 7tpA <; ak'krfka-Tipbt; 7|pa .105 E. Kapp ha dimo-
strato che Aristotele trasse Fespressione itpAc; akXrfka da Platone, per indicare la
relazione puramente aritmetica del meno e del piu in contrasto con il valore. In EN
- -
II 5, 1106a 28 si legge invece Ka r au rA TA ttpaypa rj itpAi; r\\xap . £ interessante
mettere a confronto le due etiche su questo punto. In EE III 7, 1234a 34 leggiamo:
« il mezzo e piu opposto agli estremi che non questi fra loro. II mezzo non ricorre mai
in unione con alcuno degli estremi, invece gli estremi si presentano frequentemente
insieme, e a volte i medesimi uomini sono ad un solo tempo baldanzosi e vigliacchi,
oppure sono sia spendaccioni che spilorci; in breve, sono mutevoli in cattivo senso ».
Questa e la dottrina di Platone nel Ilepl xdtyaOou e nel Politico, usata in senso feno-
menologico, ma senza 1 appendice ontologica di Platone. I Topici , i MM e VEE concor-
dano; il mezzo e piu eccellente dei due estremi, che su questo terreno dell assiologia
sono fra loro piu vicini; le due Kaidai sono opposte all unico ayadov. In EN II 8,
1108b 26, Aristotele da rilievo, al contrario, all opposizione materiale e quantitativa:
« massima e 1 opposizione fra gli estremi, molto piu forte della loro opposizione rispetto
al mezzo. Infatti gli estremi sono fra loro molto piu lontani che dal mezzo, proprio
come la distanza fra grande e piccolo, piccolo e grande 106 e piu considerevole della
distanza di entrambi dall uguale ». Fra l EE e 1 EN si collocano le opere di psicologia
e di biologia. Ora, in queste opere Aristotele si serve di un concetto di petrATT) mate¬
-
riale e quantitative; il giusto mezzo e la giusta truppExpla TWV iaxa raiv , il giusto
LAyoi; TTK ptetiUw .107 La percezione sensibile e una sorta di mezzo fra le qualita
estreme presenti negli oggetti, e come medieta ha la facolta di giudicare, TA pitrov
KPITIKAV.1 Provar piacere o dolore significa .
che si e attivi con 1 aMhyn Kf ) \xto6 tr\c,
in direzione del bene o del male come tali,109 vale a dire che con l aiuto della percezione
evitiamo cio che per noi e male, e scegliamo cio che per noi e bene. Il concetto di
P&T6TIK con cui Aristotele opera negli scritti biologici e dunque un concetto di pro-
porzione, di cui fa uso anche Platone,110 e che ricorre negli scritti medici del tempo.111
105
EE 1220b 23. E. KAPP, Das Verhdltnis der Eudemischen zur Nikomachischen
'

Etbik , Freiburg 1912, 41, nota 79; DIRLMEIER EE 244, KRAMER, Arete bei Platon 349.
106
Nella dottrina platonica dei principi TA piya xal ptxpAv e opposto all ev,
vedere sopra, p. 226. Qui si nota come Aristotele dia una nuova interpretazione filoso-
fica di un espressione tecnica di Platone. Il Gauthier non cita la contraddizione fra
EE ed EN , il Dirlmeier, EE 359, rinvia alia spiegazione di H.J. KRAMER, Arete bei
Platon, 348, che a me sembra Punica possibile. Cfr. anche il notevole saggio di E.H.
OLMSTED, The moral sense aspect of Aristotle' s ethical theory , « Am. Journ. of Philo¬
logy » 69, 1948, 42-61.
107
Do soltanto qualche esempio. PA II 7, 652b 16-20: solo TO pAxpiov xal TA
piaov ha esistenza reale e puo essere razionalmente spiegato, perche possiede la retta
proporzione, rijv yap oumav E/ EI TGUTO xal TAV Xoyov ; infatti TA piaov partecipa di
-
entrambi gli itsyavx , 661b 10, 663a 26. - GA IV 2, 767a 19 6 rou pitrou }.6yo e fisio-
logicamente la retta ouppcTpla.
* De an. II 11, 424a 2-7. Anche Meteor. IV 4, 382a 19, il che ( sia detto tra
parentesi ) e un ulteriore argomento a favore dell autenticita di questo libro.
109
De an. Ill 7, 431a 10-11. L aggiunta ft TotaOxa, come dice Filopono, significa
< •f ) pa?.
7tpA ;
110
Filebo 64de. Come nell EN, il concetto assiologico di TA perptov, fondato sulla
dottrina dei principi, e qui fuso con il concetto matematico di ouppETpta e con quello
fisiologico di xpaatg. Il vocabolo pEaArrj e usato da Platone nel Timeo 32b e 43d, e
in entrambi i casi a proposito della proporzione matematica.
111
Vet . Med. 9 pirpov J8A OUTE aptO pAv OUTE axa& pA'j itXXov, 7TpAg 6 avayipcov
508 ARISTOTELE

Quando nell’EN Aristotele espone per la terza volta la dottrina della [XE<T6TT];C , attua
un compromesso che e tipico del suo metodo di lavoro: « Quanto all esistenza reale,
e secondo la definizione del suo essere l eccellenza morale e una medieta ( ciofe una pro-
porzione quantitativa e materiale fra due estremi ), riguardo al meglio e al retto stato
( dell anima ) e una sommita ».112 La prima meta della definizione si riferisce al concetto
del giusto mezzo cos come Aristotele se ne serve in contesti psicologici o fisiologici: in
questo modo si puo descrivere dal punto di vista fenomenologico qualsiasi forma di
eccellenza. La seconda meta della definizione trae invece la sua origine dalla dottrina
platonica dei valori. Anche per Aristotele c era un bene assoluto,113 fondato non sulla
dottrina delle idee, ma sulla sua concezione teleologica della natura e sul postulato
logico di un fine ultimo (IffTaxat itou ). Questo e dunque qui il significato di x 6
aptaxov . L eO non e un sinonimo privo di senso; e proprio del bene assoluto di essere
eu StaKEfpisvov; '1* il bene e .
e un xExaytiEVov o cbpiop.fvov.
Trovare il giusto mezzo o la giusta misura, anzi, quello che per not e giusto, e
dunque il compito deH uomo.115 Che questo sia in nostro potere Aristotele lo dimostra
nel cap. II 6, con l aiuto della sua teoria generale del divenire e del movimento.116 « Il
dio e l origine di ogni movimento nell ambito di cio che non puo essere altrimenti ; ma
anche l uomo ha un determinate principio del movimento;117 cio che e lasciato alia
discrezione dell uomo rientra invece nell ambito del cosl-e-altrimenti. In tutte le azioni
di cui l uomo e origine e padrone, sussiste la possibility che avvengano oppure non
avvengano. Per tutti gli atti il cui compimento, o non compimento, dipende da lui, egli
e personalmente l autore, e di conseguenza ne e anche responsabile. Nella decisione
egli e un agente volontario. Con questo e anche chiaro che sia la virtu che il vizio
appartengono al genere di cio che si compie volontariamente ». Si vede qui con quanta
coerenza Aristotele sviluppi il principio dell indagine interiore formulato a 1214b 11-14.
In tutte le tre etiche Aristotele si pronuncia contro la proposizione di Socrate,
e anche di Platone, che la malvagita e involontaria. Il punto centrale della sua etica
e che sta in noi essere buoni o cattivi. La dottrina che l uomo, in una situazione di
scelta morale, deve personalmente prendere una decisione ha pero immediatamente per
conseguenza un problema: quali sono i suoi punti di orientamento?

CICTY) xi> 4xpi (3£ ;< , oox av cupolr)? aXX’ fj xoo acipaxo? XY]V ataftojaiv. H. DILLER, Hippo -
kratische Medizin und attische Philosophic , « Hermes » 80, 1952, 389-409, ha dimo-
strato che Vet . Med . fu scritta intorno al 350 « fra il tardo Platone e Aristotele ».
112
EN II 6, 1107a 6 Si6 ( sulla base della precedente definizione ) xaxa piv xvjv
ouatav xal xbv X6yov T6V T( elvat Xivovra ( = PA II 7, 652b 18 ) p.ea6'nr];< ICTTIV
f ) iperf ) , xaxa 8k rk icptaxov xal C5 axping?.
113
a (8tov xaX6v, De motu 700b 33, sopra , p. 389.
114
Cfr. Protr. B 60-61 e 33, EN X 9, 1179a 23 ieptoxa Siaxctpicvo?. Gorgia 506e
xa ct icpa xexayizfvov xal xexoap.7)|x£vov f ) apsxr) £xiaxou. ALEX. In Metaph. 56, 19
( dal Ilepl xayaOou ) ; l’espressione di EE I 8, 1218a 23 mxvxa yap xa8c xif t? xal
r) pe|jua = Top. 142a 19 si rifa anche alia filosofia del nepl xayaOou .
115
Cos! anche Pol. IV 11, 1295a 36-39, cfr. sotto, p. 565.
116
In proposito e fondamentale R. WALZER, Magna Moralia und aristotelische
Ethik , « NPhU » 7, 1929, 26 75. -
117

_
1222b 29 ip'/ r\ xiv CTcdx; xivo;< , secondo la nota definizione di cio che esiste
per natura (xi <poaei ov ) Phys. II 1, 192b 14 £v 4auxci apy r]V lyei xwf )<seo>$ xal
axauecji;. Con l’aggiunta di xtv6 , nell’EE Aristotele vuole prendere chiaramente le
?
distanze da Platone; 1’uomo ha in se una origine del movimento, ma non un movi ¬

mento assolutamente autonomo. Cfr. WIELAND, Aristot . Physik , 234.


LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 509

£ caratteristico dell’EE , a differenza delle altre due etiche, che in essa Aristotele
delimiti con tanta coerenza l ambito dell etica: « Cio che e bene per noi uomini e
connesso ad azioni e a mutamenti ; il bene e un fine secondo il quale l uomo orienta
i suoi atti. L intelligenza morale , q>p6vriffu;, ci aiuta a trovare questo fine, perche l’eccel-
lenza etica e da una parte qualcosa di naturalmente dato,1" dall altra e legata all’intelli-
genza morale. £ esatta la proposizione socratica che non c’e niente di piu forte dell’in-
telligenza morale. Pero egli intendeva questa come un sapere, il che non e esatto, perche
essa e una virtu della ragione, non sapere, ma piuttosto un altra sorta di conoscenza ».
Nella decisione ci deve essere un istanza che comanda, e cioe il\6 ycx; che dirige.120
La questione dell’6pf )6? Xiyoc; e stata da Aristotele naturalmente trattata nei libri
perduti dell EE ; e rischioso dover trarre delle illazioni dalla nuova redazione di EN
V-VII, ma Aristotele promette all inizio del sesto libro « di determinate con precisione
che cosa e la retta ragione e quale e il limite che le conferisce esattezza ».121 La
risposta non la troviamo nell EN, bensi nella parte conclusiva dell EE, a 1249a 21-b 25.
La prima frase ricorda molto il Protrettico B 47: « Come per il medico c b un criterio
in riferimento al quale egli giudica che cosa e sano per il corpo, e trova il giusto mezzo
fra il troppo e il poco, cost anche l’uomo eticamente eccellente, 6 OTtouSaio , ha bisogno
di un determinate criterio riguardo alle sue azioni ed alia scelta ».
'Opoq significa limite o confine. Nell' lliade XII 421 Omero descrive due uomini,
che contendono sui confini; essi tengono in mano delle canne per la misurazione, piTpa.
L’opo; non e la misura , tranne che in senso derivato: e la pietra di confine visibile,
che rende riconoscibile qualcosa che in precedenza e stato accertato mediante la misu ¬

razione. In Her. 669 Euripide parla di opoi £ K ikwv. Aristotele trova gli Spot nella co¬
stanza della natura .122
Con una serie di analogie spiega che cosa intende per 8poq.123 « Tutto cio che e
subordinate deve orientarsi secondo cio che e sovraordinato; come lo schiavo, cosi ogni

,
11
(
-
III 7, 1234a 28. Sulla pumx i) dps rf ) nel Politico di Platone, cfr . KRAMER,
Arete bei Platon, 148 e 359; sulla storia del problema, DIRLMEIER EN 471, MM 349
ed EE 357.
1,9
1246b 36 ybioc, SXKo yvtooeto?, dunque una capacita di riconoscere il bene,
-
forza di ingegno. Cfr. EN VI 13, 1144a 22 l repa Suvapt?. La differenza e che kmaTt ) p.f )
si riferisce all’immutabile ( ALEX. In Met . 79,10 dal IIspl £8etov ) , 9 p6v7)oi? al sempre
mutevole agire umano. A VIII 1, 1246b 34-36 ipp6vyjCTt;< e « un’eccellenza della ra¬
gione », e dunque la TTOAITIX?) 9 p6vyjat? come a 1218b 12-14 e in EN VI 8, 1141b 24.
Sulla base della documentazione dei testi dell’EE, si pub vedere come sia completa-
mente errata la presentazione dello. JAEGER , Aristoteles , 249 sgg. La ypovijm; < fa uso
della virtu etica (come si legge a 1246b 11), e non e dunque affatto speculativa. Sia
nell’EE che nell’ EN Aristotele usa a volte la parola 9 p 6v7)ai? nel senso di Platone,
quando illustra degli gv8o?a ; ma non appena usa il vocabolo in un contesto in cui
presenta la sua personale opinione, esso significa ingegno, capacita di dare un giudizio
sull’azione umana.
120
Citato per la prima volta a 1219b 30, enunciato con chiarezza a 1220b 28,
cfr. sopra, p. 505. Gli altri passi in DIRLMEIER EE 245.
121
1138b 34 TIQ tariv 6 6p 6? \6 yoc, xal TOUTOU TIQ 6 po?.
122
- -
Protr. B 47 a.nb rij? 9uaetoi; au ri)?. In senso attenuato Aristotele parla di
opot = punti di partenza stabili in PA I 1, 639a 13, usando pero la formula tradi-
zionale rtpo? oO? avayipow , cfr. Vet . Med. 9 p. Tpov ... rrpo? 6 dva9 pajv tiaji T6
dxpifhtc;.
123
1249 b 6.
510 ARISTOTELE

essere deve vivete guardando all istanza che esetcita su di lui il dominio. L uomo ha
nell anima un elemento subordinate e uno sovraordinato,124 dunque ognuno deve vivere
con lo sguardo rivolto all istanza che e in lui dominante.123 ’Apxf ) puo avere due sensi :
in un senso e <fpxV) la scienza medica ; il medico impartisce ordini in favore del paziente
sulla base della sua conoscenza della scienza medica; in altro senso e la salute che e
rapxV): il medico agisce in vista dello scopo, che e la salute del malato; questo duplice
senso del cio per cui e stato da me illustrato altrove.126 Cosi stanno le cose anche per
la parte pensante dell anima .127 Il dio in noi , cioe il nous , non domina in modo impe¬
rative, ma e quello scopo ultimo, in vista del quale la saggezza morale impartisce i
suoi ordini e compie le scelte quando decide. Quella scelta e quell’acquisizione dei
beni naturali che promuove al massimo l’attivita speculativa del nous , il divino in noi,
e la migliore; questo e dunque il nostro limite piu hello.128 Quella scelta che non
coglie la giusta misura, ma, per un eccesso o per un difetto, ci impedisce di servire il
dio in noi e di vivere per l interiore speculazione, e cattiva . Cosi stanno dunque le
cose nella nostra anima : la sua norma migliore e di awedersi il meno possibile della
parte irrazionale, in quanto questa voglia influenzarci irrazionalmente ».
L interpretazione di questo capitolo e decisiva per il giudizio sullo sviluppo filoso-
fico di Aristotele. Il cardine della questione sta nell esegesi delle formule TOU SEOU
ftewptav e T 4V $E6V dspartEUEiv Kal HEWPEIV. Werner Jaeger intese TOU SEOU come
genitivo oggettivo, e costrui su tale base la sua tesi ben nota, secondo cui questo capi¬
tolo e il documento classico della moralita teonoma.129 « £ il fervore religioso della sua
giovanile fede platonica che spira dal suo primo corso sull etica. Accanto a quest etica
del puro culto di dio, la celebre descrizione del (3io<; t>EiopT)TiK:6 <; nel decimo libro
dell Etica Nicomachea si attenua quasi in un immagine ideale e puramente oggettiva
della vita del dotto consacrata alio studio del reale ». Se davvero si puo parlare, per
Aristotele, di fervore, lo sentiamo piuttosto nel Protrettico e nella conclusione dell’EN,
nell esaltata glorificazione dell intelletto e nella quasi incredibile fiducia nella potenza
della mente. Nell EE l’aspetto logico-sistematico prevale su quello pratico e concreto;
Aristotele discute frequentemente questioni di metodo; introduce concetti che proven-
gono dalla filosofia dei principi, dalla fisica e dalla psicologia ; il filo conduttore di
questo studio freddamente scientifico e dato dalla questione seguente: se il bene per
noi e il giusto mezzo, come possiamo allora trovare questo giusto mezzo e questa giusta
misura, e qual ruolo ha in tale operazione la parte pensante della nostra anima ? La tesi
secondo cui 1 EE sarebbe religiosamente ispirata e proclamerebbe un’etica teonoma,
mentre l’EN affermerebbe un’etica razionalistica, non e corretta: tutte le tre etiche
sono razionalistiche.
Per l’interpretazione 130 della parte finale dell’EE e di enorme importanza il capi-
124
Protr. B 59.
125
1249b 11 7rp 4x; TY)V tauzou dpyTjv = Protr. B 50. Il tema dell’EE e costan
temente la responsabilita personale.
-
124
Nel dialogo 7tepl (piXoaocptap, ved. sopra, p. 216.
127
- .
1249b 13 xara T 6 &ecoprj rix6v Con quest’espressione, che ricorre nel Corpus
questa unica volta, Aristotele designa le due funzioni dell’anima razionale, <pp 6vv) aL?
e voile.
128
Vedere sotto, p. 512. Protr. B 110 6 voil? y P f ) pcov 6 &e6?.
129
Aristoteles , 254.
110
Concordo con il DIRLMEIER, EE 498-500, in tutto cio che e essenziale. Sostan-
zialmente la stessa interpretazione fu gia avanzata piu di trent’anni or sono da H.
MARGUERITTE in alcuni saggi, rimasti quasi inosservati, apparsi in « Revue d’histoire
de la philosophic » 4, 1930, 87-104, 401-408. Il GAUTHIER, op. cit., Ill 561-563 con-
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 511

tolo precedente suWeutychia , e specialmente la sezione 1248a 16-b 7. Qui Aristotele si


domanda: che cosa provoca l inizio del movimento nell anima ? La risposta e che le
cose stanno anche nell anima cosi come nell universo;131 come il dio del cosmo muove
il tutto, cosi in certo modo il divino in noi muove in noi tutto.132 Egli argomenta in
favore della tesi che l uomo, che noi chiamiamo favorito dalla sorte, non ottiene in
realta il successo dal caso, ma dal dio, e cioe o dal dio del cosmo, avendo ricevuto dalla
natura una buona disposizione, o dal dio che e in lui stesso, vale a dire mediante una
corretta e intelligente attivita della ragione. « Il caso non puo essere la causa che uno
desideri cio che e giusto e quando e giusto.133 Se fosse vero questo, il caso sarebbe la
causa di tutto, perche sarebbe la causa del fatto che ha inizio ogni desiderio e ogni
riflessione. Uno non riflette o pensa solo dopo aver riflettuto o pensato se deve riflet-
tere o pensare, e cosi in infinitum , deve esserci un primo inizio.134 Percib l inizio del
pensiero non e cio che pensa, ma qualcosa di piu alto. Che cosa, ora, potrebbe essere
piu alto della scienza e dell intelletto, se non il dio? Non la virtu , perche la virtu etica
e lo strumento dell intelletto.135 Percio avevano ragione gli antichi quando chiamavano
fortunati coloro che avevano successo in tutto cio che avviavano, sebbene non si met-
tessero all opera sotto la guida della ragione. Alcuni usano, e vero, la ragione, ma non
hanno quella fortuna che da loro il successo; altri, a loro volta, hanno divina ispira-
zione, ma non sono in grado di ottenere lo stesso risultato di quelli che han successo
in modo completamente irrazionale ;134 poiche essi non pensano razionalmente, subiscono
uno scacco. Riguardo agli uomini avveduti e saggi, bisogna ammettere 137 che essi pos-
corda con H. von Amim e approva gli emendamenti testuali di questo studioso. Cio
significa dunque che egli crede all interpolatore cristiano, che sostitui TOO VOU con
TOO &eou. Come altemativa, il Gauthier cita l acuto e interessante saggio di P. DEFOUR-
NY, L activite de contemplation dans les morales d Aristote , « Bull, de l lnst. Beige de
Rome », 18, 1937, 89-101. Tanto il Gauthier che il Dirlmeier fanno la storia della
questione, e passano in rassegna la vasta letteratura riguardante questo problema.
131
Cfr . Phys. VIII 2, 252b 25 e De motu 700a 31 &anep £v TO) oAco xal £v Toi
cio), sopra, p. 390.
] J.tv tleiov = EN X 7, 1177a 16 TCOV hi f|
132
1248a 27 TO hi 7| ) nv TO •Oci TaTOV
= 6 vou? 4|j iTv 6 OE(5? Protr . B 110. L’aggiunta di 7ro>? significa « come fine delle
nostre aspirazioni », e cioe indica quella che gli Scolastici chiamavano la causa finale;
Aristotele dice <b? £ pci ( j.evov. - A proposito di TO OELOV = la ragione, cfr . sotto,
p. 609, nota 210.
133
Ancora una volta osserviamo come Aristotele sia influenzato dall etica della
misura nel Politico 284de ( sopra, p. 506 ): TO piTp.' ov, TO 7tp£7tov, TOV xaip6v.
134
apxf ) TI? 1248a 19. Come sempre e equivoco: punto d inizio, principio, istanza
dominante. BouXeuaaaHat e l esame del mezzo in vista del fine, vozjaat e l apprensione
intuitiva del fine.
135
1248a 49 Yj yap dperr) TOU VOU Spyavov , cfr . 1246b 11 (fj <pp£v7]at? ) yp Tai
-
yip auTfl i] yap TOU iSpyovro? dcpeyjj T?j TOU ap/o (a.£vou yp Tai , la saggezza morale do-
mina sulle virtu etiche e fa uso di esse.
134
II testo di questa parentesi e conciso all estremo e ha la forma di un appunto.
Leggo a 7roTuyx<ivou <Tt con i mss. e il Bekker.
137
In luogo di dOToAa(3eiv bisogna certamente leggere u7roXa(3eTv. Il tipo umano
che qui Aristotele ha in mente h descritto da Platone nel Menone 95b sgg. Costoro
hanno per natura 6pfH) 86 a, euSo fa, che b completamente irrazionale, poiche essi
loaot ou8£v oiv X£you <nv ( 99c ), £7ttTrvou? 8vTac xal xaTE/o( j.£vou? EX TOU "OEOU , oTav
xaTOpOoiat XiyovTE? 7roXXii xal pteyiiXa 7rpiyjj.aTa , (J.7]8£V E186TE? oiv X£youmv ( 99d ).
-
Rbet . I 7, 1365a 29 T8 auTo<pu£? xal (JL JJ £7rlxTT) Tov. EN VI 12, 1143b 13 (certo
512 ARISTOTELE

seggono la capacita di indovinare il giusto mediante l intuizione e non mediante la


riflessione, grazie all esperienza alcuni, altri grazie all abitudine; in quanto nell intuizione
essi usano ( direttamente e senza riflessione ) la loro divina ragione, hanno successo, e
138
cost vedono benissimo nel futuro e nel presente; cost fanno anche quei fortunati or
ora citati, che non incomodano la loro facolta di pensare ».
Si vede di qui che Aristotele parla del dio in due sensi,139 nel senso del dio nel
cosmo, e in quello del dio in noi. II dio nel cosmo e il principio del movimento, il
npWTOV Kivouv aKtVTjTOv noto da Lambda ,'* l istanza iniziatrice, come dice il Dirl-
0

meier. Il dio in noi e qui, come nel Protrettico e in EN X, la divina ragione. Confor-
memente alia costatazione del Margueritte e alle approfondite motivazioni ora addotte
dal Dirlmeier, nell espressione T7)V TOU tkou dsupuzv il genitivo TOU dcou deve essere
possessivo: « l attivita speculativa della ragione ». Ma che cosa significa « attivita spe-
culativa »?
In Platone e in Aristotele, il vocabolo ftewpla deve essere inteso in riferimento
alia partizione della scienza in teoretica e pratica ( o meglio produttiva ).141 Il sapere
teoretico si occupa TOU etSAvca x ptv di cose che o sono immobili ( astratte ), per es .
dei principi del movimento o di quelli dell essere, oppure hanno in se stesse un origine
del movimento, cioe i corpi celesti e le cose della natura. Il sapere pratico o produttivo
si occupa di cose che hanno il loro principio di movimento in qualcosa d altro, cioe
nella volonta e nella capacita umana. Il fine del sapere teoretico non e di cambiare o
di mettere in movimento qualcosa ; noi siamo spettatori, dtatal TdtXrjfloui;, e il fine
ultimo e di raggiungere una concezione vera, e cioe la verita a proposito deU essere ; 1'2
il fine del sapere pratico e invece un opera ( £ pyov ), un £CT6[J.EVOV. Oggetto della dswpia
e TO ov . Il senso della discussa proposizione di 1249b 17 e dunque questo: come
orientamento nella scelta del modo di agire si deve assumere che l azione sia fatta in
modo che non ne sia disturbato il nostro libero e puro pensiero. Ogni deviazione dalla
giusta misura produrrebbe un turbamento dell anima ; non potremmo allora TAV dcAv
fteparauEiv , cioe coltivare il nostro puro pensiero,145 e non potremmo dcwpEiv , cioe
dedicarci senza afflizioni alle scienze teoretiche.144
-
dalT££ ) Sta TA ?yeiv Ax ri); Apuretpla? optpa opcomv op8co<;. A 1144a 30 allude al ce-
lebre passo della Repubblica 533d: roi fipiptaTt TOUTOJ TTIJ uxTj?. Cfr. DURING, Autour
d Aristote , 93. '
158
1248a 37. Servendomi delle proposte di R. JACKSON ( « Journal of philology »
32, 1912 ) e di H. Margueritte ( sopra, nota 130 ), leggo xal TGI Av xii oxoxeiv xpTjttOai
TO Oeoi ( = ftp bt T)piv Oeipi ) Suvavrat TOUTO xal eu Apcoat xal T6 jj.AU ov xal T6.
-
ov xal cov aTioX jeTa!, 6 X6 yoc, OOTCO;.
139
DIRLMEIER EE 490. Cosi anche Platone nel Timeo 89-90, vedere sotto, p. 531.
140
EE VII 12, 1245b 14-19 si riferisce chiaramente alia vArjati; vorjaeoi? di Lamb ¬

da. « Non al modo dell uomo e beato il dio, ma la sua felicita e di rango piu alto, si
che l oggetto del suo pensiero non puo essere altro che egli stesso ». A II 6, 1222b 23
fjv 6 itpyei deve certo significare 6 8e6<; apyr; xtVYjaeto? Atm, e cioe il primo
movente. Cfr. sopra, p. 510. Lambda e una delle prime opere di Aristotele.
141
&ecop7)Tixf ) - 7roi7)Tixf ). La distinzione TrocrjTixr) - TtpaxTixi; e di importanza
subordinata, cfr. EN VI 4, 1140a 1. Vedere sopra, p. 477 e sotto, p. 521. - Phys. II 3,
194b 17 TOU eESAvai yapiv .
1,2
Protr. B 65, Alfa elation 993b 20 e piu volte.
145
Cfr . EN X 9, 1179a 22 6 8 k xara vouv evepycov xal TOUTOV OepaTeijtov xal
Staxelpevo? Alpiava.
144
Cosi anche i MM II 10, 1208a 5-20. Il punto centrale e qui che non dobbiamo
permettere alia parte irrazionale dell anima di esser d impedimento all intelletto nel-
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 513

Per l idea che « il dio non domini in noi impartendo comandi , ma sia lo scopo
ultimo in vista del quale da i suoi ordini la saggezza morale » troviamo precisi paral-
leli nelle altre due etiche.145 Nei MM c e il noto paragone: la posizione della <pp6vr]ov;
e simile a quella di un amministratore nella casa . « La saggezza morale crea nel mecca-
nismo dell irrazionale quella calma che e necessaria alia piu alta opera dell uomo, l atti-
vita dell intelletto speculative ». * Nell EN si legge: « la saggezza morale non ha rango
superiore a quello della sapienza filosofica, e percio nemmeno alia parte piu eccellente
di noi ». Aristotele esemplifica questo concetto alio stesso modo delTEE. La salute e
il fine, l arte del medico e l attivita; il medico da prescrizioni non gia alia salute, bensi
in vista di essa ; cost la q>p4vT]<ru; non si serve della <ro<p(a, ma si sforza di produrla.
Sin qui giunge, in questa fondamentale questione, la sostanziale concordanza delle
tre versioni dell etica . Il tratto particolare dell EE e che l i5po<; che qui viene definito
serve da orientamento per la scelta della giusta misura nell acquisizione dei beni natu-
rali , siano essi beni del corpo, o denaro, o amici, o beni d altro genere. £ questa una
logica conseguenza dell impostazione iniziale del problema in queste lezioni di etica. Si
puo dire tranquillamente che nel suo complesso I' EE e totalmente dominata dall influen-
za della problematica di Platone nel Politico 284de. In queste lezioni, Aristotele si
propone di trovare, sulla base delle premesse sue proprie, una risposta alia questione
di come si possa trovare il giusto mezzo e la giusta misura , e vivere con do una vita di
KaXal itpdt Eu;.
NelTEN, invece, come nel Protrettico, tutto e destinato alia dewpCa come fine
ultimo. Aristotele si assume il compito di dimostrare che mediante la realizzazione
della dEtopta l uomo puo ottenere l eccellenza etica e una vita felice.
NelTEE fra il libro III e gli ultimi due libri si apre una lacuna . In EE L-III
Aristotele si riferisce piu volte con uffTEpov £m,t7 KE irr £ov , o con espressioni del genere,
a dottrine che di fatto si incontrano in EN V-VII.147 Particolarmente chiaro & il rinvio
-
di 1227a 2 itEpl piv TOUTWV ipoupsv £\i tfi itEpl TUV Sucaiwv imcrK Ei. Tale trat-
tazione della giustizia doveva far seguito al libro III ; e Aristotele deve anche aver
trattato, come nei MM, le virtu intellettuali, il tema della continenza e dell incontinenza
e il problema del piacere. La notizia di Diogene Laerzio V 21 £v ty Hfrucwv ipSipy
prova che il nostro settimo libro gia nell antichitl portava questo numero.148 Mancano
dunque tre libri. Non saremo mai in grado di spiegare con sicurezza per quale ragione
essi siano andati perduti . Il Dirlmeier passa in rassegna le cinque ipotesi che sono
possibili, e che furono sostenute da studiosi diversi ; di queste, due sono state avanzate
in tempi recenti e approfonditamente motivate alia luce di tutte le precedenti ricerche.
A giudizio di G. Lieberg,14 la sede originaria dei libri controversi era I EE , che rap-
presenta uno stadio bene determinate, una conclusione almeno provvisoriamente rag-
giunta nel pensiero etico di Aristotele. I tre libri corrispondenti dell EN, in cui Aristo ¬

tele rinnovava la trattazione dei medesimi argomenti, devono essere scomparsi piu

l esercizio della sua attivita , pi; xtoXuv) T& Xoyumxov evepyetv rijv auTou £v£ pyeiav ,
pi) xtoXutoot T6V VOUV T6 auxoCi Spyov Ivepyeiv.
145
MM I 35, 1198b 8-20, EN VI 13, 1145a 6-11.
146
DIRLMEIER MM 355.
,1 7 La documentazione in DIRLMEIER EE 362.
Non si puo decidere se la notizia sia una dotta postilla di Diogene (che lavo-
rava in una grande biblioteca, verosimilmente ad Alessandria ), oppure risalga , con la
mediazione di Favorino, a Ermippo.
,
1 9
Die Lehre von der Lust in den Ethiken des Aristoteles , Miinchen 1958 ( ricca
di spunti e la recensione di K. OEHLER , « Gnomon » 1960, 25-31 ).
514 ARISTOTELE

tardi nel corso della tradizione. In conseguenza di do, qualcuno inseri come loro
sostituti i libri IV-VI dell’EE, che dal punto di vista del tema erano adatti a colmare
la lacuna . L argomento principale di Lieberg e che in EN V-VII ci sono tratti di
dottrina che appartengono indubitabilmente all ambito di idee dell EE. Contro la sua
ipotesi sta prima di tutto la circostanza che lo stile di EE V-VIII non e lo stile dotto
e rigorosamente dimostrativo, e talora telegrafico, che noi conosciamo da EE II-III e
VII-VIII; e non e nemmeno lo stile privo di iati di EE I 1-6. II Dirlmeier attribuisce
a ragione molto peso al fatto che i libri controversi non si distinguono nello stile dai
restanti libri dell EN. Fra le maggiori opere di Aristotele a noi conservatesi, l’EN e
l unica che mostri dall inizio alia fine una solida composizione e non abbia invece alcuna
incrinatura stilistica, anche se, come e ovvio, il livello stilistico non e sempre costante.
Quest opera fu anche molto presto nota al di fuori della scuola .150 Come il Dirlmeier,
io sono dell opinione che i tre libri controversi furono scritti per YEtica Nicomachea.
Quanto dell originario nucleo di pensiero Aristotele abbia conservato in questa nuova
redazione, e cosa che non potremo mai stabilire con sicurezza .151 Veri e propri avanzi
dei libri perduti dell EE li abbiamo nei frammenti che stanno ora nei manoscritti come
EE VIII 1-3. L EE terminava verosimilmente, come i MM , con la trattazione del-
l’amicizia.
L Etica Nicomachea trae il suo nome o dal padre o dal figlio di Aristotele. Il figlio
rnori giovinetto.152 Si puo congetturare che questo corso di etica, che e una delle opere
tarde di Aristotele, dopo la morte di lui fu reso accessibile al commercio librario grazie
alle cure del Peripato, ed ebbe allora il suo titolo per ricordo del giovane Nicomaco.
Ad eccezione di questa etica, tutte le altre opere aristoteliche di maggior impegno
a noi conservatesi sono composte di conferenze originariamente indipendenti. Stile e
terminologia ci autorizzano a supporre che l’EN, nella forma in cui essa si presenta a
noi oggi, risalga ad Aristotele stesso. Nelle altre due etiche emerge con maggior evidenza
la tendenza al sistematismo e alle delimitazioni precise. Cio che invece e caratteristico
dell’EN e l’affinamento dell’argomentazione e delle strutture del pensiero, la serenita
del giudizio, l’esposizione pacata e priva di sortite aspramente polemiche. In due celebri
passi si sente come ritornino davanti alia sua mente i ricordi della « comunita fra
maestro e scolaro nella filosofia » 153 tipica dell’eta dell’Accademia . Aristotele si inchina

130
EPICUROIIEPI iputrcco?, liber incertus, Pap. Here. 1056, ARRIGHETTI 31, con le
pp. 568-580 del commentario. Molto materiale e stato radunato da C . Diano, ma manca
ancora una ricerca approfondita ; a me pare tuttavia accertato che Epicuro conosceva
l’EN.
151
Mi pare accertato che la trattazione del piacere in EN VII 12-15 sia stata tra-
sferita qui dall’EE. La dottrina del piacere e il rapporto fra le due trattazioni del
piacere furono recentemente oggetto di discussioni estremamente approfondite; rinvio
al lavoro ora citato di G. Lieberg. F. Dirlmeier tratta dettagliatamente la questione nei
suoi tre commentari alle etiche. Di grande valore e il cap. « Le plaisir » di R.A. GAU ¬
THIER nel commento all’EN, 771-847. La tesi che i libri V-VII dell’EN siano una nuova
redazione e una rielaborazione dei corrispondenti libri dell’EE fu enunciata originaria¬
mente da A. MANSION in La genkse de I oeuvre d' Aristote , « Revue Neoscol. de Lou ¬
vain » 29, 1927, 445. Il GAUTHIER e della medesima opinione, Ethique a Nicomaque ,
Introduction 45.
152
DURING, Biogr. trad. T 14 e 58m, 376.
133
IX 1, 1164b 3 TOT? cpiXooocpla? xoivcov aamv ; I 4, 1096a 16 a|z<poiv yap
OVTOIV cp &oiv oatov npoTipav ri) v aX O siav, cfr . Vita Marc. 33, Vita vulg. 9; Eudosso,
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 515

alia memoria di due uomini che ebbero la piu grande importanza per la sua formazione
e il suo sviluppo filosofico, Platone e Eudosso.
La disposizione della materia e la seguente:
I 1-13. Tutto aspira ad un bene ; opinioni diverse intorno al bene. II bene sommo che
l uomo puo acquisire mediante l azione, TO itpaKTOV ayaiiiv , e la vita felice
( 1095a 16 ) ; la felicita e una determinata forma di attivita dell anima conforme
alia piu alta eccellenza che essa ha acquisito, (Jjuxtk Ttq K (XT’apETf ]v
TEXEIGIV ( 1102a 5 ) . Percio dobbiamo domandarci: in qual modo si acquisisce
questa eccellenza, che e parte etica, parte intellettuale? Segue, nel cap. 13, un
excursus psicologico.
II l -III 8. Punti di vista generali ( KOtvfj EiptiTGu ) a proposito della questione di che
cosa sia l eccellenza. Aristotele riassume l argomentazione nel modo seguente
( 1114b 26 ) : ho spiegato che le qualita etiche sono la medieta fra due estremi
( II 5-9 ) e che sono atteggiamenti stabili ( II 4 ). Inoltre, che esse sono di tal sorta
da produrre costantemente le medesime azioni dalle quali esse si sono formate
( II 1-3); che sono in nostro potere, che rappresentano qualcosa di volontario, e
finalmente che operano come ordina la retta ragione di un uomo moralmente
saggio ( 1103b 31-34 e 1107 a 1). II 6 conteneva un prospetto sommario, 5iaYpa<pr|,
( come in EE II 3 ), che nell EN e andato perduto, nell EE si e conservato.
III 9-V. Le singole virtu etiche, studio sociologico e fenomenologico; la retta ragione,
6pS6q 'Koyoc,.
VI. L eccellenza della ragione. Descrive come virtu intellettuali <ppAvn<ri<;, trotpia,
ipdbTTK , ffuvEffu;, YVW[XT), T 6 in -
EpntEtpwzq oppa , 5av6 ro<;.
VII. ALVr]v TOtT]ffApEvoi apxi'iv . Tema: vincere le passioni o esser vinti da esse ?
La debolezza della volonta. Le passioni: piacere-dolore, paura, amore-odio. II
dominio di se e la liberta dello spirito. VII 4-11 continenza e incontinenza. VII
12-15 sul piacere ( if|5ovVi ). Aristotele mette qui a confronto la tesi di Eudosso,
da lui difesa, e quella di Speusippo, da lui combattuta.
VIII-IX. Sull amicizia .
X 1-5. Sul piacere. a ) discussione dialettica delle tesi di Eudosso, Speusippo e Platone
( capitoli 1-2 ). b ) che cosa e il piacere ? Risposta: quando l’attivita raggiunge la
perfezione, si aggiunge il piacere, cost come nel fiore degli anni splende la
bellezza (1174b 31-33 ). c ) valutazione delle sensazioni di piacere. Come per ogni
essere vivente c’e un piacere specifico, cost c’e anche per l ttomo una forma
suprema del piacere ( cap. 5 ).
X 6-10. La vita filosofica. La vita felice e una vita eticamente eccellente ; essa richiede
fatica e non e un gioco, [XETA cntouSf aXV OUK dv uoaSiq: ( cap. 6 ) . La somma
felicita e la vita dello spirito. Essa presuppone che l uomo sia padrone del suo
tempo 154 ( cap. 7 ); solo pochi eletti possono raggiungere questo fine. Subito dopo,
il meglio e una vita virtuosa ( cap. 8). Secondaria importanza dei beni esterni;
tuttavia senza salute e senza beni esterni non e possibile raggiungere la felicita .
Chi vive la vita dell intelligenza gustera la felicita suprema ( cap. 9). La possibility
di educare uomini buoni. Legge e comunita . Transizione al corso successivo sull or-
ganizzazione della comunita ( cap . 10 ).

X 2, 1172b 15-18. Istruttivo e un confronto fra II 1, 1103b 26-31 ed EE I 5, 1216b


19-25. In entrambi i passi dice contro Platone che l etica non si studia Stop Lac. I'izy.a .
Nell EN il concetto b formulato senza alcuna punta polemica .
ls*
rr/ olr} , cfr. sotto, p. 543.
516 ARISTOTELE

Un etica della volonta buona


Aristotele ha creato l etica come scienza autonoma e ne ha chia-
155

ramente delimitato l ambito, il fine e i metodi . Platone non distingue la


conoscenza etica e quella scientifica, e in lui ontologia ed etica sono indis-
solubilmente congiunte. II phronimos , l uomo moralmente saggio, e phro-
nimos , secondo Platone, perche e affine 154 e intimamente legato all essere
immutabile, e puo percio vedere la verita stessa . Aristotele trasse da Pla ¬
tone, in misura enorme, tanto idee che formulazioni; persino il nucleo
centrale della sua etica e una trasformazione della dottrina platonica dei
principi; ma la sua etica e sostanzialmente costruita , fin dall inizio, su
una diversa base filosofica . L ambito dell etica e per lui l agire umano , che
appartiene a quei fenomeni che possono essere anche in un altro modo ; '
il fine dell etica non e la conoscenza 158 della virtu , bensf l’educazione di
uomini di valore; metodicamente, si deve muovere dai singoli dati di fatto
e ci si deve domandare che cosa consideriamo buono per noi, perche e
buono, e perche dobbiamo fare il bene. Dalle prime opere alle piu tarde,
la sua concezione fondamentale dell’etica e invariata.159 L’idea che egli sia
passato attraverso tre stadi di sviluppo, che abbia scritto dapprima more
geometrico un’etica platonica, fondata sulla dottrina delle idee, quindi una
etica teonoma , e finalmente un’etica caratterizzata dall’empirismo, e una
costruzione moderna, priva di appigli nelle opere conservate, almeno in
quanto siano rettamente interpretate. L’esposizione e l’argomentazione di
Aristotele sono diverse a seconda dell’uditorio e del fine delle sue lezioni.
La Retorica e scritta per la divulgazione; questioni di etica vengono sfiorate
solo nella misura in cui hanno rilievo per la formazione dell’oratore; nei
MM Aristotele si rivolge a un pubblico di giovani, e da il peso maggiore
all’argomentazione logica e alia classificazione ; il Yrotrettico e un’opera di
propaganda, e a volte retoricamente propagandistiche sono le sue formula ¬
zioni; 1 EE , eccettuata l’introduzione, e un dotto corso destinato a un udi-
torio gia progredito nell’Accademia ; YEN , finalmente, e un’esposizione non
priva di slanci artistici destinata a una larga cerchia di uditori e di lettori .
Naturalmente, nel corso di una vita di studi protrattasi per quarant’anni,
Aristotele ha nei particolari modificato e corretto le sue opinioni ; egli ebbe
l’evoluzione naturale di uno scienziato ; quanto piu ampio si fece il suo
orizzonte, quanto piu approfondi i problemi, tanto piu maturo e piu sereno
divenne il suo giudizio.
Dopo quella di Platone, l’influenza piu forte da lui subita fu quella
di Eudosso. A costui rende indirettamente omaggio la prima proposizione
Cfr. An. post. I 33, 89b 7-9. La questione di come si possano descrivere le
155

attivita del pensiero, e analizzare le loro mutue relazioni , appartiene da un lato alia
psicologia, <pumx?j;< Oecopiap, dall altro all’etica, rj&ixrji; Occoptott;.
oufyEvrjz , Fedone 79d , Repubblica 490b, 61le.
154
157
158
Ta -
xal itXXcx; & xuv
ou Occopiap gvexa II 2, 1103b 26 = EE I 5, 1216b 2-25.
159
« Un unica morale », GAUTHIER , Introd . 49-54, DIRLMEIER EN 333.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 517

dell EN ,160 alludendo alia sua tesi fondamentale : « ogni capacita pratica e
ogni ricerca sciendfica , parimenti se si tratta di un azione o di una scelta ,
tende ad un bene » .
In tutta quanta l opera di Aristotele si nota come egli sia pienamente
partecipe della tradizione spirituale del suo popolo. £ ben noto il suo
amore per le citazioni, come anche il suo rispetto per il consensus omnium ,
che si palesa nei proverbi, nei detti e nei versi dei poeti.161 Ed e ovvio che
l influenza dell antica tradizione ellenica si esplichi soprattutto nei campo
dell etica . Un passo dell Ifigenia in Aulide di Euripide 162 puo illustrare il
fatto: « Diverse sono le nature, diversi i caratteri degli uomini, ma la vera
nobilta e sempre evidente. Una formazione acquisita mediante l educazione
contribuisce molto all eccellenza del carattere. La sapienza e l inizio del
senso morale, e un dono piu bello della sapienza e la capacita di ricono-
scere con la ragione il proprio dovere. Di qui ha origine la ( generale ) con-
vinzione che colui che fa questo acquista una fama che non invecchia.
Una grande impresa e quella di andare a caccia dell eccellenza morale ».
Ognuno vede immediatamente come questo testo possa essere tradotto pa-
rola per parola nei linguaggio di Aristotele.
Sara forse opportuno ricordare che Aristotele non scrive la sua etica
per l uomo comune. Per i molti non c e teoria che serva , bensi solo un as-
suefazione che nasce dall educazione, non dalla personale riflessione. Ari¬
stotele non scrive delle regole per l azione morale, e si puo dire tutt al
piu che da consigli sul modo in cui ci si puo educare alia saggezza morale.
Fa dell ironia su coloro IM che si rifugiano nella teoria e ascoltano con ar-
dore un conferenziere, pero non fanno nulla di quel che egli prescrive.
Sebbene, dunque, Aristotele continuamente sottolinei che, senza agire retta-
mente, nessuno ha la benche minima prospettiva di diventare mai un uomo
moralmente apprezzabile, la sua etica e pero essenzialmente un analisi teo-
rica delle forme in cui il bene si manifesta e della struttura dell azione
La proposizione di Eudosso e citata in X 2, 1172b 9-15 EuSo op TYJV r(8ovr;v
xayaO&v GIST elvai 8 ia xi . 7rdv0 opav £ <pi £|zeva auxY) S , xal SXXoya xal <£Xoya . Il
vocabolo gXXoya , che non compare altrove in Aristotele , indica che si tratta di una
citazione letterale. La stessa formulazione 7ravxa £ <pkxat Taya Oou in Top. Ill 1 , 116a
19, Rhet . I 6, 1362a 23 . Anche Platone nei Filebo 11a , 60a ; questo dialogo e appunto
un tentativo di trovare il giusto mezzo fra le opposte tesi di Eudosso e di Speusippo
(Seivol Xeydpevoi T<& 7tepl <pumv 44b ) .
1 #1
Vedere sopra , p. 459, nota 23 .
162
558-567 : Ata <popoi 81: 9uaei? (Jpoxoiv , Sia9opoi 8 TpoTCof TO 8 opS ai? lo -
8 X8v alet Tp09al S al 7tat8cu6|jtevai. |z6ya qipoua EQ xav apsxaV T6 TC yap
'

aiSciaS-at 0091a , xav x aXXaaaouoav iyei ydpiv unb yvd)|za<; coopav TO 86ov , 2v8-a
86 a 96pci xX6o? ayifjpaTOV pioxa . p6ya xt OTjpEUEtv apExfjv .
163
ol 9auXot , i buoni a nulla , ©p ppa pilya xal la/upov , come dice Platone,
Repubblica 493 a , e , con una formula che e uno slogan, 6 troXu? XEOX; Repubblica 458d ,
oppure 6 noXiip tiyXoc, Leggi 670b; piu tardi si dira 6 7roXu <; dvOpojxo . Anche fra i
XaplsvxE?, le persone di piu raffinato sentire ( 1095a 18 ), la maggior parte sta nei mezzo,
benche sia pur sempre innegabile una tendenza al male ( 1150a 15 ) .
, M II 1 , 1103b 12-18 .
518 ARISTOTELE

morale. Platone considera 1' arete umana come un unita ; la giusta misura,
cost come da lui e discussa nel Politico , include insieme tutte le aretai. La
novita di Aristotele e che egli considera ogni singola virtu sotto l aspetto
della dottrina della giusta misura . Inoltre, la sua esposizione e totalmente
regolata sullo spoudaios o pbrotiimos. Questo uomo ideale di Aristotele
« mai , come possiamo attenderci, fara di sua iniziativa qualcosa che sia
detestabile e vizioso. Una tardiva resipiscenza e in lui, per dir cosf , in-
concepibile Aristotele lo analizza, come osserva il Gauthier , da punti di
vista diversi : nel terzo libro come uomo valoroso e moderato; come uomo
munilico, generoso, magnanimo, che ha caro l onore, pacato, franco, so-
cievole e spigliato nel quarto libro; come saggio nel sesto libro; come
l amico disinteressato e l uomo nella cui anima non c e dissidio nella tratta-
zione dedicata all amicizia ; nel decimo libro, infine, come l uomo che ama
le gioie piu pure, e specialmente la filosofia , che consente un piacere ecce-
zionale per purezza e stabilita ;167 come l unico in cui la saggezza morale,
in unione con un carattere eccellente, organizza rettamente la vita ,' si che
egli, quando vuol vivere come uomo fra gli uomini,16 puo attuare il fine
ultimo della vita umana , l attivita filosofica della mente, la theoria. Questo
positivo atteggiamento di fronte alia realizzazione del bene per noi uomi¬
ni, o mediante la disinteressata dedizione alia filosofia , o, come « seconda
via » , mediante una vita virtuosa, e una costante caratteristica dell etica
di Aristotele. Per il negativo, per quel che i Greci chiamano ingiustizia, e
l etica cristiana peccato, egli ha relativamente poco interesse. Considera
vizio fondamentale la « volonta di aver di piu »,m che non e soltanto dan-
nosa per il singolo, ma e anche la causa della maggior parte dei conflitti
nella comunita e fra gli stati.
Nei limiti di questo libro non e possibile trattare anche soltanto tutti
i temi fondamentali delI Etica Nicomackea. Mi contentero di rilevare al-
cuni aspetti del modo di pensare e del metodo di Aristotele.

La struttura dell azione morale . Oggi e una concezione largamente dif ¬


fusa che i giudizi morali di valore esprimano semplicemente un atteggia¬
mento soggettivo verso l azione. Parimenti si dice dei giudizi estetici che
essi non descrivono l opera d arte, ma soltanto la valutano soggettiva-
mente. La concezione aristotelica e piu ricca di sfumature. Sia la filosofia
di Aristotele che quella di Platone si fondano sull idea che l ordine m e il
principio del bene, soltanto le motivazioni che i due danno della loro con-
, I 11, 1100b 34; IV 15, 1128b 28.
6!

166
IX 4, 1166a 29.
X 7, 1177a 23-27.
167

VI 13, 1145a 6-11.


168

169
X 8, 1178b 5.
170
171
-
X 8, 1178a 9 SauT pox; 8 6 xa ra rf )v ISXXYJV apsrYjv.
7rXeove!;Ea , EN V 2, molto spesso nella Politica.
m
TAEK , Phys. VII 3, 246b 3-8, VIII 1, 252a 11, My 3, 1078a 36 - b 2, Protr.
B 60-61, cfr. EE I 8, 1218a 19.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 519

vinzione sono diverse. Un anarchia di valori quale e quella che domina


nell odierna filosofia positivistica delPOccidente sarebbe stata per Aristotele
inammissibile.
La sua convinzione che ci siano valore e disvalore e motivata da Ari¬
stotele con argomenti tratti da due diversi ambiti di idee. £ un dato ele-
mentare dell esperienza che nel regno della materia vivente tutto si svi-
luppa in direzione di una forma compiuta, ammesso che siano date le con-
dizioni a cio necessarie. La prima condizione e una buona disposizione con-
cessa dalla natura, la physike arete o eccellenza naturale ; la seconda e la
cura assidua di questa dote. Come, per es., una pianta curata e 173 coltivata
dal giardiniere si sviluppa fino a un grado di maggior perfezione, cost e
vero anche per gli uomini. Alcuni uomini sono « migliori » di altri perche
hanno per nascita la disposizione a formare certe capacita in misura mag-
giore di altri, e mediante l attenta cura di queste disposizioni possono rag-
giungere un massimo di perfezione. La filosofia del telos , che domina in
tutti i campi il pensiero di Aristotele, e dunque uno dei punti da cui muo-
ve la sua dottrina dei valori. « II fine ultimo, in vista del quale una cosa
e prodotta o e divenuta , ha preso il posto del bello » .'" L altro punto e
quella nuova formulazione della dottrina platonica dei principi , che noi
conosciamo come la dottrina della giusta misura .
« L irregolarita degli uomini e delle loro azioni, e l instabilita quasi priva
di eccezioni di tutto cio che e umano, non consentono che una qualsiasi capacita
umana, in qualsivoglia ambito, avanzi e fissi per iscritto 175 una regola semplice,
applicabile in tutti i casi e in ogni tempo. Soltanto il giudizio dell uomo saggio,
che ha acquisito una vera e ben fondata opinione sul bello, sul giusto e sul
bene, come sui contrari che loro corrispondono, e che si eleva per cio nella sfera
divina,174 pub, caso per caso, prendere una decisione. Costui sa che in ogni
umana capacita eccesso e difetto vengono misurati non solo nel reciproco loro
rapporto, ma anche in rapporto alia giusta misura da conseguire ».177

Platone ancoro la giusta misura alia sua ontologia ; l applicazione di


questa dottrina fece cadere Aristotele in una serie di difficolta che, a giu ¬
dizio del Dirlmeier, non sono superate in alcuna delle redazioni dell etica a
noi accessibili.
Aristotele riconosce come un dato dell esperienza il fatto che ci sono
valori ed esigenze morali, e uomini che si sforzano di soddisfare queste
esigenze.173 Come Platone,179 sa ovviamente che la maggior parte di cio che
173
avanXyipouv , emTeXeiv , vedere Protr. B 13 e il mio commentario in proposito.
174
PA I 5, 645a 25 TT)V TOO xaXou copav etXyjipev. Cfr . De motu 700b 20,
MM II 7, 1204a 35. JAEGER, Aristoteles, 362, traduce « appartiene al regno del bello ».
Cfr. sotto, p. 580, nota 50.
175
Politico 294b. Aristotele dice nXdvrj I 1, 1094b 16.
176
Politico 309c.
177
Politico 284bc.
17!

179
-
EN I 3; IV 1-2, 1120a 13-24 ( e spesso) ra xaXa, at xaXal npa sic.
Gorgia 467c-468e, passo acutamente commentato dal Dodds.
520 ARISTOTELE

chiamiamo buono semplicemente ci appare buono, " ed e al massimo un


1

mezzo per la realizzazione di qualcosa di veramente buono. La distinzio-


11
ne di mezzo e fine appartiene agli argomenti tipici di Aristotele ; * non si
puo pero dimenticare che questa distinzione ha essenzialmente un caratte-
re logico: tutto non puo essere mezzo a qualcosa d altro, bisogna arre-
starsi da qualche parte.182 Nella realta della vita quella distinzione e pero,
nel migliore dei casi, relativa. Al problema di come il singolo riconosca
il fine, Aristotele risponde: mediante l induzione e l educazione, e in quan¬
to egli si esercita a compiere buone azioni. Con induzione, epagoge , in-
tende sempre l « accostamento alia cosa singola » : noi osserviamo delle
azioni buone; riconosciamo che sono buone alio stesso modo in cui rico-
nosciamo che un triangolo e un triangolo. Questa non puo essere che una
sorta di conoscenza . Donde vengono il giudizio e la convinzione che un azio-
ne e buona , e come possiamo sincerarci che i criteri che seguiamo sono
corretti ? Quale parte ha la ragione, e quale la volonta ?183 Secondo Platone,
questo problema fu posto gia da Omero: « quando Omero dice di Odis-
M 1

seo si batte il petto e sgrido il suo cuore distingue con chiarezza le due
parti dell anima . La ragione, che pondera il meglio e il peggio, contende
con la collera irrazionale ». Aristotele ragiona nel modo seguente: 1*5
« L eccellenza etica stabilisce il fine ultimo oppure i mezzi al fine? Io
affermo che essa stabilisce il fine, perche questo non si ricava mediante il ragio-
namento o la riflessione, logos. Bisogna al contrario ammettere che il fine e il
punto di partenza , arche. Cost per il medico la salute e un fine ovvio; la sua
capacita mira a ristabilire la salute del paziente, non gia alia determinazione del
fine ultimo. Qui sta la differenza fra le scienze teoretiche, in cui la posizione di
partenza e data da certe determinate proposizioni, e la capacita pratica , in cui
la posizione di partenza e un fine da attuare. Nel processo del pensiero, quando
dobbiamo prendere una decisione, il fine e il punto da cui partiamo, per es. la
salute o il bene; per l azione, invece, il punto di partenza e la conclusione del
pensiero, cioe la scelta compiuta . Non e dunque possibile ricondurre l esattezza
del fine ultimo al processo di pensiero che si ha nella decisione, poiche la deci ¬

sione si rivolge soltanto ai mezzi per conseguire il fine. Prendere la decisione


buona e affare di un altra forza psichica,184 e cioe della volonta. La correttezza

T6 <patvo|xevov aya&6v, in Platone non c e il termine , ma c’e la sostanza .


180
111
Nei Topici , nella Relorica , nelT.EE, nell EN , nella Politica e nelle opere
biologiche.
182
Liside 219c dvdfcyjo) a <pix£a&ai Ini Tiva dpxtjv, in Aristotele avdlyxi) arrival.
183
A6yoi;-8pei;i<;. Feconda discussione di questi problemi in GAUTHIER , op. cit .,
563-578. Le cose piu importanti si trovano in D.J. ALLAN, Aristotle s account of the
origin of moral principles, Actes du Xleme Congres int . de philosophic, XII ( 1953 ),
120-127.
184
Repubblica 441bc, Odissea 20, 17.
185
EE II 11, 1227b 22 - 1228a 2. Anche MM I 18, 1190a 8-33, vedere sopra ,
p. 498. In EN VI 13, 1144a 8 e 20-22 c e solo una breve affermazione. Con EE con-
corda Pol . VII 13, 1331b 26-38.
186
La stessa espressione dcXAt)? Suvapeco? ian e nell EE e nell EN. £ difficile
capire perche non dica esplicitamente ip Eco?.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 521

del fine deve pero essere ricondotta all eccellenza etica. L uomo e personalmente
responsabile della dedsione ; tanto il vizio che la virtu sono percio qualcosa di
determinate) dalla volonta . Dall esterno, noi giudichiamo un uomo in base al
suo proposito; ma poiche il proposito e l intenzione non si possono vedere,
dobbiamo giudicare la qualita di un uomo sulla base delle sue opere ».ln
In EN VI 12-13 Aristotele discute le due funzioni del nous , che noi
chiamiamo ragione pratica e ragione teoretica. Apprendiamo intuitiva-
mente, e non mediante il ragionamento, sia i principi supremi che le sin-
gole cose concrete .1 Nel procedimento dimostrativo della scienza la ragione
intuitiva coglie i « limiti immutabili ».” ° Questa funzione del nous e ope-
rante solo nell argomentazione scientifica , e non rientra nelPambito del-
1 etica . Il pensiero teoretico da solo non mette in movimento nulla ; si li-
mita a dire se qualcosa e vero o falso ; sol tanto quando il pensiero si ap-
plica a uno scopo e a un azione pone in movimento qualcosa.” 1 Con la ra¬
gione teoretica riconosciamo la verita ; Aristotele non dice mai che noi
apprendiamo intuitivamente i principi morali. Nel campo delle azioni, in-
tuitivamente apprendiamo la singola cosa concreta, l opera buona , 1 azione
buona . Questa osservazione dei dati concreti e a sua volta il punto di
partenza per l apprensione dello scopo, cioe del principio; dal dato singolo
si giunge alTuniversale. La singola percezione, da cui si procede, e dunque
nello stesso tempo ragione intuitiva . La ragion pratica intuitiva e un dono
di natura, ma non cost la saggezza filosofica.1 2
La ragion pratica fornisce dunque un giudizio; l eccellenza etica tra-
sforma questo giudizio in un ordine . L eccellenza etica { arete ) e definita da
Aristotele una disposizione fondamentale del carattere , che si manifesta in
quanto l uomo aspira sempre e nel modo corretto al bene .1 Questa e la
ragione per cui si dice che Varete stabilisce il fine e garantisce nella deci-
sione la correttezza del fine proposto.” 4 Il processo psicologico e duplice:
a ) la scelta del fine e un atto razionale governato dalla volonta ;1 b ) la co-
noscenza del fine, cioe del bene, e del perch6 qualcosa e un bene, presup-
pone una meditazione e una riflessione. Cio rientra nell’ambito della ra-
187
MM I 19, 1190b 1-6. Vedere sopra, p. 498.
Un interessante rassegna delle diverse interpretazioni di questo capitolo si
trova nel GAUTHIER, op. cit. 564-568.
VI 12, 1143a 36 - b 5 xal yip rcov 7rpt6rtov 8p <ov xal rtov Icryazcov vou? 8<m
xal oil Xiyoi;. Il tipico esempio di Aristotele e « cos come riconosciamo che un
triangolo e un triangolo ».
m
1,1
- -
rcov dxivrjTov opcov xal Kpcbzcov , cfr. Protr. B 48 tin' aurcov rcov Tzpdsrcov
VI 2, 1139a 35. Le parole di VI 6, 1141a 7-8 XclTrETat voijv clvat TCOV dtpyoiv
.
devono essere interpretate con riferimento a VI 3, 1139b 28 e 31 jj inocxcoYi) dp/rj
-
ka ri xal TOU xaOiXou. Non e e contraddizione alcuna; cos Aristotele descrive il pro¬
cesso in An. post. II 18, 100b 4 e 12. Cfr. Theta 10, 1051b 24.
192
, <pu < jEi ootfbq ouSsip.
13
ipOdjq bpb zcoq .
194
VI 13, 1144a 8 dps r/) rbv - CTXO7 8V TTOIEI 6p06v, cfr. Rhet . Ill 16, 1417 a
17-18. ,
15
VI 2, 1139b 4 ipexTixip vou?.
522 ARISTOTELE

gione pratica. La ragione pratica e la orexis non si distinguono dal loro


oggetto, bensi in quanto esse rappresentano fun2ioni diverse dell anima .
194

La struttura dell azione etica e dunque la seguente. La ragione intui-


tiva, che ci serve nella vita pratica, vede che qualcosa appare come un
bene.1 Entra allora in funzione il desiderio, e trasforma il giudizio « que-
195
sto e un bene » in un aspirazione, cambiando la conoscenza del bene in
un tendere a esso come al fine. La ragione comanda ,1 e se questo comando
e ascoltato la volonta prende la sua decisione: « pongo questo come mio
fine ». Il passo successivo consiste nello scoprire i mezzi per il consegui-
mento del fine. Ancora una volta entra in attivita la ragione pratica ; si
tratta ora di esplicare tatto e senso morale. Anche se un motivo di azione
e dato, bisogna accertare, valutando le circostanze presenti, che l azione sia
compiuta a tempo giusto, di fronte alia situazione giusta e rispetto agli
uomini giusti , in vista del giusto scopo e nel modo giusto.200
Al problema di come si puo sapere che il giudizio « questo e un be¬
ne » e esatto, Aristotele da sempre la stessa risposta , anche se la formu-
lazione cambia : l uomo saggio, ammaestrato dall esperienza della vita e
dalla riflessione filosofica, e che e nel pieno possesso della sophrosyne ,m
e norma e misura ; do che egli decide sulla base del suo sapere, e buono ; 2
la sua arete stabilisce il fine. A paragone del relativismo sofistico rispetto a
valori e disvalori, e questa una posizione antitetica accuratamente motivata ;
lo spoudaios e la giusta misura « in quanto e serio e saggio e traduce que¬
sta sua eccellenza nei fatti ». In luogo della presunta norma oggettiva e
trascendente di Platone, non e un soggettivismo quello che si incontra in
Aristotele.205 Egli analizza approfonditamente la struttura dell azione etica,
'm* clipa Suvapi? EN VI 13, 1144a 22, EE II 11, 1227 b 40.
ipaivopevov ayaflfiv III 7, 1114a 32. Cos! gia in Lambda 7, 1072a 27-30,
1 inizio di ogni aspirazione e la riflessione, dp-/Y] 8£ 7) vo ct?.
m potiXujai , Ill 6, 1113a 24 (3OOXY X6V clvai xdyaflfiv , ixaaxto Si xfi atvfipevov
? ] 9
xoj fj.lv o5v atrouSaltp xfi xax aXrjflctav elvat , xto SI tpaoXoj xfi xu / fiv .
1W
Irrtxdxxct o xeXeuct , soggetto e la <ppfivY]au; o l Sp&bs Xoyo? , Protr. B 9, EN
VI 11, 1143a 8-10, e piu volte nelle tre etiche, dp-/ci o xcXetici Protr. B 61. De an.
Ill, 10, 433b 7 ; altre indicazioni in GAUTHIER, op. cit ., 573. La legge e invece
vou 5 fivcu opi cto; Pol. Ill 16, 1287a 32.
200
II 5, 1106b 21 fixe Set y.al itp OIQ xai Ttpo? ofi? xal ou fivexa xal Set picov
xe xai dptcxov , firrcp ecxl XY)? dpexi)?. Ancora una volta notiamo 1 influenza del Poli¬
tico 284e xo pexpiov xal xfi nplnov xal xfiv xaipfiv xal xfi Siov.
201
VI 5, 1140b 12 ctli oucat XYJV <pp 6vr) aiv, gioco di parole etimologico sulla
base di Cratilo 41le.
202
Protr. B 39; EN III 6, 1113a 33 <acttep xavuv xal pixpov oiv ; IX 4, 1166a 12
pixpov Ixdcxto 7) dpexY) xal 6 cttouSato? ; X 5, 1176a 18 e Top. VI 6, 145a 26 ag-
giungono f; xotouxo?, cioe quando parla, per cosi dire, ex cathedra.
205
Cfr. W. JAEGER, Aristoteles , 86-90. Egli contrappone 1 ideale dell esattezza nel
Protrettico , e il soggettivismo che Aristotele sostiene nefl EN. Quando, a p. 89, com-
menta i tre passi sopra citati dell EN, dove Aristotele definisce norma lo axouSato;,
non fa menzione delle affermazioni quasi letteralmente uguali di Protr. B 39 e di Top.
Ill 1, 116a 14. £ completamente errato definire la filosofia morale dell EN empirismo,
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 523

e definisce in quali condizioni un uomo eccellente puo valere come norma e


modello.
Quel che noi chiamiamo dovere morale ha nome in Aristotele to deon ,
cio che si deve fare.2 Nonostante gli sforzi del Gauthier per rintracciare in
Aristotele il concetto di dovere, si puo costatare che tale concetto ha in lui
una parte secondaria . Tanto maggiore importanza ha per lui la proairesis ,
la scelta etica . Nei suoi precursori, che non usano mai il vocabolo nel senso
aristotelico, la scelta del modo di agire dipende o da una tendenza, o da
un opinione ; Eracle si lascio convincere da Arete a prendere la retta via .
Aristotele per primo ha analizzato la situazione di scelta morale, e stabilito
il ruolo della volonta buona. Si puo valutare eticamente un azione soltanto
a condizione che l agente sappia quel che fa . Deve compiere una scelta , e
deve scegliere quest azione per se stessa . Inoltre, la sua azione deve essere
il risultato di un modo di sentire stabile ; deve appartenere al suo essere 2
la volonta di agir bene, perche la rettitudine esteriore non ha molto valore.
Tutto dipende dalla volonta buona . Dice Bruno Snell: 2” « la moralita non
e la volonta buona , bensf la scelta del bene ». Si puo dire cost , ma senza
qualcuno che scelga , non ha luogo scelta alcuna .

L ideale dell esattezza. Molto discusso, dopo Werner Jaeger ,207 e stato
il problema se Platone e, nell eta dell Accademia, anche Aristotele abbia
inteso l etica come una scienza esatta , simile alia geometria . Il cosiddetto
ideale dell esattezza fu fin da principio un concetto non chiaro, e tale e ri-
masto. Si intende, con esso, dire che Platone e Aristotele dichiaravano esat-
te le norme etiche, oppure che, a loro giudizio, e esatto il processo psico-
logico mediante il quale si possono conoscere le norme, oppure che e esat ¬
ta l’argomentazione con cui essi intendevano dimostrare la loro tesi della
esistenza di norme stabili, oppure semplicemente che 1 argomentazione do-
vrebbe essere esatta ?
L ovvia verita che lo scienziato lavora con un metodo diverso e per
un fine diverso da quello dell’artigiano, e il geometra altrimenti dall agri-
mensore, puo essere trascurata sin da principio ; su di essa erano natural-
mente tutti d accordo. Ci soffermeremo percio sulle prime tre questioni ora
sollevate.
a ) Per Platone, in tutti i campi del sapere e della capacita umana era ¬
no normative le idee. Nel Cratilo e nel decimo libro della Repubblica parla
di un artigiano che fabbrica un letto non gia imitando un letto esistente,
e mettere Aristotele in relazione con Hume, cfr . D.J. ALLAN, op. cit . 122, e GAUTHIER,
op. cit., 565.
* Siov oppure <!);< Set = T£> xaX6v oppure dyatlov. Top. II 3, 110b 10,
IX 4, 165b 34-38; EN I 1, 1094a 24. Altre indicazioni in GAUTHIER , op. cit. 571.
705
VI 12, 1144a 18 T6 reco? Sx0VTa rrpaTTEiv ffxacrra &ox elvat aY<x06v.
306
Die Entdeckung des Geistes 1955, 249.
207
Aristoteles , 86-97. Cfr. il notevole saggio di K. v. FRITZ, Der Beginn univer
salwissenscbaftlicber Bestrebungen und der Primal der Griechen, « Stud . Gen . » 14,
-
1961, 618-619.
524 ARISTOTELE

ma rivolgendo lo sguardo all idea del letto ; e nella sua critica della dot-
trina delle idee ' Aristotele osserva ironicamente: quale utilita potrebbe
20

avere un carpentiere per la sua professione, se conoscesse quel bene asso-


luto ? Nel Politico Platone argomenta in modo alquanto piu sottile. II le-
209

gislatore e il politico ideale stanno al di sopra della legge. £ impossible che


una legge preveda e regoli tutto cio che accade nella comunita. Per illu-
strare la relazione fra il politico ideale e la legge, Platone ricorre ad un’ana-
logia . Il medico da delle prescrizioni ; il paziente e i suoi familiari sono
vincolati a esse; ma il medico stesso e ovviamente libero di cambiare le sue
disposizioni. Il politico ideale ha come norma 210 « il vero stesso », « l’esat-
to stesso » , e « la vera citta retta idealmente » : per dire in breve, « la
norma piu vera possibile per la retta amministrazione di una comunita » .
Qui non puo trattarsi di idee; Platone intende certo parlare di un giudizio
fondato sulla scienza delle idee. Per Aristotele la scienza delle idee e fuori
discussione; egli mantiene pero come istanza normativa il giudizio dell’ uo-
mo pratico della vita , e lo chiama orthe krisis oppure orthos logos.
Rifacendosi evidentemente a Platone, nel Protrettico B 46-50 Aristo¬
tele descrive l artigiano e il politico ideale. L accento e in lui sul fatto che
l artigiano conosce gli strumenti giusti. Come l artigiano ideale trova i suoi
strumenti mediante l osservazione della natura , cost anche il politico ideale
deve trarre i suoi « limiti » dalla natura stessa e dalla verita . Questi limiti
sono i suoi strumenti. Al posto delle idee subentra in Aristotele la natura.
L’elemento normativo nella natura e quello che di volta in volta e il telos;
c’e d altra parte, in certo senso,211 un telos universale, vale a dire to kalotv.
Aristotele non abbandonera mai questo concetto platonico; ma non c e
per gli uomini un agathon universale ; ne l’idea , ne il concetto generale di
« bene » sono validi, ma soltanto quello che e di volta in volta lo scopo,212
che coincide con quello che di volta in volta e il bene. Come dicevamo in
precedenza, Aristotele cerca il bene anche per un’altra strada, mediante la
sua trasformazione della dottrina platonica dei principi : e cioe come giusto
mezzo.
Entrambi i filosofi concordano dunque nel riconoscere che ci sono sta-
bili punti di orientamento ; la motivazione filosofica e pero completamente
diversa .
b ) Il processo psicologico mediante il quale si giunge alia conoscenza
delle norme e descritto da Platone, tra gli altri passi, nel dialogo con Dio-
tima e nel sesto e settimo libro della Repubblica. L’attuazione della norma
205
EN I 6, 1097a 8-9.
209
Per quanto segue, cfr. il mio commentario al Protr. 46-50, pp. 212-213, e
K . v. FRITZ-E. KAPP, Constitution of Athens , 1950, 34-42.
210
284d aurJ) TB dxpi[3£;< , 300e auri xb d\r)&i.axQt.xo\i , 301a rj dXirjtHvi] JxetvT)
'

7r 6Aeco; Stoix aeco;. 0


-
TOU bvbz (XETIX xiyyric, iSp ovro; TtoXireta. A 296e parla di opo? dATj ivtora roi; op 93];

211
Si veda sopra, p. 304, nota 112.
212
Non a96v xotviv non xb <xya&bv xoivbv a / copiaxov, ma o5
Svexa ox; xiXoz .
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 525

e garantita dall affinita e dall indissolubile rapporto dell anima con il vero
essere. Piu difficile e la questione per Aristotele. L analisi che egli fa del
procedimento, con cui si trova il concetto generale attraverso Yepagoge
213
e l intuizione, mostra come si giunga , dall imprecisione, a concetti precisi
con i quali si puo operare scientificamente. Nel discorso di Diotima, questa
strada conduce nello stesso tempo alle norme. Aristotele invece cerca l ele-
mento orientativo nel « retto logos » ,214 cioe nel giudizio dell uomo eccel-
lente.
Ne Platone ne Aristotele affermano che si possa raggiungere la cono-
scenza della norma attraverso un qualche esatto procedimento del pensiero.
c ) Si puo dimostrare l esistenza di norme con rigorosa esattezza , cosf
come i matematici dimostrano le loro proposizioni ? Questo appunto do-
veva essere quel che Jaeger intendeva dire parlando di ideale di esattezza
matematica . Manifestamente egli credeva che 515 nella Repubblica 510b -
51 Id e nel Filebo 56b - 59d Platone volesse elevare la filosofia a esatta
scienza matematica. Di fatto, pero, Platone costata la fondamentale diffe-
renza fra i metodi del matematico e il metodo dialettico del filosofo ; i
matematici devono muovere da proposizioni che ammettono per vere; com-
pito del filosofo e invece di risalire al di la di queste proposizioni e di
pervenire alia fonte vera , Yanhypothetos arche . Nel Filebo Platone con-
fronta le arti manuali ( 55d ) e le professioni di ogni genere, che si fondano
su calcoli e concetti empirici ,216 con la filosofia , che si caratterizza per l esat-
tezza e la verita riguardo alia misura e ai numeri.217 Il contesto mostra in
modo perfettamente chiaro che cosa qui Platone intenda con « misure e
numeri » . Le altre arti si servono di misure e di numeri quando misurano e
calcolano, il filosofo invece cerca che cosa siano misura e numero. Il nucleo
centrale dell intero capitolo e semplicemente la costatazione dell esistenza
di una gerarchia delle capacita e delle scienze umane; e, come sempre,
Platone perviene cosi al risultato che la dialettica e la scienza che sta al
culmine, come la merlatura sul muro. In tutti i contesti in cui discute
i principi immutabili e le idee, egli avanza la pretesa di servirsi di un me¬
todo esatto di argomentazione. « In ogni questione l esposizione deve esse¬
re strettamente affine a cio che essa presenta .219 Se si espone in modo pu-
ramente teorico qualcosa di permanente e di conoscibile con l aiuto della

213
An. post . II 19 arrival, fipcficiv attenendosi a Platone, vedere sopra, p. 127,
nota 385. In Pbys. I 1 c e sostanzialmente la stessa tesi.
314
EE III 4, 1231b 32 xouxo Si Xiyto z6 dtp Set xal ITTI TOUTOJV xai l7tl TWV
dXXcov, x& dig 6 6 p$o; Xiyo?, EN VI 1, MM I 35. EE II 3, 1220b 28 to? e7uax7| ) r/)
xeXeiiei xal 6 X6yoi;, Protr. B 9 e 39.
315
Aristoteles , 90.
316
59a 86 au; ypio' jzca xal xa 7repl So av ijxouai.
313
57d axpiPcia xe xal aX- Oda 7repl pcxpa xe xal dpiO(iou? Siacpcpouoiv.
313
Repubblica 534e Hpiyx6;.
319
In Aristotele cio ha nome olxela (JLC OSOI;, olxeTai dpxal , eft . EN I 7, 1098a
29, EE I 6, 1216b 36.
526 ARISTOTELE

ragione ( e dunque la dottrina delle idee ), l esposizione deve essere esatta .220
Quando si parla delle copie delle idee, anche l esposizione deve avere il
carattere della verosimiglianza ». Nel Politico 222 Platone rileva che non si
221

potranno mai fissare per iscritto regole universalmente valide per la con-
dotta umana.
L etica come scienza separata per Platone non esisteva. L esigenza del-
l esattezza nell argomentazione, che egli avanza, vale per la discussione
dialettica dei principi immutabili e delle idee. In tale discussione egli non
segue affatto il metodo dei matematici, bensf il metodo dialettico,222 e co-
stata la fondamentale differenza fra la conoscenza matematica e la cono-
scenza del bene.
Aristotele muove dalla posizione di Platone nel Timeo e nel Politico.
Do qui una parafrasi dei suoi tre testi relativi al metodo:
1) « Dobbiamo contentarci se la nostra esposizione giunge a quel livello di
chiarezza e di esattezza che e consentito dalla materia proposta. Nell ambito
delle azioni umane ci sono tante differenze e oscillazioni , che la verita pub essere
indicata solo in modo approssimativamente sommario. Le premesse, nell ambito
dell etica, possiamo trovarle solo mediante la riflessione ; il peso maggiore spetta
percio al giudizio educato. L ascoltatore che vuol formarsi un opinione su queste
questioni deve percio anche possedere un buon giudizio. Percio i giovani e a
prescindere dalla loro eta le persone rimaste indietro nel loro sviluppo men-
tale non sono adatti come ascoltatori di conferenze sull’etica ,224 perche non sono
abbastanza formati da avere un giudizio sicuro. Il fine dell etica non e la cono¬
scenza, ma l azione. A chi voglia ordinare razionalmente la sua vita, il mio
corso sara di molta utilita ».22S - 2 ) « Molto giustamente Platone era solito porsi
la questione se la via muovesse dai principi, o a essi conducesse.224 A mio giu ¬
dizio, si deve cominciare da cio che e noto, e precisamente da cio che a noi e
noto. Percio l ascoltatore deve aver familiarita con i fondamentali dati dell etica
grazie alia sua esperienza della vita » - 3) « Di fatto l’etica e piu vicina alle
220
Cfr . la notizia di Aristosseno a proposito delle conferenze di Platone sul
bene ( T 53b in DURING, Biogr. trad . , 358 ) ore Si (pavefrjaav ol X6yoi TOpl pafbjpd-
T(ov xal dptOp&v xal yefopexpla? xal aaTpoXoylai; xal TO nipai; 8TI < T >aya06v iativ £v.
221
Timeo 29b-d . Platone dice povlpou? xal apeTa7rrd>T0i>?.
222
294b, citato sopra, p. 519.
223
II cui contrassegno sono truvaytoy e Stalpeat;, caratterizzate da Aristotele
come ol bm xd? dp/d? e ol dreb TCOV dpycov X6yoi , EN I 2, 1095a 31. Platone de-
scrive questo metodo in Repubblica 511c, Fedro 265c-266e, Sofista 253cd, Politico
285ab e Filebo 15c-18d.
224
In una chiave diversa, Platone dice la medesima cosa a proposito dell’onto-
logia dialettica, Repubblica 539d : « bisogna ammettere a partecipare alia discussione
dialettica solo quei giovinetti che sono gia maturi e posati, non, come accade oggi,
i primi venuti e i non addetti che si fanno largo ».
225
EN I 1, 1094b ll-95a 11.
226
,
Nel metodo dialettico truvaytoyir e Sialpeat? sono tappe di un solo e medesimo
procedimento del pensiero; si pub cominciare con l’una o con l’altra . Non si tratta
dunque, in Platone, della contrapposizione fra induzione e deduzione.
227
I 2, 1095b 4. Le parole Set TOI;< KOeotv xaXto? alludono a Leggi 653a,
passo che Aristotele utilizza anche a 1104b 11.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 527

arti pratiche che alle scienze teoretiche. Un matematico puo dedicarsi all esame
della verita . Ma se noi facessimo nell etica il tentativo di operare con definizioni
esatte, cosf come il geometra definisce i suoi concetti, gli accessori diverrebbero
senza scopo alcuno piu ampi dell opera .228 E nemmeno abbiamo bisogno ( come
nella filosofia della natura ) di porre dovunque in ugual modo la questione delle
cause. Possiamo contentarci di accertare scrupolosamente, come punto di par-
tenza ( archai ), i dati di fatto. Questi li otteniamo o mediante l induzione (esempi
persuasivi ), mediante l intuizione ( comprendiamo intuitivamente se qualcosa e
buono o cattivo), e in quanto qualcosa e divenuto un abitudine, oppure in altri
modi. £ importante determinate con tutta l onesta possibile 229 questi dati nella
loro particolarita, perche un piccolo errore iniziale 230 puo, nel caso della ricerca,
condurre a conclusioni assolutamente scorrette w.231
Non c e altro luogo in cui Aristotele illustri con tanti particolari que-
ste direttive metodologiche; ogni testo ha poi un suo aspetto di specifico
rilievo: 1 ) le proposizioni, che stanno a fondamento della nostra argo-
mentazione, sono giudizi di valore la cui base e costituita dall esperienza ;
per poter giudicare della validita dell argomentazione, anche l ascoltatore
deve avere un giudizio ammaestrato dall’educazione.232 2 ) Bisogna comin-
ciare con cio che e noto a noi; 233 percio l ascoltatore deve aver ricevuto
un educazione tale, da potersi fondare sulla propria esperienza della vita .
3 ) Sarebbe un inutile lungaggine se noi volessimo nell etica operare con
definizioni esatte e interrogarci sempre sulle cause. £ piu importante ri -
conoscere la particolare natura dell’etica , e adattare ad essa i nostri metodi.
Per quanto mi e dato di vedere, in questi tre passi dedicati a que-
stioni di metodo non si tratta aflatto della conoscenza delle norme. Essi
sono il programma per uno studio scientifico in un ambito, in cui non si
puo muovere da definizioni esatte dei dati fondamentali, perche simili de¬
finizioni sono qui assolutamente impossibili. Aristotele non combatte l esi-
genza platonica di un’esattezza del metodo, come assert Jaeger 234 e molti
m Detto spesso
citato di Agatone. £ possibile che debba essere inteso come
un autocritica; Aristotele aveva appunto, nelTEE, fatto un tentativo del genere, cfr .
1216b 38 ou p6vov x6 T( dXXa xal rb Sid x ( , vedere sopra , p. 504. In Pol. VII 7,
-
1328a 19 si dice che ou yap TT)V aux7]V axplfleiav SeT t reiv Sia xe xcov Xoytov xal
xcov ytyvoii£vtov Sia T/ j? alalKjaeox;.
229
1098b 5 (man; opiaDoiai xaXco?, non opOtoi;, dunque.
m Cfr. De motu 701b 24.
231
I 7, 1098a 26 - b 8. Si e indicato come modello di questa sezione il passo
delle Leggi 768e-770b solo perche Platone dice di voler ora schizzare una rrep LypacpY,.,
per presentare poi ib 6Xov xal axpi$ic,. Le tre sezioni sul metodo da me qui rias-
sunte hanno dato origine a ipotesi di stratificazioni, sulle quali io sono molto scettico;
vedere GAUTHIER, op. cit ., 12-15.
232
Secondo PA I 1 TreTraiSeupLEVoc significa capace di giudicare se sia esatto o
inesatto cio che altri asserisce. EE I 6, 1217a 18 aTraiScuaia ... TO |i7) SuvaaOai
xplveiv.
233
VII 1, 1145b 3-6 xitf £vai xd 9aiv6(xcva, cfr. G.E.L . OWEN, in Aristote et
les problemes de tnelhode , 85.
2M
Aristoteles , 86-87.
528 ARISTOTELE

hanno ripetuto dopo di lui; consente invece pienamente con cio che Pla-
tone dice nel Timeo e nel Politico. Come Platone, egli tiene distinti i due
ambiti ;235 non ha l intenzione di discutere i principi immutabili, e il fine
della sua etica non e quello di conoscere a fondo questi principi. £
metodologicamente errato confrontare Platone e Aristotele senza fare que-
sta distinzione.
Quel che Aristotele dice a proposito del metodo non significa pero che
egli rinunciasse all esattezza dell argomentazione.234 Sotto questo aspetto, il
capitolo metodologico di EE I 6 concorda perfettamente con quel che egli
dice nell EN. Nell etica le premesse devono essere ricavate e concessis.
L aspetto essenziale del metodo dialettico, e cio che conferisce a esso la
forza della dimostrazione logica, e la relazione fra le premesse e la con-
clusione; inoltre, il fatto che, ad ogni passaggio, si introducono dati della
esperienza 237 a conferma di quel che e stato detto. Il metodo di Aristotele
non e ne speculative, ne empirico nel senso odierno di questi termini, e
nemmeno e puramente deduttivo o induttivo. « Nel nostro studio dobbia-
mo da una parte argomentare logicamente con premesse e conclusioni,
dall altra tener conto delle opinioni tradizionali, si che i dati a disposizione
si accordino con la verita ( logicamente raggiunta ) ».23!
La retta intelligenza. E nota la difficolta di rendere adeguatamente il
vocabolo greco logos. Con l espressione orthos logos Aristotele intende
quell attivita della mente, che impartisce direttive per le azioni dell uomo.
Nel Protrettico park del retto giudizio e della retta intelligenza, che pos-
siede la forza imperiosa di determinare quel che dobbiamo fare e quel che
non dobbiamo fare.23 Io considererei volentieri queste parole come la de-
scrizione che lo stesso Aristotele fa del suo concetto di orthos logos. Il
Burnet , lo Joachim e il Ross traducono con « the right rule », il Gauthier
con « la droite regie ». Con tutto il rispetto che questi studiosi meritano,
una traduzione di questo genere deve essere giudicata errata. Con orthos
logos , Aristotele non intende una regola o una proporzione, bensi un atti-
vita intellettuale.240 Meglio dice lo Stewart, parlando di « the right reason » .
A questo nucleo centrale della filosofia di Aristotele Jaeger ha dedicato poca
attenzione.2*1 Il Dirlmeier parla costantemente di « retto consiglio ».
235
La documentazione e nello STEWART, nota al testo di 1094b 13.
236
r) xupicoxdxy) xplait; , Protr . B 40, sopra, p. 470.
237
Non tanto cio che noi intendiamo come tale, bensi xa Soxouvxa namv rjptv
EE II 1, 1219a 40, xa 9aiv 6 peva o xd Xey6 peva 7tepl aurjjt;, EN I 8, 1098b 10, il
consensus omnium , xd Sv8o!;a.
238
1098b 11 xu aX?]Oei 7tavxa auvaSet xa u 7tapxovxa.
2 )9
Protr. B 9 xijv op&r)v xpiatv xai xrjv dvapdpxT}xov e:axaxxix7)v <ppov7]atv ,
sopra, p. 463. Cfr. Critone 46b; Socrate non si lascia convincere da niente altro
xci Xoyco tic, &v pot Xoyi op vco (3&,xtaxo<; (paivr]xai. Similmente parla nel Gorgia
505e-506a . '
ai, cfr . DIRLMEIER , EN 279, 298-303, AfAf 338, EE 245.
2
Un 6 pO£i; XoyE
Si legge che il logos xeXeuet , e 7uxaxxet e cosi via .
2,1
Aristoteles , 252. Egli intese, a quanto pare, l opd&s Xoyo; come la norma. Il
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 529

II concetto di orthos logos e pietra angolare dell etica di Aristotele,


ricorre in tutte le tre etiche,242 ed e il filo conduttore dell EN. La « retta in-
telligenza » e una qualita intellettuale, che nell etica aristotelica ha la me -
desima funzione della scienza delle idee in Platone. L idea, si potrebbe dire
quasi la fede, che ci sia « un fine a cui guarda colui che possiede la retta
intelligenza per poi tendere le sue forze, secondo i casi, oppure per rilas-
sarle », non sta certo casualmente al centro dell EN, all inizio del libro VI .
Questa capacita di vedere rettamente le cose 243 non e in Aristotele, diversa-
mente che in Platone, nulla di misterioso, ma e qualcosa di innato che,
ammaestrato dall educazione, diviene frutto dell esperienza e della sapienza.
Si puo ben dire che si incontra qui una costante aristotelica .
Sebbene Aristotele abbia filosoficamente rinnovato il concetto di « ret-
to logos » , esso e un eredita socratica proprio come la « retta opinione »
nel Menone 95b. I pilastri dell etica di Socrate 244 erano la « perizia », la
« rettitudine » e « l argomento che alia riflessione mi appare il migliore » .
Nella situazione storica, era per Aristotele naturale ricollegarsi alia fiducia
socratica nel giudizio razionale. Socrate non voleva parlare del bene sem-
plicemente; cio e attestato dai cosiddetti dialoghi socratici come anche da
Senofonte; egli domandava immediatamente: 245 « intendi qualcosa di buono
contro la febbre, il mal d ’occhi oppure la fame ? ».

L eudaimotiia e la theoria. L ideale dell eudaimonia e un espressione


del positivo atteggiamento dei Greci verso la vita . Nella sala di Alcinoo,
Odisseo elogia la sua fortuna . Non sa immaginare alcuna sorte piu gra-
devole che quella di sedere qui nella sala degli uomini, dove regna la
gioia, mentre i convitati ascoltano un divino cantore, e bevono amiche-
volmente vino.246 « Tale mi pare nell anima la delizia piu beata della vita ».
Senofane descrive il tono spiritualmente elevato di un simposio serale:
« l altare nel mezzo e cinto di fiori , scorrono intorno alia sala festa , gioia
e musica ; si onora il dio con canti e con doni ; si glorifica l’uomo che con
nobili discorsi mostra il suo sforzo per Varete , perche sempre bisogna avere
davanti agli occhi uno scopo buono » ,247 Gia negli antichi poeti e pensatori

-
termine era abituale nell Accademia, EN VI 13, 1144b 21 vuv roxv rei;, DIRLMEIER
EN 298-304.
242
-
Top. VI 13, 151a 3 (re ra SiavoEa? op{>%, cfr. Def . 412a, Phys. II 5, 196b 22
a 7r6 Siavota? ; i passi principali sono in MM I 35, 1196b 4-11, EE III 4, 1231b 32
ed EN VI 1.
143
VI 12, 1143b 13 Sia TB XELV TY)? £ pi7reiptas Spipia Sptomv
144
Critone 46b op T/ j? e 6 8? iSv ptoi P£XTI<JTO;<
patvrjTai.
(

245
Mem. Ill 8,2. Q>si anche l autore dello scritto Sulla medicina antica , cap. 15:
244
- -
-
& 7ropov 7rpo <JT <i5ai T(p7xap.vovTi epp.6v n TTpoaevi pcaudai, cu&u yap IpcoT uei ' ;
Od. 9, 3-11 T£XOS yapiiaTepov, xaXAia rov, citata nella Politica VIII 13,
1338a 27-30.
242
21 B 1, con gli emendamenti al testo di H. FRANKEL, Dichtung und Philo ¬

sophic des friihen Griechentums , 373 .


530 ARISTOTELE

troviamo le parole che piu tardi avranno una parte cost importante nel-
l etica, telos, euphrosyne , to kalliston ; troviamo presto anche testimonianze
del fatto che essi intendevano 1' eudaimonia piuttosto come uno stato del-
l anima che come esteriore prosperity . «, II suo carattere e per l uomo il
daimon », dice Eraclito,248 e Democrito: 2 9 « la felicita non sta nelle greggi
e nell oro; e l anima la sede del daimon ».
L ideale di vita di Socrate ci e ben noto daW Apologia e dal Critone.
« Una vita senza il continuo esame e priva di valore ». In Platone possia-
mo seguire come emerga l idea di forme di vita in se concluse, ciascuna
secondo il suo fine principale. Soltanto in Aristotele troviamo pero il noto
schema delle tre forme di vita che hanno come fine sommo il godimento,
la virtu borghese oppure la conoscenza filosofica. Aristotele ha separato la
virtu etica dalla sapienza filosofica e ne ha fatto il fine di una forma di
vita. Percio al centro delle tre etiche sta la vita virtuosa, e non la theoria,
che e una forma eccezionale per pochi eletti.25 Nella Repubblica , Platone
concede nell educazione il peso maggiore all esercizio intellettuale ; ed era
questo, a giudizio di Isocrate, l errore fondamentale del suo programma
educativo.251 Quando Aristotele scriveva l ottavo libro della Politica non
era chiaro, egli dice, se nell educazione dei giovani si dovesse anteporre l’ad-
destramento intellettuale oppure quello della forza del carattere.252 La so-
luzione che egli off re e un compromesso: la felicita si realizza median te una
interazione dell eccellenza intellettuale e della virtu etica ; l’ una non e con-
cepibile senza l altra . Questa e la sua posizione nel Protrettico , che non e,
d’altra parte, un etica , ma ha uno scopo diverso. Si puo dire che nel Pro¬
trettico e nell EE egli veda la felicita nella « vita secondo l intelligenza »,255
nella vita dello spoudaios,** eticamente eminente perche sa distinguere fra
bene e male. La sua definizione dell eudaimonia e una sintesi di quelle pro-
poste nell’Accademia : i tre pilastri su cui si fonda la felicita sono l’intelli¬
genza filosofica , la virtu etica e la gioia .255 L' eudaimonia si consegue median-
te l’attivita di quella parte dell’anima che sa che cosa fa ;256 quest’attivita
deve essere indirizzata a un bene, e a un bene quanto e possibile perfetto;
inoltre non deve essere un’attivita occasionale, ma deve estendersi lungo
248
22 B 19 dvOpdutM Saijjttiiv.
249

250
68 B 171 -
olxTq rfjpiov 8aE[ jtovo?.
antiviov e la parola chiave sia in Platone che in Aristotele, Fedone 90a,
Repubblica 476b.
251
Vedere sopra, p. 460.
252
-
Politica VIII 2, 1337a 38 7rpi;< rJ]v Sidvoiav oppure 7rp6? xi rijs -
251
6 xaxa vouv ptoiProtr . B 78 = EN X 7 , 1178a 6-7.
254
Invece di a7rou8aioi; Platone dice ( nella Repubblica , 354a ) 6 [JLSV Stxaio? Spa
eu8aE[ jtcov, perche per lui la giustizia comprende in se tutte le altre virtu. Sostanzial
mente non sussiste differenza alcuna, ma la motivazione filosofica e diversa.
-
<pp 6v7)aii; dpETY) 7)8ov-fj ( o yaipzvj ) Protr. B 94, MM I 3, 1184b 5-6, Pol. VII
255

1, 1323b 1-3, EE I 1, 1214a 30-33, EN I 8, 1098b 23-25.


254
Xoyov iyci .
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 531

tutta la vita , nella miglior vita possibile. Tutti gli aspetti dell eudaimonia
vengono dunque dotati dei piu alti predicati di valore. Aristotele aggiunge
che nell' eudaimotiia si e raggiunto un livello, in cui si pub parlare di una
azione tan to al presente che al perfetto.257 II bene e la pienezza della vita
devono essere dati in ogni momento. E come una buona tragedia non pub
essere rappresentata senza dispendio,258 cosi l uomo non puo aver parte della
perfetta felicita senza una certa quantita di beni esterni.
Traspare nel Vrotrettico l idea che c e una gerarchia delle forme del-
Veudaimotiia. La forma piu elevata di tutte e la vita filosofica , in cui ci si
dedica soltanto alia thedria e alia pbronesis , perche questa vita include in
se anche tutte le virtu etiche. II punto centrale della conclusione dell EE
e questo: deve valere come orientamento per la vita virtuosa che in ogni
decisione la scelta sia compiuta in modo tale che ne sia promossa l attivita
speculativa del nous, il divino in noi.259 Benche Aristotele non tratti in mo¬
do particolare nell EE la thedria come forma di vita , traspare di qui che la
thedria e il fine ultimo. Nel decimo libro dell EN Aristotele sviluppa que-
st idea in una prospettiva imponente; la thedria e la forma piu alta della
vita ; al secondo posto 240 viene la vita virtuosa . Un passo del Tirneo mostra
quanto strettamente egli si attenga a Platone. Ne do una parafrasi: 261
« Mediante l educazione e l’autoeducazione Puomo pub crearsi una vita
quanto piu possibile conforme a ragione.242 L intelligenza deve quanto ptima
essere addestrata al compito di assumere la guida del corpo. Se io dovessi illu-
strare con precisione questa relazione dell anima con il corpo, e delle parti
dell’anima fra loro, cio darebbe materia sufficiente per un opera esclusivamente
dedicata a questo compito; ma in via prowisoria, diro questo. Bisogna badare
che la simmetria domini nelle tre parti dell anima, fra le quali la piu alta, l intel¬
ligenza, ha la piu forte capacita motrice. Vogliamo considerare la parte supe-
riore della nostra anima come il dairnon , che il dio ha dato a ognuno. Questa
parte dell’anima ha la sua sede nel capo, e ci dirige verso l’alto, alle regioni
celesti afEni, come se fossimo creature che hanno la loro radice 263 non nella
terra, ma nel cielo, come siam soliti dire con piena ragione. Chi e dominato
dalla parte inferiore dell’anima, dai desideri e dall’ambizione, nutrira soltanto
pensieri terreni; si dara a godimenti terreni, e fara in tutto del suo meglio per
coltivare la parte inferiore della sua anima a spese della parte divina. Chi, invece,
ha diretto ogni suo sforzo ad arricchire il proprio sapere e ad acquisire la vera

257
Cfr. Top. IX 22, 178a 9, Theta 6, 1048b 18-36. Questo e tipico di un’cvepyeia,
cfr. sotto, p. 694.
2M
Si vede qui l’origine dell’uso metaforico di jjopyjyta = ra sy.rbq ayaOa , che
non e attestato prima di Aristotele, cfr. Protr. B 2 e 3.
259
Vedere sopra, p. 510.
260
X 8, 1178a 9 Ssoripesq . Il Gauthier osserva che « e soltanto in linea secon-
daria che e felice la vita secondo le altre virtu ». Stewart e Dirlmeier tengono giusta-
mente presente che Aristotele costruisce una gerarchia ; la forma piu elevata include in
se le altre.
241
Timeo 89d-90d . Vedere sopra, p. 512.
242
piXidTa xara X6yov £yjv .
243
Cfr. Be an. II 4, 416a 4, PA IV 7, 683b 18 e piu volte.
532 ARISTOTELE

conoscenza, e ha mantenuto la parte divina della sua anima in vivace attivita,2M


dovra necessariamente, in quanto apprende la verita, avere in se pensieti im-
mottali e divini, e dalla sua parte, nella misura in cui alia natura umana e
accessibile l’immortalita,265 niente gli manchera sotto questo rispetto. Poiche egli
ha sempre assiduamente curato la sua divina ragione,2 e ha in perfetto ordine
l anima, e alberga come coinquilino il suo daimon deve allora essere anche in
altissimo grado eudaimon.2t> Deve prendersi cura di ognuna delle tre parti del-
l anima, si che ciascuna riceva quel che le spetta, e possa muoversi in modo
conveniente.269 Ci sono movimenti dell elemento divino in noi, che sono affini
all attivita di pensiero e ai movimenti del cosmo. Se portiamo la nostra anima
a una perfetta armonia con i movimenti del tutto, e il nostro intelletto con
cio che l intelletto considera, raggiungiamo allora il fine che a noi e stato fissato
dagli dei come il migliore, e cioe la vita migliore ».
Per la comprensione della dottrina aristotelica della vita teoretica que¬
sto passo del Timeo ha la stessa enorme importanza che il Politico 284b-e
ha per la sua dottrina della giusta misura. Quanto all interdipendenza del
movimento nel cosmo, Aristotele ha opinioni fortemente contrastanti con
quelle di Platone. Ma egli accetta tutto il resto, e lo inserisce nella sua
presentazione della struttura delVeudaimonia fondata sulla thedria. Con le
reminiscenze verbali attira l attenzione dell ascoltatore sul suo modello.
Le idee che ha accolto da Platone e fatte sue si incontrano in Lambda, nel
Protrettico , nell'IiE e nell EN . In queste quattro opere la thedria e Veu-
daimonia fondata sulla thedria sono considerate secondo angolazioni di¬
verse, e di volta in volta inserite in un contesto diverso. Rimane immutato
il concetto di thedria , e cost pure il suo oggetto. Il verbo theorem significa
sempre « attualizzare il sapere », non aver sapere, ma farlo diventare attivo.
264
xal xauxa paXiaxa xcov auxou yeyup.vaapevii> , parola, questa, che ricorre
due volte ; non si tratta dunque afiatto di una quieta contemplatio.
245
Cfr. EN X 7, 1177b 33 £<p OCTOV evSf /exat, af >avax£ £eiv. Pare a me completa-
mente errato trarre da questa frase la conclusione che Aristotele credeva all’immortalita
dell anima. L idea che in lui ricorre continuamente e che il divino in noi ci porta piu
vicini al divino nel cosmo. Il nous era considerato da Aristotele ycopiaxov , « trascen-
dente », cfr . sotto, p. 651.
"* flepa7reuovxa xo Heiov come EE VIII 3, 1249b 20 xcv f>eov ffepatteueiv ed EN
X 9, 1179a 22 6 8k xaxa vouv £vepycov xal xouxov O epatteutov xal Siaxelpevop dpiaxa.
Vedere sopra, p. 511.
Cioe, e in pace con se stesso, (piXoc fi>v eauxco.
268
La traduzione non rende giustizia al giuoco di parole in e5 xexoapYjpfvov ,
Salpova auvoixov ed euSalpwv.
L anima e nel suo complesso ap/Y; xivfjaecoi;. L uomo deve badare che
1 exi'Ouprjxixiv metta in movimento afletti buoni, il HopociSfp impulsi a buone azioni ,
il XoyiCTxtx6v pensieri buoni . Sebbene Aristotele criticasse la tesi dell anima come
dpxi) xtvYjoetix;, si attiene qui, con altra motivazione, alia dottrina della oopipcovM
delle parti dell anima.
220
Evidente e l’allusione a 44d . Il microcosmo in noi e formato sul modello del
macrocosmo, el yap iv pixpqi xiopco ylyvexai , xal peyaXco, Pbys. VIII 2, 252b 26.
Al xou TTOCVTOC SiavoYjoeti; xal rrepttpopal compaiono in Lambda nella forma della
VOYJCTI:; voY) aeco;< e del primo movente.
LA FILOSOFXA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 533

II sapere e una facolta, dynamis , la theoria e sempre presentata come una


attivita , come urienergeia , e anzi, come la migliore e piu piacevole.271 « II
piacere, che scaturisce dal pensiero ( theorem ) e dall apprendimento, non
fara che intensificare il nostro pensiero e il nostro apprendimento » Ora
ci assicurava lo Jaeger , e ci assicura oggi il Gauthier , che la theoria non
e appunto una vita di dotto { vie d etude ) , non e una vita consacrata a co-
noscere a fondo la verita, « ne a scoprire la verita. Si potrebbe persino
dire che l ideale, per il contemplativo aristotelico, sarebbe di non studiar
mai e di non scoprire mai per consacrare tutto il proprio tempo a guar-
dare, sarebbe una vita di spettatore delle realta divine finalmente cono-
sciute ». Questa e la noesis noeseos della divinita aristotelica, non e il bios
theoretikos di un uomo. L ideale descritto dal Gauthier fu un tempo l idea-
le degli onfalopsichiti bizantini che, lo sguardo fisso sull’ombelico, guar-
davano la luce divina in condizione di estasi. Come si puo pensare che
Platone e Aristotele proponessero una vita di tal genere come un ideale
degno di essere ricercato da un uomo ? Ora e un fatto che noi abbiamo le
parole stesse di Platone nel Timeo , sopra citate, e abbiamo numerosi passi
di Aristotele che descrivono, in termini assolutamente inequivocabili, la
vita teoretica come la vita del dotto, una vita « in cui e un piacere prender
posto ». Ascoltiamo quel che dice Aristotele: 375
« Una vita attiva non significa necessariamente, come credono alcuni, che
si debba partecipare alia vita politica della comunitsi. £ anzi Pattivita del pen ¬

siero, che ha in se il suo fine e non persegue alcuno scopo al di fuori del pen ¬
siero, a essere in grado elevato vita attiva ; la nobile attivita b appunto il fine, e
questo deve essere un azione.274 Anche nel caso dell attivitil produttiva, che ha
il fine di approntare qualcosa, noi consideriamo in massimo grado attivi coloro,
che con l attivitsi della mente hanno disegnato 1 opera ».OT
E poi: 378
« Possiamo piu facilmente perseverare in una costante theoria che non in
qualsiasi altra attivita pratica. Fra le forme di attivita di dignita piu elevata, per

371
Lambda 7 , 1072b 24 xb SUTTOV xal Sptarov , Protr. B 87 7] de<opT)Ttx7) ivip -
yeta 7tatjtov rjSlan]. Sapere e theoria come 86vapts-£v£ pyeta in Phys. VIII 4, 225a
33 - b 5, De an. II 1, 412 a 9-11, Theta 6, 1048a 34, GA II 1, 735a 9, e piu volte.
272
EN VII 13, 1153a 22-23. Nel passo del Timeo ora citato Platone parla di
Ttp 7tepl (piXopadlav xal 7tepl ra
? dtXYjdei? (ppovTjcrei? ioKovSaxbxi . Cfr. sopra, p. 477,
nota 135.
m Nella sua dotta rassegna a proposito della questione della contemplazione,
848-866.
224
Protr. B 56 pteS TJSOVT)? TJ 7rpoaeSpEia. Cfr. sopra, p. 474, nota 120.
275
Pol. VII 3, 1325b 16-23.
274
II gioco di parole YJ yap EUTtpa ia T£XO? ibaxe xal Ttpa i? ri? e intradu-
cibile. Come ho detto sopra, a p. 477, Aristotele includeva nel pensiero produttivo
solo quello che produceva qualcosa di concreto fuori dell uomo, per es. un’opera d arte,
una casa ecc.
TO6? rat? Siavotai? apxixixxovsc, , cfr . Protr. B 24-25, sopra , p . 490 .
277
278
EN X 7, 1177a 21 - 1178a 2.
534 ARISTOTELE

generate ammissione e il vivace esercizio del pensiero filosofico la piu piacevole.


