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L.B.G. MILANO. E SE IL VOTO FOSSE UN TAXI? Paola Bocci URNE E VACANZE: LA FESTA DELLA MAMMA Walter Marossi ELEZIONI MILANESI: DA DOMANI SI REPLICA? Marco Ponri AUTOSTRADE: UOVA DOORO E GALLINE BIPARTISAN Guido Martinotti NUCLEARE SI O NO? COMMENTO DI UN ELETTORE NON ESPERTO Giulia Mattace Raso POLTRONE DONNE E COMPETENZA DOPO IL VOTO Marco Cappato REFERENDUM CITTADINI ANCORA UNA OCCASIONE Pier Vito Antoniazzi PARTECOIPAZIONE NON SOLO SPOIL SYSTEM Emilio Battisti PISPIA SINDACO: E ADESSO QUALE EXPO? Antonio Duva UN ESTRIMISTA MODERATO A MILANO
VIDEO BRUNO TABACCI: STO CON PISAPIA LA NOSTRA MUSICA Paolo Conte IL TRENO VA
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia
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ca 6200 bambini. Le altre soluzioni pubbliche sono le sedi scolastiche con giardini abbastanza grandi, i campus settimanali incentrati su attivit sportive o artistiche, organizzati in collaborazione con Enti, federazioni sportive e Musei, e Il punto dolente la tempistica tra iscrizione e assegnazione della domanda, e le liste dattesa soprattutto per le settimane fuori citt. La pubblicazione delle graduatorie definitive prevista per la prima settimana di maggio, e slittata di un paio di settimane, vede ancora un paio di migliaia di posti non assegnati. La programmazione per le famiglie diventa difficile a questo punto dellanno, quando tutti i centri priva-
ti, con differenze di costi notevoli, chiudono a maggio le iscrizioni oppure recitano ad esaurimento posti. Si cercano soluzioni su Radiomamma ad esempio, un sito di informazioni e servizi per una Milano family friendly che ha reso visibile e accessibili le informazioni sulle diverse opportunit, ma i tempi spesso sono tiranni. Di queste questioni non di poco conto: ampliamento dellofferta, tempistica delle graduatorie, e trasparenza delle informazioni, dovr tenere in gran conto chi gestir il settore educazione del Comune di Milano, per poter venire incontro alle famiglie con un servizio di qualit. Come dovrebbe tenere conto
dellaltro momento critico per le famiglie con figli: il limbo che va dal 31 agosto al 13 settembre, giorno del ritorno sui banchi di scuola. Qualche scuola lungimirante si gi attrezzata, e tiene la scuola aperta anche in quei giorni, con laiuto di cooperative che operano sul territorio e a costi contenuti offrono attivit ludico-ricreative per i bambini alinterno della loro stessa scuola. Mi auguro che negli anni a venire non siano eccezioni, ma che il Comune incoraggi, supporti e diffonda il pi possibile queste esperienze, fondamentali negli equilibri delle famiglie milanesi, e di grande supporto ala conciliazione dei tempi delle donne di questa citt.
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munista Pisapia. A sinistra suona come una conferma a questa tesi il discorso di Vendola in piazza Duomo: "abbiamo espugnato Milano...); 2) ha vinto la sinistracentro, quindi inutile corteggiare i centristi che non contano nulla e anzi fanno perdere i voti a sinistra, tesi sostenuta dalla area vendoliana dipietrista e rottamatori vari; 3) stato un voto di protesta, tesi sostenuta dai supporter di Berlusconi, ma anche da chi teme un progetto: generalizziamo Pisapia e che provoca una; 4) reazione contraria (vedasi Escobar. torniamo allipotesi che non abbia vinto il centrosinistra ma abbia perso la destra. Ebbene, chi ha partecipato non solo alla campagna elettorale, ma anche a quella per le primarie, sa che si tratta di un'idiozia); 5) hanno vinto tutti nel centrosinistra perch cambiato il vento e chiunque De Magistris Pisapia o fracazzo da Velletri avrebbe vinto. Ovvero il popolo bue: Churcill vinse la guerra ma gli elettori lo mandarono a casa. Questultima opinione sembra tratta da Le Bon o Tarde (ma anche dallinvidia alla Paolino Paperino verso Gastone) e non di nessuna utilit nellanalisi in quanto rimanda a un fato imperscrutabile. Anche parlare di voto di protesta non capisco che cosa voglia dire: il voto sempre anche contro qualcuno o qualcosa, ma questo non significa che non sia per qualcuno o qualcosa, al massimo la formula al primo turno si vota per al secondo contro pu valere per quelli di Fli. Pi divertente la discussione se ha vinto il PD o Vendola and company, centrosinistra o sinistracentro? Premesso che il 10% dei votanti continua a votare solo il sindaco e non le liste, il che significa che la competizione fortemente giocata sulle persone e che le liste hanno uno scarso appeal. Il PD ha vinto sia sul terreno dei numeri: 171.000 voti con il 28,6% sono 35.000 voti in pi delle regionali e 2,2%, 35.000 voti in pi e 2,5% rispetto alle provinciali, e anche se lontano dai risultati della camera del 2008 (33,7%), ben pi di met di tutto il plafond elettorale della nuova maggioranza - sia sul terreno politico, essendosi il gruppo dirigente scrollato di dosso la defini-
zione di perdente che lo caratterizzava e la sudditanza a qualsiasi perdigiorno che si presentasse come societ civile. Allinterno vincono tutte le correnti, visto che sono eletti tutti quelli che avevano candidato anche con una vaga chances, fuori restando solo i riempilista (che vanno sempre ringraziati) e i malati di candidite (che non vanno mai incoraggiati). Il PD vince con Boeri che quando aveva chiesto 5.000 preferenze era sembrato pazzo (a me per primo), mentre prende pi preferenze di tutti da quando esiste questo sistema elettorale (ovviamente escluso Berlusca); vince con socialisti nella lista che tornano in consiglio comunale dopo decenni. Semmai il PD ha laria di essere troppo sorpreso della vittoria come se pi che di una strategia fosse frutto del caso. La sinistra pi radicale ha vinto sia sul terreno dei numeri - confermandondo quel 10% che in citt ha da tempo immemorabile - ma sopratutto sul terreno politico, visto che checch se ne dica Pisapia pur sempre da l arriva. Nelle sue articolazioni vince Sel che da zero costruisce una lista del 5% senza neppure mettere il nome di Pisapia nel simbolo e perde Di Pietro, quasi a sancire la fine del giustizialismo come argomento importante delle campagne elettorali, mentre i comunisti con il loro 3% sono stabili. Ha vinto anche la Lista Civica degli sconosciuti che soprattutto alle primarie stata determinante nel sostenere Pisapia e che al filovendolismo si pu ricondurre. Ma non tutto si pu ridurre a questa logica PD/Vendola. Infatti vincono anche i radicali che rientrano in Consiglio, vincono gli ottimati a sostegno di Pisapia che sono i garanti per gli elettori transfughi dal Pdl della seriet delloperazione. Pi facile dire chi perde. Perde la lista beautiful people della Milly sulla cui utilit invero niuno sera fatto illusione e che in fondo somigliava cos tanto alla lista civica della cognata. Perdono i terzisti di professione che da anni perseguivano lobbiettivo di staccare la sinistra dalla sinistra estrema, i riformisti dai moderati, i moderati dai conservatori, i conservatori dagli estremisti, il grasso dal magro nel prosciutto
crudo etc. ma proprio quando lelettorato di centrodestra si muove sono o assenti o con sprezzo del senso del ridicolo rincorrono Albertini e qualcuno sta anche di l. Perdono i teorici del si vince al centro, del non si pu urtare lelettorato cattolico, del questa citt non si pu governare con i comunisti (che al governo ci sono stati per decenni) quelli che avevano sostenuto solo un anno fa alle regionali che: Credo che qui convenga a entrambi la corsa separata: a loro (la sinistra radicale ndr) che non sono interessati a governare, ma a organizzare la protesta sociale, e a noi che non vogliamo una coalizione "contro" (Penati, Corriere Sera del 14 1 2010). In fondo in citt con percentuali di ingredienti diverse si ripristinato un equilibrio pre-tangentopoli quando le sinistre egemonizzate dai socialisti governavano con parte dei centristi e dei cattolici; e mi pare che Pisapia ne prenda atto richiamando in servizio un ex segretario regionale della Dc, Tabacci. Quello che questa elezione sancisce la fine di un'anomalia nata con Dalla Chiesa per cui una parte di elettorato tradizionalmente progressista votava con i conservatori. Non a caso il ritorno di parte di questi elettori avviene con il primo candidato di opposizione di cui si pu tranquillamente dire che non centra nulla con il giustizialismo. Che poi Pisapia sia un'eccezione mi pare una sciocchezza, in una citt che ebbe i primi assessori socialisti nella giunta Barinetti (leggasi 1903). In conclusione: 1) se la domanda : lesperienza di Pisapia si pu generalizzare al paese? la risposta s. 2) se la domanda : pu essere vincente? La risposta s ma occorrerebbe che tutti i soggetti si comportassero allo stesso modo (primarie, alleanze, profilo del candidato etc) ivi compresi lavversario (il che quantomeno improbabile), gli astensionisti e che le elezioni fossero a doppio turno. Ergo, certezza non v. Si ritorna quindi al punto di partenza: i numeri delle elezioni il giorno dopo sono banali, tuttavia non servono per delineare una strategia politica perch come nel calcio: ogni partita una partita a s.
