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La Ripartizione Dei Carichi - Bozza 1
La Ripartizione Dei Carichi - Bozza 1
STRUTTURE
LARIPARTIZIONEDEICARICHINEGLIEDIFICI
PaolacciFabrizio
UniversitdegliStudiRomaTre
FacoltdiIngegneria
INDICE
1. Introduzione
2. Laripartizionedeicarichiverticali
2.1. Laripartizionedeicarichiverticalisulletravi
2.1.1. Ilmetododelleareediinfluenza
2.1.2. Ilcomportamentoapiastradelsolaio
2.2. Laripartizionedeicarichiverticalisuipilastri
2.2.1. Modelliisostatici:Ilmetododelleareediinfluenza
2.2.2. Modelliiperstatici:travecontinua
2.2.3. Modelliiperstatici:iltelaioparzialeetotale
2.2.4. Linfluenzadelladeformabilitassialedeipilastri
3. Laripartizionedeicarichiorizzontali
3.1. Introduzione
3.2. Ilcomportamentodellestrutturepiane
3.2.1. Glischemistrutturalitipici
3.2.2. Lestruttureintelaiate
3.2.2.1.
Isistemiarittipendolari(struttureinacciaio)
3.2.2.2.
IsistemiMRF(sheartype,travideformabili,etc..)
3.2.3. Ilcomportamentodellepareti
3.2.3.1.
Leparetipiene
3.2.3.2.
Lepareticonaperture(metodianaliticienumerici)
3.2.4. Isistemitelaioparete
3.3. Ilcomportamentodellestrutturetridimensionali
3.3.1. Laripartizionedelleazioniorizzontaliinedificimonopianoadelementidiscreti
3.3.2. Ladisposizioneinpiantadeglielementiirrigidenti
3.3.3. Lamodellazionedeinucleiscaleeascensori
1. Introduzione
Ilprogettodiedificiconstrutturaintelaiata,comequelloillustratoinfigura1siarticolain
diversefasi,ognunadellequalihaunpesorelativodifferente.
Particolarmente importante la fase iniziale del progetto, ossia lideazione della
struttura,laqualecaratterizzatadaunaltogradodisoggettivitdapartedelprogettista.
Infatti,eglidevenecessariamenteinterpretareleesigenzefunzionalietradurleinunamaglia
strutturale dal buon funzionamento statico e che sia contemporaneamente in grado di
realizzarelaformapensataperledificio.
edificio
La scelta degli elementi e della loro disposizione allinterno della maglia strutturale
dipendedamolteplicifattori(tipologiadelleazioniesterne,materialicostituentiglielementi
strutturali,vincoliarchitettonici,etc).Talesceltahaunainfluenzadirettasulpercorsodei
carichi allinterno della struttura. Per tale motivo opportuno che il progettista sia ben
consapevole delle conseguenze sul buon funzionamento statico della struttura che una
disposizionedielementiharispettoadunaltra.
Ad esempio, la parete presente nella struttura di figura 1 rappresenta, come si pu
facilmenteintuire,unaiutoneiconfrontidelleazioniorizzontaliindirezionetrasversale,in
quantolasuaelevatarigidezzapermettediassorbirneunaelevataquantit,avantaggiodei
2. Laripartizionedeicarichiverticali
Unastrutturageneralmentedestinataaltrasferimentodelleazioniesternealterreno
sul quale fondata. Un categoria di carichi particolarmente rilevante, in quanto di natura
quasipermanente,quelladeicarichiverticali,ingenererappresentatidaipesipropridegli
elementi strutturali (solai, travi, pilastri, etc) o da carichi variabili che dipendono dalla
destinazionedusodelledificio(civileabitazione,scale,balconi,etc).
Lemodalitconlaqualeicarichiverticalisidistribuisconoallinternodellastrutturasono
legateallaseguentecatenadiripartizione:
SOLAIOTRAVIPILASTRI,SETTIFONDAZIONI
Infattiilsolaioilprimoelementoconilqualeicarichiverticaliinteragiscono.Sipensiad
esempio al peso dei sovraccarichi accidentali, come il peso delle persone o il peso dei
tramezzi.
PILASTRO
SOLAIO
TRAVE
Figura2.1Catenadiripartizionedeicarichiverticali
Infattiilsolaioilprimoelementoconilqualeicarichiverticaliinteragiscono.Sipensiad
esempio al peso dei sovraccarichi accidentali, come il peso delle persone o il peso dei
tramezzichepoggianosullestradossodelsolaio.
