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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 20 Anno II
25 maggio 2010

edizione stampabile

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Editoriale LBG - UN SINDACO DELLA CITT NON DEI SALOTTI Cultura Rita Bramante Andrea Vanzo - CHOPIN A 4 MANI Societ Giulio Rubinelli - RIFLESSIONE SULLOMOSESSUALIT Primo piano Chiara Volpato - COME I BONZI MORIRE PER UNIDEA Architettura Antonio Piva - AMBROSIANA E LEONARDO DA VINCI Dal Palazzo Giuseppe Ucciero - SCIABOLETTA SCAJOLA, GENERALE SFORTUNATO Ambiente e Scienza Anna Gerometta - PER FAVORE EVITATECI I PIAGNISTEI Metropoli Renata Pisu - SHANGHAI E LA PICCOLA MILANO Economia Franco Morganti SCOMMESSE Speciale 1 Sara Bonanomi - LA SOSTENIBILITA SI FA SPETTACOLO Speciale 2 Sabrina Correale - DA PAVIA A XIAN Lettera LBG ABORTO
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EXPO SHANGHAI 2010 Musica CHOPIN Studio in C Minore Op. 10 N12 Nikita Magaloff al pianoforte (http://www.youtube.com/watch?v=eShRrLLsPMM) Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Michele Santinoli TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA E TV a cura di Simone Mancuso

Editoriale UN SINDACO DELLA CITT NON DEI SALOTTI LBG


La citt, quella che va ancora a votare, sempre pi scarna a guardare gli ultimi risultati, comincia a porsi il problema del nuovo sindaco, ossia delle elezioni del giugno 2011. Ci sono due zoccoli duri, uno di destra e uno di sinistra. Lo zoccolo di destra che forse vale il 40 % ha pochi problemi, sono geneticamente berlusconiani e aspettano solo il verbo del capo per recarsi alle urne. Nel centro destra ci sono, vero, i finiani e altri scontenti ma siccome una massa che vive un solo terrore, quello di non vedersi rinnovare posti e candidatura, eccoli ubbidienti anche nel segreto dellurna. Per il centro sinistra il gioco , come sempre, meno scontato: anche qui c uno zoccolo duro (40%) che pur di mandare a casa Berlusconi (o il sindaco Moratti) voterebbe chiunque ma essendo un elettorato pi di opinione possibile anche che storca la bocca e resti a casa di fronte ad un candidato poco schierato. Allora per il centro sinistra la battaglia pi ardua e si concentra tutta sulla scelta del candidato o della candidata sindaco e qui secondo me ci sono alcuni passaggi molto delicati e una premessa: lopposizione, non solo a Milano, stata generalmente considerata al di sotto delle aspettative per la rissosit, per la mancanza di uomini (nuovi), per la mancanza di un disegno, per lestraneit alla gente e ai suoi problemi e per il modo scarsamente incisivo di fare opposizione. Insomma parte male. Veniamo ai passaggi delicati. Il candidato/a unico. Nelle passate elezioni la tecnica era quella che ogni partito presentasse un suo candidato, per valutare i pesi specifici, e poi al ballottaggio tutti, o quasi, convergevano sul candidato del partito che aveva raccolto il maggior numero di suffragi. Strategia perdente. Nelle prossime elezioni o la sinistra si mostra unita fin dal primo minuto o si rischia davvero di non arrivare nemmeno al ballottaggio. La scelta del candidato/a. Gran parte degli interpellati informalmente si sono dichiarati per un candidato laico, fuori dai partiti. La ragione sta tutta nelle obiezioni appena fatte sui partiti e sul loro modo di fare opposizione. Si vorrebbe un candidato giovane (al massimo quarantacinquenne), con una qualche esperienza amministrativa, che buchi il video, dotato di un minimo di notoriet personale, magari cattolico progressista, senza un passato politicamente compromettente. Lopzione laica potrebbe cadere di fronte ad una candidatura che avesse tutte queste caratteristiche con laggiunta di una garanzia di notevole indipendenza dalle gerarchie di partito. La squadra. Gran parte degli interpellati, tenuto conto che i pochi dei quali si son fatti i nomi, chi per una ragione chi per laltra, non hanno dato la loro disponibilit, pensano a dar vita a una squadra (i futuri membri della giunta) che diano una sorta di connotato a un candidato che non c. Ma chi prende questa iniziativa? Ne ha lautorevolezza? In accordo con i partiti, con la loro tacita benevolenza o in aperta ostilit? Si tratta forse del preludio a una lista civica? Oggi lipotesi di una lista civica sembra impraticabile. La ricerca del candidato/a. Avere in mano la carta del candidato unico da parte dei partiti della attuale opposizione sarebbe un ottimo viatico e probabilmente indurrebbe qualche incerto a dire di s, soprattutto se accompagnato dalla garanzia che, in caso di sconfitta, rester comunque il capo dellopposizione, cosa che non mai successa. (Diciamo pure che il candidato sconfitto Fumagalli scomparso forse nei meandri aziendali e il candidato sconfitto Ferrante dopo tanti tentennamenti finito a fare da consulente a un immobiliarista e questo non gioca certo a favore dei candidati laici. A fare il candidato dellopposizione neppure ci hanno provato e dunque ci vorrebbe una sorta di garanzia reciproca). Primarie o no. Argomento tutto da discutere, fatte salve le norme statutarie, e solo nel caso (improbabile) di una messe di potenziali candidati per i quali vi fosse un confronto possibile. E chiaro oramai che le primarie hanno il fortissimo rischio di essere unesercitazione di abilit organizzativa e spartitoria dei partiti. Se si vogliono fare, devono essere una vera consultazione aperta a tutti. Per concludere un sindaco della citt, non dei salotti, ma proprio nemmeno dei salotti della politica. Il programma. Punto dolente. Qualcuno dice che non serve a nulla, altri ci puntano molto. Una cosa certa: il risultato minimo del programma di unire i partiti sulle questioni essenziali e verificare se il candidato/a vi si riconosca tanto da buttare il cuore oltre lostacolo, o meglio oltre gli ostacoli. Il finanziamento della campagna elettorale. I vecchi milanesi sanno a memoria un vecchio detto: Met par met dan. Se i milanesi vogliono un sindaco che venga dalla citt vera e non dai salotti ricchi deve mettere, per quello che pu, mano al borsellino. Bisogna cominciare da subito a costituire un comitato elettorale con tanto di garanti, che raccolga i fondi necessari per un minimo di contrasto alla valanga di soldi altrui, un comitato che condizioni il versamento di questi denari a precise condizioni: cinque o sei punti essenziali del programma e limpegno a restare in consiglio comunale come capo dellopposizione. Queste sono le ipotesi sulle quali mi piacerebbe aprire la discussione oltre a quello che questo giornale gi ha fatto pubblicando una serie di articoli dedicati al problema sindaco. I nomi dei possibili candidati li troveremo, li stiamo cercando anche noi con voi.

Cultura CHOPIN A 4 MANI Rita Bramante e Andrea Vanzo


Forse nessuna corrente artistica e di pensiero stata tanto vittima di malintesi e stereotipi quanto quella romantica; e, come spesso accade, malintesi e stereotipi producono nel tempo false aspettative e delusioni. Tra le vittime illustri (oltre ad un Leopardi dipinto talora come maniaco depressivo, tacendone il desiderio d'infinito, profonda origine del suo disagio) anche Frdric Chopin, le cui opere sono talvolta percepite unicamente come composizioni leggere, dal carattere languido e tormentato. Con ci viene dimenticato il ruolo fondamentale del compositore non solo nell'evoluzione della tecnica pianistica, ma sopratutto nell'esplorazione delle possibilit timbriche dello strumento, contributo determinante all'uso sempre pi intensivo del pianoforte nel corso dell'Ottocento e oltre. Le iniziative che si moltiplicano in occasione del bicentenario della nascita rappresentano perci un'occasione preziosa per ridisegnare il profilo del grande compositore romantico (*). Anche lItalia propone un omaggio a Chopin con una formula inconsueta ed efficacemente divulgativa: Raccontare Chopin, il racconto della musica a teatro, con la regia di Felice Cappa. Chopin, il poeta del pianoforte, raccontato con maestria a 4 mani da Corrado Augias, voce narrante, e dal pianista bolognese Giuseppe Modugno al teatro Franco Parenti a Milano (e poi in tourne in Italia e a Parigi), un incontro a met tra lezione concerto e momento teatrale. Il pubblico accompagnato con la musica e la parola a visitare i luoghi della vita di Chopin: la campagna polacca, la Francia in bilico tra monarchia e repubblica, le residenze in Scozia e a Palma di Majorca, sempre pi lontano dalla terra natia, la Polonia un po periferica che lascia giovanissimo per non farvi mai pi ritorno. Trasferitosi nella Parigi di Victor Hugo, passa nel giro di pochi anni dallindigenza a una relativa agiatezza grazie alla frequentazione dei salotti che contano, dalle esibizioni in contesti ridotti alle sale di prestigio, dove accorre ad ascoltarlo il grande pubblico della borghesia e dellaristocrazia parigina: una vita sempre travagliatissima, segnata dalla passione tormentata per la Sand e minata dalla depressione e dalla tubercolosi che divora e annichilisce pian piano le risorse fisiche del compositore. Le due voci narranti - quella del grande giornalista e sagace affabulatore e quella del pianista che contrappunta la narrazione con unantologia di brani, che illuminano di volta in volta dettagli di forma e armonia, preziosi per meglio intendere la vita di Chopin - toccano i passaggi pi significativi e gli aspetti pi intimi della breve biografia dellartista, gli intrecci tra vicende private e Storia, facendo rivivere gli spartiti dei brani pi e meno celebri. Mentre parole e note disegnano questo percorso di vita breve e intenso con i ritmi e i toni di una piacevole conversazione, sullo sfondo scorrono proiettate su un grande schermo le immagini ricavate da unefficace ricerca iconografica tra stampe e dipinti della prima met dellOttocento e balzano in primo piano le dita del maestro Modugno che scorrono sulla tastiera. Ne esce cos un ritratto equilibrato e credibile: una vita difficile sostenuta dalla leggerezza e dalla profondit della musica. Due qualit, queste ultime, proprie anche di un coetaneo di Chopin, di un altro gigante della musica come Schumann, anch'egli nato nel 1810. C' da augurarsi che anche a lui venga riservato lo stesso trattamento.

