Tramonti obliqui (25-08-2013)
Ieri sera al tramonto, in terrazza, guardavo le nuvole. Il mio cane, anche lui in terrazza, guardava laspiaggia sottostante. Ogni tanto lanciava qualche occhiata alle nuvole colorate, poi però si alzò edentrò in casa, a sdraiarsi sul suo tappeto sporco di grasso, di ossi rosicchiati, di peli, di sabbia, diavanzi di frutta non gradita. La pulizia del suo tappetino non è diaria, così che sono di più i giorniin cui è sporco di quelli in cui è parzialmente pulito.Guardando le nuvole si è portati alla riflessione filosofica o ad un sentimentalismo generico, usabilein tutte le situazioni che la cultura tradizionale considera speciali: tramonti, albe, paesaggi alpini(spesso associati a Dio, potente creatore), Grand Canyon, atolli polinesiani, e via via tutto ilcatalogo delle agenzie di viaggi. Ma, a salvarmi, salì dalla spiaggia alle mie narici un grato odore dicarne asada (alla griglia), che un fortunato gruppo di vacanzieri stava cucinando. Quelli, altro chenuvole poetiche e filosofiche!Il tramonto diventava sempre più bello, l'odore della carne asada sempre più attraente. Non essendostato invitato alla cena sulla spiaggia dimenticai la carne e mi saziai di tramonto.Così succede spesso nella vita, si finisce per privilegiare solo ciò che ci è concesso ed è un bene:perché dannarsi per ciò che non si può avere, o si può ottenere solo ad altissimi costi? Però ilvalorizzare solo cose di ripiego ci porta ad una innaturale gerarchia di valori, ad una ideologiareprimente: il cibo è volgare, il tramonto è poetico, vale di più il tramonto. Fan culo, darei milletramonti in cambio di una succosa fetta di carne asada.Bene, il tramonto è finito, sono rientrato in casa, non sento più il profumo della carne, adesso mioccupo d'altro. È stato un bel momento, gratuito, in un presente scialbo dove spesso paghi tanto peravere delle banalità.
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