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Osservatorio socio-economico sulla criminalit

Rapporto di ricerca

La criminalit organizzata cinese in Italia. Caratteristiche e linee evolutive

Roma, maggio 2011

Indice

Premessa I. Il disegno della ricerca 1. Gli interrogativi 2. Le categorie concettuali 3. Metodo e fonti

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Prima parte Il contesto internazionale II. La criminalit organizzata cinese nella letteratura 13 1. La tradizione dellassociazionismo segreto in Cina 2. Le Triadi nelle colonie dei cinesi doltremare del Sud-Est asiatico 3. Tong e gang negli Stati Uniti 4. Le attivit criminali prevalenti Seconda parte Limmigrazione sul territorio nazionale III. Le comunit cinesi in Italia 1. Entit, distribuzione sul territorio e composizione demografica 2. Aree di origine e segmentazione interna delle comunit 3. Limprenditoria etnica 26

Terza parte Uno sguardo dinsieme: la fenomenologia criminale e le sue trasformazioni IV. Immigrazione illegale e tratta di esseri umani 1. Smuggling e trafficking: una definizione concettuale 2. Le modalit organizzative dello smuggling 3. Le rotte e il reclutamento dei migranti illegali 4. Trafficking e sfruttamento del lavoro 5. Smuggling e trafficking: alcuni dati 6. Conclusioni V. Reati violenti e associativi 1. Entit e tipologia dei reati 2. Gang e criminalit organizzata 3. I conflitti 4. Conclusioni VI. La prostituzione 1. Le diverse fenomenologie prostituzionali 2. Le forme di reclutamento 3. I dati su trafficking e sfruttamento sessuale 4. Conclusioni VII. Contrabbando e contraffazione di merci 1. Limportazione di prodotti dalla Cina 2. Il business della contraffazione 3. I reati 4. Le rotte e la filiera distributiva 5. Conclusioni VIII. Riciclaggio e reati economici 1. Reati economici maggiormente diffusi 2. Il riciclaggio: alcuni dati 3. Le tecniche di riciclaggio 33

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Quarta parte La ricerca sul campo

IX. Le aree di approfondimento 1. Milano 1.1 Limmigrazione in citt 1.2 Linserimento economico nel contesto locale 1.3 Le attivit e i gruppi criminali 2. Firenze e Prato 2.1 Distretti industriali e imprese cinesi 2.2 La criminalit organizzata 3. Roma 3.1 Le imprese cinesi nel tessuto economico della capitale 3.2 Il contesto criminale metropolitano 4. Napoli 4.1. Le attivit economiche a Napoli e nelle aree limitrofe 4.2. La fenomenologia criminale 5. Il confronto fra le aree dindagine X. Conclusioni XI. Raccomandazioni e best practice Riferimenti bibliografici Appendice Ringraziamenti

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Premessa

Assieme ad associazioni mafiose radicate in ampie aree del territorio nazionale, si sono aggiunte, in questi ultimi decenni, organizzazioni criminali di origine straniera che hanno richiamato la crescente attenzione dei massimi organi investigativi. Prova ne lo spazio che esse occupano nei rapporti annuali della Direzione Investigativa Antimafia e del Ministero dellInterno sullo stato della sicurezza in Italia. Il rapporto di ricerca prende in esame la criminalit organizzata di origine cinese. Tuttavia, prima di affrontare nello specifico il tema in oggetto, vale la pena avanzare alcune osservazioni introduttive. Innanzitutto, su tale fenomeno criminale si confrontano due interpretazioni sensibilmente diverse. Luna, in gran parte veicolata dai mass media, tende a valutare il fenomeno criminale come un insieme omogeneo, caratterizzato dallesistenza di gruppi strutturati a carattere verticistico, in grado di esercitare forme cogenti di controllo sullinsieme dei cittadini cinesi presenti in Italia. Sotto questo profilo, per quanto non si possa parlare in senso stretto di controllo del territorio, analogamente alle forme di signoria territoriale messe in atto da associazioni mafiose quali Cosa nostra, Ndrangheta e Camorra in varie parti del Paese, le organizzazioni criminali cinesi eserciterebbero tuttavia un potere per certi aspetti ancor pi penetrante e capillare, in quanto non avrebbe una precisa delimitazione spaziale ma, in ragione della sua natura, verrebbe esteso allinsieme dei connazionali dimoranti in Italia. Da qui, la tendenza a configurare il fenomeno criminale come un insieme articolato di gruppi fra loro interconnessi, in grado di gestire una pluralit di attivit illecite, dallimmigrazione illegale, allo sfruttamento della forza lavoro, alla prostituzione, fino a reati associativi di vario tipo. Questi gruppi criminali, che farebbero riferimento alla tradizione della Triade, disporrebbero di risorse peculiari quali luso della violenza, la disponibilit di ingenti capitali e, infine, la capacit di esercitare sulle comunit di connazionali la forza intimidatrice tipica delle organizzazioni mafiose autoctone. Come queste, tali formazioni criminali orienterebbero la loro azione secondo una pretesa di totalit, esercitando cogenti forme di controllo sui cittadini cinesi presenti in Italia.

Mentre la prima interpretazione tende a enfatizzare la pericolosit sociale del fenomeno criminale, equiparandolo alle organizzazioni mafiose italiane, la seconda, al contrario, si caratterizza per una visione sensibilmente diversa. Innanzitutto, non fa riferimento allesistenza di formazioni criminali risalenti alla tradizione della Triade, n reputa che i gruppi criminali in esame siano contraddistinti da precisi vincoli interni. Tantomeno, si sostiene, possibile riferirsi a categorie concettuali come mafia o fenomeno mafioso. Anzi, il loro utilizzo sarebbe per molti aspetti fuorviante perch non permetterebbe di evidenziare la provvisoriet e mutabilit nel tempo delle formazioni criminali cinesi, la ridotta capacit di controllo sui propri connazionali e, infine, limpossibilit di comprendere linsieme del fenomeno illecito entro un corpo unitario. Piuttosto, laddove si rilevano manifestazioni criminali di una certa consistenza e pericolosit, si tratterebbe per lo pi di bande variamente strutturate, scarsamente collegate fra di loro e sottoposte a continue ridefinizioni e aggregazioni in relazione alle diverse opportunit illecite che via via si presentano. Seguendo tale linea interpretativa, queste associazioni criminali sarebbero basate su legami di tipo patron-client, gravitanti attorno al concetto di guanxi (connessioni, relazioni), piuttosto che su strutture verticistiche quali quelle esistenti nelle associazioni mafiose italiane (Myers 1996; Rastrelli 2008; Albini 1972). In pi, tali gruppi criminali sarebbero fondamentalmente orientati alla gestione delle attivit illecite senza che ci determini un controllo pervasivo e capillare sulle comunit di connazionali. Pur presenti allinterno delle comunit cinesi, i gruppi criminali non avrebbero legami significativi con figure di rilievo appartenenti alle stesse comunit, come ad esempio i rappresentanti delle varie associazioni presenti in Italia. Al contrario, si tratterebbe di un fenomeno criminale separato dalle strutture associative interne, per lo pi riconducibile a problemi di marginalit sociale e disadattamento. Pi in generale, esso sarebbe il risultato di una mancata integrazione sociale sia allinterno della comunit che allesterno, nella societ pi ampia. Ci vale, in particolar modo, per i giovani, nati in Italia o arrivati da adolescenti sul territorio nazionale, che sperimentano un duplice senso di inadeguatezza, sia rispetto ai modelli di valore interni alla comunit che nei confronti della societ daccoglienza. Luna e laltra interpretazione divergono per alcune questioni salienti: a proposito del tipo di struttura organizzativa (verticistica o

orizzontale, persistente o labile) adottata dai gruppi criminali, cos come per quanto riguarda la capacit di questi ultimi di estendere, o meno, il loro potere sui connazionali presenti in Italia. La prima tesi tende a enfatizzare la pericolosit del fenomeno criminale, mettendolo in stretta connessione con fattori interni alle stesse comunit, mentre la seconda orientata piuttosto a ridimensionarne la portata, riconducendolo per lo pi a un problema di marginalit sociale e di mancata integrazione nella societ italiana. La prima interpretazione, nel momento in cui focalizza lattenzione su fattori causali interni alle comunit, omette di prendere in esame, da un lato, le relazioni fra attori criminali cinesi e italiani e, dallaltro, le connessioni esistenti fra le caratteristiche assunte dalla criminalit cinese e fattori strutturali riconducibili alla societ italiana, i quali possono svolgere un ruolo determinante nellalimentare o meno lo stesso fenomeno criminale. Trascurare tali aspetti comporta il rischio di cadere in spiegazioni di tipo culturalista, in base alle quali la cultura di cui sono portatori gli immigrati cinesi sarebbe allorigine del fenomeno criminale. Sebbene una serie di elementi sembrerebbero propendere verso questa interpretazione - ad esempio lesistenza di una certa autoreferenzialit delle comunit cinesi, come anche il constatare che la quasi totalit dei reati coinvolgono, in qualit di vittime, i propri connazionali - occorre tuttavia ricordare che spiegazioni di questo tipo risultano insufficienti per una serie di motivi. Innanzitutto, perch esse sono state applicate, nel corso dei decenni passati, agli emigrati italiani ai quali veniva attribuita - pensiamo a questo riguardo alla criminalit mafiosa italo-americana negli Stati Uniti - una presunta predisposizione culturale allorigine della loro criminalit. Semmai, per rimanere nellambito del paragone, il significativo declino di Cosa nostra negli Stati Uniti avviene, non per caso, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta del XX secolo, in coincidenza con il progressivo processo di integrazione degli italiani di seconda e terza generazione nella societ statunitense, tanto che Cosa nostra americana, come testimoniano alcune fonti istituzionali dellepoca, costretta a reclutare picciotti dalla Sicilia per rinfoltire i propri ranghi (US Senate 1990). Visto che la letteratura sulle origini della mafia ha superato da tempo le inadeguatezze dellapproccio culturalista - per capirci quello proposto da Giuseppe Pitr (1889) per cui la mafia era ritenuta espressione del costume culturale dei siciliani - non si vede perch

esso dovrebbe valere, mutatis mutandi, nellanalisi della criminalit organizzata di origine straniera presente in Italia1. Detto ci, la seconda interpretazione richiamata in precedenza ha il merito, per un verso, di privilegiare un punto di vista che focalizza lattenzione sulle relazioni esistenti fra fenomeno criminale cinese e societ daccoglienza, mentre, per laltro, rischia di non tenere in debito conto la dimensione organizzativa dei gruppi criminali, n la loro capacit di intimidazione nei confronti dei connazionali; minacce e intimidazioni grazie alle quali queste formazioni criminali possono essere in grado di stabilire significative infiltrazioni nel tessuto socioeconomico delle comunit cinesi. I. Il disegno della ricerca Al fine di esplicitare nel dettaglio i passaggi metodologici che hanno contraddistinto la ricerca, riportiamo gli interrogativi da cui essa ha preso avvio, le categorie concettuali utilizzate - ovvero il corrispondente punto di vista nellanalisi del fenomeno criminale - e, infine, il metodo e le fonti cui abbiamo fatto riferimento. 1. Gli interrogativi Sulla base delle questioni messe in luce in precedenza, ci chiederemo innanzitutto se la fenomenologia criminale di origine cinese
Come risulta da varie ricerche, lorigine della mafia in Sicilia da ricondurre a una strutturale incapacit dello Stato di garantire, da un lato, lordine sociale e, dallaltro, il corretto funzionamento delle transazioni economiche. A cominciare dai facinorosi della classe media (i campieri, ovvero gli amministratori delle terre dellaristocrazia siciliana) di cui parlano Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino (1974) nella loro inchiesta in Sicilia nella seconda met dellOttocento, fino alle ricerche storiche e antropologiche sullorigine del fenomeno mafioso (Hess 1993; Lupo 1996; Blok 2000) e a quelle sociologiche (Arlacchi 1983; Catanzaro 1991; Gambetta 1992), possiamo ritrovare un tratto comune a tali organizzazioni criminali. Insinuandosi in quelle societ non sufficientemente regolate, nelle quali il monopolio della forza non esclusivo appannaggio dello Stato, esse esercitano in proprio una risorsa scarsa e non a tutti accessibile quale la violenza. Dato il contesto in cui operano e le peculiari risorse di cui dispongono, i mafiosi svolgono una specifica funzione sociale quali agenti mediatori delle relazioni sociali e degli scambi economici.
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sia riconducibile alla struttura e alle modalit organizzative delle associazioni mafiose italiane o, al contrario, se essa se ne distanzi per alcuni aspetti rilevanti, denotando, diversamente da quanto vale per Cosa nostra, Ndrangheta e Camorra, schemi organizzativi e modalit di azione tendenzialmente aleatori e non facilmente riproducibili nel tempo. Si tratta inoltre di accertare quale sia il modus operandi di tali associazioni criminali entro il contesto comunitario e quanto esse siano effettivamente in grado di esercitare pressanti forme di controllo sui connazionali. Inoltre, ci chiederemo se lesistenza di specifiche fenomenologie criminali in cui sono coinvolti i cittadini cinesi, come limmigrazione illegale, lo sfruttamento del lavoro e, di recente, la contraffazione di merci, trovino alimento non solo allinterno di un tipo di immigrazione fortemente orientata in senso imprenditoriale ma anche in base a fattori di ordine sociale ed economico riconducibili al contesto pi ampio. Al riguardo, cercheremo di appurare quali fattori strutturali presenti nella societ italiana possono essere messi in relazione con la specifica fenomenologia criminale in cui risultano maggiormente coinvolti i cittadini cinesi. Infine, secondo una prospettiva diacronica, ci siamo chiesti quali linee di mutamento possibile costatare a proposito degli schemi organizzativi e delle attivit illecite in cui sono inserite le associazioni criminali cinesi. Ovvero se sia possibile appurare, a partire da un decennio a questa parte, una continuit in quanto a modalit organizzative e attivit illecite o non, piuttosto, rilevare significativi mutamenti2. 2. Le categorie concettuali Abbiamo inizialmente fatto ricorso alla letteratura internazionale sulla criminalit organizzata in modo da delineare alcune categorie analitiche attraverso le quali interpretare il fenomeno criminale di origine cinese. La prima assunzione che possiamo trarre dalla letteratura che quando parliamo di criminalit organizzata non necessariamente possiamo stabilire una sinonimia semantica con la criminalit mafiosa, diversamente da quanto di solito avviene nel dibattito pubblico nazionale, in ragione di una peculiarit tutta italiana segnata dalla storica presenza di organizzazioni mafiose autoctone. Semmai, la criminalit
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Tale questione verr esaminata nelle sezioni tematiche della terza parte.

organizzata include, in senso tecnico, una pluralit di forme comprese allinterno di un continuum cui corrisponde, a una estremit, le formazioni criminali che presentano un elaborato grado di organizzazione interna, come le associazioni mafiose e, allaltra, fenomenologie criminali scarsamente strutturate costituite da un numero ridotto di individui, ciascuno dei quali risulta essere determinante affinch le stesse attivit illecite possano realizzarsi (Sellin 1963; Cohen 1977). Sotto questo profilo, le forme di criminalit si distinguono secondo la loro dimensione organizzativa, ovvero lesistenza di strutture di comando interne al gruppo criminale, la differenziazione funzionale dei compiti, la presenza di vincoli associativi, nel caso corroborati tramite rituali di affiliazione e, infine, luso di risorse non a tutti accessibili come la violenza e la forza intimidatrice. Tutte caratteristiche ampiamente presenti nelle organizzazioni mafiose italiane. A tale configurazione, di cui la letteratura ha dato ampio conto, si contrappone, per alcuni aspetti salienti, il modello basato sul network criminale, risalente allanalisi di rete (network analysis), nata negli anni Trenta dello scorso secolo allinterno della Scuola antropologica di Manchester. Applicata alla criminalit organizzata, essa fa riferimento a una duplice dimensione. La prima rileva limportanza della dimensione relazionale come unit di analisi nello studio dei fenomeni criminali. Entro un insieme fluido di relazioni sociali, ciascun attore illecito condivide con altri legami di varia natura e intensit, funzionali alla prosecuzione delle attivit illecite. Da questo punto di vista, la rete relazionale costituisce lambiente, in un certo senso la risorsa e il tramite grazie al quale egli entra in contatto con opportunit che successivamente potranno effettivamente tradursi in attivit illegali (McIllwain 2000). La seconda caratteristica del network, in questo caso riferita alla sua dimensione transnazionale, consiste nellesistenza di una costellazione di nodi sovranazionali interconnessi fra di loro, in grado di apportare, ciascuno per proprio conto, un contributo allo svolgimento delle attivit illecite (Williams 2001). Tale struttura a rete consentirebbe, molto di pi di quanto sia possibile per unorganizzazione criminale basata su criteri verticistici, di adattarsi agevolmente ai mutamenti del contesto in cui opera, essendo cos in grado di cogliere le nuove opportunit illecite che di volta in volta si presentano. In linea con i mutamenti pi ampi che attraversano le odierne societ globali, i

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network criminali transnazionali si caratterizzano per flessibilit ed estrema capacit di adattamento ai contesti in cui operano, spostandosi facilmente da un ambito illecito allaltro. Enucleate le categorie analitiche di riferimento, il secondo passaggio ha preso in esame la letteratura internazionale specificamente rivolta alla criminalit cinese. Sono stati tenuti in debito conto i principali studi compiuti in quei paesi che, ben prima dellItalia, hanno ospitato una consistente presenza di migranti cinesi, come gli Stati Uniti, Hong Kong, colonia britannica per oltre un secolo, e alcuni paesi del Sud-Est asiatico. Tale analisi ha permesso di individuare, attraverso un processo comparativo, le analogie e le differenze fra il fenomeno criminale presente in Italia e nei paesi appena menzionati. 3. Metodo e fonti Il rapporto di ricerca ha tenuto conto di una duplice prospettiva: per un verso, uno sguardo nazionale sulla criminalit organizzata di origine cinese teso ad evidenziare le caratteristiche e gli ambiti illeciti entro cui queste formazioni sono maggiormente coinvolte; per laltro, lattenzione si concentrata su alcune aree contraddistinte da una significativa presenza di cittadini cinesi. Nello specifico, sono state scelte le province di Milano, Firenze, Prato, Roma e Napoli che, secondo i dati del Ministero dellInterno corrispondono nel 2009 (ma analogo discorso vale per il recente passato) al 35% di tutti i cittadini cinesi regolarmente presenti in Italia. La metodologia dindagine si basata su una integrazione di elementi quantitativi e qualitativi. Pur tenendo conto che, sotto il profilo metodologico, facciamo riferimento a universi di per se non comparabili, parso tuttavia proficuo raccogliere informazioni di tipo statistico, da un lato, e di tipo squisitamente qualitativo, dallaltro. Le une e le altre hanno consentito di formulare delle possibili risposte agli interrogativi delineati in precedenza e stabilire, come avremo modo di vedere esaminando le cinque aree di approfondimento, alcune significative corrispondenze fra la raccolta di dati statistici e le informazioni qualitative acquisite nel corso della ricerca sul campo. Nellambito del primo gruppo di informazioni, sono state prese in esame le statistiche della delittuosit, ovvero le denunce a carico di cittadini cinesi rilevate dalle forze dellordine e raccolte presso il Servizio Analisi Criminale del Ministero dellInterno. I dati sono stati

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selezionati secondo due principali tipologie di reati. La prima, sinteticamente denominata reati a carattere violento e/o associativo, ha tenuto conto di delitti come omicidi, lesioni volontarie, estorsioni, rapine, sequestri di persona, mentre la seconda ha preso in considerazione i reati economici, come truffe, usura, riciclaggio, bancarotta. Sono state raccolte le segnalazioni sospette in possesso dellUnit dInformazione Finanziaria della Banca dItalia, i dati dellAgenzia delle Dogane relativi alle merci importate dalla Cina e i sequestri di beni di provenienza cinese effettuati dal Comando Generale della Guardia di Finanza. Inoltre, nellambito delle cinque aree in esame, abbiamo tenuto conto delle informazioni statistiche presso le anagrafi comunali e le Camere di commercio, in relazione al numero di cittadini cinesi residenti e al tipo e settore economico in cui sono inserite le imprese con titolare cinese. Larco temporale di riferimento, per la gran parte delle fonti statistiche, va dal 2004 al 2010. Il secondo gruppo di informazioni, di tipo qualitativo, ha fatto riferimento ai provvedimenti giudiziari che hanno avuto una prima convalida della magistratura giudicante (ordinanza di custodia cautelare, rinvii a giudizio, sentenze) presenti presso la Direzione Nazionale Antimafia per il periodo 2005-10. E stato raccolto il materiale giudiziario pi rilevante esistente nelle Procure della Repubblica corrispondenti alle cinque aree di approfondimento. Inoltre, sono state acquisite alcune analisi dinsieme sulla criminalit cinese redatte da organi centrali, come la Direzione Investigativa Antimafia e il Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalit Organizzata della Guardia di Finanza. Infine, attraverso vari sopralluoghi nelle cinque citt sono stati intervistati 66 testimoni privilegiati, appartenenti a varie istituzioni, inclusi alcuni cittadini cinesi. Le interviste sul campo hanno consentito di delineare un quadro dinsieme del fenomeno criminale, mettendo in evidenza una serie di elementi comuni, vere e proprie costanti, come anche, nel contempo, alcune peculiarit relative a ciascun contesto locale.

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I Parte Il contesto internazionale

II. La criminalit organizzata cinese nella letteratura In questo capitolo prendiamo in considerazione le principali modalit organizzative assunte dalla criminalit cinese su scala internazionale, facendo riferimento sia alla tradizione dellassociazionismo segreto esistente nella madrepatria che alle principali fenomenologie criminali rilevabili nelle colonie dei cinesi doltremare, in paesi del Sud-Est asiatico come Malesia, Singapore e degli Stati Uniti, aree di insediamento da lungo tempo di immigrati cinesi. Vengono inoltre delineate, sulla base della letteratura internazionale, le principali attivit illecite in cui coinvolta tale tipo di criminalit. 1. La tradizione dellassociazionismo segreto in Cina La Triade deve la propria denominazione nella seconda met dellOttocento ai colonialisti inglese che, per primi, scoprirono lesistenza di queste logge segrete, il cui simbolo di riconoscimento era un triangolo equilatero, raffigurante secondo la cosmologia cinese le tre forze primordiali delluniverso: Uomo, Terra e Cielo. Nella letteratura specialistica, il termine cinese corrispondente Tiandihui, Societ del Cielo e della Terra, oppure Sanhehui (Societ delle Tre Armonie), conosciuta anche come Lega di Hong3, in riferimento al primo carattere del regno Hongwu, assunto da Zhu Yuanzhang, il monaco buddista a capo del movimento insurrezionale che port allinstaurazione della dinastia Ming (1368-1664) (Davis 1971; Schlegel 1973). Al di l del mito delle origini cui si rif la tradizione dellassociazionismo segreto, le versioni pi accreditate sullorigine della Triade fanno risalire lemersione delle prime logge segrete alla fine del XVIII secolo, nelle province meridionali del Fujian e Guangdong, in corrispondenza col passaggio dalla dinastia imperiale dei Ming a quella
Il termine cinese Hong Meng, alleanza o lega di Hong, nella letteratura in lingua inglese sovente tradotto con lespressione Hung-League.
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dei Qing, fondata da conquistatori Manci (Murray 1994)4. Proprio questa connotazione straniera della dinastia regnante condusse le societ segrete anti-manci a ispirarsi al fondatore della dinastia Ming: fan Qing fu Ming (opporsi ai Qing per restaurare i Ming) era infatti il motto che ne contrassegnava lattivismo politico. In seguito, attraverso le migrazioni interne dei loro aderenti, esse ebbero modo di espandersi in altre aree della Cina centrale e meridionale, come le province di Hunan, Yunnan, Guizhou, Jiangxi, Sichuan, Zhejiang e Guangxi (Booth 1990, Murray 1994). Le societ segrete costituivano una forma di aggregazione volta a garantire protezione e mutuo aiuto ai loro appartenenti (Ownby 1993; Ownby 1996; Murray 1994). Di fronte a un potere imperiale che, da un lato, tendeva a regolare in modo minuzioso la vita degli individui secondo rigide regole di differenziazione sociale e, dallaltro, manteneva lordine sul vasto territorio dellimpero concedendo ai funzionari locali ampi poteri discrezionali, gli strati pi bassi della popolazione si organizzavano in societ segrete in risposta ai soprusi e allarbitrio delle
Sulla base del mito delle origini, del quale peraltro non si avuto alcun riscontro significativo, cinque monaci di un monastero buddista presso Saholin, nella provincia del Fujian, avrebbero dato vita alla societ segreta della Triade. Seguendo tale leggendaria origine, limperatore Kangxi della dinastia Qing, in grave difficolt per il sopraggiungere di orde barbariche nel territorio dellimpero, fece un appello a tutti coloro che fossero disposti a venire in suo aiuto. I 128 monaci di Saholin, esperti di arti marziali, decisero di soccorrere limperatore, dopodich, sconfitti gli invasori, ritornarono alla solitudine del monastero. Ma un segretario dellimperatore molto ambizioso, che vedeva i monaci come un ostacolo alle sue mire di potere, convinse limperatore ad attaccare il monastero. Grazie a un monaco traditore, le guardie imperiali penetrarono nel monastero e lo dettero alle fiamme. Dei 128 monaci solo cinque sopravvissero. Essi si strinsero in giuramento, promettendosi solennemente di vendicare i fratelli uccisi. Dopo molte peregrinazioni, si rifugiarono nella Grotta della Cicogna Bianca. Qui, mentre erano intenti ad affiliare nuove reclute alla neonata societ segreta, apparve in cielo un grande bagliore rosso, che venne interpretato come un segno di buon auspicio (il termine Hong derivante dal nome di regno Hongwu che significa piena, di un fiume, o ampio, magnanimo infatti omofono della parola Hong che significa rosso). Come possiamo notare, tale versione, che raccoglie elementi simbolici e didascalici di grande effetto (uomini probi e valorosi che subiscono uningiustizia senza motivo; la figura del traditore, immancabile in ogni leggenda che si rispetti; la lotta per il potere a opera di ambiziosi senza scrupoli) serve a giustificare la nascita di organizzazioni non tollerate dallordinamento dellepoca, attribuendo loro, peraltro, un manto di rispettabilit e giustizia sociale che spesso non sono state in grado di affermare nella pratica (Morgan 1960).
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autorit5. Un proverbio cinese che recita: I funzionari derivano il loro potere dalla legge, il popolo dalle societ segrete esprime in modo emblematico le profonde linee di differenziazione che attraversavano il paese durante la dinastia Qing e la funzione di mutua assistenza ricoperta dalle societ segrete (Davis, 1971, 7). Coloro che appartenevano a categorie socialmente disprezzate o erano privi di una qualsiasi forma di protezione, come contadini senza terra, battellieri, venditori ambulanti, vagabondi, facchini, soldati sbandati e intellettuali esclusi dalla carriera amministrativa, ingrossavano le fila delle societ segrete (Chesneaux 1965)6. Tali individui, accomunati da povert relativa e mobilit sul territorio, facevano ufficialmente parte della popolazione fluttuante, youmin, letteralmente i vagabondi, esposti per la loro condizione sociale a severe punizioni da parte delle autorit. Oltre che essere inserite in attivit illecite di vario tipo, come il commercio illegale di beni monopolio di Stato (sale, t, cavalli), rapine e saccheggi, le societ segrete erano espressione, in forma pre-politica, del diffuso malcontento presente nella societ. Malcontento che, a seconda delle fasi di maggiore o minore turbolenza sociale, esplodeva in ampie rivolte di massa. Basti ricordare, a questo proposito, le grandi insurrezioni avvenute nelle regioni meridionali della Cina, come quella dei Taiping (1850-1864), promossa da una setta della Triade di ispirazione eterodossa, i cosiddetti adoratori di Dio convertitisi al
Il sistema amministrativo locale era costituito da un pletora di livelli burocratici che avevano al punto pi alto il Governatore generale, a capo di ciascuna provincia, e a quello pi basso il Magistrato di Distretto. Questi aveva il compito di riscuotere le imposte nel proprio distretto (xian), che rappresentava la pi piccola unit amministrativa dellimpero. Tuttavia, poich gli era fatto esplicito divieto di fare affidamento sulle imposte erariali per coprire i costi dellamministrazione, il Magistrato di Distretto aveva, a sua discrezione, la facolt di introdurre una nuova tassa non ufficialmente riconosciuta (denominata lougui, letteralmente consuetudine vile) a carico della popolazione (Davis 1971). 6 Ci valeva, in particolar modo, per coloro che non potevano fare riferimento a legami parentali allargati in virt dei quali garantirsi forme di aiuto reciproco. La struttura della parentela nella Cina dellultima dinastia imperiale dei Qing era contraddistinta da pi livelli: lunit di base era la famiglia primaria che comprendeva tre generazioni (nonni, genitori e figli), la famiglia allargata, simile al modello della famiglia dellantica Roma, che includeva concubine, fratellastri, domestici, figli adottivi), questultima, infine, era parte della stirpe o casata (zu). La stirpe, come ricorda Fei-Ling Davis, possedeva terre proprie, un tempio degli antenati, scuole proprie e un tribunale, che servivano a orientare e dirigere lintera attivit economica, sociale e politica delle famiglie ad essa appartenenti (1971, 60).
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cristianesimo, che dur ben sedici anni e caus, prima che venisse definitivamente repressa dalle truppe imperiali, alcuni milioni di morti e la distruzione di centinaia di villaggi, o la rivolta dei Nian (1853-1868), promossa nella provincia di Shandong dalla setta segreta di ispirazione buddista del Loto Bianco. Dalla seconda met dellOttocento il Sud della Cina (in particolare tutta larea circostante il bacino dello Yangtze) divenne lepicentro di una guerra civile promossa dalle societ segrete della Triade che si concluse nel 1911 con linstaurazione della Repubblica da parte di Sun Yat-sen, anchegli membro di una Triade di Hong Kong col titolo di Randello Rosso7(Morgan 1960). Una volta raggiunto lo scopo politico che si erano date, ossia esautorare la dinastia mancese dei Qing, queste associazioni segrete, forti dei vincoli esistenti tra i propri appartenenti, accentuarono ancor di pi la loro deriva criminale. Un processo che ebbe ulteriore sviluppo dopo la sconfitta del Guomindang di Chiang Kai-shek, sostenuto dalla quasi totalit delle societ segrete del Sud, ad opera del movimento rivoluzionario maoista che condusse alla proclamazione, nel 1949, della Repubblica Popolare Cinese. Dopo la sconfitta del Guomindang, anche le societ segrete ad esso affiliate lasciarono la Cina, stabilendosi nelle vicine aree di Taiwan, Macao e Hong Kong. 2. Le Triadi nelle colonie dei cinesi doltremare del Sud-Est asiatico A Hong Kong, colonia britannica dal 1842 al 1997 (a parte il periodo di occupazione giapponese durante la seconda guerra mondiale), le societ segrete della Triade evidenziano, fin dal loro insediamento nel dopoguerra, alcuni significativi cambiamenti rispetto alla precedente configurazione assunta nella madrepatria. Innanzitutto, viene meno il controllo delle logge pi influenti su tutte le altre, di solito esercitato dalle pi grandi che rivendicavano una sorta di primogenitura risalente al mito delle origini8. Per quanto nella stessa Cina la costituzione di
Allinterno della struttura organizzativa della Triade, il Randello Rosso corrispondeva al numero 426. Egli aveva il compito di difendere il territorio di competenza della loggia da invasioni di altre societ segrete e di imporre il rispetto delle regole interne comminando le sanzioni ai trasgressori (Fong 1981; Morgan 1960). 8 Seguendo lorigine leggendaria della Triade, viene fatta una distinzione fra prime e seconde logge. Le prime, cosiddette maggiori, sarebbero state fondate da ciascuno dei cinque monaci fuggiti alle persecuzioni dellimperatore nelle province
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organismi unitari di comando assai di rado sia andata oltre il territorio di una provincia, a Hong Kong ha luogo unulteriore parcellizzazione delle societ segrete, tanto che ciascuna si muove autonomamente senza tenere conto delle altre. Le opportunit di arricchimento esistenti nel dinamico contesto economico della colonia britannica contribuiscono ad ampliare ulteriormente le spinte centrifughe esistenti allinterno delle societ segrete. I rituali di affiliazione, che nella madrepatria rappresentavano una fase particolarmente elaborata e coinvolgente per ciascuna loggia segreta, subiscono una drastica semplificazione, tanto che in taluni casi vengono affiliati nuovi membri senza fare alcun ricorso alla cerimonia di iniziazione9. I motivi di tali cambiamenti sono dovuti al fatto che, da un lato, vi la necessit di evitare grandi assembramenti di persone per non essere individuati dalla polizia coloniale (il governo inglese fin dal 1842
del Fujian, Guangdong, Yunnan, Hunan e Zhejiang, mentre le secondo legge, dette minori, furono fondate da cinque capi ribelli, nel frattempo aggiuntisi ai monaci superstiti, nelle province del Guanxi, Sichuan, Hubei, Jiangxi-Henan e Gansu (Davis 1971). 9 Il complesso rituale di affiliazione suddiviso in tre fasi: rappresentazione drammatica del mito delle origini, cerimonia del giuramento e, infine, banchetti celebrativi. Prima di entrare nella loggia segreta, il candidato viene lavato e obbligato a indossare giacca e pantaloni di cotone bianco, dei sandali di paglia e una fascia rossa intorno alla testa. Superate le guardie poste allingresso della loggia, la recluta dichiara la sua identit (nel frattempo viene minacciato di morte dagli astanti qualora si rifiuti di avanzare), giunto al centro della sala viene accompagnato dallAvanguardia (o Randello Rosso) davanti allaltare per la cerimonia iniziatica. Qui, come i cinque monaci fondatori della Triade, le reclute si promettono fedelt e aiuto reciproci. LAvanguardia, dopo aver ricordato quali sono gli scopi dellassociazione segreta (rovesciare la dinastia mancese dei Qing e restaurare i Ming), legge in tono solenne una preghiera, nella quale si ricorda che gli affiliati alla Triade hanno tutti una sola mente e una sola volont. A questo punto, un membro della loggia legge i Trentasei giuramenti, contenenti le regole di comportamento a cui gli appartenenti si devono attenere. Poco dopo, le reclute bevono del t, per simboleggiare che si sono imbevuti delle regole dellassociazione e si pungono il dito medio, lasciando cadere il sangue che ne sgorga in una coppa di vino, da cui tutti gli altri affiliati poco dopo berranno. Per ammonire quale sar la punizione riservata ai traditori, viene decapitato un gallo bianco per ciascun nuovo affiliato. Infine, i nuovi adepti vengono condotti alla porta Ovest della loggia, dove i giuramenti scritti vengono bruciati, nella convinzione che, cos facendo, sarebbero saliti fino agli dei, i quali avrebbero punito gli spergiuri. Nella fase conclusiva, i nuovi membri ricevono il certificato di iscrizione alla loggia, una copia del libro segreto contenente lo statuto, i Trentasei giuramenti, i segni di riconoscimento fra affiliati e due pugnali. Terminata la cerimonia di affiliazione, si aprono i banchetti (Davis 1971).

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aveva dichiarato illegali le societ segrete cinesi) e, dallaltro, le grandi opportunit di arricchimento criminale nel nuovo contesto di Hong Kong determinano un indebolimento dei legami interni fra gli affiliati. Un segno preciso in tal senso dato dal fatto che, da ora in poi, figure interne alle logge, come il Maestro dellIncenso, custode della tradizione della Triade e addetto a officiare il rituale, passano in secondo piano a vantaggio di figure e ruoli eminentemente operativi, come il Randello Rosso, (the fighter, il combattente) (McKenna 1996; Morgan 1960). Un ulteriore cambiamento rispetto al passato attiene alle diverse finalit che caratterizzano le Triadi di Hong Kong. Mentre in Cina fornivano sostegno e protezione per coloro che erano sprovvisti di analoghe forme di mutuo-aiuto, a Hong Kong, dissolta la precedente caratterizzazione politica e definitivamente compiuta la trasformazione in senso criminale, le societ segrete sono fondamentalmente interessate a imporre il loro potere sulla comunit di connazionali. Sebbene vi siano casi che in un certo qual modo riproducono le originarie funzioni delle societ segrete, come ad esempio il reclutamento di affiliati presso i venditori ambulanti della citt che vi aderiscono per evitare rapine a loro danno, esse si trasformano in vero e proprio gruppo di potere criminale. Con la crescita esponenziale dellimmigrazione dalla Cina - a met dellOttocento vi erano circa 15.000 cinesi mentre un secolo pi tardi erano divenuti 300.000 - le societ segrete detengono il controllo delle associazioni di mestiere, finendo cos per esercitare significative forme di condizionamento sui connazionali. Entro le 220 societ segrete rilevate alla fine degli anni Cinquanta dello scorso secolo, alcune acquisteranno in seguito fama internazionale. Tra queste, la societ segreta 14K, originariamente una costola militare del Guomindang, da cui deriva la propria iniziale, mentre il numero fa riferimento allindirizzo in cui venne stabilito a Canton, in Po Wah Road, n. 14, il proprio quartiere generale, adibito durante la guerra civile fra il Guomindang e il partito comunista cinese al reclutamento di affiliati. La Sun Yee On (in cinese: Xinyian), la Fuk Yee Hing (in cinese: Fuyixing), il gruppo Wo (in cinese: He), composto da 12 societ madri, il cui termine significa Pace e, infine, la Big Four e Big Circle, queste ultime costituitesi di recente, nel corso degli anni Novanta, nel dinamico contesto criminale della citt. Il radicamento di queste societ segrete nella realt cantonese di Hong Kong e, in senso pi ampio nei luoghi della diaspora cantonese nel mondo, traspare anche dai loro nomi, che sono tutti in cantonese e non in cinese mandarino.

