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Caro Dio,
mi chiamo Oscar, ho dieci anni, ho appiccato il
fuoco al gatto, al cane, alla casa (credo persino di
aver arrostito i pesci rossi) ed la prima lettera
che ti mando perch finora, a causa dei miei
studi, non ho avuto tempo.
Ti avverto subito: detesto scrivere. Bisogna
davvero che ci sia obbligato. Perch scrivere
soltanto una bugia che abbellisce la realt. Una cosa
da adulti.
La prova? Per esempio, prendi l'inizio della
mia lettera: Mi chiamo Oscar, ho dieci anni, ho
appiccato il fuoco al gatto, al cane, alla casa
(credo persino di aver arrostito i pesci rossi) ed
la prima lettera che ti mando perch finora, a
causa dei miei studi, non ho avuto tempo.
Avrei potuto esordire dicendo: Mi chiamano
Testa d'uovo, dimostro sette anni, vivo all'ospedale
a causa del cancro e non ti ho mai rivolto
la parola perch non credo nemmeno che tu
esista.
Ma se ti scrivo una roba del genere, fa un
brutto effetto e ti interesseresti meno a me. E io
ho bisogno che t'interessi.
Inoltre mi farebbe comodo che tu avessi il
tempo di farmi due o tre piaceri.
Ti spiego.
L'ospedale un posto strasimpatico, con un
sacco di adulti di buon umore che parlano forte,
con un mucchio di giocattoli e di signore in rosa
che vogliono divertirsi con i bambini, con
amichetti sempre disponibili come Bacon, Einstein o
Pop Corn, insomma. L'ospedale molto
gradevole se sei un malato gradito.
Io non faccio pi piacere. Da quando sono
stato sottoposto al trapianto di midollo osseo,
sento proprio che non faccio pi piacere.
Quando il dottor Dusseldorf mi visita, la mattina,
lo fa di malavoglia, lo deludo. Mi guarda senza
dire nulla, come se avessi commesso un errore.
Eppure ho affrontato con impegno l'operazione;
sono stato bravo, mi sono lasciato addormentare,
ho avuto male senza gridare, ho preso tutte le
medicine. Certi giorni ho voglia di insultarlo, di
dirgli che stato forse lui, il dottor Dusseldorf,
con le sue sopracciglia nere, a sbagliarla,
l'operazione. Ma ha un'aria talmente infelice che gli
insulti mi restano in gola. Pi il dottor Dusseldorf
tace con il suo sguardo sconsolato, pi mi sento
colpevole. Ho capito che sono diventato un
cattivo malato, un malato che impedisce di credere
No.
O. K., vada per i cioccolatini.
Ovviamente non si ha il diritto di dar da
mangiare a Pop Corn, visto che si trova qui per
dimagrire. Novantotto chili a nove anni, un metro e
dieci di altezza per un metro e dieci di larghezza!
Il solo indumento in cui entri completamente
una tuta sportiva americana, le cui righe
sembrano avere il mal di mare. Francamente,
siccome siamo convinti che non potr mai smettere
di essere grasso e ci fa piet tanto la fame lo
tormenta, gli diamo sempre i nostri avanzi. Un
cioccolatino minuscolo rispetto a una tale massa di
lardo! Se abbiamo torto, allora anche le
infermiere smettano di infilargli delle supposte.
Sono ritornato nella mia stanza ad aspettare i
miei genitori. All'inizio non ho visto passare i
minuti perch ero senza fiato, poi mi sono reso
conto che avevano avuto quindici volte il tempo
di arrivare da me.
A un tratto, ho capito dov'erano. Mi sono
infilato nel corridoio e, di nascosto, sono sceso dalle
scale; poi ho camminato nella penombra fino
allo studio del dottor Dusseldorf.
Bingo! Erano l. Le voci mi arrivavano da
dietro la porta. Siccome ero sfinito per la discesa, mi
sono fermato alcuni secondi per rimettermi il
cuore a posto e allora tutto si guastato. Ho
sentito quello che non avrei dovuto sentire. Mia
madre singhiozzava, il dottor Dusseldorf
ripeteva: Abbiamo provato di tutto, credetemi, le
abbiamo tentate tutte e mio padre rispondeva
con voce soffocata: Ne sono sicuro, dottore, ne
sono sicuro.
