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Mario Pincherle

"... E il Signore aveva formato dalla MARIO PINCHERLE


terra tutti gli animali... Li condusse
quindi ad Adamo per vedere con
quale nome li avrebbe chiamati, e
controllare se il nome che egli avreb­
be imposto ad ogni animale vivente,
fosse il suo vero nome".
(GENESI 1,19)

"E il Signore disse: essi sono un solo


popolo e per tutti loro c'è una sola
lingua.
(GENESI II, 6-7)

GLI ARCHETIPI
GLI ATOMI DI PENSIERO

Avvertenza:
1 a EDIZIONE
I lettori che vogliono approfondire l'argomento degli Ar­
chetipi possono leggere, in ordine progressivo, le seguenti
opere dello stesso Autore (Editore Filelfo)
"LA CICUTA E LA CROCE"
"IL DILUVIO"
"LE FORME ARCHEOLOGICHE"
''LE FONTI ARCHEOLOGICHE DELLA MAGIA"
"IL LIBRO DI ABRAMO" FILELFO
"E LI CHIAMARONO DIVINI" ..
Of all Souls that stand create- - Io- di tutto il creato SOMMARIO
I have elected- One solo una cosa ho scelto-
When Sense from Spirit- files away- Quando Spirito e sensi Premesse ............................................ Pag. 7
And Subterfuge- is done- saranno separati- Introduzione ........................................ " 31
When that which is- and that which was- Quando il Presente Prima parte - Osservazioni ............................ " 35
Apart- intrinsic- stand si scrollerà il passato Il punto di partenza .................................. " 37
And this brief Tragedy of Flesh- e sarà UNO- Il mondo delle forme ....................· : ............ " 44
Is shifted- like a Sand- E la breve tragedia della carne Gli oggettio ci insegnano .............................. " 49
When Figures show their royal Front- volerà, sabbia al vento- Alfabeto della natura ................................. " 55
And Mists- are carved away, Quando le Forme sveleranno Un primo esempio ................................... " 56
Behold the Atom- I preferred- la loro Fronte regale- Effetti sui sensi ..............-......................... " 60
To all the lists of Clay! e quando i Veli Tabella degli archetipi ................................ " 61
saranno incisi- I ventidue archetipi................................... " 66
Tra le crete dissolte Sintassi degli archetipi ................................ " 87
ecco quello che resta Le forze applicate agli oggetti .......................... " 90
- il preferito MIO- L'osservazione delle macchine .......................... " 100
- L'Atomo di Pensiero!- La leva ........................·...................... " 102
Il piano inclinato ..................................... " 108
Seconda parte - Creatività ............................. " 117
Strutture modulari .................................... " 121
Come nascono le invenzioni ........................... '·' 124
(Emily Dickinson) La mano non basta ................................... " 132
Dalle macchine semplici alle macchine automatiche ..... " 144
Le prove di resistenza dei materiali..................... " 149
I ventidue segni meravigliosi........................... " 165
Socrate e gli archetipi................................. " 177
Il codice degli archetipi ............................... " 187
Sintesi illustrativa degli archetipi....................... " 217

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"GLI ARCHETIPI SONO MOLTO
SEMPLICI, MA NOI CI
OSTINIAMO A CREDERLI__
COMPLICATISSIMI:
CONFONDIAMO GLI ARCHETIPI
CON GLI AGGREGATI DI MILIONI
DI ARCHETIPI, I MATTONI
CON LE CASE.

Premesse:
Certa gente, come me, non invecchia mai. Non smettiamo mai di essere curiosi come bambi­
ni davanti al grande mistero dell'Universo.
(Albert Einsetin)

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CHIAVI
PER L'UNIVERSO
N
on c•� un corvo che gracchia si­ tà, non fun11e più da "apriti sesamo".
nistramente di sopra il cranio di un Insomma oggi non c'è più, come nelle lin­
teschio, non fumano calderoni sul gue antichissime, come nell'accadico, per
fornello, né cifre magiche occhieggiano esempio, la corrispondenza precisa fra pa­
dalle pagine di carismatici volumi spalan­ rola e cosa, fra parola e pensiero, fra pa­
cati sul leggio. Ma quando parla, Mario rola e colore.
Pincherle ha lo sguardo magnetico, e la Ma lei Io sa che forse c'è un motivo per
gran testa bianca oscilla nell'aria con fa­ cui, in tutte le lingue, a suoni uguali corri­
scino misterioso. Parla di "archetipi". spondono lettere simili graficamente? Un
Una questione arcana, che riascoltata professore universitario di F1Siologia Spe­
tante volte sul nastro registrato, assume via rimentale, Pietro Tullio, mezzo secolo fa
via i contorni della meravigliosa soluzione fece un esperimento molto interessante. Fe­
dell'universo, dell'esoterico messaggio, del ce passare un tubicino attraverso i condotti
discorso cifrato. auricolari di un piccione, e immise nel tu­
Ecco la trascrizione della conversazione. bicino una serie di su�!Jj corrispondenti alle
Purché il fido registratore non ci abbia tra­ vocali: a, e, o..• Ad ogni suono si accorse
dito e per un allimo non sia entrato in che un puntino dorato applicato da lui sulla
"ballimento" col ritmo cosmico, conse­ pupilla del piccione descriveva un segno
gnandoci, sollo mentite spoglie, una veri­ che di volta in volta corrispondeva esatta­

Mario Pincherle
tà che non vuol rivelarsi. Più chiaro di cosl, mente alla grafia comune di ogni vocale.
dice Pincherle, non può ancora essere. Ma Questo giustificherebbe la somiglianza di
se riusciremo a capire questa "elementa­ tanti alfabeti e darebbe ragione di un an­
re" leiione, saremo pronti per saperne di
più. Professore Pincherle, a lei.•••
"Partiamo dai linguaggi. Gran pane del­
spiega gli cestrale legame fra le cose e il modo in cui
esse sono state dagli uomini rappresenta­

elementi essenziali
te. Nell'universo esistono rapporti che si ri­
le lingue usate oggi nel mondo sono, in chiamano in modo misterioso. Ma voglio
maggiore o minor misura, flessive. Beh, raccontare un altro episodio.
non mi interessano, perché nella flessione,
cioé nelle desinenze, nelle coniugazioni,
hanno perso il suono degli "archetipi".
della sua teoria Nel Veneto, nella notte fra il 28 e il 29
giugno, alla vigilia del giorno dei SS. Pie­
tro e Paolo, gli abitanti delle zone litora­
Una parola declinata perde il suono origi­
nario, non evoca più magicamente la real- sugli c�rchetipr' nee del Veneto compiono una strana
cerimonia. In una caraffa d'acqua traspa-

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rente versano una chiara d'uovo. La mat­ pio dimostra che non bisogna mai confon­ na. Visibilmente animato il prof. Pincher­
tina dopo, puntualmente ogni anno, dere la "forma" con la "funzione". Le le va a rispondere e si sente la sua voce
trovano che la chiara si è coagulata in una forme sono infinite, le funzioni pochissi­ emozionata che comunica all'interlocutri­
forma che assomiglia a quella di un bat­ me, soltanto ventidue, e stanno alla base ce che egli stava appunto parlando di ar­
tello. Lo chiamano il "battèllo dei santi della formazione di tutto l'universo. chetipi. "È straordinario, ogni volta che
apostoli". Questa forma rappresenta uno Un altro esempio può essere dato dal parlo di archetipi tu mi chiami al telefono.
degli archetipi. Se la notte dopo, come io "contenitore". La ciotola ha in sé l'arche­ Tu cosa sentivi in questo momento?" Ri­
ho fatto, si ripete l'esperimento, la forma tipo del "contenitore" e questo archetipo torna nella stanza con un nuovo esempio
assunta dalla chiara d'uovo nell'acqua è è il costruttore "ideale" di tutte le ciotole
"Lingua e alfabeto originari nell'antichità"
di quello che stava dicendo).
differente e così il giorno dopo ancora. So­ del mondo. È per questo che Diogene, co­ "Vede, entrare nel ritmo della realtà signi­
no fenomeni fluttuanti che si ripetono ci­ me si racconta, infranse un suo bel calice fica creare la realtà. Come nel caso di que­
clicamente nell'unione fra due sostanze di per servirsi esclusivamente delle mani rac­ sta telefonata tutt'altro che casuale. Lo
cui almeno una sia di natura organica. Fe­ colte a mo' di ciotola, che da sé adempi­ spiega molto bene Jung nel suo saggio "La
nomeni ampiamente studiati e verificati dal vano benissimo alla. funzione di sincronicità". In esso racconta un episo­ Sono passati 35 anni da quel giorno in cui un mio runico, un in­
professore Piccardi, direttore dell'Istituto "contenere" l'acqua da bère. dio occorsogli con una paziente. Costei gli
di Fisica di Firenze. Un'esperienza analo­ Cari Gustav Jung, nel suo famoso testo: raccontò un giorno di aver sognato uno dustriale di Bologna, che adesso è morto e si chiamava Bruno Mala­
ga è stata fatta da ricercatori americani che "L'analisi del pensiero" ci parla di sette ar­ scarabeo maculato che con la zampina bat­
hanno vohito radiografare con i raggi co­ chetipi soltanto. Ora li conosciamo tutti e teva sul vetro della sua finestra. Mentre la guti,mi disse: "Mario, voglio vedere fino a che punto l'uomo può di­
smici la piramide egiziana di Chefren. Ogni ventidue: e potremo parlare di queste/un­ paziente raccontava, Jung si volse udendo
giorno, per tutti i 365 giorni dell'anno han­ zioni senza rivelare come se ne ottiene il uno strano ticchettio e vide contro il vetro ventare ridicolmente schiavo di una macchina, stai a vedere quello
no potuto ottenere una radiografia diverc funzionamento perché sarebbe molto pe­ della finestra uno scarabeo maculato che
sa, fino a completare l'intero ciclo e a veder ricoloso un cattivo uso degli archetipi. So­ batteva piano con la zampetta. È evidente che farò". E difatti poco tempo dopo, alla Fiera di Milano,-il pub­
riapparire la stessa lastra di un anno pri­ no come dei mitra carichi. Sono come una quindi che è possibile ottenere le cause dei
ma solo nel giorno corrispondente. rivoltella con ventidue colpi in canna e dieci fenomeni partendo dai loro effetti. È un blico vide una stranissima macchina, molto pretenziosa, piena di co­
Sono messaggi che l'universo stesso ti "sicure". Come funzionano queste "sicu­ modo straordinario ignoto a quasi tutti gli
grida e che noi stentiamo a comprendere. re"? e cosa sono? È spiegato in un libro uomini che sono abituati a ottenere gli ef­ lori appariscenti, luci psichedeliche; in realtà dentro c'era solamente
Ma le antiche popolazioni erano più at­ antichissimo, attribuito ad Abramo, il li­ fetti dalle cause. È un andare a ritrosò _nel
tente e sensibili a raccogliere simili messag­ bro dei "SFR ISIRÈ", in cui è scritto che processo comune distruttivo, in cui è faci­ una pinza di gomma che acchiappava un dito. C'era un-cartello che
gi, avevano un rapporto più diretto con la con 32 sentieri occulti il Signore ha costrui­ le prevedere i fenomeni. Come è facile pre­
natura che permetteva loro di mettersi in to tutte le cose dell'Universo. Trentadue ri­ vedere che la carne lasciata ali'aperto ben diceva testualmente: "Infilate il Vostro indice di una :ò;i�no nel foro,
sintonia con essa fino a compiere atti per sulta dalla somma dei v_entidue archetipi presto andrà in decomposizione. Forse solo
noi oggi inimmaginabili. Come quegli zin­ più le dieci "direzioni", le "dieci braccia nel terzo millennio riusciremo a padroneg­ verrà immediatamente imprigionato senza possibilità di liberazione.
gari che una volta si recarono dal prof. Pic­ di Dio nell'universo". giare gli archetipi, entrando in ritmo con
cardi per dimostrargli come fossero in gra­ Dunque le "sicure" degli archetipi so­ la realtà e potremo davvero cambiare le co­ Tuttavia tenete pronta, nell'altra mano, una moneta da 100 lire; per
do, solo immergendovi una bottiglia col­ no le dieci direzioni. Vediamole. È evidente se. Finora soltanto alcune persone, chia­
ma di mercurio, di trasformare la sempli­ che una ciotola potrà funzionare solo in mate qualche volta maghi, santi, od esor­ liberarvi introducetela nella feritoia"._Pare incredibile, questa mac­
ce acqua in ."acqua unta". una sostanza una direzione spaziale, dal basso verso l'al­ cisti, sono riusciti ad allineare il ritmo del
chimicamente definibile come H20 ma to. Le altre cinque delle sei direzioni spa­ loro cuore al ritmo della realtà, sbloccan­ china ridicola, tutta forma e niente funzione ebbe un successo enor­
untuosa al tatto e capace di sciogliere le in­ ziali (lo spazio ha tre direzioni.raddoppiate do cosi gli archetipi. E nella categoria dei
crostazioni di calcare. Interrogati sulla fon­ nei due versi) sono escluse. 'Restano altre maghi, non tutti lo hanno fatto a fin di be­ me e tutti volevano provare ad essere acchiappati e tutti mettevano la
te di questa loro facoltà, risposero che il quattro "sicure": due per il tempo e due ne. Ora bisogna imparare a difendersi da­
sistema era stato loro insegnato dagli avi per il movimento. Delle due del tempo, pri­ gli archetipi, quando necessario, e viceversa moneta da 100 lire. Questo fatto mi fece pensare: "Certamente,
e il segreto si perdeva nella notte dei tempi. ma e dopo, la ciotola potrà utilizzarne di a usarli per creare una realtà positiva, ed
Tutti questi aneddoti entrano a pieno di­ volta in volta soltanto una, a seconda del agire per il bene, per il progresso. all'uomo manca una rotellina; l'uomo è schiavo delle forme quando
ritto nel discorso sugli archetipi, sui quali flusso dell'acqua. Lo stesso si dirà per le Ma prima è necessario che l'uomo si li­
tuttavia occorre fare ora qualche preci­ ultime due; espansione e contrazione rit­ beri di tutte le sue paure e più ancora della sono appariscenti, psichedeliche, . quindi qualcosa manca, un quid
sazione. mica, di cui la ciotola sfrutterà solo il rit­ distorsione che lo porta a considerare "ma­
Già Socrate li conosceva e ne aveva par­ mo giusto; corrispondentemente al ritmo le" una parte del Bene. misterioso che ancora non possiamo afferrare". Cerchiamo di sco­
lato a Platone definendoli i "mattoni del di uscita dell'acqua, nel caso in cui il getto In realtà esiste un "male" oggettivo, ma
pensiero", al di là dello spazio e del tem­ non sia continuo ma intermittente. la tenebra non è una entità negativa. È l'al­ prire questo Error e vedremo che si può chiamare Diabolicus.
po, immagini eterne e viventi. Poi Platone È evidente dunque che l'uso degli arche­ tro aspetto, comunque necessario, della lu­
travisò l'intuizione del Maestro e confuse tipi è condizionato dalla conoscenza dello ce. Sono gli errori dell'uomo, gli "sfunzio­ Siamo antichissimi: la nostra antichità è condensata nell'incon­
gli archetipi con le combinazioni degli ar­ spazio, del tempo e del ritmo in cui quel namenti", i frutti della sua insipienza e del­
chetipi, cioè con le idee che prendono for­ particolare archetipo "funziona". Quello le sue paure che possono oggettivamente scio collettivo che conferisce coesione a tutta l'umanità; in questo vì­
ma e che sono enormemente più numerose del "contenitore" è un archetipo apparen­ creare il "male". E il male causato dalla
degli archetipi, i quali invece sono soltan­ temente innocuo. Ma prendiamo quello del sua stoltezza l'uomo molto presto ha im­ ve quel quid che ci manca, che noi non conosciamo. Questo quid so­
to ventidue. "pungere''. Può essere usato per fare le co­ parato ad attribuirlo a Dio, ai diavoli,
Gli archetipi sono entità molto sempli­ siddette "fatture" ed essere letale in ma­ creandosi un comodo alibi alle proprie re­ no gli Archetipi. Cosa sono gli Archetipi? Questo è il nostro tema.
ci, non sono divinità, non vanno idolizza­ no a chi sa mettersi in "ritmo" con la sponsabilità".
ti. Sono strumenti, sono i ventidue pennelli natura e sbloccare l'archetipo, che imme­
Lucilla Nicolini (1)
Un giovane di 23 anni, Frederic Myers in una lontana notte del 1869
con cui Dio ha progettato e "dipinto" l'u­ diatamente agisce anche a distanza".
niverso. (Parentesi. A questo punto della conver­ scoprì l'inconscio e ne definì le funzioni. Conversava con un suo
Prendiamo il pungiglione, che può esse­ sazione squilla il telefonò in un'altra stan­
re presente in natura sotto infinite forme za. Mario Pincherle risponde alla figlia che
(1) Questo articolo è stato pubbli­
amico, gli occhi perduti fra gli astri: "Amico mio i fenomeni telepa­
e con infinite sostanze. L'unica cosa co­ lo reclama all'apparecchio che non può es­
stante in tutti i pungiglioni resta la/unzio­ sere disturbato. Dopo poco riappare Ada cato sul l • numero del quadri­
mestrale "1999 Marche"
tici e la percezione a distanza, ovviamente senza la mediazione dei
ne, che è quella del "pungere". Ecco
dunque come questo semplicissimo esem-
che sollecita il padre a rispondere percM
al telefono c'è una certa signora Vittoria- (1984). sensi, mi fannò capire che il pensiero ha molti modi per uscire dalle
sue prigioni fatte di spazio e di tempo. Il nostro io cosciente è solo
una parte minima della nostra più vasta individualità, è la parte visi­
bile di un iceberg sopra la linea di galleggiamento che è come la so­
glia della coscienza. La grande parte giace sotto, non si vede''. Queste
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parole furono il primo scandaglio di luce negli abissi dell'anima. stole, le due grandi pulsioni del cosmo, la tenebra e la luce. La vita
Nacque a Londra, per merito del Myers, la famosa Società per la Ri­ funziona pulsando. Il pensiero errato, quello che ho chiamato ''Er­
cercha Psichica, che studiava la parte invisibile dell'iceberg del pen­ ror Diabolicus", l'albero della conoscenza del bene e del male, il
siero umano. A poco a poco gli studiosi si resero conto che alla base peccato originale, consiste nel considerare buona una delle due pul-·­
del pensiero vi è una forza organizzatrice e strutturante che è fatta di sioni e malvagia l'altra. Perché malvagie le tenebre? Nella ricerca de­
legami e non di cose legate. Il pensiero precede qualsiasi·realtà uma­ gli elementi del pensiero bisogna uscire da questo ''Error
na oggettiv:a. Realtà extratemporale che è come un filo che passa at­ Diabolicus'' e riferirsi prima alle funzioni e poi alle forme, allora il
traveso le molteplici perle di una collana. Così tanti fatti storici in pensiero errato· formale, torna ad essere retto pensiero, allora gli
realtà sono un fatto unico, il subconscio si nutre di questa verità, vi­ antichi idoli, le forme parziali, si dileguano perchè la luce è bene, la
ve di essa, ma questo contenuto di pensiero vivente non si esaurisce tenebra è bene, e il male non è altro che l"'Error Diabolicus" che
. nel subcosciente: un racconto vasto come l'universo, un racconto considera male ciò che male non è. Ed ora iniziamo la carrellata de­
cosmico è il pensiero vivente che racconta la sua storia e le parole so­ gli esploratori degli Archetipi. Proiettiamo il grande film di una cac­
no Archetipi. cia al tesoro millenaria facendo un bilancio delle esperienze spirituali
È il pensiero che esprime se stesso attraverso qualcosa che non è dell'umanità.
forma, materia, che non è avvenimento, ma sta oltre. Cosa sono Ma sarà una proiezione fatta alla rovescia nel tempo e vedremo
questi Archetipi? Dall'estrema antichità fino ai nostri giorni la co­ come questo procedere all'indietro ci sarà utile. Cominciamo dall'ul­
scienza dell'uomo non è stata in grado di rispondere a queste fonda­ timo pioniere, quello che vi parla e che audacemente vi potrà dire:
mentali domande. Da cosa derivaµo questi modelli universali? Sono "Sono anch'io un'esploratore degli Archetipi". Fui posto sin da gio­
una ripetizione millenaria di antiche esperienze fatte dall'uomo nel vane di fronte ad alcuni fatti curiosi. Àvevo 20 anni quando un ami­
tempo o sono al contrario espressioni di idee eterne fuori dal tempo? co ipnotizzatore in un teatro di Bologna, mi disse: "Sta a vedere Ma­
Finchè non capirà il significato degli Archetipi l'uomo sarà dualista, rio di cosa sono capace! Dimmi a quale persona vuoi che io lanci un
in perenne lotta tra il bene e il male, in preda a quello che ho chiama­ messaggio e possa farla voltare di scatto". Io dissi: "A quella in se­
to "Error Diabolicus". Fin ·dalla più lontana antichità molti sono conda fila". Guardò nella nuca la persona indicata da me e quella di
stati i ricercatori degli Archetipi, i maestri spirituali, ma il vero mae­ scatto si voltò. Questo mio amico si chiamava Ulderico Pelliccia. Poi
stro segreto è dentro di noi e, cercarne uno fuori, ci pone in uno sta­ disse: ''Adesso ti faccio vedere qualcosa di molto più difficile. A chi
to di dipendenza infantile. vuoi che io faccia sentire una puntura di ago sul collo?". Io dissi:
Varrà la pena di raccontare questa grande caccia al tesoro, la ri­ "A quel signore là, ma vacci piano" e allora lui cambiò modo d'agi­
cerca del bene da parte di tanti maestri spirituali, purtroppo sconfitti re, sembrava che recitasse una cantilena, metteva le mani in un dato
in partenza e di scoprire le cause di queste sconfitte: è una lunga serie modo, sfregandole fra loro. A un certo momento questa persona fe­
di uccisioni, di crocifissioni, di fallimenti, dolori. San Francesco, or­ ce un rapido gesto come se un insetto l'avesse punta. Per la prima
mai vicinissimo alla morte, disse rivolgendosi al suo corpo: ''Fratello volta mi appariva ben chiara la caratteristica fondamentale degli Ar­
asino perchè ti ho trattato così?". Ecco le cause di tante numerose chetipi.
sconfitte, non aver capito il "fratello asino", la Materia del nostro Cercai di definirla meglio. Qui si trattava in particolare dell'ar­
corpo, e averla crocifissa per tanti secoli, tanti millenni, aver cercato chetipo pungente, di un pungiglione, ma un pungiglione che agisce a
come maestro dei maestri il dolore o il piacere anzichè la Gioia, per­ distanza e che quindi non è fatto di materia. Di che cosa è fatto? Esi­
chè il dolore o il piacere parlano una lingua comprensibile mentre il stono tante forme pungenti: aghi, spilli di metallo, spini di materia
linguaggio della gioia è misterioso, fatto di Archetipi incompresi. II vegetale, corna degli animali; cambia la sostanza, varia la forma, ma
pensiero è vita, essere vivo significa pulsare nella sistole e nella dia- l'effetto resta. Ma aldilà di tutti i materiali e di tutte le forme c'è
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qualche cosa che è immutabile e in comune: la funzione, il pensiero. ne per i nuovi programmi della Scuola Media. Per quanto riguarda
Ecco la caratteristica fondamentale degli Archetipi: sono fatti di l'Educazione Tecnica proposi un nuovo metodo, di osservazione
pensiero, sono eterni, perfetti. La materia dà sostanza alla forma il tecnica degli oggetti influenzato da una certa esperienza che avevo
pensiero dà sostanza agli effetti, alle funzioni. Il primo passo ve;so nel campo dei _brevetti, che ha il nome di comparazione funzionale.._
In sostanza il ragazzo di fronte a più oggetti si doveva porre una tria­
la scoperta degli Archetipi era fatto.
de di domande: a cosa serve questo oggetto (funzione)'? Qual'è la sua
Un altro ep�sodio: un collega dell'Università di mio padre, il
_ forma e il materiale di cui è fatto? In quante parti essenziali è divisi­
� ? Pietro Tullio, patologo, fece()maggio di un libro interessante,
r f.
bile? Per ogni parte dell'oggetto si ripetono le stesse domande. Ad
mtito!ato "Le origini dell'alfabeto"�· Vi era descritto un originale
esempio: un ago è divisibile in tre parti essenziali per ordine di im­
esperimento. Ad un piccione venivano tolti i canali semicircolari
dell'orecchio e in tal modo l'animale perdeva il senso dell'orienta­ portanza: il foro, il corpo e la punta. Confrontiamolo con un chiodo
che è divisibile in corpo, punta, testa. Vediamo che il chiodo e l'ago
�en�o. Po! due vibrazioni sonore semplici, sfasate secondo rapporti hanno in comune la punta. Così con questo sistema i ragazzi delle
mte�1, vemvano portate all'orecchio del piccione. Sull'occhio della
besti?la er� stat� posto un dischç!to d'oro, ben illuminato. Questo classi sperimentali giunsero ad individuare insieme a me parecchi Ar­
_ chetipi (parti essenziali) e a scoprire alcune loro straordinarie pro­
puntmo d oro s1 metteva m movimento durante la percezione dei
suoni, descrivendo al microscopio alcune figure, le stesse che si ot­ prietà che qui elenco e sottolineo. Gli Archetipi costituiscono il lega­
tengono con i doppi pendoli sfasati, che i fisici ben conoscono con il me fra la materia e lo spirito, fra il corpo e il pensiero, agiscono su
nome di figure di Lissajous. Ad un suono simile alla vocale "O" il tutti i sensi; così ad esempio si può parlare di una forma pungente, di
puntino dorato descriveva un p�Jfetto cerchio. Ad un suono simile un colore penetrante, di un odore acuto. In particolare ad ogni Ar­
alla vocale "A" la figura ottenuta era a forma di un otto coricato il chetipo corrisponde un suono alfabetico. Ad esempio: l'ago formato
simbolo dell'infinito; la "I" provocava un semplice puntino la "È" da corpo, punta e foro può essere rappresentato da alcuni suoni che
' sono legati a tre Archetipi. L'Archetipo del corpo portante, della
un'ellisse inclinata, la "U" una sbarretta verticale.
Il libr� terminava con questa domanda: "Forse le vocali dei pri- punta e del foro. Questi suoni sono il Th inglese per il foro, la "U"
. per l'Archetipo portante e la "K" per la punta. Quindi Th UK è il
11_1 1 alf �be!1 sono nate da semplici movimenti inconsci provocati qua­
si med1amcamente dai rispettivi suoni di quelle lettere? Stranamente nome vero dell'ago, il nome strutturale dell'ago. Mi accorsi che i ra­
quel!'espe�imento così sbalorditivo non ebbe nessun seguito; si vede gazzi più sono giovani e -meglio entrano nel mondo degli Archetipi.
che 1 tempi non erano maturi, ma lo sono oggi? La mia memoria in­ Chiesi una volta ai ragazzi dell'ultimo anno dell'Istituto da me diret­
sie�e a t�nto materiale utile andava immagazzinando anche questi to: "Tutte quelle bottiglie dello scaffale del bar che cosa hanno in
fatti stram e non comprensibili che tuttavia avrebbero potuto servire comune?" "La forma!" Ma le bottiglie avevano forma diversa; "La
se collegati nel giusto modo., come tessere di un grande mosaico a da-' sostanza''; ma non tutte erano di vetro. Provai ad effettuare la do­
re un'immagine chiara del mondo degli Archetipi. Difficile però manda ai bambini di una prima classe. Risposero: "Servono tutte a
perchè le cose legate si vedono ma i legami sfuggono. Si vedono l; tener dentro i liquidi". Avevano scoperto l'Archetipo contenitore.
forme ma spesso non funzionano perchè non ne conosciamo la chia­ Noi adulti cancelliamo questa vista ai bambini che istintivamente
ve. Esiste questa chiave. Dobbiamo faticosamente estrarla dal no­ rompono i gio�attoli per vedere come funzionano. Ero giunto a que­
stro intimo, farla uscire dal buio dell'inconscio alla luce della co­ sto punto quando fui chiamato in Egitto; in questo viaggio fu con­
scienza perchè la forma sta alla funzione come l'incoscio sta alla co­ fermato il fatto che la grande piramide di Cheope contiene la torre di
scienza.
Osiride. Questa torre che nell'antichità era chiamata Zed rappresen­
Ed_ ecco u� �ltro fatt<? che mi spinse verso gli Archetipi. Fui
.
chiamato dal Mm1stero dell'Istruzione a far parte della Commissio- ta anche un segno della scrittura geroglifica. La vittoria sul tempo, il