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Prima che la Cina ritornasse in possesso nel 1997 di Hong Kong, le autorit inglesi avevano rilevato la presenza in citt di 57 organizzazioni criminali facenti capo alla tradizione della Triade (McKenna 1996). Analogamente a Hong Kong, nelle aree vicine come la Malesia e Singapore, le societ segrete da tempo si sono insediate allinterno delle comunit cinesi. Esse furono facilitate dal sistema di governo utilizzato dalle amministrazioni coloniali, il cosiddetto Kapitan System, che prevedeva la nomina di rappresentanti cinesi a cui venivano demandate funzioni politiche e giurisdizionali nella gestione degli affari delle comunit. Poich spesso i governatori erano una loro diretta espressione, le societ segrete furono agevolmente in grado di esercitare la loro supremazia sui connazionali. Non per caso, ogniqualvolta i colonialisti inglesi, francesi e portoghesi sono ricorsi a tale sistema di governo indiretto, le societ segrete hanno fatto la loro comparsa allinterno delle comunit dei cinesi doltremare (Fong 1981). DallOttocento fino alla prima met del Novecento, le societ segrete detenevano il monopolio della forza lavoro attraverso il Credit ticket system: oltre che reclutare e trasportare a destinazione i migranti, facevano da garanti, assicurando allimprenditore che gli operai avrebbero lavorato alle sue dipendenze fino allestinzione del debito di viaggio. Un sistema di reclutamento della manodopera congegnato in tal modo permise alle societ segrete di controllare i principali mercati del lavoro interni alle comunit della Malesia e di Singapore. Dalla seconda met del Novecento, si apr unaccesa fase conflittuale interna alle societ segrete la cui posta in gioco era il controllo del racket sulle attivit economiche. Ad essa, fece seguito un periodo di relativa calma, basato sulla spartizione del territorio secondo le diverse sfere dinfluenza attribuite a ciascuna loggia. Le societ segrete fecero diffusamente ricorso al sistema della protezione/estorsione, messo in luce a proposito della Mafia siciliana da Diego Gambetta, secondo il quale lorganizzazione criminale obbliga le vittime attraverso la violenza a richiedere la propria protezione (1992). Con le parole di Mak Lau Fong le societ segrete creavano una situazione per cui la protezione diventava una necessit. Tra i proprietari di esercizi commerciali poco propensi a sottostare alle richieste estorsive, le societ segrete facevano ricorso a metodi coercitivi per indurli a pagare. Per esempio, il Tiger-General [corrispondente al Randello Rosso] prendeva di mira un determinato esercizio commerciale, derubando il titolare di tutto ci che voleva. Questo

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sistema veniva ripetuto finch il proprietario non si decideva ad accettare la richiesta estorsiva (1981, 86-87). Lorigine e la persistenza pi che secolare delle societ segrete nei principali paesi del Sud-Est asiatico sono da ricondurre a tre fattori principali: la scarsa sicurezza garantita ai migranti cinesi da parte delle autorit coloniali, che delegavano a referenti interni funzioni ufficiose di governo sulle stesse comunit; loccultamento delle societ segrete entro la comunit di connazionali, reso possibile grazie alla sensibile semplificazione della loro struttura interna e alla riduzione della conflittualit, sancita dalla suddivisione del territorio in sfere di influenza sotto il controllo di ciascuna societ segreta. Infine, lultimo e pi rilevante aspetto deriva dallaver stabilito strette relazioni simbiotiche con la comunit di connazionali, tramite individui che, da un lato, erano affiliati alle societ segrete e, dallaltro, rivestivano ruoli di rilievo entro la medesima organizzazione comunitaria10. 3. Tong e gang negli Stati Uniti Nel contesto statunitense, dove sono attualmente presenti vari milioni di migranti cinesi, i Tong hanno costituito, fin dalla seconda met dellOttocento, le prime embrionali forme di autogoverno delle comunit11. Talvolta confusi erroneamente con le societ segrete della Triade, essi sono associazioni legalmente riconosciute che rendono pubblici gli elenchi degli iscritti e garantiscono servizi di vario tipo, come la consulenza amministrativa e lassistenza legale ai propri associati. Semmai, laspetto che, dal nostro punto di vista, assume rilevanza consiste nel fatto che al loro interno, come risulta da una serie di investigazioni giudiziarie, si celano elementi criminali. Si tratta, di solito, di figure di rilievo che, grazie al camuffarsi dietro il paravento di cariche legali, conducono attivit illecite di vario tipo. E per esempio il
Nello specifico, ci riferiamo al fatto che le societ segrete esaminate da Mak Lau Fong riproducevano in gran parte la segmentazione interna esistente nelle comunit di immigrati, ovvero vi era una corrispondenza fra migranti provenienti da certe province della Cina e sfere di influenza territoriale su cui insistevano le societ segrete appartenenti al medesimo ceppo geo-dialettale (ciascuna provincia cinese ha una propria lingua che non coincide con il cinese standard). 11 Anche in tal caso, la trascrizione corrente del termine Tong in cantonese, mentre in cinese mandarino tang, ovvero sala, aula, in riferimento a un luogo di riunione generalmente riservato ai membri di un medesimo clan famigliare o di unassociazione filantropica. Da qui lestensione del significato in associazione.
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caso dei tong On Leong (in cinese: Anliang) e Fujian Merchant Association di New York, i cui dirigenti sono stati coinvolti in molteplici attivit illegali, dal traffico di clandestini al gioco dazzardo, dallo sfruttamento della prostituzione al racket sugli esercizi commerciali cinesi (US Senate 1992). Nel panorama criminale degli Stati Uniti troviamo, assieme ai tong, le gang di giovani cinesi. Secondo alcuni studiosi, queste bande sono divenute un fenomeno criminale preoccupante dalla fine degli anni Sessanta, in corrispondenza con il crescente arrivo di migranti nelle Chinatown americane12. Nate inizialmente come una forma di autodifesa in risposta agli attacchi di altre bande etniche, esse hanno avuto, nel corso degli ultimi decenni, un progressivo consolidamento, grazie alle relazioni di scambio e sostegno reciproco con elementi criminali dei tong. Per non perdere il rispetto della comunit, i capi dei tong preferiscono delegare alle bande i lavori sporchi, come lattivit di controllo delle bische clandestine e le azioni di rappresaglia che implicano il ricorso alla violenza. I maggiori tong, come ad esempio quelli presenti nella Chinatown di New York, sono in grado di controllare una o pi bande, fornendo ai loro componenti le basi dove rifugiarsi in caso di necessit, il vitto e lalloggio nei ristoranti e negli alberghi dei soci del tong13. La consistente crescita delle gang cinesi negli Stati Uniti principalmente dovuta a due fattori. Innanzitutto, il crescente arrivo di migranti cinesi da una estrema variet di luoghi della Cina ha irrimediabilmente messo in crisi loriginaria coesione sociale delle Chinatown americane, costituite in precedenza da una sensibile omogeneit geo-dialettale, dando luogo ad ampi fenomeni di marginalit e frammentazione socio-culturale. Infine, la crescente integrazione tra elementi adulti (al contempo esperti criminali e figure di rilievo dei tong) e giovani sbandati ha consentito a questi ultimi di intraprendere un percorso di ascesa criminale, difficilmente realizzabile in assenza di legami con elementi influenti interni alle comunit. Tuttavia, pur in
Lincremento di cittadini cinesi negli Stati Uniti ha avuto luogo, in particolare, con labolizione nel 1965 del Chinese Exclusion Act che disciplinava in modo estremamente restrittivo il loro ingresso nel paese. 13 La gang di New York denominata Ghost Shadows legata al tong On Leong, mentre gli appartenenti alla gang Flying Dragons fanno riferimento al tong Hip Sing. E possibile, inoltre, rilevare analoghi vincoli fra gang e tong in altre grandi citt americane, come Los Angeles e San Francisco (Huston 1997).
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presenza di alleanze incentrate su reciproci vantaggi, la relazione che intercorre fra capi dei tong e gang soggetta a continue ridefinizioni, tanto da mettere in crisi laccordo iniziale. Ci accade quando il leader della gang - di norma il solo che mantiene i contatti diretti con il tong presenta richieste eccessive agli occhi dei capi del tong, come ad esempio esigere un maggiore compenso per i suoi servigi. Tale situazione d luogo a conflitti che possono sfociare in una delazione alla polizia da parte dell'esponente del tong o nel reclutamento di una gang rivale meno problematica da parte di questultimo. In definitiva, sebbene si tratti di attori che condividono codici culturali storicamente risalenti alla tradizione delle societ segrete, la relazione tra capi dei tong e gang di natura strumentale e opportunistica e, in ragione di ci, pu condurre facilmente a improvvisi ribaltamenti di fronte. 4 Le attivit criminali prevalenti Le organizzazioni criminali operanti allinterno delle comunit dei cinesi d'oltremare sono inserite in un numero ampio e differenziato di attivit illegali. Fra lOttocento e il Novecento nelle colonie del Sud-Est asiatico le societ segrete gestivano il traffico di clandestini, la prostituzione e il gioco d'azzardo. Assieme a tali ambiti, oggi si sono aggiunti la commercializzazione su scala internazionale degli stupefacenti, la produzione di valuta contraffatta, il traffico di microchip e il racket sugli esercizi commerciali dei connazionali. Il coinvolgimento di organizzazioni criminali cinesi nel traffico di eroina emerso in varie operazioni di polizia. Leroina proveniente dal Sud-Est Asiatico, la cosiddetta China white, comparsa nelle maggiori metropoli statunitensi fin dallinizio degli anni Ottanta, riuscita facilmente a soppiantare il tipo brown sugar (proveniente dallAfghanistan) grazie allalta percentuale di purezza e ai suoi bassi costi (Chin 1995). Secondo alcuni osservatori, lingente liquidit accumulata attraverso il traffico internazionale di stupefacenti avrebbe permesso a queste associazioni criminali un salto di qualit, in quanto a capacit operativa su scala internazionale e diversificazione delle attivit, sia lecite che illecite (Booth 1990). Tuttavia, la letteratura specialistica mette in luce lesistenza di due interpretazioni sensibilmente differenti circa la struttura organizzativa dei gruppi criminali cinesi operanti su scala internazionale. La prima avvalora l'ipotesi di uno stretto collegamento tra Triadi (con base a Hong

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Kong, Macao e Taiwan), tong e gang statunitensi coinvolte nelle principali attivit illecite a carattere internazionale (Posner 1988; Bresler 1980). L'altra, al contrario, evidenzia lassenza di una relazione gerarchica fra questi tre attori. Il ruolo svolto dalle Triadi consisterebbe nel mettere a disposizione la propria rete relazionale a vantaggio dei singoli appartenenti, facendo da agente facilitatore dei traffici illeciti, senza esserne coinvolte in quanto organizzazione (Dobinson 1993; Bolz 2001; Joe 1994). Pi in generale, si tratterebbe di attivit illecite messe in atto da nuclei relativamente ristretti di individui che operano su scala internazionale secondo logiche eminentemente opportunistiche e flessibili, pronti ad associarsi fra di loro nel momento in cui se ne presenta loccasione e, al contempo, suscettibili di rompere i precedenti legami quando il quadro delle opportunit cambia di segno (Zhang, Chin 2003). Facendo riferimento allesistenza di network flessibili e mutevoli nel tempo, tale interpretazione si contrappone alla precedente, che al contrario delinea la criminalit transnazionale cinese come un insieme costituito da strutture unitarie e gerarchiche. Nel complesso, sembra pi appropriato configurare tale criminalit come un network, gravitante attorno a una serie di nodi fra loro virtualmente indipendenti, che ridefiniscono la propria articolazione a seconda delle necessit che si presentano di volta in volta. Una grossa operazione della Drug Enforcement Agency contro unampia rete di trafficanti cinesi ha messo in luce come gli individui coinvolti appartenessero a differenti gruppi criminali e come ciascuno di essi avesse preso parte al traffico di stupefacenti sul piano individuale senza necessariamente coinvolgere la propria organizzazione criminale (US Senate 1992). Limmigrazione illegale rappresenta, negli Stati Uniti come in altri paesi occidentali, unattivit particolarmente redditizia per i trafficanti cinesi. Mentre lImmigration and Naturalization Service stima che ogni anno entrino illegalmente negli Stati Uniti circa 100.000 cinesi, ciascuno dei quali costretto a pagare 30.000 dollari per giungere a destinazione, i profitti derivanti da questa attivit oscillerebbero fra uno e tre miliardi di dollari (Chin 1999). La gran parte dei migranti che entrano illegalmente negli Stati Uniti provengono dalla provincia del Fujian, in particolare dalla capitale della provincia, Fuzhou e da due distretti vicini (Zhang, Gaylord 1996). Non per caso, grazie ai legami che intrattiene con le aree di provenienza dal Fujian, uno dei tong pi coinvolti nel traffico di migranti il Fujian American Association di New York. Secondo le

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autorit statunitensi, le considerevoli opportunit di arricchimento gravitanti attorno allimmigrazione illegale avrebbero spinto le gang cinesi a organizzare autonome linee di trasporto, affrancandosi cos dal ruolo subordinato svolto al servizio dei capi dei tong, per conto dei quali si occupavano di riscuotere il pagamento del debito di viaggio contratto dal migrante (Chin 1996). In analogia con ci che vale per il traffico di droga e, in senso pi ampio, per qualsiasi attivit illecita che abbia carattere transnazionale, anche nel caso dellimmigrazione illegale vale la pena interrogarsi sulla natura delle modalit organizzative che sovrintendono a tale tipo di attivit. Secondo alcune ricerche condotte a Hong Kong e nel Fujian, luoghi di partenza dei migranti diretti verso gli Stati Uniti, sono emerse due distinte forme organizzative alla base dellimmigrazione illegale. La prima fa riferimento a network propriamente criminali composti da un insieme di individui in precedenza coinvolti nel traffico internazionale di stupefacenti che di recente hanno convertito la loro organizzazione e i rispettivi referenti locali al traffico di migranti, in ragione dei consistenti profitti e dei minori rischi connessi a tale attivit. La seconda modalit organizzativa costituita da gruppi relativamente ridotti di individui che, al confronto con i precedenti, dispongono di minori risorse finanziarie e risultano essere inseriti sia in attivit lecite che illecite. O meglio, per essere pi precisi, gestiscono sulla base di un proprio reticolo familiare agenzie di viaggio e/o attivit di import-export di prodotti cinesi, svolgendo entro tali attivit lecite anche servizi di natura illegale come il traffico di migranti (Chin 1999). Questi network criminali (gli uni e gli altri), grazie al loro carattere fluido e informale, presentano una spiccata attitudine di adattamento a un contesto criminale globale in continuo mutamento. Essi basano i loro punti di forza su un nucleo centrale costituito da legami parentali e, in senso pi ampio, su relazioni face to face gravitanti attorno a una comune fiducia etnica. Allinterno delle innumerevoli transazioni di natura pi diversa, qualificabili in senso ampio come diaspore commerciali, hanno luogo traffici illeciti transnazionali che possono agevolmente celare le proprie tracce14. In ragione di una comune appartenenza, i promotori degli scambi illeciti stabiliscono una pluralit
Il fenomeno delle diaspore commerciali consiste in continui contatti tra individui dispersi spazialmente ma collegati sotto il profilo culturale e commerciale (A. Cohen, Cultural Strategies in the Organization of a Trading Diaspora, cit. in Arlacchi 1988, 30).
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di accordi che, in altri contesti, potrebbero essere difficilmente realizzabili. La condivisione dei medesimi codici linguistici e culturali pu tradursi in forme di vero e proprio capitale sociale a disposizione degli attori illeciti15. Le estorsioni sembrano avere assunto nelle Chinatown americane carattere pervasivo e stabile, tanto che, secondo le autorit statunitensi, ben il 90% degli esercizi commerciali cinesi della citt di New York sarebbero soggetti al racket. Pur indicando valori inferiori, una ricerca effettuata in citt tramite questionario di vittimizzazione ha messo in luce la rilevanza del fenomeno estorsivo: fra i 603 esercenti cinesi intervistati, il 69% ha dichiarato di aver subito richieste estorsive e il 55% di averle soddisfatte (Chin 1995). Le modalit di imposizione del racket sono le pi varie: obbligare il negoziante ad acquistare prodotti a un prezzo superiore al valore di mercato; esigere una determinata somma di denaro, chiamata lucky money (offerta augurale) in coincidenza con le festivit comunitarie come il Capodanno cinese e la Festa della Luna; il furto di beni e servizi con finalit estorsive; la richiesta esplicita di denaro in cambio di protezione. La capillarit del fenomeno e la variabilit delle somme richieste (da poche centinaia di dollari a molte migliaia) indicano quanto sia importante per le gang attuare uno stretto controllo sulle attivit economiche della Chinatown di New York. Controllo che, come sottolinea la letteratura sulla criminalit mafiosa, non implica solo una distorsione del mercato, ma rappresenta prima di tutto una precisa manifestazione di potere. Ci trova riscontro nel numero estremamente basso di denunce presentate alla polizia di New York dai cittadini cinesi, a fronte di una quota molta alta di commercianti che hanno dichiarato, via inchiesta di vittimizzazione, di aver subito richieste estorsive (Chin 1995).

Ci riferiamo alla definizione di James Coleman di capitale sociale nella sua accezione positiva, intesa come una componente delle relazioni sociali che consente a singoli o a gruppi appartenenti a determinate cerchie sociali di produrre beni pubblici o, se vogliamo, esternalit positive (2005). Cos come esiste unaccezione positiva di capitale sociale, ne esiste una di segno opposto che permette laccesso a opportunit illecite di vario tipo.

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Seconda Parte Limmigrazione sul territorio nazionale

III. Le comunit cinesi in Italia Al fine di fornire una serie di elementi di contesto propedeutici allanalisi dei fenomeni criminali, prenderemo in esame lorigine e lentit dei flussi migratori dalla Cina verso lItalia e le caratteristiche socio-economiche dellimmigrazione cinese nel contesto nazionale. 1. Entit, distribuzione sul territorio e composizione demografica La prima presenza di un certo rilievo di cittadini cinesi risale alla fine degli anni Ottanta, quando raggiungono quasi 10.000 unit. In seguito, grazie anche alle sanatorie del dlg. 286/98 e della l.189/02, passeranno a 47.108 nel 1999 e a 100.109 nel 2003, mentre alla fine del 2009 risultano 188.352, la quarta collettivit straniera dopo rumeni (887.763), albanesi (466.684) e marocchini (431.592) (Caritas/Migrantes 2000, 2004, 2010). I migranti cinesi sono principalmente concentrati nelle aree urbane medio-grandi del Centro-Nord come Milano, Prato, Firenze, Roma, Brescia, Torino, Treviso e Reggio Emilia, anche se, in questi ultimi anni, si rileva una crescente presenza in citt del Mezzogiorno, come Napoli, Palermo e Catania. Pi in generale, la distribuzione territoriale per macro aree regionali vede la percentuale maggiore di cittadini cinesi nel Nord, pari al 60%, il 28% nel Centro e il 12% nel Sud e nelle isole (Di Corpo 2008)16. Essi si distinguono da altre collettivit per una distribuzione pressoch paritaria fra uomini e donne, rispettivamente il 51% e il 48% (Caritas/Migrantes 2009). In pi, presentano una struttura demografica per fasce det particolarmente cospicua fra la popolazione giovanile e, in modo ancor pi rilevante, nella fascia fra i 25 e i 45 anni. Hanno inoltre un bassissimo numero di persone oltre i 60 anni, pari allo 0,74%, ovvero un ultrasessantenne ogni 135 cinesi, diversamente da quanto risulta per la popolazione italiana alla quale corrisponde un over sessanta
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I dati si riferiscono al 2006 (Di Corpo 2008).

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ogni 4/5 residenti. La sensibile concentrazione nella fascia in et di lavoro aiuta probabilmente a sfatare il luogo comune secondo il quale i cinesi presenti in Italia non muoiono mai. Considerata la diversa composizione demografica dei cinesi e degli italiani, come se, nel confronto fra le due popolazioni, i tassi di mortalit dei primi diminuissero di 40 volte rispetto ai secondi (Di Corpo 2008)17. 2. Aree di origine e segmentazione interna delle comunit I primi nuclei di cittadini cinesi in Italia si stabiliscono a Milano intorno agli anni Trenta del Novecento, giunti dalla Francia dove originariamente erano stati fatti arrivare direttamente dalla madrepatria per sostituire gli operai occupati al fronte. Essi provenivano dal distretto di Qingtian, appartenente alla provincia del Zhejiang, collocata nella parte Sud-Est della Cina. A questi si sono aggiunti, pochi anni dopo, nuovi connazionali originari di altri tre distretti contigui: Wenzhou, Wencheng e Ruian (Cologna 1997). Essi costituiscono il primo nucleo di migranti cinesi, al quale negli anni Ottanta seguiranno, attraverso il sistema delle catene migratorie, nuovi connazionali dagli stessi luoghi di partenza. Nel decennio successivo arrivano migranti dalla vicina provincia del Fujian, in particolare dalle aree confinanti con la citt di Wenzhou, richiamati in Italia da analoghe catene migratorie risalenti a legami di parentela con i connazionali del Zhejiang (Cologna 2003a). Questi due gruppi geo-dialettali costituiscono, ancora oggi, la quota largamente prevalente di cittadini cinesi presenti in Italia18. Infine, verso la fine degli
In linea con quanto detto, a Milano nel 2008 risultavano negli archivi dellanagrafe comunale solo 99 cinesi ultrasettantenni su circa 15.000 residenti, mentre dal 1998 al 2007 sono avvenuti 67 decessi di cittadini cinesi (Casti, Portanova 2008). Lo stereotipo invalso nellopinione pubblica cui facevamo riferimento sottintende, in realt, una seconda argomentazione secondo la quale le morti non verrebbero denunciate al fine di riutilizzare lidentit del defunto per far arrivare illegalmente in Italia i connazionali. Come avremo modo di vedere in seguito, sebbene le organizzazioni coinvolte nellimmigrazione illegale ricorrano a un pluralit di sistemi per introdurre migranti cinesi in Italia, per quanto risulta nessuno di essi contempla uneventualit del genere. 18 Facciamo riferimento alle differenziazioni geo-dialettali interne, visto che in ciascuna provincia viene parlata una propria lingua che, di per s, non ha alcuna assonanza semantica con quelle delle province vicine, tanto che un cinese del Zhejiang non in grado di comunicare con un proprio connazionale del Fujian, a meno che entrambi non usino la lingua standard, il cinese mandarino.
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anni Novanta, si registra larrivo di nuovi migranti da alcune province del Nord-Est della Cina, come Liaoning, Jilin e Heilongjiang, la cosiddetta Manciuria (Ceccagno 2003). Qui il processo migratorio ha avuto origine a seguito della decisione del governo centrale di privatizzare, alla fine degli anni Ottanta, lindustria pesante della regione, determinando la perdita del lavoro per circa 14 milioni di persone (Di Corpo 2008). Per limmigrazione cinese sembra appropriato, al contrario di quanto vale per altre popolazioni straniere presenti in Italia, fare riferimento allesistenza di comunit e non genericamente di collettivit, in ragione del fatto che esiste un senso di appartenenza condivisa. Tuttavia, occorre precisare che tale dimensione ha principalmente rilievo verso lesterno, in quanto assume importanza limmagine che gli altri - gli outgroup - possono avere del singolo, inteso non solo come responsabile individuale delle proprie azioni, ma come il tramite di una rappresentazione collettiva che egli, attraverso il proprio comportamento, contribuisce a fornire verso la societ ospitante del gruppo sociale a cui appartiene. Sotto questo profilo, la concezione comunitaria assume significato per il singolo migrante nel momento in cui egli si trova a interagire con persone esterne e non, come solitamente si tende a credere, in rapporto alle relazioni fra connazionali. La valutazione prevalente nellopinione pubblica secondo cui le comunit cinesi sarebbero contraddistinte da una forte omogeneit interna denota, a uno sguardo pi attento, tutta la sua inadeguatezza. Al contrario, esse sono attraversate da sensibili segmentazioni, che in larga parte orientano i comportamenti e le pratiche dazione degli appartenenti alla comunit. Le diverse modalit di aggregazione sociale gravitano attorno a tre principali criteri: i legami familiari e parentali in senso ampio, la comunanza territoriale (essere tongxiang, ovvero compaesani, ma anche appartenere allo stesso gruppo geodialettale) e, infine, le relazioni incentrate sul guanxi, ossia lo scambio reciproco di aiuto e favori (Cologna 2003b; Ceccagno 1998; Rastrelli 2008). Queste tre dimensioni tendono a strutturare le relazioni economiche e sociali di ciascun appartenente alla comunit. Se, ad esempio, il titolare di unimpresa dovesse scegliere chi assumere fra due connazionali appartenenti allo stesso gruppo geo-dialettale, luno parente e laltro no, assumerebbe probabilmente il primo e non il secondo. In modo analogo, se un commerciante del Zhejiang parte da Firenze per recarsi a Roma presso

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un proprio corregionario19 allo scopo di acquistare capi di abbigliamento potr con molta probabilit ottenere un trattamento di favore rispetto al medesimo acquirente proveniente da unaltra area della Cina. Diversamente da questultimo, egli avr la possibilit di avere la merce in conto vendita o stabilire forme di pagamento rateali sui prodotti acquistati20. Mentre i primi due tipi di legami si riferiscono a criteri ascrittivi, il terzo - il guanxi - corrisponde a un insieme di relazioni contraddistinte da fiducia e aiuto reciproco, la cui ampiezza e intensit possono variare in modo consistente da individuo a individuo. Come ricorda uno studioso di cultura cinese, il guanxi costituito da quei legami che possono tirarti fuori dai guai nei momenti di maggior bisogno o magari sostenere i tuoi progetti imprenditoriali (Cologna 2006, 2). In relazione alla variet, qualit e numerosit di guanxi posseduti, il singolo migrante detiene un peculiare capitale sociale su cui, in caso di necessit, sa di poter sempre contare. In ragione di tali legami, gli immigrati appena giunti in Italia possono fare affidamento su varie forme di solidariet, grazie alle quali ottenere un lavoro e soddisfare tutta una serie di bisogni di prima necessit. Sebbene il reticolo etnico possa tradursi, quanto pi le proprie relazioni sociali gravitino attorno ad esso, in un vincolo piuttosto che in un vantaggio, le spinte a rimanere al proprio interno finiscono per prevalere, non solo per motivi di ordine simbolico-culturale, ma anche per precisi risvolti pratici: lavorare presso un connazionale permette di ridurre in modo significativo i costi del soggiorno, in ragione della consuetudine esistente nella madrepatria che prevede, da parte del datore di lavoro, la disponibilit di un alloggio e del vitto ai propri dipendenti. Le forme di associazionismo interne riflettono, in larga parte, la segmentazione esistente nelle comunit. I principali criteri in base ai quali vengono costituite le associazioni fanno riferimento a una comune appartenenza geo-dialettale e/o alla salvaguardia di interessi economici fra gli associati, analogamente a quanto avviene, in questultimo caso, per le associazioni di categoria italiane. Nelluno come nellaltro caso, esse agiscono per lo pi secondo la logica del gruppo di pressione in difesa degli interessi dei loro appartenenti, mentre di rado promuovono istanze generalizzabili allintera comunit di connazionali.
Dal punto di vista amministrativo, le province cinesi corrispondono, grosso modo, alle nostre regioni, mentre i distretti interni a ciascuna delle nostre province. 20 Intervista a un cittadino cinese (Roma, 20 maggio 2010).
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3. Limprenditoria etnica La presenza di cittadini cinesi in Italia si caratterizza per una elevata quota di imprese etniche, nel senso che i dipendenti trovano impiego presso un connazionale. I principali ambiti di inserimento delle imprese cinesi sono il settore manifatturiero e quello dei servizi, in particolare ristorazione ed esercizi commerciali. Le imprese manifatturiere sono in gran parte collocate nelle aree di storico insediamento della cosiddetta Terza Italia, ovvero i distretti industriali del Centro e del Nord-Est, mentre per quanto riguarda il settore dei servizi sono principalmente presenti nel tessuto metropolitano delle grandi e medie citt italiane (Bagnasco 1977). Vale inoltre la pena evidenziare lesistenza di una diffusa instabilit di fondo delle imprese cinesi. Esse presentano un turn over annuale molto alto, nellordine, per quanto riguarda alcune dettagliate informazioni relative alla provincia di Prato, del 47,6%. Tuttavia, bisogna ricordare che il tasso medio di turn over nel 2009 fra gli imprenditori di Prato appartenenti alle maggiori collettivit straniere del 38,5% (tre volte pi alto degli imprenditori italiani), con i cinesi al primo posto, cui seguono i pakistani (42,5%), i nigeriani (37,8%), i rumeni (32,6%), i marocchini (32,5%) e, infine, gli albanesi (23,8%) (Caserta, Marsden 2010). Che lalto tasso di turn over delle imprese cinesi si configuri come una strategia volta ad evitare i controlli fiscali - e quindi nasconda illeciti economici di varo tipo - ha trovato un certo riscontro nel corso delle interviste sul campo, durante le quali alcuni interlocutori hanno fatto esplicito riferimento a commercialisti che lavorano solo con imprenditori cinesi, consigliandoli in un certo modo sul da farsi, spesso chiedendo loro parcelle estremamente onerose21. Rinviando tale aspetto alle sezioni successive, dove si esamina la fenomenologia criminale relativa ai reati economici, qui preme sottolineare che altri fattori estranei a intenti illeciti influiscono nel determinare lalto tasso di cessazioni e successive attivazioni di imprese cinesi. Tra questi, vi sono lintensa mobilit dei migranti sul territorio italiano e la caratterizzazione eminentemente imprenditoriale che fin dallinizio ha assunto limmigrazione cinese in Italia. La scelta del luogo in cui stabilirsi dettata, in larga misura, dal tipo di opportunit
Interviste effettuate a cittadini cinesi e a rappresentanti di associazioni no profit (Prato, 13 febbraio e Roma, 14 marzo 2010).
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imprenditoriali che questo offre e non, come pu avvenire per altre collettivit straniere, in base alle possibilit dimpiego esistenti presso famiglie e imprese italiane. In tal senso, la presenza di migranti cinesi non si configura come una mera esportazione di manodopera, quanto piuttosto come una scelta orientata alla realizzazione di un preciso progetto imprenditoriale (Colombi 2002). Nel momento in cui il luogo prescelto non soddisfa le aspettative, essi agevolmente si trasferiscono altrove, non solo in altre citt italiane ma anche in altri paesi europei. Per un migrante che giunge in Italia dallaltra parte del mondo, la concezione dello spazio assume significati ben diversi a confronto con la popolazione italiana: dal suo punto di vista, lItalia parte integrante del continente europeo e le distanze fra un paese e laltro dellUnione europea sembrano relative. Cos come essi sono disponibili a spostarsi, analogo atteggiamento prevale nel momento in cui si presentano nuove opportunit imprenditoriali, come il caso odierno della progressiva saturazione del settore manifatturiero dellabbigliamento. Mentre nel corso degli anni Novanta il principale sistema di ascesa sociale era rappresentato dal costituire unimpresa manifatturiera, oggi, a causa della concorrenza proveniente dalla madrepatria, tale ambito sembra aver in gran parte esaurito le sue potenzialit. Semmai, le maggiori opportunit di arricchimento si collocano nellimport-export di prodotti provenienti dalla Cina (Ceccagno 2008a). Lo spiccato dinamismo imprenditoriale dei cittadini cinesi trova alimento attraverso una concezione per cui divenire titolare di unimpresa, essere laoban, cio una sorta di padrone alle cui dipendenze altri prestano il proprio lavoro, costituisce un tangibile segno di prestigio sociale. Alla figura dellimprenditore viene attribuita, nella stratificazione di status interna alla comunit, una forte valenza simbolica tanto che chi lavora alle dipendenze di un connazionale appena pu costituisce una propria impresa. Analogamente a quanto avvenuto negli anni Settanta per lo sviluppo dei distretti industriali nel Centro-Nord, la cui manodopera originaria era costituita da nuclei di famiglie contadine inurbate, gli immigrati cinesi basano la propria forza economica sulla famiglia, ottimizzando le risorse familiari secondo le esigenze dellimpresa (Bagnasco 1977). Assieme alla famiglia-azienda, altri fattori contribuiscono allo sviluppo imprenditoriale, come il sistema di mutuo aiuto interno alla comunit e la possibilit di fare ricorso, grazie allimmigrazione illegale,

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a forza lavoro a costi estremamente ridotti. Le retribuzioni dei lavoratori irregolari oscillano da un minimo di 100 a un massimo di 500 euro al mese, e si basano sul cottimo, con tempi di lavoro estremamente dilatati (Trib. Trieste 2002; Trib. Milano 2005b). Nei casi peggiori, non vi alcuna soluzione di continuit fra lavoro ed extra-lavoro: i dipendenti dormono poche ore per notte allinterno del laboratorio, osservando solo le pause necessarie per il loro sostentamento (Casti, Portanova 2008; Trib. Prato 2010a, 2010b). Anche quando si tratta di lavoratori regolari, le retribuzioni sono estremamente basse, di gran lunga inferiori a quelle previste dalle normative vigenti. Secondo una recente ricerca, nei laboratori manifatturieri gli stipendi dipendono dalle diverse mansioni svolte dai dipendenti. Al gradino pi basso troviamo gli zagong (letteralmente lavoratori che fanno un po di tutto), addetti al taglio dei fili e alla piegatura degli abiti, il cui salario si aggira attorno a 7.200 euro lanno; gli shougong, (lavoratori manuali), capaci di cucire e stirare anche se non perfettamente, il cui compenso annuale di circa 8.400 euro; infine, vi sono i chegong, (addetti alla cucitura), operai specializzati in grado di cucire in modo professionale che guadagnano circa 1.000 euro al mese (Ceccagno 2008b)22.

A condizione di lavorare molte ore al giorno, dormire 3-4 ore per notte e disporre di adeguate competenze professionali, si pu arrivare a guadagnare fino a 3.000 euro al mese (intervista a una mediatrice culturale cinese, Napoli, 23 marzo 2010).

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Terza Parte Uno sguardo dinsieme: la fenomenologia criminale e le sue trasformazioni

IV. Immigrazione illegale e tratta di esseri umani Limmigrazione illegale, analogamente a quanto avviene per gli ambiti illeciti successivi, viene esaminata entro una prospettiva diacronica che permetter, per un verso, di evidenziare le linee evolutive che i gruppi della criminalit organizzata hanno avuto nel corso dellultimo decennio e, per laltro, di illustrare il loro modus operandi, con particolare riferimento alle categorie teorico-interpretative illustrate nella parte introduttiva. 1. Smuggling e trafficking: una definizione concettuale Come noto, nellambito della letteratura specialistica viene delineata una distinzione analitica fra smuggling, ovvero lintroduzione illegale di migranti nel territorio di uno Stato, e trafficking, ossia lo sfruttamento sessuale o economico in condizioni analoghe alla schiavit. La medesima differenziazione viene ribadita nei due protocolli collegati alla Convenzione sulla criminalit transnazionale delle Nazioni Unite del 2000, secondo cui le persone oggetto di trafficking sono considerate vittime delle organizzazioni di trafficanti, mentre, al contrario, i migranti coinvolti nello smuggling sono coloro che richiedono il servizio di trasporto dal loro paese di origine a quello di destinazione (United Nations 2000a, 2000b). Lo smuggling si qualifica come una relazione contrattuale fra migrante e trasportatori che solitamente ha termine quando il primo giunge a destinazione, mentre il trafficking si basa sullo sfruttamento intensivo del migrante una volta che questi termina il viaggio. Spesso gravato da un debito contratto con lorganizzazione criminale che ha anticipato i costi del trasporto, egli subisce, proprio alla fine del viaggio, forme intensive e potenzialmente illimitate di sfruttamento. Per quanto i contorni delluno e dellaltro fenomeno nella realt siano molto spesso sfumati, la distinzione appena delineata ci permette di includere limmigrazione illegale di cittadini cinesi allinterno dello

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smuggling, ma, a seconda di come possono andare le cose, pu trasformarsi facilmente in trafficking23. Anche se sono gli stessi cittadini cinesi che volontariamente scelgono di affidarsi a una organizzazione di trasportatori per giungere in Italia, le incognite legate al viaggio possono comportare, come spesso accade, che il migrante passi dal ruolo di cliente a quello di vittima. Ci dovuto, innanzitutto, al fatto che il pagamento del viaggio non viene effettuato in ununica soluzione al momento della partenza ma, al contrario, una parte anticipata allinizio, mentre la rimanente, di solito la met della somma concordata, viene saldata dai propri parenti nel momento in cui il migrante giunge a destinazione. Il pagamento in pi tranche, condizionato al buon esito dellintera operazione, consente al migrante di cautelarsi rispetto a tutta una serie di incognite e imprevisti che, trattandosi di transazioni di natura illecita, non possono essere eliminate. Tuttavia, poich il migrante costituisce occasione di arricchimento nel momento in cui avr terminato il viaggio, ci implica molto spesso che referenti dellorganizzazione lo seguano nelle differenti tappe dalle aree di partenza fino in Italia. Si tratta di figure che, alloccorrenza, intervengono per risolvere problemi logistici legati al trasporto, anche se pi spesso hanno il compito di controllare il migrante, facendo in modo che non commetta imprudenze che potrebbero mettere a rischio lintera operazione e, soprattutto, che non possa sottrarsi al controllo dellorganizzazione di trasportatori. Una volta giunto a destinazione, egli viene segregato in un luogo sicuro in attesa che i suoi parenti saldino il debito di viaggio. Poich non infrequente che i trafficanti avanzino richieste di denaro che vanno ben al di l dellaccordo stabilito inizialmente, in questa fase che i migranti vengono sottoposti a brutali violenze per costringere i parenti a sottostare alle richieste di pagamento (Trib. Macerata 2007). Un caso analogo si ha quando il migrante viene sottratto da un gruppo di trafficanti a quello che lo aveva in custodia. In tali frangenti, i nuovi trafficanti si preoccuperanno di rintracciare i parenti del malcapitato e di esigere il pagamento del debito, che assai di rado potr coincidere con la somma concordata in Cina. In ogni caso, sorgeranno problemi di non poco conto perch chi ha sottratto il clandestino al
A questo proposito, citiamo il caso di due donne cinesi sottoposte a sequestro da parte dei trafficanti e minacciate, se i loro parenti residenti a Brescia non avessero pagato 100.000 yuan (circa 10.000 euro), di essere vendute in Olanda come prostitute (Trib. Ancona 2010).
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gruppo criminale che lo teneva sotto il proprio controllo difficilmente far capo allo stesso reclutatore con il quale il migrante ha preso accordi al momento della partenza (Trib. Trieste 2002; Trib. Venezia 2005). 2. Le modalit organizzative dello smuggling Nella gestione dellimmigrazione illegale cinese, possiamo rilevare con una certa continuit lesistenza di un modello fortemente strutturato, la cui principale caratteristica consiste nella capacit di controllare lintero percorso migratorio dei migranti. Mentre per larrivo in Italia di altre collettivit straniere le associazioni di trafficanti denotano modelli organizzativi assai segmentati e privi di un adeguato coordinamento, le organizzazioni cinesi si caratterizzano per una spiccata capacit di imbastire collegamenti e ramificazioni transnazionali, grazie ai quali sovrintendere alle diverse tappe del viaggio dei migranti (Trib. Ancona 2005, 2007)24. Il controllo sui migranti pu risolversi tutto allinterno della rete di connazionali oppure, com emerso in un ampio procedimento giudiziario della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste che ha portato allo smantellamento di una cospicua organizzazione di trafficanti cinesi, sloveni, italiani e serbi, fare affidamento a gruppi di diversa nazionalit (Trib. Trieste 2002). Lassociazione criminale, che aveva il proprio centro direttivo in Cina, si appoggiava su vari referenti dislocati nei paesi di transito: trasportatori vietnamiti lungo il confine fra la Repubblica Ceca e la Germania, singoli passeur sloveni col compito di guidare i migranti lungo sentieri di montagna per superare i controlli di frontiera e, infine, responsabili cinesi dellorganizzazione che prendevano in custodia i migranti in territorio italiano e li conducevano a destinazione. In tal modo, lassociazione cinese era stata in grado di stabilire una certa integrazione funzionale con gruppi minori di
Nello specifico, ci riferiamo a una serie di interviste effettuate nei primi anni del Duemila ad alcuni migranti giunti in Italia dallAfghanistan. Attraverso la dettagliata testimonianza di uno di loro, traspare lassenza di un coordinamento transnazionale fra le varie organizzazioni inserite nellimmigrazione illegale. Lintervistato ha riferito di aver trovato di volta in volta, paese per paese, i contatti per proseguire il suo viaggio in Europa. Inizialmente intenzionato a raggiungere la Germania dove aveva alcuni parenti, alla fine di un viaggio durato oltre un anno approdato sulle coste pugliesi, perch questa stata la prima destinazione utile una volta arrivato in Albania (Becucci 2006).
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trafficanti, ciascuno dei quali aveva ruoli e compiti specifici in relazione allambito territoriale di propria competenza. Assieme a forme di cooperazione fra associazioni criminali di diversa origine nazionale che riducono tutta una serie di inefficienze logistiche e organizzative connesse alla gestione dellimmigrazione illegale, coesistono spinte di segno opposto potenzialmente destabilizzanti. Nella stessa inchiesta giudiziaria emerso come i trafficanti cinesi si preoccupassero di arrivare in tempo alla consegna dei migranti perch avevano timore che altri gruppi di connazionali potessero sottrarglieli. Nel passaggio da unorganizzazione allaltra, i migranti venivano venduti e comprati pi volte, in modo che gli attori illeciti potessero cautelarsi nel caso in cui lintera operazione non fosse andata a buon fine. In caso di organizzazioni cinesi transnazionali che operano in totale autonomia, le modalit di ingresso in Italia spesso si svolgono via aerea e prevedono larrivo in uno dei vari aeroporti italiani direttamente dalla Cina. In un procedimento giudiziario istruito presso la Procura di Milano, i migranti venivano introdotti in Italia tramite visto turistico25. Grazie allesistenza di collusioni con lambasciata austriaca di Pechino e alcune agenzie di viaggio che predisponevano il finto piano turistico per un costo a carico del migrante di circa 7.000 euro - i trafficanti erano in grado di introdurre in Italia gruppi di 30-50 persone alla volta (Trib. Milano 2005b). Come riferisce un cittadino cinese che ha deciso di collaborare con le autorit: Tutto il nostro gruppo era stato informato della presenza di un programma di viaggio per i paesi Schengen e per una durata di 15 giorni e infine che in teoria, saremmo poi tornati in Cina con partenza aerea da Madrid. Il viaggio aereo lo facemmo con la compagnia aerea cinese, la tratta era Pechino-Malpensa-Roma. Nonostante la maggior parte di noi dovesse fermarsi a Milano per raggiungere altre citt o Paesi dellEuropa, scendemmo a Roma, ci spiegarono che a Roma i controlli sono meno severi rispetto a Milano-Malpensa. Una volta giunti a Roma,
Ricordiamo che dal primo settembre 2004 entrato in vigore un accordo fra lUnione europea e la Cina che prevede agevolazioni per i cittadini cinesi che vogliono recarsi nei paesi europei in visita turistica. Il rilascio di questo tipo di visto subordinato ad alcune condizioni: che sia chiesto da un numero minimo di 5 persone, che queste siano dotate di un biglietto di andata e ritorno e che si spostino in gruppo secondo il programma di viaggio stabilito.
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oltrepassammo il controllo passaporti e, una volta allesterno, il gruppo si divise. I nostri passaporti sono stati trattenuti dalle nostre guide che dovevano riportarli in Cina per far apporre il timbro di rientro in Cina prima della scadenza del visto turistico ottenuto. In ogni caso, il passaporto non mi mai stato riconsegnato ed tuttora nelle mani di C. [il capo dellorganizzazione in Cina]. Affermo questo perch a oggi non ancora stato consegnato ai miei genitori (Trib. Milano 2005b, 21). Espletate le procedure dingresso, i migranti venivano suddivisi in sottogruppi e presi in carico da vari referenti dellassociazione che avevano il compito di condurli a destinazione. I capi presenti nella provincia dello Shandong attribuivano a ciascuna guida una determinata quantit di denaro in relazione al numero di migranti presi in custodia. Lesistenza di una relazione eminentemente contrattuale fra i trafficanti in Italia, interessati a vedersi attribuire il numero maggiore di migranti per ottenere cos pi profitti, ha incentivato, in questo caso, unaccesa competizione interna. Competizione che non ha impedito a uno di essi di denunciare in forma anonima alle forze dellordine lesistenza delle attivit illecite, col proposito di utilizzare strumentalmente lintervento delle autorit per sgombrare il campo dai propri associati/competitori. Un analogo procedimento, istruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha condotto alla disarticolazione di unassociazione criminale che reclutava migranti dal Liaoning, provincia del Nord-Est della Cina. I capi dellorganizzazione in Cina operavano come agenzia di servizi fornendo un pacchetto completo di viaggio che, in base alle richieste del cliente, includeva il biglietto aereo, il visto turistico dingresso rilasciato da varie ambasciate europee presenti a Pechino e un lavoro presso i connazionali in Italia. Con costi relativamente bassi, nellordine di 6.000-7.000 euro, e una buona pubblicit nelle aree di partenza, i reclutatori in Cina potevano fare affidamento su unampia domanda da parte dei connazionali. Questi entravano in Italia con visto turistico e, appena superati i controlli di frontiera, i loro passaporti venivano inviati in Cina, dove funzionari corrotti vi apponevano il visto di reingresso, in modo da certificare il rientro dellintestatario entro i termini previsti. In seguito, i passaporti venivano riutilizzati per far entrare nuovi migranti in Europa (Trib. Milano 2005a). Grazie alla disponibilit di connazionali dislocati in vari paesi dellarea Schengen, lassociazione di trafficanti poteva predisporre pacchetti di viaggio sia in Italia che in Francia, Spagna, Grecia e Austria.

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Una volta arrivati in Italia, i migranti venivano presi in carico da una guida che li conduceva nel paese prescelto dietro lulteriore pagamento di 800 euro. Lorganizzazione, che aveva una delle sue basi a Milano presso Via Paolo Sarpi, faceva arrivare tramite tale sistema apparentemente legale alcune decine di persone al mese. Come si evince dalla seguente conversazione telefonica fra due trafficanti, la domanda di emigrazione dalle province del Nord-Est molto alta: Y. andava a prendere i clienti ed stato arrestato [in altro stato europeo] e deve restare in carcere per 10 anni, lui aveva nelle sue mani 40/50 passaporti, S, nel suo dormitorio sono stati trovati 40/50 passaporti. L.H. mi ha detto che ci sono tante persone che vogliono venire qua (Trib. Milano 2005a, 37). A capo dellassociazione illecita vi era un ristretto numero di parenti, che si occupavano del reclutamento nelle aree di partenza e della supervisione complessiva delle operazioni, mentre per mansioni specifiche si affidavano a connazionali che ricevevano un compenso per ogni prestazione svolta. Sensibilmente orientate secondo relazioni tipicamente contrattuali, possono essere costituite vere e proprie joint venture, che consentono a ciascun partecipante di investire una propria quota finanziaria nella gestione dellattivit illecita. E il caso, a questo riguardo, di un traffico di migranti via terra dai paesi dellEst Europa scoperto presso la Procura di Venezia. Nelle conversazioni tra gli organizzatori, si parlava degli affari, delle ripartizioni degli utili in funzione delle quote anticipate nella societ da taluni e delle somme da destinare a coloro che pur non avendo finanziato loperazione avevano prestato un servizio prelevando i clandestini con la propria autovettura e/o mettendo a disposizione la propria abitazione, e che il riferimento ad altre analoghe operazioni gi consumate o in programma metteva in luce la stipula di un vero e proprio pactum sceleris diretto alla commissione di una serie indeterminata di delitti (Trib. Venezia 2005, 18-19). Un pactum sceleris che, essendo basato pressoch esclusivamente su relazioni dinteresse, era sottoposto a scorrettezze e rivalit fra coloro che costituivano il nucleo centrale dellorganizzazione. Infatti, vi era chi ometteva di dire agli altri il numero preciso di migranti fatti partire dalla Cina allo scopo di accaparrarsi le quote maggiori di profitti. Nel momento in cui laffidabilit fra trafficanti viene messa in crisi, alcuni di loro mettono in conto la possibilit, per risolvere le rivalit che attraversano lorganizzazione, di eliminare chi non rispetta gli accordi.

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3. Le rotte e il reclutamento dei migranti illegali Le rotte seguite dai trafficanti per introdurre i connazionali in Italia si snodano lungo varie direttrici. Il principale itinerario via terra seguito fino ai primi anni del Duemila prevedeva la partenza in aereo da Pechino, larrivo a Mosca e il successivo trasporto a Praga. Qui i migranti venivano raccolti in luoghi prestabiliti e successivamente consegnati a propri referenti in relazione al paese europeo di destinazione. Lingresso in Italia avveniva attraverso la frontiera con la Slovenia, con il superamento nottetempo del Carso grazie a passeur locali. In seguito, con lentrata della Slovenia nellUnione europea, i controlli di frontiera si sono spostati verso questo paese. Attiva fino ai primi anni del Duemila, la seconda rotta prevedeva la partenza in aereo dalla Cina e una tappa intermedia a Mosca, terminando con lingresso via mare lungo il canale dOtranto grazie allapporto dei trafficanti albanesi. Oggi, col sostanziale azzeramento degli sbarchi lungo il litorale pugliese, gli organizzatori cinesi hanno scelto il porto di Ancona, occultando i migranti allinterno di navi mercantili. Infine, la terza rotta si basa, come abbiamo visto, su voli di linea direttamente dalla Cina, entrando in Italia attraverso forme apparentemente legali mediante visto turistico. Le modalit di reclutamento dei migranti si articolano per lo pi secondo le provenienze geo-dialettali in cui suddivisa la popolazione cinese. Tale aspetto traspare da uno dei vari procedimenti raccolti, nel quale i trafficanti si lamentano per la perdita di nuove opportunit di profitto poich non sono riusciti ad entrare in contatto con potenziali emigranti non appartenenti al loro consueto bacino di reclutamento delle province del Nord-Est. Cos gli investigatori sintetizzano il dialogo fra due interlocutori dediti allimmigrazione illegale: Il primo (S.) dice che quella persona (in attesa di documenti) gli ha detto che se non riuscir ad averli per le tre di domani, non li far pi e se ne andr. S. dice che questa persona del Fujian e se lo perdono come cliente, significa che ne perderanno tanti altri, perch se riusciranno a procurargli i documenti, lui poi, lo dir ad altre persone che ne hanno bisogno. Il secondo (Z.) dice di capire la situazione e domani chiamer S. per fargli sapere qualcosa.