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re: la Signora Santanch non ha imparato nulla dalleffetto sul voto per la Moratti di tutte le balle raccontate dalla destra a Milano? Secondo: la contrapposizione tra la posizione razionale dei nuclearisti e quella emotiva degli antinuclearisti, un vecchio trucco e, pour tout dire una sola che una persona intelligente come Chicco Testa non dovrebbe sottoscrivere. E un vecchio trucco perch da sempre i padroni hanno sostenuto che la produzione razionale. Ma inquina Ecchissenefrega stata la risposta standard per decenni e secoli. La diga pericolosa? Non fare lirrazionale! Le ciminiere produco CO2? Non fare lirrazionale! La miniera pericolosa. Non fare lirrazionale. Ovviamente razionale o meno dipende da chi definisce la razionalit, e questa non una semplice chicane teorica. Le cose stanno proprio cos. Certo, in terzo luogo, io non voglio decidere su una questione cos importante come lapprovvigionamento energetico sulla base di paure generiche nei confronti dellatomo, non meno di quanto, nonostante gli sforzi di Santanch, Formigoni, Salvini e compagnia di giro, non voglia decidere sulla moschea a Milano per la paura dei terroristi. Ma chi fomenta la paura? Alla fine del film di Pollack, I tre giorni del Condor (1975) il capo della CIA (Higgins, Cliff Robertson) rampogna il giovane analista (Turner, Robert Redford) che ha appena consegnato un rapporto al New York Times in cui si denunciano le malefatte della CIA (incluso lassassinio di tutta lunit in cui lavorava) e lo sbeffeggia dicendo, ma tu cosa credi, lo sai cosa faranno questi bravi cittadini quando avranno freddo perch non ci sar pi petrolio per scaldarli (quando qualcuno non sar l a provvedere il combustibile per il famoso picco delle 7 di sera)? Perci io ho il diritto di uccidere i tuoi compagni di farti inseguire dal killer Joubert (Max von Sydow) e anche di ammazzarti, se ti avessi preso. Non paura questa? La stessa che per anni stata agitata dai tycoon di tutto il mondo: se non si produce non si mangia, quindi io ho il diritto di inquinare fin che voglio. Ma forse sul famoso picco possiamo ragionare, io faccio sempre il seguente esperimento con i miei studenti: mostro una foto satellitare dellEuropa, o del mondo, di notte, un fantastico incendio di luci, poi en passant chiedo, chi si fosse accorto del blackout nella illuminazione pubblica della notte passata. Nessuno, ovviamente; lilluminan.22 III 8 giugno 2011
zione delle citt di notte, che fa parte del famoso picco, serve soprattutto agli abitanti della Luna che se ne beano, e alle nostre paure per le citt buie, come lo sono state per millenni, e anche durante la seconda guerra mondiale. Di recente sono stato a Port Sudan, e girando la sera per una citt in penombra, con qualche fioco neon colorato per segnalare ristoranti o altri luoghi pubblici, ho provato una ondata di nostalgia perch da piccolo sono cresciuto in un paese (come lo era quasi tutto il resto dellEuropa, almeno) in cui la sera era buio. Oggi noi teniamo accese le citt per un fatto emotivo, la paura del buio, e non razionale. Per a questi ragionatori qualche domanda la si potr pur fare. Siamo sicuri che i costi totali (inclusi quelli per la sicurezza del contesto e quelli per gi incidenti) rendano il costo per KWH prodotto con le centrali nucleari cos inferiore a quello di altri modi di produzione? Ma se cos fosse come mai i privati non ne vogliono sapere di indebitarsi per la collettivit se non vi sar una certezza della redditivit del capitale a cominciare dall'oggi: nessuno ci dice dove prenderemmo i soldi per costruirle. Nel frattempo dovremmo gi sborsare 40 miliardi per il pareggio di bilancio... La questione dello stoccaggio dei sottoprodotti della fissione viene passata come un dettaglio trascurabile, ma la soluzione non stata trovata da nessuno, USA compresi. Anche l'uranio e gli altri elementi radioattivi non sono abbondanti sul nostro pianeta e hanno le stesse caratteristiche dei combustibili fossili sul piano strategico a medio lungo termine. Infine vi la questione delle fonti alternative che nella fase d'avvio devono essere sostenute da finanziamenti pubblici che verrebbero a mancare nel caso di scelta nucleare. Insomma queste ragionevoli osservazioni (che traggo da commenti dellamico Sergio Tremolada) fanno anche loro parte dellemotivit? Da parte dei nuclearisti non ho sentito molte argomentazioni razionali in proposito. Da ultimo: e se anche fosse? Cio se fosse vero che il nucleare, per il mondo, la migliore delle alternative, perch dovremmo assumercene i rischi anche noi in Italia? I pronucleari hanno escogitato una variante dello spauracchio: la rassegnazione. Tanto anche se non le costruiamo noi le centrali ci sono in Francia, Svizzera, Slovenia (che se ho capito bene dellEnel o quasi) cos se esplodono, siamo investiti
anche noi: che fai dai fuoco al pagliaio? Tanto sta gi bruciando quello del vicino. Se questo un ragionamento razionale mi domando di che ragione stiamo parlando, tanto mi sembra illogico e tendenzioso un argomento di tal fatta. Per cominciare se ci fosse un incidente a Muhlenberg o Krsko i costi per i pompieri li pagherebbero la Svizzera o la Slovenia: e poi per nostra fortuna le centrali esistenti sono tutte collocate al di l delle Alpi. Se per avventura lEnola Gay avesse sganciato per sbaglio Little Boy su Ginevra invece che Hiroshima, sarebbe stata una catastrofe, ma non c ragionamento al mondo che possa sostenere che per noi, che andiamo a votare a un referendum in Italia, non farebbe differenza alcuna se invece che su Ginevra Little Boy, per errore, fosse caduta su Vercelli. Non emotivamente, ma razionalmente al limite del cinismo, non si potrebbe invece dire che, poich lItalia per una ragione qualsivoglia non ha avviato a suo tempo il nucleare, oggi pu continuare a comperare lenergia altrove? Dopotutto se io non ho la casa in propriet ho sempre la possibilit di affittarne una: certo laffitto costa, ma costruire la casa anche, e per chi questi soldi non li ha, fare un grosso debito pu non essere la soluzione pi razionale. Tant vero che il ministro Tremonti e il Premier Berlusconi che di tutto possono essere accusati, meno che non di essere razionali in fatto di danaro, hanno venduto molte propriet pubbliche, facendo poi prendere in locazione le stesse propriet dagli enti che avevano alienato gli immobili. E vero che chi si comperato la casa anni fa ha, in genere, fatto un migliore affare che se avesse investito la stessa somma in borsa, ma questo riguarda la razionalit individuale: siamo sicuri, ma proprio sicuri sicuri che dal punto di vista del cosiddetto sistema paese lelevato tasso di propriet sia stato un bene? Comunque visto che lItalia il nucleare non ce lha, siamo sicuri che il costo di farlo in ritardo, acquistando tecnologie altrui, sia inferiore, razionalmente al costo di acquistare lenergia prodotta altrove? Ah, dice, ma cos dipendiamo dagli altri. Gi, ma per petrolio o per il gas non cos? E poi quanto nucleare potremmo fare, e in quanto tempo? Sentiamo dire che le energie rinnovabili non raggiungono il 10% del fabbisogno, ma il nucleare? In passato abbiamo raggiunto il 2/3% del 6
