Sei sulla pagina 1di 99

Entropia e vita

Entropia? Una parola suggestiva, che richiama qualche improbabile ricordo scolastico. per una parola, un concetto, uno strumento interpretativo che coinvolge e pu modificare la nostra immagine del mondo. Farla ignorare forse unastuzia del nostro tempo, rivolto solo alla crescita di produzione e consumi, cui utile non conoscere parole che ci raccontano molto sulla natura del mondo, che ci avvertono che questo sistema economico e la sua cultura, surrettiziamente presentata come unica possibile, portano a un futuro insostenibile per il nostro pianeta e che, quindi, necessario "un altro mondo". E non una questione ideologica: la natura ha le sue leggi e il concetto di entropia necessario per comprendere ed esprimerne una parte fondamentale. Lasciamo a fisici, chimici, biologi, ingegneri e quantaltri luso di relazioni formali quantitative (le "formule") per descrivere i fenomeni, per quanto utile ed espressivo sia quel linguaggio. Non dobbiamo parlare di alchimie di laboratorio, ma della nostra automobile, se labbiamo, del frigorifero e di ogni altra macchina, ma anche e soprattutto della vita di una cellula o dei nostri gerani o del nostro gatto; e, se non abbiamo gerani o gatti, della vita del nostro corpo, come di quella dei sistemi pi ampi in cui viviamo: i campi, i boschi, la citt, il pianeta quindi. Anche levoluzione delluniverso un problema entropico, ma limitiamoci qui alla Terra e ai tempi della presenza umana. La parola, derivata dal greco h t r o p h (trasformazione), introdotta nel 1865 da Rudolph Clausius, in un testo in cui sintetizza i risultati della allora recente scienza termodinamica in due lapidarie proposizioni: a) nelluniverso lenergia si conserva; b) nelluniverso lentropia tende al massimo. Non ingannino la brevit degli assunti: si tratta della brillante conclusione di un percorso iniziato il secolo precedente quando si sono costruite le prime macchine termiche, le macchine che utilizzano fonti di calore per ottenere movimento: dalle pompe per estrarre lacqua dalle miniere, ai telai per le industrie tessili nel settecento, dalla locomotiva a vapore nei primi decenni ai motori a combustione interna, come quelli delle auto, negli ultimi decenni dellottocento. Intorno alla met di quel secolo numerosi ricercatori contribuirono, partendo da diversi punti di vista, a quella che, insieme alla teoria dellelettromagnetismo, rappresenta il grande risultato della fisica dellOttocento: la termodinamica, uno dei grandi capitoli delle scienze naturali. Non cosa che riguardi le sole macchine, si detto, ma anche gli esseri viventi e, per luomo, lorganizzazione economica e sociale. Che lenergia si conservi oggi noto a tutti. Allora dov il problema energetico? Potremmo, in un prossimo futuro, trovare nuove tecnologie e recuperare lenergia gi utilizzata per un secondo uso, e poi un terzo e un quarto...., restando sempre
1

immutata la quantit totale. Una simile fortunata prospettiva, se fosse possibile, potrebbe presentarsi in modo analogo per la materia ipotizzandone il completo recupero e riciclo, eliminando cos il problema dello smaltimento dei rifiuti. Ma, ci avverte Clausius, lentropia aumenta. Cio lenergia si degrada, aumenta il disordine nelluniverso. Cio.....cerchiamo di capire cosa significa. Lenergia utile nelle macchine corrisponde a un movimento ordinato: il pistone si muove con un moto periodico lungo una direzione per ottenere il moto circolare delle ruote intorno a un asse; le molecole dellaria nel vento fanno girare le pale del mulino se si muovono in ununica direzione; se il loro moto fosse del tutto casuale non sarebbe possibile ottenere alcun movimento. Anche la vita ha bisogno di movimento e ordine. Non tanto perch il signor Rossi deve andare al lavoro e al supermercato, ma perch il sangue deve muoversi nelle vene, il seme deve raggiungere luovo, la foglia deve aprirsi al sole. Lordine necessario perch una combinazione casuale di elementi non fa n una cellula, n una farfalla, n la ghiandola pineale del signor Rossi. Del resto tutti sappiamo che il DNA costituito da una sequenza, il cui significato dipende dalla disposizione di pochi costituenti elementari. Come sappiamo che la funzione clorofilliana, fondamento della vita sulla Terra, una grande operazione di ordine, distribuita nelle foglie verdi del pianeta, in cui alcuni elementi vengono collocati in sequenze significative per costruire i primi "mattoni" della vita. Ma la natura tende spontaneamente al disordine e lentropia proprio una misura del disordine. Se rovesciamo su di un tavolo le tessere di un puzzle, anche precedentemente composto, molto difficile, che il puzzle risulti casualmente formato, tanto difficile che lo riteniamo impossibile. Se abbiamo due bombole, una contenente gas e una vuota, e le mettiamo in comunicazione, ci aspettiamo, come in realt avviene dopo breve tempo, che le molecole si distribuiscano spontaneamente in modo uniforme nelle due bombole e riteniamo improbabile, anzi impossibile, che a un certo istante casualmente tutte le molecole si possano trovare "ordinatamente" in una sola bombola. una questione di probabilit: tra i modi in cui le molecole possono ripartirsi tra le bombole comunicanti, questultimo caso solo uno fra tutti gli altri, che sono in numero inimmaginabilmente grande (per quanto calcolabile). Il disordine pi probabile dellordine, perci il passaggio da ordine a disordine costituisce la tendenza spontanea di ogni fenomeno. Lentropia appunto la grandezza scelta per fornire una misura del disordine, anche se in modo non semplice ed immediato. Dire che lentropia aumenta significa dire muoversi verso stati fisici pi probabili e quindi pi disordinati e, quindi infine, con una minore quantit di energia utilizzabile. Il passaggio inverso non impossibile. Ad esempio, le molecole possono essere nuovamente tutte "spinte" in una sola bombola. Per bisogna spendere energia e aumentare lentropia nelluniverso, vicino o lontano. Con lenergia di una combustione realizziamo il movimento ordinato di un pistone, ma alla fine avremo, oltre allo spostamento dellauto, il movimento casuale delle molecole presenti nelle
2

parti riscaldate e nei gas in uscita dalla marmitta. Bruciando cibo gli animali ottengono lenergia per costruire il loro corpo ed esercitare le loro funzioni, ma la produzione di cibo avvenuta a spese di una quantit di energia maggiore di quella utilizzata e, successivamente, con la morte la materia perde la sua organizzazione. Ma i possibili ordini non sono tutti uguali. C lordine dei movimenti delle macchine, capaci di imporsi anche ai movimenti delloperaio Chaplin di "Tempi moderni", a monte della cultura che produce il rigido conato di razionalit delle villette a schiera. Un ordine ripetitivo, funzionale alla produzione per il consumo e non alla conservazione, che non pu prevedere novit e cambiamenti, incapace di apprendere dallinterazione con il mondo circostante e quindi di evolvere. Un ordine che fa scrivere al poeta: ci che era area erbosa, aperto spiazzo, e si fa cortile bianco come cera () in un ordine ch spento dolore. Ma c anche lordine che costruisce i sistemi complessi della vita, come abbiamo visto. Questi sono sistemi che sanno riprodursi, il cui destino dipende da quanto sanno apprendere dalle relazioni con il mondo esterno per organizzarsi, modificarsi ed evolvere per mantenere il proprio equilibrio con quel mondo. Tutto ci faticoso, una vittoria ottenuta con il consumo di energia per creare localmente lordine necessario (calo di entropia) mentre intorno inevitabilmente aumenta il disordine (aumento di entropia, degrado dellenergia). Mentre nella foglia nascono ordine e vita, in un altro luogo, dove si produce lenergia necessaria, dove al suolo la natura morta si decompone, aumenta il disordine in un bilancio complessivo sempre a suo favore. Una fatica e una vittoria che illuminano leccezionalit e la preziosit della vita sul pianeta e sui suoi delicati equilibri, che impone la necessit di assumere una posizione solidale in sua difesa, cio in nostro favore. Una grande responsabilit questa, da assumere senza rinvii perch i danni non sono rimediabili. La logica del recupero, per quanto talvolta necessaria, non funziona perch il tempo ha una "freccia", si muove in una sola direzione, quella appunto dellaumento di entropia, senza ritorno. Anche spendendo energia e denaro non si vince lirreversibilit dei processi naturali, non come riparare la ruota forata e ripartire. Se si tagliano gli alberi in Amazzonia per fare posto ai pascoli necessari agli hamburger di Mc Donald, non solo di sottrae ossigeno allatmosfera, ma si rompe anche definitivamente lequilibrio tra vegetazione e suolo raggiunto in milioni di anni. Il suolo si polverizza nellaria e si perdono foreste, pascoli e hamburger. Bisogna tagliare ancora, ma fino a quando? Intanto anche le specie estinte non si possono riprodurre, neanche in laboratorio, e il suolo non si ricostituisce pi. E l dove lopera delluomo ha raggiunto un equilibrio con la natura, come nelle terrazze a ulivo dei nostri colli, una volta iniziata non pu essere
3

sospesa: labbandono non porterebbe stabili pendii coperti di vegetazione, quali originariamente erano, ma solo degrado e dissesto idrogeologico. Allora attenzione a quello che facciamo. Un mondo diverso necessario, un mondo a bassa entropia. Non facile politicamente, non facile culturalmente. Dopo millenni di uso quasi esclusivo della sola energia umana e animale, negli ultimi due secoli le nuove conoscenze hanno consentito lutilizzo di quantit di energia enormemente superiori, ampliando in proporzione la produzione agricola e industriale e, di conseguenza, la possibilit di vita delluomo. Ma il processo avvenuto allinterno di una cultura in cui la conoscenza della natura stata premessa, autorizzazione e strumento della sua conquista, della presa di possesso e utilizzo senza limiti, della impossibile sottomissione delle leggi naturali a presunte leggi umane, in realt proprie del sistema economico e politico che si imposto a livello planetario. Una cultura che subito ha saputo riconoscere limportanza di una prima parte delle scoperte termodinamiche, le potenzialit delle trasformazioni energetiche, ma ha ignorato e ignora, perch cos le conviene, lavvertimento della seconda parte, lentropia aumenta, pur essendo le due informazioni contestuali e correlate. Unillusione, quella della crescita energetico-produttiva senza limiti, che ha colpito anche la cultura attenta ai valori del progresso e della giustizia sociale. Linevitabile aumento di entropia non la fine del mondo: sulla Terra possiamo vivere in tanti, con una vita dignitosa e potenzialmente felice per tutti. Lasciamo, e non sar facile, uneconomia, una politica, una cultura che guardano solo al PIL, tanto pi soddisfatte quante pi risorse si sono consumate, senza considerare quante e quali risorse sono disponibili per il futuro, come farebbe nel suo bilancio ogni famiglia di buon senso. Poniamoci lobiettivo immediato di una riduzione dei consumi, anche attraverso luso razionale dellenergia e lutilizzo del flusso energetico che arriva ogni giorno dal sole. La cultura del proprietario del pianeta appartiene a un passato colonizzatore che si ostina a non finire, sostenuto da potenti interessi economici di pochi, aggiornati nelle forme e spacciati per interessi generali. Se crediamo nella solidariet con gli uomini di oggi e di domani, se vogliamo stare meglio noi stessi, dobbiamo cercare una cultura rispettosa e amichevole nei confronti della natura: conoscere per migliorare le relazioni, dallutilizzo possibile delle risorse ai benefici in termini di benessere che la natura ci pu dare quando riconosciamo di esserne parte. Alleggeriti, senza alcuna nostalgia, della presunzione di onnipotenza e totale possesso nei confronti del mondo naturale, lasciata lillusione che il progresso tecnologico consentir sempre di risolvere tutti i problemi, li sapremo meglio affrontare. In maniera intuitiva, la vita viene definita come la capacit di: * crescere * riprodursi * moltiplicarsi.
4

Queste per sono funzioni peculiari ai sistemi viventi, dunque rappresentano ci che si intende definire: in altre parole, per definire la vita su questa base, sarebbe necessario conoscere in anticipo cos' la vita. Questa definizione tautologica. Le definizioni del concetto di vita date dai vari autori sono numerose, e spesso non facilmente intelligibili di fuori dei contesti logici relativamente complessi all'interno dei quali esse sono state formulate. Una via per sfuggire alla tautologia di cui sopra stata offerta negli anni '20 da Oparin ("una particolare forma di movimento della materia"). Come movimento, Oparin intendeva il movimento molecolare, che oggetto della termodinamica pi che della meccanica (essendo noto che secondo i principi della termodinamica nei sistemi isolati ogni trasformazione spontanea diretta verso il punto di equilibrio, che corrisponde al punto di massima entropia). Questa non la condizione dei viventi e pertanto se ne deduce che la vita una propriet dei sistemi aperti lontani dall'equilibrio, che funzionano come sistemi (si definisce sistema un insieme di parti interagenti) complessi auto-organizzanti (in essi si ha rottura di simmetria nello spazio e nel tempo e irreversibilit - creano strutture ma non si possono destrutturare, sono stabili soltanto quando non vengano modificate le condizioni che li mantengono nello stato stazionario: in caso di morte, l'organismo non in grado di assumere ulteriormente energia dall'esterno e la sua organizzazione viene a dissolversi). Si hanno pertanto tre conseguenze. Il sistema vivente: * interagisce con il suo contorno * inserito in un flusso energetico * dispone di strutture adatte a catturare una porzione dell'energia disponibile. Queste strutture, effetto di un processo di auto-organizzazione del sistema, mediante cicli ricorsivi che, regolati da attrattori, definiscono un cammino evolutivo non ripetibile. Definizioni del concetto di vita: La vita una particolare forma di movimento della materia, caratterizzata dal fatto che il vivente in grado di mantenersi lontano dal punto di equilibrio, pur essendo completamente soggetto alle leggi della termodinamica che impongono un continuo aumento dell'entropia interna dei sistemi. Questo risultato viene ottenuto mediante flussi di materia ed energia, regolati da strutture che hanno funzione di organizzazione, prima fra tutte il DNA e le membrane biologiche. I sistemi viventi sono dunque sistemi complessi autoorganizzanti. In quanto tali, vi si possono riconoscere le caratteristiche proprie dei sistemi auto-organizzanti (cicli ricorsivi, attrattori, biforcazioni, frattali ed eventualmente anche la transizione al caos). La seconda legge della termodinamica, una delle leggi basilari della fisica, sostiene che in normali condizioni tutti i sistemi abbandonati a se stessi tendono a divenire disordinati, dispersi e corrotti in relazione diretta al trascorrere del tempo. Ogni cosa vivente e non vivente si consuma, si deteriora, decade, si disintegra ed
5

distrutta. Questa la sicura fine che tutti gli esseri dovranno affrontare in un modo o nell'altro e, secondo tale legge, questo processo inevitabile non ha ritorno. Tutti lo osservano. Ad esempio, se si abbandona un'automobile nel deserto, difficilmente la si potr ritrovare in migliori condizioni dopo alcuni anni. Al contrario, si vedr che i pneumatici si sono sgonfiati, i finestrini sono stati infranti, il telaio si arrugginito e il motore decaduto. Lo stesso processo inevitabile valido ed anche pi rapido per gli esseri viventi. La seconda legge della termodinamica rappresenta il mezzo con il quale questo processo naturale viene definito con equazioni fisiche e calcoli. Questa famosa legge anche nota come "Legge dell'entropia". L'entropia fornisce una misura del grado di disordine in cui si trovano gli elementi che costituiscono il sistema. L'entropia di un sistema incrementata dal movimento verso uno stato pi disordinato, disperso e non pianificato. Pi elevato il disordine di un sistema, pi elevata la sua entropia. Tale legge sostiene che l'intero universo inevitabilmente procede verso uno stato pi disordinato, disperso e non pianificato. La validit della seconda legge della termodinamica stabilita in maniera sperimentale e teoretica. I pi importanti scienziati contemporanei concordano sul fatto che questa legge avr un ruolo centrale nel prossimo periodo della storia. Albert Einstein, il pi grande scienziato del nostro tempo, disse che la "legge pi importante di tutta la scienza". In proposito, sir Arthur Eddington ha affermato che la "suprema legge metafisica di tutto l'universo". La teoria evoluzionista avanzata nella totale ignoranza di questa basilare e universale legge della fisica. Il meccanismo proposto dall'evoluzione contraddice radicalmente i suoi principi. Gli evoluzionisti sostengono che atomi disordinati, dispersi e inorganici e molecole si siano riuniti spontaneamente nello stesso periodo in un ordine preciso per formare molecole estremamente complesse quali le proteine, il DNA, l'RNA; in seguito, questi avrebbero gradualmente determinato milioni di differenti specie viventi con strutture addirittura pi complesse. Inoltre, questo ipotetico processo che produce ad ogni passo strutture pi pianificate, pi ordinate, pi complesse e pi organizzate, ha presieduto autonomamente a tale formazione in condizioni naturali. La legge dell'entropia mostra chiaramente che questo processo cosiddetto naturale contraddice interamente le leggi della fisica. Gli scienziati evoluzionisti sono consapevoli di questo fatto. J. H. Rush scrive: Nel complesso corso della sua evoluzione, la vita rivela un notevole contrasto rispetto alla tendenza espressa nella seconda legge della termodinamica. Mentre quest'ultima parla di un irreversibile progresso verso una crescente entropia e disordine, la vita evolve continuamente verso pi elevati livelli di ordine. Lo studioso evoluzionista Roger Lewin parla dell'empasse dell'evoluzione di fronte alla termodinamica in un articolo apparso su Science: Un problema che i biologi hanno dovuto affrontare l'apparente contraddizione rispetto all'evoluzione rappresentata dalla seconda legge della termodinamica. I
6

sistemi dovrebbero decadere nel corso del tempo, presentando un minore, non maggiore ordine. Un altro scienziato evoluzionista, George Stravropoulos, parla dell'impossibilit secondo la termodinamica della spontanea formazione della vita e confuta la spiegazione dell'esistenza, per leggi naturali, di complessi meccanismi viventi nella nota rivista evoluzionista American Scientist: In condizioni ordinarie, nessuna molecola organica complessa potrebbe formarsi spontaneamente, ma piuttosto disintegrarsi, in accordo alla seconda legge. In realt, maggiore la complessit, maggiore l'instabilit e maggiore la sicurezza, presto o tardi, della sua disintegrazione. La fotosintesi e tutti i processi vitali, e la vita stessa, nonostante il linguaggio confuso o confusionario, non possono ancora essere compresi in termini di termodinamica o di ogni altra scienza esatta. La seconda legge della termodinamica costituisce, quindi, un insormontabile ostacolo per lo scenario dell'evoluzione sia in termini di scienza che di logica. Incapaci di offrire una consistente spiegazione scientifica che permetta di superare l'ostacolo, gli evoluzionisti possono solo vincere grazie all'immaginazione. Ad esempio, il famoso evoluzionista Jeremy Rifkin parla della sua speranza che l'evoluzione possa sopraffare questa legge della fisica grazie a un "potere magico": La legge dell'entropia sostiene che l'evoluzione disperde l'energia disponibile complessiva per la vita su questo pianeta. Il nostro concetto di evoluzione esattamente l'opposto. Crediamo che l'evoluzione crei sulla terra, con qualche meccanismo magico, un valore complessivo maggiore e un maggior ordine. Queste parole rivelano con grande chiarezza che l'evoluzione soltanto una fede dogmatica. Minacciati da tutte queste verit, gli evoluzionisti hanno dovuto cercare rifugio nella distruzione della seconda legge della termodinamica, affermando che sia valida soltanto per i "sistemi chiusi", in quanto i "sistemi aperti" esulano dall'ambito di questa legge. Un "sistema aperto" un sistema termodinamico nel quale energia e materia circolano all'interno e all'esterno, a differenza del sistema chiuso in cui l'energia e la materia iniziali rimangono costanti. Gli evoluzionisti sostengono che il mondo un sistema aperto, costantemente esposto al flusso di energia solare e che, quindi, la legge dell'entropia non si applica al cosmo nel suo insieme. Asseriscono inoltre che esseri viventi complessi e ordinati possono essere generati da strutture semplici, disordinate e inanimate. Ci troviamo di fronte a un'ovvia distorsione. Il fatto che un sistema riceva un afflusso di energia non sufficiente a renderlo ordinato. Sono necessari meccanismi specifici affinch l'energia diventi funzionale. Ad esempio,
7

un'automobile ha bisogno di un motore, di un sistema di trasmissione e di meccanismi di controllo correlati per convertire l'energia della benzina in lavoro. Senza tale sistema di conversione, l'automobile non sarebbe in grado di utilizzare l'energia della benzina. La stessa cosa capita nella vita. vero che la vita deriva la sua energia dal sole. L'energia solare, tuttavia, pu essere convertita in energia chimica soltanto da sistemi di conversione energetica incredibilmente complessi presenti nelle cose viventi (come la fotosintesi delle piante e i sistemi digestivi di umani e animali). Nessun essere vivente pu vivere senza un tale sistema; privo di questo, il sole non altro che una fonte di energia distruttiva che brucia, inaridisce o fonde. Come si pu vedere, un sistema termodinamico che non presenti tali meccanismi di conversione non vantaggioso per l'evoluzione, che sia aperto o chiuso. Nessuno asserisce che questi meccanismi complessi e consapevoli possano essere esistiti in natura nelle primigenie condizioni della terra. In realt, la vera questione a cui devono rispondere gli evoluzionisti come possano essere pervenuti autonomamente all'esistenza complessi meccanismi di conversione dell'energia quali la fotosintesi, che non possono essere duplicati neppure servendosi delle moderne tecnologie. L'influsso dell'energia solare sul mondo non ha effetti tali da imporre di per se stessa un ordine. Indipendentemente dal grado elevato di temperatura che possa essere raggiunto, gli amminoacidi resistono formando legami in sequenze ordinate. La sola energia non sufficiente a spingere gli amminoacidi a formare le molto pi complesse molecole proteiche o queste ultime a costituire le ben pi composite e organizzate strutture di organelli cellulari. La fonte reale ed essenziale di questa organizzazione, ad ogni livello, un progetto consapevole: in una parola, la creazione. Ben sapendo che la seconda legge della termodinamica rende impossibile l'evoluzione, alcuni scienziati evoluzionisti, per avallare la loro teoria, hanno fatto alcuni tentativi speculativi per superare la distanza che separa le due concezioni. Come al solito, anche questi sforzi mostrano come la teoria dell'evoluzione si trovi di fronte a un ineludibile vicolo cieco. Uno scienziato che si distinto per i suoi tentativi di coniugare la termodinamica e l'evoluzione il belga Ilya Prigogine. Partendo dalla teoria del caos, questi ha proposto alcune ipotesi secondo cui l'ordine si forma dal caos. Ha affermato che alcuni sistemi aperti possono descrivere un decremento nell'entropia dovuto ad un influsso di energia esterna e che il conseguente "riordinamento" una prova che "la materia pu organizzare se stessa". Da quel momento, il concetto di "autoorganizzazione della materia" divenuto abbastanza popolare tra gli evoluzionisti e i materialisti. Si comportano come se avessero trovato un'origine materialistica
8

per la complessit della vita e una soluzione materialistica al problema della sua origine. A uno sguardo pi acuto, tuttavia, questo argomento si rivela del tutto astratto e, in pratica, un mero wishful thinking. Nasconde, inoltre, un inganno molto semplice, ovvero, la deliberata confusione di due distinti concetti, "auto-organizzazione" e "auto-ordinamento". Ci pu essere chiarito con un esempio. Si immagini una spiaggia con differenti tipi di pietre di varie dimensioni mischiate tra loro. Quando un'onda forte si abbatter sulla spiaggia, potr apparire un "ordinamento" tra le pietre. L'acqua potr sollevare quelle di peso simile in pari quantit. Quando l'onda si sar ritirata, le pietre potranno forse essere state ordinate secondo l'ordine di grandezza, dalle pi piccole alle pi grandi, in direzione del mare. Questo un processo di "auto-ordinamento": la spiaggia un sistema aperto e un influsso di energia (l'onda) pu esserne la causa. Ma si noti anche che lo stesso processo non pu erigere un castello di sabbia. Se guardiamo un castello fatto di sabbia, siamo sicuri che qualcuno lo ha costruito. La differenza tra quest'ultimo e le pietre "ordinate" che il primo rappresenta una complessit veramente unica, mentre il secondo include solo un ordine ripetitivo. come una macchina da scrivere che continui a battere il carattere "aaaaaaaaaaaaa" per centinaia di volte in quanto un oggetto (un influsso di energia) caduto sulla tastiera. Naturalmente, un tale ordine ripetitivo di "a" non include alcuna informazione e quindi nessuna complessit. necessaria una mente cosciente per ottenere una sequenza di lettere che includa informazioni. La stessa cosa avviene quando il vento penetra in una stanza piena di polvere. Prima di questo influsso, la polvere sparsa intorno. Allorquando il vento entra, questa si raccoglie agli angoli della stanza. Ci un "auto-ordinamento". Ma la polvere non si "auto-organizza" mai autonomamente in modo da creare l'immagine di un uomo sul pavimento. Questi esempi sono molto simili agli scenari di "auto-organizzazione" degli evoluzionisti. Questi affermano, infatti, che la materia ha una tendenza ad "autoorganizzarsi", quindi mostrano esempi di auto-ordinamento tentando di confondere i due concetti. Lo steso Prigogine ha parlato di molecole che si auto-ordinano durante l'influsso di energia. Gli scienziati americani Thaxton, Bradley e Olsen, in un libro dal titolo "The Mistery of Life's Origin", hanno spiegato questo fatto: ...in ogni situazione i movimenti casuali delle molecole in un fluido sono spontaneamente sostituiti da un comportamento altamente ordinato. Prigogine, Eigen e altri hanno suggerito che tale sorta di auto-organizzazione sia intrinseca nella chimica organica e possa potenzialmente spiegare le
9

macromolecole altamente complesse essenziali ai sistemi viventi. Ma simili analogie hanno scarsa rilevanza per la questione dell'origine della vita. Per di pi, non distinguono tra ordine e complessit... La regolarit o l'ordine non possono servire a immagazzinare l'enorme quantit di informazioni richieste dai sistemi viventi. richiesta una struttura irregolare, ma specifica piuttosto che una ordinata. Ci rappresenta un grave errore nell'analogia offerta. Non vi connessione apparente tra il tipo di ordinamento spontaneo che deriva dal flusso di energia attraverso tali sistemi e l'opera richiesta per costruire macromolecole ad intensa informazione aperiodica, quali il DNA e le proteine. In realt, Prigogine stesso dovette accettare che questi argomenti non avevano rilevanza per spiegare l'origine della vita. Ha detto: Il problema dell'ordine biologico implica la transizione dall'attivit molecolare all'ordine supermolecolare della cellula. Questo problema ben lontano da una soluzione. Perch, allora, gli evoluzionisti continuano ad accettare punti di vista antiscientifici quali "l'auto-organizzazione della materia"? Perch insistono a rifiutare la manifesta intelligenza visibile nei sistemi viventi? La risposta la loro fede dogmatica nel materialismo e la credenza che la materia abbia un misterioso potere di creare la vita. Un professore di chimica presso l'Universit di New York ed esperto in DNA, Robert Shapiro, descrive la fede degli evoluzionisti e il dogma materialistico che ne costituisce il fondamento: Un altro principio evolutivo quindi necessario per permetterci di superare la distanza tra le miscele di semplici prodotti chimici naturali e il primo effettivo replicatore. Questo principio non stato ancora dettagliatamente descritto o dimostrato, ma stato anticipato ed ha ricevuto dei nomi, quali evoluzione chimica e auto-organizzazione della materia. L'esistenza del principio tenuta per certa nella filosofia del materialismo dialettico, come dimostra la sua applicazione alle origini della vita da parte di Alexander Oparin. Un televisore un oggetto altamente organizzato ma non si pu dire che sia vivo. L'organizzazione non una caratteristica sufficiente per la vita. Una sola cellula vivente un organismo incredibilmente complesso ed altamente organizzato. Esiste il problema dell'origine e il problema del mantenimento e sviluppo della vita. Che tutto sia dovuto al cieco caso difficile crederlo ma i meccanismi darwiniani funzionano solo dopo che i processi di riproduzione sono presenti e consolidati. La cosa stupefacente che la vita abbia la meglio nella lotta per la sopravvivenza contro la legge dell'entropia crescente nell'universo.

10

La cellula unorganizzazione che gode di una sua autonomia, anche quelle cellule che fanno parte di un organismo pluricellulare posseggono una propria autonomia. Le funzioni dei viventi vanno distinte in funzioni vegetative e funzioni della vita di relazione. Le prime comprendono le attivit metaboliche che culminano nella biosintesi delle macromolecole costituenti gli organuli e la divisione o riproduzione cellulare. La reattivit agli stimoli interni e ambientali e la motilit del corpo, sono le manifestazioni della vita di relazione. Il metabolismo consiste in tutte quelle trasformazioni chimiche di sostanze che avvengono negli organismi viventi o con liberazione di energia (catabolismo) o con accumulo nei processi di sintesi (anabolismo). Gli alimenti sono la fonte materiale ed energetica per la vita dei viventi, negli alimenti, infatti, lenergia contenuta allo stato potenziale quale energia di legame chimico. La fonte primaria di energia il sole, con la luce solare le piante producono nuova sostanza organica attraverso la fotosintesi e lenergia solare si converte in energia dei legami chimici. Le molecole cos sintetizzate vengono usate sia dalle piante stesse, dagli animali e dagli altri organismi non fotosintetici per alimentarsi e ottenere energia mediante la respirazione cellulare. Abbiamo detto che gli organismi viventi necessitano di energia chimica che contenuta nelle sostanze nutritive assorbite, lenergia pu essere utilizzata o accumulata attraverso la trasformazione di queste sostanze nel corso di reazioni chimiche. Le reazioni trasformano i legami fra gli atomi costituenti le molecole dei reagenti e quelle dei prodotti finali. Le variazioni dei legami avvenute nelle reazioni chimiche corrispondono a variazioni di energia e seguono le leggi della termodinamica. Queste leggi permettono di stabilire le differenze di energia che esistono fra reagenti e prodotti e quali siano le reazioni possibili. La prima legge della termodinamica afferma che nelluniverso non si crea materia n si distrugge, ma avvengono solo delle trasformazioni da una forma di energia allaltra. I viventi trasformano lenergia chimica dei legami in altre forme di energia utilizzabili. Una pianta assorbe lenergia solare la trasforma in amido con la fotosintesi, noi possiamo alimentarci con lamido ed estrarne lenergia chimica grazie alla respirazione cellulare per convertirla in altre forme o in energia meccanica. Durante queste trasformazioni una porzione dellenergia si perde nellambiente come calore (energia termica) come appunto detto dalla seconda legge della termodinamica: in ogni trasformazione di energia una parte di questa va dispersa in calore non utilizzabile per compiere lavoro. Il corpo umano genera calore che deriva dalle trasformazioni di energia che avvengono nelle cellule. In un essere vivente avvengono migliaia di reazioni chimiche in un istante e la quantit di calore prodotto comunque molto bassa, questo perch gran parte dellenergia prodotta nelle reazioni viene immediatamente utilizzata in altri processi riducendo la percentuale cos la quantit di calore non utilizzabile. Lefficienza dei viventi nellutilizzo dellenergia e della materia molto superiore a quella delle macchine costruite dalluomo. La seconda legge pu enunciarsi anche : tutti i processi chimici e fisici avvengono in modo da aumentare lentropia. Lentropia la misura
11

del disordine o della disposizione casuale. Pi grande il disordine pi grande lentropia. Si detto che in ogni trasformazione di energia vi quasi sempre una perdita sotto forma di dispersione di calore nellambiente la sua dispersione comporta un aumento dellentropia, i viventi essendo altamente organizzati hanno unentropia molto bassa, ma questo stato viene mantenuto mediante un aumento dellentropia nellambiente. I viventi possono essere autotrofi o eterotrofi, a secondo di come usano lenergia per vivere. Gli autotrofi ricavano da soli dallambiente la materia inorganica e lenergia necessaria occorrente per la sintesi delle sostanze organiche. Gli autotrofi fotosintetici usano la luce come fonte di energia per trasformare lacqua e lanidride carbonica in zuccheri (fotosintesi). Gli autotrofi chemiosintetici (batteri nitrificanti, ferrobatteri e solfobatteri) utilizzano reazioni chimiche per estrarre energia da sostanze inorganiche presenti nellambiente. Gli Eterotrofi devono nutrirsi per vivere. Tutti gli animali pi evoluti e la maggior parte dei microrganismi sono eterotrofi, questi organismi usano lenergia accumulata nelle cellule degli autotrofi per vivere. Per vivere, dunque necessario un continuo apporto di energia per consentire le reazioni che avvengono nelle cellule. Durante questi passaggi lenergia si trasforma e i prodotti di una reazione possono contenere pi o meno energia di quella contenuta nei reagenti. Tutte le reazioni chimiche che avvengono nei viventi sono finalizzate per mantenere in vita lorganismo e sono collegate fra loro per permettere alle cellule di assimilare e trasformare le molecole di cui abbisognano . Questa attivit, chiamata metabolismo, comprende quattro funzioni specifiche: 1) estrazione dellenergia chimica dalla luce o da sostanze organiche (fotosintesi e respirazione); 2) trasformazione delle sostanze nutritive pi complesse in composti semplici (zuccheri); 3) unione di sostanze semplici per assemblare molecole biologiche (proteine, acidi nucleici); 4) formazione e demolizione delle biomolecole necessarie. La maggior parte delle reazioni metaboliche sono reversibili, cio i prodotti possono ritrasformarsi in reagenti fino a raggiungere un equilibrio detto dinamico nel quale la reazione diretta e linversa hanno la stessa velocit. Le reazioni chimiche che avvengono nel metabolismo possono accumulare energia, e sono dette endoergoniche, oppure liberano energia e sono dette esoergoniche. Le endoergoniche prendono lenergia dallesterno e la trasformano in energia chimica che si accumula e viene conservata nei legami di una molecola complessa, a svolgere queste reazioni sono gli organismi autotrofi formando molecole ricche di energia. In una reazione endoergonica il prodotto contiene pi energia dei reagenti quindi per avvenire richiedono un apporto di energia. Le reazioni esoergoniche
12

liberano lenergia accumulata nei legami dei composti chimici, avvengono sia negli autotrofi che negli eterotrofi. Quando si rompono legami di molecole energetiche si formano prodotti pi semplici che contengono meno energia, le reazioni esoergoniche procedono spontaneamente senza apporto di energia. Queste reazioni, per, non restituiscono tutta lenergia che le endoergoniche accumulano, poich una parte dellenergia si disperde, come abbiamo visto, in calore. LATP la principale fonte di energia per le reazioni metaboliche, un nucleotide formato dallunione di una molecola di ribosio (zucchero a 5 atomi di C) una di adenina e un gruppo trifosfato composto da tre fosfati legati fra loro da legami a alta energia. LATP un importante trasportatore di energia, trasferisce direttamente o indirettamente energia a tutte le vie metaboliche. LATP svolge questa funzione perch altamente instabile e perde facilmente lultimo dei gruppi fosforici (7,3Kcal/mole 31 KJ/mole). Le cellule contengono quasi un miliardo di molecole di ATP, anche quando lorganismo a riposo le sue cellule consumano ATP per i normali processi metabolici, scompare per idrolisi lATP e compare lADP e un gruppo fosforico, che pu essere ceduto a una molecola accrescendone il contenuto energetico. Tale processo di addizione di un gruppo fosforico detto fosforilazione. La produzione di ATP favorita da catene di trasporto di elettroni dove sono coinvolti enzimi, cofattori e citocromi. Gli elettroni vengono incorporati in particolari molecole che li trasportano lungo una catena di trasporto e poi ceduti e utilizzati secondo il seguente schema: una molecola cede elettroni e quindi si ossida, mentre quella che a lei successiva si riduce accettando gli elettroni. Questi passaggi sono reazioni di ossidoriduzioni. Le molecole coinvolte nei trasporti sono i citocromi molecole che hanno un gruppo eme contenente ferro che in grado di accettare e cedere elettroni. Durante il passaggio da un citocromo allaltro lenergia contenuta negli elettroni viene in parte perduta e in parte utilizzata. La catena di trasporto pu essere paragonata a una scala con gradini di altezza diversa, gli elettroni rotolano gi da questa scala. Quelli in cima alla scala hanno il massimo di energia e scendendo un gradino alla volta liberano a ogni salto una parte di energia che tanto maggiore quanto maggiore il dislivello tra un gradino e il successivo. Lenergia liberata viene in parte recuperata e in parte conservata sotto forma di ATP per compiere lavoro o fare avvenire le reazioni metaboliche. La costruzione e la demolizione delle diverse sostanze allinterno di una cellula richiede un controllo delle reazioni che fanno avvenire questi processi, tali processi seguono precise sequenze, catalizzate da precisi enzimi, dette vie metaboliche. Le reazioni di queste vie procedono lungo percorsi obbligati ed hanno degli intermedi di reazioni comuni, cio i prodotti di una reazione servono da reagenti per un'altra reazione e cos di seguito. Secondo il tipo di sostanza considerata possiamo distinguere il metabolismo degli zuccheri, dei lipidi e delle proteine. Il metabolismo di una cellula consiste in migliaia di reazioni che avvengono contemporaneamente in diversi organuli specializzati in diversi compiti.
13

