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Evola lettore di Spengler

9 gennaio 2009 (19:11) | Autore: Gianfranco de Turris


Tags: Anni decisivi, Beonio-Brocchieri, Evola, Kultur, Mussolini, occidente, Osw
ald Spengler, Spengler, Tramonto, tramonto dell'occidente, Vittorio Beonio-Brocc
hieri, Zivilisation
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Avevo voluto personalmente la pubblicazione in Italia dei due studi di Spengler L u
omo e la macchina e Anni decisivi. Il mio amico Beonio-Brocchieri, ufficialmente
, e il barone Evola, ufficiosamente, realizzarono questo mio desiderio. L operazio
ne non fece molto chiasso. Non si pu pretendere che l Italia di Farinacci possa app
rezzare la cultura di Spengler. L allora maggiore Canevari affianc Beonio-Brocchier
i e Julius Evola nella meritoria fatica che costoro andavano sostenendo .
Oswald Spengler
Oswald Spengler
Queste sorprendenti parole sono di Mussolini nel corso di uno dei suoi colloqui
informali con Yvon De Begnac fra il 1934 e il 1943 e riportati da quest ultimo sul
le sue agende e su migliaia di fogli, una parte dei quali pubblicati col titolo
Taccuini mussoliniani, a cura di Francesco Perfetti e con l introduzione di Renzo
De Felice[1]. Quindi due autorevoli esperti del fascismo e di cose mussoliniane:
sicch, pur essendo queste affermazioni sorprendenti (riguardo Evola e Canevari,
perch dell impulso a tradurre Spengler si sapeva gi)[2], non si capisce il motivo pe
r cui si debba affermare che si tratti di una fonte da utilizzare con prudenza [3],
a meno che non ci si voglia riferire al valore da dare alle affermazioni di Mus
solini stesso, alla sua sincerit, o alla capacit di De Begnac di riportare fedelme
nte le confidenze del capo del fascismo. Del resto scrive Perfetti nella sua int
roduzione che De Begnac annotava con scrupolo quasi fotografico quanto gli veniva
dicendo Mussolini, e conservava anche le inesattezze e le impropriet linguistich
e e sintattiche, proprio perch tali appunti non erano destinati in un primo momen
to alla pubblicazione, ma dovevano costituire una sorta di materiale grezzo, qua
si a livello di promemoria, da utilizzare, rifondere, rielaborare per la stesura
della biografia o per fissare, a proprio uso e consumo, qualche particolare oss
ervazione o qualche particolare giudizio di Mussolini [4]. Si pu pensare che Mussol
ini dicesse cose non vere che poi sarebbero andate a finire in una biografia qua
si ufficiale?, o che De Begnac rielaborasse con sue invenzioni le affermazioni d
el Duce? L unica risposta in via teorica che Mussolini ricordasse male o presentas
se arricchite di fantasia cose in fondo veritiere. Sicch, fino a prova contraria,
tutte queste affermazioni si devono prendere per giuste, cio sino a prova concre
ta del contrario, o prova su basi strettamente logiche corroborate da dati e dat
e, notizie ed episodi inconfutabilmente certi e notori, e non come prova assente
: infatti, una ricerca effettuata nell Archivio dello Stato a Roma, presso i docum
enti della Segreteria Particolare del Duce, ha portato al ritrovamento di un fas
cicolo intitolato a Vittorio Beonio- Brocchieri (non ne esistono invece intitola
ti a Spengler e a Evola) dove per, tra le varie carte (alcune si riferiscono al r
ifiuto di concedergli il richiesto trasferimento dall Universit di Pavia a quella d
i Roma), non ci sono accenni a questioni spengleriane, ma anche non contengono i
nformazioni che smentiscono quanto sopra riportato. Purtoppo la frase mussolinia
na citata
come del resto tutte le altre
non ha una sua precisa indicazione di da
ta e quindi non possiamo sapere quando venne pronunciata: il materiale di De Beg
nac, infatti, non ha indicazioni di quando le confidenze vennero raccolte. In og
ni caso di grande importanza perch ci fa conoscere almeno due o tre fatti di cui
Julius Evola non ha mai parlato nei suoi rari interventi autobiografici: l aver in
trattenuto Mussolini rapporti di una certa frequenza con lui, ed averne avuto qu
esti un tale giudizio positivo da conferirgli l incarico ufficioso di far conoscere
Spengler alla cultura italiana.