Societ RIFLESSIONE SULLOMOSESSUALIT Giulio Rubinelli


successo tutto in una sera. Nel giro di qualche ora. Cena e cinema- un classico. Ma mi hanno costretto a riflettere. Come dicevo vado al ristorante con unamica, in un ristorante dove fanno un ottimo pesce vicino a viale Tunisia. Ci sediamo a un tavolo di rimpetto a una lunga tavolata. Ordiniamo e dopo poco fa il loro ingresso la comitiva che prende posto vicino a noi. Saranno stati una quindicina di omosessuali. Gay, ricchioni, finocchi, che dir si voglia. I vocaboli in merito si sprecano. Sono molto su di giri. il compleanno di uno di loro. Chiassosi, abbigliati in maniera molto bizzarra, ma soprattutto sboccati. Inizia unepopea di allusioni esplicite, parolacce e volgarit gratuite. Si toccano, si baciano e tutto diventa una smorfia e una sboccataggine. Allora fa il suo ingresso unaltra coppia, che prende il posto di fianco a me e alla mia amica. Sono due anziani, semplici. Nessun gioiello lei, la barba incolta lui. Sembrano due simpatici vecchietti. Si siedono e fanno la loro ordinazione. Poi, come per noi, la serata finisce e rimane solo spazio per lampia tavolata arcobaleno. la loro festa. Per altri non c spazio. Ingiustamente. Per farmi sentire dalla mia amica devo urlare e un po mi sento in discoteca. Altro ambiente che non sopporto. Insomma, spero che la cena si esaurisca presto per andarmene. Il mio sguardo viaggia dai finocchi alla coppia di anziani. Non ne possono pi. Soffrono a ogni volgarit detta dai vicini. Cadono in un imbarazzato silenzio di fastidio. Non tutto, perch sembra anche che questa situazione sia gradita alla tavolata omosessuale. Come se si beassero degli sguardi dinsofferenza e di rimorso per un tempo lontano. Comincio a non capire una situazione che in partenza potrebbe apparire ovvia. Finiamo di mangiare, paghiamo e ci avviamo al cinema (Arcobaleno, per ironia della sorte). Andiamo a vedere Mine Vaganti, lultimo di Ozpetek. Tratta di una ricca famiglia pugliese, padrona di un rinomato pastificio, che si trova a fronteggiare louting dei suoi due unici figli allalba del passaggio di gestione ai medesimi. Il contrasto tra il pensiero buonista e borghese della vecchia generazione e le passioni e i sentimenti di quella nuova, che vuole sprovincializzarsi e abbandonare il nido per inseguire i sui sogni, palese. Lunica fonte di comprensione arriva, paradossalmente, dalla nonna, promotrice dellamore puro in tutte le sue forme. Trovo il film formidabile, per regia, reci-

tazione e fotografia. Toccante oserei dire. Ma ne esco scombussolato. Scamarcio e Preziosi recitano la parte dei due omosessuali in maniera eccellente, ma perch la trama abbia seguito, la loro tendenza sessuale ne esce minimale, sottoesposta e si guadagnano cos anche la simpatia dello spettatore. Premetto prima di continuare nella mia riflessione che sono una persona tollerante, rispettosa e pi lontana dallomofobia di quante ne potreste incontrare. Possiedo molti amici intimi omosessuali che provano per me la reciproca stima. Punto focale del nostro rapporto la medesima concezione del termine di rispetto. Non sentono il bisogno di smanacciare, ridacchiare rumorosamente e di vestire magliettine attillate e di rinforzarsi il cavallo dei pantaloni. Semplicemente amano gli uomini. Nella maniera pi pura e intensa possibile. E questo io non posso che ammirarlo, e invidiarlo. Non devono dimostrare nulla a nessuno se non laffetto per il loro compagno. Come i personaggi del film. Come la lettera damore di Oscar Wilde dal carcere

al suo amante che amo tanto leggere nei miei spettacoli di strada. Ma posso capire lindignazione per altri tipi di dimostrazioni. Come quelle a cui ho assistito a cena. Capisco gli sguardi di smarrimento della coppietta di anziani di fronte a quel gay pride di pessimo gusto inscenato nel ristorante. Lo capisco perch non ho provato nulla di meno se non una forte irritazione. Unarrabbiatura incontenibile per lo smacco che quella tavolata ha arrecato allintera categoria omosessuale. Mi sovvengono delle metafore. In quella scena, mangiando uno squisito pesce (pesce sul quale qualche posto avanti le battute si sono sprecate), ho rivisto molte manifestazioni alle quali ho preso parte. Pochi personaggi sfasciano vetrine, ribaltano macchine, insultano la polizia in feroci scontri e improvvisamente la manifestazione viene bollata come violenta. A nessuno a quel punto interessano le altre centinaia di migliaia di manifestanti pacifici. La manifestazione fallita. Ho rivisto la rivoluzione femminista trasformarsi in un festival di sdoga-

namento ai pi bassi istinti umani diventando la festa della troia. Linvenzione del metodo velina. Che danneggia limmagine della popolazione femminile intera. Ho rivisto delle minoranze rovinare limmagine che si ha di splendide maggioranze. E questo fa male. Soffro per quei miei amici che non hanno nulla a che spartire con vergognosi gay pride. Sono diversi, se questo termine vogliamo usare, e di questa diversit sono consapevoli. Non solo. La amano. Spassionatamente. La proteggono, la curano, ne fanno un vanto (un pride) e la loro forza. Si fanno amare come persone splendide, buone e appassionate e non permettono di venire bollati volgarmente come ricchioni. Non potrebbero sopportarlo. Lamore bello, sempre, senza il bisogno di esagerare, di andare oltre. Chi lo vuole capire bene, chi no rimarr della sua idea ma, a mio avviso, non far che mascherare maldestramente uninvidia incontenibile per la bellezza di un sentimento. Viva chi protegge la propria identit e diversit! Il resto cinema.

Primo Piano COME I BONZI MORIRE PER UNIDEA Chiara Volpato


Quando sono disperate le donne usano il corpo come disperato tentativo per farsi ascoltare. E quello che, giovane tirocinante in un centro di salute mentale, ho imparato di fronte a una donna che aveva tenuto a lungo le mani nellacqua bollente perch non sapeva come altro urlare la sua sofferenza di fronte a una famiglia che non le permetteva di respirare. E quello che mi tornato in mente leggendo della protesta di Mariarca Terraciani, morta dopo essersi svenata per portare lattenzione sul fatto che lAsl di Napoli non paga gli stipendi. Tanti anni fa lempatia per la sofferenza di quella donna mi aveva fatto intuire che mai sarei stata capace di prendere la giusta distanza per aiutarla e mi aveva cos orientato verso altri percorsi. Ieri di fronte alle pagine che raccontavano di Mariarca ho avuto la tentazione di distogliere lo sguardo, ho dovuto farmi violenza per continuare a leggere; poi ho pensato che davvero non potevo, che qui in gioco qualcosa che riguarda tutte le donne e tutti gli uomini di questo paese, che dobbiamo guardare e guardare ancora questo pozzo nero nel quale stiamo precipitando e pensare e porci domande e trovare qualche risposta. Stanotte il pensiero della sofferenza di Mariarca e di quella dei suoi bambini mi tiene sveglia e non voglio distogliere lo sguardo. Perch oggi in Italia donne e uomini disperati non hanno altre risorse che esporre al pericolo i loro corpi sui tetti, sulle gru, negli ospedali, per farsi sentire? Dove sono la solidariet, la fratellanza, che da sempre permettono a chi sfruttato di urlare la sua ribellione sapendo che non solo, che altri sono con lui, che insieme sar possibile trovare una soluzione? Cosa ha incrinato a tal punto la fiducia collettiva da far s che le vie percorse siano cos lesive dellesistenza stessa delle persone? Certo gran parte della responsabilit sta nellimpermeabilit dei mass media, gestiti da un potere che sa di avere nellobnubilamento delle coscienze la sua arma pi forte. Non per questa lunica causa dellafasia collettiva e non su questa che vorrei oggi soffermarmi. C unaltra causa che ci riguarda pi da vicino. E la perdita di fiducia nel-