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fabbisogno di allora, anche se raddoppiassimo le centrali dismesse non arriveremmo al 5/6% massimo in due decenni. E davvero una proposta cos attraente? E, dulcis in fundo, o meglio in cauda venenum, dove si farebbero queste centrali? Lunica area sismo logicamente stabile nel paese la Pianura Padana, siamo sicuri che quelle regioni darebbero lassenso? Perch altrimenti tutta aria fritta, come avrebbe detto Ernesto Rossi. Il vero enjeu di quello che viene chiamato il dibattito sul nucleare la profonda sfiducia che gli italiani hanno per i potenti che svolgono attivit pericolose per il pubblico, cio per tutti noi. Le burocrazie capi-
taliste (private o di stato non fa alcuna differenza, vedi il comportamento al limite del crimine della TEPCO, Tokyo Electric Power Co.) hanno a cuore il proprio interesse molto di pi che non linteresse pubblico. Questo il vero problema da affrontare. Dopo anni di responsabilit sociale delle imprese di bilanci sociali (gi dove sono finiti?) e cos via, la Confindustria applaude gli omicidi della Thyssen. Possiamo razionalmente fidarci di questa imprenditoria? Le leggi italiane ci difendono a sufficienza contro le cricche che controllano tutti i grandi appalti, oppure contro lo sfruttamento fraudolento e generalizzato rivelato dalla vicenda Aiazzone? E una ri-
chiesta troppo socialista o troppo emotiva che si affronti questo problema seriamente, prima di stabilire se latomo fa bene o male o se le perforazioni delle montagne o delle citt sono senza pericolo o meno? Io credo che questa sia la vera questione di fondo, e che, se non risolviamo questa questione in modi decentemente accettabili da tutti, avremo sempre paura. Ma sar una paura legittima e razionale, e pienamente giustificata, soprattutto dopo avere ascoltato il tipo di argomenti che i difensori del nucleare hanno portato nella trasmissione di Annozero.
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so: lopportunit di costruire un coordinamento delle elette (comune e zone) tra le forze di maggioranza che funzioni davvero, loccasione per condurre politiche di governo, con una azione fattiva concertata e puntuale sulle tematiche al femminile. Ma necessario allargare il tavolo alle diverse anime della citt, perch c una domanda di rappresentanza che va al di l dei risultati e(1) PD Carmela Rozza, Marilisa DAmico, Paola Bocci, Maria Grazia Guida, Anna De Censi SEL Ines P. Quartieri, Daniela Benelli MILANO CIVICA X PISAPIA Anna Scavuzzo, Elisabetta Strada SINISTRA PER PISAPIA Anita Sonego
lettorali: creare un luogo istituzionale che raccolga le voci delle diverse associazioni presenti in citt che guardano alle problematiche del territorio con "occhi di donna", punto di raccordo con le elette per dare voce alla presenza, alla soggettivit, alla competenza, e all'autorevolezza delle donne. A Bergamo questo luogo c gi, dal 1996: si chiama Consiglio delle donne con funzioni propositive e consultive (2)
sulla organizzazione sociale e politica della citt. Sta alle donne di Milano costruirne uno tutto per s.
* per semplificazione nel cd (centrodestra) si considerano comprese le elette del Movimento 5 stelle e del Nuovo Polo
tot 13 7 8 8 4 5 10 4 4 63
2006 cs 8 1 6 4 2 2 6 2 4 35
cd 5 6 2 4 2 3 4 2 0 28
tot 10 11 14 13 12 10 11 3 8 92
2011 cs 5 8 11 9 10 9 9 2 8 71
cd* 5 3 3 4 2 1 2 1 0 21
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partiti a impedire l'evoluzione di quei progetti, in assenza di quel coinvolgimento dell'opinione pubblica che abbiamo dovuto poi realizzare noi dando vita al Comitato referendario Milanosmuove, con lo stesso Croci insieme a Fedrighini, Montalbetti, Pagliarini e tantissimi altri, inclusi i
leader delle principali associazioni ambientaliste milanesi. Se il quorum del 30% dei votanti sar superato e se prevarranno i s, le istituzioni milanesi saranno aiutate a occuparsi del lungo periodo, lanciando un segnale ai tanti imprenditori capaci di investire sull'innovazione ambientale. Il vento che
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sapia, e Stefano Boeri abbia prontamente dato la disponibilit della nuova amministrazione, la situazione si presenta certamente molto complicata. Letizia Moratti, forte del suo ruolo di commissario straordinario, non eviter certamente di fare di tutto per condizionare, con i suoi poteri straordinari, i rapporti che si instaureranno tra Formigoni e Pisapia, e la situazione resa ancora pi cruciale dallurgenza con cui devono essere prese decisioni determinanti per portare al BIE, il prossimo 14 giugno, gli atti che dimostrino lavvenuta acquisizione delle aree per poter cominciare a realizzare concretamente le opere necessarie. Figuratevi che per questa prossima scadenza cera il pericolo che fosse ancora solo la Moratti a rappresentare Milano, perch Pisapia, che avr pieni poteri solo dal 20 giugno, data nella quale Consiglio e Giunta saranno finalmente insediati, pareva non avesse la possibilit di parteciparvi. Intanto il tempo a disposizione si ridotto a meno di quattro anni, e gi da parecchi mesi gli agronomi responsabili dellorto planetario hanno avvertito che non sar pi possibile mettere a dimora e far crescere adeguatamente le essenze arboree per ricreare i differenti biotipi del pianeta nelle grandi serre. I finanziamenti per realizzare il sito dellExpo, che nel dossier di candidatura erano di tre miliardi e mezzo, realisticamente ridimensionati a un miliardo e ottocento milioni in occasione della presentazione del masterplan della Consulta Architettonica, si sono ulteriormente ridotti a un miliardo e settecento milioni di euro e due giorni fa Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015 Spa, succeduto ormai da quasi un anno a Lucio Stanca, intervistato da Report ha dichiarato che non si disporr di pi di un miliardo e mezzo di euro. Inoltre Guido Podest sta cercando di ridurre ulteriormente la gi esigua quota di partecipazione della Provincia di Milano, se non di rinunciare del tutto a farne parte. A meno che possa andare in porto lipotesi di baratto, approvato a larga maggioranza, in cui si prefigura lingresso della Provincia in Arexpo in cambio della cessione alla Regione delle sue quote della SEA. Infine, sempre Giuseppe Sala ha recentemente dichiarato che gli orti non si riesce proprio a venderli ai paesi partecipanti e che quindi bisogna rinunciare allorto planetario e dedicarsi alle tecnologie, e ci temo che possa n.22 III 8 giugno 2011
significare, con buona pace di Carlin Petrini, dare soprattutto spazio alle multinazionali del cibo e alle colture transgeniche Del resto, nella presentazione che lo stesso Sala aveva fatto in occasione dellultima manifestazione organizzata al Teatro Dal Verme per tentare di tirare la volata a Letizia Moratti, lo scenario dei padiglioni al posto degli orti si era gi presentato in tutta evidenza, e non si era fatto pi alcun cenno a quei progetti - la via dacqua con le cascine e la via di terra con il percorso della conoscenza - che avrebbero potuto coinvolgere, anche se marginalmente, la citt e il territorio. C da domandarsi quale convenienza abbia Pisapia e la nuova amministrazione comunale a farsi coinvolgere e rendersi responsabile e complice della gestione di una situazione tanto compromessa. Laspirazione, del tutto comprensibile, di Stefano Boeri a rilanciare il suo progetto di Expo per cercare di evitare che si trasformi in un supermercato dei cibi e dei prodotti locali sembra una battaglia veramente ardua, sia perch non c pi tempo per ricalibrare il programma, sia perch gli impegni nel frattempo assunti nei confronti dei paesi che hanno gi aderito non potranno essere ridefiniti. Tuttavia, il suo rinnovato