Sei sulla pagina 1di 86

Rivestimenti e sistemi di ancoraggio per facciate ventilate a

NORMA ITALIANA montaggio meccanico

UNI 11018

Istruzioni per la progettazione, lesecuzione e la


manutenzione
Rivestimenti lapidei e ceramici
GENNAIO 2003
Cladding and anchoring systems for back ventilated external enclosures of
buildings

Instructions for the design, installation and maintenance


Ceramic and stone cladding

CLASSIFICAZIONE ICS

91.060.99

SOMMARIO

La norma indica i procedimenti per una corretta progettazione, esecuzione


e manutenzione dei sistemi di collegamento a supporto dei rivestimenti di
facciata a montaggio meccanico. Esse si basano sulle soluzioni tecniche
che lesperienza decennale ha oramai consolidato.

RELAZIONI NAZIONALI
RELAZIONI INTERNAZIONALI

ORGANO COMPETENTE

Commissione "Prodotti e sistemi per lorganismo edilizio"

RATIFICA

Presidente dellUNI, delibera del 24 luglio 2002

UNI
Ente Nazionale Italiano
di Unicazione
Via Battistotti Sassi, 11B
20133 Milano, Italia

UNI - Milano
Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento
pu essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microlm o altro, senza
il consenso scritto dellUNI.

Gr. 17

UNI 11018:2003

Pagina I

PREMESSA
La presente norma stata elaborata dalla Commissione "Prodotti e
sistemi per lorganismo edilizio" dellUNI, nellambito del Gruppo di
lavoro 9 "Prestazioni dei rivestimenti di parete a montaggio meccanico" della Sottocommissione 3 "Rivestimenti di pavimenti, plafoni e
pareti".
La Commissione Centrale Tecnica dellUNI ha dato la sua approvazione il 20 giugno 2002.
Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove edizioni o di aggiornamenti.
importante pertanto che gli utilizzatori delle stesse si accertino di essere in possesso dellultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.
Si invitano inoltre gli utilizzatori a vericare lesistenza di norme UNI
corrispondenti alle norme EN o ISO ove citate nei riferimenti normativi.

Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti
interessate e di conciliare ogni aspetto conittuale, per rappresentare il reale stato
dellarte della materia ed il necessario grado di consenso.
Chiunque ritenesse, a seguito dellapplicazione di questa norma, di poter fornire suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dellarte
in evoluzione pregato di inviare i propri contributi allUNI, Ente Nazionale Italiano di
Unicazione, che li terr in considerazione, per leventuale revisione della norma stessa.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina II

INDICE
0

INTRODUZIONE

SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE

RIFERIMENTI NORMATIVI

TERMINOLOGIA

figura

Ancoraggio a montaggio meccanico: esempio di morsetto a squadretta regolabile per


lapidei .............................................................................................................................................................. 5

figura

Tipologie di facciate: esempio di facciata ventilata in lastre ceramiche .................................. 10

figura

MATERIALI E COMPONENTI
10
Generalit................................................................................................................................................... 10
Pareti ed elementi tecnici di supporto......................................................................................... 13
Esempio di fuori piombo ammissibile A) Totale, B) Locale nell'ipotesi di L < H ................... 16

figura

4
4.1
4.2

4.3

Esempio di fuori complanarit ammissibile A) Totale, B) Locale nell'ipotesi di


H < L .............................................................................................................................................................. 16

Materiali per il sistema di ancoraggio ......................................................................................... 16


Sistema di classificazione degli acciai inossidabili ......................................................................... 16

prospetto

prospetto

prospetto

Sistema di classificazione degli acciai non inossidabili per uso strutturale ........................... 17

prospetto

Sistema di classificazione delle leghe di alluminio ......................................................................... 18

prospetto

Indicazioni di massima sulle possibilit di accoppiamento tra materiali ................................. 19

prospetto

Caratteristiche tecniche delle principali leghe utilizzate ............................................................... 20

4.4
figura

figura

figura

prospetto

7a

prospetto

7b

figura

figura

prospetto

prospetto

prospetto

10

prospetto

11

prospetto

12

prospetto

13

prospetto

14

prospetto

15

4.5
4.6

Prestazioni degli acciai inossidabili in funzione dell'ambiente (estratto dalla


UNI ENV 1993-1-4) .................................................................................................................................. 17

Componenti del sistema di ancoraggio...................................................................................... 20


Tasselli a gabbietta e a calza per carichi elevati nel mattone forato........................................ 21
Tasselli chimici e ad espansione meccanica per carichi elevati nel calcestruzzo ............... 22
Tasselli ad espansione metallici e plastici nel mattone semipieno ........................................... 22
Classificazione della viteria .................................................................................................................... 23
Classificazione della bulloneria ............................................................................................................. 23
Profili metallici della sottostruttura: sezioni correnti adottate ...................................................... 24
Staffe, squadrette e grappe: geometrie ricorrenti ........................................................................... 25
Prodotti per la coibentazione termica ......................................................................................... 25
Caratteristiche tecniche indicative di alcuni materiali per la coibentazione ........................... 25
Prodotti di rivestimento ....................................................................................................................... 26
Confronto dei pesi massimi per i prodotti di rivestimento [in kg/m2] ........................................ 26
Coefficienti di sicurezza in sezione corrente e agli ancoraggi.................................................... 28
Coefficienti di riduzione empirici in sezione corrente e agli ancoraggi .................................... 28
Caratteristiche tecniche indicative dei materiali lapidei ................................................................ 28
Coefficienti di sicurezza in sezione corrente e agli ancoraggi.................................................... 30
Classificazione dei materiali ceramici secondo le norme UNI EN ............................................ 30
Caratteristiche tecniche indicative dei materiali ceramici utilizzati in facciata ventilata ..... 30

5
5.1
5.2
5.3

ATTREZZATURE
30
Utensili ......................................................................................................................................................... 30
Attrezzi ......................................................................................................................................................... 31
Macchine .................................................................................................................................................... 31

6
6.1
6.2

ISTRUZIONI PER LA PROGETTAZIONE


31
Agenti sollecitanti e verifica di resistenza ................................................................................. 31
Scelta del sistema di ancoraggio .................................................................................................. 33
UNI 11018:2003

UNI

Pagina III

prospetto

16

6.3
prospetto

17

figura

10

figura

11

6.4

Tabella di combinazione ......................................................................................................................... 35


Progettazione del sistema di ancoraggio ................................................................................. 35
Ampiezza minima dei giunti di dilatazione ........................................................................................ 35
Ipotesi semplificativa di calcolo di una squadretta ......................................................................... 36
Inserto di resina per la rottura del ponte termico ............................................................................ 37
Progettazione termoigrometrica .................................................................................................... 37
Esempi di diverse collocazioni dei montanti rispetto allo strato di coibentazione ............... 38

figura

12

prospetto

18

figura

13

Posizione della tenuta all'acqua per lastre montate a giunto chiuso - Sezione
orizzontale .................................................................................................................................................. 40

figura

14

Posizione della tenuta all'acqua per lastre montate a giunto aperto - Sezione
orizzontale ................................................................................................................................................... 40

figura

15

Superficie aperta pari all1,3% del totale ........................................................................................... 41

figura

16

Superficie aperta pari al 2,6% del totale............................................................................................ 41

figura

17

figura

18

Terminali d'ancoraggio ............................................................................................................................ 45

figura

19

Inserti sul retro............................................................................................................................................ 45

figura

20

Esempio di rivestimento lapideo naturale ad inserti sul retro con sottostruttura a


montanti e traversi - Sezione verticale corrente ............................................................................ 46

figura

21

Esempio di rivestimento lapideo rinforzato ad inserti sul retro con sottostruttura a


montanti e traversi - Sezione verticale alla partenza ................................................................... 46

Calcolo dello spessore della lama d'aria e della sezione totale delle aperture di
ventilazione ................................................................................................................................................ 39

Progettazione della tenuta all'acqua ........................................................................................... 39

6.5

6.6

Progettazione delle lastre lapidee ................................................................................................ 41

6.7

Dimensioni significative per un fissaggio realizzato con pioli applicati alle teste della
lastra ............................................................................................................................................................. 43

Progettazione delle lastre ceramiche ......................................................................................... 46


Terminali d'ancoraggio a vista e terminali inseriti in fresate sulle teste della lastra ........... 47
Tipi di inserto sul retro, con e senza azione di pre-contrasto ..................................................... 48
Anzianit dei dati storici ..................................................................................................................... 49
Anzianit minima dei dati storici ........................................................................................................... 49
Redazione del progetto esecutivo ................................................................................................ 49

figura

22

figura

23

prospetto

19

figura

24

Esempio di rivestimento in cotto con terminali d'ancoraggio a scomparsa e soli


montanti - Sezione verticale su davanzale ....................................................................................... 53

figura

25

Esempio di rivestimento ceramico con terminali d'ancoraggio a vista e soli montanti Sezione orizzontale corrente ................................................................................................................ 53

6.8
6.9

6.10
prospetto

20

prospetto

21

prospetto

22

6.11

7
7.1
7.2

Esempi di errori da evitare ............................................................................................................... 54


Errori relativi al sistema di ancoraggio e problemi conseguenti ................................................ 54
Errori relativi ai pannelli lapidei e problemi conseguenti .............................................................. 55
Esempi di attivit da svolgere ......................................................................................................... 55
Attivit da svolgere ................................................................................................................................... 55
ISTRUZIONI PER L'ESECUZIONE ED IL CONTROLLO DI QUALIT
55
Progetto operativo ................................................................................................................................. 55
Esempio 1: Montaggio su sottostruttura portante tramite inserti ................................. 56
Esempi di montaggi su sottostruttura portante con inserti .......................................................... 59
Esempio 2: Montaggio su parete continua con morsetti applicati sulle teste ....... 62

figura

26

figura

27

Esempi di morsetti applicati sulle teste, sostegni inferiori della prima riga di lastre in
facciata ......................................................................................................................................................... 63

figura

28

Esempi di morsetti applicati sulle teste, sostegni intermedi tra righe di lastre
successive .................................................................................................................................................. 65

figura

29

Esempi di morsetti applicati sulle teste, sostegni superiori dell'ultima riga di lastre di
facciata ......................................................................................................................................................... 66

figura

30

7.3

7.4

Tolleranze indicative di installazione .......................................................................................... 67


Diagramma dello scostamento ammissibile per la verticalit (fuori piombo) ........................ 67
UNI 11018:2003

UNI

Pagina IV

figura

31

Diagramma dello scostamento ammissibile per l'orizzontalit (fuori livello) .......................... 67

figura

32

Esempio di lippage .................................................................................................................................... 68

prospetto

23

prospetto

24

figura

33

figura

34

figura

35

figura

36

7.5
7.6

7.7

7.8
8
8.1
8.2
8.3

Esempi di errori da evitare ................................................................................................................ 68


Errori e problemi conseguenti ............................................................................................................... 68
Esempi di attivit da svolgere ......................................................................................................... 69
Attivit da svolgere .................................................................................................................................... 69
Traversi con clip a scatto in fresate inclinate e contrapposte ..................................................... 70
Traversi affogati nel calcestruzzo con morsetti a squadretta ..................................................... 70
Piano dei controlli di qualit e dei collaudi ............................................................................... 71
Esempio di traversi angolari continui con linguette, montati su montanti ............................... 71
Esempio di sottostruttura a montanti e traversi con morsetti a squadretta ............................ 72
Tecniche di controllo e collaudo .................................................................................................... 72

8.4

ISTRUZIONI PER LA MANUTENZIONE


72
Acquisizione dei dati originali di progetto ed esecuzione ................................................ 72
Repertorio delle cause naturali di degrado .............................................................................. 73
Repertorio delle cause di degrado imputabili ad errori di progettazione e/o
esecuzione ............................................................................................................................................... 73
Programma di manutenzione ordinaria e straordinaria ..................................................... 74

9
9.1
9.2
9.3
9.4
9.5
9.6

REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTRATTUALI


74
Contratto ..................................................................................................................................................... 74
Capitolato speciale ................................................................................................................................ 74
Disegni di contratto ............................................................................................................................... 75
Computo metrico estimativo ............................................................................................................ 75
Elenco prezzi ............................................................................................................................................ 75
Programma lavori .................................................................................................................................. 75

10
10.1
10.2
10.3
10.4
10.5
10.6
10.7
10.8

INDICAZIONI PER IL CANTIERE E LA GESTIONE


75
Tecniche di rilievo .................................................................................................................................. 75
Tecniche diagnostiche ........................................................................................................................ 76
Ponteggi ...................................................................................................................................................... 77
Imballo ......................................................................................................................................................... 77
Trasporto .................................................................................................................................................... 77
Magazzinaggio ........................................................................................................................................ 78
Mezzi di movimentazione e sollevamento................................................................................ 78
Minimizzazione del disturbo all'utenza ....................................................................................... 78

UNI 11018:2003

UNI

Pagina V

UNI 11018:2003

UNI

Pagina VI

INTRODUZIONE
Il presente documento la prima parte di una norma sulle istruzioni per la progettazione,
l'esecuzione e la manutenzione dei rivestimenti e sistemi di ancoraggio per facciate
ventilate a montaggio meccanico ed dedicata ai rivestimenti di materiale lapideo o
ceramico. Il gruppo di lavoro 9 "Prestazioni dei rivestimenti di parete a montaggio
meccanico" della sottocommissione 3 della Commissione "Prodotti e sistemi per
l'organismo edilizio" dell'UNI, che la ha elaborata, ha in programma di proseguire il lavoro
con la redazione di altre due parti:
Parte 2: Rivestimenti in materiali di sintesi
Parte 3: Rivestimenti in materiali metallici

SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE


La presente norma indica i procedimenti per una corretta progettazione, esecuzione e
manutenzione dei rivestimenti e sistemi di ancoraggio per facciate ventilate di materiale
lapideo e ceramico a montaggio. Essa si basa sulle soluzioni tecniche che l'esperienza
decennale ha ormai consolidato. In particolare queste istruzioni sono organizzate in modo
da essere uno strumento di supporto operativo.
La presente norma applicabile quando ricorrano contemporaneamente queste condizioni:
-

si intenda realizzare una supercie di protezione e decorazione opaca applicata,


come straticazione pi esterna, alle pareti di chiusura perimetrale verticale di un
edicio;

gli edici e/o i supporti edilizi da rivestire siano di nuova costruzione. Per edici gi
esistenti, la presente parte della norma si applica solo qualora sia possibile determinarne con certezza la tipologia strutturale ed essa risulti assimilabile a quella degli
edici di nuova progettazione;

i rivestimenti siano progettati come componenti di facciate microventilate o ventilate,


caratterizzate generalmente come segue: rivestimento con spessore variabile
tra 0,5 cm e 5 cm e peso variabile tra 10 kg/m2 e 100 kg/m2, lama d'aria con
spessore da 2 cm a 20 cm, isolante di spessore variabile applicato "a cappotto" sul
supporto edilizio;

i rivestimenti siano realizzati a montaggio meccanico.

A meno che i requisiti differiscano, i principi generali ed i procedimenti proposti possono


essere estesi anche al rivestimento per interni ed in generale ad applicazioni su superci
inclinate e softti.
Trattandosi di sistemi di rivestimento che richiedono logiche di progettazione e tecniche di
esecuzione del tutto diverse, la presente parte della norma non applicabile a:
-

sistemi in muratura lapidea portante o in mattoni portanti, anche se progettati con


intercapedini d'aria e posti in opera con sistemi parzialmente meccanici;

rivestimenti a lastre ssate per semplice adesione, oppure con lastre applicate con
sistemi misti, tipo malta e zanche;

sistemi che utilizzano il rivestimento come cassaforma a perdere per calcestruzzo


gettato in opera o per pannelli prefabbricati, n di qualsiasi tipo di rivestimento
esterno ssato meccanicamente o per incollaggio a prolati per serramenti;

sistemi che utilizzano pannelli prefabbricati leggeri multistrato per il rivestimento e la


coibentazione esterna a cappotto, senza ventilazione.

La presente norma si applica ai rivestimenti lapidei e ceramici.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 1

RIFERIMENTI NORMATIVI
UNI 3972
UNI 7959
UNI 8290-1
UNI 8634
UNI 8979
UNI 10942
CNR UNI 10011
UNI EN 87
UNI EN 121
UNI EN 159
UNI EN 176
UNI EN 177
UNI EN 178
UNI EN 186-1
UNI EN 186-2
UNI EN 187-1
UNI EN 187-2
UNI EN 188
UNI EN 10088
UNI EN 10147
UNI EN 10152
UNI EN 12372
UNI EN ISO 128-20
UNI EN ISO 3098-0
UNI EN ISO 3506-1

UNI EN ISO 3506-2


UNI EN ISO 3506-3

UNI 11018:2003

Disegni tecnici - Tratteggi per la rappresentazione dei materiali


nelle sezioni
Edilizia - Pareti perimetrali verticali - Analisi dei requisiti
Edilizia residenziale - Sistema tecnologico - Classicazione e
terminologia
Strutture di leghe di alluminio - Istruzioni per il calcolo e
l'esecuzione
Edilizia - Pareti perimetrali verticali - Analisi degli strati funzionali
Cantieri edili - Piani di sicurezza - Guida alla compilazione dei
piani di sicurezza e di coordinamento
Costruzioni di acciaio - Istruzioni per il calcolo, l'esecuzione, il
collaudo e la manutenzione
Piastrelle di ceramica per rivestimento di pavimenti e pareti Denizioni, classicazione, caratteristiche e contrassegno
Piastrelle di ceramica - Piastrelle estruse con basso assorbimento
d'acqua (E 3%) - Gruppo A I
Piastrelle di ceramica pressate a secco con assorbimento d'acqua
E > 10% - Gruppo B III
Piastrelle di ceramica pressate a secco con basso assorbimento
d'acqua (E 3%) - Gruppo B I
Piastrelle di ceramica - Piastrelle pressate a secco con
assorbimento d'acqua di 3% < E < 6% - Gruppo B IIa
Piastrelle di ceramica - Piastrelle pressate a secco con
assorbimento d'acqua di 6% < E 10% - Gruppo B IIb
Piastrelle di ceramica - Piastrelle estruse con assorbimento
d'acqua di 3% < E 6% - Gruppo A IIa
Piastrelle di ceramica - Piastrelle estruse con assorbimento
d'acqua di 3% < E 6% - Gruppo A IIa
Piastrelle di ceramica - Piastrelle estruse con assorbimento
d'acqua di 6% < E 10% - Gruppo A IIb
Piastrelle di ceramica - Piastrelle estruse con assorbimento
d'acqua di 6% < E 10% - Gruppo A IIb
Piastrelle di ceramica - Piastrelle estruse con assorbimento
d'acqua di E > 10% - Gruppo A III
Acciai inossidabili
Lamiere e nastri di acciaio per impieghi strutturali, zincati per
immersione a caldo in continuo - Condizioni tecniche di fornitura
Prodotti piani di acciaio laminati a freddo, zincati per via
elettrolitica - Condizioni tecniche di fornitura
Metodi di prova per pietre naturali - Determinazione della
resistenza a essione sotto carico concentrato
Disegni tecnici - Principi generali di rappresentazione Convenzioni di base delle linee
Documentazione tecnica di prodotto - Scrittura - Requisiti generali
Caratteristiche meccaniche degli elementi di collegamento di
acciaio inossidabile resistente alla corrosione - Viti e viti
prigioniere
Caratteristiche meccaniche degli elementi di collegamento di
acciaio inossidabile resistente alla corrosione - Dadi
Caratteristiche meccaniche degli elementi di collegamento di
acciaio inossidabile resistente alla corrosione - Viti senza testa e
particolari similari non soggetti a trazione

UNI

Pagina 2

UNI EN ISO 5457

Documentazione tecnica di prodotto - Formati e disposizione degli


elementi graci dei fogli da disegno
UNI EN ISO 10545-3 Piastrelle di ceramica - Determinazione dell'assorbimento di
acqua, della porosit apparente, della densit relativa apparente e
della densit apparente
UNI EN ISO 10545-4 Piastrelle di ceramica - Determinazione della resistenza a
essione e della forza di rottura
UNI EN ISO 10545-8 Piastrelle di ceramica - Determinazione della dilatazione termica
lineare

TERMINOLOGIA
Ai ni della presente norma si applicano i seguenti termini.

3.1

Termini di carattere generale

3.1.1

facciata microventilata (o a schermo avanzato): Parete opaca di facciata in cui il


rivestimento esterno costituito da elementi di varia fattura, messi in opera a secco
tramite dispositivi di sospensione e ssaggio di tipo meccanico, il cui lato nascosto rimane
separato dal fronte di parete retrostante (sul quale pu trovarsi un pannello termoisolante)
tramite un'intercapedine sottile, la quale ha uno spessore comunque sufciente a
interrompere la continuit sica tra il rivestimento esterno e gli strati della parete.

3.1.2

facciata ventilata: Tipo di facciata a schermo avanzato in cui l'intercapedine tra il


rivestimento e la parete progettata in modo tale che l'aria in essa presente possa uire
per effetto camino in modo naturale e/o in modo articialmente controllato, a seconda
delle necessit stagionali e/o giornaliere, al ne di migliorarne le prestazioni
termoenergetiche complessive.

facciata continua1): Sistema integrato per il tamponamento della facciata, estremamente

3.1.3

leggero e non portante, che riveste esternamente la struttura dell'edicio risultandone


staticamente "appeso". La facciata viene integralmente (o in gran parte) realizzata con i
materiali e le tecniche proprie dei serramenti metallici. All'interno di una telaio metallico
che denisce la maglia statica e architettonica del prospetto, vengono posati vetri
trasparenti o oscuranti, eventualmente alternati a pannelli opachi ceramici, lapidei,
metallici o plastici.

3.1.4

facciata a grandi pannellature prefabbricate: Parete opaca di facciata realizzata grazie a


grandi pannellature di calcestruzzo armato, di calcestruzzo rinforzato con bre di vetro2),
oppure con propria struttura metallica. I pannelli hanno normalmente altezza uguale
all'interpiano e larghezza di alcuni metri, vengono ssati alla struttura portante
meccanicamente o con piccole integrazioni a umido. Possono essere dotati di un
rivestimento opaco di facciata applicato in fase di prefabbricazione3).
Nota

Queste diverse tipologie di facciata possono essere presenti assieme sullo stesso edicio. Molto comune
l'accostamento dei sistemi di facciata ventilata con quelli di facciata continua nella realizzazione delle facciate
a nastro, sia verticale che orizzontale, dove le fasce dei serramenti sono realizzate come facciate continue e
le fasce opache come facciate ventilate.

3.2

Sistema di collegamento e di supporto della facciata

3.2.1

montaggio meccanico: Assemblaggio a secco dei componenti del sistema di facciata,


realizzato tramite bulloneria, viteria o saldature, con le attrezzature di cui in 5, senza
necessit di completamenti o integrazioni "a umido".
1)
2)
3)

Questo tipo di facciata non inclusa nel campo di applicazione della presente parte della norma.
GFRC (Glass Fiber Reinforced Concrete).
Le procedure di applicazione di questi rivestimenti non sono incluse nel campo di applicazione della presente parte della
norma.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 3

3.2.2

posa: Insieme delle operazioni da compiere in cantiere, necessarie alla realizzazione del
sistema di facciata.

3.2.3

corrosione bimetallica (o corrosione galvanica): Corrosione causata, in determinate


condizioni ambientali, dal contatto fra metalli di diversa nobilt in presenza d'un elettrolito,
per esempio l'acqua.

3.2.4

ancoraggio: Sistema o componente del sistema di facciata avente lo scopo di portare o


trattenere gli elementi di rivestimento.

3.2.5

ancoraggio portante: Ancoraggio la cui funzione di trasferire il solo peso dell'elemento di


rivestimento alla struttura edilizia.

3.2.6

ancoraggio di trattenimento (o di trattenuta o di ritegno): Ancoraggio che connette


l'elemento di rivestimento alla struttura, offrendo resistenza trasversale senza svolgere
funzioni portanti.
Si denisce in particolare:

3.2.6.1

ancoraggio passante: Ancoraggio realizzato attraverso la faccia a vista del rivestimento, che
pu svolgere sia funzioni portanti che di trattenimento.

3.2.6.2

ancoraggio globale: Ancoraggio la cui funzione sia di trattenere l'elemento di rivestimento


sia di trasferirne il peso alla struttura edilizia.

3.2.6.3

tassello di aggrappo dell'ancoraggio (o tassello): Parte del sistema d'ancoraggio direttamente


in contatto con la struttura edilizia; pu essere ad espansione meccanica o chimico.

3.2.6.4

terminale: Parte del sistema d'ancoraggio direttamente in contatto con il rivestimento,


realizzato tramite un piolo o una linguetta, rivestiti o meno con una guaina plastica o
gommosa (tipo teon o nylon), entrante in una fresata o in un foro nel caso di lastre lapidee
o esterno per le lastre ceramiche, sempre facilmente estraibile.

3.2.6.5

inserto: Parte del sistema d'ancoraggio direttamente in contatto con il rivestimento, pu


essere di forma troncoconica o cilindrica, ad espansione meccanica o con rondelle
dentate a molla, generalmente inserito in un foro troncoconico o cilindrico sul retro del
pannello di rivestimento, con la quale rimane denitivamente solidale.

3.2.7

clip: Qualsiasi componente dell'ancoraggio che venga posizionato tramite un


meccanismo a scatto.

3.2.8

grappa: Componente del sistema di ancoraggio per il supporto ed il trattenimento della


lastra di rivestimento, ssato sul retro della stessa, generalmente tramite l'applicazione di
un inserto. costituito da una breve porzione di un prolato metallico, opportunamente
sagomato.

3.2.9

morsetto: Componente del sistema di ancoraggio destinato a tenere in posizione inserti


e/o terminali. Pu essere regolabile o non regolabile a seconda che i suoi componenti
siano geometricamente modicabili secondo le esigenze di posa. Si compone di:

3.2.9.1

squadretta: Prolo metallico angolare ssato ad un sostegno retrostante, che regge a sua
volta la piastra.

3.2.9.2

piastra o piattina: Prolato piatto ssato alla squadretta, in cui vengono alloggiati i terminali
d'ancoraggio.

3.2.9.3

linguetta o spina piatta: Tipo di terminale dell'ancoraggio, realizzato con un prolo metallico
piatto.

3.2.9.4

pin o polo: Tipo di terminale dell'ancoraggio, realizzato con un cilindro metallico.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 4

gura

3.2.10

Ancoraggio a montaggio meccanico: esempio di morsetto a squadretta regolabile per lapidei

prigioniero: Tipo particolare di tassello a sparo, utilizzabile tanto su strutture metalliche


che nel calcestruzzo.

3.2.11

sottostruttura (o ossatura o struttura ausiliaria): Componente del sistema di ancoraggio,


normalmente realizzata con prolati metallici di varie sezioni e diversi materiali, avente lo
scopo di garantire un posizionamento dei morsetti indipendente dal supporto edilizio
retrostante, permettendo il concentramento dei carichi di facciata su aree strutturalmente
ben resistenti. costituita da uno o entrambi dei seguenti elementi:

3.2.11.1

montante: Componente della sottostruttura costituito da un prolato metallico montato


verticalmente.

