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CAVI

Nel mondo della audiofilia spesso si sente dire che il miglior cavo è quello che non c’è. Come ovvio, non è
possibile prescindere dalla trasmissione di un segnale tra i vari componenti di un sistema audio, ma questa
provocazione è fatta per far risaltare quanto possono essere importanti gli effetti di degrado e di influenza
generale sul suono generati da un cavo.

Per questo motivo, c’è da sempre in questo campo, una rincorsa frenetica e a volte maniacalmente
ingiustificata al cavo che riesca ad avere una minor influenza possibile sul suono, che possa quindi
avvicinarsi ad un concetto di “conduzione ideale” priva dunque di ogni effetto parassita e di cambiamento
nel segnale.

Vedremo che nel mondo chitarristico e più in generale negli strumenti elettrici questo discorso non è
invece un dogma o un principio da rispettare sempre.

Nel precedente articolo abbiamo ampiamente parlato di impedenze e di effetti elettronici parassiti generati
dai pickups di uno strumento e di come questi vanno ad influenzare il suono di uno strumento.

Il discorso sui cavi si lega direttamente a quello precedentemente fatto , proprio perché la miscela tra le
caratteristiche di uscita di un pickup, fatte di una certa impedenza e certi effetti di capacità e induttanze, e
le caratteristiche del cavo contribuiscono con la stessa importanza alla formazione di un certo suono.

Riprendiamo lo schema del circuito equivalente del sistema chitarra-cavo:

Come possiamo vedere, gli effetti parassiti che vengono a crearsi in un cavo sono tre, resistenza R ,
induttanza L e capacità C . Queste tre proprietà elettroniche vanno a formare la cosiddetta impedenza del
cavo.

La resistenza R solitamente è un valore del tutto trascurabile. Su cavi di discreta qualità si può parlare di
alcune decine di ohm per kilometro di cavo. Questo significa che su cavi di pochi metri, comunemente usati
per gli strumenti musicali, si parla di frazioni di ohm e cioè tradotto in attenuazione, nell’ordine di millesimi
di db. Molto più frequentemente si hanno resistenze maggiori tra le varie connessioni, soprattutto in
presenza di connettori sporchi o ossidati.

L’induttanza L posta in serie al segnale, come mostrato in figura, concorre alla formazione di un filtro taglia
alte. Più sarà grande il valore dell’induttanza più la frequenza di taglio verrà spostata indietro, e quindi
verranno tagliate più alte frequenze. Ma, come nel caso della resistenza, solitamente i cavi di segnale
producono induttanze dell’ordine al massimo di qualche microHenrie, il che produce attenuazioni
piccolissime e su altissime frequenze, totalmente fuori dal range di frequenze udibili.

La capacità C è posta in parallelo al segnale, e questa configurazione va a formare insieme all’alta


impedenza di uscita dei pickups un classico filtro taglia alte, questa volta tutt’altro che trascurabile.

Diciamo subito che la capacità è in assoluto il parametro più influente sul cambiamento timbrico dello
strumento effettuato dal cavo. Per questo motivo ci soffermeremo maggiormente su questo aspetto.

Per capire meglio il funzionamento, basta immaginare un condensatore, cioè il componente capacitativo,
come un filtro che fa una selezione sulle frequenze che lo attraversano.

Un condensatore di piccole capacità, trasmetterà, da un capo all’altro (in serie al segnale), la parte delle
frequenze alte del segnale, mentre non farà passare le frequenze più basse. All’aumentare della capacità il
condensatore farà passare una porzione sempre maggiore di frequenze, partendo sempre da quelle alte.

Se quindi poniamo un condensatore tra il segnale e la massa verranno mandate a massa e quindi attenuate
le frequenze alte, ed all’aumentare di questa capacità la frequenza di taglio verrà spostata verso frequenze
più basse come mostrato dal grafico.

Fisicamente una capacità si forma quando due conduttori hanno una differenza di potenziale e tra loro c’è
una certa distanza in cui è interposto un materiale dielettrico (non conduttore). Posto un dielettrico di un
certo materiale, la capacità aumenta al diminuire della distanza tra i conduttori e all’aumentare della
superficie esposta tra un conduttore e l’altro.

