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Indice

S1
SEZIONE Ridere fra le pagine
Il racconto umoristico ..........................................................................................................................................2
> Le caratteristiche del genere ............................................................................................................................2
> Un po’ di storia ................................................................................................................................................................3
LA MUSICA • Il riso sul pentagramma: la canzone umoristica ...............................4
Achille Campanile, Il dubbio di essere pazzo .......................................................................6 Laboratorio sul testo
Woody Allen, Uno sguardo sulla malavita organizzata.........................................8 Laboratorio sul testo
IL FILM • Mickey occhi blu .........................................................................................................................10
Beppe Viola, Mio padre giocava ai cavalli, mio nonno a scopa….........13 Laboratorio sul testo
LA CANZONE • Quelli che… ....................................................................................................................14
Stefano Benni, La Luisona......................................................................................................................18
Comparse.........................................................................................................................................................................19 Laboratorio sul testo

S2
SEZIONE Il sottile piacere della paura
Il racconto horror ......................................................................................................................................................22
> Un po’ di storia ............................................................................................................................................................22
> Le caratteristiche del genere ........................................................................................................................24
IL FUMETTO • Dylan Dog, un successo “mostruoso” ..................................................24
Guy de Maupassant, La mano...........................................................................................................26 Laboratorio sul testo
Stephen King, A volte ritornano ......................................................................................................32 Laboratorio sul testo
Joe R. Lansdale, Il coniglio bianco ................................................................................................57 Laboratorio sul testo

S3
SEZIONE Tra realtà e fantasia
Il racconto fantastico..........................................................................................................................................68
> Origini e autori principali ..................................................................................................................................68
> Le caratteristiche del genere ........................................................................................................................69
IL QUADRO • René Magritte, L’impero delle luci ............................................................70
Nikolaj Vasil’evič Gogol’, Il naso ..................................................................................................71 Laboratorio sul testo
Dino Buzzati, Qualcosa era successo ............................................................................................88 Laboratorio sul testo
IL FILM • Il deserto dei tartari ................................................................................................................91
Dino Buzzati, Lo scarafaggio ................................................................................................................93 Laboratorio sul testo
IL QUADRO • Dino Buzzati, Grande cane in piazza
in una giornata di sole ..................................................................................................................................94
Licia Troisi, Nulla si crea, tutto si distrugge ......................................................................96 Laboratorio sul testo

S4
SEZIONE Caccia all’assassino
Il racconto poliziesco .....................................................................................................................................112
> Classificazione e caratteristiche del genere.............................................................................. 112
LA SERIE TV • Lie to me............................................................................................................................ 113
> Origini e principali autori ..............................................................................................................................114
> La penisola criminale ......................................................................................................................................115
Agatha Christie, La disgrazia ..........................................................................................................116 Laboratorio sul testo
IL QUADRO • René Magritte, L’assassino minacciato .............................................. 120
Raymond Chandler, Cercate la ragazza............................................................................125 Laboratorio sul testo
IL FILM • La finestra sul cortile ........................................................................................................ 132
Giorgio Scerbanenco, Di professione farabutto.........................................................159 Laboratorio sul testo
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S1 SEZIONE Ridere
fra le pagine

Achille Campanile
* PREREQUISITI
| Avere voglia di leggere
Il dubbio di essere pazzo

| Avere voglia Woody Allen


di intraprendere
Uno sguardo sulla malavita
una lettura divertente
organizzata

* OBIETTIVI
| Conoscere i meccanismi
Beppe Viola
Mio padre giocava ai cavalli,
narrativi del genere mio nonno a scopa…
umoristico
| Conoscere la genesi Stefano Benni
della narrativa La Luisona - Comparse
umoristica
| Essere stimolati
alla lettura
Nella tua Aula digitale potrai trovare le analisi del testo
di altri racconti e un’ampia batteria di esercizi di comprensione, analisi
o romanzi e scrittura per ogni racconto della Sezione.
di genere umoristico

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Il racconto umoristico

> Le caratteristiche del genere


Comicità, umorismo e satira La lettera- rologico, sarebbe l’antica risposta che
tura umoristica, analogamente alle altre l’essere umano dava a uno scampato
di genere, non è pura, ma si incrocia e si pericolo, come una manifestazione di
innesta su altre letterature. Il tratto sollievo. Che si creda o meno a tale ipo-
distintivo della narrazione umoristica è tesi, è comunque scientificamente dimo-
lo scopo che si propone, cioè divertire il strato che ridere fa bene alla salute, non
lettore e in genere si distingue in: solo in senso figurato ma reale: l’azione
i comicità pura, quando scatena la di ridere stimola la produzione di ormo-
risata fine a se stessa, ni importanti per il nostro benessere,
i umorismo, quando, divertendo, rinforza il sistema immunitario e ha per-
offre lo spunto per riflettere su una fino un’azione antidolorifica.
determinata situazione, L’umorismo, invece, si fonda spesso
i satira, che fa ridere prendendo di sull’ironia, sui giochi di parole o sugli
mira un personaggio pubblico di scambi di ruolo, sui colpi di scena che
successo, ma non necessariamente. facciano riflettere sull’assurdità di una
La comicità pura scaturisce da situazio- situazione o su un certo tipo di perso-
ni buffe in sé, come una torta che viene naggio stereotipato; la parodia fa parte

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tirata in faccia inaspettatamente o un di questa categoria, poiché spesso sot-
uomo che cade in maniera goffa, cioè un tolinea, in maniera esagerata, alcune
evento improvviso che rompe l’equili- caratteristiche di un personaggio, di
brio di una situazione o la rappresenta- una storia, di un gruppo di persone
Ridere fra le pagine

zione di un personaggio con caratteristi- come, ad esempio, nel racconto di


che eccessive (ad esempio, un uomo che, Woody Allen (vedi p. 8), in cui si iro-
oltre a essere strabico, abbia anche un nizza sulla mafia italo-americana esal-
naso sproporzionato e molti peli). Que- tandone la volgarità e l’ignoranza).
sto è un tipo di comicità che, in linea L’umorismo, però, richiede anche di esse-
generale, diverte tutti, anche coloro che re recepito e questo non sempre succede,
– per età, cultura o altre variabili – sono poiché la partecipazione mentale ed emo-
lontani dalle situazioni narrate o viste. tiva è diversa da persona a persona. In
Ciò è vero soprattutto nella comicità pratica, non tutti ridono per le stesse cose,
cinematografica e teatrale, perché ci sia per differenti livelli e tipologie di senso
sono espressioni umane che suscitano dell’umorismo, che per differenze cultu-
ilarità in tutti, al di là della lingua, della rali, gusti, preferenze ecc. L’umorismo,
razza e della cultura. Anche alcune situa- infatti, per essere compreso, richiede l’ap-
zioni sono universalmente riconosciute partenenza a uno stesso modello sociale
come comiche: quando qualcuno cade o la condivisione di qualcosa; semplifi-
improvvisamente, ad esempio, suscita cando, potremmo dire che se, ad esem-
riso. Il fenomeno è quasi sempre limita- pio, una persona non conosce Laura Pau-
to alle situazioni in cui è evidente che la sini e la sua canzone La solitudine, non
persona caduta non si è ferita. riderà a vederne la parodia.
A questo proposito è interessante men- La condivisione è ancora più necessaria
zionare il neuroscienziato indiano Vila-
yanur S. Ramachandran1, il quale affer- 1. Vilayanur S. Ramachandran, Che cosa sappia-
ma che la risata, dal punto di vista neu- mo della mente, Mondadori, Milano, 2004.
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per godere della satira che, come abbia- ammira quella persona o condivide

Il racconto umoristico
mo detto, di solito prende di mira un qualcosa con l’oggetto della satira, pro-
certo soggetto (persona, partito, tema babilmente invece di ridere proverà
ecc.) per metterlo in ridicolo; se il let- sentimenti negativi come la rabbia, l’of-
tore (o lo spettatore), al contrario, fesa, l’indignazione.