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simbolo dell'eternità. Feci nella piramide uno strano esperimento stro si è sentito in modo strano e ritmato pronunciare la parola:
sdraiandomi di notte nel sarcofago ed ebbi la percezione che il tempo "Micione!". L'"effetto micione" fu chiamato questo fenomeno
si arrestasse. Nello stesso anno conobbi il Sig. Crucianelli, uno stu­ che fa capire come il pensiero può incidere il nastro. Così pensai che
dioso autodidatta che aveva appreso dalla osservazione di certi ani­ questo effetto fosse legato anch'esso agli Archetipi.
mali, (gatti, piccioni) molti segreti relativi al senso di orientamento. Due anni sono passati dal giorno in cui per un fatto curioso mi
Furono i suoi esperimenti a convincermi che esiste uno stretto lega­ resi conto che alcuni animali sono sensibili ai suoni anche fisici. Sta­
me tra l'istinto e l'Archetipo che si può definire funzione ist�ntuale. vo facendo un bagno di mare a Palombina con mia moglie la quale è
Entrai allora in· contatto con un gruppo di tombaroli siciliani guidati molto scettica riguardo a questi fenomeni. Passò un pesce. Questo
da uno di loro che era dotato di una strana facoltà. Un curioso pote­ pesce portava un'alga che si era attorcigliata ad una branchia ed io
re che si manifestava soltanto una volta all'anno in un giorno parti­ pensai: "Va,rrebbe la pena di liberarlo. Vieni qua che ti libero". Il
colare. Quest'uomo per tutto l'anno si preparava all'evento. Scatta­ pesce cominciò a girarmi attorno e allora volli fare un esperimento
to il momento, si metteva in un dato terreno archeologico dove sape­ sugli Archetipi. Allora mi concentrai su un suono particolare e il pe­
va che potevano venir trovati reperti importanti, orientandosi in una sciolino venne diretto verso di me, io lo liberai dall'erba e lui se ne
data direzione e improvvisamente cadeva in una specie di trance luci­ andò facendo dei salti di gioia. Volevo saperne di più su questi Ar­
da e vedeva attraverso il terreno questi reperti. I suoi figli, parenti, chetipi. Mi trovavo a Firenze per tenere una conferenza sui 22 Arca­
collaboratori con dei picchetti segnavano i punti indicati dal tomba­ ni dei Tarocchi. Si sapeva che erano identificabili con le lettere
rolo, poi durante l'anno scavavano e venivano fuori vasi, statue, co­ dell'alfabeto ebraico. Dopo la conferenza conobbi Timothy Pater­
se del genere. E allora cominciai a considerare il tempo e le direzioni son, nipote del grande esploratore Fawcett, scomparso sull'Eldora­
spaziali come delle sicure che fanno scattare una rivoltella i cui 22 do; mi regalò l'immagine di una antichissima statuetta che lo zio,
proiettili sono gli Archetipi. mezzo secolo fa, portava con sè al momento della sua sparizione e
I miei studi sullo Zed mi portarono ad occuparmi di parapsico­ me ne diede una fotografia. In quella statuetta erano incisi i 22 sim­
logia. Studiai alcuni casi di premonizione, mi resi conto che la visio­ boli degli Archetipi: le lettere dell'alfabeto originario. Uno dei segni
ne profetica si manifesta in maniera simmetrica rispetto alla visione era un triangolo equilatero, il segno antichissimo della delta ed era al
quarto posto (AB CD). Quei segni simboleggiavano le funzioni del
normale. L'antitempo è il simmetrico del tempo: come se il filmato
pensiero . L'alfabeto originario dell'antichità dopo 5.000 anni ritor­
degli avvenimenti venisse proiettato alla rovescia, dalla fine al princi­
nava alla luce! Ai piedi della statuetta, un'altra tabella portava 9 di
pio, la destra diventa la sinistra; in questi sogni premonitori il rosso
quei 22 segni, così molto rapidamente in quella notte cercai di fare
diventa azzurro, ogni realtà si trasforma nella realtà complementare. un parallelo confrontando la posizione e il numero d'ordine di quei
Vidi così confermata la teoria sintropica che il matematico Fantap­ segni sulla grande tabella. Ne venne fuori la parola UT NAISFIM
piè formulò un secolo fa e che oggi· è stata ripresa dallo Charon con che significa "grande anima", il nome di Noè. L'antico patriarca
la sua neghentropia. Potei conoscere bene Kostantin Raudive e in era dunque lo scopritore degli Archetipi? Come vedremo la risposta
sua presenza, a Mariano Comense in casa Alvisi, avvenne un feno­ è no. È stato proiettato in televisione, in un programma di Piero An­
meno che ormai è diventato classico e che reputo fondamentale. Un gela, un gustosissimo cartone animato che mostra il legame tra il
fenomeno legato alle voci sconosciute. C'era con noi la sensitiva Ve­ pensiero dell'uomo e tutte le azioni che sono legate all'uomo e al suo
nia e a un certo punto Raudive disse: "Signora, con chi vuol parla­ cervello. A un certo momento il filmato si arresta con un grande
re?" E lei rispose: "Con mio padre che è morto l'anno scorso" e poi punto interrogativo. L'autore dice: "Qui il pensiero che parte dal
soggiunse dentro di sè "Col mio micione". Il padre lo chiamava mi-,;,. cervello si fa movimento e contemporaneamente si fa suono, si fa
_ cione e si vergognava di dirlo forte. Al momento del riascolto delna- ·- colore, si fa odore, sensazione tattile, forma; come avvenga tutto ciò

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e come il pensiero diventi oggetto non lo sappiamo''. Il pensiero non si manifesta la struttura dell'inconscio che le produce; la struttura
parte dal cervello, ma vi arriva per mezzo degli Archetipi. Conti­ dell'inconscio collettivo è formata da Archetipi. Si è costretti a sup­
nuando la carrellata degli scopritori degli Archetipi, carrellata a ro­ porre che esista nell'inconscio un chè di simile a una coscienza �
vescio nel tempo, incontriamo il nome di David Diringer, grande ­
priori, svincolata da ogni base causale. Si può parlare di una creatio
''alfabetologo" e glottologo. Scrisse: "L'alfabeto nella storia della ex nihilo, un atto creativo non più spiegabile in termini causali. Il
civiltà". In questo libro giunse ad una straordinaria conclusione. La fatto oggettivo coincide con l'apparire dell'Archetipo, non consegue
riporto fedelmente: "La più grande invenzione dell'umanità, l'intro­ ad esso. Questa conoscenza a priori, questa pre-scienza inconscia,
duzione dell'alfabeto, non è certo urì fatto avvenuto per caso ma de­ questo rappresentare per simulacra, per immagini prive di soggetto,
ve essere stato voluto. È assai probabile che essa sia l'opera artificia­ cioè per Archetipi dà il "ligamentum animae et corporis" la quinta
le e rapida di un solo uomo il quale, spinto da necessità pratica, ba­ essentia, lo spirito che penetra ogni cosa, mette tutto in relazi�ne per
sandosi su straordinarie esperienze si è visto indotto a creare una fare della macchina di tutto il mondo un'unità. Le cose dello spirito
scrittura infinitamente semplice, perfetta, accessibile a tutti. Credo hanno una tendenza a generare qualcosa di simile a se stesse, a por­
di poter affermare che l'alfabeto è un'invenzione geniale, di un per­ tare alla luce corrispondenze o coincidenze significative. Questa sin­
son_aggio importante, un grande capo religioso e politico che, con la cronicità dà origine ad una immagine del mondo quasi sconvolgente
sua immensa autorità materiale e spirituale, abbia imposto ad una ma involge nello studio della natura il pensiero. La sincronicità con­
vasta koinè di popoli la scrittura alfabetica che da nazionale è dive­ siste in omogeneità casuali non causali. Il suo tertium comparationis
nuta strumento di comprensione internazionale". Qui Diringer si si basa sugli Archetipi. Lo confesso, l'Archetipo mi appare in manie­
fermò ma era già andato molto avanti, anche troppo per i suoi tempi ra nebulosa. È materia priva di forma, è forma priva di materia.
ed a fermarlo fu proprio l'idea che la creazione dell'alfabeto fosse L'Archetipo non trasmette nulla ma è. Potremo chiamare gli Arche­
un procedimento artificiale. Vedremo che non lo fu. E accanto al Di­ tipi forme spirituali o meglio categorie di forme, categorie non della
ringer troviamo il famoso psicologo Jung. Così questo grande scien­ ragione ma dell'immaginazione. Il sorprendente parallelismo di tali
ziato definì gli Archetipi: "L'Archetipo sta alla base non solo della­ forme e delle idee che esse esprimono mi fa pensare ad una somi­
psiche ma anche della materia e dello spirito, che ne rappresenta la glianza dei pensieri umani in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Le com­
misteriosa congiunzione. Questi Archetipi sono fattori istintuali, in­ ponenti strutturali primigenie della psiche hanno la stessa sorpren..;
distinti, nebulosi. Si individuano nel campo psichico ma anche in cir­ dente uniformità di quelle della materia e dei corpi. Gli Archetipi so­
costanze non psichiche, cioè sono ricchi di affascinante mistero e di no organi della psiche prerazionale, strutture basilari eternamente
sacralità. Possiamo dire che la distanza non ha alcuno effetto sul fe­ ereditate ed ereditabili, prive dapprima di contenuto specifico che si
nomeno degli Archetipi, quindi non sono materia, non sono nemme­ manifesta solo nella vita personale dove l'esperienza attraverso i sen­
no forza, nemmeno energia, perchè in tal caso si dovrebbe riscontra­ si si basa proprio su questi Archetipi; organi del pensiero dunque,
re una diminuzione dell'effetto proporzionale al quadrato della di­ che come organi del corpo sono funzionanti, organi che sono nume­
stanza. La distanza stessa può essere ridotta a zero da particolari con­ rosissimi ma che possono essere ridotti a pochi, per eliminazione dei
dizioni psichiche emotive ancora più strano il fatto che il tempo non doppioni. Dice Socrate: "Prima di nascere su questa terra, abbiamo
esercita nessun effetto ostacolante. Tempo e distanza sono influen­ contemplato gli eterni Archetipi del pensiero coltivandone un ricor­
zati dal pensiero ma il pensi_ero non è influenzato nè dal tempo, nè dal­ do latente ed è ciò che ci permette di ritrovarli. Questi Archetipi sono
la distanza. Tempo e distanza di per sè non esistono affatto, sono po- - il nutrimento del pensiero creOtivo, cioè dello Spirito che risiede nel
sti solo dalla coscienza e si relativizzano quando la psiche osserva se mondo eterno, senza tempo. Poche sono le anime che, superatii mo­
stessa e non i corpi esterni. Allora sorgono idee spontanee sulle quali vimenti di rotazione della terra, raggiungono questo mondo senza
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tempo, patria degli Archetipi. Lo Spirito, che è il pensiero perfetto, funzionale" e della "corazza non funzionale": (v. pag. 177).
ha due buoni cavalli a suo servizio, mentre le anime hanno un buon E giungiamo a Pitagora, il restauratore dell'orfismo, l'antico
cocchiere: la ragione; ma in quanto ai cavalli delle anime, uno, quel­ orientamento religioso che ha nulla o poco a che vedere con il mito
lo bianco, è creduto buono, l'altro, quello nero, è creduto cattivo ed di Orfeo, un semplice eponimo a cui i Greci facevano risalire la fon�­
è lasciato morire di fame. Le anime insieme allo spirito si precipita­ dazione della loro religione primigenia. Questa religione di natura
no, dopo la morte, verso il mondo fermo. Lo Spirito coi due perfetti essenzialmente spirituale era monoteista, rivolta all'adorazione del
cavalli entra facilmente, le anime-os.tacolate dal cavallo debole ' non maestro unico del Cosmo. Risaliva a tempi remoti proveniente dalla
passano; mal nutrite, esse stesse si indeboliscono e ricadono sulla regione dell'Eufrate e da una civiltà fiorita prima dell'invasione
terra. È la rinascita che ci viene però attraverso un oblio che non è Ariana di 5.000 anni fa. Questa dottrina proclamava l'immortalità
totale. Quando ci troviamo davanti a cose fatte ad immagine degli dell'anima, l'obbligo di astenersi dal mangiare carne e d� rispettare la
Archetipi ci accade di ricordarcene. Questo è l'inizio della conoscen­ vita. Era una religione che tendeva a: realizzare la per/etta coppia;
za". Ma Platone, il discepolo, non ha compiutamente penetrato il anche al di là della morte Orfeo cerca Euridice. Il culto Orfico ri­
pensiero del maestro: per lui il pensiero perfetto, cioè lo Spirito, non spondeva alle esigenze di un ascetismo morale, di una liberazione dal
è creatore, ma creato e parla di un demiurgo, di un incaricato, di un male, che è la visione parziale, frazionante, diabolica. Nelle tom­
operaio divino addetto alla creazione. La creazione per Socrate è tri­ be degli Orfici venivano poste nelle mani dei defunti monete d'oro
na: sigillo, sigillante, sigillabile. Sigillo è eternità, volontà, padre vi­ con delle formule liberatorie che servivano da passaporto per l'aldi­
vente in sè, lo sposo cosmico fecondante, il pensiero vivente. Sigil­ là. In esse-si legge: "Infinitamente grande sarà la tua felicità, da sem­
lante è il formatore nel tempo, il figlio, l'operaio divino. Questo è il plice mortale sei destinato ad accogliere Dio". Pitagora e gli altri
demiurgo, cioè l'uomo perfetto. Sigillabile è la materia della creazio­ maestri formano una grande corrente universale. La natura profon­
ne, materia pensante e viva, la sposa, la grande madre cosmica. E il da del pensiero umano è ovunque la stessa. Tutti gli esseri veramente
male? Il male prende esistenza quando l'anima maltratta il secondo spirituali parlano la stessa lingua fatta di Archetipi.' Pitagora intro­
cavallo e lo fa deperire, creqendolo il male stesso. E qui ci viene in duce nell'esoterismo l'elemento scientifico; i doni della scienza costi­
mente il "fratello asino" di cui parla San Francesco. Gesù nel vange­ tuiscono per lui solo simboli di una realtà più profonda e più vera. È
lo di Tommaso, ci dice: "Vi stupirete quando vedrete a chi assomi­ uno scienziato che a differenza dei nostri non studia solo la metà del
gliate, ma mille e mille volte più grande sarà il vostro stupore quando fenomeno. Fu in Egitto, in Mesopotamia, risalì alle fonti della civiltà
scoprirete gli Archetipi che esistono da sempre e non nascono e mai primigenfa, coltivò l'amore per la musica ed il ritmo, studiò il rap­
non muoiono e non si fanno vedere. Per conoscerli bisogna no.n es­ porto matematico tra l'altezza dei suoni e la lunghezza delle corde vi­
sere divisi. Chi li conosce entra nel Regno e si libera dalle morti. Li branti, fenomeni legati agli stessi Archetipi. Perchè lui vide in ogni
conosce colui che sa rendere uguali l'interno e l'esterno, il sopra e il numero un Archetipo o una combinazione di Archetipi� quindi nei
sotto, li conosce colui che non resta solo maschio ma che si completa numeri viçle delle particolari funzioni della realtà oggettiva che risve­
con la sua parte mancante femminile, li conosce colei che non resta gliano nel subconscio immagini la cui struttura è identica alle strut­
solo femmina ma si completa con la sua parte maschile mancante. E _ture del pensiero. Considerò pari i numeri femminili e dispari quelli
sapete perchè? Perchè l'unità di piede è un piede, ma l'unità di oc­ maschili.
chio sono due occhi e l'unità di essere umano è la coppia. Chi ha Nel nostro viaggio indietro nel tempo incontriamo ora Budda.
orecchi per intendere intenda". E poi arriviamo a Socrate, che prima Siamo giunti al VI secolo prima della nostra era. Nacque nel villag­
di bere la cicuta, in carcere indicò ai suoi discepoli il metodo per sco­ gio indiane di Lumbini; figlio di un re, apparteneva ad una famiglia
prire gli Archetipi, ricorrendo al famoso esempio della "coràzza Sakia, il suo nome era Siddarta, era soprannominato ''l'intelligen-
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luce e delle tenebre. Tut­
della coppia cosmica, di Re e di Aton, della
te". Disse: "I nostri sensi ci rivelano solo recipienti vuoti ed instabi­ le tenebre che sono in
li, voglio salvare gli esseri umani mostrando loro l'ingresso che con­ ti amano Re-e disprezzano Aton scacciando
Aton e Aton è l'essenza
duce all'immortalità, voglio diventare il distruttore della malattia vero la culla della luce; ma Re è l'essenza di
ondo ma è la sorgente·­
di Re. Aton non è visibile, è nascosto nel prof
della vecchiaia, della morte''. Questa fu la sua battaglia. Iniziò co� Aton. "Ho scoperto la
della vita". Akenaton significa la gioia di
una vita di mortificazione della carne, ma presto si accorse che il do­ : Dio è uno ed è coppia.
lore non er� �n buon maestro; invece di rischiarare lo spiritò, lo otte­ fonte della gioia", diceva il giovane faraone
fosse come un immenso
Voleva che tutti fossero felici e che il pianeta
nebrava. Si diede allora al piacer�. I suoi compagni di penitenza lo l'amore. Perciò fondò 3
talamo su cui tutte le coppie potessero fare
abbandonarono disprezzandolo e chiamandolo "ghiottone". Ma Mandò in giro un eser­
capitali mistiche: in Egitto, Siria ed Etiopia.
anche il piacere ottenebrava lo spirito. Allora scoprì la via di mezzo nti le parole "gli Dei".
la v�a che lui chiamò il Retto Pensiero. I suoi compagni tornaron� cito di scalpellini a cancellare dai monume
, non è rappresentabile,
a lm e Budda enunciò le sue 4 verità fondamentali. La vita è dolore, Aton è tenebra vivente, generatrice di vita
perfetto, lo Spirito, per­
,
dev� to�n�re ad essere gioia, gioia significa unione, / unione placa il non è percepibile dai sensi; solo il pensiero
randosi con Aton, la
_
des1der�o e hbera dal dolore. Questa unione si ottiene modificando cepisce Aton. Espandendosi con Re e concent
la religione del terrore,
se stessi, attraveso le 8 strade che trasfor�ano il piccolo uomo in uo­ Vita pulsa, gioiosa, felice e libera. Fu bandita
m� c?smico: Giust� visione della vita, amare la vita; giusto giudizio, del dolore e della solitudine.
un culto solare, ma
Akenaton introduce il culto della felicità. È
noi diremo liberarsi delle forme illusorie, risalire alle vere essenze al­ ano col sole che pulsa in
'
le funzioni; giusta lingua, necessità di conoscere solo parole vere na­ il faraone sa che né Aton né Re si identific
llo nero e dal cavallo
t� d_agli Archeti�i. Qu�sta è la v��a preghiera. Giusto agire, ce;care tutti e due; il carro solare è trainato dal cava
Il faraone è poeta e scri-
di nspettare la vita e nmanere sempre nella via di mezzo ' senza esa- bianco, entrambi gagliardi, entrambi buoni.
. ..
geraziom m un senso e nell'altro, quindi equilibrio ed armonia. Giu- ve la sua favolosa poesia:
sta voc�zione, necessità di conoscere se stessi, la propria mansione
anche piccola; giusto nutrimento, rispettare la vita anche nel modo "O Tenebra dolcissima, madre del cosmo,
d'alimentarsi, usare cibi vegetali, viventi, non sostanze impure, sei tu che poni il seme nell'uomo
decomposte, mescolate. Giusta memoria, noi diciamo conservazione e formi il bimbo nel grembo materno
dei pensieri che ci possono essere utili, liberare la memoria dalle sco­ e lo nutri con latte, calmando ogni pianto.
r�e; ed infine gi�sta medi!azione: utilizzare i_ pensieri e·ssen�iali per Quando il pulcino è nell'uovo
gmnge�e al pensiero creativo che rende l'uomo veramente cosmico. già gli donfil suo soffio di vita
Ritornando ancora indietro nel tempo di otto secoli incontria­ e gli dai forza per bucare il guscio
mo un altro straordinario pioniere degli Archetipi: il faraone Akena­ e uscire a nascere.
ton. Nel 1�87 furono trovate 300 tavolette di terracotta da una con­ Tu, madre invisibile, hai voluto creare la terra
tadina, nel luogo dove sorgeva Aket - Atcm la città fondata da que­ quando eri sola
s!o faraone. Queste tavolette erano scritte in caratteri cuneiformi, in ed hai creato il cielo lontano
h?gua acca�u, straordinaria lingua ricca di Archetipi; per pochi sol­ per contemplare, dall'alto, la creazione.
di la contadma le vendette; arrivarono gli esperti, alla fine, le tradus­ Tu tutta sola, separata a forza
sero _e si capì che gli archivi reali di Aket-Aton erano stati scoperti. dal tuo sposo che dorme nell'arca.
La figura del faraone venne in luce. Profeta precoce, grande rifor­ Eccoti il mondo, o madre,
matore, visse solo 30 anni; trovò la sua donna, la donna nata per lui, prendilo nella tua mano
formarono una coppia perfetta. Disse: "Noi due siamo lo specchio così come tu l'hai fatto:
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è figlio tuo, uscito da te, come è tuo figlio della vita. Chi mise nella piramide quei segreti?
il Re Vero, il Signore del mondo". Arriviamo alla conclusione. Che cosa sono questi• Archetipi?
. Quando il giovane faraone, precursore e profeta, fu dalla corte Attraverso tutte le catastrofi e tutti i diluvi, lo Spirito Vivente non
dei sacerdoti giudicato pazzo ed ucciso, mille anni erano passati dal­ cessa di manifestarsi. In tutte le antiche religioni si parla di un Dio-­
la morte di Abramo, il riscopritore del Re vero, il Signore del mon­ vero. Questo personaggio che ci fa pens�re al g�ande sac�rdote ipo:
do. Veniamo quindi a parlare di Abramo e della sua meravigliosa ri­ tizzato dal Diringer, fu l'inventore della lmgua, Il maneggiatore degh
scoperta. Tutti conoscono la sua vita, il suo matrimonio con Sara il Archetipi, l'uomo cosmico. Fu ançhe il bambino dai capel!i bianchi
suo viaggio in Egitto, il sacrificio del figlio, impedito da un angeÌo che scende sulla terra ciclicamente. Il figlio della Vergine. E l'ascen­
'
ma pochi sanno che scrisse il ''SFR ISIRE''', il libro dei fondamenti' sione del pensiero alto dell'uomo verso le sue sorgenti ultime. Movi­
cioè il libro degli Archetipi. Riportiamone i passi principali: mento e quiete, cuore del cosmo che pur pulsando è fermo. Questo
"Con 32 cose Dio creò l'universo: 10 cicli evolutivi spirituali e misterioso fanciullo canuto, nato sulle rive dell'Eufrate, il fiume sa­
2� Archetipi, 3 di questi Archetipi sono le grandi. madri, le generatri­ cro, apparve in Mesopotamia, formò un impero vastissimo, l'impe­
ci; 7 sono i segni pari; 12 i segni dispari; 6 dei 10 cicli evolutivi sono ro di Accad, l'Atlantide di Platone: i 65 popoli di questo impero par­
spaziali. In realtà sono 3 perchè ognuno ha due sensf;·ad .esempio: da lavano lingue diverse. Com'era possibile metterli d'accordo? In che
un� �arte c'è 1:oriente, dall'altra c'è l'occidente; 2 sono.i cicli tempo­ lingua potevano essere redatti i documenti ufficiali, le lettere com­
rali, m realtà e uno che ha due sensi; da una parte verso il futuro, merciali? Questo problema venne risolto d� Dio �ero che v_en�e
dall'altra verso il passato. Altri due sono vitali: in realtà è 1 ed ha chiamato lo "Scriba". La soluzione fu semphce, radicale; la B1bb1a
due sensi, espandendosi e contraendosi. Questo è lo spirito vivente. I ce ne dà una pallida idea quando dice che il Signore Iddio verificò s�
22 Archetipi sono come 22 elementi in un solo- corpo, che si combi­ l'uomo chiamava ogni cosa, ogni animale col giusto nome. Anche Il
nano tra loro a formare tutti i corpi. Dio forma il pieno dal vuoto libro di Enoch ci tramanda: "Dio chiama col giusto nome il più lon­
rende esistente il non esistente, scolpisce i grandi pilastri con la luc; tano astro e questo gli risponde". Si trattava di dare alla scrittura al­
inafferrabile. Ho indagato, il Signore mi si è manifestato vivente mi fabetica i vantaggi di universalità della scrittura ideografica. Questa
ha abbracciato, mi ha chiamato amico ed ha stabilito un patto �on scrittura doveva essere svincolata dalla babele di lingue parlate in
me e con la mia discendenza, perchè ho avuto fiducia incrollabile quel primo impero del mondo ma doveva allo stesso tempo essere
n�II� vft�. Quest� patto� bas�to sul retto modo di procedere lungo i semplicissima, formata da pochi simboli, una ventina in tutto. Que­
d1ec1 c1ch evolut1v1 che hbera Il pensiero da ogni impedimento. Ed è sti simboli sarebbero stati contemporaneamente ideografici e foneti­
basat� sul retto mod� d'a?ire lungo i 10 cicli evolutivi, ed è il pa tto ci. Avrebbero cioè nello stesso tempo espresso concett i e suoni. Ma
d_ell� lmgua vera c?n 1 suoi 22 Archetipi di cui mi ha rivelato le fun­ come ridurre i concetti espressi a migliaia da simboli pittografici a un
z1om fondamentali. Tutt o si placa con l'Archetipo dell'unione tutto numero così esiguo di 22 lettere? Questi segni dovevano essere leggi­
si muove con l'Archetipo dell'espansione e tutto si evolve co� l'Ar.., bili da parte di tutti come i J O segni che formano qualsiasi numero
h��ipo del!o Spirito, tutto si trasforma con i 7 Archetipi pari, tutto si sono comprensibili a tutti gli uomini del mondo che conoscono un
dmge a distanza con i dodici Archetipi dispari''. pò di matematica.
. . . · . .
Questo s�aor�inari� libro ci descrive le funzioni degli archetipi Si ricorse ai segni sacri, fondamentah elementi d1 pensiero e d1
e_ ce_ne da P_erfmo 1 suom. Dove trovò Abramo le chiavi di questi an­ comprensione� Nacque l'alfabeto; la lingua universale fu conc�pi!�
tichi segreti? Anche lui, sappiamo, penetrò nell'antica Piramide con elementi scientifici. Il suo apprendimento, u�a volta conoscmtu
dentro lo Zed; per poter entrare, lo dice anche là Bibbia dovette sa� 22 segreti racchiusi nei suoi simboli, fu facile. Ai 22 segni corrispo�­
crificare la moglie cedendola al Faraone e stava per sac;ificare il fi­ dono 22 suoni. La lingua dell'Eden nasceva di colpo già perfetta, co­
glio, ma capì in tempo che non si può attentare alla vita per l'ambre struita insieme alla sua scrittura. Ad ogni suono monosillabico corri-
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spondeva un segno, combinando insieme più segni si otteneva un og-· Anche nelle cellule germinali umane la programmazione del fu­
getto; la corrispondenza era triplice: segno, s uo n o, realtà� Ed ecco i turo individuo è affidata a 22 Archetipi. Ogni aspetto creativo
, dell'universo è quindi semplificabile a tal punto da corrispondere a
segni, i suoni e le funzioni: L Aie/ corrisponde alla nostra A funzio­
ne unificante; la Bet corrisponde alla nostra B, funzione co;tenente· una delle innumerevoli combinazioni di questi segni sacri. Dice una
la Ghimel corrisponde alla nostra G, funzione ruotante; la Da/et cor:
antichissima poesia persiana riferendosi a Aura Mazda, che imperso­
risponde alla nostra D, funzione solidificante; la E corrisponde alla · nifica la saggezza divina, il Dio vero:
nost�a E, funzione vitali�zante? /a�-ua,u corrisponde alla nostra 9, ''Ed egli disse quella preghiera
funzione portante; la Zam cornspondè· alla nostra Z ' funzione eter-
.
mzzante; la Het, suono H, funzione proteggente; la Thet che corii-
formata da ventun parole:
la vittoria sul maligno,
sponde al TH inglese, funzione cedente; la /o d corrisponde alla I la vittoria sugli Dei
funzione stringente; la Caf, suono C, funzione penetrante·' la Lamed
.
corrisponde alla L, funzione dosante, ritmica; la Mem, corrisponde
e la vittoria sulla morte
si manifestarono allora.
alla M, funzione liquefacente; la Nun, suono N, funzione trasfor­ Sette parole furono pronunciate
mante; la Samek corrisponde al suono S (duro), funzione schiaccian­ e il maligno perse ogni potere,
te; la Oin corrisponde al nostro O, è la funzione corrispondente contro le creature di Aura Mazda.
(l'unità di occhio
. sono due occhi); la Fe, che corrisponde alla F ' fun- Furono udite altre sette parole
. ,
z1one centnfuga; la Sade che corrisponde alla S (dolce), funzione di- e alte l'uomo levò le sue mani
vidente; la Ciof che corrispondeahsuono C (come nella parola Cina) rendendo grazie e contemplando.
è la funzione vincolante, incollante; la Res che corrisponde alla no­ Squillarono le ultime parole
stra R, funzione completante; la Scin che corrisponde al suono se e l'uomo fu perdutamente buono.
funzione traslante, la venuta. La Tau che corrisponde alla nostra Tè Questa bontà durò tremila anni
la funzione resistente, la Croce di Cristo. e fu chiamata "paradiso".
Attraverso l'antichità, sùperando la terribile distruzione dei te­ Questo Melki-Sedek misteriosissimo, viene puntuale agli ap­
sti della biblioteca di Alessandria contenenti la scienza dell'antico puntame�ti terrestri, spirito universale che riempie il recipiente uma­
Oriente, sono giunti fino a noi i simboli dei Tarocchi. Erano scritti
no al termine del suo perfezionamento e dice agli uomini in quale
su pergamena; sono 21 tavolette alle quali si è aggiunta una 22a figu­ modo il cosmo opera, senza sforzi, ottenendo tutto senza chiedere
ra che rappresenta una specie di Jolly, una matta e cioè una carta che niente.
può assumere il valore di tutte le altre. Appunto per carte da gioco La rete del cielo acchiappa tutto. È fa dottrina del Tao, la forza
furono presi questi tarocchi, nei secoli passati e quindi non destaro­ cosmica primordiale fatta di Archetipi che preesistono ad ogni nasci­
no interesse negli studiosi. Come possono questi pochi simboli assur­ ta e persistono dopo ogni morte. Il Tao è saggezza, nascosta, inaf­
gere a tanta importanza? L'interprete dei fatti creativi ha bisogno di ferrabile, senza nome, ed è coppia, è la grande sommità che si scinde
semplicità, egli deve ridurre l'innumerevole moltitudine delle forme nei suoi due principi. È il Tao che produce l'uno, e l'uno che produ­
a un limitato numero di funzioni elementari, di Archetipi, che nei ta­ ce il due, è il due che produce il tre, che dà vita a tutti gli esseri. Forse
rocchi si chiamano Arcani Maggiori. Sono questi Arcani gli "avve­ nella misteriosa oscurità della grande piramide, Abramo riscoprì i
nimenti" che più comunemente capitano all'umanità. Non è quindi segni sacri che non solo sono legati al linguaggio, ma sono il linguag­
controproducente che il. numero dei simboli sia così ristretto ma è gio stesso. Il modo di comunicare nel cosmo e col cosmo. Attraverso
importante che questi simboli possano legarsi fra di loro in modo da questo linguaggio fatto di Archetipi il pensiero dell'uomo diventa
ottenere un numero enorme di permutazioni.
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oggetto. Lingua vera che parla solo al presente, ritrovata dall'uomo occorre sempre qualcosa,
al termine della preistoria, al momento delle prime grandi invenzio­ e per avere il Tao ti basta un nulla.
ni, perchè tra gli utensili e gli Archetipi vi è un collegamento fatto di L'occhio lo cerca invano,
pensiero. Siamo oggi ancora sommersi nel caos delle forme e delle. l'orecchiQ non lo ode,
parole. L'umanità è giunta in una posizione di stallo. Col pensiero la mano non l'afferra,
dialettico non si è risolto nessun problema di base, ma uscendo dalle è forma senza forma,
forme e osservando il proprio pensiero e i suoi Archetipi l'uomo sta visione senza cosa,
per scoprire di avere la stessa matrice universale da cui sono ·nati tutti nebbia di già svanita.
gli esseri viventi e da c:ui è uscito l'intero cosmo. Se viene non vedi il suo volto,
Così, attraverso gli Archetipi del suo pensiero, il piccolo uomo se passa, non vedi il suo dorso".
comincia a scoprire. il Grande Uomo, l'uomo cosmico, quello che
· non ha confini e che si estende fino all'estremità dell'universo. E ne
sente la voce. È sempre uguale a se stessa. L'hanno sentita e trasmes­
sa tutti i pionieri degli Archetipi ed è riassunta nelle parole di Lao
Tse:
"Perfetta, indivisibile, indistinta,
precede la creazione
del cielo e della terra.
Calma, invariante, vuota
' procede nei due sensi
sui cinque cerchi infiniti.
Non conosco il suo nome,
ma è la madre del cosmo.
La chiamo Tao
strada della grandezza,
ma è come dire niente.
Per capirla,
pensa una ruota
con i suoi trenta raggi,
pensa una chiave
e fa sua toppa
e tanti vasi diversi,
NOTA: Il Macrocosmo agisce sul Microcosmo e l'azione è legata ai ritmi astronomici.
ma tutti recipienti. Queste influenze si effettuano per mezzo degli Archetipi e sono state dimostrate
Non pensare ·ana forma, dal fisico Giorgio Piccardi con la sua teoria dei FENOMENI FLUTTUANTI
dà peso alla funzione: ad ogni istante l'azione (CREATIVA, TRASFORMATRICE o TELEPATICA)
è questa il Tao. è diversa e dopo un anno esatto si ripetono le stesse azioni (cfr. M. PINCHER­
LE "LO ZED" EDIZIONI FILELFO).
Per avere le forme
29
28

