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Vito Fragnelli
A.A. 2009-2010
Capitolo 1
Il valore di un capitale è un concetto legato al tempo, cioè una somma in un certo istante
è equivalente ad un’altra somma, generalmente maggiore, in un istante successivo. Alcuni
classici esempi sono:
• apertura di un prestito;
• acquisto di titoli;
• anticipazione di un capitale.
1
CAPITOLO 1. OPERAZIONI FINANZIARIE SEMPLICI 2
I
può scrivere come rapporto tra l’interesse e il capitale, C
; analogamente se l’intervallo di
tempo è unitario I esprime l’interesse per unità di tempo, che in generale è It . Se si vuole
esprimere il tasso di interesse i per unità di capitale e per unità di tempo si ha:
I
i=
Ct
cioè
I = Cit
e conseguentemente
M = C + Cit = C(1 + it)
Osservazione 1.1.1
• Per periodi molto brevi può essere importante la valutazione del tempo; l’anno infatti
può contare 360 giorni (ordinario) o 365 giorni (esatto) e l’intervallo di tempo può
far riferimento al numero di giorni effettivi di ciascun mese (esatto) o supporre che
tutti i mesi abbiano 30 giorni (convenzionale).
67
I = 1000 × 0.12 × = 22.333 ordinario - esatto (Banker0sRule − francese)
360
65
I = 1000 × 0.12 × = 21.666 ordinario - convenzionale (tedesco)
360
67
I = 1000 × 0.12 × = 22.027 esatto - esatto (inglese)
365
65
I = 1000 × 0.12 × = 21.369 esatto - convenzionale
360
e
Cit
I=
1 − it
1
Può essere usata per periodi non molto lunghi, poichè M > 0 ⇐⇒ it < 1, cioè se t < i
la parte intera |t| e la capitalizzazione semplice per la parte frazionaria t − |t| (metodo
approssimato o lineare). Il metodo lineare rende più complessi i problemi inversi, ma è il
più usato nelle transazioni finanziarie.
Nel caso della capitalizzazione composta si può dire che il capitale è investito al tasso
annuo dell’8% con capitalizazzione trimestrale.
• Capitalizzazione semplice
M −C I
i= =
Ct Ct
• Capitalizzazione iperbolica
M −C I
i= =
Mt (C + I)t
• Capitalizzazione composta
r r
t M t C +I
i= −1= −1
C C
1 1
Capitalizzazione semplice i2 = = 50% i3 = = 33.33%
2 3
1 1
Capitalizzazione iperbolica i2 = = 25% i3 = = 16.67%
4 6
√
2
√
3
Capitalizzazione composta i2 = 2 − 1 = 41.42% i3 = 2 − 1 = 25.99%
30
Capitalizzazione semplice i= = 0.333%
1000 × 9
30
Capitalizzazione iperbolica i= = 0.323%
1030 × 9
r
9 1030
Capitalizzazione composta i= − 1 = 0.329%
1000
• Capitalizzazione semplice
M −C I
t= =
Ci Ci
CAPITOLO 1. OPERAZIONI FINANZIARIE SEMPLICI 6
• Capitalizzazione iperbolica
M −C I
t= =
Mi (C + I)i
• Capitalizzazione composta
lg M
C
lg C+I
C
t= =
lg(1 + i) lg(1 + i)
Esempio 1.1.9 Dopo quanti anni si triplica il capitale investendolo al tasso del 2%
trimestrale? e al tasso del 10% annuo?
Capitalizzazione semplice
2 2
t= 0.02
= 100 trimestri = 25 anni t= 0.1
= 20 anni
Capitalizzazione iperbolica
2 2
t= 0.06
= 33.33 trimestri = 8.33 anni t= 0.3
= 6.66 anni
Capitalizzazione composta
lg3 lg3
t= lg1.02
= 55.48 trimestri = 13.87 anni t= lg1.1
= 11.53 anni
Esempio 1.1.10 Il capitale C = 5000 è investito per 20 anni al tasso del 12%
annuo composto. In quanti anni avrebbe reso lo stesso montante M investito al 12%
annuo composto mensilmente? e a quale tasso avrebbe dato lo stesso montante in
20 anni in capitalizzazione semplice?
M = 5000(1.12)20 = 48231
lg 48231
5000
t= = 227.78 mesi = 18.98 anni
lg(1.01)
48231 − 5000
i= = 43.23%
5000 × 20
Esempio 1.1.11 Quale alternativa è più conveniente per investire un capitale C = 1000
per un tempo t = 10 anni:
1
In capitalizzazione composta, detto jm il tasso riferito all’intervallo m
di anno, si ha:
m
(1 + jm )m = (1 + jn )n ⇒ jn = (1 + jm ) n − 1
Scindibilità
Vuol dire che un’operazione finanziaria è indifferente alle interruzioni, cioè investire un
capitale C per un tempo t al tasso i produce lo stesso montante M che si ha dallo stesso
capitale investito allo stesso tasso per un tempo t1 e reinvestendo il montante M1 per un
tempo t − t1 sempre al tasso i.
La capitalizzazione semplice non è scindibile:
M1 = C(1 + it1); M = M1 (1 + i(t − t1)) = C(1 + it1)(1 + i(t − t1)) = C(1 + it + i2(t1t − t21))
C
S=
1 + it
e
Cit
D=
1 + it
E’ il reciproco della capitalizzazione semplice.
Sconto commerciale
S = C(1 − it)
e
D = Cit
e si ha S > 0 ⇐⇒ t < 1i .
E’ il reciproco della capitalizzazione iperbolica.
Sconto composto
S = C(1 + i)−t = Cv t
CAPITOLO 1. OPERAZIONI FINANZIARIE SEMPLICI 9
e
D = C(1 − v t)
dove v = (1 + i)−1 .
E’ il reciproco della capitalizzazione composta.
Osservazione 1.2.1
• Sconto razionale
C −S
i=
St
• Sconto commerciale
C −S
i=
Ct
• Sconto composto r
t C
i= −1
S
Esempio 1.2.1 Acquisto un titolo di valore 100 con scadenza a 3 mesi al prezzo
96. Quale è il tasso di sconto razionale? e il tasso di sconto commerciale? e il tasso
di sconto composto?
4
i= = 16.67%
96 × 0.25
4
i= = 16%
r× 0.25
100
0.25 100
i= − 1 = 17.73%
96
• Sconto razionale
C−S
t=
Si
CAPITOLO 1. OPERAZIONI FINANZIARIE SEMPLICI 10
• Sconto commerciale
C−S
t=
Ci
• Sconto composto
lg CS
t=
lg(1 + i)
1.3 Attualizzazione
Come già accennato, sfruttando le formule di capitalizzazione e sconto è possibile trovare,
data una somma disponibile in un qualsiasi istante, la somma ad essa equivalente nel-
l’istante attuale, da cui il nome. Ovviamente è possibile ricondursi non solo all’istante
attuale, ma ad un qualsiasi istante.
Le situazioni in cui questa operazione viene utilizzata sono numerose.
Esempio 1.3.1 A quale tasso di interesse annuo conviene pagare una somma 250 con
uno sconto del 2% alla scadenza invece che intera a 90 giorni?
Questo equivale a dire che subito si paga 245 e a 90 giorni si paga 250. Quindi si può
calcolare il tasso annuo che fornisce il montante 250 da un capitale 245 in un tempo t =
0.25.
250 − 245
Capitalizzazione semplice i= = 8.16%
245 × 0.25
250 − 245
Capitalizzazione iperbolica i= = 8.00%
250 × 0.25
r
0.25 250
Capitalizzazione composta i= − 1 = 8.42%
245
Esempio 1.3.2 La somma di 50 può essere investita in un titolo che tra 4 anni rende
65 o in un titolo che ogni anno rende il 4% e dopo 4 anni rende 60. Se il tasso annuo di
attualizzazione è 5%, quale impiego è da preferire?
