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CRONISTORIA

Lino Severi, Cronistoria futurista dell’Agro Pontino 1929-1935, disegni pubblicati per «Il Popolo d’Italia»

21 novembre 1929 8 aprile 1932

1 maggio 1932
s.d.

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Lino Severi, Cronistoria futurista dell’Agro Pontino 1929-1935, disegni pubblicati per «Il Popolo d’Italia»

29 luglio 1933

24 dicembre 1932

10 agosto 1933

19 dicembre 1933

17
Lino Severi, Cronistoria futurista dell’Agro Pontino 1929-1935, disegni pubblicati per «Il Popolo d’Italia»

3 maggio 1934

12 luglio 1934

4 agosto 1934

18 dicembre 1934

18
Lino Severi, Cronistoria futurista dell’Agro Pontino 1929-1935, disegni pubblicati per «Il Popolo d’Italia»

19 dicembre 1934

5 febbraio 1935

19 dicembre 1935

26 ottobre 1935

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MItOPOIetICA FUtUrIStA e AGrO PONtINO

Massimiliano Vittori

terminati i voli di ricognizione, i rilevamenti e le mappature del territorio


da parte dell’Istituto geografico militare, affidati i primi lotti del terreno al
Consorzio di bonifica di Piscinara per i lavori di drenaggio delle acque,
l’Agro Pontino, a partire dal 1927, diviene il centro operativo di una impo-
nente opera di miglioramento e appoderamento della plaga malarica allora
tristemente conosciuta col nome di Paludi Pontine.
Questa impresa titanica, ancora oggi viva nell’immaginario simbolico col-
lettivo, è impersonificata dalle mastodontiche escavatrici a tazze tosi, dagli
escavatori ruston, dalle trattrici Fowler che rappresentarono i mezzi tecnici
necessari per il passaggio da una condizione di primitività, di cui le lestre e
Volo di ricognizione in palude di Dario Di
le capanne restano l’immagine distintiva, a quella rivoluzione sociale, di cui Gese, olio su tavola, 1936, cm. 28 x 40
la civiltà delle macchine apparve come la manifestazione più evidente della
modernità.1
L’Agro Pontino all’inizio degli anni trenta diventa il luogo dove maggior- Nella pagina precedente: Attilio Calzavara,
mente si manifestano le proposizioni e le contraddizioni della società italia- Bonifica integrale, calcocromia dal volume
na, costantemente alla ricerca di un giusto equilibrio tra industrializzazione Opere pubbliche 1922-1932, Ministero Lavori
Pubblici
e ritorno alla terra, colonizzazione e autarchia, avanguardia e reazione. Dove
peraltro si sperimenta la possibilità di uno «sviluppo austero» tra ruralismo
e urbanesimo. 1 Più che il lavoro dell’uomo, seppure uti-
lizzato massicciamente, in un territorio de-
Il Futurismo, a partire dagli anni Dieci del ventesimo secolo, è stato il presso e selvaggio come erano le Paludi
movimento precursore di questa aspirazione alla modernità, magnificata Pontine è proprio l’utilizzo delle macchine a
fino alla modernolatria nella visione di boccioni, il quale sosteneva che «l’uo- segnare quel divario temporale tra il passato
mo si evolve verso la macchina e la macchina verso l’uomo. e di questa e la modernità, che in termini sociali, politici,
culturali e artistici voleva significare anche il
nuova vita il pittore moderno esalterà la misteriosa architettura».2 trapasso dall’Ottocento al Novecento.
Secondo Marinetti, lo splendore geometrico nasceva dal caos delle nuove 2 UMbertO bOCCIONI, Dinamismo plastico, Mi-
sensibilità contraddittorie tra le quali «l’entusiastica imitazione dell’elettrici- lano, Istituto editoriale Italiano, 1914, p. 30.
tà e della macchina […] la precisione felice degl’ingranaggi e dei pensieri 3 FILIPPO tOMMASO MArINettI, Lo splendore

bene oliati».3
Secondo Prampolini, la macchina, divenuta simbolo tutelare del dinami- ca, 18 marzo 1914, in LUCIANO De MArIA [a
geometrico e meccanico e la sensibilità numeri-

