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MANUALE SUL FAI DA TE

IL LEGNO
Lavorare il legno, aggiustare il legno, costruire con il legno: sono tutti capitoli della
storia del fai da te che sembra avere nel legno uno dei suoi protagonisti principali.
Questi capitoli, a loro volta, si suddividono in una serie infinita di paragrafi nei quali
si raccontano le molteplici possibilit offerte dal legno a chi decide di affrontare
piccoli e grandi lavori, che vanno dalla riparazione della gamba rotta di una sedia,
alla costruzione di una libreria, al rivestimento di una parete e cos via. importante
per che, prima di accingersi a qualunque operazione, si abbiano le idee ben precise
su come fare, dove fare, cosa fare e con che cosa fare. In una parola bisogna
procurarsi una attrezzatura necessaria e imparare a servirsene in modo corretto.
Sarebbe assurdo farsi un corredo da professionista del legno e poi non sapere quale
attrezzo usare al momento opportuno. La falegnameria un'arte antica quasi come il
mondo, che si avvale di molti strumenti, a volte estremamente semplici altre pi
complessi, che devono per corrispondere alle esigenze di ogni singolo lavoro. Per,
ripetiamo, chi comincia da zero, o quasi, ha bisogno di pochi attrezzi, purch
specifici, e di ottima qualit, da integrare eventualmente con altri, man mano che
cresce la pratica e la voglia di fare cose nuove e pi impegnative. Perch lavorare il
legno pu, alla fine, anche essere divertente e costituire un passatempo rilassante
proprio perch tanto diverso dalla routine (spesso stressante) della vita manageriale.
Nel momento in cui ci si accinge ad acquistare un'attrezzatura conviene sempre
affidarsi (soprattutto quando si ha poca esperienza) alle marche migliori, senza la
tentazione di risparmiare sul prezzo che, in genere, proporzionale alla qualit. Il
vecchio motto chi pi spende meno spende vale anche in questo caso perch una
spesa di qualche migliaio di lire in pi equivale a una maggior durata dell'attrezzo.
Abbiamo detto attrezzi, ma non basta: bisogna che, per una corretta manutenzione,
essi abbiano un posto adatto dove si possano riporre con ordine e trovare subito al
momento dell'uso. L'ideale un armadietto non troppo profondo, corredato di ganci,
ripiani e cassettini di misure diverse (per chiodi, viti, tasselli, e cos via)
eventualmente etichettati cos da poter individuare subito quello contenente gli
oggetti che servono. Ci sono anche contenitori in plastica trasparente, dotati di molti
cassetti nei quali riporre il materiale minuto (subito reperibile, grazie appunto alla
trasparenza). In alternativa all'armadietto, pu andar bene anche un piccolo scaffale o
un pannello forato con agganciati dei supporti su cui appendere gli attrezzi pi grossi.
Chi ha la fortuna di poter disporre di un locale da adibire a laboratorio, pu collocare
scaffali o contenitori appesi alla parete, in posizione ben accessibile e vicino al tavolo
da lavoro. in un ambiente come questo, chi veramente appassionato per il fai da
te in legno pu, via via con l'esperienza, costruire anche pezzi di un certo impegno.
Mancando il locale ci si pu accontentare di un ripostiglio, di un angolo ricavato nel
box o in uno scantinato purch sia ben aerato e privo di umidit. E se non c' n il
locale, n il ripostiglio, n il box, n lo scantinato allora si pu sempre rimediare con
un tavolo pieghevole (ce ne sono parecchi tipi in commercio) o con una robusta asse
(lunga da 1,4 a 2 metri e larga almeno 1 metro) da appoggiare sopra il tavolo della
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cucina o quello da stiro, nel locale guardaroba.
Sia il tavolo pieghevole, sia l'asse permettono di effettuare numerosi lavori non
eccessivamente impegnativi, compresa la segatura di assi o pannelli semilavorati,
oltre ovviaInente lavori di incollaggio, riparazione e cos via. Durante il lavoro si
deve avere l'avvertenza di proteggere sia il pavimento, sia il tavolo da lavoro su cui
posa l'asse con giornali o vecchi panni, specialmente se si devono utilizzare delle
vernici.

ACCORGIMENTI

Il locale dove lavorare deve esser ben arieggiato, specie se si usano solventi o
vernici.
Deve avere una illuminazione (meglio se indiretta) che non stanchi la vista.
Se manca la luce naturale si possono utilizzare speciali lampade al quarzo
iodio.
Il pavimento deve essere perfettamente orizzontale e non sdrucciolevole.
L'isolamento acustico ben curato in modo da non disturbare i vicini quando si
lavora.
Essere preferibilmente diviso in due zone (anche per mezzo di un mobile o di
un pannello): una dove lavorare e una dove riporre i materiali.
Essere asciutto e avere una temperatura costante, anche d'inverno.
Disporre di un rubinetto per l'acqua.

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Aggiustare il legno.
Tra gli inconvenienti pi comuni, e anche pi facili da riparare, che possono capitare
a un tavolino, ad una sedia o a un mobiletto ce n' uno che presenta particolari
difficolt.
Quando si rompe una gamba. La spaccatura pu essere di tipo diverso: orizzontale
oppure obliqua. Nel primo caso, con un apposito trapano e punta da legno, si pratica
un foro in ciascuno dei due pezzi di gamba rotta, ovviamente nella parte centrale,
avendo cura che il foro sia di diametro adeguato alla misura della gamba ( quindi
assai pi largo nel caso di gambe massicce). Occorre, inoltre, che i due fori risultino
perfettamente allineati (tuttavia non va dimenticato che, all'occorrenza, uno dei due
pu anche essere leggermente ovalizzato per ottenere una coincidenza perfetta delle
due parti). Si taglia poi, in un apposito tondino di legno, un tappo che abbia la
lunghezza complessiva dei due fori, ma il diametro leggermente superiore. Si
introduce met del tappo, prima cosparso di colla, nel foro della gamba rimasta
attaccata, facendolo penetrare a fondo eventualmente con l'aiuto di un martelletto.
Quindi si incollano le due superfici del piede spezzato, facendo ben cura ai contorni,
e si posa il troncone del piede sulla parte di "tappo" rimasta libera, infilandovela con
l'accortezza che non si producano dislivelli tra le due parti (la giunzione deve
risultare perfetta). Si lascia poi seccare la colla per almeno ventiquattro ore e, alla
fine, se occorre, si rifinisce con un po' di vernice o con una lucidata a cera. Lo stesso
procedimento si usa se la rottura riguarda il bracciolo di una poltroncina o di una
sedia. Se la frattura invece di tipo obliquo, la riparazione un po' pi complessa.
Bisogna anzitutto incollare le superfici dei due pezzi rotti e farli combaciare
perfettamente, serrandoli poi con una morsa e lasciando asciugare la colla per almeno
ventiquattro ore. Poi, con un trapano e una punta di almeno 8 millimetri, si praticano
due fori perpendicolari al piede, che lo trapassino completamente. Si inserisce quindi
nei buchi della colla da falegname e si introducono due tappi (come quelli spiegati
prima) che abbiano lo stesso diametro dei fori e una lunghezza inferiore di 3-4
millimetri allo spessore della gamba spezzata. Anche i tappi devono essere
preventivamente cosparsi di colla. Ultimato il lavoro si lascia seccare la colla, poi si
riempie con dello stucco la piccola cavit rimasta nel legno, alle due estremit dei
tappi, e si rifinisce con carta vetrata per terminare con un po' di vernice o una
lucidatura a cera.
Quando si rompe il cassetto. Pu capitare che il cassetto di un mobile non si apra pi
bene, che si scolli agli angoli allentando la tenuta del compensato di fondo che cos
esce dalla guida. Ecco come risolvere questi problemi. Nel primo caso, occorre
innanzitutto scoprire il punto di frizione del cassetto con il mobile. Per fare ci si
passa ripetutamente una matita a punta grossa sopra, sotto e sui fianchi dei bordi del
cassetto. Si rimette poi a posto e si fa scorrere; il segno della matita sparisce nel
punto in cui si verificato l'intoppo. Basta allora strofinare la parte con carta vetrata,
prima a grana media poi a grana fine, oppure con una lima, e poi ripassare tutta la
zona carteggiata con del sapone umido o con della paraffina. Con questa semplice
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operazione il cassetto torna a scorrere come prima (e magari anche meglio).
Se i listelli laterali, sui quali il cassetto si appoggia o scivola sono rovinati o si sono
assottigliati per l'usura, provocando un movimento anomalo del cassetto stesso, basta
piallarli leggermente o passarli con una lima a grana grossa e poi incollare sulla parte
limata delle striscioline di legno di spessore sufficiente per compensare sia la parte
rovinata, sia quella asportata con la limatura. Prima di rimettere il cassetto a posto
bisogna lasciar seccare la colla.
Quando invece gli angoli del cassetto, uniti tra loro con un incastro a mortasa-tenone
o a biette (spine tonde) oppure ad angolo si aprono, bisogna ripristinare l'incastro per
ridare al cassetto la sua forma originale. Dopo aver aperto completamente l'incastro,
si lima il legno per asportare solo lo strato di colla vecchia (che non tiene pi) e
mettere una giusta dose di colla nuova, facendo combaciare perfettamente i due
pezzi. A questo punto basta aspettare che la colla sia secca per rimettere a posto il
cassetto. Pu per capitare che l'incastro sia diventato lasco. Se la giunzione con
biette (spine tonde), basta allargare il diametro dei fori in cui sono alloggiate e
sistemarne delle nuove di diametro maggiore. Ma se si tratta di un altro tipo di
incastro, che ormai non regge pi, inutile qualunque elemento di rinforzo, non resta
che spessorarlo o ricostruirlo interamente. Per l'incastro ad angolo il lavoro pi
facile, perch si tratta di asportare con una raspa un millimetro di legno da una delle
facce, incollarvi sopra uno spessore dello stesso legno di un paio di millimetri e
lasciare asciugare la colla. Fatto questo, si opera sullo spessore nuovo, riportando
l'incastro a misura e provvedendo quindi alla incollatura delle due parti.
Nel caso pi complesso di un incastro a mortasa-tenone bisogna allargare la mortasa
vecchia, inserirvi (previa incollatura) un pezzo di legno duro opportunamente
sagomato che la riempia completamente, che deve penetrare con un certo sforzo. Una
volta che la colla ha fatto presa, si pratica nel pezzo di legno, inserito nella vecchia
mortasa, un nuovo alloggiamento, leggermente pi stretto del precedente. Si riduce
quindi il tenone alle dimensioni della nuova mortasa, si incollano le due parti, si
fanno combaciare e si attende che la colla diventi secca. Questo nuovo incastro
risulter solido e resistente. Naturalmente, prima di ripristinare definitivamente gli
incastri, occorre rimettere in posizione nelle apposite corsie il fondo del cassetto, in
modo che a lavoro finito risulti perfettamente alloggiato. Se il compensato si
deformato e risulta pi largo del necessario bisogna sostituirlo con uno nuovo.

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Costruire con il legno.


Portati a termine tutti i lavori indicati nelle pagine precedenti, e cio la preparazione
dei pezzi di legno, la rifinitura, la verniciatura e cos via, non resta ora che mettere
insieme l'oggetto che si deve costruire. Ma come? I pezzi di legno si prestano ad
essere incollati, inchiodati, avvitati, incastrati tra loro. Si tratta di decidere quale
sistema scegliere, in rapporto al peso che la struttura deve sostenere, alle
caratteristiche che si desidera darle, e anche alla esperienza.
La giunzione mediante chiodi la meno consigliabile, perch i chiodi non hanno una
buona tenuta (nettamente inferiore a quella delle viti) e tendono a sfilarsi dal legno.
Si usa in genere per lavori provvisori.
Le viti danno migliori risultati, in quanto oltre ad assicurare giunzioni abbastanza
solide, consentono, in caso di necessit, un veloce smontaggio dei pezzi.
L'incollaggio adatto di solito per pezzi di piccole dimensioni: spesso, tuttavia,
usato insieme ad altri sistemi. Il metodo di giunzione ideale comunque quello
dell'incastro.
Dopo questa breve premessa utile esaminare le diverse possibilit, non senza aver
suggerito prima di tutto di controllare attentamente le varie parti. A questo punto
prima di assemblarle tra loro, necessario accostarle (senza attaccarle) e assicurarsi
cos che tutti i pezzi combacino.

Inchiodare.

Anche se questo sistema stato sconsigliato, utile sapere come procedere in caso si
decida di utilizzarlo per lavori modesti o per strutture nascoste. Si usano in genere
chiodi in acciaio dolce a testa piatta, se la giunzione non ha problemi di eleganza; a
testa conica o persa quando la chiodatura non deve essere visibile. Le misure pi
usate sono quelle comprese tra i 20 e i 50 millimetri. Piantare un chiodo nel legno
abbastanza facile; tuttavia, bisogna seguire alcune piccole regole assai importanti per
ottenere un buon risultato. innanzitutto necessario avere un martello adatto al tipo
di chiodi da piantare, facendo attenzione che la testa sia ben fissata al manico (in
caso contrario i colpi non possono avere la necessaria efficacia); lo si impugna quasi
all'estremit del manico e si vibrano dei colpi facendo in modo che sia il polso sia il
gomito seguano movimenti elastici. I colpi devono avere una direzione
perpendicolare al chiodo ed essere inizialmente leggeri, fino a quando il chiodo
penetrato nel legno quanto basta per stare attaccato da solo mentre all'inizio
dell'operazione va tenuto fermo con l'indice e il pollice della mano sinistra. Poi si
aumenta l'intesit dei colpi, finch il chiodo penetrato completamente nel legno.
Per chi alle prime armi, consigliabile tenere fissato il chiodo all'asse con una
piccola pinza, oppure di infilarlo all'estremit di un pezzetto di cartone che lo tenga
in posizione. Non appena il chiodo penetrato per met si pu togliere il cartone,
strappandolo con leggerezza.
Se il chiodo si piega, meglio estrarlo e sostituirlo con un altro, piuttosto che tentare
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di raddrizzarlo con dei colpetti che possono rovinare la superficie del legno.
Nell'unire due pezzi di differente spessore opportuno che quello pi sottile sia
inchiodato sopra a quello pi grosso, facendo in modo che il chiodo penetri nel
secondo quasi completamente, dopo aver attraversato il primo strato. A tale scopo si
consiglia di sovrapporre i due pezzi e poi di controllare, posando il chiodo accanto
alle due coste sovrapposte, che la sua lunghezza abbracci entrambi i pezzi. Per lavori
grezzi, dove si bada pi alla solidit che all'estetica, bene usare addirittura chiodi
pi lunghi dello spessore complessivo del legno: questi vanno poi ribattuti con il
martello in direzione trasversale alle fibre, in modo che rientrino nel legno. Se invece
la chiodatura deve essere invisibile bisogna ribattere i chiodi con un cacciachiodi, in
modo da farli penetrare nel legno di almeno uno o due millimetri. I piccoli fori
rimasti vanno poi livellati con dello stucco. Un ultimo consiglio: bene evitare di
usare chiodi troppo grossi che possano fendere il legno; meglio chiodi pi piccoli
piantati non troppo ravvicinati e a distanza sfalsata (infatti una chiodatura allineata
pu provocare una fessurazione delle fibre).

Avvitare.

L'uso delle viti offre notevoli vantaggi; innanzitutto si possono facilmente levare e
staccare cos i pezzi in caso di necessit. In secondo luogo, la filettatura delle viti si
ancora saldamente alle fibre del legno e permette quindi un assemblaggio molto
robusto. Sono invece da sconsigliare per i pannelli in truciolare, perch troppo teneri
e friabili. Esistono parecchi tipi di viti da legno; a testa piatta o bombata, in acciaio
dolce. Hanno msure varianti tra i 15 e i 50 millimetri di lunghezza. Per applicare una
vite, si consiglia di praticare un piccolo foro di invito, profondo circa la met della
lunghezza della vite, usando un punteruolo (in caso di legni teneri o di basso
spessore) oppure un succhiello o un trapano con punta molto sottile. Una volta
praticato il foro si inserisce la vite e si comincia a ruotarla con un cacciavite di
misura adatta al taglio che si trova sulla testa della vite. Il cacciavite deve essere
impugnato saldamente sull'estremit del manico, facendolo poggiare sul palmo della
mano destra mentre, con la sinistra, si mantiene la lama in posizione corretta facendo
in modo che possa ruotare tra le dita appena socchiuse. Se la vite fatica ad entrare,
meglio non insistere, ma piuttosto estrarla, strofinare la parte filettata con un po' di
sapone asciutto, e poi rimetterla in sede. Se questo accorgimento non basta, occorre
allargare leggermente il foro di invito. Qualora si debbano applicare delle viti che, a
lavoro ultimato, devono risultare invisibili, bisogna allargare con uno svasatore o una
punta di diametro clicoidale, la parte superiore del foro di invito, facendo penetrare la
vite quanto basta perch al di sopra della testa resti un piccolo incavo che va poi
mascherato con dello stucco.

Incollare.

Si usano colle viniliche; sono di consistenza lattiginosa, costituite da minutissime


particelle di resine sintetiche disperse in acqua. Vanno spalmate con il pennello e,
una volta asciutte, non lasciano tracce perch diventano trasparenti. Se la colla
troppo densa la si pu allungare con un po' d'acqua. Questo tipo di collante adatto
per legni destinati ad ambienti chiusi, mentre per quelli che devono rimanere esposti
all'aria e all'umidit, consigliabile usare collanti per esterno. Tali prodotti, per, per
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dare dei buoni risultati, devono essere mescolati con gli appositi indurenti che si
acquistano a parte: il composto che si ricava va utilizzato entro breve tempo.
L'incollaggio che si ottiene robusto, resistente sia all'acqua sia al calore. Esistono
poi gli adesivi a contatto, piuttosto densi, che vanno spalmati con una spatola su
entrambe le parti da incollare e lasciati asciugare per 15-20 minuti prima di effettuare
la giunzione. Bisogna fare ben attenzione in questa fase perch, una volta attaccati i
due pezzi, difficile rimuoverli poich la presa istantanea e quindi la giunzione, se
non perfetta, pu risultare irregolare. Prima di attaccare due superfici bisogna
ripulirle perfettamente da qualunque residuo di polvere, segatura o grasso; la colla va
stesa in uno strato uniforme ma sottile, con un pennello o una spatola, secondo che le
parti da unire siano piccole o grandi. Effettuato l'incollaggio, in alcuni casi,
necessario serrare i pezzi in una morsa, interponendo uno spessore di protezione in
legno o cartone. Bisogna sempre attendere che la colla sia perfettamente asciugata
prima di esercitare una qualunque pressione sui pezzi attaccati.

Preparare gli incastri.

Si detto che per congiungere pezzi di legno si possono usare colla, chiodi (solo in
pochi casi) e viti; ma, per un lavoro pi accurato, fatto a regola d'arte, i migliori
sistemi di giunzione sono senza dubbio gli incastri. Ne esistono parecchi tipi: ecco
riportati i pi comuni e diffusi utilizzati quando si vuole costruire un'anta, una porta,
uno scaffale, un mobiletto, uno sgabello e cos via.

1. Incastro semplice di testa (o d'angolo). il pi facile da eseguire e si usa per


unire due listelli a novanta gradi. Occorrono, per realizzarlo, un seghetto corto
a dorso rinforzato e a denti piccoli oppure una sega a lama tesa e telaio in
legno, una squadra, uno scalpello ed eventualmente un trapano. Prima di tutto
si eseguono, con una matita, le tracce sui listelli, poi si inizia a tagliare con il
seghetto o la sega. Perch il lavoro risulti preciso, bene fissare il listello in
una morsa. Si rifiniscono poi i tagli con uno scalpello e, successivamente, con
carta vetrata a grana grossa. Si sovrappongono quindi i listelli tagliati, si
cospargono di colla le due parti da attaccare e si serrano in un morsetto. La
giunzione va rinforzata inserendo due viti da legno a testa svasata, lunghe
poco meno dello spessore del listello. Per introdurre le viti bisogna praticare
un foro d'invito prima che la colla abbia fatto presa. Per ottenere una
giunzione altrettanto resistente, si possono fissare i listelli con due spine
tonde, (biette), ricavate da tondini di legno duro (si trova in commercio nei
diametri di 6-8 millimetri). Per inserire le spine bisogna praticare, nei due
listelli congiunti, dei fori di diametro leggermente inferiore di qualche decimo
di millimetro a quello del tondino, in modo che le spine penetrino, forzandole,
con l'aiuto di un mazzuolo o di un martelletto.

2. Incastro a tacca. Piuttosto comune, serve sempre per congiungere listelli.


Ecco come si realizza: con una matita si traccia su uno dei listelli il disegno
della tacca, che deve avere le stesse dimensioni del listello da inserire. Poi si
segnano quattro o cinque linee, parallele alle prime, e a distanza regolare.
Lungo tali linee si praticano una serie di tagli con la sega e si lavora di
scalpello, tenendo quest'ultimo leggermente obliquo e cominciando a lavorare
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lungo la linea di destra. Lo scalpello deve penetrare fino a un paio di
millimetri sopra la linea inferiore della tacca. Dopo aver asportato tutta la
sezione di legno compresa tra le linee esterne tracciate all'inizio, si lavora di
raspa per raggiungere la larghezza e profondit stabilite. Nella tacca praticata
si fa quindi penetrare il secondo listello, perfettamente combaciante.
importante che tra i due elementi dell'incastro l'intercapedine sia il pi ridotta
possibile, altrimenti l'incastro risulta debole. A tale scopo, i due pezzi da far
combaciare devono essere all'inizio non accoppiabili: si rendono tali solo
successivamente, lavorando di raspa e carta vetrata, con molta cura. Solo cos
si pu essere certi di ottenere un incastro perfetto e di grande resistenza.

