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30/12/21, 17:00 Intossicazione digitalica, cos'è e come si tratta

EMERGENZA-URGENZA

Avvelenamento da digossina, l'intossicazione digitalica


Pubblicato il 29.05.18 di Giacomo Sebastiano Canova Aggiornato il 22.11.21

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L’intossicazione digitalica è un avvelenamento derivante da dosi eccessive di digossina.


L’intossicazione digitalica può essere acuta o cronica e le sue manifestazioni cliniche
possono essere sia cardiache che extracardiache.

Cos'è e come si verifica l'intossicazione digitalica


La digossina è un farmaco largamente utilizzato per il trattamento dell’insufficienza cardiaca in quanto
inotropo positivo. Il suo ridotto range terapeutico, fondamentale per la scelta del dosaggio da
somministrare, può facilmente causare fenomeni di intossicazione che possono far deteriorare molto
rapidamente il paziente.

Questa molecola, inoltre, è presente nelle foglie dell’oleandro che, se ingerito, mima gli effetti digitalici.

Esistono principalmente due forme di intossicazione digitalica: acuta o cronica.

Nel primo caso, l’intossicazione può essere accidentale oppure volontaria (a scopo anticonservativo) e
deriva da un’assunzione di elevate quantità del farmaco in breve tempo; nella forma cronica, invece,
essa è dovuta ad un accumulo di sostanza in un paziente già in terapia con digossina. Tale accumulo
può derivare da disidratazione, insufficienza renale oppure da un’assunzione del farmaco a dosaggio
sovraterapeutico.

Come livello ematico di riferimento, mentre il range terapeutico della digossina è di 0,5 – 1,0 ng/ml, le
dosi tossiche sono di 3 mg nell’adulto e 1 mg nel bambino.

In riferimento all’intossicazione digitalica è importante sottolineare come il potassio sia sempre


implicato in questa condizione, anche se in maniera differente qualora si tratti di intossicazione in
corso di trattamento cronico o di intossicazione acuta.

In caso di intossicazione acuta, sul sito di legame della digitale sulla membrana cellulare avviene una
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competizione fra digitale e potassio; l’uso concomitante dei diuretici per il trattamento
dell’insufficienza
Noi e terze particardiaca cronica
selezionate può inoltre
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tecnologie e aumentare
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tecniche e, con il tuo modo gli
effetti della digitale.
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Nel caso di intossicazione cronica, invece, vi è un aumento progressivo dei livelli del potassio sierico,
che può arrivare a dose mortale. In pratica, è bene evidenziare che la digitale può dare effetti tossici
cardiaci anche a dosi terapeutiche se associata all’ipokaliemia, mentre il sovradosaggio acuto di
digitale si associa a iperkaliemia.
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Manifestazioni cliniche di intossicazione


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Le manifestazioni cliniche di intossicazione da digitale possono essere cardiaci oppure extracardiaci.
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Effetti cardiaci Effetti extracardiaci

Ectopie ventricolari

Blocco A-V di vario grado Nausea, vomito, addominalgia


Intossicazione acuta
Bradiartmia atropina Vertigine, confusione, sopore
senisbile

Anoressia, nausea, vomito, addominalgia


Aritmie ventricolari Delirio, disorientamento, confusione
Intossicazione
cronica Bradiaritmie Allucinazioni, convulsioni, disturbi visivi (visione
gialla)

Intossicazione digitalica, la diagnosi


La diagnosi dell’intossicazione digitalica si basa sulla raccolta anamnestica e sul dosaggio sierico dei
livelli della digossinemia, tenendo conto che in questo secondo caso è possibile registrare livelli molto
elevati nelle prime ore di assunzione anche a fronte di quadro clinico silente, in quanto la fase di
distribuzione tissutale può durare dalle 6 alle 12 ore.

Trattamento dell’intossicazione digitalica


La terapia e l’assistenza al paziente con intossicazione digitalica si basa sui seguenti punti:

Decontaminazione: gastrolusi, carbone vegetale attivato e catarsi

Correzione delle alterazioni elettrolitiche (ipo/iper potassiemia)


Somministrazione di atropina per trattare l’eventuale bradiaritmia

Somministrazione di farmaci antiaritmici nel caso si manifestassero aritmie ipercinetiche


Somministrazione dell’antidoto.

L’antidoto per l’intossicazione digitalica

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Per quanto concerne l’ultimo punto, l’antidoto è rappresentato dai frammenti anticorpali (Fab),
ovvero delle immunoglobuline antidigitale di più
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La forma farmaceutica maggiormente utilizzata è rappresentata da fiale da 40 mg somministrabili


per via endovenosa (es. Digifab®).

Questi anticorpi iniziano la loro azione terapeutica entro i primi 30 minuti dalla somministrazione,
con un’efficacia completa entro 1-3 ore. La loro emivita, avendo questi anticorpi un’ampia
distribuzione tissutale, è molto lunga (15-20 ore), la quale si prolunga ulteriormente nel caso in
cui il paziente soffra di insufficienza renale (fino a 140 ore).

Questi anticorpi sono utilizzati in quanto agiscono formando degli immunocomplessi con i
derivati digitalici circolanti, per i quali hanno elevata affinità, bloccandone l’azione farmacologica e
gli effetti tossici correlati.

Il dosaggio di Digifab® varia in funzione della concentrazione di glicoside da neutralizzare; è


quindi necessario determinare la quantità di glicoside ingerita oppure i valori plasmatici di
digossinemia prima di somministrare l’antidoto.

In linea di massima la dose richiesta può essere calcolata nel seguente modo:

Calcolo della dose assorbita

A partire dalla dose ingerita: dose digossina ingerita x 0.8


A partire dalla concentrazione plasmatica (almeno 6 ore dopo l’ingestione): concentrazione
plasmatica digossina (in ng/ml o mcg/l) x 5.6 x peso (kg)/1000

Calcolo dei Fab necessari: per ottenere una completa neutralizzazione molare occorre che tutta la
digitale circolante venga chelata. A tal scopo, è necessario somministrare 80 mg di Fab per ogni
mg di digitale assorbito.

Nel caso in cui non sia possibile stimare la dose ingerita oppure determinare la digossinemia e si
è certi della diagnosi, si possono somministrare 40-120 mg di antidoto, ripetibili entro 60 minuti
se non vi è risposta clinica.

Nei pazienti in trattamento cronico con digitale, inoltre, la chelazione di tutta la digitale circolante
potrebbe precipitare uno scompenso cardiaco già preesistente e in trattamento. Si rende dunque
necessario somministrare una dose inferiore di Fab rispetto a quella richiesta dalla
neutralizzazione molare.

L’antidoto per l’intossicazione digitalica va conservato ad una temperatura tra i 2 e gli 8°C. La
soluzione ricostituita, inoltre, va conservata alla stessa temperatura e deve essere utilizzata entro
4 ore.

Informativa
Effetti collaterali dei Fab
Gli
Noieffetti
e terzecollaterali derivanti
parti selezionate dalla somministrazione
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Scompenso cardiaco
Fibrillazione atriale
Ipertermia Rifiuta Accetta
Ipokaliemia: durante il trattamento con Fab antidigitale è essenziale monitorare il potassio sierico a
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Eritema

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Reazione anafilattica.

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Giacomo Sebastiano Canova


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