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: - vero, ti avevo promesso di promuoverlo anche se era un animale: ma quello, ami co mio, non era nemmeno un animale, era

a un vegetale: una zucca. (Minerva, 1 giug no 1928). 474. Sui facili mutamenti di partiti e di opinioni che aprivano le scorciatoie a l potere, egli soleva dire: - Il tirocinio di coloro che dalla piazza aspirano salire al potere molto facile : basta parlare da tribuno e agire da gendarme. (Eloquenza). 475. A proposito delle contraddizioni dello spirito umano, soleva dire: - Dio ci guardi dal freddo dei climi caldi, dalla superbia delle persone modeste , dalla furia delle anime miti, dalle violenze degli spiriti deboli, dalla libid ine delle zitelle stagionate, dal dogma dei liberi pensatori! (Eloquenza). 476. Crispi incontr Arcoleo nei corridoi della Camera dopo una votazione. - Giorgio, - gli disse - possibile che io non debba avere mai il tuo voto? - Sai che cos'? - gli rispose Arcoleo. - che io sono ateo. - Che vuoi dire? - Dico che tu sei un Dio, ma io non ci credo. (Eloquenza). ARETINO Pietro n. 1492 - m. 1556; poeta satirico italiano. 477. Carlo Quinto, tornando dalla sua spedizione in Africa, regal a Pietro Aretin o una magnifica catena d'oro. - Ecco - disse l'Aretino - un dono molto piccolo per una sciocchezza cos grande. (Encyclopdiana). 478. Avendogli un tesoriere della corte di Francia pagato una grossa gratificazi one, l'Aretino gli disse: - Non vi meravigliate se non vi ringrazio; ho consumato tutta la mia voce nel ch iedere. (Encyclopdie mthodique). 479. Il Tintoretto e Tiziano s'erano bisticciati tra loro. L'Aretino prese le pa rti di Tiziano contro il Tintoretto. Questi, fingendo d'ignorar tutto, incontran do un giorno l'Aretino per strada, l'invit a casa sua, dicendo che voleva fargli il ritratto. Quando il poeta stava gi posando, il Tintoretto trasse da un cassett o una pistola e and minaccioso contro l'Aretino. Costui, pallido di paura gli dom and: - Che cosa volete fare? - Prendere la vostra misura - rispose il pittore senza scomporsi; e misurandolo infatti con la pistola aggiunse: - Siete alto quattro pistole e mezza. Ora andat evene pure. (Diversitz curieuses IV). 480. L'Aretino mor in modo strano, per le grandi risa che fece a sentir raccontar le galanterie di una delle sue due sorelle. L'accesso dell'ilarit fu tanto che e gli si rovesci sulla sedia, cadde e rest morto sul colpo. (Diversitz curieuses IV). ARGENSON Renato Luigi (marchese d') n. 1694 - m. 1757; ministro degli Affari Esteri, sotto Luigi XV; lasci un volume di Memorie 481. Quando il marchese d'Argenson sal al potere come Ministro degli Esteri, diss e: - C' oggi un mestiere dove c' molto da guadagnare, perch ignoto a tutti; ed l'esser e perfettamente onesti. (E. COLOMBEY, Ruelles, Salons, etc). 482. Si parlava di morte in presenza del marchese d'Argenson. - Figli miei, - egli disse - sento dire da tutti che morire una cosa molto diffi cile, e lo voglio credere; debbo dire tuttavia, che in fin dei conti ci riescono tutti. (LEON VALLE, La Sarabande). 483. Dissero a d'Argenson che un tale diceva in ogni occasione male di lui. - Mi meraviglio - rispose d'Argenson - perch non mi ricordo di avergli fatto mai nessun beneficio. (LEON VALLE, Sarabande). 484. D'Argenson disse a Bignon, appena dopo averlo nominato bibliotecario del Re : Ecco una bella occasione per imparare a leggere! (Encyclopdiana).' 485. Mocrif, che aveva scritto la Storia dei gatti, domand al ministro d'Argenson il posto di storiografo del re. - Come! - esclam ridendo il ministro - avete scambiato Sua Maest per un gatto? (LE

