Sei sulla pagina 1di 19

NUMERO DEL 3/4/2009

Ambiente & scienza EXPO: CO2 E ALTRE PROMESSE AL VENTO Giorgio Ragazzi Il dossier Expo un lungo documento formalmente elegante, scritto in toni aulici, ma anche assai vago, sia per quanto riguarda i temi specifici delliniziativa (nutrire il pianeta energia per la vita), sia per le previsioni di visitatori, costi ed investimenti. Consideriamo ad esempio il capitolo 16, dedicato a politiche e programmi per il clima. Si dice che Milano impegnata ad elaborare, attuare e gestire (in accordo con i paesi ospiti!) Clean Development Mechanisms (CDM) e Joint Implementations (JL), come previsto dal protocollo di Kyoto. Il testo nulla dice sui possibili contenuti di questi CDM e JL n su quale ente dovrebbe elaborarli. Dove sono le competenze? Milano ha davvero i numeri ed il prestigio per presentarsi al mondo come un innovatore nel campo del controllo delle emissioni nocive? A questo proposito, impressiona leggere sul Corriere della Sera (24 febbraio) un articolo dal titolo Milano capitale europea dello smog E la prima citt a superare i limiti imposti dalla UE per il Pm10. Se questa la situazione, lascia perplessi pensare che proprio da Milano possano partire iniziative davanguardia nello sviluppo di tecnologie per ridurre le emissioni, da esportare anche nei paesi in via di sviluppo. Non rischiamo di attirarci lironia della stampa internazionale, ora o in prossimit dellExpo? Il dossier menziona iniziative milanesi che dovrebbe inserirsi ed aggiungersi ad una serie organica di azioni intese a ridurre le emissioni di gas effetto serra: ancora un linguaggio altisonante senza alcuna indicazione a cosa di specifico si riferisca. Lunico impegno concreto che viene indicato quello di ridurre le emissioni di CO2 nellarea milanese del 15% nel 2012 e del 20% nel 2020, rispetto al 2000. Le emissioni di gas con effetto serra dovrebbero cio ridursi dallequivalente di 6.330 tons di CO2 nel 2000 a 5.380 nel 2012 e 5.060 nel 2015. Programma magnifico, ma come verr realizzato? Le fonti principali di CO2 sono per il 55% usi domestici, 29% trasporti, 8% industria. Data la cementificazione in corso (Citylife, Varesine, Santa Giulia etc.) ed il progetto dellassessore Masseroli di incrementare lindice di edificabilit per accrescere la popolazione residente, risulta assai difficile immaginare che si riesca a ridurre di molto le emissioni da usi abitativi, di gran lunga la principale fonte di inquinamento. Secondo il dossier la riduzione delle emissioni da abitazioni verrebbe ottenuta attraverso la promozione di un uso pi razionale dellenergia da parte del pubblico (lasciando al lettore immaginare come ci possa avvenire) ed il redevelopment delle abitazioni esistenti (tanto per restare nel vago). Si dice che lampliamento del metr dovrebbe ridurre dell8% le emissioni entro il 2015: ma si pu davvero pensare che migliori trasporti pubblici portino di per s ad una riduzione sensibile del traffico automobilistico in citt, mentre si pianifica un sensibile incremento della densit abitativa? Non manca neanche, nel dossier, il riferimento di maniera alle energie rinnovabili ed alternative che dovremmo istallare negli edifici pubblici e nelle societ controllate dal comune (immagino un impiantino eolico su qualche tetto, e voila!). La drammatica situazione di Milano e della Lombardia richiederebbe gi da tempo lelaborazione di un serio ed articolato programma di contenimento delle emissioni; questo sarebbe anche il modo migliore per rispondere allimpegno, sia pure tanto generico, espresso nel documento dellExpo. Non pare per che questo tema sia minimamente entrato negli argomenti di cui stanno interessandosi sinora gli organizzatori delliniziativa. LEXPO sar un grandissimo evento anticrisi, una leva per lo sviluppo dellintero sistema Paese con ricadute positive su tutto il territorio nazionale che la Camera di Commercio ha stimato in 44 miliardi di euro e 70.000 nuovi posti di lavoro. Parola di Letizia Moratti.. Questi grandi eventi (da Italia 61 al Giubileo alle Olimpiadi invernali), e non solo in Italia, sono sempre stati unoccasione per generose elargizioni di fondi pubblici nei territori interessati, anche ben al di l delle necessit specifiche dellevento. A consuntivo, i bilanci si rivelano quasi sempre largamente passivi, come nel caso delle Olimpiadi di Torino, ma almeno restano alcune infrastrutture nel territorio che altrimenti lo Stato non avrebbe finanziato. Sar cos anche per lEXPO 2015? Il Ministro Tremonti, coi tempi che corrono, non sembra (comprensibilmente) per nulla disposto ad allargare pi di tanto la cassa per finanziare le opere connesse (metropolitane, ferrovie, autostrade). Lo stesso

sottosegretario Castelli ha chiaramente detto che non ci sar alcuna corsia preferenziale per le infrastrutture connesse, i cui fondi dovranno essere reperiti nellambito delle risorse previste a livello nazionale per le grandi opere. I tempi e le incertezze che hanno sempre caratterizzato la ripartizione di questi fondi, per la molteplicit di appetiti e pressioni in gioco, non possono che indurre scetticismo sulla futura disponibilit dei finanziamenti per realizzare le opere previste, nei tempi previsti. Ancor pi grave lincertezza che riguarda la disponibilit dei 3,2 miliardi (di euro) per investimenti destinati ad infrastrutture essenziali relative proprio al luogo dellEXPO, previste dal dossier di candidatura. Questi dovrebbero essere finanziati per 1,5 miliardi dallo Stato, 850 milioni dagli enti locali e 890 da capitali privati. Ma la stessa Corte dei Conti (nella sua ultima relazione sulle leggi di spesa) avverte che v molta incertezza sulla effettiva disponibilit di questi fondi. La quota statale prevista dallart. 14 del dl 112/2008, ma per il triennio 2009-2011 sono stanziati solo 134 milioni: il grosso della spesa rimandato al 2013-2014, e la ricerca delle coperture quindi, in realt, rinviata al futuro; quale sar allora la situazione della nostra finanza pubblica? Sugli esborsi previsti dagli enti locali pesa lincertezza sulle compatibilit con il patto interno di stabilit: di questi giorni lallarme suscitato dal divieto di usare per investimenti i proventi da alienazioni di cespiti e dividendi straordinari, per i prossimi tre anni. Quanto ai capitali privati, la Corte dei Conti osserva: non sono espressamente indicati modalit e tempi di tale intervento n risulta chiarito come si intendano sopperire le relative risorse in caso di mancato coinvolgimento dei capitali privati per i quali non v nemmeno la previsione obbligatoria della garanzia fidejussoria. Anche la redditivit delliniziativa, fin dallinizio basata sullassai ottimistica previsione di 29 milioni di visitatori, mentre le ultime edizioni in Europa non hanno superato i 20 milioni (17 milioni ad Hannover), quanto mai incerta, date le fosche prospettive che incombono sulleconomia mondiale. Chi si far carico degli eventuali disavanzi? Milano e lItalia si sono gettati in unavventura di prestigio ma occorre riconoscere che linaspettato sopraggiungere della crisi finanziaria e della recessione che coinvolge tutto il mondo rende molto pi difficile ed incerto sia il finanziamento delliniziativa che il suo successo commerciale. Se peggiorasse la situazione del nostro debito pubblico, che incombe come una spada di damocle, difficilmente lExpo potrebbe sfuggire a drastici tagli della spesa pubblica. Sarebbe forse il caso di ripensare seriamente allopportunit di questa Expo. La Francia non ritenne di mettere in gioco il suo prestigio quando decise, due anni prima dellevento, di rinunciare allExpo 2004 di Dugny. C ancora del tempo (poco) per verifiche e ricognizioni a tutto campo. In ogni caso, sarebbe prudente ridurre di molto le aspettative di visitatori (pensiamo davvero che il tema della fame del mondo susciter tanto entusiasmo da far accorrere masse di visitatori a Milano, con la crisi che c oggi?) e quindi ridurre anche le strutture e relative spese, ed al contempo iniziare a lavorare, con seriet e modestia, sui contenuti dei temi dellExpo. Incontri e comunicati stampa possono servire (nellimmediato) alla popolarit del politico di turno, ma un castello di carta destinato ad afflosciarsi miseramente, se non si elaborano veri contenuti.

Approfondimenti EXPO. LOCCASIONE DEL PARCO SUD Francesco Borella La scorsa estate, sul numero di Dedalo (la rivista Assimpredil Ance) dedicato al tema del verde, parlando dei parchi dellarea milanese avevo anche toccato il tema del Parco agricolo Sud Milano, tema che mi sta molto a cuore. Allidea del Parco Sud avevo cominciato a lavorare in sede PIM fin dal 72 (quando sia il nome sia lidea stessa del Parco erano ancora da inventare); ed ero tornato a occuparmene un po di anni dopo, quando la Regione, con la l.r. 86/1983, aveva riconosciuto una sola categoria di parchi, quella dei parchi naturali (per tutelare ovviamente i santuari della natura); allora con Di Fidio, il dirigente del settore parchi regionale, si era a lungo lavorato alla proposta che ha poi portato alla l.r. 41/1985 che, integrando la precedente, aveva introdotto la nuova categoria dei parchi di cintura metropolitana, parchi destinati alla tutela delle aree verdi strategiche per il riequilibrio ecologico delle aree metropolitane, in particolare delle aree agricole periurbane, aree preziose quindi sia per i loro caratteri specifici che per la loro collocazione, anche in assenza di valori naturalistici; aree che in tutta Europa con la politica delle green belts ci si premurava da tempo di tutelare.