"L'IDEA DEL "PUNGERE" HA
MILLE FORME,
MILLE SOSTANZE" ...

Introduzione

....
Lavorare e costruire con intelligenza

L'uomo può trasformare col suo lavoro e con la sua intelligenza


gran parte di ciò che la natura mette a sua disposizione, plasmando in
forme nuove i vari materiali per difendersi dai pericoli naturali, per
utilizzarli ai fini del suo benessere e per raggiungere forme di civiltà
ser.ipre più elevate.
Per conseguire uno o tutti questi fini insieme gli uomini lavorano:
ma c'è modo e modo di lavorare, c'è il lavoro di chi sa quello che fa e
quello di chi procede alla cieca, c'è il lavoro originale e quello copiato,
c'è il lavoro dell'essere cosciente e la fatica del bruto. Di questi vari
modi di lavorare solo il lavoro intelligente e cosciente, che chiameremo
lavoro creativo, migliora l'uomo e lo nobilita.
Il lavoro creativo non comincia mai dalla mano: esso trova il suo
fondamento nella volontà e nel desiderio di soddisfare dei bisogni.
L'uomo infatti, posto dinnanzi alle varie necessità di vita e di
ambiente, mette in moto la sua intelligenza, il suo «pensiero creativo»,
elabora delle soluzioni nuove che poi vengono concretate dalla
meravigliosa abilità della sua mano.
In essa c'è il segreto che ha permesso ai primi uomini di iniziare il
cammino delle civiltà.
Ma anche le scimmie hanno le mani. Certo, ma fra la mano
dell'uomo e quella delle scimmie c'è una differenza sostanziale.
Qual'è? Non consiste certo solo nel colore, nel tipo di pelle, nel fatto
che è meno pelosa, nelle unghie più deboli e di tipo diverso. Per
arrivare a scoprire questa differenza pensiamo a quello che abbiamo
visto, anzi osservato (che vuol dire: «guardato con molta attenzione»)
al giardino zoologico o al cinematografo o alla televisione quando ci è
capitato di vedere una scimmia che si dondolava da un ramo all'altro o
che afferrava un bastone o un oggetto. Come si piegavano le dita della
sua mano? Presso a poco come le dita dei nostri piedi. Proviamo ora
ad afferrare noi una matita, un bastone, o una cartolina: il pollice si
piega assai meglio contro le altre dita formando quasi una pinza od

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una tenaglia.
La mano -dell'uomo è quindi uno strumento perfetto. Il più abile
inventore d'oggi non saprebbe certo ideare un apparecchio migliore
per afferrare oggetti o per eseguire lavori sia grossolani che delicati.
Uno strumento così prezioso non doveva essere utilizzato per la
locomozione ( e cioè per camminare). Così l'uomo assunse una posizio­
ne eretta che liberò le sue mani dal compito degli spostamenti.
Fra tutte le creature della terra solo l'uomo ha le mani impegnate
per il lavoro. Si può quindi dire che l'uomo è nato per lavorare come Prima parte
l'uccello è nato per volare nei cieli ed il pesce per nuotare nei mari.
La mano dell'uomo procede perciò di pari passo con la mente e
quindi non a caso il dito pollice, nel corso dei millenni, si è girato e
riesce a piegarsi opponendosi alle altre dita.
Se l'umanità tornasse ad abbrutirsi e, nel corso dei millenni, rinuncias­
se ad usare le proprie mani come strumento di lavoro, si potrebbe sicura­ OSSERVAZIONI
mente prevedere che le mani stesse lentamente si trasformerebbero dive­
nendo simili alle mani delle scimmie. Ma per fortuna la storia ci insegna
E SCOPERTA DEGLI ARCHETIPI
che l'uomo, grazie alla sua int�lligenza e, soprattutto al suo «pensiero
creativo», continuamente progredisce.
Noi dobbiamo dunque scoprire e sviluppare in noi stessi questa divina ca­
pacità di creare con le mani guidate dalla nostre mente. Da questa sco­
perta nasce in noi quell'amo�e verso gli oggetti che sappiamo realizzare e
che ci appaiono come creature nostre. Gli antichi Greci chiamavano con
due parole molto simili sia i loro figlioli che gli oggetti da loro creati; eti­
mologicamente, la parola tecnica significa: lavoro creativo.
Quanta intelligenza c'è voluta per arrivare a costruire oggetti complica­
ti come un televisore, un missile, una calcolatrice elettronica! Tutto è sta­
to fatto per mezzo della collaborazione della mente e della mano. Gli an­
tichi dicevano che l'uomo perfetto deve avere la mente perfetta e la mano
perfetta. Il tipico eroe dell'antico mondo greco era Achille. La leggenda ·"GLI ARCHETIPI, PULSANO
racconta che quando era bambino sua madre, la dea Tetide, per fargli SI TRASFORMANO L'UNO
raggiungere una educazione perfetta gli diede per maestro un centauro il NELL'ALTRO E TENDONO
cui nome era Chirone e questa prola greca significa proprio «la mano e la ALL'UNO·:
mente».
Ricordiamoci: i grandi popoli dell'antichità sono decaduti quando han­
no separato il lavoro della mente da quello della mano, affidando i lavori
manuali agli schiavi. Questo errore è stato fatale sia agli antichi Greci· che
ai Romani.

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IL PUNTO DI PARTENZA

Saper osservare gli oggetti fatti da altri

L'osservazione è il punto da cui parte la lunga strada del lavoro creati­


vo, cioè del lavoro fatto con metodo. Cos'è il metodo? È proprio questa
«strada». Infatti la parola metodo significa in greco «la giusta strada che
porta alla meta». Di strade giuste ce n'è una sola ed è indispensabile per­
correrla tutta, al fine della perfetta riuscita di un lavoro creativo. Questa
strada, con le sue tappe, non è cambiata nel corso dei millenni ed un
qualsiasi inventore o costruttore di oggi o del passato l'ha seguita o la se.:.
gue nel creare e nel costruire un oggetto. Per ora fermiamoci alla tappa
iniziale di questo percorso e cioè all'osservazione.
La maggior parte delle persone è abituata ad osservare le cose in modo
frettoloso o superficiale. Molti preconcetti e molte opinioni errate falsano
la nostra osservazione o ci fanno vedere con troppo rilievo particolari
senza importanza, nascondendoci cose fondamentali.
Come si deve osservare? "Vedere" un ogetto non basta e non basta
nemmeno "guardarlo", cioè volerlo vedere. Concentriamo tutta la nostra
attenzione su un oggetto; ciò non basta ancora. Dobbiamo anche scoprire
la vera "forma semplificata" dell'oggetto e la sua struttura, cioè saper ve­
dere le parti essenziali che lo compongono ed in che modo esse sono uni­
te fra loro. Ma ciò non basta ancora. Dobbiamo anche scoprire "il per­
ché" di quella forma e la "funzione" di quelle parti; dobbiamo intuire "le
ragioni" che possono aver influenzato, anche il modo sbagliato, la scelta
di quella forma.
Se ad esempio un tecnico osserva con attenzione le riproduzioni delle
navi antiche viene colpito dal fatto che i timoni assomigliano a remi di
dimensione più grande, hanno cioè una forma scelta male che li rende .
poco maovrabili. Come è nata questa forma? Le prime canoe venivano
spinte e guidate con un semplice. ramo d'albero a cui, nel corso dei mil-

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lenni, fu data la forma di remo. Questo remo, dunque, aveva due funzio­ ta con una sfera di metallo la quale girando porta con sé l'inchiostro e
ni: quella di fare avanzare l'imbarcazione e quella di guidarla. Ma quan­ così permette di tracciare i segni. Questa punta è continuata da un picco­
do,· nelle grosse navi, la funzione del timoniere si differenziò da quella dei lo tubo che contiene l'inchiostro e che, a sua volta, è chiuso dentro un al_::
rematori, il timone per molti secoli mantenne la sua forma sbagliata, di tro tubetto. Lungo il tubetto più grande è stato praticato un foro che per­
remo. mette all'aria di entrare via via che l'inchiostro esce".·
La stessa cosa avvenne, molto tempo dopo, per l'automobile. Nata dal­ I ragazzi che hanno fatto le migliori descrizioni hanno anche esegui�o
la carrozza a cavalli ,. nei primi decenni assomigliava moltissimo ad una gli schizzi più chiari. Essi hanno saputo dividere mentalmente le vane
carrozza. Aveva una forma inadatta. parti della penna (e cioè ·i particolari) in due categorie: parti necessarie
Saper osservare le cose è difficile: è un po' come volere leggere delle perché indispensabili al buon funzionamento della penna e parti di poca
"frasi scritte in una lingua sconosciuta". Abbiamo voluto fare un esperi­ o nessuna importanza.
mento in una prima classe di Scuola Media, e senza aver prima spiegato Sono prpprio i particolari di nessuna importanza quelli che, di solito,
ai ragazzi in che modo dovevano osservare degli oggetti, abbiamo asse­ saltano agli occhi per primi e colpiscono la fantasia di coloro che non
gnato loro il compito di osservare e di descrivere una penna. a sfera: un sanno osservare le cose.
oggetto cioè che tutti i ragazzi possiedono e che quindi dovrebbero ben Le apparenze: queste sono le vere nemiche dell'osservazione. I raga�zi
conoscere. Vediamo i risultati di questo esperimento: di cui sono state riportate le descrizioni relative alla penna hanno agito
- un ragazzo ha scritto solo questa frase: "la mia penna è celeste, ha il istintivamente: nessuno di loro conosceva un metodo particolare che faci­
coperchio nero che la tiene spinta giù e la fa scrivere"; litasse l'osservazione degli oggetti.
- un altro ragazzo ha scritto: "l�. mia penna è formata dal clips che ser­ Questo metodo esiste, come esistono metodi per facilitare ?sservazioni
ve per attaccarla al taschino; ha ·un astuccio di celluloide e una cannuccia _
estese ad altri campi. Ad esempio: i medici devono essere ott1m1 osserva­
nella quale vi è l'inchiosto per scrivere". tori per scoprire dalle varie manifestazioni (dette sintomi) le malattie: per
- un altro alunno, il più pigro e superficiale, ha scritto solamente: "la fare cioè le loro diagnosi. Come fa un medico per scoprire con sicurezza
mia penna ha una molla, ha la punta d'oro; ha una molla e un pulsante". se un osso è rotto, se esiste cioè una frattura? Pone a se stesso tre doman­
Questi sono i ragazzi più lontani della vera osservazione tecnica, per­ de: vi è un movimento diverso dal normale? Si può constatare una defor­
ché hanno colto soltanto particolari del tutto insignificanti. Uno di essi mità? Si sentono scricchiolare o crepitare le ossa? Se la risposta alle tre
addirittura è stato colpito solamente da una molla, tanto che la nomina domande è si, il medico è sicuro che si tratta di una frattura.
due volte nel suo breve compito; tuttavia non sa rendersi conto della fun­ Anche noi, se vogliamo o_sservare con occhio non "clinico" ma "arche-
zione di questa molla. tipico" un oggetto, dobbiamo fare a noi stessi alcune domande:
Ma per fortuna alcuni altri ragazzi hanno dimostrato di aver uno spiri­ 1 ° Che cosa è questo oggetto?
to di osservazione molto più sviluppato. Uno di essi ha scritto: "la mia 2 ° A che cosa serve?
penna a sfera è formata da due parti principali che si possono separare: 3 ° Che forma semplificata ha?
infatti, circa nella sua metà, si svita mostrando al suo interno una carica 4 ° Di quali parti principali (indispensabili al funzionamento) è compo­
d'inchiostro che sulla punta ha una sfera. La sfera serve a lasciare passare sto?
l'inchiostro a poco a poco. Sopra la carica vi è un pulsante cilindrico col­ 5 ° A cosa servono queste parti?
legato alla carica stessa. Spingendo il pulsante la carica esce. Circa alla 6 ° Che forma hanno queste parti, di quali materiali sono composte e in
fine della carica c'è una molla che serve a rimandare indietro la carica che modo sono state ottenute e collegate tra loro?
quando si ha finito di scrivere".
Un altro ragazzo, rivelando una notevole capacità di osservazione, ha
r Come funziona questo oggetto paragonato ad oggetti simili?
scritto: "nella mia penna a sfera, ad una delle due estremità, c'è una pun-