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la comunit, nellesistenza di un sentire condiviso, che porti a un agire comune. Si tratta di una perdita di fiducia tragica che sta rovinando il nostro paese e le sue, poche, possibilit di sopravvivere come luogo di convivenza civile. E la responsabilit di questa perdita risiede in gran parte nelle forze dellopposizione. Sar brutale: chi governava fino a pochi mesi fa la regione Campania e le sue Asl? Gli stessi signori, temo, che hanno lasciato nella stessa regione deteriorare la situazione rifiuti fino a regalare al nostro ineffabile premier un interminabile e gratuito spot. Io per non ho mai sentito qualcuno di questi signori ammettere apertamente le sue responsabilit, dare le dimissioni, porgere scuse. Qualche tempo fa ad Annozero Bersani parlava dellorgoglio del Pd. Io rispetto profondamente Bersani, penso sia un leader onesto e capace, uno che non ti racconta storie. Lo guardo e penso che ha una faccia vera, che comunica anche preoccupazione e tristezza per quello che questo paese sta diventando. Che sia qualcuno a cui dare fiducia lho capito quando

sono andata a votare per la leadership del PD con mia figlia sedicenne. Alluscita, di fronte a me e a mio marito, che avevamo votato Marino, Caterina ha comunicato di avere invece votato Bersani perch dei tre le sembrava il pi solido. Ho pensato che se sapeva conquistarsi con tanta nettezza la fiducia di una sedicenne forse poteva davvero traghettarci fuori dalle secche in cui ci eravamo impantanati. Poi per che malinconia, DAlema e la Puglia e non una sconfitta Lorgoglio non basta. Ci vuole un ripensamento vero, una rinascita. Io credo che ci sia una sola strada per uscirne vivi. Dire apertamente gli errori fatti, chiedere apertamente scusa. Per lAsl di Napoli, per esempio. Perch, se non ci sono pi soldi in una regione per decenni governata dal centro-sinistra, qualcuno dovr pure prendersi la responsabilit di parlare, spiegare, chiedere scusa, progettare una riparazione. Come in qualsiasi relazione di amicizia, di coppia, tra genitori e figli, si pu restaurare la fiducia reciproca solo ammettendo gli errori e ragionando

insieme su come ripararli. Di fiducia abbiamo prima di tutto bisogno. Di poter pensare che non tutti rubino, che non tutti approfittino della cosa pubblica, che governi qualcuno come te, con il mutuo, qualcuno disposto ad andare a casa se sbaglia e, comunque, dopo quattro/otto anni di onorato servizio perch nessuno gestisce la cosa pubblica per diritto di nascita e i politici di professione di danni ne hanno fatti abbastanza, quasi come i banchieri. Nel baratro in cui siamo sospesi, tra Grecia e Argentina, dobbiamo a mio parere tentare la coalizione degli onesti. Mettere caparbiamente insieme chi tenta di contrastare ruberie e protervie, il vecchio cuore cattocomunista, i viola, i grillini, chi marcia oggi per la pace, chi si preoccupa soprattutto dellambiente, chi tenta di opporre le ragioni di un paese normale alla prepotenza di chi vuole imporre le grandi opere per lucrare sugli appalti. Dobbiamo avere il coraggio della pulizia. Forse perderemo ancora. Ma restaureremo quel legame tra noi che la prima ragione di un cambiamento.

Architettura AMBROSIANA E LEONARDO DA VINCI Antonio Piva


Ho riflettuto a lungo sullopportunit di scrivere un commento sulla manifestazione dedicata a Leonardo Da Vinci nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana perch il luogo e le opere, che sono ospitate al massimo della qualit nella tradizione della storia di Milano e non solo, mi mettono in uno stato di soggezione. Avevo ascoltato alcuni commenti negativi sullallestimento della mostra nella biblioteca Federiciana e in quegli spazi dedicati ad alcune opere pittoriche di Leonardo come il Musico e la Duchessa del Cardinale esposte a introdurre i disegni di architettura. Avevo ascoltato altri commenti pi benevoli di persone disposte a sorvolare su quel lento inesorabile modo di far scivolare verso il basso quella qualit che soltanto le idee buone, la tecnica, lesperienza, la passione possono garantire per sostenere la comunicazione di reperti unici nel loro genere rivolti a un pubblico selezionato e attento. Ho voluto superare la ritrosia per i commenti altrui cos discordi per capire come unIstituzione cos prestigiosa avesse affrontato un tema espositivo sempre difficile e delicato per la fragilit dei materiali (la pergamena) segnati da tratti sottili e da annotazioni composte da minuscoli caratteri. Negli anni 80, in occasione delle celebrazioni del genio di Leonardo, mi ero occupato al Castello Sforzesco dellesposizione dei Disegni di Natura provenienti dalle raccolte della Regina dInghilterra esposti nella sala delle Asse. Questa esperienza mi aveva portato a non sottovalutare i due aspetti dominanti dellesposizione: la fragilit dei materiali e la comunicazione. Il livello di illuminamento delle opere assai basso (max 60 lux) per proteggere la carta, avrebbe potuto mettere in serie difficolt losservatore se non fosse stato introdotto, allinizio del percorso, la spiegazione del comportamento degenerativo della carta esposta ai raggi della luce naturale e artificiale. Inoltre la progressiva diminuzione dellintensit luminosa adottata prima di raggiungere le opere leonardesche aveva favorito in tempi brevi ladattabilit dellocchio umano alla semi oscurit. Da allora molte ricerche e scoperte nel campo illuminotecnico hanno ampliato il raggio delle possibilit espositive scongiurando ogni possibile danno e mettendo in condizione il pubblico di vedere quanto esposto.

Lesposizione attuale, semplificando la ricerca sui due temi dominanti, (sicurezza e comunicazione) tradisce un poco il ruolo di una grande istituzione che in questoccasione avrebbe potuto mettere a fuoco un sistema espositivo pi efficace ponendo laccento sulle ricerche storico critiche del bel gruppo di studiosi che si sono occupati dei disegni di architettura come pure delle pitture. Assoluti

capolavori sono banalmente esposti, quasi comparse di una scena logorata dalla stanchezza e dalla noia. La parte grafica e didascalica pare inadeguata e spesso ingenua nel segnalare un percorso che conduce al ritratto del vecchio artista barbuto e troppo grande per essere relegato in un contesto che nulla ha a che fare con lespressione di un pensiero intenso, immortale. La Biblioteca Fe-

dericiana con la sua architettura e la sua storia reggono la tensione emotiva al primo impatto; ma le immagini leonardesche, nella sequenza, sono poco leggibili, le architetture illuminate da luci discontinue e un po tremolanti trasmettono un disagio che non compatibile con lopera del genio assoluto che merita il meglio della sperimentazione, il meglio di tutto sempre.

Dal Palazzo SCIABOLETTA SCAJOLA, GENERALE SFORTUNATO Giuseppe Ucciero


Prologo Napoleone, che sintendeva di uomini e di battaglie, non perdonava ai suoi generali una sola cosa, la sfortuna. Che questa non fosse una qualit personale, ma solo lannuncio e lesito di unimperscrutabile e rovinoso destino non solo non cambiava il suo ferreo pre-giudizio, ma anzi lo rafforzava, che contro gli uomini qualcosa si pu, ma contro il fato avverso assolutamente nulla. Cos gli uomini del Generl non solo cercavano nello zainetto il bastone da maresciallo che aveva promesso loro, ma soprattutto cercavano di evitare con tutti i mezzi, se non le vicende negative, almeno la nomea. Trama Nel nostro tempo e nel nostro caso, Napoleone Berluscn per la seconda volta si risolto in questi ultimi giorni a cacciare dal suo sofferente accampamento uno dei suoi generali pi famosi, forse uno dei pi vanitosi, certo il pi sfortunato, un paperino, insomma un vero sfigato della politica italiana. Nellormai lontano 2002, la carriera dello Scajola si era gi interrotta malamente per sopravvenuto colpo di sfiga, quando ciarlando con qualche amico giornalista (un ossimoro assoluto) aveva lasciato cadere un e poi era un gran rompicoglioni, riferendosi a un uomo di valore assassinato anche a causa della sua negligenza. Come se lesserlo, e ammettiamo pure per assurdo che lo fosse, costituisse una scusante per chiamare a s, a propria attenuante, la complicit di un fato che, sia pur maldestramente, una qualche opera di giustizia laveva alla fine pur fatta. Sei lunghi anni, lontani dalla luce, di rancore, rabbia e cicoria a pranzo e cena, si era fatto il buon Scajola da Imperia, ridente cittadina di una Liguria fattrice prolifica di uomini dallinquietante profilo: si ricorda in parte avversa, la sinistra nomea di un importante uomo politico locale, cos potente che noi stessi ci limitiamo ad alluderne lesistenza senza evocarne il nome. Ma insomma, dopo tanto esilio, Sciaboletta Scajola ha ritrovato nello zainetto il suo bravo bastone e baldanzoso si avviato verso quello che credeva un radioso destino. Mal gliene incolse. Era in agguato di nuovo, e temiamo ormai definitivamente, Monna Sfortuna, che lo guatava sordida da tempo, silente e in attesa del momento pi favorevole, quello che fa pi male, quando il sole allo zenit e tutto pare ti sorrida. A dire il vero, Sciaboletta temeva il nuovo colpo e ultimamente si era fatto guardingo, le sottili labbra serrate, lo sguardo puntuto, attento a cogliere i pur minimi sintomi del suo male. Ma non poteva neppure immaginare cosa lo aspettava, ala truffa perfetta, nella forma, inarrivabile della truffa al contrario. Quella incredibile, dannosissima truffa, per la quale la vittima innocente del raggiro invece di perdere si arricchisce, trovandosi il portafoglio gonfio anzich malinconicamente svuotato e proprio lui, Sciaboletta, primo nel mondo, doveva esserne vittima predestinata. Cos, per unispezione mirata ad altri fini (absit injuria verbis), cercando le prove di malversazioni della cricca abruzzese, viene fuori da un rapporto della Guardia di Finanza inviata dal roseo Giulio, il suo arcigno concorrente nel governo, che la sua bella casa al Colosseo non se l pagata lui, come tutti (quasi) i cristiani, ma unanima buona che fingendo di far del bene, lo ha raggirato, e a sua insaputa, poveretto, ha messo nelle mani delle sorelle Papa (e poteva mancare anche questa per lultimo democristiano?) 80 begli assegnini non firmati da lui medesimo. Ma cosa poteva farci il buon Sciaboletta, questo Paperino, anzi, per i soli intenditori, questo inarrivabile Paperoga, sono innocente dice, e ricorda bene, durante il rogito era solo andato a prendere un caff: deve essere stato proprio in quei pochi minuti che gli hanno infarcito la borsa di assegni. Che sfiga, ragazzi. Una scena che neanche Monicelli e Risi messi assieme, e pare di vederlo veramente, il Tot Zampolini armeggiare vorticosamente, tra doppi sensi, strizzatine docchi e guardi ma non guardi, con la borsa del Fabrizi Scaiola, mentre questi, ingenuo e sorridente come un fanciullo di fronte alla vita, casca nel diabolico tranello.