Modo 1
Per il primo titolo si ha:
65
V AN1 = = 53.475
1.054
Per il secondo titolo che ogni anno rende Q = 50 × 0.04 = 2 si ha:
2 2 2 62
V AN2 = + 2
+ 3
+ = 56.454
1.05 1.05 1.05 1.054
CAPITOLO 1. OPERAZIONI FINANZIARIE SEMPLICI 11
Modo 2
Per il primo titolo si ha:
V F1 = 65
Esempio 1.3.3 E’ conveniente acquistare una casa per la somma di 300 sapendo di rice-
vere un affitto annuo anticipato di 10 e rivenderla dopo 5 anni per 350, se il tasso annuo
di attualizzazione è 7%?
Modo 1
10 10 10 10 350
V AN = −290 + + 2
+ 3
+ 4
+ = −6.58
1.07 1.07 1.07 1.07 1.075
Modo 2
Osservazione 1.3.1
Esempio 1.3.4 Un prestito può essere rimborsato in due modi: 200 dopo 5 mesi
e 300 dopo 10 mesi oppure α dopo tre mesi e 2α dopo sei mesi. Affinchè i due modi
risultino equivalenti quale cifra si deve rimborsare nel secondo modo, sapendo che il
tasso di interesse semplice è il 12% annuo?
Al sesto mese
3 1 300
α 1 + 0.12 + 2α = 200 1 + 0.12 + 4
12 12 1 + 0.12 12
Nel caso di capitali rilevanti e/o tempi molto lunghi i capitali vengono frazionati nel
tempo, come già visto in alcuni esempi precedenti. In questo caso un’operazione finanziaria
è costituita da un insieme di flussi monetari x = {x1 , ..., xn}, detto vettore dei pagamenti
e dal corrispondente insieme di date t = {t1, ..., tn}, vettore delle scadenze.
Alcuni esempi sono dati da:
Costituzione di un capitale
Rendite
Estinzione di un debito
Rimborso del capitale e degli interessi
12
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 13
Un’operazione finanziaria è detta equa se la somma dei valori attualizzati dei flussi
monetari è nullo.
per cui volendo ottenere un capitale dato M dopo n periodi ad un tasso di interesse i la
rata deve ammontare a:
Mi
R=
(1 + i)n − 1
2.2 Rendite
Valore attuale (in 0 < t1 )
in capitalizzazione composta
X
V AN = Rs (1 + i)−ts
s=1,...,n
Montante (in tn )
in capitalizzazione composta
X
M = (1 + i)tn Rs (1 + i)−ts = (1 + i)tn V
s=1,...,n
Per rate costanti (Rs = R), posticipate e periodiche (ts = s) la capitalizzazione composta
fornisce:
X X 1 X 1 − vn
V AN = R(1 + i)−s = R = R v s
= Rv = Ran|i
s=1,...,n s=1,...,n
(1 + i) s
s=1,...,n
1 − v
X (1 + i)n − 1
n−s
M= R(1 + i) =R = Rsn|i
s=1,...,n
i
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 14
1
dove v = 1+i
.
Per rate costanti, anticipate e periodiche la capitalizzazione composta fornisce:
X X 1 X 1 − vn
V AN = R(1 + i)−s = R = R v s
= R = Rän|i
s=0,...,n−1 s=0,...,n−1
(1 + i)s s=0,...,n−1
1−v
X (1 + i)n − 1
M= R(1 + i)n−s = R (1 + i) = Rs̈n|i
s=0,...,n−1
i
an|i e sn|i sono il valore attuale e il montante per rendite unitarie posticipate e peri-
odiche e si leggono “a [s] posticipato figurato n, al tasso i”; än|i e s̈n|i sono il valore attuale
e il montante per rendite unitarie anticipate e periodiche e si leggono “a [s] anticipato
figurato n, al tasso i”.
Due esempi molto comuni di rendite sono i titoli obbligazionari a cedola nulla e a
cedola fissa.
Titolo a cedola nulla
In questo caso il titolo, detto anche zero coupon bond, viene acquistato al prezzo di emis-
sione C alla data t0 e rende il valore nominale M alla data di scadenza t1 . Il periodo t1 − t0
è detto vita residua del titolo.
M −C
In questo caso il tasso di interesse è dato da i = , anche se il dato non ha
C(t1 − t0)
nessun significato ai fini dell’investimento, nel senso che se il titolo viene riscattato prima
della scadenza l’interesse, e di conseguenza il tasso, può essere qualsiasi (vedi ad esempio
il paragrafo 3.2).
Titolo a cedola fissa
In questo caso il titolo, detto anche coupon bond, viene emesso al prezzo di emissione C
alla data t0 e alle date t1 , ..., tn rende l’interesse fisso I, detto cedola o coupon, inoltre
I
alla data tn rende il valore nominale o facciale M. Il rapporto è detto tasso cedolare,
C
mentre il rapporto tra la somma delle cedole pagate in un anno e il prezzo C è detto tasso
4I
nominale. Ad esempio un titolo a cedola trimestrale ha un tasso nominale .
C
Osservazione 2.2.1
• Se il titolo viene acquistato dopo l’emissione il prezzo può essere diverso da C, inoltre
è necessario pagare l’interesse maturato, detto rateo, calcolato proporzionalmente al
periodo di vita della cedola già trascorso; se l’acquisto avviene al tempo t tra le
t − tk
scadenze tk e tk+1 , il rateo è I . Solitamente il rateo si misura in dietimi,
tk+1 − tk
cioè l’interesse giornaliero.
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 15
con D0 = C; E0 = 0 e Dn = 0; En = C.
Rs = Qs + Is
dove Is = Ci e Ds = C.
La rata è detta costo periodico del debito, invece il valore di libro è la differenza tra il
capitale e il valore del fondo, cioè al tempo k è C − Qsk|j .
Piano italiano
t R C DI E
0 1000
1 300 200 100 800 200
2 280 200 80 600 400
3 260 200 60 400 600
4 240 200 40 200 800
5 220 200 20 0 1000
Piano francese
t R C ID E
0 1000
1 263.80 163.80 100.00 836.20 163.80
2 263.80 180.18 83.62 656.03 343.97
3 263.80 198.19 65.60 457.83 542.17
4 263.80 218.01 45.78 239.82 760.18
5 263.80 239.82 23.98 0 1000.00
Piano americano con j = 5%
t R Q I D E
0 1000
1 280.97 180.97 100 1000 0
2 280.97 180.97 100 1000 0
3 280.97 180.97 100 1000 0
4 280.97 180.97 100 1000 0
5 280.97 180.97 100 0 1000
Per completezza si possono considerare anche la restituzione del capitale e degli interessi
in un’unica soluzione alla scadenza, che ammonta a 1000×1.15 = 1610.51 e la restituzione
del capitale alla scadenza e gli interessi (semplici) anticipati ogni anno, che ammonta a
100 all’inizio di ogni anno e 1000 alla fine dell’ultimo anno.
Volendo confrontare i differenti risultati si possono attualizzare le quote versate, in quanto
sommare semplicemente le quote equivale a supporre un tasso di attualizzazione nullo.
Nello schema seguente sono riportati i valori attualizzati alla fine dell’estinzione per i vari
piani utilizzando un tasso relativamente basso, 2%, e un tasso relativamente alto, 8%.
Osservazione 2.3.1
• Nel metodo americano, si può far credere che pagando un tasso i e ricevendo un
tasso j (j < i) si paga solo i − j.
• Si può costruire un piano facendo credere di offrire di pagare gli interessi annual-
mente e il capitale in “comode rate” ad un tasso di favore if .
• Il metodo italiano risulta più costoso all’inizio, quando probabilmente c’è una minore
disponibilità da parte di chi ha chiesto il prestito.
