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Chi non sogna di leggere un giornalista capace di sintetizzare una vita in tre cartelle di prosa fluida e cristallina?

E di chiudere trovando limmagine, lunica immagine giusta, quella che convince definitivamente e si radica indelebilmente nella memoria? Tutti lo vorremmo, ma se poi ci dicessero che lo stesso giornalista ha in serbo per noi , la pagina dopo, unanalisi sociale e politica efficace e profetica come quella del pi acuminato dei savants, ma resa nella stessa prosa sciolta, comprensibile a tutti, sostenuta ma accogliente, forse non ci crederemmo. Bene, che oggi esista un personaggio simile dato di dubitare, ma che sia esistito possiamo dare copiosa e soddisfacente prova agli eventuali increduli, a partire dal piccolo libro bianco che reggiamo in mano. Eccolo qui: fresco di stampa, Lultimo Junker, Firenze, Le Lettere 2007. Leggiamo il nome sulla copertina, ci dice qualcosa? Giovanni Ansaldo. Giovanni Ansaldo, genovese, nato nel 1895 e morto nel 1969, stato uno dei pi grandi giornalisti del secolo appena trascorso, non sono parole encomiastiche, provi il lettore ad affrontare la stringatissima e incantevole biografia del maresciallo Hindenburg, conclusa con limmagine indimenticabile delle sue statue lignee costellate da migliaia di chiodi conficcativi da altrettanti soldati tedeschi: ogni chiodo un giuramento di combattere per lui fino alla morte. Limmagine che chiude i conti, si diceva e che non si dimentica pi. Dopo la tragedia, la commedia, con larticolo sul pittore di Hindenburg, gi perch questi pezzi mirabili erano in origine articoli, regolarmente apparsi sulla stampa degli anni Trenta e poi del dopoguerra. Ansaldo era un formidabile narratore di aneddoti, dunque, ma non basta. Unultima prova per gli increduli, sempre pi difficile, larticolo che un piccolo saggio sociologico e politico, il cui acume sfiora la profezia. Eccolo, Radio e parlamentarismo, in cui in una normale corrispondenza per Il Lavoro di Genova (1933), si anticipano genialmente e in pochissime battute i termini dellodierno dibattito sui mezzi di comunicazione di massa, i loro difficili rapporti con la democrazia rappresentativa, la loro decisiva importanza per la formazione delle dittature novecentesche. A questo punto il lettore si chieder chi era questo mostro di bravura. Era un giornalista, come si detto, Un giornalista del quale si sa oggi praticamente tutto e tutto, o quasi, si pu leggere. La ragione di tutto questo la tenace e ostinata volont con cui il figlio, Giovanni Battista, ha custodito e coltivato la memoria del padre. Sono per questo disponibili oggi in commercio praticamente tutti i libri di Ansaldo da Il ministro della buona vita, sul prediletto Giolitti, al libro sulla Corsica, Lisola perduta, e tanti altri. Sono disponibili addirittura i Diari, raccolti in tre densissimi volumi per i tipi de Il Mulino, una vera miniera di giudizi, ritratti, annotazioni illuminanti. Ma qual era stata la biografia di questo uomo eccezionale? Assolutamente normale. Avvicinatosi giovanissimo al giornalismo, divenne, al ritorno dalla grande guerra cui aveva partecipato come volontario, caporedattore de Il Lavoro di Genova, sul quale apparvero anche le corrispondenze dalla Germania raccolte in questo volumetto. Fu antifascista, amico di Gobetti e Salvemini, conobbe il carcere e lesilio. Rientrato in Italia si avvicin gradualmente al fascismo, in forza di una sua sostanziale inclinazione conservatrice, senza mai scadere in atteggiamenti retorici o encomiastici. Al ritorno dalla guerra di Etiopia, cui pure aveva partecipato come volontario, assunse la direzione de Il Telegrafo di Livorno, di propriet della famiglia Ciano. Di Galeazzo Ciano, ministro egli esteri dal 1936 al 1943 fu infine portavoce ufficioso e insieme sobrio e oggettivo. Dopo la guerra, la prigionia e un breve periodo di emarginazione assunse la direzione de Il Mattino di Napoli, che resse praticamente fino alla morte nel 1969.

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