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[alcuni giorni dopo, trascrizione diretta] Z. dice a S.: adesso per fare i documenti quella persona ha gi chiamato e il cellulare acceso. S.: E acceso, ma adesso la persona che doveva fare i documenti andata via, abbiamo perso, perch lui dopo ha trovato unaltra persona del Fujian che glieli ha fatti. Z.: Ti chiedo scusa per quel giorno per quella persona, avevo solo 50 euro. S.: Comunque abbiamo perso non solo una persona ma tanto lavoro (Trib. Milano 2005a, 49). Poich emigrare illegalmente implica considerevoli rischi e molte incognite, la condizione fondamentale che induce il migrante a rivolgersi a certi trasportatori presumere di potersi fidare di loro. Sotto questo profilo, il rapporto di fiducia fra trafficanti e migranti si basa sulle indicazioni di parenti e conoscenti che indirizzano i potenziali migranti verso specifiche associazioni di trasportatori. In senso pi generale, la scelta del migrante si orienta in base a informazioni e reti relazionali che gravitano entro la medesima provenienza geo-dialettale, cui spesso appartengono sia i migranti che gli organizzatori del trasporto. 4. Trafficking e sfruttamento del lavoro Nellambito del trafficking finalizzato allo sfruttamento economico, possiamo rilevare, in vari casi, un collegamento stretto fra organizzatori del trasporto e imprenditori. In particolare, gli imprenditori mettono a disposizione laboratori e ristoranti come luogo di raccolta dei migranti in attesa che venga estinto il debito di viaggio o li impiegano nelle loro attivit economiche. Ci avviene quando i trafficanti sono essi stessi imprenditori o questi ultimi risultano strettamente collegati allorganizzazione di trasportatori. Pi in generale, tuttavia, le relazioni che intercorrono fra trafficanti e imprenditori che impiegano i clandestini come forza lavoro sono contingenti e non organicamente strutturate. Si tratta, per lo pi, di imprenditori che, sapendo quali sono gli shetou (le teste di serpente coinvolte nellimmigrazione illegale), fanno affidamento su di loro per procurarsi i lavoratori. E un tipo di relazione che si basa sulla soddisfazione di vantaggi reciproci, come si evince dalla seguente conversazione fra una donna e un trafficante dello Shandong: la donna gli dice che lei ha intenzione di aprire un laboratorio per confezionare scarpe e quindi se avr bisogno di operai gli chiede se lui glieli potr

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mandare. Oppure, in un caso analogo, una guida coinvolta nel traffico comunica al suo sodale di mandare una donna a Civitanova [Marche] per lavoro. Gli passa il numero di telefono e gli dice che il padrone un suo paesano e che ha gi parlato con lui, vuole una persona (Trib. Milano 2005b, 27, 65). La condizione preliminare affinch un rapporto di lavoro, per quanto basato sullo sfruttamento intensivo, possa dare luogo a forme di trafficking attiene, nella maggior parte dei casi, alla questione del debito di viaggio, ovvero al fatto che questo sia stato saldato (o meno) da parte del migrante ai trafficanti o allimprenditore che lo ha ingaggiato. Laddove il debito persiste, i lavoratori subiscono vessazioni e vincoli assimilabili alla condizione di schiavit, come essere segregati allinterno dei laboratori lavorando 16-18 ore al giorno per paghe mensili irrisorie o inesistenti (Trib. Forl 2006; Trib. Bologna 2008a, 2008b)26. Al contrario, una volta affrancatisi dal debito - ci che avviene nella gran parte dei casi grazie allaiuto dei parenti presenti in Italia - i migranti sono liberi di andarsene e scegliere un nuovo datore di lavoro. 5. Smuggling e trafficking: alcuni dati Le denunce che coinvolgono i cittadini cinesi per reati relativi allimmigrazione in violazione del dlg. 286/98 risultano particolarmente consistenti: dal 2004 al 2010 sono state denunciate 28.464 persone. Occorre precisare che nel totale compresa unampia variet di delitti, dalle violazioni relative al permesso di soggiorno, allintroduzione e favoreggiamento dellimmigrazione illegale, fino alle assunzioni irregolari da parte del datore di lavoro. Pi nel dettaglio, riportiamo nella tab. IV.1 le denunce a carico di cittadini cinesi attinenti alle norme sullimmigrazione27.
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Alcune donne impiegate in un laboratorio percepivano per 10 ore di lavoro giornaliere 25 euro al mese, mentre gli uomini 75 euro. I migranti erano arrivati in Italia tramite il datore di lavoro, il quale era in collegamento con i reclutatori in Cina. Laccordo sottoscritto dai migranti alla partenza prevedeva che essi percepissero circa 100 euro al mese fino allestinzione dellintero debito di 18.000 euro. Debito che includeva il pagamento del viaggio e lottenimento del permesso di soggiorno (Trib. Bologna 2008a). 27 Tutti i dati del Ministero dellInterno riferiti al 2010 sono da considerarsi non definitivi.

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Tab. IV.1. Persone di nazionalit cinese denunciate per violazione delle norme sullimmigrazione (anni: 2004-2010) Violaz. artt. 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 dl.gs 286/98 art. 5 13 32 24 19 30 89 62 art. 6 722 1.662 1.616 1.840 2.135 1.963 1.397 art. 10 bis 798 1.459 art. 12 365 934 722 892 881 849 686 art. 13 19 53 51 88 56 7 11 art. 14 98 342 644 1.291 1.535 1.394 1.215 art. 22 219 503 417 425 378 289 217 art. 24 1 4 3 3 1 6 4 Totale 1.437 3.530 3.477 4.558 5.016 5.395 5.051 Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno Legenda: gli artt. 5 e 6 del dl.gs 286/98 disciplinano la presenza in Italia degli stranieri e gli obblighi relativi al soggiorno; lart.10 bis sanziona lingresso e il soggiorno illegale nel territorio italiano; lart. 12 punisce lorganizzazione dellimmigrazione illegale; lart. 13 concerne lespulsione amministrativa; lart. 14 lesecuzione dellespulsione; lart. 22 la violazione da parte del datore di lavoro delle norme sullassunzione di lavoratori dipendenti e lart. 24 di lavoratori stagionali.

Nellarco di tempo considerato, tutte le voci, eccetto quelle relative allespulsione amministrativa e alla violazione delle norme sulle assunzioni di lavoratori dipendenti, crescono in modo consistente. In particolare, del 93% le persone denunciate per trasgressione degli obblighi relativi al permesso di soggiorno (art. 6), dell88% per organizzazione dellimmigrazione illegale, del 1140% le persone sottoposte ad esecuzione dellespulsione e, infine, con lintroduzione della l. 94/2009 che sancisce il reato di immigrazione e permanenza illegale, dal 2009 al 2010 il numero di cittadini cinesi cresce dell83%. Il reato di tratta di esseri umani, finalizzato allo sfruttamento sessuale o economico in condizioni analoghe alla schiavit (ex. art. 600 c.p. e 601 c.1. c.p.) contraddistinto da valori ben pi bassi, in totale pari a 136 persone (tab. IV.2). Sebbene si registri negli ultimi anni un certo aumento del trafficking, va ricordato che facciamo comunque riferimento a valori assoluti molto bassi, sia per il primo anno preso in esame che per tutto larco temporale di riferimento. In ogni caso, per tutti i reati, inclusi quelli che verranno presentati in seguito, vale il principio di cautela secondo cui le statistiche della criminalit indicano in maniera diretta la capacit delle forze dellordine di scoprire i reati e la propensione della popolazione (vittime incluse) a denunciarli. In tal senso, le statistiche forniscono solo in modo indiretto

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informazioni sullentit dei reati, in quanto persiste per ciascuna fenomenologia criminale il problema del cosiddetto numero oscuro, ovvero un ammontare difficilmente accertabile di reati che, pur essendo stati commessi, non vengono scoperti dalle forze dellordine n denunciati dalla popolazione (Bandini et al. 1991). Tutto ci induce a prendere con una certa cautela lentit dei reati rilevati attraverso le statistiche criminali.
Tab. IV.2. Persone di nazionalit cinese denunciate in Italia per i reati di riduzione in schiavit e tratta di esseri umani (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Riduzione in 9 5 7 30 43 24 14 schiavit Tratta e 2 2 commercio Totale 11 5 9 30 43 24 14 Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno Legenda: la categoria riduzione in schiavit comprende le seguenti fattispecie di reato previste dallart. 600 c.p. (art. 600: riduzione in schiavit; 600 bis: prostituzione minorile; 600 ter: pornografia minorile; 600 quater: detenzione di materiale pornografico; 600 quinques: iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile). La categoria tratta e commercio di esseri umani corrisponde allart. 601 c.1. c.p. (tratta e commercio di schiavi).

6. Conclusioni Se confrontiamo le caratteristiche attuali dellimmigrazione illegale cinese con la seconda met degli anni Novanta - ovvero da quando il fenomeno assume particolare rilevanza - possiamo notare sia alcuni elementi di continuit che aspetti sensibilmente diversi rispetto al passato. Allorigine del traffico di migranti prevale, allora come oggi, una modalit organizzativa incentrata su due caratteristiche, indicante ciascuna un diverso grado di fiducia fra gli attori illeciti. Innanzitutto, i trafficanti sono accomunati da legami di tipo familiare, e ci vale in particolar modo per coloro che operano in Cina in stretto contatto con i referenti in Italia con ruoli direttivi. In secondo luogo, abbiamo forme organizzative basate su vere e proprie joint venture, al cui interno prevalgono relazioni meramente contrattuali fra gli attori illeciti. I gruppi cinesi operanti nellimmigrazione illegale tendono a coniugare in modo peculiare luno e laltro criterio. La possibilit di fare affidamento a un nucleo centrale accomunato da legami familiari, tendenzialmente stabile e pi propenso al rispetto degli accordi, a cui si

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associa il reclutamento di figure minori, ingaggiate di volta in volta in relazione alle necessit operative del momento, sembra costituire la formula organizzativa pi efficace per dare risposta a una duplice necessit: da un lato, garantire una certa stabilit allorganizzazione criminale entro un universo illecito intrinsecamente instabile e, dallaltro, consentirle di modulare, a seconda delle necessit, rotte, referenti locali e sistemi dingresso in Italia dei migranti illegali. Invece, il primo cambiamento di rilievo avvenuto in questi ultimi anni riguarda lampliamento delle aree di origine dei migranti cinesi: mentre in passato erano circoscritte alle province del Zhejiang e Fujian, oggi interessano in particolar modo il Nord-Est della Cina. Il secondo mutamento attiene al prezzo di viaggio pagato dal migrante per giungere in Italia. Per coloro che arrivano in aereo direttamente dalla Cina, il costo sensibilmente diminuito rispetto allo scorso decennio. Mentre in passato, per tutti i migranti si aggirava attorno a 15-20 milioni di lire e nei primi anni del Duemila, con lentrata in vigore della moneta unica, era fra 10.000 e 15.000 euro, oggi per chi utilizza la rotta aerea corrisponde a 8.000-9.000 euro (Trib. Milano 1999; Trib. Trieste 2002). Secondo una mediatrice culturale cinese, il costo odierno per giungere illegalmente in Italia, pari a 7.000-8.000 euro, verrebbe praticato per i cinesi che provengono dal Nord-Est della Cina, zone pi povere e depresse economicamente di quelle del Sud, dove al contrario il prezzo sarebbe quasi doppio. Tuttavia, il costo a carico del migrante influenzato, oltre che dalla regione di partenza, anche dalle modalit di viaggio utilizzate per giungere in Italia. Lo spostamento delle rotte dalla via terrestre - attraverso i paesi dellEuropa dellEst - alla via aerea, ha consentito una riduzione del costo del viaggio. Mentre in passato il percorso via terra poteva prolungarsi per mesi se non addirittura per alcuni anni, ed era reso particolarmente difficoltoso dal superamento di vari confini nazionali, oggi molti migranti arrivano con visto turistico, salvo poi rimanere sul territorio italiano oltre il periodo consentito dal permesso dingresso. V. Reati violenti e associativi Nella variet dei reati in cui sono coinvolti i cittadini cinesi, qui ne prendiamo in esame alcune tipologie, secondo le seguenti categorie: reati violenti, come omicidi e lesioni dolose, predatori, come rapine e

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furti e reati che, per le loro caratteristiche, spesso implicano forme di collaborazione fra pi individui, come il traffico e la commercializzazione di sostanze stupefacenti e le estorsioni. In ultimo, concentriamo lattenzione sulle bande di giovani e sulle forme pi strutturate di criminalit organizzata, a cui tali reati sono in gran parte riconducibili. 1. Entit e tipologia dei reati Come ricordato in precedenza, le statistiche criminali danno conto dei reati scoperti e non del loro numero effettivamente commesso. In pi, non tutti i reati presentano lo stesso numero oscuro, visto che per gli omicidi sostanzialmente inesistente, mentre per i furti , al contrario, molto alto, arrivando, secondo alcune stime risalenti ai primi anni Novanta, a ben tre volte quelli effettivamente denunciati in Italia (Barbagli 1995). La diversa entit del numero oscuro influenzata da altre due variabili. La prima attiene alla distinzione fra reati che implicano lesistenza di vittime immediatamente rilevabili e altri, invece, che non ne hanno, se non in senso lato e indiretto quale potrebbe essere lintera collettivit. Nel primo gruppo rientrano tutti i reati violenti e di tipo predatorio, mentre nel secondo vi sono, ad esempio, i reati legati agli stupefacenti, al gioco dazzardo e alla prostituzione. La seconda variabile riguarda, invece, la differenza fra attivit pro-active e re-active delle agenzie di law enforcement. Le azioni pro-active corrispondono allautonoma iniziativa delle forze dellordine nel valutare dove indirizzare la propria attenzione investigativa. Le azioni re-active, al contrario, spingono le agenzie investigative a intervenire sulla base di sollecitazioni esterne, si tratti delle vittime che denunciano un reato, di comitati cittadini reclamanti maggiore sicurezza nel quartiere in cui vivono o di pressioni mediatiche di vario tipo. Tenendo conto di tutto ci, riportiamo nella tab. V.1, le denunce rilevate dalle forze dellordine nei confronti di cittadini cinesi per una serie di reati. Il dato pi preoccupante sotto il profilo dellordine pubblico e della sicurezza riguarda il numero di omicidi e di tentati omicidi che, assieme, ammontano negli anni presi in esame a 289. Le altre fenomenologie criminali, pur avendo dal 2004 al 2010 un significativo incremento (i reati legati agli stupefacenti del 513%, lassociazione a delinquere ex 416 c.p. del 708%, i furti del 920%), nel

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complesso presentano valori assoluti tendenzialmente bassi, di gran lunga inferiori al coinvolgimento criminale di altre collettivit straniere presenti sul territorio nazionale.
Tab. V.1. Cittadini cinesi denunciati in Italia per i seguenti reati (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Omicidi volontari consumati 20 10 13 16 15 18 16 Tentati omicidi 9 20 8 20 36 46 42 Lesioni dolose 142 148 170 208 213 215 261 Furti 73 74 117 114 136 175 231 Rapine 59 52 64 43 35 40 56 Estorsioni 47 40 71 53 66 74 140 Sequestri di persona 42 20 26 8 25 20 59 Associazione 416 c.p. 34 100 65 147 123 111 269 Associazione 416 bis 1 7 5 18 Stupefacenti 23 23 37 52 87 78 141 di cui Produz. e 3 1 3 11 15 5 2 traffico: di cui Spaccio: 12 21 19 36 54 47 97 Totale 450 494 571 661 741 777 1.233 Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno

Basti dire, a questo proposito, che in una precedente ricerca che ha preso in esame un insieme di reati analoghi agli attuali, il totale di cittadini cinesi nei confronti dei quali lautorit giudiziaria ha avviato lazione penale era pari, nel periodo compreso fra il 1995 e il 1999, a 630 individui, mentre per gli stranieri provenienti dallAlbania e dal Marocco ammontava rispettivamente a 16.197 e 35.647 individui (Becucci 2002)28. Per quanto un qualsiasi confronto sui tassi di criminalit debba tenere conto del numero di migranti irregolari appartenenti a ciascuna collettivit straniera, le grandi differenze esistenti fra cittadini cinesi e altri gruppi nazionali sono cos rilevanti che difficilmente il coinvolgimento criminale della popolazione cinese
I reati cui ci riferiamo erano: omicidio volontario, lesioni volontarie, percosse, violenze sessuali, sfruttamento della prostituzione, furto, rapina, estorsione, produzione e spaccio di stupefacenti, violenza, resistenza e oltraggio e, infine, associazione per delinquere. In tal caso i dati si basavano sullAnnuario giudiziario dellIstat, prendendo in esame non le denunce rilevate dalle forze dellordine ma le denunce per le quali lautorit giudiziaria ha avviato lazione penale. Va da s, naturalmente, che le due fonti statistiche - denunce rilevate dalle forze dellordine e procedimenti dellautorit giudiziaria - non possono essere comparate fra loro.
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potrebbe cambiare di segno considerando una quota, seppur cospicua, di illegali29. Detto ci, bisogna ricordare che alcuni reati riportati nella tab. V.1 sono senza vittime, come quelli connessi agli stupefacenti, o implicano lesistenza di una componente solitamente alta di reati non denunciati come i furti. A proposito di altri reati, quali rapine, estorsioni e sequestri di persona la condizione principale per cui vengano alla luce, salvo essere scoperti attraverso un mirato e autonomo intervento delle forze dellordine, che le vittime li denuncino. La propensione della popolazione a denunciare i reati dipende da una serie di fattori, quali lentit del danno sofferto, la ragionevole aspettativa che la denuncia contribuisca alla riparazione del danno, la fiducia riposta nelle forze dellordine e, in senso pi ampio, un orientamento volto al rispetto delle norme (Barbagli 1995). Se ci vale, in linea generale, per la popolazione italiana, quando facciamo riferimento a collettivit straniere la questione si complica, poich in tal caso dobbiamo tenere conto delle relazioni che intercorrono fra la popolazione autoctona e gli immigrati. Se queste relazioni saranno basate, come sembra essere il caso per le comunit cinesi, da separatezza e reciproca incomunicabilit, tutto ci influir negativamente sulla volont di denunciare i reati subiti dai cittadini cinesi. Per quanto lanalisi delle relazioni fra migranti cinesi e popolazione autoctona vada al di l degli scopi della presente ricerca, il dato prevalente emerso dalle interviste che i rappresentanti delle agenzie di law enforcement considerano le comunit cinesi chiuse, se non addirittura impermeabili al contesto circostante, mentre i cinesi hanno fatto presente che la loro presunta chiusura strettamente legata ai problemi di relazione esistenti con la societ italiana.

Il confronto metodologicamente corretto dovrebbe tenere conto della quota di immigrati illegali, il cui numero cambia in relazione al periodo temporale considerato e alla specifica collettivit straniera presa in esame. Tuttavia, senza volersi addentrare in tale questione, che di per s esula dalle finalit del rapporto di ricerca, alcune ricerche hanno stimato che nel 2005 vi erano in Italia 169.000 cittadini cinesi, al cui interno la quota di irregolari sarebbe stata dell11,4% (Blangiardo, Rimoldi 2006). Di recente, lentit complessiva di immigrati irregolari in Italia sarebbe, al primo gennaio 2009, di 422.000 persone rispetto a 4,4 milioni di regolari (Blangiardo 2009, 2010a). Secondo altre stime, il numero di irregolari nel 2009 raggiungerebbe almeno 900.000 persone (incluse le 300.000 regolarizzazioni del settembre 2009 nel settore del lavoro domestico) (Pittau 2010).

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Inoltre, va tenuto conto di una certa propensione degli immigrati cinesi a risolvere al proprio interno le controversie fra connazionali. A questo proposito, riportiamo un episodio avvenuto alcuni anni fa a Milano, indicativo di tale tendenza. A seguito della scoperta da parte delle forze dellordine di un esercizio finanziario abusivo che svolgeva servizi di deposito contante, prestito e trasferimento di denaro verso lestero, la magistratura provvede al sequestro dellimmobile e del denaro rinvenuto al suo interno. Secondo il magistrato che ha riferito lepisodio, ciascun cliente aveva affidato ai gestori della finanziaria cifre ingenti, che andavano da poche migliaia di euro ad alcune decine. Tuttavia, nessuno dei clienti si presentato presso la Procura per presentare denuncia come parte lesa, passo indispensabile per ottenere indietro il proprio denaro30 (Trib. Milano 2009b). I reati commessi dai cittadini cinesi coinvolgono per la quasi totalit i connazionali. Pur in assenza di dati statistici in grado di stabilire questa corrispondenza, abbiamo tuttavia appurato che, nellinsieme delle fonti consultate, solo tre casi - di cui uno rimasto allo stato di progetto - hanno interessato degli italiani in qualit di vittime. Il primo riguarda le pesanti percosse subite da un automobilista che aveva avuto un incidente dauto a Napoli nel 2004 con una macchina nella quale viaggiavano alcuni elementi appartenenti a una banda criminale. Poich sembra che litaliano abbia apostrofato in modo offensivo laltro guidatore, il diverbio finito con il pestaggio del primo da parte del gruppo di cinesi (Trib. Napoli 2006a). Il secondo episodio, rimasto allo stato di progetto perch nel frattempo i promotori sono stati arrestati, consisteva nel minacciare un imprenditore catanese che voleva inserirsi nel trasporto di prodotti cinesi dalle aree doganali di sbarco ai luoghi di vendita in alcune citt del Sud Italia per conto di esercenti cinesi. Un grossista e trasportatore cinese di Catania, venuto a conoscenza del progetto, ha chiesto alla banda criminale con la quale era in stretto contatto di attuare delle ritorsioni nei confronti dellimprenditore italiano, in modo da farlo desistere dal progetto (Trib. Napoli 2006a). Infine, il terzo episodio ha coinvolto un italiano, cliente di una casa di prostituzione cinese, ucciso dalla tenutaria e da altri tre suoi connazionali (Dia 2007a).

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Intervista effettuata a Milano (21 febbraio 2010).

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2. Gang e criminalit organizzata Fino a un decennio fa un fenomeno marginale allinterno delle comunit, attualmente le bande giovanili costituiscono la maggiore fonte di preoccupazione per i cittadini cinesi. Secondo alcuni osservatori, la loro crescita stata facilitata, in questi ultimi anni, dal ritorno in Italia di giovani che fin dai loro primi anni di vita erano stati mandati in Cina presso i nonni perch i genitori non potevano accudirli adeguatamente. Trascorsa linfanzia e la prima adolescenza in un ambiente familiare particolarmente protettivo, una volta in Italia hanno dovuto fare i conti, oltre che con un contesto completamente diverso, con significativi problemi di relazione con i genitori, coi quali non avevano praticamente mai vissuto e che ai loro occhi sembravano degli estranei. Ben lontani dal ripercorrere quel modello fatto di duro lavoro e sacrificio dei loro padri, questi giovani sperimentano sensibili problemi di adattamento sociale. Un disagio a cui alcuni di essi rispondono secondo un percorso tipico di molte aggregazioni devianti, trovando allinterno del gruppo di pari una compensazione di ordine identitario e simbolico alle frustrazioni subite. Da qui, lelaborazione di specifici codici espressivi, come tingersi i capelli di vari colori e vestirsi in un certo modo, per testimoniare la loro appartenenza al gruppo di coetanei31. La costituzione di bande giovanili inoltre da collegarsi alla necessit di doversi difendere da aggressioni di altri gruppi, sia italiani che stranieri. In analogia con quanto stato messo in luce a proposito della nascita delle gang giovanili nelle Chinatown americane, abbiamo avuto di recente un fenomeno molto simile nella citt di Prato, dove si sono costituite alcune bande di giovani cinesi in risposta alle offese provenienti da coetanei di altre nazionalit (Rastrelli 2005). Anche se i processi di disgregazione e disadattamento sperimentati dai giovani di seconda generazione hanno costituito il brodo di coltura che ha alimentato il fenomeno delle bande, tuttavia, secondo il materiale giudiziario consultato, assai di rado emerge una precisa demarcazione fra bande giovanili e forme maggiormente strutturate di criminalit. A proposito di rapine, furti ed estorsioni sembra esserci piuttosto una sostanziale continuit. Semmai le differenze fra i giovani appartenenti alle bande e i soggetti adulti maggiormente esperti sotto il profilo criminale riguardano, da un lato, il diverso modus operandi e, dallaltro, il peculiare tipo di relazione che intercorre fra gli uni e gli altri.
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Intervista a una studiosa di cultura cinese (Milano, 12 febbraio 2010).

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Le bande di giovani si distinguono per mettere in atto rapine e furti in modo improvvisato, denotando una scarsa capacit in quanto a pianificazione e scelta delle vittime. E il caso, ad esempio, di incursioni in laboratori di connazionali da parte di giovani poco pi che ventenni che sequestrano i malcapitati e li derubano di tutto quello che hanno operazione che pu fruttare qualche centinaio di euro o varie migliaia a seconda dei casi - compresi i cellulari, che poi usano regolarmente per telefonare e fare foto di se stessi, salvo poi, a seguito della denuncia della vittima, essere arrestati dalle forze dellordine grazie al numero di identificazione dellapparecchio mobile (Trib. Firenze 2005a). Al contrario, i gruppi maggiormente esperti sotto il profilo criminale scelgono oculatamente le proprie vittime sulla base di informazioni raccolte sul loro conto e spesso le aggrediscono nelle case dove sanno di poter trovare la disponibilit di consistenti somme di denaro (Trib. Napoli 2006a). La relazione che intercorre fra criminali adulti e bande giovanili si basa su uno scambio di favori fra gli uni e gli altri: i primi si fanno carico dei giovani delle bande, fornendo loro alloggio e sostentamento economico, mentre questi ultimi prestano i loro servigi come forza criminale (Trib. Prato 2008a). Cos come vi sono bande che si muovono autonomamente, scegliendo le vittime fra i connazionali e sottoponendole a rapine, furti ed estorsioni, ve ne sono altre che vengono assoldate per tenere sotto controllo le bische clandestine e le case adibite alla prostituzione, in modo da proteggerle da attacchi di altri gruppi criminali. Laddove queste relazioni esistono, le bande di giovani mettono in atto, su mandato di elementi criminali adulti, richieste estorsive e azioni di rappresaglia nei confronti di formazioni rivali o di singoli individui. Le estorsioni seguono varie modalit. Un sistema utilizzato nei confronti dei ristoratori consiste nel recarsi in gruppo nel ristorante, disturbando i clienti e minacciando di distruggere il locale se non verranno soddisfatte le richieste estorsive. In modo analogo, dopo aver provocato lo scontro con il titolare dellesercizio commerciale, il leader del gruppo gli fa presente che si reputa offeso per il trattamento ricevuto e che solo in cambio di denaro sar possibile rimediare. Oppure, in occasione di ricorrenze tradizionali come il Capodanno cinese e la Festa della Luna, il gruppo criminale si reca presso il titolare dellesercizio commerciale con una busta rossa (che nella cultura cinese ha valore beneaugurante), chiedendo un contributo in denaro. Infine, secondo il

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tipico meccanismo della protezione/estorsione, vengono avanzate esplicite richieste di denaro minacciando il proprietario di pesanti ritorsioni qualora rifiutasse di pagare. Le somme estorte variano in modo consistente, andando da poche centinaia di euro a varie migliaia alla volta. Il loro ammontare principalmente influenzato da due aspetti: le informazioni in possesso del gruppo criminale circa il volume daffari e la liquidit a disposizione della vittima prescelta e il tipo di strategie difensive adottate da questultima. Poich la principale finalit trarre profitti dal racket, lestorsore formuler una richiesta di denaro tendenzialmente compatibile con la capacit di pagamento della vittima. Lesercente ricorre ad alcune strategie di sopravvivenza tese a spostare nel tempo la minaccia estorsiva - ad esempio chiedendo pi volte allestorsore di tornare perch non c il titolare o perch in quel momento lattivit economica non va bene - oppure, in modo pi pratico ed efficace, ricorre alla propria rete di conoscenze, individuando un parente o una persona influente conosciuta dagli stessi estorsori capace di negoziare per lui una riduzione, anche consistente, della somma richiesta inizialmente. Questa fase di negoziazione, peraltro gi rilevata dalla letteratura anglosassone, pu durare settimane o mesi, obbligando lestorsore a recarsi pi volte presso il titolare prima di concludersi con il pagamento del denaro. Lapertura di una contrattazione fra estorsori e vittime stata rilevata in alcuni procedimenti penali e confermata in via indiretta nel corso di alcune interviste a esponenti delle forze dellordine: nel confronto fra le modalit seguite dai gruppi mafiosi operanti a Palermo e quelli cinesi della capitale, gli intervistati hanno riferito che gli estorsori cinesi si recano anche 4-5 volte presso le loro vittime allo scopo di avanzare richieste di pagamento, mentre nella citt di Palermo, in caso di rifiuto, si passerebbe immediatamente alle vie di fatto, dando fuoco al negozio32. In effetti, mentre varie fonti giudiziarie riferiscono di gruppi criminali coinvolti nel racket non vi , per contro, alcun accenno a incendi dolosi e attentati incendiari subiti dalle vittime33. Se a ci aggiungiamo il fatto che, secondo quanto risulta agli investigatori, non si registrano attentati incendiari a danno di esercizi commerciali cinesi in
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Intervista svolta a Roma (30 giugno 2010). In alcuni casi, gli attori criminali riferiscono di aver danneggiato lesercizio commerciale della vittima per obbligarla a sottostare al racket (Trib. Napoli 2006a).

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questi ultimi anni, linsieme di questi elementi induce a pensare che, in molti casi, si arrivi a un accordo fra estorsori e vittime34. 3. I conflitti I gruppi criminali operanti sul territorio nazionale tendono, da un lato, a stabilire forme di collaborazione nella gestione delle attivit illecite mentre, dallaltro, non infrequente che la medesima collaborazione sia sottoposta a pressioni destabilizzanti che possono sfociare in scontri aperti. Al riguardo, citiamo alcuni passi tratti dal resoconto di un collaboratore di giustizia cinese che, dopo aver affermato di conoscere il contesto criminale (cinese) presente a Napoli, Catania, Roma e Prato, descrive in questi termini le relazioni che intercorrono fra le diverse associazioni illecite: in Italia non c ununica organizzazione criminale cinese. Ci sono gruppi dislocati sul territorio nazionale. Ogni gruppo ha un capo. I capi tra di loro si conoscono, perch sono amici per cui capita anche che si incontrino fra di loro o perch si creato un contrasto tra i singoli gruppi e occorre, quindi, trovare una soluzione o perch si deve realizzare una qualche azione illecita che un singolo gruppo da solo non in grado di sostenere, per cui chiede supporto ad altri [] Quando i capi si incontrano tra di loro, nessuno degli affiliati pu partecipare alla riunione. Dico questo perch spesso capitato che ero in compagnia di W. [il capo del suo gruppo] quando questi si doveva incontrare con altri capi, per cui mi sono dovuto allontanare e loro si sono appartati (Trib. Napoli 2006a). Le conoscenze personali che intercorrono fra i vertici delle associazioni criminali contribuiscono a stabilire forme di collaborazione reciprocamente vantaggiose nella gestione delle attivit illecite. Tuttavia, assieme ad accordi di questo tipo, fanno da contrappunto spinte centrifughe che frequentemente portano a situazioni di estrema conflittualit. I motivi ricorrenti allorigine degli scontri sono legati alla volont di esercitare un controllo monopolistico sulle attivit illecite da parte di un gruppo a svantaggio di altri. Tentativo che ha determinato fra
Interviste a rappresentanti delle forze dellordine di Prato, Milano, Roma, Napoli e Firenze (un magistrato di Firenze in precedenza in servizio presso la Procura di Prato ha fatto presente che alcuni anni fa vi erano stati degli incendi di natura dolosa a dei laboratori gestiti da cittadini cinesi, probabilmente legati al mancato pagamento di richieste estorsive).
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il 2007 e il 2008 una serie di scontri armati fra bande operanti nelle citt di Milano e Padova, dove la posta in gioco era il controllo della distribuzione di exstasy e chetamina (un anestetico usato correntemente nelle operazioni veterinarie) allinterno di discoteche e internet point frequentati da ragazzi cinesi. Come riferisce lordinanza del Gip di Milano, le indagini compiute nel corso degli anni hanno portato a delineare la presenza di almeno due bande di giovani cinesi originari di Yuhu [cittadina di montagna in un area rurale del distretto di Wencheng, nellentroterra della citt di Wenzhou] e Daxue [capoluogo del distretto di Wencheng e suo principale centro urbano], che rivaleggiavano per il controllo del territorio, nellultimo periodo questi gruppi delinquenziali hanno iniziato ad affittare discoteche e a organizzare serate danzanti riservate a cittadini cinesi, serate danzanti durante le quali effettuano e controllano lo spaccio di sostanze stupefacenti che vanno dallexstasy alla chetamina, la prima detta yaotouwan - extasy - (ovvero pillola che fa girare la testa) o Caramelle, la seconda detta K o King - chetamina (polvere di colore bianco simile alla cocaina chiamata anche weijin o glutammato di sodio) (Trib. Milano 2008, 5-6). Il conflitto, scaturito dallestromissione di uno dei gruppi dalla gestione di una discoteca di Padova utilizzata come luogo di spaccio, era stato seguito nel 2007 da uno scontro fra una cinquantina di giovani a colpi di pistola, armi da taglio e bastoni. Per dare unidea della pericolosit costituita da queste formazioni criminali, le forze dellordine di Milano hanno sequestrato nel 2008 un fucile mitragliatore Kalashnikov e alcune pistole ai componenti di una delle due bande in conflitto. In altri casi, gli iniziali conflitti trovano risoluzione grazie allintervento di alcuni elementi di rilievo nel panorama criminale nazionale; aspetto emerso allinterno di unampia operazione delle forze dellordine che ha scompaginato alcune formazioni criminali operanti fra Firenze e Prato. Il primo gruppo, sopraggiunto dalla Francia per sfuggire ai provvedimenti giudiziari di quel paese, era entrato in contrasto, per rivalit legate il controllo del mercato degli stupefacenti, con alcuni elementi criminali dellarea fiorentina. Da qui ebbe luogo nel 2003 uno scontro allinterno di un locale di Prato che port successivamente a una ricomposizione fra i rivali grazie allintervento di un soggetto cinese residente a Roma che, dopo aver organizzato un summit pacificatore presso il ristorante [] di Prato alla presenza di una commissione di

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anziani, avrebbe fatto in modo che i due gruppi (il francese e quello di Firenze) avessero da allora in poi collaborato. Laccordo era stato fatto seguendo un preciso cerimoniale in uso nella comunit, ovvero lo scambio reciproco di buste rosse contenenti denaro, in segno di scuse (Trib. Firenze 2005a, 30). Come evidenziato in precedenza, analoga situazione conflittuale ha luogo nella gestione dellimmigrazione illegale, nel momento in cui non vengono rispettati gli accordi fra trafficanti oppure un gruppo criminale tenta di sottrarre i migranti a coloro che li hanno in custodia. I conflitti possono inoltre avere origine dal mettere in discussione il prestigio dei singoli elementi criminali (il cosiddetto mianzi35). In tali casi, il rischio che i contrasti degenerino in forme estremamente violente non infrequente. Il seguente brano riferisce le intenzioni vendicative di un individuo, il quale stato picchiato per punirlo dei danneggiamenti arrecati a un locale di Milano, provocati, a suo dire, dal comportamento arrogante del proprietario: mi hanno umiliato! [dice al telefono a suo cognato] Hai capito?! Tutti quelli di Parigi [il gruppo di suoi conoscenti e sodali dal quale lo stesso proveniva prima di giungere in Toscana] lo hanno saputo, sono andati a Milano raccontando ai miei amici che mi hanno sequestrato e picchiato. Dico che era meglio se mi davano qualche coltellata, allora ammettevo la loro potenzialit, ma non mi hanno neanche picchiato e hanno telefonato a tutti, non riesco pi a sopportarlo perch tutti mi vengono a chiedere: A.H. sei stato sequestrato e picchiato? non riesco pi a sopportare questa cosa.Ho intenzione con D.N. [la persona che gli ha procurato una pistola] di farli fuori tutti [ovvero le otto persone responsabili dellaggressione], domani o domani laltro. [Il cognato, certo A., gli ricorda che fare] cos troppo avventatosequestra le persone. W.: Sequestrare le persone? No, ci sono difficili intrecci di rapporti damici, mi dicono di chiudere il caso con un colpo solo. A.: Se li sequestri ti salveresti la faccia ugualmente. W.: Poi tutti vogliono salvarsi la faccia. A.: Ma se li sequestri e gli fai tirare fuori la cosa W.: Sono intenzionato a. A.: Se riesci a prendere i soldi ogni tua faccia stata salvata.
A questo riguardo, il concetto di mianzi, faccia, riassume un complesso universo di decisioni e di scelte che costruiscono a un tempo lidentit, limmagine sociale e la dignit percepita della persona nella societ cinese (Cologna 2003b, 67).
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W.: Non mi preoccupo per i soldi [] io non voglio i soldi, non riesco a sopportare loffesa, non per i soldi. Loro lo sapevano chiaramente, quel giorno [del pestaggio] cera G., lo conosci no?! Mi ha chiesto se A. [ovvero la persona con la quale sta dialogando] era mia cognato e se venivo da Parigi e poi mi ha chiesto se conoscevo H., e io ho detto che H. era mio amico-fratello36, loro nonostante lo sapessero non mi hanno lasciato nessuna faccia e mi hanno ugualmente picchiato, io dico cos: se mi picchiavano e non dicevano niente, allora lasciavo stare, ma sti bastardi sono andati a raccontare tutto (Trib. Firenze 2005a, 95-99). Laccesa conflittualit che attraversa gli attori illeciti pu essere interpretata come il risultato di assetti non sufficientemente consolidati, contraddistinti da spinte di opposta valenza. Le prime tendono a stabilire forme di collaborazione reciprocamente vantaggiose fra i diversi gruppi, mentre le altre, alimentate da rivalit personali e ambizioni di potere di ciascuno a danno degli altri, determinano effetti destabilizzanti entro larticolato universo criminale di origine cinese. 4. Conclusioni In una ricerca condotta oltre dieci anni fa che prese in esame tutti i procedimenti giudiziari istruiti nei confronti di cittadini cinesi presso i distretti giudiziari di Roma, Firenze e Milano nel periodo compreso fra il 1990 e il 1997, emergevano alcuni aspetti che sinteticamente riassumiamo. Nei 176 procedimenti istruiti a carico di 419 imputati, i reati relativi al traffico e al commercio di sostanze stupefacenti risultavano sostanzialmente inesistenti, mentre i sequestri di persona erano per la gran parte riconducibili alle richieste di pagamento del debito contratto dal migrante per giungere in Italia (Becucci 1998)37. Ad eccezione di alcune costanti, come il fatto che le vittime siano costituite esclusivamente da connazionali e i sequestri di persona finalizzati al pagamento del debito di viaggio siano tuttora in uso, il contesto criminale corrente si differenzia per alcuni aspetti salienti dallo scorso decennio. Innanzitutto, il commercio di sostanze stupefacenti ha
Nel linguaggio utilizzato comunemente da tali soggetti, il termine fratello indica gli appartenenti al proprio gruppo criminale, con i quali stato stabilito uno speciale vincolo di solidariet. 37 Nei tre distretti giudiziari risultava un procedimento per traffico di sostanze stupefacenti che ha coinvolto un cittadino cinese di Hong Kong trovato alla frontiera con un certo quantitativo di sostanze stupefacenti.
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assunto un rilievo che in passato non aveva. Pur in assenza di elementi statistici che ne attestino la rilevanza, il quadro che traspare dallanalisi del materiale giudiziario induce a ritenere che vi sia unampia richiesta di sostanze stupefacenti da parte delle nuove generazioni. I luoghi privilegiati di spaccio sono le discoteche e gli internet point, dove circolano ingenti quantitativi di droghe, per lo pi droghe sintetiche come exstasy, chetamina e kefen (un nuovo composto chimico che sfugge al controllo dei cani antidroga)(Dia 2010). Mentre in passato le bande giovanili erano un fenomeno marginale se non del tutto assente, oggi, particolarmente coinvolte nei reati predatori, costituiscono la minaccia pi evidente alla sicurezza dei cittadini cinesi. Esse si muovono autonomamente sul territorio, compiendo rapine e furti a danno dei connazionali, ma, nello stesso tempo, vengono arruolate come forza criminale da elementi adulti e maggiormente esperti nella gestione delle attivit illecite. Infine, le estorsioni appaiono attualmente un fenomeno di gran lunga pi diffuso di quanto risultasse in passato, mentre i sequestri di persona (quelli non collegati allimmigrazione illegale) si configurano effettivamente come tali, oppure nascono come azione di rappresaglia nei confronti di coloro che non hanno mantenuto fede agli impegni presi. La presenza di bande giovanili, unitamente alla rapida crescita della domanda di sostanze stupefacenti fra i giovani cinesi sono segnali che indicano lesistenza di un indebolimento dei legami familiari e comunitari. Legami che, in precedenza, potevano esercitare un freno nei confronti dello sviluppo di comportamenti devianti e antisociali. Per quanto il contesto italiano non manifesti quei processi di disgregazione e frammentazione esistenti nelle comunit di paesi con pi lunga immigrazione, come ad esempio gli Stati Uniti, il quadro delineato finora induce a ritenere che il percorso di ascesa sociale dei migranti degli anni Ottanta, fatto di sacrifici e duro lavoro, difficilmente potr essere seguito dalle nuove generazioni. Daltronde, i giovani nati in Italia si sentono sia italiani che cinesi e legittimamente tendono a condividere con i loro coetanei italiani aspirazioni simili, allontanandosi dai modelli di riferimento dei loro padri. Sotto questo profilo, la discrepanza esistente fra modelli culturali di tipo acquisitivo diffusi nelle societ occidentali e le opportunit legittime effettivamente percorribili alimenta la nascita di processi anomici nelle nuove generazioni di cinesi/italiani38.
Seguendo Robert Merton (2000), mentre le mete proposte dalla struttura culturale spingono verso la ricerca potenzialmente senza limiti di maggiore
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VI. La prostituzione Lofferta di servizi sessuali a pagamento si differenzia per il tipo di luogo nel quale viene esercitata, al chiuso o allaperto, e per la presenza (o lassenza) di attori criminali che ne sfruttano lattivit. Tenendo conto di questa distinzione preliminare, prendiamo in considerazione la prostituzione che coinvolge le donne di origine cinese, esaminando le diverse tipologie prostituzionali e il sistema di reclutamento e sfruttamento messo in atto dalle organizzazioni di connazionali. 1. Le diverse fenomenologie prostituzionali Le modalit di prostituzione sono di tre tipi, in gran parte distinte per costo delle tariffe e clientela di riferimento. La prima riguarda una prostituzione rivolta alla clientela cinese, costituita dagli strati sociali benestanti interni alle comunit e da uomini daffari venuti in Italia per stabilire contratti commerciali con i connazionali. A questi ultimi, linterlocutore offre la compagnia di una ragazza, come auspicio per il futuro accordo commerciale. Vi sono inoltre veri e propri luoghi adibiti alla prostituzione per una clientela selezionata di connazionali. Tale segmento coinvolge giovani donne particolarmente avvenenti le cui tariffe possono essere molto alte, nellordine di varie centinaia di euro a prestazione. Un secondo tipo di prostituzione, anchesso indirizzato alla clientela cinese, viene svolto in appartamenti, mimetizzati allinterno delle zone abitate da connazionali. Come riferisce un collaboratore di giustizia a proposito delle case di appuntamento interne alla locale comunit cinese: a Prato ci sono molte case di prostituzione (Trib. Napoli 2006a). Qui, le donne che si prostituiscono chiedono tariffe molto pi basse, nellordine di 20-30 euro a prestazione. Lofferta sessuale per la clientela italiana avviene allinterno di finte sale massaggio mediante linserzione di annunci su periodici locali, del tipo: Nuova ragazza giapponese 20 anni moderna bellissima massaggi tutti i giorni anche Domenica; Dea delloriente ti porta in paradiso, prendi un giorno di relax vieni da noi. Eliminiamo stanchezza
ricchezza, non tutti, in relazione alla posizione occupata nella struttura sociale, potranno utilizzare i mezzi leciti previsti dalla regolamentazione istituzionale, optando al contrario per quelli di tipo illecito.

