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INDICE
-CATASTI
CATASTO TERESIANO............................................................................................................pag.5
CATASTO LOMBARDO-VENETO............................................................................................pag.7
CESSATO CATASTO...............................................................................................................pag.10
MAPPA WEGIS........................................................................................................................pag.13
-STORIA
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................................pag.14
LE ORIGINI DI MEDA TRA MITO E STORIA..........................................................................pag.15
Legenda venerabilium virorum Aymonis et Vermondi
Breve Istoria Di Meda - Emanuele Lodi IL PRIMATO BENEDETTINO (XI-XII secoli)............................................................................pag.24
La Sentenza dellarcivescovo Robaldo del 1138
Alexandri Papae III Litterae Gratiose 1178
LE LIBERTA COMUNALI (XII sec.).........................................................................................pag.29
Il PERIODO VISCONTEO E SFORZESCO (XIV-XV sec).......................................................pag.30
LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN VITTORE..........................................................pag.32
LANTICO VOLTO DI MEDA IN UN DIPINTO DI LUINI...........................................................pag.33
LA DOMINAZIONE SPAGNOLA (XVI-XVII).............................................................................pag.34
LA DOMINAZIONE AUSTRIACA (XVIII secolo).......................................................................pag.36
DA MONASTERO A VILLA: LINTERVENTO DI POLLACH.....................................................pag.37
Caduta del Campanile - Leopoldo Pollach
Disegno di Balaustra - Leopoldo Pollach
DALL OTTOCENTO AL DOPOGUERRA................................................................................pag.41
La recinzione di Enrico Griffini del 1933
IL PIANO SAMONA - Storia e attualit...................................................................................pag.44
-PROGETTO DI RIUSO E CONSERVAZIONEIl recupero del centro storico Medese: un dibattito attuale.......................................................pag.84
PROGETTO DI RIUSO - LA CA RUSTICA-............................................................................pag.86
PARCO DELLA BRUGHIERA..................................................................................................pag.89
PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO...............................................................................pag.94
ANALISI CRITICA DELLE NORME TECNICHE......................................................................pag.99
RELAZIONE DEL RILIEVO GEOMETRICO..........................................................................pag.100
SCHEDE RILIEVO.................................................................................................................pag.101
Identificazione
Id: 173368
Segnatura: 3063 Numero Mappa: 1
Numero Foglio: 8
Titolo attribuito: MAPPA ORIGINALE DEL COMUNE CENSUARIO DI MEDA
Istituto Conservatore: Archivio di Stato di Milano
Anno iniziale Mappa: 1721
Anno finale Mappa: 1721
Scala Numerica: 2000
Orientamento: nord
Mediazione Grafica: inchiostro nero, inchiostro colori, acquerello, matita
Identificazione
Id: 154239
Segnatura: 2496 Numero Mappa: 1
Numero Foglio: 7
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Identificazione
Id: 140847
Segnatura: 273 Numero Mappa: 1
Numero Foglio: 13
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Orientamento: nord
Mediazione Grafica: inchiostro
nero, inchiostro colori, matita
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BIBLIOGRAFIA
LIBRI
- Leandro Zopp, Per una storia di Meda dalle origini alla fine del secolo XVII, 1971
- Felice Asnaghi, Meda terra di Fede e Lavoro, 1986
- Letizia Maderna, San Vittore in Meda, Milano, Chimera Editore, 2001
- Felice Asnaghi, Adriana Minotti, Fausto Valtorti, il Santuario di Meda nei secoli, 1988
- Franco Cajani, Le vicende del monastero di San Vittore a Meda, 1988
- Emanuele Lodi, Breve Historia di Meda e Traslazione de santi Aimo e Vermondo, 1629
- Gianni Mezzanotte, Architettura Neoclassica in Lombardia, 1966
- Luca Beltrami, Bernardino Luini 1512-1532, 1911
- Alberto Ceppi, Gli affreschi di Bernardino Luini a Villa Pelucca, 2013
- Adolfo Venturi, larchitettura italiana del 400, 1924
TESI DI LAUREA
- Il *coro del monastero di S. Vittore a Meda (XVI sec.) modificato dal Pollach (XIX sec.): ricostruzione virtuale architettonica e acustica (auralizzazione) dello stato originale / Luca Ceppi ; rel.
Giorgio Campolongo ; correl. Gennaro Granito. - Milano : Politecnico, 2000/01. - 273 p. : ill. ; 30
cm. ((Tesi datt. - Politecnico di Milano, I Facolta di Architettura Milano Leonardo, Laurea in Architettura, A.a. 2000/01, Sessione luglio
- *Villa Antona Traversi in Meda / Patrizia Maino, Anna Maria Meda ; rel. Paolo Carpeggiani. - Milano : Politecnico, 1996/97. - 544 p. : ill. ; 30 cm. ((Tesi datt. - Politecnico di Milano, Architettura, Laurea in Architettura, Indirizzo Tutela e recupero del patrimonio storico-architettonico, A.a. 1996/97,
Sessione dicembre
- Leopoldo e Giuseppe Pollach nellanalisi dei documenti autografi dal 1775 al 1847. Civica raccolta delle stampe A. Bertarelli del Castello Sforzesco Milano. Autore: MAIOCCHI, CARLO Relatore: RICCI, GIULIANA Settore Scientifico Disciplinare: ICAR/18 STORIA DELLARCHITETTURA
Data: 21-dic-2011, Anno Accademico: 2010/2011
ARCHIVI DI RIFERIMENTO
- Archivio di Stato di Milano
- Archivio privato Antona Traversi, Meda
- Civiche Raccolte Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
SITOGRAFIA
- http://www.lombardiabeniculturali.it/
- http://www.comune.meda.mi.it/ (per piano di governo del territorio)
- http://www.meda-italia.com/
- http://www.webalice.it/pietroficarra/confidenziale/meda.html
- http://www.villaantonatraversi.it/
- http://www.medinforma.info/
- http://www.parrocchiemeda.it/
ALTRO
- Conferenza Quale centro per Meda 2020? relatori Antonio Citterio, Vermondo Busnelli, Luigi
Antona Traversi, 19 settembre 2013.
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Tornando al testo del 1629 di Emanuele Lodi si possono integrare alcune osservazioni in merito a
questa narrazione.
Pare infatti che allatto della fondazione del monastero esistesse gi in quel luogo una chiesa di
modeste dimensioni dedicata a San Vittore, santo originario della Mauritania che venne martirizzato a Milano nel 290, in et Massimianea. La storia narra che limperatore ordin che venisse
sepolto in una selva non lontano dalla citt perch divenisse pasto per le bestie. La leggenda poi
interviene narrando che furono due fiere a custodire il corpo intatto finch non venne ritrovato dal
vescovo Materno e seppellito. Il culto del santo era molto vivo nella regione lombarda nei secoli a
seguire, specialmente nella campagne, dove un gran numero di chiese e santuari vennero dedicati
al santo, che rimpiazzava il culto di Silvano e Mercurio nelle campagne secondo quanto riporta lo
Zopp. In Meda probabilmente era presente una modesta cappella simile a quella di San Nazzaro
nei pressi di Farga ancora oggi esistente. Aimo e Vermondo avrebbero fondato il cenobio in prossimit del primo santuario, mantenendo la stessa dedica a San Vittore, mentre il borgo che nacque
a ridosso del cenobio assunse il nome della selva stessa.
Lodi riprende la vicenda e la colloca, non si sa su quale base, nellanno 776. Tale data diventa col
passare del tempo un punto di riferimento per diversi autori, anche se taluni ragionamenti spingono alcuni studiosi a spostare quel momento di un cinquantennio e a ritenere Aimo e Vermondo
appartenenti alla stirpe dei Manfredingi piuttosto che a unimprobabile nobilt milanese allepoca
certo ancora da venire. Al di l delle oscillazioni di chi ha tentato pi o meno attendibili ricostruzioni
storiche, a dare maggiori certezze vengono per in soccorso i documenti.
E nel periodo successivo alla cosiddetta rinascita Carolingia, nemma met del secolo IX che
risale il pi antico documento intorno a Meda, anzi, il nome stesso appare per la prima volta in
suddetta occasione
La prima citazione del Monastero di San Vittore si trova infatti in un documento dellarchivio di S.
Ambrogio di Milano dell851, nel quale il cenobio appare confinante di un fondo che il Monastero di
SantAmbrogio di Milano possedeva in Noiano.
Dallo stesso archivio si ricava che pochi anni dopo, nell856 durante il secondo anno dellimpero
di Ludovico II, labate del Monastero di SantAmbrogio Pietro scambia con Tagiperga, badessa del
Monastero di Meda, alcuni fondi. Dopo queste testimonianze significative di una fondazione certo
anteriore a quelle date, la storia del Monastero di San Vittore pu contare sul suo stesso preziosissimo archivio (ci che almeno resta), scrupolosamente conservato oggi dalla nobile famiglia
Antona Traversi Grismondi che vive i luoghi che gi furono del convento benedettino. I documenti
dellarchivio precedenti al mille, riguardano prevalentemente trattative e scambi di fondi tra il monastero e altri importante entit del territorio lombardo.
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Maker Name: Attributed to Anovelo da Imbonate (illuminator) [Italian (Lombard), active about 1400]
Type: Manuscripts
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Primary Title: Aimo and Vermondo Holding Up the Church of Saint Victor
Name: Attributed to Anovelo da Imbonate (illuminator) [Italian (Lombard), active about 1400]
Type: Manuscripts
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A Meda poco prima della suddetta battaglia era venuto a mancare il cappellano: i borghigiani fecero sapere alla Badessa Letizia che spettava loro scegliere il nuovo parroco.
La Badessa mostr loro la sentenza di Robaldo, cosicch i rustici decisero di evitare una sentenza
probabilmente sfavorevole da parte dellArcivescovo di Milano, per rivolgersi direttamente al papa
Alessandro III. Altrettanto fece la Badessa, inviando Alberto, un suo sacertode.
Il papa invi una lettera a Letizia, nel quale deleg il vescovo di Verona Ogibene nella risoluzione
della questione. Dopo una fase di indagine e di esame dei documenti prodotti dai contendenti,
Ognibene (Omnebono) emise una sentenza a favore della Badessa. Prima ancora che questa
fosse emessa, i Medesi, forse gi consapevoli dellesito negativo, si stavano adoperando alledificazione di una pi grande chiesa nel centro del paese. La Badessa intervenne ancora a bloccare
tutto, dimostrando anche con documenti come fosse in suo potere la decisione riguardante le nuove costruzioni ecclesiastiche nel territorio. Di nuovo le delegazioni si sentenziarono ad Alessandro
III ad Anagni. E di nuovo il pontefice ribadir le ragioni della badessa in una lettera tuttora conservata nellAbbazia di San Benedetto a Seregno e che abbiamo riportato nelle pagine successive.
La Bolla papale non fu abbastanza per fermare gli ardori dei Medesi, galvanizzati dalla vittoria di
Legnano, i quali occuparono la chiesa e rivendicarono le loro posizioni affidandosi allarcivescovo
Algisio di Milano, e al nuovo papa Lucio III nel 1181. La riconferma della sentenza di Omnebene
port alla fine del secolo ad una divisione del popolo di Meda. Una grande parte della cittadinanza, che non era dipendente economicamente dal cenobio, o apertamente in contrasto nelle varie
controversie, decise spontaneamente di abbandonare il borgo dopo aver demolito le proprie abitazioni e portando via i materiali delle stesse dimore. Non sono conosciute le successive vicende
di questi borghigiani, n se essi ricostruirono unitariamente un proprio borgo o se si sparsero per i
territori limitrofi non controllati dal monastero, bens lo Zopp propone la chiesa si San Giorgio tra
Meda e Cabiate come la possibile chiesa costruita in seguito allabbandono del borgo dai Medesi.
Infatti la posizione isolata in mezzo ai campi, la datazione che la fa comparire negli scritti pi
antichi attorno al 1200 e soprattutto il fatto che Cabiate non fosse sotto la giurisdizione delle monache, sono indizi interessanti a supporto di questa ipotesi storica.