Ma lui non lo sapeva, dice, sono una vittima della pi fantastica truffa della storia, la truffa al contrario, che gli ha portato e non sottratto 900.000 euro. Si era perfino convinto in quel lontano 2004 che questa sopravvenienza inspiegabile fosse alla fine solo, guarda un po come va il mondo, chiara dimostrazione del fatto che non solo la sfortuna laveva definitivamente mollato, ma addirittura gli restituiva attraverso la mano invisibile del mercato perfino i danni subiti dai suoi precedenti colpi. Diavolo di un Adamo Smith! Ma cos non era, la sfiga mordeva di nuovo le sue caviglie, al punto che gli stessi giornali di Arcore, rabbiosi sicari a pagamento della famiglia proprietaria del Paese, lhanno circondato, abbaiando e mordendo senza piet, a loro volta. Possiamo solo immaginare il tormento di un uomo che non ha esitato a mettere di mezzo lonore intonso dei suoi familiari, lansia di un uomo di stato che, perduta la benevolenza della fortuna, si rivolgeva infine a chi

tutto pu, al fattore immobile che tutto muove, per chiedere aiuto, comprensione, piet. E questi, riconoscendo in lui, ma solo fin qui, unassoluta somiglianza antropologica, gliela avrebbe pure accordata, solo che Napoleone Berluscn tutto tollera tranne la sfiga, specie quando qualcuno se ne ammanta cos doviziosamente da suscitare pena perfino tra gli avversari. A nulla valsero allora lacrime, perfidie democristiane, ricordar di meriti passati, una sola cosa si diceva tra s e s Napoleon Berluscon: come posso fare argine a questo nero talento inarrivabile, come posso salvare me stesso, i miei cari, averi sintende, laccampamento, la felicit e un futuro ancora pieno di promesse? Cos pensando, gli occhi si facevano sempre pi piccoli e lontani, lespressione indurita e indifferente, solo il sorriso meccanico rimaneva a falso testimone dellamore ormai sfiorito. Finalmente anche il buon Scajola cap, senza altre parole, che il suo destino era interamente giocato e che

Monna Sfortuna aveva vinto il piatto su cui era posta lintera sua vita. Epilogo Come si chiamava quel ministro, dir fra pochi giorni il bugiardo di stato, che era cos bravo e intelligente, ma anche cos poco dotato nel circondarsi di avvenimenti propizi? Era un nome un poda sfigati, un nome assonante alla disgrazia, al fato malevolo: Scaloia? Azzarda qualcuno dei corifei sottovoce. Macch, ribatte seccato Napoleone Berluscn: il suo nome era, lo ricordo bene, diverso, qualcosa di pi forte, s, s, ora ricordo bene, era Scalogna, una scalogna nera, perbacco, forte, pestifera, ammorbante, anzi sono certo faceva proprio Scalogna di cognome e Forte di nome: Forte Scalogna, poveretto. Cos Forte Scalogna, lultimo democristiano, caduto in battaglia, colpito e affondato da un destino cinico e baro: se n andato col petto in fuori, solo per un sospetto, ch era un uomo di Stato.

Ambiente e Scienza PER FAVORE EVITATECI I PIAGNISTEI Anna Gerometta


Le notizie degli ultimi giorni hanno risollevato il tema dellinquinamento: le possibili sanzioni dellUnione Europea, Ecopass e il da farsi a Milano. Vorrei segnalare alcune circostanze forse sfuggite a chi non si occupa di inquinamento tutti i giorni. Innanzitutto, la notizia dellimminente rinvio alla Corte di Giustizia del procedimento di infrazione per il mancato rispetto dei limiti sullinquinamento dellaria ha dato modo al nostro governatore di chiamarsi fuori lamentando linerzia del Ministero e il mancato aiuto dellEuropa. Eppure, come ammonisce la parabola di Luca che al nostro governatore dovrebbe essere ben nota Perch guardi la pagliuzza che nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che nel tuo?. Nulla si crea e nulla si distrugge, linquinamento di Milano e della Lombardia roba nostra, creato in una porzione che si avvicina al 70% dal settore dei trasporti e che, a causa di sfortunate condizioni orografiche della regione, rimane esattamente dove viene prodotto. E i rapporti redatti dal Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea nellambito dello studio condotto sullinquinamento in Lombardia e quelli della ASL di Milano sugli effetti dellinquinamento sulla salute ci dicono che oggi uno dei problemi pi gravi della nostra aria risiede nei cd. NOx (ossidi di azoto) e nel cosiddetto areosol inorganico secondario che contribuisce al particolato per pi del 40% del totale e che derivano in gran parte dalle emissioni dei veicoli diesel. Viene allora spontaneo domandarsi perch il nostro Governatore non guardi a cosa ha fatto la sua amministrazione negli ultimi 15 anni? Non avrebbe forse potuto e dovuto in 15 lunghi anni di governo creare nuovi percorsi ferroviari, riorganizzare il trasporto pubblico rendendolo funzionante ed efficiente, sostenere e implementare lintermodalit e la mobilit sostenibile, informare il pubblico circa le azioni e i comportamenti per ridurre le emissioni? In poche parole, mettere i cittadini lombardi in condizioni di avere una reale alternativa allauto privata? E aveva forse senso finanziare con imponenti fondi regionali (siamo a 46,5 milioni di ) linstallazione di filtri antiparticolato che riducono s il particolato emesso dai veicoli diesel ma lasciano intatti proprio i micidiali NOx, di fatto rimettendo in circolazione quei veicoli - gi fuori legge -

le cui emissioni proprio di NOx (preeuro, Euro I, II) sono pi che quadruple rispetto a quelle dei veicoli di nuova generazione? A febbraio egli ha affermato davanti a milioni di telespettatori che linquinamento non la causa diretta di alcuna malattia sebbene gli scienziati della Commissione Europea, pagati da noi lombardi per studiare la nostra aria, da anni relazionino la sua Regione sulle conseguenze gravissime ed anche fatali per la salute dei livelli di inquinamento con cui conviviamo. Grazie Governatore per il messaggio chiaro che comunica ai suoi concittadini! Quanto al Comune, i milanesi si ribellino a una nuova Commissione. Ad altri studi e ad altri soldi gettati nel nulla, perch nulla ormai ignoto sullinquinamento di

Milano, se non, e questa una certezza, lesistenza di unintenzione politica seria e tradotta in fatti di tutelare la salute e il benessere dei cittadini. Al Sindaco vorrei dire che il coraggio dellunico intervento possibile ed efficace, che sviluppi Ecopass in una ben pi vasta congestion charge, accompagnato da tutti gli interventi (mai realizzati) gi studiati e inclusi nel programma Mobilit e trasporti sostenibili della Relazione Provvisionale e Programmatica 2007/2009 redatto dal Comune le venga, se non altro, dalla consapevolezza di essere responsabile anche penalmente per la tutela della salute dei suoi concittadini e che questo dettaglio, non da poco, le consente di reagire a una maggioranza politica che, a oggi, ben

scarsa attenzione ha dimostrato ai problemi che realmente stanno a cuore alla maggioranza dei cittadini, di ogni parte politica, primo fra tutti la qualit dellambiente in cui vivono. Se di studi il Comune ha necessit, dimostri almeno oculatezza nella gestione delle nostre finanze, e accolga linvito e lappello formulato dai Genitori Antismog a gennaio di convocare a Palazzo Marino, in seduta plenARIA (e non una svista!), gli scienziati del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea perch davanti a tutti i consiglieri e tutti gli assessori, illuminino con la loro scienza questa maggioranza da anni cos confusa. Forse una mezza giornata farebbe risparmiare al Comune mesi di lavoro!

Metropoli SHANGHAI E LA PICCOLA MILANO Renata Pisu


Arduo pensare a Shanghai e alla sua Expo mentre Milano patisce la sua Expo a venire, ancora pi arduo tentare un discorso per indicare similitudini e differenze tra due citt che pi diverse non potrebbero essere anche se nel lontano 1979 furono gemellate in virt delle arcane logiche che sempre pare presiedano a questi affratellamenti internazionali, pretesto per scambi di visite troppo spesso inconcludenti. O addirittura causa di incomprensioni e di gaffes clamorose che sfiorano il ridicolo, o lincidente diplomatico, come accadde nel 1994 quando a Shanghai arrivarono contemporaneamente due delegazioni lombarde, una del comune capoluogo, laltra della regione, per perseguire finalit simili: ma siccome luna era partita allinsaputa dellaltra, quando si incontrarono su suolo cinese si guardarono in cagnesco mettendo in grave imbarazzo le autorit ospiti che ancora si domandano: ma quanto sar mai grande questa Lombardia? E come mai questi lombardi rifiutano persino di incontrarsi fra loro? Eppure sia comune che regione erano a guida della Lega e, se non fosse stato per la brillante idea del sindaco di Shanghai di invitare Formentini e Arrigoni a bere un caff assieme alla fine degli incontri, i due sarebbero ripartiti luno allinsaputa dellaltro, proprio come erano arrivati. Cos Shanghai ha scoperto Milano e la Lombardia. In quegli anni ha scoperto anche lItalia. I 300 miliardi promessi dallallora Ministro degli Esteri De Michelis per lo sviluppo di Shanghai non si sono mai visti, finiti nel tourbillon di Tangentopoli che ha coinvolto anche il settore della cooperazione internazionale. Ora Shanghai ha dimostrato di poter fare a meno di quel nostro aiuto, chi ancora se ne ricorda non recrimina, sorride, pago dei nuovi grattacieli e della recente dinamica prosperit. Questanno la citt ha raggiunto un altro dei suoi ambiziosi primati. Alberto Moravia che la visit nel 1936 si accorse che, per lappunto, era citt dagli ambiziosi primati. Voleva avere di tutto e di pi, era frenetica, ingorda, fibrillante. Non ho conosciuto la Shanghai di allora ma quella castigata da Mao, poi quella risorta con Deng, poi quella di oggi con la sua Exp. Che sar, a sentire i cinesi, lExp pi mirabolante di tutte quelle passate e di quelle a venire. Anche di quella di Milano? Non so come era Milano una volta, per me prima romana e poi pechinese: era una citt che mi veniva raccontata in tanti film in bianco e nero, una parlata strana con tutte le vocali chiuse, certo ambiziosa, con tutti che dicevano di avere il cuore in mano e ci pensavano loro, i cummenda, sempre presi in giro dai nostri romanissimi eroi di celluloide. Ma la realt milanese suppongo che non fosse quella.Quando sono approdata in questa citt che ormai considero pi o meno mia, avevo alle spalle Roma, Pechino e Shanghai. Sono diventa milanese? Non lo so, comunque mi accade di soffrire talvolta per Milano che ora ha i suoi senatur, specie quando penso che, per lExpo, ricever il testimone da Shanghai. Non vorrei che perdesse troppo la faccia e penso che dovrebbe dimostrare per lo meno di essere un po pi aperta, pi

cosmopolita come lo Shanghai, per sua storica vocazione. Ma il retroter-

ra di Shanghai la grande Cina, il Pacifico, mentre quello di Milano si

sperava che fosse lEuropa tutta e invece si teme che sia la Padania.

