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T2 La Gallia e i suoi abitanti (pag.

334)

1,1 La Gallia è tutta divisa in tre parti, una delle quali abitano i Belgi, la
seconda (abitano) gli Aquitani, la terza (abitano) coloro che sono chiamati Celti

nella lingua di loro stessi, Galli nella nostra (lingua). 2 Tutti questi differiscono

tra loro per lingua, per istituzioni e per leggi. Il fiume Garonna divide i Galli
dagli Aquitani, la Marna e la Senna (dividono) i Galli dai Belgi.

3 I più forti di tutti questi sono i Belgi, poiché si trovano assai lontano
dall’educazione e dalla raffinatezza della provincia (attuale Provenza) e
(minimamente spesso) assai raramente i mercanti si recano da loro e
introducono quelle cose che servono per indebolire gli animi e sono vicinissimi
ai Germani che abitano al di là del Reno con i quali fanno continuamente

guerra. 4 Per questo motivo anche gli Elvezi superano per virtù i rimanenti

Galli, poiché combattono con battaglie quasi quotidiani con (contro) i Germani,
o quando li allontanano dai loro territori o quando essi stessi portano guerra

nei loro territori. 5 una parte di quei (territori) che si dice che abitano i Galli

comincia dal fiume Rodano, è circondata dal fiume Garonna, dall’oceano, dai
territori dei Belgi, raggiunge anche il fiume Reno dalla parte dei Sequani e

dalla parte degli Elvezi, è rivolta a settentrione. 6 I Belgi (i territori dei belgi)

iniziano dai territori più lontani della Gallia, si estendono fino alla parte più

bassa del fiume Reno, sono rivolti a settentrione e verso il sole che nasce. 7

L’Aquitania si estende dal fiume Garonna fino ai monti Pirenei e fino a quella
parte di oceano, che bagna la Spagna; si estende tra il tramonto del sole
(Occidente) e settentrione.
T5 Gli Elvezi si consegnano a Cesare (pag. 340)

27,1 Gli Elvezi spinti dalla mancanza di tutte le cose mandarono ambasciatori
da lui (Cesare) sulla resa (a proposito della resa). 2 E questi (ambasciatori

degli Elvezi) avendo incontrato quello (Cesare) per strada e essendosi gettati
ai suoi piedi e avendo chiesto la pace dopo aver parlato piangendo, e avendo
Cesare comandato a loro di attendere il suo arrivo in quel luogo dove stavano

allora, ubbidirono. 3 dopo che Cesare giunse là, richiese gli ostaggi le armi i

servi che erano fuggiti verso di loro. 4 mentre queste cose erano cercati e

erano raccolte passata la notte circa 6000 uomini di quella tribù, che è
chiamata Verbigeno, o atterriti dalla paura, che consegnate le armi fossero
condannati a morte, o spinti dalla speranza della salvezza poiché pensavano
che in una così grande moltitudine di persone che si arrendevano, la loro fuga
potesse o nascosta o essere completamente ignorata, all’inizio della notte
fuggiti dall’accampamento degli Elvezi si diressero verso il Reno e verso i
territori dei Germani.

28,1 Quando Cesare seppe ciò, comandò a questi attraverso i territori nei
quali erano fuggiti e erano passati che li cercassero e li riportassero indietro,
se volevano essere perdonati da lui; considerò quelli che gli furono riportati

nel numero dei nemici 2 accettò gli altri nella resa dopo che furono consegnati

ostaggi armi e disertori. 3 Ordinò che gli Elvezi , i Tulingi, i Latovici

ritornassero nei loro territori da dove erano partiti e, poiché perse tutte le
provviste non avevano in patria qualcosa con cui bloccassero la fame,
comandò agli Allobrogi , che dessero a questi una quantità di frumento e
comandò che essi stessi ricostruissero le città e i villaggi che avevano
incendiato.
T6 Fazioni e capi in Gallia (pag. 343)

11,1 Poiché si è giunti a questo punto della narrazione, non sembra che sia
inadeguato trattare dei costumi della Gallia e della Germania e in cosa

differiscono tra sé queste due popolazioni. 2 In Gallia non solo in tutti i popoli

e in tutti i cantoni e in tutti i villaggi, ma anche quasi nelle singole famiglie ci

sono le fazioni. 3 E i capi di queste fazioni sono coloro che sono considerati

avere una somma autorità secondo il loro parere, all’arbitro e al giudizio dei

quali somma le decisioni ultime di tutte le cose e i principi. 4 E questa

istituzione sembra che (sia) esistita per questo scopo fin dall’antichità, affinché
nessuno fra la plebe sia privato dell’aiuto contro il più potente. (Qualcuno non)
nessuno permette che i propri concittadini siano raggirati e oppressi e se

facesse diversamente non avrebbe nessuna autorità tra i suoi. 5 Questo stesso

sistema esiste nell’insieme di tutta la Gallia, infatti tutti i popoli sono divisi in
due parti.
T7 Le classi sociali in Gallia (pag. 344)