• Il metodo francese presenta lo svantaggio che nelle rate iniziali il capitale rimborsato
è molto basso, per cui in caso di possibilità di estinzione anticipata del prestito,
anche dopo buona parte della durata del piano di ammortamento la quota è capitale
da riestituire è ancora molto elevata. Questo permette a chi ha concesso il prestito
di poter contare sulla riestituzione nei tempi previsti.
• Esistono altri piani di ammortamento, tra i quali il più noto è quello tedesco, simile
al piano francese in quanto ha le rate costanti, ma gli interessi vengono rimborsati
anticipatamente.
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 18
T.A.N. e T.A.E.G.
Un altro metodo di confronto tra vari piani di ammortamento è costituito dall’utilizzo del
tasso annuo effettivo globale (TAEG) rispetto al tasso annuo nominale (TAN).
Infatti il TAN è un indicatore troppo limitato, in quanto non tiene conto della peri-
odicità delle rate né delle spese connesse al prestito.
• Tasso effettivo
Il TAN si riferisce al tasso che viene applicato su base annua, ma è facile osservare
che se le rate hanno una periodicità inferiore il tasso effettivamente pagato è più
alto. Il tasso annuo effettivo (TAE) si ottiene, come si è visto in 1.1.2, come:
nr
T AN
T AE = 1 + −1
nr
dove nr è il numero annuo di rate. Se il capitale viene riestituito in due rate semes-
trali uguali, al tasso annuo nominale del 6%, il tasso annuo effettivo è (1+0.03)2 −1 =
0.0609, cioè il 6.09%. La differenza percentuale tra TAN e TAE è tanto maggiore
quanto maggiore è il numero delle rate ed è tanto più significativa, quanto più alto
è l’interesse.
• Spese
Le spese connesse al prestito possono influire sull’interesse effettivo. Le spese iniziali
(apertura, registrazione, ecc.) vanno sottratte dal capitale ricevuto in prestito e le
spese finali (chiusura, tasse, ecc.) vanno aggiunte ai costi di ammortamento, inoltre
le rate vanno maggiorate dei costi e delle spese relative.
Il TAEG recepisce sia la differenza tra TAN e TAE, sia le spese relative al prestito.
Se non ci sono spese finali e il prestito è a rate costanti, per un prestito C su cui gravano
spese iniziali pari a S, che viene riestituito in n rate di importo R a cui vanno sommate
spese per un ammontare s il tasso i per il periodo delle rate è la soluzione dell’equazione
(R + s)an|i = C − S. Il TAEG viene determinato riportando il tasso ottenuto i all’anno.
Tempo di capitalizzazione
E’ il tempo necessario a ottenere un montante M con rate di importo R, ad un tasso i.
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 19
Si ha:
lg 1 + MRi
n=
lg(1 + i)
Se n non risulta intero si studiano gli importi delle rate per i casi bnc ed dne.
Esempio 2.3.6 In quanti anni si può costituire un capitale M = 100 con rate R = 15
al tasso del 7%.
lg 1 + 100×0.07
15
n= = 5.66
lg(1 + 0.07)
In 5 anni si ha:
0.07
R = 100 = 17.39
1.075 − 1
e in 6 anni
0.07
R = 100 = 13.98
1.076 − 1
La scelta dipende da vari fattori.
Rinegoziazione
Quando i tassi di interesse subiscono forti variazioni può essere conveniente per chi ha
contratto il debito rinegoziare il credito, cioè cercare di avere condizioni di interesse più
favorevoli sulla restituzione del debito residuo, cioè il valore del capitale dedotto il valore
delle rate, tutto riferito all’istante di rinegoziazione, eventualmente pagando una penale.
Esempio 2.3.7 Un debito di 105000 verrà restituito in 25 anni a rate mensili all’interesse
annuo j12 = 10.5%; calcolare l’importo delle rate. Dopo 5 anni il debito viene rinegoziato
∗
al tasso j12 = 9.5%; calcolare il nuovo importo delle rate.
j12
Il tasso composto mensile è i = = 0.875%.
12
105000 105000 × 0.00875
R= = = 991.39
a300|0.00875 1 − 1.00875−300
991.39(0.0087560 − 1)
DR = C(1.00875)60 −Rs60|0.00875 = 105000×1.0087560 − = 99300.02
0.00875
(si noti che sono state effettivamente pagate solo 5699.97, cioè 5.42% del debito)
j∗
Il nuovo tasso mensile è i∗ = 12 = 0.75%, per cui l’importo delle nuove rate è:
12
99300.02 99300.02 × 0.0075
R∗ = = = 893.43
a240|0.0075 1 − 1.0075−240
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 20
Esempio 2.3.8 Per un titolo a cedola nulla acquistato al prezzo C alla data di
emissione e riscattato al valore M dopo nranni, il TIR è dato dalla soluzione
C
dell’equazione −C + Mv n = 0, da cui v ∗ = n e quindi:
M
r
1 n M
i∗ = ∗ − 1 = −1
v C
Esempio 2.3.9 Per un titolo a cedola fissa acquistato al prezzo C alla data di
emissione e riscattato al valore C dopo n anni nei quali ha prodotto la cedola I, il
P
TIR è dato dalla soluzione dell’equazione −C + I k=1,...,n v k + Cv n = 0, da cui
C
v∗ = e quindi:
C +I
I
i∗ =
C
cioè il tasso cedolare.
Duration
Dato un flusso monetario x1 , ..., xn a valori non negativi, di cui almeno uno positivo, con
scadenze t1 , ..., tn, si può calcolare la media pesata rispetto ai valori attualizzati al tempo
t delle vite residue dei flussi, detta duration al tempo t, che è espressa da:
P
k=1,...,n x̄k (tk − t)
D(t, x) = P
k=1,...,n x̄k
t1 − t ≤ D(t, x) ≤ tn − t
CAPITOLO 2. OPERAZIONI FINANZIARIE COMPLESSE 21
L’esempio precedente dice che la duration può essere vista come un indice di rischiosità
del titolo, in quanto nel caso di un titolo a cedola nulla è massima, e in effetti questo titolo
risente maggiormaente della variazione dei tassi durante la sua vita. In altre parole più è
differito il pagamento delle cedole e del capitale, maggiore è la duration del titolo.
Capitolo 3
Con un ringraziamento a:
Marco Margiocco, Fioravante Patrone,
Lucia Pusillo, Silvia Villa
@ NP
I
P
@
@
@ NR
II
R
@ c
@
a b
a c b per I
b a c per II
22
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 23
Infatti, supponendo che il prestito preveda che II restituisca a I una somma sig-
nificativamente maggiore rispetto a quella ricevuta, cioè preferibile ad altre opzioni di
investimento, I preferisce concedere il prestito e ottenere la restituzione, successivamente
non concedere il prestito e infine concedere il prestito e non ottenere la restituzione.
Analogamente, supponendo che il prestito sia utile per II, cioè gli permetta di rag-
giungere uno scopo prefissato che compensa la differenza che deve restituire in aggiunta
(interessi sul prestito e spese, anche in senso ampio), II preferisce ricevere il prestito e
non restituirlo, successivamente ricevere il prestito e restituirlo e infine non ricevere il
prestito.
Sulla base delle preferenze degli agenti, si deduce che l’esito più probabile è c, in quanto
il secondo agente, una volta ricevuto il prestito ha più interesse a non restituirlo e quindi
il primo agente sceglierà di non concedere il prestito, per evitare di perdere la somma
prestata. Questo esito risulta socialmente inefficiente, poichè l’esito a è preferibile per
entrambi: infatti il primo agente incrementa il suo capitale e il secondo agente consegue
lo scopo per cui ha chiesto il prestito.
Se si associa un’opprtuna funzione di utilità a ciascun agente, ad esempio
uI (a) = 2, uI (b) = 0, uI (c) = 1 e uII (a) = 1, uII (b) = 2, uII (c) = 0 si
può rappresentare la situazione come un gioco:
@ NP
I
P
@
@
@ NR
II
R
@ (1,0)
@
(2,1) (0,2)
Si può notare che (NP, NR) è un equilibrio di Nash inefficiente. La situazione
ricorda il Dilemma del Prigioniero, pur non essendo identica, in quanto le
strategie non sono dominanti.