cura di], F. T. Marinetti, teoria e invenzione


smo universale, permetteva di scoprire i nuovi atteggiamenti dell’estetica
futurista, Milano, Mondadori, 1983, p. 99.
contemporanea, «le virtù estetiche […], unitamente al significato metafisico 4 eNrICO PrAMPOLINI, L’estetica della macchi-
del movimento, diventano perciò nuove fonti di ispirazione per l’evoluzione
21
na e l’introspezione meccanica nell’arte, in «De
e lo sviluppo delle arti plastiche».4 Stijl», Leiden, V (1922), 7, pp. 102-105.
Ma gli studi e le ricerche non si fermarono all’esteriorità dell’oggetto
meccanico o alle sue possibilità dinamiche.
Secondo Fillia, che vedeva nella macchina soprattutto il simbolo di una
nuova spiritualità, «la religione della velocità forma una credenza spirituale
che corrisponde alla vita sociale moderna, ed ha bisogno di una propria
mistica».5 La «religione laica del macchinismo» si traduceva nella deificazio-
ne della macchina, idolo estetico e spirituale della nuova era, sintesi di perfe-
zione. Fedele Azari va oltre, attribuisce alla macchina poteri taumaturgici in
thayaht (ernesto Michahelles), Pensiero co- campo sociale: «la macchina che noi adoriamo con la nostra fede entusiasta
struttivo, azione realizzatrice, medaglione in di precursori e di artisti mondi da ogni influenza archeologica ci redimerà
tayattite, donato alla Pinacoteca di Littoria
dalla schiavitù del lavoro manuale ed eliminerà definitivamente la povertà e
(disperso)
quindi la lotta di classe».6
Fin dal manifesto del 1909 il culto della macchina appare come un assio-
ma basilare della dottrina futurista e proprio nel manifesto della fondazione,
dove è esaltato «il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento
come una bandiera», possiamo cogliere la premessa ai fondamenti dell’aero-
5 LUIGI COLOMbO (FILLIA), L’idolo meccanico, pittura, che seguirà vent’anni più tardi.
in «L’impero», luglio 1925. Di pari passo e strettamente connesso al culto della macchina deve essere
considerato il culto della velocità, che nel credo futurista aveva perfino una
6 FeDeLe AzArI, Per una società di protezione

delle macchine (manifesto futurista), Milano,


valenza preminente e sollecitava i futuristi a decantare ed esaltare i nuovi
1927.
7 Merito delle avanguardie, proprio per l’eti- progressi anche nel campo della tecnica.7
mo che le definisce, è quello di saper guar- Il Manifesto dell’aeropittura, del 1929, costituisce un ulteriore sviluppo
dare avanti, di essere dei precursori. Il Futu- del macchinismo, integra le teorie estetiche del movimento con «le prospet-
rismo, in misura maggiore rispetto alle altre
tive mutevoli del volo», permette all’artista una partecipazione emotiva
avanguardie, nel corso della sua esistenza,
ha avuto la capacità di rinnovare i presup- rinnovata, in grado di esaltare la compenetrazione attraverso il policentrismo
posti basilari del proprio credo: dinamismo, e di elaborare una pittura maggiormente orientata verso gli stati d’animo.
modernolatria, macchinismo, poliespressi- esalta la comunicazione di sintesi, di forme e di colori «che si intensificano o
vità. Lo ha fatto attraverso la stesura di ma-
si spaziano partorendo nuove gradazioni», per arrivare a «indicare i misteri
nifesti programmatici, che volta a volta defi-
nirono gli ambiti di interesse estetico ed di una nuova spiritualità».
espressivo del movimento: dal dinamismo Per mezzo dell’aeropittura il Futurismo punta alla glorificazione della
plastico alle parole in libertà, dall’aeropittura simultaneità, che rappresenta il momento tecnicamente più avanzato rag-
alla plastica murale, in un continuo moto
giunto dal movimento marinettiano, in quanto proclama, attraverso la polve-
intellettuale ed artistico rinnovatore, definito
da Francesco Flora «panestetismo». rizzazione del tempo e dello spazio, l’esigenza di cogliere in un istante tutti
8 Lo stesso discorso naturalmente vale per gli aspetti di una realtà in movimento.8
la poesia che deve annullare ogni vincolo Viene accantonato dispregiativamente tutto ciò che è realistico e intimisti-
che possa appesantire il fluire elastico delle
co come analitico, inutile, pesante fardello ottocentesco. e Marinetti riesce a
parole in libertà, cfr. rObertA SCIArrettA, Il
compendiare in una sola frase la sostanza emotivo-percettiva dell’aeropittu-
in PAOLO SANzIN [a cura di], Bruno Giordano ra: «recentemente in aeroplano a tremilacinquecento metri avevo la sensazio-
volo di Icaro, aeropoesia e aeropittura futurista,