Analizziamooralaprimapartedellacatena:solaiotravi.Icarichicheagisconosulsolaio
sono generalmente di natura distribuita, spesso superficiale o lineare, anche se non
mancanoesempidicarichiconcentrati.Occorrevalutarelamodalitditrasferimentoditali
carichisulletravi.
Un approccio spesso seguito in sede di progetto quello cos detto della larghezza
dinfluenzadelletravi.Inpraticasiimmaginacheilpesodistribuitosullasuperficiedelsolaio
sitrasferiscaalletraviproporzionalmenteadunalarghezzapariallasommadelleduesemi
lucidelsolaiocheinteragisceconlatrave,Figura2.2.Intalmodoilcaricosulletraviancora
distribuito,ancheselinearmente.
L1
L=(L1+ L2)/2
L2
Figura2.2Piantadiunimpalcatoinc.a.Lucedinfluenzadiunatrave
p
pt
Figura2.3Ilmodelloassociatoalmetododellalarghezzadinfluenza(modelloisostatico)
che corrisponde proprio al peso distribuito linearmente calcolabile col metodo della
larghezzadinfluenza.
Il metodo della luce dinfluenza delle travi presenta delle evidenti limitazioni legate
essenzialmenteaduefattori:
a) Ilcomportamentodelsolaiobidimensionale
b) Il modello ad esso associato non del tutto soddisfacente per il fatto che
linterazioneflessionaletrasolaioetravivienedeltuttotrascurata.
Figura2.3Ilmodelloditravecontinuadelsolaio(modelloiperstatico)
Persemplicit,facciamoriferimentoalcasodifigura2.2,immaginandochelecampate
delsolaioadiacentelatraveabbianouguallucepariadL.Intalcasoilmodellodegenerain
unmodelloditraveincastroappoggio.Lareazionestrutturaleptossiailcaricolinearmente
distribuito da attribuire alla trave in tal caso pari a 1.25 pL, con un incremento del 25%
rispetto al risultato ottenibile col metodo della larghezza dinfluenza secondo il quale il
caricodistribuitosullatravevarrebbeinvecepL.
Alcontrario,sugliappoggidiestremitilcaricodaattribuireallatravevienesottostimato
rispettoalmetododellalarghezzadinfluenza,essendolareazioneverticaleparia0.375pL.
Il modello di trave continua, stante lindeformabilit verticale delle travi, modifica
fortemente la distribuzione del carico verticale dal solaio alla trave, della quale occorre
valutarne lattendibilit. A tale scopo si pu affinare il modello introducendo un ulteriore
modificapertenercontodellacorrettainterazionetrasolaioetravidibordo.
Le travi, come noto, possiedono una rigidezza torsionale elevata che potrebbe
influenzare la distribuzione del taglio nel solaio e conseguentemente la ripartizione dei
carichisulletravi.
Consideriamoancorail modellodifigura2.3.Modifichiamolointroducendolarigidezza
torsionalektdelletravidibordorappresentatadamollerotazionalidirigidezzakt(figura6).
kt
Figura6Modificadelmodelloditravecontinuadelsolaio
maggiore e la somiglianza del modello cos modificato con il metodo della larghezza
dinfluenza.
Dalpuntodellaripartizionedeicarichitalemodellointermediodovrebberappresentare
una soluzione non troppo lontana da quella reale, che evidentemente risente di ulteriori
fattorifinquitrascurati,comeadesempioilcomportamentobidimensionaledelsolaio.
Figura7Comportamentobidimensionalediunsolaio
Il comportamento a piastra del solaio produce infatti una ulteriore variazione della
distribuzionedeicarichitrasolaioetravi.
Infatti,intalcasolaripartizionedeicarichiseguelaformaindicatainfigura8.
Figura8Comportamentoapiastradelsolaio:ripartizionedeicarichi
Ilcaricoptdaconsiderareripartitosulletravievidentementenoncostantemavariabile
linearmente.Occorreperosservarecheilvaloremassimodelcaricodistribuitosulletravi
pari a quello suggerito dai modelli monodimensionali. Dunque lerrore che si commette
nellusodimodelliditravipiuttostochedimodellidipiastraafavoredisicurezza.Pertale
motivo luso dei modelli semplici come quelli monodimensionali ancora molto diffuso e
lapprossimazionedelmetododellalarghezzadinfluenzapicheaccettabile.
Il ragionamento fin ora seguito pu essere ripetuto anche per la parte della catena di
ripartizionedeicarichifratraviepilastri.
