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5. FUNZIONI SPORTIVE
In relazione alla pratica dell’attività sportiva consentita nelle aree adibite a verde, soprattutto se
dotate di opportune attrezzature;
9. FUNZIONI PRODUTTIVE
In relazione alla possibilità di utilizzare appezzamenti di terreno (pubblici o privati) per
coltivazioni a orto (destinate all’auto-consumo) in ambito urbano, riproponendo pratiche che
portano a rafforzare il senso di appartenenza ai luoghi in un rinnovato sistema di relazioni fra
città e compagna.
MOBILITÀ
La strada funge da tramite per migliorare il paesaggio.
È un luogo pubblico che ha diverse classi che dipendono da:
- TIPO DI MOVIMENTO
- UTILITÀ DELLO SPOSTAMENTO
- FUNZIONE ASSUNTA NEL CONTESTO ATTRAVERSATO
- COMPORTAMENTO DEL TRAFFICO
STRADE VEICOLARI
Decreto Ministeriale n. 6792 del 2001 – Norme funzionali e generiche per la costruzione di strade
Livelli di strade:
1. PRIMARIA (transito)
2. PRINCIPALE (distribuzione)
3. SECONDARIA (penetrazione)
4. LOCALE (Accesso)
In ambito extraurbano la velocità degli automezzi determinano la qualità della strada
Categorie della strada
a) Autostrada in ambito urbano\extraurbano
L= 3,75 m , min. 2 corsie per lato
b) Strada extraurbana principale
L= 3,75 m , L= 3,25 m di servizio
c) Strada extraurbana secondaria
NO obbligo di spartitraffico, L= 3,75 o 3,25
d) Strada urbana di scorrimento
SI obbligo spartitraffico, L= 3,25, 3,50 con bus, 3,75 per servizio
e) Strada urbana di quartiere
L= 3 , 3,50 per autobus
f) Strada locale in ambito urbano \ extraurbano
L= 3,50 , 3,25 per extraurbano
L= 2,75 per urbano
PISTE CICLABILI
D.L. N. 557 DEL 1999 – Regolamento per le definizioni di carattere tecniche delle piste ciclabili
I percorsi migliori sono quelli più brevi, sicuri e diretti , deve risultare armonica con il contesto
ambientale specifico
Tipologie:
1. Sede propria
2. Una corsia riservata ricavata dalla carreggiata
3. Una corsia riservata ricavata dal marciapiede
Dimensioni
L= 1,5 + 0,5 spartitraffico invalicabile
Raggio di curvatura: ≥ 5m
Pendenza longitudinale media non superiore del 2%
PERCORSI PEDONALI
Decreto Ministeriale n. 6792 del 2001
Dimensioni:
L= 1,5 m
2,5 m marciapiede ottimale senza alberature e panchine
3,5 m marciapiede ottimale con alberature e panchine
Devono garantire: illuminazione, condizioni di visibilità, ubicazione, continuità del percorso
INTERSEZIONI STRADALI
Possono essere:
1- RASO LINEARI
2- RASO ROTATORIA
3- A PIÙ LIVELLI (soprattutto a strade extraurbane)
PUNTO DI CONFLITTO: Un punto in cui due flussi (di traffico) a diversa provenienza\destinazione si
incontrano
Tipologie:
4. Diversione (divergenza\uscita)
5. Attraversamento (intersezione)
6. Immissione (convergenza\entrata)
7. Svolta
8. Scambio
ISOLE DI CANALIZZAZIONE
semplificano lo svolgimento regolare delle manovre di svolta in un incrocio a raso
Possono essere:
9. ISOLE DIVISIONALI
L min 1,20\1,50. Se c’è un cartello stradale si aggiungono 30cm per lato. Si può aggiungere un
rifugio pedonale
10. ISOLE A GOCCIA
11. ISOLE DIREZIONALI
La forma più comune è quella triangolare
LE ROTATORIE
Tipo di sistemazione delle intersezioni a raso fra più strade costituita da 3 o + bracci che
confluiscono in un anello stradale
Non assegna diritti di precedenza a nessuno dei bracci
Aspetti negativi:
12. Notevole ingombro
13. Maggior superficie pavimentata
14. Inadeguati a risolvere nodi stradali nei percorsi ad alta velocità
15. Flusso continuo che ostacola il traffico pedonale di attraversamento
Tipologie:
1. CONVENZIONALI (D > 40m)
2. COMPATTE (25m < D < 40m)
3. Mini rotatorie (14 m < D < 25m)
PARCHEGGI
L. 1150\42 (art.41)
L. 462\67 (art. 18) OBBLIGO DI RISERVARE
PARCHEGGIO 1MC PER OGNI MQ DI
L. 122\89 (art. 2)
COSTRUZIONE PRIVATA
D.M. 1444\68 (art. 3-5) obbligo di riservare una superficie minima di 2,5 mq per ogni abitante