13,1 In tutta la Gallia ci sono due classi di quegli uomini che sono di qualche
importanza e onore, infatti la plebe è considerata quasi nella condizione di

servi che non osa niente per sé e non è convocata in nessuna assemblea. 2 I

più, quando sono presi o dal debito o dalla grandezza dei tributi (tasse) o
dall’offesa dei troppo potenti si danno in schiavitù ai nobili, verso questi hanno

tutti i medesimi diritti che i padroni hanno verso i servi. 3 Ma a proposito di

queste due classi sociali, l’uno è quello dei druidi, l’altra è quella dei cavalieri.

4 Quelli partecipano alle questioni religiose, organizzano cerimonie pubbliche


e private, interpretano i culti religiosi: un grande numero di giovani va da loro

(druidi) per la conoscenza e presso quelli su questi sono di grande onore. 5

Infatti decidono a proposito di tutte le controversie pubbliche private, e, se è


stato commesso un qualche reato, se è stata compiuta una strage, se c’è una
controversia, sull’eredità e sui confini, essi stessi stabiliscono i premi e le

pene; 6 se qualche privato o qualche popolo non ubbidisce alla loro decisione

lo escludono dai riti religiosi. Questa pena presso di loro (Galli) è gravissima.

7 A coloro ai quali si proibisce in questo modo, questi sono considerati nel


numero dei malvagi e dei criminali (scellerati), tutti si allontanano da questi,
evitano l’incontro e il dialogo (con questi), affinché non ricevano qualcosa di
negativo dal contatto (con loro), e non è concessa giustizia, neanche a quelli

che la chiedono, non viene affidata a questi nessuna carica. 8 Inoltre uno solo

è a capo di tutti questi druidi, il quale ha la più grande autorità tra loro. 9 Morto

questo se qualcuno fra i rimanenti emerge gli succede o se ci sono molti uguali

si disputano la carica dei druidi con le armi. 10 Questi in un determinato

periodo dell’anno si riuniscono in un luogo consacrato, nella regione dei


Carnuti, la quale regione è consacrata quella centrale di tutta la Gallia. Tutti
coloro che hanno delle controversie si riuniscono là da tutte le parti e
ubbidiscono ai decreti e ai giudizi di quelli (druidi). 11 Si ritiene che la

disciplina sia stata trovata in Britannia e da lì sia stata trasportata in Gallia e


oggi coloro che vogliono apprendere molto diligentemente quella dottrina
vanno là per imparare.
T8 Druidi e cavalieri (pag. 347)

14,1 I druidi sono soliti essere (stare) lontani dalla guerra e non sono
sottoposti ai tributi una insieme con gli altri, l’esenzione dal servizio militare

e l’immunità di tutti servizi. 2 Spinti da vantaggi tanto grandi, molti si

avvicinano alla disciplina sia spontaneamente sia sono mandati dai genitori e

dai parenti. 3 Si dice che essi imparino lì un grande numero di versi e così

rimangono nello studio per non meno di 20 anni.infatti pensano che non sia
lecito affidare quelle nozioni alle lettere, mentre usano (usando) in quasi tutte

le altre questioni pubbliche e nei resoconti privati le lettere greche. 4 Mi


sembra che essi abbiano stabilito ciò per due motivi poiché non vogliono che
la conoscenza venga diffusa tra il popolo e non vogliono che quelli i quali

imparano confidando troppo nelle lettere stiano meno attenti alla memoria. 5

In primo luogo essi (i druidi) vogliono convincere (di) questo che le anime non
muoiono, ma che dopo la morte passano dagli uni agli altri ed a ciò ritengono

che la virtù sia in citata sommamente trascurato il timore della morte. 6 Inoltre

molte cose esaminano e tramandano ai giovani, sulle stelle e sul loro


movimento, sulla grandezza dell’universo e delle terre, sulla natura, sulla
potenza e l’autorità degli dei immortali.