3.2.11.2

traverso: Componente della sottostruttura costituito da un prolato metallico montato


orizzontalmente.

3.2.12

staffa: Componente del sistema di ancoraggio, normalmente realizzata con un angolare


metallico, avente lo scopo di ssare al supporto edilizio la sottostruttura della facciata.
detta telescopica se permette l'allontanamento dei prolati metallici dal lo di facciata,
anche tramite apposite piastre regolabili.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 5

3.3

giunti: Linea di discontinuit pi o meno percettibile formata dalle superci di contatto di


elementi di rivestimento adiacenti in opera. Ai ni di queste istruzioni utile denire la
seguente classicazione funzionale:

3.3.1

giunto aperto: Giunto in cui la discontinuit tra due porzioni adiacenti di rivestimento tale
da permettere un passaggio non controllato di aria e di acqua.

3.3.2

giunto chiuso: Giunto in cui la discontinuit tra due porzioni adiacenti di rivestimento tale
da impedire il passaggio di aria e di acqua.

3.3.3

giunto rigido: Giunto che impedisce ogni movimento relativo tra porzioni adiacenti di
rivestimento, con contrasti puntiformi o in modo continuo lungo il suo sviluppo.

3.3.4

giunto essibile: Il giunto si denisce essibile quando permette movimenti relativi tra
porzioni adiacenti di rivestimento, almeno entro limiti predeniti. Si ha in particolare:

3.3.4.1

giunto di compressione: Giunto progettato specicamente per consentire una parziale


chiusura del giunto stesso risultante dall'accorciamento verticale della struttura rispetto al
rivestimento.

3.3.4.2

giunto di espansione: Giunto progettato specicamente per consentire una parziale


apertura del giunto stesso risultante dall'espansione (generalmente in senso orizzontale)
della struttura rispetto al rivestimento.

3.3.4.3

giunto chiuso a secco: Giunto in cui gli elementi si accostano l'un l'altro senza nessun
materiale di congiunzione, con distanza tendente a zero tra le lastre adiacenti e
solitamente non percepibile visivamente. Si tratta quindi di un giunto tendenzialmente
chiuso e rigido.

3.3.4.4

giunto stuccato: Giunto che fa uso di un materiale di congiunzione per riempire lo spazio tra
lastre adiacenti: quindi chiuso, rigido o essibile a seconda delle caratteristiche
meccaniche del sigillante.

3.3.4.5

giunto evidenziato: Giunto evidenziato mediante smussi, inserti colorati od altra lavorazione
allo scopo di ottenere un effetto estetico, pu essere sia aperto che chiuso, sia rigido che
essibile.

3.3.5

materiale di contenimento (o fondogiunto): Materiale collocato nell'incavo di un giunto


dietro il sigillante per tenere sotto controllo la profondit di penetrazione del sigillante
stesso senza inibire il movimento del giunto.

3.4

Rivestimenti lapidei

3.4.1

materiale lapideo naturale: Prodotto ottenuto per escavazione da cava e ridotto in lastre per
segagioni successive,
caratteristiche.

3.4.2

utilizzato

senza

modicarne

le

propriet

meccaniche

materiale lapideo riagglomerato (o agglomerato): Prodotto ottenuto mescolando lapidei


naturali ridotti in frammenti di opportune dimensioni, con leganti naturali o sintetici; questi
materiali hanno propriet tecniche diverse dai lapidei naturali di provenienza.

3.4.3

materiale lapideo rinforzato: Prodotto ottenuto applicando sul retro di lastre di lapideo
naturale strati di materiali diversi, al ne di modicare le propriet tecniche del pannello
composito cos ottenuto.

3.4.4

lastra: Genericamente, semilavorato avente una dimensione (lo spessore) notevolmente


minore delle altre due, delimitato da due facce principali nominalmente parallele.

3.4.5

lastra da telaio: Lastra con bordi irregolari e forma grossomodo rettangolare.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 6

3.4.6

lastra rilata: Lastra tagliata nella conformazione e nelle misure richieste per la posa in
opera.

3.4.7

pannello: Genericamente, ogni elemento di rivestimento caratterizzato da precise


dimensioni, lavorazioni superciali e dei bordi nonch da alloggiamenti per i dispositivi di
ancoraggio.

3.4.8

costa della lastra: Supercie laterale della lastra avente come dimensioni lo spessore e
l'altezza.

3.4.9

testa della lastra: Supercie laterale della lastra avente come dimensioni lo spessore e la
larghezza.

3.4.10

supercie a piano di cava: Supercie grezza dei materiali naturalmente lastronati, sulla
quale non stata eseguita nessuna lavorazione.

3.4.11

supercie a spacco naturale: Finitura risultante dalla divisione effettuata secondo piani di
scistosit del materiale.

3.4.12

nitura superciale: Lavorazione delle facce a vista della lastra caratterizzata da diversi
gradi di rugosit o specularit. In particolare si possono avere le seguenti niture.

3.4.12.1

a piano sega da telaio e da tagliablocchi: Finitura risultante dalla segagione con telai
alternativi multilame a graniglia metallica, a sabbia o a lame diamantate, e con
tagliablocchi a dischi diamantati.

3.4.12.2

spuntata, martellinata, gradinata e bocciardata: Finitura risultante dalla lavorazione ad urto con
punta e mazzuolo, con martellina, con gradina e con bocciarda rispettivamente.

3.4.12.3

ammata: Finitura risultante dalla ammatura con cannello ossiacetilenico (o con altra
amma). I conseguenti bruschi e localizzati sbalzi termici causano la disintegrazione della
supercie con distacco di minutissime scaglie, conferendole un caratteristico aspetto.

3.4.12.4

sabbiata: Finitura risultante dalla sabbiatura con getto di sabbia ne ad alta pressione: le
differenze di resistenza all'abrasione dei diversi grani o componenti il materiale lapideo
causano microdistacchi localizzati, creando una ne rugosit uniforme.

3.4.12.5

levigata: Finitura risultante dal rasamento con mole abrasive di diversa nezza (agenti in
sequenza); pu essere grossa, media o ne a seconda del piatto abrasivo usato (grana
60, 120 o 220). planare non lucida e di colore smorzato.

3.4.12.6

satinata o semilucida: Finitura risultante dall'ulteriore rasamento di superci levigate ni con


piatto abrasivo n. 4 (grana 400) e piatto di gommalacca e spuntiglio ventilato. planare
semilucida e di colore pieno, vivo.

3.4.12.7

lucida: Finitura risultante dall'ulteriore rasamento di superci satinate con disco di feltro ed
applicazione di lucidanti (quali acido ossalico per materiali di natura calcarea, ossido di
stagno per altri materiali), oppure con piombo in fogli e piatti speciali. planare lucida
riettente e di colore pieno, vivo.

3.4.13

stuccatura: Finitura realizzata con stucco, cemento od altri materiali per riempire cavit
naturali presenti in alcuni tipi di pietre ornamentali. anche chiamata nitura a poro o foro
chiuso.

3.4.14

lavorazione dei bordi: lavorazioni realizzate sul perimetro della faccia a vista della lastra, a
ni ornamentali.

3.4.14.1

limbellatura (o scurettatura): Realizzazione di un battente generalmente a met spessore


della lastra.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 7

3.4.14.2

bisellatura: Realizzazione di uno smusso.

3.4.14.3

arrotondamento dei bordi (o "via il vivo"): Semplice limatura degli spigoli vivi.

3.4.15

foro: Incavo realizzato sulla costa, sulla testa o sul retro, a sezione circolare e di sviluppo
cilindrico o troncoconico, normalmente ortogonale alla supercie in cui viene praticato,
costituisce l'alloggiamento tipico degli inserti dell'ancoraggio e di alcuni terminali.

3.4.16

fresata: Incavo realizzato sulla testa o sul retro delle lastre di rivestimento, a sezione
rettangolare, a sviluppo lineare parallelo al lato lungo della testa. Costituisce
l'alloggiamento tipico dei terminali del sistema d'ancoraggio e pu essere:

3.4.16.1

continua o semplice o passante se corre lungo tutta la testa.

3.4.16.2

interrotta o con stop se si ferma prima di uno spigolo.

3.4.16.3

doppiamente interrotta o con 2 stop se si ferma prima di entrambi gli spigoli.

3.4.17

connessioni d'angolo

3.4.17.1

a spigolo dritto: Consiste nel semplice accostamento di costa di elementi con bordi tagliati
a 90.

3.4.17.2

a spigolo smussato: L'accostamento come nel caso precedente, ma lo spigolo pi esterno


smussato.

3.4.17.3

a battuta con limbello: Consiste in un battente da eseguire solo su un elemento, per


alloggiare l'altro a spigolo dritto, in modo da mostrare verso l'esterno due limbelli.

3.4.16.4

a nto limbello: Consiste nell'accostamento di spigolo di elementi con il bordo tagliato a 90.
Il limbello pari all'intero spessore della lastra.

3.4.16.5

a mitria (o quartobuono): Consiste nell'accostamento di elementi con tagli a 45 su entrambe


le coste.

3.4.16.6

a mitria con limbello (o con scuretto o con gola): Simile al precedente, con limbelli verso il
prolo esterno.

3.5

Rivestimenti ceramici

3.5.1

piastrella: Sottile lastra ottenuta da formatura di argille, silice, fondenti, coloranti ed altre
materie prime minerali, sottoposta ad essiccazione, cottura ed eventualmente a
smaltatura. di norma utilizzata per il rivestimento di pavimenti e pareti.

3.5.2

lastra ceramica: Dizione utilizzata preferibilmente per le piastrelle di grandi dimensioni, con
le quali si realizzano i sistemi di facciata ventilata a montaggio meccanico. Per le lastre
ceramiche possibile denire due livelli di tolleranze dimensionali.

3.5.2.1

lastre calibrate: Vengono selezionate all'uscita dal forno, con appositi calibri, sulla base
delle dimensioni di fabbricazione, con tolleranze minime di 0,6% delle dimensioni
nominali per le lastre pressate, di 1,25% per le lastre estruse.

3.5.2.2

lastre squadrate: Vengono retticate e ridotte a valori di tolleranza concordata, no a valori


assoluti di 0,1 mm, tramite opportune lavorazioni sulla lastra uscita dal forno.

3.5.3

costa della lastra: Supercie laterale della lastra avente come dimensioni lo spessore e
l'altezza.

3.5.4

testa della lastra: Supercie laterale della lastra avente come dimensioni lo spessore e la
larghezza.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 8

3.5.5

formatura: Procedura tramite la quale si producono le piastrelle e le lastre ceramiche,


partendo dalla miscela originale di argilla. Viene realizzata in tre modi.

3.5.5.1

pressature a secco: Le materie prime, in forma di polvere o piccoli grani, vengono pressate
in stampi a pressioni elevate.

3.5.5.2

estrusione: Le materie prime, allo stato plastico, vengono estruse in nastri e tagliate.

3.5.5.3

colatura: Le materie prime, allo stato liquido, vengono versate in uno stampo poroso, che
assorbe l'acqua della miscela.

3.5.6

smaltatura: Rivestimento superciale della piastrella ottenuto con materiali che, dopo
appropriata cottura, realizzano uno strato vetroso continuo ed impermeabile. Si applica
sia sulla faccia a vista che sulle teste e sulle coste, tanto per ragioni estetiche (effetti
cromatici) che tecniche (riduzione della porosit superciale).

3.5.7

cottura: Procedimento realizzato in forni a temperature variabili da 1 080 C a 1 250 C in


funzione dei vari prodotti, ha lo scopo di conferire alla miscela di argilla le caratteristiche
sico - meccaniche nali e di permettere la vetricazione dello smalto, quando applicato.

3.5.7.1

cottura senza smalto: Viene cotto solo il supporto (cotto, grs rosso, grs porcellanato,
clinker).

3.5.7.2

monocottura: Viene cotto il supporto assieme allo smalto, applicato sul prodotto essiccato
(ceramiche smaltate, monocottura greicata, clinker smaltato).

3.5.7.3

bicottura: Il supporto viene cotto, quindi smaltato e ricotto per vetricare lo smalto
(maiolica, cottoforte, terraglia a pasta bianca).

3.5.8

nitura superciale: Lavorazione meccanica delle facce a vista eventualmente applicata


(con mole o simili) alle lastre non smaltate, che consente di ottenere diversi gradi di
specularit. Per NATURALE si intende la supercie senza alcun trattamento; a seconda
dell'intensit del trattamento stesso si hanno superci denominate commercialmente
SEMILEVIGATE (o anche SATINATE o LAPPATE) e LEVIGATE (o LEVIGATE LUCIDE).
Nel caso di trattamento superciale del cotto, si ottiene il COTTO ARROTATO.

3.5.9

lavorazione dei bordi: Lavorazioni realizzate sul perimetro della faccia a vista della lastra,
a ni ornamentali.

3.5.9.1

bisellatura: Realizzazione di uno smusso inclinato.

3.5.10

connessioni d'angolo:

3.5.10.1

a spigolo dritto: Consiste nel semplice accostamento di costa di elementi con bordi tagliati
a 90.

3.5.10.2

a nto limbello: Consiste nell'accostamento di spigolo di elementi con il bordo tagliato a 90.
Il limbello pari all'intero spessore della lastra.

3.5.10.3

a jolly (o mitria o quartobuono): Consiste nell'accostamento di elementi con tagli a 45 su


entrambe le coste.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 9

gura

Tipologie di facciate: esempio di facciata ventilata in lastre ceramiche

MATERIALI E COMPONENTI
Vengono di seguito fornite indicazioni di massima relative ai prodotti utilizzati per la realizzazione dei sistemi di ancoraggio e di rivestimento, indicando i requisiti di riferimento e le
norme utili alla loro verica.

4.1

Generalit

4.1.1

Inquadramento funzionale
I sistemi di facciata a montaggio meccanico sono i componenti pi esterni delle pi vaste
unit tecnologiche dette chiusure verticali, il cui ruolo quello di separare sicamente gli
ambienti interni dall'esterno, di proteggerli dall'intrusione di persone, animali e cose, dagli
agenti atmosferici e da altri fenomeni di disturbo, sia naturali che articiali, ponendosi
come ltro in grado di garantire il controllo di tutti i parametri ambientali interni ritenuti
signicativi (vedere UNI 8290-1).
In particolare, i sistemi di facciata svolgono una funzione di rivestimento e nitura
decorativa della facciata, ma anche di protezione delle straticazioni sottostanti dagli
agenti atmosferici o dagli urti accidentali e inne, a seconda delle soluzioni tecnologiche
adottate, possono contribuire ad altre funzioni richieste al sistema di chiusura nel suo

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 10

insieme, quali l'isolamento acustico, la coibentazione termica o il controllo della termotrasmittanza globale. Questi sono i principali strati funzionali cui fare riferimento (vedere
UNI 8979):
-

strato di accumulazione termica;

strato di barriera al vapore;

elemento o strato di collegamento:

strato di isolamento termico strato di protezione al fuoco;

strato di regolarizzazione;

strato di ripartizione dei carichi;

strato di rivestimento elemento di supporto;

strato di tenuta all'acqua;

strato di tenuta all'aria;

strato di ventilazione.

Per ciascun tipo di soluzione di facciata adottata e quindi per ciascun suo componente,
necessario poter denire quali sono le funzioni che esso deve svolgere, al ne di poterne
valutare l'efcacia e di effettuare confronti tra sistemi diversi.
La denizione degli strati funzionali svincolata dall'effettiva straticazione materiale di
ciascun sistema: uno strato funzionale pu essere diffuso in pi strati materiali, viceversa
una straticazione materiale pu svolgere diverse funzioni.

4.1.2

Requisiti - Prestazioni di riferimento


Indipendentemente dalla soluzione adottata, necessario che ogni sistema di ancoraggio
possa essere valutato rispetto a requisiti ben deniti, sui quali misurare la rispondenza
alla funzione assegnata. Le caratteristiche prestazionali complessive del sistema
riassumono e mediano le caratteristiche prestazionali dei componenti. Questi sono i
requisiti di riferimento (UNI 7959):

4.1.2.1

4.1.2.2

4.1.2.3

4.1.2.4

Requisiti relativi alla sicurezza


-

Stabilit;

resistenza al vento;

resistenza agli urti;

resistenza alla corrosione;

comportamento al fuoco;

sicurezza alle intrusioni;

sicurezza ai fenomeni elettromagnetici.

Requisiti relativi al benessere igrotermico


-

Permeabilit all'aria;

tenuta all'acqua;

isolamento termico;

controllo della condensazione interstiziale.

Requisiti relativi alla purezza dell'aria


-

Emissione di odori da parte dei materiali;

emissione di gas, polveri, radiazioni nocive.

Durabilit
-

Mantenimento delle prestazioni sotto l'effetto degli urti;

mantenimento delle prestazioni sotto l'effetto del calore, dell'irraggiamento solare,


dell'acqua piovana, del gelo e del disgelo;

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 11

4.1.2.5

4.1.2.6

mantenimento delle prestazioni sotto l'effetto delle nebbie, delle atmosfere


industriali, dei venti di sabbia e polvere;

mantenimento delle prestazioni sotto l'effetto di permeazioni d'acqua;

mantenimento delle prestazioni sotto l'effetto corrosivo del microambiente circostante.

Requisiti relativi ad esigenze acustiche


-

Isolamento dai rumori aerei esterni;

isolamento laterale o verticale dai rumori interni;

comportamento acustico rispetto a pioggia e grandine;

comportamento acustico rispetto al vento, alle variazioni di temperatura e di umidit.

Requisiti relativi all'aspetto


-

Planarit;

assenza di difetti superciali;

omogeneit di colore e brillantezza;

omogeneit di insudiciamento.

4.1.2.7

Requisiti relativi ad esigenze tattili

4.1.2.8

Requisiti relativi all'attrezzabilit

4.1.2.9

Requisiti temporanei

4.1.2.10

4.1.3

Attitudine al trasporto dei componenti;

attitudine all'immagazzinamento;

attitudine al montaggio.

Requisiti relativi alla gestione


-

Facilit di pulizia;

facilit di sostituzione dei componenti usurati.

Limitazioni tecniche
Alcune caratteristiche del sistema di collegamento possono rispondere ad esigenze
esclusivamente tecniche, nel senso che non sono determinate direttamente dalle funzioni
da svolgere o dalle prestazioni da raggiungere bens da esigenze pratiche, dalle possibilit di montaggio, dalle possibilit di lavorazione per il produttore, dalla disponibilit
commerciale, dal contenimento dei costi, dal riutilizzo di componenti gi a magazzino. Ne
sono un esempio:
a)

il numero minimo di pezzi disponibili per tipologie differenti di componenti meccanici;

b)

lo spessore minimo dei componenti, determinato da valori commerciali spesso


superiori al minimo determinato dal calcolo;

c)

la lunghezza di montanti e traversi, limitata dalla lunghezza commerciale dei prolati;

d)

lo sviluppo delle squadrette, guidato dalla larghezza standard delle bande metalliche;

e)

i raggi minimi di curvatura per le piegature, funzioni dei macchinari esistenti, in


genere uguali allo spessore della banda da piegare (in casi eccezionali pari alla
met dello spessore) anche per non accentuare la riduzione dello spessore nella
zona di piega;

f)

le dimensioni delle asole, funzioni dei punzoni disponibili.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 12

4.2

Pareti ed elementi tecnici di supporto


Le pareti e gli elementi tecnici di supporto non sono componenti del sistema di facciata in
senso stretto, ma ne costituiscono il presupposto necessario, di cui determinante
conoscere caratteristiche e prestazioni.

4.2.1

Requisiti specici
La struttura edilizia di supporto del sistema di ancoraggio deve rispondere adeguatamente ai seguenti requisiti:

4.2.2

resistenza statica ai carichi indotti dalla applicazione della facciata;

attitudine all'applicazione di tasselli;

attitudine al rivestimento con materiali termoisolanti, - controllo della deformazione


in esercizio;

controllo dei cedimenti differenziali;

controllo delle tolleranze di verticalit, orizzontalit, planarit.

Tipologie di supporto edilizio


I supporti edilizi cui questa norma fa riferimento sono i seguenti:
a)

ossatura di calcestruzzo armato (travi, pilastri e solette) con tamponamenti non


portanti, in laterizio o altro;

b)

ossatura di acciaio (travi, pilastri) con solette miste in acciaio/calcestruzzo e tamponamenti non portanti, in laterizio o altro;

c)

setti continui di calcestruzzo armato gettato in opera o realizzati tramite pannelli


prefabbricati in calcestruzzo armato;

d)

muratura portante di laterizio pieno;

e)

muratura portante di laterizio forato;

f)

muratura portante di blocchi cavi di cemento prefabbricati;

g)

muratura portante di blocchi di pietrame;

h)

muratura portante mista (in mattoni pieni e mattoni forati, in mattoni pieni e pietrame,
ecc.).

Altri supporti sono comunque utilizzabili, nel rispetto delle stesse prestazioni statiche
necessarie per le tipologie elencate.

4.2.3

Geometria del supporto edilizio e soluzioni di facciata


Una facciata particolarmente elaborata, ricca di sporgenze e rientranze, geometricamente irregolare, richiede soluzioni pi complesse di una piatta e modulare soprattutto in
termini di:
a)

tipologia e distribuzione degli ancoraggi sulla facciata;

b)

dimensioni e lavorazioni necessarie per le lastre di rivestimento;

c)

efcacia del sistema di coibentazione e del sistema di ventilazione eventualmente


presente.

4.2.4

Geometria del supporto edilizio e possibilit di ancoraggio

4.2.4.1

Parete (o softto) continua


per denizione un supporto principale resistente a parete che consente di posizionare
il tassello di aggrappo del sistema d'ancoraggio in qualsiasi suo punto: lascia una
notevole libert al progettista architettonico per lo schema dei pannelli di rivestimento di
facciata, facilita la progettazione e l'esecuzione del sistema d'ancoraggio, di contro raro
o limitato a singole porzioni di facciata dell'intervento edilizio.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 13

4.2.4.2

Ossatura portante
un supporto incrociato a traliccio (ad esempio travi e pilasti, solette portanti e pilastri)
che consente di posizionare il tassello di aggrappo lungo strisce orizzontali e verticali ben
denite: pone alcune condizioni al progettista del sistema d'ancoraggio che deve includervi montanti e traversi strutturali, d'altronde un tipo di supporto molto diffuso e che
spesso comprende l'intero intervento edilizio.

4.2.4.3

Solette portanti
un supporto lineare che consente di posizionare il tassello di aggrappo lungo strisce
orizzontali ben denite (varianti: travi di bordo, simile alle solette portanti con la differenza
che in alcune campate pu non esistere una trave di bordo con conseguente rarefazione
delle aree di supporto; pilastri in facciata, come le travi di bordo ma il tutto ruotato in
verticale): impone molte condizioni al progettista dell'ancoraggio che deve creare una
vera e propria sottostruttura portante, abbastanza diffuso ed anch'esso adottato per il
rivestimento di interi interventi edilizi.

4.2.4.4

Parete arretrata continua


per denizione un supporto principale resistente a parete che per qualsiasi ragione
risulta talmente arretrato rispetto alla facciata nita che l'intercapedine non pu essere
superata con il semplice uso di un morsetto (oppure il morsetto che risulterebbe necessario sarebbe antieconomico): obbliga a ricadere nei casi di ossatura e/o solette portanti
sopraelencati.

4.2.4.5

Supporto misto
per denizione una combinazione di diverse tipologie di supporto edilizio, il caso di
gran lunga pi diffuso e va scomposto nei casi-base da cui risulta composto.

4.2.5

Materiali del supporto edilizio e condizioni di ancoraggio


Il materiale con cui realizzato il supporto edilizio determina alcune condizioni in
relazione a questi aspetti.

4.2.5.1

Deformabilit
Tutti i sistemi di facciata descritti in queste istruzioni sono caratterizzati da un'autoportanza molto limitata, al massimo di un interpiano o due, e da una pressoch assente
rigidezza ai carichi laterali. Essi sono perci molto sensibili ad ogni stato di deformazione
del supporto retrostante, che pu avere diverse origini:
a)

deformazione elastica della struttura portante sotto l'effetto dei carichi agenti, particolarmente evidente se in acciaio. Si tratta della essione di travi e/o solai sotto
carico, dell'accorciamento elastico delle strutture di elevazione o della loro deformazione per essione e taglio sotto l'azione del vento o delle onde sismiche;

b)

deformabilit per ritiro e viscosit, caratteristiche delle strutture in calcestruzzo;

c)

cedimenti differenziali in corrispondenza di giunti strutturali;

d)

deformazione differenziale ad opera di diverse condizioni di temperatura nel sistema


o, a parit di temperatura, di diversi coefcienti dilatativi.

Il sistema di facciata deve poter scaricare correttamente sul sistema strutturale le sollecitazioni cui sottoposto e, viceversa, il sistema strutturale non deve caricare il sistema di
facciata con le proprie deformazioni.

4.2.5.2

Afdabilit dei tasselli


Il comportamento della facciata in esercizio pu essere completamente stravolto dal fatto
che il sistema di ancoraggio non sia solidale come progettato al supporto edilizio retrostante. L'afdabilit dei tasselli quindi un secondo aspetto sensibile del supporto
edilizio. necessario denire:

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 14

4.2.5.3

a)

il tipo di tassello corretto per quel dato supporto edilizio (per esempio tasselli ad
espansione meccanica nel calcestruzzo, tasselli a gabbietta o a calza per mattoni
forati, prigionieri per l'acciaio) e le modalit operative corrette per la loro applicazione;

b)

l'effettiva resistenza del tassello a taglio/essione/trazione e strappo nei punti di


applicazione rispetto al valore nominale;

c)

l'afdabilit di tale resistenza su tutta l'estensione del supporto edilizio, tenendo


conto che le caratteristiche geometrico-meccaniche delle strutture di acciaio sono
estremamente costanti, lo sono meno quelle dei supporti in calcestruzzo e minime
quelle dei supporti in laterizio. L'afdabilit effettiva della resistenza su tutta l'estensione del supporto edilizio dovrebbe essere vericata tramite prove di estrazione in
loco.

Tolleranze dimensionali
La componentistica meccanica dei sistemi di facciata permette agevolmente di superare
irregolarit del supporto edilizio in termini di scostamento dalla verticalit, dall'orizzontalit e dalla planarit delle superci, come pure la presenza di irregolarit locali. Anche in
questo caso gli scostamenti da aspettarsi sono minimi nelle strutture metalliche e
massime in quelle in laterizio; la situazione effettiva va comunque sempre vericata
tramite un appropriato rilievo delle superci. Irregolarit impreviste possono produrre:
-

modiche estemporanee e non controllabili del sistema di ancoraggio, realizzate dai


posatori durante il montaggio;

sollecitazioni non previste sul sistema di facciata, se esso viene forzato ad adattarsi
per superare le irregolarit.

