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ATHARVAVEDA Inni magici Introduzione di SAVERIO SANI A cura di CHATIA ORLANDI e SAVERIO SANI

TEA

INTRODUZIONE

La magia ha sempre svolto in ogni societ un ruolo molto importante nello sviluppo dello spirito umano. Soprattutto nell'antichit l'uomo si sempre sentito circondato da innumerevoli pericoli, reali o immaginari, spiegabili o misteriosi, dai quali cercava di difendersi. E se per certe minacce alla sua incolumit poteva attribuire le cause a dei fattori noti, come, ad esempio, gli eventi atmosferici o gli assalti dei nemici, non altrettanto era in grado di fare nel caso di pericoli per i quali non riusciva a individuare l'origine e la provenienza: quando aveva a che fare con malattie che rendevano deformi i corpi e addirittura portavano le persone alla morte, o quando l'incapacit di procreare o di avere rapporti sessuali metteva in pericolo la possibilit di procurarsi una discendenza, oppure ancora quando un improvviso incendio gli distruggeva il raccolto o la casa, attribuiva le cause di questi mali ad agenti misteriosi e nascosti che risultavano, per ci stesso, ancora pi temibili. Questo tipo di ragionamento, basato sull'analogia, si estendeva anche ai modi con cui si cercava di difendersi: cos, se il lancio di frecce appuntite sortiva l'effetto di uccidere i nemici in carne ed ossa, le stesse armi, usate simbolicamente, dovevano in qualche modo essere efficaci anche contro i nemici che non si potevano vedere. Allo stesso modo, se il fuoco era capace di tenere lontane le bestie feroci, era pensabile che questo stesso potesse sventare gli attacchi di misteriose potenze malefiche; o se, ancora, l'acqua era in grado di restituire la pulizia ad un corpo che si era sporcato nel lavoro o nella caccia, doveva essere anche in grado di restituire la purezza perduta a causa di una profanazione. Partendo da questi presupposti, facile immaginare come in uno stato sociale ancora rudimentale tutto fosse magico: la magia, l'arte cio che presume di dominare le forze della natura in vista dell'ottenimento di scopi pratici, era un bisogno e una funzione come quella di cacciare, pesare o lavorare il legno e la pietra. Ma l'arte e la tecnica della magia non erano - e non dovevano essere - appannaggio di tutti, bens
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di pochi eletti che, gelosi delle proprie prerogative, trasmettevano per via ereditaria quelle conoscenze attraverso le quali facevano credere alla gente comune di saper modificare la realt. Su queste conoscenze l'India ci ha lasciato un formulario magico tra i pi antichi e tra i pi ampi e completi, l'Atharvaveda, la cui composizione databile con ogni Probabilit al periodo compreso tra il 1000 e l'800 a. C. ed successiva allo spostamento degli Indo-Ari verso zone pi orientali della pianura indo-gangetica. La composizione dell'Atharvaveda risale quindi al periodo pi antico della storia letteraria e religiosa dell'India, quello che va, secondo l'opinione della maggior parte degli studiosi1 , dal 1500 a.C., epoca a cui si fa risalire la penetrazione degli Indo-Ari nel Nord nel Subcontinente, alla seconda met del VI sec. a. C., quando cio comincia a sorgere il Buddhismo. Durante questi secoli si andarono formando quei testi della letteratura religiosa indiana che comprende vari tipi di opere, dalle quattro raccolte (samhita) di inni laudativi e ritualistici alle opere di esegesi e commento (brahmana) e di speculazione liturgica e filosofica (upanisad). Dal titolo Veda (veda = "sapienza") da cui sono contraddistinti i pi importanti e i pi antichi di questi testi, cio la samhita, questa letteratura viene designata, nel suo complesso, come "letteratura vedica". L'Atharvavedasamhita (letteralmente "La raccolta della sapienza degli Atharvan") costituisce il quarto dei libri sapienziali dell'India antica: esso contiene 731 inni o sukta (lett. "ben detto"), per un totale di circa 6.000 strofe. I componimenti, a parti i libri XV e XVI redatti quasi completamente in prosa, sono metrici. Tuttavia in alcuni passi dove si ha mescolanza di versi e di prosa, difficile qualche volta stabilire se si tratti di versi corrotti a causa di interpolazioni o di prosa ritmica. L'intera opera suddivisa in venti libri o kanda, ma gli ultimi due sono un'aggiunta pi tarda. Il XX libro composto quasi essenzialmente di inni presi dalle parti pi recenti del Rgveda, da cui proviene anche un settimo delle strofe del resto della raccolta; la maggior parte di esse tratta dal X libro e, in misura minore, dal I e dall'VIII. Come per il Rgveda, la sistemazione dei libri all'interno della raccolta mostra anche per l'Atharvaveda un'accurata attivit editoriale. I primi sette libri contengono per lo pi inni brevi e quasi tutti a care magico: il I libro ci sono inni di quattro versi, nel II di cinque, nel III di sei, nel IV di sette. Le strofe del libro V vanno da un minimo di otto ad un massimo di diciotto. Il libro VI contiene per lo pi inni di tre strofe e il VII Inni quasi tutti di una o due strofe. I libri VIII- XIV, XVII e XVIII sono composti di inni molto lunghi, dei quali il pi corto, di ventuno strofe, apre l'intera serie (VIII, I), quello pi lungo (XVIII, 4), di ottantuno, la chiude. Il libro XV e gran parte del XVI, che interrompono la serie, come abbiamo detto, non sono metrici, ma composti in una prosa gi simile a quella dei brahmana. Contemporaneamente a questo ordinamento puramente meccanico, che tiene conto del numero delle strofe negli inni, stato qua l seguito anche un criterio basato sul contenuto, tanto vero che a volte si susseguono due, tre, e talora anche pi inni con lo stesso argomento. Inoltre mentre i libri I - VII contengono inni brevi di contenuto miscellaneo e quelli VIII XII sono dedicati ciascuno ad un solo argomento: il libro XIII Glorifica il Dio Sole col nome di Rohita, il XIV contiene solo preghiere nuziali, il XV si rivolge ad un Ente supremo col nome di Vratya, il XVI e il XVII contengono formule per avere sicurezza e una lunga vita e il XVIII dedicato agli inni funebri. L'Atharvaveda ha occupato per lungo tempo una posizione subordinata rispetto alle altre tre raccolte, la Rgveda samhita ("La raccolta della sapienza delle strofe"), la Samvedasamhita ("La raccolta della sapienza delle formule sacrificali". Nei brahmana e nel Canone Buddhista rammentata infatti quasi esclusivamente quella che gli Indiani chiamavano la trayi vidya, cio la "triplice sapienza". Di questa non faceva parte l'Atharvaveda al quale, anche quando veniva rammentato2 , era destinata una posizione separata rispetto alle altre samhita: evidentemente causa di ci era il suo contenuto lontano dall'ufficialit della religione e del rituale riconosciuto dai brahmani.
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Questa raccolta entr quindi pi tardi delle altre tre - forse intorno al 200 a.C. - a far parte delle opere canoniche della religione vedica, cio dopo che gli inni che la compongono erano stati rimodellati su quelli del Rgveda e messi in relazione stretta col rituale brahmanico. Cos, a partire dall'epica e dalla letteratura puranica, dove si comincia a parlare di "quadruplice sapienza", troviamo finalmente l'Atharvaveda riconosciuto ormai a pieno diritto. L'essere stato a lungo tenuto in disparte il motivo per cui la sua tradizione risulta pi recente: l'Atharvaveda ci mostra infatti gi attuata la divisione della popolazione in quattro caste, nel Rgveda invece solo accennata, e condizioni sociali analoghe a quelle evidenziate dallo Yajurveda; gli dei hanno perso quella individualit che avevano nella raccolta pi antica, essendo divenuti ormai dei semplici allontanatori di demoni; gli inni speculativi presentano un diverso sviluppo del pensiero metafisico; la lingua ha un aspetto meno arcaico. Tale recenziorit riguarda tuttavia solo la redazione e non i singoli inni: il contenuto e il formulario, che si intravedono al di sotto dei rimaneggiamenti redazionali e degli adattamenti in senso brahmanico - che furono indispensabili per l'inserimento della raccolta nel canone -, ci portano molto pi indietro di ogni altro libro sacro dell'India; ci rivelano infatti una fase in cui prevalgono quelle credenze elementari che precedono normalmente il costituirsi di una religione codificata. I dati che l'Atharvaveda ci offre sono dunque di grande interesse per completare l'idea che dell'epoca vedica ci si pu fare in base agli altri Veda: bench rimaneggiato in funzione sacerdotale, vi sopravvivono elementi di folklore e di poesia popolare in misura ben pi grande che nel resto della letteratura vedica e vi sono conservate antiche credenze e superstizioni che determinano, oggi come millenni fa, il pensiero e i sentimenti degli strati pi bassi della popolazione indiana. La raccolta costituisce pertanto un documento importante per l'etnologia e la storia delle religioni e una fonte di estremo valore per la conoscenza della reale fede popolare, la quale credeva nella stregoneria e in tutta una serie di demoni, folletti e spiriti maligni, ritenuti responsabili di tutto ci che di male e di non spiegabile capitava all'uomo. Tali credenze sono altres la testimonianza dell'avvenuto innesto nei culti primitivi, praticati dalle popolazioni autoctone gi prima dell'arrivo dei ari - e che si ritrovano ancora oggi qua e l presso le stirpi non arie della giungla - di procedimenti magici che risalgono all'et indoeuropea. Si osservino, per esempio, questi versi tratti dall'inno IV, 12, per guarire una gamba fratturata: Che il tuo midollo stia con il midollo: la tua articolazione con l'articolazione. La parte di carne che ti strappata possa ricrescere: possa ricrescere anche l'osso. Che il midollo si riunisca con il midollo; Che la pelle ricresca con la pelle; Che il sangue e l'osso ti ricrescano; Che la carne ricresca con la carne. E` sorprendente come essi presentino notevoli somiglianze con uno dei cosiddetti Merseburger Zauberspruche, formule magiche in antico alto tedesco, conservate nella Biblioteca del duomo di Merseburgo: Osso con osso, sangue con sangue, articolazione con articolazione come se fossero incollati.

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Questo parallelismo formulare fra ambiti geograficamente cos distanti certamente testimonianza di una remotissima antichit. La raccolta dei testi che formano l'Atharvaveda nel suo aspetto attuale si era andata costituendo lungo un arco di vari secoli. Essa ebbe in un primo momento il titolo Atharvangirasas, dai nomi delle due principali cerchie di poeti - maghi, chiamati Atharvanas e Angirasas, che, secondo la tradizione, sarebbero stati i compositori delle formule magiche. La corrispondenza appossimativa del termine sanscrito athar con quello avestico atar "fuoco" ci fa intravedere nell'Atharvan una sorta di sacerdote che conosceva per tradizione familiare la difficile arte di produrre il fuoco tramite lo sfregamento di due legnetti e di conservarlo acceso per i bisogni della comunit. Il termine angiras non ha una etimologia sicura, ma pare tuttavia riferirsi anch'esso a sacerdoti che avevano relazione con il fuoco. I due vacaboli passarono poi dalla designazione di una certa classe o famiglia sacerdotale a quella di "formula magica". La tradizione successiva classific quindi i testi magici in due diversi tipi, dando loro il nome delle due cerchie sacerdotali: il termine atharvan venne cos a indicare le formule di magia bianca relative alle pratiche benefiche, riconosciute dalla letteratura brahmanica come santa "pacificanti" e paustika "che procurano prosperit"; le formule di magia nera, relative alle pratiche ostili e di stregoneria (ytu), dette abhicara e definite ghora "terribili", furono invece chiamate angiras. Il nome Atharvaveda, dato normalmente a quella samhita, dunque l'abbreviazione di Atharvangirasovedasamhita, titolo che sarebbe correttamente da interpretare come "La raccolta della sapienza degli incantesimi di magia bianca e di magia nera". La suddivisione degli incantesimi nei due tipi non si riscontra tuttavia nell'ordinamento degli inni all'interno della raccolta. E ci abbastanza naturale, in quanto un incantesimo difensivo, nel momento stesso in cui protegge contro qualcosa o qualcuno, diventa offensivo nei confronti di quest'ultimo. Si susseguono quindi attraverso i venti libri della raccolta imprecazioni e suppliche, maledizioni ed esorcismi; i rituali pi svariati si trovano l'uno accanto all'altro. Alcuni inni, specialmente quelli in prosa, si limitano ad enunciare esplicitamente e concretamente quello che si desidera ottenere per loro tramite, altri esprimono con insistenza quasi monotona la stessa idea, altri ancora non mancano di attrattiva poetica, mentre altri si presentano con un realismo estremamente brutale. Oltre a quelli di contenuto magico, vi sono poi anche componimenti destinati a fini sacri e che venivano utilizzati per determinati riti. Nell'Atharvaveda sono confluiti infine anche brani di contenuto teosofico e cosmogonico che appartengono a un'epoca pi vicina a quella delle Upanisad, come quelli in cui si descrive la creazione del mondo (XIX, 6) o l dove si ricerca un principio primo (II, I) o come l'inno nel quale si rappresenta il tempo (kala) come la base ultima dell'universo (XIX, 53). Anche la recitazione di questi inni era spesso tuttavia associata all'esecuzione di determinati rituali magici. Non mancano nella raccolta neppure cenni a fatti di probabile realt storica come nei versi (XX, 127, 7 e segg.), dove il re Pariksit, che, in base alle testimonianze puraniche, si pu collocare intorno al 1400 a. C., viene celebrato come portatore di pace e di prosperit ed rappresentato come ancora vivente. La maggior attrattiva di questa raccolta resta tuttavia nel fatto che in essa affiora, per la prima volta nella letteratura indiana, quell'elemento magico che raggiunger pi tardi, verso la fine del primo millennio dell'era volgare, il suo pieno sviluppo nel tantrismo. L'uso di incantesimi e pratiche magiche rimase per lungo tempo proibito ed osteggiato, ma rivest sempre una grande importanza. Addirittura, esso era prescritto ai sovrani, in certi particolari frangenti, anche da Kautaliya (III sec. d. C.), il cosiddetto Machiavelli indiano, nel suo trattato politico, l'Arthasastra e da Vatsyayana (IV sec. d. C.), nel Kamasutra. E perfino Manu nel suo trattato di leggi, il Dharmasastra (IV sec. d. C.), autorizza i brahmani all'uso di carmi atharvavedici contro i loro nemici. Gi verso la fine del periodo vedico, era stata affiancata all'Atharvaveda un'opera chiamata
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Kausikasutra, una sorta di manuale magico che prende il nome dalla scuola sacerdotale dei Kausika che l'hanno conservata. In questo manuale sono descritti molti dei rituali che erano accompagnati dalla recitazione dei carmi atharvanici. L'intento che questi carmi perseguono , come ovvio, il raggiungimento di scopi pratici, un raccolto abbondante, la buona salute e una lunga vita, la fortuna in amore e l'arte della seduzione, la fecondit della donna e del bestiame, la vittoria nella contesa oratoria, nel gioco dei dadi o nella battaglia, il rinsaldamento della concordia familiare, il successo nelle attivit commerciali, la ricchezza, la prevalere sugli altri; si cercava anche di fare il male provocando la morte di un nemico o rendendo impotente un rivale in amore attraverso la recitazione di tremende maledizioni; i mali di cui ci si voleva liberare con l'ausilio di questi inni erano i pi svariati: le malattie - soprattutto la febbre, la tisi, l'idropisia, la lebbra -, ma anche le fratture e le ferite potevano essere guarite; potevano essere scacciati i demoni ed annullate le influenze malefiche che malvagi operatori di magia (yatudhana) esercitavano sugli altri; anche le colpe dovute a profanazioni o a cattive influenze di eventi infausti o straordinarii venivano cancellate dalla recitazione di apposite formule. Gli inni dell'Atharvaveda erano dunque in grado, nella credenza dell'uomo vedico, di modificare il corso naturale degli eventi e di influire su di essi provocando effetti sia risanatori sia malefici. L'efficacia di un incantesimo, come pure la riuscita di un sacrificio, dipendeva dalle parole che lo accompagnavano e dalla corretta recitazione di esse. Proprio per questo motivo l'Atharvaveda fu affidato al sacerdote chiamato brahman, che, durante il sacrificio, doveva scongiurare, con apposite formule, l'effetto negativo di eventuali errori di pronuncia che si verificassero da parte degli altri tre officianti, cio lo hotr "il libatore" che recitava le strofe del Rgveda, l'adhvaryu "l'accompagnatore" che pronunciava le formule dello Yajurveda e l'udgatr "l'intonatore" che cantava le melodie del Samaveda. Questo fatto contribu non poco ad accrescere l'autorit del quarto Veda, che in certi testi era chiamato anche Brahmaveda dal nome del sacerdote che lo recitava, e di quest'ultimo a cui fu attribuito il titolo di sarvavid "onnisciente", in quanto egli dominava la conoscenza della parola formulare (brahman) che era considerata il mezzo di coercizione pi potente di cui un mago-esorcista potesse disporre. La parola infatti, secondo la concezione indiana ha funzione creatrice: la matrice dell'esistenza, non cosa diversa dalla sostanza che essa designa, ma anzi la realt stessa. Quindi conoscere la parola voleva dire conoscere la sostanza e conoscere significava avere potere. Per questo motivo il primo inno dell'Atharvaveda, quello che apre l'intera raccolta - e che gi nell'antichit portava un titolo, Purva, cio "Il Primo" - un incantesimo per ottenere la perfetta conoscenza dei suoni della lingua sanscrita: ad essi si allude con la formula, volutamente un po' sibillina: Dei tre volte sette che vanno attorno, portatori di tutte [le forme, il Signore della parola mi conceda oggi i poteri e le [ manifestazioni Questo inno veniva fatto recitare allo studente che si accingeva allo studio del Veda. Il cerimoniale prevedeva che il maestro legasse al collo del discepolo le lingue di tre uccelli noti per la loro abilit nell'imitare i suoni - e in particolar modo la voce umana - tra i quali il pappagallo e la gracula religiosa (o merlo indiano). Queste lingue venivano poi fatte mangiare allo studente in modo che acquistasse l'abilit di imitare correttamente ci che udiva (srutam) dal maestro. Colui che aveva la consapevolezza di conoscere la parola poteva arrivare addirittura a dichiarare (VI, 61, 3):

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Io ho generato la terra e il cielo, io ho generato le stagioni e i sette fiumi. Io con la mia parola rendo vero quello che non vero... L'orgoglio per il potere che tale conoscenza conferisce sottolineato dalla triplice ripetizione all'inizio di ogni verso del pronome "io", l'espressione del quale normalmente superflua in sanscrito. Perch dunque una cosa si verificasse bastava dirla con le parole che il mago conosceva: ecco che in questi incantesimi si enunciano, come se stessero veramente realizzandosi in quel momento, tutti gli effetti che si vogliono provocare: "io perforo..." ", io frantumo...", "io esorcizzo...", "io faccio morire..." sono espressioni usate con grande frequenza. I suoni che compongono la parola non sono casuali ma si riferiscono a determinati significati; il rapporto tra parola e significato esiste infatti da sempre ed immutabile; in particolare eterno ed immutabile il rapporto tra il significato e i suoni che lo rappresentano, cio esiste un rapporto biunivoco tra il suono e l'oggetto designato. Questo fatto comporta che nell'Atharvaveda siano particolarmente frequenti peculiarit stilistiche di tipo fonetico, come la rima, l'allitterazione e la paronomasia, che ci permettono di riconoscere una composizione come inno magico in base alla sua forma e alla tecnica versificatoria, oltre che in base al suo contenuto e all'uso al quale era destinato. Anche la ripetizione e il parallelismo sono espedienti retorici tra i pi frequenti negli inni. Questi stilemi suggeriscono infatti un'idea di completezza e di esattezza che ulteriormente ricercata ed ampliata attraverso l'uso di formule polari e attraverso il procedimento dell'accumulo di sinonimi o di parole comunque correlate dal punto di vista del significato. Per mezzo dell'enumerazione, che spesso lunghissima e monotona, dei vari elementi da proteggere o dei mali da allontanare, chi recita un incantesimo ha a disposizione il mezzo pi appropriato per raggiungere con esattezza e precisione l'oggetto che persegue: per essere sicuri che nulla rimanga escluso dal procedimento magico, si preferisce enumerare tutte le parti che costituiscono una totalit piuttosto che la totalit stessa in forma sintetica. Uno dei campi preferiti di applicazione di questo particolare tipo di magia basata sulla parola la lotta contro le malattie che, per l'indiano, costituiscono il pi frequente e il pi terribile dei flagelli che sono scatenati contro gli uomini dai demoni, suscitati ed evocati a loro volta dai malvagi yatudhana o "stregoni". Questi riti risanatori sono chiamati bhaisajyani "di guarigione": essi sono indirizzati alle malattie stesse, immaginate come degli esseri demoniaci che assalgono l'uomo dall'esterno e se ne impossessano riducendolo in uno stato di prostrazione tale da portarlo alla morte. Le malattie, allo stesso modo degli altri demoni e dei vermi, che come presso altri popoli sono designati come responsabili di stati di morbosit, sono immaginate ordinate in gerarchie e, al pari degli uomini, legate fra loro da vincoli da parentela: cos la febbre, cui si rivolge col nome di Takman, chiamata il re delle malattie e ha la consunzione e la tosse come fratello e sorella e la scabbia come cugina. Allo stesso modo i vermi, contro i quali vengono recitati numerosi incantesimi, sono immaginati come maschi e come femmine e vengono menzionati il loro re e il loro governatore, oltre ai loro fratelli, sorelle e genitori. Per cacciare queste entit malvagie e distruttrici e maghi facevano corso ad amuleti e a particolari erbe di cui vantavano la conoscenza e di cui intessevano lodi come a divinit guerriere per ingraziarsele ed esortarle al combattimento contro i demoni e le streghe: si tratta per lo pi di piante dal forte profumo di cui tuttavia difficile compiere un'identificazione con piante reali. Per la parte in cui si occupa di scacciare le malattie l'Atharvaveda anche il pi antico libro di medicina indiana e costituisce la migliore rappresentazione di medicina primitiva che ci sia pervenuta
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in una letteratura. Le malattie sono descritte attraverso i loro segni esteriori ed contro di questi che il medico-esorcista interviene, poich per lui non esistono cause se non soprannaturali e non c' quindi da indagare sulla natura del male. La cura affidata alla recitazione di formule magiche, accompagnata dall'uso di erbe ed amuleti, dirette a scacciare gli enti dannosi e i rimedi sono applicati secondo un principio di allopatia o di omeopatia: il bianco della lebbra curato con una pianta scura; la febbre che brucia si cerca di scaricarla su una rana dalla pelle umida; il giallo dell'itterizia si manda presso uccelli dal giallo piumaggio, mentre si invoca sul paziente il colore rosso di un toro fulvo. Altre volte si cerca di trovare altre vittime per le creature demoniache che infestano un paziente; e si invitano i vari mali a trasferirsi presso nemici o popoli stranieri in modo che abbandonino quelli che stanno tormentando. Fanno da naturale complemento agli inni contro le malattie quelli chiamati ayusyani "che conferiscono lunga vita". Sono inni che si recitavano in momenti particolari della vita familiare, come nell'occasione del primo taglio di capelli o della prima rasatura o nei riti di iniziazione. In questi inni si chiedeva una vita lunga cento anni (saradh satam) e l'allontanamento dei rischi di una morte prematura: per la concezione antico- indiana solo la marzo te per vecchiaia una morte naturale ed augurabile, le altre morti, che sono cento, e che comprendono sia quelle per mano altrui sia quelle causate dalle malattie, sono innaturali e pertanto vengono allontanate ed esorcizzate per mezzo di numerosissimi incantesimi Sempre intesi a favorire l'uomo, ma questa volta nei suoi beni e nelle sue attivit, vi sono gli inni chiamati paustikani "di benedizione "che accompagnavano la costruzione di una casa, l'aratura di un campo o la semina, e con i quali il contadino il pastore o il mercante cercavano di ottenere fortuna e prosperit. Di grande importanza sono poi anche gli inni espiatori (prayascittani), poich l'espiazione si rendeva necessaria non solo nel caso di infrazioni a regole della morale o di trasgressioni religiose o del comportamento civile (quali, per esempio, il matrimonio di un fratello minore avvenuto prima di quello del maggiore), ma anche nel caso di sacrifici o cerimonie non compiute secondo le regole o nel caso di presagi infausti come il volo di qualche uccello malaugurante (ad esempio un piccione che si posasse sul focolare domestico) o il verificarsi di un parto gemellare nel bestiame o ancora la nascita di un bambino sotto una cattiva stella. Secondo la concezione indiana tutto ci che male malattia o sfortuna, colpa o peccato - causato dagli spiriti maligni. All'influenza di entit demoniache attribuito anche l'insorgere di discordie familiare, che potevano diventare causa di disgregazione di un'intera cerchia, esponendola agli attacchi di avversari e nemici. La coesione pi importante da restaurare era tuttavia quella tra marito e moglie: gli incantesimi destinati a questo scopo rientrano tra quelli chiamati strikarmani "riti delle donne", fra i quali sono compresi quelli d'amore e quelli per avere figli, la cui vera finalit era procurare alla famiglia la discendenza e la continuit, ma, soprattutto, figli maschi; questi soli infatti erano in grado di celebrare i riti che permettevano al capofamiglia, una volta morto, di raggiungere il posto che gli spettava nel mondo dei Pitr. Due diversi tipi di incantesimi sono classificati tra i riti delle donne: il primo comprende quelli di carattere pacifico ed augurale, atti a provocare il matrimonio e il concepimento di figli: con queste formule si cercava di trovar marito a una fanciulla (II, 36) o una sposa ad un giovane (VI, 82); oppure si cercava di accelerare il pi possibile la fecondazione della donna per l'ottenimento di un figlio (III, 23), si invoca la protezione della gravidanza e la buona riuscita del parto stesso (VIII, 6). Il secondo tipo di incantesimi costituito invece da formule da maledizione contro i rivali in amore (III, I8) e contro ci che poteva in qualche modo distruggere o disturbare la vita di coppia, come la
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gelosia e gli intrighi (VI, I38). Improntati a una certa violenza sono quegli inni intesi a costringere una persona ad amare contro la sua volont: sono incantesimi in cui soprattutto una pianta dal dolce sapore (madugha) invocata per forzare l'innamoramento (I, 34). La difesa contro le persone o le entit malvagie si attuava attraverso la recitazione di inni chiamati abhicarikani ("relativi agli incantesimi"): si tratta di esorcismi e maledizioni caratterizzati da un accanimento e una ferocia che non mancano di una certa attrattiva estetica, come ad esempio quelli contro la fattura (V, 14; IV, 17; IV, I8; V, 3I ), immaginata con fattezze e caratteristiche umane e dagli affari terribili. In questi incantesimi nessuna differenza fatta tra demoni, malvagi stregoni e fattucchiere: contro di loro invocato Agni Dio del fuoco, perch li distrugga. Numerosi nomi di demoni, alcuni dal curioso significato, altri di etimologia inspiegabile, sono rammentati in questi inni. L'esorcista li pronuncia vantandosi di conoscerli e di averli scoperti; questo infatti il solo modo in cui potr dominarli e ridurli all'impotenza. Conoscere il nome di qualcuno significa infatti in magia aver presa su di lui, secondo la convinzione che il nome coincide con la persona che lo porta e non mai rappresentazione opposta alla realt, bens la realt stessa. Quindi per il mago qualunque operazione venga compiuta sul nome provoca effetto sulla personalit significativo che ", pronunciare il nome in sanscrito si dica con un'espressione che tradotta letteralmente equivale a "afferrare il nome": grbhnati nama. Era cos sentito nell'India antica il timore che sul nome venissero operate pratiche malefiche che il cerimoniale per l'imposizione del nome o un neonato prevedeva che, oltre al nome detto "di saluto" o abihvadaniya, cio quello con il quale tutti in seguito lo avrebbero chiamato, gli se ne desse anche un altro, che era poi quello vero, conosciuto solo dai genitori e che doveva rimanere segreto, per evitare che persone malevole potessero usarlo per compiere malefici contro di lui. L'esorcista fa quindi di tutto per scoprire il nome degli esseri demoniaci, mentre questi, da parte loro, fanno di tutto per tenerlo nascosto. Cos, come si impiega ogni mezzo per stanare i demoni dalla tenebra nella quale si avvolgono per non essere riconosciuti, allo stesso modo si fanno incantesimi per riuscire a sapere il loro nome. Un'altra particolarit di tipo terminologico sottolinea e chiarisce ancora di pi l'importanza del nome e della parola nella magia indiana; il fatto che il verbo che traduciamo con "esorcizzare" lo stesso che significa anche "spiegare, fare un'etimologia": nirvacati. E` chiaro che se di un nome si conosce il vero significato, la persona o l'essere che lo portano divengono privi di ogni difesa e sono alla merc di colui che del loro nome si impossessato (cio lo ha pronunciato). Quando il mago dunque arriva a conoscere i nomi degli esseri da esorcizzare, se ne vanta proclamandoli. Ecco, per esempio, che, in un inno (VIII, 6) per salvaguardare le donne incinte, viene passata in rassegna tutta una serie di mostri orrendi e di esseri demoniaci che insidiano le future madri cercando di farle abortire; lo scopo di questa enumerazione nome per nome di esorcizzare questi demoni e permettere che la gravidanza giunga felicemente a termine. La serie lunghissima e i nomi fanno per lo pi riferimento a caratteristiche fisiche mostruose e raccapriccianti, che insistono spesso sulla deformit degli organi sessuali, simbolo di sterilit, o anche all'effetto malvagio che questi esseri intenderebbero provocare. Primo fra tutti viene evocato Durnaman, cio quello "Dal nome difficile da spiegare" poi Vatsapa "Quello che beve come un vitello", che quindi sottrae tutto il latte alla futura madre, Malimluca il "Ladro" (ovviamente di feti), Palijaka "Quello che disturba vAsresa "Quello che avvolge" Vavrivasas "Quello che abita nei vestiti, Rksagriva "Dal collo di orso", Tundika "Il fornito di grugno", Kravyad "Quello me mangia la carne cruda", Reriha "Quello che lecca", Kuksila il "Panciuto", Kukubha il "Gobbo", Karuma il "Lamentoso" , ed ancora vari altri demoni il cui nome si riferisce a strane abitudini come quella di danzare di sera intorno alle case, o di ragliare come asini belare come capre,
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o di tirare calci nelle natiche alle donne. L'aspetto con cui vengono descritti terrificante: hanno la bocca rossa di sangue, una gobba che supera in altezza il loro stesso corpo, corna nelle mani, le punte dei piedi di dietro e i calcagni rivolti in avanti, i testicoli grandi come vasi, il pelo irsuto, i capelli lunghi, e hanno inoltre due bocche, quattro occhi, e cinque piedi, e sono senza dita; strisciano aggrovigliandosi ed attorcigliandosi rie fuggono dal sole che con la sua luce li renderebbe riconoscibili. Contro tutti questi l'esorcista invoca Brahmanaspai, il Dio della parola perch li riconosca e, una volta svelato il loro nome, li annienti. La pronuncia e la spiegazione di tutti i singoli nomi uno per uno si unisce quindi con il procedimento dell'enumerazione che indicativo dell'esigenza di riuscire a contenere tutta la realt cogliendola in ogni suo aspetto particolare senza tralasciare alcun elemento. Rientrano, infine, ancora nella tipologia degli inni magici quelli recitati per i re, in particolare gli esorcismi contro i nemici e le benedizioni per accrescere la loro potenza: troviamo, tra questi, inni che si riferiscono alla consacrazione del sovrano che viene spruzzato con acqua santificata e fatto camminare su una pelle di tigre, simbolo di regalit. A riprova del fatto che gli inni atharvavedici erano stati brahmanizzati e quindi accolti nell'ambito dell'ufficialit, vi poi tutta una serie di formule, atte a proteggere la sovranit e le prerogative degli stessi brahmani. Attraverso il lancio di maledizioni tremende essi assicuravano alla loro casta immunit e privilegi, come il possesso indiscusso delle vacche che, attraverso il latte e il burro, costituivano la principale fonte di cibo e erano patrimonio delle famiglie pi ricche che dovevano darle ai sacerdoti come compenso per il compimento dei sacrifici. Tale prerogativa era stata fatta divenire da parte dei brahmani una legge naturale, per cui rovine e sciagure sarebbero capitate a coloro che per stoltezza l'avessero infranta dimostrandosi non generosi nel dare le vacche a coloro cui spettavano per diritto divino. Allo stesso modo sacre ed inviolabili erano le loro propriet, dal bestiame alle mogli: il profanarle provocava un'enorme serie di eventi catastrofici. Il testo dell'Atharvaveda ci stato conservato in due redazioni: una quello chiamata Saunakiya, che prende il nome dalla scuola Saunaka che l'ha tramandata; l pi conosciuta in Occidente e la meglio conservata; essa ci giunta, camere il Rgveda, provvista delle indicazioni degli accenti e corredata dalla versione padapatha; l'altra, la Paippalada dal nome di un mitico saggio Pippalada, detta anche Kasmiriana dal luogo del ritrovamento del primo manoscritto su corteggia di betulla, conservata in maniera pi lacunosa, senza la segnatura degli accenti e senza il padapatha; contiene un numero maggiore di strofe (circa 6.500) e presenta una diversa disposizione del testo. L'ordinamento meno sofisticato e pi rudimentale degli inni indicativo di una maggiore antichit rispetto alla Saunakiya e il testo che essa rappresenta spesso pi originale e pi autentico. SAVERIO SANI.

NOTA BIBLIOGRAFICA L'edizione principale dell'Atharvaveda Atharvaveda (Saunaka) with the Pada-patha and Sayanacarya's commentary, a cura di VISHVA BANDHU in collaborazione con BHIM DEV, VIDYANIDHI e MUNISHVAR DEV, Hoshyarpur 1960-1964, di cui ora esiste la traslitterazione in caratteri latini a cura di CH. ORLANDI, Gli inni dell'Atharvaveda (Saunaka), Giardini, Pisa 1991; un'altra edizione, Atharva-Veda-Samhita, a cura di R. ROTH e W.D. WHITNEY, Berlin 1855-1856
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(1924, rist. a Bonn 1966), presenta delle correzioni al testo che talora si sono seguite nella presente traduzione. Tra le traduzioni complete, la pi attendibile quella di W.D. WHITNEY, Atharva-Veda Samhita. Translated with a Critical and Exegetical Commentary, a cura di W.D. Whitney, revisione a cura di Ch. R. Lanman, Cambridge (Mass.) 1905 (rist. Delhi 1971); pi invecchiata invece quella di R.T.H. GRIFFITH, The Hymns of the Atharvaveda translated with a popular commentary, Benare 1895-1896 (rist. Benare 1916, 1968). Tra le traduzioni parziali possiamo citare: A. WEBER, Ertes Buch des Atharvaveda, in "Indische Studien" XIII (1873), pp. 129- 216; ID., Drittes Buch des Atharvaveda, in "Indische Studien" XVII (1855), pp. 177-314; ID., Viertes Buch des Atharvaveda, in "Indische STudien" XVIII (1898), pp. I153; ID., Funftes Buch des Atharvaveda, in "Indische Studien" XVIII (1898), pp. 154-288; J. GRILL, Hudert Lieder des Atharva-Veda, 2 voll., Stuttgart 1888 (rist. Wiesbaden 1971); V. Henry, Le livre VII et IX de l'Atharva-Veda, traduits et commentes, Paris 1894; ID., Les livres X, XI et XII de l'Atharva-Veda, traduits et comments, Paris 1896; M. BLOOMFIELD, Hymns of the Atharva-Veda (=Sacred Books of the East, vol. 42), Oxford 1897 (rist. Delhi 1967). Traduzioni in italiano: V. PAPESSO, Inni dell'Atharva-Veda, Bologna 1933, ripubblicato, con aggiornamenti bibliografici e l'aggiunta del testo a fronte, col titolo Atharvaveda. Il Veda delle formule magiche, a cura di P. ROSSI, Mimesis, Milano 1994; R. AMBROSINI, Magia e sapienza dell'India antica. Inni dell'Atharva-Veda, CLUEB, Bologna 1984; CH. ORLANDI e S. SANI (a cura di) Atharvaveda. Inni magici, UTET, Torino 1992. Opere di riferimento generale: A. BERGAIGNE, La religion vedique d'aprs les humnes du RigVeda, Paris 1878-1883 (rist. Paris 1963); M. BLOOMFIELD, The Atharva-Veda, Strassburg 1899; W. CALAND, Altindisches Zauberritual. Probe einer Ubersetzung der zichtigsten Theile des KausikaSutra, Amsterdam 1900 (rist. Wiesbaden 1967); V. HENRY, La magie dans l'Inde antique, Paris 1903; A.A. MACDONELL e A.B. Keith, Vedic Index of Names and Subjects, Oxford 1912 (rist. Delhi 1967); S. SCHAYER, Die Struktur der magischen Weltanschauung nach dem Atharva-Veda und den Brahmana-Texten, Munchen 1925; (rist. Delhi 1970); L. RENOU e J. FILLIOZAT, L'Inde classique. Manuel des etudes indiennes, Paris 1947-1949 (rist. Paris 1985); A. L. BASHAM, The Wonder that was India. A Survey of the culture of the Indian Sub-continent before the Coming of the Muslims, New York 1959; M. BUSSAGLI, Profili dell'India antica e moderna, Torino 1959; O. BOTTO, Letterature antiche dell'India, Padova 1969; A. SEPPILLI, Poesia e magia, Torino 1971; J. GONDA, Vedic Literature: (Sambitas and Brahmanas), Wiesbaden 1975; M. STUTLEY e J. STUTLEY, A Dictionary of Hinduism. Its Mythology, Folklore and Development 1500, London 1977 (trad. it. Dizionario dell'induismo, a cura di G. MILANETTI, Roma 1980); M. STUTLEY, Ancient Indian Magic ad Folklore. An Introduction, London 1980; V. PISANI, Le letterature in sanscrito, pali e pracrito, in V. PISANI e L.P. MISHRA, Le letterature dell'India, Milano 1993. Sulla storia, la cultura e la religione degli antichi indiani: H. ZIMMER, Altindisches Leben. Die cultur der vedischen Arier nach den samhitadargestellt, Berlin 1879; A.A. MACDONELL, Vedic Mythology, Strassburg 1898 (rist. Delhi 1974); N. J. SHENDE, The Religion and Philosophy of the Atharvaveda, Poona 1952 (rist. Poona 1985); J. GONDA, Die Religionem Indiens, I. Veda und alterer Hinduismusm Stuttgart 1960; A. T. EMBREE e F. WILHELM, Indien. Geschichte des Subkontinents von Induskultur bis wum der Beginn der englischen Herrschaft, Frankfurt 1967 (trad. it. India. Dalla civilt dell'Indo fino all'inizio del dominio inglese, a cura di M. Attardo Magrini, Milano 1968); J. VARENNE, Cosmogonies vdiques, Paris 1982; A. SORRENTINO, Pertinenze etnolinguistiche nell'India vedica. Annali del Dipartimento di Studi del Mondo Classico e del Mediterraneo Antico. Sezione Linguistica", VI (1984), PP. 15-38.
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Sulla medicina dell'Atharvaveda. A. F. HOERNLE, Studies in the Medicine of Ancient India, Oxford 1905; J. FILLIOZAT, Magie et mdicine, Paris 1943; E. BENVENISTE, La doctrine m dicale des Indo-Europens, in "Revue de l'histoire des religions" CXXX (1945), pp. 5-12; J. FILLIOZAT, Les sciences dans l'Inde antique, Paris 1955; T. BURROW, Sanskrit "jalasa", in W.B. Henning Memorial Volume, London 1970, pp. 89-97; J. FILLIOZAT, La doctrine classique de la mdicine indienne; ses origines et ses parallles grecques, Paris 1975; K. G. ZYSK, Religious Healing in the Veda, Philadelphia 1985. Per gli elementi stilistici si veda: J. GONDA, Stylistic studies over Atharva-Veda I-VII, Wegeningen 1938; ID., Stylistic repetition in the Veda, Amsterdam 1959; S. SANI, Tecnica enumeratoria e potere magico del nome negli incantesimi dell'Atharvaveda, in Studi vedici e medioindiani; Pisa 1981, pp. 101-138; ID., L'inno magico, in Atharvaveda. Inni magici, a cura di CH. ORLANDI e S. SANI, cit., pp. 23-47; Id., La terra e la nuvola in un incantesimo per la pioggia: a proposito di AV. VII, 19 (18), in "Studi e saggi linguistici" XXXII (1992), pp. 255- 270. Su singoli problemi: A. WEBER, Vesische Hochzeitspruche, in "Indische Studien" V (1862), pp. 177-266; S.K. LAL, Krtya, in "Purana" XVII (1975), PP. 52-62; R. LAZZERONI, Sscr. "urdhva-": per un'etimologia staticia, in "Studi e saggi linguistici" XV (1975), pp. 20-35; S. SANI, Proposta di interpretazione di sscr. "durnaman", in Studi vedici e medio-indiani, Pisa 1981, pp. 139- 152; T. GOUDRIAN, Vedic "krtya" and the Terminology of Magic, in Sanskrit and World Culture, Berlin 1986, pp. 450-456; S. SANI, Valore semantico e identificazione di funzioni: il verbo "hanti" nel "Rgveda" e nell'"Atharvaveda", in "Studi e saggi linguistici" XXX (1990), pp. 61-77; Id., "Madugha" ou la violence de la douceur, in "Bulletin d'Etudes Indiennes" VII-VIII (1989-1990), pp. 239-260.

NOTA AL TESTO La presente traduzione stata condotta sull'edizione Atharvaveda (Saunaka) with the Pada-patha and Sayanacarya's commentary, a cur adi VISHVA BANDHU in collaborazione con BHIM DEV, VIDYANDHI e MUNSHVAR DEV, Hoshyarpur 1960-1964. La scelta di testi qui presentata tratta dal volume Atharvaveda. Inni magici, a cura di C. ORLANDI e S. SANI, UTET, cit., cui si rimanda per tutti i riferimenti a inni non compresi in questo volume. Gli innni tradotti sono stati ordinati secondo un criterio antologico che li raggruppa in varie sezioni. L'Indice dei passi tradotti d comunque conto della sequenza originaria nella Raccolta. Per i nomi propri e per i termini sanscriti si far riferimento al Glossario. Nel testo e nelle note sono state utilizzate le seguenti abbreviazioni: AV. = Atharvaveda RV. = Rgveda Taitt. Br. = Taittirya Brahmana Kaus. Su = Kausika Sutra Mbh. = Mahabharata

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NOTE SULLA PRONUNCIA E LA TRASLITTERAZIONE DELLE PAROLE SANSCRITE

Le vocali a, i, u hanno pronuncia simile a quella italiana (tuttavia la a ha un suono pi vicino a quello della vocale della parola inglese but); quando sono segnate a, i, u sono "lunghe" e hanno perci una durata maggiore; e e o sono sempre lunghe in quanto originari dittonghi; r una volcale e si legge come nel nome sloveno di Trieste, Trst. Le consonanti non diacriticate hanno lo stesso valore che in intaliano tranne le seguenti: c = sempre palatale come nell'italiano pace anche davanti ad a, o e u: (es. candra "luna" si legge ciandra); j = indica sempre la palatale sonora dell'italiano gelo (es. jata "nato" si legge giata); g = invece sempre velare anche davanti a i ed e (es. giri "montagna" si legge ghiri); s = sempre sorda come l's iniziale italiana anche quando tra vocali; h = indica un'aspirazione sia da sola (es. maha - "grande") che dopo altre consonanti (es. yatha "come"). Inoltre il gruppo -gn non va letto come nell'italiano agnello, ma comenel tedesco regnen. Consonanti diacriticate: n = si pronuncia come la -n- di italiano angolo; t, d = si pronunciano come la t e la d dell'inglese (es. table, door) o del siciliano beddu; n = si pronuncia come la n italiana, ma con la lingua rivolta verso il palato; s, S = si pronunciano come sc- di italiano scena; L'accento normalmente sulla penultima sillaba se questa contiene una vocale lunga o una vocale davanti a pi di una consonante, altrimenti sulla terz'ultima. Le parole composte si accentano sull'ultimo membro del composto.

ATHARVAVEDA Inni magici

LA POTENZA MAGICA DELLA PAROLA

Questa prima breve sezione contiene carmi che celebrano la sacra sapienza dei brahmani, tramandata di generazione in generazione all'interno delle famiglie dei veggenti, simboleggiata dalla parola che con il suo potere magico in grado di portare a buon fine ogni esorcismo e di promuovere qualunque azione tanto benefica quanto malefica.
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Il possesso e il mantenimento di questa sacra sapienza era motivo di vanto per chi sapeva e poteva servirsene, in quanto poteva ricavarne fortuna e ricchezza ed ogni sorta di vantaggi per s e per gli altri. Chi possedeva il potere mentale derivato dalla conoscenza della parola poteva dichiarare di aver generato cielo e terra e tutto quanto il mondo e poteva permettersi di affermare ci che vero come ci che non vero; lui solo era in grado di ottenere lunga vita tra gli dei. Il potere magico della parola era dunque un bene molto grande: come per tutti gli altri beni se ne implorava allora la concessione da parte degli dei; ma si temeva anche di perderlo: in questo caso si recitavano allora delle formule che permettessero di recuperarlo.