Nellultimo quarto di secolo un ulteriore lite ebbe dei risvolti
importanti in quanto mise in contrasto il Comune di Milano
con lImperatore Enrico IV. Intorno allanno 1190 il comune
di Barlassina non voleva riconoscere il diritto di signoria
della Badessa, mentre questa sosteneva le spettasse in
quanto Barlassina si trovava nel territorio di Farga, acquistato nel 1138 dal convento di San Simpliciano. I rustici di
Barlassina si rivolsero al comune di Milano, che diede loro
ragione. La Badessa fece ricorso ai giudici imperiali dappello tramite la nuova magistratura istituita dalla Pace di Costanza del 1188. Le sentenze del Comune e dei giudici
imperiali si annullarono a vicenda e la conflittualit si risolse
con lintervento dellimperatore stesso da Pavia con un
diploma che annullava le sentenze dei giudici milanesi a
favore della sentenza dei giudici imperiali. La badessa
Letizia otteneva un altro successo a favore del suo Monastero. Grata per lenergica difesa dimostrata a favore del
Cenobio, ospit limperatore Enrico IV e sua moglie Costanza nel 1194, mentre questi erano in viaggio verso le Puglie.
Limperatrice era in cinta di Federico II, che nacque il 26
dicembre di quello stesso anno.
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ALEXANDER, episcopus servus servorum Dei.Dilectis in Christo filialibus L(etizia)/abbatisse et sororibus Metensibus salutem et apostolicam benedictionem. Suscepti regiminis/ amministriatione compellimur iustas petitiones
religiosarum perso/ narum admittere , et efficaciter exaudire,nut non videantur in his/ repulsam apud nos sustinere,
que previa ratione requirunt. Eapropter dilecte/ in Christo filie, vestris iustis postulationibus gratum impertientes
assensum, / auctoritate apostolica prohibemus, ne cui liceat infra parrochiam monaste/rii vestri sine auctoritate
Mediolanensis archiepiscopi et assensu vestro ecclesiam / vel oratorium de novo construere, salvis tamen privilegiis
et auten/ticis scriptis apostolice sedis . Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam / nostre constitutionis infringere, vel ei aliquanteus contraire. Si quis / autem hoc attemptare presumpserit, indigniationem omnipotentis /
Dei et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius, se noverit incursurum.
Dat(a) Anagnie, XI kal(endas) Junii (B P).
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Oltre allattivit agricola pare che in questo periodo a Meda vi fossero altre attivit economiche,
legate ad una aristocrazia borghigiana Medese, ovvero quelle famiglie pi ricche e di pi antica
cittadinanza. In particolar modo in documento dellarchivio sforzesco conservato a Parigi, parla di
una concessione ducale a favore di Iacominus, Ambrosius et Jhoannes fratres de Medda magistri morsiorum et speronorum, ovvero fabbricanti di armi. Altri testi confermano questa industria
presente a Meda almeno fino allarrivo degli Spagnoli.
Non si sa molto del periodo della Repubblica Ambrosiana a Meda,
ma con il ritorno della signoria in mano agli Sforza, il monastero
riprese delle misure per calmare la crisi che lo attanagliava. La Badessa Violante ottenne da parte di Bianca Maria, consorte di Francesco Sforza nel 1456, un decreto che solleva il Monastero da oneri
e tasse. La Badessa continu lopera di bonifica affidando al fratello
Emanuele de Lamairola, detto il Rosso, la carica di procuratore e
sindaco del Monastero. Il Rosso era addetto alla riscossione dei
pagamenti, e nel farlo si affianc a personaggi armati che misero in
ginocchio la popolazione, che reag denunciando al ducato la situazione e ottenendo, dopo molte dispute, il bando dalla citt del fratello
della Badessa. Un grande scandalo per la comunit accade a questo punto: un gruppo di uomini armati del Rosso e alcune monache
guidate dalla monaca Antonia, rinchiudono la badessa e i personaggi
a lei fedeli in una stanza del Monastero.
Bianca Maria Visconti
Lintervento provvidenziale dellArcivescovo di Seveso e di alcuni
militari del ducato mise in fuga i criminali liberando la Badessa Violante. Gli strascichi della vicenda andarono avanti per anni, coinvolgendo pi volte il Duca, la moglie, lArcivescovo e il vescovo
di Como. La conclusione resta incerta in alcune parti per mancanza di fonti, ma sostanzialmente i
personaggi coinvolti furono nel tempo allontanati, e il monastero sub un riassetto atto a risollevarne leconomia e lo spirito benedettino.
Sotto Ludovico il Moro, Meda e tutto il ducato vive lultimo periodo di serenit prima delle invasioni degli eserciti stranieri. Il borgo Medese vanta tradizionalmente un evento storico importante
del periodo sforzesco. Nel 1496 infatti avviene qui, lincontro tra Ludovico il Moro e Massimilano I
dAsburgo, sceso in Italia, in presenza dei rappresentanti degli Stati italiani e del Legato delPapa.
Oggi una targa sulla Ca Rustica commemora questo incontro.
Anche i medesi vissero quel terribile periodo di lotte e devastazioni che segu al primo discendere
di stranieri in Italia alla fine del Medioevo: lanzichenecchi, spagnoli, francesi, svizzeri, eserciti pi
o meno feroci che guerreggiando a pi riprese sul
territorio milanese portavano ovunque saccheggi
e desolazione. Al governo del Ducato si succedettero momentanei conquistatori che si alternarono
agli ultimi Sforza. Questo fatto (e altri fattori di
debolezza che ne discendevano), nel quasi cinquantennio che pass dalle pretese di Luigi XII
di Francia allincameramento del Ducato da parte
di Carlo V, significarono per i medesi non solo
depauperamento del territorio e riduzione della
popolazione ma soprattutto paure e incertezze
quotidiane per almeno un paio di generazioni.
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E del 7 febbraio 1542 un documento che testimonia la vita del comune: relativo allelezione del
console e dei due sindaci nella piazza pubblica. la Deputazione, lapparato amministrativo che
reggeva il Comune era costituito essenzialmente da un console, a tutela dellordine pubblico, e da
un sindaco, responsabile della comunit, eletti a pubblico incanto dallassemblea di tutti i capifamiglia, cui si aggiungevano un cancelliere ed un esattore scelto con asta pubblica, che avevano il
compito della compilazione, della ripartizione e della riscossione delle imposte annuali. Il console
eletto era Giovanni Maria Parughetti, i sindaci erano Pietro Asnago e Aloisio Busnelli.
Meda viveva oramai quotidianit ed eventi non diversamente dalle altre comunit di questa parte
del Ducato, tra cui la presenza costante di eserciti spagnoli sul territorio e linsediamento di nobiluomini di una nobilt sempre pi larga, come i De Capitani e i Clerici, che nel tempo avevano
acquistato qui e l in territorio medese significative propriet.
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Come altrove, considerato che occorreva anche amministrare le propriet trascorrendo del tempo
sul posto, sorsero anche a Meda, a fianco del potente Monastero, per le esigenze di queste due
famiglie, due bei palazzi (Palazzo de Capitani seicentesco e Ca Rustica cinquecentesco) che
ancora oggi ornano il centro storico monumentale della citt.
La fine del secolo vide un leggero miglioramento delle condizioni economiche grazie allintroduzione del baco da seta (Meda non aveva un suolo tra i pi fertili) e di conseguenza un leggero
aumento della popolazione.
Il nuovo secolo vide nel primo decennio a Meda, le conseguenze delloperato di San Carlo Borromeo e nella sua controriforma, che mirava a riassettare il clero lombardo soprattutto nelle campagne. Con la riorganizzazione degli enti religiosi furono soppressi alcuni monasteri tra i pi poveri, e
aggregati a Monasteri di maggior forza. Cos avvenne per le Benedettine di Seregno, che dopo lo
scioglimento del loro Monastero, furono mandate a San Vittore.
Con la pace ci fu il tempo di rinnovare i contrasti tra medesi e Monastero delle Monache riguardo
alla Chiesa di Santa Maria. Fu a seguito di una delle famose visite pastorali del primo Borromeo
che nel 1581 S. Carlo, giudicando la chiesa esistente troppo piccola per i fedeli, prescrisse che se
ne costruisse una nuova con annesso campanile. Non solo, ma S. Carlo, salvo i diritti del Monastero per la nomina del Rettore della Cura, sui rispettivi compiti. La costruzione della nuova chiesa part nel 1612, in posizione pi avanzata rispetto alla vecchia chiesa sulla piazza. La costruzione and molto a rilento a causa degli eventi sconvolgenti la comunit e a causa dei finanziamenti
non sempre costanti e possibili in anni difficili.
Nel 1626 la traslazione dei corpi di Aimo e Vermondo invece fu accolta con grandi feste e con un gran
numetro di stranieri, avventurieri e militari (circa ottocento) presenti in citt.
Dopodich Meda sub le sorti che toccarono a tutta la
Lombardia, maginficamente espresse nellopera universale dei Promessi Sposi, nonostante a Meda alcune vicende si siano sviluppate in amniera singolare.
Per esempio se la grande peste fu quella del 1629,
ed li che la popolazione sub le maggiori perdite, a
Meda abbiamo nel 1616 un evento, probabilemente
una carestia o una epidemia, che port al decesso di
84 persone. Dopo questo anno nero, nellanno della peste, le perdite di Medesi, furono sensibilmente
minori in una popolazione che era gi stremata da
qualche anno prima. Si riscontra inoltre una tendenza
dei Medesi, inversa a quella della Lombardia, a non
emigrare verso Milano per cercare di che sfamarsi, in
questi anni difficili.
San Carlo Borromeo
Le cronache riportano una carestia nel 1635, ed un
assalto di soldati spagnoli alla case nel 1638. Una crisi molto forte per il borgo, che si risollever
solo a 700 inoltrato, e che vide anche aumentare lo squilibrio economico tra le classi pi povere
e la piccola nobilt. I borghesi pi piccoli arrivavano a situazioni di disperazione tale da vendere
i loro possedimenti alle famiglie pi ricche, come i De Capitani, che accrescevano sempre pi le
loro ricchezze.
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Il primo documento, in data 1802 accerta la presenza del Pollach a Meda. Si tratta della descrizione del crollo del campanile del monastero. Non firmato, attribuibile a lui dal confronto con
altri scritti. La descrizione del crollo affiancata da un disegno ad acquerello che riporta le fasi del
crollo.
Il secondo documento, rinvenuto negli anni 80 del 900 dai proprietari della villa e conservato ancora in essa un conto spese intestato a monsieur Maunier del 28 agosto 1802 e firmato dallincaricato architetto viennese.
Un ulteriore documento lo schizzo di un parapetto per una scala contenuto nella raccolta dei disegni di Giuseppe e Leopoldo Pollach presso La Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli.
Il motivo a cerchi intersecati della ringhiera del balcone che guarda la Rotonda della villa uguale
a quello rappresentati nello schizzo, che per rimane non corredato di alcuna data scritta o appunto dellarchitetto che ne lasci trapelare lesatta data.
Per quanto riguarda lintervento dellarchitetto viennese al corpo quadrato del monastero sviluppato intorno ad un chiostro viene aggiunto un nuovo corpo di fabbrica con funzione dingresso, comprendente una corte, ed un giardino. La facciata retrostante si affaccia su un giardino ad emiciclo
chiamato la Rotonda da cui si gode di ampia vista panoramica su Meda e sulla pianura. La Rotonda, creazione di Pollack, completa con grande senso scenografico la sobria facciata neoclassica
ed insiste su un tema caro allarchitetto che quello del giardino di matrice inglese, riflesso di una
ricerca di un gusto internazionale che interessava larchitetto e che forse influenz la scelta di
Maunier nellaffidarsi a lui.
