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numero 14 anno VI 9 aprile 2014


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INFRASTRUTTURE LOMBARDE: LA CORRUZIONE UNA MACCHIA DOLIO


Luca Beltrami Gadola
Basta leggere la ricostruzione dei
fatti in base alla quale il magistrato
inquirente ha rinviato a giudizio
lingegner Rognoni per scrivere il de
profundis della legislazione in materia di appalto pubblico. Non solo ma
il de profundis della burocrazia statale, provinciale e comunale che in
questo ridondante e inutile apparato
legislativo, potendo scegliere tra le
diverse procedure da seguire nella
cosiddetta scelta del contraente,
ha pervicacemente scelto quella
che offre le maggiori occasioni di
manipolazione e, vedi caso, anche
la meno onerosa per la burocrazia
stessa.
Dobbiamo dirlo con chiarezza per
sempre: tutta la legislazione e la
normativa, anche quella urbanistica,
che presiede allattivit delle cosiddette modificazioni territoriali (leggi
sugli appalti, PGT in tutte le sue declinazioni regionali, provinciali e
comunali, regolamenti edilizi) sono
strumenti a tutela della burocrazia
che nulla o quasi hanno a che vedere con un ben regolato meccanismo
di accompagnamento alla crescita e
alla trasformazione.
Si ha la certezza che nessuno degli
estensori di queste leggi e regolamenti abbia mai avuto il ben che
minimo contatto con la realt e
quando lha avuto questo stato
filtrato da gruppi dinteresse pi o
meno palesi, interessati a dipingere
uno scenario congruente con le loro

aspettative. Del bene comune


nemmeno la traccia ma solo
linarrestabile macchia dolio della
corruzione che copre tutto come
lolio sullacqua. Delle vicende di
Infrastrutture Lombarde nello specifico non ne voglio parlare: alla magistratura il suo mestiere: il caso
in generale che minteressa.
Che le cose potessero finire cos
per Expo era una facile previsione e
si avverata: suscitano il sorriso le
affermazioni prefettizie di grande
attenzione e rigore nei controlli. Per
controllare bisogna conoscere a
menadito le filiere della produzione
edilizia. Quando il tempo stringe e
per ignavia lo si lasciato scorrere
dediti alla spartizione della torta, i
controlli sono tardivi e soprattutto
persino i tribunali amministrativi regionali, tanto solerti nel bloccare delibere comunali opportune per il bene dei cittadini, di fronte alle scadenze che metterebbero in discussione la credibilit di un intero Paese, sembrano presi da grande prudenza. Persino nel contrasto alla
malavita organizzata sembra vi sia
quasi il timore che un tempestivo
scoperchiare di pentoloni maleodoranti possa compromettere il felice
approdo della nave Expo.
Ma tornando al nostro caso di studio: se il magistrato inquirente dovesse veder confermate le sue ragioni e si giungesse alla condanna
di chi gestisce il pubblico denaro,

che ne sar di chi ne ha tratto vantaggio? Queste aziende ne usciranno con le ossa rotte? Lassociazione
di categoria si costituir parte civile
in nome dei suoi associati a difesa
della libera concorrenza? Un sogno? S! Accontentiamoci di meno.
Insomma bisogna rimettere una volta per tutte in chiaro cosa ne vogliamo fare dei reati di corruzione e
di concussione, lasciando da parte
le sottigliezze giuridiche ma dando
spazio al buon senso, tanto per cominciare.
Ma anche qualcosa di pi. Mettiamo
mano alla legislazione sullappalto
di opere pubbliche lasciando fuori
per il momento tutti gli orpelli in materia di libera concorrenza formale
per badare di pi alla difesa dalla
corruzione che della libera concorrenza il principale nemico, avendo
ben chiaro anche che la concorrenza lunico stimolo al progresso
tecnologico. Questoperazione di
riforma della legislazione in materia
di appalti va fatta in fretta, non solo
perch finalmente i tempi della politica stanno subendo una forte accelerazione, ma anche e soprattutto
per far pulizia. Nellattesa, a livello
locale, perch non cominciare a
scegliere, tra le forme di appalto
previste dalla legislazione vigente,
le meno spudoratamente favorevoli
al malaffare?

COSTRUIRE IL NUOVO IN CITT SENZA UNIDEA DI CITT


Alberto Caruso*
Nel varco della cortina costruita di
via Maestri Campionesi, un nuovo
grande fabbricato residenziale viene
eretto perpendicolare alla strada,
sconvolgendo la regola elementare
che ha dettato la costruzione della
citt da pi di cento anni. Oltre alla
rottura dellallineamento, leffetto
quello del disvelamento pubblico dei
fronti interni della cortina preesistente, fronti che non sono stati concepiti per essere visti dalla strada. Una
forma di violenza urbana, di impudica lettura di ballatoi e balconi di cucine e stanze da letto, di fronti spogli e intimi, finora protetti dallo
sguardo pubblico, diversamente dal
decoro di quelli esterni progettati
per partecipare al paesaggio stradale. Questo forse lultimo dei molti
esempi di sostituzione che sconvolge lunit degli allineamenti del piano Beruto, che conferiscono laspetn. 12 VI 26 marzo 2014

to ordinato e riconoscibile di tanta


parte della citt.
La necessit di conservare gli allineamenti non deriva necessariamente da un concetto conservatore
della citt. Lesempio dellampliamento della Bocconi in via Bligny
il caso pi eloquente nel quale il rispetto della regola dellallineamento
sulla circonvallazione non ha impedito, anzi ha fortemente sollecitato,
linvenzione morfologica e la formazione di spazi urbani di grande novit. E anche in piazza Carlo Erba, la
conferma dellisolato prevista dal
progetto in costruzione di Peter Eisenmann gli consente di reinterpretarlo, deformando lallineamento per
realizzare una poderosa e urbanissima testata su via Pascoli.
La tendenza in atto in numerosi
nuovi interventi, in tutta la citt,
distruttiva rispetto a ogni forma di

ordine condiviso. Il cosiddetto


sprawl, la diffusione insediativa, che
caratterizza il territorio periurbano
entrato nella citt consolidata e sta
minando le sue forme. Il tema su cui
necessario riflettere quello della
debolezza della cultura urbana, e
della cultura politica, senza il supporto della quale nessuna azione
possibile. E mentre in altre citt europee hanno successo le politiche
dirette a promuovere il ritorno in citt, qui la condizione si aggrava ulteriormente perch la diffusione insediativa, e la subcultura immobiliare
e progettuale che la alimenta e riproduce, si attiva anche allinterno
della citt, nei quartieri che pensavamo duri, resistenti, baluardi rispetto alle malate trasformazioni diffusive che transitano allesterno,
nellhinterland.

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La grande occasione di rinnovo urbano, di innesto di nuovi pezzi di


citt funzionanti, urbanisticamente e
socialmente integrati, di soluzioni
esemplari rispetto alle questioni pi
critiche, erano i vuoti postbellici e
soprattutto quelli delle aree industriali dismesse, ma loccasione sta
andando persa.
Pensiamo al caso pi eclatante,
quello di Garibaldi - Repubblica, e al
disastro provocato da un programma che introduce grandi quantit
edificate lasciando irrisolti i temi
progettuali di relazione con la citt
esistente. La relazione tra lasse interrotto di corso Garibaldi - corso
Como e il sagrato della stazione di
porta Garibaldi era il pi importante
tra i numerosi temi progettuali di
questarea. Il tema ancora irrisolto, ed compromesso da nuove costruzioni che la citt dovr subire
per un altro secolo. Con una scelta
azzardata quanto immotivata, il
tracciato di corso Como stato interrotto da un edificio improbabile,
un edificio balneare pieno di balconcini e terrazze coperte da tettoie
di legno, che invita il pedone a piegare e a salire, tra due cortine di un
villaggio turistico mediterraneo, per
poi approdare nella abnorme piazza
Gae Aulenti. (Ma nessuno stato
capace di confidare al Sindaco Pisapia il dubbio che lAulenti avrebbe
accolto la denominazione come un
affronto e non come un onore?).
Uno spazio in quota, introverso, che
nega il piano della citt e ogni relazione con gli edifici preesistenti,
allombra di volumi dalla forma curvilinea altrettanto immotivata, che
hanno modificato per sempre il profilo della citt, e dal quale si pu
transitare verso la stazione scendendo una quadrupla rampa pedonale e mobile larga pi di 40 metri,
che sbarca su un marciapiede. Dal
marciapiede si deve poi attraversare
la strada grazie a un ordinario passaggio regolato da semaforo per
accedere al piazzale ribassato della
stazione, che rimane disordinato e
bisognoso di un progetto, quale
sempre stato. Chi poi volesse evitare la deviazione provocata sul lato
destro di corso Como dalledificio
balneare che si protende a interrompere lallineamento storico, e
volesse comunque proseguire, pu
farlo, per raggiungere il semaforo,
attraverso un sentiero che risale e
discende una piccola collina verde,
inventata con la determinata e perversa intenzione di far dimenticare
per qualche minuto al passante in
quale citt vive.
Il fantasioso percorso e la piazza
Gae Aulenti hanno un successo po-

n. 14 VI - 9 aprile 2014

polare straordinario. Nei giorni di


festa sono pieni di famiglie e bambini. La libreria Feltrinelli, il negozio
Muji e il supermercato Esselunga,
recentemente insediati nella piazza,
contribuiscono al successo del luogo. La ragione del successo risiede
proprio nellavere assecondato i
sentimenti antiurbani e antimilanesi:
si sale in un luogo diverso, separato, dove si possono rimuovere le
usuali sensazioni della strada milanese - lasfalto e il traffico -, c un
grande specchio dacqua e ci si
sente in vacanza, fuori da Milano.
Il problema non la quantit edificata, questarea ha unaccessibilit
straordinaria, di livello regionale. Il
problema la cultura progettuale
che lha concepita, che non ha voluto capire Milano e non ha risolto le
questioni che era necessario risolvere perch la nuova edificazione
entrasse a far parte della citt. Si
persa loccasione di progettare un
nuovo luogo cittadino, allintersezione tra un asse radiale storico che
collega il Cordusio con la periferia e
una stazione ferroviaria e metropolitana importante. Perch a chi esce
dalla stazione deve essere negato
di vedere la prospettiva aperta
dellasse storico, deve essere negato di capire da quale parte il centro della citt, di orizzontarsi?
La citt un sistema complesso di
relazioni, alcune chiare e funzionanti, altre pi deboli, inceppate da
scelte incompiute o contradditorie:
se in occasione dei nuovi interventi
di sostituzione non si costruiscono
le condizioni spaziali che consentano la riattivazione di queste ultime,
allora si accumulano parti incoerenti
e si riduce, si perde il carattere della
citt costruito lentamente nel corso
del tempo.
Le parti significative della citt, quelle che formano e rafforzano il suo
carattere, sono quelle determinate
dalla necessit. Quelle la cui esistenza risolve questioni altrimenti
irrisolte, e le risolve con i mezzi tecnici, ed espressivi, pi semplici. Si
pu affermare che lascesa verso
piazza Gae Aulenti motivata
dallesigenza di portare i pedoni alla
quota utile per transitare verso
lIsola, attraversando il nuovo spazio
verde sotto il quale scorre il traffico
est-ovest dal Monumentale a piazza
Repubblica. Ma, ammesso che sia
dotato di qualche motivazione realizzare colline artificiali in mezzo a
Milano, una ragione sufficiente per
interrompere visualmente il tracciato
di corso Como, con un gesto di
questo rilievo? In qualsiasi villaggio
della Svizzera una modificazione di
tale portata del paesaggio cittadino

