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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 39 anno II
3 novembre 2010

edizione stampabile

Editoriale - L.B.G. ALBERTINI: UNA MINESTRA RISCALDATA Primo piano - Guido Martinotti PRIMARIE: MANIPOLAZIONI E SEDICENNI Libri - Michel Dingenouts - NO SBARCA SUL MONTE ARARAT, COSA RACCONTO AI MIEI FIGLI? DallArcipelago - Mario De Gaspari - Gaetano Nicosia - HINTERLAND, MAFIA E MATTONE Citt - LETTERA APERTA AI CANDIDATI ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA Lavoro - Giuseppe Uccero - A SUD DI NESSUN NORD: LA LEGA E I FRONTALIERI TERRONI Dal Palazzo - Carneade - LA AON E LETIZIA MORATTI BRICHETTO Societ - Massimo Cingolani - INTOLLERANZA E CIVILT Lettera Fiorello Cortiana - MANIFESTO DI OTTOBRE Cultura - Laura Censi - MIRACOLO A MILANO

Video RENATO MANHEIMER: IL VOTO AI SEDICENNI Musica A STAR FELL OUT OF HEAVEN (1934 ) Vera Lynn e Charlie Kunz Casani Club Orchestra Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo CINEMA a cura di Marco Santarpia TEATRO a cura di Guendalina Murroni

Editoriale ALBERTINI: UNA MINESTRA RISCALDATA L.B.G.


Una certa destra (e non solo lei) non vuole fare sforzi e per il sindaco di Milano non trova di meglio che una minestra riscaldata: Gabriele Albertini. Cos la pensa anche lui e non ne fa mistero sul suo sito ( .gabrielealbertini.com). Ma di che destra fa parte Gabriele Albertini? Durante il suo mandato non ha fatto mistero delle sue simpatie fasciste e ogni occasione stata buona, dalle commemorazioni ufficiali alle visite a Palazzo Marino. Si fatto due mandati dal 1997 al maggio 2006. A lui succeduta Letizia Moratti la cui riconferma ora pensa di insidiare. Nel frattempo, eletto parlamentare europeo - pi noto per la sua assiduit alle riunioni che per i suoi interventi non ha mai perso la voglia di tornare a fare il sindaco di Milano. Il suo programma elettorale originario simperniava soprattutto su due punti; risolvere il problema del traffico e abbattere linquinamento dellaria in citt. Per il traffico ottenne di essere nominato commissario e il relativo decreto recitava cos: 1. Il sindaco di Milano nominato Commissario delegato per l'attuazione degli interventi volti a fronteggiare l'emergenza venutasi a creare nella citt di Milano, in relazione alla situazione del traffico e della mobilit. 2. Per l'espletamento delle attivit di cui al comma 1, il sindaco di Milano Commissario delegato provvede alla definizione ed alla esecuzione di tutti gli interventi necessari, con particolare riferimento alla realizzazione dei parcheggi e delle infrastrutture viarie e di trasporto, nonch all'individuazione di idonee soluzioni volte al controllo della sosta ed al miglioramento della circolazione stradale. 3 . Dobbiamo aggiungere altro o vi basta affacciarvi alla finestra, inspirare profondamente e guardare di sotto per valutare i successi delluomo? Quanto ai parcheggi riusc a lasciare al suo successore una situazione infernale tra buchi aperti e abbandonati, lavori protratti nel tempo, quasi che ogni parcheggio fosse il tunnel sotto la Manica, e proteste di abitanti per i dissesti alle case e invettive di commercianti falliti per lirraggiungibilit dei loro negozi. Ma la sanzione peggiore del suo insuccesso fu la campagna elettorale della Moratti (appartenente allo stesso schieramento) che pubblic un programma (*) non certo la prosecuzione lineare di quello del suo predecessore ma un programma antagonista. Allora ci facciamo molte domande, magari disordinate ma essenziali: chi sostiene Albertini? Per il momento solo il filosofo ex sindaco di Venezia Cacciari uscito allo scoperto. Perch lo fa? Non si capisce e forse lo spiegher compiutamente quando la candidatura sar ufficiale, se mai lo sar. Lo sosterr il Pdl alla ricerca di un sindaco ubbidiente, opaco, non ingombrante ma certamente non legato a Cl e Formigoni? Berlusconi ci sta pensando (forse ha altro per la testa in questo momento). Lo sosterranno i finiani? Dal punto di vista ideologico, per quel che conta, Fini e i suoi hanno tirato un rigo sul fascismo ma lui no: dunque qualche problema lavrebbero. Lo sosterranno tutte le pattuglie centriste che farebbero qualunque cosa pur di indispettire Berlusconi - salvo naturalmente allearsi a sinistra - e ritagliarsi uno spazio politico? Se nessuno dei grandi partiti gli dar spazio, tenter la via solitaria della lista civica? Insomma, i giochi sono tutti aperti per una candidatura Albertini. E Milano? Milano come sempre ringrazia tutti quelli che pensano a lei offrendole una zuppa riscaldata, una sorta di mensa dei poveri della politica: abbiamo proprio bisogno ancora di un amministratore di condominio? Qualcuno che ci faccia scomparire del tutto tra le citt importanti? Speriamo di non vederlo ancora in mutande per sostenere la moda. Ma in fondo perch no? Unum inter pares: siamo gi tutti in mutande.

(*) ://www.arcipelagomilano.org/ wpcontent/uploads/downloads/2010/ 11/Programma_Moratti_2006.pdf

Primo Piano PRIMARIE: MANIPOLAZIONI E SEDICENNI Guido Martinotti


Ahi! Ahi! Ahi! Le primarie. Quanti problemi si portano dietro, come sempre avviene quando si copia, magari con una certa superficialit pratiche sociali di altri paesi dove sono radicate in consuetudini non sempre riconducibili a logiche razionali. Intendiamoci: dico subito che le primarie generalmente intese come un sistema in cui gli elettori, affiliati o meno a un partito, lo vedremo, scelgono i candidati che questo partito presenter in una successiva competizione elettorale, sono una pratica da favorire. Soprattutto in un sistema come il nostro ingessato da oligarchie di partito incrostate come i barnacles che appesantivano le chiglie delle navi russe a Tsushima. Ma non dobbiamo affidarci alle primarie come fossero la bacchetta magica soprattutto quando sono usate per legittimare scelte gi fatte dai partiti. Infatti le primarie sono una tradizione dei sistemi elettorali vigenti negli Stati della federazione degli Stati Uniti dAmerica e come molte pratiche americane sono profondamente radicate in tradizioni che sono esattamente il contrario di quella semplicit che gli si attribuisce. Le primarie variano da stato a stato e anche da un tipo di elezione allaltro e si distinguono in due grandi famiglie, quelle chiuse, in cui votano per scegliere il candidato solo gli elettori preventivamente gi iscritti (registrati) a un certo partito e aperte in cui possono votare tutti, con vari fenomeni di manipolazione. In pi ci sono sistemi misti e particolari che non sto a descrivere ma che sono ben spiegati in ://en.wikipedia.org/wiki/Primary_electi on un Wiki fatto mi pare piuttosto bene. Come noto, negli Stati Uniti i partiti non sono organizzazioni massicce come quelli europei tradizionali e sono piuttosto comitati, club, associazioni o caucuses (termine anchesso alquanto generico e polisemico che per sottolinea la maggiore temporaneit di tutte queste strutture). Detto questo non si creda che tali caratteristiche garantiscano lassenza di oligarchie di partito: questa una favoletta per i babbei e da tempo non pi cos. Infatti una delle ragioni della scarsa partecipazione al voto (tur-

nout) tipica del sistema politico americano deriva proprio dai registration boards dei partiti che sono organizzazioni private di base (grass roots) che in entrambi i partiti congiurano pi per tenere fuori i nuovi elettori che per conquistare nuovi voti: registrarsi comporta la redazione di complicati moduli presso Boards che molte volte fanno a gara per non farsi reperire. Tentativi di registrare nuovi elettori tra gli immigrati, per esempio utilizzando i servizi sociali, lultimo dei quali stato fatto da Frances Fox Pivens, non hanno ottenuto risultati clamorosi. Laltra pratica abbondantemente diffusa negli ultimi anni che rende il sistema americano pi rigido di quel che normalmente si pensa il redistricting cio la manipolazione dei distretti elettorali (fa parte del Gerrymandering) in modo da favorire grandemente lincumbent, cio il candidato uscente. Ci detto le primarie americane sono sempre occasione per feroci competizioni e in questo senso sono dei buoni sistemi per selezionare candidati agguerriti, perch in politica anche il controllo sulle manipolazioni ha la sua parte. Ma non sono state un buon sistema per ampliare lelettorato, anche se poi, a

volta a volta il sistema americano di gran lunga pi mobile di quello italiano. Le primarie sono state adottate da vari altri sistemi nazionali dal Cile, alla Corea del Sud allArmenia e di recente anche dallItalia e in particolare dal PD che se n fatto gran vanto, anche se nella versione italiana si piuttosto pensato alle primarie come un mezzo per mobilitare lelettorato che uno strumento per selezionare il candidato pi agguerrito. La mobilitazione ha certamente funzionato nel caso di Prodi, anche se si trattava in realt di un candidato unico, ma poi gli elettori si sono abbastanza stancati di concorrere a sostenere le scelte degli apparati. Le cose sono parzialmente cambiate con le elezioni per il Sindaco di Milano in occasione delle quali si sono presentati quattro candidati, uno solo dei quali decisamente targato da un partito, il PD. E davvero la prima volta: sono quattro candidati buoni e rimane ancora inspiegabile la contraddizione di un partito di sinistra che appoggia un candidato pretendendo che sia quello pi capace di prendere i voti della borghesia (quale che sia il significato del termine e che poi targandolo PD gli appioppa il peggior biglietto da visita che si potrebbe

immaginare per questo elettorato). Ma lambiguit tutta italiana per le funzioni delle primarie, selezione delle lites e richiamo per nuovi elettori ha prodotto una curiosa anomalia. Alle primarie votano i 16/17enni, che per non voteranno alle elezioni effettive. Si crea cos una situazione di dislocazione del campione. Quello delle primarie non rappresenta la popolazione che voter: ci sar qualche danno? Si, se si perde di vista questa discrasia. Ai tempi della gioiosa macchina da guerra si sventolavano i risultati delle precedenti amministrative, ma io che per mestiere mi occupo di citt ero preoccupato perch quel voto era in larga parte di grandi citt del nord che non sono mai un buon campione e allora erano a favore della sinistra: mi ricordo bene perch avevo notato anche che gli unici due che avevano espresso dubbi erano Michele Salvati e Gad Lerner. E poi si visto. Lampliare ai giovani basato sullassunto erroneo che i giovani siano di sinistra o che partecipino pi degli adulti, non sono vere ne luna ne laltra cosa, ma lidea rimane. Comunque benissimo che i giovani partecipino e siano invogliati a farlo. Attenti per alla rappresentativit del campione.