Per recuperare l’efficienza è necessario che esista un’autorità in grado di imporre al
secondo agente di restituire il prestito, ad esempio lo Stato.
Questo equivale a dire che l’esito b non è più preferibile all’esito a per il secondo agente.
Ad esempio si può introdurre una sanzione superiore alla somma da restituire, che II deve
pagare se non restituisce il prestito.
La situazione è più complessa se il secondo agente non può restituire il prestito, ad
esempio per fallimento. In questo caso si può considerare la possibilità che gli agenti
stipulino un’assicurazione sulla restituzione del prestito; in questo modo a fronte di una
piccola spesa entrambi sono tutelati.
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 24
I \ II R NR I \ II R NR
R r,r D,2r-D R R,R 2R-D,D
NR 2r-D,D Data 2 NR D,2R-D R,R
Analizzando il secondo gioco, si può notare che (R, R) è l’unico equilibrio di
Nash ed è efficiente.
Allora il gioco alla data 1 può essere riscritto come:
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 25
I \ II R NR
R r,r D,2r-D
NR 2r-D,D R,R
Questo gioco ha due equilibri di Nash, (R, R) e (NR, NR). L’equilibrio (R,
R) è inefficiente ed è noto come corsa agli sportelli, una situazione comune
quando gli investitori sono colti da panico. Il secondo è un equilibrio efficiente.
La situazione ricorda il Dilemma del Prigioniero, pur non essendo identica,
essendoci due equilibri di Nash.
3.3 Duopolio
Su un mercato economico le imprese possono assumere vari ruoli, che possono essere
sintetizzati come monopolio, quando un’impresa è in grado di governare completamente il
mercato, stabilendo autonomamente quantità da produrre e prezzo di vendita; oligopolio,
quando poche imprese governano il mercato, ma devono ciascuna tenere conto delle altre
e della richiesta del mercato stesso; concorrenza, quando nessuna impresa è in grado di
attuare una propria politica, ma subisce le regole del mercato.
Il caso dell’oligopolio è certamente quello più interessante dal punto di vista delle
interazioni strategiche tra le imprese operanti; tra le varie situazioni la più semplice è il
duopolio, in cui sul mercato operano solo due imprese.
Per rendere la situazione più semplice dal punto di vista computazionale si suppone
che le due imprese producano allo stesso costo un unico bene identico, cioè nessuna delle
due può utilizzare una qualsiasi differenza per alterare la domanda del mercato a favore
del suo prodotto, ed inoltre le funzioni di costo e domanda sono supposte lineari a tratti.
P 6
a @
@
@
@ -
0 a Q
Osservazione 3.3.1
• Affinchè un’impresa realizzi un profitto non negativo è necessario che valga P (Q) ≥
c, cioè Q ≤ a − c.
• Le quantità presenti in questa trattazione sono talvolta considerate solo come val-
ore, trascurando la dimensione; ad esempio in questa osservazione la relazione
Q ≤ a − c non ha senso dimensionalmente, poichè Q è la quantità di bene prodotta
complessivamente e c è il costo unitario.
u1
6
a − c − q2
-
0 q1∗ q1
@
@@
a − c − q2
La quantità ottimale per l’impresa 1 è q1∗ = .
2
Data la simmetria delle due imprese, ragionando in maniera analoga si ottiene che la
a − c − q1
quantità ottimale per l’impresa 2 è q2∗ = .
2
Il risultato ottenuto è incompleto, in quanto per ogni impresa si suppone nota la
quantità prodotta dall’altra. Si possono allora determinare simultaneamente le quantità
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 27
La determinazione di q1∗ e q2∗ come soluzione del sistema può indurre a ritenere che le due
imprese debbano in qualche modo accordarsi tra loro. In realtà questo non è necessario,
infatti si può supporre che al tempo iniziale t0 le imprese producano le quantità arbitrarie
q10 e q20; al tempo t1 ciascuna impresa sceglie la miglior risposta alla scelta precedente
a − c − q20 a − c − q10
dell’impresa concorrente, cioè q11 = e q21 = ; in generale al tempo tn
2 2
n−1 n−1
a − c − q2 a − c − q1
si ha q1n = e q2n = . E’ possibile verificare che:
2 2
(a − c)
lim q1n = lim q2n =
n→+∞ n→+∞ 3
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 28
q2
6
a−c
A
A R1(q2 )
A
A
A
A
A
A
A
A
a−c
H A
2 H A
H
H
HH A
HA sq
∗
a−c
3 H
AH
A HsH
A q 2 HH
A H
H
A s H
HH
A 1 H
A q sq 0 HHR2 (q1 )
A H
H -
0 a−c a−c a−c q1
3 2
q2
6
a−c
A
A R1(q2 )
A
A
A sq 0
A
A
A
A
A
a−c
H A
2 HH A sq 2
H A
s HH A ∗
a−c q 1 s sq
H
H
A
3 q 3 AHH
H
A H
H
A HH
A H
H
A HH
A H R2 (q1 )
H
A H
H -
0 a−c a−c a−c q1
3 2
Il risultato può essere ottenuto anche supponendo che ad ogni stadio solo una delle
due imprese, alternativamente, ridetermini la sua produzione ottimale sulla base della
produzione dell’altra nello stadio precedente.
soddisfare la domanda che dipende dal prezzo fissato. Analogamente a quanto fatto per
il modello di Cournot, si suppone che non esistano costi fissi di produzione e che il costo
di produzione unitario, uguale per le due imprese, sia c.
Anche in questo caso i prodotti delle due imprese sono supposti indistinguibili e il
consumatore sceglie solo in base al prezzo. Detti p1 e p2 i prezzi scelti e P = min {p1 , p2 },
la domanda, in funzione del prezzo è data da
a − P se 0 ≤ P ≤ a
D(P ) =
0 se P > a
(p2 − c)(a − p2 )+ se p2 < p1
(p2 − c)(a − p2 )+
u2 (p1 , p2 ) = se p1 = p2
2
0 se p2 > p1
Questa situazione può essere vista come pura concorrenza; infatti ogni impresa è co-
munque in grado di soddisfare la domanda corrispondente al prezzo fissato, quindi l’unico
prezzo che garantisce il massimo guadagno è p1 = p2 = c. Infatti se pi < c, i = 1, 2 l’im-
presa i produce in perdita; allora deve essere verificata la condizione pi ≥ c, i = 1, 2, ma
se un’impresa fissa un prezzo strettamente maggiore di c l’altra può conquistare tutto il
mercato fissando un prezzo inferiore.
Osservazione 3.3.2
Osservazione 3.3.3
da cui si ricava:
a−c
q2∗ =
4
a + 3c
Il prezzo risultante è P (q1∗ + q2∗) = e i profitti sono rispettivamente u1 (q1∗, q2∗) =
4
(a − c)2 (a − c)2
e u2(q1∗, q2∗) = .
8 16
Anche il modello di Stackelberg può essere interpretato come un gioco in cui
i giocatori, le strategie e le funzioni di utilità sono le stesse del modello di
Cournot. La variante è che il gioco è a informazione perfetta, per cui l’esito
si può ricavare con l’induzione a ritroso.