Consideriamoinfattiungenericotelaiopianoapparteneteallastrutturadifigura3,eper
semplicitsiconsiderinolelucieguali.
p2
p1
Figura8ModellodelTelaioeripartizionesecondoilmetododellalarghezzadinfluenza
Ilmetododellalarghezzadinfluenzaprevedeancheinquestocasounmodelloisostatico
che rappresentato in figura 8. Le travi sono appoggiate ai pilastri ai quali trasmettono il
caricoinproporzioneallaloroluceL.Adesempioperilpilastrocentralelosforzonormaleal
pianoterravarr
10
1.25
mentreperipilastrilateralilosforzonormalediminuitodel25%
0.375
Il modello di trave continua potrebbe cadere in difetto nel caso di campate di piccola
lucechealteranosensibilmenteladistribuzionedeicarichisuivincoli.Adesempiolatravedi
figura 9, per il fatto che ha la campata di sinistra molto pi piccola di quella di destra
presentaunareazionenelpilastrodisinistradisegnonegativo.Talerisultatomostracome
lutilizzodelmodelloditravecontinuanonsemprefisicamenteaccettabile.
Per rendere il modello pi realistico si osservi che il forte impegno rotazionale
dellestremitdisinistradellatravedovrebbeinrealtimpegnareflessionalmenteilpilastro,
chenelmodelloditravecontinuasoggettosoloasforzonormale.
p
pt
Figura9Modelloditravecontinuaconcampatapiccola
Adesempioperunalucedisinistraparia2metrieunalucedidestrapari6meuncarico
di20kN/milmomentoflettenteelereazioniagliappoggisonoindicatiinfigura10.Daessa
sievincecomeglisforzinormalisuipilastricentraleedisinistrasianoevidentementevalutati
inmanieraerrata.
Momento Flettente
Taglio
Reazioni Vincolari
11
Conriferimentoallesempioprecedenteaggiungendoanchelaporzionedipilastricheva
dalpuntodinullodelmomentoalnodotravepilastro,sipuosservarecomelavalutazione
dellosforzonormalesuipilastridiventipiragionevole(Figura12).
Momento Flettente
Taglio
Sforzo Normale
Ci confermato dai risultati sul modello completo del telaio mostrati in figura 13. Si
evinceinoltrecomelesollecitazionisulletravirisultanoesserepiattendibilidelmodelloa
travecontinua.
12
Momento Flettente
Taglio
Sforzo Normale
Inpresenzaditelaiconunnumeroelevatodicampate,lezonecentralisonoquelleperle
qualiilmodelloditravecontinuapuritenersiancorasufficientementeaccurato,siaperla
valutazione delle caratteristiche della sollecitazione delle travi, sia per la ripartizione dei
carichi verticali sui pilastri, per la quale anche il metodo della lunghezza diinfluenza pu
essere proficuamente utilizzato. Lattendibilit dei modelli pi semplici si perde solamente
nelle zone di estremit delle travi. Ad esempio la Figura 14 mostra i risultati in termini di
sollecitazioni di un telaio a 2 piani con altezza interpiano di 3 m e 10 campate di 6 m
ciascuna. Le travi sono sollecitate da un carico uniformemente ripartito di 20 kN/m. Nelle
campatecentraliirisultatisonosostanzialmenteinaccordoconquellidiunatravecontinua
con10campate,mentredivergononellezonediestremit.
Momento Flettente
Sforzo normale
I risultati fin qui esposti possono essere estesi anche a telai con un numero elevato di
pianiconlavvertenzachelemaggiorideviazionisiavrannonelprimoenellultimopianoper
la presenza di vincoli che alterano la distribuzione delle sollecitazioni: lincastro in
fondazionespostailpuntodinullodelmomentosulpilastroversoilbassopercuiipilastri
delprimopianorisultanopideformabilidiquellideipianiintermedidoveinveceilpuntodi
13
nullo del momento posto generalmente a met altezza del pilastro; a causa dellassenza
delpilastrodelpianosuperiorelultimopianopresentaanchessovincolimenorigididiquelli
dei piani intermedi. Un esempio illustrato in figura 15 dove illustrato landamento del
momentoflettenteperiltelaiodifigura13maoracon10piani.
