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Aristotele e La Democrazia in Aristotele
Aristotele e La Democrazia in Aristotele
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diretta da
F. Biasutti A. Coppola C. Corti
Premessa
Comitato scientifico
G. BONAMENTE (Perugia), G. BULTRIGHINI (Chieti), G. CANTILLO (Napoli),
L. G. CLUBB (Berkeley), M. DOMENICHELLI (Firenze), K. DSING (Kln),
K. ELAM (Bologna), G. GIGLIOTTI (Roma), M. LEIGH (Oxford).
Premessa
Aristotele e la storia
a cura di
Premessa
Aristotele e la democrazia
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ENRICO BERTI
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Enrico Berti
che cristiana, nonch dal Medioevo latino, che fino al XIII secolo fu
dominato sul piano ideologico dallagostinismo politico, cio da una
filosofia pessimistica (luomo peccatore, quindi antisociale), autoritaristica (il potere politico necessario per reprimere il peccato), decisamente antiaristotelica. Fu invece conosciuta dagli Arabi, diversamente
da quanto afferma Aubonnet, perch Al-Farabi non solo la cita, ma nelle
Idee sugli abitanti della citt virtuosa inaugura quello che sar poi chiamato il modello politico di tipo aristotelico, cio la concezione secondo
la quale il nucleo sociale pi piccolo la casa, cio la famiglia, che poi
si sviluppa nel villaggio, indi nella citt e aggiunge Al-Farabi nella
nazione, per culminare infine nellumanit intera (idea, questultima, di
origine stoica)3. La Politica fu invece ignorata da Avicenna e non pervenne nemmeno nella parte occidentale dellimpero musulmano, cio
fino ad Averro, il quale per ne conobbe lesistenza (evidentemente
perch era presente nella parte orientale dellimpero, cio a Bagdad)
e si lament per la sua mancanza, rassegnandosi a introdurre nel suo
Commento grande, al posto del commento alla Politica di Aristotele, il
commento alla Repubblica di Platone.
NellEuropa medievale la Politica fu tradotta per la prima volta
in latino da Guglielmo di Moerbeke, il collaboratore di Tommaso
dAquino, nel 1260, e determin una reazione allagostinismo politico,
introducendo una visione pi ottimistica delluomo (il peccato ha solo
vulnerato, non distrutto, la natura sociale delluomo) e dellautorit
(questa viene da Dio, ma Dio la conferisce al popolo, il quale a sua
volta la trasmette al principe). Per Tommaso, che commenta i primi tre
libri della Politica (il resto viene commentato dal suo discepolo Pietro
dAlvernia), luomo animale politico per natura, la societ politica
una societ organica inglobante le societ minori (famiglia, villaggio),
lautorit viene dal popolo, che la riceve da Dio (omnis potestas a
Deo per populum) e la delega ai governanti. La costituzione ideale
la monarchia temperata, dove il re governa per il bene del popolo. Il
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J. MARITAIN, Man and the State, Chicago 1951 (trad. it. di L. Frattini, introduzione
di V. Possenti, Genova-Milano 20033).
14
M. BASTIT, Aristote et la dmocratie, Cahiers de philosophie politique et juridique
de lUniversit de Caen, 1/2, 1982, pp. 9-19; F. WOLFF, Aristote dmocrate, Philosophie, 18, 1988, pp. 53-87; P. AUBENQUE, Aristote et la dmocratie, in Individu et
socit cit., pp. 31-38; ID., Aristote et la conception dlibrative de la dmocratie, in The
Concept of Democracy and its Problems, Ankara 1998 (ristampato in ID., Problmes
aristotliciens, 2, cit., pp. 195-200); M. NARCY, Aristote devant les objections de Socrate
la dmocratie, in Aristote politique cit., pp. 265-288.
15
R. MULGAN, Aristotles analysis of Oligarchy and Democracy, in A Companion to Aristotles Politics, D. Keyt F. D. Miller, jr. (eds.),Oxford-Cambridge 1990, pp. 307-322.
16
C. EUCKEN, Die aristotelische Demokratiebegriff und sein historisches Umfeld, in
Aristoteles Politik. Akten des XI. Symposium Aristotelicum, G. Patizg (Hrsg.),
Gttingen 1990, pp. 278-292.
17
Il saggio Aristote et la dmocratie infatti stato incluso in Aristote politique cit., pp.
255-264, e in P. AUBENQUE, Problmes aristotliciens, 2, cit., pp. 159-168; altrettanto
dicasi di Aristote et la conception dlibrative de la dmocratie, in ID., Problmes aristotliciens, 2, cit., pp. 195-200.
