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Capitale iniziale, montante e valore aggiunto sono misurate in unità monetarie.

Occorre ora introdurre la


nozione, la definizione, l’idea di tasso di interesse e di tasso di sconto. Se io decido di prestare 100 euro e
l’accordo è di ridare la somma entro un anno, ma deve sapere quanto ridare, e ciò dipende dalla scelta del
tasso di interesse. Esempio stabiliamo di restituire un importo M dopo un anno. Il solito delta temporale del
periodo in cui presto i soldi.

Si definisce tasso di interesse la grandezza i data dal rapporto tra I e C, che può essere riscritto come M-
C/C, riscrivibile come M/C-1. Il discorso può essere fatto uguale anche nel caso di attualizzazione, per cui si
definisce tasso di sconto la grandezza d(t) = S/C=C-Va/C, riscrivibile come 1- Va/C. Ma sappiamo che la
generica legge di capitalizzazione M = Cxf(t) e attualizzazione Va=Cxg(t). Quindi i come la abbiamo
definito in precedenza, può avere M riscrivibile come la legge di capitalizzazione, trovando quindi i come
f(t)-1. Stessa cosa si può fare anche con il fattore di sconto, perché possiamo sostituire Va con la legge di
attualizzazione, avendo quindi d(t) = 1- g(t).
Questi due tassi sono legati alla durata t.
Se si pone t=1 si può scrivere: i(1)=f(1)-1 e d(1)=1-g(1) otteniamo i e d, che sono rispettivamente il tasso
unitario di interesse e il tasso unitario di sconto. Sono detti unitari perché riferiti a 1 periodo. Occhio, non
è detto che un periodo sia corrispondente a 1 anno, ma è x quanto tempo presto.
È noto che f(t) e g(t) sono coniugati, ma allora se è vero che il prodotto tra f e g deve essere 1 per qualsiasi
valore di t, allora questo vale anche per quando t=1, quindi f(1)xg(1)=1, ed è anche vero che dalla relazione
i(t)=f(t)-1 si ottiene che i(1)=f(1)-1 e analogamente si ottiene d(1)=1-g(1)=1-1/f(1), quindi: i=f(1)-1 e d=1-
g(1), non metto la funzione ma solo la lettera perché so che si tratta dei tassi unitari. Se voglio posso
riscrivere f(1) come =1+i e g(1)=1-d.
Dato che f(1)xg(1)=1, perché fattori sono coniugati, si ottiene: (1+i)x(1-d)=1. Espressione che può essere
esplicitata rispetto a i o d.

a) (1+i)(1-d)=1 -> 1+i=1/1-d -> i=1/1-d -1=1-1+d/1-d=d/1-d, quindi i=d/1-d, ovvero come possiamo
calcolare il tasso di interesse a partire dal tasso di sconto.
b) (1+i)(1-d)=1 -> 1-d=1/1+i -> -d=1/1+i -1 -> d=-1/1+i +1=-1+1+i/1+i, allora d=i/1+i

Quiz tema d’esame


Se tasso di interesse del periodo è i=0,18, scritto sempre in numero reale, non in percentuale, il tasso di
sconto d è pari a?
D=i/1+i=0,18/1,18 =0,152

Si consideri la legge finanziaria associata al fattore di montante: f(t)=1+t 6/37, quali sono i tassi unitari?
Uso la formula i(1)=f(1)-1 e quindi andiamo a calcolare f(1), cioè 1,027027, quindi i(1) è 0,027027.
d(1) invece corrisponde a 1-g(1), ovvero 1-1/f(1), quindi 1-1/1,027027=0,0263.

NB calcolare M(5)=Cf(5) è diverso da calcolare M(5)=M(1)xf(5).

Ogni tasso è associato ad una durata di investimento. Il tempo può essere misurato in vari modi, ma in
matematica finanziaria esso si misura normalmente in anni. Solitamente i tassi sono annui. T=1 equivale
alla durata di un anno. Esistono però tassi mensili, bimestrali, trimestrali, quadrimestrali, semestrali. Questi
tassi vengono chiamati tassi periodali e si indicano con ik e dk . Ad esempio i3 rappresenta un tasso
quadrimestrale ecc..

Regimi finanziari sono:


- Regime della capitalizzazione semplice (CS/RIS) -> qui l’interesse identificato come I è una
grandezza proporzionale al capitale iniziale C, al tasso di interesse i e alla durata t. I=Cit e se
montante =C+I=C*Cit=C(1+it). Allora nella capitalizzazione semplice f(t)=1+it. In questo regime
gli interessi si calcolano sempre sul capitale iniziale.
- Regime della capitalizzazione composta (CC/RIC) -> in questo regime al termine del periodo di
riferimento gli interessi maturati diventano a loro volta parte del capitale e da lì in poi contribuiranno
a produrre ulteriori interessi. Nella capitalizzazione composta gli interessi generano interessi.
Al tempo 0 io ho un capitale iniziale, mentre al t1 ho montante=M1, poi vado avanti e così via.
Chiamiamo il termine genericamente n, dove avremo montante Mn. Sappiamo che
M1=(1+it)=C(1+i). M2 si calcola partendo come base da M1, quindi M2=M1(1+i)=C(1+t)
(1+i)=C(1+i)2 e così via man mano che calcolo gli altri. Dunque alla generica scadenza n, con n
numero intero, si ha Mn=C(1+i)n, che è una funzione esponenziale. F(t) è quindi uguale a (1+i)t.

Queste sono le due capitalizzazioni ufficiali del mondo moderno. Tutti i conti bancari di persone e imprese
sono vincolati per legge ad avere il regime di capitalizzazione composta.

Graficamente le due curve si intersecano esattamente nel punto in cui t=1. Posso dire quindi che se t=1 non
vi è differenza tra montante in CS e CC. Se tempo t compreso tra 0 e 1 allora il montante della semplice è
più grande di quello della composta. Se t diventa maggiore di 1, allora il montante in CC eccede quello della
semplice.

Cosa succede per f(t) con t numero non intero? Esistono due convenzioni: esponenziale e lineare.

a) EXP, usata nella pratica, dice che M=C(1+i)n, ho C=10000 e n di 4 anni e 6 mesi. N=4 quindi,
mentre f, frazione di un anno, che quindi è 0<f<1, diventa f=6/12=0,5. Quindi calcolo
M=10000(1+i)4,5
b) LINEARE t=n+f con n appartenente ai reali e 0<f<1. M=C(1+i)n(1+if). Nel nostro caso sarebbe
corrisposto a Mlineare=10000(1+i)4(1+ix0,5).

Convenzione lineare Convenzione esponenziale


(1+i)n(1+if) (1+i)n+f
(1+i)n(1+if) (1+i)n(1+i)f
1+if (1+i)f

1+if>=(1+i)f dato che 0<f<1. Si deve ricordare che il binomio 1+ax>= (1+x)a se 0<a<1

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