3. Incastro a mortasa-tenone (femmina e maschio). Si usa sia per unire due


listelli a 90 gradi, sia per realizzare una unione a T. La sedia da cucina, ad
esempio, ha le mortase nei due elementi verticali che fanno da gambe
posteriori (e reggono lo schienale) e nelle due gambe anteriori, mentre i
quattro listelli che formano il sedile portano alle estremit un tenone.
La mortasa non altro che una cavit (in genere a fondo cieco) che si ottiene
con due lavorazioni. Per prima cosa si tracciano le linee di larghezza e
profondit, poi si pratica una serie di fori con il trapano (girabecchino o
elettrico) provvisto di punta da legno di diametro quasi uguale a quello della
mortasa. Una volta eseguiti i fori si ottiene una mortasa con i bordi interni
muniti di una serie di cuspidi che devono essere eliminati con scalpello e
mazzuolo: le pareti della mortasa vanno poi rifinite con la raspa. Conviene
fare prima la mortasa del tenone perch, se lo spessore della cavit risulta
leggermente pi grande del previsto, pi facile adattarvi il tenone,
realizzandolo un poco pi spesso, in modo da farlo combaciare perfettamente.
Il tenone (ovvero il maschio) si ottiene segnando sul pezzo da incastrare le
linee corrispondenti alla profondit e alla larghezza della mortasa; poi con la
sega si praticano su due lati i tagli necessari a ridurre lo spessore del tenone a
quello della mortasa e successivamente, sempre con la sega si asportano i
blocchetti laterali, cos da creare una striscia di legno perfettamente
corrispondente alla mortasa. Questa porzione di legno va poi rifinita con la
raspa. Si applica la colla sulle due parti dell'incastro e si fanno combaciare
introducendo il tenone che, come tutti gli incastri, deve penetrare con una
leggera forzatura e l'aiuto di un mazzuolo. Per rendere ancora pi solido
l'incastro si pu bloccarlo con delle spine tonde, come spiegato per l'incastro
ad angolo. Una giunzione a mortasa-tenone pu sopportare anche pesi
rilevanti.

Tra i molti altri incastri si ricorda anche quello a coda di rondine, usato in genere
nell'industria, ma soprattutto nell'artigianato d'epoca; contrariamente a quanto si
possa pensare uno dei pi complessi e per realizzarlo occorre una attrezzatura
specifica e piuttosto varia.

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Lavorare il legno.
chiaro che bisogna procedere per gradi: fare cose semplici per passare poi, via via,
in base all'esperienza acquisita, a lavori pi impegnativi. In ogni caso buona norma,
prima di cominciare, avere le idee chiare sulle dimensioni che dovr avere l'oggetto,
sul tipo di legno che meglio si presta a quel determinato lavoro e, soprattutto, sul
modo di collegare tra loro i vari pezzi.
inoltre consigliabile fare un disegno in scala di ci che si vuol costruire in modo da
poter stabilire in anticipo il quantitativo di materiale che occorre. In base al modello
si pu far tagliare i vari pezzi necessari oppure riportare sul legno lo schema di
taglio, in grandezza naturale, servendosi di una matita da falegname, riga e squadra.
In quest'ultimo caso necessaria la massima precisione per non trovarsi poi, a taglio
effettuato, con pezzi di dimensioni insufficienti o addirittura diverse fra loro. Ecco
come si procede. Tracciato il profilo delle varie parti si esegue il taglio (occorre una
sega adatta e ben affilata) facendo attenzione di seguire sempre il senso delle fibre
del legno. Una volta ricavati i pezzi delle giuste dimensioni si effettuano eventuali
fori o intagli, secondo l'assemblaggio previsto per passare da ultimo al montaggio e
alla successiva rifinitura. Queste, a grandi linee, le sequenze delle varie operazioni
necessarie per dar vita a un piccolo mobile, a uno scaffale e cos via. opportuno
comunque esaminarle una per una con maggiore chiarezza.

Tagliare.

Se non si acquistano i vari pezzi gi tagliati in misura, necessario procurarsi una


sega perfettamente affilata e di tipo adatto al lavoro che si deve eseguire. Il pezzo da
segare va tenuto ben fermo, usando preferibilmente dei morsetti e facendo attenzione
che il lato che deve rimanere in evidenza sia rivolto verso l'alto; pu infatti accadere
che la superficie inferiore si scheggi rovinandosi leggermente. Si inizia a tagliare
appoggiando la sega sullo spigolo di partenza e praticando una leggera incisione nel
legno; la lama va tenuta appena appena inclinata rispetto al piano di lavoro, per poter
seguire meglio il tracciato-guida. Solo quando la sega affondata nel legno per oltre
met della lama, si pu cominciare a disporla a 45-60. Occorre tener presente che,
per le sue caratteristiche, la sega lavora quando viene spinta in avanti, per cui la
pressione necessaria al taglio va effettuata nel movimento di andata, mentre quello di
ritorno deve essere molto leggero. Occorre lavorare con regolarit, evitando di
forzare o dare strappi che potrebbero scheggiare il legno. Verso la fine del taglio,
opportuno sorreggere con la mano sinistra il pezzo di legno che dovr staccarsi per
evitare scheggiature. Se, per un errore di impostazione, la lama della sega tendesse a
deviare dalla linea di taglio tracciata, piuttosto di insistere nella stessa direzione,
meglio rivoltare il pezzo e iniziare il taglio dall'altra parte.
Per segare pannelli di compensato o paniforte, bene usare una sega a dentatura fine.
Tenendo la lama con una inclinazione proporzionale allo spessore del pezzo (pi
sottile, meno la lama deve essere inclinata). Dovendo tagliare tavole di un certo
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spessore, consigliabile tracciare prima, su ogni faccia, una linea di guida e inciderla
con la sega, in modo che il taglio risulti guidato anche lateralmente. Infine, per tagli
obliqui o profili sagomati, bisogna usare una piccola sega a dorso oppure,
preferibilmente, una delle apposite guide per tagli obliqui.

Forare.

Per questa operazione occorrono strumenti manuali o elettrici (ad esempio un trapano
Bosch, con le apposite punte del legno), che vanno usati a velocit sostenuta per fori
di piccole dimensioni e a velocit, pi ridotta per fori grandi. ovvio che le punte
devono essere in condizioni perfette e ben affilate (a tale scopo bisogna stare attenti a
non farle cadere e evitare di utilizzarle per lavori diversi da quello cui sono
destinate); per facilitare la capacit di penetrazione si pu passarle con un po' di
sapone asciutto o di olio minerale. Il pezzo da forare deve essere fissato al piano di
lavoro con dei morsetti (per non rovinare la superficie, buona norma interporre tra
la morsa e il pezzo uno spessore di legno). Per evitare che la punta, nell'intaccare il
legno, devii dalla posizione in cui il foro va praticato (precedentemente indicata con
una matita) consigliabile praticare con un punteruolo una tacca che serva da invito.
Se si lavora con un trapano manuale (girabecchino) la punta va appoggiata
perfettamente verticale alla superficie girando poi la manovella con una pressione
piuttosto forte. Con il trapano elettrico la punta deve essere invece appoggiata
quando il motore gi in moto, per evitare la possibilit di deviare dalla esatta
centratura. La pressione in questo caso deve essere leggera. Dovendo forare due
pezzi uguali, nello stesso punto, si sovrappongono perfettamente e si fissano tra loro
mediante due morsetti, trapanandoli poi insieme. Se ci non possibile, perch lo
spessore dei due legni uniti supera la lunghezza della punta del trapano, basta forare
il pezzo superiore e lasciare che la punta penetri leggermente in quello sottostante; la
tacca cos ottenuta sufficiente per procedere col secondo foro. Se il foro molto
largo (e non si ha una punta adatta), si traccia prima con la matita la circonferenza,
poi con una piccola punta si praticano tanti piccoli fori ben ravvicinati; quindi con un
seghetto ad arco o un foretto si sega il legno rimasto tra un foro e l'altro, ottenendo
quindi un'apertura a bordi dentellati che andr poi rifinita con una raspa. Per fare dei
fori ciechi, basta applicare sulla punta del trapano qualcosa che serva a segnalare
quando stata raggiunta la profondit voluta. Esistono in commercio degli indicatori
di profondit molto pratici; in alternativa si pu utilizzare un blocchetto di legno
forato.

Piallare.

Anche se si acquistano legni gi piallati, pu capitare che la superficie o uno spigolo,


debbano essere rifiniti o che si debba ridurre un pezzo di pochi decimi di millimetro.
In tal caso si usa la pialla che va manovrata, tenendola saldamente impugnata con la
mano destra sulla estremit posteriore, mentre con la sinistra si afferra la parte
inferiore, per guidare l'attrezzo. La pialla deve essere fatta scorrere con regolarit
avanti e indietro sulla superficie da levigare, esercitando una certa pressione
all'andata e tenendo la mano pi leggera al ritorno. Il pezzo da piallare deve essere
ben fissato al piano di lavoro, con la superficie disposta perfettamente orizzontale.
Prima di iniziare la piallatura, bisogna accertarsi che la sporgenza delle lame sia la
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stessa lungo tutta la lunghezza: per farlo basta regolarla con il controferro che la tiene
fissata. Bisogna anche regolarla secondo il tipo di legno da lavorare: se si tratta di
legno duro la lama deve essere poco sporgente poich il lavoro solo superficiale,
mentre per i legni teneri, dove necessario penetrare in profondit, la sporgenza
dev'essere maggiore. Durante la lavorazione bene controllare di tanto in tanto che
non si stia asportando pi legno del necessario, creando cos concavit anomale.
importante, infine, che la pialla lavori sempre nel senso delle fibre del legno. Si
suggerisce di fare un po' di pratica su un pezzo di legno di scarto, prima di iniziare il
lavoro vero e proprio.

Scalpellare.

Lo scalpello lo strumento specifico per realizzare incastri dove debbano essere


inserite cerniere, serrature o maniglie. Deve essere perfettamente affilato, (attenzione
quindi a maneggiarlo con cura) e va usato percuotendolo con il palmo della mano,
oppure con un martello o un mazzuolo di legno, secondo la quantit di legno da
asportare. Il pezzo da intagliare deve essere saldamente fissato e lavorato sempre
seguendo il senso delle fibre. Si inizia intaccando i contorni della parte da asportare,
gi segnata con la matita: una volta tracciato il perimetro, si appoggia lo scalpello
con la lama obliqua e si danno piccoli colpi con mano leggera, intaccando prima il
contorno e asportando poi man mano il legno fino alla profondit desiderata.
L'intaglio va quindi rifinito utilizzando la raspa.

La rifinitura.

I pezzi di legno che siano tagliati, forati, piallati, o scalpellati (e quindi ormai nella
fase finale della lavorazione) si rifiniscono poi con raspe e lime per levigare la
superficie. Gli attrezzi vanno passati con una leggera pressione nel senso delle fibre
e, se possibile, guidati con entrambe le mani. Successivamente, e prima di passare
alla verniciatura o alla lucidatura, il legno va preparato in modo adeguato, cio
ripulito da eventuali incrostazioni e imperfezioni, tipo fessure, scheggiature o
piccolissime cavit. Per far ci si riempiono le parti di stucco da legno (in vendita
presso qualunque colorificio); una volta asciutto lo si ripassa con carta vetrata per
togliere eventuali eccedenze. La carta vetrata si usa anche per lisciare la superficie;
un piccolo trucco, suggerito dagli esperti del mestiere, quello di non ritagliare il
pezzo di carta del foglio nella quantit necessaria, ma di strapparlo, in modo che i
bordi rimangano pi morbidi, e successivamente stropicciarlo leggermente con le
mani. La carteggiatura si esegue seguendo con cura le fibre del legno, per non
intaccarne la superficie e provocare delle chiazze. Inoltre, il pezzo di carta vetrata va
avvolto su un supporto (come, ad esempio, un pezzo di legno ad angoli smussati) in
modo da poter esercitare una pressione uniforme. Per un lavoro a regola d'arte, dopo
aver carteggiato, si consiglia di inumidire leggermente il legno usando una spugnetta
o uno straccio imbevuto di acqua calda (attenzione a non bagnare troppo perch il
legno potrebbe deformarsi). Per carteggiare superfici ampie senza eccessiva fatica,
meglio usare la levigatrice orbitale (vedere nell'elenco degli attrezzi) il cui uso
molto semplice: si passa striscia per striscia seguendo la direzione delle fibre senza
mai soffermarsi a lungo, per evitare di provocare degli avvallamenti.

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Verniciare.

A parte motivi estetici, il legno deve essere verniciato anche per proteggerlo
dall'umidit e dai parassiti e per impedire che lo sporco penetri nei pori, provocando
poi macchie indelebili. Esistono in commercio moltissime variet di vernici, adatte
ad ogni tipo di legno, che formano una pellicola protettiva assai tenace e duratura. La
verniciatura assolutamente indispensabile per i legni destinati a rimanere all'aperto
(panche, recinzioni, mobili da giardino); vi sono vernici apposite che formano una
pellicola elastica e resistente a umidit e variazioni climatiche. Ci sono poi i prodotti
cosiddetti impregnanti che proteggono il legno in profondit, senza formare pellicole
superficiali. I sistemi di verniciatura sono diversi: per piccole superfici si possono
usare le bombole spray; per quelle grandi, invece, meglio utilizzare la pistola a
spruzzo elettrica. Naturalmente si pu utilizzare anche il pennello che deve essere
molto morbido e di misura adatta alla superficie da verniciare.

1. Verniciare a smalto. consigliabile dare un fondo con pittura opaca, da


stendere con un pennello a spatola. Quando asciutta va levigata con carta
vetrata molto fine. Lo smalto deve essere fluido al punto giusto, poich se
troppo denso non si riesce a tirare bene e se troppo fluido cola. Se si deve
allungare, necessario usare gli appositi diluenti, nelle proporzioni indicate
sulle confezioni.

2. Verniciare al naturale. Si usano vernici trasparenti, lucide o satinate che


vanno diluite con acquaragia o altri prodotti similari. Se si devono applicare
su mobili da esterno, richiedono un fondo di impregnante (che protegge il
legno) sul quale si applicano due mani di vernice, una pi diluita e l'altra pi
concentrata.

Vernici e smalti vanno stesi a piccole porzioni, senza impregnare tropp il pennello e
formando uno strato sottile e uniforme. Il pennello si tiene in posizione quasi
perpendicolare (sui piani orizzontali), esercitando una leggera pressione e
incrociando le pennellate in modo che la vernice risulti uniforme. Se si devono
verniciare delle superfici verticali si parte dall'alto, passando il pennello prima in
senso verticale, poi in senso orizzontale e poi di nuovo in verticale, andando dal
basso verso l'alto. Non interrompere mai il lavoro, senza aver finito di passare la
prima mano di vernice; lasciare asciugare e iniziare con la seconda.

Lucidare.

Esistono in commercio alcuni prodotti specifici: sono colori all'anilina, in polvere,


disponibili in numerose tonalit, che si applicano con un normale pennello, che va
passato prima nella direzione delle fibre, poi in senso trasversale, in modo da
impregnare tutta la superficie in modo uniforme. Prima della tinteggiatura il legno va
trattato con una sostanza turapori, liquida o in pasta (da applicare con pennello o con
tampone) e successivamente carteggiato.

1. Lucidatura a cera. Si effettua con prodotti in pasta a base di cere animali e


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vegetali, sciolte in acquaragia. Occorrono due applicazioni, con un intervallo
di 24 o 48 ore tra la prima e la seconda, e una lucidatura finale con un panno
di lana.

2. Lucidatura con vernice a base di gommalacca. La vernice, gi pronta all'uso,


disponibile sia incolore, sia leggermente colorata. Si applica con un tampone
avvolto in una pezzuola di lino o un batuffolo di stoppa. Il tampone va
ripetutamente passato prima nel senso delle fibre del legno, poi in senso
trasversale e infine, con movimento circolare, su tutta la superficie. Dopo
l'applicazione del primo strato, si lascia essiccare almeno due giorni e si
ripassa poi col prodotto un po' pi diluito. A verniciatura ultimata il legno
deve essere trattato con un tampone appena imbevuto di alcool.

Buoni risultati si ottengono anche con le vernici alla nitrocellulosa che hanno il
vantaggio di asciugarsi molto rapidamente.

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OPERAZIONI
Dopo aver parlato del legno, dal punto di vista estetico e di tutti gli attrezzi necessari
per lavorarlo si pu ora vedere che cosa possibile fare e come lo si pu fare. In
pratica di tutto, ma ovvio che per poter sfruttare le infinite possibilit offerte da
questo materiale, bisogna essere in grado di eseguire tutte le operazioni che
consentono di trasformare un pezzo di legno grezzo o semilavorato in un oggetto
finito.

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I MATERIALI
Conoscere il legno.

Lavorare il legno pu essere, come si detto, un'esperienza piacevole e divertente


che, per, presuppone almeno una modesta conoscenza di questo materiale, per non
commettere errori quando si decide di acquistarne un certo quantitativo per costruire
qualcosa. Il miglior punto di partenza, per quanto riguarda l'acquisto, quello di
affidarsi a uno dei molti magazzini e supermercati del legno dove si trova una scelta
vastissima sia del legname grezzo sia del legno semilavorato. Di fronte per a un
assortimento cos vasto possibile rimanere disorientati se non si hanno gi le idee
abbastanza precise su cosa comperare.
Le variet di legno sono moltissime, da quelle pi tenere (come ad esempio il legno
di balsa che, grazie alla sua leggerezza particolarmente adatto per il modellismo
perch qualunque lama, anche la pi sottile riesce a tagliarlo) al legno-ferro
dell'America del sud, cos duro da far concorrenza ai metalli. Ma tra il primo e il
secondo c' tutta una gamma vastissima che solo un esperto in grado di riconoscere
da alcune caratteristiche come la grana, la tessitura, la venatura, il peso, e cos via. In
questa sede non si vuole fare un trattato sul legno, ma semplicemente suggerire
all'appassionato del fai da te quale tipo usare secondo che si voglia costruire uno
scaffale, una recinzione, un mobiletto e altre cose del genere. E naturalmente aiutarlo
a riconoscere il legno in base alle sue caratteristiche e al suo aspetto esteriore. Ecco
qui di seguito quelli pi usati per alcuni lavori di falegnameria.

Abete. Ne esistono diverse variet: bianco (con venature rossastre) molto tenero ed
elastico e con parecchi nodi. Si usa in genere per intelaiature. L'abete rosso, ha colore
giallo chiaro e venatura diritta: adatto per la costruzione di mobili di tipo rustico e
si presta bene ad essere lucidato. Ha anche una caratteristica speciale: una particolare
risonanza che ne fa il legno pi indicato per gli strumenti musicali. L'abete Douglas,
di colore rossiccio, con venatura compatta e senza nodi, molto resistente e duraturo;
per tale motivo molto usato in edilizia, soprattutto per infissi e rivestimenti esterni
( ideale, ad esempio, per rivestire parte della facciata dello chalet di montagna).
adatto per anche per accessori di arredamento.

Acero. un legno abbastanza duro il cui colore varia dal bianco-rossiccio al rosato al
bianco-giallino. Si pu lavorare agevolmente con tutti gli attrezzi (anche quelli di una
modesta attrezzatura di fai da te). Pu essere levigato e lucidato, assumendo un
bellissimo aspetto setoso. Si mantiene bene all'asciutto, mentre l'umidit lo rovina.
Adatto per mobili e impiallacciature.

Castagno. un legno piuttosto leggero, non troppo duro, abbastanza resistente e


facile da lavorare. di colore bianco-giallastro o bruno con venature pi scure. Si
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deteriora facilmente con gli sbalzi di temperatura, per cui meglio usarlo per mobili
o accessori che stiano dentro casa.

Cirmolo. un legno chiaro, di tono rossicco senza venature. piuttosto tenero, si


pu lavorare e segare in tutte le direzioni. Molto adatto per mobili (anche di tipo
rustico), accessori d'arredamento (scaffali), giocattoli e anche per rivestire pareti.

Faggio. un legno giallo rossastro, con struttura molto regolare, fibra diritta e pori
molto piccoli. Pur essendo piuttosto duro e compatto, si presta a tutti i tipi di
lavorazione. Esiste anche un tipo di faggio evaporato (che si ottiene sottoponendo il
legname a una vaporizzazione in speciali celle) che ancora pi resistente del faggio
normale. Con questo legno si possono fare mobili di ogni tipo, pavimenti,
rivestimenti di pareti.

Frassino. Altro legno di uso molto comune, di colore bianco-avorio con leggere
venature e specchiature madreperlacee. duro, compatto, resistente, molto flessibile
ed elastico. adatto per mobili, impiallacciature e anche per articoli sportivi (ad
esempio sci).

Larice. Legno pregiato, di colore giallo-rossastro molto compatto e resistente. Adatto


particolarmente per rivestimenti esterni (sopporta bene l'acqua), travature, pavimenti,
recinzioni. I tipici mobili tirolesi sono realizzati in larice.

Mansonia. Legno duro, di colore variabile dal brunogrigio-giallastro al nerastro,


adattissimo per costruire mobili, scanalature, porte. Poich con il tempo tende a
scolorire, si usa tingerlo con speciali soluzioni coloranti.

Mogano. Legno molto pregiato, dal colore rossastro che, se esposto all'aria, tende a
diventare bruno con riflessi bellissimi. Ha grana fine, lucentezza serica; dopo la
levigatura diventa brillantissimo. inattaccabile dai tarli. Si lavora con molta facilit
e viene usato per mobili e rivestimenti.

Noce. Ha colore bruno, pi o meno carico, con venature di colore pi scuro, diritte o
ondulate. Si lavora con facilit, anche se piuttosto duro. resistente e
particolarmente elastico; indicatissimo per mobili di vario genere.

Rovere. Fa parte della grande famiglia delle querce, abbastanza duro e resistente,
facile da lavorare. di colore bruno chiaro, con fibre diritte e regolari, pochi nodi.
molto adatto per rivestimenti (per esempio pareti) e mobili di vario tipo.

Fin qui sono stati elencati i legni da utilizzare per costruire da soli accessori di
arredamento. Naturalmente ne esistono moltissimi altri, come il teak, il palissando, il
pino, la quercia, l'ontano e cos via, ai quali non stato fatto accenno perch si tratta
di legni impiegati quasi esclusivamente nell'industria e quindi non adatti a una
lavorazione artigianale e casalinga. Non bisogna inoltre dimenticare che, nel campo
della falegnameria, oggi vengono molto usati i pannelli di compensato che sono
leggeri, indeformabili e, a parit di spessore, anche pi resistenti del legno massiccio.
Si possono usare sia per rivestimenti (nel tipo pi sottile) che per mobili (nelle
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variet a maggior spessore). Esistono anche i compensati placcati, cio impiallacciati
con essenze dure o talvolta pregiate, con la superficie gi pronta per essere verniciata
o lucidata, come se si trattasse di legno massiccio. In questi pannelli, la parte esterna,
cio quella che dovr restare in vista, priva di difetti, mentre l'altra pu presentare
delle irregolarit. Il paniforte listellare un altro materiale molto resistente, pi
robusto e pi economico del compensato, e indeformabile. Quest'ultima caratteristica
lo rende particolarmente adatto per ripiani di tavoli o di scaffali per librerie (che
debbano sopportare pesi notevoli) e antine di mobili. Come il compensato, anche il
paniforte si trova gi impiallacciato con essenze pregiate. L'uso di pannelli di
paniforte listellare, per, richiede la rifinitura dei bordi che rimangono visibili,
utilizzando ad esempio listelli di legno massiccio o apposite strisce di
impiallacciatura.