Dellantico cenobio demol alcuni edifici, tra cui due piccole chiese, la casa delle educande e un
chiostro, mentre conserv il chiostro centrale trasformandolo in corte gentilizia e dotandolo di un
imponente scalone donore. I materiali di risulta furono utilizzati nel livellamento del terreno che va
a costituire il belvedere. Del chiostro demolito oggi rimane il pozzo, proprio in quella porzione del
parco di nuova creazione. Il Pollack dovette anche ordinare lo spurgo di un antico cimitero delle
benedettine. Le salme sono state portate in uno spazio sepolcrale sepolto sotto il sagrato della
chiesa di San Vittore
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E nellultimo quarto del secolo che si vedono i primi segni di sviluppo edilizio fuori dalla cerchia
del nucleo storico, corrispondenti a sostanziali trasformazioni nella struttura economica e produttiva di Meda. Nella seconda met del 1800 infatti la crisi dellagricoltura, causata dal depauperamento del terreno (di natura argillosa) e dalla concorrenza di America e Asia nella produzione di
cereali e bachi da seta, non riesce pi a garantire la sopravvivenza della popolazione.
Inizia cos a prendere piede l attivit artigianale legata alla lavorazione del legno, che gi dallinizio del secolo integrava le rendite dei contadini.
Lo sviluppo economico e il passaggio da uneconomia agricola a quella industriale, grazie alla
trasformazione di alcune aziende artigiane, favorito dalla realizzazione della rete ferroviaria
Milano-Seveso-Erba, inaugurata nel 1879: la ferrovia apre nuovi collegamenti commerciali tra il
grande centro produttivo che Milano e la Brianza.
Allinizio del Novecento oltre alle industrie inserite in un mercato internazionale - la Baserga, la
SALDA, la Lanzani - erano ormai attive anche numerose botteghe che costituivano un rilevante
tessuto economico, un gruppo consistente di contadini che si erano fatti artigiani per avviarsi con il
passare degli anni a diventare imprenditori.
A fronte della crescita economica e sociale fu come altrove necessario dotare il paese di nuove
istituzioni e strutture. A parte le istituzioni municipali, adattate ai tempi nuovi, nacquero nel 1868 la
Societ di Mutuo Soccorso e pi tardi da questa una Scuola di Disegno, e poi scuole pubbliche,
asilo, bande musicali, un nuovo cimitero, un nuovo municipio, ecc.
Nel primo dopoguerra si manifest la necessit di una scuola allaltezza delle nuove esigenze
nel campo della produzione del mobile e nel 1932 venne inaugurato il Palazzo delle Scuole Professionali. E del il Monumento ai Caduti, eretto su progetto degli architetti Scala e Donini e a cui
collabor anche il medese Carlo Agrati. Il monumento, ideato nello stile prospettico dellepoca, si
trova in cima a una scalinata ed sormontato da tre croci e da una vittoria alata, opera bronzea
di Cesare Busnelli, anchegli medese. Il monumento segnava un tempo il profilo della collinetta
mentre oggi immerso in uno scenario fatto di alberi. significativo soprattutto perch anche
un ossario, ospitando i resti di soldati medesi caduti nella Grande Guerra, in quella dAfrica e nel
corso della Seconda Guerra Mondiale.
Nella piazza, da segnalare, la recinzione realizzata da Enrico Agostini Griffini (1887-1952) che
riprende le decorazioni in ferro battuto settecentesche della foresteria. La cancellata apre due
ingressi al complesso, una in asse con la chiesa, laltra in asse con la Porta del Ghiaccio, che da
accesso ai giardini delle villa. Del progetto di Griffini, alleghiamo il disegno originale.
Nel secondo dopoguerra scomparve in fretta ci che restava del mondo contadino e lindustria del
mobile pi avanzata ebbe loccasione di incontrare
un mondo nuovo di designers con i quali sperimentare nuove soluzioni in quellambito di eccellenza
che oramai caratterizzava la citt. La comunit medese, cresciuta a dismisura in pochi decenni - 3.876
gli abitanti nel 1881, 6.986 nel 1911, 9.237 nel 1936,
14.883 nel 1961, 18.245 nel 1971 ha visto nellultimo cinquantennio il vecchio borgo trasformarsi e
confondersi con le botteghe e le industrie.La crescita
della popolazione ha reso necessaria la costruzione
di una grande e nuova chiesa parrocchiale, dedicata
a Santa Maria Nascente e ad opera dellarchitetto
sono anzi nate due nuove parrocchie, quella della
Madonna di Fatima, costituita nel 1964, e quella di
San Giacomo, costituita nel 1973.
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Palazzo Antona Traversi, Meda : cinta della chiesa . - 1:50. - Settembre 1922.
Disegno : inchiostro di china e matita su carta da lucido ; 30 x 77 cm.
Timbro: n. 25.
Stato di conservazione: buono
Collocazione: C-09/1
Segnatura: Griffini 1/11 dis
Soggetto luoghi: Italia - Lombardia - Milano - [Meda]
Nomi, Enti, Esposizioni: Griffini, Enrico Agostino [1887-1952]
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Caratteristica della citt la sua economia fiorente dovuta alla prosperit industriale e commerciale di un artigianato lanciatissimo in tutto il mondo. Di fronte a questa rinnovata vitalit si mostra
evidente una serie di decisioni urbanistiche fondate su una nuova essenza insediativa basata sulle
esigenze degli abitanti di questo Comune.
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Studiando la storia insediativa di questa citt si pu risalire al nucleo originale fondato sul lavoro
agricolo, che si insediato sulla parte collinare del paese o appena ai piedi di esse, con la presenza di qualche villa che, con il monastero, davano vita alla parte importante della citt, estesa tutto
ad est del torrente Tar, che ad oggi scorre nella parte centrale della pi ampia struttura urbana
della citt, quella nata a partire dalla fine dellOttocento, dopo lapertura dellasse ferroviario Milano-Seveso-Meda-Asso, avvenuta nel 1879. La nascita della ferrovia ha portato a estendere il
nucleo originario abitativo, scendendo dalle colline fino a raggiungere la linea e, in breve tempo,
a superarla, allargandosi anche nella pianura. Tutto ci avveniva senza un piano ne un disegno,
crescendo su aggiunte successive di singole parti, andando cos a mancare una forma organica
allabitato.
Ad oggi, in seguito allo sviluppo urbano della citt da corso Matteotti verso le citt di Camnago,
Seveso e, in secondo luogo, Lentate Sul Seveso, la via Manzoni come principale asse di viabilit
stata sostituita in gran parte dalla via Seveso (in direzione nord-ovest) e dalla via Cadorna (in
direzione sud-est) che collegano la Superstrada Milano-Meda(posta a sud-est) , costruita successivamente al Piano Samon, alla parte ad ovest della citt, per poi proseguire verso i paesi limitrofi. Attraverso una rotatoria in largo Terragni, alla fine di via Seveso, si pu quindi immettersi nelle
direttive periferiche di Meda che conducono fuori paese. Corso Matteotti e via Manzoni sono collegate a questa nuova direttiva attraverso due nuove vie a senso unico; corso Italia, che da corso
Matteotti scende in via Seveso, e via Cristoforo Colombo, che sale dalla rotatoria in largo Terragni
fino a piazza Volta, creando un quadrilatero.
Attorno ad esse venuta a crescere la citt, senza un ordine prestabilito che quello sommario
dettato dalle strade suddette e quello delle propriet frammentate che imponevano la formazione
di una struttura edilizia senza ordine interno, regolata dal bisogno di soddisfare alcune necessit
prevalenti, senza una vera e propria intrinseca funzionalit in relazione al loro futuro.
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Edifici di varia natura e con vari indirizzi funzionali si sono addossati fra loro senza una logica
interna salvo casi isolati di costruzioni prevalentemente industriali che oggi presentano caratteri veramente moderni rispetto al nuovo modo di avviare il lavoro e di prevederne gli sviluppi. Si
tratta di poche eccezioni che appartengono alledilizia costruita negli anni dopo la Seconda Guerra
Mondiale e attribuiti solo da alcuni artigiani pi sensibili ed a qualche industriale che, in possesso
di mezzi maggiori, riuscito a creare complessi che sono vere e proprie isole dentro la citt.
Il risultato di interventi cos discontinui stato frammentarizzare il tessuto edilizio che ora si presenta generalmente caotico, compromettendo anche la viabilit, che si ritrova ad avere troppe
strade e poche piazze per la natura vivace della citt, e una scarsezza di zone a verde pubblico.
Anche ledilizia in cui non vi siano destinazioni artigianali sorta senza un proprio carattere; sono
perci scarse le corrispondenze formali e duso con lessenza della citt nuova. Si tratta in genere
di edifici di quella linguistica corrente e dozzinale che forma la massa delledilizia di tutte le provincie italiane, con un vocabolario figurativo di secondo ordine, dai volumi sgraziati, quasi sempre
fuori scala per eccesso.
Il piano, proponendosi a razionalizzare in senso positivo le assenze della nuova citt, dovrebbe
creare i suoi fondamenti in quello che non si fatto e si potrebbe ancora fare, in quello che di queste essenze rappresenta lespressione pi immediata, nel fatto che labitato si estende ai piedi di
una zona di collina ancora ricca di verde e giardini. Questo piano punta quindi a tenere conto del
nucleo antico vero e proprio della citt, ormai costituito da quei pochi brani di edilizia appariscente
che si abbarbicano alla collina e che strutturano le parti pi in vista di essa come parco di essenze
pregiate. Qui spicca anzitutto lex convento di S. vittore, ora Villa Traversi, che costituisce il cuneo
di verde proprio al centro del territorio comunale ai piedi della collina laddove si inizia la struttura
urbana che la circonda seguendo due direzioni, una verso nord-ovest e laltra verso nord-est.
Questo cuneo lespressione pi genuina e stabile della citt, il simbolo del suo passato e quindi
dovrebbe essere posto in evidenza pi di quanto non lo sia oggi, chiuso come da un sordo muro
di cinta che lo esclude dalla vista della citt.
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A questo dovrebbe seguire tutta una destinazione collinare nuova in cui la collina stessa assuma
la forma di un parco attrezzato che dovrebbe essere elemento unitario, unica architettura di verde
e di attrezzature future, controparte allo sviluppo in pianura della citt, elemento di attrazione singolare e studiato a fondo per esprimere tutto quanto possibile del sentimento che oggi ci anima
in rapporto alle relazioni sempre pi stabili tra luomo di oggi e lambiente naturale.
Sottolinea Samon come nella natura luomo di oggi sente di poter godere per una certa parte del
suo tempo. Proprio perch il contatto con la natura gli piacevole pi che nel passato, ne dovrebbe sentire la figurabilit intrinseca ed essenziale che lo guida a intervenire in essa senza eccessi,
ma solo per sottolinearne le qualit, creandovi tutte quelle attrezzature che rendono pi stabile e
piacevole le sue relazioni di soggiorno.
Si tratta quindi di progettare e prevedere un intervento nella natura che proprio del nostro
tempo, in cui la natura si fa diventare unarchitettura di parco, perch solo in questo modo
possiamo annullare la profonda cesura che ci divide da essa, trovando in ogni punto particolari tagli, particolari estensioni, speciali punti di vista, interventi di manufatti che creano pause
od emergenze capaci di umanizzare gli aspetti naturali in una forma di parco che, a differenza di quella pensata dalle magnifiche tradizioni cinque-seicentesche, crea una promozione di
massa entro lambito delle forme naturali e quindi deve lasciare in queste una naturalit pi
pregnante e pi schiva di quei fatti artificiali che costituiscono la gloria delle ville e dei parchi
del passato.
Quelli erano i parchi di re e principi, questi sono i parchi dove il tempo libero trova sempre
pi esteso il senso della proporzione tra il proprio corpo e lambiente naturale in cui luomo
viene fisicamente incluso, con un godimento che nasce dalle profonde differenze tra la vita di
ogni giorno in citt e i grandi e i piccoli spazi dellambiente naturale con la sua varia configurazione.
E questo il secondo punto per costituire unessenza della citt che sia nello spirito della
profonda trasformazione a cui da un ventennio sottoposto linsediamento comunale in tutti i
suoi aspetti.