Anche in questo caso, la soluzione ottenuta costituisce un equilibrio di Nash
(equilibrio di Stackelberg).
ii − iii − i − iv
iv − i − iii − ii
iv − i − iii − ii
• dal punto di vista delle imprese il monopolio alla Cournot garantisce ad entrambe il
profitto massimo e quindi si può dedurre che la soluzione di Cournot è inefficiente, ma
non risulta stabile. Infatti se un’impresa viola l’accordo e aumenta la sua produzione
può incrementare il suo profitto, nonostante il prezzo si riduca. Se l’impresa 1 decide
a−c a+c (a−c)2
di produrre 4
+ ε il prezzo scende a 2
− ε e il suo profitto è 8
+ a−c
4
ε − ε2
a−c a−c
che risulta maggiore se ε < 4
. Si noti che per ε = 4
si ottiene la soluzione di
Stackelberg;
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 33
Osservazione 3.3.4
- -
- -
0 ≡ dem 1 ≡ rep
In questo caso il segmento rappresenta le posizioni degli elettori sull’asse Democratici-
Repubblicani e i due agenti sono i candidati che cercano di collocarsi al centro
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 34
(rush for the middle), tenendo conto che la distribuzione degli elettori non è uni-
forme. Inoltre nelle primarie è necessario conquistare il centro pesato del partito e
successivamente nelle elezioni è necessario spostarsi al centro pesato dell’elettorato.
C
-
0 M s
cioè u dipende solo dal numero totale di pecore al pascolo, per cui può essere scritta come
u
e(s). Derivando u e0(s) = f(s)+sf 0 (s)−C e u
e(s) rispetto ad s si ha u e00(s) = 2f 0 (s)+sf 00 (s).
Per la decrescenza e la concavità di f, u e0 (0) = A−C >
e(s) risulta concava inoltre, essendo u
0eu e0(M) = Mf 0 (M) − C < 0, ue(s) ha un’unico punto di massimo, s∗ . Questo equivale
s∗
a dire che ogni pastore i = 1, ..., n dovrebbe avere x∗i = pecore ottenendo l’utilità
∗
n
u
e(s )
u∗i = .
n
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 35
Esempio 3.4.1 (Problema delle terre comuni) Si suggonga di avere due pastori che
devono decidere il numero (non necassariamente intero) di pecore da portare al pascolo,
rispettivamente x e y. Si supponga che la funzione ricavo sia lineare, cioè f(s) = A(1− Ms ),
per cui:
u1 (x, y) = xf(x + y) − Cx = x(A − C − A x+y
M
)
u2 (x, y) = yf(x + y) − Cy = y(A − C − A x+y
M
)
e l’utilità sociale è:
x+y
u(x, y) = u1 (x, y) + u2 (x, y) = (x + y) A − C − A
M
cioè: s
e(s) = s A − C − A
u
M
δe
u(s) (A − C)M
Il massimo dell’utilità sociale si ottiene ponendo = 0, da cui s∗ = e
δs 2A
2
(A − C) M
e(s∗ ) =
u .
4A
(A − C)M
Se i due pastori portano la pascolo lo stesso numero di pecore si ha x∗ = y ∗ =
4A
2
(A − C) M
e l’utilità è u1(x∗, y ∗ ) = u2 (x∗, y ∗) = . Ma se un pastore conosce il numero
8A
di pecore dell’altro può determinare il numero di pecore che gli permette di massimizzare
(A − C)M y
la sua utilità (miglior risposta). Per il primo pastore si ha xm (y) = − e per
2A 2
m (A − C)M x
il secondo, simmetricamente, y (x) = − ; per entrambi la miglior rispos-
2A 2
3(A − C)M
ta è xm (y ∗) = y m (x∗) = . L’utilità corrispondente può essere u1(xm , y ∗) =
8A
9(A − C)2M
u2(x∗, y m ) = se solo uno dei due pastori utilizza la miglior risposta e
64A
l’altro utilizza il valore di massima utilità sociale, oppure u1(xm , y m ) = u2 (xm, y m ) =
3(A − C)2 M
se entrambi passano alla miglior risposta. Si noti che nel primo caso il pa-
32A
store che adotta la miglior risposta ha un incremento di utilità, mentre l’altro ha una
3(A − C)2 M
perdita in quanto si ha u1 (x∗, y m ) = u2 (xm , y ∗) = , mentre nel secondo caso
32A
entrambi hanno una perdita. A causa dell’inefficenza si innesca un meccanismo di miglior
risposta dinamica simile a quello già visto per il duopolio di Cournot. ♦
3.5.1 Il modello
Il bar El Farol di Santa Fé nel New Mexico, alla sera offre spettacoli di buona qualità;
essendo il bar di dimensioni ridotte, lo spettacolo diventa sgradevole se oltre il 60% della
popolazione è presente, per cui la scelta migliore è restare a casa, mentre se meno del 60%
della popolazione è presente lo spettacolo viene apprezzato dai presenti. Purtroppo non
è possibile decidere all’ultimo momento se andare o meno, aspettando di vedere quanti
entrano realmente.
I potenziali clienti possono avvalersi di varie metodologie deterministiche o statistiche
per stimare la percentuale dei presenti, ad esempio:
- la stessa della settimana precedente,
- il complementare della settimana precedente,
- la media su un fissato numero di settimane,
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 37
ma qualunque sia il metodo e qualunque sia la precisione dello stesso, tutti quelli che
usano lo stesso metodo faranno la stessa scelta; se tutti usano lo stesso metodo il risultato
è che esso fallisce certamente. Infatti se la previsione è che il bar sarà affollato, tutti
preferiranno restare a casa e la scelta migliore sarebbe stata andare al bar, viceversa se la
previsione è un bar non affollato nessuno resterà a casa e la scelta migliore sarebbe stata
non andare al bar.
Il modello può essere esteso a comportamenti di tipo imitativo, comuni sui mercati
finanziari nei momenti di particolare euforia o di crisi.
Il problema del Bar El Farol ha dato origine ai cosidetti minority games.
3.6 Mercati
oppure:
y i Ai x̄i ∀i ∈ S
P P
con yi = wi , y j = wj , j ∈ N \ S.
i∈S i∈S
Questa è una versione semplificata del modello di Walras di equilibrio economico
generale, senza la produzione e i prezzi di equilibrio.
Ad un’economia di puro scambio si può associare un gioco NTU G = (N, V )
dove:
• N è l’insieme degli agenti.
• V (S) = {(zi)i ∈ S ∃(xi)i∈N , xi ∈ R`≥ con xj = wj
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 38
P P
se j ∈ N\S, i∈S xi = i∈S wi , zi = ui (xi )}, S ⊆ N
x2 6 y2 6
- -
O x1 O 0 y1
I valori ammissibili dei beni per ciascun agente sono compresi tra (0, 0) e (Q1, Q2 ), dove
Q1 e Q2 sono le quantità totali disponibili di ciascun bene, cioè Qi = wiI + wiII , i = 1, 2.
Questa semplice osservazione è alla base dell’idea della scatola di Edgeworth, che consiste
nel rappresentare i due sistemi di riferimento su un unico piano, mantenendo gli assi
relativi a ciascun bene paralleli ma con verso opposto e facendo coincidere l’origine di
ciascun sistema con il punto (Q1, Q2) dell’altro.
x2 6
y1 w1II O0 ≡ (Q1, Q2)
tX̃
t
w2I X̄ t w2II
W
-
O ≡ (Q1 , Q2) w1I x1
y2
?
dove N = N v ∪ N c , S v = N v ∩ S e S c = N c ∩ S.
E’ interessante osservare che è possibile un approccio “coopetitivo” (Sanchez-
Soriano e Fragnelli, 2010), cioè in cui vi è una fase competitiva e una coop-
erativa. In questo caso la fase competitiva termina con una serie di contratti
bilaterali, caratterizzati da inefficienza, ad esempio nel mercato elettrico in
cui la rapidità va a danno dell’efficienza, e la fase cooperativa permette di
migliorare la precedente situazione, pur nel rispetto dei contratti esistenti.