Indicazioni di buona pratica per l'accettabilit di una parete su cui applicare una facciata
ad ancoraggio meccanico sono fornite dalle due relazioni seguenti, in base alle quali, si
pu porre:
TT =

D
---------100

D
T L = 2 ---------100
dove:
D [m]

la dimensione minima della supercie di parete in esame;

TT [cm] la tolleranza totale: scostamento dalla verticalit (fuori-piombo), scostamento


dall'orizzontalit (fuori-livello) e non-planarit riferiti a tutta l'estensione della
parete da rivestire o a sue parti, aventi comunque altezza pari ad almeno un
interpiano o larghezza pari alla larghezza totale della parete;
TL [cm] la tolleranza locale: scostamento dalla verticalit (fuori-piombo), scostamento
dall'orizzontalit (fuori-livello) e non-planarit calcolati su zone di area inferiore
a 1/10 della supercie denita come totale, situate all'interno della stessa e
aventi comunque altezza pari ad almeno un interpiano o larghezza pari alla
larghezza totale della parete.
Ad esempio, per una parete alta 4,5 m e larga 8,7 m si ha T T =
T L = 2 4,5 = 4,24 cm.

4,5 = 2,12 cm e

La prescrizione indica la possibilit di irregolarit locali pi ampie delle irregolarit medie


su tutta la facciata, in quanto esse possono essere recuperate con modicazioni locali del
sistema di ancoraggio.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 15

gura

Esempio di fuori piombo ammissibile A) Totale, B) Locale nell'ipotesi di L < H

gura

Esempio di fuori complanarit ammissibile A) Totale, B) Locale nell'ipotesi di H < L

4.3

Materiali per il sistema di ancoraggio

4.3.1

Acciaio inossidabile
I tipi di acciaio usati per gli ancoraggi, sia di sostegno sia di trattenuta, devono essere
preferibilmente inossidabili, secondo le caratteristiche tecniche specicate nella
UNI EN 10088. I tipi raccomandati ed i loro usi sono come segue:
prospetto

Sistema di classicazione degli acciai inossidabili


Classificazione
AISI
AISI 304

EN alfanumerica

EN numerica

X5CrNi 18-10

1.4301

AISI 304 L X2CrNi 19-11


X2CrNi 18-09

1.4306
1.4307

AISI 321

1.4541

X6CrNiTi 18-10

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 16

prospetto

Sistema di classicazione degli acciai inossidabili (Continua)


Classificazione
AISI
AISI 316

EN alfanumerica

EN numerica

X5CrNiMo 17-12-2

1.4401

AISI 316 L X2CrNiMo 17-12-2

1.4404

AISI 316 Ti X6CrNiMoTi 17-12-2

1.4571

I tipi a basso tenore di carbonio sono consigliati quando sono previste giunzioni saldate su
grossi spessori, al ne di evitare possibili fenomeni di sensibilizzazione. I tipi stabilizzati al
titanio sono consigliati quando si prevedono saldature su grossi spessori, per evitare
fenomeni di sensibilizzazione, quando non si voglia rinunciare ad un pi elevato tenore di
carbonio che assicura una maggiore resistenza meccanica. La scelta dei tipi contenenti
molibdeno consigliata per quegli ambienti particolarmente aggressivi, ad esempio con
elevati tenori di cloruri come in prossimit del mare, in cui pi facilmente potrebbero
innescarsi fenomeni di corrosione localizzata sull'acciaio inossidabile. Di volta in volta
comunque opportuno valutare le condizioni di esercizio al ne di operare la corretta scelta
del materiale; ad esempio in presenza di condizioni che lascino presagire il possibile
insorgere di fenomeni di corrosione sotto tensione, si pu valutare la possibilit di impiego
di acciai inossidabili del tipo duplex (austenoferritici, ad esempio EN 1.4462 - 2205).
possibile saldare avendo cura di utilizzare le attrezzature, i parametri operativi e
l'eventuale materiale d'apporto idonei. Ove necessario, opportuno rimuovere gli ossidi
formatisi durante il processo di saldatura mediante appositi prodotti chimici o meccanicamente con spazzole di acciaio inox o di materiale inerte.
prospetto

Prestazioni degli acciai inossidabili in funzione dell'ambiente (estratto dalla UNI ENV 1993-1-4)
Acciaio inossidabile

Rurale

Urbano

Industriale

Marino

AISI 304

1.4301

(O)

(O)

(O)

(O)

AISI 321

1.4541

(O)

(O)

(O)

(O)

AISI 316

1.4401

(O)

(O)

AISI316 L 1.4404

(O)

(O)

AISI 316 Ti 1.4571

(O)

(O)

Aggressivit: A = ALTA M = MEDIA B = BASSA


Prestazioni: Potenzialmente sovradimensionato.
O Dimensionamento ottimale nel rapporto corrosione/costo.
Sottodimensionato.
(O) Utilizzabile con opportune precauzioni.

4.3.2

Acciaio zincato e assimilabili


possibile utilizzare componenti di ancoraggio in acciaio non inossidabile, purch si tratti
di acciai per usi strutturali, (vedere CNR UNI 10011) come indicato dal prospetto 3:
prospetto

Sistema di classicazione degli acciai non inossidabili per uso strutturale


Classificazione
Storica

EN alfanumerica

Fe360 D (+Z) S 235 J2G3 (+Z)


S 235 J2G4 (+Z)

UNI 11018:2003

EN numerica
1.0116
1.0117

UNI

Pagina 17

prospetto

Sistema di classicazione degli acciai non inossidabili per uso strutturale (Continua)
Classificazione
Storica

EN alfanumerica

EN numerica

Fe430 D (+Z) S 275 J2G3 (+Z)


S 275 J2G4 (+Z)

1.0144
1.0145

Fe510 D (+Z) S 355 J2G3 (+Z)


S 355 J2G4 (+Z)

1.0570
1.0577

Questi acciai devono essere inoltre opportunamente protetti, per impedire possibili
fenomeni ossidativi conseguenti all'esposizione atmosferica. Di seguito sono indicati
brevemente i tipi pi comuni di protezione utilizzata.

4.3.2.1

Zincatura
La zincatura per via elettrolitica o per immersione a caldo viene realizzata su componenti
metallici di acciaio ordinario (Fe 360, Fe 430, Fe 510) con creazione di una patina superciale in zinco, avente funzione protettiva, con spessore variabile in funzione delle
modalit di zincatura adottate (vedere UNI EN 10147 e UNI EN 10152). Sarebbe
opportuno zincare i prodotti a lavorazione ultimata, piuttosto che produrre i pezzi da
prolati zincati, onde evitare che rimangano senza zincatura bordi tagliati o superci
lavorate. Nel caso che ci non sia possibile, si pu rimediare utilizzando appositi spray
con cui zincare a freddo le zone rimaste scoperte.

4.3.2.2

Tropicalizzazione
una particolare tipologia di zincatura elettrolitica, realizzata con aggiunta di cromo
passivato giallo4). particolarmente diffusa per il trattamento della viteria e dei tasselli di
acciaio.

4.3.2.3

Atri tipi di rivestimenti


possibile realizzare altre forme di protezione delle superci metalliche, dimostrando la
validit della soluzione adottata.

4.3.3

Alluminio
Le leghe di alluminio generalmente utilizzate a scopo strutturale per la realizzazione dei
componenti del sistema di ancoraggio devono appartenere alle serie indicate nel
prospetto 4 (vedere UNI 8634).
prospetto

Sistema di classicazione delle leghe di alluminio


Classificazione
EN alfanumerica

EN numerica

P-Al Cu4,4 Si Mn Mg

2014

P-Al Mg4,5

5083

P-Al Mg Si

6060

P-Al Mg1 Si Cu

6061

P-Al Mg Si1 Mn

6082

P-Al Zn4,5 Mg

7020

P-Al Zn5,8 Mg Cu

7075

Anche l'alluminio viene trattato supercialmente per ottenere una maggiore resistenza
all'aggressione atmosferica.

4)

Vedere BS 1706.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 18

4.3.3.1

Ossidazione anodica
L'elemento in alluminio viene immerso in una soluzione elettrolitica e, per ossidazione
anodica, viene ricoperto di una patina superciale di ossido, poroso e colorabile, avente
caratteristiche che dipendono dalla lega di alluminio e dal tipo di soluzione utilizzati. Tale
patina deve essere ssata, cio trattata con prodotti che eliminino la porosit superciale.

4.3.4

Bronzo e ottone
Non esiste attualmente un'indicazione normativa relativa all'utilizzo di questi materiali per
la componentistica dei sistemi d'ancoraggio.

4.3.5

Compatibilit tra i materiali


Sulle superci di contatto fra due metalli diversi pu svilupparsi la corrosione detta
bimetallica o galvanica. Essa ha origine per contatto di metalli a diverso potenziale elettrochimico in presenza di un elettrolita (generalmente acqua meteorica o di condensa) e si
sviluppa secondo modalit e velocit diverse in funzione degli ioni eventualmente disciolti
nell'elettrolita (Cl, S), nonch dell'estensione e delle caratteristiche geometriche delle
superci a contatto.
Data la complessit del fenomeno, per vericare la compatibilit tra metalli diversi in date
condizioni atmosferiche pu essere utile:
a)

effettuare delle sperimentazioni al vero sui componenti in esame;

b)

afdarsi a raccolte di dati sperimentali gi esistenti5).

Sulla base dei dati disponibili, importante rapportare l'entit, la modalit e la velocit dei
fenomeni di corrosione alla vita utile prevista per il manufatto in progetto.
Il prospetto 5 d delle indicazioni di massima sulle possibilit di accoppiamento tra
materiali, indicazioni che vanno comunque approfondite in funzione dei parametri
ambientali specici e delle soluzioni tecniche adottate.
prospetto

Indicazioni di massima sulle possibilit di accoppiamento tra materiali


Materiali del supporto edilizio

Materiali della struttura di ancoraggio


Acciaio inox

Acciaio zincato

Alluminio

Bronzo

Acciaio inox

Acciaio zincato

Alluminio

Bronzo

Rame

Acciaio dolce

Ghisa

Accoppiamenti: O: ottimali, possibili in tutte le condizioni;


6: possibili in condizioni secche permanenti;
P: possibili con opportune precauzioni.

5)

Vedere BS PD 6484.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 19

4.3.6

Caratteristiche tecniche delle principali leghe utilizzate


prospetto

Caratteristiche tecniche delle principali leghe utilizzate


Materiale

Classe
Convenzionale EN numerica

Tensione
ammissibile

Modulo di
elasticit

Dilatazione Peso Temperatura


termica specifico di fusione

am [N/mm2] Et [N/mm2] [mm/m C] [kg/m3]

T [C]

Acciaio inossidabile AISI 304

1.4301

145

200 000

0,016

7 900

1.500

Acciaio inossidabile AISI 304 L

1.4306/1.4307

145

200 000

0,016

7 900

1.500

Acciaio inossidabile AISI 321

1.4541

145

200 000

0,016

7 900

1.500

Acciaio inossidabile AISI 316

1.4401

160

200 000

0,016

8 000

1.500

Acciaio inossidabile AISI 316 L

1.4404

160

200 000

0,016

8 000

1.500

Acciaio inossidabile AISI 316 Ti

1.4571

160

200 000

0,017

8 000

1.500

Acciaio (zincato)

Fe 360 D

1.0116/1.0117

160

210 000

0,012

7 850

1.500

Acciaio (zincato)

Fe 430 D

1.0144/1.0145

190

210 000

0,012

7 850

1.500

Acciaio (zincato)

Fe 510 D

1.0570/1.0577

240

210 000

0,012

7 850

1.500

Alluminio (estruso)

2014

204

69 000

0,023

2 700

580

Alluminio (estruso)

5083

64

69 000

0,023

2 700

580

Alluminio (estruso)

6060

85

69 000

0,023

2 700

580

Alluminio (estruso)

6061

140

69 000

0,023

2 700

580

Alluminio (estruso)

6082

155

69 000

0,023

2 700

580

Alluminio (estruso)

7020

126

69 000

0,023

2 700

580

Alluminio (estruso)

7075

270

69 000

0,023

2 700

580

I valori di tensione ammissibile riportati nel prospetto 6 sono ricavati dai valori normati del
carico unitario di scostamento dalla proporzionalit dello 0,2% (RP0,2), ridotti di un coefciente di sicurezza pari a 1,5 per gli acciai e pari a 1,7 per l'alluminio. (Vedere
UNI EN 10088, CNR UNI 10011 e UNI 8634). Questi valori sono quelli da utilizzare per la
condizione di carico I (carichi permanenti) nel metodo alle tensioni ammissibili.

4.4

Componenti del sistema di ancoraggio

4.4.1

Viteria, bulloneria, tasselli

4.4.1.1

Requisiti specici
Sono di seguito elencati i requisiti specici del sistema di ancoraggio:
-

resistenza meccanica: taglio, trazione con/senza essione;

controllo della modalit di rottura (strappo) nel supporto edilizio;

controllo delle deformazioni e degli spostamenti in esercizio;

compatibilit meccanico-geometrica con staffe;

ossatura e morsetti;

compatibilit galvanica con staffe, ossatura e morsetti;

resistenza al fuoco e controllo della reazione al fuoco;

resistenza all'acqua ed agli agenti atmosferici (corrosione).

Questi elementi hanno una duplice funzione nella meccanica del sistema di facciata, in
quanto devono ssare al supporto murario le staffe, i montanti, i traversi oppure i morsetti
a seconda del tipo di sistema utilizzato (tasselli/prigionieri) ma anche collegare secondo
le modalit previste tutti i diversi componenti del sistema di ancoraggio (rivetti, bullonature, viti autolettanti).

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 20

Ai ni di una loro scelta corretta, deve essere posta particolare attenzione a questi
parametri:

gura

a)

comportamento in esercizio: resistenza a taglio e trazione dell'elemento, con o


senza presenza di essione, in funzione dei carichi di esercizio previsti durante la
progettazione;

b)

modalit di rottura: si tratta di denire la modalit di rovina del tassello nel supporto
edilizio in cui inserito, al raggiungimento dei carichi limite di rottura previsti:
-

rottura lato acciaio: il tassello raggiunge la propria tensione di rottura e si rompe


per trazione,

rottura lato calcestruzzo (o altro materiale in cui il tassello inserito): il


calcestruzzo si rompe per trazione con asportazione del tassello intero e del
conoide di rottura.

c)

abbinamento tassello-supporto edilizio: i diversi tipi di tassello esistenti in


commercio devono essere scelti in funzione del supporto edilizio presente: tasselli
chimici o ad espansione meccanica per il calcestruzzo, tasselli a gabbietta forata o a
calza essibile per i mattoni forati, prigionieri a sparo per elementi in acciaio o calcestruzzo;

d)

comportamento alla corrosione: la resistenza alla corrosione deve essere almeno


uguale a quella dei componenti collegati, con attenzione ai fenomeni di corrosione
galvanica.

Tasselli a gabbietta e a calza per carichi elevati nel mattone forato

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 21

4.4.1.2

gura

Tasselli chimici e ad espansione meccanica per carichi elevati nel calcestruzzo

gura

Tasselli ad espansione metallici e plastici nel mattone semipieno

Classificazione della viteria e della bulloneria


Bulloni, viti e dadi vengono classicati in funzione del materiale di composizione in:
a)

gruppo A - acciai austenitici: categorie A1, A2, A3, A4, A5;

b)

gruppo C - acciai martensitici: categorie C1, C3, C4;

c)

gruppo F - acciai ferritici: categoria F1.

Il prospetto 7 riporta i dati relativi al solo gruppo A - Acciai austenitici, generalmente


utilizzati nella realizzazione dei sistemi di facciata.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 22

prospetto

7a

Classicazione della viteria


Viteria
Gruppo

Classe

prospetto

7b

Diametri
[mm]

Tensione
ammissibile
am
[N/mm2]

50

M39

140

70

M24

300

80

M24

400

Classicazione della bulloneria


Dadi
Gruppo

Classe
normale

Diametri
[mm]

Tensione
ammissibile
am
[N/mm2]

sottile

50

025

M39

160

70

035

M24

230

80

040

M24

260

I valori di tensione ammissibile riportati nel prospetto 7 sono ricavati dai valori normati di
tensione nominale di snervamento allo 0,2% di deformazione residua, ridotti di un coefciente di sicurezza pari a 1,5. (Vedere UNI EN ISO 3506, parti da 1 a 3).

4.4.2

Prolati metallici della sottostruttura

4.4.2.1

Requisiti specici
Sono di seguito elencati i requisiti specici dei prolati metallici della sottostruttura:

4.4.2.2

resistenza meccanica;

controllo delle deformazioni;

compatibilit meccanico-geometrica con le staffe ed i morsetti;

compatibilit galvanica con le staffe ed i morsetti;

resistenza al fuoco e controllo della reazione al fuoco;

resistenza all'acqua ed agli agenti atmosferici (corrosione);

sicurezza nei confronti dei fenomeni elettromagnetici (messa a terra);

controllo della planarit, della verticalit, dell'orizzontalit;

compatibilit geometrica con la creazione di uno strato di coibentazione termica e di


una camera d'aria, anche ventilata.

Prodotti
La sottostruttura metallica necessaria ogniqualvolta si voglia rendere indipendente
l'ancoraggio delle lastre dalla struttura edilizia sottostante, per questioni statiche e/o per
ottenere una libera distribuzione dei pannelli di rivestimento. L'ossatura metallica
generalmente applicata all'esterno del supporto edilizio, ma per le strutture in calcestruzzo possibile progettare prolati parzialmente o interamente annegati nel getto, nel
qual caso i prolati vengono completati con ali saldate o intrecciate, che permettono una
migliore solidarizzazione con il calcestruzzo. I montanti ed i traversi sono di norma
realizzati:

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 23

a)

con acciaio inossidabile, partendo da semilavorati che possono essere ricavati per
prolatura a freddo o, per spessori pi elevati, per laminazione a caldo o per
saldatura, pi raramente per estrusione a caldo. Specialmente per i tipi austenitici
l'incrudimento a freddo consente un incremento delle caratteristiche meccaniche
che permette di minimizzare gli spessori impiegati. Lo spessore minimo disponibile
di solito pari a 2 mm (1,5 mm in casi eccezionali);

b)

con acciaio zincato, ottenuto dalla zincatura di proli ricavati anch'essi per prolatura
a freddo o, per spessori pi elevati, per laminazione a caldo o per saldatura, pi
raramente per estrusione a caldo. Lo spessore minimo disponibile di solito pari
a 3 mm (2 mm in casi eccezionali). I raggi minimi di curvatura per le piegature,
funzioni dei macchinari esistenti, sono in genere uguali allo spessore della banda da
piegare (in casi eccezionali pari alla met dello spessore) anche per non accentuare
la riduzione dello spessore nella zona di piega;

c)

con alluminio, perlopi tralato; la facilit di tralatura permette di ottenere sezioni di


spessore qualsiasi con svolgimento anche alquanto elaborato, il che permette di
ottimizzare la sezione resistente rispetto alle sollecitazioni cui essa sottoposta.
Usualmente lo spessore minimo comunque di almeno 1,5 mm.

Le sezioni correnti adottate, diversamente articolate in funzione delle soluzioni tecniche,


sono indicativamente quelle indicate nella gura 8.
gura

Proli metallici della sottostruttura: sezioni correnti adottate

La lunghezza dei prolati limitata a 6 000 mm per ragioni commerciali (immagazzinamento, trasporto). Le asole per i ssaggi di regolazione o di scorrimento hanno generalmente queste dimensioni: 8 mm 12 mm, 8 mm 15 mm, 10 mm 15 mm,
10 mm 20 mm, 12 mm 18 mm, 12 mm 25 mm.

4.4.3

Staffe, squadrette, piastre, grappe

4.4.3.1

Requisiti specici
Sono di seguito elencati i requisiti specici per staffe, squadrette e grappe:

4.4.3.2

resistenza meccanica;

controllo delle deformazioni e dei fenomeni di slittamento;

compatibilit meccanico-geometrica con l'ossatura;

compatibilit meccanico-geometrica con il rivestimento;

compatibilit galvanica con l'ossatura ed il rivestimento;

resistenza al fuoco e controllo della reazione al fuoco;

resistenza all'acqua ed agli agenti atmosferici (corrosione);

controllo della planarit, della verticalit, dell'orizzontalit;

compatibilit geometrica con la creazione di uno strato di coibentazione termica e di


una camera d'aria.

Prodotti
Le staffe forniscono il supporto alla sottostruttura metallica, quando presente, grappe e
morsetti tengono in posizione le lastre di facciata. Questi componenti sono destinati a
creare il nuovo piano di facciata, superando gli scostamenti dalla planarit, dalla verticalit e dall'orizzontalit del supporto edilizio sottostante.
Le geometrie ricorrenti sono quelle ad L o ad U ma sono possibili anche altre forme, in
funzione della particolare geometria dell'ancoraggio (vedere gura 9).
UNI 11018:2003

UNI

Pagina 24

gura

Staffe, squadrette e grappe: geometrie ricorrenti

Staffe, squadrette, grappe e piastre sono ottenute:


a)

per taglio da prolati piani in acciaio piegati a freddo, eventualmente rinforzati con
fazzoletti angolari saldati;

b)

per taglio da prolati di alluminio estrusi;

c)

per stampaggio di acciaio o alluminio, tecnica che permette la realizzazione di


rinforzi angolari o nervature senza saldature.

Lo spessore minimo disponibile generalmente pari a 2 mm per l'acciaio inossidabile


(1,5 mm in casi eccezionali) e 3 mm per l'acciaio zincato (2 mm in casi eccezionali). Lo
sviluppo di staffe e squadrette di acciaio scandito dalla larghezza standard dei prolati
piani, di norma progressiva per multipli di 10 mm, per i componenti di alluminio non
esistono limitazioni dimensionali. Le asole per i ssaggi di regolazione o di scorrimento
hanno di norma queste dimensioni: 8 mm 12 mm, 8 mm 15 mm, 10 mm 15 mm,
10 mm 20 mm, 12 mm 18 mm, 12 mm 25 mm.

4.5

Prodotti per la coibentazione termica

4.5.1

Requisiti specici
Sono di seguito elencati i requisiti specici dei prodotti per coibentazione termica:

4.5.2

coibentazione termica (ridotta conduttivit termica);

controllo della permeabilit al vapore;

controllo dei ponti termici;

resistenza al fuoco e controllo della reazione al fuoco;

resistenza all'acqua ed agli agenti atmosferici;

durabilit.

Prodotti
Si tratta usualmente di pannelli o rotoli di lana minerale senza barriera al vapore, oppure
di pannelli di polistirene espanso, polistirene estruso, poliuretano. L'uso dei pannelli rigidi
consigliato solo se il supporto edilizio ha una buona planarit (che impedisce la
creazione di una lama d'aria parassita tra coibentazione e supporto edilizio) e ancora se
la loro applicazione compatibile con la distribuzione delle staffe di ancoraggio e la posa
dell'eventuale sottostruttura del sistema di facciata.
Il materiale di coibentazione viene normalmente ssato al supporto retrostante con
collanti o, meglio, con ssaggi meccanici costituiti da apposite squadrette o tasselli muniti
di gorgiera. Il prospetto 8 riporta le caratteristiche indicative di alcuni materiali per la
coibentazione.
prospetto

Caratteristiche tecniche indicative di alcuni materiali per la coibentazione


Materiale

Peso
specifico

Permeabilit al vapore

Conduttivit
termica

[kg/m3]

a [kg/msPa]
UR 50%

u [kg/msPa]
UR > 50%

[W/m C]

Fibre di vetro - Feltri resinati

11 - 16

150

150

0,053 - 0,046

Fibre di vetro - Pannelli semirigidi

16 - 30

150

150

0,046 - 0,040

Fibre di vetro - Pannelli rigidi

30 - 100

150

150

0,040 - 0,038

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 25

prospetto

Caratteristiche tecniche indicative di alcuni materiali per la coibentazione (Continua)


Materiale

Permeabilit al vapore

Conduttivit
termica

[kg/m3]

a [kg/msPa]
UR 50%

u [kg/msPa]
UR > 50%

[W/m C]

Fibre minerali - Feltri resinati

30 - 35

150

150

0,045 - 0,044

Fibre minerali - Pannelli semirigidi

40 - 55

150

150

0,042 - 0,040

Fibre minerali - Pannelli rigidi

80 - 125

150

150

0,039 - 0,038

Polivinilcloruro espanso in lastre

30 - 40

0,5 - 1

1-2

0,039 - 0,041

Polivinilcloruro estruso non reticolato

30 - 50

0,050 - 0,060

Polivinilcloruro estruso reticolato

33 - 50

0,048 - 0,058

Polistirene espanso senza pelle

30 - 50

0,6 - 2,2

0,6 - 2,2

0,041 - 0,034

Polistirene estruso in lastre da blocchi

20 - 30

2,5 - 6

2,5 - 6

0,041 - 0,040

Poliuretano in lastre da blocchi

25 - 50

1-2

1-2

0,034 - 0,032

37

1,8 - 6

1,8 - 6

0,035

Poliuretano espanso in loco

4.6

Peso
specifico

Prodotti di rivestimento
Il prospetto 9 riporta, a scopo orientativo, alcuni valori di peso per unit di supercie per
alcuni materiali lapidei e ceramici comunemente utilizzati per rivestimenti di facciata a
montaggio meccanico.
Nota

prospetto

Per i pannelli compositi o diversamente straticati, tali valori devono essere richiesti ai produttori.
Confronto dei pesi massimi per i prodotti di rivestimento [in kg/m2]
Tipo di rivestimento

Spessore di riferimento
[mm]
9

11

13

20

30

45

70

Basalto e diorite

62

93

140

217

Granito e sienite

60

90

135

210

Ardesia, gneiss, dolomia e marmo

56

84

126

196

Calcare compatto e pordo

55

83

124

193

Quarzite

51

77

116

180

Travertino e arenaria

75

113

175

Calcare tenero

72

108

168

20
[8 mm]

32,5

50

75

18

24
[12 mm]

28

33
[17 mm]

20,7

26

33,4
50,6
[14,5 mm] [22 mm]

23
[10 mm]

24,8

29,5

Clinker

28

33
[16 mm]

Cotto in sezione piena

26

40

60

90

Cotto in sezione alleggerita

28
[14 mm]

40

VAR

VAR

VAR

Prodotti lapidei agglomerati


(marmoresina, granitoresina)
Granito rinforzato
(con tessuto di bra di vetro da 1,5 mm e resina
epossidica)
Grs porcellanato
Monocottura smaltata

Legenda:

Prodotti di questo spessore non sono usualmente utilizzati nelle facciate ventilate.
VAR Il peso dipende dal volume percentuale dei fori.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 26

4.6.1

Prodotti lapidei naturali, agglomerati, rinforzati

4.6.1.1

Requisiti specici
Sono di seguito elencati i requisiti specici per prodotti lapidei, naturali, agglomerati e
rinforzati:

4.6.1.2

resistenza meccanica in sezione corrente (carichi/urti);

resistenza meccanica ai terminali d'ancoraggio e/o agli inserti;

requisiti relativi alle esigenze di aspetto;

resistenza al fuoco e controllo della reazione al fuoco;

resistenza all'acqua ed agli agenti atmosferici;

resistenza ai fenomeni di degrado da atmosfere inquinate;

controllo dei fenomeni di decoesione intergranulare;

durabilit.