Con queste parole Samon delinea unidea di verde per la cittadinanza, un verde pubblico aperto
al paese, ben differente da quello attuale, chiuso da alte mura senza che possa esser vissuto se
non in alcune eventi, sempre troppo pochi per potere davvero valorizzare questo patrimonio. Pi a
nord la parte verde del parco della brughiera, si sempre pi inselvatichita a causa della mancanza di cure, ed ora presenta una vegetazione varia, in alcuni punti dallottimo pregio paesaggistico,
ma in altri forma un muro totalmente invalicabile. Linteresse di alcune associazioni e dellente del
Parco della Brughiera hanno provveduto a pulire alcuni percorsi gi esistenti e ad aprire sentieri
nuovi che si snodano allinterno della vegetazione, fornendo valide alternative alle strade carrozzabili per chi usa biciclette o vuole passeggiare nella natura.
Il terzo punto, forse il pi difficile, intuire quali possano essere i modi per riproporre una forma
urbana che oggi purtroppo non esiste, malgrado i chiarissimi termini di rinnovamento interno alla
vita della citt. E evidente il contrasto fra il grande sviluppo dellattivit artigianale-industriale di
questi bravissimi mobilieri che hanno relazioni di affari in tutte le parti del mondo e la frammentaria
espansione edilizia cui tale sviluppo ha dato luogo.
Il contrasto di qualit fra una struttura industriale e commerciale che amplifica tutto un sistema di
educazione di relazione e il prodotto edilizio che dovrebbe nascere manifestando con un disegno i
caratteri di questa struttura, rende necessaria una ricerca profonda dellunit dellinsediamento urbano nelle sue prospettazioni future. Questo dovrebbe avere un disegno, una forma le cui espressioni morfologiche si configurino secondo caratteristiche che mettano in evidenza la struttura e
non secondo le discontinuit occasionali delluna casa accanto allaltro, del magazzino accanto
alla casa, della scuola accanto al magazzino e cos via. Questo terzo punto rappresenta quindi la
ricerca della forma urbana, una ricerca che nel caso di meda pu cos configurarsi.
Anzitutto: la ricerca di un elemento tipologico che organizzi la particolare estensione funzionale della destinazione casa, magazzino, laboratorio e spazio libero dellartigiano, secondo
proporzioni corrispondenti alle reali necessit future della piccola industria del mobile.
In secondo luogo: organizzazione di questo nucleo in una speciale struttura di quartiere che
tenga conto di tale forma.
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In terzo luogo: lannullamento della espressione anonima che hanno alcune strade fondamentali proprio perch create per pure e semplici necessit di traffico e non per immedesimarsi nella vita urbana, e quindi, progettare linserimento di tali strade nella forma della citt
facendo in modo che ai margini di esse i manufatti siano architettonici ed abbiano una continuit tale da determinare di per se stesso gli spazi direttori dei tratti urbani fondamentali.
In quarto luogo: definire architettonicamente le emergenze motivazionali che caratterizzano
le espressioni pi vive della citt nei cosiddetti centri direzionali di essa, ubicandoli in modo
che costituiscano, per la posizione in cui si trovano e per la convergenza delle linee di traffico, dei veri e propri nodi di interesse architettonico in cui si concentrino gli aspetti pi vivi
degli interessi economici e sociali della citt.
In quinto luogo: definizione precisa dei confini dellespansione urbana per far si che la forma
di questa espansione presenti, proprio ai confini una sua linea di carattere figurativo inalterabile perle relazioni spaziali secondo cui concepita: in una citt in cui le espressioni artistiche costituiscono lelemento di fondo di tutta lattivit civile, la presentazione dellabitato
secondo una configurazione cos fatta ci con un disegno di confine che abbia una forma
preordinata quasi un obbligo e un saluto, un invito, una presentazione di cui ora la citt
manca.
In sesto luogo infine: organizzazione dei servizi scolastici con sale di ritrovo, di conferenze
ed attrezzature per lo sport studiate secondo unorganizzazione di parti che impegni la destinazione di questi servizi verso finalit da approfondire in maniera molto precisa, in relazione
al fabbisogno, non solo del Comune di Meda, ma di altri Comuni che, intorno a Meda, usufruiscono dei servizi sociali di questa citt. La scuola dovrebbe avere un suo nucleo culturale
di particolare importanza, un centro di cui per ora Meda difetta, in quanto non esiste la convergenza di interessi culturali intorno a una scuola, e la scuola di grado superiore potrebbe
creare questa convergenza. Il complesso di palestre e di altre attrezzature sportive dovrebbe
completare il nucleo di questa scuola, mentre le scuola materne, elementari e medie, dotate
di ampi spazi verdi, dovrebbero essere localizzate e distribuite in maniera armonica, in modi
precisi con determinato raggio di influenza in rapporto ai quartieri della citt. Altres esse
dovranno costituire ulteriori elementi ordinatori del tessuto urbano, quindi determinanti per la
formazione di un contesto in cui le diverse espressioni morfologiche trovino una precisa unit
strutturale.
Ad oggi queste direttive sembrano esser state in gran parte ignorate. Manca un filo conduttore
architettonico a regolare la forma delle varie tipologie, e nello stesso complesso manca un riconoscimento funzionale e spaziale. I quartieri appaiono privi di una programmazione che vada oltre il
singolo lotto, spesso le costruzioni, un tempo nuclei monofamiliari, sebbene formati da un alto numero di persone, lasciavano un minimo di spazio verde privato o comunque una corte, oggi sono
state soppiantate da anonimi condomini alti intorno ai 25 metri, andando cos a saturare quel poco
di spazio verde che restava nei lotti o andandolo ad asfaltare per crearvi parcheggi. Le strade
fondamentali nonch quelle secondarie restano tuttora anonime, con la differenza che ora buona
parte delle vie del centro storico siano quasi totalmente disabitate e la mancanza di manutenzione ha lasciato gli edifici al degrado. le architetture restano prive di una qualsiasi forma piacevole,
salvo in rari casi di abitazioni o attivit industriali, volute da persone con un forte interesse verso
il senso della bellezza, cos girando per la citt compaiono talvolta delle architetture che spiccano
del contesto monotono. La mancanza di norme di buongusto architettonico ha portato e tuttora
porta Meda su una strada di anonimato architettonico. Il quinto punto, quello di confini prestabiliti e
fissi, che mancavano a e mancano tuttora tanto che ormai la citt si fusa con quelle vicine, facendo si che nella trama ininterrotta di abitazioni tutti uguali non si legga il suo confine; ci ha anche portato a saturare quella fascia verde che dal centro storico creava un ventaglio che andava a
fare un cerchio intorno alla citt fuori dalla periferia. Manca anche tutta la parte artistica richiamata
nel piano di Samon; Meda, sebbene citt di numerosi artisti, che producono arte principalmente
nel tempo libero per piacere personale e spesso le loro opere sono sconosciute quasi totalmente
alla comunit, manca totalmente di una linea comune di interesse artistico nello sviluppo e nellabbellimento della citt.
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Il sesto punto invece stato in buona parte rispettato. Dagli anni del piano Meda ha visto fiorire
diverse scuole di ogni grado,senza per che venisse a crearsi un polo scolastico o culturale definito, restando ogni edificio un sistema a s e staccato dagli altri, spesso anche molto distanti fra
loro. Palestre comunali e private sono state costruite nelle zone ancora non saturate del polo e del
san giacomo lungo le maggiori vie di quelle aree, anche qui senza per definire un area ma vivendo su edifici singoli scollegati.
Allinterno del suo piano Samon ha delineato unarea verde a nord-ovest del centro storico da
valorizzare con interventi per la comunit e, sebbene siano mancati questi interventi, almeno si
conservata quasi totalmente intatta questarea, a differenza di buona parte del ventaglio che da
essa dipartiva, in gran parte saturato dalle costruzioni successive.
Molto allavanguardia e di forte sensibilit unaltra idea avuta da Samon nel suo piano per la
riqualificazione di Meda; sul territorio del comunale infatti si contano diversi corsi dacqua di natura
torrentizia provenienti dallarea delle Groane o della Brughiera, la maggior parte dei quali vanno
a imettersi nel pi grande di essi presente a Meda, il torrente Tar (o Ter) che scorre da Cabiate
e continua verso Seveso il suo corso. Allepoca di Samon era utilizzato soprattutto come scarico
delle acque nere e reflue di diverse ditte e abitazioni che stavano sorgendo sulle sue sponde,
in un contesto che andava sempre pi a perdere la sua forma naturale verso un qualcosa di
inquinato e irrecuperabile.
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Samon propose cos sul corso del fiume di creare una strada pedonale a livello di quella gi
esistente sulla quale affacciassero botteghe artigiane e commerciali, creando una camminata
dove il pedone potesse svagarsi guardando il lavoro e allo stesso tempo comprare i prodotti delle
lavorazioni. Qui il concetto presente in tutta Meda di casa-bottega assumeva anche un significato
educativo e museale, dove la maestria artigiana veniva messa in mostra nel suo ambiente
naturale. In tal modo si sarebbe valorizzato un luogo che pian piano diventava intollerante per il
paese con un attrazione alternativa e interessante.
Inutile dire che questa fra tutte gli spunti dati da Samon questo fu quello totalmente ignorato,
cos che Meda non solo perse questa opportunit commerciale per mostrare la maestria dei
propri artigiani, ma il torrente, totalmente ignorato fino a met degli anni 90 si riemp degli scarichi
delle lavorazioni spesso anche chimiche, che facevano defluire nelle sue acque prodotti nocivi
al punto che il torrente emanava un odore nauseabondo per chi vi vivesse intorno, tanto che
ben presto assunse il nomignolo dialettale di Tumbun, ossia grande tomba. Ultimamente,
complici leggi ambientali che talvolta vengono anche fatte rispettare e i fallimenti di molte delle
industrie affacciate su di esso, il Tar sta vivendo un periodo di forte ripresa, fino a venire inserito
in molti progetti ambientali come percorso protetto di alcune specie animali nei loro spostamenti
fra i diversi parchi della zona; non raro infatti vedere nel suo interno diverse specie di volatili,
qualche mammifero e, nei periodi in cui le acque sono estremamente pulite, pure qualche pesce.
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Piazza Vittorio Veneto rappresenta il nucleo storico principale di Meda. Chiamata piazza di S. Maria dallanno 1000 solo nel 1922, in occasione delledificazione del Monumento dei Caduti, che la
piazza prende il nome di Vittorio Veneto.
La piazza situata sullestremit del colle che sovrasta la citt di Meda e si caratterizza per forma irregolare con tipica pavimentazione in rizada. Il valore del sito strettamente correlato agli
edifici monumentali che creano la chiusura dello spazio aperto, quali, la chiesa di San Vittore, Villa
Antona Traversi e Palazzo dei Capitani. Il comparto di Piazza Vittorio Veneto stato dichiarato con
Deliberazione Regionale VIII/09211 di notevole interesse pubblico quale bene paesaggistico.
Il comparto descritto tra le vie Antona Traversi, San Martino, Vicolo Santa Maria, vicolo Manin e
Salita delle Benedettine e fanno parte i seguenti edifici storici e monumentali:
- Villa Antona Traversi
- Chiesa di San Vittore
- Palazzo dei Capitani
- Santuario Santo Crocifisso
- C Rustica
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Il Pollack, che lavorando a Meda pot anche assistere allimprovviso crollo del campanile di San
Vittore mai pi riedificato lasciandocene una descrizione con disegno di sua mano, oper con
neoclassico rigore e, pur senza arricchire gli interni come aveva fatto altrove, realizz nondimeno
ambienti di buon gusto corrispondenti allo stile dellepoca e alcune sale splendidamente decorate,
tra le quali si possono citare la Sala delle Maschere, lOttagono e la Sala degli Specchi.
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La facciata esterna neoclassica della foresteria del palazzo, in piazza Vittorio Veneto, si distingue
per sobriet; lascia trapelare leleganza essenziale degli interni, quasi in continuit con lausterit
dellantica vita monastica. In parte precedente allintervento del Pollach, presenta un portone dingresso barocco. Immediatamente a destra del volume della villa si alza la ricca facciata barocca
della chiesa di S. Vittore, lunica parte dellantico monastero a non aver subito una trasformazione
totale.