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ATTREZZI
Il tavolo da lavoro.

bene fare subito una distinzione tra tavolo e banco: il primo proprio quello che
indica la parola, cio un piano di legno o acciaio, robusto, con quattro gambe solide,
sul quale si possono appoggiare anche oggetti molto pesanti e si pu lavorare di
martello, raspa, sega, trapano, senza timore che il tavolo ceda. Il banco da lavoro
(fondamentale nell'attrezzatura di un artigiano, ma quasi superfluo in quella di chi si
dedica ai lavori in legno solo per hobby) richiede innanzitutto uno spazio piuttosto
ampio dove collocarlo, ha un solido piano di lavoro (la cui altezza varia da 90 a 110
centimetri) dotato di due morse, una a ganasce e l'altra scorrevole che servono per il
bloccaggio dei pezzi da lavorare; inoltre ha una serie di fori quadrati, equidistanti, nei
quali si inseriscono gli accessori metallici che servono per trattenere gli elementi di
legno nel corso della lavorazione. Alcuni tavoli hanno il piano mobile rispetto al
basamento, per facilitare l'avanzamento del pezzo di legno, mentre la macchina
elettrica che lo lavora (trapano, sega, fresatrice) rimane fissa su uno speciale
supporto. Questi tavoli, molto meno ingombranti dei banchi, sono estremamente
funzionali e consentono peraltro lavori di grande precisione.

Per tagliare.

Trattandosi di legno, uno degli strumenti pi utili per lavorare certamente la sega.
Ne esistono diversi tipi, con lama pi o meno grande e con differente dentatura,
secondo il taglio da effettuare.
Sega a telaio. Ha la lama lunga e sottile, tenuta in tensione da una funicella fissata
nella par te alta dell'intelaiatura. adatta per tagli diritti e curvi.
Segaccio. Con la lama trapezoidale e robusta impugnatura situata sull'estremit pi
larga, serve per tagli diritti anche su pezzi di un certo spessore. Non si pu usare
invece per tagli che abbiano un andamento curvo, poich la lama troppo larga ha
difficolt a cambiare direzione.
Sega a dorso. chiamata cos perch tenuta rigida da un profilo a U situato
appunto sul dorso; ha la lama sottile e la dentatura minuta che la rendono adatta per
tagli corti su elementi piccoli, come ad esempio listelli di cornici per quadri.

Esistono anche altri tipi di seghe, ma a livello quasi professionale, quindi non
consigliabili per i dilettanti. Per ottenere da questo strumento un'ottima resa bisogna
far s che la lama non subisca urti o pressioni eccessive e che non venga intaccata
dalla ruggine (a tale scopo prudente proteggerla con un leggero strato di grasso, da
togliere al momento dell'uso e da rimettere a lavoro finito). Se, per usura o vecchiaia,
la lama perde la sua affilatura, si pu ripristinarla, bloccandola in una morsa e
strofinandola con una lima triangolare. Questa va fatta scorrere in senso trasversale e
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con inclinazione costante nello spazio tra un dente e l'altro, prima su una faccia della
sega, limando un dente ogni due, e poi sull'altra, operando sui denti non ancora
trattati.

Per forare.

Se l'attrezzatura comprende un trapano elettrico (come ad esempio il Bosch, in uno


dei suoi molteplici modelli) basta munirsi di punte adatte per il legno, che sono
diverse da quelle che si usano per forare il muro. Buoni risultati, comunque si
ottengono anche con piccoli attrezzi manuali che, anche se sono un po' pi faticosi da
usare, assicurano tuttavia un'ottima riuscita del lavoro.
Succhiello. Ha la punta a elica che, se fatta girare con una determinata pressione,
riesce a bucare il legno sia parallelamente sia trasversalmente alle fibre. adatto per
piccoli fori.
Trapano a manovella. Adatto per fori pi profond, dotato di un ingranaggio che
trasmette il suo movimento rotatorio alla punta applicata al mandrino (parte forata
che si trova sull'estremit inferiore del trapano nella quale appunto si introduce la
punta, fissandola strettamente). La punta deve essere da legno.
Girabecchino (o trapano a collo d'oca). forse lo strumento pi versatile perch
consente di forare qualunque elemento, dal pi sottile al pi spesso. Va dotato di
punte di vario tipo (elicoidali, a tortiglione, estensibili) per fori di diametro diverso. Il
girabecchino si usa tenendolo pressato fortemente con la mano sinistra sul pezzo da
forare, mentre con la mano destra si ruota velocemente la manovella.

Per levigare.

Il pezzo di legno appena tagliato pu avere la superficie ruvida, che deve essere
quindi levigata. Per far ci occorre la pialla che abbia una lama ben affilata. Ne
esistono tipi di varia grandezza e di materiale differente.
Pialla. La pi classica ha il corpo in legno e le altre parti in acciaio. Ma ci sono
anche pialle tutte metalliche. La lama, inserita nel blocco di legno o di metallo, deve
sporgere da questo da uno o due decimi di millimetro, se si devono piallare legni
duri; da due a tre decimi per legni teneri. La sua posizione regolabile con una vite
che la blocca nel posto giusto. Secondo il tipo di lavoro e le dimensioni del pezzo di
legno da trattare, si usano pialle diverse; se la superficie grande occorre un
piallone, con ferro largo, che serve per sgrossare il legno: questa fase va seguita
sempre da un lavoro di rifinitura. La pialla di medie dimensioni (quella classica)
serve per rifinire e livellare alla perfezione qualunque superficie. La pialla metallica
serve, invece, per superfici ridotte, come bordi o coste di assi.
Per una accurata piallatura bisogna impugnare lo strumento saldamente con la mano
destra e farlo scorrere, accompagnato dalla mano sinistra, sempre nel senso delle
fibre, altrimenti la lama si inceppa e si rischia di scheggiare il legno. Il movimento
del braccio deve essere ritmico e regolare: nella corsa di ritorno consigliabile
esercitare una pressione pi lieve. bene inoltre che la superficie da piallare sia
sempre perfettamente orizzontale; anche quando si deve lavorare su una costa, si
deve assicurare il legno con una morsa in modo che la costa resti orizzontale. Inoltre,
quando si deve piallare un asse di testa, buona norma fissare un altro pezzo di legno
accanto a quello in lavorazione (con un morsetto), in modo che i margini di questo
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vengano annullati evitando cos possibili scheggiature.

Per intagliare.

Lavorare il legno presuppone che si debbano praticare degli intagli, per inserire
eventuali cerniere o serrature o per preparare delle unioni a incastro. Gli intagli
vanno fatti con uno scalpello o una sgorbia.
Scalpello. uno strumento composto da un manico in legno e una lama molto
tagliente in acciaio temperato. Questa va appoggiata obliquamente (o
perpendicolarmente) sul legno tenendo l'attrezzo con la mano sinistra, mentre con la
destra si maneggia un martello (o un mazzuolo di legno) picchiandolo sull'estremit
superiore del manico. Lo scalpello si pu anche impugnare con le due mani,
premendolo sul legno e asportandone piccoli frammenti. importante che durante il
lavoro il pezzo di legno sia saldamente fissato al tavolo con dei morsetti, perch se si
sposta, o se lo scalpello scappa di mano, si corre il rischio di farsi male seriamente.
Bisogna fare la massima attenzione nel maneggiare questo attrezzo e non tenerlo mai
rivolto con la lama verso il corpo: basta un falso movimento per trasformare lo
scalpello in un'arma molto pericolosa.
Sgorbia. un piccolo scalpello con lama sagomata a sezione curva, che serve per
fare scanalature e raccordi curvi. A differenza dello scalpello, questo attrezzo non si
percuote sul legno col martello, ma con colpetti leggeri dati con il palmo della mano.
Bisogna usarlo con delicatezza, cercando sempre di seguire la direzione delle fibre.
Per iniziare un lavoro di scalpello, si deve innanzitutto segnare con la matita da
falegname i contorni dell'intaglio da fare, poi dare dei colpetti col martello,
asportando piccoli pezzi di legno per volta. In tal modo si praticano tanti minuscoli
intagli sulla zona da asportare e, successivamente, si ricomincia da capo,
posizionando lo scalpello in senso perpendicolare alle intaccature gi fatte. Bisogna
poi procedere con colpetti leggeri, fino ad arrivare alla profondit desiderata.

Per lisciare.

Quando occorre smussare angoli, levigare margini scheggiati e preparare la


superficie del legno a una successiva lisciatura, occorre utilizzare in genere raspe e
lime.
Raspa. costituita da una striscia di acciaio che, da un lato, termina con una coda
(da inserire eventualmente in un manico) e dall'altro, con una estremit appuntita o
mozzata. La superficie della raspa (su entrambe le facce) resa abrasiva da una serie
di tagli paralleli (ottenuti con il bulino) che producono dei denti allineati e pi o
meno sporgenti e fitti. Secondo il lavoro da eseguire si usano tipi diversi di raspe; ad
esempio, per smussare angoli o rifinire intagli serve una raspa piatta; per livellare
smussature del legno una raspa mezzotonda; e infine, per allargare o rifinire fori
(praticati in precedenza con il trapano) una raspa a coda di topo.
Lima. Si utilizza per rifiniture accurate. Anche questo attrezzo, come la raspa, ha la
superficie abrasiva, ma pi piatta (ricorda la pelle del pesce) ottenuta con tagli
paralleli incrociati che producono un numero di punte sottilissime e di numero
variabile. Esistono lime che hanno sei punte per centimetro quadrato e altre che
arrivano fino a seicento. Il numero delle punte per centimetro quadrato, determina il
tipo di levigatura che si vuol ottenere. Ci sono molti tipi di lime (rettangoli,
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mezzotondo, a coda di rospo, triangolari) da usare secondo il tipo di lavoro in corso.
La lima va passata sul legno seguendo il senso delle fibre, dopo aver saldamente
fissato il pezzo in una morsa. L'attrezzo si impugna con la mano destra, e lo si
strofina sul legno, tenendolo orizzontalmente al corpo e guidandolo con la mano
sinistra che impugna la punta. La pressione deve essere uniforme e leggera.

Altro.

Oltre agli attrezzi precedentemente elencati, non devono assolutamente mancarne


altri di uso pi generico che, comunque, fanno gi parte di solito dell'attrezzatura di
pronto intervento presente in ogni casa.
Strumenti per misurare e tracciare. Sono il metro snodabile e il metro a nastro
d'acciaio, avvolgibile in una custodia, che permette di misurare anche spazi angusti.
Inoltre, la tipica matita da falegname a sezione ovoidale per tracciare sul legno
l'andamento dei tagli da praticare; il righello metallico, che serve da guida alla
matita, e una squadra da falegname di tipo fisso o regolabile.
Martello. meglio averne due di peso differente (200 e 500 grammi) secondo
l'occorrenza. ovvio che quello leggero riservato a lavori pi delicati. Alcuni
martelli hanno la parte opposta alla testa a forma biforcuta e sono utilissimi per
estrarre facilmente i chiodi. sufficiente infilare la forcella sotto la capocchia del
chiodo e fare leva con il manico del martello.
Cacciachiodi. un punteruolo con l'estremit inferiore incavata e serve per ribattere
i chiodi e farli penetrare completamenie nel legno quando non devono vedersi (
opportuno ricoprirli successivamente con un po' di stucco).
Cacciavite. Ne sono necessari, anzi indispensabili, almeno tre o quattro di misure
diverse, per poterli adattare alle teste delle viti da serrare (se il cacciavite troppo
grosso non entra nel filetto della vite, se troppo piccolo non fa presa). Uno di questi
cacciavite dovrebbe avere la testa a croce, cio con la lama a doppio taglio
incrociato. Molto pratico anche il cacciavite automatico la cui lama ruota muovendo
il manico avanti e indietro.
Spatola. una lama di acciaio flessibile con o senza manico e serve per livellare con
lo stucco le imperfezioni del legno. Ne esistono di diverse misure che variano da 2 a
12 cm di larghezza.
Carta vetrata. indispensabile per ogni lavoro di falegnameria e si acquista in fogli
sul cui retro segnato un numero che indica la grana. Quest'ultima tanto pi fine
quanto pi piccoli e numerosi sono i frammenti di vetro attaccati alla superficie. La
carta vetrata serve per levigare stuccature, predisporre il legno alla verniciatura o alla
lucidatura. In genere si comincia il lavoro con carta a grana grossa per finire con
quella pi sottile, man mano che la superficie trattata diventa pi liscia. Per fare un
buon lavoro occorre esercitare una pressione costante e avvolgere la carta su un
pezzo di legno o altro materiale ad angoli smussati, di dimensioni abbastanza piccole
per essere maneggiato agevolmente.
Morsetto a vite. Serve per tenere ben serrati i pezzi da incollare o limare.
Morsa portatile. Si usa quando non si dispone di un banco con morsa predisposta e
deve essere fissata al piano di lavoro con gli appositi morsetti. utilissima per tutti
quei lavori nei quali occorre tenere ben stretti fra loro i diversi elementi.
Trapano. certamente il pi diffuso e il pi eclettico fra gli strumenti elettrici
necessari per il fai da te. Nato come strumento per forare, si poi trasformato in un
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MANUALE SUL FAI DA TE
cuore motore al quale possono essere collegati vari accessori per gli usi pi disparati:
punte per forare, con diametro da 3 a 30 millimetri; frese, cio punte di diversa
conformazione per realizzare scanalature e profili; dischi abrasivi per raschiare e
levigare; svasatori per allargare fori gi eseguiti; sega a tazza per praticare fori da 20
a 100 millimetri; sega circolare per tagliare assi e pannelli spessi fino a 4 centimetri.
Secondo il materiale necessario usare lame a diverse dentature; piallatrice, dotata
di lame robuste montate su un cilindro rotante. Si usa come la vecchia pialla a mano,
solo con molta meno fatica. per un p pi difficile da manovrare e richiede un
minimo di esperienza (che si acquista ovviamente su pezzi di legno campione, prima
di effettuare un lavoro pi impegnativo), levigatrice orbitale o a nastro, utilissima per
rendere il legno perfettamente liscio prima di lucidarlo o verniciarlo. Serve anche per
togliere vecchi strati di vernice e incrostazioni di vario tipo. Esistono poi molti altri
pezzi accessori che tuttavia non sono indispensabili per una attrezzatura di base.

ACCORGIMENTI

L'uso di qualunque strumento, sia manuale sia elettrico, richiede sempre una
certa attenzione. Se pu capitare di farsi male piantando semplicemente un
chiodo, facile immaginare come l'uso di un trapano elettrico, dotato di
punte acuminate o lame taglienti che girano ad alta velocit, possa essere
ancora pi pericoloso, se non si adottano particolari precauzioni.
buona norma lavorare in ambienti ben illuminati e con pavimenti non
sdrucciolevoli.
Prestare particolare attenzione a che gli accessori del trapano siano
perfettamente collegati alla base motore.
Evitare di lavorare indossando indumenti larghi o cravatte che possono
impigliarsi nei meccanismi.
Tenere lontani i bambini mentre si fa uso del trapano.
Evitare di lavorare con le manni bagnate e controllare che spina e cavo siano
sempre in buono stato.
Staccare l'apparecchio dalla presa di corrente prima di smontare i diversi
accessori.

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MANUALE SUL FAI DA TE

Le piccole costruzioni.
Dopo aver acquisito un po' di esperienza e di confidenza con il legno, arriva il
momento in cui viene voglia di creare qualche oggetto con le proprie mani. In genere
si comincia con costruzioni semplici, come scaffali, tavolinetti, telai o cavalletti, per
passare via via a lavori pi impegnativi. La prima fase di qualunque costruzione
quella delle giunzioni, di cui si parlato nel capitolo precedente. Una volta ultimato
questo lavoro si pu passare alla messa in opera iniziando con la costruzione pi
facile, quella del telaio.

Telaio.

l'elemento base per realizzare anche dei mobili. Ne esistono due tipi.

1. Telaio a incastri semplici. composto da quattro listelli e da un traversino,


quando i lati pi lunghi superano il metro. Il materiale pi adatto per
realizzarlo il faggio evaporato, che si trova in commercio in liste di varie
sezioni, facile da lavorare e non si deforma. All'estremit dei quattro listelli
si praticano incastri d'angolo, poi si incollano e si fissano (per rendere la
struttura pi solida) con due spine tonde, del diametro di 7-8 millimetri, per
ogni incastro. Per inserire il traversino centrale (necessario solo se il telaio
lungo oltre il metro) bisogna praticare due tacche e farlo combaciare, dopo
aver incollato le due parti delle tacche. Il telaio, a questo punto, pronto per
l'uso.

2. Telaio chiodato. pi facile da costruire rispetto al tipo precedente, ma meno


robusto, anche perch, lavorando con i chiodi bisogna usare un legno dolce,
come l'abete o il pioppo. Per questo telaio, i listelli vanno sagomati con un
taglio obliquo che formi un angolo di 45 e lo stesso sistema adottato per le
cornici e per il quale utile usare l'apposito tagliacornici che serve a guidare
esattamente la lama della sega, durante il taglio (mantenendola, nello stesso
tempo, perfettamente verticale e quindi in posizione corretta). I quattro angoli
del telaio si congiungono mediante speciali chiodi multipli che si possono
acquistare nei negozi specializzati e in quelli di ferramenta ben forniti. Per
dare maggiore solidit al telaio si applica un traversino obliquo, tagliato alle
due stremit a punta di freccia e di lunghezza corrispondente alla distanza tra
due angoli opposti. Anche il traversino viene fissato con i chiodi multipli.
Come si detto, il meccanismo per la costruzione di questo telaio lo stesso
usato per le cornici, i cui angoli vanno tagliati a 45. Naturalmente per le
cornici si usa legno di tutt'altro tipo, pi duro, e la giunzione tra i listelli si
realizza con colla e spine tonde (una per angolo) disposte obliquamente.

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MANUALE SUL FAI DA TE

Cavalletto.

Indicato per attrezzare un tavolo d'emergenza (ne occorrono ovviamente due),


abbastanza facile da costruire. Occorrono dodici liste di abete (oppure pioppo o pino)
spesse un paio di centimetri e larghe 10. Otto di queste liste devono essere lunghe 75
centimetri (altezza del tavolo) le altre quattro, invece, 40 centimetri. Servono inoltre:
sega, viti di ottone, cacciavite, succhiello, due lunghe cerniere ad angolo, quattro
cerniere a compasso in ottone da mettere nella parte bassa dei cavalletti per tenerli
aperti e fissati. Usando poi due liste, una lunga e una corta, si realizzano delle
strutture a U, praticando in corrispondenza degli incroci delle liste un incastro a
mortasa-tenone e fissandoli con della colla. Una volta pronte le quattro strutture si
uniscono, a due a due, nella parte alta (cio quella chiusa) con una cerniera ad angolo
lunga almeno 40 centimetri. Cos facendo le estremii superiori del cavalletto sono
assemblate: non resta ora che applicare sulla parte opposta, a circa 25-30 centimetri
(distanza calcolata da terra) le quattro cerniere a compasso in ottone, la cui funzione
quella di tenere aperti i cavalletti e poterli piegare quando non servono. Il legno si
pu quindi rifinire, carteggiandolo e verniciandolo secondo le esigenze. Sono cos
pronte due solide gambe su cui posare un ripiano e creare cos un tavolo delle
dimensioni desiderate.

Scaffale.

costituito da due montanti in compensato multistrato spessi un paio di centimetri e


profondi dai 20 ai 40 (l'altezza e la larghezza della scanalatura pu variare
rispettivamente dai 100 a 200 cm e dai 60 agli 80) e da un numero di ripiani
proporzionale all'altezza. Dapprima si tagliano i montanti (se non si sono gi
acquistati in misura), i ripiani (vale lo stesso discorso), e gli eventuali listelli su cui
applicarli. A questo punto si decide come deve essere lo scaffale. Ecco due soluzioni.

1. Scaffale a tre ripiani fissi. Dopo aver predisposto i montanti (o piantane) e i


ripiani, si suddividono i primi in tre parti uguali, segnando delle linee con la
matita sulla faccia dei montanti che rimane rivolta verso l'interno, e badando
che corrispondano alla perfezione su entrambe le piantane, altrimenti i ripiani
possono rimanere storti. Si incolla poi la costa di un ripiano e la
corrispondente porzione di montante; si avvicinano, tenendo il ripiano
verticale e posandovi sopra il montante in posizione orizzontale, e si fissano
con delle viti incassate. Queste vanno introdotte dall'esterno del Montante ed
essere abbastanza lunghe in modo da poter abbracciare lo spessore di
quest'ultimo e almeno tre centimetri di ripiano. Lo stesso tipo di giunzione si
pu effettuare con delle spine tonde. Naturalmente, per inserire le viti o le
spine, occorre fare prima dei fori di invito prima con un punteruolo, poi con
un trapano. La parte in cui si trovano le viti o le spine, va mascherata con un
po' di stucco e levigata in modo che dopo la verniciatura o lucidatura non si
noti alcuna imperfezione. Nello stesso modo si applicano gli altri ripiani.

2. Scaffale a ripiani mobili. Pu essere di lunghezza superiore al precedente


(due metri e pi). In tal caso i montanti vanno collegati alla sommit e alla
base (a 5 cm da terra) con due ripiani fissi e giunzione a biette o a mortasa-
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MANUALE SUL FAI DA TE

tenone. Successivamente si suddividono i montanti in parti uguali o irregolari,


a seconda della distanza che si vuol dare ai ripiani, e si fissano in
corrispondenza dei listelli di sostegno, mediante colla e viti di ottone.
Assemblato lo scaffale, questo va fissato alla parete con squadrette di metallo
a L e tasselli di gomma. La scanalatura pu essere progettata a giorno, cio
senza parete di fondo, oppure chiusa con un pannello di compensato (da 3-4
millimetri) che va fissato con colla e viti nella parte posteriore. Da ultimo, si
inseriscono i ripiani.

Tavolino.