Economia SCOMMESSE Franco Morganti


Come ci hanno spiegato nel numero scorso Sara Bonanomi e Maria Cristina Paganoni, nelle loro corrispondenze da Shanghai, lItalia sta cercando, anche allExpo 2010, di costruire la solita immagine del Bel Paese esportatore delle quattro A: Abbigliamento, Alimentazione, Arredamento, Auto e motori. Ma mentre i nostri Brambilla sgomitano in terra cinese nelleconomia reale, sopra di loro aleggia una minaccia permanente: quella della crisi finanziaria. La crisi in cui ci troviamo determinata dalle scommesse. Preferisco chiamarle cos piuttosto che speculazione, perch si capisce meglio la storia. Si scommesso sulle materie prime, sulle valute, sui tassi di interesse, sui crediti, su tutto. Quando la posta molto alta, al di sopra delle disponibilit del banco (o della banca), pu capitare che il banco (la banca) salti. Se alla roulette uno punta 1 milione su un numero ed esce len plein, se il banco non dispone di 35 milioni, salta. Per evitare questo, di solito si d un limite alla puntata massima. Queste scommesse, nella finanza moderna, si chiamano derivati. Qualche volta si chiamano diversamente, come nel caso dei mutui immobiliari in cui la scommessa era sulla crescita dei valori immobiliari: comunque si tratta pur sempre di giocate (derivati) su valori sottostanti da cui, appunto, derivano. Che in Borsa ci siano fenomeni di scommessa, vero fin dalla sua nascita nellOlanda del 1400. Era normale che un mercante con buone disponibilit di denaro comprasse del grano in eccesso, se prevedeva che ci sarebbe stato un clima cattivo che avrebbe fatto salire il prezzo del grano. Certo non poteva comprare pi del grano esistente sul mercato. Anche qui cera un problema di misura, di limite alla quantit, come nel gioco alla puntata. Quando la corsa allacquisto eccede le quantit disponibili, nascono le bolle. Dopo la bolla del 1929 si pensava di essere vaccinati, ma cos non stato. Prima ancora della bolla immobiliare scoppiata nel 2007 cera stata quella della new economy, in cui bastava che unazienda avesse a che fare con i bit invece che con gli atomi perch il suo valore andasse alle stelle. Dalla bolla della new economy, invece, non abbiamo imparato nulla, anzi. Abbiamo capito che le bolle sono un ottimo esercizio per fare quattrini a spese di qualcuno. E infatti non era ancora finito lo sgonfiamento della bolla della new economy che gi si stava gonfiando quella immobiliare. Che ci fosse in atto una bolla immobiliare, Robert Shiller lo disse chiaramente fin dal 2000 (v. Irrational Exuberance), ma la massa di persone che ci stava guadagnando sopra imped che le autorit monetarie prendessero liniziativa di sgonfiare la bolla prima che scoppiasse. Anche i tassi bassi di Greenspan della Federal Reserve contribuivano al gonfiaggio. E adesso? Stiamo forse rinsavendo? Stiamo mettendo argini perch questo non si verifichi pi? Quali regole sono state poste sui derivati, che rappresentano una massa di 700.000 miliardi di euro (secondo Marco Onado) qualcosa come 12 volte il PIL mondiale (parlo di valori nozionali, certo pi alti di quelli di mercato o di rischio in cui si compensano attivi e passivi, sempre che si compensino) e che si scambiano OTC (over the counter) cio fuori mercato? Non dimentichiamo che prima di Clinton i contratti derivati restavano ai margini del mercato, perch considerati, giustamente, roba da scommesse, non da investimenti. Cosa ha infatti a che fare tutto questo con la funzione primaria della Borsa che quella, dice lo stesso Shiller, di dare liquidit agli investimenti, di finanziare gli imprenditori che si assumono rischi Assolutamente nulla o molto poco, se pensiamo che certe forme di derivati sono tuttal pi il surrogato di una polizza assicurativa (sui cambi, sulle materie prime). Il fatto che troppa gente potente ci guadagna sopra e non ha nessuna voglia di veder limitati i propri guadagni. Chi fermer questa ondata di scommesse evitando che il banco (le banche) salti? Allorizzonte non si vede nessuno, data la debolezza di istituzioni di fonti nazionali contro fenomeni di portata globale, salvo Obama che ha promesso di intervenire. Riuscir il nostro eroe, stremato dalla lotta per una sanit per tutti, a mettere in riga i finanziari, gli analisti, le societ di rating, tutti prevalentemente in conflitto di interessi e assoggettare, ad esempio, i derivati, a regole di contrattazione tipiche del mercato finanziario evoluto oppure semplicemente a imporre che chi scommette depositi le somme a rischio? Se questo non avverr, i nostri Brambilla avranno un bello sgomitare per esportare a Shanghai, ma quando torneranno a casa troveranno la recessione da crisi finanziaria, falliti i loro subfornitori, leuro svalutato dalle scommesse contro leuro e penseranno che le loro fatiche sono state inutili.

Speciale 1 LA SOSTENIBILITA SI FA SPETTACOLO Sara Bonanomi


Allinterno di un parco Expo progettato e sviluppato allinsegna del motto Better City, Better Life, lascia un po perplessi il fatto che proprio il tema della sostenibilit urbana, idea fondamentale e motore della manifestazione, sia rappresentato nel sito espositivo in modo discontinuo. Nellestesa superficie che fa da culla allevento, i padiglioni tematici si distribuiscono a macchia di leopardo tra le variegate costruzioni in cartongesso, legno e metallo che rappresentano le nazioni partecipanti. Insomma, a Shanghai 2010 sembra talvolta mancare una pi rigorosa coerenza di stili e messaggi che orienti il visitatore consapevole nel suo percorso desplorazione. Del resto, come poter parlare in modo convincente di sostenibilit dal cuore stesso di una megalopoli che in sessantanni passata da quattro a diciannove milioni di abitanti dilatandosi in modo apparentemente incontenibile? Poich non mi bastano gli effetti scenografici dellimmenso non-luogo che lExpo 2010 e vorrei davvero capire se, come e dove si parla di sostenibilit, mi metto alla ricerca. Spostandomi allinterno delle aree dedicate ai padiglioni degli stati di Europa, Africa, Oceania e Americhe, mi sembra evidente che la dimensione legata alla promozione dei luoghi e lenfasi sui brand nazionali prevalga di gran lunga rispetto a unaggiornata presentazione di proposte eco-sostenibili per la vita urbana. Comodamente seduti in poltrone reclinabili, i visitatori allinterno dei padiglioni vedono scorrere su megaschermi immagini dalle citt di tutto il mondo. Roma, Londra, Mumbai, Edmonton, Rio de Janeiro, Shanghai e molte altre, ciascuna metropoli visivamente raccontata secondo le proprie specificit e ritmi di vita. Forse pi concreto e attento al tema dellExpo cinese il contributo dellUnione Europea, il cui padiglione sovranazionale fornisce al pubblico dati statistici, modelli e dettagli tecnici relativi ai programmi di salvaguardia ambientale e dintervento sul clima messi in atto dai paesi del vecchio continente. Ancor pi rappresentativo del tema della sostenibilit il caso dellarea Expo dedicata alle migliori pratiche urbane (Urban Best Practices): indicata con la lettera E e collocata sulla sponda ovest del Huangpu, la zona ospita interessanti esempi dinnovazione tecnologica finalizzati alla tutela del territorio, al risparmio energetico e, pi in generale, allefficienza nelluso e redistribuzione delle risorse. Selezionati e presentati come i pi significativi progetti davanguardia per uno sviluppo sostenibile delle citt, tra le migliori pratiche spiccano le proposte di grandi gruppi aziendali, asiatici e occidentali, impegnati nella ricerca di sempre nuove soluzioni nellambito dei trasporti, delle costruzioni e del riciclaggio dei materiali. Seducente il progetto esposto dalla China State Shipbuilding Corporation (CSSC), che presenta il modello di unimmensa nave del futuro, concepita come una vera e propria citt ecologica sul mare. Per esser pi precisi, questo nuovo colosso marino appare simile a unenorme nave fattoria la cui superficie, dalla poppa alla prua, interamente ricoperta di verde, prati, orti coltivabili e spazi destinati alluso di pale eoliche per la produzione di energia rinnovabile. Molto apprezzato anche il progetto attuato dalla citt di Taipei che, avendo affrontato con successo i seri problemi legati allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, causa di uno sconfortante degrado ambientale, mostra in un breve filmato il suo programma di raccolta differenziata e riciclaggio dei materiali di scarto, incuriosendo i visitatori dellExpo 2010 con una parete interamente costituita da un incastro di lattine e chip, colorati simboli di uniniziativa ben riuscita che si fa quasi arte. Composto da coni in truciolato, il padiglione 2049 (lo stesso delliniziativa di Taipei) senza dub-bio meno appariscente della vicina megastruttura scintillante allestita dalle aziende automobilistiche General Motors (statunitense) e SAIC (cinese) per promuovere il lancio delle proprie mini-auto alimentate da energia rinnovabile. Tuttavia, proprio la presenza allinterno del parco Expo di queste proposte che si focalizzano davvero sulla sostenibilit pare il sintomo di una nuova sensibilit ecologica da parte di una Cina ancora caratterizzata da numerose contraddizioni. Si tratta a tutti gli effetti di un Paese che vive una fase di sviluppo estremamente rapida e delicata, in cui il futuro della nazione dipender dal complesso equilibrio tra una comprensibile volont di crescita e unautentica attenzione per lambiente. Non a caso, il nome attribuito al padiglione 2049, con esplicito riferimento al 1949, anno di fondazione della Repubblica Popolare Cinese, segnala che la nuova rivoluzione, quella per uno sviluppo sostenibile, ha come suoi eroi alcune figure di ambientalisti e animalisti di cui ci viene narrato limpegno attraverso brevi filmati di grande impatto emotivo che combinano in modo convincente sensibilizzazione e spettacolo, costruendo al contempo una nuova mitografia nazionale.