Con questa legge dunque la politica delle green belts per la prima volta faceva ufficialmente la sua comparsa anche nel nostro paese e con questa legge nel milanese veniva preparata la strada al Parco Sud (che infatti era nellelenco dei parchi di cintura da istituire, allegato alla legge). Perch si inventato, allora, quel nuovo parco e quella nuova tipologia del parco agricolo? Per cercare di tutelare e rivitalizzare lo straordinario paesaggio agrario della bassa milanese e lombarda, la ricchezza e il meraviglioso equilibrio di unagricoltura giocata sulla sapienza delluso integrato delle risorse, della turnazione delle culture, della tutela della fertilit del suolo, delluso e della regimazione delle acque, e sulle piantate, le siepi, le colture di ripa, i boschi e i cedui; e lo splendore dellarchitettura rurale della bassa, delle grandi cascine ma anche dei castelli, dei monasteri, delle abbazie, delle pievi, dei mulini. Quel sud, il nostro sud creato dai cistercensi e dagli umiliati secoli addietro, ora non c quasi pi. Esistono ancora vaste aree agricole, diventate enormi spianate, diventate, qualcuno dice, il deserto agricolo, lagricoltura intensiva della chimica e delle multinazionali; aree e paesaggi tagliati dalla trama infrastrutturale onnipresente, aree minacciate ogni giorno di pi dal cemento e dai ritmi forsennati del consumo di suolo in atto. Si pu ancora fare un parco, in queste condizioni? mi chiedevo in quella riflessione su Dedalo. Capovolgiamo il discorso. E necessario, indispensabile fare il Parco, in queste condizioni era la risposta. Fatta salva la necessit di aggiornare gli obiettivi alla nuova situazione. Fare il Parco Sud vuol dire oggi in primo luogo arrestare il forsennato consumo di suolo. Dire basta alla sottrazione di aree agricole a scopo edificatorio. La citt deve ristrutturarsi su se stessa, senza pi espandersi. Fare il Parco Sud vuol dire cercare, inventare, sperimentare in vivo una nuova strategia territoriale, una nuova agricoltura per la citt: prodotti freschi, filiera corta, vendita diretta, pi biologico, pi agriturismo (e quindi recupero degli edifici storici rurali), pi educazione ambientale, pi settimane verdi, anche al posto di quelle bianche: tante idee da far maturare e da sviluppare, guardandosi anche attorno, ad esempio a quello che stanno sperimentando nel triangle vert, a sud di Parigi. Una nuova agricoltura non contro la citt, o estranea alla citt, ma per la citt, al servizio della citt, che deve necessariamente voler dire anche nuovo paesaggio, con pi verde, pi boschi, pi ambiente, ritorno alla valorizzazione delle acque, un po di aree per la fruizione e per il tempo libero, in prossimit delle cascine, dei mulini, dei castelli, delle abbazie, dei corsi dacqua, dei punti di vendita dei prodotti agricoli, dei punti di maggiore interesse paesaggistico. Un nuovo paesaggio che la gente possa riconoscere come paesaggio del parco, in cui si possa identificare. Ancora, fare il Parco Sud significa dar vita ad una trama di percorsi verdi, alberati e ombreggiati, ciclabili e pedonali, idonei a garantire una vera e sicura fruibilit dellintero parco. E infine significa anche progettare, dimensionare ed organizzare le teste di ponte urbane del Parco, parchi pubblici facenti parte integrante del sistema delle aree verdi della cintura urbana milanese, aree di libera fruizione pi vaste ed estese di quelle disseminate allinterno del parco agricolo, aree destinate ad essere in s luogo per lo svago e il tempo libero dei cittadini, ma anche punti di partenza e di raccolta dei percorsi verdi ciclopedonali di penetrazione al Parco agricolo, ai navigli, allAdda, al Ticino, al sistema verde regionale: poli verdi urbani che potrebbero occupare una frazione assai modesta della superficie del Parco, diventandone tuttavia le porte e il simbolo, i luoghi che la gente imparerebbe a riconoscere e a identificare come Parco Sud. In tempo di Expo, questo tema pu avere anche un risvolto di evidente attualit. Cos concludevo, infatti, quelle considerazioni, la scorsa estate: Con lExpo 2015 alle porte, che dovrebbe essere tutta centrata sui temi della nutrizione e dellenergia, cosa ci pu essere per Milano di pi affascinante, e di meno effimero e pi duraturo, meno superficiale e pi strutturale, che di mettere al centro dellExpo stessa questo tema della propria grande storica straordinaria area agricola sud, per affrontarlo gi pronto (diciamo, quasi pronto) un altrettanto straordinario strumento metodologico, che si chiama Parco Agricolo Sud Milano ? Avevo da pochi giorni svolto queste considerazioni, quando uscito sullEspresso (n. del 17.7.08) un articolo di Carlo Petrini, Idea verde per Milano Expo, che avanzava la stessa identica proposta, con ricchezza di argomentazioni sulle potenzialit e sulla rilevanza del Parco Sud e soprattutto sul ruolo che vi pu avere la nuova agricoltura per la citt, considerata ovviamente il motore essenziale di un parco agricolo; con minore attenzione forse alla valenza urbanistica che potrebbe avere, per Milano e per larea milanese, un investimento vero su questo Parco. Discorsi sui quali avremo tempo e modo di tornare, anche perch da allora non che lidea abbia avuto un successo travolgente: infatti al timone di comando della barca Expo c la Bracco e non, per esempio, Carlo Petrini.

La sottolineatura essenziale rimane tuttavia quella del Parco Sud come strumento metodologico essenziale per affrontare in modo coordinato e coerente con gli obiettivi prefissati gli ineludibili problemi di trasformazione territoriale di unarea vasta e complessa (mezza provincia di Milano, pressa poco). Il rischio del Parco Sud non quello della sottrazione di qualche area marginale o interstiziale agli abitati. I rischi veri sono altri. Quello, ad esempio, della cementificazione di aree agricole affatto marginali, aventi caratteri di continuit e compattezza e quindi da considerarsi sacre e inviolabili, per strutture dichiarate a priori compatibili, senza alcun serio studio di possibili localizzazioni alternative. O quello della cementificazione selvaggia da grandi infrastrutture, soprattutto stradali, paesaggisticamente devastanti (sia perch i valori del paesaggio agrario sono fragili, fatti di segni che non possono resistere alle colate di cemento; sia per lincapacit di progettare opere stradali che non siano solo colate di cemento, esibizioni dingegneria muscolare, senza alcuna capacit o attenzione allinserimento paesaggistico; vedi ad esempio il disastro paesaggistico della Milano Torino e pi in generale dellalta velocit allitaliana). Pi in generale, il rischio pi serio quello di non riuscire a far decollare davvero il Parco nella realt, con trasformazioni territoriali coerenti col disegno del Parco e come tali leggibili dai cittadini e dallopinione pubblica: le nuove aree verdi urbane (le teste di ponte urbane del Parco, per me la priorit assoluta); i nuovi boschi e il nuovo equipaggiamento vegetale della campagna; le nuove piste ciclabili; la valorizzazione dello straordinario storico sistema delle acque; il recupero e la rivitalizzazione delle antiche strutture storiche, le cascine, i mulini ecc.; soprattutto, il progressivo affermarsi nel Parco (non sulla carta, ma nel vivo della sperimentazione sul territorio) della nuova agricoltura per la citt, che si dovr portare appresso anche un nuovo paesaggio. E per questo, le idee di Carlo Petrini potrebbero tornare molto utili.

Citt & societ EXPO 2015 CITTA SOSTENIBILE Emilio Battisti LOrdine degli Architetti ha dato avvio a quattro incontri per discutere delle pi recenti edizioni dellExpo tenute a Lisbona nel 1998, a Siviglia nel 1992, a Hannover nel 2000 e in Svizzera nel 2002 con la prospettiva di concludere con un incontro conclusivo che si terr alla Triennale in maggio. Il caso di Lisbona, presentato dallarchitetto e assessore allurbanistica Manuel Salgano, stato commentato da Federico Acuto e Vittorio Gregotti e illustrato da un bel servizio fotografico di Marco Introini, mentre Salvatore Carrubba ha fatto da moderatore. Molto incisiva lintroduzione di Daniela Volpi che ha posto una serie di domande alle quali si dovrebbe dare responsabilmente risposta. Lesperienza di Lisbona, per quanto realizzata soltanto dieci anni fa, esemplare per la sua gestione politico amministrativa, appare gi comunque del tutto inattuale. Vedremo se le altre esperienze potranno offrire qualche spunto di riflessione pi utile. La prima questione da dirimere riguarda se lExpo2015 si debba o non si debba fare. Gregotti ha ribadito la sua convinzione della totale inutilit di questa manifestazione per Milano, mentre Carrubba ha richiamato alla dura realt della competizione tra le maggiori citt, rispetto alla quale saremmo ormai fuori gioco, e alla possibilit che lExpo consenta di avviare anche da noi una efficace azione di marketing urbano. In un brevissimo intervento ho cercato di spiegare perch, a mio parere, la si debba fare quali sarebbero le condizioni per poter sfruttare al meglio loccasione. Partendo dalla constatazione che a Milano subiamo gli effetti negativi del degrado ambientale pi di quanto avvenga in altre citt europee e che stiamo pagando un prezzo elevato in termini di qualit della vita e salute, le questioni di ecosostenibilit si pongono in modo sempre pi urgente, e il dossier di candidatura, al capitolo 15, giustamente indica una serie di provvedimenti e bune pratiche finalizzate a garantire la sostenibilit degli interventi. Poich in questa situazione di crisi economica di imprevedibile gravit il ridimensionamento del programma risulta, oltre che inevitabile, doveroso gli interventi da realizzare dovrebbero servire a rendere sostenibile una consistente parte del territorio, dal centro storico alle aree agricole del parco sud. Ci consentirebbe di innovare la formula dellevento, evitando di realizzare un nuovo insediamento di difficile futura utilizzazione, con spreco di territorio, accentuazione dei suoi squilibri e congestione.