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8° Presenta dei difetti? 4 ° Di quali parti principali è composta? Le parti principali,
9° Come può essere perfezionato ( come possono essere eliminati i di­ indispensabili cioè al ·funzionamento, sono: la sfera che ha la funzione
fetti)? di portare l'inchiostro -sulla carta durante la sua rotazione; il cono eh�
Le prime tre domande facilitano la visione d'insieme dell'oggetto regge la sfera e ne permette la rotazione; il tubetto infilato sulla base
che è anche detta «visione globale». del cono e che serve a contenere l'inchiostro. Senza queste parti la
Dopo aver osservato l'oggetto nel suo insieme incominciamo a penna non può funzionare: esse sono dunque le sole parti indispensa­
smontarlo nelle sue varie parti e cioè ad analizzarlo. bili. Infatti se tolgo alla penna l'involucro esterno, il coperchio, le
La quarta, quinta e sesta domanda facilitano appunto la visione molle e i vari accessori, e lascio solamente il tubetto con la punta e la
analitica ( ci aiutano cioè a fare l'analisi) e ci permettono di raggiunge­ sfera, la penna, così ridotta all'essenziale, anche se è scomoda da
re la così detta visione strutturale: di vedere cioè l'oggetto in tutte le sue impugnare, tuttavia scrive lo stesso.
parti.
Solo quando l'oggetto è stato visto con chiarezza nei due modi che 5 ° Di quali sostanze è composta? La sferetta, che è molto dura e di
abbiamo specificato ( visione globale e visione strutturale) si potrà ri­ colore argenteo, è certamente di acciaio; la punta conica è di ottone o di
spondere alle ultime tre domande che ci permettono di scoprirne il bronzo, ciò si riconosce dal fatto che appare giallastra; il tubetto
funzionamento e i difetti-e di fare un confronto con altri oggetti prima trasparente è di plastica e così pure l'involucro esterno.
simili ad esso e, in un secondo tempo, anche diversi. Infatti non possia­
mo, ad esempio, comprendere come funziona un aquilone se ne 6 ° In che modo sono state realizzate le varie parti e come sono state uni­
vediamo, e per la prima volta, · solo i pezzi staccati ( qualche filo, della te fra loro? Le operazioni necessarie alla costruzione della sferetta (rettifi­
colla, canne, carta ecc.) e nemmeno possiamo farci una chiara idea del ca) e della punta conica (tornitura) sono piuttosto complesse. Il tubetto
suo funzionamento vedendolo, pure per la prima volta, mentre vola in contenente l'inchiosto, lo si intuisce facilmente, può essere ricavato da un
alto nel cielo e se ne può avere solo una visione d'insieme che non ce ne tubo molto lungo taglianolo in tanti pezzi.
fa cogliere i particolari.
Le ultime tre domande completano l'osservazione permettendo di fa­ 7 ° Come funziona? A questo punto il funzionamento si rivela più -
re «la sintesi» perché fare la sintesi signit'ica rimontare, anche chiaramente. Però è bene eseguire alcune prove e tentare ad esempio
mentalmente, l'oggetto smontato per vederlo nel suo insieme. di scrivere su un foglio rovesciato tenendo la penna rivolta verso l'alto.
Vediamo ora cosa possono scrivere, grazie all'aiuto di queste nove Cosa succede? La penna, dopo un po', cessa di scrivere. Quale forza,
domande, gli stessi ragazzi che prima hanno eseguito l'osservazione dunque costringe l'inchiostro contenuto nel tubetto a scendere a
tecnica della penna a sfera: contatto della sfera? La stessa forza che fa cadere per terra un oggetto
qualsiasi e cioè la forza di gravità. Vediamo ora cosa succede alla
1 ° Che cosa è? E' una penna a sfera. sfera. ·Essa gira, e sopra di sé ha un piccolo condotto che, come
abbiamo visto, fa affluire per gravità l'inchiostro. sulla superficie
2° A cosa serve? Serve a scrivere e a tracciare linee. superiore e, girando, questo inchiostro viene depositato dalla sfera
stessa sulla carta, mentre la superficie superiore, che ora è cambiata, si
3 ° Che forma semplificata ha? Ha la forma di un cilindro molto sporca di nuovo d'ìnchiostro. Ciò è reso possibile dal fatto che la forza
allungato terminante con un cono appuntito, al vertice del quale è di gravità fa scendere l'inchiostro.
posta una sferetta. La forma cilindrica può essere sostituita da altra Facciamo ora un'altra prova. Proviamo, mentre si scrive, ad ottura­
forma allungata diversa, purché si presti ad essere facilmente tenuta in re l'apertura superiore del tubetto che contiene l'inchiostro è che è
�00. stato preventivamente liberato dall'involucro esterno della penna. Cosa

40 41
succede? Dopo poco la penna non scrive più. Per quale ragione cessa - se il foglio su cui si scrive è troppo· lucido o leggermente unto o
di scrivere? Per renderci conto del perché sarà utile aiutarci con un inumidito dal sudore della mano, l'inchiostro della penna, che è
esperimento. Se facciamo un forellino nella parte inferiore del guscio pastoso e • non liquido come quello delle penne stilografiche, nQp.
di un uovo e proviamo a bere l'uovo succhiandone il contenuto attra­ aderisce alla carta;
verso questo piccolo foro, poco dopo, malgrado i nostri sforzi, il tuorlo
e la chiara non usciranno più. Facendo però un secondo foro all'al­ - non si può ripassare a penna ciò che è stato scritto prima a
tra estremità dell'uovo potremo vuotarlo fino aJl'ultima goccia con · matita perché anche in questo caso l'inchiostro non aderisce alla carta.
molta facilità. Lo stesso risultato si ha facendo un foro nel fondo di 9 ° La penna può essere perfezionata? E' difficile rispondere a
una · scatoletta di plastica chiusa ermeticamente con un coperchio e questa domanda. Certamente un ottimo tecnico, esperto nel ramo e
completamente riempita di acqua. Solo al· momento in cui il secondo dotato di grande spirito di osservazione, potrebbe apportare alcune
foro viene eseguito sul coperchio l'acqua si metterà ad uscire dal primo migliorie specialmente per quanto riguarda l'inchiostro. Tuttavia
foro che è fatto nel suo fondo. Perché avviene questo? Perché dal l'oggetto si può considerare come funzionale· e perfettamente rispon­
secondo foro può entrare aria a mano a mano che il liquido esce dal dente agli scopi per cui è stato creato.
primo foro: altrimenti, se così non fosse, entro il recipiente si forme­
rebbe. un vuoto o, per meglio dire, una depressione, che impedirebbe
al liquido di scendere e lo tratterrebbe dentro la scatola.
Una depressione: non è altro che una "aspirazione", ed infatti una
aspirazione tènde a far entrare e,;tl}On a far uscire un liquido in un reci­
piente. Se riempiamo di acqua una siringa per iniezioni e premiamo sul
pistoncino abbassandolo, il liquido esce: e la pressione che abbiamo crea­
to nel recipiente è la causa di tale uscita. Se invece la siringa è vuota e te­
niamo la sua apertura inferiore entro un bicchiere pieno di acqua, pro­
vando a sollevare il pistoncino l'acqua del bicchiere entra nella siringa
perché tale ingresso è provocato dalla depressione (o aspirazione) che ab­
biamo creato all'interno della siringa sollevandone il pistoncino.
Tornando alla nostra sfera si spiega così il perché di quel piccolo
foro che abbiamo notato sulla superficie dell'involucro esterno: questo
forellino permette l'ingresso dell'aria nel tubetto interno a mano a mano
che l'inchiostro esce, ed impedisce la formazione in esso di vuoti di
aria o di depressioni.
8 ° Che difetti ha? I difetti che abbiamo potuto riscontrare sulla
nostra penna a sfera sono i seguenti:
- d'estate, quando fa molto caldo, tende a sporcare la mano
perché l'inchiostro esce molto abbondantemente;·
- quando è un po' di tempo che non viene adoperata si stenta a
farla scrivere e bisogna effettuare vari tentativi sopra un foglio di
carta;

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43
La resistenza nel caso dello strisciamento si chiama attrito radente. La
resistenza nel caso del rotolamento si chiama invece attrito volvente.
L'attrito volvente è, come abbiamo visto, molto minore dell'attrito ra­
dente e quindi conviene che un qualsiasi costruttore di macchine cerchi
di fare in modo che tutti pezzi delle macchine che costruisce e che si
muovono, abbiano un movimento di rotolamento e che non vi siano
quindi strisciamenti.
Perché l'automobile consuma una quantità così notevole di benzina?
Perché fino ad oggi non è stato possibile eliminare l'attrito radente dei pi­
IL MONDO DELLE FORME stoni che scorrono entro i cilindri del motore e che quindi provocano stri­
sciamenti che impediscono il buon sfruttamento del carburante.
Proviamo ora ad osservare questi due disegni e proviamo a rispondere
Abbiamo visto in quale modo possiamo allargare le nostre conoscenze alla terza domanda: che forma semplificata hanno questi disegni? Sia. il
osservando gli oggetti che ci circodano. primo disegno che il secondo rappresentano delle superfici che sono ta­
Però non sempre è facile rispondere alle nove domande che ci siamo gliate a metà da una linea verticale.
posti. Soprattutto non è facile individuare la forma semplificata di un og­
getto e capire perché è stata scelta quella forma.
Pro;7iamo a �spodere a questa domanda, all'apparenza molto semplice:
perche_ la magg10r parte delle matite non è cilindrica? Perché quasi tutte
le matite hanno sezione esagonale o poligonale anziché circolare?
La risposta non è facile. Proviamo a pensare a ciò che succederebbe ad
una matita di sezione circolare che venisse posta su un banco di scuola la
cui superficie è quasi sempre inclinata. La matita rotolerebbe fino a cade­
re per terra. Un libro posto sullo stesso banco non rotolerebbe. Per scen­
dere fino in fondo al banco, non potendo rotolare, dovrebbe scivolare 0
come si dice in linguaggio tecnico, dovrebbe "strisciare". Una matita ci�
lindrica può rotolare se è spinta in direzione trasversale e può strisciare se
è spinta in direzione longitudinale. Si incontrerà una maggiore resistenza
a farla strisciare o a farla rotolare? È facile rispondere che la resistenza in­
contrata durante lo· strisciamento è maggiore di quella incontrata durante
il _ rotolamento (a meno che non si tratti di casi speciali, come un oggetto
d1 metallo duro e ben levigato che debba strisciare sul ghiaccio: è questo
il caso dei pattini).
Ecco �he dall'�sservazione d�Ùa sezione di una matita abbiamo scoper­
to che s1 deve vmcere una mmore resistenza a fare rotolare un pezzo,
quando la sua forma lo permette, piuttosto che a farlo strisciare. Dobbia­
mo però chiamare le cose col loro giusto nome: la resistenza che si oppo­
ne al moto del corpo e che deve ess�re vinta per ottenere il movimento è
detta attrito.
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Osservando con maggiore attenzione ci accorgiamo che tra le due
figure c'è una differenza sostanziale: la prima figura è tagliata dalla
linea verticale in due parti che non si assomigliano fra loro, mentre la
seconda figura è tagliata dalla linea verticale in due parti· che si asso­
migliano molto. Addirittura possiamo dire che una parte è uguale
all'altra parte vista allo specchio e cioè ribaltata. Abbiamo fatto una
scoperta importante: abbiamo scoperto la simmetria.
Nel primo caso la figura non è simmetrica (o, come dicono i tecnici,
è asimmetrica), nel secondo caso la figura è simmetrica.
La linea verticale ha facilitato la nostra scoperta. Proviamo ora ad
osservare altre due figure che sono prive della linea verticale. Sono
simmetriche o asimmetriche? Per rispondere a questa domanda
dovremo provare a mettere noi la linea che manca e ehe permette di
dividere la figura in due parti, una delle quali non è altro che il ribal­
tamento dell'altra.
Se è possibile farlo (anche se una delle due linee risulta verticale, ma
ciò non importa); le due figure sono entrambe simmetriche. Queste linee Ogni forma, ogni oggetto ha almeno un punto di vista _ che direm�
che abbiamo posto entro lè figui;e,;,:yanno tracciate a tratto e punto e i tec­ "usuale" e che permette di vederlo e di rappres entarlo m modo che tutti
nici le chiamano assi di simmetria:� lo possano riconoscere. . , .
Nell'osservare delle figure anche semplici non dobbiamo lasciarci Tenendo presente questo fatto potremmo finalmente capue pe�che gh
ingannare dal loro orientamento e dobbiamo riconoscerle anche se antichi egizi rappresentavano invariabilmente la �gura uman� i� �n�
sono poste in posizione diversa da quella abituale. strano modo: con la faccia di profilo, col corpo di fronte e c01 piedi di
profilo. Qual'è dunque la ragione? Co�sideria�o _ il piede umano: come
Dobbiamo acquistare ia capacità di riconoscere le forme ogni altro oggetto, anche il piede ha un punto di vista _ usuale c?e pe�e�­
comunque orientate nello spazio. I bambini di quattro o cinque anni te di rappresentarlo in modo molto significativo e facilmente nconoscibi­
possiedono in maggior grado, rispetto agli adulti, tale capacità ma a le. Questo punto di vista ci fa vedere il piede proprio come lo rappresen­
poco a poco, crescendo in età, essi si abituano a riconoscere le forme tavano gli antichi egiziani. Lo stesso discorso vale anche per la testa e per
degli oggetti solo se questi sono orientati secondo la posizione il corpo delle loro antiche raffigurazioni. . . ., .
• consueta. Molte centinaia di anni prima degli egiziani popolaziom pm antiche
Alcuni popoli dell'antichità (come ad esempio gli Etruschi) posse­ avevano rappresentato un carro da battaglia nel modo illustrato dalla fi-
devano la capacità di riconoscere le forme dei· 1oro simboli comunque gura.
orientate e così per loro, ad esempio, la lettera maiuscola M rovesciata . , . ·1
La ragione di questa strana rappresentazione � sempr� la stessa. i pun-
sarebbe stata sempre una lettera',,M (mentre per noi diventa quasi una to di vista più usuale e significativo i una ruota e propno quello scelto �a
W). ,. " questi antichissimi artisti. Se avessero saputo o potuto rapprese�tare m
Continuando .çoi nostri eserç.izi di?osservazione passiamo ora dalle pianta superiore sia il carro· da battaglia che le sue ruote la figura si sar�b­
figure agli oggetti reali, cercàndo di capire bene l'importanza del be così trasformata, ma ai loro occhi certamente sare�be_ stata men_o chia:
punto di vista;· cioè. della posizione dalla quale si guarda l'oggetto. ra, meno. riconoscibile (e direi che è meno riconoscibile anche ai nostn
occhi...).
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GLI OGGETTI CI INSEGNANO

Dalla osservazione alle conoscenze tecniche

I bambini sono curiosi per natura e fin da piccoli, spinti dalla curiosità,
partono "alla ricerca delle cose". Questo loro entusiasmo viene soffocato
spesso dagli adulti che li sgridano quando "rompono" gli oggetti per ve­
dere· ·come sono fatti dentro, confondendo una tendenza positiva con la
mania di distruzione. Inoltre i bambini non riescono ad ottenre spiegazio­
ni soddisfacenti quando chiedono i loro "perché" sugli oggetti agli adulti,
i quali rispondo in modo impaziente e frettoloso o non rispondono affat­
to.
Le nostre prime osservazioni sono state impedite e quindi noi stessi
dobbiamo cominciare da capo, facendo quelle piccole scoperte che si sa­
rebbero potute ottenere prima.

Parliamo quindi della rottura degli oggetti. Faremo delle prove.


Come vedremo, queste prove ci serviranno per scoprire gli Archetipi.

Esercizio. Osservazione e prova di rottura.

Prendiamo una piccola stecca di legno. Rispondiamo alle solite doman­


de che facilitano l'osservazione: che cos'è? Un'asticciuola che serve per
tenere in mano il gelato da passeggio; è di legno, di spessore molto sottile·
e di forma allungata. Dobbiamo ora sottoporre questa piccola stecca a de­
gli sforzi. Procuriamoci un buon numero di queste asticciuole e vediamo
in quanti modi le possiamo rompere. Il modo più semplice e naturale è
quello di afferrarne una alle due estremità, di fletterla ad arco fino a che
si spezzerà.
Troviamo un altro sistema, anche se, a prima vista, ci sembra che non
ve ne siano altri (in realtà ne esistono altri quattro). Afferriamola come
prima e anziché piegarla ad arco, teniamo ferma una mano, ruotiamo
l'altra mano, torcendo la stecca fino a che si romperà.
48
49
lii
Un altr� sistema può essere scoperto con l'aiuto di una morsa: ponia­ Si può dire che è il- contrario dell'elasticità e che è posseduta in massimo
_
�o di t�gho la stecca dentro la morsa stringendola, fino a quando, schiac­ grado dalla terra-creta per scultori, dal pongo, dalla plastilina: questo ulti­
ciandosi o comprimendosi, si romperà. mo nome dovrebbe aiutarci a trovare la esatta definizione di questa pro-
St?ngendo le due estremità dell'asticciola entro due morsetti uno dei --
prietà. Si tratta appunto della plasticità.
quah è fissato a un chiodo infisso nella parete mentre all'altro è fissato un
secchio che può contenere dei pesi, possiamo scoprire un altro sistema di ad alcuni degli sforzi che
r?ttura. Aumentando il numero dei pesi posti dentro il secchio la stecca ·Esercizio.Un pezzo di vetro, sottoposto
resiste _ cioè allo sforzo di
s1 tende sempre di più fino a quando si romperà.
' già conosciamo, si rompe con facilità. Non
spezza subito. Resiste un po'
Un gr�sso paio di forbici ci permette di scoprire un altro sistema di rot­ flessione perché se tentiamo di piegarlo si
ece moltissimo allo sforzo di
tura: stnngendo la stecca fra le lame si riuscirà a tagliarla. di più allo sforzo di torsione . Resiste inv lità rompere uµ ve�ro lo
faci
A quanti sforzi abbiamo potuto sottoporre la stecca? Che nomi possia­ comp ressione. Quindi, se vogliamo con
o tagliarlo · senza· rompe rlo
mo dare a ciascuno di questi sforzi? È possibile sottoporre la stecca a più dobbiamo ad esempio flettere. Se vogliam -
e tro).
d'uno di questi sforzi contemporaneamente? dobbiamo usare uno speciale attrezzo (tagliavtro. E' quello di lasciarlo
ve
Ma vi è un altro sistema di rottura per il
con un ma tello oppure di sottoporlo a
cadere per terra o di percuoterlo
r
Esercizio. Proviamo ora a sottoporre a delle prove di rottura un elasti­
co d�_ gomma. !ale e�astico, che ha forma di anello, non oppone resisten­ d egli urti. Il vetro non resiste agli urti.
e tà: la - proprietà di non
_
za ne a�la flessione ne alla torsione. Se ora cerchiamo di allungare l'elasti­ Abbiamo così scoperto una nuova propri
mmo trovare sulle casse che
co, vediamo c�e, sottoposto allo �forzo di trazione, prima di rompersi si resistere agli urti. Il suo nome lo potre
que scoperto la fragilità.
_
allunga molt1ss1mo e, se lo sforzò-cessa prima di giungere alla rottura l'e­ contengono ogge tti di vetro. Abbiamo dun
ile .
_ Una sostanza che non resiste agli urti è frag
l�sbco torna ad accorciarsi da solo: è soggetto, cioè, come dicono i t;cni­ urti com si chi�mano? Esse hanno
c1, a deformarsi e, una volta deformato, a tornar�, cessata la causa dell�\ Ma le sostanze che resistono agli e
fragilità. Come si chiama?
_
deformaz10ne, alla forma di prima. '. una proprietà che è esattamente inversa alla
i tecnici, per dirla in una
Abbiamo scoperto un'importante proprietà che !si chiama... È facile sa­ Si potrebbe chiamare resistenza agli urti, ma
enza oppure tenacia.
pere come si chiama tenendò presente .che l'abbiamo proprio scoperta sola parola, chiamano questa proprietà resili
sulla gomma, che è un materiale elastico. Si chiattja appunto elasticità.

Es��cizio. Ci pròcuriamo un pezzetto di pongo (o di terra-creta O di


plastihna). Facendolo rotolare su un piano liscio e aiutandoci con le dita
_
abbiamo ottenuto un cilindretto di forma simile a una mattita. Se provia�
mo a d:formare questo cilindretto sottoponendolo ai soliti cinque sforzi
che abbiamo scoperto, vediamo che il pongo si lascia deformare proprio
come l'elastico di gomma, ma una volta cessato lo sforzo, invece di ritor­
nare alla forma originaria rimane deformato: se lo attorcigliamo rimane
contorto. Non è dunque elastico, ma possiede una proprietà molto diver-
sa dalla elasticità. -
Ab?iamo �os� scoperto una importante caratteristica posseduta da pa­
recchi matenah: la proprietà di lasciarsi deformare senza riprendere la
forma di prima, una volta cessato lo sforzo deformante. Come si chiama?
-,

50
�on dobbia?1 o confondere la resilienza con la durezza. Le prove che 4) la flessione;
abbia�o esegui!o sul :etro ci hanno insegnato che vi sono dei corpi duri 5) lo sforzo di taglio.
(come 11 vetro) i quali tuttavia non resistono agli urti.
la fragilità, la tenacia.
C o�'è dunque la ��ezza? �er scoprirlo riprendiamo in esame gli Abbiamo inoltre scoperto la durezza,
oggetti che s on o serviti a c ompiere i nostri esercizi di osservazione e di
a utilizzando · alcune altre
prove sui materiali: legno, g omma, pongo e vetro. Effettuiamo o ra altre prove di rottur
ferro e del filo di acciaio da
Prendiamo il primo e l'ultimo fii tali materiali e cioè il legno ed il
·,. sostanze: del comune spago, del filo di
vetro. molle.
Qual è più duro ? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare poste agli sforzi semplici, si
una prova pratica: premere fortemente queste sostanze una contro Vedremo che queste sostanze, sotto
l'altra per vedere quale delle due rimane segnata o scalfita. comportano in modo particolare.
Natu:almente ci ac�orgeremo subit o che è lo spigolo del vetro a endoci di un filo (o spago)
_
scalfire il !�gn o e non viceversa. Quindi il legno è la sostanza meno du­ Esercizio. Effettuiamo la pr ova serv
di legn o da gelati, quando cerca­
ra, o la pm tenera delle due. sottile. Avremo delle sorprese: La stecca
certa resistenza; il filo sott oposto
Prendia?1o o�a in �same tutti e quattro i materiali: quale sarà il vamo di piegarla ad arco, opponeva una
a a questo tipo di sforz o e così
"'
pm duro dr tutti? Sara quello che scalfisce tutti gli altri e che non si alla stessa pr ova non offre nessuna resistenz
tenza. Quindi se v ogl��mo rom­
_ pure si lascia t orcere senza opporre resis
lascia scalfire. da nessuno. tenere le_ due_ estremita allont�­
perlo, n on abbiamo che questi sistemi: o
Facendo le varie prove scoprir�:ipo che il vetro riesce a scalfire tutte le re tagliare Il fil o con le forbi­
nando le mani finché il fil o si strappa, oppu
altre sostanze e non si lascia segna"i·e da nessuna di esse: il vetro quindi è be stringere il fil o senza pr ov o-
il materiale più duro, seguito in ordine di durezza del legno, dalla ci. Anche la morsa è inutile perché potreb
go�ma e dal pongo; questo ultimo è il materiale più tenero perché si carne la rottura.
lascia segnare da tutti gli altri.
A questo punto proviamoci a definire la durezza. Abbiamo capito · Esercizio. Prendiamo ora un filo di ferro. Sottop osto alle solite
che una sostanza dura resiste alle scalfitture o alla penetrazione; prove si lascia deformare senza riprendere la forma di prima: è quindi
_ _ una sostanza che possiede la proprietà che abbiamo scoperto e cioè la
possiamo dunque dire che la durezza è la resistenza alla penetrazione 0
alle scalfitture. plasticità, ma, naturalmente, in misura molto minore del p ongo, infatti
per trasformare una pallina di pongo in uno strato sottile come un
Ripr�n,di,amo quelle prove di rottura che abbiamo eseguito. Ave­ foglio di cartone basta, come abbiamo visto, esercitare una piccola
v�mo �til1zzato, per-le nostre prove, delle piccole stecche di legno (sul pressione; per ottenere la stessa c osa con una pallina di ferro dolce
tipo di qu��e �he servono �r tenere in mano i gelati da passeggio), occorre almeno metterla sotto le ru ote di una l ocomotiva.
_
degli elastici di gomma, dei pezzetti di pongo e dei pezzi di vetro.
Con l'aiuto di questi materiali abbiamo potuto effettuare molte sco­ · Esercizio. Sottoponiamo ora un pezzo di filo di acciaio armonico
perte. (cioè di quel filo d'acciaio che serve per la costruzione_ di molle, �i
Abbiamo scoperto gli sforzi semplici (o sollecitazioni semplici) e corde da chitarra o da pianoforte) ai soliti sforzi. Sotto uno sforzo d1
cioè: flessione si lascia piegare ad àrco e ritorna alla forma di prima, una
volta cessato lo sforzo. L'acciaio è quindi una sostanza elastica? Fino
1) la trazione; ad un certo punto. Infatti se pieghiamo di più il filo e p oi lo lasciamo
2) la compressione; andare, questo rimane un po' piegato. Se a�biamo una molla d'acciaio
3) la torsione;
53
52
endia�o u� poco questa si allunga poi,
�u�gt cessato Io sforzo, ritorna alla
ezza d1 pnma, ma se esageriamo la nost
ra tensione la molla, sotto­
posta ad �no sforzo �ccesivo, non torna
alla lunghezza primitiva ed è
c? e se s1 stancasse divenendo, da elas
� tica che era, plastica come il filo
d11erro.
La materia cominica a svelarci i suoi segr
eti.