sarebbe stata discussa da tutta la


citt e poi sottoposta a referendum
popolare.
La pedonalit una politica importante, che ha trasformato il modo di
progettare e riprogettare gli spazi
cittadini conferendo loro valori duso
straordinari, ma la sua positivit non
pu comportare libera licenza di
qualsivoglia bizzarria morfologica.
Citylife unarea tutta pedonale, e,
sulla carta, i suoi tracciati sono allineati, sono la continuazione delle
strade cittadine esistenti, un tempo
interrotte dal recinto della Fiera. Ma
ci non produce alcun effetto di integrazione tra la citt e il recinto virtuale, che rimane profondamente
separato dal contesto, perch la
continuit tra tracciati utilizzati da
mezzi e utenti diversi una forma
vuota, e la morfologia del nuovo insediamento si contrappone al contesto costruito negando ogni possibile relazione, cosicch non rimane
che la rete metropolitana a unirla
alla citt.
A ci si aggiunga che gli edifici residenziali sono collocati sul terreno
come le immobiliari costruiscono
nelle zone di espansione esterna di
Cernusco o di Cornaredo, con i fabbricati arretrati rispetto alle recinzioni, senza relazione diretta con i
tracciati. Citylife un esempio eloquente di come lestensione della
pedonalit senza un progetto complessivamente finalizzato allintegrazione, possa separare la citt anzich unirla, producendo insediamenti
periferici nelle aree centrali della
citt.
La noiosa Bicocca, in questo scenario di progetti che attentano alla citt, rappresenta una eccezionale
prova di resistenza delle idee, di
consapevolezza che la citt vive di
regole, dentro le quali la progettualit sapiente pu produrre edifici eccellenti come quello della Deutsche
Bank di Gino Valle, con i suoi spazi
aperti irregolari e disallineati. Ma
anche alla Bicocca, che pure un
pezzo di citt disegnato con la determinata e colta volont di fare citt, la separazione tra percorsi carrai
e percorsi pedonali e la realizzazione degli spazi pubblici interni agli
isolati, impoveriscono la strada, verso la quale sono rivolti fronti chiusi e
muti.
La subcultura progettuale che ha
determinato il paesaggio della citt
diffusa lombarda entra in citt, e la
investe con le medesime logiche
immobiliari. I nuovi edifici introdotti
nelle cortine edificate della citt
consolidata hanno quasi sempre i
fronti adorni di numerosi balconi,
inutilizzati dagli utenti, ma venduti al

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50% del prezzo al metro quadro


dellalloggio. Cos il carattere di molte strade milanesi sta trasformandosi, non in un nuovo e diverso carattere, ma in citt senza qualit.
Da lungo tempo la cultura politica
priva di unidea di citt. Ormai diversi anni fa Massimo Cacciari parlava,
a proposito di Venezia e attualizzando un concetto elaborato ancor
prima da Joseph Rykwert, della necessit di unidea di citt, che servisse da riferimento quadro per la
formazione di scelte politiche tra loro connesse da una coerenza, e
come garanzia di successo delle
stesse scelte. Manca un progetto
generale del modo di abitare la citt,
della sua dimensione antropologica,
da contrapporre al programma liberista e provinciale di favorire ogni
rottura delle regole morfologiche e

di imitare le downtown americane


con quarantanni di ritardo.
Il Sindaco Pisapia sta aggiustando
gli strappi pi gravi e riportando la
legalit al centro della gestione
amministrativa: un programma
importante, ma non basta. I tagli ai
capitoli del bilancio comunale finalizzati a salvare e conferire continuit ai servizi sociali sono una scelta
condivisibile, ma senza unidea di
citt semplice e chiara, estesa alla
dimensione metropolitana, che preveda i concetti e le misure utili a costruire tendenze inverse a quelle
autodistruttive in atto, discussa e
condivisa dai migliori tra gli attori
economici e culturali della citt, il
futuro appare incerto e insicuro.
necessario impedire che sia il
mercato a determinare la forma della citt, necessario non limitarsi a

stabilire procedure amministrative


trasparenti e legali per la sua determinazione. C bisogno di una
visione che illumini la prospettiva,
dobbiamo capire e decidere che Milano vogliamo. In mancanza di
mezzi finanziari che in tempi brevi
consentano di soddisfare in modo
importante i bisogni e le attese degli
elettori, il consenso bisogna mantenerlo ed estenderlo accompagnando lazione amministrativa con
unidea forte di futuro, con un impegno straordinario di elaborazione
culturale e politica. Altrimenti, la citt torna in mano a quelli di prima.
* architetto milanese, direttore di
Archi, rivista svizzera di architettura,
ingegneria e urbanistica.

PEDONALIZZARE PIAZZA CASTELLO. UN DIFFICILE TASSELLO DEL DISEGNO URBANO


Stefano DOnofrio*
Pochi giorni dopo il pomeriggio
dell11 gennaio, quando la maggioranza annunci il progetto di pedonalizzazione di piazza Castello, ho
ricevuto dallassessorato mobilit
una serie di brevi video che mostravano New York che cambiava faccia: strade trafficate e grigie che, in
poche settimane, si affollavano di
persone a piedi, in bici, sedute su
sedie e panchine. Il modello della
pedonalizzazione questo, era la
frase che accompagnava quei video.
Questi risultati erano ottenuti con
pochi interventi, nessuna ripavimentazione n cambio di faccia. Lidea
che ne scaturiva era quella di una
riappropriazione quasi naturale da
parte delle persone di ci che prima
era propriet delle automobili.
Sono passati meno di tre mesi e
pochi giorni fa il Comitato X Milano
insieme ai partiti di maggioranza del
Consiglio di Zona 1 ha organizzato
un incontro con la giunta (la vicesindaco De Cesaris, gli assessori
Maran e Bisconti) per mostrare ai
cittadini la versione milanese di
quelle idee, applicata su una delle
aree pi grandi e importanti del nostro centro storico.
Questa versione milanese ha molte
affinit con quella newyorchese e
con operazioni simili avvenute in
altre citt del Nord Europa, anche
perch la nostra giunta ha chiesto e
ricevuto la collaborazione dello studio Gehl di Copenhagen, che ha
lavorato col sindaco Bloomberg e in
tante altre citt del mondo. Il progetto una pedonalizzazione a basso

n. 14 VI - 9 aprile 2014

costo: un provvedimento viabilistico


di chiusura alle auto che rende disponibile al transito pedonale la
grande lingua dasfalto che corre
intorno al Castello, senza interventi
strutturali di rilievo.
Come accade sempre, la trasformazione di uno spazio urbano colpisce
gli abitanti della citt pi per la modifica dello status quo che per la
prospettiva futura, e il dibattito sulla
pedonalizzazione di piazza Castello
non ha fatto eccezione. Le preoccupazioni riguardano soprattutto i flussi di traffico e in particolare il ricarico
di auto su Foro Bonaparte.
Dal punto di vista della mobilit la
pedonalizzazione di piazza Castello
un tassello di una serie di provvedimenti coerenti con un obiettivo
ripetuto pi volte in questi (quasi) tre
anni di giunta Pisapia: a Milano il
traffico e il numero di auto private
deve diminuire e avvicinarsi ai livelli
delle altre citt europee.
Sia nelle parole, leggendo i documenti del Piano Urbano Mobilit
Sostenibile, sia nei fatti, ad esempio
con Area C, si sta perseguendo
questo obiettivo e questo ulteriore
tassello sia reso possibile dalla
decrescita di auto gi avvenuta (28% di transiti in Area C), sia contribuir a rendere tangibili e visibili i
vantaggi di questa diminuzione del
traffico. Limpatto della pedonalizzazione oggi molto diverso da quello
che sarebbe stato cinque anni fa e
le conseguenze sul traffico saranno
ridotte e risolvibili.
Bisogna secondo me avere la forza
di rivolgere il proprio sguardo a ci

che sar, alle prospettive future di


questa pedonalizzazione, insieme a
quelle delle altre trasformazioni urbane che la nostra citt sta di nuovo
concretamente affrontando (non pi
tardi della scorsa settimana il Consiglio di Zona 1 ha, ad esempio, ospitato la presentazione del progetto
di riapertura dei Navigli).
Quali prospettive apre la pedonalizzazione di piazza Castello e la continuazione del percorso indicato dal
primo referendum del 2011 che
chiedeva il raddoppio delle aree
pedonali, comprendendo per lotti
lintera area della Cerchia dei Navigli? Quale sguardo gettiamo sul
2015 e sugli anni futuri sui temi del
turismo e del suo indotto, dei ritmi
urbani, della mobilit e della ciclabilit? Quali vantaggi strategici e come ottenerli?
In particolare su piazza Castello bisogna domandarsi come valorizzare
la sua pedonalizzazione, soprattutto
ragionando sul Castello Sforzesco e
sulle sue potenzialit artistiche e
culturali. Cosa pu diventare la
piazza? Un luogo di piacevole sosta
o magari anche un luogo che ospiti
installazioni, mostre, manifestazioni? Solo un collegamento tra luoghi
di interesse o spazio attraente di per
s?
La piazza luogo duso pubblico
ed anche rappresentazione delle
scelte che le amministrazioni fanno
dello spazio pubblico. Piazza Castello, nata nella sua forma attuale
dal Piano Beruto, ha una storia relativamente giovane, forse non ha un
suo genius loci definito, ma certa-

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mente non quello di arteria stradale. La sua pedonalizzazione pu aiutare la citt a trovarlo e a renderlo
evidente.

*Presidente della Commissione Mobilit, Traffico, Strade e Arredo Urbano, Consiglio di Zona 1

VIAGGIARE GUARDANDO ALLARREDO URBANO ALTRI CON MALINCONIA


Marco Romano
Le citt europee sono una vera e
propria opera darte, dunque vanno
lette studiate apprezzate proprio
come Carlo Bertelli ci ha insegnato
a guardare la grande tela di Giovanni Bellini con la predica di Alessandria, qui a Brera. Cos nelle settimane passate stavo scrivendo un
ritratto di Edimburgo una citt con
mezzo milione di abitanti, capitale
di una Scozia che vorrebbe recuperare con un referendum quella indipendenza dalla Gran Bretagna persa nel 1707 quando la giornata
dedicata allArredo Urbano da ArcipelagoMilano mi ha suggerito di
guardare con un occhio nuovo tutte
le fotografie scattate quando lho
visitata, in una settimana fredda e
nebulosa di un anno fa.
Ecco qua la strada maggiore che
attraverso il centro storico: a proteggere il tratto pedonale ci sono i
dissuasori e due piccoli cartelli
mentre allinizio del tratto dove il
traffico consentito non c un cartello a indicare n il senso vietato
n la sosta vietata.

Nessuno ha poi a che ridire se i negozi hanno unapparenza esuberante, forse rendono allegra la strada.

indica lingresso, ma non c alcun


cartello premonitore come vedi qui
a Milano.

Nel centro storico c poi lantica


piazza del mercato con una parte
pedonale, ma larredo poi costituito da semplici panchine - neanche
da una sedia a sdraio - con
limmancabile cabine telefonica.