Veriche relative alle caratteristiche tecniche


Il materiale lapideo naturale o agglomerato che viene utilizzato per la realizzazione di
lastre di rivestimento di facciata deve generalmente essere sottoposto a prove su
campioni come specicato di seguito. Per tutti i tipi di prova necessario che i campioni
utilizzati abbiano la stessa nitura superciale prevista per la lastra in opera.
I materiali lapidei diversamente rinforzati, per i quali le prestazioni sono determinate
dall'insieme delle straticazioni applicate alla base lapidea naturale, possono generalmente essere vericati a campione, quando ci sia signicativo, oppure facendo riferimento al comportamento complessivo del pannello, secondo le dimensioni di progetto.
In ogni caso i risultati devono essere indicati in un certicato di prova, non pi vecchio
di 3 anni.
Resistenza a trazione per flessione. La resistenza a trazione del materiale costituisce la
sua caratteristica meccanica principale. Essa viene determinata per via indiretta tramite
prove di essione sui campioni di prova. La prova di resistenza alla essione deve essere
condotta in accordo con la UNI EN 12372, che induce nel provino azioni di essione e
taglio.
a)

Resistenza all'estrazione dei fissaggi. Essendo gli ancoraggi punti di applicazione


di carichi concentrati sulla lastra lapidea, essi devono essere sempre opportunamente vericati. Quando per questa prestazione non siano disponibili dati storici
afdabili, la resistenza all'estrazione dei ssaggi deve essere inizialmente ipotizzata
tramite opportuni modelli di carico e coni di distacco agli ancoraggi, quindi vericata
sperimentalmente.

b)

Resistenza all'invecchiamento. Ove la prestazione della pietra naturale, agglomerata o rinforzata non sia ricavabile da dati storici afdabili, la sua resistenza
all'invecchiamento deve essere dimostrata o determinata sperimentalmente sulla
base della determinazione di alcune caratteristiche (densit, porosit, microdurezza
Knoop, dilatabilit per variazioni termiche e/o di umidit) e di alcuni comportamenti
(assorbimento d'acqua, sensibilit a cicli di gelo e disgelo o ad immersione in
soluzioni acide, abrasivit, fenomeni di decoesione).

c)

Resistenze ammissibili - prima ipotesi. Le resistenze ammissibili per i calcoli sia


di resistenza alla essione che di resistenza all'estrazione dei ssaggi devono
essere ricavate secondo il metodo semiprobabilistico: la resistenza caratteristica sk
deve essere determinata tramite valutazione statistica (su almeno 20 campioni) dei
valori di rottura desunti dai certicati di prova; accettabile un livello di afdabilit del
75% per un valore di rottura corrispondente al 5 percentile inferiore. La am deve
essere calcolata secondo la relazione seguente:

am = k/s

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 27

dove:
il coefciente di sicurezza s per il calcolo della am ha due valori distinti a seconda
che si calcoli la resistenza ammissibile in sezione corrente (s,sc) o agli ancoraggi
(s,an) e deve avere valore non minore di quello indicato nel prospetto 10:
prospetto

10

Coefcienti di sicurezza in sezione corrente e agli ancoraggi


Coefficiente di sicurezza in sezione corrente

Coefficiente di sicurezza agli ancoraggi

s,sc

Materiale lapideo

s,an

Materiale lapideo

Igneo

2,4

Igneo

3,6

Metamorco

3,2

Metamorco

4,8

Sedimentario

Sedimentario

d)

Resistenze ammissibili - seconda ipotesi. In mancanza di dati sperimentali


specici, si pu ricavare il valore della tensione ammissibile am conoscendo indicativamente il valore medio della resistenza a rottura r,med secondo la seguente
relazione:

am = r,med/'s
dove:
i due valori del coefciente di sicurezza 's per il calcolo in sezione corrente ('s,sc) o
agli ancoraggi ('s,an) dipendono dal coefciente di variazione CV% rispetto al valore
medio o, empiricamente, dall'afdabilit che si attribuisce a tale valore di rottura
(afdabilit decrescente al crescere di CV), secondo i valori forniti nel prospetto 11:
prospetto

11

Coefcienti di riduzione empirici in sezione corrente e agli ancoraggi

Coefficiente di riduzione empirico 's,sc in sezione corrente


Materiale lapideo

Coefficiente di riduzione empirico 's,an agli ancoraggi

CV% < 10

10 < CV% < 20

CV% > 20

Materiale lapideo

CV% < 10

10 < CV% < 20

CV% > 20

Igneo

Igneo

4,5

Metamorco

Metamorco

7,5

10,5

Sedimentario

Sedimentario

7,5

12

4.6.1.3

Caratteristiche tecniche indicative dei materiali lapidei naturali


Poich i materiali lapidei naturali possono avere propriet siche estremamente eterogenee, persino nell'ambito di forniture provenienti dalla stessa cava, i valori del
prospetto 12 sono da considerarsi puramente orientativi. Le propriet tecniche signicative di ogni lotto di materiale vanno sempre vericate sperimentalmente.
Nota

prospetto

12

Per le caratteristiche dei materiali agglomerati e rinforzati occorre rivolgersi direttamente ai produttori ed
eventualmente concordare con loro opportune modalit di verica.
Caratteristiche tecniche indicative dei materiali lapidei
Materiale

Assorbimento Conduttivit
d'acqua medio
termica
massima

Dilatazione
termica
lineare
massima

Resistenza a Modulo elastico


trazione
tangenziale
media
medio

E* [% in peso] [W/m C] [mm/m C] t,med [N/mm2] Et,med [N/mm2]


Ardesia

0,5 - 1,8

0,007

32 - 60

Arenaria

0,2 - 9,0

4,3

0,013

14 - 33

20 900 - 50 200

Basalto

0,1 - 0,3

1,5

0,007

13 - 18

32 200 - 78 000

Calcare compatto

0,2 - 10

2,9

0,007

16 - 21

68 600 - 88 000

45

2,9

0,006

10 - 15

54 100 - 83 000

Calcare tenero

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 28

prospetto

12

Caratteristiche tecniche indicative dei materiali lapidei (Continua)


Materiale

Assorbimento Conduttivit
d'acqua medio
termica
massima

Dilatazione
termica
lineare
massima

Resistenza a Modulo elastico


trazione
tangenziale
media
medio

E* [% in peso] [W/m C] [mm/m C] t,med [N/mm2] Et,med [N/mm2]


Diorite

0,008

12 - 20

45 700 - 83 000

Dolomia

0,2 - 0,5

1,3

0,004

21 - 29

59 000 - 81 700

Gneiss

0,2 - 0,6

3,9

0,008

11 - 22

42 500 - 63 900

Granito

0,2 - 0,5

3,9

0,014

10 - 15

34 200 - 63 700

Marmo

0,2 - 0,5

2,5

0,007

11 - 20

47 000 - 82 500

Pordo

0,2 - 0,7

3,6

0,006

18 - 30

56 000 - 71 000

Quarzite

7,4

0,011

31 - 40

27 400 - 40 600

Sienite

0,006

10 - 15

54 500 - 69 000

2,5

0,007

12 - 15

52 000 - 64 700

Travertino

4.6.2

Prodotti ceramici

4.6.2.1

Requisiti specici:
Sono di seguito elencati i requisiti specici dei prodotti ceramici.

4.6.2.2

resistenza meccanica in sezione corrente (carichi/urti);

resistenza meccanica ai terminali d'ancoraggio e/o agli inserti;

requisiti relativi alle esigenze di aspetto;

resistenza all'acqua, al gelo ed agli agenti atmosferici;

resistenza agli sbalzi termici;

resistenza al cavillo.

Veriche relative alle caratteristiche tecniche


Il materiale ceramico che viene utilizzato per la realizzazione di lastre di rivestimento di
facciata deve essere sottoposto a prove su campioni come specicato di seguito. Per tutti
i tipi di prova, necessario che i campioni utilizzati abbiano la stessa nitura superciale
prevista per la lastra in opera.
I risultati devono essere indicati in un certicato, non pi vecchio di 3 anni.
a)

Resistenza a trazione per flessione. La resistenza a trazione del materiale costituisce la sua caratteristica meccanica principale. Essa viene determinata per via
indiretta tramite prove di essione sui campioni di prova. La prova di resistenza alla
essione deve essere condotta in accordo con la UNI EN ISO 10545-4, che induce
nel provino azioni di essione e taglio.

b)

Resistenza all'estrazione dei fissaggi. Essendo gli ancoraggi punti di applicazione


di carichi concentrati sulla lastra ceramica, essi vanno sempre opportunamente
vericati. Quando per questa prestazione non siano disponibili dati storici afdabili,
la resistenza all'estrazione dei ssaggi deve essere inizialmente ipotizzata tramite
opportuni modelli di carico e coni di distacco agli ancoraggi e quindi vericata sperimentalmente.

c)

Resistenza all'invecchiamento. Ove la prestazione del materiale ceramico previsto


non sia ricavabile da dati storici afdabili, la sua resistenza all'invecchiamento deve
essere dimostrata o determinata sperimentalmente, sulla base della determinazione
di alcune caratteristiche (densit, porosit, dilatabilit per variazioni termiche e/o di
umidit) e di alcuni comportamenti (assorbimento d'acqua, sensibilit a cicli di gelo
e disgelo o ad immersione in soluzioni acide, stabilit dei colori alla luce, abrasivit).

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 29

d)

Resistenze ammissibili. Le resistenze ammissibili per i calcoli sia di resistenza alla


essione che di resistenza all'estrazione dei ssaggi devono essere ricavate
secondo il metodo semiprobabilistico: la resistenza caratteristica k deve essere
determinata tramite valutazione statistica (su almeno 20 campioni) dei valori di
rottura desunti dai certicati di prova; accettabile un livello di afdabilit del 75%
per un valore di rottura corrispondente al 5 percentile inferiore; la am deve essere
calcolata secondo la relazione seguente:

am = k/s
dove:
il coefciente di sicurezza s per il calcolo della am ha due valori distinti a seconda
che si calcoli la resistenza ammissibile in sezione corrente (s,sc) o agli ancoraggi
(s,an) e deve avere valore non inferiore a quello indicato nel prospetto 13:
prospetto

13

Coefcienti di sicurezza in sezione corrente e agli ancoraggi


Coefficiente di sicurezza s,sc in sezione corrente
Materiale ceramico

prospetto

14

1,6

Materiale ceramico

Gruppi in funzione dell'assorbimento d'acqua E* [in percentuale]

E* 3

15

2,4

Classificazione dei materiali ceramici secondo le norme UNI EN


Tipo di formatura

prospetto

Coefficiente di sicurezza s,an agli ancoraggi

3 < E* 6

6 < E* 10

E* > 10

Estrusione

Gruppo AI
UNI EN 121

Gruppo AIIa
UNI EN 186

Gruppo AIIb
UNI EN 187

Gruppo AIII
UNI EN 188

Pressatura

Gruppo BI
UNI EN 176

Gruppo BIIa
UNI EN 177

Gruppo BIIb
UNI EN 178

Gruppo BIII
UNI EN 159

Caratteristiche tecniche indicative dei materiali ceramici utilizzati in facciata ventilata


Materiale

Clinker

Cotto

Formatura

Classe Assorbimento d'acqua


[UNI EN 87] [UNI EN ISO 10545-3]

Dilatazione termica Resistenza a flessione


lineare massima
media
[UNI EN ISO 10545-8] [UNI EN ISO 10545-4]

E* [% in peso]

[mm/m C]

t,min [N/mm2]

Estrusione

AI

0-3

0,009

20

Estrusione

AIIa

3-6

0,009

20

Estrusione

AIIa

3-6

0,009

20

Grs porcellanato Pressatura

Bl

0 - 0,5

0,009

27

Grs rosso

Pressatura

Bl

0-3

0,009

27

Pressatura

Blla

3-4

0,009

22

Monocottura chiara Pressatura

Bl

0-3

0,009

27

Monocottura rossa Pressatura

Bl

0-3

0,009

27

ATTREZZATURE

5.1

Utensili
Gli utensili di cui prevedere l'utilizzo per la messa in opera del sistema ancoraggio devono
essere preferibilmente dedicati ed usati in modo da evitare ogni possibilit di contaminazione tra materiali diversi. Indicativamente essi sono:
a)

strumenti topograci per determinare li ssi in planimetria e livelli di elevazione;

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 30

5.2

b)

livelle ad acqua, piombi, squadre, bindelle, metri a nastro, li per tracce (batticorda),
doppi metri rigidi per i tracciamenti delle misure;

c)

martelli demolitori per piccole demolizioni;

d)

trapani a percussione per tassellature;

e)

trapani o foratrici per fori di sottosquadro sul retro delle lastre, calibri per il controllo
della geometria dei fori;

f)

pistole chiodatrici per prigionieri;

g)

estrattori per il controllo della tenuta immediata e nel tempo dei tasselli meccanici e/o
chimici e dei prigionieri;

h)

chiavi inglesi dinamometriche, chiavi inglesi, martelli, taglierine, saldatrici elettriche


ed altri utensili vari per il serraggio dei bulloni o comunque per la connessione dei
componenti del sistema;

i)

essibili per piccole modiche ai componenti del sistema di ancoraggio o ai pannelli


lapidei, bombolette di zinco spray per ripristini locali della zincatura sui prolati
metallici.

Attrezzi
Gli attrezzi di cui prevedere l'utilizzo per la messa in opera del sistema ancoraggio sono:

5.3

a)

ponteggi tubolari di facciata;

b)

reti anticaduta;

c)

trabattelli mobili;

d)

carrelli, ventose, pedane, maniglioni, paraspigoli e parabordi per il trasporto, il sollevamento, il maneggio ed il posizionamento degli elementi del sistema di ancoraggio
con protezioni adeguate a mantenerne l'integrit.

Macchine
Le macchine di cui prevedere l'utilizzo per la messa in opera del sistema ancoraggio sono:
a)

piattaforma di lavoro su torre telescopica oleodinamica;

b)

autogru telescopica;

c)

gru a torre ad azionamento elettrico.

ISTRUZIONI PER LA PROGETTAZIONE

6.1

Agenti sollecitanti e verica di resistenza

6.1.1

Carichi al tempo T = 0
Si devono quanticare: i pesi propri dei materiali del sistema di collegamento e dei
pannelli di rivestimento ed eventuali altri carichi ssi, il carico della neve, le azioni del
vento in termini di pressione e depressione, le azioni sismiche ed eventuali altri carichi
variabili, i carichi geometrici dovuti alle deformazioni impedite, le variazioni termiche, la
possibilit di urti6).

6.1.1.1

Aggressivit dell'atmosfera
da tenere in conto nella scelta dei materiali dei singoli componenti del sistema di collegamento e supporto. Gli ambienti di progetto si classicano generalmente in quattro
categorie (con possibili combinazioni delle condizioni di aggressivit) che sono:

6)

a)

marina;

b)

urbana;

c)

industriale;

d)

rurale.

Al momento della pubblicazione della norma, in vigore il D. M. 16 gennaio 1996.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 31

6.1.1.2

Situazione locale di esposizione


da valutare per scegliere le combinazioni di carico probabilmente pi gravose, specie in
termini di neve e/o vento. Si distingue in:

6.1.1.3

a)

sito protetto: fondovalle circondato da colline e protetto nelle direzioni di provenienza


dei venti pi violenti;

b)

sito normale: terreno piano che pu presentare dislivelli poco sensibili;

c)

sito esposto: zona litorale vicino al mare, valli montane in cui sono presenti venti
violenti, zone montane esposte.

Geometria dell'edicio
da valutare per conoscere l'inuenza delle irregolarit locali (sporgenze e/o rientranze)
e dei punti singolari (spigoli di facciata verticali e/o orizzontali) sul valore medio delle
azioni atmosferiche calcolate, che risultano normalmente molto intensicate in queste
zone.

Carichi al tempo T > 0

6.1.2

Oltre alle sollecitazioni al tempo T = 0 e fatte salve eventuali riduzioni (dovute ad esempio
alla diminuzione dell'aggressivit dell'atmosfera), avremo anche l'effetto di queste azioni:

6.1.3

a)

assestamenti del suolo e delle strutture;

b)

ritiro lento delle strutture e fenomeni viscosi;

c)

fessurazione delle
dell'atmosfera);

d)

corrosione o altre forme di degradazione delle strutture per aggressione da materiali


inquinanti;

e)

cicli di carico affaticanti, cicli di gelo/disgelo;

f)

spostamenti di vincolo, difetti di montaggio, eccentricit non volute, imperfezioni


geometriche e di carico.

strutture

(anche

in

accoppiamento

con

l'aggressivit

Combinazione dei carichi


Una volta quanticati i carichi di progetto, la loro combinazione dipende dal tipo di verica
di sicurezza adottata.

6.1.3.1

Tensioni ammissibili
Si considerano le sole azioni permanenti (o comunque di lunga durata, come i carichi di
neve) per la denizione del carico tipo 1, le stesse aumentate dalle azioni del vento (o
comunque di breve durata, come il sisma) per il carico tipo 2.

6.1.3.2

Stati limite
Si operano le combinazioni previste dalla legislazione vigente7), in funzione delle veriche
dello stato limite di esercizio o dello stato limite ultimo.

6.1.4

Verica di resistenza
La verica di resistenza pu essere normalmente condotta con il metodo delle Tensioni
Ammissibili e usando il criterio di sicurezza di Huber-Hencky-Von Mises, calcolando lo
stato di sforzo delle lastre di rivestimento e di ciascun componente del sistema di
ancoraggio tramite i comuni metodi della scienza delle costruzioni.
Generalmente quindi sufciente vericare:

id =

x + y x y + 3 xy

am

dove:

id
7)

la tensione ideale;

Al momento della pubblicazione della norma, in vigore il D. M. 16 gennaio 1996.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 32

x, y, xy

sono le componenti della tensione per lo stato di sforzo piano;

am

la tensione ammissibile per il materiale utilizzato.

Nel caso di verica fatta agli stati limite, essa deve essere condotta utilizzando le relazioni
di sicurezza necessarie, cos come prescritte dai comuni metodi della scienza delle
costruzioni.
Per situazioni eccezionali (condizioni di carico complesse, ancoraggi sottoposti a tensioni
molteplici, ecc.) la verica deve essere condotta tramite calcoli agli Elementi Finiti
realizzati con il calcolatore elettronico.

6.2

Scelta del sistema di ancoraggio


Nell'applicazione di lastre di rivestimento con ancoraggi meccanici si possono impiegare
diverse tipologie di montaggio, la cui scelta dipende da due fattori: il primo dato
dall'aspetto e dalle caratteristiche che il committente o l'architetto vogliono ottenere dal
rivestimento di facciata, il secondo dato dal tipo di supporto a disposizione per
sostenere i pannelli di rivestimento stessi. Alcune di queste tipologie di montaggio creano
una facciata a schermo avanzato altre, nei casi in cui il sistema sia calcolato per svolgere
un controllato scambio igrotermico, creano una vera e propria facciata ventilata. Si pu
quindi operare una prima scelta in base ad una matrice tridimensionale che lega:

Nota

6.2.1

a)

l'aspetto architettonico e le caratteristiche di facciata;

b)

il tipo di supporto edilizio esistente o progettato;

c)

il tipo di struttura di ancoraggio e la tipologia di montaggio.

Si "entra" in questa matrice imponendo 2 dei 3 parametri e si ottiene il terzo. Questo terzo parametro pu non
essere univoco, anzi in generale non lo . Ad esempio: l'architetto ed il committente scelgono una "facciata",
il progettista ed il costruttore scelgono un "supporto", da ci risulteranno uno o pi "montaggi" possibili.
Questa prima selezione va poi afnata prendendo in considerazione con maggior dettaglio le caratteristiche
funzionali, prestazionali e tecniche della tripletta aspetto-supporto-montaggio determinata in prima scelta.

Tipologie di montaggio
Da un punto di vista strettamente statico, ogni pannello potrebbe essere posato tramite un
solo incastro o tre cerniere indipendenti (minimi staticamente necessari). Di fatto, la prassi
vede utilizzare almeno quattro ancoraggi per pannello, o un numero superiore se le
dimensioni della lastre lo richiedono.
perci necessario vericare sempre le possibili conseguenze di un eventuale comportamento iperstatico del sistema di ancoraggio scelto per le lastre.

6.2.1.1

Montaggio puntiforme
Il pannello di rivestimento di facciata viene ancorato per punti al supporto edilizio tramite
dei semplici morsetti e tasselli di aggrappo. I morsetti devono essere ssati alle strutture
tramite i tasselli, poi i pannelli di rivestimento di facciata (che devono avere fresate o fori
sulle coste o sul retro) devono essere appoggiati o sospesi alle linguette o ai perni dei
morsetti. storicamente il primo ancoraggio meccanico utilizzato.

6.2.1.2

Montaggio su traversi
Vengono prima montati dei traversi orizzontali in aderenza al supporto edilizio con dei
tasselli di aggrappo; tali traversi servono in genere a creare dei punti d'appoggio intermedi
per i pannelli quando le strutture edilizie sono discontinue (ad esempio, ossatura portante
con solette distanti 300 cm e pannelli alti 150 cm) o quando si voglia distribuire lo sforzo
dovuto ai pannelli e ai carichi agenti su di essi su pi punti del supporto (ad esempio,
supporto principale portante costituito da muratura di mattoni forati). Questo montaggio
prosegue secondo due possibilit.
Nel caso di inserti sul retro, vengono bloccati i morsetti sul retro di ogni pannello (che deve
essere stato preparato con fori svasati o cilindrici a seconda degli inserti che si utilizzano)
tramite gli inserti ad espansione o a molla. I pannelli vengono quindi aggrappati facendo
entrare ad incastro i morsetti entro l'incavo dei traversi.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 33

Nel caso di fresate o fori sulle coste, vengono montati sui traversi i morsetti necessari per
ogni pannello; poi i pannelli vengono aggrappati facendo entrare le estremit dei morsetti
nelle fresate o fori; inne vengono serrati i morsetti sui traversi.

6.2.1.3

Montaggio su montanti
simile al montaggio su traversi, ma ruotato di 90 nel piano della facciata. Vengono
montati dei montanti verticali, quindi vengono montati sui montanti i morsetti necessari
per ogni pannello (di cui quelli portanti devono essere immediatamente regolati e serrati),
poi i pannelli vengono aggrappati facendo entrare le estremit dei morsetti nelle fresate o
fori sulle coste o sul retro e inne vengono serrati i morsetti di trattenimento. una
soluzione pi gravosa rispetto a quella con traversi: sia i montanti che i morsetti devono
possedere dispositivi antislittamento e la posa necessita di particolari accorgimenti ed
esperienza, dato che il peso delle lastre deve essere n dall'inizio contrastato tramite un
corretto e controllato serraggio dei morsetti. Spesso l'unica praticabile (struttura a
solette portanti) oppure risulta la migliore quando le lastre sono molto pi larghe che alte.

6.2.1.4

Montaggio su sottostruttura
Viene installata una struttura ausiliaria metallica composta da traversi orizzontali ancorati
a montanti verticali ssati in aderenza al supporto tramite tasselli; i pannelli devono
essere preparati e agganciati come nel caso sopradescritto di montaggio su traversi
semplici. La sottostruttura permette di applicare una facciata di qualsiasi aspetto e caratteristiche ad un qualsiasi tipo di supporto, salvo casi molto particolari.

6.2.1.5

Montaggio su sottostruttura snodata


In sostanza molto simile a quello su struttura ausiliaria normale di cui sopra, tranne che
per la presenza di staffe di snodo fra i montanti ed il supporto edilizio, per cui i montanti
sono distanziati dalle strutture e non essendo in aderenza possono vincere forti irregolarit del supporto stesso (forti rugosit localizzate, fuori-piombo, non-planarit, ecc.).

6.2.2

Caratteristiche funzionali
Il sistema deve assolvere, nel suo insieme, alle funzioni seguenti:

6.2.3

resistenza meccanica;

controllo delle deformazioni, in particolare rispetto a quelle ammissibili per i pannelli


di rivestimento;

controllo dei cedimenti (antislittamento);

concentrazione dei carichi di facciata su aree del supporto edilizio strutturalmente


ben resistenti;

assorbimento delle variazioni dimensionali delle lastre;

recupero degli scostamenti da verticalit, orizzontalit, planarit;

compatibilit geometrica con la creazione di uno strato di coibentazione termica e di


una camera d'aria, anche ventilata;

realizzazione di rivestimenti uniformi su strutture disomogenee;

ancoraggio di facciata senza interruzioni del manto impermeabile;

resistenza all'acqua ed agli agenti atmosferici, anche inquinanti;

sicurezza ai fenomeni elettromagnetici (messa a terra);

resistenza al fuoco e controllo della reazione al fuoco.

Tabella di combinazione
Il prospetto 16 fornisce la rappresentazione semplicata della matrice tridimensionale che
lega nelle applicazioni l'aspetto e le caratteristiche di facciata, il tipo di supporto e la
tipologia di montaggio, utile per una prima scelta della tipologia di montaggio.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 34

prospetto

16

Tabella di combinazione
Tipo di supporto

Aspetto e caratteristiche di facciata


Facciata a
schermo
avanzato

Facciata
ventilata

Muro-cortina
(courtain wall)

Facciata a
nastro

Facciata a
pannellature

Parete (o softto) continua

N, C, M, A, S

N, M, A, S

N, C, M, A, S

N, C, A, S

F, P

Ossatura portante

C, M, A, S, F

M, A, S

C, M, A, S, F

C, A, S, F

F, P

Solette portanti

M, A, S, F, P

M, A, S

M, A, S, F, P

A, S, F, P

F, P

Parete arretrata continua

A, S, F, P

A, S

A, S, F, P

A, S, F, P

F, P

Supporto misto

A, S

A, S

A, S

A, S

F, P

N = Montaggio puntiforme;
C = Montaggio su correnti;
M = Montaggio su montanti;
A = Montaggio su struttura ausiliaria;
S = Montaggio su struttura ausiliaria snodata;
F = Montaggio su pannellature a struttura metallica;
P = Montaggio su pannellature in cemento armato o in GFRC.