Nel caso di un cavo coassiale


abbiamo una calza esterna che di solito è posta a massa quindi ad una tensione costante di zero Volt, e un
conduttore interno con una tensione alternata (il nostro segnale) e quindi c’è una differenza di potenziale
tra loro. La calza è posta a massa, perché così si effettua una schermatura da campi elettromagnetici e
radio frequenze, sfruttando l’effetto “gabbia di Faraday”.

La calza e il conduttore interno sono solitamente posti molto vicini tra loro e separati dalla guaina interna di
materiale dielettrico isolante. La superficie che i due conduttori espongono tra di loro è molto ampia e
chiaramente aumenta all’aumentare della lunghezza del cavo.

È dunque chiaro come un cavo coassiale di quelli usati normalmente per gli strumenti, sia a tutti gli effetti
un condensatore e per questo motivo uno dei parametri principali che un costruttore di cavi riporta è
proprio la capacità specifica espressa in pF/mt (picofarad per metro). Il Farad è l’unità di misura della
capacità.

Ritorniamo ora alla questione sonora . Tornando allo schema del circuito equivalente, e semplificandolo il
più possibile trascurando tutti gli effetti tranne i principali, cioè la capacità del cavo e l’impedenza della
chitarra , avremo la formazione di un filtro taglia alte del primo ordine (6db di attenuazione per ogni
ottava) . N.B. la resistenza di un pickup non è la sua impedenza. L’impedenza di un pickup tiene conto degli
effetti induttivi e capacitativi nel dominio delle frequenze. Per semplicità faremo esempi riportando
solamente la resistenza.

Questo filtro dunque scurirà il suono. All’aumentare di uno o entrambi questi due parametri aumenta il
taglio sulle alte e quindi il suono sarà sempre più scuro. Questo tipo di filtro agisce esattamente come
agisce il potenziometro del tono della nostra chitarra, avere un cavo dunque che ha molta capacità (perché
molto lungo o per le sue caratteristiche elettriche) ha lo stesso identico effetto che avere il potenziometro
del tono in parte chiuso.

Questa capacità del cavo è, in tutti i campi dell’audio, un effetto da evitare quanto più possibile, ma nel
caso specifico della chitarra elettrica, questo effetto di scurimento, in una certa misura, risulta essere
essenziale per avere un suono con una certa “rotondità” e che non risulti eccessivamente squillante o
acido. Nel caso della chitarra elettrica dunque la capacità del cavo non è un difetto ma addirittura una cosa
necessaria. Per verificare queste considerazioni è possibile fare una semplice prova. Se sostituiamo il
normale cavo da chitarra, con un cavo di pari lunghezza a bassa capacità specifica, il suono vi risulterà
piuttosto acido ed enfatizzato sulle alte frequenze.

Per questi motivi, solitamente un cavo per uso chitarristico può avere una capacità specifica che va dai 100
ai 200 pf/mt , mentre i cavi a bassa capacità possono andare dai 50 ai 90 pf/mt .
Il valore totale della capacità del cavo, nel caso della chitarra elettrica, dovrà aggirarsi tra i 400 e gli 800
pico farad , a seconda del fatto di volere un suono più chiaro e brillante oppure un suono più scuro e tondo.

N.B. stiamo parlando di capacità del cavo che collega la chitarra alla pedaliera o all’ampli, e cioè il cavo che
vede l’alta impedenza di uscita della chitarra. Come spiegato nel precedente articolo su GTR 08 , appena il
segnale incontra un buffer presente in un pedalino non true bypass tutte le capacità dei cavi successivi sono
da non considerarsi.

Questo valore totale della capacità del cavo può essere tarato sul tipo di chitarra utilizzata. Se siamo in
presenza di pickups del tipo humbucker , P90 o altri con impedenze di uscita elevate, sarebbe bene una
capacità totale del cavo più bassa, per evitare di scurire eccessivamente il suono, e quindi utilizzare dai 3 ai
5 metri di normale cavo per strumenti. Con pickups single coil a bassa impedenza stile Fender invece può
essere usato qualche metro in più di cavo per evitare un suono eccessivamente enfatizzato sulle alte.