insediabile e una superficie pari al 40% della superfice lorda pavimentata per aree commerciali e
direzionali
Per i disabili -> 3,20 m per ogni 50 posti disponibili
Categorie:
TIPI DI FERMATA
MANOVRA DIRETTA
MANOVRA DI INSERIMENTO ED USCITA
Sulla sede stradale si fanno:
1. Corsie di sosta nella stessa carreggiata
2. Banchina di sosta in rientranza di marciapiedi
3. Zone laterali di sosta
Posso essere a sviluppo orizzontale o verticale
Caratteristiche geometriche
16. Profondità della fascia stradale
2 m per sosta longitudinale
4,8 m per sosta a 45°
5 m per sosta perpendicolare al bordo della strada
Corsia di manovra
3,2m per sosta longitudinale
6m per sosta perpendicolare
APPROCCI AMBIENTALI
MACIOCCO
Concetto base : Territorio=esito della continua evoluzione della relazione tra
POPOLAZIONEATTIVITÀ -LUOGHI
3- DOMINANTI AMBIENTALI
Ovviamente la costruzione di un quadro di compatibilità degli interventi è legato a →
GEOGRAFIA DEI VALORI AMBIENTALI → che sono funzionali alla concezione strutturale
del territorio
Valori ≠ singolarità non rilevanti = Dominanti ambientali → perché significativi per la struttura
ambientale di un’area = Luoghi notevoli →fondamentali per la pianificazione urbanistica
portano significato di relazione con gli altri luoghi = qualcosa di lunga durata → regole guida
per gestione e indirizzo degli interventi
MAGNAGHI
Concetto base: bisogna ripartire dalle COMUNITà LOCALI, ambienti dove vanno ricostruiti
riequilibri bioecologici, socio-territoriali
La composizione delle relazioni di tali ambiti è uno dei connotati tipici della
TERRITORIALIZZAZIONE = riqualificazione dell’ambiente dalla ricerca delle regole culturali e
insediative
1- RIFONDARE LA CITTÀ
Città/territorio = spazio economico di espansione senza misura dopo la WWII Rifondazione dei
luoghi = diventa elemento strategico tra insediamento umano e ambiente (“ricostruire le città
dalle prossimità”)
➔ Ricostruzione del nuovo scenario dai principi ordinatori:
A. Riconoscimento dei Tipi Territoriali e Urbani di lunga durata
B. Riconnessione degli spazi aperti frammentati e degradati attraverso l’espansione
metropolitana
C. Compenetrazione del sistema ambientale (piccole città) a favore di percorsi di fruibilità dei
sistemi ambientali e delle città tra loro
Il limite ridisegna il senso di appartenenza→ recuperare l’identità locale che educa alla sapienza
ambientale, cioè nel rispetto, responsabilità e cura dei luoghi
1. la rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi
impianti;
2. la divisione in zone del territorio comunale con la precisazione delle zone destinate
all’espansione dell’aggregato urbano e la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare
in ciascuna zona;
3. le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servitù;
4. le aree da riservare ad edifici pubblici o di uso pubblico nonché ad opere ed impianti di interesse
collettivo o sociale;
5. i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico;
6. le norme per l’attuazione del piano.
(i numeri 2, 3 e 4 sono stati dichiarati incostituzionali con sentenza della Corte Costituzionale n. 179
del 20 maggio 1999)
- I comuni hanno la facoltà di formare il piano regolatore generale del proprio territorio.
- La formazione del piano è obbligatoria per tutti i comuni [compresi in appositi elenchi].
- I comuni compresi negli elenchi devono procedere alla nomina dei progettisti per la formazione
del piano regolatore generale entro tre mesi dalla data del decreto
- alla deliberazione di adozione del piano stesso entro i successivi dodici mesi ed alla
presentazione al ministero dei lavori pubblici per l’approvazione entro due anni data del decreto
ministeriale
Nel caso in cui il piano venga restituito per modifiche, integrazioni o rielaborazioni al comune,
quest’ultimo provvede ad adottare le proprie determinazioni nel termine di 180 giorni dalla restituzione.