> Un po’ di storia


L’umorismo in Italia… «Per concludere lia. Nell’immediato dopoguerra, quan-
e terminarla con un’indagine che la do non c’era più la Resistenza a unire
mancanza di idonei risultati rende forze politiche per certi aspetti diver-
quanto mai penosa, dobbiamo dire che, genti come i cattolici e i comunisti, era-
da qualunque parte si esamini la que- no abbastanza frequenti la polemica e la
stione, non c’è nulla in comune fra gli lotta tra queste due frange, soprattutto
asparagi e l’immortalità dell’anima»: nella gestione di piccole realtà come i
spesso l’umorismo si basa su un nonsen- paesi, nei quali il parroco e il sindaco
se (la possibile correlazione tra gli aspa- erano le personalità più rispettate e
ragi e l’immortalità dell’anima) come in autorevoli. Guareschi narrò le possibili
questa citazione di Achille Campanile (e spesso assurde) divergenze tra queste
(1899-1977); ma, a una seconda lettura, due figure. La saga comprende più di
l’apparente nonsense si spiega con l’evi- dieci romanzi, il primo dei quali è Don
dente presa in giro di certi studiosi, Camillo (1948) e l’ultimo, pubblicato
scienziati o filosofi che talvolta sembra- postumo, Don Camillo e Don Chichì
no concentrare i loro sforzi per dimo- (1969). Dalla saga sono stati tratti diver-
strare cose ovvie e risapute, mostrando si film di enorme successo, interpretati
una mancanza di buonsenso per chi, in da Fernandel nel ruolo di Don Camillo
teoria, dovrebbe esserne dotato. e da Gino Cervi nel ruolo di Peppone.
Tra i contemporanei di Campanile L’umorismo, in libreria, vende da sem-

© RCS Libri S.p.A. - Divisione Education, Milano


ricordiamo Giovannino Guareschi pre molto bene; in Italia, negli ultimi
(1908-1968), noto soprattutto per la decenni, anche i comici di cabaret e tea-
sua saga di Don Camillo e Peppone, tro si sono cimentati con la scrittura,
rispettivamente parroco e sindaco di oppure hanno messo sulla carta parte
Brescello, in provincia di Reggio Emi- dei loro monologhi e dei loro spettacoli.
Tra questi Luciana Littizzetto (1964),
con Sola come un gambo di sedano
(2001) e La Jolanda furiosa (2008);
Gene Gnocchi (1955), con Stati di
famiglia (1993) e Sai che la Ventura dal
vivo è quasi il doppio? (2002); Raul Cre-
mona (1956), con L’arte della prestidiri-
giri… (2008); Geppi Cucciari (1973),
con Meglio un uomo oggi (2009).

… e all’estero Sir Pelham Grenville


Wodehouse (1881-1975) è forse il più
famoso umorista inglese; estremamente
produttivo, scrisse quasi cento opere tra
romanzi, racconti e una commedia
Giovannino Guareschi e Fernandel sul set musicale. I suoi libri sono divisi in cicli,
a Brescello. il più noto dei quali è quello di Jeeves,
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valletto di un ricco signore che, per una stato, in ordine di tempo, l’ultimo
ragione o per l’altra, si trova sempre in grande umorista inglese; è noto soprat-
situazioni complicate e sfortunate. tutto per la Guida galattica per gli auto-
Chi tira fuori dai guai l’imprudente ric- stoppisti, un romanzo in cui l’umorismo
cone è, naturalmente, Jeeves. si coniuga con la fantascienza.
Jerome Klapka Jerome (1859-1927), L’americano Arthur Bloch (1948) ha
anch’egli inglese, scrisse alcuni roman- riscosso invece un successo planetario
zi, ma viene ricordato soprattutto per con La legge di Murphy e altri motivi per
Tre uomini in barca (per tacere del cane), cui le cose vanno a rovescio! (1988), com-
edito nel 1889: tre amici, Jerome, Har- pendio di frasi e detti sul tema della sfor-
ris e George, insieme a un cane, risalgo- tuna, il cui primo assioma è: «Se qualco-
no il Tamigi in barca, vivendo una serie sa può andar male andrà male». Sulla
di assurde e divertenti avventure. scia del primo successo, Bloch ha scritto
Douglas Noël Adams (1952-2001) è altri due libri sulle leggi di Murphy.

collegamenti

la musIca
Il riso sul pentagramma: anni Settanta, dopo che Freak Antoni
la canzone umoristica (Roberto Antoni), il leader del gruppo bolo-
gnese Skiantos, l’ha definita in questo
La canzone umoristica contemporanea modo. La fine degli anni Settanta e, in par-
per eccellenza è quella demenziale. L’ag- ticolare, gli anni 1977 e 1978 videro arriva-
gettivo demenziale (che deriva da “demen- re al successo gli Skiantos, con canzoni che

1 te”) è stato applicato a un genere musicale


umoristico caratterizzato da testi pieni di
rompevano con la tradizione sia dei cantau-
tori impegnati che della musica leggera più
nonsense, parodistici, surreali e, talvolta, popolare; in particolare, ebbero grande
Ridere fra le pagine

anche volgari e grossolani. successo i brani Io ti amo da matti (sesso &


Prima del demenziale, tuttavia, ci sono stati karnazza), Mi piaccion le sbarbine, Sono un
esempi notevoli di canzoni umoristiche, ribelle, mamma.
come quelle di Fred Buscaglione (1921- La prima band demenziale, però, anche se
1960) tra cui Eri piccola, Che bambola, e non veniva definito così, fu quella degli
Teresa non sparare, che ironizzavano Squallor, nome dietro al quale si nascon-
sull’uomo macho e conquistatore che, devano parolieri “seri” come Daniele Pace
però, soccombeva davanti a donne per o Giancarlo Bigazzi e il produttore discogra-
niente arrendevoli. Anche alcune canzoni fico Alfredo Cerruti. Tra i loro successi Arra-
del Quartetto Cetra, attivo dal 1941 al paho (1983) e Cambia mento (1994).
1988, sono ricche di umorismo, come Però Il demenziale ha talmente successo che ogni
mi vuole bene (1964), storia di una donna anno, a Sanremo, si organizza un festival
che crede ciecamente nell’amore del marito, dedicato al genere e chiamato, non a caso,
il quale “casualmente” la mette spesso in Festival di Sanscemo. I più noti gruppi demen-
pericolo di vita fino a riuscire nel suo intento. ziali sono Gli Atroci, i Nanowar of Steel, gli Zio
Alcune produzioni musicali degli anni Cin- Ematitos, mentre tra i cantanti singoli ricor-
quanta non venivano catalogate come diamo Dario Vergassola, Stefano Nosei
demenziali, ma sicuramente lo erano come, (entrambi attori) e Leone di Lernia. I più popo-
ad esempio, le canzoni Nonneta, Il carcerat- lari, comunque, sono Elio e le Storie tese,
to e Il gatto scritte dall’attore Alberto Sordi, gruppo nato negli anni Ottanta. Nel 1996
modernissime e caratterizzate da un umori- Elio e le Storie tese si sono presentati al
smo assurdo. Festival di Sanremo, qualificandosi al secon-
La canzone demenziale, quindi, esiste da do posto con La terra dei cachi, una canzo-
molto tempo, ma viene così chiamata dagli ne che allude ai cronici reati dell’Italia.
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Risate al femminile Parte della cosid- dell’uomo ideale. Dal romanzo è stato

Il racconto umoristico
detta chick-lit, espressione americana tratto il film omonimo di cui nel 2005 è
che indica la letteratura per ragazze, è uscito il sequel, Che pasticcio Bridget Jones!
umoristica e si basa sull’autoironia di E il problema del peso-forma riguarda
donne “sull’orlo di una crisi di nervi” anche la protagonista di Ma tu mi vedi
per ragioni prettamente femminili: grassa? (1998) di Arabella Weir (1957),
l’impossibilità di trovare il principe che ha doppiato il successo con Mai
azzurro, i chili di troppo, la paura di piangere sul latte versato (2002).
invecchiare, la difficoltà di conciliare Sophie Kinsella (1969), pseudonimo
lavoro, carriera e vita privata. di Madeleine Wickham, ha ottenuto
Helen Fielding (1958) ha riscosso un un enorme successo con il ciclo I Love
enorme successo con Il diario di Bridget Shopping (2007), che narra le disavven-
Jones (1998), cronaca di una trentenne ture di una giornalista affetta da un
afflitta dalla ricerca del peso-forma e impulso irrefrenabile allo shopping.