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accumulata39. Le sale massaggio, che hanno tariffe da 30 a 70 euro a seconda del tipo di prestazione sessuale, sono gestite da una donna che prende gli appuntamenti telefonici con i clienti e talvolta da figure maschili addette al controllo (Trib. Rovigo 2007). In altri casi, tuttavia, vi sono forme organizzative pi complesse costituite da appartamenti e sale messaggio presenti in diverse citt e collegati fra loro, come emerso da alcune recenti operazioni di polizia che hanno portato alla scoperta a Piacenza, Cremona, Torino e Prato di una rete di sfruttatori cinesi operanti nel Centro-Nord. E inoltre da segnalare la recente individuazione a Milano di 6 appartamenti adibiti a luogo di prostituzione, mentre in base a unaltra operazione, sempre nella citt di Milano, stato possibile scoprire 35 appartamenti, in questo caso gestiti da cinesi e italiani. Questi ultimi fornivano un supporto logistico, individuando gli alloggi maggiormente idonei e facendo da prestanome per la stipulazione dei contratti daffitto (Gruppo Interforze 2005). Di recente, sono state messe a punto nuove operazioni di contrasto che hanno condotto allarresto in varie citt italiane di alcune decine di cinesi e italiani, gli e gli altri coinvolti nella gestione comune dello sfruttamento sessuale (Dia 2007a, 2010). Sebbene da qualche anno a questa parte sia comparsa la prostituzione di strada in varie citt italiane, come Prato, Torino, Milano e Roma, quella al chiuso resta comunque la forma prevalente. Tale configurazione indoor influenzata da criteri di ordine culturale, per cui la prostituzione allaperto e a tutti visibile tradizionalmente oggetto di biasimo da parte dei connazionali (Light 1977). 2. Le forme di reclutamento Il reclutamento delle donne indirizzate al mercato dei servizi sessuali in Italia si inserisce allinterno del pi ampio fenomeno dellimmigrazione illegale (Carchedi 2008). Sotto questo profilo, esse seguono le aree di provenienza dalla Cina, come il Zhejiang, il Fujian e, di recente, le province del Nord-Est. Le donne trafficate giungono in Italia illegalmente, talvolta facendosi passare per cittadine giapponesi, per poi essere segregate negli appartamenti adibiti a luogo di prostituzione (Trib. Trieste 2006). Vi sono anche modalit di reclutamento basate sul consenso. In tal caso, le donne percepiscono un compenso dallorganizzazione di
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Annunci tratti da un quotidiano della Toscana, 7 luglio 2008.

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sfruttatori che, in genere, corrisponde a una percentuale che va dal 20% al 40% per ogni prestazione sessuale (Trib. Udine 2008a). Nelluno come nellaltro caso, sembra che esse arrivino in Italia tramite lorganizzazione criminale che anticipa i costi del viaggio, diversamente dalle consuete modalit seguite dai migranti illegali (Mazzesi 2006). Quando si tratta di adesione consapevole, la prostituzione vista come unopportunit di arricchimento che permette di migliorare sensibilmente la propria condizione economica, malgrado comporti essere sottoposti al biasimo della comunit. Tuttavia, i freni inibitori derivanti dal subire la disapprovazione dei connazionali vale essenzialmente per quelle persone che hanno relazioni familiari e sociali allinterno della comunit40. Per le altre, arrivate di recente e soprattutto sprovviste di legami significativi, il discorso si pone in modo ben diverso. Questo il caso delle donne provenienti dal Nord-Est (lantica Manciuria) che sembrano costituire il principale segmento che alimenta la prostituzione di strada (Rastrelli 2008). Sole e prive di solide reti familiari di sostegno, non solo sono maggiormente esposte al rischio di cadere nelle reti del trafficking, ma hanno anche minori remore ad entrare nel mercato del sesso a pagamento, poich spesso lunica alternativa che si trovano davanti lavorare molte ore al giorno nel laboratorio di un connazionale, dove percepiscono retribuzioni di poche decine di euro al giorno e non godono di alcuna considerazione. 3. I dati su trafficking e sfruttamento sessuale Dai primi anni del Duemila emerso con una certa consistenza il coinvolgimento di cittadini cinesi nello sfruttamento sessuale. Dal 2004 al 2010, sono state denunciate dalle forze dellordine per sfruttamento sessuale (e pornografia minorile) 1.896 persone, rispettivamente 75 nel 2004, 219 nel 2005, 229 nel 2006, 343 nel 2007, 371 nel 2008, 277 nel 2009 e 382 nel 2010, con una crescita rispetto al primo anno di oltre quattro volte. Trattandosi per lo pi di prostituzione al chiuso, la possibilit di scoprire le forme di sfruttamento sessuale dipendono da operazioni mirate delle forze dellordine e/o dalla collaborazione delle vittime.
Al riguardo, una ricerca svolta a Prato riferisce che gli immigrati provenienti dal Zhejiang sostengono che le loro donne non potrebbero mai dedicarsi a tale attivit [la prostituzione] perch hanno troppi parenti e conoscenti in Italia e temono il giudizio dellintera comunit (Tolu 2003, 147).
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Diversamente dalla prostituzione di strada, immediatamente visibile e oggetto di biasimo da parte di comitati di cittadini che si attivano richiedendo lintervento delle forze dellordine, quella al chiuso tende a occultarsi, non destando particolare allarme sociale. Volgere lattenzione degli apparati di law enforcement verso la prostituzione di strada, tendenza in atto dai primi anni del Duemila, induce probabilmente a trascurare quella al chiuso (Becucci, Garosi 2008). C quindi da aspettarsi che i dati statistici sul coinvolgimento di cittadini cinesi nello sfruttamento della prostituzione - ma ci vale per qualsiasi altra modalit di prostituzione indoor - siano sensibilmente sottostimati rispetto alla effettivit entit del fenomeno criminale. 4. Conclusioni Laumento del numero di cittadini cinesi coinvolti nello sfruttamento sessuale, unitamente alla parallela crescita della prostituzione, segnalano un allentamento dei legami allinterno delle comunit. Quanto pi esse presentano segmentazioni e fratture, tanto pi viene meno la capacit, attraverso una propria regolazione interna, di ostacolare lincremento di servizi sessuali a pagamento. Ci sembra essere avvenuto con il recente arrivo di donne dalle province del NordEst inserite nella prostituzione di strada; un fenomeno fino allo scorso decennio estremamente ridotto. I gruppi della criminalit organizzata gestiscono la prostituzione rivolta ai connazionali, mentre per la clientela italiana possiamo rilevare due diverse modalit organizzative. La prima fa riferimento a una rete di luoghi adibiti alla prostituzione, siano essi appartamenti o sale massaggio, dislocati in varie citt italiane, controllati in modo accentrato da uno o da pi gruppi criminali che collaborano fra di loro. Talvolta gli sfruttatori si appoggiano a italiani, che figurano come affittuari, oppure sono le donne cinesi che firmano i contratti con il proprietario italiano dellimmobile. La seconda modalit, scarsamente strutturata, fa riferimento a gruppi ridotti di individui che gestiscono singole case di prostituzione, senza appartenere a una rete pi ampia comprensiva di basi logistiche, di referenti locali per ogni citt italiana, n una precisa organizzazione di collegamento. Pur esistendo luna e laltra, alcuni segnali indiretti fanno ritenere che la gestione della prostituzione basata su un collegamento a rete fra gruppi criminali sia la modalit prevalente. Ricordiamo a questo

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proposito la grande mobilit delle donne dedite alla prostituzione, che solitamente rimangono non pi di alcune settimane in un determinato luogo per poi spostarsi altrove, come il fatto che molte di esse si trovino in condizioni dillegalit (Dia 2008). Ulteriore segnale in tal senso, viene dallanalisi di alcuni procedimenti giudiziari nei quali risulta che gli appartenenti alle bande gestiscono le case di appuntamento o vengono stabilmente impiegati dai gestori per difendersi dagli attacchi di eventuali rapinatori. Tutto ci fa ritenere che chi gestisce le case di appuntamento abbia stretti legami con la criminalit organizzata (Trib. Napoli 2006a; Trib. Prato 2009a). VII. Contrabbando e contraffazione di merci Sulla base dei dati forniti dallAgenzia delle Dogane, prendiamo in esame lentit, la tipologia e il valore dichiarato dei prodotti di fabbricazione cinese arrivati in Italia, il business illecito collegato alla contraffazione di marchi e, infine, il coinvolgimento dei gruppi criminali in tale attivit. 1. Limportazione di prodotti dalla Cina Con lingresso, nel dicembre 2001, della Cina nellOrganizzazione Internazionale del Commercio (Wto), i paesi dellUnione europea hanno visto crescere in modo consistente le importazioni di beni dal paese asiatico. La tabella VII.1 riporta lentit delle merci importate in Italia dalla Cina, il valore monetario dichiarato, le percentuali di variazione di anno in anno e, infine, il rapporto fra valore in milioni di euro e migliaia di tonnellate.
Tab. VII.1. Volume (in migliaia di tonnellate) e valore dichiarato (in milioni di euro) delle merci importate in Italia dalla Cina (anni 2005-2010; variazione percentuale e rapporto annuale fra valore dichiarato e volume delle merci) Anni Migliaia ton. Variaz.% Milioni euro Variaz.% Rapporto 2005 5.444 14.261 2,61 2006 9.445 73% 18.156 27% 1,92 2007 10.573 12% 21.876 20% 2,06 2008 9.579 -9% 24.071 10% 2,51 2009 5.027 -47% 19.693 -18% 3,91 2010 7.368 47% 29.095 48% 3,94 Fonte: elaborazione personale su dati dellAgenzia delle Dogane

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Il volume delle merci importate aumenta in modo particolare dal 2005 al 2006, mentre nel 2008 e nel 2009 diminuisce, per poi crescere di nuovo nel 2010. Il valore dichiarato al momento dello sdoganamento segue, anchesso, significative oscillazioni. Ma laspetto pi interessante costituito dal rapporto fra il valore monetario e lentit delle merci, da cui si evince una relazione non lineare fra luno e laltra. Ci trova spiegazione (oltre che nella composizione interna di merci contraddistinte da un valore aggiunto maggiore) nella recente strategia adottata dallAgenzia delle Dogane tesa a contrastare il fenomeno della sottofatturazione. Mentre in precedenza veniva contestato il valore dichiarato per le merci effettivamente sottoposte a controllo, in questi ultimi anni, lAgenzia ha modulato diversamente i propri parametri di rischio per i container provenienti dalla Cina, effettuando sistematici controlli su quelle merci che, in base alla documentazione, evidenziavano una sensibile discrepanza fra tipologia di prodotto e corrispondente valore dichiarato. Tale modus operandi ha cos indotto gli spedizionieri (e gli importatori) a dichiarare importi superiori per evitare che i container subissero controlli approfonditi41. Una conferma in tal senso proviene dallesame dettagliato di alcune voci, come i prodotti di abbigliamento e calzaturieri che, pur essendo contraddistinti da un calo delle importazioni, registrano tuttavia un incremento del loro valore monetario (tab. VII.2). Come mostrano le colonne C1 e C2, il valore monetario per kg. di prodotto importato cresce in modo significativo: per i capi di abbigliamento a maglia pi del doppio, per quelli non a maglia raddoppia e per le calzature cresce di un terzo. Sebbene ci possa essere in parte dipeso dallaumento del costo dei fattori di produzione, considerando tuttavia linteresse dellimportatore a dichiarare importi monetari inferiori a quelli reali, da ritenere che il consistente aumento del valore della merce importata sia in gran parte dovuto allintervento messo in campo dallAgenzia delle Dogane.

Interviste a personale dellAgenzia delle Dogane del porto di Napoli e della sede centrale di Roma, nonch a una cittadina cinese che ha lavorato per alcuni anni come segretaria in una grossa impresa di import-export di Roma di un connazionale (Napoli e Roma, 12-18 maggio 2010).

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Tab. VII.2. Beni importati dalla Cina per alcune tipologie di prodotto (quantit in kg.; valori dichiarati; valori monetari per chilogrammo di prodotto; variazione percentuale delle importazioni; anni: 2005 e 2010) A B C1 A B C2 D 2005 Val. 2005 Rap. 2010 Val.2010 Rap. % Ind. 6,6 104.657.350 1.645.210.356 15,7 -13,6 M. 121.270.725 800.443.428 Ind. NM 131.893.317 1.238.488.984 9,3 103.006.404 1.905.170.819 18,5 -21,9 570.271.386 6,5 86.927.401 857.466.861 9,9 - 0,2 Calz. 87.102.325 Fonte: elaborazione personale su dati dellAgenzia delle Dogane Legenda: Ind. M.: indumenti e accessori di abbigliamento a maglia Ind. NM: indumenti e accessori di abbigliamento diversi da quelli a maglia Calz.: calzature, ghette e oggetti simili e parti di questi oggetti A: quantit in kg. di beni importati B: valore monetario totale dichiarato C1 e C2: valore monetario per chilogrammo di prodotto importato (2005 e 2010) D: variazione percentuale 2005-10 della quantit in kg. di prodotto importato

3. Il business della contraffazione Secondo il rapporto sulla difesa dei diritti di propriet pubblicato di recente dagli Stati Uniti, la Cina si colloca fra i primi posti allinterno di un gruppo di undici paesi particolarmente coinvolti nella contraffazione42. Pur ricordando che la Cina ha fatto, di recente, passi avanti nel contrasto al fenomeno, la capacit delle autorit di difendere il diritto di propriet rimane largamente insufficiente. Pi in particolare, diffuse violazioni del diritto di propriet intellettuale caratterizzano la produzione di beni, marchi e tecnologie allinterno di unampia gamma di settori, inclusi film, musica, editoria, informatica, abbigliamento, equipaggiamento sportivo, rivestimenti edili, beni di largo consumo, prodotti chimici, materiali elettrici e tecnologia informatica. Nel 2009, il
Gli altri Stati che compongono lelenco sono: Russia, Algeria, Argentina, Canada, Cile, India, Indonesia, Pakistan, Tailandia e Venezuela. LItalia, invece, fa parte di un secondo gruppo di paesi, appartenenti alla cosiddetta watch list, mentre la Cina appartiene alla priority watch list. A proposito dellItalia, il rapporto ricorda che di recente sono stati fatti progressi sul versante della contraffazione, introducendo una nuova disciplina che ha previsto pene pi severe. Semmai, resta il consistente problema della pirateria informatica, come anche il fatto che, mentre le forze dellordine portano avanti investigazioni e sequestri di merce contraffatta, pochi casi arrivano a sentenza definitiva e i tribunali non riescono a mettere in atto efficaci misure deterrenti (USA 2010, 33).
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79% di tutti i prodotti contraffatti sequestrati presso il confine statunitense era di origine cinese, una leggera diminuzione rispetto all81% del 2008 (USA 2010, 19). Cifre inferiori, seppur molto rilevanti, riguardano i paesi dellUnione europea, dove secondo un recente rapporto della Commissione europea il 53% delle merci sequestrate nel 2008 era di origine cinese (EU 2009). Come altri paesi dellUnione europea, lItalia sensibilmente coinvolta nella contraffazione di prodotti provenienti dalla Cina. A titolo esemplificativo, una breve e non sistematica rassegna stampa, di cui riportiamo solo alcuni titoli, d conto della variet ed entit dei beni sequestrati di provenienza cinese: Computer, giocattoli, cd contraffatti: maxisequestro di prodotti cinesi. Trovati depositi con 10 milioni di pezzi pericolosi o illegali per un valore commerciale di 50 milioni di euro43; Nas sequestrano in tuttItalia 100.000 giocattoli pericolosi44; Sequestrato un milione di falsi capi. Operazione GdF a Prato, denunciato un imprenditore cinese45. Non va inoltre sottovalutato lallarme lanciato dalla Confagricoltura, secondo la quale La Cina sta facendo incetta di genomi in giro per il mondo.[] Lobbiettivo chiaro: decodificare il genoma di un organismo significa comprendere i segreti pi profondi, porre le basi per la ricerca applicata, acquisire un vantaggio tecnologico e conoscitivo formidabile. Larticolo prosegue affermando che Secondo lUniversit di Verona le ricadute di questa massiccia attivit di ricerca biotech sul business agroalimentare sono enormi: una volta in possesso delle chiavi della vita dei nostri prodotti, individuato il microclima ideale e adottate le nostre tecniche di produzione, il passo verso la concorrenza sui mercati mondiali, attuata clonando scientificamente il made in Italy immediato46. Citiamo infine un passo di un quotidiano dai risvolti particolarmente preoccupanti: Dopo le pericolose droghe sintetiche create nei laboratori di fortuna e le pillole blu dellamore (Viagra) contraffatte Made in China riprodotte fedelmente alle originali, ora sbarcano in Italia anche i farmaci salvavita fasulli. Come nel caso dellultima operazione conclusasi allaeroporto di Fiumicino dalla
www.milano.corriere.it (10 luglio 2010). www.grnet.it (17 marzo 2010). 45 www.ansa.it (18 marzo 2010). 46 Vino: Confagricoltura, allarmante dossier su cinesi da universit di Verona, www.libero-news.it (4 marzo 2010).
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Guardia di Finanza e dal Servizio Antifrode Merci della Dogana, che hanno sequestrato circa 240.000 pillole contraffatte di Vastarel, farmaco [] impiegato per la cura di alcune malattie cardiache, come langina pectoris47. Il mercato del falso si basa su stretti collegamenti fra trafficanti di prodotti che operano in Cina e in Italia. Nel paese di partenza, non solo le sanzioni amministrative vengono applicate in modo discontinuo ma sono talmente ridotte da essere considerate come una delle tante voci di costo per chi produce merci contraffatte. Per contro, lapplicazione delle sanzioni penali possibile solo a condizione che vengano superati determinati volumi e valori monetari di merci contraffatte (USA 2010). In pi, come risulta da recenti ricerche, il paese caratterizzato da ampie forme di corruzione, particolarmente presenti in ambito locale che vedono il coinvolgimento di pubblici amministratori e funzionari di partito (Ping 1996; Wang 2001; Napoleoni 2008)48. Il sistema di corruzione cos rilevante per cui pu accadere che il tal imprenditore di successo arricchitosi in fretta cada in disgrazia perch il suo protettore politico uscito sconfitto da una lotta di potere interna al partito unico. Oppure, quando un appartenente alla classe dei nouveaux riches viene processato per corruzione e attivit antistatali, lopinione pubblica interpreta tale fatto come un preciso segnale che il suo patron politico non pi in grado di assicuragli le protezioni di cui godeva fino ad allora (Chin, Godson 2006). Un giornalista italiano, durante un viaggio in Cina, descrive in questi termini il problema: Pi persone, tra quelle incontrate in quei giorni, mi hanno spiegato come gli intrecci tra falsari e potere pubblico siano assai pi stretti in campagna. E spesso questione di sussistenza: leconomia di interi villaggi si basa ormai su qualche specializzazione di falso. Per questo, se e quando la polizia si presenta, la reazione di tutta la comunit pu essere durissima []. E gente, quella dei villaggi, che campa con niente, assai meno dei 500 yuan (una cinquantina di dollari al mese) che un operaio regolare solito ricevere in busta paga. Ma se gli si
www.ilgiornale.it (20 febbraio 2010). Secondo un recente rapporto di ricerca, molti gruppi criminali in Cina hanno monopolizzato alcuni settori di vendita di beni allingrosso e la maggior parte di questi gruppi godono della protezione delle autorit, i cui funzionari corrotti sono conosciuti come baohusan, una sorta di ombrello protettivo (Finckenauer, Chin 2006, 6). A proposito delle medesime pratiche corruttive, una cittadina cinese originaria della provincia del Zhejiang ha precisato che tutti in Cina ne parlano, lamentandosi della corruzione esistente nel paese (Firenze, 2 luglio 2010).
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toglie anche quello, si pu arrabbiare irrimediabilmente perch quel nulla il tutto che ha. Sul problema di ordine pubblico si incista poi quello politico. Anche se gli agenti, fedeli al nuovo corso di Pechino, procedessero con mano pesante ci sono sempre i giudici locali con cui fare i conti. I magistrati, almeno sino a cinque-sei anni fa, erano tutti affiliati al Partito comunista. Provengono da quelle file. E in quella veste elettiva non possono permettersi il lusso di scontentare troppo la loro costituente (Staglian 2006, 38-39)49. Sul versante italiano, vi lapporto dei connazionali stabilmente inseriti nelle comunit cinesi presenti sul territorio. Una parte di essi, ancorch minoritaria rispetto a tutti i cittadini cinesi presenti in Italia, ha avviato dai primi anni del Duemila un florido commercio di beni contraffatti che giungono via mare presso i principali porti italiani, come Napoli, Genova, Taranto e Gioia Tauro. Allinterno di questo business non va trascurato il ruolo, per cos dire strategico, degli spedizionieri italiani, i quali prestano i propri servizi ai clienti cinesi nelle operazioni di import/export, analogamente a quanto avviene per i commercialisti che si occupano di consulenza aziendale per le imprese cinesi. Gli spedizionieri coinvolti nella contraffazione sanno come muoversi sul territorio italiano, gestiscono un ampio ventaglio di relazioni sociali e spesso godono di collusioni con figure appartenenti alla sfera legale. Come alcuni recenti procedimenti giudiziari hanno permesso di appurare, i porti di Napoli e di Genova erano, fino ai primi anni del Duemila, lo scalo preferito per unorganizzazione criminale composta da cinesi e italiani50. I primi si recavano periodicamente in Cina
Riguardo al nuovo corso, lautore si riferisce al governo centrale che in questi ultimi anni ha portato avanti azioni concrete contro la contraffazione, aspetto confermato anche dal rapporto statunitense e da altri osservatori (USA 2010; Fatiguso 2008). Tuttavia, come abbiamo riferito in precedenza, tali azioni hanno talvolta assunto un carattere propagandistico, denotando la loro strumentalit in relazione alla lotta politica interna al partito unico. 50 Lindagine portata avanti dal Nucleo di polizia tributaria di Napoli e coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia ha permesso di appurare che lorganizzazione italo-cinese operante presso il porto di Napoli gestiva il 90% delle merci in transito provenienti dalla Cina. Come riferisce il rapporto della Guardia di Finanza: Lattivit di servizio ha consentito di eseguire 30 ordinanze di custodia cautelare, sottoporre a sequestro preventivo 7 societ per un valore complessivo di circa 23 milioni di euro, 88 automezzi per un valore di 2 milioni di euro, nonch 16 rapporti bancari per un saldo complessivo di circa 2 milioni di euro (Scico 2010, 16).
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stabilendo i contatti con i produttori e inviando i container verso lItalia, mentre i secondi, collegati ad esponenti di spicco della Camorra, si occupavano di superare agevolmente, grazie alle collusioni con agenti delle forze dellordine e col personale delle dogane, i controlli doganali. Una delle modalit ricorrenti era dirottare i container da Genova a Napoli, dove gli spedizionieri garantivano ai loro clienti linefficacia dei controlli. Come infatti riferisce uno di loro a un preoccupato interlocutore cinese che ha appena saputo che la dogana controlla tutti i container: Napoli s, si fa controlloper pi calmo qualcosa si sta facendo (Trib. Napoli 2006b, 280). Le aderenze di cui godevano gli imputati italiani erano tali per cui, a seguito del cambio al vertice allAgenzia delle Dogane di Napoli e al sistematico controllo dei container provenienti dalla Cina, uno degli organizzatori italiani, che si trova ad avere molti container in procinto di essere controllati e verosimilmente sequestrati, decide di rivolgersi a un alto esponente delle forze dellordine, perorando le sue rimostranze. Altri spedizionieri preferiscono invece indirizzare i container dal porto di Napoli verso uno scalo laziale (Circoscrizione doganale Roma I), nel quale presumibilmente godevano di collusioni con il personale interno, ricorrendo al sistema del transito T1, ossia attribuire alla merce un regime sospensivo dellimposizione daziaria vincolato al mero transito del carico nel territorio della Comunit fino allarrivo del medesimo a una determinata dogana dellUE di destinazione (Trib. Napoli 2006b, 506). Per esplicitare ulteriormente quali erano le relazioni daffari fra componente italiana e cinese, riportiamo un passo tratto dal procedimento istruito presso la Dda di Napoli: Va rimarcato il gigantesco business economico insito nella gestione, a livello doganale, dellenorme volume di movimentazioni commerciali poste in essere, secondo la direttrice Cina - Italia, da una pletora di operatori di etnia cinese impiantati nel nostro Paese e sistematicamente dediti a importare dalla madre Patria ingenti quantit di prodotti (soprattutto tessili ed alimentari) poi destinati al mercato nazionale. Evidentemente attratti dai considerevoli guadagni connessi a una realt economico-commerciale di siffatte dimensioni, taluni operatori del settore doganale [] si sono adoperati fattivamente al fine di garantire ai richiamati clienti cinesi una gamma eterogenea di servizi che possiamo indubbiamente definire, per gran parte, di natura illecita. In sostanza, vista la necessit di dover disporre di idonee licenze per limmissione nel

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territorio nazionale di prodotti tessili e alimentari e tenuto conto che lottenimento delle medesime risultato assai arduo visti i limiti allimport imposti dalle Autorit, facilmente intuibile quale sia stato il generale obiettivo dellimprenditoria cinese in Italia: riuscire a far sdoganare quanta pi merce possibile51. Ebbene, anche sulla base della precedente esperienza organizzativa maturata, [gli imputati italiani] hanno predisposto unarticolata struttura finalizzata: da un lato a garantire alla clientela, per lappunto costituita da commercianti di etnia cinese per lo pi attivi sulla piazza di Roma, i servizi tipici (e legali) degli spedizionieri doganali; dallaltro, a intervenire illecitamente in ambito doganale con lo scopo di consentire, a detti clienti, di aggirare il sistema dei divieti economici, evadere unenorme porzione dellimposizione daziaria e introdurre senza essere scoperti prodotti illeciti di ogni tipo (Trib. Napoli 2006b, 510-511). I clienti cinesi, un cospicuo gruppo di imprenditori operanti per lo pi presso il quartiere Esquilino di Roma, presentavano una peculiare organizzazione interna, essendo le imprese quasi tutte caratterizzate dallaccensione di pi partite iva, ciascuna delle quali intestata a un membro del nucleo familiare. Nel complesso, quindi, si pu parlare di singole unit economiche asservite a un disegno imprenditoriale pi vasto in cui ogni ditta o societ detiene un compito ben preciso, cosicch, spesso, se importatore, grossista e dettagliante risultano ufficialmente riconducibili a soggetti economici differenti, in realt il tutto avviene nellambito di ununica realt economica di tipo familiare (Trib. Napoli 2006b, 81)52. Il volume daffari e i danni erariali erano particolarmente elevati53. Poich spedizionieri e importatori utilizzavano sistematicamente il meccanismo della sottofatturazione secondo un
Nel gennaio del 2005 ha avuto luogo la liberalizzazione delle importazioni di prodotti tessili dalla Cina. 52 Secondo la medesima logica familiare, a Roma, gli ampi capannoni della Casilina e Prenestina utilizzati come depositi vengono suddivisi in vari lotti differenziati per tipologia di merci, in modo tale che, se qualcuno di essi venisse sottoposto a sequestro, la merce contenuta negli altri pu compensare le perdite subite (interviste ad alcuni appartenenti alle forze dellordine, Roma, 30 giugno 2010). 53 Altri procedimenti giudiziari su contraffazione e contrabbando di merci ripercorrono le medesime caratteristiche organizzative enucleate finora, ovvero lesistenza di alleanze fra italiani e imprenditori cinesi. I primi operano in qualit di spedizionieri o faccendieri allo scopo di rendere inefficaci i controlli doganali, mentre i secondi usufruiscono dei servizi offerti (Trib. Lecce 2009; Trib. Roma 2008; Trib. Napoli 2005a).
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rapporto di 1 a 4 (ovvero per un valore 100 veniva dichiarato nella documentazione doganale 25), stato possibile ricostruire lentit di denaro sottratta allimposizione fiscale. Per il solo 2004, rispetto a un valore dichiarato di 61,5 milioni di euro, quello effettivo era pari a 246 milioni, su cui avrebbero dovuto gravare dazi doganali del 12% (aliquota applicata alle materie tessili) e Iva del 20%, arrivando cos a stimare unevasione totale di 63,4 milioni rispetto ai 21 effettivamente corrisposti dallorganizzazione criminale. 3. I reati Secondo i dati del Ministero dellInterno, i cittadini cinesi denunciati per contraffazione di marchi sono relativamente pochi, almeno rispetto a quanto ci si aspetterebbe tenuto conto delle merci contraffatte che circolano in Italia. Le denunce per contraffazione di marchi hanno coinvolto 132 persone nel 2004, 186 nel 2005, 176 nel 2006, 155 nel 2007, 177 nel 2008, 128 nel 2009 e, infine, 115 nel 2010, per un totale, nellarco di tempo considerato, di 1.069 persone. La tab. VII.3 riporta lentit delle merci sequestrate, da cui si evince che, dal 2007 al 2010, la voce tutela del Made in Italy diminuisce (-63%), mentre le altre voci crescono (in particolare la contraffazione del 31%), determinando un aumento complessivo dei sequestri del 5%.
Tab. VII.3. Merci sequestrate in Italia dalla Guardia di Finanza in violazione delle norme su contraffazione, sicurezza dei prodotti e tutela del Made in Italy (in numero di pezzi e tipologia di sequestro; anni: 2007-2010) 2007 2008 2009 2010 Prodotti sequestrati per: Contraffazione n. 49.266.865 68.979.730 69.194.037 64.609.259 Tutela Made in n. 16.599.404 16.557.319 13.636.234 6.043.236 Italy Sicurezza prodotti n. 39.143.239 9.415.993 29.975.874 40.014.374 Totale sequestrato n. 105.009.508 94.953.042 112.806.145 110.666.869 di cui: Moda n. 31.702.330 28.933.176 48.448.349 37.104.306 Elettronica n. 7.236.983 31.116.967 8.214.119 8.271.252 Beni di consumo 32.440.125 29.008.511 33.689.427 45.930.509 Giocattoli 33.630.070 5.894.388 22.454.250 19.360.802 Fonte: elaborazione personale su dati del Comando Generale della Guardia di Finanza

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Secondo la tipologia di prodotti, i sequestri di giocattoli diminuiscono (-42%), mentre i beni di consumo (+41%) e la moda (+17%) denotano aumenti significativi. Poich si tratta di un fenomeno illecito che si colloca entro la categoria dei reati senza vittime, la capacit proactive delle forze dellordine di individuare e contrastare il fenomeno della contraffazione assume, in questo caso, particolare rilevanza. 4. Le rotte e la filiera distributiva La gran parte delle merci contraffatte di origine cinese viaggia su navi mercantili battenti bandiera della Repubblica Popolare Cinese, anche se sono stati rilevati casi di navi che, secondo la documentazione di bordo, hanno iniziato il loro viaggio transoceanico da paesi quali lIndonesia e la Malesia. La triangolazione con un paese terzo che figura surrettiziamente come luogo di origine delle merci rientra nelle strategie di mascheramento utilizzate dai trafficanti al fine di eludere i controlli presso i porti italiani. Pi spesso, tuttavia, viene occultato allinterno di un trasporto di merce regolare una quota di prodotti contraffatti. In altri casi, gli organizzatori inviano inizialmente navi mercantili di prova contenenti merce regolare allo scopo di saggiare i controlli che verranno effettuati nello scalo italiano di approdo, per poi far seguire la spedizione di merce contraffatta. Unaltra modalit consiste nellapporre sui prodotti il logo CE, giocando sullambiguit fra acronimi uguali che hanno tuttavia significati opposti: il primo corrisponde a China Export, mentre il secondo a Comunit Europea54. Infine, il sistema attualmente pi diffuso far arrivare prodotti privi di etichetta o con regolare etichetta del luogo di fabbricazione, salvo poi, una volta sdoganata la merce, sostituire le etichette originarie e apporvi quelle contraddistinte dal marchio Made in Italy. A condizione che superi i controlli negli scali portuali e aeroportuali, la merce contraffatta viene trasportata presso i magazzini in attesa di entrare nel circuito commerciale55. Tra i pi importanti luoghi di
I due loghi si distinguono per uno spazio fra le due lettere: China Export corrisponde a CE, mentre Comunit Europea a C E (interviste a rappresentanti delle forze dellordine, Napoli, 15 marzo 2010). 55 I controlli effettuati dal personale dellAgenzia delle Dogane prevedono tre modalit, contraddistinte da un grado crescente di capacit ispettiva: verifica della documentazione di bordo, controllo a campione tramite scanner secondo parametri di rischio che di volta in volta vengono aggiornati dal sistema centrale (tale modalit
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stoccaggio, vi sono i depositi situati nella periferia di Roma, area che sembra essere diventata il principale snodo di smistamento per il CentroNord Italia, mentre Napoli, Catania e Palermo lo sono per il Mezzogiorno56. In seguito, i prodotti vengono immessi sul mercato, passando dal grossista cinese allesercente al dettaglio (cinese e non), inserito a tutti gli effetti nella distribuzione legale o, in alternativa, a venditori stranieri ambulanti, presenti in molte citt italiane. Laddove vi sono associazioni mafiose autoctone coinvolte nellimportazione di merci o nella loro produzione sul territorio nazionale, come nel caso della Camorra, la catena distributiva si configura in termini estremamente organizzati e capillari. Grazie a unampia rete consolidata negli anni, i gruppi camorristici distribuiscono i prodotti contraffatti a grossisti e commercianti al dettaglio a tutti gli effetti legali. Assieme al canale dimportazione dalla Cina, vi la parallela produzione sul territorio italiano di beni contraffatti. Difficile da stimare in termini quantitativi, tale produzione viene realizzata nellambito dei distretti industriali in cui sono presenti le imprese cinesi57. Esse contribuiscono allincremento dellindustria del falso secondo due modalit: la prima consiste nel copiare in breve tempo e in modo del tutto autonomo marchi di successo immettendoli sul mercato. La seconda, invece, si realizza grazie a una sovrapproduzione di prodotti commissionati dalla griffe allimpresa cinese o, in via indiretta, tramite limpresa italiana che cede per conto terzi parte della produzione al pi conveniente laboratorio cinese. Sia che si faccia riferimento alla prima che alla seconda modalit, vale la pena richiamare lattenzione sul ruolo particolarmente rilevante ricoperto dalle imprese italiane specializzate nella produzione di marchi metallici, di solito su commissione delle stesse griffe, che vendono illegalmente ai laboratori cinesi quei pezzi (la cosiddetta minuteria metallica) grazie ai quali il prodotto contraffatto assume tutti i requisiti di autenticit, tanto che spesso solo

permette di rilevare anomalie fra il tipo di merce dichiarata e quella effettivamente trasportata) e, infine, il pi accurato controllo manuale sul contenuto del container. 56 Interviste ad alcuni rappresentanti delle forze dellordine della capitale (Roma, 11 marzo 2010). 57 Non che altre imprese siano esenti dal produrre beni contraffatti, semmai qui lattenzione si concentra sul coinvolgimento di cittadini cinesi nellindustria del falso.

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figure professionali esperte sono in grado di capire quale sia il falso e quale lautentico58. 4. Conclusioni Mentre fino ai primi ani del Duemila il fenomeno della contraffazione di prodotti cinesi era di modeste dimensioni, oggi costituisce il principale business delle organizzazioni criminali cinesi. Per lentit dei profitti coinvolti, tale attivit ha soppiantato le originarie forme di accumulazione illecita che in passato si basavano per lo pi sullimmigrazione illegale. Inoltre, come emerso da alcune recenti operazioni delle forze dellordine, assistiamo al coinvolgimento di organizzazioni mafiose autoctone nella contraffazione, attratte anchesse dallingente giro di profitti in gioco. Oltre alla Camorra di cui abbiamo riferito in precedenza, stata accertata la collaborazione fra alcune ndrine della Locride e trafficanti cinesi di merce contraffatta. Fra le azioni di contrasto pi rilevanti citiamo la cosiddetta Operazione Rilancio, che nel maggio 2009 ha condotto allarresto di 12 individui appartenenti a unorganizzazione transnazionale con propri referenti in Italia, Repubblica Ceca e Vietnam, che aveva scelto come luogo di sbarco delle merci il porto di Gioia Tauro. La componente asiatica aveva il compito di reperire in Cina e in Vietnam i prodotti falsificati, una famiglia ndranghetista di Sinopoli (RC) si occupava dello sdoganamento dei container, i sodali della Repubblica Ceca collocavano i prodotti nella distribuzione commerciale del loro paese, mentre alcuni cittadini cinesi di Roma erano addetti al momentaneo immagazzinamento nella capitale, in attesa che la merce venisse spedita a destinazione. Secondo le valutazioni della polizia ceca, tale organizzazione era in grado di trasportare lungo la rotta Cina-Repubblica Ceca, via Gioia Tauro o Amburgo, circa 300-350 container al mese (Trib. Roma 2009)59. Loperazione Maestro, condotta nel dicembre 2009, ha portato allarresto di 25 persone, alcune di esse appartenenti a due cosche
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2010).

Interviste a tre rappresentanti delle forze dellordine (Firenze, 9 maggio

Si trattava inoltre di unorganizzazione transnazionale particolarmente efficiente e articolata, in quanto dalle indagini emerso che solitamente i prodotti contraffatti vengono prodotti in un Paese, assemblati in un altro, fatti transitare in un terzo e, infine, commercializzati in un quarto Paese (Trib. Roma 2009, 251).

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ndranghetiste della Locride, accusate di importare ingenti quantitativi di merce contraffatta dalla Cina. Lamministratore delegato di una societ di import/export, uomo di fiducia di un boss mafioso, ha favorito - grazie alle collusioni con il personale addetto ai controlli - lintroduzione fraudolenta di prodotti cinesi, evadendo somme rilevanti di dazi doganali e aliquote Iva60. In conclusione, riportiamo il seguente fenomeno emerso nel corso di alcune interviste a personale dellufficio intelligence dellAgenzia delle Dogane. Con linizio, dal 2003 in avanti, di controlli stringenti sulle navi mercantili provenienti dalla Cina che trasportano abbigliamento e calzature, si assiste al progressivo spostamento delle rotte di destinazione dallItalia verso altri scali europei, in particolare verso la Germania e lInghilterra che accettano valori nominali della merce molto pi bassi. Il contrasto delle dogane alla sottofatturazione ha fatto s che, ad esempio, il valore dichiarato nel 2003 per le magliette di cotone fosse di 5 euro al kg, mentre nel 2009 passato a 15 euro al kg. Il decremento del traffico mercantile dei prodotti messi sotto osservazione eguaglia in termini quantitativi il corrispondente incremento rilevato negli scali portuali di altri paesi europei. Peraltro, una volta che la merce entrata nel territorio dellUnione europea attraverso i varchi di altri paesi, pu essere portata ovunque, incluse le precedenti destinazioni italiane. Tali mutamenti possono essere letti secondo due interpretazioni tendenzialmente opposte. Per un verso, come il segnale dellesistenza di forme organizzate, sia legali che illegali, operanti su scala internazionale che hanno la capacit di dislocare verso gli ingressi dellUnione europea meno problematici il contrabbando di merci (le operazioni di contrasto appena menzionate avvalorano unipotesi di questo tipo). Oppure, secondo unottica squisitamente razionale, come una risposta di attori individuali e scarsamente organizzati che si passano fra di loro informazioni, e conseguentemente adottano le strategie pi opportune per rispondere al regime pi restrittivo messo in atto in Italia. In effetti, la Cosco (China Ocean Shipping Group), che trasporta un terzo di tutte le merci movimentate fra la Cina e Napoli, ha la propria sede centrale ad Amburgo e questa citt uno dei principali approdi delle merci che in precedenza arrivavano presso i porti italiani (Sacchetti 2007).
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2010).

Intervista a un rappresentante delle forze dellordine (Roma, 23 giugno

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In ogni caso, lingente movimentazione di denaro derivante dallindustria del falso rappresenta un forte incentivo perch una pluralit di attori siano spinti ad entrarvi, dalle organizzazioni criminali transnazionali ai gruppi scarsamente strutturati, ai singoli importatori che colgono le opportunit che di volta in volta si presentano al fine di accumulare profitti illegali. I reati a sfondo economico e, pi in particolare, la movimentazione di capitali e il riciclaggio dei profitti illeciti costituiscono largomento specifico del prossimo capitolo. VIII. Riciclaggio e reati economici A partire da unanalisi quantitativa dei reati a carattere economico, quali bancarotta, frodi, usura, gioco dazzardo e riciclaggio, lesame si concentra sul riciclaggio e sulle principali modalit utilizzate per reinvestire i proventi di natura illecita nelleconomia legale. 1. Reati economici maggiormente diffusi Le prime irregolarit a carattere economico che coinvolgono i cittadini cinesi riguardano levasione fiscale. Il rapporto fra partite Iva intestate a cittadini cinesi e il totale delle dichiarazioni dei redditi corrisponde a cifre molto basse: rispetto a circa 44.000 partite Iva abbiamo, per il 2008, un ammontare complessivo di 300 milioni di euro. La principale strategia utilizzata per evitare i controlli fiscali consiste nel chiudere la propria posizione nel giro di due anni, contando sul fatto che entro tale periodo le probabilit di subire una verifica fiscale saranno estremamente esigue. Le imprese individuali, per le quali richiesta una semplice comunicazione agli uffici competenti, si prestano pi delle societ allo stratagemma di aprire e chiudere lattivit per evitare i controlli fiscali. Semmai, per il tipo elementare di forma giuridica, esse implicano tecniche fraudolente scarsamente elaborate, mentre i detentori di societ intenzionati a commettere reati economici fanno ricorso a sistemi pi sofisticati, come ad esempio far figurare un fiduciario fittizio o irreperibile che funge da prestanome a capo della societ. La tab. VIII.1 riporta i dati relativi ai reati economici nei quali sono stati coinvolti i cittadini di origine cinese.