Piani intermedi
Ppij=peso pilastro
Wij = peso piano
n=numero piani
Figura 16 Metodo delle aree dinfluenza per la determinazione dello sorzo normale nei pilastri
14
In particolare, per la valutazione dello sforzo normale nei pilastri ancora valido il
metodo delle lunghezze dinfluenza, denominato nel caso specifico metodo delle aree
dinfluenza in quanto riguarda pi travi che convergono nel pilastro e dunque unarea
piuttosto che una lunghezza. La figura 16 mostra come valutare larea dinfluenza di un
pilastro.
Da quanto esposto fin ora si pu possono trarre alcune significative conclusioni
sullutilizzo di metodi e modelli semplificati per una corretta valutazione delle modalit di
ripartizionedeicarichiverticalitraglielementiresistentidiunastruttura:
Tabella1.Coefficienticorrettividelleareedinfluenza
Pilastro
Coefficiente
interno
di bordo
0.9
1.1
dangolo
0.8
2) Epossibileutilizzareilmodelloditravecontinuaperlavalutazionedellesollecitazioni
neisolaiapattodiapportareopportunemodificheneivincolidiestremitinmanierada
tenercontodellecondizionidibordochemodificanoladistribuzionedellesollecitazioni
negli elementi. Generalmente sufficiente applicare un momento negli appoggi di
bordo pari a pL2/(2024) al modello di trave continua (p, L=luce e carico campata di
bordo)perottenererisultatiattendibili.
15
3) Perlavalutazionedellesollecitazionenelletravipossibileutilizzareilmodelloditrave
continua, anche se il modello di telaio parziale da preferire, in quanto mette
automaticamente in conto linfluenza della deformabilit flessionale dei piastri sulle
sollecitazionedellatrave.
4) La costruzione di modelli di telaio parziale dipende da una corretta valutazione dalla
distanza tra il nodo travepilastro e il punto di nullo del momento. Tale distanza pu
essere scelta pari ad h/2 per le travi dei piani intermedi, mentre per il piano primo e
ultimo deve essere necessariamente aumentata. Una misura ragionevole pu essere
assuntaparia2/3h.
16
3. Laripartizionedeicarichiorizzontali
Modellomonodimensionale
La struttura viene sostituita da un elemento di trave monodimensionale sul quale a
diverse altezze (rappresentati i diversi piani) sono applicate le forze esterne (orizzontali e
verticali).Unmodellocosfattopuessereutilizzatoperavereunideasullarispostaglobale
delsistemacomeadesempioglispostamentidipianoetaglidipiano.Essononpuessere
utilizzatonelcasocifosselesigenzadivalutarelesollecitazionideisingolielementi.
spostamento
tagliodibase
Figura17Modellimonodimensionale
Modellobidimensionale(2D)
Se ledificio presenta un comportamento di tipo simmetrico lanalisi della sua risposta
puessereridottaallanalisidellarispostadialcunisuoielementi.Nelloschemadistruttura
intelaiatasiscegliegeneralmenteuntelaiopianonelladirezionedisollecitazione.
Tale modello, pur nella sua semplicit, permette di avere un certo grado di dettaglio
delle sollecitazioni dei singoli elementi strutturali sufficiente per valutare la sicurezza
strutturale.Imodellibidimensionalisonostaticosdiffusichealcuniautoriinpassatohanno
17
proposto metodi di soluzione ad hoc (per la verit assai laboriosi ma efficaci) per
comportamentolinearedellemembrature.
sollecitazione
Figura18Modellobidimensionale
Con lavvento del calcolo automatico delle strutture questi modelli sono stati e sono
tuttora utilizzati anche per la valutazione della risposta di telai a comportamento non
lineare.
Modellotridimensionale(3D)
E di fatto il modello pi accurato. Permette di modellare il comportamento di edifici
anche estremamente irregolari, sia in pianta sia in elevazione. Si consideri ad esempio un
edificio con la pianta indicata in seguito. Se si applicassero delle forze orizzontali si pu
immaginarefacilmentelapresenzadiunrotazionedelgenericopiano,questoperlevidente
differenzadicomportamentodeitelaidisinistradaquellididestra(iprimisonopirigidie
quindisideformanoinmisuraminore).
Figura18ModelloTridimensionale
18
Per la valutazione delle forze che competono ai singoli telai, non per sufficiente
distribuire lazione esterna in funzione della rigidezza globale dei telai stessi, ma occorre
necessariamente adottare un modello trdimensionale, che metta in conto anche
laccoppiamentorototraslazionaledelledificio.