La terra dei cachi di Belisari, conforti, civaschi, Fasani

Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi;


tanta voglia di ricominciare… abusiva.
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate;
il visagista delle dive è truccatissimo.
Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto…
Italia sì Italia no Italia bum, la strage impunita.
Puoi dir di sì puoi dir di no, ma questa è la vita.
Prepariamoci un caffè, non rechiamoci al caffè:
c’è un commando che ci aspetta per assassinarci un po’.
Commando sì commando no, commando omicida.
Commando pam commando papapapapam, ma se c’è la partita
il commando non ci sta e allo stadio se ne va,
sventolando il bandierone non più il sangue scorrerà…
infetto sì, infetto no, quintali di plasma.
Primario sì primario dai, primario fantasma,
io fantasma non sarò e al tuo plasma dico no.
Se dimentichi le pinze fischiettando ti dirò
(fischio) “ti devo una pinza,(fischio) ce l’ho nella panza”.
Viva il crogiuolo di pinze, viva il crogiuolo di panze.
Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande così.
Italia sì Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi.
Italia sob Italia prot, la terra dei cachi.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo,
un totale di due pizze e l’Italia è questa qua.
Fufafifì fufafifì Italia evviva. Italia perfetta,
perepepé nanananai.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo:
in totale molto pizzo,
ma l’Italia non ci sta. Italia sì Italia no, Italia sì
ué, Italia no, ué ué ué ué ué.
Perché la terra dei cachi è la terra dei cachi. No. Elio e le Storie tese.
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Achille Campanile Autore: Achille
Campanile

Il dubbio di essere pazzo Raccolta: Opere,


romanzi e racconti
Anno: 1924-1933
• da Achille Campanile, Opere, a cura di Oreste Del Buono,
Classici Bompiani, Milano, 2001

In questo racconto, seppur breve, emerge lo stile inconfondibile di Campanile,


caratterizzato da giochi di parole arguti e mai banali.

Afflitto dal dubbio di essere pazzo, volli consigliarmi con un medico circa l’oppor-
tunità di sottopormi ad un esame psichiatrico1.
«Ma sei pazzo?» mi disse quegli. «Perché vuoi farlo? Sarebbe una pazzia andare a
mettersi in bocca al lupo».
5 «Naturalmente», dissi, «se sono pazzo, niente di strano che commetta delle pazzie».
«Che vuol dire?» esclamò l’altro, ridendo bonariamente. «Anch’io sono pazzo. Ma
non lo dico a nessuno. Fossi matto».
«Perché?»
«Ma andiamo, dovrei esser pazzo per rivelare d’esser pazzo. Simulo2. Fa’ altrettanto
10 tu e non ti crear problemi». Mentre me ne andavo, mi richiamò.
«Per carità», fece «non lo dire a nessuno».
«Che cosa?»
«Che sono pazzo».

1 15
«Credo già si sappia».
Andai da un amico.
«Vorrei simulare la tua saggezza», gli dissi.
Ridere fra le pagine

«Ti consiglio di non imitare me, allora», mi disse.


Malgrado il parere del medico, mi presentai al manicomio e chiesi d’esser messo in
osservazione3.
1. esame psichiatrico: visita specialistica atta ad 3. essere messo in osservazione: essere ricovera-
accertare la presenza di malattie mentali. to, visitato e osservato per verificare la presenza
2. Simulo: fingo. della malattia.

l’aUtoRe

achille campanile ironia, inviato come commentatore al Giro


d’Italia del 1932, inventa un ciclista inesi-
Achille Campanile nasce a Roma nel 1899. stente; nel dopoguerra continua a lavorare,
Inizia la sua carriera giovanissimo, come nell’ombra, come sceneggiatore e soggetti-
giornalista, e si distingue subito per l’iro- sta per la televisione e il cinema.
nia, il paradosso e il senso dell’umorismo. Negli anni Settanta vive un secondo momen-
Scrittore non solo di prosa, ma anche com- to di grande successo soprattutto grazie a
mediografo, fu aiutato e sostenuto da Luigi Manuale di conversazione (1973) e Gli aspa-
Pirandello ed Eugenio Montale, che ammi- ragi e l’immortalità dell’anima (1974).
ravano il suo talento. Nel 1924 va in scena Tra i suoi grandi successi, oltre a quelli già
la sua prima commedia, Centocinquanta la citati, ricordiamo anche La moglie ingenua
gallina canta e, nel 1927, pubblica il primo e il marito malato (1941), Il povero Piero
romanzo, Ma cos’è questo amore? (1959), L’eroe (1976). In tutto, ha scritto
Raggiunge il massimo della popolarità negli quattordici commedie teatrali e più di trenta
anni Trenta quando, con la sua consueta romanzi. Muore nel 1977.
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Il racconto umoristico
20 «Che sintomi avete?» mi domandò il direttore.
«Ecco, io mi considero pazzo».
«Non basta. Bisogna assodare4 se lo siete davvero».
«Perché? Nel caso che io fossi pazzo, lei mi considererebbe pazzo?»
«Evidentemente.»
25 «E sbaglierebbe. Se io fossi realmente pazzo, non sarei pazzo a considerarmi pazzo.
Mentre, se non lo fossi, è chiaro che lo sarei per il fatto di ritenermi tale».
«Ma in che consisterebbe la vostra pazzia?»
«Nel credermi pazzo senza esserlo».
«Ma allora non sareste pazzo, se non lo siete».
30 «Lo sarei in quanto, senza esserlo, mi ritengo tale. Se mi ritenessi pazzo essendolo
realmente, questo mio credermi pazzo non sarebbe pazzia; mentre lo è se non lo
sono».
Il direttore del manicomio si passò una mano sulla fronte.
«Voi mi fate diventare pazzo», mormorò.
35 Si volse all’assistente:
«Cosicché, dovremmo metterlo al manicomio se non è pazzo?»
«Precisamente», fece l’assistente. «Perché, non essendolo, ritiene di esserlo. Questa
è la sua forma di pazzia».
«Ma con questo ragionamento», obiettò il direttore, «se fosse pazzo non lo mette-
40 remmo al manicomio».
«Beninteso. È pazzo se non è pazzo».
«Ma siete pazzo voi».
«Sarei pazzo se non ritenessi pazzo uno che non essendo pazzo si considera pazzo e
che non sarebbe pazzo a considerarsi pazzo, se fosse realmente pazzo».
45 A tagliar corto il direttore mi sottopose a una minuziosa5 visita, sperimentò le mie
reazioni, mi interrogò e alla fine mi batté affettuosamente la mano sulla spalla e
disse congedandomi:
«Andate, andate tranquillo; questo vostro ritenervi pazzo non è sintomo di pazzia.
Inquantoché6 siete realmente pazzo».
50 Me ne andai tranquillizzato, sereno, ormai, essendomi tolto un gran peso dallo
stomaco: dunque non sono pazzo, visto che sono pazzo.
4. assodare: accertare, verifica- 5. minuziosa: scrupolosa, 6. Inquantoché: poiché, dato
re. accurata. che.

test Di gRaDimento

Scopri se e quanto ti è piaciuta la lettura proposta rispondendo al seguente test.


Questo racconto Pensi che leggerai altre Com’è il linguaggio, lo stile
ti ha divertito? opere dell’autore? usato dall’autore?

n Moltissimo. n Sicuramente sì. n È molto divertente.


n Molto. n Probabilmente sì. n È divertente, anche se un po’
n Abbastanza. n Non credo: è un umorismo difficile da seguire.
n Per niente. datato, vecchio. n È troppo difficile.
n Per niente, perché n No, non mi piace. n È assurdo.
non l’ho capito. n No, non mi piace leggere. n È da matti, come l’autore.

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Woody Allen Autore: Woody Allen
Raccolta: Saperla lunga

Uno sguardo sulla malavita Anno: 1980

organizzata
• da Woody Allen, Saperla lunga, trad. di Alberto Episcopi
e Cathy Berberian, Bompiani, Milano, 1980

Nel brano, tratto dalla raccolta Saperla lunga, Woody Allen prende in giro il tipico mafioso,
mettendone alla berlina l’ignoranza, la volgarità, i rituali.