Il P.R.G. è approvato entro un anno dal suo inoltro al ministero dei lavori pubblici
Il progetto di piano regolatore generale del Comune deve essere depositato nella Segreteria comunale
per la durata di 30 giorni consecutivi, durante i quali chiunque ha facoltà di prenderne visione.
Fino a 30 giorni dopo la scadenza del periodo di deposito possono presentare osservazioni le
Associazioni sindacali e gli altri Enti pubblici ed istituzioni interessate.
La variazione del piano è approvata con la stessa procedura stabilita per l’approvazione del piano
originario
PROCEDURA
Il Ministro, sentito il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, determina:
PIANI PARTICOLAREGGIATI
Il piano regolatore generale è attuato a mezzo di piani particolareggiati di esecuzione nei quali
devono essere indicate le reti stradali e i principali dati altimetrici di ciascuna zona
I piani particolareggiati di esecuzione sono compilati a cura del Comune e debbono essere adottati dal
Consiglio comunale con apposita deliberazione.
I piani particolareggiati devono essere depositati nella Segreteria del Comune per la durata di 30 giorni
consecutivi.
Fino a 30 giorni dopo la scadenza del periodo di deposito potranno essere presentate opposizioni dai
proprietari di immobili compresi nei piani ed osservazioni da parte delle Associazioni sindacali
interessate.
Decorso il termine stabilito per l’esecuzione del piano particolareggiato questo diventa inefficace per la
parte in cui non abbia avuto attuazione, rimanendo soltanto fermo a tempo indeterminato l’obbligo di
osservare, nella costruzione di nuovi edifici e nella modificazione di quelli esistenti, gli allineamenti e le
prescrizioni di zona stabiliti dal piano stesso.
Se alla scadenza di questo i lavori non risultino ancora eseguiti, il Comune potrà procedere
all’espropriazione.
Esso, quindi, costituisce una forma di attuazione della pianificazione urbanistica generale, richiesta
ogniqualvolta si intenda realizzare un intervento edilizio che comporti nuove opere di urbanizzazione o
aggravi la situazione delle opere di urbanizzazione esistenti.
La lottizzazione dei terreni a scopo edilizio è possibile solo dopo l'approvazione da parte del Comune di
riferimento del piano regolatore generale o del programma di fabbricazione.
Quando tali strumenti sono stati emanati, i Comuni, fino a che non è approvato il piano particolareggiato
di esecuzione, possono autorizzare la lottizzazione dopo aver ottenuto il nulla osta del provveditore
generale alle opere pubbliche, sentita la Sezione urbanistica generale e la soprintendenza competente.
L'autorizzazione comunale è inoltre possibile anche quando il Comune che ha adottato il programma di
fabbricazione o il piano regolatore generale non riceva, entro dodici mesi dalla presentazione al
Ministero dei lavori pubblici, alcuna determinazione dalla competente autorità. A tal fine, tuttavia,
è necessario che il piano di lottizzazione sia conforme al piano regolatore generale o al programma di
fabbricazione.
- la cessione delle aree necessarie per le opere di urbanizzazione primaria, in via gratuita ed entro
termini prestabiliti e la cessione a titolo gratuito delle aree necessarie per le opere di
urbanizzazione secondaria;
- l'assunzione, da parte del proprietario, degli oneri delle opere di urbanizzazione primaria e di
una quota (determinata in proporzione all'entità e alle caratteristiche degli insediamenti delle
lottizzazioni) degli oneri delle opere di urbanizzazione secondaria o delle opere necessarie per
l'allaccio della zona ai servizi pubblici;
- i termini entro i quali vanno ultimate le predette opere, che non devono eccedere i dieci anni;
delle congrue garanzie finanziarie per l'adempimento degli obblighi che derivano dalla
convenzione.
LICENZA DI COSTRUIRE
Chiunque intenda nell’ambito territoriale comunale eseguire nuove costruzioni, ampliare, modificare o
demolire quelle esistenti ovvero procedere all’esecuzione di opere di urbanizzazione del terreno, deve
chiedere apposita licenza al sindaco
Dovranno includere nel proprio regolamento edilizio il programma di fabbricazione, con l’indicazione
dei limiti di ciascuna zona, secondo le delimitazioni in atto o da adottarsi, nonché con la precisazione
dei tipi edilizi propri di ciascuna zona. potranno anche indicare le eventuali direttrici di espansione.