Il valore della funzione caratteristica del gioco cooperativo risultante è legato
alle seguenti domande:
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 41
P P P P
v2µ (S) = max (bij xij ) − (µij bij yij )
i∈S v j∈S c i∈S v j∈N c \S c
P P
− (µij bij yij )
i∈N v \S v j∈S c
P
s.t. xij ≤ pµi , i ∈ S v
j∈S c
P
xij ≤ qjµ, j ∈ S c
i∈S v ,S ⊆ N
P P
(µij yij ) ≥ xij − pµi , i ∈ S v
j∈N c \S c jS c
P P
(µij yij ) ≥ xij − qjµ , j ∈ S c
i∈N v \S v iS v
3.7 Aste
Un asta è un meccanismo di vendita flessibile ed efficiente per un mercato bilaterale, in
cui una delle due parti ha un ruolo attivo, mentre l’altra ha un ruolo passivo. Un’asta
può essere usata sia per vendere che per comprare e in questo caso viene detta reverse
auction. Le caratteristiche e le proprietà delle due aste sono del tutto identiche, a meno
di rovesciare ruoli e definizioni; ad esempio nell’asta per vendere il venditore ha il ruolo
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 43
passivo, tranne in una fase preliminare in cui stabilisce le regole, cioè sceglie il tipo di asta,
mentre simmetricamente nell’asta per vendere è il comratore che ha il ruolo passivo, ma
sceglie il tipo di asta. Questa trattazione si riferisce alle aste per vendere. Un’asta richiede,
solitamente, che ci sia carenza dei beni venduti e che gli acquirenti siano in competizione
tra loro.
Per cominciare si può analizzare una breve storia delle aste. La prima asta di cui si
ha notizia certa fu tenuta a Babilonia nel 500 A.C. per “assegnare” ragazze a possibili
mariti; all’asta poterono partecipare anche donne senza bellezza che pagarono per entrare
nell’asta. Nell’antica Roma le aste erano molto comuni per vendere gli schiavi e più in
generale i bottini di guerra; si pensi che il termine “asta” deriva dall’abitudine romana
di piantare un’asta nel luogo dove si svolgeva la vendita e l’inglese “auction” deriva dal
latino “augere” = aumentare. Un caso limite di asta si tenne nel 193 D.C. quando l’intero
impero romano fu venduto all’asta dalle guardie del pretorio dopo aver ucciso l’imperatore
Pertinace. Il vincitore, Didio Giuliano, fu decapitato due mesi dopo dalle stesse guardie
come segno di benvenuto per Settimio Severo dopo la conquista di Roma (un eccellente
esempio della rovina del vincitore). In seguito le aste furono istituzionalizzate: la prima
casa d’aste, la Stockholms Auktionwerk, nacque nel 1674 e succesivamente nel 1744 fu la
volta di Sotheby’s, seguita da Christie’s nel 1766.
ottenere più oggetti. Un secondo elemento sono le regole d’asta, cioè i criteri di ammissione,
il modo di sottoporre le offerte e la decisione di chi è il vincitore. L’ammissione può essere
aperta a tutti o riservata ad un gruppo chiuso di persone. L’offerta può essere pubblica
(gridata) o segreta (in busta chiusa) e può esserci anche un prezzo di riserva reserve
price che può essere visto come un’offerta del venditore. Il vincitore può essere scelto in
vari modi, ad esempio il miglior offerente, il miglior offerente con offerta unica il peggior
offerente con offerta unica. L’ultimo elemento si riferisce alle regole di pagamento per cui
c’è un solo pagante per ogni oggetto o più paganti per ogni oggetto. Nel primo caso può
pagare il primo prezzo o il secondo prezzo. Nel secondo caso possono essere molti, ad
esempio i primi k migliori offerenti oppure tutti, come nel caso delle aste in cui vince il
peggior offerente con offerta unica o più classicamente nelle lobby politiche.
Come si è detto all’inizio, le aste sono diffuse quando non esiste in prezzo di mercato
e/o la “qualità” del bene è incerta; infatti classici esempi di beni venduti all’asta sono
vini, quadri, fiori, pesce, obbligazioni, diritti di trivellazione, prestiti e mutui a rischio
incerto.
Si possono distinguere due classi di aste: a valore privato private value e a valore
comune common value. Nel primo caso ciascun acquirente conosce la propria valutazione
del bene che considera una sua informazione privata; la valutazione di ogni acquirente è
independente da quelle degli altri acquirenti. In altre parole il valore del bene è legato
all’utilità di possederlo (valore duale); nel secondo caso alla fine dell’asta il bene ha lo
stesso valore per tutti gli acquirenti, ma all’inizio dell’asta ciascun acquirente lo può solo
stimare utilizzando informazioni private differenti, i cosidetti segnali. In altre parole il
valore del bene deriva dall’utilità di rivenderlo.
A questo punto ci si può chiedere perchè le aste sono cosı̀ diffuse. Alcune motivazioni
sono la possibilità di vendere un oggetto o un bene ad un prezzo elevato anche quando
il venditore non ha alcuna idea del suo valore reale, spesso con una trattativa molto
rapida. Un altro vantaggio per il venditore è che il prezzo viene fissato dagli acquirenti che
possono avere informazioni migliori sul valore reale del bene, ma comunque il venditore
può cautelarsi fissando un prezzo di riserva. si può ancora osservare che un opportuno
meccanismo d’asta può difendere un venditore debole nei confronti di acquirenti molto
forti (esperti) o massimizzare il profitto di un venditore forte. Talvolta il venditore può
bandire un’asta al solo fine di accrescere e migliorare le sue informazioni sul valore reale
dell’oggetto; in questo caso è necessario informare il banditore.
comune quali il tempo, soprattutto nel caso di beni deperibili rapidamente (fiori, pesce),
la possibilità di colludere, cioè di creare alleanze illegali e la necessità di essere presenti
in un preciso momento. I tipi d’asta più classici sono quattro: asta inglese, asta olandese,
asta in busta chiusa al primo prezzo e asta in busta chiusa al secondo prezzo o asta Vickrey.
Asta inglese
E’ il modello d’asta più diffuso ed anche il più noto grazie al cinema e alla televisione; è
detta anche asta aperta gridata o asta ascendente. Il banditore propone un prezzo di aper-
tura e gli acquirenti rilanciano con offerte crescenti; gli aumenti possono essere prefissati
o liberi. L’oggetto viene assegnato al miglior offerente che paga la sua offerta, a meno che
esista un prezzo di riserva più alto o altri diritti, ad esempio lo state right per cui in alcuni
casi, ad esempio beni archeologici o culturali di interesse nazionale, lo stato può acquistare
il bene allo stesso prezzo del miglior offerente. In questo tipo di asta il banditore ha un
ruolo molto importante perchè può accendere l’interesse per l’oggetto in vendita e sol-
lecitare ulteriori offerte. Un aspetto negativo è la necessità della presenza degli acquirenti,
o almeno di un rappresentante che ha però un ruolo decisionale importante. Un’atmos-
fera di competizione ed entusiasmo possono trascinare il prezzo verso l’alto, anche molto
oltre il ragionevole valore del bene. Esistono numerose varianti, tra cui la possibilità ri-
tirarsi in qualunque momento, pubblicamente o meno, e successivamente di rientrare o no.
Asta olandese
Il nome deriva dal fatto di essere utilizzata per la vendita dei fiori nei Paesi Bassi; è detta
anche asta discendente. Viene utilizzata anche nei mercati all’ingrosso del pesce, ad esem-
pio Tokio, e in generale per situazioni in cui i beni sono facilmente deperibili. L’elemento
centrale è un contatore che scende rapidamente fino a quando un acquirente accetta il
prezzo e arresta il contatore mettendo fine all’asta; l’oggetto gli viene assegnato al prez-
zo indicato. L’intera procedura richiede pochi secondi, tenendo conto che la regolazione
dell’acquisto avviene in una fase successiva. Anche in questo caso è necessaria la presenza
degli acquirenti, o almeno di un rappresentante che però ha un ruolo molto semplice.