PER OTTENERE LA CONOSCENZA SACRA Quest'inno, che apre l'intera raccolta dell'Atharvaveda, solitamente citato dalla tradizione indiana col nome di "primo" (purva) ed impiegato nella cerimonia per la "produzione della sapienza" (medhajanana).

(I, I) 1 Dei tre volte sette che vanno attorno, portatori di tutte le forme , il Signore della parola della mi conceda oggi i poteri e le manifestazioni. 2 Torna, o Signore della parola, con la tua mente divina. Fai restare in me e sia in me, proprio in me la sapienza divina . 3 Ecco proprio qui agganciala a me come gli estremi dell'arco con la corda. Che il Signore della parola mi dia i suoi doni. Sia proprio in me la sapienza divina. 4 Abbiamo invocato il Signore della parola; che il Signore della parola invochi ora noi. Uniamoci alla sapienza divina. Possa io non essere privato della sapienza divina!

LA POTENZA DELL'ESORCISTA E` il vanto di chi conosce e sa applicare il potere magico della parola sacra.

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(VI, 61) 1 Che le acque mi portino ci che dolce; il sole me l'ha portato per darmi la luce. Che gli dei e tutti quelli che sono nati dalla penitenza e il Dio Savitr mi concedano ampio spazio. 2 Io ho creato in tutta la loro estensione la terra e il cielo; io ho generato le sette stagioni tutte insieme. Io con la mia parola rendo vero quello che non vero; io mi rivolgo alla divina parola e alle genti. 3 Io ho generato la terra e il cielo, io ho generato le stagioni e i sette fiumi. Io con la mia parola rendo vero quello che non vero, io che ho goduto di Agni e Soma come compagni.

PER AVERE POTERE MENTALE (VI, 108) 1 Tu, o potere mentale, vieni per primo a noi con le vacche e i cavalli, tu con i raggi del sole: tu sei per noi degno di sacrificio. 2 Io invoco, per avere l'aiuto degli dei, per primo il potere mentale che si ottiene con la formula, provocato con la formula, celebrato dagli rsi, assimilato dagli studenti dei veda. 3 Quel potere mentale che conoscono gli Rbhu, quel potere mentale che gli Asura conoscono, quello splendido potere mentale che gli rsi conoscono, facciamolo entrare in me. 4 Con quel potere mentale che gli rsi creatori, provvisti di potere mentale conoscono, con questo potere mentale tu ora, o Agni, rendimi pieno di potere mentale. 5 Facciamo entrare in me con la formula il potere mentale alla sera, il potere mentale alla mattina, il potere mentale verso la met del giorno, con i raggi del sole.
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PER RECUPERARE IL MAGICO POTERE DELLA PAROLA (VII, 68 [66 ] 1 Se andato a finire nell'atmosfera, se andato nel vento, se andato tra gli alberi o se andato tra i cespugli: che questo potere della parola, che gli animali hanno udito mentre veniva pronunciato, ritorni da noi.

LA POTENZA DEL BRAHMANO Esaltazione della potenza del brahmano che, grazie alla sua conoscenza, il solo in grado di ottenere espiazione o favori. E` usato come incantesimo per ottenere ogni sorta di benefici. (VII, 108 [103]) Quale ksatriya desiderando benessere ci risollever da questa biasimevole calunnia? O chi desideroso di sacrificio, o chi che desideroso di elargizioni, chi ottiene lunga vita fra gli dei?

MALEDIZIONI

In questa sezione sono stati raccolti quegli incantesimi di magia nera che hanno come fine di procurare il male a quelli che negli inni sono pi volte definiti "coloro che ci odiano e che noi odiamo". Si tratta degli avversari, nei nemici personali, dei rivali in vari campi - soprattutto in amore - di cui si desidera la morte e la distruzione per difendersi dalla loro volont di cuocere. Per raggiungere i propri scopi ci si rivolge per aiuto a divinit per altro benevole come Indra che viene invocato perch frantumi e distrugga i nemici con il suo vajra, Agni perch li bruci con la sua vampa o le acque perch concedano indifferenziata e vigore. Altre volte sono invocate invece entit demoniache come Nirrti e Grahi oppure si ricorre ad amuleti costruiti con l'erba darbha che molto efficace nella lotta contro i rivali. I mali che si augurano a "chi ci odia" sono i pi svariati: si va dalla frantumazione della testa alla castrazione; dallo sprofondamento negli abissi pi profondi all'allontanamento per le strade pi lontane; ma l'augurio pi frequente che si rivolge al nemico la morte, provocata nelle forme e con i mezzi pi disparati. Anche i brahmani ricorrono alla magia nera per difendere i privilegi di cui sono detentori; gravissime maledizioni sono infatti lanciate verso coloro che intendano ledere le loro prerogative. Gli inni X,5 , XVI,6, XVI,7 e XVI,8 sono stati messi all'inizio della sezione perch forniscono
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esempi di maledizioni pi generiche, valide per qualunque tipo di rivale e perch contengono, si pu dire, un campionario di tutti i mali che si possono augurare. Il gruppo di inni che seguono costituiscono come casi particolari di maledizioni che colpiscono il nemico ora in un modo, ora in un altro. Seguono poi gli inni tesi a salvaguardare i privilegi dei brahmani ed infine due inni che, per la loro forma composita, sono stati sistemati alla fine di questa sezione.

MALEDIZIONI TREMENDE Gli inni, X, 5, XVI, 6, XVI, 7 e XVI, 8 sono tremende maledizioni contro rivali, nemici e tutti coloro che abbiano intenzioni malvagie. La volont di colpire la persona odiata si manifesta in lunghe serie di attacchi che hanno per fine sia il danno fisico (castrazione, malattie, morte), sia l'impedimento del nemico nella realizzazione delle proprie intenzioni. L'esclusione dagli elementi naturali come terra, acqua, atmosfera, cielo, spazio o dalle manifestazioni essenziali della vita pubblica e privata come i sacrifici o la recitazione dei versi formulari o, infine, dalle funzioni vitali come il respirare e il mangiare il mezzo con cui con estrema precisione analitica ci si augura la morte dell'avversario. L'inno XVI, 8 costituito dalla ripetizione ossessiva per ben 27 volte della stessa formula di maledizione in cui varia di volta in volta soltanto l'entit a cui si chiede di provocare la morte della persona odiata. (X, 5) 1 Voi siete la forza di Indra; voi siete il potere di Indra; voi siete l'energia di Indra; voi siete la potenza virile di Indra; voi siete l'eroismo di Indra; io vi unisco con le unioni della formula per unione vittoriosa. 2 Voi siete la forza di Indra; voi siete il potere di Indra; vi siete l'energia di Indra; voi siete la potenza virile di Indra; voi siete l'eroismo di Indra: io vi unisco con le unioni del potere per un'unione vittoriosa. 3 Voi siete la forza di Indra; voi siete il potere di Indra; voi siete l'energia di Indra; voi siete la potenza virile di Indra; voi siete l'eroismo di Indra: io vi unisco con le unioni di Indra per un'unione vittoriosa. 4 Voi siete la forza di Indra; voi siete il potere di Indra; voi siete l'energia di Indra; voi siete la
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potenza virile di Indra; voi siete l'esorcismo di Indra: io vi unisco con le unioni di Soma per un'unione vittoriosa. 5 Voi siete la forza di Indra; voi siete il potere di Indra; voi siete l'energia di Indra; voi siete la potenza virile di Indra; voi siete l'eroismo di Indra; io vi unisco con le unioni delle acque per un'unione vittoriosa. 6 Voi siete la forza di Indra; voi siete il potere di Indra; voi siete l'energia di Indra; voi siete la potenza virile di Indra; poi siete l'eroismo di Indra: che tutti gli esseri siano a mia disposizione per un'unione vittoriosa. Voi siete unite a me, o acque. 7 Voi siete la parte di Agni, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 8 Voi siete la parte di Indra, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 9 Voi siete la parte di Soma, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 10 Voi siete la parte di Varuna, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 11 Voi siete la parte di Mitra e Varuna, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 12 Voi siete la parte di Yama, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 13
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Voi siete la parte dei Padri, l'essenza italiane acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 14 Voi siete la parte del Dio Saviatr, l'essenza delle acque, o Acque celesti. Ponete in noi vigore vitale. Per mezzo della funzione di Prajapati io vi depongo per questo mondo. 15 Quella che di voi, o Acque, la parte delle acque all'interno delle acque relativa alla formula sacrificale, che serve per l'oblazione io ora la faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi la facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa formula, con questo atto, con questa arma. 16 Quello che di voi, o Acque, il flusso delle acque all'interno delle acque relativo alla formula sacrificale, che serve per l'oblazione io ora lo faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi lo facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa formula, con questo atto, con questa arma. 17 Quello che di voi, o Acque, il vitello delle acque all'interno delle acque relativo alla formula sacrificale, che serve per l'oblazione io ora lo faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi lo facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa formula, con questo atto, con questa arma. 18 Quello che di voi, o Acque, il toro delle acque all'interno delle acque relativo alla formula sacrificale, che serve per l'oblazione io ora lo faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi lo facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa formula, con questo atto, con questa arma. 19 Quello che di voi, o Acque, l'embrione d'oro delle acque all'interno delle acque relativo alla formula sacrificale, che serve per l'oblazione io ora lo faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi lo facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa formula, con questo atto, con questa arma. 20 Quella che di voi, o Acque, la divina e variopinta pietra delle acque all'interno delle acque
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relativa alla formula sacrificale, che serve per l'oblazione io ora la faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi la facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa formula, con questo atto, con questa arma. 21 Quelli che di voi, o Acque, sono i fuochi delle acque all'interno delle acque relativi alla formula sacrificale, che servono per l'oblazione io ora li faccio scorrere: possa non lavarmici. Noi li facciamo passare su colui che ci odia e che noi odiamo: possa io ucciderlo, possa io abbatterlo con questa con questo atto, con questa arma. 22 Qualunque cosa di falso noi abbiamo detto da tre anni a questa parte, che le acque mi proteggano da ogni pericolo e dall'angoscia. 23 Io vi spingo verso l'oceano, andate nella vostra sede, senza subire danni per interi anni. Che niente ci danneggi in nessun caso. 24 Le acque non sono contaminate: portino via da noi la contaminazione, via da noi il peccato, via da noi il pericolo, esse dal bell'aspetto; portino via da noi il cattivo sogno, via da noi l'impurit. 25 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dalla terra, con l'energia di Agni. Io vado dietro alla terra. Dalla partecipazione della terra escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 26 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dall'atmosfera, con l'energia di Vayu. Io vado dietro all'atmosfera. Dalla partecipazione dell'atmosfera escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 27 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dal cielo, con l'energia del Sole. Io vado dietro al cielo. Dalla partecipazione del cielo escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 28

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Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dai punti cardinali, con l'energia della mente. Io vado dietro ai punti cardinali. Dalla partecipazione dei punti cardinali escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 29 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dallo spazio, con l'energia del vento. Io vado dietro allo spazio. Dalla partecipazione dello spazio escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 30 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dai versi, con l'energia dei canti. Io vado dietro ai versi. Dalla partecipazione dei versi escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 31 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide rii vali, suscitato dal sacrificio, con l'energia della formula. Io vado dietro al sacrificio. Dalla partecipazione del sacrificio escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo per possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 32 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dalle erbe, con l'energia di Soma. Io vado dietro alle erbe. Dalla partecipazione delle erbe escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 33 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dalle acque con l'energia di Varuna. Io vado dietro alle acque. Dalla partecipazione delle acque escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 34 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dall'aratura, con l'energia del cibo. Io vado dietro all'aratura. Dalla partecipazione dell'aratura escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 35 Tu sei il passo di Visnu, sei quello che uccide i rivali, suscitato dal soffio vitale, con l'energia dell'uomo. Io vado dietro al soffio vitale. Dalla partecipazione del soffio vitale escludiamo colui che ci odia e che noi odiamo. Possa egli non vivere, lo abbandoni il soffio vitale. 36
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Noi possediamo ci che abbiamo conquistato, noi possediamo ci che venuto alla luce. Io ho sconfitto tutti i malvagi che combattono contro di noi. Di "X", discendente di "Y", figlio di madre "Z"1 ora il vigore e l'energia vitale avvolgo, ora in respiro e la vita: lo faccio cadere all'ingi. 37 Io seguo il corso del sole, il suo corso verso destra. Me questa direzione mi procuri ricchezza, mi procuri un vigore vitale da brahmano. 38 Io mi volgo verso i punti cardinali pieni di luce. Che essi mi procurino ricchezza, mi procurino un vigore vitale da brahmano. 39 Io mi volgo verso i sette rsi. Che essi mi procurino ricchezza, mi procurino un vigore vitale da brahmano. 40 Io mi volgo verso la formula. Che essa mi procuri ricchezza, mi procuri un vigore vitale da brahmano. 41 Io mi volgo verso i brahmani. Che essi mi procurino ricchezza, mi procurino un vigore vitale da brahmano. 42 Quello a cui diamo la caccia possiamo abbatterlo con armi di morte. Noi lo abbiamo fatto cadere nella bocca spalancata di Agni che sta pi in alto. 43 La freccia lo ha colpito con le zanne di Vaisvanara. Che lo divori questa offerta e il potentissimo divino combustibile. 44 Tu sei il legame del re Varuna. Lega allora "X", discendente di "Y", figlio di madre "Z" nel cibo e nel respiro.

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Di quel tuo cibo, o Signore dell'atmosfera, che sta sulla terra, concedine a noi, o Signore dell'atmosfera, o o Prajapati. 46 Io ho reso onore alle acque celesti: con il loro liquido ci siamo bagnati. Io son venuto, o Agni, ricco di latte: forniscimi ora di vigore vitale. 47 Forniscimi, o Agni, di vigore vitale, di prole e da vita. Possano gli dei conoscermi in questo modo; possa Indra conoscermi insieme con gli rsi. 48 Con quelle maledizioni, o Agni, che oggi i due2 potrebbero lanciare in coppia, con quelle aspre parole che chi maledice pronuncia, con quella freccia che nata dalla furia della mente perfora gli stregoni nel cuore. 49 Frantuma e caccia via con il calore, o Agni, gli stregoni; frantuma e caccia via con la fiamma il demone; frantuma e caccia via gli adoratori dei falsi dei, frantuma e caccia via quei fuochi molto brillanti che si cibano di vite. 50 Io che so lancio il vajra delle acque dalle quattro punte per spezzare la testa a quest'uomo; spezzi tutte le sue membra. Che gli dei me lo consentano.

(XVI, 6)

Oggi siamo risultati vincitori, oggi abbiamo vinto, oggi siamo divenuti senza colpa. 2 O aurora, svanisca quel cattivo sogno di cui abbiamo avuto paura. 3 Portalo lontano a colui che ci odia, portalo lontano a colui che ci maledice.
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4 Lo facciamo andare da colui che odiamo e che ci odia. 5 La divina aurora in accordo con la formula; la divina formula in accordo con l'aurora. 6 Il signore dell'aurora in accordo col signore della formula; il signore della formula in accordo col signore dell'aurora. 7 Essi portino lontano da qui verso "X" gli araya, i durnaman, le sadanva, 8 le kumbhika, le dusika, i piyaka3, 9 il brutto sogno in stato di veglia, il brutto sogno durante il sonno, 10 i desideri che non si avverano, i desideri di povert, i legami dell'odio da cui non ci si pu liberare: 11 tutto ci verso "X", o Agni, gli dei portino lontano da qui, affinch questi sia un castrato, uno che vacilla, un incapace.

(XVI, 7) 1 Con questo4 lo perforo, con uno strumento di disgrazia lo perforo, con un mezzo di annientamento lo perforo, con la sfortuna lo perforo, per mezzo di Grahi lo perforo, con la tenebra lo perforo. 2

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Lo faccio comparire al mio cospetto con i terribili e crudeli ordini degli dei. 3 Lo pongo tra le due zanne di Vasivanara. 4 Cos, non cos possa essa inghiottirlo. 5 Quello che ci odia sia in odio a se stesso; quello che noi odiamo sia in odio a se stesso. 6 Escludiamo colui che ci odia dalla partecipazione del cielo, della terra, dell'atmosfera . 7 O tu dai buoni cammini, o tu provvisto di vista , 8 io caccio via questo cattivo sogno su "X", discendente di "Y", figlio della madre "Z". 9 Da ci che ho intrapreso in ogni occasione, da ci che ho intrapreso di sera, da ci che ho intrapreso sul far della notte, 10 da ci che ho intrapreso da sveglio, da ci che ho intrapreso da addormentato, da ci che ho intrapreso di giorno, da ci che ho intrapreso di notte, 11 da ci che di giorno in giorno intraprendo, da tutto questo io elimino costui. 12 Abbattilo, divertitici, spezzagli le costole . 13 Che egli non viva, che lo spirito vitale lo abbandoni.
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(XVI, 8) 1 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale, noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame, noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di Grahi. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo, ora lo faccio cadere all'ingi. 2 5. 1 Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi proviamo "X": quell'" X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di Nirrti. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi . 3 6. 1 Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini. 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dell'annientamento. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 4 7. 1 Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale, noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X".
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3. Egli non sia liberato dal laccio del dissolvimento. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 5 8. 1 Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio della sventura. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 6 9. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale, noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli, noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio delle sorelle degli dei. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 7 10.1 Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di Brhaspati. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo; ora lo faccio cadere all'ingi. 8 11. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di Prajapati. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi.
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9 12. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio degli rsi. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 10 13. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'" X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dei discendenti degli rsi. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 11 14. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio degli Angiras. 4 . Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 12 15. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dei discendenti dei degli Angiras. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 13 16. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi
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possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio degli Atharvan. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 14 17. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dei discendenti degli Atharvan. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 15 18. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'" X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio degli alberi signori della foresta. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 16 19. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di quelli che derivano dagli i signori della foresta. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 17 20.1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini:
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2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'" x" discendente di "Y", figlio di madre" z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio delle stagioni. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 18 21. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'" X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dei periodi formati dalle stagioni. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 19 22. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che e "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dei mesi. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 20 23. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'" X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio dei mezzi mesi. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 21 25. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio delle due parti in cui diviso il giorno.
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4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 23 26. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio del Cielo e della terra. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 24 27. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio, noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di Indra e Agni. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 25 28. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci e venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio di Mitra e Varuna. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi. 26 29. 1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'"X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 3. Egli non sia liberato dal laccio del re 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi.

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27 30.1. Noi possediamo ci che abbiamo conquistato; noi possediamo ci che venuto alla luce; noi possediamo l'ordine; noi possediamo l'energia vitale; noi possediamo la formula; noi possediamo il sole; noi possediamo il sacrificio; noi possediamo il bestiame; noi possediamo i figli; noi possediamo gli uomini: 31. 2. del possesso di tutto ci noi priviamo "X": quell'" X" discendente di "Y", figlio di madre "Z" che "X". 32. 3. Egli non sia liberato dal legame e dal laccio della morte. 33. 4. Di lui il vigore e l'energia vitale, il respiro e la vita ora avvolgo: ora lo faccio cadere all'ingi .

MALEDIZIONE CONTRO UNA FANCIULLA Terribile maledizione contro una fanciulla da parte, forse, di una rivale in amore che le augura s di sposarsi, ma con il Dio dei morti. (I, 14) 1 Io ho preso la fortuna e la bellezza di lei come una ghirlanda da un albero. Come una montagna dalla larga base, risieda tra i Padri per lungo tempo. 2 Questa ragazza, o re Yama, sia inviata a te come sposa. Essa sia legata nella casa della madre, del fratello e del padre. 3 Costei sia la tua padrona di casa, o re, noi te la affidiamo. Costei stia per lungo tempo con i Padri finch non le si stacchi la testa. 4 Con la formula di Asita, di Ksyapa e di Gaya, io chiudo la tua fortuna come le altre sorelle chiudono la dispensa. CONTRO CHI DANNEGGIA UN INCANTESIMO Il nemico contro cui lanciata questa tremenda maledizione qualcuno che si macchia di una colpa ben precisa: danneggiare l'incantesimo di un altro perch questo non possa portare gli effetti sperati da chi lo compie.

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(II, 12) 1 Il cielo e la terra, l'ampia atmosfera, la signora del campo, il meraviglioso che procede per ampi passi e l'ampia atmosfera protetta dal vento possano essi infiammarsi se io mi infiammo (di furia). 2 Questo ascoltate, o dei che siete degni di sacrificio! Bharadvaja canta inni per me. Costui che danneggia il nostro intento, legato in ceppi, sia perseguitato dalla disgrazia. 3 O Indra bevitore di Soma, ascolta questa mia preghiera, quando io ti invoco con il cuore ardente. Io spezzo colui che danneggia il nostro intento come si spezza un albero con l'ascia. 4 Con i duecentoquaranta cantori di saman, con gli Aditya, i Vasu e gli Angiras il merito che i Padri si sono conquistati col sacrificio ci aiuti: io prendo quello con la divina fiamma . 5 O cielo e Terra, abbiate cura di me. O dei tutti, prendetemi sotto la vostra custodia. O Angiras, o Padri, degni di soma, vada in malora colui che fa cose odiose. 6 O Marut, che le trame di colui che ci disprezza o colui che denigrer la nostra formula mentre viene recitata si risolvano in altrettante fiamme per lui. Il cielo incenerisca colui che odia la nostra formula. 7 Io spezzo con la formula i tuoi sette respiri e i tuoi otto midolli. Tu te ne andrai alla sede di Yama, preparato come un'offerta preannunciata da Agni. 8 Io pongo il tuo passo sul fuoco acceso: il fuoco penetri nel tuo corpo e la tua voce svanisca in un soffio.

CONTRO I NEMICI

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Brevi e concise invocazioni d'aiuto contro un nemico. Questo gruppo di cinque inni, tutti uguali nella struttura caratterizzato dalla formularit e dall'insistenza nella ripetizione del fine perseguito. (II, 19) 1 O Agni, con il calore che tuo brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 2 O Agni, con la fiamma che tua brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 3 O Agni, con lo splendore che tuo splendi contro chi ci odia e che noi odiamo. 4 O Agni, con l'ardore che tuo ardi contro chi ci odia e che noi odiamo. 5 O Agni, con il vigore che tuo rendi senza vigore chi ci odia e che noi odiamo.

(II, 20) 1 O Vayu, con il calore che tuo brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 2 O Vayu, con la fiamma che tua brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 3 O Vayu, con lo splendore che tuo splendi contro chi ci odia e che noi odiamo. 4 O Vayu, con l'ardore che tuo ardi contro chi ci odia e che noi odiamo. 5

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O Vayu, con il vigore che tuo rendi senza vigore chi ci odia e che noi odiamo.

(II, 21) 1 O Sole, con il calore che tuo brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 2 O Sole, con la fiamma che tua brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 3 O Sole, con lo splendore che tuo splendi contro chi ci odia e che noi odiamo. 4 O Sole, con l'ardore che tuo ardi contro chi ci odia e che noi odiamo. 5 O Sole, con il vigore che tuo rendi senza vigore chi ci odia e che noi odiamo.

(II, 22) 1 O Luna, con il calore che tuo brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 2 O Luna, con la fiamma che tua brucia contro chi ci odia e che noi odiamo. 3 O Luna, con lo splendore che tuo splendi contro chi ci odia e che noi odiamo. 4 O Luna, con l'ardore che tuo ardi contro chi ci odia e che noi odiamo. 5 O Luna, con il vigore che tuo rendi senza vigore chi ci odia e che noi odiamo.
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(II, 23) 1 O Acque, con il calore che vostro bruciate contro chi ci odia e che noi odiamo. 2 O Acque, con la fiamma che vostra bruciate contro chi ci odia e che noi odiamo. 3 O Acque, con lo splendore che vostro splendete contro chi ci odia e che noi odiamo. 4 O Acque, con l'ardore che vostro ardete contro chi ci odia e che noi odiamo. 5 O Acque, con il vigore che vostro rendete senza vigore chi ci odia e che noi odiamo. CONTRO I NEMICI Altro inno caratterizzato dalla formularit: tutte le stanze che elencano ciascuna un punto cardinale, una divinit, un serpente e un elemento naturale, sono concluse dallo stesso ritornello. (III, 27) 1 L'est, Agni signore, il serpente nero protettore, gli Aditya, le frecce: omaggio a questi, omaggio ai signori, omaggio ai protettori, omaggio alle frecce, omaggio a loro sia. Colui che ci odia e che noi odiamo, noi lo poniamo fra le vostre fauci. 2 Il sud, Indra signore, il serpente a strisce incrociate protettore, i Padri, le frecce: omaggio a questi, omaggio ai signori, omaggio ai protettoli, omaggio alle frecce, omaggio a loro sia. Colui che ci odia e che noi odiamo, noi lo poniamo fra le vostre fauci. 3 L'ovest, Varuna signore, la vipera protettrice, il cibo, le frecce: omaggio a questi, omaggio ai
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signori, omaggio ai protettori, omaggio alle frecce, omaggio a loro sia. Colui che ci odia e che noi odiamo, noi lo poniamo fra le vostre fauci. 4 Il nord, Soma signore, il serpente dalle molte spire protettore, il fulmine, le frecce: omaggio a questi, omaggio ai signori, omaggio ai protettori, omaggio alle frecce, omaggio a loro sia. Colui che ci odia e che noi odiamo, noi lo poniamo fra le vostre fauci. 5 Il punto fisso, Visnu signore, il serpente dal collo variegato protettore, le piante, le frecce: omaggio a questi, omaggio ai signori, omaggio ai protettori, omaggio alle frecce, omaggio a loro sia. Colui che ci odia e che noi odiamo, noi lo poniamo fra le vostre fauci. 6 Il polo superiore, Brhaspati signore, il serpente bianco protettore, la pioggia, le frecce: omaggio a questi, omaggio ai signori, omaggio ai protettori, omaggio alle frecce, omaggio a loro sia. Colui che ci odia e che noi odiamo, noi lo poniamo fra le vostre fauci.

CONTRO I NEMICI Preghiera di aiuto a Brahmanaspati e Soma contro le insidie dei malvagi.

(VI, 6) 1 Ogni empio che ci ingiuria, o Brahmanaspati, possa tu assoggettarlo a me che sacrifico e spremo il soma. 2 Qualunque malvagio, o Soma, ha cattive intenzione verso di noi che siamo buoni, colpiscilo sulla bocca con il vajra: costui, stritolato, se ne vada. 3 Chiunque, o Soma, intenda danneggiarci, sia egli uno dei nostri, sia egli uno straniero, possa tu sovrastare la sua forza come la terra il cielo.

PER OTTENERE SUPREMAZIA SUI RIVALI

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Soma che il re delle erbe invocato qui perch dia superiorit sui nemici. (VI, 15) 1 Tu sei la pi alta tra le erbe; gli alberi sono a te soggetti: sia soggetto a noi colui che ci tratta da nemici. 2 A coloro che ci trattano da nemici, sia che abbiano legami con noi, sia che non li abbiano, possa io essere superiore come questa pianta lo tra gli alberi. 3 Soma divenuto la pi alta tra le oblazioni come lo era tra le erbe. Possa io essere il pi alto come la talasa lo tra gli alberi.

CONTRO I NEMICI Preghiera a Agni, il Dio del fuoco, perch conceda aiuto contro i nemici. Anche questo inno ha struttura formulare. (VI, 34) 1 Rivolgi una preghiera ma Agni, al toro delle genti: possa egli farci superare coloro che ci odiano. 2 Agni che brucia i demoni con l'acuta fiamma possa egli farci superare coloro che ci odiano. 3 Colui che brilla da una lontana lontananza al di l del deserto possa egli farci superare coloro che ci odiano. 4 Colui che guarda tutti gli esseri e li comprende tutti col suo sguardo possa egli farci superare coloro che ci odiano. 5

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Agni che nato splendente al limite opposto di questo spazio possa egli farci superare coloro che ci odiano.

MALEDIZIONE CONTRO UN UOMO

E` la maledizione di un rivale invidioso o di un amante gelosa contro un uomo che forse ha proprio successo con le donne. (V, 16) 1 Se tu sei maschio da una sola donna, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 2 Se tu sei maschio da due donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 3 Se tu sei maschio da tre donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 4 Se tu sei maschio da quattro donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 5 Se tu sei maschio da cinque donne, vattene via; tu sei senza vigore sessuale! 6 Se tu sei maschio da sei donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 7 Se tu sei maschio da sette donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 8 Se tu sei maschio da otto donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 9

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Se tu sei maschio da nove donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 10 Se tu sei maschio da dieci donne, vattene via: tu sei senza vigore sessuale! 11 Se tu sei da undici donne, allora tu sei privo di linfa!

CONTRO LE DONNE CHE MALEDICONO UN UOMO

Quest'incantesimo sembra fornire un antidoto alla maledizione precedente: contrariamente a quello che le molte donne gli augurano quest'uomo chiede a un'erba - probabilmente l'erba madugha l'arma della dolcezza per sedurre ancora. (V, 15) 1 Undici sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 2 Ventidue sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza. 3 Trentatre sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 4 Quarantaquattro sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 5 Cinquantacinque sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 6 Sessantesei sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente
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all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 7 Settantasette sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 8 Ottantotto sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza!

9 Novantanove sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 10 Centodieci sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza! 11 Mille e cento sono, o erba, quelle che mi maledicono: o nata dall'ordine cosmico, appartenente all'ordine cosmico, tu che sei dolce, procurami dolcezza!

PER RESPINGERE UNA RIVALE

La maledizione rivolta ad un rivale che si vuole allontanare il pi possibile. L'idea dell'allontanamento ripetuta insistentemente in tutte e tre le stanze. (VI, 75) 1 Io allontano dalla casa quel rivale che ci contrasta. Indra, grazie all'oblazione che elimina tutti gli impedimenti, ha fatto a pezzi costui. 2 Possa Indra, l'uccisore di Vrtra, respingere costui nella pi lontana delle distanze da dove non
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possa pi tornare per una serie ininterrotta di anni. 3 Vada oltre le tre distanze , vada oltre i cinque popoli , vada al di l dei tre spazi brillanti, da dove non possa pi ritornare per una serie ininterrotta di anni fino a che il sole rimarr in cielo.

PER NUOCERE A QUALCUNO Per nuocere al rivale si ricorre questa volta addirittura all'arma di Indra.

(VI, 134) 1 Che questo vajra sia soddisfatto dell'ordine, abbatta il regno e distrugga la vista di costui; ne spezzi il collo, ne spezzi la nuca come il Signore della forza ha spezzato quello di Vrtra. 2 Stia nascosto nel pi profondo, non spunti fuori dalla terra a danno di quelli che stanno di sopra: giaccia egli abbattuto dal vajra. 3 Quello che ci reca danno quello che ci reca danno abbattilo. O vajra, a colui che ci reca danno f volar via la sommit del capo, trascinandotela dietro.

PER NUOCERE A QUALCUNO Contro un nemico facendo appello all'efficacia di un buon nutrimento.

(VI, 135) 1 Quando io mangio, mi procuro forza: cos afferro il vajra facendo a pezzi le spalle di costui come ha fatto il Signore della forza con quelle di Vrtra.

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Quando o io bevo, ingoio come il mare inghiottitore. Ingoia il respiro di costui: noi lo ingoiamo. 3 Quando divoro, divoro come il mare divoratore. Divora il respiro di costui: noi lo divoriamo.

CONTRO I RIVALI La proclamazione di potenza di chi recita questa formula una minaccia contro i malvagi desiderosi di nuocere. (VII, 14 [13 ]) 1 Come il sole sorgendo porta via lo splendore alle stelle, cos io porto via il vigore vitale alle donne ed agli uomini che ci odiano. 2 Per quanti voi siate tra i miei rivali che mi state a guardare quando arrivo, come il sole sorsendo porta via (il sonno) a coloro che sono addormentati, io porto via il vigore vitale alle donne ed agli uomini che ci odiano.

PER NUOCERE AI RIVALI Maledizione contro ogni tipo di rivale: anche contro quelli non nati! Si noti il ricorso alla coppia antonimica, uno degli elementi costituitivi delle formule magiche.

(VII, 35 [34 ]) 1 O Agni Jatavedas, caccia via i miei rivali che sono nati, caccia indietro quelli che non sono nati. Sotto i piedi poni coloro che desiderano combattere contro di noi. Possiamo noi essere senza peccato per te, per non essere legati.

PER DANNEGGIARE IL SACRIFICIO DI UN NEMICO In quest'inno si vuol colpire l'avversario anche nel compimento del sacrificio per impedirgli di ricavarne un buon esito t'interessanti sono le stanze ed i, in cui si fa esplicito riferimento alla tecnica magica del "legare" tipica delle tabellae defixionum del mondo greco e romano.
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(VII, 73 [70] ) 1 Tutto ci che quello l offre con il pensiero e tutto ci che offre con la voce, con i sacrifici, con l'oblazione, con la formula sacra, tutto questo lo distrugga Nirrti in accordo con la Morte: distrugga l'offerta di quest'uomo prima che sia presentata. 2 Gli stregoni, Nirrti ed anche i demoni distruggano la corretta presentazione della sua offerta, sovvertendo l'ordine stabilito. Gli dei, spinti da Indra, gli mandino in malora il burro sacrificale: non abbia successo ci che quell'uomo offre. 3 Che due regali avvoltoi, volando insieme veloci, distruggano il burro sacrificale del nemico, chiunque sia quello che vuole nuocerci. 4 Rivolte indietro sono entrambe le tue braccia. Io lego la tua bocca. Con questa furia del Dio Agni io ho distrutto la tua oblazione. 5 Io lego le tue braccia, io lego la tua bocca. Con questa furia del Dio Agni io ho distrutto la tua oblazione.

CONTRO I NEMICI In quest'inno si ricorre all'aiuto del Dio del fuoco, Agni Jatavedas, per difendersi da ogni tipo di nemico che intende recar danno nei vari momenti della giornata. (VII, 113 [108]) 1 Colui che desidera danneggiarci furtivamente, colui che desidera danneggiarci apertamente, sia egli uno dei nostri che ci conosce, oppure uno straniero, o Agni, verso tutti questi vada una arani dentata . Non ci sia per loro dimora, non ci sia discendenza. 2 Colui che ci dannegger quando siamo addormentati o quando siamo svegli, quando stiamo
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fermi o quando ci muoviamo, o Jatavedas, unito a Vaisvanara come alleato, v contro di loro e bruciali, o Jatavedas.

CONTRO I RIVALI Kama, il Dio dell'amore, insieme a Indra, Agni e Soma invocato perch, con l'aiuto della parola, sua figlia, getti nella tenebra pi profonda i rivali, procurando invece benessere e prosperit al recitatore della formula. (IX, 2) 1 Quel toro che abbatte i rivali, Kama, io desidero conoscere col burro fuso, con l'oblazione, col burro sacrificale. Fai cadere gi in basso i miei rivali, tu, molto lodato, con grande eroismo. 2 Quello che non mi gradito a immaginarlo, che non mi gradito a vederlo, che mi rode e non mi piace, cio questo cattivo sogno, io lo lego al mio rivale per possa io spezzarlo lodando Kama. 3 Il cattivo sogno, o Kama, e la difficolt, o Kama, la mancanza di prole, la mancanza di una propria casa, la rovina lega tu, o potente signore, su colui che abbia in mente di tormentarci. 4 Allontanali, o Kama; mandali via, o Kama: vadano in rovina quelli che sono i miei rivali. O Agni, spingili nelle tenebre pi profondo, brucia le loro oblazioni. 5 E` chiamata vacca, o Kama, quella potenza, tua figlia, che i poeti chiamano parola : con essa tieni lontano quelli che sono i miei rivali. Il respiro vitale, il bestiame, la vita si allontanino da loro. 6 Con la forza di Kama, di Indra, del re Varuna, con l'impulso di Savitr, con la funzione di hotr propria di Agni spingi via i rivali come un abile barcaiolo la nave sull'acqua. 7 Che Kama, il mio potente formidabile guardiano, mi procuri assenza di rivali. Che tutti gli dei diventino per me rifugio, che tutti gli dei vengano a questa mia invocazione.
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8 Godendo di questo burro stillante, esultate qui, guidati da Kama, procurandomi assenza di rivali. 9 O Kama, insieme con Indra e Agni diventati tuoi alleati, fate cadere gi i miei rivali. O Agni, falli cadere gi nelle tenebre pi profonde e burocrazia le loro abitazioni. 10 Abbatti tu, o Kama, quelli che sono i miei rivali; falli cadere gi nelle cieche tenebre; siano essi privi di forze, senza linfa vitale; che non vivano un giorno di pi! 11 Kama ha ucciso quelli che sono i miei rivali e ha fatto per me ampio spazio e prosperit. A me si inchinino i quattro punti cardinali: portino a me burro i sei punti cardinali. 12 Possano essi andare galleggiando rivolti in basso come una nave recisa dagli ormeggi. Per quelli cacciati indietro dalle frecce (di Kama) non c' possibilit di ritorno. 13 Agni un allontanatore (di rivali); Indra un allontanatore; Soma un allontanatore: gli dei allontanatori lo allontanino. 14 Possa egli andare, privo di tutti i suoi uomini, respinto, odioso agli amici, evitato dai suoi... Ed ecco che sulla terra stanno cadendo i fulmini: il potente Dio faccia a pezzi i vostri rivali. 15 Questa grande terra che si muove e non si muove porta la folgore e tutti i tuoni. Il figlio di Aditi , sorgendo con forza e splendore, ricacci gi in basso tutti i miei rivali, lui potente. 16 Con quella che la tua persistente protezione dalla triplice difesa, la formula, ampia protezione resa imperforabile, tieni lontano quelli che sono i miei rivali. Il respiro vitale, il bestiame, la vita si allontanino da loro. 17
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Con quell'arma con cui gli dei respinsero gli Asura e con cui Indra condusse i Dasyu nella pi profonda tenebra, con questa tu, o Kama, caccia via lontano da questo mondo quelli che sono i miei rivali. 18 Come gli dei respinsero gli Asura e come Indra condusse i Dasyu nella pi profonda tenebra, cos tu, o Kama, caccia via lontano da questo mondo quelli che sono i miei rivali. 19 Kama nato per primo: non lo raggiunsero n gli dei n i Padri n i mortali: di tutti questi tu sei superiore, sempre grande. A te che sei qui, io, o Kama, rendo omaggio. 20 Per quanto grandi sono in ampiezza cielo e terra, per quanto scorrono le acque, per quanto (arde) Agni, di tutti questi tu sei superiore, sempre grande. A te che sei qui, io, o Kama, rendo omaggio. 21 Per quanto grandi sono i punti cardinali e le direzioni rivolte in punti diversi, per quanto grandi sono le regioni, osservatori del cielo, di tutti questi tu sei superiore, sempre grande. A te che sei qui, io, o Kama, rendo omaggio. 22 Per quanto numerosi sono i calabroni, i pipistrelli, i vermi, per quanto numerosi sono i vagha che si arrampicano serpeggiando sugli alberi, di tutti questi tu sei superiore, sempre grande. A te che sei qui, io, o Kama, rendo omaggio. 23 Superiore tu sei a chi si addormenta e a chi sta in piedi; superiore all'oceano sei tu, o Kama furioso; di tutti questi tu sei superiore, sempre grande. A te che sei qui, io, o Kama, rendo omaggio. 24 Kama non lo raggiunge neppure il vento, n il fuoco n il sole e neanche la luna; di tutti questi tu sei superiore, sempre grande. A te che sei qui, io, o Kama, rendo omaggio. 25 Con quelle tue manifestazioni che sono propizie ed eccellenti con le quali ci che tu scegli diventa vero tu entra in noi: f entrare in altri le cattive intenzioni.
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CONTRO I RIVALI

La potenza dell'amuleto di erba darbha grande "distruttore di rivali", viene accresciuta e sottolineata dall'ossessiva ripetizione con variazione sinonimica di termini che evocano un intervento cruento contro i nemici. (XIX, 28) 1 Io lego per te, perch tu abbia lunga vita, perch tu abbia energia, questo amuleto di darbha, distruttore di rivali che brucia il cuore di colui che ci odia. 2 Bruciando il cuore di chi ci odia, bruciando la mente dei nemici, brucia come una fiamma, o Darbha, i malvagi tutti insieme. 3 Bruciando come una fiamma coloro che ci odiano, o Darbha, bruciandoli, o amuleto, spezza il cuore dei nostri rivali, come Indra che spacca le fortezze di Vala. 4 Spezza, o Darbha, il cuore dei nostri rivali, di coloro che ci odiano, o amuleto. F volare via la loro testa, come (il sole) sorgendo dissolve la tenebra che avvolge la terra. 5 Spezza, o Darbha, i miei rivali, spezza quelli che combattono contro di me: spezza tutti miei nemici, spezza coloro che mi odiano, o amuleto. 6 F a pezzi, o Darbha, i miei rivali, f a pezzi quelli che combattono contro di me: f a pezzi tutti i miei nemici, f a pezzi coloro che mi odiano, o amuleto. 7 Frantuma, o Darbha, i miei rivali, frantuma quelli che combattono contro di me: frantuma tutti i miei nemici, frantuma coloro che mi odiano, o amuleto.

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8 Taglia, o Darbha, i miei rivali, taglia quelli che combattono contro di me: taglia tutti i miei nemici, taglia coloro che mi odiano, o amuleto. 9 Trita, o Darbha, i miei rivali, trita quelli che combattono contro di me: trita tutti i miei nemici, trita coloro che mi odiano, o amuleto. 10 Perfora, o Darbha, i miei rivali, perfora quelli che combattono contro di me: perfora tutti i miei nemici, perfora coloro che mi odiano, o amuleto.

(XIX, 29) 1 Infilza, o Darbha, i miei rivali, infilza quelli che combattono contro di me: infilza tutti i miei nemici, infilza coloro che mi odiano, o amuleto. 2 Perfora, o Darbha, i miei rivali, perfora quelli che combattono contro di me: perfora tutti i miei nemici, perfora coloro che mi odiano, o amuleto. 3 Ostacola, o Darbha, i miei rivali, ostacola quelli che combattono contro di me: ostacola tutti i miei nemici, ostacola coloro che mi odiano, o amuleto. 4 Uccidi, o Darbha, i miei rivali, uccidi quelli che combattono contro di me: uccidi tutti i miei nemici, uccidi coloro che mi odiano, o amuleto. 5 Distruggi, o Darbha, i miei rivali, distruggi quelli che combattono contro di me: distruggi tutti i miei nemici, distruggi coloro che mi odiano, o amuleto. 6 Frantuma, o Darbha, i miei rivali, frantuma quelli che combattono contro di me: frantuma tutti i miei nemici, frantuma coloro che mi odiano, o amuleto.
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7 Brucia, o Darbha, i miei rivali, brucia quelli che combattono contro di me: brucia tutti i miei nemici, brucia coloro che mi odiano, o amuleto. 8 D fuoco, a Darbha, o ai miei rivali, d fuoco a quelli che combattono contro di me: d fuoco a tutti i miei nemici, d fuoco a coloro che mi odiano, o amuleto. 9 Abbatti, o Darbha, i miei rivali, abbatti quelli che combattono contro di me: abbatti tutti i miei nemici, abbatti coloro che mi odiano, o amuleto. (XIX, 30) 1 Con la tua protezione, o Darbha, centuplice, buona, che fa morire in tarda et , rendi quest'uomo fornito di protezione ed abbatti i rivali con i tuoi atti di eroismo. 2 Cento sono le tue protezioni, o Darbha, mille i tuoi atti di eroismo: perci tutti gli dei ti hanno dato a quest'uomo perch ti porti e perch raggiunga un'et avanzata. 3 Te chiamano protezione divina, o Darbha, te chiamano Brahmanaspati. Te chiamano protezione di Indra: tu proteggi i regni. 4 Io ti rendo , o Darbha, un amuleto che distrugge i rivali, che divora il cuore di chi ci odia, che accresce il potere, che protegge il Corpo. 5 Quando il mare risuon ed apparve Parjanya insieme al lampo, allora nacque la goccia d'oro, cio Darbha .

CONTRO CHI DESIDERA LA MOGLIE DEL BRAHMANO Terribili sono le conseguenze per chi, per stoltezza, non concede al brahmano la moglie che questi
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si crede destinata per diritto divino. L'inno una lunga enumerazione di eventi catastrofici che si abbatteranno su chi, contravvenendo a questa regola, infrange addirittura l'ordine cosmico.