impegno potr forse evitare che la manifestazione degeneri in una kermesse gastronomica senza alcun contenuto riferito al tema che resta comunque di grande interesse. Considerando le poche risorse a disposizione e le inevitabili dispute tra le varie componenti politiche e non (Regione, Provincia, BIE, Governo, Fiera, Tremonti, Moratti, Cabassi, Expo 2015 Spa, Arexpo Spa), il modo per salvare la manifestazione non sembra poter dipendere da quel poco che si potr fare per qualificare lExpo ufficiale che verr realizzata nel sito in prossimit della Fiera di Rho-Pero. Lunica questione sulla quale il Comune di Milano pu avere una reale competenza semmai quello delle aree che la Arexpo Spa ha il compito di acquisire e gestire fino alla loro discussa valorizzazione dopo la manifestazione, sia perch anche il Comune fa parte della citata societ, sia perch tali aree appartengono, seppure in modesta parte, al territorio comunale sul quale in grado di esercitare tutte le prerogative urbanistiche e amministrative. Ma anche su questo terreno Pisapia non avr vita facile. Basta riflettere su quali complicit hanno reso pos-
sibile alla Moratti di approvare in extremis il progetto di Cascina Merlata un attimo prima dello scadere del suo mandato, con la motivazione che tale intervento rappresenterebbe, anche se ci non per niente vero, la porta dingresso allExpo, ed oltretutto accertato che non potr essere ultimato per la sua inaugurazione. Rispetto al ginepraio descritto, vale allora la pena di considerare bene su cosa impegnarsi. A mio parere si potranno ottenere risultati ben pi consistenti e significativi realizzando, in analogia a quanto avviene ogni anno con il Fuori Salone in occasione del Salone del Mobile, una grande Fuori Expo diffusa e sostenibile cui Giuliano Pisapia ha fatto esplicito riferimento sia durante le primarie, sia nella successiva vittoriosa campagna elettorale. Naturalmente bisogna tener presente che mentre il Fuori Salone dura sei giorni e al termine di ogni edizione tutto pu essere facilmente smontato e tornare come prima, lExpo dovr durare sei mesi e richieder ben altre risorse e impegno organizzativo e sar soprattutto necessario che ogni intervento programmato abbia il suo business plan, sia autosufficiente e dotato di fattibilit economica, oltre che sostenibile in termini energetici, ambientali e sociali. Solo cos leredit che sar lasciata ai territori dopo lExpo non sar negativa e pesante come si verificato nei casi di Hannover e Siviglia, citt che non sono riuscite a recuperare le aree che hanno ospitato la manifestazione ancora oggi occupate da padiglioni abbandonati e in rovina. Per portare avanti il Fuori Expo come iniziativa indipendente e libera non serve il placet dellExpo ufficiale. E sicuramente meglio seguire lesempio del Fuori Salone che riuscito, del tutto autonomamente a coinvolgere la citt e a suscitare linteresse dei designers emergenti, attirando a Milano i giovani del mondo intero. Al fine di dare unadeguata attuazione al tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, certamente di grande interesse, questa la soluzione pi idonea per rinnovare concretamente la formula ormai superata e obsoleta delle Esposizioni universali di cui quella di Shangai dovrebbe essere stata la pi imponente ma anche lultima. E anche se il BIE ha preteso che la manifestazione del 2015 sia organizzata in uno specifico sito, resta comunque la possibilit di realizzare un grande Fuori Expo, che sar 10
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certamente a sostegno della manifestazione ufficiale e in grado di favorirne il successo. Ci consentir non soltanto di mostrare ai visitatori qualcosa di sensazionale, come si cercato di fare in tutte le precedenti Esposizioni niversali cosa che oggi, nellera di Internet, non ha pi molto senso -, ma offrir anche la concreta possibilit, soprattutto ai giovani, di sperimentare per la durata della loro visita un tipo di vita nel segno della sostenibilit in tutti i suoi aspetti: dallo spostarsi tra le varie sedi dellExpo diffuse nei territori, allospitalit, al divertimento, allo sport, alla cultura. E soprattutto di nutrirsi con cibi biologici dei vari Paesi dimostrando come sia possibile evitare gli sprechi e sfamare veramente lumanit senza annientare la natura e distruggere il pianeta. Proprio in questa esperienza altamente formativa offerta ai visitatori, consister il rinnovamento della formula dellEsposizione universale che Milano potrebbe inaugurare nel 2015 come Expo Diffusa e Sostenibile che sappia porsi i seguenti obiettivi fondamentali: * contribuire al successo di Expo 2015 creando una complessa sinergia tra la manifestazione ufficiale e linsieme delle iniziative che potranno essere messe in atto nei territori; * sfruttare tutte le opportunit e le risorse di cui i territori gi dispongono, che nelloccasione potranno essere utilmente valorizzate;
* favorire la conversione alla sostenibilit di molte realt che non avrebbero altre possibilit di perseguirla e attuarla; * lasciare una eredit positiva, rappresentata dallinsieme degli interventi che si realizzeranno, tenendo conto non solo dellutilizzazione che se ne potr fare in occasione della manifestazione, ma anche successivamente, a favore dei territori interessati; * configurare quella che potremmo definire la armatura della futura metropoli sostenibile che potr rappresentare linnesco di un processo di adeguamento dellintera realt territoriale alle buone pratiche della sostenibilit in tutte le possibili applicazioni. Il pericolo che lExpo si riduca a una kermesse gastronomica senzaltro incombente ma, di l dai buoni propositi, il modo migliore per salvaguardarne e promuoverne i contenuti proprio quello di legarla ai territori, che restano gli unici veri depositari delle tradizioni, della cultura materiale e dei saperi che hanno prodotto le nostre eccellenze agroalimentari che, assieme agli straordinari paesaggi che fanno loro da sfondo, si pongono in stretto rapporto con larte e la cultura che fanno del nostro Paese un caso unico. Giuliano Pisapia deve dimostrare di essere il vero sindaco del capoluogo regionale, assumendo quale scenario di riferimento larea metropolitana che investe ormai lintera
Lombardia, cogliendo loccasione dellExpo anche per rimodulare il Piano di Governo del Territorio, adeguandolo alla scala dei problemi che la citt deve affrontare a prescindere e superando i suoi angusti limiti amministrativi. Il Fuori Expo gli consentir di utilizzare loccasione per realizzare un grande esperimento di governo metropolitano promuovendo e realizzando una serie dinterventi coordinati con gli altri comuni, le amministrazioni provinciali e la Regione, coinvolgendo i territori e tutte le componenti sociali che vi operano, dalle universit e centri di ricerca alle scuole, alle associazioni professionali e imprenditoriali, al volontariato, alle parrocchie, ai comitati civici, alle minoranze etniche e ai sindacati. In questo nuovo scenario dellExpo Diffusa e Sostenibile del 2015 proprio le organizzazioni dei lavoratori potrebbero proporsi, per fronteggiare le nuove emergenze sociali e del lavoro a scala planetaria, di rinnovare limpegno che le vide protagoniste centocinquanta anni fa, durante lEsposizione universale di Londra del 1862, quando le delegazioni operaie francesi inviate da Napoleone III posero le basi, assieme agli operai inglesi, della costituzione dellAssociazione Internazionale dei Lavoratori.