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Tab. VIII.1. Serie di reati per i quali sono stati denunciati cittadini di origine cinese in Italia (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Truffe e frodi 32 36 314 127 108 81 127 informatiche Bancarotta et al. 55 65 109 99 186 118 151 Gioco dazzardo 87 169 77 83 100 170 187 Usura 1 2 11 Riciclaggio 1 14 1 13 19 10 102 Totale 175 284 501 322 414 381 578 Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno Legenda: la voce bancarotta et al., corrispondente a Bancarotta e bancarotta fraudolenta, comprende una serie di violazioni di diversa gravit previste dal dlgs. 74/2000.

significativi, nellordine del 297% per truffe e frodi informatiche, del 174% per bancarotta e bancarotta fraudolenta, del 114% per il gioco dazzardo, mentre la crescita totale dei reati del 230%. Tuttavia, i valori assoluti sono sostanzialmente bassi, per non dire, infine, dei reati di usura e riciclaggio (a parte il 2010 per questultimo). I reati di usura e gioco dazzardo sono di gran lunga pi consistenti di quanto appare dalle statistiche criminali. Il numero cos basso di reati usurai indica che i migranti cinesi, nel momento in cui sorgono problemi legati ai prestiti di denaro, fanno riferimento a modalit di risoluzione delle controversie interne alla comunit. Le pratiche usuraie si inseriscono entro il pi ampio sistema di mutuo aiuto esistente fra connazionali. Si tratta di vere e proprie forme di sostegno reciproco, che hanno precisi risvolti pratici, traducendosi nello scambio di favori (anche di tipo monetario) e nellapertura di un credito nei confronti di colui al quale si prestato il proprio aiuto. Bisogna anche dire che la pratica di prestare denaro non implica necessariamente lesistenza di interessi usurari, ladove vi sia una reciproca fiducia fra contraenti (Cologna 2003b). Tuttavia, nel caso in cui una delle due parti non rispettasse gli impegni presi, il conflitto che ne consegue pu trovare composizione in via pacifica o, al contrario, sfociare in reazione violenta. Il gioco dazzardo, che ha un collegamento con i prestiti usurai, una pratica corrente che attraversa i diversi strati sociali delle comunit. Si gioca sempre, in ogni occasione, si tratti di un matrimonio, un compleanno o alla fine di una giornata di duro lavoro. Alcuni studiosi hanno osservato che un modo per passare il tempo e trascorrere

Nel confronto fra il 2004 e il 2010, abbiamo aumenti percentuali

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momenti piacevoli con conoscenti e amici (Ceccagno 1998). Altri, analizzando il gioco dazzardo nelle comunit dei cinesi doltremare, vi hanno visto, a ragione, qualcosa di pi del semplice passatempo tra connazionali. Secondo tale interpretazione, il gioco dazzardo troverebbe le proprie ragioni allinterno della particolare propensione imprenditoriale dei migranti cinesi. La sfida del giocatore di fronte alla sorte ripropone latteggiamento dellimprenditore in cerca di successo economico che si affida al proprio intuito, mettendo in conto una componente imponderabile di rischio e incertezza. Con le parole dellautore: cos come il destino pu distruggere i migliori sforzi imprenditoriali, lo stesso pu accadere al giocatore professionista di majiang [gioco meglio noto con il termine cantonese mah jong] che alla fine della giornata pu perdere tutto il denaro vinto (Oxfeld Basu 1991, 247). Inoltre, il gioco dazzardo ha precise implicazioni sociali, in quanto definisce ruoli e status dei partecipanti: colui che in grado di rilanciare grosse somme e perderle con apparente noncuranza ostenta disponibilit economica e indifferenza nei confronti del denaro, il bene pi facilmente riproducibile di altri. Analogamente a quanto vale per usura e gioco dazzardo, il fenomeno del riciclaggio presenta unevidenza statistica di scarso rilievo. Sotto il profilo giudiziario, le principali difficolt relative a istruire imputazioni di riciclaggio hanno a che fare, come ha riferito un rappresentante delle forze dellordine, con la pratica di parcellizzare la ricchezza accumulata allinterno della famiglia allargata. Le indagini patrimoniali hanno appurato che le persone indagate acquistano beni di lusso come auto costose, alta gioielleria, grandi abitazioni, ma per la suddivisione dei beni fra i tanti membri della famiglia, non stato possibile accertare lorigine illecita delle ricchezze. Poi, con le autorit cinesi non c alcun tipo di collaborazione giudiziaria61. Pur con tutto ci, alcune rilevanti operazioni di contrasto al riciclaggio, di cui parleremo a breve, sono state portate avanti in questi ultimi anni.
A proposito del riciclaggio, lintervistato ha inoltre precisato: si tratta di un terreno minato, perch quando i Presidenti del Consiglio italiani si recano in Cina, assieme si aggregano imprenditori italiani. Queste visite politiche di alto livello aprono poi a tutta una serie di accordi economici di import-export fra lItalia e la Cina dove potenzialmente pu accadere di tutto. Mi ricordo di un caso avvenuto negli anni Novanta a Roma, quando, nel corso di unindagine, venne arrestato un cinese che era un rappresentante della locale comunit. Fermato allaeroporto di Fiumicino, nel bagaglio a mano gli venne trovata una fotografia che lo ritraeva assieme al Presidente del Consiglio dellepoca (Firenze, 19 gennaio 2010).
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2. Il riciclaggio: alcuni dati Presentiamo in via preliminare i dati relativi alle segnalazioni sospette comunicate allUnit dInformazione Finanziaria della Banca dItalia, che si occupa di raccoglierle e successivamente trasmetterle al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. Al riguardo, riportiamo il totale delle segnalazioni, le segnalazioni relative a cittadini di origine cinese e il corrispondente numero di persone segnalate.
Tab. VIIII.2. Segnalazioni sospette distinte per ente segnalante e numero di soggetti di cittadinanza cinese (Italia; anni: 2005-2010) 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Totale segnalazioni 7.743 11.573 11.720 13.382 18.827 Totale segnalazioni relative a cittadini cinesi 505 747 640 637 1.353 Segnalazioni per enti relative a cittadini cinesi: Banche 279 340 420 462 448 Money transfer 221 333 144 157 882 Altri enti 5 74 76 18 23 N. soggetti segnalati di nazionalit cinese 1.151 2.009 746 1.342 2.992 Fonte: elaborazione personale su dati dellUnit Investigativa Finanziaria 26.963 2.786 892 1.862 32 4.858

Dal 2005 al 2010, vi stata una media di 15.035 segnalazioni allanno. Le segnalazioni riconducibili a cittadini cinesi costituiscono il 7% (percentuale media), mentre per il solo 2010 salgono al 10%. Se consideriamo il tipo di ente segnalante relativo ai cittadini cinesi, dal 2005 al 2010 vi sono state 6.668 segnalazioni sospette, il 43% di esse (valore medio) provenienti dalle banche, il 54% dai money transfer e il 3% dalla categoria altri enti62. Infine, considerando le variazioni dal 2005 al 2010, vediamo che tutti i valori crescono, segno del fatto che aumentata la sensibilit degli operatori economici verso il rischio riciclaggio. Pi in particolare, il totale delle segnalazioni aumenta del
La voce altri enti include finanziarie, assicurazioni e alcune categorie di professionisti, tenuti a inviare le segnalazioni. Le segnalazioni sospette provenienti da questi enti sono estremamente esigue, nellordine di circa cento rispetto a tutte le segnalazioni che ogni anno giungono allUnit dInformazione Finanziaria (intervista a un suo rappresentante, Roma, 12 maggio 2010).
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248%, quelle relative ai cittadini cinesi aumentano ancor di pi, pari al 452%, mentre il numero di cinesi segnalati cresce del 322%. Per tipo di ente, la crescita delle segnalazioni provenienti dalle banche del 220%, del 742% per i money transfer e del 540% per gli altri enti. 3. Le tecniche di riciclaggio Le modalit di riciclaggio si basano prevalentemente sul trasferimento di denaro verso la madrepatria, violando le norme antiriciclaggio63. Tali trasferimenti si inseriscono nellampio flusso di rimesse che nel 2009 hanno raggiunto - per tutti gli stranieri presenti in Italia - la consistente cifra di 6,7 miliari di euro, oltre dieci volte i 600 milioni di euro del 2000. La Cina, con quasi 2 miliardi di euro di rimesse, al primo posto, seguita da Romania (823 milioni) e Filippine (800 milioni)64. Il riciclaggio resta comunque un fenomeno sommerso, di cui le statistiche penali ne danno conto solo in modo estremamente marginale. Tuttavia, quando lattenzione degli apparati di law enforcement ha modo di trovare una serie di riscontri, viene alla luce un universo particolarmente rilevante per movimenti finanziari e soggetti coinvolti.
Una peculiare modalit di movimentazione finanziaria al di fuori del sistema bancario il cosiddetto Hawala, che consiste nel trasferimento di denaro e/o informazioni fra due persone tramite una terza. Utilizzato in tempi remoti dai commercianti arabi per evitare di essere derubati dalle bande di predoni, il sistema Hawala fa affidamento su relazioni fiduciarie, non lascia alcuna traccia, n implica necessariamente il trasferimento materiale del denaro (Lambert 2002). Un esempio di questo tipo viene fornito da Catherine Lamour e Michel Lamberti, riguardante il traffico di droga nel Sud-Est asiatico gestito da mercanti cinesi: E difficilissimo seguire le loro operazioni finanziarie: hanno una tecnica di scambio molto speciale, propria dei cinesi doltremare, siano essi trafficanti o meno. Raramente una consegna viene pagata in contanti o con assegno bancario. Il corriere della merce pu ricevere a Bangkok, ad esempio, un pezzetto di carta grande come un francobollo scritto dal signor Wang che lo autorizza a chiedere al signor Chiang, originario della stessa regione, una somma per x migliaia di dollari; magari questo Chiang nulla ha a che fare con il traffico di oppio o di eroina, ed tranquillamente un droghiere o il gerente di un ristorante a Singapore, Nuova Delhi, Londra o Parigi; ma, alla vista del quadratino di carta del signor Wang, consegner la somma richiesta, se necessario se la far imprestare. Parecchi mesi dopo, potr pagare una consegna di pesce in salamoia a un suo fornitore asiatico con un pezzetto di carta incassabile al nome del signor Wang di Bangkok (1973, 56). 64 F. Paula, I cinesi guidano la multinazionale delle rimesse, Il Sole 24 Ore, 3 maggio 2010 (www.ilsole24ore.com).
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E ci che emerso da un procedimento istruito presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che ha interessato dieci persone (italiani e cinesi), i quali sono stati in grado, fra il luglio 2004 e il gennaio 2005, di inviare in Cina 22 milioni di euro, con trasferimenti giornalieri negli ultimi mesi che oscillavano fra 500.000 e 1,2 milioni di euro (Trib. Roma 2005). Al centro vi era una finanziaria gestita da alcuni italiani che fornivano, assieme ai trasferimenti di denaro in Cina, servizi di consulenza per le imprese cinesi inserite nellimport/export. La finanziaria aveva alcuni dipendenti cinesi che interloquivano con i connazionali e li consigliavano sul da farsi, come riferisce il dialogo fra una donna, certa S., dipendente della finanziaria, e W., un cliente: S.: Tu sei W.? W.: S S.: Io sono qui nell'ufficio che manda i soldi, tu hai la contabilit da M. [presso una societ di consulenza aziendale della quale gli stessi titolari della finanziaria detenevano delle quote societarie] giusto? W.: S S.: Mi hanno detto che tu volevi spedire i soldi, noi siamo all'ufficio di prima, [] Se vuoi tu puoi venire dal luned al venerd dalle ore 09.00 fino alle 16,00 ..... W.: Allora dalle ore 09,00 alle 16,00 ???? ..... S.: S, S esatto ..... puoi venire e portare direttamente i soldi non c' bisogno di nessuna pratica ..... la nostra commissione dell'1%, la somma che puoi portare non ha limite. W.: Ah, non ha nessun limite? S: S... W.: Se la somma tanta fate lo sconto sulla commissione? S.: Se tu vieni spesso e la somma alta, ti facciamo lo sconto... W.: Allora io i soldi non li porto pi con me [in questo caso si riferisce presumibilmente al fatto che quando si recava in Cina portava con s del denaro], se ho i contanti vengo direttamente da voi per spedirli.... S.: S...anche gli altri vengono tutti da noi per spedire i soldi in Cina... poi tu hai gi la contabilit da noi, cos hai meno preoccupazioni... W.: Va bene (Trib. Roma 2005, 62). I trasferimenti venivano attribuiti a societ fittizie presso la citt di Wenzhou, facendoli sembrare consuete operazioni commerciali fra la Cina e lItalia, come si evince dalla seguente conversazione fra una

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dipendente (M.) della finanziaria e una cliente (H.), che si lamenta perch non viene eseguita la procedura della volta precedente: H:: Ma l'altra volta me lo hai mandato tu, perch hai messo due nomi, a che cosa serve? (Dal tono della sua voce chiaramente arrabbiata) M: Noi usiamo la nostra societ per mandare i soldi .... non a tuo nome H:: Allora io vorrei usare solo il mio nome privato M.: Prima usavamo la nostra societ di investimento per mandare i soldi, siccome la tua somma molto alta, mandarla su un conto privato non molto giusto, per quello abbiamo messo il nome di una societ di import export del posto (Cina n.d.r.)..... cos i soldi sembravano pagamento di merci (Ivi, 78). I clienti cinesi erano per lo pi titolari di imprese della capitale che avevano accumulato ingenti profitti evadendo dazi doganali e Iva sulla commercializzazione di beni importati dalla Cina. Il sistema di riciclaggio era particolarmente sofisticato perch, oltre che garantire il mascheramento dei trasferimenti monetari, i consulenti italiani si preoccupavano di agire come collettori di denaro, stipulando mutui per un ammontare accertato di 10 milioni di euro - a beneficio dei clienti cinesi con un noto gruppo bancario presso lEsquilino, dove disponevano di collusioni col personale direttivo. Cos il denaro di provenienza illecita poteva essere ripulito tramite il pagamento rateale dei mutui. Un ampio e ancor pi consistente procedimento di riciclaggio risale al giugno del 2010, con la convalida del Gip delle richieste di arresto e di sequestro preventivo di beni avanzate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze nei confronti di 108 persone (Trib. Firenze 2010a). Si trattato di una grossa operazione che ha portato allo smantellamento di unorganizzazione costituita da italiani e cinesi che si occupava di inviare ingenti quantit di denaro in Cina, per un ammontare complessivo, fra il 2006 e il 2009, di 2,7 miliardi di euro. Il centro delle attivit di riciclaggio ruotava attorno a una societ di intermediazione finanziaria, la Money2Money, con base a Bologna, di cui facevano parte soci italiani e cinesi. Mentre i cinesi avevano un ruolo direttivo, gli italiani prestavano i loro servizi professionali istruendoli su quali procedure seguire per superare i vincoli delle norme antiriciclaggio. Come riferisce il Gip, a proposito di uno di loro, socio occulto della Money2Money: egli ha interpretato e oggettivato le esigenze della famiglia C. [ovvero i tre fratelli cinesi al comando della societ di

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intermediazione finanziaria], reali promotori e capi del sodalizio, curando il coordinamento dellattivit degli altri partecipanti allassociazione, limpiego razionale delle risorse e individuando i mezzi necessari al corretto funzionamento del sistema fraudolento (Trib. Firenze 2010a, 63). Lagenzia centrale di Bologna si appoggiava su 13 sub-agenzie presenti nelle citt di Prato (2), Firenze (3), Roma (4), Milano (2), Padova (1) e Napoli (1), intestate a cittadini cinesi, alcune di esse prive di iscrizione allalbo degli intermediari finanziari. La Money2Money raccoglieva il denaro e successivamente lo inviava in quote ai sub mandatari, i quali lo trasferivano in Cina parcellizzando le operazioni poco sotto la soglia di segnalazione. Le agenzie sub mandatarie attribuivano i trasferimenti a una moltitudine di cittadini cinesi, disponendo di un elevato numero di copie di documenti di identit, in parte acquisiti da cittadini cinesi che hanno realmente e lecitamente trasferito valori nel proprio paese di origine, in parte falsificati o acquisiti in altro modo, [] omettendo di comunicare le reali generalit dei soggetti per conto dei quali le operazioni erano effettuate, utilizzando le generalit di tanti concittadini quanti ne sono necessari per frazionare la somma consegnata in tranches da euro 1.999,99, a nome dei quali falsamente risultano spedite in Cina (Trib. Firenze 2010a, 71-72). Una volta individuati i reali mittenti dei trasferimenti monetari, stato possibile risalire alla provenienza illecita del denaro, riguardante unampia gamma di attivit: il contrabbando di merce, in particolare di prodotti tessili provenienti dalla Cina, limmigrazione illegale, lo sfruttamento lavorativo dei connazionali, lo sfruttamento della prostituzione e, infine, limportazione e la produzione di marchi contraffatti. Peraltro, i titolari di attivit economiche coinvolti in qualit di reali mittenti dichiaravano un reddito annuale che andava da 5.000 a 18.000 euro, pur trasferendo ciascuno somme di denaro comprese fra le centinaia di migliaia e il milione di euro. In analogia con quanto avviene per la contraffazione, il ruolo svolto degli italiani coinvolti nel riciclaggio risulta essere particolarmente importante poich, in ragione delle conoscenze professionali e delle aderenze giuste di cui dispongono, forniscono un servizio particolarmente prezioso ai sodali cinesi. Il procedimento istruito presso la Dda di Firenze evidenzia tuttavia un preoccupante salto di qualit nelle forme di riciclaggio messe in atto dai cittadini di origine cinese. Ci vale sia per lentit straordinariamente

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rilevante del denaro in circolazione che per il ruolo a tutti gli effetti preminente degli attori criminali cinesi - i reali proprietari e gestori della societ di intermediazione finanziaria su cui ruotavano gli agenti submandatari - rispetto agli autoctoni. Questi, infatti, avevano il compito di risolvere problemi di tipo tecnico-professionale, mentre la direzione delle attivit era demandata alla componente di origine cinese. Le forme di riciclaggio che coinvolgono i migranti cinesi si realizzano sia trasferendo denaro in Cina che acquistando immobili e attivit imprenditoriali. Sullacquisto di attivit economiche non abbiamo rilevato - a parte alcune informazioni a margine del materiale consultato - specifici approfondimenti utili a fornire un quadro sufficientemente chiaro e sistematico65. A tuttoggi, le forme prevalenti di riciclaggio avvengono attraverso il trasferimento del denaro verso la madrepatria, sia secondo le modalit illustrate che trasportandolo materialmente allestero in violazione delle norme valutarie, come danno conto i sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza nei confronti di cittadini cinesi presso i varchi di frontiera66.

A margine di unindagine su un traffico di stupefacenti, il capo di una banda investe, grazie allutilizzo di prestanome, i profitti illeciti in attivit economiche nel quartiere cinese di Milano (Trib. Milano 2009). Tuttavia, come ci stato confermato dal magistrato che ha istruito il procedimento, il reato di riciclaggio non stato perseguito per mancanza di sufficienti elementi probatori (Milano, 10 gennaio 2010). 66 Nel 2007, sono stati identificati 87 cittadini cinesi che trasportavano illegalmente valuta per un ammontare complessivo di 448.000 euro; 79 nel 2008 per 367.000 euro; 344 nel 2009 per 1,3 milioni di euro; 244 nel 2010 per 3,5 milioni di euro (Comando Generale della Guardia di Finanza).

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Quarta parte La ricerca sul campo

IX. Le aree di approfondimento In questultima sezione prendiamo in esame cinque aree, corrispondenti alle citt di Milano, Firenze, Prato, Roma e Napoli. Sulla base delle informazioni acquisite nel corso della ricerca sul campo, vengono evidenziate, entro un comune impianto comparativo, le caratteristiche economiche delle comunit cinesi locali e le corrispondenti fenomenologie criminali. Occorre tuttavia premettere che, mentre per lambito economico possibile individuare per ciascuna area alcune peculiari caratteristiche, sul versante criminale va tenuto conto di una serie di difficolt che, al momento, rendono difficile delineare in modo preciso il contesto illecito locale. Innanzitutto, si tratta di gruppi estremamente mobili, abituati a spostarsi e operare agevolmente sullintero territorio nazionale lungo le direttrici di insediamento dei cittadini cinesi. A ci si aggiunge la mancanza di un retroterra di conoscenze storiche a disposizione delle agenzie di contrasto sui gruppi criminali cinesi presenti in Italia. Mentre per la criminalit mafiosa italiana le forze dellordine dispongono di un ampio patrimonio di conoscenze che permette loro di ricostruire con buona approssimazione gli organigrammi su scala locale, per tale criminalit, come abbiamo avuto modo di constatare nel corso di varie interviste, le informazioni disponibili sono frammentarie e il pi delle volte non sistematiche. Ci dipende dal dover fronteggiare un fenomeno illecito, se paragonato alla criminalit organizzata italiana, relativamente nuovo e dalle difficolt a penetrare un universo criminale sensibilmente diverso per lingua e cultura rispetto a quello nazionale. 1. Milano Seguendo una comune struttura di analisi sia per il contesto milanese che per i successivi, viene innanzitutto riferita lentit nel corso degli anni della presenza di cittadini cinesi (minori inclusi), le loro modalit di inserimento socio-economico e, infine, le caratteristiche dei gruppi criminali. Questi vengono analizzati tenendo conto di alcune

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dimensioni: le attivit illecite in cui sono coinvolti, le modalit organizzative adottate e le eventuali relazioni con figure influenti interne alla comunit, ovvero con individui che, pur operando nellambito legale, intrattengono strette relazioni con gli attori criminali, rivestendo un ruolo di cerniera fra sfera lecita e illecita. 1.1 Limmigrazione in citt La prima presenza dimmigrati cinesi a Milano risale agli anni Venti dello scorso secolo, quando uno sparuto gruppo giunse in Italia dalla vicina Francia. La citt meneghina costituisce, fin da allora, il primo nucleo di cittadini cinesi sul territorio italiano, a quel tempo poche decine, per poi ospitare, nei decenni successivi, un numero crescente di connazionali (nel 1984 vi erano 500 residenti, 1.867 nel 1990, 3.853 nel 1996, 7.494 nel 1999); fino a giungere ai nostri giorni, in cui Milano si colloca al primo posto fra le citt italiane per popolazione cinese (Cologna 2003a). Nella tab. IX.1 riportiamo il numero di residenti dal 2001 al 2010, cui corrisponde rispetto al primo anno di riferimento una crescita del 157%67.
Tab. IX.1. Cittadini cinesi residenti a Milano suddivisi per genere ( anni 2001-2010) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 M 3.819 4.567 4.835 6.061 6.890 7.392 7.739 8.000 8.956 F 3.528 4.193 4.463 5.452 6.205 6.631 6.984 7.244 8.245 Tot. 7.347 8.760 9.298 11.513 13.095 14.023 14.723 15.244 17.201 Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Milano 2010 9.761 9.157 18.918

Le aree di origine dei migranti cinesi di Milano riproducono per la gran parte le caratteristiche richiamate in precedenza. In particolare, il gruppo maggioritario del Zhejiang proviene dai distretti dellentroterra che si affacciano sulla citt portuale di Wenzhou: Qingtian, Wencheng, Ruian e Wenzhou-Ouhai. La seconda componente costituita dai cinesi del Fujian, arrivati in citt nei primi anni Novanta, mentre il gruppo pi recente originario del Nord-Est. Secondo alcune valutazioni, il 90% dei cinesi presenti nella provincia di Milano allinizio dei Duemila era
A proposito delle stime relative alla componente irregolare, secondo le valutazioni redatte dallIsmu, in Lombardia i cinesi irregolari sarebbero stati nel luglio 2009 circa 8.000, mentre nella provincia di Milano 4.820, di cui 3.910 nel comune (Blangiardo 2010b).
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originario del Zhejiang, mentre il rimanente 10% dalle altre province cinesi (Cologna 2003a). Come noto per qualsiasi persona che, in questi ultimi anni, si sia recata a Milano e casualmente abbia chiesto in quale zona della citt risiedano i cittadini cinesi, tutti o quasi avrebbero risposto indicando il quartiere Canonica-Sarpi, vicino al parco Sempione e a tre fermate di tram dal Duomo. Effettivamente via Sarpi costituisce da decenni il luogo scelto dai primi migranti presenti a Milano, semmai ci che pochi sanno che oggi, molto pi che in passato, il quartiere il principale luogo di esercizi commerciali della laboriosa comunit cinese, mentre solo una parte minoritaria di essa effettivamente vi risiede. Come mostra la tab. IX.2, solo l8% abita nel quartiere Sarpi, mentre molti di essi abitano in zone pi periferiche della citt68.
Tab. IX.2. Primi dieci quartieri del comune di Milano per numero di popolazione cinese residente e percentuale rispetto al totale (anno 2010) Villapizzone 1.947 10,2% Sarpi 1.608 8,4% Quarto Oggiaro 1.296 6,8% Affori 1.220 6,4% Dergano 1.193 6,3% Loreto 1.126 5,9% Padova 888 4,6% Maciachini-Maggiolina 652 3,4% Comasina 648 3,4% Bovisa 594 3,1% Totale dieci quartieri 11.172 59,0% Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Milano

Tuttavia, il nostro ipotetico abitante di Milano, che probabilmente non ha alcun motivo specifico per conoscere in dettaglio la loro distribuzione residenziale in citt, attribuisce il quartiere Canonica-Sarpi ai cinesi facendo riferimento prima di tutto a ci che vede, ovvero al dato percettivo. Sotto questo profilo, chi percorra alcune vie del quartiere (in particolar modo via Sarpi e via Bramante) pu notare che esse sono andate caratterizzandosi come uno spazio fisico e sociale ben connotato, costituito da insegne variopinte e una pluralit di attivit commerciali. Come ricorda Daniele Cologna, attento studioso dellimmigrazione cinese a Milano, il quartiere ha avuto nel corso degli
I dati del 2010, sia per Milano che per le altre citt, sono da considerarsi non definitivi.
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ultimi due decenni ampi processi di cambiamento: da iniziale area di laboratori cinesi che producevano capi in pelle per conto delle imprese italiane, progressivamente divenuto, dalla fine degli anni Ottanta, luogo di esercizi commerciali (Cologna 2003b). Nel contempo, a causa del forte processo di valorizzazione immobiliare, il quartiere ha sensibilmente ridotto la sua importanza come area residenziale, assumendo sempre pi i contorni di centro di servizi sia per i cittadini cinesi che per la popolazione pi ampia. 1.2 Linserimento economico nel contesto locale Al fine di illustrare le attivit economiche nel tessuto metropolitano, riportiamo i dati della Camera di Commercio di Milano, il cui riferimento territoriale , in questo caso, su scala provinciale. La tabella IX.3 mostra il numero di attivit, suddivise per forma giuridica, con titolare cinese. Nel confronto fra il 2004 e il 2010, linsieme delle attivit economiche aumenta del 55%, segno del fatto che la comunit, oltre che crescere in termini numerici, continua a manifestare la propria spiccata attitudine imprenditoriale. Pur costituendo le imprese individuali la componente largamente maggioritaria (il 65% nel 2010), le societ di capitale presentano tuttavia i tassi di crescita pi alti rispetto al 2004 (+140%).
Tab. IX.3. Imprese cinesi attive nella provincia di Milano per forma giuridica (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Societ capitale 175 208 230 247 305 365 421 Societ persone 1.061 1.166 1.262 1.245 1.403 1.521 1.483 Impr. Individuali 2.319 2.561 2.822 2.678 2.987 3.209 3.626 Altre forme 33 38 39 37 28 29 28 Totale 3.588 3.973 4.353 4.207 4.723 5.124 5.558 Fonte: elaborazione personale su dati InfoCamere

Allo scopo di mostrare i principali cambiamenti avvenuti nella provincia di Milano in questi ultimi anni, facciamo riferimento alle sole ditte individuali, suddivise secondo la classificazione Ateco delle Camere di Commercio69.
Per quanto non esaustivo del numero totale dimprese cinesi presenti in Italia, le informazioni sulle imprese individuali sono pi attendibili del numero di imprese attive suddivise per forma giuridica, perch in questultimo caso il conteggio
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Al primo posto troviamo, nel 2010, il commercio al dettaglio, con 923 imprese, inserite prevalentemente nella vendita di capi dabbigliamento. Rispetto al 2004, tale ambito ha avuto un incremento del 41% (una maggiore percentuale di crescita si ha per le imprese commerciali allingrosso, passate da 231 a 377; +63%). Al secondo posto vi sono le attivit di ristorazione (894 imprese, +213% rispetto al 2004). La terza voce pi consistente riguarda le attivit manifatturiere delle confezioni e abbigliamento, pari nel 2010 a 484 imprese. Tali attivit hanno tuttavia avuto, nel corso degli anni, una drastica riduzione. Mentre negli anni Novanta vi stato un trend espansivo (166 nel 1995, 347 nel 1999), i laboratori manifatturieri hanno toccato il picco nel 2002 (769) per poi diminuire fino ai valori odierni (analogo trend discendente vale per le imprese pellettiere: 222 nel 2004, 184 nel 2010) (Cologna 2003b). Segno del fatto che le attivit economiche che garantiscono le migliori opportunit dintrapresa si collocano nel pi ampio contesto metropolitano, incentrato ormai da anni nellambito dei servizi piuttosto che nel settore manifatturiero. 1.3 Le attivit e i gruppi criminali La citt di Milano presenta una pluralit di attivit illecite che, in linea di massima, riproducono la fenomenologia criminale esaminata sul piano nazionale. Milano centro di arrivo e di successivo smistamento di migranti cinesi per lintera regione. Laeroporto internazionale di Malpensa, con oltre 190.000 voli di linea e 17,5 milioni di passeggeri (2009), costituisce, per coloro che giungono tramite la rotta aerea, il principale punto di ingresso per il Nord Italia e il crocevia in direzione di altri paesi70. Limmigrazione illegale sembra
viene fatto sulle persone e non sul numero di imprese. Potrebbe quindi darsi il caso, in realt non infrequente, che un individuo sia titolare nello stesso momento di pi imprese, venendo quindi contato pi volte. 70 In una nota di servizio redatta dallUfficio di Polizia di Frontiera presso lo scalo aereo di Malpensa, si legge: Il personale dellUfficio di Polizia Giudiziaria preposto alle verifiche documentali di secondo livello ha portato a termine unindagine relativa a una organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dellimmigrazione clandestina di cittadini di nazionalit cinese che venivano fatti giungere presso lo scalo aereo di Malpensa con documenti genuini di Singapore che ritraevano persone diverse dai latori, per poi essere trasferiti attraverso lItalia negli stati Uniti passando dal Messico (Trib. Busto Arsizio 2006, 2). Pi di recente, il

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essere un fenomeno tuttora consistente: i controlli delle forze dellordine presso case e laboratori hanno portato alla luce una ragguardevole quota di irregolari, intorno al 40% di tutti i migranti controllati71. Si affittano letti o posti a sedere al costo di 5-10 euro a coloro che sono in attesa di trovare un lavoro e una sistemazione72. Non mancano reati economici, quali lesercizio abusivo dellattivit creditizia e la violazione delle norme antiriciclaggio, come emerso in un recente procedimento giudiziario che ha portato al sequestro di una finanziaria che svolgeva funzioni bancarie e attivit di money transfer. Come riporta la sentenza, la societ finanziaria reperiva clienti prevalentemente nellambito della comunit cinese di Milano, ai quali venivano offerti i servizi di deposito bancario, conto corrente, trasferimento di denaro da e per la Repubblica Popolare Cinese, erogazione di finanziamenti, stime immobiliari, avvio e istruzione di pratiche mutuo con istituti di credito [pi in particolare] instaurando e intrattenendo rapporti di conto corrente e/o deposito bancario con 1.143 persone di nazionalit cinese, ricevendo dalle stesse nel periodo dal 2 dicembre 2002 al 6 maggio 2005 la somma complessiva di 9.362.812 euro, mentre a proposito dellattivit di money transfer, sono state ricostruite, fra il novembre 2004 e laprile 2005, 890 trasferimenti di denaro per un ammontare complessivo di 7,2 milioni di euro (Trib. Milano 2009b, 3-5). La prostituzione ha luogo per lo pi nelle sale massaggio e negli appartamenti. Nel 2009, secondo i dati riferiti alla locale Camera di Commercio, su un totale di 86 centri benessere aperti in citt, ben 56 hanno come titolare un cittadino cinese73. Entro una parte minoritaria di essi, viene esercitata la prostituzione mascherata. In altri casi, essa ha luogo in appartamenti appositamente adibiti allo scopo, spesso affittati da cittadine cinesi regolari o, pi raramente, da italiani che si prestano a fare da copertura.
Procuratore Generale di Busto Arsizio ha ricordato, nella sua relazione annuale, che nel 2008 sono stati respinti 1.294 stranieri e scoperte varie associazioni transnazionali coinvolte nellimmigrazione illegale, fra cui una costituita da cittadini malesi che utilizzava lo scalo come area di transito a favore di migranti cinesi diretti in alcuni paesi del Sud America (Trib. Busto Arsizio 2009). 71 Intervista a due rappresentati delle forze dellordine (Milano, 26 febbraio 2010). 72 Intervista a una studiosa di cultura cinese (Milano 14 gennaio 2010). 73 Imprese: Lombardia, 50% dei nuovi centri benessere gestiti da cinesi, 2 marzo 2010 (www.libero-news.it).

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La contraffazione di prodotti rappresenta una fonte ragguardevole di profitti illeciti. La merce proveniente dalla Cina arriva tramite navi mercantili che sdoganano a Napoli o a Gioia Tauro, via aerea attraverso laeroporto di Roma oppure, in altri casi, dallAustria per poi essere stoccata in capannoni della periferia milanese, affittati da italiani ai rivenditori cinesi a prezzi molto alti, nellordine di 1.500 euro a settimana. Si tratti di scarpe Nike perfettamente contraffatte (vendute a 30-35 euro mentre il prezzo di mercato si aggira attorno a 150-200), o giubbotti firmati, la merce staziona solo alcuni giorni nei magazzini per poi essere immessa nel mercato della distribuzione attraverso rivenditori al dettaglio sia cinesi che italiani. Unindagine denominata Indianapolis, avviata nel 2007 dalla Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di capi dabbigliamento perfettamente contraffatti per un valore di 11 milioni di euro. Molti cinesi coinvolti nelloperazione erano formalmente nullatenenti o dichiaravano per la loro attivit imprenditoriale redditi di poche migliaia di euro74. Sul versante dellordine pubblico, la principale minaccia alla sicurezza degli stessi cittadini cinesi costituita da rapine ed estorsioni. Entrambe vengono messe in atto da bande criminali che vivono taglieggiando imprenditori e commercianti. Le estorsioni seguono le modalit gi evidenziate in precedenza, andando dalle esplicite richieste di protezione, alla creazione di incidenti provocati strumentalmente al fine di estorcere denaro sotto forma di risarcimento per loffesa subita, fino ad esigere denaro una tantum in occasione delle tradizionali feste comunitarie. Le bande sono costituite da varie decine di persone, per la gran parte giovani fra i 16 e i 20 anni, anche se chi riveste un ruolo di comando ha unet pi avanzata e spesso stato coinvolto in precedenti eventi criminali, in Cina o in Italia. Esse tendono ad aggregarsi secondo una comune provenienza territoriale. Ci vale per due formazioni criminali presenti fino a poco tempo fa nella comunit cinese di Milano, i cui componenti provenivano in gran parte da alcune aree urbane del distretto di Wencheng, rispettivamente Yuhu e Daxue (Trib. Milano 2008). Fin dai primi anni del Duemila, le due aggregazioni criminali entrano in conflitto per il controllo del mercato degli stupefacenti,
Interviste a un magistrato e a un appartenente alle forze dellordine (Milano, 19 gennaio 2010).
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mettendo in atto alcuni efferati omicidi a danno delluna e dellaltra parte (Trib. Milano 2004). Una ragazza, coinvolta suo malgrado in quelle vicende, riferisce che: L. [il capo di una di queste bande] e i suoi amici fanno parte di un gruppo molto conosciuto in tutto il quartiere di Paolo Sarpi. Si tratta di giovani cinesi molto uniti tra di loro che sono soliti aggirarsi nel quartiere (Trib. Milano 2003, 25). Secondo un altro testimone, in origine L. e la sua banda farebbero parte di una formazione criminale nata a Wencheng e Yuhu. Cos, alcuni appartenenti a questa organizzazione, approfittando delle richieste di ricongiungimento familiare formulate dai loro genitori, riuscivano a stabilirsi in Italia [a Milano], ricostituendo il gruppo formato in Cina e continuando a commettere estorsioni e altri gravi reati a danno di connazionali (Trib. Milano 2002, 60). Procedimenti giudiziari successivi hanno messo in luce che altre bande operanti nel quartiere Canonica-Sarpi erano coinvolte sia nelle estorsioni che nel traffico di sostanze stupefacenti: extasy e chetamina, il tipo di droghe correntemente utilizzate dai giovani consumatori cinesi75. Come riferisce un ex-componente che ha deciso di collaborare con la giustizia: pi o meno si parlava di un carico al mese di ketamina per un peso di circa 10 kg. Per ci che riguarda invece lexstasy, si trattava di circa 1.000 pasticche al mese, perch aveva meno mercato a Milano (Trib. Milano 2009a, 3). I capi erano soliti sostenere economicamente lintero gruppo, fornendogli vitto, alloggio e spese quotidiane. Inoltre, ciascuno aveva ruoli funzionalmente differenziati nella gestione delle attivit illecite: tutti i ragazzi che ho indicato [riferisce ancora il collaboratore di giustizia] avevano il compito di spacciare allinterno delle discoteche e si occupavano anche di chiedere il pizzo ai commercianti (in genere una quota mensile predefinita) ed il c.d. ricatto, nel senso che vengono creati ad arte incidenti per poi chiedere una specie di risarcimento per il torto subito (si chiama busta rossa), inoltre si occupavano anche di organizzare bische clandestine e prestare denaro ai giocatori delle bische. In particolare, ricordo che A. si occupava prevalentemente delle bische clandestine, L. trasportava e spacciava lo stupefacente sempre su ordine di D. [il capo]; X. si interessava dei contatti per affittare le discoteche
Di recente, sulla base di controlli effettuati dalle forze dellordine nei confronti di giovani cinesi, la tipologia di droghe commercializzate include anche la cocaina e leroina (interviste a rappresentanti delle forze dellordine, Milano 26 febbraio 2010).
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dove spacciare; Y. si occupava prevalentemente di richiedere il pizzo alle case di prostituzione (Ibidem). I gruppi criminali importavano gli stupefacenti dallOlanda, facendo affidamento a grossisti e corrieri appartenenti alla propria rete di connazionali76. In seguito, lexstasy e la chetamina venivano vendute in locali karaoke, internet point e discoteche di Milano, Padova e Brescia, affittate appositamente a tale scopo. Di recente, le due bande sono entrate in guerra luna contro laltra, la cui posta in gioco era, ancora una volta, il controllo degli stupefacenti. Gli scontri e le rappresaglie reciproche hanno avuto termine nel 2008, quando le forze dellordine hanno arrestato la gran parte dei loro componenti, circa 20 persone, determinando lo scompaginamento delle due associazioni criminali. Da allora, il vuoto causato dagli arresti stato ricoperto, nel giro di poche settimane, da nuove bande criminali di cui fanno parte sia elementi in precedenza contigui agli arrestati sia nuove aggregazioni provenienti da Brescia e Torino, intenzionate a entrare nel proficuo business degli stupefacenti; un mercato che, secondo gli investigatori costituito da un ampio bacino di giovani clienti cinesi77. Gli aspetti pi preoccupanti nel contesto milanese sono costituiti dallesistenza di bande criminali dedite ad estorsioni, reati predatori e commercio di sostanze stupefacenti. I componenti sono legati fra di loro da una forte senso di solidariet interna: vivono assieme nello stesso appartamento e se qualcuno di essi viene arrestato, gli altri si preoccupano di procurargli un avvocato di fiducia e inviargli regolarmente del denaro per consentirgli di sopportare pi agevolmente le restrizioni del carcere. Dallanalisi delle fonti giudiziarie, i profitti derivanti dalle attivit illecite vengono suddivisi in parti uguali fra i componenti del gruppo oppure, in altri casi, il capo e i suoi stretti collaboratori ne incamerano una quota consistente, nellordine del 6070%, lasciando il resto agli altri.
LOlanda risulta essere il principale paese di destinazione di precursori chimici provenienti dalla Cina, come il Pmk (piperonilmetilchetone) e il Bmk (benzilmetilchetone), utilizzati per produrre ecstasy e anfetamine. Su scala mondiale, la produzione di Pmk quasi esclusivamente concentrata nella Repubblica Popolare Cinese. Il Bmk prodotto anche in alcuni paesi del precedente blocco dellEst Europa, anche se il Bmk cinese considerato di maggiore qualit (Soudijn, Kleemans 2009, 463; Dia 2009). 77 Interviste a rappresentanti delle forze dellordine (Milano, 26 febbraio 2010).
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Inoltre, tali aggregazioni criminali prestano i loro servigi, dietro pagamento, a coloro che hanno conti in sospeso con i propri connazionali. Tra i pochi eventi effettivamente documentabili che avvalorano lesistenza di pratiche volte a risolvere in via extragiudiziaria i conflitti interindividuali, ricordiamo lomicidio di un cittadino cinese avvenuto nel 2003 a opera di una gang di giovani (in cambio di 5 milioni di lire), su richiesta di un uomo, la cui moglie aveva una relazione sentimentale con la vittima78(Trib. Milano 2003). Come anche il caso di un datore di lavoro che, di fronte al rifiuto dei suoi dipendenti (illegali) di accettare retribuzioni molto basse, non esita a ricorrere a uomini armati per ricondurli a pi miti pretese (Trib. Milano 2005c). Pur entro un contesto che desta preoccupazione per labituale ricorso alla violenza delle bande e la loro capacit di riprodursi nel tempo, non sono tuttavia emersi elementi che avvalorano lesistenza di un collegamento fra figure di rilievo interne alla comunit e attori criminali79. Semmai, il proliferare delle bande, assieme al crescente consumo di sostanze stupefacenti, sono indicatori di un allentamento dei legami sociali comunitari, mostrando la crescente difficolt delle famiglie e delle strutture associative interne a porre un freno ai fenomeni di disgregazione che coinvolgono in particolar modo le nuove generazione. Una certa S., contigua a una gang, riferendo che loro [gli appartenenti alla banda] sono venuti qui per fare soldi, esplicita il progetto di ascesa sociale che muove questi individui, a prescindere dal seguire o meno mezzi istituzionalmente consentiti (Trib. Milano 2008, 198). Un progetto incentrato sullacquisizione della ricchezza facile e immediata, ben lontano dallesperienza di vita dei loro padri e che, a
Secondo la ricostruzione fornita da un testimone dellomicidio, nel quartiere cinese tutti dicono che luomo cinese stato ucciso a causa di una relazione che aveva con una donna, il cui marito, accortosi di ci, avrebbe incaricato, previo compenso, i giovani in questione [la banda di L.] per dargli una lezione. La cosa sarebbe poi degenerata con la morte delluomo (Trib. Milano 2003, 23-24). 79 I vari interlocutori - istituzionali e non - hanno escluso che le bande abbiano stabilito relazioni reciprocamente vantaggiose con appartenenti alle associazioni cinesi della citt. Nellambito del materiale giudiziario abbiamo trovato solo due riferimenti, che tuttavia non forniscono elementi precisi a confermare la presenza di tali collegamenti: il primo riguarda un procedimento per immigrazione illegale dove emerso che i migranti illegali venivano temporaneamente ospitati presso i locali di unassociazione cinese di Via Sarpi; il secondo concerne un procedimento per traffico di sostanze stupefacenti nel quale alcuni imputati affermano, nel corso di alcune conversazioni telefoniche, di essere in contatto con tre vicepresidenti di associazioni cinesi di Milano (Trib. Milano 2008; 2005b).
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ben vedere, trova una certa corrispondenza con gli orientamenti di valore effettivamente praticati nelle odierne societ occidentali. 2. Firenze e Prato La presenza di cittadini cinesi nella provincia di Firenze inizia ad assumere un certo rilievo dalla seconda met degli anni Ottanta. Le prime aree di insediamento sono le frazioni di Brozzi e San Donnino, al confine fra i comuni di Firenze e Campi Bisenzio. Questultima frazione, che a quel tempo la stampa denomina non senza ilarit San Pechino, nel 1991 ospita, secondo alcune stime, circa 1.400 cittadini cinesi, di cui il 50% irregolare, mentre i residenti in tutta la provincia di Firenze erano, nello stesso anno, 1.557 (Bortolotti, Tassinari 1992). Gli imprenditori cinesi si inseriscono nel distretto industriale della pelle e del cuoio, un ambito produttivo presente fin dagli anni Sessanta nel territorio fiorentino80. Essi affittano i capannoni a imprenditori italiani prossimi al fallimento (o che comunque reputano pi conveniente cederli piuttosto che continuare lattivit) e li suddividono in spazi interni, occupati ciascuno da una ditta individuale a gestione familiare. Lavorano per conto terzi su commissione di imprese italiane, determinando come primo effetto la fuoriuscita dal mercato del lavoro di alcune centinaia di lavoranti a domicilio che fino ad allora svolgevano compiti di rifinitura per gli artigiani locali (Colombo et al. 1995). In breve tempo, il loro inserimento a San Donnino d luogo a intense proteste da parte della popolazione locale, tanto che la piccola frazione alle porte di Firenze viene alla ribalta delle cronache nazionali per lemergenza cinesi (Marsden 1994). Di tali problemi si far carico lAmministrazione comunale di Campi Bisenzio che avvier una serie di controlli sui laboratori cinesi, sovente utilizzati come abitazioni81. I
Per dare unidea della rilevanza che il settore della lavorazione pellettiera aveva a livello locale (e in parte ha tuttora), nel censimento Istat del 1981 risulta che la provincia di Firenze deteneva il 56% delle unit produttive e il 30% degli addetti di tutto il territorio italiano (Bortolotti, Tassisnari 1992). 81 A tale proposito, riportiamo una dichiarazione del Sindaco di Campi Bisenzio a un convegno, svoltosi nel 1994 presso la Baia fiesolana di Firenze: Quando si critica latteggiamento di Campi nei confronti dei cinesi, bisogna tener conto del fatto che in proporzione come se a Firenze fossero arrivate in due anni 200.000 persone in pi. I sandonninesi sono 4.000 e i cinesi sono 2.000, di cui molti clandestini e quindi indisponibili a farsi contare [.] Al capannone Ugolini si ammassavano 250-300 persone, laddove storicamente stavano 40 italiani a lavorare,
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controlli, unitamente ad un clima sociale di forte ostilit nei loro confronti, spingeranno molti migranti a trasferirsi in aree vicine, come la zona industriale dellOsmannoro (comune di Firenze) e i comuni di Empoli e Prato82. Lampliamento della presenza nellarea fiorentina si deve, quindi, sia a fattori endogeni al contesto locale che inducono gli immigrati a uno spostamento verso localit meno problematiche che a fattori esogeni, legati al progressivo incremento, negli anni Novanta, degli arrivi dalla madrepatria. I migranti giungono prevalentemente dal Zhejiang, componente ancor oggi maggioritaria, dal Fujian e, in misura sensibilmente minore, da alcune province del Centro-Sud (Guangdong, Shandong e Guizhou) e del Nord-Est (Laioning, Jinan, Jilin) (Colombo et al. 1995). Alla fine del 2010, come mostra la tab. IX.4, nel comune di Firenze risiedono 3.852 cittadini cinesi.
Tab. IX.4. Cittadini cinesi residenti a Firenze suddivisi per genere (anni 2001-2010) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 M 2.005 2.103 2.134 2.130 2.173 2.146 2.018 1.921 1.903 1.983 F 1.551 1.706 1.787 1.788 1.833 1.844 1.793 1.767 1.793 1.869 Tot. 3.556 3.809 3.921 3.918 4.006 3.990 3.811 3.688 3.696 3.852 Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Firenze

Nel confronto fra il 2001 e il 2010, il numero di residenti cresce dell8%, anche se dal 2005 in poi si assiste a un movimento discendente delle presenze. Pi nel dettaglio, la tab. IX.5 illustra la distribuzione sul territorio comunale, da cui si pu notare la consistente concentrazione di cittadini cinesi nel quartiere 5, area periferica circostante alla zona industriale dellOsmannoro e dellaeroporto; secondo in ordine dimportanza il quartiere 1, coincidente con il centro storico. Luna e laltra area di residenza trovano una certa corrispondenza con il tipo di inserimento economico nel territorio comunale: laboratori manifatturieri nella periferia, esercizi commerciali e (in parte) ristoranti nel centro storico.
con divisori fatti in legno, scatoloni (pieni o vuoti), tendaggi Lavoravano a turni per 24 ore su 24. Lunica entrata consisteva in una scala a chiocciola, ogni abitazione consisteva in due letti con 10 cm attorno [] Dopo i nostri interventi sono diventati rari i casi di promiscuit e il numero di cinesi si ridotto [] (Colombo et al. 1995, 64). 82 Sulle forme di intolleranza manifestate nei primi anni Novanta da alcuni segmenti organizzati della popolazione fiorentina si veda il dettagliato resoconto di Anna Marsden (1994).