LA MERAVIGLIOSA SCOPERTA
DELL'ALFABETO DELLA NATURA

L'osservazione comparata

Nelle prime osservazioni sono stati presi in considerazione oggetti iso­


lati.
Questa osservazione è servita soprattutto a convincerci che il nostro
modo di osservare gli oggetti non dava buoni risultati. Abbiamo scoperto
quali sono le domande giuste che un osservatore deve porsi quando è di
fronte ad un oggetto o ad un fatto da osservare.
A questo punto occorre introdurre un nuovo tipo di osservazione, che
non prende più in considerazione un oggetto per volta, isolato, ma consi­
dera i rapporti che legano gli oggetti ad altri oggetti, all'ambiente, all'uo­
mo.
Nasce così la «osservazione comparata». È solo questo tipo di osserva­
zione che ci permette di scoprire se un oggetto o un fatto è nocivo all'uo­
mo, se turba l'equilibrio ecologico. E soprattutto quando si analizzano gli
oggetti e se ne sco prono le parti, si può, con l'osservazione comparata,
constatare che alcune di queste parti sono identiche, gli oggetti cioè h�n­
no alcuni elementi in comune.
Questa constatazione serve di avvio, come vedremo , alla scoperta di
queste parti, che sono, si può dire, le vere lett-ere dell'alfabeto della natura
e della tecnica, cioè di tutte le cose. Queste parti fondamentali sono AR­
CHETIPI o funzioni elementari.

54
55
UN PRIMO ESEMPIO DI OSSERVAZIONE COMPARATA

Un ago per cucire e uno spino di rosa

Se nell'osservare questi due oggetti (uno dei quali è creato dall'uomo


mentre l'altro appartiene al regno vegetale della natura) seguiamo il
metodo delle «domande» che abbiamo precedentemente appreso, arri­
veremo a questi risultati:
AGO: - Cosa è? Un ago.
- A cosa serve? A cucire.
- Che forma ha? Cilindrica allungata e appuntita.
- In quante parti è (mentaÌtrlènte) divisibile? In tre parti, e cioè la
CRUNA, la PUNTA e il CORPO CILINDRICO ALLUNGATO
(queste parti sono state elencate seguendo l'ordine di importan­
za, infatti la cruna, per l'ago, costituisce la parte veramente es­
senziale: un ago un po' spuntato può cucire, un ago senza cruna
no).
- A cosa serve ciascuna di queste parti? La cruna serve a unire il
filo all'ago e a fare in modo che l'ago divenga il prolungamento
del filo. In un certo senso con l'ago il filo diviene «appuntito e
duro». La punta serve a penetrare nel tessuto. Il corpo cilindrico
allungato serve a unire la cruna alla p�nta.
- Che forma ha ciascuna di queste parti? La cruna è praticamente
un «buco». La punta'ha forma di cono molto appuntito. Il corpo
cilindrico allungato ha, come la stessa definizione precisà, forma
cilindrica molto affusolata.

Arrivati a questo punto il «metodo delle domande» non ci aiuta più.


Se noi vogliamo effettuare un nuovo tipo di osservazione dobbiamo
non più osservare un oggetto isolato ma più di un oggetto per confron­
tare questi oggetti tra loro. Inoltre ci interessano altri rapporti: quelli
57
56
poco numerosi: ventidue in
Questi elementi, fortunatamente, sono assai
degli oggetti con l'ambi�nte e soprattutto il rapporto uomo-oggetto. tutto.
ofo famoso,. Pl�tone? per
Per giungere alla comparazione osserviamo dunque uno spino di I filosofi li chiamano «archetipi» (e un filos
ti tropp? co�phcatl e di cr�:
rosa. Si tratta di un oggetto questa volta non più inventato e scoprirli, cadde nell'errore di osservare ogge�
archetipo di albero, archetI
realizzato dall'uomo, ma esistente in natura: lo spino, in un certo sen­ dere che gli archetipi stessi fossero complessi:
so, è simile all'ago (precisamente per quanto riguarda la funzione di po di ponte, archetipo di temp�o).
pungere: sia l'ago che lo spino pungono). Seguendo nell'osservazione il Noi abbiamo scoperto un pnmo archetipo. . ,
metodo delle «domande» arriveremct a questi risultati: o e l'ago, gli ogge tti della natura e quelh del! uo-
Confrontando lo spin
za: la BIONICA che e_ �p­
SPINO: - Cosa è? Uno spino di tosa. mo abbiamo anche incontrato una nuova scien
tti della natura e quelh �n­
- A cosa serve? (o meglio: che funzione ha?) Quella di pungere e pu�to la scienza che pone a confronto gli ogge
a lo spunto per nuove in-
di impedire che qualche animale danneggi la pianta. ventati dall'uomo, per trarre dalla natura stess
- Che forma ha? Quella di un cono appuntito. venzioni.
nostra scoperta.
- In quante parti è (idealmente) divisibile? In tre parti e cioè la Vediamo ora di sfrutare nel modo migliore la
PUNTA, la BASE (peduncolo), il CORPO RICURVO.
- A cosa serve ciascuna di queste parti? La punta serve a pungere.
- La base funge da attacco al ramo della pianta. Il corpo ricurvo
serve ad unire la punta alla base e a far si che la punta stessa agisca
non perpendicolarmente al ramo, ma un po' di traverso in modo da
rendere maggiore il danno,;:g�lla puntura. La punta in tal modo,
oltre a pungere, tende a «strappare».
- Che forma ha ciascuna di queste parti? La punta ha forma di
cono molto appuntito. La base ha forma perfettamente piana e
con superficie notevolmente estesa (lo si vede staccando lo spino
dal rametto). Il corpo ricurvo ha forma di un cono ricurvo ad un­
cino. La stessa forma di certe corna di animali (che pure devono
penetrare e lacerare).
Anche questa volta, arrivati a tale punto, il «metodo delle doman­
de» non ci aiuta più. Abbiamo però osservato due oggetti che sono tra
loro, sotto un certo aspetto, come si è visto comparabili.
Cominciamo dunque a compararli, a confrontarli.
Naturalmente introduciamo (completando il metodo) una domanda
che ci sale in modo spontaneo alle labbra: «i due oggetti hanno parti in
comune?» (come si è visto, queste parti possono essere tl risultato di
una suddivisione anche non reale ma soltanto ideale o mentale).
La risposta a questa domanda è: «l'ago e lo spino hanno in-comune
una parte e cioè la punta. Dalla descrizione tratta dalle due osser­
vazioni possiamo constatare che sia la forma che la funzione di queste
due parti si identificano. Abbiamo dunque scoperto un elemento di
«forma-funzione».
59
58
GLI EFFETTI DELLE FUNZIONI ELEMENTARI SUI CINQUE Torniamo ora alla funzione elementare che abbiamo scoperto e cer­
SENSI DELL'UOMO chiamo, per così dire, di farla «entrare nel sacco». Ciò che è «pungente»
L'uomo, se possiamo fare un esempio, è come un sicuramente colpisce il senso del tatto. Ma si può parlare anche di un co­
animale chiuso in un lore «pungente», di un «acuto sapore». Una sensazione acuta e pungentè�
sacco. �a qu�s�o s�cco ha cinque fori che facci
_ amo corrispondere ai cin­ può colpire tutti i sensi, non solo quello del tatto.
que sensi. Nm h chiamiam o: tatto, vista, udito, odorato (olfatto) e gusto. Ecco dunque un primo, magico effetto, della nostra funzione.
••• Agisce su tutti i sensi dell'uomo. In realtà più che di «stimolo pungen­
te» si può parlare di «pensiero pungente».
1 A
ALEP
�� �o pr, c.aNTEttT1�1l1
N
s•
1

2 ., LA TABELLA DEGLI ARCHETIPI (v. tabella a pag. 216)


BET
Potremmo compilare una «tabella delle funzioni elementari» partendo
dalle considerazioni che abbiamo fatto e dalla prima funzione che abbia­
mo scoperto: quella della punta acuminata che penetra e p:unge.
In una prima colonna verranno disegnati schematicamente gli oggetti
semplici che sono stati osservati e confrontati tra loro e che hanno per­
messo di scoprire questà prima funzione. La parte che rappresenta l'ar­
chetipo verrà segnata in modo più marcato o verrà colorata con un colore
vivace. Si disegnerà così, ad esempio, un chiodo, con la punta più marca­
ta.
Nella seconda colonna verranno disegnati schematicamente gli oggetti
della natura che sono stati osservati e confrontati tra loro e con gli ogg�tti
della tecnica. Si disegnerà così, ad esempio, uno spino, un pungiglione di
insetto, un corno di bue ecc.
Nella terza colonna potrà essere disegnato un oggetto della tecnica
composto di moltissime forme-funzioni tutte uguali a quella che è stata
scoperto da noi (struttura tecnica modulare): ad esempio la suola di uno
scarpone da ghiaccio, tutta piena di punte molto acute.
Nella quarta colonna potrà essere disegnato un oggetto della natura
composto di moitissime forme-funzioni tutte uguali a quella che è stata
scoperta da noi (struttura modulare): ad esempio la pelliccia di' un istrice,
di un porcospino, di un riccio tutta piena di punte molto acuminate (acu­
lei).
Altre cinque colonne saranno fatte corrispondere ai cinque sensi del­
l'uomo. In quella corrispondente all'udito verrà messo in evidenza un
suono letterale (FONEMA) corrispondente alla funzione che abbiamo

60
61
scoperta. Dovrà essere un suono estremamente penetrant
e, acuto e quasi
«pungente». È il suono che istintivamente pronunciano ALTRE OSSERVAZIONI COMPARATE - SCOPERTA DI ALTRI
i bambini quando
per giuoco duellano tra loro e fingono di trafiggersi: ARCHETIPI
il suono della lettera
C nella parola aCuto, che i pronunzia come K (il suon
o più «pungente»
che esista). La lettera maiuscola K rappresenta proprio Anche il corpo umano può essere oggetto di osservazione. �rima �nco­
una punta di frec­
cia che penetra in una superficie piana! ra della mano che è assai complicata, si possono osservare 1 dentt del­
Nella colonna corrispondente all'odorato dovranno l'uomo e com�ararli con i primissimi oggetti ed utensili usati dall'uomo
essere scoperti e
messi in evidenza gli odori (di alcune sostanze) che n�ll'età della pietra.
si possono ritenere . ..
più «pungenti». Siamo nel campo della bionica, anche se riferita a epoche pnm1t1ve. �
Nella colonna corrispondente al gusto, analogam siamo anche nel campo della storia (storia della tecnica), tanto che alcum
ente, dovranno essere _
scoperti e messi in evidenza i sapori (di alcuni studiosi chiamano questo tipo di osservazione comparata che nguarda
alimenti) che si ritengono
più «pungenti». tempi antichi: «METODO STORICO».
Nella nona colonna, che corrisponde alla vista Queste nuove osservazioni comparate ci porteranno alla scoperta d1
, scopriremo e mettere­
mo in evidenza quel colore che, secondo noi, prod nuove funzioni, oltre a quella già scoperta.
uce una sensazione vi­ .
siva assai acuta e pungente, ed è quindi adat Infatti il dente canino, così acuto e pungente; corrisponde allo �pmo,
to a colorare forme acute,
coni appuntiti, spini, ecc.. alla punta del chiodo. Gli altri denti hanno due forme fondamentali: una
Nella decima ed ultima colonna, che si può intit «tagliente» e una «schiacciante».
olare «termini lessicali . .
e frasi» verranno trovate e messe j:r,i evidenza le Queste stesse forme le troviamo negli oggetti della tecmca, le pnme
parole legate alla funzio­ _ Le altre nelle
ne (ad esempio: «penetrare, scalfire, pungere, nelle lame, negli scalpelli, nelle taglierine, nelle cesoie.
forare, aculeo, freddo pun­ ·
gente, acuto dolore ecc.). mole (derivate dai denti «molari»). .
Abbiamo cosi trovato un metodo per collegare, Le due nuove funzioni così scoperte ci porteranno ad ampliare la no-
per mezzo delle funzio-
ni tutte «le cose» tra loro: questo è il compito stra tabella.
meraviglioso degli archeti- . .
pi, veri utensili con cui il pensiero da forma alle È interessante notare che sulla decima colonna della funz10ne «schiac­
cose.
A proposito della parola "UTENSILE" dobbiamo ciante» può essere messa in evidenza assieme ai termini «molare», «mola­
sua pronuncia è errata; infatti molti la pronunci notare che spesso la ,
ano UTÈNSILE anziché tura», «mola», anche la parola «immolare» che �nalmente �o�ra essere
UTENSÌLE. UTÈNSILE è nome di macchin compresa nel suo significato storico (cioè schiacciare una vittima sotto
a. II tornio è una �acchina
UTÈNSILE. Sarebbe sbagliato e ridicolo pron una pietra).
unci
UN UTÈNSILE DELLA MACCHINA UTENSÌ are questa frase così:
LE!
GLI ARCHETIPI DEI QUATTO STATI DELLA MATERIA: SOLI­
DO, LIQUIDO, AEREIFORME ED ENERGETICO

Siamo partiti alla «scoperta dell'Universo» servendoci della osservazio-


ne comparata.
Dobbiamo però non lasciarci ingannare dalle apparenze perche spesso
è come se le cose portassero una maschera per apparire diverse da quelle
che sono.
. . ,
Osserviamo un muro. Che caratteristiche ha? Pnma d1 tutto e un so� r-
do. Ma «solido» non significa «cos!1 dura» perché anche il gesso, anche 11
62
63
I
po ngo, sono so lidi, e non sono certamente duri. Se consideriamo «un ele­ In seguito si pensò, per cercare di eliminare ia fatica, di sfruttare
mento» di muro, un matto ne, lo rico nosciamo prima di tutto dalla forma alcune forze naturaii. Le prime ad essere sfruttate furono quelle
e po i da altre caratteristiche. Il ma ttone ha una forma pro pria e tende � dell' acqua in movimento (fiumi e canali) e dell'aria in �ovimento
mantenerla. Invece l'acqua conenuta in un recipiente ha la forma del re­ __
(vento). . _
cipiente, ment re la sua superficie tende a rimanere sempre o rizzo ntale. Naturalmente per potere sfruttare queste forze occorrevano località
L'acqua dunque ha pro prietà diverse da quelle dei co rpi solidi: e infatti favorite dalla presenza di corsi d'acqua o zone molto ventose.
n ?n è un so lido ma un liquido. Qua ndo questa a cqua, posta in un reci­ Negli. antichissimi tempi; ancor prima della civiltà egizia era stata
piente �ul fu oco, si consum_ a a poco a poco, vediamo salire una specie di inventata la «noria». Questa macchina, costituita da una ruota a p�le,
fumo bianco. S e mettiamo la mano sopra il recipiente quel fumo la inu­ ve niv a fatta girare dallo sforzo di uomini (schiavi) o di animali. Le
midisce, quindi no n è fumo ma vapo r d'acqua, cioè gas o areiforme. Ecco pa le ,. pescando in un bacino pieno d'acqua, sollevavano l'acqu� stessa
trovata una nuova forma, un nuovo stato della materia. rovesci andola, nel movimento di. rotazione attorno ad. un asse guevole,
Ogni sostanza (e pensiamo all'acqua che da ghiaccio, solido diventa li­ su un piano inclinato .
quida e poi si trasforma in vapore) può assumere le tre form; solida li­ In tal modo l'acqua poteva venire sfruttata pe r l'irrigazione e porta­
,
quida, aere_ iforme e qu�ste forme-funzioni non sono altro che a;chetipi. ta anche· ad una certa distanza dai pozzi o .dai bacini.
. Anche 11 mattone, nscaldato a temperature altissime, diventa gas. Pos­ · Osservando con molta attenzione questo apparecchio un uomo, di
siamo qui�di �ire c �e la materia si può trovare allo stato solido, liquido, cui n�n conosciamo più il nome, e�be l'idea di rovesciare il funzion�­
.
gassoso (gh anti chi dicevano: «terra», «acqua», «aria»). mento dato che aveva intuito_ che :ciò si poteva fare· essendo, come di-
Che cosa è la materia? Qual cµHo po trebbe rispondere : tutto ciò che è rebbe un tecnico, tale macchina «r�versibile». ·
allo sta to so lido, all o sta to liquido, 'allo stato aer eiforme e che cade sotto i La no ria fu così t rasformata e le sue pale_� mosse dalla forza dell'acqua
nostri sensi. Ma questa definizio ne ' incompleta perché, ad esempio, la co rrente si mise ro a girare spontaneamente. T ale movimento po té essere
I�ce, pur non essendo un solido, un liquido, un gas, co lpisce il senso della così ut ilizzato per muovere quegli. u�e�sili che prima avevamo richiesto lo
vista. sforzo del braccio dell'uomo.
Partendo da queste considerazioni scopri amo un altra funzione quella
A d esempio � per sollevare ed abbassare ·con forza una mazza o un
dello stato energetico no tando che l'universo è formato di materia e di
, maglio bastava appoggiarne il manico all'albero girevole della ruota
energia. (gli a ntichi la chiamavano : "fuoco ").
idraulica (nata dalla noria) dopo aver fissato al_l'albero st�sso un per­
no. Quando il perno, per· la rotazione dell'albero, urtava contro il
manico della mazza, questa si sollevava, per poi ricadere · appena il
L'energia. Ricerca storica ·sulle prime fonti di energia sfruttate dall'uo­
perno, nella sua rotazione, _si era abbassato. . .
mo
In tal modo moltissimi utensili, con questi e simili sistemi, quasi
�er circa un milione di anni, l'uomo durante l'età dell a pèr · magia, assumevano un · movimento spontaneo e fa fatica umana
s:rvito delle proprie mani e di alcuni_ prolun pietra si è d iminuiva notevolmente. Grazie al suo cervello l'uomo poteva ora
pietre, per agire sull a materia.
gamenti, come rami, � assi, dedicare completamente r abilità della sua mano a lavori più delicati;
':)� and� I'uo �o i�cominciò a utilizzare utensili più perf che richiedevano più predsione e meno sforzo. _
tutti 1 �ov1menti e gh spostamenti che era ezionati, Analogamente fu sfruttat_a la forza del vento, applicando ad un al­
no necessari per effettuare la
la vorazio ne dei materiali per mezzo di bero girevole ali di tela ricopiate dalle vele delle navi ed inclinate in
d ali'uomo spesso con notevole f atica.
questi utensili, erano fatt·1 modo tale da poter ottenere, ·per· l'azione del vento stesso, ul).a rota­
La forza motrice era dunque umana. zione continua.dell'albero. Dapprima questo albero girevole fu verti­
cale e fu creato un muro che impediva l'azione del vento da una parte
64
65
o opposte e quindi nemi-
dell' albero, consentendola d all'altra p arte. Poi l' albero girevole anche di buio. M olte cose nel mondo sembran
divenne orizzontale e la m acchina prese l' aspetto dei mulini a vento che; ad esempio la luce e il buio. .
on a e l a tenebra catt�-=
che tutti conoscono. In realtà sarebbe sbagliat o considerare la luce bu
no e si completano a vi­
Le fa bbriche e le officine si spost arono così lungo i corsi di acqu a o va. S ono cose complementari, cioè che si aiuta
re c ompletamente e al��ra
nelle zone ventose. Solo in quei p aesi in cui la m ano d'operà um an a cenda. Così la luce può diminuire fino a spari
illuminarsi sempre pm e
avev a un v alore b assissimo, perché per i l avori pes anti veniv ano si avrà il buio e la tenebra, a poco a poco, può
non si h a più né luce n�
utilizzati gli schiavi, i progressi tecnici per lo sfruttamento della forz a allora si avrà la luce. Unendo l a luce al buio
rcepi?ile (eh� i nostn
motrice idr aulic a o del vento avvennero con m aggiore lentezza. buio ma qualcosa di perfetto e invisibile, di impe
o a capire che 11 mo� do
Quest a forz a m otrice ·però in alcuni periodi dell' anno veniv a a sensi non riescono più a sentire). Così riusciam
manc are ( ad esempio qu ando l' acqua dei fiumi c al av a notevolmente); delle cose luminose non è comple
to e può esse solo completato aggmn-
r e
perciò la mente dell'uomo ricercò e trovò un' altra fonte di energia più gendovi il mondo delle cose oscure. . .
ire tutte le cose che
sicura e dur atur a. Questa funzione meravigliosa ci permette d1 u�
Riesce perfino a far an­
Il p assaggio a quest a nuov a fonte di energia fu effettuato grazie all o sembrano diverse tra loro o addirittura nemiche.
sfruttamento dell' acqua in ebollizione. Quando l' acqua bolle ( a. 100 ° ) dare d'accordo l a vita con l a mo
rte, il vuoto col pieno.
contrarie, m a in realtà
si tr asforma d a liquido in g as aumentando quindi di volume. Se questa Dalla considerazione che tutte le cose sembran o
questo archetipo può
trasform azione avviene in un recipiente chiuso questo recipiente può sono complement ari, ci p ossiamo rendere conto che
anche scoppi are per effetto dell a dila tazione. Se questo recipiente è unificare tutto. . · . . .
BOLO" una specie di
dot ato di un a p arete m obile, ad esempio un pistone, scorrevole, la Gli antichi Greci chiamavano con parol a "SIM
la
ndo una pallina di vetro
dil at azione avviene liber a mente provoc ando lo spostamento di questo "tessera di riconoscimento" che era fatta prende
e ad un amba_sciator� ve­
pistone. e spaccandola in due metà. Se ad un mercant �
m possesso d1 quelli che
Il diciannovesimo sec olo fu il sec olo dell a macchina a vapore. niva data la mezza pallina e l'altra mezza era
do c ombaciare le due
Il nostro secolo è quello delle energia elettrica e di altre forme di ener­ non lo conoscevano e lo dovevano ricevere, facen
amb� di persone. La ve­
gia come quella utilizzata dai·m otori a scoppio, e come l'energia atomica. metà, si poteva avere l a prova che non vi erano sc
e) che_ �evono es­
rità è spesso formata da due mezze verità (mezze pallm
te mezz e venta che pos­
sere unite insieme. D obbiam o guardarci da ques
unque imparare da quest a
I VENTIDUE ARCHETIPI sono rovinare l a vita alle persone. D obbiam o d
funzione a trasformare il due in uno.
ividendol o_ in du� parti,
Se prendiamo un foglio di carta e lo strappiam o d
e le due lmee d1 rottu­
1) La funzione unificante il nostro simbolo meraviglioso, facendo comb aciar
ra trasform a i due mezzi fogli in
un foglio unico.
'L'unione ottenuta con ques ta funz ione è dunque la più stabile e la più
È il più importante di tutti i segni dell'alfabeto del pensiero, così come one, identific azione.
la lettera A è la più importante di tutte le lettere dell'alfabeto. perfetta. Questo procedimento è chiamato unificazi
Possiam o scoprire questa funzione partendo da�la osservazione compa­
rata di una lampadina, di una candela accesa e del disco del sole che bril­
la nel cielo. 2) La funzione contenitrice
È facile scoprire che hanno in comune la luce e il buio. Ad esempio,
Dalla osservazione comparata di alcune· bottiglie di diverse forme, di
una lampada non serve soltanto a far luce, ma anche "a fare buio", qun­
alcune scatole, di alcuni bicchieri e di sacchetti di cart a e di plastica (e, se
do la spengiam o. La luce ubbidisce alla funzi one unific ante perché' è fatta