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Per i vincitori del voto di maggio si profila insomma una strada stretta e impervia. Come affrontarla nel modo pi efficace? Pisapia, oltre indicare con nettezza come valori di riferimento antifascismo e Costituzione, ha posto in cima alla sua agenda tre priorit: dignit del lavoro, impegno per le periferie e citt metropolitana, discontinuit. Sono direttrici cruciali per la svolta che Milano attende e appropriate per caratterizzare il nuovo governo cittadino. E saranno il banco di prova pi eloquente del rapporto fra il Sindaco e la sua maggioranza. Questultimo un tema sul quale, durante la lunga campagna elettorale, Pisapia ha espresso con chiarezza le sue intenzioni: ci si deve ora aspettare che esse non troveranno ostacoli per tradursi in fatti concreti. Il modello a cui si ispira il nuovo Sindaco quello della democrazia decidente: molto ascolto e dialogo, ma poi scelte precise sulle quali la parola finale spetta al primo cittadino. E una responsabilit che Pisapia pu assumersi perch forte della sua indipendenza dai partiti e
del patrimonio di fiducia che gli ha affidato la citt; pu contare, inoltre, su un grado di coesione del centrosinistra milanese, mai in passato cos alto. Da qui si pu partire con il piede giusto per un percorso che sar comunque arduo. Un elemento positivo dato dalle nuove norme che impongono, con il limite dei 12 assessori, un governo snello. Questo andr integrato da figure, oltre al city-manager, di diretto riferimento del Sindaco e tali da coadiuvarlo in funzioni importanti. Pisapia intende dotarsi di un delegato alle relazioni con il sistema delle imprese e con il sindacato. Potrebbe essere anche utile per dare forza al decentramento costruire un rapporto diretto con i Presidenti delle zone che, riuniti assieme periodicamente, potrebbero diventare un prezioso organismo di consulenza (senza spese!) per il Sindaco. Un segnale innovativo potrebbe venire anche dalla costituzione, sul modello di quanto progettato a Torino da Piero Fassino, di un Comitato di indirizzo strategico nel quale chiamare (naturalmente a titolo assolutamente gratuito) personalit
indipendenti e significative della citt. Uno strumento utile ma anche un modo, simbolicamente evidente, per ribadire che solo attraverso un incontro virtuoso fra forze politiche e societ civile pu avviarsi per Milano un rinnovamento autentico. Ma per ottenere un simile risultato decisiva anche la discontinuit con il passato. Non invettive o gesti vuotamente retorici che rischierebbero di essere solo controproducenti (Pisapia lha colto subito in occasione dellultima apparizione di Nichi Vendola in piazza del Duomo). Piuttosto scelte rigorose e meditate suggerite al nuovo Sindaco dalla competenza giuridica e dalla sensibilit politica delle quali ha mostrato di essere largamente in possesso. Sollecitare dal nuovo Consiglio Comunale una delibera di revoca, in parziale autotutela, della delibera di approvazione del Piano Generale del Territorio - ipotesi prospettata da giuristi autorevoli come Ezio Antonini e Achille Cutrera potrebbe, per esempio, segnalare che a Milano il vento davvero cambiato.
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Le virgolette poste nel titolo La salita "del" carro del vincitore, hanno attirato la mia attenzione "ottuagenaria" in quanto mi sarei, forse maliziosamente, aspettato un ragionamento centrato alla salita "sul" carro. Ma Lei, saggiamente dedica la prima parte del
Suo scritto al "del" con considerazioni ben condivisibili per passare agli "ardui nodi" da dipanare per le salite "sul" carro, ovvero la squadra assessorile, ma non solo se pensiamo al vasto e frastagliato "arcipelago" (perdoni l'uso del termine) delle poltrone finora ag-
gregate ai poteri "particolari" pi che alla tutela della polis e dell'interesse generale. Auguriamoci che i Suoi consigli siano ascoltati, superando il momento esaltante e rifuggendo contagi "carismatici".
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Pianisti in doppia coppia
I giornali li avevano annunciati, ma non si era capito bene se come fenomeno antropologico o come evento musicale, fatto sta che la curiosit ha preso il sopravvento e abbiamo voluto andare a capire di che si trattava. Immaginate dunque qualche sera fa, al Conservatorio per le Serate Musicali, un concerto eseguito da un gruppo di quattro giovanissimi pianisti composto da due coppie di gemelli omozigoti per cui due a due identici: i due fratelli De Stefano - venticinquenni calabresi, piccoli di statura, stessi occhiali, stessa chioma nera corvina e le due sorelle Tatievskaya, ventitreenni, russe, piccoline anche loro, ma biondissime e molto carine. Le cronache dicono che si sono conosciuti a un concorso in nord Europa (ovviamente per pianisti in coppia) e si sono innamorati fra loro, simmetricamente, cos da diventare due coppie anchesse gemelle, perfettamente confondibili fra loro! Il primo tempo del concerto (Brahms e Liszt) ha visto protagonisti i due De Stefano, su due pianoforti, con le partner che voltavano loro le pagine; nella seconda parte (Smetana e Tchaikowskij) i due pianoforti sono stati suonati ciascuno a quattro mani e pi precisamente i due ragazzi su uno e le due ragazze (che nel frattempo avevano cambiato dabito, passando dal corto al lungo e trasformandosi in dive) sullaltro. Sarebbe ovviamente serio parlare della musica che hanno eseguito e dellinterpretazione che ne hanno dato, ma per pi di una ragione non facile. Cominciamo dal programma, che vedeva un unico brano scritto espressamente per due pianoforti a otto mani (la Sonata in mi minore di Smetana) mentre tutti gli altri pezzi erano trascrizioni poco n.22 III 8 giugno 2011 felici di opere con tuttaltre origini, la cui riduzione al pianoforte per quattro o per otto mani, come sempre discutibile, risultata assai poco godibile. Poi diciamo degli esecutori (pi brillanti le ragazze, i ragazzi un po acerbi, forse intimiditi, forse in difficolt per la presenza delle fidanzate) che nellinsieme non hanno dato prova di grande maturit musicale a dispetto dei diversi premi vinti e dei rispettabilissimi curricula. Ne parliamo dunque non tanto per analizzare i contenuti musicali del concerto, quanto per dirvi lo sconcerto (ci si perdoni il gioco di parole) nellassistere a uno spettacolo che aveva nel sottofondo qualcosa del circo; ma - cos come al circo si finisce per provare simpatia per i leggendari mimi e i fantastici acrobati anche in questo caso si sentiva molta tenerezza nel vedere e nellascoltare questi ragazzi di cui era evidente sia limpegno che la fierezza. Non si poteva fare a meno di riflettere su quelle quattro adolescenze consumate nello studio e sacrificate per inseguire un improbabile successo, ma anche sulla perversa attrazione esercitata dalla quella stravagante situazione. Neppure si poteva fare a meno di immaginare, sia pur vergognandosene, quei curiosi innamoramenti tanto intimamente mescolati alla professione e cos spettacolarmente esibiti; mentre tutto ci, ovviamente, nuoceva non poco al godimento della musica, era fuorviante, distraente, in fondo fastidioso. Un fastidio che, sommandosi alla modestia della esecuzione, ci ha spinto a lasciare la sala - confessiamolo, un po villanamente - senza attendere la conclusione del concerto. Ma anche la musica che abbiamo ascoltato era deludente! La Sonata in fa minore di Brahms ha una storia molto complicata: scritta inizialmente per Quartetto darchi, si era rivelata molto fragile, tanto che fu riscritta dallo stesso autore come Sonata per due pianoforti, ma purtroppo con scarsissimo successo (persino lamata Clara, vedova di Schumann, non