(V, 17) 1 Quando il brahmano fu offeso, i primi a parlare furono il mare senza limiti, il vento che saldamente afferra, la severa devozione, fonte di piacere, le acque divine, il primo nato dell'ordine . 2 Il re Soma per primo restitu la moglie del brahmano spontaneamente: suoi pretendenti erano Varuna e Mitra; Agni il sacrificatore la prese per mano e la condusse qui. 3 Per avere lei bisogna dare un pegno con la mano. Una volta dichiarato che lei la moglie del brahmano, essa non pi in condizione di essere mandata come messaggera . Cos facendo, il regno dello ksatriya salvaguardato. 4 Una sciagura che si abbatte su un villaggio e che definiscono una meteora dai capelli sciolti: cos la moglie del brahmano distrugge con il suo fuoco il regno nel quale si abbattuta una meteora circondata da lampi di luce . 5 Lo studente di vedico va compiendo con impegno il suo servizio: egli diviene cos un membro degli dei . Grazie a lui Brhaspati trov, o dei, la moglie condotta da Soma come un cucchiaio sacrificale. 6 Gli dei, invero, per primi e i sette rsi che siedono con devozione parlarono di lei dicendo: "Terribile la moglie del brahmano quando gli viene portata via: essa provoca disordine perfino nella parte pi alta del firmamento". 7 Embrioni che vengono espulsi prima di nascere, creature viventi che vengono fatte a pezzi, eroi che si fracassano a vicenda: sono queste le disgrazie che provoca l'oltraggio alla moglie del brahmano. 8

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Ed anche se una donna ha avuto precedentemente dieci mariti non brahmani, se un brahmano poi ha preso la sua mano, questi allora l'unico marito. 9 "Un brahmano suo marito, non un nobile, n uno della borghesia", questo va proclamando il sole alle cinque razze umane. 10 La restituirono gli dei, la restituirono gli uomini, i re; apprendendo ci che era giusto, restituirono la moglie del brahmano. 11 Avendo restituito la moglie del brahmano, avendo in questo modo riparato all'offesa con l'aiuto degli dei (quelli che si sono comportati cos), pur partecipando delle gioie della terra, occupano l'ampio spazio del cielo. 12 Non giace una bella moglie dalle cento doti nel letto di colui nel cui regno alla moglie del brahmano si impedisce per stoltezza di andare da lui. 13 Non nasce un bue dalle ampie orecchie e dalla grossa testa nella casa di colui nel cui regno alla moglie del brahmano si impedisce per stoltezza di andare da lui. 14 Non arriva al colmo dei suoi cesti il fattore che porta al collo una collana d'oro per colui nel regno del quale alla moglie del brahmano si impedisce per stoltezza di andare da lui. 15 Non prospera il cavallo bianco dalle orecchie nere, legato al basto, per colui nel regno del quale alla moglie del brahmano si impedisce per stoltezza di andare da lui. 16 Il laghetto dei loti non produce bulbi di loto a forma d'uovo nel campo di colui nel cui regno alla moglie del brahmano si impedisce per stoltezza di andare da lui.

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Coloro che sono addetti alla mungitura non ottengono latte dalla vacca pezzata per colui nel regno del quale alla moglie del brahmano si impedisce per stoltezza di andare da lui. 18 Non bella la vacca, n il toro sopporta il giogo, laddove il brahmano trascorre male una notte senza la moglie.

CONTRO CHI NON DA` LA VACCA AI BRAHMANI

Le vacche erano per gli Indiani la principale fonte di cibo e di vari utilissimi prodotti come latte e burro. Esse valevano come moneta di scambio e costituivano il patrimonio delle ricche famiglie brahmaniche a cui le vacche venivano date come compenso per il compimento dei sacrifici. L'ottenere vacche - e le migliori - era sentito come un diritto inviolabile da parte degli i brahmani. Questi quattro inni contengono lunghissime serie di sciagure minacciate come punizioni ai membri delle altre caste che, per stoltezza, osino non consegnare le vacche ai loro padroni destinati, oppure rechino a queste ingiurie. Numerosi esempi di rovine e di disgrazie capitate a chi contravvenuto a questa regola divina sono citate negli inni. (V, 18) 1 Gli dei non la dettero a te perch tu la mangiassi, o re. Non desiderare, o nobile, di mangiare la vacca del brahmano che non deve essere mangiata. 2 Un nobile malvagio, sfortunato ai dadi, che ha perso al gioco perfino se stesso, solo lui potrebbe mangiare la vacca del brahmano perch si augura di vivere oggi e non domani. 3 Come una vipera dal tremendo veleno coperta da una pelle , o nobile, questa vacca del brahmano, ruvida e da non mangiare. 4 Essa veramente porta via la regalit e distrugge il vigore, brucia ogni cosa come un fuoco appiccato. Chi considera cibo ci che del brahmano, beve del veleno del serpente taimata . 5

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A quel disprezzatore degli dei che, ritenendo il brahmano debole, lo uccide, desideroso di ricchezze nella sua stoltezza, Indra gli accende un fuoco nel cuore. Il cielo e la terra lo hanno in odio mentre va in giro. 6 Come il fuoco cos il brahmano non deve essere ingiuriato da uno che ami la vita. Soma infatti il suo erede; Indra quello che lo protegge contro le maledizioni. 7 La inghiotte, ma come se avesse cento spine e non pi in grado di buttarla fuori quello sciocco che, riguardo al cibo dei brahmani, pensa di mangiare qualcosa di dolce. 8 La lingua della vacca diventa una corda di arco, la sua voce diventa un collo di freccia, i suoi denti aste di freccia appuntite col calore: con questi archi che colpiscono il cuore, spinti dagli dei , il brahmano trafigge coloro che disprezzano gli dei. 9 I brahmani hanno frecce affilate, sono provvisti di dardi: la freccia che essi scagliano non invano. Inseguendo con fervente furore (il disprezzatore degli dei), lo fanno a pezzi anche da lontano. 10 Quelli che regnarono su migliaia e che erano dieci centinaia, i discendenti di Vitahavya, avendo mangiato la vacca del brahmano, perirono. 11 La vacca stessa mentre veniva abbattuta fece cadere a sua volta i discendenti di Vitahavya, i quali avevano cotto l'ultima capretta di Kesaraprabandha . 12 Quelle centouno comunit che la terra scosse poich avevano ingiuriato la prole del brahmano perirono per sempre. 13 Colui che disprezza gli dei va tra i mortali come se avesse ingoiato una bevanda velenosa e diventa fatto di sole ossa. Colui che danneggia il brahmano che parente degli dei, non va neppure nel mondo dove vanno i Padri. 14
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"Agni per noi nostra guida, Soma chiamato nostro erede, Indra, l'uccisore, quello che ci difende dalle maledizioni": questo quello che sanno gli uomini pii. 15 Come una freccia affilata, o Re, come una vipera, o padrone di vacche, terribile la freccia del brahmano: con essa gli perfora quelli che lo offendono. (V, 19) 1 Essi cercarono di farsi grandi a dismisura, ma non riuscirono ad arrivare al cielo . Avendo ingiuriato Bhrgu, gli Srnjaya e i discendenti di Vitahaya perirono. 2 A quelle genti che offesero il brahmano Brhatsaman, discendente di Angiras, un ariete dalla doppia dentatura e una pecora divorarono i figli. 3 Coloro che hanno sputato ad un brahmano o coloro che gli hanno buttato addosso del muco, siedono in mezzo ad un rivolo di sangue mangiando capelli. 4 La vacca del brahmano quando viene cotta, a mano a mano che va gi, distrugge lo splendore di un regno: non vi nasce pi alcun eroe maschio. 5 Cruenta l'uccisione della vacca, aspra da mangiare la sua carne preparata per la cottura. Quando se ne beve il latte si commette oltraggio verso i Padri. 6 Quando un re che si crede potente desidera distruggere un brahmano, allora viene spazzato via il regno nel quale il brahmano viene danneggiato. 7 Essendo divenuta di otto piedi, di quattro occhi, di quattro orecchie, di quattro mascelle, di due bocche, di due lingue , essa fa crollare il regno di colui che danneggia il brahmano. 8
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E in quel regno avvengono inondazioni come entra acqua in una nave spezzata. Quel regno in cui si offende un brahmano, lo colpisce la sfortuna. 9 Dicendo: "Non venire sotto la nostra ombra" gli alberi allontanano colui che desidera la ricchezza che del brahmano, o Narada. 10 (Il cibo fatto con la vacca del brahmano) il re Varuna lo chiam veleno fatto dagli dei. Dopo aver divorato la vacca del brahmano, nessuno prende sonno nel regno. 11 Quelle comunit in numero di nove volte novanta che la terra scosse perch avevano ingiuriato la prole del brahmano perirono per sempre. 12 Quel ciuffo di rametti che si lega ad un morto per distruggere le impronte, proprio quello, o danneggiatore del brahmano, gli dei hanno chiamato "La tua coperta". 13 Le lacrime che rotolano gi al brahmano che si lamenta quando viene danneggiato, gli dei hanno stabilito che fossero la tua porzione di acqua, o danneggiatore del brahmano. 14 Ci con cui fanno fare il bagno ad un morto, ci con cui bagnano le barbe, gli dei hanno stabilito che fossero la tua porzione di acqua, o danneggiatore del brahmano. 15 La pioggia di Mitra e Varuna non scende su colui che danneggia il brahmano. L'assemblea gli nega il suo consenso. Non ha pi amici sotto il suo controllo.

LA VACCA E` DEL BRAHMANO (XII, 4) 1 Uno, se lo hanno informato che la vacca (quella del brahmano), dovrebbe dire: "Io la do ai
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brahmani quando me la chiedono". Questo fatto porta figli e discendenza. 2 Svende la prole e rimane privo di bestiame colui che invece non disposto a dare la vacca degli dei ai figli degli rsi che la chiedono. 3 Per una vacca data senza corno crollano le sue case; per una vacca zoppa precipita nell'abisso; per una storpia le sue case bruciano; per una con un occhio solo gli viene sottratto ci che ha. 4 L'emorragia, provenendo dal luogo in cui essa deposita il letame raggiunge il guardiano (della vacca). Questa la conseguenza del tenere presso di s la vacca. Di te , infatti, si dice che non puoi essere trattenuta da porte. 5 Il (toro) che pone i due piedi su di lei lo raggiunge la malattia chiamato viklindu; quelle altre vacche che la toccano con la bocca stramazzano a terra improvvisamente. 6 Chi le perfora le orecchie escluso dal consesso degli dei. Colui che ha intenzione di marchiarla rende minore il suo avere. 7 Se qualcuno per il vantaggio di qualcun altro le taglia i peli della coda, allora gli muoiono i puledri e i vitelli glieli ammazza il lupo. 8 Se, mentre insieme al suo padrone, un corvo le sciupa il pelo, allora i figli di questo muoiono e lo raggiunge lo yaksma improvvisamente . 9 Se una donna barbara mescola insieme l'urina e gli escrementi della vacca allora nasce inevitabilmente qualcosa di deforme in conseguenza di questo peccato. 10 Quando nasce, la vacca nasce per i brahmani che sono come dei: per questo essa deve essere data ai brahmani: in questo, dicono, che consiste l'aver cura delle proprie cose.

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11 La vacca creata dagli dei di coloro che hanno il diritto di ottenerla. Se uno se ne appropria, chiamano questo atto "offesa del brahmano". 12 Colui che non disposto a dare la vacca degli dei ai figli degli rsi che la chiedono escluso dal consesso degli dei ed incorre nella furia dei brahmani. 13 Qualunque sia l'uso che egli fa della vacca ne deve cercare un'altra. Essa, se non viene data, danneggia un uomo se questi non disposto a darla quando viene richiesta. 14 Come un tesoro stabilito per loro, cos la vacca dei brahmani; perci essi si avvicinano a lei (per prenderla) dovunque nasca. 15 Perci brahmani si avvicinano al proprio possesso che la vacca. In nessun'altra maniera si potrebbero danneggiare di pi che col portargliela via. 16 Potrebbe andare in giro perfino per tre anni senza far riconoscere la sua voce; ma se qualcuno riconosce la vacca , o Narada, allora devono essere cercati i brahmani. 17 A chiunque dice che questa non la vacca degli dei, cio il tesoro stabilito (per i brahmani), Bhava e Sarva, entrambi, circondandolo, gli tirano le frecce.

18 A chiunque non conosce le sue mammelle n i suoi capezzoli , essa d latte con gli uni e con gli altri, se questi stato in grado di consegnare la vacca ai brahmani. 19 (La colpa di non dare) "Colei che non pu essere trattenuta da porte" ricade su quello che non disposto a darla quando gli viene richiesta. Non si realizzano per lui i desideri che vorrebbe realizzare, se non la consegna ai brahmani .
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20 Gli dei richiesero la vacca avendo fatto del brahmano la loro bocca. Nell'ira di tutti loro incorre l'uomo che non la d. 21 Incorre nell'ira del bestiame se un mortale si appropria della parte stabilita per gli dei non dando la vacca ai brahmani. 22 Se altri cento brahmani richiedessero la vacca ad un mandriano, allora gli dei direbbero di essa: "La vacca di colui che conosce il Veda". 23 Per colui che, non avendo dato la vacca a chi conosce il Veda, la dar ad altri, impraticabile sar la terra insieme con tutti i suoi dei, nel luogo in cui abita. 24 Gli dei richiesero la vacca a colui nei possessi del quale originariamente essa era nata. Questa la potrebbe conoscere Narada: egli infatti insieme con gli altri dei l'ha condotta via. 25 La vacca rende l'uomo privo di discendenza e povero di bestiame, se questi la considera propria, sebbene venga richiesta dai brahmani. 26 Per Agni e Soma, per Kama, per Mitra e Varuna, per questi i brahmani la richiedono: soccombe sotto di loro colui che non la d. 27 Fino a che il padrone della vacca non ascolta personalmente i versi (dove si proclama che la vacca propriet del brahmano) si aggiri pure tra il suo bestiame. Ma, dopo averli uditi, non pu pi abitare nella sua casa (se non d la vacca). 28 Di colui che, pur avendo udito i versi che riguardano la vacca, ha continuato poi a farla aggirare tra il suo bestiame, gli dei adirati distruggono la vita e la fortuna.
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29 La vacca, pur aggirandosi sotto sembianze multiformi, uguale il tesoro stabilito dei brahmani. Quando essa manifesta le sue forme, desidera andare nel luogo a lei destinato . 30 Quando essa manifesta se stessa e desidera andare nel luogo a lei destinato, allora appunto la vacca si dispone a essere richiesta dai brahmani. 31 Essa prende questa decisione e quindi va dai brahmani. Allora i brahmani si accingono a richiedere la vacca. 32 Con l'offerta della svadha ai padri, con il sacrificio alle divinit, con il consegnare la vacca ai brahmani, l'uomo di casta regale non incorre nell'ira di lei che sua madre. 33 La vacca la madre dell'uomo di casta regale. Cos stato fin dall'inizio. Non si pu dire che stata ceduta quando essa viene consegnata ai brahmani. 34 Come si stacca dal cucchiaio, per gettarlo nel fuoco, il burro fuso, quando viene offerto, cos colui che non d la vacca ai brahmani viene gettato nel fuoco. 35 La vacca per la quale i dal ci sacrificali sono come i vitelli, dando latte in abbondanza viene in aiuto in questo mondo a chi l'ha consegnata ed esaudisce per lui tutti i desideri. 36 Perfino nel regno di Yama la vacca esaudisce tutti i desideri a chi l'ha consegnata. Ma dicono che un inferno il mondo per colui che trattiene la vacca quando gli viene richiesta. 37 La vacca quando gravida va dal padrone arrabbiata, dicendo: "Chi pensa che io sia sterile, sia legato nei legami di morte".

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38 Se qualcuno, pensando che la vacca sia sterile, la cuoce nella sua casa, brhaspati rende anche i suoi figli e i figli dei suoi figli oggetto di richiesta dei brahmani. 39 Essa provoca grandi sofferenze finch si aggira come una semplice vacca tra le vacche. E la vacca sacra produce veleno al padrone che non l'ha consegnata. 40 Quando viene consegnata ai brahmani diventa cara al bestiame. E questo caro alla vacca: il fatto che possa diventare oblazione per questi dei. 41 Tra le vacche che gli dei hanno creato, risalendo su dal sacrificio, Narada ha scelto la terribile vilipti. 42 Di lei i brahmani si chiedevano: "E` una vacca o non una vacca?" Di lei Narada disse: "E` la pi vacca tra le vacche!". 43 "Quante mai, o Narada, sono le vacche che tu conosci, nate tra gli uomini? Di esse io chiedo a te che sai. Di quale non pu mangiare un uomo di casta non brahmanica?" 44 "Della vilipti, o Brhaspati, e della vacca che ha partorito una vacca simile a lei. Un uomo di casta non brahmanica non pu mangiare di quella che aspiri a essere una vacca sacra". 45 "Omaggio sia a te, o Narada. La vacca sia immediatamente per chi conosce il Veda. Qual tra esse la pi terribile, non avendo consegnato la quale, si potrebbe morire?". 46 "Quella che vilipti, o Brhaspati, e la vacca che ha partorito una vacca simile a lei. Un uomo di casta non brahmanica non pu godere di quella che aspiri a essere una vacca sacra. 47
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Tre sono i tipi di vacca: la vilipti, quella che ha partorito una vacca sacra e la vacca sacra. Esse si dovrebbero consegnare ai brahmani, cos facendo non si cade nell'ira di Prajapati ". 48 "Ecco la vostra oblazione, o brahmani!": cos dovrebbe pensare chi ne richiesto, qualora i brahmani gli chiedano quella vacca la quale terribile nella casa di chi non l'ha data. 49 Gli dei, a proposito della vacca, hanno detto adirati: "Non ce l'ha data!": con questi versi si riferivano a Bheda, perci egli morto. 50 E Bheda, pur essendone stato richiesto da Indra, non aveva dato la vacca. Per questo peccato gli dei lo abbatterono nella sua affermazione di orgoglio. 51 Coloro che con lusinghe parlano per non consegnare la vacca, queste spregevoli persone incorrono per stoltezza nell'ira di Indra. 52 Coloro che, avendo fuorviato un padrone di vacche, gli dicono di non consegnare la vacca sacra, essi incorrono per stoltezza nello strale lanciato da Rudra. 53 Se uno cuoce in casa la vacca sia che sia stata offerta, sia che non sia stata offerta, avendo offeso gli dei e i brahmani, cade gi dal mondo a capofitto.

LA VACCA E` DEL BRAHMANO

(XII, 5)

E` stata creata dalla fatica e dalla devozione. E` stata ottenuta con la formula, basata sull'ordine.

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2 Ricoperta dalla verit, racchiusa dalla fortuna, avvolta dalla gloria. 3 Rivestita dalla svadha, portata in giro dalla fede, protetta dalla consacrazione, fondata sul sacrificio, il mondo il suo rifugio. 4 La formula la sua guida, il brahmano il suo signore supremo. 5 Dello Ksatriya che prende per s la vacca del brahmano, che danneggia il brahmano, 6 se ne va la felicit, l'eroismo, la buona fortuna, 7 il vigore, l'energia vitale, il potere, la forza, la parola, i sensi, la fortuna, la virt, 8 la formula, l'autorit, il regno, i sudditi, lo splendore, la gloria, il vigore, la ricchezza. 9 la vita, la forma, il nome e la fama, il respiro e l'espirazione, la vista e l'udito, 10 il latte, il succo, il cibo, la consumazione del cibo, l'ordine, la verit, l'offerta, la ricompensa, la particolare e il bestiame: 11 tutte queste cose se ne vanno via per lo ksatriya che tiene per s la vacca del brahmano e che danneggia il brahmano. 12 La vacca del brahmano terribile, piena di tremendo veleno, la maledizione in persona, un
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kulbaja quando ricoperta. 13 In lei sono tutte le cose terribili e tutte le morti. 14 In lei sono tutte le atrocit e tutto ci che uccide l'uomo. 15 La vacca del brahmano, quando presa da un altro, lega nei ceppi della marzo te colui che danneggia il brahmano, cio colui che offende gli dei. 16 Essa veramente un'arma dalle cento morti, essa veramente la rovina di chi danneggia il brahmano. 17 Perci e davvero difficile da affrontare la vacca del brahmano anche da parte di uno che non sia stolto. 18 Essa l'arma di Indra mentre corre, Vaisvanara quando si slancia. 19 E` un dardo quando tira fuori gli zoccoli, un grande Dio quando si guarda intorno. 20 Irto il suo pelo mentre guarda, rimbomba quando muggisce. 21 E` morte quando emette la sua voce, un terribile Dio quando agita la coda. 22 Rovina ogni cosa quando rotea le orecchie, la pi grave delle malattie quando urina. 23
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E` un'arma quando viene munta, lacera la testa quando viene munta. 24 Provoca debolezza quando viene avvicinata, provoca mutui conflitti quando toccata. 25 E` una freccia quando ha la bocca legata, assale quando viene colpita. 26 E` un tremendo veleno quando cade, la tenebra quando caduta. 27 La vacca del brahmano, standogli alle costole, toglie il respiro a chi danneggia il brahmano. 28 E` l'ostilit in persona quando si vuole tagliarla a pezzi; si trasforma in una divoratrice di figli quando si cerca di spartirla. 29 E` un dardo divino quando viene presa; la rovina quando stata presa. 30 E` il male quando viene ceduta; l'asprezza quando viene acquisita. 31 E` veleno quando ribolle ; la febbre quando ha raggiunto il bollore. 32 E` una cosa tremenda quando viene cotta; un incubo quando stata cotta. 33 E` sradicamento quando viene portata in giro; la distruzione quando stata portata in giro. 34

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E` la discordia col suo odore; il dolore quando viene presa; un serpente velenoso quando stata presa. 35 E` morte quando viene servita in tavola; sventura quando stata servita. 36 E` Sarva adirata quando viene addobbata; Simida quando stata addobbata. 37 E` la rovina quando viene mangiata, Nirrti quando stata mangiata. 38 La vacca del brahmano, quando stata mangiata, taglia via colui che danneggia il brahmano da questo e da quel mondo. 39 Abbatterla una maledizione, farla a pezzi un'arma micidiale; l'erba che ancora non ha digerito un incantesimo segreto. 40 Comporta la perdita della casa il rifiutarsi di darla. 41 La vacca del brahmano, divenuta un fuoco mangiatore di carne, entrata in colui che danneggia il brahmano, lo mangia. 42 Fa a pezzi tutte le sue membra, le sue giunture, le sue radici. 43 Taglia il suo legame con il padre, distrugge il suo legame con la madre.

44

La vacca del brahmano, quando non viene restituita dallo ksatriya, brucia i matrimoni e le
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parentele di colui che danneggia il brahmano. 45 Lo rende privo da casa, privo di dimora, privo di prole. Diventa senza discendenza, viene distrutto. 46 lo ksatriya che prende per s la vacca del brahmano che conosce il Veda. 47 Immediatamente alla morte di lui si mettono stridere gli avvoltoi. 48 Immediatamente ballano intorno al luogo dove viene bruciato donne dai lunghi capelli, battendosi il petto con la mano, mandando orribili grida. 49 Immediatamente nelle sue case ululano i lupi. 50 Immediatamente gli chiedono: "La condizione di prima ma stessa di ora?" . 51 Taglia , f a pezzi, spacca, appicca il fuoco, brucia. 52 O figlia di Angiras, annienta colui che danneggia il brahmano, che prende per s la vacca. 53 Tu sei chiamata "Quella che appartieni a tutti i brahmani", "La maledizione", "Un Kulbaja" quando sei coperta, 54 "Colei che brucia", "Colei che consuma", "Il vajra del brahmano". 55 Tu, essendo divenuta una morte dalle lame affilate, corri via.
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56 Tu prendi per te il vigore vitale, il sacrificio e l'offerta e le speranze di coloro che danneggiano il brahmano. 57 Avendo preso su di te il danno subito per colui che stato danneggiato, tu lo presenti in quel mondo l. 58 O inviolabile, diventa la guida del brahmano quando egli maledice. 59 Diventa un'arma, o freccia, diventa piena di tremendo veleno a causa del male. 60 O inviolabile, distruggi la testa di colui che danneggia il brahmano, che ha commesso una colpa, che offende gli dei e che avaro. 61 Agni bruci il malintenzionato che stato fracassato a frantumato da te. 62 Spezza, Fa, a pezzi, frantuma, brucia, divampa e consuma. 63 O divina inviolabile, brucia completamente fin alla radice colui che danneggia il brahmano. 64 affinch vada dalla dimora di Yama ai pi lontani mondi del male. 65 Cos tu, o divina inviolabile, di colui che danneggia il brahmano, che ha commesso una colpa, che offende gli dei e che avaro, 66

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con il vajra dalle cento giunture, dalle punte aguzze, 67 abbatti le spalle, abbatti la testa. 68 Taglia i suoi capelli, strappagli la pelle, 69 f a pezzi le sue carni, strappa i suoi tendini. 70 Rompi le sue ossa, fagli uscire il midollo. 71 Allenta tutte le sue membra e tutte le sue giunture. 72 Che Agni mangiatore di carne lo cacci via dalla terra e lo bruci; che il vento lo cacci via dal grande spazio dell'atmosfera. 73 Che il Sole lo cacci via dal cielo e lo bruci. CONTRO I RIVALI

Quest'inno l'insieme di tre formule magiche, una rivolta a far ottenere ad un re la superiorit sui rivali (st. I); la seconda una maledizione mortale (st. 3.); la terza infine una maledizione per rendere sterile una donna (st. 3.). (VII, 36 [35 ]) 1 Vinci con la forza gli altri rivali, o Jatavedas; ricaccia indietro anche quelli non nati. Proteggi questo regno perch abbia buona fortuna. Tutti gli dei esultino al seguito di quest'uomo. 2
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Di quelle che sono le tue cento vene e di quelli che sono i tuoi mille capillari, di tutti questi io ti ho ostruito la cavit con una pietra. 3 La parte superiore del tuo grembo io la rovescio in basso: non ci sia per te progenie n gravidanza: io rendo te sterile e senza prole. Io faccio di questa pietra un'ostruzione per te.

UNA MALEDIZIONE E IL SUO ANTIDOTO L'inno si compone di due parti: la prima una maledizione per provocare la morte (st. I.) la seconda un esorcismo contro vari mali.

(VII, 119 [114 ]) 1 Io porto via dalle tue viscere e dal tuo cuore, io porto via dall'aspetto del tuo volto tutto il vigore vitale. 2 Vadano via di qui le malattie, le pene e le maledizioni. Agni abbatta le creature demoniache; Soma abbatta le creature che vogliono danneggiare.

CONTRO DEMONI STREGHE E STREGONERIE Numerosi sono nell'Atharvaveda gli esorcismi finalizzati a neutralizzare demoni ed altri esseri malvagi e a difendere gli uomini dai perfidi disegni di questi. Il motivo per cui nella fantasia degli indiani vedici esisteva una grande variet di esseri demoniaci era che ogni minaccia alla propria incolumit veniva demonizzata. Cos gli animali selvaggi come il lupo e la tigre o i serpenti, i vari vermi ritenuti causa di malattie, le malattie stesse, gli insetti nocivi, i ladri e gli avversari diventavano entit malefiche da esorcizzare. Gli esseri demoniaci, con i loro nomi svariati, non sono facilmente individuabili nelle loro singole peculiarit, in quanto spesso le loro funzioni si scambiavano e si intersecavano, come pure le loro caratteristiche. soprattutto se ne metteva in risalto la voracit e l'avidit. Cos i pisaca erano descritti come mangiatori di carne cruda e si attribuiva loro la capacit di entrare nelle persone mentre queste mangiavano o sbadigliavano per impadronirsi del loro corpo. Si diceva che si levavano in volo a sciami nelle notti di luna nuova e che infestavano i luoghi intorno alle case degli uomini. Venivano tenuti lontano con amuleti di piombo e con erbe magiche. I kimimidin, come i pisaca, portavano anch'essi l'appellativo di "mangiatori di carne"; avevano la caratteristica, per, di manifestarsi per lo pi a coppie e di insidiare le donne incinte a cui
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distruggevano il feto. Dell'aborto e della morte dell'embrione, per, si attribuiva la causa anche ad altri esseri demoniaci chiamati kanva che opprimevano gli uomini e bevevano il loro sangue. Le sadanva erano malvagi esseri femminili che abitavano nelle fondamenta della casa. I raksas erano spiriti maligni, con caratteristiche simili ai pisaca, che andavano in giro nelle notti senza luna ed insidiavano soprattutto donne e bambini. Anche i Gandharva e le Apsaras rientravano tra le creature da esorcizzare perch mangiavano le oblazioni destinate agli dei e provocavano la pazzia negli uomini. Tremendo era il potere della nera Nirrti, la distruzione personificata, che avvolgeva gli uomini con lacci di ferro e li portava alla morte. La malattia e la morte erano anche le pene con cui Grahi, lo spirito che afferra, affliggeva gli uomini, soprattutto coloro sulla cui famiglia incombeva l'impurit di un peccato o di una profanazione. I demoni non erano per i soli esseri che operavano il male: essi erano coadiuvati nelle loro opere malvagie da streghe e stregoni che possedevano la potenza demoniaca o yatu e erano perci chiamati yatudhana "contenitori di yatu". L'avversario per eccellenza di tutti questi esseri era Agni, il Dio del fuoco, invocato perch li costringesse a rivelarsi; efficaci mezzi di difesa erano anche la pianta apamarga e l'amuleto jangida. Tra le varie manifestazioni demoniache era particolarmente temuta la fattura (krtya) che persone malvagie preparavano per danneggiare la vita e le cose degli altri. Essa aveva fattezze umane e rappresentava la persona su cui si voleva lanciare la maledizione che non era considerata un semplice augurio di male, ma un efficacissimo strumento in grado di provocare le conseguenze pi gravi come le malattie, la rovina, la morte. Tutte le creature malvagie si celavano nell'oscurit: per questo motivo ricevono l'appellativo di "invisibili". La notte era la loro armi di difesa ed per questo che alla Notte ci si rivolgeva come a una divinit terribile da blandire con epiteti benevoli e beneaguranti per renderla favorevole e poter giungere al mattino sani e salvi, senza ricevere danno dai pericoli che in lei si celavano. Dato che l'inconoscibilit e l'oscurit erano il rifugio degli esseri demoniaci ovvie che, oltre a Agni Jatavedas, il fuoco che conosce ogni creatura, fosse il Sole, colui che tutto vede e tutto fa vedere, a essere invocato come difesa e come distruttore di questi esseri. Anche altri dei come Brhaspati, Soma e soprattutto Indra venivano chiamati come alleati nella lotta, in quanto per opporsi al male era necessario l'aiuto di una divina autorit. Per provocare pi agevolmente l'intervento di questi dei si pronunciava ripetutamente il loro nome poich la potenza insita nel nome stesso accresceva l'efficacia del rito. Anche la recitazione dei nomi degli antichi maghi contribuiva a dare efficacia all'esorcismo grazie agli innumerevoli benefici che essi avevano ottenuto con i loro incantesimi. La conoscenza del nome trovava inoltre applicazione contro le entit negative in quanto le privava dell'arma dell'inconoscibilit. E` per questo motivo che pi volte l'esorcista si vantava di conoscere i nomi degli esseri demoniaci che venivano nominati nel momento in cui venivano cacciati. Per la stessa ragione si insiste molto anche sull'idea del "vedere": cos in un incantesimo un'erba che caccia i demoni chiamata "pupilla dell'aquila del cielo"; Indra viene apostrofato come il "Dio dai mille occhi" e continua la richiesta di "vedere ogni essere". Vedere i demoni e gli stregoni e conoscere il loro nome equivaleva insomma a metterli in condizione di non nuocere. Alla recitazione di questi incantesimi per impedire alle entit malefiche di attaccare gli uomini e gli animali e di diffondere malattie si accompagnavano complessi rituali che comportavano l'uso di
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unguenti, erbe magiche, amuleti ed oblazioni.

CONTRO IL MALE Un esorcismo contro il Male, misterioso, rappresentato come un'entit immortale, sempre in agguato con i suoi "mille occhi", apre la sezione degli incantesimi finalizzati all'allontanamento e all'annientamento di quegli esseri che fanno del male il loro strumento. (VI, 26) 1 Abbandonami, o Male: tu che sei nostro signore, ebbi piet di noi. Ponimi illeso tra coloro che stanno bene, o Male. 2 Visto che tu non ci abbandoni, o male, noi ora abbandoniamo te. Attraverso cammini lontani il Male si attacchi ad un altro. 3 L'immortale dai mille occhi vada ad abitare in un luogo diverso dal nostro. Su chiunque noi odiamo vada a finire il Male: colui che noi odiamo colpiscilo.

CONTRO GLI STREGONI E I KIMIDIN

In questo incantesimo contro gli stregoni e i kimidin si invoca Agni, il Dio del fuoco, perch con la sua luce renda manifesti gli esseri demoniaci che, sprovvisti cos della protezione fornita loro dall'inconoscibilit, siano bruciati con la sua fiamma o frantumati dall'arma di Indra. (I, 7) 1 Porta qui, o Agni, lo stregone e il kimidin che si rivelano. Tu infatti, o Dio, sei il celebrato uccisore del dasyu. 2 O Signore, o Jatavedas, o dominatore, o Agni, consuma il burro sacrificale e l'olio di sesamo e f urlare gli stregoni.
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3 Urlino gli stregoni e i kimidin divoratori; e questa nostra oblazione, o Agni e Indra, voi accoglietela di buon grado. 4 Agni per primo li afferri e Indra dalle potenti braccia li sospinga. Ogni stregone giungendo dica: "Io sono qui". 5 Possiamo noi vedere la tua potenza, o Jatavedas; dicci quali sono gli stregoni, o protettore degli uomini. Bruciati tutti quanti in faccia da te, essi vengano in questo luogo rivelandosi. 6 Afferrali, o Jatavedas: tu sei stato generato per noi. O Agni, divenuto nostro messaggero, fa urlare gli stregoni. 7 Tu, o Agni, porta qui gli stregoni dopo averli legati; poi Indra con il suo vajra spacchi le loro teste.

CONTRO STREGHE E STREGONI La rivelazione degli esseri malvagi questa volta provocata da un'oblazione che li costringe a manifestarsi ponendoli nella condizione di esseri uccisi.

(I, 8) 1 Che questa oblazione porti gli stregoni come un fiume la schiuma. Qualunque persona, uomo o donna, ha fatto un sortilegio, qui si riveli. 2 Ecco, costui venuto rivelandosi: dategli il benvenuto! O Brhaspati, O Agni e Soma, trafiggetelo dopo averlo posto sotto il vostro potere. 3
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O bevitore di soma, uccidi i figli dello stregone e conducilo qui. A colui che si rivela come stregone f cadere l'uno e l'altro occhio. 4 Laddove tu sai che sono nati questi divoratori che se ne stanno nascosti, o Agni che conosci chi nato1 , tu, rafforzato dalla formula, uccidili trafiggendoli a centinaia.

CONTRO I PISACA Un amuleto di piombo verso il quale Varuna e Agni hanno mostrato la loro benevolenza e che Indra stesso ha concesso agli uomini come difesa un mezzo potentissimo per allontanare ed uccidere i pisaca divoratori di carne. 1 Nella notte di luna nuova si sono alzati a sciami gli spiriti divoratori: il quarto2 Agni, quello che uccide gli spiriti maligni, interceda per noi. 2 Al piombo mostra la sua benevolenza Varuna; verso il piombo ben disposto Agni; questo (amuleto di) piombo me lo ha concesso Indra: Allora sicuramente uno che scaccia gli spiriti maligni. 3 Questo sconfigge il viskandha; questo allontana gli spiriti divoratori: con questo sono diventato in grado di sconfiggere tutte le creature nate da una pisaci. 4 Se ci uccidi una vacca, se ci uccidi un cavallo o un uomo, noi ora ti trafiggiamo con il piombo affinch tu sia uno che non uccide gli uomini.

CONTRO ARATI ED ALTRI DEMONI FEMMINILI Di fronte alla formula magica e alla forza degli dei fuggono Arati ed altre demoniesse, rappresentate con caratteristiche teriomorfe, che si erano impossessate di una donna. (I, 18) 1
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Noi cacciamo via Arati, la pezzata dagli infausti segni. Solo i segni fortunati siano nostri. Noi allontaniamo Arati dalla nostra prole. 2 Savitr ha cacciato via dai suoi piedi il disordine; Varuna, Mitra e Aryaman l'hanno cacciato via dalle mani. L'ha cacciato anche Anumati, accondiscendente con noi; l'hanno cacciato via gli dei per la nostra fortuna. 3 Quello che c' di terribile nella tua anima e nel tuo corpo, o quello che c' di terribile nei tuoi capelli o nel tuo aspetto, tutto questo noi lo distruggiamo con le nostre parole. Il Dio Savitr ti distrugga. 4 Quella che ha i piedi di antilope, quella che ha i denti di toro, quella che ha la coda di vacca e quella che sbuffa, quella che lecca e quella pezzata, le cacciamo via da noi.

CONTRO LE STREGHE GLI STREGONI E I KIMIDIN

L'inno un esempio di ritorsione del maleficio che, scagliato da streghe malvagie, deve ricadere su di loro costringendole a riversare su se stesse la loro rabbia e la loro ferocia. (I, 28) 1 E` venuto il Dio Agni che uccide i demoni raksas ed allontana le malattie; lui che allontana bruciando con la sua fiamma gli stregoni e i kimidin che ci vogliono ingannare. 2 Brucia gli stregoni, brucia i kimidin, o Dio; brucia le streghe che ti si parano contro, o tu dal nero cammino. 3 Colei che ha maledetto con la maledizione, colei che ha escogitato un perverso disegno, colei che ha afferrato nostro figlio per portargli via la linfa vitale, sia lei a mangiarsi suo figlio. 4

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Mangi la strega il figlio, lo sorella e la nipote; che le streghe scarmigliate si sbranino poi fra di loro. Siano frantumate le malvagie.

CONTRO I GANDHARVA E LE APSARAS Omaggio e lode milioni Gandharva e alle Apsaras, apostrofati con epiteti benefici perch tornino alle proprie sedi senza nuocere agli uomini. (II, 2) 1 Te, che sei il celeste Gandharva, il signore delle creature, il solo degno di ricevere omaggio, che deve essere lodato tra le trib, ora spingo via con la formula. O Dio celeste, omaggio sia a te: nel cielo la tua propria sede. 2 Il Gandharva che tocca il cielo, degno di adorazione, dalla pelle di sole, allontanatore del furore degli dei, signore delle creature, il solo degno di ricevere omaggio, molto propizio ci sia favorevole. 3 Il Gandharva unito con le irreprensibili Apsaras; egli era in mezzo a loro. Nell'oceano la loro sede, mi dicono, da dove sempre vanno e vengono. 4 A te a forma di nube, a te che sei brillante e a te a forma di stella, a voi che state con il Gandharva che possiede ogni bene, o divine, rendo omaggio. 5 A queste rumorose, amanti dei dadi, che confondono e stravolgono la mente, a queste Apsaras spose dei Gandharva io ho reso omaggio.

CONTRO LE SADANVA Tutte le sadanva che insidiano le case degli uomini vengono rese innocue pronunciando il loro nome e vengono cacciate attraverso un atto magico consistente nel girare simbolicamente intorno ai luoghi dove esse si annidano. (II, 14)

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1 Nihsala, Dhrsnu, Dhisana, Ekavadya, Jighatsu3 tutte le sadanva figlie di Canda noi le facciamo sparire. 2 Fuori dalla stalla, dall'asse del carro, dal carro, noi vi cacciamo; o figlie di Magundi, noi vi allontaniamo dalle case. 3 In quella casa che sta sotto, l stiano le arayi; l abbia la sua dimora la debolezza e tutte le streghe. 4 Bhutapati4 e Indra caccino via da qui le sadanva che risiedono nelle fondamenta della casa; Indra le domini con il vajra. 5 Se voi siete di quelle che vengono dai campi o se voi siete state istigate dagli uomini o se siete nate tra i barbari, o sadanva, scomparite da qui. 6 Io ho compiuto un giro5 intorno alle loro dimore come un veloce cavallo intorno alla pista. Io ho vinto tutte le gare con voi: o sadanva, scomparite da qui.

CONTRO DEMONI E STREGONI Richiesta di aiuto ad un amuleto per allontanare ogni sorta di entit malvagie. (II, 18) 1 Tu sei il distruttore dei rivali, dammi un mezzo per allontanare i rivali. Evviva! 2 Tu sei il distruttore degli avversari, dammi un mezzo per allontanare gli avversari. Evviva!

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3 Tu sei il distruttore degli araya, dammi un mezzo per allontanare i pisaca. Evviva!

CONTRO I KIMIDIN Esorcismo contro vari kimidin maschi e femmine, apostrofati a due a due con i loro nomi propri, che vengono invitati a rivolgere le loro stregonerie su se stessi e su coloro che li hanno suscitati. (II, 24) 1 O Serabhaka e Serabha6 , le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 2 O Sevrdhaka e Sevrrdha, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 3 O Mroka e Anumroka, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 4 O Sarpa e Anusarpa, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 5 O Jurni, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 6 O Upabdi, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello
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a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 7 O Arjuni, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni. 8 O Bharuji, le vostre stregonerie ritornino indietro. Indietro ritorni la vostra arma, o kimidin. Quello a cui voi appartenete, mangiatelo; quello che vi ha mandato, mangiatelo: mangiate le vostre stesse carni.

CONTRO I KANVA I kanva che opprimono gli uomini e ne divorano la carne vengono allontanati e respinti nel loro mondo di tenebra se si usa una pianta dalle foglie variegate. (II, 25) 1 Benessere per noi, danno per Nirrti ha procurato la divina erba dalle foglie variegate; essa infatti la potente distruttrice dei kanva. Lei, la Vittoriosa, io l'ho usata. 2 Questa erba dalle foglie variegate, vittoriosa, nata per prima. Con questa io spezzo la testa dei durnaman come quella di un uccello. 3 Il malvagio bevitore di sangue e quello che desidera strappar via la prolificit - il kanva mangiatore di feti - allontanalo, o erba dalle foglie variegate, e vincilo. 4 Relega sulla montagna questi kanva oppressori dei viventi. Tu, o divina erba dalle foglie variegate, perseguitali, bruciandoli come fuoco. 5 Manda via lontano questi kanva oppressori dei viventi. Dove vanno le tenebre, l io ho fatto
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andare i mangiatori di carne.

CONTRO I PISACA E I KIMIDIN Ancora una volta un'erba impiegata in un esorcismo contro gli stregoni e i demoni, sia quelli che volano nell'aria che quelli che strisciano sulla terra. Ad essa, che rivolge il suo sguardo in ogni direzione e che sta a guardia degli uomini, si chiede la capacit di "vedere", cio di strappare queste malefiche creature dalla tenebra di cui si ammantano, per poterle quindi distruggere.

(IV, 20) 1 (L'erba) rivolge lo sguardo verso di noi, rivolge lo sguardo in direzione contraria, rivolge lo sguardo lontano: sta a guardia. Il cielo, l'atmosfera e la terra, tutto questo guarda la divina (erba)7. 2 I tre cieli, le tre terre, queste sei direzioni del cielo prese a una a una, per mezzo tuo, o divina erba, possa io essere in grado di vederli tutti. 3 Tu sei la pupilla di questa aquila del cielo; tu sei salita sulla terra come una stanca sposa sulla portantina. 4 A me nella mano destra la ponga il Dio dai mille occhi8. Per mezzo di questa possa io vedere ogni essere sia della classe pi bassa che della classe pi alta. 5 Rendi visibile il tuo aspetto, non nasconderti. Possa tu, o Dio dai mille occhi, stare a guardia dei kimidin. 6 "Rendimi visibili gli stregoni, rendimi visibili le streghe, rendimi visibili tutti i pisaca" - dicendo queste parole io ti prendo, o erba. 7 Tu sei l'occhio di kasyapa e della cagna dai quattro occhi9. Non tenerci nascosto il pisaca che
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striscia come il sole nello spazio splendente. 8 Io ho catturato dal suo nascondiglio lo stregone e il kimidin. Grazie a quest'erba io sono un in grado di vedere ogni essere sia della classe pi bassa che della classe pi alta. 9 Quel pisaca che vola verso il cielo attraverso l'atmosfera e quello che striscia, quello che considera la terra come suo rifugio, rendimelo manifesto.

CONTRO I PISACA

In quest'incantesimo l'esorcista si vanta di poter dominare i pisaca con la forza della sua magia. Egli infatti convinto che al solo suo apparire le cattive intenzioni dei pisaca si vanificheranno e che essi, resi impotenti, spariranno e non troveranno pi un posto dove rifugiarsi.