Non è un segreto che in America la criminalità organizzata incamera ogni anno più
di quaranta miliardi di dollari. Si tratta di una cifra succosa, specialmente se si con-
sidera che la Mafia spende molto poco per la cancelleria. Fonti autorevoli informa-
no che l’anno passato Cosa Nostra non ha stanziato più di seimila dollari per la
5 carta intestata e anche meno per le graffette metalliche. Inoltre, l’organizzazione
dispone di un’unica segretaria e di tre stanzette, per quartier generale, in coabita-
zione con la Scuola di Ballo di Fred Persky. L’anno scorso la criminalità organizza-
ta fu direttamente responsabile di più di cento omicidi ed i mafiosi parteciparono
indirettamente a parecchie centinaia d’altri, prestando ai killers i soldi per l’auto-
10 bus o reggendo loro la giacchetta durante il lavoro. Le altre attività illegali in cui
furono coinvolti i membri di Cosa Nostra comprendono il gioco d’azzardo, lo

1 spaccio di droghe, la prostituzione, il taglieggiamento, l’usura e il trasporto di una


grande quantità di stoccafisso1 al di là del confine per scopi immorali. I tentacoli di
questo impero corrotto si sono insinuati perfino tra le fila governative. Solo pochi
Ridere fra le pagine

15 mesi fa, due capi gangsters sotto inchiesta federale passarono una notte alla Casa
Bianca ed il Presidente dovette dormire sul divano.

1. stoccafisso: merluzzo essiccato.

l’aUtoRe

Woody allen e insicuro, dalla vita sentimentale complicata;


per sua stessa ammissione, il personaggio
Woody Allen (1935), pseudonimo di Allan corrisponde all’uomo: in terapia psicoanaliti-
Stewart Königsberg, nasce a Brooklyn, New ca per trent’anni, vive una vita sentimentale
York, in una famiglia ebrea di modeste origi- movimentata e, dopo due matrimoni, ha una
ni. Fin da piccolo comincia a essere incantato lunga relazione con l’attrice Diane Keaton
dal cinema e ad amare lo sport, la musica, i che, per tutto il tempo dell’unione (e qualche
giochi di prestigio. A diciassette anni assume volta in seguito) è stata la sua partner anche
lo pseudonimo con il quale è tuttora cono- sullo schermo. L’ha sostituita Mia Farrow,
sciuto, scrivendo pezzi comici per grandi atto- anch’essa attrice, con la quale ha girato molti
ri e, successivamente, per show televisivi. film e dalla quale ha avuto il suo unico figlio
Dopo un periodo nel quale ha lavorato in naturale. Dopo la fine burrascosa della rela-
teatro, recitando i suoi pezzi con grande zione con la Farrow, dal 1992 Allen ha come
successo, ha debuttato nel cinema come compagna Soon-Yi Previn, figlia adottiva della
regista con Che fai, rubi? (1966). Presto Farrow e del suo precedente compagno: i due
porta sullo schermo il carattere comico che si sono sposati a Venezia nel 1997 e hanno
tutti conoscono, quello dell’uomo nevrotico adottato due figli.
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Il racconto umoristico
Storia della criminalità organizzata negli Stati Uniti
Nel 1921 Thomas Covello (detto il Macellaio) e Ciro Santucci (detto il Sarto) tenta-
rono di riunire svariati gruppi etnici della malavita per assumere così il controllo di
20 Chicago. Il piano andò in fumo quando Albert Corillo (detto il Logico Positivista)
assassinò Kid Lipsky intrappolandolo in un armadio da cui aspirò fuori tutta l’aria
per mezzo di una cannuccia. Il fratello di Lipsky, Mendy (alias Mendy Lewis, alias
Mendy Larsen, alias Mendy Alias) ne vendicò l’uccisione rapendo il fratello di San-
tucci, Gaetano (conosciuto anche come Little Tony oppure come il Rabbino Henry
25 Sharpstein) e restituendolo alcune settimane dopo dentro ventisette differenti barat-
toli di conserva. Questo episodio segnò l’inizio di un bagno di sangue.
Dominick Mione (detto l’Erpetologo) sparò a Lucky Lorenzo (soprannominato il
Fortunato da quando gli piovve una bomba sul cappello senza riuscire ad accop-
parlo) all’uscita di un bar a Chicago. Per tutta risposta Corillo e i suoi uomini
30 pedinarono Mione fino a Newark e qui gli trasformarono la testa in uno strumen-
to a fiato. A questo punto la banda Vitale, guidata da Giuseppe Vitale (il cui vero
nome era Quincy Baedeker) fece i suoi passi per ottenere il controllo dell’intero
traffico di liquori di Harlem da Larry Doyle, detto l’Irlandese – un esponente del
racket talmente sospettoso da non permettere che nessuno a New York gli si met-
35 tesse dietro le spalle, per cui camminava in strada piroettando e girando su se stesso
in continuazione. Doyle fu ucciso quando l’Impresa di Costruzioni Squillante
decise di erigere i propri nuovi traffici sul ponte che gli aveva appena costruito il
suo dentista personale. Il luogotenente di Doyle, Little Petey Ross (detto Petey il
Grosso) prese allora il comando operativo; egli volle resistere al predominio di
40 Vitale e una sera l’attirò in un garage deserto del centro col pretesto di invitarlo ad
una festa in costume. Senza sospettare di nulla, Vitale entrò nel garage travestito da
ratto di chiavica2 e sull’istante fu trasformato in colabrodo dai proiettili di una

2. ratto di chiavica: topo di fogna.

Allen ha girato in media un film all’anno; la


sua filmografia è quindi vastissima, tuttavia
in essa si possono riconoscere alcune pietre
miliari come Io e Annie (1977), Manhattan
(1979), La rosa purpurea del Cairo (1985),
Misterioso omicidio a Manhattan (1993), La
dea dell’amore (1995), Scoop (2006).
La sua produzione cinematografica non è
esclusivamente comica e, quando si cimenta
col genere drammatico, Allen non è certo
meno convincente e si destreggia con drammi regista e scrittore umorista, Allen si cimenta
noir tramite i quali denuncia la degradazione anche con la musica, suonando il clarinetto
morale e il cinismo del nostro tempo. Tra nella New Orleans Jazz Band.
i migliori titoli ricordiamo Interiors (1978), I temi ricorrenti di Allen sono l’ebraismo, la
Crimini e misfatti (1989) e Match Point psicoanalisi, la difficoltà nei rapporti tra uomo
(2005), interpretato dalla sua ultima musa, e donna, la sete di denaro che corrompe
Scarlett Johansson. Oltre a essere attore, l’animo.
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mitragliatrice. In segno di lealtà al loro capo defunto, gli uomini di Vitale passaro-
no immediatamente al servizio di Ross. Analogamente fece la promessa sposa di
45 Vitale, Bea Moretti, una vedette della celebre rivista musicale di Broadway Di’ le
tue Preghiere che finì con lo sposare Ross, anche se successivamente gli intentò
causa di divorzio accusandolo di non potere intrattenere rapporti sessuali senza
prima averla cosparsa con un unguento puzzolente.
Temendo l’intervento delle autorità federali, Vincent Columbraro, il Re del Toast
50 Imburrato, sollecitò una tregua tra le parti. (Columbraro esercitava un controllo
così stretto su tutti i movimenti di toasts imburrati dentro e fuori il New Jersey che
una sua sola parola poteva rovinare la prima colazione a due terzi della nazione.)
Tutti gli Esponenti della malavita furono riuniti a cena da Perth Amboy dove
Columbraro disse loro che dovevano piantarla con le guerre private e che da quel
55 momento in poi tutti avrebbero dovuto vestirsi come si deve e smettere di aggirar-
si con aria furtiva. Le lettere che prima venivano firmate con la mano nera3 avreb-

3. la mano nera: nei primi decenni del secolo scorso la mafia italo-americana firmava le sue lettere di
minaccia con il disegno di una mano nera.

collegamenti

1
Il fIlm
Mickey occhi blu Michael Felpate (Hugh Michael che il padre, dietro
Grant) è un inglese che alla copertura dell’onesto
Ridere fra le pagine