6.3

Progettazione del sistema di ancoraggio

6.3.1

Sottostruttura
La sottostruttura metallica deve essere calcolata in funzione dello stato di sforzo previsto
e della deformazione massima ammessa, devono essere previsti adeguati rinforzi in tutte
le zone sottoposte a carichi particolarmente gravosi (ad esempio le fasce di spigolo
dell'edicio).
Le deformazioni ammesse sono le seguenti, fatto salvo un accurato studio di eventuali
interferenze tra il sistema di ancoraggio ed il rivestimento supportato, che indichi
un'ulteriore diminuzione:
a)

per i montanti frecce massime ammesse pari ad 1/200 della luce verticale tra due
ssaggi consecutivi (vento);

b)

per i traversi frecce massime ammesse pari a 1/300 della luce netta per le inessioni
verticali (peso) e pari a 1/100 della stessa luce per le inessioni nel piano orizzontale
(vento).

In funzione della lunghezza del prolato, del materiale metallico di cui costituito e delle
condizioni ambientali di esercizio previste, necessario garantire una dilatazione
controllata, attraverso la realizzazione di ssaggi "ssi" ed altri di semplice trattenuta, nei
quali sia possibile lo scorrimento relativo con il supporto edilizio retrostante. La posizione
dei punti ssi determina le direzioni di dilatazione.
L'ampiezza minima dei giunti di dilatazione, in funzione della differenza T tra la temperatura massima e quella minima ipotizzabili nell'arco dell'anno per l'aria interna all'intercapedine di ventilazione indicata nel prospetto 17. Valori diversi possono essere ricavati
per interpolazione.
prospetto

17

Ampiezza minima dei giunti di dilatazione


T
[C]

Giunto alluminio
[mm/m]

Giunto acciaio
[mm/m]

60

1,8

0,9

50

1,4

0,7

40

0,5

30

0,6

0,3

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 35

Il collegamento tra staffe, montanti e correnti deve essere sempre realizzato con dispositivi a serraggio controllato, sia in corrispondenza dei punti ssi che di quelli scorrevoli. La
posa deve garantire un totale recupero di planarit, orizzontalit e verticalit, eventualmente ricorrendo a staffe telescopiche: il perfetto allineamento del punto sso con i punti
scorrevoli condizione necessaria per una dilatazione libera di ogni prolato metallico.
I raccordi tra montanti consecutivi devono essere possibilmente allineati alla stessa
quota, e lo stesso per i correnti. In corrispondenza dei raccordi necessario:

6.3.2

a)

garantire un giunto di dilatazione minimo, avente ampiezza denita in funzione del


materiale, della temperatura al momento della posa, della lunghezza del prolato.
Indicativamente lo si pu calcolare secondo le indicazioni del prospetto 17;

b)

garantire che nessun pannello di rivestimento sia posato "a cavallo" di questi giunti di
dilatazione, a meno di poter dimostrare che le entit delle dilatazioni in gioco sono
compatibili con il sistema di posa progettato e non inducono sganciamenti e/o rotture
dei pannelli coinvolti.

Staffe e squadrette
Staffe e squadrette devono essere calcolate in funzione dello stato di sforzo previsto e
della deformazione massima ammessa; per il calcolo del valore di estrazione, occorre
ricordare sempre l'effetto leva dovuto alle eccentricit di applicazione del carico; per le
squadrette dei morsetti fondamentale conformare le deformabilit alle ampiezze ammissibili dei giunti tra pannelli adiacenti.
Le staffe devono essere ssate al supporto murario con tasselli o prigionieri a serraggio
controllato. In funzione della irregolarit del supporto, devono essere regolabili nelle tre
dimensioni tramite fori ovalizzati o l'applicazione di opportune piastre (antislittamento se
servono alle regolazioni verticali).
gura

10

Ipotesi semplicativa di calcolo di una squadretta


Legenda
S=
Trazione sul tassello di ancoraggio
R=
Reazione sul supporto della squadretta
P=
Peso
Q=
Carico del vento

S = Pa/b
R=S

UNI 11018:2003

S = Qc/d
R=S-Q

UNI

Pagina 36

gura

11

Inserto di resina per la rottura del ponte termico


Legenda
1
Supporto edilizio
2
Inserto di resina
3
Staffa

Le staffe sono particolarmente sensibili al dimensionamento dello strato di isolamento


termico ed alla lama d'aria. Per garantire la rottura del ponte termico in corrispondenza
del loro punto di applicazione alla struttura edilizia possibile frapporre elementi in resine
termoplastiche, per i quali sia dimostrabile che non modicano le condizioni di ssaggio
della staffa. Nel caso che le staffe reggano i montanti dell'ossatura metallica, il loro
numero determinato dalla deformabilit dei prolati e dalla resistenza allo strappo di
ciascuna staffa. La staffa che denisce il punto sso generalmente applicata in testa al
montante, che risulta quindi appeso; pu essere posta in coda ma occorre in questo caso
calcolare il montante all'instabilit dell'equilibrio. La procedura di posa corretta del
montante prevede questo ordine di esecuzione:
a)

viene montata per prima la staffa che determina il punto sso e le viene quindi
collegato il montante, in un solo punto;

b)

si regola la posizione del montante e si ssa la staffa sull'altra estremit;

c)

si rende sso il collegamento alla prima staffa e si posano quindi tutte le staffe intermedie.

6.4

Progettazione termoigrometrica

6.4.1

Coibentazione
Lo spessore dello strato di coibentazione termica deve essere calcolato normalmente
rispetto al valore della termotrasmittanza globale che si vuole ottenere per ciascuna particolare parete, tenendo conto che, in linea generale, la progettazione di una facciata
ventilata produce miglioramenti nel funzionamento estivo della facciata rispetto ad una
simile non ventilata, ma induce peggioramenti nel funzionamento invernale, con conseguente incremento dello spessore del materiale coibentante necessario. Indipendentemente dal tipo di materiale utilizzato, lo strato isolante va posato garantendo che i giunti
tra i pannelli siano ben chiusi e tra loro sfalsati (qualora si posino pi strati sovrapposti);
deve essere inoltre garantita l'assenza di ogni lama d'aria parassita tra isolante e struttura
edilizia. Il numero e la qualit dei ssaggi alla struttura retrostante deve essere tale da
garantire il sostegno del peso e la resistenza allo strappo per azione del vento.
possibile utilizzare i componenti del sistema di ancoraggio per tenere in posizione i
pannelli isolanti:
a)

inlzandoli nelle staffe di ancoraggio, prima di applicare i morsetti o la sottostruttura


portante;

b)

utilizzando montanti o traversi come proli di incasso, facendo attenzione ad evitare


i ponti termici (ad esempio portando la sottostruttura metallica immediatamente
all'estradosso dei pannelli stessi con staffe telescopiche).

Nel caso in cui l'ancoraggio al supporto edilizio del sistema di facciata interferisca con la
continuit dello strato di coibentazione sulla parete, il sistema deve essere progettato in
modo che:
a)

venga ridotto al minimo il numero di ponti termici;

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 37

b)

gura

12

6.4.2

sia limitato ogni incremento di conduttivit in ciascun ponte termico (ad esempio
inserendo spessori in materiale plastico tra le staffe e il supporto edilizio piuttosto
che schiumando i fori realizzati nello strato coibente una volta ssata la staffa di
ancoraggio).

Esempi di diverse collocazioni dei montanti rispetto allo strato di coibentazione

Lama d'aria
La lama d'aria tra l'intradosso del rivestimento e l'estradosso del supporto edilizio (o della
coibentazione termica quando applicata), deve essere sempre prevista, al ne di facilitare
l'evacuazione dell'acqua meteorica o da condensazione, con uno spessore minimo di
2 cm. consigliabile realizzare sempre una compartimentazione dello strato di ventilazione, utilizzando se possibile i prolati della sottostruttura del sistema di ancoraggio,
inserendo altrimenti opportune scossaline. Tale compartimentazione realizza innanzitutto
una barriera sica alla diffusione di amme o prodotti di combustione derivati da un
eventuale incendio, essendo peraltro l'intercapedine d'aria inaccessibile dall'esterno in
condizioni normali. Inoltre migliora il funzionamento ordinario del sistema, infatti:
a)

in orizzontale, impedisce che l'aria che uisce all'interno possa raggiungere velocit
elevate e produrre vibrazioni;

b)

in verticale, realizza la divisione della facciata in tanti "camini" autonomi e, in


prossimit degli spigoli dell'edicio, impedisce richiami d'aria tra facciate contigue
rispettivamente sopravento e sottovento.

Se lo spessore della lama d'aria (o intercapedine ventilata) non gi stato calcolato dal
progettista dell'edicio, qui di seguito vengono date le regole di calcolo8). Nelle formule
seguenti:
-

A la supercie di parete; A misurata in [m2];

L la lunghezza della parete; L misurata in [m].

La ventilazione della lama d'aria caratterizzata:

8)

nel caso di pareti verticali o inclinate pi di 60 sull'orizzontale, dal rapporto fra la


sezione totale delle aperture di ventilazione in alto ed in basso (s') per ogni metro di
larghezza della parete, misurata in [m2], e la lunghezza della parete (L );

nel caso di pareti orizzontali o inclinate meno di 60 sull'orizzontale (softti o


coperture), dal rapporto fra la sezione totale delle aperture di ventilazione (s),
misurata in [m2], e la supercie della parete (A ).

Secondo la norma francese "REGLES TH-K 77, CHAPITRE II" edita dal CSTB, Centre Scientique et Technique du
Batiment.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 38

prospetto

18

Calcolo dello spessore della lama d'aria e della sezione totale delle aperture di ventilazione
Tipo di disposizione

Tipo di ventilazione

Nota

Pareti verticali o inclinate


pi di 60 sull'orizzontale
s'/L [m2/m]

Pareti orizzontali o
inclinate meno di 60
sull'orizzontale
s/A [m2/m2]

Pareti debolmente ventilate

<0,002

<0,0003

Pareti mediamente ventilate

0,002 ~ 0,05

0,0003 ~ 0,003

Pareti fortemente ventilate

0,05

0,003

Uso del prospetto 18:


-

si decide se si vuole una parete debolmente, mediamente o fortemente ventilata;

si verica se la parete verticale (o molto inclinata) o se orizzontale (o poco inclinata);

in funzione della ventilazione scelta e dell'inclinazione, si sceglie il valore s'/L o s/A che rientra nei limiti
del prospetto 18;

data L, si ottiene s'; oppure data A, si ottiene s;

Esempio pratico:

6.5

parete mediamente ventilata;

parete verticale;

si sceglie s'/L = 0,003 che rientra nei limiti 0,002 ~ 0,05;

data L = 20 m, si ottiene s' = 0,003 20 = 0,06 m2; dato che questa la sezione totale delle aperture
in alto ed in basso per ogni metro di larghezza della parete, nell'ipotesi di avere aperture uguali in alto
ed in basso ognuna sar con sezione 0,03 m2 per metro di larghezza; quindi si dovr avere uno
spessore della lama d'aria pari a 3 cm.

Progettazione della tenuta all'acqua


La tenuta all'acqua meteorica del sistema "parete di chiusura + rivestimento" deve essere
in ogni caso garantita, soprattutto rispetto ai fenomeni di pioggia battente con ruscellamento in facciata. Le modalit di tenuta sono considerevolmente diverse a seconda che si
realizzi una facciata con lastre posate a giunto chiuso o con lastre posate a giunto aperto.

6.5.1

Lastre posate a giunto chiuso


Si tratta di una soluzione adottata a volte per i rivestimenti lapidei: lo spessore delle lastre
consente infatti l'inserimento di un apposito fondogiunto, davanti al quale viene steso il
sigillante di fugatura, il quale deve essere caratterizzato da:
a) elevatissima elasticit, garantita nel tempo, tale da non impedire in nessun momento
della vita utile del manufatto gli eventuali movimenti delle lastre adiacenti in corrispondenza del giunto;
b) alta stabilit e resistenza alle sollecitazioni atmosferiche, in modo da non subire
alterazioni precoci (disseccamenti) che ne alterino la funzionalit;
c)

compatibilit chimica con il materiale delle lastre di rivestimento, cos da evitare


reazioni indesiderate o assorbimenti di colore da parte del materiale di rivestimento.

Nel caso di fugatura dei giunti, la barriera all'acqua costituita dall'estradosso del rivestimento stesso e non si ha quindi alcuna penetrazione di acqua verso l'intercapedine retrostante. Particolare attenzione deve essere posta nella realizzazione della tenuta all'acqua
in corrispondenza degli spigoli tra la facciata e gli imbotti dei serramenti o altri componenti
che ne interrompono la continuit (vedere gura 13).

6.5.2

Lastre posate a giunto aperto


Poich i giunti tra le lastre di rivestimento sono aperti, il controllo della tenuta all'acqua ,
in linea teorica, riportato alle straticazioni pi interne, generalmente al supporto edilizio
retrostante il sistema di facciata (vedere gura 14).

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 39

Di fatto per, la presenza dell'intercapedine d'aria garantisce gi di per s che la penetrazione d'acqua verso lo strato di coibentazione sia minima.
gura

13

Posizione della tenuta all'acqua per lastre montate a giunto chiuso - Sezione orizzontale

gura

14

Posizione della tenuta all'acqua per lastre montate a giunto aperto - Sezione orizzontale

Con giunti aperti di normale larghezza, la supercie del rivestimento che rimane aperta
all'ingresso dell'acqua meteorica non pi del 2-3% della supercie totale, la penetrazione di acqua meteorica nell'intercapedine d'aria dell'ordine del 5-15% rispetto al totale
che batte sul rivestimento, l'acqua che arriva a bagnare la coibentazione dell'ordine
dello 0,1% del totale; per di pi essa si ferma nei primi 15 mm di spessore del coibente
stesso e quindi la gran parte della sua massa risulta asciutta, incluso il retro a contatto
con la muratura.
a)

Figura 15: Fughe aperte orizzontali di 8 mm su pannelli di 600 mm 600 mm 10 mm,


supercie aperta pari al 1,3% del totale di facciata, lama d'aria di 60 mm, pannello
isolante con supercie idrorepellente.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 40

b)

Figura 16: Fughe aperte orizzontali e verticali di 8 mm su pannelli di


600 mm 600 mm 10 mm, supercie aperta pari al 2,6% del totale di facciata,
lama d'aria di 100 mm, pannello isolante con supercie idrorepellente.

Nel caso di posa a giunto aperto necessario un controllo particolarmente accurato della
tenuta in corrispondenza dei punti singolari del rivestimento (quali spigoli orizzontali della
facciata, imbotti dei serramenti o fasce marcapiano), per garantire che il usso di acqua di
ruscellamento sulle facce sia esterne che interne del rivestimento vengano completamente allontanate dalla facciata, senza entrare in contatto con il supporto edilizio retrostante.
gura

15

Supercie aperta pari all1,3% del totale

gura

16

Supercie aperta pari al 2,6% del totale

6.6

Progettazione delle lastre lapidee

6.6.1

Sezione corrente
Le caratteristiche delle lastre, in relazione al materiale utilizzato assieme alle modalit di
posa, devono essere tali da soddisfare le seguenti prescrizioni; soluzioni diverse sono
ammissibili quando risultino sperimentalmente altrettanto valide di quelle proposte:

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 41

6.6.2

a)

Spessore. Lo spessore delle lastre, naturali o agglomerate, in generale di 3 cm;


spessori minorii sono ammissibili purch vericati in funzione del tipo di carico
agente, delle dimensioni, del tipo di ancoraggi, del materiale utilizzato.

b)

Dimensioni. Le lastre lapidee sono disponibili a misura in qualsiasi dimensione e


secondo qualsivoglia proporzione. Il limite costituito solo dalla resistenza agli
ancoraggi e in sezione corrente.

c)

Lastre orizzontali o inclinate. Nel caso di lastre installate orizzontalmente o con


pendenza minore di 30, il peso proprio deve essere moltiplicato per un fattore 2,5
per considerare la riduzione della resistenza ammissibile alla essione ed all'estrazione dei ssaggi come risultato di carichi permanenti o dinamici. Se le prove
mostrano che la resistenza all'estrazione (perpendicolare alla supercie della lastra)
<400 N, deve essere usato un fattore di sicurezza di 3,5. Questi fattori di correzione devono essere usati solo per la componente del peso proprio agente perpendicolarmente alla supercie della lastra.

d)

Inflessione. L'inessione risultante dalla componente del peso proprio agente


perpendicolarmente rispetto alla supercie della lastra deve essere minore di 1/500
della luce. Ove non sia noto il modulo di elasticit del materiale ceramico, l'inessione deve essere determinata con prove sperimentali.

e)

Lastre d'intradosso. Pu essere permesso di ssare meccanicamente lastre


d'intradosso ad altre lastre, tipicamente a lastre verticali adiacenti. Qualsiasi collegamento realizzato con malta cementizia, mastice o stucco non deve essere tenuto in
conto ai ni della progettazione del sistema di ancoraggio.

f)

Altri componenti della costruzione. Non deve essere permesso di ssare al


rivestimento telai di nestre o porte, insegne luminose o d'altro tipo, ancoraggi per
ponteggi (sia di costruzione sia di manutenzione).

g)

Dila tazioni termiche. Ai ni del calcolo degli spostamenti dei punti di ancoraggio
delle lastre per effetto di dilatazioni termiche, si pu supporre una variazione di
temperatura di 35 C rispetto a quella di posa, con valori di ricavabili dal prospetto
12. Per alcuni materiali lapidei, pu essere necessario vericarne il grado di reversibilit.

Punti di ancoraggio
Si forniscono alcune indicazioni sulla progettazione dei punti di ancoraggio dei pannelli. Il
comportamento a rottura pu essere calcolato ipotizzando il distacco per trazione di coni
o prismi lapidei, originati dall'ancoraggio e aperti a 45 verso la faccia del pannello,
secondo direttrici che dipendono dalla geometria dell'ancoraggio. Soluzioni diverse sono
ammissibili quando risultino sperimentalmente altrettanto valide di quelle proposte.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 42

gura

17

Dimensioni signicative per un ssaggio realizzato con pioli applicati alle teste della lastra
Legenda
A
B
C
S
Ls
Li
u
vs
vi
ls e li
md e mp
Sd
S
Sp
Ps
Pi
a
f
Q
D
a)
b)

Spessore dappoggio di materiale elastico


Eventuale sigillatura della fuga, con prolo di fondogiunto
Cappellotto plastico di riempimento del foretto
Squadretta di supporto
Lastra superiore in appoggio
Lastra inferiore in ritenuta
Gioco minimo tra lastra Li e la squadretta
a, gioco tra perno e fondo del foretto
u, gioco tra perno e fondo del foretto, compatibile con le tolleranze dimensionali e le
deformazioni previste in esercizio
Contrasto tra piolo e lastra
Distanza tra asse del foro e supercie della lastra
(Meglio se Sp ) sezione resistente della lastra in corrispondenza del foretto
Profondit della lastra
Spessore della lastra sollecitato a pressione
Profondit del foretto superiore
Profondit del foretto inferiore
Spessore del materiale elastico di appoggio
Altezza della fuga orizzontale
Diametro del perno
Diametro del foretto
Sezione verticale sulla squadretta
Sezione verticale corrente

a)

b)

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 43

a)

Quantit. Le lastre devono essere ssate in almeno 4 punti essendo normale. I punti
di ssaggio devono essere disposti in modo tale che le lastre siano libere d'espandersi nel caso di qualsiasi variazione di temperatura ed umidit.

b)

Terminali d'ancoraggio. Forniamo di seguito le principali indicazioni dimensionali


per la progettazione di terminali realizzati con fori ciechi (foretti) per perni
d'ancoraggio sulle teste delle lastre. Per l'inserimento di linguette all'interno di
fresate, si possono utilizzare le stesse indicazioni, opportunamente adattate.
preferibile che la lastra (Ls) non appoggi direttamente sulla squadretta (S) ma su
uno spessore (A) in materiale plastico (neoprene, compriband, ecc.) che permetta
una distribuzione degli sforzi locali all'appoggio, con spessore (a) e larghezza
maggiore della larghezza della squadretta.
La lastra inferiore (Li) deve avere un gioco minimo (u) rispetto all'anima della
squadretta (S) per cui sia comunque u 4 mm. Il valore (u) riducibile a 2 mm se si
pu dimostrare che in qualsiasi condizione di carico e/o deformazione le lastre (Li)
non vanno a contrasto con l'anima dell'ancoraggio.
Nell'insieme, anche l'altezza (f) della fuga orizzontale tra le lastre deve essere tale
da garantire che in qualsiasi condizione di carico e/o deformazione le lastre (Ls) e
(Li) non vadano a contrasto con l'anima dell'ancoraggio. La fuga pu essere
eventualmente chiusa, con sigillanti adeguati posati con prolo di fondogiunto.
Il diametro (D) del foretto deve essere il minore possibile ma in ogni caso di
almeno 3 mm maggiore del diametro (Q) del perno previsto, al ne di permettere
l'inserimento di un cappellotto (C) di materiale altamente deformabile (poliacetale o
altra materia plastica adatta), avente la funzione di distribuire uniformemente gli
sforzi e di assorbire le tolleranze dimensionali nonch le dilatazioni termiche. Non
devono essere utilizzati prodotti siliconici perch l'eccessiva adesivit impedisce lo
scorrimento relativo tra perno e pannello. importante che l'asse longitudinale del
piolo sia parallelo all'asse del foro in cui viene inserito, per evitare forti sforzi
localizzati.
La profondit (Ps o Pi ) del foretto deve garantire un'altezza vuota (vs o vi ) tra la
testa del piolo ed il fondo del foro per cui sia:
-

per la lastra superiore (Ls), in appoggio sulla squadretta, vs a e comunque


vs 4 mm,

per la lastra inferiore (Li), in ritenuta, vi u e comunque vi 4 mm.

Anche per vs e vi il valore minimo pu essere ridotto a 2 mm a patto di poter


dimostrare che in qualsiasi condizione di carico e/o deformazione il fondo dei fori
nelle lastre (Ls) e (Li) non vadano a contrasto con i pioli della squadretta.
La lunghezza (ls o li ) di contrasto tra il perno ed il foretto deve normalmente essere
25 mm. Per lunghezze minori, no a 12,5 mm, deve essere dimostrato che il foretto
in grado di resistere ai carichi previsti. Per semplicit, la progettazione dei perni
d'ancoraggio pu essere basata sull'assunzione che esiste una lunghezza libera
(cio non supportata) d'inessione uguale al 70% della lunghezza (ls o li ) del tratto
di contrasto tra lastra e perno d'ancoraggio.
La distanza minima (md e mp) fra l'asse del foretto e la faccia della lastra deve
normalmente essere 15 mm. ammissibile ridurre tale distanza a fronte della
dimostrazione di adeguata resistenza su almeno 20 campioni.
opportuno che lo spessore (Sd ) sollecitato in depressione, sia maggiore dello
spessore (Sp) sollecitato in pressione, onde evitare la caduta della lastra al
cedimento del lato debole interno.
Per lastre sorrette da pioli applicati sulle coste, valgono le stesse indicazioni qui
riportate per il dimensionamento dei fori, assunto a = 0 e posto il gioco (u) tra lastra
e anima della squadretta u 2 mm su entrambi i lati dell'anima stessa.
La distanza (T1 o T2) fra l'angolo della lastra e l'asse del foretto deve essere
maggiore di 2,5 volte lo spessore (S) della lastra. Per distanze minori, deve essere
dimostrato che il foretto in grado di resistere ai carichi previsti. Per foretti realizzati
sia sulla testa che sulla costa, necessario che sia (T1 + T2) > 2-3 volte (E1 + E2).

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 44

c)

Inserti sul retro. La distanza (A1 e A2) fra il bordo della lastra e l'asse del foro per
l'inserto deve essere maggiore di 2,5 volte lo spessore (S) della lastra. Per distanze
minori, deve essere dimostrato che il foretto in grado di resistere ai carichi previsti.
La profondit (B) degli inserti deve essere al massimo pari alla met dello spessore
(S) della lastra. Il foro cilindrico per inserti con alette perimetrali ad uncino, di
sezione troncoconica per inserti ad espansione.
Per le caratteristiche di funzionamento e le modalit di applicazione degli inserti sul
retro, sempre necessario rivolgersi ai fabbricatori ed eventualmente denire con
essi opportune modalit di prova. In particolare, pu essere necessario un controllo
per vericare che il comportamento a rottura dell'inserto sul retro non sia lo slamento dello stesso dal foro di alloggiamento.

d)

Inserti passanti. Il dimensionamento ed il posizionamento di questo tipo di inserto


sono del tutto simili a quelli riportati al punto precedente.

gura

18

Terminali d'ancoraggio

gura

19

Inserti sul retro

6.6.3

Posizione dei punti di ancoraggio e stato di sforzo


Lo stato di sforzo nella sezione corrente del pannello lapideo funzione sia dell'entit dei
carichi applicati, che della quantit e della distribuzione degli ancoraggi sul pannello
medesimo.
Nota

Per calcolare il comportamento meccanico della soluzione adottata si utilizzano i comuni procedimenti di
scienza delle costruzioni per il calcolo di lastre e piastre o, meglio, opportune modellazioni agli elementi niti.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 45

gura

20

Esempio di rivestimento lapideo naturale ad inserti sul retro con sottostruttura a montanti e traversi
- Sezione verticale corrente

gura

21

Esempio di rivestimento lapideo rinforzato ad inserti sul retro con sottostruttura a montanti e
traversi - Sezione verticale alla partenza

6.7

Progettazione delle lastre ceramiche

6.7.1

Sezione corrente
Le caratteristiche delle piastrelle, in relazione al materiale utilizzato assieme alle modalit
di posa, devono essere tali da soddisfare le seguenti prescrizioni; soluzioni diverse sono
ammissibili quando risultino sperimentalmente altrettanto valide di quelle proposte:
a)

Spessore. Lo spessore delle piastrelle, quando queste sono installate con una
pendenza maggiore di 60 rispetto all'orizzontale, deve essere 7,5 mm; per una
pendenza minore di 60 deve essere >10 mm.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 46

6.7.2

b)

Dimensioni. Sono disponibili secondo variet modulari normalizzate sia rettangolari


che quadrate. Per l'utilizzo in sistemi di facciata, si consiglia un minimo di 30 cm 60 cm
o 40 cm 40 cm ed un massimo di 120 cm 120 cm.

c)

Piastrelle orizzontali o inclinate. Nel caso di piastrelle installate orizzontalmente o


con pendenza minore di 30, il peso proprio deve essere moltiplicato per un fattore
2,5 per considerare la riduzione della resistenza ammissibile alla essione ed
all'estrazione dei ssaggi come risultato di carichi permanenti o dinamici. Se le prove
mostrano che la resistenza all'estrazione (perpendicolare alla supercie della lastra)
<200 N, deve essere usato un fattore di sicurezza di 3,5. Questi fattori di correzione devono essere usati solo per la componente del peso proprio perpendicolare
alla supercie della lastra.

d)

Inflessione. L'inessione risultante dalla componente del peso proprio agente


perpendicolarmente rispetto alla supercie della piastrella deve essere minore di
1/500 della luce. Ove non sia noto il modulo di elasticit del materiale ceramico,
l'inessione deve essere determinata con prove sperimentali.

e)

Piastrelle d'intradosso. permesso il ssaggio meccanico di piastrelle d'intradosso ad altre piastrelle, tipicamente a piastrelle verticali adiacenti. Qualsiasi collegamento realizzato con cemento, mastice o stucco non deve essere tenuto in conto
ai ni della progettazione del sistema di ancoraggio.

f)

Altri componenti della costruzione. Non deve essere permesso di ssare al


rivestimento telai di nestre o porte, insegne luminose o d'altro tipo, ancoraggi per
ponteggi (sia di costruzione sia di manutenzione).

g)

Dilatazioni termiche. Ai ni del calcolo degli spostamenti dei punti di ancoraggio


delle piastrelle per effetto di dilatazioni termiche, si pu supporre una variazione di
temperatura di 35 C rispetto a quella di posa, con valori di pari a 0,01 mm/m C,
completamente reversibili.

h)

Sistemi di sicurezza. Per impedire la caduta di frammenti in caso di rottura,


opportuna l'applicazione di reti di sicurezza, ad esempio in bra di vetro tessile, sul
retro delle piastrelle.