Quello pi facile da costruire il tavolino con gambe a crociera. Il ripiano quadrato


(centimetri 80x80) l'altezza da terra di circa 40 centimetri. La base costituita da
due elmenti piani incastrati tra loro; ogni elemento ha due fori nei quali vanno
inserite spine tonde o biette che devono penetrare in altrettanti fori situati nella faccia
inferiore del ripiano del tavolo. Per incastrare gli elementi di base occorre praticare
con la sega, nella parte centrale di ciascuno, due tacche che abbiano la profondit di
mezzo elemento. Come materiale consigliabile usare compensato multistrato
oppure un legno semiduro per le gambe e un truciolato incorniciato in costa per il
ripiano. Si rifinisce con le operazioni di carteggiatura e verniciatura.

Quando si rompe la tapparella.

Di solito il guaio si preannuncia con un tonfo violento della tapparella (o avvolgibile)


che precipita e si richiude di colpo, mentre la cinghia di avvolgimento, con la quale si
stava alzando o abbassando la tapparella, si spezza (in genere per usura e vecchiaia).
In casi come questi l'intervento di un esperto quasi superfluo, dato che la
riparazione abbastanza semplice. Occorrono naturalmente una cinghia nuova (
bene, pertanto, tenerne in casa sempre un rotolo di una decina di metri, adatto sia per
finestre normali che per portefinestre) e una scala per poter raggiungere il cassonetto.
Per aprirlo (di solito non ha n maniglie n viti su cui agire) occorre estrarlo dagli
incastri nei quali inserito, facendo leva sul bordo inferiore o semplicemente sfilarlo.
Tolta la paratia anteriore del cassonetto, si estrae per prima cosa la cinghia rotta,
allentando la vite o il nodo che la fissano al rullo, lasciandola cadere a terra (in attesa
poi di staccarla all'altra estremit). Si arrotola poi completamente la tapparella,
operando sul rullo con entrambe le mani e avvolgendola lentamente (se possibile,
meglio farsi aiutare da un'altra persona che sollevi la tapparella dal basso,
accompagnandola piano verso l'alto mentre, chi si trova sulla scala, la riavvolge). A
questo punto, per evitare che cada di nuovo la si blocca, infilando tra il bordo del
cassonetto e il rullo un lungo cacciavite che tenga fermo quest'ultimo. Si introduce
ora un'estremit della cinghia nuova attraverso il passafune a rulli, situato
normalmente nella parte inferiore del cassonetto, e la si fissa alla puleggia con un
nodo, meglio se doppio, oppure con la apposita vite, se c'. Si raccomanda di
osservare con attenzione, nel momento in cui si sfila la vecchia cinghia, come questa
fissata alla puleggia. Tenendo ora la cinghia nuova tra le mani, molto saldamente,
s toglie il cacciavite che blocca il rullo e si fa scendere lentamente la tapparella a
fondo corsa, mentre la cinghia si riavvolge sulla puleggia. Si passa poi alla parte
bassa della finestra dove situato il rullino avvolgitore. Si allentano le due viti che
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MANUALE SUL FAI DA TE
tengono la piastra portarullo e la rispettiva mascherina fissate al muro, e si estrae
tutto il blocco con il rullo che, a causa della rottura della cinghia, ha ormai perso tutta
la carica. Si stacca la corda rotta dal rullo, allentando la vite che ve la tiene fissata, e
la si elmina definitivamente. Si taglia la cinghia nuova a circa 20 centimetri sotto la
fessura d'ingresso della piastra: la si infila dentro tale fessura e, successivamente, si
pratica un foro (con una forbice o un piccolo trapano a mano) all'estremit che va
fissata al rullo, mediante la vite. A questo punto si inizia la manovra forse pi
complessa di tutta l'operazione; e cio la ricarica della molla del rullo (attenzione a
non lasciarselo scappare di mano, perch si rischia di farsi male). La si fa ruotare in
senso contrario a quello dell'avvolgimento, finch non oppone una decisa resistenza.
A questo punto, tenendo il rullo ben bloccato (contro se stessi) si procede a fissare la
cinghia con l'apposita vite. Poi, con molta precauzione, e senza mai abbandonare la
presa del rullo (e della piastra portarullo) si fa in modo che questo assorba il lasco
della cinghia. Si rimettono quindi rullo e piastra nella propria sede, riavvitandoli.
utile segnalare anche un altro inconveniente che pu capitare alla tapparella: e cio
la rottura di uno dei nastri che tengono l'avvolgibile attaccato al rullo. Ci si accorge
del guaio perch la tapparella cede nella parte alta e si storta. necessario quindi
abbassarla completamente, aprire il cassonetto, come spiegato prima, e staccare il
nastro rotto dalla tapparella, sostituendolo con uno nuovo, non senza avere ben
verificato come sono fissati gli altri. importante, inoltre, che il nuovo nastro abbia
la stessa lunghezza di quelli intatti, in modo che la distanza dall'avvolgibile al rullo
sia perfettamente uniforme su tutta l'estensione della tapparella (che, in caso
contrario, resterebbe storta).

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Lezioni

Lezioni
E' ora di fare sul serio! E quindi, ecco per voi le prime lezioni di intaglio !!

Sommario lezioni

Lezione n 1 : Disegni.

Lezione n 2 : L'intaglio a tacche

Lezione n 3 : L'intaglio floreale

Lezione n 4 : L'affilatura degli utensili e la finitura del pezzo lavorato

Lezione n 5 : L'intaglio gotico

Prefazione
L'intaglio un rilievo inciso su superfici piane. Le linee di scavo possono essere di varie
profondit a secondo del disegno precedentemente creato ( da 1 a 3 mm. )

Le essenze ( i legni ) pi usati sono :

IL TIGLIO ( Tilia platyphyllos ) :

Legno molto tenero a pasta bianca, molto facile da lavorare. E' un legno indicato sopratutto per
le prime lezioni, poich molto facile da intagliare

IL NOCE ( Juglans regia ) :

E' un legno pregiato. Il pi usato in scultura e intaglio in Valle d'Aosta. A differenza del tiglio
duro da intagliare, molto compatto e di colore scuro, e con il passare del tempo acquista una
colorazione brunita.

L'ACERO ( Acer pseudoplatanus ) :

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Lezioni

Legno bianco, molto simile al tiglio ma con le caratteristiche del noce. Legno compatto a vena
fine. Di ottima lavorabilit.

IL PINO CEMBRO ( Pinus cembra ) :

E' il legno pi pregiato tra le conifere. Detto anche cirmolo un buon legno da intaglio. Tenero
con venature rosate. Come lavorazione molto simile al noce.

Ritornando sull'intaglio, ve ne sono di 3 tipi :

Intaglio a punta di coltello ( o intaglio a tacche ) --Lezione 2

Questo tipo di intaglio si esegue su manufatti di vario tipo a superficie piana, ad esempio, piatti,
scatole ecc. Il disegno geometrico e per avere un buon risultato deve essere armonico, viene
eseguito con compasso, squadretta, circoligrafo, goniometro e matita a punta sottile ( 0.5 mm ).

Intaglio floreale --Lezione 3

Quest'intaglio si esegue con sgorbie e scalpelli. Il disegno soggettivo, dando libero sfogo alla
propria fantasia. L'intaglio floreale e a punta di coltello possono essere eseguiti sullo stesso
manufatto.

Affilatura e finitura --Lezione 4

L'affilatura degli utensili e importantissima per poter realizzare in modo perfetto i propri
lavori.

Intaglio gotico --Lezione 5

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lezione5c

Lezione n 5 " Il gotico " ( Quarta parte )

Ultimato il fiore risulter cos ( Foto 21 )

Per non essere monotona e dare un tocco di classe all'opera, ho eseguito uno stemma, e pi
precisamente, quello del mio paese, Pont St. Martin. Alla sua destra invece ho realizzato il luogo
pi caratteristico del paese, il ponte romano. La tecnica diversa dal resto del gotico, in quanto
fa parte del bassorilievo. Al suo fianco, potete notare, che ho gi scavato di un livello la
mezzaluna, che verr a sua volta ridisegnata come nelle foto successive. ( Foto 22 - 23 )

Disegnati i due "pesciolini" ( per capirci ! ) segnati con il V da 4 e poi scavate, raggiungiamo
anche qui 1,5 cm. ( Foto 24 - 25 - 26 )

Con una sgorbia curva da 8/10 o 8/13 scavate i contorni del semi cerchio. Quando lo scavo sar
ultimato, questo verr levigato. ( Foto 27 - 28 - 29 - 30 )

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lezione5c

Per eseguire il fiore gotico all'interno della mezzaluna, usate lo scalpello a V , tracciando tutto il
disegno. ( Foto 31 - 32 - 33 - 34 - 35 )

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Lezione n 5 " Il gotico " ( Quinta parte )

Scavate i petali sempre con sgorbie curve da 8, la stessa sgorbia verr usata per fare la pallina. (
Foto 36 )

Nelle foto che seguono sto usando il bulino per evidenziare meglio i particolari. ( Foto 37 - 38 )

Come potete vedere dalla prima delle tre foto tutti i cordoli dovranno essere arrotondati e
levigati. Nelle altre due foto sto dando gli ultimi ritocchi. ( Foto 39 - 40 - 41 )

Ed ecco il risultato finale!!! La prima foto l'opera grezza, mentre la seconda dopo la
ceratura. ( Foto 42 - 43 )

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lezione5b

Lezione n5 " Il gotico " ( Terza parte )

Per ingrandire le immagini "cliccaci" sopra

Anche durante questa operazione fate in modo che le pareti siano belle diritte ! Scavate per
almeno 1.5 cm. Il fondo verr punzonato ( alla fine ) perci se non sar perfettamente pulito non
importa ! Le pareti al contrario dovranno essere ben levigate. ( Foto 11 - 12 - 13 )

Terminato risulter cos ( vedi foto ), certo ancora da carteggiare molto, ma dopo sar
perfetto. Il passo successivo sar quello di scavare lungo le linee disegnate con un V, ogni
cordolo verr poi arrotondato e levigato. ( Foto 14 - 15 )

Foto 15 (26347
byte)

Il fiore gotico

Il fiore gotico si lavora come nell'intaglio floreale. Si scava la pallina, si delimita il fiore con il V
e si scava con le sgorbie curve da 8. Finito risulter come nella foto. Il tutto verr levigato con la
levigatrice "mouse", a forma triangolare per riuscire ad arrivare anche negli angoli pi piccoli .
( Foto 16 )

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lezione5b

Andiamo avanti !

Continuiamo sempre con lo scalpello a V, molto importante nell'intaglio, delimita il disegno


come se usaste una matita . ( Foto 17 - 18 )

Continuate il fiore come nell'intaglio floreale, con sgorbie curve da 8 - 8/8 - 8/10 - 8/13 ( Foto 19 -
20 )

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lezione4d

La Ceratura
Passiamo ora alla ceratura. Occorre, una pistola termica oppure un phon, dei
pennelli, delle spazzole, uno straccio di lana, e naturalmente la cera. La cera
solida si trova in ferramenta o nei supermercati. Mi raccomando, non comperate
mai cere colorate, ma, una cera noce scuro per lavori in noce e una cera neutra se
dovete creare dei lavori in tiglio o in acero ( legni chiari ).

ceratura70.jpg
(16761 byte)

1 - Scaldate con la pistola termica, sempre ad una distanza di sicurezza, il pennello che avrete
intinto nel barattolo della cera, e sempre continuando a scaldare stenderete con cura la cera
ovunque, facendo attenzione agli interstizi pi nascosti. Lavorate con estrema calma e
precisione !

2 - Terminata la ceratura si passa alla lucidatura. Per ottenere un buon risultato vi consiglio di
effettuare la lucidatura dopo alcune ore dalla ceratura per far si che si asciughi bene. Per
sveltire il lavoro, come potete vedere, ho applicato al trapano un pennello in setole di crine di
cinghiale. Se non avete questo pennello, con un p di olio di gomito, spazzolate a mano e passate
uno straccio di lana per dare la lucentezza desiderata.

file:///C|/Temp/lezione4d.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.39.29]


lezione4d

Il risultato, a lavoro terminato, sar questo !

file:///C|/Temp/lezione4d.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.39.29]


Lezione4c

La Finitura
Preparazione del legno per la finitura

Prima di applicare qualsiasi finitura bene preparare il legno affinch possa ricevere nel modo
migliore i trattamenti successivi. Il legno va pulito, rimovendo segni di matita, pelurie e parti
mobili.Va tenuto presente che le finiture tendono ad accentuare i difetti, piuttosto che a
camuffarli. Ad esempio, un trattamento con mordenti evidenzia in modo vistoso graffi e
abrasioni causati da una non corretta levigatura, e quelli ad acqua fanno sollevare le fibre
legnose. Qualunque sia il tipo di lavoro che abbiamo realizzato possiamo passare una lana
d'acciaio fine o una tela abrasiva finissima, che renderanno pi morbide e brillanti le superfici
pur senza modificare sostanzialmente le modellature precedenti.

Trattamenti insetticidi e funghicidi.

In Valle dAosta scultori e intagliatori, si definiscono, a volte, grattatarli. In


effetti linfestazione di numerose specie di tarli e coleotteri xylofagi che scavano
nel legno (soprattutto nell' alburno) gallerie di varia grandezza, non problema
da poco. Durante tutto il tempo in cui ho scritto questo libro, sulla scrivania del
laboratorio, ho sentito in sottofondo un rumore lieve, come quello di un chiodo
che gratta una superficie porosa, che veniva da una vecchia scultura sistemata a
poco pi di un metro dalla scrivania, aggredita da questi insetti e in attesa di
venir trattata. Quel rumore il grido di guerra degli insetti che stavano
svolgendo la propria opera distruttiva, rosicchiando sistematicamente la mia
povera scultura. I nostri vecchi cercavano di risolvere questo problema
spennellando abbondantemente il legno col liquame del letame ma credo che oggi
questa tecnica avrebbe pochi proseliti. In compenso troviamo in commercio
prodotti insetticidi e funghicidi di buona qualit ed efficacia. Vanno usati
spennellando abbondantemente le superfici e facendoli penetrare nelle cavit e
fenditure, oppure spruzzandoli in ogni poro con lapposito spruzzatore, o
iniettandoli nei fori con una siringa ipodermica. I fori vanno poi chiusi con cera
colorata e il procedimento ripetuto dopo qualche tempo per colpire le uova
superstiti prima che si schiudano. Generalmente questi impregnanti, nella cui
composizione sono presenti sostanze nutritive, come olio di lino, lasciano superfici
con un gradevole aspetto serico e ovattato e sono a lenta essiccazione per cui
bene aspettare qualche giorno prima di intervenire con trattamenti successivi.
Attenzione: si tratta di sostanze nocive, che vanno maneggiate con cautela,

file:///C|/Temp/Lezione4c.htm (1 di 4) [08/11/2003 18.39.08]


Lezione4c

osservando le avvertenze sulle confezioni. Nel caso di sculture di grandi


dimensioni il problema pu diventare serio, perch gli insetti possono essere
annidati in profondit nel legno e loro cunicoli intasati di segatura che, inumidita
dall' insetticida tende a gonfiarsi e a chiudere ermeticamente il passaggio
vanificando l' efficacia del trattamento. Quando si evidenziano problemi di
aggressione di insetti su sculture di questo tipo lazione deve perci essere
tempestiva ed energica. In casi estremi la soluzione a questi problemi la
costruzione di una camera a gas (ad esempio con un barile di metallo a chiusura
ermetica e con l' impiego di pastiglie tossiche a base di zolfo), in cui la scultura
sar lasciata per almeno due mesi.

Mordenti

Vengono usati i mordenti per valorizzare la marezzatura di un legno e per dargli


colore, di solito per scurirlo o per camuffare difetti e alterazioni. Vanno dati a
pennello o a spugna e si possono dividere in quattro gruppi: ad acqua, chimici, a
olio e a spirito. I mordenti ad acqua sono i pi economici e vanno miscelati con
acqua, graduando la quantit d'acqua e i pigmenti in base al colore che vogliamo
ottenere. Vanno lasciati riposare per almeno un'ora prima dell' uso perch hanno
bisogno di tempo per sciogliersi. I mordenti ad olio sono i pi costosi ma hanno il
pregio di non far alzare il pelo al legno. Altri mordenti sono quelli a spirito o
ad alcool, i mordenti chimici e alla varechina.

Turapori

I turapori servono, come dice il nome, a riempire i pori del legno e a ottenere un
fondo compatto e lucido su cui poggiare altri trattamenti. Hanno un tempo di
essiccazione rapido e vanno quindi applicati velocemente su tutta la superficie.
Dopo alcune ore si leviga con tela abrasiva fine o con lana d' acciaio, si spolvera e
la superficie pronta a ricevere la cera o la vernice.

Olio di lino

Si usa l' olio di lino crudo mescolato con alcool bianco (30%) scaldando la miscela
a bagnomaria fino a che l' alcool diluisce lolio facilitando la penetrazione nel
legno. Si stende a pennello e dopo alcuni minuti si strofina energicamente con uno
straccio. Si pu ripetere pi volte lapplicazione; la superficie saturata e
rinforzata, opaca.

file:///C|/Temp/Lezione4c.htm (2 di 4) [08/11/2003 18.39.08]


Lezione4c

La cera

La ceratura e il modo pi classico e semplice per finire una scultura. Pu essere


stesa su un legno grezzo o trattato con impregnanti, o turapori, mordenti o olio di
lino. D al legno una finitura lucida e satinata ma ha poca resistenza all' umidit
e al calore. Il materiale di base la cera vergine d' api purificata che viene sciolta
a bagnomaria con essenza di trementina (80%); raffreddata avr una consistenza
molle e pastosa. Si pu colorare con pigmenti in polvere, o con tinture solubili in
olio. In commercio si trovano cere morbide e alla paraffina, neutre o di vari
colori (giallo, noce chiaro, noce scuro, ecc.). Va stesa con un pennello o un panno,
nel senso della vena. Nel caso la cera sia dura e difficile da applicare si pu
ammorbidire con diluenti, oppure stendere scaldando la superficie su cui si
lavora con un getto d'aria calda proveniente da una pistola termica o da un
asciugacapelli. Questo metodo permette una migliore penetrazione della cera, che
diventa quasi liquida e si pu agevolmente fissare anche su superfici rugose e non
omogenee. Attenzione, non dimentichiamoci che si tratta di prodotti facilmente
infiammabili; vanno quindi prese tutte le precauzioni del caso. Sul legno molto
poroso o disidratato il procedimento potr essere ripetuto una seconda volta. La
cera deve coprire la superficie in ogni dettaglio ma non deve mai lasciare depositi
che, meno evidenti durante lapplicazione, formano, ad essiccamento avvenuto,
antiestetici grumi difficili da eliminare. Occorrer poi lasciare asciugare per un
tempo che pu variare da alcuni minuti, se stato usato lasciugacapelli che ha
gi prodotto una evaporazione della parte volatile della cera, a un giorno. La
lucidatura pu essere eseguita con un panno di lana asciutto e pulito, nel caso la
superficie sia uniforme oppure con una spazzola non troppo dura o un pennello
se il fondo, irregolare. Quest'ultima operazione deve venire eseguita con una
discreta energia, insistendo fino ad ottenere una delicata lucentezza tipica di
questa finitura. La lucidatura pu essere resa pi veloce con impiego di una
cuffia di montone, da montare su un trapano elettrico o meglio ancora, con un
tampone di crine di cavallo le cui setole lunghe e morbide possono agevolmente
penetrare anche nelle gole e nei sottosquadra delle sculture. A volte vengono
usati grossi pennelli rotondi con setole di cinghiale, la cui impugnatura viene
tagliata e trasformata in codolo da inserire nel mandrino del trapano.

Tecniche consigliate

Mi rendo conto che la carrellata di tecniche di superficie e di finitura presentate


in questa lezione pu essere tale da ingenerare un po' di confusione al
principiante, che pu avere l'impressione di non raccapezzarvisi.
file:///C|/Temp/Lezione4c.htm (3 di 4) [08/11/2003 18.39.08]
Lezione4c

Vediamo allora di fare un po' di chiarezza.

Per quanto riguarda la preparazione alla finitura non necessario usare


contemporaneamente tutte le tecniche illustrate, ma baster scegliere di volta in
volta quella che sembra pi adatta. pur vero che a volte i risultati migliori si
possono ottenere con la somma di procedimenti diversi (ad esempio, una
superficie levigata risalta al meglio se abbinata a uno spazio ruvido), ma la scelta
e l'abbinamento delle tecniche non dovrebbero essere poi cos difficoltoso. Per
quanto riguarda la finitura personalmente uso quasi esclusivamente quella a
cera, salvo un trattamento insetticida quanto vi siano segni di aggressione da tarli
o una preparazione del fondo con un turapori quando la scarsa resistenza
all'umidit della cera lo esige (ad esempio per oggetti che possono venire a
contatto con acqua, unto o altro).

file:///C|/Temp/Lezione4c.htm (4 di 4) [08/11/2003 18.39.08]


Lezione4b

La bulinatura o punzonatura

Punzonature e Tessiture

Si intendono per punzonature quelle operazioni in cui il legno viene pressato da uno strumento
che non lo taglia asportandone una parte ma produce un'impronta di varia profondit. Possono
essere usati sostanzialmente per creare degli sfondi, per camuffare gli errori di lavorazione o
per creare decorazioni, anche minuscole e non eseguibili in altro modo. Troviamo in commercio
una grande variet di punzoni, ma soprattutto possibile e facile costruirseli utilizzando chiodi
d'acciaio, vecchi cacciaviti, o lime, punte elicoidali, sgorbie e scalpelli rovinati e cos via. Possono
avere la superficie di battuta piatta, o svasata con varie angolazioni, funzionali all'impronta che
devono lasciare. Questa tecnica, tradizionalmente usata per finire sfondi di problematica
pulitura, come quelli dietro gli ornati floreali, ci permette di realizzare, all'interno di una
scultura, decorazioni in miniatura, che riproducano ad esempio, i ricami dei vestiti o mantelli,
bottoni, piccole fessure, sottolineature di linee e angoli e cos via.

Alcuni esempi

I Bulini o Punzoni ( Clicca per ingrandire )

file:///C|/Temp/Lezione4b.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.38.43]


Lezione4b

file:///C|/Temp/Lezione4b.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.38.43]


Lezione4a

Affilatura ( Seconda parte )

Affilatura degli scalpelli

Si posa il ferro sulla pietra e si spinge in avanti con una pressione che diminuir portandolo
indietro, cercando di non cambiare l'angolazione e che l'affilatura sia a squadro per evitare che
l'utensile tenda durante lo scavo a deviare. Si ripete l'operazione sulla pietra a grana fine, su
tutti e due i lati e infine si passa sulla coramella.