Mickey occhi blu è un vive a New York, dove lavo- lavoro di ristoratore, cela
divertentissimo film diretto ra come manager in una un’attività criminale e che,
da Kelly Makin nel 1999 prestigiosa galleria d’arte; in sostanza, è un mafioso.
in cui, come nel brano di innamorato di Gina (Jeanne La ragazza teme che, se
Woody Allen, il mondo Tripplehorn), ragazza italo- sposa Michael, anche lui
della mafia italo-ame- americana, rimane di stuc- verrà coinvolto negli affari
ricana viene descritto tra co quando, chiedendola in “di famiglia”.
il (poco) serio e il (molto) sposa, ne riceve un dram- L’uomo assicura alla ragazza
faceto. matico e inspiegabile rifiuto che questo non accadrà, ma
seguito da una fuga. non ha fatto i conti con la
Disperato, Michael va a cer- numerosa famiglia di lei che
carla nel ristorante del padre comprende, tra gli altri, un
di lei (che, per inciso, si cugino psicopatico aspirante
chiama The The Trattoria, pittore… Per Mickey (come
scritto proprio con due arti- lo ha subito ribattezzato il
coli); il futuro suocero riserva futuro suocero) si apre una
al ragazzo un’accoglienza spirale da incubo demen-
caldissima fatta di pacche ziale, fatta di omicidi, occul-
sulle spalle e una confiden- tamenti di cadavere, insegui-
za tutta “made in Italy”, menti dell’FBI, finti attentati
conquistandone la simpa- e fughe rocambolesche. Alla
tia. Quando finalmente fine, tutto si risolverà per
Gina si fa trovare, dopo il meglio, nonostante la ter-
molte insistenze confessa a ribile “famiglia” di Gina.
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Il racconto umoristico
bero dovuto, in futuro, terminare con “Distinti saluti” e tutto il territorio sarebbe
stato diviso in parti uguali, col New Jersey che andava alla madre di Columbraro.
Così nacque la Mafia o Cosa Nostra (alla lettera “cazzi miei” oppure “cazzi nostri”).
60 Due giorni dopo Columbraro disparve mentre entrava in una vasca da bagno, e
nessuno lo rivide più nei quarantasei anni successivi.

Le strutture della malavita


Cosa Nostra è strutturata in modo analogo ad un qualunque governo o grosso
65 gruppo industriale – o, in poche parole, gruppo di gangsters. In cima alla scala
gerarchica sta il boss dei bosses che è il capo di tutti i capi. Le riunioni si tengono
nella sua casa ed egli è ritenuto responsabile dell’approvvigionamento dei salatini e
dei cubetti di ghiaccio. Il mancato adempimento a tale compito significa la morte
immediata. (La morte, detto per inciso, è una delle cose peggiori che possano capi-
70 tare a un membro di Cosa Nostra, per cui molti preferiscono pagare semplicemen-
te una multa.) Sotto il capo dei capi stanno i suoi luogotenenti, ciascuno dei quali
governa una zona della città con la sua “famiglia”. Le famiglie della Mafia non
consistono di una moglie e figli che vanno sempre in posti come il circo equestre o
le feste parrocchiali: esse sono gruppi di persone piuttosto serie la cui maggiore
75 soddisfazione nella vita consiste nel vedere quanto taluni possano restare sotto la
superficie dell’East River4 prima d’incominciare a gorgogliare.
Il rito d’iniziazione alla Mafia è alquanto complesso. Ogni nuovo membro viene
bendato in modo da non poter vedere nulla ed accompagnato in una stanza buia.
Nelle sue tasche vengono introdotti pezzetti di melone e gli viene ordinato di sal-
80 tare tutt’intorno su un piede solo gridando: “Cucù, cucù!” Dopo di che tutti i
membri del consiglio, o commissione, gli tirano a turno il labbro inferiore e poi
glielo lasciano schioccare all’indietro; qualcuno di essi può anche farlo due volte.
Successivamente gli vengono sparsi sulla testa dei grani di avena, e se protesta viene
squalificato. Se però egli esclama: “Oh, come mi piace l’avena sulla testa!” gli viene
85 dato il benvenuto nella confraternita. Ciò avviene tramite il bacio sulla guancia ed
una stretta di mano. E da quel momento in poi gli è proibito mangiare salsa pic-
cante, divertire gli amici imitando il verso della gallina e ammazzare chiunque si
chiami Vito.

90 Conclusioni
La malavita organizzata è una vera piaga per il nostro Paese. Mentre molti giovani
americani sono spinti alla carriera criminosa dalla promessa di una vita facile, la
maggior parte dei gangsters è costretta a sgobbare per lunghe ore, spesso in ambien-
ti privi di aria condizionata. Identificare i criminali è un dovere che spetta a ciascu-
95 no di noi. Usualmente costoro si riconoscono dal fatto che portano grossi gemelli
ai polsini e perché non smettono di mangiare neppure quando il tizio seduto al
loro fianco viene colpito da un’incudine che piomba giù dall’alto. I metodi miglio-
ri per combattere la malavita organizzata sono:
1. Far sapere ai criminali di non essere in casa.

4. East River: stretto marittimo di New York.


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100 2. Chiamare la polizia ogniqualvolta un insolito numero di uomini della Società
Siciliana di Lavanderia si mette a cantare in coro nel vostro vestibolo.
3. Porre il telefono sotto controllo.
Non si può ricorrere indiscriminatamente al controllo degli apparecchi telefonici,
però l’efficacia di tale sistema è illustrata dalla registrazione di questa conversazio-
105 ne intercorsa fra due capi-gang della zona di New York, i cui telefoni erano sorve-
gliati dall’FBI.
Anthony: Pronto? Rico?
Rico: Pronto?
Anthony: Sei tu, Rico? Non ti sento.
110 Rico: Non riesco a sentirti.
Anthony: Rico?
Rico: Cosa?
Anthony: Mi senti?
Rico: Pronto?
115 Anthony: Rico?
Rico: C’è un pessimo collegamento.
Anthony: Mi senti?
Rico: Pronto?
Anthony: Rico?
120 Rico: Pronto?

1 Anthony: Centralino, c’è un pessimo collegamento.


Centralino: Riagganci e faccia di nuovo il numero, signore.
Rico: Pronto?
Ridere fra le pagine

Sulle basi di queste prove, Anthony Rotunno (detto il Pesce) e Rico Panzini furo-
125 no arrestati ed attualmente stanno trascorrendo quindici anni a Sing Sing5 per
detenzione illegale di detersivo biologico supercandeggiante.

5. Sing Sing: prigione nello Stato di New York.

test Di gRaDimento

Scopri se e quanto ti è piaciuta la lettura proposta rispondendo al seguente test.


Questo racconto Pensi che leggerai altre opere Com’è l’umorismo
ti ha divertito? dell’autore o vedrai qualche suo film? del racconto?

n Moltissimo. n Sicuramente sì. n È immediato, diretto.


n Molto. n Probabilmente sì. n È un po’ difficile da seguire.
n Abbastanza. n Guarderò solo qualche film. n È troppo difficile da capire.
n Per niente, la mafia non è un n No, non mi piace. n È inesistente.
argomento umoristico. n Forse guarderò qualche suo film. n Non è chiaro e risulta noioso.
n Per niente, perché non l’ho
capito.
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Il racconto umoristico
Beppe Viola Autore: Beppe Viola
Raccolta: Quelli che...

Mio padre giocava ai cavalli, Anno: 1993

mio nonno a scopa…


• da Beppe Viola, Quelli che…, Baldini e Castoldi, Milano, 1993

Il brano è tratto da Quelli che… un omaggio postumo al Viola umorista che raccoglie alcuni
dei suoi scritti. La canzone omonima (vedi pp. 14-15), infatti, era stata scritta a quattro mani
da Enzo Jannacci e Viola, ma quest’ultimo non appare ufficialmente tra gli autori.
Anche il titolo della popolare trasmissione domenicale Quelli che… il calcio è un omaggio
al giornalista. In questo brano, Beppe Viola racconta delle sue origini, della sua infanzia,
delle esperienze scolastiche e del suo debutto nel giornalismo.