Sono rimasto con l'orecchio incollato alla
porta di ferro. Non sapevo pi che cosa fosse pi
freddo, se il metallo o io.
Poi il dottor Dsseldorf ha detto: Volete
abbracciarlo?.
Non ne avr mai il coraggio ha detto mia
madre.
Non deve vederci in questo stato ha
aggiunto mio padre.
Ed stato allora che ho capito che i miei
genitori erano due vigliacchi. Peggio: due vigliacchi
che mi prendevano per un vigliacco!
Siccome dallo studio arrivava il rumore di
sedie che si spostavano, ho intuito che stavano
per uscire e ho aperto la prima porta che mi sono
trovato davanti.
messo male.
I tuoi genitori non ti hanno mai parlato di
Dio, Oscar?
Lasci perdere. I miei genitori sono dei cretini.
Certo. Ma non ti hanno mai parlato di Dio?
S. Solo una volta. Per dire che non ci
credevano. Loro credono giusto a Babbo Natale.
Sono proprio cos cretini, Oscar?
Non se lo immagina! Il giorno in cui sono
tornato da scuola dicendo loro che dovevano finirla
di raccontare fesserie, che sapevo, come tutti i
miei compagni, che Babbo Natale non esisteva,
avevano l'aria di cadere dalle nuvole. Siccome ero
piuttosto furioso di essere passato per un idiota
nel cortile della ricreazione, mi hanno giurato
che non avevano mai voluto ingannarmi e che
avevano creduto sinceramente che Babbo Natale
esistesse, e che erano molto delusi, ma davvero
molto delusi nell'apprendere che non era vero!
Due autentici deficienti, le dico, Nonna Rosa!
Dunque non credono in Dio?
No.
E la cosa non ti ha incuriosito?
Se mi interesso a quello che pensano i
cretini, non avr pi tempo per quello che pensano
le persone intelligenti.
Hai ragione. Ma il fatto che i tuoi genitori
che, secondo te, sono dei cretini...
S. Dei veri cretini, Nonna Rosa!
Dunque, se i tuoi genitori che si sbagliano
non ci credono, perch non dovresti crederci tu
e chiedergli una visita?
D'accordo. Ma non mi ha detto che
infermo?
No. Ha un modo molto speciale di far visita.
Ti viene a trovare con il pensiero. Nel tuo spirito.
Questo mi piaciuto, l'ho trovato fortissimo.
Nonna Rosa ha aggiunto: Vedrai: le sue visite
fanno un gran bene.
O. K., gliene parler. Per il momento, le visite
che mi fanno pi bene sono le sue.
Nonna Rosa ha sorriso e, quasi timidamente,
si chinata per darmi un bacio sulla guancia.
Non osava andare fino in fondo. Chiedeva il
permesso con lo sguardo.
Su. Mi baci. Non lo dir agli altri. Non voglio
rovinarle la reputazione di ex lottatrice.
Le sue labbra si sono posate sulla mia guancia
e la cosa mi ha fatto piacere, ho sentito un calore,
un solletico, un profumo di cipria e di sapone.
Quando torna?
Ho il diritto di venire solo due volte alla
settimana.
Non possibile, Nonna Rosa! Non aspetter
tre giorni!
il regolamento.
Chi lo fa il regolamento?
Il dottor Dsseldorf.
Il dottor Dsseldorf, in questo momento, se
la fa addosso quando mi vede. Vada a chiedergli
il permesso, Nonna Rosa. Non scherzo.
Mi ha guardato esitante.
Non scherzo. Se non viene a trovarmi tutti i
giorni, io non scrivo a Dio.
Prover.
Nonna Rosa uscita e mi sono messo a
piangere.
Prima non mi ero reso conto di quanto avessi
bisogno di aiuto. Non mi ero reso conto, prima,
di quanto fossi veramente malato. All'idea di non
vedere pi Nonna Rosa, capivo tutto e mi
scioglievo in lacrime che mi bruciavano le guance.
Per fortuna ho avuto un po'"di tempo per
riprendermi prima che rientrasse.
tutto sistemato: ho il permesso. Per dodici
giorni posso venire a trovarti ogni giorno.