15,1 L’ altra classe é dei cavalieri. Questi, quando è necessario e si verifica


qualche guerra - cosa che era solita accadere quasi ogni anno prima
dell’arrivo di Cesare, o essi stessi recano degli attacchi o respingono gli

attacchi che sono stati (portati) - tutti si dedicano alla guerra, 2 e come

qualcuno (tanto) di loro è potentissimo per la stirpe o per le truppe, così


(altrettanto) moltissimi servi e clienti ha intorno a sé. Conoscono solo questo
prestigio e potenza.
T10 Usi e costumi dei Germani (pag. 352)

21,1 I Germani differiscono molto da questa consuetudine (modo di vivere dei


Galli), infatti non hanno i druidi che siano a capo delle questioni religiose né
si dedicano ai sacrifici. 2 Considerano nel numero degli dei, solo quelli che
vedono e delle opere dei quali si giovano apertamente, il sole e il vulcano e la
luna, non conoscono gli altri neppure per fama (per nome). 3 Tutta la (loro)
vita (dei Germani) consiste nelle cacce e nelle applicazioni della guerra (della
cosa militare): si applicano fin da piccoli alla fatica e alla resistenza fisica. 4
Quelli che sono rimasti puri più a lungo ottengono la più grande lode tra loro,
ritengono che la statura sia accresciuta da questo, ritengono che le forze siano
accresciute da questo e che i nervi siano rafforzati da questo. 5 In verità
considerano tra le cose più terribili (più corrotte) avere avuto conoscenza di
una donna (rapporto con una donna) prima del 20º anno; di questa conoscenza
non c’è nessun mistero poiché sia si bagnavano insieme nei fiumi, sia usano
pelli o piccoli brandelli di pellicce (mentre) la gran parte del corpo (resta)
nuda.

21,1 Non si dedicano all’agricoltura e la maggior parte del loro cibo consiste
nel latte, nel formaggio e nella carne. 2 E nessuno (né ciascuno) ha una

quantità certa di terreno o territori propri (non hanno la proprietà privata); ma


magistrati (funzionari) e capi attribuiscono anno per anno i gruppi e alle
famiglie di individui i quali si sono riuniti insieme, (attribuiscono) quanto
territorio e in quale luogo è sembrato opportuno e li costringono a partire un

anno dopo l’altro. 3 Riportano molte motivazioni (cause) di questo

comportamento, affinché presi da questa abitudine assidua sostituiscano la


passione di fare guerra con l’agricoltura affinché non desiderino occupare
territori ampi e i più potenti non scaccino i più umili dai (loro) possedimenti;
affinché non costruiscano più accuratamente per evitare i freddi e i caldi
affinché non sorga un qualche desiderio di ricchezza, dalla quale cosa derivano

le fazioni e di sensi; 4 Affinché tengano il popolo in una condizione di giustizia,

vedendo ciascuno che i propri possedimenti sono uguali con quelli (dei più
potenti).
T24 L’infuriare della battaglia (pag. 368)

85,1 Cesare avendo trovato un luogo adatto sa che cosa e da qualche parte si
agisca (si debba agire); inizia aiuti agli affaticati (soldati). 2 Viene in mente a

entrambi (i Galli e i Romani) che quello è il solo momento, in cui sia


conveniente massimamente combattere (il momento nel quale conviene

massimamente combattuto). 3 I Galli, se non infrangeranno le fortificazioni,

disperano di ogni salvezza; i Romani, se avranno ottenuto la vittoria, aspettano

la fine di tutte le fatiche. 4 Soprattutto si è in difficoltà presso le fortificazioni

più alte, dove abbiamo spiegato che era stato inviato Cassivellano.
L’inadeguatezza del luogo in pendenza (combattere in salita) verso punto più

alto ha importanza. 5 Alcuni lanciano i giavellotti, altri fatto lo schieramento

subentrano; i porti subentrano a vicenda i soldati stanchi. 6 La terra gettata

da tutti verso la fortificazione sia dà ai galli la salita (possibilità di salita) si


ricoprì quello che i romani avevano nascosto nella terra; e ormai ai nostri non
bastano più le armi e le forze.

86,1 Sapute queste cose Cesare manda Labieno con sei coorti in aiuto ai
soldati affaticati: 2 ordina, se non può resistere, che combatta con una sortita

fatte uscire le corti; (ordine) che non faccia questo se non fosse necessario.

3 Egli stesso si avvicina ai rimanenti, esorta a non cedere alla fatica; spiega
che il risultato di tutte le battaglie precedenti si presenta in quel giorno in quel

momento. 4 Gli assediati per la speranza (dei romani) dei luoghi pianeggianti

a causa della grandezza delle fortificazioni, tentano di scalare dall’alto i luoghi

derubati: qui riuniscono quelle cose che avevano preparato. 5 Scacciano i

difensori dalle torri, riempono i fossati con terra e materiali ferrosi, spezzano
la fortificazione del parapetto con le falci.

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