Al suo arrivo il visitatore dovrebbe potersi spostare su mezzi non inquinanti e silenziosi e essere anche incoraggiato a usare il bikesharing opportunamente incrementato e dotato di piste ciclabili su tutti i percorsi di collegamento tra le differenti locations dellExpo; avrebbe al contempo lopportunit di visitare il nostro patrimonio storico, il cui fabbisogno energetico dovrebbe essere ricavato esclusivamente da fonti rinnovabili; di dormire in strutture ricettive ZEB (Zero Energy Building) convertibili, al termine dellExpo, in edilizia abitativa convenzionata o pubblica; di mangiare esclusivamente cibi biologici e biodinamici; di esploraree le coltivazioni del parco sud, riorganizzate aggiornando le antiche pratiche colturali e zootecniche (penso alla riproposizione estensiva delle marcite, che hanno storicamente caratterizzato la zona dei fontanili). Camminando sotto la copertura della nuova fiera, (che manifesta gi il degrado dovuto alle sbrodolature dello smog), potr inoltre apprezzare come le estese coperture vetrate e i tetti dei padiglioni siano diventati degli enormi collettori solari; e sempre in fiera visiter le rappresentanze nazionali, mentre le nazioni che non vi troveranno posto potranno essere ospitate in altri contenitori tra quelli gi esistenti (penso al monumentale Hangar Bicocca di viale Sarca, ai padiglioni dellex Ansaldo, al nuovo Vigorelli, alla Fondazione Pomodoro, al Castello Sforzesco.), evitando cos di sperperare risorse e ritrovarsi, a manifestazione ultimata, con un florilegio di padiglioni destinati alla demolizione. Il visitatore si muover in spazi pubblici riqualificati dal punto di vista ambientale, ma anche dalla presenza di opere di arte pubblica, commissionate agli artisti dei paesi partecipanti. Questa strategia dovr riguardare non solo Milano ma anche i comuni limitrofi, creando larmatura della futura area metropolitana sostenibile. Essendo inoltre basata sulla prevalente assegnazione di incentivi, che andrebbero a sommarsi alle agevolazioni fiscali per il risparmio energetico (55%) di legge, essa consentirebbe di ottenere una grande partecipazione dei privati e una diffusa e diversificata presenza di operatori, ridimensionando gli interessi forti legati ai grandi interventi edilizi. Oltre ai vantaggi ambientali si avrebbero anche positivi effetti economici dovuti al risparmio energetico che consentirebbero il recupero, in un ragionevole numero di anni, di una quota consistente dei dodici miliardi che saranno investiti. Ritengo che sarebbe opportuno costituire un gruppo di lavoro che si impegni a predisporre un programma e a elaborare un progetto da offrire al pubblico dibattito per ridefinire il programma dellEXPO 2015.

Lavoro EXPO: ANCHE PI OCCUPAZIONE Claudio De Albertis Il rapido peggioramento della crisi economica e finanziaria delinea un quadro estremamente preoccupante: solo il settore delle costruzioni vedr per il 2009 una consistente riduzione dei livelli produttivi, che si concretizzer in pesanti perdite occupazionali stimate da ANCE in 130.000 posti di lavoro in meno e da Confindustria in 250.000 lavoratori, compreso lindotto delle costruzioni. Per superare la crisi in corso, tutti gli osservatori, nazionali e internazionali, ribadiscono il ruolo anticiclico che possono svolgere gli investimenti infrastrutturali per la loro capacit di sostenere il reddito e loccupazione. Ma affinch gli investimenti pubblici possano effettivamente contribuire alla ripresa delleconomia necessario da parte del Governo uno sforzo concreto per assicurare risorse finanziarie adeguate allavvio di un programma infrastrutturale di sviluppo. LAssociazione Imprese Edili Delle Province di Milano e Lodi - Assimpredil Ance - che presiedo, ha sottolineato la necessit di destinare risorse alla realizzazione di opere medio piccole, diffuse sul territorio e immediatamente cantierabili, destinando ad esse una quota rilevante dei 3,7 miliardi resi disponibili dal CIPE nellambito della riprogrammazione del FAS. Negli ultimi mesi la Spagna ha attivato un Piano di rilancio delleconomia e delloccupazione, cosiddetto Plan E, che, con un importo complessivo pari a 8 miliardi di euro, consentir di realizzare 31.000 progetti medio - piccoli e di creare 280.000 posti di lavoro. Queste considerazioni consentono di comprendere come le aspettative rispetto allExpo 2015 siano molto elevate: accanto allopportunit per Milano di ridefinire una strategia di pianificazione e di governance, di promuovere la propria immagine nel mondo, di dotarsi di quelle infrastrutture di cui da anni ha bisogno,

lExpo pu costituire un volano importante per la ripresa della nostra economia e certamente anche per il settore delle costruzioni. Come milanese auspico che lindotto generato dallExpo sia una ricchezza reinvestita nel territorio: se saranno poste le condizioni per valorizzare le competenze delle nostre imprese saremo in grado di superare questa congiuntura difficile, di crescere e di porci come sistema di eccellenza del Paese, recuperando anche una maggiore capacit di penetrazione competitiva nei mercati internazionali. Certo, non saranno raggiunti i risultati auspicati se non saranno risolti alcuni nodi critici, penso in primis alle risorse finanziarie e al fattore tempo. Ad oggi sono ancora incerte, e comunque insufficienti, le risorse pubbliche assegnate, e non chiaro in che modalit avverr il coinvolgimento dei capitali privati; per quanto concerne la variabile tempo, gli anni che ci separano dal 2015 sono molto pochi in un sistema Paese come il nostro, in cui per realizzare unopera pubblica nel settore dei trasporti del valore superiore a 50 milioni di euro occorrono in media 3.492 giorni, quasi 11 anni. Solo per la progettazione occorrono 4 anni e mezzo per le opere di importo inferiore a 50 milioni di Euro e quasi 6 anni per le opere di importo superiore. Nel documento di proposte per la redazione della legge speciale, trasmesso da Assimpredil Ance a tutte le istituzioni coinvolte, abbiamo suggerito un articolato pacchetto di semplificazioni procedurali e normative, volte a ridurre i tempi e a creare condizioni di accesso ai bandi che pongano a monte una selezione delle imprese in grado di garantire il risultato. Vista la gravit della situazione congiunturale e lentit della sfida legata allExpo, lauspicio che venga trovato presto un accordo sulla governance e che la macchina Expo parta a pieno regime: I costruttori, sono pronti a fare la loro parte, con impegno e convinzione.

Lettera PIERVITO ANTONIAZZI A EZIO CASATI SEGRETARIO METROPOLITANO PD Caro Casati, la prossima tornata elettorale costituisce senza ombra di dubbio un esame fondamentale, senza riparazioni a settembre, per il pd. Le traumatiche dimissioni di Veltroni, la confusa elezione di Franceschini, la convocazione del congresso dai tempi e modi incerti, la mancata fusione delle diverse anime che hanno contribuito alla nascita del pd in molte aree del paese, la babele delle primarie (diverse per metodo e significato da citt a citt) tutto concorre a rendere drammatico il responso elettorale. In questa situazione credo che ognuno debba fare la sua parte, non lesinando gli sforzi, senza ipocrisie e tatticismi. Quindi vengo subito al dunque. Per quello che riguarda Milano, siamo in ritardo. A due mesi dalle elezioni il partito non ha ancora elaborato una strategia. Non ha risposto a domande semplici: Qual il nostro giudizio sui cinque anni di giunta Penati, generalmente positiva; ma con quali eccellenze e quali mancanze? Chi ha bene operato e chi merita un passaggio in panchina? Qual la nostra proposta di alleanze? C' chi guarda all'udc, chi rispolvera una mitica area laico riformista, chi rimpiange rifondazione ma nessuna proposta concreta stata formulata. Nessuna decisione presa. Cosa stiamo aspettando? Non possiamo arrivare all'ultimo minuto in virt di furbizie da corridoio. Un partito in difficolt che non riesce ad aprire e chiudere formalmente un dibattito sulle alleanze destinato all'implosione. Tanto pi che questa politica delle alleanze riguarda anche i comuni dove si vota. Quale rapporto intercorre tra e scelte provinciali e quelle comunali? Come ci si comporta con le liste civiche, concorrenti localmente ma alleate potenziali in sede provinciale? Qual il nostro programma? Quali punti qualificanti? Non penso certo che sia utile ripetere il tragicomico esperimento del cantiere che ci port, alla sconfitta a Milano, ma non penso neanche che il programma sia il prodotto di alcuni chierici riuniti in segreto conclave. Basti solo pensare al dibattito aperto sulle ronde, ed alle posizioni assunte da Penati, che giuste o sbagliate che siano devono essere inserite nel programma (o no?) Qual la nostra strategia elettorale? Dalla stampa sappiamo tutto della lista del presidente: Dei cortesi rifiuti (ma chiedere prima di andare sulla stampa non sarebbe meglio), delle accettazioni ma nulla sappiamo del suo

rapporto con il pd. Attualmente mi sembra unoperazione in perdita, da una parte stanno "i meglio " dall'altra gli apparati, da una parte c' l'innovazione dall'altra il vecchio. Sar una sensazione ma l'impressione che la lista del presidente si configura come la lista che avrebbe potuto essere del pd ma non . Ora poich la presentazione di liste diverse genera sempre concorrenza sar meglio definire bene il rapporto. L'esperienza da me condotta con la lista Ferrante mi fa vedere da una parte tutte le potenzialit della lista del presidente, dall'altra tutte le contraddizioni. Quali sono i contenuti e i modi della nostra campagna elettorale? Inutile dedicare seminari e interviste per beatificare il sistema di campagna di Obama e poi non affrontare per tempo e con metodo la nostra campagna elettorale. Che relazione intercorre con la campagna elettorale che si svolge nelle altre provincie e sopratutto alle europee? A questo proposito tra l'altro segnalo che anche la scelta dei candidati alle europee andr fatta con una ponderazione e una valutazione particolare, perch alcuni degli eletti della tornata precedente li possiamo dare per scomparsi. Insomma credo che sia tempo di affrontare le questioni, te l'ho voluto dire ora in positivo per evitare di dovere dopo fare il becchi no. Con cordialit Pier Vito Antoniazzi