E anche naturale che coloro che hanno acquisito il sapere [ e lo traducono in
effetto ] abbiano una vita piu piena di coloro che ancor cercano la via a esso.
Nessuno e cosi indipendente e spiritualmente libero 280 come colui che si dedica
alia thedria, perche lo puo fare anche quando sta assolutamente per se,281 e
quanto piu ampio e il suo sapere, tanto piu efficacemente. £ vero che la cosa
gli riesce anche meglio se ha dei collaborator tuttavia, egli e in massimo grado
indipendente. Questa attivita intellettuale costituisce la pienezza della felicita,
nel caso che abbia la durata di un intera vita. A paragone della vita dell uomo
comune, questa vita e un qualcosa di divino, perche si fonda su quello che e
in noi l elemento divino. Percio dobbiamo mettere in opera ogni nostra forza
per orientare la nostra vita secondo quello che c e in noi di piu alto. Giacche,
anche se e di modesta grandezza,282 esso emerge di gran lunga su tutto per effi-
cacia e maesta. Si puo persino dire che questo sommo elemento e il nostro
vero io ».

L organizzazione della comunita umana

Le opere
La Politica. Come le altre itpayp.aTEU« aristoteliche, anche la Politica non costi¬
tuisce un opera unitaria, ma e composta da opere monografiche poi riunite, quando
erano gia in uno stadio di elaborazione finale, o da Aristotele stesso, o nel Peripato
resta incerto esattamente da chi. La Politica e composta dai seguenti singoli scritti:
Libro I. IIspl oiKovoptwtq ( I 3, 1253b 2 ). L organizzazione della famiglia e dell economia
domestica.
II. Ilepi. TWV itpixspov dircxpT]vapi£vtov itcpl rnq TWXITEIGK; rrjq dptffTT]<; ( I 13,
1260b 23 ). Le costituzioni piu note 285 sia teoriche sia reali. La Repubblica e le
Leggi di Platone ( 1-6 ). Le utopie statali di Falea e di Ippodamo ( 7-8). Sparta,
Creta, Cartagine ( 9-11). Licurgo, Solone, Zaleuco, Caronda, Filolao, Dracone,
Pittaco, tutti quanti trattati di sfuggita (12 ).
III. Teoria generate dello stato. « Uomo buono » e « buon cittadino » sono concetti
identici ? Esistono speciali virtu politiche? (1-6 ). IlEpl itoXtTEiwv Kai 7ta.pEK (3d -
ffEtov, i tre tipi principali di costituzione buoni, e i tre tipi cattivi ( 7-8 ). La

EiSXoyov 8k zoic, el86 <n TCOV 7]TOUVT(OV f ]8t (o ryjv Siaytoy v elvai. Questo e
certo l’argomento principale per la tesi che la llecopta sia una condizione di riposo.
Si dimentica perh il contesto in cui ricorre questa frase.
fj XEyop.£vT) auTdtpxEia TtEpl rr)V &E (op7]Tixr]V |xdXicrr av EIT) .
281

aXTjdetai;.
- -
Cfr. Protr. B 56 6 iryj TI? av Hf ) rr\<; olxoup.6v7];< ri)v Stavoiav... OCTCTETOCI riji;
282
Repubblica 442c: « chiamiamo saggio l uomo a motivo di quella piccola parte
( TCJ cr|j.txpcp ptepEi ) che ha in lui il dominio ». Protr . B 62 T8 p6 ptov TOUTO .
281
noXiTeta. Quando parliamo della costituzione di uno stato, noi pensiamo a
un documento scritto. Aristotele invece con nolncla intende il modo in cui una co¬
munita funziona e vive; la parola significa tanto « forma di governo », TC6XECO ;< vd?i?
1278b 8, quanto ( se la si considera dal basso ), « la vita del cittadino », pto? ziq 7t6Xe(o ;<
1295b 1.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 535

divisione dei poteri nella comunita ( 9-12 ) . Importanza dell educazione ( 13, fino a
1284a 3 ). L ostracismo ( 1284a 3-b 34 ) . Costituzioni monarchiche ( 14-15 , fino a
1286a 7 ) . La legge come espressione della ragione collettiva; la teoria della
somma ( 1286a 7 fino alia fine ).
IV-VI . Morfologia delle esistenti costituzioni democratiche ed oligarchiche. Le class!
sociali . Ricchi e poveri . Importanza del ceto medio . La divisione del potere
legislative, esecutivo e giudiziario ( libro IV ). Patologia delle costituzioni esistenti ,
-
rivoluzioni e loro cause, UVE<; tpfropal Kcd TIVE<; cutriplai TWV itoXiTEtuiv ( 1289b
24 ); la causa principale e la lotta per il potere ( libro V ) . Ilut; xpf ) Kafrurtavai
-
i<xq SrpoKpa uaq Kal TOLC, b kiyapxlct ( 1321b 1 ), come si puo garantire la sta¬
'

bility di una costituzione ? ( VI 1-7 ). IlEpt otpxwv , gli ulfici pubblici ( VI 8 ) .


VII-VIII . IIspl jtoXi'tEtou; ApfirtTiq. Qual e il bene piu desiderabile ,tanto per il singolo
che per lo stato? ( 1-3 ). Lo stato auspicato, piXXouo'a KaT £UX'i)V oxiVEtnavcu
itiXu; ( 4-12 ). Un programma educativo per lo stato auspicato ( 13-17 e l incom-
piuto libro VIII ).
Ciascuna di queste cinque parti possiede un introduzione generale in cui Aristo-
tele descrive la posizione da cui parte , come pure scopi e metodo dell esposizione . Sulla
cronologia relativa di queste opere, le opinioni sono assai discordi .2*4 Tutte le opere
che compongono la Politica furono riviste nel corso del secondo periodo ateniese, e
come insieme la Politica va pertanto considerata un opera alquanto tarda . Tutte le
teorie sulla cronologia relativa, quindi, devono usare i concetti di stesura « originale »
ed « allargata » .
La trattazione dello stato ideale, nei libri VII-VIII, si diflerenzia dagli altri
libri in quanto in questo caso Aristotele lavora con un materiale concettuale che in
blocco e di origine platonica . La posizione da cui muove e « il secondo migliore
stato » , nel libro quinto delle Leggi . Non mi sembra di potere esdudere che quest opera
risalga al periodo dell Accademia : a favore di questa tesi stanno gli stretti rapporti con
il Protrettico e 1 EE , come pure la discussione, che spesso si perde nei dettagli , dei
pensieri di Platone nelle Leggi . L introduzione lascia capire che 1 EN non esisteva
ancora. Egli motiva estesamente , e facendo uso di opere « esoteriche » , perche si debba
in primo luogo determinare quale sia la vita piu degna , e solo in seguito passare a
indagare l organizzazione ideale della comunita umana . Nell EN la stretta relazione fra
la filosofia dello stato e l etica e fin dall inizio evidente, e nella parte finale viene sotto-
lineata con forza . L introduzione del libro VII rappresenta senza dubbio uno stadio
anteriore delle sue riflessioni a questo proposito.
Il dato piu importante mi sembra consistere nel fatto che Aristotele, nel primo

2M
THEILER, Bau und Zeit der Aristotelischen Politik , « Mus . Helv . » 9,
1952, 65-78 ; ancora degno di lettura e J .L . STOCKS, The Composition of Aristotle s
Politics , « Cl . Qu. » 21, 1927, 177-187 . E. BARKER prende posizione nel corso della sua
traduzione, acutamente annotata, The Politics of Aristotle , 1952 ( con correzioni ). Tra-
duzione in tedesco e introduzione a cura di O. GIGON, Aristoteles, Politik und Stoat
der Athener , Zurich 1955 .
Questo punto e stato discusso dal Dirlmeier nel suo commentario all EE. Un
dettaglio, che mette bene in luce il rapporto tra la sezione relativa alio stato ideale
e le Leggi di Platone , e da lui illustrato in EN 547 . BARKER menziona nella sua intro¬
duzione, pp . XXI- XXII , alcuni punti che forse denotano una conoscenza delle riforme
di Licurgo; il modello sembra pero essere stato piuttosto Leggi VI 760-62 . Non mi
sembra necessario interpretare, a 1339a 1 , ev rote. OXupmovExoi? come un riferimento
alia lista di vincitori elaborata da Aristotele .
536 ARISTOTELE

libro, lavora con un materiale di concetti diverso da quello dei libri VII-VIII. In
stretto collegamento con l introduzione all EN, egli comincia dichiarando che lo stato
e una comunita di uomini , formatasi al fine di realizzare un bene ; poiche io stato
costituisce ia piu alta forma della comunita umana , esso e rivolto al massimo bene.
Passa quindi a un altro tipo di ragionamento. « II miglior metodo consiste nell indagare
come le cose si sviluppano fin dai primordi. La comunita primaria e quella fra 1 uomo
e la donna, che si stabilisce a causa dell istinto naturale.286 Poi progressivamente si
originano la famiglia, il villaggio, comunita piu vaste; la perfetta unione di piu
comunita 282 e la polis, che ha raggiunto il fine dell autosufficienza, ed e sorta per assi-
curare la vita, ma esiste per realizzare la vita buona ». Cosi Aristotele giunge a consi-
derare la formazione dello stato come un processo naturale. L uomo e per natura
costruttore di s tad.288 In tutti i processi naturali esiste un fine ultimo, telos , che rap-
presenta la perfetta realizzazione del possibile. Visto logicamente, questo fine ultimo
costituisce altresf il punto di partenza, arche , del processo; logicamente esso e dunque
1 elemento primario. Poiche la polis e sorta per sviluppo naturale, e rappresenta il fine
289
ultimo di un lungo processo di , sviluppo, essa per natura e primaria rispetto al singolo
uomo. Come nel Protrettico 2 0 egli si basa qui sul suo concetto di <pu<rt?. Naturalmente
questo concetto non e assente da alcuno dei suoi scritti, e nemmeno dalla trattazione
dello stato ideale. Nel primo libro della Polilica , per6, esso ha un ruolo essenziale, e
porta alle conclusioni di cui si e appunto fatta menzione, le quali , prese alia lettera,
sembrerebbero contraddire la sua argomentazione dell' Etica. In realta non vi e alcuna
contraddizione; il rapporto tra individuo e stato e semplicemente analizzato da un
altro punto di vista. In tutte le sue discussioni sul bene, Aristotele mantiene fermo
che esiste soltanto un bene per noi, cioe in ultima analisi per 1 individuo. Il fine della
comunita e il fine dell individuo sono identici, soltanto con la differenza che nella
comunita esso appare con maggior chiarezza.291 Poiche questo concetto di fondo viene
espresso anche all inizio del primo libro della Polilica ,292 egli non puo aver pensato di
contraddirlo con le sue riflessioni sulla polis come cputrei npixapov. Si tratta qui di un
concetto logico, fondamentale per la sua filosofia del telos : 3 la totalita e primaria ri¬
spetto alle parti costitutive ; in quanto singolo isolato, 1 uomo non puo realizzare in
piena misura il proprio fine di q>ov •JtoXtxiKiv. L uomo staccato dalla societa e come
una mano tagliata dal corpo. L argomento, come fa notare il Newman, e piuttosto
debole. La circostanza che 1 individuo staccato dalla polis non e ctuxapKTK, non prova
in alcun modo che egli stia con la polis nel rapporto di una parte rispetto al tutto.
I libri IV-VI sono fra loro strettamente connessi, e sicuramente risalgono a un
periodo tardo; in V 10, 1311b 1, Aristotele fa menzione dell assassinio del re Filippo.
£ interessante notare che nel primo libro Platone viene citato in modo diverso che
non nel quarto; nel primo e citato nel modo usuale del Corpus , nel quarto invece come

288
287
-
1252a 28 29.
1252b 28 xoivcovEa T XEIO?.
288
1253a 3 9licrei 7xoXtxtx6v £cjSov.
289
153a 19 e 25 ybaei 7xp6xepov.
290
Cfr. sopra, p. 486. Nel Protr . la parola 9601? ricorre 53 volte, nella Pol. I
2, 21 volte, inoltre 9iiexat e vod derivate.
291
EN I 1, 1094b 1-10, si veda sopra, p. 491.
292
1252a 5-6.
293
Phys. VIII 7, 261a 14 x6 rfj yeviasi uaxepov xfj 9uaei 7xp6 xEpov slvai. Egli
intende 7rp6xepov xax’ ouaEav.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 537

« unc. dei miei predecessori ».NI Non mi e noto alcun altro testo in cui Atistotele patli
di Platone con tanto distacco. Nel secondo libro introduce un principio che subisce
poi rilevanti modifiche nei libri IV-VI. Nel secondo egli afferma: « il fondamento su
cui riposa la sicurezza e l esistenza dello stato consiste nella circostanza che tutti gli
elementi della comunita nutrano il desiderio che la forma di governo sussista e rimanga
invariata ». 5 Nei libri IV-VI questo totale consenso di tutte le classi sociali viene
sostituito dal principio di maggioranza.294
La cronologia relativa delle varie opere politiche ha un importanza relativamente
piccola ai fini della comprensione della filosofia aristotelica dello stato, perche la conce-
zione di fondo rimane sostanzialmente invariata . Isolare una Politico originaria non
ha alcun senso; e meglio mettere in archivio questa idea . Possediamo tre stesure
deU Etica, nessuna delle quali pub essere considerata la « prima etica ».297 Cosi, po-
tremmo dire che nella Politico abbiamo tre abbozzi di un ideale comunita statale. Ora,
pero, per noi il termine di « stato ideale » possiede una sfumatura di significato che
non si ritrova presso i Greci ; cio appare con particolare chiarezza nel caso della parola
« utopico ». * Il pensiero politico greco era orientato alia pratica ; ci si poneva concre-
tamente il problema di come si potessero migliorare, o essere rese piu stabili, le condi-
zioni politiche esistenti . Anche il primo abbozzo aristotelico di uno stato ideale ha il
carattere di un programma, assai piu realistico di quello platonico tracdato nelle Leggi ,
.
ma , con tipica cautela, egli parla di stato auspicabile, cUXO|J dir) TtoXixeta. Aristotele
-
accorda il peso maggiore a un programma educativo. « Ha poco senso discutere in
dettaglio le istituzioni esterne dello stato ideale, poiche a loro riguardo la difficolta non
sta tanto nel concepirle, quanto nel realizzarle nella pratica » In forma aporetica egli
sviluppa una seconda teoria dello stato ideale nel corso del terzo libro, di pari passo
con la trattazione dei sei tipi di costituzione. Nei libri IV-VI troviamo infine l ultima
versione delle riflessioni di Aristotele sull organizzazione ideale della comunitii. « Come
in altri campi della scienza, anche nella filosofia dello stato possiamo porre in modo
diverso il fine dell indagine: possiamo descrivere lo stato che in assoluto b ideale, poi
lo stato migliore in circostanze date, da determinate piu in dettaglio, infine, lo stato
che b possibile realizzare, e che non di meno pub dirsi un buon ordinamento statale ».3°°

Le Politeiai. Secondo le liste alessandrine esisteva sotto il nome di Aristotele


una raccolta di 158 costituzioni cittadine, divise secondo la rispettiva tendenza demo-
cratica, oligarchica, aristocratica o tirannica, e dunque nell ordine in cui tali tipi di
costituzione vengono trattati nel libro IV della Politico.M1 Di nessuna di esse si fa

1 1, 1252a 7 6 <JOI piv ofovTat... ou xaXco? X£youai, si riferisce al Politico


259; IV 2, 1289b 5, in cui discute Politico 302, suona come segue: 8T) p£v obv TIQ
dbre<p7)VaTO xa TUV rtp <$TSpov O Stto? , ou prjv el? TOCUT8 (JX tJra? rjptv.
293
II 9, 1270b 21-22.
2,4
IV 12, 1296b 14-16, cfr. IV 9, 1294b 34-40.
297
Cfr. sopra, pp. 494-495.
293
Escogitato da Thomas More (1516 ) come nome dell isola « in nessun luogo ».
299
VII 12, 1331b 18-21.
300
1288b 21-39; quello raggiungibile lo definisce in IV 11, 1295a 25-31.
301
DL 143 XOCT E8£av mi sembra migliore, linguisticamente, di XOCT ei'87).
.
JJ . KEANEY , « Amer. Journ. of Philol. », 84, 1963, afferma che l ordinamento indica
che la lista dei libri alessandrina e di origine peripatetica; il titolo del catalogo pero
rivela soltanto che la biblioteca possedeva una raccolta ordinata in tal modo. Che la
raccolta sia stata ordinata nel Peripato, dunque dopo la morte di Aristotele, mi sembra
538 ARISTOTELE

menzione nella Politica , anche solo di sfuggita: nella chiusa delPEN Aristotele afferma
di volet indagare £ K TWV OWIQYPEVWV itoXi/TEtwv da quali circostanze dipenda la
conservazione o la distruzione della costituzione di una polls. Secondo l opinione gene-
rale egli fa riferimento alia raccolta 302 delle 158 costituzioni. Questa pero rimane una
congettura : nella Politica egli si limita a menzionare le costituzioni teoriche a lui note
e, fra quelle esistenti, soltanto le costituzioni tradizionali.
La meglio nota e la Afhqveuwv noXiTEia,303 riscoperta nel 1890. Disponiamo poi
di frammenti di altre sessantadue costituzioni, per lo piu notizie di lessicografi e sco-
liasti, di scatso valore per lo storico. Nella Costituzione Ateniese non viene menzionato
nessun avvenimento storico dopo l arcontato di Cefisofonte, attorno al 329 / 328; questo,
insieme con l unanime tradizione antica che lo attribuisce ad Aristotele, b un argomento
a favore della tesi che egli e l autore dello scritto. Ma tutti gli altri elementi vanno
contro questa ipotesi ; la lingua e la terminologia sotto molti aspetti si differenziano da
quelle aristoteliche; l opera e meramente descrittiva ; non c e un solo caso in cui si
incontri una riflessione filosofica o di principio dell autore. Si possono avanzare molte
spiegazioni di questo fatto, ma un lieve dubbio rimane.
La prcblematica della AOiqvatwv TOXITEWZ rientra nel campo della ricerca sto-
rica, e oltrepassa quindi i limiti di questo libto.

II dialogo sulla giustizia. P. Moraux compi un acuto tentativo di ricostruire questo


dialogo, andato perduto.304 A suo giudizio, uno dei temi principali di questo dialogo era
< (Ipx'ifc.
la distinzione di diversi tipi del rapporto di autorita, Tpinot TT]; Come esempi
303

di casi in cui un superiore domina un sottoposto, egli cita il rapporto padrone-schiavo


e padre-famiglia. II fenomeno che caratterizza l autorita politica nella comunita demo-
cratica e che i cittadini liberi e pari per nascita alternativamente governano gli uni
sugli altri. I concetti di autorita, giustizia e amicizia presuppongono tutti un rapporto
tra due parti; e attraverso l analisi di questo rapporto si possono precisare le diverse
forme.
Nell introduzione al primo libro della Politica Aristotele si pronuncia contro
l opinione di Platone, secondo il quale l autorita sarebbe un concetto unitario.304 Anche
nel dialogo sulla giustizia Aristotele voleva contrapporre a Platone le proprie idee sulla
complessita dei concetti in questione. Il tentativo di ricostruzione del Moraux e molto
allettante, ma deve rimanere un ipotesi. Dobbiamo tenere presente ancora un fattore a
-
noi sconosciuto, il dialogo HoXi ciKii;. In che modo il materiale riunito dal Moraux
fosse diviso fra i due dialoghi che avevano come argomento la filosofia ddlo stato,
non potremo mai stabilire con sicurezza.

cosa ovvia; forse molto del materiale e stato raccolto per la prima volta grazie all or-
ganizzazione del Peripato.
302
cuvotyoryf ) e la normale designazione per una raccolta di materiali.
303
II miglior lavoro moderno a questo proposito e K. VON FRITZ e E. KAPP,
Aristotle s Constitution of Athens and related texts , New York 1950. Molto buona e
anche la conferenza del v. FRITZ, Die Bedeutung des Aristoteles fur die Geschichtssch -
reibung , « Entretiens Fondation Hardt » 4, 1958, 86-128.
304
P. MORAUX, A la recherche de VAristote perdu: le dialogue Sur la Justice,
Louvain 1957. Recensioni di E. DE STRYCKER, « Les Et. class. » 26, 1958, 205; G. MOR¬
ROW, « Gnomon » 30, 1958, 441; D.J. ALLAN, « Cl. Rev. » 1959, 127.
305
III 6, 1278b 30-32 xal yap hi zoic, i oizzpiy.oic, >.6yoi? Siopi opicOa Trcpl
auTtov noWtxy.ic, .
306
Politico 259c.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 539

Altre opere perdute. Del dialogo IIoXiTiKot; non possediamo che un frammento ;
esso dimostra che Aristotele aveva discusso la teoria del giusto mezzo esposta nel
dialogo platonico dal medesimo titolo: « il bene e la misura piu esatta di tutte le cose ».
Dopo Jaeger, 7 si e soliti citare questa frase come se non sussistesse alcun dubbio che
essa rispecchi il pensiero di Aristotele stesso. Si tende a dimenticare che e una frase
staccata da un testo dialogico, che per il resto e sconosciuto.
I N6[xqia in quattro libri erano una raccolta di materiali che comprendeva descri-
zioni di usi e istituzioni di paesi non greci. I limitati frammenti di cui disponiamo
contengono la descrizione delle condizioni esistenti a Roma, in Etruria, in Caria e
in Libia. Cicerone afferma che i N6[xqia avrebbero contenuto descrizioni di mores
instituta disciplinas.
I AiKauipaTa, o, secondo la Vita Marciana , AtKattbpaTa EXXqvtSwv ttdXewv,
erano anch essi una raccolta di materiali e di notizie relative a rivendicazioni di diritti
avanzate da citta-stato greche contro altre, soprattutto in occasione di contrasti per i
confini. Un frammento si riferisce a un avvenimento che puo essere datato all incirca
intorno all anno 333.

Societa e Stato
Lo Stato auspicabile, Pol . VII -VIII . Gin uno stile elegante, privo di
iati, Aristotele delinea un affascinante modello ideale di una piccola citta-
stato greca . Egli non pone problemi ne propone novita: il suo sguardo e
rivolto con nostalgia al buon tempo andato; suo ideale e una societa in cui
ogni cittadino ha assegnato fin dall inizio un compito preciso, e fedelmente
lo svolge, una societa che, vista dall esterno, appare sostanzialmente sta-
gnante, diretta al fine di assicurare all individuo una vita buona. In termini
non diversi, del resto, egli si rappresentava l universo *" e il mondo naturale
come un sistema chiuso, privo di inizio, senza uno sviluppo ( nel senso che
diamo noi a questo termine ) e senza fine. Gli riesce naturale istituire un
parallelo tra la funzione, regolata dalla natura, degli organi di un essere vi-
vente e una citta bene governata : « Una volta stabilito l ordine in una citta ,
non c e bisogno di un unico governante , che debba sovrintendere a tutto
cio che accade, ma ogni individuo fa cio che gli spetta , cosi come e sta ¬
bilito fin dall inizio;309 per vecchia consuetudine una cosa consegue a un al-
tra » . Condizione preliminare per il suo stato ideale e che tutti i cittadini
adempiano in alto grado gli stringenti obblighi della virtu . Tutti i cittadini
politicamente attivi sono liberi dal lavoro manuale, e sono signori del loro
tempo; essi posseggono, come dice Aristotele, schole ; 310 essi si possono cost
dedicare al compimento dei doveri politici e militari, e altresi alia cura della
scienza e della virtu . Aristotele si rende benissimo conto di descrivere una
507
Aristoteles , 88.
* Il parallelo e da lul fatto a 1325b 29, 1326a 33.
** T>e motu an. 703a 30-34; le parole chiave sono raZ,ic, e coq T Taxrai , il con¬
cetto base della visione del mondo aristotelica : il bene e T S U L L A dipendenza
dalla teoria platonica dei principi si veda sopra, p. 506.
3117
Vedi sotto, p. 543.
540 ARISTOTELE

condizione ideale, ma tiene a sottolineare che non si tratta di un quadro


puramente fantastico: « Devo enumerare diverse condizioni che debbono
essere soddisfatte, se si vuole ordinare una citta secondo il nostro desiderio;
devo nello stesso tempo raccogliere una 311
lista di condizioni, nella quale non
si trovi pero alcunche di impossibile. In questa rappresentazione non si
puo far valere la stessa pretesa di esattezza come in una argomentazione
teoretica ».312
Per cominciare egli traccia le condizioni di carattere etico,313 le quali
si riassumono in questo, che il fine dello stato non consiste nella ricchezza
e nel dominio sui vicini, bensi nell aspirare a una vita dignitosa per il po-
polo e alia felicita da esso raggiungibile. La vita felice consiste nell attua-
zione e nel pieno sviluppo delle migliori qualita dei singoli cittadini.
« La maggioranza crede che vi sia una morale per gli individui , e un altra
per lo stato. Cio e falso. £ vero che purtroppo le guerre sono necessarie, ma
non come fine, bensi come mezzo per un fine. £ contraddittorio che l uomo di
stato debba indirizzare i propri sforzi a trovare mezzi per sottomettere il vicino,
con o senza il consenso di quest ultimo. L energia di un individuo non necessa-
riamente deve rivolgersi contro gli altri ; egli puo invero trovare il proprio fine
nell attivita dello spirito.314 Cost e per lo stato; una attivita esterna non e incon-
dizionatamente necessaria, poiche i membri dello stato hanno molte faccende da
compiere in comune. Se una attivitH rivolta verso l esterno fosse incondiziona-
tamente necessaria per la vita felice, allora neanche la divinity e l universo po-
trebbero trovarsi in una condizione felice, poiche essi non hanno alcuna attivita
rivolta verso l esterno ».
Lo stato ideale dovrebbe essere moderatamente grande ; dovrebbe avere
tanti abitanti e possedere tanto territorio, che tutti possano nutrirsi dei suoi
prodotti, ma insieme dovrebbe essere tanto piccolo, che possa essere facilmente
abbracciato con lo sguardo.3'5 Se lo stato fosse troppo esteso, chi potrebbe comu-
nicare qualcosa al popolo, anche possedendo una voce stentorea ? La posizione
in riva al mare e vantaggiosa, perche facilita l importazione e l esportazione. Gli
inconvenienti morali, dovuti al fatto che una citta serve da luogo di mercato per
tutti, si possono ridurre costruendo il porto al di fuori della citta e stabilendo
per legge quali cittadini possano avere contatto coi marinai, e quali no ».

Questa osservazione mostra con quanta unilaterale attenzione Aristo-


tele si concentri sulle questioni morali.
Quali disposizioni naturali dovrebbero possedere gli abitanti ? Egli
,
31
VII 4, 1325b 36-39.
,
33
VII 7, 1328a 19-21.
3, 3
La definizione della euSaipovia in VII 8, 1328a 37 (come pure a 1332a 9 ) e
la sua fondazione concordano pienamente con EE II 1, 1219a 35. Nel primo capitolo
fa abbondante uso (xpvjar ov aurott; 1323a 23 ) di un dialogo sconosciuto. Il passo
1325b 16-23 ricorda il Vrotr. B 25. Gli innumerevoli punti di contatto con argomen-
tazioni dell EE furono gia notati da J. Bendixen e F. Dirlmeier ne ha trovati altri .
Interessante e la riflessione di 1332a 8: « Come ho detto nelle mie lezioni sull etica,
ed invero non soltanto per sapienza cattedratica ».
314
VII 3, 1325b 16-23, citato piu estesamente sopra, p. 533.
315
1326b 24 7tp6? auTapxeiav euauvo7tTo?.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 541

tocca di sfuggita la dottrina, allora moderna,316 della relazione tra il clima


e le qualita psichiche degli uomini , ed osserva che i Greci , con le loro
eccellenti qualita, potrebbero avere il dominio su tutti ( i popoli ), se fos-
sero riuniti in un unico stato.317 Questa riflessione rimane esterna al tema
proposto, ed anzi e in contraddizione con quanto Aristotele ha detto sulle
finalita della piccola citta ideale; ma si accorda bene, d altro lato, con le
idee sul carattere nazionale dei diversi popoli , che Aristotele ha tratto da
una fonte a noi sconosciuta .318 In considerazione del contesto in cui questa
riflessione e inserita, ritengo che sia da escludersi che Aristotele faccia qui
un allusione alle tendenze contemporanee all unificazione degli stati greci
sotto la guida di Filippo.319
Dopo una descrizione elegante e ricca di citazioni del gentleman ate-
niese, il kalokagathos , che sa sempre trovare il giusto mezzo nel compor-
tarsi, Aristotele affronta la questione delle classi sociali. Teoricamente 320
egli stabilisce quali sono i compiti dello stato come entita complessiva : la
produzione di mezzi di sussistenza, i mestieri , la preparazione di armi, la
possibility di accumulare denaro liquido, disposizioni per il culto di stato,
e infine la cosa piu importante: le disposizioni per dirimere le questioni
di diritto. Lo stato richiede pertanto sei classi sociali: contadini, operai,
soldati, benestanti, sacerdoti e giudici. Di questi hanno titolo per essere
cittadini con diritti politici soltanto coloro che hanno una proprieta e non
esercitano occupazioni di carattere vile. Ai braccianti, ai contadini, agli ar-
tigiani e ai commercianti viene percio negato ogni diritto di occuparsi degli
affari politici dello stato; questo e riservato soltanto ai ceti che possono
compiere le opere della virtu 321 e cioe da un lato i giovani che portano armi,
i quali rappresentano la forza politica dello stato, e dall altro gli uomini
maturi che attendono al consiglio, e che rappresentano la saggezza della
vita .322
116
Cfr. sopra, p. 450.
317
1327b 32 Suvdcpevov itp/civ 7ti4vxcov [xia? x'jyydvov ncXt/rciac.
311
La fonte primaria e natutalmente il trattato Ilepl ££ pcov uSaxtov TOTTOJV ,
anche per Platone nella Repubblica 435e. In quest opera pero non si ttovano le idee
che il popolo gteco pieaeuet e che e particolarmente adatto a dominare.
319
Questo sembra essere, in generale, il senso che si attribuisce a questo pas
saggio: NEWMAN I 321; JAEGER, Aristoteles , 121; BARKER 296, n . 2.
-
320
II modello e Repubblica 369c; vuole classificare gli gpya dello stato: xpcxpf ),
•re vai, onXa , xpyjpaxcov xit; Eunopta , fj TTEOI XO &EIOV £7rip£XEta , xpten?.
/
321
1329a 19 x6 yocp Pavauaov ou ptexs/ct X7) <; 7T6XECO<;. L espressione X7) t; ApEX7) <;
Stipitoupyo:; e una citazione da Platone, Repubblica 500d. Chiama contadino, yetopy6c ,
il salariato giomaliero, oppure lo schiavo che si occupa del lavoro dei campi, donde
7] SouXot Y) PapPapot Treptotxot. L agricoltore proprietario di fondi era dunque citta-
dino con pieni diritti politici . In realta, tuttavia, in maggioranza i contadini attici erano
poveri , come possiamo vedere dagli Acarnesi e, cent anni piu tardi, dal Dyskolos di
Menandro. Aristotele qui non entra minimamente in merito alia questione. Nel terzo
libro vi fa ritorno.
322
ol vec6xepot -'67rXixtx6v -8uvapi<;, oE 7rpECTpuxepot - PouXeuxix6v - 9 p 6vv) CTtp. £ evi-
dente quanto sia schematica la classificazione.
542 ARISTOTELE

I sacerdoti vengono reclutati da entrambi questi ceti, e sono di pre-


ferenza uomini attempati, gravati dall eta, che possono trovare tranquil-
lita soltanto nel servizio sacerdotale. Tra questi tre ceti, che nel loro in-
sieme costituiscono la classe politica, e la massa della popolazione lavora-
trice si apre una spaccatura mai superabile.323
Aristotele pretende ora di motivare storicamente la giustezza di un
sistema permanente di caste all interno dello stato : 1 Egitto e Creta sono
gli esempi tradizionali ; come esempio ulteriore egli adduce l organizzazione
di pasti in comune in Italia,334 seguendo il logografo Antioco di Siracusa.
« £ facile spiegare che un organizzazione sociale di questo tipo sia sorta
in diversi periodi storici in diversi luoghi. Bisogna ritenere che anche tutte le
altre istituzioni sono state gia realizzate piu volte nel corso del tempo; anzi infi¬
nite volte;325 perche e il bisogno a stimolare le scoperte, e appena si e provveduto
al necessario per la vita, si trova anche la possibility di sviluppare il lusso e una
vita raffinata ».
La descrizione 326 che segue di una citta organizzata idealmente, e ben
pianificata secondo le idee che allora erano autorevoli, e interessante dal
punto di vista storico, e anche dal lato stilistico appartiene a quanto di me-
glio ha scritto Aristotele. Egli sottolinea quanto sia importante per le
condizioni igieniche assicurare una buona acqua potabile e separare le fonti
di acqua dagli scarichi, ed inoltre dare alia citta una posizione favorevole
rispetto alia direzione principale del vento.327 Aristotele caldeggia le proposte
di Ippodamo, noto progettista di citta, che aveva ideato la divisione della
citta in quartieri e l ordinata collocazione dell agora, degli edifici ammini-
strativi e dei templi.
« L’agora vera e propria deve essere destinata alle attivita cui aspirano gli
uomini liberi.328 Non possono avervi luogo attivita commerciali, ne possono avervi
accesso lavoratori della citta o del contado che non vi siano espressamente invi-
tati dai magistrati. Il meglio sarebbe che vi avessero sede anche i ginnasi per
gli adulti ; mi sembra, cioe,32 giusto istituire speciali ginnasi per i giovani e per
gli adulti, e anche che taluni dei cittadini che ricoprono cariche si trattengano
presso i giovani nei ginnasi fuori delle mura, e gli adulti nell’agora vicino ai magi-

323
1329a 38 xexd> picroa del . Nel secondo libro questo costituisce un argomento
di fondo nella sua critica alio stato ideale platonico, si veda sotto, p. 556. All interno
di queste due classi awiene un certo ricambio.
324
Questa sezione contribuisce poco alia sua argomentazione, tutt’al piu con il
principio della rdE,i<;. Nell opera Nopo? ouaaiTtx6? ( DL 139 ) egli aveva dato notizia di
costumi simili.
325
Per analoghe riflessioni Lambda 8, 1074b 10, Be caelo I 3, 270b 19, Meteor.
I 3, 339b 27.
326
VII 11-12, 1330a 34-1331b 23.
327
328
£vCTxoXa£eiv 1331b 12.
-
Questo deriva dal trattato Ilepl dteptov uSa rcov TOTTWV.
329
Ad Atene nessun ginnasio era collocato nelle vicinanze dell agora, e non esi
steva alcun ginnasio istituito unicamente per gli adulti.
-
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 543

strati. Perche stare alia presenza dei governanti genera quel vero timore e quel
rispetto, che eonviene a un uomo libero ».
Questo passo, mi sembra, mostra in modo assai convincente fino a
qual punto Aristotele aveva fatto proprio quel modo di pensare dell ari-
stocrazia attica , che noi conosciamo dai discorsi di introduzione dei dia-
loghi platonici, e che gia allora era alquanto passato di moda. In brusco
contrasto con la rappresentazione idealizzante di Aristotele incontriamo del
resto un quadro realistico della vita quotidiana della magistratura ateniese
nelle Vespe e nelle altre commedie di Aristofane.
Esser padrone del proprio tempo. II modo di vita che Aristotele de-
scrive nella sua opera sullo stato ideale e il bios politikos. « Vivere da cit-
tadino con tutti i diritti » significa prendere parte a tutti gli aflari impor-
tanti della polis ; significa avere una chiara idea dello scopo a cui e rivolta
la propria attivita sociale, e sentirsi responsabile per la sua attuazione; in
breve, significa dedicarsi corpo ed anima al bene della comunita . Cio ri-
chiede 310 schole. Questa parola viene tradotta di solito con « ozio » . Ma,
come osserva il Mikkola , essa non significa aflatto ozio nel senso di « tem ¬
po libero dai doveri ». Il lavoro giornaliero dettato dalla necessita e una
condizione di ascholia,M1 mentre il tempo che appartiene a ciascuno e schole , -
chi dispone personalmente del proprio tempo, possiede schole. Questa
schole pone esigenze al suo possessore,332 e soltanto l uomo libero e capace
di soddisfarle, come dice anche il proverbio: la schole non e degli schiavi.331
Cosi diviene chiaro come Aristotele possa parlare delle virtu necessarie alia
schole,334 che il cittadino a pieni diritti deve possedere.
« Gli uomini, come individui e collettivamente nella vita sociale, hanno lo
stesso fine: pertanto metro di valutazione dell uomo migliore e del migliore stato
sono le virtu universalmente riconosciute ; la sapienza , il valore, la moderazione,
la giustizia. Uno stato che voglia avere fortuna e prenda seriamente il proprio
compito, deve possedere ed esercitare queste virtu . Chi fa cattivo uso del proprio
tempo e lo adopera per scopi poco nobili si comporta altrettanto scioccamente di
chi non sa usare i beni materiali; si comporta nella schole come uno schiavo ».
La distinzione 335 tra il necessario e il « hello » e fondamentale in Pla-
tone ed Aristotele. Il « hello » e cio che si fa per se stesso . Proprio questa
distinzione interviene anche quando Aristotele parla delle due agorai.334
330
Uso qui 1 ottimo articolo di E. MIKKOLA, Schole bet Aristoteles, « Arctos »
1958, 68-87. Secondo i suoi calcoli la parola CT/OXT] , con le forme derivate, ricorre 89
volte nel Corpus aristotelico ; di esse la metil ( 46 ), ed anzi quelle che mettono meglio
in luce il significato del concetto, sono in Pol . VII-VIII.
331
EN X 7, 1177b 4 Ao oXotJiLeO a fva cjxoXa fopev.
333
VII 3, 1337b 31 Ssi tr/oXa eiv StivaaOai xaXaj?.
333
VII 15, 1334a 20.
334

333
-
Protr. B 42, 8aov 8i£axr)xev 4$ Ap /lj? xa 4
'
-
VII 15, 1334a 14 xA? et? rijv <r/oX7]V dtps ra?.
xa1' va Avayxaia , altri
testi nel mio commentario.
334
1331b 11-13, l una e l Avayxala AY P*> l altra il luogo d e l l .
544 ARISTOTELE

L agora, so cui si affacciano gli edifici governativi ed i ginnasi riservati ai


cittadini adulti di pieno diritto, deve servire esclusivamente alle aspirazioni
degli uomini liberi.337
Le parole schole , theoria ed eudaimonia non denotano soltanto una
condizione , ma anche un attivita dinamica . Come nel Protrettico e nell Eti-
ca Nicomachea Aristotele aflerma , a proposito della theoria , che essa e di
tutte le cose la piu piacevole , e che conduce alia eudaimonia , cost nei passi
ora in esame , rivolti a descrivere la vita del cittadino , egli aflerma che la
schole racchiude in se il piacere , la felicita e la beatitudine .33* E non e un
caso che egli si serva del paragone con la vita nelle isole dei beati sia quan-
do parla della theoria che quando park della schole .
In uno dei passi piu belli di quest opera , Aristotele aflerma che sta-
bilire la schole e la pace deve essere il fine delle istanze politiche :
« Gli storici e gli scrittori di opere politiche hanno un concetto sbagliato
dell autorita che il legislatore deve in massimo grado esaltare. Govemare su
uomini liberi e piu hello ed ha piu valore etico che non dominare dispotica-
mente. Non si puo ritenere felice uno stato e lodare i suoi legislatori,33 poiche
hanno posto i cittadini in condizione di dominare sui vicini. Un tale principio ha
conseguenze nefaste; perch£ allora e chiaro che anche ogni cittadino dovrebbe,
quando gli fosse possibile, sforzarsi di dominare i vicini e la propria citta . Nes-
sun principio legislativo o ragionamento di questo tipo si concilia col fine dello
stato, e non e ne utile ne vero, poiche vale la stessa morale per i singoli e per
10 stato, ed e appunto questo che il legislatore deve infondere nelTanimo degli
uomini. L esperienza storica conferma il nostro punto di vista, secondo cui il
legislatore deve orientare le leggi verso la schole e la pace. I regimi militari si
tengono in piedi soltanto fino a che hanno guerre da condurre. La responsabilita
ricade sul legislatore, che non ha educato i cittadini ad impiegare in modo giusto
11 loro proprio tempo ».3*°
Un programmes educativo. « Il livello culturale dello stato dipende dal fatto
che chi ha diritto di cittadinanza abbia un modo di sentire nobile.341 Potrebbe
anche accadere che una cittadinanza, considerata nel suo complesso, sia buona
senza che lo siano i singoli cittadini; ma certo e piu desiderabile che sia realiz-
zata la seconda situazione. I fattori che intervengono nel fondare un tale modo
di sentire sono tre: disposizioni naturali, abitudine ed insegnamento. L educa-
zione deve essere la medesima per tutti i cittadini. Ogni comunita e formata, in
linea di principio, da governanti e governati . Nel nostro stato ogni cittadino dai
pieni diritti deve essere preparato a partecipare all amministrazione dello stato;342
pertanto devono essere sempre gli stessi cittadini a comandare e ad ubbidire

337 _
Cosi giustamente il Mikkola rende hnr/ o\aX,tvj ; letteralmente, trascorrere la
331
. -
propria schole , certamente Aristotele non pensava ad una esistenza oziosa e sfaccendata.
-
VIII 3, 1338a 1 T6 Si. oyoXiZ zi' j iyei j au r6 SoxeT rqv fjSovJjv xat ri)v euSat-
povtav xai T6 paxapltoi;.
339
340

341
Egli pensa alle leggi degli Spartani.
- _.
VII 14, 1334a 9 ou rzanSv'jaan; 8uvacr9m <sy o7 aX,tvj .
4

Riferisco qui molto in breve i motivi principali in VII 13-17. Cfr. sotto,
p. 558, a proposito di III 4, 1277a 4.
,3 2 Cfr. Ill ,
13 1283b 42 - 84a 3.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 545

a turno. Chi vuol essere un buon governante, deve in primo luogo imparare ad
ubbidire.
Poiche le disposizioni naturali giocano un ruolo di grande importanza e il
legislatore deve provvedere alia migliore possibile condizione fisica dei bambini,
egli deve emanare disposizioni sul matrimonio e sui rapporti sessuali. Bisogna
fare in modo che tutti quelli che si vogliono sposare si informino di cib che
dicono i medici e gli scienziati a proposito della procreazione dei bambini. I
migliori esperti raccomandano che le donne si sposino a circa diciotto anni, gli
uomini a circa trentasette. II legislatore deve anche fare in modo che le donne
incinte prendano le cure di se che sono consone al loro stato fisico, ed inoltre
che sia impedito 1 allevamento di bambini menomati ;343 questi devono essere
esposti. Occorre anche evitare, con apposite leggi, che nascano troppi bambini,344
e cio regolando quanto a lungo i genitori possano servire lo stato procreando
bambini. Dopo un matrimonio di circa diciassette anni, quando l uomo ha 54
anni e la donna 35, essi non dovrebbero piu avere figli,345 e da quel momento in
avanti avere rapporti sessuali soltanto per motivi di salute. Se cionondimeno
la donna restasse incinta, e preferibile un aborto prima che il bambino possegga
forza vitale e facolta percettive.
La cosa piu importante, nei primi anni di vita del bambino, e che sia
ben nutrito con molto latte e possibilmente senza vino; inoltre, che si abitui al
freddo con bagni in acqua corrente fredda e che faccia molto moto. I bambini
crescono bene per il loro calore interno in seguito all abitudine al freddo. Il
periodo che segue, fino al quinto anno, e importante; durante questi anni occorre
con giochi e racconti preparare la via alle successive occupazioni del bambino.
£ sbagliato proibire il pianto ;346 in realta esso costituisce un esercizio di respi-
razione per il corpo, e trattenere il respiro 347 da vigore nel lavoro. I discorsi
scurrili devono essere evitati ; cosf pure occorre tenere lontani i bambini da
immagini e rappresentazioni indecenti, fin quando non hanno raggiunto l eta in
cui possano partecipare ai banchetti, e l educazione ricevuta li protegga dai
danni. Bisogna soprattutto riflettere a quanto siano decisive per il successivo
sviluppo del bambino le prime esperienze. Ed e questo il motivo per cui i
bambini devono assolutamente essere educati in casa.34* Tra il quinto e il settimo
anno di vita i bambini devono assistere all insegnamento di ginnastica e musica
che essi stessi riceveranno piu tardi ».
Dopo questa introduzione segue il programma , purtroppo incompiuto,
per i due successivi periodi di sette anni, cioe dal settimo anno alia pu-

343
1335b 20 7te7n) pcopivov, un concetto elastico. Non sappiamo in quale misura,
ai tempi di Aristotele, fosse praticata questa crudele costumanza. Le parole paren-
tetiche eav xtov illtov xtoXiif ) AmmUeallai TCOV ytyvopiviov indicano
un uso restrittivo.
344
II periodo delle colonizzazioni era finito da tempo. Lo stato ideale di Aristo¬
tele e una societa stagnante.
315
La motivazione genetica e la stessa che si ritrova nell opera tarda De gene -
343
-
ratione animalium , qui si aggiunge 1 interesse dello stato.
A 1336a 36 h> TOT? vopot? viene inteso come allusione alle Leggi 792a, cfr.
nota 285.
,
37
, Un
3 3
concetto importante nella sua biologia, si veda sopra, p. 393.
Contro 1 opinione di Platone, secondo la quale tutti i bambini dai tre ai sei
546 ARISTOTELE

berta e da questa fino al compimento dei ventun anni. Vengono cost posti
sul tappeto problemi che ancora oggi sono oggetto di discussione.
L’educazione della gioventu e compito che spetta alia comunita , o
deve essere lasciato ai singoli ? La risposta e che per conservare la costi-
tuzione e necessario affidare alio stato l educazione della gioventu . E poiche
l intero stato ha un solo fine, l educazione deve essere per tutti uniforme.
In altre opere questa tesi e motivata in modo piu adeguato, e so-
prattutto nella chiusa dell Etica Nicomachea :
« £ necessario provvedere con le leggi a una giusta educazione della gio¬
ventu. La parola dell insegnante ha un influsso decisivo soltanto su pochi ; e
proprio per questo bisogna prendere disposizioni mediante le quali l anima di
chi ascolta 349 venga dissodata come un pezzo di terra, e gradualmente preparata
a farsi dirigere da cio che e nobile. Percio deve essere regolata per legge anche
la primissima educazione dei bambini. Naturalmente esiste un educazione pri-
vata, ma lo stato possiede un fine comune a tutti, e quindi l educazione deve
estendersi a tutti i cittadini, ed essere uniforme. Con l eccezione degli Spartani, i
legislatori hanno trascurato di predisporre misure per l educazione della gio¬
ventu. Platone, e vero, ha concepito un programma per l educazione dei citta ¬
dini.330 Ma poiche i pensatori precedenti hanno trascurato di trattare la questione
della legislazione, vogliamo occuparci dell organizzazione della polis in tutta
l estensione del problema, alio scopo di completare cost, come meglio possiamo,
la filosofia della convivenza umana ».
Un’educazione della gioventu attentamente curata costituisce il com ¬
pito piu importante della polis :
« La piu sicura garanzia della stabilita di uno stato, a cui ora generalmente
si presta poca attenzione, e l educazione dei cittadini nello spirito della costitu-
zione.3304 Perche anche le leggi migliori, seppure siano state emanate con l accordo
di tutti i cittadini aventi diritto di voto, non servono a nulla, se i cittadini non
si sono immedesimati nella costituzione con l’abitudine e l educazione. - II

anni avrebbero dovuto essere educati nelle pubbliche scuole dei templi, Leggi 794a .
349
1179b 25. Pensa certo all importante distinzione che Platone fa nel suo pro¬
gramma educativo nella Repubblica ; non e l insegnante che puo inculcare conoscenze,
evxi Oevai ( 518c ), ma e lo scolaro che deve rendersi disponibile attraverso la -
epiaxpocpf )
( 521c ) oppure la pexaaxpoipli ( 523c, 532b ) dell’anima . L espressione « fornire delle
nozioni a qualcuno » ha evidentemente qui la sua origine storico-culturale. Nel Prota-
gora , 325c-326e, Platone racconta come veniva educato un giovane ateniese di buona
famiglia.
350
Questo non si trova nel testo. In questa sezione Aristotele non menziona per
nome Platone, sebbene faccia continuamente riferimento al suo programma educativo,
e una volta ( 1180a 6-7 ) alluda direttamente alle Leggi di Platone ; cfr. v . FRITZ-KAPP,
Constitution of Athens, 43, e il commento di Dirlmeier al passo. II Gauthier crede che
« e proprio per fare dell ironia contro Platone che Aristotele ha usato la ricercata
parola dvepeiivTjxov » . Cio tuttavia non si accorda affatto con il suo atteggiamento verso
Platone nelllEN, che in generale non e polemico.
3504
V 9, 1310a 12-18 x £> rraiScucaOca 7xpb? xa? TcoXtxeia?. Sia all ovest che all est,
cio e oggi generalmente riconosciuto.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 547

legislatore 351 cerca di nobilitate i cittadini con l abitudine; se non procede in


questo rettamente, fallisce il suo fine; e qui sta la differenza tra una costituzione
buona e una cattiva ».
Se l educazione della gioventu e lasciata all iniziativa dei singoli, si
creano fratture tra i cittadini:
« Quelli che posseggono un eccesso di beni, sia potere, o ricchezza o
seguito, non vogliono e non possono subordinarsi all autorita dello stato. Questo
avviene gia in casa, poiche quando da ragazzi vengono allevati nel lusso, impa-
rano gia a scuola a non ubbidire ».352
Piu importante del livellamento nei possedimenti materiali e tuttavia
« il livellamento nelle aspirazioni di potenza dei cittadini ; questo e impos-
sibile se la gente non e abbastanza educata dalle leggi ».353
Per questi motivi lo stato deve assolutamente prendersi cura della
pubblica morale ; chi vi e abituato dall infanzia, sopportera con animo equo:
« Ottenere fin dalla gioventu 354 un giusto orientamento verso l eccellenza
morale e difficile, se non si e cresciuti in un adeguato sistema educativo. La
grande maggioranza trova poco piacevole una vita regolata dalla moderazione e
dalla tenace perseveranza, soprattutto quando si e giovani. Per questo l educa-
zione e le occupazioni dei giovani devono venire regolate dalle leggi ; perche cio
che a una persona diviene familiare, non viene considerato soffocante ».
Che cosa e opportuno che studino i giovani, e come va organizzato
il corso degli studi ? « Oggigiorno regna confusione nel decidere il proble-
ma se vadano studiati argomenti utili per le necessita della vita o che con-
ducano alia virtu, o anche soggetti meno comuni 355 come la musica o la
geometria ; ed inoltre, se l accento vada posto sull esercizio intellettuale o
sulla formazione del carattere ». Come di consueto, Aristotele sceglie una
via di mezzo. Non va trascurato cio che e utile ; leggere, scrivere e far di
conto sono capacita necessarie sia negli affari che nell esercizio dei pubbli-
ci uffici. Ma l utile non costituisce che il mezzo per uno scopo; ricercarlo
in tutti i casi 356 non si addice ad uomini liberi. La ginnastica e lo sport
vanno coltivati, ma non come scopi in se stessi , come fanno gli Spartani,
bensi come strumenti per la salute; il loro esercizio porta distensione al-
l anima e una ricreazione attraverso la gioia . Soprattutto occorre tracciare
una netta distinzione tra occupazioni libere e non libere. Le seconde ren-
dono l uomo libero incapace di soddisfare le esigenze della virtu. Esse re-
stringono e degradano il pensiero.357 L insegnamento va sempre mantenuto
351
EN II 1, 1103b 3.
332
IV 11, 1295b 13-19.
353
II 7, 1266b 29-32.
354
-
EN X 10, 1179b 31-35 ayoy?)? opfHj? TU /CLV Tzpbc, aps njv , cfr. le Leggi di
Platone, 653.
355
354
-
1337a 42 xa rapi cra. Cfr. sopra, p. 458.
1338b 2 = Protr. B 42.
357
1337b 14 itaxoAov yap roiouai TJ) V Siavotav xal Ta 7rsiv v.
548 ARISTOTELE

entro certi limiti ; non bisogna che sia troppo intenso, in una eccessiva ri-
cerca di perfezione . 35"
Quale fine va posto all insegnamento della musica e della poesia? 33
« Sul ruolo della musica nell educazione non c e accordo. I piu se ne oc-
cupano soltanto a fini di divertimento. Altri invece hanno incluso fin dal-
360

l inizio la musica nel loro programma educativo, perche la natura umana


tende non soltanto a compiere nel modo giusto il lavoro imposto dal do-
vere, ma anche a disporre correttamente del tempo libero » . A differenza
di Aristotele , Platone e decisamente contrario alia teoria, secondo cui com-
pito della musica e eccitare il sentimento del piacere.561 Per Platone la po-
tenza della musica e enorme : « Il ritmo e la melodia scendono in pro-
fondita nell intimo dell anima ed hanno una possente influenza in quanto
aprono l anima al bello . Il giovane si avvicina al bello tramite la musica ,
senza afferrarlo con la comprensione razionale . Quando si desta il giudizio,
egli riconosce il bello, come un amico e un congiunto » .3 Nella dottrina
dell ethos i due pensatori sono invece in accordo:
« Gia nelle stesse melodie 363 sono presenti imitazioni di caratteri e dispo-
sizioni d animo. Le harmoniai ( accordi di ottava ) posseggono immediatamente un
tale effetto, di modo che all ascolto si provano stati d animo diversi a seconda
dell accordo. I teorici musicali hanno bene individuato questa circostanza , e cio
che dicono si accorda con i fatti. Se dunque la musica possiede manifestamente
la capacita di influenzare l anima, allora ha una grande importanza nell educa-
zione della gioventu, e tanto piu in quanto l insegnamento musicale e partico-

353
TipooeSpEuav Xtav Tcpi <; IvreXf ?.
339
Non esiste in greco una parola che corrisponda esattamente al termine « lette-
ratura ». La parola pouctxiq non significa soltanto musica e canto, ma anche poesia di
ogni genere. La filosofia e pouatxT) iieylaTrj , Fedone 61a . Nell incompiuto libro ottavo
Aristotele tratta solo della musica e del canto; un accenno a 1341b 24 mostra che egli
pensava di discutere anche altre questioni. - Pregevole e l articolo di A . BUSSE, Zur
Musikaestbetik des Aristoteles , « Rhein . Mus. » 77, 1928, 34-50. Il lavoro piu recente
e L. RICHTER , Zur Wissenscbaftslehre von der Musik bet Platon und Aristoteles,
Berlino 1961, dove si possono trovare altri riferimenti alia bibliografia. Interessante e
ricco di spunti e E. KOLLER , Musse und musische Paideia , « Mus. Helv. » 13, 1956,
1-37, 94-124.
340
1337b 29, e cost Platone, Leggi 655c Xiyouai ye oi TIXEIOTOI (xoucixrj? op06-
T7]TOC elvat rrjv fj8ov}]v Tat? 4>u /at? Tropl ouaav Suvajxtv ; anche Timeo 47d .
341
Leggi , 655d.
362
Repubblica , 401d-402a .
343
1340a 38 hi rot? p£Xectv auvoi? i'crtv (xtjxfjpaTa Ttov fjOcov. L ethos e legato
alle apjxovtat , le scale di ottava. Le tre appovEat originarie avevano il seguente carat-
tere: scala lidia , posizione alta , carattere trenodico-lamentoso; scala frigia, posizione
intermedia, carattere entusiastico ed estatico; scala dorica, posizione profonda, carat ¬
tere serio e virile. Per una breve e valida discussione della teoria dell ethos, si veda
O.J. GOMBOSI , Tonarten und Stimmungen der antiken Musik , Copenhagen 1939, 136-
142, cfr. DURING, Greek Music , « Cahiers d Histoire mondiale » 2, 1956, 313. Pregevole
W. VETTER, Die antike Musik in der Beleuchtung durch Aristoteles, « Arch . f . Musik-
forschung » I, 1936, 2-41.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 549

larmente adatto a questa eta. I giovani vengono presto presi daH impazienza, se
qualcosa non li diverte. Ma appunto la musica appartiene a quelle cose, che per
natura recano gioia e piacere ».
La musica d altro canto non procura soltanto uno svago e un diverti ¬

mento, ma stimola anche la cultura intellettuale .


« Riesce all uomo relativamente di rado di innalzarsi sino al piu alto fine
della vita,364 tutti gli uomini per6 hanno bisogno della ricreazione e dello svago,
e questi si trovano al massimo grado nella musica . Soltanto occorre evitare di
fare del gioco e della ricreazione lo scopo finale. In realta la musica ha un valore
piu alto,365 che non il servire semplicemente a svagare dalla stanchezza e dalle
molestie accumulate ».
Dopo queste riflessioni generali , Aristotele stabilisce che la musica pos-
siede tre aree di influenza : stimola la cultura e la formazione dello spirito ,
assicura ricreazione e distensione , o semplicemente svago , e infine prepara
gli uomini colti ai piaceri piu rafEnati.366
« Ai fini delTeducazione e piu importante quel tipo di musica che influenza
eticamente;367 non bisogna essere rigidi come Platone ed ammettere soltanto
musica dorica o frigia, ma anche tutti gli accordi che ci sono raccomandati dai
maestri di musica esperti . Questa e dunque la musica che va insegnata ai giovani,
in modo che essi possano da s6 suonare e cantare, naturalmente non da virtuosi
professionisti, perche cio sarebbe poco confacente a un uomo libero, ma soltanto
per il proprio bisogno, quando ci si trova fra amici . Nell insegnamento musicale
non bisogna immaginarsi di educare i giovani al gioco, perche non si gioca
quando si impara qualcosa ; ogni apprendimento comporta un impegno pesante .366
Forse si potrebbe dire che cio che una volta fu una cosa seria per il fanciullo,
sembra costituire un gioco all adulto. Un altro argomento a favore del fatto che
i giovani devono imparare a suonare e a cantare e che tutti i giovani devono
sempre avere qualcosa da fare. Ai bambini piu piccoli si da in mano il sonaglio;
l educazione sostituisce nei piu grandicelli il sonaglio infantile ».
Quanto alia musica diversa dal semplice intrattenimento domestico,
il gentleman si limita ad ascoltarla . La buona musica appartiene alia vita
dell uomo colto.369
« Noi ascoltiamo con partecipazione 370 e gradualmente diveniamo capaci
364
1339b 27, probabilmente egli intende la Hecopia.
365
1340a 1 Tipucoxipa 8 auriji; rj <pliai? iarlv.
366
1339b 12-14 mxiSeiav raxiSiav Staycoyfjv. Per quanto segue cfr. l articolo del
Dirlmeier citato sopra, p. 199, nota 272.
367
-
yp areov retie, rj&ixcordrait; appovtai? 1342a 3, rot? rjlkxoi; TCOV peX&v
1342a 28. Si riferisce a Platone, Repubblica 399a.
363
1339a 28 ptexa XUTR» js yap rj cfr. DIOG. LAERT. V 18 xrj;< raxtSdai;
897) taz p&v elvai rnxpaq , T8V 8£ xaprriv yAuxuv.
369
Staycoyfj. Collega Staycoyi) xal <pp6v7) at ;< a 1339a 25. La psicologia della mu¬
sica e discussa in 1340a 8 - b 19; come tutti i tipi di arte ( Poet. 1448b 7 ) anche la
musica dona la 1341a 23.
370
1340a 13 aupmaffeti;, cfr. Repubblica 605d upmiayovTei;, si veda sopra, p. 187,
nota 217.
550 ARISTOTELE

di giudicare la musica correttamente e di amare il nobile e il bello. In realta


nella musica abbiamo al massimo grado l esperienza, per cosi dire, di raffigura-
zioni di qualita del carattere e di azioni nobili, come pure dei loro contrari, e
nell ascolto il nostro animo ne viene influenzato in qualche modo. Oltre al pia-
cere naturale, che essa offre ad ogni eta ed in qualsiasi disposizione d animo, la
musica procura anche, a chi ha una formazione musicale, un piacere intellet-
tuale ».321
Passiamo infine al terzo campo di influenza della musica, la paidia.
Questo termine possiede una vasta area di significati : 372 con esso non si
intende solo svago, ma anche ricreazione e distensione. La musica garan-
tisce la pace interiore e la serenita dello spirito; essa e come una medicina
contra le afflizioni della vita . Accennando nuovamente 373 ai tre tipi di in-
flusso della musica, Aristotele parla di katharsis , purificazione, invece che
di paidia.
« Tutti gli uomini possono venire colti dallo spavento, dalla commozione
o dall entusiasmo divino; alcuni anzi ne sono agitati e scossi in modo violento.
Nelle feste religiose possiamo osservare come quegli uomini, che dapprima una
musica passionale manda in violenta agitazione, ritornano tranquilli a causa dei
canti sacri che seguono, come se avessero trovato una liberazione e purifica ¬
zione. Un esperienza simile devono anche provare coloro che vengono colti
dallo spavento, dalla commozione o in generale da una forte passione, come
anche altri, ciascuno secondo le proprie inclinazioni. Essi provano tutti quanti
una specie di liberazione ed un sollevamento dell animo, non disgiunto da sensa-
zioni di piacere. Come i canti sacri tranquillizzano gli invasati, cos! i canti catar-
tici producono una gioia senza danni. Bisogna contentarsi che i musicisti profes-
sionisti eseguano brani musicali con questo tipo di registro e di accordi 374
371
f ]SovT)v ipumxfjv 1340a 4, ma anche T6 xaX6v
, 1339 1339b 18.
32
b 15 f ) TtatSta - dptv £va7rat5ae l ;< 4cm,
> yap Sia TCOV 7C6VCOV Xtim)?
- -
(
/
laxpeta Tip Icmv ; 1337b 41 tpappiaxetap /dptv , Sveaip y& p rj xoiau n) xlvtjaip ri) p ipu -
- -
'

yvf , , 1341b 41 Ttpip Sveatv TE xal Ttpip rijv ri) p ouvTovtap ava 7rauaiv ( che questa ag-
giunta si riferisca a xd Oapatp, e dimostrato dal DIRLMEIER , op. cit ., 83 ); 1342a 14
traai yi' fiea&a. viva xdHapatv xal xompl caSai (IES r)8ovi) p.
373
1341b 38 TOxiSelap SVEXEV xal xaUdpaecop, xplxov 84 Ttpip Stayoi'ffjv, cfr.
sopra, p. 201. Do una parafrasi di 1342a 6-22.
374
1342a 17, dppovta e il termine tecnico; la dppovta mixolidia, usuale nei canti
corali, aveva intonazione alta e squillante, ed era adatta ai canti funebri. Tolemeo
dice nella sua Teoria dell armonia , III 7, 99 During: « La medesima melodia nelle into
nazioni alte desta un impressione eccitante, in quelle basse invece un impressione di
-
calma, poiche proprio un alta intonazione desta una tensione dell anima, che invece
una bassa intonazione tende a rilassare. Precisamente a causa di cio puo avere luogo
persino un immedesimazione dell anima nella vita reale della melodia; l anima rico-
nosce per cost dire la parentela delle relazioni armoniche con la stessa propria dispo¬
sizione ( cfr. 1340b 17 auyYAeia ) ; essa viene informata dai movimenti che sono propri
dei particolari modi d esprimersi melodici ( intende 1 app.ovla ) , di modo che talvolta si
abbandona al piacere e alia distrazione, talora invece mostra compassione e umilta. A
tratti viene addormentata e calmata, poi di nuovo spronata e ridestata . Talvolta cade
nell ozio e nella calma, ma un altra volta viene infiammata fino alia passione e all en-
tusiasmo... Questo e cio che intendeva Pitagora, quando ammoniva che all atto di alzarsi
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 551

nelle competizioni pubbliche.375 Infatti tra gli ascoltatori non vi sono soltanto
uomini colti, ma anche semplici lavoratori e salariati, ed anche la loro ricrea-
zione non va trascurata ; la musica, cost, deve adeguarsi al loro livello spirituale.
Come il loro animo si discosta da una buona costituzione secondo natura, cosi
bisogna dare loro un tipo di musica che per i caratteri cromatici e per la forte
espressivita e una degenerazione, perche in ogni uomo produce divertimento
quel che e consono alia sua natura . Poiche ovviamente e opportuno concedere
anche all uomo comune svago e distensione, occorre permettere ai virtuosi, che
si presentano davanti a questo pubblico, di eseguire questa musica di tipo infe-
riore, emotiva e catartica ».
II programma eclucativo di Aristotele rimase incompiuto. Negli ulti-
mi capitoli lo stile non e piu che quello di un abbozzo. Nell ultima frase
egli avanza una considerazione assai caratteristica del suo modo di pensare,
e che ha quasi l aspetto di un programma per la continuazione che a noi
manca , e che non venne certo mai portata a compimento: « £ manifesto
che sono tre le direttive principali da assegnare a un programma educativo ;
il giusto mezzo, cio che e umanamente realizzabile e cio che e adeguato ad
ogni eta » .
L origine dello stato dalla famiglia . Nel primo libro della Politica
Aristotele affronta l argomento della formazione dello stato. Lo sviluppo
verso una forma piu alta di comunita viene in un primo momento da lui
trattato alia stregua di un fenomeno biologico. Nell introduzione egli cri-
tica percio i metodi usati da Platone nel Politico .
la mattina presto, prima di cominciare il lavoro, ci si dovrebbe dedicare alia musica
e a melodie piene di grazia, in modo da volgere in una Sana calma il disturbo della
pace dell anima, in cui incorriamo al nostro risveglio, e cosi da prepararsi con una
disposizione piacevole ed armonica al lavoro giornaliero ». Cfr. DURING, Ptol. u. Porph.
uber die Musik , 123 e 172. Il testo citato proviene da ottima fonte, forse da Teofrasto,
Ilepl pouCTuaji; ; in quest opera egli dice (commento di Porfirio a Tol., p. 65,13 DURING ):
« la natura della musica e una: essa e un movimento dell anima ( = 1337 b 42 ) verso
la liberazione dagli effetti dannosi provocati dalle passioni; se non ci fosse un movi ¬

mento non esisterebbe neppure la musica ». YJ dm5Xu <n ;< xc5v SKX xa raxtb; xaxcov e na-
turalmente, come dice il Dirlmeier , identica alia xallapaii; musicale in Aristotele. Ho
citato questo testo perche le opere sulla teoria della musica non vengono quasi mai
utilizzate.
375
1342a 17 xouc xrjv OcaxptxT piouaix7)v ( jtexaxetpi o (jt£voui; dyomaxa? non
pub significare « gli artisti che presentano musica da teatro », come invece ritiene il
Dirlmeier. Timoteo diede maggior voga alia « musica-spettacolo », cfr. il notissimo
frammento dal Chirone di Ferecrate: icycov £xxp <X7t£Xou ;< p.up|xr,x..f ac £i;ap [LOvtou ;< ( me¬
lodie cromatiche con acute dissonanze ) urecppoXaloup x’ dvootou? ( = aiivxova in Ari¬
stotele ), cfr. DURING, Studies in musical terminology , « Eranos 43 », 1945, 176-197. In
ogni epoca alia musica moderna viene dato l appellativo di « degenerata » ; Platone da
sfogo alia propria indignazione nelle Leggi , 669e ; Aristotele e come al soli to piu tolle-
rante; nei confronti della folia bisogna avere ouyyvcopY) , cfr. Protr. B 103.
376
La costante prospettiva biologica e un segno che questo libro e stato scritto
dopo le opere biologiche. Notevoli certe reminiscenze verbali, per es. 1252b 2 = PA
IV 6, 683a 24; 1256a 23-29 sugli ayeXaia-ajtopaSixd e la loro xpexpf ) = HA I 1, 488a
552 ARISTOTELE

« La comunita umana nella famiglia, nell economia domestica e nella polls


presuppone un rapporto di autoriti. La tesi 377 secondo cui la natura del dominio
nei tre tipi ricordati di comunita e in linea di principio la medesima, non rispon-
de a verita. Nell indagine mi atterrb pertanto al metodo, da me fino ad ora
applicato, di scomporre una totalita complessa nelle sue piu piccole parti com-
ponenti, non ulteriormente riducibili, e di analizzare in primo luogo approfondi-
tamente queste: se si comincia dal basso e si osservano le cose nel loro crescere
fin dai primi inizi, sara possibile arrivare a un giudizio piu sicuro ed a una
migliore veduta d insieme.37'
, La comunita primaria e quella che si stabilisce tra marito e moglie, e che
sorge a motivo della procreazione; essa non si realizza in virtu di una decisione
volontaria, ma, come per le piante e gli animali, in virtu dell impulso naturale
di avere dopo di se una progenie. La seconda e quella che intercorre fra chi e
dominante per natura e chi e per natura dominato. Chi e capace di razionale
previsione 379 e destinato dalla natura al ruolo di dominatore e signore, mentre
chi puo compiere soltanto lavori materiali, e destinato al ruolo di subordinato
e di schiavo.330 Da queste due comunM e sorta l unita economica domestica, che
si prende cura anzitutto delle necessita quotidiane della famiglia. II villaggio e
poi la comunita di piu famiglie, volta alia soddisfazione di esigenze che vanno
,
oltre quelle meramente quotidiane. L unione definitiva di piu villaggi 3 1 costi-
tuisce la polls, la citta-stato; con essa viene raggiunto il limite della piena
autonomia, Yautarkeia. La polis , che si e formata ai fini della sopravvivenza,
esiste ora per realizzare la vita buona. Perche, come nella natura , cost per le
istituzioni umane il fine ultimo b costituito dal dispiegamento della piena perfe-
zione. Come gli animali sono ordinati in una scala gerarchica da quelli inferiori
ai superiori fino all uomo come risultato finale, lo stesso succede quanto ai fini
della vita . Ogni specie animale tende al fine che la natura le ha preordinato; e
-
13 e VIII 6, 595a 13-17 ; a 32 ivayxalou 8 Sv roq = PA IV 4, 682 b 8; 1256b 10
ouvexTixTet Tpo <p7) v = GA IV 6, 774b 30; in 1256b 15-23 la prospettiva biologica
risalta in modo particolare; 1262a 24 il cavallo Aixaia = HA VII 6, 586a 13. Questi
paralleli, a cui facilmente se ne potrebbero aggiungere altri, mostrano che in Pol. I
Aristotele lavora con lo stesso nucleo di idee che si ritrova nelle opere biologiche.
377
Politico 259c.
373
- -
Ta rtpaypa ra <pu6 peva |3X£ (Jm. L espressione i xexvixbv Xafietv , il giudizio
del competente, si trova solo in questo passo.
379
Cfr. EE VIII 2, 1248a 38 EU 6 poitji T8 p£ XXov, sopra, nota 138.
3.0
J. AUBONNET, nell introduzione alia sua edizione, Aristote , Politique I-II, Pa -
rigi 1960, fa un utile rassegna dell influenza della filosofia aristotelica dello stato fino
a Rousseau e a Condorcet . Egli pero non fa menzione del fatto che la teoria aristotelica
della schiavitu « naturale » ebbe nel secolo XVI un ruolo di primo piano nei rapporti
fra i conquistatori spagnoli e la popolazione india. Richiamandosi ad Aristotele, Sepul¬
veda sostenne, contro Las Casas, che gli indii erano schiavi per natura e come tali
dovevano venire trattati dall autorita spagnola. L influenza di Sepulveda fu enorme, e
la sua traduzione della Politica ( Parigi 1548 ) rimase a lungo la migliore; si veda O.H.
GREEN, A note on Spanish Humanism , Sepulveda and his translation of the Politics ,
« Hispanic Review » 8, 1940, 339. Sul celebre dibattito pubblico a Valladolid, nel
1550-51, si veda L. HANKE, Aristotle and the American Indians , Londra 1959.
3.1
A 1252b 28 TEXEIOI; e da collegare con xoivoivia , non con 7T6XK;, come nella
traduzione di Aubonnet ; la motivazione e data da Newman nel suo commento al
passaggio.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 553

cosf fa anche 1 uomo. Se l uomo fosse un dio, potrebbe vivere isolatamente ; ma


l uomo b invece un animale che tende a formare una societa. £ vero che anche
certi animali formano societa, come le formiche, le api e gli animali che vivono
in gregge. Ma tra tutti gli animali e solo l uomo che ha il vantaggio di possedere
un linguaggio articolato, e il sentimento del bene e del male, del giusto e
dell ingiusto. Da questa comunanza sorgono l economia domestica e la polis.
Esistono uomini che non tengono conto di questi valori ; ed effettivamente
l uomo nasce disponendo di armi che puo usare m a servizio dell intelligenza e
della virtu; ma puo anche adoperare quelle armi per scopi totalmente opposti.
L uomo sciolto dai vincoli del costume comune e del diritto e il piu selvaggio e
il piu privo di scrupoli di tutti gli animali, privo di riguardi nella ricerca dei
piaceri e nell ingordigia ».
Aristotele passa poi a un ampia disamina della struttura e della fun-
zione di un nucleo familiare nel quadro dell economia naturale . Lo schiavo
viene caratterizzato come un possesso o uno strumento animato. Aristotele
evoca la visione di una societa di robot : « Ogni lavoratore e nello stesso
tempo uno strumento, senza il cui intervento gli altri strumenti ( inanimati )
non hanno efficacia . Se ogni strumento ( inanimato ) potesse svolgere il
proprio compito a comando o con premeditazione, come i meccanismi auto¬
matic attribuiti a Dedalo, se le spole tessessero da sole e i plettri suonas-
sero la cetra , allora i costruttori non avrebbero bisogno di operai , ne i
padroni di schiavi » . Alcidamante 383 e forse altri scrittori avevano sostenu-
to che la natura non aveva fatto schiavo nessun uomo ; che anzi la divinita
aveva fatto nascere liberi tutti gli esseri umani . Aristotele difende la con-
cezione tradizionale con una serie di argomenti . In primo luogo egli 3
co-
stata che i rapporti di dominio si ritrovano dappertutto nella natura . "
« Nell anima l intelletto regna sulle passioni, l anima regna sul corpo, il
maschio sulla femmina, e via dicendo; e dovunque si danno e si ricevono ordini ,
si produce un opera . Quando studiamo la natura animata e in particolare gli
uomini, rivolgiamo la nostra attenzione a quegli individui, che sono nella
migliore condizione, cioe a coloro in cui l intelletto regna sulle passioni. Questi
sono per natura i signori, mentre gli altri , il cui compito consiste nell impiego
del loro corpo, sono schiavi per natura. La natura del resto suole altresi formare
in modo differente il fisico degli uomini liberi e degli schiavi ; questi ultimi
sono vigorosi per compiere il lavoro necessario, mentre i primi sono dritti e
inadatti a simili lavori, ma adatti invece alia vita cittadina »
A questo punto egli si interrompe per un momento. Il suo sano buon
5
1253a 34 SreXa Hyojv qjuexai qjpoviqaei xal apexf ]. SENECA , De ira I 17, in
parte riportato come -
Fr. 80 ROSE, parla di arma virtutis , egli deve avere avuto sotto
gli occhi un passaggio diverso dal nostro. Gli SreXa sono la parola , l intelligenza e gli
affetti .,
3 5
Schol. ad Rhet . I 13, 1373b 18, usato anche da Filemone, fr. 95, II 508 KOCK,
qjuasi yap ouSelt; Eyeviqlb) 7tor£ . Una buona rassegna si trova in R. SCHLAIFER, Greek
theories of slavery from Homer to Aristotle , « Harvard Studies in Cl. Phil. » 47, 1936,
165-204. O. GIGON, Die Sklaverei bei Aristoteles , si veda la bibliografia.
1254a 30 x8 dpxov nod x& apx6|zsvov... bt. xij<; amlcrrj? qjuaeto? Jvuradpxe
Tot; c|ju(< uxot?. Platone, Prot. 326d .
554 ARISTOTELE

senso gli dice che in realta spesso le cose stanno nel modo contrario, e
che le obiezioni contro la schiavitu « voluta dalla natura » sono giustificate3,.5
Ma egli ritorna allora alia propria dottrina, secondo cui la verita statistica
costituisce la verita reale, e la natura non sempre riesce a realizzare il pro-
prio scopo. Altri problemi emergono: i prigionieri di guerra greci, che so¬
no stati venduti come schiavi, sono schiavi « di natura » ? Questa e cosa
impossibile. E come stanno le cose per i prigionieri non greci ma di nobile
nascita ? Schiavi e liberi non andranno distinti soltanto in base alle diffe-
renze di valore etico ? Tutte queste questioni vengono lasciate irrisolte:
Aristotele era troppo legato ai pregiudizi prevalenti nella sua epoca. II
mercato degli schiavi costituiva una terribile realta ; i mercanti di schiavi
seguivano le orme degli eserciti. Dopo che Alessandro nel 335 ebbe di-
strutto Tebe, tutti i Tebani sopravvissuti vennero venduti come schiavi.
L economia e la produzione delle citta-stato greche erano fondate sull isti-
tuto della schiavitu. Di qui derivava un interesse per il padrone a trattare
bene i propri schiavi : soltanto questa circostanza dava un certo senso di
sicurezza alio schiavo, privo di ogni diritto. « £ opportuno curare bene i
propri strumenti. Un cattivo rapporto fra padrone e schiavo non va a
vantaggio ne dell uno ne dell altro; tra di essi sussiste una comunanza di
interessi » ,3 anzi, persino amicizia . « Per lo schiavo in quanto schiavo non
esiste amicizia, bensi nella misura in cui egli e uomo » .387 Nel capitolo con¬
clusive dedicato alle aporie Aristotele ritorna sulla questione del rapporto
tra dominante e suddito. « Anche gli schiavi sono uomini , che posseggono
ragione e virtu . Esiste quindi una speciale virtu servile e una ragione ser ¬
vile ? » . A prima vista la domanda puo sembrare assurda, ma e una conse-
guenza naturale della sua predilezione per le strutture concettuali gerarchi-
che. L uomo libero, la donna, il bambino, lo schiavo, tutti posseggono
virtu e ragione in misura di volta in volta minore.
« Il signore possiede la piena saggezza pratica,3** alio schiavo fa difetto la
capacita di deliberare, la donna la possiede, ma manca di autorita , mentre nel
bambino essa non e ancora sviluppata. Lo stesso succede per le virtu morali ;
dobbiamo ammettere che anche le donne, gli schiavi e i bambini posseggono
virtu, ma soltanto nella misura in cui spetta a ognuno in conformita del suo
compito ».
Per Platone esiste soltanto una arete mentre Aristotele sottolinea
sempre la relativita della virtu; soltanto l uomo libero e il cittadino a pieno
diritto puo essere in possesso di teleia arete , di perfetta virtu morale. Nel
T6 ON; ini TTOXU , qui vi si fa solo allusione, 1255b 4-5.
385
3K
1255b 12 crup<p£ pov xal tpiXta.
387
EN VII 13, 1161b 5. Aristotele e alquanto piu tollerante di Platone, il quale,
nelle Leggi , 756e spiega: SouXoi yap av xal SearoSxat oux Sv TTOTE ytsoivTo 91X01.
* 1260a 17 teXelav 6xetv Set TJJV TjfHxTjv iIpex v, chiaramente intende discerni
mento e saggezza pratica; e percib il Thurot voleva leggere Stavoy)TtxY]v ; EN X 8, 1178a
-
16-19 dimostra che cio non e necessario, poiche oijvl euxTat xal f ] 9 p6vy) <Tts rf ) toi>
ipeff ).
3
Menone 72c sgg.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 555

modo di affrontare le questioni sociali Aristotele si dimostra in fondo piu


prevenuto e di vedute piu ristrette di Platone ; forse e questa la conse-
guenza del fatto che, a differenza di Platone, egli era un teorico astratto.
£ palese che Aristotele possedeva nella sua grande biblioteca molte
opere su argomenti di economia agricola e monetaria,” 0 che egli utilizza
in una piccola trattazione speciale nei capp. 9-11.
« Dall impiego del denaro si e sviluppata una speciale arte del guadagno,
rivolta al fine di ammassare quanto piu denaro e ricchezza sia possibile. Si
comincio a barattare ferro e argento con altri beni di prima necessita. In un
primo momento si badd solo alia quantita e al peso, ma infine si passd a coniare
i metalli, e si sviluppo cos! la moneta . La qualita piu importante per la profes-
sione commerciale sta nel saper calcolare in anticipo dove possa ottenersi il
massimo guadagno. Talvolta si vede chiaro che il denaro e un valore puramente
immaginario, che trova fondamento soltanto sulla convenzione, ma non sussiste
per natura ; ed infatti puo accadere che venga cambiata la valuta e che le monete
in circolazione perdano di conseguenza valore. Il denaro e tuttavia indispensabile,
una volta che la societa ha raggiunto un certo livello di sviluppo. Diventa allora
necessario stabilire il valore delle prestazioni lavorative e dei beni. Come misura
si assume l utilita e il totale del lavoro prestato ».
,
Nell'E/icd Nicomachea 3 1 Aristotele sviluppa questi concetti un po
piu estesamente:
« Tutto cio che viene scambiato deve essere in qualche modo paragona-
bile. A questo scopo, ora, e comparso il denaro: in un certo senso esso costi-
tuisce un istanza media, poiche tutto quanto si puo misurare in riferimento ad
esso. In realta, l unita di misura e il bisogno, che collega tutto quanto: il denaro
cost e stato concepito come una specie di rappresentante scambievole dei bisogni
che trae valore dall accordo reciproco. Esso porta l appellativo di nomisma per-
che non deve la propria esistenza alia natura, ma all essere stato istituito come
valevole ( nomos ); e perche dipende poi da noi il cambiarlo o porlo fuori corso ».
Vale la pena di ricordare che la breve trattazione di Aristotele sull eco¬
nomia monetaria diede impulso nel secolo XIV alia fondazione di una nuova
scienza economica. Su incarico del re Carlo V, nel 1371 Nicola Oresme
tradusse in francese le opere politiche ed etiche di Aristotele e compose a
complemento alcune trattazioni di economia politica, in cui si occupo in
particolare della natura e del valore del denaro. 2 Nelle opere di Oresme si
ritrovano altresi i primi tentativi di una comprensione storica di Aristotele.
Aristotele naturalmente ha una concezione assai conservatrice del si-
gnificato di una economia monetaria. « Vendere ed acquistare, considerati
come professione, sono attivita contrarie alia natura e giustamente disprez-
zate ; l interesse non e che denaro nato dal denaro, e questo modo di
guadagno e particolarmente contrario alia natura ». L ostilita verso il com-
390
Esposta con insolita precisione in 1258b 39 - 59b 7.
,
3 1
V 8 , 1133a 10-31 ; IX 1 , 1164a 1 xotv&v (jitpov ri vipiopa .
392
Traite de la premikre invention des monnaies , ed. M.L. WOLOWSKI, Parigi
1864. MAISTRE N. ORESME, Le livre d'Yconomique d Aristote , a cura di A.D. MENUT,
Philadelphia 1957.
556 ARISTOTELE

mercio,e l industria trova radice nella sua filosofia etica. « La ricchezza na-
turale 3 3 viene creata nell economia domestica tramite le prestazioni lavo-
rative dei componenti la famiglia ; questa attivita ha limiti naturali e co-
stituisce un mezzo e non un fine; il fine dell economia domestica e la vita
buona. Per il commerciante, che ammucchia denaro all infinito, il fine e gua-
dagnare denaro » .m Egli dimostra poi, sulla scorta di alcuni esempi , che
soprattutto i monopoli sono capaci di produrre alti profitti. « £ utile agli
uomini politici essere informati di questo, perche molte citta hanno bisogno
di simili introiti; e percio alcuni importanti statisti si dedicano esclusiva-
mente a questi problemi finanziari ». La breve trattazione di economia non
lascia trasparire una vera comprensione del significato del commercio e dei
traffici; l esposizione e dominata dall interesse alle classificazioni astratte.
Le migliori concezioni utopiche dello stato. Nel secondo bbro Aristo-
tele passa a esaminare alcune utopie statali di cui era a conoscenza, ed al-
tresi le costituzioni esistenti. Mi limito qui a considerare alcuni aspetti
della sua critica alio stato ideale platonico, che presenta spunti di interesse
in quanto proviene da un uomo vissuto nelle stesse circostanze esterne, an-
che se non era cittadino ateniese.
« Non voglio che si creda che faccio critiche alle precedenti utopie statali
soltanto alio scopo di esaltare ad ogni costo il mio ingegno. Mi addentro in
queste ricerche perche effettivamente tutte le costituzioni di cui sono a cono¬
scenza sono insufficient! ».
L obiezione principale che egli rivolge a Platone e che il fine da lui
proposto, ordinare cioe lo stato come una famiglia patriarcale, e utopistico.
La pretesa di Platone che il governante politico possegga un autorita dello
stesso tipo di quella del capofamiglia e erronea. Secondo Senofonte, anche
393

Socrate sosteneva che tra famiglia e stato intercorre soltanto una differenza
di grado; Platone dal canto suo ha sviluppato fino alle estreme conse-
guenze quest idea . Anche se questo ideale potesse venire realizzato, cosa
di cui Aristotele dubita, i mezzi raccomandati da Platone sono riprovevoli.
Se, come fa Platone, si introduce una separazione cost netta tra la classe
dominante dei guardiani e la popolazione lavoratrice, fin dall inizio lo stato
risulta diviso in due partim antagoniste; il risultato e una guarnigione mi-
litare, che viene sostentata dalla popolazione assoggettata. £ vero che lo
stato platonico non si fonda su privilegi ereditari o su un sistema di caste
chiuso, ma su una concezione scientifica della trasmissione ereditaria, se¬
condo la quale gli uomini nascono dotati di talenti dissimili. La tesi di
Platone, secondo cui sarebbe possibile sciogliere i vincoli familiari ed ope-
rare una selezione persino all interno della stessa famiglia, e considerata
3.3
1257 b 19 6 TTXOUTO? 6 xara ipuaiv.
3.4
1257 b 34.
3.5
Mem. Ill 4, 12.
396
1264b 31 StaipeiTai et? Suo |r£ pv) T6 TrXrjdoi; Ttov OEXOUVTCOV , 1264a 24 £v pua
7r 6Xei Suo niXeic, Avayxalov elvai.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 557

del tutto utopistica da Aristotele . A diflerenza di Platone , Aristotele non


crede alia superiorita del sistema militare spartano . Malgrado tutti i difetti
di essa , egli si sente assai piu vicino alia democrazia ateniese e in generale
delle citta greche . Egli ne apprezza i vantaggi universalmente riconosciuti ,
ed ha una posizione corretta nel valutare l importanza del legame familiare
e della proprieta privata .
« Due cose sopra tutte le altre destano negli uomini preoccupazioni e
amore, e cioe che qualcosa sia la tua proprieta e che sia l unica cosa che possiedi
ma niente di tutto cio puo sussistere nello stato di Platone.397 La comunita
familiare e una specie di amicizia;39* io credo che l amicizia sia uno dei beni piu
preziosi per lo stato ; nello stato di Platone l amicizia e cost svalutata che nem-
meno un figlio puo dire mio padre o un padre mio figlio ” ».3
Non e del tutto privo di importanza anche il suo atteggiamento di
ostilita verso l omosessualita , argomento cui meditava di dedicare una spe-
ciale trattazione .* L idea di fondo in Aristotele era : migliora il carattere
degli uomini , e avrai fatto per il bene dello stato piu che con qualsivoglia
riforma delle istituzioni.*1 Non e consigliabile modificare le leggi troppo
spesso , anche quando sono bisognose di miglioramenti , perche tali modi-
fiche risvegliano la sfiducia nei governanti . Se si cambiano le leggi esistenti
con faciloneria , si indebolisce il rispetto per la legge. 2
Problemi di filosofia dello stato . Nel terzo libro si respira un aria di-
versa che in quelli finora considerati . Esso contiene considerazioni di filo¬
sofia dello stato di grande interesse generale . Aristotele si domanda : che
cosa e lo stato ? Si possono far coincidere l etica individuale e l etica dello
stato ? In base a quali criteri possiamo distinguere tra diversi ordinamenti
statuali ? Do qui una parafrasi :
« Chi ha il proposito di indagare la struttura e la funzione dello stato,
deve con ogni evidenza porre innanzi tutto la domanda di che cosa sia lo stato.
A proposito di un atto ufficiale, alcuni dicono che l ha compiuto lo stato, altri
invece dicono: non lo stato, ma il gruppo dominante, o chi detiene il potere.
Ora lo stato e appunto un istituzione complessa, dotata di forze che si influen-
zano reciprocamente. Lo stato e costituito da un certo numero di cittadini ;
questo e il punto, su cui ci dobbiamo soffermare, perche non e affatto pacifico,
come comunemente si crede, che cosa esattamente vada inteso con la parola
cittadino ” . Come sempre facciamo astrazione dalle eccezioni e consideriamo il
cittadino nel senso pieno. Il cittadino in quanto tale 403 e individuate soprattutto
dalla partecipazione ai dibattimenti giudiziari e alle cariche pubbliche. Questo

397
1262b 22.
39
" EE VII 10, 1242a 27.
399
Pol. II 1262b 7 e 16.
400
Pol . II 10, 1272a 25, EE VII 10, 1242a 22-27, in EN VII 5, 1148b 29 desi-
gnata come perversione .
403
1267 b 5-8.
402
1269a 24.
403
1275a 22 TCOMTV)? 8 dtrAto;.
558 ARISTOTELE

vale soltanto nel caso di Atene e di altre democrazie. In molti stati un popolo
sovrano come e da noi additittura non esiste; di modo che la mia definizione
non si applica al cittadino, per es., di Sparta o Cartagine ».
Dopo alcune riflessioni sulla questione di come si ottiene la cittadi-
nanza, Aristotele torna ad affrontare il problema centrale. « In quali con-
dizioni un azione e un atto dello stato, un azione nei cui confronti lo stato
e responsabile ? Ed ancora, tale responsabilita si conserva anche dopo che
sia cambiata radicalmente la costituzione dello stato medesimo, ad esempio
quando un oligarchia si e trasformata in una democrazia ? Sul tipo di ri-
sposta da dare alia questione, oggi non c e aflatto unita di vedute. Essa sta
in stretta connessione con la questione seguente: in base a quali criteri
diciamo che lo stato mantiene la propria identita, o, al contrario, che si e
trasformato in uno stato diverso ? Lo stato e appunto una comunita di cit-
tadini, e secondo l ordine naturale delle cose ha luogo un costante ricam-
bio di generazioni. Lo stato allora resta il medesimo, cosi come diciamo che
e il medesimo un flume, anche se l acqua e costantemente altra ? Ed inversa-
mente, quando i cittadini rimangono gli stessi, ma e la costituzione a su-
bire modifiche radicali , si puo ancora parlare del medesimo stato? Oppure
succede invece come nella musica , in cui chiamiamo ora doriche, ora frigie
melodie composte dalle stesse note, secondo che cambi di volta in volta
il rapporto interno dei suoni ? Questa analogia mi sembra indicare in quale
direzione possa cercarsi la soluzione; in primo luogo bisogna por mente
agli ordinamenti dello stato e alia forma di vita dei cittadini; lo stato resta
il medesimo, fin quando non ci sono modifiche in questi campi. A con-
fronto di cio, conta poco se gli si da lo stesso nome o se abitano in esso
gli stessi uomini ». Questa argomentazione, ben s intende , e volutamente
unilaterale. La questione seguente e questa: *
-
« L uomo eccellente dal lato etico coincide con il cittadino eccellente ? Sta
biliamo dunque, in primo luogo, che cosa contraddistingue un cittadino eccel¬
lente. Egli 6 membro di una comunita, come per es. un marinaio. A bordo di
una nave ciascuno compie il suo particolare lavoro, ma esiste un compito
comune a tutti i marinai, ed e la sicurezza del viaggio. Lo stesso vale per i
cittadini ; al di la di ogni differenza nei compiti particolari, tutti vogliono
assicurare la continuita dello stato; e l elemento che li riunisce in una comunita
e la costituzione.*5 Cost l eccellenza del cittadino sta necessariamente in rap ¬
porto colla costituzione vigente. Dunque non esiste semplicemente una virtu
del cittadino; al contrario, la virtu di un individuo non e un concetto relativo,
ma e una virtu , e cioe quella compiuta ».
Alio stesso risultato egli perviene anche quando esamina la questione
m Una pregevole interpretazione di questo capitolo e data da E . BRAUN, Aristo-
teles iiber Burger- und Menschentugend , Oest. Ak. d . Wiss., philos.-hist. Klasse, Sb.
236: 2, Vienna 1961.
m 1266b 29 xotvcovla 8 IIJTIV T TroXtreta. Come ho gia osservato, per lo ptu
)
dobbiamo rendere 7TOXITS1OC con « costituzione »; il significato della parola e tuttavia
« il modo di vivere del cittadino, l ordinamento dello stato ». Il cittadino attivo e a
pieni diritti vive un (3tov TTOAITIXOV.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 559

dal punto di vista della manifesta ineguaglianza tra gli uomini. Nemmeno
in uno stato ideale tutti i cittadini potrebbero essere uomini eticamente
eccellenti. 6 Ne deriva una serie di aporie, che portano tutte ad escludere
una coincidenza piena tra la arete di un uomo virtuoso e quella di un buon
cittadino.
I lettori delle commedie di Aristofane sanno che la maggioranza dei
cittadini ateniesi era formata da gente povera, operai, artigiani o brac-
cianti. Nello stato ideale di Aristotele tutti costoro erano privi di qualsiasi
facolta politica . Ora egli si sforza di definire la collocazione anche di questi
semplici cittadini nei confronti del diritto pubblico. Senza dubbio si tratta
di uomini liberi, ma non di eleutheroi nel significato di gentlemen, perche il
loro modo di vita non e nobile.407 Poiche non posseggono schole , cioe non
dispongono del proprio tempo, non possono avere nessuna delle virtu del
cittadino. Essi sono percio cittadini, per dire cost , soltanto di nome.
I sei tipi di costituzione. Aristotele e stato il primo a formulare il
principio di sovranita : **
« La costituzione e l ordinamento dello stato in relazione alia conduzione
degli uffici, e soprattutto in relazione all istanza massima, che sta al disopra di
ogni altra. L autoritit di governo della polis e dovunque sovrana ; per questa
ragione l autorka di governo e la costituzione. Alio stesso modo che come
polis nel senso proprio deve valere l autorita sovrana ( e cost in tutto cio che
possiede una struttura composta ), cosi succede anche per gli uomini ; la ragione
sovrana e l uomo ».409
£ quindi chiaro che la costituzione ha importanza decisiva ; essa e
l elemento che conferisce alio stato il suo carattere. Le costituzioni possono
essere classificate secondo due criteri. 1 ) Quelle costituzioni che mirano al-
l interesse comune sono rette, commisurate al criterio del diritto assoluto,410
mentre invece costituiscono delle degenerazioni quelle che mirano al van-
taggio esclusivo dei governanti. 2 ) E di essenziale importanza per l orga-
nizzazione della vita della polis se detenga il potere politico 411 un uomo solo,
una minoranza o una maggioranza . Tutti e tre i tipi sono retti, purche il de-
tentore ( o i detentori ) del potere abbia di mira il bene comune. Applican-
do questi due principi, Aristotele distingue tre tipi retti di costituzione,
406
Cfr. sopra, p. 544. Il von Arnim e, dopo di lui, il Braun, sostengono che si
tratterebbe qui di una concezione diversa da quella che si trova esposta in VII 13,
1332 a 32-38. Non riesco a convincermi che cio sia vero. L elemento nuovo nel terzo
libro e la distinzione fra virtu perfetta e virtu civica.
407
Cfr. VII 9, 1328b 39-41 ayevvajp 6 TOIOUTOP (3!OC , in linea di principio la
medesima concezione e in III 5, 1277b 33 - 78a 13.
401
III 6, 1278b 8 iazi 8k 7roXiTsla 7toXetop Take... 7ToXtTsi> p.a 8’ caviv f ) TTO-
Xtxeta .
409
EN IX 8, 1168b 31. In un regno quindi, come rileva Michele , il re e la Polis.
Dirlmeier ricorda il celebre L etat e est mot.
410
1279a 17 TH xoivlj aup.<p £ pov , TO anikisiC, Sbtaiov .
411
1279a 26 TB xtipiov.
560 ARISTOTELE

vale a dire la monarchia, l aristocrazia e la politeia , cioe l autentica demo-


crazia , e tre degenerazioni, la tirannia , l oligarchia e quella specie di de-
mocrazia in cui e la massa dei poveri a detenere il potere politico.412 La
differenza principale tra costituzioni oligarchiche e democratiche sta nel
fatto che in quelle sono i ricchi, in queste i poveri a detenere il potere.
Segue poi un interessante discussione sulla divisione dei poteri e sulla
uguaglianza in rapporto al diritto politico.413
« La maggior parte dei detentori del potere interpretano l uguaglianza e
la giustizia nel modo che piu riesce loro utile ; cio e umano, perche per lo piu
gli uomini sono cattivi giudici in ci6 che li tocca da vicino . Come ho detto
nell Etica ,*u la giustizia e un fenomeno complesso; cio che & giusto deve pre-
sentare almeno quattro componenti , due uomini , per i quali esso rappresenta
ci6 che e giusto, e due cose , in cui esso si presenta; l uguaglianza sara la mede-
sima per le persone in questione e per le cose . Tanto nelle oligarchic che nelle
democrazie si ha fino a un certo grado una comprensione esatta di ci6 che e
giusto, ma in entrambe non si bada alia cosa essenziale . Uno stato non esiste in
ragione del guadagno. Lo stato non e un luogo circondato da mura , ne e dato
dalle abitazioni e nemmeno dalle persone che in esso vivono. A maggior ragione
non costituisce stato un unione rivolta a un qualche scopo particolare. Queste ,
e molte altre , sono condizioni preliminari , ma e soltanto una comunita di vita
rivolta al fine di un esistenza compiuta e indipendente 415 che fonda lo stato .
Uno stato che veramente meriti di esser detto tale, e non sia solo di nome , deve
curarsi dell eccellenza dei cittadini , perche altrimenti non sarebbe una vera co¬
munita , ma solo un alleanza, e la legge non sarebbe altro che un contratto .
L'amicizia e il motore della convivenza sociale, ma il fine consiste non in una
mera convivenza , bensf in azioni nobili ».
Di qui Aristotele conclude che l elite morale ed intellettuale, che
contribuisce al massimo grado al compimento di queste azioni, deve avere
maggiore responsabilita di governo di quei cittadini che sono si liberi, ma
che non impegnano le loro forze per il bene comune.
£ ora il momento di analizzare 416
le pretese al potere totale che sono
avanzate dai gruppi di interesse; le alternative pensabili sono date dai
poveri, dai ricchi, dalle persone oneste, da un tiranno, da un singolo uomo
che si distingua,417 o infine dalla legge. Aristotele cerca di stabilire fino a
"2 Con xaXeiv eEtl>&ajj.ev , 1279a 33, Aristotele vuol dire che egli usa qui le deno-
minazion! tradizionali . Devo rinunciare a un confronto con la trattazione di Platone
nell ottavo libro della Repubblica . La parola TroXerela , costituzione dello stato, viene
usata anche da Demostene e Isocrate per designare la forma democratica secondo loro
corretta .
III 9 jjLrmvai T5j? TriXeto?, T& faov xal ri I£VKJOV.
413

" EN V 3, 1131a 14, probabilmente ripreso dall EE. Nella mia parafrasi inse-
4

risco questo passaggio.


415
1280b 33 7) TOU eu £/jv xotvoma .. . (07)5 reXela? x Ptv xat auxapxou?.
414
I capp. Ill 10-11 sono scritti con uno stile fresco e privo di iati ; la ripeti-
zione di v») Ala ( 1281a 16 e b 18 ) colpisce l attenzione; a mia conoscenza , non ricorre
mai nelle opere di scuola; forse abbiamo qui un frammento che proviene da una delle
sue opere divulgative.
, 1 el J7 §ai6 ;.
' ? < rau TaTo <
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 561

quali limiti possano estendersi le esigenze di una maggioranza senza dan-


neggiare le giustificate esigenze degli altri gruppi . A questo scopo egli si
appella al principio della somma."1
« La tesi secondo cui deve detenere il potere sovrano la maggioranza , e
non una minoranza dei cittadini migliori, sembra risolvere la questione posta e
poter essere difesa,419 ed anzi persino rispondere a verita . Nella moltitudine, ben
s intende, non ogni singolo e un uomo di alta virtu. Ma quando sono riuniti e
purtuttavia possibile che siano migliori di quella minoranza di cittadini eminenti,
naturalmente non se sono considerati come singoli, ma come insieme. Perche,
siccome sono molti , pub succedere che ciascuno per conto proprio possegga una
certa quantita di abilita e discernimento, e quando sono riuniti, in quanto dalla
moltitudine si forma come un uomo solo dotato di molti piedi, braccia e
facoM sensorie, e possibile che un simile risultato d msieme si abbia anche per
il carattere e l intelligenza ».4M
Si e spesso sostenuto che questa tesi, del valore della ragione com-
plessiva di una folia anonima , contraddica l opinione espressa da Socrate ,
Platone, e dallo stesso Aristotele in altre opere,421 secondo cui deve aver
peso solo il giudizio della persona competente . Ma cio non e assolutamente
vero . Come noi , anche Aristotele distingue tra la capacita di giudizio della
persona competente nel campo di propria spettanza e la facolta di giudizio
dell uomo colto.422 £ ben noto in quale considerazione egli tiene l antica
saggezza che si esprime in proverbi e massime , in breve il consensus om ¬

nium . Per quanto riguarda il giudizio sugli uomini , anche Platone , almeno
in eta avanzata, e dello stesso parere: 421 « Vi e qualcosa di divino e di ec-
cellente anche negli uomini di qualita deteriore, di modo che molte anche
tra le persone di infimo valore sanno distinguere tra un uomo migliore e
uno peggiore, sia nelle parole che nei giudizi . Pertanto i governanti devono
badare molto ad essere ben giudicati da parte della moltitudine » . L ele-
mento di novita presente in Aristotele consiste nella scoperta che nelle
418
III 11. Utilizzo qui E. BRAUN, Die Summierungstheorie des Aristoteles ,
« Jahresh d.. Oesterr. Arch . Inst. » 44, 1959, 157-184; egli registra la letteratura rela-
tiva alia questione.
419
1281a 41 a 7rbXoyiav con Wilamowitz, invece di duioptav ; XueaOai , rispetto a
XfyeaO ai, e senz altro da preferire, considerato il Xuaetev dev in 1281b 22. Utilizzo qui
la traduzione del Dirlmeier, EN 212.
420
Questo positivo apprezzamento dell unione degli sforzi, alio scopo di raggiun-
gere un obiettivo meritevole , lo ritroviamo anche in altro contesto, cfr. sopra, p. 29,
nota 117, e p. 133 ; EN I 7, 1098a 25.
421
Per es. EE I 3, 1215a 1 EEX?) Xiyouai ayeS&v ire pi airavrav xal piaXiaxa ire pi
( eu8ai|xovtai; ) .
422
Con la maggiore chiarezza nell introduzione a PA I. Cosi Platone distingue
fra la 8i)|xtoupyixf ) StSacrxaXia, la competenza specifica , e la iraiScia , Soph. 229d .
428
Leggi 950b O-ELOV Si TI xal EUCTTO/ OV £VECTTI xai TOTOT xaxoip, mi servo qui
della traduzione di Dirlmeier, EN 272. Questa concessione e, in Platone, eccezionale
e si riferisce soltanto alia conoscenza degli uomini. Di solito, come nelle Leggi , 670b,
egli dice ysAoioi; yap o ye 7toXui; o / Xop f )you|X£vrjp txavtop ytyvtoaxsiv T6 TE Euappio -
'

OTOV xal EiSpu &ixov xal per) . Cfr. sotto, p. 680, nota 116.
562 ARISTOTELE

questioni politiche ed estetiche la complessiva capacita di giudizio di una


folia anonima e maggiore di quella della persona competente. Naturalmente
egli presuppone allora come condizione minima un certo livello culturale,
perche non vuole applicare la teoria della somma a persone incolte come
animali.424 Come esempio storico avanza quello delle riforme di Solone e di
altri legislatori; essi estesero il diritto di eleggere e controllare i pubblici
ufEciali alia moltitudine delle persone semplici, che, come individui, non
potevano ricoprire cariche. Aristotele poi motiva in modo piu valido per
quali ragioni anche un esperto competente talvolta non e in grado di giu-
dicare correttamente, soprattutto in materia che lo riguarda da vicino: egli
puo essere influenzato da una passione ;425 un medico malato si fa consigliare
da altri colleghi. Nei giudizi della massa si annulla l effetto delle passioni ; la
folia e in misura maggiore imparziale.426
Come E. Braun, sono del parere che la teoria della somma non rap-
presenti una frattura con la tradizione socratica e platonica della filosofia
dello stato. Si tratta qui di un graduale affinamento analitico e di una
scissione del concetto socratico della perizia . Aristotele ha della societa una
concezione piu realistica di Platone. K . v. Fritz sostiene giustamente 427 che
Pusuale incensamento nei confronti di Platone e fuori luogo quanto la ten-
denza opposta a raffigurarlo come un autocrate antidemocratico. Platone e
condotto alia riflessione politica da questioni assolutamente concrete. Per
lui si richiedono soltanto qualificazioni morali ed intellettuali, al fine di
partecipare all attivita di governo. Fino a un certo punto, egli crede alia
trasmissione ereditaria delle capacita intellettuali e delle qualita del carat-
tere. II dilemma sta, a suo giudizio, nei fatto che lo stato perfetto richiede
ai governanti un grado di perfezione che non trova riscontro tra gli uomini.
Aristotele aveva un intuizione giusta di questa difficolta:
« Gli uomini dotati di qualita eccellenti sono pochi. Che cosa occorre fare,
quando la legge incontra in qualche modo delle difficolta ? £ preferibile che sia
un singolo uomo eccellente ( come per es. Solone ) a rimettere la situazione in
ordine, o che siano tutti? No, b meglio che siano tutti in comune a deliberate
e a decidere, perche certo ciascuno di essi, da solo, non da molto, ma insieme
i molti giudicano assai meglio di un qualunque individuo singolo. La massa e
piu incorruttibile. Un uomo singolo si lascia facilmente trasportare dall ira o
e sopraffatto da un altra passione ; ma non succede facilmente che tutti insieme
si adirino e giudichino erroneamente.42* Va presupposto per6 che la folia, di
cui parlo, sia formata da uomini liberi, che non fanno nulla contro la legge, se
non per quelle occasioni che la legge concede. Anche se non si possono avanzare

424
1281b 20 zL 8ia <p £ pouaiv tvioi TCOV IbjpEcov co <; IKOC, EETTEIV.
425
1287b 3 Sia zb xpEveiv rrepE TE OEXEECOV xai b> TOXHEI OVTEI;.
424
1286a 18 xpstTTov 8 & p.1) Ttpiaeazi TO 7ta{b]Tix6v , a 31 paAAov a8ia <po-
pov T8 TtoXti.
427
« Gnomon » 1953, 155.
424
In IV 4, 1292a 15-28 ha una concezione meno ottimistica del significato della
psicosi di massa in politica. Cfr. cio che dice Platone nella Repubblica, 493ab, del '
Op£|i.[ j.a p,£ya xal E < j up6v.
LA F1L0S0 FIA DELLA VITA UMANA ASSOC1ATA 563

pretese troppo esigenti alia grande massa, presa come insieme, si trovera pur
sempre in essa tutta una serie di uomini eccellenti e di buoni cittadini ».*

La politica e la dottrina del possibile. La definizione di Bismarck 430


si riferiva agli affari politici quotidiani. Aristotele invece discute in linea
di principio di come uno stato viene governato, come puo e come deve
essere governato. Tenendo presenti questi elementi di differenza, ci si puo
forse arrischiare ad usare la celebre sentenza come una specie di titolo
complessivo per i libri IV-VI.431 Questi libri sono strettamente collegati ;
ma non si puo parlare di una trattazione unitaria , scritta di getto. L espo-
sizione ha carattere molto discontinue, e assai di rado e curata nello stile,
come ad esempio nel cap. IV 11; piu spesso Aristotele si serve della prosa
solita negli scritti didattici, poco scorrevole, appesantita da parentesi e da
note. Ci sono poi aggiunte e ripetizioni.
Egli presuppone che l ascoltatore, o il lettore, sia gia familiare con le
-
tesi piu importanti esposte negli altri trattati della Politica , come nelle tre
Etiche ci sono molte ripetizioni di cose gia dette ; e tutto indica che i libri
IV-VI sono il suo ultimo contributo alia filosofia dello stato. Dal loro ricco
contenuto posso segnalare soltanto qualche motivo principale.
Le parole-chiave sono sempre queste: « Che cosa e possibile ? », « Di
che cosa si puo riuscire a convincere gli uomini politici ? », « Che cosa puo
essere ottenuto e impiegato ? ».
« I compilatori di opere sulla teoria dello stato hanno certo elaborato
molti pensieri assai belli; ma per lo piu mancano di realismo e adducono poche
cose che siano veramente praticabili.432 £ preferibile proporre cose possibili a
cose che siano anche elevatissime, e, prendendo per base l ordinamento esistente,
far proposte della cui utilita gli uomini politici si possano convincere, e alia cui
attuazione prendano parte.
La questione della migliore costituzione puo essere posta in tre modi
diversi. In primo luogo, si puo investigate quale sarebbe la migliore costituzione
in assoluto;434 in tale indagine e lecito fare astrazione dalle circostanze esterne,
che ne potrebbero impedire la realizzazione ; in secondo luogo ci si pub doman-
dare quale costituzione si adatti a qual tipo di comunita, quale, per es. ad
Atene; e qui e necessario fare attenzione ai dati di fatto esistenti;435 in terzo
luogo, ci si puo domandare quale costituzione sia la migliore in certe condizioni
che vengono date.456 In quest ultimo caso bisognerebbe poi ricercare come tale
costituzione possa venire adottata e come mantenuta . Si arriverebbe forse alia
conclusione che lo stato in discussione e cosi lontano dalla costituzione ideale,
che in definitiva mancano le condizioni per essa, e che non e raggiungibile nem-

439
1286a 24 - b 10, parafrasi.
430
Dell ll agosto 1867; citata spesso nella forma « la politica e l arte del possibile ».
431
Cfr. soprattutto 1295a 30-32, sotto, p. 565.
432
1288b 36 TUV Ye XP1)c ltl'JV Stapapravouatv.
433
1289a 2 7TEia 9-f )aovTai >cal SuvfjoovTai xoivuveiv.
434
Questo ha cercato di farlo in VII-VIII .
435
Sostanzialmente questo e il suo programma nel libro III.
436
Questo & il suo programma in IV-VI.
564 ARISTOTELE

meno la miglior costituzione relativamente alle presenti circostanze, mi soltanto


una costituzione peggiore ».
II significato di questo passo e che Aristotele e ancora alia ricerca
dello stato ideale , anche se ora ha ridotto a un minimo le pretese, e inol-
tre che rargomentazione si muove sul piano dei principi , anche se natural-
mente l esposizione e continuamente illustrata con esempi concreti . Egli
non si dimostra qui , in misura che sia degna di nota , piu empirico che nelle
precedenti opere politiche , ma e piu realistico il modo in cui e trattata la
questione . II metodo, nella sostanza , resta deduttivo .436* Come parallelo egli
descrive il modo in cui si procede in zoologia a classificare le specie ani-
mali : « Si parte da una definizione generale deU animale , in cui va pre-
cisato quante parti ( cioe organi , tessuti , ecc . ) deve avere un animale . Dal
numero di possibili combinazioni di queste parti risulta il numero delle
specie animali » .437 Questo metodo a priori non e impiegato da Aristotele
nelle opere biologiche; la zoologia e piuttosto costruita come una descri-
zione delle differenze che esistono tra gli animali in riferimento agli organi
e ai loro compiti ; egli piu volte si domanda quali siano i principi in base
ai quali vanno classificati gli animali e da diverse risposte fra loro contrad-
dittorie ; non pervenne mai a una soluzione soddisfacente .43*
Ricchi e poveri. « In ogni comunita statale esiste una classe superiore e
una classe inferiore.439 I cittadini della classe superiore per lo piu sono piu
ricchi, di piu nobile nascita e posseggono virtu civica ed educazione; la classe
inferiore, di solito ben piu numerosa , e formata da gente povera . Ogni costitu ¬
zione deve tenere nella massima considerazione la differenza tra ricchi e poveri,440
perche un cittadino puo si sbrigare in pari tempo diverse faccende, ma nessuno
puo essere al tempo stesso ricco e povero. Se suddividiamo la popolazione a
seconda delle attivita svolte, otteniamo otto classi: 441 contadini , artigiani, com-
mercianti, salariati, militari, magistrati, benestanti che servono lo stato con i
contributi finanziari,442 e funzionari pubblici. Infine devono esserci persone che
si distinguono per acume politico e danno consigli sugli affari politici.
Una democrazia e contrassegnata dal fatto che ricchi e poveri in linea di
principio hanno gli stessi diritti politici, e che ne gli uni n6 gli altri posseggono
la sovranita . Questa e la forma migliore di ordinamento. Esistono per6 delle
varianti : 1 ) Per rivestire le cariche pubbliche si richiede una determinata impo
sizione fiscale, tuttavia abbastanza modesta. 2 ) Tutti i cittadini di nascita inec-
cepibile possono partecipare agli uffici, ma sovrana e la legge. 3 ) Non si bada
all origine, puo partecipare agli uffici chiunque possegga la cittadinanza,443 ma
4364
Qui manca il SijAov ex T5 a l t r o v e tanto usato.
417
430
-
1290b 35 trAv re? ot £v8ex<$ p.ev(H ouv8uacjp.ot 7roif ]tJoutJiv cfSr) £cj>oi>.
Cfr. sotto, p. 589.
439
1289b 33 ol Yv <J> pt (xot, 1293b 39 xaXoiii; xayaSoii
440
1291b 8-12.
441
Nello stato ideale, 1328b 2, sopra, p. 541, soltanto sei classi; mancano
-h ayopaiov nonche T8 8r) p.toupytx6v.
442
Le XciToupylai.
443
Un alternativa impensabile per la Grecia classica. L aver mantenuto ferma la
disposizione che fosse indispensabile discendere da genitori di pura origine attica per
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 565

la legge resta sovrana. ( 4 ) Come nel tipo precedente, ma e sovrano il popolo


e non la legge ».
La quarta forma era la costituzione di Atene dai tempi di Pericle.
Volta per volta tutto veniva deciso da decreti popolari.
« In tali stati si fanno strada i demagoghi. II popolo diviene quasi un
monarca unico dalle molte teste. Agli adulatori del popolo si aprono auree pro-
spettive. Riesce sempre loro di portare tutto quanto dinanzi al popolo.444 I
demagoghi devono il loro potere al popolo, ed essi stessi regnano sulle opinioni
della folia, perchd essi sono cib che la folia segue. Essi inoltre conducono la
folia ad attaccare i detentori degli uffici pubblici; e questo d altra parte contri-
buisce a minare il rispetto ad essi dovuto. Una democrazia cost degenerata non
si pub chiamare una vera costituzione, perche mancano ordine e stabilita, e in
ogni momento il popolo puo, con una semplice votazione, non tener conto della
legge ».