Naturalmente tali reazioni sono coordinate fra loro si possono suddividere in due principali categorie: le vie metaboliche di demolizione e quelle di biosintesi delle molecole e dei componenti cellulari. Nelle vie di demolizione (glicolisi e respirazione) sono demoliti proteine, carboidrati e lipidi che portano a molecole a minore contenuto energetico. Lenergia liberata immagazzinata e il resto si perde sotto forma di calore. Il metabolismo della biosintesi comporta la costruzione di molecole complesse e quindi lutilizzo di energia liberata durante i processi di demolizione. Le reazioni dei processi metabolici possono essere lineari o cicliche. Le reazioni metaboliche di trasformazione dell'energia sono dunque molto complesse e il tutto avviene senza trasgredire alla seconda legge della termodinamica. Ma oltre all'energia un essere vivente presenta anche un altro aspetto non facilmente quantificabile: la forma. Dove viene memorizzata la forma di un organismo biologico? Non a caso stato ipotizzato un campo morfico che presiederebbe alla formazione degli organismi viventi. Le prestazioni degli organismi viventi che ci paiono tanto ovvie essendo noi abituati ad osservarle abitualmente sono ad una analisi pi attenta veramente sbalorditive. L'efficienza e la precisione dei meccanismi biologici ha dell'incredibile. Il semplice movimento di una mano che afferra un oggetto in movimento agli occhi dell'ingegneria cibernetica un processo incredibilmente sofisticato. La vita un fenomeno altamente organizzato che esiste in sistemi termodinamicamente aperti e assorbe energia dall'ambiente circostante cedendo entropia. Essa rappresenta un fenomeno di auto-organizzazione, opposto al destino dei sistemi termodinamicamente chiusi i quali evolvono in maniera irreversibile verso uno stato di massima entropia, cio verso uno stato completamente caotico. La vita possibile attraverso il controllo del caos. C'era una volta, in un tempo molto lontano, il Caos. Poi vennero l'aritmetica di Pitagora e la geometria di Euclide, e vennero la fisica di Galilei e quella di Newton. Dopo vennero le geometrie non euclidee, la relativit e i quanti. Passato ancora del tempo, ritorn il Caos. Fin dall'inizio della sua apparizione sulla terra l'uomo ha dovuto costruire un linguaggio per raccontare la Natura, conoscerla e potersi misurare con essa. E per prima cosa, come adatto allo scopo, ha inventato il linguaggio dei miti. Quali erano le forme della natura e come si potevano descrivere? A ci diedero una risposta l'artmetica di Pitagora e la geometria di Euclide. Facendo un salto in avanti, con questi occhi, fondamentalmente, che Galileo affermava che si poteva leggere il gran libro della Natura. Attraverso il linguaggio della matematica si potevano formulare le leggi della Fisica.
14

Successivamente la meccanica Newtoniana aveva avuto bisogno di manipolare l'infinitamente piccolo e da l era nato il calcolo infinitesimale, con il suo concetto fondante di limite. Nel frattempo cominciava a svilupparsi la logica dell'incerto attraverso l'introduzione del concetto di probabilit. L'aleatorio tornava alla ribalta. Nello stesso tempo la geometria euclidea perdeva il suo primato poich vennero elaborate delle geometrie non euclidee. Veniva pi tardi intrapreso lo studio dei sistemi dinamici, cio sistemi che evolvono rispetti ad alcuni parametri, sistemi che mostrano una particolare sensibilit rispetto alle condizioni iniziali. Un piccolo mutamento nelle condizioni iniziali, in certi sistemi, conduce all'imprevedibilit del futuro del sistema. Una causa molto piccola, che ci sfugge, determina un effetto considerevole, e allora diciamo che tale effetto dovuto al caso. Il relativismo galileiano veniva completato dall'opera di Einstein, e la teoria dei quanti forniva una diversa visione dei modelli fisici elaborati fino ad allora intorno all'energia elettromagnetica, trasformando nuovamente ci che era visto come una grandezza continua in una grandezza discontinua. Il Caso entrava prepotentemente nella meccanica quantistica e veniva introdotta l'entropia come misura della quantit di caso presente in un sistema. E a fondamento della termodinamica era posto il principio dell'entropia, per cui in ogni processo l'entropia rimane costante o aumenta, e se aumenta il processo irreversibile. Il Caos cacciato dalla porta rientrava prepotentemente dalla finestra. La maggior parte dei processi naturali mostra un aspetto caotico. Con la meccanica quantistica l'osservatore torna al centro della scena e non pu essere pi separato dalle misurazioni sperimentali. L'interpretazione della meccanica quantistica in termini classici presenta alcuni paradossi. Per esempio essa implica che un fenomeno cambia aspetto a seconda del punto di vista dal quale viene osservato. Se predispongo un apparato di misura per osservare delle onde osserver delle onde se, nello stesso fenomeno, predispongo l'apparato di misura per osservare particelle il risultato sar una misura di particelle. Il fotone o l'elettrone sotto osservazione contemporaneamente un'onda e una particella. Che cos la vita? Questa una domanda a cui molti hanno cercato di dare una risposta in diversi modi e punti di vista, da quello religioso, filosofico e scientifico ma spesso non si riusciti a definire cosa veramente sia la vita. A questo interrogativo tenta di dare una risposta il premio nobel per la fisica Erwin Schrodinger, dando una interpretazione della vita sia fisica che filosofica in un libro che suscit molte discussioni in ambito accademico, ma che contribu alla scoperta, circa dieci anni dopo, della struttura del DNA; tale libro si intitola "Che cos la vita? "Innanzitutto Schrodinger cerc di applicare i concetti della fisica quantistica allo studio delle molecole di interesse genetico. Come sappiamo le
15

leggi della fisica sono leggi di tipo statistico estremamente ordinate e rigorose che, per, sono sempre state applicate ai fenomeni inorganici macroscopici. Infatti i fenomeni inorganici e macroscopici sono composti di un enorme numero di atomi animati dai moti di agitazione termica dovuti alla temperatura: tali moti sono completamente disordinati. Invece se prendiamo in esame un fenomeno microscopico contenente un numero di atomi relativamente piccolo non possibile applicare le leggi statistiche della fisica in quanto la quantit degli atomi troppo piccola e disordinata e di conseguenza le leggi statistiche inesatte. Ma se consideriamo un evento macroscopico contenente un enorme quantit di atomi, allora le leggi statistiche sono pi attendibili. Per chiarire meglio questo concetto vorrei fare un esempio prendendo in esame il moto browiano e di diffusione: se consideriamo la nebbia che cade, osserveremo che essa cade con regolarit e omogeneit e ci perch composto da un elevato numero di molecole e di atomi. Ma se osserviamo una singola gocciolina che si sposta indipendentemente dalle altre vedremo che essa seguir un moto irregolare e disordinato dovuto allurto delle altre molecole. In conclusione posso dire che le leggi della fisica statistica per le loro propriet e caratteristiche non sono applicabili a fenomeni microscopici con un numero relativamente piccolo di atomi e molecole come accade allinterno del nostro organismo. Infatti dal punto di vista statistico che la struttura di un organismo differisce da un pezzo di materia inorganica analizzata dai fisici e chimici in laboratorio, in quanto diversa per la sua disposizione molecolare e atomica. Schrodinger definisce la parte di una cellula vivente, la fibra cromosomica, come un cristallo aperiodico, mentre la fisica statistica fino ad allora si era occupata di cristalli periodici inorganici. Per questo motivo Schrodinger utilizza i principi della fisica quantistica per lo studio della cellula. La vita di un organismo ha un graduale sviluppo irreversibile che parte dalla nascita fino alla morte. Ma come avviene tutto questo? Il "progetto" dello sviluppo di un organismo gi scritto ancor prima che questo nasca. Ci determinato dalla struttura di un unica cellula, luovo fecondato e dal suo nucleo. Il nucleo appare durante le divisioni cellulari (mitosi e meiosi) costituito da particelle a forma di bastoncelli chiamati cromosomi e sono loro a contenere il codice cifrato, il "progetto" del futuro sviluppo dellindividuo. Da che cosa ha origine luovo fecondato con tutto il suo codice ereditario nel quale scritto, ancor prima che nasca, lintero disegno dellevoluzione dellindividuo? Tutto ci determinato da un processo molto complesso ma soprattutto armonico e molto ordinato che io definirei praticamente perfetto. Purtroppo la maggior parte delle persone vive questo evento molto superficialmente giudicandolo come un normale processo naturale. Ma se analizziamo il fenomeno pi in profondit e osserviamo con la massima attenzione questo procedimento nei suoi piccoli dettagli non lo giudicheremmo tale, ma secondo il mio punto di vista, come un fatto meraviglioso senza precedenti. Tutto collegato stupendamente, ogni "pezzo" ha sua determinata funzione, che poi, in relazione con altri fenomeni, formando una vera e propria "catena di montaggio"
16

che ha come prodotto finale lorganismo vivente. Ora cercher di descrivere il procedimento di questa macchina perfetta. Levento essenziale nella riproduzione non la fecondazione, come spesso si pensa, cio lunione del gamete maschile con quello femminile, ma la meiosi. Un gruppo di cellule viene riservato alla riproduzione dei gameti( spermatozoi e ovuli)necessari per la riproduzione. Nella meiosi, appunto, la doppia serie di cromosomi della cellula madre si separa in due serie semplici e ciascuna va a una delle due cellule figlie chiamate gameti. Le cellule con una serie cromosomica sono dette aploidi, mentre quelle con una doppia serie sono dette diploidi. Nellatto della fecondazione il gamete maschile e quello femminile si uniscono generando la nuova cellula madre( diploide)con due serie cromosomiche, una proveniente dal padre e una dalla madre. N il caso, n il destino possono avere influenza su questo processo. Invece il caso svolge un ruolo importantissimo nel mescolare i caratteri ereditari. Infatti i cromosomi non vengono trasmessi indivisi, ma durante la meiosi entrano in contatto tra loro scambiandosi delle porzioni; questo procedimento viene scientificamente chiamato scambio o crossing-over e se non esistesse tale procedimento i caratteri passerebbero sempre indivisi. Il portatore del carattere ereditario il gene. Anche se possiamo considerare questa una macchina perfetta, allinterno del patrimonio ereditario si verificano dei cambiamenti spiegabili con una qualche alterazione nella sostanza ereditaria. Essa causata da un cambiamento in una regione del cromosoma (locus) e per questo motivo le due copie del codice non sono pi identiche. La configurazione dellindividuo seguir una o laltra versione. La versione del codice chiamato "allele" e quello che si manifesta detto dominante mentre laltro detto recessivo. Quando nellindividuo i due alleli sono diversi il soggetto eterozigote, invece quando sono uguali detto omozigote. Lallele dominante si manifesta comunque, sia che lindividuo sia eterozigote che omozigote, al contrario lallele recessivo si manifesta solo se lindividuo omozigote. Darwin considerava questi cambiamenti allinterno del carattere ereditario come piccole continue variazioni accidentali su cui, poi lavorava la selezione naturale. Questa teoria stata riconosciuta valida dalla maggior parte degli scienziati, anche se qualcuno ha ritenuto opportuno apportarle alcune modifiche. De Vries, ad esempio, afferm che queste variazioni non sono continue ma bens discontinue e chiam questi cambiamenti con il nome di mutazioni, in quanto hanno, appunto, la loro caratteristica nella discontinuit. Per semplificare questo concetto posso affermare che le mutazioni avvengono in modo accidentale, ma con una notevole discontinuit e rarit, dovuto al fatto che un gene possiede unelevata stabilita e che poi si trasmettono ereditariamente come un qualunque altro carattere. Comunque queste mutazioni non sono da considerarsi nocive. Possiamo dire, infatti, che esse sono state determinanti per lo sviluppo della specie poich hanno permesso alla specie un cambiamento nella loro configurazione e quindi di adattarsi al meglio alle condizioni dellambiente in cui vivevano. Ma alcune volte per queste mutazioni non si sono rivelate favorevoli per cui la
17

selezione naturale ha provocato la loro scomparsa; come Darwin ha dimostrato a suo tempo. Ho accennato prima che le mutazioni sono eventi rari e discontinui rivelandosi una condizione importantissima per lo sviluppo della specie, poich se fossero dei casi frequenti quelle nocive prevarrebbero su quelle favorevoli con la conseguente estinzione della specie. Questo fatto dipende da una cosa che secondo Schrodinger di fondamentale importanza, cio la stabilit e la permanenza di un gene. Tale propriet, oltre a spiegarci la rarit delle mutazioni, ci permette di capire come i caratteri riescano a conservarsi per intere generazioni e a trasmettersi per via ereditaria da individuo a individuo anche per migliaia di anni. Schrodinger cerca di spiegare tale stabilit attraverso le leggi della fisica quantistica e non di quella statistica. Infatti dal punto di vista della fisica statistica impossibile ricondurre al fatto che un gene, raccogliendo un numero piccolissimo di atomi, riesca a svolgere unattivit retta da leggi ordinate e definite come un corpo macroscopico contenente unenorme quantit di atomi. Inoltre il gene possiede nello stesso momento unelevata stabilit nonostante si trovi ad una temperatura di circa 37 C allinterno del corpo, i suoi atomi non siano alterati in alcun modo dalla tendenza disordinatrice del moto di agitazione termica. Il gene identificato come una molecola che pu passare da una configurazione allaltra ed paragonata, da Schrodinger, ad un cristallo aperiodico. Mentre il cristallo periodico un aggregato di molecole tutte uguali ripetute infinite volte e a cui vengono applicate le rigorose leggi della fisica statistica, il cristallo aperiodico un aggregato esteso di molecole tutte diverse nel quale ogni atomo ed ogni gruppo di atomi ha una sua precisa funzione come, appunto, avviene in una molecola organica come il gene. e tradizionali leggi della fisica non sono aderenti a questo tipo di cristallo, per cui Schrodinger utilizza la teoria dei quanti ideata da Max Plank nel 1900. La teoria dei quanti molto complicata per essere spiegata con termini puramente fisici, ma cercher comunque di esporla nel modo pi semplice possibile. Posso dire che la teoria dei quanti consiste nello scoprire, allinterno della natura, dei caratteri di discontinuit in un contesto nel quale qualunque cosa diversa dalla continuit sembra assurda. Il caso pi importante quello dellenergia: mentre un corpo macroscopico varia la sua energia con continuit, un corpo microscopico (come la molecola) possiede quantit denergia discreta: livelli energetici; e il passaggio da un livello ad un altro, cio la variazione denergia, discontinua e tale fenomeno detto salto quantico. Una molecola non pu cambiare la sua configurazione, passando da livello a livello, a meno che non gli si fornisca dallesterno lenergia necessaria per il salto. Quindi questa differenza denergia fondamentale per farle cambiare configurazione determina quantitativamente il grado di stabilit della molecola. La stabilit della molecola dipende anche dalla temperatura, ad esempio se una molecola allo zero assoluto si trova nel livello energetico pi basso per farla passare a quello superiore bisogner fornirgli energia con un conseguente aumento della temperatura. Ma non c una temperatura precisa per passare da un livello allaltro, quindi per effettuare il salto
18

quantico che permette alla molecola di cambiare la sua configurazione; bisogna piuttosto tener presente alcuni fattori importanti come ad esempio lintensit del moto di agitazione termica degli atomi e naturalmente lenergia necessaria per effettuare il salto che varia da molecola a molecola. La molecola che cambia la sua configurazione definita isomerica, cio una molecola composta da stessi atomi ma disposti diversamente e con energia differente poich rappresentano livelli energetici diversi. La transizione tra un livello inferiore ad uno superiore, e viceversa, non avviene mai spontaneamente: ci dovuto al fatto che tra i livelli c una soglia di "confine" che impedisce alla molecola di effettuare in modo spontaneo il salto quantico e quindi di cambiare la sua configurazione iniziale. La quantit di energia indispensabile per la transizione non la differenza di energia tra i livelli, ma tra il livello e la soglia. Tra il livello minore e quello maggiore ci sono livelli intermedi nei quali il passaggio avviene spontaneamente, ma questo non pu essere definito un salto quantico poich non influisce sulla configurazione. Il valore di soglia non uguale per tutti i livelli ma cambier da livello a livello e varier anche lenergia per il salto e la loro temperatura. Ragion per cui il trapasso tra i vari stati non avviene con continuit ma con discontinuit, dando appunto alla molecola una notevole stabilit. Questo concetto ricollegabile alla biologia, dove il passaggio di una molecola isomerica da una configurazione ad una altra attraverso un salto quantico rappresenta la mutazione di un allele nello stesso locus di un cromosoma, nel quale la mutazione proprio il salto quantico in diverse configurazioni. Comunque sorprendente come la natura sia riuscita a fare una attenta scelta dei valori di soglia per permettere che le mutazioni siano eventi rari nonostante che questi valori non siano molto elevati. Basta un modesto valore di soglia per garantire alla molecola una notevole stabilit. In base al secondo principio della termodinamica, comunemente chiamato il "principio di entropia", tutte le cose hanno una naturale tendenza a passare da uno stato di ordine ad uno stato di disordine completo, raggiungendo lo stato di equilibrio termodinamico, dove la materia si trasforma in un blocco inerte. Secondo questo principio, la materia passa da uno stato di ordine totale ad uno stato caotico aumentando la sua entropia, il quale prelude ad uno stato di massima quiete(entropia massima), che in alcuni casi pu coincidere con la morte. La vita invece, difesa dalla teoria dei quanti, sembra dipendere da un comportamento ordinato e retto da leggi rigorose della materia, non basata sulla tendenza di questa a passare da uno stato di ordine ad uno di disordine, ma fondato soprattutto sulla conservazione dellordine gi esistente. Lorganismo vivente si avvicina a quel funzionamento meccanico in cui tutti i sistemi tendono alla temperatura dello zero assoluto, nella quale lentropia risulta nulla. Ma gli esseri viventi fanno anche parte di un sistema che tende spontaneamente al disordine, perci ci chiediamo come fa un organismo ad evitare questo rapido decadimento, controbilanciando il disordine con un principio dordine capace di neutralizzarne gli effetti, o almeno da contrastarlo in modo da consentirne la vita? Lorganismo evita questo rapido
19

decadimento attraverso il metabolismo, cio mangiando e bevendo, ma ci chiediamo quale sia quellelemento contenuto nel cibo capace di preservarci dalla morte. Ogni fenomeno naturale caratterizzato da un aumento dentropia, cos anche lessere vivente aumenta la sua entropia positiva avvicinandosi allo stato pericoloso dentropia massima: morte. Il corpo si tiene lontano da questo stato estraendo continuamente entropia negativa dallambiente; quindi ci di cui si nutre lorganismo entropia negativa, che cerca di liberarsi dellentropia positiva prodotta durante il corso della vita. Ad esempio lorganismo si libera dellentropia positiva con la sudorazione, cio cedendo del calore allambiente esterno e in questo modo riesce a mantenersi ad un livello di entropia molto basso. Non dobbiamo considerare lentropia come un concetto puramente astratto, ma, al contrario, essa una quantit fisica misurabile. Ho accennato prima che quando ci si avvicina alla temperatura dello zero assoluto il disordine scompare, ci introduce il terzo principio della termodinamica basato sulla teoria dei quanti(teorema di Nerst). Alla temperatura dello zero assoluto lentropia nulla in quanto il moto di agitazione termica degli atomi inesistente, ma se si cambia stato lentropia cresce di una quantit calcolabile dividendo la quantit di calore che si fornisce per la temperatura assoluta alla quale il calore viene ceduto. Il concetto di entropia collegato ai concetti di ordine e disordine mediante la seguente relazione: entropia = k log D dove k la costante di Boltzmann e D misura il disordine atomico del corpo. Questa legge fisica non fa altro che di dimostrarci la naturale tendenza delle cose a passare da uno stato di ordine ad uno di disordine. Ho detto per che lorganismo assorbe entropia negativa dallambiente mantenendo basso il suo livello dentropia positiva, esprimibile anchessa attraverso la seguente relazione: - entropia = k log 1/D dove lentropia presa con segno negativo una misura dellordine. Ci non fa altro che rafforzare il giudizio di come un organismo, animale o vegetale che sia, sia una macchina perfetta, completamente autosufficiente, capace di adattarsi al meglio allambiente che lo circonda. Infatti il procedere degli eventi in un ciclo vitale di un essere vivente mostra una regolarit a livello atomico e molecolare senza precedenti imparagonabile alla materia inanimata. Lorganismo, definito da Schrodinger come un cristallo aperidico, composto da diverse molecole con un numero di atomi molto basso, ottimamente ordinate e ben distribuite, il cui comportamento basato sul principio "dellordine dallordine" retto dalle leggi della fisica quantistica. Le leggi della fisica statistica non sono in grado di spigare questo fenomeno, poich il regolare corso degli eventi retto dalle sue leggi ordinate non la conseguenza di unordinata e precisa configurazione a livello atomico, a meno che non facciano riferimento ad un cristallo periodico. Il meccanismo statistico produce "ordine dal disordine" e non possiamo pretendere che sia in grado di spiegarci il comportamento di un essere vivente basato appunto sul concetto di "ordine dallordine". Fin qui si parlato del funzionamento di un
20

organismo come una macchina perfetta, nella quale ogni singolo atomo segue leggi rigorose e ordinate come uno strumento costruito dalluomo senza n anima n coscienza. Gli eventi spazio - temporali che si verificano allinterno di un corpo corrispondono allattivit e al volere delle sua mente. Senza n la mente n la coscienza, un corpo sarebbe paragonabile a qualunque essere inanimato e le loro azioni, consce o inconsce, possono essere definite deterministiche, cio risultato di condizioni precedenti e concomitanti che hanno inizio proprio da loro. Ma alla luce di queste osservazioni come si pu definire la coscienza? Forse potremmo definirla come la consapevolezza di esistere, di essere autonomi, che controlla non il movimento degli atomi secondo le perfette leggi della natura, ma le azioni e le scelte di ogni uomo in modo che sia capace di utilizzarle al meglio per i propri bisogni e doveri. La coscienza una e unica in ognuno, pensa e agisce indipendentemente da tutte le altre ed proprio questa sua caratteristica che ci rende diversi lun laltro. Ognuno di noi un singolo irripetibile che sicuramente senza la coscienza sarebbe solamente una macchina perfettamente identica alle altre, senza nessuna libert di scelta. Secondo Schrodinger, alla luce delle sue riflessioni sulla vita, v una contrapposizione tra il puro determinismo delle leggi di natura e la libert di scelta di ogni essere umano, la piena responsabilit degli atti di ognuno. Per ricomporre questa contraddizione, una soluzione potrebbe essere quella di considerare lIo "libero" proprio in quanto capace di regolare le stesse leggi deterministiche di natura, ovvero come la persona capace che controlla il movimento degli atomi. Questa tesi corre il rischio di considerare lessere umano una sorta di divinit onnipotente, cosa che per il cristianesimo insieme una bestemmia e una sciocchezza. Eppure, per le Upanisad, 2500 anni fa, lio personale uguale allio onnipresente che tutto comprende, e da questa identificazione dipende per il pensiero indiano antico la quintessenza della pi profonda conoscenza degli avvenimenti del mondo. E del resto aspirazione comune dei molti mistici di molti secoli considerare il momento culminante della loro vita nellassomigliare il pi possibile a Dio, nel farsi Dio. Sebbene questa idea sia per lo pi rimasta estranea al pensiero occidentale, alcuni mistici e filosofi tra i quali spicca Schopenhauer tendono a considerare, come in certa tradizione del pensiero orientale, i loro pensieri e i loro sentimenti una cosa sola. La coscienza, dal loro punto di vista, non viene mai sperimentata al plurale, ma solo al singolare. Come gli scrittori delle Upanisad, anchessi sembrano combattere lidea della pluralit. Per Schopenhauer, ad esempio, v una sola volont della natura, che si manifesta in tutti individui, ma che nondimeno rimane unica e identica, che non riconducibile ad altro n spiegabile tramite altri concetti. Se estendiamo quello che Schopenhauer dice della volont alla coscienza, possiamo giungere alla conclusione che anchessa un singolare il cui plurale ci ignoto, che ci che sembra costituire una pluralit semplicemente la serie dei diversi aspetti di una sola cosa, e che tali aspetti o riflessi sono prodotti da una sorta di illusione, dallindiano e schopenaueriano velo di Maya. Ma come conciliare questa
21

impostazione teorica e questa visione del mondo con lindiscutibile impressione di ognuno che la somma totale della sua propria esperienza e memoria sia ununit del tutto distinta da quella di unaltra persona? A cosa si riduce lio alla luce della concezione schopenhaueriana, nonch delle riflessioni di Schrodinger sulla vita? Per Schrodinger esso qualcosa di pi che una collezione di dati singoli, di esperienze e di memorie: esso il canovaccio su cui queste sono intessute, la trama che le raccoglie, e si sviluppa comunque oltre le nostre esperienze e i nostri ricordi, tanto che nemmeno nel caso dovessimo perdere ogni memoria della nostra vita personale questa potrebbe andare interamente perduta. Gli esseri viventi mostrano un comportamento dinamico e mutevole, pur conservando una certa stabilit per un certo tempo: ci evidente sia nel corso dello sviluppo (embriogenesi e maturazione anatomofunzionale) che nelle loro capacit di reintegrare la forma originale dopo un danno (guarigione). Il fatto che si guarisca dalle malattie una felice esperienza della vita di tutti i giorni: noi guariamo da una ferita, da uninfluenza, da un raffreddore. Grazie a sofisticati sistemi biologici, dopo la maggior parte delle affezioni che colpiscono lorganismo per ragioni chimiche, fisiche o biologiche, lo stato di salute restaurato, anche con poco o nessun aiuto medico. Questo stupefacente potere di guarigione dellorganismo ha portato gli antichi autori medici a concepire lesistenza di una misteriosa "forza vitale", che sarebbe ultimamente responsabile dei sottili e per lo pi sconosciuti meccanismi biologici che regolano i processi interni e le reazioni allo stato di sollecitazione esterno. Il concetto di "forza vitale" presente in diverse forme e diverse tonalit in molti autori, tra cui Ippocrate. Ovviamente, il concetto di forza vitale ha suscitato molte discussioni in ambito scientifico, soprattutto perch si tratta di unentit non facilmente definibile in termini operativi. Tuttavia, non si devono confondere le posizioni dovute allo stato delle conoscenze del tempo con un ricorso arbitrario a concetti metafisici. Parlare di forza vitale come qualcosa di misterioso era, per quei tempi, nientaltro che prendere atto delle capacit di difesa e di guarigione dellorganismo, senza poterne dare una spiegazione in termini di fisiologia o di immunologia. Oggi la biologia (letteralmente, lo "studio della vita") ha accumulato una grande quantit di conoscenze riguardanti le componenti ed i meccanismi degli esseri viventi, dalle singole cellule agli organismi superiori, fino a sfiorare ormai la definizione scientifica delle funzioni cerebrali, per cui il concetto di forza vitale sembra obsoleto e, comunque, non necessario per la descrizione dei fenomeni biologici, inclusi i processi di guarigione. I fenomeni ed i meccanismi coinvolti nei processi che regolano lessere vivente possono essere descritti essenzialmente secondo due metodi. Il primo, che potremo chiamare analitico, considera i fenomeni individualmente: ad esempio, si
22

potrebbero indagare i cambiamenti molecolari che avvengono allorch un osso si rompe e, successivamente, allorch esso viene riparato con nuovo tessuto connettivo, poi cartilagineo, poi osseo; si potrebbe studiare e descrivere come un infarto guarisce, prima mediante un processo infiammatorio che rimuove il materiale necrotico, poi con formazione di una cicatrice fibrosa; si potrebbe osservare con minuzia di particolari come un leucocita ingerisce un batterio, quali enzimi produce per digerirlo, come elabora gli antigeni da presentare ad altri leucociti, e cos via. In questi e molti altri processi di guarigione, unampia serie di trasformazioni molecolari, di cicli proliferativi cellulari, di modificazioni metaboliche e di variazioni ematochimiche vengono attivate in un modo specifico e (almeno inizialmente) finalizzato alla difesa ed allintegrit biologica. Il secondo metodo, che si potrebbe definire sintetico, quello di tentare di costruire modelli che colgano i principi fondamentali, la "logica" di tutto il complesso dei fenomeni osservati, cosicch del linguaggio dellessere vivente si possa comprendere non solo il vocabolario (molecole, forze fisico-chimiche), ma anche la "grammatica" (regole di interazione a breve raggio) e pure la "sintassi" (interazioni e comunicazioni di tutto il sistema). Per esempio, si potrebbe osservare come la guarigione dopo un trauma o da uninfezione non dovuta solo a fattori locali (coagulazione, chemiotassi, crescita di epiteli, ecc.), ma anche alla partecipazione concordata di tutti questi fattori, in modo che lentit del loro intervento sia sufficiente per le necessit riparative ma non le ecceda ed in modo che i vari eventi abbiano unopportuna sequenza temporale; inoltre, si potrebbe osservare che il buon funzionamento del processo non garantito solo dal coordinamento in sede locale, ma anche dalla "sorveglianza" di meccanismi gerarchicamente superiori di tipo generale, come lattivazione dellasse ipotalamoipofisi-surrene, la produzione di citochine che informano tutto lorganismo di cosa sta succedendo nel tessuto colpito, cui si aggiungono cambiamenti nel metabolismo epatico, sintomi psichici e cos via. Miliardi di cellule agiscono in concerto ed in modo finalizzato al fine di distruggere gli aggressori e di ristabilire lo stato di salute sia nella morfologia che nella funzione. Ma anche allinterno di una singola cellula, miliardi di molecole e di organuli coordinatamente agiscono a produrre e consumare energia, ricevere e trasmettere segnali, costruire e demolire strutture al fine che la cellula possa funzionare in modo efficiente assieme agli altri milioni di cellule di quel certo tessuto. Per raggiungere questo tipo di coordinamento (ordine, coerenza), il legame tra fattori locali e fattori generali istituito secondo molte linee di comunicazione, rappresentate da ormoni solubili e diffusibili, fibre nervose, citoscheletro, interazioni membrana-membrana e probabilmente anche segnali elettromagnetici. Linfluenza reciproca di fattori sistemici e locali di cos grande importanza che uno stress psicologico pu essere seguito da aumentata suscettibilit alle infezioni e uninfezione dentale pu causare una seria depressione psichica.
23