DECRETO MINISTERIALE 2 APRILE 1968 n° 1444
Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra
gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività
collettive, al verde pubblico o a parcheggi.
CAMPO DI APPLICAZIONE
Le disposizioni che seguono si applicano ai nuovi piani regolatori generali e relativi piani
particolareggiati e lottizzazioni convenzionate
A) le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestano carattere storico, artistico e
di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono
considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi;
B) le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano
parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore
al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia
superiore ad 1,5 mc/mq;
C) le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi, che risultino inedificate o nelle
quali l'edificazione preesistente non raggiunga i limiti di superficie e densità di cui alla
precedente lettera B);
D) le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per impianti industriali o ad essi assimilati;
E) le parti del territorio destinate ad usi agricoli, escluse quelle in cui - fermo restando il carattere
agricolo delle stesse - il frazionamento delle proprietà richieda insediamenti da considerare
come zone C);
F) le parti del territorio destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale .
La dotazione minima, inderogabile, di mq 18 per spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde
pubblico o a parcheggio, con esclusione degli spazi destinati alle sedi viarie.
ART. 5. RAPPORTI MASSIMI TRA GLI SPAZI DESTINATI AGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI
E GLI SPAZI PUBBLICI DESTINATI ALLE ATTIVITÀ COLLETTIVE, A VERDE PUBBLICO O A
PARCHEGGI
1. nei nuovi insediamenti di carattere industriale o ad essi assimilabili compresi nelle zone D) la
superficie da destinare a spazi pubblici o destinata ad attività collettive, a verde pubblico o a
parcheggi (escluse le sedi viarie) non può essere inferiore al 10% dell'intera superficie destinata
a tali insediamenti;
2. nei nuovi insediamenti di carattere commerciale e direzionale, a 100 mq di superficie lorda di
pavimento di edifici previsti, deve corrispondere la quantità minima di 80 mq di spazio, escluse
le sedi viarie, di cui almeno la metà destinata a parcheggi
ART. 7. LIMITI DI DENSITÀ EDILIZIA
Zone A):
Zone B):
le densità territoriali e fondiarie sono stabilite in sede di formazione degli strumenti urbanistici tenendo
conto delle esigenze igieniche, di decongestionamento urbano e delle quantità minime di spazi previste
dagli artt. 3, 4 e 5.
Qualora le previsioni di piano consentano trasformazioni per singoli edifici mediante demolizione e
ricostruzione, non sono ammesse densità fondiarie superiori ai seguenti limiti:
Zone C):
i limiti di densità edilizia di zona risulteranno determinati dalla combinata applicazione delle norme di
cui agli artt. 3, 4 e 5 e di quelle di cui agli artt. 8 e 9,
Zone E):
Zone A):
- per le operazioni di risanamento conservativo non è consentito superare le altezze degli edifici
preesistenti, computate senza tener conto di soprastrutture o di sopraelevazioni aggiunte alle
antiche strutture;
- per le eventuali trasformazioni o nuove costruzioni che risultino ammissibili, l'altezza massima
di ogni edificio non può superare l'altezza degli edifici circostanti di carattere storico-artistico;
Zone B):
l'altezza massima dei nuovi edifici non può superare l'altezza degli edifici preesistenti e circostanti, con
la eccezione di edifici che formino oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate con
previsioni planivolumetriche, sempre che rispettino i limiti di densità fondiaria di cui all'art. 7.
Zone C:
contigue o in diretto rapporto visuale con zone del tipo A): le altezze massime dei nuovi edifici non
possono superare altezze compatibili con quelle degli edifici delle zone A) predette.
le altezze massime sono stabilite dagli strumenti urbanistici in relazione alle norme sulle distanze tra i
fabbricati di cui al successivo art. 9.
Zone A):
per le operazioni di risanamento conservativo e per le eventuali ristrutturazioni, le distanze tra gli edifici
non possono essere inferiori a quelle intercorrenti tra i volumi edificati preesistenti, computati senza
tener conto di costruzioni aggiuntive di epoca recente e prive di valore storico, artistico o ambientale;
è prescritta in tutti i casi la distanza minima assoluta di m. 10 tra pareti finestrate e pareti di edifici
antistanti;
Zone C):
è altresì prescritta, tra pareti finestrate di edifici antistanti, la distanza minima pari all'altezza del
fabbricato più alto; la norma si applica anche quando una sola parete sia finestrata, qualora gli edifici si
fronteggino per uno sviluppo superiore a ml. 12.