Questa dura condanna dei demagoghi ateniesi era giustificata. Ari-


stotele aggiunge che esistono casi in cui la costituzione nominalmente non 445
e democratica , ma lo stato e democratico a causa dei costumi in vigore
e del modo di vivere, e che si da anche il caso in verso.
La tnigliore costituzione . Essa e un compromesso. Bisogna scegliere
446

gli aspetti migliori delle costituzioni oligarchiche e di quelle democratiche,


e combinarli; cio significa dunque cercar di trovare il giusto mezzo.447 La
commistione e riuscita quando e possibile chiamare insieme democratica
ed oligarchica la medesima costituzione.
« Questa costituzione deve fondarsi sui principi che ho esposto nell Elica.
Tuttavia non voglio ripropormi un fine talmente alto da essere irraggiungibile
per il cittadino medio, ne presupporre un livello culturale generale che richie-
derebbe disposizioni naturali e circostanze esterne particolarmente felici; e non
parlo neanche di quella costituzione che andrebbe considerata ideale. Cib a cui
penso e una vita che la maggioranza degli uomini sia capace di condurre, e una
costituzione che la maggioranza degli stati possa conseguire.44* Come fine pongo
una vita che consista in un esercizio non impedito della virtu civica ; poiche la
virtu si deve trovare nel giusto mezzo, anche la vita migliore deve trovarsi in
un giusto mezzo, e precisamente secondo che esso e raggiungibile dal singolo.449
Cib che vale per l uomo, deve valere anche per lo stato come totalita, perche la
costituzione non e che il modo di vita dello stato.450 In ogni stato, accanto ai
molto ricchi e ai molto poveri, esiste un ceto medio. Se ammettiamo che il

poter ottenere il diritto di cittadinanza porto alia stagnazione e al declino politico di


Atene.
«4 1292a 25 7ravxa dtvayovxct; el? xiv 8rjp.ov.
445
1292b 14 xi £&O<; (ijlkx; Bekker ) xal rljv dtytoyfjv.
446
K. v. FRITZ, The theory of mixed constitution , New York 1954.
1294b 2 xb piaov Aap.piveiv.
448
1295a 29-30.
449
Poichd il giusto mezzo per noi non e per tutti lo stesso, EN II 5, 1106a 31
- b 5, si veda sopra , p. 508.
450
1295b 1 ij yap mAixela plot; xi? baxi mjAew;.
566 ARISTOTELE

meglio e costituito dalla giusta misura e dal giusto mezzo, risulta chiaro che il
ceto medio ha un ruolo importante nello stato.451 Esso infatti e il meglio prepa-
.
rato a obbedire alia ragione 452 e ad evitare ogni esagerazione In ogni costitu-
zione democratica regna una tendenza all eguaglianza,453 e questa e soprattutto
forte nel ceto medio. £ quindi la migliore di tutte quella comunita politica che
si fonda sul ceto medio, e tali stati posseggono la migliore amministrazione.
Perche, quando il ceto medio getta il proprio peso sulla bilancia, esso determina
l esito finale ed impedisce il successo dei due partiti estremi. La politica e una
etema lotta tra la larga massa del popolo e i ricchi ; 454 chi ha la supremazia,
ottiene come premio della vittoria il dominio sull altra parte. Abbiamo visto
come si e sviluppata in Grecia l egemonia politica; chi possedeva 1 egemonia
imponeva il proprio ordinamento statale ai sottoposti. Cio ha portato al risul-
tato che ormai gli stati non rivolgono i loro sforzi all eguaglianza , ma conducono
soltanto una politica di potenza ».
La divisione dei poteri. « La prima massima dell arte di governo 455 e che
la costituzione deve essere sostenuta dal consenso della parte piu potente
della cittadinanza, e doe, nella maggioranza dei casi, da quella numericamen-
te piu consistente » . Nello stato ideale il concetto di fondo era che tutti i cit-
tadini soddisfacevano in alto grado alle rigorose esigenze della virtu. Tutti i
cittadini con pieni diritti sono liberi dal lavoro manuale, e sono padroni del
proprio tempo; essi possono cost dedicarsi a compiere i loro doveri politic! e
alia cura della cultura dello spirito. In una simile costituzione la questione
del consenso di questo o quel partito perde importanza, e Aristotele non se
ne occupa . Nella trattazione dello stato ideale di secondo grado egli dice che
la sicurezza e l esistenza dello stato in tanto trovano fondamento, in quanto
tutti gli elementi costitutivi 456 di esso si sforzino di assicurarne l esistenza e
la continuazione. Nel quarto libro prende le mosse dalla realta della vita
politica : « La democrazia ateniese si e ingrandita molto oltre la dimensione
originaria. Cio ha fatto si, che anche la grande massa dei cittadini prenda
parte all amministrazione dello stato. L enorme accrescimento delle entrate
statali ha permesso di stipendiare i cittadini poveri in modo che si possano
dedicare agli affari dello stato. Cos capita che in questa democrazia la gente
povera dispone del proprio tempo, mentre i ricchi devono occuparsi di tante
faccende che spesso trovano impossibile partecipare alle assemblee popo-
lari e alle udienze giudiziarie ».457 Il consenso di tutti gli elementi costitutivi
dello stato si riduce al principio di maggioranza. Questo principio viene
posto da Aristotele alia base della successiva trattazione nel quinto libro.
Nello stato va mantenuto l equilibrio fra tre poteri, e doe tra l autorita
451
EUR . Suppl. 244 fj v |x£afa> aco et mSXetp.
452
EE II 3, 1220b 28 6v nacn Si) T6 piaov T6 7tp6? fjpap (3£XTUJTOV TOUTO yap
4<mv fj iniGTfftiri xeXeiei xal 6 X6yo?.
*3 1295b 25 pouXeTai Si ys fj 116X 1,5 65 lacov slvai xal 6(zo £ fa>v (xdXiara.
454
1296a 28.
455
1296b 14-16. Cfr. E. BRAUN, Eine Maxime der Staatkunst in den Politika des
Aristoteles , « Jaresh. des Oesterr . Arch. Inst. » 44, 1959, Beiblatt, pp. 388-398.
426
1270b 21 iravxa p6 p7) -rij? ir6Xeco5.
457
1293a 1-11.
LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA 567

deliberativa , esecutiva e giudiziaria Aristotele discute approfonditamente


la rispettiva composizione e il campo di competenza nelle costituzioni de-
mocratiche e in quelle oligarchiche. Porterebbe troppo lontano parlare di
questo capitolo, peraltro interessante sia dal punto di vista della teoria po-
litica che da quello della storia della cultura .
« II fine della divisione dei poteri consiste nel raggiungimento di una
situazione di equilibrio. In tutti i regimi, fatta eccezione per la democrazia, il
punto di partenza e costituito dall ineguaglianza tra gli uomini. Nei regimi
oligarchici il metro di misura e dato dalla nascita o dalla ricchezza ; in quelli
aristocratici, se ne esistono ancora al giorno d oggi, dalla superiorita morale ed
intellettuale; ma un regime dominato dalle persone migliori non e che un pio
desiderio. Anche in una democrazia bisogna fare i conti col dato di fatto che
gli uomini sono ineguali per nascita, ricchezza, qualita morali ed intellettuali.
Come si puo allora trovare un principio di eguaglianza ? L eguaglianza puo essere
di due tipi, secondo la quantita o secondo il valore. Tutti concordano nel rite-
nere che il diritto si fonda incondizionatamente sull uguaglianza del valore; la
difficolta sta solo nel fatto che non si riesce a trovare un accordo a proposito del
valore che si deve assumere come criterio. La nobilta e la capacity sono pur sem-
pre presenti in pochi, la ricchezza e la poverta in molti. L esperienza insegna che
tali criteri sono impraticabili, perche nessun regime che vi si sia fondato e
stato duraturo. £ quindi meglio porre come principio della democrazia l egua-
glianza aritmetica.459 Cib significa che i cittadini liberi posseggono eguale diritto
di voto, che il potere politico e diviso tra i tre poteri menzionati, e che vengono
prese misure per livellare le differenze sociali ».
Della trattazione successiva mi limito a segnalare alcune riflessioni che
mettono in luce il senso comune caratteristico della mentalita di Aristotele.
« Quando in un organismo vivente viene distrutto l equilibrio e lo svi-
luppo simmetrico degli organi,440 l animale si ammala e va in rovina. Cio succede
anche alio stato. La crescita sproporzionata di alcuni singoli membri della societa
da luogo a mutamenti nella costituzione. Si possono distinguere alcuni motivi in
tale processo, che sono riconducibili a due tipi principali. Il primo motivo di
fondo consiste in un sentimento di scontentezza nei confronti della divisione
dei beni materiali, o in breve, nel volere aver di piu ; l altro consiste nel porsi
un certo fine e nel radunare un seguito per realizzarlo; in generale si tratta anche
qui del conseguimento di guadagni o di posizioni di prestigio. Le occasioni
esterne sono svariate e spesso prive di grande importanza ».
Menziona sette possibili cause. Egli sa benissimo che l avidita dei ric-
chi e molto piu dannosa di quella delle masse.*1
« I detentori del potere politico non sempre sono persone che pensano
secondo giustizia. I poveri al contrario, anche se li si esdude dagli uffici pubblici
e dai diritti politici, sono inclini a starsene tranquilli fintanto che non li si
tratta in modo tracotante e non si porta loro via nulla di ci6 che possiedono.
440

454
1298a 1 T6 (3ouXeu6|xevov , vb xupiov oppure va? apxa?, Sixa ov.
459
1302a 7 f ) Apt prjTixY)
440
1302b 36. Cfr. Phys. I 5, 188b 12-16, GA IV 3, 768b 27-36.
441
1297a 11.
442
1297b 6-10, 1308b 35-38.
568 ARISTOTELE

Tra le cose piu important in uno stato ben governato rientra l intervenire subito,
con la maggiore vigilanza, contro tutte le violazioni della legge, e anche quelle di
piccola entita.4 Poiche con questo trascurato allargarsi delle violazioni della legge
accade lo stesso che con le piccole spese; ci si lascia facilmente fuorviate dal ben
noto sofisma secondo il quale, quando ogni singolo elemento e piccolo, anche
l insieme debba essetlo. II singolo cittadino deve anche guatdarsi dal prestate
fede a quelle argomentazioni sofistiche dei governanti 464 che sono rivolte ad
ingannare la folia, poiche l esperienza insegna quanto esse siano vane; e migliore
partito guardare alle azioni dei governanti.
Ai detentori delle massime cariche a buon diritto si debbono fare le
seguenti richieste. Essi debbono avere una disposizione d animo di lealta nei
confronti della vigente costituzione, essere nella condizione di potersi dedicate
con tutte le energie agli aflari delTufflcio che occupano, ed infine essete uomini
incorrotti, dotati della capacita di conformarsi a quel tipo di giustizia, alia
quale tende la vigente costituzione ; poiche non in tutte le costituzioni il concetto
di giustizia e il medesimo ».
Da questa breve rassegna risulta chiaro che Aristotele nei libri IV-VI
tratta dei fondamenti sociologici desiderabili di una comunita statale ben
ordinata. Egli ritorna piu volte a sottolineare che l esistenza di una forte
classe media costituisce la migliore garanzia della stabilita sociale. A con-
fronto delle questioni sociologiche, il problema della struttura costituzionale
dello stato passa in secondo piano. La discussione e essenzialmente teorica .
L interesse principale di essa e rivolto a trovare mezzi per difendere la
costituzione da un possibile rovesciamento violento. Le linee principali di
quello che secondo lui costituisce il miglior ordinamento statale, la politeia ,
vengono sviluppate quasi solo di sfuggita . Tra i meriti di Aristotele va an-
noverato che egli per primo ha elaborato alcuni important concetti della
filosofia dello stato: il concetto di sovranita, il principio della divisione dei
poteri all intemo dello stato, la teoria della somma , e il principio di mag-
gioranza che su di essa si fonda . La debolezza della sua trattazione sta
tanto nella ristrettezza del suo orizzonte, quanto nei fatto che egli stesso era
in larga misura legato ai pregiudizi dell epoca . £ alquanto sorprendente che
un uomo come lui, vissuto sulla soglia di un epoca nuova , e che conosceva
personalmente le massime personality politiche in cui si esprimeva la nuova
realta politica, dirigesse il proprio sguardo in modo talmente unilateral
alia minuscola polis greca , e potesse considerare questa forma di societa
come la forma normale della convivenza umana . Che proprio un pensatore
il quale avrebbe esercitato in futuro un influsso cosi grande non volgesse
mai lo sguardo al futuro,465 ci appare paradossale.
463
1307b 32.
444
1308a 1.
445
« La pratica influenza della sua teoria politica nei secoli e stata ora del tutto
inesistente, ora debolissima ed indiretta, finch6, dopo oltre 2000 anni, essa, con altre
teorie che risalivano all antichita, riusd ad esercitare un insospettato influsso sulla pra ¬

tica per opera dei padri della costituzione americana, i quali, come dimostrano i Fede ¬

ralist Papers , nelle loro idee tendevano a rifarsi in misura straordinariamente elevata
alle antiche teorie ». K. v. FRITZ in « Entretiens Fondation Hardt » 4, 1958, 87.
IX
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA

Le opere biologiche
L Historia animalium , nello stato in cui ci e giunta nei manoscritti medioevali, e
stata redatta da Andronico. Quando Teodoro Gaza tradusse questo trattato in latino,
opero una trasposizione: quello che nei manoscritti greci, infatti, e il nono libro, nella
sua edizione, stampata nei 1476, figura come libro settimo. Veditio princeps greca, cioe
l Aldina stampata nei 1497, conservo questo ordine dei libri introdotto da Teodoro
Gaza; da allora in poi esso e diventato tradizionale.1
Degli scritti raccolti nell HA, i libri I-VI e VIII sono di mano di Aristotele
stesso; anche all interno di questi libri perb si trovano, come vedremo, degli inserti
di mano diversa ; gli attuali libri VII, IX e X sicuramente non sono di mano di Aristo ¬

tele, sebbene qua e 1 contengano materiale aristotelico. Nei corso della mia esposi-
zione non terro conto di questi tre libri.
Innanzi tutto, diamo uno sguardo alia storia dell opera nell antichitJ. In Ateneo
si trovano 112 citazioni, indicate dall autore come citazioni dalla zoologia di Aristotele,2
di cui circa la meta come citazioni tratte dal Ikpl ptoptuv; queste citazioni corri-
spondono talvolta letteralmente, e sempre per il contenuto, a passi contenuti nei nostro
testo dell’HA 3 L altra meta delle citazioni 6 indicata come tratta dal IlepL citov o dal
HcpL WIKWV ; queste citazioni derivano tutte da un opera che non ci e pervenuta. Tutte
le citazioni di Ateneo risalgono ad intermediari ellenistici; chi siano costoro, e un
problema che in questa sede lasciamo in disparte. Le citazioni provano l esistenza di
due edizioni ellenistiche prima di Andronico: a ) un opera dal titolo Ikpl pwplwv
in sei libri, i libri I-VI del nostro testo. Questi libri formano un opera complessiva
itepl (iopluv e TtE.pl b' ftia.q , e come titolo 1’editore ha scelto le parole iniziali dell’HA.
-
I libri VIII-IX erano noti con il titolo Ikpl Cciwv f )9wv ( xal pluv ). Il VII libro pro-
babilmente esisteva in forma di trattato autonomo con il titolo Ikpl YEV£<TEIO<;. Nei
catalogo delle opere di Ermippo si trova uno scritto dal titolo Ikpl TOU {if ) ycwav ;
si pub ritenere che il nostro libro X portasse questo titolo. b ) 1’edizione alessandrina
4

H. AUBERT e F. WIMMER, Aristoteles Thierkunde , Lipsia 1868, con testo, tra-


1

duzione, commentario e un completo indice dei vocaboli, e assai pregevole, e cosi pure
J.B. MEYER, Aristoteles Thierkunde , Berlino 1855; le traduzioni di D ARCY W. THOM ¬

PSON, nell’edizione di Oxford, IV, e di J. TRICOT, nella Bibliotheque des textes philo-
sophiques, contengono entrambe numerose note esplicative. Della edizione Bude, a
cura di P. Louis, e apparso nei 1964 il volume I, contenente i Libri I-IV.
2
Vedasi piu estesamente, a questo proposito, in DURING, Transmission 38-56.
3
Del PJ4 non ho potuto trovare alcuna traccia in Ateneo; in due passaggi le
parole citate compaiono nella GA, ma cio pub essere dovuto a un mero caso.
4
ERMIPPO, presso Diog. Laert. 102 Ilepl cocov = Esichio 91, in nove libri.
570 ARISTOTELE

comprendeva i libri I-VI, VIII, IX, VII nello stesso ordine dei manoscritti medioevali.
Antigono di Caristo 5 utilizzo verosimilmente questa edizione, ma sicuramente anche le
singole opere indicate nel paragrafo a ). Aristofane di Bisanzio cita soltanto questa
edizione, e cost anche Arpocrazione e Giulio Polluce. c) fi probabile che Andronico
inserisse quello che e attualmente il X libro; la prima menzione di una zoologia in
dieci libti si trova nel suo catalogo delle opete, che noi possediamo nella traduzione
atabica di Tolemeo-el-Garib.6
fi assolutamente chiaro che Aristotele progetto e scrisse i libri I-VI come un opera
unitaria. Egli dichiara di voler esporre le differenze degli esseri viventi secondo il loro
modo di vivere, il loro comportamento, le qualita del carattere e le loro parti ( vale a
dire gli organi e i tessuti ) dapprima secondo una tipologia generale, poi singolarmente
con maggiore precisione.7 Dopo l introduzione cost prosegue: « Si b dunque ora esposto
uno schema generale, perche fosse possibile delimitate prowisoriamente l ambito della
ricerca; piu avanti si parlera con maggior precisione dei singoli particolari. Innanzi
tutto desidero delineare le caratteristiche ( differenze ) esistenti fra gli animali, e in
particolare quelle che appartengono a tutti,' poi cercare di ritrovare le loro cause ( vale
a dire la loro struttura ),9 perche questo e il metodo naturale quando e data una descri-
zione degli animali ».10
La disposizione dell opera e logicamente meditata. Aristotele comincia con « il
piu noto a noi fra tutti gli animali », l uomo, e prosegue secondo un ordine che va
dagli organismi piu perfetti a quelli meno perfetti. Quando poi da V 15 in avanti tratta
della Y VEOK; degli animali, comincia dagli animali inferiori e procede metodicamente
attraverso il regno animale fino ai vivipari.
I 1-6, 491a 6. Introduzione. Osservazioni generali sulle differenze tra gli animali
secondo la dimora, il modo di vita, il carattere, e secondo le singole specifiche
funzioni ed organi, ad es. se hanno sangue, polmoni, piedi; se depongono uova,
o se generano piccoli vivi.
I 7-IV 7. Anatomia generale.
I 7-III. Animali dotati di sangue ( = vertebrati ). Anatomia dell uomo, organi interni
-
ed esterni ( libro I ). Gli altri animali dotati di sangue, paragone fra le parti
esterne degli animali e quelle degli uomini. Esposizione sistematica degli organi
-
dei mammiferi, anfibi, uccelli, pesci, serpenti ( II 1-14 ). Le parti interne ( II 15 III
1). Le parti omogenee, dptotoptEpri, solide e liquide, come sangue, ossa, membrana,
carne, latte, seme ( III 2-22).
IV 1-7. Animali privi di sangue ( = invertebrati ). I molluschi, ptaXd. Kta, con cui Ari¬
stotele intende i cefalopodi. Gli animali con guscio molle, ptaLaKiffTpctKa, = i
crostacei. I testacei, 6ffTpaK65sppta, = conchiglie e lumache. I ricci di mare, le
asterie, alcune ascidie, gli anemoni di mare. Gli Evropux, prevalentemente, ma non
esclusivamente, insetti.

s WILAMOWITZ, Antigonos v. Karistos , 18-20.


6
DURING, Biogr. trad ., 225 .
7
I 1, 487a 11 cd Staipopal T<5V £<1> COV potrebbe dunque costituire un titolo piu
adeguato di questa opera.
'9 Questo e, pertanto, il programma dell opera.
Questo e il programma di PA II-IV.
10
Le parole di 491a 12 U7rapyouo7];< TT) <; iaxopiac, TT) <; rapl gxaatov mi sem-
brano alludere al fatto che egli si basa su una precedente raccolta di descrizioni di
animali. Tale raccolta sarebbe allora la silloge di Zwixd.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 571

IV 8-11. Fisiologia . Gli organi del senso. Le voci degli animali. Sonno e veglia . Le
differenze del sesso.
V 1-14. Genetazione e accoppiamento, TOpl 6 x 9 Durata della capacita di generate
e della gestazione.
V 15-VI. Lo sviluppo, TOpl Comincia ota dagli animali in cui, a suo giudizio,
non c e alcun accoppiamento, e passa sistematicamente in rassegna il tegno animale
fino ai mammiferi. L esposizione si intettompe bruscamente senza la consueta
ticapitolazione.
VIII. Attivita psichiche, abitudini, influenze atmosferiche e malattie, notizie sull esi-
stenza di singoli tipi di animali, influenze esercitate dai luoghi sul carattere degli
animali.
Fra le singole sezioni ttoviamo i consueti sguardi retrospettivi e le ptesentazioni
dei nuovi temi, tuttavia con un eccezione. Dopo il libto VI manca la ttattazione annun-
ciata sulla genetazione e lo sviluppo dell uomo.11 In luogo di questa possediamo il
trattato Ilepl ymlffzbx; tuv c& tov .
Questi sette libti dell HA hanno per linguaggio, stile e concatenazione del pen-
siero tutte le quality che ttoviamo negli sctitti autentici di Aristotele. Ma essi sono
stati piu volte timaneggiati dopo la sua morte, probabilmente nel Peripato, e soprattutto
mediante l aggiunta di piccole interpolazioni. L inserzione di maggiot ampiezza e costi-
tuita dal celebte cap. II 11 sul camaleonte.12 Esso contiene una desctizione approfon-
dita e straordinariamente ptecisa di questo singolate animale, e intettompe la struttura
morfologica dell opera. Questa descrizione corrisponde in tutti i punti importanti alle
recenti indagini della zoologia. La descrizione delle parti interne dimostra che l autore
ha sezionato 1 animale. In PA IV 11, 692a 20-22, Aristotele menziona il camaleonte,
e spiega nel suo catatteristico modo i mutamenti del colore: si ttatterebbe cioe di un
fenomeno psichico, e sarebbe la paura a far cambiare piu volte di colore 1 animale; la
pauta a sua volta nascerebbe da un raffreddamento dovuto ad anemia e a mancanza di
calote. Nell HA 1 autore invece si limita alia costatazione empirica che 1 animale cambia
di colore mentre si gonfia. Senza poi collegare questo fatto con i cambiamenti di colore,
egli osserva che l animale ha una quantita di sangue molto piccola. Ota Plutarco, come
ha fatto notare il Regenbogen, cita entrambe le spiegazioni del cambiamento di colore
in Be soli. an. cap. 27, e per la seconda cita come fonte Teofrasto. Da Fozio, Cod. 278,
sappiamo che Teofrasto aveva effettivamente scritto un opeta sugli animali che cam-
biano di colote. « Noi abbiamo dunque qui dice il Regenbogen la possibility di
provare rigorosamente che nell HA di Aristotele, per mano di Teofrasto o anche dopo
di lui, sono state inserite, spezzando l originario piano della costtuzione, delle parti
di diversa origine, che non sono state piu rielaborate. Dobbiamo dunque ritenere che
YHA lasciata da Aristotele divenne, e rimase poi, un libro di base su questo argomento
nella scuola peripatetica, ma che le genetazioni successive dei peripatetici abbiano poi
ampliato ed esteso il testo sulla base di osservazioni ptoprie; quest opetazione proseguf
evidentemente per parecchio tempo, perche il passo di HA III 21, 522b 24 risale chia-
ramente almeno al tempo del re dell Epiro Pirto ».

11
Per questo motivo il Gaza ha posto il libro IX ( cioe il nostro libro VII ) in
questa sede. Aristotele fa intravedere una simile trattazione in V I, 539a 7 TOpl TOUTOU
TeXeuratov XEXT£OV 8ia T& 7TXEECTTT]V £ ytiv 7tpaYpaTEtav.
1!
La dimostrazione ne fu data da O. REGENBOGEN, Bemerkungen zur HA des
-
Aristoteles, « Studi it. di fil. class. », 27 / 28, 1956, 444 449, ora comparso in : Kleine
Schriften, 1961, 270-5. Il brano era gia stato segnalato come un aggiunta da AUBERT -
WIMMER, 71.
572 ARISTOTELE

II libro X che tratta delle cause della sterilita e dei mezzi per combatterla si
.
trova nel catalogo di Ermippo con il titolo uittp TOU p 7] yrwav. Gill il solo stile esclude
la possibility che Aristotele ne sia 1 autore; 1’inautenticita e ormai universalmente am -
messa dai tempi di Camus ( 1783 ). L’inautenticita del libro IX e stata per la prima
volta asserita da Aubert-Wimmer ; in seguito H. Joachim 13 provo che questo libro
contiene estratti di notevole estensione dalla zoologia di Teofrasto. Il libro avanza
alcune osservazioni interessanti su diverse qualita degli animali, ma contiene anche
parecchio materiale privo di valore ; il compilatore ha raccolto tutte le curiosita possi-
bili sull amicizia e l inimicizia fra gli animali; a ragione Aubert-Wimmer hanno definite
l opera un lavoro di compilazione privo di organicita e in parte anche di idee. Anche
del libro VII Aubert-Wimmer hanno per primi stabilito l inautenticita. In questo caso
si tratta di una compilazione non inetta dell opera Ilspi, yzMiazutc, tfijv cpwv ; la sua
-
riuscita e pero di gran lunga inferiore a quella del libro Kappa della Metaftsica , si tro-
vano anche continuamente delle espressioni che si allontanano fortemente dall uso della
lingua aristotelica .
Quando Aristotele parla della sua opera come toxopl/ x. oppure wrcoptai non
bisogna intendere il termine come titolo del lavoro nel senso nostro. Nel De caelo
III 1 dice 7) itEpi <pu«riKTi<; iffTopta, e nel De anima 1 1 7] tztpl TT)<; 1/rxopLa , e
in entrambi i casi il termine iaiophot significa « conoscenza »; lo stesso uso del termine
si trova anche in Ilspi dpxctiTK iaTptKfk cap. 20, I 622 Littre. Il termine in Aristotele
significa in generale « conoscenza della cosa in questione », 7) icrTopta nzpi £ KGWTOV HA
-
I 6, 491a 12. Quando in GA III 8, 757b 35 dice oOS wr coptKwt; XtyovTEq, intende:
« parlano senza avere conoscenza dei fatti ». « Zoologia » rende percib il termine meglio
del tradizionale « storia degli animali ».
De partibus animalium consta di due opere diverse.15 Il primo libro e una sorta
di introduzione generale; lo si potrebbe chiamare uno scritto programmatico, perche
in quest opera Aristotele difende la zoologia come scienza autonoma, e discute fonda-
mentalmente di problemi metodologici. I libri II-IV formano un opera a se, che si
trova rispetto all HA nello stesso rapporto in cui sta il De causis plantarum di Teo¬
frasto rispetto all Historia plantarum dello stesso autore. Il catalogo di Ermippo regi-
stra un’opera IIspl Ctpwv poptwv in tre libri. Del primo libro non si trova alcuna
traccia n6 nei cataloghi, ne in forma di citazione prima dell’edizione di Andronico.
Il primo libro e stato composto da Aristotele sulla base di diverse annotazioni.
Lo stile, all’infuori delle eccezioni che segnaliamo sotto, e in misura maggiore del solito
quello proprio degli appunti.
1) 639a l -642b 4. Sul metodo nelle scienze naturali. Della regolarita e della finality
e del loro valore relativo negli eventi naturali. Discussione del problema fino a qual
punto le funzioni psichiche rientrino nel campo delle scienze naturali. Soltanto l’intro-
duzione e stilisticamente elaborata.
13
De Tbeophrasti libris Ilepl Zqxov, Bonn 1892. Cfr. anche W. KROLL, Zur
Gescb. d. aristotelhchen Zoologie, Ak. der Wiss. in Wien, philos.-hist. Kl., Sb 218: 2,
1940.
14
P. Louis, Le mot icnogla chez Aristote , « Rev. de philosophic » 29, 1955,
39-44. Si veda anche F. MULLER, De hhtoriae vocabulo notione, « Mnemos. » 54, 1926,
234-257.
15
Piu estesamente nell’introduzione al mio commentario, Aristotle s De part , an.,
Gdteborg 1943. Per 1’illustrazione del contenuto, il migliore commentario e W. OGLE,
Aristotle on the part of animals , London 1882. La sua traduzione, accolta dall’edizione
di Oxford, ne contiene una versione abbreviata.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 573

2 ) 642b 5-644a 11. Ctitica dei metodi di classificazione di Platone e di Speusippo.


3 ) 644a 12-b 21. Quali metodi di classificazione siano da adottate. La giusta
TCpl <puff £u><; ptdo6o<;. Critica tiassuntiva del metodo dicotomico. Alla fine si ttova una
breve ricapitolazione.
4 ) 644b 22-645a 26. La natura degli animali , 7) (puffin , come oggetto del-

l indagine. Un passo stilisticamente eccellente e giustamente molto citato, interpretato


sotto, a p. 580.
5 ) 645a 26 sino alia fine. Si espone qui secondo quali principi si devono studiate
gli otgani e i tessuti animali ; come ptimo punto bisogna conoscete i fatti telativi alle
diflerenze e alle catattetistiche dei geneti animali, poi si possono avanzare dei patagoni
e discutete le cause.16 In concteto cio significa: ptima occotte conoscere i fatti accertati
contenuti nell HA, poi si puo affrontare l anatomia compatata di PA.
Nel Corpus Aristotelicum non esistono tinvii diretti a PA I. Io credo pero che
in un passo Aristotele si riferisca proprio a questo scritto: 17 « Come ho detto all inizio
della prima conferenza su questo tema, per i prodotti ordinati e determinati della
natura vale che il processo del divenire come tale non determina le quality del pro-
dotto; accade piuttosto che la natura di una cosa e determinante per il processo del
divenire; < cioe da una ghianda si sviluppa una quercia e da una faggiuola un
faggio > ».
Il trattato contenuto nei libri II-IV e citato espressamente da Aristotele soltanto
due volte,11 una volta come tv TOI<; Tzepi TUV poptwv Xiyoic,, un altra volta come
tv jal<; altlau; ' sale, nepl so. ptpr) ruv tpwv. Nelle parole introduttive egli dice di
- -
aver trattato tv rale, loroptai ; i delle parti degli animali, e di proporsi ora di ricercare

-
/

Si &<; atxia? ticao rov 'ixv T6V tpiirov. Il fine proposto in questa trattazione e dun-
que perfettamente chiaro. Il piano dell opera e semplice.
a ) Aristotele stabilisce innanzi tutto che esistono tre gradi di composizione. La
-
irpunr) <ruv &£ov; o CTuo rowu; produce gli elementi, la seconda le sostanze omogenee,
ia 6p.oiop.Epf ) , la terza gli organi. Si discutono le loro reciproche relazioni ( II 1 ).
b ) La prima autnewu;. Elementi e forze elementari, caldo e freddo, solido e
fluido ( II 2-3 ).
c ) La seconda ffutrrcwK;. Tessuti, sangue, grasso, sebo, midollo, cervello, came,
ossa ( II 4-9 ).
d ) La terza oforoov;, le parti eterogenee = gli organi ( II 10-IV 14 ) . In II 10-IV
4 e IV 10-14 si trattano le parti esterne ed interne degli animali dotati di sangue, in
IV 5-9 gli animali privi di sangue.
Anche qui si trovano delle aggiunte, ma in misura molto minore che nell HA
Alcuni passi dimostrano che Aristotele lavoro contemporaneamente a HA e a PA ,' 9
16
Lo stesso metodo e raccomandato da Teofrasto CP I 21, 4 divayxi) 8 tx rtov
aupJJeJJrjxbTtov dcroxvva xauxa ( jxo7reiv tx TOUTOJV yap xplvopev xal Hetopoupev ske,
-
Suvdipei?.
17
- -
GA V 1, 778b 1 &><SKSP yap eXe v) xa r kp'/ kc, ev Tot ? 7rp <i rot? Xifoic,,
cfr. DURING, Part. an. 14, 31. In quattordici passaggi del Corpus Aristotele dice o
hi TOI? xav dipx ? oppure ev TOT? 7rpd>Toi? X6yoi? , soltanto qui egli unisce le due
)

espressioni. Chiaramente fa riferimento alle osservazioni metodologiche su va tpuae i


evopeva in PA I 1, 640a 4-6.
1!
GA I 15, 720b 20, e V 3, 782a 21. Nell HA non ci sono, quindi, accenni al
PA, mentre ce ne sono molti nei Parva naturalia , sempre tuttavia senza indicazione
del titolo.
19
Esempi concreti in G. RUDBERG, ZU den Aderbeschreibungen des Aristoteles ,
« Eranos » 13, 1913, 51-71.
574 ARISTOTELE

PA III 5 difficilmente puo essete stato composto dopo il corrispondente passo di HA


III 2-4. L HA nel suo complesso e naturalmente piu antica, pero bisogna ammettere
che Aristotele lavoro a entrambi gli scritti nello stesso periodo di tempo. PA e straor-
dinatiamente ricco di rinvii. Cita infatti HA nove volte, di cui sette volte insieme con
l opera ’Avatonai, e sempre come lavori gia esistenti. GA e citato quindici volte, di
cui dieci volte con il titolo, e sempre nella forma di un rinvio a una ricerca futura
sull argomento.
D Arcy Thompson rivolse l attenzione ai nomi di localita negli scritti biologici,
particolarmente in HA. Una ricerca sistematica fu poi condotta da H.D.P. Lee. Ci
sono duecentododici toponimi o indicazioni geografiche nell HA ; vengono menzionate
102 localita diverse, di cui 17 nel nord-ovest dell Asia Minore, 19 nelle restanti regioni
dell Asia Minore, 12 in Macedonia e in Tracia; queste localita ricorrono 93 volte ; sono
citate 25 localita nella madrepatria greca, 14 nel resto dell Europa, 6 in Libia e in
Egitto, 9 nel vicino Oriente. In PA invece ricorrono soltanto 5 toponimi. Delle 38
citazioni di luoghi nel nord-ovest dell Asia Minore non meno di 14 si riferiscono alia
Troade o a Lesbo-Mitilene; lo stretto di mare vicino a Pirra e citato 6 volte. Dei topo¬
nimi della terraferma greca, 12 riguardano Atene con i dintorni. Un fatto importante e
che tutti i toponimi, a eccezione di quelli dell Asia Minore, Macedonia, Tracia e Attica,
sono nomi di regioni o localita universalmente note. I toponimi testimoniano una
conoscenza assai approfondita delle regioni in cui Aristotele soggiorno negli anni qua-
ranta. In questo lasso di tempo incontro il giovane Teofrasto. Si puo agevolmente im-
maginare che la loro collaborazione ebbe inizio quando compivano insieme le loro
ricerche sulla flora e sulla fauna marine nello stretto di mare vicino a Pirra.

De incessu animalium , Ilepl ttopeCa<; £d> wv , e un breve saggio specifico che Ari¬
stotele menziona due volte con questo titolo in PA. £ composto seguendo lo stesso
schema di HA I-VI, e ha con essa strette relazioni. Nella frase introduttiva Aristotele
precisa l’argomento: « La nostra indagine vuole toccare le parti che gli animali utiliz-
zano per camminare; i motivi per i quali ogni parte e costituita proprio in quel modo;
inoltre, per quale scopo gli animali la posseggano; e infine le differenze delle estremita,
sia in uno stesso animale, sia in confronto ad altri generi ». Un piccolo particolare che
dimostra lo strettissimo nesso che collega HA I-VI, PA e De incessu animalium e costi-
tuito dalla notizia, che ricorre in tutte le tre opere, riguardante il singolare tipo di
muggine che si trova a Siphai ( Tipha ) sul golfo di Corinto.21 Quando, molto tempo dopo
22
e con scopi del tutto diversi, Aristotele scrisse l’opera IIspl KIVT) <XEU>£ twv ojwv ,
rinvio nelle proposizioni iniziali al De incessu . Il fatto che la dottrina del itpuTOV
KIVOUV non e menzionata ne nel De incessu , ne altrove negli scritti di zoologia, mentre
domina l’esposizione nel De motu animalium , ha indotto alcuni studiosi alia falsa con-
clusione che Aristotele avrebbe definito la sua teoria sull’origine di ogni movimento
soltanto dopo aver compiuto le opere di zoologia . Naturalmente, invece, Aristotele non
aveva alcun appiglio per toccare questa dottrina nel corso delle opere meramente
zoologiche.23

” Per un comodo prospetto, cfr. P. Louis, Sur la chronologie des oeuvres


d Aristote, « Bull , de l’Ass. G. Bude », 1948, 91-95.
21
6 xsoTpsui; hi Eupai? HA II 13, PA IV 13, De inc. 708a 5.
22
Cfr. piu sopra, p. 340.
23
Quando egli in GA II 1 parla di 7tpcoTov xivijaav ( 735a 13) oppure di xivouv
7rpcoTov ( 735a 28), intende i genitori. Cfr. piu sotto, p. 692, nota 184.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 575

De generation animalium }' I primi tre libri costituiscono un’ unita conclusa, un
trattato sulla generazione. Nella transizione al quarto libro si dice TtEpi itfcv o5v Tty;
TTK TWV £<p(OV Eipir)Tai Kal Koivfi Kal Xwpk 7t £pl TtdvTwv. Nel corso del
quarto libro Aristotele discute problemi diversi: le cause della differenziazione dei sessi ;
qualita ereditarie; perche alcuni hanno una discendenza abbondante e altri minore ; picco-
li malformati; nascite multiple da diverse ovulazioni; la cosiddetta superfetazione ; il feto
in diversi stadi dello sviluppo; la mola uteri; la durata della gravidanza in diversi
tipi di animali. II libro V e un ordinata trattazione rapl TWV TOxftrjpaTcov olq 8taq)£pou <n
Ta (rdpta Ttov i£a> wv. Vi si discute delle qualita secondarie che sono una conseguenza
del regolare processo naturale, e in cui non si puo quindi riconoscere alcuna finalita,
come ad es. il colore degli occhi e le differenze del pelo.
La parte riguardante la riproduzione degli animali, libri I-III , segue questa
disposizione:
I 1-3. Introduzione ; la dottrina delle quattro aitlat,. Trattazione generale riguardante
la differenziazione dei sessi e gli organi sessuali in diversi generi di animali.
I 4-13. Organi sessuali maschili e femminili negli animali dotati di sangue ( vertebrati ).
I 14-16. Negli animali privi di sangue.
I 17-23. Teorie sulla riproduzione. Donde deriva il seme? La teoria ippocratica della
- -
pangenesi, Aiti •reavriq TOU uypoO TOU tv ty atopa a . Le mestruazioni. La
teoria di Aristotele sulla riproduzione. Osservazioni sulla differenziazione dei
sessi nelle piante e negli animali ; l animale e quasi come una pianta divisa in
due.25
II 1. Spiegazione teleologica della differenziazione dei sessi. Divisione degli animali
secondo il modo della riproduzione. Sviluppo dell embrione. Confronto delle due
teorie: il seme reca gik in se gli elementi di tutti gli altri organi e delle altre
qualita , oppure questi si sviluppano gradualmente ? 26
II 2-3. Lo sperma. La teoria del pneuma. Lo sperma contiene l anima ? ( 737a 34-b 7
non rientra nel disegno ). II 4, 737b 8-25. Transizione al nuovo argomento.
II 4, 737b 25-739b 33. La riproduzione negli uomini e negli animali vivipari.
II 4, 739b 33-7, 746a 28. Sviluppo e alimentazione dell embrione. Si inserisce qui un
excursus nel cap. 5 sul problema della necessity dell accoppiamento.
II 7, 746a 29-8. Gli ibridi. La sterilita. Il mulo.
III 1-7. La riproduzione negli uccelli (1-2 ) e nei pesci ( 3-5), annotazioni sparse sull ar-
gomento ( 6-7 ).
Ill 8-11. I cefalopodi, la seppia e simili (8 ), gli insetti ( 9 ), e diffusamente sullo svi¬
luppo delle api ( 10), i testacei (11). Si inserisce qui una riflessione sull origine
degli uomini e dei quadrupedi, 762b 28-763a 5.
L opera sulla generazione e sullo sviluppo dell embrione b posteriore alia stesura
di HA, PA, De anitna e della maggior parte dei cosiddetti Parva Naturalia , come dimo-
strano i rinvii e le citazioni, e contiene molto di piu di quanto promette il titolo. Come
in nessun’altra opera, i principi generali della dottrina della scienza e della fisica di

24
Traduzione in tedesco e commentario di H. AUBERT e FR. WIMMER, Aristoteles
von der Zeugung und Entwicklung der Thiere , Lipsia 1860. L’edizione a eura di
A.L. PECK, nella Loeb Library, contiene molte spiegazioni, e cost pure la traduzione
di A. PLATT, nell’edizione di Oxford. Il miglior testo e quello di H.J. DROSSAART
LULOFS, OCT 1965.
25
I 23, 731a 21.
26
Chiamate nel secolo XVII con il nome di teoria della preformazione e teoria
dell’epigenesi.
576 ARISTOTELE

Aristotele, le sue opinioni sulla generazione e suDa corruzione, sui rapporti fra mondo
fisico e mondo psichico, sono qui fusi con le sue conoscenze di biologia, sino a formare
una grandiosa concezione d insieme. Cio significa, per un verso, che quest opera e
speculativa in misura maggiore delle altre opere biologiche e psicologiche, per l altro,
che Aristotele dispone di un immensa quantita di dati materiali, a cui puo continua-
mente far riferimento. La sua intenzione primaria e quella di analizzare e rivelare i
modi di operare della natura . Le descrizioni dei fatti, molto spesso assai precise, sono
soltanto un mezzo per raggiungere questo fine. La conseguenza ne e che osservazioni
buone ed esatte di regola portano alia costruzione di teorie giuste. Come esempi si e
soliti addurre i seguenti: la dimostrazione dell esistenza di una sorta di placenta nel
tuorlo dell uovo del palombo ( o nocciolo), Mustelus laevis, la scoperta della ectocoti-
lizzazione dei tentacoli dei cefalopodi,22 la distinzione dei delfini e dei cetacei dai pesci,
e, il punto piu importante, il fondamentale riconoscimento di una scala della natura .
Le sue osservazioni, pero, e i dati che trae dalle fonti orali o scritte, spesso contengono
degli errori; la maggior parte di questi errori risale al fatto che egli non aveva a dispo-
sizione alcuno strumento ottico per aiutarsi. Questo vale in modo particolare per
l ammissione di una generazione spontanea, vale a dire per la sua convinzione che nelle
sostanze in disfacimento alcune forme di vita non nascano da germi, ma si sviluppino
da se stesse. £ evidente che Aristotele aveva spesso osservato questo fenomeno nel limo
sulle rive del mare. Inoltre non aveva alcuna nozione di chimica , ma era impacciato
dalla teoria delle quattro forze fondamentali. Ancor piu fatale fu la sua soggezione alia
owTOtxttt pitagorica, vale a dire alia concezione secondo la quale in certe coppie di
concetti l una componente e assiologicamente e a priori piu elevata : per es. maschio-
maschile e migliore e piu elevato di femmina-femminile; la destra e tutto ci6 che si
trova a destra e migliore della sinistra ; cio che e limitato vale di piu di cio che e
illimitato, e cost via.2* Preconcetti di questo genere indussero spesso Aristotele a costrui-
re una teoria, e a cercare poi dei fatti che sembrassero giustificarla . L esempio qui dato
di una tale petitio principii puo chiarire cio che si e detto. Aristotele vuole provare
che &pp£V-frr)Xu rappresenta il principio attivo-passivo, e che nella generatio spontanea
il calore sostituisce la funzione attiva del seme maschile. Si richiama a questo proposito
al fatto d osservazione 30 che presso gli insetti per lo piu la femmina e piu grossa del
maschio. « I maschi non posseggono canale seminale. Nella maggior parte degli insetti,
il maschio non penetra nella femmina con alcun organo, piuttosto e la femmina che
penetra di sotto in su nel maschio ». Questo, naturalmente, e del tutto sbagliato; l errore
e certo dovuto alia mancanza di un adeguato strumento ottico. Ora egli collega questa
teoria con le altre teorie sulla generazione spontanea e sull azione degli elementi maschili,
e, richiamandosi a quanto accade durante la copulazione degli insetti, cost esclama trion-
falmente:31 aupiPatvEi S 6poXoYou(tEva xw Xiytp teal tnl TWV 'Ipyiov , e quindi rac-
conta nuovamente l osservazione citata poco fa e falsamente interpretata. Questo tipo di
argomentazione ricorre spesso nella GA: Aristotele espone una teoria dalle vaste impli-
cazioni ; questa teoria viene da lui fondata su un osservazione falsamente interpretata, il
cui risultato viene a sua volta generalizzato in modo sorprendente; dopo aver corrobo -
27
HA V 6, 541b 8-12, GA I 15, 720b 32. Bisogna pero notare che Aristotele
riferisce per sentito dire, <paaiv ol aXiel?, e che rifiuta esplicitamente questa loro opi-
nione nella GA.
23
Alfa 5, 986a 22-26.
23
GA I 16, 721a 13-17; 18, 723b 20-24; 21, 729b 21-25; accenna spesso alia cosa.
30
721a 14 Te ctojjtjTai TOOTO C7tl TTOXXCJV .
31
729b 21.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 577

rato le sue opinioni ricorrendo a considerazioni meramente teoriche, pecca di una


petitio principii , e pet di piu di quel tipo che egli stesso condanna dutamente nei Topici
e negli Analitici , e costata che i dati d esperienza confetmano la teotia .
La spiegazione di cio si trova nell importanza primaria che in lui generalmente
riveste la teoria. Egli £ affascinato da una nuova teoria , e cerca con argomenti tratti da
ogni parte di provare che essa e esatta . Anche con la migliore volonta , non si puo
chiamare empirico questo modo di procedere. Non e giusto ritenere, come si asserisce
spesso, che Aristotele , nella sua opera relativamente tarda sulla generazione e sullo
sviluppo del feto, sia piu empirico che nelle opere precedenti ; egli e invece in altissimo
gtado se stesso, un pensatore, cioe, che scruta profondamente nella natura per riuscire
a chiarire per via speculativa la struttura dei processi naturali.32

Opere biologiche perdute . Come s e detto sopra , c e un passo dell HA che lascia
capire che Aristotele aveva a disposizione una raccolta di descrizioni di animali.35
Questa raccolta verosimilmente e una cosa sola con l opera Zwuca , molto citata in
tempi successivi , e da cui in particolare Aristofane di Bisanzio trasse degli excerpta .
Naturalmente questo titolo e soltanto la denominazione di una raccolta di materiale
conservata all intetno della scuola, e mai pubblicata ; altri analoghi titoli sono
Aiaipforto;, Opoi, ®tcz14, UpoPLfiiia'ca e cost via. Sul problema del rapporto fra gli
Zoika e l epitome di Aristofane gli studiosi sono discordi.34 A mio giudizio, W . Kroll
ha confutato l ipotesi dell identita dei due lavori ; non credo pero che ormai sia a noi
possibile recuperate l opeta autentica di Aristotele, perche qui il lavoro di Aristotele e
quello del Peripato confluirono insieme. Aristotele inizib presto a preparare raccolte di
materiale;35 quando poi trovo dei collaboratori , queste raccolte divenneto un commune
bonum , al quale ognuno contribuiva e che ognuno dei collaboratori poteva utilizzare; e
dopo la morte di Aristotele nel Peripato si continub a lavorare sulla stessa linea. Percio,
come non possiamo ricostruire gli autentici Problemata 36 di Aristotele, cost neanche pos-
siamo ricostruire gli Zoika. I frammenti superstiti petmettono di capire che le descri¬
zioni erano organizzate sistematicamente , e che contenevano tutte le informazioni
disponibili sui singoli animali . Nelle altre tre opere di zoologia che ci sono pervenute
non esistono descrizioni di tal genere. Nell ambito del Peripato fu Teofrasto a prose-
guire gli studi di zoologia . II materiale che egli elaboro nelle sue sette opere di zoologia
deve essere stato incorporate negli Zoika . Percib gli excerpta di Aristofane contengono

32
La tesi fondata da W . Jaeger, che esistano due periodi nettamente distinti nella
vita di Aristotele , un primo periodo filosofico-speculativo e un secondo dedicato a
singole ricerche empiriche, e stata applicata da G . SENN alle opere biologiche; ci6 che
quest ultimo afferma nel suo libro Die Entwicklung der biologischen Forschungsmetbode
in der Antike und ihre grundsdtzliche Forderung durch Theophrast von Eresos , Basilea
1933, a proposito di Aristotele e dei suoi metodi di ricerca e costantemente viziato da
questa fallace tesi . Questo preconcetto spiega come il Senn possa sostenere che Aristo¬
tele nella GA attribuisce all osservazione un valore conoscitivo superiore rispetto ai
risultati conseguiti mediante la riflessione ragionata ( p. 229 ) .
33
491a 12 , cfr . sopra , p . 570, nota 10 .
34
E.L. DE STEFANI, Per VEpitome Aristotelis De animalibus di Aristofane di
Bisanzio , « Studi it . di fil . class . » 12, 1904, 421-445 ; W . KROLL, op. tit . sopra , nella
nota 13; M . WELLMANN, Pampbilos , « Hermes » 51 , 1916, 63 ; DURING, Transmis¬
sion , 55 .
35
Top . I 14, 105b 12-18 .
36
Anche a questi ci sono riferimenti nel PA e nella GA.
578 ARISTOTELE

in parte materiale della raccolta originale di Aristotele, che noi siamo in grado di
riconoscere tramite un confronto con HA, PA e GA , in parte invece materiale acquisito
soltanto da Teofrasto. Non si puo attribuire ad Aristofane un lavoro autonomo nella
zoologia, come e impossibile attribuirlo all intera eta sua . Risale alia raccolta peripa-
tetica di Zoika e all epitome di Aristofane la maggior parte di cio che scrittori piu
tardi, come Plinio e Plutarco, hanno da dire a proposito di problemi di zoologia.
Aristotele cita circa una ventina di volte un opera ’Avaxopai. Risulta inequivo-
cabilmente da alcuni passi 37 che si trattava di un opera illustrata. II catalogo di Er-
mippo registra dopo Ilepi £cf > cov I-IX ( = HA ) un opera ’Avaxopai in sette libri .
Inoltre Aristotele cita spesso una sua opera Ilepi, Tpotpqq, Del nutrimento e della
digestione, generalmente nella forma di chi si ripromette di scriverla ; non ci e pero noto
se abbia mai compiuto quest’opera.

II trattato Sulle piante appartiene anch’esso alle opere perdute. Ci sono nove
rinvii a quest’opera, che sono stati discussi da G. Senn .38 Ermippo cita un’opera
Ilepi qwxtov in due libri. II risultato a cui pervenne il Senn e che i rinvii presenti in
Aristotele, nella misura in cui offrono degli appigli, devono essere riferiti all’opera piu
antica di Teofrasto. Questa conclusione e stata contraddetta con valide motivazioni da
O. Regenbogen .39 Senza dubbio Aristotele ha composto un’opera sulle piante, gia esi-
stente quando egli scriveva HA V 1, 539a 15-20; in un passo, CP II 17, 5, Teofrasto
polemizza contro l’opinione qui * esposta da Aristotele, che alcune piante parassite,
come il vischio, o epifite, come l’edera, non nascono da semi, ma in quanto si condensa
una materia originaria adatta a questo scopo, ossia, in altre parole, sono delle forma-
zioni spontanee della natura. Teofrasto dice invece: « fa meraviglia che il vischio non
cresca dal suolo, tanto piu che ha frutti e semi , e germoglia da essi ; perche se la sua
generazione awenisse dalla decomposizione di certe parti negli alberi, come alcune
forme di vita si generano nel mondo animale, la cosa sarebbe comprensibile. Ma non
e questo il caso nostro, e questa pianta non germoglia altrimenti che dai semi; quando
gli uccelli hanno divorato il frutto, lasciano cadere gli escrementi sugli alberi, e i semi
si conservano, rimangono sugli alberi e germinano ». La citazione che si trova in
Ateneo, XIV 625a, dimostra che l’opera di Aristotele in eta ellenistica era accessibile
< Iv TO itepi epuTtuv ouxux;. Ateneo naturalmente trae
nelle biblioteche: ’AptffTO'u £ X'r);
la notizia da una fonte, il cui autore aveva a disposizione l’opera.

37
HA I 17, 497a 31 fj plv Oecopeicjllco lx x?j ;< Staypatpijs XT)? IV xai? ’Ava-
xopaii;, e in modo simile in IV 1, 525a 8; VI 11, 566a 14 lx xcov IV xaip ’ AvaxopaTs
Stayeypapplvcov ; GA II 7, 746a 14 lx xe xcov 7rapa8eiypaxcov xcov Iv xaXq ’ AvaxopaT?
-
xal xcov Iv udic, taxoptai? yeypapplvcov. In tutti questi passaggi si parla soltanto di
disegni, e nel passo indicato per ultimo si rimanda, per la descrizione, alia zoologia.
In GA III 10, 761a 10, si rimanda alia zoologia con le parole lx xcov Trap! xac iaxoptxp
avayeypapplvcov Set Oecopeiv, nel rimandare alle ’ Avaxopai si dice sempre, invece, Sta-
ycypapplvcov. L’osservazione di HA V 18, 550a 25 co6v Icp’ ou xo A-lcp’ o5 A sta a
indicare che i disegni, nelle ’Avaxopai, erano provvisti di osservazioni esplicative.
Va rilevato che dvaxopal significa spesso « sezionare », cosf come xouxoti; avaxEpvopl-
vot? ipalvcxai PA III 4, 667b 11, cfr. 666a 9.
38
Hat Aristoteles eine selbstatidige Schrift liber Pflanzen verfasst ? « Philolo-
gus » 85, 1929/ 30, 113-140.
39
Eine Polemik Theophrasts gegen Aristoteles , « Hermes » 1937, 469-475, ora
in Kleine Schriften , 1961, 276-285.
49
Anche in GA I 1, 715b 26-30.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 579

II « segretario della natura »


Ci e stato tramandato che qualcuno chiamo Aristotele « il segretario
della natura che intingeva la penna nell intelligenza » .41 Non c e dubbio
che egli sia stato il fondatore delle scienze biologiche: zoologia, anatomia
comparata, botanica, psicologia. Com e naturale, aveva dei precursori: ce
ne occuperemo presto. Ma , almeno per quanto ci consta , nessuno prima di
lui aveva lavorato nel campo di queste scienze sistematicamente e sulla
base di un ampio materiale di dati. Proprio il mondo del divenire e della
corruzione , nel quale noi viviamo, era per Aristotele il mondo veramente
reale: egli si propose di trovare in esso un orientamento. Presen to i suoi
risultati non gia come « poesia che aspira alia credibility », come dice Pla-
tone, bensi come scienza della natura . La sua bella difesa della nuova
42

scienza 43 e stata sovente citata, e tuttavia non puo qui mancare:


« Delle opere prodotte dalla natura alcune sono ingenerate per l eternita e
incorruttibili , altre invece partecipano del divenire e della corruzione. Delle
cose elevate e divine abbiamo soltanto una conoscenza ridotta , perche soltanto
poche delle loro manifestazioni sono accessibili alia nostra percezione ; prendendo
queste come punti di partenza , possiamo compiere delle ricerche su di esse e
su cio che di esse desideriamo conoscere . Per le cose corruttibili , invece , sia
piante che animali, sono a nostra disposizione piu ampie fonti di conoscenza ,
perche noi cresciamo e viviamo fra esse . Si puo accertare una quantita di fatti
a proposito di ogni genere , se soltanto ci si impegna sufficientemente . Entrambi
i campi di ricerca 44 hanno il loro fascino. Anche se noi possiamo solo in misura
limitata apprendere quelle cose incorruttibili , tuttavia esse , per l elevatezza della
conoscenza , ci sono piu care di tutte le cose del nostro mondo, proprio come e
piu dolce afferrare anche soltanto un piccolissimo frammento di cose a noi care
che non osservare con estrema precisione molte altre cose anche di per se
'

importanti . Le cose corruttibili pero ottengono la preminenza nella scienza , per¬


che di esse possiamo acquisire una conoscenza comprensiva e molteplice. Poiche
esse sono piu vicine a noi e piu affini alia nostra natura, offrono un importante
compenso 45 per l incompleta conoscenza delle cose divine. Dopo che ho esposto
il mio pensiero a proposito di queste,46 resta ancora che io parli della natura ani-
41
Suda s . v . AptoTo-uiXi]; ( 3931 ) e Attico ( 150-200 d .C. ), in EUSEBIO Praep . ev .
XV 809c: Tt] C tpuCTECos ypapifzaTO!); 9jv , T&V xdXajzov drroppfyov EIQ VOUV . PLUT. Vila
Phoc . 5 6 Zirjvov ( egli intende lo stoico ) Xcyev OTI SEI T6V 91x60090V CL; vouv a o(3a-
TrTovTa Tipo96peoOai TTJV X£ £ IV . Cfr. DURING, Biogr . trad ., 327 .
42
Tim . 29d ~ pl TOUTOV T6V eixoxa piuS ov d7TOSexopi6vou; TtpeKEi TOUTOU pujS&v
2TI Ttcpa 7) TCIV , anche 22c, 68d .
45
PA I 5 .
44
Da un lato l astronomia e la cosmologia, dall altro la botanica e la zoologia .
45
Per dvTixaraXXd-rreTal TI cfr . AfAf I 15, 1188b 20, con il commentario del
DIRLMEIER, p. 244. Dell imperfetta conoscenza delle cose divine, egli si lamenta in
DC II 12, 291b 24-28.
46
Questa formula con cml 8if )X$opiev-Xoi7t6v 86 e quella usuale nel passaggio da
un tema ( T)) V Ttcpl xd Aeia 91X0009 ) ad un altro ( ttepl rij? 0)1x9)? 96000; ) . Que-
sto passo puo essere difficilmente spiegato se non come un riferimento alle sue lezioni
sull ordinamento del mondo ( Lambda ) , sull astronomia ( De caelo ) e sulla meteorologia ,
580 ARISTOTELE

male, e che non trascuri nulla, per quanto le mie possibility lo consentono, sembri
esso di qualita piu umile o piu elevata . Infatti, anche nelle cose che agli occhi no-
stri hanno un aspetto esteriore meno attraente, la natura tuttavia, svelando all’os-
servazione scientifica la sua potenza creatrice, concede gioie inenarrabili a coloro
che hanno la capacita di conoscere la struttura degli eventi naturali e hanno una
disposizione naturale per la ricerca scientifica . Sarebbe infatti contraddittorio e
incomprensibile se ci limitassimo a gioire di mere copie, perche comprendiamo
nello stesso tempo la forza creatrice dell artista 47 infatti questo e il caso della
pittura e della plastica e d altra parte non dovessimo provare ancora maggior
gioia nel considerate le opere stesse della natura, tanto piu se siamo in grado
di gettare uno sguardo entro la loro struttura.48 Percib non bisogna chiudersi in
una riluttanza puerile di fronte all indagine sugli animali inferiori. In tutte le
cose della natura, cioe, c’e qualcosa di mirabile. E come si vuole che Eraclito
abbia detto a quegli stranieri che desideravano fargli visita, ma che lo videro,
nell entrare, riscaldarsi presso il forno e percio si fermarono, che potevano
entrare francamente, perche anche If c erano degli dei alio stesso modo
bisogna accostarsi all indagine su qualunque animale senza storcere il naso e
anzi, con la certezza che in essi tutti si trovera comunque qualcosa di naturale e
di bello. Dico bello , perche nelle opere della natura , e particolarmente in
esse, domina la finalita e non il cieco caso. Ma il fine ultimo 49 per cui una cosa
esiste o e nata ha assunto il posto del bello.50 Se qualcuno davvero ritiene che
la ricerca sugli altri esseri viventi sia qualcosa di inferiore, dovrebbe secondo
logica avere quest opinione anche della sua stessa persona, perche non si possono
considerate senza ripugnanza le parti costitutive di un uomo.51 Bisogna anche
aver ben chiaro che quando si parla di certi organi, o di certi vasi, non si ha
in vista la materia, n6 per essa si organizza la ricerca , ma la si conduce invece
in vista della forma complessiva.52 Si tratta della casa , non dei mattoni, dell ar-
cfr. Meteor. I 1, 339a 2 hi olt; zi p.£v dmopoupev TCOV 8 ItpaTTripeOa Tiva zpinov.
Cost anche W. CAPELLE, « Hermes » 47, 1912, 531. Il quinto capitolo servi dunque
una volta, in una determinata occasione, forse gia al tempo dell Accademia, come intro-
duzione a una conferenza sulla botanica e sulla zoologia. Una difesa della nuova scienza
era opportuna soprattutto davanti al pubblico dell Accademia . PA I , come ho detto
piu sopra, e messo insieme con frammenti di diversa provenienza. Il corpo centrale
del cap. 2, con la polemica contro i metodi dassificatori di Platone e di Speusippo,
risale anch’esso, probabilmente, al periodo dell’Accademia.
47
-
Al contrario, egli dice in Poet. 1448b 10 & yap aii ra Xu 7nr) pcot; optopev, TOOTOOV
xat; etxbvat; Tat; pdXiaTa Tjxptpwpfvai; xodpopev lletopoovTet;, olov itojpftov TE poptpat;
Ttov iTtpoTdtTtov xal vexptov, anche Rhet . I 11, 1371b 4-10, cfr. ELSE, Poetics , 131.
48
II noto botanico svedese C. v. Linn6 conib 1’espressione « dare uno sguardo
nella piu segreta camera di consiglio del buon Dio ».
49
L’animale sviluppato fino alia sua piena fioritura. Cfr. Protr. B 14.
50
Cost anche in 639b 19-21, ma gia in Top. VI 8, 146b 10. Cfr. piu sopra,
p. 519, nota 174. Per X Pa * n questo significato, Ny 4, 1092a 1; cfr. Filebo 54c
b> rj) TOO AyaOou polpa.
51
Si confronti con la posizione di Platone: il fegato appartiene a cio che e tpaOXov
in noi, Tim. 71d ; esistono veramente idee dei tpauX6TaTa, Farm. 130c. Cfr. oltre,
p. 601, nota 156.
52
Cioe di scoprire la struttura dell’insieme, Trepi zrfi SXyjt; poptpyt;. La totalita,
nella sua forma compiuta « qui e ora », egli la chiama bizzklyzvx , parola da lui stesso
creata .
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 581

gilla o del legno. Cost anche il naturalista ha che fare con la compagine e con
1 intero essere di una cosa, e non con le singole parti , che, staccate dall unita a
cui appartengono, non hanno esistenza alcuna ».55
Due idee fondamentali qui predominance innanzi tutto, Aristotele vuo-
le difendere la parita dei diritti degli studi biologici rispetto ai tradizionali
e consueti campi studiati nell Accademia ; in secondo luogo, vuole sotto-
lineare la fondamentale importanza della sua filosofia del telos. Come abbia-
mo gia detto ad altro proposito, la teleologia ha in Aristotele la stessa
funzione della teoria delle idee in Platone; essa e presente nella sua filo¬
sofia dall inizio alia fine e la domina tutta. II punto di partenza della
teleologia aristotelica e costituito da uno dei piu semplici fatti d esperienza
della vita, vale a dire la regolarita e 1 irreversibilita del processo naturale
del divenire.54 Da un uovo di anatra, se nasce qualcosa , nasce ancora un ana-
tra , e da una ghianda una quercia . Noi ammiriamo la qualita artistica di
una statua di bronzo; eppure sappiamo che l arte imita la natura , e che
nella creazione artistica cio che la fa esistere si trova al di fuori di essa, si
trova cioe nell uomo che la fa , poiei. Tutto cio che e vivo , al contrario,
ha in s6 cio che Aristotele chiama I arche kineseos , cioe il principio della
sua crescita.
Questo concetto e da lui espresso, con variazioni molteplici, in questo
modo: la natura fa, poiei.a Cio non significa altra cosa se non che il pro¬
cesso di sviluppo naturale procede da se stesso senza intervento daU esterno,
e, come dice Aristotele, e indirizzato dalla natura a un telos . Durante il corso
del processo possono accadere molte cose che impediscono il conseguimento
del telos ; ma in linea di principio questo non cambia nulla. Inseparabile
dalla concezione del telos e l idea che tutto cio che e creato dalla natura
possiede un ergon , cioe un opera o un compito specifico. « La natura non
fa nulla invano, ma sempre mirando a cio che per ogni cosa , entro i suoi
limiti, e il meglio possibile, e salvaguardando le qualita proprie di ogni cosa,
sicche la forma di esistenza della cosa e la sua definizione rimangano
intatte Cio che il naturalista deve fare e scoprire il punto d inizio, la
funzione propria e lo scopo di ogni cosa , finche riesce a ravvisare nella
53
II suo esempio solito e che « una mano tagliata rimane tale soltanto di nome ».
La frase « lo studioso della natura non ha nulla a che vedere con le parti » dimostra
che questa difesa degli studi biologici non fu scritta, in origine, come introduzione a
un corso 7repl £4> tov popftdv. Il passo seguente, da 645a 36 dvayxatov , e per stile e
contenuto del tutto differente; e potrebbe benissimo costituire un introduzione all HA
54
Si veda sopra, pp. 424, 464. GA V 8, 788b 21 inti 8k TYJV <pumv UTTOTLOE-

TtdV
55
_
j/Efia, ££ & v ipwfZEV u 7 0Tifi£ fZEV0 i , OUT IXKzinouactv OUTE (zaratov oufliv 7toiou < jav
v8Ey Ojl£ v6)V TtEpl fbtaCTTOV.
645a 9 StjizioupY aada 9601?, la natura lavora come un artigiano ; questa
metafora e assai comune nelle opere biologiche; partendo da un altra concezione filo-
sofica, anche Platone, nel Timeo , parla del fabbricatore del mondo, 6 8t) jj,ioupy6?.
36
De inc. an. 708a 9 T6 TE TYJV 9'jaiv TOIEIV izixvjv , aXXa 7ravTa npk $ T6
fiptoTov aTtoP Ttouaav iy.ianvi TOV £V8EXO|J.6VOIV , Siaatd ouaav ixaarou TYJV tSlav
ouatav xal T8 T 7;V auTto Elvat. Anche 704b 12-18.
582 ARISTOTELE

scala delle finalita una finalita ultima ; arche , ergon , telos sono tre concetti
fondamentali della filosofia naturale di Aristotele. II fine del pensiero scien -
tifico che si applica ai processi naturali e la conoscenza della struttura : e cio
che Aristotele vuole dire, la dove dice che « occorre trovare il perche ».
Non ci si puo render ragione della crescita, o della bile, o della respi-
razione in quanto tali, ma si puo invece renderle comprensibili scoprendo
la struttura e lo scopo di queste funzioni della vita, e considerandole nella
loro relazione con altre funzioni vitali. II problema del « perche » , o, in
altri termini , l arte di impostare correttamente un problema, porta alia
scoperta di concetti e di nuove strutture del pensiero, e infine a un sistema
di idee , che a sua volta puo essere utilizzato come strumento per nuove
scoperte. In Aristotele vediamo combinarsi la capacita di porre dei proble-
mi isolati e la volonta di giungere a una sintesi. In questo senso egli e un
pensatore problematico, che sposta continuamente il suo pensiero su po-
sizioni piu avanzate. Nella raccolta post-aristotelica dei Problemi si alli-
neano senza fine ed arbitrariamente delle question ; sebbene anche qui si
trovino singole osservazioni notevolmente acute, tuttavia cio che manca
e il legame spirituale; quando si allenta la volonta di pervenire a prospet-
tive sintetiche, e quando alia fine essa scompare del tutto, le scienze na ¬
turali degenerano; da Antigono di Caristo fino a Plinio e a Plutarco non si
fa che raccogliere delle curiosita.
Non si dovrebbe omettere di notare il valore euristico del metodo di
Aristotele. Tutto indica che la maggior parte del patrimonio di dati su cui
lavoro fu da lui desunta da altri ; la sua grandezza consiste nell esser riu-
scito a « conoscere nei suoi fondamenti e a trattare su basi scientifiche
cio che altri avevano raggiunto grazie al caso o alia consuetudine ».17 Spes-
so Aristotele espone con imparzialita davvero mirabile gli elementi a fa-
vore dell una o dell altra opinione. Che poi egli abbia assunto la propria
posizione come metro della validita dell opera dei predecessori e cosa com-
prensibile; a suo giudizio, Puomo intelligente costituiva la norma . Aristo¬
tele cerca continuamente, come in veste di arbitro,51 di scoprire qualcosa
di vero nelle diverse opinioni, e di conciliare gli opposti da un punto di
vista piu elevato. Il risultato e spesso un compromesso scientifico.
Alla domanda di che cosa sia veramente « naturale » in una cosa o in
un processo, egli risponde cost : « Si riconosce la natura di una cosa quando
si fissa l attenzione sulla pluralita dei casi ; la regolarita della natura si
esprime nel fatto che un certo fenomeno si verifica sempre o nella maggior
parte dei casi » .5 Non mancava che un passo a indurre che esso e cio che
si presenta regolarmente, perche e cio che corrisponde al fine. Il telos si
riflette cost nello sviluppo e nell attivita della cosa; percio bisogna studiare

57
Rbet . I 1, 1354a 7-11.
s
SiarojTou Set, Phys. Ill 6, 206a 13, e piu volte.
* PA III 2, 663b 27-29, GA I 19, 727b 29, DC III 2, 301a 7, e passim. Con
T& ( j? kid T6 7TOXU yiyv6 (xeva egli intende dunque una verita statistica.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 583

le cose nel loro processo di generazione. « Ogni parte del corpo e ogni
organo esiste come uno strumento per qualche cosa , e per eseguire qual-
cosa, e alio stesso modo, infine, anche il corpo nella sua totalita e plasmato
ai fini di una realizzazione complessa ,61 e dall opera si riconosce il fine ».
In tutte le opere, e in modo particolarmente accentuato, come e naturale,
nelle opere di biologia, questa filosofia del telos-ergon serve ad Aristotele
come metodo euristico. Su di essa egli costruisce le sue analogic di fun-
zioni. L uomo, cost egli dice, e l animale a noi meglio noto; dunque noi
prendiamo i suoi tessuti e i suoi organi come punto di partenza, e cerchiamo
gli analoga degli organi umani all interno dell intero regno animale. Questo
modo di pensare ci e ormai cost consueto, che non pensiamo piu a quale
immenso progresso esso signified . Per le analogic biologiche Aristotele
assunse le funzioni degli organi come termini di paragone;42 la cartilagine
della seppia, la lisca del pesce, lo scheletro dell uomo compiono tutti la
stessa funzione. L analogia e estesa anche agli organi interni; le branchie
sono trattate come analogon dei polmoni; nella trattazione degli organi
della digestione l analogia e acutamente utilizzata.
Si suole dire a ragione che Aristotele concentra completamente la
sua attenzione sulla qualita delle cose. Questo dipende in parte dal fatto
che nella sua teoria ogni cosa si puo concettualmente scomporre in ousia
e symbebekos. L ousia , cioe il dato di fatto che una cosa esiste, si co-
glie intuitivamente; i symbebekota invece, cioe le qualita aggiunte o i
fenomeni concomitanti, si possono studiare con l aiuto del pensiero di-
scorsivo. Per un altra parte, poi, e in particolare nel caso della biologia ,
il fissarsi della sua attenzione sull elemento qualitative dipende dal fatto
che Aristotele per la misurazione delle grandezze e delle forze quantitative
possedeva soltanto gli strumenti piu semplici. Anche questi strumenti,
pero, non furono da lui utilizzati; se l’avesse voluto, avrebbe potuto
misurare e pesare, ma e chiaro che non giunse mai a quest idea . Il con ¬
cetto di temperatura gli era sconosciuto. In PA II 2 discute estesamente
il problema di come si pud arrivare a chiarire se una cosa e calda o
fredda . Come d abitudine, assume la funzione come criterio : 64 « A e
piu caldo di B, se A 1 ) riscalda in misura maggiore cio che ne e toccato,
e se 2 ) suscita al contatto una sensazione piu intensa » . Aristotele produce
tutta una serie di semplici dati d esperienza a questo proposito; cio che e
40
Pol. I 2, 1252a 24.
Tot 7rpdypaTa <po6 pevot (3X£ <]tat ,
41
645b 15-18, T6 OU gvexa npciE,l $ TI?, IO scopo viene alia luce nella realizza¬
zione. II 9, 655b 20 be Ttov gpytov yvtop £ £etv, cosi anche Pol . I 2, 1253a 23, De inc.
705a 31.
42
645b 6-10, il punto centrale e T8 dvaAoyov TTJV CCUTTJV £/ov Suvapiv. Cfr. il
classico articolo di O. REGENBOGEN, Eine Forschungsmethode antiker Naturwissenscbaft ,
« Quellen u . Studien zur Gesch. der Math. Astr. u . Physik. Abt . B: Studien » , I , 1931,
131-182; ora anche in: Kleine Scbriften , I, 141-194.
43
648a 33 e £ 8 ti/ei TotjccuTrjv T8 O eppiv xal T6 'jjuypov dp(p:<jprJ'n;aiv , TI / pi)
7tcpl Ttov dXXoov uTToXapciv ;
44
648b 11 Set Sr) Xa etv T£ gpyov TOU Oepporipou.
584 ARISTOTELE

caldo in se scalda di piu, per es. una fiamma scalda piu dell acqua bollen-
te ; l acqua bollente pero al tatto e piu calda , sebbene sia calda solo in-
cidentalmente. « Sicche e chiaro che non e cost semplice distinguere quale
di due cose e piu calda » .
Qui emerge chiaramente una debolezza del pensiero aristotelico.
Certamente Aristotele possedeva una poderosa capacita di astrazione; con-
temporaneamente, pero, era vincolato ai dati dell esperienza d ogni giorno,
talvolta persino alia formulazione linguistica delle affermazioni relative a
questi dati dell esperienza. In tale situazione, era attraente accomodare
le osservazioni a una teoria precostituita del telos: gli individui maschi
sono piu caldi di quelli feminine; la parte destra degli animali e piu calda
di quella sinistra ; negli uomini la parte sinistra e piu fredda che non
negli altri animali; il cuore nell uomo e percio spostato un po a sinistra
per compensare il raffreddamento della parte sinistra. Verosimilmente
Aristotele riteneva davvero che le sue osservazioni confermassero queste
teorie. Questa tenace adesione a cio che si mostrava come dato di fatto
all occhio nudo e al semplice buon senso ebbe per conseguenza di fargli
escludere il concetto di « materia » ( nel senso nostro del termine ); egli
parla invece della stabilita degli elementi. La sua hyle e un mero con¬
66

cetto logico ; la hyle esiste soltanto in quanto sia congiunta con una
qualita . Se poco vino e mescolato con molta acqua , il vino sparisce e
diventa acqua, perche cio che egli non puo osservare non esiste. Soltanto
67

la forma e eterna e immutabile, perche la forma e cio che possiamo os¬


servare nelle cose. Questo concetto e gia compreso nel termine eidos.
Si afferma spesso che Aristotele, nelle sue opere biologiche e in ge-
nerale nelle ricerche compiute durante il secondo periodo ateniese, e un
empirico. W. Jaeger parla dell interesse quasi esclusivamente empirico che
Aristotele, in eta avanzata, dimostra nella sua difesa della ricerca biolo-
gica che abbiamo sopra citata.6* Si tratta qui di una questione di defini-
zioni. « Da quando fra i Greci e esistita una scienza della natura dice
O. Gigon 69 si intrecciano continuamente in essa punti di vista spe-
culativi ed empirici . Noi comprendiamo nella categoria dell empiria l os-
servazione e l interpretazione oggettiva dei fenomeni naturali ; anche l’ipo-
tesi scientifica appartiene a questa categoria, nella misura in cui essa
procede dall osservazione e si propone la comprensione dell oggetto del-
l osservazione. Chiamiamo invece speculazione un tipo di pensiero la cui
motivazione si fonda sulla sua propria perfezione e adeguatezza ; com ¬
prendiamo in questa nozione tutte quelle teorie che non derivano dal¬
l osservazione, bensf generalmente da ambiti d altro tipo » . Purtroppo,
nel caso di Aristotele, questa elegante definizione non ci e d aiuto. Nes-
666b 8 7rp6g T6 avicouv rJ)v TUV aptcTeptov.
66
Si veda sopra , p. 423, nota 169.
67
GC I 10, 328a 27 XUCTOCI yap el8o? xal |.£Ta|3a)7.Ei elq TO 7rav uStop.
j

Aristoteles 363.
M
Die naturphilosophischen Voraussetzungen der antiken Biologie , « Gesnerus »
3, 1946, 35-58.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 585

sun altro pensatore greco si attiene ai fatti come Aristotele; in nessun


altro troviamo costruzioni di pensiero ugualmente strane. Muovendo da
una piccola quantita di osservazioni elementari ed esatte, egli formula
delle teorie che subito influenzano fortemente il suo lavoro di ricerca
e diventano normative; come esempi, possiamo qui citare le dottrine delle
categorie e del movimento naturale degli elementi, e la sua teleologia.
II momento speculativo si rivela dunque nel modo in cui egli si accosta
ai dati materiali, nel suo modo di pensare, nelle strutture della sua rifles-
sione, in una parola nel suo metodo.70
Ai nostri occhi , e assolutamente ovvio che le scienze biologiche si
differenziano nei metodi dalle scienze naturali teoretiche. Aristotele invece
non aveva ancora scoperto questa distinzione.71 La parola physike signi-
fica in lui la scienza della natura semplicemente; egli sapeva benissimo
che per un verso ci si doveva attenere ai dati dell esperienza, per un altro
invece occorreva argomentare teoricamente. Sebbene egli sottolinei tanto
enfaticamente la sua distanza dai metodi di Platone, a suo giudizio me-
ramente speculativi,73 in realta invece ricorre molto piu di lui a generaliz-
zazioni speculative. Talora questo procedimento lo porta a presentare una
teoria geniale ed esatta , talaltra invece ad assurdita. Non sappiamo quan-
do e in quali circostanze esterne comincio le ricerche biologiche; possiamo
pero immaginare la situazione al tempo in cui incontro Teofrasto. Ari¬
stotele era allora prossimo ai quarant anni; aveva alle spalle un attivita
di circa vent anni in qualita di studioso e di professore nell Accademia ;
aveva compiuto ogni sforzo immaginabile per elaborare nuove metodo-
logie di ricerca ; in numerosi lavori aveva esposto tutta una serie di princi-
pi, o meglio, di strutture di pensiero, con il cui aiuto si potevano rendere
comprensibili i fenomeni fondamentali della natura e il mondo dell espe¬
rienza ; primo fra tutti, il principio « prima raccogliere il materiale, ta
phainomena, e poi ricercare le cause, aitiai » . Era ormai un pensatore
maturo. Teofrasto era un giovane di circa vent anni; non abbiamo alcun
motivo per ritenere che avesse avuto una preparazione corrispondente a
quella impartita nell’Accademia ; piuttosto, lo si puo immaginare come
una persona molto dotata e desiderosa di apprendere, in un atteggiamento
privo di preconcetti di fronte ai diversi metodi .
I meriti di Aristotele come osservatore di fatti , particolarmente di
A questo proposito si veda I. DURING, Aristotle s method in biology , in: Aristote
et les problemes de methode, Louvain 1961, 214-221. PA I 1 , 639b 30 - 640a 2 mostra
che egli considerava le linee direttive di metodo esposte in Phys. II 9 come valide
altresi per i suoi studi biologici.
71
La formula che ricorre sempre e xaxa TYJV atafb]aiv-xaxa x&v X6yov oppure
<puctxtoi;-XoYtx£i?. Passo principale An. pr . I 30.
77
Per alcuni esempi, cfr. sopra, pp. 426, 428, 430.
73
Nella dura critica a Platone, III 7, 306a 5-17; II 14, 297b 23 xa (patvopeva
xaxa XY)V aftribjatv ; anche in II 9, 290b 30-33 e in II 13, 293a 25-27. Su questo argo-
mento, una massa di informazioni e reperibile in L. BOURGEY, Observation et expe¬
rience chez Aristote , Parigi 1955.
586 ARISTOTELE

quelli relativi alia biologia marina, sono indiscutibili. £ probabile che sia
stato vivamente spronato dall entusiasmo del suo giovane amico, quando
insieme si fermarono in un primo tempo a Lesbo, e poi in Macedonia .
11 suo lavoro si svolgeva qui in una situazione esterna del tutto diversa
da quella di Atene; era lontano dall atmosfera dell Accademia ; si puo mol-
to facilmente immaginare che queste circostanze suscitarono in lui nuove
energie, e lo spronarono ad applicarsi a nuovi campi di ricerca . Mi riesce
pero difficile credere che abbia mutato in modo significativo le sue po-
sizioni fondamentali nella metodologia scientifica , ne esiste nelle sue opere
qualche accenno in questo senso. Anche in opere antiche e fortemente
speculative, come il De caelo , sottolinea come sia importante che teoria
e fenomeni siano in accordo fra loro.74 Se queste dichiarazioni sono tanto
piu frequenti negli scritti di biologia , e cosa che dipende dal contenuto :
e l argomento stesso che a cio lo obbliga . Come argomento principe che
dimostrerebbe il suo nuovo atteggiamento empirico si e soliti citare le
osservazioni sullo sviluppo delle api: 75 « I dati non sono sufficientemente
noti, sicche la mia spiegazione ha valore solo provvisorio; quando si
hanno a disposizione osservazioni migliori, si deve fare affidamento su di
esse piu che sulle spiegazioni teoriche, e su queste, in generale, soltanto
in quanto concordano con i fenomeni ». Particolarmente in GA 76 Aristo-
tele dice abbastanza spesso: « questo fatto non e ancora sufficientemente
osservato » ; naturalmente, questo suo atteggiamento e in relazione con il
contenuto, e nella maggioranza dei casi esso significa : « nella letteratura
non ho trovato nulla sull argomento, e le autorita su cui mi fondo non
sanno nulla in proposito ». Se poi certe osservazioni a cui egli si appella
sono false,77 non desta meraviglia , quando si tratta di cose e di fenomeni
che sono di difficile osservazione senza 1 aiuto di strumenti ottici. Ma
anche in casi, in cui non sono necessari strumenti particolari , egli registra
come « dati di fatto osservati » notizie che sono del tutto infondate: ad
es., che l uomo ha piu denti della donna ;7' che le palpitazioni si verificano
soltanto nell uomo, perche soltanto 1 uomo, a differenza degli animali,
vive nella speranza e nell attesa del futuro; che 1 uomo ha otto costole
per parte.75 Due volte racconta questa sciocca storia : « se si prendono
l albume e il tuorlo di parecchie uova , mettendoli insieme in un recipiente
e cuocendoli a fuoco lento, non troppo forte, il tuorlo si raccoglie tutto
nel mezzo, il bianco invece gli si dispone intorno » . Sembra un esperimen-

74
GA III 10, 760b 27-33.
75
721a 2 sull accoppiamento dei cefalopodi, 741a 34 sulla possibility che una
specie di animali possegga solo le femmine, 762a 34 sull accoppiamento delle chiocciole.
76
GA I 16, 721a 14 Te&etopTjTat TOUTO ini noXk&v e addotto come esempio so-
pra, nota 30.
77
HA II 3, 501b 19.
7!
PA III 6, 669a 19.
79
HA I 15, 493b 14. Con la mano si puo facilmente contatne almeno nove.
HA VI 2, 560a 30 - b 3, GA III 1, 752a 4-8.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 587

to attendibile, e invece e falso; se avesse interrogato il suo cuoco , non


lo avrebbe certo citato. Ma quegli studiosi che, da G.H. Lewes fino a
Bertrand Russell, si divertono a registrare tutti gli errori di Aristotele,
esagerano pero il loro significato; la stragrande maggioranza delle osserva-
zioni raccolte nelle sue opere e esatta, e molte sono geniali. All estremo
opposto si collocano coloro che, come W. Ogle, si liberano di tutti gli
errori come di mende testuali o di interpretazioni piu tarde. Limitiamoci
a costatare tranquillamente che Aristotele a volte si lascia fuorviare dalle
autorita di cui si fida.
Il materiale . Come fece Aristotele a raccogliere tutto il materiale
contenuto nei quattro scritti di zoologia ? Naturalmente non si puo de¬
terminate con sicurezza fin dove giunga la sua autopsia. Dallo studio
delle opere, pero, io ricavo la precisa impressione che sono relativamente
pochi i casi in cui puo trattarsi di effettiva autopsia dell oggetto. In un
caso, nel De caelo, Aristotele riferisce di una occultazione di Marte,'1 e
senza possibility di dubbio afferma di averla vista. Nella GA , l opera in
cui si trova la maggior parte dei rinvii diretti a osservazioni, a quanto
io ne so, non dice mai « questo l ho visto personalmente » ; tutte le
osservazioni vengono riferite in modo neutro. Le sue informazioni ri-
salgono in modo particolarmente frequente ai pescatori, ma anche a pa-
stori , cacciatori , allevatori di maiali," allevatori di api," veterinari,85 e per -
sino a ciarlatani." In un caso 87 si lamenta che i pescatori non compiano le
loro osservazioni per interesse scientifico. Un altra volta costata di dover
sospendere il giudizio, perche ha a disposizione soltanto un numero in-
sufficiente di osservazioni, o nessuna del tutto." Ora e palese che gli
accenni ad osservazioni fatte, o alia loro insufficienza , sono in numero
assai maggiore in GA che nelle altre tre opere; dobbiamo interpretare
questo fatto come un segno che in GA Aristotele e maggiormente em-

81
Cfr. sopra , p. 396, Jtopaxapev 292a 4. Anche se traduciamo con « abbiamo
visto », egli include anche se stesso. Nella Meteorologia si richiama spesso a sue pro-
prie osservazioni, si veda sopra, p. 402, nota 50.
toirrai ( con oppure senza negazione ), 14 volte; |x £voi; ICTTIV , due volte;
E 7r £S7nm una volta ; Joipaxat due volte ; opoivTai una volta ; opacrOm una volta ;
-
opav £?e(rav due volte. In HA e GA, una frase quale clot rive; ol copaxivtxi <paalv
e tutt altro che rara . Nei primi otto libri dell HA non ho trovato l espressione OUTTOJ
<07rrai. Nel libro IX, con ogni probability risalente a Teofrasto, troviamo invece
auT07rn)? e numerosi riferimenti a osservazioni personali.
HA VIII 6, 595a 21.
8<
GA III 10, 760a 2 .
85
HA VIII 24, 604b 26.
88
HA VI 18, 572a 21. I testi, per quanto riguarda aXtotc, poux6Xoi, vopeti;, fbjpEu-
xal, xuvyjfot , 6pvtOotHjpou, ol KpTOipot sono raccolti in Bonitz. Nelle farmacie Aristo¬
tele vide serpenti e ragni vivi, HA VIII 4, 594a 23.
87
-
GA III 5, 756a 33 ouOiv njpei TO0 yvcovat yipw.
88
III 10, 760b 30-33, sopra citato, cfr. nota 74.
588 ARISTOTELE

pirico ? O il motivo non e forse piuttosto che in GA il suo lavoro si svol-


geva su un materiale piu difficile, e che in questo campo poteva fondarsi
in misura minore su fonti scritte ? Piu dei due terzi dei riferimenti
a osservazioni fatte o mancanti riguardano particolarita della fauna mari¬
na. Alcune di queste osservazioni senza dubbio sono frutto dell autopsia.
Nel caso degli animali domestici, invece, Aristotele poteva sfruttare le
opere sull agricoltura .
La maggior parte dei suoi dati Aristotele la trasse dalla letteratura .
Ora, come e noto, Aristotele nomina espressamente i suoi precursori in
generale soltanto nei casi in cui la sua opinione e diversa ; anche allora,
egli usa spesso soltanto la formula « alcuni dicono » , o simili.8 Pos-
siamo supporre che avesse fatto degli estratti dagli ampi resoconti di
viaggio di Scilace, Ecateo e Ctesia. Nei confronti di Ctesia e diffidente,”
pero senza dubbio utilizza parecchio materiale tratto dai suoi Indika.
Rivolge aspre critiche a Erodoto, pero, senza dir nulla, lo segue nella
descrizione del coccodrillo e dell ippopotamo; questo e uno dei pochi
casi in cui siamo in grado di controllare direttamente il suo metodo di
lavoro. Gli antichi pensatori ionici sono da lui citati soltanto come « i
fisiologi »; nomina peril Alcmeone, Anassagora, Empedocle, Leofane; in
particolare il suo apprezzamento, come di consueto, va a Democrito.
Nomina, poi anche Erodoro, il padre di Brisone, i medici Syennesis e
Polibo; 1 una sua fonte importante fu Diogene di Apollonia . Ma Aristo¬
tele non trasse estratti soltanto da scritti di carattere specialistico; non
di rado si riferisce anche a descrizioni di animali in Omero, e una volta
anche alia descrizione dell aquila in Esiodo; cita Epicarmo, Museo, i poe-
mi orfici, e le favole di Esopo. Non disdegna neppure la letteratura ga-
stronomica, e racconta a volte aneddoti del tipo di quelli che troviamo
nella Storia varia di Eliano.”
Secondo un testo di Plinio, citato con particolare frequenza nella
bibliografia anteriore, Aristotele dovrebbe essere stato appoggiato nelle
sue ricerche biologiche da Alessandro. Alessandro sarebbe stato colto
dalla passione di conoscere il mondo animale, e avrebbe chiesto quindi
ad Aristotele di comporre uno scritto sull argomento. Avrebbe messo a
sua disposizione qualche migliaio di uomini in Asia e in Grecia, e cost
via. Naturalmente, questa e una favola ellenistica. Aristotele comincio a
occuparsi seriamente delle ricerche biologiche al piu tardi durante il suo
soggiorno a Lesbo; una notizia che si trova in Eliano dimostra che pro-

89
TivJ? Tcov TTp6r£ pov , ol qjumoXiyoi, ol apyatoi , TivJp TOIV qjuaixcov.
90
HA VII 28, 606a 8 oux fl>v
91
Spesso soltanto ol iarpo!, per es. HA III 4, 514b 2, PA IV 9, 685b 5.
92
Per es., HA VI 2, 559b 2: a Siracusa un ubriacone avrebbe messo delle uova
nella terra sotto la stuoia del suo letto, ed avrebbe gozzovigliato a letto a lungo, senza
interruzione, finchd i pulcini nacquero.
95
Hist. nat. VIII 16, 44, si veda DURING, Biogr. trad ., 288 dove e raccolto il
rimanente materiale.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 589

segui queste indagini in Macedonia, e i toponimi presenti nelle opere lo


confermano. II suo principale collaboratore era il giovane Teofrasto; l aiu-
to che egli ottenne interrogando pescatori e cacciatori fu verosimilmente
piuttosto elementare. Nei confronti di storie enfatiche su Aristotele come
organizzatore di ricerche scientifiche in grande stile personalmente sono
alquanto scettico. Nelle piu serie relazioni antiche non si trova alcuna
prova in questo senso.
Abbiamo il diritto di pensare che Aristotele, con l aiuto di Teofrasto
e di altri scolari a noi rimasti ignoti, raccogliesse dalla letteratura e dal-
l osservazione il materiale che gli serviva di base ;*4 il vero contributo di
Aristotele sta nell aver spiritualmente compenetrato e rielaborato questo
materiale. Il primo scopo che si propose nell HA fu di esporre le diffe-
renze di struttura e di forma dei vari animali, e di delineare per tal modo
un quadro generale della struttura morfologica del mondo animale. Seb-
bene 1 HA sia descrittiva in misura molto maggiore delle altre opere ari-
stoteliche pervenuteci, tuttavia anche in essa predomina la riflessione ana-
litica. Come abbiamo veduto, la parte autentica de ]l HA a noi conserva-
tasi e composta in modo ben ponderato. La filosofia che sorregge questa
composizione e che in natura dominano l ordine e la regolarita ;95 gli ani ¬

mali si dispongono secondo una scala che va dagli uomini fino agli orga-
nismi inferiori. L anatomia comparata di PA costituisce ugualmente un
contributo filosofico di alto livello. Ricorrendo all idea dell analogia, Ari¬
stotele giunge a una concezione delle funzioni degli organi che nelle
sue linee fondamentali e esatta . Nell opera De incessu animalium pone
il principio che nessun animale dotato di sangue puo avere piu di quattro
centri del movimento, e che le forme umane alate, comunemente diffuse
nell arte, sono insensate, se giudicate da un punto di vista zoologico.
Anche in quest opera non si tratta tanto di descrizione, quanto piuttosto
di un intelligente analisi dei processi. La sua opera biologica piu matura,
la GA, e dal principio alia fine una discussione di problemi *
Descrizione, classificazione e sistematica , quindi, nelle opere biolo-
giche conservateci non stanno mai in primo piano. Il numero esatto delle
specie animali da lui citate non si puo determinare con precisione, perche
e impossibile identificare alcune di quelle nominate solo di passaggio. Se
94
I suoi excursus , TrapexPyjvat , mostrano che egli a volte usava aggiungere appen-
dici , basandosi sulle proprie raccolte di materiale: in PA II 14, 658b 11, all esempio
-
tipico 3Xe <pap £Se<; ato njpiap yap tv ne aggiunge altri , che servono a illustrare le prov-
vide cure della natura ; PA III 10, 673a 10-26 sul riso, chiaramente si tratta di estratti
dalla letteratura.
95
GA V 1, 778b 3 Teraypiva xal ibpiapilva Ipya . Si riferisce a PA I 1, dove e
detto ( 641b 18 sgg): « Certamente T(> TCTaypilvov xal <!> ptap£vov si palesa molto piu
nelle cose celesti che non sulla terra, ma esiste veramente qualcosa che noi chiamiamo
cpuai?, e il fenomeno basilare della natura e che dagli stessi semi deriva sempre un
individuo della stessa specie. Il ciclo biologico corrisponde all ordine celeste ».
96
La parola chiave e d Tip |x£XXei Hetoprjaeiv Tap aMap Si ap eiaiv , I 4,
717a 13.
590 ARISTOTELE

sommiamo le diverse specie animali giungiamo al seguente risultato:


mammiferi 75
uccelli 204
anfibi e rettili 22
pesci 133
animali molli = cefalopodi = seppie 7
animali a guscio molle = crostacei 18
insetti 83
testacei: chiocciole, conchiglie, ostriche; anemo-
ni di mare ( = Actinia ), echini, ghiande di ma ¬
re ( = Balanus ), Ascidie, cetrioli di mare ( =
Holothuria ), spugne 39

581
Di questi animali, circa 550 sono stati identificati,97 di alcuni, pero,
e noto soltanto il genere ; un nome collettivo puo dunque indicare anche
parecchie specie animali. Mancano parecchi animali diffusi nella Grecia:
bisogna tenere presente che Aristotele non si propose mai, in nessuna
delle opere di biologia che ci sono pervenute, di enumerare tutti gli ani¬
mali a lui noti; accade che egli scelga a mo di esempio un animale, che
generalmente e menzionato in un solo caso.
In Aristotele non si trova mai un esposizione complessiva della si-
stematica.98 Presuppone tacitamente un sistema naturale, e si esprime in
modo molto critico nei confronti di criteri di partizione artificiosi, in
particolare nei riguardi della dicotomia, cioe del metodo accademico della
divisione in base a due caratteristiche: per es. animale dotato o privo di
zampe, bipede o quadrupede, fissipede o non fissipede , con dita profon-
damente separate o meno, e cost via . Speusippo invece cerco di stabilire
un sistema naturale ; i suoi concetti fondamentali erano « simile » o « af ¬

fine ». £ un problema insoluto quello dei limiti entro i quali Speusippo


era spinto da un interesse zoologico-botanico, o se invece la sua opera
di classificazione fosse subordinata a una finalita prevalentemente logica .
II forte interesse che l Accademia nutriva per i problemi di classificazione
97
AUBERT-WIMMER, 60-184, C.J. SUNDEWALL, Die Tierarten des Aristoteles aus
den Klassen der Sdugetiere, Vogel , Reptilien uttd Insekten , Stoccolma 1863 ( ediz. in
svedese, 1862 ); P. GOHLKE, come appendice alia sua traduzione della GA, Ueber die
Zeugung der Gescbopfe , Paderborn 1959.
98
Fondamentale e J.B. MEYER , Aristoteles Thierkunde , Berlino 1855. La disser-
tazione di L. HECK, Die Hauptgruppen des Thiersystems bei Aristoteles , Lipsia 1885,
non offre molto di piu rispetto al lavoro del Meyer. Assai pregevoli sono gli articoli
di D.M. BALME, Aristotle s use of differentiae in zoology , in ; Aristote et les problemes
de methode , 195-212, e rbnc, and slSoc, in Aristotle s biology , « Cl. Quart. », 1962,
81-98.
OHOIOV , TrapatcX CTiov . Eccellente, ma ormai alquanto invecchiata , e la raccolta
99

dei frammenti a cura di P. LANG, De Speusippi Academici fragments , Bonn 1911; in


merito J. STENZEL, in RE III A 1636-1669.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 591

era noto anche all esterno della scuola . Un frammento del comico Epi-
c r a t e r i t r a e con vivacita una scena dell insegnamento quotidiano :
A.: Che fanno ora Platone, Speusippo e Menedemo ?
B.: Ne sono bene informato. Alle Panatenee ho veduto una schiera di giovir
netti nell Accademia, e ho udito un discorso stravagante. Si occupano,
evidentemente, di dividere animali, alberi e piante in generi e specie;
proprio allora dovevano determinate a qual genete appartiene una zucca .
A.: Ci riuscirono ?
B.: Prima stavano tutti muti e pensierosi, e si lambiccavano a testa bassa. Poi
tutto d un ttatto uno dei tagazzi se ne venne fuoti con una definizione:
« un ortaggio con frutti sferici ». Un altro disse che la zucca appartiene al
genete « alberi ». Un medico siciliano 101 che ascoltava queste chiacchiere
scoppio a ridete della loro ingenuita.
A.: Non ne erano indignati ? Perche non bisogna comportarsi cost nell Acca¬
demia.
B.: No, i ragazzi non lo notatono affatto. Ma ecco che Platone prende la parola.
Calmo e pacato comincio a spiegate loro per bene a quale genete appar¬
tiene la zucca, e quando li lasciai etano sempre alle prese con la classifi-
cazione.
La pointe della scena sta nel fatto che il narratore si stupiva della
pedanteria cavillosa degli Accademici proprio come il medico siciliano.
Se e esatto che Filistione assiste alle esercitazioni dell Accademia sotto
la direzione di Platone, Speusippo e Menedemo, allora l episodio descritto
da Epicrate deve essere avvenuto verso la fine degli anni sessanta. Il fat ¬
to che Aristotele, durante i suoi anni di scuola , conoscesse personalmente
un esponente in vista della medicina siciliana fu importante per il suo
sviluppo spirituale. Dobbiamo supporre che personalmente gia propen-
desse per una classificazione per generi naturali , e che abbia scoperto
presto la debolezza del metodo dicotomico,102 vale a dire l arbitrarieta con
cui si sceglievano i caratteri distintivi. Chi trasceglieva queste caratteri-
stiche fra tutta una gamma di possibility aveva, di fatto, fin dal principio
presupposto come conosciuta la definizione dell oggetto da definire. Gli
esercizi di classificazione che si compivano nell Accademia chiarirono ad
Aristotele che il metodo della bipartizione puo esser utile in determinate
circostanze; ma nello stesso tempo egli riconobbe I’impossibilita di met-
tere questo metodo di classificazione alia base delTintero regno animale.
La sua sistematica rappresenta un tipico compromesso, logicamente del
tutto insoddisfacente, ma eccellente ai fini pratici. Se si raccolgono le sue
enunciazioni teoriche in materia di sistematica , si trovano parecchie con-
traddizioni ; per es., egli biasima energicamente la partizione per negazio-
100
Fr . 11 , II 287 KOCK .
101
Probabilmente Filistione. Si vede che Epicrate aveva una buona istruzione ;
egli conosceva l’atmosfera aristocratica dell’Accademia e sapeva che Platone volentieri
dibatteva una questione « da cima a fondo ».
102
Cfr . il mio Aristotle s Part , an., 109-114 , e G.E.R . LLOYD, The development of
Aristotle' s theory of classification of animals , « Phronesis » 1961 , 59-81 .
592 ARISTOTELE

ne, e tuttavia la usa proprio per la definizione dei suoi due gruppi fonda-
mentali, gli animali dotati di sangue e gli animali privi di sangue. La sua
piu importante scoperta fu che non si puo dividere secondo un unica ca-
ratteristica: 103 « piuttosto, bisogna come prima cosa dividere gli animali
secondo i generi naturali; e qui i nomi generalmente usati, come uccelli
e pesci, ci mostrano la via. Ognuno dei generi cosi ottenuti viene deter¬
minate mediante parecchie caratteristiche, e non secondo il metodo della
bipartizione. Se si procede cosi, si possono utilizzare anche caratteri ne-
gativi, che invece secondo il metodo della dicotomia non costituiscono
alcun genere ».
La sua partizione degli animali in due gruppi principali e geniale,
e resiste ancora oggi, sebbene egli abbia scelto come criterio distintivo
la presenza di sangue rosso. In base a un passo di PA 1<M si suole gene¬
ralmente affermare che la partizione in animali provvisti di sangue { = ver-
tebrati ) e sprovvisti di sangue ( = invertebrati ) deriva da Democrito.
Questo pero non e completamente certo ; nel passo in questione, si dice
che Democrito affermava che tutti gli animali hanno gli stessi organi in-
terni , ma che questi non sono visibili negli animali privi di sangue a
motivo della loro piccolezza. Ora , quando Aristotele park delle teorie
133
dei suoi precursori , spesso sostituisce ai loro i suoi termini tecnici.
Prima di Aristotele le parole enaimos-anaimos non sono documentate
in senso tecnico , ne, prima di Aristotele, conosciamo alcuna classificazione
degli animali che sia in qualche misura coerente.106
Per le partizioni all interno degli animali dotati di sangue egli si
contento dei nomi collettivi popolari; 107 mediante le determinazioni a
103
I 3, 643b 9 6X(o? S O7toiavo0v 8ia(popav pta SiatpouvTt , TOUTO aup(3alvetv
avayxatov . Le incoerenze della sua classificazione sono indicate da D.M. Balme negli
articoli sopra citati.
154
III 4, 665a 28-33 = 68 A 148 DIELS-KRANZ.
l s
° Noti esempi sono: OAT], quando Aristotele illustra la teoria ionica della ma¬
teria, opotopepTj nella sua relazione su Anassagora, evepyeta nella sua relazione su
Democrito.
104
Si & solid citare come precedente del sistema aristotelico degli animali la divi-
sione che si incontra nell opera Sulla dieta II ( VI 544-552 LITTRE ); cosf G. SENN ,
p. 88 dell op. cit . sopra, nota 32. Lo scrittore parla degli animali commestibili ; per i
mammiferi ( cap. 46 ) egli non possiede un nome comprensivo dell intera categoria; poi
descrive gli uccelli e i pesci ; i pesci sono distinti fra loro sulla base del luogo in cui
vivono, in OaAaamoi, roTpaToi , 7toTaptot , Aipvaiot . Menziona inoltre i 7roXu 7roSe? e di
versi tipi di chiocciole e molluschi ; qui non ritroviamo denominazioni sistematiche.
Come Platone e Aristotele, egli distingue ( cap. 49 ) gruppi di animali a seconda delle
abitudini di vita, di nutrizione, della presenza o meno di pellicce, ecc.; qui compaiono
anche le denominazioni 7toAuatpa , Svatpa , SAiyaipa , dunque non in senso termino-
-
logico come in Aristotele. Secondo C. Fredrich , il Ilepl Stai cT) ? non e stato scritto
molto tempo dopo il 400. Per conto mio, inclinerei a spostare il termine a una gene-
razione piu tardi; Diode entra in polemica con lo scrittore come se si trattasse di un
contemporaneo di pochi anni piu anziano.
107
-
Da lui indicati come piyttroc yevTj : (1) t tooToxouvTa ev au roT?, cioe preci -
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 593

essi aggiunte di « vivipari » e « ovipari », ottenne un sistema di quattro


grandi generi. Per gli animali privi di sangue non esisteva prima di lui
alcun nome collettivo utilizzabile.1" In questo caso assunse allora a criteri
distintivi le qualita fondamentali del loro corpo facilmente accessibili alia
semplice osservazione: molluschi, animali a tegumento molle o duro,
animali dotati di un incisione. Questa sua classificazione e giustificata
abilmente e diffusamente. E chiaro che fu il primo a far derivare giu-
stamente l origine dei vasi sanguigni dal cuore,1 e a fissare questo carat-
110
tere come distintivo dei vertebrati; corroboro questa tesi osservando
che nell embrione la prima cosa a muoversi e il cuore.1" La sua indipen-
denza emerge in modo particolare nella classificazione degli invertebrati;
le loro caratteristiche salienti sono la mancanza di sangue rosso, l assenza
di visceri ( e qui dobbiamo intendere gli organi maggiori ), l assenza di
respirazione ; come unica caratteristica positiva comune a tutti, cita il
cosiddetto meconio.112 Devo rimandare chi desideri particolari piu precisi
alia fondamertale esposizione di J.B. Meyer.
Particolarmente interessanti sono alcuni suoi tentativi di inquadrare
nel sistema certe forme intermedie. Le scimmie sono da lui considerate
come una forma di transizione fra l’uomo e i quadrupedi vivipari;113 il
pipistrello si avvicina, per gli organi motori, agli animali alati.1'4 La foca
e descritta come un quadrupede quasi atrofizzato;115 in un passo, la no-
mina insieme con i cetacei ;116 rimane incerto se la annoverasse fra le ba-
lene. Fra i cetacei, che egli classificava come un « grande genere », cono-
sceva particolarmente bene il delfino e la centrina : li descrive molto ap-
profonditamente e dimostra che sono mammiferi. £ interessante ricor-
dare che il noto zoologo francese P. Belon ( 1551 ) li classified nuovamen-
te fra i pesci. Anche relativamente alle spugne, che egli annovero fra gli
animali,117 il suo giudizio fu piu esatto di quello dei successori. Il paguro
e da lui descritto come un anello intermedio fra i molluschi e gli animali
a guscio molle: propriamente sarebbe un tipico crostaceo, sarebbe pero
samente i nostri mammiferi ; ( 2 ) fipvi&ec, gli uccelli ; ( 3 ) xexpdmoSa 5) feoSa tpoToxouvxa,
i rettili e gli anfibi ; ( 4 ) i pesci.
10
* Cio risulta da HA I 6, 490b 10 8 xaAeixai oaxpeov. Egli sostituisce una parola
banale con un termine preciso. I quattro grandi generi di £vaipa sono: ( 1 ) paAaxia ;
( 2 ) paXaxiaxpaxa ; ( 3 ) 6axpax68eppa ; ( 4 ) gvxopa.
HA III 3, 513a 15-27.
110
PA III 4, 665b 9-10.
1,1
PA III 4, 666a 20-22; GA II 1, 735a 23; II 4, 740a 17; HA VI 3, 561a 12
xouxo SI xi> cr/) peTov 7nf ]8a , da cui punctum saliens.
112
HA IV 2, 526b 31 ( e spesso ) XTJV xaXoupiv7)v SI puxiv f ) pyjxtova, l analogo
del fegato. 1
j
115
HA II 8, 502a 16 jroqjKpoxept ei XTJV (puaiv xu x dvSp(07ra> xai xot? xexpa-
7roaiv , cost pure in PA IV 10, 689b 31.
114
PA IV 13, 697 b 2, dice xoi? non uccelli.
113
HA II 1, 498a 31.
HA III 20, 521b 23-24.
117
Sebbene siano simili alle piante, HA VIII 1, 588b 20, PA IV 5, 681a 11.
594 ARISTOTELE

simile ai testacei per il fatto che si fissa in un guscio e in esso abita .1"
L interesse e la competenza con cui Aristotele descrive queste forme miste
10 mostrano nel suo aspetto migliore di naturalista .
Accanto al sistema dei « grandi generi » di cui abbiamo parlato, egli
utilizza anche altri criteri di raggruppamento, come ad es. il tipo di di-
mora o le abitudini di vita ; park di animali terrestri o acquatici, animali
gregari, animali notturni o diurni, ecc. I raggruppamenti cost ottenuti,
pero, sono utilizzati soltanto per scopi determinati, senza che Aristotele ne
faccia un uso in qualche misura sistematico.
La scala della natura. In natura domina l ordine, e ogni cosa natura-
le ha un suo scopo; da queste due idee fondamentali Aristotele fu con-
dotto alia grandiosa concezione di un ordinamento graduale della natura .
11 fatto primario e l ordine. Con il 11pensiero possiamo figurarci la materia
come qualcosa in se non articolato. Quando la natura crea da essa qual ¬

che cosa , ecco che ne risulta subito un ordine. Anche nella materia ina-
nimata domina un principio dell ordine.1 Inoltre, ogni opera compiuta da
una cosa naturale ha uno scopo, ogni facolta di cui e dotato cio che
e creato dalla natura mostra di avere un fine. Nel fuoco, nell acqua , nella
came e nelle ossa cost come nella mano e nell occhio, negli oggetti inani-
mati cost come negli esseri animati, nell argento e nel bronzo, nelle
piante e negli animali si palesa uno scopo, che e meno visibile la dove la
materia prevale,121 piu evidente negli organismi composti, in cui la fun-
zione si dispiega in una forma ben delimitata e facilmente determinabile.
I singoli tele si connettono poi in modo ragionato entro una struttura
gerarchica .
« La natura procede gradualmente dalTinanimato agli animali, passando
attraverso quelle forme che sono si vive, ma non sono animali. All interno di
questa serie ininterrotta ci rimangono oscuri i confini e i termini medi, sicche
non ci risulta possibile affermare con sicurezza a quale sezione appartengano gli
esseri che si trovano fra l uno e l altro gradino. Subito dopo le cose inanimate
si colloca il regno delle piante ; anche all interno di queste , le une si differenziano
dalle altre per una piu spiccata partecipazione alia vita .122 Questo regno, nel suo
complesso, risulta animato a paragone della materia inanimata, ma anche, d altra
parte, appare privo di anima a paragone del mondo animale. La transizione dalle
piante agli animali e graduale ; per alcuni esseri che si trovano nel mare, le
spugne, le ascidie, gli anemoni di mare ( Actinia ), e difficile dire se sono piante

m
HA IV 4, 529b 19 - 530a 16.
120
-
Phys. II 1, 193a 11 appiiOpia rov xaO £ <XUTO I 5, 188b 12 avappoarov .
119

-
Pol . I 5, 1254a 31 xal TOUTO ( l ordine ) £x riji; araxarji; (puaeco? bj' jvApyei TOIQ
xal yip ev TOT? pr; picTE/ ouat imi m; apy/i] olov appovtap. Questa
appovla e ( 188b 15) identica con la za.Zyc, o la auvOemt;.
121
Meteor. IV 12, 390a 3 zb yap o5 £vcxa i xiaxa evvauda SijXov OTTOU TcXcta-
- -
rov riji; GXr]?.
122
Cfr. Protr. B 17 e 74-86 sui vari gradi di partecipazione alia vita.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 595

o animali; anche alcuni testacei, come le pinne e i soleni ,123 formano delle con-
crezioni, e separati non sono piu in grado di vivere; questo genere nel suo com-
plesso si avvicina di piu alle piante, se lo si paragona agli animali che possono
muoversi . Anche sotto il profilo dello sviluppo dei sensi si puo costatare un
ordinamento graduale ; l uno dopo l altro risultano possedere vita e movimento
in misura sempre crescente. Le piante, chiaramente, non sono destinate ad altro
che a generare individui della stessa specie; alio stesso modo, anche in certi
animali non si puo riconoscere altro fine se non la riproduzione.124 A un grado
piu elevato la vita degli animali e invece piu completa ; essi si distinguono per
il desiderio sessuale, l amore della prole e la sua cura. Alcuni si danno cura di
nutrire i piccoli soltanto finche sono cresciuti, e poi non se ne danno piu pen-
siero; quelli piu intelligenti e dotati di migliore memoria, invece, per lo piu
vivono in gruppo con i loro discendenti. Le differenze di nutrimento si confor-
mano alia materia di cui gli animali constano. Cio che e conforme a natura e
piacevole,125 e tutti gli animali perseguono cio che procura loro sensazioni piace-
voli secondo la loro natura ».126
Ma Aristotele puo muovere anche da punti di vista diversi . Riteneva ,
ad es . , di aver trovato un criterio nel calore vitale interno ; quanto piu
caldo e il sangue di un animale , tanto piu in alto questo si colloca . In-
dividuo poi un secondo criterio in quello che si potrebbe chiamare il rap-
porto fisico fra il corpo e le funzioni psichiche .
« Uccelli, pesci e tutti gli animali dotati di sangue sono nani , e percio,
quanto a intelligenza, tutti gli animali sono inferiori agli uomini. Anche fra gli
uomini i bambini, come gli adulti affetti da nanismo, sono meno intelligenti. La
ragione ne e che la sede dell anima 127 e diventata corporea e meno mobile per
il peso del corpo. Nel caso, dunque, che decresca il calore interno che solleva il
corpo verso l alto, e insieme si accresca l elemento terrestre, il corpo degli ani¬
mali diviene piu piccolo, e aumenta il numero delle zampe, infine le zampe spari-
scono, e l animale striscia sulla terra. Proseguendo cosi gradualmente, gli animali
dei gradi inferiori hanno effettivamente in basso l organo piu importante;12* la
parte che corrisponde alia testa e immobile e priva di sensibilita ; in questo stadio
l organismo e una pianta che ha la parte superiore in basso e la parte inferiore
in alto. Infatti nelle piante le radici hanno lo stesso valore della bocca e della
testa, mentre il seme si forma all estremita dei rami ».