(IV, 36) 1 Agni Vaisvanara, il toro della vera forza, bruci quello che desidera farci del quale e danneggiarci e quello che ha cattive intenzioni contro di noi. 2 Colui che desidera danneggiare noi quando non vogliamo danneggiarlo e colui che desidera danneggiare noi quando vogliamo danneggiarlo, io lo pongo tra le zanne di Agni Vaisvanara. 3 Quelli che ci insidiano nelle vicinanze, ad un tiro di voce durante il periodo di luna nuova, tutti questi mangiatori di carne che vogliono danneggiare gli altri io li domino con la forza. 4 Io domino i pisaca con la forza e prendo i loro averi. Io uccido tutti quelli che hanno cattive intenzioni. Che il mio proposito abbia buon esito. 5 Gli dei che vanno in gara con il sulle percorrono velocemente lo spazio. Io so quello che sanno gli
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animali, quelli che stanno nei fiumi e quelli che stanno sui monti. 6 Io sono un flagello per i pisaca, come la tigre lo per coloro che posseggono vacche, come cani che hanno visto un leone, non hanno dove rifugiarsi. 7 Non sopporto di stare con i pisaca, n con i ladri n con i selvaggi: dal villaggio in cui entro io spariscono i pisaca. 8 Dal villaggio in cui entra questo mio tremendo potere spariscono i pisaca: essi non escogitano pi nulla di cattivo.

9 Coloro che mi infastidiscono col loro rumore come mosche un elefante, io li ritengo fastidiosi come piccoli insetti sulla gente. 10 Nirrti imbrigli come un cavallo con la briglia lo stolto che mi infastidisce: non sia egli liberato dai suoi legami.

CONTRO I GANDHARVA E LE APSARAS L'arataki dal corno di capra, la potente erba con cui antichissimi maghi hanno cacciato via tutti gli esseri demoniaci, invocata qui sia per la sua forma appuntita che per il suo odore penetrante per allontanare i Gandharva e le Apsaras, una volta riconosciuti, devono tornare tra gli alberi dove la loro dimora.

(IV, 37) 1 Per mezzo tuo, o erba, gli Atharvan hanno abbattuto i raksas; per mezzo tuo li ha abbattuti Kasyapa, per mezzo tuo Agastya. 2 Per mezzo tuo noi mettiamo in fuga le Apsaras e i Gandharva; o pianta dal corno di capra10 ,
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caccia via il raksas. Allontana tutti gli esseri demoniaci con il tuo odore. 3 Vadano al fiume le Apsaras, l dove si incontrano le acque perch siano spazzate via. Guggulu, Pila, Naladi, Auksagandhi, Pramandhani11 : andate via da qui, o Apsaras: siete state riconosciute! 4 Dove sono l'asvattha e il nyagrodha, i grandi alberi dalle grandi cime, l, lontano, andate, o Apsaras: siete state riconosciute! 5 Dove i vostri sonagli d'oro e d'argento e dove i vostri cembali e i vostri liuti risuonano, l, lontano, andate, o Apsaras: siete state riconosciute! 6 Qui venuta la pi potente delle erbe e delle piante: l'arataki dal corno di capra; possa essa cacciarle via col suo corno affilato. 8 Terribili sono le armi di Indra; cento sono le sue lance di ferro; con esse cacci via i Gandharva mangiatoli di oblazioni e mangiatori della pianta avaka. 9 Terribili sono le armi di Indra; cento sono le sue lance d'oro; con esse cacci via i Gandharva mangiatori di oblazioni e mangiatori della pianta avaka. 10 I mangiatori della pianta avaka, fiammeggianti, che risplendono nelle acque12 e tutti i pisaca, tu, o erba, abbattili e vincili. 11 Uno ha l'apparenza di un cane, un altro ha l'apparenza di una scimmia. Con l'apparenza di un ragazzo dai lunghi capelli, divenuto di bell'aspetto, il Gandharva va dietro alle donne. Da qui lo cacciamo con la potente formula. 12 Le Apsaras sono le vostre spose, voi i loro mariti, o Gandharva. Corretevene via, o immortali, non state dietro ai mortali!
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CONTRO I PISACA L'inno, attraverso un ricorrere formulare, invoca l'aiuto di Agni perch neutralizzi i pisaca in tutte le azioni malvagie che intendono perpetrare contro gli uomini e contro le loro case nei vari momenti della giornata. Ogni danno, ogni malattia che essi provocano deve ricadere su di loro e sulla loro discendenza, mentre Indra insieme con Soma deve abbatterli e frantumare loro la testa. La persona che era stata colpita possa invece riacquistare vigore e vita. (V, 29) 1 Preparato da est, porta (l'oblazione), o Agni Jatavedas! Sappi come ci viene fatto. Tu sei quello che rimedia, preparatore di rimedi: per mezzo tuo possiamo procurarci vacche, cavalli e uomini. 2 Cos, o Agni, Jatavedas, f questo in accordo con tutti gli dei. Di colui che al gioco contro di noi, di chiunque ci divora cada gi la difesa come questa cerchia di legnetti disposti intorno al fuoco. 3 Di costui cada gi la difesa come questa cerchia di legnetti disposti intorno al fuoco: cos, o Agni Jatavedas, f questo in accordo con tutti gli dei. 4 Perfora gli occhi, perfora il cuore, spacca la lingua, frantuma i denti di qualunque pisaca ci divori. O Agni giovanissimo13 , fallo a pezzi! 5 Ci che a quest'uomo stato preso, ci che gli stato sottratto, ci che gli stato portato lontano, qualunque cosa gli sia stata divorata dai pisaca, tu, o saggio Agni, riportagliela indietro. Nel corpo noi riportiamo carne e spirito. 6 Se un pisaca mi danneggia nel cibo quando crudo, quando ben cotto, quando viene mescolato, o quando non ancora cotto, quest'azione possano i pisaca scontarla su se stessi e sulla loro discendenza. Che quest'uomo sia sano! 7
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Qualunque (pisaca) mi danneggia nella bevanda di latte, nella bevanda a base di vari ingredienti, nel cibo e nel grano nato in un terreno incolto, quest'azione possano i pisaca scontarla su se stessi e sulla loro discendenza. Che quest'uomo sia sano! 8 Qualunque mangiatore di carne cruda mi danneggia nel bere l'acqua e mentre giaccio su un giaciglio, quest'azione possano i pisaca scontarla su se stessi e sulla loro discendenza. Che quest'uomo sia sano! 9 Qualunque mangiatore di carne cruda mi danneggia di giorno o di notte mentre giaccio su un giaciglio, quest'azione possano i pisaca scontarla su se stessi e sulla loro discendenza. Che quest'uomo sia sano! 10 Tu, o Agni Jatavedas, abbatti il pisaca mangiatore di carne cruda, rosso di sangue, che sconvolge la mente. Lo abbatta Indra vittorioso con il vajra. Spezzi la sua testa Soma il fiero. 11 Da sempre tu, o Agni, fai a pezzi gli stregoni; non ti hanno vinto i raksas nei combattimenti. Brucia fino alla radice i mangiatori di carne cruda. Possano essi non sfuggire alla tua arma divina. 12 Riporta, o Jatavedas, ci che stato preso, ci che stato portato via. Crescano le sue membra; si espanda costui come i filamenti del soma. 13 Come i filamenti del soma, o Jatavedas, si espanda costui. O Agni, rendilo vigoroso, forte, privo di malattia. Possa egli vivere! 14 Questa, o Agni, la tua legna ardente che distrugge i pisaca: godi di questa e prendine ancora, o Jatavedas. 15 Accogli con la tua fiamma la legna di tarstagha14. Il mangiatore di carne cruda che desidera prendere la carne di costui abbandoni il suo aspetto.
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CONTRO GLI STREGONI E I PISACA

L'allontanamento degli spiriti maligni come i pisaca e gli stregoni e la loro reciproca distruzione si possono ottenere per mezzo di un'oblazione e di una pianta. Anche l'intervento di dei come Agni, Rudra, Mitra e Varuna richiesto per respingere e demoni e per provocarne la morte. (VI, 32) 1 Dentro il fuoco offrite propiziamente con il burro questa libagione distruttrice di spiriti maligni. Tu, o Agni, brucia da lontano i demoni, non bruciare le nostre case. 2 Rudra ha spezzato il vostro collo, o pisaca. Spezzi le vostre costole, o stregoni. La pianta che ha tutti i poteri15 vi ha fatto andare insieme con Yama. 3 Sicurezza ci sia qui per noi, o Mitra e Varuna, spingete indietro gli spiriti divoratori con la vostra fiamma. Possano essi non trovare n sicurezza n rifugio, distruggendosi fra loro vadano verso la morte.

PER LA LIBERAZIONE DA NIRRTI Gli inni VI, 64 e VI, 84 sono invocazioni di aiuto rivolte a Nirrti, la personificazione della distruzione, perch sciolga i legami di ferro con cui ha incatenato un uomo. Solo cos infatti l'uomo pu sottrarsi a Yama, alla Morte e tornare a vivere. (VI, 63) 1 Quel legame che la divina Nirrti ha legato al tuo collo e che non si pu sciogliere, io lo sciolgo per te, perch tu viva, perch tu abbia vigore, perch tu abbia forza. Mangia velocemente il cibo che non ti provoca disturbi. 2 Omaggio sia a te, o Irrti dall'acuta acutezza. Scogli i legami di ferro. Yama di nuovo ti16 riconsegna a me. Per questo uomo sia omaggio a Yama, alla Morte.

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3 Tu sei incatenata qui ad un pilastro di ferro, legata alle morti che sono mille. Tu, in accordo con Yama, in accordo con i Padri, f salire quest'uomo al cielo pi alto. 4 Tu raduni, o Agni toro, tutte le cose che porti via al nemico. Tu sei acceso sul luogo del sacrificio; tu procuraci beni17. (VI, 84) 1 Di te, nella cui terribile bocca io sacrifico per la liberazione da questi legami, le genti dicono che sei Terra, ma io so esattamente che sei Nirrti18 . 2 O Terra, sii ricca di oblazioni: questa la parte di te che in noi. Libera questi e quelli del peccato. Salute! 3 Cos tu, o Nirrti, senza rivali, scogli da noi i legami di ferro. Yama ti riconsegna a me. Per quest'uomo sia omaggio a Yama, alla Morte. 4 Tu sei incatenata qui ad un pilastro di ferro, legata alle morti che sono mille. Tu, in accordo con Yama, in accordo con i Padri, f salire quest'uomo al cielo pi alto. CONTRO ARATI In quest'inno il poeta cerca di propiziarsi Arati rendendole ripetutamente omaggio, perch essa freni la sua ingordigia. Arati, infatti, la non liberalit che pu rendere vano il guadagno dei brahmani e sconvolgere la mente e l'intento degli uomini, assumendo l'aspetto di una donna nuda. Nella strofa finale, quando ormai il poeta pensa di averla placata, Arati rappresentata in termini positivi come una divinit benevola. (V, 7) 1 Portaci il compenso dovuto; non starci intorno; non impedire che ci venga portato, o Arati. Omaggio sia alla mancanza di successo; omaggio sia all'insuccesso; omaggio sia a Arati.
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2 A quella persona che tu, o Arati, mandi per riempirci di chiacchiere, noi ora rendiamo omaggio: non pregiudicare il mio guadagno. 3 Che il nostro guadagno, procurato dagli dei, prosperi giorno e notte. Noi assecondiamo Arati; omaggio sia a Arati. 4 Noi invochiamo, venendo, Sarasvati, Anumati e Bhaga. Io ho recitato parole piacevoli e dolci come il miele nelle invocazioni degli dei. 5 In colui al quale io mi rivolgo con le mie fluenti parole, mosse dalla mia mente, trovi oggi dimora la fede suscitata dal bruno soma. 6 Non rendere vano il nostro guadagno, non rendere vane le nostre parole! Che entrambi Indra e Agni ci portino ricchezze. Che tutti quelli che oggi desiderano farci dei doni non tengano conto di Arati. 7 V lontano, o Insuccesso: noi schiviamo il tuo strale. Io so che tu, o Arati, opprimi e schiacci. 8 Prendendo le forme di una donna nuda, visiti in sogno la gente, sconvolgendo, o Arati, la mente e l'intento dell'uomo. 9 A questa Nirrti dai capelli d'oro che, grande, di grande mole, ha pervaso tutti gli spazi, ho reso omaggio. 10 A questa Arati color dell'oro, fortunata, che siede su cuscini dorati, grande, dall'aureo mantello io ho reso omaggio.

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(VI, 129) 1 Con la fortuna che deriva dal legno di simsapa, con Indra come alleato, mi rendo fortunato. Vadano lontano le Arati. 2 Con quella fortuna insieme al vigore con il quale hai superato tutti gli altri alberi, con questa rendimi fortunato. Vadano lontano le Arati. 3 Quella fortuna che cieca, che torna indietro, che posto negli alberi, con questa rendimi fortunato. Vadano lontano le Arati. CONTRO GLI ESSERI INVISIBILI Il carme si rivolge a esseri demoniaci che fanno dell'invisibilit la loro arma e il loro mezzo di difesa. Con la tenebra essi sono potenti. Ma ecco giunge l'alba; svaniscono i pericoli della notte e si diffonde una atmosfera di pace e di calma. E` il sole, colui che il "visto" per eccellenza quello che uccide con i suoi raggi i "non visti" facendoli vedere. (VI, 52) 1 Il sole sorge su dalle montagne bruciando dal cielo davanti a s i demoni, lui, il figlio di Aditi, visto da tutti, uccisore degli esseri invisibili. 2 Le vacche si sono messe a riposare nella stalla; gli animali selvatici si sono ritirati nelle loro tane, le correnti dei fiumi si sono fermate: gli invisibili sono scomparsi. 3 Io ho usato la pianta di Kanva19, famosa, ispirata, che d la vita, che cura tutto. Possa essa rendere innocui gli esseri invisibili per quest'uomo.

CONTRO VARI ESSERI DEMONIACI Formula per allontanare tutta una serie di entit malefiche.

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(VII, 24 [ 23 ]) 1 Il cattivo sogno, la miserevole esistenza, il demone, il mostro, le arayi, tutte le durnamni dalla voce sgradevole le facciamo sparire da noi.

CONTRO GRAHI Grahi, il demone che afferra, lega l'uomo che si macchiato di un peccato ed anche i familiari di questo. L'impurit sulla famiglia stata gettata in questo caso dalle nozze di un figlio pi giovane che si sposato prima del maggiore. Pusan, il Dio che mostra il cammino e ed apre la strada, invocato allora perch allontani le sciagure e le difficolt provocate dal peccato. (VI, 112) 1 Che quest'uomo, o Agni, non sia causa di morte per il pi vecchio dei fratelli; proteggilo dall'essere strappato via da loro. Tu che conosci in anticipo le cose, sciogli i legami di grahi. Possano tutti gli dei essere consenzienti con te. 2 Sciogli tu, o Agni, per costoro quei tre legami con i quali essi sono stati legati. Tu che conosci in anticipo le cose, sciogli i legami di grahi, libera tutti, il padre e il figlio e la madre. 3 Siano sciolti quei legami con cui colui che ha un fratello minore gi sposato incatenato membro a membro, afferrato e legato. (Questi legami) infatti sono ora strumenti di liberazione. O pusan, spazza via le difficolt su un demone che uccide gli embrioni.

CONTRO GRAHI Come nell'inno precedente, anche qui vi una colpa da espiare. Si chiede allora che sia fatta sparire tramite una formula, cos come il peccato degli dei fu portato via da Trita. (VI, 113) 1 Su Trita gli dei spazzarono via il peccato; Trita a sua volta lo spazz via da s sugli uomini. Perci se Grahi ti ha raggiunto, gli dei la facciano sparire via per te con la formula.

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2 Entra nel pulviscolo e nel fumo, o Male; v tra le nebbie e le brume. Sparisci nella schiuma dei fiumi. O Pusan, spazza via i pericoli su un demone che uccide gli embrioni. 3 Ci che di Trita stato spazzato via - i peccati degli uomini - dodici volte20 stato depositato: allora se Grahi ti ha raggiunto, gli dei la facciano sparire via per te con la formula.

CONTRO DEMONI E STREGHE Agni Jatavedas protegge gli uomini con la sua luce, fugando l'oscurit della notte e rendendo manifesti gli spiriti maligni che trovano nella tenebra il loro rifugio; afferra nello stesso tempo con le sue lingue infuocate i demoni raksas e li frantuma con le sue fauci di ferro. Egli infatti fin dall'antichit il guardiano e il protettore degli uomini ed per questo che invocato ripetutamente perch conceda benessere e lunga vita. (VIII, 3) 1 Io spruzzo di burro il vigoroso uccisore dei demoni. Io vengo a chi mi amico come grandissima protezione. Il fuoco violento stato acceso con abilit: egli ci protegga di giorno e di notte dal danno. 2 Tu dalle fauci di ferro, o Jatavedas, una volta acceso, tocca con la tua fiamma gli stregoni. Afferra con la lingua quelli che adorano il male. Avendo abbattuto i mangiatori di carne, ponili nella tua bocca. 3 Usa entrambe le file dei denti, quella di sotto e quella di sopra, tu che le hai in entrambe le fauci, tu che sei crudele e violento. Aggirati anche nell'atmosfera, o Agni, ed usa le tue mascelle contemporaneamente contro gli stregoni. 4 O Agni, spacca la pelle dello stregone. Il violento fulmine con la fiamma lo colpisca. Spezza le sue giunture, o Jatavedas. Che il fuoco mangiatore di carne, avido di sangue, lo tenga lontano. 5

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Dovunque tu veda, o Agni Jatavedas, uno stregone che sta fermo o che si muove o che vola nell'atmosfera, tu, violento arciere, trafiggilo con una freccia. 6 Tendendo le frecce in virt dei nostri sacrifici e della nostra preghiera, o Agni, cospargendo le punte con le folgori, perfora con queste gli stregoni nel cuore, spezza loro le braccia rivoltandole all'indietro. 7 Conquista con le tue lance, o Jatavedas, gli stregoni che sono stati presi e quelli che sono stati afferrati. O Agni, per primo, risplendendo intensamente, abbatti lo stregone. Che le variegate ksvinka21, che mangiano la carne cruda, lo mangino. 8 Rivela qui, o Agni, chi quello stregone che fa qui sortilegi. Afferralo con la legna da ardere, tu che sei il pi giovane. Assoggettalo al tuo occhio di guardiano degli uomini. 9 Con occhio acuto difendi, o Agni saggio, il sacrificio, fallo procedere per i Vasu. Te, che sei violento ed ardente contro i demoni raksas, non danneggino gli stregoni, o guardiano degli uomini. 10 Tu che sei il guardiano degli uomini, cerca di individuare il raksas tra la gente e frantuma le sue tre teste. O Agni, frantuma le sue costole con la fiamma e taglia tre volte la triplice radice dello stregone. 11 Che lo stregone venga tre volte al tuo attacco, lui che distrugge l'ordine con il caos. Crepitando con la tua fiamma contro di lui, o Jatavedas, abbattilo di fronte agli occhi di tutti per me che ti lodo. 12 Con quelle maledizioni, O Agni, che oggi due (kimidin) potrebbero lanciare in coppia22, con quelle aspre parole che chi malediche pronuncia, con quella freccia che nata dalla furia della mente perfora gli stregoni nel cuore. 13 Distruggi ed allontana con l'ardore gli stregoni, distruggi ed allontana il raksas con la fiamma, distruggi ed allontana con la vampa quelli che adorano il male, distruggi ed allontana col tuo splendore23 quelli che succhiano la vita.
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14 Gli dei oggi distruggano ed allontanino il malvagio. Che le maledizioni che lui ha gettato tornino indietro su di lui. Le frecce colpiscano nelle parti vitali quello che commette malvagit con la parola. Che lo stregone subisca l'assalto di ogni freccia. 15 Di quello stregone che si imbratta con la carne umana, con quella di cavallo e con quella di (tutte) le bestie e di quello che sottrae il latte alla vacca, o Agni, frantuma le teste con la tua fiamma. 16 Che gli stregoni ricavino veleno dalle vacche. Che i malvagi siano spezzati per la nostra salvezza. Che il Dio Savitr li abbandoni. Che essi perdano la loro parte di erbe. 17 Di quel latte che la vacca produce solo una volta l'anno24 non ne goda lo stregone, o guardiano degli uomini. Chiunque usufruisca di questo latte perforalo con la fiamma nei punti vitali mentre ci viene incontro. 18 Tu, o Agni, fin dall'antichit uccidi gli stregoni; e demoni raksas non riescono a vincerti nei combattimenti. Brucia i mangiatori di carne fino alla radice: che essi non sfuggano al tuo dardo celeste. 19 Tu, o Agni, proteggi dal basso, dall'alto, dal di dietro e dal davanti. Che le tue fiamme inesauribili, roventi, piene di ardore, brucino il malvagio. 20 O Agni poeta, con la tua poesia proteggici tutt'intorno: dal di dietro, dal davanti, dal di sotto e dal di sopra. Tu che sei amico proteggi l'amico, tu che sei immune da vecchiaia proteggici perch raggiungiamo la vecchiaia, tu che sei immortale proteggi noi mortali. 21 O Agni, rivolgi contro chi mormora maledizioni quell'occhio con il quale tu scorgi gli stregoni che spezzano gli zoccoli agli animali. Simile ad un Atharvan, con la luce divina, brucia lo stolto che offende la verit.

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22 Noi, o potente Agni, ci poniamo intorno a te che sei un saggio dalla natura audace, che ogni giorno uccidi i demoni che insidiano, come intorno a una fortezza. 23 Abbatti con l'intenso calore e con le fiamme dalle punte ardenti, o Agni, i demoni che insidiano col veleno. 24 Agni risplende con la sua grande luce e rende tutte le cose manifeste con la sua grandezza. Egli sottomette i malvagi poteri demoniaci, egli rende acuminate le sue corna per infilzare i demoni raksas. 25 Con le tue corna eterne che sono due acuti dardi affilati dalla formula, o Jatavedas, perfora il kimidin che avanza verso di noi ostile e malvagio e che ci tratta come nemici; perforalo con la tua fiamma, o Jatavedas. 26 Agni dall'ardente ardore, immortale, ardente, puro, da invocare, caccia via i demoni.

CONTRO I DEMONI E GLI STREGONI Contro tutta una serie di demoni e stregoni, creature della notte, richiesto l'aiuto di Indra e di Soma che, con un'arma di morte discesa dal cielo, devono uccidere i malvagi e spingerli in un oscuro abisso. Anche ogni sorta di nemici - chiunque sia ostile o desideri danneggiare, che disturba il sacrificio o intende prevalere con arti magiche, che fa affermazioni mendaci - deve perire grazie all'intervento di questi dei.

(VIII, 4) 1

O Indra e Soma, bruciate il raksas, sottomettetelo; voi due, tori, abbattete quelli che prosperano nelle tenebre. Distruggete ed allontanate gli stolti, bruciateli ed abbatteteli, respingete e trafiggete i mangiatori di carne. 2

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O Indra e Soma, che una fiamma faccia bollire il malvagio dalle cattive intenzioni come una pentola sul fuoco. Istillate odio perenne per il kimidin odiatore della formula, mangiatore di carne, dal terribile aspetto. 3 O Indra e Soma, perforate coloro che fanno del male nella tenebra inconsistente che il loro nascondiglio. Quel luogo da dove nessuno di loro potr risalire, divenga per voi una forza furibonda per dominarli. 4 O Indra e Soma, fate rotolare gi dal cielo un'arma di morte e fate sorgere dalla terra un mezzo per frantumare il malvagio. Formate dalle montagne un fragore25 con il quale bruciate il raksas mentre si esalta. 5 O Indra e Soma, fate rotolare gi dal cielo un'arma di morte. Con armi brucianti, arroventate dal fuoco, distruttrici di pietre, inesauribili, perforate nell'abisso i mangiatori di carne umana. Vadano essi dove non luce. 6 O Indra e Soma, questa preghiera sia intorno a voi da ogni parte come una cinghia a due cavalli vittoriosi. Quell'invocazione che io invio a voi saggiamente, sono preghiere che vi stimolano come due sovrani. 7 Ricordatevi delle vostre rapide corse, abbattete i nemici, i raksas che insidiano. O Indra e Soma, non ci sia facilit per il malvagio, il nemico che in qualunque occasione mi tratta con ostilit. 8 Colui che ingiuria con false parole me che mi muovo con mente semplice e che parla di ci che non esiste, sia inesistente come l'acqua presa con un pugno. 9 Coloro che con le loro corse confondono colui che parla sinceramente o coloro che danneggiano a loro piacimento ci che eccellente, Soma li consegni ad un serpente o li mandi nel grembo di Nirrti. 10 Colui che desidera danneggiare l'essenza della nostra bevanda, quella dei cavalli e quella delle vacche; colui che desidera danneggiare quella dei nostri corpi: il nemico, il ladro che commette furti,
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vada nell'indigenza, scompaia con il suo corpo e con la sua prole. 11 Sia costui lontano con il suo corpo e con la sua prole; possa egli essere sotto tutte e tre le terre26 . Perisca, o dei, la fama di colui che di giorno e di notte desidera danneggiarmi. 12 E` ben comprensibile, per un uomo che capisce, che il vero e il non vero sono due parole opposte. Di queste due Soma favorisce quella che vera, quella delle due che pi giusta: abbatte quella non vera. 13 Soma non incita il malvagio, non incita lo ksatriya che sostiene qualcosa falsamente. Uccide il raksas, uccide colui che non dice il vero: entrambi soccombono nell'assalto Di Indra. 14 Perch sei adirato con noi, o Agni Jatavedas, come se io fossi uno che adora falsi dei o come se riconoscessi gli dei solo apparentemente? Che quelli che usano parole malvagie ottengano da te la distruzione!

15 Possa io oggi morire se sono uno stregone o se ho bruciato la vita di un uomo e possa essere separato dai suoi dieci figli colui che, mentendo, mi dice: "O stregone!". 16 Colui che dice a me che non sono stregone: "O stregone!" o quel raksas che dice: "Io sono innocente", Indra lo abbatta con la grande arma di morte. Cada egli pi in basso di ogni creatura. 17 Quella (strega) che procede di notte come un gufo, piena di odio, nascondendo le sue forme, possa cadere in un abisso senza fine. Le pietre abbattano i raksas con il loro frastuono. 18 Sparpagliatevi nei villaggi, o Marut; cercate, afferrate e frantumate i raksas che, diventati uccelli, volano nelle notti e profanano il sacrificio divino. 19

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O Indra, fai rotolare gi dal cielo una pietra e, dopo che stata rinvigorita dal soma, rendila affilata, o Generoso. Da est, da ovest, da sud, e da nord abbatti i demoni con una montagna. 20 Qui volano i demoni a forma di cane. Essi, desiderosi di danneggiare, cercano di danneggiare Indra invulnerabile. Il potente Indra affila l'arma per i calunniatori; scagli ora la folgore per gli stregoni. 21 Indra diventato il distruttore dei demoni che disturbano il sacrificio e che cercano di impossessarsi dell'oblazione. Il potente Indra vada contro quelli che sono demoni come un'ascia contro il legno, spezzandoli come vasi. 22 Abbatti il demone a forma di gufo; abbatti quello a forma di civetta, quello a forma di cane, quello a forma di cuculo, quello a forma di aquila, quello a forma di avvoltoio; frantuma il raksas, o Indra, come con una macina. 23 Che il raksas con le sue stregonerie non ci raggiunga; che i kimidin che vanno in coppia spariscano; che la terra ci protegga dalla sciagura che viene dalla terra; che l'atmosfera ci protegga dalla sciagura che viene dal cielo. 24 O Indra, abbatti quell'uomo che uno stregone e la sua donna che tentano di prevalere con la magia. Coloro che adorano falsi dei se ne vadano senza collo. Possano essi non vedere sorgere il sole. 25 Guarda avanti, guarda intorno. O Soma e Indra, state svegli. Gettate l'arma mortale contro i raksas, la folgore contro gli stregoni. CONTRO GLI ASURA L'inno si rivolge a Agni Jatavedas perch domini e sottometta con la sua fiamma gli insidiosi demoni.

(XIX, 66) 1
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Gli ingannevoli Asura che si aggirano con reti di ferro, con lacci di ferro e con uncini io li assoggetto con la tua fiamma, o Jatavedas. Tu che sei l'arma di Indra dalle mille lame, proteggici, frantumando i nostri rivali.

ESORCISMO CONTRO LA NOTTE Durante il novilunio la notte pi buia e quindi pi piena di insidie e pericoli perch proprio in questa notte i divoratori di carne umana si levano in volo per nuocere agli uomini. L'inno un esorcismo che, attraverso parole di lode ed appellativi benefici, cerca di rendere favorevole e benevola l'oscura divinit.

(VII, 84 [79 ]) 1 Con quella parte che il divino Sole e la divina Luna hanno destinato per te, o Notte di luna nuova, mentre abitavano insieme27 con la loro grandezza, porta a compimento il nostro sacrificio, o tu che sei provvista di tutte le cose desiderabili. Concedi a noi una ricchezza fatta di eroi, o fortunata. 2 "Sono proprio io la Notte di luna nuova; da me vengono ad abitare, in me abitano questi fortunati. Sia gli dei che i Sadhya, che hanno Indra come capo, sono venuti tutti insieme in me". 3 E` venuta la notte portatrice di beni, facendo entrare nella casa forza, prosperit ed ogni tipo di bene. Possiamo noi onorare la Notte di luna nuova con l'oblazione. Venga essa a noi riversandoci in abbondanza vigore e latte. 4 O Notte di luna nuova, solo tu hai generato, avviluppandole, tutte queste forme. Possa essere nostro ci per il desiderio del quale noi facciamo a te oblazioni: possiamo noi essere signori delle ricchezze.

ALLA NOTTE La notte viene descritta e celebrata in termini positivi per renderla propizia e benevola verso gli uomini. Ad essa ci si rivolge apostrofandola con nomi di buon auspicio come madre, burrosa (XIX, 48), splendente, favorevole, fortunata (XIX, 49) e le si chiede di poter riposare in lei senza ricevere danno, tranquilli fino al mattino. Anche il suo aiuto invocato contro tutti gli esseri malvagi che la
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popolano e perch rivolga la sua ostilit verso nemici ed avversari. (XIX, 47)

1 O Notte, lo spazio terrestre stato riempito secondo le regole del padre Cielo28. Tu ti sei estesa con tutta la tua grandezza nelle sedi del cielo: (tutto) avvolge la terribile tenebra. 2 In colei della quale non possibile vedere il limite opposto e da cui non si pu tornare indietro, si addormenta ogni essere che si muove. Possiamo noi, indenni, o Notte ampia e tenebrosa, arrivare al tuo limite opposto! Possiamo noi, o Eccellente, arrivare al tuo limite opposto29! 3 Quei tuoi occhi30, o Notte, che guardano gli uomini, sono novantanove, sono ottantotto ed anche settantasette; 4 sono sessantasei, o ricca, sono cinquantacinque, o benevola, sono quarantaquattro e trentatre, o potente; 5 e sono ventidue, o Notte, ed infine undici31. Con questi guardiani proteggici oggi, o figlia del cielo. 6 Che non si impadronisca di noi nessun demone desideroso di nuocerci, non si impadronisca di noi nessun malvagio; che nessun ladro si impadronisca delle vostre vacche e nessun lupo delle nostre pecore; 7 n un predone dei nostri cavalli, o Eccellente, n le streghe dei nostri Uomini. Che il ladro e il predone corrano via per i pi lontani cammini. Per un lontano cammino se ne vada la fune munita di denti32, per un lontano cammino se ne vada il malvagio. 8 Poi, o Notte, rendi senza testa il serpente dal soffio pungente; frantuma le mascelle del lupo; uccidi il ladro attaccandolo ad un palo di legno.
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9 In te, o Notte, noi rimaniamo. Ci addormenteremo: svegliaci. Concedi protezione alle nostre vacche, ai nostri cavalli, ai nostri uomini. (XIX, 48) 1 Ora quelle cose che...33 , e quelle che sono dentro il recinto, noi te le affidiamo. 2 O madre Notte, affidaci all'aurora; l'aurora ci affidi al giorno, il giorno a te, o brillante. 3 Da qualunque creatura che ora vola e da qualunque creatura che striscia e da qualunque creatura che sta ai piedi della montagna tu proteggici, o Notte. 4 Tu proteggici da Occidente, da oriente, da nord e da sud. Proteggici, o splendente: noi siamo qui per lodarti. 5 Coloro che stanno alzati per tutta la notte e che vegliano tra le creature, che proteggono tutto il bestiame, veglino su di noi, veglino sul nostro bestiame. 6 Io conosco il tuo nome, o Notte: davvero tu sei Burrosa34 di nome. Bharadvaja ti conosce con questo nome; tu sei quella che veglia sui nostri beni. (XIX, 49) 1 Quell'attiva giovane donna, padrona di casa, la Notte che risplende di occhi veloci35, facilmente invocabile che riunisce in s ogni bellezza, ha riempito con la sua grandezza il cielo e la terra. 2 Su tutte le creature si diffusa la profondit della notte. Sravistha36 salita nel cielo pi alto. La Notte eccellente si protende verso di me desiderosa, come un amico con le svadha.
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3 Ti saluto, o desiderabile, fortunata, nobile. Tu sei giunta. O Notte, possa io essere qui con buoni pensieri. Proteggi noi e le creature che sono nate dagli uomini e quelle che sono nate dalle bestie, con la prosperit. 4 La Notte desiderosa ha tolto il vigore vitale al leone, all'antilope, alla tigre, al leopardo, il colore37 al cavallo, la voce all'uomo: tu, splendente, rendi molteplici le forme. 5 Sia per noi favorevole per tutta la notte e facilmente invocabile fino al sorgere del sole la Madre del freddo38. Ascolta, o fortunata, questa lode con la quale ti saluto in tutti i punti cardinali. 6 O Notte splendente, godi della nostra lode come un re. Possiamo noi essere ricchi di uomini, possiamo noi diventare pieni di ricchezza attraverso aurore splendenti. 7 Tu prendi nomi di buon auspicio. Contro coloro che desiderano danneggiare i nostri beni, v tu, o Notte, bruciando i loro respiri, sia contro quel ladro che non viene trovato, sia contro quell'essere che non viene trovato mai. 8 Tu, o Notte, sei eccellente come un vaso ben fatto. In ogni direzione tu porti il tuo aspetto di pelle di vacca39 come un giovane fanciullo. Tu sei piena di occhi, desiderosa verso di me. Tu hai appeso (alla volta celeste) le belle forme40 come la terra al cielo. 9 A qualunque ladro che oggi venga qui, a qualunque mortale malintenzionato ed ostile la Notte, andandogli incontro, spezzi il collo, spezzi la testa, 10 gli spezzi i piedi affinch non possa pi camminare, gli spezzi le mani affinch non possa pi mangiare. Qualunque predone verr, se ne vada di qui frantumato; se ne vada, se ne vada per sempre, se ne vada in un luogo arido. (XIX, 50)
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1 Allora, o Notte, rendi senza testa il serpente dal soffio pungente. Distruggi gli occhi del lupo, uccidi il ladro, attaccandolo ad un palo di legno. 2 Con quelli che sono i tuoi veloci buoi dalle acute corna41 , o Notte, facci oggi oltrepassare sempre i pericoli. 3 Possiamo noi oltrepassare (i pericoli) notte dopo notte senza ricevere danno nel nostro corpo. Possano, invece, i malevoli non oltrepassarli come non si oltrepassa il mare profondo senza una nave. 4 Come il miglio non si trova pi quando vola via sparpagliandosi in aria, cos, o Notte, f volare via colui che malvagio contro di noi. 5 F andare via il ladro e il predone che porta via le mucche e colui che, mettendo le briglie alla testa del cavallo, lo vuole portare via. 6 Se oggi, o Notte fortunata, sei venuta distribuendo ci che bene, di questo tu facci godere in modo che tu non vada dagli altri. 7 All'aurora, o Notte, affida noi tutti senza peccato. L'aurora ci consegni al giorno, il giorno a te, o splendente.

CONTRO LE MALEDIZIONI

Esorcismo per allontanare le maledizioni per mezzo di una pianta, che si conclude con l'augurio che la maledizione ricada su chi l'ha lanciata. (II, 7) 1
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La pianta42 odiata dai malvagi, nata dagli dei che vanifica le maledizioni, ha lavato via da me tutte le maledizioni come l'acqua le impurit. 2 Quella che la maledizione di un rivale e quella che la maledizione di una sorella e quella che potrebbe pronunciare un brahmano un preda all'ira, tutto questo sia fuori dai nostri piedi. 3 Dal cielo si estesa all'ingi la radice, dalla terra si levata in alto: con questa pianta dalle mille giunture proteggici da ogni parte. 4 Proteggi me, proteggi la mia prole, proteggi quella che la nostra ricchezza. Che l'invidia non ci vinca; che non ci vincano le insidie. 5 La maledizione vada da chi maledice. Possiamo noi stare con chi ha buone intenzioni. Noi spezziamo le costole del malintenzionato che fa incantesimi con il suo sguardo.

CONTRO LE MALEDIZIONI Un altro esorcismo che rimanda indietro la maledizione contro il suo autore. La morte di costui augurata con immagini di estrema violenza. (VI, 37) 1 E` venuta qui la maledizione dai mille occhi, dopo aver aggiogato il carro per cercare quello che mi maledice, come un lupo cerca la casa del pastore. 2 Allontanati da noi, o Maledizione, come un fuoco ardente dallo stagno. Colpisci qui quello che ci maledice come il fulmine dal cielo colpisce l'albero. 3 Colui che ci maledir quando noi malediciamo e colui che ci maledir quando malediciamo, io lo getto gi alla Morte, come si getta un osso ad un cane.

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CONTRO I LACCI DELLA MALEDIZIONE La maledizione lanciata per mezzo di formule magiche e con legamenti simbolici afferra le sue vittime con lacci inestricabili. Il mezzo pi efficace per liberarsene un amuleto a forma di corno da usarsi quando sorgono in cielo le due stelle che si chiamano "Scioglitrici".

(VI, 121) 1 Tu, o corno43, sciogli da noi il legame pi alto, il legame pi basso, i legami di Varuna. Allontana da noi il cattivo sogno, la difficolt: possiamo noi allora mandare nel mondo della felicit. 2 Se tu sei legato ad un palo, se sei legato con una corda, se sei legato alla terra e se sei legato con una formula, possa questo fuoco domestico condurci da qui nel mondo della felicit. 3 Sono sorte le due stelle di buon auspicio di nome Scioglitrici: concedano qui immortalit. Proceda lo scioglimento di ci che legato. 4 Allontanati45, f spazio, sciogli il legato dal legame. Come un feto spinto fuori dal grembo, vattene per tutte le strade.

CONTRO LE MALEDIZIONI L'immagine dell'albero colpito dalla folgore rende ancora una volta l'idea della violenza con cui la maledizione torna su chi ne l'autore. (VII, 41 [59 ]) 1 Colui che ci maledir quando non lo malediciamo e colui che ci maledir quando lo malediciamo inaridisca fin dalla radice come un albero colpito dalla folgore.

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CONTRO LA FATTURA La fattura una pratica magica che persone che hanno intenzione di nuocere applicano in vari modi ai diversi aspetti della vita umana. Gli elementi pi svariati vengono impiegati nel preparare la fattura cui vengono spesso date fattezze e caratteristiche umane come naso, bocca, orecchie, gambe e piedi. I colori rosso e blu sono ad essa particolarmente collegati: infatti rosso e blu il vaso in cui avviene la sua preparazione e rossi e blu sono i lacci con cui essa afferra i nemici (cfr. IV, 17, 4 e VIII, 8, 24). Gli effetti provocati dalla fattura sono terribili: incubi e malattie, rovina del raccolto e moria nel bestiame, povert e perdita al gioco, distruzione e morte. Per scongiurarne le micidiali conseguenze vengono pronunciate formule che insistentemente invitano la fattura ad andarsene lontano e a ritornare su coloro che l'hanno fatta, rivolgendo su di loro la sua tremenda efficacia. L'unico mezzo in grado di contrastarla e di neutralizzarla l'erba apamarga che, come un'affilata arma di morte, la trafigge e la abbatte. (IV, 17) 1 Noi prendiamo te, o vittoriosa signora dei rimedi. Io, o erba, ti ho conferito mille poteri per aiutare ogni uomo. 2 In lei46 che veramente vince, che allontana le maledizioni, la conquistatrice dalle foglie involute, io ho chiamato tutte le erbe, dicendo: "Che essa ci salvi da questo male". 3 Colei che ha maledetto con la maledizione, colei che ha escogitato un perverso disegno, colei che ha afferrato nostro figlio per portargli via la linfa vitale, sia lei a mangiarsi suo figlio. 4 Con quella fattura che ti hanno fatto in un vaso di creta non cotta, con quella fattura che ti hanno fatto in ci che rosso e blu, con quella fattura che ti hanno fatto nella carne cruda, distruggi i facitori di fatture. 5 Il cattivo sogno, la miserevole esistenza, il demone, il mostro, le arayi, tutte le durnamni dalla voce sgradevole le facciamo sparire da noi. 6

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Dalla morte per fame, dalla morte per sete, dalla mancanza di vacche, dalla mancanza di prole, da tutto questo, o Ripulitrice47, per mezzo tuo ci ripuliamo. 7 Dalla morte per sette, dalla morte per fame, dalla perdita al gioco dei dadi, da tutto questo, o Ripulitrice, per mezzo tuo ci ripuliamo. 8 L'apamarga l'unica che domina tutte le erbe; con questa noi ripuliamo via ci che ti si attaccato addosso: cos v libero dalla malattia. (IV, 18) 1 Come vero che la luce della stessa natura del sole, che la notte della stessa lunghezza del giorno, cos io faccio un efficace incantesimo che ci sia di aiuto: senza linfa vitale siano quelle che fanno fatture. 2 Se qualcuno, avendo fatto una fattura, la porter alla casa di uno che non se l'aspetta, questa fattura gli si riattacchi, o dei, come un vitello di latte alla madre. 3 Se qualcuno, avendo preparato in casa un maleficio desidera danneggiare un'altra persona con questo, non appena ha bruciato la fattura48, un gran numero di pietre gli cada addosso con fracasso. 4 O erba dai mille poteri, fai giacere al suolo gli stregoni, senza ciuffo e col collo spezzato; rimanda indietro la fattura a colui che l'ha fatta come l'amata all'amante. 5 Io, con quest'erba, ho distrutto tutte le fatture: quella che hanno fatto nel tuo campo, quella che hanno fatto tra le tue vacche, e quella che hanno fatto tra la tua servit. 6 Colui che fa la fattura questa volta non stato in grado di farla: si frantumato un piede e un dito. Egli ha fatto per noi una cosa eccellente e per s si fatto un danno. 7
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La Ripulitrice ripulisca via il male che viene dai campi e qualunque maledizione; ripulisca via tutte le streghe e le arayi. 8 Avendo ripulito via tutti gli stregoni e tutte le arayi, per mezzo tuo, o Ripulitrice, ci ripuliamo da tutto questo. (V, 14)

L'aquila ti ha trovato; il maiale ti ha sradicato con il grugno: tu, o erba, distruggi chi desidera distruggere, abbatti colui che fa le fatture. 2 Abbatti gli stregoni, abbatti colui che fa le fatture; ed anche colui che desidera distruggerci tu, o erba, distruggilo. 3 Come tagliando un anello dalla pelle di un'antilope, appendete, o dei, al collo di colui che fa le fatture la sua fattura camere una collana. 4 Riporta indietro la fattura a colui che fa le fatture afferrandola con la mano. Rendila manifesta per quest'uomo affinch abbatta colui che fa le fatture. 5 Le fatture siano per colui che fa le fatture; la maledizione sia per colui che maledice. Come un carro veloce la fattura ritorni indietro a colui che fa le fatture. 6 Se una donna o se un uomo ha fatto una fattura per danneggiare, noi gliela riportiamo indietro come un cavallo per la cavezza. 7 Se tu49 sei opera di un Dio o se sei stata fatta dagli uomini, noi ti riportiamo indietro avendo Indra come compagno.
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8 O Agni vincitore nelle battaglie, sii vittorioso nelle battaglie! Noi riportiamo indietro, rimandandogliela, la fattura su colui che fa le fatture. 9 O (erba) abile nel perforare, perforala; annienta colui che ha fatto le fatture: non per chi non ha fatto le fatture noi ti abbiamo affilata perch tu fossi arma di morte! 10 Ritorna a lui, o fattura, come un figlio al padre; mordilo come un serpente che sia stato calpestato. O fattura, ritorna da colui che fa le fatture come un fuggitivo alla sua catena. 11 A salti come una timida antilope, come una gazzella ritorni la fattura da chi l'ha fatta. 12 Pi veloce di una freccia voli verso di lui, o cielo e Terra! Che essa lo afferri come un animale! La fattura ritorni su colui che fa le fatture! 13 Vada indietro come il fuoco come quando va avanti l'acqua! Come un carro veloce la fattura ritorni da colui che fa le fatture.