ON VALLE, La Sarabande). 486. La signora d'Argenson, moglie del celebre ministro di Luigi XV, fu richiest a da un tale, quale preferisse di due fratelli, tutt' due un po' sciocchi, che fr equentavano il suo salotto: Ah, signore, - rispose - quando sono con uno di essi , preferisco l'altro. (Ency clopdiana). 487. Il signor d'Argenson, un'ora dopo esser stato dimesso da ministro, scriveva al signor Jeannelle, intendente alle poste: Mio caro Jeannelle, se vi ricordate ancora di me, vi prego.... (Encyclopdiana). ARGENSON (Marco Pietro Voyer, conte di) n. 1696 - m. 1764; fratello del precedente, luogotenente di polizia e poi minist ro della Guer. ra; fu il creatore della polizia politica. 488. Un tale rimproverava al suo amico d'Argenson di aver preso come agenti di p olizia gente disonesta e senza scrupoli. Il ministro rispose: - E trovatemi dunque voi dei galantuomini che voglian fare quel mestiere! (Encyc lopdiana). 489. All'epoca di Luigi XV era venuto di moda l'uso che le donne guidassero un c arrozzino a passeggio per le vie pi frequentate di Parigi, e naturalmente molte e rano le persone che venivano prese sotto le ruote per l'inesperienza delle genti li guidatrici. Il re se ne preoccup e chiam d'Argenson perch prendesse qualche prov vedimento. - Benissimo, sire, - rispose il ministro di polizia - lasciate fare a me. il giorno dopo eman un'ordinanza che proibiva alle donne di guidare cavalli, a me no che non avessero sorpassato i trenta anni di et. L'ordinanza fu miracolosa: ne ssuna donna pi volle guidare il carrozzino, per non confessare di avere pi di tren t'anni (J. CLARETIE, Illustration). 490. Il capo- della polizia, d'Argenson, aveva fatto chiamare l'abate Desfontain es, che era accusato di aver pubblicato dei libelli diffamatorii. L'abate, dopo aver tentato di difendersi in tutti i modi, disse come ultima ragione: - Signore, bisogna bene che io viva. - Oh! - rispose d'Argenson - io non ne vedo affatto la necessit. (E. GUERARD, Dic tionnaire d'anecdotes). 491. Il curato di Saint- Sulplice and a lamentarsi con d'Argenson dello scandalo che dava una casa di tolleranza situata sotto la sua giurisdizione. - Vi hanno male informato - rispose il ministro - quella casa cos bene ordinata e quieta, che potremmo andarci benissimo anche noi. (LE0N VALLE, La Sarabande). 492. D'Argenson, interrogato da un tale sulla polizia, rispose: - Nella polizia di onesto ci pu essere appena il capo di essa... e anche lui del resto... (LEON VALLE, La Sarabande). 493. Il conte d'Argenson, quando i suoi nemici facevano intrighi per farlo cader e da ministro, diceva: - Facciano, facciano pure; essi non riusciranno mai a farmi cadere; perch in tutt a la Francia non c' nessuno che sia servile quanto me! (CHAMFORT, Anecdotes). 494. D'Argenson diceva al conte di Sbourg, amante di sua moglie: - Ci sono due posti che vi andrebbero a meraviglia: la direzione della Bastiglia e quello degli Invalidi; ma, se vi do la Bastiglia, tutti diranno che vi ci ho mandato io; se vi do gl'Invalidi, crederanno che sia stata mia moglie! (Encyclopd iana). ARGENTAL , (Carlo Agostino de Ferriol, conte di) n. 1700 - m. 1788; giurista francese, amicissimo di Voltaire. 495. - Ho deciso - disse un giorno il poeta Dufresney al signor d'Argental. - No n legger mai pi i miei lavori a uomini dotti e spiritosi; sono troppo sofistici e trovano da ridire in ogni cosa. D'ora in avanti non legger nulla di mio, se non a persone semplici e senza studio, a quelle, cio, le quali giudicano di un lavoro, non con le regole dell'arte, ma solamente dall'impressione buona o cattiva che ne ricevono, senza sapere la causa del piacere o della noia. Questi soli giudica no senza pregiudizi... Intanto, signor d'Argental, fatemi un piacere, statemi a sentire; voglio leggervi gli ultimi miei versi e sapere il vostro giudizio. - Mi fate troppo onore - rispose d'Argental. (Encyclopdiana). ARIA Cesare