L’assenza di regole permette di definire altri tipi di asta, o di combinare i tipi di asta
visti, ad esempio l’asta anglo-olandese che comprende una fase discendente e una suc-
cessiva fase in cui il prezzo fissato precedentemente costituisce il prezzo base per un’asta
ascendente. Una curiosità è l’asta a tempo con candela da cui deriva il detto essere al
verde, legato al colore della cera nella parte inferiore della candela.
Esistono alcune relazioni tra i prezzi di aggiudicazione del bene nei vari meccanismi
d’asta. In generale l’asta inglese è (quasi) equivalente all’asta Vickrey e l’asta olandese
è equivalente all’asta in busta chiusa al primo prezzo, in assenza di ulteriori ipotesi. Un
risultato meno generale, ma apparentemente sorprendente è il seguente teorema (vedi
Klemperer, 2004).
Revenue Equivalence Theorem - RET
Supponendo che ogni potenziale acquirente di un oggetto sia neutrale al rischio risk-neutral
e abbia un segnale privato, tratto indipendentemente da una distribuzione di probabilità
non atomica, comune e strettamente crescente, allora ogni meccanismo d’asta per cui:
(i) l’oggetto viene sempre assegnato all’acquirente con il segnale maggiore
(ii) ogni acquirente con il minimo segnale ammissible ha un surplus atteso nullo
ha lo stesso valore atteso. Inoltre ogni offerente ha la stessa vincita attesa come funzione
del suo segnale.
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 47
Le ipotesi del teorema sono difficilmente soddisfatte per cui ha senso chiedersi quale
meccanismo risulti migliore.
Molti elementi possono influenzare il risultato di un’asta, tra cui l’atteggiamento degli
acquirenti verso il rischio (risk-aversion, risk-neutrality, risk-propension), se l’asta è a val-
ore privato o a valore comune e le informazioni di cui dispongono gli agenti, in particolare
l’asimmetria informativa, cioè il fatto che le informazioni dei singoli agenti sono molto
diverse, qualitativamente o quantitativamente.
Due semplici esempi teorici sono:
• se gli offerenti hanno valore comune (le ipotesi di RET non sono soddisfatte) si
ha il seguente ordinamento decrescente: asta inglese, asta Vickrey e asta olandese
e asta in busta chiusa al primo prezzo alla pari, secondo la capacità di generare
informazione;
• se gli offerenti hanno valore privato ma sono avversi al rischio (le ipotesi di RET non
sono soddisfatte) l’asta olandese e l’asta in busta chiusa al primo prezzo danno lo
stesso risultato, maggiore di quello dell’asta inglese e dell’asta Vickrey che danno un
uguale risultato; in questo caso l’avversione al rischio genera offerte più alte poichè
gli acquirenti temono di perdere l’oggetto.
• Asta inglese
L’acquirente dovrebbe offrire appena di più dell’ultima offerta, fino a raggiungere la
sua valutazione e poi ritirarsi; in questo caso possono sorgere incertezze nel caso in
cui i rilanci siano vincolati e un giocatore debba superare la sua valutazione con un
rilancio e da questo deriva la non perfetta equivalenza con l’asta in busta chiusa al
primo prezzo.
• Asta olandese
L’acquirente ha solo la strategia di fermare il contatore al raggiungimento della sua
valutazione; ogni ritardo è legato alla sua propensione al rischio.
• Asta Vickrey
Secondo il risultato di Milgrom, l’acquirente può solo offrire la sua valutazione.
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 48
3.7.5 Collusioni
Durante lo svolgimento di un’asta, approfittando della fase di preparazione e anche nella
fase delle offerte è possibile che alcuni agenti concludano degli accordi illegali, generica-
mente chiamati collusioni. In particolare alcuni acquirenti possono accordarsi per limitare
le offerte, il cosidetto ring; se gli agenti che hanno colluso ottengono l’oggetto, lo riasseg-
nano in base ad accordi precedentemente stipulati o con una successiva asta ristretta tra i
collusori nel qual caso potrebbe verificarsi un ultriore collusione sottoring. Il meccanismo
d’asta è tanto più esposto al rischio di collusioni tra gli acquirenti quanto più permette lo
scambio di informazioni; quindi si ha il seguente ordine: asta inglese, asta Vickrey, asta
in busta chiusa al primo prezzo e asta olandese. Sono possibili anche collusioni tra il ven-
ditore e alcuni acquirenti con lo scopo di far crescere il prezzo a danno di altri acquirenti.
Infine nel caso delle aste in busta chiusa possono aversi collusioni tra il banditore e qualche
acquirente, ad esempio con scambio di informazioni sulle offerte pervenute o addirittura
la possibilità di modificare l’offerta dopo l’apertura delle buste.
Un caso reale interessante accadde nel 1999, quando la Germania bandı̀ un’asta as-
cendente simultanea per dieci blocchi di frequenze, con il vincolo che ogni nuova offerta
doveva incrementare il valore precedente di almeno il 10%. la prima offerta di Mannes-
mann fu 18.18 milioni di marchi per i blocchi da 1 a 5 e 20 milioni di marchi per i blocchi
da 6 a 10. E’ possibile che T-Mobile abbia interpretato quest’offerta come “offri 20 milioni
di marchi (≈ 18.18 × 1.1) per i blocchi da 1 a 5 e lascia i blocchi da 6 a 10”.
u u u u u u u
b1 b2 ··· bk bk+1 bk+2 ··· b2k b2k+1 ···
Nel caso di beni complementari con valori superadditivi, il venditore può trarre vantag-
gio dal crescente interesse degli acquirenti per ottenere un bene complementare. Un caso
particolare sono le aste combinatorie in cui sono venduti all’asta differenti oggetti e gli
acquirenti possono fare offerte sia per oggetti singoli che per gruppi di oggetti. Questo tipo
di aste ha caratteristiche interessanti dal punto di vista computazionale per determinare
come assegnare gli oggetti massimizzando i profitti (problema NP-completo); da quello
economico al fine di incentivare offerte veritiere (asta Vickrey); infine ci sono tematiche
sulle rappresentazioni efficienti della situazione corrente e relativamente ai problemi di
comunicazione.
3.8 Assicurazioni
uC(−π) = E(uC(−R))
I valori π C e π I possono essere interpretati come la valutazione del rischio dei due
agenti, cioè l’equivalente certo del rischio R. Si tenga presente che nel caso dell’assicuratore
π I non rappresenta il premio minimo che lui può chiedere in quanto è necessario aggiungere
spese e costi di tipo commerciale.
Esempio 3.8.1 Supponendo che le funzioni di utilità dei due agenti C e I siano uC(x) =
1 1 1
αC
(1 − e−αC x ) e uI(x) = αI
(1 − e−αI x ), con αC > αI > 0 allora π C = αC
lnE(eαC R ) e
1
I
π = αI
lnE(eαI R).
I/C A D
π1 E(uI(π1 − R)) E(uI(π1 − R))
uC(−π1) uC(−π1)
π2 E(uI(π2 − R)) E(uI(π2 − R))
uC(−π2) uC(−π2)
··· ··· ···
··· ···
πk̄ E(uI(πk̄ − R)) E(uI(πk̄ − R))
uC(−πk̄ ) uC(−πk̄ )
πk̄+1 E(uI(πk̄+1 − R)) uI(0)
uC(−πk̄+1 ) E(uC(−R))
··· ··· ···
··· ···
πn E(uI(πn − R)) uI(0)
uC(−πn ) E(uC(−R))
3.8.2 Co-assicurazione
Quando un rischio è molto grande, una singola compagnia assicuratrice può ritenere trop-
po rischioso accettare un contratto di assicurazione. Esiste la possibilità di un’operazione
congiunta tra differenti compagnie assicurative, ciascuna delle quali assume una parte del
rischio ricevendo una parte del premio. Questo contratto è detto co-assicurazione. La divi-
sione del rischio può essere fatta in percentuali o in specifiche parti che vengono assicurate
dalle differenti compagnie. Due esempi classici sono l’assicurazione di una nave mercan-
tile e l’assicurazione di un parco vetture. Nel primo caso si può separare l’assicurazione
del carico, quella della nave e quella dell’equipaggio. Nel secondo caso ogni compagnia
assicura un determinato numero di vetture, chiaramente identificate nel contratto.