Entrambe le vie di conoscenza dei fenomeni vitali, quella analitica e quella sintetica, sono importanti per descrivere lessere vivente e, possibilmente, per influenzare in modo efficace i processi di guarigione, ma qui si dar pi importanza alla seconda prospettiva, quella che si accentra sulla dinamica delle relazioni. Infatti, mentre lapproccio analitico stato perseguito intensamente dalla ricerca biomedica avanzata e particolarmente dalla biologia molecolare negli ultimi decenni e rappresenta di gran lunga il principale corpo di insegnamento delle scuole mediche, la prospettiva sintetica e dinamica stata molto trascurata e quindi, per le ragioni dette, merita di essere rivalutata. Un ulteriore punto che si riconnette fondamentalmente allapproccio sintetico il problema "topologico". Questo termine designa lo studio della posizione che la materia vivente prende nello spazio. Lanalisi pu dire moltissimo sulla composizione di una cellula o di un tessuto, ma dice poco a riguardo dei meccanismi di sviluppo e di restituzione della forma in un certo tessuto. Infatti questultima dipende solo in parte dalla composizione, essendo influenzata dalla storia del tessuto stesso, da come andato evolvendosi in modo dinamico nel tempo, partendo da una singola cellula ed arrivando ad un assemblaggio di un gran numero di tipi differenti di cellule con numerosissime interazioni reciproche. Il problema topologico particolarmente sentito a livello delle funzioni cerebrali, perch esso riveste importanza tanto maggiore quanto pi complesso un organo o un tessuto. perci interessante riprendere, in estrema sintesi, alcuni aspetti di tale complessit del cervello: a) Gran numero di componenti. La morfologia del cervello rivela che i neuroni (10 miliardi) sono connessi da un milione di miliardi di connessioni sinaptiche. Tale numero enormemente pi grande di qualsiasi possibile informazione genetica, indicando che la struttura del cervello non ultimamente determinata geneticamente (in altre parole, essa non determinata ultimamente dai materiali di cui fatta), ma piuttosto dallinterazione tra le potenzialit genetiche e le sollecitazioni ambientali. Le ramificazioni dendritiche che collegano vari neuroni si sovrappongono notevolmente (fino anche al 70%), cos che non possibile disegnare dei circuiti unici e precisamente definiti. b) Assenza di predeterminazione. Esaminando la formazione del cervello, si vede che un preciso modo di connessione tra un neurone e laltro, prespecificato dallinizio, da escludersi. I neuroni, quando emettono i prolungamenti assonici non sanno dove inviarli, con quale altro neurone connettersi. In ogni individuo, persino in gemelli identici, i neuroni si ramificano in diversi modi. Non pensabile che le connessioni siano specificate unicamente a livello molecolare (molecole di adesione), perch non esistono marcatori di membrana cos specifici da dirigere unarchitettura cos complessa. Ci sostenuto da G. M. Edelman, scopritore delle molecole di adesione neurali e fondatore della topobiologia [Edelman, 1989; Edelman, 1993].
24

c) Variabilit delle mappe. Studiando il funzionamento di neuroni di aree cerebrali deputate a specifiche funzioni, si osserva che ogni individuo ha mappe diverse e che anche nello stesso individuo le mappe variano a seconda dellesperienza, allargandosi, restringendosi ed anche spostandosi lateralmente. Nella stessa area, molti neuroni rimangono silenti anche quando la funzione attiva, ed impossibile predire quali neuroni saranno silenti e quali scaricheranno applicando un determinato stimolo. d) Fenomeni collettivi. Le cellule della corteccia cerebrale sono organizzate in gruppi funzionalmente accoppiati: quando arriva uno stimolo alla corteccia, ad esempio uno stimolo luminoso proveniente dalla retina, molti neuroni sono attivati e scaricano impulsi, ma non in modo casuale, bens in modo coordinato, con oscillazioni alla frequenza di circa 40 Hz. Daltra parte, la regolarit non una costante: lelettroencefalogramma rivela che nelle oscillazioni cerebrali presente, come componente normale, una notevole caoticit [Freeman, 1991]. In sintesi, nel cervello sono rappresentate in modo emblematico tutte le caratteristiche della complessit: enorme quantit di informazioni, reti, comportamenti collettivi, fondamentale importanza della forma, plasticit evolutiva, caos. La danza il respiro dell'universo. Che cos' la danza se non il ritmico pulsare delle stelle e degli atomi, dell'infinito che si espande e si contrae senza fine e senza tempo, creando con ci stesso il tempo? Vibrano le particelle e si muovono le galassie, tutto fluttua e danza in un movimento che energia e vita. Danzano gli elettroni nelle loro orbite, si muovono le onde, magnetiche ed elettromagnetiche, le onde sonore e quelle del mare, la luce. Se vero che danza ogni movimento armonico e ritmato, allora vero che, come credono gli Ind, la divinit, da loro chiamata Shiva, crea e mantiene l'armonia cosmica grazie alla danza. Se cesser la danza vi sar l'entropia, e quindi la morte dell'universo. Quando l'uomo in armonia con se stesso e con il mondo, egli danza. Il suo corpo esprime la sua tensione interiore, il ritmo della sua biologia, che vibra degli stessi ritmi di cui fatta la materia dell'universo. Ma non solo la corporeit dell'uomo si esprime attraverso il movimento: la sua anima allora si tende verso ci che lo contiene, ed egli sente di essere parte di un'armonia divina. La danza la vita e la matematica sono intimamente intrecciate. La matematica crea quell'ordine cosmico e quelle leggi a cui tutto l'universo ubbidisce, veramente straordinario che si possa descrivere la realt attraverso leggi matematiche. La matematica una creazione della mente dell'uomo, la pi astratta e la pi precisa. Da dove attinge la mente per creare la matematica? Forse dalla realt platonica che governa il mondo? Una realt pi sottile della realt fisica a cui siamo abituati. Da sempre l'uomo ha pensato ad un ordine sottostante all'apparente caos che osserviamo in natura, i fenomeni naturali sono caotici eppure presentano una
25

straordinaria armonia di base, una musica che ci porta a pensare alle vette armoniche pi ardite per lo spirito umano. All'esistenza di un ordine creatore. La legge di crescita dell'entropia si perde nel sorriso di un bimbo che nasce. Nel sorriso di un bimbo che gioca si manifesta la danza della vita. Ma il vecchio e barbuto docente universitario scuote la testa e riafferma il primato dell'entropia come inevitabile processo verso la morte cosmica dell'universo. Da un punto di vista filosofico, possiamo dire che il nostro potere crescente sulla natura e sulle contingenze della vita sociale e individuale ci ha prima illusi di poter tenere tutto sotto controllo e poi delusi di fronte a un'incertezza e a una finitezza persistenti, che per, a differenza di ieri, non riusciamo pi ad accettare. Mai come oggi abbiamo parlato tanto di libert e di rischi, e mai come oggi, a tutti i livelli, abbiamo tanto desiderato la sicurezza. L'idea che prima o poi la nostra vita finir e che l'entropia consumer la stessa vita dell'universo ci sempre pi insopportabile. Per lo stesso motivo per cui, se unisco il latte e il caff ottengo un caffellatte e non posso pi dividere di nuovo i due ingredienti, il progresso non si pu fermare, non si pu tornare realmente indietro, si possono solo limitare i danni. Tutta colpa dell'entropia. Forse il mondo si distrugger nel 2012, come previsto dai Maya, per opera di una catastrofe naturale. Chiss, non manca molto tempo e i deserti stanno gi avanzando, il clima si sta gi modificando. Sin dall'alba della scienza, gli studiosi hanno sempre cercato di ridurre i fenomeni complessi ad altri pi semplici, delineando un quadro generale dell'universo sulla base di un numero ristretto di principi fondamentali. Nell'antichit Pitagora pensava che il mondo fosse l'armonia dei numeri. Democrito vedeva l'universo come un movimento di atomi nel vuoto. Ad Aristotele il mondo appariva come un organismo vivente. Dal XVII al XIX sec. dominarono le idee meccaniciste in virt delle quali s'interpretavano tutti i fenomeni della natura inanimata. All'inizio del XIX sec. si fecero tentativi per costruire un quadro fisico unico del mondo, fondato sull'elettrodinamica, ma vi furono anche ricerche per stabilire un quadro fisicoprobabilistico universale del mondo. Oggigiorno gli scienziati mirano a integrare le idee relativiste e quantiche con la possibilit di costruire una teoria unificata di tutte le fondamentali interazioni. I matematici, p.es., si servono degli insiemi come base universale delle loro teorie. I biologi cercano una coerenza di fondo nei principi della attuale biologia molecolare o della genetica o anche della teoria sintetica dell'evoluzione. Da tempo si scoperto che fra microcosmo e macrocosmo vi sono affinit sorprendenti. La fisica delle particelle elementari gi all'unisono con la cosmologia. Si potrebbe, in un certo senso, rappresentare lo sviluppo della scienza come una successione di programmi riduzionisti sempre pi perfetti sul cammino che conduce dalla verit relativa a quella assoluta. Si ha infatti l'impressione che
26

l'assolutezza della verit coincida con la sua semplicit o essenzialit e che con tale essenzialit si sia in grado di comprendere tutta la complessit dell'esistenza, la quale, con le sue verit relative, ha mille sfaccettature. Si procede in avanti, aumentando la conoscenza, ma come se si tornasse indietro, verso l'epoca in cui la conoscenza era una sola cosa con la vita. Le costruzioni scientifiche antiriduzioniste (generalmente fenomenologiche) sono destinate ad essere riassorbite, in quanto il processo verso l'unificazione universale del sapere appare irreversibile. Il riduzionismo legato non solo a ci che la scienza riflette, ma anche al modo in cui essa lo fa. La conoscenza scientifica sempre pi un insieme di varie procedure cognitive e di diversi modi d'organizzazione del sapere acquisito, aventi un carattere integrativo. In virt di questa esigenza integrativa, si pu addirittura arrivare a dire che il fatto scientifico non tanto il riflesso di un avvenimento individuale, unico, quanto piuttosto la rappresentazione di tutta una classe di fenomeni, unificati sulla base di un certo livello di astrazione. Noi troviamo nelle regolarit empiriche di diversi gruppi di fatti formanti un tutto unico una maggiore generalizzazione della realt. E queste regolarit, a loro volta, possono essere assimilate a una comune interpretazione, avente un numero limitato di principi fondamentali. In sostanza, tutte le forme di organizzazione del sapere scientifico realizzano una descrizione generalizzata della realt, a partire dalla quale si individua sempre pi profondamente l'essenza dei fenomeni, facendo cos per tappe una riduzione che va dalle forme poco generalizzate di organizzazione del sapere scientifico a forme sempre pi generalizzate. Naturalmente questo processo riduzionistico o riunificativo non implica n la soppressione della diversit delle teorie e dei campi d'indagine, n la loro concentrazione in un unico schema teoretico. Il problema, se vogliamo, sta nell'alimentare la tensione delle singole discipline verso l'unit, ovvero nel ricercare un metodo per stimolare questa tensione. Il processo verso la riunificazione del sapere reale ma non automatico. Ad esso non fa ostacolo l'estrema frammentazione dei metodi di conoscenza e dei programmi di ricerca, quanto piuttosto la chiusura, il settarismo, la difesa corporativa di arcaici privilegi. Se nel campo della fisica, ad es., vi sono descrizioni deterministe e probabiliste, ci rientra nella normalit, ma quando in nome dell'una o dell'altra corrente si rifiuta il dialogo, il confronto aperto, critico e autocritico, ecco che allora non solo la fisica ma tutta la scienza s'impoverisce, mentre il processo di riunificazione del sapere inevitabilmente rallenta la sua marcia. Oggi molti ricercatori si trincerano dietro una solida argomentazione, quella secondo cui tutto ci che esiste nel mondo il frutto di una evoluzione dal semplice al complesso. Il che implica, per molti di loro, un affronto sistematico del particolare, una specializzazione sempre pi sofisticata delle conoscenze. Questo modo di orientarsi non in s sbagliato, ma rischia di diventarlo ogniqualvolta si
27

perde il senso dell'insieme, la globalit del reale, che per forza di cose va colto nella sua essenzialit. Nel corso dello sviluppo della scienza il grado di unit del sapere scientifico, che pur si ristruttura di continuo, tende ad aumentare, anche se in apparenza sembra il contrario. Lo dimostra il fatto che le interrelazioni dei diversi campi scientifici si rafforzano. Lo sviluppo del 'sapere fondamentale' (quello di cui non si pu fare a meno) apre possibilit sempre maggiori di sintesi delle conoscenze acquisite, a tutti i livelli. Vi sono tuttavia dei problemi cui la metodologia riduzionista deve far fronte con grandi capacit se vuole realizzare i suoi obiettivi. Anzitutto va risolta la questione del rapporto fra la parte e il tutto. Senza dubbio, il comportamento del tutto determinato, essenzialmente, dalle propriet e dal carattere dei suoi singoli elementi. Ma la riduzione delle propriet del tutto alle propriet delle sue parti possibile solo nelle situazioni elementari dei cd. 'sistemi sommativi', che rappresentano una piccola frazione dell'intera diversit degli oggetti realmente esistenti. Di regola, il tutto caratterizzato da parametri e leggi specifiche che non valgono per i suoi elementi particolari. Cos ad es., le caratteristiche del gas in movimento dipendono da parametri termodinamici: temperatura, entropia, ecc., i quali risultano ininfluenti per l'analisi delle sue molecole particolari. Non certo possibile ottenere quelle caratteristiche a partire da una descrizione meccanica dettagliata del movimento di tutte le molecole. La perfezione dell'insieme, rispetto a quella delle parti che lo compongono, la si nota anche laddove le relazioni che l'insieme instaura con l'ambiente sono determinate dal comportamento dell'insieme stesso e non da quello delle sue singole parti. Questa situazione tipica di tutti i livelli di organizzazione della materia, specie di quelli pi complessi. Ci che sostanziale per l'insieme di un organismo il funzionamento integrale e coordinato di ogni singola parte: questo che assicura la grande stabilit dei sistemi viventi in rapporto alle variabili condizioni esterne e che accresce fortemente le capacit di adattamento dell'organismo. La perfezione sta nel funzionamento equilibrato del tutto, all'interno di margini pi o meno flessibili, ma comunque invalicabili, di tollerabilit. P.es., la struttura attuale dell'universo determinata da una grandezza che esprime la differenza di massa fra il neutrone e il protone. Questa differenza assai piccola, circa 10-3 della massa del protone. Ma se essa fosse stata tre volte pi grande, non avrebbe avuto luogo la sintesi nucleare e nell'universo non esisterebbero elementi complessi. L'intero dunque non pu essere concepito come funzionante unicamente secondo leggi che reggono gli elementi che lo compongono. Una casa di mattoni evidentemente una realizzazione di possibilit inerenti ai mattoni e alla calce; ma per costruire una casa non basta conoscere le propriet dei materiali: bisogna possedere un progetto della casa, stabilito secondo il suo modo di funzionare in quanto abitazione. Questo progetto, vero, si realizzer sulla base delle propriet dei materiali da costruzione, ma la sua ideazione dipende dalle leggi di un altro
28

livello di realt. Del pari, il comportamento dell'uomo s legato alle sue qualit naturali e sociali in quanto individuo, ma l'essenza dell'uomo -come vuole Marx- si esprime sulla base del sistema di relazioni sociali in cui egli inserito. Ogni organismo vivente determinato non soltanto dalla sua organizzazione interna, ma anche dal suo rapporto con la popolazione circostante e con l'insieme del mondo vivente. Il tutto dunque non riducibile alla somma delle sue parti e la parte non pu essere interamente compresa che nelle sue relazioni col tutto. Su questo principio vi un esempio significativo nel libro di W. Heinsenberg, La parte e il tutto, laddove l'autore afferma che mentre osservava, indifferente, il castello Elsinore, che lo scienziato N. Bohr gli indicava, ne cap l'importanza solo dopo che quegli gli precis che si trattava del castello in cui Shakespeare aveva scritto l'Amleto. La fisica moderna fornisce una testimonianza esemplare di questa simbiosi della parte con il tutto. Come noto, l'unit fondamentale dei principali tipi d'interazione che descrivono il comportamento delle particelle elementari, non si manifestata che negli stadi iniziali dell'evoluzione del cosmo. In altre parole, l'unit reale delle interazioni elettriche deboli e forti pu manifestarsi in casi di energia che non esistono nell'attuale universo e che potevano realizzarsi solo nei primi secondi dell'evoluzione della metagalassia dopo il Big bang. D'altra parte, noi siamo sorpresi dall'apprendere che le propriet macroscopiche del mondo osservabile (esistenza di galassie, di stelle, di sistemi planetari, di vita sulla terra) sono determinate da un piccolo numero di costanti che caratterizzano sia le diverse propriet delle particelle elementari che i tipi-base delle fondamentali interazioni. P.es., se la massa dell'elettrone fosse stata di tre o quattro volte maggiore di quella attuale, la vita d'un atomo neutro d'idrogeno sarebbe solo di qualche giorno. Di conseguenza, le galassie e le stelle sarebbero principalmente composte di neutroni e l'attuale diversit fra atomi e molecole neppure esisterebbe. Le acquisizioni della scienza moderna mostrano con evidenza che tutto quanto esiste frutto di una evoluzione. La teoria del Big bang, le ricerche sull'apparizione dei sistemi prebiologici e delle prime forme di vita, l'individuazione delle leggi di formazione e sviluppo della biosfera e delle specie animali, gli studi di antropo- e socio-genesi permettono di descrivere le principali tappe dell'evoluzione del mondo dall'apparizione delle particelle elementari all'origine dell'uomo e della civilt. 10-35 secondi dopo l'inizio del Big bang apparve l'asimmetria barionica della Metagalassia, che si rileva oggi dalla quantit estremamente piccola di antimateria da essa contenuta. Dopo 10-5 secondi sono venuti emergendo i barioni e i mesoni a partire dai quarks. Nel secondo minuto di vita della Metagalassia hanno cominciato a formarsi i nuclei dell'elio e di altri elementi leggeri. Le galassie sono comparse un miliardo di anni pi tardi e le stelle della prima generazione 5 miliardi di anni dopo. Gli atomi degli elementi pesanti nascono in seno alle stelle. Il sole, quale stella della seconda generazione, ha circa 5 miliardi di anni. La terra ne ha circa 4,6. Sulla terra, i microrganismi hanno 3 miliardi di anni, le forme
29

macroscopiche di vita esistono da un miliardo di anni. I primi vegetali sono apparsi 450 milioni d'anni fa, i pesci hanno 400 milioni di anni, i mammiferi 50 e, infine, l'uomo esiste da 2 o 3 milioni di anni. Noi deduciamo l'evoluzione dal semplice al complesso anche da moltissimi altri processi che si svolgono nel cosmo. Soltanto nella nostra galassia esistono centinaia di miliardi di stelle simili al sole e in tutto l'universo si contano decine di miliardi di galassie simili alla nostra. Tutto in perenne evoluzione, bench la stragrande maggioranza delle linee evolutive non approdino alla nascita della vita e dell'intelligenza. L'idea che la vita e la ragione siano molteplici nell'universo ha giocato nella storia un ruolo progressista. Essa infatti postula l'origine naturale della vita e della ragione, e favorisce lo sviluppo di un'interpretazione materialistica del mondo, antitetica a quella religiosa. Tuttavia, alla luce delle ricerche attuali, forse pi utile prestare attenzione alla concezione secondo cui la vita e la ragione sono uniche nell'universo, o comunque rarissime, in quanto nessuna forma di vita extra-terrestre in grado per il momento di farci sostenere il contrario. D'altra parte l'universo cos grande che sembra incredibile che la vita si sia evoluta solo sulla terra. Un altro aspetto di cui bisogna assolutamente tener conto la possibilit che il processo evolutivo dal semplice al complesso diventi reversibile. Se ad es. la densit della massa del nostro universo diventasse pi grande di quella critica, esso comincerebbe a comprimersi, dopo un certo tempo, provocando una riduzione globale di tutte le forme complesse a forme pi semplici. Tale fenomeno i cosmologi prevedono che prima o poi accadr. L'instabilit del protone tende a convalidare questa supposizione. Il che non implica la sconfessione di determinate leggi fisiche o chimiche, quanto, pi semplicemente, la constatazione della loro inapplicabilit alla nuova situazione che si verr a creare. La scienza in un certo senso simile alla natura vivente. Per principio, la vita non pu esistere senza tradursi in una molteplicit di forme. Cos per la scienza. Il suo polimorfismo condizionato non solo dalla diversit reale del mondo, ma anche dalle differenze che esistono negli statuti epistemologici del suo apparato concettuale, la cui efficacia muta col mutare delle situazioni cognitive. L'unit della scienza non sta nella ricomposizione, peraltro impossibile, delle sue tecniche di ricerca o dei suoi criteri cognitivi e interpretativi, quanto piuttosto nella interconnessione sempre pi stretta fra diversi campi scientifici, il cui compito principale quello di riflettere adeguatamente l'essenza della realt. Tutto ci che esiste caratterizzato dall'unit e dalla diversit: n l'una n l'altra possono sussistere o essere comprese separatamente. Il riduzionismo pu aiutarci in questa esigenza riunificativa, ma esso dovr comunque riflettere la specificit dei fenomeni, se non vorr rischiare di offrire un'immagine semplicistica delle interrelazioni fra unit e diversit. Pertanto, se vogliamo concretizzare il desiderio
30

di una ricomposizione del sapere scientifico, dobbiamo farlo con la pazienza di chi sa rispettare le conquiste scientifiche di ogni singola disciplina. La produzione di informazione una delle caratteristiche, forse la principale, che distinguono la materia vivente. Considerato termodinamicamente, ogni vivente un sistema semichiuso che trasforma energia solare in informazione. Il bilancio termodinamico della nostra presenza sul pianeta in buona parte costituito dall'informazione e dall'eventuale ordine che lasceremo: qualcosa di unico e nuovo che prima di noi non esisteva. E che esister solo grazie al modo in cui avremo utilizzato il flusso di energia solare - diretta o indiretta - di cui viviamo. Qualcuno l'ha chiamata neghentropia, cio entropia negativa. Ordine e complessit che si crea. E nessuno sa se capisce perch ci accada. Dal momento che la conoscenza non si riduce a delle semplici informazioni ha bisogno di strutture teoriche che danno un senso alle informazioni; ci si rende facilmente conto che se si possiedono troppe informazioni e poche strutture mentali, l'eccesso di informazioni si trasforma facilmente in una nube di confusione e poco chiara nella propria mente. D'altro canto pur vero che troppe teorie oscurano altrettanto facilmente la conoscenza. Una teoria rigida si chiude su se stessa, crede di possedere la realt o la verit, ha gi previsto tutto in anticipo. Sono bellissime quelle teorie che spiegano tutto ma che non hanno possibilit di verifica sperimentale, l'uomo maestro nel costruire tali teorie. Ognuno si crea la propria filosofia, e il pensiero filosofico che spazia oltre il confine dell'immaginabile suscita un grande fascino nell'ascoltatore. Nella nostra vita ci accompagnano, a livello implicito, quasi di postulato, due sensazioni. La prima di esse ci fa percepire la vita come un cammino da percorrere. La seconda ci presenta la vita stessa come una continua evoluzione, talvolta vissuta attivamente ma anche subita passivamente. Siamo di nuovo in presenza di proposte implicite, che essendo comuni a tutti, ci persuadono dell'esistenza di una realt oggettiva non definibile, nella quale viviamo pervasi da un senso di speranza, anch'esso indefinibile. Le sensazioni che proviamo, dovrebbero spingerci a considerare con attenzione la rete di correlazioni che si accompagnano ai significati impliciti che possiamo percepire, qualora si ascoltino i "messaggi" interiori. Perch mai i concetti di evoluzione, di speranza, di significato, di cammino, di ispirazione, di attrazione verso l'inconoscibile hanno tante cose in comune ? Ma forse, invece di concetti, sarebbe meglio parlare di modi di essere.
31

Un'altra domanda ci si dovrebbe porre : se si riconosce la presenza macroscopicamente oggettiva di tali correlazioni, appare tanto peregrina l'intuizione di una reale possibilit di evoluzione interiore, che consenta una migliore coscienza delle sensazioni sfuggenti ? L'embrione umano si sviluppa all'interno del corpo materno, specializzandosi e differenziandosi nel nuovo organismo in costruzione. La nuova creatura si sviluppa nell'utero e trae alimenti dal corpo materno, beve, respira e si muove nel liquido che lo circonda, e forse sente il sussurro lontano del mare che chiama all'unit nella vita, come preparazione all'inserimento nell'organismo ambientale. Le forze dattrazione e repulsione, con criteri di divisione e ricomposizione, agiscono come colori, scelti, dosati e usati, con perizia, dell'artista, per esprimersi nell'opera e comunicarne l'emozione. L'emozione, la curiosit, il gioco, il sogno e la fantasia, che svincolano il pensiero dai limiti di spazio, di tempo e dal pessimismo, portano a cogliere, oltre i sensi, nell'intimo nascosto del materiale, la sintonia del tutto con la vita e ad intuire che l'evoluzione l'amore, la comunicazione e il dialogo vivo della materia iniziato agli albori e che ci pongono nel cammino verso il futuro, voluto, sorretto e orientato da una misteriosa delicatezza: mistero di premura globale, che agisce in noi e con coerenza cinvita a divenire evolutivi nell'unit. Tante creature, di specie diverse, hanno popolato il mare e la terra dentro un unico complessivo processo evolutivo ambientale che comprende, tuttora, anche noi, con il senso dell'esistere che domanda apertura, rispetto e attenzione per ogni vita nell'ambiente, in coerenza con l'evoluzione. Si potrebbe dire che l'origine della vita si svolge interamente in base a leggi interne. Le leggi rendono necessario una certa trasformazione ma in diverse situazioni ci possono essere strade diverse e "accidentalmente", per caso l'evoluzione ha intrapreso una strada piuttosto che un'altra. Ma quali sono tali leggi, sono comprensibili all'intelletto umano? Cosa possiamo dire sulla base della nostra esperienza diretta? Noi osserviamo una unit dell'esistenza, ogni organismo mostra caratteristiche uniche di autoconservazione. Eppure la vita gettata nel mare delle trasformazioni fisiche governate dall'entropia crescente: la vita lotta per la propria esistenza. La teoria secondo cui la vita sarebbe sorta casualmente dalla materia inorganica non , in fondo, che la versione moderna di una credenza vecchia quanto la osservazione superficiale della natura, la "generazione spontanea": quella, per intenderci, in base alla quale gli antichi credevano che le anguille nascessero dalla melma dei fiumi, le zanzare dai miasmi delle paludi, le mosche dalla carne putrefatta, e altre favolette simili. La loro inconsistenza fu sperimentalmente dimostrata da Francesco Redi nel 1668 per gli insetti, dall'abate Lazzaro
32

Spallanzani nel 1748 per i protozoi e da Louis Pasteur nel 1861 per i batteri. Tutti e tre gli scienziati dovettero faticare molto per fare accettare le loro scoperte; ma, mentre Redi dovette lottare solo contro i pregiudizi di sedicenti "conservatori", Spallanzani e pi ancora Pasteur si trovarono di fronte la opposizione dei "progressisti", che della generazione spontanea facevano il supporto "scientifico" di una filosofia materialistica: "La genesi spontanea non pi un 'ipotesi, ma una necessit filosofica. Soltanto essa razionale, soltanto essa ci sbarazza per sempre delle puerili cosmogonie e fa rientrare nelle quinte quel deus ex machina esteriore e del tutto artificiale che secoli di ignoranza hanno a lungo adorato". chiaro che, partendo da un simile preconcetto, non si poteva fare a meno di cercare il modo di riaffermare quello che la esperienza scientifica aveva negato. E il modo stato trovato, e contrabbandato per "prova scientifica", ricorrendo a due accorgimenti: primo, la sostituzione del vecchio e screditato termine "generazione spontanea" con espressioni altisonanti, coniate pour pater le bourgeois, quali "abiogenesi", "fase prebiotica della evoluzione", "evoluzione chimica", e simili; secondo, la retrodatazione della presunta "abiogenesi" a lontanissime ere geologiche, in condizioni ambientali non verificate n verificabili, ma "ricostruibili in laboratorio", in cui - si afferma - sarebbe potuto avvenire quello che oggi impossibile. Fra le numerose "teorie abiogenetiche" oggi disponibili la pi accreditata rimane quella delineata una cinquantina di anni fa, dal biologo sovietico Aleksandr Ivanovic Oparin. Questa teoria (o, meglio, ipotesi) postula la esistenza - necessaria per l'"abiogenesi" - di un'atmosfera primitiva a carattere fortemente riducente, composta di idrogeno, vapore acqueo, metano, azoto e ammoniaca. In tale atmosfera le radiazioni ultraviolette solari e le scariche elettriche dei fulmini avrebbero provocato la sintesi di composti organici, tra cui amminoacidi, purine e pirimidine. Tali composti, disperdendosi negli oceani, avrebbero formato il cosiddetto "brodo prebiotico", nel quale, per reazioni chimiche successive, si sarebbero formate, sempre casualmente, le prime biomolecole - soprattutto proteine e, infine, i primi organismi viventi. Quando, all'inizio degli anni Cinquanta, la ipotesi di Oparin fu ripresa dall'americano Harold Clayton Urey in base alle sue teorie sulla formazione del sistema solare, si andarono subito a cercare le tanto agognate "conferme sperimentali": e Stanley L. Miller ritenne di averle trovate allorch, facendo passare scariche elettriche attraverso miscele gassose di metano, ammoniaca, vapore acqueo e idrogeno, ottenne una miscela di composti organici da cui isol, tra l'altro, alcuni amminoacidi. I risultati di Miller, successivamente confermati ed estesi, sia pure con qualche lieve modifica per quanto riguarda la composizione dell'"atmosfera primordiale", da esperimenti successivi, diedero un grande impulso alla "ipotesi abiogenetica": gli amminoacidi sono i componenti fondamentali delle proteine di cui sono costituiti i tessuti biologici; altri composti organici identificati da Miller nella sua
33

miscela di prodotti si ritrovano, in gran parte, tra i prodotti del metabolismo di organismi viventi. Altri amminoacidi e supposti "precursori prebiotici" di altri costituenti fondamentali della cellula, quali gli acidi nucleici, sono sintetizzabili in condizioni che, secondo gli autori, ricordano da vicino quelle dell'ipotetico "brodo prebiotico". Tutto bene, allora? Nessun dubbio? Sembrerebbe, a prima vista, proprio cos, dato che le discussioni tra gli "addetti ai lavori" hanno come oggetto non gi l'"abiogenesi" in s, che si d per scontata, ma, caso mai, il meccanismo con cui si sarebbe verificata. Cos, alcuni preferiscono, alle scariche elettriche, la irradiazione con luce ultravioletta di una "atmosfera" di metano, azoto e vapore acqueo, allo scopo di produrre altri composti organici, presentati anch'essi come possibili "elementi prebiotici"; ma non mettono in discussione il "fatto" dell'"abiogenesi". E, invece, proprio tale preteso "fatto" da mettere in discussione: se, infatti, i lavori riportati nelle memorie scientifiche sopra citate hanno in s e per s, come metodi per la sintesi di alcuni composti chimici, una loro indubbia validit scientifica, non ne hanno invece nessuna come "prove sperimentali dell'abiogenesi". Una affermazione cos netta pu, a prima vista, stupire; tuttavia essa deducibile gi da una attenta lettura degli stessi scritti di alcuni abiogenisti, nei quali la "importanza prebiotica" dei risultati riportati spesso discussa in poche righe, a conclusione di un normalissimo articolo di chimica organica; e, ancora, dalla "fuga nella fantascienza" di altri, che presentano, come "prova dell'abiogenesi", la fotosintesi di composti organici in miscele gassose riproducenti l'atmosfera di Giove. Tuttavia, dato che i risultati di simili esperimenti vengono quotidianamente sbandierati come "prove" non solo in scritti "divulgativi", ma anche in rispettabili testi universitari, sar bene esaminarli un poco pi approfonditamente. In tutti gli esperimenti sopra riportati si otteneva, al termine della scarica o della irradiazione, una grande variet di composti, da cui i supposti "elementi prebiotici" andavano estratti e purificati con procedure spesso assai sofisticate. Anche le rese erano bassissime: nel celebre esperimento di Miller esse andavano dal 10,3 al 7,3% dei prodotti organici totali per gli amminoacidi e dal 16,5 al 7,1% per gli acidi e ossiacidi organici. Ma vi di pi: negli esperimenti di "sintesi prebiotica" sono stati ottenuti anche parecchi amminoacidi che non si ritrovano nelle proteine, talvolta con rese pi alte che quelli proteici; "la presenza di glicina, alanina, valina, isoleucina e leucina nelle proteine, ma l'assenza di acido alfa-ammino-nbutirrico, norvalina, alloisoleucina e norleucina, non pu essere spiegata sulla base delle rese ottenute da questo tipo di sintesi". Inoltre, la proporzione tra i vari amminoacidi nelle proteine quasi inversa che tra i prodotti di sintesi; per risolvere questa difficolt, Miller costretto a supporre una ulteriore "condizione necessaria", cio una precipitazione frazionata di amminoacidi per evaporazione in qualche laguna, con formazione di polipeptidi nella fase solida: e tutto questo a conclusione di una serie di esperimenti in cui la resa totale in amminoacidi "utili" e
34

no, era in media l'1,90%. Analoghe critiche potrebbero essere mosse alle varie sintesi di "precursori prebiotici" degli acidi nucleici. Tutte queste teorie, come si gi visto, presuppongono la presenza, sulla terra, di una atmosfera riducente all'epoca della "evoluzione prebiotica" e "protobiotica". Orbene, le teorie pi recenti sulla formazione della terra e della sua atmosfera escludono proprio questa ipotesi fondamentale, affermando che all'epoca della comparsa dei primi viventi la terra aveva un'atmosfera neutra o debolmente ossidante, non molto diversa dall'attuale, salvo, forse, per la mancanza di ossigeno. Un tentativo di ovviare a questo inconveniente, che rischia di mandare all'aria tutta la "teoria abiogenetica", stato fatto in America da Allen J. Bard e dai suoi collaboratori. Costoro, dopo avere scoperto che, irradiando con luce ultravioletta una soluzione acquosa di ammoniaca satura di metano in presenza di biossido di titanio platinato - cio ricoperto di platino finemente suddiviso -, si ottiene una miscela di amminoacidi, superano la obiezione relativa alla composizione dell'atmosfera primordiale osservando che il biossido di titanio catalizza la riduzione dell'azoto ad ammoniaca e dell'anidride carbonica a metano, formaldeide e metanolo, sia pure con basse rese. Peccato che, per la formazione di amminoacidi sia indispensabile l'uso del biossido di titanio platinato, un catalizzatore sintetico, inesistente in natura. Infatti, sia il biossido di titanio non platinato, sia l'ossido ferrico, sia il minerale ilmenite - ossido misto di titanio e ferro - non producono amminoacidi nelle condizioni di reazione. Siamo, come si pu vedere, ancora al punto di partenza. Passando poi alla seconda fase della "evoluzione chimica" quella in cui le "molecole prebiotiche" avrebbero reagito tra di loro per formare polisaccaridi, polipeptidi - e poi proteine - e polinucleotidi - e poi acidi nucleici -, che unendosi insieme avrebbero formato i primi organismi, le difficolt salgono alle stelle. Qui il "caso" invocato dagli abiogenisti si rivela molto, molto intelligente. La prima difficolt data dalla attivit ottica delle sostanze di origine biologica, dovuta alla dissimmetria sterica delle molecole. Gran parte delle molecole organiche sono dissimmetriche, ossia prive di piani di simmetria, cos che possono esistere in due forme distinte, dette enantiomeri, che differiscono tra di loro per essere l'una la immagine speculare dell'altra cos come la mano destra differisce dalla sinistra, donde il nome di molecole chirali - dal greco chir, mano. La possibilit di distinguere tra di loro i due enantiomeri data, appunto, dalla loro attivit ottica: se la soluzione di un enantiomero, attraversata da un raggio di luce polarizzata, ne ruota il piano di polarizzazione, per esempio, verso destra, una soluzione uguale dell'enantiomero opposto lo ruoter, a parit di condizioni sperimentali, di un uguale angolo verso sinistra. La miscela di eguali quantit dei due enantiomeri si chiama racemo e, ovviamente, non ruota il piano della luce polarizzata. Orbene, tutte le molecole chirali che fanno parte degli organismi biologici sono enantiomeri puri, e tutti della stessa configurazione cio "tipo mano destra" o "tipo mano sinistra" -, a seconda della classe di molecole a cui
35

appartengono. Cos, tutti gli amminoacidi che entrano a fare parte delle proteine sono otticamente attivi - meno la glicina, che simmetrica - e tutti hanno la stessa configurazione sterica, quella "tipo mano sinistra". Invece, tutte le sintesi di amminoacidi compiute dagli abiogenisti dnno luogo a miscele racemiche, dato che, per obbedienza al presupposto di partenza, sono compiute su reagenti non chirali, senza impiegare catalizzatori otticamente attivi. Addirittura, l'assenza di enantiomeri puri tra i prodotti stata addotta come prova che gli amminoacidi non erano dovuti a contaminazione da parte di microorganismi. Ora, difficile capire perch da reazioni casuali tra amminoacidi statisticamente distribuiti tra le due forme si sarebbero formati polipeptidi enantiomericamente puri; lo stesso dicasi per i "precursori prebiotici" dei polisaccaridi e degli acidi nucleici. Ma non basta. Nelle proteine, non solo la configurazione sterica, ma anche la sequenza degli amminoacidi tutt'altro che casuale, come pure la sequenza delle basi puriniche e pirimidiniche negli acidi nucleici: entrambe sono strettamente ordinate alle funzioni biologiche della macromolecola all'interno dell'organismo; tra le sequenze di basi negli acidi nucleici e le sequenze di amminoacidi nelle proteine esiste una correlazione valida per tutto il mondo biologico - il codice genetico, basato sulla corrispondenza fra terne di basi e amminoacidi -, cos che la struttura dei primi determina quella delle seconde. Polipeptidi statistici sono stati ottenuti da Fox riscaldando a 170C una miscela di amminoacidi posti su un pezzo di roccia vulcanica, e dalla quipe romena di Simionescu - insieme con polisaccaridi a struttura non ordinata, pseudo-lipidi e impurezze varie - mediante esperimenti simili a quelli di Miller, ma condotti sotto vuoto alle temperature "siberiane" di -40C e -60C, anzich a pressione e a temperatura ambiente. I prodotti ottenuti, posti in soluzioni acquose, si aggregano in microsfere, talvolta delimitate da una membrana polisaccaridica, chiamate dagli autori modelli di "protocellule", ma che con le cellule autentiche non hanno proprio niente a che vedere: sono prive di attivit metaboliche e riproduttive, in altre parole non vivono. Tutte le precedenti obiezioni alla "teoria abiogenetica" sono riconducibili a un semplice principio, ovvio per ogni mente sgombra da preconcetti: l'ordine non pu nascere spontaneamente dal caos. Un organismo vivente molto di pi che un aggregato di molecole e di macromolecole organiche: una forma organizzatrice, che costruisce e ordina queste molecole secondo un progetto strutturale, - un sistema cibernetico dotato di un grado di informazione superiore a quello delle singole parti che lo compongono. "Quando dico che la vita trascende la fisica e la chimica, intendo dire che la biologia non pu spiegare la vita, quale vi presenta oggi, in termini di semplice azione di leggi fisiche e chimiche". Prendiamo come esempio il codice genetico, a cui ho gi accennato, e che consiste nella corrispondenza fra terne di basi nella struttura del DNA, o acido desossiribonucleico, e amminoacidi delle proteine. un codice universale e, dal punto di vista chimico, arbitrario, sulla cui origine "invece che di "problema", si dovrebbe parlare di enigma. Il codice non ha senso se non tradotto. Il
36

meccanismo traduttore della cellula moderna comporta almeno cinquanta costituenti macromolecolari, anch'essi codificati nel DNA. Il codice genetico pu dunque essere tradotto solo dai prodotti stessi della traduzione. questa l'espressione moderna dell'omne vivum ex ovo. Ma quando e come questo anello si chiuso su se stesso? molto difficile anche solo immaginarlo" dice Monod, che qui, nel suo campo specifico, rigoroso, salvo poi pretendere, poco dopo, di spiegare tutto con il solito binomio caso-necessit. La pretesa degli abiogenisti, che i vari componenti della cellula, formatisi spontaneamente nel "brodo prebiotico", secondo Fox, o nelle tempeste delle regioni polari, secondo Simionescu, si siano casualmente aggregati "inventando" il codice genetico "non appartiene neanche alla fantascienza, ma al delirio intellettuale". Allo scopo di rompere il circolo vizioso dell'uovo-DNA e della gallina-proteine, stata recentemente proposta una nuova teoria sulla origine della vita, la "teoria ribotipica", che fa originare la cellula dalle ribonucleoproteine attraverso un meccanismo a catena di "quasi-replicazione". Una analisi della teoria esula dagli scopi presenti, rientrando piuttosto nel campo della genetica molecolare e della microbiologia; essa, tuttavia, d per scontata la "evoluzione chimica", ossia la formazione spontanea di acido ribonucleico - RNA, diverso dal DNA - e di proteine. Ma, come si visto precedentemente, tale "evoluzione chimica" tutt'altro che scontata. In ogni caso, il "messaggio" contenuto nella struttura degli acidi nucleici costituisce uno "schema" ben preciso che non pu essere riducibile a una sequenza statistica di nucleotidi. "Dobbiamo rifiutarci di considerare lo schema attraverso il quale il DNA diffonde informazione come parte delle sue propriet chimiche. Il suo schema funzionale deve essere riconosciuto come una condizione al contorno posta all'interno della molecola del DNA". "Infine, una parola sul modo in cui le condizioni al contorno che controllano i processi fisico-chimici in un organismo possano aver avuto origine a partire da materia inanimata. Il problema se la categoria logica delle mutazioni casuali includa o no la formazione di nuovi principi non definibili in termini di fisica e di chimica. Sembra molto improbabile che possa includerla". L'evoluzionismo viene quasi sempre presentato come una scienza esatta, ampiamente supportata dai ritrovamenti e dalla ricerca, e accettata da tutti gli scienziati. In realt, l'evoluzione biologica come spiegazione delle origini della vita non n una teoria n un fatto, ma una mera assunzione aprioristica. Il piacere il motore della vita ed legato ad un principio fisico che possiamo gi rilevare a livello atomico e molecolare. Lanima della Natura risiede negli stati vibrazionali, traslazionali, che armonizzano o disarmonizzano lo scambio di energia tra i vari costituenti dei micro o macro-organismi, scambio informazionale
37