musicista del XIX secolo. 496. La cantante Borghi- Mauro, ancora in principio di carriera, volle farsi sen tire dal maestro Cesare Aria, ed egli di buon grado si mise al pianoforte e l'ac compagn un pezzo. - Che cosa ne dice, maestro? - chiese la futura interprete di Norma, quand'ebbe finito. - Am par ch'a caledi! (Mi sembra che caliate!). Tornata pochi anni dopo, gi celebre, al Comunale di Bologna, la BorghiMamo, dopo una serata trionfale, imbattutasi nel maestro, l'apostrof, per rivincita, cortese mente cos: - Eh... lei che diceva che io calavo!... - S'al dseva, al vol dir che aloura l'era veira. (Se lo dicevo, vuol dire che al lora era vero!). (SANI, Bologna di ieri). 497. Un baritono bolognese, scarso di mezzi intellettuali, si presenta una sera, poco prima che incominci lo spettacolo, al maestro Aria; egli era tutto bardato all'antica, ma non sapeva chi diavolo fosse il personaggio che doveva rappresen tare nell'opera: - Ch'al degga so, master, tossa sogna po' me ft acs? (Dica maestro, che cosa sono io, vestito cos?). - Una testa de mani com e prema. (Una testa di manzo come prima). (SANI, Bologna di ieri) ARIO n. 280 - m. 336; prete di Alessandria d'Egitto, celebre per l'eresia da lui dett a Arianesimo. 498. Pacuvio si lamentava col suo vicino, il celebre Ario, di avere nel suo giar dino un albero, al quale si erano impiccate successivamente tutte tre le sue mog li. Ario, che non era affatto felice nel suo matrimonio e aveva anzi molto da lament arsi della propria moglie, gli disse: - Amico mio, dammi un seme di questo bened etto albero, che io veda se per caso alligna nel mio orto. (Encyclopdiana). ARIOSTO Lodovico n. 1474 - m. 1533; sommo poeta italiano, autore dell'Orlando Furioso. 499. Un giorno il padre di Lodovico Ariosto gli fece una grossa ramanzina. Il bu on uomo parl e url per circa un'ora, senza che il figlio nemmeno fiatasse. Quando il padre se ne fu andato, il fratello di Lodovico gli domand come mai egli non av esse osato far la pi piccola difesa. - Me ne sarei guardato bene! - esclam il giovane poeta. - Devi sapere che sto scr ivendo una commedia, dove c' la scena di un padre che sgrida il figlio, e capirai che non ho voluto perdere ne un gesto n una parola delle tante che mi ha rivolto mio padre. Avevo altro per la testa io, che pensare a difendermi! (Encyclopdiana ). 500. Il Bembo voleva persuadere l'Ariosto a scrivere il suo poema in latino, ess endo allora questa lingua universalmente intesa dai dotti di tutti i paesi. Ma l 'Ariosto, che pur conosceva benissimo la lingua latina, rispose: - Amo meglio essere il primo scrittore italiano che il secondo latino. (Encyclopd ie mthodique). 501. t noto che il cardinale Ippolito d'Este, a cui aveva dedicato il suo poema immortale, per tutta ricompensa, dopo averlo letto, gli disse: - Messer Lodovico, dove diamine avete trovato tante corbellerie? (Encyclopdie mtho dique). 502. L'Ariosto aveva a Ferrara una casa piccolissima. I suoi amici si maraviglia vano con lui che, avendo fabbricato con la poesia tanti palazzi incantati, fosse poi ridotto in quel modesto abituro. Che volete? - rispondeva il poeta - si vede che pi facile ammassare parole che pi etre. (COLNET, Auteurs morts de faim). 503. Quando l'Ariosto era governatore della Garfagnana, infestata dai banditi, e bbe una volta l'imprudenza di uscire in veste da camera e di allontanarsi tanto dalla sua residenza, distratto dietro i suoi sogni, da capitare in un'imboscata di briganti. Stava per passare un brutto quarto d'ora, se non che uno dei brigan ti lo riconobbe e disse ai suoi colleghi chi egli era. Ben felice di conoscere u