Affilatura delle sgorbie a tagliente interno

Si passa il bisello della sgorbia da un capo all'altro della pietra con un movimento rotatorio
stando attenti a non smussare gli spigoli laterali e con un movimento a spirale per utilizzare
tutta la superficie della pietra. Si toglie la sbavatura con una pietra sagomata movendola avanti
e indietro nella scanalatura dell'attrezzo, nello stesso modo si passa sia il lato interno che quello
esterno sulla coramella.

Affilatura dello scalpello a V

Come gi descritto, lo scalpello a V si affila come due scalpelli piatti, eliminando


successivamente il rostro centrale. La sequenza quella descritta per gli altri attrezzi. Per
l'angolo interno si usa un pezzo di cuoio sagomato longitudinalmente a punta.

file:///C|/Temp/Lezione4a.htm [08/11/2003 18.38.15]


Lezione4

Affilatura
Questa lezione tratta dal libro di Giuseppe Binel "Manuale di scultura su legno"

Affilatura con mola ad acqua Pietre ad acqua e ad olio


La parte terminale dei ferri da taglio ha uno smusso che viene chiamato bisello ( o ugnatura o
scarpa ), che penetra nel legno separandone le fibre. Il filo pu essere a tagliente interno, esterno
o a due taglienti, e l'angolo di sfoglia, che determina la lunghezza del bisello, pu andare da 20
a 30. L'affilatura consiste, in sostanza, nel trovare per ogni situazione di scavo il giusto angolo
di penetrazione asportando il metallo in eccedenza fino a ottenere un taglio dal filo finissimo e
uniforme. E' evidente che tanto pi l'angolo di sfoglia acuto, quanto pi la lama taglia e
penetra facilmente, ma il suo filo fragile, mentre in caso contrario ha pi resistenza al taglio
ma una durata superiore. I parametri che condizionano l'angolo di taglio sono :

1. Il materiale che stiamo lavorando, ad esempio, angolo pi acuto per legni teneri come
tiglio o pino cembro, pi aperto per legni duri come frassino o bosso.

2. La qualit e la durezza della lama che stiamo usando.

3. Il tipo di pressione a cui sottoponiamo l'attrezzo, cio smusso pi stretto per gli utensili
da finitura che usiamo con la sola forza delle mani, e pi largo per le sgorbie e gli scalpelli
da sgrossatura che devono sopportare l'urto di un mazzuolo pesante.

4. La forza con cui siamo soliti lavorare.

Si pu paragonare la lunghezza del bisello alla mina di una matita che ognuno sceglie in base
alla maggiore o minore leggerezza del tratto, della carta e cos via.

Affilatura con mola ad acqua


Le affilatrici ad umido che troviamo in commercio possono avere la mola in pietra orizzontale o
verticale, saturata con acqua od olio. Le pi comuni sono quelle con la mola verticale,
raffreddata ad acqua con una velocit di rotazione che varia da 100 a 200 giri al minuto e con
una grana fine ( 250 grani ), media ( 180 grani) o grossolana ( 50 grani ). L'affilatura viene
eseguita posando lo smusso sulla pietra ed esercitando una pressione costante. Le sgorbie vanno
fatte ruotare lentamente in modo che il bisello sia uniforme da un capo all'altro del taglio. Gli
scalpelli si muovono lateralmente nei due sensi, per correggere le leggere imperfezioni della
superficie della pietra; gli scalpelli a V vanno affilati come se fossero due scalpelli, l'angolo delle

file:///C|/Temp/Lezione4.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.37.53]


Lezione4

due ali della lame per quasi sempre non perfettamente a spigolo e si former perci in fondo
al V una sorta di rostro che andr eliminato arrotondando esteriormente lo spigolo fino a
raggiungere il filo.

Pietre ad acqua e ad olio


Le pietre per affilare limano il metallo della lama dando al tagliente la forma voluta e il filo.
Possono essere a taglio grosso, e in questo caso asportano pi materiale ma lasciano un filo pi
grossolano, a taglio medio e a taglio fine, che consentono un'affilatura migliore. Possono inoltre
essere sagomate con forme diverse per aderire alle diverse fogge di sgorbie e scalpelli e essere ad
acqua o a olio. Le pietre ad acqua ( la pi fine quella dell'Arkansas ) si bagnano con acqua e
petrolio. Le pietre ad olio di qualit pressoch pari a quelle ad acqua ma di durata superiore,
non devono mai essere usate asciutte, perch se ne otturerebbero i pori e vanno lubrificate con
olio da macchina raffinato o olio di paraffina. Le pietre nuove vanno saturate d'olio e tenute al
riparo dalla polvere. Si pu rettificare la superficie di una pietra o modificarne la forma
strofinando la stessa su una lastra di marmo con acqua e polvere per smerigliare per le pietre
naturali e acqua e carborundum per le pietre artificiali. Per finire l'affilatura si passa l'utensile
su una striscia di cuoio, detta coramella, trattata con il rosso da gioiellieri o polvere di crocus o
sego, che pu essere incollata sul legno, piano per l'affilatura esterna, e sagomato per l'affilatura
interna.

file:///C|/Temp/Lezione4.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.37.53]


Lezione3c

L'intaglio Floreale ( Terza Parte )

Immagini sparse di fiori intagliati, completati e da completare.

file:///C|/Temp/Lezione3c.htm [08/11/2003 18.37.32]


Lezione3b

L'intaglio Floreale ( Terza Parte )

P.S. E' fondamentale ricordarsi sempre dell'inclinazione della sgorbia durante la


lavorazione. ( l'esempio qui sotto )

6 ) Dopo aver tracciato il petalo con la sgorbia, si cava intorno per farlo risaltare (fig. 12-13-
14 )

7 ) Poi si tracciano i petali con la sgorbia a V 12/4 ( fig. 15-16-17 )

Fig.15 (19816
byte)

8 ) Finito di tracciare i petali si procede, sempre con la sgorbia a V 12/4, col disegnare
l'interno dei petali. ( fig. 18 )

file:///C|/Temp/Lezione3b.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.37.06]


Lezione3b

9 ) Ora che abbiamo finito il fiore non ci resta che abbellirlo, punzonando la pallina e i
petali, secondo il nostro gusto personale. ( fig. 19-20 )

file:///C|/Temp/Lezione3b.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.37.06]


Lezione3a

L'intaglio Floreale ( Seconda Parte )

Realizziamo un fiore

1 ) Si comincia tracciando la pallina posizionando la sgorbia sopra il disegno della pallina e


ruotando intorno alla linea tracciata. ( fig. 1 )

2 ) Poi si scarica intorno alla linea appena tracciata in modo da poter scolpire la sfera pi
facilmente. ( fig. 2-3-4-5 )

Fig.3 (21598
byte)

3) Ora si arrotonda la pallina partendo dalla met del cerchio, avanzando verso gli estremi
della sfera, da tutti i 4 lati. ( fig. 6-7-8 )

Attenzione ! L'inclinazione della sgorbia non deve essere mai a 90 per evitare che la
pallina salti via.

file:///C|/Temp/Lezione3a.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.36.40]


Lezione3a

4 ) Una volta eseguita la pallina si passa all'esecuzione dei petali. In questo caso uso la
sgorbia n 8/7 alla rovescia. ( fig. 9-10-11 )

file:///C|/Temp/Lezione3a.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.36.40]


Lezione3

L'intaglio floreale
3 Lezione : L'intaglio floreale

L'intaglio floreale un intaglio decorativo. Si possono decorare piatti, scatole, cornici o


addirittura creare pannelli floreali.

Il disegno deve essere eseguito seguendo un certo criterio. A differenza dell'intaglio a punta di
coltello, dove il disegno geometrico e non vi sono spazi vuoti da riempire, nell'intaglio floreale
il discorso cambia, il disegno deve essere studiato in modo da far si che tra un fiore e l'altro non
ci sia uno spazio troppo grande da pulire o riempire punzonandolo. Quest'intaglio si pu
inserire contemporaneamente in un manufatto lavorato a punta di coltello. Ad esempio il fiore
pu essere inserito in un cerchio. I petali inseriti all'interno di un cerchio o di un rombo devono
toccare gli estremi del cerchio o del rombo.

Le sgorbie utilizzate abitualmente per questo tipo di intaglio sono:

Semitonde

8/4

8/7

8/10

8/13

5/5

3/8 o 3F/8

11/4

Sgorbie a V

12/4

12/6

file:///C|/Temp/Lezione3.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.36.15]


Lezione3

12/8

Pu essere utile anche un coltellino da intaglio per rifilare meglio le parti dove lo scalpello non
passa.

Per eseguire le palline invece sono utili le seguenti sgorbie ( Naturalmente la grandezza della
sgorbia varia a seconda della circonferenza che si vuole ottenere.)

8/4

8/7

8/10

8/13

Per eseguire i petali si adoperano normalmente le sgorbie da 8 con l'aggiunta dell'11/4.

file:///C|/Temp/Lezione3.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.36.15]


Lezione2a

L'intaglio a punta di coltello ( Seconda parte )

Qui di seguito ho inserito altre immagini di esempio su come impostare correttamente le mani,
spero che vi possano essere di aiuto.

Come vi ho detto in precedenza, l'intaglio a tacche non si effettua esclusivamente su triangoli


diritti, ma si utilizza anche su disegni curvi. Quindi ecco per voi altre immagini al riguardo.

Foto5.jpg (22895
byte)

file:///C|/Temp/Lezione2a.htm [08/11/2003 18.35.52]


Lezione2

L'intaglio a punta di coltello o a tacche

2 Lezione :L'intaglio a tacche

Dal punto di vista prettamente tecnico l'intaglio a tacche la forma pi semplice delle incisioni
su legno, l'insieme di tacche consente la realizzazione di motivi ornamentali di grande pregio
artistico. Questo tipo di intaglio permette gi dal primo approccio di ottenere dei risultati tali da
spingere l'esecutore a continuare in questa particolare lavorazione. Le opere realizzate a tacche
a triangoli incisi si completano anche con linee curve o diritte pi o meno profonde. E'
indubbiamente un'ottima scuola per altri tipi di lavorazioni del legno ad esempio bassorilievi,
scultura a tutto tondo,ecc.

Ed ora si inizia !! Nella lezione n1 abbiamo imparato a fare i disegni dei rosoni, ora arrivato il
momento di intagliare.

Questa incisione a tacca si pu effettuare in due maniere, come vedremo pi avanti,e consiste
nel ricavare dal legno un'incisione di forma triangolare con i tre lati uguali e perfettamente
lisci. Per ottenere un buon lavoro importante che la tracciatura sia precisa.Il primo sistema di
lavoro, normalmente usato per legni teneri, avviene impugnando il coltello come una penna, il
secondo sistema pi praticato, avviene tenendo il coltello nel palmo della mano e appoggiando il
pollice sul legno da intagliare, cos facendo si potr esercitare pi forza e e si otterr anche una
maggiore precisione.

Iniziamo quindi il lavoro praticando tre tagli centrali all'interno del triangolo profondi circa 5
mm. ( Foto 1 )

Proseguiamo praticando una prima incisione obliqua dal vertice del triangolo verso il
basso. ( Foto 2 )

file:///C|/Temp/Lezione2.htm (1 di 3) [08/11/2003 18.35.32]


Lezione2

Il secondo taglio avviene girando l'oggetto e praticando la seconda incisione sempre obliqua. (
Foto 3 )

Per effettuare il terzo taglio ci si comporta esattamente come per i due effettuati
precedentemente. ( Foto 4 )

Se il triangolo non risulta pulito si pu ripassare la lama facendo per attenzione a non
intagliare troppo profondamente; infine si rifinisce il triangolo lisciando i solchi eseguiti con il
manico del coltello. ( Figure 5 e 6 )

Foto 6 (20106
byte)

Proseguendo il lavoro , e intagliando altri tre triangoli avrete creato la vostra prima opera
d'arte, una stella !! ( Figura 7 )

file:///C|/Temp/Lezione2.htm (2 di 3) [08/11/2003 18.35.32]


Lezione2

file:///C|/Temp/Lezione2.htm (3 di 3) [08/11/2003 18.35.32]


Lezione1f

Lezione n 1 " Il disegno " ( Settima parte )

d) Poligono a 8 punte

Dividere la circonferenza circoscritta in 8 parti uguali ( Vedi esempio n 13 ), determinando i


vertici del poligono A, E, D, F, B, G, C, H. Unire il punto A con F e G; il punto E con C e F; e
cos via.

Esempio 18 Costruzione di poligoni stellari a pi punte, dei quali si conoscono sia la


circonferenza circoscritta, sia quella inscritta.

Il procedimento di costruzione di questi poligoni stellari deve essere interpretato dall'allievo


attraverso le figure: vengono date solo alcune indicazioni di base.

a) Poligono a 4 punte.

Dividere la circonferenza circoscritta in 4 parti uguali, quindi dividere ancora a met ogni
angolo tracciando le bisettrici.

file:///C|/Temp/Lezione1f.htm (1 di 3) [08/11/2003 18.35.05]


Lezione1f

b) Poligono a 5 punte.

Dividere le due circonferenze in 5 parti uguali: la circonferenza inscritta andr divisa partendo
dal vertice opposto rispetto a quello considerato per la circonferenza circoscritta.

c) Poligono a 6 punte.

Dividere le due circonferenze in 6 parti uguali: la circonferenza inscritta andr divisa partendo
da un vertice ruotato di 90 rispetto a quello considerato per la circonferenza circoscritta.

file:///C|/Temp/Lezione1f.htm (2 di 3) [08/11/2003 18.35.05]


Lezione1f

d) Poligono a 8 punte.

Dividere la circonferenza circoscritta in 8 parti uguali, quindi dividere ancora a met ogni
angolo tracciando le bisettrici.

file:///C|/Temp/Lezione1f.htm (3 di 3) [08/11/2003 18.35.05]


Lezione1e

Lezione n1 " Il disegno " ( Sesta parte )

Esempio 13 Tracciare l'ottagono, data la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. Con raggio a piacere, fare centro in A e D
e trovare il punto 1; fare centro in A e C e trovare il punto 2. Tracciare le rette passanti per tali
punti e il centro O, determinando i punti E, G, H, F. I punti A, E, D, F, B, G, C, H dividono la
circonferenza in 8 parti uguali. Congiungendoli si ottiene un ottagono regolare.

Esempio 14 Tracciare un decagono, data la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD, quindi la circonferenza di diametro OA.


Unire E con C, determinando F. La distanza CF divide la circonferenza in 10 parti uguali.
Iniziando dal punto C, riportare tale distanza 10 volte sulla circonferenza. Congiungendo i
punti C, G, H, I, L, D, M, N, P, Q si ottiene un decagono regolare.

file:///C|/Temp/Lezione1e.htm (1 di 4) [08/11/2003 18.34.44]


Lezione1e

Esempio 15 Tracciare un dodecagono, data la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. Con raggio AO fare centro in A,


determinando i punti E e F, e successivamente in B, C e D, determinando i punti G e H, I e L, M
e N. I punti A, M, F, D, H, N, B, L, G, C, E, I dividono la circonferenza in 12 parti uguali.
Congiungendoli si ottiene un dodecagono regolare.

Esempio 16 Costruzione di poligoni stellari a pi punte, dei quali si conosce la circonferenza


circoscritta.

a) Poligono a 3 punte

Dividere la circonferenza circoscritta in 3 parti uguali ( vedi esempio n 8 ), determinando i


vertici A, B, C, di un triangolo equilatero. Dividere il lato AB in 3 parti uguali, quindi unire i

file:///C|/Temp/Lezione1e.htm (2 di 4) [08/11/2003 18.34.44]


Lezione1e

punti 1 e 2 al vertice opposto C. Procedere allo stesso modo con gli altri due lati.

b) Poligono a 5 punte.

Dividere la circonferenza circoscritta in 5 parti uguali ( vedi esempio n 10 ), determinando i


vertici del poligono E, C, F, G, H. Unire il punto C con i punti H e G; il punto F con E e H; e cos
via.

c) Poligono a 6 punte.

Dividere la circonferenza circoscritta in 6 parti uguali ( vedi esempio n 11 ), determinando i


vertici del poligono A, D, F, B, E, C. Unire il punto A con E e F; il punto B con C e D; e cos via.

file:///C|/Temp/Lezione1e.htm (3 di 4) [08/11/2003 18.34.44]


Lezione1e

file:///C|/Temp/Lezione1e.htm (4 di 4) [08/11/2003 18.34.44]


Lezione1d

Lezione n1 "Il disegno" ( Quinta parte )

Esempio 7 Tracciare l'ottagono, dato il lato. AB = Lato.

Tracciare la perpendicolare alla met del lato dato AB. Con raggio MA, centrare in M e
tracciare un arco che interseca la perpendicolare nel punto N. Con raggio NA, centrare in N e
tracciare un arco che interseca la perpendicolare nel punto O, centro della circonferenza
circoscritta. Tracciare tale circonferenza e riportare su di essa 8 volte la lunghezza del lato.

Esempio 8 Tracciare un triangolo equilatero, data la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB. Con raggio AO, fare centro in A e descrivere un arco che interseca la
circonferenza nei punti C e D. I punti B, C e D dividono la circonferenza in 3 parti uguali.
Congiungendoli si ottiene un triangolo equilatero.

file:///C|/Temp/Lezione1d.htm (1 di 4) [08/11/2003 18.34.19]


Lezione1d

Esempio 9 Tracciare un quadrato, data la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. I punti A, B, C, D dividono la


circonferenza in 4 parti uguali. Congiungendoli si ottiene un quadrato.

Esempio 10 Tracciare un pentagono, data la circonferenza circoscritta.

tracciare il diametro AB e quello perpendicolare CD. Trovare il punto E, met del raggio AO.
Con raggio EC, centrare in E e tracciare l'arco e la corda CF. Con apertura di compasso CF,
fare centro in C e determinare G e H. Sempre con apertura CF, fare centro in G e in H e
determinare rispettivamente L e I. Congiungendo i punti C, H, I, L, G si ottiene il pentagono
regolare.

Esempio 11 Tracciare l'esagono, data la circonferenza circoscritta.

file:///C|/Temp/Lezione1d.htm (2 di 4) [08/11/2003 18.34.19]


Lezione1d

Tracciare il diametro AB. Con raggio AO, fare centro successivamente in A e in B e tracciare
due archi che intersecano la circonferenza rispettivamente in C e D, E e F. Congiungendo i
punti A, C, E, B, F, D si ottiene l'esagono regolare.

Esempio 12 Tracciare l'ettagono, data la circonferenza circoscritta.

Tracciare il diametro AB. Con raggio BO, fare centro in B e tracciare l'arco CD. Unire C con D,
determinando E. La distanza CE divide la circonferenza in 7 parti uguali. Iniziando dal punto
C, riportare la distanza CE 7 volte sulla circonferenza. Congiungendo i punti C, F, G, H, I, L, M
si ottiene un ettagono regolare.

file:///C|/Temp/Lezione1d.htm (3 di 4) [08/11/2003 18.34.19]


Lezione1d

file:///C|/Temp/Lezione1d.htm (4 di 4) [08/11/2003 18.34.19]


Lezione1c

Lezione n1 "Il Disegno" ( Quarta parte )

Risoluzione problemi di tracciatura

Esempio 1 Perpendicolare alla met di un segmento. AB = Segmento dato.

Centrare alle estremit A e B con apertura di compasso a piacere, purch maggiore della met
del segmento, e descrivere due archi che si incontrano nei punti C e D. La retta che passa per
tali punti perpendicolare al segmento AB e lo divide a met

Esempio 2 Perpendicolare alla estremit di un segmento. AB = Segmento dato.

Con apertura di compasso a piacere, fare centro in B e descrivere l'arco CD. Con raggio CB,
centrare in C e trovare E; successivamente centrare in E e trovare F. Con la stessa apertura di
compasso, fare centro in E ed F e descrivere due archi che si incontrano nel punto G. Da questo
punto passa la perpendicolare all'estremit B de segmento.

file:///C|/Temp/Lezione1c.htm (1 di 4) [08/11/2003 18.33.57]


Lezione1c

Esempio 3 Parallela ad una retta passante per un punto P. AB = Retta data.

Fare centro in un punto C qualsiasi della retta data e con raggio CP tracciare un arco che taglia
la retta nel punto D. Con lo stesso raggio, centrare in P e tracciare l'arco CE. Riportare su di
esso la distanza PD e trovare F. La retta passante per F e P parallela alla retta AB.

Esempio 4 Tracciare un quadrato, dato il lato. AB = Lato.

Tracciare la perpendicolare passante per l'estremit B del lato dato AB. Fare centro in B con
raggio uguale ad AB e trovare C. Con lo stesso raggio, centrare successivamente in C e in A e
tracciare due archi che si intersecano in D. Unire i 4 vertici del quadrato.

file:///C|/Temp/Lezione1c.htm (2 di 4) [08/11/2003 18.33.57]


Lezione1c

Esempio 5 Tracciare un pentagono, dato il lato. AB = Lato.

Tracciare la perpendicolare al lato AB, passante per l'estremit B. Con raggio AB fare centro in
B e intersecare la perpendicolare in C. Segnare il punto D, met di AB. Con raggio DC, centrare
in D e intersecare in E il prolungamento di AB. Con raggio AE, centrare successivamente in A e
B e determinare F. Con raggio uguale al lato dato AB, fare centro in F e tracciare due archetti,
quindi centrare in A e B e trovare i punti G e H, vertici del pentagono. Unire tutti i vertici.

Esempio 6 Tracciare l'esagono, dato il lato. AB = Lato.

Con raggio uguale al lato dato AB, centrare in A e B e tracciare due archi che si intersecano nel
punto O, centro della circonferenza circoscritta. Tracciare tale circonferenza e riportare su di
essa 6 volte la lunghezza del lato.

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Lezione1c

file:///C|/Temp/Lezione1c.htm (4 di 4) [08/11/2003 18.33.57]


Lezione1b

Lezione n1 "Il disegno" ( Terza parte )

Disegni senza commenti esplicativi.

file:///C|/Temp/Lezione1b.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.33.34]


Lezione1b

Cornici

file:///C|/Temp/Lezione1b.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.33.34]


Lezione1A

Lezione n1 "Il disegno" ( Seconda parte )

l pentagono suddiviso in triangoli

Per costruire il pentagono si richiedono diverse operazioni ed per questo motivo che lo
affrontiamo solo ora.