Dal portone barocco si accede a quella che la corte rustica, dove sono presenti balaustre dai
motivi barocchi (sono del 1730 circa). Da qui si accede per mezzo dello scalone donore alla Corte
principale dellex convento.
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La Sala del coro testimonianza delle modifiche del Pollack apportate allantico monastero. La
sala infatti di 215 mq per unaltezza di 9,50 metri, stata ricavata nello spazio riservato al coro
del monastero e vanta una ricchissima decorazione cinquecentesca, opera di Bernardino Luini.
Lantica chiesa interna (quella riservata alle monache) stata divisa orizzontalmente da un solaio ligneo opera del Pollack, creando due locali: in alto lattuale Sala del Coro, e inferiormente la
LImonera.
Per quanto riguarda la sala del coro, spicca il tondo con Cristo benedicente al centro della parete
di fondo, che mostra la chiara derivazione leonardesca del Bernardino Luini. Dopo esser stata
utilizzata come granaio nellOttocento, la sala stata recentemente sottoposta a restauri: attualmente utilizzata per convegni e manifestazioni di carattere artistico e culturale.
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Il piano inferiore dellex chiesa interna un vasto ambiente, 200 mq per 5 m di altezza, articolato
da sei poderosi pilastri che sorreggono grandi archi in muratura. Il locale, che reca tracce degli
antichi affreschi, viene denominato Limonera in quanto per tutto lOttocento fu utilizzato come ricovero invernale degli agrumi coltivati in vaso.
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Dalla Limonera si raggiunge lampia corte interna quadrata, oltre 600 mq scoperti circondati da un
quadriportico coperto, di circa 400 mq, intorno al quale si sviluppa il corpo principale della villa. Si
tratta di uno spazio di profonda suggestione, lantico chiostro, cuore del monastero, trasformato da
Pollack in cortile donore. Larchitetto ne rifece i lati principali e chiuse gli archi di quelli laterali con
finestroni senza serramento. Oggi lo spazio lasciato a prato ed attraversato da un camminamento di lastre in granito dalle dimensioni irregolari.
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Affacciati sul chiostro si aprono la Sala della Maschere e lOttagono, due eleganti saloni neoclassici, di 140 mq complessivi, di cui il primo prende il nome dal motivo che ne decora pareti e volta:
maschere della commedia e della tragedia tra fregi e greche.
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La Rotonda sul retro della villa, creazione di Pollack, completa con grande senso scenografico la
sobria facciata neoclassica.
Nonostante la semplicit dellimpianto, circa 3000 mq disegnati a parterre, la maestria dellarchitetto viennese consiste nellaver saputo sfruttare le peculiarit orografiche del sito. La villa infatti
situata sulla sommit di una piccola collina di Meda circondata da un parco che digrada fino allabitato e che fa da schermo alledificio, appena visibile attraverso gli alberi. La collina non ha subito
cambiamenti dallepoca della costruzione di Villa Antona Traversi, il vigneto esistente fin dai tempi
del Monastero di S. Vittore scomparso solo negli anni Cinquanta del Novecento.
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Ci che restava del Monastero e lormai villa neoclassica furono acquistati nel 1836 da Giovanni
Traversi, e da lui il complesso pass al nipote e quindi ai suoi discendenti, fino agli attuali proprietari, gli Antona Traversi. Della lunga vita del cenobio la villa conserv comunque tracce importanti,
sia sotto il profilo artistico che documentale.
Sono conservati allinterno anche affreschi a suo tempo strappati dalla parete daltare della Chiesa, ma il vero tesoro costituito senzaltro da ci che resta del millenario archivio del Monastero.
Pur ridotto di molto a causa della dispersione della maggior parte delle carte, larchivio conserva
oltre 4000 pergamene ed fonte preziosissima di documentazione per la storia medese e di molte
altre localit possedute dalle monache di San Vittore: molte sono le pergamene altomedievali a
cominciare dal IX secolo e le importanti carte papali e imperiali, oltre al fondamentale libro cronaca dei secoli moderni.
Ledificio, tuttora abitato dalla nobile famiglia proprietaria,
conserva anche interessanti raccolte private.
Significativi i cimeli di guerra e i ricordi della vita letteraria
di Giannino Antona Traversi, frutto in particolare della sua
attivit di combattente, patriota e Commissario per i Cimiteri
di Guerra, e del suo fervore di commediografo, partecipe
attivo della vita culturale della sua epoca, a cavallo del 900,
ampiamente documentata attraverso limportante corrispondenza con i maggiori letterati del tempo.
In una sala sono riuniti anche i ricordi di Giovanni Antona
traversi, deputato e patriota attivo nel Risorgimento italiano,
legato al mondo politico del suo tempo, a Cavour, a Garibaldi, a Mazzini.
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Alcune cartoline storiche che ci mostrano limportanza paesaggistica e identificativa della citt
della Villa Traversi.
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Nel pur ricco archivio del Monastero non esistono informazioni che possano far risalire con certezza agli artefici della chiesa e quindi sono stati fatti molti nomi, ma la struttura vicina comunque
allarchitettura della Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano e quindi si pensato
al Dolcebuono e agli altri che vi operarono. Pi di recente stata avanzata da parte del proprietario lipotesi, di Cesare Cesariano. La Chiesa divisa nettamente in due parti, quella interna,claustrale, riservata alle monache, e quella esterna, destinata ai fedeli, ed interamente affrescata.
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Come per ledificio, anche per le pitture larchivio del Monastero non offre, con qualche eccezione,
informazioni sufficienti per le necessarie attribuzioni. Si avverte subito tuttavia la presenza dominante della scuola di Bernardino Luini, scuola che deve aver operato sotto la diretta guida del
maestro, che in talune figure deve averci messo direttamente la propria mano.
Linterno ripartito in cappelle nelle pareti laterali - alcune poi rinnovate rispetto al disegno
originario - e arricchito da altari, lesene, cornicioni, fregi, vele e velette, il tutto decorato con molteplici motivi e soggetti. Anche la volta riccamente affrescata: su fondali dai vivaci colori sono stati
dipinti motivi rinascimentali, arabeschi e simboli della Passione di Ges. Il pavimento, inpietra di
Saltrio, custodisce diversi sepolcri.
La facciata interna presenta nella parte superiore un affresco pi recente, forse contemporaneo
alla facciata esterna ed in qualche modo estraneo al ciclo pittorico, mentre pienamente integrato
il resto: in alto i santi Nabore e Felice e in basso le sante Tecla e Agnese.
PARETE SINISTRA
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Nella parete sinistra la prima cappella ospita il cosiddetto Mortorio, prezioso gruppo ligneo con
statue a grandezza naturale, raffiguranti la Deposizione di Cristo. Le statue, non tutte della stessa
bottega e dello stesso periodo, formano una scena di compianto, caratteristica in ambito lombardo in quel periodo. Completano la cappella gli affreschi della Maddalena e della Veronica ai lati e
unanimata Resurrezione nella lunetta.
Alla prima segue la cappella della Madonna del Rosario, i cui affreschi mostrano indubbiamente
limpronta luinesca. In primo piano, a sinistra, S. Caterina dAlessandria presenta alla Madonna la
Badessa Carcano, mentre a destra, in preghiera, raffigurata una santa di difficile individuazione,
che una certa tradizione vorrebbe identificare con Santa Giustina. Al centro dellaffresco una statua della Madonna del Rosario al posto della raffigurazione strappata. Le figure sono sormontate
da un rosaio dal quale sbocciano sette tondi raffiguranti i sette misteri del Rosario relativi alle c. d.
allegrezze della Madonna, mentre in alto domina la figura del Creatore. Pregevoli infine gli angeli musicanti che Lo affiancano (altri sono presenti con varie fattezze in diverse parti della chiesa
interna ed esterna).
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Al terzo altare illustrata la leggenda di Aimo e Vermondo, raffigurati sugli alberi mentre pregano
per la loro salvezza, circondati dai cinghiali. Una curiosit: fino al recente restauro i cinghiali erano solo due e la scoperta degli altri sotto la pittura pi superficiale ha destato molta sorpresa. La
cappella completata con la raffigurazione nel catino di una Madonna con Bambino,
S. Vittore e S. Benedetto.
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Dallultima cappella di sinistra, gi nel presbiterio, si accede alla sagrestia e alla chiesa interna, e
la superficie affrescata lascia spazio alla porta e a diverse luci. Notevoli comunque le raffigurazioni
dei due testimoni del monachesimo, SantAntonio Abate e san Bernardo.
PARETE DESTRA
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Lungo la parete destra si sviluppano altre quattro pregevoli cappelle. La prima, i cui affreschi appaiono posteriori rispetto al resto, dedicata ai santi Pietro e Paolo, qui raffigurati con i loro tradizionali simboli. Nellimpianto decorativo della cappella si osservanoepisodi della vita dei santi e
raffigurazioni delle Virt teologali e cardinali.
Segue laltare c. d. di San Carlo, in ragione del simulacro del Santo, ospitato intorno alla met
del 600 in una nicchia al centro della cappella, ricavata posteriormente al disegno originario . I
restauri che lhanno interessata fino al 2005 hanno restituito loriginaria bellezza ai santi Giorgio e
Rocco che qui sono raffigurati da abile mano, ma lintera cappella riccamente decorata con angeli, putti, grottesche, stemmi araldici di nobili casate e notevole lutilizzo delloro in molte parti.
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Lultima cappella, nel presbiterio, mostra nellaffresco del Battesimo di Ges, soprattutto nei volti
degli angeli, quanto presente fosse linflusso leonardesco sui pittori lombardi.
Non meno pregevole delle pareti laterali quella di fondo con laltare maggiore, sia per il significato artistico che religioso. Sotto la mensa dellaltare infatti collocata lartistica urna che conserva
i resti dei Santi Aimo e Vermondo, mentre sopra il tabernacolo domina la grande pala daltare di
Giovan Battista Crespi, il Cerano: Cristo risorge in Gloria con i Santi Paolo, Ambrogio, Carlo,
Vittore e Scolastica. Ai lati della pala, a sinistra, La Vergine con le pie donne, e a destra Ges
deposto con Nicodemo e Giuseppe dArimatea, affreschi attribuiti a Giulio Campi.
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Di grande pregio il cornicione che lungo tutto il perimetro della navata separa le cappelle dalla
volta, tutto adornato di tondi con immagini di Santi e Martiri, Profeti e Sibille.
In particolare nel cornicione trionfale sopra laltare maggiore, che ospita leffigie di San Vittore e
quelle dei Santi titolari delle chiese dipendenti dal Monastero di Meda, vanno apprezzati i santi
Aimo e Vermondo delle losanghe. Lalta luce ad emiciclo che sovrasta laltare maggiore per lintera parete di fondo, adornata di un bel Crocifisso ligneo, il diretto collegamento con la chiesa
interna che permetteva un tempo di apprezzare il canto delle monache.
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Lattuale prospetto ornato di un semplice protiro e di quattro statue ospitate entro nicchie, raffiguranti santi per i quali i medesi nutrono particolare venerazione: SantAntonio Abate, i Santi Aimo
e Vermondo, fondatori e protettori del cenobio benedettino di Meda, e San Giovanni Oldrati, che
una tradizione postuma vuole riformatore dellordine degli Umiliati, nato a Meda intorno al 1100 e
poi santificato da Alessandro III.
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Linterno si presenta diviso in tre navate, impreziosito dal 1924 di affreschi e decorazioni pressoch su tutta la superficie e ornato di statue. Le pitture di maggior pregio sono di Luigi Morgari,
(1857-1935), esponente importante di una famiglia di pittori torinesi, che fu soprattutto affrescatore
e fu attivo in area piemontese e lombarda.
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CA RUSTICA
Nel punto pi alto della Piazza San Vittore si trova ledificio della Ca Rustica.