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2. La democrazia
Le democrazia collocata da Aristotele nella nota classificazione
delle costituzioni, divise in costituzioni rette, quando hanno di mira
linteresse di tutti, cio quello che oggi chiameremmo il bene comune,
e costituzioni degeneri, quando hanno di mira linteresse dei soli governanti18. Le costituzioni rette sono distinte tra di loro in base al numero
dei governanti, e sono il regno (basileiva) quando il governo di uno,
laristocrazia, quando il governo di pochi, la polita (politeiva),
quando il governo di molti. Aristotele stesso confessa di non avere un
nome da dare a questultimo tipo di costituzione e di chiamarlo perci
col nome comune a tutte le costituzioni, cio appunto politeiva19. Nella
terminologia politica del suo tempo il governo di molti era chiamato
senzaltro democrazia, cio governo del dh'mo", e a proposito di esso
non si distingueva una forma retta da una forma degenere. Evidentemente Aristotele non si sentiva di usare questo termine per indicare
una costituzione buona, probabilmente in seguito alla valutazione
negativa che della democrazia avevano dato quasi tutti i filosofi greci
a lui precedenti (con leccezione del solo Protagora), primo fra tutti il
suo maestro Platone, anche a causa del fatto che un regime democratico, con metodi democratici, aveva condannato a morte Socrate. Le
costituzioni degeneri, infatti, anche per Aristotele sono la tirannide,
degenerazione del regno, loligarchia, degenerazione dellaristocrazia,
e la democrazia, degenerazione della polita.
Ben presto per Aristotele sostituisce al criterio tradizionale di distinguere il tipo di costituzione in base al numero dei governanti, quello
nuovo e pi concreto di distinguere loligarchia e la democrazia che
erano le costituzioni pi diffuse tra le poleis greche in base al fatto
che la prima il governo dei ricchi, rivolto allinteresse dei soli ricchi,
mentre la democrazia il governo dei poveri, rivolto allinteresse dei
soli poveri. Di fatto osserva realisticamente Aristotele i ricchi sono
in genere pochi, mentre i poveri sono in genere molti, ma ci che li
caratterizza non il fatto di essere pochi o molti, bens il fatto di essere
appunto ricchi o poveri20. Il carattere degenere delloligarchia e della
democrazia consiste nel fatto che ciascuna di esse si fonda su unidea
18
Aristot. Pol. 3, 6, 1279 a 17-21 (mi servo delledizione ARISTOTELE, Politica, introduzione, traduzione e note di C. A. Viano, Milano 2002). La classificazione risale a
Hdt. 3, 80-82.
19
Ivi, 7, 1279 a 37-39.
20
Ivi, 8, 1279 b 38-1280 a 4.
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Ivi, 9.
Ivi, 10.
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Questa sembra essere una giustificazione, anche se molto discutibile, della democrazia, che in base ad essa sarebbe preferibile non solo
alloligarchia, ma addirittura allaristocrazia, infatti i pochi considerati
in questo passo sono detti anche cittadini dabbene (a[ristoi). Tuttavia Aristotele cauto, perch aggiunge subito che non ben chiaro
se questa differenza tra i pochi dabbene e la moltitudine possa valere
per ogni popolo e per ogni maggioranza, ed chiaro che in alcuni casi
essa non pu essere valida, cio nei casi in cui gli uomini si comportano come bestie. Nulla vieta, per, che in alcuni casi (per i Greci?) ci
che si detto sia vero. In questi casi, egli si chiede, quali poteri bene
affidare alla maggioranza? Non laccesso alle cariche pi alte, perch
per mancanza di giustizia e di saggezza la maggioranza pu commettere
ingiustizie e pu sbagliare, ma almeno laccesso agli organi deliberativi
(assemblee) e giudiziari (tribunali), perch il non dare alla maggioranza
nessun diritto pericoloso, in quanto fa s che la citt si riempia di
nemici24. Ci corrisponde esattamente alla democrazia, almeno a una
democrazia moderata come quella introdotta da Solone, infatti a queste
considerazioni Aristotele fa seguire immediatamente lelogio di Solone.
