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Crisi idrica a Messina: chi sono i responsabili?

Non molti messinesi, soprattutto tra i più giovani, conoscono la storia della rete idrica che rifornisce
il messinese. Il primo acquedotto, quello dell'Alcantara, venne costruito grazie ai fondi della Cassa
del Mezzogiorno e venne ultimato nel 1965. Successivamente ne venne costruito un altro, quello di
Fiumefreddo, per via della crescente richiesta d'acqua dovuta alla crescita della città di Messina.

Il primo acquedotto però divenne oggetto di pretesa dell'EAS, Ente Acquedotto Siciliano, che solo a
metà degli anni '90 riuscì a rilevarlo a scapito del Comune di Messina, grazie a una transazione che
fissò una «tariffa mediata» per l'utilizzo dell'acqua. Fino al 2001 la città si rifornì da entrambi gli
acquedotti, nonostante avesse perso “l'esclusiva” sul primo, quello dell'Alcantara.

Nel 2001 l'allora Presidente dell'AMAM non rinnovò il consorzio dell'Alcantara, cessando
ufficialmente di far rifornire la città dal primo acquedotto, per via della contrarietà della società
comunale di pagare la stessa tariffa di tutta la Sicilia per i rifornimenti d'acqua, nonostante l'ovvio
trattamento di favore di cui Messina avrebbe dovuto godere, non solo per il merito storico di avere
avviato i lavori dell'acquedotto stesso, ma anche “per via degli enormi risparmi dovuti al fatto che
l’acqua viene erogata a caduta, con consumi di energia elettrica irrisori” (Galatà), e che dunque
rendono esclusivamente un lucro per Sicilia Acque l'imposizione a Messina della stessa identica
tariffa degli altri comuni siciliani.

Questa scelta però causò il disastro attuale: l'attuale frana che ha bloccato la rete idrica del
messinese si è abbattuta sull'acquedotto di Fiumefreddo, che dal 2001 è l'unico dal quale la città si
rifornisce. Le acque dell'Alcantara vengono sprecate in buona parte, mentre i cittadini messinesi
pagano il prezzo dell'inarrestabile bisogno di profitto di società private, e dell'incompetenza di
gestori comunali che per non sottomettersi a tariffe ingiuste per la propria città, non hanno saputo
fare null'altro che smettere di rifornirsi dal primo acquedotto, invece che farne un problema politico
e battere i pugni affinchè Messina si rifornisse dall'Alcantara con tariffe speciali, tutelando così i
portafogli dei cittadini ma anche la città intera da eventuali emergenze, come quella verificatasi in
questi giorni.

La politica è l'arte del trovare soluzioni alternative per difendere determinati interessi, in questo
caso (ed a nostro avviso così dovrebbe essere sempre), quelli della collettività.

L'Associazione Terra Nostra chiede al Sindaco ed al Prefetto della città di Messina di fare ogni cosa
in loro potere per raggiungere i seguenti obiettivi, nel breve, medio e lungo periodo:

- Indennizzi economici ed in natura (ad es. forniture d'acqua) per le attività commerciali gravemente
danneggiate dall'attuale crisi del sistema idrico nel messinese, per le famiglie a reddito medio-basso,
per i pensionati, gli invalidi, le altre fasce “deboli” che stanno risentendo maggiormente della crisi
idrica rispetto alle famiglie di fascia media o medio-alta. [Breve Termine]
- Distribuzione gratuita ed immediata in tutte le zone della città maggiormente bloccate dalla crisi
idrica da parte delle Istituzioni di acqua non potabile, tramite autobotti. Distribuzione di acqua
potabile a carico del Comune e dello Stato alle fasce “deboli” di cui sopra, che ne avranno fatta
richiesta presso le autorità civili, politiche e militari del messinese. [Breve Termine]
- Ristabilimento del doppio sistema idrico per Messina, formato dall'Alcantara e da Fiumefreddo,
per prevenire eventuali emergenze. [Medio-lungo termine]
- Dopo l'attuazione del secondo punto, raggiungimento di tariffe estremamente agevolate per il
consumo dell'acqua proveniente dall'Alcantara per gli abitanti del Comune di Messina, a fronte
degli enormi risparmi che consente l'erogazione d'acqua “a cascata”, che rendono ingiusto per
Messina l'obbligo di pagare la medesima tariffa di altri comuni messinesi, accrescendo
esclusivamente il profitto di una società privata a scapito di un bene comune e delle esigenze della
collettività cittadina. [Medio-lungo termine]
- Ricognizione, monitoraggio e messa in sicurezza di tutte le strutture logistiche ed energetiche nel
messinese, con l'ausilio della Regione e del Governo. [Medio-lungo termine]

Per evitare a priori spiacevoli fraintendimenti, i punti a “Breve termine” possono essere risolti nella
maniera da noi suggerita solo dopo un accurato quanto tempestivo lavoro da parte delle Istituzioni
competenti volto ad istituire una Commissione che stabilisca quali famiglie o singoli, a seconda
della condizione economica in cui versano, entrano a far parte delle cosiddette “fasce deboli”
meritevoli di indennizzi e rimborsi da parte delle Istituzioni per via della crisi idrica.

Infatti concludiamo osservando che se per le famiglie che riescono a sbarcare il lunario più o meno
facilmente ogni mese, queste difficoltà dovute alla carenza d'acqua pesano relativamente, altre
famiglie, in condizioni economiche di probità tale da non potersi permettere ulteriori spese dovute
alla carenza d'acqua, risentono della crisi in maniera drasticamente più incisiva. In questa categoria
rientrano ovviamente le famiglie anziane, che per motivi pratici risentono enormemente dell'assenza
di acqua corrente, ed ovviamente i commercianti, specie i ristoratori, che subiscono grandi perdite
quotidiane e potenziali dovute alla carenza d'acqua.

La cosa che più ci lascia ancora una volta stupiti di fronte all'amministrazione comunale è la
proclamazione di calamità naturale e di stato d'emergenza dichiarata soltanto svariati giorni dopo la
frana e le prime ore d'assenza d'acqua. Ci lascia invece del tutto senza parole la totale assenza di
dichiarazioni e dell'organizzazione concreta di attività di sostegno agli strati popolari ed ai ceti
produttivi colpiti da questa crisi idrica, da parte delle Istituzioni non solo locali, ma anche regionali
e nazionali.

Pasquale Andrea Calapso, Presidente dell'Associazione di Promozione Sociale Terra Nostra

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