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Speciale 2 DA PAVIA A XIAN Sabrina Correale


Tutto il mondo in vetrina allExpo di Shanghai, manchi solo tu. Cos recita uno dei tanti slogan pubblicitari che le reti televisive cinesi passano con una frequenza inaudita fra telegiornali regionali e soap opera alloccidentale. S, lo ammetto, anche io ho ceduto alla tentazione e ho deciso di intraprendere il tanto agognato viaggio studio in Cina proprio in occasione di questo megaevento. La mia avventura iniziata circa tre mesi fa quando, ormai prossima al conseguimento della laurea magistrale, ho deciso di lasciare il borgo pavese per Xian, una piccola citt di otto milioni di abitanti. Nella scelta della mia destinazione ho volontariamente evitato le splendenti e globalizzate megalopoli del futuro per adottare un punto di vista decentrato, un caleidoscopio che mi facesse scoprire la vera Cina, non limmagine opaca del gigante economico che cerca di doppiare i tassi di sviluppo dellovest del mondo. La provincia cinese di Xian avvolta da unatmosfera daltri tempi. Ancora oggi camminando per strada incontro facce incuriosite che scrutano i miei tratti e ridono quando mi sentono parlare italiano, come se gli stranieri e la loro cultura fossero ancora qualcosa nuovo, insolito e bello e non riesco a spiegarmi come il centro del potere del nuovo millennio possa non essere ancora abituato all altro. Quella che vivo quotidianamente a Xian la Cina dellossimoro che abbraccia ricchezza sfacciata e povert senza soluzione di continuit. Camminando verso lUniversit mi perdo fra simboli mistici di unepoca lontana e mi rendo conto di quanto la vita alfabetica a cui sono abituata possa rivelarsi monotona e asettica. Incontro mercanti assonnati che sistemano i banchetti per il mercato rionale, mentre la fila dei risci ancora illuminata dalle corone di lanterne rosse. Passeggio e il profumo dei baozi (panini cinesi) appena sfornati non riesce a coprire lodore acre delle ciminiere delle fabbriche occidentali che proliferano grazie alla manodopera cinese proveniente dalle campagne che per 50 euro mensili lavora ininterrottamente fino a notte fonda. Spesso i sinologhi parlano di sguardo alla cinese per descrivere il particolare modo di gestire i rapporti interpersonali che il popolo cinese adotta nelle pi svariate situazioni. La provincia cinese rappresenta, da questo punto di vista, un serbatoio infinito di esempi. Pochi giorni dopo il mio arrivo, sono fuggita dalle celle del dormitorio studentesco affidandomi a unagenzia immobiliare per laffitto di un appartamento. Letichetta cinese ha imposto al mio agente immobiliare di diventarmi amico, consulente, salvatore. Dopo aver seguito tutte le pratiche burocratiche, si impegnato a firmare il contratto internet a suo nome perch me laveva promesso e si assicurato che il padrone di casa mi regalasse coperte, pentole e lavatrice. Qui la transazione economica non un contratto ma un rapporto profondo, una stretta di mano che affonda le radici nella teoria delle relazioni: ci conosciamo, ci facciamo favori a vicenda e in ogni momento possiamo contare sul reciproco aiuto. Il mio stupore di fronte a questo modo di intendere il mercato lascia sempre perplessi i miei interlocutori cinesi per i quali normale possedere una famiglia allargata di parenti, amici e clienti. Abituata come sono alla logica gretta e al cinismo del nostro mercato, ancora mi commuovo di fronte a tanta semplicit e gentilezza. Xian una citt ancora legata al culto delle tradizioni lontane. La mattina presto, per le strade, si incontrano file interminabili di nonni che accompagnano i nipoti alla fermata del bus scolastico. Il rispetto e limportanza accordati agli anziani stupefacente e sono molte le politiche tese a rendere migliore il loro livello di vita. Nel campus, vero e proprio luogo di svago per grandi e piccoli, si incontrano frotte di signore anziane che, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, praticano ogni giorno il taichi. Oppure, nei curatissimi parchi nel cuore della citt, intere aree sono dedicate ai balli di gruppo della domenica mattina. E ancora, non raro trovare vecchietti intenti a incenerire soldi di carta agli angoli dei marciapiedi come offerta ai morti, magari vicino ai lavaggi auto o alle uscite dei numerosi KFC (Kentucky Fried Chicken, catena americana di fastfood). Il contrasto cos profondo fra limmagine che la Cina al neon di Shanghai e Pechino vuole mostrare al mondo, soprattutto in concomitanza con lExpo, e la timida e rugosa Cina che si scopre allontanandosi dal centro lascia sconcertati. Soprattutto, piuttosto triste constatare quanto il popolo cinese delle scorse generazioni non sia per nulla integrato al moto propulsivo della globalizzazione e dellapertura occidentale del Paese. Tuttavia, la febbre della modernit sta lentamente contagiando tutti gli strati sociali e quando mi sento chiamare laowai (straniera) dal vecchietto che gioca a mahjong sotto la mia finestra non mi sorprende scoprire che anche lui indossa scarpe Nike. La Cina che racconto quella che brucia gli incensi nel tempio confuciano illuminato dalle insegne del vicino McDonalds.

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Lettera ABORTO
Normalmente pubblichiamo tutte le lettere che riceviamo escluse quelle, molte per fortuna, che ci incoraggiano nellandare avanti o si complimentano con noi. Questultima che abbiamo ricevuto ci ha colpito particolarmente e, in ossequio alla libert di pensiero e di stampa la cui sorte amareggia queste nostre giornate, la pubblichiamo. Ci scrive Maurizio Giani - Buon giorno alla redazione. Vorrei porre soltanto una domanda: "Alla madre che subir un aborto viene raccontato come verr ucciso il feto che ha in grembo? Le vengono fatte vedere le immagini dell'aspiratore che spappola il feto fino alla testa ?". Non serve che io descriva le atroci torture alle quali verr sottoposto il feto durante l'aborto, pieno Internet. Spero che queste mie righe vengano pubblicate. Sono fiero di essere un ANTIABORTISTA STRACONVINTO FINO ALLA MORTE e far di tutto affinch questo (?) possa essere portato avanti. Riesce un po difficile comprendere il senso di questa e-mail. Un inno alla morte, uno per ognuna delle quattro scarne frasi, che mirano a essere deffetto, di cui si compone il messaggio. Messaggio di chi peraltro esordisce dicendo di voler porre soltanto una domanda. Due domande ci vengono spontanee. Noi trattiamo altri temi, perch questo messaggio stato inviato a noi? E perch stato usato quel tono? Il direttore L.B.G.

RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

Un clavicembalo ben temperato e ben eseguito.


Quando, allinizio del 1982, il piccolo gruppo di appassionati della musica classica che avrebbe poi fondato lAssociazione Sala Greppi decise di realizzare la prima edizione dei Concerti dAutunno nessuno di loro avrebbe osato sperare che liniziativa sarebbe arrivata al venticinquesimo anno di vita. Questo lincipit del volume celebrativo della fondazione di una istituzione privata - ma totalmente aperta al pubblico che da quasi trentanni, fra settembre e dicembre, unisce un gran numero di bergamaschi intorno al palcoscenico di una bella sala di un quartiere semicentrale della citt. Giuseppe Greppi (1826-1913) era un cartolaio e rilegatore che sapeva fare molto bene i suoi affari, ma era anche fedelissimo figlio (e poi padre) di un Oratorio al quale ha dedicato la vita intera e tutti i suoi non pochi guadagni; cos allinizio del secolo scorso riusc a donare al suo Oratorio che era gi diventato scuola professionale e centro di cultura e di attivit sportive - anche un teatro di quattrocento posti, con tanto di foyer e galleria, interamente affrescato e con le poltrone in velluto rosso. In questo teatro, che porta giustamente il nome di Sala Greppi, si svolge una raffinata stagione concertistica (www.salagreppi.it) - una dozzina di concerti allanno, tanto apprezzata che gli abbonamenti si ereditano ma non si trovano - che presenta musicisti di grande qualit evitando accuratamente gli inutili tromboni che, come si diceva la settimana scorsa, affollano le maggiori sale da concerto italiane. Laltra sera, per presentare il programma della prossima stagione (fra gli altri Thiollier e Takezawa al pianoforte, il Trio Thibaud, i quartetti Michelangelo e Faur, i duo Van Keulen-Brautigan, e BrunelloLucchesini) la Sala Greppi ha offerto gratuitamente un concerto a dir poco sorprendente: un inappuntabile pianista pescarese Gianluca Luisi specialista bachiano e molto attivo nelle sale tedesche, ha eseguito tutto il primo volume del Clavicembalo ben temperato in modo sublime, come raramente accade di sentire. Tutti sanno che i 24 preludi e le 24 fughe del Clavicembalo, ascoltati uno dopo laltro senza prender fiato, possono essere infernali o paradisiaci, dipende da chi seduto alla tastiera; molto pi rischiosi delle pur meravigliose Variazioni Goldberg, che durano lo stesso tempo e sono giocate tutte su uno stesso tema (e a proposito vi propongo un indovinello: qual il tema?) se non altro perch lo schema dellimpianto molto rigido e Bach dovette faticare non poco, a dispetto delle sue inverosimili capacit, per portarlo a conclusione. Ebbene Gianluca Luisi ha fatto miracoli e cercher di spiegarli. Bach preferiva enormemente scrivere musica laica, in cui si sentiva pi libero e poteva essere pi intraprendente, piuttosto che scrivere musica sacra; e tuttavia il servizio cui fu costretto per quasi met della sua vita nella chiesa di San Tommaso di Lipsia gli fece frequentare - molto pi di quanto non desiderasse - lorgano e il coro. Nella musica per tastiera, come il Clavicembalo o le citate

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Goldberg, quelle sonorit riecheggiano e riemergono in continuazione, ed stato abilissimo il Luisi a destreggiarsi fra le sonorit evocate e quelle proprie dello strumento che stava suonando; con il risultato di costruire un mondo sonoro pieno di fascino e di equilibrio, nel quale i temi dei preludi e i soggetti e i controsoggetti delle fughe comparivano e scomparivano come i personaggi di ununica commedia, come le figure di un unico grande affresco.