Quando vengono al mondo i bambini ricchi parlano già quattro lingue, sono
abbronzati e hanno le mèche1. I bambini poveri fanno una fatica mai vista a farsi
capire almeno fino all’età dei sei anni quando incontrano una maestra appena arri-
vata da Benevento che insegna loro l’amore per il prossimo. Rinuncio volentieri al
5 vittimismo e ammetto pubblicamente che avrei potuto essere coi primi se mio
padre non si fosse ballato2 ogni mese la paga di aviatore in un posto chiamato San
Siro3. In questo posto corrono i cavalli, alcuni vincono, quelli sui quali scommet-
teva mio padre, quasi mai. Ecco perché all’età di anni sei ho incrociato anch’io una
maestra proveniente da Avellino. Per lei era già un successo essere arrivata a Mila-
10 no, figurarsi se le poteva interessare l’insegnamento della matematica e di altri
fastidiosi intralci che separano il periodo più bello della vita dal più difficile. Quan-
do mia madre chiese spiegazioni sul fatto che io non sapessi contare fino a venti

1. le mèche: termine francese con cui si indica 2. ballato: giocato.


una particolare tecnica di coloritura parziale dei 3. San Siro: Ippodromo di Milano, in cui si
capelli. svolgono le corse ippiche.

l’aUtoRe

Beppe Viola palco, ha visto nascere moltis-


simi talenti; tra loro Massimo
Beppe Viola nasce a Contursi Boldi, Teo Teocoli, Paolo
Terme, in provincia di Salerno, Villaggio, Cochi e Renato.
nel 1939. Giornalista sporti- Collabora con il cinema e con
vo, lavora per varie testate la musica, scrivendo molti
e, dal 1961, viene assun- testi per e con Enzo Jannacci,
to alla Rai. Dotato di forte suo amico d’infanzia. Muore
senso dell’umorismo, scrive improvvisamente nel 1982,
numerosi testi di cabaret per a soli quarantatré anni, a
i giovani attori degli anni causa di un’emorragia cere-
Sessanta e Settanta che, in brale che lo coglie mentre
cerca di successo, frequenta- sta lavorando a un servizio
no il Derby di Milano, storico sportivo nella sede della Rai
locale notturno che, sul suo di Milano.
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dopo due anni di scuola, la maestra rispose che ero proprio un bel bambino e che
lei mi teneva dentro il cuore. Mia madre non si occupò più della scuola ed io ne
15 trassi grandi benefici. Appena fui in grado di giocare un pacchetto di sigarette a
carambola4 con ottanta probabilità su cento di vittoria, la convinsi che il mondo
della scuola era molto cambiato rispetto ai tempi suoi. «Non danno più le pagelle
da firmare, né pretendono di incontrarsi coi genitori. C’è un metodo nuovo che
assegna agli studenti la massima libertà. Sono loro che decidono quando andare e
20 non andare a scuola, quando devono essere interrogati, vaccinati, rimandati». Mia
madre era una donna eccezionale. Lo capii una mattina quando venne a svegliarmi
dicendo: «Fuori c’è una neve mai vista, fa un freddo cane. Fossi io te non andrei a
scuola oggi. Meglio un asino vivo che un professore morto». L’asino è vivo e vege-

4. carambola: specialità del gioco del biliardo.

collegamenti

la canzone
Quelli che… di enzo Jannacci Quelli che votano scheda bianca per non
sporcare, oh yes!
In questa canzone, il cui testo è stato scritto Quelli che non si sono mai occupati di politi-

1
da Enzo Jannacci e Beppe Viola (ma in cui il ca, oh yes!
giornalista non appare come autore), si Quelli che vomitano, oh yes!
prendono in giro i modi di dire, le banalità, Quelli che tengono al re.
gli atteggiamenti dell’italiano medio degli Quelli che tengono al Milan, oh yes!
Ridere fra le pagine

anni Settanta. Quelli che… fa parte dell’al- Quelli che non tengono il vino, oh yes!
bum omonimo, pubblicato dall’etichetta Quelli che non ci risultano, oh yes!
Ultima Spiaggia nel 1975. Quelli che credono che Gesù Bambino sia
Babbo Natale da giovane, oh yes!
Quelli che cantano dentro nei dischi perché Quelli che la notte di Natale scappano con
ci hanno i figli da mantenere, oh yes! l’amante dopo aver rubato il panettone ai
Quelli che da tre anni fanno un lavoro d’equi- bambini, oh yes! Intesi come figli, oh yes!
pe convinti d’essere stati assunti da un’altra Quelli che fanno l’amore in piedi convinti di
ditta, oh yes! essere in un pied-à-terre, oh yes!
Quelli che fanno un mestiere come un altro. Quelli, quelli che sono dentro nella merda fin
Quelli che accendono un cero alla Madonna qui, oh yes! Oh yes!
perché hanno il nipote che sta morendo, oh Quelli che con una bella dormita passa tutto,
yes! anche il cancro, oh yes!
Quelli che di mestiere ti spengono il cero, oh Quelli che, quelli che non possono crederci
yes! neanche adesso che la terra è rotonda, oh
Quelli che Mussolini è dentro di noi, oh yes! yes!
Quelli che votano a destra perché Almirante1 Quelli che non vogliono tornare dalla Russia
sparla bene, oh yes! e continuano a fingersi dispersi, oh yes!
Quelli che votano a destra perché hanno Quelli che non hanno mai avuto un inciden-
paura dei ladri, oh yes! te mortale, oh yes!

1. Almirante: Giorgio Almirante (1914-1988), Nazionale. Almirante era uomo di grande dialet-
segretario del MSI (Movimento Sociale Italia- tica, apprezzato anche da chi non condivideva le
no), partito poi in parte confluito in Alleanza sue idee; per questo si dice che «sparla bene».
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Il racconto umoristico
to, modestamente. Nel frattempo mio padre era andato a giocare sui cavalli del
25 Venezuela per via di un licenziamento generale dovuto allo scioglimento della
società aerea per la quale lavorava. Penso che mio padre abbia fatto bene a ballarsi
i soldi sui cavalli perché se ne avesse lasciati in giro un po’ per casa li avrei fatti fuo-
ri io, magari al bigliardo dove, tra l’altro, si respira anche poco per colpa del fumo.
Bravo papà, te ne sono davvero grato. D’altra parte questa è sempre stata la regola
30 della famiglia. Mio nonno, infatti, era un appassionato di caccia e di scopa5. Mai
lavorato in vita sua, avendo sposato due volte signore ricchissime. Un giorno, mio
zio Renato, accompagnandomi al paese del nonno, mi indicò una collina verdissi-
ma. «Vedi», disse, «quella era del nonno. L’ha persa in una partita agli undici!»
Nelle famiglie, dicono, i cicli della fortuna vanno e vengono. A me è toccato quello

5. scopa: gioco di carte.

Quelli che non vogliono arruolarsi nelle SS. Quelli che non hanno una missione da com-
Quelli che ti spiegano le tue idee senza farte- piere, oh yes!
le capire, oh yes! Quelli che sono onesti fino a un certo punto,
Quelli che dicono “la mia serva”, oh yes! oh yes!
Quelli che organizzano la marcia per la guer- Quelli che fanno un mestiere come un altro.
ra, oh yes! Quelli che aspettando il tram e ridendo e
Quelli che organizzano tutto, oh yes! scherzando, oh yes!
Quelli che perdono la guerra… per un pelo, Quelli che aspettano la fidanzata per darsi
oh yes! Oh yes! un contegno, oh yes!
Quelli che ti vogliono portare a mangiare le Quelli che la mafia non ci risulta, oh yes!
rane, oh yes! Quelli che ci hanno paura delle cambiali, oh
Quelli che sono soltanto le due di notte, oh yes!
yes! Quelli che lavoriamo tutti per Agnelli, oh
Quelli che hanno un sistema per perdere alla yes!
roulette, oh yes! Quelli che tirano la prima pietra, ma che
Quelli che non hanno mai avuto un inciden- anche la seconda, la terza, la quarta e dopu?
te mortale, oh yes! E dopu se sa no…
Quelli che non ci sentiamo, oh yes! Quelli che alla mattina alle sei freschi come
Quelli diversi dagli altri, oh yes! una rosa si svegliano per vedere l’alba che è
Quelli che puttana miseria, oh yes! già passata.
Quelli che quando perde l’Inter o il Milan Quelli che assomigliano a mio figlio, oh yes!
dicono che in fondo è una partita di calcio e Quelli che non si divertono mai neanche
poi vanno a casa e picchiano i figli, oh yes! quando ridono, oh yes!
Quelli che dicono che i soldi non sono tutto Quelli che a teatro vanno nelle ultime file per
nella vita, oh yes! non disturbare, oh yes!
Quelli che qui è tutto un casino, oh yes! Quelli, quelli di Roma.
Quelli che per principio non per i soldi, oh Quelli che non c’erano.
yes! Oh yes! Quelli che hanno cominciato a lavorare da
Quelli che l’ha detto il telegiornale, oh yes! piccoli, non hanno ancora finito e non sanno
Quelli che lo statu quo che nella misura in cui che cavolo fanno, oh yes!
che nell’ottica, oh yes! Quelli lì…
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Una veduta delle strade milanesi in una fotografia degli anni Cinquanta.

