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Bassi direzionali:

il subwoofer cardioide
di Mario Bon
4 febbraio 2011, 12 aprile 2016

Uno dei problemi della sonorizzazione dei concerti rock (ma anche discoteche) all’aperto è il disturbo arrecato agli
abitanti delle vicinanze. Il problema è particolarmente sentito per le basse frequenze che si diffondono in tutte le
direzioni. Per risolvere questo problema sono stati realizzati, e sono utilizzati da tempo, i subwoofer cardioidi (detti
impropriamente “a gradiente”) che concentrano le basse frequenze sul pubblico riducendo di decine di decibel la
radiazione posteriore.

Ci sono diversi modi per concentrare le basse frequenze in una regione di spazio: trombe, array di altoparlanti e sub-
woofer cardioide. Le trombe e gli array di altoparlanti hanno lo stesso tipo di limitazione: le dimensioni devono essere
almeno paragonabili alla lunghezza d’onda del suono emesso. Dato che 40 Hz sono “lunghi” oltre otto metri si capisce
quali inconvenienti si debbano affrontare. Al contrario il subwoofer cardioide, per funzionare, deve essere più piccolo
rispetto alla lunghezza d’onda riprodotta e dà origine a sistemi di dimensioni molto più contenute. Probabilmente molti
conoscono i microfoni direzionali di tipo cardioide e iper-cardioide. Questi microfoni sono sensibili al suono incidente
frontalmente e molto meno al suono proveniente dalla direzione opposta. Ora microfoni e altoparlanti sono dispositivi
reversibili quindi, se esiste un microfono cardioide, deve essere possibile realizzare anche un altoparlante dello stesso
tipo. Vediamo allora come è fatto il microfono cardioide. Questo tipo di microfono è composto da due capsule una
sensibile alla pressione (omnidirezionale) e una sensibile alla differenza di pressione (a gradiente). La capsula a
gradiente è sostanzialmente un dipolo la cui sensibilità varia con l’angolo di incidenza del suono (con la caratteristica
forma a otto) mentre la capsula omnidirezionale presenta la stessa sensibilità indipendentemente dall’angolo di
incidenza (box 1).

Box 1

La dispersione a cardioide si ottiene sommando una sorgente omnidirezionale con una sorgente
a gradiente (dipolo).

Quindi per realizzare una sorgente cardioide servono un dipolo e una sorgente omnidirezionale. L’altoparlante è già un
dipolo di suo ed è sufficiente montarlo su uno schermo aperto. Dato che tale schermo risulterebbe molto ingombrante
è preferibile realizzare il dipolo con due altoparlanti in opposizione di fase, ciascuno in cassa chiusa, separati da una
certa distanza. In tutto servono tre woofer uguali (in cassa chiusa o reflex). Il box 2 illustra questa soluzione con la
disposizione dei tre woofer, le distanze, la risposta in frequenza e la risposta polare del sistema completo. Per
ottenere una risposta piatta su un range di frequenze decente, il sistema deve essere opportunamente equalizzato.
Per quanto riguarda la soluzione analitica ed in particolare per trovare la giusta equalizzazione, come spesso avviene,
troviamo tutto a pag. 99 di “Acoustic” di Leo Beranek (1954) che ci fornisce il rapporto tra la pressione generata da un
dipolo e una sorgente omnidirezionale in funzione dell’angolo:

.
Da questa espressione si deduce che l’equalizzazione vale eq = (b/r)(1+jkr) dove b è la distanza tra le sorgenti che
compongono il dipolo, r la distanza del punto di ascolto e k il numero d’onda (k=w/c). L’ equalizzazione dipende dalla
distanza del punto di ascolto.
Giocando con le equalizzazione ed i ritardi i woofer possono essere ridotti da tre a due come avviene nel sistema
Xbas proposto da Elecrovoice (Box 3) ed in altri sistemi commerciali.

Il subwoofer cardioide è adatto ai grandi spazi e viene realizzato con woofer di diametro considerevole. Non ci sono
però vincoli alle dimensioni che possono essere ridotte fino a renderlo compatibile con l’uso domestico. Si tratta di
investigare le interazioni con le pareti vicine e di capire se questo sistema offra, in ambiente chiuso, qualche vantaggio
rispetto al montaggio del woofer “a muro” o a ridosso della parete. A lume di naso dove si può utilizzare un dipolo
dovrebbe potersi utilizzare anche un subwoofer cardioide. Forse questa sarà una delle novità dei prossimi anni.
Box 2

Schema di principio di un subwoofer cardioide. Il primo e l’ultimo woofer costituiscono il dipolo e, in questo
esempio, sono separati di un metro. Il woofer centrale è la sorgente omnidirezionale. Nello schema sono presenti
due equalizzazioni: quella applicata al solo woofer centrale serve per equiparare la pressione con quella prodotta
dal dipolo, la seconda, applicata a tutto il sistema, rende la risposta in frequenza piatta nel range di frequenza di
interesse. Si noti la differenza tra la risposta in frequenza blu (frontale) e rossa (180°): fino a 80 Hz la differenza è
superiore a 25 dB. Questo sistema funziona finché la lunghezza d’onda del suono emesso è grande rispetto alle
dimensioni. Riducendo b la frequenza superiore di utilizzo si alza a spese di una equalizzazione più pesante.

Box 3
Il sistema subwoofer cardioide realizzato con due woofer in casse separate. In pratica i primi due altoparlanti
sono stati “fusi” in un unico elemento che riceve un segnale opportunamente ritardato ed equalizzato.

Box 4: una curiosità

Microfono a interferenza (Beranek – ”Acoustical Measurements” pag 255)


In questo tipo di microfono, ormai di interesse solo storico, la caratteristica direzionale
è ottenuta per interferenza. Il suono che non incide direttamente nei tubi deve
percorrere distanze diverse che provocano interferenza sul diaframma. Una soluzione
analoga potrebbe essere applicata anche ad una sorgente.

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