Nei paragrafi successivi verranno analizzate le modalit di ripartizione dei carichi
orizzontali tra gli elementi di una struttura intelaiata, in presenza o meno di elementi
irrigidenti quali pareti, nuclei ascensore, utilizzando sia modelli piani che tridimensionali e
mettendo in luce il ruolo dei singoli elementi. Lintento quello di suggerire alcune
raccomandazioni sulla disposizione in pianta e in elevazione degli elementi per un
comportamentostrutturalepifavorevoleneiconfrontidelleazioniorizzontali.
3.1. Ilcomportamentodellestrutturepiane
3.1.1. Ilcomportamentodellestruttureintelaiatepiane
(discussione sul comportamento di telai a ritti pendolari di telai MRF (shear-type e non) e di
strutture miste pareti-telaio
19
3.1.2. ilcomportamentodellepareti
(introduzione)
3.1.2.1.
ilcomportamentodelleparetipiene
3.1.2.2.
ilcomportamentodellepareticonaperture
3.1.2.2.1. pareticontrasversiinfinitamenterigidi
3.1.2.2.2. pareticontrasversiinfinitamentedeformabili
3.1.2.2.3. pareticontrasversiadeformazionefinita
(ILMETODODELLEMENSOLECOMPOSTE,LAMODELLAZIONEAGLIELEMENTIFINITI)
20
3.2. ILCOMPORTAMENTODELLESTRUTTURE
TRIDIMENSIONALI
Come gi si avuto occasione di osservare gli edifici reali possono presentare un
comportamento strutturale che per sua natura di presta ad essere meglio rappresentato da
modelli tridimensionali piuttosto che da modelli piani. Il caso della valutazione delle
sollecitazioni dovute ad azioni orizzontali agenti sugli edifici intelaiati un caso tipico che per
il suo enorme interesse, soprattutto nel campo delle azioni sismiche e del vento, bene trattare
in maniera approfondita, mettendo in luce gli aspetti che riguardano la corretta disposizione
in pianta e in elevazione degli elementi strutturali (travi, pilastri, setti, nuclei, etc..) allinterno di
un edificio.
Nei paragrafi precedenti si gi avuto occasione di analizzare il comportamento statico
di strutture piane sotto azioni orizzontali. Per capire i concetti base legati allestensione del
problema a tre dimensioni, viene dapprima analizzato il problema della ripartizione delle
forze orizzontali in edifici mono piano, costituiti da elementi distinti (pilastri, pareti, nuclei etc..)
collegati tra loro da un solaio rigido. Vengono poi forniti dei criteri di massima sulla
distribuzione in pianta degli elementi irrigidenti (pareti, nuclei ascensore)
Infine viene analizzato il caso di edifici a pi piani e vengono fornite alcune indicazioni
sulla modellazione con laiuto di programmi agli elementi finiti oggi sempre pi diffusi e
utilizzati dai professionisti.
3.2.1. Laripartizionedelleazioniorizzontaliinedifici
monopianoadelementidiscreti
Si consideri un edificio monopiano costituito da elementi distinti collegati tra loro da un solaio
rigido nel proprio piano, soggetto ad una coppia di forze orizzontali Fx e Fy. Le componenti di
spostamento sufficienti a descrivere il moto del solaio sono ovviamente 3: traslazione lungo x
(Sx), traslazione lungo y (Sy) e rotazione (). Il sistema di riferimento sia quello indicato in
figura 1 (O, x,y) rispetto al quale gli n elementi di supporto siano caratterizzato ognuno da un
sistema di assi locali (0,1,2) ruotato dellangolo i (figura 2).
Il sistema ovviamente iperstatico essendo il numero delle componenti di forza incognite
maggiori delle componenti di spostamento. Per la soluzione deve essere necessariamente
21
impiegato anche il legame costitutivo dei singoli elementi che immaginiamo sia di tipo elastico
lineare. Ogni elementi dunque caratterizzato da una rigidezza lungo lasse locale 1 (k1i),
una rigidezza lungo lasse locale 2 (k2i) ed eventualmente una rigidezza torsionale (ki).