Me e me soltanto?
Te e te soltanto, Oscar. Dodici giorni.
Allora non so che cosa mi ha preso, ho
ricominciato a singhiozzare. Eppure so che i ragazzi
non devono piangere, soprattutto io, con la mia
testa d'uovo, che non somiglio n a un ragazzo
n a una ragazza, ma piuttosto a un marziano.
Niente da fare. Non riuscivo a fermarmi.
Dodici giorni? Va davvero cos male, Nonna
Rosa?
Anche lei aveva voglia di piangere. Si
tratteneva a fatica. L'ex lottatrice impediva alla ragazza
di un tempo di lasciarsi andare. Era bello da
vedere e mi ha distratto un po'.
Che giorno oggi, Oscar?
Diamine! Non vede il mio calendario? il 20
dicembre.
Nel mio paese, Oscar, c' una leggenda che
sostiene che, durante gli ultimi dodici giorni
dell'anno, si pu indovinare che tempo far nei
dodici mesi dell'anno seguente. Basta osservare
ogni giornata per avere, in miniatura, il quadro
del mese. Il 20 dicembre rappresenta gennaio, il
sullo stomaco.
Sono un po'"stanco.
Stanco? Che et hai a quest'ora? Diciott'anni?
A diciott'anni non si mai stanchi.
Nonna Rosa ha un modo di parlare che d
energia.
La notte era scesa, i rumori risuonavano pi
forti nella penombra, il linoleum del corridoio
rifletteva la luna.
Sono entrato da Peggy e le ho allungato il mio
lettore di compact.
Tieni. Ascolta il valzer dei fiocchi di neve.
talmente bello che mi fa pensare a te.
Peggy ha ascoltato il valzer dei fiocchi di neve.
Sorrideva come se il valzer fosse un vecchio
amico che le raccontava cose buffe all'orecchio.
Mi ha restituito l'apparecchio e mi ha detto:
bello.
Era la sua prima parola. carina, no, come
prima parola?
Peggy Blue, volevo dirti: non voglio che ti
faccia operare. Sei bella cos. Sei bella in blu.
Ho visto bene che le mie parole le facevano
piacere. Non lo avevo detto per questo, ma era
chiaro che le faceva piacere.
Voglio che sia tu, Oscar, a proteggermi dai
fantasmi.
Conta su di me, Peggy.
Ero fiero da matti. Alla fine, ero stato io a
vincere!
Baciami.
E" veramente una cosa da ragazze il bacio,
come se per loro fosse davvero un bisogno. Ma
Peggy, a differenza della Cinese, non una
viziosa, mi ha teso la guancia e darle un bacio
piaciuto anche a me, per davvero.
Buonanotte, Peggy.
Buonanotte, Oscar.
Ecco, Dio, questa stata la mia giornata.
Capisco che l'adolescenza venga definita l'et ingrata.
dura. Ma alla fine, a vent'anni suonati, le cose
si aggiustano. Allora ti rivolgo la mia richiesta del
giorno: vorrei che Peggy e io ci sposassimo. Non
sono certo che il matrimonio appartenga alle
cose dello spirito, se questo il tuo settore.
Esaudisci questo genere di desiderio, il desiderio da
agenzia matrimoniale? Se non di tua
competenza, dimmelo al pi presto affinch possa
rivolgermi alla persona giusta. Senza voler metterti
Beh...
Rifletti, Oscar. A chi ti senti pi vicino? A un
Dio che non prova niente o a un Dio che soffre?
A quello che soffre, ovviamente. Ma se fossi
lui, se fossi Dio, se, come lui, avessi i mezzi, avrei
evitato di soffrire.
Nessuno pu evitare di soffrire. N Dio n tu.
N i tuoi genitori n io.
Bene. D'accordo. Ma perch soffrire?
Per l'appunto. C' sofferenza e sofferenza.
Guarda meglio il suo viso. Osserva. Sembra che
soffra?
No. curioso. Non sembra che abbia male.
Ecco. Bisogna distinguere due pene, Oscar, la
sofferenza fisica e la sofferenza morale. La
sofferenza fisica la si subisce. La sofferenza morale la
si sceglie.
Non capisco.