67
66
vogliamo entrare nel campo della Bionica, possiamo aggiungere qualche amato moltissimo e addirittura adorato perché ha permesso loro di sco­
elemento naturale come un uovo) è facile scoprire che tutte queste cose prire la ruota. È una specie di scarabeo che spinge avanti una rotellina di
hanno una qualità in comune: sono dei contenitori, adatti a contenere li­ sostanze di rifiuto, di cui è ghiottissimo. Se questa rotellina o pallin�
quidi e sostanze varie. avesse avuto un'altra forma, ad esempio appiattita, il povero animaletto
E se mettessimo tra questi oggetti un calendario? non ce l'avrebbe fatta a trasportarla facendola strisciare sul suolo. Infatti
Ci accorgeremmo che anche questo può essere considerato un conteni­ sappiamo che l'attrito radente è maggiore di quello volvente.
tore, non di un liquido ma "di giorni", così come un vocabolario è un Per l'uomo moderno le cose sono più facili. Possiamo effettuare l'osser­
contenitore di parole. vazione comparata di molti oggetti che abbiano parti ruotanti.
Esistono contenitori piccoli e contenitori grandi. Una bella osservazione di questo genere potrebbe essere quella di un
Il contenitore più grande di tutti, che contiene tutti i contenitori, è cuscinetto a sfere, di un orologio e di una cerniera.
quello che viene chiamato Universo. Scopriamo che questi oggetti hanno in comun� le parti ruotanti (sferet-
te, assi, perni). · .
Quando noi effettuiamo le osservazioni comparate di oggetti diversi e
dividiamo questi oggetti in parti (se gli oggetti non sono smontabili questa Se invece facciamo l'osservazione comparata di un pattino a rotelle e di
divisione è solo ideale o mentale) dobbiamo imparare a elencare queste un pattino da ghiaccio; vediamo che questi oggetti hanno in comune al­
parti partendo dalla più importante e cioè da quella fondamentale. cune parti, ma non la forma ruotante che è quella che a noi interessa.
Riusciamo a scoprire questa parte rispondendo alla domanda: "A cosa Se osserviamo un paio di forbici e una tenaglia possiamo facilmente
serve questo oggetto?" scoprire che questi due oggetti hanno in comune il perno che è una forma
Tornando al nostro contenitore,._se osserviamo una lampadina, sarebbe ruotante.
sbagliato dire che la parte principale è la sfera di vetro, cioè il contenito­ Se noi prendiamo un compasso e tracciamo un cerchio, quando il cer­
re? Per rispondere a questa domanda dobbiamo chiederci: chio diventa infinitamente piccolo la matita del compasso diviene un per­
a cosa serve la lampadina? a illuminare. no e cioè una forma solamente ruotante.
Quindi la sua parte principale o meglio la sua caratteristica principale In tutti gli altri casi il compasso, oltre a ruotare, C<?mpirà anche un al­
sarà la luce. tro movimento, che studieremo.
Subito dopo verrà la resistenza e cioè il filo metallico che si accende e ·
da ultimo il contenitore.
Proprio il contrario df quanto avevamo pensato in un primo momento. 4) La funzione indeformante

. ·Questa funzione rappresenta anche lo Stato Solido della Materia. È


l'archetipo della stabilità. Se noi prendiamo tre listelli di legno o di car­
3) La funzione ruotante
toncino rigido e ne uniamo le estremità a due a due con perni o chiodini,
otteniamo un triangolo e se cerchiamo di far_ cambiare forma a questa fi­
Dalla sua comparsa sulla terra l'uomo ha impiegato un milione d'anni
gura geometrica, ogni- tentativo sarà inutile· e porterà alla rottura dell'og­
ad inventare la ruota.
getto.
Molte invenzioni sono nate dalla Bionica e cioè dalla scoperta delle
Abbiamo così una forma stabile, rigida, invariabile.
funzioni effettuata osservando oggetti già esistenti in natura. Ma nella na­
Se invece avessimo preso_ quattro listelli anziché tre, oppure un numero
tura ruote o oggt:tti ruotanti non esistono in modo evidente.
maggiore di quattro, la figura geometrica ottenuta sarabbe stata estrema­
· La luna e i pianeti girano, ma molto lentamente. La caduta delle valan­
. mente mobile e trasformabile.
ghe che rotolano è un fenomeno molto raro.
Per quest�, fin dall'antichità, il triangolo è stato considerato una figura
Tuttavia, in natura vi è un animale che nell'antichi_tà gli uomin(hanno
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68
sacra, quasi l'immagine e il simbolo della divinità.
mo agire in vari modi: ad esempio possiamo ricorrere ad una graffa o a
Molti avranno notato nelle chiese una perfetta figura triang
olare che ha una molletta di metallo che aggancerà un foglio all'altro.
dentro l'occhio di Dio.
Possiamo usare anche una macchinetta chiamata puntatrice, che leghe­
Se noi e!fettuiamo l' sservazione comparata di un sasso
. � , di un pezzetto rà i due fogli con un punto metallico.
di g_esso, �1 un p�zzo di mattone, di un pezzo di ferr,o
ci accorgiamo che Possiamo anche usare del filo o agganciare i fogli, dopo averli perforati,
tutti questi ggetti hanno la caratteristica di essere solid
? i e indeformabili. mettendoli in un apposito contenitore a ganci apribili.
S
. � P?t�ssii:no vedere le particelle- elementari di questi solidi, quelle che Ebbene, questa unione è un, unione provvisoria.
i chimici chiamano molecole, vedremmo che sono dispo
ste molto vicine Basta aprire il gancio e i fogli si separano.
le une alle altre e i ce�tri di q este sferette formano tanti
, � trian goli. La stessa cosa avviene con l'amo del pescatore. È un gancio pungente
Cosi nascono alcum pont.i di ferro e i tralicci dei pali
dell'alta tensione posto all'estremità di un filo sottilissimo.
della luce, tut�e st�tture, dette "reticolari" che semb
, . rano vuote ma in Il pesce rimane agganciato e, dopo, il pescatore, "facilmente lo stacca.
re_alta sono sohdissime e_ resis en issime perché godono
� � della proprietà del Anche i bastoni dei pastori terminano con una specie di gancio che ser-
tnangolo essendo fatte di tanti tnangolini riuniti insiem
e. ve per acchiappare le pecore e le capre agganciandole per una zampa.
L'unione ottenuta con il gancio è efficace ma provvisoria.
5) La funzione vivificante Ciò che è agganciato può facilmente sganciarsi.
Noi, che stiamo studiando queste funzioni, possiamo renderci conto
M?lti h�nno potuto osservare dei pesciolini morti e compararli che possono divenire più efficaci utilizzando un gran numero di forme­
ad altri
pesci che mvece sono vivi. funzioni elementari tutte uguali. Lo abbiamo visto nel caso del triangolo.
Le fo�e �� ques�i pesci sono le stesse eppure quelli viven Le strutture formate da tanti triangoli diventano leggere, resistenti, soli­
ti hanno
qual�osa m �m che h fa muovere, fa loro assimilare cibo e li dissime.
fa entrare in
relaz10ne attiva con l'ambiente. La stessa cosa avviene col gancio.
Analoga�ente, dall' sserva�ione comparata di un pezzo Esistono strutture formate da un grandissimo numero di ganci. Natural­
? di legno, di un
mattone, di una formica e di una piccola pianta è facile mente servono per unire provvisoriamente degli oggetti.
rendersi conto
che 1� cara�t risti�a �el�a vita è posseduta da alcuni oggetti Se andiamo dal barbiere, vediamo che, dopo averci posto addosso un
� e da altri no.
Gh uommi antichi ntenevano sacra la vita essendo un dono asciugamano a formare una specie di mantellone richiude al collo del
di Dio e
rap�resentavano questo archetipo, nelle scritture geroglifich cliente i due lembi che rimangono agganciati quasi magicamente.
e, come un
ommo che s�lleva le braccia verso il cielo a pregare e a ringra Se noi vogliamo osservare bene queste due zone della tela che si aggan­
ziare Dio di
averlo reso vivente. ciano tra loro, vediamo che in esse sono state unite delle strisce di mate­
Per quest_o la vita è divenuta anche il simbolo del Verbo ria plastica che, osservate con la lente, mostrano centinaia di piccolissimi
, della fede,
de!la p�eghiera, del suono, cioè della vibrazione, della pulsa ganci.
. zione ("in
pnncipio erat verbum"). Premendo queste due strisce i gancetti si uniscono tra loro provvisoria­
È facile constatare che le caratteristiche della vita non risied mente, fino a quando un forte strappo ne provocherà lo sganciamento.
ono soltan­
to nel movimento. Ma attenzione, mi raccomando. Non dobbiamo pensare che tutti i gan­
Un robot non potrà mai essere paragonato a un uomo. ci siano fatti di materia solida.
Abbiamo già visto come le forme-funzioni possano essere fatte anche di
6) La funzione portante o congiungente luce, di materiale liquido e perfino di cose invisibili e impercepibili.
Ebbene, un gancio che tutti hanno adoperato migliaia di volte è costi­
Se noi prendiamo due fogli di carta e li vogliamo unire tra tuito dalla lettera E (nella lingua italiana).
loro,--possia-
70 71
Se noi scriviamo il nome: Paolo e vicino scriviamo la parola Francesca, vesse mandata giù il dio Marte. · ·· .
questi due vocaboli rimangono indipendenti. Questo scudo di Marte lo chiamavano Ancile e i solda�i romani �rano
Se invece mettiamo tra loro la magica lettera E, ecco che Paolo e Fran­ bravissimi nel proteggersi dalle lance e dalle saette nemiche con 1 _ lor�
cesca rimangono agganciati, cioè uniti temporaneamente. scudi copiati da quello di Marte, che si conservava in un temp10 d1
Più diffic1le è capire che anche il tronco ha la stessa funzione: serve ad Roma. . _,
unire rami o arti. S�pevano moltiplicare per cento e per mille questa forma_ e cosi la ren­
devano più efficace (come abbiamo visto per il caso del tnangolo� acco­
7) La funzione "Frenante" stando tra loro molte decine di scudi con cui formavano la cosiddetta
"Testudo".
Questo segno si potrebbe anche chiamare Alt, oppure Stop. · Questa parola vuol dire testuggine o tai:tarug� �er�hé il guscio di una
Infatti con esso si arresta il tempo e quindi il moto delle cose. È l'ar- · tartaruga sembra fatto da tanti piccoli scudi ravv1cmat1.
chetipo della Eternità. .· _Così quei guerrieri creavano una grande pare�e che �r� come . una diga
. Tutti abbiamo visto al. cinema fÙmarsi l'immagine sullo seherm o. di protezione e potevano avviçinarsi alle mura d1 una c1tta assediata men­
Un tuffatore che si getta dal trampolino può apparire così addirittura tre dall'alto i nemici lanciavano miriadi di frecce.
sospeso a mezz'aria. . · Però non dobbiamo pensare che questa· foqna-funzione sia sempre ra­
Anche· 1'uomo che pensa a un determinato fenomeno può raffigurarsi il lizzata con materiale solido.
tempo che si arresta e in questo modo può rendersi conto meglio di come Facciamo· un'�sempio: ·
avvengono le cose. Dalla osservazione comparata di una presina del tipo che usano le don­
Questo archetipo è dunque una �ittoria sul tempo. ne in cucina di una palpebra di un'occhiò ·e di una tabella che· contiene
Con esso chi è giovane non invecchia mai. le norme di �icurezza contro i pericoli dell'elettricità, possiamo facilmen­
Chi fa un salto può · �imanere stacc�to dal suolo. Chi beve un sorso te renderci conto · che questi oggetti hanno una caratteristica in comune:
d'acqua può berlo per sempre. servono a proteggerci - da certi perico�i.
Questa funzione è molto u�ata dagli scienziati pbr rendersi conto dei fe­
nomeni complessi (loro dicono: "poniamo uguale· a zero la coordinata T
che esprime il tempo).
9) La funzione cedente
Naturalmente questa forma frenante è la nemica dei nostri orologi.
Gli antichi Egiziani ritenevano che questo segno fosse sacro al dio Osi­
ride. È l'archetipo di tutto ciò•che si lascia penetrare, non òpponendo_nessu�
na · resistenza alla penetrazione. · ·
Questo dio era chiamato anche: "Il dio dal cuore fermo" ed era simbo­
lizzato da una torre di granito che poi venne chiusa dentro alla grande pi­ È una forma rappresentabile con un foro (per esempio la cruna di un
ramide di Cheope. Vi ricordate che cosa vuol dire "simbolizzato"? Pensa­ agÒ) che si lascia penetrare anche da un ·semplice e_ tenerissimo filo. . _
te alle due mezze palline, alle due me_zze verità, l'una rappresenta il dio Abbiamo già effettuato prove pratiche di resi�tenza alla penetraz10ne e
Osiride, l'altra la torre di granito. È chiaro? ne abbiamo parlato a proposito della durezza.
La ·forma che si lascia _ penetrare e la forma penetrante sono comple-
mentari cioè si còmpletano a vicenda.
8) La funzione proteggente o isolante Se n;i prendiamo un. chiodo, lo conficchiamo in un assicella di -legno
ed infine usando una tenaglia, lo estraiamo, rimane un buco che ha la
Gli antichi chiamavano "Scudo" questo segno. Per i romani, addirittu­ forma ug�ale �a complementare .a quella della punta del chiodo: il vuoto
ra, questa forma era sacra e si diceva che fosse caduta dal cielo _e che l'a- · corrisponde al pieno.

72. 73
10) La funzione riducente
Facendo questa considerazione gli antichissimi artigiani hanno scoperto
_
u siste�a sem�l�ce per f�bbricare punte e pugnali, utilizzando una lega ire un punto.
� È un archetipo che impicciolisce le cose fino a farle diven
di matenale fusibile come Il bronzo (lega di rame e di stagno) funzione.
Fa?bricando con lungo e accurato lavoro un pugnale o �na punta di Tutto ciò che si contrae e si concentra segue questa
Se questa concentrazione è istantanea può chiam arsi "implosione".
freccia, lav�randola e lev�g ndola dal pieno, una volta ottenuta questa to molto grande,

pu�ta che e costata all, artigiano tanta fatica, si poteva ottenere, in modo Anche il disegnatore che deve rappresentare un ogget
nto che, spinto al
rapido, �n� gran quantità di altre punte uguali. Bastava conficcare la disegnandolo su un foglio, utilizza questo procedime
punta ongn�ale (che faceva da modello) in un blocco di argilla che poi massimo, ridurrebbe tutto l'universo ad un puntino.
di di punti lu­
_ _
ve�iva solidificato per mezzo della cottura. Dentro a questo foro veniva Quando noi spengiamo il nostro televisore tutte le miria
e diven tano un'unico
POI versato del br�nzo fuso per poter, una volta raffreddato questo mate­ minosi che formano l'immagine si concentrano
o dello schermo.
_ puntino che rimane accesso per un certo tempo al centr
nale, otte�ere rapidamente la punta desiderata. Questo procedimento è · avviene il proce­
detto "fusione". Naturalmente quando invece accendiamo il televisore
de.
Attualmente viene eseguito in stampi di terra refrattaria (cioè resistente dimento inverso e il puntino luminoso si allarga e si espan
de la form a dell'e spansione.
al calore) oppure di metallo. Quindi, a questa forma riducente, corrispon
no rappr esent are con
Qu�n�o gli stam�i sono composti di · due metà, prendono il nome di Queste due forme-funzioni complementari si posso no dal
con un punti
_
conchiglie (fusione m conchiglia). un puntino verso il quale convergono tante frecce o
Antichi artigiani abilissimi si sono resi conto che con questo sistema si quale si allontanano le frecce.
altre.
potev�no fondere solo oggetti di forma tale da poter essere facilmente Questa funzione, come sempre succede, può agire sulle
lo. Una tazza può diventa-
estr�ttI dallo stampo. �llora, ragionando sulle funzioni semplici, hanno Ad esempio, un foro può diventare più picco
capito che potevano agtre con un sistema diverso. re una tazzina.
Potevano realizzare il modello con una sostanza facilmente lavorabile
come la cera. Su questo modello di cera veniva colata una pasta di tenero
gesso che si induriva da sola. 11) La funzione penetrante
Poi, con un ago venivano fatti alcuni fori e quindi veniva riscaldato lo zione comparata di chio­
stampo contenente il modello. Abbiamo già visto in che modo, con l'osserva
o della natura si possa fa­
All��a la cera si fondeva e il liquido usciva dai fornellini. Attraverso un di, spilli, aghi e di oggetti appartenenti al regn
gente e penetrante.
foro pm grande, posto superiormente allo stampo, si poteva colare il me­ cilmente arrivare alla scoperta della forma pun
cioè da frecce che sono il sim-
tallo nello stampo stesso che, una volta rotto, metteva alla luce l'oggetto Le forze sono rappresentate dai vettori e I
fuso. bolo della forma pungente.
si può definire resistenza
Tutto questo era ottenuto utilizzando la corrispondenza tra la forma Abbiamo visto che la durezza di un materiale
penetrante e la forma penetrabile. alla penetrazione.
una forma pungente.
,:\nche questa funzione può dar luogo a varie strutture, naturali ed arti­ Tutto ciò che ha lo scopo di penetrare assume
to trasformare la mate­
_
ficiah. Il modulo (cioè la forma elementare ripetibile) è un semplice foro e Siccome l'uomo, nel corso dei millenni ha dovu
prat e a superare stati di
ici
la struttura è tutta bucherellata o forellata. ria, per renderla adatta a risolvere problemi
è avvenuta in vari modi: o
Così sono fatti i filtri, i recipienti colapasta e perfino le testine buche­ bisogno o di necessità, questa trasformazione
deformare, oppure lavoran-
rellate dei rasoi elettrici. plasmando i materiali plastici che si lasciano
È abbastanza facile trovare esempi simili anche in molte forme della do i materiali che non si lasciano deformare.
· della forma penetran-
natura. Queste ultime lavorazioni si basano sul principio
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te e cioè del "cuneo". A proposito della Forma Misurante e dell'uomo che misura tutte le
Esistono moltissimi utensìli che hanno forma pungente e che si posso­ cose, è interessante raccontare una antica applicazione di questa funzione
no paragonare alle unghie delle mani e ai denti canini. fatta dai romani che, a loro volta l'avevano appresa dagli Etruschi.
Qu
. esti utensìli devono essere realizzati con sostanze più dure del mate­ Quando un esercito romano avanzava in un paese sconosciuto gli uo­
nale da lavorare. mini che effettuavano questa marcia di conquista erano
preceduti da alcu­
Anche �uesta volta dobbiamo considerare che la forma pungente può ni soldati che camminavano con gambe tese, sfor
biciando e lanciando
ess�re re�hzzata non solo con sostanze solide ma anche liquide e perfino strane grida ogni tanto. Si potrebbe dire che il famoso "passo dell'oca"
areiformi. dei soldati germanici e il passo di parata di molti eserciti sia copiato da
Esistono apparecchi per fare iniezioni che non utilizzano un ago di me­ quei particolari movimenti degli antichi soldati romani. Naturalmente in
tallo. La �ostanza da iniettare, che è liquida, esce dall'apparecchio con epoca moderna si è perso il significato tecnico di qui
passi cadenzati che
una pressione tale da trasformarsi in un ago liquido durissimo, tanto da sono divenuti una specie di rito militare svuotato da ogni significato pra­
p oter penetrare attraverso la pelle. tico.
Es�st?no, c�me si è detto, str utture sia naturali che artificiali formate da Ebbene, vi erano alcuni soldati, tutti di eguale statura, che in fila, ap­
moltissi �e di queste forme pungenti tutte uguali (ad esempio le strutture
_ poggiati gli uni agli altri, marciavano misurando il terreno col compasso
a�hiformi della corazza dei porcospini e dei ricci, le strutture chiodate de­ delle loro gambe.
gh scarponi da ghiaccio ecc.). Dietro a questi soldati vi erano altri uomini che tenevano in mano una
tavoletta cerata e uno stilo.
12) La funzione misurante Questi uomini erano divisi in alcuni gruppi: gli uomini del dieci, gli
uomini del cento e quelli del mille. Ogni dieci passi scanditi dalla prima
È più alta la torre EIFFEL o la cupola di S. PIETRO a ROMA? fila gli uomini del dieci facevano un segnetto sulla lavagna. Ogni cento
Per poterlo sapere esattamente non dobbiamo far altro che misurarle passi gli uomini del cento tracciavano il loro segno. E quando un miglio,
Se no� e��stesse la possibilità della misura noi dovremmo, per poter dir� cioè mille passi, era stato percorso dall'esercito in marcia, gli uomini del
no p oi passate ai
quale e pm alta delle due costruzioni, averle vicine e confrontarle. mille tracciavano il loro segnale. Queste notizie veniva
Ecco perché sono così comodi e importanti gli strumenti di misura È geometri e ai geografi militari che costruivano le mappe e le carte geogra­
più �acile viaggiare con un metro che trasportare una cupola. fiche.
Dicevano gli antichi filosofi che l'uomo è la misura di tutte le cose E
infatti, anticamente, questo archetipo era rappresentato da un omino �he
sembrava un compasso e se ne stava con le gambe unite verso l'alto la 13) La funzione informe
testa in giù e le braccia allargate a misurare il terreno come un comp;sso
umano. Questa funzione rappresenta lo stato liquido della materia. Rappresenta
Questo simbolo, questa mezza verità, nasconde un altra mezza verità. anche l'ambiente.
Ecco il segreto: le cose che l'uomo costruisce devono essere fatte a mi­ Quando il bambino nasce, si allontana dall'ambiente liquido che prima
sura d'uomo. La città, la casa, la stanza che non è a misura d'uomo di­ lo accoglieva ma il liquido, per il bimbo e poi per l'uomo, rimane simbo­
venta un luogo di tortura e perfino di morte. lo di nutrimento e di benessere.
A?biamo visto che tutte le cose possono crescere, diminuire e moltipli­ Nell'antichità questa funzione è stata rapp resentata con linee ondulate,
ca�si, pur mantenendo la loro forma elementare. le onde del mare.
E proprio la funzione della misura a rispondere alla domanda: "Quan- Se potessimo vedere le particelle elementari di un liquido, quelle che i
to?" chimici chiamano molecole, vedremmo che sono disposte non troppo vi-

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cine le une alle altre ma hanno una cert
a libertà di movimento.
Il liquido dunque può prendere qualsia essa, la struttura, formata da tanti quadrilateri, sarà tutta snod�ta.
si forma.
Nel caso della forma "contenitrice" il Così nascono quelle serrande dei negozi e le porte scorrevoli che posso­
liquido assume, naturalmente, la
forma complementare, penetrando in essa no articolarsi e cambiare di forma.
.
Abbiamo visto in che modo gli antichi
artigiani hanno reso liquidi i
metalli e hanno sfruttato, con gli stam
pi di fusione, questa complementa­
rietà. 15) La funzione comprimente
Questa funzione può entrare in relazion
e anche con le altre. Ad esem­
pio, in un lago artificiale, il luiquido, Il martello schiaccia. Il maglio, che è un · martello automatico, schiac-
cioè l'acqua, è trattenuto dalla fun­
zione dello scudo, cioè da quella form cia. Così pure la pressa e anche la morsa.
a isolante che, in questo caso, si . .
chiama diga o paratoia. Ma questi tipi di ·schiacciamento avvengono m modo �1verso:
Per mezzo dell'osservazione scientifica . .
ci si può rendere conto che la Il martello e il maglio schiacciano con grande veloc1ta_ e funa d1 colp1.
materia, può passare da uno stato all'a La· pressa invece schiaccia lentamente e con grandissima forza. L� mors�
ltro (per esempio un liquido può ,
divenire solido per congelamento e un schiaccia pur rimanendo addirittura ferma. In altre par?!e, 1 azione �
solido può divenire liquido per fu­
sione). questa ·funzione semplice è sempre la stessa pur. essendo pm o meno rapi-
Queste trasformazioni, che si chiamano da
"fisiche", lasciano inalterata la
sostanza. G!i antichi rappresentavano questo archetipo con un �estello che era
L'acqua, quando gela è sempre acqua, adatto a pestare dei semi. Avevano scoperto questa funzione osservando
sotto fo� a di ghiaccio.
_ bene i denti dell'uomo e degli animali.
Il dente schiacciatore per eccellenza è il molare.
14) La funzione trasformaòie Quando l'uomo primitivo, con le pietre, h� imitato la forma d1 questo
dente, sono nate le mole, le macine e 1_ frant?1.
Vi è una forma che gli anti�hi chiamav . , . , .
ano "Rombo" oppure "Pesce", Prima di essere lavorata dalle presse e dai frant01 1 oliva e stata schiac­
che può mutare in continuazione. ciata dai denti dell'uomo: i molari.
Abbiamo detto, parlando delle forme, Ed ora dobbiamo fare una triste considerazione.
triangolari che, aggiungendo un
lato ai triangoli, questi perdono la loro Molto spesso l'uomo fa un uso malvagio di questi archetipi che, in sé
caratteristica rigidezza e invariabi­
lità. stessi, non sono né buoni né cattivi ma solamente "veri".
Se noi prendiamo quattro listelli di legn Ad esempio, con un punteruolo, che è stato creato per �erforare un le­
o o di cartoncino rigido e ne _
uniamo le estremità con perni o chiodini gno, può essere uccisa. una persona. Nel cas? dell'archettpo eh� stiamo
, otteniamo un quadrilatero, un
rombo e · se cerchiamo di far cambiare considerando, una mola male usata può d1vemre_ uno strumento d1 °:1o�e.
forma a questa figura geometrica ci
accorgiamo che ottenere il cambiamento La parola "immolare" ce lo indica. Immolata è a�punto �na v1tt��a
è facilissimo perché la figura è . .
estremamente mobile, snodata e quindi che veniva schiacciata tra due grosse pietre da uomm1 malvagi che uttliz­
trasformabile.
Per questo, fin dall'antichità, il rombo zavano questo supplizio. Vediamo così che molte armi dell'uomo sono
è stato considerato una figura sa­
cra: il grande trasformista. nate da strumenti di lavoro.
Gli uomini si sono accorti che tutto, al La punta di ferro del vomere d'un aratro può fare �el b�ne. I� solco che
mondo, cambia.
Vi è un principio fondamentale che dice produce nel terreno è una ferita benefica. In essa s1 puo semmare e da
: "Nulla si crea e nulla si di­
strugge ma tutto si trasforma". essa può spuntare il grano.
Se noi prendiamo questa forma snodata . .
e creiamo una struttura con La spada è copiata dal vomere ma la sua punta produce fente mortali.