laveva affatto apprezzata). Cos fu ancora ripensata, scritta nuovamente e finalmente diventata quel Quintetto per pianoforte e archi grande capolavoro che oggi conosciamo ed amiamo. Dunque quella musica che abbiamo nelle orecchie nella sua versione finale - con i cinque strumenti che dialogano fra loro ritornando ciclicamente sul famosissimo tema e variandolo di continuo, con grande ricchezza di timbri e di molteplice qualit emotiva - ci viene proposta nella sua sfortunata edizione precedente, monocolore e sbiadita, totalmente priva di fascino. Che senso ha? Ho proprio limpressione, cari ragazzi, che convenga sia per voi che per noi dividervi professionalmente e cercare ciascuno la propria strada di concertista, solo o in complessi da camera, senza dover fare salti mortali alla ricerca di improbabili repertori che tengano insieme le vostre otto mani! Capiamo bene che suonare tutti e quattro insieme possa divertirvi, ed anche che possiate attrarre la curiosit del pubblico, ma state attenti perch correte il rischio di sembrare delle scimmiette ammaestrate! Musica per una settimana * gioved 9, venerd 10 e domenica 12, allAuditorium, lorchestra Verdi diretta da Xian Zhang conclude la stagione con un programma
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tutto americano: due Concerti per clarinetto e orchestra (uno di Aaron Copland, laltro di Artie Shaw, clarinetto Martin Frst) e le Danze Sinfoniche della West Side Story di Leonard Bernstein incorniciate da due capolavori di George Gershwin: Un americano a Parigi e Porgy and Bess, questultimo ridotto in una Synphonic Picture da Robert Russel Bennet * gioved 9, sabato 11 e luned 13 alla Scala Romeo et Juliette di Charles Gounod, diretto da Yannick
Nzet-Sguin, prodotto dal Festival di Salisburgo * domenica 12, marted 14 e mercoled 15, sempre alla Scala, lorchestra Filarmonica diretta da Nicola Luisotti esegue il primo Concerto per pianoforte e orchestra opera 23 in si bemolle maggiore di Tchaikowskij (al pianoforte Alexander Toradze) e la quinta Sinfonia di Prokofev opera 100 in si bemolle maggiore * domenica 12, alle 20,30 in via Brera 28 (al Museo astronomico -
Orto botanico) un concerto diretto da Vanni Moretto con quattro Sinfonie settecentesche: due di William Herschel (n. 12 e n. 24), una di Wenzel Pichl (la Uranie in mi bemolle maggiore) e una (la Merkur, anchessa in mi bemolle maggiore) di Franz Josef Haydn * luned 13 al Conservatorio per le Serate Musicali, concerto del pianista Mikhail Lidsky in un programma interamente dedicato a musiche di Ferenc Liszt
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Doppio Kapoor a Milano
Sono tre gli appuntamenti che lItalia dedica questanno ad Anish Kapoor, artista concettuale anglo-indiano. Due di questi sono a Milano, e si preannunciano gi essere le mostre pi visitate dellestate. Il primo alla Rotonda della Besana, dove sono esposte sette opere a creare una mini antologica; il secondo "Dirty Corner", installazione site-specific creata apposta per la Fabbrica del Vapore di via Procaccini. Entrambe curate da Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, con la collaborazione di MADEINART, gli stessi nomi che hanno curato anche la retrospettiva di Oursler al Pac. Una mostra di grande impatto visivo, quella della Besana, con opere fatte di metallo e cera, realizzate negli ultimi dieci anni e che sono presentate in Italia per la prima volta. Opere di grande impatto s, ma dal significato non subito comprensibile. Kapoor un artista che si muove attraverso lo spazio e la materia, in una continua sperimentazione e compenetrazione tra i due, interagendo con lambiente circostante per cercare di generare sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati, come spiega lartista stesso. Ecco perch non tutto lineare, come si pu capire guardando le sculture in acciaio C-Curve (2007), Non Object (Door) 2008, Non Object (Plane) del 2010, ed altre che provocano nello spettatore una percezione alterata dello spazio. Figure capovolte, deformate, modificate a seconda della prospettiva da cui si guarda, un forte senso di straniamento che porta quasi a perdere l'equilibrio. Queste solo alcune delle sensazioni che lo spettatore, a seconda dellet e della sensibilit, potrebbe provare davanti a questi enormi specchi metallici. Ma non c solo il metallo tra i materiali di Kapoor. Al centro della Rotonda troneggia lenorme My Red Homeland, 2003, monumentale installazione formata da cera rossa (il famoso rosso Kapoor), disposta in un immenso contenitore circolare e composta da un braccio metallico connesso a un motore idraulico che gira sopra un asse centrale, spingendo e schiacciando la cera, in un lentissimo e silenzioso scambio tra creazione e distruzione. Unopera, come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, verso limmaterialit, intesi come luoghi primari della creazione. Ecco perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. ANISH KAPOOR - Rotonda di via Besana fino al 9 ottobre Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all11 dicembre Orari: lun 14.30 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.
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convenzionali: non solo video ma anche sculture e agglomerati di oggetti, sui quali vengono proiettati video e filmati in loop. Ecco perch stato definito lideatore della video scultura, anche se, bene dirlo, le sue ricerche sono gi andate oltre questo mezzo. Sculture informi, occhi giganti che galleggiano nellaria ospitando bulbi oculari che ci fissano, a volte inquieti a volte interrogativi, palpebre che sbattono, pupille dilatate dalla luce, attorno alle quali il visitatore non pu far altro che muoversi un po a disagio. Le installazioni di Oursler sono un mix di allucinazioni e incubi, come le facce colorate e distorte, tutte bocche e occhi, che sibilano e mandano messaggi a volte incomprensibili. Una sorta di tumoripustole da cui distogliamo volentieri lo sguardo. Ma attenzione. Oursler ci mostra tutta la finzione di questa realt, non solo quella della mostra, ma anche quella in cui viviamo. I proiettori so-
no ben visibili, per terra o sulle pareti, per ribadire linganno a cui siamo sottoposti sempre, nellarte e nellera del digitale e della massificazione dellinformazione, di cui siamo un po tutti vittime e attori inconsapevoli. I suoi mostri dalle mille facce, a volte tristi, a volte arrabbiati, sono nati da uno studio che Oursler ha cominciato fin dal 1992, quando ha iniziato a studiare la schizofrenia, con un'attenzione particolare verso gli sdoppiamenti di personalit (il Multiple Personality Disorder), verso i disturbi compulsivi e le dipendenze (e infatti sono esposte le sue enormi sigarette che non si esauriscono mai). Oltre agli enormi occhi, a sagome impossibili su cui sono proiettate immagini di fiori, donne, attori dal volto dipinto che declamano monologhi, muri che si costruiscono e poi esplodono, assolutamente interessanti sono i Peak, la nuova serie fatta da microsculture che accostano oggetti diversi, in una sorta di
teatrino, su cui sono proiettate immagini che danno movimento (e molto appeal) allinsieme. Unaltra novit anche Valley, il progetto virtuale che Oursler ha realizzato per lAdobe Virtual Museum (The Valley, 2010 visibile su http://www.adobemuseum.com). Attraverso alcune postazioni multimediali il pubblico ha la possibilit di interagire con la mostra digitale con cui lartista ha inaugurato il museo virtuale di Adobe, giocando con alcune applicazioni. Concludono il tutto dei video di performance registrate dallartista newyorkese, che vedono la partecipazione di gente comune e di un inedito, e molto divertente, David Bowie.