Se ti piantano dei chiodi nei polsi o nei piedi,
non puoi far altro che avere male. Subisci. Invece,
all'idea di morire, non sei obbligato ad avere
male. Non sai che cos'. Dipende dunque da te.
Ne conosce, lei, di persone che si rallegrano
all'idea di morire?
S, ne conosco. Mia madre era cos. Sul suo
letto di morte, sorrideva di avidit, era
impaziente, aveva fretta di scoprire che cosa sarebbe
successo.
Non potevo pi discutere. Dato che
m'interessava conoscere il seguito, ho lasciato passare un
po' di tempo riflettendo su quanto mi diceva.
Ma la maggior parte delle persone sono senza
curiosit. Si aggrappano a ci che hanno, come il
pidocchio nell'orecchio di un calvo. Prendi Plum
Pudding, per esempio, la mia rivale irlandese,
centocinquanta chili a digiuno e in slip prima
della sua Guinness. Mi diceva sempre: "
Spiacente, io non morir, non sono d'accordo, non
ho sottoscritto". Si sbagliava. Nessuno le aveva
detto che la vita doveva essere eterna, nessuno! Si
intestardiva a crederlo, si ribellava, rifiutava
l'idea di morire, si infuriava, caduta in
depressione, dimagrita, si ritirata dall'attivit
sportiva, non pesava ormai che trentacinque chili,
sembrava una lisca di sogliola, ed finita in pezzi.
Vedi, morta lo stesso, come tutti, ma l'idea di
morire le ha rovinato la vita.
Era idiota, Plum Pudding, Nonna Rosa.
Come tanti.
Caro Dio,
grazie di essere venuto.
Hai scelto davvero il momento giusto, perch
non stavo bene. Forse anche perch eri rimasto
turbato dalla mia lettera di ieri...
Quando mi sono svegliato, ho pensato che
avevo novant'anni e ho girato la testa verso la
finestra per guardare la neve.
E allora ho indovinato che venivi. Era mattino.
Ero solo sulla terra. Era talmente presto che gli
uccelli dormivano ancora, che persino l'infermiera
di notte, la signora Ducru, aveva dovuto
schiacciare un pisolino e tu cercavi di fabbricare l'alba.
Facevi fatica, ma insistevi. Il cielo impallidiva.
Tingevi l'aria di bianco, di grigio, di azzurro,
respingevi la notte, risvegliavi il mondo. Non ti fermavi.
stato allora che ho capito la differenza fra te e
noi: tu sei un tipo infaticabile! Uno che non si
stanca. Sempre al lavoro. Ed ecco il giorno! Ed
ecco la notte! Ed ecco la primavera! Ed ecco
l'inverno! Ed ecco Peggy Blue! Ed ecco Oscar! Ed
ecco Nonna Rosa! Che salute di ferro!
Ho capito che eri qui. Che mi rivelavi il tuo
segreto: ogni giorno guarda il mondo come se fosse
la prima volta.
Allora ho seguito il tuo consiglio con impegno.
La prima volta. Contemplavo la luce, i colori, gli
alberi, gli uccelli, gli animali. Sentivo l'aria che mi
passava nelle narici e mi faceva respirare. Udivo le
voci che salivano nel corridoio come nella volta di
una cattedrale. Mi trovavo vivo. Fremevo di pura
gioia. La felicit di esistere. Ero incantato.
Grazie, Dio, di aver fatto questo per me. Avevo
l'impressione che mi prendessi per mano e che
mi conducessi nel cuore del mistero a
contemplarlo. Grazie.
A domani, baci,
Oscar.
P. S. Il mio desiderio: puoi rifare il colpo della
prima volta ai miei genitori? Nonna Rosa credo
che lo conosca gi. E poi anche a Peggy, se hai il
tempo...
***
Caro Dio,
oggi ho cent'anni. Come Nonna Rosa. Dormo
molto ma mi sento bene.
Ho cercato di spiegare ai miei genitori che la
vita uno strano regalo.
A presto,
Nonna Rosa.
P. S. Negli ultimi tre giorni, Oscar aveva posato
un biglietto sul suo comodino. Credo che ti
riguardi, Ci aveva scritto: Solo Dio ha il diritto di
svegliarmi.