Primo Piano MA LEXPO UNA SFIDA ALLA SINISTRA Stefano Draghi A rileggere il dibattito che si aperto dopo lassegnazione a Milano dellExpo 2015 si ha limpressione che la sinistra milanese non abbia colto appieno limportanza dellevento e della sua preparazione. Gli exposcettici e gli expo-dubbiosi sono ormai numerosi, sia tra gli esponenti politici che nellopinione pubblica e si aggiungono ai tradizionali movimenti antagonisti che si sono opposti prima alla candidatura di Milano, ora alla realizzazione dellExpo. Secondo il sondaggio telematico (per quel che vale) pubblicato un mese fa nelle pagine milanesi di Repubblica tra chi pensa sia meglio rinunciare allevento (43%) e chi lo vorrebbe ridisegnato in unottica meno dispensiosa (32%), raggiungono il 75% coloro che sono spinti a ripensare il progetto dellEXPO 2015 a Milano a seguito della crisi economica internazionale, i ritardi del Governo nei finanziamenti e i litigi sulla governance della societ di gestione. E diversi dirigenti politici e sindacali pensano che lExpo sia una manifestazione daltri tempi, anacronistica rispetto al sistema globale della comunicazione, inadeguata come strumento anti-ciclico, pericolosa per lo sviluppo urbano, non in grado di curare i molti antichi e recenti mali della metropoli milanese. AllExpo-day organizzato dal gruppo consiliare del PD si provato a porre le basi per un prima controffensiva. LExpo una grande opportunit per Milano, ma anche una grande sfida per la sinistra riformista e come tale va affrontata. Nel modo in cui il centro-sinistra milanese guarda allo sviluppo dellarea metropolitana ci sono nodi politici e culturali da sciogliere, linee strategiche da definire. LExpo loccasione per farlo visto che il tema centrale della manifestazione fa parte dei valori costitutivi della sinistra, in tutte le sue declinazioni e componenti: il diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti i popoli della terra alla luce dei nuovi scenari globali. Che significa non solo lotta alla fame e alla sete, ma alla povert, alle carestie, alla malnutrizione, alla mortalit infantile, alle epidemie. E ancora: rispettare lambiente e gli eco-sistemi agricoli, preservare la bio-diversit, contrastare la desertificazione, prevenire la siccit, valorizzare le innovazioni e le tecnologie produttive, governare lo sviluppo delle biotecnologie. Se non hanno idee chiare e risposte possibili a queste grandi sfide, come potranno i riformisti qualificarsi come lalternativa politica capace di costruire un mondo globale pi giusto, pi libero e meno diseguale? Alla sfida globale si affianca quella locale, che non meno impegnativa. Se i riformisti milanesi non sapranno controllare e guidare anche dallopposizione le scelte e lo sviluppo delle opere per lExpo e le sue infrastrutture, non potranno proporsi verosimilmente come lalternativa politica in grado di progettare e realizzare una citt a misura di futuro, capitale dei diritti, motore dello sviluppo sostenibile, interprete della creativit e della modernit cosmopolita, crogiolo pacifico di etnie e religioni, un territorio che si confronta con le altre grandi metropoli del mondo per qualit della vita, dellambiente, del lavoro e del welfare. La crisi economica dovrebbe stimolare e accelerare, non frenare, la discussione pubblica sul progetto Expo 2015. LExpo una sfida alla sinistra, alla sua capacit di produrre classe dirigente idee e persone in grado di coordinare in nome dellinteresse generale gli specialismi professionali e i tanti interessi particolari che il progetto Expo mette in movimento. Se la formula non godesse in questo momento di scarso appeal, un

governo ombra del progetto Expo potrebbe essere lorganizzazione adatta a dare continuit e sostanza al lavoro iniziato con il PD-Expoday. Non possiamo rassegnarci allidea che lo slogan Nutrire il pianeta, energia per la vita sia stata solo unottima trovata pubblicitaria per dirottare a Milano risorse pubbliche e spartire la torta degli affari tra i pochi e soliti noti. Per questo possiamo chiamare le migliori intelligenze della citt (scienza, ricerca, tecnologie, professioni) e i protagonisti generosi del mondo solidale (associazioni, volontariato, terzo settore) a far parte di uno steering committee, una guida ricca di saperi e di competenze, e anche per questo politicamente autorevole, che tenga ferma la rotta della Esposizione Universale di Milano verso gli obiettivi per cui stata progettata.

Scuola e universit TEMPO DI EXPO. VALORIZZARE IL CAPITALE UMANO Rita Bramante In Lombardia, e a Milano soprattutto, Scuola e Universit stanno sperimentando da alcuni anni unintensa stagione progettuale di progetti ponte di orientamento attivo realizzati con migliaia di future matricole. Si tratta di una operazione contrassegnata da un singolare dinamismo, che si allargata rapidamente: a partire da poche unit progettuali pilota, a seguito di un vero e proprio effetto domino, si contano ad oggi oltre cinquanta progetti, alcuni dei quali rivestono carattere di assoluta novit. Nel corso dellanno scolastico scorso quasi diecimila studenti delle classi quarte e quinte della scuola secondaria lombarda sono stati protagonisti delle iniziative promosse dai progetti ponte, esperienze autentiche di laboratorio di una o pi giornate presso centri di eccellenza per la ricerca scientifica, intere settimane di stage o summer schools presso le Universit lombarde, percorsi anche e-learning complementari alla didattica curricolare (link nota1). Circa un quinto degli studenti lombardi che ogni anno si iscrivono alluniversit pu sperimentare unesperienza precoce di vita universitaria e diverse centinaia di ragazzi vivono tale esperienza in percorsi articolati di pi giornate, anche con formula residenziale, cimentandosi in contesti laboratoriali allavanguardia o nello svolgimento di compiti sfidanti e nella ricerca di soluzioni a problemi complessi. E nella prospettiva di internazionalizzare le opportunit di stage allestero per i giovani talenti lombardi si sta cercando di potenziare il rapporto di collaborazione gi avviato con centri di eccellenza europei, come la outstation di ricerca biomedica dellEMBL, European Molecular Biology Laboratory e il Centro Europeo di Osservazione della Terra a Frascati. Una linea dazione efficace e in espansione, che ha certamente a disposizione ampi spazi per lo sviluppo di nuove idee e opportunit. Le statistiche ci dicono che purtroppo il sistema universitario in Italia non immune da patologie e indicatori di sofferenza: inattivit prolungata degli studenti, mancata reiscrizione tra primo e secondo anno, passaggio da un corso allaltro, sbilanciamento verso le discipline umanistiche e sociali a scapito di quelle tecniche e scientifiche, conseguimento tardivo del titolo, elevato differenziale nella quota di laureati rispetto alla media dei Paesi OCSE (link nota2). Di qui limportanza strategica dellorientamento, non soltanto nella fase della scelta e della transizione scuola-universit, ma come programma integrato e non sporadico, capace di favorire se necessario anche un tempestivo cambio di rotta. Obiettivo delluniversit non infatti quello di attrarre studenti a tutti i costi, ma riuscire ad intercettare studenti fitting, studenti adatti che possano intraprendere con successo e soddisfazione il proprio cammino universitario. Scuola e universit sono alleate nellimportante sfida di costruire la scelta giusta e stanno condividendo negli ultimi anni lesigenza di avviare processi aperti di cooperazione attraverso misure che vengono progressivamente sviluppate, adattate o ricalibrate. Il passaggio tra scuola e universit non - o almeno non dovrebbe essere avvertito - come terra di nessuno: bisogna individuare buone strategie per governarlo, gettando ponti, creando occasioni di dialogo e conoscenza reciproca, dando vita a percorsi orientativi che si qualifichino per lattenzione ai bisogni reali
1 2

http://www.istruzione.lombardia.it/orientamento/progettiponte.htm http://www.istat.it/lavoro/unilav/

degli utenti e per limpegno a creare le precondizioni, non soltanto affinch la scelta possa avvenire in maniera consapevole, ma soprattutto perch possa essere sostenibile e avere garanzie di tenuta nel tempo. Rita Bramante

Urbanistica EXPO. GEOGRAFIE IN STILE MILANESE Matteo Bolocan Goldstein Sembra ieri, ma dal giorno dellassegnazione dellExpo alla nostra citt passato quasi un anno e leuforia iniziale si presto dissolta. Nei mesi successivi alla vittoria sulla citt turca di Smirne il quadro della situazione infatti mutato sensibilmente. Se Letizia Moratti aveva ottenuto un sostegno politico ampio per la candidatura internazionale di Milano, tale risorsa venuta meno in uno sconcertante gioco di conflitti, interno al centro-destra riguardante innanzitutto il profilo della nuova societ di gestione e dei suoi amministratori, oltre alla natura e alle dimensione delle risorse che sosterranno loperazione nei prossimi sette - ora sei! - anni. Decisive nel segnare il nuovo contesto: le elezioni politiche nazionali del 2008, con il ritorno di un governo a guida Berlusconi e il sopraggiungere di una crisi finanziaria mondiale di proporzioni storiche, con risvolti drammatici sulla disponibilit della spesa pubblica nazionale. In questo quadro, il tema importante dellalimentazione - Nutrire il pianeta, energie per la vita - rimane del tutto trascurato e lExpo appare sempre pi una posta in gioco nella disputa politica tra Milano e Roma, oltre allennesima partita nella quale le aspettative e gli interessi della capitale del Nord vengono sacrificati sullaltare della Patria. Il mutamento di scenario non aggiunge tuttavia elementi determinanti nella considerazione di alcune debolezze e ambiguit proprie dello stile milanese, indicative di come le lite locali interpretino riduttivamente le opportunit di sviluppo per la citt: - il prevalere della dimensione infrastrutturale e immobiliare sulla progettazione politico-culturale dellevento; nella sua storia Milano ha sempre accentuato questo aspetto materiale e immediato nel saper ricavare benefici dalla crescita, a scapito di una proiezione progettuale e meditata delle opportunit di sviluppo (questa consapevolezza sembrerebbe motivare linvito del sindaco a non pensare a un grattacielo come simbolo della cittadella, ma a percorrere strade con un diverso impatto fisico e simbolico!); - la delicata sovrapposizione di ruoli e di interessi in campo; vedremo quanto la nuova composizione del consiglio di amministrazione verso cui spinge il governo nazionale sapr superare la discutibile scelta effettuata per la presidenza della nuova societ che gestir levento con importanti poteri di stazione appaltante (attualmente ricoperta dalla presidente di Assolombarda, lassociazione di rappresentanza delle imprese milanesi); - la marcata tendenza della citt a pensare levento in proprio: un Expo di Milano, dove tutto si risolve nella localizzazione scelta per il sito (in direzione nord-ovest, fino a lambire la nuova fiera di Rho-Pero); piuttosto che a immaginare e progettare un Expo dei territori; e ci in forte contrasto con un tema quello dellalimentazione - che dovrebbe facilitare la valorizzazione di risorse e saperi radicati in unItalia caratterizzata da variet economiche e culturali. E la mancanza di una prospettiva che leghi opportunit di sviluppo e visione geografica a sottolineare con forza lintroversione culturale e politica delle lite milanesi. Sempre pi frequentemente, analisi e studi segnalano la dimensione regionale di Milano, la sua propensione di citt territorialmente e funzionalmente aperta e relazionale: come per reazione, le scelte di Milano si risolvono entro i suoi angusti confini amministrativi! Ma proprio da una prospettiva geografico-strategica che lExpo pu rappresentare una sfida per la citt. Il tema dellalimentazione richiama, infatti, una concezione diffusa e qualitativa dello sviluppo che pu aprire a relazioni territoriali dinamiche e originali: si guardi a Expo come occasione straordinaria per ripensare il rapporto ambientale tra la citt e il parco agricolo, la rete delle acque milanesi e lombarde, lagricoltura urbana, per rimanere alla scala della sola regione urbana; si pensi a Expo per fare di Milano un nodo nazionale e internazionale di una vasta rete di distretti alimentari e agroindustriali, di produzioni locali, di laboratori di ricerca biotecnologica e di fiere del gusto, per dire di alcune tra le risorse attive alle pi ampie scale. Davvero, apertura internazionale e apertura territoriale possono andare di pari passo. Affinch levento Expo rappresenti al meglio il tema dellalimentazione e il valore strategico di una cooperazione che domanda una nuova geografia dello sviluppo.