Una grande chiarezza espositiva metteva in evidenza senza enfatizzarla ogni entrata del soggetto o ripresa del tema, in un gioco rigoroso ma al tempo stesso galante, settecentesco, lontano mille miglia dalle celebrazioni liturgiche luterane cui Bach era avvezzo (e noi con lui quando scaliamo le vette delle Passioni o della Messa in Si minore). E quando Bach, con i preludi in mi bemolle minore (n. 8) e in si bemolle minore (n. 22), arriva a tal punto di astrazio-

ne e rarefazione da anticipare di due secoli la musica atonale, Luisi lo segue con intima commozione preparando, nelle fughe che li precedono, il vertiginoso passaggio dalla galanteria alla meditazione - un passaggio catartico - con una naturalezza resa possibile solo dallincantamento della bellezza, della bellezza assoluta. Un miracolo avvenuto in un Oratorio bergamasco, in una tiepida sera di maggio, quando meno ce lo saremmo aspettato.

TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org Arriva lestate, arrivano i festival. Musica, arti performative, tutto. Quarantesima edizione del Santarcangelo Festival dal 9 al 18 luglio, il festival internazionale del teatro in piazza torna questanno con artisti sia italiani che internazionali e con laboratori e bandi interni al festival che si aprono anche al settore musica, documentari e uno particolarmente interessante Piccole Nature Urbane per la realizzazione di piccoli orti domestici a Santarcangelo. Il Mittelfest a Cividale si terr dal 17 al 25 luglio, ma ancora prima, il Napoli Teatro Festival inizia a dilettarci gi da Maggio e andr avanti per quasi tutto il periodo di Giugno, ospiter inoltre lo spettacolo I Demoni di Peter Stein ora in scena allHangar Bicocca il 22, 23, 29 e 30 maggio. Non dimentichiamoci dellestero, proprio in questo mese il Kunsten Festival des Arts di Bruxelles ospita una miriade di artisti da ogni parte del mondo e include ogni forma teatrale performativa sulla faccia della terra. Il famoso Edinburgh Fringe Festival, come tutti gli agosti porter in scena realt internazionali di ogni tipo e natura, dalla danza, alla prosa, alla stand up comedy e da non sottovalutare fringe pi piccoli come il Brighton Fringe Festival, e il Dublin Fringe Festival di solito in onda a settembre.La Germania, sempre avanti per il teatro, propone una quantit enorme di eventi, come con il festival del teatro di Berlino, Berliner Festspiele, che presenta appuntamenti non stop tutto lanno. Queste sono solo alcune delle tappe teatrali possibili per lestate e magari una vacanza alternativa per chi a teatro non va mai. unopportunit per osservare lamalgamarsi di diverse culture e per vedere come il teatro abbia la capacit di racchiudere diverse discipline e nature espressive, tutto questo godendosi anche la visita in un luogo nuovo. Piccolo angolo per un festival molto particolare, che si allontana dal teatro ma che sicuramente gode di una dimensione spettacolare tutta sua. il Summer Jamboree Festival a Senigallia nelle Marche, dal 31 Luglio all8 Agosto, ospiter band da tutto il mondo tutte sotto il nome della musica rock anni Cinquanta, con tanto di fiumi di fan con abbigliamento, accapigliatura, automobile e balli ritagliati ad hoc per loccasione. Da non perdere. Il sito stesso uno show da mettere su un palco: http://www.summerjamboree.com/#program Questa settimana: Finisce il 30 maggio allElfo Puccini Happy Family e porta in scena invece Maratona di New York, di Edoardo Erba che vede i due registi Cristian Giammarini e Giorgio Lupano correre letteralmente per tutto lo spettacolo. Fino al 30 maggio in scena Il venditore di sigari di Amos Kamil con la regia di Alberto Oliva. Sempre fino al 30 maggio in scena La corsia degli incurabili di Teatro di Dioniso.

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Arte
Questa rubrica curata da Michele Santinoli

Mash up. TV Boy


Mash-up ovvero rimescolamento: opere famose della cultura contemporanea reinterpretate in uno stile da strada. La mostra si compone di tre nuclei espositivi cui corrispondono tre differenti stili dellartista. Dal mash-up di Il-legale Arte dove Salvatore Benintende alias TV Boy approfondisce la propria ironica essenza, figlia della street art, al Re Nudo dove con stile pi grezzo e istintivo lartista esprime la sua visione del contemporaneo attraverso un getto immediato e caotico, in cui il soggetto delle opere disegnato con un tratto a stencil semplice ed essenziale. Si arriva alla terza sezione, Frammenti Pop, che un rimando alle opere pop pi celebri di sempre rivisitate - in questo caso forse pi opportuno dire mischiate con personaggi del passato, il tutto portato su tele di grande formato. Re Nudo porta anche un messaggio: spegni la televisione e sii protagonista della tua vita. Questa la filosofia dell'artista che ha dato vita a Tv Boy, suo alter ego, personaggio che guarda alla vita con ingenuit e innocenza. Una sensibilit che rifiuta il falso e l'ipocrisia: un'arte vera e diretta, senza filtri culturalmente prestabiliti. Un modo visivo di comunicare a voce alta, quello di Tv Boy, un misto di nostalgia, energia e colori da locandina che funziona proprio perch unisce passato e presente. Cos facendo lopera acquisisce una potenza comunicativa nuova e vincente. Con due imperdibili ritratti di Uncle Sgarbi e della Birra Moratti in chiave assolutamente inedita e ironica. Superstudio Pi. Via Tortona, 27. Milano. Orari: da luned a venerd, 15-19; sabato e domenica, 11-19. Ingresso libero. Fino al 30 maggio.

World press photo. Fotografia e giornalismo: le immagini premiate nel 2010.


Il premio World Press Photo uno dei pi importanti riconoscimenti nellambito del fotogiornalismo. Le immagini pi forti e significative di un intero anno vengono esaminate da una giuria di esperti, scelti tra i personaggi pi accreditati della fotografia internazionale. Questanno stata la foto scattata da Pietro Masturzo, fotografo napoletano ad aggiudicarsi il premio: a Teheran nel giugno 2009, dopo le elezioni presidenziali, alcune donne gridano dal tetto di un edificio in segno di protesta contro i brogli elettorali. Kate Edwards, membro della giuria, di questa foto ha detto: Questa fotografia ha unatmosfera intensa, esprime tensione, senso di paura, ma rivela anche quiete e calma, e in questo senso sceglierla come foto vincitrice stata una sfida. Cercavamo unimmagine che conducesse allinterno della situazione, con profondit, facendo pensare, non una fotografia che mostrasse qualcosa che sapevamo gi. La mostra World Press Photo non soltanto una galleria dimmagini sensazionali, ma un documento storico che permette di rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo. Il suo carattere internazionale, le centinaia di migliaia di persone che ogni anno nel mondo visitano la mostra, sono la dimostrazione della capacit che le immagini hanno di trascendere differenze culturali e linguistiche per raggiungere livelli altissimi e immediati di comunicazione. Un'occasione unica per rivivere gli eventi cruciali dell'anno senza il filtro di parole e commenti, lasciandosi guidare solo dalle proprie emozioni e da ci che le foto ci evocano. Galleria Carla Sozzani. Corso Como, 10. Milano. Orari: marted, venerd, sabato e domenica, 10.30 19.30; mercoled e gioved, 10.30 21.00; luned, 15.3019.30. Fino al 6 giugno.

Armando Testa. Il design delle idee.


sato che larte contemporanea. La mostra ci propone le sue invenzioni pi celebri nel corso di un cinquantennio: le sfere di Punt e Mes, la Sedia AT, lippopotamo Pippo, e ovviamente le sue creazioni pi amate Paulista e Carmencita, indimenticabili icone Lavazza. Parte importante dellesposizione sono i disegni

La mostra che sar al PAC fino al 13 giugno 2010 non vuole solo celebrare il grande pubblicitario, ma vuole anche evidenziare la sua attivit come designer, disegnatore e artista grafico. Linteresse di Testa per larte visiva, larchitettura e il design, infatti, condiziona sin dalle origini la sua produzione: il primo importante ma-

nifesto ICI, datato 1937, si rif esplicitamente allastrattismo italiano. Muove i primi passi nellambito tipografico alla scuola serale di Torino dove insegnava Ezio DErrico, uno dei pochi pittori astratti italiani di allora. Una curiosit a tutto tondo la sua, che lo porta a guardare con gli stessi occhi sia i capolavori del pas-

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e gli acquerelli con cui Testa sperimentava i primi bozzetti per i suoi futuri progetti pubblicitari. Conclude la mostra il cortometraggio che Pappi Corsicato gli ha recentemente dedicato, dal titolo Povero ma moderno, presentato con successo e pre-

miato alla Mostra Cinematografica di Venezia 2009. Unartista non solo votato al marketing e alla pubblicit ma anche attento a problematiche sociali e campagne di sensibilizzazione, come quelle per Amnesty International o la Croce Rossa Interna-

zionale.Armando Testa. Il design delle idee. Pac. Via Palestro, 14. Orari: luned 14.30-19.30; da marted a domenica 9.30-19.30; gioved 9.3022.30. Biglietti: intero 5; ridotto 3. Fino al 13 giugno.