Riassumendo, possiamo dire che nell ordinamento degli animali se ¬

condo la scala naturae Aristotele utilizza tre criteri : 1 ) i tre gradi della
123
7uvvate acoXtjvei;, gli odierni generi pinna e solene.
124
Soltanto che i piu grossi assaltano e mangiano i piu piccoli e deboli , come
dice in VIII 2.
125
La dottrina di Eudosso, cfr. sopra, p. 517 , nota 160.
126
Secondo HA VIII 1, 588b 4 - 589a 9; e PA IV 5, 681a 12-28. Cfr. piu
sotto, p. 604.
127
PA IV 10, 686b 27 fj xrj? ijiux7)? apx7) Che cosa egli intenda, risulta chiaro
da 686a 30, e da GA III 11, 762a 24-27 : xal ol TATTOI aeuoi xal T6 atopa TOpiXapPavov,
la posizione e la materia corporea che la circonda influiscono sulla u / ixf ) .
128
I crostacei sono capovolti come piante, 638b 18 xarco xrjv xeqxxXtjv ( yei. Cfr.
Tim. 90ab.
596 ARISTOTELE

vita psichica : funzioni vegetative, percezione e movimento, facolta del


pensiero; 2 ) il calore del corpo; 3 ) il grado della composizione: quanto
piu un organismo e complesso, tanto piu elevato esso e; gli animali infe-
riori, infatti, sono di struttura cost semplice che anche parti separate di
essi possono sopravvivere; gli animali superiori, invece, hanno un elevato
grado di unita nella loro struttura complessa. Quando, in GA II 1, di¬
scute per l ultima volta un ordinamento graduale, egli annota che i con-
fini sono mobili.1 Ora il punto di vista assiologico domina in lui com -
pletamente: 1 ) gli animali piu perfetti hanno molto calore proprio e
umidita, e meno dell elemento terroso; procreano piccoli vivi e completa-
mente sviluppati al momento della nascita . 2 ) i pesci cartilaginosi e le
vipere sono freddi e umidi; procreano piccoli vivi, pero in un primo tempo
sotto forma di uova . 3 ) uccelli e rettili sono caldi e secchi; le loro uova
non crescono piu una volta che sono state deposte. 4 ) pesci, crostacei e
molluschi sono freddi e secchi; le loro uova crescono dopo essere state
deposte. 5 ) il minimo di calore si trova negli insetti, che producono
delle larve, quando si moltiplicano per accoppiamento. Si vede subito co¬
me le conclusioni di Aristotele in GA siano piu aprioristiche e speculati¬
ve che nelle opere precedenti.
L ordinamento gerarchico della natura serve costantemente ad Ari¬
stotele soltanto per gettare uno sguardo d insieme sul mondo organico.
Se ci chiediamo, nei singoli casi, come collocasse i generi degli animali in
questo ordinamento, non troviamo nelle sue opere alcuna indicazione
diretta ; una risposta ci e pero offerta dalla successione secondo cui, di
regola, dispone gli animali nella sua anatomia comparata .
Linee fondamentali della filosofia biologica di Aristotele. « Genera-
zione e corruzione costituiscono un eterno ciclo, e questa continuita , a
mio avviso, ha un fondamento inoppugnabile, cioe la regolarita della na ¬
tura e il fatto che questa continuamente tende al meglio ». Nella dot-
130

trina del ciclo biologico concorrono alcuni dei concetti fondamentali di


Aristotele: la presenza dell universale, dell eit/or , nella vita della natura
creatrice; la venerazione per il movimento del cielo stellato, che procede
secondo leggi esatte, che la nostra ragione puo conoscere e calcolare ;
la bellezza immediatamente evidente di un essere vivente nella sua piena
fioritura, sia esso una pianta, un animale o un uomo; l irrefutabile dato
di fatto che da un seme nasce un individuo della stessa specie di quello
che ha prodotto il seme. Questa dottrina trovo la sua espressione piu
concisa nella proposizione che, come uno slogan, risuono spesso nelle aule
dell Accademia in risposta alia dottrina delle idee di Platone : « un uomo
genera un uomo ».131 Non era facile per i platonici convinti, come fa no-

129
732b 15 <TU[i.(3oavei St TCOXXT) £R O X X X T O T? y£veatv .
130
GC II 10, il testo fondamentale della filosofia biologica di Aristotele, citato
piu estesamente sopra, pp. 430-434.
131
Tra i numerosi passi delle sue opere, in cui questa frase viene enunciata
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 597

tare K. Oehler , trovare un argomento ugualmente plausibile da opporre


a questo factum brutum , mediante il quale Aristotele dimostrava l intera
sua filosofia. In questa secca formula gli riusciva doe di dare espressione
a una filosofia in cui riuniva due elementi apparentemente incompatibili:
Pinvariabilita e l eternita della forma e il movimento, la variability e la
corruttibilita della cosa singola .
Come quasi tutte le proposizioni fondamentali della filosofia di Ari¬
stotele , anche questa ha le sue origini e la sua fonte di ispirazione nel
pensiero di Platone:
« Il generare e il concepire sono cosa divina, e costituiscono qualcosa di
immortale nella vita mortale. La natura mortale cerca , per quanto le & possibile,
di divenire sempre immortale; e lo pu& attraverso il processo della generazione,
mediante il quale continuamente un nuovo giovane viene sostituito al posto
dell anziano ; non nel senso che continui a esistere sempre uno e identico come
il divino,132 ma nel senso che quel che passa e invecchia si lascia dietro un altro
essere nuovo, giovane, uguale per la specie a quello che era lui . Per questa dispo-
sizione, ci& che e mortale partecipa di cio che e immortale , tanto il corpo come
tutto il resto » .

Puo essere istruttivo osservare come Aristotele trascrisse questo pas -


so nel suo linguaggio: 133
« La funzione piu naturale negli esseri viventi adulti e non mutilati , o che
si riproducono per generazione spontanea , e quella per cui essi ne generano un
altro della stessa specie, l animale un altro animale, la pianta una pianta, affinche
essi partecipino, per quanto e loro possibile, dell eterno e del divino. Perche
tutto tende a questo, e tutto cio che opera opera in vista di questo fine secondo
la natura. Per il numero, cio che e mortale non puo, e vero, essere eterno

chiarendone il significato, i piu importanti sono i seguenti: Lambda 3, 1070a 7-8 ;


Phys. II 1 , 193b 9-18 ; GC II 10; Ny 5, 1092a 11-17 ; EE II 6, 1222b 15-18 ; PA I 1 ,
641b 25-28 ; De an. II 4, 415a 26 - b 7 ( relazione quasi parola per parola del Symp .
208b ); GA II 1 , 731b 31-35 ; Zeta 8, 1034a 6 T8 TOI6V8E ETSOS hi TcdaSe aap l
y.cd baroiQ . Si riscontra quindi la stessa concezione di fondo a partire dalle prime
opere per giungere fino a quelle piu tarde. Pregevoli osservazioni , a questo riguardo,
si trovano in E. FRANK, Das Problem des Lebens bei Hegel und Aristoteles , in Wissen,
Wollen, Glauben , Zurich 1955, 218-231; il problema e trattato esaurientemente da
K . OEHLER, Ein Mensch zeugt etnen Menschen , Frankfurt a.M., 1963 . Utilizzo alcune
delle traduzioni di Frank e di Oehler.
112
Simposio 208a T8 OCUT8 <XE1 clvat a>o7rEp TO OEIOV , cfr. De an. II 4, 415a 29
Iva TOU del TOU Aciou piETExcoaiv. M . GRENE, A Portrait of Aristotle , Londra 1963,
discute utilmente ( pp. 58-62 ) la fondamentale differenza fra la concezione platonica
del ciclo biologico, esposta nel discorso di Diotima nel Simposio , e quella di Aristotele
nel GC II 10.
133
De an. II 4, 415a 26 - b 7 . Nell esposizione di Platone domina il tema del-
l eros . In Aristotele esso viene enunciato semplicemente mediante le parole navra
iy.eivou ipiyeTou.
598 ARISTOTELE

( perche l esistere e cio che e nel singolo ), ma per la specie134 puo essere eterno.
Percio 135 esistono eternamente i generi dell uomo, dell animale e della pianta ».
La differenza profonda, che va al di la di ogni loro concordanza,
trail pensiero di Platone e quello di Aristotele e da noi abitualmente
espressa mediante la formula scolastica « trascendenza - immanenza della
forma » . Aristotele deve pero avere certamente riconosciuto che la sua
dottrina dell eternita della forma era strettamente affine alia teoria plato-
nica delle idee:
« Se in qualche caso la forma esiste per se, accanto alia cosa singola com-
posta di forma e materia, questo caso puo verificarsi soltanto nelle cose naturali .
Percio Platone non aveva proprio del tutto torto a ritenere che esistono tante
idee quante cose naturali, posto che tali idee in assoluto esistano. Ma idee esi -
stenti per se non sono tuttavia necessarie, perche cio a cui noi ricorriamo per
spiegare una cosa esiste insieme con la cosa ; se un uomo e sano, allora insieme
esiste la salute. Le idee non sono neanche necessarie per la spiegazione della
generazione naturale, perche un uomo genera un uomo, il singolo un altro sin ¬

golo; e neanche per la comprensione di cio che si produce mediante la capacita


umana, perche l arte del medico spiega che qualcuno divenga sano ».136
L ordinamento della natura e una gerarchia statica di generi e specie.
In parecchi passi delle sue opere Aristotele combatte la teoria evoluzioni-
stica di Empedocle,137 che e fondata su una concezione meccanicistica del
processo naturale. Egli parla spesso dello sviluppo fisico e spirituale di un
individuo; uno sviluppo di questo tipo costituisce, anzi, una condizione
della sua filosofia del telos. Lo sviluppo culturale dell umanita e descritto
nel dialogo Sulla filosofia; IM e spesso Aristotele parla di uno sviluppo
delle scienze e delle arti. Gli e pero assolutamente estranea la concezione
di un universo che abbia potuto svilupparsi da un caos originario, e alio
stesso modo anche l idea che gli animali superiori abbiano potuto in qual¬
che modo svilupparsi dagli animali inferiori.13 Afferma infatti in modo
134
apiS-fioj fi£v oux frj, efSei 8 b> , cfr. Pol. I 1, 1252a 29 <puatx& v TO £qxe<r -
Oat , olov aoxo, TOIOUTOV xaTaXi7teTv frrepov.
135
Questa frase compare nel passo parallelo di GA II 1, 731b 35, cfr . piu sotto,
p. 612.
136
Lambda 3, 1070a 18-20.
137
In Phys. II 8, 198b 12-32 egli riferisce questa teoria. Darwin cita questo passo
all inizio della sua Origins of Species , e osserva: « We here see the principle of natural
selection shadowed forth, but how little Aristotle fully comprehended the principle,
is shown by his remarks on the formation of the teeth » ( Vediamo qui adombrato il
principio della selezione naturale, ma quanto fosse limitata la comprensione di questo
principio da parte di Aristotele, e dimostrato dalle sue osservazioni sulla formazione
dei denti ). Ma Aristotele, subito dopo la relazione, dice dSiivarov 8k TOUTOV kyuv TOV
Tp 67tOV .
138
Cfr. sopra, p. 220; JAEGER , Aristoteles , 130. La sua espressione per questo
tipo di sviluppo e LruSoaip, cioe una accumulazione.
139
H.B. TORREY, F. FELIN, Was Aristotle an evolutionist?, « The Quart. Rev.
of Biology » 12, 1937 , 1-18; L. EDELSTEIN, Aristotle and the concept of evolution ,
« Class. Weekly » 37, 1943/ 44, 148-50. In entrambi gli articoli la risposta e negativa .
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 599

inequivocabilmente chiaro che i generi dell uomo, delle piante e degli


animali sono eterni;140 cio che non puo trapassare non e neanche mai
stato creato.111 C e un passo in cui sfiora il problema di come l uomo e i
quadrupedi potrebbero esser stati generati, e proprio in relazione alia sua
spiegazione della generazione spontanea : 1
« Nel caso che gli uomini, come si dice, siano scaturiti un giorno dalla
terra, bisogna supporre che cio possa essere accaduto in uno dei due modi
seguenti: o pub essersi formata dapprima una larva, oppure devono essersi
sviluppati da un uovo. Ma e poco verosimile che si siano generati da un uovo,
mentre una simile generazione da una larva si presenta nel caso di animali privi
,
di sangue e anche per alcuni 1 3 dotati di sangue ».

L appiglio per questa notazione parentetica e costituito, evidente-


mente, dall espressione « nati dalla terra ». Aristotele lascia cadere l idea
-
dell origine degli animali superiori da uno skdlex , se anche la si volesse
sviluppare, non ne risulterebbe comunque un evoluzione, bensi soltanto
che ogni specie per se si sarebbe sviluppata da uno skdlex. Contro Empe-
docle ha un obiezione costante: 144 nel seme che promuove la formazione
dell embrione risiede una forza che forma l animale in un certo modo.
L esistenza del seme presuppone l esistenza di un individuo completa-
mente sviluppato che abbia prodotto il seme. La proposizione « l uomo
genera un uomo » significa quindi anche che « la gallina esisteva prima
dell uovo ».
Nei processi naturali dominano la finalita e la regolarita . Che rap-
porto intercorre fra telos e anagke ? Empedocle e Democrito facevano
-
risalire il complesso degli eventi naturali all anagke , cio che e sempre
identico non ha bisogno di alcuna spiegazione.145 Secondo Aristotele, ogni
specie naturale esistente e fissata una volta per sempre; ogni seme si
sviluppa secondo natura, e, se le circostanze lo consentono, da origine
a un compiuto rappresentante della sua specie. La natura utilizza sem ¬
pre gli stessi mezzi per conseguire lo stesso fine. La successione di questi
mezzi, ovvero, in altri termini, il processo naturale, e irreversibile, vale
a dire regolare, o, come lo definisce Aristotele, determinate dalla ne -
1.0
GA II 1, 731b 35.
1.1
De caelo I 12, 282a 31.
1.2
GA III 11, 762b 28 - 763a 7. Gli uomini sono detti yryfzvzXc, anche in Pla
tone, Politico 269b.
-
143

gli erano sconosciute.


-
Egli intende un tipo di muggine, il xea rpc6?, e le anguille, le cui migrazioni
144

-
-
PA I 1, 640a 22 Set T8 an& py.ct T& ouvia rav 'mrx.pyzi' j rmaunjv iyov SiSvapiv.
GC II 6, 333b 13 TOUTO 8 hazl' j rj ouaia f ) ixaozou . La crescita e lo sviluppo non
sono pure e semplici aggiunte meccaniche, pia-Oeai?.
145
-
GA II 6, 742b 19 OUTto? del yl fvczai , Phys. VIII 1, 252a 32 - b 2 = 68 A
65 DIELS-KRANZ. Pregevole e D.M. BALME, Greek science and mechanism , « Class.
Quart . » 33, 1939, 129-138, e ibid. 35, 1941, 23-28.
600 ARISTOTELE

cessita .1'6 In qualche processo non si puo riconoscere alcuno scopo; 1" dun -
que in essi domina soltanto Yananke, ma non sempre nello stesso modo :
« un animale appartenente a una certa specie, che abbia normalmente
degli occhi, ha gli occhi secondo la legge di natura ; ma il colore degli
occhi dipende da una legge di altro tipo, vale a dire da una regolare
e reciproca interazione di qualita fisiche £ questo uno dei non rari
casi in cui Aristotele, valendosi di una teoria non esatta , giunge a una
scoperta esatta.
L opposizione telos-anagke e anche espressa mediante la coppia di
concetti determinato-indeterminato. La materia indeterminata e determi-
nata dalla forma ; una metafora impiegata spesso e quella secondo cui
una forza designata come arche ha il sopravvento.149 Ora il processo na -
turale e straordinariamente complesso; un incalcolabile quantita di fattori
( arcbai ) ne influenza il decorso:
« Riscaldamento e raffreddamento producono in determinate proporzioni il
divenire e la corruzione; questi processi sono regolati dalla rotazione del cielo.
I moti del mare e dell aria e di tutto ci6 che vi si trova awengono seguendo
l orbita del sole e della luna; tutto ci6 che ha vita si trova, dagli organismi piu
elevati a quelli inferiori, sotto questo influsso. La natura computa la misura
della nascita e della corruzione secondo il numero dei moti di quei due astri ;
se in questo processo essa non raggiunge una completa precisione, e soltanto a
causa dell indeterminatezza della materia e dell alto numero dei fattori concomi-
tanti, che impediscono il decorso naturale della nascita e del trapasso, e spesso
causano eventi contro natura ».! l 0

Quel che Aristotele intende dire emerge anche piu chiaramente da


un altro passo:
« £ certo che l uomo morira, ma non lo e il modo, se cioe per malattia o
per qualche altra causa. Dipende da qualche cosa che pub verificarsi, e che, nel
caso si verifichi, non si verifica per un nesso causale prevedibile in precedenza. Sul
tavolo c’e una pietanza awelenata; se la mangia, muore; ma prima che la mangi,
non c e nulla di preesistente da cui debba seguire che egli la mangi. Il mangiare,
dunque, e Yarche, il punto iniziale, fino al quale possiamo far risalire il nesso
causale; non avrebbe alcun senso risalire oltre. Percib non esiste alcun nesso
causale complesso, che possa essere ricondotto fino a un unico punto di par-
tenza ».lsl
Aristotele respinge decisamente la teoria secondo cui il processo
naturale nel suo complesso e determinate. Un assoluta regolarita e un as-
144
La formula consueta e ifvexa TOO piv ... IE, dvdyx7) i; S£. Cfr. PA I 5, 645b
28 - 646a 1; An. post . II 1, 94a 35-37.
147
PA IV 2, 677a 18 TIVCOV 6VTCIV TOIOUTUV ETC pa IE, avdyx7) <; aupPatva Sid
Tauva rraXXd ; I 1, 642a 31-36; cfr. sopra, p. 436, nota 252.
148
GA V 1, 778b 16-19.
-
aopiaxta oppure avoipaXta rij? UXT)?, la forma invece e cipiapivov ; la meta-
fora: 6xav p.7) xpaTfl Y; dpxh GA IV 1, 766a 19.
180
GA IV 10, 777b 27 - 778a 9. Cfr. GC II 10, 336b 12-18, sopra, p. 433.
151
Epsilon 3. Ci sono dunque atvia yev xd dveu TOU yiyveaOai.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 601

soluta conformita a una legge nel mondo sublunare sono impensabili,


perche tutte le qualita ancora sopite ( potenziali ) nelle cose non sono rea-
lizzate. II Balme nota che questa non e una spiegazione: non ne rica-
viamo alcuna risposta alia domanda piu importante. Sappiamo che, se
una potenzialita non e stata attuata , puo accadere una di due cose oppo-
ste. Ma non sappiamo che cosa e che impedisce alia natura di attuare
quella forma che, nelle circostanze presenti, e raggiunta. Questa riser-
vatezza e, a mio giudizio, tipica dell Aristotele maturo; egli si limita
a spingere fino a un determinate punto la sua analisi strutturale; non e
pero piu tanto sicuro che si debba o si possa spiegare tutto.153
£ sbagliato attribuirgli l opinione che Yananke sia una forza diversa
dalla natura finalizzata; si tratta invece di due aspetti della natura. Quan-
do gli sfugge lo scopo di un certo processo, allora tratta questo fenomeno
come un concomitante, un symbebekos. G. Senn ha rivolto l attenzione
sulla frequenza nelle opere biologiche delle espressioni formate con que ¬

sto verbo: « tutto cio che e naturale avviene in vista di uno scopo, op-
154

pure sara un fenomeno concomitante alio scopo ». 11 dualismo 155 dipende


esclusivamente dalla prospettiva assiologica . Come Platone si ritrasse
dubbioso quando gli si pose il problema se esistono le idee del fango e
della sporcizia ,156 cost anche Aristotele non poteva scoprire alcun telos
per gli escrementi e per altre spiacevoli secrezioni del corpo, perche il
telos e fondamentalmente un concetto assiologico, connesso con to beltion
o to kalon Quando non gli riesce di trovare uno scopo buono, allora fa
riferimento a to anankaion. La milza e necessaria soltanto in modo condi-
zionato, e precisamente per costituire una coppia con il fegato.1 Una
specie di ottopode ha soltanto una serie di ventose non perche questo
sia meglio, ma soltanto per contrassegnare la caratteristica di questa spe-
152
Nel mio Aristotle s Part , an., 24, la chiamo « dawn of scepticism » ( l alba dello
scetticismo ) .
151
Cfr . sopra, p. 113 : la scienza e scienza delle cause prime. Ma PA IV 2, 677a 17
ou [JLTJV SiaTOUTO 8EI TJTETV 7ravTa £vexa TIVO? , e cos! pure EN I 7 , 1098a 33; Teofr .
fr. 49 ( da Proclo ) yeXoiov dmopetv Sia T( xalei 6 7rup .
154
Si veda sopra , op. cit. nella nota 32 , p. 577 , a proposito di aopPalveiv in Ari¬
stotele, Teofrasto e Stratone . Particolarmente frequente e 1 espressione iZ, dvayy. c
aupPatvEi . Aristotele parla di oup7tTtop.aTa ipuaixa in GA IV 10, 777b 8, cfr. PA IV
2, 677a 18 . De an. II 12 , 434a 32 <ju (L7rrd> p.aTa rav Svexd TOU .
155
GA I 4, 717a 15 ( e ripetutamente ) TOV r) epume i) 8ia T8 avayxaTov TTOIEI r]
Sia P XTIOV. PA III 2, 663b 22 7) dvayxata ipuai? - xaxa T8V X6yov 9601?. Si
tratta qui di una eredita platonica , Tim. 47e Sia vou 8e8i) p. ioupy7] ir£va - 81 dvayxir;c
yiyv6 (LEva .
Farm. 130c , cfr . sopra , nota 51 .
156

157
Puo anche darsi , tuttavia, che la natura compia qualcosa Trpi? TO /eipov , PA
II 2 , 648a 16. Egli ha ricavato da Erodoto IV 183 la notizia che esisterebbero buoi
dalle corna talmente grandi , da essere costretti , durante il pascolo, a camminare all in-
dietro, PA II 16, 659a 20 , cfr . 663a 11 ( cervi ) e 694a 20 ( uccelli predatori , che non
possono muoversi a terra ) .
, 5S
PA III 7 , 669b 27 - 670a 2.
602 ARISTOTELE

cie di ottopode.1" Pero e importante constatare che Aristotele considera


la regolarita come il fattore primario della natura.'
La concezione secondo cui la natura opera sempre in modo intelli-
gente e conforme a un disegno porta Aristotele a enunciare alcune regole
che egli considera come leggi di natura. 1 ) La natura e semplice; le sue
soluzioni dei problemi sono sempre le piu semplici possibili, e cio che
essa produce non e mai vano o superfluo.161 2 ) « Per ogni tipo di eccesso
la natura produce un rimedio contrario col porgli accanto un opposto,
sicche l uno pareggi l eccesso dell altro ». A questa legge di compensa-
zione egli ricorre molto spesso, e le sue osservazioni sono quasi sempre
esatte. Un esempio : i ruminanti prowisti di coma stabili non hanno
canini; il cervo, che cambia le coma , ha piccoli canini ; troviamo invece
i canini completamente sviluppati in quei ruminanti che non hanno cor-
na . 3 ) La specializzazione degli organi: « £ meglio, quando e possibile,
che uno stesso organo non sia adibito a funzioni di tipo diverso; la na¬
tura di solito evita di fare come, per es., quel fabbro che per motivi di
economia costruisce uno spiedo che si puo usare anche come portafiacco-
la » . 4 ) Accanto alia sua funzione principale un organo ha anche delle
funzioni secondarie , che si spiegano come fenomeni di adattamento.164
Talvolta Aristotele confonde funzioni principali e funzioni secondarie ;
negli uomini il petto e carnoso per proteggere la regione cardiaca , nelle
donne invece la natura lo impiega , oltre che a questo, anche per un altro
scopo, come del resto, a suo giudizio, essa fa spesso. 5 ) Gli organi sono
formati in modo da promuovere la continuazione della specie.1 6 ) La
disposizione simmetrica di quegli organi che sono presenti a coppie.
7 ) Una delle sue scoperte piu fruttuose e la distinzione fra qualita essen-
ziali e qualita secondarie. £ questo il tema di GA V I . « Esistono alcune
qualita ( organi, ecc. ) che sono comuni a tutti gli individui di un genere
o di una specie ; queste qualita sono costanti, ed esistono in vista di uno
scopo; ogni animale , pero, possiede anche qualita di natura occasionale » .
Come esempi di qualita secondarie cita il colore degli occhi e quello
159
PA IV 9, 685b 15 &<; avayxatov 8ia T&V tSiov Xoyov T?)? oualap, e cosf
pure IV 5, 678a 32; 6, 682b 28.
160
161
-
PA II 1, 646b 29 7ipo07t7jpxev OOTGI npix; itXXqXa £yovxa ££ diva par]?.
PA II 13, 658a 9; III 1, 661b 23; GA II 5, 741b 4; II 6, 744a 36-38.
162
PA II 7, 652a 31-33. Anche PA II 5, 651b 13-15; II 9, 655a 27; II 14,
658a 35 - b 2; III 2, 663a 31-33; 663b 31 - 664 a 3 denti canini - corna ; IV 9, 685a
24-27 ; IV 10, 689b 12-14 ; IV 12, 694b 14-20 ; 695a 10; GA III 1, 750a 2-4; III 4,
755a 30-35; III 10, 760b 7-10.
10
PA IV 6, 683a 24, simile metafora in Pol . IV 15, 1299b 9-10. Ogle afferma
che Milne Edwards credeva di essere stato il primo a formulate questa legge, in un
articolo del 1827.
164
xaxax xP Trai oppure 7iapaxfyp7]Tat, f ] ipum?, i passi in Bonitz; il passo a
cui si fa riferimento e PA IV 10, 688a 23.
163
npo<; aamjpiav , pof ]Sclav, i testi in Bonitz.
PA III 7, altri passi in Bonitz, sotto la voce Supur)?.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 603

dei capelli, il timbro della voce; la ragione della mutevolezza di queste


qualita e da ricercare nel processo di sviluppo stesso;167 Aristotele discute
poi il carattere ereditario di tali qualita .
Nello stesso tempo, Aristotele opera nel modo piu stravagante con
la sua provvista di concetti astratti: materia-forma, potenzialita-attualita ,
le quattro forze fondamentali, agire-patire. Nella generazione, l elemento
maschile rappresenta la forma e il principio del movimento, l elemento
femminile invece la materia .161 Hyle ed eidos sono, come concetti, entita
relative. Ogni cosa materialmente esistente possiede una forma non ap-
pena ha una qualita . Tessuti omogenei, che per parte loro possono essere
scomposti in hyle ed eidos, in relazione agli organi sono invece hyle. In
un animale considerate nel suo complesso il corpo e hyle in rapporto
all anima . Ritorneremo in seguito sulle sue teorie della funzione del calore
vitale. La sua scala dei valori si incontra ad ogni passo; nell introduzione
al secondo libro di GA innalza il « divino bello » al rango di principio
supremo," abbandonandosi alio stesso tipo di retorica filosofica che gia
conosciamo dal Vrotrettico. Soltanto la tradizionale venerazione per il
maestro di color che sanno puo trovare qualcosa di mirabile in queste
tautologie. La conclusione a cui tende tutta 1 argomentazione e la tesi
della superiorita dell uomo.
« Il presupposto della continuita delle specie e costituito dalla differenza
dei sessi. La prima causa movente e qualcosa di superiore e piu divino della
materia, perche in essa si puo rintracciare la ragione dello sviluppo seguente, e
da essa deriva la forma. Percio quel che e superiore, cioe l elemento maschile, e
separate da cio che e inferiore, cioe l elemento femminile ».m
La scala dei valori domina anche la teoria del sostentamento degli
organi mediante il nutrimento, un idea fantasiosa , ma sviluppata conse-
guentemente. Al vertice della scala si trovano tutti quei tessuti e quegli
organi che in un modo qualsiasi contribuiscono alia percezione sensoria-
le;172 essi ricevono percio gli alimenti piu raffinati.
167
-
778b 14 TO amov ev rfr xivf )aet 8eT xal Tfj yeveaei £/) TETV. Naturalmen
te, questa non e che una mascheratura per la sua ignoranza ; ma secondo lui non esiste
-
TUXZ) nella natura ; non accade niente che non abbia una causa , anche se talvolta non
la possiamo conoscere. Quanto maggiore e la distanza dalla sorgente prima del movi¬
mento, il 7rptoTov xivouv , tanto piu forte influenza ha TO avtopaXov TT)? Skqc, ; tale e la
sua dottrina in GC II 10.
_ -
* GA I 20, 729a 9 T8 piv ilppev nrxpiy E.~oa T6 T elSo? xal ri;v apyr v TT]; (

xivf ) ctEO);, T8
( acopa xal T})V UXT)V .
T8 xaXov xal'ri) OEIOV , 731b 25, cfr. De motu 700b 33.
169
170
Per es. in 731b 24-31, citato piu sotto, p. 612.
171
732a 1-9. Si trova qui, come in De motu 700b 32-35 e in altri passi in cui
parla deU eterno-bello, un cumulo tautologico di « belle » parole, a cui si puo solo
attribuire il significato di una espressione del suo personate entusiasmo.
177
-
II 6, 744b 12 Ta TipicoTara xal pETEiAycp Ta rffi xupttoTaT7) ; apx ? Essi
(

vengono provvisti EX zrfi 7TE7repp£v7) ; xal xaSaptOTaTT)? xal TrpoiTr,? Tpotpr)? ; intende
(

parlare qui del sangue.


604 ARISTOTELE

« Come un buon amministratore,173 la natura non suole sciupare nulla da


cui si possa ricavare qualche cosa di utilizzabile. Nell economia domestica la
parte migliore del cibo che c e a disposizione e destinata alle persone libere,
quella di qualita inferiore e cio che avanza va ai servi, e le parti peggiori di tutte
si danno agli animali di casa. Come in questo caso precede il senno, alio stesso
modo la natura produce nelle creature la crescita; con la materia piu pura forma
la came e i tessuti degli altri organi di senso, e con cio che avanza le ossa, i
tendini, i capelli, le unghie eccetera ».17
II cervello e il cuore. Al tempo di Aristotele esistevano due opposte
concezioni della funzione del cervello. Coloro che, con Anassimene, po-
stulavano l aria come elemento divino, supponevano che il cervello fosse
la sede dell intelligenza . Il primo rappresentante di questa concezione che
ci sia noto e Alcmeone ; lo seguirono i Pitagorici, Democrito, Diogene di
Apollonia, l autore dell opera Sulla malattia sacra 175 e Platone.176 L altra
concezione puo forse esser fatta risalire a Eraclito; i seguaci di essa ve-
devano nel « calore congenito » il principio della vita e conseguente-
mente l elemento divino nell uomo. Siccome il sangue e la sede del calore
vitale, essi lo consideravano il supporto dell intelligenza.177 Chi attribuiva al
« calore » un importanza determinante per la vita , non poteva poi ap-
prezzare in modo particolarmente elevato il ruolo del cervello, perche era
assiomatico che il cervello fosse freddo e umido. Empedocle e ai nostri
occhi il primo pensatore che collega coerentemente in una visione d’in-
sieme i concetti di « caldo-divino-anima ». In particolare, egli fece del
concetto di calore un cardine della spiegazione del processo biologico.
L autore dell’opera Sul cuore riteneva che il soffio vitale, pneuma, fosse
l’esalazione piu sottile e il prodotto finale del sangue.
Questa fu la posizione da cui Aristotele prese le mosse. Egli non
suppose mai una diretta connessione fra il cervello e le facolta psichiche.
La sua motivazione piu importante e costituita dalla sua adesione alia
teoria del calore innato. « Alcuni sono dell’opinione che il cervello e
173
L autore dell opera Ilepl xapSb)? chiama la natura « un buon medico pra-
tico », /cipcovai; ayafl6 ;< , IX 86 L.; per il significato di /sipcovai; cfr. Acut . 3, II 242
' '

L. Nel Corp. Hipp. la natura si identifica con la natura dell uomo ; cos in Ep. VI 5,
V 314 L. voiiacov tpumep b) Tpot.
174
II 6, 744b 16-26. £ meno speculative in HA e PA , cfr . nota 126.
175
Cap. 14, VI 386 L.
176
Tim. 73b-d.
177
EMPEDOCLE 31 B 105 alpta yap £v{fpcI>7roi;< 7reptxap8i6v ecm v 6r)|jta. Cosf in
-
Ilepl xapStrj? 10, IX 88 L., yveopn) rj TOO avOpcI)7rou 7t4cpuxev bj rf ) Xa( r) xoiXif ] ( nel
vestibolo sinistro del cuore, poiche ivi, nelle dissezioni, si trova poco sangue ) xal
'uxi)?. Anche in IlEpi vouacov I 30, VI 200 L., T6 alpta T6 TOI avdpd> 7rcp
•riji; dcXX jjstiJ
' bj
7rXEiorTov 5up.paXXETat pt poi; auv cno?' Ivtot 84 Xiyoucsi T8 7tav. Sul calore vitale Ilepl
aapxcov , 2, VIII, 584 L., 8ox£ei 84 |xot 8 xaX£opev ffep|jt8v adavaxov T elvai xal vo4etv
7ravTa 'xal dpfjv xal axo jeiv xal el84vat 7rivTa ; 4, 588 L., 6 8’ 4yx4cpaX6; < eaxi p.7]T-
poTroXu; TOU Cfr. sopra, p. 392.
l 7!
Ilepl xapSir)? IX 88 L., xaOapy xal cpcoToetSet 7repiou <TtY) yeyovuln ex rrjp
Staxpiaeco? TOU al|jtaTO ;< .
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 605

costituito di midollo, perche e collegato al midollo spinale. Ma questo


non e esatto; il cervello, infatti, e l organo piu freddo del corpo, mentre
il midollo e per sua natura caldo ». L opinione secondo cui il cervello
e freddo e privo di sangue, e ha natura umida e fluida , perduro efietti-
vamente fino al XVII secolo ; Harvey qualificava « freddo » il cervello.
L affermazione di Aristotele ( e delle autorita su cui si fondava ) che il cer¬
vello e privo di sangue deriva da un difetto di osservazione . Egli cono-
sceva la pia madre, la membrana ricca di vasi sanguigni,1 ma non i vasi
sanguigni piu sottili presenti nella sostanza cerebrale. Un ulteriore ragione
la trovo nell insensibilita della sostanza cerebrale agli stimoli meccanici. "1 1

Gli era noto che l occhio e collegato anatomicamente con il cervello, ma


interpretava quest osservazione in modo tale, che il cuore costituisse l or-
gano centrale anche della vista. Ne Aristotele ne le sue fonti avevano
ancora scoperto le innervazioni, sicche non ammettevano alcun collega-
mento anatomico tra cervello e organi di senso.182 La circostanza che il
cervello e collegato al midollo spinale e da lui spiegata molto sbrigativa-
mente ; attraverso il midollo spinale il calore e trasportato al cervello per
esservi raffreddato.183
Ora, pero, nella sua concezione cervello e cuore sono reciprocamente
collegati in modo stretto; il cuore infatti non potrebbe compiere le sue
funzioni senza la collaborazione del cervello. Asserisce che « tutti i suoi
predecessori, senza distinzione, facevano partire le vene dal cervello, il
che e sbagliato Verosimilmente, questa sua affermazione si fonda su
un fraintendimento della parola arche ; m tali fraintendimenti non sono rari
nelle sue rassegne storico-retrospettive. Alcmeone e i suoi seguaci , pro-
babilmente, intendevano soltanto dire che si poteva identificare nella pia
madre il punto d inizio del sistema venoso ; Aristotele invece, con la sua
proposizione, intende che il cuore e Yarche del sistema circolatorio, e

17
PA II 7, 652a 27-29.
no
1.1
( - -
p 4 JJ 7 652b 30 rijv pfjviyYa rijv rcepl T4V lyxeipaXov.
652b 4 [XTjSeplav TTOIEIV ataOvjaiv {kyyavipevos.
1.2
652b 3 oox &xel ®uv£xEt v ouSejitav 7rpo;< TOC aEathjxixa ptopta. Il cervello
percio possederebbe una natura particolare , fSio? ipuatc , e sarebbe un popiov ISiaiTaxov.
Il termine ir6poi nel Nostro e un nome collettivo, e designa anche i nervi, oltre che i
vasi sanguigni.
1,1
652a 27 ioxl Si 7rav Touvavxiov. In Ilepl aapxcov VIII 588 L., leggiamo:
6 (xueX6? 6 xaXcopevo? vomaioi; xaOvjxei TOU eyxeipaXou .
1M
HA III 3, 513a 10, cfr . E. LITTRE , Oeuvres d Hippocrate , IX 163-66.
s Infatti, gia intorno al 400 i medici sapevano che il cuore e il punto da cui si
dipartono le vene, cosi in Ilepl vouaoiv IV ( un opera notevole dal punto di vista scien-
tifico, che e intimamente collegata al Ilepl e ®1 Ilepl ipuoio? TtaiSlou ) , cap. 33,
VII 544 L., TW alpaxt rj xapSlv) TTRPFY LATIV. Quest espressione e appunto usata sia
da Platone che da Aristotele. Aristotele polemizza contro la primitiva dottrina di
Syennesis e di Polibo. Ma le sue teorie sul cuore e sul cervello devono essere state
considerate dai medici contemporanei, gia nel periodo in cui egli redigeva le opere
biologiche, come cose superate e invecchiate.
606 ARISTOTELE

quindi qualcosa di completamente diverso. Secondo la sua concezione,


il sangue si forma nel cuore ; il cuore ne e il serbatoio e con i suoi movi-
menti lo spinge nelle vene ; le vene piu importanti hanno il loro inizio
nel c u o r e. N o n dice mai che il sangue ritorna al cuore ; in certo modo
egli considera il cuore come una parte delle due grandi vene , che egli
chiama la « grande vena » ( destra ) e l aorta ( sinistra ).1'7 La « grande ve ¬
na », o « la vena » semplicemente, indica in lui le vene cave e il sistema
venoso incluso il vestibolo destro; vi appartiene anche l arteria polmo-
nare, che egli definisce come la prosecuzione della grande vena dall altra
parte del cuore. L aorta con le sue diramazioni costituisce per lui il
sistema arterioso; sapeva che queste vene hanno pared piu grosse e piu
compatte, ma un diametro minore, e che il colore del sangue nei due
sistemi e diverso; descrive il sangue dell aorta come piu puro. Cono-
sceva la fibrina , che Malpighi riscoperse intorno al 1650, e si interesso
molto del processo di coagulazione in certe malattie accompagnate da
febbri ; aveva anche inteso in modo esatto il rapporto fra coaguli e siero
in diversi animali. Secondo la sua opinione, nei grandi animali il cuore
possiede tre cavita,1" cioe il ventricolo sinistro e destro, e il vestibolo
sinistro. Ogle ritiene che Aristotele considerasse il vestibolo destro come
l imboccatura di una vena, e quindi non come parte del cuore.
Naturalmente Aristotele adduce anche una serie di argomenti spe-
culativi per sostenere l’ipotesi dell importanza centrale del cuore: il san¬
gue deve essere prodotto la , dove esiste molto calore, e donde il calore
non puo scomparire molto rapidamente; il cuore risponde a questa esi-
genza ; il centro del corpo e nello stesso tempo la sua parte piu calda ; le
pareti del cuore sono spesse e compatte, sicche esso puo trattenere il
calore; la sorgente del sangue deve essere pura ,' il piu possibile centra ¬
le, e collocata in un punto protetto. Il fatto che gli organi ricchi di sangue
siano i migliori mediatori delle percezioni sensoriali costituisce una con-
ferma della tesi che il cuore e l organo centrale della percezione.1
186
PA III 4, 665b 34 - 666a 8.
187
Nel Corp. Hipp. e in Aristotele la nomenclatura non e la medesima, e cio
induce spesso in errore. Nel Ilepl aapxcov le due vene principali vengono chiamate
- i > ( che coincide con il nostro termine vena cava ) , in Aristotele
dp njpEr) e xo( Xr) <pX£|
dopTT) oppure pteydXr) <pX£| i > ( molti altri termini sono in uso ). C. Fredrich ritiene che
la parola aopng ( cio che pende, l essere appeso ) sia stata coniata da qualcuno, che
-
voleva evitare la confusione tra questa arteria e la trachea ( dp rcjpnr) ) . L autore dell opera
Ilepl XAPSETJS impiega il termine dopra £ , quando vuole indicare i bronchi, IX 86 L.,
ApX <xl ryjoiv dopxfjatv.
188
PA III 4, 666b 21-22. Quali siano le tre xoiXtai che Aristotele intende, e
materia di controversia fra i commentatori. Io seguo Ogle, poiche l intero testo diventa
comprensibile, se accettiamo la sua interpretazione delle tre xotXEai.
189
-
GA II 1, 732b 29 ipxv xa&apco tipa ; II 6, 744a 29. Soltanto nel cuore si
ha calore vitale nella forma piu pura ( cioe la piu elevata temperatura ).
190
Nel complesso, questa e la stessa dottrina delle opere Ilepl aapxcov, Ilepl
xapSb);, Ilepl oaticov cpuaioc; 2 e Ilepl dvaroprjc. L autore dell opera Ilepl leprj?
votiaou , cap. 17, e a conoscenza di questa teoria, ma la ritiene falsa.
1NDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 607

Per poter mantenere questa concezione del cuore come organo cen-
trale della percezione Aristotele doveva produrre una serie di ipotesi che
riuscissero a spiegare il processo. Come nota Ogle, gli riesce effettiva-
mente di spiegare mediante la sua teoria, che e fondamentalmente falsa,
i dati anatomici, fisiologici e patologici a lui accessibili, e precisamente:
1 ) l assenza di un collegamento anatomico fra il cervello e gli organi del
senso.191 2 ) l esistenza di tali collegamenti fra questi organi e il1 cuore;
egli riteneva che il cuore stesso sia organo del tatto e del gusto, e che
l orecchio, l occhio e le narici siano collegati mediante195 canali particolari
con i vasi sanguigni, e attraverso questi con il cuore. 3 ) l insensibilita
della sostanza cerebrale.194 4 ) quanto piu ricca di sangue puro e una par¬
m
te del, corpo, tanto piu sensibile essa e. 5 ) l assenza di sangue nel cer¬
vello. 6 il cuore come centra dei vasi sanguigni. 7 ) il cuore come primo
1 6
)
organo ( e al momento della morte l ultimo ) che si muove.197 Esso si forma
nell embrione per influsso del calore vitale, quindi il freddo produce la
formazione del cervello.198 8 ) il piu evidente sintomo fisiologico di una
sensazione di piacere o di dolore e l aumentata o diminuita attivita del
cuore.199 9 ) il fatto che i pesci ed altri animali inferiori posseggano udito
e olfatto, sebbene non posseggano nella testa alcun organo chiaramente
riconoscibile per queste impressioni sensoriali
La spiegazione che Aristotele adduce per la sua teoria della collabo-
razione fra cuore e cervello e tipica del metodo da lui seguito nelle opere
biologiche. Domina l elemento speculative. Valendosi della teoria dell in-
nato calore vitale, che aveva desunto da Empedocle e dai medici siciliani,
egli spiega il processo della vita. « C e nel cuore come un focolare, in cui
la fiamma vitale della natura brucera ben custodita, qualcosa come una
acropoli del corpo » .201 Da questo calore dipende la vita ;202 esso assimila il
1.1
652b 2-4.
1.2
656a 30 % TE TOSV OOTTOW xal r] T&V / UUOJV.
1.3
656b 16-19 7r6 poi.
1.4
652b 4-5.
195
656b 3-4.
194
652a 35 avai 6xaxov T&V uypoW TCOV EV Tcp aciuaxi Travxcov.
1.7
GA II 5, 641b 17-22 7rp <OTOV ytyv 6|LEvov TeXeuxatov inrjXeinei' j .
1.8
743b 28 T£> ijiu / piiv auvlaxTjcrt T8 £yx£<paXov.
199
PA II 4, 650b 35 - 651a 5; III 6, 669a 20; De resp. 20, 479b 19-26; De an.
I 1, 403a 26. L autore dell opera IIspl Eiqpijs VOUCTOU 14, VI 386 L., tiene per certo
che 1 intelligenza, le idee morali, il piacere e il dolore abbiano il loro fondamento nel
cervello; il cervello sarebbe l intermediario della ragione, xi>v £ ppi)VEuovTa TT]V E,UVIJMV,
392 L. Egli conosce, e rifiuta , la teoria difesa da Aristotele: X youcri S£ nveq <ppo-
_
VEopcv xfi xapSEy; xal TO avtcopEvov TOUTO ECTTI xal T6 tppovxt ov xi 8 oux O8TCO<;
£ yei ... TrdtVTCov Touxicov 6 Eyx£<paXop a xi6?
200
656a 36-37.
201
PA III 7, 670a 24-26. Il principio che tutto cio che vive possiede una ap/ r;
0 Epp.ou 9uaixrj, II 3, 650a 7, ricorre in tutte le opere biologiche. Cfr . Ross , Parva
naturalia , Introd., 41, e cfr. inoltre sopra, p. 393.
202
De iuv. 469b 6-20.
608 ARISTOTELE

cibo, causa la crescita 203 e rende possibili le percezioni dei sensi. Che fra
tutti gli esseri viventi l uomo possegga il cervello di dimensioni maggio-
ri * dipende dal fatto che il calore nell uomo e alio stato piu puro, vale
a dire che la temperatura del corpo e in lui massima. L’attivita mentale
dell uomo e la conseguenza di un buon equilibrio nel rapporto fra l’in205-
tenso calore del cuore e il corrispondente intenso freddo del cervello.
In tutte queste funzioni, tuttavia, il calore rimane soltanto lo strumento
delTanima. « Ad alcuni studiosi la natura del fuoco da sola appare
essere la causa della nutrizione e della crescita . Infatti questo e il solo fra
gli elementi che nutra e accresca se stesso, e percio lo si puo considerare
come l elemento attivo nelle piante e negli animali. In realta, esso e in
certo modo soltanto una concausa, ma non la causa senz altro; questa e
piuttosto l anima » . II calore interno del corpo ha un importanza ecce-
zionale; esso presiede a ogni processo di costruzione e di cambiamento
materiale, mentre il freddo, agendo in direzione opposta, frena tali pro-
cessi. Quanto maggiore e il calore innato di un organismo, tanto piu ele-
vato esso e ; diamo soltanto un esempio per dimostrare il suo modo di
argomentare: « La donna per natura possiede un calore inferiore a quello
dell uomo, e percio sotto il profilo fisiologico si trova al disotto dell uomo;
la trasformazione del nutrimento in sangue, e quella del sangue nel ma ¬
teriale della fecondazione e quindi nella donna piu incompleta; la secre-
zione e percio sanguigna , e la donna non apporta alcun seme nella ge-
nerazione ». m

L uomo come tipo normale. Per Aristotele era cosa assolutamente


pacifica porre l uomo come norma.2
« Nel descrivere le differenze anatomiche degli animali bisogna cominciare
dall’uomo. Perche, come ciascuno saggia le monete secondo i segni che gli sono
meglio noti, cosi fc anche per altre cose. L uomo 6 per noi necessariamente il
meglio noto fra tutti gli animali. Le singole parti del corpo sono certo senz altro
osservabili, ma, per evitare di trascurare la serie da esse costituita, e per colle-
gare immediatamente percezione e spiegazione, intendo ora enumerare le parti,
innanzi tutto gli organi e poi i tessuti » .m
In PA adduce un ulteriore motivo:
« Gli esseri viventi piu elevati sono quelli che non si limitano a vivere,
ma che partecipano di una buona vita . Di tal sorta e il genere umano; perche

PA III 6, 669b 3; GA V 8, 789a 8; De an. II 4, 416b 28.


2M
PA II 7, 653a 27.
205
GA II 6, 744a 28-31, cfr. De an. Ill 1, 425a 6.
De an. II 4, 416a 9-15.
207
GA I 19, 726b 30 - 727a 28.
201
-
De somno 455b 31-34 Iv. TOUTCOV (1 uomo ) navra 8ecop7) r£ ov. Pol. I 8, 1256b
15-17 « la natura ha fatto tutto in vista dell uomo ».
2W
HA I 7, 491a 19-26.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 609

l uomo o e l unico fra gli esseri viventi a noi noti che abbia parte del divino,210
oppure e quello che ne partecipa al massimo. Percio noi dobbiamo innanzi tutto
parlare di lui, sia per questa circostanza che abbiamo detto, sia perche la forma
delle sue parti esterne ci e meglio nota. Perche innanzitutto in lui soltanto per
natura le parti si conformano a natura ; la sua parte superiore sporge verso cio
che e la parte superiore del tutto; l uomo e infatti l unico essere vivente che
cammini eretto ».
In realta , Aristotele conosceva l anatomia di certi animali assai me ¬

glio di quella dell uomo . £ comprensibile che egli giudicasse la posizione


degli organi nelPuomo come « conforme a natura » ; ma cio ebbe come
conseguenza che si attenne alia sua scala di valori nel considerare le dire-
zioni : destra e meglio di sinistra, avanti meglio di dietro, in alto meglio
che in basso .!" Questa prospettiva assiologica emerge con particolare chia-
rezza nella sua anatomia comparata . Noi siamo solid dire che l uomo ha
una buona facolta di percezione, perche possiede buoni organi per essa.
Aristotele rovescia il rapporto :
« Anassagora afferma che l uomo e l animale piu intelligente perche pos¬
siede le mani, ma, riflettendo, noi riconosciamo che l uomo ha ricevuto le mani
perche e l animale piu intelligente. Le mani sono come uno strumento, e la
natura distributee sempre, come un uomo assennato, ogni cosa fra coloro che
la sanno utilizzare. E piu sensato, appunto, dare un flauto a colui che gia sa
usare lo strumento, che non insegnare a suonare a colui che possiede gia un
flauto. Cos! la natura dona al superiore e al migliore 212 cio che e inferiore, e
non il contrario. Quindi l’uomo ha le mani perche e dotato di ragione. Quanto
piu intelligente fe un essere, tanti piu strumenti sa utilizzare. La mano non e
uno strumento, ma piuttosto una molteplicita di strumenti, o anzi , in certo
modo, lo strumento degli strumenti.212 Alla creatura, che e capace di esplicare
destrezza nel massimo numero dei casi, la natura ha dunque dato la mano, che
e utilizzabile al massimo. Gli animali posseggono ciascuno un singolo mezzo di
difesa; la mano invece vale da artiglio, da zoccolo e da corno, e anche da lancia
e da spada, perche sa afferrare e tenere tutto. Questo dipende dal fatto che la

,
2 0
II 10, 656a 8 TOU O-etou erexei significa « aver parte all’intelletto », poi
che T6 ffcTov e « il divino in noi »; si veda sopra, p. 511. Cfr . GA III 10, 761a 5; le
-
vespe e i calabroni non hanno la stessa intelligenza delle api, oux t/ poaiv oi)8hi Octov
iiarrep rb ytvoc, T6 TCOV pcXt mov.
211
-
PA III 3, 665a 22-26; II 2, 648a 9-13. L’idea che la parte destra abbia piu
valore di quella sinistra ha profonde radici nel pensiero popolare, cfr. E. LESKY, op. cit.
( sotto, p. 613 ), 39.
212
Intende a colui che possiede la capacitii, poiche nella sua gerarchia di valori
la conoscenza occupa un posto piu elevato che non lo strumento, « l’inferiore ». Rife
risco qui PA IV 10, 687a 8 - b 13. Leggermente diverso e cio che egli afferma altrove, in
-
GA IV I , 766a 5 &[ j.a S f ] 91)011; nrjv re Suvapuv imSiSoxnv ixiarep xal rb opya-
vov PEXTIOV yap OSTCO;.
212
Cos! anche in De an. Ill 8, 432a 1-3; « L’anima e come la mano: anche la
mano e Kpyavov TCOV ipyavcov , e la mente e la forma delle forme pensabili e la perce¬
zione la forma delle cose percettibili ». Probl. 30, 955b 25: il dio ha dato al corpo,
come strumento, la mano, all’anima la mente.
610 ARISTOTELE

natura ha plasmato le articolazioni delle dita in modo cosi accurato per la presa
e la stretta . Particolarmente ingegnosa e la funzione del pollice ».
In questo elogio della mano, Aristotele descrive la funzione di ogni
dito. Nel terzo libro segue un interessante excursus dedicato alia sapienza
della natura nella distribuzione degli organi preposti alia difesa e alia
protezione; soltanto gli animali che sanno utilizzare un certo organo ne
sono dotati.214 Questo primato dell elemento psichico e per Aristotele al-
trettanto pacifico della considerazione antropomorfica della vita della na¬
tura . Egli trova qualcosa di umano anche nelle voci degli animali. So-
prattutto gli uccelli paiono usare la voce anche per comprendersi reci-
procamente e per comunicarsi l un 1 altro dei messaggi. Trova traccia
215

di intelligenza nelle api, nelle formiche e nei ragni. Cio che distingue
Puomo dagli animali nella maniera piu decisiva e il fatto che negli uo-
mini si genera dalla memoria prima l esperienza , e poi gradualmente il
sapere.
La generazione e lo sviluppo dell embrione. Nell opera dedicata al¬
ia generazione Aristotele pone, nella sostanza, parecchi problemi intorno
a cui ancora oggi si affatica la scienza naturale; la sua impostazione e talora
sorprendentemente moderna . Tan to piu singolari suonano per un lettore
odierno il suo modo di argomentare e le sue risposte. Per un verso si puo
costatare che, su molti dei problemi discussi in quest opera, soltanto nel
diciannovesimo secolo la scienza naturale ha superato le posizioni di Ari¬
stotele ; per altro verso, invece, gli strumenti di pensiero e le strutture
di cui si vale per conseguire i suoi risultati sembrano aver poco che fare
con la scienza naturale. Per comprendere bene quest opera , occorre avere
una buona conoscenza delle linee fondamentali della filosofia di Aristo¬
tele, perche l opera sulla generazione e effettivamente, in certo modo, una
sintesi della sua visione del mondo.
Con il problema del divenire Aristotele s era misurato fin da giova ¬
ne ; il tema del primo libro della Fisica , una delle sue opere piu antiche,
e da lui indicato come « i principi degli eventi naturali nella generazio¬
ne »; il suo intento e quello di spiegare semplicemente il fenomeno della
generazione. In seguito analizza nel corso di diverse opere quel tipo di
generazione che egli chiama cambiamento di qualita .217 In ogni occasione
tiene a sottolineare quanto sia importante studiare una determinata cosa
nel processo del divenire 218 ai fini della retta comprensione della cosa

214
III 1, 661b 28-32. Ogle osserva, nel suo commentario, che le numerosissime
circostanze di fatto su cui Aristotele si fonda in questo capitolo, sono del tutto esatte;
e la prospettiva che, in rapporto a Darwin , e rovesciata .
215
PA II 17, 660a 35 7rpo? ippyjvetav ... xal frdcfbjaiv. HA I 1, 488b 25; VIII
I, 589a 1-2.
216
Cfr . sopra, p. 234, nota 119.
217
Cfr. sopra, pp. 346, 371, 429.
218
xa tpuipcva Pol . I 1, 1252a 24.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 611

stessa. Nell opera sulla generazione il compito che si propone e quello


di risolvere l enigma dell origine della vita . Nella prima frase formula lo
scopo della sua ricerca : come ha origine la vita , qual e la causa movente,
come si sviluppa l embrione dopo il concepimento ?
Aristotele opera costantemente servendosi di strutture concettuali
che ci sono gia note dai suoi scritti precedenti. 1 ) La filosofia del telos .
« Il divenire di un individuo e determinato dalla forma della sua esisten-
za , non questa da quello,21 perche l uomo genera un uomo; il genitore e
di fatto ( qui ed ora ) precisamente quel che e in germe la materia che e
a fondamento di quel che diviene » .m Lo sviluppo del seme e indirizzato
dalla forza di una forma plasmatrice nella direzione di un fine racchiuso
nel seme. Per Aristotele, il quale, come e naturale, non sapeva nulla di
geni e cromosomi, questa forza e immateriale. 2 ) La dottrina dei quattro
fattori { o cause ) non e altro, sostanzialmente, se non una tematizzazione
della filosofia del telos\ m con questa dottrina egli riteneva di aver superato
la spiegazione meccanicistica della natura . « I naturalisti antichi non vide-
ro che nella generazione ci sono parecchi fattori ; essi tenevano conto
di due soltanto, la materia e il movimento ; e anche questi non li deli-
mitavano. Non presero in considerazione la forma e la finalita ». 3 ) Nel¬
la sua teoria delle trasformazioni degli elementi il concetto di kratein
( avere la meglio, prevalere ) riveste un ruolo importante. Regna fra gli
elementi una sorta di lotta, finche uno prevale;223 l uno agisce e l altro
subisce ; questo rapporto e indicato da Aristotele mediante la coppia di
concetti poiein - paschein ; paschein non esprime una passivita , bensi
« l esser posto in una certa condizione » . Secondo la teoria di Aristotele,
la trasformazione avviene sempre nel senso che X si muta nel suo oppo-
sto Y. « Tutto cio che non e domato nel processo del divenire, deve
divenire l opposto » .224 Vedremo come applichera questo concetto nella
sua teoria dell ereditarieta . 4 ) Un concetto fondamentale della sua « chi-
mica » primitiva in Meteor . IV e costituito dalla pepsis , cottura .225 Questa
parola del linguaggio quotidiano e da lui usata per tutti quei processi na-
turali che si svolgono sotto l influenza del calore. Quando il calore « do-
ma » una materia , provoca una « cottura » della materia stessa , cioe l ef -
fetto del calore porta a una completa trasformazione della materia . Cost
l uomo, secondo Aristotele, ha la possibility di « portare a cottura » il
sangue, e di produrre un seme completo, mentre la donna non puo « cuo-
cere » la sua secrezione sessuale; per questa ragione la donna contribuisce
,
29
PA I 1, 640a 18 = GA V 1, 778b 5.
m GA II 1 , 734b 35 , e cosf pure in De an. II 1 , 412b 26-27 .
221
Cfr. piu sopra , p. 274.
222
PA I 1, 642a 24-26, GA V 1, 778b 7-10.
223
GC II 4, 331a 28 , b 7 ; cfr . F. SOLMSEN, Aristotle s system of the physical
world , 361-362.
224
GA IV 1, 766a 15 xi (A) xpaxotijxsvov mb xou SiriixtoupYouvxoi; avayxr) |xe-
xajiaXXerv cEq xi £vavxEov .
225
Cfr . piu sopra , p. 436. GA IV 1, 765b 15 xaaa nityu; epya exai tfeppcp.
612 ARISTOTELE

soltanto con la materia.224 5 ) Egli utilizza qui, come in tutti gli scritti di
filosofia naturale, l analogia di funzione e di scopo come metodo euristico.
Pero struttura e funzione non sono sempre nettamente distinte.
Ho gia ricordato 227 che Aristotele presenta il ciclo biologico come
il garante dell eternita della forma. In GA, ora , il suo intento e quello
di dare ragione dell esistenza in natura del maschio e della femmina :
« Tra le cose esistenti, i corpi celesti sono eterni e divini, mentre le cose
terrene possono essere e non essere; cio che e bello e divino per sua natura
sempre e autore del meglio nelle cose, che possono parteciparne; queste cose
non eterne hanno tanto la possibilita di esistere quanto quella di partecipare del
meglio o del peggio; l anima, inoltre, e qualcosa di meglio del corpo, e cio che e
animato e superiore, proprio a causa dell anima, a cio che e inanimato, e l essere
e sempre meglio del non essere, e la vita migliore del non vivere; per queste
ragioni, dunque, si ha generazione tra gli animali. Poiche infatti la natura di
queste creature non consente un essere eterno, cio che diviene e eterno soltanto
nella misura della sua possibilita. Il singolo individuo muore, ma per la forma
la specie e eterna. E questa la ragione per cui ci sono ininterrottamente le gene-
razioni degli uomini, degli animali e delle piante. E siccome il maschio e la
femmina sono all origine di questo succedersi di generazioni, e certo in vista
della generazione che deve esistere una differenza di sessi fra le creature che
hanno uno dei due. Ora pero, la causa motrice prima, in cui si trovano gia i
segni fondamentali e la forma della specie, e migliore e piu divina della materia ;
e allora anche piu conforme al fine che il superiore sia separato dall inferiore, ed
ecco perche, dovunque cio e possibile, il maschio e separato dalla femmina.
Superiore e piu divino & il principio del movimento, che si presenta come
maschile nelle creature che nascono, mentre cio che e presente come femminile,
e materia ».nt
Aristotele dice non di rado che e assurdo cercare una spiegazione di
cio che si spiega da se. « Non occorre porre in discussione l esistenza di
cose come la natura o il movimento; sono gia evidenti. £ sciocco studiare
accuratamente sciocche affermazioni ». E tuttavia, egli si ripropone con-
229

tinuamente l assunto di render ragione di cio che in apparenza e ovvio;


questi fenomeni, dice, ci sono piu noti, e vero, ma soltanto quando li
abbiamo chiariti e ne abbiamo conosciute le cause ne possediamo una
reale conoscenza ; dalla mera opinione nasce la conoscenza . Questo e pro-
priamente il principio dell odierna ricerca sociologica. Ne consegue l ap-
parenza di banalita , che tanto spesso e inerente alle spiegazioni di Ari¬
stotele,. e anche ai risultati delle odierne ricerche sociologiche.
Se proviamo a chiederci perche Aristotele avanzi questa « spiegazio¬
ne » della differenziazione dei sessi, la risposta e immediata . Aristotele
vuole inserire nella sua rappresentazione del mondo anche questo fon-
damentale fenomeno della vita. Diamo un occhiata, a volo d uccello, alia
226
GA IV 1, 766b 12-16. La capacita o l incapacita della 765b 9-10.
227
Cfr. sopra, p. 597.
GA II 1, 731b 24 - 732a 9.
227
Cfr. Phys. I 2, 185a 12, PA III 3, 664b 18.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 613

rappresentazione, essenzialmente dualistica , che egli prospetta del mon-


do. In alto sta Youranos eternamente immutabile, la cui rotazione regge
tutto cio che sta al di sotto della luna. Qui si trovano le cose che pos-
sono essere anche in un altro modo, e che sono sottoposte al processo
naturale sempre incessante, continuo e irreversibile. Aristotele analizza
la struttura di questi eventi naturali servendosi di una serie di principi
che naturalmente non esistono in se, ma che, come concetti astratti, ren-
dono comprensibile il processo naturale. Dovunque egli rintraccia la ten-
denza alia perfezione, al bello - divino, alia realizzazione dell ousia , la
forma naturale; questa tendenza egli la considera , secondo un angolazione
tipicamente greca, come un agon tra due components forma-materia ,
realta-possibilita, anima-corpo, motore-mosso, agire-patire, caldo-freddo,
per citare soltanto le coppie di concetti in lui piu rilevanti. In questa co-
struzione teorica , dunque, egli inserisce ora anche i concetti maschio-
femmina . Trasferisce alia funzione dell accoppiamento i concetti base della
sua visione del mondo; vede doe nel maschio il principio del movimento
e del divenire e il supporto della forma , cioe, in questo caso, l anima,
perche l anima e la forma del corpo;230 nella femmina invece vede l origine
della materia .231
Sebbene l aspetto speculativo abbia in quest opera il sopravvento,
non dobbiamo pero ritenere che Aristotele abbia accantonato i dati della
esperienza. Anzi, egli e estremamente interessato a mettere in chiaro che
le sue teorie rendono conto dello stato dei fatti quale era noto ai tempi
suoi. Critica incessantemente le teorie dei suoi predecessori, ogni volta
che puo dimostrare che un fatto non concorda con le teorie. Solo un
esempio: 232 « i bambini somigliano ai nonni, da cui non e derivato [ ma-
terialmente ] nulla. Le somiglianze si propagano attraverso parecchie ge-
nerazioni, come e il caso di una ragazza dell Elide che aveva avuto una
relazione con un Etiope; non sua figlia, ma il figlio di questa era di pelle
scura ». Quindi, ritiene Aristotele, la teoria dominante sull’ereditarieta
non puo essere esatta . Egli adduce in questo modo delle osservazioni ad
ogni passo; l esposizione ha percio l’apparenza di essere empiricamente
fondata in grado molto elevato; ma l aspetto speculativo emerge nell’in-
terpretazione e nell utilizzazione dei dati.
Quasi nessuno dei problemi che si discutono in quest opera e stato
impostato per la prima volta da Aristotele.233 Il problema puramente bio-
2 )0
My 2, 1077a 31-34, Zeta 10, 1035b 14-16, e nel De anima.
231
M. WELLMANN e dopo di lui E. LESKY, op. cit ., 92, considerano i pitagorici , in
Diog. Laert . VIII 25-28, come i precursori della dottrina aristotelica del seme. Per
parte mia, ritengo che cio sia del tutto impossibile ; la testimonianza dimostra che si
tratta di un tardo pitagorico, che mescola elementi della dottrina platonica dei principi
( £6 pujTO? Sua? ) con la dottrina aristotelica di sTSo?- u >,7]. Cfr. W. BURKERT, Weisheit
und Wissenschaft , Norimberga 1962, p. 47, nota 47.
232
GA I 18, 722a 7-11.
233
Un illustrazione e un interpretazione esemplare delle questioni discusse da
Aristotele nella GA e contenuta in E. LESKY, Die Zeuguttgs- und Vererbungslehren
614 ARISTOTELE

logico delPorigine del seme umano era gia stato posto da Alcmeone di
Crotone senza alcuna relazione con una cosmogonia ; costui collocava
l inizio del sistema delle vene nel cervello. Poiche poi riteneva che il
seme fosse un prodotto del sangue, il seme risultava essere, a suo dire,
una parte del cervello.23* Le scuole mediche influenzate dalla teoria di
Alcmeone consideravano il cervello e il midollo come un solo organo;
si affermava percio che il seme discendesse dal cervello attraverso il mi¬
dollo. Le ripercussioni di questa teoria si incontrano in Platone nel
Timeo. Platone era scarsamente interessato alia problematica biologica
in quanto tale ; voleva invece chiarire come l anima immortale entri nel
corpo; desiderava anche dare indicazioni e raccomandazioni per la pro-
creazione nel suo stato ideale, in modo da poter assicurare una discen-
denza eccellente. A questo proposito si rifece alia teoria di Alcmeone, che
egli conosceva bene attraverso fonti pitagoriche ; immagino dunque che
il seme avesse origine dal cervello e dal midollo spinale.235
Anassagora e gli Atomisti, naturalmente con motivazioni filosofiche
completamente diverse, spiegavano che il seme proviene da tutte le parti
del corpo. Democrito basava la teoria sul suo concetto di atomo,234 e ne
offriva una motivazione puramente fisica. In una formulazione un po
diversa incontriamo questa teoria nei trattati del Corpus Hippocraticurn
Qui la motivazione e di tipo fisiologico : il seme maschile deriva da tutto
cio che vi e di fluido nel corpo ; alia radice di questa spiegazione sta dun ¬
que la teoria degli umori. Siccome Darwin paragono la sua teoria della
pangenesi con la teoria di Ippocrate, da allora si e dato questo nome
anche alia teoria antica .
Aristotele rifiuta entrambe le teorie , e spiega che il seme si forma
dal sangue. Non e per altro inverosimile che abbia desunto questa teoria
da Diogene di Apollonia .231 Aristotele giunge a questo risultato per tre
vie diverse. Tiene presente la sua descrizione dei genitali di HA III 1,
e insieme le illustrazioni relative contenute nelle AnatomaiDi qui si
puo ricostruire ( come H. Balss e E. Lesky dimostrano nei particolari ) in

der Antike und ihr Nachwirken , Ak. d. Wiss. und d. Literatur in Mainz, Abh. d .
geistes- und sozialwiss . Kl., 1950, n . 19. La signora Lesky elenca anche la letteratura
relativa al problema. Con gratitudine mi servo qui dei suoi risultati.
238
-
24 A 13 DIELS-KRANZ, i pcetpiXou pipe?. Cfr. sopra, p. 604.
235
Tim. 73b, T6V yivipov pueXov 77d; il collegamento anatomico con gli organ!
genitali a 91a. Aristotele si schiera , in PA II 6, 651b 21, contro questa dottrina: 6 puc-
7,6c atpavi? TIG 9601? xal ouy &ansp otovxat five? TT;? fovij? aTrcppaTixi; Siivapt ?.
236
68 A 57 DIELS-KRANZ.
237
Ilepl lepij? vouaou VI 364 L., ITcpl a£ ptov II 60 L., soltanto come afferma -
zione: 6 Y6VO? mxvTaxoOev Spyexat TOU ac8paTO? ; piu estesamente nelle opere cnidie,
Ilepl YOVT) G , TTcpL 96010? 7tai8iou , Ilepl vouatov IV , VII 470 L.
238
Cost intende E. Lesky le parole di HA III 2, 512b 5-11; cfr. l osservazione
alia fine del fr. 64 B 6 DIELS-KRANZ. Se l interpretazione data dalla Lesky a Parmenide
28 B 18 e corretta , questa tesi risalirebbe a lui.
239
510a 14 - b 1.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 615

qual modo egli sia giunto a supporre che il seme sia un prodotto di
trasformazione del 240sangue. Aristotele aveva uno schema delle parti co-
stitutive del corpo, in cui doveva trovare una collocazione anche per il
seme; ne consegue che il seme appartiene alia categoria dei perittomata ,
cioe che e un prodotto della trasformazione del sangue, e percio del cibo
completamente assimilato. Consolida la sua tesi stabilendo una correla-
zione fra potenza-impotenza e nutrizione.
« Quando il seme esce, si produce un evidente indebolimento, perche il
corpo e privato della sostanza ultima che si forma dal cibo. Inoltre, il seme non
e presente n6 nella prima giovinezza, ne nella vecchiaia, ne in stati di malattia
grave; infatti i giovani utilizzano il nutrimento per crescere, e i malati e gli
anziani non possono cuocere a sufficienza il cibo per mancanza di calore inter-
no. Anche fra individui dello stesso genere si verificano differenze rilevanti ;
uomini corpulenti e grassi producono poco seme, perche utilizzano l eccedenza
di nutrimento nell ingrassare ».2
,
Naturalmente egli conosce anche cibi sessualmente eccitanti.
La concezione secondo la quale anche la donna produce del seme
2,2
e attestata dal tempo di Alcmeone, e attraverso Democrito divenne l opi-
nione piu diffusa fra i medici. Essi infatti riconoscevano al maschio e alia
femmina un uguale partecipazione245 nel processo del concepimento. Ari¬
stotele imposta questo problema: « Dobbiamo ora stabilire che cosa e
il sangue mestruale. Ne risultera anche se anche la femmina effonde del
seme, o se l embrione risulta dalla mescolanza di due semi, o se la fem ¬
mina non produce affatto del seme ; se e cost , occorrerebbe chiedersi se
essa si limiti a offrire la sede, o se contribuisca in qualcos altro, e ancora
come e in che modo » . Dopo aver discusso queste possibility, perviene
al risultato 244 che il sangue mestruale corrisponde alia secrezione del se¬
me, e trova nei dati di esperienza a lui noti una conferma a questa teoria.
La conclusione che ne ricava e che il maschio da l impulso del movimento,
la femmina offre la materia.245 Valendosi di un audace analogia con il car-
pentiere e i suoi strumenti, asserisce che il seme e lo strumento della
natura.

2W
- .
GA I 18, 724b 23 28 Le parti costitutive naturali e normali sono: opotopeplj'
( tutte le materie e i tessuti omogenei, liquidi oppure solidi ) , avop.otop.ep5) ( i singoli
-
organi ), 7tepiTTt6 paTa ( secrezioni fondate su un eccesso di nutrimento), crjv rfjYpa'ra
( prodotti di separazione della crescita in seguito a una abnorme decomposizione ), Tpotpf ]
-
( il nutrimento ). Il nutrimento completamente digerito, ea / dcT/) rpoof ) , passa nel sangue,
PA IV 4, 678a 16-20.
241
GA I 18, 725b 6 - 726a 6.
2,2
68 A 142 DIELS-KRANZ, Ilepl VII 478 L., Djvaixetcov I 24, VIII
64 L.; Aristotele respinge questa concezione, I 20, 727b 33, e pone una netta distin-
zione fra la funzione del padre e quella della madre nella generazione, I 17, 721a 35;
19, 726a 30.
241
II 19, 726a 28 - b 1.
, 727a 1-4.
2M
2 5
730a 27.
616 ARISTOTELE

« II seme non contribuisce a fornire alcuna parte costitutiva a quel che


nasce, proprio come dal carpentiere non passa nulla nel legno, ne una parte
della sua arte entra nella sua produzione; da lui provengono soltanto la configu-
razione e la forma in seguito al movimento che egli infonde nella materia. La
sua anima, in cui si trova la forma, e il suo sapere pongono in movimento le
mani, le mani gli strumenti, e gli strumenti la materia. Esattamente in questo
modo opera la natura negli animali che producono del seme ; essi utilizzano il
seme come strumento e come qualche cosa che produce il movimento ».
Per questa via, la teoria del seme viene in Aristotele ad armoniz-
zarsi con la concezione generate della modalita dei processi naturali: esso
e diretto da una forza plasmatrice, pero utilizza come strumenti certe
forze fisiche, i cui effetti sono regolati da necessita meccaniche; la piu
potente di queste forze e costituita dal calore innato. « Le forze fisiche
del calore e del freddo producono le qualita delle parti del corpo, come
duro e molle, liscio e ruvido ; ma la forza che rende queste cose cio che
esse sono, vale a dire carne ed ossa , e qualcosa di diverso, e cioe il mo¬
vimento che procede dal genitore. Il genitore e in atto cio che appunto
e in potenza la materia , che e alia base dell essere in via di sviluppo » .2
Corrobora poi la sua concezione, secondo cui l uomo non ha altra fun-
zione se non quella di dare impulso al movimento, e paragona la forza
plasmatrice con l azione del caglio nel processo di coagulazione del latte.
Sullo sviluppo delPembrione esistevano due diverse teorie, e una
era 1 ipotesi che nel seme si trovassero gia tutte le parti del futuro indi-
viduo, in proporzioni invisibilmente piccole, ma gia completamente pre¬
formate. Quest idea della preformazione si trova per la prima volta in
Anassagora .2" Aristotele cita questa teoria in rapporto al problema del
sesso del nascituro , se cioe sia vero che esso sia gia determinate nel
seme, oppure se si produce durante lo sviluppo dell embrione nelPutero.
« Anassagora ed altri filosofi della natura ritengono che la differenza di
sesso si trovi gia originariamente nel seme. Secondo la loro teoria, il seme pro-
viene dall uomo, e la donna offre la sede ; i discendenti maschi provengono dal
, i sessi si diffe-
testicolo destro, le femmine dal sinistro. Empedocle afferma che
renziano nell utero; il seme che incontra un utero piu caldo 2 8 diviene un ma
schio. Una terza opinione e quella sostenuta da Democrito; la differenza di sesso
-
si produce nella madre , e dipende da quale dei semi provenienti dai genitori ha
il sopravvento ».2
Aristotele rifiuta la teoria popolare che si riferisce alia destra e alia
sinistra richiamandosi ai dati dell esperienza. Della teoria di Empedocle
egli dice, con una certa sufficienza , che e insensato supporre che 1 embrio-
ne, dopo essere penetrato nell utero come in un forno, soltanto ad opera
del calore possa sviluppare differenze cost rilevanti ; pero e un fatto che
egli stesso attribuisce al calore un immensa importanza. Per quanto ri-
, G A II
2 8
1 , 734b 31-36 .
2.7
59 B 10 DIELS-KRANZ .
2.8
Cioe immediatamente dopo le mestruazioni .
2.9
G A IV 1 , 763b 30 - 764a 11 .
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 617

guarda la teoria di Democrito, Aristotele approva il concetto che lo


sviluppo dell embrione possa essere influenzato dal prevalere 250 di una
forza sull altra ; prende anzi questo concetto per base della sua teoria
dell ereditarieta ; respinge invece la pangenesi di Democrito. II sesso del
bambino, a suo giudizio, e determinate nello sviluppo del germe imme-
diatamente dopo l accoppiamento; dipende poi dal fatto che il seme abbia
sufficiente calore interno se riuscira a « vincere » la materia prodotta
dalla donna oppure no.251
Il nucleo della teoria aristotelica sullo sviluppo dell embrione ri-
sulta dal passo seguente: 252
« L individuo, che ha prodotto il seme, e da cui questo seme e penetrato
nell utero, con un singolo contatto pone in movimento un processo. Cid che in
seguito opera, e la tendenza insita nel seme al movimento.253 Prendiamo, come
analogia della funzione, il modo in cui si costruisce una casa ; il capomastro da
il via ai lavori e impartisce le direttive, poi procede la costruzione. Cid che da
1 impulso in questo modo non e qualcosa di materialmente esistente nel seme, e
non si trova nel seme come qualcosa di perfettamente formato ».
Una seconda analogia egli la scopre nel funzionamento di certi gio-
cattoli meccanici.254 Intende dire, dunque, che i singoli organi si formano
successivamente sotto l’azione di una forza immateriale quasi come in una
reazione a catena . Piu di duemila anni dopo C.F. Wolff espone nella
dissertazione Theoria generationis la teoria dell epigenesi 255 come alter-
nativa alia teoria della preformazione che imperava ai suoi tempi.
Due problemi si sollevano ora davanti alia mente di Aristotele. L’ uno
e il problema piu arduo di tutti : 256 come e di dove l anima razionale entra
nel seme ? L altro problema, cioe come e in qual successione si formano
gli organi , e piu semplice. Occupiamoci prima del secondo problema.257
« Non appena il germe e formato, fa come i semi nella terra. Perche anche
nei semi delle piante il principio del loro sviluppo e presente in essi stessi. Non
appena il seme e stato separato, si sviluppano da lui il fusticino e le radici.
Alio stesso modo, nel germe degli animali tutte le parti sono presenti in certo
modo in potenza,25* ma il principio e la cosa piu prossima alio sviluppo. Percio
si comincia dapprima con la formazione del cuore. Che la cosa stia cosf , non
risulta soltanto dall osservazione ( cosf infatti succede in realta ),239 ma cosf deve

250
xpaxeiv.
251
IV 1, 766a 18-22 xpaTeiv-fjTTaaflai.
252
GA II 1, 734b 14-19. Parafrasi.
253
734b 16 7] £vooaa xlvyjat?. Cfr. 768a 11 - b 10.
254
734b 10 Ta a6T6|zaxa TCOV ffauptaxcov , anche nel De motu , cfr. sopra, p. 391,
nota 336.
255

256 _
Questa parola e formata artificiosamente.
736b 6 &'/ eL T dcTroptocv TrAefor/ jv.
257
GA II 4, 739b 33 - 740a 8.
253
Aristotele procede qui usando la coppia di concetti SuvaptEt - lvEpyefa , e la
parola ipxht doe inizio, principio, do che governa.
259
Ha descritto ci6 in HA VI 3, 561a 11.
618 ARISTOTELE

essere anche teoricamente. Non appena, doe, l essere in via di formazione si e


separato da entrambi i genitori, deve attendere a se stesso, come un figlio che
si stabilisce per conto proprio lontano dal padre. Ci deve dunque essere negli
animali un principio da cui procede in seguito l ordinata formazione 240 del loro
corpo ».
Quando il cuore e formato, si sviluppano gradualmente 261 gli altri
organi, non tuttavia nel senso che un organo ne produce un altro, ma
che tutti si generano in seguito all originario impulso di movimento. La
femmina off re la materia ; il sangue della madre e in potenza come il cor¬
po dell individuo che l ha prodotto.262 Cost entrambi i genitori contri-
buiscono a portare a compimento il nuovo individuo.
L energia fisica che rende possibile l ulteriore sviluppo dell embrione
e il calore innato. « La nascita dell embrione e il primo atto di partecipa-
zione all anima nutritiva , e avviene nel calore, la vita e la prosecuzione
stabile di questa partecipazione » .263 RiafEora qui nuovamente il pneuma ,
concetto fra tutti camaleontico in Aristotele. « Gli organi degli animali si
differenziano per effetto del pneuma Non intendo dire, come alcuni stu-
diosi di scienze naturali, il respiro della madre o dell embrione stesso,261
ma invece un particolare soffio interno » . Non e difficile riconoscere quale
fu lo spun to della distinzione tra pneuma interno ed esterno. Con l aiuto
dell’ipotesi del pneuma interno ed innato Aristotele riusciva a spiegare
lo sviluppo dell’embrione nelle uova e nelle larve.266 Egli paragona il de-
corso della fecondazione naturale e della generazione spontanea .267
« Certi animali e alcune piante si generano spontaneamente nella terra e
nell’acqua , perche nella terra e presente l’acqua, e nell acqua il pneuma , e nel
240
740a 8 Siaxoapr/ jau; TOO ocopaTo?.
241
734a 25 TA pAv 7rp6TEpov TA S oaTEpov.
262
738b 3-4, cfr. Ill 11, 762b 2 7reptTTOjpa . .. 8 fj reapa TOU Sppsvoc ip /7) xi-
vouaa , Suvapei TOIOOTOV 8V olov ap’ ou 7tEp IjX ev , IXTCOZEXEI TA soiov.
263
De respir. 479a 29-30.
264
II 6, 741b 37 Stopti sTott SE va pipT) TCOV COCOV uvEupaTi. Aubert-Wimmer
osservano bruscamente: « Se 7TVEupa non e usato in un senso del tutto misterioso, la
cosa e inesatta ». L’ipotesi del pneuma aveva in Aristotele lo stesso ruolo che ebbero
nel secolo XVIII l ipotesi del flogisto, o, nel XIX, quella dell etere.
265
Aristotele polemizza qui contro la teoria che troviamo esposta in IlEpl rpixnoc,
reatStou 17, VII 496 L. Nelle parole introduttive a questa opera, l autore dice che lo
sviluppo del germe avrebbe inizio in quanto 7tveijp.a iT/ ei ACTE hi SEppoi couaa. Grazie
alia respirazione della madre, si accresce il 7rveupa e f ) aap5 au opAv/) UTCA TOU TTJEU-
paTO? apSpouTat. L autore non distingue fra 7tvof ) , Trveupa ed t'pcpuTOV ScppAv. Quando
egli , nel cap. 30, VII 536 L., descrive lo sviluppo dell’embrione all’interno dell’uovo,
dice TA EV TOS ojoj £vsAv 7tvEup.a , che attraverso il guscio attira STEPOV (J'nxpAv uvEupa.
In simili casi, Aristotele parla invece di gpupuTov (mipupuTov ) oppure di ATELoaxTov
miEupa .
246
742a 1 pavEpAv SA TOUTO ( che cioe si deve presumere un pneuma interno, e
che gli antichi scienziati della natura erano in errore ) ini TCOV Apvl&tov xal TC5V E /SUOJV
xal TCOV AVT6|J.OJV.
267
III 11, 762a 18 - b 18.
INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 619

pneurna c’e sempre il calore vitale, cosicche in certa misura tutto e pieno di
vita .268 Percio si produce subito qualcosa di animato, non appena una parte di
questa vita si racchiude [ in un involucro ]; essa viene rinchiusa quando durante
il processo di riscaldamento del fluido corporeo si forma una sorta di bolla
schiumosa . Gia durante l inglobamento del germe vitale 269 [ in questa bolla ] si
determina se l animale che se ne sviluppera sara un animale superiore o infe-
riore ; cio che decide e il luogo e le qualita materiali della sostanza inclusa. Che
cos’e, ora, che corrisponde in questa generazione spontanea all impulso di movi-
mento maschile e alia secrezione materiale femminile? Negli animali che si
accoppiano, il calore innato produce il seme per secrezione e per cottura ” , e il
seme e il principio del germe. Negli animali che non si accoppiano, e ugualmente
il calore interno la forza motrice, soltanto che in essi la collaborazione di un
impulso iniziale maschile non e necessaria, perche essi contengono questo di
gia mescolato in se.270 Quell effetto, dunque, che negli animali che si accoppiano
e prodotto dal calore interno, nella generazione spontanea e prodotto dall aria
calda estiva , in quanto attraverso una cottura essa forma un prodotto dal-
l acqua di mare e dalla terra. Cost quella parte del principio vitale che e inclusa
nel pneurna o e distaccata da origine al germe e avvia il processo di sviluppo ».
Come risulta chiaramente , Aristotele istituisce un parallelo fra ge¬
nerazione spontanea e generazione naturale ; parla espressamente di una
arche come analogo del seme anche nella generazione spontanea .
Ora, come e di dove viene l anima nell embrione ? In senso lato,
psyche e identico a vita; « possedere l anima » e soltanto un espressione
diversa per dire « vivere » . Poiche l embrione fin dal principio vive , deve
dunque fin dal principio avere un anima . Ora pero vivere non significa
la stessa cosa nel caso di una pianta , di un animale o di un uomo . Que-
gli organismi che si limitano a vegetare posseggono una « anima nutri-
tiva » , negli animali si aggiunge anche un anima « sensitiva » , e nell’uo-
mo anche un anima « pensante » .m « Le due funzioni dell’anima che ab-
biamo nominato per prime sono trasmesse dal genitore nel germe , e si
sviluppano gradualmente nell’embrione . £ importante mettere bene in
chiaro che si tratta di uno sviluppo graduale . Infatti un animale non
diviene immediatamente un animale , un uomo o un cavallo, o un animale
di qualunque altro genere; il grado finale e il compimento si trovano al
termine , e il carattere peculiare della specie nell’individuo costituisce
l’ultimo grado nel processo del divenire » .m £ questa una legge che viene
attribuita a K . E . von Baer , che cioe lo sviluppo di un individuo procede
dalle caratteristiche generali di un gruppo piu vasto a quelle particolari
268
trivTot elvai rrX-qpT].
269
ev xyj TtepiXf|
] t >a TRJS dpx js 'rij? ci> e egli considera dunque come
analogo della fecondazione.
270
-
762b 10 b/ ti yip hi au roT? ( jtepuYg.£vr)v, i traduttori dicono « frammisto
con il femminile », ma cio non e contenuto nel testo. Da quel che segue si ricava che
la |
t A> Xtxi| dpx nell’aria calda corrisponde all elemento maschile ; lo oxtoXn]? ha « me ¬
scolato in se stesso » questa apx , come Trveupa g[ji <puTov.
271
Quanto segue sta in GA II 3.
272
736b 2-5.
620 ARISTOTELE

fino alle piu specifiche. « Mi sembra che sia chiaro che tutte le facolta
dell anima che sono collegate con fenomeni fisiologici del corpo 775 si
sviluppano come conseguenza di quell impulso di movimento che e conte-
nuto nel seme fin da principio. Pero il pensiero non ha nulla in comune
con l attivita fisica ; dunque rimane soltanto la possibility che la facolta
del pensiero sola si introduca dall esterno, e che questa soltanto sia di-
vina » m.
Con quell ingenuo reahsmo che gli e proprio, Aristotele si chiede ora
di qual sostanza sia costituita l anima . « Siccome l anima e superiore a
tutto cio che e corporeo, non puo essere costituita dai quattro solid de¬
menti; deve essere collegata con un altro corpo,775 piu divino dei quattro
dementi ». Stabilisce che l anima, da un punto di vista fisico, e collegata
al calore vitale. « Questo calore gia nel seme ha per effetto che qualcosa
possa generarsi da esso. II calore vitale non e fuoco, ne qualche forza
simile al fuoco, ma e il pneutna incluso nel seme e nel fluido seminale
schiumoso e l demento naturale nel pneuma , che e in rapporto all anima
cio che il primo elemento e in rapporto alia sfera celeste. Come il calore
solare possiede la capacita di destare la vita, cost accade per il calore
innato degli animali, sia che esso operi nel seme o nella generazione
spontanea ». Il trait d union e costituito dalla natura schiumosa del san-
gue e dello sperma , che dipende dalla presenza del pneuma Se da tutte
le riflessioni qui addotte si spreme il loro senso preciso, se ne ricava che
Aristotele vuole dire che l anima e fisicamente collegata con un elemento.
Nel trattato De anima rifiuta invece categoricamente ogni teoria da cui
consegua che l’anima e costituita da un qualunque elemento.
Le contraddizioni che si trovano nelle opere di Aristotele spesso di-
pendono dalla diversa angolazione dalla quale egli considera un certo
problema in opere diverse. £ chiaro che anche nel De anima egli vuol
dire che l anima biologica e inscindibilmente collegata al corpo: « la ri-
flessione, l amore e l odio, la memoria e cost via sono legati a un sup-
porto, e con esso periscono » La mente { nous ) e si qualcosa di divino,
ma anche la sua attivita e collegata ad un organo, al cuore. Percio essa
vien meno nella debolezza senile, quando qualcos’altro, cioe il cuore,
273
De an. I 1, 403a 16-25.
274
Xeimrai Si T6V VOUV p.6vov OiSpaOev 67reim£\iat xal Oeiov elvai povov. Cosi
anche TEOFRASTO, Fr. 53 W. SfjcoOev tneiaubv .
aatfxtxTot; OeioT pou, 736b 30.
275

276
Cfr. sopra, p. 392. Nell espressione rj tv Tcp TTveupaxt 9601;, 736b 37, il
-
termine (p6m; non significa forza naturale ( cosi ad es. e inteso in Aubert Wimmer,
Lesky 125), ben si « ci6 che esiste per natura »; cfr. Protr. B 36, e Theta 8, 1050b 34
-
el uve; 96001;.
277
DIOG. APOLL. 64 A 24 DIELS-KRANZ si accorda con GA II 2, 736a 18-21;
cfr. De an. I 2, 405a 21-25. Due fonti indipendenti attestano dunque che Aristotele
ha ripreso le considerazioni di Diogene.
273
De an. I 4, 408b 29.
1NDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NATURA 621

internamente deperisce . Nella GA e nel De motu Aristotele essenzial-


mente si dedica al problema di come agiscono rispettivamente la volonta
e 1 anima , vale a dire, quindi , che si concentra sugli strumenti . Nel De
2
motu il pneuma diviene lo strumento fisiologico della volonta , nella GA
diviene lo strumento dell anima biologica in generale . Non trovo alcuna
reale contraddizione nella concezione aristotelica dell anima ; la contrad -
dizione si trova piuttosto nell uso che egli fa del poco chiaro concetto
di pneuma. In GA il pneuma e evidentemente identico al calore vitale in-
nato , il principio attivo dinamico-cinetico che si trova nell embrione e
nel seme; nel De motu , invece, come abbiamo mostrato sopra , il pneuma
e utilizzato per un altro scopo.
Per concludere, qualche parola sulla teoria dell’ereditarieta di Ari¬
stotele.21" Come abbiamo gia detto piu volte, egli considera i processi
naturali sempre da due diverse prospettive. Appena si presentano dei con-
dizionamenti, egli sottolinea che cio che avviene in natura e diretto dalla
teleologica determinatezza formale ; come , non dice mai ; l insistenza sulla
teleologia e il suo modo di descrivere l ordine della natura. D altra parte,
egli sottolinea che i processi fisici sono sempre sottoposti alia necessita
meccanica ; la natura impiega sempre gli stessi mezzi per conseguire lo
stesso fine. * Come e naturale , anche la sua teoria dell’ereditarieta e im-
22

prontata a questa concezione fondamentale. Gli Atomisti e gli autori


dei trattati di medicina del Corpus Hippocraticum consideravano l’eredi-
tarieta come la trasmissione di elementi materiali da una generazione al-
l altra. Aristotele invece, che attribuisce ai fattori quantitativi un ruolo
subordinate nella generazione e nello sviluppo, concepisce il processo
come una trasmissione della forma . Invece che di componenti materiali di
qualsiasi tipo, Aristotele parla di « impulsi di movimento » , o, come dice
la Lesley, « componenti di movimento » .2*3 Questi impulsi di movimento
li considera come immateriali. L uomo possiede nel seme un numero in ¬
finite di tali impulsi di movimento, di cui alcuni sono realizzati nella sua
discendenza, altri invece vengono ereditati solo come potenzialita non
attuate. L’ereditarieta e dunque una continuita del movimento nel ciclo
biologico. Per spiegare il meccanismo dell ereditarieta, Aristotele si serve
del concetto di kratein , « avere il sopravvento ». Negli Ippocratici kratein
indica una diffusione quantitativa di alcune parti seminali materiali ; in
Aristotele significa che un impulso di movimento piu forte ha il soprav-
179
408b 25 fiXAou TIVO? i'oco (p 9 eipopivou, l organo centrale della mente e il
cuore.
280
Si veda sopra, p. 390.
211
E. LESKY, op. cit., 125-158, un esposizione alia quale non potrei aggiungere
alcunche di importante.
282
Si veda sopra, p. 601.
283
767b 35 &izb TMV Suvapetov u7tap/ouaiv ai xivTjaeic, b> TOI? <nr£ pp.aai, delle
possibilita ( attitudini ) presenti nel genitore si riscontrano nel seme impulsi di movi¬
mento ( corrispondenti ).
622 ARISTOTELE

vento. Valendosi di questa sua teoria, Aristotele riusci a risolvere un


284

problema che gli Ippocratici non erano stati in grado di superare, vale
a dire la trasmissione ereditaria di alcune qualita da generazioni prece-
denti: « I discendenti non somigliano soltanto ai genitori, bensi talvolta
anche agli antenati, di cui tuttavia non venne nulla nel seme. La mia teo¬
ria sa spiegare come mai le somiglianze si propagano attraverso parecchie
generazioni ».285 Come la Lesky osserva, la teoria dell ereditarieta di Ari ¬

stotele e in contraddizione con la sua concezione della funzione dei geni¬


tori nella procreazione. Secondo l assunto che ne sta alia base, il seme
maschile dovrebbe soltanto determinare la forma della discendenza ; la
conseguenza piu assurda ne sarebbe che la femmina partorirebbe soltanto
una discendenza maschile. A questo pun to pero gli viene in aiuto la sua
teoria della malformazione: « La discendenza che non ha somiglianza con
i genitori e gia in certo modo una malformazione, perche in questi esseri
in certo modo la natura devio dalla specie. II fenomeno ha inizio quando
invece di un essere maschile se ne forma uno femminile. £ questa pero
una necessita di natura, perche la specie degli esseri viventi sessualmente
differenziati deve conservarsi » . Fra tutte le spiegazioni ad hoc di Ari¬
stotele questa e la piu notevole, per la sua assurdita sia oggettiva che
logica. Se si accettasse seriamente questa spiegazione, il ciclo biologico,
questo essenziale pilastro della sua concezione del mondo, risulterebbe
dipendere da un errore della natura. Un ulteriore conseguenza della sua
teoria delle funzioni nella riproduzione e che egli non sa spiegare la tra¬
smissione ereditaria per linea materna. Diviene percio per Aristotele ne-
cessario modificare la teoria e ammettere l esistenza di un impulso di
movimentow anche da parte della madre. Non abbiamo alcun indizio
che si fosse accorto che, con questa ammissione, rovesciava la sua teoria
fondamentale della funzione della donna nella riproduzione.