che ubbidisce ai principi della musica: lenergia n si crea n si distrugge, ma si trasforma attraverso processi informazionali mediante i quali si riceve e si trasmette costantemente energia e, al di l del tipo o della forma (visiva, acustica, olfattiva, gustativa, tattile), quel che conta come le varie informazioni (energia) vengono combinate fra loro dando luogo a processi di armonia o disarmonia. Il nostro cervello in grado di rilevare fin dalla nascita la fisicit dellarmonia o della disarmonia, a cui corrispondono per effetto una serie di risposte biofisiche e biochimiche ormai identificate come stati di benessere o di malessere. Tutti i sistemi scambiano costantemente energia producendo evoluzione e indirizzando i sistemi stessi verso un equilibrio dinamico, la cui utilit risiede non nella procreazione ma nellevoluzione. Il concetto di procreazione deve essere ampliato: non si procreano solo bambini o cuccioli di animale, ma anche idee, pensieri, azioni nonch, a livello atomico e sub-atomico, nuovi atomi e nuove particelle. Quando lo scambio di informazioni tra sistemi fisici avviene senza violenza e per risonanza, si produce piacere, ovvero uno stato di trasformazione della materia in energia: come dire che lacqua, ricevendo energia, si trasforma in vapore producendo nelle sue molecole uno stato vibrazionale di maggiore libert che potremmo definire come uno stato di benessere per le molecole e per gli atomi. Il piacere, quindi, trova la sua spiegazione in fisica come stato armonico vibrazionale che si trasferisce costantemente ai sistemi fisici circostanti. Il sorriso di un bambino d gioia, cos come una carezza che esprime amore o un prato fiorito; uno sguardo triste, un gesto violento, una situazione disarmonica provocano sofferenza. Ognuno di noi pu creare vibrazioni armoniche, o informazioni armoniche, al fine di favorire un processo evolutivo cosciente e consapevole che pu sostituire al principio darwiniano dello stato di necessit, che favorisce il pi forte e il pi adatto, il principio evolutivo dellenergia, che favorisce lenergia pi armonica la cui evoluzione trasforma la violenza in un processo che alimenta livelli di coscienza e creativit sempre maggiori. Tali forme di coscienza le troviamo in tutti i sistemi fisici: come in una cellula il DNA costituisce il vero e proprio cervello della cellula stessa, cos in un atomo il dinamismo del nucleo, ovvero delle cariche di energia che guidano e mantengono lo stato di equilibrio dinamico, rappresenta levoluzione della coscienza dellatomo. Non a caso i nostri organi di senso sono in grado di rilevare la differenza che esiste tra un frutto prodotto con concimi chimici industriali da un frutto prodotto con concimi naturali che hanno seguito tutti i loro processi evolutivi allinterno dei sistemi naturali stessi, nei quali si sono arricchiti di esperienze vibrazionali che hanno poi trasferito ai frutti. Le leggi di Natura sono perfette e non conoscono errori o casualit; ma levoluzione culturale ha condotto a codificare e decodificare tali leggi in principi e concetti astratti, costruendo modelli teorici che nulla o poco dicono dellanima della Natura. Molti ragazzi a scuola non amano materie come la fisica, la chimica,
38

la biologia Questo perch sono un prodotto scientifico creato spesso con artifizi che ignorano lanima della Natura, ovvero con interpretazioni che generano modelli astratti, logico-matematici, prodotti con strumenti simbolici dissociati dallo stato vibrazionale della materia e dellenergia che, nei processi naturali, trova la sua massima espressione. Gli esseri umani, pi che dalla scuola e dalluniversit, imparano dallosservazione e dalla risonanza con la Natura traendone informazioni utili alla propria crescita e al proprio arricchimento, informazioni che quando vengono codificate dallemisfero sinistro del cervello in teorie e modelli astratti, tolgono, a ci che era stato acquisto e scoperto, gli aspetti armonici esperienziali ovvero emozionali percepiti e vissuti dallemisfero destro. Levoluzione delle conoscenze scientifiche consente al vero scienziato di risuonare con lanima della Natura e la Natura stessa, con gioia, offre la propria anima vibrazionale che si traduce in conoscenza, coscienza ed evoluzione. Lattuale paradosso dellevoluzione umana vede la donna e luomo in un conflitto talvolta parossistico, le cui radici risiedono nel bisogno di soddisfare esigenze di piacere, giustizia, libert, amore. Tale conflitto nasce, infatti, dalla grande confusione che si genera allinterno dei cervelli fin dalla nascita, prodotta dallignoranza informazionale che nega a priori il diritto di nascita di ciascuno di svilupparsi e crescere in armonia e senza violenza: il bastone violenza, la carota un malefico trucco che priva lessere della spinta evolutiva verso la ricerca della verit e della libert. Il metodo del bastone e la carota ancora in uso nei cosiddetti processi educativi e formativi ed ha portato lumanit verso il rifiuto della vita e verso la degenerazione dellarmonia che d vita ad una nascita e che d vita alla vita. Luomo ha sperimentato larroganza della propria ignoranza: una cultura ignorante vuole dominare la Natura, ma la Natura non pu essere dominata n imprigionata in schemi e modelli preformati. Lintelligenza della Natura deve diventare la nostra intelligenza, con la quale possibile scambiare energia creativamente, producendo piacere e gioia a tutti i livelli, e contribuendo allevoluzione culturale, sociale, politica ed economica di tutte le societ del mondo, in sintonia con levoluzione armonica del mondo fisico e biologico. Siamo talmente abituati alla vita che spesso ci dimentichiamo di una straordinaria avventura: quella di una semplice cellula fecondata, una cellula cos piccola da essere invisibile a occhio nudo, che moltiplicandosi in miliardi di altre cellule riesce a diventare, in soli nove mesi, un Homo sapiens. E' la nostra storia. Tutti noi, infatti, partendo da una minuscola sferula di qualche millesimo di millimetro, ci siamo "autocostruiti", diventando individui capaci di vedere, pensare, risolvere problemi, lottare, amare, o anche inventare macchine e comporre musiche. Tale impresa, che ha del prodigioso, avviene nel buio del ventre materno. E' dentro questo piccolo universo subacqueo che le cellule cominciano a differenziarsi e a
39

collocarsi ognuna al posto giusto, nel momento giusto. Una specie di scultura che si plasma da sola e che pian piano d origine a un essere ogni volta unico. Questi nove mesi sono il riassunto dell'evoluzione della vita sulla Terra: partendo da una cellula che vive in assenza di ossigeno, l'embrione attraversa vari stadi di complessit, con "accenni" alle varie tappe evolutive, fino ad approdare al modello finale dell'essere umano, dotato di un cervello strabiliante. E' una storia nascosta, che si dipana nel mondo invisibile dell'utero, e che nessun uomo ha mai potuto osservare. Oggi la ricerca, in base alle scoperte che stanno avvenendo nei laboratori di tutto il mondo, ci permette di penetrare nell'universo segreto dell'embrione e di capire che cosa veramente vi succede. Ma anche la storia dei nove mesi visti dalla parte della madre. Al "piano di sopra", infatti, la madre vive questo evento in parallelo: e oggi si riesce a comprendere il perch di tanti avvenimenti che si producono in gravidanza. Il corpo della madre, infatti, in quei nove mesi si trasforma per creare l'habitat giusto, mentre fiumi di ormoni si riversano nei suoi vasi sanguigni per stimolare adattamenti di ogni tipo: nasce la placenta, il seno si predispone all'allattamento, il cuore pompa quasi il 50% in pi di sangue e anche il comportamento subisce l'influenza di questa tempesta di cambiamenti. Tutto converge poi nel grande evento finale: la nascita. Nel giro di qualche minuto questo nuovo essere passer dalla vita subacquea a quella terrestre, dal buio pesto alla luce abbagliante, dal caldo costante della vita interna alla variet delle temperature esterne; mentre la madre compie quel prodigioso exploit fisico che il parto. L'origine della vita probabilmente il risultato di un lungo e lento processo di evoluzione della materia. Gli atomi che costituiscono gli organismi viventi si sono formati nello spazio e sulla Terra si sono aggregati per formare molecole complesse. Queste hanno dato luogo a strutture organizzate che hanno portato gradualmente ai primi individui dotati di cellule. Le recenti scoperte di pianeti extrasolari rende attuale l'ipotesi della vita in altre parti dell'Universo. La teoria della generazione spontanea della vita, gi espressa da Aristotele nel III sec. a. C., pur avendo goduto di largo seguito per quasi duemila anni stata definitivamente confutata, nel 1863, da Louis Pasteur, che ha dimostrato come qualsiasi forma di vita, anche la pi microscopica, non pu che originarsi da altra vita. Ma sempre stato cos? Un approccio di tipo "abiogenetico" (vita originata dalla non vita) sembra essere indispensabile almeno per caratterizzare le prime fasi di sviluppo del fenomeno. Infatti, tutte le teorie attuali cercano di definire uno scenario inorganico, all'interno del quale collocare elementi chimici primordiali dalle cui interazioni il fenomeno pu aver avuto origine. A questo approccio "abiogenetico" necessario, tuttavia, aggiungere la coscienza dell'esistenza di una fenomenologia "evolutiva" che solo
40

recentemente stata acquisita. Tale coscienza consente, infatti, di immaginare una "vita in evoluzione" non statica e immutabile (teorie fissiste), una vita che nasce e si sviluppa, una vita che cambia nel corso di un tempo enorme. Il merito di aver offerto alla Scienza un'organica teoria evolutiva e di aver individuato per essa un meccanismo immanente (Selezione Naturale) mediante il quale tale evoluzione avrebbe potuto avvenire, va attribuito al genio di un naturalista inglese, CharlesRobert Darwin (1809-1892). Nella visione evoluzionista (visione che ha avuto, nel frattempo, notevoli sviluppi sia concettuali che sperimentali) la vita sulla Terra non si manifesta attraverso forme immutabili e statiche, ma in forme dinamiche e mutevoli. Nel corso di un tempo enorme (della cui vastit non si avuta coscienza fino al XIX secolo) queste forme sono cambiate, diversificate, via via modulandosi sempre pi all'ambiente chimico-fisico che le accoglie, anch'esso caratterizzato da un estremo dinamismo. Ma in che modo la vita pu riaffermare la propria esistenza in un ambiente mutevole che pu rendere limitante quello che ieri era premiante e viceversa? Attraverso la sua capacit di offrire, generazione dopo generazione, varianti di se stessa, varianti in grado di proporsi come ulteriori alternative di vita all'ambiente. La valenza adattativa, in termini di sopravvivenza, di queste varianti viene sottoposta al vaglio della Selezione Naturale, vero motore evolutivo, che seleziona, tra le innumerevoli variabili, solo le pi idonee a cui viene consentito di sopravvivere e di svilupparsi fino a quando le variazioni indotte nell'ambiente dalle leggi chimico-fisiche e dalla stessa attivit biologica non imporranno un nuovo mutamento (appare chiaro, in tale contesto, l'enorme importanza, in termini evolutivi, della riproduzione sessuale). In questo continuo inseguimento la vita cambia, potendo raggiungere livelli strutturali e funzionali di sempre maggiore complessit o comunque di equilibrio rispetto alla pressione selettiva. Ripercorrendo a ritroso questo processo, seguendone le tracce nella documentazione fossile, nella dinamica geologica della Terra, nelle strutture e nella funzionalit che caratterizzano le forme viventi attuali, ci accorgiamo che la vita si mossa lungo linee filetiche che legano tra loro tutti gli organismi viventi e che convergono in un punto che rappresenta la prima manifestazione del fenomeno. La visione evoluzionistica, quindi, ci costringe a risalire nel tempo verso forme di vita sempre pi semplici e questo ci conduce necessariamente alla scoperta, almeno sul piano concettuale, della prima "cellula vivente". Tuttavia, una tale conquista concettuale impone di considerare anche una serie di paradossi di non facile soluzione, che ricordano un po' quello famoso dell'uovo e della gallina. Se spingiamo lo sguardo fino al limite di ci che noi chiamiamo vita, cio le pi semplici strutture biologiche in grado di esprimere il fenomeno, osserviamo che questa struttura vivente (ad esempio un batterio) presenta comunque una funzionalit metabolica e genetica molto complessa, che si basa sul possesso di molecole organiche essenziali ma che sono esse stesse il frutto di tale funzionalit. Zuccheri, grassi, proteine, acidi nucleici sono attualmente fabbricati
41

solo da sistemi viventi: come sono potuti comparire prima dei sistemi viventi di cui rappresentano la struttura o il prodotto funzionale? Sappiamo che gli organismi animali (eterotrofi) non sono in grado di sopravvivere senza gli alimenti sintetizzati dalle piante (autotrofi); sembrerebbe quindi legittimo cercare l'origine della vita tra i vegetali primitivi (alghe autotrofe). Questi organismi, tuttavia, necessitano di un sistema di estrazione dell'energia solare e di un sistema di utilizzazione di questa energia estremamente complicato, per essere considerato nel corredo funzionale dei primi viventi. Inoltre, l'elemento essenziale a tale processo la clorofilla, altro prodotto di esclusiva sintesi dei viventi. Tutte le attuali reazioni vitali sono regolate da enzimi, a loro volta informati dal DNA, a sua volta montato da enzimi: chi stato il primo? Tenendo conto di tutti questi paradossi e della visione evoluzionistica, negli anni Trenta il biochimico russo Alexsandr Ivanovic Oparin e il biologo inglese John Burdon Sanderson Haldane formularono la prima delle cosiddette "teorie chimico-biologiche", secondo le quali la vita si sviluppata sul nostro pianeta per evoluzione a partire da molecole non biologiche. Nella loro teoria i due studiosi cercarono di superare molti dei circoli viziosi prima esposti. Bisogna ricordare che l'evoluzione biologica, cio la nascita e lo sviluppo della vita sulla terra, stata preceduta dalla evoluzione cosmica, la trasformazione che ha dato vita al nostro sistema solare. Secondo calcoli geochimici il sistema solare e quindi i pianeti si sono formati circa 4,6 miliardi di anni fa. Probabilmente, allinizio la Terra era una massa omogenea fredda; ma il calore sviluppato dalla sua contrazione e dal decadimento degli elementi radioattivi ne rese linterno sempre pi denso e caldo e intorno ai quattro miliardi di anni fa, era ormai diventata una sfera infuocata ricoperta solo da una sottile crosta solida. Con la liberazione dei gas che si erano formati nella massa fusa, cominci a formarsi una primitiva atmosfera, la cui composizione probabilmente era simile a quella dei gas che ancora oggi fuoriescono dai vulcani: idrogeno, vapore acqueo, idrocarburi semplici come il metano, idrogeno solforato, anidride solforosa, monossido di carbonio e anidride carbonica. Questa primitiva atmosfera era quasi certamente priva di ossigeno libero; lossigeno era presente soltanto in composti chimici quali lacqua e lanidride carbonica, e nelle rocce silicee. Era quindi unatmosfera riducente, un fatto che ha favorito la nascita della vita. Infatti, molte molecole biologiche, tra cui gli amminoacidi e i nucleotidi, non possono formarsi spontaneamente in presenza di ossigeno, dato che questo elemento reagisce con esse e le modifica chimicamente. Inizialmente il vapore acqueo non faceva in tempo a condensare che il calore intenso la faceva rievaporare immediatamente. Col tempo la crosta terrestre si
42

raffredd e la pioggia cominci a estrarre sali minerali dalle rocce e ad accumularsi nelle depressioni della crosta formando cos i primitivi oceani. E negli oceani si formata la prima cellula, e dalla prima cellula i primi organismi viventi fino all'uomo con la sua coscienza. L'ultima cosa che l'uomo scopre s stesso. E' una verit strana, eppure universale, che la sete umana della conoscenza debba cominciare da quello che ; pi lontano e finire con quello che pi vicino. L'uomo primitivo ha studiato i cieli, ma soltanto l'uomo moderno comincia ad esplorare i misteri della propria anima. Moltissimi uomini sono un mistero per s stessi; molti sono perfino inconsci della esistenza del mistero. Se noi dovessimo domandare ad un uomo comune che cosa sia lui, l'essere umano vivente che accada quando egli pensa, sente, agisce; e quale sia la causa della lotta fra il bene e il male, che egli pur sente entro il suo petto, non solo egli non saprebbe rispondere, ma le domande stesse gli apparirebbero strane e nuove. Eppure, che cosa pi strano del fatto che un essere umano possa attraversare la vita, sopportarne le vicissitudini, soffrirne le miserie, comuni a tutti gli uomini, goderne i caduchi piaceri, portarne il perpetuo fardello, senza mai chiedere perch? Se noi vedessimo un uomo viaggiare con grande incomodo e numerose difficolt, e se chiestogli dove vada ci sentissimo rispondere che questa domanda non gli si mai affacciata alla mente, lo riterremmo certamente pazzo. Eppure, questa precisamente la condizione della maggioranza degli uomini nella vita comune. Essi compiono il viaggio dalla vita alla morte, si arrabattano nel faticoso cammino della vita, e non chiedono mai perch, o tutt'al pi si pongono superficialmente il problema, senza curarsi poi in realt di trovare una risposta. Ma viene per ogni anima, nel suo lungo peregrinare, il momento in cui la vita diventa impossibile se non ne conosce il perch; delusa del mondo circostante che non pu mai darle una soddisfazione durevole, essa desiste per un momento dal frenetico inseguimento delle illusioni, e completamente esausta si ferma, silenziosa e sola. In quel punto nata nell'anima la coscienza di un nuovo mondo; in quel punto, stornando il viso dal fascino del mondo circostante, essa scopre la sempiterna realt del mondo interiore, del mondo dell'Io. Allora, e soltanto allora, le domande della vita trovano risposta; per, come dice Emerson, l'anima non risponde mai con parole, ma con la stessa cosa richiesta. Viviamo in un'epoca di estremismi e di contrasti impressionanti in cui le pi straordinarie scoperte scientifiche nel Regno Materiale coincidono con quelle ancora pi sorprendenti del futuro della Coscienza. Ma se le prime sembrano reali scoperte, le seconde non sono altro che riscoperte della Conoscenza degli Antichi. Infatti realizziamo poco alla volta che gran parte di questa conoscenza scartata dai razionalisti come semplice superstizione, non pu essere ignorata o negletta in modo cos sistematico e che i fenomeni supernormali (paranormali), prima attribuiti all'intervento sporadico della divinit, erano solo manifestazioni di forze naturali, in mano a coloro che le sapevano manipolare o facolt percettive ancora
43

sopite nella maggior parte degli uomini. Cos, quello che una volta era chiamato con devozione "miracolo", oggi considerato pi freddamente come un caso di chiaroveggenza, chiarudienza, mesmerismo ipnotico, guarigione metafisica o magnetica, secondo le circostanze. L'uomo ha scoperto che queste facolt sono in lui e possono essere, in parte, sia ereditate sia scientificamente sviluppate grazie agli insegnamenti di un maestro qualificato. In tal caso possibile provare a se stesso con le sue proprie percezioni l'esistenza dei piani superfisici, stati superiori di coscienza, delle molteplici entit disincarnate e dei numerosi poteri e potenzialit di cui aveva, fino ad allora, ignorato l'esistenza. Attendendo di possedere queste facolt, fa dipendere la sua conoscenza dalla testimonianza di coloro che le hanno acquisite, nello stesso modo in cui accetta come vere le testimonianze scientifiche degli scienziati sull'astronomia, o altri fenomeni scientifici che non ha il desiderio o la possibilit materiale di scoprire da solo. In una parola la scienza occulta , nel minimo dettaglio, altrettanto scientifica di quella della materia ed il fatto che ci siano occultisti mediocri, indifferenti o fraudolenti non pu rimettere in ogni modo in causa la Verit stessa. Oggi viviamo nel mezzo di una delle pi profonde, e certamente pi veloci, trasformazioni della storia dell'umanit. All'alba del prossimo secolo quasi tutti gli aspetti e le attivit della vita umana saranno esercitati all'interno di interazioni globali, di mercati globali, di tecnologie globalmente efficienti e informazioni circolanti in un sistema globale. Vivere e agire nelle nuove condizioni comporter pertanto un diverso modo di agire e di pensare. Anche a causa della velocit con la quale l'era prossima sta irrompendo su noi, nella nostra generazione e nella generazione dei nostri figli non si sono ancora evoluti la logica, i valori e le pratiche necessari. Nella maggior parte dei casi stiamo per ora cercando di fronteggiare le condizioni della emergente societ del XXI secolo con le forme di comportamento del sistema industriale del XX secolo. Questo, tuttavia, equivale al tentativo di vivere nelle citt industriale degli anni 90 con la forma mentis dei villaggi feudali del Medioevo. insufficiente e, a causa della vulnerabilit delle nostre temporanee strutture sociali ed ecologiche, perfino pericoloso. Il pericolo riguarda tutti noi. Ecco perch la maieutica strutturale oggi, come resa concreta dai gruppi attivi, essenziale. Non si pu risolvere un problema fondamentale con il modo di pensare che ha originato il problema. Come ha detto Einstein. Non possiamo raggiungere la prossima tappa della nostra evoluzione collettiva senza dare origine a un nuovo modo di sentire e di agire. Far nascere un processo difficile e spesso doloroso: necessario aiutarlo con una pratica " maieutica ". Abbiamo bisogno di una percezione del mondo e di noi stessi integrata. Il compito epocale che ci aspetta e di fare evolvere modi di vivere e di agire che siano appropriati all'era delle informazioni diffuse globalmente, nella quale siamo tutti proiettati. Questi, a loro volta, dipendono da corrispondenti nuovi modi di pensare. E non solo modi di pensare, perch non siamo solamente creature
44

razionali. Essi dipendono anche dai sentimenti e dalle intuizioni, dai modi di percepire noi e gli altri. Non possiamo ritornare a quelli del passato: un essere umano si definisce nelle relazioni con la natura e con la societ contemporanea. La societ, la natura stessa si evolvono, cambiano e si trasformano. Dobbiamo riscoprire la nostra umanit, la nostra identit e il nostro ruolo. Il metodo strutturale maieutico aiuta le persone, specialmente i giovani la cui generazione non pu pi evitare e ignorare il compito epocale di tener fede alle trasformazioni che sono in divenire, a identificare se stessi, a conquistare la giusta fiducia in s e nel proprio ruolo. Ci vitale per tutti noi. Evolvere la conoscenza e l'intuito che pu dare origine a modi di vivere e di agire efficienti e responsabili l'immane compito dei nostri tempi: aiutare la nostra e la futura generazione a dare alla luce il nuovo pensare, sentire, percepire. Nella nostra epoca che si avvia alla comunicazione a livello mondiale, nuove idee e valori si diffondono rapidamente nei cinque continenti, malgrado le resistenze inerziali: essi corrispondono a un bisogno profondamente sentito nella societ. I giovani insoddisfatti dei credi e delle forme tradizionali di esistenza, sono in cerca di modi di costruire la vita pi significativi ed efficienti. Il mondo contemporaneo maturo per un importante passo avanti nella sua coscienza collettiva. Il comunicare autentico, il processo strutturale maieutico, come la scienza e la cultura, sono fattori profondamente influenti nel raggiungere il prossimo stadio dell'evoluzione collettiva. La vita nata dall'acqua. Circa 4 miliardi di anni fa si sono sviluppate le prime forme di vita nell'acqua. Tra lampi, eruzioni vulcaniche, cadute di meteoriti, irradiazioni UV e radioattive stato possibile il miracolo della vita. Le forme primitive di vita non erano ancora cellule, bens formazioni sferiche che erano in grado di riprodursi e presentavano un metabolismo. Da esse nel corso di milioni di anni e con la protezione dell'acqua si sono sviluppate le prime cellule, dalle cellule i batteri e infine gli esseri viventi pi complessi. Nei primi 3,4 miliardi di anni (circa l'85% del tempo da cui esiste la vita) gli organismi viventi si sono formati, sviluppati e diffusi esclusivamente nell'acqua. Circa 600 milioni di anni fa quando l'atmosfera conteneva gi un po' di ossigeno e il filtro di ozono nella stratosfera ha iniziato a proteggere dai letali raggi UV gli organismi hanno conquistato la terraferma. Per prime vi si sono insediate piante primitive accompagnate da riciclatori come i batteri, i vermi, i ragni, gli scorpioni, le lumache. Poi sono seguiti i vertebrati. Uno dei compiti pi importanti dell'organismo era garantire il bilancio dell'acqua. Ogni animale portava con s il proprio oceano sulla terraferma Si svilupparono delle strategie di sopravvivenza.
45

Furono sviluppate numerose strategie per il mantenimento del volume idrico: gli animali terrestri e le piante formarono una pelle permeabile all'acqua. trasporto dell'acqua: assorbimento di acqua delle piante attraverso finissime radici, attraverso una superficie fino al 2000% maggiore e ingrandita per garantire l'assorbimento di acqua dal terreno l'effetto capillare dell'acqua le consente di salire attraverso un tubetto sottile fino a 80 cm - un apporto di energia traspirazione: da piccolissimi fori presenti sulle foglie l'acqua evapora. Ci produce un'aspirazione verso le foglie e le sostanze nutritive vengono assorbite dalle radici insieme all'acqua. L'energia viene fornita dal sole. l'acqua si occupa anche dell'eliminazione dei prodotti di scarto che sono in parte velenosi. Negli esseri viventi sviluppati la velenosa ammoniaca di scarto viene trasformata in innocua urina ed espulsa. In speciali organi (i reni) viene trattenuto pi liquido possibile espellendo per quanto possibile solo i prodotti di scarto. Forti perdite di acqua infatti sono letali, negli esseri umani sufficiente gi il 15% per causare la morte. Gli animali terrestri sono anche costretti a regolare la propria temperatura corporea. La gestione dell'acqua di importanza fondamentale e vitale per tutti gli esseri viventi. Lacqua sempre stata una risorsa preziosa ed indispensabile per la vita delluomo e di ogni essere vivente. Solo dove c acqua c vita nelluniverso conosciuto. Nella cultura primitiva lacqua fu considerata il principio femminile della fertilit. Talete di Mileto (624 - 546 a.C), il primo che inizi la riflessione scientificofilosofica sulla natura che tuttoggi alla radice della tradizione culturale Europea, design lacqua quale elemento primordiale, in quanto lacqua spenge il fuoco, scioglie la terra e assorbe laria, ed inoltre in seguito alla considerazione che ogni altro elemento che combinandosi con lacqua d luogo ad ogni essere del sistema vivente, doveva esso stesso essere originato dallacqua, da questultima infatti nasce la vita, cos nel mare come nel grembo della madre. Le manifestazioni che associano alla sacralit dellacqua e quindi del mistero che la correla strettamente alla vita, sono molte in tutto il mondo ed in tutte le culture antiche e recenti. Purtroppo oggigiorno spesso si persa memoria del loro antico significato rituale e propiziatorio che generava un rispetto per lacqua e la sua decisiva importanza per la vita. La propriet del ghiaccio di galleggiare sullacqua liquida decisamente importante per il mantenimento della vita sulla terra, perch le superfici ghiacciate, galleggiando, tengono protetti gli strati sottostanti da successivi
46

raffreddamenti, cos che essi rimangano liquidi; pertanto diviene possibile il perpetuarsi della vita acquatica sotto lo strato di ghiaccio superficiale. Per capire la importanza dell'acqua bisogna infatti pensare che gli esseri viventi, noi compresi, sono fatti in gran parte di acqua. Gli esseri viventi primitivi sono formati da piccole cellule, chiuse entro una membrana, nella quale la percentuale di acqua oltre il 98%; i primi animali sono stati probabilmente simili alle attuali "meduse", la cui composizione di circa il 95% di acqua. Le piante hanno anche esse una alta percentuale di acqua nelle loro composizione, (in media l'80%) e gli animali che hanno uno scheletro, (ed anche l'uomo) hanno una composizione media nella quale l'acqua e circa il 70 %. L'acqua quindi una sostanza importantissima per la vita sulla terra, ma la scienza non ancora riuscita a capire completamente le relazioni tra l'acqua e la vita. Possiamo quindi dire che l'acqua per molti aspetti ancora un mistero per la scienza. Certamente sappiamo noi come gli antichi che dove non c' acqua non c' vita. Nel 1997 il satellite ISO ha puntato i suoi occhi verso la Nebulosa di Orione, distante 1500 anni-luce. L'analisi dei dati rilevati stata terminata solo nel 2001 ed ha portato a conclusioni sorprendenti. La sorpresa arrivata dalla rilevazione di alcune righe infrarosse in emissione (spettro elettromagnetico) del vapore d'acqua. La quantit rilevata corrisponde a circa una molecola di acqua ogni 2000 di idrogeno, ovvero una quantit 100 volte superiore a tutta quella esistente sulla Terra. Gli studi compiuti dalle osservazioni dei satelliti SWAS e ISO portano alla tesi che l'acqua esiste sicuramente nelle nubi diffuse che ospitano la nascita di nuove stelle come la regione di Orione. La scoperta dell'acqua avviene anche nelle protostelle (le stelle in formazione) sia di grandi dimensioni che di piccole dimensioni. All'interno di oggetti protostellari massicci stata rilevata la presenza di righe di assorbimento del vapore d'acqua eccitato a 30 C. E' probabile che a surriscaldare l'ambiente gelido spaziale sia stata la collisione tra il materiale circostante la protostella e i getti emergenti dal suo asse polare. L'onda d'urto avrebbe innescato la produzione di una grande quantit d'acqua quantificata in 1 molecola ogni 10.000 molecole di idrogeno. Se la componente dell'acqua nelle nubi calde o nelle protostelle in prevalenza sotto forma di vapore, la componente presente nelle nubi interstellari fredde (le stelle che potrebbero dare vita a nuove stelle) totalmente sotto forma di ghiaccio. Le analisi dei dati rilevati da altre ricerche effettuate nel 2001 hanno rivelato che l'acqua sotto forma di ghiaccio presente nella stessa quantit che nelle nubi protostellari. In termini pratici stato calcolato che per una nube fredda di medie dimensioni c' una massa d'acqua sufficiente a 3000 pianeti come la Terra.
47

Nella formazione di un eventuale sistema planetario ci sar sempre acqua a disposizione che in parte si distribuir nella parte interna dei pianeti privilegiati e in parte si conserver in forma primordiale all'interno di oggetto che non subiranno evoluzioni come comete, asteroidi e meteoriti. Gli studi dell'origine della vita sulla Terra ci dicono quasi con certezza che i primi organismi viventi si sono sviluppati nei mari e i primi organismi complessi si sono allontanati emergendo dalle acque ed occupando le terre costiere per divenire organismi terrestri. Come potuto accadere tutto ci? Per comprendere i processi e i sistemi della natura e per osservare gli organismi che attivano tali processi, si visto come il vero motore che innesca i processi vitali sulla Terra sia il Sole. Questa stella emette diverse radiazioni luminose sia visibili al nostro occhio sia invisibili. Tra queste ultime ci sono le radiazioni o raggi ultravioletti, estremamente dannosi per la struttura di tutti i viventi. Attualmente questi raggi arrivano in misura assai ridotta sulla Terra perch vengono in gran parte assorbiti dall'ossigeno e dall'ozono presenti nell'atmosfera. La diminuzione di questo gas O3 nella nostra atmosfera, il cosiddetto buco d'ozono, causato dal fenomeno dell'inquinamento atmosferico provoca oggi molte preoccupazioni per i danni che pu causare alla salute dell'uomo. All'inizio della storia della Terra l'atmosfera era priva di ossigeno, perch le piante, con la loro attivit di fotosintesi clorofilliana, non avevano contribuito ad arricchirla di questo prezioso gas e ci rendeva la Terra assolutamente inabitabile per tutti gli organismi. L'acqua, a differenza dell'atmosfera, assorbe i raggi ultravioletti rendendo possibile la vita subacquea. Queste considerazioni e la conferma sperimentale, avuta dal ritrovamento di reperti di organismi marini, hanno suggerito agli scienziati che la vita proprio iniziata nei mari, a profondit tali da poter essere raggiunte dalla luce del Sole, che a sua volta, attivando la fotosintesi clorofilliana, rendeva possibile la vita ai primi organismi vegetali. La natura una realt stupenda. esaltante conoscerne i segreti: la vita intima delle piante, degli uccelli, dei pesci negli abissi marini, le leggi degli astri nella volta celeste... Ma la prima meraviglia da conoscere ed ammirare la vita umana! La vita umana non ha paragoni al mondo. Pensiamoci... L'essere umano il prodigio pi grande dell'universo. In lui, solo in lui si accendono misteriosamente coscienza, espressione, esperienza morale, nostalgie, tragedie e dedizioni di amore, tutte cose che fanno di lui - errori e dolori compresi - la parte pi nobile della creazione. Il corpo stesso dell'uomo degno dell'immensit del suo spirito: le cellule del nostro corpo - miliardi e miliardi di cellule - sempre al lavoro e sempre percorse da una dolce fluorescenza energetica sono mille volte pi numerose delle stelle del
48

nostro cielo; eppure questo nostro organismo incredibilmente sofisticato si realizza da una scintilla microscopica, in soli nove mesi! La vita lotta per l'esistenza contro l'entropia crescente. Questa lotta continua a tutti i livelli ed sotto gli occhi di tutti. Anche il pianeta si trova a dover affrontare questa lotta per la sopravvivenza. Fra qualche miliardo di anni anche il sole smetter di splendere. Ma anche nell'immediato le prospettive di sviluppo non sono rosee, l'uomo quale responsabile della punta dell'evoluzione e anche del degrado ambientale deve operare verso prospettive di sviluppo sostenibile. Prospettare linee di sviluppo che consentano alle generazioni future di continuare sulla strada dell'evoluzione sia biologica che culturale. Che dire del magnifico progetto insito nelle cose che vediamo tuttattorno a noi sulla terra, come ad esempio in tutti gli organismi viventi, anche nella pi piccola cellula vivente? Perfino le molecole e gli atomi, molto pi piccoli, che si trovano allinterno della cellula sono progettati e organizzati in maniera meravigliosa. Che dire poi della mente umana, progettata cos splendidamente? E ancora, che dire del sistema solare, e della nostra galassia, la Via Lattea, e delluniverso? LEncyclopedia Americana fa notare lo straordinario grado di complessit e di organizzazione delle creature viventi e dice: A un attento esame, fiori, insetti e mammiferi rivelano unarchitettura dalla precisione quasi incredibile. Lastronomo inglese sir Bernard Lovell, riferendosi alla composizione chimica degli organismi viventi, ha scritto: La probabilit che . . . un evento casuale abbia portato alla formazione di una delle pi piccole molecole proteiche inconcepibilmente piccola. . . . sostanzialmente nulla. Sullo stesso tono lastronomo Fred Hoyle ha detto: Lintera struttura della biologia ortodossa continua . . . a sostenere che la vita sia sorta per caso. Ma quanto pi numerose sono le scoperte dei biochimici circa la grandiosa complessit della vita, tanto pi diventa evidente che le possibilit di originarla per caso sono cos piccole da poter essere completamente scartate. La vita non pu avere unorigine casuale. Luniverso intelligente, trad. di G. Paoli e R. Morelli, Mondadori, Milano, 1984, pp. 11, 12. La biologia molecolare, una delle pi recenti branche della scienza, lo studio degli organismi viventi a livello di geni, molecole e atomi. Il biologo molecolare Michael Denton, commentando ci che stato scoperto, dice: La cellula pi semplice che si conosca talmente complessa che impossibile accettare che un oggetto del genere sia stato messo insieme per caso da qualche evento bizzarro, estremamente improbabile. Ma non solo la complessit dei sistemi viventi a sfidare limmaginazione, c anche lincredibile ingegnosit cos spesso manifesta
49

nella loro struttura. a livello molecolare che . . . il genio del disegno biologico e la perfezione degli obiettivi raggiunti sono pi pronunciati. Denton dice inoltre: Ovunque guardiamo, a qualsiasi livello guardiamo, troviamo uneleganza e uningegnosit di qualit assolutamente superiore, che tanto indebolisce lidea del caso. Si pu veramente credere che processi fortuiti abbiano costruito una realt il cui elemento pi piccolo un gene o una proteina funzionale di una complessit che va oltre le nostre proprie capacit creative, una realt che lantitesi stessa del caso, che supera in ogni senso qualsiasi cosa prodotta dallintelligenza delluomo? E aggiunge: Tra una cellula vivente e il sistema non biologico pi altamente organizzato, come un cristallo o un fiocco di neve, esiste labisso pi vasto e assoluto che si possa concepire. Chet Raymo, professore di fisica, dichiara: Sono affascinato . . . Ogni molecola sembra miracolosamente ideata per il suo compito. Queste considerazioni ci portano a presupporre un creatore o forse leggi naturali che ancora non conosciamo, leggi che governano la vita e la materia. Leggi naturali che consentano l'auto-organizzazione della materia, oppure che introducano lo spirito vitale quale artefice dell'evoluzione dei viventi. Da sempre la ricchezza della vita psichica umana ha portato all'idea dell'esistenza dell'anima, di una realt trascendente la materia inerte. La scienza moderna ha demolito questa idea, ma forse giunto il momento di reintrodurla nel bagaglio delle conoscenze investigabili dalla scienza stessa. Molti fenomeni ed esperienze psichiche inspiegabili per la scienza trovano una giusta collocazione nel regno dello spirito e dell'anima trascendente. questo il campo della parapsicologia in cui vengono investigati con metodo scientifico gli aspetti pi sorprendenti del mondo dell'occulto. Ma anche la scienza ufficiale si imbatte in misteri e paradossi, in particolare la meccanica quantistica risulta di difficile interpretazione in termini di concetti classici, occorre un ampliamento di vedute ed un atteggiamento critico senza pregiudizi. Le equazioni della meccanica quantistica presuppongono una interazione istantanea tra le particelle dell'universo indipendentemente dalla distanza che le separa, la non localit, e questo significa che bisogna introdurre e formalizzare un modo di ragionare in termini olistici, globali. E questo esattamente quello che siamo costretti a fare quando studiamo gli organismi viventi. Gli organismi viventi non sono una accozzaglia di atomi assemblati a caso ma mostrano una incredibile complessit organizzata ed unit. Luomo comune sfiora solamente le complessit della vita. Questo non vuol dire che egli eviti le complessit, vuol dire che le subisce senza conoscerle. Di fronte al mistero della Vita e della Morte a chi dobbiamo rivolgerci? Non possiamo fidarci delle religioni organizzate poich esse proibiscono la ricerca in questo settore.
50