M. Guerri, M. Ophalders (curr.), Oswald Spengler. Tramonto e metamorfosi dell'Oc


cidenteDel resto, poco prima il Duce aveva affermato: Di Spengler parlai diffusam
ente con il barone Evola, che ne il profeta in Italia [5]. Terzo fatto che il pens
atore tradizionalista avrebbe avuto un contatto (personale? epistolare? non si c
apisce) con lo studioso tedesco: riferendosi ai suoi dissensi per certi aspetti
del pensiero spengleriano, Mussolini aggiunge che Spengler mi risulta abbia poi d
iscusso di tutto ci con il barone Evola [6]. Cerchiamo di analizzare questi tre pun
ti. Assai rapidamente il primo: a differenza di quanto Evola scrive nella sua au
tobiografia Il cammino del cinabro[7], i suoi contatti con Mussolini non dovette
ro limitarsi a sole tre occasioni (l incontro a Palazzo Venezia del 1941 per Sinte
si di dottrina della razza; l incontro del 1942 per discutere della rivista Sangue
e spirito; l incontro del 1943 al Quartier Generale di Hitler dopo la liberazione
da Campo Imperatore)[8], ma assai pi intensi, risalenti addirittura agli anni Ve
nti, pur se verosimilmente con alti e bassi: su questo aspetto, che ovviamente n
on solo biografico, occorrer indagare di pi. Anche i contatti diretti con Oswald S
pengler sono del tutto ignoti: non ne parla neanche lo studio pi approfondito ogg
i esistente sull argomento[9], nonostante le ampie ricerche del suo autore negli a
rchivi di Germania e Austria. Contatti peraltro non impossibili: si pu solo ipoti
zzare che, a parte quelli epistolari, Evola potrebbe aver incontrato Spengler du
rante il suo viaggio in Germania nel 1934, l anno della prima traduziuone italiana
di Anni decisivi e della pubblicazione dell evoliana Rivolta contro il mondo mode
rno, quando tenne conferenze a Berlino e a Brema (Spengler come si sa viveva a M
onaco, ed Evola in teoria avrebbe potuto raggiungerlo) e si stava occupando dell
a traduzione di questa sua opera in tedesco, che usc poi l anno successivo dopo ess
ere stata rivista dal poeta Gottfried Benn [10]. Infine, la questione dell incaric
o ufficioso e del fatto che Mussolini definisca Evola il profeta di Spengler in Ita
lia , lui e non altri. Nomea che tocc ad Evola appunto dopo l uscita di Rivolta e che
quindi ci pu far ritenere che questa frase del Duce sia stata pronunciata dopo q
uella data. Sta di fatto, per, che Evola respinse sempre la qualifica un po giorna
listica di Spengler italiano e nota come le riserve che egli aveva nei confronti d
elle teorie del pensatore tedesco fu necessario sottolinearle nella sua introduz
ione a Il tramonto dell Occidente perch, scrive nell autobiografia, talvolta sono stat
e considerate spengleriane le idee sul mondo moderno da me esposte. Invece i miei
punti di riferimento sono del tutto diversi; l influenza su me dello Spengler pu di
rsi nulla; ho gi indicato che, se mai, la linea del pensiero tradizionale rappresen
tata nei tempi moderni essenzialmente dalla corrente gunoniana, ad avere, a tale
riguardo, una importanza [11].
Oswald Spengler, Il tramonto dell'OccidenteDel resto, nella prima edizione di Ri
volta, Evola cita Spengler solo due volta all inizio e alla fine del libro: mentre
la seconda una semplice nota bibliografica nel terz ultimo capitolo, pi singolare
la prima. Essa si trova infatti in una prefazione in terza persona e non firmata,
quasi fosse una nota dell editore stesso, in cui per cos dire si mettono le mani av
anti nei confronti di possibili accuse di antifascismo : infatti si cita Spengler p
er prenderne implicitamente le distanze: La dottrina della regressione non si pre
senta qui
come nel caso dello Spengler e altri come una nuova ipotesi filosofica
, ma come una verit che il mondo tradizionale ebbe sempre in proprio e che sempre
impersonalmente riconobbe [12]. Assai pi attenzione port invece per le teorie dello
studioso olandese Hermann Wirth, che peraltro andarono via via molto attenuando
si in seguito[13]. Ma ufficioso in che senso? Mantenendo i contatti con Spengler?
Aiutando Beonio-Brocchieri nella traduzione? Promuovendo i libri di Spengler tra
dotti? Una risposta difficile da dare in mancanza di ulteriori dati. Ma sarebbe
importante riuscire a darla, sia riguardo ai rapporti Spengler-Evola, sia soprat
tutto a quelli Evola-Mussolini. Sta di fatto, per, che Evola stato uno dei pochi
in Italia ad occuparsi fra le due guerre di Spengler e delle sue tesi (gli altri
, oltre a Vittorio Beonio-Brocchieri, furono Benedetto Croce negativamente, Gius
eppe Rensi, Adriano Tilgher e Lorenzo Giusso) ed a scriverne, ancorch criticament
e (ma non certo in maniera stroncatoria come Croce), pure in seguito quando dopo
il 1945 di certi argomenti tedeschi , ergo nazisti , non era facile trattarne: si con