Punti di ancoraggio
Si forniscono alcune indicazioni sulla progettazione dei punti di ancoraggio delle lastre
ceramiche. Il comportamento a rottura pu essere calcolato ipotizzando il distacco per
trazione di coni o prismi ceramici, originati dall'ancoraggio e aperti a 45 verso la faccia
del pannello, secondo direttrici che dipendono dalla geometria dell'ancoraggio. Soluzioni
diverse sono ammissibili quando risultino sperimentalmente altrettanto valide di quelle
proposte.

6.7.2.1

Quantit. Le piastrelle devono essere ssate in almeno 3 punti, (usualmente 4). I punti di
ssaggio devono essere disposti in modo tale che le piastrelle siano libere d'espandersi
nel caso di qualsiasi variazione di temperatura ed umidit.
gura

22

Terminali d'ancoraggio a vista e terminali inseriti in fresate sulle teste della lastra

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 47

gura

6.7.2.2

23

Tipi di inserto sul retro, con e senza azione di pre-contrasto

Terminali d'ancoraggio. Per spessori sottili (orientativamente minori di 12 mm, i terminali


d'ancoraggio realizzati con fori ciechi o fresate sulle teste o sulle coste delle lastre devono
essere attentamente progettati e sottoposti a prova in funzione dei carichi di esercizio.
Usualmente i terminali d'ancoraggio per le lastre ceramiche sono realizzati con
squadrette uncinate a vista, in acciaio o alluminio, che forniscono il sostegno e la ritenuta
sulle teste della lastra. La profondit (P ) della squadretta funzione dello spessore della
piastrella utilizzata e delle tolleranze di fabbricazione, per l'altezza di ritenuta (R) deve
essere comunque R P. Per le squadrette sul bordo superiore della lastra deve essere
previsto un gioco minimo (G) 2 mm per le dilatazioni piastrella-supporto.

6.7.2.3

Inserti sul retro. La distanza (A1 e A2) fra il bordo della piastrella e l'asse del foro per
l'inserto deve essere maggiore di 2,5 volte lo spessore (S) della lastra, con un valore
minimo di almeno 50 mm. Per distanze minori, deve essere dimostrato che il foretto in
grado di resistere ai carichi previsti. La profondit (B) degli inserti deve essere al massimo
pari al 75% dello spessore (S) della piastrella. Il foro cilindrico per inserti con alette
perimetrali ad uncino, di sezione troncoconica per inserti ad espansione.
Per le caratteristiche di funzionamento e le modalit di applicazione degli inserti sul retro,
sempre necessario rivolgersi ai produttori ed eventualmente denire con essi opportune
modalit di prova. In particolare, pu essere necessario un controllo per vericare che il
comportamento a rottura dell'inserto sul retro non sia lo slamento dello stesso dal foro di
alloggiamento.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 48

6.7.3

Posizione dei punti di ancoraggio e stato di sforzo


Lo stato di sforzo nella sezione corrente del pannello ceramico funzione sia dell'entit
dei carichi applicati, che della quantit e della distribuzione degli ancoraggi sul pannello
medesimo. Per calcolare il comportamento meccanico della soluzione adottata si
utilizzano i comuni procedimenti di scienza delle costruzioni per il calcolo di lastre e
piastre o, meglio, opportune modellazioni agli elementi niti.

6.8

Anzianit dei dati storici


Usualmente, un primo controllo sulla qualit del progetto pu essere effettuato sulla base
di confronti con progetti gi realizzati, paragonabili a quello in corso; a tal ne l'anzianit
dei dati storici reperibili di fondamentale importanza: una struttura di lungo corso, in
buono stato di conservazione, testimonia di per s la validit del progetto originario.
Relativamente ai sistemi di facciata a schermo avanzato e montaggio meccanico, dati
storici di lunga data sono nora poco disponibili, da un lato per effetto della continua
evoluzione dei rivestimenti verso materiali nuovi, verso formati sempre pi grandi, sottili e
leggeri, dall'altro per la veloce trasformazione degli ancoraggi verso nuovi materiali,
componenti e metodi di posa.
Per questo forniamo nel prospetto 19, oltre alle anzianit di servizio necessarie a dare
una notevole sicurezza in funzione della vita prevista del rivestimento, una serie di
anzianit minime che, orientativamente, dovrebbero dare un livello minimo ma sufciente
di sicurezza.
Il prospetto 19 propone dei valori puramente indicativi, in funzione della durata della
garanzia da prestare per il rivestimento. Caso per caso il progettista decider quale
anzianit dei dati storici sia necessaria per la specica sicurezza.
prospetto

19

Anzianit minima dei dati storici


Durata della garanzia da prestare
(Vita prevista del rivestimento)
[anni]

Anzianit minima dei dati storici


Sufciente per una minima sicurezza
[anni]

2,5

10

20

10

Per le opere che presentano un particolare rischio per le loro caratteristiche d'uso
necessario incrementare le anzianit di riferimento; per le opere la cui resistenza di
importanza primaria per le necessit della protezione civile, l'anzianit deve essere
ancora maggiore.

6.9

Redazione del progetto esecutivo

6.9.1

Input di progetto
Richiedere al committente o al progettista architettonico o all'impresa generale di costruzioni:
a)

disegni architettonici;

b)

speciche tecniche di progetto;

c)

disegni delle strutture, intendendo comunque i disegni di quello che sar il


supporto portante del sistema di ancoraggio della facciata, indipendentemente dal
fatto che tale supporto sia o non sia parte della struttura edilizia portante propriamente detta;

d)

programma lavori integrato: reticolo Pert, diagramma Gantt, sia globale dell'intero
progetto, sia specico dei lavori di rivestimento di facciata.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 49

6.9.2

Veriche sugli input di progetto


Vericare la congruit di tutti gli input di progettazione richiesti:

6.9.3

a)

spessore proposto: vericare se gli spessori proposti per le lastre sono realistici
(non troppo elevati n troppo ridotti), eventualmente vericare se si possano
utilizzare pannelli lapidei compositi con resistenza specica incrementata e
spessore limitato;

b)

materiale proposto: vericare che il materiale e la nitura proposti siano adeguati


all'uso previsto anche in termini di resistenza alle aggressioni prevedibili per la vita
utile del manufatto;

c)

dimensioni proposte delle lastre;

d)

sistema di supporto proposto: vericare che vi sia spazio nominale sufciente ad


alloggiare il sistema d'ancoraggio calcolato e che sia stata considerata una realistica
sequenza di montaggio, sia fra lastra e lastra, sia nei confronti dello sviluppo delle
strutture portanti, sia rispetto allo smontaggio delle strutture provvisionali di facciata
o all'erezione di altre strutture di assistenza alla posa;

e)

ingombri nali delle strutture: vericare che le strutture progettate dallo strutturista siano compatibili con gli ingombri al nito proposti dall'architetto, cio che i
calcoli esecutivi non abbiano incrementato in modo inaccettabile le dimensioni di
elementi strutturali da rivestire con pannelli;

f)

tempistica proposta: vericare sulla base di dati storici di interventi analoghi che
l'integrazione proposta fra lavori di rivestimento di facciata e costruzione generale
consenta di lavorare con continuit alla posa di pannelli di rivestimento senza frazionamenti in molte brevi attivit, oppure che sia stata individuata correttamente a
livello progettuale la risorsa limitante del cammino critico, per evitare infruttuose
concentrazioni di sforzi su risorse non critiche.

Veriche di partenza sul cantiere


Vericare in cantiere, al pi presto possibile ma preferibilmente prima di iniziare la progettazione esecutiva, che i dati controllati come congrui secondo le indicazioni suddette
corrispondano anche allo stato di fatto del cantiere:

6.9.4

a)

esistenza reale di strutture di supporto: vericare in cantiere che le strutture


costruite siano conformi alle progettate;

b)

rilievo delle strutture principali di supporto effettivamente esistenti e comparazione con le misure di input progettuale fornite dall'impresa generale di costruzione:
vericare che i parametri geometrici (dimensioni, planarit, verticalit, orizzontalit,
squadro) del costruito di supporto siano compatibili con gli aggiustaggi del sistema
d'ancoraggio;

c)

stato del cantiere: vericare che siano effettivamente disponibili le aree previste a
progetto per lo stoccaggio;

d)

grado di utilizzo reale delle risorse in comune con altri lavori: ad esempio
controllare l'uso effettivo dei mezzi di sollevamento quando questi non sono esclusivi
dell'esecutore delle opere di rivestimento, se si constata che i tempi in cui la gru pu
essere asservita al sollevamento dei componenti del sistema d'ancoraggio sono
limitati, rielaborare un nuovo diagramma di Gantt realistico.

Linee guida generali di progettazione


Svolgere la progettazione secondo queste indicazioni di massima, da adattare caso per
caso e tenendo conto che il processo di progettazione iterativo:
a)

veriche di sicurezza dei pannelli di rivestimento all'interfaccia con il sistema


d'ancoraggio. Tali veriche devono essere soddisfatte sia durante l'esercizio sia
nelle diverse fasi di costruzione, trasporto e messa in opera. Assunzione dei carichi
di progetto, verica del materiale (rottura a essione, resistenza allo strappo
localizzato, fenomeni di invecchiamento), denizione delle combinazioni di carico,
calcoli statici in sezione corrente del pannello (eventualmente assistiti dal computer

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 50

con il metodo degli elementi niti) e sui dettagli (verica di resistenza a strappo
all'innesto degli inserti o dei morsetti, a compressione su spigoli eventualmente
sollecitati, ecc.);
b)

veriche di sicurezza del sistema d'ancoraggio. Procedere come per le veriche


di sicurezza dei pannelli di rivestimento di facciata, con i dovuti adeguamenti: per le
resistenze dei materiali, raccogliere i dati relativi ai materiali del sistema
d'ancoraggio e ai materiali della struttura edilizia portante su cui agganciare i
pannelli e l'ancoraggio stesso. Ristudiare le combinazioni di carico, dato che quelle
critiche per l'ancoraggio possono non esserlo state per i pannelli di rivestimento di
facciata;

c)

disegni esecutivi del sistema d'ancoraggio. Partendo dai disegni architettonici e


dai disegni esecutivi dei pannelli, creare i disegni esecutivi dell'ancoraggio riportando la posizione degli elementi di ancoraggio sia rispetto ai pannelli che rispetto
alle strutture portanti, le marche dei diversi elementi, le misure di riferimento ai
capisaldi, la numerazione per la sequenza di posa se del caso, le tolleranze di
posizionamento, di verticalit, di orizzontalit e quant'altro necessario al montatore
per montare;

d)

liste di produzione degli elementi del sistema d'ancoraggio. Sulla base dei
disegni esecutivi, realizzare le liste di produzione, riportando per ogni elemento
diverso del sistema d'ancoraggio: la marca d'individuazione; il numero di elementi; le
misure, previo studio dei dettagli degli elementi stessi; il peso di un elemento e il
peso di tutti gli elementi uguali; uno schizzo o disegno in scala dell'elemento stesso,
indicante convenzionalmente o realisticamente tutte le lavorazioni sull'elemento, con
sezioni e dettagli; eventuali note. Completare le liste di produzione con schizzi,
disegni, sezioni, dettagli, assonometrie ed esplosi mostranti i preassemblaggi (da
fare in produzione) e gli assemblaggi (da eseguire in posa) degli elementi-base
necessari a dare il sistema d'ancoraggio nel suo complesso (ad esempio, illustrare il
preassemblaggio di un morsetto con linserzione della linguetta mobile in una sua
asola; mostrare l'assemblaggio di un montante con un traverso a mezzo di una
squadretta, a dare un nodo complesso). Queste liste devono permettere al laboratorio di produzione di approvvigionare il materiale grezzo e di produrre il sistema
d'ancoraggio nito;

e)

istruzioni per il montaggio del sistema d'ancoraggio. Queste istruzioni integrano


tramite una descrizione testuale le informazioni contenute nei disegni esecutivi e
nelle liste di produzione. Contengono generalmente le indicazioni per la tracciatura,
chiariscono le convenzioni secondo cui sono stati ricavati sui disegni i riferimenti ai
capisaldi e le altre misure, ribadiscono le precauzioni da prendere durante la posa e
riportano quant'altro potesse facilitare il montatore nella posa;

f)

programmazione lavori. Contiene il risultato di un processo iterativo di conciliazione fra le capacit produttive e le necessit di cantiere. Pu presentarsi sotto
forma di reticolo Pert o pi facilmente sotto forma di diagramma Gantt a barre.
raccomandato creare tale programmazione perch altrimenti si a rischio per il
rispetto dei tempi contrattuali: in mancanza di programmazione abbastanza usuale
scoprire durante i lavori (sia di produzione in laboratorio che di posa in cantiere) che
attivit ritenute critiche per il rispetto dei tempi in realt non creano ritardi anche se
trascurate e che invece attivit ritenute ininuenti sulla durata dei lavori di fatto sono
critiche e su di esse vanno concentrati gli sforzi. Tramite una programmazione
tempestiva ed attenta si evitano assolutamente queste riallocazioni tardive di risorse
e si evitano i costi (in genere piuttosto alti) di queste riallocazioni, contemporaneamente si ha una guida per i lavori, la scheda sequenziale di posa, la programmazione delle spedizioni in cantiere, la verica delle priorit, un'immediata percezione
del rischio di ritardi, una tranquillit nei rapporti con il cliente derivante dalla consapevolezza delle proprie tempistiche (consapevolezza basata su dati razionali,
oggettivi e su calcoli dimostrabili, riproducibili ovvero su certezze), una professionalit riconoscibile dagli altri attori del processo costruttivo (progettista architettonico, impresa generale di costruzioni, altri subappaltatori) basata sull'avere una
pianicazione ben determinata, continua ed uniforme nel tempo. La programmazione lavori deve essere iniziata il pi presto possibile, raccogliendo gli input dal
cantiere sulle sequenze di posa preferibili per l'integrazione con le tempistiche degli

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 51

altri subappalti e dell'intero cantiere, gli input dai laboratori di realizzazione dei
pannelli e degli ancoraggi sulle sequenze di lavorazione e produzione fattibili in
termini di capacit manifatturiera e di costi; si genera una proposta di programmazione che media meglio fra questi input e tramite una armonizzazione con le parti
s'arriva alla programmazione esecutiva.

6.9.5

Elaborati di progetto
Il progetto deve estrinsecare la sua completezza in una adeguata produzione di elaborati,
sia testuali (relazioni, computi, capitolati) sia graci (disegni), sia misti (liste di fabbricazione, schemi di montaggio).

6.9.5.1

Caratteristiche degli elaborati


Le scale da utilizzare sono: 2:1, 1:1, 1:2, 1:5, 1:10, 1:20, 1:50, 1:100. Se il progetto lo
consente e ve ne l'utilit, si pu ulteriormente restringere il campo all'uso delle scale: 2:1
(studi di precisione), 1:2 (particolari), 1:10 (dettagli), 1:50 (disegni d'insieme).
Gli elaborati devono essere stampati o realizzati su fogli che rispettino i formati e la
squadratura normalizzata per disegni tecnici (vedere UNI EN ISO 5457). Si pu derogare
solo in casi eccezionali (dime o similari). Se il progetto lo consente e ve ne l'utilit, si pu
ulteriormente stringere il campo all'uso dei formati A1 ed A3 (eventualmente allungati).
auspicato che, quando gli elaborati siano stati realizzati a computer, sia fornita copia
anche dei le su supporto magnetico adeguato.
Per i tipi e grossezze di linee su disegni tecnici, si rimanda alla UNI EN ISO 128-20.
Per i tratteggi per la rappresentazione dei materiali nelle sezioni su disegni tecnici si rinvia
alla UNI 3972.
Per le scritture sui disegni e documenti relativi si fa riferimento alla UNI EN ISO 3098-0.

6.9.5.2

Elaborati d'insieme
I disegni d'insieme devono contenere:

6.9.5.3

a)

tutti gli sviluppi di facciata, in tutta la loro estensione;

b)

le relative sezioni orizzontali e verticali, nella stessa scala;

c)

viste ad hoc per risvolti, controsoftti ed ogni altra porzione di rivestimento non altrimenti visibile nelle piante ed elevazioni correnti;

d)

dei riferimenti (a griglie alfanumeriche, a punti particolari) per individuare senza


incomprensioni qualsiasi porzione di rivestimento, riferimenti indispensabili per
qualsiasi scambio d'informazioni a distanza;

e)

l'indicazione delle sigle o dei codici o degli identicativi per ogni componente del
sistema di collegamento e supporto, compatibilmente con la scala del disegno e con
le dimensioni dei componenti.

Elaborati di dettaglio
I disegni di dettaglio devono includere:
a)

lo sviluppo di porzioni di facciata tipiche, ripetitive (con tutte le sezioni);

b)

lo sviluppo di porzioni di facciata anomale, uniche (con tutte le sezioni);

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 52

gura

24

Esempio di rivestimento in cotto con terminali d'ancoraggio a scomparsa e soli montanti - Sezione
verticale su davanzale

gura

25

Esempio di rivestimento ceramico con terminali d'ancoraggio a vista e soli montanti - Sezione
orizzontale corrente

c)

lo sviluppo di porzioni di facciata complesse, con ancoraggio complesso (con tutte le


sezioni);

d)

dei riferimenti ai disegni d'insieme;

e)

l'indicazione delle sigle o dei codici o degli identicativi per quei componenti del
sistema, che non fosse stato possibile indicare sui disegni d'insieme;

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 53

6.9.5.4

f)

eventualmente l'indicazione delle tolleranze di costruzione e di posa;

g)

la descrizione dei criteri d'accettazione per i componenti del sistema.

Elaborati su particolari signicativi


I disegni di particolari dovranno mostrare:

6.10

a)

lo sviluppo particolareggiato di parti di porzioni di facciata, sia tipiche, sia anomale,


sia complesse (con sezioni);

b)

dei rimandi ai disegni di dettaglio;

c)

l'indicazione delle tolleranze di costruzione e di posa (se non gi sui disegni di


dettaglio).

Esempi di errori da evitare


Il presente punto descrive errori comuni e banali ma insidiosi, perch generalmente sottovalutati in quanto ritenuti inverosimili. La conoscenza del settore e l'esperienza diretta
insegnano che questi errori sono capitati spesso, e continuano a capitare. Il danno
prodotto da tali errori non solo immediato, ma pu avere conseguenze indirette anche
pi pesanti: ad esempio, non usare la chiave torsiometrica pu creare dei problemi
quando un ispettore vada a controllare la coppia di serraggio; una conseguenza indiretta
quindi l'eventuale ordine di smontare tutto quanto montato per serrarlo nuovamente ai
valori previsti.
prospetto

20

Errori relativi al sistema di ancoraggio e problemi conseguenti


Errori relativi al sistema di ancoraggio
Non calcolare le deformazioni nei ssaggi
meccanici dei pannelli lapidei.

Problemi conseguenti (diretti e indiretti)


Abbassamento della linea di posa delle lastre, restringimento dei giunti
di separazione e creazione di sollecitazioni concentrate sugli appoggi,
distacco di parti delle lastre. Trasferimento del peso dei corsi
sovrastanti del rivestimento sui corsi sottostanti, crollo dei corsi
sottostanti (fenomeno autoesaltante).

Non calcolare l'apertura dei giunti in funzione Dilatazioni termiche del rivestimento impedite, compressioni o trazioni
delle variazioni di temperatura e dei movimenti impreviste sul rivestimento, microfratture, ingresso ed accumulo
della struttura portante.
d'acqua.
Contatti imprevisti tra le lastre, carichi concentrati su punti specici del
rivestimento (spigoli, ancoraggi), distacchi parziali di lastre.
Non effettuare prove al vero sul funzionamento Sforzi concentrati non previsti nei fori o nelle fresate con rotture locali,
dei terminali.
possibilit di vibrazioni per effetto del vento.
Non effettuare prove al vero sull'estrazione
degli inserti.

Separazione fra parti dell'inserto, slamento dell'inserto dal retro,


ridotta resistenza reale all'estrazione.

Prescrivere l'uso di tasselli meccanici per


Allargamento o svasatura della sede del tassello, inclinazione verso il
calcestruzzo o mattoni pieni su multifori o forati basso del tassello, trasferimento del peso dei corsi sovrastanti del
o blocchetti.
rivestimento sui corsi sottostanti, crollo dei corsi sottostanti (fenomeno
autoesaltante).
Specicare l'uso di tasselli chimici non
sperimentati o di marche non conosciute.

Scorretta composizione chimica, scorretti tempi d'indurimento e


d'utilizzo.
Continuo allentamento dei tasselli, slittamento verso il basso dei
morsetti, caduta di lastre durante il montaggio, infortuni ai posatori.

Non scegliere la regolazione interno/esterno


dei morsetti in funzione dei fuori piombo e
delle variazioni dimensionali delle strutture.

Necessit degli spessori di compensazione fra morsetti e struttura


portante, scorretto bloccaggio dei morsetti sulla struttura portante,
cedimenti eccessivi degli appoggi, chiusura e apertura delle fughe,
eventuali crolli.

Prescrivere l'uso di sigillante per giunti poco


deformabile.

Dilatazioni termiche del rivestimento impedite, compressioni o trazioni


impreviste sul rivestimento, microfratture, ingresso ed accumulo
d'acqua, fratture.

Prescrivere l'uso di sigillante colorato per


giunti.

Assorbimento irreversibile della pigmentazione da parte del materiale


lapideo in prossimit dei giunti stessi.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 54

prospetto

21

Errori relativi ai pannelli lapidei e problemi conseguenti


Errori relativi ai pannelli lapidei

Problemi conseguenti (diretti e indiretti)

Non calcolare le sollecitazioni sul pannello di


rivestimento.

Rotture inaspettate agli ancoraggi o in sezione corrente per


superamento della resistenza meccanica del materiale sotto l'azione
dei carichi di esercizio.

Non calcolare le modalit di variazione


dimensionale del materiale ad opera di
temperatura e umidit.

Riduzione dei giunti di separazione tra lastra e lastra, possibilit di


contatto e di rotture per eccesso di carico o dilatazioni impedite.

Non effettuare prove al vero su interi pannelli. Rotture inaspettate agli ancoraggi o in sezione corrente secondo
modalit non previste.
Non tenere conto delle lavorazioni superciali Rotture inaspettate in sezione corrente per effetto della riduzione della
delle lastre lapidee.
sezione resistente effettiva, ad opera di incisioni o niture superciali.

6.11

Arretrare eccessivamente fori o fresate sulle


coste delle lastre.

Diminuzione della sezione resistente verso il retro della lastra con


incremento della possibilit di rotture con cadute della lastra.

Non rispettare le tolleranze dimensionali


previste.

Riduzione dei giunti di separazione tra lastra e lastra, possibilit di


contatto e di rotture per eccesso di carico o dilatazioni impedite.

Esempi di attivit da svolgere


Il presente punto descrive le attivit che devono essere svolte in modo che si possano
trarre i massimi vantaggi dal sistema di ssaggio scelto; alcune attivit sono valide in ogni
caso, altre servono solo in specici casi.
prospetto

22

Attivit da svolgere
Attivit

Vantaggi conseguenti (diretti ed indiretti)

Articolare il sistema di ssaggio meccanico in Eliminazione delle interruzioni dovute a riprogettazioni in corso
modo efcace.
d'opera, diminuzione della difcolt di posa, aumento della velocit di
montaggio.
Controllare per tempo i disegni delle strutture. Corretta previsione di eventuali strutture ausiliarie e tempismo nella
loro progettazione.
Correzione per tempo di eventuali incongruenze (ad esempio, strutture
che invadono l'intercapedine dedicata ai morsetti).
Specicare l'uso di prigionieri metallici a sparo Riduzione al minimo dei tempi di aggrappo dei morsetti sulle strutture.
sulle strutture metalliche.
Sicurezza sulla tenuta degli aggrappi.
Far controllare la resistenza all'estrazione dei Sicurezza sulla tenuta degli aggrappi.
tasselli o prigionieri.

ISTRUZIONI PER L'ESECUZIONE ED IL CONTROLLO DI QUALIT

7.1

Progetto operativo

7.1.1

Programma di esecuzione
Il programma di esecuzione deve essere ottenuto direttamente dalla programmazione
lavori svolta in fase di progetto, adeguandola alla situazione reale di cantiere ed alle
capacit del posatore scelto dal committente.
Pu presentarsi sotto forma di reticolo Pert o, pi facilmente, sotto forma di diagramma
Gantt a barre.
Il programma di esecuzione deve essere ottenuto il pi presto possibile, sulla base:
a)

dello stato effettivo del cantiere;

b)

delle sequenze di posa preferibili per l'integrazione con le tempistiche degli altri
subappalti e dell'intero cantiere;

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 55

c)

degli input forniti dai laboratori di realizzazione dei pannelli e degli ancoraggi, in
merito alle sequenze di lavorazione e produzione fattibili sia in termini di capacit
manifatturiera che di costi.

Da questi dati si genera un programma preliminare che deve mediare al meglio fra questi
input. Tramite una armonizzazione delle esigenze delle parti coinvolte si arriva al
programma di esecuzione denitivo.