Nella George street, la strada principale delle new town settecentesca, nessun cartello suggerisce una
sosta o un senso vietati, che pure
esistono, e lo stesso pu dirsi per
Great king street, la strada maggiore della seconda fase della new
town.

Quel che deve essere pedonale


tale, ma una volta ricavati due ampi
marciapiedi per i pedoni - forse anche per le biciclette - le automobili
possono parcheggiare da entrambi i
lati.

In Castle street le bancarelle sembrano unificate, ma a guardar bene


poi ogni espositore ha scelto colori
diversi: e qui s, ci sono dissuasori
stabili.

Neanche lingresso di questa stradina settecentesca ha un cartello


che indichi il senso vietato

Nel Royal circus nessun cartello ti


suggerisce un divieto e dunque
puoi prendere a destra o a sinistra,
ma in Eglinton circus c invece un
cartello: ma il giardino come tutti
gli altri - chiuso da una cancellata
e privato, dunque possibile che
anche la strada sia privata e i proprietari labbiano voluta a senso unico.

Beninteso dovranno esserci parcheggi con la loro insegna che ne

n. 14 VI - 9 aprile 2014

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Comunque
sia
ho
affittato
unautomobile e non ha avuto nessuna difficolt a prender luso di circolare a sinistra e di fare a meno
dei cartelli, non ho preso multe anche se la viabilit sembra affidata
non tanto alla consuetudine quanto

al buon senso: il ritratto poi venuto benissimo e come gli altri sar
tra poco sul mio sito,
www.esteticadelacitta.it

SALONE E FUORI. I PRIVATI CHIAMANO, IL COMUNE RISPONDE


Giulia Mattace Raso
Creativit, competenza e lavoro:
ecco la terna vincente del design (e
della moda) a Milano. Che questa
settimana fa i fuochi dartificio, complice la sinergia degli artificieri.
Lamministrazione gioca in prima
persona, promuove il ritorno del
Compasso dOro a Milano, coordina
la regia unica per la gestione del
Fuorisalone, valorizza le icone del
design in mostra contro la contraffazione a Palazzo Reale. Mette a sistema il design con la moda (via
Spiga e via Montenapoleone) e con
la cultura nella Primavera di Milano
(Design week Festival), senza dimenticare le radici (il Duomo e la
Veneranda Fabbrica) e la solidariet
(la creativit made in Italy dal carcere). Promuove e affianca la creativit degli auto produttori (makers) alla
Fabbrica del Vapore.
Grazie alla collaborazione tra le
Istituzioni e i principali player come
ADI, Cosmit e FederlegnoArredo
siamo riusciti a realizzare il calendario unificato degli eventi di Milano
che rappresenta un ulteriore passo
per la valorizzazione della moda e
del design e di tutti gli operatori della creativit milanese cos afferma
Cristina Tajani, lAssessore allo Sviluppo Economico, Moda e Design al
centro di tutte queste operazioni. Ed
proprio il coordinamento e la sinergia il tratto distintivo di questa
edizione, che sperimenta e consolida nuove forme di relazione tra
pubblico e privato.
Ancora Cristina Tajani: Stiamo
compiendo unazione sinergica volta
a innovare il rapporto tra creativit e
produzione, in una visione che vada
al di l della mera dimensione estetica, spostando laccento sulle professionalit, sulle competenze e sulla
valorizzazione
dei
giovani
designer under 35, in grado di innovare il processo produttivo in sintonia con i nuovi asset tecnologici e
sociali, poich design, moda e cultura sono caratteristiche che appartengono a Milano e alla sua storia e
che rappresentano i tratti distintivi
della sua immagine riconosciuta in
tutto il mondo.
lo stesso spirito che anima la nascita della regia unica per la gestio-

n. 14 VI - 9 aprile 2014

ne del Fuori Salone, un coordinamento che lAmministrazione ha


promosso per facilitare il dialogo tra
istituzioni, operatori e stakeholder
per mettere a sistema tutte le competenze al fine di valorizzare il patrimonio di esperienze che contraddistinguono e identificano il design
italiano nel mondo.
La design week di Milano levento
pi importante al mondo sul design
e il principale per coinvolgimento di
persone e spazi. la risultante della
convivenza tra Salone del Mobile e
Fuorisalone: questultimo nato come
evento spontaneo che si promuove
autonomamente, con il lavoro delle
singole aziende e il supporto delle
organizzazioni di zona e investitori
privati, commenta Cristian Confalonieri, in rappresentanza del Comitato interzone Milano Fuori Salone,
aggiungendo: Per mantenere la
leadership di Milano a livello internazionale, in uno scenario in continua evoluzione, forte lesigenza di
una programmazione, un investimento creativo e progettuale, con
una maggior connessione tra le forze in campo. Perseguire e agevolare questa evoluzione di Milano la
mission del comitato Milano Fuori
Salone.
Otto i soggetti, oltre al Comune di
Milano, che danno vita al coordinamento, i quattro distretti dove si sviluppano i principali eventi del Fuorisalone (Brera Design District, Porta
Venezia in Design, Tortona Around
Design e Ventura Lambrate); il museo temporaneo del design di Superstudio Group, una location
deccezione come lhotel Magna
Pars Suites Milano, due contenitori
di eventi quali Elita Design Week
Festival ed esterni - Public Design
Festival e una piattaforma di comunicazione www.fuorisalone.it.
Investire sulla tutela e la valorizzazione anche attraverso una iniziativa culturale come la mostra 100%
Original Design ospitata a Palazzo
Reale: Unoccasione per contribuire a diffondere in citt, soprattutto
tra i giovani, i cittadini e i consumatori, una nuova cultura della legalit
capace di generare un'economia
pulita e legittima: quando si acquista

un originale, infatti, non si compra


solo un oggetto, ma la sua storia e
la visione di chi lha ideato e realizzato.
La scommessa pi innovativa il
Comune la fa alla Fabbrica del Vapore con i makers di Sharing Design. Questo il luogo ideale dove
condividere la creativit e una tecnologia sofisticata a basso costo
che permette ai giovani designer la
definizione di nuovi criteri e paradigmi di progettazione. Protagonisti
qui sono gli autoproduttori, sia studenti, affermati professionisti o artigiani, uniti dalla possibilit di poter
usufruire di spazi pubblici per lavorare e poter esporre e proporre le
proprie opere il cui tema centrale
non pi il possesso dei beni di
produzione, ma il loro utilizzo condiviso.
Tutto il programma di Sharing Design

consultabile
su
www.milanomakers.com oltre che
sullApp Milano Creativa, realizzata
dal Comune di Milano, che permette
di visualizzare per data o per zona
tutti gli appuntamenti culturali, gli
eventi e le presentazioni legate al
mondo del design. Uno strumento
utile agli operatori per pianificare i
propri appuntamenti senza il rischio
di sovrapposizioni e indispensabile
ai visitatori per essere aggiornati in
tempo reale su come vivere al meglio la citt.
Salone del Mobile e il Fuorisalone
rappresentano un connubio vincente per il rilancio del sistema produttivo tra architettura, design, divertimento e cultura. qui che si concentra la vera ricchezza del Paese
con la valorizzazione dei talenti grazie al Salone Satellite, qui che si
concentrano leccellenza e la qualit
dei prodotti. La forte presenza di
aziende sia italiane che straniere,
lalta affluenza di visitatori attesa,
sono tutti ingredienti della ricetta
anticrisi che Milano pu offrire
allintero Paese, con le parole del
sindaco Pisapia ieri in fiera o come
usa dire oggi, in una parola:
#mdw14.

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GERARDO DAMBROSIO. TRADIRNE LA MEMORIA?


Oreste Pivetta
Gerardo DAmbrosio ci ha lasciato.
Era tra gli uomini che negli ultimi
decenni ci avevano fatto sperare in
una Italia diversa ed erano comunque stati capaci di mostrarci un paese offeso ma non ancora piegato
dallillegalit, dalla volgarit, dalla
corruzione. Nel ricordarlo, mi viene
in mente una definizione semplice:
uomo onesto. Uomo onesto di fronte alla legge e ai poteri che la legge
gli conferiva, uomo onesto di fronte
alle tentazioni della politica, uomo
onesto nel compito di difendere la
giustizia in una societ, che, in una
sua parte almeno, ormai maggioritaria, si era da tempo abituata a interpretare i codici secondo un interesse particolare, agevolata da strutture, procedimenti, consuetudini, omert.
Alla sua morte, la figlia di un esponente politico del passato ebbe per
lennesima volta la grazia di denunciarne la presunta tendenziosit in
materia di tangenti: avrebbe occultato quelle rosse, perseguitando
parti politiche diverse dalla sua. Non
se ne avr a male Gerardo
DAmbrosio che possedeva anche
la virt dellironia: per un ventennio
lo hanno assoldato nel manipolo
delle toghe rosse giustizialiste a
senso unico, anzi era il capo delle
toghe rosse. Linsulto metteva e
mette in conto il ridicolo per chi lo
formul, ma anche idiosincrasia e
refrattariet nei confronti della legge, immoralit, lassenza di senso
civico, persino cecit davanti ai disastri che questo paese ancora
costretto a soffrire. Un uomo sopra
le parti, nonostante i suoi convincimenti politici, lo ricordava Francesco Saverio Borrelli, una voce autorevole.
Gerardo DAmbrosio aveva ottantaquattro anni (era nato a Santa Maria
a Vico, in provincia di Caserta), era
diventato magistrato cinque anni
dopo la laurea (a pieni voti nel 1952,
alla facolt di giurisprudenza di Napoli), era diventato cittadino milanese negli anni sessanta quando era
entrato a Palazzo di Giustizia, prima