35 sbagliato, ma non mi lamento come fa un altro mio zio (ne ho una ventina) il qua-
le sostiene: «Siamo dodici fratelli. Guarda se ce ne fosse uno coi soldi». Non c’è,
infatti. Il ciclo buono dovrebbe essere il prossimo, dal duemila in avanti. Non pre-

1 cipitiamo e rispettiamo i tempi. Dicevo della scuola. Mi ero inventato una libertà
di manovra molto utile fino al momento in cui conobbi una ragazza bionda di
40 nome Brunilde. Avevo superato indenne, senza cioè saltare nemmeno un anno, sia
Ridere fra le pagine

le elementari, sia le medie. Anche le prime classi del liceo scientifico decretarono la
mia sopravvivenza. L’ostacolo di nome Brunilde risultò determinante.
Eravamo innamorati cotti. Sedici anni per uno, l’amore è una cosa meravigliosa
come ci spiegarono William Holden e Jennifer Jones una domenica pomeriggio in
45 un cinema di via Vitruvio6. Colla scusa che non potevo stare più di trenta secondi
senza di lei, la costrinsi a bigiare. Brunilde era una che ci stava fino a un certo pun-
to perché non aveva insegnato alla madre la faccenda delle nuove regole scolasti-
che. Ogni tanto lei doveva presentarsi in classe. Io ne approfittavo per migliorare il
mio rendimento a carambola. Quando Brunilde decideva di rigare dritto, andavo
50 a giocare con un amico, Balzarini. Si prendeva il tram in viale Campania per arri-
vare in via Cappellari. Sullo stesso tram saliva regolarmente il professore di lettere,
un tipo simpatico. Lo salutavamo cinque fermate prima di via Cappellari perché in
largo Augusto c’era un bigliardo buono. Il professore, appena arrivato in classe,
apriva il registro e chiedeva ai nostri compagni: «Oltre a Balzarini e Viola chi man-
55 ca oggi?» Professori così sono scomparsi. Forse li trovi tutti in largo Augusto a
giocare al bigliardo.
Insomma a scuola non mi feci vedere per un bel pezzo, diciamo per l’intero anno.
Ebbi il coraggio di meravigliarmi, anzi di scandalizzarmi, quando leggendo il risul-

6. l’amore è… Vitruvio: il riferimento è a un e Jennifer Jones, e in programmazione in un


film del 1955, L’amore è una cosa meravigliosa, cinema che si trovava in una via del centro di
interpretato dagli attori citati, William Holden Milano.
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Il racconto umoristico
tato scoprii di essere stato respinto. «Ma come? Se non mi conoscono neanche?
60 Avrebbero dovuto scrivere disperso, mica respinto». Mia madre fu condita via con
un «Le solite tre materie, mamma. Tranquilla anche quest’anno ce la farò». Invece
niente. Per colpa della madre di un mio compagno, venne a sapere la verità nel
modo sbagliato. Una telefonata di vigliaccheria. «Ho saputo che suo figlio, signora
Viola, è stato respinto. Mi dispiace molto». Ho cominciato a credere nelle spie,
65 nella cattiveria umana. Per mia madre fu un’offesa gravissima. «D’altra parte», mi
disse, «sei troppo grande per essere anche intelligente. La Natura è giusta, distribu-
isce un po’ qua un po’ là. Il lusso chiamato scuola non ce lo possiamo più permet-
tere. Trovati un posto e che Dio ti assista». Il mio Dio si chiama Liverani Vito e fa
il fotografo. L’avevo conosciuto nelle palestre di pugilato. Lui metteva insieme
70 minestra e contorno rincorrendo Tiberio Mitri e Duilio Loi7, io rimediavo qualche
autografo da vendere ai libidinosi del bordo ring. Mi raccomandò ai redattori
dell’agenzia giornalistica per la quale lavorava. Entrai a «Sportinformazioni» come
collaboratore e poi fui assunto a trentamila mensili, comprese le domeniche, le ore
notturne e tutte le altre feste del calendario. Conobbi giornalisti destinati poi a
75 carriere rispettabilissime. A quei tempi però se la passavano male pure loro per via
del padrone che non mollava una lira in più nemmeno sotto tortura. Lo chiamava-
no Babbone perché, a modo suo, ci voleva bene. Il modo suo era il seguente: il
giorno in cui morì mia madre venne a casa mia per confortarmi. Mia madre spirò
alle sette del mattino, lui si presentò alle nove dicendomi: «Guardi, caro Viola, che
80 per dimenticare dolori tanto grandi c’è soltanto il lavoro. Venga in agenzia e vedrà
che passerà tutto». Andai in agenzia.
Anche Brunilde, nel frattempo, aveva trovato un lavoro. Lei era sempre stata pro-
mossa perché non le piaceva il bigliardo. Era davvero un tipo in gamba. L’unica
cosa di lei che non mi piacque fu quella volta che si presentò all’appuntamento con
85 un tale di qualche anno più vecchio di lei e di me. «Sai», mi disse, «adesso mi piace
lui. Ciao, sta’ bene».
All’agenzia si lavorava molto, ma c’era anche il tempo per divertirsi, prendere qual-
che ciucca, parlare di politica e di altro. C’era il rischio di trasformare il fegato in
una bottiglieria quando, tirata giù la saracinesca, ci si trasferiva all’osteria fino
90 all’ultimo bianchino spruzzato col compari e abbellito col limone.
7. Tiberio Mitri e Duilio Loi: famosi pugili dell’epoca.

test Di gRaDimento

Scopri se e quanto ti è piaciuta la lettura proposta rispondendo al seguente test.


Il racconto ti ha divertito? Com’è l’autore in questo E il linguaggio?
racconto?

n Moltissimo. n Ironico, autobiografico. n Originale, ironico.


n Molto n Autobiografico. n Semplice, comprensibile.
n Poco, parla di cose datate, n Sfortunato. n Datato, vecchio.
vecchie. n Lamentoso. n Difficile da seguire.
n Per niente, non l’ho capito. n Noioso. n Noioso.
n Per niente, è noioso.

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Stefano Benni Autore: Stefano Benni
Romanzo: Bar Sport

La Luisona Anno: 1976

• da Stefano Benni, Bar Sport, Feltrinelli, Milano, 2003

Pubblicato nel 1976, Bar Sport è il primo libro di Stefano Benni. Costituito da brevi racconti,
vi si descrive la realtà – seppur distorta dalla satira e dall’umorismo – di molti bar italiani,
specialmente di provincia o di quartiere: dai clienti abituali, che vanno al bar più per parlare
di sport che non per consumare, al maniaco del flipper che esagera sempre i suoi risultati;
dal cosiddetto tecnico, che sa tutto (o meglio, crede di saper tutto) sul calcio e su qualsiasi
altro argomento, al nonno da bar; dal tizio innamorato senza speranza della cassiera
all’esperto di ristoranti che ti consiglia pessimi “posticini” in cui andare a mangiare.
Quello del Bar Sport è insomma un mondo surreale ma non troppo: tra le sue pagine
possiamo riconoscere realtà conosciute da tutti ma estremizzate fino al ridicolo.
Considerato ormai un classico della letteratura umoristica italiana, Bar Sport ha avuto
un seguito o, per meglio dire, un aggiornamento, con Bar Sport Duemila (1997),
nel quale Benni, nel suo consueto stile ironico, racconta l’evoluzione del bar e
dei suoi frequentatori a distanza di vent’anni.