n poeta del suo valore, si faceva un dovere di farlo riaccompagnare al castello. E concluse: - E' il meno che io possa fare per onorare un tale poeta. (GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 504. Lodovico Ariosto era molto amico del pittore Garofalo, che stava allora dip ingendo un Paradiso con varie figure di santi pel refettorio dei benedettini a F errara. - Amico mio,- - gli disse un giorno - se tu non mi metti .nel tuo paradiso, cred o che non riuscir mai ad andare nell'altro. Il Garofalo, per continuare lo scherzo, dipinse infatti l'Ariosto nel suo quadro , mettendolo tra una Santa Caterina e un San Sebastiano. (Encyclopdiana). 505. Quando l'Ariosto fu in punto di morte, mostr molta tranquillit e fortezza d'a nimo. Le sue ultime parole furono: Tanti miei amici sono gi partiti, e io desidero ardentemente di rivederli; perci muoio contento. (Encyclopdie mthodique). AI ARISTIDE n. 540 - m. 468 a. C. statista ed uno dei pi grandi generali d'Atene, detto il Gi usto per la sua integrit. 506. Temistocle dichiar in assemblea di aver ideato un piano importantissimo che non poteva comunicare in pubblico. L'assemblea deput allora Aristide ad ascoltarl o, tanto grande era l'opinione che si aveva della sua prudenza e della sua probi t. Temistocle gli confid dunque che si poteva avere il predominio di Atene su tutt a la Grecia assai facilmente, pur che si bruciassero di nottetempo tutte le navi greche che erano radunate per una cerimonia nel porto vicino. Aristide ritorn in assemblea e rifer che il progetto di Temistocle era utilissimo e facile, ma non era giusto, e anzi era una vera iniquit. Allora l'assemblea, senza voler sapere a ltro, respinse la proposta. (Encyclopdie mthodique). 507. Aristide giudicava una causa tra due privati. Uno dei contendenti, per ingr aziarsi il giudice, ricordava ad Aristide tutto il male che il suo avversario av eva fatto a lui stesso. Aristide l'interruppe: - Qui si discute adesso la tua causa e non la mia. (PLUTARCO). 508. La sua fama di uomo giusto era cos generale e spontanea, che una volta che a teatro si recitavano quei versi di Eschilo in cui per lodare Anfiarao si dice: E gli non si contenta di parere giusto, ma vuol esserlo veramente, tutti gli spetta tori, quasi fossero d'accordo, si volsero verso Aristide. (PLUTARCO). 509. Quando Aristide il Giusto doveva essere scacciato da Atene per mezzo dell'o stracismo, gli si present un tale che non lo conosceva, pregandolo di. scrivere s ulla conchiglia il nome di Aristide. Egli gli domand: - Che male ti ha fatto costui? l'altro: - Nessuno, e neppure lo conosco; ma mi annoia sentirlo sempre chiamare il giusto . (CANT, Storia Universale). ARISTIPPO celebre filosofo greco, nato a Cirene nel 390 a. C. 510. Fu rimproverato un giorno d'essersi gettato ai piedi del tiranno Dionisio p er ottenerne un favore; e lui prontissimo: Che colpa ho io, se Dionisio ha le orecchie nei piedi? Voleva dire che Dionisio dava ascolto solo a quelli che gli si prosternavano din anzi. (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 511. Un tale si vantava dinanzi ad Aristippo di aver divorato un'infinit di libri . - Non sono coloro che mangiano di pi quelli pi sani, ma coloro che digeriscono meg lio - rispose Aristippo. (Encyclopdiana). 512. Il filosofo Aristippo si trovava su una nave, diretta a Corinto, durante un a fiera tempesta. Mentre tutti i passeggeri si mostravano abbastanza coraggiosi, Aristippo tremava di paura. Come! - gli disse un marinaio - noi poveri diavoli non abbiamo paura, ed hai pau ra tu, che sei un filosofo? - Caro mio, - gli rispose Aristippo - la faccenda che la mia vita appunto pi prez iosa della tua. (DIOGENE LAERZIO). 513. Il tiranno Dionisio di Siracusa chiese un giorno ad Aristippo perch i filoso