Si tratta di un grande fabbricato, di origine cinquecentesca, che ingloba a settentrione i resti di
quella che doveva essere una torre e che la tradizione vorrebbe identificare con una torre comunale di epoca medievale. Fu utilizzata nel 600 come abitazione dei Clerici, famiglia nobiliare con
importanti possedimenti nel medese in un momento di dominazione spagnola nel quale si vede
una nuova classe nobiliare, non solo di Medesi che assume importanza nel ducato come feudatari.
Il passaggio di diverse famiglie nobiliari si vede nelle tracce di decorazioni araldiche, oggi in pessimo stato, che un tempo decoravano lintera superficie del palazzo.
Sopra il portone di ingresso della facciata principale incastonato un antico stemma della famiglia
Porro, stemma trovato nel dopoguerra nelle campagne e incastonato in seguito ad un impreciso
restauro, ma che resta una testimonianza di una famiglia, quella dei Porro, legata alle vicende
Medesi.
Sulla facciata che d sul vicolo Santa Maria restano tracce oltre che di decorazioni araldiche ottocentesche anche decorazioni di volatili e finti mattoni.
Antichi documenti ricordano lincontro avvenuto presso il Monastero nel 1496 - scenario l'incipiente balletto delle alleanze che stava per caratterizzare il tragico periodo delle cosiddette guerre
d'Italia - fra l'imperatore Massimiliano d' Asburgo e Ludovico il Moro, presenti anche il legato del
Papa e quelli dei pi importanti stati italiani.
La difficile lettura del dato storico di questo manufatto data dalluso non sempre univoco che ne
stato fatto durante la sua storia.
Da palazzo nobiliare, stato, in fasi alterne o contemporaneamente, scuderia del palazzo De
Capitani, cascina agricola, opificio, filanda, e nuovamente abitativo fino agli ultimi anni, prima di
subire espropri che rendono incerto il suo futuro.
La sua importanza nella storia di Meda da attribuirsi alla sua posizione e alla sue funzioni storiche. Da un lato rappresenta quei contrasti da Chiesa, cittadinanza e nobili che hanno caratterizzato la storia di meda per quasi mille anni, dallaltro incarna dei valori del mondo contadino e artigianale che nel dopoguerra sono andati persi.
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Altro problema evidenziato dallArch. Citterio come il piano Samon e i piani successivi, che
per comodit non hanno alterato la caratteristica di promiscuit delle destinazioni allinterno dello
stesso edificio, ossia le caratteristiche abitazioni-botteghe-magazzino presenti a Meda, col tempo
abbiano sfavorito la nascita di un polo tecnologico industriale formato da fabbriche che riuniscano numerosi artigiani nello stesso edificio, per una lavorazione che da ditte famigliari di media
dimensione viene commissionata alle singole botteghe del singolo artigiano. Sono poche le ditte che hanno avuto interesse a espandersi e industrializzarsi uscendo dalla realt di bottega, e
queste ditte sono ora la spina dorsale principale delleconomia medese, rivestendo il ruolo di lite
dellartigianato del mobile. Tutte quelle realt che guardavano invece alla fascia media del mercato hanno perso sempre pi terreno anche perch le singole botteghe o piccole realt lavorative
non avevano i mezzi e linteresse di tecnologizzarsi col passare del tempo per stare dietro ad una
lavorazione che si evolveva e aumentava le sue richieste. Contando limmensit del mercato del
mobile medio a livello mondiale se Meda si muovesse per tecnologizzare e industrializzare le proprie lavorazioni per diventare nuovamente competitiva rispetto alle altre industrie (principalmente
tedesche, austriache e svizzere)che ad oggi sono leader nel mercato mondiale, tenendo conto
delleccellente manualit e trazione nel design che possiede questa citt andrebbe a riprendere
il suo posto al vertice dellartigianato. Studiando la nuova fase lavorativa medese si nota come
sempre pi Meda si avvicini ad essere, se non lo gi, citt dormitorio per abitanti pendolari che
si muovono per andare a lavorare a Milano, Como e Monza. In nostro parere, a prescindere dalleconomia o dalla natura che assume la citt, la piazza Vittorio Veneto merita e richiede unattenzione per il suo patrimonio e il suo rilievo nel contesto cittadino ma anche storico nella Brianza e
Lombardia stesse, per come la storia si incontri in questo luogo nei diversi secoli.
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PROGETTO DI RIUSO - LA CA RUSTICAQuando ci siamo trovati ad affrontare il tema del riuso delledificio, abbiamo notato come fosse
impossibile lavorare su questa realt separatamente al contesto che la circonda; non ci sembrava
possibile n logico pensare di ridare vita a una parte di storia lasciando tutto il resto della piazza
morto come oggi. Cos il nostro progetto di riuso iniziato col domandarci cosa riportasse alla
vita la piazza intera, consci che non si potesse progettare senza tenere conto del valore e delle
attenzioni che questo luogo richiede nellambito di un intervento. Abbiamo deciso di non prendere
a modello le caratteristiche dei centri storici dei paesi limitrofi, dove gli edifici, una volta recuperati,
vengono principalmente riconvertiti in edifici commerciali, creando cos aree pedonali dove linteresse principale dei visitatori lacquisto di prodotti. Data lopportunit storico-artistica che offrono
gli edifici della Piazza Vittorio Veneto ci sembrato naturale utilizzare questo luogo come nuovo
polo culturale di Meda, finora totalmente assente. Siamo cos passati a dare una definizione duso
per ogni edificio presente, cos da rivalutare tutto il contesto in un progetto di riqualificazione unico, cercando anche di sfruttare questa occasione per risolvere alcune richieste che il paese ha da
diversi decenni, senza che fossero mai realizzate dalle varie giunte comunali.
Attualmente la piazza pedonale salvo per i residenti e negli orari delle funzioni religiose nella
chiesa di Santa Maria Nascente; necessario per la nostra proposta che la piazza rimanga ancora pedonale, sebbene la mancanza di parcheggi nelle vicinanze potrebbe creare problemi a chi
volesse raggiungerla; pensavamo cos che alcuni lotti lungo corso Matteotti, ora con edifici parzialmente crollati e totalmente in disuso, potessero venire destinati a parcheggio.
Partendo dal Palazzo De Capitani, valutando la sua forma e, a nostro parere, la sua predisposizione ad avere un impianto museale, abbiamo pensato di utilizzarlo come sede del Museo del
Design e del Legno, idea che da diversi decenni viene proposta a Meda senza che poi effettivamente sia messa in cantiere. Questo permetterebbe, visti i tre piani delledificio, di suddividere gli
spazi fra Showroom delle principali aziende medesi al primo piano, Museo del Design al secondo
e Museo del Legno al terzo.
La Villa Antona Traversi e la chiesa di San Vittore sono gi utilizzate ora per eventi come matrimoni e feste, nonch, data la presenza di numerosi affreschi e decorazioni artistiche al loro interno, per visite guidate e ricerche di varia natura da parte di studiosi. Necessario un intervento
conservativo soprattutto negli ambienti della Villa, successivamente continuerebbero ad avere le
loro destinazioni attuali. Ricordiamo la presenza al suo interno di alcuni Musei ed Esposizioni, ora
principalmente private e chiuse al pubblico, come il Museo del Risorgimento e lEsposizione di
Carrozze dEpoca. Lapertura al pubblico di questi luoghi oltre a quella parziale dellArchivio della
famiglia Antona Traversi sarebbero un valore culturale aggiunto a tutta lidea di rivalutazione.
La Foresteria della Villa si suddivide in due aree; una parte alta, dove ai piani terreni sono oggi
presenti studi di varia natura (darchitettura, dassicurazioni e legale), che potrebbero continuare
la loro attivit, e, ai piani superiori, vi risiede parte dellarchivio e le abitazioni della servit della
Villa. La parte inferiore invece, ad oggi totalmente in disuso, potrebbe ospitare nei suoi numerosi
locali di piccole e medie dimensioni diverse attivit commerciali e di ristorazione, al fine di offrire ai
visitatori un servizio per rendere pi confortevole lo svago nella piazza.
Importante ricordare come oggi, sebbene da anni sia presente una convenzione fra i proprietari
della Villa Antona Traversi e della villa di fianco ad essa, i parchi non siano pubblici bens restino
chiusi ai visitatori salvo in eventi particolari. Ci sembra interessante pensare che, per valorizzare
tutta la piazza, si permetta unapertura al pubblico di questi giardini, considerando anche il fatto
che potrebbe servire aprire un nuovo accesso anche da corso Matteotti per renderlo pi fruibile ai
pedoni.
La chiesa di Santa Maria Nascente verrebbe utilizzata per visite al suo patrimonio artistico e per le
funzioni religiose.
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In questo scenario siginificativo e composito che si affaccia in maniera monumentale sulla piazza,
la Ca Rustica stato loggetto del nostro interesse pi specifico, vedendo nelledificio, delle potenzialit maggiori che negli altri edifici della piazza.
Se infatti le chiese svolgono tuttoggi la loro secolare funzione e la villa un museo di s stesso,
sul quale un intervento di riconversione degli spazi sarebbe indelicato e inopportuno, la Ca Rustica giunge ad oggi in condizioni di forte degrado, con un utilizzo delledificio inopportuno alla salute
dello stesso e per chi vi abita, con abitazioni ai limiti dei regolamenti e carenti su diversi piani, da
quello distributivo a quello dei servizi.
La sua storia complicata lha portato da palazzo nobiliare a diventare cascina agricola, opificio,
filanda e scuderia, e di conseguenza ad essere stato per secoli un edificio di scarso interesse per
la citt.
In questo ambito ci siamo trovati a considerare come a Meda, citt con abili artisti e artigiani,
capaci di produrre opere darte dalla pregevolissima fattura, manchi totalmente di un luogo che
valorizzi larte e la produzione artistica. Limpianto delledificio, che in passato aveva la funzione di
stalla, presenta numerose stanze aperte sulla corte interna, spesso non collegate fra loro. Ai piani
superiori, invece, storicamente si avevano le abitazioni dalle dimensioni modeste e anche oggi la
divisione dei vani predilige un impianto residenziale.
Prendendo spunto dallesperienza di un paese in Val Camonica, Bienno (BS), abbiamo pensato di
progettare al suo interno una Casa degli Artisti e dellArte; questo paese, attraverso un progetto
in concomitanza con la Regione, da diversi anni si iniziato un progetto internazionale dove artisti
vengono ospitati nella residenza e finanziati cos che possano a tempo pieno dedicarsi totalmente
a produrre arte. Allinterno del paese poi ad ogni artista viene affidata una bottega dove lartista
lavora e espone le proprie opere, andando cos a creare un percorso artistico nel pese che collega le varie esposizioni.
Vorremmo cos riprendere questa idea anche nella Ca Rustica, utilizzando le stanze delle ex-stalle come botteghe artigianali dove gli artisti lavorano alle loro opere e i visitatori possono osservarli
mentre lavorano e le stanze pi ampie, sempre al piano terra, come esposizioni artistiche. Nella
zona dellingresso, dove fino a qualche tempo fa era presente il Circolo San Francesco, ci sembra
adatto posizionare unarea di ristoro dove il cliente possa sedere assieme allartista e allintellettuale. In fronte al ristoro poniamo una portineria e un negozio, dove vengono vendute le opere
degli artisti ospitati nella casa.
La corte, nella Ca Rustica, come nelle cascine sparse per il territorio di Meda e dellintera Lombardia, sempre stato il luogo della vita rustica e popolare.
Nella nostra riconversione, linteresse renderlo il luogo del confronto soprattutto con la citt e
con il visitatore. Per questo, nel voler evitare di intervenire in maniera distruttiva, sulla rizada della
piazza, intenderemmo realizzare una continuazione dello spazio pubblico della piazza, all interno
della nostra corte.
Lidea di coprirla con una copertura vetrata, con sistema di raccolta delle acque, nellintento di
rendere questa piazza interna, oggi utilizzata a parcheggio e deposito, luogo per tenere in tutte le
stagioni mercatini o tavolini allaperto, e renderlo luoggo della collettivit che difficilmente si potrebbe collocare in altri luoghi della piazza.