(V, 31)

1 Quella fattura che essi ti hanno fatto in un vaso di terra non cotta e quella che hanno fatto su varie granaglie, e quella che hanno fatto sulla carne cruda io la respingo indietro. 2 Quella fattura che ti hanno fatto su un gallo o quella che hanno fatto su una capra ornata di kurira50 e quella che ti hanno fatto su una pecora, io la respingo indietro. 3 Quella fattura che ti hanno fatto sull'asino che tra il bestiame ha uno zoccolo unico e i denti
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incisivi su entrambe le mascelle, io la respingo indietro. 4 Quella fattura che ti hanno fatto sulla pianta amula51 o quell'incantesimo segreto che hanno fatto sulla pianta naraci52, quella fattura che ti hanno fatto sul campo io la respingo indietro. 5 Quella fattura che i malvagi ti hanno fatto perfino sul fuoco domestico che sta ad oriente, quella fattura che essi hanno fatto nella casa io la respingo indietro. 6 Quella fattura che essi ti hanno fatto nell'assemblea o al tavolo da gioco, quella fattura che ti hanno fatto sui dadi, io la respingo indietro. 7 Quella fattura che essi ti hanno fatto sull'esercito, sulle frecce e sulle armi, quella fattura che ti hanno fatto sul tamburo, io la respingo indietro. 8 Quella fra che ti hanno gettato nel pozzo o quella che ti hanno sotterrato nel cimitero, quella fattura che ti hanno fatto nella casa, io la respingo indietro. 9 Quella fattura che ti hanno fatto sulle ossa di un cadavere e quella che ti hanno fatto sul fuoco distruttore, che consuma, ardente io la respingo indietro sul fuoco distruttore, ardente e divoratore di carne53, io la respingo indietro. 10 Per un cammino sbagliato costui ha portato qui questa fattura; noi la rimandiamo via da qui per un cammino giusto. Lo stolto, o gente, l'ha portata, senza saperlo, per delle persone accorte. 11 Colui che fa le fatture, questa volta non stato in grado di farla: si frantumato un piede e un dito. Egli sfortunato ha fatto per noi fortunati una cosa eccellente. 12 Quello che fa le fatture, quello che fa incantesimi segreti, quello che fa incantesimi con le radici,
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quello che lancia le maledizioni, Indra lo colpisca con la sua grande arma; Agni lo trafigga con il suo dardo. (X, 1) 1 La fattura che abili persone preparano come la sposa nel corteo nuziale, con tutte le fattezze giuste, fatta a mano, vada lontano: noi la cacciamo via. 2 Munita di testa, munita di naso, munita di orecchi, costruita da uno che fa le fatture, con tutte le fattezze (giuste), veda lontano: noi la cacciamo via. 3 Sia che sia stata fatta da uno del popolo, sia che sia stata fatta da un re, sia che sia stata fatta da una donna, sia che sia stata fatta da brahmani, come una moglie cacciata dal marito, ritorni da chi l'ha fatta e lo leghi. 4 Con quest'erba io ho distrutto tutte le fatture, quella che hanno fatto nel tuo campo, quella che hanno fatto fra le tue vacche e quella che hanno fatto fra la tua servit.

5 Il male sia per chi fa il male, la maledizione per chi pronuncia maledizioni. Ricacciamo indietro la fattura affinch colpisca colui che fa le fatture. 6 L'angirasa posto a nostro guardiano rivolto contro la fattura. Avendo fatto ritornare indro le fatture, colpisci quei facitori di fatture. 7 O fattura, a ritroso, contro corrente54, ritorna contro colui che ti ha detto: "V avanti"; non venire a cercare noi innocenti. 8 V contro colui che ha messo insieme le tue giunture, con abilit, come un valente costruttore di carro. L tu devi andare; quest'uomo ti sconosciuto.

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9 Quelli che, avendoti fatto, ti tengono in mano, sono abili facitori di incantesimi. Questo un propizio distruttore di fatture, una difesa dalle foglie involute55: con questo noi ti laviamo via. 10 Se ci siamo avvicinati a una donna brutta, a una che ha fatto il bagno, a una a cui morto il figlio, che tutto questo male56 se ne vada via da me; venga invece a me la ricchezza. 11 Se hanno pronunciato il tuo nome mentre offrivi ai padri o durante il sacrificio, che queste erbe di liberino da ogni male inviato intenzionalmente. 12 Dal peccato contro gli dei, da quello contro i Padri, dal pronunciamento del nome, da un male mandato intenzionalmente, da una maledizione rivolta contro di te, ti liberino le piante con il loro vigore, con la formula, con le stanze, con la potenza dei rsi. 13 Come il vento solleva dalla terra la polvere e spazza via la nube dall'atmosfera, cos ogni cosa malefica, allontanata dalla formula, se ne vada da me. 14 Vattene con grande fracasso come un'asina slegata; raggiungi coloro che ti hanno preparato, spinta via da qui da una formula potente. 15 Dicendo: "Questa la strada, o fattura", noi ti mandiamo via; noi ricacciamo indietro te che sei stata spinta contro di noi. Per questo cammino vattene con tutte le tue fattezze, spaccando (coloro che ti hanno fatto), come un animale inghirlandato legato ad un carro. 16 In direzione opposta a te la luce; in questa direzione non c' per te strada. Dirigi i tuoi passi in un posto diverso da noi. Vattene per un'altra strada attraverso novanta fiumi navigabili, difficili da percorrere. Non indugiare, vattene.

17

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Come il vento fa con gli alberi, cos tu spezza ed abbatti. Non risparmiare n una vacca, n un cavallo, n un servo di coloro che ci lanciano maledizioni! Tornando indietro da qui verso coloro che ti hanno fatto, o fattura, tienili svegli e f che non ci siano per loro figli. 18 Quella fattura o incantesimo segreto che essi hanno seppellito nell'erba sacrificale, nel cimitero, nel campo o nel fuoco domestico, essi che sono pi furbi di te, l'hanno fatto contro di te che sei semplice ed innocente. 19 Noi abbiamo scoperto l'ostile, subdolo incantesimo che stato preparato, suscitato e seppellito. Torni l da dove stato portato; si muova intorno come un cavallo; uccida la prole di colui che fa le fatture. 20 Nella nostra casa ci sono spade di buon metallo, noi sappiamo, o fattura, quante sono le tue giunture. Alzati, vattene via da qui! O sconosciuta, che cosa cerchi qui? 21 Io ti taglier il collo ed anche i piedi, o fattura, vattene. Indra e Agni ci proteggano, essi ricchi di progenie tra le progenie. 22 Il re Soma quello che ci protegge e che ci aiuta. I signori delle creature ci siano favorevoli. 23 Che Bhava e Sarva scaglino la folgore, arma divina, per colui che fa il male, per colui che fa le fatture, per il malvagio. 24 Se tu sei venuta sotto la forma di un essere con due piedi o sotto la forma di un essere con quattro piedi, preparata da colui che fa le fatture con tutte le sue fattezze giuste, tu, divenuta di otto piedi57 , ritornatene via da qui, o sfortuna. 25 Unta e cosparsa di unguento, ben adornata, vattene, arrecando ogni difficolt. Riconosci, o fattura, chi ti ha fatto, come una figlia riconosce il proprio padre.

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26 Vattene, o fattura, non rimanere qui. Segui le sue tracce come quelle di un animale ferito. Lui l'animale, tu sei il cacciatore: egli non capace di abbatterti. 27 Colui che tira per secondo colpisce con la freccia chi ha tirato per primo. Colui che secondo a colui che per primo cerca di colpire, colpisce di rimando58. 28 Ascolta questa mia parola e v da dove sei venuta; ritorna verso quello che ti ha fatto. 29 Tu sei terribile perch uccidi gli innocenti, o fattura; non uccidere le vostre vacche, i nostri cavalli, i nostri servi. Dovunque tu sia annidata, da l noi ti solleviamo: diventa pi leggera di una foglia. 30 Se siete avvolte dalla tenebra, come circondate da una rete, avendo respinto da qui tutte voi, o fatture, noi vi rimandiamo da chi vi ha fatte. 31 La prole di quello che fa le fatture, di chi esperto in incantesimi, di chi vuol fare del male falla a pezzi, o fattura, non lasciarla in vita; uccidi quelli l che fanno fatture.

32 Come il sole si libera dalla tenebra ed abbandona la notte e le tracce dell'aurora, cos io abbandono il malvagio incantesimo fatto da colui che fa le fatture come un elefante abbandona la nebbia attraverso cui non sa camminare.

ESORCISMO CONTRO UNA FATTURA MORTALE

Contro una mortale fattura si invocano tutti gli dei per salvare il malcapitato da morte sicura e per ridargli vigore e forza con un unguento. (XIX, 45) 1
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Riporta la fattura nella casa di chi l'ha lanciata come (si paga) un debito per un debito59. O unguento, spezza le costole del malintenzionato che fa incantesimi col suo sguardo. 2 Il cattivo sogno che in noi, che nelle vacche, che nella nostra casa e quello che non dei nostri e che ci ostile, se lo leghi su di s60. 3 Accresciuto dal vigore delle acque, dalla forza, nato da Agni Jatavedas, l'unguento dal quadruplice eroismo che viene dalle montagne, renda favorevoli a te le regioni e le direzioni. 4 L'unguento dal quadruplice eroismo legato a te: tutte le direzioni siano per te sicure e tu ti ergerai nobile e saldo come il sole. Questi villaggi ti paghino il loro tributo. 5 Di una parte cospargitene, di una fanne un amuleto, con una bagnatici, una bevila. Che l'unguento dal quadruplice eroismo ci protegga dai quattro letali legami di Grahi. 6 Che Agni mi aiuti col fuoco perch possa avere la capacit di inspirare ed espirare, perch io viva, perch abbia vigore, forza, acutezza, benessere, prosperit: salute! 7 Che Indra mi aiuti con i poteri di Indra perch possa avere la capacit di inspirare ed espirare, perch io viva, perch abbia vigore, forza, acutezza, benessere, prosperit: salute! 8 Che Soma mi aiuti con i poteri di Soma perch possa avere la capacit di inspirare ed espirare, perch io viva, perch abbia vigore, forza, acutezza, benessere, prosperit: salute! 9 Che Bhaga mi aiuti con la fortuna (bhaga ) perch possa avere la capacit di inspirare ed espirare, perch io viva, perch abbia vigore, forza, acutezza, benessere, prosperit: salute! 10 Che i Marut mi aiutino con le loro schiere perch possa avere la capacit di inspirare ed espirare,
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perch io viva, perch abbia vigore, forza, acutezza, benessere, prosperit: salute! CONTRO I VERMI I vermi sono considerati esseri demoniaci che provocano malattie negli uomini e nel bestiame. Come i demoni e le malattie sono ordinati secondo una gerarchia ed esistono tra di loro anche relazioni di parentela. Sono raffigurati di varia forma e colore, con fattezze mostruose ed abnormi. Con tutte le entit malefiche amano rifugiarsi nella tenebra. E` naturale quindi che il sole che sorge sia il loro pi temibile avversario. Contro di loro vengono compiuti incantesimi di magia analogica come l'atto di frantumare dei chicchi di grano mentre si invoca Indra perch li schiacci con la sua mola. L'efficacia delle formule magiche sottolineata dal riferimento agli antichi veggenti che le avevano composte. (II, 31)

1 Con quella grande mola di Indra che schiaccia ogni verme io schiaccio i vermi come chicchi di grano. 2 Io ho schiacciato il verme visto e quello non visto, io poi no schiacciato il verme kururu; noi distruggiamo con la formula i vermi tutti quanti, quelli algandu e quelli saluna61. 3 Io abbatto con la grande arma di morte i vermi algandu. Quelli bruciati e quelli non bruciati sono diventati senza forza vitale. Io soggiogo con la formula quelli sfuggiti e quelli non sfuggiti, affinch nessuno dei vermi rimanga. 4 Noi distruggiamo con la formula i vermi che stanno nelle viscere, quelli che stanno nella testa, poi quelli che stanno nelle costole, i vermi avaskava62 e quelli che perforano. 5 Quei vermi che stanno nelle montagne, nei boschi, nelle erbe, negli animali e nelle acque, quelli che sono entrati nel nostro corpo, tutta questa generazione di vermi io la distruggo.

(II, 32)
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1 Il sole con i suoi raggi abbatta i vermi quando sorge e li abbatta quando tramonta: (abbatta) quei vermi che sono dentro. 2 Io schiaccio il verme di ogni forma, quello con quattro occhi, quello variegato e quello bianco. Io spezzo le sue costole ed anche quella che la sua testa. 3 Come Atri, come Kanva, come Jamadagni io vi uccido, o vermi. Con la formula di Agastya io schiaccio i vermi. 4 Ucciso il re dei vermi ed ucciso il loro capo; ucciso il verme che ha la madre uccisa, che ha il fratello ucciso, che ha la sorella uccisa. 5 Uccisi sono i suoi vicini, uccisi sono quelli che stanno nelle vicinanze e quelli che sono piccoli: tutti i vermi sono uccisi. 6 Io rompo le tue due corna con le quali tu perfori; io spezzo il tuo ricettacolo di veleno e quello che il contenitore del veleno. (V, 23) 1 Invocati sono da me il cielo e la terra, invocata da me la divina Sarasvati, invocati da me Indra e Agni, (dicendo): "Che questi stritolino il verme". 2 O Indra, signore della ricchezza, stritola i vermi di questo ragazzo. Abbattuti sono tutti gli invidiosi con la mia potente formula. 3 Quel verme che striscia fra gli occhi, quello che striscia sul naso, quello che va in mezzo ai denti, noi lo stritoliamo.
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4 I due vermi di colore uniforme, i due di vari colori, i due neri, i due rossi, quello marrone e quello dagli occhi marrone, l'avvoltoio e il cuculo, questi sono stati abbattuti63. 5 Quei vermi che hanno le spalle bianche e quelli neri con le braccia bianche e tutti quelli che sono di vari colori, questi vermi noi li facciamo a pezzi. 6 Sorge da oriente il sole visto da tutti, uccisore dei non visti, che uccide i visti e i non visti e che abbatte tutti i vermi. 7 Siano uccisi gli yevasa, i kaskasa, gli ejatka, gli sipavitnuka64; sia ucciso il verme visto, sia ucciso il verme non visto. 8 Ucciso lo yevasa tra i vermi, ucciso anche il nadaniman65. Io ho ridotto in polvere con la mola tutti i vermi come chicchi di grano. 9 Del verme con tre teste, con tre gobbe, variegato, bianchiccio io spezzo le costole, io stritolo quella che la sua testa. 10 Come Atri, come Kanva, come Jamadagni io vi uccido, o vermi, con la formula di Agastya io schiaccio i vermi. 11 Ucciso il re dei vermi ed ucciso il loro capo; ucciso il verme che ha la madre uccisa, che ha il fratello ucciso, che ha la sorella uccisa. 12 Uccisi sono i suoi vicini ed uccisi sono quelli che stanno nelle vicinanze e quelli che sono piccoli: tutti i vermi sono stati uccisi.

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13 Di tutti i vermi maschi e di tutti i vermi femmine io spezzo la testa con una pietra, io brucio la bocca con il fuoco.

CONTRO LE APACIT Le apacit sono probabilmente insetti parassiti che pungono provocando dei rigonfiamenti. Vengono descritte negli stessi termini di tutte le creature ostili, cio di varie forme e di vari colori. Si allontanano per mezzo di formule magiche e rivelandone la natura, non solo attraverso la luce del sole e della luna, ma pronunciandone il nome.

(VI, 25) 1 Quelle (punture) che sono cinque e quelle che sono cinquanta che si riuniscono sulla nuca, tutte queste spariscano da qui come i ronzii delle apacit. 2 Quelle che sono sette e quelle che sono settanta che si riuniscono sul collo, tutte queste spariscano di qua come i ronzii delle apacit. 3 Quelle che sono nove e quelle che sono novanta che si riuniscono sulle spalle, tutte queste spariscano da qui come i ronzii delle apacit. (VI, 83 ) 1 Volate via, o apacit, come l'aquila dal nido. Il sole faccia un rimedio; la luna vi allontani con la sua luce. 2 Una screziata, una bianca, una nera, due sono rosse; di tutte queste io ho pronunciato il nome: andatevene senza nuocere agli uomini. 3 L'apacit figlia di una apacit nera voler via sterile: di qua voler via l'escrescenza; essa sparir dal collo66.
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(VII, 78 [74])67 1 Abbiamo sentito dire che la madre delle rosse apacit nera. Con la radice del divino saggio io le perforo tutte. 2 Di queste io perforo la prima e perforo quella che sta nel mezzo. Ed ora taglio come un ciuffo d'erba quella di loro che sta in basso. (VII, 80 [76 ]) 1 Pi labili di ci che labile, pi inesistenti di ci che inesistente, pi aride della pomice, pi solubili del sale. 2 le apacit che sono nel collo, quelle che sono sotto le ascelle, le apacit che sono nel perineo si dissolvono da sole68.

CONTRO I PARASSITI DELL'ORZO Per difendere l'orzo raccolto nel granaio dai vari animali che lo insidiano, si recita questo breve incantesimo rivolto agli Asvin. (VI, 50) 1 Uccidete, o Asvin, l'insetto che perfora69, quello provvisto di uncini, il topo. Spezzate loro la testa, fracassate loro le spalle. Per paura che mangino i chicchi di orzo chiudete loro la bocca: fate allora in modo che non ci sia paura per il granaio. 2 Ehi, o tu che perfori, ehi, o cavalletta, ehi, o divoratore, ehi, o verme! Senza divorare questi grani di orzo, come un brahmano che non consuma un'oblazione non compiuta, andatevene senza recare danno. 3

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O Signore70 del perforatore, o Signore delle vagha71 che avete fauci assetate, ascoltatemi! Voi che siete divoratori provenienti dalla foresta, qualunque tipo di divoratori voi siate, vi facciamo tutti a pezzi.

CONTRO GLI ANIMALI SELVAGGI E I LADRI

E` un incantesimo contro gli animali selvaggi: serve per procurarsi protezione da tutta una serie di esseri nocivi che intendono danneggiare gli uomini e i loro beni. Per neutralizzarli si ricorre alla concreta immagine della frantumazione. L'augurio che ogni loro intenzione possa cadere nel nulla conclude infine l'inno. (IV, 3) 1 Da qui se ne sono andati in tre: una tigre, un uomo e un lupo. Poich via se ne vanno le acque dei fiumi, via se ne va il divino legno72, via se ne vadano a capo chino i nemici. 2 Per una strada lontana vada il lupo! Per e una strada lontanissima il ladro! Per una strada lontana la fune munita di denti73! Per una strada lontana si affretti il malvagio. 3 O tigre, noi frantumiamo i tuoi occhi e il tuo muso, poi tutti i tuoi venti artigli. 4 Noi frantumiamo per prima la tigre tra gli esseri provvisti di denti e poi il ladro, poi il serpente, lo stregone e poi il lupo. 5 Il ladro che oggi verr se ne andr fracassato; se ne vada attraverso strade che lo facciano scomparire: Drina lo abbatta con il vajra. 6 Frantumati sono i denti della belva e frantumate sono le costole: sparisca il coccodrillo; sia abbattuto l'animale che caccia le lepri. 7

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Ci che tu vuoi intraprendere possa tu non portarlo a termine, possa tu portare a compimento ci che tu non vuoi intraprendere. Tu sei nato da Indra, tu sei nato da Soma, tu sei la formula che frantuma le tigri74. CONTRO LE MALATTIE

Le malattie e le afflizioni corporali in genere costituiscono, tra le entit negative che minacciavano la vita dell'uomo vedico, forse la classe pi ampia e variegata di elementi ostili verso cui si applicavano, con pi insistenza gli incantesimi e gli esorcismi. Erano infatti quelle che maggiormente colpivano la sensibilit e la fantasia in quanto ricadevano sotto il dominio dei sensi pi di fenomeni. Tanto vero che era quello della malattia si vedeva (il pallore, le chiazze sulla pelle) che veniva combattuto e si cercava di curare: in altre parole, pi che le cause si esorcizzavano i sintomi. Le malattie erano considerate come qualcosa di esterno e di preesistente che capitava inaspettatamente e per vari motivi a una persona. Le cause dei mali erano attribuite a tutta una serie di demoni che, secondo la credenza popolare, penetravano nei corpi e vi esercitavano la loro influenza malefica. I demoni e le malattie di cui essi erano responsabili erano spesso identificati; queste ultime venivano pertanto personificate e deificate. Ecco che allora la Febbre, Takman, assume caratteristiche antropomorfe e ci si rivolge quindi a lei come ad un Dio da placare con ripetute lodi per invitarla ad abbandonare l'ammalato e a rifugiarsi presso i popoli stranieri. Tra le malattie, come tra i demoni, si individuavano anche relazioni di parentela come quelle che intercorrevano tra Takman, Balasa, la tosse e la scabbia e perfino una gerarchia alla testa della quale posto Yaksma, la malattia interna per eccellenza. I demoni e le malattie identificandosi portavano lo stesso nome; e era proprio sul nome che l'esorcista interveniva spesso pronunciandolo e ponendolo con ci stesso sotto il suo potere l'essere che lo portava. L'allontanamento delle entit malefiche avveniva attraverso il ricorso a formule magiche, a incantesimi ed espedienti particolarmente potenti. I rituali risanatori richiedevano la recitazione di inni che implicavano pratiche di magia simpatetica (come il versare dell'acqua per favorire la minzione, l'uso di pietre per ostruire simbolicamente i flussi dei liquidi o di oggetti rossi per ridare il colore), di suoni onomatopeici e di parole esoteriche. Le malattie, come i demoni che le provocavano, erano spesso implorate di trasferirsi dal paziente sui nemici che si pensava le avessero suscitate con incantesimi di magia nera o sui popoli, i pi lontani possibile, perch non minacciassero cos la comunit. Amuleti, per lo pi di origine vegetale, erano ritualmente legati al collo dell'ammalato per allontanare i demoni o come misura preventiva per scongiurarne gli attacchi. soprattutto erano piante dall'odore pungente quelle che erano impiegate per questa funzione. Anche le malattie potevano inoltre essere la conseguenza di un peccato commesso contro gli dei dal paziente stesso o da altri membri della sua famiglia. Contro queste afflizioni erano necessari allora dei riti espiatori. CONTRO I SINTOMI DELLA MALATTIA Questo incantesimo un tipico esempio di magia associativa: sono infatti i sintomi della malattia file:///C|/Program%20Files/eMule/Incoming/Atharva%20Veda%20(Ital).txt (120 di 210)10/18/2008 7:41:53 AM

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in particolare il colorito giallo - che si cerca di allontanare con insistenza. Tutto il carme si basa sulla contrapposizione tra il colore rosso come indicativo dello stato di salute e quello giallo, segno della malattia. (I, 22) 1 Su verso il sole , vadano il dolore che hai nel petto e il tuo colorito giallo; noi ti circondiamo con il colore del rosso toro2. 2 Con i colori rossi noi ti circondiamo per una lunga vita. Affinch quest'uomo sia libero dalla malattia, sia dunque senza il colorito giallo. 3 Con quelle vacche che hanno come loro divinit una vacca rossa e con quelle che sono rosse noi ti circondiamo in tutto il tuo aspetto e in tutto il tuo vigore3. 4 Fra i pappagalli e le ropanaka4 noi poniamo il tuo colorito giallo: noi dunque depositiamo fra uccelli gialli il tuo colorito giallo. PER GUARIRE LE MALATTIE Il vento che soffia benefico, l'imposizione delle mani e la recitazione di formule, ecco i mezzi con cui esorcista in grado di far sparire tutte le malattie. (IV, 13) 1 O dei, voi dei, risollevate quest'uomo che prostrato. Anche se ha commesso un peccato, voi, o dei, o dei, fatelo di nuovo rivivere. 2 Ecco due venti soffiano qui dall'Indo, da grande distanza: l'uno soffi a te l'energia, l'altro soffi via quella che la tua malattia. 3 O vento, soffia qui la medicina, soffia via quella che la malattia. Tu infatti, che sei il rimedio di
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tutto, vieni come messaggero degli dei. 4 Gli dei proteggano quest'uomo; le schiere dei marut lo proteggano; tutti gli esseri lo proteggano affinch costui sia immune da malattia. 5 Io sono venuto da te con i miei poteri benefici e che danno incolumit; io ti ho portato un'energia formidabile; io caccio via il tuo yaksma. 6 Questa mia mano fortunata; questa mia mano molto fortunata; questa mia mano una medicina per tutto; questa mia mano ha un tocco benefico. 7 Insieme alle mani dalle dieci dita la lingua guida la formula: con queste mani curative noi ti tocchiamo.

UN RIMEDIO CONTRO LA MALATTIA L'inno usato come rimedio generico per la guarigione di vari tipi di malattia. Si articola su tre piani: nella prima stanza si allontana il male, ricorrendo all'orzo, perch il nome di questo cereale (yava) veniva paretimologicamente messo in connessione con la radice yu "allontanare" (cfr. IX, 2, 13). L'esorcismo continua poi nella stanza 2 attraverso un procedimento di magia analogica. Nella terza infine si invocano le acque curatrici di tutto. (VI, 91) 1 Questo orzo5 l'hanno seminato vigorosamente con un tiro da otto, con un tiro da sei; con questo io caccio via lontano il male dal tuo corpo. 2 Verso il basso soffia il vento, verso il basso riscalda il sole, verso il basso d il suo latte la vacca: in basso sia la tua malattia. 3 Le acque sono davvero curative: le acque sono allontanatrici della malattia; le acque sono la
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medicina di tutto: che esse facciano una medicina per te. CONTRO VARIE MALATTIE In base al ricorrere dei vari ritornelli l'inno sembra comporsi di cinque blocchi riuniti insieme dal redattore a causa del loro contenuto. Le stanze 1 - 5 costituiscono un esorcismo contro il visalpaka. Le stanze 6 - 9 sono rivolte contro Takman, il balasa, l'itterizia, l'apva e lo yaksma in genere. Nelle stanze 10-12 e 19-20 si cerca di provocare l'allontanamento dello yaksma che avvelena tutte le parti del corpo. Le stanze 13 - 18 Sono finalizzate all'espulsione attraverso l'ano dei dolori lancinanti che colpiscono varie parti del corpo. Le ultime due stanze hanno carattere conclusivo e riassumono l'intero inno.

(IX, 13 [8]) 1 Il mal di testa, l'emicrania, il mal di orecchi, l'emorragia (dal naso), insomma ogni malattia che interessa la testa noi la scacciamo via da te con l'incantesimo. 2 Dalle tue orecchie, dai tuoi kankusa6, il mal d'orecchi, il visalpaka, insomma ogni malattia che interessa la testa noi la scacciamo via da te con l'incantesimo. 3 Con l'incantesimo con cui lo yaksma si allontana dalle orecchie e dalla bocca, ogni malattia che interessa la testa noi la scacciamo via da te con l'incantesimo. 4 Quella malattia che rende l'uomo muto, che rende l'uomo cieco, ogni malattia che interessa la testa noi la scacciamo via da te con l'incantesimo. 5 Il visalpaka che spacca le membra, che provoca la febbre nelle membra, che si diffonde in tutte le membra, ogni malattia che interessa la testa noi la scacciamo via da te con l'incantesimo. 6 Quello il cui terribile aspetto fa tremare l'uomo, cio Takman che ricorre in autunno, lo scacciamo via da te con l'incantesimo.
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7 Quello yaksma che striscia su per le cosce, che si dirige verso gli ureteri7, che dentro di te noi lo scacciamo via dalle tue membra con l'incantesimo. 8 Se nasce dal cuore, dal desiderio o dall'avversione, noi scacciamo il balasa dal cuore e dalle membra con l'incantesimo. 9 Il colorito giallo dalle tue membra, l'apva da dentro il tuo addome, il demone che provoca lo yaksma dentro di te noi li scacciamo via dal tuo corpo con l'incantesimo. 10 Il balasa diventi cenere; quello che provoca dolore diventi urina: il veleno di tutti gli yaksma io ho esorcizzato da te. 11 Fuori dal tuo addome la malattia corra gi attraverso l'ano facendo kahabaha8: il veleno di tutti gli yaksma io ho esorcizzato da te. 12 Fuori dal tuo addome (la malattia corra gi), dal polmone, dall'ombelico, dal cuore: il veleno di tutti gli yaksma io ho esorcizzato da te. 13

Quei dolori che, dilaniando, spaccano il cranio, fuori attraverso l'ano corrano gi senza danneggiare e senza provocare dolore. 14 Quei dolori che dilaniano il cuore e che estendono la vertebre, fuori attraverso l'ano corrano gi senza danneggiare e senza provocare dolore. 15 Quei dolori che dilaniano i fianchi e che trafiggono le costole, fuori attraverso l'ano corrano gi senza danneggiare e senza provocare dolore.

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16 Quei dolori lancinanti che dilaniano trasversalmente nell'addome, fuori attraverso l'ano corrano gi senza danneggiare e senza provocare dolore. 17 Quei dolori che serpeggiano su per gli intestini e sconvolgono le budella, fuori attraverso l'ano corrano gi senza danneggiare e senza provocare dolore. 18 Quei dolori che succhiano il midollo e spezzano le giunture, fuori attraverso l'ano corrano gi senza danneggiare e senza provocare dolore. 19 Di quei tuoi yaksma dolorosi che avvelenano le membra, di tutti questi yaksma io ho esorcizzato il veleno da te. 20 Del visalpa, del vidradha, del vatikara, dell'alaji, di tutti questi yaksma io ho esorcizzato il veleno da te. 21 Io ho fatto sparire dai tuoi piedi, dalle tue ginocchia, dalle tue natiche, dal tuo basso ventre, dalla tua spina dorsale i dolori lancinanti e dalla nuca e dalla testa la malattia. 22 Si saldino le ossa della testa, cessi la palpitazione del cuore. O Sole9, sorgendo con i tuoi raggi, hai fatto sparire la malattia della testa e hai reso innocuo quello che spezza le membra.

LODE AD UN UNGUENTO RISANATORE Il carme loda le molteplici qualit benefiche di un unguento che protegge il bestiame, salva dalle malattie, dagli incantesimi e dalle maledizioni, dal brutto sogno e dal malocchio e porta ricchezza e successo. (IV, 9) 1 Vieni qui, tu che proteggi la vita; tu sei l'occhio10 della montagna. Dato da tutti gli dei, tu sei
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proprio una difesa per la vita. 2 Tu sei la protezione degli uomini, tu sei la protezione delle vacche: ti sei posto a protezione dei cavalli da corsa. 3 Tu sei, o unguento, anche la protezione che annienta le stregonerie. Tu conosci anche l'immortalit; tu sei fonte di gioia per gli esseri viventi e una medicina contro il colore giallo della malattia. 4 Dal corpo di colui nel quale tu di insinui membro dopo membro, unguento, cacci via lo yaksma come un potente difensore. 5 Colui che porta addosso te, o unguento, non lo raggiunge n la maledizione n la fattura n l'abhisocana n lo colpisce il viskandha. 6 Da una formula sbagliata, dal brutto sogno, dalla cattiva azione, dall'errore e dal terribile occhio del malvagio, da tutto questo proteggici, o unguento. 7 Io che ho la conoscenza, o unguento, dir il vero e non il falso. Possa io ottenere un cavallo, una vacca e te stesso, o uomo. 8 Takman, il balasa e l'ahi11 sono i tre schiavi12 dell'unguento. Tuo padre il pi alto dei monti, il suo nome Trikakud. 9 L'unguento figlio di Trikakud nato dal monte coperto di neve; possa egli distruggere tutte le stregonerie e tutte le ghe. 10 Se tu sei figlio di Trikakud o se sei chiamato figlio della Yamuna, propizi sono entrambi i tuoi
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azione dopo

azione, tu, o

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nomi: con questi proteggici, o unguento.

LODE AD UN UNGUENTO RISANATORE

L'inno un altro carme di lode all'unguento ricavato dall'erba del monte Trikakud per guarire vari tipi di malattie. (XIX, 44) 1 Tu sei un prolungatore di vita, tu sei chiamato il saggio rimedio, perci tu, o unguento benefico, Procura benessere. Procurate sicurezza, o Acque. 2 Quello che il colore giallo, il jayanya, il visapalka che spezza le membra, insomma ogni yaksma, l'unguento li mandi fuori dalle tue membra. 3 L'unguento nato sulla terra, eccellente, che d vita agli uomini, mi renda immune da morte improvvisa, veloce come un carro e senza peccato. 4 O Prana, proteggi il prana; o Soffio vitale, sii clemente con il mio soffio vitale; o Nirrti, proteggici dai legami i Nirrti. 5 Tu sei l'embrione del fiume, il fiore delle folgori; il vento il tuo il sole il tuo occhio, la tua linfa vien dal cielo. 6 O divino unguento che vieni dal monte Trikakud, proteggimi da ogni parte. Le erbe che vengono da altri luoghi e quelle che vengono dalle montagne non sono superiori a te. 7 L'uccisore di demoni, che manda via le malattie, venuto strisciando qui in mezzo, cacciando tutte le malattie e mandando via di qui i segni infausti.

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8 Molte menzogne, o re Varuna, dicono qua gli uomini; o tu dai mille poteri, liberaci da questo peccato. 9 Se abbiamo invocato a sproposito le acque o le mucche, se abbiamo invocato a sproposito Varuna, da questo peccato o tu dai mille poteri liberaci. 10 Mitra e Varuna, o unguento, ti sono venuti a cercare; essi dopo averti cercato ti hanno riportato indietro perch tu dia felicit. PER ESPELLERE LO YAKSMA DA TUTTE LE PARTI DEL CORPO

L'inno un carme contro lo yaksma che menzionato ossessivamente in ogni stanza. La tecnica enumeratoria a cui qui si fa ricorso rende questo inno uno dei pi tipici esorcismi. Esso infatti doveva essere molto popolare e diffuso e ritenuto di particolare efficacia dato che molti testi lo ricordano e ne prescrivono la recitazione in varie circostanze. (II, 33) 1 Io allontano dai tuoi occhi, dal tuo naso, dalle tue orecchie, dal tuo mento, dal tuo cervello, dalla tua lingua lo yaksma che sta nella testa. 2 Io allontano dal tuo collo, dalla tua nuca, dalle tue vertebre, dalla tua spina dorsale, dalle tue spalle, dalle tue braccia lo yaksma che sta nelle braccia. 3 Dal tuo cuore, dai tuoi polmoni, dal tuo haliksna13 , dai tuoi fianchi, dai tuoi matasna, dalla tua milza, dal tuo fegato noi allontaniamo lo yaksma. 4 Dalle tue budella, dai tuoi intestini, dal tuo retto, dal tuo addome, dai due lati del tuo addome, dal tuo pene, dal tuo ombelico io allontano lo yaksma. 5
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Dalle tue cosce, dalle tue ginocchia, dai tuoi talloni, dalle punte dei tuoi piedi, dalle tue natiche, dal tuo ano, dal tuo basso ventre io allontano lo yaksma che sta nell'anno. 6 Dalle tue ossa, dai Tuoi midolli, dai tuoi tendini, dalle tue vene, dalle tue mani, dalle tue dita, dalle tue unghie io allontano lo yaksma. 7 Quello yaksma che in ogni tuo arto, in ogni tuo pelo, in ogni tua giuntura, che nella tua pelle noi lo allontaniamo in ogni direzione con la formula allontanatrice di Kasyapa. CONTRO LO YAKSMA

Un amuleto, una formula magica, l'accenno ad un evento mitologico sono gli "ingredienti" che compongono questo incantesimo contro lo yaksma. (VI, 85) 1 Il varana, questo divino albero, arresti lo yaksma. Gli dei hanno arrestato lo yaksma che entrato in quest'uomo. 2 Con la formula di Indra, di Mitra e di Varuna, con la formula di tutti gli dei arrestiamo il tuo yaksma. 3 Come Vrtra ferm queste acque che scorrono in tutte le direzioni, cos con Agni Vaisvanara io arresto il tuo yaksma.

CONTRO TAKMAN, LA MALATTIA PROVOCATA DAL LAMPO

Poich l'inno si rivolge contemporaneamente alla malattia e al lampo, esso viene usato sia come incantesimo risanatore, sia nei riti contro il cattivo tempo. La connessione fra questi due fenomeni non deve stupire: infatti nella credenza popolare il rumore della tosse e il calore della febbre venivano accostati simpateticamente alla vampa del fulmine e al rumore del tuono. Le prime tre stanze sono recitate dall'esorcista, la quarta evidentemente dal paziente.

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(I, 12)

Il primo a nascere dalla nube17 il lampo18 rossastro: nato dal vento e dalla nube arriva tuonando insieme alla pioggia. Lui che va dritto, spaccando, sia clemente verso di noi; lui che, pur essendo una sola forza, fende tre volte lo spazio19. 2 Te20, che hai preso possesso di tutti gli arti con il tuo ardore, possiamo noi onorare, rendendoti omaggio con l'oblazione. Possiamo noi onorare i ganci e gli uncini di quello che, afferratore, ha afferrato le membra di quest'uomo. 3 Libera quest'uomo dal mal di testa e dalla tosse che sono entrati in tutte le sue giunture. Il sibilo21 che nato dalla nube e che nato dal vento, se ne vada tra gli alberi e le montagne. 4 "Salute sia alla parte superiore del mio corpo, salute sia alla parte inferiore; salute sia ai miei quattro arti, salute sia a tutta la mia persona".

CONTRO TAKMAN In quest'inno si cerca di neutralizzare l'effetto negativo di Takman, il demone della febbre, ricorrendo alla captatio benevolentiae messa in risalto dal continuo ripetersi del termine namas "Omaggio". Il riferimento all'origine prima del demone stesso fornisce inoltre all'esorcista un mezzo per arrivare al completo dominio su di lui. (1, 25) 1 Quando un fuoco entr nelle acque e le bruci22 l dove resero omaggio quelli che sono garanti della norma divina23, in quell'occasione dicono che avvenne la tua remota origine. Tu, o Takman, che ne sei consapevole con noi, evitaci. 2

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Se tu sei una fiamma o se sei calore oppure se la tua origine desiderosa di trucioli di legno, il tuo nome hrudu24, o Dio dell'itterizia. Tu, o Takman, che ne sei consapevole con noi, evitaci. 3 Se sei bruciore o se sei l'ardore oppure se sei il figlio del re Varuna, il tuo nome hrudu, o Dio dell'itterizia25. Tu, o Takman, che ne sei consapevole con noi, evitaci. 4 Io rendo omaggio al freddo26 Takman, io rendo omaggio al bruciante ardore. Sia omaggio a Takman, quello che assale a giorni alterni, quello che assale tutti i giorni, quello che assale ogni due giorni. CONTRO TAKMAN Lungo esorcismo contro Takman di cui si enumerano i sintomi e che si vuole allontanare ricacciandolo presso popolazioni straniere. (V, 22) 1 Agni cacci via da qui Takman; che lo caccino Soma, la pietra per spremere, Varuna dai puri intenti, l'altare, lo strame sacrificale e l'infuocata legna da ardere. Laggi lontano se ne stiano i nemici. 2 Tu che qui rendi tutti gialli27, bruciando come il fuoco ardente, ora, o Takman, sei davvero senza forza. Allora sottomettiti o vattene laggi verso sud28. 3 Takman che si diffonde nelle membra e nelle giunture come una spruzzata di rosso29, tu, o erba30 i cui poteri si estendono in ogni direzione, spingilo laggi verso sud. 4 Avendo reso omaggio a Takman, io lo spingo gi verso sud; egli che colpisce il ventre31 come un pugno, torni tra i Mahavrsa32. 5 La tua casa sono i Mujavant, la tua casa sono i Mahavrsa; da quando sei nato, o Takman, la tua casa tra i Balhika.

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6 O malefico Takman, o senza membra33, allontanati per un lungo tratto. V a cercare la donna dasa che cerca di sfuggirti, afferrala con il vajra34. 7 O Takman, vattene fra i Mujavant o pi oltre tra i Balhika. V a cercare la meretrice sudra, fai tremare un po' lei, o kman. 8 Vattene via e divora i Mahavrsa e i Mujavant che sono i tuoi parenti; quelli35 l sono i territori che noi indichiamo a Takman; questi qua invero sono i territori di altri36. 9 Nel territorio di altri tu non devi risiedere; o tu che hai il potere, sii clemente verso di noi. Takman diventato pronto a partire: egli andr tra i Balhika. 10 Poich tu sei ora freddo ora caldo, hai causato tremito insieme alla tosse. Tremendi sono i tuoi strali, o Takman: non ci colpire con questi. 11 Non rendere tuoi amici il balasa, la tosse e l'udyuga. Non ritornare indietro da l: di questo io cerco di convincerti, o Takman. 12 O Takman, insieme con il balasa che tuo fratello e con la tosse che tua sorella, con la scabbia37 che tua cugina, v da quel popolo straniero. 13 Tu, o erba, f sparire Takman che assale ogni due giorni, che assale due giorni su tre, quello costante e quello autunnale, quello freddo e quello caldo, quello della stagione calda e quello della stagione piovosa. 14 Ai Gandhari, ai Mujavant, agli Anga ed ai Magadha noi affidiamo Takman come uno che consegna un tesoro a una persona.

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CONTRO TAKMAN Altro inno per allontanare la febbre di cui si sottolinea soprattutto l'ardore. (VI, 20) 1 Dal suo lampo38 che brucia come un fuoco sorge Takman: se ne vada allora come un ubriaco delirante. Lui che non ha regola39 cerchi un altro diverso da noi. Omaggio sia a Takman che ha il calore come arma. 2 Omaggio sia a Rudra, omaggio sia a Takman, omaggio sia al re Varuna splendente, omaggio sia al Cielo, omaggio alla Terra, omaggio alle erbe. 3 A te che tormenti col tuo ardore, a te che rendi gialli tutti i volti, a te, o Takman della foresta, rosso e marrone, io rendo omaggio. CONTRO TAKMAN

Takman caldo, molto caldo, ma un animale freddo come la rana lo raffredder. (VII, 121 [116 ]) 1 Omaggio all'ardente, a quello che d i brividi, a quello che scuote, omaggio al violento, omaggio al freddo, a quello che da sempre agisce a proprio piacimento40. 2 Quello che colpisce a giorni alterni, quello che colpisce due giorni di seguito, quello che senza regola vada a colpire questa rana41.

CONTRO L'EMORRAGIA

Esorcismo verbale per arrestare il flusso di sangue che esce dalle vene, che il poeta chiama con una bella immagine, fanciulle vestite di rosso".

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(1, 17) 1 Quelle giovani donne che vanno vestite di rosso, le vene, si arrestino prive di vigore come sorelle senza fratelli. 2 Fermati, o tu che sei in basso, fermati, o tu che stai in alto, fermati, o tu che stai nel mezzo. Si ferma anche la pi piccola vena: si fermi dunque la grande vena. 3 Delle cento arterie, delle mille vene si sono arrestate quelle centrali: ecco, contemporaneamente si sono chiuse le loro estremit. 4 Intorno a voi si formato un grande argine di sabbia42: arrestatevi e state ben ferme.

CONTRO L'EMORRAGIA In questo inno il compito di guarire le ferite affidato non solo all'erba, ma anche all'acqua che, unendosi con essa, forma un potentissimo rimedio. (II, 3) 1 Ci che l scorre dalla montagna a valle43 io lo preparo per te affinch sia una medicina risanatrice. 2 E, allora, che cosa accade! Ecco, tu sei la migliore delle tue cento medicine, quella che arresta l'emorragia e risana la ferita. 3 Gli Asura scavano nelle profondit44 questa potente medicina per le ferite: questa la medicina contro l'emorragia: essa ha fatto scomparire la ferita. 4 Le formiche45 portano questa medicina su dal mare46: questa la medicina contro l'emorragia:
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essa ha fatto scomparire la ferita. 5 Questa potente medicina per le ferite stata portata su dalla terra: questa la medicina contro l'emorragia: essa ha fatto scomparire la ferita. 6 Salutari ci siano le acque, propizie ci siano le erbe. Il vajra di Indra abbatta i demoni raksas, lontano volino le frecce scagliate dai demoni raksas. PER CARATTERIZZARE LE FERITE L'incantesimo viene recitato per curare ferite e fratture accidentali per mezzo di una pianta. L'aspetto pi interessante dell'inno che le formule in esso contenute ricorrono questi negli stessi termini in un incantesimo germanico dove compare la formula: ben zi bena bluot zi bluoda lid zi geliden sose gelimida sin

"osso con osso, sangue con sangue, membro con membro come se fossero attaccati". Questo parallelismo formulare tra ambiti geograficamente cos distanti testimonianza di una remotissima antichit che risale all'indo-europeo. (IV, 12) 1 Tu che fai crescere sei quella che fai crescere; sei quella che fa crescere l'osso rotto: f crescere questo, o Arundhati. 2 Ci che di te spezzato, ci che di te infiammato, ci che in te frantumato possa Dhatr felicemente rimetterlo insieme di nuovo, articolazione con articolazione.