Prima di tutto dobbiamo decondizionarci, cio arrivare a zero poich adesso siamo sotto zero. Poi quando siamo arrivati a zero dobbiamo osservare la Realt e trarre le nostre conclusioni. Nessuno nasce libero. Luomo nasce schiavo di ignoranza, miseria, malattie, parassiti. Anche quello che chiamiamo educazione solo una rete avvolgente di condizionamenti, convenzioni, superstizioni, obblighi, divieti. Il ricercatore deve distruggere tutti questi condizionamenti e, sulle loro rovine, costruire la sua vera personalit con la propria visione della Realt. Conoscenza vuol dire liberazione. Solo la conoscenza ci rende liberi. Prima di fare qualsiasi teoria sulla Vita, bisogna osservare la Vita in tutti i suoi aspetti: sani e malati, vecchi e giovani, belli e brutti, fortunati e disgraziati, deboli e potenti Stabiliamo una scala di credibilit o validit dei dati raccolti. Fidiamoci delle nostre esperienze ripetute. Fidiamoci meno di una esperienza avvenuta una sola volta nella vita. Fidiamoci ancor meno del racconto di una esperienza di un familiare. Diffidiamo dellesperienza di un estraneo. Diffidiamo dellesperienza di un estraneo raccontata a un altro estraneo e poi riferita a noi. Possiamo fidarci degli estranei quando: molti testimoni, che non si conoscono fra loro, concordano nel riferire un fatto; quando il resoconto non lapologia di religiosi o politici; n proviene da fonti religiose o politiche. Molto spesso prendiamo un fatto raccontato come vero solo perch si conf al nostro modo di vedere e giudicare le cose e invece consideriamo falso un fatto che ci costringe a rivedere le nostre convinzioni. normale, tutti lo fanno, un modo di procedere che ci consente di risparmiare tempo ed energie, ma cos facendo forse perdiamo l'occasione di conoscere la verit. La Verit non ha bisogno di pulpiti altisonanti che ci rassicurano con la loro autorit, molto spesso intuiamo la verit osservando la realt con gli occhi semplici e disincantati di un bambino. Un semplice fatto che accade proprio a noi ci pu essere di grande insegnamento, una esperienza che ci convince che non tutto pu essere spiegato dalla ragione ma che esiste un piano diverso di realt, che gli schemi interpretativi sono limitati e che esiste un ampio margine per l'ignoto. Che l'uomo esulta quando trova un sasso pi levigato in riva a un mare inesplorato. Consideriamo gli stati mentali. Va notato che per poter parlare di "stati mentali", bisogna specificare, come avviene generalmente, che questi stati sono determinati dalla coscienza. L'esistenza di stati mentali non si pu evincere soltanto dall'apparente presenza di intenzionalit, dato che molti oggetti presentano comportamenti che potrebbero suggerire l'esistenza di una volont. Per esempio alcuni congegni costruiti dai cibernetici per simulare il comportamento di animali. Come possiamo stabilire che
51

negli altri animali (o negli umani) esistono stati mentali? Non e' possibile inferire la capacita' di soffrire dalla presenza di una serie di comportamenti che sono funzionali all'evitare stimoli nocivi o al benessere di un organismo. Un termometro ovviamente reagisce alle condizioni ambientali e risponde ad essi in una maniera funzionalmente appropriata per tornare al proprio stato iniziale "preferito". Naturalmente, sarebbe stupido attribuire al termometro la capacita' di "sentire" o "provare" una forma di "dolore" termico. Anche mettendo tra virgolette queste parole un'affermazione del genere appare ridicola. Criteri meramente comportamentali, o di reazioni funzionali di difesa, non sono ne' sufficienti ne' necessari per stabilire l'esistenza di uno stato mentale o la capacita' di provare dolore. Possiamo quindi partire dal presupposto, generalmente accettato nelle scienze (incluse quelle biologiche), che la materia e' l'unico elemento costitutivo primordiale dell'universo. Un approccio scientifico materialista non nega l'esistenza di qualit emergenti o funzionali come la mente, la coscienza e i sentimenti (o della volont), ma le considera dipendenti dall'esistenza di una materia organizzata. Il software non pu funzionare in assenza di hardware. Se non c' un cervello integro e vivente, non si pu parlare di mente. Anche le versioni attuali del dualismo e le teorie sulla mente considerano gli stati mentali dipendenti dalla presenza di una materia sufficientemente organizzata. In breve, si pu dire che funzioni cognitive come la coscienza e la mente vengono viste come propriet emergenti di una materia sufficientemente organizzata. Cosi' come la respirazione e' una funzione di un complesso sistema di organi chiamato sistema respiratorio, allo stesso modo la coscienza e' una funzione delle immensamente complesse capacita' del sistema nervoso centrale preposte a processare le informazioni. E' possibile, teoricamente, che i computer del futuro, data un'integrazione sufficientemente complessa di hardware e software, potranno sviluppare queste qualit emergenti. Mentre questi computer attualmente non esistono, noi sappiamo con certezza che alcuni organismi viventi di questo pianeta le possiedono. Teoricamente sarebbe possibile che i computer del futuro, data una sufficiente complessit e ordine dell'organizzazione dell'hardware e intelligenza del software, mostrassero i requisiti per l'emergere di simili qualit. Mentre computer del genere ancora non esistono, pero', sappiamo con certezza che alcuni organismi viventi in questo pianeta presenta una complessit di strutture specializzate e altamente organizzate sufficiente all'emergere di stati mentali. Le piante potrebbero sviluppare stati mentali paragonabili al dolore, SE, e solo SE, possedessero la requisita complessit di tessuti vegetali organizzati da preporre allo sviluppo di stati mentali ed alla percezione del dolore. Non esiste evidenza morfologica che tessuti di una simile complessit esistano nelle piante. Le piante non hanno le strutture specializzate necessarie allo sviluppo di stati mentali. Ci non significa che esse non siano in grado di reazioni complesse, quanto che, qualora le definissimo "dolore", le sovrastimeremmo. Viceversa, i mammiferi, gli uccelli o i rettili possiedono strutture nervose che li rendono capaci di provare dolore, oltre
52

all'evidente necessit evolutiva dello sviluppo di una coscienza. Possiedono organi sensori altamente specializzati e complessi e strutture specifiche per analizzare le informazioni e organizzare centralmente un comportamento appropriato in relazione a rappresentazioni mentali, integrazioni e riorganizzazioni delle informazioni. Dimostrare che questi animali sono in grado di soffrire semplicissimo, mentre dimostrare che le piante possano provare dolore non sarebbe giustificabile, nemmeno con i pi grandi sforzi d'immaginazione. Ognuno di noi sperimenta i propri stati mentali e attribuirli a chicchessia un'ipotesi sperimentalmente non verificabile. Il nostro io connesso al nostro corpo in un modo unico e particolare. Estrapolare ci che proviamo dal nostro punto di vista, fosse anche ad un'altra persona a noi molto vicino, a qualcos'altro distinto da noi significa utilizzare le nostre osservazioni fenomenologiche delle reazioni altrui come indizio della presenza di uno stato mentale che non pu essere altro che nostro. Il solipsismo pu essere sostenuto con grande coerenza. Per questo non possiamo sapere, in realt, se le piante provano dolore quando le potiamo, cos come non abbiamo accesso agli stati mentali di un'altra persona. 3,5 miliardi circa di anni fa si verificarono le condizioni favorevoli allo sviluppo della vita sulla Terra. Gli oceani del pianeta, in cui proliferavano e si andavano sviluppando primitive forme di vita, subirono ulteriori trasformazioni, che in seguito avrebbero favorito l'evoluzione di forme pi complesse. Da quei primi, semplici organismi monocellulari discendono i microrganismi, gli insetti, le piante e tutte le specie animali attuali. Anche le trasformazioni dell'atmosfera hanno influenzato lo sviluppo della vita cos come noi la conosciamo. Secondo gli antropologi la comparsa del primo rappresentante moderno della nostra specie, l'Homo sapiens, risale a 100.000 anni fa, in Africa sudorientale. Con la sua intelligenza e abilit, l'uomo riusc ad adattarsi ai diversi ambienti molto pi facilmente e rapidamente delle altre specie e, nel corso di successive migrazioni, si diffuse rapidamente in tutta l'Africa e nell'Asia nordorientale. L'Europa, l'Australia e l'America del Nord furono raggiunte 70.000 anni pi tardi. Approssimativamente 10.000 anni fa l'umanit popolava gi la maggior parte delle terre emerse, tranne alcune isole sperdute e l'Antartide; oggi, invece, all'uomo resta ben poco da esplorare e tutte le terre, tranne forse quelle pi inaccessibili e desolate, sono ormai state colonizzate. La popolazione mondiale nel 1995 era di 5,7 miliardi (1995) circa. Una volta stabiliti nelle rispettive sedi ed essendo geograficamente isolati gli uni dagli altri, i vari gruppi umani svilupparono caratteristiche fisiche diverse, che la scienza considera il risultato dell'adattamento a condizioni ambientali quali temperatura, altitudine, malattie e disponibilit delle risorse alimentari. Gli appartenenti a una determinata razza generalmente hanno in comune il gruppo sanguigno, le proteine del sangue, la costituzione fisica, la dentatura, l'aspetto e
53

l'attaccatura dei capelli, i tratti del viso e il colore della pelle, dei capelli e degli occhi. Oggi, tuttavia, il moderno stile di vita, il progresso tecnologico e l'aumentata mobilit di cui tutti godiamo rendono tutti questi tratti distintivi, emersi nel corso di decine di migliaia di anni di relativo isolamento, non pi determinanti per la sopravvivenza della nostra specie. Anche oggi sussistono importanti differenze tra i gruppi umani che popolano le diverse aree geografiche; questi, tuttavia, non si distinguono pi in base alle condizioni ambientali in cui vivono, ma secondo la lingua, la cultura, la religione e il modello economico adottato. Anche dal punto di vista della posizione geografica l'umanit pu essere suddivisa in gruppi a diversi livelli. Per convenzione, in geografia si ricorre comunemente a raggruppamenti piuttosto vasti, quali gli Stati e le regioni. assai facile definire gli Stati poich ci si basa sui loro confini politici. Alcuni Stati, inoltre, hanno una forte identit geografica, essendo abitati da persone con un'origine razziale e linguistica comune e appartenenti allo stesso sistema economico e culturale. Altri Stati comprendono invece gruppi con radici estremamente diverse, che agiscono in contesti sociali ed economici isolati. Le suddivisioni regionali, al contrario, risultano spesso difficili da riportare esattamente sulle carte geografiche, perch possono basarsi di volta in volta sulla posizione fisica, sul clima o la morfologia del territorio, sulla storia culturale o il tipo di attivit economiche. Esistono infatti diversi criteri in base ai quali definire una regione: la natura del suo paesaggio (desertico, montagnoso, o altro), la religione e la lingua degli abitanti, o la coltura prevalente nel suo territorio. Inoltre, molte regioni oltrepassano i confini nazionali, mentre altre sono comprese all'interno di un solo Stato. Definire con precisione le regioni, per quanto difficile, tuttavia indispensabile per i geografi, perch sono proprio i fattori sociali, culturali ed economici che ne determinano l'identit geografica. La Terra ricca di risorse, alcune, come l'acqua e i vegetali, indispensabili alla vita umana, altre, come ferro e carbone, particolarmente utili. Data la loro scarsit, o la difficolt con cui sono reperibili, alcune risorse naturali, quali l'oro e l'uranio, hanno un valore di scambio di gran lunga maggiore di altre pi largamente disponibili. Il valore relativo di un prodotto determinato infatti da quella che in economia si definisce legge della domanda e dell'offerta, che dipende principalmente da due fattori: la quantit del prodotto e la richiesta. I prodotti sono generalmente acquistati in luoghi in cui sono presenti in grandi quantit, e quindi a basso costo, e trasportati in altri in cui sono invece scarsi e costosi per essere scambiati con altri beni o con servizi. Oggi il mondo una vasta rete in cui gli esseri umani producono, trasportano, scambiano e consumano risorse, prodotti e persino idee. Alcune regioni producono grano, altre petrolio, altre ancora macchinari industriali e le une dipendono dalle altre. Ogni regione cerca di aumentare al massimo il valore dei propri prodotti e di acquistare le risorse di cui priva al prezzo pi basso possibile. Alcune regioni partecipano attivamente a questo sistema mondiale, mantenendo stretti rapporti economici con ogni altra
54

regione, altre invece ne restano escluse e riescono a intrattenere relazioni economiche soltanto con poche regioni circostanti. Dalla sua creazione, il mondo si via via sviluppato in un sistema sempre pi complesso, di cui fanno parte tutte le forme di vita del pianeta, che consumano e producono risorse in modi diversi; l'umanit, in particolare, ha assunto un ruolo determinante grazie allo sviluppo di un'avanzata tecnologia e, unica fra tutte le specie del pianeta, divenuta consapevole dell'ambiente in cui vive. Aumentando la comprensione del mondo da parte dell'uomo, migliora anche la sua capacit di seguire i modelli e le tendenze e di prevedere gli sviluppi futuri. In questo modo, diversamente dalle altre specie, possibile basare le scelte dell'umanit non solo sui suoi bisogni immediati, ma anche sui possibili risvolti futuri delle sue azioni. importante, al fine di prendere sempre le migliori decisioni, imparare quanto pi possibile sul mondo e sugli uomini che lo popolano. Dalla fine degli anni80 - gli atti del primo storico convegno internazionale, a cura di Charles G. Langton, Artificial Life, Reading (Mass.), Addison-Wesley, sono del 1989 - lapporto della vita artificiale stato importante dal punto di vista teorico. Ha messo in discussione lidea dominante che la vita risieda nella sostanza di ci che consideriamo vivo, nella costituzione fisica degli organismi, estendendo il concetto di vita. Prima della vita artificiale, dato che non si conoscevano altre forme di vita che quelle presenti sul nostro Pianeta e dato che tutte queste sono di tipo organico (cio basate su composti del carbonio), si riteneva che la vita potesse essere fondata solo sulla presenza del carbonio, cio sulla costituzione fisica degli esseri definiti viventi (detto in termini bruti: sullhardware). Era la materia di cui erano fatti gli organismi che definiva la vita. Gli studi sulla vita artificiale e le applicazioni che ne sono derivate hanno invece generato nei computer creature che soddisfano i principi fondamentali della vita (nascere, crescere, riprodursi, morire...) ma che non sono di tipo organico, che sono fondate su algoritmi (in termini altrettanto bruti: sul software). La vita non dunque basata sulla composizione fisica, sulla materia degli organismi viventi (lhardware) bens, a livello pi generale, sulle istruzioni che li governano (il software), sul programma biologico/genetico che ne regola la costituzione fisica e, conseguentemente, ne fonda lesistenza e il comportamento. La vita non risiede nei materiali ma sono i meccanismi e i processi a determinare il discrimine tra la vita e gli altri fenomeni naturali. Ma anche varie altre discipline, come la robotica, le nanotecnologie, lintelligenza artificiale, sono andate in questa direzione, e, oltre a eliminare vecchi pregiudizi sulla natura della vita, hanno enfatizzato negli artefatti la capacit di adeguarsi al
55

contesto, di rispondere a determinate occorrenze: hanno teso a riprodurre, in definitiva, la dimensione della vita, dellessere. Si pensi alle capacit di autoregolazione e di autoprogrammazione di oggetti e dispositivi di uso comune come computer, elettrodomestici, automobili, a giocattoli complessi capaci di simulare alcuni semplici comportamenti degli esseri viventi. Vi dunque, in definitiva, una convergenza verso la riproduzione della vita: nelle macchine, negli artefatti, nei processi, noi cerchiamo di riprodurre la vita. Tale convergenza pu essere diretta oppure derivata. diretta quando si interviene attivamente sui meccanismi e sulle modalit del vivente oppure quando, recependone la primit e lefficacia, se ne tenta la simulazione o lemulazione. derivata quando la complessit stessa dei processi e degli artefatti tecnologici a condurre nel campo del vivente, a conseguire propriet analoghe a quelle del vivente. importante notare, ripercorrendo la mitologia e la storia, come questa ricerca della vita, della creazione della vita, non sia unesclusiva della nostra contemporaneit bens sia fra i desiderata pi remoti e persistenti dellumanit. Il mito del golem ha radici profonde nella storia del pensiero e dei manufatti dell'umanit. Il nome GOLEM appare una sola volta nella Bibbia al verso 16 del salmo 138: " I Tuoi occhi videro il mio golem..." dove il termine sta a indicare l'embrione umano, l'esistenza imperfetta prima della creazione . Dal XII secolo i testi cabbalistici alludono alla possibilit di scimmiottare l'opera divina simulando la creazione di Adamo dal fango con un fantoccio d'argilla che, attraverso riti magici, poteva animarsi ad una vita fittizia e robotica. Solo un secolo dopo i cabbalisti tedeschi parlano di due mistici che hanno creato un uomo sulla cui fronte era scritta la parola verit emet che lo animava . Cancellando la prima lettera restava met, cio morto, e l'automa crollava a terra inanimato. Nel Rinascimento si trova cenno del golem in testi alchemici, in questo caso si parla di un piccolo uomo creato in una storta o in un vaso. Il riferimento pi noto quello dell'Humunculus di Paracelso, di cui far menzione Goethe in una versione del suo Faust. Sul finire del XVII secolo in Germania si diffonde la GOLEMLEGENDE che ha per protagonisti quasi sempre rabbini e cabbalisti capaci di creare degli automi per essere aiutati nei lavori domestici. Tale impresa venne pure attribuita a Sant'Alberto Magno. Nel 1808 Jacob Grimm elabora in forma romanzesca la leggenda ormai popolare del golem costruito dal cabbalista e mago rabbi Loew (1515-1609) nella Praga di Rodolfo II d'Asburgo, imperatore appassionato d'esoterismo e d'astrologia. In questa versione il fantoccio d'argilla cresce a dismisura fino a minacciare chi lo aveva creato. Il golem diviene quindi il punto di partenza per una variante del mito antichissimo dell'apprendista stregone che gi Luciano di Samosata riprese da fonti
56

egizie nel Philopseudes. Sotto questo aspetto il golem diviene simbolo della tecnica moderna e viene sfruttato da Achim von Arnim e da Hoffmann. La filiazione pi nota del golem in questo filone del romanzo gotico senza dubbio il Frankenstein di Mary Shelley pubblicato nel 1818. Una versione pi moderna del golem lo vede addirittura costruito come una specie di androide. Per l'esattezza si sta parlando della novella di U.D. Horn (Der Rabby von Prag, 1842) e del libretto di F.Hebbel per il dramma musicale di Rubinstein Ein Steinwurf (1858). In questo caso il golem viene rappresentato come un uomo-macchina di legno con un meccanismo ad orologeria all'interno della testa. Il rabbino lo ricarica tutte le domeniche e l'automa si mette a vivere. Il venerd preme su una molla e lo ferma. Chiaramente un giorno la molla si guaster e il golem, secondo la sua tradizionale vocazione, si rivolter al suo creatore. Solo nel 1915 esce Der Golem, il romanzo dello scrittore e occultista praghese Gustav Meyrink .Recentemente ripubblicato, ebbe una fortuna tale da rendere internazionale l'antico mito. La lettura che Meyrink fa del golem rivela una sicura conoscenza, oltre che della mistica e dell'esoterismo, del lavoro di Freud e Jung. Le allusioni costanti al sogno, alla follia, all'allucinazione rinviano molto chiaramente alle teorie psicoanalitiche. La figura stessa del Golem nel romanzo di Meyrink una proiezione dell'inconscio collettivo degli abitanti del ghetto. Pensieri, sentimenti, stati alterati della coscienza che prendono forma e si animano in un'ambigua e sinistra creatura. Nell'era moderna il mito del golem si incarna nel robot, nell'androide, costruzioni dell'uomo che cercano di carpire il segreto della vita. In molti film di fantascienza i robot si ribellano al loro creatore e cercano di soppiantare l'uomo nel proseguo dell'evoluzione della vita sul pianeta Terra. Un futuro inquietante in cui le macchine diventano coscienti di s e competono con l'uomo per i dominio del pianeta, e, ovviamente, sono dotate di potenzialit immensamente superiori a quelle della debole natura umana. Le macchine non mangiano, non dormono e sono dotate di una logica ferrea. Il loro corpo costituito di ferro e silicio e i loro muscoli sono di acciaio, non hanno bisogno dell'ossigeno, di acqua, delle piante, degli animali; il loro potere sembra smisurato, possono viaggiare nello spazio siderale. Ma un robot pu avere una coscienza? Se anche, un giorno, un robot prendesse coscienza di s, noi, solo osservandolo, non potremmo mai sapere se cosciente oppure no. Potrebbe dirci: "Cogito ergo sum" ma questo non sarebbe sufficiente, noi non potremmo mai sperimentare i suoi stati mentali cos come non possiamo entrare nella testa di nessuno, e non essendo, il robot, biologicamente simile a noi non potremmo nemmeno ipotizzare che esso possegga stati mentali simili ai nostri. E siccome nella costruzione di un robot non utilizziamo alcun principio che possa portare alla coscienza, cos sembra inverosimile che tale propriet possa emergere spontaneamente nel robot.
57

La coscienza un mistero non investigabile dalla scienza galileiana. Si possono fare solo delle ipotesi pi o meno verosimili. Esistono dei confini che imbrigliano le leggi della natura inanimata. Se tutti gli uomini fossero sterminati, questo non influenzerebbe le leggi della natura inanimata. Ma la produzione di macchine cesserebbe, e finch non siano rinati degli uomini, non potrebbero essere pi formate macchine.[...] Alcuni animali possono produrre strumenti, ma solo gli uomini possono costruire macchine; le macchine sono artefatti umani, fatti di materia inanimata. LOxford Dictionary descrive una macchina come un apparato per applicare potenza meccanica, costituito da un certo numero di parti interrelate, ciascuna con una funzione definita. Potrebbe essere, per esempio, una macchina per cucire o stampare. Assumiamo che la potenza che fa funzionare la macchina sia incorporata in essa e trascuriamo il fatto che debba essere rinnovata di tanto in tanto. Possiamo dire, allora, che la manifattura di una macchina consiste nel tagliare parti opportunamente formate e adattarle insieme cosicch la loro azione meccanica congiunta serva ad un possibile scopo umano. La struttura delle macchine e il funzionamento della loro struttura sono cos modellati dalluomo, anche se il loro materiale e le forze che le fanno funzionare obbediscono alle leggi della natura inanimata. Costruendo una macchina e fornendole potenza, imbrigliamo le leggi della natura allopera nella sua materia e nella sua potenza motrice e facciamo s che esse servano al nostro corpo. Questo imbrigliamento non indistruttibile; la struttura della macchina e con essa il suo funzionamento possono distruggersi. Ma questo non influenzer le forze della natura inanimata su cui si basava il funzionamento delle macchine; semplicemente le libera dalle restrizioni che la macchina ha imposto loro prima di distruggersi. Cos la macchina nel suo insieme opera sotto il controllo di due principi distinti. Quello superiore il principio del progetto della macchina e questo imbriglia quello inferiore, che consiste nei processi fisico-chimici su cui la macchina si basa. Noi formiamo comunemente tale struttura a due livelli nel condurre un esperimento; ma vi una differenza fra costruire una macchina e mettere su un esperimento. Lo sperimentatore impone restrizioni alla natura al fine di osservare il suo comportamento sotto queste restrizioni, mentre la costruzione di una macchina restringe la natura al fine di imbrigliarne le operazioni. Ma possiamo prendere a prestito un termine dalla fisica e descrivere ambedue queste utili restrizioni della natura come limposizione di condizioni al contorno alle leggi della fisica e della chimica. Ho esemplificato due tipi di confini. Nella macchina il nostro interesse principale risiedeva negli effetti delle condizioni al contorno, mentre in un dispositivo sperimentale siamo interessati ai processi naturali controllati dai confini. Vi sono molti esempi comuni di ambedue i tipi di confini. Quando un tegame contiene una
58

zuppa che stiamo cucinando, siamo interessati alla zuppa; e, parimenti, quando osserviamo una reazione in una provetta, studiamo la reazione, non la provetta. Linverso vero per una partita di scacchi. La strategia del giocatore impone condizioni alle diverse mosse, che seguono le leggi degli scacchi, ma il nostro interesse risiede nelle condizioni cio nella strategia, non nelle diverse mosse come esemplificazioni delle leggi. E similmente, quando uno scultore modella una pietra o un pittore compone un dipinto, il nostro interesse risiede nelle condizioni imposte al materiale e non nel materiale in se stesso. Possiamo distinguere questi due tipi di confini dicendo che il primo rappresenta un confine del tipo provetta mentre il secondo del tipo macchina. Spostando la nostra attenzione, possiamo talvolta cambiare un confine da un tipo allaltro. Tutte le comunicazioni formano un confine del tipo macchina, e questi confini formano unintera gerarchia di livelli consecutivi di azione. Un vocabolario pone condizioni al contorno allespressione della voce; una grammatica imbriglia le parole a formare frasi; e le frasi sono modellate in un testo che veicola una comunicazione. In tutti questi stadi siamo interessati alle condizioni imposte da un potere comprensivo di restrizione, piuttosto che ai principi imbrigliati da esse. I meccanismi viventi sono classificati come macchine. Dalle macchine passiamo agli esseri viventi, ricordando che gli animali si muovono meccanicamente e che hanno organi interni che svolgono funzioni come fanno le parti di una macchina funzioni che sostengono la vita dellorganismo proprio come le macchine servono agli interessi dei loro utenti. Per secoli nel passato le funzioni della vita sono state paragonate alle funzioni della macchina, e la fisiologia ha tentato di interpretare lorganismo come una rete complessa di meccanismi. Gli organi sono definiti di conseguenza dalle loro funzioni di preservazione della vita. Qualsiasi parte coerente dellorganismo in effetti sconcertante per la fisiologia, ed anche insignificante per la patologia, finch non si scopre il modo in cui essa benefica lorganismo. E posso aggiungere che qualsiasi descrizione di tale sistema in termini della sua topografia fisico chimica priva di senso se non fosse che la descrizione pu richiamare nascostamente linterpretazione fisiologica del sistema proprio come la topografia di una macchina priva di senso finch non ipotizziamo come funziona il dispositivo, e per quale scopo. In questa luce lorganismo sembra essere, come una macchina, un sistema che funziona secondo due principi differenti: la sua struttura serve come condizione al contorno che imbriglia i processi fisico-chimici mediante cui i suoi organi svolgono le loro funzioni. Cos, pu essere chiamato un sistema sotto controllo duale. La morfogenesi, il processo attraverso il quale si sviluppa la struttura degli esseri viventi, pu essere quindi paragonato alla formazione di una macchina che agir come confine per le leggi della natura inanimata. Infatti, proprio come queste leggi servono alla macchina, cos esse servono anche allorganismo sviluppato. Una condizione al contorno sempre estranea al processo che essa delimita.
59

Negli esperimenti di Galileo sulle palle che rotolano lungo un piano inclinato, langolo dinclinazione del piano non era derivato dalle leggi della meccanica, ma fu scelto da Galileo. E come questa scelta dellinclinazione era estranea alle leggi della meccanica, cos la forma e la confezione delle provette sono estranee alle leggi della chimica. Lo stesso vale per confini del tipo macchina; la loro struttura non pu essere definita in termini delle leggi che essi imbrigliano. N pu un vocabolario determinare il contenuto di un testo, e cos via. Perci, se la struttura degli esseri viventi un insieme di condizioni al contorno, questa struttura estranea alle leggi della fisica e della chimica, che lorganismo sta imbrigliando. Cos la morfologia degli esseri viventi trascende le leggi della fisica e della chimica. Linformazione del DNA genera meccanismi. Ma lanalogia fra componenti di una macchina e funzioni vitali indebolita dal fatto che gli organi non sono formati artificialmente come le parti di una macchina. quindi un vantaggio trovare che il processo morfogenetico spiegato in linea di principio attraverso la trasmissione di informazione immagazzinata nel DNA, interpretata in tal senso da Watson e Crick. Si dice che un molecola di DNA rappresenta il codice cio una sequenza lineare di elementi, la cui combinazione linformazione veicolata dal codice. Nel caso del DNA, ciascuno degli elementi della serie consiste di una di quattro basi organiche alternative (pi precisamente: quattro alternative che consistono in due posizioni di due differenti basi organiche composte). Tale codice veicoler lammontare massimo di informazione se le quattro basi organiche avranno eguale probabilit di formare qualsiasi elemento particolare della serie. Qualsiasi differenza nel legame delle quattro basi alternative, o nello stesso punto della serie o tra due punti della serie, causer il fatto che linformazione veicolata dalla serie cadr al disotto del massimo ideale. Il contenuto di informazione del DNA di fatto noto per essere alquanto ridotto da tale ridondanza, ma io accetto qui lassunzione di Watson e Crick secondo cui questa ridondanza non impedisce al DNA di funzionare efficacemente come un codice. Di conseguenza trascurer per brevit la ridondanza nel codice del DNA e parler di esso come se funzionasse in modo ottimale, con la stessa probabilit che abbiano luogo tutti i suoi legami basici alternativi. Chiariamo cosa avverrebbe nel caso opposto. Supponiamo che la struttura effettiva di una molecola di DNA fosse dovuta al fatto che il legami delle sue basi fossero molto pi forti di quanto i legami sarebbero per qualsiasi altra distribuzione delle basi, quindi tale molecola di DNA non avrebbe alcun contenuto di informazione. Il suo carattere di codice sarebbe cancellato da una ridondanza schiacciante. Possiamo notare che questo effettivamente il caso per una molecola chimica ordinaria. Poich la sua struttura regolare dovuta ad un massimo di stabilit, che corrisponde ad un minimo di energia potenziale, il suo carattere regolare manca della capacit di funzionare come codice. La configurazione degli atomi che
60

formano un cristallo un altro caso di ordine complesso senza contenuto informativo apprezzabile. Vi un tipo di stabilit che spesso si oppone alla forza stabilizzatrice di unenergia potenziale. Quando un liquido evapora, ci pu essere inteso come un aumento di entropia che accompagna la dispersione delle sue particelle. Si prende in considerazione la tendenza dispersiva aggiungendo i suoi poteri a quelli dellenergia potenziale, ma la correzione trascurabile per casi di forti cadute di energia potenziale o per basse temperature, o per ambedue. Possiamo trascurarla, per semplificare le cose, e dire che le strutture chimiche stabilite dai poteri stabilizzatori del legame chimico non hanno contenuto informativo apprezzabile. Alla luce della teoria corrente dellevoluzione, si deve assumere che la struttura di codice del DNA sia sorta per una serie di variazioni causali stabilite per selezione naturale. Ma questo aspetto evoluzionistico qui irrilevante; qualunque possa essere lorigine di una configurazione di DNA, essa pu funzionare come codice solo se il suo ordine non dovuto alle forze dellenergia potenziale. Deve essere fisicamente indeterminata come lo la sequenza di parole su di una pagina stampata. Come la disposizione di una pagina stampata estranea alla chimica della pagina stampata, cos la sequenza di basi in una molecola di DNA estranea alla forza chimica allopera nella molecola di DNA. questa indeterminazione fisica della sequenza che produce limprobabilit del presentarsi di qualsiasi frequenza particolare e perci la mette in grado di avere un significato un significato che ha un contenuto di informazione matematicamente determinato come eguale allimprobabilit numerica della combinazione. Il DNA funziona come un programma. Ma resta un punto fondamentale da considerare. Una pagina stampata pu essere un semplice miscuglio di parole e quindi non ha alcun contenuto di informazione. Cos il calcolo di improbabilit d il possibile, piuttosto che leffettivo contenuto di informazione di una pagina. E questo si applica anche al contenuto di informazione attribuito ad una molecola di DNA; la sequenza delle basi ritenuta significativa solo perch assumiamo con Watson e Crick che questa disposizione genera le strutture della discendenza dotandola del proprio contenuto dinformazione. Questo ci porta alla fine al punto cui miravo quando ho intrapreso ad analizzare il contenuto di informazione del DNA: si pu paragonare il controllo della morfogenesi da parte del DNA alla progettazione e formazione di una macchina da parte dellingegnere? Abbiamo visto che la fisiologia interpreta lorganismo come una rete complessa di meccanismi, e che un organismo come una macchina un sistema sotto controllo duale. La sua struttura quella di una condizione al contorno che imbriglia le sostanze fisiche e chimiche dentro lorganismo al servizio di funzioni fisiologiche. Cos, generando un organismo, il DNA inizia e controlla la crescita di un meccanismo che funzioner come una condizione al contorno allinterno di un sistema sotto controllo duale. E possiamo aggiungere che lo stesso DNA un sistema del genere, poich ogni sistema che veicola
61