Per la soluzione del problema si pu applicare indifferentemente il metodo delle forze o
degli spostamenti. Il metodo degli spostamenti nel caso specifico pi conveniente, essendo le
incognite cinematiche solamente 3.
y
Sy
Sx
yi
yi
xi
xi
(1)
(2)
(3)
y
2
Sxcosi
k1i Sxcosi
yi
yi
Sx
Rxx,i
Sxsini
xi
Rxy,i
k2i Sxsini
xi
22
(4)
(5)
(6)
y
2
Sy
Sysini
k2i Sxsini
yi
yi
Sycosi
xi
Ryy,i
Ryx,i
1
k1i Sycosi
xi
Le rigidezze lungo gli assi x e y sono indicate con i simboli Kxx,i e Kyy,i mentre la rigidezza
roto-rotazionale lungo lasse x e y sono indicate con i simboli Kxy,i e Kyx,i dove il primo simbolo
indica la componente di spostamento e il secondo la direzione della rigidezza. Si noti
luguaglianza delle rigidezze roto-traslazionali:
Kxy,i=Kyx,i
(7)
,
,
(8)
(9)
23
La rigidezza torsionale del singolo elemento stata indicata con il simbolo K,i ed
generalmente trascurabile, a meno che non si tratti di elementi ad elevata rigidezza
torsionale, come ad esempio i vani ascensori, per i quali non lecito trascurarla.
Le equazioni di equilibrio delledificio nelle tra direzioni si possono quindi esprimere, per
ogni direzione principale, come la somma delle componenti nelle medesima direzione dovute
alle tre componenti di spostamento:
(10)
(11)
(12)
ossia
(12)
dove i termini sulla diagonale principale della matrice di rigidezza K sono i termini di
rigidezza diretti mentre fuori dalla diagonale sia hanno i termini legati allaccoppiamento
roto-torsionale. Il caso che pi comunemente si incontra nella pratica progettuale quello per
il quale gli assi locali degli elementi coincidono con gli assi cartesiani globali di riferimenti
(sistema =0) (Figura xxxx).
y
CR
xcr
x
ycr
x
In tal caso la matrice di rigidezza K del sistema si semplifica essendo nulle le rigidezze
miste Kxy e Kyx..
24
(13)
(14)
,
,
In tali condizioni, applicando uno spostamento Sx=1, il sistema risponder con il seguente
sistema di reazioni strutturali nelle tre direzioni principali:
0
,
In presenza di un sistema semplice come quello di figura xxx la sola traslazione produce
anche una componente di momento, rispetto allorigine degli assi. Eovvio chiedersi dove
occorre traslare il sistema di riferimento affinch tale componente si annulli, ossia determinare
sistema di riferimento per il quale il momento statico delle rigidezze si annulli. Lorigine di tale
sistema detto centro delle rigidezze indicato in figura xxx con il simbolo CR, le cui
coordinate sono le seguenti:
(15)
0
0
(16)
25
(17)
Sostituendo le espressioni degli spostamenti del piano rigido si ottengono le forze nelle
due direzioni principali dellelemento i-mo:
,
(18)
,
,
(19)
Si noti lanalogia con lespressione della formula di Navier per la presso-flessione di travi
di De Saint Venant. Esse suggeriscono che per aumentare la rigidezza torsionale della
struttura occorre disporre gli elementi il pi lontano possibile dal centro delle rigidezze, senza
per che questultimo subisca spostamenti. In genere sufficiente disporre gli elementi preposti
a sopportare i carichi orizzontali nella periferia delledificio. Situazioni particolari possono
invece richiedere uno studio ad hoc della posizione in pianta degli elementi.
Esempio xxx: Si consideri ledificio monopiano indicato nella figura seguente. Essendo gli
elementi resistenti delle pareti, di spessore s=16 cm si ha che k2<<k1 e dunque si pu
26
16
31000
450
16
31000
450
500
12
300
12
170.000
36.740
Poich il sistema possiede un asse di simmetria parallelo allasse X il centro delle rigidezza
il lordinata del centro di rigidezza CR nota e pari a yCR=2.5 m. Rimane da determinare la
posizione del centro di rigidezza rispetto allasse Y. Ricordando la definizione di centro di
rigidezza la sua ascissa avr lespressione:
3
3
11
14
3
4.67
La forza F applicata al sistema sia pari a 1000 kN e sia posizionata a 7.5 m dal setto 1.
La sua posizione rispetto al centro delle rigidezze risulta quindi pari a 2.83 m. Riportando la
27
4.67
137
4.20
1.67
263
100
3
4.20
6.33
600
100
3
,
,
4.20
100
3
,
,
La somma di tali reazioni deve essere pari alla forza F. Le reazioni degli elementi 4 e 5
deve invece costituire necessariamente una coppia:
,
,
,
4.2
2.5
4.2
2.5
105
,
,
105
La forza esterna F viene quindi ripartita tra gli elementi delledificio secondo lo schema
indicato nella figura seguente.