Puntando su A con apertura del compasso AO tracciare le curve BC

Puntando su D , con apertura del compasso DE tracciare l'arco EG

Puntando su E , con apertura del compasso EF, tracciare la curva FG

La retta EG equivale al lato del pentagono

Unendo i vertici del pentagono con il centro O si avranno tanti triangoli, che potranno
poi essere suddivisi ulteriormente a seconda dello spazio e del lavoro da eseguire.

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Lezione1A

file:///C|/Temp/Lezione1A.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.33.01]


Lezione1

Il disegno
Lezione : Il disegno

In questa lezione troverete degli esempi di rosoni da intagliare, star poi alla vostra fantasia
crearne di nuovi.

Rosone a cinque petali

Tracciato un pentagono, indicare il centro O e i punti A B C D E . Con il compasso con apertura


AO, facendo perno su A e su B ricercare il punto F fuori dal cerchio e successivamente fissare i
punti F relativi agli altri lati BC, CD, DE, EA. Facendo perno sui punti F, tracciare le curve
interne AB, BC, CD, DE, EA. Con apertura AO, facendo perno prima su A poi su B e cos via,
Fissare i punti H sulla circonferenza. Facendo perno sui punti H, con la stessa apertura
tracciare le curve sui cinque raggi AO, BO, CO, DO, EO.

Variazioni sul rosone a cinque petali

Indicate sul cerchio i punti A B C D E ed il centro F. Con il compasso con aperture AB, facendo
perno su A tracciare la curva EB; facendo perno su B, unire AC; facendo perno su C tracciare
la curva DB; facendo perno su D unire E con C e facendo perno su E unire A con D. Unire i
punti A B C D E tra di loro e con il centro F. Gli spazi pi ampi potranno essere ulteriormente
suddivisi come suggerito con le linee tratteggiate.

file:///C|/Temp/Lezione1.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.32.33]


Lezione1

Altra variazione: trovata la met dei lati del pentagono iniziale, e unendo i punti suddetti tra
loro si otterr un pentagono pi piccolo all'interno del primo.

file:///C|/Temp/Lezione1.htm (2 di 2) [08/11/2003 18.32.33]


Lezione 5a

Lezione 5 " Il gotico" ( Seconda parte )

Prima di tutto bisogna creare il disegno !


Premetto, che per creare un disegno gotico ci vogliono parecchie ore di buona volont e molta
pazienza, per il risultato sar alla fine molto gratificante !

A - Dopo aver fatto piallare il noce, incollate la carta carbone con del nastro adesivo

B - Posate con molta cura e precisione il disegno e fissatelo sempre col nastro adesivo ( Foto 1 )

A questo punto con una biro ripassate il disegno con molta cura, senza fretta, per non
dimenticare parti del disegno ! ( Foto 2 - 3 )

Foto 3 (33814
byte)

Ora dopo aver tolto il disegno e la carta carbone, ripassate con una matita le parti un p
sbiadite. ( Foto 4 )

Incominciamo ora il lavoro vero e proprio

file:///C|/Temp/Lezione%205a.htm (1 di 2) [08/11/2003 18.41.00]


Lezione 5a

v v
Prendete uno scalpello a , io, nella foto, sto usando un da 14 ma potete utilizzarne anche
uno pi piccolo. Cominciate ora a delimitare il disegno dove ho scritto "SCAV"( Vedi foto ).
Bisogna scendere di due livelli, quindi il primo livello dovr essere profondo almeno 1 cm. ( Foto
5-6-7)

Per far si che le pareti del lavoro siano belle diritte e ben levigate usate uno scalpello diritto.
Scavate fino a raggiungere la profondit desiderata, a questo punto disegnate "la toppa", ( io la
chiamo cos per capirci, infatti assomiglia alla toppa delle chiavi !). Dopodich fate esattamente
come prima, cio, scavate lungo i contorni del disegno. Per facilitare lo scavo del cerchio usate
una sgorbia 8/13. ( Foto 8 - 9 - 10 )

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Spedito da Alessandra - Vorrei delle informazioni basilari circa la scultura


del legno, cosa che non ho ancora mai fatto. In particolare oltre alle
tecniche e modalit fondamentali vorrei informazioni riguardo gli utensili da
utilizzare e i tipi di legno pi idonei alla scultura.
(Gimmi) Mio nonno era povero, lavorava in miniera nella valle di scalve...
Faceva i cucchiai di legno, scodelle e piatti, mi diceva sempre ke usava
l'acero montano. Lui usava solo il coltello, ma dovevi vedere cosa faceva.
Per intagliare di solito si usa il cirmolo, assomiglia al pino, ma non saltano
via i nodi. 20 anni fa ho fatto una civetta ke ho visto su un'enciclopedia del
far da se, ed ho incollato 2 pezzi di rovere, per essere stata la prima non
era male. Il pannello della cappa della mia cucina, ha scolpito dentro il
nome di mia moglie, ed fatto in abura. Il legno importante ma non
determinante, importante usare attrezzi ke tagliano molto e non
pretendere tutto subito. Dovresti comprare una serie di scalpelli di qualit e
un'altra serie di sgorbie, penso ke prima di imparare a scolpire sia meglio
imparare ad affilare gli utensili.

(Michele A.) Complimenti! Hai scelto una bella via espressiva, che, come
tutte le vie belle anche impegnativa. Inizia comprando poco ma buono:
se vuoi qualit da ci che fai devi preparati al fatto che gli attrezzi validi
costano. Affila alla pietra: gli attrezzi da scultore sono per lo pi a basso
legame e cos assai sensibili al calore generato dalle (comode) mole a
secco. Un attrezzo mal affilato per prima cosa assai pericoloso, (e agli
attrezzi, mi raccomando, dai sempre del lei....) scolpendo, per la forza
eccessiva che richiede. Usa solo le mani per guidare la sgorbia o il coltello,
e solo dove la forza non basta, colpiscile con un mazzuolo di legno. E' assai
utile crearsi modelli in creta di ci che vuoi fare, e riportare le misure,
segnando con matite morbide, sul pezzo: il pezzo si blocca al banco con la
vite da scultore. Non ti lasciar tentare dai legni duri, pur se alcuni sono
ottimi per la scultura, come noce e mogano, bosso, acero....li userai dopo:
per ora ogni legno tenero e compatto e fine di grana ti aiuta: tiglio, abura,
pioppo, cirmolo..... Se invece cerchi una scorciatoia ci sono elettroutensili
di tipo professionale come il motoflex Dremel (costoso), che con le loro
microfrese e l'albero motore flessibile ti consentono quasi di disegnarci, sul
legno....

(Giacomo M.) Confermo quanto detto da Gimmi. L'intaglio a coltello tipico


delle zone rurali e montane, un intaglio di tipo tradizionale che ha dato
alla luce non pochi capolavori. La scultura una cosa molto complessa,
specie per il legno, che ha caratteristiche proprie e non sempre confacenti
alla volont di chi lo lavora. Il primo passo dotarsi di un buon set di
sgorbie, ne esistono di molte forme. Devono essere di buon acciaio e, a
meno che non siano occasioni, lascia perdere quelle che costano poco. Una
buona sgorbia va dai 20 agli 80 euro. Il legno va scelto in virt dell'oggetto
da realizzare, legni compatti e duri per piccole realizzazioni molto
particoleggiate (bosso, acero melo, pero, ulivo, noce) legni teneri per cose
da dipingere o dorare. Normalmente il tiglio un buon compromesso, non
troppo duro per i principianti, non troppo morbido per consentire buone
realizzazioni. Ed economico. L'affilatura dei ferri affare personale e

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www.il-legno.it - come si fa...?

laborioso, per alcuni un culto. Un ferro che non taglia cento volte pi
pericoloso di uno ben affilato. L'ultimo consiglio di disegnare molto, fare
sculture in creta e acquisire occhio coi volumi. Il resto lo trovi nei libri. Non
scoraggiarti agli inizi, io intaglio da tempo e ultimamente, per non perdere
la mano, mi obbligo a fare un paio d'ore ogni tanto.

(Pino) Per i primi rudimenti vedi http://www.intaglio.f2s.com/ Ho


recentemente iniziato a scolpire il legno per ricavare pezzi di una
specchiera da restaurare che mancavano. Ho usato tiglio e cirmolo e mi
sono trovato benissimo. Cura molto il disegno preparatorio cercando di non
dimenticare mai che lavori in modo tridimensionale e riportando dunque il
disegno su tutte le facce del pezzo da scolpire. Prepara veline delle varie
facce del disegno da scolpire ti saranno utili per riprodurre continuamente il
disegno mano a mano che sgrossi le sagome ed il disegno iniziale viene
asportato con il legno. In fase di sgrossatura cura la sagoma e non cercare
il particolare. Quando l'oggetto ha all'incirca raggiunto la dimensione e la
forma (ma un po' pi abbondante, inizia a cercare i dettagli). Molto utile il
consiglio di partire da un bozzetto di creta che non sostituisce il disegno ma
consente di verificare le misure da ogni lato mediante un calibro. Molta
pazienza e passione fanno il resto. Facci sapere i risultati. Non spaventarti
davanti al pezzo di legno che inizi a lavorare; capita spesso ma dopo alcune
sgrossate ti rendi conto della possibilit di riuscire.

(Walter) Ciao sono Walter. Riguardo ai tipi di legno da usare concordo con
gli altri inizia con dei legni teneri a vena compatta. Si ottengono risultati
soddisfacenti anche con essenze esotiche. Per quanto gli utensili affilati e di
buona qualita' ti consiglio i seguenti siti almeno per farti un idea
(http://www.stubai.com/ e http://www.stubaidirect.com/) gli utensili sono
di qualita' molto buona. Io tramite internet non li ho mai comperati
preferisco vederli di persona vado ad Ortisei (Val Gardena zona di grandi
scultori del legno) nella ferramenta del paese.

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Inviato da Jungleland - Sto facendo una piccola libreria in abete e tiglio e vorrei finirla
color noce scuro per abbinarla agli stipiti delle porte che sono di quel colore e vorrei
sapere quali sono i passaggi. Su una rivista ho letto di colorare con un mordente all'acqua
color noce, poi passare con il turapori (immagino trasparente) e poi passare la cera, e'
tutto corretto? Occorre fare altro? Quante mani di ognuno occorrono? Il turapori deve
essere anche lui all'acqua o vanno tutti bene dopo quel mordente? L'eventuale stucco per
le imperfezioni immagino debba essere gia' color noce, giusto? Con questo modo si puo'
ottenere un mobile sufficientemente bello (vorrei che fosse il piu' possibile simile). - Come
mai mi consigli un impregnante per esterni, per un mobile da interni? - Potresti indicarmi
qualche marca di fondo poliuretanico, purtroppo non l'ho mai usato prima. - Da un punto
di vista estetico cosa cambia tra un impregnante color noce ed una tinta all'acqua?
(Giuseppe) Approfitto per chiedere: perche' sento sempre parlare di turapori...? E' davvero
indispensabile...? Non se ne puo' fare a meno...? E' se questi benedetti pori non si
"turano" cosa succedera' mai...? Scusate, ma pare che il turapori debba sempre far parte
della valigetta del perfetto verniciatore...!

(Marco) Vorrei collegarmi al discorso di tingere i legni chiari tipo abete si usano icolori
al'acqua oppure quelli gi pronti nelle varie colorazioni tipo max maier , e quali sono i
migliori?

(Gimmi) Ho gi sperimentato il ciclo ke descrivi tu, di solito si usa quando non si ha


tempo, oppure su qualke mobile antico (ma non troppo) per prima cosa devi dare la tinta,
allungata in acqua, ma trattandosi di abete, se non vuoi sollevare troppo la venatura del
legno puoi usare anke un'impregnante tinto noce sintetico per esterni. la prima va stesa in
modo da bagnare abbastanza il legno e poi va asciugata per uniformala, la seconda invece
va tirata bene con il pennello, potresti usarla anke come quella all'acqua, ma siccome +
lenta non ti makkia quindi inutile sprecarla. Se usi l'impregnante come tinta, avrai un
legno + liscio, carteggerai di meno il fondo e userai meno vernice. Dopo un giorno se usi
acqua e dopo 2 o 3 se usi impregnante, puoi dare la prima mano di fondo poliuretanico o
nitro, dopo un giorno carteggi con carta fine, e siccome userai la cera per finitura,
meglio se ne dai un'altra mano, carteggi anke questa con carta ancora + fine tipo 240 280
320 e poi stendi la cera sia liquida o in pasta, con un panno morbido, di solito ha anke un
buon profumo, lasci asciugare e hai finito. La durezza superficiale della cera non come
quella della finitura poliuretanica, ma puoi sempre passarne un'altra mano quando vedi ke
incomincia a rovinarsi. Il tipo di finitura ke avrai sar meno "industriale", ma se le tue
porte sono antike meglio cos, inoltre con questo sistema si evita ke la polvere di
verniciatura dell'ultima mano, vada a sporcare il lato sotto del pannello precedentemente
finito.

.....impregnanti da interno non ne esistono... ti ho consigliato l'impregnante sintetico,


perk trattandosi di abete, se non 6 molto esperto un legno ke beve molto e con la tinta
ad acqua la venatura del legno si solleva tanto ed ottieni una finitura + rustica, per evitare
questo sollevamento delle fibre, si potrebbe anke usare della tinta concentrata diluita con
diluente nitro o poliuretanico, ma siccome questi diluenti sono veloci, al contrario del
sintetico, ti darebbero poco tempo per sternderla e risulta difficile ottenere un colore
uniforme. se fai una prova su 2 piccoli campioni, uno con la tinta ad acqua e l'altro con
l'impregnante sintetico, dopo la prima mano di fondo vedrai subito una grande differenza a
livello di finitura prima di carteggiare, il primo sar molto ruvido, il secondo sembrer gi
quasi finito. Qualsiasi marca di vernici per legno professionali ha diversi tipi di fondo e
finiture, ti posso indicare la sayerlak, la cap, la ilva polimeri, la ica, la akzo nobel. Da un
punto di vista estetico, la tinta ad acqua + pura e trasparente, quella ad olio sembra un
p + grezza, con quella ad acqua devi ricordarti le dosi, mentre con l'impregnante, basta
ke scegli la tonalit ke vuoi e la trovi gi pronta all'uso, anke in latte da litro.

Per giuseppe: il turapori (fondo) serve per kiudere il poro nel caso si voglia ottenere una
finitura tipo "vetro" ma + ke altro indispensabile per irrigidire il pelo del legno ke va poi
tagliato carteggiando, se no otterresti una superfice ruvida, nel caso fosse finita con

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vernici dure tipo poliuretanike nitro ecc. forse con la cera, se il legno superifinito con
carte finissime, puoi anke evitare di usare il fondo perk la finitura morbida e il pelo del
legno non pungerebbe in quanto non rigido.

(gluca) Vorrei fare una precisazione: a parte che esistono tutta una serie di prodotti
all'acqua e a solvente pennellabili che nulla hanno a che spartire con gli impregnanti (per
fortuna), ritengo utile fare una piccola dicotomia. Parliamo di impregnanti quando si
utilizzano prodotti che per loro natura e per esigenza dell'utilizzatore devono impregnare il
legno al fine di proteggerlo. Parliamo di tinte per interni quando l'esigenza la sola
"nobilitazione". L'effetto estetico poi talmente differente da non poter neppure accostare
le due famiglie. Se applicate un impregnante "verde bosco" su conifera noterete un effetto
tipo...verde a strisce gialle (passatemi l'esagerazione) che ben figura su di un infisso ma
che in casa per una mensola o peggio per una credenza oscena. Se invecie applicate un
tinta, parlando di conifera penso anche alle "positive" della rosner o quelle dell'arti o quelle
di adler austria, beh, l'effetto sar non solo gradevole ma sensato. Del resto a cosa serve
proteggere un mobile per interni da muffe blu o farfalline con il solo vantaggio di portarmi
in casa pericolosi additivi.

(Gimmi) E' vero ke la tinta ad acqua quella ke ci vuole per un mobile da interno, ma
questo facile per ki lo fa di mestiere, o per ki ha un p di esperienza, se esageri con
l'acqua, riski di far gonfiare tutto, di scollare i bordi e di rovinare un lavoro fatto bene, per
questo ho consigliato l'impregnante sintetico anke se non sarebbe proprio la cosa giusta,
non certo per proteggere da muffe o farfalline, ke all'interno sarebbero poco probabili.
Credo ke il tiglio con la stessa tinta risulti + scuro dell'abete, fai una prova ed
eventualmente sul tiglio dai la stessa tinta un p allungata.

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Spedito da Giacomo zsf - Ciao a tutti amanti del legno! Sto costruendo una chitarra e mi
accingo a verniciarla...ho acquistato il turapori: devo darlo cos com' o devo diluirlo??
Posso darlo con il compressore?? E poi x quanto riguarda la verniciatura finale... Pensavo
ad una vernice che lasciasse trasparire le venature... va bene la vernice alla nitro??? Ma
esiste una vernice alla nitro apposta x il legno oppure va bene qualsiasi vernice alla nitro??
(Andrea A.) Nitro???? Una chitarra, classica o folk, va fatta a gommalacca, non ci sono
altre possibilita'. In piu' e' una finitura poco tossica e riparabile. Per una chitarra elettrica
posso anche tollerare altre finiture, ma in ogni caso divento nervoso. Che ne dicono i miei
colleghi di forum? Ciao e complimenti per il passatempo. PS: scegli almeno un turapori
adatto alla gommalacca, che comunque andrebbe preceduta da una mano di gomalacca
diluita e pomice come turapori.

(Artu') Ti d un consiglio se fossi in te vernicerei con la vernice nitro: farai un ottimo


lavoro perche' e' una vernice secca e in piu' resiste maggiormente all'usura e ai graffi cui
verra' sottoposta la tua chitarra elettrica. Il turapori o il fondo come lo vuoi chiamare deve
essere alla nitro danne due o tre mani diluite al 50% e carteggia con scotch brite avendo
cura di asportare la polvere con un panno e che la superficie sia ben pulita tra una mano e
l'altra inoltre usa diluente antinebbia e fai questo lavoro in una bella giornata (perche' se
piove o se e' umido fuori ti sbianca la chitarra cioe' ti da' l'effetto nebbia che non lo levi
piu'), poi lascia asciugare per due tre giorni, io questo lavoro lo faccio a pennello mentre
per la finitura puoi farla (satinata o lucida) sia a pennello (molto difficile) sia a spruzzo
(molto meglio), tutto questo se vuoi lasciare il colore del legno oppure se vuoi colorarla,
chesso' io, nera dai prima il colore poi il fondo e poi la finitura. Vanno bene anche le
vernici all'acqua con risultati diciamo paragonabili alla nitro e forse per te consigliate
perche' la nitro evapora molto facilmente rispetto all'acqua e tingere la chitarra diventa
tutto piu' semplice perche' l'acqua ci mette un po' ad evaporare quindi lavori meglio anche
con pennello inoltre ti consiglio www.sayerlack.it.

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Spedito da Adele - Ho acquistato alcuni mobili al naturale (c'era un


venditore nella galleria di un iper), sono fatti in tulipier e tanganika e non
sono verniciati. Dal forum ho letto come si d la gommalacca, vorrei sapere
se poi una finitura durevole o se delicata o se si vedono le impronte
perch mi par di capire che sia molto lucida. Che differenze ci sono rispetto
alla finitura a cera che mi pare di capire sia anche questa tipica dei mobili
di una volta. Insomma ditemi le caratteristiche e le diff. dei due tipi di
finitura. L' alcool per la gomma lacca va bene quello che vendono nei
negozi per pulire o devo prendere quello che si usa per fare il nocino? E poi
le istruzioni di questo sito le condividi posso procedere cos? Come si f a
farla piu o meno lucida? Posso usare un volgare turapori prima della
gommalacca? Ho visto dei preparati di gommalacca gi pronta possibile?
Per tingere che tinte conviene usare?
(Michele A.) Fra le piu' apprezzate e note finiture tradizionali da interni
figurano quelle da te nominate: la finitura a cera, o encausto, che lascia la
superfice piacevolmente opaca e rustica. I suoi difetti sono la non totale
protezione, causa parziale permeabilit ad alcune sostanze, del legno
sottostante, e il fatto che "ci si vedono le ditate" come dicevi tu, (ma
questo per chi la ama non un difetto e comunque passando uno straccio
si risolve..). Quindi la manutenzione facilissima. Cosa che non si puo' dire
della gommalacca, che per senza dubbio alcuno la finitura pi bella
immaginabile per il legno: lucida o meno a scelta dell'applicatore, dona
risalto alla vena e luminosit e calore. Ma non sopporta alte temperature
(pentole) e umidit (gocce, bicchieri). E' una finitura di origine animale,
mediamente costosa e molto pregiata se applicata a tampone. Poi c' la via
di mezzo: gommalacca sotto e cera sopra: la mezzacera.

Per tingere prima della gommalacca puoi usare i mordenti: quelli ad acqua
sono pi facili da uniformare in caso di errori, quelli ad alcool per non
alzano il pelo del legno, non costringendo a carteggiare con carte vetrate
finissime prima della finitura . Condivido il metodo applicativo di questo
sito: se la prima volta la darei comunque a pennello, facendo qualche
prova magari sul retro dei mobili, e non lesinerei sulla qualit del pennello.
S, le gommalacche le vendono (non ottime e care) gi pronte. Se no devi
usare alcool etilico puro per sciogliere le scaglie. Oggi il cosidetto alcool
denaturato non piu' nemmeno cugino dell'alcool e spesso rovina tutto.
Niente turapori strano sotto la gommalacca: si da la stessa pi densa, se
del caso con pomice bruciata in padella, ma con mobili nuovi e di
produzione industriale, nei legni compatti di cui parlavi non ce ne dovrebbe
essere bisogno... Applica ad almeno 20 gradi e in luogo non umido.