Libri NO SBARCA SUL MONTE ARARAT, COSA RACCONTO AI MIEI FIGLI?* Michel Dingenouts
L'oncologo Veronesi ha dichiarato tempo fa che per lui la scienza e la religione non sono destinate a trovare un punto di incontro, poich la religione parte da certezze, mentre la scienza cerca l'incertezza. Anche il dissenso da parte del Vaticano, circa l'assegnazione del premio Nobel 2010 per la Fisiologia e la Medicina a Edwards, pioniere della fecondazione in vitro, confermano la discrepanza tra le due. Fin qui niente di nuovo, fin dai tempi di Galileo le due discipline sono in contrasto, una questione di etica che il mondo della scienza e quello della chiesa dovranno disputare. Ma nel nostro piccolo, come affrontiamo la dicotomia tra la teoria dell'evoluzione della specie e la storia della Genesi appresa dai nostri figli al catechismo? Conosciamo la Genesi, il primo libro della Bibbia che racconta come No port sull'Arca i figli, la moglie, e una coppia di tutti gli animali del creato, e attese la fine del diluvio universale, per trovarsi arenato su un monte, il monte Ararat. E' una storia che piace, ripresa in diverse canzoni e persino in un favoloso cartone Disney. A mio avviso un racconto biblico non ha bisogno di conferme scientifiche, ma a quanto pare ci sono scienziati che vogliono chiudere il varco tra scienza e religione: infatti nell'aprile 2010 un gruppo di scienziati cinesi e turchi ha dichiarato di aver trovato sul monte Ararat, vicino al confine con l'Iran, un relitto di barca in che risale ai tempi biblici. Il libro di Westerman parla proprio di questo, esploratori che da secoli cercano di comprovare con certezza scientifica il racconto della Bibbia. E l'autore diventa uno di loro. Nel libro Ararat, edito da Iperborea, casa editrice specializzata nella letteratura del Nord Europa, l'io narrante viene catturato da questa montagna, cos come alcuni vengono contagiati dalla febbre calcistica. Con precisione scientifica questa voce indaga per scoprire tutti gli aspetti del monte: la sua storia, la geofisica, i primi esploratori e i suoi abitanti. Nella situazione geopolitica attuale, il monte Ararat, alto 5.165 m, si colloca al confine tra Turchia e Armenia, infatti in lingua armena Ararat significa 'creazione di Dio'. E' un luogo di confini: nell'epoca della guerra fredda si trovava tra Occidente e Oriente, e si potrebbe definirlo demarcazione tra cristianesimo e islam. Attorno alla storia della montagna e dei suoi esploratori, Westerman costruisce un racconto travolgente e intimo, in cui l'io narrante, cresciuto in un ambiente religioso protestante, e appassionato di scienze, in una fase della giovent perde la fede in Dio, convinto che Darwin e Galileo non potessero aver torto. Quando per si trova a occuparsi dell'educazione della figlia, si chiede: ma che cosa le racconto adesso? Non vuole darle il peso della sua incapacit di credere in Dio e quindi lascia a casa, ad Amsterdam, sua figlia e sua moglie per intraprendere un lungo viaggio verso il monte Ararat, che secondo antiche leggende, essendo un territorio sacro, non pu essere scalato. Il suo editore lo minaccia di non pubblicare neanche una sillaba, se dovesse diventare uno scrittore religioso. Ma lui non si lascia intimidire e parte alla scoperta del suo monte.

Giunto in Turchia, lio narrante si aggrega a una spedizione che parte alla volta della vetta, e scala il monte in circostanze che ci ricordano le spedizioni di Amundsen. Strada facendo, ed proprio questo il punto di forza della tecnica di narrazione di Westerman, che ci intrattiene sul suo percorso intellettivo, personale e non, appassionandoci con le storie di ex-professori, o di un esploratore dell'Ottocento, Parrot, giunto sulla cima, ma mai creduto dai suoi compaesani. Ritroviamo tra queste pagine anche i libri di Orhan Pamuk, nella descrizione della citt di Kars, ai piedi dell'Ararat, ma non solo: leggiamo di argomenti pi svariati, come la deriva dei continenti e la trivellazione, ovvero la ricerca di olio e di gas nella campagna olandese negli anni Sessanta. Il risultato un libro di avventure pieno di spunti di riflessione per il lettore. L'autore olandese, Frank Westerman, che in patria ha scalato le classifiche delle vendite con El Negro e io (anchesso edito in Italia a Iperborea), nella sua 'fiction' mischia fatti personali con fatti scientifici e ricerche storiche per venire a capo del diverbio tra religione e scienza. Questo suo stile una combinazione molto riuscita, che trascina il lettore attraverso secoli di avvenimenti, ponendo i quesiti di tutti tempi. Brava Claudia Cozzi a tradurre lo stile meticoloso dello scrittore, che attraverso la sua peculiare narrazione tende a enfatizzare limportanza dei singoli avvenimenti nella vita, e che nel contempo propenso a raccontare le storie di tutti personaggi coinvolti, compresa la sua. Ed da quest'ultima storia che il libro parte: nel prologo ci emozioniamo alla storia di un bambino olandese che cresce negli anni Settanta in Olanda, sicuramente la parte pi autobiografica

del libro. Il ragazzo undicenne, come tutti i giovani olandesi della sua et, ama costruire dighe nei fiumi, per gioco. E' come se da giovani dovessero prepararsi a salvare dalle tempeste e le maree, una volta adulti, la loro nazione confinata da dighe. In vacanza in Austria, sul fiume Ill, il ragazzo costruisce la sua diga insieme ad altri coetanei, ignorando che pi in alto hanno aperto le chiuse, il che causer una piena improvvisa. Seduto in riva al fiume, contemplando lo sbarramento di sassi nell'acqua, pensa alla gioia che prover quando mamma e pap vedranno il capolavoro idrico, costruito con tanta fatica. Sapevo gi come sarebbe andata: la mamma non avrebbe osato attraversare sulle pietre malferme della diga, ma pap per fortuna s. Ero rimasto l un po' immerso nei miei pensieri, lasciando le dita giocare con la corrente () Quando si incominci a sentire da lontano il boato, come di un aereo che si avvicina, stavamo sistemando il telo verde pallido di una tenda militare. Io avevo il compito di reggere uno dei paletti telescopici della tenda. Il rumore si faceva sempre pi forte e alzammo tutti la testa per guardare il cielo sopra le cime degli alberi. Con gli occhi in su, non feci in tempo a vedere arrivare la marea che mi trovai i piedi in acqua. () A monte si precipitava su di noi per tutta l'ampiezza del fiume una muraglia ruggente di schiuma. Non era n una massa rotolante n una parete verticale increspata, ma un'onda stratificata che si frangeva con furia selvaggia. () Mentre saltavo in acqua insieme agli altri, il petto proteso in avanti come un atleta che taglia il traguardo, vidi la diga spazzata via dalla corrente. () Gli altri raggiunsero la riva, feci in

tempo a vederlo, ma io venni afferrato per la vita e trascinato sott'acqua. Se questa dapprima sembra una captatio benevolentiae, un inizio alla James Bond per catturare l'attenzione del lettore, pi avanti dobbiamo riconoscere l'abilit narrativa dello scrittore a inserire tale avvenimento all'inizio del libro. Essere trascinato via dall'acqua per volont dagli avvenimenti proprio il punto di partenza del libro, siamo in balia al caso o c' una mano divina che ci regge?