fi facessero tanto spesso visita ai principi e i principi non la facessero mai a i filosofi. - Perch - rispose Aristippo - sono i medici che vanno a far visita ai malati, e n on i malati ai medici. (LAROUSSE). 514. Dionisio di Siracusa aveva messo a tavola il filosofo Aristippo all'ultimo posto. - Si vede - disse Aristippo - che tu hai voluto riabilitare questo posto. (DIOGENE LAERZIO). 515. Un giorno domandarono al filosofo Aristippo che cosa aveva di buono e di be llo la filosofia. - Ecco, - rispose Aristippo - se anche tutte le leggi i che governano gli uomini fossero a un tratto abolite, i filosofi non di meno continuerebbero a vivere on estamente come sono sempre vissuti. (DIOGENE LAERZIO). 516. Filossene, arrivando improvvisamente in casa del filosofo Aristippo, lo tro v intento a mangiare innanzi a una sontuosissima mensa. Di questo lusso egli rimp rovero il filosofo . Ma questi gli rispose: - Caro mio, se tutta questa roba, invece di costare tanto come costa, costasse s olo un obolo, tu non la compreresti? - Certo - disse Filossene. - E allora, non che tu disprezzi il lusso e l'abbondanza dei cibi; ma che apprez zi troppo il denaro. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 517. Il filosofo Aristippo era molto goloso. Di che lo ebbe a rimproverare un gi orno Platone: - Non ti sembra - gli disse - di aver comprato molto pi pesce di quel che occorre alla tua fame? - S, - ammise Aristippo - il pesce molto, ma l'ho pagato poco. Appena due oboli. - Oh! - esclam Platone - a questo prezzo lo avrei comprato anche io! - Vedi dunque - riprese Aristippo, sorridendo - che se io sono goloso, tu sei av aro. (GARZONI, La piazza universale di tutte le professioni). 518. Un giorno un tale profer contro Aristippo infinite ingiurie. Il filosofo ste tte impassibile ad ascoltarle, senza il minimo segno di risentimento. E quando q uello ebbe finito, gli disse: - Vedi? Tu sei stato padrone del dire, ma io padrone dell'udire, che tanto pi dif ficile. (GARZONI, Il teatro dei vari e diversi cervelli mondani). 519. Aristippo era assai tepido per gli amici. Interrogato in proposito rispose: - Sono i pazzi e gli sciocchi che fanno un gran caso dell'amicizia, e per lo pi p er ragioni d'interesse. I saggi sanno vivere da soli, senza bisogno di nessuno, senza curarsi di nessuno. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). . 520. Il filosofo Aristippo era tiepidissimo anche verso la patria. Diceva: - Mi pare una grande assurdit rovinarsi il riposo e angustiarsi la vita per un mu cchio d'idioti e di cattivi. Il suo interlocutore gli osserv: - Ma insomma la patria, il luogo dove si nati... - Io sono straniero da per tutto - rispose Aristippo. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 521. Un amico venne ad avvertire Aristippo che Laide gli era infedele. - Che m'importa? - gli osserv il filosofo - io la pago non perch nessun altro la p ossa godere; ma perch la possa godere io. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 522. Aristippo diceva di Laide, che viveva insieme con lui: - Io la possiedo, senza che essa mi possieda. Una volta i suoi amici gli dissero: - Bada che Laide non ti ama. - Ebbene - rispose il filosofo - che ci trovate di strano? Io credo che neanche i pesci mi amino; eppure io mangio i pesci con molto piacere. (E. GUERARD, Dicti onnaire d'anecdotes). 523. Un amico rimprover Aristippo di vivere con una donna che era stata di tanti altri. - E sia pure - rispose Aristippo; - ma perch non mi rimproveri invece di abitare una casa che stata anch'essa, abitata da tanti altri? (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes).