7.1.2

Linee guida generali di direzione lavori


La direzione lavori deve essere condotta secondo le seguenti indicazioni di massima, da
adattare caso per caso:

7.2

a)

acquisire tutti gli output della progettazione (vedere punto 6) e conservarli in


cantiere;

b)

vericare l'esistenza delle strutture e del supporto edilizio necessario all'installazione del sistema di ancoraggio della facciata, come dichiarati dai disegni architettonici ed esecutivi dell'intero intervento;

c)

vericare lo stato del cantiere prima dell'avvio dei lavori, sia rispetto agli output della
progettazione che rispetto alle veriche in cantiere preliminari alla progettazione.
Predisporre eventuali misure correttive se si riscontrassero modicazioni. Se del
caso, chiedere un adeguamento della progettazione alla situazione attuale di
cantiere;

d)

dare l'inizio alle opere, previa consegna dei supporti del sistema d'ancoraggio
dall'impresa generale di costruzioni al posatore, con verica in contraddittorio che lo
stato dei supporti sia adeguato a ricevere pannelli di rivestimento di facciata come
prescritto e progettato. In mancanza, concordare chi provvede ad adeguare i
supporti (l'impresa o il posatore) e chi ne assume i costi;

e)

in cantiere, dal giorno di inizio delle opere a quello di ultimazione dei lavori,
conservare e tenere aggiornato un apposito giornale dei lavori. Riportare le condizioni ambientali, una descrizione dei lavori svolti giornalmente, una verica
d'avanzamento rispetto alla programmazione lavori, le cause di eventuali sospensioni dei lavori, ecc.;

f)

vericare la consistenza e l'agibilit delle opere provvisionali di cantiere secondo le


prescrizioni della UNI 10942 (ad esempio vericare che i ponteggi esistenti
coincidano con quanto concordato con limpresa e che siano sgombri, percorribili in
sicurezza, transitabili, ergonomici, ecc.);

g)

a lavori ultimati, entro un ragionevole tempo (generalmente 1 mese), consegnare al


cliente una relazione sull'adempimento degli obblighi del direttore dei lavori,
esponendo anche l'esito di eventuali prove di carico;

h)

se richiesti, sottoporre le opere a collaudo statico e redigere una redazione di


collaudo, da consegnare al committente.

Esempio 1: Montaggio su sottostruttura portante tramite inserti


L'esempio di buona pratica di montaggio di seguito riportato prevede che l'interfaccia fra i
pannelli di rivestimento di facciata e il sistema d'ancoraggio sia costituito da inserti
applicati sul retro. In questo caso raccomandato di sostenere e trattenere il pannello di
rivestimento di facciata tramite 3 o pi inserti ad espansione, a molla o similari da alloggiare in fori svasati a coda di rondine od in fori cilindrici praticati sul retro del pannello
stesso. Le barre lettate degli inserti sporgenti dal retro del pannello (o in alternativa le
boccole lettate) consentono il collegamento meccanico di opportune grappe al retropannello. Il sistema ad aggancio meccanico prevede poi il ssaggio tramite una struttura
ausiliaria metallica (traversi orizzontali, montanti verticali e staffe d'ancoraggio); tale
struttura ausiliaria ancorata a sua volta all'ossatura portante tramite tasselli ad espansione o chimici.
Le principali operazioni da svolgere sono indicate qui di seguito; controllare caso per caso
che queste operazioni si possano fare, oppure adattarle al cantiere o al caso specico.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 56

a)

Preparazione dell'area di lavoro: se necessario, sgomberare l'area di posa del


sistema di ancoraggio; se non sono di ingombro agli eventuali tracciamenti, portare
al piano di posa e vicino alla zona di posa tutti i componenti da montare, tutti gli
accessori e le attrezzature necessarie.

b)

Tracciamenti: se non gi fatto, procurarsi i livelli ed i punti ssi di riferimento;


vericare comunque per proprio conto i livelli ed i punti ssi e confrontarli con quelli
sui disegni (se non ci fossero i riferimenti sui disegni, chiedere al progettista
esecutivo di fare i dovuti calcoli e poi di mettere i riferimenti sui disegni).
Questa verica molto importante perch evita n da subito di avere molti problemi pi tardi (ad
esempio, meglio vericare subito un'eventuale incomprensione con l'impresa sul lo nito d'un
rivestimento, piuttosto che scoprirlo dopo aver posato tutta la struttura ausiliaria).

Nota

Dopo questa verica, tracciare. Ad esempio se i disegni esecutivi del progettista


specializzato sono ben fatti ed il supporto costituito da travi e pilastri, i disegni
dovrebbero riportare le misure per tracciare, a partire dai li ssi dei pilastri o dagli
estradossi (dal lo superiore) delle travi, la posizione sull'ossatura portante dei fori
dei tasselli ad espansione (o chimici) e poi eventualmente gli assi dei giunti dei
pannelli di rivestimento di facciata. La quantit e la posizione dei centri da tracciare
devono essere decise cantiere per cantiere, cercando comunque di tracciare almeno
tutto un livello di partenza per parete ed almeno una colonna di centri, in modo da
vericare che tutto concordi (le spaziature, le dimensioni della facciata rispetto alle
dimensioni dell'edicio, gli interassi, i riferimenti architettonici, ecc.). Se i disegni del
sistema d'ancoraggio non li quotano o addirittura non li indicano, trovare tali centri a
partire da elementi noti (ad esempio dagli assi dei giunti dei pannelli di rivestimento
di facciata).
c)

Posa di una staffa: forare il supporto edilizio come da tracciatura (vedere b),
secondo i passi specicati dai disegni (orientativamente da 150 cm a 300 cm in
verticale e da 75 cm a 150 cm in orizzontale), con il diametro e la profondit
necessari per i tasselli che si devono usare; forare in modo simile l'anima della staffa
se non preforata (distanza tra i fori uguale alla distanza in verticale tra i fori
sull'ossatura, diametro lievemente maggiore del diametro del foro sull'ossatura).
Vericare che esistano dettagli costruttivi contro lo scivolamento verso il basso della
staffa, e metterli in opera (possono essere ad esempio: asole in diagonale anzich in
verticale, anima o ali della staffa e contropiastre zigrinate, un foro preciso per staffa
anzich tutte asole verticali, ecc.); vericare che il collegamento consenta piccoli
movimenti fra la struttura ed i pannelli di rivestimento di facciata, movimenti dovuti a
diverse dilatazioni o restringimenti della struttura e dei pannelli, ad assestamenti
della struttura, ecc.

d)

Fissaggio di una staffa: rendere solidale la staffa al supporto tramite il serraggio


dei tasselli scelti, controllare che la staffa sia a piombo. Se non a piombo,
correggere l'appoggio sull'ossatura con speciali rondelle di distanziamento; se
necessario, marcare sulle ali della staffa la posizione dei fori di ssaggio dei montanti
verticali, o comunque un riferimento per il posizionamento dei montanti stessi.

e)

Posa e ssaggio di tutte le staffe: ripetere le operazioni precedenti sulle altre


staffe da posare, procedendo sulla stessa orizzontale o in verticale, valutando quale
sequenza di posa sulla parete sia preferibile, tenendo conto delle diverse esigenze e
prestazioni richieste; proseguire con le altre le (o colonne) di staffe a salire
sull'ossatura (o lungo l'ossatura); se la supercie su cui posare le staffe grande o
complessa, vericare ad intervalli (ad esempio, ogni 40 staffe posate) dove si
andrebbe a nire con la posa, al ne di anticipare gli errori sistematici (ad esempio si
pu scoprire che alla ne dell'ossatura portante ci si trover "alti" o "lunghi" di alcuni
centimetri, quindi si pu correggere in tempo). La posa secondo le orizzontali pi
veloce in presenza di ponteggio tubolare, pi sistematica per il posatore, rende pi
facile la precisione di livello. La posa secondo colonne verticali permette d'iniziare al
pi presto il montaggio dei correnti verticali, rende pi facile la precisione di messa a
piombo.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 57

f)

Posa di un montante verticale: se necessario, forare le ali delle staffe come da


marcatura secondo il passo specicato dai disegni (orientativamente da 150 cm
a 300 cm) con il diametro necessario per gli speciali rivetti normalizzati o per i bulloni
che si devono usare; forare in modo simile l'anima del montante verticale se non
preforata (distanza tra i fori uguale alla distanza in verticale tra le staffe; se le staffe
hanno 2 fori su ogni ala, distanza tra coppie di fori uguale alla distanza in verticale tra
le staffe e distanza fra i fori di una stessa coppia uguale alla distanza dei fori sulle ali
della staffa; diametro dei fori sul montante lievemente maggiore del diametro dei fori
sulle ali delle staffe, ecc.). Vericare che esistano dettagli costruttivi contro lo scivolamento verso il basso del montante, e metterli in opera (possono essere ad
esempio: asole in diagonale anzich in verticale, anima o ali del montante e contropiastre zigrinate, un foro preciso per montante anzich tutte asole verticali, ecc.);
vericare che il collegamento consenta piccoli movimenti fra la struttura ed i pannelli
di rivestimento di facciata, movimenti dovuti a diverse dilatazioni o restringimenti
della struttura e dei pannelli, ad assestamenti della struttura, ecc.

g)

Fissaggio di un montante verticale: ancorare il montante alle staffe tramite


speciali rivetti normalizzati o bulloni; controllare che il montante verticale sia a
piombo e a squadro con la parete; se non a piombo o a squadro, correggere il
ssaggio sulle staffe; marcare sulle ali del montante la posizione dei fori di ssaggio
dei correnti orizzontali, o comunque un riferimento per il posizionamento dei correnti
stessi.

h)

Posa e ssaggio di tutti i montanti: ripetere queste operazioni sugli altri montanti
da posare sulla stessa verticale, se necessario (nel caso cio di pareti molto alte, di
montanti interrotti da vani nestra o di montanti corti); proseguire con le altre colonne
di montanti lungo la parete, secondo il passo specicato dai disegni (generalmente
da 75 cm a 150 cm); se la supercie su cui posare i montanti grande o complessa,
vericare ad intervalli.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 58

gura

26

Esempi di montaggi su sottostruttura portante con inserti

a)

b)

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 59

c)

d)

(ad esempio, ogni 10 colonne montanti posate) dove si andrebbe a nire con la
posa, per anticipare gli errori sistematici (ad esempio si pu scoprire che alla ne
della parete ci si trover "lunghi" di alcuni centimetri, quindi si pu correggere in
tempo).

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 60

i)

Posa di un traverso orizzontale: forare le ali del montante verticale come da


marcatura; se non preforato, forare di conseguenza l'anima del traverso orizzontale
(ad esempio, distanza tra i fori uguale al passo dei montanti verticali; se il montante
ha 2 ali, distanza tra coppie di fori uguale al passo dei montanti e distanza fra i fori di
una stessa coppia uguale alla distanza dei fori sulle ali del montante, ecc.). Vericare
che esistano e mettere in opera dettagli costruttivi contro lo slittamento in orizzontale
del traverso (ad esempio pu essere un foro preciso ad un'estremit del traverso
anzich un'asola orizzontale); vericare che il collegamento consenta piccoli
movimenti fra la struttura ed i pannelli di rivestimento di facciata (ad esempio il
progettista potrebbe aver scelto di interrompere il traverso in corrispondenza dei
giunti fra i pannelli di rivestimento di facciata).

j)

Fissaggio di un traverso orizzontale: ancorare al montante verticale tramite rivetti


speciali o bulloni, seguendo le prescrizioni dei disegni del sistema d'ancoraggio (ad
esempio dato che il prolato pu avere una sezione asimmetrica, controllare con
cura il verso di ssaggio); controllare che il traverso orizzontale sia alla quota giusta,
a livello ed in squadro con il montante. Se non in quota, a livello e in squadro,
correggere il ssaggio sul montante verticale; marcare sulle ali del traverso la
posizione delle grappe di ancoraggio dei pannelli di rivestimento di facciata, o
comunque un riferimento per il posizionamento dei pannelli stessi.

k)

Posa e ssaggio di tutti i traversi: ripetere queste operazioni sugli altri traversi da
posare sulla stessa orizzontale; proseguire con le altre le di traversi in altezza sulla
parete, secondo il passo specicato dai disegni (generalmente da 40 cm ad 80 cm);
se la supercie su cui posare i traversi grande o complessa, vericare ad intervalli
(ad esempio, ogni 20 le di traversi) dove si andrebbe a nire con la posa, per
anticipare gli errori sistematici (ad esempio si pu scoprire che alla ne della parete
ci si trover "alti" di alcuni centimetri, quindi si pu correggere in tempo).

l)

Preparazione delle lastre: in alcuni casi i pannelli di rivestimento vengono spediti


dal fabbricante al cantiere senza gli inserti sul retro, che vengono spediti in un
imballo a parte. In tal caso, la prima operazione da fare inlare gli inserti nei fori
predisposti in laboratorio dal fabbricante; poi serrare gli inserti secondo le istruzioni
del fornitore degli inserti stessi.

m)

Assemblaggio delle grappe sulle lastre: una volta inseriti e ssati gli inserti nel
retro del pannello, assemblare le grappe ai pannelli, inlandole sul gambo lettato
dell'inserto e bloccandole con il dado dell'inserto stesso, oppure avvitando nella
boccola dell'inserto un opportuno prigioniero solidale con la grappa, oppure ancora
inlandole direttamente nelle fresate sulla lastra, per le grappe che non prevedono
l'uso di inserti sul retro. Per evitare errori o inutili perdite di tempo, le operazioni
devono essere sempre eseguite secondo le prescrizioni dei disegni del sistema
d'ancoraggio: ad esempio dato che le grappe possono avere una sezione asimmetrica, controllare con cura il verso di ssaggio; dato che alcune grappe hanno una
vite di regolazione del livello e una vite contro lo slittamento, vericare con attenzione dove devono essere posizionate le grappe normali e dove quelle con la regolazione.
A montaggio ultimato, controllare che le grappe siano a squadro con il pannello e a
livello a coppie. Se non sono a squadro e a livello, correggere il bloccaggio sul
pannello, quindi ripetere queste operazioni sugli altri pannelli.

n)

Posa delle lastre: prendere i pannelli di rivestimento, tramite ventose o altri sistemi
che non danneggino la supercie nita, accostarli alla parete su cui sono gi stati
posati le staffe, i montanti ed i correnti, nella posizione prevista dai disegni di posizionamento pannelli. Portarli, in posizione verticale, ad una quota circa 2 cm pi alta
della quota denitiva di posa; far entrare le grappe nell'incavo dei correnti.
Calare le lastre in modo che le grappe si insedino perfettamente sui correnti; mettere
a piombo e a livello il pannello usando le viti di regolazione (di solito sulla la
superiore delle grappe, in modo da essere accessibili dall'alto, in accordo con una
posa a partire dalle le in basso di pannelli a salire verso la sommit della parete).
Serrare sul corrente le viti di ssaggio contro lo scivolamento laterale dei pannelli;
bloccare solo 1 vite contro lo slittamento per pannello, in modo che il corrente ed il
pannello possano allungarsi od accorciarsi in maniera indipendente l'uno dall'altro.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 61

Ripetere queste operazioni sugli altri pannelli; di solito consigliabile fare tutta la la
di partenza alla base della parete da rivestire, poi passare alla la subito sopra e cos
di seguito no alla sommit della parete.
Nel caso di una parete che nisca contro un softto o un corpo aggettante (una balconata,
delle copertine sporgenti, l'intradosso di una rampa di scale, davanzali, bow-window, ecc.)
molto importante vericare n dall'inizio che sia possibile fare con facilit alcune operazioni sull'ultima la di pannelli, quei pannelli che niranno molto vicino alla sporgenza: la
prima operazione accostare i pannelli alla struttura ausiliaria tenendoli circa 2 cm pi in
alto della quota denitiva; la seconda operazione regolare a piombo e livello i pannelli.
A causa di una progettazione non accurata oppure a causa di variazioni in corso d'opera
potrebbe accadere che una o entrambe queste operazioni siano difcoltose se non
impossibili: quindi opportuno prevenire questi problemi, facendo subito, appena
possibile, una prova in cantiere di montaggio di uno dei pannelli di sommit.

7.3

Esempio 2: Montaggio su parete continua con morsetti applicati sulle teste


L'esempio di buona pratica di montaggio di seguito riportato prevede l'applicazione diretta
dei morsetti di sostegno delle lastre di facciata sul supporto edilizio retrostante, senza
alcuna sottostruttura ausiliaria. Ogni lastra viene sorretta inferiormente da uno o pi
morsetti, dotati di linguette o pioli da alloggiare in apposite fresate o fori sulle teste delle
lastre; l'ancoraggio viene completato con l'applicazione di uno o pi morsetti superiori di
solo trattenimento, i quali a loro volta potranno sostenere e trattenere alla base il pannello
sovrastante.
Le principali operazioni da svolgere sono indicate qui di seguito; l'installatore deve
controllare caso per caso che queste operazioni si possano fare, oppure adattarle al
cantiere o al caso specico.

Nota

a)

Preparazione dell'area di lavoro: se necessario, sgomberare l'area di posa del


sistema di ancoraggio e delle lastre di rivestimento; se non sono di ingombro agli
eventuali tracciamenti, portare al piano di posa e vicino alla zona di posa tutti i
componenti da montare, tutti gli accessori e le attrezzature necessarie.

b)

Tracciamenti: se non gi fatto, procurarsi i livelli ed i punti ssi di riferimento;


vericare comunque per proprio conto i livelli ed i punti ssi e confrontarli con quelli
sui disegni (se non ci fossero i riferimenti sui disegni, chiedere al progettista
esecutivo di fare i dovuti calcoli e poi di mettere i riferimenti sui disegni).

Questa verica molto importante perch evita n da subito di avere molti problemi pi tardi (ad esempio,
meglio vericare subito un'eventuale incomprensione con l'impresa sul lo nito d'un rivestimento, piuttosto
che scoprirlo dopo averne posato una cospicua estensione).
Dopo questa verica, tracciare i centri dei tasselli secondo le proprie esperienze e preferenze. La quantit e la posizione dei centri da tracciare vanno decise cantiere per
cantiere, cercando comunque di tracciare almeno tutto un livello di partenza per parete ed
almeno una colonna di centri, in modo da vericare che tutto concordi (le spaziature, le
dimensioni della facciata rispetto alle dimensioni dell'edicio, gli interassi, i riferimenti
architettonici, ecc.). Se i disegni del progettista del sistema d'ancoraggio non li quotano o
addirittura non li indicano, trovare tali centri a partire da elementi noti (ad esempio dagli
assi dei giunti dei pannelli di rivestimento di facciata).

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 62

gura

27

Esempi di morsetti applicati sulle teste, sostegni inferiori della prima riga di lastre in facciata

a)

b)

c)

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 63

d)

c)

Foratura del supporto edilizio: sulla base dei centri deniti dal tracciamento, forare
le sedi per i tasselli del sistema d'ancoraggio nella parete secondo le modalit
previste per il tipo di tassello adottato.

d)

Posa della prima riga di morsetti: ssare i primi morsetti di partenza, quelli che
sostengono da sotto e trattengono la prima riga di pannelli alla base della facciata,
tramite i tasselli.

e)

Regolazione dei morsetti: regolare innanzitutto l'altezza dei morsetti. Vericare


quindi la complanarit e l'orizzontalit delle zone dei morsetti su cui appoggeranno i
pannelli di rivestimento di facciata; se i morsetti sono regolabili in direzione perpendicolare al piano di facciata (se regolabile la distanza della linguetta o del piolo
dalla parete di supporto), allineare fra loro ed alla distanza di progetto le linguette o
i pioli.

f)

Posa della prima riga di lastre: appoggiare i pannelli di rivestimento di facciata sui
morsetti, facendo entrare le linguette di trattenimento nelle fresate predisposte sulla
testa inferiore del pannello; dove previsto dal progettista, montare gli elementi
speciali in plastica o gomma per coprire o centrare le linguette dei morsetti o per
proteggere gli spigoli od il fondo delle fresate.
Questi piccoli pezzi o strisce di materiale gommoso sono molto importanti per una corretta
installazione: faranno in modo che i pannelli di rivestimento di facciata (e gli ancoraggi) lavorino come
devono, secondo i calcoli fatti dal progettista; ad esempio eviteranno che i pannelli camminino per le
vibrazioni (con conseguenti problemi estetici e di sicurezza) o che qualche ancoraggio non lavori (con
conseguente sovraccarico imprevisto e non calcolato sugli altri ancoraggi).

Nota

g)

Se i morsetti di partenza sono a linguetta o piolo inclinati, inlare i pannelli sui


morsetti, facendo entrare le linguette di sostegno e trattenimento nelle cave predisposte sul retro dei pannelli; anche in questo caso, dove previsto dal progettista,
montare gli elementi speciali in plastica o gomma per coprire o centrare le linguette
dei morsetti o per proteggere gli spigoli od il fondo delle fresate.

h)

Posa dei morsetti di trattenuta: ssare i morsetti di trattenuta sulla testa dei
pannelli di partenza, tramite i tasselli; questi morsetti serviranno poi a sostenere da
sotto la seconda riga di pannelli di rivestimento; far entrare correttamente senza
forzature le linguette rivolte verso il basso nelle fresate sulle teste superiori del
pannello di partenza; dove previsto dal progetto, montare gli elementi speciali in
plastica o gomma per coprire o centrare le linguette dei morsetti o per proteggere gli
spigoli od il fondo delle fresate.

i)

Regolazione dei morsetti: regolare l'altezza dei morsetti, avendo cura che essi
non appoggino assolutamente sul pannello di partenza per evitare carichi indebiti
sui pannelli stessi; vericare quindi la verticalit di ogni pannello agendo sulle

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 64

regolazioni in direzione perpendicolare al piano di facciata. Effettuare le regolazioni


sulla posizione della lastra inferiore, tenendo conto che tali regolazioni deniscono
anche la complanarit e l'orizzontalit dei morsetti su cui appoggeranno i pannelli
superiori.
j)

7.3.1

Posa delle righe di lastre successive: ripetere ciclicamente le operazioni sopra


elencate, a partire dalla verica di complanarit ed orizzontalit.

Montaggio alternativo su parete continua con morsetti applicati sulle coste


Un'alternativa all'applicazione dei morsetti sulle teste delle lastre quella di sostenere e
trattenere il pannello di rivestimento dai 2 lati tramite 2 morsetti per lato, con piolo da alloggiare in fori sulle coste. In questa tipologia alternativa la posa leggermente pi
complessa e le modiche alla procedura normale sono abbastanza intuitive.

gura

28

a)

Dopo aver tracciato e forato il supporto edilizio come sopra, necessario ssare,
tramite i tasselli, i primi morsetti di partenza: in questo caso sono quelli che
sostengono lateralmente e trattengono la prima colonna di pannelli sullo spigolo
della facciata.

b)

Una volta ssati i primi 2 morsetti di partenza, quelli che sosterranno e tratterranno
il pannello su un lato; preparare anche i 2 morsetti che andranno sull'altro lato del
pannello, senza bloccarli.

c)

Accostare il pannello (appoggiandolo su un sostegno provvisorio); accostare al


pannello i 2 morsetti non ancora bloccati, quindi regolare e bloccare tutti e 4 i
morsetti del pannello; assicurarsi che il peso del pannello sia sopportato tutto da 2
soli ancoraggi (di norma i 2 superiori, uno per lato) e che gli altri 2 morsetti servano
solo a trattenere il pannello.

d)

Ripetere in ciclo le azioni sopra elencate.

Esempi di morsetti applicati sulle teste, sostegni intermedi tra righe di lastre successive

a)

b)

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 65

gura

29

Esempi di morsetti applicati sulle teste, sostegni superiori dell'ultima riga di lastre di facciata

a)

b)

c)

d)

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 66

7.4

Tolleranze indicative di installazione


Si possono considerare le seguenti tolleranze di installazione quali valori indicativi di
buona pratica, sia per la valutazione dell'opera nita che per i controlli in corso d'opera.
Ogni verica si intende fatta in riferimento alla geometria della supercie nita esterna del
rivestimento di facciata.

7.4.1

Scostamento dalla verticalit


normale uno scostamento totale dalla verticalit (fuori piombo) pari al maggiore dei due
seguenti valori:
a)

5 mm per ogni interpiano successivo;

b)

1/1 000 per ogni interpiano successivo.

L'indicazione equivale a richiedere uno scostamento massimo dalla verticalit pari


a 5 mm per interpiani alti no a 5 m e scostamenti pari ad un millesimo dell'interpiano
stesso per altezze maggiori di 5 m (vedere gura 30).

7.4.2

Scostamento dall'orizzontalit
normale uno scostamento totale dall'orizzontalit per le fughe delle lastre di rivestimento (fuori livello) pari al maggiore dei due seguenti valori:
a)

5 mm per pareti larghe no a 10 m;

b)

1/2 000 (un duemillesimo) della larghezza del prospetto.

L'indicazione equivale a richiedere uno scostamento massimo dall'orizzontalit pari


a 5 mm per prospetti larghi no a 10 m e scostamenti pari ad un duemillesimo della
larghezza della facciata per larghezze della stessa maggiori di 10 m.
gura

30

Diagramma dello scostamento ammissibile per la verticalit (fuori piombo)

gura

31

Diagramma dello scostamento ammissibile per l'orizzontalit (fuori livello)

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 67

7.4.3

Scostamenti parziali
Per ogni misurazione effettuata su campiture parziali della facciata, quali ad esempio le
aree di rivestimento tra le nestre del prospetto, la dimensione misurata non deve differire
da quella nominale corrispondente per uno scostamento maggiore di 1/500 della stessa.
Tale scostamento deve essere recuperato nella porzione successiva della facciata in
modo che, per pi campiture consecutive, lo scostamento totale si intende tendente a
zero.

7.4.4

Lippage
ammissibile uno scostamento dalla complanarit per lastre adiacenti (lippage) pari a
non pi di 1/2 della larghezza (A) del giunto nominale di separazione tra le due lastre
interessate dalla misurazione.
gura

32

7.5

Esempio di lippage

Esempi di errori da evitare


Il presente punto descrive alcuni errori banali, ma per questo pi insidiosi, in quanto
generalmente sottovalutati e ritenuti improbabili. La conoscenza del settore e l'esperienza
diretta insegnano che questi errori sono stati e sono frequenti.
prospetto

23

Errori e problemi conseguenti


Errore

Problemi conseguenti (diretti ed indiretti)

Non usare centri di foratura precisi per i


ssaggi sul retro della lastra.

Fori ovalizzati o a lobi, ridotta resistenza reale all'estrazione, slamento


dell'inserto sul retro.

Non usare maestranze esperte nell'inlaggio


degli inserti.

Rottura della lastra durante l'inlaggio dell'inserto.

Non usare la chiave torsiometrica (o


dinamometrica).

Slittamento dei morsetti sulla struttura portante. Snervamento delle


barre lettate o delle viti.
Contestazioni ed eventualmente necessit di smontare il rivestimento
per serrare nuovamente i tasselli o sostituirli.

Usare tasselli meccanici per calcestruzzo o


mattoni pieni su multifori o forati o blocchetti.

Allargamento o svasatura della sede del tassello, inclinazione verso il


basso del tassello, trasferimento del peso dei corsi sovrastanti del
rivestimento sui corsi sottostanti, crollo dei corsi sottostanti (fenomeno
autoesaltante).

Non pulire con aria il foro per i tasselli.

Slamento dei tasselli meccanici.


Non corretta reazione dei tasselli chimici.

Non miscelare le esatte quantit dei


componenti dei tasselli chimici e/o non
rispettarne i tempi d'indurimento e d'utilizzo.

Continuo allentamento dei tasselli, slittamento verso il basso delle


staffe o dei morsetti, caduta di lastre durante il montaggio, infortuni ai
posatori.

Usare tasselli chimici non sperimentati o di


marche non conosciute.