Importante ricordare che attraverso il centro storico si andrebbe cos a creare un percorso che
collega la parte naturalistica presente nel Parco della Brughiera al centro economico che si snoda
dalla via Solferino alla Fontana in centro, una via per pedoni che andrebbe a cambiare radicalmente il valore e lassetto dellintero comune e ridarebbe finalmente un nuovo centro da cui iniziare la riqualificazione dellintero paese.
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PAESSAGGIO E AMBIENTE
Il PLIS della Brughiera Briantea situato nel contesto del terrazzo delle Groane e di Meda, in un
ambito territoriale raccordato con lievi ondulazioni con lalta pianura asciutta a nord del Villoresi e
dove la scarsa permeabilit dei suoli ha determinato un fitto reticolo idrografico costituito da corsi
dacqua a regime temporaneo, alimentati dagli afflussi meteorici.
Si tratta di un ambito oggetto di una fortissima pressione antropica, con una cortina edificata
pressoch continua che segna il margine di unurbanizzazione particolarmente diffusa. I caratteri
geomorfologici hanno favorito il permanere di un ambiente prevalentemente naturalistico, estraneo sia al paesaggio rurale, sia alla prima grande ondata di industrializzazione, rappresentando
un forte limite allurbanizzazione.
Mentre il ruolo marginale svolto attualmente dallattivit agricola nella porzione pi meridionale
di questo ambito territoriale ha determinato labbandono o la trasformazione della maggior parte
delle cascine, oltre a una superfice agricola, prevalentemente coltivata a seminativo e a prato,
decisamente frammentata, la scarsa vocazione agricola del territorio pi direttamente interessato
dal PLIS ha consentito la conservazione di alcuni ambiti di naturalit lungo il corso del Seveso e
nel pianalto del Parco della Brughiera.
In questo territorio di brughiera fra i pi meridionali dEuropa e di peculiare interesse geologico, il
Parco delle Groane, in connessione a nord con il Bosco delle Querce di Seveso e il Parco della
Brughiera, garantisce, pur con le restrizioni determinate dagli attraversamenti urbani, una continuit del sistema ecologico nordsud, ponendo in relazione il sistema prealpino della Brianza con i
parchi urbani del sistema metropolitano.
Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenzialit (e per contro di estrema
fragilit) proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un presidio ecologico del territorio.
ASPETTI TERRITORIALI
I vasti spazi boscati del Parco, che formano un polmone verde di circa 2.100 ettari in un territorio fortemente urbanizzato a cavallo delle province di Milano e Como, e i valori ambientali che
essi racchiudono sono ancora poco conosciuti, forse perch non attraversati, ma solo lambiti, dai
principali percorsi stradali che percorrono la pianura alluvionale meridionale, sulla quale si sono
costruiti anche i centri urbani dei comuni del Parco.
Il territorio della brughiera, cos come oggi ci appare, stato fortemente trasformato dallazione
delluomo nel corso dei secoli, con lagricoltura, ma soprattutto con lescavazione dellargilla, lattivit forestale, lurbanizzazione e il conseguente abbandono colturale delle campagne.
Il territorio della porzione occidentale del Parco presenta maggiori discontinuit territoriali, sia per
la mancanza di un perimetro unitario, sia per la presenza di importanti infrastrutture lineari, come
la linea ferroviaria Milano-Como-Chiasso che produce una netta divisione dellarea.
A nord dellabitato di Meda, nella parte sud-orientale del Parco sono invece presenti alcuni nuclei
residenziali di realizzazione relativamente recente localizzati lungo la SP221.
Dalla lettura degli strumenti urbanistici comunali emergono, allinterno del perimetro del Parco,
accanto a una preponderante presenza di aree destinate a uso agricolo e boschivo, alcuni ambiti
di cava dismessi, alcune aree a destinazione residenziale e polifunzionale lungo il tracciato della
SP221, mentre a Lentate sono presenti alcune aree a destinazione produttiva.
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ASPETTI PAESISTICO-AMBIENTALE
Il Parco della Brughiera Briantea rappresenta una delle prime aree coperte quasi esclusivamente
da boschi e prati che si incontrano allontanandosi da Milano verso nord, stretta fra aree intensamente urbanizzate.
Il Parco prende il nome da una formazione vegetazionale tipica dei suoli poveri, la brughiera, un
tempo ampiamente diffusa in questo ambito e che oggi sopravvive solo in condizioni estremamente particolari e precarie. Morfologicamente il territorio del Parco caratterizzato da terrazzi fluvioglaciali che raggiungono i 300 m di quota, che determinano un paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai corsi del Seveso e del Tar e dalle acque di ruscellamento e
dai torrenti che hanno dato origine a solchi, scarpate e vallette.
Larea, rappresentativa delle diverse situazioni geomorfologiche dellalta pianura e del pianalto
lombardo, ha avuto origine dai materiali ghiaiosi trasportati dai torrenti che, scendendo dai ghiacciai, hanno modellato larea a sud del lago di Como, dando origine a suoli argillosi dal caratteristico colore rosso, chiamati ferretti.
Il terreno compatto e pesante non ha favorito lagricoltura ed quindi prevalsa la vocazione forestale della brughiera, mentre la presenza di argilla ha determinato lo sviluppo di unintensa attivit
di escavazione che ha portato ad una trasformazione violenta del territorio, rimodellando il paesaggio ed originan do le depressioni che oggi spesso ospitano, anche se a volte temporaneamente, piccoli laghi che segnano il territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda e che costituiscono oggi zone umide dun certo interesse, votate a un utilizzo a scopo didattico-ricreativo.
Gran parte della superficie oggi occupata da vaste superfici di foresta planiziale di querce, di
eccezionale pregio naturalistico, risultato anche di unestesa attivit di rimboschimento che ha interessato, nel dopoguerra, larea di Cimnago, mentre rimangono lembi di brughiera solo nelle aree
in cui pi recentemente cessata lattivit di cavazione dellargilla, ove i suoli sono meno fertili.
Questi ecosistemi rappresentano quindi un caratteristico habitat per specie animali e vegetali
legate allambiente forestale, che qui trovano lestremo rifugio, in aree risparmiate dalla fortissima
espansione urbanistica degli ultimi decenni.
RETE ECOLOGICA
La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista
ecologico, quale quello del Parco della Brughiera Briantea, trova il suo principale ostacolo in un
territorio diffusamente antropizzato, a cui si affiancano vaste superfici naturaliformi e una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili, e che solo lungo lasse del corso del
Seveso pu trovare un elemento di continuit ecologica.
Il PLIS della Brughiera Briantea si configura, allinterno del PTCP, come un tassello di non particolare rilievo della rete ecologica provinciale, essendo interessato da un ganglio secondario, connesso attraverso un corridoio ecologico secondario al Parco delle Groane.
Al fine di concorrere alla realizzazione della rete ecologica della provincia di Milano, il Parco deve
operare sugli ampi ambiti della brughiera adibiti ad uso forestale, interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico, anche nellottica di
salvaguardare/creare direttrici di permeabilit verso il territorio della provincia di Como.
Mentre nella porzione meridionale, al sistema antropico si contrappone uno scarso sistema di aree
naturaliformi, costituite da alcuni lembi boscati relitti e dalla vegetazione arboreo-arbustiva spontanea rilevata lungo la valle del Seveso, la porzione settentrionale oggi occupata da vaste superfici di foresta planiziale e da residui lembi di brughiera.
Lattuale spesso assoluta mancanza di connessione fra queste peraltro ampie isole di vegetazione
arborea ne produce per un significativo isolamento ecologico.
I piccoli laghi che segnano il territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda costituiscono oggi zone umide dun certo interesse, idonee a divenire un punto di importanza ecologica e
fruitiva.
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In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dallAmministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunit
di carattere paesistico-ambientale presenti sul territorio, con lintento di creare una connessione
orizzontale fra le diverse
Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Pi in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto
sono:
collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi;
istituire una contiguit spaziale che favorisca lo scambio e linterconnessione fra le diverse ecologie;
rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilaciare landamento nord-sud dei parchi, in un
ambito dovele conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura;
garantire unadeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilit generata dalla
nuova infrastruttura.
ASPETTI AGRONOMI
La scarsa fertilit dei terreni e la penuria di risorse idriche hanno storicamente limitato lattivit
agricola circoscritta quasi esclusivamente alla valle del Seveso e alla piana di Cimnago, dove erano presenti seminativi vitati e gelsi.
Nel resto del territorio del Parco, questa situazione ha favorito la vocazione forestale della brughiera, limitando i coltivi alle aree prossime alle cascine e alle superfici terrazzate (ronchi) dove
si esercitavano pratiche agricole a carattere intensivo che prevedevano la coltivazione di cereali,
ortaggi e vite.
A partire dallOttocento la crisi della bachicoltura modific questa situazione, determinando lestensione dei vigneti, mentre nel dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito unulteriore riduzione di
superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti urbani, ma anche delle superfici boschive. Oggi su una superficie agricola totale di 945 ettari operano 98 aziende agricole che praticano
unagricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais e, nellambito del
pianalto, i prati permanenti per la produzione di foraggio, che interessano anche i pochi terrazzi
ancora presenti, quando non sono occupati da rovi o boschi. Infine, fra le attivit extra agricola, vi
la presenza di alcuni piccoli maneggi e pensioni per cavalli.
PERCORSI
Il territorio del Parco si presta ad essere fruito in tutte le stagioni, ed ogni momento dellanno riserva elementi di sicuro interesse al visitatore.
Numerosi percorsi attraversano il Parco percorrendo in minima parte strade locali di attraversamento dei centri abitati interni alla Brughiera e in maggior parte sentieri con fondo sterrato.
La percorribilit peraltro buona, grazie anche alla recente sistemazione e ampliamento del sistema dei percorsi, che offre anche tracciati a elevata accessibilit per disabili.
I principali itinerari attraversano il territorio del Parco in senso estovest e nord-sud, ora di breve,
ora di lunga percorrenza, collegando fra loro i diversi comuni del Parco e distinti in itinerari estivi,
primaverili, invernali e micologici.
I numerosi percorsi permettono di apprezzare i diversi ambienti paesistici-naturalistici che caratterizzano il territorio del Parco. In particolare:
larticolazione geomorfologica, attraversando il terrazzo rissiano, il terrazzo mindelliano soprastante, incontrando i segni della cessata attivit estrattiva, percorrendo le valli dei numerosi torrenti presenti nelle aree boscate del Parco, incontrando stagni e lembi di brughiera;
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il diverso uso del suolo, attraversando prati, terreni coltivati, in genere a mais, boschi di quercia
rossa, pino silvestre, betulle, robinia, tiglio, farnia e ontano nero. Gli itinerari consentono, inoltre, di
conoscere tutti gli elementi puntuali di interesse naturalistico e storico-monumentale dispersi nel
territorio del Parco: laghetti, rogge, fontanili, zone umide, ville, castelli, cascine e antiche chiese.
Laccessibilit ciclistica al Parco dai comuni limitrofi e dallarea centrale metropolitana risulta ancora frammentata, in quanto il fitto disegno di rete ciclabile, individuato dal Piano Strategico della
Mobilit ciclistica MiBici ancora incompleto nella sua realizzazione.
EDUCAZIONE AMBIENTALE
Nella convinzione che gli obiettivi di una corretta gestione del territorio e del rispetto per i valori
ambientali richiedano lattenzione e la consapevolezza dei cittadini, il Consorzio propone da alcuni
anni alle scuole dei suoi comuni una serie di iniziative di educazione ambientale, rivolte agli studenti, ma anche agli insegnanti,
in collaborazione con le associazioni di volontariato ambientale.