524. Il tiranno Dionisio di Siracusa aveva offerto a Platone una veste finemente tessuta e tagliata all'ultima moda e tutta profumata. Platone non volle accetta rla, dicendo che era nato uomo e non vestiva volentieri una veste che pareva fat ta per donna. Ma Aristippo l'accett dicendo: - Non sar un vestito quello che potr domare o corrompere un casto coraggio. (MONTA IGNE, Essais). 525. Diogene stava un giorno lavando un cavolo, quando pass di li Aristippo. Diog ene vedendolo disse: - Se tu sapessi contentarti d'un cavolo, non faresti la corte a un tirannoAristippo subito di rimando: - E se tu sapessi vivere tra gli uomini, non ti adatteresti a lavare un cavolo. (MONTAIGNE, Essais). 526. Qualcuno domandava ad Aristippo consiglio sulla moglie che doveva scegliere . - Bella - disse Aristippo - ti tradir; brutta, ti dispiacer; povera, ti roviner, ri cca, ti dominer. (GUY DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 527. Aristippo interrogato sulla differenza esistente tra un uomo avveduto e un ignorante: - Mandateli fuori del loro paese, - disse - e vedrete subito la differenza. (GUY DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 528. Un uomo ricchissimo, ma avaro, voleva che Aristippo desse lezione a suo fig lio, e gli chiese quanto voleva. - Mi darai cinquanta dramme - rispose Aristippo. - Con cinquanta dramme - esclam l'avaro - ci compro uno schiavo. E allora compra lo schiavo - concluse il filosofo - e cos ne avrai due: quello che compri e tuo f iglio. (Encyclopdie mthodique). 529. Gli domandarono un giorno perch mai gli uomini danno pi volentieri ai poveri che ai savi. - Perch - rispose Aristippo - essi temono di diventare poveri, ma sanno che non d iventeranno mai savi. (Encyclopdie mthodique). ARISTOTELE n. 384 - m. 322 a. C.; il pi insigne e il pi dotto filosofo della Grecia e dell'an tichit, fondatore della scuola peripatetica; precettore di Alessandro il Grande. 530. Aristotele, respingendo le dottrine del suo antico maestro Platone, disse: - Amo Platone, ma preferisco la verit! (Encyclopdiana). 531. Domandarono ad Aristotele: - Che cosa si guadagna a mentire? - Di non essere creduti quando si dice la verit. (GUY DE LA BATUT, L'esprit des g rands hommes). 532. Qualcuno rifer ad Aristotele che alcuni suoi amici parlavano male di lui in sua assenza. Al che Aristotele: - Che parlino male in mia assenza non me ne importa nulla; in assenza tollererei anche d'essere bastonato. (Diversitz curieuses III). 533. Il sapiente Aristotele soleva dire assai spesso: - O amici miei, non esistono amici! (Diversitz curieuses III). 534. Un giorno domandarono ad Aristotele perch gli uomini hanno tanto trasporto p er le cose belle. - La tua - rispose il filosofo - una domanda da cieco. (Encyclopdiana). 535. Un chiacchierone parlava e parlava, senza riposo, da pi ore in presenza di A ristotele. Quando ebbe finito, gli domand: - Non ti meravigli di tutta questa mia eloquenza? - Di una cosa mi meraviglio - rispose l'insigne filosofo - che si abbiano orecch i per sentirti, quando si hanno piedi per fuggirti. (DIOGENE DI LAERTE). 536. Un altro giorno, un altro chiacchierone parlava con Aristotele e non accenn ava a smettere. Siccome Aristotele non rispondeva nulla, costui cominci a dubitar e che le sue parole non fossero gradite al filosofo. - Forse ti annoio - gli disse - e le cose di poco conto che io ti narro ti disto lgono dai tuoi gravi_ pensieri. Smetter dunque. - Oh no! - rispose Aristotele - puoi continuare, perch tanto io non