Tony Oursler. Open Obscura PAC-fino al 12 giugno - Orari: lun 14.30-19.30, mar, mer, ven, sab e dom dalle ore 9.30 alle 19.30. Giov 9.30 - 22.30 - Costo: 7,00 intero , 5,00 ridotto.
Brera mai vista. La Madonna con il Bambino del Maestro di Pratovecchio - Pinacoteca di Brera, sala XXXI, fino all11 settembre - Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica - Costo: intero euro 9, ridotto euro 6.50.
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modificate e si sono adattate agli spazi dellHangar. Lultima mostra, inaugurata il 5 maggio, vede la presenza di quattro nuovi artisti, gli ultimi in ordine cronologico che sono stati inseriti nel progetto: Roman Ondk, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e litaliano Alberto Tadiello. Il titolo della quarta fase, L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, forse la dichiarazione pi significativa rispetto allo scopo del progetto. La vulnerabilit anche forza. Bisogna assecondarla e accettarla, farla diventare il punto di forza. Le catene rappresentano anche una struttura dinamica - dice Chiara Bertola - che conduce alla produzione di forme e di lavoro; allinterno del ciclo (o del processo) rappresentato da una catena, esiste sempre un anello debole (non allineato) che alla fine pu rivelarsi come il pi forte perch rompe uno schema di comportamenti prevedibili diventando cos il pi creativo. Lanello "difettoso" interrompe un ingranaggio e rompe dunque la normale successione delle azioni. Ecco il significato di questa nuova fase, tutta in divenire, che presenta quattro nuovi interessanti lavori. Lartista slovacco Ondk, presenta Resistance, un video nel quale a un gruppo di persone stato chiesto di recarsi a un evento pubblico presso il quale essi si mescolano nella folla con i lacci delle proprie scarpe slacciati. In questa opera lartista da una parte lavora sul rituale dellopening, dallaltro crea una condizione straniante in chi guarda il video, ab-
bandonato e incerto sulla corretta interpretazione. Pascale Marthine Tayou, camerunese, costruisce nel CUBO Plastic bag una spettacolare installazione con un grande cono rovesciato interamente costituito da diecimila sacchetti di plastica biodegradabili di cinque tonalit diverse. Una prima versione dellopera era gi stata esposta nel 2010 in Australia, in questa sede stata appositamente rivisitata e viene presentata per la prima volta in Italia. Gi dal titolo si pu intuire il materiale favorito di Tayou, il sacchetto di plastica, un oggetto assolutamente banale e anonimo, accessorio della quotidianit, che diventa simbolo della crescente globalizzazione, del consumismo, ma anche simbolo del nomadismo che sempre pi caratterizza luomo moderno, una sorta di vagabondo che trascina nei sacchetti i pezzi importanti della sua vita. Con un risvolto assolutamente nuovo: oggi che i sacchetti di plastica sono banditi dal commercio, entrano di diritto a far parte dei materiali usati per larte. E presente anche Nari Ward, giamaicano ma newyorkese di adozione, artista che usa come veicolo darte i materiali di riciclo della vita moderna e industriale, spesso raccolti direttamente nel suo quartiere, Harlem, ai quali d nuova funzione e significato, usandoli per affrontare temi sociali come la povert, limmigrazione e la questione razziale. Per Terre Vulnerabili ha realizzato Soul soil, un grande contenitore ovale dove sono intrappolati e dal quale fuoriescono resti di oggetti
abbandonati, materiali di recupero, parti in ceramica di sanitari e alcuni dei vestiti usati provenienti dallinstallazione di Christian Boltanski, Personnes, esposta allHangar lo scorso anno, sfuggiti allo smantellamento di fine settembre 2010, interpretando cos, in linea anche con la sua poetica, uno dei temi portanti di Terre Vulnerabili. Lultimo artista presente litaliano Alberto Tadiello, con il suo Senza titolo (Adunchi), una installazione di tubi di ferro, lamiere, dadi e bulloni su una colonna aggettante e spigolosa. Il significato pi che mai legato al tema della vulnerabilit e della precariet. Cos lartista stesso, spiega la sua opera: Un grumo di forze. Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta. Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione. solo metallo, ferro. Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato. Si affaccia. Pesa, pende, gravita. E il momento di tirare le somme e vedere queste quattro fasi al completo, per comprendere a pieno cosa sia oggi la vulnerabilit secondo questi artisti ma soprattutto per vedere quanto questi progetti siano davvero definitivi. Lo sono? Terre Vulnerabili 4/4 L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla Hangar Bicocca Fino al 17 luglio. Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro
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a Napoli, per creare asili nei rioni disagiati; le fotografie della gente qualunque di Franco Vaccari; la passeggiata con la sfera di Michelangelo Pistoletto, riproposta dal film di Ugo Nespolo (1968/69); le interviste di Maurizio Nannucci, fatte di una sola parola ai passanti (Firenze, 1976). Ma anche le indimenticabili e scioccanti performance di Rotella, Restany e Niki de Sainte Phalle, durante il Festival del Nouveau Realisme a Milano, con il banchetto funebre, una sorta di macabra ultima cena per decretare la fine del gruppo, fatta dai membri del gruppo stesso; i monumenti impacchettati di Christo; le espansioni gommose di Cesar in Galleria Vittorio Emanuele e il monumento fallico di Tinguely. Tutto visibile attraverso filmati, do-
cumenti preziosi di momenti ormai perduti. Insomma una carrellata di artisti e azioni che hanno profondamente influenzato larte di oggi e che idealmente completano il percorso espositivo del Museo del Novecento, che si conclude allincirca agli anni Sessanta, con lavori pensati per superare il limite tradizionale del quadro o della scultura: dagli ambienti programmati e cinetici allarte povera alla pittura analitica. In contemporanea, il Museo ospita anche altre due esposizioni: una sala dedicata alla famiglia Carpi e ai suoi maggiori esponenti, Aldo e Pinin; allultimo piano invece sar possibile studiare una selezione di disegni e ceramiche di Alessandro Mendini, provenienti dalla collezione di Casa Boschi-Di Stefano.
Per concludere, nellultima vetrata dello spazio mostre stato allestito un white cube, dove dal 15 aprile al 30 giugno sar esposta Nice ball, opera di Paola Pivi. Una composizione fatta di sedie di design in miniatura che, illuminate dallinterno, proiettano sulle pareti giochi di ombra. Seguiranno poi a rotazione anche unopera darte, un oggetto di design e una fotografia.
Fuori! Arte e spazio urbano 19681976 - Museo del Novecento - fino al 4 settembre. Lun 14.30-19.30; mar, mer, ven e dom 9.30-19.30; giov e sab 9.30-22.30 Biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro.
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Mimmo Paladino Palazzo Reale 7 aprile 10 luglio 2011; orari: marted, mercoled, venerd, domenica h
Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10 marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ridotto: euro 10.