(Pino) Per la preparazione della gommalacca necessario alcool etilico con


minimo di 94 (va benissimo il denaturato, quindi quello colorato in rosso
che costa meno, l'importante la gradazione che deve essere uguale o
meglio ancora superiore a 94). Come turapori esistono in commercio
turapori preparati per la lucidatura a gommalacca. Il sistema tradizionale,
che io uso in modo esclusivo, prevede l'uso della pomice finissima, con
gommalacca molto diluita e tampone. La pomice deve essere annerita in
padella per evitare che dopo qualche tempo affiori nei punti pi difficili e

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rovini la finitura con il suo aspetto biancastro. Si strofina alla noia con il
tampone imbevuto cospargendo con poca pomice per volta la superficie. E'
bene fare due o tre passate intervallate da un giorno. Alla fine la superficie
deve risultare pulita dai residui e compatta e il legno deve apparire
perfettamente liscio. Per il resto segui le istruzioni del sito: parti con
gommalacca pi densa e diluisci. Lascia riposare il mobile pi che puoi tra
una passata e l'altra. Per tingere il mobile bene usare mordenti ad acqua,
ovviamente prima di turare i pori e iniziare la lucidatura. Scalda un po'
l'acqua, usa preferibilmente una spugna, carteggia con mano leggera dopo
la prima passata.

(Michele A.) Il denaturato ad alta gradazione che usi tu non ti dovrebbe


dare problemi di sorta: per quello che si trova nei supermercati, e che io
incautamente usavo tempo fa, contiene a volte sostanze usate per
adulterarlo a fini comerciali, che impediscono il corretto attecchimento della
lacca al legno: resta molle a distanza di ore: un incubo. Dopo due-tre
avvenimenti del tipo (in un caso addirittura l'"alcool" non scioglieva bene le
scaglie...) mi hanno informato i miei fornitori che era successo a molti
lucidatori in citt, e da allora...non uso pi denaturato, di qualsivoglia
genere: adulterare quello a scopo alimentare avrebbe conseguenze cos
serie da augurarsi che non lo facciano.

(Max) L'alcool denaturato viene denaturato perch non possa essere


utilizzato a fini alimentari per le tasse esorbitanti presenti sulle bevande
alcooliche, l'alcool alimentare essendo soggetto a queste tasse ovviamente
non viene ritoccato in alcun modo. Problemi con l'alcool da pulizia non ne
ho mai avuti, anche perch dopo le prime prove sono passato a distillare
l'alcool denaturato per aumentarne la gradazione. Non so se abbia dei
vantaggi, ma qualcuno tempo fa qui sul forum consigliava alcool a 99 gradi
mi pare.

(Stefano) Per quanto ne so io, uno dei problemi e' legato all'acqua
contenuta nell'alcool, anche in percentuali minime: impedisce di
raggiungere una buona lucentezza. Un buon libro sull'argomento e' edito da
Hoepli, e' un manualetto (si fa per dire, piu' di 600 pagine) scritto da
Antonio Turco "Coloritura, verniciatura, e laccatura del legno" 28.000 lire.

file:///C|/Temp/www_il-legno_it%20-%20come%20si%20fa__.htm (2 di 2) [08/11/2003 19.14.15]


Utensili 2

Scalpelli

Gli intagli floreali e gotici vanno fatti con uno scalpello o una sgorbia.
Scalpello. uno strumento composto da un manico in legno e una lama molto tagliente in
acciaio temperato. Questa va appoggiata obliquamente (o perpendicolarmente) sul legno
tenendo l'attrezzo con la mano sinistra, mentre con la destra si maneggia un mazzuolo di legno
picchiandolo sull'estremit superiore del manico. Lo scalpello si pu anche impugnare con le
due mani, premendolo sul legno e asportandone piccoli frammenti. importante che durante il
lavoro il pezzo di legno sia saldamente fissato al tavolo con dei morsetti, perch se si sposta, o se
lo scalpello scappa di mano, si corre il rischio di farsi male seriamente. Bisogna fare la massima
attenzione nel maneggiare questo attrezzo e non tenerlo mai rivolto con la lama verso il corpo:
basta un falso movimento per trasformare lo scalpello in un'arma molto pericolosa.
Sgorbia. un piccolo scalpello con lama sagomata a sezione curva, che serve per fare
scanalature e raccordi curvi. A differenza dello scalpello, questo attrezzo non si percuote sul
legno col mazzuolo, ma con colpetti leggeri dati con il palmo della mano. Bisogna usarlo con
delicatezza, cercando sempre di seguire la direzione delle fibre. Per iniziare un lavoro di
scalpello, si deve innanzitutto segnare con la matita da falegname i contorni dell'intaglio da fare,
poi dare dei colpetti , asportando piccoli pezzi di legno per volta. In tal modo si praticano tanti
minuscoli intagli sulla zona da asportare e, successivamente, si ricomincia da capo, posizionando
lo scalpello in senso perpendicolare alle intaccature gi fatte. Bisogna poi procedere con colpetti
leggeri, fino ad arrivare alla profondit desiderata.

file:///C|/Temp/Utensili%202.htm [08/11/2003 19.13.54]


Utensili 1

Coltelli
L'attrezzo pi usato dall'intagliatore a tacche il coltello, che dev'essere ben affilato e deve
tagliare soprattutto in punta; il manico , solitamente di legno, deve essere solido e ben
impugnabile. Il manico, di legno duro, in alcuni casi sagomato a punta nella parte opposta alla
lama, per poter lisciare i solchi eseguiti.

Nelle miniature sotto potete vedere alcune immagini su come impugnare il coltello. Per
ingrandire le immagini cliccateci sopra.

file:///C|/Temp/Utensili%201.htm [08/11/2003 19.13.25]


Scalpelli 2a

Alcune immagini di scalpelli

Tipo Profilo Taglio Foto

7/6
Pfeil

8/4
Pfeil

8/7
Pfeil

8/10
Pfeil

8/13
Pfeil

Tipo Profilo taglio Foto

4/12
Stubai

11/4
Pfeil

12/4
Pfeil

12/8
Pfeil

file:///C|/Temp/Scalpelli%202a.htm (1 di 2) [08/11/2003 19.13.03]


Scalpelli 2a

4/16
Stubai

file:///C|/Temp/Scalpelli%202a.htm (2 di 2) [08/11/2003 19.13.03]


Scalpelli2b

Alcune immagini di scalpelli ( Seconda Parte )

Tipo Profilo Taglio Foto

5/5 Pfeil

3F/8 Pfeil

6/2 Stubai

12/6 Pfeil

Le miniature qui sotto vi mostrano i disegni dei profili di taglio degli scalpelli usati per
l'intaglio.

file:///C|/Temp/Scalpelli2b.htm (1 di 2) [08/11/2003 19.12.36]


Scalpelli2b

file:///C|/Temp/Scalpelli2b.htm (2 di 2) [08/11/2003 19.12.36]


Nuova pagina 2

Le variet di legno sono moltissime..... eccone alcune di


quelle pi usate per alcuni lavori di falegnameria.
ABETE.
Abete bianco (con venature rossastre)
molto "nodoso" tenero e lavorabilissimo
molto elastico.... colore giallo chiaro e :
adatto per mobili di tipo rustico e di
poca "importanza"molto usato dai ABETE Kg/dm3 0,35-0,
carpentieri muratori per il basso costo e
facilit di lavorazione

L'abete Douglas : colore rossiccio,


venatura compatta senza nodi , molto
resistente, molto usato in edilizia, per
infissi e rivestimenti esterni , adatto
per accessori di arredamento.

Il pitch-pine:
Pino giallo proveniente dal sud degli
Stati Uniti e dell'America centrale
un legno dal colore giallo rossiccio ,
resinoso a lenta crescita
presenta spesso delle fibre sollevate
E' compatto, a fibre sottili, molto
resinoso. . ....
Si comporta bene in ambienti
umidi.........
duro e si incurva bene, ma si lascia
lavorare molto difficilmente a causa
della resina.
Ha tendenza ad attorcigliarsi e si ritira
considerevolmente
Si usa per la costruzione di imbarcazioni
e di infissi

ACERO.
legno duro , colore variabile secondo
pianta e stagionatura, dal bianco-
rossiccio al bianco-giallino al rosato.
Lavorabile agevolmente con tutti gli
attrezzi ,,,,,, fai-date.Si mantiene bene
all'asciutto, teme l'umidit , assume un
aspetto setoso dopo levigatura e
lucidatura. Impiegato per mobili e
impiallacciature.

file:///C|/Temp/Nuova%20pagina%202.htm (1 di 3) [08/11/2003 19.07.11]


Nuova pagina 2

CASTAGNO. un legno leggero, non


troppo duro, resistente e facile da
lavorare.
Colore giallastro o bruno con venature
pi scure, non adatto per ambienti con
sbalzi di temperatura .Non e' attaccato
dai tarli e' bellissimo per mobili rustici.
Assume un colore gradevole e caldo nei CASTAGNO 0,7-0,85 Kg/dm3
mobili antichi

CIRMOLO.
Colore : chiaro, di tono rossiccio senza
venature.
Tenero, si pu lavorar e segare meglio
eesendo privo di venature.
Uso: mobili (anche di tipo rustico)e
accessori d'arredamento e rivestimenti
pareti.

FAGGIO.
Colore :giallo rossastro, con struttura
regolare, fibra diritta.
Duro e compatto, lavorabilissimo.
FAGGIO EVAPORATO trattamento che lo
rende molto pi resistente .
utilizzato per rivestimenti di pareti.,
mobili di ogni tipo e pavimenti

FRASSINO.
colore bianco-avorio con venature
madreperlacee.
Compatto,molto flessibile ed elastico
,duro.
Adatto per mobili e impiallacciature

PANNELLI DI COMPENSATO......
PANIFORTE LISTELLARE altro
PANNELLI DI COMPENSATO materiale , pi robusto , indeformabile
Leggeri, indeformabili e anche pi e pi economico del compensato, (
resistenti del legno massiccio, a parit necessita la rifinitura dei bordi in
di spessore. Si possono usare per quanto si pu scheggiare durante il
rivestimenti (nel tipo pi sottile) che taglio o la lavorazione)..... perci
per mobili . indicato per la costruzione di tavoli e
ripiani che devono sopportare carichi
o se esposti agli agenti atmosferici.

file:///C|/Temp/Nuova%20pagina%202.htm (2 di 3) [08/11/2003 19.07.11]


Nuova pagina 2

COMPENSATI PLACCATI, con impiallacciature di essenze dure o pregiate,


pronti per essere verniciati o lucidati.
Attenzione pannelli dalle due facce .....quella esterna priva di difetti, l'altra
grezza e pu presentare delle irregolarit.
COMPENSATI FENOLICI:Sono
derivati del legno composti da sfogliati
incrociati .....i vari strati vengono
incollati adoperando collanti fenolici
resistenti allacqua..... questo tipo di
compensati ha caratteristiche e
prestazioni superiori rispetto ai
compensati tradizionali.....con ottimi
requisiti meccanici ed una eccellente
resistenza agli attacchi degli agenti
atmosferici e dei parassiti
Il loro utilizzo consigliato in ambienti
dove presente umidit e dove sono
richieste elevate caratteristiche
meccaniche e fisiche

file:///C|/Temp/Nuova%20pagina%202.htm (3 di 3) [08/11/2003 19.07.11]


Mordente all'acqua, tinta, come si prepara e come si usa.

MORDENTI ALL'ACQUA
Il mordente all'acqua (o tinta), un prodotto che consente di colorare il legno lasciando
trasparire le venature naturali. Solitamente si utilizzano i colori legno che servono ad
imitare essenze pregiate, ma esistono anche tinte colorate che creano un gradevole effetto
pastello. Viene commercializzato sotto forma di polvere in bustine da 7,5 g che
consentono, a seconda dell'intensit del colore che si vuole ottenere, di ricavare vari
decilitri di tinta.

Preparazione usa e getta


- Scaldare una quantit di acqua.
- Iniziare a versare poco alla volta la tinta mescolando con un bastoncino.
- Una volta raggiunta la tonalit voluta fare una prova su di un pezzetto di legno di scarto
o sul fondo dell'oggetto che si desidera trattare. La tinta bagnata ha lo stesso aspetto di
quella che sar una volta passata la vernice di finitura trasparente per cui non occorre
lasciarla asciugare.
- Utilizzare il prodotto in tempi brevi, questa preparazione non permette di conservare il
colore a lungo.

Preparazione da conservare
- In una pentola far bollire una quantit di acqua.
- Lasciare passare il bollore ed iniziare a versare poco alla volta la tinta mescolando con un
bastoncino.
- Una volta raggiunta la tonalit voluta fare una prova su di un pezzetto di legno di scarto
o sul fondo dell'oggetto che si desidera trattare. La tinta bagnata ha lo stesso aspetto di
quella che sar una volta passata la vernice di finitura trasparente per cui non occorre
lasciarla asciugare.
- Per fissare il colore nel tempo versare qualche goccia di ammoniaca, la tinta cos
preparata potr essere conservata per lungo tempo in barattoli con tappo a vite.

Uso del mordente


- Applicare il liquido con un pennello.
- Subito dopo l'applicazione passare energicamente con uno straccio di cotone per
uniformare il tutto.
- La tinta deve essere fissata con vernice trasparente in quanto non resiste all'acqua e alla
luce.

file:///C|/Temp/Mordente%20all'acqua,%20tinta,%20come%20si%20prepara%20e%20come%20si%20usa.htm [08/11/2003 19.05.21]


Michele M. Ferrari - Home Page

Intaglio nel legno


di Michele M.Ferrari

Nozioni di tecnica dell'intaglio.

Intaglio su legno a punta di coltello.


La lavorazione del legno ha origini antichissime. In Valle d'Aosta cos come in Alto
Adige, ma come anche in altre localit soprattutto montane, la lavorazione del
legno sempre stata un'attivit artigianale fra le pi importanti. In particolare,
questa forma di artigianato una vera e propria arte decorativa che si esprime
attraverso una serie praticamente infinita di motivi. L'uso della punta del coltello
deriva proprio dall'origine pastorale di quest'arte che era praticata da pastori e
contadini con l'unico mezzo semplice, economico e praticamente in possesso di
tutti: il proprio coltello. A questa si affianca in modo pi evoluto la scultura, sia
essa a bassorilievo che a tutto tondo. In particolare, diciamo che l'intaglio a punta
di coltello pu essere visto come un entry point della scultura in quanto pi
abbordabile, anche perch si basa sostanzialmente su decori piani. Non per questo
comunque dobbiamo considerarlo come una forma artistica minore, infatti, con la
pratica e l'esperienza si ottengono lavori decisamente pregievoli. L'intaglio
sostanzialmente posa le sue fondamenta su una forma molto semplice che il
triangolo. L'utilizzo di questa semplice forma pu dare vita a figure pi complesse e
notevoli. L'introduzione con l'esperienza di nuove figure basate sempre sulla forma
del triangolo, ma con lati arrotondati, pu dare vita a disegni sempre pi complessi
ed armoniosi. Oggi per praticare questa forma d'arte non si ricorre pi al semplice
coltello da pastore, ma sono in commercio coltelli specifici, di varie forme e
dimensioni, che agevolano il compito dell'intagliatore (fig.1).

Fig.1

Il consiglio che posso dare, per intraprendere questa forma d'arte, e comunque
file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (1 di 10) [08/11/2003 19.02.03]
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quello di frequentare un corso d'intaglio o comunque di farsi spiegare i rudimenti da


un intagliatore esperto. Queste scuole sono facilmente reperibili sia in Valle d'Aosta
che in Alto Adige. Personalmente, abitando in provincia di Parma, sono stato
fortunato in quanto il mio maestro, appresa l'arte in Valle d'Aosta, ha aperto una
scuola di intaglio e scultura a Varano de' Melegari (PR). La scuola tuttora aperta
con un paio di corsi l'anno. Se qualcuno necessita di informazioni pu scrivermi
all'indirizzo di cui sotto.

Per chi invece vuole provare ad avvicinarsi all'intaglio in completa autonomia,


consiglio l'acquisto del seguente libro: Manuale di INTAGLIO SU LEGNO a punta
di coltello Scuola Valdostana - Quinto Carmonini e Giovanni Verducci -
Priuli e Verlucca Editori (fig.2a).
Oppure, di recente pubblicazione, il libro: Manuale di INTAGLIO DECORATIVO -
Giuseppe Binel e Maria Luisa Pierobon - Priuli e Verlucca Editori (fig.2b).

Fig.2a Fig.2b

Per quello che riguarda i coltelli (fig.1) consiglio invece la ditta Codega di
Premana (LC) il cui sito internet accessibile dalla sezione links. Ricordo a tutti
che sono sempre disponibile per informazioni e quant'altro a chiunque sia
interessato.

Tecnica dell'intaglio.
Alcune delle immagini e parte dei testi qui riportati, sono presi dal manuale di cui a
fig.2. e al quale rimando tutti gli interessati per una migliore e pi dettagliata
spiegazione. Lo stesso si pu acquistare tramite internet all'indirizzo
http://www.nordovest.it/speciali/priuli&verlucca/default.asp (vedi anche spazio in
links).

Come si impugna il coltello.

Il coltello si impugna prevalentemente tra il pollice e l'indice (fig.3), anche se


qualcuno preferisce utilizzare il pugno chiuso (fig.4).

file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (2 di 10) [08/11/2003 19.02.03]


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Fig.3

Fig.4

Prove di taglio: corso di base per apprendere le figure fondamentali.

A tal scopo, consiglio di munirsi di blocchetti di legno di tiglio delle dimensioni di


8x10 cm e dello spessore minimo di 2 cm.

Esercizio Nr. 1

Preso un blocchetto di legno, si disegna al suo interno un rettangolo di 6x8 cm ad


un centrimetro quindi dal bordo. All'interno di questo, ad un altro centimetro di
distanza, si disegna un secondo rettangolo di 4x6 cm. Ora si divide la cornice cos
ottenuta in quadrati del lato di 1cm e successivamente ogni quadrato viene diviso
in due da una diagonale (fig.5). Si formano cos una serie di triangolini (due per
ogni quadratino). Questi sono appunto le parti che dovranno essere tagliate,
utilizzando il coltello con una inclinazione di 45, otterremo cos un taglio a forma di
piramide rovesciata (fig.6 e 7). Ridordatevi per quando tagliate che il primo
taglio va fatto trasversalmente alla vena del legno e per ultimo quello nel
verso della vena. Quando poi andremo a tagliare vicino ad un taglio gi
file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (3 di 10) [08/11/2003 19.02.03]
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fatto, il primo taglio dovr essere quello che confina con il buco (anche se
nel senso della vena) e poi via via gli altri secondo i criteri di cui prima
(fig.8).

Fig.5 Fig.6 Fig.7

Fig.8

Esercizio Nr. 2

Giriamo ora il nostro blocchetto e sul retro ridisegnamo la stessa cornice che
avevamo fatto prima, ma questa volta dividiamo i quadrati in quattro parti con
entrambe le diagonali (fig.9). Ora in nostri triangolini sono 4 per ogni quadrato e
sono quindi pi piccoli (fig.10 e 11). L'unica vera differenza fra l'esercizio nr.1 ed il
file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (4 di 10) [08/11/2003 19.02.03]
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nr.2 la dimensione dei triangoli.

Fig.9 Fig.10 Fig.11

Esercizio Nr. 3

Prendiamo un nuovo blocchetto e ridisegnamo tutto come l'esercizio nr.2. Solo che
ora affronteremo un taglio a quadrato, ossia asportiamo l'intero quadratino (quindi
quattro tagli) (fig.12). Le regole da rispettare sono sempre le stesse ma prima di
fare i tagli a 45, tagliamo perpendicolarmente le diagonali del quadrato (fig.13).
Purtroppo non avevo nessun caso reale da mostrare,anche perch questo tipo di
taglio non molto usato.

Fig.12 Fig.13

Esercizio Nr. 4

Giriamo di nuovo il blocchetto e passiamo a qualcosa di pi complesso, i tagli


rotondi. Per fare questo disegnamo le "palmette". Tracciamo il solito rettangolo di
6x8 cm e dividiamolo in que perpendicolarmente. Poi si lati pi lunghi facciamo
delle tacche (7) ad 1 cm una dall'altra. Con il compasso con apertura dallo spigolo
inferiore sinistro fino al centro, tracciamo un arco che arriver dal centro al terzo
cm sul lato. Puntando sul cm successivo possiamo fare tutti gli archi come da
file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (5 di 10) [08/11/2003 19.02.03]
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fig.14. I due pi bassi si possono fare o a mano o con un curvilinee. Per la parte
destra l'operazione la stessa. infine tracciamo due linee dal centro superiore con
ampiezza di 45 fino a toccare l'arco pi alto. Passiamo quindi a tagliare
ricordandoci, cos come per l'esercizio nr.3 di tagliare perpendicolarmente ne centro
ogni foglia di palmetta (fig.15 e 16). Come potete notare (fig.15), anche se sono
curvi, sempre di triangoli si tratta. Per i quattro triangoli superiori si opera come
nell'esercizio nr.1.

Fig.14 Fig.15 Fig.16

Esercizio Nr. 5

Prendiamo a questo punto il nostro 3 ed ultimo blocchetto di tiglio e passiamo al


nostro primo "rosone" a sei petali. Troviamo il centro del blocchetto ( sufficente
disegnare le due diagonali) e puntando il compasso con apertura di 2 cm,
disegnamo un cerchio. Ora, con la stessa apertura puntiamo in un punto qualsiasi
del cerchio e disegnamo un arco interno al cerchio. Puntiamo poi nei punti
individuati dall'intersecazione dell'arco con il cerchio e ripetiamo l'operazione (tot. 6
volte). Abbiamo ora ottenuto un cerchio con sei petali (fig.17). Ora per disegnare i
petali esterni, disegnamo degli archi esterni al cerchio da ognuno dei sei punti di
prima e troviamo i sei punti esterni dove questi si intersecano. Puntando in quei
punti poi tracciamo deli archi all'interno del cerchio e otteniamo altri sei petali
(fig.18).

file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (6 di 10) [08/11/2003 19.02.03]


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Fig.17

Fig.18

A questo punto il disegno completo (fig.19). Passiamo ora a tagliare tenendo


presente questa volta che i petali non sono pi triangoli ma hanno solo due lati, per
cui comunque, come per le palmette, andremo prima a tagliare perpendicolarmente
la retta che unisce i due vertici del petalo e poi 45 i lati dl petalo. Per i triangoli
interni invece si procede ancora una volta come da esercizio nr.1, attenzione solo al
fatto che qui tutti i lati sono curvi (fig.20 e 21). Attenzione, per tagliare i rosoni,
ma in generale buona norma per qualsiasi figura complessa, partire
sempre dal centro e spostarsi verso l'esterno. In questo modo riusciamo ad
avere del margine per correggere eventuali tagli che hanno sbordato dal
disegno.

file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (7 di 10) [08/11/2003 19.02.03]


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Fig.19 Fig.20

Fig.21

Esercizio Nr. 6

Giriamo di nuovo il blocchetto e passiamo all'ultimo esercizio. Si tratta di un rosone


a ruota. Partire sempre come per l'esercizio nr. 5 disegnando un cerchio. Per una
migliore comprensione per questa volta esporr prima l'immagine e poi la
descrizione (fig.22).