2 4
768a 2-21 at xivrjasi? at S7) (iioupYouaat , i movimenti che conferiscono al-
l embrione il suo aspetto individuate. Cfr. nota 253.
s
I 18, 722 a 7-9, parafrasi.
2,6
IV 3, 767b 5-10, si noti il ripetuto TPOTTOV viva . La donna e Hiamp itppev
7TE 7n] po> [x6vov , II 3, 737a 28.
287
768a 19 7) T5) ;I YewtiaT) ? sc. xtvqac;.
X
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI

Le opere
L Eudemo. Fra le piu tenaci fables convenues degli studi aristotelici c’e quella
secondo cui Aristotele nel dialogo intitolato a Eudemo avrebbe esposto una concezione
dell anima puramente platonica fin nei singoli particolari.1 Dopo la morte dell amico
Eudemo, nel 354, per trovare conforto al suo dolore e per eternare la memoria del-
l amico diletto, egli avrebbe scritto questo dialogo, nella cui cornice avrebbe manife
stato la personale professione di un religioso anelito verso l altro mondo. L assunto del
-
dialogo sarebbe stato quello di provare che « l anima intera », e dunque non soltanto
il vou ?, e immortale. Aristotele avrebbe concepito come Platone l anima come principio
del movimento;2 sulla base della teoria platonica deH d.vdp.v'riffi avrebbe sviluppato una
teoria della continuita della coscienza in tutte le tre fasi dell esistenza, cioe nella pree-
sistenza, nell esistenza in questo mondo e nella vita dopo morte;3 dietro l espressione
TGt £ KEI flEoqiaTa ( = cio che l anima ha veduto la ) non ci sarebbero nient altro che le idee
del Fedone. Questo modo di concepire l anima, come e evidente, e infinitamente diverso
dalla teoria dell’anima quale e esposta nelle opere psicologiche. E proprio per tale
ragione questa interpretazione dell' Eudemo costituisce uno dei pilastri di quella teoria
secondo cui Aristotele e stato un platonico convinto fino alia morte di Platone, per poi
improvvisamente mutare in modo radicale la sua concezione del mondo e giungere
all’edificazione di una filosofia su tutt’altro fondamento. Gia venticinque anni fa ho
cercato di dimostrare 4 che questa interpretazione e errata in ogni particolare. Poiche
questo e un problema centrale nell’interpretazione complessiva della figura di Aristo¬
tele e della relazione fra i dialoghi e gli scritti didattici, desidero motivare piu precisa-
mente la mia opinione. Come primo punto e necessario allargare il discorso, per chia-
rire che un dialogo di Aristotele non persegue lo stesso fine di un dialogo di Platone.

1
Possediamo, per ora, soltanto i frammenti, come sono ordinati da Rose, Walzer
e Ross; essi non sono mai stati oggetto di un’indagine e di una valutazione sistematica.
La migliore introduzione generale si deve a O. GIGON, Prolegomena to an edition of
the Eudemos , in Aristotle and Plato in the mid- fourth century , 19-33. Dal Gigon atten-
diamo una raccolta ordinata dei frammenti, nonche un tentativo di ricostruzione. Nel-
l’introduzione alia sua traduzione del De anima , Aristoteles. Werke, Bd. II , Zurigo
1950, egli traduce e commenta i frammenti. Cfr . W. Theiler, nell’introduzione al suo
commentario, citato oltre nella nota 31, p. 628.
2
Ci si basa, qui, su una notizia di Macrobio, nel suo commentario al sogno di
Scipione di Cicerone, II 14.
1
Tale era 1’interpretazione di JAEGER per il fr . 5 WALZER-ROSS , Aristoteles , 50.
4
Aristoteles och tdeldran, « Eranos » 35, 1938, 120-145; si veda anche: Aristotle
and Plato in the mid- fourth century , « Eranos » 54, 1956, 109-120.
624 ARISTOTELE

Sulla vita scientifica nell Accademia prima del secondo viaggio di Platone in
Sicilia non sappiamo molto. £ tuttavia certo che Platone intorno al 370 aveva acquistato
una fama considerevole come filosofo. Proprio a quegli anni risale la vera e propria
fioritura della sua scuola; l Accademia divenne un punto d incontro degli studiosi pro-
venienti da ogni parte del mondo di lingua greca. Potentemente stimolato dalle nuove
impressioni e dalla vivacita della discussione scientifica, Platone scrisse, in una succes-
sione sorprendentemente rapida per un sessantenne, una serie di dialoghi fra i sued
piu significativi dal punto di vista filosofico: Timeo , Fedro , Teeteto, Parmenide , Sofista ,
Filebo. Pur con alcune riserve, possiamo affermare che in questi dialoghi egli espone
le sue opinioni; a dire il vero, nel Fedro e nella Settima lettera Platone dice di riser-
vare la verita piu alta per l esposizione orale, e di non volere, per questo, scrivere
alcun manuale;5 tuttavia siamo autorizzati a considerare i Dialoghi come interpret:
delle sue convinzioni filosofiche. Conosciamo bene il suo metodo dialettico, che Aristo-
tele ha tanto vivacemente analizzato nei Topici ; dalle opere di questo periodo appren -
diamo anche che talvolta la forma del dialogo apparve insufficiente a lui stesso. In que¬
sto lasso di tempo all interno dell Accademia ando sviluppandosi un altro metodo di
argomentazione, che Aristotele nella sua esposizione sistematica designa con la parola
aniSEi ;; noi diciamo argomentazione scientifica . La differenza non consiste tanto
nella forma del sillogismo quanto piuttosto, da una parte, nel contenuto di verita delle
premesse 6 e, dall altra, nella forma dell esposizione: « Quando si tratta della scienza
e della verita, le proposizioni devono essere vere e aderenti ai fatti, nella discussione
dialettica si puo concludere da qualsivoglia proposizione ». Al dialogo si sostituisce il
discorso argomentativo. Si sviluppa dalla prassi una prosa non letteraria, che 6 la piu
adatta a un esposizione scientifica ; essa accoglie tratti della fiacca prosa ionica, che cono¬
sciamo dalle opere di medicina contemporanee, ma e anche adatta a un argomentazione
rigorosa.
Questo mutamento del metodo espositivo porto insieme a una svolta nella storia
del dialogo. La forma letteraria del dialogo fu conservata, ma non fu piu utilizzata
come strumento di argomentazione scientifica ; la forma dialogica si prestava invece be-
nissimo a esporre in modo estremamente chiaro le diverse opinioni intorno a un certo
problema. A quel tempo effettivamente esisteva un pubblico colto,7 che seguiva con
attenzione la discussione su argomenti di cultura, e che per di piu era un pubblico di
lettori, come dimostra l aneddoto di Zenone e del calzolaio.' I numerosi dialoghi di
Aristotele furono scritti per questo pubblico colto al di fuori della scuola ; come dice
Platone, queste persone si interessavano di tali problemi non per darsi una forma-
zione specialistica, ma per arricchire il loro patrimonio spirituale. Di questo tipo era
il dialogo Sulla filosofia, celeberrimo nell’antichita ; piu o meno nello stesso tempo,
Aristotele scriveva per le lezioni nell Accademia opere come il De caelo e i primi scritti
di polemica contro la dottrina delle idee. Ritengo importante sottolineare che Aristotele
e i suoi contemporanei dell’Accademia con i loro dialoghi crearono un nuovo genere

5
Cosf conviene, in accordo con K. v. FRITZ, « Studium Generale » 14, 1961,
619, interpretare questi passi. Cfr . H.J. KRAMER , « Mus. Helv. » 21, 1964, 144-148.
6
Cfr. sopra, p. 106.
7
Dice Callicle, nel Gorgia 485a, qptXoaoqpta? pev octov ruatScla ? /apiv xaXov peTi-
'

Xeiv. Il giovane Ippocrate, in Prot. 312b, ha studiato letteratura oox cm rt/ yji <i>;
SrjpioupY&s ( specialista ) &aopsvo? iXX’ hzl naiSda T6V 18UOTT]V xai TOV IXeudepov
7rp 7rct . Cfr. Soph. 229d, e Aristotele PA I 1, sopra , p . 134. Isocrate loda Atene come
centra culturale, Paneg. 45-51.
* Cfr. sopra, p. 454.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 625

letterario,9 che formalmente si allacciava si alia tradizione socratico-platonica , ma perse-


guiva in realta scopi totalraente differenti. Cio che dei dialoghi aristotelici ci rimane ci
autorizza a supporre che egli volesse offrire ai suoi lettori un ampio orientamento sulle
opinioni prevalenti a proposito di un determinate problema. Presumibilmente non era
sua intenzione di provare innanzi tutto una tesi,10 sebbene naturalmente non si debba
pensare che nascondesse le sue convinzioni. Come nelle rassegne sulla storia dei pro-
blemi contenute nelle opere didattiche, anche nei dialoghi prendeva personalmente posi-
zione; ma poich6 noi possediamo soltanto frammenti sparsi, non sappiamo in quale
forma e in quale misura egli faceva valere le sue personali convinzioni.11 Nelle rassegne
che gli scritti didattici dedicano alia storia dei problemi non b difficile, in generale,
distinguere cio che e testimonianza da cio che e invece presa di posizione personale.
Del tutto diversa b invece la situazione per i frammenti sopravvissuti dei dialoghi. In
questo caso e un commentatore tardoantico che presenta una frase staccata dal contesto
del dialogo, spesso apportandovi delle aggiunte proprie.12 Generalmente e impossibile
stabilire se si tratta di un opinione sostenuta da Aristotele stesso oppure no.
Alla fable convenue appartengono inoltre ancora queste affermazioni continua-
mente ripetute: 1) I dialoghi furono scritti da Aristotele giovane; 13 approssimativa-
mente fino al momento della morte di Platone Aristotele divulgo nei suoi dialoghi la
dottrina del maestro; soltanto parecchio tempo dopo egli intraprese una via nuova e
scrisse le opere didattiche. 2 ) Nei dialoghi Aristotele sostiene una filosofia diversa M da
quella delle opere di scuola . Secondo l opinione attualmente prevalente, cio risulta
dall ipotesi che Aristotele si affermo come un pensatore originale soltanto a un eta di
circa trentotto anni. Secondo una convinzione molto diffusa nell antichita , che pero
oggi non trova piu sostenitori, almeno a mia notizia, Aristotele avrebbe intenzional-
mente tenuta segreta la sua filosofia esoterica,15 e avrebbe divulgato una diversa filosofia
negli scritti essoterici, cioe nei dialoghi.

Cfr. F. WEHRLI, Aristoteles in der Sicht seiner Schule , in Arislote et les pro-
blemes de methode , Louvain 1961, 321-336. Gia prima del 300 il dialogo si era svi-
luppato nella letteratura di intrattenimento.
10
ou riv ISIOV oxo7riv IxTlOerai , dice Alessandro, CIAG IV 4, p. 4, 21.
11
Cicerone dice, in Ad fam. I 9, 23, di avere scritto il suo dialogo De oratore
con l intento di imitare Aristotele. Quale sia qui il significato di Aristotelio more , resta
tutt altro che chiaro; in De or. Ill 21, 80 intende dire che vuole confrontare diversi
punti di vista . In Ad Att . XIII 19, 4, egli afferma : Quae autem bis temporibus scripsi
' AQIOZOZ £ XEIOV morem habent , in quo sermo ita inducitur , ut penes ipsum sit princi¬
pals. Si riferisce ai quattro libri degli Academica, in cui egli stesso compare come
partecipante alia discussione e come colui che ne tira le fila. In una situazione simile,
in Plutarco, Non posse 2, 1087b, f ]ye|xovfa sta a significare la presidenza della di¬
scussione.
12
Le parole rtov ixei UCAPATWV , nei fr . 5 ROSS-WALZER, vengono sempre addotte
a sostegno della tesi che Aristotele e nelYEudemo un seguace della dvapivyjai; e della
dottrina delle idee. Come ho provato nei mio articolo sopra citato, in « Eranos » 1938,
queste parole, in realta, sono un amplificazione di Prodo. Polit . fr. 2 Ross ( da Siriano ),
7ravT(ov yap axpipfaxarov jx Tpov Tdya06v iazi' j viene spesso citato come se potessi-
mo affermare con certezza che quello era il punto di vista di Aristotele.
13
Cfr. sopra, p. 455.
19
Cfr . sopra, p. 54, nota 266.
13
Cfr. G. BOAS, Ancient testimony to secret doctrines, « The Philos. Review »
626 ARISTOTELE

Aristotele divideva le sue opere e quelle dei suoi contemporanei in due gruppi ; 16
la testimonianza piu importante a questo proposito e costituita da EE I 8, 1217 b 22.
In questo passo Aristotele distingue i Xiyci ijw'CEpiKoi e i X 6 yoi Kava (ptXoaotptav .
Questa precisa espressione consente a mio giudizio soltanto un interpretazione, e cioe
che gli uni sono « non scientifici », gli altri invece « rigorosamente scientifici ». Dal-
Vtifr si ricava che Aristotele allude a opere o ad argomenti che si collocano al di
fuori della vera e propria attivita della scuola e al di fuori della (piXouotpia, vale a dire
della scienza. Non si va molto oltre; talvolta si riferisce verosimilmente ai suoi scritti
popolari o ai dialoghi di Platone,17 talvolta a teorie universalmente note,18 cioe alle
contemporanee discussioni svolte all interno o all esterno dell Accademia . Certo comun-
que rimane che| £ covepu<:ol Xiyoi non significa semplicemente « i miei dialoghi ».
La distinzione che Cicerone fa in De fin. V 5, 12 tra duo genera librorum risale
ad Antioco di Ascalona e si riferisce a una differenza puramente formale; Cicerone
aggiunge: « nec in summa tamen ipsa aut varietas est ulla ... aut dissensio ». Andronico
fu il primo a dare awio alia leggenda di una differenza tra opere « essoteriche » e
« acroamatiche ». Per quel che concerne il dialogo Eudemo , abbiamo una notizia im ¬

portante.80 « Alessandro dice che questi scritti erano chiamati dialogici ed essoterici
perche Aristotele in essi non esponeva la sua teoria,21 ma trattava il suo tema nella
forma di un dialogo fittizio ». Come esempio Alessandro adduceva VEudemo , in cui
Aristotele discute dell immortalita dell anima ; ma questo non era il suo iiSwic; (TK07t6 <;.
Ammonio non approva la spiegazione oflerta da Alessandro e si rifa invece ad Andro¬
nico: gli scritti essoterici sarebbero composti per lettori che mancavano di preparazione
filosofica ; percio l esposizione era in essi piu chiara e piu facilmente comprensibile.
Olimpiodoro segue in misura molto ampia il maestro, pero dopo ficviftevat introduce
va pef ) SoKouvva aovai XdyEi,. Il suo scolaro Elia va ancora un passo piu in la quando
aggiunge va cpeuS ?).22 Chi legge le opere di Elia conservatesi si fa un immagine piuttosto
precisa di questo chiacchierone, che si affanna sempre a spiegare tendenziosamente le
fonti che gli sono accessibili. Egli si sforza di cancellare ogni differenza tra la dottrina
platonica e quella aristotelica, piu ancora del suo maestro Olimpiodoro. Non soltanto

62, 1953, 79-92; DURING, Biogr . trad . , 440-443 e « Gnomon » 1957, 185; F. DIRLMEIER,
Sb. Heidelb. Ak. d. Wiss., phil.-hist. Kl., 1962:2, 8 sgg.
14
Platone distingue fra X6yoi elaborati letterariamente, che sono generalmente
accessibili, SeSYjfiomoipiva , Sofista 232d , e discussioni formative nella aovouaia , Farm.
136de, Teeteto 152c, Filebo 19c, Ep . VII 341e. Il fine dei primi e la iraiSeta , delle
seconde la SrjfuoupYtxr) StSaaxaXfa , cioe la specializzazione, Sofista 229d.
17
De caelo I 9, 279a 30 hi vot? yxuxXfoii; <piXoao <pf ) [ j.aat.v si riferisce alia Re-
pubblica di Platone, 380d.
18
Designati anche con yxuxXia piXoaocpfipava.
(

19
DURING, Biogr. trad . , 426-437. Antioco probabilmente non era a conoscenza
che delle opere etiche, giacche gli esempi per il termine « essoterico » sono tratti sol¬
tanto da queste.
20
Biogr. trad . , T 76 k 1 m. Un esempio istruttivo sul modo come una notizia
si diffuse e allargo nelle scuole neoplatoniche, da Alessandro passando per Ammonio
e Olimpiodoro, per giungere fino a Elia.
TOV fSlOV (TX 07 6v EXVl SVai.
21
22
Nelle opere didattiche va Soxouvva auvoi Xeyci xal va aX Oy;, Iv 8E VOT? 8ia-
\6 yoic, va dtXXoi? Soxouvva, va euSij. Rimprovera quindi ad Alessandro di avere presen-
tato in una falsa luce lo svolgimento dei fatti, poiche nei suoi dialoghi 6 Apurvov Xr]?
putXKTva SoxeT XTJP TVEIV rr]v diflavaaiav v s = r 3 ROSS-WALZER .
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 627

sulla teoria delle idee, ma anche sul problema dell origine dell universo i due filosoii
sarebbero stati fondamentalmente della stessa opinione. Ora questo Elia e stato presen-
tato come il testimone principale a conferma della tesi che Aristotele neWEudemo
insegnava l immortalita dell anima .
Dobbiamo tenere fermo che Aristotele nei dialoghi e nelle opere didattiche
scritte nello stesso periodo espose sostanzialmente la stessa filosofia. Un ottima prova
ne e gia il fatto che talvolta egli fa riferimento ai suoi WT &piKoi, per corrobo-
rare quella che in quel momento e la sua argomentazione. Nei Topici, nella Fisica e in
altre opere che sono anteriori all Eudemo , Aristotele si era dimostrato un pensatore
originale e non e quindi pensabile che neWEudemo abbia introdotto come espressione
della sua personale opinione delle teorie sull anima che sono in stridente contrasto con
le opere precedenti e posteriori. Se si interpretano gli scarsi frammenti dell Eudemo da
questo punto di vista , non vi si trova, di fatto, alcuna contraddizione.23
Poiche O. Gigon cura attualmente una ricostruzione delYEudemo , ritengo super-
fluo discutere qui particolareggiatamente i frammenti e rinvio invece ai suoi Prolego¬
mena. Vorrei soltanto far rilevare alcuni punti.
Sul problema dell immortalita dell anima Platone e Aristotele sono concordi nei
ritenere che soltanto il nous e immortale. Due frammenti mostrano che Aristotele nel-
-
1 Eudemo discuteva il mito ttcpl KadiSou tpuxffc F. Wehrli ha giustamente richiamato
l attenzione sul fatto che l interesse di Aristotele si rivolge alia realta del mito, non
come nei Fedotie alle idee e all d.vAjj.vqo K;; l argomentazione segue una direzione che
'

e proprio l opposto di quella che mira a dimostrare l dvAp.vqo K;. « L anima , quando e
'

discesa nei corpo, dimentica cio che ha veduto di la; quando se ne va di qua , si ricorda
della vita precedente e dei patimenti di questo mondo ». Non c e quindi neanche una
parola che dica che l anima riporta dall aldila una conoscenza delle idee. Nei fr. 7,
in cui discute la teoria secondo cui l anima e un armonia, Aristotele contrappone a
questa la sua teoria che l anima e invece una ousia , cioe qualcosa di concretamente esi-
stente, che non pub avere alcun contrario. Che l anima sia oufffa TOO ipupuxou ed
clSoq TOO ffthptaToq e una tesi sostenuta da Aristotele anche in altre opere.25
Il titolo tramandato del dialogo e Eudemo o dell anima. Cicerone ci da dei rag-
guagli sull introduzione. « Nei corso di un viaggio in Tessalia Eudemo giunse a Fere,
che era governata dal tiranno Alessandro. La cadde ammalato cost gravemente, che i
medici temevano per la sua vita. Gli apparve allora in sogno un giovane di bell aspetto,
che gli promise che avrebbe in breve tempo riacquistato la salute ; di li a qualche
giorno Alessandro sarebbe morto, Eudemo invece dopo un assenza di cinque anni
sarebbe ritornato in patria. Aristotele racconta che la prima e la seconda predizione si
avverarono subito: Eudemo guarf e il tiranno fu assassinato dai fratelli della moglie.
Verso la fine del quinto anno, invece, e dunque al tempo in cui il sogno gli aveva fatto
sperare di ritomare dalla Sicilia a Cipro, egli trovo la morte nelle battaglie davanti a
Siracusa. Il sogno fu interpretato allora nei senso che l anima di Eudemo, dopo aver
abbandonato il suo corpo, fece ritorno nella sua patria ».
Alessandro di Fere fu assassinato nei 359; cinque anni dopo Eudemo trovo la
morte. Questo Eudemo di Cipro e altrimenti del tutto sconosciuto; e verosimile che

22
O. GIGON, Prolegomena 33: « It is wrong to regard this dialogue as an
aberration of a young Aristotle, still a devoted Platonist » ( e scorretto considerare que
¬

sto dialogo come un aberrazione giovanile di Aristotele, ancora platonico convinto ).


24
Fr . 5, da Proclo. Cfr . DURING, « Eranos » 35, 1938, 134; WEHRLI nell op. cit .
sopra , p. 625, nota 9.
25
Zeta 10, 1035b 14-16; My 2, 1077a 31-34; De an. II 4, 415b 12.
628 ARISTOTELE

fosse, come Chione di Eraclea , uno dei giovani dell Accademia che si raccoglievano
intotno a Dione e che lo accompagnarono a Siracusa nel 357. Cicerone lo chiama amico
di Aristotele, familiarem suum , evidentemente una traduzione di YVtupLpov . II punto
centrale dell introduzione consiste nelle parole domum rediturum esse. Un preciso
modello per il racconto del sogno e nel sogno di Socrate.26 II primo tema del dialogo,
dunque, era dato dalla migrazione dell anima di qui alTaldila.21 Anche nelle opere
didattiche Aristotele discute volentieri opinioni e motivi popolari o dell uso letterario,
EvSolja o XEY peva.211 Ritengo verosimile che in questo dialogo abbia inteso discutere
una serie di credenze di questo tipo. Si puo supporre che neiYEudemo Aristotele trat-
tasse dell anima e della vita psichica da un punto di vista del tutto diverso da quello
del De attima. Nel De anima Aristotele si presenta nelle vesti del naturalista che ana-
lizza le funzioni biologiche dell’anima. Nessun frammento del dialogo, invece, tocca
una problematica di questo tipo. In primo piano stanno i problemi puramente umani
e sembra che Aristotele abbia parlato soltanto dell anima dell uomo ; puo aver discusso
problemi che nel De anima sfiora solo occasionalmente, come la dottrina religiosa della
trasmigrazione delle anime e le credenze orfiche del giudizio e della salvazione. Manca
peraltro nella tradizione ogni sostegno per l ipotesi che Aristotele abbia allargato il
proemio in una cornice, raccontando per es. che Eudemo e Alessandro si incontrarono
in qualche maniera nell Ade. L Eudemo aveva in comune con il Fedone , per quanto
possiamo dire, soltanto il tema e la discussione della teoria secondo la quale l anima
e simile all armonia del corpo;2 a mio giudizio, e sbagliato considerare il dialogo aristo-
telico come un imitazione del Fedone. Errata mi pare anche l idea che 1' Eudemo sia
un opera di consolazione. Tre sono i casi a noi noti in cui Aristotele ha dedicato
un opera a una determinata persona: Grillo, Temisone,30 Eudemo. £ verosimile che le
avesse incontrate tutte e tre all Accademia. Il sogno e il destino di Eudemo gli offri-
rono un eccellente spunto per l introduzione del discorso. Nulla nei frammenti fa pen-
sare che si tratti di qualcosa di piu di un pretesto introduttivo.
La dedica ci fa supporre che il dialogo non fu pubblicato molto tempo dopo la
morte di Eudemo; ma, oggettivamente, possediamo soltanto un terminus post quern.
Non sappiamo, soprattutto, quando Aristotele smise di scrivere dialoghi. Che i suoi
dialoghi siano stati tutti scritti in gioventu fa parte, come s’e detto, della fable
convenue.

Il trattato De anima comprende tre libri e si presenta a noi in una versione am-
pliata, sicche si puo parlare di due strati .31 Essenzialmente i due strati si distinguono
per il fatto che Aristotele nella redazione originaria ritiene errato dare una definizione
universalmente valida dell anima e rinuncia a considerare l’anima come fenomeno com-

24
Critone 44ab egregia facie iuvenem corrisponde a yuvij xaXrj xal eueiSf )?.
« Raggiungere Ftia » significa « tornare a casa », poichd in II . IX 363 Achille intende
la patria.
21
- -
Fedone 117c ri;v peToExrjatv rijv evllevSe exetae.
A volte nelle opere didattiche si occupa di simili £v8o!;a con quasi comica
serieta. Un buon esempio si trova in Beta 4, 1000a 9-18, sul nettare e l’ambrosia: cfr.
Yeyvjveu;, GA III 11, 762b 29.
29
De an. I 4, 407b 29 Tolq ev xoivtji ytyvopevou; Xoyoip e un riferimento alle
corrispondenti discussioni nel Fedone e nell Eudemo.
30
Si veda sopra, p. 461.
31
Traduzione e commentario di W. THEILER in : Aristoteles. Werke , a cura di
E. GRUMACH, vol. 13, Berlino 1959. Testo e commentario di sir D. Ross, Oxford 1961.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 629

plessivo ticorrendo anche a punti di vista non biologici,32 Nelle aggiunte, invece, Aristo-
tele imposta precisamente questo problema, che cosa e l anima e quale ne b il concetto
piu genetale. Questi inserti sono piu di carattere filosofico che psicologico; talvolta si
vede chiaramente che si tratta di un aggiunta che spezza un contesto per il resto
evidente. L esempio migliore ne e II 4, 415b 7-416a 18, in cui parla dell anima come
principio di movimento, causa dell essere e scopo finale. Altre parti inserite in questo
modo sono I 4, 408b 18-29, sulla particolare natura della mente e del pensiero teore-
tico, dewpelv; l intero cap. I del secondo libro appartiene alia seconda stesura; inoltre
II 2, 414a 4-28, sull anima come >v6 yo? Ttq Kcd E15O?. Se si paragona II 2 ( escluso
l inserto citato ) con II 1 si ricava la netta impressione che si abbiano qui due diverse
introduzioni alia trattazione che segue. Il cap. Ill 5 non e che un abbozzo e appartiene
probabilmente anch esso alia seconda redazione.
Non si ha, in questi due diversi strati dell opera, un cambiamento delle concezioni
aristoteliche sull anima . Anche in PA Aristotele tocca il problema se sia possibile che
l anima sia la forma del corpo.33 Nella rielaborazione della redazione originaria eviden-
temente egli senti il bisogno di completare quella che era un analisi prevalentemente
biologica delle funzioni dell anima e di inserire anche la teoria dell’anima nell’insieme
della sua filosofia. Se poi questa rielaborazione fu compiuta immediatamente dopo la
stesura della prima redazione, oppure soltanto alcuni anni dopo, e una domanda oziosa,
perche la vera novita d’importanza storica e contenuta nella prima redazione. Nelle parti
inserite egli desidera gettare un ponte verso la concezione tradizionale 34 dell’anima
come EISO? TOU cwpctToi;. Nulla in queste aggiunte, giudicando oggettivamente, sta in
contraddizione con cio che e sostenuto nella redazione originaria ; ma metodologica-
mente gli inserti si distinguono perche l’opera non era stata progettata, all’inizio, per la
discussione di problemi puramente filosofici.
Ricordiamo come, alia fine dei Topici , Aristotele parli orgogliosamente dell’asso-
luta novita del suo lavoro: 35 « Fino ad ora semplicemente non c’era nulla ». A molto
maggior ragione avrebbe potuto dirlo a proposito della sua psicologia. Nel primo capi-
tolo vediamo come procede cautamente a tastoni: « Certamente deve esserci una scienza
che si occupi dell’indagine sull’anima; e certo sara anche una scienza di alto valore,
perche la conoscenza dell’anima sembra contribuire a schiudere l’accesso all’intero essere
e in particolare alia natura animata. L’anima, infatti, b in certo modo il fondamento
degli esseri viventi ». Aristotele awerte che ci si puo accostare al problema dell’anima
per due vie differenti, e cioe come scienziato e naturalista o come dialettico e filosofo.
Probabilmente la sua intenzione era quella di trattare la questione dal punto di vista
della scienza naturale, ma era troppo legato a concezioni tradizionali per riuscire a
distinguere rigorosamente entro questo ambito. Egli traccia tuttavia un confine: oggetto
della trattazione dello studioso di scienze naturali sono tutte quelle funzioni dell’ani¬
ma che sono accompagnate da sintomi fisiologici; se ci sono, invece, funzioni dell’ani¬
ma che sono separabili o separate dall’elemento corporeo, allora subentra la competenza
del filosofo.34 E poiche Aristotele si considera tanto un naturalista quanto un filosofo,

33
II 3, 414b 25 816 ysXolov !Jr) T£Tv T6V xotvov X6yov ... 8? ouSevi? Strrai TCOV
-
8VTCOV tSio? X6yo? o&Sb xa ra T8 olxeiov xal 6ETO|XOV ST8O?. Diversamente in II 1,
412a 5 ri £<m ( jiux i) xal TI? av eft) XOIV6TCXTO? X6yo? auvr)?.
33
I 1, 641a 17 - b 10.
34
My 2, 1077a 33.
35
Cfr. sopra, pp. 86-87.
34
403b 16 6 7tptoTO ;< 91X60090?, ossia il filosofo che si occupa delle cose e dei
principi primi. Analogamente in PA I 1.
630 ARISTOTELE

si sente qualificato ad assolvere entrambi i compiti. Cio che costituisce eflettivamente


un innovazione e il fatto che Aristotele si accinge ad analizzare e a spiegare secondo
il principio -
AST'IXWV ra tpatvipcva i fenomeni interni e concomitanti: dall’ef -
fetto visibile si risale alia causa invisible.37 L analisi delle singole funzioni dell’ani-
ma porta necessariamente al problema dell uni ta dell anima ; con questo si ritorna nuo-
vamente nell ambito della filosofia. Nei capitoli centrali del terzo libro, che trattano
delle facolta intellettuali , Aristotele abbandona completamente il terreno della biologia;
l’esposizione oscilla dunque fra i punti di vista biologici e filosofici; anche la prima
redazione, che noi riusciamo a ricostruire soltanto approssimativamente, aveva un
duplice aspetto. Durante la revisione egli puo aver apportato anche parecchi ritocchi di
minore importanza, oltre alle maggiori aggiunte gia citate; i commentari hanno cura di
segnalarli .
La disposizione dell’opera e questa:
1 Introduzione. Tentativo di delimitare l’ambito della psicologia .
I 2-5 Dossografia e critica dei precursors
II l-III 3 L’anima come fenomeno biologico. Le funzioni vegetative e i cinque sensi.
III 4-8 La facolta intellettuale, continuamente confrontata con la facoltii della per-
cezione.
Ill 9-11 La facolta del movimento. I fenomeni della volonta, la sua origine nella per-
cezione e la sua attuazione nel movimento.
Ill 12-13 Ulteriori notazioni sulle facolta del nutrimento e della percezione.
Se prescindiamo da quelli che sono evidentemente degli inserti, 1’opera, sebbene
incompiuta, risulta compatta. Le aporie formulate nel primo libro sono discusse in
successione sistematica nel secondo e nel terzo.

I Parva naturalia £ questo il titolo d’insieme, divenuto ormai tradizionale dai


tempi della Vetus Translatio Latina , per un gruppo di sette operette riguardanti i pro-
cessi psicofisici. Nell’introduzione della prima operetta della raccolta, Aristotele elenca
alcuni di tali processi, che egli chiama Kotval 7tpa | et<;, vale a dire Kowa Trjq rp JX 'n<;
ovTa Kal TOU ctbuatoq « i processi del corpo e dell’anima comuni agli animali ».
'
Nomina la percezione, la memoria, 1’appetizione e la volonta, il piacere e il dolore, la
veglia e il sonno, la giovinezza e la vecchiaia, l’inspirazione e l’espirazione, la vita e
la morte, la salute e la malattia . Tutto questo ha 1’aria di un programma; se poi abbia
composto delle opere sull’appetizione e la volonta, il piacere e il dolore non sappiamo;
menziona un’opera sulla salute e sulla malattia, ma non sappiamo se eflettivamente
l’abbia scritta . Le altre opere ci sono rimaste e si trovano nei manoscritti nell’ordine
dato da Aristotele stesso. Nessuno di questi scritti e presente nei cataloghi alessan-
drini ; la raccolta fu redatta e pubblicata con ogni verosimiglianza da Andronico e
occupa nel registro delle opere 19 di Aristotele che a lui risale i n. 45, 46, 53, 54.
Molti indizi fanno ritenere che Aristotele abbia dapprima scritto questi tratta-
telli 1’uno dopo l’altro, senza pensare di collegarli in uni til. Nel corso della rielabora-
zione, invece, egli comp! un tentativo in questa direzione. Lo dimostrano 1’introdu-
zione del primo trattato ora citata, e ancor piu chiaramente le due introduzioni alia
trattazione sulla longevita . Innanzi tutto a 464b 19-30 si trova un’introduzione del
tipo che e abituale ai trattatelli aristotelici di argomento specifico; comincia cioe con

37
Cfr . sopra, p. 498.
33
ARISTOTLE, Parva Naturalia , text, introduction and commentary by sir D. Ross,
Oxford 1955; con bibliografia .
39
DURING, Biogr. trad ., 225.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 631

le aporie e gli £v5oi;<x. Poi, a 464b 30-465a 2, segue una formula di transizione me-
diante la quale inserisce la trattazione in un contesto piu ampio; e questa e la posi-
zione che ancor oggi essa occupa. II tentativo di coordinamento delle operette e rimasto
a mezzo.
La cronologia relativa delle opere di psicologia e una questione difficile e forse
insolubile, soprattutto perche queste opere sono state evidentemente rielaborate parec-
chie volte.
Due teorie si incontrano in tutte le esposizioni moderne della psicologia di
Aristotele. L una si fonda sulla ben radicata convinzione che Aristotele ndl Eudemo
proclamasse una dottrina dell anima puramente platonico-pitagorica, completamente in-
conciliabile con le vedute esposte negli scritti biologici. Si citano le parole di Sileno
a Mida del fr. 6 o la testimonianza di Proclo del fr. 5 su qualche cosa che qualcuno
ha detto nel dialogo, come se si trattasse dell espressione delle convinzioni personali di
Aristotele; poi si pongono queste citazioni dal dialogo, staccate dal loro contesto, sullo
stesso piano di una citazione dal De anima, sebbene si tratti di generi letterari con
finalita completamente diverse. L autore dell altra teoria e F. Nuyens.® Secondo questo
studioso la psicologia di Aristotele avrebbe attraversato tre stadi. 1) Lo stadio del-
YEudemo a noi gia ben noto. 2 ) Uno stadio in cui Aristotele intese il corpo come
strumento dell anima . 3 ) Uno stadio tardo in cui egli considero l anima come
EVTEXEXEUX , vale a dire come forma e attuazione del corpo. Servendosi di questi criteri
meccanici, F. Nuyens stabili una cronologia relativa di tutte le opere che ci sono con-
-
servate nel Corpus , era un esperimento certo interessante, ma era inevitabile che
fallisse. Aristotele tratta l anima da diversi punti di vista: come problema etico, gnoseo-
logico, filosofico e biologico. Quando tratta filosoficamente dell’anima, puo procedere
dalla teoria di forma e materia: in questo caso l’anima appare come EISOI; in rapporto
al corpo; oppure dalla teoria del movimento: allora l’anima appare come attivita,
£vEpYEta; oppure dalla filosofia del 'rfXoi;: allora l’anima appare EVTEX £X£1<X ffwpaTOi;
(pufftKou . In II 4 dice che l’anima e offijaaTOi; alila Kai ap T) in tre modi diversi, cioe
/
come origine del movimento, come fine e come ouala TWV -
aw[ uiTWV , vale
a dire come cio che fa di un essere vivente un essere vivente ; inoltre egli introduce,
forse in un secondo tempo, una di quelle formule intraducibili , con le quali si diletta:
tvTcXfxEta. In III 9 dice che l’anima ha propriamente
TOU Suvdim OVTOI; kiyoc,

-
"

- -
solo due funzioni, e cioe c6 KPI/UK6V 8 Stavowxi; ipyov fa tl Kai aiaMpzus , Kai fra
T8 KIVELV cf ]V Kata T 6TOV Kivn <nv. In III 8 paragona l’anima alia mano ; essa sa-
rebbe lo strumento degli strumenti. Quando invece analizza l’anima da altri punti di
vista, essa possiede tre o due o anche &TCEtpa fxipta ( 432a 24); pero egli puo anche
parlare nello stesso tempo di SuvApsu;. Tutte queste definizioni rappresentano tentativi
di precisare l’enigmatico fenomeno dell’anima considerandola da sempre nuovi angoli
di visuale. In base a singole particolarita della terminologia non si puo risalire a una
cronologia relativa delle opere. La teoria che l’anima e forma ed £VTEktyEia. del corpo
"

e in certo modo inconciliabile con la teoria del voui; e con la convinzione che l’anima
ha sede in questa o in quella parte del corpo. £ pero da notare che si tratta in questo
caso di modi diversi di affrontare il problema, e che la contraddizione e solo apparente;

40
L evolution de la psycbologie d Aristote, Louvain 1948. Grazie al completo
consenso di tre fra i piu autorevoli studiosi, Mons. A. Mansion, sir David Ross e
padre R .A. Gauthier, la teoria di Nuyens e ormai diventata la concezione predomi-
nante. Pregevole e E. BRAUN, Phychologisches in Politika , Serta Philologica Aenipon-
tana, Innsbruck 1961, 157-184, giacche l’autore dimostra, sulla base di una serie di
passi, quanto sia erroneo il rigido schema di Nuyens.
632 ARISTOTELE

un paragone fra quelle teorie sarebbe stato considerato da Aristotele come una
|XET <i (3aci;
<i\ titXkov yivoxtc,. Se invece Aristotele avesse detto in qualche sua opera
che l anima e UXT) del corpo o che il vou? ha sede nel cervello e che il pensiero e
un’attivita psicofisica, allora avremmo potuto parlare di effettive contraddizioni e di un
cambiamento degli orientamenti di fondo.
Vent anni fa ritenevo anch io che si potesse determinare con sufficiente precisione
il rapporto cronologico fra il De partibus animalium , il De anima e le operette psicolo-
giche, all incirca nel modo seguito dal Ross nell introduzione alia sua edizione dei Parva
naturalia. Ora non ne sono piu tanto sicuro. Quanto piu si approfondiscono queste
opere, tanto piu chiaramente si scorgono le tracce di rielaborazione. Nel De sensu
Aristotele si serve nel suo lavoro di una serie di concetti e di strutture di pensiero che
a me sembrano piu primitive di quelle che egli ha elaborato nei passi corrispondenti
del De anima. In alcuni scritti impiega i concetti di uvEupia e &vadvp.la<n<;, in altri
no. Nel De anima non dice quasi nulla del cuore come organo centrale della percezione ;
questo non dipende, a mio parere, dal fatto che egli non avesse ancora messo a punto
questa teoria , ma piuttosto dal fatto che nel De anima non trovava alcun appiglio per
citarla.
Nella redazione dei Parva naturalia che abbiamo davanti a noi sono contenuti
numerosi rinvii al De anima; essi danno poi l impressione di essere quasi delle appen-
dici di quest opera e di essere stati composti successivamente. La stesura del De anima
che noi possediamo e, nel suo complesso, senza alcun dubbio l opera piu matura e piu
tarda fra quelle di argomento psicologico. In nessuna sezione del De anima egli sviluppa
delle teorie che, a paragone di quanto e contenuto nelle operette psicologiche, possano
essere considerate come uno stadio piu arretrato. Come risulta dai commentari di Hicks,
Theiler e Ross, si verifica anzi spesso nei luoghi paralleli il contrario, e cioe che
l esposizione del De anima e superiore, anche quando Aristotele discute piu diffusa-
mente 1 argomento nelle operette psicologiche.
Le operette contenute nella raccolta dei Parva naturalia sono queste:
1) Ilepl aurihfyTEW? teal atadriTtov, Sulla percezione e i suoi oggetti. Nel testo
Aristotele dice rapl alcrfhyrnpltov Kal awrihyruv. L opera comincia con un’introdu-
zione, composta per collegare i trattatelli di argomento psicologico in una raccolta
unitaria. Ilepl p.vi'ip.T)? Kal TOO p.vr)[iovEuav ( cosi anche nel testo ), Sulla memoria e
la reminiscenza.
Questi due scritti sono stati collegati l uno con l’altro da Aristotele stesso. Il
secondo contiene molte osservazioni interessanti sul rapporto fra il pensiero e 1 opinione
ed e fra le sue cose migliori.
2 ) Tre trattatelli: Ilepl uitvou Kal YptlY paeoix; ( cosf anche nel testo ), Sul sonno
e la veglia ; Ilepl fcvuitvlwv ( nel testo rapl £vintvtou ), Sui sogni , Ilepl rrji; Kad
Oirvov piavTiKTK, Sulle profezie nei sogni. Nella formulazione del testo risulta chiaro
il suo atteggiamento scettico: itepl 51 TT)? ptavTiKti? Trj? h> Toil? uitvoi? YlTV 0li VTl s
Kal XEYOIX£VT)? crupPalvEtv <XTC6 T£5V £wxvlu>v.
3) Ilepl jAttKpo 0 w&TT]TO? Kal (lpaxu (3i6TT) To?, nel testo 7tEpl TOU xa plv Elvai
paKpiPta TUV <J> <ov Ta St (3paxu (3ia, Sulla longevita e la brevita della vita. £ una
trattazione di psicologia animale sostanzialmente del tutto indipendente; Aristotele non
la cita nell introduzione al De sensu.
4 ) Ilepl VE6TT|TO <; Kal yipiac, Kal Kal ftavaxou Kal avairvofj? ( cosf an¬
che nel testo) Sulla giovinezza e la veccbiaia, la vita e la morte e la respirazione. Gene-
ralmente si citano le tre sezioni di quest’opera come trattazioni separate; ma risulta
chiaro dal testo che l’opera e stata pensata come un’unita . Nessuna delle opere conte-
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 633

nute in questa raccolta e cosi vicina a PA II-IV come questa.*1 I concetti di Epcputov
ttVEupa e dvafrupuxc u;, che hanno un importanza notevole nel trattato Sul sontio e la
'

veglia , qui non si ritrovano.42 Si puo congetturare da cio che quest opera sia la piu
antica fra i Parva naturalia.

I processi psicofisici comuni agli animali


Dal ricco contenuto degli scritti inclusi nella raccolta dei Parva na¬
turalia scelgo soltanto qualche punto per illustrare il modo di pensare e
i metodi di Aristotele. Lo scritto Sulla percezione e il risultato della riela-
borazione delle teorie dei precursori. Da Alcmeone in poi, i filosofi ionici
avevano collegato gli organi di senso e le loro funzioni con i quattro
elementi; e sulle loro orme anche Platone nel Timeo . Si procedeva da due
dati di fatto: l occhio contiene acqua ; il suono raggiunge l orecchio at-
traverso l aria. Tutto il resto e mera speculazione. La posizione di Ari¬
stotele nei confronti dei suoi predecessori non era cosi indipendente che
egli potesse non tenere affatto conto di queste teorie; egli si sentiva in
obbligo di costruire una sua propria teoria degli elementi, che rendesse
ragione dei fatti a lui noti. In situazioni di questo genere si nota quanto
forti sono in lui il vincolo della sistematicita e la tendenza alia formaliz-
zazione. Aristotele deve ripartire i quattro elementi fra i cinque organi
del senso; se si considera il gusto come tatto, il conto torna . Quindi l’ac-
qua e il mezzo della facolta visiva , l aria dell udito, il fuoco per l odorato
e la terra per il gusto e il tatto. Se si paragona la sua esposizione in
De anima III 1, si vede come egli nel frattempo si sia affrancato dalla
rigida teoria degli elementi; soprattutto non si tratta piu, ora, di elementi,
ma di mezzi ; il fuoco appartiene alia percezione in quanto nulla e capace
di percezione in assenza del calore ; naturalmente questa e una spiega-
zione improvvisata ad hoc\ per l elemento della terra Aristotele non ne
puo pero addurre alcuna simile.43
Le numerose piccole contraddizioni di fatto alPinterno del De sensu ,
e fra il De sensu e il De anima, dipendono dal fatto che queste opere
riflettono la lotta che Aristotele combatte con i problemi. Prendiamo come
esempio le sue riflessioni sulla luce e sulla vista . Alcmeone spiegava il
fenomeno della vista supponendo che l’elemento infuocato nell’occhio
emettesse un raggio visivo. Empedocle e gli Atomisti, al contrario, affer-
mavano ( con giustificazioni diverse ) che erano le emanazioni degli oggetti
a entrare nell’occhio. Quando Platone scrisse il Menone , aderi alia teoria
di Empedocle ; nel Timeo invece concilia le due teorie e spiega che il rag¬
gio visivo proveniente dall’occhio incontra l’emanazione degli oggetti.
41
II lungo elenco di passi paraUeli, steso dal Ross , Parva nat., 10, puo essere
accresciuto facilmente.
42
avafkiptaau;, 480a 10, e usato in senso non terminologico.
43
425a 6 yrj 8’ % ovOevi? 3) £ v Trj acpyj paXiaxa p peotToa ISiojq , la terra ha
qualcosa che fare con il senso del tatto.
634 ARISTOTELE

Aristotele discute ogni aspetto del problema. Egli propende a cre¬


dere che 44noi vediamo per il fatto che dall esterno riceviamo delle im-
pressioni. In un passo del De sensu cost dice: 45 « Sia la luce o l aria
cio che si trova fra l oggetto visibile e l occhio, tuttavia e il movimento
che procede in questo mezzo cio che causa il vedere » . In un altro passo 44
dice che la luce non e affatto movimento: « La luce si forma per il fatto
che qualcosa e in qualcosa d altro » . Questa proposizione sarebbe rimasta47
un enigma , se non ci fosse pervenuta un altra proposizione del De anitna:
« La luce non e fuoco, ne un corpo, ne tantomeno un emanazione di un
qualche corpo, ma e l’attualita del fuoco o di qualcosa di simile a esso
nella trasparenza ; quando qualcosa qui e ora diventa trasparente, lo chia-
miamo luce » . Ross nota che la spiegazione in termini fisici « contiene la
sua teoria migliore » ; rimane comunque il fatto che Aristotele la critica
e che le sostituisce una spiegazione filosofica che, giudicata dal nostro
punto di vista , altro non e se non un gioco di parole tautologico.
Da notizia di due teorie dei colori. Secondo la prima , le diverse
sfumature dei colori risultano da un rapporto di mescolanza dove, in
analogia con gli intervalli musicali, si puo immaginare che le parti costi-
tutive siano in determinati rapporti numerici l una con l altra. Un altra
teoria sarebbe invece che i colori sono sovrapposti l uno all’altro, cost
come fanno i pittori, quando vogliono far vedere che qualcosa e nell’ac-
qua o nell aria ; in questa tecnica un colore traspare attraverso l altro.
Aristotele respinge sia la teoria della giustapposizione quanto quella
della sovrapposizione e si richiama alia teoria , da lui esposta in GC I 10,
di una mescolanza del tipo che noi chiamiamo combinazione chimica . Dopo
questa mescolanza non esiste piu alcuna particella del colore originario,
ma tutte insieme hanno assunto il nuovo colore; la sfumatura di questo
colore dipende dal rapporto proporzionale dei componenti ; questo co-
stituisce, a suo giudizio, il processo normale e la causa prima dell’esi-
48
stenza di molti colori. Qui Aristotele formula piu chiaramente che in
GC I 10 il principio secondo cui una combinazione chimica si differenzia
da una mescolanza .
£ assai sorprendente che nel De sensu non dica nulla sull udito e
sul tatto. Discute invece esaurientemente l olfatto e il gusto; li considera
strettamente interdipendenti. « Quando l’acqua e filtrata attraverso una
materia secca , questo fluido ne assume il gusto; questo, che e divenuto
un fluido gustabile , evapora e produce a sua volta l olfatto. Dunque l’olfat¬
to e una manifestazione collaterale del gusto » . Tutte le sue classificazioni
44
Nella formulazione abbreviata, in Vita Marciana 37 T5 X <XT EECTSOXV opav =
Top. I 14, 105b 6 opfii|XEv eEaSex Vevot TI OUX iy.v:£ [iv:o\izeq , De an. II 7 , 419a 17
'
TT <X(JXOVTO; yip TI TOU aEatbjTixou ylyveTai T5 6 pav .
45
438b 3-5.
44
446b 27-28 TQ Ivsivat y <4 p TI T5 tpaS; ICTTIV , aXA ou xwjal; TI;.
47
II 7, 418b 13-17. La luce e la Ivipyeix TOU Siatpavou;, 418b 9, oppure TI;
430a 15.
48
440b 15.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 635

delle impressioni sensibili sono fondate di volta in volta su una coppia di


concetti opposti. Tutta la gamma dei colori sta tra gli estremi del bianco
e del nero; tutti i sapori fra dolce e amaro, piacevole e spiacevole. Le
specie odorabili sono classificate in modo da essere subordinate a quelle
del gusto. In primo luogo ci sono odori che risultano piacevoli o spia-
cevoli perche sono collegati alia nutrizione e destano in noi tali senti-
menti; in secondo luogo, ci sono odori che sono per se piacevoli o spia-
cevoli. Aristotele spiega teleologicamente l effetto piacevole:
« Quando gli odori penetrano nel cervello, in questa parte del corpo si
stabiliscono condizioni piu salutari grazie alia leggerezza del calore in essi conte-
nuto. Infatti l effetto naturale dell odore e il calore e la natura si serve dell inspi-
razione per un duplice scopo, in primo luogo per il sostentamento della cassa
toracica e in secondo luogo per l odorato. Questo modo dell odorato appartiene
soltanto all uomo, perche l uomo ha il cervello piu grosso di tutti gli animali
in proporzione al corpo. Questa e la ragione per cui fra tutti gli esseri viventi
l uomo ama i fiori e il loro profumo ».4
Nel sesto capitolo Aristotele pone in discussione il problema se gli
oggetti della percezione siano infinitamente divisibili. Richiamandosi alia
teoria del continuo esposta nel sesto libro della Fisica , egli afferma che
le cose stanno cost:
« £ impossibile percepire il bianco senza una grandezza, altrimenti potreb-
be anche esistere un corpo privo di ogni colore, o di peso, o di altre qualita.
Ogni oggetto della percezione ha questo o quel nome proprio perche desta in
noi, o puo destare, una particolare percezione. La ragione non puo conoscere il
mondo esterno senza percezione. La percezione e il percepito sono dei continui
e percio sono infinitamente divisibili, cioe si possono dividere in un numero
infinito di piccole parti eguali, ma in una quantita limitata di parti diseguali.
Cio spiega perche il numero delle specie dei colori, dei sapori, dei suoni e delle
altre cose percepibili dai sensi e finito. La decimillesima parte di un granello
di miglio si sottrae alia vista per quanto lo sguardo vi insista; il quarto di
tono 50 passa inosservato, sebbene si senta 1 intera melodia continua ; i frammenti
piu piccoli di una grandezza percepibile sono si potenzialmente, ma non effetti-
vamente visibili, quando siano separati dall intero » !
.1
£ evidente come Aristotele ragioni fenomenologicamente, ma e dav-
vero sorprendente, in un logico quale egli e, la conclusione che questa
teoria dovrebbe spiegare come i generi delle cose percepibili siano di nu ¬
mero limitato.
£ chiaro che egli ha riflettuto sulla velocita della luce, naturalmente
senza presagire la spiegazione esatta . Secondo la sua teoria gli oggetti
della percezione causano un movimento, che si propaga agli organi di
senso. Come stanno le cose per il fattore tempo ? « £ evidente che chi
sta vicino avverte per primo un odore e che il rumore arriva dopo il

49
444a 22-23.
50
II tono chiamato SUaiq era un tono variabile.
51
445b 10 - 446a 6.
636 ARISTOTELE

colpo. Ma nel caso della luce le cose stanno diversamente ».52 Forse sta
qui il motivo per il quale non ha voluto spiegare la luce come « movi-
mento », ma come « presenza » o condizione.
Aristotele riflette su come accada che possiamo percepire due o piu
oggetti contemporaneamente. Dopo una penetrante analisi di diverse pos¬
sibility perviene al risultato che ogni organo di senso in un solo e mede-
simo lasso di tempo puo percepire un solo oggetto; ma il tempo, la per-
cezione e l oggetto sono dei continui : « deve esserci nell anima qualcosa
di uno,51 con cui essa percepisce tutto, ma tuttavia in modo che per
ogni tipo di percezione essa ha un organo particolare ». Per indicare que-
sta coordinazione delle impressioni dei sensi egli altrove usa il termine
di koine aisthesis * Si e facilmente indotti a supporre che non aveva an-
cora introdotto quel termine quando scriveva il passo del De sensu in
questione.
Un concetto cardine nel trattatello Sulla memoria e la retniniscenza e
quello di phantasia , la formazione di una rappresentazione. La parola indica
qui il processo che produce un phantasma, una rappresentazione. La phanta¬
sia costituisce il risultato primario della coordinazione dei sensi e ci aiuta ad
afferrare la grandezza, la forma , il movimento e il tempo. Questi fattori
del processo della percezione Aristotele li chiama « oggetti generali del
senso » . La percezione primaria e sempre esatta, la prima fonte di er-
rore nella percezione sta nel processo di coordinazione. Percio le imma-
gini della rappresentazione, i phantasmata , possono essere vere o false.
La memoria presuppone tali rappresentazioni.
« Anche gli animali posseggono la memoria e percid hanno anche consape-
volezza del tempo, perche quando opera la memoria ci deve anche essere la
sensazione di un prima . Quell esperienza, la cui presenza si chiama memoria, e
simile a un quadro o a un disegno; gli avvenimenti lasciano dietro di se come
un impressione dell immagine della percezione, come quando si sigilla con un
anello. Percio il ricordo non si conserva con tanta facility nelle persone che in
conseguenza di stati emotivi o dell eta si trovano in una forte eccitazione; in
loro accade esattamente come se il sigillo fosse impresso nell acqua corrente. In
altri, l impressione non si verifica a causa della fragilita della materia ricevuta .
Percio le persone molto giovani e quelle molto anziane non hanno affatto buona
memoria , proprio come le persone che pensano troppo precipitosamente o quelle
tarde ».
La memoria e dunque a un tempo un fenomeno psichico e fisiolo-
gico ; ogni percezione lascia impressa nel corpo l orma di un sigillo, a
52
446a 24-25.
53
449a 8-10 dvavxr & pa b> u elvat TYSC <b'J'/ r,c & arcavTa ataO avETai ... dtXXo
8i ybjoq Si’ alXXou.
34
In realta soltanto in tre passi, De mem. 450a 10 (13a Ross ), PA IV 10, 686a
3, De an. Ill 1; De somno 455a 15 xoivfj Suvapt? axoXouffouaa mxaatc, De iuv. 469a
12, del cuore, xoiviv ataS-z;T7) pto'j. Cfr. piu sotto, nota 116.
35
xoivi alaOTjTdt, l oggetto stesso e IStov aEafb]T6v. Quanto segue costituisce una
versione abbreviata del passo 450a 15 - b 7.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 637

volte piu intensa e a volte meno. Sul luogo di questa impronta Aristotele
non si pronuncia .
La reminiscenza viene da Aristotele spiegata come un fenomeno
associative.
« Evidentemente si puo avere qualcosa nella memoria, senza ricordarsl
direttamente di esso; d altra parte non ci si libera di quando in quando dei
ricordi. E possibile ricordare perche il pensiero e un movimento; ed e nella
natura del movimento che l uno tenga dietro all altro. Nella nostra coscienza tali
collegamenti si formano o per necessita e senza un nostro intervento, o mediante
l abitudine e l esercizio. Quando vogliamo ricordare qualcosa, ci sforziamo percio
innanzi tutto di ricostruire la connessione, o partendo dal momento presente, o
da un altro punto determinate. Per far cio noi scegliamo di preferenza o qual¬
cosa di simile, o di contrario, o di affine ; di qui si produce il ricordo, perche si
presenta una connessione del movimento e percio e necessario solo un piccolo
impulso. Cos! si procede nei tentativi consapevoli , e cost ci si ricorda anche
spontaneamente di qualcosa. E facile ricordare nel caso di oggetti che seguono
un determinate ordine, come nella geometria, non appena si ha un punto di
partenza. Ci ricordiamo in fretta di cio che pensiamo sovente; l abitudine di
ripetere spesso qualcosa diventa una seconda natura .56 Il momento piu impor-
tante in un ricordo esatto consiste nel diventar consapevole del tempo ».
Ricorrendo a una sottile teoria, cerca di spiegare che i movimenti
del pensiero si trovano in rapporto proporzionale con la durata e la
distanza nel tempo degli avvenimenti di cui ci ricordiamo. « Anche gli
animali possono fermare qualcosa nella memoria, ma il ricordo consape¬
vole e un privilegio dell uomo. Cio dipende dal fatto che ricordarsi di
qualcosa e quasi simile al trarre una conclusione. Chi ricorda, conclude
che in un tempo precedente ha a quel modo veduto, o udito, o altri-
menti sperimentato qualcosa. Questo processo e simile a un indagine,
perche e presente uno scopo ». In conclusione, giunge a stabilire che il
processo e di natura corporea , perche e accompagnato da sintomi fisio-
logici.
I trattatelli Sulla veglia e il sonno , Sui sogni e Sulle profezie in sogno
sono collegati nell introduzione in modo da formare un unita , e verosi-
milmente sono stati composti d un sol getto. L impostazione biologica
domina nel primo trattato.
« Poiche la veglia e il sonno sono opposti, sono due diverse condizioni di
una medesima facolta . E possibile determinate piu precisamente questa facolta ?
Noi diciamo che una persona e sveglia quando ha delle percezioni. Poiche ora
la percezione e un processo psicofisico, la veglia e il sonno devono interessare
sia 1 anima che il corpo. Delle piante, che hanno soltanto le funzioni vegetative
dell anima, non diciamo che dormono o che sono deste. Veglia e sonno devono
essere processi intermittenti: nessun essere vivente puo essere in continuazione

56
452a 30 ri 8k 7roXXctxu; (pueriv cfr . Rhet . I 11, 1370ab, De motu 703a
33, e Cicerone, De fin. V 25, 74 consuetude quasi altera natura. Altre testimonianze in
F. KUDLIEN , Untersuchungen zu Aretaios , Abh. Ak. Mainz, 1963, 11, 39. Invece di
kvzpyeuf , si deve leggere avvrjd ela., con J. Cook Wilson .
638 ARISTOTELE

desto, o dormire in continuazione. Tutti gli animali, normalmente, possono


essere colti dal sonno; pero in alcuni e difficile osservare questo stato; nei testa-
cei non e possibile distinguere all osservazione se dormono, sebbene in base
alia motivazione che abbiamo sopra addotta questo sia verosimile. II sonno e
quindi una sorta di irrigidimento della percezione ; durante il sonno, pero, le
funzioni vegetative, come la respirazione, la crescita e la digestione, procedono
meglio, certamente perche non hanno bisogno di nessuna percezione e il corpo
e indisturbato. £ inoltre chiaro che durante il sonno lo stesso processo deve veri-
ficarsi in tutti i sensi. Pare dunque naturale ammettere che durante il sonno la
facolta comune a tutti i sensi cessi di funzionare. Perche propriamente c e sol-
tanto una percezione e cioe la coscienza » P
Aristotele rileva che questa unita della coscienza da una parte con-
sente di essere consapevoli del fatto che vediamo, sentiamo e cost via ,
dall altra permette che afferriamo gli oggetti di un senso58 come diversi da
quelli di un altro senso . Inoltre il « senso generale » ha l importante
funzione di fornire alia percezione gli « oggetti generali del senso » ,
cosicche noi siamo in grado di concepire la grandezza , la forma , il mo-
vimento e il tempo .
« Sonno e veglia sono quindi sinonimi di presenza o assenza della coscienza
[ o forse meglio: della consapevolezza ], Ma da molte osservazioni risulta che il
sonno non consiste soltanto nell inattivita o nel non uso dei sensi, o nell inca-
paciti di percepire, perche tutto questo si verifica anche durante lo svenimento.
Il sonno, a diflerenza dello svenimento, e uno stato di normalita ; esso ci assale
quando il senso generale e inattivo ».
Aristotele descrive minutamente i processi fisiologici che hanno luo-
go all atto dell addormentarsi . Egli si vale qui del concetto del pneuma
innato, che negli animali privi di sangue compie le stesse funzioni del-
l aria respirata negli animali sanguigni.5 9 Il sonno e in relazione fisiologica
con il processo della nutrizione .
« Non appena un animale puo avere percezioni, prende del cibo; il pro-
dotto finale del cibo e il sangue; la sede del sangue e il cuore ; il cuore e
1 organo centrale della percezione; quando il cuore riceve il nutrimento digerito
e completamente cotto sotto forma di sangue, nel cuore si produce un allen-
tamento della facolta della percezione; il sonno e dunque un incapacita di perce¬
pire, che fisiologicamente dipende dall evaporazione collegata al nutrimento; que ¬

sta evaporazione e intermittente come un onda di marea. Ecco perche ci si


sente assonnati dopo il pranzo. I bambini dormono cost profondamente, perche
tutto il cibo fluisce in su come evaporazione. I sintomi fisiologici che si hanno

57

mente: lo strumento primario della percezione e


-
455a 20 £GTI piv yip pEa atafbjaic; xal rb xupiov aEaD rfipiov cv, letteral-
una cosa singola. Pensieri simili si
ritrovano anche in Platone, Carmide 167-168.
5
xoivl] aXa&rpic,. « Senso generale » e forse meglio di « senso comune », poiche
non soltanto in esso confluiscono i singoli sensi ( allora sarebbe esatto dire « senso uni ¬

versale » ), ma perche inoltre esso possiede ancora ben determinate funzioni generali.
59
Si veda sopra, pp. 391, 618.
456b 21 xalldtTrep eupt 7rov.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 639

quando ci si addormenta confermano la mia teoria. Quando si prende sonno,


1 esalazione calda fluisce tapidamente al cuore. I punti da cui il calore defluisce
si raffreddano e in conseguenza di questo taffreddamento gli occhi si chiudono ;
la parte superiore e quella esterna del corpo si raffreddano, mentre la parte in¬
terna e quella inferiore si riscaldano, cost ad es . i piedi e il ventre ».
Il trattatello Sui sogni e ricco di acute osservazioni psicologiche.
Come primo punto Aristotele stabilisce che non afferriamo la visione del
sogno con la facolta percettiva , perche appunto nel sonno i sensi sono
inattivi. Il processo deve essere di un tipo analogo a quello della remi-
niscenza . La phantasia , o facolta immaginativa, fa si che in sogno noi
percepiamo e riconosciamo forme di ogni genere e possiamo avere pen-
sieri quasi come durante la veglia . L immaginazione e un movimento che
procede da una effettiva percezione ; la visione del sogno e una sorta
di rappresentazione, un prodotto dell immaginazione. Gli oggetti della
percezione suscitano in ogni senso un impressione; questo stimolo non
permane soltanto finche il senso e attivo, ma anche quando ormai la per ¬
cezione e cessata . Lo si puo osservare quando si considera qualcosa fissa-
mente ; se si distoglie lo sguardo, l immagine permane, specialmente se
l oggetto e molto luminoso come, per es., il sole ; si puo anche notare
che e facile ingannarsi su queste impressioni permanenti, particolarmente
quando si e deboli o ammalati. Quando si ha la febbre, spesso si vedono
degli animali sulle pareti, perche si e ingannati da piccole somiglianze
delle linee che li formano. I sogni sono composti da simili false combina-
zioni di ogni genere di percezioni. Mentre noi dormiamo, la maggior
parte del sangue defluisce al cuore e con esso gli impulsi che vi sono
contenuti ; essi si comportano come le rane artificiali con cui giocano
i bambini, che vengono a galla quando il sale si e sciolto o come le nu-
vole, che sembrano ora uomini, ora centauri. Ogni visione che si ha in
sogno e un residuo di una percezione reale. Quando la percezione aveva
luogo, la coscienza,64 cui spetta il giudizio in stato di veglia, ci diceva, in
base alia percezione: ecco la Corisco. In sogno ci appare, si, Corisco ma
qualcosa ci dice che quella figura sembra essere Corisco, ma non lo e ;
cioe di tanto in tanto nel sonno riconosciamo che stiamo dormendo.
Questa sobria analisi dell esperienza del sogno e totalmente libera da

41
L autore dell opera Ilepi Stair/)?, II 60, VI 572 L., parla in modo simile del
rapporto fra digestione e sonno.
42
Probabilmente Aristotele era a conoscenza del quarto libro dell opera Ilepi
•Stair/) ? , che portava il sottotitolo Ilepi tvumiltov. I migliori medici, afferma in 463a 4,

assicurano che si deve prestare una seria attenzione ai sogni. Il Ilepi tvu 7rv £ cov si espri-
me in questi termini, VI 640 L.: « Colui che sa ben giudicare cio che avviene durante
il sonno, possiede un grande dono ».
43
at evoutjat xtv aet?, 461b 12. Questi impulsi , si puo benissimo concludere,
sono i residui di precedenti percezioni, che sono rimasti nel corpo come orme, e che
possono suscitare immagini del ricordo e visioni nel sogno.
44
461b 25 TO xiiptov xal TO £7uxpivov.
640 ARISTOTELE

concezioni superstiziose. NelYEudemo , pero, Aristotele non ha alcun ri-


tegno a introdurre le idee popolari dei sogni che si realizzano.
Le immagini del sogno sono dunque illusioni. Anche in stato di
veglia abbiamo l esperienza degli errori dei sensi. « Se si serra un dito
sopra l altro e si pone un oggetto in mezzo alle due dita , questo oggetto
sembra essere invece due ; tuttavia non affermiamo che gli oggetti siano
due, perche la vista ha maggiore autorita del tatto; a bordo di una nave
la costa sembra muoversi ; se si tiene un dito contro l occhio un oggetto
sembra due » .
II trattato Sulla longevita e la brevitd della vita, come ho gia ac-
cennato, contiene due diverse introduzioni. La prima parte della tratta-
zione e astratta e speculativa , la seconda invece biologica. Come punto
di partenza Aristotele assume il problema del perche le cose debbano tra-
sformarsi e perche il processo dalla generazione fino alia corruzione e
per natura necessario e irreversibile.
« Gia le trasformazioni naturali degli elementi ci dimostrano che ognuno
trapassa regolarmente nel suo opposto. Poiche tutte le cose sono costituite dagli
elementi, non possono sussistere eternamente, ma sono distrutte. Ma anche nel
caso di cose che non sono legate a nulla di cotpoteo, come pet es. la conoscenza
e la salute, accade che svaniscano. Come e, ora, il caso dell anima ? Se l anima
non fosse unita biologicamente al corpo, ma si ttovasse nel cotpo come la scienza
e nell anima, essa dovtebbe poter subire un altra disttuzione oltte a quella che
si verifica nella motte. Ma poiche e evidente che questo non e il suo caso, allora
la sua unione con il corpo deve essere di altro tipo, e cioe biologica ».
Il punto da cui prende le mosse il capitolo seguente, in se piuttosto
enigmatico, e verosimilmente un passo del Fedone , in cui Cebete cost
parla ( 70a ): « Cio che tu dici, Socrate, e per un verso molto bello, pero
non sara facile persuadere la gente che l anima continua a esistere dopo
la morte. Ma se fosse dawero cosf , se cioe esistesse un luogo dove l anima
si ritira dopo la morte e dove puo riacquistare la sua natura una , allora
noi potremmo avere una buona speranza ». Aristotele fonde questa teoria
con la sua convinzione che ogni elemento ha un luogo naturale ; egli
si chiede quindi se anche l anima ha un suo luogo proprio e naturale.
« C e un luogo in cui ci6 che e corruttibile non petisce, intendo dire il
luogo in cui ttova la sua sede propria, come il fuoco sopra ( nel mondo sopra-
lunare ), dove non giunge il suo opposto? ».
In realta Aristotele non nomina l anima, ma da tutta l argomentazio-
ne si conclude che nulla che sia collegato a qualcosa di materiale puo avere
vita eterna ; ed escludendo il solo nous , l anima e legata al corpo.
460b 20-22, conosciuto nella letteratura psicologica come « l espetimento di
Aristotele »; discusso pet esteso da Ross nel suo commento a questo passo. Egli rife-
risce la spiegazione addotta sulla base dell esperimento da G. CROOM ROBERTSON, in
« Mind » I, 1876, 145-6: « percepiamo come doppio il contatto, perche lo tifetiamo a
due parti distinte dello spazio ».
66
461b 30.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 641

« Tutto e soggetto a continuo cambiamento, e diviene e perisce , mentre


l ambiente lo favorisce o lo ostacola ; ma cio che cosi si trasforma non e in
nessun modo eterno,67 perche la materia contiene in se l opposto fin da princi-
pio . Non esiste quindi alcun luogo in cui cio che e corruttibile possa divenire
incorruttibile ».
Aristotele passa quindi a una prospettiva biologica e da notizie di
animali e piante che hanno una vita lunga o breve; descrive le condizioni
che contribuiscono alia longevita . Questa parte, ricca di osservazioni esat-
te e analizzate acutamente, ci mostra Aristotele come biologo nella sua
luce migliore.
Nello scritto Sulla giovittezza e la vecchiaia innanzi tutto Aristotele
sviluppa e motiva la sua concezione, a noi gia ben nota dalle altre opere
biologiche, del cuore come organo centrale delle funzioni psichiche ve¬
getative e della percezioneProcedendo dalla costatazione che l organo
centrale della vita e collocato nel centro del corpo, Aristotele getta uno
sguardo sull intero regno animale e su quello vegetale, e trova che in
tutti gli organismi il punto donde inizia la vita si trova nel centro del
corpo. « La generazione che si sviluppa dal seme comincia dovunque dal
centro Con perfetta disinvoltura conclude questo suo circolo vizioso:
« II cuore, e l organo suo analogo negli animali privi di sangue, e anche
la fonte del calore innato. L anima dispiega, per cosi dire, il suo ardore
in questa parte del corpo.'0 La vita continua soltanto finche dura questa
fonte di calore; cio che noi chiamiamo morte, significa la sua distruzione » .
Aristotele ha osservato che nel tripode in cui si brucia del carbone
il fuoco si estingue in due modi. Quando il calore non trova piu alimento,
la fiamma si estingue. Ma se si pone sul tripode un coperchio, per far
durare il calore piu a lungo che nella combustione naturale, talvolta il
fuoco si spegne. Aristotele naturalmente non conosce la causa effettiva
del fenomeno; cio che a suo giudizio vien meno e il raffreddamento. Mol-
te delle sue teorie fisiche o biologiche sono esatte, se soltanto si sostituisce
« ossigeno » a « raffreddamento e aereazione ».71 Su una osservazione
esatta , che pero spiega erroneamente, Aristotele fonda la teoria dell azione
reciproca del cuore e della respirazione. « Le piante sono raffreddate dal-
l aria che le circonda ; la loro vita dura finche sussiste un equilibrio fra
il calore interno e la temperatura ambientale; quando il freddo, in seguito
al cambiamento di stagione, ha il sopravvento, le piante si disseccano e
67
465b 29 aiSia ouSapou 8aoi? Ivavxta 6axiv .
Si veda sopra , pp. 604-608 . Egli allude in quest opera alle concezioni esposte
nell opera ippocratica IIcpl xapStT)?, e prende perfino a prestito, in 480a 20-23 , dal
Ilepi xapSa)? 8 , IX 86 L . , una metafora . Altri passi sono elencati da Ross , Parva
nat ., 56. Per errore Ross park del IIcpl SKXIXT)?.
69
468b 18 .
70
469b 15 rijs- ciarrep cp.7rc7rupcup.6v7)? 6v xoi? popiot? xouxoi? , cfr . PA
III 7 , 670a 24-26, sopra , p. 606 .
71
469b 28 8 x6 pyj avaTrvciv p /]8c xaxaiJ>uXE<j9ai .
642 ARISTOTELE

muoiono. Negli animali che sono provvisti di polmoni, la respirazione


provoca il necessario raffreddamento del sangue ».
II resto del trattato e dedicato ai problemi connessi alia respirazione.
« La respirazione nel senso proprio esiste soltanto negli animali provvisti
di polmoni. Gli animali che hanno polmoni privi di sangue e spugnosi,
come le rane, le tartarughe e altri che nascono da uova , hanno un minore
bisogno della respirazione; possono rimanere a lungo sott acqua perche
i loro polmoni contengono soltanto poco calore ». Riferisce con ampiezza
cio che Anassagora ed Empedocle, Democrito e Diogene di Apollonia
avevano detto a proposito della respirazione e sottopone a critica le loro
tesi. La teoria esposta da Platone nel Timeo e da lui tacciata di « fin-
zione »,72 una parola davvero dura ; il suo principale argomento e che
Platone avrebbe considerato la respirazione come un processo accessorio
e non avrebbe percio riconosciuto il ruolo decisivo che essa ha nella
vita e nella morte. Nei medici 73 egli aveva trovato una teoria secondo
la quale la respirazione avrebbe una funzione nutritiva, come se, cioe,
il calore interno fosse nutrito tramite la corrente d aria ; nell inspirazione
verrebbe, per cost dire, portato del combustibile sul fuoco. Aristotele
respinge anche questa teoria. Tutti gli animali sanguigni dotati di pol¬
moni immettono l aria nel corpo e provvedono al raffreddamento attra-
verso l inspirazione e l espirazione. Aristotele paragona i polmoni e la
loro funzione a un doppio mantice come quelli delle fucine. Nei pesci
l analogo dei polmoni sono le branchie; essi raffreddano il loro corpo con
l immissione di acqua ; nessun animale ha sia i polmoni che le branchie.
Descrive poi l anatomia della bocca degli animali che se ne servono sia
per la respirazione che per l ingestione del cibo, spiega perche certi ceta-
cei espellono l acqua attraverso un condotto e come i crostacei la espellono
rivoltando la coda ; infine discute ancora alcune altre particolarita.
« Quando il calore vitale diminuisce, l animale si indebolisce ; quando esso
scompare, subentra la morte. Gli uomini anziani muoiono con poco dolore,
perche rimane loro soltanto poco calore e il cuore sopporta una piccola tensione.
La morte in et 4 avanzata e simile all estinguersi della fiamma della vita , indo-
lore, perche nell ora della morte non si hanno piu dolori violenti ».
In alcune frasi formulate concisamente sottolinea il ruolo del calore
interno.
« La nascita dell embrione e la prima partecipazione all anima nutritiva e
avviene nel calore; la vita e la prosecuzione durevole di questa partecipazione.
La giovinezza e costituita dalla crescita dell organo del raffreddamento, cioe dei
polmoni o delle branchie, la vecchiaia dal loro declino; nel mezzo sta la matu¬
rity della vita ».74

72
472 b 12 7rXaapaT<oS?) ;< .
75
Vi sono tracce di cio in Ilepl cpuaoiv 7 , VI 100 L., e in Ilepi Tpocprj?, 30, IX
108 L.
74
De iuv. 479a 29-32.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 643

L anima e le sue funzioni


Se si valuta la dottrina dell anima di Aristotele paragonandola alle
acquisizioni della psicologia moderna , essa puo apparire primitiva . Ma
se la confrontiamo con do che sappiamo dei suoi predecessori, incluso
Platone, dobbiamo considerarla un portentoso progresso. Aristotele e il
primo che imposti biologicamente il problema ; soltanto con lui la psico¬
logia diventa una scienza indipendente. Per dare un idea della mentalita
completamente diversa dei suoi contemporanei dell Accademia, la defi-
nizione di Senocrate e estremamente significativa: « Fra tutte le afferma-
zioni avanzate finora a proposito dell anima , la piu assurda e che l anima
e un numero che muove se stesso » .75
Il trattato De anitna e concepito come una ricerca di scienza natu-
rale sui processi psicofisici ; il pensiero non e pero comprensibile biolo¬
gicamente: nei capitoli da III 4 in avanti, nei quali Aristotele discute la
facolta del pensiero, egli abbandona percio il terreno della scienza na-
turale. La novita e costituita dall ampliamento del concetto di do che e
psichico, dall introduzione del concetto di funzioni dell anima,76 mediante
le quali supera la concezione delle parti dell’anima, e dalla classificazione
e dall’analisi sistematica delle funzioni dell’anima . Aristotele intende « ani-
ma » nei senso piu ampio come principio della vita .
« Psyche e identico a vita. Noi attribuiamo a un essere la vita quando
esso possiede anche soltanto una delle proprieta seguenti : ragione, percezione,
movimento e immobilita in un posto, movimento vegetativo eioe respirazione,
pulsazioni, digestione, crescita e declino. Negli esseri animati ci sono tre livelli:
vita vegetativa , percezione e locomozione, il pensiero. Dalla percezione e dalla
rappresentazione nasce l appetizione, perche la dove c’e percezione , c’e anche
piacere e dolore; e dove sono questi, necessariamente si trova anche il desiderio.77
La conoscenza dell anima e percio importante per comprendere la natura
vivente. Ora pero, coloro che parlano dell anima e indagano su di essa 78 sem-
brano prendere in considerazione soltanto l anima umana; io desidero impostare
il problema diversamente ; e ozioso chiedersi che cosa £ l’anima, perche anima
ed essere vivente come concetti generali sono qualcosa di posteriore; occorre
invece porre il problema in termini concreti, perche l’anima di un cavallo non
e identica all’anima di un uomo. Inoltre esistono diverse funzioni psichiche; e
dal momento che non possiamo vedere l’anima, dobbiamo procedere da cib in cui

73
I 4, 408b 32, anche in Top. Ill 6, 120b 3, e ripetutamente. Egli respinge in
particolare tutte le definizioni accademiche dell’anima come dOavaro?, dy£vr|To?, &<p -
- -
HapToi;, dacopa roi;, aeixtwjToi;, au roxivTjToi; e cosf via.
78
Suvapeii; II 2, 413a 33 e ripetutamente. Le manifestazioni visibili sono
£ pya xal 7rdtb]. Egli conserva naturalmente la parola p<5 piov l’essenziale e la
nuova interpretazione funzionale dei fenomeni fisiologici concomitanti.
77
II 2, 413b 10-24.
78
I 1, 403b 3, intende Platone.
79
Come ho detto sopra, p. 629, egli affronta tuttavia la questione del xotvb? Xdyo;
dell’anima nei tre passi aggiunti, soprattutto in II 1.
644 ARISTOTELE

l anima si manifesta ; basandoci sulle manifestazioni dell anima e sui fenomeni


collatetali possiamo spetate di conoscete cio che l anima e »."
Questo suo orientamento verso i processi psicofisici ha per conse-
guenza che nel primo libro , nel corso della rassegna sulle teorie dei pre¬
cursor!, Aristotele ci dia notizia quasi unicamente delle teorie dei filosofi
naturali . Per cio che riguarda Platone , Aristotele prende posizione sulle
sue teorie esposte nel Timeo , secondo cui l anima consisterebbe di de¬
menti e sarebbe l origine di ogni movimento.82 Quest ultimo problema ,
ritiene Aristotele, appartiene al campo di un altra ricerca . Cio che egli
trova particolarmente insensato e questo :
« I miei predecessori legano l’anima al corpo, e la collocano in esso, senza
dire nulla sul modo di questa unione. Una correlazione come quella fra anima
e corpo, perd, non si trova fra cose qualsiasi ; attraverso il corpo riceviamo tutte
le impressioni sensibili e queste impressioni possono anche stimolare il corpo.
I miei predecessori cercano di dimostrare qual e la natura deU anima e di quali
elementi essa consiste; ma sul corpo, che pur la deve accogliere, non dicono
nulla . Il loro discorso e come quello di chi dicesse che l arte dell intagliatore
entra nel flauto.83 Il vero e, invece, che il corpo e lo strumento dell anima e
l anima e lo strumento di chi ne e depositario ».**
La posizione che Aristotele assume nei confronti dei precursori e
dunque completamente negativa , e si differenzia cost dall atteggiamento
delle rassegne dossografiche corrispondenti in Alfa 3-6 e nella Fistea I 4-6 .
Soltanto due sono i risultati che egli approva nelle ricerche sulPanima
svolte fino ad allora : « Cio che e animato sembra che si differenzi da cio
che e inanimate soprattutto per due aspetti , cioe per il movimento e per
la percezione. Entrambi questi elementi li ho desunti dai miei predeces ¬

sori » . Ha consapevolezza di trovarsi davanti a una serie di problemi


estremamente difficili .
« Parlando del tutto in generale, e uno dei problemi piu difficili arrivare a
un opinione solida a proposito dei processi dell anima.*6 Mettendo alia prova le
teorie dei miei predecessori, ho accertato almeno due risultati negativi: la capa ¬

city di conoscere che l anima possiede non dipende dal fatto che essa e costi-
tuita da certi elementi; l anima non possiede alcun movimento autonomo. Sap-
piamo che l anima ha molte funzioni: la conoscenza, la percezione, l opinione, il
desiderio, la volonta, l appetizione e anche la locomozione, la crescita , la maturita
e il venir meno. Accade, dunque, che ogni fenomeno riguarda l anima tutta in-
tera e che pensiamo, percepiamo, ci muoviamo e facciamo e subiamo ogni altra

-
Applicazione del principio otja? aSfjXcov ra 9aivop.eva, come nell’etica, cfr.
sopra, p. 498.
404b 16. in Ttov CTTOIXEIWV. Aristotele intende qui riferirsi al Timeo 35a,
Tpta Xapwv auva 6vra auvexcpaaaTO tit; pdav TtavTa EScav.
83
406b 2 - 407 b 12.
83
407b 24.
84

85
- -
408b 14 TOV dtvOpco 7rov rf ) 4'uX7i
I 2, 403b 25-28.
86
402a 10.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 645

cosa con l anima nella sua interezza , oppure di volta in volta con parti sempre
diverse ? La vita e racchiusa in alcune singole funzioni , o in tutte, oppure ha
ancora una causa diversa? Se l anima ha delle parti , che cosa e allora che la
tiene unita? Certo non e il corpo, perche e invece l anima cio che sembra dare
coesione al corpo . E se invece l anima e una , perche parliamo allora di parti? ».57
La rassegna dossografica, che per il resto io trascurero, se ha aiutato
Aristotele a impostare esattamente la problematica, e stata pero di poco
aiuto nell indicare la via di una soluzione. Il punto da cui Aristotele pren-
de le mosse per la propria ricerca e questo: tutte le funzioni dell’anima,
con la sola esclusione del nous , hanno legami di natura fisiologica con il
corpo; il pensiero e l elemento corporeo stanno nella stessa relazione del
concavo e del convesso. L anima biologica si puo studiare mediante l’os-
servazione delle sue manifestazioni visibili. In quanto l anima ha delle
funzioni che sono separate da tutto cio che e corporeo, lo studio e di
pertinenza della filosofia delle cose prime.

La percezione dei sensi. La percezione riposa su un essere mosso e


su un patire. I sensi per se non sono attivi, ma hanno bisogno di uno
stimolo per entrare in azione. Questo e il motivo per cui non si ha perce¬
zione delle facolta percettive stesse, sebbene possiamo vedere gli organi
corporei della percezione. L’affermazione che la percezione e una facolta
passiva riveste molta importanza per Aristotele, perche gli serve come
base della distinzione fra pensiero e percezione. Per chiarire questo
punto egli si rifa alia sua dottrina dei tre gradi.
« Noi chiamiamo un uomo sapiente , perche l uomo appartiene agli esseri
che posseggono il sapere ; inoltre chiamiamo anche sapiente colui che possiede
personalmente il sapere. In questi due gradi 1 uomo e sapiente potenzialmente.
Effettivamente sapiente diciamo colui che fa uso del suo sapere . Gli oggetti del
sapere sono i concetti , che in certo qual modo si trovano nell anima . Percio il
pensiero appartiene alia sfera della volonta.90 Anche nella percezione ci sono tre
gradi : capacity , possesso, esercizio . Il genitore propaga nella discendenza la capa ¬

city ; ne seguono naturalmente il possesso e 1 esercizio. Gli oggetti della perce¬


zione sono tutti all’esterno degli uomini ; percio la percezione attuale sta nella
sfera della volonta soltanto in modo condizionato; il percepibile deve essere
presente » .

Questo passo e importante anche perche Aristotele in esso distingue


con tanta chiarezza la realta dalla sfera del pensiero; spesso si afferma ,
invece, che sarebbero stati gli Stoici i primi a fare questa distinzione.
« La facolta della percezione e in potenza come e in atto l’oggetto della
percezione. £ in grado di ricevere le forme sensibili senza la materia , cost
"!! Parafrasi di 411a 24 - b 17.
6 tpuxtxi? (Svlfpco7roi;, nella lingua di Paolo, I Cor . 2, 14 e 15, 44.
403b 16 6 TrpcoTo? 91X600901;.
90
Cfr . Protr . B 56, sopra , p . 474 .
417a 22 - b 26 .
92
418a 3.
646 ARISTOTELE

come la cera riceve l impronta dell anello senza il ferro o l oro. L organo
della percezione e corporeo e ha estensione; la percezione invece non ha
estensione, ma e in certo modo la forma e la potenza dell oggetto da
percepire ». Dunque egli si raffigura la percezione come una sorta di
assimilazione all oggetto percepito, ma non in modo cosi grossolano come
vuole il Ross, supponendo che 1 occhio in qualche modo diventi verde
quando vede qualcosa di verde. Piuttosto bisogna supporre che conce-
pisca il pensiero e la percezione come due fenomeni paralleli; come il
pensiero accoglie le forme,94 cosi opera anche la facolta percettiva nei con-
fronti degli oggetti della percezione.
Sulla percezione primaria di ogni singolo senso 95 non ci si puo in-
gannare. Aristotele intende dire che riceviamo passivamente queste per-
cezioni ; esse sono quindi in se vere, perche rispecchiano la realta ; sol-
tanto nell elaborazione che porta a una rappresentazione possiamo in-
gannarci; la phantasia primaria e quindi sempre vera , mentre una rap¬
presentazione puo essere vera o falsa .
Ogni percezione sensibile 96 dipende da un contatto. L organo che
percepisce ha percio bisogno di un mezzo per entrare in contatto con
l oggetto. Nel caso della vista, delPudito e dell olfatto il mezzo e rappre-
sentato da una determinata proprieta dell aria o dell acqua , cioe la tra-
sparenza o la conduzione ; nel caso del gusto e del tatto esso e la came.
Aristotele comincia con la vista .97
« Visibile e il colore e qualcosa che si puo descrivere, ma per cui non c e
una parola [ vale a dire cio che ha fosforescenza ], Ogni colore e in grado di
eccitare il mezzo trasparente. Trasparente chiamo cio che di per se non e visibile ,
ma lo diventa a causa di un colore che non appartiene al trasparente. La luce
o la luminosita e il colore di cio che e trasparente, quando esso diviene traspa ¬
rente mediante il fuoco o qualcosa di simile. La luce, pero, non e costituita dal
fuoco, o da qualcosa di corporeo, o dall emanazione di un qualsivoglia corpo, ma
dalla presenza del fuoco o di qualcosa di simile nella trasparenza. Luce e tene-
bra sono percio condizioni opposte dello stesso sostrato. Non tutto diventa visi¬
bile alia luce, perche ci sono anche delle cose che stimolano la percezione soltanto
nelle tenebre, per esempio la fosforescenza di certi funghi o quella della testa
di certi pesci o degli occhi ; non si vede mai, allora, il colore reale ».
93
424a 16-28.
TOTO; eESwv 429a 27.
94

TO tSiov ixiarTfi aEaOrjaetos 418a 10.


93

94
II miglior lavoro e quello di J.I. BEARE, Greek theories of elementary cogni¬
tion , Oxford 1908. Pregevole e anche H. POPPELREUTER , Zur Psychologie des Aristo-
teles, Tbeophrast , Straton, Lipsia 1891, discusso da W. CAPELLE, Art. Straton , RE IV
A, 302.
97
II 7.
98
Come nella sua dottrina di eT8o?- GX7) - aT£ p7) ai?, anche qui Aristotele usa la
medesima struttura concettuale gia adottata da Platone nel Timeo , quella dei (xig gaTa
TCOV OVTGJV . Essi entrano ed escono; la 7tapouoEa e luce, la oT prjot? e oscuriti; il
8iatpav£? rappresenta la / copa o 5Xr) .
99
419a 4 dvcovopta 8 £<JT! TauTa tvE ov6 p.aTt .
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 647

Aristotele verifica la teoria della trasparenza come mezzo della vista


in questo modo: « Se qualcuno pone l oggetto colorato immediatamente
sull occhio non riuscira a vederlo ». Osservazioni di questa sorta, cost
primitivamente realistiche, formano in generale la base delle sue teorie
talora veramente sottili.
« II suono c’e in un duplice senso. Di alcune cose , per es . , diciamo che
possono produrre suono o rumore , come il metallo o i corpi duri , mentre altri
corpi , come la lana , non hanno alcun suono. II suono attuato e sempre suono di
qualche cosa; si forma da una percossa ed esige del movimento . Gli oggetti cavi
producono per rimbalzo diversi rintocchi dopo il primo , perche l aria smossa non
puo uscire. L eco si genera quando l aria rimbalza indietro come una palla .
Propriamente c e sempre un eco, anche se indistinta , perche lo stesso fenomeno
si produce nel caso del suono come in quello della luce. Anche la luce e sempre
soggetta a riflessione , altrimenti non sarebbe chiaro dappertutto , ma sarebbe
buio all infuori dello spazio direttamente illuminato dal sole. L aria messa in
movimento dal colpo trasmette a sua volta il movimento all’aria che si trova
nell’organo dell ’udito. Il suono si sente anche nell’acqua ; l ’acqua non penetra
fin nell ’orecchio a causa del labirinto, pero trasmette il movimento all’aria che
si trova nell’orecchio interno.100 L’aria che si trova all’ interno dell ’orecchio ha
un movimento proprio e percio l’orecchio rumoreggia ; quando pero la membrana
del timpano e lesa , non si sente piu, perche noi sentiamo con quel che contiene
una quantita separata di aria .
La voce e un suono degli esseri animati.101 Soltanto in senso analogico
diciamo che cose prive di vita, come il flauto o la lira , possiedono un registro,
una melodia e una voce simile alia nostra. Gli animali privi di sangue e i pesci
non hanno voce; i pesci emettono un suono con le branchie .'® Non ogni suono
emesso da un essere vivente e voce; si ha voce quando l’aria attraversa la
laringe; la voce e la risonanza dell’aria inspirata sulla trachea 103 provocata dal-
l’anima . Cio che risuona deve essere animato, perche la voce e un suono che
significa qualcosa , e non un qualsiasi rumore a piacere , come la tosse .
La caratteristica specifica dell ’odore non e cosi evidente come quella del
suono o del colore. Questo senso e in noi piu rozzo che in molti animali ; d ’altra
parte, pero, il gusto e in noi altamente sviluppato, perche di tutti i sensi il
tatto e in noi il piu acuto . Percio l’uomo e il piu intelligente 1<M di tutti gli
animali . Un segno ne e anche il fatto che tra gli uomini si distinguono i dotati
dai non dotati riguardo all’organo del senso per il gusto e per il tatto , ma questo
non awiene per nessun altro essere vivente » .

Aristotele descrive e classifica gli odori sostanzialmente come nel De


sensu.' K
* 420a 12 T6V aupi <pv>7) a£ pa , letteralmente: l ’aria che organicamente appartiene
all ’orecchio.
101
420b 5 t);6 <po5 z i q E|ziJ«JXOu .
102
A questo proposito, vi sono notizie in H A IV 9, 535b 14 - 536a 11.
103
Non ha una idea chiara della funzione della laringe. La parola <papuy<; signi ¬

fica « gola » , ivi compresa la laringe. Egli sa , peraltro, che senza la ipapuy? nessuna
voce e possibile; HA IV 9 , 535a 29 .
104
PA II 16, 660a 12 , meglio aEa yjTixtoTaTov, dalla sensibilita piu acuta .
105
Si veda sopra , p. 635 .
648 ARISTOTELE

« Nel caso del gusto, non esiste propriamente un mezzo particolare,


pero senza umidita non e possibile alcuna percezione del sapore ». La sua
tendenza alia formalizzazione emerge in modo particolarmente evidente in
questo capitolo. I sensi si riferiscono a coppie di opposti: la vista al
visibile e all invisibile, l udito al suono e al silenzio. Cost allora il gusto
e in rapporto al bevibile e al non bevibile. Ne vede una prova nel fatto
che la lingua non percepisce i sapori quando e troppo secca o troppo
umida .
Quando pero Aristotele arriva al tatto, questo artificioso schema di
opposti diventa problematico. Invece di descrivere il senso del tatto e di
analizzarlo in qualche misura in modo empirico, egli si occupa di questo
falso problema. Inoltre, per il tatto, non sa trovare alcun oggetto sensibile
particolare. Non e neanche sicuro se l organo di questo senso si trova
all interno o all esterno del corpo. La came sembra essere l intermediario.
Non sa spiegare perche la lingua, insieme con il contatto, trasmette anche
il sapore. « Pero, nel complesso, cio che l aria e l acqua sono per la vista
e per l udito e per l olfatto, sembrano essere anche la came e la lingua
in rapporto al loro organo di senso.106 Percio ne concludo che anche la
facolta di percepire cio che si puo toccare risiede all interno del corpo » .
Cerca di applicare anche la teoria dell’assimilazione al tatto : « L’organo
in cui ha sede la percezione del tatto subisce un’assimilazione all’oggetto
del senso. L’agente fa dell’organo cio che esso stesso e. Percio noi sen-
tiamo cio che e ugualmente caldo o freddo, o ugualmente duro o molle,
ma percepiamo soltanto le disparita . La percezione e cioe una sorta di
mezzo 107 tra gli opposti che sono nell’oggetto sensibile ». Aristotele vuol
dire che i sensi hanno la capacita di distinguere cio che e medio tra gli
estremi. Il suo punto di partenza fu certo la temperatura del corpo:
quel che e piu caldo, lo sentiamo come caldo; cio che e piu freddo, come
freddo. Da queste osservazioni, in certa misura esatte, Aristotele conclude
come di consueto, con una generalizzazione che non conosce esitazioni,
che cost avviene anche per gli altri sensi. Questo dimostra quanto poco
sviluppato, in realta, fosse in lui il dono dell’osservazione, perche in
questi casi si tratta di cose che avrebbe potuto osservare personalmente
se soltanto l’avesse voluto. Vista e udito non sono, infatti, per niente
neutri nella zona media , ma anzi quanto mai acuti. Aristotele afferma
che con il tatto noi percepiamo cio che e duro o molle alio stesso grado
nostro; quanto falsa sia questa affermazione, l’avrebbe dovuto notare
se soltanto avesse premuto le une contro le altre le estremita delle dita
delle sue mani.106 L’astrusa teoria del ( giusto ) mezzo della percezione
ha le sue radici nella volonta di Aristotele di staccarsi a qualsiasi prezzo

106
423b 17.
107
424a 4 us TTJ ? aEafhfjaEco? olov ( j.£aoT7) T6? TIVO? oiler/]? xi)? b> Tot? al<r{b]Tot?
ivavnaxTEco?.
1M
Cfr. E.H. OLMSTED, The moral sense aspect of Aristotle s ethical theory , « Am .
Journ . of Philology * 69, 1948, 42-61.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFIS1CI 649

dalla concezione materialistica della percezione sensibile che era stata


peculiare degli Ionici. L organo della percezione e si qualcosa di corporeo,
ma cio con cui questo organo percepisce e in certo modo come la forma
e la potenza dell organo.109 In questo modo vuole spiegare perche l eccesso
dell oggetto percepito distrugge l organo della percezione e perche le
piante non hanno percezioni. Quando il movimento dell organo della
percezione diviene troppo intenso, allora la forma e la potenza dell organo
si distruggono,110 vale a dire l organo perde il suo criterio. L organo della
percezione possiede un criterio, che gli fa ricevere la forma della cosa
senza la materia ; questo criterio viene chiamato da Aristotele « il ( giusto )
mezzo che percepisce Il senso generale, mediante il quale percepiamo
la forma, la grandezza e simili, funziona in linea di principio alio stesso
modo. « Cio che in ultima istanza accoglie la percezione, e [ in tutte le
percezioni ] uno e il medesimo [ vale a dire un organo centrale ]; anche
il giusto mezzo e sempre lo stesso, sebbene esso [ in diversi tipi di per¬
cezione ] si manifesti in molteplici modi ».m II criterio che egli chiama
« giusto mezzo » e ovviamente una funzione dell’anima : « Le piante
non posseggono alcun mezzo che sia in grado di accogliere le forme del
percepibile, e percio non possono avere percezioni »."3
« Non esistono altri sensi all’infuori dei cinque. Non esistono, cioe,
organi di senso per gli oggetti generali della sensazione, che percepiamo
collateralmente, e cioe il movimento, la quiete, la forma, il numero, l’uni-
ta »."' Noi immaginiamo di vedere , sentire ecc. le cose; in realta , dice
a ragione Aristotele, noi percepiamo soltanto un certo numero di qualita
della cosa , una per ogni senso ; si puo poi astrarre la cosa come un so-
strato delle diverse affezioni,11 che vengono percepite dai cinque sensi
ciascuna secondo la sua natura . I cinque sensi fanno capo al senso ge¬
nerale che, oltre alle cinque funzioni speciali , ne ha anche alcune gene-

IM
Non ha la piu vaga intuizione dell esistenza di impulsi nervosi . Parla cost
della percezione astrattamente come ( 424a 27 ) X6 yoc, xal Stivapt? Lceivou ( sc. TOO
•alodavopivou ) .
110
424a 30 XiSexai 6 X6yo?. Ha definito il giudizio come « il mezzo » , xpmx&v
xi plcov 424a 6, xi xpixixliv 8 Siavolas Ipyov £axl xal ala&7)aeco<; 432a 16 .
111
431a 11 alody)Tixy) peoixTj? , « provare piacere o dolore significa essere attivi
nella direzione del bene o del male mediante il giusto mezzo che percepisce » .
112
431a 19 TB S’ gcxarov gv , xal p(a< 7) > pea6-n)<;, r6 S elvai aoxfj 7tXe[<o .
113
424b 1.
114
I pgyiaxa y£vr) di Platone, Sofista 254cd.
113
Un u7roxelpevov di cui noi percepiamo i 7tdtb) .
1, 6
xoivr) ataSr)aic , Platone parla di xoiva nel Teeteto 185b OOTE yap 8t axorj?
ours Si oI6v xe r8 xoiviv XapPdveiv 7repl auxtov . Ci6 lo comprende aux)j 81
•auxT)? rj ijjoxr) . Egli intende dunque una specie di rappresentazione generale , costituita

tuttavia da idee intellegibili ; afierma che la nostra coscienza dei xoiva non si fonda
sulla percezione dei sensi; Aristotele propugna l idea contraria . A mio awiso, la con¬
cezione di Aristotele presenta punti di contatto con le moderne teorie di psicologia
della Gestalt .
650 ARISTOTELE

rali, e innanzi tutto la percezione degli « oggetti generali del senso » che
abbiamo appena citati. Ci accorgiamo della grandezza, della forma , del
movimento di una cosa mediante i nostri sensi, ma non mediante la vista
o l udito in quanto tali, bensf mediante la percezione presa nella sua
totalita ; Aristotele chiama questo la facolta della percezione. La seconda
funzione del senso generale, e che noi percepiamo qualcosa « incidental-
mente ». Se vediamo del miele, allora incidentalmente percepiamo il
117

dolce. Aristotele dunque intende come una « percezione incidentale »


un associazione della memoria che ha luogo all atto della percezione. La
terza funzione del senso generale consiste nel farci accorgere che noi
percepiamo. II percepire, l opinare, il comprendere e il sapere sono pro-
cessi che si dirigono essenzialmente a cose che si trovano fuori di noi ;
ma incidentalmente noi siamo anche consapevoli che percepiamo ecc. Noi
parleremmo qui di autocoscienza, ma Aristotele si limita a parlare di co-
scienza del processo.11* La quarta funzione e quella di renderci coscienti
del fatto che due impressioni sensibili sono diverse.11 Finalmente egli
ritiene che l inattivita della percezione durante il sonno sia dovuta al
fatto che il senso generale cessa di funzionare.120 Dopo tutto cio rimane
stabilito che quando dice koine aisthesis Aristotele intende tra l altro an ¬
che la coscienza.
Il pensiero. Tra la percezione e il pensiero sta la rappresentazione,
phantasia. Il termine indica nel De anima tanto la facolta della rappre¬
sentazione, quanto il processo che porta alia rappresentazione stessa e
anche il risultato, l immagine, che si chiama anche phantasma.
« La rappresentazione non viene automaticamente come seguito di una
percezione; la maggior parte degli animali non sembra possedere alcuna facolta
di rappresentazione; essa sembra toccare soltanto alle formiche e alle api. Le
percezioni sono sempre vere, le rappresentazioni invece sono per la maggior parte
false. La rappresentazione non e un opinione e neanche una congettura , ne e
un unione di percezione e congettura. La percezione e vera per tutta la sua
durata, mentre la rappresentazione perde sempre piu di verita quanto piu si
lascia indietro la percezione. Della percezione permane nella rappresentazione un
attimo del movimento, che io chiamo aisthema , vale a dire un immagine percet-
tiva. Il senso generale rende possibile una sintesi e una coordinazione di molte
percezioni particolari ; la rappresentazione e il prolungamento di un immagine
sintetica della percezione di questo tipo. Il pensiero riflessivo richiama queste

117
425a 24 xara oupPePtjxo; fjoSavopeSa.
118
Cfr. sopra, p. 255, a proposito di vdtjm; vof ) aetoq .
lw
426b 14 alaD avdp.eD a 6TI 8iaip£ pet. Cfr . sopra, p. 636, dove cito dal De sensu
'

449a 8-10. Questo problema e da lui discusso piu estesamente nel De sensu che nel
De anima.
170
Si veda sopra, p. 638.
121
Cfr. sopra, p. 636. Il concetto non e ne univoco, n tantomeno ben chiaro.
Pregevole e il classico saggio di J. FREUDENTHAL, Ueber den Begriff des Wortes
( favxaaia bet Aristoteles , Gottingen 1869.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 651

rappresentazioni, come se fossero immagini della percezione 122 e pensa le forme


in base a queste immagini ».
Aristotele illustra il concetto mediante questo esempio :
« Si e in guerra ; splende una fiaccola mossa da una sentinella, il cui com-
pito e di avvisare quando il nemico arriva . L uomo che vede il segnale vede sol-
tanto il bagliore del fuoco che si muove. Il senso generale coordina l osserva-
zione facendone una rappresentazione: ecco il nemico. Sulla base di questa rap-
presentazione agisce.
Che cosa contrassegna la parte dell anima con la quale l anima conosce e
pensa, e come si attua il pensiero? Se il pensiero funzionasse come la percezione,
si tratterebbe allora di un processo di assimilazione e l organo del pensiero
dovrebbe essere affetto. Ma questo e impossibile, perche la mente che pensa e
incapace di patire,123 ma e capace di accogliere le forme ».

Il fatto che Aristotele indichi sempre il nous come apatbes , cioe


incapace di patire, e una conseguenza della sua convinzione che il nous
e all origine del movimento della facolta del pensiero. Un primo movente
deve, da parte sua, essere immoto, cioe non deve subire alcun processo.
La mente pensante e in rapporto agli oggetti del pensiero come la per124¬
cezione in rapporto agli oggetti sensibili; ma il nous , ritiene Aristotele,
non ha alcun legame fisiologico con il corpo, perche assumerebbe allora
qualita fisiologiche, il che non avviene.
« Percio alcuni dicono a ragione che l anima e la sede delle forme del
pensiero; 125 soltanto non lo e, in realty, nella sua totalita , ma nell anima intellet-
tiva e soltanto nel senso che essa possiede la capacita di ricevere le forme. Che
il nous non e affetto dagli oggetti del pensiero, risulta dal fatto che la grandezza
e la condizione dell oggetto pensato non agisce su di esso. Gli organi del senso
sono indeboliti o. addirittura distrutti dall eccessiva potenza degli oggetti sensibili,
mentre nel caso del pensiero e tutto l opposto ».

Si continua a ritrovare cost l influsso potente delle strutture del pen¬


siero platonico. Aristotele immagina il nous come un pandeches , cioe

122
431a 17 OUSC7COTC voet licveu tpavTacpaTO? y\ fyr/Jj .
123
imx 405b 19. Phys. VIII 5, 256b 20-26. La concezione secondo cui il
vou ? e omoLSijq viene da lui attribuita ad Anassagora, 59 B 12 DIELS-KRANZ. Anassa-

- -
gora dice, 59 A 41 DIELS-KRANZ, TJJV 8k rij? xivrjaecos xat T/ jp YEV CCCO? atnav plav
T6V VOUV. Nel De anima, Aristotele usa l espressione d m a r i f e r e n d o s i al vou? ( e nel
De caelo al 7rpwTov ccopa ) insieme con Oclot; ( 408b 29 ) e con yupiaziq ( 430a 17 ).
-
Il vou ? e yo> piaz6 q , perche non ha parte alcuna nella vita fisica , ctopaTixi) cvepycia GA
II 3, 736b 29. Il Ross osserva, commentando Eta 3, 1043b 18-19: « Alla fine risulta
chiaro che per Aristotele la ragione e l unico / WPLOTOV elSo? ».
123
Nel cap. Ill 5 Aristotele modifichera questa tesi .
125
429a 27 T(J7TOV clStov. La questione da molto tempo dibattuta, se cioe Aristo¬
tele abbia in mente Platone, e una questione di lana caprina. Nel Parmenide 132b
Platone critica una tesi simile. Per Aristotele il concetto di eI8o? ha un altro sfondo
filosofico. Un analogo incrociarsi intenzionale di ontologia e concettualismo e in Lambda
3, 1070a 18 ou xaxto? IIXIXTCOV £ tpt] OTI EtSr) eaxiv 8n6 cm (puasi , cfr. sopra, p. 598.
652 ARISTOTELE

un ricettacolo delle forme. La condizione del nous e simile a quella di


126

una tavoletta per scrivere.