*Frank Westerman, Ararat, Iperborea, Milano, 2010, pag. 313, traduzione Claudia Cozzi

ink Ricerca dell'Arca: http://www.repubblica.it/www1/cultura _scienze/arca/alleanza/alleanza.html Ritrovamento Arca di No: http://www.blitzquotidiano.it/societa/tur chia-mistero-ritrovamento-arca-noeresti-4000-metri-monte-ararat-351254/ Frank Westerman: http://www.iperborea.com/web/autori/w esterman.htm Veronesi: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ogie/10_febbraio_04/veronesi-religione ricerca_0dbc44c2-11a1-11df-806e00144f02aabe.shtml Nobel a Edwards: http://www.repubblica.it/salute/medicin a/2010/10/04/news/nobel_per_la_medic ina_a_edwards_padre_della_fecondazio ne_in_vitro-7697488/

DallArcipelago HINTERLAND, MAFIA E MATTONE Mario De Gaspari - Gaetano Nicosia


Sono passati due anni dallesplosione della crisi economica e finanziaria e pare non sia cambiato nulla nel modo di trattare il territorio. Non solo si persa unoccasione per avviare una politica sociale pi equa, approfittando della congiuntura favorevole creatasi a seguito della flessione dei valori immobiliari. Ma la politica nazionale e milanese non stata nemmeno in grado di modificare lapproccio, di cogliere la lezione. Il mattone risale. una buona notizia per gli immobiliaristi, per le banche e per la ndrangheta. Un po meno per chi la casa non ce lha e per i comuni intenzionati a promuovere una politica degli affitti e della casa a costi accessibili. Robert Shiller ci ha spiegato, come gi aveva fatto Keynes, che nella crisi bisogna considerare separatamente il breve e il lungo periodo: nellimmediato la contrazione dei consumi deprime ancora pi leconomia, ma a lungo andare crea risorse che potranno essere investite nel futuro. Cogliere questo nesso compito della politica. Noi stiamo invece rilanciando il mattone, attraverso piani urbanistici sconsiderati come quello milanese che creer le condizioni per uneccezionale seconda accumulazione originaria, di cui beneficeranno i rentiers, le banche, che potranno ripulire momentaneamente i bilanci con nuovi asset (volumetrie edificabili) capaci di coprire i vecchi buchi (iniziative immobiliari fallite e crediti incagliati) e cos creare le condizioni per una crisi ancora pi grave, e la criminalit. Lagenzia di rating Moodys ci informa che le previsioni per il sistema bancario nazionale sono negative, perch la qualit degli attivi potr subire un ulteriore deterioramento. Il grosso dell'attivo bancario, in Italia, costituito da quasi 1.500 miliardi di crediti alla clientela.

Tra questi c la massa dei crediti deteriorati, che ha sfiorato a fine 2009 gli 85 miliardi. Dal 2008 al 2009 la massa dei crediti deteriorati, circa il sei per cento dei crediti alla clientela, raddoppiata, evidenziando una tendenza tuttaltro che virtuosa. Il 44% di quest'importo, 37 miliardi, costituito da incagli, cio crediti il cui rimborso temporaneamente sospeso per difficolt del prenditore. Quasi la met dellammontare dei crediti deteriorati non assistito da garanzie. Il sistema finanziario, come negli anni 90, ha ancora una gran fame di asset. E non va tanto per il sottile, come dimostrano le ristrutturazioni dei debiti di Ligresti (per il quale il rifinanziamento di 130 milioni garantito da unipoteca sullarea Cerba), Risanamento (dove le banche stanno cercando di

trasformare acrobaticamente gli incagli in azioni) e via dicendo. Se preoccupa la presenza della criminalit organizzata nelle opere pubbliche, ancora di pi ci deve preoccupare questo buco nero che sta per essere messo a disposizione del capitalismo criminale. Il rapporto tra i due ambiti lo stesso che c tra la micro e la macro economia. Ma tra questi c anche contiguit e continuit, spesso gli operatori sono gli stessi. Loperazione Cerberus ha messo in evidenza che il clan guidato dalle famiglie Barbaro-Papalia negli ultimi ventanni ha gestito e controllato il mercato del movimento terra e quello immobiliare di Milano e dell'hinterland, a Corsico, a Buccinasco, a Cesano Boscone e che il clan Iamonte a Desio gestisce un impero grazie agli appalti e alle collusioni con gli ambienti della

politica. Gli appalti fanno entrare in cassa soldi puliti che permettono la circolazione di quelli sporchi, fanno lavorare le imprese in odore di mafia, che con le cave e la movimentazione della terra possono fare dei bei soldi. Ma dove gli appalti si saldano con la borsa immobiliare si pu fare molto di pi, come testimoniano anche gli arresti che riguardano loperazione di Santa Giulia dove il clan dei Mazzaferro aveva in mano limpresa che gestiva direttamente la bonifica del terreno, con i bei risultati che abbiamo visto. Entrando nel giro delle speculazioni immobiliari infatti i vantaggi per la criminalit aumentano: i soldi sporchi non solo vengono ripuliti, ma vengono moltiplicati attraverso il sistema delle plusvalenze, della leva creditizia e i mille trucchi della creativit finanziaria.

Citt LETTERA APERTA AI CANDIDATI ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA


Le primarie del centrosinistra a Milano, che vedono confrontarsi i quattro eccellenti candidati Giuliano Pisapia, Stefano Boeri, Valerio Onida e Michele Sacerdoti, rappresentano una importante esperienza di partecipazione che consente, per loro merito, di superare finalmente il clima di diffidenza e rassegnazione dei cittadini nei confronti della politica e dei partiti. Bench questo fatto costituisca di per s un risultato gi molto importante, siamo tutti consapevoli che andrebbe in gran parte vanificato se lesito delle elezioni amministrative si risolvesse con un insuccesso e non si potesse attuare lauspicato sorpasso con lelezione a sindaco di uno dei quattro candidati del centrosinistra. Molti cittadini si interrogano infatti su quale dei candidati abbia leffettiva possibilit di battere lattuale sindaco e prendere il suo posto al governo della citt. Porsi questo interrogativo del tutto legittimo, ma le primarie, anche se devono certamente servire a scegliere quello tra loro quattro considerato con maggiori possibilit di vincere le elezioni, devono allo stesso tempo favorire una forte intesa tra i candidati, lalleanza strategica tra i partiti della coalizione e lunit di tutti gli elettori, nessuno escluso, che fanno riferimento ciascun partito della coalizione per votare, senza se e senza ma, nelle successive elezioni amministrative, il candidato che vincer le primarie. Siamo infatti convinti che o si vincer tutti uniti, oppure nessuno dei quattro candidati avr la possibilit di battere lavversario con le sue sole forze. Riteniamo allora che sia giunto il momento che i candidati passino da una fase i cui hanno giustamente messo in evidenza le loro peculiarit e differenze per qualificarsi e rendersi riconoscibili ai votanti delle primarie a una fase in cui pongano le basi del prossimo confronto elettorale per vincere tutti e quattro assieme le elezioni amministrative. Nelle scorse settimane si era saputo di un documento sottoscritto da Pisapia, Boeri e Onida (Sacerdoti non era ancora candidato) i quali, oltre a chiedere primarie con un confronto ampio e partecipato, avevano preso limpegno di sostenere il candidato vincente. Tuttavia a questo documento non si data adeguata diffusione e non hanno fatto seguito atti concreti per dimostrare con quali modalit organizzative lalleanza tra i candidati nella fase della campagna elettorale si potr attuare e soprattutto come in futuro i quattro candidati si impegneranno reciprocamente a contribuire al governo della citt. E ci anche nel caso in cui il centrosinistra non dovesse malauguratamente riuscire a vincere le elezioni, perch ci sar ancora pi necessit di una opposizione organizzata e agguerrita. Nellimminenza delle primarie, che si terranno il 14 novembre e che dovranno vedere la pi ampia partecipazione dei milanesi, i firmatari di questa lettera aperta chiedono quindi a Pisapia, Boeri, Onida e Sacerdoti: 1) di iniziare subito a presentarsi agli elettori come una squadra che si avvale dellapporto dei quattro candidati mettendo da parte rivalit e individualismi, nominandosi sempre al plurale con il noi, noi quattro, io e gli altri tre candidati alle primarie ecc. 2) di mettere in comune i propri programmi elettorali al fine di costruirne uno unitario pi esaustivo e completo da utilizzare anche e soprattutto nella successiva campagna per lelezione del sindaco; 3) che ciascun candidato definisca al pi presto e prima dellesito delle primarie assieme gli altri tre candidati, la composizione della sua ipotetica Giunta comunale nella quale, o accanto alla quale, anche ciascuno dei tre non eletti trovi la pi appropriata attribuzione di compiti politici e/o amministrativi, rispetto alle proprie specifiche competenze; 4) che i candidati escano con un manifesto unitario da diffondere in tempo utile rispetto alla scadenza delle primarie, invitando tutti i cittadini ad andare a votare senza remore o diffidenza, riconoscendo lalto significato civile, sociale e politico della loro partecipazione alla scelta del miglior candidato; 5) che la campagna per le primarie si concluda con un ultimo confronto tra i quattro candidati che li veda impegnarsi solennemente, di fronte agli elettori, al rispetto dei reciproci impegni di futura collaborazione allinterno della compagine amministrativa e politica dopo lesito elettorale. UNO PER TUTTI, TUTTI PER UNO: NEPPURE UN VOTO VADA SPRECATO Emilio Battisti, Bernardo Secchi, Rosellina Archinto, Giorgio Spatti, Stefano Nespor, Guido Viale, Franco Rositi,

Vanni Pasca, Paolo Deganello, Paolo Rizzatto, Raffaele Valletta, Paolo Nava, Monica Valdameri, Mariella Motterlini Zuccoli, Raffaella Fagetti, Barbara Consoli, Enrico Marforio, Paolo Bonaccorsi, Mariapia Pacenza, Luigi Colom-

bo, Andrea Incerti, Paolo Golinelli, Pucci Corbetta, Giuseppe Di Giampietro, Gabriele Gotti, Iaia Gagliani, Anna Maria Spagna, Aldo Bellora, Luigi Caroli. Milano, 1 novembre 2010

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Lavoro A SUD DI NESSUN NORD: LA LEGA E I FRONTALIERI TERRONI. Giuseppe Uccero