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16) La funzione collaborant� (copulare) sario, che un dato oggetto è indispensabile.
Abbiamo già parlato di questo argomento quando si è fatto notare
Le cose non sono mai sole ma esistono insieme ad altre cose e tutte . come sia pericoloso� nell'osservazione degli oggetti fermarsi alle appare�-
sono legate tra loro, accoppiate. ze.
� Quando questo legame è molto strettò ed evidente si dice che le cose si
corrispondono e_ che si ha reciprocità e cioè un'azione scambievole.
Parlando delle funzioni semplici abbiamo detto che ad una forma pene­ 17) La funzione espandt:nte
trante corrisponde-una °forma adatta aèLessere penetrata..
dimen-
Parlando del simbolo abbiamo detto· che, ad una .mezza pallina corri­ Questa funzione ingrandisce le cose e tende a farle diventare di
sponde l'altra mezza. · sioni infinite.
.
Le cose spesso s_ono come tante stazioni trasmittenti e riceventi. Se questo ingrandimento è istantaneo può· chiamarsi "esplosione"
esenta re uri oggett o molto piccol o,
.
Gli uomini antichi hanno rappresentato questa funzione della corri­ Anche il disegnatore chè deve rappr
sponçlenza con due occhi unjti da un gancio. Infatti i due occhi sono la disegnandolo su un foglietto, utilizza questo proce dimen to.
stazione trasmittente e ricevente per eccellenza. Questa funzione, come sempre succede, può agire sulle altre.
stes-
Nell'occhio si forma l'immagine di uri oggetto e questa immagine corri­ Ad esempio, un �oro può diventare più grande pur mantenendo la.
sponde all'oggetto. Ma gli occhi funzionano .bene solo in coppia. sa forma.
di as
- Un poeta francese s�risse una poesia intitolata "Corrispondenze" e in -È l'archetipo dello stato gassoso o aereiforme peéhé le ·molecole � -
, abbiam o scope rto le funz10
questa poesia diceva eh�, nel grande . tempio .della natura, tutte le cose. si tendono ad espandersi. Così,. a questo punto
soli-
corrispondono: suoni, colori e odori si rispondono tra loro in una armo­ ni corrispondenti ai quattro stati della materia (stato energetico, stato
nia universale. E noi ora stiamo scoprendo che queste funzioni così sem­ do, stato liquido e. stato.gassoso). . . ·
plici e meravigliose sono -il .Iegam·e di tutte le cose. Se su una sostanza liquid a faccia mo agire la nos, t ra funzio ne dello stato
he dei
Abbiamo visto che può esistere mi metallo pungente ma anche un li-. gassoso ecco che il liquido comincerà a godere·'delle caratteristi�
te la unzio ne dello stat�
guidò pungente e sono egualmente pungenti gli odori acri, i suoni acuti, i gas, ad evaporare e ad espandersi. Analogamen :
o o tenden do a li-
colori penetranti e certi sapori.·in questo modo, dunque·, le funzioni agi­ liquido agisce su un solido facendolo diventare plastic
scono su tutti i sensi dell'uomo_. quefarlo.
Non solo, ma agiscono anche sul suo pensiero e possono modificare · ·
·
questo pensiero.
Occorre· fare molta attenzione: nel mbndo moderno vi sono persone 18) La funzione tagliante
senza scrupol� che · cercano di �odificare i pensieri della gente e soprattut­
che ta­
to dei giovani e dei giovanissimi, che sono i più facilmente influenzabili, . Gli uomini antichi l'hanno scoperta osservando i denti incisivi,
per ottenere vantaggi. Usano gli archetipi- in modo malvagio. gliano incidendo.
Questi uomini pericolosi. vengono spesso denominati "persuasori occul- I primi ·arnesi in pietra dell'uomo antichissimo, cop�ati - dai denti, ave-
ti". vano un angolo tagliente di forma identica a quella degli incisivi.
Possono essere uomini politici che cercano di far rivivere 1dee violente Tutti gli utensili che servono a tagliare hanno questa forma.
.le
o pericolose. Si possono tagliare oggetti e materiali ma si possono tagliare anche
Possono essere industriali che cercano di smerciare prodotti dannosi al­ parole e i pensieri.
sul
l'uomo ma molto vantaggiosi per loro. Così_ spesso, la gente· si avvelena Una cesoia può tagliare la lana delle pecore ma possiamo trovare
che viene fatto in un
con le proprie mani perché è stata persuasa che un dato prodotto è neces- vocabolario anche la parola "cesura" ed è un taglio
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verso di una poesia oppure durante l'esecuzione di un brano musicale. La Gli antichi rappresentarono questo archetipo con un simbolo che raffi­
musica, per un attimo, viene sospesa, la melodia rimane tagliata come gura una corda o un gomitolo, oppure la coda di un animale.
dall'azione di una cesoia.
Abbiamo già visto, purtroppo, che molto spesso l'uomo ha usato queste
funzioni a fin di male. Nel caso della forma tagliente tutti conoscono la 20) La funzione perfezionante
terribile utilizzazione della cesoia per tagliare la testa alla gente. Ne è
nata la ghigliottina, così chiamata dal nome del suo inventore, il dott. È il simbolo della bellezza. Ci fu un pittore che era così soddisfatto di
un suo quadro, (rappresentava una bellissima madonna), che volle ag­
Guillotin, professore di Anatomia, che fece adottare il terribile strumento­
ed era convinto di averlo fatto a fin di bene perché i condannati avesser� giungere un tocco finale: l'emblema, cioè il simbolo, della perfezione: di­
sofferenze minori. pinse nella parte superiore del quadro una sferetta appesa ad un filo.
Qualcuno crede che sia buona cosa, tra due mali, scegliere il male mi­ La sfera è una forma perfetta. Se prendiamo un pallone un pò sgonfio e
nore. Molto spesso, però, facendo così si cade proprio nel male maggiore. tutto schiacciato diventerà perfetto solo quando, gonfiato, avrà di nuovo
La terribile macchina del dottore francese divenne uno spettacolo con­ la sua forma sferica.
siderato divertente e la gente faceva la coda per prendere i posti migliori -Analogamente, ogni figura geometrica aspira a questa perfezione. Un
e assistere all'orrendo taglio delle teste umane! triangolo qualunque diviene perfetto quando i tre lati sono uguali (trian­
golo equilatero).
Una forma anulare è perfetta quando diventa un cerchio.
19) Funzione legante
Un contenitore è atto a contenere la magior quantià di liquido se assu­
me la forma sferica.
Legante è tutto ciò che lega. Anche la colla è un legante. Gli uomini antichi rappresentavano la perfezione universale con una
Questa funzione rappresenta l'unione stabile delle cose. Abbiamo visto sfera contenente una croce formata da due diametri perpendicolari.
Questa sfera rappresentava il contenitore di tutti i contenitori e cioe l'u­
eh� per unire, ad esempio, due fogli di carta possiamo, se vogliamo una
niverso coi suoi punti cardinali, ma non terrestri ma "cosmici".
umone temporanea, usare una ,molletta che li aggancia. Se invece voglia­
Gli archetipi che noi stiamo studiando sono semplicissimi e perfetti.
mo una unione stabile, dobbiamo incollare o legare stabilmente i fogli tra
Tuttavia quando entrano in combinazione tra di loro, a formare delle for­
loro.
me complesse sempre più complicate, ecco che assume una grande im­
Il pastore che ha agganciato col suo bastone ricurvo la capretta che
portanza questa funzione deHà bellezza. Così, ad esempio, un mobile per­
s�appa e la vuole tenere stabilmente ferma in un dato posto, la lega. Pos­
fettamente funzionale (e cioè•er�alizzato con gli archetipi giusti) diventerà
siamo legare tra loro degli oggetti, delle cose . materiali, ma anche delle
di maggior valore se sarà anbhè'.'àrtnonioso, dotato di belle linee, di forma
persone.
perfetta. Ecco dunque che l'arte può collaborare con la tecnica.
Con la parola "Filo" i Greci indicavano un legame sentimentale. Ad
Vi sono progettisti, disegnatori tecnici, che sono anche veri artisti e cu­
esempio, cotone idrofilo significa che questo materiale è "amante dell'ac­
rano l'estetica della forma, cioè la bellezza. Nascono dalle loro matite og­
qua" e cioè si imbeve facilmente.
getti meravigliosi sia dal punto di vista del funzionamento che da quello
Se io scrivo la parola ''piano" e la parola "forte" questi due vocaboli
dell'armonia delle linee: oggetti estetici e funzionali.
rimangono staccati.
Se li unisco più strettamente, scrivendo le due parole una di seguito al­
l'altra, avrò un vocabolo unico: "pianoforte". 2l)La funzione traslante
I due nomì così sono legati, non più agganciati e questa unione è stabi-
le. � È il segno del moto rettilineo.
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Una sola forza agisce sui corpi t,endendo a spostarli in linea retta. 22) La funzione resistente
Una delle caratteristiche di una forza . e la retta di azione. Moltissime
cose al mondo si muovono in linea retta. ,·'Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria".
L'astronomia ci dice che anche la nostra terra, oltre ad un movimento Se nel gioco del tiro alla fune leghiamo una deVe due estremità di una-�
di rotazione è dotata di un movimento di traslazione. Traslare vuol dire, corda ad un robusto albero, all'azione dei ragazzi che tirano l'altra estre­
appunto, "muoversi in linea retta". mità corrisponde la forza di reazione dovuta all'albero. Questa forza si
Sembra impossibile ma le miriadi di movimenti di tutti i miliardi di chiama: "Reazione del vincolo".
corpi che si muovono possono ridursi solamente a due: una rotazione e Se consideriamo un quadro appeso ad un chiodo piantato nel muro eb­
una traslazione. bene, questo chiodo, in realtà, si comporta come la mano di una pe�sona
Abbiamo già scoperto la funzione della rotazione ed ecco ora quella che "tiri" verso l'alto mentre il quadro, col suo peso, per la forza d1 gra­
della traslazione: sono due soltanto, ma, sono capaci di far muovere tutte vità viene "tirato" verso il basso. Le due forze si fanno equilibrio.
le cose dell'Universo! All'azione corrisponde la reazione del vincolo.
Ed ora: un pò di magia! Esistono dei pescatori, sulla costa dell'Africa Questa legge vale sempre. Così, se io do un pugno nel muro, mi faccio
vicino alla grande isola del Madagascar, che adoperano questa funzion� male perché, contemporaneamente il muro colpisce il mio pugno.
per catturare i delfini. Ed è una legge morale e cioè vale anche in campo spirituale. Dice
Tutti sanno che il delfino è un animale molto simile all'uomo. Gesù: "State attenti. Chi di spada ferisce, di spada perisce".
Allatta i suoi piccoli ed è quindi un mammifero e il suo cervello è per­ Vincolo significa: "Cosa legata".
fetto e complicato come quello dell'uomo. La materia l'ambiente, lega l'uomo. Spesso queste reazioni dei vincoli
Si direbbe quindi non un animale · qualsiasi ma quasi "una specie di uo­ sono utilizza;e nella tecnica. Pensiamo ai motori a reazione. Per capirli
mo" che da milioni d'anni ha deciso di vivere nell'acqua adattandosi a facciamo l'esempio del contraccolpo di chi spara un fucile. Il proiettile
poco a poco a questo ambiente. Ebbene, questi pescatori africani, non te­ parte in avanti mentre il calcio del fucile parte all'indietro e può anche
nendo in nessun conto le considerazioni che noi stiamo facendo, cattura­ gettare a terra lo sparatore.
no i delfini con la magia. Così negli aviogetti una massa fluida viene sparata all'indietro mentre
Ogni forma-funzione semplic� corrisponde a un suono particolare. l'aviogetto si sposta, velocissimo, in avanti. Questa reazione dei vincoli,
Quando i pescatori avvistano un branco di delfini che sta nuotando al cioè questa resistenza dovuta alla materia, è stata rappresentata, nell'anti­
largo, aspettano che nei loro movimenti, ad un certo punto, si trovino in chità, con un simbolo doloroso: la croce.
direzione della riva ed ecco che cominciano a cantilenare un suono magi­ Questa resistenza è valida in tutti i campi. V�diamo il suo signific�to
co. Così i delfini sono costretti a traslare e cioè a nuotare sempre nella .
nel campo dell'elettricità effettuando l'osservaz10ne d1 una lampadma
stessa direzione fino a quando arrivano ad insabbiarsi e i pescatori li fini­ elettrica.
scono a reandellate o a colpi d'arpione. Per trovare in essa la parte principale, come sempre, dobbiamo cheder­
Quando noi, con un compasso, disegnamo cerchi sempre più grandi, ci: "A cosa serve la lampadina?"
.
diamo alla matita del compasso sempre più le caratteristiche della trasla­ - A illuminare! quindi la parte principale è la luce, poi, in ordine d'im­
zione_ e sempre meno quelle della rotazione. Se il compasso;tutto aperto, portanza, viene subito la resistenza ed in fine il contenitore <.energia elet­
fosse infinitamente grande, la punta della matita percorrerebbe una retta trica, resistenza e ampolla).
ed il moto sarebbe di traslazione. L'energia elettrica, attraversando un sottile filo d'acciaio al tungsteno
Gli uomini antichi rappresentavano questa funzione con una nave che (sostanza che rende l'acciaio adatto a resistere alle altissime temperatu�e),
_
spinta dal vento, procede in linea retta. in un certo senso, incontra una grande resistenza, come se t1 filo soffnsse
e da questa reistenza, da questa sofferenza della materia, nasce l'effetto lu-

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minos?. c�sì quest'ultimo archetipo che completa la serie dei 22 segni
I
_ . LA IDEAZIONE E LA PROGETTAZIONE:
�erav1g�10s1 c1 da �n insegnamento: la sofferenza nasce da errore e, se ca­ SINTASSI DEGLI ARCHETIPI
�1ta� puo essere_ u�Ile ; da essa nasce la luce (materiale O spirituale). Dal­
I ultimo segno si ntoma al primo!
Sono solamente ventidue le forme -funzioni che hanno permesso la Studiando la lingua italiana noi apprendiamo la grammatica che è, ap-­
creazione di tutto l'universo? punto, lo studio della lingua.
Si è cerc�t� I� ve�titre�sima ma si_è visto che ricade sempre nei venti­ Le due parti principali della grammatica sono:
d�e �r�heti�i d1 cm abbiamo parlato. Attraverso questi simboli meravi­ La Morfologia, che studia le forme cioè le parti della parola e la Sin­
ghos1 I Infimto Artefice ha progettato tutto l'Universo. tassi, che ci dice in che modo le parole si uniscono tra loro a formare la
frase.
Quindi la grammatica si occupa delle lettere e delle parole. Analoga­
mente noi ci siamo occupati delle lettere dell'alfabeto del pensiero, facen­
done lo studio della forma (morfologia). Ora vedremo in che modo si
combinano tra loro queste lettere.
Prendiamo ad esempio la.Lettera - Punto, che abbiamo chiamato "Ar­
chetipoRiducente ".
Questo archetipo è come il puntino della lettera i.
Proviamo a combinare questa· funzione con quella della Traslazione; il
punto si muoverà in linea retta. Ed ora· combiniamo queste due funzioni
con quella della For�a-Misurante.
Ecco che il punto fermerà la sua avanzata ad una data misura. Così
non si otterrà più una retta ma un segmento. La lunghezza di questo seg­
mento sarà dosata dalla funzione misurante. Ed ora se aggiungiamo a
questo archetipo anche quello della Forma-Ruotante il punto, oltre a tra­
slare, ruoterà e nasceranno delle linee curve le cui formé saranno stabilite
e dosate dall'archetipo della misura.
Vi ricordate l'esempio dei soldati romani?
Il soldato è come un punto.
Avanti march!
E comincia la traslazione.
Alt!
E il nostro punto ha tracciato un segmento.
Fianco destr, avanti marchi.. Alt!... Fianco Sinistr!... Avanti march!
Il nostro punto traccia una linea spezzata.
Se il soldato, oltre a traslare, cammina girando, la linea diventa curva.
Ecco come nascono i segmenti, le linee e gli angoli. Quest'ultimi, riferen­
dosi al nostro esempio, si ottengono da una traslazione, una fermata, una
rotazione e quindi un altra traslazione, con fermata finale.

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Agli archetipi precedenti si è aggiunto anch
e q1;1ello della Forma Fre­ ruotare.
nante che abbiamo anche chiamato: "Stop".
�ossiam� ora pas�are alle forme piane. fondamentali che sono il_ Nasceranno così le forme solide o forme a tre dimensioni. Anche in
Io, Il quadnlatero e Il cerchio. triango-· questo caso·, le forme solide o tridimensionali possono essere divise in for:
·
me solide elementari (e cioè moduli). Si hanrio così le strutture modulan
Se prendiamo 1:1n segmento (ottenuto dal punto
detto) e Io facciamo ruotare, tenendo fisso
nel modo che abbiamo ��-
il suo centro otteniamo un Abbiamo visto che la carta quadrettata è u'na struttura il cui modulo è
cerchio dopo aver effettuato un mezzo giro . '
. · un quadratino. Anche un èu"o, che è una figura solida, può essere consi­
Se facciamo ruotare il segmento tenendone fissa
una estremità, ottenia- . derato una struttura il cui modulo è un cubetto piccolissimo. .
mo un cerchio dopo un- giro completo.
Faèend� invece trasl�re perpendic�Iarmente un T utte queste figure, sia piane_ che solide, possono essere considerate sot­
segmento otteniamo un to un altro punto di. vista �hé è legato alla loro costruzione e alla loro .re­
quadrato. Se costruiamo,. col sistema già detto
, tre segmenti e facendo sistenza. Possiamo cioè trovarne lo scheletro. È lo scheletro che fa si che
percorere a un punto un itinerario formato da
tre traslazioni che si inter­ il nostro corpo si sostenga. Se prendiamo ad esempio un rombo, basta_
rompono con tre fermate seguite da tre rotazioni
remo un tnan . nello ste.sso senso' otter- tracciare le ·due di.agonali per trovarne lo scheletro (struttura portante).
golo. ·
�I �uad?latero, il triang.olo, generalmente non sono figure perf Lo sanno bene quei -ragazzi che sono abili nel costruire aquiloni e eh�
n01 ncornamo all'archetipo della Perfezione, ette. Se mettono delle robuste cannucce lungo le_ diagonali dei rombi di carta.
ecco che il triangolo diventa Analogamente, la struttura portante di una form� solida come il cubo è
equilatero e il quadrilatero diventa un quadra
to� costituita dai tre piani perpendicolari tra loro che si i�tersecano al centro
Il cerchio, invece, è già perfett�>,. e difatti, com
e si è visto è il simbolo del cubo.
dell'archetipo della Perfezione. ·.
Tutte queste forme piane semplici pos�ono Un'altra considerazione possiamo fare riguardo alle forme ed è quella
ess�re ripetute e assemblate della simmetria.
(collegate tra loro) molte volte e in molti mod
i diversi. Ora che c_onosciamo le funzioni possiamo dire che, pr�ndendò una for­
Allora ogni figura semplice diventa un mod
ulo (questa parola vuol dire ma e facendola ruotare coll'archetipo della ròtazione attorno ad un asse
"piccolo element� di costruzfone"). Ad esem
pio la carta quadrettata è di simmetria, questa forma si rispecchia su se stessa e diventa una forma
una struttura modulare e il s
uo modulo è un piccolo quadra
ne ripetuto una grande quantità di volte.· tino che vie­ simmetn"ca. Questa simmetria si chiama "rotatoria". .
Co� queste considerazioni, che partono d�gl Vi è poi la simmetria "traslatoria" che si ottiene prendendo una forma
i arch�tipi, possi�mo dal 1
e faceildola_"muovere coll'archetipo della traslazione.
semplice, giungere al complic�to, da forme cono
sciute possiamo inventare Una canna .che nasce nell'acqua delle paludi, composta da segmenti
forme nuove.
Possiamo quindi "progettare" perché questa uguali da nodo a nodo, è un calssicC? esempio di simmetria traslatoria.
prola significa "inve�fare .
forme nuove o utilizzare in modo nuol'-o form Abbiamo visto molte forme nate dalle funzioni semplici. La Bionica, la
e già esistenti". In questo se­ scienza delle fomie naturali, ci offre una infinità di forme contrassegnate
condo caso noi trasferiamo una forma da u
n campo ad un altro e cioè . dal marchio di fabbrica clella natura. Molti progettisti hanno copiato que­
facciamo un trasferimento (transfert). -
Per fare ciò occore essere creativi, conoscere ste forme naturali per costruire macchine ed apparecchi adatti a risolvere
zare in molti campi diversi.
le funzioni e saperle utiliz-. problemi · umani.
. · Leonardo da Vinci voleva risolvere il problema di . una macchina che
Abbiamo visto in che. modo, con u na semplice
traslazione o rotazione facesse volare l'uomo. Scrisse sul suo grande .libro d'appunti: (Codice
dai segmenti lineari che hanno una dimensio
ne, si possa passare alle for� Atlantico): "Devo ricordarmi di osservare molto e moltq a lungo e co�
me piane che hanno due dimensioni.
· grande attenzione le ali dei pipistrelli, perché queste forme che merav1-.
Analogamente, possiamo prendere queste fornÌ
e piane e fa�le traslare 0 gliosamente funzionano, io devo riuscire ad imitarle".
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LE FORZE APPLICATE AGLI OGGETTI
Abbiamo così scoperto che per porre in movimento un corpo che è
fermo occorre l'azione di una forza. Questa azione si esercita lungo
s o alcuni oggetti abbiamo potuto fare una linea retta e in un determinato senso.
sco�e �:�:�t r delle interessanti Tale linea passa per il punto in cui la forza è applicata al corpo.·­
��;: portamento quando sono sottoposti a delle
meglio a deg� forze o Inoltre la forza può essere più o meno intensa.
Pertanto una forza è determinata conoscendo :
1) Il suo punto di applicazione (e abbiamo visto come cambiando il
punto di applicazione cambiano completamente le conseguenze della
Abbiamo scoperto che gli sforzi più sem
plici sono : forza: solo spostando il punto di applicazione la forza può provocare sul
corpo un'azione di torsione o di flessione anziché, ad esempio , di com­
1) la trazione;
pressione).
2) la compressione;
3) la torsione; 2) La sua retta di azione
4) la flessione; 3) Il suo verso.
5) l o sforzo di taglio. 4) La sua intensità (e si dice che una forza è doppia di un'altra
quando la sua azione può essere sostituita dalla azione di· due forze
b o poi scoperto la durezza, la fragilità uguali all'altra forza).
, la tenacia ed. abbia­
m.o ��fe!:1atO numerose prove di resistenza.
Considerando che il peso di un corpo non è altro che una forza (che
Vediamo ora di studiare meg1t· o que11e fo si chiama forza di gravità) si usa misurare le forze in Kg (è bene ricor­
. . rze che producono gli ef- dare che il Kg è il peso di un litro di acqua posta al livello del mare a
fetti che abb1amo riscontrato.
40).
Supponiamo di avere un ogg�tto sul piano Per rappresentare le forze graficamente si adopera un segmento che
del tavolo: vogliamo sposta­ termina da un lato con una punta di una freccia (VETTORE) e
re ques_to ogg�tt� dalla sua posizi one. . Pe
r ottenere questo spostament dall'altro con un puntino. Il puntino ci indica il punto di applicazione
su�pomamo d1 ncorrere a un filo (archetip .o
o "legante") eh t a, em re della forza; la retta su cui giace il segmento ci indica la linea di azione;
azionato dalle nostre mani senza che que o r v
ste tocchino l'ogget�o� il senso della freccia ci indica il verso della forza e la lunghezza del
a d�vremo fare? Naturalmente dovremo collega segmento ci indica la sua intensità misurata secondo una particolare
;t,all ogget re in qualche modo il scala in cui ad esempio un cm può corrispondere a un Kg oppure a 10
to o, �er �egli o dire, dovremo applicare il fil
;e� oggetto (archetip o ad un punto Kg. ecc. Questo vettore è l'archetipo della traslazi one.
o congiungente").
Per misurare le forze si usano apparecchi che si chiamano dinamometri
Supponiamo ora di avere collegato e f .
punto dell'oggetto ad. un pun . to del ftl. issato sohdamente questo e che sono in sostanza delle molle . aventi un'estremità fissa e l'altra estre­
. o p osto circa a metà dell mità sottoposta all' ?,zi one di trazione della forza da misurare, la cui inten­
lunghez�a del fil _a
o stesso, potremo ora distend
randolo m un senso oppure
ere il filo in rmea retta ti- sità viene misurata dall'allungamento della molla, che, fino a un certo
nell'altro. punto, è proporzionale all'intensità stessa.
Per costruire facilmente uh dinamometro potremo utilizzare una
Inoltre potremo esercitare una trazione molla che noi stessi p9ssiamo creare con del filo sottile (con diametro 3
più o meno forte. o 4 decimi di mm) di acciaio armonico che si trova in commercio. Tale
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!:il� �èi;,�;�VMPÌ�ç,'.��t�r�Qi�'�r��i�'�ijflt�ttf >� lè,�3 p pi m!t�Uo.<tJna
�·�ri��ij��a,nno:�d;�nell?:!�.:���,e�tremit� • e�>··�P.a
,,1,;1t,.·•·w?:,,,�. . .
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de!�!:f<J�ze �a misurare il, par:ti;re·•.4a.llo zero., . PQsizione<corrispondente.· al­
fa. molla nòn caricata da. p,esi.