Sostituto Procuratore Generale, per


otto anni (sostenne laccusa nei
primi processi per terrorismo e nel
processo conseguente allo scandalo dei petroli, condusse le istruttorie
relative agli illeciti del Banco Ambrosiano, tra gli imputati Roberto
Calvi), quindi, dal 1989, come Procuratore aggiunto, dirigendo il dipartimento criminalit organizzata e,
dal 1991, quello dei reati contro la
pubblica amministrazione. Nel 1999
venne nominato Procuratore Capo
della Procura della Repubblica di
Milano. Lasci la magistratura nel
2002, per limiti det. Nel 2006 venne eletto senatore nelle file dei Democratici di sinistra.
Lo si poteva incontrare nel suo ufficio dentro Palazzo di Giustizia a Milano. Lo si poteva ascoltare al telefono, per unintervista. Colpivano
subito la sua severit, il suo rigore
ma anche la sua eleganza, quei
modi raffinati e discreti. Colpivano
la disponibilit e quel modo paziente, molto pedagogico, di spiegare a
chi lascoltava come stavano le cose. Magari si ripeteva ma per eccesso di scrupolo: temeva il fraintendimento,
lincomprensione,
quando anche la precisione della
sua esposizione poteva indurre
lintervistatore a qualche grossolana
sintesi. Rivelava, negli ultimi anni, la
sua amarezza: amarezza per quanto nel malaffare, nella corruzione,
nelloffesa alle istituzioni si era ripetuto, in una sorta di tangentopoli
infinita, quando mutavano i protagonisti, ma non cambiava lentit del
danno morale ed economico: Il
problema della corruzione- disse di
recente - c' sempre. Se i risultati
sono nettamente inferiori al periodo
d'oro, quello di Mani Pulite, solo
perch si sono creati gli anticorpi,
stato fatto tesoro dell'esperienza di
quegli anni per sottrarsi alle indagini. Non arrivano quasi pi input
dall'esterno per collaborare alla ricerca della verit.
Prima di tangentopoli, DAmbrosio
sera occupato di piazza Fontana e
grazie al suo coraggio (e al coraggio

e allobiettivit di magistrati come


Giancarlo Stiz ed Emilio Alessandrini, assassinato dai terroristi di Prima
Linea) si giunse allincriminazione di
Franco Freda e di Giovanni Ventura, alla individuazione quindi di quella matrice fascista della strage (Freda e Ventura erano gi stati incriminati per le bombe ai treni dellestate
dello stesso anno). Sera dovuto occupare anche della morte di Giuseppe Pinelli, nella notte che precedette larresto di Pietro Valpreda.
Non era riuscito a terminare
linchiesta come avrebbe voluto, interrogando il commissario Calabresi, ultimo teste, ucciso pochi giorni
prima lappuntamento. La conclusione dellinchiesta (il malore attivo) mosse le accuse violente da
parte di alcuni ambienti di sinistra.
Si dovrebbero invece ricordare i
giudizi durissimi che DAmbrosio,
nella sentenza depositata il 27 ottobre 1975, riserv alla polizia e al
questore. Cit la famosa conferenza
stampa, in via Fatebenefratelli,
quando il questore dichiar: Era
fortemente indiziato, Ci aveva fornito un alibi ma questo alibi era
completamente caduto, Il funzionario e lufficiale gli hanno rivolto
una ultima contestazione Poi sono usciti dalla stanza. Dimprovviso
Giuseppe Pinelli scattato. Ha spalancato i battenti della finestra socchiusi e si buttato nel vuoto
Affermazioni vili e menzognere,
scrisse DAmbrosio, rese perch
gradite ai superiori, strumento per
avvalorare la tesi della colpevolezza
degli anarchici. Gerardo DAmbrosio non si arrese a un senso
comune pseudo istituzionale, a un
pseudo rispetto di un potere, che
aveva scelto la strada di un presunzione di colpevolezza. Per
quanto gli fu possibile difese una
persona, per quanto gli fu possibile
cerc di restituire dignit e giustizia
a una persona, lultima vittima di
piazza Fontana.

MOSCHEA A MILANO. RELIGIONE POLITICA E COSTITUZIONE


Paolo Branca
Per tanti, troppi anni il tema di luoghi di culto islamici veri e propri (ufficialmente riconosciuti e autorizzati
come tali e almeno dignitosi) stato
in Italia una specie di tab. Una de-

n. 14 VI - 9 aprile 2014

stra gi poco incline a guardare con


favore i nuovi italiani e i loro diritti,
sotto il ricatto della Lega e complice
il carattere a lungo omogeneo del

panorama religioso nazionale, ha


preferito dire sempre e solo no.
Un no inutile e controproducente:
sono infatti sorti circa 800 luoghi
che per forza di cose si son dovuti

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chiamare centri culturali o sedi di
svariati tipi di associazioni dove tenere anche incontri di preghiera ha
fatto spesso scattare la trappola del
cambio di destinazione duso dei
locali, con conseguenze gravi. Anche quando non si giunti alla chiusura forzata di questi luoghi, chiudendo un occhio si comunque trasmessa unimmagine ambigua di un
diritto sancito s dalla Costituzione,
ma concesso quasi come un favore.
Lapprossimarsi dellExpo 2015 a
Milano ha improvvisamente cambiato la prospettiva, ma solo in apparenza, in quanto unaltra abitudine
nostrana si sta pericolosamente evidenziando: dopo lunga trascuratezza si rischia di obbedire alla logica dellemergenza. Il primo luogo di
culto islamico nella storia di Milano,
per di pi sotto i riflettori di un evento internazionale di simile portata,
richiede qualcosa di pi di un atto di
semplice amministrazione, peraltro
tardivo e affrettato.
Va tenuta in debito conto, oltre
allinerzia ricordata, anche la storia
delle associazioni musulmane che
da decenni operano sul terreno.
Sono numerose, diverse per composizione e orientamento, talvolta

persino in competizione tra loro. Fino a ora a Milano ha prevalso una


leadership formata prevalentemente
da italiani convertiti o da medici siriani (pochi, ma di formazione culturale superiore agli altri, di carattere
per tecnico-scientifico o professionale) cui si sono affiancati soprattutto egiziani (letnia prevalente in citt,
mentre a livello nazionale prevalgono di gran lunga i marocchini, pur
presenti ma poco influenti a Milano)
concentrati in sedi come viale Jenner e via Quaranta, per vari aspetti
problematiche.
La proposta di edificare una moschea dove ora sorge il Palasharp
va valutata anche in funzione di
questo contesto. Ammesso che il
palazzetto sia davvero pericolante
(ma non mi risulta che esista alcuna
perizia tecnica in tal senso e mi auguro desser smentito) si tratterebbe
di abbatterlo (con la forte spesa di
600mila euro) e il nuovo luogo di
culto si troverebbe cos a coincidere
con quello in cui ormai da anni si
svolge la preghiera del venerd proprio dellIstituto Culturale Islamico di
viale Jenner. Contiguit bizzarra, a
dir poco, visto che non si tratta di un
centro che si sia proprio distinto per

lintegrazione e lapertura dialogica


nei confronti della citt e delle altre
religioni e che ha visto condannato
a oltre tre anni di carcere uno dei
suoi ultimi imam, di recente scarcerato ed espulso dallItalia .
La sigla ombrello Caim (Coordinamento Associazioni Islamiche Milanesi) alla quale anche viale Jenner
appartiene, ha dimostrato inoltre un
forte legame coi Fratelli Musulmani,
specie con numerose manifestazioni a favore del deposto presidente
egiziano Morsi, dopo che negli stessi luoghi di culto durante lo scorso
ramadan si erano verificate forti
tensioni soprattutto fra fedeli egiziani di opposta tendenza politica e
proprio durante i riti comunitari.
Un caso dunque che va ben oltre il
semplice godimento del diritto di
culto e che solleva il problema cruciale
della
strumentalizzazione
dellappartenenza religiosa a per
altri fini, la cui mancata soluzione
sta alla base di devastanti situazioni
che si perpetuano nei Paesi
dorigine di molti musulmani milanesi ai quali ora e qui abbiamo il dovere, prima ancora che linteresse, di
offrire e garantire qualcosa di pi.

ARIA EUROPEA: RICORDANDO IL 15-18. E SE OGGI LA GUERRA ECONOMICA DIVENTA MILITARE?

Giuseppe Gario
1914. il titolo del libro di Barbara
Mac Millan (Rizzoli 2013) che ci aiuta a capire loggi alla luce del disastro di centanni fa. Detonatore della
guerra fu linettitudine dei leader civili che non studiarono mai le implicazioni dei piani di guerra dei loro
stati maggiori e accettarono la guerra, senza cercare alternative [p.
376]. Nel 1962, con le testate nucleari russe installate a Cuba, John
F. Kennedy fu assediato dai militari
per indurlo a agire anche a costo di
una guerra nucleare. Ma dal fiasco
della Baia dei porci, dimostrazione
che i militari possono sbagliare, e
dalla lettura de I cannoni dagosto,
lo studio di Barbara Tuchman allora
pubblicato sugli errori che portarono
alla Grande guerra, fu indotto a negoziare con lURSS, indietreggiando
dallorlo del baratro [p. 696].
Era in corso il concilio Vaticano II
voluto da Giovanni XXIII, che lavor
a scongiurare la prima guerra nucleare della storia. Sarebbero morti
poco dopo, Kennedy assassinato a
Dallas, piena di manifesti con la sua
foto segnaletica di traditore da punire. In numero incalcolabile dobbiamo loro la vita: contemporanei, figli,
nipoti, pronipoti. Non fu cos nel
1914. Rudyard Kipling, che nel 1895

n. 14 VI - 9 aprile 2014

aveva dedicato al figlio la poesia If


(Tua sar la Terra e tutto ci che
in essa, / E - quel che pi conta sarai un Uomo, figlio mio), lo spinse a arruolarsi nonostante la forte
miopia, e nel 1918 ne cerc invano i
resti, facendogli infine dire: Se
qualcuno vuole sapere perch siamo morti / Ditegli: perch i nostri
padri ci hanno mentito (Le Monde
des Livres, 21/02/14, p. 2).
Inettitudine e menzogna portarono i
crimini senza guerra del 1939 1945, brutalit e disumanit premeditate e sistematiche a prescindere
dalla guerra (Michail Burleigh, Il
Terzo Reich, Rizzoli 2003, p. 570).
Nel 1944, nel rapporto Axis Rule in
Occupied Europe, il giurista polacco
Raphal Lemkin coni genocidio,
dal greco gnos (stirpe) e latino
(homi)cidium: la disintegrazione (politica sociale culturale linguistica nazionale religiosa economica) dei
popoli dei quali si vogliono le terre e
i beni, ripuliti della loro presenza.
Previsto e pianificato, nel 1994 quello dei tutsi in Rwanda avvenne perch lOnu e il mondo guardarono
altrove (Il Sole 24 Ore, 30/4/14, p.
40).
Oggi i governi nazionali fanno guerra ai loro popoli, le banche globali al

mondo. Thomas Hoenig (vicepresidente FDIC, fondo di garanzia dei


depositi bancari USA) avverte che
le maggiori banche mondiali possiedono solo il 4% dei loro attivi, pari a 3.700 miliardi di $ per JPMorgan
Chase, 3.000 per Bank of America,
2.700 per Citigroup (il nostro prodotto interno lordo sui 2.000). Perdere il 4% le porterebbe sullorlo del
fallimento e, se anche una sola fallisse, il crollo di una montagna di
soldi devasterebbe mercati e economia con un panico istantaneo e
universale (Le Monde conomie &
Entreprise, 29/3/14, p. 8). Giorni fa
Citigroup non ha superato lo stress
test della Federal Bank (ivi, 28/3/14
p. 5).
La formula cambia, la sostanza no:
conquistare cose, non persone, tanto meno con la democrazia.
Per avere abbastanza volontari nella guerra in Iraq, Rumsfeld e Pentagono hanno abolito i criteri di arruolamento stabiliti dopo il Vietnam.
Alcuni lo sono stati esplicitamente
(peso e quoziente di intelligenza, ad
esempio), altri completamente ignorati (esclusione di neonazisti e criminali) o messi a tacere, ad esempio arruolando un gran numero di
giovani americani con turbe mentali

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non curate. Le popolazioni occupate
sono state sacrificate, e fiumi di
sangue versati. Le peggiori atrocit
sono spesso direttamente connesse
allabolizione dei divieti di arruolare
malfattori, estremisti razzisti e criminali organizzati, tra altri. Le conseguenze si sentiranno per decenni
(Matt Kennard, Irregular Army, Verso, London-New York 2012, p. 11).
In questi giorni, in Europa, la crisi
di Crimea a un passo dal creare
tra i Russi e gli Occidentali un momento di tensione non pi visto dalla fine dellUnione sovietica (Le
Monde, 22/03/2014, p. 1). Secondo alcune fonti, un fondo investimenti americano specializzato in
debiti in sofferenza, Franklin Templeton Investment, ha di recente acquistato oltre il 20% del debito sovrano ucraino; se non si fa qualcosa, i fondi di investimento americani esigeranno rimborsi enormi