Quando ero ragazzo a Sondrio, e gi spuntavano misteriose sigle di leghisti retici, capitava di sentire nei bar affollati e fumosi del sabato pomeriggio cose del tipo Sotto Colico sono tutti i terroni o La Valtellina ai Valtellinesi. Non era raro che a pronunciarle fosse un frontaliere di allora, un povero frontaliere quindi, un cuoco, un muratore, un cameriere, un camionista, se non uno spallone che campava con il traffico delle sigarette e della cioccolata. A questi valligiani, questi esclusi, il fegato cirrotico e gli occhi pesti per il poco riposo, pareva che gi la piccola ridente cittadina allapice settentrionale del Lago di Como fosse la porta dellInferno, una Gomorra, unaanticamera verso luoghi dove la mitica durezza - purezza del popolo retico si perdeva, come sopraffatta dal molle e debole sangue del meridionale lombardo. Allora, trenta anni fa, a queste battute si sorrideva di compatimento, e del resto, quando poi si andava al voto, il bigoncio della balena bianca era sempre ben riempito. Non sfuggiva per loscura sensazione che queste grida fossero anche il frutto deviato dello specifico disagio dei lavoratori di frontiera, specifico perch vessati da chi aveva la fortuna di vivere pi a Nord di loro: una vecchia regola chiede che lo sfortunato, prima di trovare il coraggio di difendere i propri diritti, cerchi qualcuno pi sfortunato per rivalersi su di lui delle angherie, mille, piccole e grandi, che subisce. Il Capro Espiatorio c sempre, quando il trovarlo necessaria compensazione nevrotica delle proprie frustrazioni, individuali o collettive. Da allora molta acqua passata sotto i ponti, e gli eredi di quelle esternazioni, transumanti tra le osterie di paese e lEngadina, sono diventati padroni di tanta parte di Lombardia, forti al punto da avere in pugno anche larghe porzioni del potere della Repubblica. Anche se spesso la loro prassi meno sgangherata delle loro primitive teorizzazioni, tuttavia lidea forza rimane quella dantan: al Nord la virt, al Sud il vizio, al Nord la produzione della ricchezza, al Sud il parassitismo. Cos Nord e Sud, questi luoghi archetipici del nostro immaginario geografico, si sono via via riempiti di significato etico politico, divenendo essi stessi Loghi-Luoghi della Nuova Politica. I nostri inventori del Nord virtuoso hanno per dimenticato un piccolo dettaglio, anzi lhanno nevroticamente rimosso come facevano i frontalieri di trentanni fa: c sempre qualcuno pi a Nord di te. C sempre qualcuno pi ricco di te, pi forte di te, pi bianco di te, pi padrone di te. E cos eccoli ora come afasici, impietriti, di fronte al ticinese Pierre che lancia contro i frontalieri italiani la campagna xenofoba denominata Bala i rat. E la localizzazione delle ben note parole dordine leghiste: gli stranieri ci tolgono ricchezza e lavoro, limmigrato sporca, Litaliano un mafioso e su questa campagna il Rusconi ci ha fatto il bel sito www.balairatt.ch e una sfarzosa campagna di manifesti contro i 3 rat (topi) immigrati: il piastrellista italiano Fabrizio, il ladro rumeno Bogdan e lavvocato - scudato italiano Giulio, tutti pervicacemente attaccati alla smunta mammella svizzera (per i ticinesi xenofobi, Padania batte Romania 2 a 1 nella classifica dei terroni!) E la Lega che dice? Come difende la superiorit culturale della nostra gente, il valore intrinseco del Nord Lombardo di fronte a chi pi a Nord di loro? Come traduce in atto la sua missione storica di sindacato di territorio? Ci saremmo attesi un gonfiarsi di petti, un moto di popolo, un canto corale del V Pensiero, una mobilitazione almeno parziale dei milioni di baionette padane in servizio permanente effettivo. Invece niente: ahim, la Lega come spesso accade forte con i Deboli, ma debole con i Forti. E soprattutto la Lega vittima del proprio argomento principe e deve ammettere, non dichiarandolo, che alla fine s vero, i ticinesi sono pi a nord di Verbania, terra del piastrellista Fabrizio, e quindi ..hanno ragione loro. La Lega come pietrificata di fronte allevidente presenza di tanti emigranti terroni tra i suoi figli e non sa trovare, ancora prima che le parole, la vis. Tace la Lega, o parla la lingua del debole, del genitore che, pur protestando flebilmente, si vergogna in cuor proprio del figlio sfortunato: ci sono dunque i terroni anche tra noi, o peggio ancora anche noi siamo terroni per qualcun altro!!! Cos la Lega dei Ticinesi, cugina stretta dei verdi padani, se "non pu esimersi dal manifestare la propria perplessit sullinutile vocio scatenato dalla campagna", dall'altro giudica "in gran parte condivisibile, nella misura in cui solleva dei problemi reali quali lo scudo Tremonti, la criminalit straniera, nonch quelli legati al frontalierato e alla deleteria libera circolazione delle persone". Cos in Regione Lombardia si arriva a dire, al massimo grado della tensione dialettica tra il principio etico primigenio del nord e la difesa dei suoi concittadini, che "possiamo comprendere i timori per un'immigrazione selvaggia, ma i nostri frontalieri non sono immigrati clandestini. Solo negli ultimi giorni, sar forse per i 45.000 voti dei trasnfrontalieri prealpini, si trovato il coraggio per prese di posizione pi decise, ma sempre espresse debolmente, con frasi non convinte, di convenienza, dette quasi di contraggenio, accompagnate da imponenti riserve mentali e psicologiche. Dov finito il feroce e sgrammaticato grammelot leghista, dove lo sberleffo e linsulto, dove quella arroganza da padroncini che, tutti assieme, sono allo stesso tempo stile e sostanza del marchio leghista? A Sud di nessun Nord era il titolo di una bella raccolta di racconti di Charles Bukowski, il grande narratore etilico americano. Non so se alludesse, ma non credo proprio, ad alcuna geografia politico culturale (non era il suo dominio), ma limmagine sintetizza il bisogno attuale, direi la necessit, di eliminare dal nostro immaginario mentale la bandiera del Nord, di questo Nord, ritrovando cos in un Sud, per cos dire desudificato e senza pi limiti, una di-

mensione umana in cui non contano la geografia ma il merito, non il sangue ma la cultura, non il colore della pelle ma il diritto, non il diritto della ricchezza, ma il diritto alla ricchezza, non la propriet ma il lavoro, non la divisione delle superiorit etniche immaginarie, ma la condivisione di un mondo di cui ormai tempo che si riconosca che non v alcuna cosa, materiale o immateriale, che non sia il prodotto di una impresa collettiva, sociale, che passa le fron-

tiere in tutte le direzioni. Impresa planetaria che si innerva del contributo dei mille e mille fili che formano invisibilmente il presupposto materiale della grande innovazione del nostro tempo: la Cittadinanza Globale. Non dobbiamo porre limiti alla Provvidenza e non dobbiamo credere che non vi sia mai spazio per una riflessione critica, per un anche parziale ravvedimento, per una riformulazione pi equilibrata di alcune istanze. Impari allora la Le-

ga dalla vicenda Bala i rat, riconsideri, di fronte alla domanda di equa tutela che le viene dai suoi pi sfortunati figli, la correttezza e lefficacia di posizioni di chiusura che pretendono di difendere, rinserrandosi sui propri territori, prosperit e sicurezza. Chi si chiude al mondo pensa di lasciare fuori gli altri, ma in realt chiude se stesso in prigione, ed a tutti gli effetti il proprio carceriere.

Dal Palazzo LA AON E LETIZIA MORATTI BRICHETTO Carneade


Aon Italia societ di brokeraggio assicurativo, ha acquistato in questi giorni per 20 o 30 milioni secondo indiscrezioni la Rasini e Vigan la societ di intermediazione che assicura la Fininvest. Aon che assicura la Rai, Intesa, Bpm, Unicredit, Bnl, Mps, ecc con tale acquisizione incorpora clienti storici come Mondadori, Medusa, il Milan, Regione Lombardia, Popolare di Vicenza, ecc. Una delle specializzazioni di questo grande broker che intermedia 1890 milioni di euro di premi con circa 1380 dipendenti una convezione per assicurare gli amministratori e i dipendenti pubblici.Infatti sul suo sito sono spiegati i rischi dei dipendenti della P.A. che possono essere garantiti. Le coperture pi interessanti riguardano la carica di dirigenti tecnici di Comuni, Provincie, Regioni, Asl, Arpa, Autorit garanti, ecc. In conformit al principio dettato dallart. 28 Cost. e alla disposizione di cui allart. 97 Cost. (escluso il profilo della responsabilit penale che riveste carattere personale non assicurabile), i funzionari pubblici rispondono dei danni prodotti con il loro comportamento nellesercizio delle proprie attribuzioni: pertanto la responsabilit patrimoniale dei funzionari pubblici verso la Pubblica Amministrazione pu essere di tipo amministrativo e incombe sui funzionari che abbiano prodotto un danno patrimoniale allamministrazione e di tipo contabile; propria dei dipendenti che maneggiano denaro o hanno in custodia beni e valori della amministrazione stessa. I principali elementi costitutivi della responsabilit amministrativa sono: - la violazione dei doveri di ufficio (rapporto di impiego, di servizio); - il danno erariale (qualsiasi pregiudizio degli interessi fondamentali della collettivit semprech suscettibili di valutazione economica, compreso il danno non patrimoniale allimmagine della P.A.); - lelemento soggettivo, il comportamento doloso o colposo (colpa grave); - il nesso di causalit tra detto comportamento e il danno. Tali garanzie possono essere concesse anche con retroattivit illimitata. Si pu affermare che Aon abbia il monopoliodi tali rischi molto importanti per gli amministratori pubblici. Ora vi chiederete cosa centrano queste note sulle dinamiche del mercato assicurativo con Milano? La cosa strana che andando a vedere sul portale dellIsvap, lIstituto di Vigilanza del settore assicurativo e in particolare nella sezione dedicata al RUI cio il Registro Unico degli Intermediari assicurativi, lalbo che permette di verificare i titoli di onorabilit del proprio intermediario assicurativo, si scopre che il responsabile dellattivit di intermediazione della Soc. AON spa niente di meno che il novantenne padre della nostra sindaca Paolo Arnaboldi Brichetto, il partigiano aristocratico come ama definirsi, che oltre tutto risulta ancora operativo nonostante potrebbe essere in pensione. Ora non un po inelegante che una societ in cui presente tra i responsabili il pap del sindaco di Milano assicuri: Rai, Fininvest, la Regione Lombardia, probabilmente molti dirigenti e funzionari del Comune di Milano, diverse banche e pure il Milan? Non che c qualche paraconflitto di interesse? Comunque, andando sul sito dellIsvap e cercando sul RUI, che pubblico proprio per permettere a tutti di sapere se il proprio intermediario assicurativo regolarmente iscritto si trovano delle sorprese interessanti. Unultima nota di colore: la Rasini e Vigan se la sono giocata con rialzi milionari, come fosse unasta su Ebay, Aon per lappunto e Consorte lex ad di Unipol. Pensate se avesse vinto sarebbe diventato lassicuratore di chi lintercettava. Le notizie riportate in questa nota sono state raccolte tutte su siti istituzionali.