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§!�E:ff<?:,.!JtPgq.·Ia,li11ç�d.t �Joµçil� foi:�e.i esçrçit�fe;d�� ·r�&a,z2:i. l'efl:çttp .i:ign
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. . . . · .· · · · · .

fi�è·•· .P?SS?no
· · • . . . .· .
. • •. · · .·
. .. ·· . .
· ·

�ss�re sostitµite ·• da .u1 na . forza unica proètucent� lo stesso foro. eff�tto •

. ·• e f(fl·��l�•··..�1�•· • .•s�rtso·•.· :��t�ari�• •·no� /a�11nett�no·· .·ds�Uap­


·,•·•�,�i���f�O�· •·.•·Hn •· c�.��,• ·sO�t�.PO.st?• ·.•·•alH.a�i?ne.·.•diC.·�u��te
a..•.. •..iPii �'�'·•i.rett�•.�, �,tf�i{f: rtr,t,};X��t�t�· •· fq�;e;e
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Quando il corpo viene considerato nel suo aspetto attivo si prende
Se il chiodo à cui la corda è collegata è pfantato molto vicino al
in considerazione la sua energia.
centro del disco occorre una grandissima (orza per far ruotare il disco
stesso. Quando invece un corpo viene considerato sotto il suo aspetto­
. . _Se invece il. ch�odo a cui la corda è applicata è fissato in posizione passivo si prende in considerazione la sua massa.
vicma a�la penf�na c;Iel di�co è sufficiente �na piccolissima forza per
ottenere la rotazione· del disco stesso. · · Massa ed energia sono dunque come le due facce di una stessa medaglia
.Abbiamo così scoperto che quando una forza agisce su �n corpo e sappiamo che, come esiste la legge della conservazione della massa, così
.
eh è in grado di ruotare attorno àd un suo punto (che è detto fulc;o) esiste la legge della conservazione della energia
� .
all azione provocata dalla forza si aggiunge l'azione provocata dal ful­ In natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Vi
cro (REAZIONE DEL VINCOLO) e quindi sul corpo agiscono in real­ sono trasformazioni che iriteressano la massa, altre che interessano
tà due forze e cioè una «COPPIA DI FORZE». l'energia.
Tale azione dipende non soltanto dalla intensità delle forze ma Abbiamo detto che una forza agisce su un corpo (e cioè sulla sua
anche dalla distanza delle loro rotte di aziòne. · massa).
·
Questa distanza si chiama braccio· della coppia di forze.
Vediamo· ora in che modo si manifesta questa azione su un corpo
Il prodotto dell'intensità di una delle due forze per il suo braccio è che è fermo e su ·un corpo che invece'"Si muove.
detto momento della coppia. · ·· .
Un corpo si dice fermo o in quiete rispetto ad un altro corpo se
Vedremo irr futuro nmportaQza di questi momenti negli organi almeno tre suoi punti (presi non in linea retta) non variano le loro
meccanici e cioè nelle p·arti in movìmento delle macchine. distanze da esso.
Rito�a�do alle funzioni-semplici, chiedi�moci: quali archetipi sono in- Vediamo ora di dimostrare come si comporta un corpo in quiete.
teressati � momenti delle coppie, oltre a quello della rotazione?
Sospendiamo ad un gancio, per mezzo di un filo ?. un corpo pesante
(àd esempio, un blocco di metallo). Inferiormente al blocco
appendiamo, per mezzo di due fili (dello stesso tipo del filo
L'INERZIA precedentemente usato), una maniglia al blocco stesso.

Afferriamo la maniglia dando un rapido strappo. Si romperà il filo


�bbfamo studiato le forze e le azioni che esse producono sui corpi.
semplice o il filo doppio?
Abbiamo dunque visto che ogni corpo può subire azioni da parte di
forze. _· Ci sembra naturale rispondere che si dovrà rompere il filo semplice il
Ma � sua v_o!ta· ogni �orpo può provocare azioni �u altri corpi. La quale oltre allo strappo deve sostenere anche il peso del blocco
stecca di un biliardo puo mettere- in azione una pallina: e in questo metallico. Invece non è così: è il filo doppio a cedere.
caso- la pallina subisce passivamente l'azione della stecca.. Ma a sua
volta 13; pallina può nel s�o moto urtare una seconda pallina
provocando attivamente un'azione su di essa. . Vediamo di renderci conto del perché.
In altre parole un corpo può contemporaneamente comportarsi in
·modo attivo e in modo passivo. · .
97
96
Stacçl1iamo il bl()cco. d�l gc1.n,cio ed appoggia111olo sulla·•·• superficie
liscia di un tavolo e, per mezzo ciel doppio filo e della maniglia,
ce.I"çhi�m()idi>PQdQii� iµoyitllento·J-Ja fermo,che· ·•era�.· ·Se procediamo
gra,duall)le11te riuscia,mp nel n9stro intento: se invece vogliamo otte.:­
.
µerne ij mqvime�t() per mezzoc.li. un brusco. strappo anche questa volta
U cloppiq filo si rOfJlPe�

QH-e�to {ellotne110 � be11 not�1.ai.·ca,l)lp�né\ri.iqualisanno.•. chè per


mettere . . .• in/ moto.· · una . .· .·.grossa campana >oçcorre agire con molta
gradµa,lità !11.entrè con un brusco strappo non si ottiene nessun risul­
tato.

Abbia1110 così. sc9perto utJ · importaete/ 1>1frncipio.· che••· si •· .· .può .. . .. enun-


. .
cìare•·in··modo•m91t() �empJ!ce.:5�· \J.l1P()WR9lle è<il1,q11.ietetende· . a restare
iri quiete».

Questa tend�tizà� dettalft��iia.èli• qtiiet�.


'{eqìamoi.ofà c<>sa·••SUcceclèiiìdun çprJ?Q çl1e.µéi))i.è .iti•quiete.

Prendiamo •un. grt>sso..·n1artello.• •.· �·':·.•e�,.•r�iMtee� •. ·


��.�··�Ot;Sa•·.e·.· •·Cli· ·.1110lti
colpi. e di molti �f:�rzi sfilial)l() d� ���� }1 ��R"t�§ q�,�� 5on1pl5tam�ryte.
tit
Poi, ...•afferrand8 lllaryico �}��f.�, <J� a��,��i!n1�:.t;.t�!��rn�11te. Iinpi· .
.· a
farlo. battere .·s��\!1i�e? �Jl:ÌJlf�,in�?? SR ll:Jlt!�Ye�� {ysi�t�nte. ·•·• •Illi•tal
modo il blocco
�L . rn
(ii .
�t�lJg��l\rn t
�y!f.:�?'f�7 !l�t3r?�!e:in. rnovirne11to
dall'alto· verso
discendere conil g'§ftprnancload. inl�f
forza ?f ��, ygi�, f()tte. l�!f w-er!rnFnto, • seguita a
i11filar�i. çQmRletamente sul manico.
Possiamo d411qt1edif:è clièi«llfl. potj:>9 i11 motQ tende a ·restare in
moto».
Ta1e .tendenza sichiama inerzia di.mdto..

P()tren1.n1o· •ì11gIJt�·•·$$pgf�I°e•. •·che •• i••· ·ç()roi • i1•. •!1-1gl?••·••· �f��?�·Q•·• •a .•··SP!1�Yt:y,re


una traiettoria r:�Hilim�a• reaget1do . .•çpn.yp.a. •• f9r�aiat�le'ça1n
• · ·
· · bJap-1 entq cli
.
traiettoria.

Questa · tendè#zà èdétta Jòrt� çijntrifqg�;


Ritornando àllè ftinzibbi-sériipÌi�l� èhiédjà.ru.Òci: qÙ.a}la.rchétìpi>sorio··.fo­
<

teressati alla. inèrzia e alla forza· cèntr!fuga?

99
ljfù�O· �l ��1ifi?ere. r��teps!.!,, .• I! lì?é<t. •.di
fare in modo elìe ql.lesta ·• forza; così
facilmenté tni'altr<1. forza� Là forza
. � 1�11� .Jll��th�p� s��pliò� si
a forza necessarià per vincereé�i� �e
ila re�
� pote11z�.

t1osson.ù .ap.punt◊··•••·· .essere.. talmente


Òrgano; çioè\ad un·. pézzo(solo. ·�

101
LALEVA

t�.Itr� i�}q�tanza./è•.µ11',altal�11a..>Èl��ta tiUaifµn;lione ruota.tlte,.(ar­


çhçtipQ. ·.çlella..rQt.�iQnç)�

t·tµtt.i·•.·�;�.ri�··

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�QJ:1Jl\PQ�fia, . .Qi�t��a.•11guale.qal.··Pe!J10\(Q . . c]Al . fuJcm).•·dçll':a1tc1le:na·çdhan7
110 p�sq .·ugua)e.

M:a. �� tlp ra.�a.:Z:�() pe�a. più d.çll'altro, prché J'a.ltalenta sia a:ncQra.1:n
equilibrio QCCQrre che ilragazzo più leggero sia posto pil) lo:ntflno dal ful".'
•· .?��•
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p�s��a.�p s!�l�v�re 1.111 �eso di un quintale posto a meno·· ·•di mezzo
metro dal fulcro dellà leva�

co111�. ··• ·•tµf\ì. ·.••$3.111J?.;...·..1a··· l�\ra..•• . JJ1.lÒ·· •·essere·• .•f'u.lcta1a• · iri··•·me,z1,o •.• (lev�. in��dissa· ò
dl Pfilll9.gep�r�); pµp iilplt,;� · fa
,�se.�e fµlqrata .clçt µI.la J?éll"te, .con forza. re�
sisteI11e appli?�t� i� :1P���Q t:! • fafql'Z:.fl .pptent�/�ppliç�ta. ali 'altra· estremità
.
(leva• (llsec911tJ<> g�ll�l'� 9·•.ipt�rresjst�nt�).

ApBiatl!?·ç?�}••· •�ç?:P�rt1•·. ·•�h�•· •·�\la.11<1�·•·p·�·a..·• fq��,.•i��ì��tr••· ·�\l•. ijp·•·· cprp· .?·.• �}1�
è . .. in··• ·Rfad? çli. IT:t!pJa.�e··•. ·• �ttq.r119/.a.cl· . . .·t11} �UQ.·J>Y!I�P.•· che•· .·•�· <l�tt?i· fµlsro
Fa��Pllri JJf9V?c,t� cial!f ·fçrta.• n<lt1 . dip�11�e. ��,t�11to o.a.U'Jt1J�p�ità. 9.7na
fpr?,a. �te�.�::1: ma anche dalla distanza tra il fulcro e la linea dL azione
della forza.

Infatti sappiamo chenetfulcrò viè Una secòhda forza (REAZIONE


DELVINCOLO)e sappiamo anche l'importa.nza>delbracciodella cop-.
pia . di forzè.
yr··• è•·eerò .•\ltl�éilt�o.•.·••fiPO··•·•?i··.f'trucola. ch�••·•· t•.•dettq.•·•··•�.ltrr�f�l,·•lJle,ile••.che ha
un��ireIJl() .della, [11g.� .�tta?c�to. �?i·.�.g .• ��gto. fi��Qélllf�tfe •g?te11za,· agi- l�·.
sFe ��ll'�ltfq·•·.f�tr��s/ e .•>1! \resi�tegfa·•·�����,·.S�� .fe�f?/�i���m .�fU • •Che• · ·SO­
stiene••· il· · ·pemo .• .9 . • a��e. deH�rçaquçola.· ·(arçhetipq•. • �1'.cqngiungente�.,);

QùèstàiCatrt1pqia·•.·•�1�ile•.·.�o.rtiè••·altrq·.•�lle··•Ìln.1ilev·a,•. ·intetf:esistente:·· .• in­


fatti•·. se consideriamodl diametro orizzontal· e· della ·carrucola ·vediamo
che tale diametro. è un segmento fì�s ato ad una· .estremità (per mezzo
della funeèhe è a.fta.cçata àlpµ11to>fisso) rnentreaU'altra.estremità del
segmento ·vienèapplièa.tala:J>0te11za..

�l 9en(r�. q�] $��!)1e,�t(). � ,�glic,taJ�. tij�ij!����· ����q� JI l?fcJ.fCiò de a ll

p�t�az:!•· 5 �Qg!l}g�d�t }?ra,�?19<t eAlla . re� �?J�gt�t �{���r?IcJ./ .• g}QPH! • •. . • � i

d'g9H�}n••fq���it,
• · g q�tr.�!•••J�PQfe11zcJ.\� µgµale/aHa•••IPçt��çlla•.>re§istçn�
za (ai:p1:i�tipo. unitlqa:11t�/o.J'eq11ilil:>rant�'');
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sostien� . .•la·· re�i�te?�a ·(cio�•· . •
C?fgo .·.�·�·· ·�olle��f�) ·• ·•.Fa·· .rot.e��a· ·· è
applicata all'estremità .di. una··mano!ena�llefa girare il ta111�ur�· giù
H·•· g��o·· ·•��l
. lunga èla manovella e più piccolo ilraggiodeltamburotanto piùquesta
111accllina sa..ràva11taggiosa.·e quindi capace di sollevare grandi pesi· con
piccoli sforzi.

A.�fll.�.•·I'�r��n, ••.�01!·••a11ro. che . .una,·•l�ra.·•·�����1�.••.•i�•·•.s?�fa�.�a.• u11. ·v�rri�


·
cello·. · il cui asse di· . rotazione . n on . . è. . o ·
rizzontalema• • · . verticale�· ·
. . . ·· ·:..:.-::· ::..,,: . .... : :.:- ._:{

p�,���é�� ���9�e t � � svariati ti�t ,i1· �f��J)i��1 5���ps(t����i��g


e,�.·te.astiw­
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piC> S�> R���p� ��ltftÌ�f!�f�.> .•della 1ey, �ii §�e.i�t/��H� ,�t. obili;i
delle·. macchineda scriveree moltissimiattrezzi edutensilL

�. l.·. s�·�(}�·�o ·tipo di m���h111à·•·· • ·��rriplfo�•• ·•ch�,•·· · cbmf;·· · ·siiè


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I>tt�Sìarn9:.· ·qf-,\
visto, è detto phmo inclinato.
106
107
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ln realtA
· �erò,s�g���.•i��.?.�hiil�i,:t19ip�ii��J<'{Pa•.laformadi
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.i�!�. !. . J,�?/��9 L'ipotén\ìsà 1��1���t�j.del cilindro secon do


�· .�a!B:� ·. > ·•·•·•·•. ·• ·••· <·• ·. ·•· · >·. ,·.•·• i��·••·/· .i·••·· ·.·•· i\/•i••"i,-R,�it�1· una <eurva particol�
rf•��frt%t�,.!�1�"
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· •· · .�•.•.• �..t,i���. t��l'i�)r. .•ll�!!P-rfi?���ion�i•· �i .i. j ra .. �.u,<:J.t��ti l!7il!t ditZ'1u.e�t .}},/c,lìf11,, · misurata paralle­
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0 . . ti entro spe­
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c1ah·.• 1nca8:t�· 1 .•�· .er· · · .<>tte�erne. blo�caggi •·.·O•.· l,apert ra�·
� . � . ia.
l.n. teafr� yìte�?tl·•· . è. O!t�.1!�t}l ... Pr,fifalrtrnte . .. �ttotolan do. un . . ret­
·
�çb,: il cuueo, eh,: è una specie di bietta (a forma dì prisma triangòlà• ta11golo .1i. la111i er.a ··111a ·s�ayar�9..•.•�.�11r•�tl��rfif}t•. .· �.�•. . un•. ·.�ilindro nietallico
feisoscele) realizzato in metallo,.èderivatpdaLpiano inclinato'·· anzi ' è un · . ·· · ·
un�· .sca11a. ��:�{a · .�·....f0:l"l1.a,. c}itylip�. i�· ·•·l"l1.010ta,l.�. .• �.��. ·.•l!•.Pa,ftf °,? · e. .•.ri1"11.at1e · in
riliev() •.. .�· . · · �he>.�i .:�ia,)1.la, /ile.ttQ· si· conigorti ?:P�.f . >��··... .pia,1:10· ·· incli�a,·di
doppio 1>iaI1ojndinato (�rchetipo �ella "penetrazione"). . · · to
pe
arrntc>lato:,U � t �p es es ,su
7 l) ()� .J � � c . � �• � elicoidale
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ascia impugita�Ue a mano, si nota con facilità . Ja derivazione dagli archetipi delJa funzione ta­
gliente, della funzione cedente (ìl foro si. lascia penetrate)· e del1a funzione co11gii111gente.

115
Seconda parte

CREATIVITA E UTILIZZAZIONE
DEGLI. ARCHETIPI

NEL LINGUAGGIO DIVINO


NQN CONTA IL "PRIMA" O
IL "POI", MA SOLO L "'ADESSO".
Veniamo ora a rispondere a questa fondamentale domanda: cosa è la
creatività?.
L'uomo, si dice, è fatto a immagine e somiglianza di Dio. La creatività
divina che crea dal nulla (ex nihilo) si rispecchia nell' uomo che crea, in­
vece, trasformando cose pre-esistenti.
Tre sono le caratteristiche della creatività umana: 1) il PENSIERO DI­
VERGENTE (o ABERRANTE); 2) il TRANSFERT; 3) Il PENSIERO
RETRO-ATTIVO (FEED-BACK).
Il pensiero della maggior parte delle persone è convergente, cioè abitu­
dinario, pieno di luoghi comuni, non originale, copiato. Molta gente cer­
ca di pensare meno possibile e, quando pensa, segue modelli, schemi,
comportamenti da imitare. Per questo i mass-media trascinano tanto le
masse, perché servono non tanto da informatori, quanto da plagiatori, da
. persuasori. L'uomo che sta cinque ore al giorno davanti al video è espo­
sto al grave pericolo di perdere quel pò di creatitivà di pensiero che gli ri­
mane, per diventare. un automa, un robot. Il pensiero dell'uomo creatore,
inventore, è originale, si stacca dalla massa, è dunque «DIVERGENTE».
Quando, per risolvere un problema pratico, utilizziamo oggetti e proce­
dimenti tecnici validi in un campo, trasportandoli in un altro campo, ef­
fettuiamo un TRANSFERT. Fa un TRANSFERT colui che utilizza le
ruote dei carrelli per rendere spostabili i frigoriferi domestici o colui che
pensa di utilizzare . il principio della penna a sfera per creare un nuovo
tipo di rossetto delle labbra.
Il pensiero creativo ha una sua terza caratteristica, molto particolare,
nel FEED-BACK. E un pensiero in cui il tempo «si svolge all'indietro» È
come se l'opera finita, che è balenata alla mente dell'inventore al mo­
mento della ìde·azione, lo guidasse durante tutto l'iter del lavoro crativo.
È, per dare un esempio, la Gioconda di Leonardo, non ancora dipinta ma
già ideata, che guida la mano a Leonardo stesso, durante la sua esecuzio­
ne.
Certamente gli educatori non devono pretendere di trasformare i nostri
ragazzi in inventori. Tuttavia li devono avviare alla creatività facendo
loro risolvere personalmente e senza copiature piccoli problemi pratici e
reinventare cose già note ma che loro non conoscono.
È indispensabile, per la formazione del ragazzo, che raggiunga questo
più alto tipo di pensiero.
La creatività è dunque una grande meta formativa.
Per rendersi conto delll'importanza degli archetipi possiamo pensare

. 119
ARI
STRUTTURE MODUL
che l'osservazione dei denti, che noi abbiamo fatta, era già nota agli uo­ o tra)
mini primitivi che nelle loro rudimentali osservazioni analitiche hanno .
ali del pen . o (e la moderna psicologia lo dim �
sier
Le strutture for m
. me operaz1o . m. Concrete · È una costr one uzi
scoperto la forma di quei sassolini naturali che avevano in bocca e cioè sem p 1
l" 1ss1
· ragaz-
si costituiscono su �
esse re par ag on ata a quella effettuata dai
dei loro denti accorgendosi · che queste erano sostanzialmente di tre tipi: o, p uo
che l·n un certo sens · costruz1o · m"LEGO. ·
un tipo piatto, uno tagliente e uno acuminato e cioè il molare, l'incisivo e ' la
zi con sca tola d1 . . plici e, come sap piamo,
pochi. ssimi e molto sem

t
il canino. Ecco dunque che l'uomo aveva scoperto i primi archetipi. Anche qui i pezzi son o .
CHETIPI del pensiero. . ·
Quando noi pensiamo al chiodo 9 all'ago ecco che la punta non è altro .
si possono chiamare AR . visua lizza re i seguenti. pens1e1:
Ecco come si potrebber � con - e congiunzioni. con T i verbi;
che lo stesso archetipo del dente canino. La parte più alta del pensiero o c ncret tzz are
umano è quella che attraverso i ventidue archetipi giunge ad ideare le . ando con un
. dic e i no mi; . z1o '. m")·.
(m . n ,.
-; ,.
" g1 1· avverbi e le spec1fica
cose. Sembra impossibile che con così pochi elementi possa essere ideato con .U i co m plem ent i; co
tutto l'universo. Ma basta pensare che prendendo, ad · esempio, ventidue
carte da gioco diverse, esse si possono mescolare e combinare tra loro in
un numero estremamente elevato di modi (più di cinque quintilioni!).
Questo è appunto il numero che i matematici chiamano ventidue «fatto­
riale».
Questi meravigliosi archetipi hanno permesso all'uomo antico, parten­
do dall'osservazione dei denti, ·di dare le tre forme piatte, taglienti e acu­


minate anche alle pietre, ed infine ai metalli. Sono nate così le mole (dai
molari), e le lame taglienti (dagli 'incisivi) e le punte dei pugnali, delle
frecce, delle lance, ecc. (dai canini). LO E FRANCESCO
----- PAO

- MARIO ENTRÒ IN CASA

,----, LO SPILL'9 E L'AGO


PUNGONO

- --ii.-!,-.--

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