Se abbiamo invece necessità di avere un cavo più lungo, dai 6-7 metri in su, sarà bene utilizzare un cavo a
bassa capacità.

Così come è bene usare cavi a bassa capacità come i vari RG58 e 59, George l's, o l’ottimo Tasker C129 per
la costruzione di tutti i cavi di collegamento dei vari pedalini e del cavo che va all’amplificatore, come
spiegato sul precedente articolo su GTR 08. Questo perché una volta raggiunto il valore di capacità
desiderato, bisogna evitare un accumulo di altre capacità, anche in presenza di buffer che ne limita
comunque gli effetti.

Per quanto riguarda altri strumenti e altre tipologie di pickups valgono gli stessi discorsi teorici, che vanno
però adattati al singolo caso. In un basso elettrico passivo ad esempio, abbiamo pickups con impedenze di
uscita molto alte, e se quindi non vogliamo incorrere in un eccessivo scurimento del suono ma vogliamo
mantenere la parte brillante dello strumento dovremmo sicuramente scegliere un cavo a bassa capacità
specifica e non eccedere nei metri di cavo.

Anche in una chitarra acustica,dove invece si vuole sempre preservare la parte alta di frequenze, andrebbe
usato un cavo a bassa capacità, soprattutto con pickups piezo o magnetici passivi che hanno alte
impedenze di uscita ( nel piezo altissime).

Va precisato che tutto questo si riduce ad una mera questione di gusti e che questi riferimenti vengono dati
solo come punto di partenza e per avere maggiore chiarezza su come un cavo interviene sul suono. Tutte
queste considerazioni e dilungamenti tecnici, possono apparire vezzi per maniaci. In realtà, il filtro sulle alte
frequenze che un cavo procura, è, come visto, un fattore che incide sulla timbrica dello strumento molto
più di altri piccoli vezzi e particolari.

Questi aspetti sono molto ben conosciti dai tecnici e costruttori, ma consapevolmente o
inconsapevolmente anche da miti sacri della chitarra.

Hendrix ad esempio,è noto fosse estremamente attento ad alcuni particolari tecnici. Riguardo i cavi fece
sempre uso dei cavi a spirale, che hanno valori elevati di capacità e anche effetti non trascurabili di
induttanza. Questo cavo era un tassello molto importante del suono hendrixiano e contribuiva
probabilmente ad “arrotondare” il suono stridente della sua Stratocaster sui suoi Marshall spesso tenuti
con tutte le manopole al massimo.
Gli altri aspetti qualitativi di un cavo riguardano i materiali e quindi i conduttori, gli isolanti e i connettori.

Di ognuno di questi potremmo dilungarci molto, ma diremo solo poche cose salienti.

Riguardo i conduttori, che vanno a formare la calza e il conduttore interno, nella quasi totalità dei cavi
parliamo di rame, utilizzato largamente sia per le sue proprietà elettriche che meccaniche. Per quanto
riguarda i cavi collegati direttamente allo strumento , essendo questi soggetti a stress meccanici e continui
movimenti è bene che siano fatti di rame suddiviso in fili di piccole sezioni e non a sezione unica, sia la calza
che la parte interna, questo perché resisteranno anche a pieghe con angoli molto stretti e non si avranno
rotture per fatica, cioè dovute ai continui piegamenti. La calza inoltre può essere non solo di rame ma
avere altri materiali che incidono sul livello di schermatura del cavo. Molte case costruttrici riportano i livelli
di schermatura in termini percentuali.

