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R Caponi Giudicati Civili Nazionali e Se
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REMO CAPONI
Ordinario dell’Università di Firenze
(*) Il testo costituisce una sintesi aggiornata della relazione «Corti euro-
pee e giudicati nazionali», presentata al XXVII Congresso nazionale
dell’Associazione italiana fra gli studiosi del processo civile, «Corti europee e giu-
dici nazionali», Verona, 25-26 Settembre 2009,
http://unifi.academia.edu/remocaponi/Papers/129917/R--Caponi--Corti-
europee-e-giudicati-nazionali--2009.
In questa versione sintetica, il testo ha costituito la base della relazione
presentata all’Incontro di studio «I diritti fondamentali nell’ordinamento integra-
to», organizzato dal Consiglio Superiore della Magistratura, nona commissione
«Tirocinio e formazione professionale», Roma, Hotel Ergife, 3 febbraio 2010. È
stata mantenuta la forma orale di esposizione, con tutte le conseguenze negative
della sua trasposizione in scrittura.
Rispetto alla relazione veronese, gli aggiornamenti riguardano essenzial-
mente l’analisi del caso Asturcom, sopravvenuto del mese di ottobre, nonché lo
studio della seguente letteratura uscita successivamente (o di cui si è potuto
prendere visione successivamente): R. CONTI, C’era una volta il giudicato, in Corr.
giur., 2010, fascicolo n. 2; D. U. GALETTA, Riflessioni sulla più recente giurispru-
denza comunitaria in materia di giudicato nazionale (ovvero sull’autonomia proce-
durale come competenza procedurale funzionalizzata), in Diritto dell’Unione euro-
pea, 2009, fascicolo n. 4; D.U. GALETTA, L’autonomia procedurale degli Stati
membri dell’Unione europea: Paradise Lost? Studio sulla c.d. autonomia procedu-
rale: ovvero sulla competenza procedurale funzionalizzata, Torino, 2009; S. PA-
GLIANTINI, La vaghezza del principio di ´non vincolatività` delle clausole vessatorie
secondo la Corte di Giustizia: ultimo atto?, in Rassegna di diritto civile, 2010, fa-
scicolo n. 2; S. PAGLIANTINI, La nullità di protezione tra rilevabilità d’ufficio e conva-
lida: lettere da Parigi e dalla Corte di giustizia, in Riv. dir. priv. 2009, fascicolo 3;
L. RAIMONDI, Atti nazionali inoppugnabili e diritto comunitario tra principio di effet-
tività e competenze di attribuzione, in Dir. Un. Eu., 2008/4, p. 773 ss.; A. RENZI,
L'evoluzione dei rapporti fra il diritto comunitario ed il principio di intangibilità del
giudicato nazionale, Tesi di dottorato di ricerca in Tutela giurisdizionale delle si-
tuazioni giuridiche, XXII ciclo, Università degli studi di Perugia, a.a. 2008/2009.
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(1) Cfr. Cass., sez. un., 11 marzo 2004, n. 5044, Ferrini c. Governo della
Repubblica federale tedesca.
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(2) Cfr. art. 1 - Protezione della proprietà: «ogni persona fisica o giuridica
ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno può essere privato della sua proprie-
tà se non per causa di pubblica utilità e nelle condizioni previste dalla legge e dai
principi generali del diritto internazionale».
(3) Si tratta della direttiva n. 77/388 del Consiglio (c.d. sesta direttiva),
adottata con il proposito di disciplinare in modo uniforme la base imponibile
dell’Iva. L’art. 13 b a) esenta espressamente dalla imposta sul valore aggiunto
l'attività di mediazione assicurativa, esercitata dalla società ricorrente.
(4) Corte europea dei diritti dell’uomo, 16 aprile 2002, 366677/97,
Dangeville c. France.
(5) Corte giust. 30 settembre 2003, C-224/01, Köbler, in Racc., p. 10239.
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(8) Corte giust. comunità europee, 18 luglio 2007, n. 119/05, Min. ind. c.
Soc. Lucchini).
