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Ancora con questa mania (esigenza) di vedere cosa c'è al di là delle cose.
Guardavo un giorno attraverso le finestre aperte dentro la casa dei miei vicini della parte destra.
Cercavo di percepire nei loro comportamenti, movimenti, gesti, azioni, manifestazioni emotive,
qualcosa di diverso dalla piatta ripetitività. Qualcosa che mi facesse pensare (ho sempre voluto
pensare) che la piatta ripetitività fosse solo l'involucro di qualcos'altro. Avevo sete di quel
qualcos'altro, qualunque cosa fosse.
Osservavo i loro movimenti sforzandomi di vedere oltre, ma erano inesorabilmente chiusi in sé,
finiti, completati. Mai un gesto lasciato a mezz'aria, per esempio uno che alza una forchettata di
spaghetti per metterselo in bocca, ma si blocca. In quell'istante di sospensione del tempo io ci avrei
visto la libertà assoluta, non perché quel tizio potrebbe mettersi la forchettata in bocca, o lanciarla
sulla spalla di qualcuno, o gettarla al cane, o riporla nel piatto; non perché può scegliere quindi
un'azione piuttosto che un altra, ma perché non scegliendo ancora esiste solo la libertà come idea,
non come azione. La libertà è quell'istante vuoto dove tutto è possibile. La scelta agita cancella la
libertà.
Ebbene, non vedendo niente di trascendente nella casa del vicino di destra andai a spiare dentro la
casa del vicino di sinistra. Quasi le stesse cose. Un bambino di cinque anni, grassottello, giocava
con le sue macchinine. Ad un certo punto interruppe il gioco e guardò attentamente uno per uno gli
altri componenti della famiglia: padre, madre, sorellina, nonno. La faccia del bambino esprimeva
sorpresa, come se vedesse per la prima volta quelle persone. Adesso sta per succedere qualcosa,
pensai. Ora questo bambino spezzerà l'incantesimo della banalità. Lancerà una macchinina per aria?
Chiederà al padre perché c'è il sole? Si alzerà e andrà sul balcone a gridare Dio c'è? Sbuccerà una
mela, la taglierà a fette e le offrirà ai suoi familiari?
Il bambino si alzò, andò in cucina e tornò con un bicchiere d'acqua. Si fermò in mezzo alla stanza e
guardò uno per uno ancora una volta i suoi cari. Ci siamo, mi dissi, ora succede qualcosa.
Mamma, posso dare un po' d'acqua all'edera? Mi sembra un po' secca.
Niente da fare. Sono tornato a casa frustrato, come sempre quando voglio accedere a un livello più
elevato di consapevolezza. Indispettito salii sul tetto del condominio, feci girare lo sguardo sulle
case sottostanti e gridai: Coglioni!
PS
Forse quel bambino col suo bicchiere d'acqua, dare da bere a una pianta, magari può essere uno
sguardo nel retroscena? O raggiungere almeno lo strato successivo, più interno della cipolla?
Patetico? Chissà!