In commercio esiste un particolare tipo di rame denominato O.F.C. (oxigen free copper), rame privo di
ossigeno. Nei processi di fusione infatti è possibile che si abbia l’intrusione all’interno del metallo di micro
bolle di ossigeno e altri gas che vanno a disturbare l’omogeneità del metallo. In particolare l’ossigeno può
essere dannoso al conduttore perché genera ossidi di rame che peggiorano notevolmente le caratteristiche
di conduzione. In termini sonori, il rame o.f.c. permette una conduzione migliore , una maggiore velocità di
trasmissione del segnale e distorsione armonica minore. Questo si traduce soprattutto in un miglioramento
del “dettaglio” sonoro , perché si ha una risposta in fase migliore, cioè ci sono meno discrepanze tra le
velocità di trasmissione delle varie frequenze, basse, medie e alte.
Inoltre andrebbe preferito il rame ofc stagnato, dato che la patina di stagno evita la riossidazione del rame
sottostante soprattutto perché la conduzione avviene principalmente nella parte esterna del conduttore
(effetto pelle), quella che può essere esposta maggiormente alla riossidazione.

I vari isolamenti e le guaine incidono molto sulla qualità della resistenza meccanica e sulla flessibilità del
cavo. Purtroppo riguardo questi parametri, nessuna casa costruttrice ne riporta i valori, sta più alla
personale esperienza e alla pubblica opinione cercare di individuare un cavo che sia migliore in questo
senso. C’è nel mondo della audiofilia chi sostiene che anche i materiali isolanti incidano a livello sonoro, ma
lasciamo a loro questo tipo di eterei discernimenti.

Sui connettori va detto poco, la loro qualità è soprattutto a livello meccanico e nella qualità della lega del
contatto che deve resistere il più possibile alle ossidazioni nel tempo. Anche in questo caso, esistono dei
marchi che vantano senza dubbio una migliore qualità come la Neutrik. C’è da segnalare però la nostrana
Tasker che da qualche tempo a questa parte fa delle riproduzioni molto fedeli e di ottima qualità della
Neutrik, ad un prezzo più contenuto. Riguardo i connettori dorati, c’è da dire che se si parla di vera
doratura (24kt) e di discreto spessore, potrebbero essere un’ottima scelta soprattutto per quei connettori
che restano “fermi” come quelli di unione dei vari pedalini. L’oro infatti è privo di ogni ossidazione nel
tempo, e le sue proprietà di conduzione restano dunque invariate e immuni agli agenti atmosferici. C’è da
dire però che non sempre c’è da fidarsi di un connettore dorato, molto spesso il colore dorato cela altre
leghe, in cui l’oro non è affatto presente, ed è quindi inutile spendere più soldi attirati solo dal colore.
Andrebbero scelti dunque solo quando la vera doratura a 24kt è espressamente dichiarata dal costruttore.

Infine le connessioni tra cavo e connettori.

Possono essere per semplice contatto come nel caso dei jack george l's o in altri connettori dove si può
semplicemente schiacciare la calza all’interno del jack. Questo tipo di connessione può peggiorare
notevolmente nel tempo, soprattutto se si usa un cavo con del rame non stagnato (rosso). Il rame scoperto
infatti si ossida molto velocemente perdendo fortemente le sue caratteristiche conduttive. In questi casi
dunque è preferibile usare dei cavi con rame prestagnato, che si presenta di colore argentato, che è più
restio all’ossidazione.

Sicuramente il miglior metodo resta la stagnatura, superiore in conduzione, in resistenza meccanica e priva
di ogni effetto di ossidazione. Anche se la nuova normativa RoHS vieterebbe l’utilizzo di leghe con presenza
di piombo, va detto che le leghe prive di questo metallo risultano più difficili da stagnare, col pericolo di
incorrere in saldature fredde, e inoltre più instabili perché lo stagno puro cambia forma allotropica
(struttura molecolare) a temperature prossime ai 15 gradi centigradi.

Concludendo, questo articolo si pone come un’ampia panoramica delle caratteristiche di un cavo per
strumenti , e dell’importanza, spesso trascurata, di alcuni parametri che incidono fortemente sulla timbrica
dello strumento.

Queste nozioni di base dunque possono essere un buono spunto sia per l’autocostruzione, sia per avere
una scelta più consapevole nell’acquisto di un cavo già fatto.

Ing. Valerio Alfredo Di Loreto – VDL Professional Analogics

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