Al bar Sport non si mangia quasi mai. C’è una bacheca con delle paste, ma è pura-
mente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigiana-

1 to. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una.
Entrando dicono: «La meringa è un po’ sciupata, oggi. Sarà il caldo». Oppure: «È
5 ora di dar la polvere1 al krapfen2». Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa
Ridere fra le pagine

avvicinarsi al sacrario. Una volta, per esempio, entrò un rappresentante di Milano.


Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruz-
zata di quella bellissima granella3 in duralluminio che sola contraddistingue la
pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: «Hanno mangiato la Lui-
10 sona!». La Luisona era la decana4 delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959.
Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del
tempo. La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invi-
tato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché il suo gesto malvagio
conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena
15 un’ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La
Luisona si era vendicata.
La particolarità di queste paste è infatti la non facile digeribilità. Quando la pasta
viene ingerita, per prima cosa la granella buca l’esofago. Poi, quando la pasta arriva
al fegato, questo la analizza e rinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e lascian-
20 dola passare. La pasta, ancora intera, percorre l’intestino e cade a terra intatta dopo
pochi secondi. Se il barista non ha visto niente, potete anche rimetterla nella bache-
ca e andarvene.

1. dar la polvere: spolverare; la 2. krapfen: altro modo di chia- nelli di zucchero o mandorle
locuzione è tipica dell’Emilia- mare il bombolone, dolce ripie- sminuzzate.
Romagna e, in particolare, di no di crema o marmellata. 4. decana: la più anziana e
Bologna. 3. granella: decorazione di gra- autorevole.
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Comparse

Il racconto umoristico
• da Stefano Benni, Bar Sport, Feltrinelli, Milano, 2003

Dopo avere introdotto il lettore al buffo mondo del Bar Sport attraverso le sue disgustose
paste, Benni descrive, in altrettanti capitoli, i personaggi più assidui e caratteristici
del bar, come il garzone, il nonno, il professore, il bimbo del gelato e così via.
Ma, insieme ai protagonisti, nel bar esistono anche i comprimari, cioè quelle presenze
non sempre assidue ma pur sempre significative, le comparse…

Questi altri personaggi si notano meno, ma non mancano mai in un bar serio.

Il benzinaio
È un benzinaio molto grasso, in tuta. Beve caffè, molto caffè, dalle dieci alle dodici
5 tazze, e sta al bancone in media un’ora. Ride sovente. La particolarità di questo per-
sonaggio è che, se voi prendete la macchina e fate il giro di tutti i distributori di ben-
zina dell’isolato, non ne troverete alcuna traccia. Le spiegazioni possibili sono tre:
1. Il benzinaio ama attraversare tutta la città a piedi per venire nel vostro bar, e ha
il suo distributore in autostrada, venti chilometri a nord.
10 2. Il benzinaio è un avvocato feticista che riesce ad avere rapporti sessuali con la
moglie solo se si mette una tuta rossa.
3. Il benzinaio è un fantasma.
Un curioso, per accertarsene, toccò una volta un benzinaio per vedere se era vero,
e ci vollero tre persone per staccarlo dal muro: i benzinai hanno un grande senso
15 del pudore.
[…]

Le due anziane signore


Queste signore sono sedute appartate, a un tavolino d’angolo. Hanno al collo una
stola1 di volpi spelacchiate, che vi fissano con gli occhi di vetro sbarrati. Ai loro
20 piedi ci sono due barboncini ottantenni, che vi fissano con gli occhi sbarrati. A
volte, se le anziane signore sono molto povere, addestrano i barboncini ad arram-
picarsi sul collo, e quelli stanno immobili, fingendosi pellicce. Le signore mangia-
no dei piccoli bigné, schizzandosi la crema in faccia, e bevono tè, ingollando anche
il sacchettino perché non ci vedono. I barboncini dormono sotto il tavolo, poi di
25 colpo si svegliano in preda ad un raptus arteriosclerotico e cominciano a tremare e
ringhiare come un motore che non parte, finché le signore non danno una tiratina
al guinzaglio e li strafocano2.
Le signore parlano di disgrazie. Si comunicano il numero di morti della settimana,
le operazioni, le figlie incinte, le macchine rubate e i mariti fuggiti. Il loro tono di
30 voce è gaio e stupito: se state a qualche metro, potete pensare che stiano parlando
di ricamo; ma se vi avvicinate, sentite un ping-pong di necrologie da far rizzare i
capelli in testa. Gli amici e i conoscenti delle signore, quando le vedono, scendono
con una mano all’interno del cappotto in uno strano gesto di saluto3.
1. stola: striscia di pelliccia che si porta intorno 3. scendono con una mano… di saluto: si toc-
al collo. cano i genitali a mò di gesto scaramantico che
2. li strafocano: li strangolano quasi. dovrebbe allontanare le disgrazie.
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I gatti da bar
35 Il trippone: Gatto gigantesco, di colore scuro, che sta sempre su una sedia come un
sacco di cemento. I clienti del bar lo spostano in continuazione con sforzi inauditi.
Nessuno l’ha mai visto muoversi di sua iniziativa. Clamoroso il caso di un gatto di
un bar di Casalecchio4, detto Carnera5, il quale continuò a passare da una sedia
all’altra per quindici giorni, benché fosse regolarmente morto: nessuno s’era accor-
40 to della differenza.
L’affamato: Gatto esangue e magrissimo, con una batteria di costole in bella evi-
denza. Appena vede del cibo miagola con tutte le forze; mangia avanzi enormi e si
strangola. Vive in tribù di venti esemplari, con a capo una vecchina baffuta.
Lo sportivo: È un gatto che balza su tutto quello che si muove, vi addenta la cravat-
45 ta, vi ribalta il caffè, si fa le unghie nei calzini. Persiste nell’atteggiamento anche a
venti anni gatteschi, corrispondenti ai centoventi anni umani. A volte porta scar-
pe da tennis. Per la sua mancanza di serietà, vola spesso fuori dal bar, dove trave-
stendosi da micino sperduto trova subito un’altra sistemazione e ricomincia a
rompere.
50 L’infortunato: Questo gatto è specialista nel mettere alla prova le sue famose sette
vite. Va sotto una macchina in media due volte al giorno, alla mattina e alla sera
presto. Cammina ondeggiando in tutte le direzioni perché ha solo tre gambe, di
cui due sciancate e la terza a metà pancia. S’azzuffa con tutti i cani, per cui è quasi
privo di orecchie e di baffi, ha un occhio chiuso e l’altro balengo6, e la testa pelata.

1 55 La coda è lunga un centimetro, ma riesce ugualmente a farsela pestare. Mentre


cammina, perde il pelo e anche altre parti. A volte questi gatti fondano delle socie-
tà, in cui mettono in comune i pezzi a disposizione e li montano e smontano a
Ridere fra le pagine

piacere. Quello che va a caccia di topi prende tutte e quattro le zampe, mentre altri
due restano a letto con una zampa a testa, tutti pelati perché il pelo l’ha tutto
60 addosso un quarto gatto che aveva da fare con una gatta.

4. Casalecchio: Casalecchio di (1906-1967) è stato un pugile un peso di 120 chilogrammi.


Reno, comune dell’hinterland italiano di eccezionale potenza Fu campione dei massimi tra il
bolognese. ed enormi dimensioni fisiche: 1933 e il 1934.
5. Carnera: Primo Carnera era infatti alto 2,05 metri per 6. balengo: strano, strabico.

test Di gRaDimento

Scopri se e quanto ti sono piaciute le letture proposte rispondendo al seguente test.


I due racconti tratti da Bar Sport Pensi che leggerai il libro da cui Com’è il linguaggio dell’autore?
ti hanno divertito? sono tratti o altre opere dell’autore?

n Moltissimo. n Sicuramente sì. n Scanzonato, diretto.


n Molto. n Probabilmente sì. n Semplice, divertente.
n Abbastanza. n Forse, se sono brevi. n Difficile, datato.
n Per niente, non li ho capiti. n No, non mi piace. n Stupido, assurdo.
n Per niente, sono noiosi. n No, è noioso. n Difficile, noioso.

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