Societ INTOLLERANZA E CIVILT Massimo Cingolani


Lepisodio di Roma con laggressione da parte di Alessio Burtone di una infermiera rumena morta in seguito ad un pugno interessante e paradigmatico per capire questo paese. Alemanno ha dato fondo alla pi totale ipocrisia: dopo avere fatto una campagna contro Rutelli tutta sulla sicurezza, amplificando la paura nei confronti dellimmigrato sempre pronto a delinquere, si reso disponibile a organizza-

re e pagare il rimpatrio della salma di Maricica Hahaianu, neanche che il comune Roma fosse unagenzia di Europe Assistance, compagnia di assicurazione, appunto specializzata in questo tipo di rischio. Comunque la reazione del quartiere stata questa: parole contro il sindaco Alemanno che in questi giorni ha sottolineato l'opportunit' di una misura cautelare pi restrittiva nei confronti di Burtone. "Da oggi Roma non ha pi un sindaco - ha detto uno degli amici di Alessio - difende i romeni in qualsiasi occasione. Alemanno il sindaco di Bucarest" e un'ora dopo l'arresto dell'amico, portato a Regina Coeli dai carabinieri, i ragazzi erano ancora sotto casa di Alessio in via San Giovanni Bosco. A Milano lineffabile Salvini vuole armare i tassisti, forse cos avranno sempre ragione negli incidenti stradali e diventeranno interessanti per le compagnie di assicurazione.

Ma c un altro episodio che interessante ricordare: tre anni fa Luca Martinelli e un amico allora minorenne investono e uccidono un bambino sulla pista ciclabile di Valdidentro in provincia di Sondrio. Gli investitori fuggono e vengono arrestati qualche giorno dopo e passati alcuni giorni in carcere sono liberi. Poich non sono n immigrati n Rom, scatta la difesa della comunit, che non trova il coraggio di denunciarli e di certo non organizza fiaccolate per la sicurezza. Salvini non propone di armare nessuno. La stessa stampa locale non approfondisce il fatto, anzi cerca di dimenticarlo. Ho citato questi tre episodi, secondo me quello moralmente forse pi degradato moralmente quello di Valdidentro, perch sottolineano una realt difficile che spesso un pugno nello stomaco per noi, ma con la quale dovremo fare i

conti nella prossima campagna elettorale milanese. La paura dellaltro nata con la civilt che identificava gli altri come barbari e sulla paura di loro si governava anche ad Atene e Roma. Proprio per questo dobbiamo arrivare attrezzati su questi argomenti. Sar necessario avere una politica di integrazione che affermi anche e soprattutto principi di legalit e che non sia percepita come punitiva nei confronti di nessuno. Se nelle piccole comunit c omert e comprensione verso chi sbaglia anche pesantemente non possiamo, in un eccesso di politicamente corretto giustificare ogni devianza. Il rischio a non vedere la realt e la difficolt di convivenza in certi quartieri di diventare dei grilli parlanti, ma ricordiamoci che il grillo parlante si preso una martellata da Pinocchio. Senzaltro sar una corsa in salita ma limportante sar correrla senza cedere ai nostri principi.

Lettera MANIFESTO DI OTTOBRE


Caro Direttore, ti mando compia del Manifesto di Ottobre che ho promosso insieme a persone provenienti tanto da esperienze di "destra" che di "sinistra". Il manifesto si rivolge a tutti quegli intellettuali e professionisti che, a fronte della deriva populista da Grande Fratello che sta sfaldando la nostra democrazia repubblicana e parlamentare, non si rassegnano a fare da spettatori. Nuovi problemi arrivano nelle case dei cittadini dagli schermi televisivi e richiedono una riflessione adeguata per affrontarli, cosa che non possibile fare nella semplificazione dei programmi televisivi ma che necessaria per l'efficacia delle decisioni che il Parlamento deve assumere. Il caso di Eluana Englaro stato, in questo senso, esemplare. Ognuno ha assistito alla cronaca della sua tragedia e alla dignit espressa da suo pap. Le riflessioni sulla dignit della persona e sul diritto al testamento biologico in TV sono state semplificate da battute e prese di posizione che dovevano stare nei tempi televisivi e, spesso, nelle loro logiche strumentali che vogliono lo scontro tra opposte posizioni invece del confronto intorno a problemi nuovi. La volont degli estensori del Manifesto di ottobre quella di dare vita a una serie di incontri e confronti che consentano una riflessione profonda, affinch le proposte conseguenti possano avere la forza della verit quando si traducono nella concretezza della comunicazione diretta e semplificata con i cittadini. Perch semplicit non equivalga a superficialit e simulazione. Fiorello Cortiana Manifesto di Ottobre passione del presente: per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione avvenga. Politicamente, cio nella vita di tutti, con lazione di tutti: un patto per la rinascita della res publica. Non una litania di valori ma un progetto per lItalia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione n passione, non sente n esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso limmaginazione e il progetto la politica pu ritrovare il senso della realt, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica. Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilit che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e linvenzione, con lintelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che d virt alletica pubblica. La corruzione politica pi grave non quella di cui si occupano i tribunali: lillegalit solo laltra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi profonda perch come una vera ruggine ha sfigurato limmagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa in pericolo perch non ha pi n parole n ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realt. urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, delleconomia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione pi vera e pi nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clich di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi. Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le e-

nergie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c cultura n azione politica efficace senza passione del proprio tempo. Non c politica senza un pensiero di rottura delle consuetudini usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico. Non c politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non solo dopo, ma anche altro: sparigliare le carte e le compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dellimpresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per ledificazione di un nuovo paesaggio nazionale. Il patriottismo repubblicano la forma non retorica di questo sentimento che regola, prima che tradizione, impegno prima che eredit. E che anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale. Patriottismo repubblicano promuovere unidea espansiva e non puramente negativa della libert. La migliore garanzia contro lingerenza arbitraria del potere nella sfera della libert personale lattiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: La libert politica significa infatti il diritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla"(Arendt). Per questo essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a "conoscere per deliberare" (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida "divisione del lavoro" tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche. La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano anche coltivare unidea positiva della competizione tra le parti e dellagonismo tra le forze politiche come presidio della libert, secondo la lezione che Machiavelli desume dallesperienza della repubblica romana. Politica, per, non solo rappresentazione dellesistente, ma presentazione dei senza parte. Rappresentare gli

invisibili, la realt molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nellarea indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottooccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti clandestini della politica, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone e sono milioni la cui precariet, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente pi esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale. Non c politica senza un pensiero che anticipi e accompagni lazione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere limmaginazione progettuale della societ. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunit e alle sfide della scienza e della tecnologia nellera della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e i progressi dellinnovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dellapprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: lobiettivo accrescere il capitale sociale rappresentato dallintelligenza e dalle virt civili degli italiani. La qualit di una Citt e del suo futuro si misura sulla virt e sul merito dei suoi cittadini. in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi pu essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende lItalia trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l'esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio virt politica per eccellenza. Lemail a cui indirizzare altre adesioni : manifestodiottobre@hetairia.org Hanno sino ad ora sottoscritto: Lirio Abbate, scrittore Gino Agnese, storico dellarte, presidente Quadriennale Roma