Le distanze minime tra fabbricati - tra i quali siano interposte strade destinate al traffico dei veicoli (con
esclusione della viabilità a fondo cieco al servizio di singoli edifici o di insediamenti) - debbono
corrispondere alla larghezza della sede stradale maggiorata di:
Qualora le distanze tra fabbricati, come sopra computate, risultino inferiori all'altezza del fabbricato più
alto, le distanze stesse sono maggiorate fino a raggiungere la misura corrispondente all'altezza stessa.
Sono ammesse distanze inferiori a quelle indicate nei precedenti commi, nel caso di gruppi di edifici che
formino oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate con previsioni
planivolumetriche.
VAS E VIA
Due differenti strumenti previsti dalla legge italiana, volti entrambi a protegge e tutelare
l’ambiente dall’impatto che lo sviluppo edificatorio ed umano può causare.
DIFFERENZE
VAS VIA
Ha per oggetto PIANI Ha per oggetto progetti
Considera una VASTA GAMMA di alternative Considera una LIMITATA scelta di alternative
praticabile praticabili
Prospettiva AMPIA, MINORE LIVELLO DI Prospettiva RISTRETTA, ALTO LIVELLO DI
DETTAGLIO DETTAGLIO
INDIVIDUA LE FONTI DI DEGRADO AFFRONTA I SINTOMI DI DEGRADO
AMBIENTALE AMBIENTALE
Si stipula nella fase PRECEDENTE del processo Si stipula quanto NON È PIÙ POSSIBILE
decisionale INTERVENIRE SULLE LINEE
PIANIFICATORIE GENERALI.
VAS
Dal principio è stata la Comunità Europea ad introdurre “la valutazione degli effetti di determinati piani
e programmi sull’ambiente naturale” attraverso l’emanazione della Direttiva 2001/42/CE, detta
anche “Direttiva VAS”, che è entrata ufficialmente in vigore il 21 luglio 2001.
Per ognuna delle suddette fasi della valutazione, la legge stabilisce le modalità di svolgimento, i
contenuti ed i Soggetti coinvolti.
Vengono introdotti alcuni elementi innovativi che influenzano le modalità di pianificare della
Pubbliche Amministrazioni in maniera sostanziale. In particolar modo, l’ampio criterio
di partecipazione e la trasparenza del processo decisionale, vengono attuati attraverso la fase
di consultazione, con il coinvolgimento sia di soggetti competenti in materia ambientale, che del
pubblico e dei privati cittadini che in qualche misura risultino interessati dall’iter decisionale.
VIA
L’Unione Europea con la Direttiva 337 del 1987 ha sancito la nascita e le linee guida della valutazione
dell’impatto ambientale. Nel nostro paese però questa è stata recepita solo nel 2006, con il Decreto
Legislativo numero 152 del 3 aprile.
Da un punto di vista operativo, in realtà, sarebbe opportuno distinguere tra verifica di assoggettabilità
alla VIA dalla VIA vera e propria. La verifica di assoggettabilità è una procedura preliminare e
propedeutica, che deve essere attivata per “valutare, ove previsto, se progetti possono avere un impatto
significativo e negativo sull’ambiente” e devono dunque essere sottoposti alla fase di VIA vera e
propria.
FASI:
Articolo 10 – BENI CULTURALI -> Tutti i beni pubblici con più di 20 anni sono beni
culturali => SONO VINCOLATI
Articolo 13 – BENI PRIVATI -> possono essere tutelati se interessano le dichiarazioni di
beni culturali
Beni culturali sono tutelati se appartengono allo Stato, presentano un interesse culturali e con
più di 20 anni
I beni pubblici mobili (Statue, quadri, ecc..) devono avere più di 50 anni
Ogni intervento è autorizzato dal Ministero tramite LA SOVRAINTENDENZA
Nella parte III – BENI PAESAGGISTICI -> riprende la definizione di paesaggio diversa
da quella della convenzione europea per il paesaggio
Articolo 132 – Aree tutelate direttamente dalla legge
Articolo 134 – Divide i beni paesaggistici tra i Galassini (LEGGE GALASSI)
Articolo 135 – Sancisce l’obbligo alle regioni di elaborare piani paesaggistici
Articolo 146 – Punto 4 -> l’autorizzazione dura 5 anni poi, bisogna chiederne un’altra
Articolo 148 – Commissioni locali per il paesaggio
ART.1
2. In particolare, nell'ambito delle funzioni amministrative regionali previste dalla vigente normativa
statale, la presente legge definisce:
ART.2
a) dal piano paesistico ambientale regionale (PPAR), quale carta fondamentale delle forme
di tutela, valorizzazione ed uso del territorio marchigiano;
b) dal piano di inquadramento territoriale (PIT), quale disegno generale di sintesi delle
trasformazioni territoriali in funzione dello sviluppo economico-sociale della comunità
regionale;
c) dai piani territoriali di coordinamento (PTC), quali strumenti per la determinazione degli
indirizzi generali di assetto del territorio a livello provinciale;
d) dai piani regolatori generali (PRG), quali strumenti della pianificazione urbanistica a
scala comunale.