3 Che il tuo midollo stia con il midollo, la tua articolazione con l'articolazione. La parte di carne che ti si strappata possa ricrescere: possa ricrescere anche l'osso.

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4 Che il midollo si riunisca con il midollo; che la pelle ricresca con la pelle; che il sangue e l'osso ti ricrescano; che la carne ricresca con la carne. 5 Rimetti insieme pelo con pelo; rimetti nazionale pelle con pelle; che il sangue e l'osso ti ricrescano: rimetti insieme ci che spezzato, o erba. 6 Alzati, muoviti, corri via: il tuo carro ha oro belle ruote, bei cerchioni e un bel mozzo47: stacci dritto, ben saldo. 7 Se quest'uomo si ferito cadendo in una fossa o se lo ha colpito una pietra scagliata, possa Rbhu rimettergli insieme articolazione con articolazione come le parti di un carro.

PER ARRESTARE L'EMORRAGIA Qui si parla delle piaghe provocate dalle frecce di Rudra di cui tratta pi dettagliatamente l'inno seguente (VI, 57). Una pianta che racchiude in s ogni potere curativo sar il rimedio pi efficace contro l'emorragia. (VI, 44) 1 Il cielo si fermato, la terra si fermata, ogni essere vivente si fermato, sono fermi gli alberi che stanno in piedi anche quando dormono: si fermi allora questa tua piaga. 2 Le medicine che sono cento e mille sono riunite insieme in te48. Tu sei dunque la pi eccellente medicina contro l'emorragia, il mezzo migliore per far scomparire le piaghe. 3 Tu sei l'urina di Rudra49, l'ombelico dell'immortalit. Tu ti chiami davvero Visanaka, sorta dalla radice dei padri: tu fai scomparire il vatikrta.

PER CURARE LE PIAGHE

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L'inno con ogni probabilit un incantesimo per curare le piaghe provocate dal Dio Rudra con le sue frecce che hanno "una sola asta e cento punte". Il rimedio contro di esse lo fornisce lo stesso Rudra: la medicina jalasa, derivata probabilmente dall'acqua (jala), come suggerisce anche il riferimento all'"urina di Rudra" dell'inno precedente. Epiteto caratteristico di Rudra infatti in vari passi jalasabhesaja "che cura con il jalasa" (cfr. RV. I, 43, 4; VIII, 29, 5 e AV. II, 27, 6). (VI, 57)

1 Questa certamente la medicina, questa la medicina di Rudra con la quale si esorcizzer la freccia da una sola asta e dalle cento punte. 2 Spruzzate la piaga con il jalasa50, cospargete la piaga con il jalasa: il jalasa una medicina formidabile, con esso sii clemente con noi perch noi viviamo. 3 Salute e gioia ci sia per noi, niente ci faccia del male: a terra cada il male, nostra sia tutta la medicina, nostra sia ogni medicina. CONTRO LA FRECCIA DI RUDRA

Con le prime due stanze di questo inno si cerca di curare le piaghe provocate in tutto il corpo dalle frecce di Rudra. Nella terza si cerca invece di scongiurare il verificarsi di simili effetti invitando il terribile Dio a manifestare il suo aspetto benevolo ricorrendo alla cappatio benevolentiae. (VI, 90)

1 La freccia che Rudra ha scagliato contro le tue membra e il tuo cuore, che si diffusa in tutto il tuo corpo, noi ora la strappiamo via da te. 2 Delle tue cento vene che sono distribuite lungo le tue membra, di tutte queste noi esorcizziamo il veleno. 3
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Omaggio a te, o Rudra, quando scagli la freccia; omaggio alla freccia quando posta sull'arco; omaggio alla freccia quando scagliata; omaggio alla freccia quando volata via. CONTRO IL BALASA Esorcismo contro il balasa che veniva recitato nel corso di un rituale che prevedeva l'uso simbolico di una pianta non perenne. (VI, 14) 1 Il balasa che si fissato in noi, distruttore delle ossa, distruttore delle giunture, che tormenta il cuore distruggilo tutto, sia quello che sta nelle membra, sia quello che sta nelle giunture. 2 Io scaccio il balasa di colui che affetto dal balasa come un topolino. Io taglio il legame che ha con il corpo come la radice di urvaru51. 3 Vola via lontano da qui, o balasa, come un giovane asunga52. E come l'erba che dura un anno fuggi via senza nuocere agli uomini.

CONTRO VARIE MALATTIE L'inno impiegato contro varie malattie diretto soprattutto contro il balasa di cui si indica l'erba cipudru come rimedio specifico (vedi st. 2). (VI, 127) 1 O albero, che del vidradha, del rosso balasa e del visalpaka non rimanga neanche un brandello, o erba. 2 Le tue ghiandole, o balasa, stanno annidate sotto le ascelle. Io conosco il rimedio per questo: il cipudru53. Questo l'incantesimo. 3 Il visalpaka che nelle membra, quello che nelle orecchie, quello che negli occhi, il visalpaca, il
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vidradha e il mal di cuore noi li eliminiamo. Lontano e in basso noi spingiamo anche lo yaksma che noi conosciamo. CONTRO LA LEBBRA Questi due inni celebrano le doti di un'erba nera che, proprio per il suo colore considerata particolarmente efficace contro le macchie bianche della lebbra. Nel primo inno l'incantesimo si attua attraverso un procedimento di magia simpatetica: il biancore della lebbra trova un antidoto potente nel colore nero dell'erba; ed per questo che viene definito "nero" tutto ci che ha a che fare con questa. Nel secondo si fa un accenno all'origine dell'erba ricordando un avvenimento mitico secondo il quale fu una donna asura a dare agli alberi il proprio colore. Allo stesso modo l'erba qui invocata deve restituire ai corpi afflitti dalla lebbra l'uniformit del colore originario perch a questo la spingono sia la sua natura che la sua ascendenza. (I, 23) 1 Tu sei nata nella notte, o erba scura, nera e fosca. Colora, o Coloratrice, questa lebbra e ci che bianco. 2 La lebbra, il biancore e ci che maculato fai sparire via di qua. Il colore tuo proprio rientri in te54. Fai volare lontano le macchie bianche. 3 Nero il tuo giaciglio, nero il luogo dove risiedi; nera sei tu, o erba: fai sparire via di qua ci che maculato. 4 La macchia bianca della lebbra, nata dall'osso e nata dal corpo, provocata dalla maledizione, che sta sulla pelle io l'ho fatta sparire con questa formula magica. (I, 24) 1 Dell'aquila nata per prima, tu (o erba) eri la bile. Poi una donna asura, avendola vinta in battaglia, dette il proprio colore agli alberi55. 2 Fu una donna asura che per prima cre questa medicina contro la lebbra: questa ci che scaccia
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la lebbra. Essa fece scomparire la lebbra e rese la pelle tutta dello stesso colore. 3 Di-colore-uniforme si chiama tua madre, Di-colore, uniforme si chiama tuo padre: tu, o erba, sei quella che d un colore uniforme; tu rendi questo corpo tutto dello stesso colore. 4 La nera che rende la pelle tutta dello stesso colore stata colta dalla terra. Ors, compi il tuo dovere: ricrea i colori naturali.

CONTRO IL JAYANYA Le prime due stanze di questo inno di argomento non uniforme e di estensione anomala rispetto alla norma del libro settimo, che contiene di solito inni di una o due stanze, sono state inserite nella sezione "Contro demoni streghe e stregonerie" dove trovano migliore collocazione. Le stanze 3 e 4 formano un testo a parte: sono un incantesimo contro il jayanya e vengono a costituire un inno della stessa lunghezza di quello successivo finalizzato anch'esso a sconfiggere questa malattia. (VII, 80 [76]) 3 Il jayanya che frantuma le costole e scende gi fino alle piante dei piedi e qualunque sia quello che sta sulla testo io l'ho cacciato via tutto56. 4 Il jayanya munito di ali vola ed entra nell'uomo. Ecco una medicina sia per quel jayanya che non pu essere distrutto sia per quello che pu essere distrutto. (VII, 81 [76 ]) 1 Noi conosciamo la tua nascita, da dove tu sei nato, o jayanya. Come tu potresti dunque nuocere nella casa di colui per il quale noi facciamo oblazione? 2 Bevi allora il soma nella ciotola, o coraggioso Indra, tu che uccidi Vrtra nel combattimento, o eroe, per procurarci tutto ci che buono. Versatelo gi per la gola nella libagione di mezzogiorno. Tu che sui un deposito di ricchezza poni in noi ricchezza.
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CONTRO IL MALE CHE VIENE DAI CAMPI Questi tre inni sono rivolti contro una malattia "che viene dai campi" (ksetriya). Nell'immaginazione popolare si pensava che questa malattia fosse provocata dalle creature della notte come le streghe. Il momento pi favorevole per contrastarle era perci il dileguarsi delle tenebre: una pianta era il mezzo pi efficace per allontanarla. Se a provocare lo ksetriya era stata una malefica pozione il rimedio da usare era allora la polvere di corno di cervo e l'acqua che allontana tutte le malattie. (II, 8) 1 Sono sorte entrambe le stelle57 venerabili di nome Scioglitrici: sciolgano il legame pi basso e quello pi alto del male che viene dai campi! 2 Svanisca questa notte, si dileguino le streghe: questa una pianta58 che allontana il male che viene dai campi: svanisca il male che viene dai campi! 3 Insieme allo stelo del fulvo orzo dal gambo biancastro e allo stelo del sesamo59 questa una pianta che allontana il male che viene dai campi: svanisca il male che viene dai campi! 4 Omaggio a te, agli aratri, omaggio ai timoni e ai gioghi: questa una pianta che allontana il male che viene dai campi: svanisca il male che viene dai campi!

5 Omaggio alle creature dagli occhi distrutti60, omaggio a quelle che stanno nei dintorni, omaggio al signore del campo: questa una pianta che allontana il male che viene dai campi: svanisca il male che viene dai campi. (II, 10) 1 Io ti libero dal male che viene dai campi, da Irrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi.
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2 "Agni insieme con le acque sia di benessere per te. Soma sia di benessere per te insieme con le erbe". Con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Nirrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi. 3 "Il vento sia di benessere per te nell'atmosfera e ti conceda vigore. Siano di benessere per te i quattro punti cardinali". Con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Nirrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi. 4 "Tra quelle che sono le quattro divine direzioni spose del vento, verso le quali guarda il sole - con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Nirrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi 5 io ti faccio arrivare fino alla vecchiaia: se ne vada lo yaksma, via se ne vada Irrti". Con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Irrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi. 6 "Tu sei stato liberato dallo yaksma, dalla difficolt, dal biasimo e sei stato liberato dai legami dell'odio e da Grahi". Con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Nirrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi. 7 "Tu hai lasciato l'invidia, tu hai trovato ci che piacevole, tu sei venuto a trovarti nell'eccellente mondo della felicit". Con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Nirrti, dalla maledizione dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi. 8 Gli dei, liberando il sole dall'afferramento della tenebra secondo l'ordine cosmico, lo resero libero dal peccato. Con queste parole io ti libero dal male che viene dai campi, da Nirrti, dalla maledizione
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dei parenti, dall'odio, dal legame di Varuna. Con la formula ti rendo libero dal peccato. La Terra e il Cielo siano entrambi per te propizi. (III, 7) 1 Sulla testa del cervo dalla corsa veloce c' una medicina: esso col suo corno ha allontanato da ogni parte il male che viene dai campi. 2 Al tuo inseguimento, (o male), venuto un cervo maschio con le sue quattro zampe. O corno, sciogli61 il male che viene dai campi che raccolto nel cuore di quest'uomo. 3 Con quello che splende laggi come un tetto dai quattro pali62 noi facciamo sparire dalle tue membra tutto il male che viene dai campi. 4 Quelle due stelle in cielo che portano fortuna, di nome Scioglitrici, sciolgano il legame superiore ed inferiore del male che viene dai campi. 5 Le Acque sono davvero salutari; le acque sono allontanatrici di malattie: le acque, rimedio di ogni male, ti liberino dal male che viene dai campi. 6 Per quel male che vien dai campi, che entrato in te a causa di una mistura preparata, io conosco la medicina: io allontano da te il male che viene dai campi. 7 Al dileguarsi delle stelle e al dileguarsi delle aurore da noi si dilegui tutto il male, da noi si dilegui il male che viene dai campi.

CONTRO UN "MALE CHE BRUCIA" Questo esorcismo che serve per allontanare un "male che brucia" le membra trova applicazione anche in altre e svariate situazioni. Esso impiegato infatti per scongiurare l'effetto negativo di visioni infauste, per prevenire un amore indesiderabile e perfino nelle cerimonie funebri.

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(IV, 33) 1 Via da noi il male che brucia: o Agni, con la tua fiamma porta a noi la ricchezza: via da noi il male che brucia! 2 Con il desiderio di buoni campi, con il desiderio di benessere, con il desiderio di ricchezze noi sacrifichiamo: via da noi il male che brucia! 3 Perch il pi eccellente dei nostri sacrificatori ed essi stessi possano avere discendenza, via da noi il male che brucia! 4 Perch i tuoi sacrificatori, o Agni, e noi che siamo tuoi possiamo avere discendenza, via da noi il male che brucia! 5 Poich i raggi del potente Agni si espandono in ogni direzione, via da noi il male che brucia! 6 Infatti tu che rivolgi la tua faccia in ogni direzione ci circondi da ogni parte: via da noi il male che brucia! 7 O tu che rivolgi la faccia in ogni direzione, facci pensare oltre quelli che ci odiano come una nave. Via da noi il male che brucia! 8 Facci passare oltre per avere benessere, come si passa un fiume con una nave. Via da noi il male che brucia! CONTRO UN ARDENTE TORMENTO CON L'AIUTO DELLE ACQUE

Un male che brucia le varie parti del corpo non pu che essere lenito col ricorso alle acque che sono le pi salutari tra i rimedi.

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(VI, 24) 1 Dai monti innevati scorrono gi, nell'Indo da qualche parte si riuniscono: le acque divine ora mi concedano un rimedio contro il male che mi brucia internamente. 2 Ci che brucia nei miei occhi, nelle mie spalle e nelle piante dei piedi, tutto questo lo allontanino le acque che sono le pi salutari tra i risanatori. 3 Voi che siete le spose dell'Indo, le correnti che hanno l'Indo come re, concedeteci il rimedio per questo: con esso possiamo noi godere di voi.

PER ALLEVIARE UN TORMENTO Ancora una volta le acque sono invocate come sollievo. (VII, 112 [107]) 1 I sette raggi del sole le fanno scendere gi dal cielo: le acque diventano le correnti dell'oceano: esse hanno fatto scorrere via il tuo tormento. CONTRO LA RITENZIONE DI URINA L'effetto di provocare la minzione ricercato attraverso la ripetizione del ritornello alla fine di ogni stanza - il che conferisce all'inno un carattere di notevole arcaicit - e tramite il ricorso all'efficacia del termine onomatopeico. (I, 3) 1 Della canna63 noi conosciamo il padre, Parjanya64 dal centuplice potere virile per con essa io arrecher benessere al tuo corpo. Si riversi fuori di te sulla terra il flusso della tua urina facendo un rumore come bal65. 2 Della canna noi conosciamo il padre, Mitra dal centuplice potere virile. Con essa io arrecher
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benessere al tuo corpo. Si riversi fuori di te sulla terra il flusso della tua urina facendo un rumore come bal. 3 Della canna noi conosciamo il padre, Varuna dal centuplice potere virile. Con essa io arrecher benessere al tuo corpo. Si riversi fuori di te sulla terra il flusso della tua urina facendo un rumore come bal. 4 Della canna noi conosciamo il padre, la Luna dal centuplice potere virile con essa io arrecher benessere al tuo corpo. Si riversi fuori di te sulla terra il flusso della tua urina facendo un rumore come bal. 5 Della canna noi conosciamo il padre, Surya dal centuplice potere virile. Con essa io arrecher benessere al tuo corpo. Si riversi fuori di te sulla terra il flusso della tua urina facendo un rumore come bal. 6 La tua urina che si radunata nelle tue budella, nei tuoi ureteri66, nella tua vescica, ecco, sia liberata tutta facendo un rumore come bal. 7 Io apro perforandola la tua uretra come la diga di un lago. Ecco, la tua urina sia liberata tutta facendo un rumore come bal. 8 Liberata sia l'apertura della tua vescica come aperta quella della massa d'acqua dell'oceano. Ecco, la tua urina sia liberata tutta facendo un rumore come bal. 9 Come una freccia scagliata vol via dall'arco, ecco, la tua urina sia liberata tutta facendo un rumore come bal. CONTRO UNA MALATTIA RENALE Brevissimo incantesimo risanatore di magia analogica: ogni cosa andata al suo posto: che ci vadano anche i reni. (VII, 101 [96 ])
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1 Le vacche sono tornate nella stalla; l'uccello volato nel suo nido: le montagne si sono fermate al loro posto: io ho posto i due reni nella loro sede appropriata.

PER IL SOLLIEVO DALLA PAZZIA La recitazione di questo inno serve a far rinsavire sia chi impazzito per aver offeso gli dei, sia chi stato fatto uscire da senno da un demone. (VI, 111) 1 O Agni, libera per me quest'uomo che, legato e ben trattenuto, vaneggia. Poi ti dar ci che ti dovuto quando sar sano di mente. 2 Se la tua mente agitata Agni te la acquieti. Io che sono esperto faccio un rimedio affinch tu sia sano di mente. 3 Per quello che pazzo per aver peccato contro gli dei e per quello che insensato a causa di un demone, io che sono esperto faccio un rimedio affinch67 tu sia sano di mente. 4 Ti ridiano la ragione le Apsaras68, ti ridia la ragione Indra, ti ridia la ragione Bhaga, ti ridiano la ragione tutti gli dei affinch tu sia sano di mente.

PER LIBERARSI DALLA TOSSE

Il pensiero, la freccia, e i raggi del sole sono invocati per la loro velocit perch con la stessa velocit la tosse si dilegui. (VI, 105) 1

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Come il pensiero con le idee vola via velocemente, cos tu, o tosse, vola via sulla scia del mio pensiero. 2 Come la freccia dalla punta molto aguzza vola via velocemente, cos tu, o tosse, vola via per le regioni della terra. 3 Come i raggi del sole volano via velocemente, cos tu, o tosse, vola via sulle correnti del mare. CONTRO LA CALVIZIE La calvizie era un problema che affliggeva anche gli Indiani. Questi tre inni sono recitati per impedire la caduta dei capelli e favorirne la crescita per mezzo di una pianta medicinale che ha la caratteristica di crescere rigogliosamente verso il basso come una folta chioma. (VI, 21) 1

Di quelle che sono le tre terre69 qui il suolo quello che sta pi in alto: dalla loro superficie io ho preso una medicina. 2 Tu sei la migliore delle medicine, tu sei la migliore delle piante come la Luna e il Sole tra gli astri, come Varuna tra gli dei. 3 Ricche, insuperabili, generose, date a noi con generosit. Voi70 siete quelle che rafforzano i capelli, voi siete quelle che fate crescere i capelli. (VI, 136) 1 Tu, o erba, sei una dea nata su una dea, la Terra. O tu che cresci all'ingi, noi ora ti cogliamo per rafforzare i capelli. 2

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Rafforza quelli gi spuntati, f crescere quelli che non sono ancora nati, rendi pi lunghi quelli gi nati. 3 Quei tuoi capelli forniti di radice che cadono e quelli che vengono tagliati, io ora li cospargo con il succo della pianta che il rimedio di tutto. (VI, 137)71

1 Quell'erba che fa crescere i capelli Jamadagni la colse per la figlia: egli l'ha portata qui dalle case di Asita dopo che le sue offerte sono state accettate. 2 I capelli di lei erano della misura della briglia di un cavallo, della misura di due braccia. Che i capelli ti crescano neri intorno alla testa come canne. 3 Rafforza la radice, estendi la cima, allunga la parte centrale, o erba. Che i capelli ti crescano neri intorno alla testa come canne.

CONTRO LA CADUTA DEI CAPELLI Inno per scongiurare gli effetti intossicanti della sami che provoca la caduta dei capelli. Dopo la prima stanza, dove si ricorda la nascita dell'orzo che per il suo nome efficace antidoto verso le entit malefiche, si tessono le lodi della pianta sami di cui si invoca la clemenza. (VI, 30) 1 Gli dei seminarono quest'orzo mescolato a miele sulle rive della Sarasvati, perla tra i fiumi. Indra dai mille poteri era signore dell'aratro; i Marut munifici erano gli agricoltori. 2 Fa cadere i capelli e li fa andare in ogni direzione quello che il tuo potere intossicante con il quale tu rendi ridicolo l'uomo. Lontano da te io ho strappato gli altri alberi; tu, o Sami, cresci con cento rami.

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3 O tu dalle grandi foglie, propizia, accresciuta dalla pioggia, che segui l'ordine cosmico, sii clemente, o Sami, verso i capelli come una madre verso i propri figli.

INCANTESIMI D'AMORE Gli incantesimi d'amore, insieme a quelli per ottenere figli, fanno parte dei cos detti "riti delle donne" (strikarmani) e sono generalmente finalizzati a provocare o a rinsaldare l'amore tra un uomo e una donna o a combinare matrimoni. Lo scopo degli incantesimi recitati durante questi riti soprattutto quello di eliminare gli ostacoli che si oppongono a una perfetta unione come la mancanza d'amore da parte di uno dei due amanti, la presenza di rivali, la gelosia o l'impotenza; tutti elementi che hanno come conseguenza estrema di impedire il concepimento e la procreazione. Gli inni raccolti in questa sezione sono quindi incantesimi per ottenere l'amore di una donna o, viceversa, per ottenere l'amore di un uomo. Oltre a questi, per, vi sono altri incantesimi, che, sotto forma di vere e proprie maledizioni, avevano il compito specifico di eliminare i rivali o di renderli impotenti, altri che servivano invece a risuscitare la virilit nei casi in cui fosse andata perduta per qualche sortilegio o altri, infine, che venivano recitati per placare la gelosia.

PER OTTENERE L'AMORE DI UNA DONNA Per costringere le donne ad amare si ricorre a vari espedienti atti a provocare l'innamoramento. Uno quello della dolcezza, pi volte invocato nell'inno 1, 24, dove ci si rivolge a un'erba dolce perch conferisca all'uomo innamorato proprio l'arma della dolcezza come mezzo di seduzione. Pi spesso si ricorre ad espressioni pi violente: si vuol trafiggere il cuore della donna, la si vuol rendere schiava e sottomesesa, toglierle perfino i propri pensieri, la si vuol portare a casa, pungolandola quasi fosse un animale (III, 25). Altre volte si cerca di far nascere in lei un amore assoluto e sensuale (VI, 9) che la renda assetata d'amore (VI, 139). Altre volte ancora si fa uso di immagini pi delicate come quella della liana che si avvinghia all'albero, o del sole che eternamente gira intorno alla terra (VI, 8). Tra le varie divinit si invoca Anumati, la dea del consenso, e gli Asvin che avevano fatto parte del corteo nuziale di Surya. Spesso il motivo sui ci si insiste pi d'ogni altro il desiderio che la donna non fugga dall'uomo innamorato, ma sia anzi innamorata di lui. Tra gli incantesimi raccolti in questa sezione ve n' anche uno, il IV, 5 , pronunciato da un innamorato perch nella casa dell'amata tutti siano presi dal sonno e lui possa godere con tutta tranquillit delle grazie della sua donna. PER OTTENERE L'AMORE DI UNA DONNA CON L'AIUTO DELLA PIANTA MADUGHA

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(I, 34) 1

Questa pianta nata dal miele; con il miele noi di sradichiamo; dal miele tu sei generata; rendi noi ricchi di miele.

2 Miele sulla punta della mia lingua, dolcezza alla radice della mia lingua: sii tu in mio potere, stai sotto la mia volont. 3 Dolce il mio procedere, dolce la mia andatura. Con la formula io dico ci che dolce: possa io essere dolce di aspetto. 4 Io sono pi dolce del miele, io sono pi dolce della pianta del miele. Tu certamente amerai me come un ramo ricco di miele. 5 Io ho compiuto un giro intorno a te, facendo un cerchio con una canna da zucchero perch tra noi non ci sia odio, affinch tu sia annamorata di me, affinch tu non mi sfugga. PER FAR INNAMORARE UNA DONNA (II, 30)

1 Come il vento strappa via quest'erba sulla terra, cos io strappo via il tuo animo affinch tu sia innamorata di me e non mi sfugga. 2 Possiate voi, o Asvin, condurre insieme i due amanti, possiate voi portarli insieme. "Ecco si cono unite insieme le vostre sorti, i vostri pensieri, le vostre volont". 3
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Quando gli uccelli desiderano emettere il loro verso e desiderano emetterlo con gioia, allora venga essa alla mia invocazione come l'asticciola va alla punta della freccia1. 4 Ci che era dentro ora fuori, ci che era fuori ora dentro . Delle fanciulle di ogni aspetto afferra l'animo, o erba. 5 Costei venuta desiderosa di marito; io sono venuto desideroso di moglie. Come un cavallo che fortemente nitrisce, io mi sono unito alla tua sorte . PER SCATENARE LA PASSIONE IN UNA DONNA (III, 25) 1 Possa (Kama) l'eccitatore eccitarti: non riposare nel tuo giaciglio. Con la freccia di Kama che terribile, ti trafiggo nel cuore . 2 L'amore, dopo aver reso ben indirizzata la freccia che ha il desiderio come ali, l'amore come punta e la passione come asticciola, trafigga te nel cuore. 3 Quando gli uccelli desiderano emettere il loro verso e desiderano emetterlo con gioia, allora venga essa alla mia invocazione come l'asticciola va alla punta della freccia. 4 Ci che era dentro ora fuori, ci che era fuori ora dentro. Delle fanciulle di ogni aspetto afferra l'animo, o erba.

5 Costei venuta desiderosa di marito; io sono venuto desideroso di moglie. Come un cavallo che fortemente nitrisce, io mi sono unito alla tua sorte.

PER SCATENARE LA PASSIONE IN UNA DONNA


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(III, 25) 1 Possa (Kama) l'eccitatore eccitarti: non riposare nel tuo giaciglio. Con la freccia di Kama che terribile, ti trafiggo nel cuore. 2 L'amore, dopo aver reso ben indirizzata la freccia che ha il desiderio come ali, l'amore come punta e la passione come asticciola, trafigga te nel cuore. 3 Con la freccia di Kama, ben indirizzata, che prosciuga la milza , che ha le ali rivolte in avanti, che brucia, trafiggo te nel cuore. 4 Perforata da una pena ardente, con la bocca inaridita, striscia verso di me, gentile, tranquilla, esclusivamente mia, dicendo cose amabili, sottomessa a me. 5 Io ti spingo in avanti con un pungolo, lontano dalla madre e dal padre, affinch tu sia in mio potere, e tu di sottometta al mio intento. 6 O Mitra e Varuna, cacciatele dal cuore i suoi pensieri; quindi, avendola resa senza volont, ponetela sotto il mio comando. PER FAR INNAMORARE UNA DONNA (VI, 8) 1 Come la liana sta attorcigliata tutt'intorno all'albero, cos attorcigliati intorno a me, affinch tu sia innamorata di me, affinch tu non mi sfugga. 2 Come l'aquila, quando spicca il volo, batte a terra le ali, cos io colpisco il tuo animo, affinch tu sia innamorata di me, affinch tu non mi sfugga.
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3 Come intorno a questo cielo e a questa terra sempre va il sole, cos io vado intorno al tuo animo, affinch tu sia innamorata di me, affinch tu non mi sfugga. PER FARSI AMARE DA UNA DONNA

(VI, 9) 1 Desidera il mio corpo, i miei piedi, desidera i miei occhi, desidera le mie cosce. Che i tuoi occhi, i tuoi capelli, o donna desiderosa di maschio, siano avidi d'amore per me. 2 Io ti rendo avvinta alle mie braccia, avvinta al mio cuore, affinch tu sia in mio potere e ti sottometta alla mia volont. 3 Le mucche, madri del burro, per le quali naturale leccare (i vitelli) e nel cui cuore nato amore, rendano costei innamorata di me.

PER FAR TORNARE L'AMANTE FUGGITA

(VI, 77) 1 Il cielo si fermato, la terra si fermata, ogni essere vivente ora si fermato. Le montagne si sono fermate sul loro basamento. Io ho fatto fermare i cavalli alla loro stazione. 2 Colui che ha raggiunta la via di scampo, colui che ha raggiunto il rifugio, la fuga e la ritirata, colui che il guardiano, questo io invoco. 3 O Jatavedas, riconduci indietro (colei che fuggita); cento siano per te le vie del ritorno; mille siano per te i modi del ritorno: grazie a questi faccela tornare indietro.
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PER CONQUISTARE UNA DONNA

(VI, 89)

1 Questo il principio dell'amore, la virilit data dal soma; con ci che sorto da qui, noi tormentiamo il tuo cuore. 2 Noi tormentiamo il tuo cuore, noi tormentiamo il tuo animo. Come il fumo (segue) il vento, il tuo animo segua me, muovendosi nella stessa direzione. 3 A me ti uniscano Mitra e Varuna, a me la divina Sarasvati, a me ti uniscano il centro della terra ed entrambi gli estremi. (VI, 102) 1 Come questo cavallo da tiro, o Asvin, si unisce al compagno e si muove con lui, cos il tuo animo si unisca con me e con me si muova. 2 Io incalzo il tuo animo come un potente stallone una cavalla. Come erba divelta dal turbine, il tuo animo si attacchi a me. 3 Con le mani piene di unguento, di madugha, di kustha e di nardo, con le mani di Bhaga io porto qui velocemente un mezzo per esaudire i miei desideri. PER FAR NASCERE LA PASSIONE IN UNA DONNA CON UN'ERBA (VI, 139) 1 Tu che sei stata piantata nella terra, sei cresciuta come creatrice della mia felicit. Cento sono i tuoi germogli che crescono in avanti, trentatr sono i tuoi germogli che crescono verso il basso. Con
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quest'erba dalle mille foglie io rendo il tuo cuore assetato di me. 2 Sia assetato di me il tuo cuore e abbia sete di me la tua bocca. Sii assetata d'amore per me e v in giro con la bocca arida. 3 O tu che procuri tenerezza reciproca, o tu che generi amore, o marrone, o benevola, uniscici: unisci me a lei, rendi concordi i nostri cuori. 4 Come la bocca di un assetato avida d'acqua, cos sii tu assetata d'amore per me e v in giro con la bocca arida. 5 Come la mangusta, dopo averlo fatto a pezzi, rimette di nuovo insieme il serpente , cos tu, o potente, metti insieme le due parti dell'amore che sono separate. PER OTTENERE UNA MOGLIE (VI, 82) 1 Io ne pronuncio il nome quando arriva, quando arrivato, quando viene: intendo dire il nome di Indra, l'uccisore di Vrtra, il capo dei vasu dai cento poteri. 2 Per quel cammino per il quale gli Asvin portarono Surya figlia di Savitr, Bhaga mi ha detto che porter una moglie. 3 Con quel tuo uncino dispensatore di beni, grande e d'oro, o Indra signore della forza, d una moglie a me che cerco moglie.

PER GODERE INDISTURBATO DALLE GRAZIE DELL'AMATA Un incantesimo recitato da un amante intraprendente che desidera mostrarsi forte ed instancabile al pari del Dio Indra... ma tra le braccia dell'amata.
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(IV, 5) 1 Con il potente toro dalle mille corna che sorto dall'oceano noi facciamo addormentare le persone. 2 Il vento non soffia pi sulla terra, nessuno fa pi la guardia. Venendo avanti, o tu che hai Indra come compagno, addormenta tutte le donne e i cani. 3 Le donne che stanno adagiate sulle panche, che stanno adagiate sul letto, che stanno adagiate sulla lettiga, le donne che hanno un buon profumo, tutte queste le addormentiamo. 4 Io ho fermato ci che si muove, ho fermato l'occhio e il respiro, ho fermato tutte le membra (gettandole) nell'oscurit pi profonda. 5 Di quello che siede e di quello che va e di quello che guarda stando fermo, di questi chiudiamo gli occhi come chiusa questa casa. 6 Si addormenti la mamma, si addormenti il babbo, si addormenti il cane, si addormenti il capo del clan, si addormentino i parenti di costei, si addormenti questa gente qui intorno. 7 O sonno, con questo incantesimo addormentatore, addormenta tutta questa gente fino a quando si lever il sole. Fino a che sorge l'alba sia lei sveglia. Io sono come Indra, illeso ed instancabile.

PER OTTENERE L'AMORE DI UN UOMO Questa serie di inni per cercar di ottenere l'amore di un uomo o, talvolta, pi semplicemente, per trovare un marito, comprende incantesimi rivolti non solo agli dei che sono tradizionalmente considerati protettori del matrimonio come Aryaman (VI, 60), Soma, Brahman e Dhatr (II, 36), ma anche a Indra, Agni, Mitra e Varuna (VI, 132). In alcuni inni si fa anche esplicito riferimento all'uso di erbe medicinali, di unguenti e di amuleti ritenuti efficaci nei riti per trovare marito (II, 36; VII, 37; VII, 39).
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Anche qui un motivo che spesso ricorre il desiderio di possedere in maniera assoluta la persona amata (VI, 130): l'uomo che la donna ama deve esserle legato (VII, 39), deve ritornare a lei da qualunque distanza sia andato (VI, 131; VII, 39) e non deve neppure parlare delle altre donne (VII, 38 e 39), ma deve essere pazzo d'amore per lei (VI, 130) e si deve svuotare di ogni altro desiderio (VI, 131). Addirittura perch il possesso sia pi saldo bene che la donna non sia innamorata dell'uomo, mentre lui deve esserlo perdutamente. PER TROVARE MARITO A UNA RAGAZZA (II, 36) 1 Venga, o Agni, un corteggiatore che incontri il nostro favore per questa fanciulla con nostra fortuna. Corteggiata lei fra i pretendenti; amato lui nelle feste: buona fortuna ci sia per lei rapidamente con un marito. 2 Quello che Aryaman le ha concesso in sorte ha il favore di Soma, ha il favore di Brahman. Con la veridica parola del Dio Dhatr io compio incantesimo che trova marito. 3 Possa questa donna, o Agni, trovare un marito. Il re Soma, infatti, le procura buona fortuna. Essa generando figli, diventi la prima tra le mogli e, dopo essere andata nella casa del marito, la governi con buona fortuna. 4 Come la confortevole grotta, o Generoso , il gradito ricovero per gli animali, cos questa donna possa godere della sua sorte, riamata dal marito, non in disaccordo con lui. 5 Sali sulla barca della fortuna piena ed inaffondabile; con questa barca trasporta di qua un corteggiatore che corrisponda al tuo desiderio. 6 Infondigli coraggio con il tuo grido, o signore della ricchezza , rendi il corteggiatore ben disposto. Tu poni alla tua destra , ogni corteggiatore che corrisponda al tuo desiderio. 7 Quest'oro e questo gulgulu ed anche questo auksa sono la tua fortuna: essi ti hanno messo in
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grado di trovare un marito che corrisponda al tuo desiderio. 8 Savitr ti porti qui un marito che corrisponda al tuo desiderio. Concediglielo tu, o erba . (VI, 60) 1 Qui giunge Aryaman con il ciuffo di capelli sciolto davanti, cercando un marito per questa vergine, una moglie per chi senza moglie. 2 Questa, o Aryaman, si stancata di andare alle feste nuziali delle altre donne. Ora verranno le altre donne alla sua festa nuziale. 3 Dhatr sostiene la terra, Dhatr sostiene il cielo e il sole: Dhatr conceda a questa vergine un marito secondo il suo desiderio. PER FAR INNAMORARE UN UOMO (VI, 130) 1 Questo l'amore delle Apsaras ammaliatrici tra le ammaliatrici. O dei, infondetegli amore: che quello arda d'amore per me. 2 Questa la mia preghiera: che quello mi ami! Che quello sia solo mio e mi ami. O dei, infondetegli amore: che quello arda d'amore per me. 3 Affinch quello ami me, ma io mai lui, o dei, infondetegli amore: che quello arda d'amore per me. 4 Rendetelo pazzo d'amore, o Marut. Rendilo pazzo d'amore, o Atmosfera. Rendilo pazzo d'amore tu, o Agni. Che quello arda d'amore per me. (VI, 131)
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1 Dalla testa ai piedi ti pervado di desiderio. O dei, infondetegli amore: che quello arda d'amore per me. 2 O Consenso (Anumati), acconsent a ci; o Desiderio, approva la sua sottomissione a me. O dei, infondetegli amore: che quello arda d'amore per me. 3 Anche se correrai lontano per tre yojana, per cinque yojana , quanti in un giorno pu farne un cavallo, di l tu ritornerai, tu sarai il padre dei nostri figli.

(VI, 132) 1 L'amore che gli dei riversarono dentro le acque, che divampa insieme col desiderio, questo io accendo in te per ordine di Varuna. 2 L'amore che tutti gli dei riversarono dentro le acque, che divampa insieme col desiderio, questo io accendo in te per ordine di Varuna. 3 L'amore che Indrani rivers dentro le acque, che divampa insieme col desiderio, questo io accendo in te per ordine di Varuna. 4 L'amore che Indra e Agni riversarono dentro le acque, che divampa insieme col desiderio, questo io accendo in te per ordine di Varuna. 5 L'amore che Mitra e Varuna riversarono dentro le acque, che divampa insieme col desiderio, questo io accendo in te per ordine di Varuna. (VII, 38 [37 ])

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1 Ti avvolgo con la mia veste creata da Manu perch tu sia solo mio e tu non ti metta a parlare delle altre donne. PER OTTENERE E RINSALDARE L'AMORE DI UN UOMO (VII, 39 [38 ]) 1 Io colgo questa pianta medicinale che mi sta davanti, che fonte di lamento, che provoca il ritorno di colui che va via, che accoglie colui che viene. 2 Con quell'erba con cui una donna Asura ammali Indra, allontanandolo dagli dei , io ti ammalio affinch io ti sia molto cara. 3 Tu sei potente come Soma, tu sei potente come il sole, tu sei potente come tutti gli dei: a te, ora, rivolgiamo il saluto. 4 Parlo io, non tu: tu parla nell'assemblea. Sii solo mio. Delle altre donne non devi neppure parlare. 5 Se tu sei lontano dalla nostra gente, se tu sei lontano fiumi e fiumi, possa quest'erba riportarti a me come se ti avesse legato. PER AMARSI A VICENDA Un delicato e tenero incantesimo, una formula augurale per rinsaldare l'amore tra due sposi. (VII, 37 [36 ]) 1 I nostri occhi hanno l'aspetto dolce come il miele, il nostro volto come l'unguento. Rinchiudimi nel tuo cuore: sia tutt'uno il nostro animo. PER PROVOCARE L'IMPOTENZA

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Si tratta di due inni molto crudi e violenti per provocare l'impotenza. Sono due maledizioni recitate da un rivale in amore o da una donna gelosa. (VI, 138) 1 Tu sei celebre come la pi eccellente delle piante, o erba. Oggi rendimi quest'uomo un evirato che sta disteso sui cuscini. 2 Rendilo un evirato che sta disteso sui cuscini e fallo diventare uno che porta il kurira . E poi Indra con due pietre spezzi entrambi i suoi testicoli. 3 O evirato: io ti ho reso evirato! O castrato: io ti ho reso castrato! O impotente: io ti ho reso impotente! Noi poniamo un kurira e un kumba sulla sua testa. 4 Quei due tuoi canali seminali fatti dagli dei, nei quali sta la tua virilit, io li spezzo con un piolo sulla vagina di quella l. 5 Come le donne spezzano con una pietra le canne per farne un cuscino, cos io spezzo il tuo membro sulla vagina di quella l. (VII, 95 [90 ]) 1 Taglia e distruggi la forza del nemico come si tagliava anticamente il groviglio di una pianta rampicante. 2 Possiamo noi con l'aiuto di Indra spartirci questo bene di lui che ancora unito. Io, alla maniera di Varuna, fiacco la potenza sessuale del tuo membro . 3 Che il tuo membro perda vigore e sia impotente nei rapporti con le donne. Ci che del membro umido, ritto come un piolo, pronto alla penetrazione, teso, tu fallo pendere verso il basso, ci che
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teso in su, fallo pendere in gi.

PER RIDARE LA VIRILITA` Gli inni raccolti sotto questo titolo sono degli antidoti contro gli effetti provocati dai due precedenti; servono infatti a risuscitare, attraverso similitudini dal realismo talora scabroso, la virilit in chi l'ha perduta e a procurare quindi la fecondit. (IV, 4) 1 Te che il Gandharva colse per Varuna rimasto privo del potere di erezione, proprio te cogliamo, o erba che provochi l'erezione del fallo. 2 Su vada su vada l'aurora, su vada il sole, su vada questa mia formula, su vada Prajapati, il maschio, con impetuosa energia sessuale. 3 Affinch questo membro che come disseccato, sia fornito di vigore vitale per te che vuoi procreare, quest'erba procuri allora a te pi virilit. 4 Su vadano le energie delle erbe, su vadano le vigorie dei tori! O Indra, tu che hai potere sul corpo, ristabilisci in lui la virilit dei maschi. 5 Tu sei l'essenza primigenia delle acque ed anche degli alberi. Anche fratello di Soma tu sei e sei la virilit dei maschi. 6 Ora, o Agni, ora, o Savitr, ora, o dei Sarasvati, ora, o Brahmanaspati, tendi il suo membro come un arco. 7 Io tendo il tuo membro come una corda sull'arco; monta come l'antilope maschio monta la sua femmina con il membro sempre pieno di brama. 8
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Quelli che sono i poteri sessuali del cavallo, del mulo, del caprone e del montone ed anche del toro, ponili in lui, o tu che hai poteri sul corpo. (VI, 72) 1 Come si snoda a suo piacimento il nero serpente, assumendo belle forme con la magia di un Asura, cos questa formula renda immediatamente il tuo membro perfetto in ogni sua parte.

2 Come il membro del tayadara reso grosso dal vento, quanto grande il membro dell'asino di tanto cresca il tuo membro. 3 Di quella che la misura del membro dell'asino selvatico, dell'elefante e di un somaro, quanto grande quello di un cavallo vincitore, di tanto cresca il tuo membro. (VI, 78) 1 Con questa oblazione ben riuscita, possa quest'uomo riacquistare la sua potenza sessuale. Su questa donna che gli hanno condotto, possa crescere (in prole) con il suo seme. 2 Cresca con la sua forza, cresca con la sua regalit, con una ricchezza dai mille vigori; siano i due sposi inesauribili. 3 Tvastr ha generato la donna, Tvastr ha generato te come marito per lei. Tvastr faccia per voi mille vite e una lunga vita. (VI, 105) 1

Sii vigoroso come un toro, palpita, cresci ed allargati affinch il tuo membro cresca in ogni sua parte: con questo, appunto, penetra la giovane fanciulla.