Ma subito dopo egli prospetta unobiezione a questo tipo di costituzione, cio che il giudicare se una cura medica ben eseguita spetta
al medico, e altrettanto vale in ogni arte, per esempio in arte nautica e
in geometria, per cui nellelezione dei magistrati si dovrebbe procedere
allo stesso modo, perch solo i competenti sono in grado di scegliere
rettamente, e quindi alla maggioranza non dovrebbe esser concesso
nessun potere, n nella nomina dei magistrati n nella sorveglianza sul
loro operato25. questa la famosa critica di Socrate alla democrazia,
riportata da Platone26, secondo la quale il governo deve essere affidato
ai competenti, perch solo questi sanno che cosa bene e che cosa
male, che cosa si deve fare e che cosa evitare, mentre la maggioranza
non lo sa. largomento che sta alla base di ogni forma di tecnocra23
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Anche questa risposta un argomento usato pi volte da Platone28, perci Aristotele critica Platone con Platone, secondo il tipico
modello di confutazione praticato da Socrate nei dialoghi socratici
di Platone e teorizzato dallo stesso Aristotele nei Topici. Se si applica
questo ragionamento al governo, se ne pu ricavare largomento pi
forte che mai sia stato usato a favore della democrazia, cio che pochi
sanno come si governa bene, ma tutti sono in grado di dire se sono
governati bene o male.
C infine unaltra obiezione che Aristotele si prospetta, cio che
sembra assurdo che i peggiori esercitino il loro dominio sui migliori
nelle questioni di maggior peso, come la sorveglianza e lelezione dei
magistrati, che sono le cose pi importanti e che in alcune costituzioni
sono assegnate al popolo (toi'" dhvmoi"), dal momento che lassemblea
popolare (hJ ejkklhsiva) arbitra nella decisione in queste materie e
per accedere allassemblea popolare sufficiente un basso censo29.
Qui il riferimento alla democrazia esplicito, e non si tratta nemmeno
di una democrazia moderata come quella introdotta da Solone. Ma la
risposta di Aristotele allobiezione riprende la prima giustificazione
della democrazia:
E qualcuno potrebbe risolvere questa difficolt allo stesso modo della
precedente; e forse questi ordinamenti in fondo vanno bene. Infatti il titolo
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deve riferirsi a quelli che sono uguali per stirpe e per capacit, mentre
non possibile imporre leggi a chi superiore alla norma, in quanto
esso stesso una legge32.
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Il riferimento alla corruzione non pu non far pensare alla democrazia, mentre la menzione dellira o di qualche altra emozione potrebbe
essere, questa s, unallusione ad Alessandro, la cui ira fece vittime tra i
suoi stessi amici, tra i quali lo storico Callistene, nipote di Aristotele39.
Un ulteriore argomento a favore del governo dei molti il seguente:
La monarchia detta assoluta quella in cui il sovrano esercita il suo
potere su tutte le cose secondo la propria volont. Ma ad alcuni sembra
che questa forma di autorit di una sola persona su tutti i cittadini non
sia naturale, dal momento che la citt costituita di simili. E a coloro che
per natura sono simili spettano per necessit lo stesso diritto e la stessa
dignit proprio per la loro natura. Come per il corpo dannoso dare cibi
o indumenti disuguali a persone uguali, cos, anche per gli onori, dannoso attribuirne in misura diversa a cittadini uguali. Perci giusto che
nessuno comandi pi di quel che obbedisca e che corrispondentemente
si eserciti il potere alternandosi nelle cariche (ajna; mevro"). Ma proprio
in questo consiste la legge, perch la legge ordine40.
Anche se Aristotele presenta questo argomento con un certo distacco (ad alcuni sembra), non c dubbio che esso rispecchia il suo
stesso modo di pensare, come provato dal riferimento alluguaglianza
dei cittadini, che costituisce uno degli elementi della sua definizione di
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mezzo tra due estremi, cio vizi, opposti. Poich la vera opposizione,
come abbiamo visto, non tanto quella tra governo di pochi e governo
di molti, ma quella tra governo di ricchi e governo di poveri, la mediet
che si deve ricercare quella tra leccesso di ricchezza e leccesso di
povert, per cui la costituzione media sar quella in cui governano
coloro che hanno un possesso medio di ricchezze, cio non sono n
troppo ricchi n troppo poveri, il cosiddetto ceto medio (oiJ mevsoi)48.
Questa costituzione realizza meglio di ogni altra il concetto stesso di
citt come comunit di cittadini liberi ed uguali, perch il possesso
medio di ricchezze quello che rende tutti uguali.
Una citt vuol essere costituita, per quanto possibile, da cittadini uguali
e simili tra loro, e ci accade soprattutto con cittadini che appartengano
alle classi medie: perci la citt meglio governata sar quella in cui si
realizzano queste condizioni da cui diciamo che la citt costituita per
natura (ejx w|n famen fuvsei th;n suvstasin ei\nai th'" povlew")49.
