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Gianfranco Marinoni Correre (23/09/1998)

Ogni giorno quasi alla stessa ora si incontravano sulla spiaggia e correvano. Lui arrivava prima, faceva qualche esercizio di respirazione, poi cominciava a correre. In quel momento arrivava lei, una ragazza di diciotto anni e senza premeditazione si metteva a trotterellare dietro di lui, forse osservandolo, forse no. Ben presto lo superava ed ora era lui che forse la osservava o forse no. Finirono per osservarsi, bench non fossero gli unici a correre sulla spiaggia. Pu darsi che queste coincidenze abbiano stimolato la loro reciproca curiosit, oppure nell'essere umano c' del magnetismo che fa s che due persone, pur immerse in una folla di gente, si attraggano e finiscano per incontrarsi. L'uomo era alto, snello, brizzolato, sui cinquanta, la ragazza piccola, grassottella, bionda, carina. Trent'anni di differenza nella corsa si notano. Lui dopo un po' cominciava a rallentare e a sbuffare sempre pi, lei, elastica sembrava correre senza sforzo. Arrivata al termine della spiaggia, tornava indietro e allora incrociandosi si vedevano di faccia. Si guardavano gli occhi, si ammiccavano, si dimenticavano. Ma un giorno non si dimenticarono, si salutarono, si aspettarono, si parlarono. Cominciarono a correre insieme. Giorno dopo giorno la relazione si strinse anche fuori dalla spiaggia. Io li vedevo perch anch'io correvo sulla stessa spiaggia. Sembravano felici, correvano sorridendo, scherzando, spingendosi. In seguito seppi che quell'uomo non era libero, non era legittimamente disponibile per una relazione di quel tipo. Forse aveva una malattia incurabile, forse una moglie che dipendeva da lui, forse una condanna che avrebbe dovuto cominciare ad espiare di l a poco. Le lune di miele sono tutte belle, alcune pi vistose, altre meno, tutte per quando sono vere arrivano fino in fondo al cuore. Non c' nient'altro nella vita umana che possa tanto. Erano felici ma lui cominci a ritirarsi, poco a poco, consapevole della sua impossibilit , del suo declinare verso la fine. Lei se n'accorse? Sulla spiaggia non correvano pi come prima, ora erano pi composti, pi seri, pi rigidi. Una mattina quando li incrociai sulla spiaggia lei piangeva, lui le diceva qualcosa. Mi sembr strano vedere due persone consumare un loro dramma intimo correndo. Piangere mentre si corre non una cosa stridente? Il pianto quasi sempre triste, la corsa invece allegria e lui come poteva dirle con il fiato grosso delle cose tranquillizzanti, convincenti, inciampando magari in un legno o saltando un monticello di sabbia? E la lacrime di lei erano vere o erano gocce di sudore? Mancai qualche giorno dalla spiaggia, quando ripresi ad andarci vidi solamente lei che correva come sempre, come prima, elastica, senza sforzo. Ripensandoci ora, credo che il correre sia un buon metodo per sdrammatizzare la vita. Mentre si corre non ci si pu concentrare a fondo su nessuna passione. Due persone sedute l'una difronte all'altra, immobili nel silenzio dello spazio, che si dicono cose dolorose sono molto pi fragili di due che si dicono le stesse cose mentre stanno correndo dietro un treno che se ne va.

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