(miliardi di $) a un futuro governo


ucraino gi fragile sul piano interno.
Il che sar non solo un incubo in
termini di relazioni pubbliche, ma
accelerer un disastro geostrategico
a fronte di una Russia in agguato
(Le Monde conomie&Entreprise,
22/03/14, p. 8).
il segno del passaggio prossimo
dalla poliarchia pretoriana, in cui
siamo immersi, a una lotta senza
quartiere tra Behemoth e Leviathan,
tra il caos in cui trionfa il pi forte e
la dittatura in cui solo la parvenza
della legalit sintravede nel ghigno
delloligarca disvelato? Linterrogativo troppo drastico e inquietante
per essere sviluppato realisticamente. Valga come ammonimento. Lo
scriveva un anno fa Giulio Sapelli
(Chi comanda in Italia, Guerini e
Associati, 2013, p. 137) di un mondo fondato solo sulla forza, di soldi
e armi. La cronaca oggi d basi

concrete allammonimento. Nella


frammentazione di interessi e cacofonia di menzogne dettate dalla paranoia degli egoismi, si perde la ragione, ma nelle prossime elezioni
europee possiamo darci finalmente
un vero governo europeo responsabile verso noi europei, anche per
ricostruire il bene comune sempre
pi raro che lordine internazionale. Le successive sono tra cinque
anni, troppi, mentre elezioni nazionali sempre pi di protesta confermano, per chi vuole vedere e sentire, che la presunta sovranit nazionale una trappola micidiale, come
Hans Kelsen ha dimostrato subito
dopo la Grande guerra.
La posta in gioco la pace, nella
guerra fredda che non finita e rischia ancora una volta di finire fuori
controllo. Its peace, stupid! in
gioco la pace, stella!

LA FINANZA GLOBALE: FARINA DEL DIAVOLO?


Elio Veltri
Aldo Cazzullo, su Sette scrive che
la finanza non il diavolo, va regolata, non demonizzata perch ci
consente di mantenere un alto tenore di vita. Affermazioni giustissime
ma contraddette dai fatti negli anni
della crisi devastante che decine di
milioni di europei hanno pagato a
caro prezzo. Nel cui corso diventato pi evanescente il rapporto tra
finanza ed economia legale; aumentata la quota di finanza ed economia criminale in Italia e nel mondo e la quantit di denaro sporco
riciclato; aumentata la percentuale
di capitali esportati illegalmente e
imboscati nei paradisi fiscali; aumentata a dismisura la quantit di
denaro prodotto dal nulla e messo
sui mercati dalle banche e sono
contestualmente aumentati i rischi
di fallimento di molte banche, salvate dagli interventi finanziari degli
Stati.
La sola Unione Europea negli anni
2007-2012 ha messo a disposizione
delle banche che rischiavano di andare a gambe per aria, 4.600 miliardi di euro. Questo perch, come
scrivono Masciandaro e Pansa: la
farina del diavolo non diventa sempre crusca(La farina del diavolo,
Baldini & Castoldi, 2000). vero: la
finanza utile se non diventa anarchica e non comanda la politica; se
viene regolata e controllata e non
viene creata dal nulla senza regole.
E soprattutto se viene messa al servizio dell'economia reale e non la
distrugge e con essa milioni di posti
di lavoro.

n. 14 VI - 9 aprile 2014

Esattamente quanto successo


negli anni della terribile crisi che
stiamo vivendo, peggiore di quella
del 1929, come gi nel 2003 aveva
scritto Paolo Sylos Labini, inascoltato, perch senza casacche. Allora,
in America, epicentro della crisi, fu
varata la legge Glass - Steagall che
obbligava le banche a separare le
attivit di deposito da quelle speculative. Lo Stato, nell'ambito del New
Deal, cre circa 15 milioni di posti di
lavoro, soprattutto nel settore delle
infrastrutture. I problemi che riguardano la cosiddetta finanziarizzazione dell'economia e la necessit di
contenerla attraverso riforme radicali nazionali ed europee, in Italia non
trovano molto spazio nell'informazione, soprattutto televisiva.
Le cose non vanno certo meglio nella politica, nel Governo e nel Parlamento. Eppure, l'abbiamo detto e
scritto tante volte, l'Italia, insieme
alla Grecia, il paese dell'Unione
che ha la maggior quota rispetto al
PIL, di economia sommersa, criminale, di esportazione di capitali, di
riciclaggio di denaro sporco e di evasione fiscale. Ricordo un dato: in
Francia, una ricerca ha stimato in
600 miliardi i capitali esportati all'estero illegalmente dai cittadini francesi e imboscati. Quanti sono i soldi
esportati illegalmente dagli italiani?
I Problemi che la crisi in tutta Europa ha messo in evidenza riguardano:
- Il rapporto centuplicato tra la quantit di denaro circolante sotto ogni
forma (titoli, azioni, obbligazioni, de-

rivati ecc) e l'economia reale: beni e


servizi;
- Il sistema bancario che negli anni
ha visto prevalere accorpamenti e
fusioni di banche, diventate tanto
grandi e potenti da essere incontrollabili e minacciose al monito too big
to fail e cio, come dire: "state attenti che siamo troppo grandi per
fallire, perch il nostro fallimento si
tirerebbe dietro l'intero paese con la
vita di milioni di cittadini;
- La montagna di titoli spazzatura
nascosti nelle banche, nei ministeri,
negli enti locali e nelle aziende.
L'Europa, nella prossima legislatura,
o vara le riforme necessarie a evitare il ripetersi di crisi devastanti come
quella che stiamo vivendo o salta. E
non solo la moneta unica. Salta
l'assetto istituzionale e politico, si
disgrega, ritorna a prima di Carlo
Magno, e diventa terra di conquista
delle grandi potenze mondiali, con
conseguenze drammatiche per il
futuro di intere generazioni.
Cito alcune delle riforme indispensabili, che altri paesi stanno almeno
discutendo:
* Riforma del sistema bancario che
preveda il ridimensionamento delle
megabanche al fine di favorire una
vigilanza effettiva; riforma dello Statuto della BCE che consenta di finanziare i governi e non solo le
banche e obbligo per le stesse di
mettere a disposizione una parte dei
finanziamenti ricevuti a tassi bassissimi, dell'economia reale e delle imprese;

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* Riforma dei mercati finanziari, controllo della quantit di capitali e di
tutta la finanza strutturata (derivati)
con garanzie di informazioni fornite
agli acquirenti per consentire investimenti consapevoli come le probabilit di guadagnare o di perdere
e quanto;
* Controllo della cosiddetta finanza
ombra e vigilanza
Ricordo che in America sulla crisi e
sulle conseguenze drammatiche per
milioni di persone, indotte, con metodi discutibili, a contrarre mutui per
comprare la casa, finanziati dalle

banche con debiti, pur sapendo che


i cittadini non avrebbero potuti pagarli, hanno indagato due commissioni di inchiesta del Congresso. Nel
Regno Unito, in Germania e in
Francia, alcune proposte di riforma
sono arrivate in Parlamento e sono
in discussione. In Italia i problemi
riguardanti la tirannia della finanza
sulla politica e sulle istituzioni, non
stata nemmeno presa in considerazione. Se non qualche studioso come Luciano Gallino che ha pubblicato Il colpo di stato di banche e
governi, molto documentato e che

consiglio, del tutto ignorato dalle reti


televisive.
Ma in Italia successa una cosa
ancora pi grave sollevata sul Corriere della Sera da Milena Gabanelli: la Consob, autorit di controllo dei
mercati e delle societ quotate, con
notevoli poteri, ha esautorato il servizio tecnico interno di analisi quantitative, che potrebbe controllare e
far sapere al governo e alla pubblica
opinione quante centinaia di miliardi
di titoli spazzatura hanno in pancia il
ministero dell'economia, i comuni e
le regioni.

ABITARE PER TUTTI. SENTIRSI A CASA A MILANO


Rita Bramante
Due realt di accoglienza a Milano,
una in Area C, in pieno centro cittadino, l'altra nella periferia di Crescenzago. Centro e periferia di una
citt che dialogano sulla base di un
comune sentire. LAssociazione non
profit laica denominata Istituto Beata Vergine Addolorata, in breve iBVA, opera a favore di minori e famiglie italiane e straniere con l'obiettivo di favorire l'integrazione dei cittadini e delle famiglie immigrate nella vita sociale e civile della citt.
La Casa della carit - in via F.
Brambilla - una delle opere a cui il
cardinale Carlo Maria Martini ha tenuto di pi del suo episcopato milanese; una fondazione istituita nel
maggio 2002 proprio su iniziativa
del cardinale, al fine di ospitare e
avere cura di persone in difficolt.
Martini ha saputo mettere il suo
progetto nelle mani di un direttore
competente e entusiasta, don Virginio Colmegna, che ha fatto crescere
la Casa con coraggio, energia e dedizione. Oggi la Casa della carit d
ospitalit gratuita ogni giorno a 150
persone in difficolt, si prende cura
della salute fisica e psichica degli
ospiti, li sostiene con progetti sociali
di autonomia e li accompagna nella
ricerca di un lavoro.

Due Case, due luoghi che in sinergia con tanti altri soggetti riescono a
promuovere laboratori sociali dove
combattere le spinte alla disintegrazione, assumere la sfida dell'alterit
e animare una riflessione culturale
al servizio della metropoli milanese.
Queste due realt milanesi hanno
deciso di attivare un proficuo scambio di professionalit e competenze
per promuovere una citt pi inclusiva e accogliente, attenta ai nuovi
bisogni delle fasce pi deboli - famiglie fragili che necessitano di casa e
orientamento nella rete dei servizi,
poveri, sofferenti di disagio psicologico o minori non accompagnati - e
capace di dare loro risposte efficaci
di convivenza solidale.
La collaborazione dell'iBVA con Casa della Carit, obiettivo del protocollo d'intesa sottoscritto alla fine
del 2012, si espressa finora in due
progetti, Abitare solidale - rivolto a
soggetti in emergenza abitativa - e
Sulla strada della musica - dedicato
a bambini e ragazzi rom delle periferie milanesi, insieme anche alla
fondazione Casa dello Spirito e delle Arti.
Per il prossimo triennio lavoreranno
insieme anche a una nuova iniziativa: il "Servizio di ascolto e orienta-

mento alla citt", destinato a minori


non accompagnati e ad adulti privi
di sostegni familiari o con scarsa
autonomia personale, che soffrono
di disagi sociali, economici, psicologici, spesso incontrati attraverso
lUnit di strada di Casa della carit.
Percorsi per rafforzare l'autonomia
personale e sociale di ogni ospite,
anche grazie alla partecipazione ad
attivit conviviali e laboratoriali
sullesempio del laboratorio di terapeutica artistica, gi sperimentato
presso Casa della Carit.
Una citt sta bene quando c' coesione sociale, vicinanza, prossimit;
non stando accanto ai pi deboli in
una visione assistenzialistica, ma
con un progetto declinato su bisogni
concreti, che cresce e si alimenta
quanto pi si moltiplicano i luoghi e
le occasioni di contaminazione delle
buone pratiche.
Sfidati dall'emergenza, si pu decidere, come afferma don Colmegna,
di stare in mezzo da protagonisti per
costruire sentimenti di giustizia e
responsabilit sociale; cos l'emergenza pu costituire l'opportunit
per cambiare il volto della citt. Un
ospite dice: "Non la chiamo Casa
della Carit, la chiamo casa mia!"