Giampiera Arrigoni, storica delle religioni, docente Universit di Milano Salvo Ando, giurista, docente e rettore Universit Kore Emanuela Andreoni, latinista, docente Universit Roma Tre Antonio Arena, funzionario parlamento europeo Luca Barbareschi, deputato Giuseppe Barbera, agronomo, docente Universit di Palermo Sergio Bertelli, storico, Universit di Firenze Piermario Biava, oncologo Gianluca Bocchi, Filosofo della scienza, docente Universit di Bergamo Piercarlo Borgogelli Ottaviani, artista pubblicitario Vito Bruno, scrittore Maurizio Calvesi, storico dellarte Omar Camiletti, islamista Alessandro Campi, politologo, docente Universit di Perugia Franco Cardini, storico, docente SUMItalia Alfio Caruso, scrittore Giancarlo Cauteruccio, regista Giuseppe Cecere, islamista, ricercatore IFAO Cairo Monica Centanni, grecista, docente Universit IUAV Venezia Mauro Ceruti, senatore Gioachino Chiarini, latinista, docente Universit di Siena Michele Ciacciofera, artista Luca Ciancabilla, storico dellarte, ricercatore precario Universit di Bologna Arnaldo Colasanti, scrittore, critico letterario Giuliano Compagno, filosofo, scrittore Paola Concia, deputato Fiorello Cortiana, fondatore Verdi italiani Luigi Crespi, direttore Crespi Ricerche Giampaolo Cugno, regista Paolo DAngelo, filosofo, docente Universit di Roma Tre Roberto De Gaetano, storico del cinema, docente Universit della Calabria Benedetto Della Vedova, deputato Fernanda De Maio, architetto, docente Universit IUAV Venezia Luigi Di Gregorio, politologo, docente Universit della Tuscia Bruno Di Marino, storico del cinema, docente UTIU Massimo Don, filosofo, docente Universit San Raffaele Maria Laura DOnofrio, Institute of Studies for the Mediterranean and the East Sergio Escobar, direttore Piccolo Teatro di Milano Piercamillo Falasca, Fondazione Libertiamo Michele Fasolo, archeologo, ricercatore Mauro Federico, fisico, ricercatore, Universit di Messina

Alberto Ferlenga, architetto, docente Universit IUAV Venezia Franco Fortunati, socio-economista, ricercatore precario Universit di Bologna Nadia Fusini, anglista, docente SUMItalia Paolo Gentiloni, deputato Manuel Giliberti, regista Giulio Giorello, filosofo, docente Universit Statale di Milano Giuseppe Giulietti, deputato Adriano Guarnieri, musicista Fabio Granata, deputato Piero Guccione, artista Franco La Cecla, antropologo Luciano Lanna, scrittore Linda Lanzillotta, deputato Giuseppe Leonelli, italianista, docente Universit Roma 3 Arnaldo Lombardi, editore Sebastiano Lo Monaco, attore Gianfranco Macr, storico delle istituzioni, docente Universit di Salerno Maurizio Makovec, scrittore Giacomo Marramao, filosofo, docente Universit di Roma Tre Paolo Martino, linguista, docente LUMSA Luca Meldolesi, economista Angelo Mellone, politologo, dirigente RAI Costanza Messina, Direttore artistico Festival del Paesaggio

Massimo Morigi, storico, ricercatore precario Universit di Coimbra Marco Mueller, Direttore settore Cinema, Biennale di Venezia Peppe Nanni, coordinatore Forum delle Idee Paolo Nifos, storico dellarte Carmelo Palma, direttore Libertiamo Antonio Paruzzolo, ingegnere ThetisArsenale Venezia Flavia Perina, deputato Ivelise Perniola, storico del cinema, docente Universit Roma Tre Sergio Claudio Perroni, scrittore Vincenzo Pirrotta, attore e regista Ermete Realacci, deputato Bruno Roberti, storico del cinema, docente DAMS Universit della Calabria Sergio Roda, storico romano, docente e prorettore Universit degli Studi di Torino Luca Ronconi, regista Filippo Rossi, scrittore, Festival Caffeina Francesco Rovella, gallerista Alberto Russo, giurista, docente Universit di Messina Gianluca Sadun Bordoni, filosofo del diritto, docente Universit di Teramo Marina Salomon, imprenditrice Daniela Santus, storica e geografa, docente Universit di Torino Andrea Sarubbi, deputato Sergio Scalpelli, presidente Pierlombardo Culture

Spiro Scimone, regista Sergio Sconocchia, latinista, docente Universit di Trieste Mirella Serri, storica, docente Universit La Sapienza Francesco Sframeli, attore Umberto Silvestri, fondatore Maratona di Roma Bruno Socillo, direttore RAI Luciano Sovena, Cinecitt-LUCE Nicoletta Stame, politologo, docente Universit La Sapienza Annalisa Terranova, scrittrice Roberta Torre, regista Fulvia Toscano, antichista, direttore artistico Festival Extramoenia Daniele Tranchida, storico, docente Universit di Messina Ermanno Tritto, Teatro Franco Parenti Milano Carlo Truppi, architetto, docente, preside Facolt di Archiettura Siracusa, Universit di Catania Gabriele Vacis, regista Giuseppe Valditara, senatore Sofia Ventura, politologo, docente Universit di Bologna Massimo Venturi Ferriolo, filosofo, Politecnico di Milano Alessandro Visca, Forum delle idee Marco Vitale, economista Elena Zaniboni, musicista

Cultura MIRACOLO A MILANO Laura Censi


Laltra sera, alla galleria Blanchaert, si respirava unatmosfera insolita, in occasione dellasta promossa da Vivi e progetta unaltra Milano e da Rolando Mastrodonato, contro la speculazione edilizia di un PGT dissennato e il connubio politico affaristico della amministrazione Moratti. Cerano tante facce per bene ad affollare la sala zeppa di quadri donati da importanti firme del panorama artistico milanese e internazionale per finanziare liniziativa tra cui: un pregevole acquarello dellarchitetto Mozzoni, e un bellissimo olio di Dario Fo, alcune vedute marine di Consadori e acquarelli di Mantegazza, Spada e Falco. Ma al di l del valore artistico delle opere, era la presenza delle persone che creava quellatmosfera particolare, che dava quel tocco magico da evento speciale alla serata, assuefatti e rattristati come siamo ormai da tempo alle brutte notizie, al degrado della societ civile, al malaffare dilagante che dai vertici del potere si espande a macchia dolio fino al pi umile cittadino. In sala cera Philippe Daverio a licitare le opere con la consueta verve e la grande competenza artistica, ma anche don Gino Rigoldi, mite e riservato come sempre, col pudore di confessare il suo apostolato di carit nei confronti dei tanti poveri e bisognosi che affollano la nostra citt nellindifferenza dei pi e con lostilit aperta delle istituzioni. Un problema, laccoglienza degli immigrati, che legato a quello della sicurezza, che la sinistra non stata mai in grado o non ha voluto risolvere nel tempo, e oggi diventata appannaggio della Lega e dei suoi alleati che la sbandierano a fini elettorali senza risolverla. Hanno fatto la loro apparizione anche due prossimi candidati sindaci del centro sinistra: Sacerdoti e Pisapia. Il primo, noto per le sue battaglie ambientaliste e per le modifiche ai progetti Garibaldi-Repubblica, Isola-Varesine e Fiera-Citylife, nonch del nuovo PGT, sempre in lotta contro le lobby di ogni genere e sostenitore dei Comitati per la vivibilit dei quartieri cittadini. Pisapia, come gi sappiamo, stato il primo candidato a presentarsi, ed un profondo conoscitore della realt milanese anche delle periferie. Una delle tante sue proposte, oltre a quella di un micro-credito per chi inizia un lavoro, quella di un progetto di cooperative sociali per i molti negozi e pianterreni abbandonati e fatiscenti in periferia, e non solo, da dare in comodato gratuito ai giovani, e a chi ha perso il lavoro, per incentivarne lattivit. Un secondo progetto molto interessante la creazione di quartieri come piccole municipalit, con un sindaco e un consiglio di zona che controlli il territorio capillarmente, in collaborazione coi cittadini che meglio di altri conoscono le realt locali. Non c stato tempo per approfondire i programmi, ma stato bello che fossero

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venuti entrambi per testimoniare la loro adesione al progetto di Mastrodonato. Questa serata verr replicata nei pros-

simi mesi, dopo le primarie, con la speranza e lauspicio che Milano abbia finalmente un sindaco allaltezza del suo

ruolo di citt europea, accogliente, multietnica e dinamica culturalmente ed economicamente.

Scrive Andrea Maurino


Nel pezzo a sua firma sui centri massaggi orientali sullultimo numero della vostra rivista leggo: "Secondo pensiero, tipico del maschio fallo-cefalo meridionale: che numeri da circo faranno l dentro?" Non capisco perch l'autore abbia dovuto trasformare il suo barbiere come un minorato mentale (assumendo che l'autore, che non la pensa cos sia un saggio di elevata cultura) e quell'aggettivo meridionale dopo un'altra denigrazione, come se solo quelli del sud potessero fare quel genere di commenti dinfimo livello e non possono fare le attente e acute analisi dell'autore. Leggere questo e leggere il pezzo sulla trave della sinistra dimostra che la riflessione sulla cultura dovrebbe partire in primis da chi scrive per voi.

Risponde R. Lo schiavo
Temo lei abbia preso un granchio. Il mio barbiere non stato affatto trasformato in un essere peloso che rutta di continuo e si vuole solo accoppiare con donne bionde quale lei immagina. Credo proprio non abbia afferrato che il terrone sono io, oui je suis terun, e pratico uno sport d'elite, l'auto ironia, cosa che lei suppongo ignori. Mi sono beccato spesso del comunista e per questo ho sposato una donna russa che sa ben cucinare i bambini ... ma saggio e di elevata cultura ... non me lo aveva ancora detto nessuno...

RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org

Mal di Mahler
E sempre difficile avere le idee chiare e un minimo di sicurezza di giudizio quando si ha a che fare con la musica di Mahler, o meglio con le Sinfonie che della sua opera rappresentano la summa, sia nellintenzione dellautore che per limpegno esecutivo e interpretativo. Ed difficile soprattutto perch tutte e nove le Sinfonie - dieci compresa lultima incompiuta, o undici se vogliamo includervi il Canto della Terra che della sinfonia mahleriana possiede il carattere ma non il nome - sono state ripensate e rilette da Claudio Abbado con un lungo lavoro di analisi che gli ha consentito di portarle a diversa vita e a trasfigurarle a tal punto che ora non si sa pi - quando se ne parla - se ci si riferisce a quelle originali o alla loro straordinaria e magica reinterpretazione. Questa dicotomia si avverte in particolar modo nella Settima Sinfonia in mi minore, che da poco ha compiuto centanni (la prima esecuzione, a Praga, del 1908) e che Enrico Girardi definisce - nel programma di sala del concerto ascoltato la settimana scorsa allAuditorium milanese - la pi controversa, ermetica, interpretativamente problematica e meno eseguita del gruppo. Certamente la lettura che ne ha data il direttore austroungarico Adam Fisher con lOrchestra Verdi non aveva nulla a che vedere con la lezione di Abbado: una lettura impietosa, dura, senza alcun cedimento sentimentale alla cantabilit, anzi, con la precisa intenzione di metterne in evidenza e addirittura enfatizzarne le asperit del linguaggio, la violenza del volume sonoro, limperviet dellorchestrazione. Mahler un musicista che divide: o si con lui o contro di lui, sempre problematico darne un giudizio scevro da passione. Dice di lui Massimo Mila nella sua imprescindibile Breve storia della musica, nellunico accenno a Mahler (dodici righe in tutto il volume!): () elaboratore di gigantesche architetture sinfonico-corali, con un linguaggio scaltrito di grande conoscitore dellorchestra (1), non insensibile alle vicende della musica moderna, in particolare al gusto per la schiettezza del canto popolare nazionalmente ispirato () per poi, in un saggio del 1931(2) sul Mito della semplicit, accusarlo insieme a Bruckner e Strauss - di scrittura gonfia e pletorica e di ipertrofia romantica che era venuta accumulando le difficolt e ingigantendo senza fine i mezzi espressivi; e si capisce bene che non era ancora arrivata la lezione abbadiana Per Mahler la sinfonia era un mondo costruito con i suoni ma in quegli anni il mondo stava per crollare, soprattutto il mondo musicale; Eugenio Tras (3) aggiunge in proposito (lo riporto ancora dal ricco programma di sala) che cosa dire dellabbandono del suono musicale proprio della sala da concerti () che di punto in bianco viene sostituito dalla pi oscena irruzione di bande circensi, di cianfrusaglia musicale da postriboli di quartiere (sic!), di parate mi-

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litari decadenti, valzer pieni fino alla nausea di frivolezze o da altre canzonette depoca dal discutibile retrogusto popolare ()? Dunque ha fatto bene Fisher a riportarci a quel Mahler, meno accattivante e meno digeribile di quello cui siamo stati abituati a partire dalle esecuzioni scaligere 1963-1986, ma certamente pi aderente alla cultura musicale della sua epoca. Non dimentichiamo che erano gli anni in cui nasceva la Scuola di Vienna e non un caso che Alban Berg si fosse recato a Praga per assistere alla prima (Schnberg ne fu impedito da impegni didattici) e che, ancora nel 1967, Giacomo Manzoni (4) scrivesse che la Settima () pu davvero esser presa a simbolo di unepoca nuova della musica. Non si trattato di un inutile passo indietro ma piuttosto di una rilettura filologica - quanto meno interessante - alla ricerca della primitiva iden-

tit di unopera che ha dimostrato la capacit di evolvere nel tempo, presentare nuove suggestioni, consentire ulteriori approfondimenti. Prima di Mahler, con una scelta per nulla casuale e molto indovinata, stata eseguita con grande grazia e leggiadria la Sinfonia degli addii di Haydn - la numero 45 delle 104 del suo catalogo! quasi un saluto definitivo alla classicit prima di metter piede nel nuovo mondo. Suggestivo come sempre il rituale abbandono - uno a uno - dei musicisti, e dello spegnersi poco a poco delle luci, fino alle ultime note dei due violini superstiti purtroppo soffocate anche questa volta dal malcostume del pubblico che applaude generosamente ma con sconsiderata intempestivit, senza rendersi conto che lo spegnersi del suono parte integrante ed essenziale della struttura musicale, e come tale va accolto in rispettoso e prolungato silenzio.

ricordo che Mahler fu grande competitore e antagonista di Toscanini, il quale cre non pochi problemi al collega boemo quando questi, licenziato dal teatro dellOpera di Vienna che aveva magistralmente diretto per ben dieci anni, giunse negli Stati Uniti a cercare nuovi successi. (2) Mila M., Centanni di musica moderna, EDT/Musica, Torino, 1981, pag. 185 (3) Tras E., Il canto delle sirene. Argomenti musicali, MarcoTropea Editore, Milano, 2009, ed. italiana a cura di C. Serra, pagg. 351-354 (4) Manzoni G., Guida allascolto della musica sinfonica, Feltrinelli, Milano, 1991, pag. 256

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ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org

Chi ha paura delluomo nero?


Nero, bianco e rosso. Questi i colori che accompagnano il visitatore alla scoperta di Franko B, con la mostra I still love, al PAC di Milano. Una mostra forte e densa di significati. Forte, come la vita di Franko B, milanese classe 1960, cresciuto nellorfanatrofio di Brescia finch la Croce Rossa Italiana non si prende cura di lui e lo adotta. Poi la giovinezza, passata a Londra e in giro per il mondo, dove diviene uno dei re delle performances artistiche che hanno come soggetto-oggetto il suo corpo, sulla scia dellAzionismo Viennese. Allestita dal designer Fabio Novembre, una retrospettiva dei lavori degli ultimi anni, divisi in fotografie, video e animali. Al piano terra unenorme croce greca invita il visitatore a entrare in una stanza di un bianco abbagliante, su cui fanno contrasto le fotografie nere. Franko B., imponente nella sua fisicit interamente dipinto di nero e si fa fotografare nudo seduto su una sedia mentre abbraccia teste di animali impagliati, anchessi dipinti di nero, che sembrano vittime di una fuoriuscita incontrollata di petrolio. In realt acrilico nero, che sta a simboleggiare la continua tensione tra la vita e la morte, rappresentata appunto dagli inquietanti animali impagliati. Gli stessi che troviamo in Forest, un piccolo allestimento a cuneo fatto da trespoli e uccelli impagliati e colorati con lacrilico nero. Fermi e immobili sembrano fissare lo spaesato visitatore, in un gioco di sguardi e di atmosfera boschiva un po inquietante. Acrilico nero anche per i Black paintings, dipinti neri con disegno (nero) in rilievo in una stanza completamente scura, dalle pareti alla moquette. La sensazione quella di cadere nel vuoto, si ha quasi timore a metterci piede. Ed qui che incontriamo i soggetti tipici di Franko B. Ragazzi nudi abbandonati in un angolo, bambini sperduti, uomini soli, soldati americani e teschi, teschi dappertutto. Si cambia poi totalmente atmosfera, e dal nero pi profondo si arriva allaltra stanza bianca con unaltra croce greca, la stanza con i dipinti cuciti. Letteralmente cuciti. Tele di cotone bianco ricamate con filo rosso, per creare coppie di quadri speculari raffiguranti bambini, cani, ragazzi che si baciano (una proiezione di Franko e del suo compagno), iracheni incappucciati e impiccati (proprio perch omosessuali). Una delicatezza di tratto che sembra avere ben poco a che fare con le ruvide tele nere. A sottolineare quasi la sacralit del senso di questa stanza una fila di panche dipinte in oro, linstallazione Golden age, del 2009. Quasi ci dovessimo inginocchiare e meditare per osservare questi aspetti della vita. Nel corridoio sul cortile un vero e proprio zoo di animali imbalsamati su tavolini o carrelli, dipinti di nero e insanguinati da una luce rossa, che il visitatore pu attraversare come ha fatto lo stesso artista durante la sua performance allinaugurazione della mostra. Rigorosamente nudo e dipinto di nero, ha improvvisato una specie di danza macabra con questi animali ormai oggetti. Al piano superiore altre tele cucite con filo rosso. Il rosso che sta a significare sangue, lo stesso che scorre nei bambini nudi, nei corpi feriti, nei corpi torturati dei prigionieri iracheni umiliati dai soldati americani, gli stessi che la cronaca recente ci ha mostrato. Un simbolo positivo su tutti c, la croce, non simbolo religioso ma della Croce Rossa che lha allevato e simbolo impresso indelebilmente sul corpo dellartista, come dimostrano i numerosissimi tatuaggi che lo ricoprono quasi interamente. E a proposito di corpo arriviamo finalmente alle perfomances, video e foto che hanno reso Franko B. un artista internazionale. Performances che provocano una risposta viscerale, animale, paura, panico, fastidio, al limite del sopportabile. Corpo e sangue, tagli e sanguinamenti purificanti. Un corpo maschera che nega e svela al tempo stesso la propria identit sessuale. Un corpo nudo coperto di bianco e lacerato dai tagli, dalle cicatrici, che lascia dietro

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di s una scia di sangue,come un filo rosso, mentre lartista rimane impassibile, vittima sacrificale volontaria davanti al suo pubblico. Lui stesso asserisce: (...) Per me il sangue qualsiasi cosa. Il mio sangue il mio corpo. La gente muore per esso, va in guerra per esso. Il cancro sangue. Quando lo sento, mi da un senso di libert, specialmente il fatto che sia il mio sangue. Morte, erotismo, dolore e compassione, sangue e vita. Ecco quello che questa

mostra ci propone. Unesperienza forte, dalla quale non si pu uscire a cuor leggero. Sempre ammesso che si riescano a guardare fino in fondo tutti i video proposti e a camminare come se niente fosse in mezzo alla foresta di animali morti e imbalsamati. Unatmosfera greve e disturbante, con il volto nero dellartista che non ci permetter di uscire dal PAC e di tornare alla vita quotidiana come se niente fosse. Ma daltra parte rendere

sopportabile linsopportabile la sua missione.