informazione sotto controllo duale, dato che ogni sistema del genere restringe ed ordina, in funzione del veicolare, la sua informazione, vaste risorse di particolari che sarebbero altrimenti lasciati al caso, ed agisce quindi come una condizione al contorno. Nel caso del DNA questa condizione al contorno un programma dellorganismo in crescita. Possiamo concludere che in ciascuna cellula dellembrione presente il duplicato di una molecola di DNA che ha una disposizione lineare delle sue basi una disposizione che, essendo indipendente dalle forze chimiche allinterno delle molecole di DNA, convoglia un ricco ammontare di informazione significativa. E vediamo che quando questinformazione modella lembrione in crescita, essa produce in esso condizioni al contorno che, essendo esse stesse indipendenti dalle forze fisico-chimiche in cui sono radicate, controllano il meccanismo della vita nellorganismo sviluppato. Delucidare questa trasmissione un compito principale dei biologi oggi. Sorgono qui alcuni problemi accessori. Abbiamo visto condizioni al contorno che introducono principi non suscettibili di formulazione in termini di fisica o chimica in artefatti inanimati e in esseri viventi; le abbiamo viste necessarie al contenuto di informazione in una pagina stampata o nel DNA, ed introdurre principi meccanici in macchine cos come nei meccanismi della vita. Vorrei aggiungere ora che condizioni al contorno di sistemi inanimati stabilite dalla storia delluniverso si trovano nei domini della geologia, geografia ed astronomia, ma che queste non formano sistemi di controllo duale. Esse assomigliano sotto questo aspetto al tipo provetta dei confini di cui ho parlato sopra. Quindi lesistenza del controllo duale nelle macchine e nei meccanismi viventi rappresenta una discontinuit fra macchine ed esseri viventi da un lato e natura inanimata dallaltro lato, cosicch sia le macchine sia gli esseri viventi sono irriducibili alle leggi della fisica e della chimica. Lirriducibilit non deve essere identificata con il semplice fatto che lunione delle parti pu produrre aspetti che non sono osservati nelle parti separate. Il sole una sfera e le sue parti non sono sfere, n la legge di gravitazione parla di sfere; ma la mutua interazione gravitazionale fa s che le parti del sole formino una sfera. Tali casi di olismo sono comuni in fisica e in chimica. Si dice spesso che essi rappresentino una transizione agli esseri viventi, ma non cos, poich essi sono riducibili alle leggi della materia inanimata, mentre gli esseri viventi non lo sono. Ma esiste una continuit piuttosto differente fra la vita e la natura inanimata. Infatti le origini della vita non differiscono nettamente dai loro antecedenti puramente fisico-chimici. Si pu riconciliare questa continuit con lirriducibilit degli esseri viventi richiamando il caso analogo di artefatti inanimati. Si consideri lirriducibilit delle macchine; nessun animale pu produrre una macchina, ma alcuni animali possono fare strumenti primitivi, ed il loro uso di questi strumenti pu essere difficilmente distinguibile dal semplice uso degli arti dellanimale. O si
62

consideri un insieme di suoni che convogliano informazione; linsieme di suoni pu essere tanto disturbato dal rumore che la sua presenza non pi chiaramente identificabile. Possiamo dire quindi che il controllo esercitato dalle condizioni al contorno di un sistema pu essere ridotto gradualmente fino a svanire. Il fatto che leffetto di un principio superiore su di un sistema sotto controllo duale possa avere qualsiasi valore fino a zero ci pu permettere anche di concepire lemergenza continua di principi irriducibili con lorigine della vita. Possiamo ora riconoscere principi addizionali irriducibili. Lirriducibilit delle macchine e delle comunicazioni stampate ci insegna anche che il controllo di un sistema da parte di condizioni al contrario irriducibili non interferisce con le leggi della fisica e della chimica. Un sistema sotto controllo duale si basa in effetti per le operazioni del suo principio superiore allattivit di principi di livello inferiore, come le leggi della fisica e della chimica. I principi superiori irriducibili sono addizionali alle leggi della fisica e della chimica. I principi dellingegneria meccanica e della comunicazione delle informazioni, ed i principi biologici equivalenti, sono tutti addizionali alle leggi della fisica e della chimica. Ma attribuisce la nascita di tali principi addizionali di controllo ad un processo selettivo di evoluzione solleva serie difficolt. La produzione di condizioni al contorno nel feto in formazione attraverso la trasmissione ad esso dellinformazione contenuta nel DNA presenta un problema. Lo sviluppo di un programma nel meccanismo complesso che esso descrive sembra richiedere un sistema di cause non specificabili in termini di fisica e chimica, essendo tali cause addizionali sia alle condizioni al contorno del DNA sia alla struttura morfologica determinata dal DNA. Il principio mancante per costruire una struttura corporea sulla linea di unistruzione data dal DNA pu essere esemplificato dai poteri rigenerativi di vasta portata del riccio di mare in embrione, scoperti da Driesch, e dalla scoperta di Paul Weiss che cellule embrionali completamente disperse si svilupperanno, ammucchiate insieme, in un frammento dellorgano da cui essere erano state isolate. Vediamo qui allopera un potere integrativo, caratterizzato da Spemann e da Paul Weiss come un campo, che guida la crescita dei frammenti embrionali fino alla formazione degli aspetti morfologici cui essi appartengono embrionalmente. A queste guide morfogenetiche data espressione formale nei paesaggi epigenetici di Waddington. Essi mostrano graficamente che lo sviluppo dellembrione controllato dal gradiente di forme potenziali, proprio come il moto di un grave controllato dal gradiente di energia potenziale. Ricordate come Driesch ed i suoi sostenitori lottarono per far riconoscere che la vita trascende la fisica e la chimica, argomentando che i poteri di rigenerazione nellembrione di riccio di mare non erano esplicabili con una struttura del tipo macchina, e come la controversia stata continuata, lungo linee simili, da parte di coloro che insistevano che lintegrazione regolativa (equipotenziale o
63

organismica) era irriducibile a qualsiasi meccanismo del tipo macchina ed era perci irriducibile anche alle leggi della natura inanimata. Ora se macchine e processi meccanici in esseri viventi sono in s irriducibili alla fisica e alla chimica, la situazione mutata. Se le spiegazioni meccanicistiche ed organismiche sono ambedue egualmente irriducibili alla fisica ed alla chimica, il riconoscimento di processi organismici non porta pi lonere di essere la sola evidenza a favore dellirriducibilit degli esseri viventi. Una volta che possono essere riconosciute capacit di campo di guidare la rigenerazione e la morfogenesi senza scomodare questa questione principale, penso che levidenza in loro favore si trover convincente. Vi evidenza di principi irriducibili, addizionali a quelli dei meccanismi morfologici, nella sensibilit che noi stessi sperimentiamo ed osserviamo indirettamente negli animali superiori. La maggior parte dei biologi hanno messo da parte questi fatti come considerazioni improduttive. Ma di nuovo, una volta che si riconosciuto, su altre basi, che la vita trascende la fisica e la chimica, non vi ragione per sospendere il riconoscimento del fatto ovvio che la coscienza un principio che fondamentalmente trascende non solo la fisica e la chimica ma anche i principi meccanicistici degli esseri viventi. Le gerarchie biologiche consistono in una serie di condizioni al contorno. La teoria delle condizioni al contorno riconosce i livelli superiori della vita come formanti una gerarchia, ogni livello della quale si basa per le sue operazioni sui principi dei livelli inferiori, anche se esso stesso irriducibile a questi principi inferiori. Illustrer la struttura di questa gerarchia mostrando il modo in cui cinque livelli formano una composizione letteraria espressa a parole. Il livello pi basso la produzione di una voce; il secondo, lespressione di parole; il terzo, lunione delle parole a formare frasi; quarto, la funzione delle frasi in uno stile; il quinto, ed il pi alto, la composizione del testo. I principi di ciascun livello operano sotto il controllo dei livelli superiori successivi. La voce che producete modellata in parole da un vocabolario; un dato vocabolario modellato in frasi in accordo con una grammatica; e le frasi sono adattate ad uno stile, che a sua volta fatto per esprimere le idee della composizione. Cos ciascun livello soggetto a controllo duale: 1. controllo in accordo con le leggi che si applicano ai suoi elementi in se stessi, e 2. controllo in accordo con le leggi dei poteri che controllano lentit comprensiva formata da questi elementi. Tale controllo multiplo reso possibile dal fatto che i principi che governano i particolari isolati di un livello inferiore lasciano indeterminate condizioni che devono essere controllate da un principio superiore. La produzione di voce lascia largamente aperta la combinazione di suoni in parole, che controllata da un vocabolario. Quindi, un vocabolario lascia largamente aperta la combinazione di parole a formare frasi, che controllata dalla grammatica, e cos via. Di conseguenza, le operazioni di un livello superiore non possono essere spiegate
64

dalle leggi che governano i suoi particolari al livello immediatamente inferiore. Non si pu derivare un vocabolario dalla fonetica; non si pu derivare la grammatica da un vocabolario; un uso corretto della grammatica non spiega il buono stile; e un buono stile non fornisce il contenuto di un pezzo di prosa. Gli esseri viventi comprendono unintera sequenza di livelli che formano una gerarchia del genere. I processi al livello pi basso sono causati dalle forze della natura inanimata, ed i livelli superiori controllano completamente le condizioni al contorno lasciate aperte dalle leggi della natura inanimata. Le funzioni inferiori della vita sono quelle chiamate vegetative; queste funzioni vegetative, che sostengono la vita al suo livello pi basso, lasciano aperte sia nelle piante che negli animali le funzioni superiori della crescita e negli animali lasciano aperte anche le operazioni della azioni muscolari; quindi, a loro volta, i principi che governano le azioni muscolari negli animali lasciano aperta lintegrazione di tali azioni in modelli innati di comportamento; e, di nuovo, tali modelli sono aperti a loro volta ad essere modellati dallintelligenza, mentre lattivit della stessa intelligenza pu essere messa nelluomo in condizione di servire ai principi ancora pi elevati della scelta responsabile. Ciascun livello si basa per le sue operazioni su tutti i livelli soggiacenti. Ciascuno riduce la portata di quello immediatamente inferiore imponendo ad esso un confine che lo imbriglia al servizio del livello immediatamente superiore, e questo controllo trasmesso per stadi gi gi fino al livello inanimato di base. I principi addizionali al dominio della natura inanimata sono il prodotto di unevoluzione, i cui stadi pi primitivi mostrano solo funzioni vegetative. Questa progressione evolutiva descritta di solito come una complessit crescente ed una crescente capacit di mantenere lo stato del corpo indipendente dallambiente. Ma se noi accettiamo lopinione che gli esseri viventi formano una gerarchia in cui ogni livello superiore rappresenta un principio distintivo che imbriglia il livello sottostante (essendo esso stesso irriducibile ai suoi principi inferiori), quindi la sequenza evolutiva acquista un significato nuovo e pi profondo. Possiamo riconoscere allora una progressione strettamente definita, che parte dal livello inanimato verso sempre pi alti principi addizionali della vita. Questo non significa dire che i livelli della vita sono del tutto assenti in stadi precedenti dellevoluzione. Essi possono essere in tracce assai prima di diventare prominenti. Levoluzione pu esser vista allora come una progressiva intensificazione dei principi superiori della vita. Questo ci di cui siamo testimoni nello sviluppo dellembrione e del bambino che cresce, processi affini allevoluzione. Ma questa gerarchia di principi solleva ancora una volta una difficolt seria. Sembra impossibile immaginare la sequenza dei principi superiori, che trascendono ulteriormente ad ogni stadio le leggi della natura inanimata, sono presenti in forma incipiente nel DNA e sono pronti ad essere trasmessi alla discendenza. Il concetto di programma non riesce a spiegare la trasmissione di
65

facolt, come la coscienza, che nessun dispositivo meccanico pu possedere. come se la facolt della visione dovesse essere resa intelligibile ad una persona nata cieca da un capitolo sulla fisiologia dei sensi. Appare allora che il DNA evoca lontogenesi dei livelli superiori, piuttosto che determinare questi livelli. E ne seguirebbe che lemergenza del tipo di gerarchia che io ho qui definito pu essere solo evocata, ma non determinata da eventi atomici o molecolari. Comprendere una gerarchia necessita concezioni da-a. Ho detto prima che la trascendenza dellatomismo da parte del meccanicismo si riflette nel fatto che la presenza di un meccanismo non rivelata dalla sua topografia chimico-fisica. Possiamo dire la stessa cosa di tutti i livelli superiori: la loro descrizione in termini di qualsiasi livello inferiore non ci parla della loro presenza. In genere possiamo discendere ai componenti di un livello inferiore analizzando un livello superiore, ma il processo inverso implica unintegrazione dei principi del livello inferiore, e questintegrazione pu andare oltre le nostre possibilit. In pratica questa difficolt pu essere evitata da unimportante qualificazione. Per prendere un esempio comune, supponiamo che abbiamo ripetuto una parola particolare, facendo grande attenzione al suono che stiamo facendo, finch questi suoni hanno perso il loro significato per noi; possiamo recuperare questo significato prontamente evocando il contesto in cui la parola comunemente usata. Atti successivi di analisi e di integrazione sono di fatto in genere usati per approfondire la nostra comprensione di entit complesse che comprendono due o pi livelli. Tuttavia la differenza strettamente logica tra due livelli successivi resta. Si pu guardare ad un testo scritto in un linguaggio che non si comprende e vedere le lettere che lo formano senza essere coscienti del loro significato, ma non si pu leggere un testo senza vedere le lettere che ne veicolano il significato. Questo ci mostra due maniere differenti e mutuamente esclusive di essere coscienti del testo. Quando guardiamo alle parole senza comprenderle, focalizziamo su di esse la nostra attenzione, mentre, quando leggiamo le parole, la nostra attenzione diretta al loro significato, come parte di un linguaggio. Siamo coscienti quindi della parole solo in modo sussidiario, in quanto prestiamo attenzione al loro significato. Cos nel primo caso guardiamo alle parole, mentre nel secondo, guardiamo a partire da esse al loro significato; il lettore di un testo ha una conoscenza da-a del significato delle parole, mentre ha solo una consapevolezza a partire da delle parole che sta leggendo; se egli potesse spostare interamente la sua attenzione verso le parole, queste perderebbero per lui il loro significato linguistico. Cos una condizione al contorno che imbriglia i principi di un livello inferiore al servizio di un nuovo, superiore livello, stabilisce una reazione semantica fra i due livelli. Quello superiore comprende le operazioni dellinferiore e cos forma il
66

significato dellinferiore. E come noi saliamo lungo una gerarchia di confini, raggiungiamo sempre pi elevati livelli di significato. La nostra comprensione dellintero edificio gerarchico si approfondisce via via che ci muoviamo di passo in passo sempre pi in alto. La successione dei confini influenza la nostra visione scientifica. Il riconoscimento di unintera sequenza di principi irriducibili trasforma i passi logici per la comprensione delluniverso degli esseri viventi. Lidea che ci viene da Galileo e Gassendi, che ogni tipo di cose debba esser compreso in ultima istanza in termini di materia in moto, confutata. Lo spettacolo della materia fisica che forma la base fondamentale tangibile delluniverso appare quasi vuoto di significato. La topografia universale delle particelle atomiche (con le loro velocit e forze) che, secondo Laplace, ci offre una conoscenza universale di tutte le cose sembra contenere a mala pena qualche conoscenza interessante. Le affermazioni, successive alla scoperta del DNA, secondo cui tutto lo studio della vita potrebbe ridursi alla fine alla biologia molecolare, hanno mostrato ancora una volta che lidea laplaciana di conoscenza universale ancora lideale teorico delle scienze naturali; lopposizione corrente a queste dichiarazioni ha spesso confermato questo ideale, difendendo lo studio dellorganismo nel suo insieme solo come un approccio temporaneo. Ma lanalisi della gerarchia degli esseri viventi mostra che ridurre questa gerarchia a particolari ultimi significa cancellare la nostra stessa visione di essa. Tale analisi prova che questo ideale sia falso sia distruttivo. Ciascun livello separato di esistenza ovviamente interessante in se stesso e pu essere studiato in se stesso. La fenomenologia ha insegnato ci mostrando come salvare i livelli pi alti, meno tangibili di esperienza non tentando di interpretarli in termini delle cose pi tangibili in cui radicata la loro esistenza. Questo metodo era inteso a prevenire la riduzione dellesistenza mentale delluomo a strutture meccaniche. I risultati del metodo sono stati abbondanti ed ancora lo sono, ma la fenomenologia ha lasciato intatto lideale della scienza esatta e cos non riuscita ad assicurare lesclusione delle sue tesi. Cos gli studi fenomenologici sono riamasti sospesi sopra un abisso di riduzionismo. Inoltre, la relazione dei principi superiori con le operazioni dei livelli in cui essi sono radicati fu persa del tutto di vista. Ho menzionato come debba essere studiata una gerarchia controllata da una serie di principi di confine. Quando esaminiamo qualsiasi livello superiore, dobbiamo rimanere consapevoli in modo sussidiario dei suoi fondamenti nei livelli inferiori e, volgendo la nostra attenzione a questi, dobbiamo continuare a vederli come influenti sui livelli al disopra di essi. Questa alternanza di dettaglio e di integrazione certo lascia aperti molti rischi. Il dettaglio pu portare ad eccessi di pedanteria, mentre integrazioni troppo ampie possono offrirci un vago impressionismo. Ma il principio delle relazioni stratificate offre almeno un quadro razionale per una ricerca sugli esseri viventi ed i prodotti del pensiero umano.
67

Ho detto che la discesa analitica dai livelli superiori ai loro sussidiari di solito fattibile in qualche misura, mentre lintegrazione di elementi di un livello inferiore tanto da predire il loro possibile significato in un contesto superiore pu andare oltre lambito delle nostre capacit di integrazione. Posso ora aggiungere che le stesse cose possono apparire dotate di un significato congiunto se viste da un certo punto di vista, ma prive invece di questa connessione se viste da un altro punto di vista. Da un aeroplano possiamo vedere le tracce di siti preistorici che, lungo i secoli, sono passate inosservate da parte delle persone che ci passavano sopra; in effetti, una volta atterrato, lo stesso pilota pu non vedere pi queste tracce. La relazione della mente con il corpo ha una struttura simile. Il problema mentecorpo nasce dalla disparit fra lesperienza di una persona che osserva un oggetto esterno, per esempio un gatto, ed un neurofisiologo che osserva il meccanismo corporeo mediante il quale la persona vede il gatto. La differenza nasce dal fatto che una persona posta allinterno del suo corpo ha una conoscenza a partire da delle risposte corporee evocate dalla luce nei suoi organi di senso, e questa conoscenza a partire da integra il significato congiunto di queste risposte a formare la visione del gatto; mentre il neurofisiologo che guarda a queste risposte dallesterno ha solo una conoscenza a di esse che, come tale, non integrata nella visione del gatto. Questa la stessa dualit che esiste fra laviatore e il pedone nellinterpretare le stesse tracce; ed anche la stessa che esiste fra una persona che, quando legge una frase scritta, vede il suo significato ed unaltra persona che, essendo ignorante del linguaggio, vede solo lo scritto. La mente il significato di certi meccanismi corporei; essa persa di vista quando guardiamo ad essi in modo focale. La consapevolezza della mente e del corpo ci pone quindi di fronte due cose differenti. Grazie allesistenza di due tipi di consapevolezza la focale e la sussidiaria possiamo distinguere nettamente fra la mente come unesperienza daa ed i sussidiari di questesperienza quando sono visti in modo focale, come un meccanismo corporeo. Possiamo allora vedere che, sebbene radicata nel corpo, la mente libera nelle sue azioni esattamente come il nostro senso comune sa che essa libera. La mente imbriglia meccanismi neuro-fisiologici; sebbene essa dipenda da essi, non determinata da essi. Inoltre, la stessa mente include una sequenza ascendente di principi. Le sue funzioni appetitive ed intellettuali sono trascese da principi di responsabilit. Cos lo sviluppo delluomo fino ai suoi livelli pi elevati appare avere luogo lungo una sequenza di principi crescenti. E vediamo questa gerarchia evolutiva costruita come una successione di confini, ciascuno rivolto verso realizzazioni superiori imbrigliando gli strati al disotto di esso, cui essi stessi non sono riducibili. Questi confini controllano una serie crescente di relazioni che possiamo comprendere solo essendo coscienti delle loro parti costitutive in modo sussidiario, riferendole al livello superiore al cui servizio esse sono.
68

Il riconoscimento di certe impossibilit di base ha posto i fondamenti di alcuni principi fondamentali della fisica e della chimica; in modo simile, il riconoscimento dellimpossibilit di comprendere gli esseri viventi in termini di fisica e di chimica, lungi dal porre limiti alla nostra comprensione della vita, la guider nella direzione giusta. Ed anche se la dimostrazione di questa impossibilit dovesse risultare di non grande vantaggio per lo sviluppo della ricerca, essa aiuterebbe a disegnare unimmagine della vita e delluomo pi vera di quella che presentano le attuali concezioni di base della biologia. Se diamo per scontato che ogni cosa che ha avuto un'origine destinata ad avere anche una fine, dobbiamo dedurre che la morte parte costitutiva della vita dell'universo. In che modo per si pu trarre la conclusione che, siccome anche l'universo ha avuto un'origine, anch'esso destinato a finire? E' possibile cio credere che la morte sia una legge dell'universo che non minaccia la sopravvivenza dell'universo stesso? Oppure dovremmo essere portati ad affermare il contrario, e cio che l'attuale configurazione dell'universo strettamente correlata alla conformazione della terra, per cui il destino dell'universo e della terra analogo? E' cio possibile ipotizzare l'idea che, essendo la terra un prodotto "finale" dell'universo, la sua evoluzione interdipendente, strettamente interconnessa, con quella dell'universo? E che pertanto la morte dell'attuale conformazione del nostro pianeta coincider con la morte dell'attuale configurazione dell'universo? In una parola: la morte inevitabile che attende l'intero universo comporter la fine di ogni cosa o soltanto la sua trasformazione? Se si ponessero l'essere e il nulla sullo stesso piano, non si avrebbe alcun vero inizio, a meno che non si volesse considerare il nulla come parte dell'essere: ma allora i due principi non sarebbero equivalenti. Che il nulla sia parte dell'essere una legge dell'universo; non c' "essere puro" che non conosca la legge della trasformazione della materia. Cionondimeno bisogna affermare che l'essere ha una priorit ontologica sul nulla, nel senso che non c' "nulla" in grado di distruggere l'essere. L'essere ha un primato che impedisce alla morte di essere la fine della vita. Se essere e nulla coincidessero o si equivalessero, non si spiegherebbe l'origine dell'universo, poich non vi sarebbe una ragione sufficiente (necessaria, non la "migliore possibile", come diceva Leibniz) che ne spieghi la nascita. Se invece il nulla parte dell'essere, lo solo nel senso che la morte finalizzata alla conservazione o comunque alla trasformazione dell'essere. Ma se la morte ha questo scopo, essa non pu avere la caratteristica della permanenza eterna (invarianza). La morte va considerata come un processo transitorio, un fenomeno temporale, interno a una dimensione, i cui confini, per il
69

momento, ci sfuggono (ancora infatti non conosciamo il momento esatto in cui l'attuale configurazione dell'universo nata, n possiamo prevederne la fine). Praticamente l'attuale esistenza in vita del pianeta terra rende irrilevante la morte dei singoli individui che fino ad oggi l'hanno abitato. Finch sussiste la condizione formale, estrinseca, che permette all'uomo di riprodursi o comunque di evolvere, la morte del singolo non ha un valore assoluto, nemmeno per chi l'ha vissuta, poich fino a quando la terra sar in vita, il significato della morte del singolo non potr essere disgiunto dal significato del nostro pianeta o comunque dell'intero genere umano. La morte dei singoli non intacca l'evoluzione del genere umano. Una morte potrebbe essere considerata assoluta, da tutti i punti di vista, se si distruggessero definitivamente le condizioni formali della sopravvivenza, cio della riproduzione. L'uomo in grado di fare questo nell'ambito della terra? Le leggi dell'universo glielo permetterebbero? E' forse possibile dimostrare la propria indipendenza da tali leggi, autodistruggendosi? Non forse questa una contraddizione in termini? In ogni caso, finch le condizioni della sopravvivenza restano inalterate, la morte di ogni singolo essere umano non pu essere considerata che come una prefigurazione della futura morte e del pianeta terra e dell'universo attuale. La differenza sostanziale sta nel fatto che la morte del singolo essere umano non pu mai avere quel carattere di assolutezza che pu avere la morte del nostro pianeta e dell'attuale universo. Finch moriranno solo i singoli noi saremo costretti a pensare che il significato della loro vita (e quindi della loro morte) rientra nel pi generale significato dell'universo e del suo prodotto finale: la terra. Nel senso che la morte del singolo essere umano rientra nel destino complessivo, globale della terra e, di conseguenza, in quello dell'attuale universo. L'universo pare abbia un progetto sulla terra, quello di portarla a distruzione (il che implica una trasformazione e non un annullamento). La realizzazione di questo progetto comporta per una retroazione sulla stessa attuale configurazione dell'universo, nel senso che anche l'universo subir una corrispondente trasformazione. La morte del nostro pianeta rientra dunque in un progetto che sostanzialmente di vita. La morte, in senso stretto, non che un passaggio, una transizione da una forma di vita a un'altra, in cui nulla del passato viene perduto. L'identit infatti sta nella memoria, oltre che nel desiderio. Questo significa che all'origine dell'universo c' l'essere, cio la vita, non la morte. La morte un processo della vita, che aiuta la vita a perfezionarsi. La morte una sorta di trasformazione della materia che rende la materia pi complessa, pi perfetta. Oggi riusciamo ad avere coscienza di una grande complessit delle cose. Ci sta a significare che l'esperienza della morte dei singoli individui non c'impedisce di comprendere sempre meglio la complessit o comunque la vera essenza delle cose.
70

Praticamente il genere umano non muore mai come genere. Progredisce all'infinito, in forme e modi che per il momento non possiamo sapere. Il genere umano potrebbe progredire cos tanto, potrebbe maturare una coscienza cos grande da avvertire come troppo stretti, troppo angusti, i confini dell'attuale universo. E' probabile, sotto questo aspetto, che lo scopo dell'universo sia quello di far prendere coscienza all'uomo della propria infinit. C' dunque nell'universo un finalismo che solo dal punto di vista dell'uomo possiamo comprendere. Microcosmo e macrocosmo si equivalgono. Non dobbiamo quindi dimenticarci che quanto pi ci avviciniamo alla comprensione di tale finalismo, tanto pi avvertiamo l'universo come troppo piccolo per la nostra coscienza. Esiste quindi una responsabilit cui non possiamo sottrarci: l'umanit ha il compito di evolvere verso l'autocoscienza. Qui forse sta il senso della irreversibilit del tempo. Ma se dobbiamo imparare qualcosa dall'evoluzione avvenuta sulla Terra dobbiamo convenire che non v' stata specie che non si sia estinta. La grande lezione dei dinosauri ci insegna che la vita precaria nell'universo. Che l'uomo possa essere una eccezione difficile crederlo. Prima i rettili, poi i mammiferi, poi l'uomo, e dopo le macchine o forse gli insetti. Alle soglie del XXI secolo gli scienziati si pongono come oggetto di studio un fenomeno che prima avevano cercato di evitare con cura: il fenomeno della coscienza. Voglio qui riportare l'ipotesi di Montecucco sul tema della coscienza. Ipotesi coscienza: la coscienza del s come 'cuore' degli esseri viventi di Nitamo Federico Montecucco Non solo Dian Fossey con i suoi gorilla di montagna o i coniugi Lilly con i delfini o Donald Griffin con le sue ricerche sulla coscienza animale, ma anche tutti gli esseri umani che sono entrati in profondo amore ed empatia con gli animali sono stati affascinati della loro sensibilit e della loro intelligenza. Non solo San Francesco ma i mistici di ogni tempo hanno espresso con convinzione anche maggiore questa esperienza di comunione con i nostri fratelli pi primitivi: per loro anche gli animali hanno coscienza! Ora anche il mondo scientifico sta riscoprendo l'affascinante e ineffabile dimensione della coscienza animale. Fino a pochi anni fa la linea scientifica ufficiale, sviluppatasi dall'impostazione cartesiana, sentenziava che gli animali sono delle macchine biologiche, mosse da puri istinti e quindi senza nessuna libert di decisione ne tantomeno coscienza di se. Ora questa linea di tendenza cozza contro i dati e le osservazioni dei biologi, degli etologi e dei neuropsicologi pi avanzati, come Lorenz, Bateson, Lilly, Bonner e altri di cui potrete leggere negli articoli di questo dossier. A questa nuova tendenza, che considera gli animali come esseri dotati di una loro mente, sensibilit
71

e intelligenza, si sono anche affiancati fisici, cibernetici, psicanalisti e filosofi che sono giunti a queste considerazioni partendo da altre esperienze. Vorrei contribuire a questa profonda rivalutazione dell'aspetto psichico intrinseco in ogni essere vivente con una proposta teorica particolarmente provocatoria che potenzialmente potrebbe permettere un alto grado di unificazione tra le differenti aree culturali coinvolte su questi temi. La mia ipotesi di lavoro che la coscienza sia il vero 'nucleo originario' di ogni forma di vita, inclusa quella atomica. La 'coscienza', definita come 'la capacit di percepire il significato di una informazione', presente in ogni essere vivente, anzi ne rappresenta il 'cuore', l'essenza. Bench questo sia per me e molti altri amici e collaboratori un fatto ormai ben compreso e documentato, ritengo, dati i condizionamenti culturali, scientifici e religiosi che ancora ostacolano la visione del singolo scienziato, che sia necessario presentare questa nuova visione dei fenomeni come se fosse ancora tutta da dimostrare, proponendola come 'ipotesi coscienza'. Sotto il termine coscienza, dizionario alla mano, si celano in realt innumerevoli concetti: la definizione che ho proposto permette di ribaltare completamente tutte le definizioni fino ad ora utilizzate e permettere di interpretare su base informaticocibernetica i fenomeni mentali presenti nelle unit biologiche e il loro sviluppo cronologico. Nella capacit di autodeterminazione o 'volont' che i batteri hanno dimostrato di avere sui processi di mutazione del loro codice genetico, racchiusa la logica stessa del vivente. Prendiamo una cellula, essa un 'mondo vivente', una sfera composta da miliardi di atomi in continuo e incessante scambio di informazioni; la cellula vive proprio grazie a questa continua comunicazione interna in cui ogni elemento dell'insieme 'informa' e viene informato dall'insieme stesso. Su questa 'rete unitaria di informazioni', sono veicolati i dati sullo stato fisico, sui bisogni biochimici, e sulle necessit dell'intero sistema. Gli esseri viventi sono dal punto di vista della termodinamica di Prigogine dei 'sistemi lontani dall'equilibrio' ossia dei sistemi instabili che, per esistere, devono continuamente scambiare materia e informazioni con l'esterno e che necessitano di un continuo lavoro per mantenere il proprio equilibrio vitale; questo equilibrio instabile mantenuto grazie ad una ininterrotta comunicazione, elaborazione e gestione delle informazioni. necessario chiederci: qual la base dell'unitariet di questa gestione di informazioni? Non potrebbe esserci vita senza questa continua comunicazione in rete ed implicito che la cellula, nel suo insieme, deve essere in grado di percepire il significato di queste informazioni. L'unit cellula, matrice di tutte le pi complesse forma di vita, esiste in quanto cosciente del significato di tutti gli elementi di cui composta e quindi, in ultima analisi, cosciente della sua globalit. Considero questa coscienza unitaria delle
72

informazioni presenti nella propria struttura come la matrice del fenomeno dell'individualit biologica, dell'identit o self cellulare. La coscienza delle informazioni dell'intera rete costituisce la base delle coscienza di s. Cyber (dal greco Kubernetes: colui che governa, che dirige) il termine che ho scelto per designare questa coscienza unitaria globale che 'governa' le attivit di ogni organismo vivente. Ritorniamo alla biologia, questo concetto di coscienza, in realt, usato costantemente anche se non viene mai definito. Quando parliamo di un cane facciamo riferimento a quella unit in quanto sistema vivente e non al fatto che sia un agglomerato di alcuni miliardi di atomi. I1 concetto di identit, di s, fino ad ora stato usato in modo scontato proprio come, prima di Newton, era scontato considerare l'esistenza della forza di gravit bench non esistesse il concetto scientifico. Quando cerchiamo di uccidere una zanzara non abbiamo dubbi che lei sa di esistere e che, per vivere, deve sfuggirci. Ogni essere vivente sa di esistere e la sua stessa vita strettamente legata alla sua coscienza di s stesso, dell'ambiente e delle strategie per sopravvivere. Ogni essere vivente quindi una unit di coscienza, un cyber. Tutto ci assolutamente logico e autoevidente, che cambia solo la nuova prospettiva introdotta con questa ipotesi di coscienza. Oltre all'analogia della rete di informazioni possibile e interessante studiare ogni essere vivente come un 'campo di coscienza' ossia un'area di spazio in cui le informazioni sono percepite ed elaborate in modo unitario e finalizzato. I1 processo di evoluzione sarebbe quindi studiato come lo svilupparsi nello spazio, nel tempo e nella complessit delle unit di coscienza. Dai pochi micron del campo di coscienza di un batterio, ai millimetri dei pi semplici multicellulari ai metri e ai chilometri del vertebrati, l'ampiezza del campo di informazione gestito dall'unit di coscienza diventa sempre pi espanso, efficiente e complesso, fino all'essere umano in grado di espandere il suo campo di coscienza dai livelli subatomici fino agli spazi extragalattici. Ad ogni salto o espansione evolutiva alla base delle conoscenze acquisite si aggiunge un ulteriore livello di organizzazione e di capacit di gestire informazioni. Ad ogni salto evolutivo aumenta il grado di libert del sistema vivente che, ora, trova il suo massimo nella libert dell'uomo. Ma solo una differenza, una lunga scala di innumerevoli gradini, e questo non consente certo di sentenziare che l'uomo l'unico essere cosciente o dotato di libero arbitrio: ancora breve la differenza che ci separa dagli altri animali'. La struttura di ogni essere vivente parte da un identico schema per poi evolversi nello spazio, nel tempo e nella complessit. Analizzando in dettagli le attivit biologiche e informatiche della cellula risulta evidente che non solo la cellula nella sua totalit in grado di percepire il significato delle informazioni presenti al suo interno e che le giungono dall'esterno
73

ma anche in grado di decodificarle e integrare questo nuovo significato con quelli delle informazioni presenti nel suo codice genetico fino ad elaborare una risposta da utilizzare operativamente per la sua stessa sopravvivenza. Ogni cellula, in altri termini ha coscienza delle informazioni che percepisce, le memorizza, le integra con quelle che ha gi ricevuto ed elabora strategie di intelligenza e finalit. In altri termini la cellula gi in grado, seppure su una scala di differente complessit, di fare le stesse operazioni mentali che sono state reputate proprie dell'uomo. Appare evidente che utilizzando questa definizione cibernetica di coscienza ogni aspetto della vita diventa un fenomeno di coscienza in quanto in ogni fenomeno biologico sono necessariamente implicati processi di percezione di informazioni e della loro elaborazione, memorizzazione e utilizzo finalizzato. Oltre le concezioni dicotomiche Con questa concezione non pi necessario quindi ricorrere alla dicotomia classica che vede coloro che sentono l'incredibile bellezza e intelligenza del creato e postulano l'esistenza di un Dio, di un'entit esterna che ha creato il tutto, contrapposti a quelli che, infastiditi dalle proposte fideiste, dogmatiche non verificabili delle religioni, sostengono invece una visione meccanistica per cui la materia tutto e ogni fenomeno trova spiegazione nelle sue stesse leggi fisiche naturali e che quindi non necessario concepire alcuna coscienza o entit soprannaturale. La mia ipotesi una sintesi delle due: nelle stessi leggi della fisica e della materia sono impliciti i segni della coscienza, ed questa che continuamente crea, mantiene ed evolve la vita. Non una coscienza antropomorfizzata ed esterna che esiste in una dimensione diversa dalla mostra mia, al contrario, una coscienza 'interna', 'implicata' (come usa dire Bohm) in ogni singolo atomo di ogni vivente. L'ipotesi di una coscienza implicata nei fenomeni biologici equivale a dire che la natura stessa della vita coscienza di s e dell'ambiente esterno. E tutta quanta l'esistenza diventa viva, pulsante, intelligente; dal sasso, alle balene, alle foreste tutto compreso in una visione unitaria: si apre uno scenario vasto e misterioso dove, finalmente, anche lo scienziato chiamato a comprendere l'aspetto pi inafferrabile e magico della vita dentro e fuori di lui: la coscienza stessa.( Nitamo Federico Montecucco) Questa ipotesi di Montecucco estremamente affascinante. Ma la nostra esperienza cosciente un po diversa. In particolare noi siamo consci solo di una piccola parte della nostra vita psichica, esiste l'inconscio che partecipa attivamente al nostro essere. Se ci ammaliamo poi guariamo indipendentemente dalla nostra consapevolezza. Il cuore pulsa, lo stomaco digerisce e il cervello pensa. La coscienza, per come la conosciamo, non sufficiente a spiegare la vita.
74