« Prima che l intelletto pensi, e l intelligibile come potenzialmente intelli-
gibile, proprio come la tavoletta non scritta e pronta a ricevere i segni della
scrittura. Se l intelletto fosse la stessa tavoletta, non sarebbe apatbes , incapace di
patire; ma l intelletto e invece simile all’assenza dello scritto, e una capacita e
una funzione, non b nulla di corporeo.127
Inoltre l intelletto stesso puo costituire l’oggetto del pensiero. Nel pensiero
astratto, e dunque quando gli oggetti pensati sono immateriali, il pensante e il
pensato sono identici. Quando pensiamo alle cose concrete, operiamo dalla cosa
un’astrazione che diventa l’oggetto del pensiero. La cosa esiste indipendente-
mente dal nostro pensiero e ha delle qualita potenziali, che il pensiero non
necessariamente attualizza. Ma la cosa in questo senso non ci riguarda affatto.
Percio si puo affermare che 1’anima e in certo modo la totalita delle cose.128 Le
cose infatti sono o percepibili con i sensi, o intelligibili ».
La tesi qui sviluppata da Aristotele contiene una contraddizione che
dipende dal fatto che egli considera l intelletto come qualcosa di fonda-
mentalmente diverso dalle restanti funzioni dell’anima . Se si compendia
molto semplicemente la teoria di Platone, si trova che questi distingue
radicalmente il pensiero dalla percezione sensibile; gli oggetti che il pen ¬
siero attualizza sono idee trascendenti ; il pensiero si muove in un altro
mondo e cioe nell ambito dei noeta. Percio nella teoria platonica la co-
noscenza, episteme , e l opinione, doxa , sono radicalmente diverse e in-
commensurabili. La teoria platonica e priva di contraddizioni. Se ora si
volesse portare il sensismo di Aristotele fino alle sue estreme conse-
guenze, ne risulterebbe ugualmente una teoria priva di contraddizioni.
In questo caso, infatti, le immagini della rappresentazione, phantasiai ,
attualizzerebbero la facolta potenziale dell’intelletto, vale a dire si attue-
rebbero nell intelletto ; l intelletto risulterebbe pero allora soltanto un
grado piu elevato nello sviluppo della facolta della rappresentazione sen¬
sibile, phantastikon. Conseguentemente, in Aristotele risulterebbe tra co-
noscenza e opinione soltanto una differenza di grado.259 La teoria cost
sostenuta da Aristotele non si potrebbe in alcun modo definire come
mero empirismo ( nel senso tradizionale del termine ), perche l’intelletto
tuttavia assolverebbe, pur senza distinguersi fondamentalmente dalle altre
funzioni dell’anima, una funzione piu alta. Ma proprio questo e cio che
Aristotele nega . Il nous, a suo giudizio, e qualcosa che sta del tutto a se.
Nella proposizione quasi incomprensibile 130 che conclude il cap. IV si
126
Timeo 51a 'moSoyj] , nocvSey ? Cfr. 430a 14 gcrav 6 p4v TOIOUTO? VOU? TCO
-
nivTa YlyveaOat, 6 84 TO nivrx noiciv , (hi; Tt? olov T& ipco?.
127
430a 1 con la spiegazione che Alessandro da del passo, De an. 84, 21. L’intel-
letto non e la tavola , tabula rosa, bens « una attitudine », 47UT7)8EI6T7) <; TI?.
128
431b 21 fj IJJUXT) Ta 8vva ndy; 4cm 7rivTa. L’accento sembra cadere con vi-
gore sulla parola mic. L’anima non e le cose, bens ra clSr). Cfr . Teeteto 186d , 187a.
129
Cfr. sopra, p. 40, nota 191.
130
430a 7 focdvoi? p4v ouy bmipysi vou?, 4xstvco 84 TCO VOY]T6V U7rap | ei « alle
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 653

profila nettamente il suo dilemma ; quel che intende dire risulta piu chia-
ramente in un altro passo : 131 « Non e il sasso a stare nell anima, bensi
la sua forma » . £ comprensibile che i commentatori neoplatonici si ag-
grappassero a tali espressioni quando volevano armonizzare le teorie delle
idee di Platone e di Aristotele.
Giungiamo ora al celebre cap. Ill 5, a proposito del quale W. Theiler
dice che non esiste alcun altro passo della filosofia antica che abbia dato
luogo a una tale quantita di interpretazioni. In realta , pero, bisogna
costatare che la maggior parte dei commentatori ritiene che abbia mag-
giore importanza illustrare le proprie convinzioni che non cercare di
scoprire il pensiero di Aristotele. Aristotele parla qui, nella terminologia
propria della sua filosofia, della ragione ricettiva e della ragione costrut-
tiva .133 « Esiste per un verso una mente di tal sorta, che diviene tutto, e
un altra di tal sorta che produce ( fa ) tutto; quest ultima si potrebbe pa-
ragonare a un tipo di condizione simile a quella della luce; infatti e in
certo modo la luce che fa reali i colori potenziali ». L espressione nous
pathetikos non presenta alcuna difficolta, perche Aristotele parla in pa-
recchi passi 133 di una « mente che in certo modo diventa tutto l essere ».
Questa ragione ricettiva ha il mondo esterno, nell accezione piu vasta,
come oggetto del suo pensiero; essa riconosce l universale nelle cose
singole e, come dice Aristotele, assume in se le forme. Questa mente e
detta pathetikos non perche sia passiva, ma perche e affetta dalle impres-
sioni che riceve dal mondo esterno e talvolta pensa , talvolta no.134 Questa
mente muore insieme con il corpo, perche nel corpo le immagini della
rappresentazione stanno come le impronte di un sigillo.133 Cio che e
pensato, amato o odiato da questa mente
136
muore insieme con il suo
depositario.
cose materiali non appartiene la mente, a cio che e pensabile apparterra l intelletto ».
Probabilmente Aristotele intende dire che noi possiamo conoscere il nous e fame un
oggetto di riflessione, benche esso sia qualcosa di immateriale.
1,1
431b 29.
152
Questo capitolo e discusso dal Ross nell introduzione al suo commentario; per
una serie di osservazioni critiche a questo proposito, si veda D.J . FURLEY, « Cl. Rev. »,
1963, 48-9, con cui concordo. La frase di 430a 19-21 xi 8 aux6-xp<5vcp fe stata tra
sposta da 431a 1-3; ma la frase che poi segue aXV OOX-VOET non pub essere espunta.
-
Hicks rileva giustamente che l oux ne8a l intera frase; pertanto e superfluo espun
gere l oux
-
testo ( come sostiene il Furley ) alio scopo di ristabilire il giusto signifi-
cato, sebbene sia possibile trarre argomenti a favore di questa atetesi dalla discussione
che Alessandro fa del passo. I termini da me usati « ricettivo-costruttivo » naturalmente
sono discutibili.
133
,3 429 a 22-24, 429b 5, 429b 30, citato sopra.
' Del vou; 7toii]Tix6g si dice invece, a 430a 22, aXA oux oxe plv voet , oxe S'
ou VOEt.
135
Si veda sopra , p. 636.
136
408b 24-30. Qui egli opera la distinzione, non nella terminologia ma nella
sostanza , fra i due livelli della mente. Il vou; 7ta87)xix 6g corrisponde qui al « depo¬
sitario ».
654 ARISTOTELE

Per designare l altro e piu alto livello dell intelletto, Aristotele non
usa l espressione nous poietikos , ma questa e implicita nelle parole « o-
pera tutto » , panta poiei. Non parla mai altrove in questo modo del¬
la funzione della mente. Dobbiamo percio, in primo luogo, attenerci
rigorosamente a cio che Aristotele dice in questo stesso capitolo. Egli
paragona l attivita del nous poietikos con il rapporto in cui si trova
l arte rispetto al suo materiale.137 La spiegazione piu naturale di questa
metafora e che questa mente opera costruttivamente e liberamente, senza
fondarsi direttamente sulle immagini della percezione. II Ross cita come
esempio il pensiero matematico; non posso pero consentire con la sua
interpretazione, secondo cui il nous che fa tutto si distingue dal nous
pathetikos per il fatto di indirizzarsi a oggetti di pensiero diversi. Nella
proposizione che senza motivo valido Ross espunge, Aristotele stabilisce
qualcosa di importante: il nous che fa tutto si distingue dal nous patheti¬
kos per la sua funzione ; esso non e costituito in modo tale da pensare
talora e talora non pensare. Forse Aristotele intende soprattutto il pen ¬
siero astratto costruttivo. In questo pensiero, pensante e pensato sono
identici.158 Secondo l altra metafora , questa mente e uno stato o una
condizione come la luce. La luce e « l attualita della trasparenza » , cioe
fa si che una qualche cosa divenga qui e ora visibile.119 Il significato di
questa metafora e perfettamente chiaro; Aristotele intende quell espe-
rienza , che noi scherzosamente chiamiamo un lampo d ingegno. Ma e
meglio richiamarsi alle solenni parole di Platone nella Settima Lettera :
« Dopo un lungo lavoro, quando ci si e familiarizzati, sorge improvvisa-
mente nell anima un fuoco, come se sprizzasse una scintilla » . Di contro
a questa mente produttiva , attiva , creativa , l intera mente, che ne e il
fondamento, e il nous pathetikos.
I concetti moderni di « ricettivo-costruttivo » esprimono soltanto
approssimativamente cio che Aristotele intendeva operando la sua divi-
sione dell attivita del pensiero; essi tuttavia mi sembrano piu adeguati
che quelli di « attivo-passivo ». Le due metafore costituiscono l unico
contributo di Aristotele alia descrizione dell intelletto costruttivo; tutto
il resto rimane mera congettura .
L ultima proposizione del capitolo contiene tre membri ,'40 in cui
157
,
TO aiTtov xat TTOITJTLXOV , TO 7TOIEIV reavra , otov f ] ' cb/ yr 7re 7rov8ev.
138
430a 2. In altri termini, il pensiero ha conferito al pensato la sua forma . Cost
Aristotele usa la parola TZOIEI in Zeta 8, 1033b 10 et? TOSI yap TO elSo? TTOIEI , « con-
ferire la forma a un quesito ».
139
418b 9 bikpYEia TOU 8ta9avou ;< . Il vou? T?, ouata tov Ivepyeia ( 430a 18 ) si
spiega da se; Aristotele parla sempre cost del vou;. Esiste una contraddizione pura-
mente formale, perche una 2 ? non e una sv pyEta. Nella metafora prescelta tale eon-
traddizione formale era inevitabile. Per superaria il Theiler traduce 2 ? con * forza ».
430a 22-25 /ojpia-OE -ddSLOv, ( 2 ) ou [ jvyjiiovEUGirEV- cpOapTO!;, ( 3) xal OCVEU TOU-
'

TOU ouA 2v VOEI. Il terzo membro e il piu difficile. Simplicio, Zabarella e Bonitz assu -
mono d 7ra 7) ;< vouq come soggetto e ISVEU TOUTOU come = dveu TOU 7ratb) Tixou vou.
Cos! traducono anche Gigon e Theiler. Hicks argomenta in modo persuasivo contro
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 655

Aristotele compendia tre important concetti : 1 ) Separata dalla mente


ricettiva, dunque dopo la morte dell individuo, la mente costruttiva e
soltanto cio che essa e, doe soltanto veramente se stessa . 2 ) Nessun ri-
cordo puo sopravvivere, perche la mente costruttiva non mantiene alcuna
traccia di ricordo 141 e la mente ricettiva ( che conserva queste tracce ) e
corruttibile. 3 ) Nulla pensa, vale a dire nessun pensiero e possibile, in
assenza della mente costruttiva . Oggettivamente la prima frase significa:
l anima, come anima di un individuo, non e immortale; soltanto quella fa-
colta, che noi chiamiamo nous apathes e che penetra dall esterno nel-
l’anima,142 e immortale; soltanto dopo la morte il nous cost concepito
possiede , la sua vera essenza e puo dedicarsi eternamente alia noesis
noeseos.' Bisogna quindi indurne che questo nous « separato » dopo la
3

morte dell individuo non ha piu assolutamente nulla in comune con la


sfera umana . La seconda frase significa o a ) non esiste alcuna forma di
reminiscenza come Platone ammetteva , oppure b ) la parte immortale
dell anima dopo la morte non puo portare con se nell aldila alcuna remini¬
scenza della vita terrena .144 La terza proposizione, infine, e il coronamen-
to che conclude l argomentazione del capitolo. Il capitolo nel suo comples-
so e un tentativo di rispondere alia domanda posta a 429a 13: come si
attua il pensiero ? Se Aristotele non avesse avuto l idea di completare
la sua teoria del pensiero con la dottrina della mente costruttiva non
avrebbe mai scritto questo abbozzo di capitolo. L argomentazione deve
portare a una conclusione e cioe che il pensiero dell’individuo umano
non e possibile senza questi due tipi di attivita mentale, i quali non si
differenziano per l’oggetto, ma per la funzione e, assiologicamente, per
il rango. Questo e dunque quanto egli dice nell’ultima frase.
Ho piu volte notato che lo sviluppo filosofico porta a strutture di
pensiero sempre piu raffinate. Nelle sue prime opere , Aristotele lavora
con la grossolana partizione di anima razionale e anima irrazionale. Il
risultato finale del suo incessante lavoro su questo problema , che , come
egli dice , e di tutti il piu arduo, e la sottile dottrina dei due livelli della
45
mente .' Questa costruzione, quasi una sovrastruttura della sua prece-

questa communis opinio , seguito da Ross. Se si debba assumere come soggetto vou?
a 7iat>r) t; oppure oti&ev, e solo un problema di linguaggio; in realta risolverlo in un
modo piuttosto che nell altro non porta differenze sostanziali . Tutto il piccolo capitolo
e un abbozzo; le tre frasette conclusive sono soltanto appunti per memoria . Devo
accontentarmi qui di esporre la mia opinione in modo assai sommario.
141
. .
al Aiouaai xiv7) < j£ i <; 461a 12, sopra, p. 639, nota 63
142
,4) Si8upaflev sraimAiai GA II 3, 736b 28. Cosi anche TEOFR. fr. 53 W.
veda sopra, p. 255. Cfr . PLOTINO, Enn. VI, 9, 7-12.
144
Questa spiegazione alluderebbe alia concezione esposta neWEudemo fr. 5,
secondo cui l anima £vxsu 9sv £i;iouaa p£ pv7]xai EXS TSV vxau 9a 7ta{h) ( j.axojv . A mio
avviso 1 interpretazione ( a ) e quella pid probabile.
145
Che nelle parole introduttive si riallacci alia propria dottrina di sTSop-uXt],
e da attribuire al vincolo del sistema. La materia e una condizione necessaria , ed e
capace di diventare il contrario ( Lambda 5, 1071a 11-17 ); una « causa efficiente »,
656 ARISTOTELE

dente dottrina del nous , costituisce un tentativo di fondere la concezione


platonica del carattere particolare del nous con il sensismo che sta alia
base del suo modo di pensare.146
La volonta . Non esiste in Aristotele una coerente esposizione della
psicologia della volonta ; anzi , egli non possiede neanche un termine per
indicare la 47volonta , nel senso in cui si intende questo concetto nell odierna
psicologia.' Aristotele possiede invece ed illustra una serie di concet ¬

ti parziali come movimento, desiderio , appetizione , decisione . II pun-


to da cui deve procedere uno studio delle funzioni della volonta e co-
stituito dalla capacita dell anima di causare l impulso al movimento .
Non appena egli imposta il problemadi quale sia nell anima il movente,
si dimostra che la partizione delle funzioni dell anima fino ad allora se-
guita e diffusa nell Accademia non e sufficiente .
« Esiste un organo particolare a cio preposto, oppure questa funzione e
separabile solo concettualmente dal resto dell anima ? Questo ci ripropone ancora
una volta il problema del senso in cui si possa parlare di parti dell anima, e di
quante. Sotto certi aspetti sembrano essercene un numero infinito e non soltanto,
secondo la partizione di alcuni, la parte riflessiva, quella passionale e quella
appetitiva o, secondo altri, la parte razionale e quella irrazionale. Esistono og-
gettivamente parti dell’anima che si distinguono, sostanzialmente, in modo
assai piu netto di quelle che ho nominato; intendo l’anima nutritiva, che 6
presente anche nelle piante e in tutti gli animali ; l’anima percettiva, che non si
qualifichera facilmente ne di razionale, ne di irrazionale, e infine la parte rappre-
sentativa, che e fondamentalmente diversa dalle altre gia nominate. Infine, si
aggiunge la parte appetitiva, che risulta diversa da tutte le altre sia concettual¬
mente sia per la sua facolta ».

Aristotele vede bene che la volonta appartiene a tutte le tre parti


dell anima : al pensiero come aspirazione e decisione , alia vita affettiva
T& Ttoiyjaav , da 1’avvio alio sviluppo, il quale a sua volta conduce alia realizzazione del
T£XO?. Questo schema concettuale biologico viene qui applicato a entrambi i tipi di
attivita del pensiero. In ogni scala gerarchica ogni gradino e UXT] per il successivo,
fino a raggiungere il punto finale. Nell’uomo vivo, dunque, il vou? 7radr)Tixo<; e in
certo modo 6Xy) del voug a7rafhr) <;. Quando quest’ultimo, dopo la morte, TOUT £ <rt>’
07rcp Iasi , diventa pura
144
Cfr. DURING, Aristotle and the heritage from Plato , « Eranos » 62, 1964, 84-99.
1.7
Non e chiaro il significato di (3o6Xy) <TL <;, come dimostrano i testi. Il termine
Specie ( cioe sforzo, aspirazione ) corrisponde meglio al nostro concetto di volonta ; e
assente pero il momento della decisione, riferendosi alia quale Aristotele usa la parola
Ttpoatpean;. Gan 1’espressione TH 6 pexTtx6v egli designa in modo riassuntivo le funzioni
della volonta .
1.8
III 9.
Entrambe le partizioni erano correnti nell’Accademia. Il tipico schema triadico
platonico e vouc-Xiyop, T6 flupoeiS g , T6 s7rifk> fi.7 jTtx6v ; lo schema della bipartizione
c articolato in T6 X6yov xov, T6 4Xoyov . Una pregevole rassegna in proposito si
trova in D.A . REES , Bipartition of the soul in the early Academy , « JHS » 77, 1957 ,
112-118.
L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI 657

come forza d animo e fermezza, e alia parte inferiore dell anima come
impulso e istinto.
II punto da cui prende avvio ogni atto della volonta e un impulso
al movimento. Come si realizza questo impulso ? Aristotele tocca soltanto
brevemente i movimenti della vita vegetativa, come la digestione e la
respirazione, e si ferma sul problema del movimento nello spazio. Stabi-
lisce che la locomozione presuppone una rappresentazione, uno scopo e
una volonta. La mente 150 ha qualcosa in comune con l impulso al mo¬
vimento ?
« Non certo il pensiero teoretico e neanche la riflessione in se, perche si
puo benissimo riflettere su qualcosa e giungere al risultato: questo debbo farlo,
questo no, e tuttavia, senza badare a cio, agire secondo i propri desideri . Sapere
e decisione sono due cose diverse. La rappresentazione e il fine appartengono
pero all attivita razionale e precisamente alia ragione pratica, che riflette in vista
di uno scopo. Ogni aspirazione si dirige a un certo scopo: questo costituisce il
punto da cui muove la ragione pratica. Aspirazione ( volonta ) e ragione pratica
costituiscono dunque i due impulsi del movimento ».

Cost Aristotele analizza il processo in conformita della sua teoria del


movimento. Il principio e l origine di ogni movimento deve essere im-
moto. 1 ) Il principio di un azione e lo scopo cui si aspira, cioe qualcosa
di buono o quello che appare tale. 2 ) Questo pone in movimento nel-
l anima l aspirazione ( la volonta ); la volonta risulta quindi contempora-
neamente mossa e motrice. 3 ) Lo strumento corporeo, di cui l aspira-
151

zione si serve nel movimento, Aristotele intende discuterlo altrove.152 4 )


L animale si pone in movimento. « La differenza fra uomo e animate si
limita soltanto al primo momento. Nell animale cio che da avvio al pro¬
cesso e costituito dalla rappresentazione collegata alia percezione sensibile,
nell uomo si aggiunge invece la riflessione meditata, e questo e possibile
soltanto la, dove da parecchie rappresentazioni se ne puo ricavare una
sola ».
Aristotele discute poi la causa dell impulso del movimento negli ani-
mali inferiori: gli animali che, per quanto se ne conosca , posseggono sol¬
tanto il senso del tatto, hanno un qualche tipo di rappresentazione ?
La risposta e che, dal momento che essi sentono comunque dolore e
piacere, provano quindi anche desideri. Verosimile e, secondo l avviso
di Aristotele, che essi si muovano in un modo non facilmente meglio
precisabile, proprio come in un modo non facilmente meglio precisabile
sono presenti in essi desiderio e rappresentazione . Questa osservazione,
sebbene piuttosto inconcludente, e caratteristica della tendenza di Ari¬
stotele a comprendere nel suo studio dell anima l intero regno animale.
150
432b 26 6 xaXo6 pevo;< vou? significa « cio che terminologicamente io chia-
mo vou? ».
151
Nella sua cosmologia il 7tpcoTov xivoupievov.
152
Nel De motu\ lo strumento fisiologico della volonta e il
cfr . sopra, p. 390.
7tveu (ta -
aupcpu rov,
658 ARISTOTELE

Nella conclusione Aristotele inserisce la sua dottrina dell anima en-


tro la concezione teleologica del mondo ; in linea di principio non dice
qui nulla che noi non conosciamo gia da altre opere. Ogni funzione del-
l anima ha uno scopo, ed e a sua volta il mezzo per uno scopo superiore.
Quando un animale e costituito in modo da aver bisogno di una certa
funzione psichica per poter sopravvivere e propagare la specie, la natura
da all animale questa funzione. Nelle sue considerazioni a sfondo teleolo-
gico, Aristotele in generale tende a definire lo scopo ultimo; nel capitolo
conclusivo, invece , imposta il problema in senso inverso: quale, fra tutte
le funzioni psichiche, e quella senza la quale l animale non puo vivere ?
Questa e la sua argomentazione :
« Se un animale e privo del tatto, non puo avere alcun altro senso e, come
ho gia notato, ogni organismo e dotato della facolta del tatto. Gli altri organi
di senso percepiscono anch essi attraverso un contatto, ma con la mediazione di
un mezzo ; il tatto invece percepisce da solo per se. Soltanto il tatto e assoluta-
mente indispensabile alia vita ; senza udito, vista e olfatto un animale puo vivere.
Animali che posseggono questi sensi, e in cui questi sono lesi da un eccesso di
suono, luce o odore, possono tuttavia sopravvivere ; ma un eccesso di cio che e
tangibile, per esempio di caldo o di freddo, uccide 1 essere vivente. £ percio
chiaro che soltanto in seguito alia perdita di questo senso gli esseri viventi
debbono perire ».
XI
ESISTENZA E VERITA

Le opere
Nei libri ed E, e nell opera costituita dai libri ZH0 della Metafisica, Aristotele
discute il concetto di esistenza. In altre opere ouffia significa « cio che esiste individual-
mente », cose singole oppure concetti,1 e Aristotele distingue Jre specie principali di
oAtriai2 In FEZH0 studia i fondamenti ultimi dell essere, e cioe cio che e in senso
primario inizio e causa del fatto che qualcosa esiste.3 Comuni a queste opere sono
inoltre la dottrina 4 di xA jipA <; £v XeyAptEvov e la priorita assoluta dell outrta sia nel
significato di « esistenza », sia nel senso della dottrina delle categorie, e finalmente
1 identificazione di ov ed Ev.5 Questa identificazione di 8v ed £v e la risposta che Ari¬
stotele da alia seconda antinomia del Parmenide 142c-143a, dove vien posta la questione
seguente: Come si spiega che dell uno esistente ( £v ov ) si puo fare un affermazione di
due modi, e cioe che esso e, e che e uno? 6 Ci troviamo dunque, in queste opere, davanti
a una nuova impostazione; e che Aristotele ne fosse consapevole lo mostra la formula-
zione delle parole iniziali di Gamma. In Zeta 4 leggiamo: « La questione che fu posta
un tempo, che viene posta oggi, e che continuamente sara posta e che costituira un
problema, e cioe cosa sia l essere, viene a risolversi in quest altra, che cosa e l esi-
stenza » 7.
Alcuni importanti concetti sono analizzati in queste opere piu acutamente che in
precedenza, e questo conduce a precisare alcuni termini gia in uso, e a introdurne dei
nuovi. Aristotele discute in Eta 4 la itptltTT) uXt),* e crea i nuovi concetti di OXT) I
-
vori'n'i, tomKi'i, Kaxa TA JIOV Kivtirf ) uXt). II termine £ KEIVIVO <; da lui coniato ricor- l

1
Vedere sopra, p. 76.
2
Lambda 1, 1069a 30 - b 2, sopra, p. 236.
3
-
Gamma 2, 1003a 31 TOO AVXO? f ) 8v xa? 7tptoTa? al daq = 1003b 18; Eta
2, 1043a 2 aMoc TOO elvat focaoxov. Inoltre Gamma 3, 1005a 35 7rpcox7) ouaia = esi¬
stenza in senso primario, in ZH0 piu volte xA 7rpcoxto? 6\i oppure xo anXco? ov.
£ istruttivo paragonare le parole di 0 1, 1045b 28 7repi xj;? ouaia? con la stessa espres-
sione in Lambda 1, 1069a 18. In nessuna delle opere che precedono FZH0 1 essere e
derivato da un principio piu elevato, cfr . sotto, p. 672.
4
Gamma 2 e Zeta 4. Oltre che in questo gruppo di opere solo in EN I 4,
1096b 27. La priorita logica e discussa in Zeta 10; la definizione si trova a 1035b 4-6.
5
Zeta 4, 1030b 10 xA 8 £v XAyexat foarrcp xo ov.
6
Platone menziona brevemente il medesimo problema nel Filebo 15d . Con lo
stesso problema si misurano WHITEHEAD e RUSSELL, Principia Mathematica I, cap. 2.
7
1028b 2-4, cfr. Filebo 15d .
* Vedere sopra, p. 423.
660 ARISTOTELE

re soltanto in Z 0. Usa inoltre l espressione T6 IXP&tioc, SuvotTiv per poter precisare


maggiormente un particolare tipo di potenzialita.
Con una frequenza relativamente alta si incontrano allusioni a tesi che Aristotele
ha esposto nelle opere di psicologia 9 e di zoologia.10 Ma e ancor piu rilevante l influenza
che le sue ricerche biologiche hanno esercitato sulle analisi di concetti filosofici ; io
ritengo che questa influenza si possa notare in ogni pagina di ZH0. Cito ad esempio
la nota definizione di Eta 2, 1043a 5: essere o esistenza b T6 AVAXOYOV t j KAO CW." -
In ogni esistente singolo materia e forma sono relative e diverse; invariante b pero il
rapporto delle componenti, il \6 yoc, ; percid cio che viene predicato della materia e
espressione dell attuazione stessa, cioe dell esistenza qui ed ora , la concretizzazione.
| Nella sua definizione Aristotele opera dunque con un analogia di funzione, che si
I incontra molto spesso nelle opere biologiche.
La nuova impostazione data alia definizione del concetto di oiiffla lascia supporre
che i libri TEZH0 siano stati scritti dopo tutte le altre opere in cui Aristotele
discute il medesimo tema. La prospettiva biologica presente soprattutto in ZH0 ci
autorizza a congetturare che quest opera sia da collocare dopo le opere biologiche.
Inoltre, non c e luogo Si queste opere che mostri quel tono accusatorio e polemico che
domina cost fortemente la discussione di questo tema negli scritti dell eta dell Accade-
mia .12 Questo atteggiamento di superiority si rileva con particolare chiarezza in Gamma.

Il libro Gamma si ricollega alle prime cinque aporie di Beta e da loro una risposta.
Aristotele annuncia come tema rapt TT5? oufftcn; fj TtftpuKcv, e proclama la sua scoperta
nella prima proposizione: « Esiste realmente una scienza dell essere in quanto essere e
delle determinazioni che per se gli spettano ». Il dubbio e ora superato. Dopo tutte le
sue ricerche, Aristotele ha trovato una soluzione che e per lui definitiva. La formula-
zione della prima frase e efficace, quasi trionfante. Nel cap. II illustra il concetto di
8v fj 8v, mediante il quale puo studiare gli assiomi logici, i postulati del pensiero
corretto. A1 centro dell esposizione seguente stanno il principium contradictions, le
diflicolta che si incontrano quando si contesta la validita di questo principio di contrad-
dizione, e il rapporto di questa proposizione con quella di Protagora. Aristotele passa
quindi al principio del terzo escluso e a quello di ragion sufficiente. Scopo dell opera e

Soprattutto in Gamma ; 1010b 1-3 presuppone la dottrina della ipavTaata, De


an. II 6, 418a 11-13; III 3, 428b 18-19; De sensu 442b 8-10. - 1010b 15 atonal? TOU
aXXoTptou xal ISlou , nel De an. II 18, 418a 20 y.rxza < jup|3e|37) x6;< -t8iov. - 1010b 31-35
eft. De an. 425b 25-426a 9. - 1011a 33, cfr. De insomn. 460b 20.
10
Soprattutto in ZH0: Zeta 8, gli esempi. - Zeta 12, 1038a 14, cfr. PA I 3,
644a 3-6. - Zeta 16, specialmente 1040b 10-14, cfr. De motu an. 698a 16 - b 18 e
De an. 433b 19-24 ; £via £aia Statpoupeva £fj, PA IV 5, 682a 5 e piu volte. Pura-
mente biologid sono i termini ai ) p.<puai<; , < jup7re9uxfvai , rrripooK;. Nell esposizione
della dottrina della potenzialita in Theta muove dal concetto biologico di potenzialita .
Dietro quello che dice delPouata dell uomo in Eta 2, 1043b 14 ( ?) alSiov elvai fj 9&ap-
rijv Sveu TOU 90etpeaHat xal YeY 'J6vai Aveu TOU YtYveCT at ) sta sua dottrina del
ciclo biologico. - ouota come concetto biologico, Eta 2, 1043b 23. - In Theta 4 e pre-
supposta la tesi formulata nel De motu 699b 17-21.
11
Cfr . 1048a 36 xal ou Set TXOMT6 C, opov TJTETV dtXXa xal T8 avdtXoYov ouvopav.
12
Aristotele e cortese persino con i seguaci di Antistene, Eta 3, 1043b 24. Le (
parole di Gamma 5, 1009b 33-38 attestano quel tipo di rassegnazione che b frutto di -
una lunga esperienza.
ESISTENZA E VERITA 661

di mostrare che c e un ov fj ov che spetta a ogni ov xt. Discende di qui l’impossibilita


di affermare arbitrariamente che tutto e vero oppure che tutto e falso.
Questa discussione sull’ov fi ov e sulla dipendenza delle ptincipali opposizioni
da un opposizione di fondo, a cui sono tutte ricondutibili, ha un modello nel Sofista
di Platone ( 259a ): « I concetti di essete e di non essere si associano fra loro. L ambito
dell essere e dell altro si estende a tutto, come anche alia loro mutua relazione,13 di
_
guisa che l altro esiste per partecipazione all essere, che a esso spetta, senza essere
tuttavia quello stesso di cui partecipa, ma essendo qualcosa di diverso ». Il libro
Gamma e scritto in un eccellente lingua scientifica, ed & uno dei migliori libri del
Corpus Aristotelicum, davvero l opera di un pensatore maturo.

II libro Epsilon. Nei quattro capitoli di questo libro Aristotele discute questioni
connesse al tema dell ov fi ov. Stilisticamente i capitoli sono molto diversi , e dal punto
di vista del contenuto non formano un’unita . Pare a me escluso che l ordinamento
risalga ad Aristotele stesso. La mia ipotesi e che Andronico abbia messo insieme questo ]
libro con testi frammentari da lui rinvenuti.14 '
II cap. I e in certo qual modo un commentario a Gamma. Le parole iniziali
-
at apxai Kal ra aixwc TixEixat uwv iivxwv, 5T)XOV 6 OTI fi iivxa si riferiscono a
1003a 31 5i6 Kai fpiv xou 8VTOQ fi ov r &q upcbxaq airtaq Arpixiov. Questo non
e affatto, pero, il tema del capitolo. II problema che vien posto e riceve una risposta
e invece: qual e l oggetto della upturn (piAocrocpta ? Nella secolare discussione a propo-
sito dell oggetto della filosofia aristotelica questo capitolo ha avuto una parte impor-
tante. Ritornero su di esso in seguito.
II cap. II viene parimenti introdotto come se dovesse seguire un ampia tratta-
zione su x4 OV omAtoq: « quando si parla dell esistenza semplicemente, lo si fa in di ¬

versi significati: 1) x 4 Kaxa <7up.pE (3T) K6q, 2 ) T6 wq aAtj q, 3) ta trx'i'paTa TTJQ


KaTTjYopuxq, 4 ) T4 SvvoqjLEi-ivEpYEi ». La verita nel senso della concordanza con il
reale e trattata da Aristotele nel cap. IV e in Theta 10, le categorie in Zeta e in Eta,
i due concetti di potenzialita e attualita in Theta. Il secondo capitolo contiene impor¬
tant e approfondite riflessioni su T4 £rmj.(kpT]K<k Soltanto qui Aristotele dice, come
-
osserva il Ross nel suo commentario, che dal punto di vista oggettivo niente awiene
Kara. ffup. pEPnK q Ci sono avvenimenti che noi ora non possiamo spiegare, e che
percio ci si presentano come eccezioni casuali ; ma se il nostro sguardo potesse pene-
trare piu a fondo, risulterebbe allora che anche questi accadimenti sono conformi a
una legge.
Nel cap. Ill discute la questione se gli eventi naturali siano, nella loro totalita,
determinati ;15 la risposta e negativa. Possiamo seguire un nesso causale solo fino a un
determinate punto d inizio. « Questo sara l inizio di cio che e avvenuto proprio in tal
modo, e per la sua generazione non ci sara alcuna altra causa ( razionale ) ».
Le osservazioni del cap. IV a proposito di « b » nel senso della verita e di

13
Nel linguaggio di Aristotele: c e un ov fj ov, che appartiene a ogni ov TI. Cfr.
Parmenide 161e-162b x6 Sv pex xov ooataq.
JAEGER, Aristoteles, 209-211, discute il libro Epsilon sulla base della sua nota j
ipotesi che Aristotele abbia scritto una Metafisica ordinata secondo un piano presta-
bilito. La formula di transizione alia fine del libro e nel Corpus uno dei casi piu chiari
di aggiunta redazionale.
13
Parafrasi sopra, p. 600.
1027b 11.
662 ARISTOTELE

« non e » nel senso della falsita si ricollegano ad una proposizione del Ilepi, fpp/qveEai;: 17
« falso e vero sono collegati a un unione o a una separazione delle rappresentazioni ».
Qui Aristotele dice: « II vero e il falso si riferiscono al processo del pensiero e non
alle cose stesse, e non hanno dunque nulla che fare con l essere in senso proprio, cioe
con il concetto di esistenza. Nelle cose semplici e nel « cio che esse sono »
[1’oucrEa ] non c’e pero nessuna verita o falsita nemmeno nel pensiero ». Lo Jaeger
costruisce un opposizione fra questo concetto di verita e il concetto di Theta 10, 1051b
17-26, dove Aristotele parla della « conoscenza delle forme metafisiche non combinate
dell essere ». £ pero del tutto possibile, e a mio avviso e giusto, interpretare la propo¬
sizione di Epsilon nel modo seguente: « a proposito delle cose semplicemente e di cio
che esse sono 19 non c e possibility di errore, perche noi possiamo conoscere solo il
loro oxi, il che . Cercare perche una cosa e se stessa significa non cercar nulla ,>.20
£ sempre stata opinione di Aristotele che cio che e semplice debba essere puramente /
accettato; il suo esempio classico e che « si vede che qualcosa e un triangolo ». Questo
concetto e esposto nel modo piu chiaro in Zeta 17 : « Per le cose semplici non c e ricerca
ne apprendimento, ma solo un procedimento che e diverso dalla ricerca delle altre
cose ».21 Fra le « cose semplici » Aristotele include anche i principi , i punti da cui inizia
un’argomentazione, che sono da noi colti intuitivamente, come nel caso della semplice ,
percezione. Quale che sia la spiegazione che si da del vocabolo « metafisica », stento a [
vedere in questa dottrina un concetto « metafisico » di verita .22 I

I libri ZH® sono una trattazione bene ordinata e scritta in buono stile del tema
« in qua senso diciamo che esistono le cose sensibili ? », owero, nel linguaggio di
Aristotele, irepl oufftuv aEffihixwv.23 Secondo Aristotele, « lo studio della questione in
qual senso esistano le cose che si possono percepire con i sensi e in certo modo compito
della filosofia della natura, che noi chiamiamo anche la filosofia seconda;24 perche lo
17
16a 2, vedere sopra , p. 82. JAEGER discute questo capitolo nelle sue Studien
zur Entstebungsgescbicbte der Metaphysik 21-28.
1027b 27 Kepi Si xa airXa xal xa TE £<rxtv ; Alessandro osserva a7rXa Xeycov
xa 7rpay[zaxa aoxa xaS’ auxa vooojiEva fiveo <ruv8i< jeco ;< xal 8taip£aeco?. Aristotele
vuol dire con tutta semplicita che il concetto di « casa » non e in se ne vero ne falso.
29
II TE ion e sempre 1’ouaEa di qualcosa, Top. I 9, 103b 30, De an. I 1, 402a
13: la risposta alia questione « che cosa e ? » e sempre un concetto, un universale. Il
xo8e TI non e invece mai il T68S TI di qualcosa ; e l’esistente individuale.
20
Zeta 17, 1041a 14 T8 8ia TE aux6 4<mv aux6 , ou8bt iazi £Y]TETV.
21
1041b 9 (pavepiv TOEVUV OTI ini TCOV a7rXc5v oux Uaxi ifjX7]<it ;< ouSi SESa i?,
dtXX’ exepo? xp67ro;< x ;< XTJCTECO ? XCOV XOIOOXCOV. Pensa al Teeteto 205d .
22
II concetto di verita riguardo a a7tXa, atruvSexa, aSEaipexa in Epsilon 4,
Theta 10 e De an. Ill 6 e stato molto discusso. Cfr. H. MAIER, Syllogistik des Aristo -
teles I 24-35, e il Ross nel suo commento a 1051b 17.
22
Zeta 11, 1037a 10-17, che lo JAEGER definisce un’aggiunta in Studien zur
Entstehungsgesch. der Metaphysik 98 e in Aristoteles 206. Aristotele avrebbe aggiunto
1’osservazione per caratterizzare lo studio rap ouoEa; in ZH® « come il preambolo
della dottrina deH’ooaEa sovrasensibile ( in Lambda ) ». Nel testo non si trova alcun
indizio del fatto che si tratti di un’aggiunta.
24
1037a 14 x7jc cpumxyjc xal 8eux£ pa? (ptXoaocpEai; Spyov ; solo in questo passo i
parla della cpuaixrj (piXoaoipEa come Seuxepa (piXoaoipEa. ( Cfr. le distinzioni simili in
Phys. I e in Lambda, sopra, pp. 137, 234, 305 ). Cio significa che il termine 7rptoxT] ;
© iXoaocpEa ha ormai per Aristotele un significato stabile. A proposito di Alia 5, 986b !
12-14 cfr. sopra, p. 307.
ESISTENZA E VERITA 663

studioso deLIa natura deve conoscere non soltanto la materia , ma anche l elemento for-
male, che spiega l esistenza della cosa ; 25 e questo , anzi , persino in primo luogo » .
La circostanza che Andronico incluse lo scritto formato da ZH© nella Metafisica ,
e la convinzione che ne derivo, e che e sempre dominante, che Aristotele abbia scritto
un trattato sistematico di metafisica, entro il quale i libri ZH© avrebbero il posto che
e adeguato al sistema , hanno condotto a porre una serie di problemi , che si risolvono
in nulla non appena ci si liberi dalla fable convenue e si considerino i libri ZH © come
un saggio completamente indipendente. Loro tema sono le ooofoa afaihycod, ma non e
intenzione di Aristotele di studiare le ouoioa individuali ; vuole invece definite che
cosa e ouota in quanto oggetto della conoscenza scientifica , if ) Kaxa T6V A6yov ouffta.
L opera e ricca di analisi concettuali : cito ad es . la discussione sul rapporto fra defini-
zione ed oucta in Zeta 10-12 , che conduce Aristotele ad avanzare un acuta teoria del-
l astrazione , e prepara la strada alia successiva discussione dell ’impossibilita di definire
l individuo. Aristotele vuol mostrare che la scienza presuppone come oggetto della
definizione qualcosa di immutabilmente esistente , per l appunto l ’ouota. Nello stesso
tempo emergono dovunque in quest opera gli aspetti fisici del problema delToocrta..
Ne troviamo l espressione piu vigorosa in Eta 3, 1043b 14-23 : « Esistono forse nel
senso proprio della parola soltanto le cose naturali , perche nelle cose corruttibili si
sarebbe inclini a considerare come immutabilmente esistente soltanto la loro natura » .
Aristotele si avvicina qui molto a Platone .24 Idee trascendenti degli artefatti come la
casa e 1 utensile non ci sono, e vero; ma , nel ciclo biologico dei rappresentanti indivi ¬
duali di tale « natura » , la « natura » di un essere vivente permane immutabile , come
cioe T) K <XT& X6yov ouofa . L interesse fisico nel problema dell’ ouffta si rivela anche dal
fatto che Aristotele introduce in Zeta e in Eta la dottrina del divenire e del mutamento ;
nella trattazione dei due concetti di Siivaptu; ed b>lpyeia in Theta si riferisce poi piu
volte alia sua dottrina del movimento. Il carattere poliedrico di ZH© dipende natural-
mente dal fatto che Aristotele , quando scrisse questo saggio TOpi oufftaq , aveva una
profonda familiarita con il tema, poiche tanto a lungo aveva meditato su di esso , e
tanto ne aveva scritto negli Analitici , nella Fisica , in Lambda , in Beta e in molte altre J
opere. La circostanza che a volte ( per es . a 1040a 12 , 1051b 7 ) egli si rivolge diretta-
mente agli ascoltatori e usa un linguaggio vivacemente dialogico ( per es . 1044b 15-20 )
induce a supporre che ZH © sia stato scritto per l esposizione orale .27 Insieme con
Gamma , l opera formata da ZH © e fra le piu notevoli del Corpus Aristotelicum. Ci
sono nel Corpus tre opere in cui Aristotele si riferisce a quasi tutte le sue tesi filoso-
fiche esposte in altri scritti , e cioe il De motu animalium , il De generatione animalium
e il trattato ZH© . Questo pare a me un indizio sicuro del fatto che le tre opere sono
di datazione tarda. L ordinamento della materia in ZH © e il seguente :

25
xal -rij; xaxa TOV X6yov sc . ouoia;. Alessandro dice 7iEp! TOO EVOXOO etSoo;.
L espressione YJ xaxa TOV A6yov oursict e spiegata da Aristotele a 1039b 20 : « Per
ooola intendo da una parte la totalita concreta, cioe quel che esiste individualmente
e materialmente , dall’altra il X6yo? , cioe l’elemento formale semplicemente immutabile
e incorruttibile » . In termini molto simili parla del compito de! 9001x 6; in PA I 1 ,
641a 22 , De an. 403b 1-16, Phys. II 2 , 194a 12-27 , 194b 9-15, 198a 22- 26, Epsilon
1 1026a 5 .
24
rijv 9'JCTIV = la loro natura , e non con il Bassenge « la natura » . Cfr . Lambda
-
3, 1070a 18, Fedone 103b T6 hi rij 90061 ( vavxtov ) Repubblica 597a-e, p£a r) 6v TJ)
900EL oJoa .
27
Le parole di 1035a 15 « questa tavoletta di cera con i segni di scrittura e i
suoni che io proferisco » illuminano la situazione.
664 ARISTOTELE

Zeta 1-2 che vuol dire « esistenza » , oitola? Breve rassegna delle opinioni dei precursori .
3 Programma della prima parte della ricerca. Le quattro risposte possibili : ib xi fjv
elvai,28 T6 KadiXou , x & y£voc;, x & uiroKEqiEvov
4-6 ouaia e « cio-che-e-l esser-questo » , x & T(, 'Tjv elvai, cioe la definizione del concetto,
in cui non e la cosa stessa , mentre perd esso la designa?31
7-9 Sulla generazione , la produzione e il cambiamento. Lo scopo e quello di mostrare
che la forma non si genera, ma semplicemente esiste.32 La dottrina delle idee non
spiega come le cose si generino ed esistano, i] xwv EISWV alzLa oudiv XP'noVn
1033b 26-28 .
10-12 Rapporto fra definizione e oilier[a . Quali parti spettano alia forma , quali soltanto
all insieme concreto, T6 ffOvoXov ? II principale problema e qui quello della
differenza fra un concetto di genere come pietra , e concetti come cerchio, anima,
sonno. Aristotele avanza qui la teoria che il genere sia in certo modo la materia
della caratteristica ultima , f ) xsXEuxata (SuwpopA ), che da parte sua e dunque la
forma.33
13-16 Un concetto generale non ha esistenza reale, non e un ouerta. L dpxVl di un sin-
golo deve, come sua oucta, essere essa stessa un singolo ( 1040b 17 ), e un ouofa
( un singolo ) non consiste di outriat ( 1041a 4 ) . Come e possibile allora una defini ¬

zione , poiche a giudizio di tutti i pensatori e e definizione soltanto, o per lo meno


in primo luogo, delPoucria ? Critica della dottrina delle idee.34
17 Una totality esistente e qualcosa di diverso da una semplice somma delle parti .
Che cosa costituisce l esistenza di una totalita? ( La questione riceve una risposta
in Eta 2-4 ).

Eta 1 Conclusioni di cio che e stato detto. Nostro tema sono le 6poXoyoup vai ouatai,
le cose sensibili ; dapprima il principio materiale.
2-3 Evipycia ou <r(a Ttov affffhyrwv . Esistenza e attuazione qui e ora , e la concretiz-
zazione della forma delle cose sensibili ; « e » significa un « cost », OUTW <;,
w 5(. Essere significa ( o qp.aivEt. ) essere cosi ed esserci ; ouffia T6 dvAXoyov

33
« Quel che per X significa essere un X », nei termini della Scolastica essentia .
Il Bassenge traduce con l espressione « l essere che a ognuno spetta » . Cfr. p. 122.
Nella Scolastica: universale . La coppia di concetti xa-MXou-xaH bcaoxov ( la
grafia diversa e convenzionale ) designa, come u'A q -dSoq , un opposizione relativa, un
universale in rapporto ad un singolo; a proposito di x6 Trpwxov bj xfj 4'uX7i >ca06Xou,
vedere sopra, pp . 115, 261 . Di solito xa MXou designa un universale secondo il genere
o la specie.
30
Cio che sta alia base, nella Scolastica : substratum. Spesso il vocabolo sta per
6X7], il principio materiale.
31
1029b 19 hi (p iepa pci] evfaxat X6ycp aux6, X£yovxt aux6 , ouxop 6 X6yo? xou
xl V elvai £xaaxcp .
33
1033b 5 x6 eI8o <; vj oxt87]7rox£ XPV >t Xeiv XTJV tv XOJ aiaOr(x67 iicp JTjv ou
ytyvcxai , 068 taziv auxou yivzaiq , poiche la forma e cio che esiste nel senso primo,
7tpcox7) ouCTia , 1032b 2 , cfr . 1043b 14- 16 .
33
1038a 5-9 e 1039a 30-33, cfr . in proposito G . CALOGERO, I fondamenti della
logica aristotelica , Firenze 1927 , 136-142. La stessa teoria e presente in PA I 3, 644a 3.
34
Di grande valore per l interpretazione di questa sezione e P. WILPERT, Zur
Interpretation von Metaphysik Z 15, « Archiv fur Gesch. d . Philosophie » , 42 , 1960,
130- 158 .
ESISTENZA E VERITA 665

tv KACTW.35 La .
risposta definitiva e la tautologia ouaia aixia. xou EIVOU EK <X-
crxov, 1043a 2.
4 Anche se tutto esiste in forza della medesima causa (cioe la ttptOTn oucta ), e la me-
desima UXT] 36 e alia base di tutto do che si genera, bisogna TO lyyu' za' za.
atria XfyEiv. La dottrina delle quattro atrial e la trxEpqai? come punti di
partenza per la conoscenza della struttura degli accadimenti naturali.
5 L evento naturale e irreversibile, e il passaggio dalla 5uvoqu? all ivipYEta deve,
conformemente alia filosofia del T £ AO <;, awenir sempre in direzione di un meglio.
Le questioni che Aristotele solleva in questo capitolo riposano su questa premessa
non espressa chiaramente. Dall acqua si origina il vino Kara T6 EISO?, l aceto
KaxA atiptfaw .
6 Soluzione dell aporia ( Zeta 12 ) dell unita della definizione, 1045a 20-25; ricorrendo
alle coppie di concetti UATJ-EISCK; e Suvapu -ivfpYEia si puo riuscire a ottenere
l unitil. I generi sommi, e cioe le categorie, sono fin da principio un uniti, come
pure un essere, ottsp 2v TI Gxrntp Kal 'iizep 8v ri, 1045b 1.
Theta 1-5 Esistenza come possibilita e attuazione. Tipi diversi di potenzialita cinetica.
Confronto con le tesi della scuola megarica .
6-9 IIcpl bjtpyda . Sulla potenzialita, non nel significato che la parola ha nella
dottrina del movimento, bensi ixipus . EvfpyEia e « l attuazione della forma
qui e ora ».
10 A proposito dell essere riguardo al vero o al falso.37

Che cosa e la Metafisica aristotelica?


Il vocabolo e il libro dal titolo di Metafisica. La Metafisica di Aristotele e opera
di un redattore, verosimilmente di Andronico di Rodi. In generale costui trovo nelle
opere, che andava redigendo e pubblicando, titoli adeguati, come per es. IIcpl YEVIOEUX;
Kai cpfropa*;, Uspl 7toiT]TiK7i<;. Per le opere maggiori, le cosiddette upaYparElai, che
o mise insieme egli stesso da scritti diversi, oppure riprese da un precedente editore,
escogito titoli convenienti, per es. IIOAIXIKA, <DIKTIKII) axpiatru;. Per la raccolta che
noi chiamiamo la Metafisica di Aristotele, manifestamente egli non pote trovare alcun
titolo adeguato. Non sappiamo perche egli non scelse come titolo IlEpl TtpifixT
(piAotrocpta , oppure, con Teofrasto,
? V) repl TUV ttpumov tewpta. Come il Bonitz, io
suppongo che il contenuto dei 14 scritti gli apparisse troppo disparato per un titolo di
questo tipo. Prefer! una denominazione assolutamente neutrale: TO y.ETO ia (pudKa , le
opere, cioe, che nella sua edizione facevan seguito agli scritti di scienza naturale.3

35
Cfr. sopra, p. 114, nota 303 e sotto, p. 696, nota 211.
36
La materia prima degli Scolastici, si veda sopra, p. 423.
37
Questo capitolo in stile frettoloso puo essere un aggiunta, come credeva Jaeger.
38
Nell introduzione alia sua Metafisica. Egli usa iWp.
3
’ Se Andronico avesse assunto a modello un passo del De caelo, 298b 19 xi yap
ctvai icxxa xcov fivxcov ( <£xxa £(8ta E 2, 1027a 19 ) &.yb>r\ xa xal 6Xco? axtvtjxa paTAov
£cmv £x6pac xal xpox pap 7) xrj? (puatxr ax6| < i£oi?, avrebbe forse collocato quegli
scritti prima di quelli di scienza naturale, e scelto il titolo xa 7rpo xcov tpumxcov. Noi
avremmo allora parlato di « proterofisica » invece che di metafisica. Alessandro dice
( In Met . 171, 6 ) 7) ETUaxTgjxt) ... !)v xal Mexa xa tpucrixa tmyp&rpci xco rfi xa ei (JLEX
JXEIVTJV ( sc. rijv 9ucrtxf )v ) clvat 7tpc; 7 pap, perche nell ordinamento ( dei manoscritti )
666 ARISTOTELE

Non poteva sospettare che creava cost una parola dal grande avvenire. Gia nelle scuole
neoplatoniche si diede a quel vocabolo un significato filosofico : la filosofia delle cose
che stanno al di la della fisica , cioe delle cose non sensibili ,40 nella lingua aristotelica
le oufftat AKIVTITOL Poiche cio conviene molto bene a Lambda , molti studiosi credono
che questo sia realmente il significato originario della parola .
Bisogna tenere a mente che Aristotele non ha mai scritto un trattato di metafisica .
Malgrado la loro chiara comprensione della questione , i grandi aristotelisti del nostro
secolo, Werner Jaeger, Augustin Mansion, sir David Ross, non hanno saputo liberarsi
della convinzione che Aristotele avesse pensato a un sistema di metafisica , e scritto un
libro che esiste dapprima come « prima metafisica » , e fu quindi gradatamente allargato,
e che si potrebbe , mediante la sconjposizione della Metafisica da noi posseduta , recu-
perare quell originaria TtpaypaxEta . La raccolta che noi possediamo, redatta da Andro-
nico, consiste dei seguenti singoli scritti .

Alfa Tema : filosofia e la scienza dei primi e divini principi . Su apxal , aixtai ,
xa rtpwxa; soprattutto sulle quattro aixtai dell essere . Notizie dosso-
grafiche e critica sistematica dei precursors - Rispetto a Phys. II ,
quest opera e nello stesso rapporto di My 9b - Ny rispetto a Lambda.
Vedi sopra, pp. 301-312 .
Alfa elatton Non e che un frammento.41 Tema: introduzione generale alio studio
della filosofia . ASuvaxov EU; firatpov (£vai , studiando la struttura delle
cose giungiamo finalmente a un punto d inizio del nesso causale , un &pXT) .
Osservazioni sulla tecnica dell argomentazione scientifica. Vedi sopra ,
pp . 133- 135 .
Beta Tema : prospetto dei problemi centrali della filosofia prima nella forma
di quattordici aporie . Non e un corso, ma un promemoria per uso per¬
sonal, una sorta di programma di ricerca . Idea fondamentale: « fino ad
ora ho discusso da parecchi punti di vista le &pxal Kal atxku xwv
ovxwv . Tuttavia c e forse, accanto alia scienza TtEpi TCU; ouffta<;, anche
una scienza che xa rtEpl xf )V oufftav ot>p.(kPT) K 6xa IkwpEl » . ( 997a 32 ).
La risposta viene nella prima frase di Gamma . Vedi sopra, pp . 312-320 .
Gamma TRJ overtax
Tema : IlEpl <; fj TtfcpuKEV, oppure xi 8v ov KOI xa xouxw
fi
tntapxovxa Kad auxi , il concetto di esistenza e le determinazioni che
per se gli spettano. Difficolta che si incontrano quando si contesta la vali-
dita del principio di contraddizione . Vedi sopra , p . 660, sotto pp. 680-686 .
Delta £ un lessico della terminologia filosofica . Idea fondamentale: un
iroLXaxwi; XcyipEVov ( = 8p.wvup.ov ) e cio che viene designate dal me-
viene per noi dopo quella ; egli giudica naturalmente che in realta (r)j 96031 oppure
Trpi? T8 Trpaypa ) abbia il primo posto . A proposito della tesi di H . Reiner, secondo
cui o Aristotele stesso o Eudemo avrebbe trovato il titolo Mexot xa tpuatxa , cfr . sopra,
p . 329 .
,0 Percio Kant credeva che la parola « non fosse nata per combinazione, dal
momento che conviene tanto esattamente alia scienza stessa ».
Sulla tradizione antica , cfr . JAEGER, Studien zur Entstehungsgescb . der Meta-
41

physik , 114. £ un fatto ben noto che Andronico introdusse a volte alia fine di un opera
testi frammentari che aveva trovato nelle carte di Aristotele . Per lingua e contenuto
Alfa elatton e genuinamente aristotelico.
ESISTENZA E VERITA 667

desimo ovopa, ma definito da X 6 yoi diversi ( Top. I 15). Questo lessico


venne ininterrottamente rivisto, sicche contiene passi tratti dalle opere
sia della giovinezza che della maturita di Aristotele.
Epsilon Tema: questioni diverse connesse al tema dell ov fj ov. II libro e stato
messo insieme con testi frammentari da un redattore, verosimilmente
Andronico. Vedi sopra, pp. 661-662.
ZH@ Tema: ZIept .- rife Kata TAV X 6 yo\i ouala? TWV outriwv akrtfriTwv, co ¬

me si spiega l immutabile e incorruttibile outrla ( cioA l esistenza ) delle


cose sensibili individualmente corruttibili ? Vedi sopra, pp. 662-665, sotto,
pp. 688-698.
Iota Tema: un corso sui concetti di TA OV Kal TA SV , e i concetti affini di
identita, non-identita, simiglianza, e opposizione. Vedi sopra, pp. 322-323.
Kappa Compilazione post-aristotelica, ricavata con intelligenza da Beta , Gamma ,
Epsilon, e Phys. Ill e V ; verosimilmente pensata come un compendio o
un trattato di filosofia prima . Tema: la dottrina dei fondamentali con¬
cetti della filosofia naturale. Vedi sopra, pp. 320-321.
Lambda Tema: Ilepl ouala?, soprattutto sulle aKtvrpcoi oufflai alStot, cioe i
principi dell essere e del movimento. £ un corso assolutamente indipen-
dente e in se concluso sulla filosofia delle cose prime. II libro e connesso
con Phys. I = TOpl Apxwv 12 ed e forse piu antico di questo. Vedi sopra,
pp. 220-226, 235-259.
My l -9a Tema: c e, oltre alle cose sensibili, un altro essere che e immutabile ed
eterno? Critica della dottrina del delle idee e dei numeri. La
problematica oggettiva sta in primo piano, e l esposizione e relativamente
priva di polemica personale. Vedi sopra, pp. 323-330.
My 9b - Ny Tema: la dottrina accademica dei principi, soprattutto la dottrina plato-
nica di TA h> e TA \itya Kal pnKpiv come aitlai TWV OVTWV ; la dottri¬
na delle idee numeri. In primo piano stanno nell esposizione le tesi degli
awersari, che vengono criticati senza riguardo. Vedi sopra, pp. 293-301.

A proposito della cronologia relativa di queste opere ci sono altrettante tesi


quanti sono i conoscitori della Metafisica aristotelica , e ci si sente tentati di dire con
Aristotele: « Se coloro che piu hanno scoperto di quella verita, che noi possiamo
raggiungere (e costoro sono pur quelli che piu amano e cercano la verita ), sono di
opinioni talmente diverse, come non si avrebbe ragione a perdersi d animo ? ». Nessuno
oggi si permette l illusione che sia possibile accertare una cronologia relativa definitiva-
.
mente valida ; ci sono soltanto soluzioni possibili o impossibili Per la comprensione del v )
pensiero aristotelico, la questione della cronologia delle sue "opere ba relativamente
poca importanza .
A mio giudizio, Lambda e la piu antica di queste opere; all eta dell Accademia
risalgono My 9b - Ny , Alfa, My l 9a, Beta , Iota ; piu tardi, probabilmente dopo le
-
opere biologiche, Aristotele scrisse Gamma , Z, H, ©; al medesimo periodo appartengono

42
Vedere sopra , p. 221.
43
Gamma 5, 1009b 33-37.
668 ARISTOTELE

i testi raccolti in Epsilon. Non ripeto qui la motivazione per questa mia tesi . La mia
convinzione di fondo e che la filosofia di Aristotele nasce da un incessante confronto
con la problematica contemporanea. Rivolgendo la sua attenzione a una scienza e a una
filosofia della natura, Aristotele si trovb fin da principio in opposizione al platonismo.
La naturale conseguenza di cio e che nelle sue prime opere egli pone sempre determi¬
nate questioni alia filosofia platonica. Non si irrigidisce in un sistema. Le sue opere
rispecchiano una continua discussione con i precursori ed i contemporanei. Sulla base
della cronologia relativa delle opere da me proposta, la sua riflessione sul problema
dell ouoia, cioe sulla questione del significato di « esistere », si sarebbe sviluppata
all incirca attraverso questi tre stadi.
1) La dottrina delle categorie, originariamente certo una teoria semantica, secondo
la quale primaria e l’oixrUt , e tutto il resto e determinazione dell’oucrfa . Le categorie
non sono pero soltanto forme dell asserzione, ma hanno anche un contenuto reale.
Servono come strumento per la classificazione dei tipi del movimento e del mutamento;
descrivono diverse forme o espressioni dell essere, e nessuna delle categorie puo essere
-
ricondotta a un altra , oppure a una comune Apx'fi Oltre le categorie si da soltanto
l assolutamente indeterminate. Tutto il resto richiede dtp%ai oppure aiTtat oppure un
KLVOUV , per produrre un 2 v Kai. ouata. Le categorie esistono come forme fondamentali
della predicazione, anche dell essere. T6 ov e T6 fv sono le forme piu generali del-
l asserzione, Iota 2, 1053b 16-21.44
2 ) La dottrina di Lambda 4, 1070b 17, secondo cui tutte le cose hanno gli stessi
elementi nel senso dell analogia, e ciob forma, privazione e materia; dottrina chiara-
mente formulata in Delta 6, 1016b 34: « une per analogia sono tutte le cose che stanno
tra loro nel rapporto di una ad un altra. Sempre, pero, dalla precedente viene la
seguente », cioe domina la naturale priority dell’outrta .
Non c’e alcuna scienza generale dell’essere, perche ci sono molte specie di outrtai,
-
fra le quali la piu elevata e il npto rov KLVOUV <XK (VT)TOV. Outrfa upioTT] significa dun-
que in Lambda « la piu alta fra parecchie specie di ouoiat ». JLa gerarchia delle outriat
determina una gerarchia delle scienze. ( Il frammento di Filopono dal Ilept <piXooo<pfou;,
fr. 8 Ross e Walzer, Lambda 8, 1074b 9 deotx; TOO; Ttpibraq outriai; elvat, cost nella
sostanza anche Alfa 2, 983a 8-9 ). In questo periodo, oggetto della filosofia prima sono
. -
i principi, Alfa 1-2, if ) <roq>fa 7tepi tdc itpwra at na ( 981b 28 ), le aporie 6-12 in Beta.
La scienza dell’universale ( 982a 22 ) e delle ragioni ultime e la piu alta scienza umana,
perche mediante queste ragioni e a partire da esse si conosce tutto il resto ( 982b 2-3 ).
« Essere » ha molti significati, Alfa 9, 992b 18-24: « e assolutamente impossibile tro-
vare gli elementi dell’essere se nel cercarli non si tengono distinti i molti significati
che ha la parola essere; se una comprensione degli elementi si da, puo riguardare allora
soltanto gli elementi delle ( singole ) outrfai. Non c’e alcuna verita nella ricerca degli
elementi di tutto l’essere <s e nell’affermazione che li si posseggano ». Ancor piu vigoro-
samente I Eth. Eud . I 8, 1217b 25-1218a 1: « non c’e alcun essere che sia un uno
indifferenziato, e non c’e neanche una scienza universale ne dell’essere, ne del bene ».w
3) Nelle prime cinque aporie di Beta Aristotele pone dei problemi che mostrano
che e sulla via di riconoscere il concetto di « esistenza ». In Gamma enuncia la dottrina
dell’ov fj ov .

44
Cfr . sopra, p. 122.
45
Questo e appunto cio che piu tardi egli designer come 8v fj 6v. Qui in Alfa
9 Aristotele polemizza contro la dottrina platonica dei principi.
44
Nell’Erfca Nicomacbea, scritta dopo Gamma, si dice invece a I 4, 1096b 27-28
che le diverse forme dell’dtya& bv hanno qualcosa in comune, Toi Aip fvb? elvat.
ESISTENZA E VERITA 669

II concetto aristotelico di metafisica. £ ovviamente anacronistico ed errato parlare


di un concetto aristotelico di metafisica . Ma non si puo combattere contro una tradi-
zione millenaria . Da molto tempo si e soliti operare con due concetti aristotelici di
metafisica: *7 con il concetto generale di metafisica in ZH0, e con un concetto in base
al quale metafisica vale la scienza del non sensibile.
1) La tesi di S. Moser. La scienza dell ov fj 8v e scienza dell universalita dell’es-
sere, perche l’essere e il piu alto universale concettuale. La theologike (1026a 19 ) e
scienza di un particolare essere, il divino. Aristotele non e riuscito ad appianare o a
cancellare questa contraddizione nella definizione della prima filosofia. La tesi del
Moser puo essere eonsiderata quella tradizionale sin dalla scolastica.
2 ) La tesjdj Philip Merlan. Non c’e in Aristotele alcuna metaphysica generalis ,
nessuna scienza che abbia il compito di determinate i caratteri piu generali che spette-
rebbero a ogni ente. Dice il Merlan: « Nella formula dell ov fj ov come oggetto della
metafisica ( o scienza prima ) ov fj <5v non designa alcun universale astratto ( all'incirca:
cio che in tutto e quel che puo essere astratto come suo elemento comune ), bensi la
stessa cosa che la irptfirn outrCa, la sfera dell essere esente da processi ( dKCvnto;), un
essere nel senso pieno della parola, che appunto soltanto e, e non e qualcosa. Si puo
realmente dubitare che Ttpthrq outrCa ( 1005a 35) significhi esattamente la stessa cosa
che in E 1, 1026a 29, e cioe & K(VT]TO; outrCa ? ».
Si, io penso che se ne possa dubitare, e questo e il nodo dell intera questione. Io K
-
ritengo che itpu rri ouofa (1005a 35) sia sinonimo di TCOffa oiiaia fj puKEV (1005b
6 ) e di ov 5v 7 Queste tre formule sono altrettanti tentativi di Aristotele per espri-
mere il concetto di « esistenza ». La formula TIS outrfa <4 K(VT]TO (1026a 29 ) designa
invece ( come in Lambda ) la divina oOfffa esente da processi = T6 itpwTov KIVOUV
(XKivriTOv. Dunque, in Epsilon 1, 1026a 29-31 Aristotele dice: « se esiste una ( tale )

oucfa <4 KCVT]TC;, allora quella filosofia che si riferisce a essa e prima in rapporto alia
-
fisica, ed e filosofia prima; poiche essa tratta delle cose prime, e anche una .filosofia del
l universale;** suo compito sarebbe anche 49 di considerare l essere, in quanto e essere,
e precisamente sia la questione « che cosa e 1 esistenza » come anche le determinazioni
che al concetto di esistenza spettano come tale ».
Poiche il Merlan identifica l ov fj 8v con la Ttpwrq cuffta xwptff 'tl'l, pub allora,
con il consenso di H. Wagner, difendere la lezione di Kappa 7, 1064a 29 TOU OVTOI;
• ) 8v Kai xwpto tiv contro il Mansion e il Theiler .50 Secondo il Merlan, al di sopra del
f '

47
Nella vasta letteratura su questo problema sono importanti i seguenti lavori
recenti: PHILIP MERLAN, From Platonism to Neoplatonism , Haag 1953, 132-184;
Metaphysik , Name und Gegenstand , « JHS » 77, 1957, 87-92; A. MANSION, L objet
de la science philosophique supreme d apres Aristote , Melanges Dies 1956, 151-168; e
Philosophic premiere, philosophic seconde et metaphysique chez Aristote , « Rev. philos.
de Louvain » 56, 1958, 165-221; S. MOSER , Metaphysik einst und jetzt. Kritische Unter -
suchungen zu Begriff und Ansatz der Ontologie , Berlino 1958; una sostanziosa discus-
sione delle tesi di Merlan, Moser e Mansion in H. WAGNER , Zum Problem des aristo -
telischen Metaphysikbegriffs, « Phil. Rundschau » 7, 1959, 121-148, con una notevole
postilla di PH. MERLAN, 148-153.
48
Nella Scolastica: metaphysica generalis.
49
Qui e dunque la controversa formula di compromesso che e caratteristica di
questo capitolo. Ammetto che e dubbio se si possa interpretare il xat nel modo che
io ho qui seguito.
Vedere sopra, p. 321, donde risulta che in questo problema io sto dalla parte
del Mansion .
670 ARISTOTELE

regno dell essere sensibile ci sarebbe un essere intelligibile, esente da processi, e questo
essere sarebbe il fondamento del primo. Soltanto, non si dovrebbe identificare il su ¬

premo regno dell essere con le idee.


-
3 ) J a tesi di A Mansion.. Il concetto di 8v fj ov non pub essere identico al
concetto di irptoTT) outria. T6 ov fj ov e un universale astratto, un Ka94Xou , che spetta
a ogni ente. La irptfinq outria non puo essere un KafWXou nel senso usuale del termine,
ma e qualcosa di individuale. In Gamma 3, 1005a 33-b 1 il < rapt TOU > Ka94Xou
Kal [ TOU ] nspl Tf ]V irpwTiqv oucriav detoptiTiKit; sarebbe il metafisico e la fm<TTTHJ.T)
TOU ovToq fj ov, la « science philosophique de la substance »,51 non sarebbe la TtpwTq
cpiXoaotpla , bens la metafisica nel senso proprio. C’e dunque in Aristotele, secondo il
Mansion , da una parte una filosofia prima, il cui oggetto e il itpWTOV KIVOUV aKivqTOV ,52
dall’altra, inoltre, una filosofia che Mansion battezza « la philosophie supreme ». A mio
giudizio, questa e la ben nota distinzione scolastica fra metaphysica specialis e metaphy -
sica generalis sotto una nuova veste.
Come H. Wagner , sono anch io convinto che si dovrebbe muovere
da quel che Aristotele dice in Gamma , poiche in quest opera egli presenta
la sua nuova visione. In Epsilon 1, e soprattutto nella controversa pro-
posizione di 1026a 27-32, Aristotele propone un compromesso.
« Essere ed ente sono parole di molteplici significati, perb di ente si
parla sempre in riferimento ad uno e ad una natura,53 ne si tratta di una
pura omonimia. Nel medesimo senso tutto cib che e “ sano ” ha in qualche modo
che fare con la salute, in quanto o conserva la salute, o la produce, o e un suo
segno, oppure e ricettivo di essa . Nella molteplicita di cio che e detto essere, si
dovrebbe perb poter trovare qualcosa di comune e di primo; tutto cio che si
dice essere, pub essere ricondotto a un concetto primario di esistenza ” . Se que¬
sto e cib che io chiamo ora ousta , cioe esistenza in senso proprio,54 il filosofo 55
dovrebbe allora possedere 56 in essa il principio e il fondamento ultimo delle

51
« Rev. Phil, de Louvain » 1958, 173. Scrive il MANSION a p. 193: « non c e che
questo passo di -
1005a 33 b 2 che possa causare difficolta, difficolta che risulta dal
fatto che, da una parte, la fisica e detta una aotpla e non una tptXoaotpta , e che l’og-
getto assegnato alia scienza che le e superiore e nello stesso tempo un oggetto univer¬
sale e la prima fra le sostanze ». Non mi sento persuaso da quest’argomentazione.
52
Oppure, nella formulazione di E 1, 1026a 10 TI aiStov xal ixlvrjTov xal yu-
ptax6v .
53
Cfr . G.E.L. OWEN a proposito di « focal meaning » in Aristotle and Plato in
the mid- fourth century 179. Osservo che Aristotele dice espressamente che il punto
focale per tutti i significati del vocabolo « essere » e qualcosa di reale, e non dubito
che egli intenda l’« esistenza come tale ».
54
Io penso che la parola ousia a 1003b 17 el o5v TOUT 4<TT1V fj ouata abbia il
medesimo senso di 7rpionj oua £a ( = esistenza nel senso primario ) a 1005a 35. Quel
che intende con 7rpojTOv , Aristotele lo spiega in Phys. VIII 7, 260b 16. Un « primo »
e: ( 1) l’oux SVEU ob, cioe cib senza il quale le altre cose non possono esistere, mentre
e vero il contrario ; ( 2 ) l’anteriore cronologicamente, T<5 / pbvoi ; ( 3) xar’ ouaiav , il pri¬
mo nel senso esistenziale.
55
In significato pregnante, come a 1005b 6.
56
1003b 18 g/eiv. La versione del Bassenge « il filosofo deve... aver compreso »
non mi sembra esatta . La frase seguente della mia parafrasi corrisponde a 1003a 21
_
xal Ta TOUTM U7rap / ovTa xa 9’ aurb.
ESISTENZA E VERITA 671

altre cose che sono. Per riuscire ad afferrare il concetto di esistenza , dobbiamo
servirci del metodo solito: dobbiamo chiederci che cosa significa propriamente
ente, e quali determinazioni a esso spettano per se ».
H. Wagner sottolinea giustamente l importanza che per l’argomen-
tazione ha l identificazione di to on e to hen , l ente e l uno. Nelle opere
precedenti Aristotele identificava semanticamente « ente » e « uno » ;57 in
Gamma 58 si tratta pero di un identificazione reale , che conduce ad avan-
zare la tesi che ci sia una prote ousia , che deve essere l oggetto della
ricerca . Esattamente nel senso della dottrina platonica dei principi, ora
Aristotele dice : « tutto il resto puo manifestamente esser ricondotto al-
l uno e alia molteplicita ; questa riduzione puo considerarsi come da me
ammessa .5 Proprio come c’e un concetto primario di ente , c’e anche
un concetto primario di unita .40 Per questo motivo e compito di una
determinata scienza prendere in considerazione l essere in quanto e esse¬
re » . Il protos philosophos , o, secondo la terminologia piu tarda , il meta-
fisico, e dunque colui « che studia in generate il concetto di esistenza in
senso primario » . Ma Aristotele si serve in Gamma tre volte anche del
suo solito concetto di ousia. Come argomento contro Protagora dice:
« I nostri avversari debbono concedere che c e anche qualcos’altro di esi-
stente, in cui non si osserva nessun movimento, nessuna corruzione, nes-
suna generazione » . Come argomento contro gli Eraclitei mette in campo
questo: « soltanto il luogo delle cose sensibili che ci circonda immediata-
mente si trova costantemente immerso nella generazione e nella corru ¬
zione. Questo luogo e una minima particella del tutto. Oltre a esso, c e
una natura immutabile » .63 Ne la dottrina degli Eleati , secondo cui tutto e
in quiete , ne quella degli Eraclitei, per cui tutto si muove , e esatta , per-
che « c’e qualcosa che muove sempre cio che e mosso, ed e il primo mo-
H
vente, esso stesso immobile ». In questi tre passi il Merlan trova una con-

xaT7) yopetTai xaxa TOXVTCOV , Top. IV , 121a 17, b 7, 127a 27; cfr . Iota 2,
57

1053b 20.
5!
1003b 22. Aristotele attribuisce quest identificazione a Platone in Beta 1, 996a
4-7 TO ov xal T& ... ouy £xep6v TI eaTtv dcXX ouaia TCOV OVTCOV , e lo definisce uno
dei problemi piu difficili. In Phys. I 3, 187a 8 critica radicalmente il concetto di
esistenza , TL? yap (zav&avet auTO T& 8V cl pci) T6 o7rcp ov TL , si da soltanto 1 individual-
mente esistente. In An. post . II 7, 92b 13 dice TO 8 elvai oux ouaia ouScvl.
59
1004b 33 7ravTa S & xal TtlXXa avayipreva ipalvcTat el? T8 £V xal TTX OO? '
clXzjipdco yap Ij avaytoyi) T) (JLTV . Alessandro osserva : ava7r£ pi7rei 7raXtv ( come a 1004a 2 )

ijpLa? el? nit Iv TO B Ilepl TayaOou . Aristotele ha dunque tratto la riduzione ai due
principi dell’unita e della molteplicita dalle conferenze di Platone Ilepl TayaOou , cfr.
H.J. KRAMER , Arete bei Platon 272. Se io ho ben compreso Aristotele, nelle opere
dell eta dell’Accademia egli critica questa riduzione, per es. in Phys. I , Alfa 6, My 10,
Ny 1. Dopo aver riconosciuto il concetto di esistenza , ha mutato opinione.
60
1005a 7 7rp8? T8 7rptoTov ( sc. ev ) TaXXa XeyOfjaeTai.
61
1005a 35.
62
aXXtjv Tiva oualav , 1009a 36-38.
dxlvt) T6? Tt? tpuat? , 1010a 25-35.
64
1012b 29-31.
672 ARISTOTELE

ferma per la sua tesi, ma cost come stanno nel testo, essi non hanno
niente che fare con la dottrina dell essere in quanto essere.
Continuiamo la nostra relazione:
« Le altre scienze trattano generi particolari dell essere. La filosofia prima
ha pero come oggetto lo studio dei fondamenti ultimi dell essere, in quanto esso
e, owero, in altri termini, di cio che e primariamente l origine e il fondamento
del fatto che l ente esiste.67 In ragione del fatto che questa scienza studia il concet¬
to stesso di esistenza, essa studia anche tutte le specie dell essere.68 Non e affatto
una scienza universale [ nel senso di Platone ], poiche il suo oggetto e determi¬
nate e delimitato in modo preciso. Ma poiche il suo oggetto e il concetto di
esistenza, e 1’esistenza e costitutiva di ogni ente, questa scienza e dunque sia
prima che in certo modo universale ».
Se questa interpretazione dei concetti fondamentali di Gamma e esat-
ta , cosa di cui io non dubito, dobbiamo allora costatare che Aristotele ha
trovato ora una strada per ritornare a Platone. Possiamo toccare con mano
come egli incorpori la sua nuova teoria dell « ente in quanto e ente »
nelle vecchie teorie dei diversi ambiti dell essere. Le specie delle ousiai ,
cioe gli ambiti dell essere, non stanno piu coordinate una accanto all’al-
tra, ma e’e un ousia in senso primario, da cui e derivato tutto l’essere.
Come Platone, Aristotele si domanda: che cosa conferisce a ogni ente
l’essere, l’unita e l’identita ? La risposta e che si tratta della prote ousia
« essere » e da una parte l’eterna esistenza potenziale della forma , dall’al-
tra e esserci ed essere cost , vale a dire l’attualizzazione della forma in una
materia qui e ora.72 Osserva benissimo H. Wagner : 73 « due ordini di dipen-
denza sono dunque fra loro congiunti: uno specificamente aristotelico,
65
Che cioe 8v fj 8v non e un universale astratto, ma e npur/j ouaEa, pari ad
dcxtvrjxoi; ouaEa e yojpiax6v, vale a dire xi> lleTov.
66
1003a 31 xou 8vxo? fj 8v xa? npdizxt; rxMrxp XY]7TX£OV.
67
1003b 18 xtov ouaiSv ( le cose individualmente esistenti ) xA? dcpx«? xai xa?
atxta;.
48
1003b 21 xou fivxo? Seta ciSrj .
" Questo e il senso di 1004a 2-6, dove Aristotele dice: « ci sono tanti rami
della scienza quante specie di oucrEat ; una di queste scienze deve essere primaria, e
le altre da essa derivate ». Con l’esempio dei rami della matematica illustra in modo
perfettamente chiaro quel che intende. Secondo la teoria esposta in Lambda , ci sono
tre regni dell’essere: il primo movente immoto, gli eterni corpi celesti, le cose corrut-
tibili della natura. C’e fra essi un rapporto di dipendenza in quanto gli ultimi due
sono posti in moto dal 7rptoxov xivouv dcxtvrjxov. In Lambda ( e in tutte le opere che
precedono Gamma ) 1’essere non e derivato dai supremi principi come nella dottrina
di Platone.
70
Non e certo un caso che Aristotele sperimenti contemporaneamente anche il
concetto di np&Tri SXrj.
71
Cfr. sopra, p. 670, nota 54.
72
Perche xi eI8o? e rj Kp<brrj ouaEa, Ze / a 7, 1032b 1-2, o f ) xaxa X6yov ouaEa
Z 10, 1035b 13; 11, 1037a 17.
78
« Philos. Rundschau » 7, 1959, 145.
74
ouaEa prima di tutti gli altri tipi di 8vxa . Specificamente aristotelici sono
anche i due concetti di SGvapu? ed £v£ pyeia.
ESISTENZA E VERITA 673

75
e uno che Aristotele ha in comune con l Accademia ; l elemento specifi -
camente aristotelico e unito a quello caratteristicamente accademico
questa e la situazione di fondo in Gamma » .
La nuova formulazione del concetto di ousia non e pero fine a se
stessa , ma e il piu importante strumento di cui Aristotele si serve nella
discussione, che ora segue, degli assiomi logici, da lui intesi come propo -
sizioni esistenziali. « Poiche c’e qualcuno che sta al di sopra del fisico
(giacche la natura non e che un genere dell essere ), e cioe colui che studia
in generale e in senso primo il concetto di esistenza, e dunque anche suo
compito quello di studiare gli assiomi » .n
In Epsilon 1 Aristotele non usa l espressione prote ousiaIn questo
capitolo, egli argomenta in parte servendosi del nuovo concetto di « es-
sere in quanto essere », in parte con il concetto di ousia come forma delle
cose naturali,78 in parte con il concetto di ousia nel senso di qualcosa che
ha esistenza individuale. Quest ultimo concetto di ousia ha qui per noi
particolare interesse, poiche sta al centro dell argomentazione. « Se c e
qualcosa di eterno, di immobile e di separato,7 e manifesto che la cono -
scenza di esso spetta a una scienza teoretica. Questa scienza teoretica, la
theologike? che studia le cause dei divini corpi celesti, che a noi sono
visibili, e la piu elevata ». Come osserva anche H. Wagner, non sussiste
alcun dubbio sul senso di questo passo. La theologike e la disciplina piu
venerabile, perche si occupa del piu venerabile oggetto. Ma Aristotele ag -
giunge a queste parole la seguente osservazione: « Si puo ora sollevare

75
Un ouala fondamentale prima di tutte le altre ouaiat che da essa dipendono.
76
1005a 33 - b 1: il punto fe in primo luogo che la Kpdrn] 91X0(709la non si
occupa di alcun genere dell essere ( come la tpoatxf ) ) , ma e xafWXou o, secondo Jaeger,
< Trspi TOO > xaO<5Xou ( non mi sembra necessario alterare il testo ). In secondo luogo,
che la 7rp (dT7) ouaia e oggetto della Kpdnvj piXoaocpia. Il punto debole di quest inter
'
pretazione e che la formula Tiptirr; otWa ha solo qui questo senso pregnante. Nel De
-
int. 13, 23a 23-24 e in Zeta 11, 1037a 27 - b 7 7tpcoT7) ouaia e il termine logico o
semantico, « qualcosa di cui non si dice che sia una determinazione di qualcos altro
o sia in un sostrato nel senso della materia ». npcarr] ouata in questo senso b per es.
« uomo », e cioe la prima categoria. In Lambda ( 1072a 31, 1073a 30 e b 2 ) 7rpco rr)
significa « la prima e la piu alta delle ouatat » .
-
77
Vero e che PH. MERLAN, « Philos. Rundschau » 7, 1959, 148 dice: « 1 oggetto
della filosofia prima e indicato da Aristotele in Met . E 1, 1026a 29-32 con Ttp<s> n\
: ouata » . Questo non e pero esatto, e con cio cade uno dei principali argomenti a
-
; sostegno della tesi del Merlan.
71
1025b 27 oua £av TTJV xara TOV X6yov , per lo piu in quanto non separata dalla
materia.
79
-
1026a 10. Si intendono I dxtvtrj rot; ouata , il 7rp <oTOv xtvouv axtvyjTov e i prim
cipi gerarchicamente ordinati ( Lambda 8, 1073b 1-3, sopra, p. 248 ) del movimento
della sfera delle stelle fisse e dei corpi celesti, atria roi; 9avepoic roiv Oeicov , cfr.
Phys. II 4, 196a 33.
" A proposito del vocabolo EoXoyix , che ricorre solo qui, ed e certo una
creazione ad hoc, cfr . sopra, p. 138.
674 ARISTOTELE

la questione se la filosofia prima e una filosofia universale, oppure tratta


di un determinate genere di fenomeni » . E questa e la risposta :
« Se ci fossero solo le cose della natura, allora la filosofia della natura,
pbysike, potrebbe essere la filosofia prima . Se e e invece qualcosa che esiste
senza partecipare dei processi della natura, allora la scienza che ne tratta e prima
[ in relazione alia fisica ] ed e filosofia prima. In quanto e filosofia prima, e anche
filosofia universale,81 e suo compito e di studiare l ente in quanto e ente, sia nel
suo essere, che anche nelle determinazioni che gli spettano come ente ».82
In due passi,83 dunque, si dice con chiarezza che la filosofia prima e
« universale » , cioe che tratta del concetto di esistenza in senso universale-
astratto. Ma in nessun luogo viene detto che la theologike tratti dell’ uni-
versale; nelle opere che sono state scritte prima di Gamma non si parla
mai di una filosofia dell universale. A che serve cercar di discutere su
V questa chiara contraddizione ? Non e meglio concedere che Aristotele ten-
ta qui di fondere due diverse concezioni dell oggetto della filosofia prima ?
Ho accennato piu volte al fatto che simili compromessi fra precedenti
opinioni e nuove concezioni si incontrano in lui piu di una volta ;** il suo
pensiero non si irrigidisce mai. Ora, filosofia prima significa anche certa-
mente « filosofia delle cose prime » . In Gamma Aristotele ha riconosciu-
to che e’e qualcosa che e in maggior grado proton di quello che in prece-
denza egli aveva considerato ta prota. Ma dal suo punto di vista era per-
fettamente naturale estendere i confini della filosofia prima .
Essere e non essere. Gia molto presto Aristotele era giunto a com-
prendere che « essere » designa una relazione. « La parola essere o
non essere non designa alcun oggetto, neanche se uno parli puramente
e per se dell ente , perche l essere non e in se nulla .*3 Non e e cosa alcuna
di cui l essere sia Yousia » ." Nelle opere dell’eta accademica intende l’es¬
sere come esser cost , e spiega l’essere di una cosa in quanto la inserisce
in una qualche connessione: abbiamo visto le sue dottrine delle categorie,
dei quattro fattori dell’essere, degli elementi, del movimento e del mu-
tamento, dello spazio, del tempo e della posizione. Aristotele tenta di de-
finire 1’ente mediante il luogo e la sua funzione all’interno di un insieme.
Per dire brevemente, suo fine e quello di spiegare la struttura delle cose
che sono, e non tanto il loro essere.87

81

TOV XtVOUV dxiV7)TOV.


-
1026a 30 afirtj sc. 91X0009(0, che si riferisce aH dxiv/ j roi; ouoia = TO 7ipco-
82
Una possibile versione alternativa e sopra , p. 669.
83
Gamma 3, 1005a 35 ed Epsilon 1, 1026a 30. Indirettamente 1005b 6, e con
un allusione anche 1004a 34 - b 1.
84
Vedere sopra, pp. 33, 129, 258, 419.
85
De int . 16b 22.
86
An. post . II, 7, 92b 13 ~h 8’ elvai oux ouoia ouSevt .
87
Lo schema e T8 OTI, T8 8I6TI , ei SOTIV, T( COTI.
ESISTENZA E VERITA 675

Nelle opere in cui egli lavora con il concetto di on hei on , la que-


stione non e piu , come in precedenza , « che cosa e X ? », ma « che cosa
e e » .88 £ dunque in questione il concetto di esistenza . Aristotele si
rifa al concetto platonico di ontos on . Sa di trovarsi ora di fronte a un
problema che e insieme gnoseologico e ontologico; riconosce che certe cose
sono « piu enti » di altre,89 perche il loro essere e il presupposto del fatto
che esistono altre cose. Riconosce inoltre che l essere di una qualsiasi cosa
e indissolubilmente unito all essere dell osservatore; l osservatore e con-
temporaneamente in se stesso, cioe nel suo pensiero, e in qualcos altro,
cioe nell ambiente che lo riguarda soltanto nella misura in cui e da lui
percepito.90 Anche in base a questa nuova teoria « essere » e un concetto
di relazione, perche nel punto focale di tutti i significati del termine
« essere » c’e qualcosa che ha una determinata natura e che e comune a
ogni ente.91 Per dimostrare questo, Aristotele assume come punto di par-
tenza la proposizione che e impossibile che la medesima cosa sia e non
sia . Studiando gli assiomi logici vuol cercare di comprendere piu chiara-
mente il concetto di « essere » .
Gli assiomi logici sono da noi oggi chiamati leggi del pensiero, per¬
che sono alia base di ogni pensiero logico. Il principio di identita, secondo
cui due opposti contraddittori si escludono l un l altro, e formulato da
Aristotele nel modo seguente: a ) « Il medesimo attributo non puo con-
temporaneamente e sotto il medesimo aspetto appartenere e non apparte-
nere ad uno ed al medesimo soggetto.92 £ impossibile che un identica cosa
insieme esista e non esista ».93 b ) « Attributi opposti in modo contrad-
dittorio non possono contemporaneamente appartenere al medesimo sog-
getto." Di due proposizioni contraddittorie una deve essere falsa ».95 Che
le formulazioni di b ) seguano da a ) e espressamente detto da Aristotele ;94
con altrettanta chiarezza egli stabilisce che di due opposti contraddittori
uno significa la negazione dell esistenza. Il principio del terzo escluso e
formulato nel modo seguente: a ) « Fra due affermazioni contraddittorie
non c e alcun medio ; b ) non c’e alcun medio fra essere e “ non essere ” ;
c ) di due affermazioni contraddittorie una deve essere vera » .97 L’argo-
mentazione del cap. VII mostra con particolare chiarezza che Aristotele
deriva il significato ontologico della proposizione dalla sua forma logica .
Non T£ ianv ma n itm TO 2<rav. Il problema fisico e discusso nel De gen.
et corr., sopra, p. 427.
* Zeta 3, 1029a 6 xpoTepov xal piaXXov ov.
90
Cfr. sopra, p. 343 e Phys. IV 2, 209a 33 olov W'J VUV iv xS oupavto.
91
1003a 33 :rp6;i §v xal plav nva cpumv. 1011b 7 Trpo? Sv rj Trpi; djptapevov.
92
Gamma 3, 1005b 19 TO aoTO apa OTrapyei'j TC xai pi) oixapyeiv aSuvaTov zta
aoTtp xal xaTa T6 auri. Cfr. sopra , p . 355.
93
1006a 1 T6 aoTO etvai xal pi] etvai.
93
1005b 26, 1011b 17 oux evSeyeTat Spa OTrapyeiv TC|S auTol TavavTia .
9j
1011b 13 pi] elvai dcXr;Oei; apa Ta? dlvTixetpAai; cpdaei;.
96
1011b 15-22.
97
Gamma 7.
676 ARISTOTELE

Gia nella sua teoria della scienza 98 Aristotele definisce come propo-
sizioni esistenziali le regole generali secondo cui il pensiero procede :
« ogni insegnamento ed ogni apprendimento muove da una conoscenza
gia preesistente . Muovendo dal principio che di tutto e vera o l afferma-
zione o la negazione , si deve sapere che qualcosa esiste o e incondizionata-
mente valido . Del triangolo si deve sapere che e un triangolo , dell uno o
dell unita sia che cosa sono, sia anche che sono » . Come egli dice spesso,
questi postulati del retto pensiero sono indimostrabili . In base alia sua
teoria della scienza sarebbe dunque, a rigore , impossibile studiare scien-
tificamente tab postulati , perche appunto essi non possono essere dedotti .
Fortunatamente, spesso Aristotele segue piuttosto il buon senso che la sua
teoria . Ritiene pero giusto difendere il metodo dialettico di questo stu ¬

dio: 99
Appartiene alia natura del filosofo essere in grado di fare ricerche su
«
tutto. Se si
studiano i concetti di identico, diverso, simile, dissimile ed opposto,
lo si deve fare da due punti di vista : da una parte, si deve studiare il concetto
stesso di essere , dall altra le specie dell essere. I piu si contentano di studiare
le specie dell essere, e questo in se non e un errore, ma e pur necessario conoscere
l essere come essere, di contro alle cose che sono, come cii> che e precedente
( logicamente primo). Metter in luce la verity in proposito b il compito del filo¬
sofo. Se in cio egli si serve del metodo dialettico, non deve essere giudicato un
sofista , che parimenti si serve della dialettica . La filosofia si distingue dalla dia-
lettica per il modo in cui si serve del metodo dialettico,1 e dalla sofistica per
1’onesta con cui aspira a una conoscenza positiva ».
Il concetto di ousia sta alia base della discussione che ora segue sul
principio di contraddizione . Chi nega questo principio , deve negare anche
Vousia, cioe101deve contestare che ci sia qualcosa come « il cio che e l es-
ser uomo ».
« Alcuni pensatori affermano che un identica cosa pub insieme essere e
non essere. Io ritengo impossibile che qualcosa sia e contemporaneamente non
sia, e penso che questo appunto sia il piu solido punto di partenza per il nostro
pensiero. Questo non puo essere provato. £ cioe impossibile che ci sia una
prova assolutamente per tutto, perche si richiederebbe allora un processo all’in-
finito. Si puo pero provare mediante la confutazione che cio che i nostri . avver-
sari affermano conduce a conseguenze impossibili , se soltanto si abbia un avver-
sario che discute. Non e affatto necessario che egli dica se qualcosa e o non e,
ma semplicemente che egli dica qualcosa che abbia un qualche significato per

58
An. post. I 1, 71a 11-17 OTI fS<m , TI ECTTI , TL cnjpcdvEi.
Gamma 2, 1004a 31 - b 26. Risponde alia questione che aveva sollevato in
Beta 1, 995b 20-27. Cose che sono identiche ecc., sono etS-q TOU b)6 $ oppure TOU 8VTO<;
( 1003b 33-34 ) oppure TOU tvi> z f Sv xal TOU SVTO? fj ov roxlhr) ( 1004b 5 ).
1004b 24 Tto Tpirrcp rr\c, Suvapsox;.
101
1007a 20, cfr . 1006a 32 st TOUT &mv avftpco 7ro? ( = l’ ouctia concreta ), av fi
Tt Svftpco7ro? ( ouCTia come esistenza ), TOUT 8oral T6 avDptoTrco slvai. « Se quest ’ uno e
un uomo e se esiste un uomo come un qualcosa, allora quest’uno e quel che e l’essere
un uomo ». Riproduco il contenuto del quarto capitolo.
ESISTENZA E VERITA 677

i due partecipanti alia discussione.102 Questo e necessario se egli vuole effettiva-


mente discutere. Non appena l awersario pronunci una parola, a cui da un signi-
ficato determinate, anche concede con cio che qualcosa e vero anche indipenden-
temente dalla dimostrazione, che ciofe qualcosa non puo insieme essere cos! e
non cost ” . Prendiamo ad esempio la parola uomo ; essa deve designare una
cosa, perche anche se ha parecchi significati dobbiamo fra essi sceglierne uno.
Se non potessimo far questo, non ci sarebbe alcun discorso razionale. Infatti non
designare una cosa significa non designare nulla . Ma se le parole non designano
nulla, si e eliminata ogni possibility di discutere fra due, anzi, anche ogni discus¬
sione con se stesso. Senza parole che abbiano un significato determinate non si
puo pensare nulla . Deve dunque rimanere quel che io ho detto all inizio: una
parola deve designare un che cosa e un “ uno , non puo insieme designare
che qualcosa sia e non sia. Si noti bene che il problema non consiste in questo,
se la parola “ uomo ” puo insieme essere e non essere, ma se questo vale per la
cosa stessa ».
Qui si vede che l espressione hen semainein , centrale per l argomen-
tazione , non significa semplicemente « ha un identico senso » , o « vale per
cio che e identico » , ma ha senso esistenziale . L argomentazione e valida
solo per le parole nella categoria dell ousia . « Nulla impedisce che un iden-
tica cosa sia tanto uomo che bianco che colto o mille altre cose . In base
alia definizione , pero, uomo e “ uomo colto non sono la stessa cosa.103
Alla questione se sia vera o no l affermazione che questo e un uomo ” ,
si puo rispondere soltanto qualcosa che ha un significato , e non si puo
aggiungere che sia anche cosf e cosi » . II principio di contraddizione e
valido dunque solo a condizione che il senso di una parola sia esattamente
definito, e soltanto le ousiai consentono una tale definizione. Questa e
un osservazione banale , ma logicamente importante .
Aristotele chiarisce con una serie di esempi concreti in quali diffi-
colta vengano a cadere coloro che negano il principio di contraddizione .
Qui vediamo davvero molto chiaramente che la forma dell asserzione co-
stituisce si il suo punto di partenza , ma che pero cio che a lui importa
e il contenuto oggettivo del pensiero o dell espressione . Quel che egli
vuol dimostrare e che certe affermazioni devono essere vere ; identifica
la verita dell asserzione e l esistenza reale .
« Sulla base dell esperienza quotidiana sappiamo sicuramente che certi
giudizi di valore sono veri, altri falsi; allora anche proposizioni come A e ”
oppure “ A non e ” devono essere vere o false , poiche tutti i giudizi di valore
sono fondati su proposizioni esistenziali . Coloro che sostengono la tesi che tutte
le affermazioni reciprocamente contraddittorie a proposito di un identica cosa
sono contemporaneamente vere, non orientano pero le loro azioni secondo questa
tesi, non aspirano a tutto nello stesso modo, e da certe cose si guardano e da
altre no. Ne risulta chiaro che essi hanno tuttavia la convinzione che certe cose
stanno semplicemente in un modo determinate, e se anche questa convinzione
non si riferisce a tutte le cose riguarda almeno il meglio ed il peggio ».