RUBRICHE

Arte Questa rubrica curata da Silvia DellOrso

Lhanno inaugurata il 14 febbraio, per approfittare della complicit tematica offerta dalla ricorrenza di San Valentino, ma in realt la mostra attualmente in corso al Castello Visconteo di Pavia pu ben vivere di vita propria, anche senza la festa degli innamorati. Il tema quello del bacio, e non soltanto il bacio sensuale e carico di pathos immortalato da Francesco Hayez in uno dei suoi dipinti maggiormente celebrati, di cui la redazione pi nota si trova a Brera, mentre a Pavia sono esposte una prima idea del soggetto e una versione del 1861, entrambe in collezione privata. La rassegna, infatti, che ripercorre liconografia del bacio tra Romanticismo e 900, molto pi variegata e prende in considerazione, come dichiarano le curatrici, Susanna Zatti e Lorenza Tonani, le diverse valenze del bacio: materno o filiale, di circostanza, appassionato, atteso, negato, rubato, ben augurante, immateriale, nella mitologia, nella storia sacra, nella letteratura e anche nel cinema. Il percorso si snoda attraverso una sessantina di opere di artisti celebri e di altri meno noti, in prevalenza dipinti, ma anche qualche scultura, come lAbbraccio materno di Paolo Troubetzkoy o il Bambino al seno di Medardo Rosso. Tra i baci dipinti spiccano quello lussurioso di Cleopatra, come ce lo ha restituito Giuseppe Amisani, o il bacio voluttuoso di Alciati, smorzati dalle effusioni composte e pudiche dei Fidanzati di Lega, o ancora Aminta baciato da Silva del Piccio, Paolo e Francesca di Previati, per arrivare a De Chirico, Manz, Casorati, Rotella o Franco Angeli. E poi il bacio nel cinema, restituito in un video che, memore dei baci prima tagliati e quindi ricomposti in ununica lunga pellicola, nel film di Tornatore Nuovo cinema Paradiso, ripercorre la storia dei baci pi famosi della cinematografia italiana. Il bacio. Tra Romanticismo e Novecento. Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35 orario: marted-venerd 10/13 e 15/19, sabato, domenica e festivi 10/20. Fino al 2 giugno.

Un aspetto poco noto delle ambizioni faraoniche di Hitler documentato in questa mostra storico-fotografica che illustra le gigantesche torri fatte costruire a Vienna (e non solo), su progetto di Fridrich Tamms, per contrastare i bombardamenti alleati, ma gi con lobiettivo di farne simboli monumentali del nazismo. Il progetto originario di Hitler era di dotare Berlino, Amburgo e Vienna di bunker da adibire a uso militare, ma da utilizzare anche come rifugi, infermerie e depositi per munizioni. Ci non toglie, per, che queste costruzioni fossero concepite sin dallinizio come veri e propri santuari nazionalsocialisti, esemplati nelle forme su celebri architetture del passato quali il Mausoleo di Teodorico a Ravenna o il grandioso Castel del Monte voluto da Federico II di Svevia in Puglia, e pronti, dopo la presunta vittoria finale, per essere sontuosamente rivestite di marmi. A questo scopo il Fhrer, dopo avere abbozzato egli stesso lo schema del sistema difensivo, si rivolse a Friedrich Tamms (1894-1980) uno degli artefici delle autostrade tedesche e della ricostruzione di Dsseldorf nel dopoguerra incaricandolo della progettazione di oltre venti torri alte 40-50 metri. Edificate in cemento armato, impiegando come mano dopera i prigionieri di guerra e i lavoratori forzati, non divennero mai le architetture emblematiche vagheggiate da Hitler. Le torri di Amburgo e Berlino furono distrutte o radicalmente rimaneggiate. Restano le sei fortificazioni viennesi tre torri da combattimento e tre di comando oggetto, appunto, di questa rassegna ed esempio insolito di archeologia bellica inserito nel tessuto urbano, sulla cui ridestinazione duso si esercitata la fantasia di artisti e architetti contemporanei. Due sono utilizzate luna come acquario e rettilario, laltra come deposito delle collezioni darte contemporanea del Museo di arti applicate. I tempi incompiuti di Hitler. Archeologia bellica viennese.

Spazio Guicciardini, via Guicciardini 6 orario: luned-venerd 9.30/12.30 e 14.30/18.30. Fino al 13 marzo.

Definirla mostra troppo, ma forse anche troppo poco. Quella in corso a Brera una piccola esposizione di grandi capolavori che tonifica la Pinacoteca e appaga le attese dei visitatori. A dare avvio alle celebrazioni per il bicentenario della fondazione di Brera stata scelta una formula insieme minimalista e ambiziosa, affiancando tre opere del Caravaggio alla Cena in Emmaus del Merisi che gi la galleria milanese possiede dal 1939. Grazie a un dono degli Amici di Brera e per merito del ruolo decisivo giocato allepoca dallex soprintendente di Milano Ettore Modigliani, la tela, dipinta dal Caravaggio attorno al 1606, tra la fine del soggiorno romano e la fuga da Roma dopo la condanna per omicidio, tra le molte star del percorso espositivo braidense e non capita tutti i giorni la fortuna di poterla ammirare vis vis con la versione di qualche anno precedente oggi alla National Gallery di Londra. Concessa in prestito, questultima, insieme ad altri due dipinti appartenenti alla fase giovanile del maestro lombardo, il Ragazzo con canestro di frutta della Galleria Borghese - vale a dire il giovane dio Vertunno con cesto di frutta, anticipazione della Canestra custodita alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano - e i Musici, dal 1953 al Metropolitan Museum di New York. Tutti e quattro in sala XV, mentre accanto, nella sala XVIII, si pu vedere una tela di Simone Peterzano, maestro del Caravaggio: una Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio, sottratta per loccasione ai depositi del museo. Caravaggio ospita Caravaggio. Pinacoteca di Brera, via Brera 28 - orario: marted-domenica 8.30/19.15, chiuso luned. Fino al 29 marzo. Un vero e proprio affondo nella personalit del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. A lui consacrata la rassegna allestita nella Sala del Collezionista alle Stelline che, in onore di tanto ospite, raddoppia i suoi spazi conquistando il seminterrato, invaso per loccasione dalle parolibere marinettiane, Tra le tante novit di questa rassegna - a cura di Luigi Sansone, autentico segugio degli archivi del Futurismo spicca Il bombardamento di Adrianopoli, una grande china su carta realizzata da Marinetti nel 1913-14, esposta per la prima volta grazie al prestito concesso dalla University of California di Los Angeles (Ucla) dove custodito larchivio del poeta inglese Harold Monroe (1879-1932), grande ammiratore del Futurismo, da cui proviene questa tavola. Ma la mostra riserva molto altro, tra ritratti e caricature di Marinetti, opere di Boccioni, Balla, Cangiullo, Depero, e altri protagonisti, affiancate da fotografie, cataloghi depoca, cartoline, riviste e volumi marinettiani come Zang Tumb Tuuum - Adrianopoli ottobre 1912- Parole in libert (Edizioni futuriste di Poesia, Milano 1914), il primo libro parolibero di Marinetti ispirato dalla guerra, intesa come spettacolo simultaneo di situazioni, rumori, odori, polifonie: perch il Futurismo era anche questo. F.T. Marinetti=Futurismo. Fondazione Stelline. Sala del Collezionista, corso Magenta 61 - orario: marted-domenica 10/20. Fino al 7 giugno.

Ha impiegato meno di tre anni per diventare uno dei maggiori collezionisti di armature giapponesi fuori dal Giappone. Bisogna chiamarsi Luigi Koelliker per riuscire in una simile impresa cos rapidamente e anche voracemente ed bene avvalersi di un antiquario specializzato in arte giapponese come Giuseppe Piva che per il suo committente ha rastrellato il rastrellabile, e che adesso cura, in collaborazione con la Fondazione Mazzotta, la mostra di Palazzo Reale. Samurai, appunto, allestita nellappartamento della reggia piermariniana con una minima presenza di pezzi provenienti dalle Raccolte extraeuropee del Castello Sforzesco tra i quali spicca una finissima scatola laccata per documenti dellinizio del periodo Edo e lunica armatura da cavallo presente in mostra e un massimo dalla raccolta milanese di Koelliker. Una novantina di pezzi in tutto, tra armature complete, elmi, finiture per spada e altri accessori da samurai, realizzati tra il periodo Azuchi Momoyama (1575 1603) e il periodo Edo (1603 1867). Le sale del palazzo si animano di guerrieri severi e magnifici, samurai di alto rango e daimyo (signori feudali) che dalle guerre sono stati ben lontani, come testimonia il perfetto stato di conservazione delle circa trenta armature esposte; per lo pi di rappresentanza, visto anche che il periodo esaminato fu allinsegna della pace. Il percorso si chiude con i super robot Goldrake e Gundam che tutto devono al mondo dei samurai, da cui hanno attinto a piene mani anche fumetti e disegni animati. Samurai.

Palazzo Reale, piazza del Duomo 12 orario: 9.30/19.30, luned 14.30/19.30, gioved 9.30/22.30. Fino al 2 giugno.