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Tab. IX.5. Cittadini cinesi presenti nel comune di Firenze per quartiere di residenza e distribuzione percentuale sul totale (anno 2010) Quartiere 1 591 15,3% Quartiere 2 145 3,7% Quartiere 3 51 1,3% Quartiere 4 161 4,1% Quartiere 5 2.904 75,3% Totale 3.852 100% Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Firenze

Rispetto a Firenze, il contesto metropolitano di Prato evidenzia alcune significative differenze. Innanzitutto, il numero di cittadini cinesi sensibilmente superiore, sia in termini assoluti che in rapporto alla popolazione locale. Con valori ridotti fino alla seconda met degli anni Novanta (1.525 nel 1995, 3.162 nel 1998), la loro presenza cresce dai primi anni del Duemila fino a raggiungere, nel 2010, 11.882 residenti, con un aumento rispetto al 2001 del 147%83.
Tab. IX.6. Cittadini cinesi residenti a Prato suddivisi per genere (anni 2001-2010) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 M 2.582 2.826 2.845 3.619 4.682 5.441 5.600 5.272 5.694 6.128 F 2.224 2.509 2.612 3.194 3.945 4.636 4.831 4.655 5.183 5.754 Tot. 4.806 5.335 5.457 6.813 8.627 10.077 10.431 9.927 10.877 11.882 Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Prato

La seconda differenza di rilievo riguarda la loro distribuzione sul territorio: chiunque visiti per la prima volta il quartiere cinese, il cui asse centrale si dipana lungo via Pistoiese e via Filzi, pu agevolmente notare come, a un certo punto, lo spazio sociale assuma contorni e caratteristiche ben diverse dalle precedenti. Come mostra la tab. IX.7, i cittadini cinesi sono prevalentemente concentrati nella circoscrizione Centro, allinterno del quartiere San Paolo - a dieci minuti a piedi dal vero e proprio centro storico - che da solo ospita il 41% di tutti i residenti del comune.
Nel 2009, i residenti cinesi erano pari al 6% dellintera popolazione comunale e al 39% di tutti gli stranieri. Secondo alcuni resoconti, a Prato vi sarebbero circa 40.0000 cittadini cinesi impiegati nel distretto manifatturiero, di cui 30.000 irregolari (Pieraccini 2010). Se rapportata al numero di residenti tale valutazione implicherebbe la presenza di quasi tre irregolari su ogni cittadino cinese regolare. Tuttavia, un rapporto regolari/irregolari di queste proporzioni contrasta sensibilmente con le stime sulla popolazione irregolare riferite in precedenza.
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Tab. IX.7. Cittadini cinesi presenti nel comune di Prato per circoscrizione di residenza (anno 2010) Nord 1.653 13,9% Est 643 5,4% Sud 2.267 19,0% Ovest 2.400 20,1% Centro 4.919 41,3% Tot. 11.882 100% Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Prato

Al contrario di quanto accade per il capoluogo toscano, dove i cittadini cinesi risiedono per lo pi nella periferia cittadina senza dare luogo a una precisa demarcazione dello spazio urbano, a Prato, si percepisce immediatamente la loro separatezza fisica e sociale rispetto al contesto pi ampio84. 2.1 Distretti industriali e imprese cinesi Linserimento economico delle imprese cinesi nellambito dei distretti industriali di Firenze e Prato ha avuto luogo secondo modalit e fasi che, in linea di massima, sono riscontrabili in altre aree del territorio italiano contraddistinte da simili caratteristiche di contesto. Grazie alla possibilit di abbattere i costi di produzione per tutta una serie di motivi menzionati in precedenza sui quali non ritorniamo, le imprese cinesi dellarea fiorentina si sono agevolmente inserite allinterno dei settori manifatturieri del cuoio (Firenze) e delle confezioni (Prato), utilizzando quelle sinergie funzionali che da tempo hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo dei distretti industriali nel CentroNord, come la disponibilit di ben avviate strutture logistiche di comunicazione e la consueta pratica della produzione per conto terzi. Un sistema di commissione del lavoro che ha coinvolto e tuttora coinvolge, seppur in modo minore rispetto al passato, le imprese cinesi nella
In uno dei vari sopralluoghi nel quartiere cinese, siamo stati accompagnati da un collega che, rivolgendosi in cinese ad alcune persone allinterno di vari esercizi commerciali, ha potuto notare quanto per queste fosse insolito interloquire nella loro lingua con un italiano. Un segnale dello stesso tenore stato osservare nella via centrale del quartiere un annuncio in caratteri cinesi di servizi sessuali a pagamento con su scritto: follie damore e relativo numero di telefono; segno del fatto che chi lo ha affisso pensava che solo i connazionali ne avrebbero compreso il significato.
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rifinitura di prodotti per conto di committenti italiani, grandi marchi inclusi che, in modo diretto o indiretto, ovvero tramite imprese autoctone intermediarie, fanno affidamento alle ben pi economiche imprese cinesi labor intensive. A questa prima fase, che per Firenze avviene alla fine degli anni Ottanta e per Prato allinizio del decennio successivo, ne seguita una che ha portato, da un lato, a un ampliamento delle quote di mercato a vantaggio delle imprese cinesi e, dallaltro, alla costituzione di una propria filiera volta a inglobare sia la produzione che la distribuzione commerciale. Tale il caso, ad esempio, della produzione di borse e prodotti in pelle che vengono commercializzati nel centro storico fiorentino presso connazionali titolari di esercizi commerciali, o del pronto moda a Prato, venduto sia a grossisti connazionali che ad altri acquirenti. Di recente, infine, vi stato lo spostamento dalla produzione manifatturiera alla distribuzione commerciale, causato dalla concorrenza delle imprese in madrepatria che producono a prezzi competitivi. Per illustrare i mutamenti di questi ultimi anni, riportiamo i dati sulle imprese cinesi delle province di Firenze e di Prato, suddivise per forma giuridica e successivamente i principali ambiti economici delle sole imprese individuali.
Tab. IX.8. Imprese cinesi attive nella provincia di Firenze per forma giuridica (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Societ capitale 93 100 98 114 143 151 158 Societ persone 365 368 370 372 381 415 419 Impr. Individuali 2.426 2.538 2.618 2.765 2.903 2.919 3.099 Altre forme 4 2 3 4 4 4 4 Totale 2.888 3.008 3.089 3.255 3.431 3.489 3.680 Fonte: elaborazione personale su dati InfoCamere

Rispetto al 2004, le imprese crescono del 27%; sebbene le societ di capitale denotino laumento pi consistente (+70%), le ditte individuali continuano a rappresentare la quota largamente predominante delle attivit economiche gestite dai cittadini cinesi (84% per il 2010). In linea con loriginario inserimento produttivo, la lavorazione del cuoio rappresenta tuttora, per le ditte individuali, la principale attivit nella provincia di Firenze: pari nel 2010 a 1.581 imprese. Seguono, seppur a distanza, le confezioni (793), mentre al terzo e quarto posto vi sono le attivit legate al commercio allingrosso e al dettaglio. In effetti, le attivit commerciali hanno avuto nel corso di questi ultimi anni dei

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tassi di incremento particolarmente alti, ben superiori ad altre attivit: mentre nel 2004 queste imprese erano 178 (commercio allingrosso) e 174 (commercio al dettaglio), nel 2010 sono rispettivamente 298 (+67%) e 282 (+62%). Diversamente da Firenze, la provincia di Prato ospita un numero particolarmente alto di imprese cinesi: 5.164 nel 2010, corrispondenti al 15% di tutte le imprese locali (Caserta, Marsden 2011). Esse hanno avuto, dal 2004 a oggi, un aumento complessivo del 131%, con tassi di incremento pi consistenti per le imprese individuali (+141%) e le societ di capitali (+142%).
Tab. IX.9. Imprese cinesi attive nella provincia di 2004-2010) 2004 2005 2006 Societ capitale 173 240 322 Societ persone 287 327 342 Impr. Individuali 1.768 2.090 2.641 Altre forme 11 11 11 Totale 2.239 2.668 3.316 Fonte: elaborazione personale su dati InfoCamere Prato per forma giuridica (anni: 2007 367 385 3.083 11 3.846 2008 384 428 3.471 11 4.294 2009 391 481 3.936 11 4.819 2010 419 478 4.256 11 5.164

Fra le sole ditte individuali, il comparto delle confezioni costituisce nel 2010 lambito prevalente, con le sue 3.141 imprese (+136 rispetto al 2004). Sono imprese inserite sia nella produzione per conto terzi che artefici del prodotto finito. Per questultimo, si tratta per lo pi del pronto moda, un tipo di produzione che ben si adatta, per tipo di mercato, bassa specializzazione professionale e rapidi ritmi di consegna, alle caratteristiche dei laboratori cinesi. La seconda categoria in ordine dimportanza il commercio allingrosso, che presenta il tasso di incremento pi alto, passando da 60 imprese nel 2004 a 301 nel 2010 (+402); la terza costituita dal commercio al dettaglio: 232 imprese nel 2010 (+119% rispetto alle 106 del 2004). Gli esercizi commerciali si occupano per lo pi della vendita di capi dabbigliamento, si tratti di beni importati direttamente dalla Cina o prodotti in loco sui quali viene apposto, in modo lecito o illecito, letichetta Made in Italy. Il distretto industriale di Prato uno dei principali luoghi di vendita su scala nazionale di capi dabbigliamento a basso costo, particolarmente ricercati da una pluralit di rivenditori, sia connazionali e negozianti italiani del Centro-Nord che intermediari di vari paesi europei.

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Lultimo ambito in ordine dimportanza riguarda la produzione tessile, corrispondente nel 2010 a 200 ditte individuali, anchesse con tassi dincremento ragguardevoli (+ 59% rispetto al 2004). Tuttavia, occorre ricordare a questo proposito che, in ragione dei consistenti investimenti iniziali, si tratta per lo pi di imprese coinvolte quasi soltanto in lavorazioni a diretto servizio della confezione [oppure] sono emersi casi sporadici di rapporti di subfornitura con imprese pratesi (Marini 2010, VIII). 2.2 La criminalit organizzata Il primo rilevante procedimento giudiziario del tribunale di Firenze sulla criminalit organizzata cinese risale al maggio 1999, che sancisce la condanna per associazione mafiosa nei confronti di oltre venti persone. Le investigazioni presero avvio grazie alla collaborazione con lautorit giudiziaria di un cittadino francese, addetto per conto dei trafficanti cinesi al trasporto di migranti fra la Francia, lItalia e alcuni paesi dellEst Europa. A tale individuo, reclutato da un suo conoscente cinese, ristoratore nella citt di Fontaineblau, si aggiunsero successivamente alcuni collaboratori cinesi, ex-appartenenti ai gruppi criminali. Linsieme delle informazioni raccolte permise di portare alla luce lesistenza di alcuni gruppi criminali operanti a Firenze, Empoli, Lucca e Viareggio. Pi nello specifico, si trattava di formazioni criminali collegate fra loro da vincoli parentali: la famiglia Xiang, che aveva la propria base nella citt di Firenze, era a sua volta imparentata con alcuni membri della famiglia Zheng di Empoli. Secondo alcune fonti confidenziali raccolte dalle forze dellordine, nei primi anni Novanta il gruppo criminale pi potente a Firenze era rappresentato dalla famiglia Lin. Tuttavia, la morte in carcere di uno dei due fratelli Lin nel 1993 e il successivo ritorno in Cina dellaltro, crearono le condizioni perch la famiglia Xiang assumesse la supremazia criminale allinterno della locale comunit cinese. I condizionamenti che lassociazione criminale era in grado di mettere in atto sullintera comunit fiorentina troveranno riscontro nelle diffuse reticenze e titubanze manifestate da quasi tutti i cittadini cinesi ascoltati nel corso del dibattimento. Come riporta il giudice, vi sono stati soggetti che hanno riferito informalmente alla polizia giudiziaria in ordine a fatti criminosi ma si sono poi rifiutati di

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verbalizzare le loro dichiarazioni []. Vi sono coloro che, pur avendo reso dichiarazioni accusatorie durante le indagini, in dibattimento hanno con evidenza cercato di invalidarne il significato tramite risposte evasive e il ricorso artificioso a difficolt linguistiche (Trib. Firenze 1999, 6). Infine, ancor pi grave, alcune vittime che avevano reso dichiarazioni accusatorie nei confronti degli imputati sono state uccise o hanno subito reazioni cos pesanti ([ovvero] percosse tali da determinare la perdita quasi totale della vista), da parte di loro connazionali da indurli a desistere da tale comportamento collaborativo (Ibidem). Lesponente pi anziano della famiglia Xiang era il personaggio che nella comunit cinese fiorentina ha costituito (almeno dai primi anni 90 fino al 1996) il punto di riferimento principale in tutte le attivit, lecite e illecite, che si svolgevano allinterno della comunit, colui che dettava le regole del vivere sociale ed aveva il potere di farle rispettare, sia che attenessero a leciti rapporti interpersonali [si rammentano le pressioni esercitate su una donna che, decisa ad abbandonare il marito, le fu imposto di rinunciare al proprio figlio] sia che attenessero ad attivit criminose [riferite alla funzione di paciere per dirimere contrasti insorti fra gruppi criminali contrapposti] (Ivi, 53). A conforto di tali valutazioni, vi sono alcune testimonianze di cittadini cinesi rese agli investigatori, per la gran parte ritrattate in sede di dibattimento, come la seguente: posso affermare che a Firenze ogni situazione relativa allimmigrazione clandestina ed estorsioni deve avere il beneplacito della famiglia Xiang (Ivi, 70). Allinterno del pi ampio fenomeno del gioco dazzardo, le famiglie Xiang e Zheng gestivano alcune bische clandestine a cui partecipavano imprenditori e ristoratori facoltosi: negli appartamenti le scommesse erano nellordine di 8-9 milioni di lire, mentre negli alberghi, dove di solito partecipava un numero maggiore di persone, potevano arrivare fino a 200-300 milioni di lire. Gli organizzatori svolgevano il ruolo di banca, prestando denaro fino a tassi annuali del 600% ai partecipanti. Un elemento che desta particolare preoccupazione riguarda la capacit di queste famiglie criminali di esercitare, nel corso degli anni, sensibili condizionamenti sulle strutture associative della comunit. Nonostante gli arresti e le condanne nel procedimento menzionato in precedenza, tale aspetto ha trovato, qualche anno dopo, ulteriori riscontri. Secondo la testimonianza di un cittadino cinse lassociazione di C.T. [ovvero una delle due associazioni presenti a Firenze nel 2003] ,

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di fatto, una struttura di copertura dietro la quale operano persone di estrema pericolosit che incutono, con atti intimidatori, terrore verso la stessa comunit, il tutto per imporre la loro presenza egemonica sul territorio. [] Queste sono persone molto pericolose perch legate ad ambienti malavitosi presenti a Firenze e Prato ed anche perch sono in stretto contatto con criminali provenienti dalla Francia. Di analogo tenore, la testimonianza di un imprenditore (cinese) che ha denunciato di aver subito ripetute aggressioni perch si era opposto alle richieste estorsive: attualmente a Firenze ci sono due associazioni cinesi: la prima diretta dal cinese W.T., laltra, da C.T. []. Lassociazione cui fa riferimento W.T. composta generalmente da commercianti e piccoli imprenditori; la loro gestione piuttosto regolare e, per questo, la loro opera stata apprezzata per lungo tempo dalla gran parte dei cinesi. Attualmente, il lavoro svolto da W.T. e dagli altri soci offuscato dalla presenza dellassociazione diretta da C.T. Non ho timore a definire il gruppo di C.T. come una vera e propria associazione mafiosa: sia perch la cosiddetta associazione composta da persone molto pericolose e con precedenti penali, sia perch le stesse stanno imponendo alla comunit un regime di terrore. Infatti, alla gran parte dei titolari di medie e grandi aziende viene imposto di pagare ingenti somme di denaro per essere protetti: le persone che aderiscono alle richieste entrano a far parte dellassociazione e possono svolgere il loro lavoro senza alcun problema Sono al corrente che molti cinesi che si sono opposti al pagamento imposto dallassociazione di C.T. sono stati vittime di aggressioni violente e ripetute minacce: fatti mai denunciati alle autorit di polizia italiana per il timore di nuove ripercussioni e per la mancanza di fiducia riposta in esse85(Trib. Firenze 2003, 16-17). Da notare, inoltre, che il presidente dellassociazione cinese appena citato, era in stretto contatto con un certo Z.L., il quale a sua volta era legato con il patriarca della famiglia Xiang (condannato in via definitiva nel 2001 con sentenza della Corte di Cassazione). Anzi, tale Z.L., a seguito degli arresti subiti dalla famiglia Xiang alla fine degli anni Novanta, si sarebbe imposto quale diretto successore, affermando con la propria reggenza il carisma e la determinazione che hanno caratterizzato questo clan (Pezzuolo, Manfrellotti 2008, 61).
Va detto che il collegio giudicante ha condannato molti degli imputati coinvolti, senza tuttavia riconoscere lesistenza di unassociazione di tipo mafioso facente capo allassociazione gestita da tale C.T., poich secondo i magistrati non sono emerse prove circostanziate in tal senso (Trib. Firenze 2005b).
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I gruppi criminali presenti da pi tempo nella zona (il clan Xiang e in seguito alcuni elementi ad essi collegati) hanno dovuto fronteggiare larrivo di nuove formazioni criminali, intenzionate a mettere in discussione gli assetti criminali esistenti. Ci ha dato luogo a fasi di scontro e a successive ricomposizioni, risolvendosi comunque a vantaggio delle famiglie criminali locali sulle formazioni venute da altre citt. E il caso, ad esempio, di una banda arrivata da Roma con lintenzione di organizzare delle bische clandestine a Firenze che ha dovuto desistere dai propri propositi dopo che il membro pi anziano della famiglia Xiang li ha ammoniti dicendo loro: andate allaltro posto a fare, non venite qua, qui occupo solo io (Trib. Firenze 1999, 146). E ancora, come quando un gruppo criminale riparato a Prato per sfuggire alla polizia francese, entra in conflitto con uno presente da tempo a Firenze per questioni legate al controllo sulle principali attivit illecite (immigrazione illegale, rapine ed estorsioni). Conflitto infine ricomposto grazie alla mediazione di un personaggio cinese proveniente da Roma che nel 2003 ha organizzato una sorta di commissione di anziani, inducendo i due gruppi, quello di Firenze e quello dei francesi a collaborare, stabilendo sinergie reciprocamente vantaggiose nella gestione dellimmigrazione illegale (Trib. Firenze 2005a). Nellinsieme, si tratta di equilibri criminali relativamente instabili, entro i quali il vantaggio di un gruppo a scapito degli altri dipende, prima di tutto, dalla forza militare che ciascuno in grado di far valere e dei collegamenti con personaggi che godono di una certa autorevolezza nellambiente criminale italiano e internazionale (interno allimmigrazione cinese). La configurazione di nuovi assetti criminali inoltre influenzata, seppur involontariamente, dalle attivit di law enforcement, che causano un mutamento nei rapporti di forza fra attori criminali, determinando una posizione di vantaggio per quelli che, sul momento, non vengono scalfiti dalle operazioni di contrasto. A proposito, invece, del contesto pratese, in citt vi sono almeno tre bande, ciascuna costituita da alcune decine di elementi di et variabile fra i 16 e i 25 anni. Solitamente esse si identificano con lo pseudonimo adottato dal loro capo, come ad esempio il caso della banda del Monaco, il cui appellativo evoca vaghi riferimenti alla tradizione dellassociazionismo segreto cinese86.
Tale appellativo viene utilizzato anche da alcune bande di Milano e Torino. Intervista a un rappresentante delle forze dellordine (Milano, 10 settembre 2010).
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Queste formazioni criminali sono coinvolte in varie attivit illecite, come limportazione e il commercio di sostanze stupefacenti (ecstasy, chetamina e kefen) che fanno arrivare da alcuni paesi del Nord Europa tramite una propria rete di connazionali, e lo sfruttamento della prostituzione, che avviene allinterno di case di appuntamento rivolte principalmente a cittadini cinesi. Gli appartenenti alle bande vengono assoldati dai gestori delle case di appuntamento per evitare di essere sottoposti a rapine ed estorsioni, in alternativa, sono gli stessi capi del gruppo criminale che gestiscono le case di appuntamento. Le bande tendono ad aggregarsi sulla base di determinate aree di origine, come le citt di Wencheng per i gruppi zhejiangesi e di Changle per i fujianesi di Prato. Alcuni recenti fatti di sangue avvenuti in citt, come luccisione nel luglio 2009 di un giovane di 16 anni e lomicidio di altri due nel giugno 2010 si inseriscono allinterno di uno scontro fra bande di Wencheng, da un parte, e di Chang Le, dallaltra, per il controllo delle principali attivit illecite. Le bande del Fujiem, pi agguerrite e violente, avrebbero a capo, secondo la testimonianza di un collaboratore di giustizia, un certo A.R., un personaggio che ha molta influenza nella citt di Prato e commette insieme al suo gruppo molti crimini. Egli gestisce inoltre una bisca clandestina frequentata da molti cittadini cinesi di un paesino del Fujian, e quando i giocatori finiscono i soldi, il gruppo di A.R. glieli presta e poi li vanno a chiedere a usura, a strozzo con tassi di interesse molto alti (Trib. Prato 2009a, 24). Mentre, da un lato, le bande si muovono autonomamente sul territorio, dallaltro, prestano i loro servigi, ovvero lutilizzo della violenza, a elementi criminali di maggior spessore, i quali forniscono loro vitto, alloggio e spese quotidiane. Una conversazione fra due individui, dove il primo (A) chiede allaltro (L) se disponibile a ricevere sotto la sua protezione un gruppo di cinque persone, d conto del rapporto che intercorre fra il capo/protettore e i componenti pi giovani delle bande: A.: Tu guarda, se ti va bene gli do il tuo numero di telefono per farvi incontrare. L.: Ti dico come stanno le cose, noi siamo gi pi di dieci quando rientreranno [alcuni appartenenti al gruppo si sono recati temporaneamente in Cina]. A.: Qui ci sono due, tre persone che sono particolarmente intelligenti, quando fanno le cose sono sempre calmi, non sono agitati.

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L.: Se vengono bisogna trovare una casa, e come spese anche se spendono 100 euro a persona al giorno, sono 500 euro, non ce la faccio a mantenerli. A.: Tu digli chiaramente Io gli dico di fare i bravi. L.: A ogni persona bisogna comprare un pacchetto di sigarette, giusto? Ogni giorno bisogna comprare una stecca di sigarette, ogni giorno come spese spendono pi di 100/200 euro, ho paura di sostenerli! []. B. e J. [i capi di altre due bande] sono intelligenti perch controllano i ragazzi, che si sostengono per conto loro e quando hanno bisogno chiedono [a B. e J.] qualche cento euro. B. e J. in un mese spendono 1.000/2.000 euro per darli a questi ragazzi, cos in questo modo non fanno casino [] A.: Allora digli di prendere le stanze per conto loro. L.: Allora in questo modo gli devo dare i soldi? A.: Altrimenti intanto vi incontrate, li faccio venire l da te. Gli do 1.000 euro e se non ti vanno bene li faccio tornare qua [a Milano]. Va bene? L.: Comunque se tu vieni e fai qualcosa, si pu parlare. Altrimenti io non posso sostenere tutte queste persone [in realt, il timore dellinterlocutore che, una volta chiamati, decidano di muoversi autonomamente perch vogliono fare i grandi, vogliono diventare famosi]. A.: Di quello ne parliamo dopo, fra una settimana. L.: Comunque tu digli ai ragazzi che fra dieci giorni vado in Spagna e non gli dire che sto a Empoli. A.: Ma io a loro ho detto che eri andato a Catania, in Sicilia. L.: Comunque se vengono gli si offre una cena A Prato in questo momento c tanto casino, ci sono tanti gruppi. Se loro sono paesani di uno di questi gruppi, e succedono delle liti tra i gruppi, loro si metteranno con il gruppo dei loro paesani (Trib. Prato 2008c, 18-19). Mentre pi elementi avvalorano lesistenza di strette relazioni fra giovani disposti a ricorrere alla violenza e figure adulte di maggior spessore inserite nella gestione delle attivit illecite, a proposito di eventuali collegamenti fra criminalit e strutture associative interne alla locale comunit cinese non risultano, al momento, segnali precisi in tal senso. Tuttavia, secondo alcune valutazioni, queste relazioni avrebbero luogo, anche se al momento non hanno trovato precisi riscontri sotto il

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profilo giudiziario87. Le bande presterebbero, in caso di bisogno, i loro servigi ad alcune figure influenti della comunit per risolvere controversie interindividuali di vario tipo, si tratti di veri e propri regolamenti di conti che di promesse non mantenute da una delle due parti in gioco. La relazione che intercorre con alcuni personaggi di prestigio della comunit - secondo gli investigatori si tratterebbe di circa 10-12 persone - presenta alcune ambiguit di fondo, derivanti essenzialmente da una mancanza di conoscenze approfondite. Tali ambiguit hanno a che fare, come riferisce un rappresentante delle forze dellordine col fatto che assistiamo a uno scontro fra bande che si fronteggiano per il controllo delle principali attivit illecite, tuttavia questo ci che appare. Mentre, al contrario, abbiamo sentore di collegamenti fra bande criminali e personaggi influenti della comunit, anche se questi fanno molta attenzione a non compromettersi, a non sporcarsi le mani88. Lesistenza di una zona grigia, costituita da un livello di interposizione fra figure legali ed elementi propriamente criminali sarebbe garantita dai leader delle bande, anello di congiunzione fra i due ambiti, i quali intrattengono relazioni privilegiate con elementi influenti della comunit, a insaputa degli stessi appartenenti al gruppo criminale. Non va inoltre sottovalutata la capacit di alcuni personaggi interni alla comunit di intrattenere relazioni collusive con appartenenti alle agenzie di law enforcement. Certo D.B., con precedenti penali per favoreggiamento dellimmigrazione illegale, stato accusato nel marzo del 2010 di aver corrotto alcuni appartenenti alle forze dellordine per ottenere il rilascio di permessi di soggiorno per i propri connazionali e di collusione con alcuni carabinieri che gli comunicavano in anticipo le ispezioni a carico di imprenditori cinesi del settore alimentare. Tale personaggio poteva entrare nelle celle di sicurezza della questura per parlare con i connazionali in stato di fermo, dopo i blitz nei laboratori delle confezioni, ostentando la propria amicizia con il personale di polizia e accreditandosi cos, agli occhi della comunit, come efficace risolutore di problemi. Le vicende in cui D.B. stato coinvolto fanno ritenere che si tratti, come del resto stato confermato dalle persone intervistate, di un faccendiere particolarmente capace nellintessere
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Interviste ad alcuni esponenti della magistratura e delle forze dellordine (Prato, 15 maggio 2010). 88 Intervista effettuata a Prato (5 luglio 2010).

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relazioni sociali - le cosiddette guanxi - incentrate sullo scambio di favori reciproci. In conclusione, per quanto non vi siano precisi elementi che dimostrino lesistenza di un connubio fra attori legali e illegali allinterno della comunit cinese di Prato, quanto riferito desta una certa preoccupazione, se non altro per le capacit di taluni personaggi di stabilire relazioni collusive con vari soggetti appartenenti allapparato di law enforcement. 3. Roma La presenza di uno sparuto gruppo di cittadini cinesi risale al 1949, anno in cui viene aperto a Roma il primo ristorante cinese (Melotti 2006). E tuttavia con la prima regolarizzazione del 1986 che essi assumono una certa consistenza, fino a raggiungere, nel 2010, oltre 13.000 presenze. Come si pu ricavare dai dati della tab. IX.10, dal 2001 al 2010 i cittadini cinesi residenti nel comune di Roma hanno avuto un aumento del 121%.
Tab. IX.10. Cittadini cinesi residenti a Roma suddivisi per genere (anni 2001- 2010) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 M 3.344 3.520 3.845 4.289 4.512 4.860 5.167 5.572 6.383 7.368 F 2.840 3.054 3.309 3.641 3.870 4.191 4.488 4.863 5.536 6.280 Tot. 6.184 6.574 7.154 7.930 8.382 9.051 9.655 10.435 11.919 13.648 Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Roma

Il quartiere Esquilino il principale luogo di insediamento dei migranti cinesi. Analogamente con quanto rilevato per le citt di Milano e Prato, il quartiere presenta una specifica configurazione dello spazio urbano, dovuta per lo pi allalto numero di esercizi commerciali cinesi che occupano le vie attorno a Piazza Vittorio. Infatti, solo una parte minoritaria, seppur consistente, di tutti i cittadini cinesi presenti nella capitale risiede allEsquilino. Come mostra la tab. IX.11, essi abitano in modo altrettanto rilevante nei municipi VI e VIII, lungo le vie Casilina, Prenestina e Tuscolana (Lucchini 2008). La composizione interna dei cittadini cinesi di Roma riflette in gran parte le caratteristiche esistenti sul piano nazionale. A parte una quota minoritaria proveniente da Hong Kong e Taiwan, la componente maggioritaria rappresentata dai migranti originari del Zhejiang, seguono i cinesi del Fujien e delle province del Nord-Est.

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Tab. IX.11. Primi dieci municipi del comune di Roma per numero di popolazione cinese residente e percentuale rispetto al totale (anno 2010) Anno 2010 % I. Esquilino, Monti, Trastevere, Celio 3.251 23,8% VI. Tiburtino, Prenestino, Tuscolano 2.451 17,9% VIII. Torre Spaccata, Torre Maura, Torre Gaia 2.032 14,8% X. Tuscolano, Don Bosco, Appia Pignatelli 855 6,2% VII. Tuscolano, Collatino, Don Bosco 807 5,9% IX. Tuscolano, Prenestino, Appio Latino 649 4,7% XI. Appia Pignatelli, Ostiense, Ardeatina 522 3,8% V. Tiburtino, Pietralata, Collatino 502 3,6% XV. Portuense, Pisana, Magliana 476 3,4% IV. Monte Sacro, Val Melaina 352 2,5% Totale primi dieci municipi 11.897 87,1% Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Roma

3.1. Le imprese cinesi nel tessuto economico della capitale Diversamente da quanto avvenuto a Milano e nellarea fiorentina, dove vi stato un iniziale inserimento nella produzione manifatturiera, a Roma le prime attivit economiche hanno interessato il settore della ristorazione. Secondo alcuni resoconti, fino a met degli anni Novanta, la ristorazione rappresentava ancora la principale fonte di guadagno per i cinesi di Roma (Wulian 2008, 18). Al fine di avere una visione aggiornata, riportiamo la tipologia giuridica delle imprese attive nella provincia di Roma e, pi in dettaglio, le principali informazioni sugli ambiti economici in cui sono presenti le sole ditte individuali. Nel confronto fra il 2004 e il 2010, le diverse tipologie di imprese cinesi crescono in modo consistente, con un tasso percentuale complessivo del 91% (tab. IX.12). Tra queste, le societ di capitale, ovvero quelle che hanno una struttura giuridica pi articolata, denotano i tassi pi elevati (+149%).
Tab. IX.12. Imprese cinesi attive nella provincia di Roma per forma giuridica (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Societ capitale 323 367 398 442 796 792 805 Societ persone 482 468 464 492 725 712 722 Impr. Individuali 1.251 1.454 1.652 1.857 1.997 2.135 2.414 Altre forme 7 7 6 6 6 6 7 Totale 2.063 2.296 2.520 2.797 3.542 3.645 3.948 Fonte: elaborazione personale su dati InfoCamere

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A proposito delle ditte individuali, al primo posto vi sono le imprese commerciali (al dettaglio e allingrosso), rispettivamente 1.289 e 530 nel 2010: le prime hanno avuto, dal 2004 a oggi, una crescita del 145%, mentre le seconde del 73%. Per capire quanto il settore del commercio caratterizzi le attivit imprenditoriali dei cittadini cinesi basti dire, a questo proposito, che le due categorie Ateco (Commercio al dettaglio e allingrosso, esclusi autoveicoli) ammontano nel 2010 a 1.819, ovvero al 75% di tutte le 2.414 ditte individuali esistenti nella provincia. Al terzo posto vi sono le attivit di ristorazione (273 imprese) e al quarto i laboratori di confezioni (102). Il quartiere Esquilino, luogo di concentrazione della gran parte delle attivit commerciali, svolge la funzione di gigantesco trade center per acquirenti allingrosso provenienti da tuttItalia, si tratti di connazionali, italiani o altri stranieri (DAgostino 2005). Tuttavia, chi percorra le strade che si affacciano su Piazza Vittorio, pu rimanere sorpreso dalla scarsit di clienti che frequentano i negozi cinesi, visto che quasi sempre si tratta di luoghi vuoti o semivuoti, dallaspetto disadorno e poco curato, come se i gestori non fossero particolarmente interessati ad attirare nuova clientela. Tale impressione confermata da alcuni ricercatori che di recente hanno svolto uno studio sulle attivit commerciali del quartiere. Essi hanno parlato di modello vuoto cinese, volendo indicare sia la scarsit di clienti che la mancanza nei luoghi di vendita degli esercenti di qualsiasi riferimento alla loro cultura di origine. Una rappresentazione esteriore che si pone in netto contrasto con il modello bazar dei contigui negozi bengalesi e pakistani, i cui ornamenti evocano una propria specificit geografica e culturale. Mentre questi si distinguono per lutilizzazione intensiva e caotica delle vetrine e degli spazi interni nei quali gli esercenti espongono le diverse merci [] Lo spazio asettico degli interni e la sotto-utilizzazione espositiva delle vetrine si mostrano come caratteristiche costanti dei negozi cinesi dellEsquilino (Berrocal et al. 2008, 65). Lapparente disattenzione nella cura dei negozi cinesi troverebbe una propria ragione nel fatto di essere, per lo pi, attivit commerciali allingrosso, rivolte a clienti che comprano in stock centinaia e migliaia di capi di abbigliamento alla volta. In effetti, se poi si intende acquistare una merce, levidenza del commercio allingrosso si pone quando il prezzo per un singolo capo dabbigliamento risulta di gran lunga superiore (fino a sei, sette volte) di quello che gli esercenti

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propongono per lacquisto in serie dello stesso prodotto (Ivi, 67-68)89. La commercializzazione di capi dabbigliamento provenienti dalla madrepatria costituisce il settore maggiormente remunerativo degli imprenditori di Roma90. Per capire quanto questambito consenta dei margini di profitto di gran lunga superiore a qualsiasi altro, abbiamo fatto riferimento a un indicatore che esemplifica la rilevanza del commercio di prodotti importati dalla Cina. Ci riferiamo al prezzo daffitto per metro quadrato dei capannoni lungo la Casilina e la Prenestina dove viene momentaneamente allocata la merce sdoganata dai porti di Napoli e di Civitavecchia, in attesa di entrare nel circuito della distribuzione commerciale. Nel corso di alcune osservazioni sul campo, stato appurato che laffitto mensile di un capannone di mille metri quadrati va da 10.000 a 20.000 euro91. A Milano, al contrario, vi sono prezzi sensibilmente inferiori, pari a circa 6.000 euro, mentre a Prato, dove la gran parte dei capannoni viene adibita a laboratori manifatturieri, il costo mensile si colloca fra 2.500 e 3.000 euro. I prezzi di Roma, che a una prima impressione possono sembrare esorbitanti, non devono tuttavia stupire perch un container di quaranta piedi contenente capi di abbigliamento ha un valore commerciale nominale di circa 60-70.000 euro, per un costo totale, inclusi dazi e Iva, di 100.000 euro. A tale cifra corrisponde un margine netto di circa il

Gli autori precisano che oggi i negozianti cinesi appongono i cartellini con il prezzo su ciascun prodotto, mentre nel 2005, quando stata effettuata la ricerca, era molto raro che ci accadesse (Berrocal et al. 2008). A questo proposito, occorre ricordare che nei primi anni del Duemila la presenza di esercenti cinesi nel quartiere suscit molte proteste da parte della popolazione (infastidita per le operazioni di carico e scarico merci), e dei negozianti, che li accusavano di concorrenza sleale svolgendo attivit allingrosso nonostante fossero in possesso di una licenza di vendita al dettaglio. Con lentrata in vigore della l. 22/2001, che vieta il commercio allingrosso nei centri storici, lAmministrazione comunale decise di spostare nella periferia di Roma, in una grande area presso Ponte Galeria denominata Commercity, lo stoccaggio delle merci di produzione cinese (DAgostino 2005). 90 Il collaboratore di giustizia Salvatore Giuliano, capo dellomonimo clan camorristico, coinvolto nei primi anni del Duemila, fra le altre cose, nella compravendita di immobili nel quartiere Esquilino, riferisce che un negozio, cederlo a un cinese poteva si poteva ricavare, per esempio, sette-ottocentomila euro in contanti (Trib. Roma 2008, 115). 91 Intervista a un cittadino cinese, il cui fratello ha unimpresa di importexport con la Cina (Roma, 15 maggio 2010).

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10%92. Se poi aggiungiamo che di solito la merce staziona pochi giorni nei magazzini, pronta per essere sostituita da nuovi arrivi, possiamo intuire che chi inserito nelle attivit di import-export con la Cina abbia dei volumi daffari tali da poter agevolmente sopportare costi anche molto alti per laffitto dei luoghi di stoccaggio93. In definitiva, le imprese cinesi della capitale sono per la gran parte inseriti nel settore dei servizi (commercio e ristorazione) e solo in via marginale in altri ambiti. 3.2 Il contesto criminale metropolitano Al Tribunale di Roma si deve, nel 1995, la prima condanna in Italia per 416 bis nei confronti di un gruppo di cittadini cinesi, appartenenti a unassociazione criminale denominata Testa di Tigre, al cui vertice vi era un certo Zhou Yiping (Trib. Roma 1995). Il procedimento giudiziario ebbe origine da alcuni fatti di sangue collegati a uno scontro fra Zhou Yiping e tale Liao Zhonglin, a capo di unaltra associazione criminale. Entrambe inserite nella gestione dellimmigrazione illegale, le due organizzazioni entrarono in conflitto allinizio degli anni Novanta perch degli appartenenti al gruppo di Liao si erano appropriati del riscatto di alcuni migranti a insaputa dellaltra formazione. In breve, lo scontro degener velocemente in una vera e propria lotta di potere interna alla comunit, la cui posta in gioca era la presidenza della neonata Associazione dei cinesi di Roma, a cui entrambi i leader ambivano. Il conflitto, che condusse a omicidi da una parte e dallaltra, a sequestri di persona ed estorsioni a danno di ristoratori legati alluno o allaltro gruppo, si concluse con la vittoria sul
Secondo le stime riferite, rispetto a un container contenente 9-10 tonnellate di capi dabbigliamento, il margine netto per limportatore di circa mille euro per tonnellata. Interviste a due rappresentanti delle forze dellordine (Milano, 19 gennaio 2010; Roma, 22 maggio 2010). 93 Come testimonia una cittadina cinese che ha lavorato presso unattivit commerciale dellEsquilino, ci sono negozi allingrosso che, come minimo, riescono a vendere dai 50 ai 100 container di merce allanno, per un valore nominale di 60.000 euro a container (Napoli, 9 aprile 2010). A proposito di Milano, ci stato riferito che un negoziante allingrosso di abbigliamento, conosciuto personalmente dallintervistato, ha degli introiti mensili netti che vanno da 20.000 a 30.000 euro per un volume daffari lordo di circa 700.000 euro lanno. Tale commerciante, come lintervistato ha precisato, si colloca nel secondo passaggio della distribuzione allingrosso perch acquista la merce presso un connazionale di Piazza Vittorio (Milano, 9 luglio 2010).
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campo di Zhou Yiping, che riusc ad aggiudicarsi la presidenza dellassociazione e a designare tre vicepresidenti di sua fiducia. Secondo le valutazioni del collegio giudicante, il potere di condizionamento del principale imputato sui connazionali era cos rilevante da indurre quasi tutti i testimoni a ritrattare in sede di dibattimento le loro dichiarazioni. Essi, come venne appurato nel corso del processo, erano stati esplicitamente minacciati o avevano ricevuto segnali inequivocabili in tal senso, come vedersi recapitare dei gladioli rossi o uneffige di drago con la testa mozzata. Eventi che, in alcuni di loro, provocarono vero terrore reso manifesto nel corso delle udienze, mentre altri testimoni, piuttosto che confermare di aver subito richieste estorsive, lasciarono la citt poco prima che iniziasse il processo. Tutto ci indusse il collegio giudicante a riconoscere lesistenza di unassociazione di tipo mafioso che si avvaleva del vincolo associativo interno e della forza intimidatrice nei confronti dei connazionali. Assieme allorganizzazione criminale Testa di Tigre di Zhou Yiping, sono state scoperte nel corso degli anni Novanta altre due associazioni criminali, denominate dalle forze dellordine Uccello Paradiso e Alleanza Orientale del Qingtian (dal distretto del Zhejiang da cui provenivano i suoi appartenenti). Le tre organizzazioni, coinvolte nella gestione dellimmigrazione illegale e nelle estorsioni, avevano stretti collegamenti con referenti in altre citt italiane, come Milano e Firenze, e con Parigi, dove vi sarebbe stato il personaggio di maggior spessore criminale, certo Ji Ronglin. Da allora a oggi, sebbene non vi siano state nella capitale analoghe sentenze di condanna per associazione di tipo mafioso a carico di cittadini cinesi, il quadro generale presenta alcuni aspetti che destano una certa preoccupazione, sia per quanto riguarda lesistenza di nuovi gruppi criminali che, in modo ancor pi significativo, per la pluralit di attivit illecite in cui essi sono coinvolti. A proposito della fenomenologia criminale, da segnalare la gestione e lo sfruttamento della prostituzione; attivit che si suddivide in due tipologie: luna rivolta ai propri connazionali e laltra alla pi ampia clientela italiana. Sia per luna che per laltra sono emerse strette forme di controllo riconducibili a un numero relativamente ristretto di individui (circa 50 persone) coinvolti in una pluralit di attivit illecite94.
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2010).