sideri ad esempio che la rottura fra Evola e la casa editrice Laterza nel dopogu
erra fu dovuta soprattutto al fatto che questi insisteva a proporre il libro di
Robert Reininger da lui tradotto, Nietzsche e il senso della vita, proposta rifi
utata dietro consiglio dei Croce proprio per il collegamento che allora, nell imme
diato dopoguerra, si faceva tra il filosofo e il nazismo[14].
Julius Evola, Fascismo e Terzo ReichDa questi interventi degli anni Cinquanta ri
sulta come da un lato gli aspetti positivi e dall altro le obiezioni di sostanza m
osse da Evola al filosofo tedesco risalgono addirittura al profilo redatto in oc
casione della sua morte nel 1936, e praticamente uguali passarono poi alla intro
duzione del Tramonto (1957), alle pagine autobiografiche del Cammino del cinabro
(1963) e alla introduzione di Anni decisivi (1973). Nonostante questa presenza
costante e questa coerenza critica, singolare constatare come il nome e l opera di
Julius Evola siano stati rimossi dalla cultura specialistica italiana: una dimo
strazione proprio il profilo di Domenico Conte citato, che ricorda Evola solo ne
lla bibliografia [15] e non ne fa cenno, nemmeno critico, nel testo (a parte un
accenno ad un argomento collaterale: La traduzione frettolosa e sciatta di Al muro
del tempo di Jnger) [16] [16], mentre non viene ricordata l esistenza delle due tr
aduzioni spengleriane apparne per le Edizioni del Borghese: Ascesa e caduta dell
a civilt delle macchine e Anni decisivi. Eppure, come risulta appunto dalla vasta
bibliografia riportata nel volumetto, sono pochissimi gli italiani che si occup
arono di Spengler fra il 1923 e il 1957, quattro o cinque, e tra essi manca prop
rio Evola. Eppure, non fosse altro, perch a lui si deve finalmente la presentazio
ne italiana (traduzione e introduzione) del Tramonto che, vi si nota giustamente
, arriv a trent anni da quella inglese e a trentacinque da quelle francese e spagno
la[17]. Sicch, interesser forse sapere che l incarico di cui si parla nel Cammino del
cinabro [18] venne affidato ad Evola dall editore Longanesi nel 1953, come risulta
da un accenno in un suo articolo sul settimanale Meridiano d Italia di quello ste
sso anno[19]. In modo del tutto singolare si occupa invece di Evola, ma solo del
l Evola introduttore e traduttore del Tramonto, ignorando del tutto i suoi interve
nti precedenti, Margherita Cottone nel saggio (non privo di refusi) La recezione
di Spengler in Italia, premesso alla nuova edizione 1978 del Tramonto: modo sin
golare perch l autrice parla di Evola per interposta persona, cio non citandolo dire
ttamente ma attraverso le definizioni e i giudizi di Furio Jesi, curatore di que
lla nuova edizione del libro, e riportando tra virgolette non le parole di Evola
, ma quelle di Jesi riferite ad Evola, in modo che anche possibile cadere nell equ
ivoco: ad esempio, la frase appropriata didattica del compito inutile [20] la vulga
ta jesiana dell azione disinteressata o azione pura evoliana (ripresa dai concetti esp
ressi nella Baghavad-gita). Frase ripresa in seguito da altri esegeti evoliani c
ome Franco Ferraresi[21], fraintendendola totalmente. Evola, dunque, per sua ste
ssa ammissione non si pu considerare come lo Spengler italiano , anche se entrambe l
e opere considerate, il Tramonto e la Rivolta, vengano esattamente inserite insi
eme a moltissime altre in quella che comunemente si definisce la letteratura dell
a crisi fiorita tra le due guerre mondiali[22], in quanto entrambi analizzano la
crisi dell Occidente, anche se con sguardi e prospettive diverse. Diversit che poss
iamo evidenziare proprio attraverso le parole di Evola: come Evola presentava le
idee di Spengler al lettore italiano secondo il suo punto di vista, in base all
a sua visione del mondo esposta proprio in quella che la sua opera principale.
Julius Evola, Rivolta contro il mondo modernoSi vedr allora che le somiglianze so
no soltanto esteriori e superficiali limitandosi, in pratica, da un lato al tipo
di affresco per cos dire globale che le due opere propongono, e dall altro al senso
della decadenza che da tale descrizione promana. Julius Evola, per prima cosa, v
edeva nelle idee di Spengler come il riflesso offuscato di un punto di vista sup
eriore e super-individuale, che lo scrittore tedesco aveva esposto quasi malgr lu
i: punto di vista che gli permette di distruggere il mito progressistico e evoluz
ionista , come scrive su La Vita italiana [23], per cui non affatto vero che la ci
vilt si svolge in un ritmo continuo verso il meglio , e non affatto vero che questo m
eglio sia rappresentato dalla nostra civilt occidentale che non affatto la civilt p
er eccellenza, ma una delle tante civilt: anzi, per Evola, i caratteri della civi