Scorretta composizione chimica. Scorretti tempi d'indurimento e


d'utilizzo.
Continuo allentamento dei tasselli, slittamento verso il basso dei
morsetti, caduta di lastre durante il montaggio, infortuni ai posatori.

Non usare la calza essibile o la gabbietta


forata sui mattoni forati o sui blocchetti
prefabbricati.

Ridotta tenuta allo slamento.


Continuo allentamento dei tasselli, slittamento verso il basso dei
morsetti, caduta di lastre durante il montaggio, infortuni ai posatori.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 68

prospetto

23

Errori e problemi conseguenti (Continua)


Errore

Problemi conseguenti (diretti ed indiretti)

Non scegliere la regolazione interno/esterno


dei morsetti in funzione dei fuori piombo e
delle variazioni dimensionali delle strutture.

Necessit degli spessori di compensazione fra staffe o morsetti e


struttura portante, scorretto bloccaggio di staffe o morsetti sulla
struttura portante, cedimenti eccessivi degli appoggi, chiusura e
apertura delle fughe, eventuali crolli.

Non utilizzare sistemi anti slittamento per


staffe e/o morsetti.

Deformazioni del sistema di ancoraggio per scorrimento delle staffe e/o


dei morsetti verso il basso, sovraccarico di alcuni ancoraggi, variazione
nell'altezza delle fughe, possibile messa in carica delle lastre stesse,
con rotture conseguenti.

Usare sigillante poco deformabile tra i giunti


delle lastre.

Dilatazioni termiche del rivestimento impedite, compressioni o trazioni


impreviste sul rivestimento, microfratture, ingresso ed accumulo
d'acqua, fratture.

importante ricordare che molti errori possono avere conseguenze indirette pi gravose
di quelle immediate, ad esempio: non usare la chiave torsiometrica per il serraggio dei
tasselli pu portare all'applicazione di coppie di serraggio troppo basse, con cedimenti
localizzati dei supporti.

7.6

Esempi di attivit da svolgere


Il presente punto descrive le attivit che devono essere svolte in modo che si possano
trarre i massimi vantaggi dal sistema di ssaggio scelto; alcune attivit sono valide in ogni
caso, altre servono solo in specici casi.
prospetto

24

Attivit da svolgere
Attivit

Vantaggi conseguenti (diretti ed indiretti)

Far controllare i fuori piombo in corso di


costruzione.

Contenimento dei rinzaf.


Diminuzione dei rischi di distacco dei rinzaf.

Far compensare i fuori piombo con adeguata


straticazione di malta rinforzata con rete.

Riduzione del rischio di decoesione (distacco fra strato e strato) dei


rinzaf.

Far montare le opere provvisionali.

Riduzione dei rischi d'infortunio, aumento della velocit di montaggio.

Usare e far usare i D.P.I.

Riduzione dei rischi d'infortunio, diminuzione dei rallentamenti o pause


impreviste.

Predisporre depositi protetti dei materiali.

Eliminazione delle rotture o danneggiamenti da parte di altre


maestranze, minore necessit di rifabbricare lastre.

Proteggere le aree di posa e le lastre posate.

Eliminazione delle rotture o danneggiamenti da parte di altre


maestranze, minore necessit di rifabbricare lastre, eliminazione dei
tempi persi per ripetere la posa o ripristinare i corretti allineamenti.

Usare prigionieri metallici a sparo sulle


strutture metalliche.

Riduzione al minimo dei tempi di aggrappo dei morsetti sulle strutture.


Sicurezza sulla tenuta degli aggrappi.

Controllare la resistenza all'estrazione dei


tasselli o prigionieri.

Sicurezza sulla tenuta degli aggrappi.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 69

gura

33

Traversi con clip a scatto in fresate inclinate e contrapposte

gura

34

Traversi affogati nel calcestruzzo con morsetti a squadretta

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 70

7.7

Piano dei controlli di qualit e dei collaudi

7.7.1

Prima del montaggio


Il controllo di qualit iniziale, ha lo scopo di constatare l'esistenza, all'inizio effettivo del
montaggio, delle condizioni ambientali ed oggettuali di progetto.

7.7.2

Durante il montaggio
Il controllo di qualit in corso d'opera, da eseguire per un numero di volte denito dal piano
delle ispezioni, ha lo scopo di constatare la permanenza delle condizioni ambientali ed
oggettuali iniziali.
In questo periodo il posatore svolge al suo interno operazioni di sorveglianza allo scopo di
constatare anche lo stato del sistema d'ancoraggio al ne di svolgere quegli interventi
necessari per garantire i risultati prestazionali previsti nel progetto.

7.7.3

Al termine del montaggio


Il controllo di qualit nale ha lo scopo di constatare la rispondenza del sistema di collegamento e supporto alle speciche di progetto e di vericare la conformit ai campioni di
riferimento. Questo controllo collegiale, confermato da redazione di verbale, deve aver
luogo entro 20 giorni dal completamento del montaggio del sistema d'ancoraggio, termine
che stabilisce in modo inequivocabile la ne dei lavori.
Nel caso di lavori che si svolgono in fasi o lotti successivi e separati, devono essere effettuate ispezioni nali parziali. Se il controllo di qualit nale ha esito positivo, viene
rilasciato l'attestato di conformit delle opere eseguite, al quale vengono allegati i verbali
dei precedenti controlli.
Per alcuni sistemi di ancoraggio (perlopi quelli puntiformi), il controllo nale sulla posa
del sistema di ancoraggio non pu essere possibile, poich il sistema di supporto
medesimo viene progressivamente occultato dalla posa delle lastre di rivestimento. In tal
caso il controllo durante il montaggio deve essere particolarmente accurato, ed eventualmente associato a controlli di qualit nali su singoli lotti di rivestimento, di estensione
prestabilita.
gura

35

Esempio di traversi angolari continui con linguette, montati su montanti

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 71

gura

36

7.8

Esempio di sottostruttura a montanti e traversi con morsetti a squadretta

Tecniche di controllo e collaudo


Le tecniche di controllo della conformit dell'esecuzione del sistema ai criteri ssati dalla
presente norma devono essere ricondotte al principio della dimostrazione oggettiva della
conformit dell'esecuzione o dell'eseguito con quanto stabilito a livello di progettazione e
d'impiego dei materiali, nonch al corretto utilizzo di mezzi ed attrezzature per la manipolazione dei componenti del sistema di collegamento e supporto.
Le tecniche di controllo e collaudo si intendono applicate sia al supporto edilizio che ai
componenti del sistema.

ISTRUZIONI PER LA MANUTENZIONE

8.1

Acquisizione dei dati originali di progetto ed esecuzione


Acquisire prima possibile, quindi preferibilmente durante la progettazione ed il montaggio,
tutti i dati di progetto ed esecuzione originari.
Nota

Senza tali dati sar comunque possibile eseguire una manutenzione soddisfacente, ma con tempi, difcolt
e costi probabilmente maggiori.
Fra i dati da acquisire vi sono:
a)

gli elaborati di progetto: i disegni architettonici relativi al sistema d'ancoraggio


meccanico ed al rivestimento di facciata, nonch altri disegni che diano indicazioni
per la manutenzione (ad esempio, disegni su cui sia indicata la posizione ed il tipo di
argani per i ponti di pulizia delle facciate);

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 72

8.2

b)

gli elaborati esecutivi del fabbricante e del posatore: le liste di fabbricazione dei
singoli componenti, i disegni di assemblaggio dei componenti, i disegni di posizionamento degli assemblaggi sulla facciata, le indicazioni di foratura del supporto
portante;

c)

i dati necessari per rintracciare fabbricante e posatore: intestazione dell'azienda,


indirizzo, telefono, fax, ecc;

d)

i dati identicativi di prodotti, componenti, utensili ed attrezzature utilizzati;

e)

schemi o indicazioni per sapere dove e come tali prodotti e componenti sono stati
effettivamente posti in opera, con annotazione degli adeguamenti specici per quel
cantiere, delle istruzioni in corso d'opera ricevute dalla Direzione Lavori.

Repertorio delle cause naturali di degrado


Ottenere o redigere un repertorio delle cause naturali di degrado nello specico quadro
ambientale ed oggettuale. Il repertorio deve:

8.3

a)

individuare i probabili degradi di origine naturale quali ad esempio: ossidazione o


altre reazioni chimiche dei componenti, perdita d'elasticit dei materiali, diminuzione
della sezione resistente dei componenti, sfarinamento degli spigoli delle sedi in cui
entrano i terminali del sistema d'ancoraggio, ecc;

b)

indicare per ogni probabile degrado una o pi possibili cause naturali: azione
dell'ossigeno naturale o di inquinanti atmosferici, fenomeni di fatica dovuti ai cicli
climatici naturali (caldo-freddo, giorno-notte, estate-inverno), ecc;

c)

proporre interventi per contrastare tale degrado, se esistono e sono praticabili, ad


esempio: sigillatura di giunti aperti per limitare l'afusso diretto d'ossigeno o d'inquinanti (se accettabile esteticamente e se non compromette le prestazioni
complessive della parete su cui installato il rivestimento); sostituzione dei materiali
corrodibili con materiali inossidabili (come l'acciaio AISI 04), verniciatura dei
materiali degradabili con prodotti protettivi specici; inglobamento dei componenti in
schiuma poliuretanica; inserimento di guaine molto comprimibili (per esempio
neoprene) nei punti di concentrazione degli sforzi o di vibrazione; placcatura delle
sezioni indebolite con materiali con elevate caratteristiche meccaniche (per esempio
bre di carbonio), ecc.

Repertorio delle cause di degrado imputabili ad errori di progettazione e/o esecuzione


Ottenere o redigere un repertorio delle cause non naturali di degrado nello specico
quadro ambientale ed oggettuale. Esso deve:
a)

individuare i probabili degradi dovuti ad errori di progettazione e/o montaggio, quali


ad esempio: allargamento delle sedi in cui entrano i terminali del sistema
d'ancoraggio, strappo di porzioni del rivestimento in corrispondenza degli agganci,
caduta di lastre, parziale o totale svellimento dei tasselli di aggrappo, ovalizzazione
delle sedi dei tasselli, ecc;

b)

indicare per ogni probabile degrado una o pi possibili cause imputabili direttamente
all'uomo: adattamento in opera delle sedi dei terminali per facilitare o rendere
possibile il montaggio, mancanza di prove di resistenza allo strappo delle lastre,
mancanza di calcoli dell'interazione lastra/ancoraggio, scelta scorretta del tassello
rispetto al supporto disponibile, errato serraggio del tassello (nota bene: sui tasselli
di qualit sempre indicata la coppia di serraggio), ecc;

c)

proporre interventi per contrastare tale degrado, se esistono o sono praticabili; ad


esempio: rifabbricare le lastre proditoriamente modicate e contemporaneamente
studiare e fornire un sistema d'ancoraggio che sia regolabile, eseguire le prove di
resistenza allo strappo e simultaneamente studiare e fornire dei terminali adeguati
(di solito pi estesi), calcolare l'interazione lastra/ancoraggio e conseguentemente
sostituire il sistema d'ancoraggio e/o cambiare le lavorazioni sulle lastre, sostituire i
tasselli smontando e rimontando la facciata, serrare correttamente i tasselli
smontando e rimontando la facciata (nota bene: usare chiavi dinamometriche o
torsiometriche), ecc.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 73

8.4

Programma di manutenzione ordinaria e straordinaria


La manutenzione ordinaria programmata dipende, per entit, periodicit e tecniche di
esecuzione, dai prodotti utilizzati e dai metodi di posa; deve essere eseguita secondo le
istruzioni fornite dal fabbricante e dal posatore. Se l'esito delle ispezioni condotte durante
la manutenzione ordinaria fosse la constatazione di patologie in atto, necessario
procedere con un intervento straordinario immediato allo scopo di ripristinare le condizioni iniziali (ad esempio: all'insorgere di fenomeni corrosivi necessario intervenire,
previa eventuale rimozione del rivestimento di facciata nelle zone interessate, secondo le
istruzioni del fabbricante e secondo la tecnologia corrente).

REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTRATTUALI

9.1

Contratto
Il contratto il documento principale. anche detto capitolato generale.
In particolare devono costituire parte integrante del capitolato generale le seguenti parti:
a)

regole generali (responsabilit, compiti, ecc.);

b)

regole procedurali;

c)

indicazioni sulle quantit da eseguire;

d)

pattuizioni sui prezzi o i compensi;

e)

pattuizioni sui tempi di esecuzione dei lavori;

f)

rimandi alle norme UNI (inclusa la presente norma)9);

g)

speciche di progetto;

h)

schede tecniche dei prodotti e dei sistemi;

i)

speciche di cantiere;

j)

speciche sui controlli e collaudi;

k)

criteri di misurazione;

l)

regole di sicurezza;

m)

regole di garanzia sulla qualit dei lavori.

Alcune di queste parti possono essere sostituite od integrate, in tutto od in parte, da un


capitolato speciale e/o da disegni di contratto; in questo caso, sia il capitolato speciale sia
i disegni di contratto devono essere citati, con adeguati riferimenti, nel capitolato
generale.
Le indicazioni sulle quantit da eseguire possono essere sostituite od integrate da un
computo metrico estimativo; in questo caso, bisogna inserire un rimando nel capitolato
generale al computo metrico estimativo.
Le pattuizioni sui prezzi o compensi possono essere sostituite od integrate da un elenco
prezzi; in questo caso, nel capitolato generale deve esistere un rimando all'elenco prezzi.
Le pattuizioni sui tempi di esecuzione dei lavori possono essere sostituite od integrate da
un programma lavori; in questo caso, il programma lavori deve essere citato nel capitolato
generale.

9.2

Capitolato speciale
Il capitolato speciale dei lavori per strutture di ancoraggio l'allegato al capitolato
generale che deve descrivere dettagliatamente tutti i lavori e le operazioni che si devono
effettuare, incluse quelle di controllo e collaudo.
il documento di riferimento per l'impresa esecutrice delle opere e di controllo per il
Direttore dei lavori. Il capitolato speciale assolve molteplici funzioni, fra cui:
a)

9)

indicare, con linguaggio tecnico e comprensibile a tutti gli operatori, la metodologia


applicativa del sistema;

In assenza di norme nazionali, possibile fare riferimento a norme estere.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 74

b)

elencare caratteristiche dimensionali e prestazionali dei componenti del sistema e


del sistema nel suo insieme;

c)

fare riferimento, per le caratteristiche di cui sopra, alla normativa vigente in termini
precisi ed esaustivi (indicando ente di normazione, numero norma, anno, titolo);

d)

descrivere correttamente le sequenze di posa;

e)

richiamare il testo ad elaborati graci allegati.

Alcune di queste funzioni possono essere svolte, in tutto od in parte, tramite dei disegni di
contratto; in questo caso i disegni di contratto devono essere citati, con adeguati riferimenti, nel capitolato speciale.

9.3

Disegni di contratto
I disegni di contratto sono l'allegato al contratto che descrive gracamente i lavori e le
operazioni che si devono effettuare. Devono contenere:

9.4

a)

disegni d'insieme che facciano individuare chiaramente le parti incluse nel contratto;

b)

disegni di dettaglio che diano le informazioni grache di partenza al progettista per


progettare, al montatore per installare, al manutentore per mantenere il sistema
d'ancoraggio;

c)

disegni di particolare che indichino gracamente le richieste speciche del committente.

Computo metrico estimativo


Il computo metrico estimativo l'allegato al contratto che deve contenere:

9.5

a)

l'elenco dei singoli componenti, servizi o attivit da effettuare;

b)

per ogni voce, il dettaglio delle misure elementari con il riferimento alle zone o aree
da cui sono state ricavate, il calcolo dei totali, eventuali schizzi per informazioni
aggiuntive.

Elenco prezzi
L'elenco prezzi l'allegato al contratto che deve contenere:

9.6

a)

l'elenco dei singoli componenti, servizi o attivit da effettuare, come previsto dal
computo metrico estimativo;

b)

per ogni voce, il prezzo unitario, la quantit, l'importo;

c)

un elenco di materiali, noli e opere compiute che potrebbero eventualmente essere


necessarie, oltre al previsto;

d)

per ogni voce d'imprevisti, il prezzo unitario.

Programma lavori
Il programma lavori l'allegato al contratto che dettagliatamente, attivit per attivit, deve
indicare principalmente:
a)

la durata delle attivit;

b)

i legami funzionali fra le attivit (la sequenza temporale fra di esse oppure la sovrapposizione totale o parziale);

c)

le risorse assegnate ad ogni attivit.

10

INDICAZIONI PER IL CANTIERE E LA GESTIONE

10.1

Tecniche di rilievo
Il rilievo del costruito dovr essere accurato e completo, in modo da:
a)

fornire il controllo della corrispondenza fra costruito e progettato al progettista


globale della nuova costruzione;

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 75

b)

dare tutte le informazioni possibili al progettista del sistema di ancoraggio per


decidere su tutte le componenti variabili del sistema stesso;

c)

dare tutte le informazioni necessarie al posatore del sistema di ancoraggio della


facciata per montare tutte le componenti del sistema, in funzione del reale
andamento del costruito.

In questo modo sar possibile, quando necessario, prendere decisioni modicative in


tempo utile (ad esempio sulla base di suggerimenti del progettista del sistema
d'ancoraggio, i dati di rilievo possono portare il progettista globale a cambiare il tipo
stesso di ancoraggio prima che il fabbricante inizi la lavorazione).

10.1.1

Operazioni da compiere prima dei sopralluoghi


Le tecniche di rilievo comprendono una serie di operazioni da svolgere assolutamente
prima della visita in cantiere:

10.1.2

a)

raccolta di tutti gli elaborati graci di competenza;

b)

loro lettura e comprensione approfondita;

c)

eventuale visione di fotograe del costruito;

d)

eventuale chiarimento con il progettista globale dei punti dubbi;

e)

preparazione di un menab su cui appuntare le misure;

f)

selezione degli strumenti di misura adeguati per lo specico edicio e cantiere.

Operazioni da compiere durante i sopralluoghi


Le attivit da eseguire durante la visita sono:
a)

rilievo progressivo per intero di ogni singola facciata, sia in planimetria che in elevazione, con particolare attenzione ai fuori-piombo ed alle non-planarit;

b)

rilievo di dettaglio dei punti critici di ogni facciata;

c)

controllo sul menab della completezza della progressione del rilievo;

d)

stesura di schizzi aggiuntivi per eventuali punti critici imprevisti;

e)

annotazione di appunti sullo svolgimento del rilievo.

I punti da rilevare sono principalmente quelli in cui si prevede che il sistema d'ancoraggio
si debba aggrappare alle strutture retrostanti. Nel caso di ancoraggio puntiforme, consigliabile rilevare almeno 1 punto ogni 5~10 ancoraggi per grandi superci ed almeno 1
punto ogni 2~5 ancoraggi per piccole superci. Nel caso di ancoraggio con struttura
secondaria complessa, consigliabile rilevare 1 punto ogni 2~5 staffe per grandi superci
ed almeno 1 punto ogni 1~2 staffe per piccole superci.

10.1.3

Operazioni da compiere dopo i sopralluoghi


Le attivit da compiere subito dopo le operazioni di rilievo sono:

10.2

a)

controllo in contraddittorio con le dimensioni teoriche delle dimensioni rilevate;

b)

stesura del disegno denitivo del rilievo, sulla base del menab.

Tecniche diagnostiche
Le tecniche diagnostiche devono garantire da un punto di vista oggettuale e sico che il
costruito sia atto a ricevere il sistema di ancoraggio. Pertanto si deve controllare a
campione e tramite adeguati strumenti:
a)

la corrispondenza reale delle strutture costruite rispetto a quelle mostrate negli


elaborati di progetto;

b)

la capacit portante complessiva delle strutture;

c)

la solidit locale dei componenti le strutture, nei punti dove presumibilmente saranno
piazzati i tasselli ad espansione o chimici o quant'altro sia comunque necessario per
ssare il sistema di ancoraggio al supporto edlizio.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 76

10.3

Ponteggi
I ponteggi, specicamente per il montaggio del sistema di ancoraggio, devono:
a)

creare un piano di lavoro adeguato per i posatori del sistema;

b)

fornire una zona d'appoggio per i componenti del sistema da utilizzare al piano;

c)

non interferire con la posa del sistema.

Pertanto gi in fase di progettazione del ponteggio, deve esistere collegamento e scambio


d'informazioni fra il progettista del sistema di ancoraggio della facciata ed il progettista del
ponteggio. In fase di montaggio del ponteggio, le modicazioni operative decise dalla
Direzione Lavori devono preferibilmente essere concordate con il progettista del sistema
di ancoraggio della facciata.
Se il ponteggio realizzato appositamente per il montaggio del rivestimento, deve avere
larghezza del ponte, altezza d'interpiano e passo dei montanti adeguati alle dimensioni
massime dei componenti del sistema di ancoraggio e delle lastre di rivestimento da
posare. Se il ponteggio ha anche altri scopi o standard, il progettista del sistema
d'ancoraggio dovr tenere conto della larghezza, altezza e passo imposti.

10.4

Imballo
Per mantenere la loro durabilit in opera, sia i componenti del sistema di ancoraggio che
le lastre di rivestimento di facciata non devono essere danneggiati durante le operazioni di
magazzinaggio, trasporto, movimentazione e posa. quindi consigliabile prevedere dei
sistemi di protezione temporanea dei prodotti, soprattutto in relazione alle prestazioni di
natura meccanica richieste.
Durante le operazioni suddette devono essere adottati imballi o altre provvisioni che
consentano queste protezioni:
a)

protezione delle superci contro abrasioni e intaccature;

b)

protezione degli angoli e dei bordi contro urti e schiacciamenti;

c)

protezione contro il ristagno di acqua o umidit condensata (specie per i materiali


ossidabili o i rivestimenti sensibili all'acqua);

d)

protezione degli elementi contro deformazioni permanenti (curvatura di prolati,


fuori-squadro di morsetti, ecc.);

e)

protezione contro la fuoruscita occasionale di elementi dal singolo imballo (sia per
motivi di sicurezza durante la movimentazione ed il sollevamento che per evitare
mancanza di pezzi durante la posa).

I sistemi di ancoraggio sono generalmente confezionati in fasci (per i prolati) e sacchi o


scatole (per i componenti). Vericare che il peso del singolo fascio, sacco o scatola sia
compatibile con le capacit dei mezzi di sollevamento e trasporto disponibili. Se prevista
movimentazione manuale, vericare che il singolo imballo rispetti le prescrizioni di peso o
le avvertenze della legislazione vigente10).

10.5

Trasporto
Il trasporto dei componenti del sistema di ancoraggio e delle lastre di rivestimento deve
avvenire con mezzi idonei in modo che:

10)

a)

l'appoggio dei fasci di proli o dei pacchi di lastre di rivestimento avvenga su distanziali, preferibilmente di legno o materie plastiche espanse, posti ad una distanza tra
loro adeguata alle caratteristiche del prodotto;

b)

il piano d'appoggio sia compatibile con la forma dei fasci o dei pacchi da trasportare;

c)

sia evitata la caduta accidentale di singoli sacchi o scatole di componenti, di singole


lastre.

Al momento della pubblicazione della norma in vigore il DL 626/94.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 77

10.6

Magazzinaggio
Gli imballi devono sempre essere mantenuti sollevati da terra sia in magazzino che in
cantiere; dovranno avere sostegni preferibilmente di legno o materie plastiche espanse a
superci piane di dimensioni ed a distanze adeguate alle caratteristiche del singolo
imballo.
Gli imballi dovranno essere depositati in luoghi non umidi; altrimenti si vericheranno,
sugli elementi pi interni all'imballo e quindi meno ventilati, ristagni di acqua di condensa,
particolarmente aggressiva sui metalli, con conseguente formazione di prodotti d'ossidazione (per esempio ruggine bianca per lo zinco).
Gli imballi dovranno essere depositati in modo da favorire il deusso delle acque meteoriche, quando sia necessario immagazzinarli all'aperto.
Se lo stoccaggio non seguito a breve dalla posa, bene coprire gli imballi con teli di
protezione.
Occorre porre attenzione ad eventuali fenomeni di corrosione elettrochimica conseguenti
a contatti tra metalli differenti anche durante il periodo di magazzinaggio.

10.7

Mezzi di movimentazione e sollevamento


Il peso degli imballi (fasci, sacchi, scatole) deve essere compatibile con le portate dei
mezzi di movimentazione e sollevamento.
I fasci devono essere sempre imbracati in almeno 2 punti, distanti tra loro non meno della
met della lunghezza media dei fasci stessi. Il sollevamento dei fasci deve preferibilmente
essere effettuato con cinghie tessute con bra sintetica (nylon) di larghezza maggiore
di 10 cm in modo che il carico sulla cinghia sia distribuito ed eviti deformazioni. Se del
caso (prolati deformabili), devono essere impiegati appositi distanziatori sopra e sotto il
fascio. Occorre porre attenzione afnch le imbracature dei fasci non possano muoversi
durante il sollevamento.
I sacchi e le scatole devono essere inseriti in apposite ceste o contenitori chiusi perimetralmente, con una distribuzione uniforme dei pesi per evitare ondeggiamenti o ribaltamenti della cesta. Le manovre devono essere eseguite con cautela e gradualit.
Il deposito degli imballi al piano deve essere effettuato solo su zone idonee a sopportarli,
sia per resistenza che per condizioni di appoggio (anti-ribaltamento) e sicurezza anche in
relazione agli altri lavori in corso.

10.8

Minimizzazione del disturbo all'utenza


Nel caso in cui in prossimit della nuova costruzione vi siano abitazioni, ufci, industrie o
altro con presenza di utenti durante la posa del sistema ancoraggio, si devono mettere in
atto provvedimenti per:
a)

eliminare o ridurre la dispersione di polveri al di fuori del cantiere;

b)

minimizzare le emissioni sonore disturbanti;

c)

eliminare o ridurre l'impatto della movimentazione dei mezzi di cantiere sul trafco
locale e sulla pulizia della sede stradale.

Pertanto la progettazione del sistema dovr essere svolta in modo da ridurre al minimo i
tagli, i fori, gli aggiustaggi, le piegature e le verniciature in opera. Il coordinamento con il
progettista delle armature dei calcestruzzi armati dovr portare ad evitare al massimo i
tentativi di foratura (per l'inserzione di tasselli ad espansione o chimici) in corrispondenza
di dette armature.
Le consegne dei componenti del sistema ed il loro montaggio dovranno avvenire in modo
logico, secondo una corretta sequenza facciata per facciata.

UNI 11018:2003

UNI

Pagina 78

UNI
Ente Nazionale Italiano
di Unicazione
Via Battistotti Sassi, 11B
20133 Milano, Italia

La pubblicazione della presente norma avviene con la partecipazione volontaria dei Soci,
dellIndustria e dei Ministeri.
Riproduzione vietata - Legge 22 aprile 1941 N 633 e successivi aggiornamenti.

Potrebbero piacerti anche