Fig.22
file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page.htm (8 di 10) [08/11/2003 19.02.03]
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Tracciare le linee AC e DB perpendicolari tra loro passanti per il centro. Ricercare


con un compasso i punti E corrispontenti a met degli archi AB, BC, CD, DA
ottenendo cos 8 archi minori. Fissare ulteriormente la met degli otto archi
costruiti indicandola con F. Con apertura del compasso AO, facendo perno sui punti
F ed E, tracciare le linne curve dalla circonferenza al centro O. Alleggeriamo poi la
parte esterna, troviamo i punti H con apertura del compasso a piacere e uniamo i
punti H con i vari punti indicati dall'intersecarsi delle curve con il cerchio. Tagliamo
ora i vari triangoli tenendo presente che quelli interni sono come le palmette
dell'esercizio nr.4 e che quelli esterni sono i soliti triangoli dell'esercizio nr.1 (fig.23
e 24)

Fig.23 Fig.24

Conclusione.

Quello che vi stato proposto in questa pagina un sunto di quanto viene


effettivamente proposto ai principianti in un corso di intaglio. Chiaramente tutto
questo va integrato con esercizi successivi che mettono in pratica quanto appreso
su figure pi complesse e di maggir impatto artistico. Inoltre questo che vi stato
proposto non si pone come un vero proprio corso ma piuttosto come un tentativo
di dare un'idea di ci che un aspirante intagliatore deve affrontare. A tal fine ricordo
che sempre meglio affidarsi ad una scuola di intaglio o ad un maestro di intaglio.
Questo perch la tecnica oltre che spiegata o letta deve essere supportata da
esempi e da correzioni. E poi ci sono tutti gli aspetti legati ai tipi di legno utilizzati e
alla trattazione dei pezzi ultimati che trovano riscontri effettivi solo all'atto pratico.

In ogni caso torno a dare la mia disponibilit a chiunque avesse domande da fare
ed ancora una volta vi rimando al manuale di intaglio di cui a fig.2 che, pur non
essendo anch'esso sufficente per essere veramente autodidatti, comunque un
buon libro di testo per lo scolaro principiante.

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Intaglio nel legno


di Michele M.Ferrari
Orologio Nr. 3
Vista 1 - Prima dell'inceratura.

Vista 2- Prima dell'inceratura da altra angolazione.

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Vista 3 - Dopo l'inceratura.

file:///C|/Temp/Michele%20M_%20Ferrari%20-%20Home%20Page1.htm (2 di 4) [08/11/2003 19.01.22]


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Vista 4 - Dopo l'inceratura da altra angolazione.

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XOOM.it

La tecnica
Ultimo aggiornamento:

Avviso importante

In questa sezione viene trattata la parte tecnica relativa alla tornitura del legno, cos come viene
interpretata dall' autore e dai collaboratori, per cui ci possono essere errori od altre inesattezze, vi prego,
nel caso, di segnalarmele all' indirizzo mailto:sandroerre@inwind.it
Anche in questa sezione si conta molto su quanti hanno tempo e voglia di collaborare, poi penser io a
coordinare il tutto.
Pur prendendo tutte le precauzioni del caso nell' esporre i vari argomenti, i curatori del sito non si
assumono alcuna responsabilit per danni a persone, cose od altro che possano essere riconducibili a
quanto trattato.

1 Introduzione
1.1 Il tornio

Il tornio, per metalli o per legno, viene definito tecnicamente 'macchina utensile ad asportazione di
truciolo' , e permette la realizzazione di superfici tonde, cilindri, coni, sfere, e chi pi ne ha pi ne metta.
Nella versione per legno la macchina e molto semplice, costituita da una testa motrice ed una banchina
su cui si posizionano ilporta utensile e la contropunta.
La testa motrice collocata nella parte sinistra della macchina, ed costituita dal motore, che,
(normalmente) tramite un sistema di pulegge, trasmette il movimento all' albero, il quale, tramite un
trascinatore, un platorello o un mandrino, lo trasmette al pezzo in lavorazione.
In alcune macchine la testa pu essere ruotata di 90 gradi, in modo da poter lavorare trasversalmente
pezzi di diametro molto elevato, potenzialmente limitato solo dall' altezza della macchina da terra o dall'
altezza del soffitto, ma molto pi realisticamente intorno al metro.
Il portautensile serve da appoggio per l' utensile, di norma di norma una barra, sorretta da un supporto,
a sua volta fissato su un braccio posizionato sulla banchina, regolando opportunamente il supporto ed il
braccio pu venir posizionato opportunamente, sia per tornire longitudinalmente, ovvero in direzione
parallela al pezzo in lavorazione, sia per tornire trasversalmente, cio in direzione perpenicolare all' asse
del pezzo.
In alcuni casi pu essere utilizzato un portautensile pi lungo, che permette di lavorare un pezzo su tutta
file:///C|/Temp/XOOM_it.htm (1 di 9) [08/11/2003 19.15.30]
XOOM.it

la lunghezza senza doverlo spostare.


La contropunta semplicemente una punta coassiale all' albero, pu spostarsi longitudinalmente sulla
banchina per essere posizionata dove serve, ed ha il compito di sorreggere la parte del pezzo in
lavorazione pi lontana dalla testa, pu essere fissa o rotante, nel qual casa di solito montata su
cuscinetti a sfera.
Su alcune macchine possibile smontare la contropunta, montata su un cono morse, e montate al posto un
mandrino per effettuare forature.

1.2 Gli utensili

Gli utensili per tornire il legno sono costruiti in acciaio al carbonio oppure in acciaio HSS, questi ultimi
derivano direttamente dagli utensili per metallo, e sono migliori sia come resa che come durata dell'
affilatura (almeno cos mi hanno detto, io non li ho ancora provati), ma costano circa il doppio rispetto ai
corrispondenti al carbonio.
C' poi la possibilit di autocostruirseli, se si ha un poco di pratica sulla mola non poi cos complicato,
io ne ho molti fatti partendo da vecchie lime, come materiale ottimo, solo, se si sporge molto dal
poggiautensile, facile che si spezzino.
Gli angoli di affilatura sono abbastanza elastici, in quanto l' utensile verr manovrato a mano, l'
importante e non averli troppo acuti, perch, avendo poco materiale sul tagliente, aumenta il ridchio di
surriscaldamento e di rottura.
Gli utensili si possono dividere in cinque faniglie: scalpelli, sgorbie, intagliatori, bedani ed alesatori.

Scalpello

Foto tratta dal catalogo utensili STUBAI

Gli scalpelli sono utensili a profilo rettangolare, possono avere il tagliente solo frontalmente oppure anche
sui lati, si utilizzano per realizzare parti cilindriche o coniche, oppure, opportunamente manovrati, per
forme convesse.

Sgorbia

file:///C|/Temp/XOOM_it.htm (2 di 9) [08/11/2003 19.15.30]


XOOM.it

Foto tratta dal catalogo utensili STUBAI

Le sgorbie sono utensili a profilo curvo, il tagliente pu essere dritto oppure curvo (come in figura), sono
disponibili in varie misure e curvature.
Il tagliente dritto viene usato normalmente per sgrossare il pezzo, mentre il tagliente curvo si presta
meglio per realizzare parti concave, in questo caso si pu utilizzare anche uno scalpello con il tagliente
opportunamente sagomato.
A sgrossare.
Possono avere il fronte del filo diritto o ad unghia con la cima rotondeggiante. L'estremit alte dei fianchi
sono leggermente smussati, giusto per non far grippare il ferro nel legno quando
taglia di fianco. La curvatura del ferro abbastanza pronunciata.
Lo smusso corto, 30 di pendenza.
La misura fondamentale di 20 o 25 mm.
A sagomare
Il fronte del filo ad unghia (praticamente met ellisse) ma l'estremit alta dei fianchi notevolmente
stondata per non creare indentature nel legno quando si fanno spallature o insenature.
E' la sgorbia di impiego generale da usare sempre salvo per la sbozzatura, tagliatura o quando si rendono
indispensabili gli altri tipi di ferri.
Le misure fondamentali sono: 6, 10 e 16 mm.

Intagliatore

Foto tratta dal catalogo utensili STUBAI

file:///C|/Temp/XOOM_it.htm (3 di 9) [08/11/2003 19.15.30]


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Gli intagliatori sono caratterizzati da un marcato profilo a 'V' rovesciata, e sono utilizzati, normalmente,
per creare dei motivi di abbellimento, oppure per creare gole, o per squadrare (matenendolo inclinato) il
fondo di queste.

Bedano

Foto tratta dal catalogo utensili STUBAI

I bedani sono utensili a sezione rettangolare e tagliente obliquo, vengono utilizzati per creare incisioni,
anche molto profonde, per via della loro forma sono utensili molto rigidi, e perci pi precisi degli
scalpelli.

Alesatore

Foto tratta dal catalogo utensili STUBAI

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Gli alesatori, data la loro particolare forma, si prestano per lavorare l' interno di vasi, coppe. ciotole ecc.

Tutte le foto sono tratte dal catalogo stubai

1.3 L' affilatura degli utensili

Gli utensili, per lavorare al meglio delle loro possibilit, vanno tenuti costantemente affilati. L' affilatura
consiste nel ripristinare il tagliente, cio lo spigolo 'vivo' dell' utensile che lavora a contatto con il legno,
che viene smussato dal calore e dall' attrito prodotti dalla lavorazione.
Per effettuare questa operazione l' ideale sarebbe di disporre di una mola ad acqua, la quale, ruotando a
bassa velocit ed essendo costantemente bagnata dall' acqua, non provoca surriscaldamenti dell' acciaio,
con conseguente perdita delle caratteristiche dell' acciaio derivanti dai trattamenti termici a cui stato
sottoposto in fae di fabbricazione.
Purtroppo non tutti dispongono della mola ad acqua (io stesso non ce l' ho), allora si pu ovviare con il
seguente procedimento:
Con una mola a secco (almeno questa bisogna averla) si riprende il tagliente, lavorando sempre
contromola, cio come se dovessimo tornire la mola, avendo cura di dare passate leggere e di tenere a
portata di mano un contenitore con un poco di acqua per bagnare l' utensile dopo ogni passata, per
raffreddarlo.
Nel caso che l 'utensile si riscaldi troppo, la parte 'bruciata' diventa scura, dal violaceo al nero a seconda
del tipo di acciaio e della temperatura a cui arrivato, in questo caso bisogner aver pazienza e togliere la
parte scura, e ricominciare l' operazione con pi calma.
Dopo aver ripreso il tagliente alla mola, anche utilizzando mole a grana molto fine, questo tende sempre a
rimanere 'rigato' dalla mola stessa, per cui necessario passare il tagliente con una pietra ad olio o ad
acqua (io utilizzo quella che si usa per la lama delle falci) in modo di renderlo il pi possibile liscia.
Questa operazione molto pi importante di quel che si creda, perch da una buona affilatura dipende il
grado di finitura che riusciremo a dare al legno.
Personalmente, io tra due affilature alla mola eseguo acune affilature solo con la pietra, utilizzo la mola
solo quando non riesco pi a far tagliare l' utensile in altro modo, in questo modo gli utensili durano
molto di pi.

1.4 L' autocostruzione degli utensili

Gli utensili,da tornio hanno il difetto di essere difficilmente reperibili (almeno dalle mie parti) e anche
abbastanza cari, allora vale la pena di cimentarsi nell' autocostruzione.
Io ho utilizzato due sistemi differenti, il primo sistema quello pi classico, ho recuperato delle vecchie
lime, che sul ferro oramai scivolavano, producendo tanta fatica e poco risultato, e le ho promosse ad
utensili da legno, semplicemente affilandole nella forma che mi serviva, tra l' altro gli unici alesatori che
ho sono fatti proprio in questo modo.
Questi utensili vanno abbastanza bene, tengono anche bene il filo per molto tempo, l' unico problema la
fragilit, mai provare a sgrossare con uno di questi utensili, e mai sporgere dal poggiautensili per pi di
pochi centimetri (regola d' oro, comunque, per qualunque utensile), perch facile che si spezzino.
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Il secondo sistema che ho usato per costruirmi gli utensili pi macchinoso, ma mi st dando grandi
soddisfazioni; ho recuperato dei gambi di maschi rotti, utilizzati per la filettatura meccanica, sono in
ottimo acciaio HSS, e li ho saldati su un pezzo di tondino (ottimo quello liscio per edilizia), dopodich li
ho molati nella forma desiderata, in questo modo ho ottenuto degli utensili con una durata eccezzionale e
che lasciano una finitura davvero ottima, con il difetto per di essere estremamente fragili nel punto in cui
sono saldati, per cui anche qui bisogna utilizzarli con la massima cura, anche perch quando si spezzano
diventano veri proiettili.

Utensili autocostruiti con gambi di maschi

Sicurezza e salute

Introduzione
La tornitura del legno, tra le lavorazioni di falegnameria non certo tra le pi pericolose, non essendoci,
come su pialle, toupie o seghe circolari, degli utensili rotanti (e taglienti) ad alta velocit, comunque sar
bene, prima di accendere il tornio, riflettere su alcuni punti.

2.0 L' ambiente di lavoro


Per tornire il legno non serve certo un locale particolare, un normalissimo garage va pi che bene, l' unico
problema che si producono delle notevoli quantit di trucioli e polvere (specialmente durante la
finitura), per cui conviene cercare di proteggere ci che si trova all' interno del locale.
Io ho tirato una corda tra due pilastri, dietro al tornio, ed ho appeso uno di quei teli che si trovano nei
magazzini per il far da s, in questo modo trucioli e polvere rimangono vicino al tornio, e evito di
sporcare troppo gran parte dal resto del locale.

2.1 L' abbigliamento


Durante la tornitura saremo molto vicini ad un pezzo di legno che gira ad una discreta velocit, e che,
specialmente durante le prime fasi di sgrossatura, ha delle sporgenze e degli appigli che possono
agganciare i nostri indumenti o quanto altro di svolazzante abbiamo addosso, con conseguenze spiacevoli.
Di conseguenza conviene fare in modo di non avere addosso collane, braccialetti od altro, di non avere
maniche molto ampie o grembiuli svolazzanti, e di tenere legati i capelli se sono molto lunghi, sarebbe
utile evitare anche i guanti, se non sono pi che attillati.
Per completare la dotazione individuale consiglio un paio di occhiali antinfortunistici (o uno schermo di
quelli che si utilizzano con il decespugliatore), per proteggere gli occhi dai trucioli 'sparati' durante la
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lavorazione, ed una mascherina antipolvere, specialmente quando si leviga il pezzo, perche la polvere del
legno, oltre ad essere fastidiosa, pu provocare allergia.
Personalmente utilizzo una di quelle tute bianche, in un solo pezzo, che si trovano nei magazzini per il far
da s, che, oltre a essere ben chiusa sulle maniche, evita anche di sporcare il resto dell' abbigliamento, e
alla fine del lavoro si pulisce facilmente con aria compressa.

2.3 Il legno
Il legno da tornire andr scelto con una certa cura, cercando di evitare i pezzi che presentano evidenti
fessurazioni o nodi morti, per evitare che, per effetto della forza centrifuga, si stacchino dei pezzi durante
la lavorazione.

3.0 la tornitura

3.1 tipi di tornitura


Vi sono due tipi di tornitura, a seconda di cosa si vuole ottenere possiamo tornire un pezzo
longitudinalmente per ottenere pezzi lunghi e sottili, per esempio per fare una colonnina, oppure
trasversalmente per ottenere pezzi di ampio diametro, per esempio per fare un piatto, naturalmente i due
tipi di tornitura possono venir combinati, per esempio per fare un portafrutta dovremo tornire
trasversalmente due ciotole di misura diversa, e longitudinalmente faremo invece la colonnina che li
unisce.

3.2 Tornitura longitudinale

Generalmente per tornire un pezzo longitudinalmente lo si deve montare sul tornio tra punta e
contropunta, bisogner quindi cercare il centro delle due estremit e marcarlo con un punzone o facendo
un forellino di diametro leggermente minore del diametro della contropunta e della punta di
trascinamento, dopodich potremo piantare la punta di trascinamento con un martello di legno o di
gomma, fino a quando vedremo che i dentini della stessa marcano decisamente il pezzo, poi potremo
montare la punta di trascinamento, montare il pezzo, e stringere decisamente la contropunta verso la
punta, fino a quando sentiremo il pezzo ben saldo sulla macchina.

Sgrossatura
La sgrossatura consiste nel portare il pezzo grezzo (che pu essere un pezzo di ramo, oppure un listello, o
un pezzo di asse) ad una forma regolare, da cui si potr quindi ricavare il particolare che abbiamo in
mente.
Una volta fissato il pezzo sul tornio, bisogna avvicinare il pi possibile il poggiaferri al pezzo,tenendolo
leggermente pi in alto del centro dello stesso, controllando, facendo ruotare a mano il pezzo stesso, che
non inteferisca con le eventuali irregolarit dello stesso, poi si pu avviare il tornio alla velocit pi bassa
possibile.
Come primo utensile si usa la sgorbia a sgrossare. Le prime passate devono essere eseguite con il manico
basso e la punta appena a sfiorare le sporgenze del legno poi, mano a mano che il tondo prende forma, si
alza il manico e si affonda di pi la punta. L'inclinazione sul piano verticale del ferro va trovata
sperimentalmente in modo da attenuare il pi possibile gli urti.
La passata bene farla in due tempi: da un'estremit verso il centro e ripartire dall'altra estremit dando
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maggiore spazio a quella che si sente sforza meno il legno e produce meno vibrazioni.
Sul piano orizzontale l'inclinazione deve essere tale che la punta guardi in avanti rispetto all'avanzamento
specialmente quando le fibre del legno sono perpendicolari all'asse del tornio, quando sono parallele la
punta pu stare anche diritta.
Nella passata da destra a sinistra la mano sinistra afferra il fondo dell'utensile, la mano destra tiene il ferro
in prossimit della punta e la guida nella passata. Nella passata da sinistra a destra s'invertono le mani e ci
si gira sul fianco opposto a quello di prima.
Se il pezzo grezzo un listello, sar bene smussare il pi possibile gli spigoli, altrimenti il pezzo pu
subire forti colpi o scheggiature che compromettono l'integrit del pezzo stesso.
Quando si sgrossa un listello le cui vene sono perpendicolari all'asse del tornio e magari il legno duro e
scontroso la sgorbia tende a dare forti colpi del tutto imprevedibili che possono causare grosse
infossature, scheggiature e se si sfortunati al distacco del pezzo dal mandrino; questo perch si lavora di
testa alle vene. Appena possibile conviene lasciare la sgorbia e prendere il bedano largo ben affilato
usato di testa o leggermente di spigolo a secondo di come va il taglio; in aggiunta lascia una superficie
molto rifinita rispetto a quella della sgorbia.
In linea generale quando si lavora di testa su pezzi irregolari conviene lavorare di spigolo con il ferro
leggermente inclinato sul piano orizzontale.

Sagomatura
Alla fine della fase di sgrossatura dovremmo aver ottenuto un cilindro pi o meno regolare, la prossima
operazione consiste nel portare questo pezzo anonimo alla forma ed alle dimensioni che avevamo in
mente, per fare questo conviene, per prima cosa, se abbiamo delle misure precise da rispettare, segnare
con una matita i punti pi importanti sul pezzo, facendolo ruotare lentamente a mano, in modo che,
anche durante la rotazione, avremo una traccia ben visibile.
A questo punto possiamo avviare il tornio, ad una velocit superiore a quella che avevamo utilizzato per
la sgrossatura, poi si pu cominciare a dar forma al pezzo, utilizzando di volta in volta gli utensili pi
adatti allo scopo, avendo cura di tenerli ben affilati, in modo di ottenere una finitura il pi possibile liscia.
Conviene tenere per ultimi i particolari pi minuti, ed i pezzi con diametro minore, per evitare che
durante la tornitura di altre parti il pezzo si metta a vibrare o si spezzi.
Durante la tornitura dei particolari con diametro molto piccolo conviene aumentare ulteriormente la
velocit.

Levigatura e finitura.
Adesso il nostro pezzo quasi finito, la forma quella definitiva, manca solo pi il tocco finale, per
togliere gli ultimi segni degli utensili e rifinirlo al meglio. Tra l' altro il tornio l' unica macchina che
consente di partire da un pezzo grezzo e di ottenere un pezzo completamente finito senza toglierlo dalla
macchina.
Il poggiaferri non serve pi, quindi conviene toglierlo, o portarlo il pi lontano possibile dal pezzo, poi
avviamo il tornio alla velocit pi alta possibile, e cominciamo a passare la carta abrasiva, partendo da
una grana abbastanza grossa, facendo attenzione a non calcare troppo, per non asportare i particolari pi
piccoli, poi passeremo ad una grana media e ad una fine, facendo sempre atenzione a non calcare troppo,
perch l' attrito pu produrre bruciature sul pezzo stesso. Per questo motivo preferibile utilizzare la carta
abrasiva, rispetto alla tela, perch quando comincia a scaldare si sente sulle mani, ed quindi pi difficile
arrivare a bruciare il pezzo.
Quando abbiamo finito con la carta, passiamo alla paglietta d' acciaio (va bene anche quella per lavare le
pentole), questo toglie anche le ultime righette prodotte dalla carta.
Adesso, se il pezzo deve essere ulteriormente lavorato (dipinto, pirografato, intagliato od altro) o se deve
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essere utilizzato a fini alimentari, lo possiamo smontare dal tornio, altrimenti possiamo, durante la
rotazione, applicare con un panno un leggero strato di cera neutra, poi lasciarlo fermo per una decina di
minuti, e successivamente, sempre in rotazione, passare un panno pulito e morbido, meglio se di lana,
questo dar al nostro pezzo un' ottima finitura semilucida.

Bibliografia

Per il momento ho trovato un solo libro in italiano che tratta l' argomento, si intitola 'guida facile per
tornire il legno' edito da edizioni far da s.
Dal sito di Brian Clifford si pu invece scaricare un ottimo manuale in formato html oppure pdf,
purtroppo (per me) in inglese, Introduction to woodturning.

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