lt occidentale sono quelli di una civilt crepuscolare, di una civilt che va verso la
sua definitiva decomposizione [24], ovviamente dal punto di vista spirituale e me
tafisico secondo cui Evola si poneva. Tesi riprese trent anni dopo, nella introduz
ione al Tramonto: In via generale, scrive, pu dirsi che il merito pi evidente dello S
pengler sia stato il suo attacco contro la concezione lineare e progressistica (
ed anche dialettica post-hegeliana) della storia, contro l idea che esista una sto
ria unica, una storia al singolare che riprende tutta l umanit e che nel complesso
si svolge da un meno a un pi di civilt, ossia in una indefinita evoluzione [25]. Per
il pensatore italiano, l aspetto positivo del Tramonto dell Occidente, allora quest
o: aver ricordato che la storia non un progredire senza fine, ma ciclica, propri
o come sostenevano le grandi tradizioni sia orientali che occidentali, con la do
ttrina della Quattro Et variamente denominate. Il lato negativo invece che questa
posizione Spengler la limita al livello biologico-materiale e non la pone a liv
ello metafisico: Lo Spengler , dice Evola, non ebbe nessuna vera comprensione per gl
i elementi spirituali e trascendenti che sono alla base di ogni grande civilt: eg
li resta in fondo in una concezione laica, che risente fortemente di vedute pura
mente moderne, quali sono quelle della filosofia della vita , dell attivismo faustiano ,
del selezionismo aristocratico alla nietzschiana ( ) Per venire al punto essenzia
le, lo Spengler non ha capito che, al di l del pluralismo delle civilt e delle lor
o fasi di sviluppo, regna un dualismo di forme di civilt [26].

Julius Evola, L'arco e la clavaQuel che Evola intende dire che Spengler non avev
a capito a fondo che esiste un dualismo ed una contrapposizione metafisica, quas
i ontologica, fra le due forme di civilt che si sono contrapposte lungo tutta la st
oria umana: il Mondo della Tradizione e il Mondo Moderno, e che quanto le divide
e contrappone il diverso tipo di Weltanschauung: uno spiritualista, l altro mater
ialista, come viene spiegato in Rivolta contro il mondo moderno: Mondo moderno e
mondo tradizionale , afferma Evola nella introduzione alla sua opera sin dalla pri
ma edizione 1934, possono venir considerati come due tipi universali, come due ca
tegorie apriorichee della civilt [27]. Si capisce allora perch vent anni dopo, introdu
cendo al Tramonto, aggiunger: Ci troviamo dunque di fronte a una concezione plural
istica e quindi anche relativistica, ove evidente che il positivo si mescola al
negativo. Se giusta l esigenza di rompere il cerchio magico per via del quale si p
ortati a interpretare ogni civilt in base alla propria disconoscendone l originalit,
chiaro che insistendo oltre misura sulla discontinuit e soprattutto affermando,
come fa lo Spengler, che ogni verit e ogni comprensione storicamente condizionata
e subisce la legge irrevocabile della civilt cui si appartiene, si va a finire i
n una impossibilit metodologica. Di rigore, allora, si sarebbe condannati a capir
e davvero solo la propria civilt. Gi in partenza proprio l assunto di Spengler, di c
ogliere l anima e l idea direttrice di un gruppo di civilt diverse dalla nostra, risu
lterebbe assurdo [28]. Civilt diverse, invece, secondo Evola si possono capire ed e
ventualmente accomunare, partendo da un punto di vista superiore: appunto le cate
gorie aprioriche di civilt di cui si diceva. Il che Spengler, secondo lo studioso
italiano, non sottolineava a sufficienza nella sua contrapposizione fra civilt aur
orali o astoriche o atemporali e civilt crepuscolari , fra Kultur e Zivilisation insom
dato che il suo ideale di uomo rimane quello di uno splendido animale di rapina
e duro dominatore , mentre gli accenni ad un ciclo spirituale sono in lui sporadici
e imperfetti, e anche inficiati da pregiudizi protestantici [29]. Infatti, aggiun
ge Evola trent anni dopo, a base di tutta la sua trattazione sta una filosofia irra
zionalistica della vita, che evidente prodotto, o sottoprodotto, dell ultima civil
t europea e che l ultima fra quelle che possono farci capire lo spirito di altre ci
vilt o di altre fasi di altre civilt, per esempio a partire dal nostro stesso Medi
oevo [30].
Alberto Lombardo, Julius Evola, gli evoliani e gli antievoliani. Tra tradizione
e radicalismo, politica e apolitaQuel che appunto Spengler avrebbe dovuto fare er
a approfondire la questione: Una tale distinzione , egli dice, avrebbe dovuto essere
maggiormente enucleata nella forma di due categorie nel senso kantiano del termin
e, e di due tipi generali di possibile organizzazione della vita umana [31]. Insom
ma, quelle che egli stesso, come si visto, proponeva, e che con una suggestiva i