102
1006a 21 <n) [xatveiv yl TI xal auTco xal dcXXco, cfr. Top. II 5, 112a 16-21.
Anche in Zeta 6 discute questo problema della predicazione xaxa aopQsfirpf.oc,.
678 ARISTOTELE

Aristotele traccia un paraUelo fra il grado di verita di un asserzione


e la comprensione dell essere di una cosa.
« C’e nella natura delle cose un piu o mqno, perche noi non diremmo che
due e tre siano pari in ugual misura; chi giudica che quattro cose siano cinque
non sbaglia nella stessa misura di qualcuno che creda che siano mille ; il pensiero
dell uno ha piu verita ; se c e un piu , deve esserci un vero a cui si avvicina il
piu vero. Se c e qualcosa che e piu sicuro e piu vero di altro, ci siamo sbarazzati
della dottrina radicale che rende impossibile definire qualcosa in modo concet-
tualmente chiaro ».
Che Aristotele si ricolleghi in questo capitolo all argomentazione di
Platone nel Teeteto e palese, ed e anche attestato da alcuni diretti pa-
ralleli.104
Il relativismo gnoseologico. La celebre proposizione di Protagora di¬
ce: « Di tutte le cose e misura l uomo, di quelle che sono, che ( come )
sono, di quelle che non sono, che ( come ) non sono ».105 Altrettanto celebre
e la sua seconda proposizione: « far migliore il discorso peggiore Fin
dall antichita, entrambe le proposizioni sono state interpretate in modi
diversi.
a ) Secondo l opinione cornune,1 Protagora intende dire che non esi-
ste alcuna verita oggettiva . Ogni opinione e vera per colui che l ha , e non
c’e alcuna altra verita che questa verita soggettiva . Chi intende questa
proposizione come l espressione di un relativismo assoluto, deve opporsi
vivacemente; se cioe la proposizione fosse giusta, verrebbe cancellata la
base dell umana convivenza, il rispetto della verita oggettiva . Come affer-
ma Callicle nel Gorgia , la verita equivarrebbe alle opinioni degli uomini
piu forti e piu risoluti.
La seconda proposizione fu gia da Aristofane intesa, nelle Nubi , in
senso peggiorativo, facendo del « logos peggiore » il « logos ingiusto ».
Aristofane ritiene che Protagora voglia insegnare ai suoi scolari a rendere
piu forte la cosa piu debole, cioe a presentare l inverosimile e l ingiusto
come verosimile e giusto. Cost giudica anche Aristotele nella Relorica: m
Vhetton logos e, sulla base degli argomenti e nella realta, il piu debole,
im
1006a 30 OUTCO? xcd oi> x OUTCOC;, Teeteto 183a; 1008b 15 tic, tppiap , 174a;
1008b 27 trepl T6 4tp.etvov xal x£ tpov 171e-172b.
xavTcov xP OtraTCuiv pivpov eorlv iSv pcoxo;, rcov (rev OVTCOV d> <; SCTTIV, TUV 8’ oux
105 '

SVTCOV a>5 oux JfaTiv. Molto discussa e stata la questione se to? significhi « che » oppure
« come ». G. CALOGERO ( citato da M. UNTERSTEINER , The Sophists , Oxford 1954, p. 90 )
rileva con ragione che questo per Protagora non era un problema: in lui i due signi-
ficati coincidono. Come Parmenide, Protagora non distingueva fra esistenza e predi-
cazione.
106
xiv TjTTCO Xoyov XpeiTTCul oitl' j .
m Cost in generale si interpreta Teeteto 151e-152c
= 80B 1 DIELS-KRANZ. Que¬
sta era anche l’opinione di E. ZELLER , Philos , d . Griechen , I 2 , 1355.
108
- -
Teeteto 151e oux &AAO d inxtv ima rurr, v) atol>7)ot <;.
m II 24, 1402a 25.
ESISTENZA E VERITA 679

che deve essere reso il piu forte dall arte dell oratore. Aristofane imputa
persino a Socrate l arte di render piu forte il partito piu debole. Socrate
si difende da questa accusa e dice che e questa un accusa che e diretta
110

contro tutti filosofi. Gia questa generalizzazione della proposizione desta


i
il sospetto che l interpretazione non sia corretta .
b ) Platone dice inequivocabilmente che e opinione di Protagora che
la percezione e sempre dell essere ed e infallibile, perche e scienza .111
Aggiunge pero: « tuttavia Protagora ha in realta certo insegnato
qualcosa di diverso, e cioe che niente in se e per se e un qualcosa o
un di qualche natura ma che tutto cio che noi erroneamente chiamiamo
essere in realta sempre diviene » . 2 Continuamente si sottolinea che
Protagora afferma che l esistenza delle cose dipende dall uomo come
misura. In rapporto alia situazione storica cio puo significare soltanto che
egli combatteva la teoria della conoscenza degli Eleati. Criticava l immu-
tabile essere di Parmenide, e lo sostituiva con la realta pragmatica del
mondo fenomenico.
c ) Che questa fosse realmente la concezione di Protagora e confer-
mato da Socrate nella sua palinodia ; egli fa infatti dire a Protagora al-
113

l incirca queste cose: « i miei avversari hanno inteso e presentato erro- |


neamente la mia dottrina perche si attenevano alia lettera . Mi hanno reso
ridicolo invece di esaminare la mia concezione in un dialogo serio. Se tu
studi onestamente e senza malizia le mie affermazioni troverai che insegno
questo. Le percezioni dell uomo singolo sono sempre giuste ; al malato
il cibo appare ( e per lui e effettivamente ) amaro, al sano invece no. Non
si deve affermare del malato che sia ignorante, ne del sano l opposto.
Si deve invece cercare di produrre un mutamento di guisa che l opinione
migliore sostituisca la peggiore. Questo non si puo fare inducendo qual-
cuno, che ha false rappresentazioni, ad averne di vere; perche non e pos-
sibile ne rappresentarsi il non ente,1M ne rappresentarsi qualcosa altrimenti
da come personalmente lo si prova ; questo pero e sempre vero.115 Si puo
bene invece educare un uomo, che in conseguenza del cattivo stato della
sua anima ha rappresentazioni corrispondenti, in modo tale che egli per-
venga ad un buon stato dell anima e, con cio, anche a buone rappresen ¬

tazioni. Per ignoranza alcuni definiscono vere certe determinate rappre¬


sentazioni, mentre io le chiamo migliori a paragone di altre , ma assoluta-
110
Apologia 18b e 19b.
152c ataS-rjmc & pa TOU 8VTO? act ionv xal (b? ematripT) o5aa .
111
112
152d , alia stessa cosa Socrate accenna nella difesa di Protagora , 166c
ylyvotTO rj ei elvat Set
113
Teeteto 166a-168c.
114
Cfr. HERMIAS Irris. 9 = 80A 16 DIELS-KRANZ : « Quelle cose che non si
presentano alia sensazione non esistono in un modo qualsiasi dell essere ». C era dunque
un antica tradizione che presentava Protagora come avversario della gnoseologia eleatica .
113
Qui sta l errore concettuale: « vero » e inteso da una parte nel senso di
« identico a se stesso », dall altra come « identico a un criterio esterno alia cosa ( per
es. a un valore ) ». Cfr. sotto, nota 119.
680 ARISTOTELE

mente non piu vere . Sono dunque molto lontano dal negare Pesistenza
della sapienza e di uomini sapienti. Anzi, dico espressamente sapiente
colui 116 che sa produrre in uno di noi una trasformazione tale che cio che
a costui appare, ed e, cattivo appaia buono, e tale anche sia di fatto ».
£ abbastanza sicuro che le parole « migliore » e « peggiore » nella pro-
posizione « fare migliore il discorso peggiore » sono da intendere come
giudizi di valore tanto in Protagora che nell interpretazione di Platone.
Fondamentalmente si tratta certo, pero, non di una valutazione morale
bensi gnoseologica . Un giudizio, che sia fondato sull esperienza e sulla
percezione primaria , e rappresenti un grado inferiore della conoscenza
puo essere innalzato a un grado superiore della conoscenza in quanto venga
inserito in un contesto corretto.117

Questo e lo sfondo presupposto da Aristotele quando scrive quella


sezione di Gamma , in cui fa i conti con Protagora e con il sensismo radi-
cale. Egli considera la proposizione di Protagora come 1 espressione di un
relativismo gnoseologico assolutamente privo di sfumature. La combatte
non soltanto con argomentazioni aprioristiche, ma anche con drastici ar-
Igomenti del senso comune, press a poco al modo in cui il dottor Johnson
; confutava l immaterialismo di Berkeley, dando cioe una pedata a una
pietra. La polemica e pero attenuata , il tono quasi paternamente ammo-
nitore. Riferisco il testo: 1
« La negazione del principio di contraddizione sta e cade insieme con la
proposizione di Protagora. Giacche, se tutte le opinioni 119 e tutte le apparenze
fossero vere, tutto dovrebbe allora essere insieme vero e falso. Gli uomini hanno
opinioni diverse , e tutti sono convinti che siano in errore coloro la cui credenza
non coincide con la loro propria. Se fosse giusta la proposizione di Protagora,
un identica cosa dovrebbe insieme essere e non essere, e tutte le opinioni dovreb-
bero esser vere.
£ cosa evidente che la negazione del principio di contraddizione e la pro¬
posizione di Protagora traggono origine dal medesimo modo di pensare. Nella
confutazione non si puo usare contro tutti il medesimo metodo; alcuni bisogna

116
Nella discussione seguente Socrate esprime questo concetto dicendo che chi e
- -
piu sapiente e la misura, 179b T6V ooipci repov pi rpov elvai , cfr . Protr. B 39, sopra,
p. 469. La teoria della somma delle ragioni b citata di sfuggita a 172b (T6 xoivfj 86?av ) .
117
TTCOV Aovop sarebbe dunque cio che Aristotele ( e anche Platone, Repubblica
524c ) chiama a'jyxE/ up£voc , cio che appare al primo sguardo perfettamente chiaro
{ Phys. I 1, 184a 22 ), ma e in realta soltanto il rudimento della scienza .
I capitoli 5-6 di Gamma non sono soltanto oggettivamente molto interessanti,
ma sono anche caratteristici del modo di pensare dell Aristotele maturo. Per questa
ragione li riproduco qui dettagliatamente e utilizzo le traduzioni di E. Rolfes e F.
Bassenge .
1, 9
Su questa interpretazione, che sicuramente non e esatta , Aristotele costruisce
- -
la sua critica . Protagora dice (pocv raapa ra ( 167 b ). Vero e, secondo Protagora, cio che
e sempre identico a se stesso, e non ci6 che viene definito vero in base a un criterio
al di fuori di esso stesso, per es. un valore; cio e da lui chiamato « migliore ».
ESISTENZA E VERITA 681

persuadetli, con altri giova soltanto combattere sulle parole.'20 £ piu facile emen-
dare l errore di coloro che sono glunti a questa convinzione perche si sono occu-
pati del problema, giacche la confutazione non sara dialetticamente diretta con-
tro le loro parole, bensf effettivamente contro il pensiero. Gli altri, che parlano
soltanto per parlare, si possono confutare provando che il loro discorso non e
nient altro che una contesa verbale.
Coloro che realmente hanno meditato sul problema, sono giunti a quel-
l opinione mediante l osservazione delle cose sensibili. a ) Alcuni pensano cosf :
ritengono che gli opposti contraddittori e contrari esistano contemporaneamente,
perche vedono che dall identico si generano gli opposti. Ora appunto e escluso
che possa generarsi il non essere; dunque, concludono, la cosa deve gia in
precedenza esser stata contemporaneamente i due opposti. Cosi anche Anassa-
gora dice che tutto e commisto con tutto, e Democrito, che in ogni particella
dell essere sono presenti in ugual misura la massa e il vuoto, sebbene egli defi-
nisca non essere il vuoto, e essere la massa. A coloro, dunque, la cui concezione
deriva da riflessioni di questo tipo, diro che in certo senso essi hanno ragione,
in certo senso sono nell ignoranza. Dell essere si parla cioe in due sensi, si
che in un modo qualcosa pub generarsi dal non essere, e in un altro no.121 Per-
cio la medesima cosa pub insieme essere ente e non ente. Esistenza significa pero
nell’un caso potenzialita; vale a dire che potenzialmente il medesimo oggetto pub
contemporaneamente essere due contrari, ma non pub pero nella realta concreta.
Dobbiamo inoltre esigere dai nostri avversari che concedano che fra gli enti c’e
un qualche altro essere,122 cui non tocca in alcun modo movimento, corruzione e
declino.
b ) Altri pensano a questo modo: proprio come gli altri chiamano vera
realta quella che percepiscono con i sensi. Il vero, essi ritengono, non si deve
giudicare secondo il numero grande o piccolo dei consensi, perche i medesimi
cibi possono apparire dolci all uno e amari all altro. Se tutti gli uomini fossero
malati o folli,123 e soltanto due o tre persone fossero sane o in senno, allora, se
fosse il numero a decidere, sarebbero proprio queste due o tre persone a essere
considerate malate o folli, e non tutte le altre. Sappiamo inoltre che gli animali
con i loro sensi afferrano certe cose in modo del tutto diverso da noi. Anche agli
stessi uomini le stesse cose non sembrano, sulla base della testimonianza dei
sensi, essere sempre le stesse. Non si pub dunque sapere che cosa c e di vero in
esse, e che cosa di falso. Per questa ragione Democrito dice che o non c’e niente
di vero, o a noi rimane occulto ».124
Fondandosi su citazioni di Empedocle, Parmenide e Anassagora,
120
E cioe alcuni possono essere persuasi mediante l’approccio alio stato delle
cose, teaycoyf ) , altri possono essere confutati solo con un’argomentazione logicamente
cogente .
121
£ la dottrina nota dal Sofista , da Lambda e Phys. I , vedere sopra, pp. 237,
268.
122
-
1009a 37 (£XX7)V viva ouatav Ttov fivtcov, e cioe le axhoj rot oualat , il mondo
sopralunare esente da processi. Alessandro dice rotaura 8’ av etvj ra 8cTa. Secondo
lui Aristotele intende dunque le ixlvrjtot oualai di cui parla in Lambda e in Theta 8,
e che sono pura attualita.
123
Chi decidera questo? Il problema e posto da Aristotele nel sesto capitolo,
sotto, p. 684.
123
68A 112 = 68B 7.
682 ARISTOTELE

Aristotele afferma che questi pensatori « poiche identificavano la cono-


scenza razionale con la percezione dei sensi, e giudicavano che questa fosse
un mutamento qualitative,10 giunsero ad affermare che i fenomeni, quali
ce li presenta la percezione, sono veri ». Sulla base della nostra cono-
scenza dei frammenti di questi pensatori, dobbiamo pero costatare che e
totalmente errato definirli dei sensisti. Aristotele giudica i filosofi ionici
da Eraclito fino ad Anassagora con un unilateralita che ci riempie di stu-
pore; l interpretazione che egli da delle loro dottrine ci sembra spesso
ingiustificata, anzi, persino scorretta . II suo modo di procedere si puo in
parte spiegare dalla situazione storica . Solo nell eta di Aristotele si era
cominciato a lavorare sul ricco materiale della tradizione. Non si disponeva
di alcuna prospettiva storico-filosofica nel senso nostro ; mancavano le
distinzioni e i sistemi di riferimento a noi familiari. Aristotele non penso
assolutamente mai ad un tentativo di comprendere storicamente la filo-
sofia di uno dei suoi grandi precursori come una totalita ; quel che in-
teressava a lui era semplicemente cio che un determinate pensatore aveva
detto a proposito di una determinata questione. Egli raccoglieva estratti
dalle opere dei precursori, e li ordinava per lemmi : 126 alia base delle sue
rassegne stanno queste raccolte di theseis dei precursori. Quando da no-
tizia delle opinioni dei filosofi precedenti, cio non avviene perche egli vo-
glia informare i suoi ascoltatori , ma per fornire lo sfondo di volta in volta
adeguato alle sue tesi.
Riprendiamo ora la nostra relazione:
« Che quei pensatori avessero simili opinioni dipende dal fatto che, nel-
l indagine della verita sull essere, ritenevano enti solo le cose sensibili. Ma in
queste e e molto di indeterminato, e molto che esiste solo potenzialmente. Percio
la loro affermazione che siano insieme i contrari e i contraddittori e si plausibile,
ma non gia vera. Poiche inoltre essi vedevano che questa natura dovunque e in
movimento, e che niente di vero si puo asserire a proposito delle cose che si
trovano in costante mutamento, ritennero che a proposito di cio che dovunque
si trasforma non si potesse asserire assolutamente nulla di vero. Da una conce-
zione di tal genere ebbe origine la piu estrema fra le opinioni citate, quella pro-
fessata, cioe, da una cerchia di seguaci di Eraclito. Cito come esempio Cratilo,
che da ultimo credeva di non poter piu dire niente del tutto, e si limitava ad
alzare soltanto il dito; infatti pensava che, mentre parlava, tutto dovesse mu-
tarsi. Criticava Eraclito, perche questi aveva detto che non e possibile scendere
due volte nel medesimo fiume: a suo giudizio, non si poteva farlo neanche
una volta.
Per mio conto, anche riguardo a quest argomentazione diro che e e qual-
cosa di giusto nell opinione di costoro: sembra naturale ammettere che cio che
si muta, mentre si muta, non esiste; 127 si puo tuttavia dubitare della correttezza
125
1009b 12 Slot . 3avetv
TO U 7toXap| tpp6vv) crtv ( jtev TTJV alcrlbjatv, Taiir/) V 8 elvac
AXXoloxjtv.
126
Top. I 14, 105b 12 exXeyeiv Si xp*l row yeypafipivtov X6ywv, similmente
Rbet. II 22, 1396b 5, An. pr. I 30, 46a 16, An. post . II 14, 98a 1.
127
Aristotele si riferisce alia sua dottrina esposta in Pbys. I 7. Un ytyvo [ j.svov o
p.eTa (3aXXov naturalmente esiste, ma secondo la terminologia di Aristotele e uno
ESISTENZA E VERITA 683

di questa assunzione. Perche cio che perde qualcosa mantiene pero qualcosa di
cio che perde, e di cio che sta generandosi deve gia prima della generazione
esserci qualcosa. In linea del tutto generale si puo dire: quando qualcosa si
corrompe, qualcosa di esso continuera tuttavia a esistere; quando qualcosa si
genera, deve allora esserci qualcosa da cui si genera e da cui e prodotto; non si
da qui alcun processo all infinito.12® Ma lasciamo andare ora queste cose, e rispon-
diamo semplicemente che il mutamento quantitativo e quello qualitative sono
processi diversi. Concediamo volentieri che dal punto di vista quantitativo non
e e nulla di permanente. II mutamento qualitative significa pero mutamento della
forma , ed e pur la forma cio in cui conosciamo tutto.
Costoro possono anche essere a ragione criticati per il fatto che affermano
dell intero universo che abbia delle proprieta, che essi possono percepire in una
piccola quantita di cose sensibili. Soltanto quella regione del mondo visibile che
ci circonda immediatamente, e che non e nemmeno una minima parte dell uni-
verso, si trova costantemente nel divenire e nel mutamento.1 Avrebbero pro-
nunciato un giudizio migliore se per amore dell universo avessero assolto il no¬
stro piccolo mondo; ora invece essi condannano l universo a un eterno cambia-
mento sulla base di cio che vedono qui.
Dobbiamo mostrare a questi pensatori, e dobbiamo persuaderli, che c' b una
natura immutabile.130 Dall affermazione che tutto contemporaneamente 131 e e
non e si sarebbe dovuto dedurre molto piu che tutto e in quiete; poiche in base
a essa non e e appunto nulla in cui le cose possano mutarsi, dal momento che
tutto conviene a tutto.133
Per quanto riguarda la verita, io insisto sul fatto che non tutto quel che
ci appare & vero. In primo luogo, non sono vere neanche tutte le percezioni dei
sensi, bensf soltanto quelle impressioni primarie che ogni nostro singolo senso
riceve conformemente alia sua natura.133 Di qui ha origine immediatamente una
rappresentazione 133 che non e identica alia percezione primaria . £ sorprendente
che i nostri avversari vogliano fare un problema del fatto che le cose siano cosf ,
come appaiono a chi e vicino o a chi e lontano, come appaiono al sano oppure
come appaiono al malato, perche e tuttavia chiaro che essi, per conto loro, non
ritengono sul serio che la cosa sia problematica . Nessuno di notte in Libia,133 se
immagina di essere ad Atene, si avviera per andare all Odeon. Inoltre e pur

solo numericamente ( Phys. I 7, 190a 15 ), non secondo l essere, perche TO elvai Srepov .
A mia notizia, Aristotele non pone mai la questione se il ylyvea&ou come tale esista;
questo e per lui un postulato ( Phys. I 2, 185a 12 ).
123
1010a 21 TOUTO pi) livai slq STtcipov, come Phys. V 2, 225b 33.
L idea che ci siano due regioni dell universo radicalmente diverse dal punto
di vista fisico e 1 errore di Aristotele piu gravido di conseguenze. Per tutti i suoi pre-
cursori l universo era una sola e medesima <p\iait;.
130
II mondo sopralunare, esente da processi, vedere sopra, nota 122.
131
Ritornera a 1010b 18 su questo argomento di fondo. Non si capisce perche
132 _
non abbia fin dall inizio diretto il suo attacco contro questo punto.
Pensa alia proposizione di Anassagora p.£ p.iyda(. 7rav tv TOXVTI , 1009a 27.
133
£ presupposta la distinzione, nota dal De anima, fra ( a ) TOU IStou,
( b ) TOU aTAoTptou o xaTa cup3ePif ) x6i; e ( c ) xoivl] atefh at , vedere sopra, p. 636.
<pavTama, vedere sopra, p. 636.
134
133
Antico esempio classico, anche nei Atcaol X6yot 5,5.
684 ARISTOTELE

chiaro, come dice Platone,136 che le opinioni, che hanno un medico e un profano
a proposito del fatto che un malato possa riacquistare la salute oppure no, non
sono tuttavia in ugual misura autorevoli. Per quel che concerne le percezioni dei
sensi, nessuno dei nostri sensi dice nel medesimo istante a proposito del mede-
simo oggetto che esso e insieme “ cosi ” e non cost . £ bensi vero che il mede¬
simo vino puo, in circostanze diverse, una volta apparire dolce, e un altra volta
no, ma il dolce stesso, come esso e quando e,137 non cambia mai, ma a proposito
di questo dolce si giudica sempre veracemente, e quando qualcosa deve esser
dolce, deve allora esser cost. Le teorie dei sensisti sopprimono la distinzione fra
aver casualmente un sapore dolce e “ il dolce invariante ” ; a loro giudizio, non
c e niente di invariante, e nulla e legato a una simile necessita.138
Se ci fosse soltanto do che e percepito con i sensi, non esisterebbe assolu-
tamente nulla se non ci fosse alcun essere vivente; perche senza questi non ci
sarebbe percezione.13 Lasciando del tutto fuori questione la natura della perce-
zione, deve esserri a fondamento delle percezioni qualcosa che produce le per¬
cezioni . 0 La percezione non e percezione di una percezione; c e anzi qualcosa
di diverso dalla percezione del senso, che in relazione alia percezione e necessa-
riamente primo. Infatti cio che da l avvio a un processo e per natura prima di
cid che vien mosso. Questo rimane vero anche se la percezione e l oggetto della
percezione stanno tra loro nel rapporto di concetti di relazione.” 1
Alcuni pensatori che sostengono questa concezione sensistica, o come suoi
seguaci convinti, o perche trovano diletto nelle logomachie, sollevano ora un
problema: chi dovra decidere chi e sano, e chi in generale giudichi rettamente
in ogni singola questione ? Problemi di questo tipo stanno sullo stesso piano
della questione se attualmente noi siamo svegli, o se dormiamo.” 2 La gente che

136
Teeteto 178b-179a.
137
1010b 23 T6 ye yXuxu oI6v IOTIV 8T <XV fj . Platone dice aurh 8 Scmv Sxaorov ,
per es. Repubblica 490b. Tocchiamo qui con mano quanto siano vicini Platone e Ari-
stotele nel loro modo di intendere i concetti generali. D altra parte vediamo anche come
sia diverso il modo in cui Platone affronta il problema nel Teeteto 159c-e. Quando
Aristotele definisce ouo£a la YXUX<JT7];< , intende dire che la dolcezza e un « ente inva¬
riante », dbtlvr)TO<; ouota. Nello stesso tempo dice che ael aXtjfleiki trepl auTou , che il
giudizio in proposito e sempre vero. Non intende dunque che yXuxur/jt; sia un essere I
al di fuori del nostro pensiero. I concetti universali sono « enti invarianti » nel senso j
di « pensati o asseriti in modo invariante », cfr. sopra, p. 263, nota 300, e p. 651. I
138
Cioe a un simile ordine della natura .
m 1010b 30 35. Cosf anche Theta 3, 1047a 4-6, Phys. IV 14, 223a 16 29, Cat.
- -
7b 35 - 8a 12; allusione in De an. Ill 2, 426a 20-27.
” ° Cos! Platone dice nel Teeteto 160a ivayxri 8£ ye Ipi ie ylyvea&cti orav
ala-Oavipevoi; ylyvcopai.
I concetti di re
per atafbjais - aloftojTiv ed 7uaTY) p7)|
-
relazione sono apa ri) ipuaei , Cat . 7b 15; cio non vale pero
- 7U(TT7)T4V.
” 2
Platone discute seriamente questo problema della coscienza nel Teeteto 158b-d
£ caratteristico del common sense di Aristotele che egli non riconosca il rilievo filosofico
di una questione del genere, ma se ne sbrighi con un alzata di spalle; spesso dice
semplicemente SijXov lx T5) ; < inaycayTjt; oppure (palvcvat yap ourto?. - Al problema
di chi deve decidere, Platone e Aristotele ( con motivazione diversa ) danno la stessa
risposta : Teeteto 179b T& V mxpcoTepov piTpov dvai, Protr. B 39, sopra, p. 469.
SulT6 p08; X6 yoc, pp. 509 e 528.
ESISTENZA E VERITA 685

solleva questioni di questo tipo cerca un motivo dove non c e alcun motivo; il
punto da cui muove una dimostrazione non e anch esso una dimostrazione. Co-
loro che avanzano la pretesa di essere confutati con un argomento cogente cer-
cano qualcosa di impossibile. Giacche essi pretendono di poter aflermare imme-
diatamente l opposto di quel che dicono, che e in verita una pretesa che subito
confuta se stessa. Noi cerchiamo pero di argomentare nel modo seguente.
a ) In tutti i casi essi devono ammettere che non tutto e relativo, perche
l apparenza e vera per un qualcuno. Percio non possono dire semplicemente che
quel che appare esiste, ma devono limitare la loro aflermazione: esiste per colui ,
a cui appare, quando appare, per il senso, a cui appare, e nel modo in cui
appare.143 Altrimenti si contraddiranno da se, perche la medesima cosa pub appa-
rire miele alia vista, ma non pero al gusto. Ai pensatori che asseriscono senza
limitazioni che e vero cib che appare, e che percib tutto e in ugual misura falso
e vero, possiamo dunque rispondere: le cose non appaiono al medesimo senso
nel medesimo modo e nel medesimo tempo con proprieta che reciprocamente si
contraddicono. Con queste limitazioni, cio che appare e vero.1
b ) Supposto che una cosa sia una, dovrebbe esserlo in relazione ad uno 145
o in relazione a qualcosa di chiaramente delimitato; se la stessa cosa e in rela¬
zione a X la meta, e in relazione a Y 1 uguale, non e pero 1 uguale in relazione
a cio che e il doppio di essa .144
c ) L aflermazione dei sensisti, che esiste soltanto cio che noi percepiamo,
conduce alle seguenti assurde conseguenze: se l uomo e uomo soltanto perche
noi con i nostri sensi lo afferriamo come uomo, egli esisterebbe soltanto in rela¬
zione ad un opinante, e cioe il soggetto pensante esisterebbe esso stesso solo nel
pensiero; come potrebbe allora percepire e pensare? 147
d ) Inoltre: se tutto esiste soltanto in relazione al soggetto pensante, allora
il soggetto pensante dovrebbe essere in relazione a una molteplicitil di cose
illimitata nella forma [ cioe nell esistenza ] ».
L assurda conseguenza che di qui deriva e bene spiegata dal Ross:
143
1011a 23 4> xal OTE xal fj xal &q . Platone dice a 160a: nessuno pub provare
due volte la stessa sensazione.
144
Questo e appunto quel che voleva effettivamente dire Protagora con la sua 1
proposizione. Platone dice fondamentalmente la stessa cosa, Teeteto 160a-c aXi]{H]<; 1
£ pLol 1) £ y.k ataUrjait;. Questa limitazione non riguarda pero il principio di contrad- I
dizione. '
143
1011b 7 eE 2v, v: pbq fj npbq coptap vov. Questo e l argomento decisivo e ca-
ratteristico di ZH0, ma non e una dimostrazione, bens! un postulato. Nel lavoro citato
sopra, alia nota 53, G.E.L. OWEN ha fatto la storia dell importante concetto di 7tp6<;
£v Xey6[ j.evov. La prima allusione si trova in EE VII 2, 1236a 18. Ricollegandosi al
Liside, 218d-220b, dove Platone tenta di £ KL viva ap rjv acpix aDai, e trova questa
dpxh nel concetto di TrpcoTov <p[Xov , Aristotele dice: le specie dell amicizia sono deno¬
minate a partire da una determinata amicizia, che e la prima , 7tp6? ptav yap xiva xal
7rp(onr]v . In Gamma 2 dice rrp& c £v xal plav viva <puaiv . Il Ross traduce (hptapfvov
con « un numero definito di cose », il Bassenge con « una quantita delimitata », il Rol-
fes, meglio, con « qualcosa di determinate ». Alessandro dice anche (opiapsvov TI. Il
concetto di (opLtrpfvov TL deriva dalla dottrina platonica dei principi.
144
Platone direbbe : l idea dell uguale e diversa dall idea del doppio. L argomento,
molto comune, ricorre gia nei AICTCTOI X6yot.
147
Ross: se 1 esse dell uomo e percipi , egli non puo percipere , il che e assurdo.
686 ARISTOTELE

poiche, in base a b ), ogni cosa , in quanto e una, deve esserlo in relazione


a uno, e percio ogni concetto relativo deve avere un correlato, che e
diverso dai correlati di altri concetti relativi, il soggetto pensante com-
prendera in se una quantita infinita di forme; cio renderebbe pero im-
possibile definire una cosa .14*
Con questi argomenti Aristotele ritiene di aver definitivamente con-
futato la tesi dei sensisti.
k ... .

« Ho provato che il principio di contraddizione e il piu sicuro di tutti i


postulati, e quali assurde conseguenze risultano per coloro che contestano la
validita di questo principio. Poiche non si puo fare un asserzione vera se si
avanzano a proposito della medesima cosa contemporaneamente delle afferma-
zioni reciprocamente contraddittorie, e anche chiaro, allora , che gli opposti non
possono contemporaneamente convenire a una medesima cosa. Delle proprieta
contrarie e contraddittorie di una cosa, in ciascun istante puo esisterne concre-
tamente soltanto una, e l altra solo come steresis , ciofe come assenza o priva-
zione. Per privazione intendo che qualcosa non si puo asserire di un genere
determinato.14 Gli opposti possono essere asseriti contemporaneamente a propo¬
sito della stessa cosa soltanto a condizione che convengano ad essa per un aspetto
diverso, oppure che uno le convenga sotto un certo aspetto, e l altro invece sem -
plicemente ».
Nel seguito Aristotele discute con argomentazioni simili il principio
del terzo escluso.
1 L esposizione mostra che Aristotele ebbe costantemente presente l ar-
I gomentazione del Teeteto. Egli conduce il dialogo con se stesso, invece di
distribuire le parti fra i personaggi. Gli e perfettamente chiaro che non
puo dimostrare il principio di contraddizione. Gli riesce pero di provare
che colui che contesta la validita del principio si vede poi costretto dalla
forza dell argomentazione a riconoscere la sua validita .
L essere come il « qui ed ora ». Platone e Aristotele affrontano il
problema dell essere da punti di partenza opposti. Platone esplorava su- >
bito i campi della verita,1 in cui si trova il puro sapere « che non ha in J
se nulla del divenire, che non e ogni volta diverso secondo la diversita
della cosa che noi qui ed ora designiamo come ente, ma e la scienza del
vero essere » .131 Qui il filosofo guarda con la ragione il bello eterno « che
e senza divenire e senza corruzione, non e bello se considerato oggi, e
domani non bello, non e bello sotto questo aspetto, e sotto quello non
bello, non e bello qui per costoro, e non bello la per coloro. L idea del
bello e tutta per se, unica nella sua specie nell eternita ,152 e ogni altra

, Cfr. 1007a 20, sopra , nota 101.


19
Si vede qui con quanta prudenza Aristotele
si mantenga sul terreno delle for ¬

me dell asserzione.
150
Fedro 248b T6 <XXT) 9-EI <X;< tteStov.
151
Fedro 247e.
I!
!
Nella relazione di Zeta 15, 1040a 8 si legge xcov yap xaO Sxacrxov v) E8£a,
<1 ? tpaal , xal xwpwnf ).
)
ESISTENZA E VERITA 687

cosa bella partecipa ad essa in modo tale che tutto il resto diviene e >
perisce, senza che essa per questo ne sia in qualche modo toccata » . II J
15!

bene e il fondamento dell essere. « Esso conferisce a tutto cio che e co-
nosciuto come essere vero, cioe a tutte le idee, l essere, non e dunque
esso stesso l essere, ma e al di sopra dell’essere. Il bene conferisce alle
cose che sono conosciute [ cioe alle idee ] la verita , e all’uomo che conosce
la capacita di conoscere, ed e il fondamento del fatto che le cose sensibili
esistano, e siano quel che esse sono ».154 Secondo la concezione platonica
« sono » soltanto le idee ; alle cose sensibili Platone ammette che tocchi
soltanto uno pseudo-essere.
Per Aristotele, nella discussione del concetto di ousia, l’essere fisico
delle cose sensibili costituisce il punto di partenza e cio che si puo affer-
mare in proposito.156 Le specie dell’essere sono per lui le specie di cio che
e nel senso fisico.157 Platone usa il vocabolo ousia per designare l’essere
delle idee ; in Aristotele il vocabolo ha significati molteplici, e la predi-

153
Simposio 211ab, molto simile Aristotele De motu an. 700b 32-35, cfr. sopra,
p. 389.
154
Repubblica 508e-509b. Le parole piu important sono TO clvat TE xal ri v
oualav urr £XEIVOU auTot ? ( le idee ) rpoaetvat .
-.
133
Sofista 247e oux itXXo nk 'rp) Suvapti;. Le parole xoipiap/jq- yupiarov , che noi
(

traduciamo con trascendenza- trascendente, non sono mai usate da Platone. Almeno in
una dozzina di passi egli dice pero senza possibility di equivoco che le idee esistono al
di fuori del tempo e dello spazio, e che non sono presenti nelle cose sensibili: con il
massimo della chiarezza nel Timeo 51bc e 52ac, cfr. CHERNISS, Grit , of Plato 209-211.
Aristotele conferma questa tesi in Phys. Ill 4, 203a 9 (XTJSE TTOU clvat auxa?. Alcuni
studiosi si appellano al Filebo 16d EUP CTELV cvouaav sc. p(av iSiav , e l interpretano nel
senso che Platone parli qui dell immanenza dell idea, per es. O. REGENBOGEN, Kl.
Schriften 258; ma Platone intende dire: « se ricerchiamo, troveremo che essa e qui ».
Si continua a incontrare 1 errata interpretazione, secondo cui Platone avrebbe detto che
le idee sono presenti nelle cose ( Trapouma ) , per es. H. HAPP in « Gnomon » 1963, 559.
Platone dice ( Timeo 50c ) che le ombre delle idee conferiscono alle cose il loro pseudo-
essere, etaiovTa xai eSpovra TWV OVTCOV act ptpYjpaTa. Nella sua critica della dottri-
na delle idee, Aristotele fa del yapiopop delle idee la sua obiezione di fondo. Cosf
facendo, attribuisce a questa parola un significato quasi fisico; 1 idea sarebbe un
xaO’ htaaTov, &; tpam , xal yapioTt] Zeta 15, 1040a 8. Una cosa sensibile esiste
XtdpiaTov, cioe distinta in senso fisico da tutte le altre cose sensibili ; ma Aristotele
applico il vocabolo in questo senso alle idee, il che condusse a fraintendimenti d ogni
genere. Come egli applichi il suo proprio concetto di ouaia alle idee, si vede con
chiarezza particolare in Beta 6, 1002b 27-30. Il suo concetto di ouata e la sua dottrina
della a7rXij ycMtcnp sono gli argomenti principali di cui si serve contro la dottrina pla ¬

tonica delle idee.


156
L ultimo aspetto e importante, cfr. Top. IV 1, 120b 16 e Phys. I 7, 190a 13-
14: si pud accertare questo, se si bada a come ne parliamo, cav nq iooTzep
Xcyopev. Zeta 15, 1040a 10-12 illustra molto bene come Aristotele dalla forma lingui-
stica della dichiarazione tragga delle illazioni sugli oggetti corrispondenti .
133
Nel Parmenide 135a EISY) ( tSEat ) TWV OVTCOV si riferisce invece unicamente
alle idee .
688 ARISTOTELE

cazione sembra fin dall inizio avere in lui un significato ontologico. ' Le
15

categorie sono le forme primarie dell asserzione, ma anche modi dell es-
sere dell oggetto in questione. La categoria ousia e il « primo essere »,
del quale si asseriscono le altre categorie. Cio significa che ousia da una
159

parte designa « il cio che e una cosa », e dall altra la cosa stessa. Nel
primo significato, Vousia da risposta alia questione « che cosa e ? », vale
a dire « che cosa fa di X un X, e quale e la proprieta senza di cui X non
puo essere X ? Nel secondo significato 1 ousia e un « che e cioe
la cosa concretamente esistente.
In ZE© Aristotele discute approfonditamente e su una base amplissi-
ma la questione di quel che si debba intendere per ousia. L esposizione
e sempre aporetica ; Aristotele dialoga con se stesso argomentando pro
e contro ; in due capitoli, Zeta 17 e Theta 8, riassume la propria tesi. Dal
ricco contenuto di questa opera posso trascegliere solo alcuni argomenti
che mi sembrano particolarmente importanti.162
« L esistenza delle cose sensibili non costituisce un problema ;163 il fine
della ricerca e di scoprire che cosa conferisce loro l essere, e cioe se ac-
canto all essere delle cose singole ci sia un' ousia di grado piu alto. Se e
cost , questa ousia sarebbe in senso primario il fondamento dell essere
del singolo ». * Mediante l analisi della questione di come esistano le cose
che si possono percepire con i sensi,145 Aristotele vuol cercare di giungere
a conoscere i fondamenti dell essere.146
Come programma per la sua ricerca, cita quattro risposte possibili
151
Top. I 9, 103b 30 xl £axt Xlyet xal xr;v ouaiav arjpalvet, « quando si dice
che questo e un uomo , si dice che cosa e qualcosa, e si intende che e ». Cfr.
oiiatav xtva ar) p.alvet 1040a 33.
159
Dunque il 7rptoxov 6v. In ZH® Aristotele si propone di discutere il rtptoxtut;
6v, 1028a 30, 1045b 27, e ciofe I afxtov dell Sv. Cfr. sopra, p. 122.
140
1038a 19 / ] xeXeuxata Siacpopa fj ouala xou rtpaypaxot; Uaxat . L accento b
sulla distinzione fra ouala e cru[i(3e(37)x6c.
161
x68e xt , la cosa, a differenza delle sue proprieta. Questo e il punto di partenza
per la questione di Zeta , se sia possibile che l u 7roxe £ fj.evov ( il soggetto della predica-
zione ) sia l ouala.
162
Nella vasta letteratura relativa, sono particolarmente notevoli i seguenti lavori:
J. OWENS , The doctrine of being in the aristotelian Metaphysics , Toronto 19572 ; E.S.
HARING , Substantial form in Aristotle' s Metaphysics Z , « Rev. Met . » 10, 1956 /57 ,
308-332, 482-501 , 698-713 ; G.E.M. ANSCOMBE, Aristotle: the search for substance , in
ANSCOMBE AND GEACH , Three philosophers , Oxford 1961 ; J. STALLMACH , Dynamis und
Energeia , Monographien z. Philos. Forschung 21 , 1959 ; E. TUGENDHAT , 77 KATA
TINOE, Monaco 1958. Per l interpretazione di Zeta 12 ed Eta 6 b importante J. STEN-
ZEL , Zahl und Gestalt , 132- 142, per Zeta 15 il lavoro citato sopra , nota 34, di P.
WILPERT.
163
Zeta 2, 1028b 8 ouala uxap /stv qpavcptoxaxa X015 acupaaiv , 17 , 1041a 23 6x1
8 uroipxeL Set SijXov elvai.
144
Eta 2 , 1043a 3 i xqxlov xt x8 afxtov xou elvai xouxcov Ixaaxov .
Zeta 11, 1037a 10-17 oualat aEaOrjxat, Eta 1, 1042a 24 ipoXoyoupevat oualat.
166
Zeta 1 , 1028a 30 x8 rtpeoxcoe 8v xal ou xt ov aXX ov inXCsc,.
ESISTENZA E VERITA 689

alia questione di che cosa sia Vousia : Vhypokeimenon , il « 1che cosa e l es-
ser questo », cioe la definizione, il genere e l universale. " Sulle prime,
questa enumerazione riesce sbalorditiva ; manca infatti la risposta piu ov-
via : la forma . Risulta pero da quel che segue che Aristotele park di
hypokeimenon in due significati completamente diversi. 1 ) Come soggetto
di una predicazione. Si definisce hypokeimenon in questo senso la ma¬
teria , o la forma, oppure la cosa composta di materia e forma ; Aristotele
esemplifica quel che vuol dire con il suo caso tipico di bronzo-forma-
statua . 2 ) La struttura della predicazione viene a un tratto intesa in senso
ontologico; V hypokeimenon diviene un X piu certe proprieta . « Questo
X sarebbe allora l ente, nel quale esistono come primo le proprieta . X e
pero cio che io chiamo hyle , e non e in se definito ne come che, ne come
quanto, ne come qualcos altro con cui si possa definire l essere. All' hypo¬
keimenon in questo senso non si puo attribuire un ousia » . Contribuisce al
difetto di chiarezza in questo capitolo il fatto che anche il termine hyle
ha parecchi significati. Esso indica da una parte un concetto funzionale,
in se relativo, e invariante solo in relazione all eidos ; dall altra parte, de-
signa addirittura la materia fisica . Forse Aristotele voleva dire semplice-
mente che la materia non e Vousia di una cosa come intendevano i filo-
sofi ionici. « La materia concreta non presenta alcun problema ; il pro-
blema piu difficile e la forma ».' L idea che una cosa consista di materia,
e che questa materia sia cio che realmente esiste, e una concezione prefilo-
sofica. Per distinguere il concetto di forma, e vedere in essa Vousia della
cosa , si richiede una considerevole capacita di astrazione.
Il secondo aspirante ad essere designato ousia e to ti en einai. Se
consideriamo una cosa con gli occhi, possiamo scomporla in materia e
forma, hyle-eidos. Se vogliamo invece definirla concettualmente, abbia-
mo a disposizione, in luogo della prima , la coppia di concetti hyle
- to ti en einai. La forma si vede, e si sa « che cosa e l essere que¬
sto » . Si tratta in entrambi i casi di costanti: la forma del cerchio e
invariante, e « essere un cerchio » ha sempre lo stesso significato.1 C e
un legame fra cio che esiste concettualmente come costante e le cose
realmente esistenti. Cio si vede quando si studia in qual modo qualcuno
produca qualcosa, per es. una casa . « Il costruttore porta nelPanima la
forma della casa ; egli sa che cosa e l essere una casa . In certo qual
modo la casa si origina dal concetto della casa ; da qualcosa di immate-
riale si genera qualcosa che include la materia . Quando io parlo di qual-

167
Zeta 3 TA u 7toxe( p.evov, TA TI etvai , TA yAvoi;, TA xafloXou. In Zeta 13
in luogo del genere appare TA ex TOUTUV = TA CTUVOXOV. La questione e prospettata
un po diversamente in Lambda 4 , 1070b 13-15; 0.rh etSoi; sono Avurrap -
Xovxa otLTta e sotto questo aspetto esistono, sono cioe ouaioti.
1029a 32. Cfr . sopra, p. 118.
lw
1032b 1 etSoi; SA XAyu TA TT Ijv etvai exacrrou xal Ti;v 7tpd) T7)v ouaiav. Logi
camente e ontologicamente forma e definizione sono anteriori.
-
690 ARISTOTELE

cosa che esiste come invariante senza la materia , intendo il che cos e
l esser questo » .170
Ammesso dunque che sia vero che « la forma » e l invariante che si
vede in una cosa, e to ti en einai l invariante che si asserisce di una cosa,
come si possono inserire questi concetti nella dottrina del divenire e della
corruzione ? « Quando qualcosa si genera, si genera a ) in forza di 171 qual-
cosa ; intendo con questo cio da cui deriva l inizio del movimento; b )
da qualcosa ; intendo con questo la materia ; di qui deriva un che, per
es. una sfera . £ manifesto che in senso proprio ne la forma , ne la materia
si genera. Sarebbe piu esatto dire che la forma si genera in un altro.'
72

La forma e un esistente invariante; senza generazione e corruzione, le for¬


me ci sono o non ci sono.173 Cio che si genera e l insieme composto di
forma e materia ; la174 forma e si un esistente invariante, non pero un che ,
bensi un tale ” » . Non e percio necessario immaginare la forma come
un modello,1 cost come voleva Platone.
Dopo aver stabilito la priorita della forma nella generazione delle
cose naturali e degli artefatti, e la sua identita con to ti en einai, Aristo-
tele riprende la discussione di to ti en einai. Egli costata che le parti in
cui si scompone un concetto sono anteriori al tutto, nel caso che siano
anch esse concetti; le parti the sono materia, e in cui qualcosa viene
scomposto come nella sua materia , sono invece posteriori al tutto.
« Quando definiamo 1 essere di una cosa, ne escludiamo cio che e materiale,
perche la materia appartiene alia cosa concreta, non al suo essere. La cosa con-
creta si puo in certo senso spiegare, in certo senso no. Non possiamo cioe razio-
nalmente determinare cio che e materiale, poiche la materia e indeterminata .
Cio che costituisce primariamente 1 essere di una cosa 176 puo invece da noi
essere accertato, per es. l anima nell uomo. L ousia di una cosa e la forma imma-
nente, e 1 insieme composto da essa e dalla materia e anche designato da noi
come ousia.m Prendiamo ad es. la concavita ; da questa forma e dal naso hanno

170
Zeta 7, 1032b 14 X£yo> 8 ouaoav SVEU <1X7)? T 6 TO rjv elvao.
T6 7rot 7) CTav, cfr. 1045a 31.
171

172
1033b 7 £EXXc{> ylyveTao. Questa e una risposta preliminare ; la soluzione
definitiva viene a 1045a 31-33 e in Zeta 16, sotto, p. 693.
171
1039b 26, cfr. 1043b 16-23. Solo nella natura, nel ciclo biologico, le forme
sono eterne. Letteralmente la stessa cosa si legge in Lambda 3, 1070a 16 elal xal
oux elalv.
m 1033b 21
ou T68E TO iXXa T8 TOO6V8E aypodvei. Cfr . l impostazione fisica del
problema sopra, p. 425. Altrimenti Platone, Timeo 49d pi) TOUTO iXXa TO TOOOUTOV .
175
1034b 2 7rapa8eiypa .
176

EOTO TO EISO? T8 IV6V.


> -
1037 a 28 xaTa T ]V 7rpcl>T7]v 8 ouatav SCTTOV SC. Xoyo . Segue quindi ouaoa
177
Se si intende questo in senso stretto, un ouaoa si genererebbe allora da un al-
tra , il che urta contro il principio di 1041a 4: OUT SOTOV ouaoa ouSepoa k\ ouaocov.
Aristotele risponderebbe che si tratta di due aspetti del concetto di ouala . Una critica
distruttiva del concetto aristotelico di ouala si trova in H. CHERNISS , Crit. of Plato 372.
Di fatto, si vede in questa frase quanto strettamente affini siano la dottrina delle idee
ESISTENZA E VERITA 691

origine il naso camuso e la simita ; nell insieme concreto la materia e inclusa , nel
concetto di simita no. II singolo 171 e il cio che e l essere questo sono in certi
casi identici, e cioe nei concetti astratti, il cui essere e primo in relazione al
fenomeno concreto, come la curvatura e l esser curvo in relazione alia cosa curva .
Nel singolo che e materia, o che e unito alia materia , una simile identita non
sussiste ».
Terzo candidate) a esser designato ousia e il genere. Cio che Ari-
stotele dice del concetto del genere vale in linea di principio anche per
altri concetti universali. Quando si definisce, si indicano genere e diffe-
renza .1 Aristotele adduce l esempio noto dalla prassi scolastica nell Ac-
cademia : l uomo come animale bipede. « Questo deve essere il suo logos.
Perche e uno e non mold ? '80 Non perche il molto e incluso nell uno ; altri-
menti da tutte [ le differenze pensabili ] avrebbe origine uno » . L unita
!I 1

della definizione e del suo oggetto stanno, a giudizio di Aristotele, nel


fatto che genere e differenza non esistono separati ; non sono ousiai. Egli
considera il genere hyle della definizione, e ogni singola differenza come
byle di quella immediatamente successiva , sino a che nella classificazione
si perviene all' atomon eidos , cioe alia specie non piu divisibile ulterior-
mente. In contrapposizione a Platone, egli muove dalla realta concreta :
il genos sovraordinato e, dal punto di vista concettuale, « materia » del-
l ultimo eidos. « Si capovolge cost la methexis platonica, e cio che e piu
elevato e piu generale partecipa di quella realta concreta, che diviene con
cio essenza prima , * e non il contrario » .
1 2

Aristotele discute quindi se e e un fondamento per la coesistenza


degli elementi determinativi nell ultima sottospecie. 1

« In tutto cio che ha piu parti e non e in tutto e per tutto simile a un
mucchio, ma e qualcosa in cui l insieme va al di IS delle parti , e e un fondamento
dell unita. Cio si riconosce quando si ricorre al rapporto di materia e forma,

di Platone e quella di Aristotele, malgrado la diversa impostazione: entrambi intendono


che l cISo; e cio che la cosa ha.
178
Ovviamente intende qui una parola. In lui parola e cosa coincidono: la cosa
e cio che in ogni caso uno intende con la parola , Rhet . Ill 13, 1414a 30 ri TtpaypLa
etratv.,
1 7
-
ysvo? e reXcuxala Siapopa , cioe la proprieta senza di cui un X non puo essere
un X; 1038a 19 i] TeXsuxala 8ia <popa 7] ouala TOU 7rpdy( j.aTo;< ?axat. In due passi, Top.
VI 6, 143b 7 e EN X 3, 1174b 5 e chiamata ei8o7rot6;< $tot9opd.
180
La risposta di Platone alia medesima questione nel Sofista 251a e la auptuXoxfj
oppure xoivcovla eEScov .
181
1037 b 24 OUTCO ptev yap iZ, a7rdvTov saxat gv.
7rpd)T7 j ouala , cio che esiste primariamente. Cito J. STENZEL, Zabl und Gestalt
182

135.
183
Eta 6, 1045a 8 T L a raov TOU CV clvat . Secondo W. JAEGER, Studien zur
Entstehungsgeschichte der Metaphysik , questo capitolo sarebbe un aggiunta ; io trovo
poco persuasive le sue ipotesi veramente complicate sulla redazione originaria di ZH®;
cio che dice invece a p. 109 a proposito dell incertezza di ogni ipotesi complessiva e
giusto.
692 ARISTOTELE

possibility e realta . Prendiamo un esempio scelto a caso: se la definizione di X


fosse bronzo rotondo , questo nome sarebbe una denominazione di questo con¬
cetto, sicche ci sarebbe unicamente da chiedersi quale e il motivo per cui bronzo
rotondo e uno. £ uno perche “ bronzo ” b materia, e “ rotondo ” b la forma. Come
in tutto cio in cui c’e un divenire, il fondamento non e niente altro se non cio
che da l awio al movimento,' e dob quella cosa che da a una hyle il suo eidos .
Non c e nessun altro motivo per il fatto che cio, che secondo la possibility e una
sfera , e in realta una sfera , se non to ti en einai , e questo vale tanto per cio che
da l avvio al movimento, che per la cosa stessa » ."5
La forma e il concetto esistono ; dal materiale da to improvvisamen-
te ha origine , o per natura o mediante una produzione, una sfera , che

ora .
Aristotele riassume la sua tesi nel modo seguente :
« Per rispondere alia questione di che cosa si deve dire che sia , e di qual
modo, l essere di una cosa , assumerb ora un altro punto di partenza. Il modo in
cui si studia il perchd b sempre quello di chiedersi perche qualcosa esiste in un
altro. Nel caso qui in discussione, non ci chiediamo perchd una cosa e se stessa ,
poichb nella questione del perche devono esser noti come gia sussistenti il “ che ” ,
e con cio il fatto che X esiste. Non ci si chiede, dunque, perche colui che b un
uomo e un uomo, ma ci si domanda perche qualcosa [cioe l’esistenza ] e presente
in qualcosa."7 Perche queste cose, cioe mattoni e pietre, sono una casa? Rispon-
do: perche e presente il “ cio che b l essere una casa ” . Prendiamo come esempio
qualcosa che e un insieme: una sillaba BA non b la medesima cosa di “ B piu A ” ,
la came non e la medesima cosa che gli elementi “ fuoco piu terra ” . Infatti dopo
la dissoluzione l unita non esiste, ma esistono ancora le lettere dell alfabeto, e
parimenti esistono gli elementi . L essere dell’insieme e dunque qualcosa che e
diverso dalle lettere o dagli elementi ." Se anche questo fosse un elemento, o se
consistesse di elementi , si arriverebbe a un infinite regresso. Percib l’essere di
una cosa deve essere qualcosa di diverso dagli elementi , e essere il fondamento
del fatto che una cosa esiste. Un animale consiste di materia e forma , di corpo
e d’anima , che insieme formano una totality . Questa pub essere concettualmente
definita indicandone to ti en einai . Si aggiunge la presenza dell ’oggetto definite.
Le cose hanno esistenza reale in quanto posseggono una forma: l ’esistenza non

1M
1045a 31 T6 7rot7jaav . Cfr . sopra , p. 574, nota 23 .
1.5
.
1045a 33 AXXA TOUT 9jv T6 TE 9jv elvat btardpcp E. TUGENDHAT, op . cit .
sopra, nota 162, p. 688, dice giustamente che dai paralleli di Zeta 17 ed Eta si desume
che il TO TE 9jv elvat e il motivo del trapasso del Suvapet 8v nell’IvepYeta 8v ( = 1’ bi -
6pyeta ) ; non si parla in alcun luogo di un T £ 9jv elvat proprio e diverso del Suvapet
ov e dell’ IvepYeta fiv , e sarebbe del resto anche un controsenso. Poiche xardpcp e ben
attestato, anche nello pseudo-Alessandro, non lo si pub espungere alia leggera; l’inter-
pretazione da me proposta e in tutti i casi possibile.
1.6
Zeta 8, 1034a 4 ixavbv zb yew &v 7roi aat xal TOU efSou? atTtov elvat hi
Tfj OX7) . Un concetto universale esiste quando qualcuno lo attualizza , M y 3, 1078a 30 ,
vedere, sopra, p . 325 .
1 7
Zeta 17, 1041a 23 TE dtpa xavA Ttvo? r)Tet 81a TE U 7rapxet . Cfr. la piu ele-
mentare impostazione del problema in Beta 2, 997a 31, sopra , p. 315.
"* 1041b 6 8TI U 7Tapxet 6 Tjv oExEa elvat.
1041b 19 ?Tep <5v TI ; Eta 6, 1045a 10 TE 8XOV trapa TA p6 pta.
ESISTENZA E VERITA 693

e qualcosa indipendente in se,190 bensi la presenza della forma nelle cose qui
ed ora ».191
Determinatezza ( = to ti en einai) , unita ed essere sono concetti j
correlativi.
Rimane ora ancora da spiegare la « presenza della forma ». Questo e
il fine di Aristotele in Theta , la sua grande trattazione dei due concetti
di dynamis ed energeia. Nella prima meta dello scritto egli illustra il
concetto di dynamis , che ha le sue radici nella dottrina del mutamento
e del movimento. Dynamis come concetto indicante un contenuto e pre-
aristotelico: e una capacita di qualcosa, soprattutto 192una capacita di pro-
vocare o di subire un mutamento o un movimento. Aristotele sviluppa
di qui il concetto funzionale di potenzialita nel senso di possibility onto¬
logical93 Il suo esempio costante e: « parliamo di un esistenza secondo
la possibility quando diciamo che nel legno o nel bronzo e contenuto un
Ermes ».m W. Wielandm mostra come questo concetto ontologico di
dynamis poteva logicamente derivare da quello cinetico: « in quanto,
doe, la capacita di una cosa di subire un influenza veniva interpretata
come un suo specifico modo di essere, che si determina dal risultato di
1
questa influenza ».
Il vocabolo energeia e assente tanto nel Corpus Hippocraticum che
nelle opere di Platone; non ne conosco alcuna testimonianza anteriore
ad Aristotele. Si puo dunque congetturare che Aristotele per primo in-
trodusse la parola come termine filosofico. Il vocabolo entelecheia fu da
lui inventato come espressione della sua filosofia del telosvoleva indi-
190
Zeta 16, 1040b 18 OUXE xi £V OUXE xi SV ivSiyerat ouatav elvac. Platone dice
nel Parmenide 143b
,1 1 Eta 2, 1043a 5-12&v oualac jjtcxiyov.
. Usando la terminologia di Heidegger, E. Tugendhat parla
di « Prdsenz der Vorliegenden ». H. CHERNISS, Crit. of Plato 365 dice: « Il particolare
e quel che risulta quando l attualita, o forma determinata, 6 predicata della materia
indeterminata ». L analisi della struttura della predicazione sta alia base dell ontologia
aristotelica. Il xaTyiyopEiCTO at £v xaO £v6?, xl xaxa xivo? in An. post. I 22 diviene in
Zeta 17 xl xaxa xivo? 'm& pyzi . B. RUSSELL dice perdo, History of western philosophy,
1946, 225: « La sostanza e un errore metafisico, dovuto all applicazione alia struttura|K.
del mondo della struttura delle proposizioni composte di soggetto e predicato ». Qual- \
cosa del genere dice L. WITTGENSTEIN, Tractatus 4. 031.
m Suvapi xou TCOLEIV xal 7
? XXITXEIV , per la prima volta in Aristotele in Top. V 9,
139a 4 e VI 7 , 146a 23. Dei passi platonici e importante Sofista 247e; qui l ente viene
prowisoriamente definito oux itAXo 7cXr)v Suvapi?. Nel Corp. Hipp. conosco soltanto
un passo ( Morb. IV, VII 544-546 L. ) in cui piu volte ricorre l espressione ol6v XEP
xal auxi SuvapiEi £ax[.
1M
I primi spunti del concetto specificamente aristotelico li troviamo in Top. IV
4, 124a 31-34 e V , 126a 30-b 6.
m 1048a 32.
195
Die aristotelische Physik 296.
196
Cos! Antifonte invento ( 87B 22 DIELS-KRANZ ) <XEIEITX(O = xi xtov auxcov
acl Eaxavat.
694 ARISTOTELE

care con esso quel grado, in cui il telos e stato raggiunto. Nella parola
197

energeia il_ significato cinetico e primario; kinesis ed energeia sono due


.

aspettF dell essere per cui Aristotele non possedeva un concetto piu ele-
vato. Entrambi sono tipicamente concetti indicanti un contenuto. Ogni
kinesis , sia cambiamento o locomozione , e un continuo, un processo
attraverso il quale la cosa passa . Energeia e la condizione dell attivita.
198

« Quando il medesimo individuo nello stesso tempo ha visto e vede, ha


pensato e pensa, questo io chiamo energeia ». Percio un processo o un
movimento puo essere definito « rapido » ; ma una condizione attuale non
puo invece esser intesa come un processo rapido. I movimenti hanno un
200

risultato diverso da loro stessi; l attivita ha il suo fine in se stessa : e


proprio per questo pub esser descritta come entelecbeia U entelecbeia
e un tipico concetto funzionale ; lo sfondo le e verosimilmente fornito
dalla concezione aristotelica dello svolgimento naturale e dell irreversibilita
dei processi naturali.202 Una cosa raggiunge il grado dell entelecbeia quando
ha condotto al pieno sviluppo la sua natura specifica .203 Ora, pero, si deve
subito osservare che Aristotele non e mai coerente nella sua terminologia ;
le distinzioni qui fatte possono spiegare geneticamente i termini: nell in-
terpretazione, tuttavia , bisogna sempre badare al contesto dell argomen-
. • 204
tazione.
Aristotele spiega come ha trasformato il concetto cinetico di dynamis
in un concetto immanente di possibility .
« La parola energeia , che io sono solito usare insieme con entelecbeia ,m

Cfr. Delta 24, 1023a 34 T£XEIOV 88 T6 zyo\i T6XOI;. CHUNG-HWAN CHEN, The
relation between the terms ivegyeia and dvreXi/ eia in the philosophy of Aristotle , « Cl.
Quart. » 1958, 12-17. Il suo risultato b questo: non c’e praticamente differenza fra i
due termini, ma il punto di vista genetico e importante. Merita di esser letto W .E. RIT¬
TER, Why Aristotle invented the word entelecbeia , « Quart . Review of biology » 7,
1932, 377403 e 9, 1934, 1-35.
Cfr. sopra, pp. 354 e 373. XEVYICTK; e sempre dereXYji;, Phys. Ill 2, 201b 32.
1048b 34-35, cfr. sopra, p. 114.
200
EN X 2, 1173b 32 Ivspyeiv oux Tocytex;.
201
Phys. Ill 2, 202a 7 fj xtv ai? EVTcX /Eia TOU XIVY) TOU y XIVYJTSV , applicato
ai processi di produzione artistica 201a 9-23.
202
Con un argomentazione che merita di essere letta W. JAEGER difende la tesi
opposta, Aristoteles 410: « L EV-TEX- EKX ha un senso logico-ontologico, ma non bio-
logico ». Sull’irreversibilita, vedere sopra, p. 424.
~ ®3
-
ovav dyr/ ri)v 8auToo cpuaiv , per es. Phys. II 1, 193b 1. Cfr. PA I 1, 641b 36
Suvapei T6 CTTTspjjLa Suvaptv 8 &<; iyzi Trpi? evreMyeiav lapsv. Tipica e un’espressio-
*

ne come quella di De caelo IV 3, 311a 4 Suvapei 8v EE;< ivsektysiasi Eiv. Il Ross traduce
ivTEX xsia con « realta completa ».
2<M
Per es. Rhet . Ill 11, 1412a 9 S 8v£ pyEia XIVYJOK;, cfr. sopra, p. 183.
-
1047a 30 EX JXUOE 8 fj 8v6pyEia Touvopa 7) xp8;< ri)v vTcXIysiav cnjvTiOcpE-
V 7) , xai 8x1 Ta SXXa EX TUV xivfjaECov paXicrra , cfr. 1050a 22 Touvopa 8v6 pyeia X6yeTai

-
xava T8 Spyov xal OUVTEEVEI xpii; rrp> EVTcX yEiav. Con auvnOEp8vr) si puo qui con-
frontare Politico 276e EE? Tauxiv (EauiXca xal xupavvov !;UV60EPEV. xal Eirl Ta icXXa
significa « anche in ambiti diversi da XEVYJCTK; )) , cfr . 1048b 6-9. Dopo aver esteso in
ESISTENZA E VERITA 695

dall uso a proposito del cambiamento e del movimento e stata trasferita alia
relazione possibilita-attuazione. Secondo l opinione comune, energeia designa di
preferenza mutamento e movimento. Percio non si dice del non essere che esso
si muove ; si dice, per es., che e qualcosa di pensato o di desiderato, soltanto
non si dice che esso si muove. II motivo di questa trasposizione e che questo
oggetto pensato, sebbene secondo l attuazione non esista ancora, tuttavia esiste,
non appena viene attuato. Questo non-essere-ancora io lo chiamo essere secondo
la possibilita ; esso non esiste, in quanto non esiste secondo l attuazione a .206
Ma che cosa e allora attuazione, attualita ? I filosofi ionici, orientati
in senso meccanicistico, concepivano ogni mutamento come una ridistri-
buzione quantitativa della materia . Democrito riconduceva la realta ultima
delle cose sensibili alia diversita delle forme assunte nello spazio dalla
materia .207 Aristotele pone l accento sul processo e sul dato di fatto che
nell attuazione qualcosa assume una nuova qualita, diviene cost o cost.
La realta ultima delle cose sensibili e qualcosa di infinitamente molte-
plice.
« Cio che io intendo dire con attuazione, diverra chiaro nelle cose sensibili
mediante esempi concreti.208 Non si deve cioe cercare per tutto una definizione,
ma bisogna anche abbracciare con uno sguardo le strutture analoghe. Per la rela¬
zione fra attualita e potenzialita prendiamo gli esempi seguenti : l uomo che
costruisce una casa in relazione a quello che sa costruirla ; chi e sveglio in rela¬

zione a chi dorme ; chi vede in relazione a chi chiude gli occhi ; cio che si e
separato dalla materia in relazione alia materia stessa ; il materiale elaborato in
relazione a quello non lavorato. Non diciamo pero di tutte le cose in ugual
senso che sono secondo l attuazione , ma di alcune lo diciamo piuttosto solo
in senso analogo: come A e in B o in relazione a C, cost C e in D o in relazione
a D ».
L esempio piu importante, in questa enumerazione, e « cio che si e

questo modo il senso della parola Aristotele puo persino dire IvEpyeta axivrjnfai;, EN
VII 15, 1154b 27, l attuata immutabilita del dio, cfr . Sofista 248e-249a e il eommen-
tario del GAUTHIER 815.
206
Theta 3, 1047a 30 - b 2. Non mi occupo della polemica seguente contro i
Megarici ; rinvio a P.M. SCHUHL, Le dominateur et les possibles, Parigi 1960, e alia
notevole recensione di K. v. FRITZ, « Gnomon » 1962, 138-152; inoltre J. HINTIKKA ,
Aristotle and the master-argument of Diodorus , « Amer. philos. Quart. » I, 1964,
2, 1-14. La differenza fra TO EV8EXVEVOV e T6 Suvavbv e importante. Secondo An. pr.
I 13, 32a 18 T6 EV8EX <5[J.SVOV significa il contingente, cio che non e ne necessario ne
impossibile, oppure cio che e possibile sia positivamente che negativamente. Secondo
Theta 3, 1047a 24-26 T6 8UVOCT6V e l indifferentemente possibile, cioe cio che non e
impossibile e anzi , a certe condizioni, pub essere necessario. In linea di principio, Ari- j
stotele si attiene a questa distinzione.
207
Eta 2 pursp.6 = cr/ yipo., secondo la forma, come le lettere A e N; TpoTif )
= Acmt;, secondo la posizione, come lo Z, che, se lo si fa ruotare, diviene una N;
SiafHyr) = secondo la successione, come AN e NA .
208
Theta 6, 1048a 35 SrjXov 8 Ini TOM xaO EZOOTTOC 17) Eno.ycijf ; , non si tratta
dunque di a 7r68EtEt' deduttiva.
696 ARISTOTELE

separato dalla materia in relazione alia materia stessa » ; a questo Aristotele


applica l analogia :
« Alcune cose stanno come il movimento rispetto alia facolta , altre come
la cosa realmente esistente rispetto ad una materia.209
Quando descriviamo l essere che si manifesta in forme molteplici , ci ser-
viamo della parola e . Questo e ha dunque significati altrettanto molteplici .
Diciamo che un sorso di miele e questo e questo, una soglia e questo e
questo. Questo e designa un esser cost .210 La soglia e, perche il materiale e
collocato in un determinate modo; il ghiaccio e, perche l acqua e condensata in
un determinate modo. non significa l essere della forma, o della materia , o
del composto, ma l’essere vero e quello, che in ognuno degli esempi qui illustrati
e l analogo.211 Se ci chiediamo che cosa e la bonaccia , oppure la casa , io rispondo:
il loro essere e completamente diverso, ma il motivo per cui esse esistono qui
ed ora e cost b, in entrambi i casi , qualcosa di analogo ».
Nel cap . VIII di Theta Aristotele riassume la sua opinione. Dap-
prima stabilisce che l attuazione e anteriore alia possibilita tanto concet-
tualmente che cronologicamente . La priorita logica e da lui illustrata me-
diante il suo esempio prediletto : il concetto della casa e la conoscenza
x dell attuazione sono anteriori in relazione all uomo pratico della costru-
j zione . La tesi della priorita cronologica , e dunque ontologica , dell attua-
\ zione rispetto alia possibilita e la base della concezione aristotelica di un
! universo eterno e limitato , che include in se due mondi, uno fisico ed uno
j non fisico, nonche della concezione delTeternita e immutabilita delle
specie biologiche .
« In relazione all uomo qui ed ora , il seme e cronologicamente anteriore,
ma ancora anteriore cronologicamente e l’uomo da cui quell’uomo ha avuto
origine. Giacch£ un essere reale si genera da un essere secondo la possibilita in
forza di un essere reale: un uomo genera un uomo, un uomo colto fa colto un

209
1048b 8 x& p£v yap cot; xEvnjtnt; 7rpi> <; StSvapiv , xii 8’ cot; ooata npic, xiva SXTJV.
Quel che qui Aristotele intende con Suvapt? risulta dalla definizione di Phys. Ill 2,
202a 7 f ) xEvnjms bntki/ zia xou XIVTJXOU fi XIVY) T6V , vedere sopra, p. 354. Dice Ttvi
OXYJV a ragion veduta, perche il possibile si puo trovare soltanto quando lo si traduce
nella realta, tpavepiv 8rt ri Suvdcpei 8vxa ei? bvipytioM aytipeva supicrxETai, 1051a 29.
210
Eta 2, 1042b 26 0688? y&p Itmv 8xt ouxco? xeixat , 1043a 8-11 coSE , xoiaSt ,
il qui e cosf .
211
1043a 4 oiWcc p v ouv ouS v xouxcov ( sc. xcov Statpopcov ) ouS auvSua pcvovt
Speoc Si xi avaXoyov iv Ixaaxco. La proposizione ouaEa xo avaXoYov b> 4xaaxco e il
nucleo dell’ontologia di Aristotele. Cfr. la vaga formulazione del medesimo concetto in
Lambda 4, 1070a 32, sopra , p. 241 . Che questa frase b/ zi xiva aaatpeiav lo dice gii lo
pseudo-Alessandro. ouaEa deve qui significare « il fatto che qualcosa esiste » , ciob
l’esistenza come tale, l’ 5v 8v , poiche il contesto dell’argomentazione ci dice che
Aristotele cerca J) alxEa xou clvai Sxaaxov, e che questa e f j ouata. Il Rolfes traduce
« un analogo della sostanza » . C’e qualcuno che riesca a capirlo? Il Bassenge: « e’e in
ogni genere qualcosa di analogo all ’essenza » . Il Ross : « esse ( le differentiae ) sono
analoghe alia sostanza » . Aristotele dice letteralmente: outrEa e l’analogo in ogni [ cosa
esistente ].
ESJSTENZA E VERITA 697

altro uomo. Sempre qualcosa si genera in forza di un altro, che da l avvio ai


movimento. Questo movente esiste gia secondo l’attuazione.212
La priorita ontologica dell attuazione pub essere provata con gli stessi
argomenti. II bambino e cronologicamente posteriore al padre, ma la forma
dell uomo, che a suo tempo egli realizzera, e anteriore. II padre possiede gia la
forma, il bambino no. Tutto cib che si genera procede verso un fine ; il fine e
l attuazione, e in vista di essa si ottiene la facolta. Gli esseri viventi non vedono
per avere la vista,213 ma hanno la vista per vedere. Uno possiede l arte di costrui-
re per costruire, la capacita di pensare, per pensare ; non si pensa per acquisire
la facolta del pensiero, salvo che per esercizio.
La materia esiste come una possibilita;214 non appena esiste secondo l attua¬
zione, e nella sua forma. Ricorrendo all analogia, possiamo paragonare gli eventi
naturali e la produzione dovuta alle capacita umane. Come il maestro ritiene di
aver raggiunto il fine, quando vede lo scolaro operare da solo nell ambito della
scienza, cos e anche nella natura . Se non potessimo stabilire, sulla base dell’espe-
rienza, quello che di volta in volta e il fine, avremmo nuovamente l Ermes di
Pausone;215 proprio come in quella pittura illusionistica, non sarebbe dato rico-
noscere nella scienza se essa sia fuori o “ dentro ” .216 Attuazione pub significare
cose diverse. In certi casi il fine b un opera;212 in altri e un’attivita; dove non
c’e alcuna opera oltre l attuazione, l’attuazione b presente nello stesso soggetto
attivo, per es. il vedere in chi vede. Di qui risulta chiaro che esistenza e forma
sono attuazione.
L’attuazione e anteriore alia possibilita in un senso ancor piu decisivo.21*
Le cose eterne, ciob, sono nel loro essere anteriori a quelle corruttibili ; nulla di
etemo esiste solo secondo la possibilita. Il motivo b questo: ogni possibility b
insieme possibilita di opposti. Cib che ha possibility di essere pub di conse-
guenza sia essere che non essere. Cio che e capace di non essere e corruttibile.
Niente di assolutamente incorruttibile pub esistere secondo la possibility, perche
se esso non esistesse, non esisterebbe nulla del tutto.21* Per lo stesso motivo, il
movimento etemo, il sole, le stelle e il cielo intero esistono eternamente in
atto, e non c’e da temere con Empedocle che possano un giorno arrestarsi. Inol-

212
1049b 27 ib Si xtvouv evepyela EOTIV. Cfr. Lambda 7, 1073a 1, sopra,
p. 239.
213
Cfr. sopra, p. 609.
214
Sulla base di una filosofia diversa Platone dice che l’ente e oux HXko TI
7tXljv Suvapi? , Sofista 247e.
213
1050a 20. Pausone era un pittore che usava il trompe-l oeil. Quando si ammi-
rano i celebri cavalli nel Palazzo del te a Mantova non si pub realmente dire se siano
fuori o dentro.
216
Se lo scolaro sia realmente attivo nella scienza, o se possegga soltanto esterior-
mente una parvenza di scienza . Con un’immagine diversa Aristotele dice dell’ etiSaipovta
che non e un monile da portare al collo, &o7tep 7teptajrr6v TI EN I 9, 1099a 16.
212
Gioco di parole con bvlpyeta ed gpyov.
2111
Decisivo perche l’immutabile esistenza del 7tptoTov xtvouv axtvrjTov e la con
dizione ultima dell’essere. Da questo principio dipendono il cielo e il mondo del dive¬
-
nire, Lambda 7, 1072b 13.
212
In questa sezione ci sono parecchi echi letterali di Lambda 6-7 e De caelo II 1.
1050b 12-13 = Lambda 6, 1071b 19, cfr. sopra, p. 242. 1050b 24 ( ouSk xapvei ) si
comprende se si confronts DC II 2, 284a 29, sopra, p. 217.
698 ARISTOTELE

tre le cose eterne non si afiaticano stando a questo modo, perche in esse il
movimento non e collegato alia possibilita dell opposto come nelle cose corrut-
tibili. Le cose che sono in mutamento imitano pero quelle immutabili, come
per es. la terra e il fuoco. Giacche anche terra e fuoco sono sempre in atto,220
poiche da se e in se stessi posseggono movimento ».
Dopo questo sguardo cosmico sul concetto di esistenza , vogliamo
riassumere con tutta la brevita possibile la dottrina di Aristotele dell es-
sere come essere. Quando diciamo che qualcosa esiste, intendiamo dire
/J che esso e qui ed ora e cost, ed e il compimento della sua natura. Un ousia
' e 1 ) un oggetto dell esperienza quotidiana , per es. un cavallo ; la sua ousia
e 2 ) essere un cavallo che vive qui ed ora , che e se stesso e si comporta
come ci si attende che un cavallo per natura si comporti. Non si tratta
di due diversi concetti di ousia , ma di due aspetti dell' ousia
La cosa e una totalita che puo essere scomposta in materia e forma .
Materia e forma sono concetti di relazione funzionali: A e materia in re-
lazione a B, B in relazione a C, C in relazione a D, e cost via . Il fon-
damento del fatto che una cosa e un ousia nel primo senso citato, e che
dal non essere passa all essere, e cio che da l avvio al movimento. Niente
di esterno alia cosa e a fondamento del fatto che essa e un che di deter¬
minate, di uno e di ente. In tutte le cose , l esistenza e una correlazione
analoga della determinatezza , dell unita e dell essere. L unita e l essere,
esattamente come movimento e cambiamento, non esistono dunque oltre
le cose, ma sono qualcosa nelle cose. La cosa esiste, quando passa dalla
possibilita nella realta qui ed ora, ed e « cost » .
Le forme degli esseri viventi hanno esistenza eterna nel ciclo biolo-
gico. Per le altre forme , esse sono o non sono secondo che si presentino
nella realta . In esse, il concetto e la definizione, il ti en einai , sono cio
che esiste primariamente , perche prima di poter dire che X esiste, noi
dobbiamo sapere che cosa intendiamo con X.
Della cosa individualmente percepibile non c e ne definizione, ne
dimostrazione, ma solo opinioni. C’e scienza solo dell universale. Questa
scienza e potenziale fino a che sappiamo che c e qualcosa come X. Quando
traduciamo in atto questo sapere, esso e qui ed ora .221

220
Sul movimento naturale degli elementi vedere sopra, pp. 381, 403. Degli
! a ?rXa awfiara dice in GC II 10, 337a 3 che pitpctTai TY)V xtixAto tpopav. Che essi
act cvcpyct , dice soltanto qui ; il che significa che intende il loro rjpcpctv nel luogo
: naturale come un cv pycta . O e questa semplicemente una riflessione ad hoc, al fine di
I completare il panorama cosmico ?
221
Cfr . My 10, 1087a 15-25, sopra , p. 296 .
ABBREVIAZIONI E SIGLE USATE NEL TESTO

Opere di Aristotele

1. Nel Corpus aristotehco

Alfa = il libro A ( I ) della Metafisica


Alfa elatton = il libro a ( II ) della Metafisica
.
An post . Analytica posteriora = AvaXuxixa uaxepa
An. pr. = Analytica priora = AvaXuxixa 7rp< jxepa
Beta = il libro B ( III ) della Metafisica
Cat . Categoriae = Kax7]yop £ai
DC = De caelo = Ilepl oupavou
De an. = De anima = Ilepl
De divin. = De divinatione = Ilepl piavTixrj? T7\C tv xol; CTTVOIS
De inc. = De incessu animalium = Ilepl £c!> cov rropeEa?
De insomn. = De insomniis = Ilepl TVU 7TVECOV
De int . De interpretatione = Ilepl ippoivela?
De juv. = De juventute et senectute Ilepl ve6xr]xos xal y pco;
De longaev. = De longaevitate = Ilepl piaxpo(Ji6x7)xos xal ppaxuBioxqxoi;
De mem. = De memoria = Ilepl pivr] p.7j? xal ivapivr]aeco?
De motu ( an. ) = De motu animalium = Ilepl £c!> cov xivrjaeco?
De respir. = De respiratione = Ilepl ivaTmovji; ( cx>n il De juv. )
De sens. = De sensu = Ilepl aEa&r)aeco <; xal aEcr&Yjxcov
De somno = De somno et vigilia Ilepl UTTVOU xal iyprjyopaeco?
De vita ( et morte ) = Ilepl £co9ji; xal Havdcxou ( con il De juv. )
Delta = il libro A ( V ) della Metafisica
EE = Ethica Eudemia = ’ HIkxa EuS pieia
EN = Ethica Nicomachea = H Ehxa Nixop.dq(eia
Epsilon = il libro E ( VI ) della Metafisica
Eta = il libro H ( VIII ) della Metafisica
GA = De generatione animalium = Ilepl £q> cov yevlaeco?
Gamma = il libro F ( IV ) della Metafisica
GC = De generatione et corruptione = Ilepl yevlaeco? xal cp&opa?
HA = Historia animalium = Ilepl xa £q> a IcrxopEai
lota = il libro I ( X ) della Metafisica
Kappa = il libro K ( XI ) della Metafisica
Lambda = il libro A ( XII ) della Metafisica
Met. Metaphysica = xa p.exa xa cpucrixa
Meteor. = Meteorologica = MexecopoXoyixa
MM = Magna Moralia = H Ehxa peyaXa
My = il libro M ( XIII ) deUa Metafisica
700 ARISTOTELE

Ny = il libro N ( XIV ) della Metafisica


PA - De partibus animalium = Ilepl fioplcov
Phys. = Physica = G> umx )] dbcp6aaii;
Poet. = Poetica = Ilepl 7roi7)Ttx7ji;
Pol. = Politica = IIoAmxii
Probl. = Problemata = IIpopX ptaTa ( non aristotelici )
Rhet . = Rhetorica = TEyyi] (i>T)Toptx7)
Soph. El. = Sophistici Elenchi Eo<pt<mxol Xeyx01 = Top. IX
Theta = il libro 0 ( IX ) della Metafisica
Top. = Topica = TWixa ( con Soph. El. come libro IX )
Zeta = il libro Z ( VII ) della Metafisica

2. Altre opere

DURING = I. DURING, Aristotle s Protrepticus. An attempt at reconstruction, Goteborg


1961.
ROSE = V. ROSE, Aristotelis qui ferebantur librorum fragmenta , Leipzig 1886.
Ross = W.D. Ross, Aristotelis fragmenta selecta, Oxford 1955.
WALZER = R. WALZER, Aristotelis dialogorum fragmenta, Firenze 1934, ristampa 1962.
De bono -- Ilepl T&Ya&ou.
De ideis Ilepl ISe&v.
De phil. = Ilepl (piXoaoipEa;.
Protr. Protrettico

Opere modeme, Atti di Accademie , periodici


Abh. Ak. Berlin = Abhandlungen der Kgl. PreuCischen ( oggi: Deutschen ) Akademie
der Wissenschaften.
Abh. Ak. Heidelberg = Abhandlungen der Heidelberger Akademie der Wissenschaften .
Philos.-hist. Klasse.
AJPh = American Journal of Philology.
Aristote et les problkmes de methode = Aristote et les problemes de methode. Com¬
munications presentees au Symposium Aristotelicum tenu a Louvain 1960. Lou ¬
vain 1961.
Aristotle and Plato in the mid- fourth century = Aristotle and Plato in the mid-fourth
century. Papers of the Symposium Aristotelicum held at Oxford in August 1957.
Ed. by I. DURING and G.E.L. OWEN, Goteborg 1960. ( Studia Graeca et Latina
Gothoburgensia XI ).
ARRIGHETTI = Epicuro. Opere. Introduzione, testo critico, traduzione e note di G.
ARRIGHETTI. Torino 1960.
Autour d Aristote = Autour d’ Aristote. Recueil d etudes de philosophic ancienne et
medievale offert a Mgr. A. MANSION. Louvain 1955.
CHERNISS, Crit . of Plato = H. CHERNISS, Aristotle s criticism of Plato and the Aca ¬

demy , vol. I , Baltimore 1944. Ristampa 1962.


Cl. Qu. oppure Class. Quart. = Classical Quarterly.
Cl. Rev. = Classical Review.
ABBREVIAZIONI 701

Corp. Hipp. = Corpus Hippocraticum (citato secondo l edizione Littre ).


DIRLMEIER EE = Aristoteles. Werke in deutscher Vbersetzung. Hrsg. von E. Grumach.
Bd. 7. Eudemische Ethik, Ubersetzt von F. DIRLMEIER, 1962.
DIRLMEIER EN = Aristoteles. Werke in deutscher Vbersetzung. Hrsg. v. E. Grumach.
Bd. 6. Nikomachische Ethik, Ubersetzt von F. DIRLMEIER, 1956.
DIRLMEIER MM = Aristoteles. Werke in deutscher Vbersetzung. Hrsg. von E. Grumach.
Bd. 8. Magna Moralia. Ubersetzt von F. DIRLMEIER, 1958.
DURING, Aristotle s chemical treatise = I. DURING, Aristotle s chemical treatise. Meteo-
rologica Book IV . With introduction and commentary. In: Goteborgs Hogskolas
Arsskrift 50. 1944: 2.
.
DURING, Aristotle’ s De part an. = I. DURING, Aristotle’ s Be partibus animalium. Criti¬
cal and literary commentaries. In: Goteborgs Kungl. Vetenskaps- och Vitterhets-
Samhalles Handlingar . Sjatte foljden. Ser . A. Bd. 2 N: o 1. Gbteborg 1943.
DURING, Biogr. trad. = I . DURING, Aristotle in the ancient biographical tradition. Gote-
borg 1957. ( Studia Graeca et Latina Gothoburgensia V ).
DURING, Herodicus = I . DURING, Herodicus the Cratetean. A study in Anti-Platonic
tradition. In: Kungl. Vitterhets Historic och Antikvitetsakademiens Handlingar,
Del 51:2, Stockholm 1941.
DURING, Notes on the transmission = I. DURING, Notes on the history of the trans¬
mission of Aristotle’ s writings. In: Acta universitatis Gothoburgensis 56, 1950: 3.
DURING, Protr. = I. DURING, Aristotle’ s Protrepticus. An attempt at reconstruction.
Goteborg 1961. ( Studia Graeca et Latina Gothoburgensia XII ).
GAUTHIER = R. A. GAUTHIER, O. P. et J. Y. JOLIF, O. P., L’ Ethique a Nicomaque
I -III . Louvain 1958/ 9.
GGN = Nachrichten von der Gesellschaft der Wissenschaften zu Gottingen .
JAEGER, Aristoteles = W. JAEGER, Aristoteles. Grundlegung einer Geschichte seiner Ent -
.
wicklung Berlin 1923. Ristampa 1955.
JAEGER, Entstehungsgeschichte = W. JAEGER, Studien zur Entstehungsgeschichte der
Metaphysik des Aristoteles. Berlin 1912.
JHS Journal of Hellenic Studies.
=
KRAMER, Arete bei Platon = H. J. KRAMER , Arete bei Platon und Aristoteles. Zum
Wesen und zur Geschichte der platonischen Ontologie , Abh. Ak . Heidelberg 1959,
6. Abhandlung.
Les fit. class. = Les fitudes classiques.
LITTRE = E. LITTRE, Oeuvres completes d Hippocrate. I-X. Paris 1839-1861.
MORAUX, Listes anciennes = P. MORAUX, Les listes anciennes des ouvrages d’ Aristote.
Louvain 1951.
Mus. Helv. = Museum Helveticum.
NJb . = Neue Jahrbiicher fur Philologie und Padagogik ( dopo il 1898 = Neue Jahr-
bucher fur das klassische Altertum ).
Oxford translation = The Works of Aristotle. Translated into English under the editor ¬

ship of Sir DAVID Ross. Bd. I-XII. Oxford 1928-1952.


Phil. Rev. = Philosophical Review.
Proc. Am. Philos. Soc. = Proceedings of the American Philosophical Society, Phila ¬
delphia.
RE = Paulys Real-Encyklopadie der classischen Altertumswissenschaft. RE Suppl. =
Supplementband.
Rev. Met. = Revue de Metaphysique et de Morale.
RPhL = Revue philosophique de Louvain.
Rhein . Mus. = Rheinisches Museum .
702 ARISTOTELE

Riv. di Fil . = Rivista di Filologia e di Istruzione Classica.


Sb. Akad. Heidelberg = Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaf -
ten, philos.-hist. Klasse.
Sb. Ak. Wien = Sitzungsberichte der Akademie der Wissenschaft in Wien, Philos.-hist.
Klasse.
SOLMSEN, Aristotle s system = F. SOLMSEN, Aristotle’ s system of the physical world. A
comparison with his predecessors. Cornell Univ. Press, Ithaca 1960.
Stud . Gen. = Studium Generale.
Stud. Ital. = Studi Italiani di Filologia Classica .
Symb. Osl. = Symbolae Osloenses.
Trans , of the Am. Phil. Ass. = Transactions and Proceedings of the American Philo ¬

logical Association , Ithaca .


Vita Marc. = Vita Marciana , edita da I . DURING, Biogr. trad. 94-119.
WIELAND, Die aristotelische Physik = W. WIELAND, Die aristotelische Physik , Unter-
suchungen iiber die Grundlegung der Naturwissenschaft und die sprachlichen
Bedingungen der Prinzipienforschung bei Aristoteles , Gottingen 1962.
WILPERT, Friihschriften = P. WILPERT, Zwei aristotelische Pruhschriften iiber die
Ideenlehre, Regensburg 1949.
PICCOLA BIBLIOGRAFIA ARISTOTELICA

La bibliogtafia telativa ad Atistotele fino all anno 1926 si trova in K . PRAECHTER ,


Die Pbilosopbie des Altertums ( = F. UEBERWEG, Grundriss der Geschichte der Philo¬
sophic, vol. I, 1926 ); dopo il 1928, ne l « Annee philologique ». Eccellenti sono i trime -
sttali supplement bibliografici della rivista « Gnomon »; una bibliogtafia specifica e
M .D. PHILIPPE, Bibliographische Einfiihrungen in das Studium der Pbilosopbie , H.
VIII, Berna 1948 ( superficiale ). Un buon orientamento fotnisce H.S. LONG, A bibliogra¬
phical survey of recent work on Aristotle ( from 1945 onwards ), in « Classical Weekly »
51, 1957 /58, 47-51 ; 57-60 ; 69-76; 96-98; 117-119; 193-194; 204-209. In molti dei
commentari e delle edizioni citati qui sotto si trovano pregevoli bibliografie specifiche,
per es. nel DIRLMEIER e in GAUTHIER-JOLIF ( pet l etica ), AUBONNET ( politica ); DE
MONTMOLLIN ed ELSE ( poetica), Ross ( Analitici , De anima , Parva naturalia, Fisica ),
WIELAND ( Fisica ), DURING ( Protrettico ). Sostanziose introduzioni con rassegne degli
studi anterioti si ttovano nei commentari e nelle edizioni di AUBONNET, DIRLMEIER,
GAUTHIER-JOLIF, JOACHIM, LONGO, LOUIS e Ross.
La rassegna piu particolateggiata degli studi aristotelici nel nostro secolo ( sino al
1961 circa ) si ttova in E. BERTI, La filosofia del primo Aristotele , 1-122. La letteratuta
telativa ad Aristotele e quasi completa e registtata con precisione bibliografica. Inoltre:
F. DIRLMEIER , Zum gegenwdrtigen Stand der Aristotelesforschung , in « Wiener Stu-
dien » 76, 1963, 54-67; A.H. CHROUST, The first thirty years of modern Aristotelian
scholarship, « Class , et Med. » 24, 1963, 27-57.
In questa bibliogtafia, di tutta la letteratuta piu antica io registro soltanto alcuni
lavori patticolarmente impottanti. Ma anche dopo il 1945 la letteratura su Aristotele 6
sconfinata. Cito in primo luogo edizioni, commentari e contributi all interptetazione,
con contributi alia ctitica testuale oppure all esegesi di singoli passi. Altra bibliografia
specifica e citata nelle note che completano la mia esposizione. Ho successivamente
registrato alcuni lavori che sono stati pubblicati dopo la stesura del mio manoscritto.

Edizioni complessive
Aristotelis Opera. Ex recensione I. BEKKERI ed. Academia Regia Borussica. Berlino
1831-70. Vol. I-II testo, III traduzioni latine del Rinascimento, IV scoli, V
frammenti e 1 Index Aristotelicus di H. BONITZ. Ristampa Betlino 1960.
Aristoteles, cum fragments , ed . A .F. DIDOT ( DUBNER, BUSSEMAKER, HEITZ ) I-IV. Patigi
1848-69. V Indices 1874. ( £ una revisione del testo del Bekker . Ma questa edi-
zione, in se eccellente, e praticamente poco utile, poiche manca dell impaginazione
del Bekker . Pregevole e l indice delle cose ).
The Works of Aristotle. Translated into English under the editorship of J.A.
SMITH and W.D. Ross ; Oxford 1908-13. Vol. I-XII.
704 ARISTOTELE

Aristoteles. Werke in deutscher Vbersetzung . Hrsg. v. E. GRUMACH. Sino ad oggi sono


stati pubblicati il vol. 6 Nikomachische Etbik , 7 Eudemiscbe Ethik , 8 Magna
Moralia, tutti a cura di F. DIRLMEIER. II vol. 13 Ueber die Seele, a cura di W.
THEILER, il 19 Problemata, a cura di H. FLASHAR.
Aristoteles. Die Lehrschriften, hrsg. u. iibertragen und in ihrer Entstehung erldutert
von P. GOHLKE. Mit einer Einleitung iiber Aristoteles und sein Werk . Paderborn
1948 ( ormai quasi completa ). ( Non e raccomandabile a causa dei numerosi e gravi
errori ).
GIGON O., Aristoteles, Einfiihrungsschriften, Zurich 1961. ( Contiene fra l altro tradu-
zioni del Protrettico e delle Categorie ).
Aristotle dictionary , ed. by Th. P. KIERNAN, New York 1961.

Edizioni di opete singole

( BT = Bibliotheca Teubneriana, Bud6 = Collection des university de France, OCT =


Oxford Classical Texts, Loeb = The Loeb Classical Library )
Organon.
-
Aristotelis Organon, ed. Th. WAITZ, I-II, Leipzig 1844 46. Ristampa Aalen-Scientia
1962.
Aristotle. The Organon. I The Categories. On interpretation , by. H.P. COOKE. Prior
Analytics , by H. TREDENNICK, Loeb 1938.
Aristote. Organon. Nouvelle traduction et notes par J. TRICOT, Paris 1946 / 50. ( £ la
migliore delle traduzioni disponibili ).
Aristotele. Organon, introduzione, traduzione e note di G. COLLI, Torino 1955.
Categoriae et liber de interpretatione , ed. L. MINIO-PALUELLO, OCT 1949.
Aristotle s Categories and De interpretatione, Translated with notes and glossary by
J.L. ACKRILL, Oxford 1963. ( Molto pregevole).
Aristotle s Prior and posterior Analytics. A revised text with introduction and com ¬
mentary by W.D. Ross, Oxford 1949. ( Edizione fondamentale ).
Analytica priora et posteriora, ed. Sir D. Ross and L. MINIO-PALUELLO, OCT 1964.
Topica, ed. I. STRACHE et M. WALLIES, BT 1923.
Topica , ed . W.D. Ross, OCT 1958.
Les Topiques , ed. J. BRUNSCHVIG, Bude.
Fisica.
Physica , ed. H. CARTERON, Bude 1926/ 31.
The Physics , ed. P. WICKSTEED and FM . CORNFORD, Loeb 1929.
Aristotle s Physics , A revised text with introduction and commentary by W .D. Ross,
Oxford 1936. ( Edizione fondamentale ).
Physica, ed. W.D. Ross , OCT 1950.

De caelo.
De caelo, ed . D.J. ALLAN, OCT 1936. Reprinted with corrections 1955.
De caelo, ed. W.K.C. GUTHRIE, Loeb 1939.
Aristotele, De Caelo, introduzione, testo critico, traduzione e note di O. LONGO, Firenze
1962.
Traite du del , ed. P. MORAUX, Bude 1965.
PICCOLA BIBLIOGRAFIA ARISTOTELICA 705

Traite du del , trad , et notes par J. TRICOT, Paris 1949.


Arisloteles, Vom Himmel, Von der Seele, Von der Dichtkunst , Eingeleitet und neu
iibertragen von O. GIGON, Zurich 1950.
De generatione et corruptione.
Aristotle on coming-to-be and passing away , A revised text with introduction and
commentary by H.H. JOACHIM, Oxford 1922.
Aristotle, On sophistical refutations, On coming-to-be and passing-away , by E.S. FOR¬
STER, On the cosmos , by D.J. FURLEY, Loeb 1955.
Aristotle, On coming-to-be and passing-away , Some comments by W.J. VERDENIUS and
J.H. WASZINK, Leiden 1946. ( Philosophia antiqua I )
De la generation et de la corruption , trad, et notes par J. TRICOT, Paris 1951.
Meteorologica.
Meteorologica , ed . J.L. IDELER, I-II, Leipzig 1934/ 36. Mit lat . Ubersetzung, Ausziige
aus den Kommentatoren, und Kommentar. ( Manca ancora un commentario mo-
derno )
Meteorologica , ed . F.H. FOBES, Cambridge Mass. 1919. ( Testo fondamentale )
Meteorologica , ed . D.P. LEE, Loeb 1952.
Les Meteorologiques, trad, et notes par J. TRICOT, Paris 1955.
Aristotle s chemical treatise. Meteorologica , Book IV. With introduction and commen ¬
tary by I. DURING. In: Goteborgs Hogskolas Arsskrift 50, 1944: 2, Goteborg 1944.

De anima.
De anima , with translation, introduction and notes by R .D. HICKS, Cambridge 1907.
( Molto pregevole; non 6 invecchiata )
De anima , ed. W.D. Ross, OCT 1956.
On the soul, Parva naturalia, On Breath , ed. W.S. HETT, Loeb 1957.
Vber die Seele , iibersetzt von W. THEILER, Ak.-Ausg. B. 13, Berlin 1959.
De anima , edited, with introduction and commentary by Sir D. Ross , Oxford 1961.
Traite de I dme , trad , et notes par J. TRICOT, Paris 1947.
GIGON O., traduzione del De Anima , Aristoteles, Werke Bd . II, Zurich 1950.
Parva naturalia.
Parva naturalia, ed . G . BIEHL, BT 1898 .
Parva naturalia, ed . W.S. HETT, Loeb 1936.
Parva naturalia, ed . R. MUGNIER, Bude 1953.
Parva naturalia, A revised text with introduction and commentary by Sir D. Ross,
Oxford 1955.
Parva naturalia, graece et latine ed. notis ill. P. SIWEK, Roma 1963.
Parva naturalia, trad , et notes par J. TRICOT, Paris 1951.
De insomniis et de divinatione per somnum , I testo, II traduzioni latine, ed. H.J.
DROSSAART LULOFS, Leiden 1947. ( Philosophia Antiqua II )
De sensu et memoria, ed. A. FORSTER, Budapest 1942.
De somno et vigilia , adiectis veteribus translationibus et Theodori Metochitae com¬
mentario, ed. H.J. DROSSAART LULOFS, Leiden 1943.
Historia animalium.
Aristoteles. Thierkunde , text , deutsche Ubersetzung, Kommentar von H. AUBERT U.
F. WIMMER, Leipzig 1868.
706 ARISTOTELE

Historia animalium , ed. L. DITTMEYER, BT 1907.


Histoire des animaux, livres I-IV, texte et trad , par P. Louis , Bude 1964.
Historia animalium, books I-III , ed . A.L. PECK, Loeb 1965.
Histoire des animaux, introduction, traduction nouvelle, notes et index par J. TRICOT,
Paris 1957.

De partibus animalium.
De partibus animalium, ed. B. LANGKAVEL, BT 1868.
Parts of animals, ed. A.L. PECK, Loeb 1937.
Les parties des animaux , texte et trad , par P. Louis , Bude 1956.
Le parti degli animali , trad , e note a cura di L. TORRACA, Padova 1962.
De partibus animalium , ed. I. DURING. ( In OCT )
Aristotle s Des Partibus animalium, critical and literary commentaries by I. DURING,
Goteborg 1943. ( Goteborgs Kungl. Vetenskaps- och Vitterhets-Samhalles hand-
lingar. Sjatte foljden. Ser. A. Band 2, Nio I )
Vber die Teile der Tiere, libers , u. Komm. von I. DURING. ( Akademie-Verlag , in pre-
parazione)
Le livre premier du traite sur les parties des animaux , texte et traduction , avec intro
¬

duction et commentaire per J.M. LE BLOND, S.J. Paris, Aubier, 1945.


OGLE W., Aristotle on the parts of animals , London 1882. ( Con un pregevole com ¬

mentary )

De motu animalium. De incessu animalium.


Movement of animals, Progression of animals , ed. E.S. FORSTER, Loeb 1937.
De animalium motione, De animalium incessu , ed. W.W. JAEGER , BT 1913.
De motu animalium, a cura di L. TORRACA , Napoli 1958. ( Collana di studi greci 30 )

De generatione animalium.
Aristoteles Funf Bucher Von der Zeugung und Entwicklung der Thiere , ubersetzt und
erlautert von H. AUBERT und F. WIMMER, Leipzig 1860. ( Testo scadente, la
traduzione e buona )
Generation of Animals , ed . A.L. PECK , Loeb 1953.
De la generation des animaux , texte etabli et trad . par . P. Louis , Bude 1961.
De generatione animalium , ed . H.J. DROSSAART-LULOFS, OCT 1965.
Metafisica.
Aristotle s Metaphysics , a revised text with introduction and commentary by W.D.
Ross, I-II , Oxford 1924. ( Edizione fondamentale )
Metaphysica , ed. W. JAEGER, OCT 1957.
La Metaphysique, ed . et comm , par J. TRICOT, Paris 1958.
Metaphysik , Ubersetzt von F. BASSENGE, Berlin 1960.

Etica Nicomachea ( Non esiste un edizione fondamentale ).


The Ethics of Aristotle , 111. with essays and notes by A. GRANT, I-II, London 1857,
4 ed. 1884.
Ethica Nicomachea, ed. F. SUSEMIHL, BT 1880, terza ed . a cura di O. APELT 1912.
Ethica Nicomachea, ed. I. BYWATER, OCT 1894, ristampa 1959.
The Ethics of Aristotle, ed. with an introduction and notes by J. BURNET, London 1900.
( Pregevole ; con testi paralleli dalle altre Etiche )
PICCOLA BIBLIOGRAFIA ARISTOTELICA 707

Aristotle. The Nicomachean Ethics , a commentary by the late H.H. JOACHIM, ed . by


D.A. REES, Oxford 1951.
Notes on the Nicomachean Ethics of Aristotle , by J.A. STEWART, I-II, Oxford 1892.
( Indispensabile).
Nikomachische Ethik , Ubersetzt von F. DIRLMEIER, Ak.-Ausg. B. 6, Berlin 1956. 3’ ed .
riveduta 1964.
L Ethique a Nicomaque , introduction, traduction et commentaire par R .A. GAUTHIER ,
O.P. et J.Y. JOLIF, O.P. I-III, Louvain 1958 /59. ( Con pregevoli monografie spe-
cifiche su singoli problemi )
Magna Moralia ( Non esiste un edizione fondamentale )
Magna Moralia, ed. F. SUSEMIHL, BT 1883.
Magna Moralia, ed . G.C. ARMSTRONG, Loeb 1947.
Magna Moralia, Ubersetzt von F. DIRLMEIER, Ak .-Ausg. B. 8, Berlin 1958.
Ethica Eudemia ( Non esiste un edizione fondamentale )
Aristotelis Ethica Eudemia , ed A. Th. H. FRITZSCHE, Regensburg 1851. ( Ancora utile )
[ Ethica Eudemia] Eudemi Rhodii Ethica , ed . F. SUSEMIHL, BT 1884.
The Eudemean Ethics , ed. H. RACKHAM, Loeb 1942 ( edizione non consigliabile, priva
di valore scientifico ).
Eudemische Ethik , Ubersetzt von F. DIRLMEIER, Ak .-Ausgabe B. 7, Berlin 1962. ( Pre¬
gevoli i contributi alia costituzione del testo contenuti nel commentario).
Politica.
The Politics of Aristotle, with an introduction, two prefatory essays and notes by W.L.
NEWMAN, I-IV, Oxford 1887-1902. ( Indispensabile )
Politica , ed. O. IMMISCH, BT 1929.
Politica , ed. W.D. Ross, OCT 1957.
Politique, I-II, ed. J. AUBONNET, Bude 1960. ( Con una pregevole introduzione )
La Politique, trad , et notes par J. TRICOT, Paris 1962.
The Politics of Aristotle , translated with introduction, notes and appendices by E. BAR
¬

KER , Oxford 1946. Abridged edition 1948 ( reprinted in the Galaxy series 1962 ).
The Politics of Aristotle , lib. III-IV, translated with introduction and comments by
R . ROBINSON, Oxford 1962.
Politik und Staat der Athener , Eingeleitet und neu ubertragen von O. GIGON, Zurich
1955.
Retorica.
The Rhetoric of Aristotle , with a commentary by E.M. COPE, revised and edited by
J.E. SANDYS, Cambridge 1877. - Introduction to Aristotle s Rhetoric with analysis,
notes and appendices, by E.M. COPE, London 1867.
Rhetorique I -II , ed. M. DUFOUR , Bude 1932 / 38.
The Art of Rhetoric, ed . J.H. FREESE, Loeb 1939.
Retorica, ed . del texto con aparato critico, traduccion, prologo y notas par A. TOVAR,
Madrid 1953.
Rhetorica, ed . W.D. Ross , OCT 1959.
Poetica.
Poetica, ed. I. BYWATER, OCT 1911.
De arte poetica , ed . R . KASSEL, OCT 1965.
708 ARISTOTELE

Aristoleles IlepL noiTyrucri . Mit Einleitung , Text und adnotatio critica , exegetischem
Kommentar... von A. GUDEMAN, Berlin 1934. ( Superata ; non raccomandabile )
Poetica, introduzione, testo e commento di A. ROSTAGNI, sec. ed . riveduta, Torino 1945.
( Pregevole )
La poetique d Aristote, texte primitif et additions ulterieures, D. DE MONTMOLLIN,
Neuchatel 1951.
Aristotle s Poetics , the argument, by G. ELSE, Harvard UP 1957.
Poetik. Ubersetzung, Einleitung und Anmerkungen von O. GIGON, Stuttgart 1961.
Frammenti.
Fragmenta, Collegit V. ROSE, BT 1886.
Fragmenta selecta , ed. W.D. Ross , OCT 1955.
Dialogorum fragmenta in usum scholarum , selegit R. WALZER, Firenze 1934. Ristampa
1963.
ARISTOTELE, Della Filosofia , introduzione, testo, traduzione e commento esegetico di
M. UNTERSTEINER, Roma 1963.
Aristotle s Protrepticus , an attempt at reconstruction , by I. DURING, Gdteborg 1961.
( Studia Graeca et Latina Gothoburgensia XII.) In proposito, importanti le osser-
vazioni di H. FLASHAR, « Arch. f . Gesch . d. Phil » 47, 1965, 53-79; R. STARK,
« Gott. Gel. Anz. » 217, 1965, 53-68.
Aristotle s Essay on Ideas , t in attempt at reconstruction, by G.E.L. OWEN.
MORAUX P., A la recherche de I’ Aristote perdu: Le dialogue Sur la justice, Louvain
1957.
Aristotelis epistularum fragmenta cum testamento , rec. et illustr . M. PLEZIA , Varsoviae
1961.
Vitae Aristotelis.
DURING I., Aristotle in the ancient biographical tradition , I Editions of the ancient
Vitae Aristotelis. II The Syriac and Arabic tradition on Aristotle s life and
writings. Ill Fragments of the ancient biographical tradition. IV From Hermip-
pus to Ptolemy (Studia Graeca et Latina Gothoburgensia V ), Gdteborg 1957.
Vita Aristotelis Marciana, hrsg. und kommentiert von O. GIGON ( Kleine Texte 181),
1962.
Speusippo.
LANG P., De Speusippi Academici scriptis , Bonn 1911. Ristampa 1964.
Teofrasto.
Metaphysics , ed . by W .D. Ross and F.H. FOBES, Oxford 1929.
La Metaphysique, trad, et notes par J. TRICOT, Paris 1948.
Senocrate.
HEINZE R ., Xenokrates. Darstellung der Lehre und Sammlung der Fragmente , Leipzig
1892. Ristampa 1965.
Nicola Damasceno.
DROSSAART LULOFS H.J., Nicolaus Damascenus On the philosophy of Aristotle , Frag ¬

ments of the first five books translated from the Syriac with an introduction and
commentary, Leiden 1965.
PICCOLA BIBLIOGRAFIA ARISTOTELICA 709

Alessandro, Simplicio e gli altri commentatori antichi sono da me citati secondo le


edizioni dei Commentaria in Aristotelem Graeca ( CIAG ), Berlino 1882-1909, 23
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CHERNISS H., Aristotle s Criticism of Presocratic Philosophy , Baltimore 1935. ( Indi-
spensabile )
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New York 1962. ( Indispensabile )
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34-53, 166-185. Anche in: Wissen, Wollen, Glauben , Zurich 1955, 86-119. ( Molto
pregevole )
GRENE M., A portrait of Aristotle , London 1963.
JAEGER W., Aristoteles. Grundlegung einer Geschichte seiner Entuiicklung , Berlin
1923, 2* edizione ( testo immutato) 1955. ( Trad , it., Firenze 1935, 1968J )
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Aristoteles und die alien Peripatetiker , Leipzig, 3“ edizione 1879, Neudruck 1921.
[ Ristampa anastatica, Hildesheim 1963 ]. ( Trad. it. dei capp. XII-XXI, Firenze
1966 )

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710 ARISTOTELE

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Berlin 1833 ( 1835 ), 249-299.
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« Class , et. Med . » 23, 1963, 50-67.
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sophia antiqua 10 ), Leiden 1962.
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,

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borgs Hogskolas Arsskrift 56, 1950: 3.
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Etica e filosofia politica


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MORAUX P., Quelques apories de la politique et leur arrihreplan historique.
WEIL R., Philosophic et histoire. La vision de I’ histoire chez Aristote.
AALDERS H. Wzn., G.J.D., Die Mischverfassung und thre historische Dokumen-
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GIGON O., Die Sklaverei bei Aristoteles.
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THEILER W., Zur Geschichte der teleologischen Naturbetrachtung , Basel 1924. ( Indi¬
spensabile )

Traduzione delle opete di Aristotele in lingua italiana


Aggiungiamo in questo e nel seguente paragrafo alcune indicazioni non contenute
nell originale, ma utili per H lettore italiano.
Non disponiamo ancora di una traduzione italiana di tutte le opere di Ari ¬
stotele. L edizione maggiore attualmente disponibile e:
Opere , a cura di G. Giannantoni, 4 voll., Roma-Bari 1973 Comprende traduzioni di
-
-
G. Colli ( Organon ) , A. Russo ( Fisica, Della generazione e corruzione, Metafisica ) -,
R. Laurenti ( Dell' Anima, Piccoli trattati di storia naturale, Politico, Trattato sul-
Veconomia, Costituzione degli Ateniesi ); M. Vegetti ( Parti degli animali ) , D.
Lanza ( Riproduzione degli animali ) ; A. Plebe ( Etica Nicomachea, Grande Etica,
-
Etica Eudemia ); M. Valgimigli ( Poetica ) ; G. Giannantoni ( Frammenti ).
II « Centro di studi filosofici di Gallarate » ha intrapreso la traduzione siste-
matica di tutto Aristotele. Finora sono stati pubblicati i seguenti volumi :
La Metafisica , a cura di G. Reale, Napoli 1968.
PICCOLA BIBLIOGRAFIA ARISTOTELICA 723

Gli Analitici primi , a cura di M. Mignucci, Napoli 1970.


I Topici , a cura di A. Zadro, Napoli 1974.
Tratlato sul cosmo per Alessandro, a cura di G. Reale, Napoli 1974.
Gli Analitici secondi , a cura di M. Mignucci, Napoli ( in corso di stampa ).
Vanno ricordate le vecchie traduzioni delle seguenti opere:
Metafisica, traduzioni di A. Carlini, Bari 1928; di R. Bonghi, completata da M.F.
Sciacca, Milano 1942-45; di P. Eusebietti, a cura di E. Oggioni, Padova 1950.
De Anima, prima traduzione italiana di P. Eusebietti, Torino 1931.
Politica , a cura di V. Costanzi, Bari 1918.
Attualmente sono reperibili edizioni singole di:
Categorie, a cura di D. Pesce, Padova 1966.
De Anima, a cura di R. Laurenti, Napoli-Firenze 1970.
De Caelo, a cura di O. Longo, Firenze 1962.
Della Filosofia , a cura di M. Untersteiner, Roma 1963.
De Motu animalium , a cura di L. Torraca, Napoli 1958.
Fisica, a cura di G. Laurenza , Napoli 1967.
Generazione e corruzione , a cura di P. Cristofolini, Torino 1963.
Metafisica , a cura di A. Viano, Torino 1974.
Opere biologiche , a cura di M. Vegetti e D. Lanza, Torino 1972. Comprende: Ri -
cerche sugli animali, Le parti degli animali, La locomozione degli animali, La per-
cezione e i percepibili, La memoria e il richiamo della memoria, II sonno e la
veglia, I sogni, La premonizione nel sonno, La lunghezza e la brevith della vita,
La respirazione, II moto degli animali.
Poetica, a cura di F. Albeggiani, Firenze 1972.
Politica, Costituzione degli Ateniesi , a cura di A. Viano, Torino 1966.
Protreptico, a cura di G. Berti, Padova 1967 .
Studi su Aristotele
GENTILE M., La dottrina platonica delle idee-numeri e Aristotele , Pisa 1930.
BIGNAMI E., La poetica di Aristotele e il concetto dell arte presso gli antichi , Fi¬
renze 1932.
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INDICI
INDICE DEI PASSI CITATI

I numeri tra parentesi rimandano alle pagine del testo in cui compaiono i passi
elencati.