ti ascolto. (DIOGENE DI LAERTE). 537. Una volta Aristotele fu rimproverato di aver fatto la carit a un briccone. - Sar un briccone - rispose il filosofo; - ma stato l'uomo e non le sue qualit a f armi compassione. (DIOGENE DI LAERTE). 538. Domandarono un giorno ad Aristotele quali erano i criteri per giudicare se un libro buono o cattivo. Aristotele rispose che si doveva badare a tre cose: prima, se l'autore ha detto tutto quel che si doveva dire; in secondo luogo, se ha detto soltanto quel che d oveva dire; e finalmente se l'ha detto come doveva dirlo. (Encyclopdiana). ARLOTTO (Mainardi, detto il Piovano) n. 1396 - m. 1484; uomo gaio e spiritoso; lasci non pochi graziosi motti, divenut i proverbiali. 539. Un tale and dal piovano Arlotto e gli chiese di suggerirgli una preghiera. - Amico mio, - rispose il piovano - recitate ogni mattina questa preghiera: Signo re, preservatemi da un ricco rovinato, da un povero arricchito, da un usuraio, d alla tutela di un procuratore, dagli equivoci dei farmacisti, da coloro che sent ono la messa due volte al giorno, da quelli che giurano sulla loro coscienza e s ul loro amore. (Encyclopdiana). 540. Essendo il chierico del piovano Arlotto andato ad assistere un popolano cie co da un occhio, quando torn a casa, il piovano gli domand come egli aveva stentat o nel morire. - Egli ha durato meno fatica degli altri - disse il chierico perch ha avuto a chi udere un occhio solamente. (A. F. DONI, La Zucca). 541. Arlotto non si sentiva bene e si rec dal medico. - Che cosa bevete? - gli chiese il dottore. - Vino di Porto. - Quanto? - Una bottiglia al giorno. - Ebbene, dovete rinunciare al vino. Arlotto, senza dir parola, prese il suo cappelluccio verde e se ne and. Il medico , sconcertato, lo rincorse: - Senta, lei mi deve cinque fiorini per il consiglio. - Ma io non lo accetto! - disse Arlotto, e cominci tranquillamente a scendere le scale. (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten). ARNAULD Antonio n. 1612 - m. 1694; famoso teologo francese, difensore dei Giansenisti contro i G esuiti. 542. Il famoso giansenista Nicole disse un giorno al suo confratello di religion e, il famoso Arnauld, che aveva bisogno di riposo, avendo predicato per tanti gi orni di seguito. - Riposo? - esclam l'Arnauld. - Come! Voi volete riposare? Ma non vi basta di rip osare poi per tutta l'eternit, quando sarete morto? (PANCKOUCKE). ARNAULT Antonio Vincenzo n. 1766 - m. 1834; poeta tragico francese. 543. Arnault aveva fatto rappresentare una tragedia, Don Pedro, che fu sonoramen te fischiata. Una volta Napoleone incontr l'autore e gli disse con aria di compat imento: - Arnault, Arnault, vedete che cosa succede a voler scrivere delle tragedie dopo Racine o dopo Corneille? Ma il tragico gli rispose imperturbabile: - Eppure voi date battaglia anche dopo Turenna. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anec dotes). 544. Alla fine della prima rappresentazione dell'Alceste di Gluck, il buon Arnau lt esclamava pieno d'entusiasmo: - Gluck ha ritrovato il segreto del dolore antico! - Preferirei - rispose un oppositore della musica di Gluck - che avesse trovato il segreto del piacere moderno. (ROQUEPLAN, Constitutionnel). 545. Arnault era uno dei pi ferventi ammiratori di Gluck. Un giorno un suo amico per fargli dispetto, gli disse: - Insomma, vogliate o non vogliate, l'Alceste caduta.