105kN
600kN
263kN
137kN
2630kNm
105kN
28
3.2.2. Ladisposizioneinpiantadeglielementiirrigidenti
Le formule 18 e 19 ricordano come gi detto le formule per la valutazione delle tensioni in
travi presso-inflesse. Ne discende, che conviene aumentare il momento dinerzia delle
rigidezze disponendo gli elementi sulla periferia. La disposizione degli elementi secondo gli
assi globali di riferimento permette inoltre limmediata diagonalizzazione della matrice di
rigidezza e una immediata visione del comportamento strutturale lungo gli assi principali
delledificio
Non per raro incontrare situazioni nelle quali non cos chiaro il comportamento sotto le
azioni orizzontali. Ad esempio la figura seguente mostra una situazione, certamente non rara,
nella quale non immediata la ricerca della disposizione ottimale degli elementi. Ci si chiede
pertanto se esistono delle direzioni principali rispetto alle quale conviene orientare gli
elementi per ottenere una risposta strutturale pi vantaggiosa delledificio rispetto alle
sollecitazioni torcenti.
xk
yk
29
(20)
Come noto tutti tensori simmetrici del 1 ordine hanno alcune propriet importanti, una
delle quali quella di possedere 2 direzioni principali tra loro ortogonali, il cui angolo
dinclinazione pu essere determinato con la relazione seguente (BIBLIO):
(21)
30
ricadesse la risultante delle forze esterne si avrebbe un ridotto apporto torcente delledificio
per lannullarsi dei contribuiti di alcuni dei suoi elementi.
Spost.eccessivo
CR
ascensore
CentrodiRotazione
31
Baricentridisallineati
Baricentriallineati
Syi
i
Sxi
Nellipotesi di piani rigidi il sistema di equazioni che governa la statica del sistema simile
a quello degli edifici monopiano (vedi eq. 12). Si pu in particolare individuare per il piano imo una terna di incognite cinematiche Sxi, Syi, i e scrivere le equazioni di equilibrio nelle tre
direzioni (X,Y,), giungendo cos al sistema lineare seguente:
ovvero
(22)
..
..
(23)
32
Nel caso di edifici regolari in pianta e in elevazione, per i quali i centri di rigidezza dei
singoli piani risultano essere allineati (Figura XXX), le direzioni principali rimangono anchesse
inalterate, sicch la forma della matrice, con riferimento al centro delle rigidezze di ciascun
piano, assume la forma seguente:
0
0
0
0
0
0
0
..
0
0
0
0
0
..
0
0
0
0
0
0
..
0
0
0
0
0
0
0
..
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
.. ..
0
0
0
0
0
0
..
0 ..
0 ..
..
0
0 0 ..
0 ..
..
0
0 0 ..
0 ..
..
0
.
..
(24)
Gli elementi contrassegnati da una x sono gli elementi non nulli, gli elementi contrassegnati
da un
sono elementi nulli solo nel caso di edifici con telai tipo shear-type. In tal caso infatti,
la struttura della matrice K si semplifica in quanto la propagazione delle interazioni tra i piani
limitata dallipotesi di travi infinitamente rigide.
La soluzione del sistema molto semplice in quanto esso si disaccoppia in tre sistemi
indipendenti dai quali possibile ricavare le incognite cinematiche:
(25)
(26)
(27)
dove le matrici Kicontengono gli elementi associati alla componente di spostamento i=x,y,.
In casi pi generali, quando le condizioni di regolarit strutturale vengono meno, possibile
che le direzioni principali non esistano. E il caso ad esempio delledificio di figura xxx nel
quale lultimo piano di dimensioni ridotte. Ci comporta un disallineamento dei centri di
rigidezza con conseguente impossibilit di determinare direzioni principali univoche per lintero
edificio.
In tal caso per la soluzione necessario ricorrere a programmi ad hoc o programmi agli
elementi finiti con i quali possibile modellare configurazioni strutturali del tutto generali.
33
3.2.3.. Lamod
dellazion
nedein
nucleisca
aleeasccensori
Negli edifici
e
sonoo spesso presenti
p
nucclei ascenso
ori e scalee per le ovvie nece
essit di
collegam
mento verticcale tra i diversi piani. Due esempi di buona disposizione
d
e sono quelli indicati
nelle fig
gure xxx e xxx,
x ideati proprio
p
perr evitare rile
evanti effettti di accopp
piamento torrsionale.
Figura
a xxx Esem
mpio di edifficio con nucclei scale e ascensori (BBIBLIO)
34
Nuclei scale e ascensori presentano in genere delle aperture, anche se discontinue lungo
laltezza, e un modesto spessore delle pareti (dellordine di 15-20 cm).