(9) Cfr. il n. 52 della motivazione, richiamato dal n. 62.
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partizione di poteri tra la Comunità e gli Stati membri, sancita dai tratta-
ti. Ciò vale anche se siffatte sentenze hanno ottenuto autorità di cosa
giudicata» ( 10).
(10) Tra gli aspetti salienti, l’Avv. generale sottolinea che in nessuno dei
precedenti in cui la Corte di giustizia ha riaffermato il principio dell’autorità di
cosa giudicata, «era in discussione l’esercizio di una facoltà comunitaria in quan-
to tale».
(11) Cass. 21 dicembre 2007, n. 26996, in Giur. it., 2008, 1025, con nota
di TESAURO.
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(13) Cfr. R. CAPONI, Quanto sono normativi i fatti della vita: il rapporto am-
ministrativo, in Diritto pubblico, 2009, pp. 159-174.
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Notevole è così l’impatto sui giudicati nazionali della decisione della Corte di
giustizia. Essa pone un vincolo determinato nel suo contenuto e indirizzato al giudice del
processo principale, del seguente tenore: «il diritto comunitario osta all’applicazione di
una norma nazionale, come l’art. 2909 del codice civile italiano». Apparentemente non
sussistono margini di manovra per il giudice a quo, una volta creatasi l’occasione
dell’apertura di un secondo processo, del rinvio pregiudiziale, nonché di una pronuncia
così intonata. Nel caso concreto il giudicato cede.
A questa ipotesi si deve prestare particolare attenzione, perché essa presenta deci-
sive somiglianze con quella oggetto della nostra attuale attenzione. In entrambe abbiamo
a che fare con successive pronunce di Corti giudiziarie che applicano un parametro deci-
sorio di rango sovraordinato rispetto alla legge ordinaria e proiettano i loro effetti in via
retrospettiva, poiché constatano un vizio originario del parametro decisorio impiegato dal
giudice civile per risolvere la controversia.
La resistenza del giudicato civile, anche qualora esso si basi su una norma suc-
cessivamente dichiarata incostituzionale, conferma espressamente il principio discendente
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processo. Si può citare come esempio la normativa che, nel corso degli
anni, ha facilitato il riconoscimento dello status di filiazione.
b) in quei casi in cui non si ponga un problema di tutela
dell’affidamento delle parti, pur dinanzi ad un giudicato. Esempio: il rap-
porto oggetto della sentenza passata in giudicato corre tra un privato e lo
Stato, o una pubblica amministrazione, o insomma un organismo di di-
ritto pubblico che ha agito in posizione di supremazia per la cura concre-
ta di un interesse pubblico. Sopravviene uno ius superveniens retroattivo
che dispone, in riferimento alle fattispecie quali quella giudicata, un effet-
to più favorevole al privato di quello disposto dalla norma giuridica previ-
gente a base del giudicato.
Dobbiamo mantenere fermo il giudicato anche in questo caso? I-
stintivamente avvertiamo l’opportunità di sottrarre questa situazione
all’intangibilità del giudicato. Perché? Le motivazioni tradizionalmente
addotte a sostegno del principio di irretroattività non valgono a proposito
dell’intervento della legge più favorevole, purché essa «sia veramente tale
e tale soltanto» (Rolando Quadri). In effetti, siamo portati a pensare che la
tutela dell’affidamento è a vantaggio del soggetto privato nei confronti
dell’attività dei pubblici poteri e non viceversa. È un elemento di garanzia
che si colloca nella prospettiva liberale classica: libertà da interventi dei
pubblici poteri che vengano contra factum proprium e scuotano la ragio-
nevole aspettativa dei privati circa la coerenza dell’azione dei pubblici po-
teri in un determinato arco temporale.
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nica corte centrale impone infatti quasi per necessità logica di as-
soggettare a tale controllo di costituzionalità in via diretta e princi-
pale (non solo in via incidentale) i concreti atti di esercizio di tutti i
poteri pubblici sottordinati (compresi quindi i giudicati degli stati
membri).
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