Lascia senza parole Quentin Garel. Visitando la mostra allo Studio Forni sembra quasi di sentire il vociare dei suoi animali: struzzi, mucche, giraffe, ippopotami in bronzo o legno, anche se il maestro parigino non manca di utilizzare altri materiali come gesso, carta e plexiglass. Scultore e disegnatore, Garel decisamente un artista di talento che ritrae gli animali meglio se quelli pi comuni, del mondo domestico o contadino con acume e ironia, catturandone il carattere da fine etologo. Nella primavera di questanno sar inaugurata a Lille una sua monumentale scultura/fontana, un muro vegetale di 24 metri di lunghezza e 2 di altezza, dal quale emergono 28 teste di animali realizzate in ferro che spruzzano acqua all'interno di un ampio circuito di vasche. Notevoli anche i disegni. Quentin Garel. Pennuti, bovini ed altri animali. Studio Forni, via Fatebenefratelli 13 orario: 10/13 e 16/19.30, chiuso domenica e luned. Fino al 28 marzo. grazie alleredit dellindustriale bresciano Giacinto Ubaldo Lanfranchi se il Poldi ha potuto organizzare una mostra dedicata ai netsuke. Ci voleva un collezionista che si dedicato pressoch in esclusiva a queste minuscole sculture, concepite originariamente come bottoni per fissare alla fascia del kimono giapponese, privo di tasche, un cordoncino cui agganciare un piccolo contenitore porta oggetti. In legno o in avorio, preziosamente intagliati, i netsuke si affermarono in Giappone nel XVII secolo, ma gi nella seconda met dell800 persero la loro funzione originaria per diventare oggetti di collezionismo. Lanfranchi ne ha messi insieme moltissimi. Una selezione di quella raccolta ora in mostra nella casa-museo di via Manzoni, insieme a una settantina di pezzi provenienti da altre collezioni private italiane e dal Linden-Museum di Stoccarda. Capolavori in miniatura che raffigurano creature fantastiche, divinit, personaggi ispirati alla mitologia, alla storia, ai racconti popolari, alla letteratura, oltre ad animali, fiori, piante, frutti o ortaggi. Ma ce n anche uno rarissimo in cui rappresentata una Piet, a testimoniare la diffusione del Cristianesimo in Giappone tra la met del 500 e il 600. In programma, gioved 5 marzo alle 18, lultima di una serie di conferenze a latere della mostra: Storie fluttuanti. Lantica letteratura giapponese. Interviene Ikuko Sagiyama, docente di Lingua e letteratura giapponese allUniversit di Firenze. Netsuke: sculture in palmo di mano. La raccolta Lanfranchi e opere da prestigiose collezioni internazionali. Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12 - orario: marted-domenica 10/18. Fino al 15 marzo.

Il titolo di questa mostra, Morphologie autre, rinvia direttamente a Michel Tapi e a un suo noto saggio del 1960. Al critico darte e teorico francese, il termine informale continuava a piacere poco, per via dei suoi confini troppo incerti, mentre, per stigmatizzare il senso di quellarte priva di forme preferiva di gran lunga laggettivo autre, inaugurato con il libro-manifesto che pubblic nel 1952: Un art autre, appunto. A ventidue anni dalla morte e nel centenario della nascita di Tapi, la Galleria Blu gli dedica una mostra che riunisce molti degli artisti a lui cari. In primis Dubuffet e Fautrier, il primo per la sua arte incolta, definita art brut, il secondo per la plastica drammaticit degli Otages. Ma ci sono anche Appel, Burri, Capogrossi, Fontana, Sam Francis, Hartung, Nevelson, Riopelle, Tapies, Tobey, Vedova, Wols e non solo. "Morphologie Autre" un omaggio a Michel Tapi (1909-1987). Galleria Blu, via Senato 18 - orario: 10/12.30 e 15.30/19, sabato 15.30/19, chiuso festivi. Fino al 3 aprile.

CINEMA & TV Questa rubrica curata da Simone Mancuso Operazione Valchiria di Brian Singer Devo riconoscere al regista la sua capacit, da sempre dimostrata, di non avere una direzione delle immagini irruenta. Mi spiego. Brian Singer uno di quei registi molto bravi nel non dare allo spettatore la sensazione che ci sia qualcuno dietro la macchina da presa, che fa delle scelte precise, anzi, proprio capace di non dare la percezione che ci sia qualcosa. E cos privo di elementi autoriali, che lo spettatore viene avvolto nel turbino del film, senza accorgersi di nulla. Ovviamente il fatto di non essere un regista dautore, non assolutamente un danno, anzi lui dimostra il contrario. Come ogni non autoriale regista che si rispetti, Singer si circonda di collaboratori veramente validi, e rigorosamente sempre gli stessi: dallo sceneggiatore Christopher McQuarrie, che per lui ha curato la sceneggiatura de I soliti sospetti e X-Men, al direttore della fotografia Newton Sigel. Tutto da copione dunque, se non fosse per qualcosa di non esattamente decifrabile, che alla fine ti fa uscire un po insoddisfatto, come se il prodotto nel suo complesso non fosse solamente frutto di una sapiente regia e della sua trasposizione di unottima sceneggiatura. Questo, fino a quando nei titoli di coda leggi: produttore esecutivo Tom Cruise. Allora capisci che qualcuno a messo il naso in qualcosa che non gli competeva e di cui non in grado. Tra laltro a discapito della recitazione del suo personaggio, che molto appiattito, e molto al di sotto delle possibilit dellattore. Insomma il film merita, ma probabilmente, senza il disturbo del signor Cruise come produttore esecutivo, avremmo avuto una migliore recitazione del protagonista e, di conseguenza, un miglior prodotto finale.

Lasciami entrare di Tomas Alfredson Torna lhorror! Dopo anni di assenza, a parte qualche parentesi commerciale interessante,(vedi Blair Witch Project) finalmente un film che merita desser chiamato horror. Il regista fa un lavoro su una delle cose pi trascurate in questi anni di assoluto buio per il genere: la suspence. Questa viene creata in maniera che non sia fine a se stessa, o legata ad immagini orribili, ma serve per creare la paura prima nello spettatore e poi sullo schermo.Questa la vera differenza con i film finora visti, i quali anteponevano le immagini horror, alla creazione della paura per suscitare orrore nello spettatore. La paura non devessere una sensazione creata con limpatto violento delle immagini, ma va coltivata allinterno dello spettatore che arriva alla scena horror che ha gi paura. Un film riuscitissimo, soprattutto se si considera che sia il regista svedese Alfredson, sia lo sceneggiatore e soggettista John Lindqvist erano al loro primo lungometraggio, girato tra laltro in pellicola 35 mm. Lode allhorror svedese dunque, e chiss che non prendano il posto che aveva nel genere lItalia negli anni doro di Dario Argento. Se dovessi fare un paragone, per, la cosa che pi manca in questo film rispetto a quelli italiani la cura della colonna sonora. Argento si affidava ai Goblin, non riesco a pensare a chi si possano affidare gli svedesi oggi. MILK di Gus Van Sant Un film che riceve otto nomine alloscar gi un successo direi. Vorrei concentrare lattenzione su di tre elementi di quegli otto per cui candidato. I tre elementi sono: il montaggio, la regia e lattore protagonista. I primi due sono stati studiati dal consapevole regista pluricandidato per avere un film anni 70(montaggio affidato a Elliot Graham gi montatore di X-Men2 e Superman Returns). Non solo perch ambientato negli anni 70, ma proprio perch stato girato come si giravano i film allepoca. Gus Van Sant fa unoperazione filmica in cui mette in quadro una sceneggiatura non sua, con le inquadrature, la pellicola e i movimenti di macchina tipici del cinema sperimentale americano di quegli anni. E come se il regista volesse convicersi e convicere lo spettatore di essere in quegli anni, volendo rafforzare attraverso unoperazione puramente cinematografica, il significato universale del film, rendendo universale lo spazio e il tempo filmico a discapito di quello reale. Quindi loggi e lallora, di fronte a problemi e situazioni simili a quelle vissute da Harvey Milk nel 72 , sono la stessa cosa, si confondono, perch i valori in cui credere, come il cinema, sono le uniche cose che il tempo non corrode.

Il terzo elemento la recitazione di Sean Penn, il quale a mio avviso ha superato se stesso, visto che aveva vinto loscar come miglior attore per la sua interpretazione in Mystic River e personalmente pensavo fosse la sua migliore interpretazione di sempre. Ma dopo aver visto quella di Harvey Milk, in cui tira fuori tutta la sua parte femminile, riuscendo a gestire linterpretazione di un ruolo solo con quella, mi sono dovuto ricredere. Tra laltro quello dellinterpretazione di un omosessuale da parte di un attore eterosessuale, ho da sempre pensato che non sia una prova di recitazione, ma, la prova di recitazione. Infatti molti altri attori del film che hanno una parte da omosessuale, lo sono anche nella vita. Chiss che anche questanno non porti a casa lambita statuetta? Una curiosit: negli anni settanta i inefils francesi andavano a vedere i film di Truffaut e Godard sedendosi il pi avanti possibile, se era la prima fila era meglio, perch cos,dicevano, si rompe la barriera spaziotemporale tra film e spettatore, entrando nel film. Ecco, questo un film che vale la pena di vedere alla francese. (S.M. 12.02) Il curioso caso di James Button di David Fincher Potendo recensire questo film dopo la giuria degli Accademy, dove ha ricevuto tre oscar per la direzione artistica, il trucco e gli effetti visivi, prendo spunto da questo giudizio perch penso sia significativo quanto veritiero. Non mi stupisco che questo bellissimo film nel complesso, non abbia vinto ne come miglior film, ne come miglior regia, perch questo il destino di quasi tutti i film di Fincher. La sua reale bravura, pi che la regia dedicata alle immagini, la regia intesa come organizzazione e fiuto nella scelta dei collaboratori. Non a caso i suoi pi grandi successi sono quasi tutti dovuti alla scelta delle persone nei ruoli pi importanti: degli sceneggiatori nel caso di Seven e Alien3,del soggetto e del montaggio nel caso di Fight Club e Panic Room. Uguale strategia per questo film dove lappropriata scelta del direttore artistico Donald Graham Burt gi production designer di Donnie Brasco e White Oleander,di Grag Cammon, truccatore in film come Hannibal o Pirati dei Caraibi per citarne solo alcuni ed infine, la sterminata lista di persone che si sono occupati di tutti gli straordinari effetti di questo film, hanno consentito la vittoria di tre oscar. Non da sottovalutare anche la scelta dello sceneggiatore e co-soggettista Eric Roth, il quale uno dei pi incisivi sceneggiatori di Hollywood con allattivo film come Munich di Spielberg o Forrest Gump di Zemeckis, che non aveva mai lavorato con Fincher. Per cui concordo pienamente con la decisione dellAccademy di premiare questo film con premi specifici, alle persone che con il loro straordinario lavoro hanno determinato la qualit di questo prodotto.