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 52
• B(S) 6= ∅ ⇐⇒ P (S) ≤ π;
• O(S) = PO(S).
Per evitare situazioni banali si suppone che π > P (N), cioè che l’insieme di tutte le
compagnie possa avere un guadagno.
Tra le soluzioni Pareto ottimali relative a N si possono considerare quelle per cui la re-
strizione ad un sottoinsieme S ⊂ N non può essere migliorata da nessuna soluzione Pareto
ottimale in PO(S); formalmente Q(N) = {(di , Xi )i∈N ∈ PO(N) | 6 ∃ (d0i , Xi0 )i∈S ∈ PO(S)
s.t. d0i − ui (Xi0 ) > di − ui (Xi ), i ∈ S, S ⊂ N s.t. B(S) 6= ∅}. Un altro sottoinsieme inter-
ssante di PO(N) è quello delle soluzioni per cui la restrizione ad un sottoinsieme S ⊂ N
non può essere migliorata dalle compagnie in S, concludendo il contratto separatamente;
P
formalmente CO(N) = (di , Xi )i∈N ∈ PO(N) | i∈S (di − ui (Xi )) ≥ max {0, π − P (S)},
S ⊆ N}.
E’ possibile dimostrare che CO(N) = Q(N), cioè i due approcci conicidono.
La situazione precedente può essere rappresentata con un gioco TU (N, v)
(Fragnelli e Marina, 2004) dove N è l’insieme delle compagnie assicuratrici e
v è definita da v(S) = max {0, π −P (S)}, S ⊆ N. Il nucleo di questo gioco
è caratterizzato dalla seguente proprietà Core(v) 6= ∅ ⇐⇒ CO(N) 6= ∅.
Riordinando i giocatori in modo che P (N) ≤ P (N \{n}) ≤ ... ≤ P (N \{1})
si hanno i seguenti risultati:
P
• j∈N P (N \ {j}) − (n − 1)P (N) ≥ P (N \ {i}), i ∈ N;
• π ≤ P (N \ {1}) ⇒ Core(v) 6= ∅;
P
• π > i∈N P (N \ {i}) − (n − 1)P (N) ⇒ Core(v) = ∅;
• Esiste b
π tale che Core(v) 6= ∅ ⇐⇒ π ≤ π
b.
AC = (N, c)
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 54
dove N = {1, ..., n} è l’insieme degli utenti e c : 2N → R è una funzione che associa ad
ogni sottoinsieme di utenti il costo per realizzare un progetto che soddisfi le loro richieste.
Sono state sviluppate soluzioni specifiche per questo problema che si basano sui costi
separabili. In particolare, per il problema della Tennessee Valley Authority vennero pro-
poste tre soluzioni. Il problema consisteva nella costruzione di una infrastruttura per il
controllo del flusso idrico del fiume Tennessee con tre obiettivi: produzione di energia elet-
trica, controllo delle inondazioni e miglioramento della navigazione. Le allocazioni x ∈ Rn
dovevano rispettare i seguenti criteri:
• Se la somma dei costi separabili degli utenti è minore del costo complessivo, si
chiama costo non separabile la differenza tra i due valori, cioè:
X
g(N) = c(N) − mi
i∈N
I vari metodi si differenziano per come viene ripartito il costo non separabile.
Il costo non separabile viene ripartito in parti uguali tra gli utenti. In questo modo l’utente
i deve pagare il costo:
1
ECAi = mi + g(N)
n
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 55
Il costo non separabile viene ripartito tra gli utenti proporzionalmente al risparmio ot-
tenuto da ciascuno per aver pagato il proprio costo separabile invece del costo che avrebbe
pagato da solo; in altre parole definendo il risparmio dell’utente i come:
ri = c(i) − mi
si ha:
ri
ACAi = mi + P g(N)
j∈N rj
Il costo non separabile viene ripartito tra gli utenti proporzionalmente al migliore (mini-
mo) massimo contributo che ciascuno è disposto a pagare facendo parte di un sottoinsieme
di utenti, cioè definendo il relativo costo non separabile:
X
g(S) = c(S) − mi
i∈S
si ha che l’utente i è disposto a pagare al più tutto il minimo costo non separabile dei
sottoinsiemi di cui può far parte, per cui ponendo:
gi = min {g(S)|i ∈ S}
si ha:
gi
CGAi = mi + P g(N)
j∈N gj
Nella Teoria dei Giochi, esiste un concetto di soluzione equivalente al CGA,
il valore τ , introdotto da Tijs nel 1981, definito da τ = αm + (1 − α)M,
dove mi = c(N) − c(N \ {i}), ∀ i ∈ N (utopia = miglior payoff per ogni
P
singolo giocatore), Mi = min {c(S) − j∈S\{i} mj |i ∈ S, S ⊆ N}, ∀ i ∈ N
P
(peggior payoff per ogni singolo giocatore) e α è tale che i∈N τi = c(N).
Il valore τ richiede che il gioco sia quasi-bilanciato, cioè valgano le seguenti
condizioni:
1 - mi ≤ Mi , ∀ i ∈ N
P P
2 - i∈N mi ≤ c(N) ≤ i∈N Mi
Per un gioco di profitti il vettore utopia è definito come Mi = v(N) − v(N \
P
{i}) e il peggior payoff come mi = max {v(S) − j∈S\{i} Mj |i ∈ S, S ⊆
N}, ∀ i ∈ N.
Il valore τ si basa sul principio di compromesso tra il migliore e il peggiore
tra i possibili risultati; questo fatto rafforza reciprocamente i due concetti di
soluzione.
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 56
(0, 0, 150)
J
J
J
J
J
J J
J J
J
J
J
J x3 ≤ 100
J J s
J
J
J
J
J
J
J
J
s
J
x3 6
(0, 0, 100) (0, 30, 100)
(10, 0, 100) @
(10, 30, 100)B @
B @
(20, 40, 90)Bs @
@ @
@ @(0, 60, 70)
@
@s
(20, 60, 70)
(31, 60, 59) s
(50, 40, 60) s
(50, 0, 60) s
(50, 41, 59)
(0,-
60, 0)
x2
(31, 60, 0)
(50, 0, 0)
x1 (50, 41, 0)
Costi separabili
m1 = c(N) − c(N \ {1}) = 150 − 130 = 20
m2 = c(N) − c(N \ {2}) = 150 − 110 = 40
m3 = c(N) − c(N \ {3}) = 150 − 91 = 59
Costo non separabile
P
g(N) = c(N) − i∈N mi = 150 − (20 + 40 + 59) = 31
Risparmi
r1 = c(1) − m1 = 50 − 20 = 30
r2 = c(2) − m2 = 60 − 40 = 20
r3 = c(3) − m3 = 100 − 59 = 41
Costi non separabili
g(1) = c(1) − m1 = 50 − 20 = 30
g(2) = c(2) − m2 = 60 − 40 = 20
g(3) = c(3) − m3 = 100 − 59 = 41
g(12) = c(12) − (m1 + m2) = 91 − (20 + 40) = 31
g(13) = c(13) − (m1 + m3) = 110 − (20 + 59) = 31
g(23) = c(23) − (m2 + m3) = 130 − (40 + 59) = 31
Minimi costi non separabili
Allocazioni
Criterio x1 x2 x3
ECA 30.333 50.333 69.333
ACA 30.220 46.813 72.967
CGA 31.481 47.654 70.864
V alore di Shapley 30.167 45.167 74.667
J
J
J
J
J
J
J
J
J
ϕs J
J
ACA s J
CGA s J
sECA J(20, 60, 70)
♦
CAPITOLO 3. TRA ECONOMIA E GIOCHI 59
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