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2 Con ci con cui rendono vigoroso il membro quando piccolo, con ci con cui stimolano il membro quando fiacco, con questo, o Brahmanaspati tendi il suo fallo come un arco. 3 Io tendo il tuo fallo come una corda sull'arco; monta come l'antilope maschio monta la sua femmina con il membro sempre pieno di brama. CONTRO UNA RIVALE In questi due inni una donna, servendosi di un'erba, maledice la propria rivale e, denigrandola, cerca di affermare con ogni mezzo la propria superiorit. (III, 18) 1 Io colgo quest'erba, la pi forte delle piante, con la quale si caccia via una rivale, con la quale si ottiene un marito. 2 O tu dalle foglie stese, fortunata, suscitata dagli dei, potente, spingi lontano la mia rivale, rendi il marito completamente mio. 3 Poich non ha pronunciato il tuo nome , tu non puoi godere di lui come marito. Facciamo andare il pi lontano possibile la mia rivale. 4 Io sto pi in alto, o tu che stai in alto; io sto pi in alto di quelle che stanno pi in alto. In basso sia la mia rivale! Lei che pi in basso di me, pi in basso di quelle che sono pi in basso. 5 Io sono vittoriosa, tu sei molto potente. Noi due, divenute vittoriose, vinceremo la mia rivale. 6 Io ti ho posto sopra l'erba vittoriosa, io ti ho posto sotto l'erba molto vittoriosa . Corra dietro a me la tua mente, come la vacca al vitello, come l'acqua nel suo corso. (VII, 118 [113 ])
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1 O ruvida , dai ruvidi viticci, distruggi questa donna, o ruvida! Possa tu, o donna, essere odiosa per quell'uomo, per quanto voglioso egli sia. 2 Ruvida tu sei, o ruvida; velenosa tu sei, o velenosa. Che tu, o donna, sia evitata come una vacca sterile da un toro. CONTRO LA GELOSIA

Si tratta di brevi esorcismi che cercano di placare la gelosia descritta come un fuoco che tormenta il cuore e svuota la mente. (VI, 18) 1 Il primo impulso della gelosia e quello che viene dopo il primo - cio il fuoco e il bruciore del cuore - noi li eliminiamo per te. 2 Come la terra ha morta la mente, anzi ha la mente pi morta di un morto, proprio come la mente di un morto morta la mente di un geloso. 3 Quel pungolo che ti ronza dentro al cuore - la tua gelosia - io la scaccio da qui come il caldo vapore da un otre di pelle. (VII, 46 [45 ]) 1 Ti hanno portato qua dalla regione dell'Indo, da un popolo di genti di ogni tipo. Io penso che tu sia stato portato da lontano: tu, davvero, sei la medicina per la gelosia. (VII, 47 [46 ]) 1 Di costui che come fuoco che brucia, che come un incendio che divampa in vari luoghi, di quest'uomo la gelosia spegni ora come il fuoco con l'acqua.
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(VII, 78 [74 ]) 1 Io ho confuso la tua gelosia con la formula di Tvastr. Quella che la tua collera, noi la plachiamo per te, o signore . PER AVERE FIGLI Con gli incantesimi d'amore sono in relazione molto stretta gli inni che si riferiscono al parto e al concepimento di quanto gli uni e gli altri sono recitati nei cosiddetti "riti delle donne". Uno degli intenti principali di questi inni legati alla procreazione quello di provocare la nascita di figli maschi che erano necessari perch la celebrazione dei sacrifici potesse continuare oltre la morte del capo famiglia il quale poteva cos raggiungere il posto che gli spettava nel mondo dei padri. Il rito finalizzato alla procreazione di un maschio si chiamava pumsavana e veniva celebrato quando la donna era al terzo mese di gravidanza: si accendeva il fuoco sacro per mezzo delle sue arani che simboleggiavano rispettivamente la donna (la sami) e l'uomo (l'asvattha) e si recitavano formule magiche come quelle di VI, II; subito dopo si introduceva nelle narici della donna del burro preparato con il latte di una mucca che aveva partorito un vitello maschio e le si dava da bere una bevanda dolce; infine della lana ricavata da un animale maschio veniva posta intorno al fuoco e successivamente messo sulla gestante come amuleto. Tra gli ostacoli da superare per arrivare all'esito sperato di avere un figlio vi era innanzi tutto la sterilit che si cercava di rimuovere attraverso l'uso di piante magiche e la recitazione di formule come quelle di III, 23, V, 25 o VI, 81. L'aiuto di tutti gli dei era invocato, ma soprattutto quello di divinit specifiche come Sinivalli, Sarasvati, Tvastr, Pusan e Prajapati. Una volta verificatosi il concepimento, le donne incinte dovevano essere protette dalle insidie che demoni ed altri spiriti maligni, come quelli nei quali si trasformavano le donne che erano morte di parto, tendevano contro di loro per farle abortire: la gestazione poteva infatti essere compromessa da tutta una serie di pericoli personificati da mostri orrendi, descritti come forniti delle pi strane caratteristiche fisiche e degli stravolgimento pi innaturali. Erbe come il pinga e il baja erano per fortuna in grado di scacciare questi demoni. Quando arrivava il momento del parto venivano invocati soprattutto Aryman, il Dio che presiede ai contratti matrimoniali, aiuta a trovare marito e concede armonia nella casa, me pusan che Procura fertilit e assicura cibo per il neonato. Si rivolgevano preghiere affinch la partoriente "si allargasse" e permettesse cos all'embrione, rimasto nel suo grembo per nove mesi, di essere liberato. Durante il rituale che prevedeva la recitazione dell'inno, I, II, la donna era lavata con acqua calda e veniva posta sulla testa dell'erba munja. Quando il parto era avvenuto, prima del taglio del cordone ombelicale, il padre soffiava tre volte sul corpo del bambino ed invocava su di lui la benedizione dei Veda. PER IL BUON ESITO DEL PARTO L'inno propizia il parto descritto attraverso le sue fasi in termini piuttosto cruenti e realistici. Le similitudini della stanza finale contribuiscono a mitigare la crudezza delle immagini.

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(I, II) 1 Aryaman come un pio hotr gridi vasat a te, o Pusan, in questo parto1. Scorrano fuori le acque: la donna giunta al momento previsto per il parto; si divarichino le sue giunture perch possa partorire. 2 Quattro sono le direzioni del cielo e quattro quelle della terra. Gli dei crearono il feto: lo facciano venire alla luce per essere partorito. 3 La partoriente dischiuda il suo grembo: noi le facciamo spalancare il grembo. Tu, o Susana, allenta; tu, o Biskala2, espelli il feto. 4 La placenta maculata e viscosa cada gi per essere mangiata dal cane non come se fosse conficcata nella carne, n nel grasso, n nei midolli. La placenta cada gi! 5 Io divido il tuo canale urinario, la tua vagina e i tuoi ureteri. Io divido la madre e il figlio; il bambino dalla placenta. La placenta cada gi! 6

Come il vento, come il pensiero, come volano gli uccelli, cos, o tu che sei nel decimo mese3, vola insieme alla placenta. La placenta cada gi!

PER RENDERE FECONDA UNA DONNA Attraverso l'uso delle piante magiche si cerca di restituire la fecondit a una donna sterile e di favorire il concepimento di un figlio maschio. (III, 23) 1 Ci per cui sei divenuta sterile noi lo facciamo sparire da te. Noi ora lo poniamo altrove lontano da te.

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2 Vada nel tuo grembo un feto, un maschio, come un dardo nella faretra. Ti nasca poi dopo nove mesi un figlio maschio. 3 Genera questo figlio maschio. Sia generato un maschio. Tu sarai la madre dei figli che sono nati e di quelli che genererai. 4 Con i fecondi semi che i maschi producono concepisci un figlio; diventa tu una produttiva vacca da latte. 5 Io ti procuro la possibilit di generare: vada nel tuo grembo un feto. Concepisci tu, o donna, un figlio che sia per te di buon auspicio. Sii tu di buon auspicio per lui. 6 Tra le piante che hanno il cielo come padre, la terra come madre, l'oceano come radice, le divine erbe ti aiutino a concepire un figlio.

PER UN CONCEPIMENTO FORTUNATO Un altro inno per favorire il concepimento di un figlio maschio. Numerose sono le divinit che vengono invocate perch diano il loro aiuto. (V, 25) 1 Il rimedio che favorisce il concepimento4 prodotto dalla montagna, grembo del cielo, in ogni sua parte. Il fallo che depone il seme dell'embrione, deponga il seme cos come una penna sull'asta di una freccia5. 2 Come questa grande terra riceve l'embrione degli esseri, cos io depongo il tuo6 embrione: io ti invoco in aiuto di questo. 3 Deponi l'embrione, o Sinivali; deponi l'embrione, o Sarasvati; depongano il tuo embrione entrambi
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gli Asvin ornati con ghirlande di loto. 4 Depongano il tuo embrione Mitra e Varuna; deponga l'embrione il Dio Brhaspati; depongano il tuo embrione Indra e Agni; deponga l'embrione Dhatr. 5 Visnu prepari il grembo; Tvastr modelli le forme; Prajapati lo versi nel grembo; Dhatr ponga il tuo embrione. 6 Bevi quella bevanda produttrice di embrione che il re Varuna conosce, che la dea Sarasvati conosce, che Indra uccisore di Vrtra conosce. 7 Tu sei l'embrione delle erbe, l'embrione degli alberi, l'embrione di ogni creatura. Poni tu, o Agni, allora un embrione. 8 Unisciti a lei sessualmente, agisci da maschio, ponile l'embrione nel grembo: tu sei maschio dalla forza virile. Noi ti portiamo qui per la procreazione. 9 Apri il tuo grembo, o Barhatsama7; l'embrione si vada a collocare nel tuo grembo. Gli dei bevitori di soma hanno dato a te un figlio che partecipa delle caratteristiche di entrambi i genitori. 10 O Dhatr, con la migliore forma, poni tra gli inguini di questa donna un figlio maschio, perch sia partorito tra nove mesi. 11 O Tvastr, con la migliore forma, poni tra gli inguini di questa donna un figlio maschio, perch sia partorito tra nove mesi. 12 O Savitr, con la migliore forma, poni tra gli inguini di questa donna un figlio maschio, perch sia partorito tra nove mesi.

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13 O Prajapati, con la migliore forma, poni tra gli inguini di questa donna un figlio maschio, perch sia partorito tra nove mesi. PER FAR NASCERE UN MASCHIO In quest'inno propiziatorio per la nascita di un maschio, il concepimento di una femmina considerato esplicitamente come un evento da scongiurare. (VI, I I) 1

L'asvattha salito sulla sami8: qui avvenuto il concepimento di un maschio. Questo il modo per ottenere un figlio; questo noi lo portiamo alle donne. 2 Il seme nasce nel maschio; esso si riversa nella donna: questo un modo per ottenere un figlio: questo l'ha detto Prajapati. 3 Prajapati, Anumati, Sinivali hanno dato forma all'embrione. Pongano altrove il concepimento di una femmina: qui pongano un maschio.

CONTRO LA NASCITA PREMATURA Il carme finalizzato a proteggere la gravidanza di una donna dal momento del concepimento fino alla nascita. (VI, 17) 1 Come questa grande terra riceve l'embrione delle creature, cos il tuo embrione rimanga saldo nel grembo dopo il concepimento perch possa nascere. 2 Come la grande terra sostiene questi cos il tuo embrione rimanga saldo nel grembo dopo il concepimento perch possa nascere.
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3 Come la grande terra sostiene le alte montagne, cos il tuo embrione rimanga saldo nel grembo dopo il concepimento perch possa nascere. 4 Come la grande terra sostiene il mondo inanimato e il mondo animato, cos il tuo embrione rimanga saldo nel grembo dopo il concepimento perch possa nascere. PER FAVORIRE IL CONCEPIMENTO Un altro inno per far restare incinta una donna; questa volta ci si serve di un amuleto a forma di bracciale. Sar certamente efficace: lo stesso che port Aditi quando desider concepire un figlio.

(VI, 81 ) 1 Tu sei un amuleto che trattiene; tu trattieni le mani9; tu allontani i demoni. Questo diventato un bracciale che porta figli e ricchezza. 2 O bracciale, allarga il grembo perch venga accolto il feto, o amuleto, poni un figlio nel grembo. O tu che fai giungere, fallo giungere (a buon fine). 3 Quel bracciale che Aditi portava quando desiderava un figlio10, Tvastr lo leghi per questa donna dicendo: "Essa generi un figlio". PER SALVAGUARDARE UNA DONNA INCINTA DAI DEMONI L'inno un esorcismo contro un gran numero di mostruosi demoni che insidiano le donne incinte, cercando di provocare l'aborto. Ognuno di essi rappresentato con una o pi caratteristiche che ne sottolineano l'aspetto raccapricciante. Tipico di questo incantesimo il sottolineare le deformit degli organi sessuali per simboleggiare l'incapacit di procreazione.

(VIII, 6) 1
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Di quei due trovamarito11 che la madre ha sfregato per te quando sei nato, non sia desideroso Durnaman, Alimsa12 e Vatsapa13. 2 Io allontano Palala e Anupalala14, Sarku15, Koka16, Malimluca17 e Palijaka18, Asresa19 , Vavrivasas20, Rksagriva21 e Pramilin22. 3 Non ti avvicinare, non strisciare fino qui, non insinuarti tra le cosce di questa donna. Io faccio per lei un rimedio: il baja, allontanatore di Durnaman. 4 Durnaman e Sunaman23 entrambi desiderano venire in contatto con questa donna. Noi cacciamo via i malvagi spiriti. Sunaman desideri il contatto con le donne. 5 L'Asura nero e peloso, Stambaja24 e Tundika25, i malvagi spiriti noi li cacciamo via dalla sua vagina e dal suo basso ventre. 6 Anujighra26, Pramrsant27, Kravyad28 e Reriha29, i demoni che hanno la coda di cane il giallo baja li ha cacciati via. 7 Coloro che sotto l'aspetto di tuo fratello e di tuo padre vengono a visitarti durante il sonno, il baja spinga via da qui, rendendoli enunchi dagli ornamenti femminili. 8 Colui che si insinua in te mentre dormi, quello che ti vuole danneggiare mentre sei sveglia, il sole30 nel suo corso li ha cacciati come fossero ombre. 9 Quel lubrico demone pieno di libidine che fa morire il bambino a questa donna e la fa abortire, caccialo via da lei, o erba. 10 I Kusula31 e i Kuksila32, i Kakubha33, i Karuma34 e gli Srima che di sera danzano intorno alle
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case, ragliando come asini, tu, o erba, con il tuo profumo cacciali via in tutte le direzioni. 11 I Kukundha e i Kukurabha che portano pelli e vestiti, che ballano come enunchi, che fanno rumore nella foresta, noi li cacciamo via da qui. 12 Quelli che non sopportano il sole quando di lass dal cielo emana calore, malvagi spiriti che belano come capre, maleodaoranti, i Makaka dalla bocca rossa di sangue, noi li cacciamo via. 13 Coloro che portano il loro smisurato corpo avendolo posto sulle spalle35, quelli che tirano calci nelle natiche delle donne, i demoni, tu, o Indra, cacciali via. 14 Coloro che vanno davanti alla donna, portando nella mano delle corna, quelli che stanno nel forno, che sogghignano, che fanno luce tra i cespugli, noi li cacciamo via da qui. 15 Quelli le cui punte dei piedi sono di dietro e i calcagni davanti e davanti le facce, quelli nati sull'aia, nati dal fumo del letame, gli Urunda36 e i matmata, che hanno testicoli grandi come vasi, tanto che non sono capaci di unirsi sessualmente, o Brahmanaspati, riconoscendoli37, cacciali via. 16 Quelli che roteano gli occhi siano senza la capacit di vedere, siano senza donne come enunchi. Tu, o rimedio, f cadere gi quello che non essendo suo marito insidia questa donna che ha un marito. 17 Quello dal pelo irsuto, quello dai capelli lunghi come un eremita, quello che frantuma, quello che palpa, quello che striscia, quello del color del rame, Tundela38 e Saluda39, colpiscili con il piede, come una vacca che scalpita colpisce il secchio il tallone. 18 Colui il quale ti strapper dal grembo l'embrione o lo far morire, una volta nato, il pinga dal poderoso arco lo trafigga nel cuore. 19

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I Gandharva vogliosi di donne che fanno morire all'improvviso quelli che sono nati, che giacciono accanto alle donne che hanno appena partorito, il pinga li spazzi via come il vento la nuvola. 20 Resista l'embrione avvolto e ben fissato: che non scivoli via. Che i due possenti rimedi40 che si portano nella gonna proteggano il tuo embrione. 21 Da quello dal naso a punta, da Tangalva, da Sayaka41, da Nagnaka42, dal kimidin ti protegga il pinga per i figli e per il marito. 22 Da quello dalle due bocche, da quello dai quattro occhi, da quello dai cinque piedi, da quello senza dita, da quello che striscia aggrovigliandosi ed attorcigliandosi ti protegga. 23 Quelli che mangiano la carne cruda e quelli che mangiano la carne umana, quelli dai lunghi capelli che mangiano gli embrioni, questi noi li cacciamo via da qui. 24 Quelli che si ritraggono dal sole come una nuora si ritrae dal suocero43, il baja e il pinga li trafiggano nel cuore. 25 O Pinga, proteggi quello che sta nascendo. Che i divoratori di testicoli non rendano femmina il maschio, non danneggino gli embrioni. Caccia via da qui i kimidin. 26 La mancanza di figli, la morte di un bambino, le lacrime, la sfortuna e la sterilit ponili sul nostro nemico come prendendo da un albero una ghirlanda.

PER LA RICCHEZZA

Sono stati riuniti in questa sezione gli inni finalizzati a proteggere quei beni come la casa e il bestiame, che costituivano e rappresentavano per gli antichi Indiani la ricchezza, e rivolti a rendere propizie attivit come la coltivazione dei campi o il commercio che servivano per procurarsi e
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mantenere un tenore di vita che fosse il pi alto possibile. I beni materiali erano insidiati da vari pericoli come gli incendi che potevano bruciare le case costruite in legno, il fulmine che distruggeva il raccolto, i ladri che rubavano il bestiame. Numerosi carmi erano qui recitati per scongiurare queste calamit. Tra gli inni per il bestiame vi sono, oltre quelli per proteggerlo, anche quelli per renderlo prospero, perch le madri non trascurino i propri nati e per rendere propizio il momento della marchiatura. Tra gli inni per la casa ci sono carmi per favorirne la costruzione, per renderla ricca e felice, per proteggerla dall'incendio e dal malocchio. Gli inni per il raccolto sottolineano la necessit che questo sia abbondante e mirano a favorire la crescita del grano e dell'orzo, cercando al tempo stesso di scongiurare il pericolo della siccit con incantesimi per far piovere. I concetti di prosperit e di ricchezza sono espressi attraverso i vari inni per mezzo delle immagini dello stillare del burro e del miele e dello scorrere del latte che rappresentano simbolicamente l'idea dell'abbondanza. Preghiere a varie divinit e l'offerta di cento odana rafforzano l'efficacia degli incantesimi.

INNI PER IL BESTIAME

Il bestiame soprattutto quello bovino, rivestiva una grande importanza nell'economia della societ antico-indiana; esso forniva i principali alimenti e costituiva la principale forma di moneta nonch la daksina per i brahmani che celebravano i sacrifici. E` quindi naturale che i motivi ricorrenti negli inni recitati nei riti chiamati gosthakarmani ("riti per la stalla") fossero da una parte la richiesta di prosperit e di fecondit, dall'altra la ricerca di protezione contro i ladri, i nemici e le malattie. Il rito per assicurare protezione e prosperit al bestiame si svolgeva in questo modo: il proprietario degli animali beveva del latte appena munto da una vacca che aveva partorito per la seconda volta, mescolato con la saliva del vitello. Presentava quindi la vacca al sacerdote che versava dell'acqua nella stalla, raccoglieva un po' di sterco con la mano sinistra e e ne sparpagliava una parte con la destra. Quindi faceva una mistura di latte, sterco, gulgulu e sale che seppelliva vicino al fuoco; se dopo quattro giorni il latte era cagliato significava che il rito aveva avuto esito favorevole. Per stabilire la propriet del bestiame c'era l'usanza di tagliarne o marchiarne le orecchie. Due tipi di segni venivano fatti su ogni animale: uno raffigurava gli organi genitali come simbolo di fertilit, l'altro era il marchio del proprietario. Per fare il marchio dei genitali, che si diceva fosse stato istituito dagli dei e dai due Asvin, veniva usato un coltello rosso, probabilmente di rame.

PER PROTEGGERE IL RIENTRO DEL BESTIAME

(II, 26) 1 Torni qui il bestiame che se ne era andato via e della cui compagnia ha goduto il vento1. Il bestiame di cui Tvastr conosce l'aspetto, Savitr lo riconduca qui, nella stalla.
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2 Qui, nella stalla, si riversi il bestiame; Brhaspati, il saggio, lo guidi. Sinivali guidi il loro capo. O Anumati, conducilo dentro quando arrivato. 3 Insieme si riversi il bestiame, insieme i cavalli, insieme gli uomini; insieme l'abbondanza di grano. Io faccio un'offerta con un'oblazione che riversi beni su di me2. 4 Io verso insieme il latte delle vacche, insieme con il burro sacrificale io verso la forza e il vigore. Cosparsi ne sono i nostri uomini; sicure presso di me, che sono il loro pastore, siano le vacche. 5 Io presento come offerta il latte delle vacche; io ho presentato il meglio del grano. Presentati sono i nostri uomini e le nostre donne in questa casa.

PER RENDERE PROSPERO IL BESTIAME (III, 14) 1 Con una comoda stalla, con la ricchezza, con il benessere, con il nome di uno che sia nato un giorno fortunato3 noi vi uniamo. 2 Vi unisca Aryaman, vi unisca Pusan, vi unisca Brhaspati, vi unisca Indra che il conquistatore di bottino. Accrescete in me la ricchezza. 3 Radunatevi e venite qui senza paura, producendo letame in questa stalla, portando miele adatto per il soma. 4 Venite qui, o vacche, prosperate qui come letame e qui partorite (i vostri vitelli). Siate in accordo con me! 5
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Sia la stalla propizia per voi, prosperate come gli uccelli sari e i pappagalli e proprio qui partorite (i vostri vitelli). Con noi noi vi uniamo. 6 Unitevi a me che sono il vostro padrone, o vacche; possa questa stalla essere qui per voi fonte di prosperit. Possiamo noi, rimanendo vivi, accostarci a voi vive che diventate numerose, con abbondanza di ricchezza.

PER PROTEGGERE IL BESTIAME

(IV, 21) 1 Le vacche sono tornate e hanno procurato ci che eccellente. Stiano nella stalla, gioiscano nello stare con noi; possano esse essere ricche di prole, esse, dalle molte forme, dando latte per Indra per molte aurore. 2 Al sacrificatore e all'abile cantore Indra d un pi, di certo non gli ruba del suo. Accrescendo sempre pi la sua ricchezza, egli pone il devoto in una serie ininterrotta di campi. 3 Queste vacche non vanno perdute, il ladro non le dannegger, nessun nemico oser attaccare il loro andare. Insieme quelle con le quali sacrifica agli dei e fa offerte, va per lungo tempo il padrone delle vacche. 4 Neanche il destriero dalla testa coperta di polvere in grado di raggiungerle; esse non vanno al macello. Le vacche del mortale che sacrifica vagano per un ampio spazio senza timore. 5 Le vacche mi sono apparse come Bhaga; le vacche mi sono apparse come Indra; le vacche mi sono apparse come il sorso del primo soma. Le vacche che sono qui, o genti, sono Indra. Io desidero Indra con il cuore e con il pensiero. 6

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Voi, o vacche, rendete grasso ci che magro e rendete bello ci che brutto. Voi rendete eccellente la casa, o voi dalla voce eccellente. Grande chiamato il vostro vigore nelle riunioni sacrificali. 7 Voi siete ricche di prole, raggianti quando c' un buon pascolo, pure, bevitrici d'acqua a una buona fonte. Non si impadronisca di voi n il ladro, n il malvagio. Possa il dardo di Rudra evitarvi. LODE ALLA PIANTA ARUNDHATI PER PROTEGGERE IL BESTIAME

(VI, 59) 1 Concedi protezione, o Arundhati, per prima cosa ai buoi; concedila alle vacche; concedila alla mucca che non d ancora latte, perch ottengano vigore, e a tutto il bestiame a quattro zampe. 2 Conceda protezione l'erba arundhati che sta con gli dei. Renda la stalla piena di latte e gli uomini immuni dallo yaksma. 3 Io rivolgo parole di saluto ad arundhati piena di vita, multiforme, propizia: essa conduca lontano dalle nostre vacche la freccia scagliata da Rudra. PERCHE' LA VACCA NON TRASCURI IL VITELLINO

(VI, 70) 1 Come la carne, come la sura, come i dadi sul tavolo da gioco, come il pensiero di un uomo sessualmente eccitato fisso sulla donna, cos il tuo pensiero, o vacca, sia fisso sul vitello. 2 Come l'elefante segue passo passo l'elefantessa, come il pensiero di un uomo sessualmente eccitato fisso sulla donna, cos il tuo pensiero, o vacca, sia fisso sul vitello. 3 Come il gavello della ruota, come il cerchione, come il mozzo sul gavello, come il pensiero di un
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uomo sessualmente eccitato fisso sulla donna, cos il tuo pensiero, o vacca, sia fisso sul vitello. PER RENDERE FECONDO IL BESTIAME CON LA MARCHIATURA

(VI, 141) 1 Che Vayu possa riunire le vacche; che Tvastr le renda salde perch abbiano prosperit; Indra interceda per loro; Rudra si prenda cura di loro perch siano numerose. 2 Con il rosso coltello f un duplice marchio sulle orecchie. Gli Asvin hanno fatto il marchio. Sia questo bestiame numeroso per la riproduzione. 3 Come lo hanno fatto gli dei e gli Asura, come lo fanno gli esseri umani, cos, o Asvin, fate il marchio perch abbiamo una ricchezza di mille e mille capi di bestiame. PER PROTEGGERE LE VACCHE

(VII, 79 [75 ]) 1 Voi siete ricche di prole, raggianti quando c' un buon pascolo, pure, bevitrici di acqua a una buona fonte. Non si impadronisca di voi n il ladro, n il malvagio. Possa il dardo di Rudra evitarvi. 2 Voi siete conoscitrici di tracce; amate restare nel solito posto, unite, provviste di tutti i nomi. Venite verso di me, voi dee, con gli dei, a questa stalla, a questa sede. Cospargeteci di burro.

INNI PER LA CASA I primi due inni sono incantesimi propiziatori rivolti rispettivamente a favorire la costruzione della casa con l'augurio che si mantenga solida e durevole e a far s che essa sia prospera e piena di ricchezze. Gli altri due sono scongiuri contro l'incendio e il malocchio. La costruzione seguiva un preciso rituale: dopo che erano stati installati il pilastro e la trave principale, la casa veniva rivestita di erba. Per ottenere una maggiore protezione sulla casa e su
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coloro che vi abitavano la padrona faceva offerte di burro ed ambrosia che dovevano servire per procurare abbondanza e fertilit e per respingere i nemici. Ogni casa aveva la sua divinit tutelare, Vastospati che aveva il compito di allontanare gli spiriti maligni e le malattie e di rendere felici gli abitanti e prospero il bestiame. La casa veniva addirittura personificata e considerata una divinit a cui ci si rivolgeva direttamente per avere benessere e prosperit.

PER IL BUON ESITO DELLA COSTRUZIONE DELLA CASA

(III, 12) 1 Io proprio qui costruisco una solida casa. Essa stia al sicuro stillando burro; noi ricchi di figli, con tutti i figli e con i figli sani, in te, o casa, possiamo entrare. 2 Proprio qui stai salda, o casa ricca di cavalli, di vacche, ricca di felicit, piena di vigore, ricca di burro e di latte. Sorgi per una grande, buona fortuna. 3 Tu sei, o casa, un rifugio, un granaio dall'alto soffitto. A te possano giungere vitelli e bambini; a te possano giungere le vacche che rientrano la sera tumultuando. 4 Savitr, Vayu, Indra e Brhaspati previdente renda salda questa casa. I Marut la spruzzino di acqua e di burro fuso; il re Bhaga scavi per noi un solco profondo. 5 O Signora della costruzione, tu sei stata costruita fin dal principio dagli dei come una dea protettrice, favorevole. Sii ben disposta, rivestendoti di erba; concedi allora a noi ricchezza di figli. 6 O trave, sali sopra il pilastro secondo l'ordine. Tu, potente sovrana, respingi i nemici. O casa, non siano ingiuriati i tuoi abitanti. Possiamo noi vivere per cento autunni con tutti i nostri figli. 7 A lei sono giunti i teneri bambini, i vitelli insieme alle altre creature, il boccale di parisrut con i
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bicchieri di latte coagulato. 8 O donna, offri questa pentola piena che un fiume di burro mescolato con ambrosia. Cospargi di ambrosia questi bevitori. Il sacrificio preparato ed offerto protegga la casa. 9 Io offro queste acque salutari che allontanano le malattie. Io mi vengo a sedere nelle case insieme al fuoco immortale.

PER SCONGIURARE L'INCENDIO DALLA CASA (VI, 106) 1 Lungo la strada che porta a te e che torna via da te crescano le durva ricche di fiori. Sgorghi qui una fonte e un laghetto pieno di fiori di loto. 2 Qui c' un raccogliersi di acque come un rifugio per lamare. Le nostre case sono in mezzo ad un laghetto: tieni le tue fauci lontano da qui, o fuoco. 3 Con un guscio di neve noi ti avvolgiamo, o casa. Tu sei per noi fredda come un lago. Agni ci fornisca un rimedio.

PER DARE PROSPERITA` ALLA CASA (VII, 62 [60 ]) 1 Portando cibo, dispensando beni, io dalla grande abilit mentale, con occhio non terribile, ma amichevole, arrivo a queste case benevolo, salutando, state tranquilli, non abbiate paura di me. 2 Queste case confortevoli, ricche di cibo, ricche di latte, che si ergono piene di prosperit, ci riconoscano al nostro arrivo.

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3 Quelle case a cui uno ripensa quando lontano, nelle quali c' molto benessere, noi le invochiamo: esse ci riconoscano al nostro arrivo. 4 Invocati sono i compagni dalle molte ricchezze, che godono di ottimo cibo. Siate prive di fame e prive di sete. O case, non abbiate paura di me. 5 Invocate qui sono le vacche, invocate qui sono le pecore e le capre, invocata anche nelle case la dolce bevanda che accompagna il cibo. 6 Voi siete gioiose, fortunate, ricche di bevanda rinfrescante; ridete gioiose. Siate prive di fame e prive di sete. O case, non abbiate paura di me. 7 Siate proprio qui, non andate via, adornatevi di tutte le forme. Io verr con ci che eccellente. Siate sempre pi piene di abbondanza per mezzo mio.

PER TOGLIERE IL MALOCCHIO DALLA CASA

(IX, 3) I Noi sciogliamo i legami dei sostegni, dei puntelli e delle travi dalla casa, sede di tutti i tesori. 2 Ci che di te legato, o sede di tesori, ogni laccio e nodo che stato fatto, tutto ci io sciolgo con la formula come Brhaspati (spezz) Vala. 3 Un malvagio ha teso, ha serrato e ha reso saldi i nodi che ti legano: con Indra noi li sciogliamo come un capace tagliatore taglia le giunture. 4

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Noi sciogliamo i legami delle canne del tetto, delle tue connessioni, dell'erba che ti tiene insieme, dei tuoi lati, o sede di tutti i tesori. 5 Noi ora sciogliamo i legami degli agganci, della paglia del tetto, nel rivestimento, della signora della costruzione. 6 Quei legami che (i malvagi) hanno posto dentro di te per il loro godimento noi te li sciogliamo. Sii, o Signora della costruzione, propizia a noi, dopo che sei stata costruita. 7 Tu, o divina casa, sei il luogo per l'oblazione, il focolare, il luogo e la sede delle donne, la sede degli dei. 8 La rete (della maledizione) tesa sul colmo del tetto come una copertura dai mille occhi, legata gi e posta sopra, noi la sciogliamo con la formula. 9 Sia colui che ti prende in consegna, o casa, sia colui dal quale tu sei stata costruita, possano entrambi, o signora della costruzione, vivere raggiungendo la vecchiaia. 10 Tu che sei salda, ben connessa ed adornata, v l incontro a quello. Noi liberiamo dai legami ogni tuo membro, ogni tua giuntura. 11 Colui che ti ha costruito, o casa, e che ha riunito il legname, ti ha fatto, o casa, per la sua progenie come un sommo Prajapati. 12 Noi rendiamo omaggio a questo, omaggio al generoso padrone della casa, omaggio a Agni e alla persona che entra in te. 13 Omaggio alle vacche, ai cavalli e a ci che nasce nella casa. O ricca di nascite, o ricca di prole, noi
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sciogliamo i tuoi legami. 14 Tu, al tuo interno, dai ricovero al fuoco ed agli uomini insieme al bestiame. O ricca di nascite, o ricca di prole, noi sciogliamo i tuoi legami. 15 Con quello spazio che c' tra cielo e terra, con questo, io prendo in consegna per te questa casa. L'atmosfera che si estende nello spazio io la rendo un grembo di ricchezze, con questa io prendo in consegna questa casa per quest'uomo. 16 Florida, piena di abbondanza, costruita e e fissata sulla terra, o casa, portando ogni cibo, non danneggiare quelli che ti prendono in consegna. 17 Coperta di erba, rivestita di paglia, come la notte la casa il ricovero delle creature. Tu stai ben salda, costruita sulla terra, come l'elefantessa sta ben salda sulle zampe. 18 Io sciolgo, scoprendolo, ci che della tua copertura annodato. Tu che sei coperta da Varuna, Mitra ti scopra al mattino. 19 Indra e Agni immortali proteggano la casa costruita con la formula, costruita e fissata dai poeti, la casa che sede del soma. 20 Un nido stato posto su un nido. Un vaso stato posto su un vaso: allora nato un uomo dal quale tutto generato. 21 Sulla casa che costruita con due lati, con quattro lati, con sei lati, sulla casa, Signora della costruzione, dagli otto lati e dai dieci lati, Agni si adagia come un embrione. 22 Rivolto verso di te, o casa, io avanzo verso di te che, senza ingiuria, sei rivolta verso di me; infatti Agni e le acque che sono la prima porta dell'ordine cosmico sono dentro di te.
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23 Ecco le acque: esse che sono salutari, allontanatrici di malattie io le porto qui. Io prendo dimora nelle case con Agni immortale. 24 Non attaccarci questo legame. Tu che sei un pesante fardello, diventa leggero: noi, o casa, come una sposa ti portiamo dove ci piace. 25 Da oriente omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto. 26 Da sud omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto. 27 Da Occidente omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto. 28 Da nord omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto. 29 Dal punto fisso (dhruva) omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto. 30 Dal polo superiore (urdhva) omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto. 31 Da ogni direzione omaggio alla grandezza della casa, omaggio agli dei degni di saluto.

INNI PER IL RACCOLTO La richiesta di prosperit ed abbondanza per il raccolto sono i motivi che ricorrono maggiormente in questi inni. Per assicurarsi un buon raccolto era necessaria una buona aratura, una buona semina e una buona concimazione seguiti ovviamente da abbondante pioggia e sole
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Il compito pi arduo era l'aratura perch gli aratri erano pesanti e poco maneggevoli; si invocavano pertanto divinit come Indra, Pusan e i Marut perch fossero di aiuto in questo gravoso lavoro e perfino i vomeri e gli aratri stessi che venivano deificati. Anche gli Asvin erano connessi con l'agricoltura ed invocati per frantumare i parassiti del grano, i topi, le locuste ed altri predatoli (cfr. AV, VI, 50). Un'esigenza particolarmente sentita era quella della pioggia fecondatrice che faceva crescere rigoglioso il raccolto ed attenuava l'eccessiva vampa del sole. Venivano rivolte pertanto preghiere a vari dei perch la pioggia riversandosi copiosa sulla terra gonfiasse i fiumi e riempisse i corsi d'acqua del gracidio delle rane, portando ristoro a uomini ed animali.

PER AVERE UN BUON RACCOLTO (III, 17) 1 I poeti attaccano gli aratri ai buoi ed impongono i gioghi uno per uno, essi piamente saggi tra gli dei. 2 Attaccate gli aratri ed imponete i gioghi, spargete il seme qui nella sede preparata. Che l'ascolto delle nostre preghiere sia fruttuoso. Si faccian dappresso le falci desiderose del grano maturo. 3 L'aratro dalla lama tagliente, che ben esegue il solco, fornito di cinghie e di manico, possa farli ricavare da questo terreno vacche e pecore, un carro dalle agili ruote e una florida amante. 4 Indra tracci il solco e Pusan lo difenda; che questo, fecondo di prosperit, ci dia abbondanza ogni anno sempre di pi. 5 Possano gli aratri dalla buona lama fruttuosamente rovesciare le zolle, possano gli agricoltori andare fruttuosamente dietro agli animali da tiro. O Vomere e Aratro, soddisfatti dalla nostra oblazione, procurate per quest'uomo erbe dai buoni frutti. 6 Fruttuosamente traccino i solchi gli animali da tiro, fruttuosamente i contadini, fruttuosamente l'aratro, fruttuosamente siano legate le cinghie e tu, (o Vomere), agita fruttuosamente il pungolo.

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7 O Vomere e Aratro, godete qui della mia offerta. Quel latte che avete procurato nel cielo versatelo in questo solco. 8 O Solco, ti rendiamo omaggio. Rivolgiti, o propizio, verso di noi, affinch tu sia ben disposto verso di noi, affinch tu diventi fruttifero per noi. 9 Il solco cosparso di burro e di miele, con l'approvazione di tutti gli dei e dei Marut. Tu, o Solco, rivolgiti verso di noi con il latte, rigoglioso, stillando burro.

PER OTTENERE ABBONDANZA DI GRANO

(III, 24) 1 Ricche di latte sono le erbe, piena di latte la mia formula: allora di queste, ricche di latte, io ne porto a migliaia. 2 Io conosco quel Dio ricco di latte; egli ha fatto raccogliere molto grano; il Dio che si chiama Ammucchiatore lo invochiamo per noi, qualora sia nella casa di uno che non fa sacrifici. 3 Quelli che sono i cinque punti cardinali, quelle che sono le cinque razze nate da Manu portino qui abbondanza, come il fiume trasporta il legname dopo la pioggia.

4 Inesauribile come una fontana dalle cento correnti, dalle mille correnti, cos inesauribile sia questo grano dai mille rivoli. 5 O tu dalle cento mani, porta qui; o tu dalle mille mani, ammucchia. Porta qui abbondanza di ci che stato fatto e di ci che deve essere fatto.

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6 Tre misure spettano ai Gandharva; quattro appartengono alla padrona di casa; con quella che la pi abbondante tra queste noi ti tocchiamo. 7 Il portatore e il raccoglitore sono i tuoi servi, o Prajapati; essi portino qui abbondanza e una grande inesauribile pienezza. PERCHE' PIOVA (IV, 15) 1 Si levino in volo le nuvole dai quattro punti cardinali nuvolosi; si ammassino le nuvole mosse dal vento. Possano le rumoreggianti acque del grande toro, nuvoloso e risonante dare sollievo alla terra. 2 I forti e fecondi Marut facciano apparire le nubi. Le acque si uniscano alle erbe. I rovesci della pioggia rendano rigogliosa la terra: nascano ovunque le erbe di ogni forma.

3 (O Parjanya), f in modo che (i Marut) cantori vedano le nubi. Gli scrosci delle acque scorrano a rivoli ovunque. I rovesci della pioggia rendano rigogliosa la terra: nascano ovunque le piante di ogni forma. 4 Cantino a te, ovunque rumorose, le schiere dei marut, o Parjanya. I rovesci della pioggia, piovendo, piovano sulla terra ovunque. 5 Sorgete dal mare, o Marut: fulgido il lampo. Fate volare in alto la nube. Possano le rumoreggianti acque del grande toro nuvoloso e risonante dare sollievo alla terra. 6 Muggisci, tuona, agita il mare, cospargi con il latte la terra, o Parjanya. Prodotta da te, scenda abbondante la pioggia e il pastore con le sue vacche ormai stanche torni a casa, cercando rifugio. 7
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Aiutino voi le feconde fonti della pioggia, nubi a forma di grossi serpenti. Le nubi, mosse dai venti, riversino la pioggia sulla terra. 8 Lampeggi in tutto il cielo. Che i venti soffino in ogni direzione. Le nubi, mosse dai venti, si addensino sulla terra. 9 L'acqua, il lampo, la nube, la pioggia, le fecondi fonti della pioggia, nubi a forma di grossi serpenti, aiutino voi. Le nubi, mosse dai venti, vengano a portare conforto alla terra. 10 Agni, che in accordo con le acque stesse diventato signore delle erbe, ci conceda, lui il Jatavedas, gi dal cielo la pioggia, immortale soffio vitale per le creature. 11 Prajapati dal mare, dall'oceano, agiti il mare, sollevando le acque. Il seme del maschio cavallo si riversi in abbondanza. Vieni verso di noi con questo tuono. 12 Il nostro padre Asura riversa gi le acque. I vortici delle acque si gonfino. F scendere gi le acque tu, o Varuna. Cantino le rane dalle zampe variegate lungo i corsi d'acqua. 13 Dopo aver dormito per un anno come brahmani che osservano un voto, le rane hanno intonato un canto suscitato da Parjanya. 14 Intona, o rana, alla pioggia; canta, o sguazzante. Nuota in mezzo allo stagno, allargando le quattro zampe. 15 O tu che gridi, o tu che gracidi, o tu che nuoti in mezzo allo stagno! O Padri, concedeteci la pioggia; cercate il favore dei venti. 16 Solleva l'otre, versacelo addosso: ci siano lampi, soffi il vento. (Le acque) riversate in abbondanza
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possano portare a termine il sacrificio. Le erbe siano rigogliose.

PER FAR CRESCERE L'ORZO

(VI, 142) 1 Cresci, diventa abbondante, o orzo, con la tua propria grandezza. F scoppiare tutti i contenitori. Che non ti distrugga la folgore celeste. 2 Quando noi salutiamo come un Dio te, orzo che ci ascolti, allora cresci alto come il cielo. Sii inesauribile come il mare. 3 Inesauribili siano i tuoi orci, inesauribili siano i tuoi mucchi; inesauribili siano quelli che ti offrono, inesauribrili quelli che ti mangiano.

PER PROTEGGERE IL GRANO

(VII, 12 [ II]) I Quel tuo grande tuono, quel tuo divino alto segnale si diffuso su tutto questo. Non distruggere, o Dio, il nostro grano con il lampo, non distruggerlo con i raggi del sole.

PER FAR PIOVERE (VII, 19 [18 ]) I O Terra, ricopriti di nubi, spacca questa nube del cielo. O Dhatr, tu che lo puoi, apri per noi l'otre dell'acqua celeste. 2
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Il calore del sole non ha bruciato, il freddo non ha recato donno. La terra si ricopra di nubi con abbondanti gocce di pioggia. Che le acque stillino burro per quest'uomo. Dove c' il soma, l c' sempre prosperit.

PER LA RICCHEZZA La prosperit e la ricchezza in genere sono i beni che si desiderano e che si vogliono proteggere con questi inni. Anche il commercio era una delle attivit da cui ci si augurava di ottenere benessere. Questa attivit aveva scarsa rilevanza nell'economia vedica, tuttavia venivano offerte oblazioni a Agni perch facesse prosperare e moltiplicare i guadagni.

PER AVERE RICCHEZZA (I, 15) I Scorrano insieme i fiumi, insieme i venti, insieme gli uccelli. Godano questi del mio sacrificio da sempre. Io faccio oblazione con un'oblazione composita. 2 Venite qui alla mia oblazione. Riversandovi qui insieme accrescete, o canti, quest'uomo. Tutto il bestiame che c' venga qui. In lui stia ogni ricchezza che c'. 3 Per quante sono le sorgenti dei fiumi sempre inesauribili che scorrono insieme, con tutte queste confluenze noi facciamo confluire in me la ricchezza. 4 Con quelli che sono i getti di burro, di latte e di acqua che ci riversano insieme, con tutte queste confluenze noi facciamo confluire in me la ricchezza.

PER AVERE FORTUNA NEL COMMERCIO (III, 15) I Io sollecito Indra come commerciante. Egli venga qui da noi, ci faccia da guida. Cacciando via
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l'avarizia e le bestie lungo il cammino, lui, il potente, sia per me donatore di ricchezza. 2 Quei molti cammini percorsi dagli dei che corrono tra cielo e terra mi siano generosi di latte e burro affinch guadagni ricchezza col commercio. 3 Con la legna da ardere, o Agni, io, desideroso, faccio un'oblazione per avere energia e forza. Lodandoti con questa formula per quanto io posso, ti rivolgo questa divina preghiera per ottenere un centuplice guadagno. 4 O Agni, spianaci questo cammino, la lontana strada che abbiamo intrapreso. Pieno di successo sia per noi il commercio e la vendita. Lo scambio commerciale mi renda ricco. Gradite col vostro favore questa mia offerta. Favorevole sia per noi il viaggiare e il partire. 5 La ricchezza con cui pratico il commercio, desideroso di accrescere la ricchezza con la ricchezza, sia per me sempre di pi e non di meno. O Agni, con l'offerta allontana gli dei che rovinano il guadagno. 6 Nella ricchezza con cui pratico il commercio, desideroso di accrescere la ricchezza con la ricchezza, Indra, Prajapati, Savitr, Soma e Agni mi concedano successo. 7 Noi ti lodiamo rendendoti omaggio, o hotr Vaisvanara. Veglia tu sui nostri figli, su noi stessi, sulle nostre vacche e sulle nostre vite. 8 Possiamo noi ogni giorno presentare sempre a te l'offerta come (il foraggio) ad un cavallo che sta in piedi, rallegrandoci di abbondanza di ricchezze e di guadagno. O Agni, standoti vicino, possiamo noi non essere danneggiati.

PER UN PROFICUO VIAGGIO (VII, 9 [8])


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I V via da ci che eccellente verso ci che ancora meglio! Sia Brhaspati la tua guida. Allora f che quest'uomo, insieme con tutti i suoi uomini, abbia sempre lontano i nemici per quanto grande questa terra. PER AVERE RICCHEZZA (VI, 79) I Possa proteggerci questo signore della nube che rende rigogliosi. (Possa concederci) nelle case assenza di rivali. 2 Tu, o signore della nube, mantieni la forza nelle nostre case. Venga la prosperit, venga la ricchezza. 3 O Dio che rendi rigogliosi, tu che sei padrone di mille ricchezze, di questo concedici, di questo dacci, di questo possiamo noi essere compartecipi con te.