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gran parte tra gli opliti54. Lo stesso Aristotele nella Costituzione degli
Ateniesi elogia Teramene per questa sua azione e dichiara che in tal
modo gli Ateniesi furono governati bene, perch erano in guerra e il
potere apparteneva agli opliti55.
Unulteriore giustificazione del primato della costituzione media
menzionata da Aristotele il fatto che, dove il ceto medio ha la supremazia su entrambi gli estremi, non c alcun pericolo che i ricchi
si accordino con i poveri contro la classe media, perch entrambi gli
estremi non accetterebbero mai di esercitare a turno (ejn mevrei) il
potere, ma entrambi nutrono maggior fiducia nellarbitro e in questo
caso larbitro proprio il ceto medio56. Qui interessante lallusione
al governare a turno, che abbiamo gi visto indicato come criterio di
giustizia nella critica alla monarchia e che incontreremo ancora a proposito della costituzione migliore in senso assoluto.
Infine Aristotele cerca di precisare la misura del censo di coloro
che formano il ceto medio e, pur con qualche incertezza, sembra indicarla nella condizione degli opliti, ossia dei cittadini che possiedono
abbastanza ricchezza per provvedere da soli al proprio equipaggiamento
militare. Egli dichiara infatti:
La costituzione deve reggersi soltanto su quelli che hanno il possesso delle
armi; quanto al censo, non pu essere fissato con assoluta precisione in
astratto, ma deve essere il massimo che tuttavia permetta ancora che il
numero di coloro che partecipano ai diritti politici sia superiore a quello di
coloro che non vi partecipano. Infatti i poveri, anche se non partecipano
ai poteri politici, si mantengono quieti, se nessuno esercita su di loro la
violenza, n strappa loro una parte dei loro beni57.
ARISTOTLE, The Politics, introd., pref., essays and notes by W. L. Newman, 4 voll.,
Oxford 1887-1902, 1, pp. 470-471.
55
Aristot. Ath. pol. 33. Anche in Ath. pol. 28 Aristotele elogia Teramene come buon
cittadino, che govern secondo le leggi e non accett compromessi.
56
Aristot. Pol. 4, 12, 1296 b 34-1297 a 6.
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Ivi, 1297 b 1-8.
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Ivi, 1, 7, 1255 b 16-20. Anche a questo proposito mi permetto di citare il mio studio
su Storicit ed attualit della concezione aristotelica dello Stato, Verifiche, 7, 1978,
pp. 305-358 (ristampato in BERTI, Nuovi studi aristotelici, 3, cit., pp. 165-210), nonch
il volume antologico da me curato su Il pensiero politico di Aristotele, Roma-Bari,
Laterza, 1997.
61
Sullautorit politica come autorit che si esercita su liberi ed uguali si veda anche
Pol. 3, 4, 1277 b 7-16.
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Aristot. Pol. 1, 2, 1253 a 1-18.
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H. ARENDT, Vita activa. La condizione umana, trad. di S. Finzi, Milano 1994 (ed. orig.
1958), pp. 18-20; B. CASSIN, Lgos et politique. Politique, rhtorique et sophistique chez
Aristote, in Aristote politique cit., pp. 367-398; P. AUBENQUE, Aristote et la conception
dlibrative de la dmocratie, in ID., Problmes aristotliciens cit., pp. 195-200.
64
Anche a questo proposito mi permetto di rinviare a E. BERTI, La diversit nellaristotelismo antico, moderno e contemporaneo, in La diversit in et moderna e contemporanea, L. Cavazzoli (a cura), Genova 2001, pp. 47-60 (rist. in ID., Nuovi studi
aristotelici, 4/2, Linfluenza di Aristotele. Et moderna e contemporanea, Brescia 2010,
pp. 371-382; ID., I barbari di Platone e di Aristotele, Filosofia politica, 17, 2003,
pp. 365-382 (rist. in ID., Nuovi studi aristotelici, 3, cit., pp. 251-268).
65
Aristot. Pol. 3, 1, 1275 a 22-b 6.
66
M. NARCY, Aristote devant les objections de Socrate la dmocratie, in Aristote politique cit., pp. 265-288.
67
Aristot. Pol. 3, 4, 1277 a 25-b 26.
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Aristot. Eth. Nic. 6, 5, 1140 a 24-b 11. Il fatto che in Ath. pol. 28 Pericle non sia citato
fra i tre migliori politici ateniesi (Nicia, Tucidide e Teramene) si spiega forse col fatto
che egli era stato, a differenza dagli altri tre, il leader di una democrazia considerata da
Aristotele come non abbastanza moderata. Del resto nello stesso contesto Aristotele
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