Frost/Nixon di Ron Howard Conferma le sue magistrali abilit tecniche di regista Ron Howard, che dirige il film in maniera che anche lo spettatore pi distratto, con nella mano sinistra la coca-cola e nella destra i pop-corn, non riesca a distogliere sguardo ed attenzione da questo appassionante duello. La riflessione maggiore che il film stimola sulla straordinaria efficacia democratica del quarto potere negli Stati Uniti, in questo caso sotto forma di un unico medium, diretto e a volte pericoloso: la televisione. Senza di essa e senza lintervista di Frost, limmagine del presidente Nixon agli occhi della storia e dellopinione pubblica, sarebbe stata differente. Anche qui una storia ereditata dagli anni settanta, che lo sceneggiatore Peter Morgan ha trascritto per il cinema dal suo originale soggetto per il teatro. Anche lui, come Ron Howard per la regia, candidato alloscar per la miglior sceneggiatura non originale(poich in precedenza opera teatrale),e non mancano quella per miglior film, montaggio e miglior attore protagonista a Frank Langella nella parte di Nixon. C anche un bravissimo Michael Sheen nella parte dello showman David Frost, il quale aveva interpretato, in maniera eccellente, lex premier britannico Tony Blair in The queen, il cui sceneggiatore era Peter Morgan. Unaltra curiosit che come direttore della fotografia c, ormai collaudato, litaliano Salvatore Totino, gi alla sua quarta collaborazione per la fotografia con Howard, come ne Il codice Da Vinci. Una nota la meritano anche le musiche del grande Hans Zimmer. (S.M. 12.02)

Da non perdere Wall-E di Andrew Stanton Quando un film danimazione viene scritto, diretto e prodotto dal vicepresindete della Pixar(gi regista di Alla ricerca di Nemo e produttore di Ratatouille),che una se non la migliore casa di produzione di film danimazione hollywoodiana, non pu che uscirne un prodotto di qualit. Al di l della magnifica storia che pi che per un pubblico infantile mi sembra per un pubblico pi riflessivo, visto che ci sono rimandi continui al passato cinematografico come la rivoluzione tecnologica di 2001 Odissea nello spazio, questo film lesempio della miglior produzione possibile di un film danimazione oggi. Questo da tutti i punti di vista, non solo quelli tecnici come il mixaggio ed il montaggio sonoro o gli effetti visivi, ma anche una sceneggiatura straordinaria, mai vista in un film danimazione, per la sua straordinaria attualit come in questo, e che a mio avviso, avrebbe meritato loscar. Per le meravigliose musiche originali, scritte per il fim, sia quelle contestuali al film sia quelle per i titoli composte da due grandissimi musicisti come Peter Gabriel e Thomas Newman. Insomma questo film danimazione pu essere considerato uno tra i migliori Film con la F maiuscola, anche tra quelli non danimazione, che Hollywood abbia prodotto negli ultimi anni. Anche perch se non si considerano i Film, ma solo i film danimazione, penso che sia decisamente il migliore. A supporto della mia critica, se non bastasse, ci sono tutte le candidature che Wall-E ha ricevuto e i relativi premi: come miglior film danimazione ai Golden Globe vincendo, come miglior musica originale ai 2009 Awards vincendo, come miglior suono, miglior montaggio sonoro, miglior musica originale, miglior musica per titoli, miglior sceneggiatura originale e miglior film danimazione agli oscar 2009, vincendolo per questultima categoria. Insomma se non siete riusciti a vederlo al cinema, e non ci riuscirete, merita di essere comprato. Magari in blu-ray!

Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen Scritto,sceneggiato e diretto dallormai ex regista di hollywood visto che gi il quarto film che non viene prodotto negli states per via dellincompatibilit dei suoi prodotti con il mercato americano e di conseguenza la difficolt di trovare una produzione, Allen si trasferisce dallinghilterra in cui aveva prodotto gli ultimi tre film, in Spagna per girare ancora una volta con la sua magnifica musa Scarlett Johansson, a costi pi contenuti. Il filone quello iniziato dal regista dopo il capolavoro Match Point, un film che parla di sociologia attraverso le storie amorose di tre protagonisti e di come lapproccio verso le situazioni sentimentali possa definire lindividuo nei suoi comportamenti sociali e viceversa.

MUSICA Questa rubrica curata da Paolo Viola 5 marzo, frenesia dellapplauso C, nel pubblico milanese dei concerti, una sorta di frenesia dellapplauso. Questa grande voglia di applaudire i musicisti si manifesta in molti modi, non solo quando ci si fa prendere dallentusiasmo e si applaude fra un tempo e laltro di ununica composizione, interrompendo la concentrazione degli esecutori e ovviamente provocandone la stizza; e non solo in quella cattiva ma ahim antica abitudine di applaudire un cantante alla fine di una celebre romanza, obbligando il direttore a sospendere lesecuzione in attesa che cessi il battimani; ma anche e sopratutto e cio quasi sempre alla

fine dellesecuzione quando ci si precipita ad applaudire quando ancora non si spenta (talvolta addirittura quando non stata ancora eseguita) lultima nota della battuta finale. La fretta di applaudire, che sembra voler manifestare particolare gradimento, sentita ammirazione, sincero entusiasmo, in realt mortifica lesecutore, quasi come se il prorompere dellapplauso significasse un finalmente siamo arrivati alla fine! In quel punto lesecutore non pu non essere concentratissimo, ha appena fatto tutto il possibile per creare unatmosfera magica e trasognata, per portare lascoltatore il pi vicino possibile allestasi, comunque in un mondo lontano dalla sala in cui entrambi si trovano, nel mondo creato altrove dallautore e miracolosamente (ogni esecuzione sempre un vero miracolo, domandatelo ai musicisti) riprodotto davanti al pubblico. E lui, il pubblico che lo si vorrebbe altrove, lontano miglia e miglia dalla sala, invece l, scattante come quando alla partita arriva finalmente il goal, che non fa alcuna fatica a riprendersi dallestasi perch la sua mente non si mai allontanata dalla sala, e si scatena sena alcuna esitazione in un atto liberatorio e fracassone. Che delusione! Qualche volta, vero, il finale del pezzo fragoroso, potente, scatenante, e dunque si collega bene con lo scrosciare dellapplauso; ma spesso non cos, la musica si spegne poco a poco, si arriva alla fine trasognati, assorti, riflessivi, o con malinconia, dolcezza, commozione. E in questi casi osservate i gesti calcolati e sofferti del pianista, o del direttore dorchestra, per allontanare lapplauso e chiedere qualche istante di silenzio, per dare tempo al suono di spegnersi. Claudio Abbado ma non solo lui arriva persino ad imbrogliare il pubblico e, per ottenere un lungo silenzio dopo la fine dellesecuzione, non esita a far credere con gesti appropriati che il pezzo non ancora finito, che c ancora qualche suono lontano da ascoltare, e cos obbliga gli ascoltatori al rispetto del silenzio. Perch quando cessa definitivamente il suono, il silenzio che segue spesso fa ancora parte della musica, un silenzio necessario, una pausa non finita e dunque proiettata verso linfinito. Laltra sera Andras Shiff al Conservatorio ha dovuto addirittura fondere, con una decisione peraltro assai discutibile, la Fantasia in re minore di Mozart ai due successivi frammenti sempre mozartiani (un Minuetto e una Giga) per non essere interrotto dagli applausi fra un pezzo e laltro! Nei paesi anglosassoni, specialmente nelle sale tedesche ed austriache, dopo la fine di una esecuzione musicale si sente nellaria un silenzio pieno di commozione, che viene vissuto come gesto di riguardo verso la musica e verso i suoi sacerdotiesecutori; un silenzio che si rompe, con qualche imbarazzo o timidezza, solo quando comincia a sembrare eccessivo. Ma quando poi arriva, lapplauso ha un significato molto pi profondo, di gratitudine, di turbamento. Credo che ogni musicista sogni che la fine della sua prestazione avvenga in un religioso silenzio, in una sorta di partecipata commozione, e solo quando lui stesso mostrer di uscire dallo stato di concentrazione e riprender coscienza del tempo e dello spazio intorno, solo allora il pubblico manifesti tutto il suo gradimento e la sua gratitudine. Andiamogli incontro ed assecondiamolo, ci amer di pi e torner volentieri da noi.

fino al 10 marzo: suggerimenti e suggestioni Sulla fine dellinverno, queste settimane che vanno da met febbraio a met marzo ci offrono dei programmi musicali straordinari. E in questa stagione che Milano che d il meglio di s.

Alla grande sala Verdi del Conservatorio - che insieme alla pi piccola sala Puccini offre ogni sera musica di grandissima qualit - dobbiamo segnalare diversi concerti interessanti e in particolare: Andras Schiff, con la professionalit che contraddistingue tutte le sue prestazioni, il 23 febbraio, il 2 e il 9 marzo dedicher per le Serate Musicali del luned tre concerti interamente dedicati allopera pianistica di Mozart (una carrellata che si annuncia straordinaria, essendo oramai passati ben diciotto anni dallindigestione mozartiana che ci fecero fare in occasione del bicentenario della morte); la Societ del Quartetto, come sempre il marted, ci offrir il meglio della sua tradizione riproponendo due famosi e magnifici Quartetti darchi: il 10 marzo il Quartetto Emerson con un programma molto vario e il successivo 17 il Quartetto di Tokyo che in questoccasione si dedicher interamente ad Haydn;

infine la Societ dei Concerti, come sempre il mercoled, affida ai Stuttgarter Philharmoniker diretti da Gabriel Felz, i Quadri di unesposizione di Musorgskij-Ravel e con Igor Levit al pianoforte il fantastico primo concerto per pianoforte e orchestra in re minore di Brahms. Vorrei per aggiungere dulcis in fundo una vera chicca: nellAula Magna dellUniversit degli Studi, dunque in via Festa del Perdono 7, la stagione diretta da Alessandro Crudele ci regala (nel vero senso della parola poich lingresso - alle ore 21 - libero) due concerti: uno, il 24 febbraio, del quartetto di clarinetti Alfea e un altro, il 10 marzo, di violino e pianoforte (Cicchini e Waccher) con un sontuoso e raffinato programma dedicato a Faur-Bach-Poulenc.