Intervista a un rappresentante delle forze dellordine (Roma, 30 giugno

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La scoperta nellaprile 2010 da parte delle forze dellordine di un night club rientra nella prima categoria: ad esclusivo uso di ricchi uomini daffari cinesi, i gestori avevano occultato allinterno di un capannone della Prenestina un club privato dove gli investigatori hanno rinvenuto, assieme a vari tipi di droghe sintetiche pronte per la vendita, una cinquantina di clienti e quindici avvenenti ragazze cinesi, di cui due minorenni, fatte arrivare appositamente per loccasione da varie citt italiane. Le donne, originarie del Zhejiang e Fujian, si prostituivano al di fuori del locale in un hotel a cinque stelle, le cui tariffe dovevano essere consistenti, visto che il locale era arredato con materiali pregiati e il costo delle consumazioni alcooliche molto alto. Una successiva e ben pi ampia operazione, denominata Fiume dAmore, ha portato sempre nel 2010 alla denuncia di quindici cittadini cinesi e alla scoperta di undici case di appuntamento a Roma e in altre quattordici citt del Centro-Nord, tutte intestate a un fittizio locatorio cinese. Si trattava, in tal caso, di unorganizzazione criminale transnazionale dedita al reclutamento in Cina e allo sfruttamento in Italia di giovani cinesi. Le donne percepivano dallorganizzazione la met delle tariffe, che andavano da 50 a 70 euro a prestazione. Le figure femminili appartenenti allorganizzazione avevano il compito di affittare a loro nome gli appartamenti, opportunamente selezionati secondo precise caratteristiche (al piano terra e in zone periferiche in modo da attirare il meno possibile lattenzione del vicinato); inoltre, esse gestivano gli appuntamenti con i clienti italiani e le relazioni con le connazionali, mentre gli uomini avevano il compito di controllare che tutto si svolgesse secondo i piani e, se necessario, fare ricorso alla forza. Qui, come in altre precedenti operazioni, il gruppo al vertice dellorganizzazione era al centro di una rete di case di appuntamento dislocate in diverse citt italiane (Guardia di Finanza 2006). Il gioco dazzardo in grande stile gestito allinterno di bische clandestine nelle quali il gestore prende il 5% delle somme vinte, che si aggirano fra 20.000 e 30.000 euro, e presta i soldi a usura ai partecipanti con tassi dinteresse del 20% appena effettuato il prestito, con aumenti di un altro 20% per ogni giorno successivo. Queste bische sono gestite da elementi criminali che spesso si servono di uomini armati, pronti a intervenire qualora sorgano problemi. Vi sono bande che girano nel quartiere sottoponendo i commercianti a richieste estorsive e rapine. Pur trattandosi di elementi

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intorno ai ventanni, dediti alluso abituale di stupefacenti, sarebbe riduttivo includerli, secondo le valutazioni degli investigatori, allinterno delle bande giovanili, visto che ciascun gruppo avrebbe al proprio interno una sorta di capozona, ovvero un referente legato a figure adulte appartenenti a organizzazioni criminali che operano in pi citt italiane. Fra le bande pi pericolose della capitale ve ne sono due composte da individui provenienti dai distretti di Wenzhou e di Ruian. La loro convivenza ha dato luogo, negli anni, a fasi conflittuali legate alla gestione delle attivit illecite e, come attualmente, a successive ricomposizioni e relativa tranquillit. Il principale business illecito riguarda la contraffazione e il contrabbando di merci95. A Roma vi sono 20-25 grossi importatori di merci dalla Cina che fanno capo a una unica societ, composta da cinesi e italiani. Questi ultimi mettono a disposizione le loro conoscenze ed expertise affinch le operazioni vadano a buon fine. La citt di Roma la principale piazza di raccolta e di successivo smistamento di tutte le merci contraffatte che hanno non solo come destinazione lItalia ma anche altri paesi europei (Trib. Roma 2009). Una prova in tal senso fornita dallestrema facilit con cui gli importatori sono in grado di cambiare rotte e porti di approdo per evitare i controlli: con lavvio nel marzo 2007 di unintensa attivit di controllo presso il porto di Napoli, gli importatori scelsero in alternativa lo scalo di Taranto, per poi indirizzarsi, una volta constatato che anche l vi erano gli stessi problemi, verso Valencia, pur avendo tuttavia Roma come destinazione finale della merce di provenienza cinese96. Sebbene si possa ragionevolmente ipotizzare che il settore della contraffazione possa aver sollecitato gli interessi dei gruppi criminali cinesi, non risultano, al momento, collegamenti precisi fra il numero ristretto di importatori romani e attori cinesi e/o italiani appartenenti alla criminalit organizzata97. Per contro, va anche detto che, secondo
Una delle ultime pi rilevanti operazioni delle forze dellordine ha condotto nel febbraio 2010 al sequestro di 500.000 tonnellate di merce, custodita in otto capannoni della Tiburtina. 96 Interviste ad alcuni appartenenti alle forze dellordine (Roma, 15 febbraio 2010). 97 Nel recente passato, al contrario, tali collegamenti hanno avuto luogo. Al riguardo, riportiamo la testimonianza del collaboratore di giustizia Salvatore Giuliano, che nella prima met degli anni Duemila impiant a Cassino e a Roma un traffico di merci contraffatte provenienti dalla Cina. A Roma, prese contatto con alcuni elementi criminali cinesi che erano inseriti nel business della contraffazione.
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alcune recenti valutazioni investigative, sarebbe in atto un conflitto fra gruppi criminali del Zhejiang, che avrebbero una posizione di rilievo nel cospicuo business delle merci contraffatte, e un gruppo originario del Fujian, anchesso interessato ad entrare nel controllo delle importazioni dalla Cina98. 4. Napoli Pur con una iniziale presenza nella met degli anni Ottanta, solo di recente i cittadini cinesi assumono un certo rilievo in citt. Come mostra la tab. IX.13, si tratta allinizio di un numero ridotto, fino ad arrivare nel 2010 a 2.770 persone, con un aumento dal 2001 di oltre cinque volte. Sebbene consapevoli che i dati ufficiali siano ben lontani dal rappresentare la reale consistenza del fenomeno migratorio - ci vale in linea generale per qualsiasi ambito territoriale - il numero di residenti cinesi a Napoli sensibilmente inferiore a quello esistente nelle aree metropolitane esaminate in precedenza99.
Tab. IX.13. Cittadini cinesi residenti a Napoli suddivisi per genere (anni 20012010) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Maschi 257 329 454 544 665 879 1.005 1.105 1.253 1.483 Femmine 188 252 333 435 538 704 817 910 1.089 1.287 Totale 445 581 787 979 1.203 1.583 1.822 2.015 2.342 2.770 Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Napoli

Tra questi: cera anche un capo cinese, mi ricordo, che veniva pi di una volta con una Ferrari con altri uomini di scorta appresso, era giovane questo qua, caveva sui trentanni, che non gli stava bene che noi imponevamo questa cosa [il controllo sulle merci], poi dopo ha accettato pure lui. Poi, lho detto, uno di questi capi successivamente era pi duro degli altri, quindi cominciammo a parlare di fargli qualche cosa che non accettavo, poi io sono stato arrestato, quando sono uscito ho saputo che lanno ucciso i miei stessi compagni (Trib. Roma 2008, 112). 98 Ricordiamo, a questo proposito, che nellarco dei primi sei mesi del 2003 avvennero, lungo la Prenestina, ben dodici incendi dolosi a danno di capannoni contenenti merci importate dalla Cina (Melotti 2006). Tali episodi possono essere ricondotti non solo a un mero tentativo di estorsione, quanto piuttosto a un disegno criminale pi ampio volto a esercitare precise forme di controllo sulle attivit di import-export. 99 Secondo unindagine dellIsmu (Il mezzogiorno dopo la grande regolarizzazione, Milano, 2005), in Campania vi sarebbe stato un tasso di irregolarit del 26,4% rispetto a tutti gli stranieri regolarmente presenti (cit. in Sacchetti 2007).

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Per quanto riguarda la loro distribuzione sul territorio comunale, i primi dieci quartieri della citt in ordine dimportanza comprendono quasi tutti i residenti (93%).
Tab. IX.14. Primi dieci quartieri del comune di Napoli per numero di cinesi residenti e distribuzione percentuale sul totale (anno 2010) San Lorenzo 1.171 42,2% Poggioreale 517 18,6% Vicaria 330 11,9% Mercato 230 8,3% Pendino 169 6,1% Barra 68 2,4% Porto 35 1,2% San Giovanni a Teduccio 31 1,1% Fuorigrotta 19 0,6% Vomero 16 0,5% Totale 2.586 93,3% Fonte: elaborazione personale su dati dellUfficio Statistica del Comune di Napoli

In particolare, San Lorenzo, Poggioreale e Vicaria ne ospitano il 73%. Questi tre quartieri fanno parte del IV municipio, corrispondenti grosso modo a unarea che dalla stazione centrale si estende verso Napoli Est. Si tratta di una zona nella quale sono concentrate varie attivit commerciali gestite da cittadini cinesi. In particolare, lungo Via Carriera Grande, da Piazza Principe Umberto a Porta Capuana, si trovano molti esercizi commerciali, tanto che gli abitanti del luogo chiamano quel tratto di strada La via delle lanterne (Sacchetti 2007). Sotto questo profilo, vi una sensibile corrispondenza fra principale luogo di residenza dei cittadini cinesi e attivit economiche in cui essi sono essi inseriti. 4.1. Le attivit economiche in citt e nelle aree limitrofe Le imprese presenti nella provincia hanno avuto, in questi ultimi anni, una crescita del 60%, passando da 1.301 nel 2004 a 2.086 nel 2010 (tab. IX.15). Tra queste, rispecchiando una caratteristica nazionale, prevalgono nettamente le ditte individuali che, da sole, equivalgono al 72% di tutte le attivit economiche esistenti nel 2010.

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Tab. IX.15. Imprese cinesi attive nella provincia (anni: 2004-2010) 2004 2005 2006 Societ capitale 37 37 53 Societ persone 578 545 531 Impr. Individuali 675 773 917 Altre forme 11 12 14 Totale 1.301 1.367 1.515 Fonte: elaborazione personale su dati InfoCamere

di Napoli per forma giuridica 2007 61 525 1.132 14 1.732 2008 66 510 1.247 14 1.837 2009 72 504 1.381 15 1.972 2010 79 483 1.508 16 2.086

Le imprese individuali sono in larga parte inserite nel commercio allingrosso e al dettaglio. Dal 2004 al 2010, le attivit commerciali allingrosso sono passate da 322 a 744 (+131%), mentre quelle al dettaglio da 280 a 614 (+119%). Analogamente a quanto vale per Roma, anche qui vi una forte polarizzazione nel settore commerciale, che ne comprende 1.358, ossia il 90% di tutte le imprese individuali della provincia. Gli esercizi commerciali sono per lo pi localizzati nelle zone prossime alla stazione centrale lungo la direttrice Est, nei quartieri menzionati in precedenza, e presso il centro commerciale Cina Mercato, in via Gianturco, unampia area di 16.000 mq. al cui interno vi sono 78 stand adibiti alla vendita allingrosso di abbigliamento, scarpe e pelletteria di provenienza cinese (Sacchetti 2007). La terza categoria in ordine dimportanza costituita dai laboratori di abbigliamento e prodotti in pelle. Nel 2004 tali imprese erano 30, mentre nel 2010 sono 78 (+160%). Collocate nei comuni dellhinterland del capoluogo, come San Giuseppe Vesuviano e Terzigno, le ditte manifatturiere si inseriscono nelle lavorazioni per conto terzi delle imprese locali, che richiedono lapporto degli imprenditori cinesi in ragione sia dei bassi costi di produzione che, soprattutto, della loro capacit di soddisfare in tempi rapidi gli ordini di consegna. Al contrario di quanto avvenuto in modo evidente in aree come Prato e Firenze, i laboratori dellhinterland napoletano non hanno avuto il consistente passaggio dalla lavorazione per conto terzi su richiesta dei committenti italiani allincorporazione dellintera filiera produttiva e commerciale. Gli stessi esercenti di Cina Mercato non si appoggiano alle imprese manifatturiere dei connazionali, ma importano in proprio la merce dalla madrepatria o, pi spesso, fanno riferimento a grossisti di Roma, che provvedono anche al trasporto della merce con camion che effettuano servizio giornaliero (Sacchetti 2007, 95).

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4.2. La fenomenologia criminale Le principali attivit in cui sono coinvolti i gruppi criminali operanti in citt sono la contraffazione di merci, limmigrazione illegale, le estorsioni e lo sfruttamento della prostituzione100. Le estorsioni sono messe in atto da organizzazioni criminali che agiscono sia in ambito locale che entro un raggio dazione articolato su pi citt italiane. E il caso, ad esempio, di un gruppo di estorsori di circa 30 persone che si rende responsabile nel 2004 del ferimento di una donna presso il centro commerciale Cina Mercato e dellomicidio di un imprenditore a Catania (Questura Catania 2004). Ricorrendo a una serie di atti intimidatori, il gruppo estorce agli imprenditori locali somme che vanno da 500 a 3.000 euro mensili, acquisendo, in breve tempo, una certa notoriet nella comunit cinese, tanto che tutti ormai li conoscono e sono indotti a sottostare alle richieste estorsive. Uno dei capi, in una telefonata con un connazionale, sostiene: io sono qua a Napoli nelle campagne [alcuni comuni dellarea vesuviana] quasi tutte le fabbriche devono prima passare da me perch le persone che vogliono andare a dare fastidio a loro, devono chiedere prima a me[] sono io che comando se loro vengono da te a distruggere.. io che faccio qua? Io voglio fare in modo che tutte le fabbriche e tutti i negozi stanno bene e che le persone da fuori non vengono a disturbare(Trib. Napoli 2005b, 21-22). Per acquisire una posizione di potere, il gruppo decide di ricorrere in modo sistematico alle richieste estorsive, distruggendo le attivit di coloro che si rifiutano di pagare. Come infatti riferisce un collaboratore di giustizia, una sera, in un internet point [presso Casilli, nel comune di San Giuseppe Vesuviano], un appartenente al nostro gruppo offese senza
A proposito del coinvolgimento di elementi criminali nello sfruttamento della prostituzione non disponiamo di informazioni dettagliate, se non del fatto che, di recente, avvenuto un omicidio causato dai conflitti fra due sfruttatori/amanti di donne cinesi che si prostituivano in strada presso la stazione centrale (Trib. Napoli 2009). Il motivo per cui le forze di polizia e la stessa magistratura non hanno acquisito informazioni di rilievo sullo sfruttamento della prostituzione (ci vale anche per il gioco dazzardo) legato, da un lato, al fatto che si tratta di una comunit silenziosa che attira lattenzione solo quando avviene un evento violento, e, dallaltro, per il particolare contesto metropolitano, dove il contrasto alla criminalit camorristica assorbe la quasi totalit delle risorse a disposizione delle agenzie di law enforcement (interviste ad alcuni rappresentanti delle forze dellordine, Napoli, 15-19 febbraio 2010).
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motivo il proprietario dello stesso. Ne segu una lite per cui questa persona, per poter poi stare tranquilla, fu costretta a pagare 1.000 euro [] Da quel momento in poi altre persone hanno iniziato a pagare soldi al nostro gruppo. La seconda persona fu il titolare di un secondo internet point che si trova proprio a Casilli. Trattasi sempre di un cittadino cinese. In questo secondo caso, per convincerlo a pagare, gli distruggemmo il locale. In pratica, la stessa sera in cui litigammo con il proprietario del primo internet point, cui facemmo lestorsione e del quale ho pocanzi parlato, distruggemmo questo secondo internet point che fu, cos, reso inservibile e dovette chiudere. Al proprietario di questo secondo internet point fu successivamente detto che se intendeva riaprire senza vedersi distrutto nuovamente il locale doveva versare al nostro gruppo 2.000 euro. Cosa che fece dopo circa un paio di mesi (Trib. Napoli 2006a, 2-3). Secondo il collaboratore di giustizia, il suo gruppo aveva acquistato allinterno della comunit cinese una fama tale per cui la gente pagava delle somme di denaro senza che fosse necessario alcunch (Trib. Napoli 2005a, 2). Nel momento in cui alcune associazioni criminali si impongono sulla scena locale grazie alluso della violenza, esse divengono il punto di riferimento per altri connazionali che chiedono il loro intervento per regolare conti in sospeso di vario tipo. Il medesimo collaboratore riferisce di alcuni concittadini impegnati nel sbrigare le pratiche di soggiorno: quanto allorganizzazione dedita a fare ottenere i permessi di soggiorno, intendo precisare che trattasi di unattivit lecita. In altri termini si tratta di persone che curano le pratiche necessarie per ottenere il permesso. Per quanto ricordi, lesistenza di tale attivit risulta anche dalle intercettazioni telefoniche dellindagine effettuata qui a Napoli. Trattasi di persone che, comunque, sono a noi collegate, poich, bench non facciano parte della mafia cinese, conoscono comunque W. [il capo del gruppo]. Noi intervenimmo solo perch, in questoccasione, questa persona non voleva pagare e, quindi, i nostri connazionali, conoscendoci, si rivolsero a noi (Trib. Napoli 2006a, 4). Secondo una logica simile, un imprenditore di Catania chiede al medesimo gruppo criminale di attivarsi nei confronti di un connazionale che vuole costituire unimpresa di trasporti nella sua stessa citt. Dal resoconto del collaboratore di giustizia: nel 2003 o nel 2004 a Catania cera un nostro connazionale che voleva aprire unagenzia di trasporti. Ma non gli fu consentito []. Per dissuaderlo, lo stesso W., in compagnia di altre due persone, lo port in campagna e l lo minacci.

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Questo fatto mi stato raccontato personalmente da W. e non so perch non volessero che questo nostro connazionale aprisse questagenzia. Posso per dire che a Catania c un nostro connazionale che ha una ditta di trasporti e che anche mio coimputato nel processo, il quale ha chiesto a W. di fare in modo che lui abbia lesclusiva nel settore (Trib. Napoli 2006a, 3). Il ricorso alla violenza per mantenere posizioni economiche vantaggiose pu essere indirizzato anche nei confronti di italiani. Per quanto si tratti di casi molto rari, un imprenditore inserito nel trasporto merci chiede al capo della banda di risolvergli il problema di un italiano - imprenditore nello stesso settore - che, a suo dire, gli ha causato una diminuzione del lavoro. Nella seguente conversazione fra il capo della banda e un suo sodale, le intenzioni sul da farsi sono chiare: S.: M. mi ha chiesto un favore... W. : che favore? S.: lui [M.] mi ha chiesto un favore ...e io voglio discutere un po' con te....c' un italiano...che ha un agenzia di trasporto.. aperto da poco.. da quando aperto quello..M. ha poco lavoro... M. vuole che noi.. facendo in modo che lui non riesce pi a trasportare... M. ci ha chiesto qual l'idea migliore...io gli ho consigliato...o di andare a minacciarlo un po.. o di bruciare i suoi camion...tanto una volta al mese si fermano di trasportare...che ne dici? o bruciamo i camion...o buchiamo le ruote? W.: va bene...buchiamo le ruote...per devi stare molto attento...quando buchi le ruote dei camion che potrebbero esplodere.... S.: il camion si ferma ogni unora...quando fermo...noi mandiamo uno di noi...lo bruciamo proprio....facciamo cosi! io domani vado a conoscere un po il titolare....fare questo.. dobbiamo pensare anche a tutto.... (Trib. Napoli 2005b, 25). La rilevanza assunta dal settore del trasporto merci trova ulteriore riscontro in un raid punitivo avvenuto nel 2006 in un ristorante di San Giuseppe Vesuviano che ha portato alluccisione di un cittadino cinese e al tentato omicidio di altri tre. La rappresaglia si collocava allinterno di uno scontro fra alcuni gruppi criminali operanti a Prato e a San Giuseppe Vesuviano per il controllo del trasporto di merce dai laboratori manifatturieri dellarea napoletana verso i clienti pratesi. Come mette in luce il Gip, la contrapposizione fra i due gruppi ha origine da un duplice ordine di motivi: da un lato per contrasti personali insorti tra elementi dei due gruppi, sfociati reiteratamente, negli ultimi due anni, in scontri fisici, con esiti lesivi di varia gravit per alcuni

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soccombenti; dallaltro lato, per scorrettezze di un gruppo a danno dellaltro nella esecuzione della comune attivit economica, consistite nel tentativo di accaparramento della clientela pratese, tutta cinese, fornitrice delle lavorazioni finite da trasportare prima dai laboratori alla sede di stoccaggio e da qui nelle sedi dei corrieri italiani, per il definitivo trasporto alle localit di smistamento e di destinazione finale. I due gruppi, infatti, sono interessati allattivit di trasporto e stoccaggio di merci cinesi, provenienti o destinate a operatori della Toscana, del Lazio, della Campania o della Sicilia, ovvero importate o destinate allesportazione nei paesi europei, e segnatamente in Francia e Spagna, a cura dei corrieri italiani. Pi specificamente, sotto questo secondo profilo, le ostilit sono state originate dal tentativo della vittima e di quattro suoi compagni di svolgere il servizio di trasporto merci proponendosi porta a porta, sollecitando accordi e cercando di ottenere direttamente, presso i laboratori dei potenziali clienti cinesi, operanti nelle nuove zone artigianali di Prato (Iolo e Tavola in particolare), lincarico di trasportare le loro merci dai laboratori stessi al magazzino di stoccaggio e da qui nei magazzini dei corrieri italiani (Trib. Napoli 2008, 114-115). Limmigrazione illegale gestita da gruppi variamente organizzati che sono stati in grado, fin dalla fine degli anni Novanta, di far arrivare sul territorio campano centinaia, se non addirittura migliaia di connazionali101. In base a uno dei primi procedimenti avviati nel 1999 dalla Direzione Distrettuale Antimafia, stato appurato che limmigrazione clandestina veniva svolta da un sodalizio cinese che in pochi mesi ha introitato svariati miliardi [di lire] per tale attivit (ogni extracomunitario, in base a un tariffario prestabilito, che dipendeva anche dal sesso del clandestino introdotto in Italia, per sbarcare a Napoli pagava una cifra oscillante tra i 20 e i 25 milioni al sodalizio criminale) (Trib. Napoli 1999, 2). Per quanto limmigrazione illegale sia tuttora un fenomeno rilevante, in special modo in alcuni comuni vesuviani come Terzigno e San Giuseppe Vesuviano, rispetto allo scorso decennio risulta tuttavia sensibilmente diminuita. Una nota informativa redatta dalle forze di polizia d conto dellentit degli immigrati illegali presenti alla fine del 2009 nei comuni dellarea vesuviana. La comunit cinese in massima
Secondo le valutazioni di alcuni investigatori si tratterebbe di alcune migliaia di migranti cinesi entrati illegalmente in Italia nel corso degli anni Novanta che in seguito si sono stabiliti a Napoli (Firenze, 19 novembre 2010).
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parte impegnata in laboratori artigiani, dotati generalmente di almeno 15 postazioni attrezzate per la cucitura, localmente denominati laboratori di Fasonisti, ovvero imprese dedite al confezionamento di capi dabbigliamento. Il sistema [] si fonda generalmente sul rilevamento di piccole imprese, gi precedentemente costituite da cittadini stranieri, a opera di soggetti cinesi in possesso di un adeguato capitale; successivamente questi assoldano un numero di conterranei variabile, da un minimo di 15 a un massimo di 30-35 unit, inizialmente (ovvero negli anni Novanta) tutti clandestini, oggigiorno in massima parte muniti di regolare permesso di soggiorno. Recenti controlli effettuati su diverse ditte esistenti su questo territorio hanno riscontrato una presenza minima - e solo nelle ore serali e notturne - di cittadini cinesi clandestini, pari a circa 3-4 irregolari su 20 (Trib. Nola 2010, 2)102. Comunque le attivit illecite pi redditizie riguardano lindustria della contraffazione. Storicamente radicata nel contesto napoletano, la contraffazione ha avuto un cospicuo sviluppo dai primi anni del Duemila, da quando il porto di Napoli divenuto il centro per tutto il Sud Italia delle merci di provenienza cinese. Lo scalo portuale di Napoli ha un movimento, in entrata e in uscita, di circa 500.000 container lanno, collocandosi al quarto posto per volume di traffico dopo i porti di Gioia Tauro, Livorno e Genova103. Nel 2010, secondo i dati forniti dallAgenzia delle Dogane di Napoli, le importazioni dalla Cina corrispondono (in kg.) al 21% di tutte le merci giunte presso il porto di Napoli, mentre il corrispondente valore commerciale dichiarato allatto dello sdoganamento equivale al 28%. I beni contraffatti sottoposti a sequestro da parte del Nucleo operativo della Guardia di Finanza che opera presso lo scalo portuale ammontano nel 2006 a 36.501.828 unit (in numero di pezzi), 3.684.072 nel 2007, 4.910.114 nel 2008, 4.173.157 nel 2009 e 5.822.637 nel 2010104. Fra i sequestri pi consistenti avvenuti nel 2010, vi sono
Secondo questi resoconti, si pu ipotizzare che nel 2009 la componente irregolare sia del 25% rispetto ai 2.319 cinesi residenti nei sette comuni dellarea vesuviana (San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Ottaviano, San Gennaro Vesuviano, Poggiomarino, Striano, Somma Vesuviana). 103 Interviste a personale dellAgenzia delle Dogane e della Guardia di Finanza (Napoli, 16-17 febbraio 2010). 104 La rilevante discrepanza fra il primo anno e i seguenti dipende dal fatto che nel 2006 vengono sequestrati 25.419.698 pezzi di ferramente e oggetti simili e 5.220.000 accessori per la telefonia, mentre negli anni successivi le stesse voci hanno valori nulli o molto pi bassi.
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3.581.530 pezzi di merce varia, 1.556.280 capi di abbigliamento e accessori, 212.400 di bigiotteria e ferramenta e, infine, 146.256 calzature. La merce che riesce a passare i controlli doganali, si tratti di prodotti contraffatti o meno, viene in parte indirizzata verso altre localit italiane, mentre la rimanente trova collocazione attraverso quattro canali: presso il centro commerciale Cina Mercato, dove si possono trovare scarpe Nike assomiglianti alloriginale a poche decine di euro, elettrodomestici a un terzo del prezzo corrente e tanti altri prodotti di vario tipo a basso costo; presso il triangolo delineato dai rioni Duchessa, Forcella e Maddalena, contraddistinto, come Cina Mercato, dalla consistente presenza di esercenti cinesi. Inoltre, la merce viene distribuita attraverso il cospicuo numero di venditori ambulanti di varie nazionalit che gremiscono le strade del centro cittadino, esponendo i prodotti sui marciapiedi, a pochi metri dalle boutique di Corso Umberto e via Toledo105. Infine, i prodotti di provenienza cinese trovano collocazione presso gli stessi esercenti italiani. Nello specifico, ci riferiamo ad alcuni procedimenti giudiziari che hanno accertato il coinvolgimento di clan della Camorra nellimportazione di merci dalla Cina. Il primo canale di collegamento era costituito da alcuni spedizionieri italiani, in stretti rapporti con i clan, che si occupavano di sveltire le pratiche di sdoganamento grazie alla disponibilit di ampie forme di collusione con addetti al controllo dellarea portuale (Trib. Napoli 2005a, 2006b). In seguito, erano gli stessi camorristi che, utilizzando la loro rete di esercenti locali, controllavano la distribuzione dei prodotti cinesi. La testimonianza di Salvatore Giuliano, a capo in passato dellomonimo clan del rione Forcella, riferisce il sistema di distribuzione su cui faceva affidamento: [importata la merce dalla Cina tramite un proprio referente napoletano] noi vendevamo ai grossisti, sempre in nero nella quasi totalit e solo una piccola parte veniva fatturata e ci per giustificare il mantenimento della ditta import-export [], visto che la ditta esisteva effettivamente[] la merce non veniva venduta agli
Alla richiesta di spiegazioni circa il grande numero di venditori ambulanti, alcuni appartenenti alle forze dellordine hanno fatto presente che nel recente passato sono state fatte delle operazioni volte a disincentivare il commercio abusivo per strada. Tuttavia, come ci ha riferito uno di essi, il problema che mentre ne individui uno, tre scappano. In alternativa, dovremmo militarizzare tutto il centro di Napoli (Napoli, 18 febbraio 2010).
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ambulanti e ai marocchini direttamente, in quanto avevamo rapporti solo con i grossisti, i quali acquistavano da noi quantit consistenti di merce, per poi fornirla a loro volta agli ambulanti e agli altri venditori al dettaglio (Trib. Napoli 2006b, 112). Lex-boss della camorra si riferisce a unattivit di importazione di trapani e altri beni prodotti in Cina sui quali venivano in seguito apposte, in fabbriche adibite al confezionamento, false etichette che attestassero lautenticit del prodotto. Col passaggio, nei primi anni del Duemila, dai Giuliano ai Mazzarella del controllo sul quartiere di Forcella, anche lorganizzazione dellindustria della contraffazione diviene appannaggio di questultimo clan106. In pi, altre organizzazioni camorristiche come i Misso, i Licciardi e lAlleanza di Secondigliano sono tuttora coinvolte nellimportazione e commercializzazione di prodotti cinesi contraffatti. Tra questi, secondo un altro collaboratore di giustizia, la borsa Louis Vuitton, la pi forte, che va da anni, diventata di propriet del Sistema, ovvero viene gestita in comune dai clan della Camorra (Ivi, 120). Considerato lo storico coinvolgimento delle organizzazioni mafiose locali nella contraffazione di merci, si pu ritenere che, ancora oggi, vi siano collegamenti funzionali fra clan camorristici e organizzazioni cinesi. Certo che una parte consistente degli esercizi cinesi della citt sono andati a insediarsi nei rioni Duchessa, Forcella e Maddalena, odierna area sotto il controllo del clan Mazzarella, senza che ci abbia dato luogo, almeno in questi ultimi anni, allemersione di particolari problemi. O meglio, per essere pi precisi, apparentemente non sono emerse tensioni da quando, nel dicembre 2002, gli esercenti cinesi di via Carriera Grande (fra Porta Capuana e la stazione centrale) non decisero di opporsi alle richieste estorsive dei clan camorristici attuando la serrata dei loro negozi. Evento da cui scatur, di l a poco, la ritorsione dei clan, che appiccarono il fuoco allauto del promotore della protesta e a due esercizi commerciali cinesi107.
Secondo Salvatore Giuliano, il figlio di Vincenzo Mazzarella ha convocato uno a uno i grossisti al suo cospetto, quindi ha imposto loro che da quel momento in poi lattivit venisse svolta per suo conto. Inoltre, in certi casi, dove il controllo non era molto chiaro - diciamo cos - Vincenzo ha addirittura imposto un suo uomo di fiducia allinterno dei punti vendita dei grossisti. Fino a quando io sono stato fuori, ricordo, infatti, che cerano dei grossisti che vendevano alla presenza di una persona che registrava tutto quanto entrava e usciva(Trib. Napoli 2006b, 115). 107 Cfr. P. Russo, Cinesi, fronte anti-racket chiudono 25 negozi su 30, la Repubblica, 7 dicembre 2002; I. De Arcangelis, Un misterioso omicidio scatena la
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Considerata la pervasiva presenza della Camorra, difficile pensare che i clan non abbiano avuto interesse ad esercitare la loro supremazia sul rilevante business di merci contraffatte provenienti dalla Cina, stabilendo con elementi criminali cinesi variamente organizzati accordi reciprocamente vantaggiosi. 5. Il confronto fra le aree dindagine Alla luce di quanto emerso finora, si rilevano sotto il profilo criminale alcune costanti, se non addirittura vere e proprie regolarit, che accomunano le cinque aree metropolitane; dallaltro, taluni contesti locali presentano delle peculiarit che li distinguono dagli altri. A uno sguardo dinsieme, le medesime fenomenologie criminale sono ben presenti in tutte le aree. Semmai, le differenze attengono al diverso coinvolgimento dei gruppi criminali nelle attivit illecite. Le cinque aree di approfondimento si differenziano per alcuni aspetti salienti, relativi, per un verso, allesistenza di valori statistici (le denunce delle forze dellordine) sensibilmente diversi per tipo di reato e, per laltro, alla capacit dei gruppi criminali di infiltrarsi allinterno del tessuto comunitario. Nella tab. IX.16 riportiamo, dal 2004 al 2010, il totale delle denunce a carico di cittadini cinesi per ciascuna delle cinque aree. Come possiamo notare dal dato aggregato, le province di Prato e Milano presentano i valori pi alti per una serie di tipologie: i reati violenti, come gli omicidi (consumati e tentati) e le lesioni dolose; i reati di tipo predatorio, come furti, rapine, estorsioni e sequestri di persona; i reati associativi ex 416 c.p. (solo le province di Napoli e Prato - valore non riportato in tabella - hanno rispettivamente 11 e 16 persone denunciate per associazione di tipo mafioso); ci vale anche per il gioco dazzardo,
guerra gialla, P. Russo, La mafia cinese sfida i clan, la Repubblica, 8 dicembre 2002; I. De Angelis, Racket alla mafia cinese: lindagine passa alla Dda, la Repubblica, 10 dicembre 2002; Racket ai cinesi, bruciate due auto, la Repubblica, 22 dicembre 2002. Su tali eventi i giornalisti hanno ipotizzato che i commercianti cinesi si siano recati a Roma per chiedere la protezione ai propri referenti capitolini della Triade e non, come essi dichiararono, per avere lappoggio della loro ambasciata. In ogni caso, nessuno dei 150 commercianti cinesi convocati dallAutorit giudiziaria decise di firmare la denuncia, n i presunti estorsori furono riconosciuti attraverso le foto segnaletiche della Questura (P. Capua, Lanterne rosse minacciate dal pizzo lo scorso Natale serrata di protesta, la Repubblica, 12 agosto 2003).

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i reati legati agli stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione (solo Milano per questultimo reato). Al contrario, la provincia di Roma presenta i valori pi alti per il reato di contraffazione, mentre le province di Firenze e Prato si collocano al primo posto per organizzazione dellimmigrazione illegale (art. 12 dl.gs. 286/98).
Tab. IX.16. Cittadini cinesi denunciati per i seguenti reati nelle province di Firenze, Roma, Napoli, Prato e Milano (anni: 2004-2010) Tipo di reato Firenze Roma Napoli Prato Milano Omicidi volontari consumati 8 6 11 21 26 Tentati omicidi 9 8 2 24 38 Lesioni dolose 112 48 30 233 158 Furti 39 27 17 80 120 Rapine 37 12 3 104 70 Estorsioni 43 25 9 128 102 Sequestri di persona 11 6 43 24 Associazione 416 c.p. 52 51 41 71 111 Stupefacenti 29 11 24 208 47 Sfrutt. Prostituzione e 91 78 13 59 211 pornografia minorile Contraffazione di marchi 108 167 81 63 117 Gioco dazzardo 113 108 33 236 129 Oganizz. Immigraz. illegale 588 117 67 632 393 Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno

Vale la pena rammentare, ancora una volta, che tali statistiche vanno prese con una certa cautela per lesistenza di tutta una serie di problemi di ordine metodologico. Lultimo dei quali e non il meno rilevante riguarda la comparazione di dati statistici su ambiti territoriali contraddistinti da un ordine di grandezza diverso sia per la popolazione straniera residente che, soprattutto, per la sua componente irregolare. Su questultima, abbiamo ricordato che unanalisi dettagliata della quota di cittadini cinesi irregolari va al di l delle finalit del presente rapporto di ricerca, in quanto tale questione richiederebbe di per s uno studio specificamente dedicato. Semmai, laddove stato possibile, abbiamo riferito stime e valutazioni correnti sul numero di cittadini cinesi irregolari presenti in ciascuna area desame. Tuttavia, le differenze statistiche appena rilevate sono in linea con quanto emerso nel corso delle interviste sul campo che hanno permesso di appurare la particolare diffusione di bande variamente organizzate sia a Milano che a Prato e il loro coinvolgimento in reati violenti e predatori. Gli omicidi e i tentati omicidi nascono prevalentemente

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allinterno degli scontri fra bande, oppure hanno a che fare con regolamenti di conti nei confronti di chi non stato ai patti, come nel caso di prestiti usurai non onorati; mentre le rapine e le estorsioni sono riconducibili alle medesime bande criminali. In pi, il dato statistico sui reati legati alla contraffazione che colloca la provincia di Roma al primo posto coerente col ruolo ricoperto dalla capitale quale principale snodo di smistamento delle merci cinesi sia per lintero territorio nazionale che per vari paesi europei. Le province di Prato e Firenze, aree caratterizzate dal cospicuo inserimento delle imprese cinesi nei distretti industriali locali, presentano i valori pi alti per il reato di organizzazione dellimmigrazione illegale. Tali valori si accordano con la necessit delle imprese cinesi di avere a disposizione manodopera illegale a basso costo da impiegare nella produzione manifatturiera. La stessa manodopera illegale pu essere pi agevolmente occultata in un laboratorio piuttosto che allinterno di altre attivit imprenditoriali. Pi in generale, laddove vi un inserimento economico orientato verso il commercio e la fornitura di servizi, come il caso di Milano, Roma e Napoli (per questultima citt relativamente allarea metropolitana), non solo la richiesta di forza lavoro minore ma, nello stesso tempo, svolgendo i commercianti cinesi unattivit per cos dire sotto i riflettori pubblici, per essi sarebbe pi difficile impiegare e nascondere allinterno delle loro imprese connazionali illegali. Per venire alla capacit dei gruppi criminali di infiltrarsi allinterno del tessuto associativo e acquisire cos una posizione strategica che va ben al di l del mero coinvolgimento in attivit illecite, in passato ci sono state prove precise in tal senso per quanto riguarda Roma e Firenze. Grazie alle operazioni di contrasto dellultimo decennio che hanno portato alla disarticolazione di quei gruppi criminali che insistevano sulle comunit delle due citt, a oggi non si rilevano segnali di analoga gravit. Simili valutazioni valgono anche per Milano, dove le bande di giovani e meno giovani che taglieggiano i connazionali paiono muoversi, allo stato attuale delle conoscenze, in modo autonomo e svincolato da qualsiasi riferimento a figure influenti appartenenti alla comunit. Stesso discorso vale per Napoli, anche se in questo caso il problema di comprendere quale sia la rilevanza della criminalit di origine cinese si pone in termini diversi. Rispetto alle altre aree, le conoscenze sulla fenomenologia criminale in citt presentano le lacune maggiori, mancando a

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disposizione delle agenzie di law enforcement sia un patrimonio pregresso di conoscenze che precisi punti di riferimento entro i quali contestualizzare gli eventi criminali che coinvolgono i cittadini cinesi. Ci dovuto a una serie di motivi: la presenza di un insediamento di migranti cinesi relativamente recente e di minori proporzioni rispetto alle altre citt; lesistenza di una comunit solitamente tranquilla, salvo talvolta dare luogo ad episodi anche efferati di violenza; infine, la discontinua attenzione nei confronti della criminalit cinese da parte delle agenzie di contrasto, che spesso seguono logiche dettate dallemergenza. Tutto ci avviene, comunque, non per la mancanza di specifiche capacit investigative degli organi di law enforcement, quanto in ragione del fatto che le risorse a loro disposizione sono principalmente (e legittimamente) indirizzate al contrasto della criminalit camorristica. Per concludere, il contesto di Prato contraddistinto dallo scenario pi preoccupante sia sotto il profilo sociale che criminale. Pur allinterno di segnali non univoci, i capi delle bande criminali potrebbero aver stabilito forme di collegamento con alcuni elementi influenti della comunit locale. Tali collegamenti sarebbero basati sullo scambio reciproco di favori: da un lato, i gruppi criminali mettono a disposizione una risorsa scarsa come la violenza, agendo sia come guardie del corpo che come regolatori di conti in sospeso a vantaggio di certi personaggi influenti apparentemente non coinvolti nelle attivit illecite; dallaltro, questi ultimi forniscono agli attori criminali la loro protezione, grazie ai contatti di cui dispongono sia allinterno della rete di connazionali che nellambito del contesto sociale pi ampio. A ci si aggiunge, come ulteriore elemento problematico, la difficile coesistenza fra la popolazione cinese e quella pratese, aspetto che certo non facilita la comunicazione fra luna e laltra, n incentiva i cittadini cinesi a collaborare con le autorit per contrastare fenomeni criminali interni, di cui essi sono i primi a pagarne le conseguenze108.

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Cfr. M. Bologni, Stranieri al corteo della festa, scontro a Prato, la Repubblica, 9 settembre 2010; S. Poli, Corteo di Prato, la rabbia di Chinatown, la Repubblica, 10 settembre 2010; L. Montanari, Prato, il maltempo fa strage annegano tre donne cinesi il sindaco: no al lutto cittadino, la Repubblica, 6 ottobre 2010.

