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Collegamenti stabili

 Gli organi di collegamento realizzano un accoppiamento rigido tra più


elementi. I collegamenti stabili non possono essere interrotti (saldature,
chiodature, forzature ecc.), mentre i collegamenti mobili possono essere
annullati togliendo l’organo intermedio che li realizza (viti, chiavette, spine
ecc.); questi ultimi si basano sull’attrito che si sviluppa tra i pezzi accoppiati.
Chiodatura
 Il chiodo è un organo meccanico costituito da due parti fondamentali: la testa e il gambo.
La testa è disponibile nelle forme previste dall'unifica­zione; il gambo tronco-conico è
sporgente, rispetto agli elementi da unire, di una parte destinata ad essere riba­dita
 Il materiale del gambo deve essere adatto alla ribaditura; una volta inserito, il chiodo viene
ribadito per formare una seconda testa: a freddo per i piccoli spessori, a caldo per assicurare
un collegamento ermetico
Chiodatura

 Le chiodature di forza e di tenuta sono eseguite su contenitori (serbatoi ad alta


pressione, caldaie, autocla­vi, condotte forzate) e hanno il compito di sostenere sforzi
considerevoli e di garantire la tenuta.

Le chiodature di tenuta sono adatte a garantire la tenuta in presenza di piccoli sforzi
(serbatoi a bassa pressione, gassometri, camini).

Le chiodature di forza vengono eseguite quando è necessario sistemare sforzi
considerevoli senza problemi di tenuta (costruzioni metalliche di carpenteria, tralicci,
tettoie, ponti).
.

 I chiodi si distinguono in:


chiodi (propriamente detti), quando il gambo ha il diametro maggiore a 8 mm;
vengono ormalmente ribaditi a caldo.
ribattini (o rivetti), quando il gambo ha il diametro inferiore a 8 mm; vengono
ribaditi a freddo.
RIVETTI
 I rivetti sono uno degli strumenti di fissaggio meccanico più antichi al mondo,
ideali quando non si possono effettuare saldature. Economici e veloci da
inserire, garantiscono assemblaggi perfetti, robusti e durevoli. Ogni rivetto è
composto da due elementi, uniti tra loro: una testa e un corpo cilindrico.
L’applicazione è piuttosto semplice. Prima vanno unite e forate
contemporaneamente le superfici da fissare, con fori di diametro calibrato
maggiore rispetto a quello del corpo del rivetto.
 Il rivetto va quindi inserito nel foro mediante una rivettatrice che, con un
meccanismo di apertura e chiusura, esegue una forte trazione. Nel caso
di rivetti a strappo, il movimento ripetuto porta alla deformazione della testa
e alla rottura del gambo nel punto prestabilito. Si lavora quindi su un solo lato
delle superfici da unire e questo consente di operare anche in presenza di
angoli ciechi. La rivettatura permette di fissare vari materiali tra cui metalli,
plastica, superfici verniciate o rivestite. Trattandosi di un fissaggio meccanico
assicura anche un’elevata resistenza nel tempo. Ed è una tecnica “pulita”,
priva di fumi, vapori o scintille. Esistono inoltre tantissimi altri tipi di rivetti,
uno per ogni uso. 
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 La ribaditura a freddo genera la compressione fra le due teste degli elementi da
unire. Rispetto ai chiodi manca, in questo caso, l'apporto alla compressione,
dovuto alla contrazione del gambo.
Le tabelle UNI prevedono per i ribattini i seguenti dia­metri, in millimetri:
0,8-1-1,2-1,4-1,7-2­2,3 - 2,6 - 3 - 3,5 - 4 - 5 - 8
Il materiale con cui vengono costruiti i ribattini può essere acciaio dolce,
alluminio, rame, ottone, leghe leg­gere. Alcuni ribattini portano nella testa un
contrasse­gno di specificazione del materiale (fig. 1.5),
La designazione dei rivetti i viene effettuata con le stesse indicazioni già viste
per i chiodi.
Molto usati, anche se non ancora unificati, sono i ribat­tini a espansione. Essi
hanno la prerogativa di poter rea­lizzare la chiusura tra elementi che non
consentono l'accesso alla parte del gambo da ribadire, che viene invece
divaricato usando tecniche diverse

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