TEATRO Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi

La crisi impone una rivoluzione culturale: basta soldi di Stato al Teatro. Parola di Baricco. Basta soldi al teatro, meglio puntare su scuola e tv. Questo in sintesi lintervento dello scrittore, regista e drammaturgo Alessandro Baricco sulle pagine del quotidiano La Repubblica marted 24 marzo. Una provocazione? Forse. Che per ha spaccato come un terremoto il mondo della cultura, daccordo su un solo punto: che in tutto il mondo senza soldi dello Stato teatro e musica non sopravvivono. Pro-Baricco il musicista Riccardo Muti che si dice daccordo con lidea dello scrittore di potenziare i programmi formativi, in grado di raggiungere attraverso la televisione anche le persone pi lontane e isolate. Dello stesso parere anche il violinista Salvatore Accardo: Baricco scrive giusto quando parla di dare soldi alle scuole: la musica va imparata e insegnata fin dalla tenera et e il regista Franco Zeffirelli, per il quale a scomparire dovrebbero essere le altissime tasse che lo stato incassa dai biglietti e che rende i prezzi insostenibili. La stura alle (molte) critiche allautore di Novecento la d il direttore del Piccolo, il primo teatro pubblico italiano finanziato dallo Stato. Che sbotta: non si pu stare ancora nel Duemila a difendere il principio che la cultura un bene pubblico. Il dibattito infuoca per giorni le pagine dei principali quotidiani nazionali (ma viene ripreso anche dallo spagnolo El Pais, con un articolo dal titolo Guerra aperta sulla scena italiana). Feroce Luca Barbareschi (in scena al Manzoni di Milano con Il caso di Alessandro e Maria di Gaber): Ma proprio Baricco che ha fatto teatro a botte di sovvenzioni? Chi deve andare via la politica che ha egemonizzato poltrone, denari, tutto. Gli fa eco Lella Costa: Quello che scrive Baricco offensivo verso il pubblico innanzitutto, ma anche verso chi, con quattro lire, tiene aperti i teatri, organizza festival. In molti non capiscono soprattutto lidea di spostare alla tiv i finanziamenti. Il compositore Filippo Del Corno liquida come paradossale lipotesi di finanziare la tv in un Paese in cui si paga un canone che concorre col 47% al budget Rai, che non restituisce nulla di culturale allo spettatore. Lattore e regista Glauco Mauri rincara la dose: i soldi pubblici alla tv li diamo gi, con leffetto che comanda lo stesso la pubblicit. Guarda fuori dai confini nazionali Vincenzo Cerami: Non esiste Paese civile al mondo sostiene in cui uno Stato non investa nella cultura. Sarkozy, presentando un piano di investimenti e agevolazioni a beneficio della cultura, sostiene che la Francia agisce cos non per leconomia del Paese, ma per la sua civilt, considerando uneventuale crisi morale e culturale di gran lunga pi temibile di quella finanziaria, economica e sociale. Nel dibattito interviene anche il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, per il quale se i teatri chiudono, addio alla libert. Totale:la cultura un bene preziosissimo. Manca per, e questo viene ripetuto da anni, una legge adeguata sul criterio di ripartizione dei fondi, con il risultato che istituzioni vecchie e mussali vengono privilegiate rispetto ad altre. Invece di azzerare la cultura con la scusa della crisi economica si cominci con il cambiare il modo di ripartire i fondi, eliminando gli sprechi, con una legge ben fatta e la defiscalizzazione di ogni investimento nel settore.Ricordiamo per che scegliere chi premiare e chi quando il caso - punire una grossa responsabilit. Siamo sicuri che la politica abbia voglia di assumersela?

VolgarEloquio Dal 5 al 9 marzo un grande evento interamente dedicato alla cultura del dialetto, per celebrare lidentit, le radici, la tradizione attraverso la musica, il teatro e la poesia. Gioved 5 marzo al Circolo Filologico Milanese di scena I Milanes, di Franco Brevini con Marco Balbi, viaggio attraverso quattro secoli di vita milanese raccontati da grandi scrittori in lingua e in dialetto come Porta, Manzoni e De Marchi. Il 6, 7 e 8 marzo, sempre al Circolo Filologico, Piero Mazzarella e Giulia Lazzarini sono le voci prestigiose di Milano, citt dei dialetti, incursione nel mondo del teatro, del cinema e della letteratura per esplorare il linguaggio dialettale di diverse regioni. Tre grandi interpreti della scena contemporanea saranno i protagonisti di altrettante serate di recital: Franco Branciaroli sabato 7 marzo nella Basilica di San Marco, Marco Paolini domenica 8 marzo al Teatro dal Verme e Toni Servillo luned 9 marzo nella Basilica di San Marco. E ancora per il teatro da non perdere saranno le due lezioni-spettacolo di Ferruccio Soleri, il leggendario Arlecchino del Piccolo Teatro (venerd 6 e luned 9 marzo); Bibbi di e con Achille Platto, racconto in dialetto bresciano di alcune vicende bibliche (sabato 7 marzo), e, il 7 e l8 marzo, Scene della Commedia dellArte a cura di Stefano de Luca, uno spettacolo rivolto ai bambini, invitati ad immergersi nelluniverso divertente delle maschere e dei lazzi. La parola passa direttamente ai poeti sabato 7 marzo al Piccolo Teatro Strehler con una giornata non-stop di poesia dialettale in cui alcuni dei pi significativi autori del Novecento si alterneranno nella lettura dei propri versi: Roberto Giannoni, Nelvia Di Monte, Franco Loi, Tonino Guerra, Achille Serrao, Remigio Bertolino, Franca Grisoni ed Edoardo Zuccato. La riflessione e lo studio sono parte integrante di VolgarEloquio che sabato 7 marzo riunisce alcuni dei pi prestigiosi accademici italiani per un convegno dal titolo Cosa ce ne facciamo del dialetto?. Accanto allassessore Massimo Zanello interverranno Gian Luigi Beccaria, professore di Storia della lingua italiana allUniversit di Torino, Franco Lur, direttore del Centro di dialettologia e di etnografia della Svizzera Italiana, Giorgio Mul, direttore di Studio Aperto, e Franco Brevini. Tutti gli eventi sono a ingresso libero. Date e luoghi di VolgarEloquio su: www.volgareloquio.it

IL VANTONE Diretto da Roverto Valerio, attore non ancora quarantenne che ha lavorato con i pi importanti nomi del teatro italiano da Gabriele Lavia a Massimo Castri, Umberto Orsini e Lina Wertmuller ha debuttato laltro ieri in prima nazionale Il vantone, versione pasoliniana del Miles Gloriosus di Plauto. Una traduzione artistica che mette in scena, spiega Valerio, la Roma dei raggiri, delle truffe, degli espedienti per sopravvivere. La Roma degli sbruffoni, dei raccontaballe, dei vantoni da bar che raccontano mirabolanti avventure prendendo spunto da piccoli episodi a volte pure inventati. Da sempre nutro una forte passione per Pasolini e la sua poetica racconta il regista. Inoltre, da romano sono molto legato ai quartieri in cui Pasolini ha vissuto e a quelli che lo hanno ispirato: penso ai film come Mamma Roma e Accattone, o ai romanzi come Ragazzi di vita e Una vita violenta. Lidea di mettere in scena Il vantone venuta naturalmente, anche perch abito proprio in uno di quei quartieri che Pasolini frequentava e che erano e sono abitati dai tipi che animano questopera. Quel mondo di borgata, anche se un po diverso da allora, esiste ancora: le baraccopoli sono purtroppo una realt attuale, ancora oggi i protagonisti sono quei personaggi che ogni mattina quando si svegliano non sanno cosa fare, non sanno come tirare avanti e per questo si industriano: un po lavorano un po vagabondano. Tutto rimasto come allora. In scena fino al 15 marzo

Teatro Leonardo, via Ampre 1 ang. p.za Leonardo da Vinci Milano Orario: 20.45 (domenica alle 16) Info e prenotazioni: 02.71.67.91

Amleto Gi oggetto di un primo studio, presentato al festival delle Orestiadi di Gibellina nellestate di tre anni fa, Amleto, tra le pi conosciute e citate tragedie di Shakespeare, viene proposta al Piccolo Teatro Strehler dal Teatro Biondo di Palermo in una veste compiuta e definitiva - nella traduzione di Alessandro Serpieri, con la regia di Pietro Carriglio. Fin dallinizio della sua attivit registica, Carriglio ha dedicato unattenzione particolare al teatro del Bardo. Non solo per la sua grandezza letteraria e drammaturgia, ma anche perch costituisce la pi complessa espressione di unepoca di grandi stravolgimenti per certi versi paragonabile alla nostra che fu testimone del crollo di valori e certezze, dopo il trionfo del Rinascimento. E il Principe di Danimarca, in particolare, uno dei suoi capolavori, non solo viene assunto come simbolo della crisi delluomo contemporaneo fragile e crudele - di fronte al destino e alle proprie responsabilit, ma anche come metafora esemplare del teatro come visione del mondo. In scena fino all8 marzo Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi Orario: marted e sabato ore 19.30; mercoled, gioved e venerd ore 20.30; domenica ore 16 (mercoled 4 e venerd 6 marzo ore 15 e 20.30) Info e prenotazioni: 848.800.304

Mamma Mia! Basato sulle musiche degli svedesi Abba, il pi popolare gruppo nella storia della musica pop (400 milioni di dischi venduti in tutto il mondo) e reso celebre dal film interpretato da Meryl Streep e Pierce Brosnan, il musical tratto dal racconto della scrittrice Catherine Johnson e diretto da Phyllida Lloyd fa tappa al Teatro degli Arcimboldi. La trama poca cosa, ma quello che conta la carica di allegria e buonumore che lo spettacolo, visto ad oggi da 32 milioni di persone nel mondo (guadagnando 2 miliardi di dollari), trasmette. Ambientato su una paradisiaca isola greca racconta la storia di una ragazza che alla vigilia del suo matrimonio vuole scoprire l'identit del padre. Leggendo il diario della madre, unex hippy, scopre che i padri potrebbero essere potenzialmente tre, e inviter gli interessati a tornare sull'isola che avevano visitato per l'ultima volta 20 anni prima. Naturalmente lo spettacolo riserver qualche forzatura e pi di un lieto fine, ma quel che conta la colonna sonora, fatta di ritornelli e giri armonici di fama planetaria che aiuteranno, per una sera almeno, a distrarsi dai guai quotidiani. Il tour si gi esibito in ogni continente, dal Sud Africa a Parigi, da Lisbona all'Australia, dal Messico, passando per l'Estonia, fino in Giappone e in Korea. Ora la volta dell'Italia. In scena fino al 15 marzo Teatro degli Arcimboldi, viale dellInnovazione 20 Orario: 21 (sabato e domenica ore 16) Info e prenotazioni: 02.53.00.65.01

Potrebbero piacerti anche