Per lanno scolastico 2006-07 il Parco propone, per gli alunni delle scuole primarie e delle scuole
secondarie di 1 grado, gratuitamente per quelle dei Comuni consorziati, una serie di programmi
aventi come tema la scoperta della flora e della fauna. Nel corso degli anni sono state affrontate
varie tematiche e oggi lofferta si presenta alquanto articolata: dallo studio degli ecosistemi acquatici del Parco e di come gli esseri viventi si sono adattati ad ambienti di vita diversi, alla fauna selvatica del Parco, ai boschi, per comprendere gli equilibri di questo ecosistema e gli stadi
dellevoluzione delle aree a brughiera verso il bosco, con una speciale attenzione rivolta alle le
trasformazioni del territorio del Parco, a come lambiente naturale si riappropriato degli spazi che
gli sono stati sottratti (zone umide, aree a brughiera e boschi), agli elementi dinteresse storico-testimoniale come cascine, fontanili, muretti a secco. Infine nellottica di insegnare agli studenti a
rispettare e a proteggere lambiente, stato attivato un progetto di risanamento e riqualificazione
ambientale di piccole aree degradate.
I principali progetti promossi dal Consorzio sono finalizzati alla conoscenza del territorio e dei suoi
valori. In questottica la riqualificazione del sistema dei sentieri, attraverso boschi ed aree coltivate, lungo i torrenti, alla scoperta di ambienti inaspettati in un territorio cos fortemente antropizzato,
diviene un elemento cardine della politica del Parco.
INTERVENTI PROGETTI E STUDI
Il progetto di Recupero e valorizzazione naturalistica e didattica di ambiti naturali degradati da usi
impropri e microdiscariche cofinanziato al 50% dalla Fondazione Cariplo e prevede il coinvolgimento dei cittadini, delle Associazioni di Volontariato e delle scuole. Il progetto si propone di intervenire sulle aree presenti in particolare lungo la viabilit minore, utilizzate come piccole discariche
di materiali diversi, o oggetto di usi impropri, in particolare per quanto riguarda il fenomeno della
prostituzione. Gli interventi di ripristino prevedono di trasformare questi ambiti di degrado in aree
di pregio e a spiccata valenza naturalistica.
Tra gli obiettivi del progetto, oltre al recupero delle situazioni di degrado, vi anche quello di sensibilizzare i cittadini sui temi del corretto uso del territorio, della gestione dei rifiuti, del rispetto per
lambiente, della frubilit degli spazi verdi periurbani.
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Le attivit non dovranno comunque comportare alterazioni non ammesse dal grado di intervento sulledificio di cui all ART. 18 e seguenti delle presenti Norme.
b la destinazione per attivit direzionali commerciali, risulta ricognitiva di alcune attivit gi presenti
nellambito del Centro Storico delle quali si consente il mantenimento delle attivit stesse.
c gli edifici con parziale o totale destinazione Artigianale o Produttiva potranno essere recuperati ai fini di
attivit artigianali di servizio compatibili con la residenza e che assicurino una totale assenza di lavorazioni
nocive o moleste (fumi, odori, rumori ecc.), e che comunque rimangano attivit artigianali di piccola entit
con caratteristiche di tipo familiare.
Le attivit non dovranno comunque comportare alterazioni non ammesse dal grado di intervento sulledificio all ART. 18 e seguenti delle presenti norme.
- Residenza
La destinazione a residenza consente la realizzazione di abitazioni al piano terreno, previa verifica delle
condizioni igienico-sanitarie, esclusivamente negli edifici o porzioni che non affacciano su strade e spazi
pubblici.
- Commercio artigianato di servizio artigianato di piccola entit
Le destinazioni di cui al presente punto prevedono linserimento nei piani terra delle attivit sopra specificate;
Nei piani di Recupero lAmministrazione Comunale potr richiedere lindividuazione di destinazioni di
interesse pubblico.
- Magazzini depositi autorimesse La destinazione di cui al presente punto consente la realizzazione
delledestinazioni sopraindicate.
- Attivit di interesse pubblico e collettivo La destinazione di cui al presente punto prevede linserimento di
tutte quelle attivit che fanno riferimento ad un interesse e uso pubblico e collettivo, anche in regime di
gestione e propriet privata.
- e Artigianato produttivo
Le attivit di artigianato produttivo confermano attivit gi esistenti e ritenute compatibili con il tessuto del
Centro Storico. In sostituzione di tale destinazione duso possono essere inserite le destinazioni di cui al
punti c del presente comma.
Non ammesso ricavare nuovi ricoveri privati per auto, negli edifici classificati ai gradi di intervento n. 1-2-3
nel caso essi comportino nuove aperture di passi carrai o lallargamento degli esistenti.
In ogni caso il mutamento di destinazione duso deve sempre essere oggetto di preventivo permesso di
costruire. Sono escluse tutte le altre destinazioni duso.
3. Parametri urbanistici ed edilizi
I parametri edilizi per la zona A1 sono quelli previsti allinterno dellART. 14.
4. Modalit di intervento
I tipi di intervento previsti sono quelli indicati allART. 18 delle presenti Norme
ART. 18. MODALITA DI INTERVENTO NEI CENTRI STORICI
1. Nellambito del Centro Storico si individuano i seguenti tipi di immobili:
- Edifici soggetti a vincolo conservativo assoluto (restauro).
- Edifici soggetti alla conservazione dellinvolucro esterno e dellorganismo architettonico.
- Edifici soggetti alla conservazione delle facciate esterne e delle coperture.
- Edifici soggetti alla conservazione delle strutture murarie esterne anche con modifica delle aperture.
- Edifici soggetti alla semplice limitazione volumetrica entro i limiti massimi di quella esistente che nel rispetto della limitazione stessa possono essere oggetto di sostituzione.
- Edifici per i quali prevista la demolizione perch in contrasto con i caratteri ambientali.
- Edifici esclusi dal recupero perch nuovi, ristrutturati, risanati per i quali sono confermate le destinazioni
duso.
2. Interventi, riferiti a ciascun edificio, sono individuati specificatamente nella tavola n. C3a e C3b.
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7) Insegne: le insegne verso lo spazio pubblico dovranno preferibilmente essere inserite nel vano delle
vetrine, non pregiudicando limmagine degli insediamenti storici per dimensioni, forma e colori.
Non consentito lutilizzo di insegne a bandiera, del tipo retroilluminato o poste sulla sommit degli edifici.
8) Pavimentazioni esterne: prescritto il mantenimento delle pavimentazioni esistenti se realizzate in ciottoli di fiume, beola o altri materiali litoidi, fatta salva lintroduzione di spazi a verde. Nel caso di aree pertinenziali prive di pavimentazione o asfaltate, prevista la sostituzione con le pavimentazioni sopra indicate
o con lutilizzo di mattoni o ghiaietta.
Per gli interventi di cui agli ART. 22 ART. 23 ART. 24 consentito il ricorso a pavimentazioni autobloccanti.
Quando non sussiste allo stato di fatto una pavimentazione pregevole in materiali litoidi, altres ammessa
la sistemazione a verde delle aree libere.
Allinterno delle corti vietata la realizzazione di qualsiasi manufatto edilizio anche se prefabbricato e temporaneo.
Il progetto di sistemazione dellarea esterna deve essere presentato contestualmente al progetto di intervento sulledificio di cui tale area pertinente; pu non essere richiesto qualora lintervento edilizio riguardi
singole unit immobiliari.
9) Spazi privati a verde: le aree libere a verde di pertinenza degli edifici devono essere preservate.
Le alberature di alto fusto dovranno essere conservate; lautorizzazione allabbattimento dovr essere acquisita per qualsiasi categoria di intervento edilizio.
Nei nuovi impianti e nelle sostituzioni autorizzate, la scelta delle essenze dovr essere fatta tra quelle
appartenenti alle specie locali. Tutti gli interventi nel centro storico dovranno essere accompagnati dalla
documentazione relativa agli spazi a verde esistenti e di progetto, con il rilievo dello stato dei luoghi e delle
alberature esistenti allegandone documentazione fotografica. Tale documentazione pu non essere richiesta qualora lintervento edilizio riguardi singole unit immobiliari.
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SCHEDE RILIEVO
Scheda Rilievo
Comparto:
Data:
Isolato:
DATI ANAGRAFICI
Nome Edificio: Ca' Rustica
N Civico:
Propriet:
Comune di Meda
Anno costruzione:
Via/Paizza:
Secolo XVI
Destinazione:
PT: S/R
3^P:
1^P: R
4^P:
2^P: R
5^P:
RIF. CATASTO
R= residenziale
C= commerciale
A=artigianale
D= direzionale
S=servizi
I=industriale
Foglio:
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Mappale:
TIPO DI ALLOGGIO:
casa unifamiliare:
casa bifamiliare:
casa condominiale (sino a 6 alloggi):
casa condominiale (pi di 6 alloggi):
DOTAZIONE DI POSTEGGI:
in box:
in autorimessa:
all'aperto:
in spazi impropri (strade/piazze):
ACCESSIBILITA':
POSIZIONE PREVALENTE:
verso strada:
dalla strada:
verso cortile:
dal cortile:
verso cavedio:
dal cavedio:
sul giardino:
da scala esterna:
su orto:
da scala interna:
su altro:
dal corridoio:
dal ballatoio:
SITUAZIONE:
occupata:
non occupata:
incolto:
parcheggio:
edificabile:
orto o giardino
verde pubblico:
cortile:
non preordinata:
DATI QUANTITATIVI:
N piani:
SUL PT:
SUL accesso:
N vani:
SUL 1P:
SUL box-rimessa:
N scale:
SUL 2P:
SUP fondiaria:
N alloggi:
SUL 3P:
SUP coperta:
SUL 4P:
SUP scoperta:
Volume:
102
DATI QUALITATIVI:
Impianto planimetrico:
Ampliamenti / variazioni:
Volume di accesso ai locali a sinistra (del portale) al pian terreno dalla corte e volume dei servizi esterno
al primo piano sopra la scala
Mattone coperto da intonaco
Tecnologia costruttiva:
Adeguamenti antisismici:
sistema di coperture:
Assenti
STRUTTURA MURARIA:
PORTANTE (P):
PORTANTE (P):
distacchi
muratura in pietra:
sconnessioni
muratura mista:
fessurazioni superficiali
fessurazioni passanti
azioni meccaniche
TAMPONAMENTO (T):
cedimenti
laterizio leggero:
crolli
pietra:
fuori piombo
altro (______):
rotture
macrescenza
solaio in legno:
ossidazione
solaio in latero-cemento:
altro (_______)
NOTE:
Numerosi i punti dove all'esterno l'intonaco mancante lasciando totalmente scoperte aree di
laterizio; i mattoni tendono a sfaldarsi e a polverizzarsi, molto porosi e danneggiati dalle interperie
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DATI QUALITATIVI:
Impianto planimetrico:
Ampliamenti / variazioni:
Volume di accesso ai locali a sinistra (del portale) al pian terreno dalla corte e volume dei servizi esterno
al primo piano sopra la scala
Mattone coperto da intonaco
Tecnologia costruttiva:
Adeguamenti antisismici:
sistema di coperture:
Assenti
STRUTTURA MURARIA:
PORTANTE (P):
PORTANTE (P):
distacchi
muratura in pietra:
sconnessioni
muratura mista:
fessurazioni superficiali
fessurazioni passanti
azioni meccaniche
TAMPONAMENTO (T):
cedimenti
laterizio leggero:
crolli
pietra:
fuori piombo
altro (______):
rotture
macrescenza
solaio in legno:
ossidazione
solaio in latero-cemento:
altro (_______)
NOTE:
Numerosi i punti dove all'esterno l'intonaco mancante lasciando totalmente scoperte aree di
laterizio; i mattoni tendono a sfaldarsi e a polverizzarsi, molto porosi e danneggiati dalle interperie
104
SERRAMENTI:
PORTE (Po):
PATOLOGIE DI DEGRADO:
pvc
rotture
legno
mancanza
ferro
mancanza parziale
alluminio
macrescenza
altro (_____)
dilavamento
depositi
FINESTRE (Fi):
sconnessioni
pvc
esfoliazioni vernici
legno
ossidazione ferramenta
ferro
ossidazione generale
alluminio
altro (_____)
muschi - licheni
ferro battuto
altro (_____)
acciaio
NOTE:
alluminio
altro
(____)
NOTE:
PREVISIONI DI INTERVENTO:
nessun intervento
intervento di conservazione
manutenzione ordinaria
consolidamento strutturale
nuova costruzione
vincolo
105