PER AVERE PROSPERITA`

(VII, 20 [19 ]) I Prajapati genera questi figli; Dhatr li conceda con mente favorevole. Essi, di uguale origine, siano concordi e in armonia. Il signore della prosperit ponga prosperit in me.

PER AVERE RICCHEZZA (VII, 82 [78 ]) I Io sciolgo ci che ti lega, il tuo laccio, il tuo capestro. Sii proprio qui inesauribile, o Agni. 2
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Io unisco te che rendi saldi i poteri alla formula divina, o Agni, per quest'uomo. Concedi a noi qui ricchezza eccellenti col tuo splendore. Proclama quest'uomo donatore di oblazioni fra gli dei. LODE AL SOLE E ALLA LUNA PER AVERE RICCHEZZA (VII, 86 [81]) I Questi due si muovono uno dietro l'altro grazie al loro potere; come due fanciulli che giocano, vanno intorno al mare. Uno rende manifesti tutti gli esseri; tu che sei l'altro, rinasci nuovo ogni volta, scandendo le stagioni. 2 Tu rinasci ogni volta nuovo, segnale dei giorni; tu raggiungi l'inizio delle aurore. Tu al tuo arrivo assegni agli dei la loro parte; tu vivi, o Luna, una lunga vita. 3 O filamento di soma, o signore dei combattimenti, tu sei certamente di nome Non - mancante; rendimi tu, o falce di luna, non mancante in progenie e in ricchezza. 4 Tu sei la prima falce di luna, tu sei visibile, tu sei completa fin dall'inizio, tu sei completa fino alla fine. Possa io essere completo fin dall'inizio, possa essere completo fino alla fine in vacche, cavalli, progenie, bestiame, case, ricchezza. 5 Col respiro di colui che ci odia e che noi odiamo possa tu diventare piena. Possiamo noi essere pieni di vacche, cavalli, progenie, bestiame, case, ricchezza. 6 Con quel filamento di soma che gli dei rendono pieno e che resta inesauribile dopo che essi inesauribili lo mangiano, Indra, Varuna, Brhaspati, pastori degli esseri, ci rendano pieni.

PER AVERE PROSPERITA` E RICCHEZZA (X, 9) I

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Chiudi le bocche dei malvagi, getta questo vajra sui nostri la vacca accompagnata da cento odana, data da Indra, per prima, che uccide i rivali motivo di successo per il sacrificatore. 2 Sia la tua pelle l'altare sacrificale, i tuoi peli l'erba sacrificale. Questa corda ti ha afferrato. Questa pietra danzi sopra di te. 3 I peli della tua coda siano gli aspersori; la tua lingua rimuova le impurit, o vacca. Tu, dopo essere stata purificata, divenuta pronta per il sacrificio, tu, accompagnata da cento odana, v verso il cielo. 4 Colui che la cuoce insieme a cento odana in grado di esaudire i propri desideri: infatti i suoi sacerdoti, contenti di ci, procedono tutti come conviene. 5 Colui che, ponendole sull'ombelico una focaccia, offre la vacca con cento odana sale verso il mondo celeste dove c' il terzo cielo. 6 Raggiunge sia i mondi celesti, sia i mondi terreni colui che, avendola resa splendente d'oro, offre la vacca con cento odana. 7 Quelle persone che, o divina vacca accompagnata da cento odana, sono i tuoi preparatori e i tuoi cuochi, ti proteggeranno tutti: non aver paura di loro. 8 I Vasu ti proteggeranno a destra, i Marut ti proteggeranno a sinistra, gli Aditya ti proteggeranno di dietro: supera tu in valore l'agnistoma. 9 Gli dei, i Padri, gli uomini e i Gandharva e le Apsaras ti proteggeranno tutti; supera tu in valore il sacrificio notturno. 10 L'atmosfera, il cielo, la terra, gli aditya, i Marut, i punti cardinali, tutti questi mondi li ottiene colui
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che offre la vacca con cento odana. 11 La vacca, spruzzando burro, propizia, divina andr fra gli dei. Non danneggiare, o vacca, colui che ti cuoce. V in cielo, o tu da cento odana. 12 Per gli dei che stanno nel cielo, per quelli che stanno nell'atmosfera e per quelli che stanno qui sulla terra tu produci sempre latte, burro e miele. 13 Quella che la tua testa, quella che la tua bocca, quelli che sono i tuoi orecchi, quelle che sono le tue mascelle procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 14 Quelle che sono le tue labbra, quelle che sono le tue narici, quelle che sono le tue corna, quelli che sono i tuoi occhi procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 15 Quelli che sono i tuoi polmoni, quello che il tuo cuore, quello che il tuo pericardio insieme con la gola procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 16 Quello che il tuo fegato, quelli che sono i tuoi matasna, quello che il tuo intestino, quelle che sono le tue viscere procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 17 Quello che il tuo intestino, quello che il tuo retto, quella che la tua pancia e quella che la tua pelle procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 18 Quello che il tuo midollo, quelle che sono le tue ossa, quella che la tua carne e quello che il tuo sangue procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 19 Quelle che sono le tue zampe anteriori e quelli che sono gli stinchi, quelle che sono le spalle e quella che la tua gobba procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele.

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20 Quello che il tuo collo, quelle che sono le tue spalle, quelle che sono le costole e quelli che sono i vari tipi di costole procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 21 Quelle che sono le tue cosce, quelli che sono i tuoi ginocchi, quelle che sono le tue natiche e quella che la tua regione anale procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 22 Quella che la tua coda, quelli che sono i peli della tua coda, quelle che sono le tue mammelle e i tuoi capezzoli procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 23 Quelle che sono le zampe posteriori, quello che il tuo sperone, quella che la tua barbetta, quelli che sono i tuoi zoccoli procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 24 Quella che la tua pelle, o vacca dai cento odana, quelli che sono i tuoi peli procurino a colui che offre te caglio, latte, burro e miele. 25 Quelle che sono le tue mammelle siano due dolci sacrificali spruzzati con il burro. Avendoli resi due ali, conduci in alto, o divina, quello che cuoce te. 26 Il riso o il grano che nel mortaio, che sul pestello, che nel sacco di pelle, che nel vaglio, o quello che il vento Marisvan, soffiando, ha agitato, Agni, lo hotr, lo renda ben offerto. 27 Io depongo nelle mani dei brahmani separatamente le acque celesti, ricche di miele, spruzzate di burro. Ci per il cui desiderio io ora vi verso, tutto questo mi possa toccare in sorte. Possiamo noi essere signori di ricchezze.

PER OTTENERE RICCHEZZA (XVI, 9) 1


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Ci che abbiamo conquistato nostro. "Io ho vinto tutte le battaglie contro i malvagi". 2 - questo dice Agni, questo dice Soma. Pusan mi ha posto nel mondo della buona azione. 3 Siamo andati alla luce, alla luce siamo andati, alla luce del sole siamo andati. 4 Colmo di ricchezza il sacrificio per l'accrescimento di ricchezze. Possa io ottenere ricchezze; possa io essere colmo di ricchezze. Poni in me la ricchezza.

1 Cfr. J. GONDA, Vedic Literature, Wiesbaden 1975, pp. 20 e sgg. 2 Nessuna menzione dell'Atharvaveda si trova nelle altre samhita n dei Brahmana che a queste si riferiscono. tre volte sette... portatori di tutte le forme: a proposito del termine tradotto con "tre volte sette" (sscr. trisaptah) il commentatore indiano si dilunga in una serie di interpretazioni secondo cui questo significherebbe: I) "tre o sette" e indicherebbe i tre mondi, i tre massimi dei, i sette rsi, i sette pianeti etc.; 2) "i tre sette", cio sette soli, sette sacerdoti e sette Aditya oppure sette fiumi, sette mondi e sette punti cardinali etc.; 3) "ventuno" come la somma di dodici mesi, cinque stagioni, tre mondi, un sole etc. Con tutta probabilit "tre volte sette" indica soltanto un numero indefinito; i "portatori di tutte le forme" sono i suoni di cui si compone la parola sacra. Signore della parola: Brhaspati. sapienza divina: sscr. sruta: la sapienza "ascoltata" direttamente dalle divinit in opposizione a quella smrta "tramandata". quelli che sono nati dalla penitenza: scil. gli rsi. 1 X... Y..., Z: nella recitazione della maledizione, a questo punto, veniva inserito il nome della persona da maledire e di quello dei suoi discendenti. 2 i due: si tratta dei kimidin, demoni che sono di solito rappresentati in coppia (cfr. VIII, 3, 12). 3 araya... piyaka: sono tutti nomi di demoni e demoniesse. 4 con questo: cio l'incantesimo. Cos, non cos: l'atto di pronunciare queste parole evidentemente accompagnato da dei gesti. essa: scil. Grahi. Escludiamo...: l'esclusione da elementi naturali come quelli qui elencati equivale a un augurio di morte (cfr. anche XVI, 8, 1, 2). O tu... vista: sono attibuti di Agni (cfr. RV.I, I, 9 e X,87, 8-10). Abbattilo...: questa stanza indirizzata all'incantesimo stesso.
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del possesso... priviamo: cio lo facciamo morire (cfr. XVI, 7, 6). fortuna: il termine bhaga qui tradotto con "fortuna" significa anche "organo femminile". Nel contesto di questo incantesimo, la voluta ambiguit fa riferimento senza dubbio all'intenzione di distruggere la fecondit della rivale da parte di chi pronuncia la maledizione. che procede per ampi passi: si tratta di Visnu. Bharadvaja canta inni...: Bharadvaja considerato l'autore di questo inno che nella tradizione indiana porta il titolo di "Mazza di Bhradvaja": durante la recitazione di quest'inno si tagliava infatti da un legno un bastone da usarsi nelle pratiche magiche. Il rituale contro chi danneggiava o impediva l'incantesimo di un brahmano prevedeva che si tracciasse l'impronta del piede del nemico in direzione sud, cio verso il regno dei morti, e che si gettasse la polvere prodotta nel far questo sul fuoco: se la polvere crepitava significava che il nemico era stato eliminato (cfr. st. 8). duecentoquaranta: lett: "tre volte ottanta". L'espressione vuole indicare un numero indefinitamente alto. fiamma: sscr. haras: il termine volutamente ambiguo perch potrebbe intendersi anche come "afferramento". talasa: nome di un albero menzionato solo qui. Undici: un numero infausto; esso ricorre attraverso le undici stanze dell'inno nei suoi undici multipli. tre distanze: sono i tre mondi: terra, atmosfera, cielo: cio tutto l'universo. cinque popoli: cio gli dei, gli uomini, i Gandharva e le Apsaras, i serpenti e i Padri. arani dentata: l'espressione allude qui alla potenza distruttiva del fuoco divoratore (kravyada) di cui spesso si invoca l'aiuto come il mezzo pi efficace contro gli esseri malefici. vacca... parola: l'identificazione della vacca con la parola una concezione ricorrente nella cultura vedica. Cfr. per es. RV. VIII, 89, II; VIII, 90, 16; VIII 164, 41 dove la parola definita espressamente "vacca". Per contro in RV. X. 71, 5, si dice che la parola infeconda non una vacca. lo: l'incantesimo si rivolge ora a un nemico in particolare. Il figlio di Aditi: il sole. vagha: un animale nocivo non meglio identificato. la tenebra: lett. "la copertura della terra". Il termine tvac "pelle, copertura" si trova nel Rgveda associtato con gli aggettivi krsna e asikni "nera" per indicare la tenebra. La nostra traduzione stata condotta secondo il testo di ROTH-WHITNEY. Io ti rendo: lett. "Io di procuro". goccia d'oro...: si fa riferimento al colore giallo della pianta. il primo nato dell'ordine: Agni. restitu: si tratta di una restituzione in quanto la moglie del brahmano appartiene a lui da sempre e per diritto divino. mandata come messaggera: dato il suo rango non pu immischiarsi nei fatti degli altri. lampi di luce: immagine che sottolinea la gravit dell'offesa fatta alla moglie del brahmano. dei: cio i brahmani che si considerano dei in terra. per stoltezza: stolto chi non riconosce una donna destinata come moglie a un brahmano. taimata: tipo di serpente non identificabile il cui nome non si presta a spiegazioni etimologiche. la: scil. la vacca. Kesaraprabandha: il nome, che significa "dai capelli intrecciati", quello di una donna. Si intravedono qui frammenti di un mito per noi non ricostruibile e di cui non si fa cenno in nessun altro testo. centouno: numero nefasto perch corrisponde a quelle delle morti.
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Essi... cielo: si tratta di pretese avanzate da parte di membri della famiglia di Vitahavya alla supremazia sul rango brahmanico. Srnjaya: nome di un popolo su cui regnava Vitahavya e i suoi discendenti. di otto piedi... due lingue: la stessa terminologia usata per la fattura quando viene rimandata indietro a chi l'ha fatta. Quel ciuffo...: in altre parole chi danneggia il brahmano muore. - Rametti venivano legati ai piedi del morto perch cancellassero le sue tracce a scopo augurale. di te: qui il poeta si rivolge improvvisamente alla vacca. piedi su di lei: si tratta ovviamente dell'operazione della monta. Chi le perfora le orecchie... marchiarla: cio chi considera la vacca come sua: il perforare le orecchie e la marchiatura erano infatti un mezzo per indicare il possesso del bestiame. Se... improvvisamente: il padrone momentaneo viene evidentemente punito per la sua trascuratezza nel proteggere la vacca. riconosce la vaccca: non come una vacca comune (go), ma come la particolare vacca che destinata al brahmano (vasa). non conosce... capezzoli: cio: non l'ha sfruttata mungendola. La traduzione condotta nell'ultima parte della stanza seguendo il testo di ROTH-WHITNEY. La traduzione condotta nell'ultima parte della stanza seguendo il testo di ROTH-WHITNEY. simile a lei: cio una vacca sacra (vasa). kulbaja: un termine intraducibile che compromette la comprensione dell'intera espressione: compare solo qui e alla st. 53. ribolle: nel caso cio che qualcuno cuocia la sua carne. Simida: nome di una demoniessa. gli chiedono...: al danno si aggiunge anche lo scherno! ho ostruito...: questa stanza potrebbe anche essere intesa, anzich come una maledizione, come un carme per frenare l'emorragia. 1 che conosci chi nato: sscr. jatavedas: ci sembrato opportuno esplicitare questa volta l'epiteto di Agni per mantenere il gioco di parole presente nel testo. 2 quarto: Agni qui chiamato "quarto" con riferimento alla sua quarta funzione che quella appunto di cacciare gli spiriti maligni. Le altre tre funzioni sono quelle del rituale. 3 Nihsala... Jighatsu: sono i nomi di cinque sadanva descritte come figlie di Canda ("l'Adirato") e di Magundi (nome di una pisaci). I loro nomi significano rispettivamente: "Che sta fuori di casa", "Audace", "Furbizia", "Che emette un solo suono", "Vorace". 4 Bhutapati: lett. "signore delle creature", attributo di Rudra, Bhava e Sarva. 5 La nostra traduzione segue il testo di ROTH-WHITNEY. 6 O Serabhaka...: in ciascuna delle prime quattro stanze vengono nominati a due a due kimidin di sesso maschile, mentre nelle altre quattro sono kimidin di sesso femminile a essere menzionati. Riguardo al significato, la maggior parte dei nomi contengono elementi intellegibili: Serabhaka e Serabha sono connessi col nome di un tipo di antilope (sarabha); Sevrdhaka e Sevrdha significano "che accresce la felicit" (in senso chiaramente antifrastico); Mroka e Anumroka derivano dalla radice mruc e possono avere il valore di "che si introduce, che si insinua" (il termine mroka si trova in V, 31, 9, riferito a un incantesimo, e in XVI, I, 3 riferito a uno dei dieci fuochi contenuti nell'acqua); Sarpa e Anusarpa sono in chiara connessione con i serpenti; Jurni significa "fuoco splendente" ed forse la designazione di una malattia; Upabdi significa "ruomorosa"; Arjuni significa "bianca" e infine Bharuji da collegarsi con la radice bharjj che significa "bruciare" ed da intendersi forse come il calore della febbre (cfr. WEBER 1873, pp. 183-6).
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7 divina (erba): secondo il Kaus. Su. si tratterebbe della pianta sadampuspa che ha probabilmente nel suo aspetto esteriore qualcosa che richiama gli occhi. - La traduzione implica l'emendamento di devi in devi. 8 il dio dai mille occhi: scil. Indra. 9 cagna dai quattro occhi: si tratta di Sarama, la madre dei due cani di Yama, anch'essi forniti di quattro occhi, che sono i guardiani del cammino percorso dai morti. 10 dal corno di capra: sscr. ajasrngi. 11 Guggulu etc.: i nomi di queste cinque Apsaras sono tutti derivati da quelli di piante o essenze profumate che hanno appunto il potere di cacciare gli esseri demoniaci. 12 La traduzione condotta sul testo di ROTH-WHITNEY. 13 giovanissimo: uno degli epiteti di Agni che chiamato cos perch rinascendo sempre, sempre nuovo. 14 tarstagha: nome di un albero. 15 pianta... poteri: probabilmente la pianta arataki dal corno di capra (cfr. IV, 37). 16 ti: l'esorcista si rivolge ora alla persona che vuole liberare dalla morte. 17 Quest'ultima stanza ha l'aspetto di una aggiunta che non ha niente a che fare con il resto dell'inno. 18Nirrti: evidentemente Nirrti il nome vero di questa entit malefica; pertanto esso segreto per la maggior parte. Solo determinate persone - gli esorcisti -, essendo in grado di conoscerlo, possono proprio per questo motivo, operare con successo l'incantesimo. Il fatto che la gente comune potesse intendere Nirrti semplicemente come "terra" si pu spiegare col fatto che esistevano due Nirrti, di cui una voleva dire effettivamente "terra", l'altra "disgrazia" (cfr. Nir. II, 7); dalla confusione di questi due termini sarebbe sorta l'identificazione errata. 19 la pianta di Kanva: scil. l'apamarga. 20 dodici volte: una per ogni mese dell'anno solare. 21 ksvinka: si tratta di uccelli da preda. 22 in coppia: i kimidin infatti vanno a coppie (cfr. II, 24, 2 e VIII, 4, 23 dove sono appunto invocati a due a due). 23 La traduzione presuppone l'emendamento di sosucatah in sosucanah come in RV. X, 87, 14. 24 latte... una volta l'anno: si tratta del latte, chiamato colostro, che la vacca produce nei primi sette giorni dopo il parto e che di elevato potere nutritivo per i vitelli. 25 fragore: si tratta probabilmente del fragore del tuono che accompagna la folgore. 26 tutte e tre le terre: cfr. nota a VI, 21, I. 27 abitavano insieme: durante il novilunio sole e luna si trovano infatti dalla stessa parte del cielo rispetto alla terra. 28 lo spazio... Cielo: l'espressione significa che il giorno finito e sopraggiunge la notte. 29 limite opposto: scil. il mattino. 30 occhi: le stelle (cfr. XIX, 49, I). 31 undici: undici e i suoi multipli sono numeri infausti da esorcizzare attraverso l'impiego di epiteti benevoli. 32 fune munita di denti: una perifrasi per indicare il serpente. 33 Il testo corrotto e non permette alcuna interpretazione. 34 Burrosa: epiteto propiziatorio. 35 occhi veloci: cio le stelle. 36 Sravistha: il nome della ventiquattresima (ventunesima o ventiduesima) costellazione chiamata anche Dhanistha che si pensava avesse la forma di un tamburo. 37 ha tolto... il colore: l'espressione potrebbe significare che la notte con la sua oscurit rende
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impossibile distinguere i colori. 38 Madre del freddo: scil. la notte. 39 aspetto... vacca: cio costellata di stelle come la pelle della vacca screziata. 40 le belle forme: scil. le stelle. 41 buoi dalle acute corna: ancora una metafora per indicare le stelle. 42 la pianta: forse il darbha (cfr. XIX, 32, 3), o l'orzo (yava) o la durva. 43 corno: sscr. visana; un amuleto usato come rimedio contro il male che viene dai campi (cfr. III, 7). Il potere magico gli deriva dal nome paretimologicamente avvicinato alla radice vi-sa "sciogliere, liberare". 45 allontanati: in quest'ultima stanza l'apostrofe rivolta alla maledizione stessa. 46 lei: scil. l'apamarga. 47 Ripulitrice: il termine traduce il sscr. apamarga per conservare la stessa figura etimologica che nel testo il nome forma col verbo apamrjate "ripulirsi". 48 ha bruciato la fattura: l'espressione si riferisce all'uso di bruciare un'effige con fattezze umane - la fattura - con l'intento di nuocere alla persona raffigurata. 49 tu: scil. la fattura. 50 kurira: tipo di acconciatura usata dalle donne. 51 amula: lett. "senza radice": il nome di una pianta usata per avvelenare le frecce. 52 naraci: lett. "rivolta verso gli uomini": una pianta velenosa. 53 il fuoco divoratore di carne: sscr. kravyad: il fuoco usato per cremare i cadaveri e che serviva per compiervi sopra tremendi incantesimi. 54 La traduzione segue il testo di ROTH-WHITNEY. 55 dalle foglie involute: la pianta apamarga, definita appunto cos in IV, 17, 2. 56 Se ci siamo avvicinati...: le situazioni a cui fa riferimento la stanza sono considerate di cattivo auspicio. 57 divenuta di otto piedi: cio con potere malefico raddoppiato. Per un concetto simile cfr. anche V, 19, 7. 58 Colui che tira...: in altri termini: la fattura rilanciata indietro colpisce chi l'aveva fatta con forza maggiore. 59 debito per un debito: cio come chi debitore porta il pagamento di tale debito a casa del creditore. 60 Il testo di questa stanza molto corrotto; la traduzione congetturale e condotta sulla base di quanto suggerito dal lanman in WHITNEY 1905, p. 969. 61 kururu... algandu... saluna: sono tutti e tre nomi di vermi. 62 avaskava: un altro tipo di verme. 63 I due...: il modo in cui sono qui rappresentati i vermi ricorda quello dei kimidin. 64 yevasa... sipavitnuka: sono nomi di vermi. 65 nadaniman: un altro verme. 66 L'inno continua ancora per una stanza; ma poich, secondo l'opinione di vari commentatori, essa non ha niente a che fare con quanto precede, stata tralasciata nella traduzione. 67 L'inno che di quattro stanze composto di tre parti che, concettualmente, non hanno niente a che fare tra loro. Le prime due stanze contro le apacit vengono inserite in questa sezione; la terza nella sezione degli incantesimi d'amore; la quarta, che non di contenuto magico, non viene tradotta in questa antologia. 68 Le stanze 3 e 4 di questo inno sono state tradotte come incantesimo a se stante nella sezione "Contro le malattie".
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69 l'insetto che perfora...: i vari nomi degli animali nocivi sono resi nella traduzione secondo il valore etimologico che mette in evidenza una particolare caratteristica, senza per altro fornire elementi per un'identificazione. 70 O Signore...: come tutti gli esseri malefici anche i parassiti dell'orzo sono visti organizzati secondo gerarchie. 71 vagha: si tratta di insetti malefici il cui nome compare anche in IX, 2, 22. 72 legno: l'incantesimo fa menzione di atti precisi compiuti durante la recitazione dei versi: un pezzetto di legno, probabilmente di khadira viene posto nella corrente del fiume perch questo, portandolo via, faccia sparire simpateticamente anche gli esseri malefici contro cui l'inno diretto. 73 fune munita di denti: una metafora per indicare il serpente. 74 In quest'ultima stanza la prima parte rivolta contro l'essere che si vuole esorcizzare, la seconda parte un'affermazione di potenza e di efficacia nell'incantesimo stesso. sole: il sole che caldo e giallo una sede adatta dove mandare il bruciante dolore del pettoe il colorito giallo, come lo sono gli uccelli gialli rammentati alla st. 3. 2 toro: allusione alla pratica magica che prescrive di porre sul petto del paziente un pezzo di pelle di un toro o di una vacca rossa (Kaus. 26, 14-21). 3 vacca rossa... vigore: si esprime qui la convinzione - che ovviamente per noi sarebbe rovesciata che a mano a mano che si ripristina il colore originario, torna anche il vigore nel corpo. 4 ropanaka: nome di un uccello dal piumaggio giallo. 5 orzo: l'orzo faceva parte di un rituale in cui veniva usato o come amuleto o come poltiglia spalmata sul paziente. 6 kankusa: sono una parte non identificabile della testa. 7 ureteri: sscr. gavini; per l'identificazione cfr. ZYSK 1985, p. 196. 8 kahabaha: un termine onomatopeico riferito al rumore dell'evacuazione intestinale (cfr. bal di I, 3 che designa la fuoruscita dell'urina). 9 Sole: il sole invocato come allontanatore di esseri malefici anche in II, 32, I contro i vermi del bestiame e in VI, 52 contro gli esseri invisibili. Poich una delle caratteristiche degli esseri negativi quella di avere come propria difesa la tenebra - essi infatti sono chiamati anche adrsta, cio "invisibili" - il sole che li rende visibili l'arma pi efficace contro di loro (cfr. RV. I, 191, 5-6; vedi anche LAZZERONI 1975, PP. 20 sgg.). 10 tu sei l'occhio della montagna: si allude qui alle erbe con cui preparato l'unguento e che vengono raccolte di preferenza sulle montagne. La traduzione "occhio" implica l'emendamento aksam in luogo del tradito aksyam. 11 ahi: propriamente "serpente". In questo caso, come osserva WHITNEY 1905, p.160, si tratta pi probabilmente del nome di una malattia "che soffoca, che stringe il collo". 12 schiavi: nel senso che sono le malattie che l'unguento riesce a debellare. 13 varana: il nome dell'albero che usato come amuleto contro lo yaksma forma nel testo un gioco di parole con il verbo varayati "allontanare, arrestare". 17 nube: lett. "placenta" coerentemente con l'identificazione del lampo con il toro. 18 lampo: lett. "toro". 19 fende tre volte lo spazio: il fulmine attraversa infatti il cielo e l'atmosfera prima di finire sulla terra. 20 Te: l'allocuzione all'inizio della stanza rivolta a Takman, identificato con il fulmine (la menzione dei "ganci" e degli "uncini" allude infatti evidentemente allo zigzagare del fulmine). Nell'inno Takman non esplicitamente menzionato, ma la lsua identificazione resa abbastanza certa dalla terminologia di cui qui si fa uso e che quella tipica di questo demone (cfr. ZYSK 1985, p. 36).
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21 sibilo: ovviamente il sibilo di chi affetto dalla tosse. 22 Quando... bruci: allusione alla credenza che Takman sia stato creato dall'influsso negativo di un fulmine caduto nell'acqua. Si veda a questo proposito l'inno XVI, I dove si procede alla purificazione dell'acqua per eliminare gli effetti negativi provocati da dieci tipi diversi di fuochi che vi siano caduti dentro. 23 garanti della norma divina: sscr. dharmadhrtah: la maggior parte degli interpreti vede in questi "sostenitori del dharma"uomini che praticano il sacrificio secondo il rituale stabilito (cfr.ZYSK 1985, p. 138). 24 hrudu: il significato del termine ignoto. Vari tentativi di spiegazione sono stati fatti (cfr. KEWA s.v.): l'ultimo in ordine di tempo quello dello ZYSK 1985, P. 139, secondo il quale hrudu potrebbe essere un termine onomatopeico che ricorda il rumore che accompagna il lampo con cui Takman si identifica (cfr. I, 12, 2). 25 itterizia: o "pallore, giallore"; un'altra delle afflizioni che accompagnano la manifestazione di Takman; cfr. VI, 20, 3: y... visva rupani harita krnosi "tu che rendi gialli tutti i volti" e V, 22, 2 y visvan haritan krnosi "tu che rendi tutti gialli". 26 freddo: l'aggettivo "freddo" riferito al demone della febbre allude ai brividi che accompagnano la febbre stessa (cfr. V, 22, 10 e 13). Pu avere per anche valore antifrastico e significare l'augurio che l'ardente febbre si raffreddi. 27 gialli: il colorito giallo del volto uno dei sintomi che accompagna le manifestazioni di Takman (cfr. I, 25, 2). 28 sud: cio verso il regno dei morti. 29 spruzzata di rosso: lo spruzzo di rosso il rossore che pervade le membra al sopraggiungere di Takman. 30 erba: si tratta evidentemente del kustha, apostrofato nei medesimi termini dell'inno XIX, 39 ad esso dedicato. 31 ventre: lett. "portatore di escrementi". Che cosa si debba esattamente intendere con questa espressione questione dibattuta (cfr. ZYSK 1985, pp. 141 sgg.). Secondo la nostra interpretazione si fa qui allusione ad un altro sintomo che accompagna il manifestarsi di Takman, cio le coliche addominali: "portatore di escrementi" non sarebbe quindi altro che l'intestino o il ventre. 32 Mahavrsa: i Mahvrsa come i Mujavant e i Balhika della st. 5. e i Gandhari, gli Anga e i Magadha della st. 14. sono popoli stranieri di difficile collocazione geografica (cfr. SORRENTINO 1984, pp. 16 sgg.). Ad ogni modo significativo che Takman v3enga inviato presso di loro; infatti uno slittamento del concetto di popolazione sytraniera a quello di classe demoniaca non appare certo estraneo alla visione indiana che associa e spesso identifica lo straniero con la creatura demoniaca, categorie queste che hanno tra l'altro in comune l'essere connotati da una certa stranezza nell'aspetto e la caratteristica della cattiva pronuncia (cfr. SANI 1985, pp. 200-201). 33 senza membra: sscr. vyanga; l'epiteto ricorda il vyamsa "senza spalle" riferito a Vrtra, il demone per eccellenza. 34 vajra: il termine indraico richiamato in questo contesto dalla presenza di dasa con cui ricorre spesso insieme. 35 quelli: scil. dei Mujavant e dei Mahavrsa. 36 altri: scil. degli Ari. 37 scabbia: sscr. pamna, secondo la lezione di ROTH-WHITNEY. 38 lampo: allusione all'origine di Takman (cfr. I, 25, I). 39 che non ha regola: allusione alla febbre intermittente (cfr. VII, 121 [116], 2). 40 da sempre... piacimento: la traduzione del difficile termine purvakama-krtvane si suggerita
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dall'interpretazione di HENRY 1892, pp. 45 e 125. 41 rana: la rana per essere un animale umido e freddo vista come un mezzo efficace per neutralizzare il calore della febbre. Seguendo le prescrizioni di Kaus. Su. 32. 17 il sacerdote lega una rana al letto dell'ammalato che viene spruzzato con acqua in modo che questa, colando gi dal suo corpo sulla rana, trasferisca su di essa la febbre. 42 argine di sabbia: l'argine di sabbia potrebbe indicare l'uso di cospargere di sabbia le ferite per favorire la coagulazione del sangue. Potrebbe per trattarsi anche di un'immagine che paragona a granelli di sabbia la concrezione di sangue coagulato che si forma sulla ferita quando questa comincia a rimarginarsi. O, infine, potrebbe trattarsi semplicemente di un atto simbolico. 43 Ci che... valle: si tratta dell'acqua che scorre dalla montagna e che ha la capacit di curare le ferite. 44 scavano...: allusione alla pianta pippali o visanka (cfr. VI, 109). 45 formiche: le formiche hanno infatti la capacit di trovare acqua medicamentosa in grado di annullare anche gli effetti nefasti del veleno (cfr. VI, 100, 2). Il MONIER-WILLIAMS, s.v. intende invece upajika come "divinit marine". 46 mare: non da intendersi in senso letterale, ma come generico riferimento all'acqua risanatrice che le formiche hanno la propriet di trovare. 47 carro...: il carro con le sue componenti una metafora per indicare il corpo della persona infortunata. 48 te: ci si riferisce alla pianta di cui alla stanza 3. 49 urina di Rudra: l'urina di Rudra una metafora per indicare l'acqua. E' infatti questo elemento una delle componenti della medicina che risana le piaghe (cfr. VI, 57). 50 jalasa: per l'etimologia del termine cfr. KEWA, s.v. con la recensione di PISANI 1965, p. 328. 51 urvaru: una specie di cetriolo. 52 asunga: letter. "che va veloce"; probabilmente il nome di un uccello. 53 cipudru: nome di una pianta non identificabile. Il termine compare solo in questo passo. 54 Il colore... in te: questa frase rivolta all'ammalato. 55 Dell'aquila... alberi: l'inno fa riferimento a un mito in cui una donna asura, avendo vinto in battaglia l'uccello primordiale, avrebbe conferito alle piante il loro colore attraverso la bile di questo. La leggenda riportata dal commento indiano. La traduzione presuppone l'emendamento jitva "avendo vinto" in luogo del tradito jita "essendo stata vinta" proposto da BLOOMFIELD 1897, p. 268. 56 La nostra traduzione segue quella di WHITNEY 1905, p. 442. 57 stelle: il momento in cui le stelle ricordate in quest'inno sono visibili probabilmente quello considerato pi pericoloso: per questo motivo che esse sono invocate per aiuto. 58 pianta: in base a IV, 18, 7 probabile che la pianta a cui ci si rivolge sia l'apamarga. 59 orzo... sesamo: l'orzo e il sesamo sono due piante largamente impiegate nel rituale, qui invocate per rafforzare l'efficacia della pianta. 60 creature... distrutti: lett. "quelli i cui occhi sono caduti". Si allude qui evidentemente a misteriose creature notturne che vivendo nella notte sono immaginate senza occhi. 61 O corno, sciogli: sscr. visane visya: un gioco di parole intraducibile in italiano. 62 quello che splende... quattro pali: secondo WEBER 1885, p. 210 si tratta di una costellazione che secondo WHITNEY 1905, p. 95 potrebbe corrispondere all'Acquario. 63 canna: il primo verso una citazione dell'inno I, 2. La menzione della canna non fa riferimento a un impiego reale come catetere, ma si riferisce probabilmente ad un uso simbolico in un procedimento di magia analogica (cfr. FILLIOZAT 1975, pp. 111-112).
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64 Parjanya: il motivo della pioggia qui richiamato attraverso la menzione di Parjanya costituisce un tratto di magia analogica: lo scroscio della pioggia lo scroscio dell'urina liberata. L'invocazione degli altri dei una ripetizione meccanica. 65 bal: un termine onomatopeico applicato anche al rumore della pioggia (cfr. XVIII, 2, 22). 66 ureteri: per l'identificazione dei gavini con gli ureteri cfr. ZYSK 1985, p. 196. 67 affinch: la traduzione implica la lettura yatha come nelle strofe 2 e 4, in luogo del tradito yada "quando". 68 Ti ridiano la ragione le Apsaras: appropriata qui la richiesta rivolta alle Apsaras di ridare la ragione, visto che sono loro che la tolgono (II, 2, 5). 69 le tre terre: probabile che con l'espressione "le tre terre" ci si riferisca alla suddivisione attestata per solo pi tardi in: I) la superficie della terra, 2) il regno dei naga (i serpenti) che si trova sotto la superficie, 3) la regione infernale. 70 Voi: si tratta ovviamente di piante medicinali. 71 L'inno si compone di due parti: la prima stanza e met della seconda alludono a un evento mitico in cui Jamadagni si sarebbe servito di un'erba fornitagli dal mago Asita per far crescere i capelli alla figlia; nella seconda c' un'apostrofe all'erba stessa e l'augurio di una crescita di capelli folta e rapida come quella delle canne per la persona per cui si opera l'incantesimo. 1 L'interpretazione di questa stanza si limita a una traduzione letterale in quanto il testo estremamente oscuro. Ci che era dentro...: la formula, al di l del suo contenuto, indica semplicemente un ribaltamento di situazione. sorte: sscr. bhaga; il termine usato qui nel suo doppio senso di "sorte" e "organo genitale femminile". freccia... cuore: il rituale che accompagna la recitazione di questo inno prevede tra l'altro che l'uomo che desidera far innamorare follemente una donna trafigga con una freccia il lcuore di un'effige in terracotta. la milza: secondo gli Indiani, era il luogo da cui traeva origine il sangue. Tu: l'apostrofe rivolta nel corso dell'inno alternativamente alla pianta usata nell'incantesimo, e non identificata, e alla donna verso la quale si vuole applicare l'incantesimo. mangusta... serpente: secondo la credenza popolare esisteva un tipo di mangusta che era capace dirimettere insieme il serpente dopo averlo spezzato in due. Il toro dalle mille corna: la luna. Generoso (sscr. maghavan): epiteto di Indra. signore della ricchezza: l'appellativo rivolto a una delle divinit invocate nell'incantesimo. poni alla tua destra: tenere qualcuno alla propria destra un gesto di omaggio. aukusa: etimologicamente il termine significa "che deriva dal bue (uksan)". Si tratta probabilmente di un unguento con il quale si ungeva la fanciulla durante la recitazione di questi versi. Anche l'oro e la pianta gulgulu facevano parte di questo rituale. erba: probabilmente si tratta della pianta gulgulu, gi ricordata nella stanza 7, menzionata appunto dal Kaus. Su. nelle cerimonie per trovare marito. yojana: uno yojana corrisponde al tratto di strada che si riusciva a percorrere in un giorno con un unico "aggiogamento" di cavalli; equivale a quattro krosa, cio circa a nove miglia. dei: i vari dei menzionati nell'inno non hanno una funzione particolare, ma formano una specie di litania in una sequenza di stanze tutte uguali. donna Asura... dei: gli amori di Indra con donne Asura sono ripetutamente riportate nei Brahmana, per es. in Sankh. Br. XXIII, 4, dove si narra di una asuri che per combattere Indra usa le armi della
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seduzione costringendolo ad abitare a lungo presso di lei, lontano dagli altri dei. kurira: un tipo di ornamento femminile per i capelli. kumba: altro tipo di ornamento per i capelli usato dalle donne. bene: si intende evidentemente il membro dell'avversario che l'incantesimo vuol distruggere. Varuna... membro: secondo la tradizione Varuna viene privato della sua virilit che i Gandharva gli restituiscono per mezzo di un'erba. (cfr. AV. IV, 4, I). fratello di Soma: Soma il re delle piante: l'epiteto di "fratello di Soma" quindi per un'erba altamente onorifico. formula (sscr. arka): fra i vari significati, oltre a quello di "preghiera, formula" ha anche quello di "membro virile"; quindi evidente l'allusivo gioco di parole. tayadara: si tratta di un animale non identificabile di cui si sa solo che il suo membro cresceva con il vento. tuo: nel corso dell'inno la seconda persona viene riferita di volta in volta alla pianta, alla rivale (come in questo caso) e infine al marito nell'ultima stanza. non ha... nome: cio non l'ha resa sua sposa: pronunciare il nome di qualcuno significava infatti impossessarsene. Io ti ho posto... vittoriosa: l'espressione si riferisce alla pratica di legare l'erba di cui parla l'incantesimo alle mani della donna mentre abbraccia il marito. O ruvida: in ognuna delle due stanze il primo verso sempre riferito alla pianta raffigurata con attributi repellenti, il secondo alla rivale che si vuole allontanare. Ti: l'apostrofe rivolta a una sostanza meravigliosa che si immagina venire da molto lontano. Quest'inno, pi che un incantesimo autonomo, sembra costituire con ogni probabilit la continuazione del precedente. L'inno VII, 78 (74) risulta composto di quattro stanze di contenuto eterogeneo s da far pensare alla giustapposizione di pi incantesimi. La stanza che qui riportiamo la n 3 che appunto ben si inquadra in questo gruppo di incantesimi. Le prime due stanze costituiscono un incantesimo contro le apacit, che stato quindi tradotto e raccolto sotto un'altra sezione. La stanza n. 4 stata aggiunta in coda all'inno per il riferimento al dio Tvstr presente anche nella stanza n. 3, ma, non essendo di argomento magico, stata trascurata. 1 Aryaman... parto: come durante il sacrificio l'adhvaryu subentra allo htr che ha lanciato il grido vasatm cos Pusan, dio protettore dei parti, subentra ad Aryaman, il dio che procura marito. 2 Susana, Biskala: sono due divinit che favoriscono e aiutano il parto. I loro nomi derivano dalle loro funzioni: il primo connesso con la radice su "mettere in movimento; suscitare; produrre"; il secondo, che significa letteralmente "scrofa", indica la fertilit cos come il corrispondente maschile, biskala "maiale", considerato particolarmente dotato di virilit. Secondo WHITNEY 1905, p. 11 e 12 i nomi delle due divinit indicherebbero organi genitali femminili. 3 che sei nel decimo mese: il feto che ha terminato i nove mesi di gestazione. 4 il rimedio... concepimento: la bevanda di cui si parla alla stanza 6, preparata evidentemente con le erbe di cui si parla alla stanza 7. 5 penna... freccia: l'inserimento della penna sull'asta della freccia considerata opera di particolare abilit. - La nostra traduzione implica l'emendamento di sarau del testo in sarau. 6 il tuo: qui, come nella maggior parte dell'inno, il poeta si rivolge al rimedio che favorisce il concepimento. 7 Barhatsama: la figlia di Brhatsaman, un discendente degli Angiras. 8 L'asvattha... sami: allusione alla tecnica della produzione del fuoco. Il modo di suscitare il fuoco attraverso lo sfregamento delle due arani visto come un atto sessuale: da qui il procedimento di
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magia analogica per ottenere il concepimento di un figlio. 9 tu... le mani: si tratta infatti di un braccialetto. 10 Aditi... figlio: allusione a un mito secondo il quale Aditi, desiderosa di avere dei figli, ricorre pi volte all'offerta dell'odana o piatto di riso, ottenendo in tal modo di generare gli Aditya. 11 due trovamarito: sono probabilmente due parti di un amuleto che sfregate dalla madre al momento della nascita del bambino, diventano efficaci grazie a questa operazione. Weber (WEBER 1862, p. 252) riteneva che i due "trovamarito" fossero i capezzoli della bambina, che avrebbero dovuto svolgere la funzione di procurarle uno sposo grazie alla loro bellezza. Lo sfregamento era messo da lui in relazione con la pratica, ancora oggi in uso fra il popolo, di far uscire il latte dai seni dei bambini appena nati. 12 Alimsa: il nome di uno degli esseri demoniaci che insidiano la donna gravida. La maggior parte di questi nomi non hanno alcun significato apparente e sono intraducibili; di alcuni di essi si dar in nota il significato su base etimologica. 13 Vatsapa: probabilmente "che beve come un vitello" alludendo all'effetto negativo di privare la madre di tutto il suo latte. 14 Palala e Anupalala: il primo significa "paglia", il secondo "che segue Palala". 15 Sarku: "coccio" (cfr. WEBER 1862, p. 253). 16 Koka: "lupo" o "cuculo". 17 Malimluca: "ladro". 18 Palijaka: "disturbatore". 19 Asresa: "che avvolge". 20 Vavrivasas: "che abita nei vestiti". 21 Rksagriva: "che ha il collo di orso". 22 Pramilin: "che fa assopire". 23 Sunaman: "dal buon nome", essere benevolo, il cui nome ricalcato su quello di Durnaman ed inteso come suo avversario. 24 Stambaja: "che nato in un ciuffo". 25 Tundika: "fornito di grugno". 26 Anujighra: "che annusa". 27 Pramrsant: "che palpa". 28 kravyad: "che mangia la carne cruda". 29 Reriha: "che lecca". 30 il sole: allusione al baja che giallo. 31 Kusula: se il termine sscr. sula sta per sula significa "che ha uno spiedo". 32 Kuksila: "panciuto". 33 kakubha: "gobbo". 34 Karuma: "che emette lamenti". 35 corpo... sulle spalle: si parla qui di esseri di incredibile mostruosit, formati di una gobba che tende talmente in alto da superare in altezza addirittura le spalle. 36 Urunda: forse da intendersi come uru-anda "dagli ampi testicoli". 37 riconoscendoli: il riconoscimento il modo migliore per allontanare tutti questi demoni. 38 Tundela: probabilmente il termine significa "fornito di un grosso grugno" (cfr. tundika del v. 5). 39 Saluda: probabilmente "rana". 40 possenti rimedi: si tratta delle due erbe baja e pinga. 41 Sayaka: "che giace". 42 Nagnaka: "nudo".
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43 una nuora... dal suocero: il ritrarsi della nuora di fronte al suocero un atto di sommo rispetto. 1 della cui compagnia... il vento: bella espressione per indicare il permanere del bestiame all'aperto per il pascolo. 2 oblazione... me: si tratta di un'oblazione chiamata samsravya il cui scopo era di riversare (samsru) ricchezza e prosperit su chi la offriva. 3 nome... fortunato: cio un nome di buon augurio.

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