mmagine chiamava anche


contrapponendole
civilt del tempo e civilt dello spazio sin
un articolo del 1935: la prima immutabile nei secoli, la seconda dispiegantesi s
ul pianeta e mutevole[32]. Evola infatti accusa il filosofo tedesco, proprio nel
la sua contrapposizione fra Kultur e Zivilisation, di non aver capito bene i car
atteri essenziali della prima che personalmente identifica con la civilt tradizion
ale , di non aver compreso lo spirito di superiori forme tradizionali di civilt, per
ch si ha piuttosto il senso che egli abbia saputo solo valorizzare espressioni di
una esistenza alquanto primitiva ( ) comunque prive di relazione con qualcosa di
trascendente e di spirituale in senso superiore [33]. La filosofia vitalistica e i
rrazionalista dello Spengler offre anche una interpretazione dei miti e dei simb
oli che Evola non condivide: scrive sempre nella sua presentaione del Tramonto c
he i simboli e i miti per lo Spengler hanno pi o meno lo stesso significato vitale c
onfuso e degradato ad esso attribuito dagli irrazionalisti e dai psicoanalisti:
sono manifestazioni dell inconscio substrato della vita, di qualcosa che sta non a
l di l ma al di qua del mondo di ogni persona normale e desta [34]. Positivo invece
il giudizio evoliano sulla pars destruens del Tramonto, vale a dire la descrizi
one della civilt crepuscolare che
scrive su La Vita italiana
una civilt delle mass
civilt antiqualitativa, inorganica, urbanistica, livellatrice, intimamente anarch
ica, demagogica, antitradizionale [35]. Qui , preciser nella introduzione al Tramonto,
all organico subentra l inorganico, all esperienza vissuta la causalit meccanica, al mo
ndo come storia il mondo come natura, alla forma l informe. La civilizzazione vede
l avvento della macchina, l onnipotenza del denaro e della finanza, il regime delle
masse e dell anti-casta. Il suo simbolo la metropoli, la citt cosmopolita tentacol
are, che assorbe e divora la campagna e le energie di essa. Socialmente e politi
camente la civilizzazione si conclude nel napoleonismo e nel cesarismo: la poten
za informe nelle mani di singoli individui che controllano dispoticamente le for
ze e gli uomini di questo mondo interiormente dissolto e crepuscolare [36]. L ultima
critica evoliana alle concezioni di Spengler riguarda proprio questo punto, il c
esarismo , cosa che permette il collegamento fra Il tramonto dell Occidente e il suc
cessivo Anni decisivi per cui il pensatore tradizionalista scrisse l introduzione
per l edizione uscita nel 1973, un anno prima della morte. L ipotesi spengleriana se
condo cui nella fase della civilizzazione gli individui cesarei , cio i rappresentanti
della politica pura, prevarranno sulle potenze della finanza e del capitalismo
e spezzeranno la tirannia dell oro e instaureranno l epoca della politica assoluta [37]
, Evola la critica sotto vari aspetti, ma con toni diversi a secondo del momento
politico-storico in cui scrisse. Viceversa, come si sa, questa tesi piacque tan
to a Mussolini da spingerlo a far tradurre in italiano questo saggio.
Julius Evola, Augustea (1941-1943). La Stampa (1942-1943)Nel 1936, Evola condivi
deva l analisi delle due rivoluzioni di fronte alle quali Spengler poneva l Occident
e: la rivoluzione sociale interna, e la rivoluzione esterna delle razze di colore
, le quali, scriveva, europeizzandosi, elaborando per se stesse la civilizzazione e
gli strumenti di potenza delle razze bianche, si agitano minacciose e ansiose di
scuotere il giogo, di emanciparsi e di strappare definitivamente all Occidente la
sua antica egemonia [38]. Ma non era d accordo con la soluzione, o meglio con l immag
ine che dava Spengler di questa soluzione, vale a dire la figura del moderno Ces
are e il suo rapporto con le masse che dovrebbe irregimentare. Scrive Evola: Anch
e gli enormi imperi, i quali conosceranno solo il binomio masse-cesari, non rapp
resentano che un potenziamento del cancro stesso del metropolitismo devastatore,
della demonia delle masse, insomma rientrerebbero in pieno nella sintomatologia
delle civilt di decadenza ( ) N le qualit degli uomini dal pugno di ferro, degli anim
ali da rapina dominatori, sono quelle dei Capi veri ( ) Il compito vero non sarebb
e di vincolare e galvanizzare le masse, ma di distruggerle come masse, creando i
n esse di nuovo delle articolazioni, classi, caste, modi differenziati di sentir
e, di agire, di volere, infine, un clima veramente spirituale, un comune orgogli
o nell obbedire e nell ordinarsi gerarchicamente di fronte ai portatori di una vera
autorit dall alto. Solo in tal caso i bagliori del crepuscolo potrebbero dar luogo
alle luci di una prima aurora, e il punto morto della fine di un ciclo potrebbe
esser sorpassato [39].