Scrive Vincenzo Dittrich a Emilio Vimercati sulle case popolari


Francamente ArcipelagoMilano La
gestione dell'edilizia residenziale da
parte dei Comuni pu forse mostrarsi adeguata per realt di piccole
o medie dimensioni. Per aree metropolitane le cose stanno diversamente. Un grande salto quantitativo
esige sempre un salto qualitativo. Di
ci prendendo atto, il Comune di

n. 14 VI - 9 aprile 2014

Milano aveva affidato la gestione a


operatori gestionali privati per il periodo ottobre 2003 - settembre
2009, con risultati disastrosi. poi
stato costretto ad affidarsi nuovamente all'ALER. Non credo proprio
che la burocrazia del Comune di
Milano sia attrezzata adeguatamente per la gestione del patrimonio

pubblico di alloggi o che possa diventarlo in avvenire con gli attuali


indirizzi di gestione della legge regionale n.27/2009 che andrebbe
invece riformata. Senza contare l'esposizione alle influenze politiche di
parte alle quali la gestione municipale per sua natura esposta. Sono
quindi i criteri e le modalit di ge-

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stione che vanno modificati. questo il nodo politico e sociale. Non
la girandola dei soggetti gestori o lo

spezzatino del patrimonio che in


grado di scioglierlo.

Scrive Sergio DAgostini a Emilio Vimercati sulle case popolari


Caro Emilio, s tutto bene, . in un
comune
del
Monferrato
o
dellOltrep. Ma cosa cambierebbe
a Milano con 80.000 alloggi da gestire? Resta il problema di rompere
il monolite burocratico e consociativo dellErp e di avvicinarne la ge-

stione agli utenti e ai loro problemi,


intensificando la sperimentazione,
avviata ad esempio alle Quattro
Corti di Stadera, di affidare porzioni
di patrimonio al privato sociale. Solo
cos si pu avviare il recupero
dellenorme sfitto e occupato senza

titolo, stimolare la mobilit e giungere al pieno ed equo impiego dello


stock. Certo, vero che anche un
processo del genere forse lo gestirebbe meglio il comune (o, chiss, il
governo metropolitano) piuttosto
della regione.

Scrive Alessandra Nannei a Luca Beltrami Gadola


Perfettamente d'accordo: ormai le
"parti sociali" sono solo gli iscritti
ai sindacati. Bisognerebbe creare
un'istituzione che difenda le "parti

asociali" (o "non sociali"). Per


quanto riguarda la spartizione politica dei posti, mi sembra molto,
molto difficile superarla. qualco-

sa che sfugge a qualsiasi regolamentazione, qualsiasi legge.

CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
Pulp fiction
di Quentin Tarantino [USA, 1994, 154]
con: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Bruce Willis, Maria de Medeiros, Harvey Keitel,
TimRoth, Amanda Plummer, Christopher Walken, Ving Rhames, Eric Stoltz, Rosanna Arquette
Edizione straordinaria! In occasione
dei 20 anni dall'uscita del film di
Quentin Tarantino, il circuito The
Space ripropone la proiezione di
Pulp Fiction: il 7 - 8 e 9 aprile!
Pulp, massa di materia informe e
molle. Con questa definizione si
apre Pulp Fiction [USA, 1994, 154']
di Quentin Tarantino. Quasi un avvertimento allo spettatore: state per
entrare in un'opera di basso livello,
dallo stile popolare, simile a un libro che tratta argomenti sinistri,
normalmente stampato su carta di
bassa qualit (questa infatti la seconda definizione di Pulp). Dopo
l'ammonimento, la storia comincia.
Anzi, le storie. La sceneggiatura di
Tarantino si diverte a rimbalzare tra
tre storie differenti, ognuna con una
propria autonomia, ma tra loro collegate. Tutto inizia e finisce in un
classico diner americano: partiamo
dalla rapina di Zuccherino (Tim
Roth) e Coniglietta (AmandaPlummer), e ritorniamo dopo pi di due
ore in quello stesso luogo, poco
prima dei titoli di coda.
Nel mezzo, il regista offre un'esperienza visuale senza tempo. Non c'
modo di contestualizzare Pulp
Fiction in un periodo storico: siamo
immersi in un'orgia di elementi e caratteristiche che spaziano dagli anni

n. 14 VI - 9 aprile 2014

'20 a un futuro incerto. Niente vero. fiction a tal punto da far saltare
qualsiasi tipo di connessione. Anche
la colonna sonora per la maggiore
diegetica (proviene dall'interno del
film) un miscuglio di generi che
spaziano dal rock al surf, dal funk al
blues, scombinando ogni riferimento
temporale.
L'esperienza Pulp Fiction, oltre a
senza tempo, senza senso. Se nel
film precedente, Le iene [1990], le
scelte registiche contribuivano ad
aumentare la tensione della narrazione, questa volta non c' alcuna
preoccupazione. Tutto diventa un
gioco al servizio del cattivo gusto e
dell'oscenit. Tutto pulp, appunto.
Il non-sense il protagonista del
film. Il vuoto. La bravura di Tarantino (allora 29enne), sta nel rendere
questa sensazione di vuoto bello,
attraverso un pieno brutto. Il bello del vuoto nella capacit di trasformare la banalit in spettacolo,
riempiendo lo schermo con miriadi
di segni e simboli. Segni e simboli
ripresi dall'immaginario popolare,
non importa di quale epoca. Un citazionismo estremo che vive di rimandi alla storia del cinema e alla
cultura di massa; dai piccoli particolari, come le sigarette Red Apple
fumate da Mia Wallace (Uma Thurman, bella, bella) gi viste in Le ie-

ne, fino a completi movimenti della


macchina da presa che danza ricalcando alcuni film del passato.
L'importante che tutto sia pieno. E
inutile. Sono pieni e inutili i dialoghi
brillanti, per evitare quei silenzi che
mettono a disagio di cui parla Mia
a cena con Vincent Vega (John
Travolta). Un cinema del dialogo
ossessivo, banale, sterile ai fini della narrazione. Tarantino sembra rispondere all'esigenza di un horror
vacui postmoderno, dove l'occhio
non vuole solo la sua parte, ma esige un ruolo da protagonista. Il nostro godere stimolato dal rapporto
conflittuale tra fabula e intreccio; la
cronologia frammentata anch'essa
riferimento al cinema di exploitation
degli anni '70 e '80 contribuisce a
quel senso di bricolage narrativo in
cui tutto provvisorio e frammentato. Il divertimento di Tarantino (che
il nostro divertimento in sala)
simile a quello di un bambino nativo
digitale.
Il film, come dicevo prima, pur iniziando e finendo nello stesso ristorante, tutt'altro che circolare. La
sua struttura molto pi simile a un
ipertesto: un gioco di link che si cliccano rimandando a se stessi. Si citano e auto esaltano senza mai
prendersi sul serio. Una superficialit a tratti comica (pensiamo alla se-

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quenza in cui Vincent spara accidentalmente a Marvin); superficialit
davvero vicina al modo di muoversi
creato da Internet: surfare orizzontalmente senza per forza annoiarsi
nella profondit. I troppo intellettuali sentiranno una puzza strana davanti a Pulp Fiction, non permetteranno ai loro fini cervelli di adeguar-

si al kitsch del Jack Rabbit Slim's:


diner di cattivo gusto sommerso di
feticci della cultura americana che,
per un attimo, fanno pensare a una
serigrafia di Andy Warhol. Storceranno il naso davanti a John Travolta che 50 kg pi tardi balla rialzando La febbre del sabato sera
[John Badham, 1977].Intanto noi,

ancora una volta, ci facciamo avvolgere da questa massa di materia


informe e molle, gongoliamo nel
gioco di Tarantino, saltiamo avanti e
indietro, e l'unica preoccupazione
morale che ci assilla sapere il contenuto di quella valigetta attorno alla
quale ruota la storia.
Paolo Schipani

MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Belle e brutte storie di musica
Vorrei questa volta divagare su alcuni eventi della scorsa settimana
che mi hanno colpito per la loro particolarit, e ne parler in ordine cronologico.
Gioved il critico musicale Francesco Maria Colombo e lo storico della
musica Fausto Malcovati hanno
presentato agli Amici della Scala,
nella loro sontuosa sede di via dei
Giardini, il bel libro di Enzo Beacco
Offerta Musicale (Il Saggiatore) di
cui ho riferito in questa rubrica
allinizio di febbraio. Dagli interventi
dei presentatori e dellautore emerso un tema di grande fascino e,
credo, assai poco dibattuto: si pu
raccontare la musica? le parole
possono sostituire le note? Si sa
che chi ha la fortuna di conoscere
bene la scrittura musicale pu leggere uno spartito e goderlo tanto, e
talvolta di pi, quanto ascoltandone
lesecuzione; anche perch cos
non costretto a passare attraverso
laltrui interpretazione ma attinge
direttamente alla fonte. Ma se non
abbiamo strumenti a disposizione e
vogliamo render qualcuno che non
sappia leggere la musica partecipe
di un brano, una composizione,
unopera, possiamo farlo usando le
parole come faremmo per un romanzo, un quadro o una pice teatrale?
Ebbene Beacco ci ha provato, e secondo me ci riuscito; leggere il
suo libro un po come ascoltare la
musica che descrive (tanto pi, ovviamente, se gi la si conosce e la
si ricorda), come se ce ci rendesse
capaci di leggere lo spartito. Cos
aprire il libro in una pagina a caso, o
cercandovi un pezzo di musica cui
stiamo pensando, ce la fa ascoltare
come se la rievocassimo al pianoforte. Provare per credere.
Venerd a Loveno di Menaggio sul
lago di Como, nel meraviglioso scenario di Villa Vigoni ove ha sede il
Centro
Culturale
Italo-tedesco
(www.villavigoni.eu) sempre ricco di

n. 14 VI - 9 aprile 2014

iniziative nel campo delle scienze,


della cultura e dellarte, per iniziativa
del Deutscher Club Tessin (ovvero
del Club dei Tedeschi del Canton
Ticino) si svolta una musikalische
matine e cio un concerto di musica da camera cos come si usava
nellEuropa
del
sette
e
dellottocento. Stefan Coles al violino e Chong Park al pianoforte hanno eseguito tre Sonate una pi bella
dellaltra: la numero 1 in si minore di
Bach, la numero 8 in sol maggiore
di Beethoven e lunica, in la maggiore, scritta da Csar Franck.
Una esecuzione traboccante di autentica passione, come solo i grandi
musicisti son capaci di fare, un pubblico attento che partecipa con altrettanta intensit, un ambiente e
unatmosfera perfettamente congeniali alla musica eseguita insomma una autentica chicca, di
quelle che assai raramente capita di
poter godere.
E cos arriviamo a domenica, una
domenica attesa per un bellevento
in programma nella Villa Reale di
via Palestro, nella sala da ballo napoleonica della Galleria dArte Moderna. Il concerto di tre musicisti
molto amati e apprezzati che non
frequente sentir suonare insieme,
anche perch il repertorio che unisce i loro strumenti non tanto vasto da meritare lesistenza di un trio
stabile dedicato; le opere scritte per
clarinetto, violoncello e pianoforte
sono infatti poche, ma in compenso
sono meravigliose. Il clarinetto era
quello di Andrea Massimo Grassi,
colto musicista e musicologo milanese, il violoncello dellamericano
Michael Flaksman, al pianoforte sedeva la salernitana - anchessa solista e musicologa - Anna Quaranta,
ed il programma prevedeva la Sonata opera 120 numero 2 per clarinetto e pianoforte di Brahms, il
Fantasiestcke opera 73 per violoncello e pianoforte di Schumann, il
Trio opera 114 di Brahms. Pro-