ART.4
- I piani territoriali di coordinamento (PTC), nel rispetto del piano paesistico ambientale
regionale (PPAR), del piano di inquadramento territoriale (PIT) e dei piani di bacino di
cui alla legge 18 maggio 1989,
ART 15 – Contenuti del piano regolatore generale -> riprende il d.m. del 1942 con maggior dettaglio
perché si determinano le nuove misure minime e massime messe nel decreto del ‘68
ART 18 – Calcolo del dimensionamento del piano regolatore generale e capacità insediativa teorica
- Il calcolo del dimensionamento del piano regolatore generale avviene in base alla
capacità insediativa teorica, che risulta dalla somma delle capacità insediative di tutte le
aree previste dal piano stesso.
- Per il calcolo della capacità insediativa teorica delle zone residenziali esistenti, per le
quali il piano prevede il mantenimento dello stato di fatto, si assume come numero dei
residenti il maggior valore tra quello corrispondente al 75% dei vani abitabili, al netto
dei lotti inedificati, e quello corrispondente al numero dei residenti insediati al momento
dell'adozione del piano, purchè non si superi il rapporto di un abitante per vano. Non si
computa l'incremento di volume teoricamente possibile per l'ampliamento fino al 20%
degli edifici unifamiliari esistenti ai sensi della lettera d) dell'articolo 9 della legge 28
gennaio 1977, n. 10.
- Per le aree in cui è prevista la nuova edificazione o la ricostruzione previa demolizione,
la capacità insediativa teorica si calcola attribuendo ad ogni abitante da insediare mc.
120 di volume edificabile. Per le aree con destinazione d'uso turistica o turistico-
residenziale, detta attribuzione è diminuita a mc. 80 per abitante.
- Il volume da considerare per il calcolo del numero degli abitanti relativamente alle aree
non comprese nelle zone di cui al comma 3, è pari al prodotto delle superfici edificabili
di piano per il rispettivo indice di edificabilità fondiaria o territoriale.
QUESTIONE AMBIENTALE
CONCLUSIONI
- 1. l’attuale tendenza di crescita continui inalterata nei cinque settori fondamentali,
l’umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali della crescita entro i prossimi cento
anni.
- 2. Determinare una condizione di stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi
nel futuro. Può essere definita come quella in grado di soddisfare i bisogni materiali di
tutti gli abitanti della terra con le stesse opportunità.
-
3. CONFERENZA DI STOCCOLMA
- Temi
La conferenza è incentrata su una condivisa crisi del modello economico dominante.
come nel Rapporto MIT, il problema della finitezza delle risorse è considerato centrale
nel dibattito sul nuovo modello economico.
- mergono dalla conferenza di Stoccolma nuovi concetti economici
i. BASICS NEEDS
modelli alternativi della crescita, elaborati localmente e basati sul soddisfacimento di
“bisogni umani fondamentali”.
j. SELF – RELIANCE
strategia di sviluppo centrata sulla valorizzazione dei fattori locali ritenuti gli unici
in grado di valorizzare la specificità dei luoghi
k. ECOSVILUPPO
si basa su cinque elementi fondamentali:
deve essere endogeno
deve poter contare sulle proprie forze
deve prendere come punto di partenza i basic needs
deve promuovere processi coevoluti tra società umana e natura
deve restare aperto al cambiamento istituzionale
l. GENERAZIONI FUTURE
Il concetto di generazioni future viene ufficialmente introdotto nella definizione di
sviluppo sostenibile dal Rapporto Brundtland.
RECAP LEGGI
1865 > Espropriazione di pubblica utilità n. 2359
Abrogata dal D.P.R. n. 327\ 2001 cioè “testo unico sulle espropriazioni”
1939 > Legge Bottai 1089\39 cose di interesse storico – culturale
1497\39 protezione delle bellezze naturali