Collectif, Julius EvolaDunque Evola, al contrario di quel che comunemente si pen


sa, non condivideva affatto quella che in seguito stata identificata come caratt
eristica delle dittature del Novecento, cio la cosiddetta nazionalizzazione delle
masse , secondo la famosa definizione di George L.Mosse (1974)[40]: la sua posizio
ne la espose nella Rivolta riprendendola in opere successive, e svilupper nelle s
ue molteplici collaborazioni a giornali e riviste fra le due guerre, criticando
sempre le tendenze populiste, socialiste, nazionaliste e rivoluzionarie sia di fas
cismo che di nazismo, sia di Mussolini che di Hitler, e che sistematizzer nel 196
4 nel saggio Il Fascismo [41]. Nel 1957 sottolineer invece le contraddizioni inte
rne della prospettiva cesaristica spengleriana: come possono, si chiede, risorger
e miracolisticamente valori etici, di razza e di tradizione, valori che non si s
a come possono esser sopravvissuti alle distruzioni che caratterizzano tutta la
fase della civilizzazione, perch rimandano alla fase esaurita della civilt . Non si v
ede come ci si possa attendere che in questi grandi individui sorga un senso di re
sponsabilit, di onore, di sollecitudine per tutto ci che essi, col loro potere ass
oluto, avranno sottratto al dominio dell oro e riportato sotto la sovranit del puro
principio politico [42]. Il risultato, privo della luce spirituale e di superiori
riferimenti metafisici, sarebbe uno schietto machiavellismo , un puro totalitarismo ,
da Evola sempre condannati[43]. Nel riassumere queste sue posizioni nella autob
iografia intellettuale Il cammino del cinabro, il filosofo tradizionalista usa q
uasi gli stessi termini in precedenza esposti, sottolineando di pi il fatto che a
Spengler mancato del tutto il senso della dimensione metafisica o della trascend
enza che in ogni vera Kultur costituisce l essenziale , sicch stato abbastanza felice
nel descrivere la fisionomia di tutto ci che Zivilisation ( ) di ci che una Kultur,
ossia, noi diremmo, di ci che una civilt tradizionale, non ha avuto che una idea i
ncompleta e inadeguata [44]. Circa il cesarismo , nelle pagine del Cammino Evola lo i
ntende come fenomeno precipuo delle fasi pi spinte di una Zivilisation [45], cio un f
enomeno di epoche di decadenza. Quanto infine alla posizione assunta verso le id
ee esposte in Anni decisivi nella introduzione del 1973, anch essa non si discosta
dalle precedenti, in pi sottolineando, a quarant anni esatti dalla prima apparizio
ne del libro, come la situazione internazionale renda inattuabili gli auspici sp
engleriani di un nuovo cesarismo . Di un certo interesse, soprattutto per coloro ch
e ancora si attardano sull immagine stereotipa di un Evola nazista , quel che egli di
ce a proposito del movimento hitleriano rispetto a Spengler: Vi anche da notare , s
crive nelle righe conclusive della sua introduzione, che lo Spengler non diede un
valore positivo al nazionalsocialismo, allorch esso prese il potere ed assunse u
na forma precisa. Da parte sua, il nazionalsocialismo non lo valorizz affatto, gl
i aspetti reazionari , conservatori e prussiani del pensiero dello Spengler poco acco
rdandosi col clima in fondo proletario-dittatoriale del movimento hitleriano. In
effetti, uno Spengler ammiratore fanatico di Hitler sarebbe stato inconcepibile
. E il nazionalsocialismo negli anni decisivi lo ignor, prese da s le sue decisioni,
e delle decisioni sbagliate [46]. Peraltro, sedici anni prima nella introduzione
al Tramonto, Evola aveva gi notato: Dinanzi al cesarismo hitleriano pi spinto e, in s,
pi plebeo di quello mussoliniano, lo Spengler vide quasi la sua teoria messa al
banco di prova, e l uomo Spengler, se non il filosofo che aveva gi esaltato un Ceci
l Rhodes, non si sent l animo di seguirlo [47]. A margine, si pu cos concludere notando
come con queste frasi riguardanti il cesarismo hitleriano ( in fondo proletario-dit
tatoriale e pi plebeo di quello mussoliniano ) Evola anticipa di moltissimi anni l inte
rpretazione di sinistra che oggi si d del nazismo e quasi la sua equiparazione di f
ondo con il comunismo cos come realizzato nell URSS da Stalin in quello stesso peri
odo. Evola, dunque, present le opere e le tesi di Oswald Spengler filtrandole att
raverso la propria sensibilit e la propria visione del mondo tradizionalista e spir
itualista, che sono quindi i parametri in base ai quali ne parla in modo positiv
o o negativo. E, almeno sino agli inizi degli anni Settanta, cio sino a che non g
iunse una nuova generazione di studiosi italiani e Spengler venne sdoganato , fu un
o dei pochissimi, qualunque cosa se ne possa pensare, che in Italia ne diede un
approccio critico sufficientemente completo e approfondito. La logica conclusion
e che in questo settore cos come in altri nei quali ha lasciato una sua significa
tiva, ancorch contestata, impronta culturale
non si pu far finta che non sia mai e
sistito.