gramma straordinariamente colto e


affascinante, per un pubblico goloso
e raffinato.
Il concerto era previsto alle ore 18,
peccato che non abbiamo potuto
ascoltarlo. Lo racconto perch non
capiti ad altri quello che accaduto
a me e agli sprovveduti che, come
me, alle 17.30 si sono messi in paziente attesa davanti alla porta presidiata della Galleria dArte Moderna
nella fiducia che qualcuno di l a poco li avrebbe fatti entrare. Linvito
recitava ingresso libero su prenotazione e forniva sia il numero di un
telefono cellulare che lindirizzo di
posta elettronica amicigalleriadartemoderna@gmail.com.
Prenotazione difficile visto che nessuno aveva risposto n alluno n allaltro,
ma la qualit degli artisti e il programma erano tali da farci correre
qualche rischio.
Per farla breve una settantina di
persone rimasta in piedi davanti a
quella porta dalle 17.30 fino alle
18.30 e oltre, fino a quando un cerbero travestito da signora ha fatto
entrare il pubblico, uno a uno, con lo
stesso atteggiamento con cui i buttafuori consentono - o consentivano,
non sono aggiornato - ai ragazzi
laccesso alla discoteca. Non vi dico
il garbo con cui il cerbero rispondeva agli spazientiti mendicanti. Molti
infatti hanno perso la pazienza - oppure le loro povere gambe non hanno retto la fatica - e hanno rinunciato; altri, riusciti fortunosamente a
entrare, hanno gettato la spugna pi
avanti quando, intorno alle 19.00 il
concerto era ancora lungi dalliniziare perch laccordatore, partito
alle 17.30 da Crema (mezzora prima dellinizio previsto del concerto!)
aveva trovato traffico sullautostrada
.
Cari Amici della Galleria dArte Moderna di Milano (di Milano, si noti
bene!), vogliamo darci una mossa
per il prossimo concerto, provare ad
essere pi ospitali e trattare gli in-

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vitati - che siano o no prenotati non dico affabilmente ma almeno in

modo garbato?

LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Robert Louis Stevenson
In difesa di Padre Damiano
Prefazione Roberto Beretta
Edizioni Medusa, settembre 2013 pp.192, euro12
Mercoled 9 aprile, ore 18,15, il libro
verr presentato a Palazzo Sormani, nella Sala del Grechetto con Richard Ambrosini, Roberto Beretta,
Roberto Mussapi a cura di Unione
Lettori Italiani
Nel gennaio 1889 Robert Louis Stevenson arriva a Honolulu, terza tappa della crociera del Pacifico finanziata da un pool di editori che si aspettavano da lui delle corrispondenze romantiche dai Mari del Sud.
Tre mesi dopo gli giunge notizia della morte del missionario cattolico
padre Damiano de Veuster, nel lebbrosario dellisola di Molokai dove il
religioso belga aveva scelto di vivere per sedici anni, finch non aveva
contratto anchegli il morbo. Non
esita, e va a Molokai per vedere il
cuore di tenebra delle Isole Felici.
Non ho mai ammirato cos tanto la
mia razza, scriver dopo, e nemmeno (per quanto strano possa
sembrare) amato la vita pi che in
quel lebbrosario.
Non era materiale buono per un
pezzo di colore esotico: erano esperienze da serbare nella memoria, in
silenzio. Poi per gli capita tra le
mani una lettera, piena di insulti e di
(false) allusioni pruriginose contro
padre Damiano, scritta da un reverendo di Honolulu, di nome Hyde,
come il doppio bestiale del dottor
Jekyll, e presbiteriano come gli Ste-

venson. Distinto, verga una risposta


di fuoco, una Lettera aperta in difesa di padre Damiano in confronto
alla quale laltra famosa Lettera
aperta di fine 800, il JAccuse! di
mile Zola, suona smielata. La scrive di getto, ma la pubblica a freddo:
prima si premura di ottenere il consenso dei famigliari, tanto inevitabile
gli sembrava una querela per diffamazione che li avrebbe rovinati; poi,
quando gli editori contattati si rifiutano di pubblicarla lo fa lui a sue
spese, per poi mandarla a quanti
pi giornali possibile. Hyde ebbe
lintelligenza di non querelarlo, e col
tempo lepisodio fin per essere assorbito entro quella sequenza di storie, una pi colorita e appassionante
dellaltra, che fu la vita di Stevenson. Oggi capiamo che stato un
peccato, grazie alledizione mirabilmente curata da Roberto Beretta.
Beretta ha reso un importante servizio alla conoscenza delluomo e dello scrittore Stevenson, incorniciando
la sua ottima traduzione della Lettera con una lunga introduzione e una
scelta ragionata di fonti epistolari e
memorialistiche e unappendice in
cui vengono riportati estratti dalle
omelie tenute dai papi Giovanni
XXIII e Benedetto XI in occasione
della beatificazione e successiva
canonizzazione di San Damiano nel
2009. Questa edizione ci impone di
ripensare la rilevanza della Lettera,

tanto da chiederci se essa non abbia avuto una posizione strategica


nei cambiamenti occorsi nella scrittura stevensoniana dopo Molokai.
Nelle isole dove approd, gli apparvero chiari i segni della ingiusta (e
tuttavia, evidentemente, inevitabile)
estinzione della popolazione polinesiana a opera della nostra mediocre
civilt (che nelle Hawaii tra laltro
aveva portato con s la lebbra e le
piantagioni di zucchero che arricchirono innanzitutto i missionari americani). Scrivere per gli editori divenne allora impossibile, e Stevenson
si reinvent scrittore realista. Tra i
principali catalizzatori di questa
scelta vi fu senzaltro la Lettera,
perch qui che attraverso Hyde
annuncia a tutti: Se ho imparato a
usare le parole per comunicare la
verit e per suscitare lemozione,
voi mi avete fornito infine un soggetto. Sarebbe stato sacrilego fare
delleroismo di Damiano il soggetto
di un romanzo; ma nel difendere il
modo in cui si era fatto servo
dellumanit il romanziere evidentemente si sent incoraggiato a tentare di raccontare, con verit ed
emozione, come ununica umanit, i
bianchi e gli indigeni che da allora in
poi avrebbero popolato le sue storie.
Richard Ambrosini

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
In scena
Al Teatro Franco Parenti ultimi
giorni per vedere le due nuove produzioni di questanno di Filippo Timi,
Skianto, e della direttrice artistica
Andre Ruth Shammah, Gli innamo-

n. 14 VI - 9 aprile 2014

rati di Goldoni, entrambe in scena


fino al 6 aprile.
Sempre fino al 6 al Piccolo I pilastri
della societ di Ibsen, regia di Gabriele Lavia, ex-direttore del Teatro
di Roma.

AllElfo Puccini fino al 13 aprile Goli Otok, con Elio De Capitani e Renato Sarti.
Al Teatro I fino al 7 aprile Stabat
Mater di Antonio Tarantino.
Emanuele Aldrovandi

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ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Bernardino Luini e figli: una saga lunga un secolo
Dopo un silenzio durato quasi cinquantanni, Bernardino Luini torna
protagonista di una mostra, e lo fa
in grande stile. Il pittore di Dumenza, chiamato per da tutti di Luino,
il centro di una esposizione come
da tempo non se ne vedevano, con
200 opere esposte per chiarire a
tutto tondo una personalit significativa ma discussa, soprattutto per la
mancanza di dati certi che caratterizza la biografia dellartista.
Da gioved 10 aprile sar possibile
scoprire Bernardino, i suoi figli e la
sua bottega, le influenze illustri che
lo ispirarono (Leonardo, Bramantino, i veneti, persino un certo che
di Raffaello) e pi in generale cosa
succedeva a Milano e dintorni agli
inizi del 500.
Quello sviluppato in mostra un
percorso ricco e vario, che oltre a
moltissime opere del Luini, presenta
anche il lavoro dei suoi contemporanei pi famosi, Vincenzo Foppa,
Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea
Solario, Giovanni Francesco Caroto,
Cesare da Sesto e molti altri, che
spesso giocarono un ruolo chiave

nel definire lestetica artistica milanese.


Un percorso lungo quasi un secolo,
che dalla prima opera di Bernardino,
datata 1500, arriva a coprire anche
le orme del figlio Aurelio, vero continuatore dellattivit di bottega, se
pur gi contaminato da quel Manierismo che stava dilagando nella penisola.
La mostra occuper lintero piano
nobile di Palazzo Reale, e si concluder in maniera scenografica nella sala delle Cariatidi, presentando,
in alcuni casi per la prima volta, tavole, tele, affreschi staccati, arazzi,
sculture, disegni e prove grafiche.
Oltre a prestiti milanesi, con opere
provenienti da Brera, dallAmbrosiana e dal Castello sforzesco, si
affiancano importanti contributi internazionali provenienti dal Louvre e
dal museo Jacquemart-Andr di Parigi, dallAlbertina di Vienna, dal
Szpmvszeti Mzeum di Budapest, dai musei di Houston e Washington.
Il progetto, curato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, oltre a essere
la pi grande retrospettiva mai dedi-

cata a uno dei protagonisti dellarte


del Cinquecento in Lombardia,
una saga famigliare in dodici sezioni, ognuna dedicata allapprofondimento di un momento della vita
dei Luini e delle loro commissioni
pi importanti. Degni di nota sono
gli straordinari affreschi per la Villa
Pelucca di Gerolamo Rabia, mirabile ciclo decorativo tra sacro e profano; e la casa degli Atellani, con una
rassegna di effigi dei duchi di Milano
e delle loro consorti, ricostruita
dallarchitetto Piero Lissoni, responsabile dellallestimento.
Dopo tante mostre dedicate ai contemporanei, la mostra un tuffo in
unepoca che per Milano fu davvero
doro, un momento in cui la citt ma
anche la stessa Lombardia, regalarono un apice artistico in seguito
difficile da eguagliare.
Bernardino Luini e i suoi figli Palazzo Reale, 10 aprile 13 luglio 2014
Orari: Luned 14.30_19.30 da Marted a Domenica 9.30_19.30 Gioved e Sabato 9.30_22.30 Biglietti Intero 11,00 Ridotto 9,50