ALCIDAMANTE, De soph., 12 ( 178); 32 ( 688 ) ; I 12, 105 a 13 ( 96 ) ; I 14, 105


(181). b 6 ( 420, 634 ) ; I 14, 105 b 12-18 ( 261,
ALCIMO in Diog. Laert . , Ill 13 ( 292 ). 682 ) ; I 14, 105 b 16 ( 168 ) ; I 14, 105
ALCMEONE, 24 A 11 ( 349 ) ; 24 A 13 ( 614 ) ; b 20 ( 66 ) ; I 17 , 108 a 12 ( 134 ) ; II 6,
24 B 4 (174 ). 112 b 1 ( 99 ) ; II 7, 113 a 5-8 ( 506 ) ;
ALESSANDRO, In Met ., 9,19 ( 29 ); 56,8- II 7, 113 a 25 ( 98 ) ; III 1, 116 a 13-17
35 ( 227 ); 56,15 ( 227 ); 56,19 ( 508 ); ( 100, 458 ) ; III 1, 116 a 19 ( 100, 517 ) ;
56,35 ( 333 ); 76,10 ( 327 ); 78,12-19 III 2, 118 a 16 ( 180 ) ; IV 1, 120 b 16
( 285 ); 79,3-80,6 ( 487 ); 79,15-19 ( 74, ( 89 ) ; IV 3, 123 b 27-30 ( 506 ) ; IV 5,
286 ); 80,15 (102, 327 ); 85,17 ( 333 ); 126 a 34 ( 90 ) ; IV 5, 126 b 4-6 ( 170 ) ;
85,18-21 ( 469 ); 88,20 ( 279, 290 ); 97,18 IV 5, 127 a 3-8 ( 444 ) ; V 1, 129 a 30
( 292 ); 97,25 ( 296 ); 98,21 ( 333 ); 171,6 ( 66 ) ; V 7, 137 b 3-13 ( 98 ) ; VI 1, 139
( 665 ). b 8 ( 167 ) ; VI 3, 140 a 36 ( 384 ) ; VI 4,
ALESSI, II 386 Kock ( 11). 141 a 35 ( 91 ) ; VI 4, 142 a 16-21 ( 506 ) ;
ANASSAGORA , 59 A 41 ( 651 ) ; 59 B 10 VI 6, 143 b 7 ( 691 ) ; VI 6, 143 b 23-32
( 616 ) ; 59 B 12 ( 651). ( 98, 298 ) ; VI 8, 147 a 5-11 ( 98 ) ;
ANASSIMANDRO, 12 A 14 ( 247 ). VI 10, 148 a 14 ( 292 ); VI 13, 151 a 3
ANONIMO, IlEpi utj oui; 13,2 (195 ). ( 529 ) ; VI 14, 151 b 18-23 ( 92 ) ; VII
ANTIFANE, II 23 e' 58 Kock ( 11). 5, 155 a 37 ( 69 ) ; VIII 5 ( 290 ) ; VIII
ANTIFONTE, 87 B 10 ( 224 ); 87 B 22 ( 693 ). 11, 162 a 24-33 ( 98 ) ; VIII 14, 163 b 7
APOLLODORO, FGrHist , 244 F. 38 ( 21). ( 94 ) ; VIII 14, 163 b 9 ( 66 ) ; VIII
ARISTOSSENO, Elern. harm., II 1 ( 213, 14, 163 b 12-16 ( 26, 94 ) ; IX 1, 164
464 ). a 27 ( 105 ) ; IX 1, 165 a 1 ( 94 ) ; IX 1,
ARISTOTELE 165 a 6-13 ( 350 ) ; IX 1, 165 a 19-27
Cat., 5 a 8-15 ( 362 ); 7 b 15 ( 78, 684 ). ( 86 ) ; IX 7, 169 a 24 ( 318 ) ; IX 7, 169
De int., 16 a 12 ( 662 ); 16 b 19 ( 84 ); a 35 ( 104 ) ; IX 20, 177 b 6 ( 168 ) ;
16 b 22 ( 674 ) ; 18 a 28-19 b 4 ( 84 ); IX 22, 178 b 38 ( 487 ) ; IX 34, 183 a
23 a 23-24 ( 673 ). 37-184 b 8 ( 86 ) .
An. pr., I 1, 24 b 18 ( 95) ; I 27 , 43 a Phys., I 1 ( 259 ); I 1, 184 a 22 ( 60, 349,
20 ( 71); I 30, 46 a 8 (109 ); I 32, 47 680 ) ; I 1, 184 a 23 ( 127 ) ; I 2, 184 b
a 8 ( 112 ). 25 ( 356 ); I 2, 185 a 12 ( 683 ); I 3,
An. post., I 1, 71 a 11-17 ( 676 ); I 1, 186 a 29-31 ( 263, 368 ) ; I 3, 186 a 5
71 b 9 (113 ) ; I 2, 72 a 1 ( 261); ( 307 ) ; I 3, 187 a 5-6 ( 297 ) ; I 3, 187
I 3, 72 b 24 ( 114 ) ; I 4, 73 b 26-27 a 8 ( 671 ) ; I 5, 188 b 12-15 ( 99, 234,
( 115, 116 ) ; I 5, 74 a 25-32 ( 72 ) ; I 9, 303 ); I 7, 190 a 15 ( 683 ); I 7 , 190 a
76 a 26-30 ( 117 ) ; I 10, 76 b 24 ( 82 ) ; 25 ( 353 ) ; I 7, 191 a 3 ( 119 ) ; I 7, 191
I 11, 77 a 5 ( 77, 319 ) ; I 12, 77 b 31 a 7 ( 267 ) ; I 7, 191 a 19-20 ( 267 ) ;
( 117 ) ; I 21, 82 b 31 ( 119 ) ; I 22, 83 I 8 , 191 a 25-33 ( 268 ) ; I 8, 191 a 24
a 25 ( 76 ) ; I 22, 83 a 33 ( 120, 334 ) ; I ( 268 ) ; I 8, 191 a 25 ( 469 ); I 8, 191 b
31, 88 a 6 ( 119 ) ; II 1, 89 b 24 ( 120 ) ; 10-29 ( 268 ); I 8, 191 b 27-29 ( 222 ); I 9
II 7, 92 b 13 ( 671 ) ; II 11, 94 a 21 ( 269-272 ) ; I 9, 192 a 3-4 ( 271 ) ; I 9,
(123, 274 ); II 11, 94 b 22 (123 ); II 192 a 8 ( 239 ) ; I 9, 192 a 11 ( 227 ) ;
19 ( 126, 296 ) . I 9, 192 a 13 ( 41, 423 ) ; I 9, 192 a 15
Top ., I 1, 100 a 25 ( 95 ); I 9, 103 b 30 ( 271 ) ; I 9, 192 a 16 ( 244 ) ; I 9, 192 a
728 ARISTOTELE

20 ( 433 ) ; II 1, 192 b 14 ( 233, 273, 251 b 11-15 ( 379 ) ; VIII 1, 251 a 5-8
508 ) ; II 1, 192 b 18 ( 382 ) ; II 1, 193 ( 337 ) ; VIII 1, 251 b 17 ( 379 ) ; VIII
a 3-9 ( 233 ) ; II 1, 193 a 9-b 12 ( 274 ) ; 2, 252 b 22 ( 419 ) ; VIII 2, 252 b 25-
II 1, 193 a 11 ( 233 ) ; II 1, 193 b 12 26 ( 380, 389 ) ; VIII 2, 253 a 11-20
( 274 ) ; II 1, 193 b 19 ( 274, 399 ) ; ( 380 ) ; VIII 3, 253 a 28-32 ( 379 ) ;
II 2, 194 a 6 ( 220 ) ; II 2, 194 a 35-36 VIII 3, 253 a 32-b 9 ( 379 ) ; VIII 3,
( 216, 244 ); II 3, 194 b 17 ( 27, 234 ) ; 254 a 27-30 ( 339 ) ; VIII 4, 255 a 24
II 3, 195 a 18 ( 42 ) ; II 3, 195 a 20 ( 381 ) ; VIII 4, 255 b 15 ( 377, 483 ) ;
( 274 ) ; II 4, 196 a 33 ( 673 ) ; II 4, VIII 4, 255 b 30 ( 382 ) ; VIII 5, 256
196 b 10 ( 276 ) ; II 5, 196 b 33- a 6-8 ( 390 ); VIII 5, 256 a 12
197 a 6 ( 276 ) ; II 6, 198 a 5-13 ( 378 ) ; VIII 5, 256 a 28-31 ( 339 ) ;
( 277 ) ; II 7, 198 a 29 ( 137, 277 ) ; VIII 6, 258 b 11 ( 383 ) ; VIII 6, 259
II 7, 198 b 2 ( 278 ) ; II 7, 198 b 7 b 30 ( 384 ) ; VIII 7, 260 a 29-b 2
( 95 ) ; II 7, 198 b 8 ( 278 ) ; II 8, 199 ( 339 ) ; VIII 7, 260 b 16 ( 670 ) ; VIII
a 16 ( 280 ) ; II 8, 199 a 22 ( 277 ) ; II 7, 261 a 13 ( 339 ) ; VIII 7, 26} a 13-
8, 199 b 14 ( 279 ) ; II 9, 200 a 13-15 26 ( 339 ) ; VIII 8, 262 a 3 ( 340 ) ; VIII
( 281 ) ; III 1, 200 b 14 ( 344 ) ; III 8, 263 a 11-22 ( 338 ) ; VIII 8, 263 a
1, 200 b 32 ( 354 ) ; III 1, 201 a 10 23-25 ( 338 ) ; VIII 8, 264 b 18 ( 406 ) ;
( 354 ) ; III 1, 201 a 24 ( 354 ) ; III 2, VIII 9, 265 a 27-b 1 ( 411 ) ; VIII 10,
202 a 7 ( 694 ) ; III 3, 202 a 16-21 266 a 13 ( 379 ) ; VIII 10, 267 b 9 ( 43,
( 356 ) ; III 4, 202 b 30-203 a 2 ( 356 ) ; 385, 391 ) .
III 4, 203 a 9 ( 40, 356, 687 ) ; III 4, De caelo , I 1, 268 a 4-6 ( 397 ); I 3, 270
203 b 15-25 ( 357 ) ; III 5, 204 a 9-31 a 24 ( 405 ) ; I 3, 270 b 5-24 ( 405 ) ;
( 358 ) ; III 5, 204 b 7-10 ( 358 ) ; III 5, I 4, 271 a 33 ( 277, 418 ) ; I 5, 271 b 5
204 b 25-27 ( 337 ) ; III 6, 206 a 22 ( 409 ) ; I 7, 274 b 13 ( 381, 410 ) ; I 8,
( 359 ) ; III 6, 206 b 33-207 a 13 ( 359 ) ; 276 a 23-b 21 ( 409 ) ; I 8, 277 b 9
III 6, 207 a 25 ( 360 ) ; III 7, 208 a 1 ( 223, 252 ) ; I 9, 277 b 32 ( 219, 410 ) ;
( 360 ) ; III 8, 208 a 14 ( 409 ) ; IV 1, I 9, 277 b 34 ( 292 ) ; I 9, 278 a 5 ( 334,
208 b 1-35 ( 363 ) ; IV 1, 208 b 10 410 ) ; I 9, 278 a 16 ( 336 ) ; I 9, 278
( 363 ) ; IV 2, 208 a 33 ( 336, 675 ) ; a 27-29 ( 410 ); I 9, 279 a 17-b 1 ( 411);
IV 2, 209 b 9-14 ( 362, 364 ) ; IV 3, I 9, 279 a 27 ( 370 ) ; I 9, 279 a 30
210 a 25 ( 362 ) ; IV 4, 212 a 6 ( 361 ) ; ( 626 ); I 9, 279 b 2 ( 406 ) ; I 10, 279
IV 4, 212 a 18 ( 364 ) ; IV 5, 212 b 21 b 6 ( 307 ) ; II 1, 283 b 26 ( 414 ) ; II 1,
( 337 ) ; IV 5, 212 b 27 ( 366 ) ; IV 7, 284 a 23 ( 387 ) ; II 1, 284 a 29 ( 218 ) ;
214 b 1-9 ( 337 ) ; IV 8, 215 a 19-22 II 1, 284 a 30 ( 415 ) ; II 2, 285 a 29-
( 351 ) ; IV 11, 219 a 10-b 3 ( 369 ) ; 30 ( 407 ) ; II 2, 285 b 6-8 ( 408 ) ; II 2,
IV 12, 221 b 3 ( 411 ) ; IV 12, 219 b 285 b 8-25 ( 408 ) ; II 3, 286 a 9 ( 418 ) ;
29 ( 370 ) ; IV 13, 222 a 10 ( 371 ) ; IV II 3, 286 a 10 ( 418 ) ; II 6, 288 a 27
14, 223 a 16-29 ( 343 ) ; V 1, 224 b 12 ( 219 ) ; II 8, 290 a 5-6 ( 388 ) ; II 8,
( 372 ) ; V 2, 225 b 11 ( 372 ) ; V 3, 226 290 a 17-24 ( 420 ) ; II 9, 290 b 14
b 18 ( 373 ) ; V 4, 228 a 29 ( 373 ) ; V 6, ( 28 ) ; II 12, 292 a 3-6 ( 396 ) ; II 12,
230 b 24 ( 367 ) ; V 6, 231 a 5-17 ( 337 ) ; 292 a 14 ( 417 ) ; II 12, 292 a 18 ( 419 ) ;
VI 1, 231 b 18-232 a 17 ( 374 ) ; VII II 12, 292 a 18-21 ( 217 ) ; II 12, 292
1, 241 b 24 ( 219 ) ; VII 1, 242 b 34-44 a 21 ( 419 ) ; II 12, 292 b 5 ( 217 ) ; II
( 346 ) ; VII 1, 242 a 24 = 58 ( 346 ) ; 12, 292 b 22-23 ( 417, 418 ) ; II 13, 294
VII 1, 242 b 59-63 ( 347 ) ; VII 1, 242 b 6 ( 420 ) ; II 14, 296 a 24 ( 421 ) ; III
b 63 ( 35 ) ; VII 2, 243 a 13 ( 390 ) ; ( 425 ) ; III 1, 298 b 20 ( 305 ) ; III 2,
VII 2, 243 a 17 ( 346 ) ; VII 2 , 243 a 32 301 a 19-23 ( 381 ) ; III 2, 301 a 22
( 378 ); VII 2, 244 a 12 ( 346 ); VII 2, ( 382 ) ; III 7, 301 a 4-7 ( 397 ) ; III 7,
244 b 11-12 ( 347 ); VII 3, 245 b 3-6 306 a 7-17 ( 397, 426 ) ; III 8, 306 b
( 347 ); VII 3, 246 a 13 ( 339, 492 ) ; VII 9-29 ( 427 ) ; IV 1, 307 b 31-33 ( 382 ) ;
3, 246 a 14 ( 348 ) ; VII 3, 246 b 4-8 IV 1, 308 a 2 ( 406 ) ; IV 2, 308 b 30-31
( 336 ) ; VII 3, 246 b 5 ( 348 ); VII 3, 246 ( 398 ) ; IV 3, 311 a 4 ( 694 ) ; IV 3,
b 11 ( 372 ) ; VII 3, 247 a 7 ( 348 ); VII 3, 311 a 11-14 ( 398 ) ; IV 5, 312 a 30
247 b 5 ( 37, 348 ) ; VII 3, 247 b 9 ( 349 ) ; ( 424, 426 ) .
VII 3, 248 a 7 ( 345 ); VII 4, 249 a 23-25 De gen. et corr., I 2, 316 a 5-8 ( 376 );
( 350 ) ; VII 4, 249 b 23 ( 336 ) ; VIII 1, I 2, 316 a 8 ( 232 ) ; I 3, 317 b 20
*
INDICE DEI PAS SI CITATI 729

( 427 ) ; I 3, 318 a 17 ( 423 ) ; I 3, 318 15-18 ( 341, 394 ) ; 461 b 30 ( 321 ) .


a 19 ( 428 ) ; I 3, 318 b 8 ( 429 ); I 3 , Be insomniis , 460 b 20-22 ( 640 ); 461
318 b 9 ( 424 ) ; I 3, 319 a 25-b 5 b 12 ( 639 ) .
( 424 ) ; I 4, 319 b 15 ( 423 ) ; I 6, 323 Be longaevitate , 3, 465 b 1 ( 640 ); 3,
a 32 ( 346); I 7, 324 a 15-24 ( 430 ); I 465 b 29 ( 641 ) .
7, 324 b 12 ( 264 ) ; I 7, 324 b 21 Be iuv. , 469 b 6-20 ( 607, 641); 479 a
( 336 ) ; I 9, 326 b 34 ( 399 ) ; I 10, 327 29-30 ( 618, 642 ) .
b 28 ( 435); I 10, 328 a 27 ( 584 ); I 10, Hist , an., I 7 , 491 a 12 ( 570 ); I 7 , 491
328 a 28-31 ( 435); II 1, 329 a 24 ( 424 ) ; a 19-26 ( 608 ) ; II 11 ( 571 ) ; V 6, 541
II 2, 330 a 24 ( 425 ); II 4, 331 a 28 b 8-12 ( 576 ) ; VI 2, 560 a 30 ( 586 ) ;
( 611); II 6, 333 b 13 (599); II 9, 335 b VI 3, 561 a 12 ( 593 ) ; VIII 1, 588 b
10-16 ( 432 ); II 9, 335 b 29-33 ( 432 ); 4 ( 595 ) ; VIII 2, 590 a 24 ( 438 ).
II 10 ( 430-434 ) ; II 10, 337 a 3 ( 698 ) ; De part , an., I 1 ( 134 ) ; I 1, 640 a 18
II 10, 337 a 17-22 ( 252 ) ; II 10, 337 ( 611 ) ; I 1, 640 a 22 ( 599 ) ; I 1, 640
a 20-22 ( 249, 417 ) ; II 11, 338 a - 18- b 4-7 ( 402 ) ; I 1, 641 a 27 ( 339 ) ; I 1,
b 19 ( 435 ) . 641 a 34-36 ( 305 ) ; I 1, 641 b 18
Meteor. , I 1, 338 a 20-25 ( 398 ); I 1, ( 589 ) ; I 1, 641 b 36 ( 694 ) ; I 1, 642
338 a 26-b 6 ( 400 ) ; I 3, 340 b 27 a 22 ( 436 ) ; I 3, 643 b 9 ( 592 ) ; I 5
( 439 ) ; I 14, 351 a 25 ( 278 ) ; I 14, 351 ( 579 ) ; I 5, 645 a 25 ( 182, 258, 519 ) ;
b 8 ( 234 ) ; I 14, 352 a 30 ( 449 ) ; II 1, I 5, 644 b 25 ( 417 ); I 5, 645 a 34 ( 281);
353 b 8 ( 440); II 2, 355 a 25 ( 440); I 5, 645 b 15-18 ( 583); II 1, 646 a 14-17
II 2, 355 b 32 ( 438 ) ; II 2, 355 b 34 ( 396 ) ; II 2, 648 a 16 ( 601 ) ; II 2, 648
( 448 ) ; II 3, 359 a 1 ( 438 ) ; II 4, 360 a 33 ( 583 ); II 2, 649 a 18 ( 399 ) ; II
a 27-34 ( 445 ) ; II 4, 361 a 32 ( 445 ) ; 3, 650 a 7 ( 607 ) ; II 6, 651 b 21
II 5, 362 b 9 ( 401 ) ; II 8, 367 b 8-16 ( 614 ) ; II 7, 652 a 31-33 ( 602 ) ; II 7,
( 451 ) ; IV 1, 378 b 28-379 a 1 ( 436 ) ; 652 a 35 ( 607 ) ; II 7, 652 b 3 ( 605 ) ;
IV 2, 379 b 35 ( 423, 436 ) ; IV 2, 380 II 7, 652 b 16-20 ( 507 ) ; II 7, 653 a
a 7-9 ( 399 ) ; IV 3, 381 b 6 ( 437 ) ; IV 27 ( 608 ) ; II 10, 656 a 8 ( 609 ) ; II 10,
4, 382 a 19 ( 507 ) ; IV 8, 384 b 33-34 656 a 36-37 ( 607 ) ; II 13, 658 a 9
( 440 ) ; IV 9, 387 a 29 ( 400 ) ; IV 12
( 602 ) ; II 16, 660 a 12 ( 647 ) ; II 17,
( 436 ) ; IV 12, 390 a 3 ( 399, 594 ) ; IV
12, 390 a 6 ( 437 ) .
660 a 35 ( 610 ) ; III 1, 661 b 28-32
( 610 ) ; III 2, 663 b 22 ( 601 ) ; III 2,
De anima, I 2, 403 b 23 ( 307 ); I 2, 404
b 16 ( 644 ) ; I 2, 405 a 21-25 ( 620 ) ; 663 b 27-29 ( 582 ) ; III 3, 665 a 22-26
( 609 ) ; III 4 ( 605 ) ; III 4, 665 a 28-33
I 3, 407 b 24 ( 644 ) ; I 4, 407 b 29 ( 592 ) ; III 4, 666 b 21-22 ( 606 ) ; III
( 628 ) ; I 4, 408 b 14 ( 644 ) ; I 4, 408
b 24-30 ( 653 ) ; I 4, 408 b 25 ( 621 ) ; 4, 667 a 29 ( 394 ) ; III 6 , 669 a 1
I 4, 408 b 29 ( 620 ) ; I 4, 408 b 32 ( 394 ) ; III 7, 669 b 27 ( 601 ) ; III 7,
( 643 ) ; II 1, 412 b 26-27 ( 611 ) ; II 2 , 670, a 24-26 ( 607 ) ; IV 2, 677 a 17-18
413 b 10-24 ( 643 ) ; II 3, 414 b 25 ( 109, 274, 399, 601 ) ; IV 5, 679 a 25
( 629 ) ; II 4, 415 a 26-b 7 ( 597 ); II ( 341 ); IV 5, 681 a 12-28 ( 593, 594 ) ;
4, 416 a 9-15 ( 608 ) ; II 4, 416 a 19- IV 6, 683 a 24 ( 602 ) ; IV 7 , 683 b 5
fa 11 ( 339 ) ; II 5, 416 b 32-33 ( 347 ) ; ( 339 ) ; IV 9, 685 b 15 ( 602 ) ; IV 10,
II 5, 417 a 28 ( 296 ) ; II 7, 418 b 13- 686 b 27 ( 595 ) ; IV 10, 687 a 8-b 13
17 ( 634 ) ; II 7, 419 a 17 ( 634 ) ; II 8, ( 609 ) ; IV 10, 688 a 23 ( 602 ) ; IV 11,
420 b 32 ( 81 ) ; II 11, 424 a 4 ( 648 ) ; 692 a 20-22 ( 571 ); IV 11, 692 a 23
II 12, 424 a 16-28 ( 646 ) ; III 4, 429 ( 341 ) .
a 27 ( 59, 651 ) ; III 4, 430 a 1 ( 652 ) ; Be motu an., 698 a 16 ( 386 ); 698 a 25
III 4, 430 a 7 ( 652 ) ; III 5 ( 653-655 ) ; ( 386 ) ; 698 b 9-12 ( 386 ) ; 699 a 15
III 7, 431 a 10-11 ( 507, 649 ) ; III 7 , ( 340 ) ; 699 b 1 ( 387 ) ; 699 b 22 ( 414 ) ;
431 a 19 ( 649 ); III 8, 431 b 21 ( 652 ) ; 699 b 31-700 a 6 ( 388 ); 700 a 11-21
III 8, 432 a 1-3 ( 609 ) . ( 382, 388 ) ; 700 a 31 ( 380 ) ; 700 b 8
Be sensu , 438 b 3-5 ( 634 ) ; 444 a 22-23 ( 341); 700 b 10 ( 389 ) ; 700 b 32-35
( 635 ) ; 446 a 24-25 ( 636 ) ; 446 b 27-28 ( 258, 603 ); 701 a 15 ( 345 ) ; 701 b 20
( 634 ) ; 449 a 8-10 ( 636 ) ; 450 a 7-12 ( 390 ) ; 702 a 21 ( 339, 390 ) ; 702 a
( 42 ) ; 452 a 30 ( 637 ) ; 455 a 20 ( 638 ) . 30 ( 391 ) ; 702 b 16 ( 391 ) ; 703 a 5
De somno, 455 b 31-34 ( 608 ); 456 a ( 391 ) ; 703 a 19 ( 391 ) ; 703 a 29 ( 380,
730 ARISTOTELE

492 ) ; 703 a 31 ( 392 ) ; 703 a 33 ( 637 ) ; b 14 ( 312 ) ; 2, 997 a 31 ( 692 ) ; 2,


703 b 27 ( 392 ) . 997 b 4 ( 312 ) ; 2, 997 b 12 ( 315 ) ;
De inc. an., 708 a 9 ( 581). 3, 998 b 6 ( 315 ) ; 4, 999 b 1-16 ( 321 ) ;
De gen. an., I 1, 715 a 1-18 ( 45 ); I 4, 4, 999 b 9 ( 333 ) ; 4, 999 b 13 ( 317 ) ;
717 a 15 ( 601 ) ; I 16, 721 a 13-17 4, 999 b 26 ( 317 ) ; 4, 1000 a 9-18
( 576 ) ; I 18, 722 a 7-9 ( 613, 622 ) ; ( 628 ) .
I 18, 722 a 7-11 ( 613 ); I 18, 724 b 23- Gamma , 1 , 1003 a 26 ( 469 ) ; 2, 1003
28 ( 615 ) ; I 18, 725 b 6 ( 615 ) ; I 19, a 31 ( 659 ) ; 2, 1003 a 33 ( 675 ) ; 2,
726 b 30 ( 608 ) ; I 20, 727 b 33 ( 615 ) ; 1003 b 18 ( 670 ) ; 2, 1003 b 22 ( 671 ) ;
I 20, 729 a 9 ( 603 ) ; II 1 ( 596, 611 ) ; 2, 1004 a 2-4 ( 60, 672 ) ; 2, 1004 a 31
II 1 ( 596, 611); II 1, 731 b 25 ( 603 ); ( 676 ) ; 2, 1004 b 33 ( 671 ) ; 3, 1005 a
II 1, 732 a 1-9 ( 603 ); II 1, 732 b 29 33-b 2 ( 670, 673 ) ; 3, 1005 b 19 ( 675 ) ;
( 606); II 1, 733 a 32 ( 424); II 1, 734 b 4, 1006 a 21 ( 677 ) ; 4, 1006 a 32 ( 676 ) ;
14-19 ( 617 ); II 1, 734 b 16 ( 617 ); II 1, 5-6 ( 680-686 ) ; 5, 1009 a 37 ( 681 ) ; 5,
734 b 31-36 ( 616 ); II 2, 736 a 18-21 1009 b 33-37 ( 321, 667 ) ; 5, 1010 a
( 620); II 3, 736 b 2-5 ( 619 ); II 3, 736 25-35 ( 671 ) ; 5, 1010 b 23 ( 263, 684 ) ;
b 33-37 ( 393); II 3, 736 b 37 ( 620 ); II 5, 1010 b 31-37 ( 343 ) ; 6, 1011 a 23
4, 739 b 33 ( 617 ); II 4, 740 a 8 ( 391, ( 685 ) ; 6, 1011 b 7 ( 685 ) ; 8, 1012 b
617 ); II 6, 741 b 37 ( 618 ); II 6, 744 a 29-31 ( 671 ) .
28-31 ( 608 ); II 6, 744 b 12 ( 603 ); III 1, Delta , (322, 666 ); 2 ( 275 ) ; 4, 1014 b
752 a 4-8 ( 586 ) ; III 10, 760 b 27-33 27 ( 233 ) ; 4, 1014 b 31 ( 423 ) ; 6, 1016
( 586 ) ; III 10, 761 a 5 ( 609 ) ; III 11 b 20 ( 318 ) ; 6, 1016 b 34 ( 124, 228,
( 618 ) ; III 11, 762 a 24-27 ( 595 ) ; 668 ) ; 24, 1023 a 34 ( 694 ) .
III 11, 762 b 2 ( 618 ) ; III 11, 762 b Epsilon , 1 ( 136 ); 1, 1025 b 27 (137,
10 ( 619 ) ; III 11, 762 b 28 ( 599 ) ; 673 ) ; 1, 1026 a 10 ( 673 ) ; 1, 1026 a
IV 1, 766 a 5 ( 609 ); IV 1, 766 a 15 16 ( 138 ) ; 1, 1026 a 27-32 ( 669, 670,
( 611 ) ; IV 1, 766 a 19 ( 600 ) ; IV 1, 674 ) ; 3 ( 600, 661 ) .
766 b 12-16 ( 612 ) ; IV 2, 767 a 19 Zeta , 1, 1028 a 17 ( 340 ) ; 1, 1028 a 30
( 507 ) ; IV 3, 767 b 5-10 ( 622 ) ; IV 3, ( 688 ) ; 1, 1028 b 2 ( 221, 659 ) ; 2, 1028
767 b 35 ( 621 ) ; IV 3, 768 a 11 ( 35 ) ; b 8 ( 688 ) ; 3, 1029 a 6 ( 675 ) ; 3, 1029
IV 3, 768 a 15 ( 622 ) ; IV 10, 777 b 27 a 33 ( 118, 423 ) ; 4, 1029 b 19 ( 664 ) ;
( 600 ) ; V 1, 778 a 30 ( 437 ) ; V 1, 778 7, 1032 b 1-2 ( 672, 689 ) ; 7, 1032 b 14
b 1 ( 573 ) ; V 1, 778 b 3 ( 589 ) ; V 1, ( 690 ) ; 8, 1033 b 5 ( 664 ) ; 8, 1033
778 b 14 ( 603 ) ; V 1, 778 b 16-19 b 7 ( 690 ) ; 8, 1033 b 21 ( 690 ) ; 8, 1034
( 600 ) ; V 8, 788 b 21 ( 123, 581 ) . a 4 ( 692 ) ; 10, 1035 a 15 ( 296 ) ; 10,
Metaph., ( 329 ). 1035 b 14-16 ( 613 ) ; 10, 1036 a 1
1-2 ( 131, 302, 305 ); 1, 981 a 6 ( 410 ) ; 11, 1037 a 10-17 ( 662 ) ; 11,
( 127 ) ; 2, 982 b 7 ( 278 ) ; 2, 983 a 8 1037 a 14 ( 307, 662 ) ; 11, 1037 a 28
( 313 ) ; 4, 985 a 4 ( 307 ) ; 4, 985 a 9 ( 690 ) ; 14, 1038 a 5-9 ( 664 ) ; 15, 1039
( 307 ) ; 5, 986 b 11 ( 307 ) ; 6 ( 328-329 ) ; b 20 ( 663 ) ; 15, 1039 b 26 ( 239 ) ;
6, 987 a 32-b 20 ( 328 ) ; 6, 987 b 18-22 15, 1040 a 8 ( 687 ) ; 15, 1040 a 10-12
( 226 ) ; 6, 987 b 25-27 ( 228, 288 ) ; ( 687 ) ; 16, 1040 b 18 ( 138, 693 ) ; 17,
6, 988 a 7-14 ( 226 ) ; 6, 988 a 14 ( 271 ) ; 1041 a 14 ( 662 ) ; 17, 1041 a 23 ( 692 ) ;
7, 988 a 34-b 8 ( 309 ) ; 7, 988 b 7 17, 1041 b 9 ( 662 ) .
( 279 ) ; 9 ( 309, 328-330 ) ; 9, 990 b Eta , 2, 1042 b 26 ( 696 ) ; 2, 1043 a 4
2-991 b 9 ( 284-288 ) ; 9, 990 b 16 ( 229 ) ; ( 660, 696 ) ; 2, 1043 a 8 ( 688 ) ; 3, 1043
9, 990 b 21 ( 288 ) ; 9, 991 a 5-8 ( 290 ) ; b 3 ( 458 ) ; 3, 1043 b 14-23 ( 663 ) ;
9, 991 a 8-b 9 ( 291 ) ; 9, 991 a 15 ( 219, 6, 1045 a 8 ( 691 ) ; 6, 1045 a 33 ( 692 ) .
292, 410 ) ; 9, 991 b 3-7 ( 433 ) ; 9, Theta, 3, 1047 a 30-b 2 ( 695) ; 6, 1048
991 b 9 ( 226 ) ; 9, 992 a 24-29 ( 329 ) ; a 35 ( 296, 695 ) ; 6, 1048 b 8 ( 696 ) ;
9, 992 a 24-b 18 ( 310 ) ; 9, 992 a 30 6, 1048 b 15 ( 359 ) ; 8, 1050 a 20 ( 697 ) ;
( 277 ); 9, 992 b 8 (311 ) ; 9, 992 b 18-24 8, 1050 a 22 ( 694 ) ; 8, 1050 b 34
( 668 ) ; 9, 992 b 22 ( 311 ) ; 9, 993 a 1 ( 336, 469 ) ; 9, 1051 a 13-21 ( 272 ) ;
( 296 ) . 10, 1051 a 34 ( 237 ) .
Alpha elation , ( 133 ). Iota , 2, 1053 b 11-24 ( 318 ) ; 3, 1054
Be/a, 1, 995 a 29-30 ( 314 ) ; 1, 995 b a 29 ( 215 ) .
5 ( 312 ) ; 1, 996 a 4-7 ( 671 ) ; 1, 996 Kappa , 1 , 1064 a 28-36 ( 138, 321, 669 ).
INDICE DEI PAS SI CITATI 731

Lambda , 1, 1069 a 19-24 ( 236-237 ); 1, VI 6, 1141 a 7-8 ( 128, 521 ) ; VI 12,


1069 a 36 ( 235 ) ; 1, 1069 b 1 ( 221 ) ; 1143 a 36-b 5 ( 521 ) ; VI 12, 1143
3, 1069 b 36 ( 371 ) ; 3, 1070 a 7 ( 280 ) ; b 13 ( 511 ) ; VI 13, 1145 a 6-11 ( 513 ) ;
3, 1070 a 9-13 ( 221 ) ; 3, 1070 a 11 VII 5, 1147 a 28 ( 345 ) ; VII 13, 1153
( 317 ) ; 3, 1070 a 18-20 ( 598 ) ; 3, a 15 ( 480 ) ; VII 14, 1153 b 19-21
1070 a 21 ( 240 ) ; 3, 1070 a 25 ( 424 ) ; ( 24 ) ; VII 15, 1154 b 27 ( 175 ) ; IX 1,
4, 1070 a 32 ( 696 ) ; 4, 1070 b 10-16 1164 b 3 ( 514 ) ; IX 4, 1166 a 17
( 241 ) ; 4, 1070 b 12 ( 222 ) ; 4, 1070 ( 458 ) ; IX 8, 1168 b 35 ( 458 ) ; IX 9,
b 17 ( 668 ) ; 5 ( 241 ) ; 5, 1071 a 11-17 1170 b 1 ( 503 ) ; X 2, 1172 b 9-15
( 655 ) ; 6 ( 242 ) ; 6, 1071 b 16-17 ( 218, ( 517 ) ; X 2, 1172 b 15-18 ( 27 ) ; X 5,
243 ) ; 6, 1071 b 30 ( 281 ) ; 7 ( 243 ) ; 1176 a 18 ( 458 ) ; X 7, 1177 a 16
7, 1072 a 33 ( 219 ) ; 7, 1072 b 1-3 ( 511); X 7, 1177 b 33 (532 ); X
( 216 ) ; 7, 1072 b 3 ( 245, 340 ) ; 7, 8, 1178 a 9 ( 518, 531 ); X 8, 1178
1072 b 12 ( 281); 7, 1072 b 13 ( 246, b 5 ( 518 ) ; X 9, 1179 a 22 ( 532 ) ;
265 ) ; 7, 1072 b 14 ( 341, 412, 416 ) ; X 10, 1179 b 25 ( 546 ) ; X 10, 1179
7, 1072 b 18-30 ( 247 ) ; 7, 1072 b 19- b 31-35 ( 547 ) ; X 10, 1180 a 6-7 ( 546 ) ;
24 ( 59 ) ; 7, 1072 b 20 ( 254 ) ; 7, 1072 b X 10, 1181 b 16 ( 33 ) .
24-30 ( 418 ) ; 7, 1072 b 25 ( 217 ) ; 7, Magna Mor., I 1, 1183 b 15 ( 498 ); I 6,
1072 b 27 ( 245 ) ; 7, 1073 a 3-1074 1185 b 36 ( 348 ) ; I 11, 1187 b 20
b 14 ( 222 ); 8 ( 222, 249-253 ); 8, ( 481 ) ; I 18, 1190 a 18 ( 498 ) ; I 34,
1073 a 14-23 ( 249 ) ; 8, 1073 a 30 1197 b 21 ( 499 ) ; I 35, 1198 b 8-20
( 223 ); 8, 1073 a 33 ( 219 ); 8, 1073 ( 513 ) ; II 6, 1203 a 23 ( 500 ) ; II 7,
a 36 ( 250 ); 8, 1073 b 1-3 ( 222, 1205 a 19-23 ( 500 ) ; II 7, 1206 a 36-
383, 434 ); 8, 1073 b 16 ( 307 ); 8, b 29 ( 497 ) ; II 15, 1213 a 1-7 ( 224 ) .
1074 a 1 ( 250 ); 8, 1074 a 17-31 Eth. Eud ., I 2, 1214 b 11-14 ( 508 ); I 6,
-
( 251 ) ; 8, 1074 a 31-38 ( 251 253 ) ; 1216 b 26-33 ( 29 ) ; I 8, 1217 b 16-21
-
8, 1074 a 38-b 14 ( 253 ) ; 9 ( 254 255 ) ; ( 504 ) ; I 8, 1218 a 15-25 ( 504 ) ; I 8,
-
9, 1074 b 16 ( 138 ) ; 10 ( 255 259 ) ; 10,
1075 a 11-25 ( 219, 257 ) ; 10, 1075 a 28
1218 a 20 ( 299 ) ; I 8, 1218 a 22 ( 325 ) ;
I 8, 1218 a 23 ( 508 ) ; I 8, 1218 a 27
( 297 ) ; 10, 1075 a 31 ( 296 ) ; 10, 1075 ( 382, 433 ) ; II 1, 1220 a 34 ( 348 ) ;
a 35 ( 271 ) . II 2, 1220 b 1 ( 494 ) ; II 2, 1220 b 28
My , 1-9 ( 331 ) ; 1, 1076 a 8-10 ( 324 ) ; ( 505 ) ; II 6, 1222 b 23 ( 512 ) ; II 11,
1, 1076 a 27 ( 324 ) ; 2, 1077 a 14 ( 324 ) ; 1227 b 22 ( 520 ); III 4, 1231 b 32
2, 1077 a 31-34 ( 324, 613 ) ; 3, 1078 ( 525 ); III 7, 1234 a 34 ( 507 ); VII
a 31-32 ( 182, 197, 325 ) ; 3, 1078 a 36 2, 1236 a 18 ( 685 ) ; VII 12, 1245 b 14-
-
( 182 ) ; 4-5 ( 328 330 ) ; 4, 1078 b 17-25
( 12 ) ; 5, 1079 b 12-1080 a 11 ( 291 ) ;
19 ( 512 ) ; VIII 1, 1246 b 36 ( 509 ) ;
VIII 2, 1248 a 16-b 7 ( 511 ) ; VIII 2,
5, 1080 a 2-8 ( 433 ) ; 5, 1080 a 9 ( 283 ) ; 1248 a 20-29 ( 130, 511 ) ; VIII 2, 1248
9 b-Ny ( 330 ) ; 9, 1086 a 15-16 ( 314 ) ; a 37 ( 512 ) ; VIII 3, 1249 b 13 ( 510 ) ;
9, 1086 b 3 ( 73, 145, 295 ) ; 10, 1087 VIII 3, 1249 b 17 ( 512 ) ; VIII 3, 1249
a 7-21 ( 296 ) . b 20 ( 532 ) .
Ny , 1, 1087 a 29 ( 297 ) ; 1, 1088 a 22 Politica , I 1 , 1252 a 28-29 ( 536 ); I 1,
( 78 ) ; 2, 1089 a 26 ( 237 ) ; 4, 1091 a 1252 a 29 ( 597 ) ; I 1, 1252 b 9 ( 20 ) ;
32 ( 300 ) ; 4, 1091 b 4-10 ( 294 ) ; 4, I 2, 1252 b 28 ( 552 ) ; I 2, 1253 a 3
1091 b 13-15 ( 299 ) ; 4, 1091 b 14 ( 536 ) ; I 2, 1253 a 34 ( 553 ) ; I 5, 1254
( 229 ) ; 4, 1091 b 31 ( 271 ) ; 4, 1092 a 5 a 31 ( 594 ) ; I 8, 1256 b 15-17 ( 608 ) ;
( 300 ) ; 5, 1092 b 10-25 ( 297 ) ; 6, 1 8, 1256 b 25 ( 20 ) ; I 13, 1260 a 17
1093 a 18 ( 217 ) ; 6, 1093 b 7 ( 336 ) . ( 554 ) ; II 7, 1266 b 29-32 ( 547, 558 ) ;
Eth. Nic., I 1, 1094 b 11 ( 526 ) ; I 1, III 10, 1281 a 16 ( 560 ) ; III 11, 1281
1095 a 2 ( 501 ) ; I 2, 1095 b 4 ( 526 ) ; a 41 ( 561 ) ; III 11, 1281 b 22 ( 561 ) ;
I 4, 1096 a 16 ( 514 ) ; I 4, 1096 b III 15, 1286 a 18 ( 562 ) ; IV 4, 1290 b
27-28 ( 668 ) ; I 7, 1098 a 25 ( 561 ) ; 25-37 ( 564 ); IV 5, 1292 b 14 ( 565 );
I 11, 1100 b 34 ( 517 ) ; II 1, 1103 b IV 6, 1293 a 1-11 ( 566 ) ; IV 9, 1294 b
12-18 ( 517 ) ; II 2, 1103 b 26 ( 491 ) ; 2 ( 565 ) ; IV 11, 1295 b 13-19 ( 547 ) ;
II 2, 1104 b 4-11 ( 348 ) ; II 5, 1106 a IV 12, 1296 b 14-16 ( 566 ) ; V 1, 1302
28 ( 507 ); II 5, 1106 b 21 ( 522 ) ; II 6, a 7 ( 567 ) ; V 2, 1302 b 36 ( 567 ); V 9,
1107 a 6 ( 508 ) ; II 8, 1108 b 26 ( 507 ) ; 1310 a 12-18 ( 546 ); VII 3, 1325 b 16-
732 ARISTOTELE

23 ( 533, 540 ) ; VII 7, 1327 b 19-36 Vita Marc., 6 ( 15 ) ; 37 ( 634 ) .


( 450 ) ; VII 9, 1329 a 19 ( 541 ) ; VIII CICERONE , Ad Att., XIII 19, 4 ( 625).
3, 1338 a 1 ( 544 ) ; VIII 5, 1339 a 28 Ad fam., I 9, 23 ( 625 ) .
( 549 ) ; VIII 5, 1339 b 15 ( 550 ) ; VIII Be div . , II 39, 82 ( 408 ).
5, 1340 a 38 ( 548 ) ; VIII 7, 1342 a 15 Be fin. , Ill 2 , 7 ( 50 ); V 5, 12 ( 626 );
( 201 ) ; VIII 7, 1342 a 17 ( 550 ) . V 25, 74 ( 637 ).
Rhetorica , I 1, 1354 a 7-11 ( 582 ) ; I 4, Be or., I 10, 43 ( 147 ) ; II 186-216
1359 b 17 ( 169 ) ; I 6, 1362 a 23 ( 517 ) ; ( 161 ); III 21 , 80 ( 625 ) ; III 35 , 143
I 7, 1365 a 29 ( 511 ) ; I 8, 1366 a 21 ( 163 ) .
( 142 ) ; I 9, 1366 a 36 ( 171 ) ; I 11, Luc., 38, 119 ( 29 ); 48, 148 ( 50 ) .
1369 b 33 ( 174 ) ; I 11, 1371 b 4-10 Or ., 37 , 128 ( 161 ); 57 , 192 ( 147 ) .
( 149, 197 ) ; II 14, 1390 b 25 ( 160 ) ; Top., 11 , 47-49 ( 166 ) .
II 18, 1391 b 20 ( 141 ) ; II 20, 1393 CLEMENTE , Strom., I 14 ( 21 ).
a 32 ( 143 ) ; II 20, 1394 a 5 ( 149, CORPUS HIPPOCRATICUM , Acut. ( 604 ).
167 ) ; II 21, 1394 a 29 ( 167 ) ; II 23, Aer . ( 446, 448, 450, 614 ).
1398 b 29 ( 169 ) ; II 24, 1402 a 25 Alim. ( 642 ).
( 678 ) ; III 1 ( 176 ) ; III 2, 1404 b 1 Anat. ( 606 ) .
( 178 ) ; III 3, 1406 a 12 ( 181 ) ; III de Arte ( 80, 233, 333 ).
11, 1412 a 9 ( 183, 694 ) ; III 11, 1412 Cord . ( 603, 606, 641).
a 23 ( 183 ) ; III 13, 1414 a 30 ( 185, Cam. ( 393, 604, 605, 606 ).
691 ) ; III 16, 1417 a 17-18 ( 186, 521 ) . Epid . ( 604 ).
Poetica , 1, 1447 a 8 (191 ); 4, 1448 b 10 Flat. ( 444, 641).
( 580 ) ; 4, 1448 b 15 ( 478 ) ; 5, 1449 b Genit. ( 605, 614, 615 ) .
10 ( 198 ) ; 6, 1449 b 24-28 ( 199 ) ; Insomn. ( 639 ).
9, 1451 b 29-33 ( 189 ) ; 17, 1455 a 33 Morb. ( 443, 604, 605 ) .
( 195 ) ; 24, 1460 a 18-19 ( 208 ) ; 25, Morb. sacr. ( 349, 604, 605, 614 ).
1460 b 13 ( 209 ) ; 25, 1461 a 4-9 ( 210 ) ; Mul . ( 615 ).
25, 1461 b 17 ( 210 ) ; 26, 1462 a 11 Nat . bom. ( 423 ) .
( 211 ) . Nat . puer. ( 393, 605, 614, 618 ).
-
Adr]va(tov Kokvzzla. ( 538 ) .
AvaTO[j.ai ( 578 ) .
Oss. ( 605).
Prog. ( 248 ).
ATropi'pa.Ta Op.T]pix(i ( 148 ) . VM (123, 423, 507, 529 ).
Grillo ( 56, 148 ) . Viet . ( 133, 341, 346, 350, 444, 592,
AixaitinaTa EXXT]M (8COV TtiXtcov 639 ).
( 539 ). DEMETRIO , Be eloc., 128 ( 27 ).
Eudetno , il dialogo ( 623-628 ) . DEMOCRITO, 68 A 57 ( 614 ); 68 A 112
Zcoixa ( 570, 577 ). ( 681); 68 A 142 ( 614 ) ; 68 B 34 ( 380 ) ;
-. .
N4p.o <; aw<7t, n x4<; ( 542 ).
IIspi & T6[LWV Ypap jj.6jM ( 310 ).
68 B 171 ( 530 ).
DEMOSTENE , Or., X 32 ( 18 ).
nEpl SixaioauMT]!; ( 538 ). Be cor. , 281 ( 473 ).
Hepl ISEWM ( 98, 170, 283-293, 296, 325, DIOGENE DI APOLLONIA , 64 A 19 ( 393,
327, 330, 333, 469, 486, 509 ) . 484 ) ; 64 A 24 ( 620 ) ; 64 B 6 ( 614 ) ;
nEpl TCMEupaTOt; ( 341, 391 ). 64 B 7 ( 393 ).
-
IIspl T&Ycd>ou ( 213 215, 325, 333, 356,
469, 504, 506, 508, 671 ) .
DIOGENE LAERZIO, V 27, 143 ( 537 ); VIII
25-28 ( 613 ).
nEpi TOV IIuftaYopEMov ( 293). DIONE DI PRUSA , Or., 52 ( 205 ).
.
IIEpl 9' >.OCToq>ia<; (133, 135, 215-220, DIONISIO DI ALICARNASSO, Be compos,
280, 297, 301, 305, 325, 330, 333, 412, verb., 24 e 198 ( 48 ) ; 25 (148 ); 94
414, 598, 624 ) . ( 145 ).
IIEpt Tpocpfjc; ( 339, 578 ). Be imit ., II 4 ( 27 ) .
IIEpl <PUT6>M ( 578 ). Ep. ad Amm., 8, 733 (148 ); 12, 747
IIo)aTi, x 6<; ( 539, 625 ) . ( 168 ).
npoPXrpaTa ( 341). Auwol X6 YOI, 5, 5 ( 683 ) ; 5, 15 ( 372 ).
Protrettico ( 454-489 ). Bitt. Sylloge , 275 ( 150 ).
fr. 49 Rose ( 60 ); 118 Rose ( 68 ); 187 EFIPPO, II 257 Kock (11 ).
Rose (74 ); 246-247 Rose ( 448 ); 658 ELIANO , Hist , an ., IX 64 ( 439 ).
Rose ( 19 ); 668 Rose ( 22 ). EMPEDOCLE , 31 B 21,7 ( 226); 31 B 61
INDICE DEI PAS SI CITATI 733

( 278 ); 31 B 105 ( 604 ). ( 14 ) ; 259 e ( 156 ) ; 260 e ( 166 ) ; 265


EPIDARMO, 23 B 12 ( 15). d ( 92, 97 ) ; 270 cd ( 157, 471 ) ; 270 d
EPICRATE, Fr. 11 ( 11, 591). ( 359 ) ; 271 a ( 165 ) ; 274 b ( 166 ) ;
EPICURO, De nat . ( 83, 132, 180, 514 ) . 275 b ( 16 ) ; 275 c ( 130 ) .
Ep. ad Men. (84, 246, 304 ). Filebo , 14 d ( 214 ) ; 16 d ( 228, 687 ) ;
Ep. ad Pyth. ( 444 ). 26 d ( 267 ) ; 44 b ( 517 ) ; 54 c ( 279,
EPITTETO, Diss., II 17 ( 32 ). 580 ) ; 55 d ( 525 ) ; 56 d ( 298 ) ; 57 d
ERACLITO, 22 B 119 ( 530 ). ( 525 ) ; 59 a ( 525 ) ; 61 a-62 b ( 232 ) ;
ERODOTO, IV 183 ( 601 ) . 64 de ( 507 ) .
ESIODO, Theog ., 116 ( 363 ) . Gorgia , 465 d ( 136 ) ; 485 a ( 624);
Erga, 289 ( 492 ). 504 b ( 348 ) ; 506 e ( 508 ) .
EURIPIDE, Her., F. 669 ( 509 ). Leggi , 653 a b ( 497 ) ; 655 c d ( 548 ) ;
Iph. Aul ., 558-567 ( 517 ). 660 e ( 23 ) ; 667 d e ( 193 ) ; 668 c
Med., 294-297 ( 167 ); 410 ( 448 ). ( 193 ) ; 688 b ( 497 ) ; 743 c ( 462 ) ; 756
Suppl., 244 ( 566 ). e ( 554 ) ; 863 b ( 499 ) ; 889 d ( 280 ) ;
Thes. , fr. 382 ( 79 ). 893 e ( 333 ) ; 894 b ( 218 ) ; 894 be
FILODEMO, Ilepi, ftewv ( 217 ). ( 385 ) ; 898 e-899 a ( 218 ) ; 950 b
FILOPONO, De aet . mundi , VI 27 ( 15). ( 561 ) .
ISOCRATE, Antidosis ( 459 ). Liside , 219 c ( 251, 327 ) .
Ad Demon. ( 457, 482 ). Menone , 11 a ( 115, 291 ) ; 81 c ( 112 ) ;
Ad Nic., 35 ( 460 ). 95 b ( 511 ) ; 98 a ( 89 ) .
LEUCIPPO, 67 B 2 ( 275 ). Parmenide , 130 c ( 580, 601 ) ; 132 b
LUCREZIO, III 53 ( 160 ). ( 327 ) ; 135 a ( 687 ) ; 137 c ( 359 ) ;
OCELLO LUCANO, 44 ( 433 ). 138 d ( 362 ) ; 143 b ( 693 ) ; 145 b ( 362,
OMERO, II , VIII 20-22, 24 ( 388 ); XII 365 ) ; 148 e ( 362 ) ; 148 d ( 373 ) ; 149
421 ( 509 ). a ( 345 ) ; 161 e ( 661 ) .
Od., IX 3-11 ( 529 ); X 19 ( 455); XX 17 Politico , 259 c ( 538, 552 ) ; 261 e ( 270 ) ;
( 520 ). 262 a ( 96, 103 ) ; 262 b ( 328 ) ; 274 d
ONIROCRITO, FGrHist., 134 ( 149 ). ( 472, 486 ) ; 276 e ( 694 ) ; 278 b ( 80 ) ;
PARMENIDE, 28 A 31 ( 247 ) ; 28 B 3 ( 247 ); 284 be ( 519 ) ; 284 de ( 228, 506, 524 ) ;
28 B 8, 55 ( 264 ). 285 b ( 328 ) ; 285 c ( 125 ) ; 286 a ( 125,
PINDARO, Nem., VI 3 ( 416 ). 228 ) ; 294 b ( 519 ) ; 296 e ( 485 ) ; 300
PLATONE e ( 485 ) ; 309 c ( 40, 519 ) .
Apol., 18 b ( 679 ); 20 a ( 462 ); 30 c Protagora , 312 b ( 624 ) ; 326 d ( 546,
( 413 ) ; 38 a ( 454 ) ; 38 e ( 470 ) ; 39 d 553 ) .
( 485 ) . Repubblica , 340 d ( 128 ) ; 401 d-402 a
Carmide , 156 b-e ( 471); 159 a ( 328 ). ( 548 ) ; 442 c ( 534 ) ; 476 a ( 332 ) ;
Cratilo ( 80 ) ; 384 d ( 80 ) ; 388 c ( 82 ) ; 490 b ( 112 ) ; 506 b-509 b ( 230-231 ) ;
390 b ( 490 ) ; 405 b ( 204 ) ; 410 b 506 d ( 13 ) ; 508 e-509 b ( 687 ) ; 509 b
( 405 ) ; 429 c ( 81 ) ; 431 a ( 68 ) ; 431 b
( 82 ) ; 436 d ( 409 ) . ( 229, 306 ) ; 509 d-511 a ( 111, 525 ) ;
Critone , 44 ab ( 628 ); 46 b ( 529 ). 511 b ( 231 ) ; 518 c ( 546 ) ; 521 c
Ep., VII 341 c ( 654 ). ( 546 ) ; 529 b ( 40, 232 ) ; 532 a ( 310 ) ;
Eutidemo ( 101); 278 e ( 484 ) ; 281 e 532 b ( 10 ) ; 533 d ( 512 ) ; 534 e ( 88 ) ;
( 482 ) ; 282 a ( 485 ) ; 288 d ( 463 ) . 539 b-540 a (88) ; 539 d ( 526 ); 583 a
Eutifrone , 6 d ( 327 ) ; 11 a ( 75 ) . ( 488 ) ; 596 a ( 285, 327 ) ; 597 b ( 286 ) ;
Fedone , 64 a-70 b ( 483 ); 65 c ( 480 ); 597 c ( 316 ); 598 d-608 a (187-188 );
70 a ( 640 ) ; 73 a ( 126 ) ; 74 a ( 327 ) ; 605 d ( 203, 549 ) ; 611 e ( 516 ) .
74 de ( 333 ); 75 a ( 353, 433 ); 79 a Simposio , 203 e ( 254 ) ; 207 d ( 372 ) ;
( 60 ) ; 79 d ( 516 ) ; 96 b ( 349 ) ; 97 c- 208 a ( 597 ) ; 210 a (14 ); 210 e-211 a
99 d ( 432 ) ; 99 c ( 387 ) ; 100 a ( 309 ) ; ( 389 ) ; 21 ab ( 687 ) .
100 d ( 389 ) ; 102 e ( 269, 306 ) ; 103 d Sofista , 221 b (81 ) ; 232 d ( 626 ) ; 236
( 306 ) ; 107 b ( 327 ) ; 111 c-113 c ( 447 ) ; a ( 193 ) ; 238 a ( 310 ) ; 242 c ( 133 ) ;
117 c ( 628 ) . 242 d ( 318 ) ; 247 e ( 99, 359, 687, 693 ) ;
Fedro , ( 156, 165 ) ; 245 a ( 194 ) ; 245 251 a ( 691 ) ; 254 d ( 229 ) ; 255 c ( 170,
e ( 345 ) ; 247 b ( 43 ) ; 247 c ( 112 ) ; 229 ) ; 255 e ( 355 ) ; 256 a-e ( 354 ) ; 256
248 b ( 16, 686 ) ; 249 be ( 125 ) ; 249 c e ( 318 ) ; 259 a ( 661 ) ; 265 e ( 486 ) .
734 ARISTOTELE

Teeteto , 151 e ( 678 ) ; 152 c ( 679 ) ; In Ptol. Harm., 65, 13-15 ( 204, 551 ).
155 d ( 132, 304 ) ; 156 a ( 265 ) ; 158 PROCLO, In Farm., V 125 ( 289 ).
b-d ( 684 ) ; 159 c-e ( 684 ) ; 166 a-168 c In Tim., 73 c ( 411 ) .
( 679 ) ; 172 b ( 680 ) ; 174 b ( 488 ) ; 176 PROTAGORA , 80 A 16 ( 679 ); 80 B 1 ( 678 );
b ( 304, 484 ) ; 178 b ( 498 ) ; 179 b 80 B 6 b ( 678 ).
( 680 ) ; 183 a ( 678 ) ; 184 c ( 431 ) ; SENECA , Be ira , I 17 ( 533 ).
185 b ( 649 ) ; 189 e ( 420 ) ; 193 c ( 349 ) ; Quaest. nat., IV 3 ( 444 ); V 6 ( 433 ).
199 a ( 79 ) ; 205 a ( 359 ) ; 208 c ( 96 ) . SENOCRATE, 15 H ( 232 ); 30 ( 286 ).
Timeo , 27 d ( 359, 413 ) ; 28 b ( 289, SENOFANE, 21 B 1 ( 529 ) ; 21 B 26 ( 416 ).
413 ) ; 28 c ( 193 ) ; 29 b-d ( 526 ) ; 31-32 SENOFONTE, Mem., Ill 4 , 12 ( 556 ); III 8,
( 414 ) ; 34 b ( 387 ) ; 36 e ( 415 ) ; 37 d- 2 ( 529 ) .
38 b ( 370 ) ; 38 a ( 379 ) ; 40 b ( 387 ) ; SIMPLICIO, In Cat ., 6, 9 ( 53 ) ; 340 , 26
45 c ( 420 ) ; 47 e ( 601 ) ; 48 a ( 355, 385, ( 75 ).
413 ) ; 49 de ( 333 ) ; 50 ab ( 431 ) ; 50 c In Phys., 248, 4 ( 468 ); 1036, 11-13
( 230, 287, 362 ) ; 52 b ( 360, 361 ) ; 52 ( 335 ); 1108, 19-28 ( 352 ); 1110, 5 ( 387 ).
c ( 270, 361 ) ; 52 a ( 270 ) ; 56 e-57 c Oed . Col., 1565 ( 206 ) .
( 265 ) ; 57 e ( 219, 345, 355 ) ; 58 a SOFOCLE, Oed. R., 823 ( 205 ).
( 245, 387, 434 ) ; 58 c ( 381 ) ; 62 c-63 e SOLONE, fr. 16 D ( 506).
( 381 ) ; 62 d ( 407 ) ; 63 b ( 407 ) ; 63 c TALETE, 11 A 1 e 23 ( 247 ) .
( 381 ) ; 63 e ( 381 ) ; 68 d ( 438 ) ; 69 d TEOFRASTO , CP , I 21, 4 ( 573 ); II 17, 5
( 391 ) ; 73 b ( 614 ) ; 81 a ( 345 ) ; 89 d- ( 578 ); V 14 ( 450 ).
90 d ( 531 ) ; 90 c ( 487 ) . Met., 4 a 2 ( 665 ) ; 5 a 14 ( 382); 5 a 15
PLINIO, Hist , nat., II 61 ( 444 ) ; VIII 16, ( 244 ); 5 a 19 ( 253 ); 6 a 14 ( 388 ); 6 b
44 ( 588 ); XXXI 37 ( 439 ). 11 ( 226, 229 ); 6 b 13 ( 310 ) ; 7 b 18
PLOTINO, Enn. , V 4, 2, 8-9 ( 226); VI 9, ( 377 ); 8 a 9-20 ( 242 ); 9 a 7 ( 228 ) ; 9 b
7-12 ( 655). 13 ( 59 ); 11 b 2 ( 226 ); fr . 15 e 23 W .
PLUTARCO, Be fort. Alex., I 8, 330 d ( 440 ); 22 W . ( 366 ) ; 49 W . ( 601 ); 53 W .
( 20 ) . ( 620, 655 ) ; 64 W . ( 179 ); 89 W . ( 204,
Be Is. et Os., 77, 382 e ( 14 ). 551 ) .
Plac., V 30 (174 ). TEOPOMPO, I 737 Kock ( 11 ).
Non posse , 2, 1087 b ( 625). TIMOTEO, Fr . 7 D. ( 196 ) .
Vita Ale., 42, 234 d ( 28 ). TOLEMEO, Harm., Ill 7 , 99 ( 550 ).
PORFIRIO, Vita Plot., 24, 6-11 ( 52 ). VARRONE, Be lingua lat., VII 7 ( 408 ).
o

INDICE DEI VOCABOLI GRECI

ayaOov, universale nella natura, non nel- axeipta 412.


l etica 277, 300, 304, 524, dyaOiv it 7TEtpov 356, 408.
- 100, 171, <paiv6|jiEvov a 7rXrj yEVECU? 234, 267 .
cpijaei
_
100, xd sxxEx; dyaOa - xd x sv auxaS d7t68sti;t ;< 113.
-
_
24, 171, dya&d avayxata 471, 543, dpExr) ( def . ) 521, e fine 492, <pucrixr) aps
xo dptaxov Iv xf ) <pucTEi xa < j7] 278, 304. xif ) 519, dpsxal atipiaxo? 172, 336, 348,
dS'.£c;txY) xo ;< 412. al EE? xi)v crx°Xljv apexaE 543, XSXEEOC
aSuvaxov , cio che e fisicamente impos- apsxrj 554, apExal X£i;sco ; < 161, 179.
sibile 410. aptO|ji8;< EE8 ) XIX 6C , (i.a0y|j.axix6; 298.
(

dya 7n) xov sE 323. dpiaxoxsXt Eiv 233.


alysi; = iiiy.EC, 441. appLovtai ( nella musica ) 197, 548, 550.
aESto? 250. appiiOpucrxov xaO auxo 233, 594.
aEOrjp 405. dpxY) pto) 606.
ataEbjpta 650. dpxh 114; dp /Y) IIIU / IXT) 391; tSiai , xotval,
oualbjmc xoivrj 636, 638, 649, aiaOyxa oExstai a . 115, 525. doppio senso 259,
xoiva 636. 497 , 511, dpxYj-x£Xo? 282, 339, 342 ;
alxEai 36, 118, 121, 272, 274. xd Iv apxf ) aExeia9m 93, apxtxo? 171,
aEtiv 411. , 497
axEvrjxo; 338. axdxxco? ou8£v 397.
dxpa , xd 469. a6x6p.axov 275.
dxpEpsia 525. EV auxco-£v dXXoi 239, 273, xaft auxa-
dUoEoxn; 347, 372, 429. Trp6 <; dXXa 170, xaO auxa-7rp& ; < ESxspa
d (xa 36, 345. 229, 240, xaO aux6-7rpo? xi 74, 78,
d[J.apxEa 204. 287.
A(iExa7rxcoxo? 40. a <pr) 429, ( = Oiyyavsiv 340 ).
av«yxY) ( logica o ontological 122 , 281, pdvauaov , xi 541.
434, 599. pEo? OscopYjxtxd? 503, 7roXixix6? 543.
dvayvcop.' m ? 205. pouXTjau; 656.
dvaihifitaai ? 439. yEVEtn? 267 ss.
dvaipia - SvaipLa 592. yEvoc-sISo? 689.
avaXoyov 97, 583, 668, 696. yvtvpLY) 167.
dvaXucv.q 92, 106. yvcipipto? 468, yvcopiptcoxepa xd ttpoxspa
dvdptv/) (Ti? 37, 60, 125, 349. 468.
avacrxEua Eiv 86 , 93. xi 8£ov 523.
avEpmoStaxo? 480. SiaypatpaE 16.
dvOpomo? dvOpco7rov yEvva 596. xpixo? Siaycoyd) 194, 549.
&. 102, 289. SiaEpsau; 121.
dvtaoxr) ? 227. 8ia <popa, xsXeuxaEa , tlSomi6 c, 95, 688,
dcvopLOLpLcplj 422, 615. 691.
avu 7raOexo? apyr) 88, 111. Sixaioauvn) 172.
;

dvcoOsv 481. Souvai X6yov 86.


a wiptaxa 93. 86vap.i? ( dell arte ) 192, xou TTOIETV xal
aopiaxo? 8ua? 227. 7rdaxeiv 99, 359, 363, 693, Suvapu?-
dopxrj 606. IvspyEia 241, 272, 478, 693.
dratlW) ? 246, 405, 412, 651. lyxtixXia <ptXoCTO<py;|jLaxa 412.
736 ARISTOTELE

EISOP-TO TE yjv elvai-TlXop 279, ci'Sr) EEOI TOO OEOD 0. 510, 512, OeucEap EVSXEV

xai oux eEaEv 690. 491.


elvat - ouaia 305, T6 slvai iTEpov 368, lb]pSU£ tV 75.
424, elvai onep 7;v 306 , oresp 9jv 297, I'Siov ( proprium ) 90, 96.
TO 07TEp ov 263, oirep ov TI 665, slvai iTOTpp dpiOp pTixp 567.
- auppej37] x6<; 306, T6 TL Tjv elvai 91, laTaTat 7tou 327.
95, 122 , 275, 279, 306, 644 , 676, 688, ioTopia 572.
-
689 ( def . ), 689 690, TO zi Jjv slvai TO xd -Oapatp ( trag.) 202, 203, 204, 206,
TTpCOTOV 252, TO elvai ETEpOV 683, TO
( mus. ) 202, 550.
Elvai TTXEEW 431, TE ECTTI 662, 688.
EtCTtOVTOt
297.
-E
IxEi-evTauHa 224.
lOVTa = 7TpOaiOV - U7T £ X/0) pElV
-
xaOIXou 115, 261, 349, 664, TrpaiTov EV
4 0X7) 127.
xaxlv, xaxo7toiov 256, 271.
xaXoxaYaOo? 541.
TO xaX8v xai TO DEIOV 603, TO diStov
IX OECTK; 108. xaXov 258, 390, xaX 6v universale 278,
EXTTaatp 348.
300 , 304, 524, 603.
IXSYXO? 101. xaTaoxEua Eiv 86.
SXlfe-daic 346. xangYopia 74, 668.
EV E 7rl TGXXCOV 117, EV xaTa 7toXXcov ,
XEV6V , T 4 366.
Trapa Ta 7roXXa 129, 319, TI Ip XTUXV - xEvpaip ( significato ) 35, 354, 369, xEvpatp
TCOV EV 347.
t'vaipop - dvaipop 592. Ivouoa 617, xtvpaEip Ivouaai 639, 8vj-
(iioupYouaai 622, oux Icrri X . 7rapa Ta
IV8EX6|J.EVOV - 8uvaT6v { 695. irpayp aTa 354, dp.a ed Eu &up 345, TI
ou svExa Tivop, TIVI 216, 244 , 300, 4 it a7ravTiov EV 347, TO, 7TptOTOV
xtvouv - TO EV
IvloYEta 114. 693. I. dxivnaiac 695. Si - TO xivoupevov 391 XIVOUV
IVTEXI SLOC 36, 694. ( dxtv7) TOv ) 36, 217, 240, 242 , 339, 376
cvTiiHvai-7rEpiaTpO(pr; ij'ux l? 10, 546. ss., 383, 416, TO irpoiTOv xiv/ jaav 574,
IvuXo? 40. axtv7) Tov ( punto d appoggio ) 386, 388.
Ifo 126, 231, 347. xoivai TpapEip 400, 630 , xoiv-p xEvpaip
I QTEpixol Xoyoi 54, 325, 505, 626. 340.
ETOXYCOYT) 40, 96, 136, 520. xpaTEtv 600, 611, 617.
IntSoaip 598. XlyovTa, 7rp6 p T6V ( ad bominem ) 94.
l7TlCTTIf ] (J.ir) 37, 60, 159, E 7ElCTTr)[X7] -86 pa 39 ,
477, I. l 7ri£qTOuplvr] 312, I . rrjp ouaEap - -
Xlpip 175, EEpoplv7) xaTECTTpap.pEV7) 182.
X6yop Tpp pst!;so> p 423, 436, 507, T7) P
314, I. Oeop pTixal xai 7roii) Ttxal 477 , aiiaEap 306, opOop Xoyop 528, XapEiv
512, I. TGSV 7ravTO)v 311, StTEtpoi al I. X6yov 86, 92, irpip TOV spoi X6yov 82.
102.
spp7)VE[a 82.
.
Xoytxlp - cjp 66.
Xoyiapop 89.
Ta iayazn 239. paXXov - TITTOV 470. *
suSaipovEa 529-534, 540, 544. p-iyiaza. yivt ) ( Platone ) 99, 229, 311,
EuSii? 36, 345. 649, ( Arist. ) 592.
E (pE <n? 244 , 382 . plye&op 369.
EijjTjCTii; 436. piOEiic 691.
tpoa IvTauOa -dESia 247 , 249, 465. plfloSoc 337.
djSovdj 173, 478, 530, oExsia 7) . 189, 200, psipip 435.
206, 211, 1) 9uatxl) x§ovr) 550. pEalTpp 506-508 , p. aEaOrjTixr; 648, ~ p8p
SaupdE iv 132, 314. dXX pXa -xpop Tjpap 507, TO plaov TOJV
S EoXoYtxr] , OEoXoyop 138, 674. ECTX.dTOiv 228, 507 , TO plaov xpiTixov
OEOP-OEIOV 130, 247 , 254, 418, 510, 609, 507.
O EpaTTEUEiv TO Osiov 532, opoicoaip UsaS pETa (3i(jd Eiv 493.
304, 532, T6 EV rjpiv Oslov 512.
Heppov IpipuTov 392, 618.
- pETa oX 371.
pixpip x 6opop 380.
Olaip 86. pEpr)oip 188, 192-195, 209.
Occopsiv 532. popcp 347.
p7]Tlx6v 510.
-
0EO) p7)TlX7) 7rOl7) TlX7) 477, 512, T8 OEOJ - pouaixr)548 ss.
puO-op 192.
SEcopia 247, 477, 530, 531, 544, rpv pciXuvaip 436.
INDICE DEI VOCABOU GRECI 737

VOTJOIS V07) CT£(0? 255, 533. TCOXITT;!; 557.


vopttap 555. TToXtTlXT) TE/ V7] 491.
vou? 37 , 42, 650 ss. TCOXU , ax; £ 7rl T6 276 , 379, 554.
6 >.ov xal 7rav 409. 7ropot 399, 436.
optotoptepi] 422, 615. Tpaypta , auTO T8 30, 104, Tpaypta - 8vopta
optotov 97 , TO optotov S-EtupEiv 97, 184. 351, 691.
ov , TO [XT] ov dreXtbc;, TO aTrXijp pi7] OV , TtpayptaTEta 52 .
T6 ZK9 auTi pti] ov 424, auTl> TO OV -pa!;et; xotvat 630.
263, TO ov aTrXco? 688, 6 TCOT OV 369, rtpoalpeai; 88, 100, 469 , 520, 523.
371, 425, ov f ) ov 661 ss., 669 , 675. TtpopXrjpta 86.
OTsp TOSE Tt 89, STEP XEUXOV 90, OTTEO OV TpoTaat? 86.
TI 425, orcep Ijv 297 . Ta TtpcoTa 305 , 472, TO 7cpa> TOV 671.
OTCT/ jat 436. p07TT) 382.
opav Tf ) voyjast 126. aa <p7) V£ ta 178.
opyavov 66. aTf ) ptatv £ iv 83, 688, £v aqptalveiv 677.
opeyeallai TTjv 9'jaiv 433, opexTtxov 656, aocpta 131, 313.
ops t? 391, 522, 656. aTouSato? 6 89, 469, 518.
6 p&oi; XAyoi; 528. aTaHsuau; 436.
opl eallai, TO <I> piap vov 182 , 258, 468, aTeprjat? 99, 269, 271, 686.
506, 589, 685. aToi/ Etov 79, Ta'xaXouptEva aTOtyeta 424.
6 p ( j.vj SXoyo? 467 , 497. auyxexupt£va 127, 260, 349 , 680.
opo? ( def .) 95; ( metro, termine di rife- auXXoytaptG; 93.
rimento ) 472, 485, 521, 524. auptpaivstv 600, auptfleftoixoi; 77 , 99 , 306.
T8 OTI , T 4 8I6TI , el £ <m , Tt ECTTIV 120, 356. aupLUETpia 0 eppUov xal tj/ uxptbv 348.
oupavi? 411. aupLTTcbptaTa 601.
ouata 76, 668, 687 ss., 698, stadi della aup axvla di Ttd&y] e X6yo<; 475, 497.
dottrina 668, gerarchia delle oualat auvayojyrj 92, 526.
668, ouata fisica 427, alalb)Tat 663, auvavatpeat; 468.
ax (v7]T0 i 235, 306, 321, 372, xaTa TOV auvE s; 373.
XGyov 663, 672, TPCOTT) ouata 669, 671, auvTrjyptaTa 615.
optoXoyoGptsvat 688, ouata - T8 Tt 7;v auaTaatt; TOW TpayptaTtov 192, npdirrj
elvat 306, ouata - 4v6 pyeta 664, ptaXXov auaTaat? oppure auv&satt; 573.
ov 675, = T6 avaXoyov EV kx.aaTtp 696, auaTOtyta 244.
= T68S Tt 333, ouaia-aufi(3£ (3Y)x6;< 99, ax pta 347.
315, 583. axoT.i i 104, 543.
OUTCO? xal ouy OUTCOI; 94. aai etv Ta qiatviptsva 250, 419.
oijiti; dSrjXojv Ta patvoptsva 232, 498, 520,
(
aoipaTa areXa 422, 424, 498, irpojTov
630, 644. aaipta 217 , 405, TTIJUTTOV aaipta 217.
TtatStd 550. Ta t? 37 , 279, 518, 594, dell anima e del
TravSeyjl? 270. corpo 348.
TtapaSEtypa 289. T XO? , filosofia del 123, 491, 581, 611,
Ttaaxetv 611. TIXO;- Ta repi; T8 T£XO; 89, 99 , T6XO;
TETatSEUptEVO? 527. = dpxri 281, TEXOI; - dvdyxY) 278, 599,
TETavat? 436. TEXO? xal TO plXTiaTov 464, TEXO; TOJV
TsptExov , T6 443. irpaxTcov 389.
TtEpmaTop 18, 21, 46. Tt xaTa Ttvop 693.
TEptT TEta 205. Ttpttop 465.
TEptTTCOpta 615. T68S Tt 267 ,
333, 659.
436, 611. TO 7TO? 85, TOTO? - x<upa 362.
TtaTt ? 40. TpaylXatpop 106.
TXsovE ta 518. Tp 097] EOXaTT) 615.
TTVEupta ( auptfpuTOv, TEtaaxTOV ) 340, 391 . TUXN 276, 464.
ss., 619, 620, 638, xaTlyetv T8 Tveupta OXvj 35, 41, 238, 306, 362 , 369, 423,
394. 429, 691, TtpcbTr) GXt] 425, 429, 659,
TrotEtv - ratayetv 265, 429, 611, TOIETV - UXTJ - UTOSOX I 270, GXr] - aTEpyjati; 271,
-
Tzoirj rfjC, 193.
ToXtTEta 534, 560, 565.
;07]T7] e T07TIXY) GXY) 691, uX /) -U 7rOXEl-
(XEVOV 306.
738 ARISTOTELE

uTtsxxaujxa 439. 9X1 xotXr; , pterydiXvj 606.


UTT P 68. 9povT) CT[ (; 457 , 470, 509 , 6 9 p6vi (xo; 518
UTTOSOXT) 270. 9i»aix 273 , 585 .
uxiOeaic; 115. 9uai <; 37 , 273 , 486 , 536, 620 , (idcXiaxa
6XOXE((ISVOV 238, 297, 689, tv uxoxetpi- xaxa 9. 348 , 472, upi<; jnav xiva .
v < j> - xa u 7roxeC[zsvov 90. 9UCTIV 675 , 685 , 9601? - xe /vr; 280 , 672 ,
uTrofilvov , T6 269, 297. 6 Heix; xal T) 9601? 277 .
TI& < poav6 eva 32, 129, 585. Xopijyta 24 , 531 .
<pavTa < j[a 636, 646, 650, 683. x6 XP ) <JV0V 10, 470 .
cpavTaafia 636. X<6 pa 270, 360 , X Pa XATTO; 362.
9<ipuy!; 647. X(opi <jpi6(; 40, 285 , 295 , 315 , 328 , 687 .
9 <x0Xoi , ot 503, 517. J
( /uxayioyta 156.
(piXoaoipia 131, TrptoTTj
9. 138, 305, 307, J
< >UX4 643 ss. , 3) aux})M xwoOaa xivijau;
675, SeuT pa 9. 662. 218, 385, xa ovxa ncliQ tan 7ravxa 652.
INDICE DEI NOMI

Accademia-Accademici, 9, 10, 11, 12, 16, Anassimandro, 237, 247, 252, 260, 357,
17, 24, 25, 26, 34, 62, 64, 85, 86, 359, 360, 396, 421, 440, 444.
97, 99, 109, 116, 117, 119, 142, 143, Anassimene, 146, 147, 185, 421, 604.
167, 171, 172, 173, 175, 177, 184, Andronico, 22, 27, 48, 50, 51, 52, 53,
186, 190, 211, 224, 225, 227, 232, 54, 61, 67, 68, 71, 140, 148, 169, 330,
273, 288, 294, 304, 313, 314, 315, 335, 389, 569, 570, 572, 626, 630,
324, 325, 329, 332, 355, 413, 419, 661, 663, 665, 666, 667.
431, 438, 442, 452, 455, 456, 459, Androzione, 144.
460, 461, 471, 474, 484, 488, 499, Anscombe G.E.M., 72, 84, 111, 688.
500, 501, 504, 514, 516, 523, 530, Antifane, 11.
580, 581, 585, 586, 590, 591, 597, Antifonte, 20, 70, 274, 693.
624, 626, 628, 643, 656, 660, 667, Antigono di Caristo, 570, 582.
671, 673. Antioco, 54, 163, 626.
Acheo, 79. Antioco di Ascalona, 142.
Agatone, 79, 195, 210, 527. Antioco di Siracusa, 542.
Albareda A.M., 423. Antioco II, 460.
Alcibiade, 483, 499. Antipatro, 13, 20, 21, 22, 25, 28.
Alcidamante, 20, 144, 169, 178, 181, Antistene, 26, 73, 114, 115, 144, 660.
186, 188, 553. Apellicone, 48, 49, 51.
Alcimo, 283, 285, 292. Apollodoro, 21.
Alcmeone, 174, 349, 588, 604, 605, 614 , Archidamo, 144.
615, 633. Archimede, 387.
Alessandro di Afrodisia, 29, 54, 72, 213, Ario, 480.
215, 221, 227, 229, 279, 283, 284, Aristippo, 169.
286, 287, 288, 290, 291, 292, 301, Aristofane, 559, 678, 679.
321, 330, 333, 335, 382, 400, 454, Aristofane di Bisanzio, 48, 570, 577,
625, 626, 652, 653, 662, 663, 671, 578.
681, 685. Aristone di Ceo, 46, 47.
Alessandro di Fere, 144, 627, 628.
Alessandro Magno, 7, 9, 13, 19, 20, 21, Aristosseno, 11, 177, 213, 214, 299, 526.
56, 149, 190, 401, 450, 492, 554, 588. Aristotele ( nipote di A. ), 21.
Alessi , 11. von Arnim H„ 100, 252, 511, 559.
Alessino, 25. Arpocrazione, 570.
Allan D.J., 17, 18, 19, 27, 34, 91, 110, Arrighetti G., 31, 46, 83, 84, 132, 180,
123, 253, 308, 309, 390, 493, 504, 514.
520, 523, 538. Artaserse III, 143, 460.
Amfide, 11, 488. Artemone, 147.
Aminta III, 9. Atarneo, 9.
Ammonio, 626. Ateneo, 79, 460, 569, 578.
Anassagora, 29, 237, 243, 256, 260, Atenione, 48.
263, 265, 267, 278, 292, 309, 357, Atomisti, 14, 243, 251, 252, 265, 337,
379, 387, 396, 405, 421, 442, 443, 367, 368, 399, 427, 436, 614, 621,
444, 465, 502, 588, 609, 614, 616, 633.
642, 651, 681, 682, 683. Attico, 50, 52, 147.
Anassandride, 144. Attico ( neoplatonico ), 24, 579.
740 ARISTOTELE

Aubert H., 569, 571, 572, 575, 590, Capelle W ., 398, 401, 402, 437, 442.
618. 444, 446, 450, 580, 646.
Aubonnet J., 552. Carete, 144.
Caridemo, 140.
Bacone F., 432. Carlo V di Francia, 555.
Bacone R., 381. Caronda, 534.
von Baer K .E., 619. Cassandro, 13.
Balme D.M., 590, 592, 599, 601. Castelvetro L., 195, 199.
Balss H., 614. Cebete, 640.
Barker E., 535, 541. Cefisodoro, 25, 142.
Bassenge E., 91, 324, 663, 664, 670, Cefisodoro ( arconte ), 8.
680, 685, 696. Cefisodoto, 144.
Beare J.I., 646. Cefisofonte, 538.
Becker A., 107. Cesare, 48.
Becker O., 84. Cheremone, 144, 146.
Bekker J., 34, 87, 183, 198, 395, 495, Cherniss H., 10, 59, 66, 67, 71, 89, 91,.
496, 502, 511. 92, 96, 97, 99, 102, 109, 113, 115,
Belon P., 593. 119, 121, 126, 169, 214, 216, 217,
Bendixen J., 540. 218, 239, 243, 256, 258, 261, 269,
Berkeley G., 680. 270, 272, 274, 279, 283, 284, 286,
Bernays J ., 73, 149, 225, 397, 411, 412, 287, 288, 289, 292, 312, 319, 323,
413, 454, 461. 329, 330, 333, 336, 356, 361, 362,
Bidez J., 48. 379, 399, 406, 407, 413, 414, 416,
Bignone E., 44, 52, 130, 456, 473. 418, 428, 431, 433, 438, 448, 592.
von Bismarck O., 56. 599, 604, 614, 687, 690, 693, 695.
Boas G., 625. Chione, 500, 628.
Boeto, 52. Chirone di Ferecrate, 551.
Boezio, 483. Chung-Hwan Chen, 138, 321, 694.
Bohr N., 343. Cicerone, 24, 29, 48, 50, 51, 52, 54,
Boileau N., 195, 199. 142, 147, 148, 158, 161, 162, 163,
Boker R „ 440, 443, 444, 445, 446, 452. 166, 179, 181, 188, 217 , 218, 408,
Bonitz H., 28, 37, 40, 41, 44, 60, 136, 483, 539, 623, 625, 626, 628, 637.
137, 141, 240, 247, 293, 324, 587, Cidia, 143.
602, 654, 665. Cinici, 20.
Bourgey L., 585. Clearco, 500.
Bowra C.M., 18, 23. Clemente Alessandrino, 21.
Boyer C.A., 342. Cleofane, 460.
Brandis C.A., 73, 143, 168, 340. Cleofonte, 70, 196.
Braun E., 558, 559, 561, 562, 566, 631. Cohen F.S., 58.
Bremond A., 39. Colote, 46.
Brink K.O., 21, 50. Condorcet M.J.A., 552.
Brisone, 70, 144, 180, 181, 588. Conone , 460.
Buchner E., 20. Cook-Wilson J., 637.
Bude G., 569. Cooper L., 149.
Burkert W ., 293, 613. Cope E.M., 168.
Burnet J., 27, 494, 528. Corisco, 18, 47, 501, 639.
Busse A., 548. Coutant V.C.B., 398.
Bywater I ., 130, 454, 456. Crasso, 157.
Cratete, 454.
Cabria, 67, 144. Cratilo, 144, 326, 682.
Callia, 16, 79, 142, 221. Cratino, 11.
Callicle, 157, 624, 678. Critone, 485.
Callippo, 222, 223, 224, 250, 384, 417, Cronert O., 18.
421. Croom Robertson G., 640.
Callistene, 18, 20, 150. Ctesia, 588.
Callistrato, 144.
Calogero G., 664, 678. D Arcy Thompson W., 569, 574.
Camus, 572. Darwin Ch ., 598, 610, 614.
INDICE DEI NOMI 741

Decane V., 138. 262, 273, 277, 280, 281, 301, 303,
Defourny P. , 511. 324, 332, 336, 350, 412, 431, 438,
Demade, 140. 457, 459, 460, 464, 485, 488, 512,
Demetrio, 22, 27, 47, 140, 147, 161. 514, 526, 548, 551, 569, 570, 573,
Demetrio del Falero, 21. 577, 579, 585, 588, 626, 627, 630,
Democare, 25, 26. 656.
Democrate , 144.
Democrito, 79, 80, 237, 266, 277, 357, Ecateo, 588.
376, 380, 396, 409, 421, 615, 616, Edelstein L., 598.
617, 642, 681. Efippo, 11.
Demonico, 457. Egesandro, 11.
Demostene, 140. Einarson B., 71, 106, 459, 460.
Demostene ( oratore ) , 8, 9, 17, 18, 21, Einstein A., 289.
143, 146, 147, 560. Elders L., 322.
von Der Miihll P. , 18, 459. Eleati, 14, 84, 103, 260, 262, 263, 265,
Descartes R ., 112, 447. 268, 302, 307, 326, 338, 380, 428,
De Stefani E.L., 577. 671, 679.
De Strycker E., 39, 215, 303. Elia, 50, 626, 627.
Diano C., 514. Eliano, 588.
Diels H., 225, 438, 440. Elicone, 7.
Diller H., 232, 396, 508. Eliot T.S., 194.
Diode, 592. Elpine, 7.
Diodoro, 460. Else F „ 190, 191, 192, 198, 199, 202,
Diogene di Apollonia, 263, 266, 279, 211, 580.
306, 392, 440, 467, 484, 588, 604, Empedocle, 14, 145, 237, 247, 256, 260,
614, 620, 642. 262, 265, 267 , 278, 302, 304, 307, 317,
Diogene il cinico, 144. 318, 379, 387, 415, 432, 588, 598,
Diogene Laerzio, 22, 46, 47, 220, 513. 599, 604, 607 , 616, 633, 642, 681,
Dione, 628. 697.
Dione Cassio, 48. Epaminonda , 160.
Dione di Prusa , 205. Epicarmo, 314, 323, 588.
Dionisio, 145, 148. Epicrate , 10, 11, 16, 591.
Dionisio di Alicarnasso, 48, 52, 168, 169. Epicurei, 25.
Dionisio il pittore, 196. Epicuro, 8, 9, 17, 31, 46, 83, 84, 89,
Dionisio I, 7, 500. 94, 175, 180, 246, 304, 444, 503, 514.
Diopite, 143. Epitteto, 32.
Diotima, 244, 245, 524, 525, 597. Eraclide Pontico, 7, 25, 148, 213, 252,
Diotrefe, 7. 387.
Dirlmeier F., 16, 29, 43, 53, 68, 88, Eraclitei, 380, 671.
142, 165, 172, 199, 201, 202, 224, Eraclito, 264, 326, 499, 500, 530, 580,
230, 247, 325, 348, 350, 402, 463, 604, 682.
465, 469, 470, 471, 473, 475, 477, Erasto, 18.
478, 479, 480, 481, 484, 493, 494, Eratostene, 19.
495, 497, 498, 499, 500, 501, 503, Eratostene di Cirene, 421.
505, 507, 509, 510, 511, 512, 513, Eristi, 25.
514, 516, 519, 528, 529, 531, 535, Ermagora, 162, 165.
540, 546, 549, 550, 551, 559, 561, Ertnia, 8, 18, 19, 21, 23, 25, 49, 51,
579, 626. 64, 499.
Dodds E., 167, 170, 519. Ermippo, 11, 18, 21, 22, 46, 513, 569,
Donato, 188. 572, 578.
Dracone, 534. Ermodoro, 468.
Drossaart-Lulofs H.J., 575. Ermogene, 80, 81.
Diintzer, 189. Erodico, 157.
During I ., 7, 11, 18, 21, 22, 23, 24, Erodoro, 588.
34, 46, 48, 50, 59, 66, 67, 91, 119, Erodoto, 31.
130, 141, 142, 147, 149, 150, 163, Erodoto di Alicarnasso, 182, 248, 588,
167, 170, 177, 182, 183, 193, 196, 601.
204, 213, 215, 242, 247 , 251, 258, Erpilli, 21, 22.
742 ARISTOTELE

Eschilo, 197, 206. Frankel H., 529.


Eschilo , astronomo, 442. Fredrich C., 396, 592, 606.
Eschine, 17, 18. Freese J.H., 183.
Eschine di Sfetto, 144. Frege G., 79.
Esichio, 140, 216, 220, 569. Freudenthal J., 650.
Esiodo, 138, 217, 243, 256, 363, 440, von Fritz K ., 28, 37, 70, 71, 84, 93,
588. 96, 111, 118, 123, 184, 233, 280,
Esione, 144. 292, 303, 485, 523, 524, 538, 546,
Esopo, 448, 588. 562, 565, 568, 624, 695.
Estieo, 213. Fritzsche Th.H., 495.
Eubulide, 17, 25, 185. Fuhrmann M., 146.
Eubulo, 143. Furley D.J ., 653.
Eubulo ( arconte ), 8.
Eucken R ., 30, 127, 349. Gadamer H.G., 114, 378.
Euclide, 108. Gaiser K., 226, 283.
Eudemo di Cipro, 460, 501, 627, 628. Galilei G., 233, 376.
Eudemo di Rodi, 23, 24, 45, 48, 51, Gassendi P., 25.
55, 161, 166, 330, 335, 501, 666. Gauthier R.A., 17, 21, 174, 476, 494,
Eudosso, 7, 12, 27, 41, 62, 173, 219, 495, 506, 507, 510, 511, 514, 516,
222, 223, 224, 250, 251, 292, 294, 518, 520, 521, 522, 523, 527, 528,
332, 384, 410, 417, 421, 442, 443, 531, 533, 546, 631, 695.
447, 452, 514, 515, 516, 517, 595. Gaza T., 569, 571.
Euripide, 62, 79, 167, 197, 211, 484, Geach, 111, 688.
509, 517. Gellio, 52.
Eusebio, 24, 579. Gemino, 452.
Eusseno, 144. Gerke A., 33.
Evagora I, 460. Giamblico, 299, 455, 456, 459, 461,
Eveneto, 8. 463, 466, 467, 468, 470, 471, 474,
Eveno, 175. 481, 482, 483, 484, 487.
Gigon O., 31, 403, 404, 405, 461, 535,
Falaride, 500. 553, 584, 623, 627, 654.
Falea, 534. Giulio Polluce, 570.
Farquharson A.S.L., 340. Glaucone , 145, 177.
Favorino, 513. Goethe W., 14.
Fedro, 156. Gohlke P., 68, 107, 237, 252, 447, 590.
Felin F., 598. Gombosi O.J., 548.
Festugiere A.J ., 223. Gorgia, 115, 178, 201.
Field G.C., 10. Gottschalk H.B., 398, 399, 400.
Filemone, 11, 553. Grant A., 494.
Filippide, 11. Green O.H., 552.
Filippo il macedone, 8, 17, 18, 19, 20, Grene M., 597.
56, 450, 536, 541. Grillo, 142, 628.
Filisco, 454. von Grumach E., 341, 494, 628.
Filistione di Locri, 12, 396, 591. Gudemann A., 211.
Filocle, 8. Guthrie W.K .C., 217, 220, 307, 397.
Filocoro, 17, 18, 21, 26, 46, 400.
Filocrate, 143. Hambruch E., 85.
Filodemo, 217. Hammer-Jensen I ., 399, 437.
Filolao, 534. Hanke L., 552.
Filolao di Crotone, 247. Happ H., 687.
Filone, 163. Harder R ., 434.
Filopono, 14, 127, 130, 132, 507, 668. Haring E.S., 688.
Filosseno, 499. Harvey W., 605.
Flashar H., 341, 446. Heath T.L., 250.
Fobes F.H., 439. Heck L., 590.
Focilide, 506. Heiberg J.L., 381.
Fozio, 571. Heidegger M., 260, 693.
Frank E., 59, 245, 289, 297. Heisenberg W., 343.
INDICE DEI NOMI 743

Herder J.G., 450. Keaney J.J., 537.


Hermias, 679. Kenyon F., 15.
Herter H., 10, 14. Keplero J., 397.
Hicks R .D., 338, 340, 653, 654. King H.R., 424.
Hintenlang H., 148, 209. Kirk-Raven, 252, 278.
Hintikka J., 84, 695. Koller E., 548.
Hirt H., 432. Kollesch J., 390.
Hisch W., 310. Kraft K., 11.
Hoffmann E., 27, 80, 83, 336, 351. Kramer H.J., 98, 182, 211, 213, 214,
Hoppe E., 344. 229, 230, 258, 260, 299, 311, 468,
Huby P.M., 67. 469, 480, 486, 494, 506, 507, 509,
Hume D., 523. 624, 671.
Husik L, 68. Kroll W „ 147, 572, 577.
Kudlien F., 637.
Ideler J.L., 189, 401, 444.
Idrieo, 144. Lampro, 500, 501.
Ieronimo, 48. Lang P., 245, 590.
Ificrate, 144. Las Casas de B., 552.
Ionici, 649, 682, 689, 695. Le Blond J., 30.
Ipparco di Chio, 442. Lee H.D.P., 398, 574.
Ippocrate, 624. Leibniz G.W., 72, 112.
Ippocratici, 621, 622. Leisegang H., 342.
Ippodamo, 534, 542. Leofane, 588.
Iseo, 144. Leonardo da Vinci, 376.
Isidoro di Siviglia, 446. Leptine, 143, 144.
Isocrate, 10, 18, 20, 25, 29, 62, 130, Lesky A., 190, 202, 392.
142, 143, 144, 145, 147, 167, 169, Lesky E„ 609, 613, 614, 620, 621, 622.
180, 181, 185, 314, 450, 457, 459, Lessing G.E., 195.
460, 461, 462, 470, 471, 475, 485, Leucippo, 275, 279, 308.
488, 530, 560, 624. Lewes G.H., 587.
von Iwanka E., 293, 296. Lewis D.M., 150.
Licimnio, 144, 185.
Jackson H., 16. Licofrone, 144.
Jackson R., 512. Licoleone, 144.
Jaeger W „ 10, 17, 18, 19, 21, 22, 23, Licone, 15, 25, 47.
24, 53, 54, 59, 71, 137, 138, 215, Licurgo, 534, 535.
216, 218, 220, 221, 222, 225, 249, Lieberg G „ 513, 514.
252, 253, 280, 283, 291, 293, 296, Lienhard M.K ., 194.
300, 301, 312, 320, 323, 324, 329, Linne C., 580.
336, 340, 348, 383, 389, 390, 392, Linsky L., 84.
396, 397, 399, 401, 402, 410, 411, Lisandro, 499.
414, 416, 449, 454, 455, 456, 457, Lisia, 156.
474, 494, 497, 501, 504, 506, 509, Lisimachide, 8.
510, 519, 522, 523, 525, 527, 528, Littig F., 50.
533, 539, 541, 577, 584, 598, 623, Littre E „ 80, 605.
661, 662, 665, 666, 673, 691, 694. Lloyd G.E.R ., 591.
Joachim H.H., 123, 398, 424, 429, 433, Louis P., 569, 572, 574.
435, 494, 528, 572. Lucullo, 29, 49, 51.
Johnson S., 680. Lukasiewicz T., 110.
Jolif J.Y., 494, 506. Luzac J., 24.
Kahn C.H., 252, 357, 440. MacMahon A.P., 149.
Kalchreuter H., 506. Macrobio, 623.
Kant I., 112, 666. Maier H., 85, 92, 107, 662.
Kapp E., 71, 92, 94, 95, 101, 104, 105, Malpighi M., 606.
107, 119, 357, 485, 507, 524, 538, Mansion A., 135, 137, 139, 170, 215,
546. 245, 262, 283, 305, 313, 320, 482, 514,
Karpp H., 283, 284, 292. 631, 666, 669, 670.
744 ARISTOTELE

Margueritte H . , 510, 512. Omero, 111, 183, 186, 187, 193, 207 ,
Marrou H.I ., 10. 208, 209, 210, 211, 245, 259, 388,
Mau J., 374. 449, 503, 509, 520, 588.
Megarici, 665, 695. Onirocrito, 149.
Melisso, 26, 70, 247, 307. Orazio, 148, 195, 212.
Menandro, 503, 541. Oresme N., 555.
Menedemo, 591. Owen G.E.L., 102, 123, 232, 283, 344,
Mentore, 8, 23, 140, 499. 527, 670, 685.
Menut A.D., 555. Owens J., 688.
Merlan Ph ., 218, 222, 223, 224, 226,
252, 253, 299, 321, 470, 669, 671, Panezio, 48.
673. Paolo di Tarso, 479, 645.
Metone, 224. Parmenide, 14, 15, 74, 133, 238, 243,
Metrodoro, 21. 247, 256, 262, 263, 264, 268, 269,
Metrodoro di Chio, 101, 444, 446. 272, 307, 326, 374, 448, 452, 614,
Meyer J.B., 569, 590, 593. 678, 679.
Michele di Efeso, 389, 559. Patrizzi F., 25, 189.
Mikkola E „ 104, 543, 544. Patzig G., 108, 109.
Mills K.W ., 287, 327. Pausone, 697.
Milne Edwards, 602. Peck A .L., 392, 575.
Mirocle, 144. Pelopida, 169.
Mitridate, 48. Pericle, 565.
Molone, 7. Peripatetici, 22.
Peripato, 162, 524, 537, 538, 571, 577.
Monan J.O., 304. Peto, 181.
Montesquieu , Ch. de Secondat, 450. Pindaro, 111, 416.
de Montmollin D., 189, 190, 191, 198, Pines S„ 261, 335, 346, 382.
209. Pirreo, 22.
Moraux P., 20, 34, 46, 68, 140, 148, Pirro, 571.
395, 398, 496, 538. Pistelli E., 461, 467.
More Th., 537. Pitagora, 465, 550.
Morrow G., 538. Pitagorici, 25, 228, 244, 267, 288, 293,
Moser S., 669. 294, 299, 302, 308, 323, 324, 326,
Muller F„ 572. 370, 448, 452, 469, 604, 613.
Museo, 588. Pitodemo, 8.
Pitodoto, 8.
Natorp P., 320. Pitolao, 144.
Naucrate, 144. Pittaco, 534.
Nausigene, 7. Pizia ( figlia di A .), 21.
Neleo, 47, 49, 51, 500, 501. Pizia ( moglie di A .), 8, 21, 22.
Neoplatonici, 258, 666. Platone, omessa numerazione in quanto
Newman W.L., 23, 338, 450, 536, 541, continuamente ricorrente.
552. Platonici, 232, 244, 288, 355.
Newton I ., 366, 441. Platt A ., 575.
Nicocle, 459. Plezia M., 20, 22, 50.
Nicomaco ( arconte ), 8. Plinio, 444, 578, 582, 588.
Nicomaco ( figlio di A. ), 21, 514. Plotino, 52, 74, 655.
Nicomaco ( padre di A . ), 9. Plutarco, 14, 20, 28, 29, 52, 149, 150,
Nonio, 50. 571, 578, 582, 625.
Nuyens F., 631. Pohlenz M., 79, 194, 201.
Polibio, 46.
Occam G., 384. Polibo, 588, 605.
Ocello Lucano, 433, 434. Polignoto, 196.
Oehler K ., 262, 416, 417, 459, 513, 597. Poliuto, 144.
Oellacher H., 189. Polizelo, 7.
Ogle W „ 572, 587, 602, 606, 607, 610. Polo, 445.
Olimpiodoro, 23, 626. Poppenreuter H., 646.
Olmsted E .H., 507, 648. Porfirio, 52, 54, 551.
INDICE DEI NOMI 745

Posidonio, 48, 433, 444. Scilace, 588.


Praechter K ., 144. Scolastici, 76, 77, 108, 251, 422, 511,
Prantl C., 107, 396. 664, 665, 669.
Prassifane, 48. Seeck G.A., 395, 396, 404, 406, 424,
Presocratici, 234, 239, 246, 265, 269, 426, 430, 432, 435.
273, 309, 387. Seneca, 48, 433, 444, 553.
Proclo, 286, 411, 601, 625, 627, 631. Senn G „ 577, 578, 592, 601.
Prodico, 146. Senocrate, 7, 9, 17, 18, 25, 43, 63, 66,
Prosseno, 9, 18. 101, 115, 213, 214, 219, 232, 235,
Protagora, 81, 316, 321, 352, 660, 671, 236, 286, 293, 299, 310, 323, 325,
678, 679, 680, 681, 685. 331, 332, 413, 488, 643.
Pseudo Alessandro, 222, 324, 326, 330, Senofane, 187, 416, 529.
692, 696. Senofonte, 74, 142, 326, 529, 556.
Sepulveda J ., 552.
Rabe H., 147. Sesostri, 453.
Rabinowitz W.G., 455, 456. Sesto Empirico, 229.
Ralfs G., 133. Sidney Ph., 199.
Ramsauer G., 494. Silla, 49, 50, 52, 163.
von Ranke L., 189. Simplicio, 52, 68, 74, 75, 213, 346, 352,
Rees D.A., 656. 356, 359, 375, 387, 411, 412, 413, 654.
Regenbogen O., 21, 147, 179, 412, 571, Siriano, 625.
578, 583, 687. Skemp J.B., 239, 270.
Reiner H., 329, 666. Snell B., 28, 523.
Reinhardt K ., 200. Socrate, 9, 12, 14, 16, 73, 80, 81, 82,
Richter L . , 548. 86, 89, 111, 125, 142, 146, 156, 157,
Richtie D.E., 14. 159, 162, 171, 172, 184, 185, 188,
Riehl, 107. 209, 221, 222, 265, 279, 284, 304,
Ritter W.E., 694. 309, 326, 328, 329, 426, 445, 462,
Robin L., 38, 39, 218. 470, 475, 483, 484, 485, 508, 529,
Rolfes E„ 105, 107, 127, 680, 685, 696. 530, 556, 561, 628, 640, 679, 680.
Rose V., 215, 283, 340, 623. Socratici , 459.
Ross W.D., 21, 37, 57, 59, 67, 68, 71, Sofisti, 73, 79, 105, 159, 167, 171, 172,
96, 107, 108, 109, 121, 122, 123, 124, 185, 201, 209, 224.
127, 129, 137, 145, 183, 215, 221, Sofocle, 26, 79, 197, 204, 205, 207, 210.
223, 225, 239, 245, 247, 250, 260, Solmsen F., 53, 69, 71, 75, 92, 128,
261, 266, 274, 286, 293, 299, 300, 141, 148, 168, 169, 181, 190, 191,
308, 309, 310, 312, 320, 324, 325, 193, 218, 237, 246, 265, 267 , 277,
335, 336, 384, 392, 417, 439, 473, 278, 344, 392, 395, 398, 406, 423,
528, 607, 623, 628, 630, 631, 632, 424, 428, 429, 440, 611.
633, 634, 640, 641, 646, 651, 653, Solone, 169, 506, 534, 562.
654, 655, 661, 662, 666, 685, 694, Spengel L., 141, 168, 485.
696. Speusippo, 7, 8, 9, 17, 18, 24 , 25, 43,
Rousseau J.J., 552. 47, 63, 88, 92, 96, 97, 101, 110, 115,
Rudberg G., 573. 119, 120, 134, 138, 146, 167, 173,
Russell B., 587, 659, 693. 182, 184, 213, 214, 219, 235, 236,
245, 257, 310, 325, 331, 332, 387,
Sakadas, 196. 402, 413, 488, 515, 517, 573, 580,
Sambursky S., 352, 366. 590, 591.
de Santillana G., 224. Spoerri W., 456, 457.
Sayers D., 208. Springam J .S., 193.
Scaligero G.C., 193. Stahr A., 48, 87.
Schadewaldt W., 199, 200, 201, 202 Stallmach J., 688.
203, 204, 245, 416, 421. Stark R ., 33.
Schlaifer R., 553. Stenzel J., 80, 97 , 135, 213, 228, 590,
Schmid W., 46. 688, 691.
Schmidt-Stahlin, 149. Stesicoro, 183.
Schopenhauer A., 432. Stewart J.A., 494, 506, 528, 531.
Schuhl P.M., 695. Stigen A., 81.
746 ARISTOTELE

Stobeo, 461. Trasimaco, 87, 177.


Stocks J.L., 67, 104, 421, 535. Tricot J., 569.
Stoici, 48, 161, 181, 645. Tugendhat E., 306, 688, 692, 693.
Strabone, 18, 49, 52, 53, 452. Turner P., 205.
Stratone, 15, 47, 437, 601.
Strohm H., 440. Untersteiner M., 215, 253, 411, 678.
Stroux J., 179. Usener H., 147.
Sundewall C.J., 590.
Syennesis, 588, 605. Vahlen J., 141, 148, 191, 205.
Sykutris J., 17. Varrone, 408.
Verdenius W.J., 199, 203, 434, 479.
Talete, 118, 247, 420. Vitelli G., 473.
Tarn W.W., 19. Vlastos G., 214.
Taylor A.E., 218, 246, 361, 363, 381. Volkmann R., 183.
Teeteto, 132.
Teocrito, 25. Wagner H., 669, 670, 671, 672, 673.
Teodamante, 144. Waitz Th., 87, 274.
Teodoro, 87. Walzer R., 455, 473, 508, 623.
Teodoro ( attore ), 144. Waszink J.H., 434.
Teodoro di Bisanzio, 144, 146, 185. Webster E.W., 401.
Teofilo, 7. Wehrli F., 46, 161, 506, 625, 627.
Teofrasto, 8, 19, 21, 26, 33, 34, 43, 44, Weil E., 85.
45, 46, 47, 48, 51, 52, 55, 59, 63, Wellmann M., 396, 577, 613.
64, 147, 148, 161, 162, 166, 176, 179, Wetter W., 548.
180, 204, 212, 217, 225, 227, 228, Whiston W., 441.
229, 242, 244, 253, 308, 310, 365, Whitehead A.N., 659.
366, 377, 382, 388, 396, 400, 401, Wieland W., 28, 29, 30, 38, 55, 56,
437, 440, 450, 494, 500, 501, 551, 99, 276, 336, 342, 344, 350, 354, 359,
571, 572, 573, 574, 577, 578, 585, 368, 371, 374, 378, 420, 433, 464,
587, 589, 601, 620, 665. 468, 473, 474, 508, 693.
Teofrasto ( arconte ), 8. Wifstrand A., 193, 247.
Teopompo, 11, 32.
Teopompo di Chio, 18, 25. von Wilamowitz-Moellendorf U., 23, 188,
Tersite, 177. 194, 561, 570.
Theiler W 535, 623, 628, 632, 653, Wilcken U., 21.
654, 669. Wilpert P 102, 103, 130, 213, 215,
Thesleff H., 434. 216, 220, 229, 283, 286, 288, 293,
Thielscher P., 57. 411, 412, 664, 688.
Thompson W.H., 158. Wimmer F., 569, 571, 572, 575, 590,
Thurot Ch., 554. 618, 620.
Timeo, 18, 25. Wittgenstein L., 693.
Timoteo, 460. Wolff C.F., 617.
Timoteo ( musico ), 196, 551. Wolfson H.A., 223.
Tirannione, 50, 52, 147. Wolowski M.L., 555.
Tisia, 87.
Tolemeo, 550. ZabareUa J., 127, 435, 645.
Tolomeo el-Garib, 15, 20, 22, 23, 52, Zaleuco, 534.
213, 570. Zeller E., 54, 213, 340, 678.
Tolomeo Filadelfo, 48. Zenone, 14, 70, 103, 105, 336, 338,
Tolomeo Soter, 47. 351, 352, 353, 364, 365, 373, 374,
Toplitz O., 213. 375.
Torraca L., 340. Zenone stoico, 454, 624.
Torrey H.B., 598. Zoilo, 208, 209.
INDICE GENERALE

Prefazione . pag . 5

Introduzione » 7
Vita e personality, p. 7 ; Scopo e metodi di lavoro, p. 30 ; I
periodi della sua vita, p. 34; Linee generali della sua conce-
zione e il suo dilemma , p. 35; II carattere particolare delle
sue opere, p. 43; Cronologia relativa delle opere, p. 60; Pe-
riodo dell Accademia in Atene ( 367-347 ), p. 62; Periodo dei
viaggi: Asso, Lesbo, Macedonia ( 347-334 ), p. 63; Secondo
periodo ateniese. Dal 334 alia fuga da Atene e alia morte in
Calcide nel 322, p. 64.

I - LINGUAGGIO, OPINIONE E VERITA » 66


Le opere, p. 66 ; Le Categorie , p. 73; II De interpretatione ,
p. 79; I Topici , p. 85; Gli Analitici , p. 105; Lo scienziato,
p. 130.

II - RETORICA, POESIA, TRAGEDIA » 140


Le opere, p. 140 ; La Retorica , Libri I-II , p. 150; II trattato
Sulla prosa ( Rhet. Ill ), p. 175; Lo scritto Sulla poetica ,
p. 186.

III - I PRIMI PRINCIPI » 213


Le opere, p. 213; La dottrina dei principi, p. 226.

IV - LA CONTROVERSIA SULLA DOTTRINA DELLE IDEE » 283


L opera Sulle idee , p. 283; II libro My 9 - Ny , p. 293; II libro
Alfa , p. 301; II libro Beta , p. 312; II libro Kappa , p. 320 ;
II libro Iota, p. 322 ; My 1-9, 1086a 21, p. 323.
V - MOVIMENTO E CAMBIAMENTO, I FENOMENI FON-
DAMENTALI DELLA NATURA » 335
Le opere, p. 335; Che cosa e la Fisica di Aristotele?, p. 341;
II settimo libro della Fisica, p. 344; Movimento, spazio e
tempo, p. 353.
748 ARISTOTELE

VI - COSMOLOGIA. LA DOTTRINA DEGLI ELEMENTI . » 395


Le opere, p. 395; Cosmologia, p. 402; La dottrina degli de ¬

menti, p. 422; La Meteorologia , p. 438.


VII - IL PROTRETTICO: UN ELOGIO DELLA VITA DELLO
SPIRITO » 454
Esortazione a Temisone, p. 461.
VIII - LA FILOSOFIA DELLA VITA UMANA ASSOCIATA . » 490
Le opere, p. 494; Un etica della volonta buona , p. 516; L or-
ganizzazione della comunita umana - Le opere, p. 534; So-
cieta e Stato, p. 539.

IX - INDAGINE SULLA NATURA E FILOSOFIA DELLA NA-


TURA » 569
Le opere biologiche, p. 569; II « segretario della natura »,
p. 579.

X - L ANIMA E I PROCESSI PSICOFISICI » 623


Le opere, p. 623; I processi psicofisici comuni agli animali,
p. 633.

XI - ESISTENZA E VERITA » 659


Le opere, p. 659; Che cosa e la Metafisica aristotelica ?,
p. 665.

Abbreviazioni e sigle usate nel testo . » 699


Piccola bibliografia aristotelica . » 703

Indice dei passi citati . » 727

Indice dei vocaboli greci . » 735

Indice dei nomi . » 739

.
FINITO DI STAMPARE NEL 1976 PER CONTO DI U MURSIA EDITORE
-
DA « LA VARESINA GRAFICA » AZZATE (VARESE)

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