* * *
Note
[1] Yvon De Begnac, Taccuini mussoliniani, Il Mulino, Bologna, 1990, p.594.
[2] Si veda l esplicito riferimento di Vittoro Beonio-Brocchieri nella introduzion
e ad Anni decisivi, Corbaccio, Milano, 1934, p.IX: Obbedendo all invito di un altissi
ma Autorit . Anche Julius Evola lo conferma nella sua prefazione al Tramonto dell Occi
dente.
[3] Domenico Conte, Introduzione a Spengler, Laterza, Roma-Bari, 1997, p.107.
[4] Yvon De Begnac, Taccuini cit., p.XX.
[5] Yvon De Begnac, Taccuini cit., p.593.
[6] Yvon De Begnac, Taccuini cit., p.594.
[7] Scheiwiller, Milano, 1963; II ed. ampliata: Scheiwiller, Milano, 1972.
[8] Cfr. Gianfranco de Turris, Un tradizionalista nella RSI. Julius Evola 1943-1
945, in Nuova Storia Contemporanea, marzo-aprile 2001, pp.79-100.
[9] H.T.Hansen, Julius Evola e la Rivoluzione Conservatrice tedesca, in Studi Ev
oliani 1998, Fondazione J.Evola, Roma, 199, pp.144-180.
[10] Cfr. Gianfranco de Turris, I valori di un lite, in Percorsi, maggio 1998, pp.3
7-40.
[11] Julius Evola, Il cammino del cinabro cit., p.183.
[12] Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Bocca, Milano, 1934, p.VIII.
Questa prefazione riprodotta anche nella IV edizione dell opera: Edizioni Mediterra
nee, Roma, 1998, p.36.
[13] Cfr. Roberto Melchionda, Le tre edizioni di Rivolta , in J.Evola, Rivolta cont
ro il mondo moderno cit., pp.449-464.
[14] Cfr. La Biblioteca esoterica, a cura di Alessandro Barbera, Fondazione J.Ev
ola, Roma, 1997, pp.142-156. L opera di Reininger apparve poi nel 1971 presso Volp
e, dopo che il sottoscritto aveva rintracciato il dattiloscritto della traduzion
e tra le carte del filosofo.
[15] Domenico Conte, Introduzione a Spengler cit, p.146 (sezione Altri studi ).
[16] Domenico Conte, Introduzione a Spengler cit., p.106, n.37.
[17] Domenico Conte, Introduzione a Spengler cit., p.116, n.76.
[18] Julius Evola, Il cammino del cinabro cit., p.180.
[19] Julius Evola, Il caso Spengler , in Meridiano d Italia, n.41, 5 ottobre 1953; or
a in Julius Evola, Oswald Spengler, Fondazione J.Evola, Roma, 2002, p. : Solo ora
viene annunciata la traduzione integrale del libro principale a cui questo auto
re deve la sua fama mondiale, il Tramonto dell Occidente . Probabilmente non vi fu u
n annuncio pubblico, ma spesso Evola usava notizie private (in questo caso: il c
onferimento dell incarico da parte della casa editrice? la traduzione completata e
inviata alla Longanesi?) come spunto per articoli.