Cos' la coscienza? Lessere coscienti? Cosa costituisce il cuore pulsante di ogni essere vivente? Cos' realmente il S o self o identit, e dov la sua sede nel corpo? Cos' la soggettivit che si esprime in ogni uomo e in ogni animale? Esiste un centro di coscienza dentro di me e dentro di voi? Cosa significa realmente cogito ergo sum: ho coscienza quindi esisto? Qual la natura dell'osservatore che, in me, percepisce l'esistenza come informazioni e significati? Chi sono "io"? Che cos' ci che chiamo "io"? Dov'? Qual la "sostanza" del pensiero? Come possiamo quantificarla? La scienza costituisce il grande potere della nostra epoca, nel bene e nel male, nell'avanzamento tecnologico e nella distruzione ambientale; essa ha sostituito in qualche modo la religione assumendosi l'incarico di esprimere la verit, e la verit scientifica di fatto lunica universalmente riconosciuta su questo pianeta diviso da mille ideologie, poteri, culture e teologie. Il metodo sperimentale ha di certo contribuito a creare le basi per una visione e una cultura trasversale tra i popoli e le visioni del mondo, ma si fermato per colpa dei suoi limiti interni e della sua mancanza di globalit di fronte alla comprensione degli aspetti pi sottili e profondi del vivente, uomo, animale o natura che sia. Il problema della coscienza, da sempre evitato dalla scienza, sta diventando un tema centrale nel proseguo della ricerca scientifica, da pi parti diventa sempre pi importante comprendere la natura della coscienza. Nell'interpretazione della meccanica quantistica l'osservatore diventa parte integrante del sistema di misurazione da cui non si pu pi prescindere. Le filosofie orientali da sempre hanno posto la coscienza come centro della propria ricerca, la coscienza ovunque ed parte integrante della realt. Ma nella nostra esperienza noi abbiamo a che fare solo con la nostra privata e personale coscienza, e ci appare molto difficile attribuire ad un sasso la pur che minima coscienza. La coscienza scompare quando cerchiamo di descriverla a parole o quando cerchiamo di definirla tramite comportamenti. Il nostro centro, il nostro punto di vista, fagocita tutti gli stimoli percettivi e li riporta ad un unico principio interpretativo: non possiamo prescindere dai nostri processi cognitivi. I nostri stati mentali si realizzano nel nostro cervello e sono processi che avvengono in una modalit unica e contingente in ogni atto di percezione o pensiero. Sembra inevitabile un dualismo semantico tra mondo esteriore e mondo interiore, una complementariet da cui non possiamo sfuggire. Una scienza senza coscienza un enorme pericolo, un potere senza cuore, una forza senza sensibilit. La scienza, che di fatto significa conoscenza, ha indagato la realt esteriore ma non ha mai indagato la natura del conoscitore stesso, la dimensione essenziale e interiore della coscienza che anima lo scienziato come ogni altro essere vivente. La scienza dimentica che tutte le sue scoperte sulla realt materiale del mondo sono dovute alla coscienza e alla mente intelligente degli
75

scienziati e dei ricercatori che hanno intuito, compreso e conosciuto l'esistenza. Ma quali sono state le cause di questa divisione mentale tra materia e coscienza? Le ragioni e i limiti di questo atteggiamento riduzionista si possono rintracciare nella storia della scienza. La scienza per progredire stata costretta a separare lo spirito, su cui nulla era possibile dire, dalla materia che invece diventava l'oggetto primario della ricerca scientifica. Cartesio separa il corpo dall'anima l'inizio del XVII secolo, con la figura di Galileo la religione cattolica prende atto della sua debolezza teorica e metodologica. Il metodo sperimentale iniziato da Galileo e le scoperte da esso derivate crearono una forte reazione da parte della Chiesa. Il sapere scientifico andava a demolire antichi dogmi teologici e filosofici, mettendo in pericolo la validit globale della struttura di fede, non pi sostenuta da un'esperienza spirituale collettiva. Uno dei punti fondamentali della nascita della dicotomia tra materia e spirito spetta a Cartesio. Cartesio, essendo sia scienziato che religioso, nel suo libro Il Mondo, pubblicato postumo, evidenzi la sua propensione ad una visione abbastanza aperta del mondo in grado di includere negli aspetti materiali anche quelli spirituali. Venuto a conoscenza delle repressioni subite da Galileo, Cartesio decise di bloccare il suo libro prima che venisse pubblicato e, al posto di questa visione unitaria, da consumato diplomatico conscio della grave situazione, propose una netta separazione di campi e ambiti di competenza. La Chiesa aveva come pertinenza la Res Cogitans (sostanza cosciente) ossia lanima e lo spirito, che immateriale, mentre la scienza doveva occuparsi esclusivamente della Res Extensa (sostanza materiale): la materia vile e grezza. Questa proposta di separazione di domini funzion perfettamente. Sulla questione dellunit di mente e corpo Cartesio rispose che il corpo umano solo una macchina, guidata dall'anima attraverso un piccolo punto: la ghiandola pineale. La separazione era possibile; la Chiesa non perdeva il suo potere e la scienza iniziava la sua clamorosa e inarrestabile espansione. Nella seconda met del 1600 nascono le correnti filosofiche del materialismo e del meccanicismo, che riconoscono solo l'esistenza della sostanza fisica e che negano l'esistenza dell'anima e di ogni sostanza spirituale. Sottomettendosi ai voleri della Chiesa e seguendo la direzione indicata da Cartesio, la scienza si appropria cos della realt materiale studiandola con attitudine razionale e riduttiva, rimuovendo la coscienza da ogni suo studio e interpretazione. Questo orientamento filosofico era ovviamente causato anche dalla generale mancanza di autentiche esperienze spirituali tra gli scienziati e da una concezione di un Dio avulso dalla realt, che crea dallalto. Il diciottesimo secolo vede lo svilupparsi dell'Illuminismo e, nella prima met del diciannovesimo secolo, in Francia, dalla radice illuminista, nasce il Positivismo, quasi un parallelo filosofico dello sviluppo tecnologico industriale ottocentesco, che si sviluppa rapidamente in tutta Europa. Il Positivismo, secondo Comte, vuole
76

designare il raggiungimento di un livello "scientifico" del sapere umano, in contrapposizione agli stadi precedenti: quello "teologico" e "metafisico". E non a torto! Dopo secoli di oscurantismo medioevale, di superstizioni irrazionali, di religioni che imponevano dogmaticamente l'andamento e la posizione delle stelle, era infatti utile e necessaria una buona dose di illuministica razionalit e logica scientifica per aprire un nuovo capitolo della conoscenza. Ma cos facendo si butta il bambino con l'acqua sporca. La negazione dell'anima sancisce la decadenza della logica imposta dalla religione ufficiale ma impoverisce la comprensione della scienza stessa. Scienza senza coscienza che studia la materia vivente senza comprendere la vita, e che studia lessere umano senza percepirne la psiche e le emozioni. Gli scienziati nella loro ricerca di certezze e prove tendono a rigettare il meraviglioso. Jacques Cousteau Questo background filosofico si sviluppa in realt per uno stato di povert spirituale di fondo che, fatta eccezione per un ristretto numero di mistici, da millenni caratterizza la nostra cultura occidentale, tanto da far assumere che la grande maggioranza della societ, nonostante si dichiari religiosa o credente, di fatto priva di un'esperienza spirituale diretta della propria coscienza, per cui la "coscienza" non viene insegnata, stimolata e riconosciuta. Solo una trascurabile parte della nostra societ si pone reali domande sulla propria natura interiore; nessuno, statisticamente parlando, cerca una reale esperienza del S, nessuno percepisce la sacralit dellesistenza, vivente e intelligente, che lo circonda e di cui egli stesso parte inscindibile. Questo si riflette anche sugli scienziati e sulla loro interpretazione dei fenomeni che diventa riduttiva e materialista. L'esperienza dell'essere, della "chiara luce" della coscienza, ritenuta non necessaria, anzi spesso antitetica, alla forma mentis dello scienziato tradizionale. E, a maggior ragione, nessun ricercatore scientifico ufficiale, si mai chiesto: "Chi sono io? Qual la natura della mia stessa coscienza? Come posso conoscere e indagare questa dimensione soggettiva con un metodo scientifico sperimentale, in modo da ottenere informazioni e conoscenze universali?" Fino a pochi anni fa nessuna di queste domande era stata seriamente formulata e quindi nessuna risposta ne era scaturita, nessuna ricerca, nessuna esperienza, nessun metodo scientifico era stato sviluppato a questo proposito, nessun modello. Sulla consapevolezza di questa profonda dicotomia tra scienza e spiritualit, la tendenza filosofica e scientifica pi avanzata degli ultimi decenni stata quella di riformulare i termini della ricerca e, in alcuni limitati casi, del metodo sperimentale secondo una concezione scientifica olistica, in modo tale che il campo di conoscenza scientifica potesse abbracciare e comprendere ogni fenomeno dellesistenza in modo unitario, ricucendo la frattura tra scienze fisiche e scienze umane e psicologiche, e, pi in generale, tra scienza e natura, frattura che sta alla
77

base della gravissima crisi ecosistemica globale. Riunire queste due dimensioni (che di fatto non sono mai state separate se non nella nostra mente) dovrebbe diventare nell'immediato futuro l'impegno primario dellintelligenza internazionale. La vita e la coscienza possono essere interpretati come processi informatici. Osservando e descrivendo il mondo in termini di informazioni diventiamo consapevoli, come gi accadde a Gregory Bateson, che praticamente tutto pu essere spiegato con questo codice, e in particolare i fenomeni pi affascinanti: la comunicazione tra delfini, le incredibili architetture dei cristalli, dei termitai o dei cervelli, le capacit di apprendimento, di riconoscimento, di memoria e di comunicazione dei globuli bianchi, le complesse strutture unicellulari, la vita delle api, fino all'intera organica rete di relazioni che l'intelligenza inesplicabile del nostro pianeta: la Terra Gaia. Utilizzando i codici dellinformazione, Manfred Eigen ha dato una nuova, affascinante luce al fenomeno dellorigine della vita sulla Terra e allintero processo dellevoluzione. Secondo Eigen linformazione rappresenta lessenza stessa della vita e, pur essendo sempre coerente alle leggi di natura, costituisce un codice d'interpretazione che apre una dimensione evolutiva totalmente nuova. Siamo alle soglie di una possibile rivoluzione scientifica globale: la coscienza e i fenomeni dell'intelligenza naturale, fino ad ora non considerati dalla scienza, iniziano ora ad essere misurati in termini di informazione e, quindi, analizzati e compresi come processi reali. E necessario rifondare la scienza, cercando di percepire in ogni essere e fenomeno l'unit tra materia e coscienza, tra energia e informazione, ossia tra la forma oggettiva del corpo e il contenuto soggettivo di informazioni della psiche. Come propone Francis Crick, una scienza olistica pu esistere solo accettando che la dimensione della coscienza, e i fenomeni ad essa connessi, siano un legittimo e essenziale campo di ricerca e conoscenza scientifica. La cibernetica rappresenta lo strumento tecnico e cognitivo per comprendere i processi di coscienza, e l'unit in essi "implicata", quantificandoli, analizzandoli e studiandoli come informazioni. Ma la scienza galileiana non ha gli strumenti per indagare sulla coscienza, occorre a questo proposito una apertura a nuovi paradigmi. Una esperienza unica ed irripetibile pu essere fondante per la nostra coscienza. Non a caso alla fine si torna sempre ad un atto di fede. La riproducibilit dell'esperimento un aspetto di cui non si pu fare a meno affinch un fatto possa essere ritenuto scientifico. L'esperienza estatica di un mistico sfugge ad un qualsiasi approccio scientifico. Siamo di fronte ad un mare e non possiamo svuotarlo con il semplice secchio della nostra mente.
78

Immaginiamo di essere alle prese con unequazione matematica estremamente complessa, unequazione differenziale a n variabili. Immaginiamo di avere esplorato tutte le soluzioni analitiche convenzionali senza cavarne un ragno dal buco. Immaginiamo anche di avere trasferito la nostra sfida matematica nella potente memoria di un computer, il quale ci abbia risposto, con nostro sommo sconforto, che non esistono soluzioni definite. Non traspare una configurazione normale di valori che dia soddisfazione alla nostra equazione. Cosa facciamo, gettiamo la spugna? No, ancora presto per arrendersi. Proviamo, innanzitutto, ad osservare il sistema fisico da cui abbiamo estratto la nostra difficilissima equazione: potrebbe trattarsi, per esempio, della descrizione delle condizioni meteorologiche di una certa regione del globo. Abbandoniamo per un momento lequazione e limitiamoci ad osservare il sistema fisico di riferimento: non notiamo nulla di strano. I valori (pressione, umidit, temperatura, e cos via) mutano ed evolvono in continuazione, ma nessuna legge fisica sembra essere intaccata. Non succede nulla di miracoloso nella dinamica atmosferica: ogni tanto si scatena un temporale, talvolta piove, talvolta sereno. Perch allora la nostra equazione cos misteriosa? Ma soprattutto, perch siamo portati a pensare che unequazione priva di soluzioni definite una volta per tutte sia misteriosa o problematica? Non sar che abbiamo applicato la metafora sbagliata al contesto sbagliato? Torniamo alla nostra equazione e tentiamo unaltra strada. Anzich cercare la pietra angolare su cui dovrebbe reggersi lequazione in via definitiva, cambiamo approccio epistemologico. Rinunciamo per qualche istante allambizione di trovare la legge, elegante e universale, che regola il sistema e limitiamoci ad osservare il comportamento dellequazione. Ogni volta che questa ci dar un set di soluzioni, le fisseremo su un diagramma di funzione. Lutilizzo di un buon computer ci permetter di visualizzarne rapidamente il tracciato. Nella nostra mente, adesso, stiamo privilegiando non la forma ma la storia del sistema rappresentato matematicamente. Come davanti ad un film, facciamo girare la nostra equazione e stiamo a vedere cosa succede. In una prima fase i risultati dellequazione ci daranno una serie di punti disseminati a caso nel diagramma: il comportamento ci apparir dunque caotico e privo di significato apparente. Mano a mano che i punti si infittiscono lapparenza di tale disordine senza senso si acuir e ci sembrer di essere dinanzi ad un groviglio assurdo di punti sconnessi luno dallaltro. Poi, dincanto, come quando osserviamo il disegno a matita di una giovane donna e ci accorgiamo allimprovviso che dietro quella fisionomia si nasconde il profilo di una vecchia, superata una certa soglia emerger una forma, una configurazione, una struttura globale che non avevamo notato prima. Grazie a questo gestalt switch abbiamo scoperto che quellequazione e il sistema da essa descritto non hanno un set di soluzioni prefissate e ci nonostante presentano una loro regolarit, una loro peculiare fedelt ad una forma dinamica.
79

In termini tecnici, diciamo che hanno un loro attrattore, cio un bacino che attrae le traiettorie del sistema allorch siano rappresentate in un diagramma di funzione. Ogni sistema fisico complesso possiede un attrattore strano, cio un attrattore che non si limita a far collassare il sistema sempre nello stesso punto (come una pallina in un imbuto) n lo condanna ad una perenne oscillazione fra due punti definiti (come un pendolo ideale), ma che abbraccia tutte le infinite traiettorie possibili del sistema in una forma, spesso sinuosa e involuta come unopera darte barocca. La stranezza (e la magia) di un attrattore strano consiste nella sua capacit unica di tenere insieme due concetti filosofici antitetici: limprevedibilit e lordine. Sistemi come quelli meteorologici godono infatti della perturbante propriet di essere estremamente sensibili alle condizioni iniziali, una piccola variazione in una qualsiasi delle variabili di partenza pu spostare il sistema su una traiettoria completamente diversa. Ci significa che modificando, anche impercettibilmente, le condizioni iniziali nessuno (nemmeno il supercomputer pi potente che possiamo costruire in linea teorica) in grado di prevedere dove esattamente il sistema andr a finire di l a poco tempo. Bench immersi nella pi assoluta imprevedibilit, esiste per tali sistemi una forma, unobbedienza, una struttura, data da un attrattore specifico. Noi non sappiamo esattamente dove si trover il sistema fra una settimana (e quindi che tempo far), ma possiamo scommettere con certezza che si trover sempre allinterno del suo attrattore, della sua struttura evolutiva. Fuori da quel bacino di attrazione le sue traiettorie non si spingeranno mai. Detto in altri termini, il sistema gode di una sua precipua regolarit, di un suo ordine sottostante, pur restando intrinsecamente imprevedibile. Ma per scoprire questa stranezza abbiamo dovuto rinunciare ad una concezione deterministica di legge universale, cio ad una relazione stabile fra variabili che ci permetta (date certe condizioni iniziali) di prevedere landamento del sistema da qui allinfinito, e abbiamo dovuto appellarci ad un ordine emergente dal comportamento dinamico del sistema. Siamo passati, in altri termini, da una matematica quantitativa ad una matematica qualitativa (se non fosse un ossimoro, si potrebbe dire una matematica soft), una matematica di forme, di strutture e di topologie, lunica in grado di maneggiare sistemi esposti ad un alto grado di imprevedibilit, giacch qualsiasi perturbazione pu essere cruciale e spostare la traiettoria in unaltra regione dellattrattore. Il fisico Stephen Wolfram, in un voluminoso compendio sulla modellizzazione dei sistemi complessi, si spinto fino a parlare di un nuovo tipo di scienza (Wolfram, 2002). come se esistesse un ordine nascosto che non possiamo afferrare tutto insieme: dobbiamo inseguirlo, di volta in volta, attraverso i suoi pattern emergenti (Ward, 2001). Tutti i sistemi biologici, per la loro natura reticolare, hanno sempre goduto di questa stranezza, di questa alchimia fra ordine e imprevedibilit, fra forme e
80

processi, in cui consiste forse il segreto della complessit biologica. Una volta tanto, la fisica ha imparato la lezione dalla biologia. In effetti, la svolta epistemologica si consumata quando anche le scienze fisiche hanno appreso larte di raccontare storie. Una dimensione comune sembra infatti avvicinare da alcuni anni discipline scientifiche molto diverse fra loro, tradizionalmente separate dalla demarcazione fra scienze hard e scienze soft: la dimensione intrinsecamente evolutiva e storica dei sistemi fatti oggetto di studio, siano essi sistemi fisici, sistemi biologici, sistemi culturali. Oggi la cosmologia una scienza evolutiva, ma lo sono sempre pi anche la fisica delle particelle e la chimica. La geologia, grazie alla teoria della tettonica a placche, diventata da alcuni decenni unimportante disciplina evoluzionistica e si affianca alla biologia e allecologia nella ricostruzione della storia naturale della vita sul pianeta. Insomma, la natura, animata e inanimata, ha conquistato finalmente lo statuto di storicit che le spetta. Ma questa svolta ne porta con s unaltra, ancor pi importante. Proprio come nella matematica qualitativa a caccia di strutture che concilino ordine e imprevedibilit, nelle pi diverse discipline impegnate nello studio della storia naturale sta emergendo una comune sensibilit per pattern esplicativi di tipo evolutivo, cio per lemergenza di strutture, di configurazioni ordinate, di schemi di regolarit simili a leggi (lawlike) a partire dai quali levoluzione traccia poi i suoi percorsi contingenti e unici, esattamente come gli attrattori. Il gioco di rimandi fra strutture emergenti ed eventi contingenti sembra essere dunque un terreno comune a tutte queste ricerche. La transizione non da poco. Alcuni schemi evolutivi, come quello della deriva dei continenti di Alfred Wegener, furono a lungo misconosciuti e rifiutati nonostante laccumulo di evidenze empiriche. Eppure, i fisici rintracciano oggi questi schemi profondi addirittura nellevoluzione subatomica, alla ricerca delle connessioni fondamentali che hanno dato origine alla trama di forze e di materia da cui scaturito luniverso. I cosmologi scovano strutture ricorrenti nelle tappe della formazione delluniverso e nel ciclo di vita delle stelle. I geologi li ritrovano nei movimenti della crosta terrestre che alterano le correnti oceaniche e modificano il clima, gli ecologi teorici negli schemi di coevoluzione fra le specie e le loro nicchie ambientali, i biologi li scoprono costantemente nelle dinamiche di speciazione e di estinzione, gli studiosi di sistemi caotici vedono emergere strutture ordinate da interazioni apparentemente casuali. Come suggeriscono i pi recenti risultati nello studio e nella simulazione dei sistemi complessi, alcune strutture profonde del cambiamento sembrano emergere da campi di ricerca estremamente diversificati. Molti scienziati, come il paleontologo Niles Eldredge, sono favorevoli a questa generalizzazione della teoria evoluzionistica allambito dellevoluzione culturale e tecnologica, purch si
81

intendano tali strutture ricorrenti come vincoli che aprono possibilit sempre nuove, e non come leggi prescrittive e universali. Altri autori ipotizzano, invece, lesistenza di vere e proprie leggi universali della complessit che attraversano trasversalmente i tradizionali ambiti disciplinari svelando lordine nascosto che accomuna tutti i sistemi complessi, una sorta di algoritmo universale dellevoluzione in tutte le sue salse (Kauffman, 2000; per una disamina critica Greco, 1999). bene ricordare che nelle teorie dellevoluzione contemporanee questa consapevolezza dellimportanza di individuare i pattern emergenti, intesi come sequenze di eventi ricorrenti, nasce dal rifiuto di concezioni deterministe e riduzioniste dei processi di sviluppo. proprio lallargamento della visione evoluzionistica ad una molteplicit di fattori, di ritmi e di livelli sovrapposti ad indurre alcuni biologi evolutivi, dai primi anni settanta, a rinunciare ad una concezione omnipervasiva di legge evolutiva, come possono essere la selezione naturale e la selezione sessuale operanti direttamente sul corredo genetico. Nel suo ultimo lavoro, Le trame dellevoluzione, Niles Eldredge ha esplorato, per esempio, le connessioni tra le modalit di funzionamento e di evoluzione dei sistemi biologici e quelle dei sistemi fisici. La natura di questi legami a suo avviso cos forte e radicata nel tempo da modificare profondamente la nostra immagine dellevoluzione della vita sul pianeta. Lipotesi di Eldredge si regge sulla constatazione che la distinzione fra la dimensione economica, materiale, fisica ed ecologica dei processi evolutivi (la storia della materia in movimento e del trasferimento di energia) e la dimensione genetico-molecolare della trasmissione di informazione biologica di generazione in generazione sbiadisce sempre pi: emerge piuttosto un tessuto ad altissima interconnessione fra tutte le dimensioni, fisiche, ecologiche e biologiche, dellevoluzione della vita e del pianeta. Senza perturbazioni e risonanze a largo raggio fra le varie gerarchie di livelli dellevoluzione non possibile alcuna trasformazione. La gerarchia economica dellevoluzione viene estesa a tutti i processi geologici e fisici del pianeta, ma anche ai processi cosmologici che ne hanno influenzato talvolta il corso a causa dellimpatto sulla Terra di asteroidi o di frammenti di cometa. Lipotesi ardita che sia possibile delineare una meta-teoria che mostri come levoluzione biologica su media e piccola scala sia mossa dalle stesse forze, dagli stessi pattern, cio dagli stessi schemi storici ripetuti, che hanno plasmato la geologia e lecologia del nostro pianeta su larga scala. La stabilit e le omeostasi, gli equilibri punteggiati e le discontinuit, la successione di specie in una nicchia ambientale, lhabitat tracking delle specie, lalternanza fra periodi di estinzione di massa e periodi di esplosione della biodiversit, le radiazioni adattive... sarebbero tutti modelli di processi evolutivi ricorrenti, riscontrati in ambiti diversi, a volte addirittura nelle scienze sociali. Ben lungi dallessere determinata soltanto dai geni egoisti e dallelaborazione dellinformazione in essi contenuta, levoluzione
82

naturale sarebbe dunque guidata da pattern ricorrenti, frutto dellinterazione fra molteplici livelli di cambiamento, dal microlivello genetico fino al macrolivello geologico. Ripercorrendo alcuni episodi cruciali della storia della biologia evoluzionistica moderna letti attraverso il susseguirsi dei loro pattern comuni, Eldredge sta esplorando in questi anni i meccanismi dellevoluzione su grande scala del pianeta confrontandoli con i meccanismi dellevoluzione su scala ecologica e biologica, completando cos la costruzione della sua teoria naturalistica e pluralistica dellevoluzione cominciata nel 1972 con la teoria degli equilibri punteggiati, proposta insieme a Steve J. Gould. I processi evolutivi avvengono sempre allinterno di un contesto ecologico e fisico, sono processi intrinsecamente coevolutivi e costruttivi. La vita emerge da una complessa architettura di gerarchie incrociate di livelli: la gerarchia genealogica della riproduzione; la gerarchia economica di sopravvivenza e di reperimento delle risorse; la gerarchia delle strutture fisiche della crosta terrestre. Ci significa che levoluzione degli organismi che si riproducono, levoluzione degli ecosistemi e levoluzione del pianeta sono inestricabilmente intrecciate e interdipendenti: le fluttuazioni delluna si ripercuotono proporzionalmente sullaltra, come lacqua che oscilla in un secchio quando lo trasportiamo a mano (secondo il modello dello sloshing bucket). Esse costituiscono una rete funzionale integrata i cui pattern profondi attendono ancora di essere scoperti. In realt, la biologia evolutiva post-darwiniana e le teorie dei sistemi complessi non lineari ricorrono incessantemente allidea di pattern, in una molteplicit di accezioni diverse che possiamo qui brevemente richiamare. I pattern proposti da Niles Eldredge sono in un certo senso di tipo macroscopico: noi osserviamo una sequenza di accadimenti storici che caratterizzano un sistema biologico (direttamente, nel caso di ecosistemi attuali; indirettamente, attraverso i fossili, nel caso di specie e di ambienti estinti) e, come abbiamo fatto con le soluzioni della nostra strana equazione di partenza, mettiamo i puntini al loro posto. In molti casi dovremo semplicemente raccontare storie locali, singolari e sconnesse, come dettagli minori innescati dai meccanismi di base dellevoluzione naturale. In altri casi, per, dal caleidoscopio della complessa fenomenologia naturale emergeranno alcuni schemi, alcuni comportamenti ripetuti, alcuni modelli di sviluppo ricorrenti, per esempio lunghi periodi di stabilit solcati da brevi periodi di transizione verso nuove specie, oppure periodi di estinzione di massa seguiti da periodi di radiazione adattativa di forme, o altri ancora nel caso di grandi ecosistemi. Avremo cos individuato gli attrattori dellevoluzione, i pattern ricorrenti. Essi non escludono in alcun modo che ciascuna storia evolutiva sia unica e irripetibile: non si tratta di leggi inflessibili, valide una volta per tutte. Allinterno di ciascun pattern le soluzioni alternative sono potenzialmente infinite e la sensibilit alle singole perturbazioni altissima. Come amava ripetere Gould, ripetendo due volte
83

il film della vita, o anche singoli spezzoni di questo film ininterrotto e meraviglioso, non otterremmo mai lo stesso finale due volte. La sceneggiatura cambier ogni volta, pur rispettando la trama dei pattern profondi della storia. Le dinamiche e le connessioni fra le specie in un ecosistema obbediscono ad una serie di modelli comuni (le successioni di specie, le competizioni, le colonizzazioni e cos via), ma impossibile per definizione costruire lo stesso ecosistema due volte di fila. Ogni sistema complesso, pur vincolato ai suoi canali di sviluppo, portatore di infinite storie possibili. Qui entriamo allora in una seconda accezione del termine pattern, che rimanda a sua volta ad una terza. Gli organismi devono infatti fare i conti anche con un tipo differente di struttura, che non riguarda questa volta le sequenze ripetute di eventi storici in una dimensione macroevolutiva, bens quellinsieme di vincoli interni, di costrizioni fisiche, di regole di costruzione, di limiti architettonici (e di conseguenti spazi di risulta) che ogni essere vivente eredita dalla propria storia. Nel suo voluminoso testamento scientifico, pubblicato pochi giorni prima di morire nel maggio dello scorso anno, dal titolo non casuale The Structure of Evolutionary Theory, Steve J. Gould sottolinea con grande forza e freschezza argomentativa questo aspetto cruciale (Gould, 2002). A suo avviso, due sono gli assi fondamentali su cui dovranno lavorare gli scienziati dellevoluzione nei prossimi anni: 1) la molteplicit dei livelli sovrapposti e interdipendenti, microevolutivi e macroevolutivi, che costituiscono il processo evolutivo e generano i pattern ricorrenti che abbiamo introdotto poco sopra; 2) limportanza dei vincoli strutturali interni degli organismi nella definizione dei loro percorsi di sviluppo filogenetici. Questo secondo aspetto merita particolare riguardo. Gli esseri viventi (ma possiamo estendere il principio a tutti i sistemi complessi e non lineari) non sono plasmabili a piacimento dallesterno, non sono come palle da biliardo inerti gettate nel campo da gioco della selezione naturale, non si limitano a recepire istruzioni dallambiente n a trasmettere ossessivamente il massimo di informazione genetica alla discendenza, come automi deterministici veicolatori di geni. Gli organismi, immersi nella geometria variabile di unevoluzione e di una selezione naturale a molti livelli, fanno molto di pi: si adattano a contesti locali mutevoli, spesso contribuendo a trasformarli in un rapporto strettamente coevolutivo, e lo fanno non soltanto producendo comportamenti e organi ad hoc per ciascuna funzione sollecitata dallesterno ma anche (e soprattutto, secondo Gould) rimaneggiando i vincoli interni e le strutture che hanno gi a disposizione e che si portano dietro da tempi passati, quando probabilmente avevano tuttaltra funzione o nessuna funzione del tutto. Il grado di evolvibilit (termine che Gould propone nella sua ultima opera al posto di adattabilit) di una specie si misura dunque nella capacit di mantenere sufficientemente plastici e flessibili i propri vincoli interni e la propria struttura
84

organica. I margini di ridondanza diventano allora decisivi per generare quelleterogeneo pool exattativo da cui deriverebbe gran parte del cambiamento nellevoluzione: strutture sviluppate per una certa funzione possono essere cooptate per unaltra; strutture utilizzate per un certo scopo rivelano potenziali nascosti e vengono riconvertite ad una molteplicit duso; conseguenze architettoniche ridondanti sfuggite alla selezione naturale vengono ingaggiate per usi inediti; effetti collaterali introdotti a causa di derive genetiche o di altri meccanismi casuali si rivelano utili in contesti diversi; organi o parti inutilizzate (atavismi o vestigia abbandonate di altre epoche) possono essere riabilitati e riattivati per nuove funzioni. Ne deriva una tassonomia estesa dei fenomeni di evolvibilit degli organismi, nella quale ai normali processi di adattamento tramite selezione naturale di un carattere per la sua utilit attuale si aggiungono tutti questi processi exattativi frutto di riorganizzazioni, di riadattamenti e di cooptazioni funzionali (talvolta assai creative) a partire da un materiale ridondante, di scarto o di risulta che la selezione naturale non vede e non elimina (ex-aptations). Levolvibilit dunque direttamente proporzionale a due fattori: la plasticit nel riutilizzo di strutture adibite ad altre funzioni in passato; la presenza di caratteri ridondanti, neutrali rispetto alla selezione naturale, sviluppatisi senza nessuna funzione specifica originaria (non-aptations). Non tutto serve necessariamente a qualcosa in natura, anzi, la presenza di strutture che non servono a nulla proprio una delle condizioni fondamentali perch levoluzione sia efficace e creativa. Il termine ex-aptation significa appunto essere atti a qualcosa in virt della propria forma pregressa (ex). Ecco che torna dunque al centro della riflessione sulla complessit biologica il concetto di forma, di struttura, di vincoli interni che canalizzano (senza imbrigliarlo mai) lo sviluppo. Ritroviamo, ad un livello diverso, la stessa idea di un ordine interno che influenza levoluzione senza precluderne la libert e limprevedibilit. In questo caso, proprio il fatto che queste strutture abbiano un ampio margine di flessibilit a permettere levoluzione. I pattern organici fanno gioco, come gli ingranaggi di una macchina consumati o allentati, e in questi interstizi di possibilit si creano le condizioni per le pi ingegnose e promettenti invenzioni della natura. Vi una sostanziale differenza, tuttavia, fra i due tipi di pattern. Il primo, quello che emerge osservando gli episodi cruciali della storia della vita, descrivibile soltanto a posteriori: una configurazione di eventi che si pu ricostruire solo alla fine del processo e che ci offre semmai qualche possibilit di comprensione per il futuro. Il secondo, il pattern organico a cui attingono gli organismi per aumentare il loro grado di evolvibilit, una precondizione per il cambiamento. Il concetto di exaptation riassume in s entrambe le accezioni: se inteso come ipotesi scientifica un altro pattern dellevoluzione che si aggiunge agli altri (potremo cos studiare un catalogo di eventi exattativi simili e verificarne la frequenza in percentuale rispetto al normale adattamento); se inteso come processo evolutivo in s diventa
85

lemblema della centralit dei pattern organici come fonte del cambiamento. In questo senso, notiamo che esiste anche una terza dimensione strutturale dellevoluzione in sistemi complessi, nella quale i pattern scaturiscono in modo discontinuo dalle dinamiche di interconnessione reticolare che animano il sistema al suo interno. Le strutture ricorrenti a cui si fa riferimento in questa terza accezione vengono solitamente chiamate propriet emergenti e rappresentano a tuttoggi una sfida aperta per la biologia della complessit. Le simulazioni di reti autopoietiche e i modelli di vita artificiale sono da questo punto di vista un buon banco di prova. Si tratta, in questo caso, di pattern che in un certo senso trascendono se stessi, poich la trama di relazioni di primo livello che attraversano un sistema, superata una determinata soglia di diversit e di interconnessione interna, si autorganizza producendo una configurazione di secondo livello, una nuova trama irriducibile alla prima. Il giornalista scientifico Steven Johnson, in un libro avvincente che sta spopolando negli Stati Uniti, ha di recente proposto uninteressante estensione del concetto di propriet emergente dal dominio classico della biologia (le colonie di insetti sociali) allevoluzione delle citt, dei software e delle simulazioni di artificial emergence (S. Johnson, 2001). Il biologo teorico Stuart Kauffman ha proposto (Kauffman, 1995; 2000) di considerare tre grandi domini per la comprensione della complessit biologica: il dominio delle propriet di autorganizzazione dei sistemi non in equilibrio (decisamente dominante nella sua trattazione); il dominio della selezione naturale del pi adatto (vicario); e il dominio della contingenza evolutiva. Come si pu facilmente notare, la frontiera pi avanzata della ricerca sui sistemi complessi autorganizzati ancora una volta collocata nel punto di intersezione fra i pattern interni dei sistemi (elemento strutturale) e le loro dinamiche evolutive irreversibili (elemento storico), tra forme emergenti e processi contingenti. Il problema sta nellindividuare il confine (se ne esiste uno) che separa tali domini. Dalle simulazioni si evince chiaramente questa natura paradossale dei sistemi complessi: essi appaiono in un certo senso come forme processuali o, viceversa, come reti di processi carichi di forme. La costruzione di semplici modelli di reti casuali (siano esse reti genetiche, reti neurali, reti di reazioni chimiche o reti ecologiche) ha permesso a Kauffman di mostrare come tre soli parametri, cio il numero di nodi della rete, il grado di interconnessione media fra i nodi e le regole di connessione step by step, definissero una gamma molto ampia di reti possibili. Allinterno di questa gamma, modulando i tre parametri nelle simulazioni a computer, gli scienziati possono creare reti altamente stabili (che in brevissimo tempo si fermano in una configurazione ordinata), reti totalmente caotiche (che oscillano a caso fra infinite configurazioni diverse, senza ripetere mai la stessa configurazione) e reti, particolarmente interessanti, nelle quali emergono spontaneamente alcune isole di ordine ricorrente.
86