Rispetto a quanto illustrato precedentemente c la necessit di aggiungere alcune
informazioni sulla modellazione di tali elementi, cos che si possa correttamente tener conto
nelledificio del loro contributo irrigidente.
(a)
(b)
(d)
(c)
A
Pianorigido
Rigidlink
Stesso
spostamento
verticale Parete
35
12
36
Trave
RigidLinkk
Nodi
Figura xxx
x Mod
dellazione in SAP2000
0 Figura xxx
x Modeellazione a bracci rigiidi di un
delledifficio di figura xxx
nucleo ascensore
I nodi degli eleementi subisscono sposta
amenti in accordo con il vincolo d
di piano rig
gido. Per
gruenza deegli spostam
menti vertica
ali dei trattti rigidi adiiacenti e
Occorree per impoorre la cong
converg
genti negli sp
pigoli. Un esempio
e
illlustrato in fiigura xxx. IlI vincolo imposto nel punto A
generalmente una cerniera
c
in maniera
m
chee lunica solllecitazione in comune trra un tratto rigido e
laltro siia il taglio verticale.
v
Nel caso di nuclei asceensore, genneralmente si ipotizza che le aperture abbiano
uninflueenza limitata
a sul suo coomportamennto struttura
ale. Sotto ta
ale ipotesi uun nucleo ascensore
pu esseere modella
ato come un unico elemento equiva
alente al nuccleo con rigiidezza flesssionale e
torsiona
ale pari a quella di relativa alla sezione del nucleo.. Tale elem
mento va posto
p
nel
baricenttro della seezione trasvversale e collegato
c
rig
gidamente agli spigoli della sezione. Un
esempioo illustratoo in figura xxx.
x
37
Per elementi a sezione aperta conveniente che le rigidezze traslazionali nelle due
direzioni principali siano riferite al centro di torsione della sezione. Leffetto torsionale potr
essere determinato successivamente, una volta note le forze sullelemento. Il centro di torsione
di una sezione quel punto nel quale possibile applicare la forza di taglio, senza che nella
sezione nasca alcuna sollecitazione di torsione.
A titolo desempio si consideri il nucleo irrigidente di figura xxx costituito da 3 setti posti
ad U del quale si vuole calcolare il centro di torsione.
Ct
Q
V
b
Figura xxx Geometria nucleo
h.
Per ovvi motivi di equivalenza statica la distanza d dal setto verticale, alla quale si trova il
centro di torsione Ct, si trova imponendo la seguente identit:
(xx)
td
td
(xx)
38
td
td
bt
(xx)
(xx)
Infine possibile valutare la distanza del centro di torsione dal baricentro del nucleo
sommando la distanza d alla distanza dG tra il setto verticale e il baricentro G. C da
aggiungere che qualora esista un asse di simmetria, il centro di torsione sicuramente
posizionato su di esso. Se la sezione a doppio asse di simmetria il centro di torsione coincide
con il baricentro.
39
Y
3.21
2.50
(4)
(2)
CR
X
CT
12.00
(1)
11.25
(3)
4.29
X
F=1000kN
40
XCR
11.66 m
YCR
12.00 m
Controvento
Iyj
49,22
0,00
7,03
7,03
63,28
1
2
3
4
somma
xj
4,29
26,25
37,50
37,50
Iy. xj
211,15
0,00
263,63
263,63
738,40
Ixj
28,13
7,03
0,00
0,00
35,16
yj
11,25
15,00
3,75
18,75
Ix.yj
316,46
105,45
0,00
0,00
421,91
Esso stato valutato con riferimento al centro di torsione CR del nucleo irrigidente per
tener conto del solo contributo statico alla traslazione del nucleo. Il centro di torsione si trova
con la formula ricavata precedentemente:
3.21
3
ForzaFxj
traslazione
ForzaFyj
traslazione
ForzaFxj
Rotazione
ForzaFyj
Rotazione
Forzatotale
lungoX
Forzatotale
lungoY
777,8
44.89
773.00
44.89
4.89
44.89
44.89
111,09
386.50
497.59
111,09
386.50
497.59
Somma
1000
Le forze applicate nel baricentro del nucleo lungo X ed Y, possono essere successivamente
riportate al suo baricentro per determinare anche gli effetti della torsione. Nota la distanza d
il momento torcente sar pari a Mt
Fy d x G
256.32 kNm.
41