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vori dei pi grandi artisti francesi che, nelle loro varie evoluzioni e declinazioni, dal realismo, allimpressionismo al post-impressionismo, si sono confrontati con queste tematiche rivoluzionando il concetto di pittura e il ruolo dellarte nella societ borghese dellepoca. Societ con cui tutti gli artisti esposti si sono dovuti scontrare, spesso nel vero senso del termine. La mostra propone quindi un percorso gradevole, una piacevole passeggiata da fare attraverso le sale, rimirando opere che ottennero successi strepitosi al Salon francese, luogo deputato per esporre opere di pittura accademica; ma anche opere, alcune davvero notevoli, che non furono nemmeno prese in considerazione ai tempi, e anzi furono assolutamente incomprese e schernite. Opere che, in realt, portarono ad una rivoluzione totale dellarte e del modo di dipingere, per tecnica e soggetti. Certo la mostra non brilla per avere capolavori a livello assoluto, ma questo facilmente spiegabile raccontando la storia e il carattere di chi questa collezione mise insieme. Robert Sterling Clark fu uno di quei personaggi fuori dalla norma, allora come oggi. Nato nel 1877 da una famiglia americana ricchissima (il nonno fu socio in affari di quel Singer delle macchine per cucire), eredit una fortuna da parte di padre e di madre, e questo gli permise di vivere una vita agiata e lontana dalle preoccupazioni pi banali. Spirito indomito, allergico alle formalit
della sua famiglia, organizz una spedizione di studio a cavallo nella Cina e ne scrisse un libro. Visti i rapporti tesi con uno dei fratelli, decise di sfuggire allambiente borghese di New York trasferendosi a Parigi. Tappa fondamentale questa, che gli permise, oltre che di iniziare a collezionare arte, anche di conoscere una graziosa attrice della Comdie-Franaise, Francine Clary, con la quale inizi uno straordinario percorso di vita, e che spos nel 1919. Gi dagli anni 10 Clark inizi a interessarsi e a comprare opere darte, per lo pi dipinti, dei grandi maestri del Rinascimento italiano come Piero della Francesca e Ghirlandaio. Poi la sua passione sindirizz, quasi per caso, verso gli Impressionisti, conosciuti attraverso mercanti darte suoi amici. Uomo che non amava le luci della ribalta, Sterling inizi la sua attivit di collezionista quasi nellombra, scegliendo opere s di grandi autori, ma che soprattutto colpivano e affascinavano lui e la moglie. Una scelta istintuale, lontana dalle logiche di mercato o dalle mode. E fu cos che nel 1913 arriv a comprare il suo primo Renoir, primo appunto, di oltre 30 quadri del maestro francese, che divenne il suo preferito in assoluto e di cui am circondarsi esponendo queste opere nelle sue varie case. Se gi dal 1913 aveva pensato ad organizzare un suo museo privato, solo a 70 anni Sterling arriv a decidere di crearne uno suo per davvero.
Dopo una vita trascorsa tra New York, Parigi e la casa di famiglia dei Clark a Cooperstown, la coppia decise di creare un nuovo edificio in stile classico a Williamstown, Massachusset. Unala di questo palazzo, inaugurato nel 1955, divenne la loro casa, finch la morte non colse Sterling a poco pi di un anno dalla creazione di questo museo. Un lascito importante, quello di Robert e Francine, fatto da unincredibile collezione di dipinti ma anche di oggetti dargento, porcellane, libri antichi, stampe e disegni. Listituto fu corredato anche da una generosa donazione e da unintelligente e liberale statuto che ha permesso allistituzione di non essere solo un museo, ma anche un centro di ricerche di fama mondiale, promotore di attivit e stanziamenti a favore dellarte e delle persone che di arte si occupano. Quello stesso statuto permette che, anche oggi, la collezione venga accresciuta e integrata da nuovi acquisti, fatti sempre pensando a quei criteri di scelta che usavano Sterling e Francine e che hanno permesso lacquisto di nove nuove opere presenti in questa mostra.
Gli impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale 2 marzo 19 giugno 2011 Orari: lun. 14.30 - 19.30. Mar, mer, ven e dom 9.30 -19.30. Giov e sab 9.30 - 22.30 Biglietti: Intero 9,00. Ridotto 7,50
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le. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, tea-
tralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e ma-
quette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, disse. Oggi non possiamo che dargli ragione. Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.3022.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7,5 euro.
Biutiful
di Alejandro Gonzlez Irritu [Messico, Spagna, 2010, 148] con: Javier Bardem, Maricel Alvarez, Hanaa Bouchaib, Guillermo Estrella, Eduard Fernndez
Pap, pap, pap, con queste tre parole sussurrate da Ana (Hanaa Bouchaib) inizia Biutiful [Messico, Spagna, 2010, 148] di Alejandro Gonzlez Irritu. La bimba stringe la mano di Uxbal (Javier Bardem) suo padre - mentre lui, lentamente, sospira gli ultimi momenti di vita. Uxbal sente il richiamo della figlia, lo ascolta affievolirsi adagio, fino a perdersi in un sogno. Una visione. Ora in una foresta innevata, sorride con quelluomo che mai ha avuto la fortuna di vedere: suo padre. Questo Biutiful di Irritu: la perdita, la sofferenza, il padre. Uxbal non mai riuscito a conoscere suo pap, scappato in Messico dalla Spagna di Franco e mai pi ritornato. brutto non avere il pap, dice Mateo (Guillermo Estrella) figlio di Uxbal quando il padre gli racconta la sua storia. lancinante per Uxbal sapere di dover dare questa delusione al figlio, da l a poco. Ha un cancro. Pochi mesi separano Uxbal da una morte inesorabile. Irritu questa volta scrive una storia lineare. Non c Guillermo Arriaga come sceneggiatore, a differenza degli altri lavori del regista, e Biutiful procede sulla strada di Uxbal. Non ci sono storie parallele destinate a incrociarsi, ma solo Uxbal e la sua vita. La macchina da presa addosso a Bardem: lo segue, lo scruta da vicino; penetra nella sua pelle fino a raggiungerne lanima.
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Lattore bravo. Merita il premio ricevuto a Cannes, conferma il livello raggiunto nei film precedenti (penso a Non un paese per vecchi, Vicky Cristina Barcelona). Ma, stavolta regge il peso della storia sulle sue spalle. E la storia cruda. Un pugno dritto allo stomaco per noi in sala. Molti hanno detto e scritto che Irritu si facilmente appellato alle emozioni forti. vero. Un uomo col cancro che fa da intermediario tra malavita cinese e africana, una moglie alcolizzata e mezza troia, due figli cresciuti nella Barcellona-male, la dote di parlare con laldil utilizzata per racimolare qualche soldo. vero, un appello alle emozioni. Ma riesce.
Riesce a farti entrare nelle piaghe di Uxbal, a farti patire le sue sofferenze. Irritu usa il suo cinema per farci assaggiare un mondo altro. E ci riesce. Come si scrive biutiful?, domanda Ana al padre. Biutiful qualcosa che Uxbal non riesce a dare ai suoi figli; un futuro scritto, inesorabile, su cui Uxbal non ha alcun potere. Homo faber fortunae suae, seguendo una locuzione latina, ma Uxbal non artefice del proprio destino. Il suo corpo degenera, i suoi bimbi non avranno pi un padre. Sembrava scorrere su una linea Biutiful ma, forse, girava attorno a un cerchio. Siamo di nuovo qui, dove eravamo allinizio: pap, pap,
pap, con queste tre parole sussurrate da Ana finisce Biutiful. La bimba stringe la mano di Uxbal suo padre - mentre lui, lentamente, sospira gli ultimi momenti di vita. Uxbal sente il richiamo della figlia, lo ascolta affievolirsi adagio, fino a perdersi in un sogno. Una visione. Ora in una foresta innevata, sorride con quelluomo che mai ha avuto la fortuna di vedere: suo padre. Paolo Schipani In sala: Anteo Spazio Cinema Gioved 9 giugno rassegna Rivediamoli
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