Franko B. I still love Fino al 28 novembre Pac, Padiglione dArte Contemporanea Orari: luned 14.40-19.30; marted-domenica 9.30-19.30; gioved 9.30-22.30. Costi: intero 6, ridotto 4.

Doisneau tra Palm Springs e Parigi


Robert Doisneau uno dei fotografi pi conosciuti al mondo. E se anche questo nome invece non ci dicesse niente, basterebbe descrivere la celebre fotografia del bacio tra una coppia, a Parigi, in mezzo alla folla e davanti a un caff, per farci venire in mente subito di chi stiamo parlando. Questa famosa foto (non tutti sanno che non stato un bacio rubato per caso, ma in realt una scena organizzata con buona pace dei romantici), anchessa presente nella mostra che lo Spazio Forma dedica al fotografo francese. 150 stampe originali, per la maggior parte inedite, arrivate a Milano per la prima volta grazie alla collaborazione con la Fondation Cartier-Bresson e lAtelier Doisneau di Parigi. Artista della quotidianit, Doisneau, degli attimi rubati a persone qualunque, dei luoghi incantevoli di Parigi ma anche dei sobborghi pi tristi. Bambini che giocano per strada, coppie in atteggiamenti romantici, una folla di gente anonima che brulica per le strade della citt in una Parigi che si sta riprendendo faticosamente dalla guerra, capace di offrire grandi scorci romantici o squallidi vicoli di periferia. Ecco cos sfilare dettagli di edifici, paesi illuminati a festa per il 14 luglio, coppie appena sposate, clochard e bottegai, interni di bistrot. Un universo vario e variegato quello di Doisneau, che trasporta lo spettatore in un passato che oggi sembra distante anni luce. Maestro della fotografia in bianco e nero, serio e raffinato, ma capace anche di una sottile vena dironia. Tra le fotografie in linea con questo stile ricordiamo quella di Picasso appoggiato a una vetrina, con la sua famosa maglia a righe; oppure la serie, imperdibile, in cui nascosto dentro una galleria darte, fotograf le reazioni dei passanti proprio davanti alla vetrina, che esponeva un quadro raffigurante una dona nuda di spalle. Spassose le facce dei signori, soddisfatti della visione, ma ancor di pi le facce delle signore, al limite dello sconcerto o del disprezzo. Dal mestiere allopera, il titolo della mostra, significa che la semplicit delle sue immagini in realt era frutto di un grande lavoro, di lungo studio, non di improvvisazione sul momento. Doisneau decise di passare da fotografo di mestiere a fotografo indipendente, in cui lopera e il soggetto erano tutto, e stava a lui, solo a lui decidere il come e il modo. Interessante la sezione Palm Springs, che apre la mostra. Fotografie a colori che nel 1960 la rivista americana Fortune gli commission per documentare la vita della cittadina di Palm Springs, in California. Un susseguirsi di colori accesi, quelli degli abiti delle signore e dei campi da golf, a contrasto con larido paesaggio californiano. Una successione dimmagini kitch che documentano la vita della gente di Palm Springs, tutta indaffarata tra una festa in piscina, una cena di gala e la vita quotidiana in interni anni Sessanta carichi di suppellettili e moquette. Un lato di Doisneau che non ci si aspetterebbe, una serie di fotografie per la prima volta esposte in Italia.

Robert Doisneau. Dal mestiere all'opera. Palm Springs 1960 Dal 21 settembre al 17 novembre. Fondazione Forma per la fotografia, Piazza Tito Lucrezio Caro 1. Orario: mar. mer. sab. dom. ore 10-20; gio. e ven. ore 10-22. Lun chiuso. Ingresso: 7,50 intero, 6 ridotto.

Dali superstar a Milano


Una folla da prima cinematografica ha invaso Palazzo Reale in questi giorni. Folla allinaugurazione, folla alla apertura al pubblico della mostra. E non poteva essere diversamente trattandosi di una super star dellarte, Salvador Dal, a Milano dopo 50 anni dallultima rassegna. La mostra, aperta il 22 e intitolata Dal. Il sogno si avvicina uninteressante panoramica su un aspetto poco analizzato della sua opera, il rapporto con il paesaggio, quello della sua terra natia, la Catalogna, le scogliere dellAlto Ampurdn, il golfo di Cadaques. La mostra, divisa in stanze tematiche un viaggio alla scoperta di un Dal non solo surrealista eccentrico ma anche poeta mistico e religioso. A modo suo. Dal nasce a Figueres, vicino a Girona nel 1902. Figlio di un notaio, inizia a dipingere gi da ragazzino con una tecnica che si avvicina ai neo impressionisti. Studia allAccademia di Belle Arti di Madrid da dove per viene cacciato dopo pochi anni per il suo comportamento troppo sovversivo. Da quel momento inizia a formarsi il vero Dal-personaggio. Baffi a manubrio, abbigliamento stravagante, uscite e dichiarazioni ancor pi eccentriche. Si lega a Bretn e ai surrealisti. I suoi amici hanno contribuito alla storia dellarte e della cultura del Novecento:conosce Picasso, incontra Freud, lavora con Bunuel, Man Ray, collabora con Hitchcock, amico fraterno di Garcia Lorca, che, disse Dal, tent di farlo diventare il suo amante. Lincontro che cambi davvero la sua vita fu quello con Gala, sua futura moglie, musa, gemel-

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la, parte mancante di lui. Incontro galeotto, perch Gala era sposata col poeta surrealista e amico di Dal Paul Eluard. Questo fu solo il primo di una lunga serie di scandali. Personaggio fuori dal comune, stato un artista straordinario, completo. Pittore, scrittore, sceneggiatore e coregista di film, disegna abiti per famosi stilisti, fa scene e costumi per balletti teatrali, produce un suo profumo, disegna gioielli, mobili, fu vetrinista speciale in un grande magazzino di New York. Gir anche degli spot pubblicitari. La differenza tra me e i surrealisti che io sono surrealista disse. Questa dichiarazione, insieme a molte altre, gli valse il ben servito dal gruppo di Bretn. In mostra, i paesaggi aridi catalani sono usati come sfondo teatrale alla miriade delle immagini-feticcio preferite da Dal: telefoni giganti, orologi molli, grucce, formiche, giocatori di baseball, limmancabile Gala e le uova. Uova da cui era ossessionato, secondo la sua teoria del molle e del duro. E un uovo gigante infatti accoglie il visitatore in mostra, a contenitore della prima opera del percorso, una super surrealista Venere di Milo con cassetti. E pon pon di pelliccia. Nelle varie stanze prende forma un Dal meno conosciuto. Non solo il surrealista ossessionato dalla sessualit e dai fluidi corporei ma soprattutto il fine conoscitore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte otti-

che. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodie-omaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post atomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico al tempo stesso, su sua ammissione. Un crocifisso sospeso, angeli in una

terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, monumento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989. Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato.

Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5 .

TEATRO
Questa rubrica a cura di Guendalina Murroni @arcipelagomilano.org

In scena
Torna al Teatro Out Off 7 14 21 28 di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, il successo della scorsa stagione li riporta a Milano fino al 7 novembre. Lo spettacolo stato descritto comico fino alle lacrime, una lucida follia teatrale in cui i due attori coinvolgono il pubblico dallinizio alla fine, che si scatena in risate e in angoscia. Al Teatro Franco Parenti, dal 21 ottobre al 19 dicembre, va in scena la Kitchen Company con Nemico di Classe di Nigel Williams. Il testo parla del mondo giovanile, di sei ragazzi annoiati e violenti che aspettano che qualcuno li venga a salvare, anche se sono loro stessi ad emarginarsi. Da non perdere per lattualit dellargomento, nonostante il testo sia stato scritto nel 1978. Sempre parlando della dimensione dei giovani, continua N.N. al Teatro Parenti fino al 7 novembre.

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CINEMA
Questa rubrica a cura di Marco Santarpia @arcipelagomilano.org

Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati con Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri
La vita un viaggio per ciascun individuo. La maggior parte tende, una volta arrivata all'et adulta, a erigere un muro che impedisce la continuit della strada percorsa. Pupi Avati, in Una sconfinata giovinezza, offre un'alternativa a questo assioma. Lino (F. Bentivoglio), durante la sua esistenza, non si separa mai dai ricordi della fanciullezza. Il suo un percorso circolare che trova inizio e fine nel periodo della giovinezza. La causa di questo suo definitivo ritorno a un periodo gi vissuto una malattia cos lacerante che, come un terremoto di magnitudo devastante, distrugge un contesto asettico, di calma fin troppo esasperata. Una sconfinata giovinezza un film profondo, ben strutturato. I flashback non disturbano mai la narrazione. Pupi Avati sfrutta la sua provata conoscenza dell'animo umano per fornirci un ennesimo affresco delle sue fragilit.

GALLERY

VIDEO RENATO MANHEIMER: IL VOTO AI SEDICENNI http://www.youtube.com/watch?v=lZ2l6XMbHp4

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