Fundaci Joan Mir - Barcellona


Se avete intenzione di fare un viaggio a Barcellona, una delle tappe che non potete saltare sicuramente la Fundaci Joan Mir. Creata nel 1981 dallo stesso Mir, la fondazione voleva essere un centro di aggregazione e di studio dell'arte contemporanea. In essa sono riuniti pi di 11.000 pezzi: 5.000 disegni, pi di 200 dipinti, opere grafiche, 150 sculture, ceramiche, arazzi e altre testimonianze di quellartista poliedrico e sperimentatore che fu Mir. La maggior parte di queste opere furono donate alla Fundaci direttamente dallartista, altre invece provengono dalle collezioni di Joan Prats, amico fraterno, e di Pilar Juncosa, vedova di Mir. Anche ledificio degno di nota. Si tratta infatti di un blocco in cemento armato a vista, opera di Josep Lluis Sert, strutturato attorno a 2 giardini con sculture di Mir e alberi mediterranei. Innovativa limpostazione delle sale, progettate con grandi vetrate e collegate con i giardini esterni per sfruttare labbagliante luce mediterranea e nel contempo per permettere al visitatore di avere, tra unopera e laltra, una vista mozzafiato della citt. Il percorso espositivo si snoda su tre piani e procede per ordine cronologico. E possibile seguire i suoi primi passi nel mondo dellarte, i suoi contatti con le avanguardie di inizio secolo, fino ad arrivare alle sperimentazioni pi estreme con ogni tipo di materiale, passando attraverso lesilio volontario a Parigi durante la guerra civile spagnola. Pannelli descrittivi in ogni sala permettono al visitatore di capire lo sviluppo del suo stile, molto lirico, gestuale, libero ma allo stesso tempo rigoroso nelluso del colore e delle tele di grande formato. Una parte delledificio dedicata alle mostre di arte contemporanea, e un apposito spazio, lEspai 13, un laboratorio di sperimentazione e innovazione che permette di far conoscere gli artisti emergenti pi originali. Troverete un ulteriore pretesto per fare una passeggiata fino alla Fondazione Mir, nel verde e nei panorami che si possono godere dalla collina di Montjuic. Fundaci Joan Mir. Barcellona. Orari: da ottobre a giugno 10-19; da luglio a settembre 10-20. Gioved 1021.30. Domenica 10-14.30. Chiuso luned. Biglietti: intero 8,50 ; ridotto 6 .

Schiele e il suo tempo.


Schiele e il suo tempo: nome azzeccato per una mostra che non solo permette di vedere una quarantina di opere del maestro austriaco, ma che ci conduce attraverso la storia e la vitalit della Vienna degli ultimi anni dellOttocento e dei primi del Novecento: attorno alla figura di Schiele, infatti, viene ricostruita la vita politica e culturale della capitale austriaca. Partendo dalla fondazione della Secessione e attraverso le opere dei pi grandi artisti esponenti di questo movimento (Gustav Klimt, Oskar Kokoschka, Richard Gerstl, Koloman Moser), il percorso ci conduce fino al 1918, anno segnato dalla fine delle Grande Guerra e dalla morte prematura di Schiele e Klimt. Possiamo cos seguire linfanzia di Schiele nella campagna austriaca, la sua naturale predisposizione per il disegno, lamicizia sincera che lo leg sempre a Klimt, le sue storie damore, la prigionia dovuta a uningiusta accusa, il servizio di leva a Vienna. Tutto questo segna la sua produzione, dai quadri che ritraggono sua sorella minore, a quelli sulle sue fidanzate, fino a quello che stato definito come il suo omaggio a Klimt (Gli eremiti). Schiele il primo artista a essere spregiudicato nel ritrarre la fisicit umana e le pulsioni pi intime: il punto di vista sui suoi soggetti spesso inconsueto e le posture disarticolate. Della stessa intensit i paesaggi proposti. Completano il percorso, oltre alle foto e alle testimonianze della decadenza dellImpero Asburgico, una piccola didascalia su un giovane Hitler che, al tempo, si aggirava ai margini di quella societ, mentre le note di Mahler e Strauss accompagnano i visitatori lungo tutto il percorso.

Schiele e il suo tempo. Palazzo Reale. Piazza del Duomo, 12. Orari: 9.30-19.30. Luned 14.30-19.30. Gioved e sabato 9.30-22.30. Biglietti: intero 9; ridotto 7,50; ridotto scuole 4,50. Fino al 6 giugno.

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Roy Lichtenstein. Meditations on art.


Dopo il successo delle mostre su Warhol, Haring e Basquiat, la Triennale di Milano presenta un altro grande nome dellarte contemporanea, lartista Pop Roy Lichtenstein. Una mostra antologica che sar visitabile dal 26 gennaio al 30 maggio e che sar poi ospitata al Ludwig Museum di Colonia. Una retrospettiva suddivisa in sezioni tematiche che partono dalle opere pre-pop degli anni 50 e arrivano agli ultimi lavori dellartista, morto nel 1997. La mostra non espone le classiche icone pop o i famosi fumettiin formato gigante, ma esplora la produzione legata al lavoro di rivisitazione che lartista fece delliconografia medievale, delle scene di storia americana e in generale di opere famose di artisti del passato pi o meno recente, come Monet, Carr, Dal, Magritte, Picasso e Matisse. A partire dalla riproduzione di unimmagine celebre, una banale copia, Lichtenstein trasfigurava e reinterpretava il soggetto negli stilemi suoi tipici: bidimensionalit, colori accesi e i punti Benday, ovvero quei puntini risultato di un processo di stampa che combina due (o pi) diversi piccoli punti colorati per ottenere un terzo colore. Questo era il procedimento tipico dei fumetti delle origini e che divenne il leitmotiv dellintera opera dellartista. Una rassegna per capire chi rappresent Cubismo, Espressionismo, Futurismo, Action Painting, Minimalismo, ritratti e nature morte con unironia dissacrante tipicamente americana. Tutto questo Lichtenstein, tutto questo Pop.

Roy Lichtenstein. Meditations on art. Triennale di Milano. Viale Alemagna, 6. Orari: 10.30-20.30, luned chiuso. Gioved e venerd 10.3023.00. Biglietti: intero 9; ridotto 6,50 o 5,50. Fino al 30 maggio.

CINEMA & TV
Questa rubrica curata da Simone Mancuso

Robin Hood di Ridley Scott Dopo lapertura del 63esimo festival di Cannes, lultimo lavoro della coppia Scott-Crowe, non impressiona come al solito. Se lobbiettivo era riproporre la qualit e gli incassi del precedente il Gladiatore, allora questo film un flop. Non c nulla di simile, a parte la coppia, ed ha tutti i suoi elementi costitutivi al di sotto della norma. Prima di tutto la sceneggiatura del bravissimo Brian Helgeland, il quale azzecca il soggetto inventandosi il prequel di Robin Hood, evitando cos di ricadere nella stessa solfa che da anni viene imbastita per fare i film su questo personaggio. Ma sviluppa la sceneggiatura in maniera non convincente, lasciando tutto un po superficiale, soprattutto la descrizione, e la costruzione dei personaggi di contorno, come lo sceriffo e frate Tuc. Tutto come se avessero la necessit produttiva di non sforare le due ore. Non oso immaginare i tagli che sono stati fatti per questo film. Una sceneggiatura, davvero non allaltezza del suo talento. Non capisco perch non sia stato inserito, nella triade dei

soggettisti o come co-sceneggiatore, David Franzoni, lartefice de Il Gladiatore. Misteri produttivi. Anche la regia non lascia tracce, soprattutto sulla parte legata al montaggio, nelle scene di lotte e conquiste. Fortunatamente il montaggio del nostro Scalia, salva un po la situazione. Questo uno di quei film che nella carriera di un maestro del cinema, come lo Ridley Scott, dovrebbe segnare un passo falso, ma grazie allillusione del cinema, dovuta ai mezzi delle grandi produzioni hollywoodiane, si nascondono tutti i difetti che a volte ci sono, soprattutto quando si fanno film per volont contrattuale e non per volont passionale.

Vendicami di Johnnie To In concorso alla 62. Festival di Cannes, stato il pi apprezzato da Tarantino, e la cosa non mi sorprende. C una motivazione tecnica, dellapprezzamento del regista americano per il film del suo collega cinese. Risiede nella regia ed in alcuni passaggi della sceneggiatura.

Prima di tutto, un elemento fondamentale, ossia quello della cura dei dettagli, sia dal punto di vista della creazione nella sceneggiatura, sia dal punto di vista del loro risalto nella regia. Penso, per esempio, uno su tutti, al dettaglio della firma sulla pistola. Altro elemento tarantiniano, lossessione per la violenza creata in situazioni anormali e rappresentata in maniera naturale, senza particolari effetti registici, a parte qualche rallenti, qui e l, ma niente di pi. Come se le scene di violenza che costituiscono la scalata alla vendetta, siano le parti di non suspence, mentre il resto del film, che va a montare il climax. Tutto questo, sapientemente raccontato con un montaggio e una fotografia, degni di un noir dei pi cupi a Hollywood, che, se consideriamo la produzione franco-cinese di questo film, un bel risultato, soprattutto per la prima parte della coproduzione. Un film da vedere in fretta, visto che in Italia uscito in pochissime sale, soprattutto per quelli che non conoscevano il regista Johnnie To, che ha gi dimostrato il suo valore nel genere, con film precedenti.

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Una nota aggiuntiva quella che vede, nella parte del protagonista, il

cantante rock Johnny Hallyday, che se la cava discretamente bene, dando

al personaggio la giusta freddezza per gli atti che deve compiere.

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