Quel provocatore di Manzoni


Ironico, irriverente, scandaloso, incompreso. Piero Manzoni questo
e molto altro. A 50 anni dalla morte
dellartista, scomparso prematuramente allet di 30 anni, Milano propone una grande retrospettiva con
pi di 100 opere per celebrare il genio di questo surrealista mancato,
che ebbe solo sette anni di attivit
artistica. Una parabola fulminante
che, dalla originaria Soncino, lo porta a legarsi a doppio filo alla Milano
di met anni 50, ponendosi a fianco
di artisti quali Lucio Fontana e il
gruppo degli spazialisti.
In mostra si potr ripercorrere il breve cammino di Manzoni, dai lavori
desordio, nella sezione dedicata
alle opere nucleari, fino alle serie
pi note. Immancabili i tre grandi
filoni tematici su cui Manzoni oper
e che sono ormai immediatamente
associati al suo nome: gli Achrome,
le Linee e la famosa Merda dartista.
In particolare degli Achrome la mostra ben nutrita: sono tanti e fatti
di materiali diversi, dai sassi al polistirolo, dalla pelle di coniglio alla
carta, dal peluche ai panini. Sono le
opere forse pi interessanti di Man-

n. 14 VI - 9 aprile 2014

zoni, in cui, attraverso la neutralit


del colore bianco, sempre prevalente, Manzoni cerca uno spazio totale.
Secondo la definizione stessa data
dallartista, sono "superfici acrome",
senza colore, aperte a infiniti significati possibili. Inizialmente fatti di
gesso, colla e caolino, gli Achrome
non sono manipolati, ma lasciati asciugare naturalmente, affidando la
trasformazione del materiale in opera darte a un processo che avviene
da s. Se per Fontana o Pollock il
gesto dellartista era fondamentale,
costruiva o distruggeva lopera, per
Manzoni quel potere creativo
bloccato, congelato, lasciando questo dono allopera stessa.
Altro filone affrontato quello della
linea: strisce di carta di diverse lunghezze prodotte in maniera meccanica, misurate, inscatolate e pronte
per la vendita, cos come pronte
per il consumo erano le uova sode
che Manzoni cre per un happening
in galleria dal titolo Divorare larte,
del 1960: uova sode, simbolo di rinascita, erano offerte ai visitatori per
essere mangiate. Lo scopo era
quello di rendere lo spettatore opera

darte, renderlo partecipe della performance, dargli un ruolo attivo nella vita artistica. Le uova rimangono
poi protagonista dellopera di Manzoni, quando in quello stesso anno
decise di contrassegnarle con la
sua impronta digitale, creando
unidentit inequivocabile tra lopera
e lartista stesso.
Manzoni non era nuovo a questo
tipo di exploit, tanto che lanno dopo
decise di firmare i corpi di spettatori
e curiosi, con tanto di autentica e
bollini riconoscitivi. Lo spettatore
diventa arte vivente.
In mostra completano la panoramica anche i celebri fiati dartista, i
corpi daria (palloncini gonfiati che
sembrano sculture) e le basi magiche per le cosiddette sculture viventi.
Certo lopera che tutti si aspettano
la serie delle Merde dartista, in cui
Manzoni polemizza contro il nuovo
mercato dellarte, sempre pi attento ai meccanismi economici e sempre meno alloggetto artistico in s.
Ecco perch con unoperazione
quasi duchampiana, Manzoni insegna che, ai giorni nostri, tutto pu

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ormai essere considerato arte, a
discapito della qualit e del contenuto . Ecco perch decise di
vendere queste confezioni a peso
doro (700 lire al grammo, indicandolo in trenta grammi doro).
Artista che ammicca mentre bacchetta, con le sue opere ha decontestualizzato e ribaltato il senso

dellopera darte. Lallestimento non


brilla per inventiva, ma almeno ha il
pregio di presentare fotografie
dellartista allopera e citazioni dello
stesso, attraverso le quali si potr
comprendere pi a fondo luniverso
di questa meteora dellarte italiana
che ebbe per un ruolo di rottura
con larte del suo tempo.

Piero Manzoni 1933 1963 Palazzo Reale Fino al 2 giugno 2014 Orari: luned 14.30-19.30 da marted a
domenica 9.30-19.30 gioved e sabato 9.30-22.30 biglietti: Intero
11,00 - Ridotto 9,50

Klimt, Beethoven e la Secessione Viennese


Gustav Klimt il maestro indiscusso
della Secessione viennese, movimento artistico sviluppatosi tra la
fine dell800 ed esauritosi alla fine
degli anni 10 in Austria e che dilag
anche in citt come Monaco e Berlino. uno degli artisti pi amati,
ammirati e idolatrati di sempre, bench il corpus delle sue opere sia relativamente esiguo, 250 lavori circa.
Nulla a confronto della prolificit di
artisti come Picasso, Warhol o Kandinsky, per citare solo alcuni degli
artisti ospitati di recente a Palazzo
Reale.
Ed proprio qui che da mercoled
12 marzo sar possibile scoprire e
ammirare anche i capolavori del
maestro viennese. Klimt. Alle origini di un mito lultima mostra promossa dal Comune di Milano e dal
Sole24 Ore.
bene dire fin da subito che non
una monografica su Klimt, ma piuttosto una panoramica su Klimt, sui
fratelli Georg e Ernst e su alcuni
degli artisti pi significativi della Secessione. Di lavori puramente klimtiani ce ne sono una ventina. Piuttosto quella proposta da Palazzo Reale una mostra, con un allestimento
molto accattivante e suggestivo, con
opere notevoli e lavori che faranno
capire il senso di quella straordinaria rivoluzione artistica che va sotto
il nome di Art Nouveau, Art Dec o,
appunto, Secessione.
Il motivo presto spiegato. I capolavori di Klimt non sono pi assicurabili, spiega il curatore della mostra, Alfred Weidinger, che cura
lesposizione insieme a unaltra
grande esperta klimtiana, Eva di
Stefano. I premi assicurativi sono
altissimi, le opere troppo significative perch i musei se ne possano
separare con facilit. Retrospettive
importanti a livello numerico sono
ormai rarissime. Per gli amanti dei
numeri basti ricordare che 'Il ritratto
di Adele Bloch Bauer' fu acquistato

nel 2006 da Ronald Lauder per 135


milioni di dollari, diventando uno tra
i quadri pi costosi di sempre.
Nonostante tutto le opere in mostra
sono comunque tante, un centinaio,
divise in sezioni. Si inizia con la sezione sulla famiglia Klimt, significativa perch mostra qualcosa di forse
poco noto, lorigine della vocazione
artistica del maestro. Il padre, orafo,
passa ai tre figli maschi la passione
e la pratica dellarte, che i ragazzi
portano avanti studiando presso la
Kunstgewerbeschule (scuola d'arte
e mestieri), dove si esercitano in
pittura e in svariate tecniche, il tutto
ancora seguendo uno stile storicista
ed eclettico. Particolare attenzione
stata dedicata all'opera giovanile,
alla formazione di Klimt e ai suoi
inizi come decoratore dei monumentali edifici di rappresentanza
lungo il nuovissimo Ring di Vienna.
La sezione successiva dedicata
alla Kunstler-Compagnie, la Compagnia degli Artisti che Klimt cre
con i fratelli Ernst e Georg insieme a
Matsch, e alla quale vennero affidate prestigiose commissioni ufficiali e
onorificenze, riprendendo e portando avanti lo stile pomposo del loro
maestro Hans Makart.
Ma il nuovo stava per arrivare. Abbandonato lo stile storicista Gustav
Klimt e compagni, nel 1898, dopo lo
scandalo causato con i dipinti per
luniversit di Vienna (bruciati in un
incendio ma riproposti in mostra
tramite incisioni) inaugurano la prima mostra della Secessione viennese, con la pubblicazione della rivista ufficiale, Ver Sacrum. lanno
in cui larchitetto Otto Wagner crea il
famoso Palazzo della Secessione,
decorato internamente dagli stessi
artisti.
in questo ambito che nascono alcuni dei capolavori esposti, come la
bellissima Giuditta II. Salom, prestito della veneziana Ca' Pesaro,
Adamo ed Eva, Acqua Mossa, Fuo-

chi fatui (una chicca di collezione


privata difficilmente prestata in mostra) e altre opere preziose, ricche
di decorazioni eleganti e sinuose, in
cui il corpo femminile diventa protagonista. La donna prima madre poi
femme fatale, intrigante e sensuale,
portatrice di estasi e di tormento il
soggetto prediletto da Klimt.
Paesaggi (con lincredibile Girasole)
e ritratti sono altre sezioni della mostra, disseminate qua e l dagli
straordinari disegni su carta. Opere
che mostrano tutta labilit del grande maestro che con un solo tratto di
matita riusciva a creare un languido
corpo femminile.
Ma varrebbe il costo del biglietto
anche solo la straordinaria ricostruzione del Fregio di Beethoven, a
met percorso, ispirato dalla nona
sinfonia del musicista e creato per il
Palazzo della Secessione di Vienna.
Copia dell'originale, irremovibile e
danneggiato, realizzata durante il
complesso lavoro di restauro compiuto negli anni 70-80, stato ricostruito cos come Klimt laveva allestito nel 1902, con 7 pannelli di 2
metri di altezza per 24 di lunghezza.
Tributo a un musicista considerato
leggendario dagli artisti viennesi, il
Fregio rappresentata leterna contrapposizione tra il bene e il male, il
viaggio delluomo - cavaliere e
laspirazione al riscatto e alla salvezza possibili solo attraverso larte,
rappresentata dalla donna; unopera
forte di quel messaggio allegorico
sempre presente nelle opere di
Klimt. Maestro indiscusso di eleganza e raffinatezza.
Klimt. Alle origini di un mito Palazzo Reale, fino al 13 luglio Aperture e costi: Luned dalle ore 14:30
alle ore 19:30, da marted a domenica dalle ore 9:30 alle ore 19:30,
gioved e sabato orario prolungato
fino alle ore 22:30 Biglietto intero 11
euro, ridotto 9,50.

Kandinsky e la nascita della pittura astratta


Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di
colori a prima vista casuali ma di
gran impatto visivo? C qualcosa

n. 14 VI - 9 aprile 2014

oltre la superficie del quadro? Per


rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti

pi significativi del secolo scorso:


Vassily Kandinsky.
Sono oltre 80 le opere in mostra,
tutte provenienti dal Centre Pompi-

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dou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizione che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e
legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie
artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto
di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della
Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.
Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle
prime opere lartista russo dimostra
una passione per il colore, le atmosfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti

che sperimentano con lui un tipo di


arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova
compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.
Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una
fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922
accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a
Dessau come insegnante. Dopo la
chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, cor-

rente questultima, che influenzer


fortemente gli ultimi lavori dellartista.
Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.
In mostra sono presenti alcune delle
opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.
Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio
2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal
marted alla domenica: 9.30 - 19.30
gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,
Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.

n. 14 VI - 9 aprile 2014

Il Museo un piccolo gioiello, per la


qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si

possono vedere a pochi centimetri


di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture
che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contempo-

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www.arcipelagomilano.org
ranea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.
Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,

ricchissimo museo non potr che


andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della
prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre biso-

gnoso di restauro, che il Duomo


stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

GALLERY

VIDEO

STEFANO ROLANDO. IDENTIT MILANO: IL BRAND DELLA CITT ED EXPO


http://youtu.be/WP2L2AwGmGs
GIULIANO PISAPIA. IDENTIT MILANO: I CITTADINI E L'IDENTIT MILANESE
http://youtu.be/TBp3NmVB5ak

n. 14 VI - 9 aprile 2014

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