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X. Conclusioni Essendo venuto il momento di tirare le somme, riprendiamo gli interrogativi enucleati allinizio. Riassumendo, 1) ci siamo chiesti se la criminalit organizzata cinese possa essere compresa allinterno delle associazioni mafiose autoctone. Pi in dettaglio, se essa presenti alcuni specifici elementi della criminalit mafiosa, come lesistenza di una struttura gerarchica e un vincolo associativo interno che faccia riferimento a un proprio universo simbolico-rituale. 2) Il secondo interrogativo, strettamente collegato al precedente, rinvia alla natura dei legami che caratterizzano le associazioni criminali cinesi e alle eventuali forme di infiltrazione e condizionamento sulle comunit di connazionali. 3) Infine, al di l di una mera e per molti versi desueta interpretazione del fenomeno criminale cinese come espressione del background culturale della collettivit straniera cui appartengono gli attori criminali, ci siamo domandati quali fattori di ordine strutturale esistenti nella societ pi ampia possono aver favorito lo sviluppo di specifiche fenomenologie assunte dalla criminalit organizzata cinese, come limmigrazione illegale, lo sfruttamento del lavoro e, di recente, la contraffazione e il contrabbando di merci provenienti dalla madrepatria. 1) Riprendendo le categorie analitiche enucleate allinizio, possiamo dire a ragion veduta che quando parliamo di criminalit organizzata di origine cinese facciamo riferimento a un fenomeno che presenta una propria stabilit e persistenza allinterno delle comunit di connazionali. Semmai, occorre evidenziare alcune significative differenze allinterno della fenomenologia di origine cinese, nel senso che vi sono gruppi criminali coinvolti in ambiti illeciti specifici, mentre altri gestiscono un ampio ventaglio di attivit. Un esempio di attori criminali appartenenti al primo tipo ci viene fornito dallimmigrazione illegale. Vi sono associazioni criminali coinvolte nelle sole attivit di trasporto dei migranti che, non sempre, sono in grado di ricorrere alluso della violenza (abbiamo casi di trafficanti che richiedono lintervento delle bande per risolvere alcune questioni rimaste in sospeso con la loro controparte). Comunque, anche quando la violenza subentra, fondamentalmente orientata a far s che le operazioni di trasporto e di pagamento da parte del migrante vadano a buon fine. Per il tipo settoriale di attivit e la loro spiccata flessibilit in quanto a rotte e interlocutori

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coinvolti, tali gruppi risultano pi vicini al modello del network criminale che al modello mafioso di tipo gerarchico. Simile discorso vale per la contraffazione, i cui elementi (leciti e illeciti, italiani inclusi) denotano analoghe forme organizzative. Il secondo tipo di attori illeciti, oltre che essere coinvolto in varie attivit illecite, come lorganizzazione delle bische clandestine, lo sfruttamento della prostituzione, le rapine e le estorsioni, la stessa immigrazione illegale, ricorre alla violenza come vera e propria risorsa strategica, idonea a stabilire forme pi ampie di controllo sui propri connazionali. In tal senso, queste associazioni criminali sono assimilabili, per gerarchia interna e uso sistematico della violenza, alle organizzazioni mafiose. Come queste, hanno la pretesa di esercitare un condizionamento tendenzialmente totalizzante sul contesto sociale in cui operano. Semmai, ci che distingue la criminalit organizzata cinese dalle associazioni mafiose italiane lassenza di precisi riferimenti che possano ricondurla alla tradizione della Triade. Sebbene le province del Zhejiang e del Fujian - aree di provenienza della maggior parte degli elementi criminali coinvolti in attivit illecite - siano state contraddistinte, sul finire degli anni Novanta dello scorso secolo, dallemersione di formazioni criminali che si richiamano allo storico associazionismo segreto, riscontri in Italia in tale direzione sono pressoch inesistenti (Xia 2008). Per essere pi precisi, i riferimenti alla tradizione della Triade sono scarsi ed estremamente discontinui nel tempo. Pur essendovi stati in passato segnali di questo tipo, come ad esempio linvio a scopo intimidatorio di gladioli rossi, immagini raffiguranti teste di drago mozzate e, oggigiorno, appellativi utilizzati da alcune bande che, seppur vagamente, riecheggiano lorigine mitica della Triade, questi riferimenti - dicevamo - sembrano pi espressione di un ricorso strumentale a una simbologia di sicuro effetto intimidatorio che prove dellesistenza, in Italia, di associazioni criminali appartenenti alla tradizione della Triade. Un altro aspetto, allo stato delle conoscenze controverso e non sufficientemente chiaro, riguarda la presenza di strutture unitarie di comando a carattere nazionale (e sovranazionale) presenti allinterno delle associazioni criminali cinesi. Tale struttura unitaria, secondo alcune recenti valutazioni, sarebbe presente in Italia. In tal senso, emerge sempre pi la conferma che ci siano collegamenti con altre organizzazioni operanti sul territorio italiano e internazionale. Nessuna di loro agisce da sola o in un determinato, e ben delimitato, territorio

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(Ciconte 2010, 127). A riprova di ci, nellambito di indagini avviate in via autonoma dalle Dda di Napoli e di Firenze nei primi anni del Duemila, stato possibile appurare, attraverso la collaborazione con lautorit giudiziaria francese, lesistenza di collegamenti fra alcuni omicidi avvenuti in provincia di Firenze e nei sobborghi parigini che appaiono riconducibili a strutture e logiche criminali unitarie109. In effetti, alcuni collaboratori di giustizia in pi occasioni hanno parlato di figure di rilievo residenti in Francia che rivestirebbero un ruolo direttivo nei confronti dei gruppi criminali operanti in Italia. Tuttavia, bisogna anche dire che, in questa fase, le informazioni disponibili non sembrano aver condotto a conoscenze approfondite ed esaurienti tali da chiarire in modo preciso la questione. A questo riguardo, opportuno fare riferimento alla testimonianza di un collaboratore di giustizia cinese, citato in precedenza, secondo il quale i gruppi criminali presenti in Italia si conoscono fra di loro e stabiliscono, nel contempo, forme di collaborazione reciprocamente vantaggiose. Assieme a spinte centripete interne alluniverso criminale, ve ne sono tuttavia altre di segno opposto. Un indicatore in tal senso proviene dallalta conflittualit che attraversa i gruppi criminali cinesi; conflittualit che connessa alla pretesa di esercitare forme di controllo monopolistico (a livello locale) sulle attivit illecite e, in taluni casi, anche su quelle lecite (il trasporto di merci di provenienza cinese dalle aree portuali di sbarco in Italia alle citt di destinazione); come anche, infine, alle rivalit personali fra attori criminali che possono successivamente sfociare, secondo i legami di solidariet vigenti allinterno di ciascun gruppo, in veri e propri scontri di portata pi ampia. Lalta conflittualit che attraversa i gruppi criminali fa ritenere piuttosto che entro tale universo agiscano forze contrapposte: luna tendente alla costruzione di strutture di comando unitarie, mentre laltra, al contrario, contraddistinta dal prevalere di spinte centrifughe. 2) Ma quali sono, pi nello specifico, i legami interni che caratterizzano queste associazioni criminali? Essi sono essenzialmente di due tipi, entrambi espressione, pur secondo gradi diversi dintensit, di un vincolo di solidariet fra gli appartenenti. Il primo, presente in particolar modo allinterno delle bande composte da giovani e meno giovani, si basa su un senso di fratellanza derivante dal condividere le
G. Melillo, Distretto di Firenze, in Dna, Relazione annuale 2007 (cit. in Ciconte 2010, 127).
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medesime esperienze (per taluni risalenti a una fase precedente allo stesso arrivo in Italia) contraddistinte da un modus operandi propriamente criminale, in cui le attivit illecite costituiscono la principale se non lunica occupazione quotidiana. Come riferisce uno di essi, appena uscito dal carcere senza aver fatto menzione agli inquirenti dei propri compagni, quando io sono stato catturatoho preso tutte le responsabilit perch voglio bene ai fratelli miei. Di analogo tenore unaltra conversazione fra due interlocutori, in cui entrambi criticano un terzo componente del gruppo perch con il suo comportamento poco accorto rischia di attirare lattenzione delle forze dellordine su tutti loro: (A): gli amici si devono utilizzare a vicenda e invece i fratelli no, (B): con i nemici non fa niente, ma con i fratelli non si pu fare cos, giusto? (Trib. Napoli 2005b, 15-16). Con ci volendo dire che tra gli appartenenti al medesimo gruppo criminale debbono prevalere la solidariet e il mutuo aiuto, mentre con tutti gli altri, al contrario, valgono comportamenti improntati a logiche utilitaristiche. Il secondo tipo di legame si basa sulla famiglia, analogamente a quanto accade, ad esempio, per la Ndrangheta che recluta le nuove leve allinterno del proprio nucleo familiare di origine. Facendo riferimento a padri, figli e parentela allargata, lorganigramma criminale si struttura per linea parentela secondo precise gerarchie interne. Ci valso per alcune associazioni criminali dellarea fiorentina che, fino ai primi anni del Duemila, avevano stabilito alleanze in base a vincoli parentali in pi citt italiane. In ragione di legami particolarmente forti e del loro operare a cavallo fra la sfera lecita e illecita, queste sono le forme criminali pi insidiose, capaci di mimetizzarsi con una certa facilit allinterno della rete di connazionali. Le infiltrazioni criminali allinterno della comunit hanno luogo secondo varie modalit. La prima e pi rilevante avviene attraverso linserimento di attori criminali nel tessuto associativo, come emerso in passato, dove alcuni presidenti e vice-presidenti di certe associazioni cinesi operavano al contempo come rappresentanti legali e come leader di gruppi criminali. In altri casi, i condizionamenti sono di tipo indiretto, in base al collegamento fra bande criminali e personaggi influenti della comunit cinese. In tal caso, lanello di congiunzione fra i due mondi, quello lecito e quello propriamente criminale, sarebbe rappresentato dai capi delle bande criminali, i soli a mantenere contatti riservati con individui che, pur muovendosi in ambito legale, ricorrono

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se necessario alla violenza delle bande. I legami che si stabiliscono fra questi personaggi e i capi delle bande fanno riferimento a logiche di scambio patron-client reciprocamente vantaggiose, dove il protettore elargisce favori e ricompense al proprio referente criminale. Semmai c da aspettarsi che tale relazione sia soggetta a continue ridefinizioni, inclusa la possibilit che i riferenti criminali prendano il sopravvento sul loro protettore. 3) A proposito dei fattori di ordine strutturale presenti nella societ pi ampia che possono aver influito sul tipo di attivit illecite in cui sono presenti, a vario titolo, i gruppi della criminalit cinese, ci riferiamo, nello specifico, allimmigrazione illegale, allo sfruttamento del lavoro e alla contraffazione di merci, tre ambiti nei quali vi un significativo coinvolgimento di cittadini cinesi. Le prime due fenomenologie trovano un contesto, per cos dire favorevole, allinterno delle trasformazioni pi ampie che hanno contraddistinto, oramai da anni, il sistema produttivo nel suo insieme. Se, da un lato, i migranti illegali che vengono impiegati nel circuito etnico dei laboratori manifatturieri costituiscono un beneficio diretto per limprenditore, non bisogna tuttavia trascurare, dallaltro lato, le pressioni esercitate dal sistema produttivo pi ampio nel quale queste imprese si trovano a operare. Il loro inserimento nel comparto manifatturiero si colloca entro le trasformazioni post-fordiste che il sistema produttivo ha avuto in questi ultimi decenni. Tali trasformazioni hanno portato a una profonda ristrutturazione del sistema imprenditoriale, non pi incentrato sulla grande impresa che tendeva a inglobare lintero processo produttivo, ma sul trasferimento allesterno di quote rilevanti di esso, al fine di ridurre i costi e mantenere una propria capacit competitiva sui mercati nazionali e internazionali (Revelli 1995). Assieme a imprese ad alto contenuto di capitale che investono in innovazioni tecnologiche e forza lavoro altamente qualificata, vi sono imprese labor intensive che sopravvivono sul mercato grazie al consistente ricorso a manodopera dequalificata e a basso costo. Questa segmentazione - imprese ad alto contenuto di capitale e imprese labor intensive - riguarda principalmente il mercato del lavoro dal punto di vista dellofferta (lingegnere, il tecnico informatico altamente specializzato non si pongono in competizione con lavoratori impiegati in mansioni scarsamente qualificate e poco retribuite) e solo parzialmente il sistema produttivo pi ampio (Sassen 2002).

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Lattuale assetto industriale, sempre pi orientato secondo il modello just in time, richiede una crescente integrazione fra lavoro con alto contenuto di valore aggiunto e lavoro povero e dequalificato. Integrazione che si realizza attraverso il sistema dei sub-contractors e della crescente espansione sia nei paesi occidentali che in quelli in via di sviluppo della quota di economia informale (Beck 2000; Ehreinreich 2002). Anche se le strategie imprenditoriali possono differenziarsi sensibilmente per quanto riguarda linnovazione produttiva, per non perdere competitivit le imprese adottano modalit organizzative volte a diminuire i costi, trasferendo allesterno quote crescenti di produzione e riducendo le scorte di magazzino. Mentre nel modello fordista i profitti potevano essere realizzati grazie a economie di scala che consentivano la riduzione del costo unitario per prodotto, oggi le imprese realizzano modeste quantit di numerosi modelli, diversificando la produzione per singoli target di consumatori e aggiustando velocemente lofferta alle oscillazioni della domanda (Marazzi 1999). La necessit di tenere conto, per un verso, di un basso regime produttivo volto alla riduzione dei costi e, per laltro, di alta flessibilit (produttiva) tesa a soddisfare in tempo reale le mutevoli esigenze della domanda di beni, crea le condizioni di fondo per una crescente integrazione fra unit labor intensive di piccole dimensioni e grande impresa affermata sul mercato che, alloccorrenza, trasferisce quote di produzione allesterno in relazione alle richieste contingenti e tendenzialmente aleatorie del mercato. A loro volta, le imprese labor intensive sono spesso le sole in grado di soddisfare le richieste improvvise e intermittenti di fornitura di beni provenienti dalle imprese pi grandi. Le ditte cinesi forniscono, grazie ai bassi costi di produzione derivanti dal ricorso alla manodopera illegale, un contributo prezioso agli attuali assetti del sistema produttivo110. Sotto questo profilo, assieme a fattori endogeni esistenti allinterno delle comunit cinesi, ve ne sono altri riconducibili al sistema economico pi ampio che alimentano limmigrazione illegale e lo sfruttamento della forza lavoro.
Un programma giornalistico di approfondimento, Report, trasmesso su Rai3 il 18 maggio 2008 ha riportato le interviste effettuate con telecamera nascosta a vari imprenditori cinesi dellarea fiorentina, i quali hanno dichiarato che producevano borse per alcuni grandi marchi italiani, ricevendo 30 euro per ogni borsa, mentre il prezzo finale al consumatore nei negozi di via Montenapoleone, a Milano, era di alcune migliaia di euro. La partecipazione delle imprese cinesi a tale tipo di produzione stata confermata dalle interviste svolte a rappresentanti della magistratura e delle forze dellordine di Milano, Firenze e Prato.
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Per venire, infine, alla contraffazione di merci, due principali fattori hanno determinato lincremento di tale attivit. Lo straordinario sviluppo economico della Cina di questultimo decennio ha permesso agli imprenditori cinesi presenti in Italia di indirizzarsi verso limportazione di prodotti a basso prezzo (contraffatti e non) provenienti dalla madrepatria. Sia che i beni vengano interamente prodotti allestero o che una parte del processo di contraffazione sia realizzato in Italia, nelluno come nellaltro caso tale attivit risulta particolarmente insidiosa e difficile da debellare quanto pi essa si colloca, com il caso attuale, allinterno dellampio flusso di prodotti provenienti dalla Cina e da altri paesi emergenti del Sud del mondo. In pi, tali prodotti trovano, a giudicare dai consistenti volumi daffari che ne derivano, un ampio mercato presso i consumatori italiani. Al riguardo, potremmo dire, parafrasando un autorevole studioso americano a proposito della distinzione fra criminalit organizzata e criminalit comune, che limmigrazione illegale, lo sfruttamento del lavoro e la contraffazione di prodotti offrono servizi fortemente richiesti che, qualora venissero meno, sarebbero amaramente rimpianti dai loro fruitori, e cio i medesimi migranti illegali, gli imprenditori cinesi, il sistema produttivo pi ampio e, infine, lampia platea di consumatori di beni contraffatti esistente in Italia (Cressey 1964). In conclusione, le linee future che la criminalit di origine cinese assumer in Italia saranno influenzate dal tipo di relazione che verr instaurata fra la societ pi ampia e i cittadini cinesi. Memori dellesperienza statunitense che ha coinvolto i nostri connazionali in attivit illecite di vario tipo, possiamo dire che, quanto pi diffidenza e assenza di comunicazione prevarranno fra la popolazione italiana e quella cinese, quanto pi si riveler difficile il processo di integrazione delle giovani generazioni, tanto pi la criminalit presente in seno alle comunit potr facilmente acquisire una posizione di vantaggio. Le istituzioni italiane dovrebbero tenere in debito conto il problema della sicurezza dei cittadini cinesi, creando le condizioni affinch essi collaborino con le autorit per contrastare una criminalit cinese (e non solo cinese, visto il ruolo rilevante degli italiani nelle pratiche illegali relative allimmigrazione, alla contraffazione e al riciclaggio) che insiste proprio su di loro111.
A proposito del problema relativo alla sicurezza, riportiamo un passo tratto da sito di AssoCina, risalente all8 dicembre 2006, dal titolo La giovane criminalit cinese: Parlando un po con gli abitanti cinesi delle zone pi a rischio capita
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XI. Raccomandazioni e best practice Le raccomandazioni contenute in questultima parte si suddividono in tre ambiti tematici: il primo concerne le politiche di integrazione, il secondo attiene nello specifico alle capacit investigative messe in campo dalle agenzie di law enforcement per contrastare la criminalit organizzata di origine cinese e il terzo, infine, individua alcune linee di ricerca che potrebbero essere intraprese al fine di acquisire una migliore conoscenza del fenomeno criminale. 1) E opinione largamente diffusa presso la popolazione italiana che le comunit di immigrati cinesi siano chiuse e impermeabili al contesto sociale pi ampio. Tali valutazioni trovano alimento nelle difficolt di doversi confrontare con una lingua e una cultura sensibilmente distanti dalla nostra, cos come nella tendenza della popolazione cinese a riprodurre modalit organizzative e relazioni sociali autoreferenziali, tutte interne alla comunit. Tale autoreferenzialit, vera o presunta che sia, viene rafforzata creando allinterno dei luoghi di lavoro dei microcosmi virtualmente separati dal contesto pi ampio. E ci tanto pi rilevante quanto la dimensione lavorativa tende a saldarsi con quella sociale, ovvero quanto pi la rete relazionale di riferimento del migrante , per cos dire, a maglie strette e dense, gravitando attorno ai propri connazionali senza che vi siano significative opportunit di comunicazione con la societ pi ampia. Questi sembrano essere i principali ostacoli per superare la coesistenza di rappresentazioni sociali opposte e tuttavia convergenti, che possono alimentare chiusure reciproche da una parte e dellaltra. Sul versante della societ italiana, pu essere sufficiente riferirsi al ruolo svolto dai mezzi di comunicazione nellalimentare rappresentazioni sociali di segno negativo. Oltre al luogo comune di cui abbiamo parlato a proposito dei cinesi che non muoiono mai, ve n un altro ulteriormente pernicioso che riguarda la criminalit. Nel momento in cui ha luogo un fatto di sangue che coinvolge i cittadini cinesi, la
spesso che ci raccontino della loro insicurezza, delle loro paure e che vorrebbero pi pattuglie di polizia a tutela anche della loro incolumit. E una presenza necessaria, per far s che la stragrande maggioranza di stranieri per bene possa essere tutelata, per creare pi fiducia nelle istituzioni ed evitare che nessuno si faccia giustizia da s. Il problema va affrontato subito, prima che possa diffondersi come un cancro allinterno della comunit cinese (www.associna.com).

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tendenza largamente diffusa presso la stampa di imputarlo alla presenza di organizzazioni mafiose o della Triade, per quanto il pi delle volte non vi siano elementi che possano avvalorare tali argomentazioni. Un esempio di ci che vogliamo dire ci viene fornito da due studi che hanno effettuato, a distanza di oltre dieci anni luno dallaltro, una rassegna sistematica della stampa in relazione alla presenza dellimmigrazione cinese in Italia. Il primo ha preso in esame tutti gli articoli pubblicati dal 1988 al 1994 sulla cronaca locale di Prato e Firenze di alcune testate nazionali: La Nazione e Il Tirreno di Prato, La Nazione, La Repubblica e LUnit di Firenze. Ebbene, il risultato di tale ricerca che, a proposito di mafia e organizzazioni criminali cinesi, la mancanza di fonti caratterizza oltre la met del totale degli articoli in proposito pubblicati dalle varie testate e tale proporzione si ritrova allinterno di ognuna di esse (con lunica eccezione de LUnit che focalizza anche meno lattenzione sulla mafia) (Marsden 1997, 219). Replicando lo stesso metodo, il secondo studio ha esaminato la cronaca di Roma sui quotidiani Il Messaggero, La Repubblica e Il Tempo nel periodo compreso fra il 2000 e il 2003. Il risultato anche in questo caso sostanzialmente lo stesso, nel senso che seppure la maggior parte delle volte in cui si parlato di mafia si sia utilizzata una fonte presumibilmente attendibile (Ministero dellInterno, Forze dellOrdine, Magistratura), allo stesso tempo poco meno della met delle volte non stata citata alcuna fonte per verificare lattendibilit della notizia (Mirante 2008, 84). La rappresentazione sociale che si ricava dai media sugli immigrati cinesi non certo positiva. A parte una componente minoritaria di giovani della seconda generazione, come AssoCina, che ha iniziato da alcuni anni un percorso di riflessione sugli stereotipi che circondano limmigrazione cinese, la gran parte dei cittadini cinesi non sembra aver ben compreso la portata dei loro effetti negativi sullopinione pubblica (Pedone 2008). I cittadini cinesi presenti in Italia sembrano trovarsi entro una posizione angusta, una vera e propria strettoia: sul versante delle rappresentazioni esterne vengono raffigurati come ostinatamente chiusi, mentre sul versante interno essi lamentano le difficolt dinserimento nella societ italiana. Nelle parole di una donna che lavora come mediatrice culturale: al contrario di altri stranieri, i cinesi hanno meno bisogno, sono pi autosufficienti, questo per gli italiani viene interpretato come un segno di chiusura. Tuttavia i cinesi non sono chiusi, appena

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arrivati non possono partecipare alla societ, poi, appena la loro condizione economica migliorata, lo vorrebbero, fanno di tutto per ottenere riconoscimento sociale. Venendo dalle zone rurali del Zhejiang, in Cina non sono nessuno, ma qui, in Italia, quali possibilit hanno? La societ italiana non li accoglie, allora stabiliscono nuovi contatti con la Cina. Allora ritornano nel loro paese non pi come contadini, ma con i soldi e riconosciuti dal governo. Moltissimi cinesi vorrebbero essere coinvolti di pi nella societ italiana, ma le occasioni per partecipare alla vita sociale e politica non ci sono. C il problema della lingua, ma posso garantire che moltissimi vorrebbero dare il loro contributo perch dicono: noi viviamo qui e i nostri figli sono nati qui. Magari vivono in venti in una stanza per, appena possono, comprano la Mercedes per dimostrare ai connazionali e agli italiani che hanno avuto successo. Alla fine, un modo per realizzarsi e ottenere riconoscimento sociale quando altre strade non sono possibili112. Se quanto appena riferito testimonia lo stato danimo di almeno una parte dei migranti cinesi in Italia, allora le politiche adottate in Italia nei confronti degli stranieri dovrebbero predisporre un percorso orientato a consentire nuove forme di partecipazione. Sul piano nazionale, dovrebbe essere rivista la legge sulla cittadinanza, che, per il suo attuale impianto, corrisponde pi a un paese di emigranti che a un contesto di immigrazione, quale lItalia da almeno tre decenni. Inoltre, gli stranieri non comunitari dovrebbero avere accesso, dopo un congruo periodo di regolare presenza sul territorio italiano, alle elezioni politiche locali, come peraltro avviene, seppur in base a modalit e condizioni diverse, nella gran parte dei paesi dellUnione europea113. Ci permetterebbe di aprire quegli spazi di partecipazione sociale e politica che attualmente sono preclusi a tutti coloro che non hanno la cittadinanza italiana. A livello locale, le amministrazioni comunali dovrebbero farsi carico di aprire un canale di comunicazione con le comunit straniere pi strutturate e tendenzialmente autoreferenziali quali quella cinese, investendo risorse finalizzate a mettere in campo strumenti operativi di comunicazione interculturale.
Intervista svolta a Firenze, 28 giugno 2010. Tra i 27 paesi dellUnione europea, 9 (Germania, Austria, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Romania), non prevedono alcun tipo di elettorato (attivo o passivo) per gli stranieri non comunitari presenti sul loro territorio (per un approfondimento cfr. Caritas/Migrantes 2008).
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Sarebbe inoltre opportuno realizzare delle campagne informative volte a far conoscere ai migranti cinesi la possibilit di ottenere il permesso di soggiorno per protezione sociale (ex. art. 18, dlg. 286/98) rivolto alle vittime di sfruttamento sessuale o economico. Una misura che ha avuto, grazie ai progetti finanziati dalle amministrazioni locali e gestiti da unit mobili di operatori, effetti significativi sul versante dello sfruttamento sessuale per le donne straniere dedite alla prostituzione di strada, ma che rimasta largamente sottoutilizzata per i migranti sottoposti a sfruttamento economico in condizioni analoghe alla schiavit. Un altro tipo di campagna informativa dovrebbe essere indirizzata a incentivare lutilizzo di strumenti di pagamento elettronici in modo da ridurre luso del contante cui ricorrono i cittadini cinesi nellambito delle transazioni economiche. Se, da un lato, il pagamento in contanti si presta alla commissione di operazioni illecite, dallaltro, esso riflette una pratica largamente diffusa nel paese di origine, dove le banche sono percepite come uno strumento a disposizione del partito unico al potere per controllare i propri cittadini114. Peraltro, il ricorso prevalente al contante caratterizza la medesima popolazione italiana, in un contesto nel quale, secondo recenti valutazioni del Centro studi di Confindustria, levasione fiscale ammonterebbe nel 2009 a 124 miliardi di euro115. In definitiva, il tipo di decisioni assunte sul piano politico determinano effetti ben precisi verso un processo di integrazione o, al contrario, di esclusione delle collettivit straniere presenti in Italia. 2) Sulla base dellesperienza di altri paesi, come gli Stati Uniti, che hanno avuto da tempo sul loro territorio la presenza di organizzazioni criminali di origine straniera, possiamo trarre alcuni significativi insegnamenti. Pensiamo, a questo riguardo, alle prime unit investigative sorte nella citt di New York allinizio del XX secolo, al cui comando vi era un tenente di polizia di origini italiane, Joe Petrosino, ucciso a Palermo in Piazza Marina nel 1908, che indagava sulla cosiddetta Mano Nera, unorganizzazione di immigrati italiani dedita alle estorsioni a danno dei connazionali nelle Little Italy dellepoca
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2010).

Interviste a due studiose di cultura cinese (Milano, 15 maggio e 9 luglio

B. Ard, Ricaricabile, revolving, classica, la rete oscura del denaro di plastica. In Italia 67 milioni di tessere, ma poco utilizzate per gli alti costi, la Repubblica, 9 aprile 2010; Anche Confindustria scopre levasione fiscale, secondo il Csc ammonta a 124,5 mld (www.fiscoequo.it). .

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(Petacco 1983). Come anche, per venire a eventi pi recenti, al contributo apportato da poliziotti di origini italiane che si sono infiltrati allinterno della famiglia Bonanno di New York, causandone il suo pressoch totale smantellamento (US Senate 1990). Sarebbe opportuno costituire, in quelle citt in cui vi una cospicua presenza di cittadini cinesi, delle unit investigative composte da personale specializzato che dispone delle conoscenze di base della cultura cinese ed in grado di colloquiare nella lingua dei migranti, mettendo in conto, in prospettiva, che tali unit dovrebbero essere composte da cittadini italiani di origine cinese. A Milano, il fatto che alcuni investigatori interloquiscano con i cittadini cinesi nella loro lingua ha avuto rilevanti effetti nel contrasto alla criminalit, incentivando le vittime a denunciare i reati. Pur non esponendosi pubblicamente, come ha riferito un magistrato, esse hanno preso come riferimento questi investigatori, tanto che di recente, siamo stati in grado di effettuare un arresto in flagranza per estorsione116. Un altro aspetto problematico attiene al ruolo degli interpreti cinesi coinvolti nelle traduzioni. In taluni casi, vi sono stati interpreti che, impiegati come traduttori, trasmettevano le informazioni ai connazionali oggetto dellindagine giudiziaria. Per evitare tale pericolo, servirebbe un attento e scrupoloso screening delle persone di origine cinese abilitate a prestare il loro servizio come traduttori, predisponendo un elenco di nominativi su scala nazionale o regionale in modo che le forze dellordine e la magistratura possano attingere ad esso, nel momento in cui a livello locale non sia possibile reperire le persone appropriate. In pi, gli interpreti ricevono compensi estremamente bassi, pari a 5 euro allora, aspetto che senza dubbio non li incentiva ad avere una relazione continuativa con le forze dellordine e la magistratura. Infine, la questione pi delicata riguarda le procedure volte a salvaguardare la loro identit. Secondo quanto ci stato riferito da alcuni investigatori, la difesa degli imputati si trova nelle condizioni di conoscere lidentit degli interpreti. Per cercare di occultare la loro identificazione, talune questure inseriscono negli atti giudiziari, al momento della chiusura delle indagini, i nominativi di tutti gli interpreti di cui normalmente si servono in modo da non trascrivere solo colui che effettivamente ha condotto la traduzione degli atti. In special modo per quei procedimenti che prevedono imputazioni per associazione di tipo mafioso, le intimidazioni
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Intervista svolta a Milano, 18 gennaio 2010.

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cui potrebbero essere sottoposti gli interpreti, se non adeguatamente tutelati, possono rivelarsi particolarmente pericolose. Lultima questione riguarda la cooperazione giudiziaria con le autorit cinesi. Collaborazione che, come ci stato confermato da pi intervistati appartenenti alle agenzie di law enforcement, sostanzialmente inesistente. Di recente, la Procura della Repubblica di Milano ha richiesto, nellambito di un procedimento per contraffazione di merci, la collaborazione delle autorit cinesi. Tuttavia, nel momento in cui la parte cinese ha risposto chiedendo che le venissero inviati gli atti, lautorit giudiziaria italiana ha reputato opportuno non procedere oltre, per non mettere a rischio lindagine. In effetti, in assenza sia di precisi protocolli dintesa che di reciproca fiducia fra le parti, arduo pensare che si possa stabilire una proficua collaborazione fra autorit italiane e cinesi. La cooperazione giudiziaria con la Cina di estrema rilevanza poich si tratta di una criminalit che, per il tipo di attivit in cui coinvolta, ha carattere transnazionale. Ci vale, in particolar modo, per limmigrazione illegale, lo sfruttamento della prostituzione, il traffico di droga e la contraffazione di beni. In pi, gli elementi criminali presenti in Italia mantengono stretti legami con i loro interlocutori nel paese di origine: talvolta si rifugiano in Cina dopo la commissione di un crimine, in attesa che la situazione in Italia ritorni alla normalit; in altri casi, i componenti dei gruppi criminali erano gi conosciuti dai loro connazionali come persone che avevano commesso dei reati nel paese di origine. Ci fa ritenere che le agenzie di law enforcement in Cina dispongano di informazioni sul conto di elementi criminali operanti in Italia che potrebbero risultare particolarmente proficue nel contrastare la criminalit cinese. Infine, visto che molte attivit illecite si basano su collegamenti fra gruppi criminali operanti sia in Italia che in Cina, in assenza di unefficace cooperazione giudiziaria fra i due paesi arduo pensare di debellare in via definitiva tali associazioni criminali: leventuale scompaginamento della componente italiana non necessariamente condurr a uno smantellamento dellintera struttura illecita. 3) Al fine di incrementare le conoscenze sul fenomeno criminale, sarebbe opportuno realizzare, in quelle citt contraddistinte da una cospicua presenza di migranti, delle inchieste di vittimizzazione a un campione rappresentativo di cittadini cinesi. A oggi, gli strumenti di conoscenza di prima mano di cui disponiamo per delineare i contorni

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della criminalit cinese rientrano per la gran parte entro due categorie. La prima si basa sullanalisi delle statistiche criminali, la cui utilit, tuttavia, pu essere solo indicativa poich esse tendono, per tutta una serie di motivi evidenziati in precedenza, a sottostimare lentit e la tipologia dei crimini che coinvolgono i cittadini cinesi. La seconda, di tipo qualitativo, fa riferimento agli atti giudiziari e alle interviste agli appartenenti alle agenzie di law enforcement. Tuttavia anche tali fonti, seppur contenenti informazioni puntuali e approfondite, rappresentano un punto di vista istituzionale che raramente corrisponde a quello dei cittadini cinesi potenziali vittime di eventi criminali. Per questi motivi, le inchieste di vittimizzazione possono fornire un prezioso contributo di conoscenza, consentendo di acquisire informazioni circostanziate e generalizzabili sulla criminalit interna alle comunit cinesi.

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Trib. Napoli 2009 Trib. Nola 2010

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Richiesta di giudizio immediato, N. 55345/09 RG, 15 novembre. Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Nola, Limmigrazione cinese nellarea, 18 febbraio.

Trib. Palermo 2007 Procura della repubblica presso il Tribunale di Palermo, Richiesta di rinvio a giudizio, N. 1579/07 Mod. 21, 13 marzo. 2008 Sezione dei giudici per le indagini preliminari presso il Tribunale di Palermo, Sentenza, N. 800165/08 Reg. GIP, 21 gennaio. Trib. Prato 2004 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta di applicazione di misura cautelare, N. 1512/03 RGN, 10 giugno. 2005a Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Fermo di indiziato di delitto, N. 2211/04 RGN, 18 maggio. 2005b Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta di rinvio a giudizio, N. 1001/99 RGNR, 27 maggio. 2005c Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta di convalida di decreto di fermo e di applicazione di misura cautelare, N. 5157/05 RNR, 30 maggio. 2005d Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta per lapplicazione di misura cautelare, N. 3604/04 RGNR, 13 settembre. 2008a Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta di rinvio a giudizio, N. 5033/07 RGNR, 3 novembre. 2008b Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Decreto di presentazione dellarrestato al Giudice per la convalida ed il contestuale giudizio, N. 4208/08 RGNR, 12 agosto.

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Trib. Prato 2008c 2009a 2009b 2010a

2010b

Trib. Roma 1995 2005 2008 2009

Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, N. 3380/06 RGGIP, 4 aprile. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta di applicazione di misura cautelare, N. 3548/09 RGNR, 10 novembre. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Richiesta di giudizio immediato, N. 3548/09 RG, 2 febbraio. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Decreto di presentazione dellarrestato al Tribunale Collegiale per la convalida ed il contestuale giudizio direttissimo, N. 1841/10 RGNR, 11 marzo. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Decreto di presentazione dellarrestato al Tribunale Collegiale per la convalida ed il contestuale giudizio direttissimo, N. 946/10 RGNR, 5 febbraio. Tribunale di Roma, Sentenza N. 285/94, 11 marzo. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Richiesta per lapplicazione di misure cautelari, N. 456/05 RGNR, 14 giugno. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Richiesta per lapplicazione di misure cautelari, N. 54402/05 RGNR, 5 febbraio. Sezione dei giudici per le indagini preliminari e per ludienza preliminare presso il Tribunale di Roma, Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, N. 53517/07 RGPM, 27 aprile. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Avviso allindagato e al difensore della conclusione delle indagini preliminari, N. 456/05 NRG, 10 maggio.

2010

Trib. Rovigo 2007 Compagnia di Rovigo (Regione Carabinieri Veneto) presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Rovigo, Operazione Ombre cinesi, 5 febbraio.

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Trib. Trieste 2002 2006 Trib. Udine 2008a 2008b

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, Ordinanza per lapplicazione di misure cautelari, 3 ottobre. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, Decreto di sequestro preventivo del Pubblico Ministero, N. 1731/06, 12 luglio. Ufficio del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Udine, Sentenza N. 383/08, 2 settembre. Ufficio del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Udine, Sentenza N. 382/08, 16 ottobre.

Trib. Venezia 2005 Sezione del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Venezia, Sentenza N. 482/05, 31 maggio.

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Appendice
Tab. 1. Cittadini cinesi denunciati per i seguenti reati nella provincia di Milano (anni: 2004-2010) Tipo di reato 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Omicidi volontari 2 1 2 6 4 11 consumati Tentati omicidi 2 1 3 5 5 12 10 Lesioni dolose 6 25 18 26 22 25 36 Furti 9 16 14 12 20 17 32 Rapine 7 9 15 8 2 9 20 Estorsioni 6 3 17 8 8 9 51 Sequestri di persona 7 6 3 8 Associazione 416 c.p. 2 19 11 4 24 26 25 Stupefacenti 1 4 24 18 Sfrutt. Prostituzione e 11 38 26 18 72 29 17 pornografia minorile Contraffazione di marchi 29 24 19 9 14 12 10 Gioco dazzardo 8 67 1 1 21 18 13 Organizz. Immigraz. 16 64 48 46 84 93 42 illegale (art. 12 dl.gs 286/98) Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno Tab. 2. Cittadini cinesi denunciati per i seguenti reati nella provincia di Firenze (anni: 2004-2010) Tipo di reato 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Omicidi volontari 2 1 2 1 1 1 consumati Tentati omicidi 1 3 3 1 1 Lesioni dolose 13 6 9 29 11 15 29 Furti 2 7 5 5 4 8 8 Rapine 12 8 10 1 1 1 4 Estorsioni 6 3 9 7 3 6 9 Sequestri di persona 1 2 3 1 4 Associazione 416 c.p. 4 1 5 8 10 24 Stupefacenti 1 8 11 3 5 1 Sfrutt. Prostituzione e 5 4 12 30 40 pornografia minorile Contraffazione di marchi 24 23 21 8 14 9 9 Gioco dazzardo 10 10 5 10 21 10 47 Organizz. Immigraz. 68 106 93 88 104 61 68 illegale (art. 12 dl.gs 286/98) Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno

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Tab.3. Cittadini cinesi denunciati per i seguenti reati nella provincia di Prato (anni: 2004-2010) Tipo di reato 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Omicidi volontari 1 5 1 3 11 consumati Tentati omicidi 4 6 1 2 1 5 5 Lesioni dolose 30 19 22 21 34 52 55 Furti 3 4 13 14 10 22 14 Rapine 12 13 12 14 16 22 15 Estorsioni 9 4 14 6 20 22 53 Sequestri di persona 6 2 5 1 1 28 Associazione 416 c.p. 5 1 11 23 11 20 Associazione 416 bis 16 Stupefacenti 9 3 10 24 41 20 101 Sfrutt. Prostituzione e 4 9 16 14 10 6 pornografia minorile Contraffazione di marchi 11 10 4 4 13 17 4 Gioco dazzardo 21 29 30 12 45 99 Organizz. Immigraz. 41 69 50 60 90 178 144 illegale (art. 12 dl.gs 286/98) Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno Tab. 4. Cittadini cinesi denunciati per i seguenti reati nella provincia di Roma (anni: 2004-2010) Tipo di reato 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Omicidi volontari 1 4 1 consumati Tentati omicidi 1 2 5 Lesioni dolose 5 6 10 11 6 6 4 Furti 2 1 1 4 4 7 8 Rapine 1 2 3 2 3 1 Estorsioni 2 2 6 2 6 5 2 Sequestri di persona 5 1 Associazione 416 c.p. 4 4 4 9 12 18 Stupefacenti 1 2 3 1 4 Sfrutt. Prostituzione e 2 7 4 10 23 12 20 pornografia minorile Contraffazione di marchi 11 31 27 30 32 23 13 Gioco dazzardo 5 4 8 11 27 53 Organizz. Immigraz. 12 20 9 27 17 16 16 illegale (art. 12 dl.gs 286/98) Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno

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Tab. 5. Cittadini cinesi denunciati per i seguenti reati nella provincia di Napoli (anni: 2004-2010) Tipo di reato 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Omicidi volontari 3 1 3 1 3 consumati Tentati omicidi 2 Lesioni dolose 5 1 5 7 3 7 2 Furti 2 1 11 3 Rapine 2 1 Estorsioni 5 1 3 Associazione 416 c.p. 6 2 19 14 Associazione 416 bis 4 5 2 Stupefacenti 4 8 1 5 6 Sfrutt. Prostituzione e 4 1 3 3 2 pornografia minorile Contraffazione di marchi 16 21 14 12 8 9 1 Gioco dazzardo 11 2 20 Organizz. Immigraz. 17 18 7 7 10 2 6 illegale (art. 12 dl.gs 286/98) Fonte: elaborazione personale su dati del Ministero dellInterno

Persone intervistate nel corso della ricerca (dicembre 2009 - ottobre 2010) Milano 3 appartenenti alle Forze dellOrdine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza) 5 appartenenti alla magistratura 3 appartenenti alle associazioni no-profit e/o studiosi di cultura cinese 1 cittadino cinese 2 giornalisti Firenze 5 appartenenti alle Forze dellOrdine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza) 2 appartenenti alla magistratura 1 appartenente alle associazioni no-profit e/o studioso di cultura cinese 1 cittadino cinese

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Prato 3 appartenenti alle Forze dellOrdine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza) 2 appartenenti alla magistratura 1 appartenente alle associazioni no-profit e/o studioso di cultura cinese 1 cittadino cinese 1 Assessore del Comune di Prato Roma 8 appartenenti alle Forze dellOrdine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza) 2 appartenenti alla magistratura 2 appartenenti allAgenzia delle Dogane 2 appartenenti alle associazioni no-profit e/o studiosi di cultura cinese 3 cittadini cinesi Napoli 7 appartenenti alle Forze dellOrdine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza) 7 appartenenti alla magistratura 2 appartenenti allAgenzia delle Dogane 1 appartenente alle associazioni no-profit e/o studioso di cultura cinese 1 cittadino cinese

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Ringraziamenti Molte istituzioni e molte persone hanno fornito un valido aiuto nel cercare di dipanare un inverso criminale che, per sua natura, tende a occultarsi. Stefano Becucci, autore del rapporto di ricerca, ringrazia la Direzione Nazionale Antimafia e le Procure della Repubblica che hanno fornito il materiale giudiziario, il Ministero dellInterno e le Questure coinvolte, la Direzione Investigativa Antimafia, il Comando Generale della Guardia di Finanza e i Comandi provinciali interessati, il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalit Organizzata e il Nucleo Speciale di Valutazione Tributaria della Guardia di Finanza, lArma dei Carabinieri, lAgenzia delle Dogane, lAgenzia delle Entrate, lUnit dInformazione Finanziaria della Banca dItalia e gli Uffici statistici dei Comuni coinvolti. Inoltre, un ringraziamento particolare va a Sergio Affronte, Sergio Amato, Antonio Bianciardi, Luca Binazzi, Giovanni Bombardieri, Enzo Brogi, Rocco Burdo, Laura Canovai, Francesco Carchedi, Leonardo Carocci, Dario Caserta, Lidia Casti, Francesca Celle, Enzo Ciconte, Daniele Cologna, Giovanni Conzo, Francesco Curcio, Dario Curtarello, Vincenzo Delicato, Federico Cafiero De Raho, Elena Di Filippo, Maria Vittoria De Simone, Mario Dovinola, Raffaello Falcone, Rita Fatiguso, Giuseppe Ferrara, Luigi Frisani, Piero Grasso, Ettore Squillace Greco, Ombretta Ingrasc, Paolo Mancuso, Catello Maresca, Anna Marsden, Giovanni Melillo, Francesco Messineo, Aldo Milone, Paola Monzini, Alberto Nobili, Laura Trombetta Panigai, Laura Pedio, Rossana Penna, Silvia Perrucci, Mario Portanova, Giuseppe Quattrocchi, Angelo Renna, Maria Vittoria Romagnoni, Gennaro Salese, Pietro Suchan, Alberto Tassinari, Piero Tony e i cittainci cinesi che hanno partecipato alle interviste. Infine, lautore ci tiene a precisare come alcuni personaggi citati non abbiano ancora ricevuto un giudizio di colpevolezza definitivo. Per tutti costoro, dunque, vale il benefico del dubbio; il racconto delle vicende in cui risultano protagonisti ha un valore semplicemente storico-documentale.

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