- S - rispose l'Arnault - caduta dal cielo. (ROQUEPLAN, ConstitutionARNOULD Sofia celebre cantante francese, nata nel 1744; ottenne grande successo e fu ammiratis sima per la sua bellezza e per i suoi motti di spirito, tanto che se ne pubblic u na raccolta nel 1813. 546. Quand'era ragazza, un giorno i suoi genitori le predicavano la modestia e l a saggezza. - Vedi? - le dicevano - una ragazza bella che sa condursi bene pu pervenire ai pi alti gradi sociali. Francesca D'Aubign ha cominciato per sposare Scarron e ha fin ito vedova di Luigi XIV ... - Ebbene - rispose Sofia - io sono pronta a seguire il suo esempio, pur che voi mi assicuriate con contratto che mio marito comincer paralitico per finire re di Francia. (DUSSANE, Sophie Arnould). 547. Quando in Francia dominava la Du Barry, Lauraguais e tutti i suoi amici era no passati all'opposizione. In casa di Sofia Arnould si tenevano discorsi assai sovversivi, e la polizia venne a saperlo. Il capo della polizia, Sartine, chiam l 'Arnould nel suo ufficio. - Chi c'era ieri a pranzo da voi? - Non me lo ricordo. - Mi hanno detto che c'erano persone di molto riguardo... - Naturalmente. - E chi erano? - Ma se vi ho detto che non ricordo! - Ma mi sembra che una donna di spirito come voi dovrebbe ricordarsi cose come q ueste... Sofia Arnould pronta: - Sissignore, ma davanti a un uomo come voi, io non sono pi una donna come me. (D USSANE, Sophie Arnould). 548. Sofia Arnould, seccata delle continue scene di gelosia che le faceva il suo amante Lauraguais, volle romperla definitivamente con lui. Siccome Lauraguais, con poco tatto, le aveva richiesto indietro i suoi doni, ella, indispettita, gli rimand tutto quel che ne aveva avuto: gioielli, vestiti, una carrozza e dentro q uesta due bambini che aveva avuto da lui. (BACHAUMONT, Mmoires secretes). 549. Parlando della sua relazione amorosa con Lauraguais diceva: - Mi ha dato due milioni di baci e mi ha fatto versare quattro milioni di lagrim e! Per lo diceva con rimpianto, sospirando. (DUSSANE, Sophie Arnould). 550. Il conte di Lauraguais era stato l'amante di Sofia Arnould e poi l'aveva la sciata per un'altra attrice, la signorina Robb. Tuttavia l'Arnould gli era restat a amica. Una sera costei gli domand come andava il suo nuovo amore. Il conte si l amentava che spesso nel camerino della Robb c'era un certo cavaliere di Malta di cui temeva. - Avete ragione di temere - gli dissGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSpli t&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}sm

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