[20] Margherita Cottone, La recezione di Spengler in Italia, in O.Spengler, Il t


ramonto dell Occidente, Longanesi, Milano, 1970, p.XLVII.
[21] Cfr. i due saggi La destra radicale (Feltrinelli, Milano, 1984) e Minacce a
lla democrazia (Feltrinelli, Milano, 1995). Per una confutazione di queste tesi,
cfr. il mio Elogio e difesa di Julius Evola (Edizioni Mediterranee, Roma, 1997)
.
[22] Cfr. Michela Nacci, Tecnica e cultura della crisi, Loescher, Torino, 1982.
[23] Julius Evola, Spengler, in La Vita italiana, giugno 1936, pp.602-608; ora i
n Julius Evola, Oswald Spengler, Fondazione J.Evola, Roma, 2002, p.5 (tutte le c
itazioni successive si riferiscono a questa edizione).
[24] Julius Evola, Spengler cit., p.6.
[25] Julius Evola, Prefazione a O.Spengler, Il tramonto dell Occidente, Longanesi,
Milano, 1957, pp.9-24; ora in Julius Evola, Oswald Spengler, Fondazione J.Evola
, Roma, 2002, p.11 (tutte le citazioni successive si riferiscono a questa edizio
ne).
[26] Julius Evola, Spengler cit., p.7.
[27] Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Bocca, Milano, 1934, pp.6-7;
Edizioni Mediterranee, Roma, 1998, p.29.
[28] Julius Evola, Prefazione cit., p.13.
[29] Julius Evola, Spengler cit., p.7.
[30] Julius Evola, Prefazione cit., p.13.
[31] Julius Evola, Prefazione cit., p.15.
[32] Cfr. Julius Evola, Civilt dello spazio e civilt del tempo, in Il Regime fasci
sta, 20 aprile 1935; poi in L arco e la clava, Scheiwiller, Milano, 1968; ora Ediz
ioni Mediterranee, Roma, 2000, pp.23-27.
[33] Julius Evola, Prefazione cit., p.15
[34] Julius Evola, Prefazione cit., p.16.
[35] Julius Evola, Spengler cit., p.8.
[36] Julius Evola, Prefazione cit., p.14.
[37] Julius Evola, Prefazione cit., p.16.
[38] Julius Evola, Spengler cit., p.9.
[39] Julius Evola, Spengler cit., p.10.
[40] Tr.it. La nazionalizzazione delle masse, Il Mulino, Bologna, 1975.
[41] Cfr. Julius Evola, Il fascismo. Saggio di una analisi critica dal punto di
vista della Destra, Volpe, Roma, 1964; ora: Fascismo e Terzo Reich, Edizioni Med
iterranee, Roma, 2001 (la nuova edizione comprende anche due appendici in cui so
no stati selezionati una ventina di articoli che evidenziano come le critiche di
Evola ai due sistemi siano gi presenti nei suoi scritti fra le due guerre).

[42] Julius Evola, Prefazione cit., p.17.


[43] Julius Evola, Prefazione cit., p.17. Cfr. anche Julius Evola, Gli uomini e
le rovine, Edizioni dell Ascia, Roma, 1953; ora: Edizioni Mediterranee, Roma, 2002
, capp.4 e 5.
[44] Julius Evola. Il cammino del cinabro cit., p.181.
[45] Julius Evola, Il cammino del cinabro cit., p.182.
[46] Julius Evola, Introduzione a O.Spengler, Anni decisivi, Edizioni del Borghe
se, Milano, 1973, pp.9-14; ora in Julius Evola, Oswald Spengler, Fondazione J.Ev
ola, Roma, 2002, p.24.
[47] Julius Evola, Prefazione cit., p.17.

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