Lidea centrale che, in qualsiasi tipo di rete, quando un gruppo di elementi (molecole, geni, organismi, e cos via) raggiunge una soglia critica di diversit e di interconnessione si formi spontaneamente una rete autocatalitica o autopoietica, cio una matassa di elementi connessi circolarmente attraverso cicli di retroazione positivi e negativi, una rete nella quale tutti gli elementi concorrono alla formazione di altri elementi della rete producendo configurazioni ordinate in evoluzione: la rete prende vita, metabolizza elementi esterni, si regola e si sostiene da sola, si moltiplica per autoduplicazione e prima o poi produrr una nuova propriet emergente. Dato un livello di complessit minimo nel brodo primordiale, la vita sarebbe allora emersa spontaneamente senza alcun bisogno n dellazione della selezione naturale (che subentra soltanto dopo) n di un preesistente meccanismo genetico di trasmissione dellinformazione biologica. Il sorgere della vita sarebbe una conseguenza prevedibile delle leggi di emergenza spontanea dellordine (order for free) allinterno di reti complesse di interagenti chimici. Queste stesse leggi governerebbero levoluzione di tutti i sistemi complessi, cio di tutti i sistemi in grado di auto-produrre ordine. La vita, dunque, non sarebbe un miracolo rarissimo di combinazioni chimiche, bens lesito necessario delle dinamiche di autorganizzazione valide per tutti i sistemi complessi. Date alcune condizioni minimali di diversit e di interconnessione fra gli elementi primari, al superamento di una soglia di complessit minima la vita si autoproduce senza bisogno n di un substrato preesistente di trasmissione genetica n di un principio preesistente di selezione naturale. La rete metabolica non si costruisce per aggregazione graduale di nuovi componenti: si cristallizza rapidamente come una totalit integrata, come un gruppo autocatalitico. Date queste condizioni e data la potenza dellautorganizzazione spontanea, lemergenza della vita non affatto improbabile, una certezza, una transizione di fase inevitabile. Le straordinarie propriet evolutive delle reti viventi sono ricondotte alla capacit di calibrare flessibilit e stabilit: esse non devono essere n troppo ordinate (cio con un solo attrattore che le porti rapidamente allequilibrio e quindi alla morte) n troppo caotiche (cio con infiniti attrattori instabili attraverso i quali il sistema vaga senza sosta, sensibile alle pi piccole perturbazioni). Le reti pi efficienti tendono ad avvicinarsi a una condizione definita ai margini del caos: hanno cio parametri che le avvicinano moltissimo alla soglia del caos senza tuttavia superarla mai. La vita emerge e si evolve ai margini del caos, in quella zona fluida di transizione dallordine al caos in cui il sistema si mantiene sufficientemente stabile pur allinterno di forti dinamiche perturbative che lo trasformano imprevedibilmente. La selezione naturale avrebbe dunque il compito limitato di favorire i sistemi ai margini del Caos: sarebbe cio una forza secondaria di mantenimento della capacit evolutiva media, e non pi una forza primaria di modellamento.
87

Levoluzione tenderebbe a mantenere i sistemi viventi nella condizione di fluidit necessaria affinch siano sufficientemente creativi: n troppo sub-critici (cio tendenti alla stabilit), n troppo sovra-critici (cio tendenti allesplosione di forme). Una legge generale della complessit biologica sarebbe dunque quella che prevede che tutti i sistemi complessi adattativi evolvano spontaneamente verso la condizione ai margini del caos. In tal senso esisterebbe una condizione al limite molto favorevole alla vita, definita da Per Bak, Chao Tang e Kurt Wiesenfeld criticit auto-organizzata (Bak, 1996), valida per tutti i sistemi complessi (un esempio di pattern del primo tipo): come una pila di sabbia alimentata da granelli che cadono sul tavolo, le perturbazioni esterne e le dinamiche di autorganizzazione interne producono nei sistemi complessi una variet di cambiamenti che possono andare dalla valanga catastrofica (la pila crolla e si riforma di nuovo), alla piccola valanga (piccoli smottamenti sui pendii della pila), al nulla di fatto. La variet delle forme di vita nella biosfera si autoalimenta, in effetti, obbedendo ad una legge di distribuzione di questo tipo. Il dato interessante che la legge di distribuzione di tali cambiamenti (poche valanghe catastrofiche e molte valanghe piccole) esattamente la stessa per sistemi anche diversissimi fra loro, come se fosse una cadenza naturale, un respiro della vita, appunto un pattern ricorrente. Essa identica, per esempio, alla distribuzione degli eventi di estinzione realmente avvenuti nella storia naturale. Con una postilla da non tralasciare: non mai possibile prevedere che tipo di valanga si produca a partire da un determinato granello Come sottolineano a proposito delle dinamiche neurali Brian Goodwin e Ricard Sol nel loro ultimo libro Signs of Life (Sol, Goodwin, 2000), una pregevole e aggiornata sintesi delle teorie dei sistemi autorganizzati, se noi studiamo i sistemi secondo il punto di vista della loro autonomia, scopriamo sistematicamente principi di autorganizzazione e propriet emergenti, cio stati globali del sistema che derivano dallinterdipendenza intrinseca di tutte le componenti del sistema stesso e che possono essere utilmente descritti attraverso la matematica dei sistemi non lineari. Il riconoscimento di pattern emergenti (pattern recognition, secondo la definizione di Steven Johnson) diventa dunque lo strumento principale per studiare la dinamica dei sistemi complessi in biologia e in altre discipline. Un caso particolarmente felice di applicazione di questo metodo di riconoscimento di dynamic patterns riguarda in questi ultimi anni levoluzione neurale, a partire dallipotesi (fatta propria da biologi come Francisco Varela e da neurologi come Scott Kelso della Florida Atlantic University) che il cervello sia un sistema autorganizzato con capacit di sintonizzazioni reticolari estremamente sofisticate (Kelso, 1999). Rispetto alle prime due, questa terza accezione di pattern si colloca in una fascia intermedia. Se la prima (pattern macroevolutivi) traspare dal processo storico a posteriori e sul lungo periodo mentre la seconda (pattern organici) la sorgente del
88

cambiamento in sistemi ridondanti ed exattativi, la terza in qualche misura il mezzo di transizione, lo strumento attraverso il quale, di propriet emergente in propriet emergente, i sistemi ai margini del caos producono novit evolutive. Come ha scritto il filosofo americano Mark Taylor, forse con un pizzico di ottimismo in eccesso, stiamo vivendo il momento della complessit, lepoca nella quale sta emergendo una network culture planetaria presente non soltanto nel pensiero scientifico e nelle trasformazioni tecnologiche ma anche sottilmente infiltrato nellarte, nellarchitettura, nella filosofia e nelleducazione (Taylor, 2001). Alla luce delle tre tipologie di strutture emergenti che gli scienziati hanno individuato, levoluzione della complessit biologica appare in tutta la sua multiforme eterogeneit di fattori e di strategie. Secondo tale prospettiva, la storia degli esseri viventi non mai del tutto casuale n frutto di mere coincidenze: vi sono regolarit e strutture ricorrenti nei meccanismi di trasformazione degli organismi e delle specie, compreso il normale adattamento per selezione naturale. Non si rinuncia a nulla di ci che prevedeva loriginaria teoria darwiniana, ma il campo delle possibilit si esteso. La fenomenologia dellevoluzione biologica oggi pi intricata e richiede nuovi strumenti interpretativi: primo fra tutti il principio secondo cui levoluzione predilige alcuni pattern ricorrenti, ma i suoi sentieri sono ogni volta imprevedibili e unici. Aumentando ulteriormente il grado di complessit, dobbiamo aggiungere che anche le teorie evoluzionistiche sono mosse da pattern profondi che selezionano i dati pertinenti e influenzano le comunit scientifiche, talvolta ibridandosi o mescolandosi di epoca in epoca: questa volta pattern epistemologici. In un certo senso, la stessa ossessione per i pattern un pattern! Non dimentichiamo che gi nel 1972, allepoca della prima formulazione della teoria degli equilibri punteggiati, Eldredge e Gould si muovevano su questo doppio crinale: un versante ontologico riguardante la reale natura (discontinua, punteggiata e ramificante) delle serie fossili rappresentative della vita delle specie sul lungo periodo; un versante epistemologico riguardante la critica al pattern influente del gradualismo filetico. Il nucleo di quel primo lavoro seminale ruotava proprio attorno allincongruenza fra un pattern epistemologico forte e dominante, una metafora influente, un paradigma, unideologia scientifica come il gradualismo, da una parte, e un pattern emergente (che poi gli autori chiameranno puntuazionista) che si era manifestato ai loro occhi nella documentazione fossile, dallaltra. Secondo Eldredge, che ha ripreso questo tema proprio nellopera citata del 1999, il lavoro dei paleontologi e degli evoluzionisti assomiglia sempre pi a uno stereotipo da detective: essi cercano alcuni pattern ricorrenti allinterno di una molteplicit di sentieri evolutivi interconnessi le cui traiettorie appaiono fortemente imprevedibili, facendosi guidare a loro volta da pattern epistemologici che filtrano i dati come occhiali deformanti. Tuttavia, il mestiere del paleontologo non pi
89

quello di forzare i sempre pi recalcitranti dati empirici in una mappa concettuale precostituita, sia essa il gradualismo progressionista o il riduzionismo genetico. Non ha pi il compito di colonizzare la fragile disciplina paleontologica con i paradigmi forti della biologia molecolare. Di fronte allesplosione incontrollata di evidenze empiriche incoerenti, non tenta una nuova sintesi, ma va a caccia di connessioni, di metafore nuove, di strutture che permettano, grazie ad una pluralit di pattern esplicativi, una comprensione pi realistica delle trasformazioni evolutive che hanno condotto fino a noi. La scoperta scaturisce da questa modulazione fra una molteplicit di pattern epistemologici (mutevoli) e una molteplicit di pattern ontologici (altrettanto mutevoli). Il lavoro dello scienziato, alla luce di questa svolta epistemologica che sposta lattenzione dalle leggi deterministiche ai pattern, ha assunto un carattere indiziario, esplorativo, nomade. La vita, scriveva gi nel 1942 il fisico Erwin Shrodinger, un tentativo disperato di sottrarsi alla seconda legge della termodinamica, che prevede laumento irreversibile dellentropia globale. Se tutto prima o poi va a finire nel disordine, la vita rappresenta unoasi provvisoria di stabilit, un timido tentativo di resistenza. La conoscenza, tutto sommato, anchessa un tentativo disperato di sottrarsi al disordine e alloblio. Gli strumenti magici per intraprendere entrambe le avventure, vita e conoscenza, sono le strutture autorganizzate che sottraggono disordine al cosmo per trasformarlo in architetture viventi. I pattern, distillati dalla vita, organizzano sia le nostre domande rivolte alla natura sia le sue contraddittorie risposte. Quando i due piani occasionalmente si intersecano, in un dominio terzo che non oggettivamente reale ma neppure meramente fittizio, un nuovo mondo possibile si apre al ricercatore. La pista, lo spiraglio che molti scienziati interessati alla complessit del vivente stanno inseguendo, pur con diverse tonalit e accenti, connesso alla duplice natura, strutturale e contingente, del processo evolutivo: al gioco fra strutture della contingenza e contingenza delle strutture. In ciascuna delle quattro accezioni di pattern qui presentate, il singolo evento storico ha un potere causale potenzialmente determinante, pu diventare una biforcazione catastrofica o essere fagocitato dalle forze omeostatiche del sistema. Fra gli studiosi lo scontro su quale sia la reale portata di tali biforcazioni sempre stato molto acceso: chi sostiene lesistenza di un algoritmo universale della complessit e di un codice nascosto dellevoluzione (come Leo Buss del Santa Fe Institute) non esita a limitarne linfluenza, pensando che esista una sorta di tendenza intrinseca verso la complessit, una specie di seconda legge della termodinamica alla rovescia (G. Johnson 1995); chi invece, come Gould, privilegia il carattere contingente dellevoluzione, dando ad essa ampi margini di manovra a partire da vincoli comuni, si spinge ad affermare che tutte le strutture consolidate del vivente potrebbero essere radicalmente diverse se le condizioni storiche fossero state leggermente modificate in un punto qualsiasi della storia naturale.
90

Indipendentemente da dove collochiamo il confine fra contingenza e necessit per spiegare la complessit, il fatto paradossale che il potere causale del singolo evento, pur non obbligandoci a rinunciare ad alcuna delle regolarit sottese al funzionamento normale del sistema, introduce in esso un elemento di irriducibile e radicale imprevedibilit. Anche immaginando un ferreo algoritmo universale dellevoluzione, non possiamo prescindere da questa possibilit radicale, eversiva. Tuttavia, ha scritto recentemente Niles Eldredge, non dobbiamo disperare: Vi un ordine reale in tutto questo apparente Caos. La vita ha avuto una lunga e complessa, ma alla fine comprensibile, storia. Ci sono pattern ripetuti infinite volte quando le specie vanno e vengono, quando gli ecosistemi nascono e muoiono. Questi principi di organizzazione della storia della vita sono i processi dellevoluzione. Noi li applichiamo ai fossili per restituire loro un ordine (Eldredge, in Sol, Goodwin, 2000, p. 243). Se rifiutiamo le scorciatoie riduzioniste e accettiamo una visione pluralistica dellevoluzione ci troviamo cos di fronte allo spinoso ma seducente problema della congiunzione fra ordine e contingenza, e dei pattern che da questa unione discendono. come un nodo invincibile, da affrontare a mani nude dopo aver abbandonato la spada riduzionista. Esso appare irresolubile perch si annida proprio dentro la circolarit infinita fra sistemi che osservano e sistemi osservati, cio fra forme in evoluzione che cercano di compenetrarsi e si rimandano lun laltra vicendevolmente. Forse la complessit non ancora lo zeitgeist del nuovo secolo, come annuncia Taylor, ma la sfida epistemologica aperta e consiste nel saper contemperare la radicalit dellevento irreversibile con il succedersi di configurazioni comunque coerenti. un eterno gioco di volubilit e di fedelt, una danza della permanenza e del suo contrario. Le macromolecole, le cellule e gli organismi viventi sono entit fisiche costituite da altre entit fisiche interagenti fra di loro secondo le leggi della fisica e della chimica. La biologia appartiene, di conseguenza, al dominio delle scienze fisiche e le sue regolarit e i suoi principi dovrebbero essere in ultima analisi ricondotti, se non ridotti, alle leggi generali della fisica. Nessuno oggi dubita pi della validit di questa affermazione e lutilizzazione consapevole di questi concetti ha enormemente facilitato lascesa e laffermazione della moderna biologia molecolare. Ciononostante chiaro a chiunque si accosti a queste discipline che vi sono un certo numero di differenze rilevanti fra le scienze fisiche - fisica, chimica e chimica-fisica - da una parte e le scienze biologiche dallaltra. Alcune di queste sembrano di natura contingente e dovute essenzialmente al fatto che la biologia una scienza relativamente giovane e certamente molto pi giovane della fisica. Tali differenze stanno divenendo ogni giorno meno rilevanti e si ha limpressione che col tempo finiranno per scomparire. Ma possiamo concludere che tutte le differenze esistenti fra i due gruppi di discipline sono di questo tipo oppure ne esistono altre di natura pi consistente e
91

duratura? In altre parole, ragionevole supporre che tra queste discipline esistano anche differenze intrinseche inerenti ai loro rispettivi campi di studio? Mi limiter qui ad alcune considerazioni di carattere generale partendo da un punto di vista strettamente fisicalista. Per risolvere un determinato problema di fisica, che si tratti di meccanica, di elettromagnetismo o di fisica atomica, necessario prendere in considerazione innanzitutto le leggi fisiche che regolano quella classe di problemi e secondariamente le condizioni iniziali specifiche di quel dato problema. Le leggi fisiche sono valide in ogni circostanza, mentre le condizioni iniziali individuano la situazione specifica fra tutti i possibili eventi fisici. Per esempio ogni solido obbedir alle leggi della meccanica e alla forza di gravitazione, ma per risolvere un qualsiasi problema di balistica necessario conoscere dove era localizzato quel proiettile ad un certo istante e con che velocit si stava muovendo. chiaro che la parola "iniziale" non si riferisce qui semplicemente ad un evento iniziale ma a un qualsiasi tempo arbitrario t. Le condizioni iniziali possono anche essere considerate come appartenenti alla classe pi ampia delle condizioni al contorno, che identificano in maniera non ambigua lesempio in oggetto. Se le entit biologiche non differiscono intrinsecamente da ogni altro oggetto fisico, devono poter essere trattate sullo stesso piano e secondo gli stessi criteri. Lunica differenza sta nel fatto che lenfasi della fisica prevalentemente posta sulle leggi, mentre in biologia le condizioni iniziali appaiono svolgere un ruolo predominante. In realt pu essere necessaria una grande quantit di tempo e di energia per specificare tutte le condizioni iniziali di una determinata situazione biologica e senza questa specificazione nessun problema pu essere risolto, nemmeno in linea di principio. In alcuni casi le condizioni iniziali includono la presenza di uno specifico genoma e di tutte le strutture biologiche di una cellula, ad esempio una cellula-uovo matura. Non c dubbio che condizioni iniziali del genere sono tuttaffatto peculiari, difficili da esplicitare in dettaglio e almeno altrettanto complesse degli eventi ai quali daranno origine. Parte di questa complessit dovuta a sua volta al fatto che la maggior parte delle molecole biologiche di qualche interesse sono macromolecole. Naturalmente ci non significa che le entit biologiche siano regolate da leggi diverse da quelle fisiche. Significa piuttosto che pur nellambito della validit di queste leggi le entit biologiche sono primariamente dipendenti dalle condizioni iniziali e dal tempo. In biologia spesso ci che vero al tempo t2 pu non essere vero al tempo t3 e/o non essere stato vero al tempo t1, dal momento che ogni organismo soggetto a continui cambiamenti mentre si sviluppa, matura e invecchia come individuo e allo stesso tempo evolve come membro di una specie biologica. Questo concetto spesso espresso dicendo che la biologia una scienza storica. Dal punto di vista della ricerca, questa probabilmente la differenza pi
92

importante fra gli oggetti della fisica e quelli della biologia: gli eventi biologici sono dominati da un insieme particolarmente complesso di condizioni iniziali che giocano un ruolo critico. Pu essere interessante notare in questo rispetto che Ernest Mayr ha recentemente affermato che la biologia lavora pi per "concetti" che per "leggi" come invece fanno le scienze fisiche. Possiamo infatti considerare i concetti biologici come descrizioni astratte di insiemi particolari di condizioni iniziali. Tutto ci che abbiamo detto fino a questo punto si applica altrettanto bene ai sistemi fisici inanimati particolarmente complessi e internamente eterogenei come una cascata, un uragano o le condizioni meteorologiche di una determinata localit. La dipendenza critica dalle condizioni iniziali esibita da tali sistemi complessi gi stata sottolineata e discussa e da questo punto di vista non esiste un motivo stringente per escludere che i sistemi fisici complessi e i sistemi viventi debbano essere studiati con metodi molto simili. Ma in aggiunta a questo i sistemi viventi mostrano una forma particolare di dipendenza dal fattore tempo, vale a dire la continuit obbligata di alcuni sottoinsiemi delle loro condizioni iniziali. La vita dominata dalla continuit, sia al livello della biomassa totale che al livello delle singole specie. La vita stessa consiste di questa continuit. Interrompere il filo di questa continuit, cio sopprimere alcune di queste condizioni iniziali cos speciali, vorrebbe dire sopprimere la vita stessa. Il corpo di un organismo pluricellulare per esempio deriva da un embrione che deriva a sua volta da un paio di gameti che derivano a loro volta da altri due corpi che derivano da altri embrioni e cos via. Ovviamente la continuit di alcune condizioni iniziali allinterno di una data specie garantita dalla presenza da un insieme molto particolare di condizioni iniziali rappresentato dal suo genoma e dai programmi genetici che questo codifica. Si pu parlare in effetti di una continuit per discendenza e in questa luce la genetica pu essere vista come lo studio dellereditariet di condizioni iniziali particolari e biologicamente rilevanti. Una conseguenza non secondaria di questa continuit per discendenza la presenza in ogni specie di una variet di meccanismi e parametri accidentali fissati nella biologia degli individui attraverso le generazioni. Almeno in linea di principio, ogni fenomeno che sia compatibile con le leggi universali delle scienze fisiche pu essere osservato una volta o laltra in qualche organismo vivente e in realt abbiamo sotto gli occhi unimpressionante variet di soluzioni fisicochimiche e biologiche per raggiungere risultati comparabili. Ma la scelta effettiva di soluzioni e di parametri specifici spesso tutta una questione di accidenti evolutivi. Per esempio noi abbiamo alcune strutture anatomiche adulte che derivano da un certo numero di strutture branchiali perch discendiamo da vertebrati acquatici e abbiamo sette vertebre cervicali perch questa stata la soluzione numerica scelta e fissata fin dallinizio della radiazione dei mammiferi. Questi eventi accidentali sono stati chiamati incidenti congelati. Probabilmente il pi famoso di questi luniversalit del codice genetico. Al meglio delle nostre
93

conoscenze attuali, non c nessun motivo per cui nel DNA della stragrande maggioranza degli organismi viventi la tripletta AGG debba codificare laminoacido arginina e la tripletta CCA debba codificare la prolina. Ma questo ci che osserviamo. Lintepretazione corrente di questo fenomeno che questa particolare scelta stata fatta, probabilmente a seguito di eventi casuali, pi di tre miliari di anni fa ed rimasta fissata da allora in poi. Altri esempi di incidenti congelati sono la struttura della membrana cellulare e lapparato cellulare per la sintesi proteica in tutti gli organismi o la struttura fine delle ciglia negli organismi superiori. Nello studio degli organismi viventi ci si trova di fronte ad una mescolanza di elementi necessari, e quindi validi essenzialmente in ogni mondo possibile, e di elementi intrinsecamente contingenti cio validi per questo particolare pianeta e per la storia evolutiva del tipo di vita al quale siamo abituati. chiaro che la presenza di un certo numero di incidenti congelati in ogni specie vivente rende lo studio delle entit viventi pi semplice per la comprensione immediata di fenomeni biologici specifici, ma pi difficile da inscrivere nel capitolo generale delle scienze fisiche. Lesistenza di incidenti congelati nella vita terrestre rappresenta un chiaro esempio di irreversibilit e si situa al cuore di questo fenomeno. noto che le leggi della natura sono simmetriche per linversione del tempo mentre la vita di tutti i giorni ci offre una variet enorme di esempi di processi irreversibili. In sostanza le leggi sono simmetriche riguardo al tempo ma gli eventi no. Questo fatto nasce dalla forma di alcune condizioni iniziali che derivano a loro volta da eventi che hanno infranto una simmetria originaria in quanto risultati di scelte fra possibili alternative. Come inevitabile conseguenza, quei fenomeni nei quali le condizioni iniziali hanno unimportanza maggiore, come quelli studiati dalla biologia, mostrano un altissimo grado di irreversibilit. Secondo questa logica, gli esperimenti in vitro, condotti cio con cellule in coltura o molecole in provetta, presentano la particolarit che in essi le conseguenze di alcuni di questi accidenti storici sono assenti o neutralizzate. In verit in questo secolo abbiamo appreso che anche luniverso fisico ha avuto unorigine e ha una storia. Noi stiamo vivendo in un periodo particolare della storia delluniverso e ci sono stati periodi nei quali la vita non cera e non era neppure concepibile. possibile che anche la cosmologia sia una scienza storica ma la scala dei tempi completamente diversa. La fisica studia entit che possono esistere ad ogni temperatura. La chimica classica necessita di atomi stabili e questi possono esistere solamente al di sotto di una certa temperatura. La biologia richiede cellule viventi e per quanto ne sappiamo queste possono esistere soltanto a temperature appartenenti ad un intervallo piuttosto ristretto e molto spostato verso i valori bassi. Le neuroscienze e la psicologia richiedono a loro volta un ambito di temperature ancora pi ristretto poich hanno bisogno di cellule nervose connesse fra di loro in circuiti nervosi e
94

ci pu avvenire solo in presenza di un minimo di stabilit. La fisica ci insegna che studiare e comprendere il comportamento di oggetti ad alta temperatura pi semplice che studiare oggetti a bassa temperatura. chiaro ad esempio che studiare linterno di una stella molto pi semplice che studiare linterno di un pianeta come la nostra Terra. Ci dovuto al fatto che alle alte temperature luniverso altamente simmetrico da ogni punto di vista, mentre labbassamento progressivo della temperatura, come avvenuto nel passato nelluniverso fisico, introduce sempre pi scelte accidentali che infrangono altrettante simmetrie. Consideriamo ad esempio le forze fondamentali della natura. Nel mondo doggi queste sono quattro: la forza gravitazionale, quella elettromagnetica, la nucleare debole e la nucleare forte. Sono diverse, hanno propriet molto diverse e controllano fenomeni naturali diversi. Oggi si sa che al di sopra di una data temperatura la forza elettromagnetica e quella nucleare debole si fondono in ununica forza detta elettrodebole. Si crede che al di sopra di una temperatura ancora pi elevata la forza elettrodebole si fonda con quella nucleare forte per dare una forza unificata e che ad una temperatura ancora pi alta anche la gravitazione si possa fondere con questa forza unificata per dare una singola superforza della natura. Lenergie richieste per produrre queste temperature sono enormi e attualmente al di l delle nostre possibilit, ma si ritiene che ci sia stato un momento nella storia delluniverso in cui la sua temperatura era cos alta da aversi solo una singola forza fondamentale invece di quattro. Dopo un po, in realt una frazione di secondo, la temperatura non stata pi sufficiente a mantenere questa situazione e la forza gravitazionale si separata dal complesso delle altre tre. Un istante dopo la forza nucleare forte si separata dalla elettrodebole e successivamente il raffreddamento delluniverso ha comportato la separazione della forza nucleare debole da quella elettromagnetica fino a comporre il quadro che osserviamo oggi. Si pu fare uso del concetto di simmetria e dire che alcune simmetrie sono andate progressivamente infrante e che questi processi di rottura di simmetria hanno portato il mondo ad essere quello che a partire dalla prima separazione delle quattro forze fondamentali. Successivamente un numero sempre maggiore di simmetrie sono andate infrante, conducendo alla formazione prima di nuclei stabili, poi di atomi, di molecole e infine di stati di aggregazione che hanno un grado di simmetria via via sempre pi basso. Anche nel nostro mondo alle alte temperature le molecole quasi si ignorano a vicenda ed relativamente facile studiare il loro comportamento, mentre a temperature pi basse le interazioni molecolari vengono alla ribalta e tendono a confondere il quadro generale. Almeno sul nostro freddo pianeta, tutto ci ha condotto alla formazione di molecole, macromolecole, aggregati molecolari, micelle e cos via. Si assistito ad uno spostamento progressivo verso laggregazione delle entit primitive per dar luogo a domini di coerenza sempre pi ampi che mostrano un grado crescente di stabilit e di complessit strutturale. Ad un dato momento comparsa la vita. Parlando in termini astratti possiamo dire che in quel momento si rotta unaltra
95

simmetria, quella fra oggetti viventi e non viventi. Prima di un certo istante quella asimmetria era priva di senso, dopo di questo sono comparse nel mondo le due classi separate di entit. Con la comparsa degli organismi viventi, la materia aggregata ha cominciato ad esibire un altro tipo di coerenza, la coerenza nel tempo, cio la persistenza e la continuit per discendenza. Gli oggetti viventi sono domini di coerenza relativamente estesi sia nello spazio che nel tempo. Da questo punto di vista stato proposto che abbiamo a che fare con una scala di complessit crescente estendentesi dalla cellule (ordine di grandezza dei mm) agli organi (mm), organismi (cm), popolazioni (m) e comunit culturali che possono estendersi pure nel tempo. Tutto ci sarebbe probabilmente spazzato via da un improvviso significativo aumento della temperatura locale e certamente da un aumento della temperatura globale delluniverso. Ci troviamo qui al cospetto del problema delle cosiddette propriet emergenti, quelle propriet degli oggetti ordinari che non sono comparse e non hanno avuto senso finch la materia non riuscita a organizzarsi in sistemi di sufficiente complessit. Esempi di propriet emergenti sono la propriet di essere solidi o di essere colorati o di essere vivi o anche intelligenti. interessante notare che anche il possesso di unindividualit pu essere considerata una propriet emergente. Le particelle elementari infatti non presentano questa propriet mentre le strutture di complessit strutturale crescente acquistano progressivamente questa propriet in un processo che culmina con gli animali superiori e luomo. I fisici, e pi in generale gli scienziati che adottano un atteggiamento riduzionista, vedono con sospetto il concetto di propriet emergenti e le sue implicazioni. Largomento delle propriet emergenti pu in effetti essere fuorviante, se non molto pericoloso, se usato per invocare, pi o meno esplicitamente, lintervento dallalto di entit metafisiche quali la Vita, la Mente o la Coscienza. Nondimeno la contemplazione dellesistenza di propriet emergenti e il riduzionismo sono due facce della stessa medaglia, due modi divergenti di guardare alla realt che di necessit si implicano a vicenda. Se guardiamo allevolversi del mondo presente a partire dalle sue origini, osserviamo un progressivo emergere di nuove propriet. Se invece guardiamo indietro nel tempo o tentiamo di ridurre i livelli di aggregazione pi alti a quelli inferiori, abbiamo il riduzionismo. La questione fondamentale in questo contesto quanto potente e promettente pu rivelarsi un approccio riduzionistico nella biologia di oggi e di domani. La mia risposta che questo approccio di importanza fondamentale per lo studio dettagliato di ogni tipo di processo biologico ma la sua utilit tanto maggiore quanto pi si ha coscienza dellimportanza degli accidenti storici che rendono le entit biologiche cos irreversibili e sostanzialmente uniche. In altre parole, le entit biologiche possono essere o non essere ridotte a livelli inferiori di organizzazione, ma ogni volta che ci si accinge a questa impresa opportuno ricordare che moltissime delle loro propriet non si sono consolidate tutte in una volta ma sono il risultato di un processo storico lungo e laborioso.
96

La fisica e la chimica trattano essenzialmente la conservazione e le trasformazioni di tre entit: la materia, lenergia e linformazione, che pu anche essere vista come correlata allentropia. La biologia pone unenfasi particolare sullinformazione e sugli strumenti concettuali ad essa correlati. Infatti la biologia, e pi precisamente la biologia molecolare, stata la prima disciplina sperimentale che ha fatto un uso deliberato di questo apparato concettuale. Questa pu risultare da una contingenza storica dovuta al fatto che la biologia molecolare si sviluppata proprio nel periodo immediatamente successivo alla nascita della teoria dellinformazione, ma sembra pi probabile che la biologia non possa assolutamente fare a meno di utilizzare questi concetti. La ragione probabilmente da ricercarsi nel fatto che il programma genetico che assicura la temporanea stabilit dei singoli organismi e la continuit delle varie specie attraverso le generazioni intrinsecamente un messaggio ordinato o una collezione di messaggi ordinati materializzati in particolari macromolecole, anchesse relativamente stabili nel tempo. Un messaggio costituito da una sequenza di simboli. In termini astratti, i simboli sono entit alternative estratte da un inventario chiuso che pu anche essere considerato un alfabeto. Questi simboli sono posti in una sequenza nella quale lordine conta, poich AB generalmente diverso da BA. Lesistenza di simboli implica a sua volta lesistenza di un codice inteso come una corrispondenza, possibilmente non ambigua, tra membri dei due inventari. Questa corrispondenza fissa ma generalmente arbitraria. I simboli possono a loro volta esistere a vari livelli della codificazione. Per le lingue naturali si parla di articolazione del linguaggio, che si presenta almeno duplice: al livello dei suoni (fonemi) e a quello delle parole (morfemi). Consideriamo un tratto di DNA che rappresenti un frammento genico. Sappiamo che questo consiste di una sequenza di nucleotidi presi da un repertorio molto ristretto di quattro lettere: A, G, C e T. Il messaggio notoriamente letto in triplette. Ognuna di queste triplette codifica uno specifico ammino acido: CCA ad esempio codifica un residuo di prolina. Il nucleotide C che si trova al centro di questa tripletta pu cambiare per un errore biologico, spontaneo o indotto, che rappresenta in definitiva il risultato di fluttuazioni statistiche, ma pu solo cambiare in direzione di tre possibili alternative. Pu divenire cio una G, una A o una T. Non pu divenire nientaltro e soprattutto non pu divenire niente come 2/3 di una C e 1/3 di una G or 2.546 C. La scelta fra alternative discrete. Questo fatto previene una larga porzione di errori derivanti da fluttuazioni casuali. Dal punto di vista della biochimica non impossibile che un dato nucleotide partecipi della natura di una C e di una T allo stesso tempo. Il punto che al momento della sintesi della corrispondente proteina il nucleotide stesso verr interpretato o come una C o come una T ma non come un misto delle due. Non quindi la natura
97

intrinseca dei nucleotidi che previene alcuni effetti delle fluttuazioni casuali del messaggio genetico ma la loro condizione di entit codificanti. Tutto ci cruciale per la persistenza di una cellula o di un organismo. In fisica e in chimica si ha generalmente a che fare con miliardi e miliardi di molecole e se anche ciascuna di loro soggetta a fluttuazioni stocastiche le loro propriet statistiche sono relativamente stabili e predicibili. In biologia al contrario si spesso in presenza di un numero molto ridotto di molecole di una data specie presenti in ogni singola cellula ma queste si comportano in una maniera predicibile e quasi determinata. Questo particolarmente notevole se si considera che alcune proteine e alcuni RNA messaggeri possono essere presenti in poche centinaia di copie e che il DNA stesso presente in una o due copie per cellula. La vita sembra risolvere molti dei problemi posti dal secondo principio della termodinamica attraverso un uso oculato dellenergia libera. Questo risultato possibile per il concorso di varie condizioni, fra le quali la temperatura relativamente bassa, la presenza di molecole di notevoli dimensioni come le macromolecole e luso di una variet di processi di codificazione a diversi livelli. La codificazione a sua volta una forma di scelta da un inventario discreto di alternative possibili. Cos un gene pu essere attivo o quiescente e ogni stato cellulare determinato dallinsieme degli stati di accensione o di quiescenza dei suoi singoli geni. Ogni cellula pu trovarsi in un dato stato caratterizzato da quali dei suoi geni sono accesi e quali quiescenti in una schema concettuale che stato chiamato combinatorio. Questo altrettanto vero al livello dei tessuti o delle regioni corporee. Lepidermide primitiva pu trasformarsi in epidermide matura o in neuroepitelio. Un segmento del corpo di un insetto che si sta sviluppando pu trasformarsi in uno dei circa 15 segmenti corporei previsti, ma molto raramente in una combinazione di due di questi. Un altro esempio dato dallaccensione dei neuroni. noto che questi possono inviare un segnale nervoso o non inviarlo secondo uno schema tutto-o-nulla. Infine le neuroscienze e le scienze cognitive ci dicono che anche al livello delle attivit mentali superiori esistono degli schemi predeterminati percettivi, rappresentazionali e comportamentali - e che noi apprendiamo, facciamo valutazioni e ci comportiamo sulla base di questi schemi. In ognuna di queste circostanze la vita implica una scelta allinterno di un insieme discreto di alternative possibili, la maggior parte delle quali determiante dal progetto generativo codificato nel patrimonio genetico presente in ogni cellula. I processi biologici sono chiaramente influenzati dagli eventi esterni. Possiamo chiamare esperienza in senso lato linsieme di queste interazioni. Il concetto di esperienza cos definito si pu applicare a tutte le entit biologiche, dalle pi elementari come i geni o le cellule su su fino allapprendimento e al comportamento. Sulla base di ci che abbiamo detto fin qui lesperienza pu essere vista come una selezione, operata sotto linfluenza di eventi esterni, di stati interni
98

specifici a partire da un inventario chiuso di stati interni alternativi. In conseguenza di una qualsiasi di queste scelte il repertorio di stati interni che un gene, una cellula, un organo o un sistema possono assumere momentaneamente ristretto, magari a un solo elemento. Se questo nuovo repertorio rester ristretto, evolver verso una nuova configurazione implicante scelte alternative diverse o ritorner alla condizione originaria dipender dagli eventi successivi che possono andare nella direzione degli eventi esterni precedenti, e quindi confermare le scelte fatte, oppure no. ovvio che gli inventari biologici stessi possono cambiare con il procedere dellevoluzione - questultima non infatti altro che levoluzione di tali inventari nel tempo - ma la scala temporale che vi implicata radicalmente diversa. La vita dunque sembrerebbe essere una propriet emergente scaturita dall'evoluzione di sistemi complessi lontani dall'equilibrio. Ma la vita che noi sperimentiamo non si esaurisce nelle spiegazioni che si possono avere utilizzando gli occhiali della scienza. La nostra vita, la vita di ciascuno, estremamente ricca e varia e piena di meraviglie che non trovano una spiegazione esauriente nel riduzionismo della scienza. Le eterne domande da dove veniamo e soprattutto dove andiamo rimangono senza risposta e ognuno trova la risposta che meglio gli si conf. La filosofia orientale vede la coscienza ovunque e pone l'origine del creato nella concezione di una coscienza che tutto pervade. Ma noi siamo limitati, abbiamo percezione solo della nostra realt e non possiamo nemmeno immaginare la totalit dell'universo di ci che stato pensato dall'uomo dall'origine dei tempi. Ogni volta ricostruiamo nella nostra testa il pensiero originario sulla base di frammenti che arrivano alla nostra coscienza. I libri riportano solo una piccola parte dell'effettiva esperienza dell'autore e possono essere facilmente fraintesi.

99

Potrebbero piacerti anche