Sanzin aeropoeta, Latina, Novecento, 2004. ne di avere in una mano trieste e nell’altra Udine».9
Ma accanto all’esigenza di rappresentare «i nuovi misteri creati dalle
22
9 FILIPPO tOMMASO MArINettI, L’estetica della

macchina, in «Sile futurista», II, n. 6-7, marzo macchine» si pone il problema non secondario di affermare l’aeroplano quale
simbolo dominante della modernità, per sintetizzare «lo spirito di un’epoca».
La concatenazione degli elementi teorici futuristi con le realizzazioni
della bonifica integrale e la costruzione delle città nuove contribuirono alla
creazione di una mitopoietica futurista per l’Agro Pontino, intrisa di sugge-
stioni liriche e di affermazioni dottrinarie, ma sostanziata anche da realizza-
zioni architettoniche e importanti eventi artistico-letterari.
è Marinetti che, con la sua presenza a Littoria il giorno dell’inaugurazio-
ne della città, come sempre traccia il solco. La sua presenza sull’arengo della
torre civica suggella l’impresa pontina con i postulati del Futurismo e lo stes- ruggero Alfredo Michahelles, I figli della
lupa, olio esposto alla Seconda Quadrien-
so Marinetti ne palesa l’imprimatur il giorno seguente dalle pagine della
nale d’arte nel 1935, donato alla Pinacoteca
«Gazzetta del popolo» quando sottolinea il «meraviglioso ritmo accelerato e di Littoria (disperso)
instancabile» della bonifica che ha permesso in soli sei mesi la nascita della
prima città di fondazione, la consegna di cinquecentoventicinque case colo-
niche, la costruzione di strade e canali, la sconfitta della malaria, mentre
poche righe dopo rimarca perentorio «sono le macchine che dominano la
natura».10
L’elemento dinamico e l’elemento macchinista dei lavori sono dunque i
concetti principali che Marinetti coglie e trasmette in questo suo celebre arti-
colo. Ma l’imprimatur futurista alla vicenda pontina non si circoscrive solo
all’elemento teorico, si materializza soprattutto nelle architetture mazzonia-
ne11 della ricevitoria postelegrafonica e della stazione ferroviaria di Littoria,
caratterizzate dalle «grandi alte grate semicilindriche di difesa contro le zan-
zare malariche», che costituiscono «una trovata costruttiva a scopo funziona-
le» e diventano il «superamento futurista del semplice razionalismo». In 10 FILIPPO tOMMASO MArINettI, Ritmo eroico,
questo modo la partecipazione del Futurismo alla modernità della bonifica è in «Gazzetta del popolo», 18 dicembre 1932.
11 L’adesione di Angiolo Mazzoni al Futuri-
completata, l’elemento teorico e la realizzazione pratica diventano l’ulteriore smo, nonostante l’articolo di Marinetti, ritar-
affermazione della poliespressività del movimento. derà di qualche mese. Quando Mazzoni
Marinetti rafforza alcuni pensieri, un paio di anni più tardi, in occasione entrerà a far parte del Movimento, nel
dell’inaugurazione di Sabaudia per ribadire e amplificare i concetti già trat- maggio del 1933 dalle pagine della rivista
«Sant’elia», la sua affermazione non lascia
tati. La narrazione questa volta appare leggermente diversificata nella forma adito a dubbi: «Materialmente entro ora nel
e più vicina ai postulati dell’aeropoesia, allorché il fluire elastico delle parole Futurismo. Moralmente appartenevo a
in libertà sembra dirigersi a esaltare la compenetrazione degli stati d’animo: questo movimento dal millenovecentoquin-
«questo nostro tempo fascista perfezionatore e costruttore di città ha un rit- dici, quando, chiedendo il consenso a me
solo, mi proclamavo seguace di Sant’elia».
mo accelerato che mescola il ricordo, la presenza e la speranza in una simul- Cfr. ezIO GODOLI, Il Futurismo, guide all’ar-
taneità inebriante insieme e indecifrabile».12 e il paesaggio ora scandito dalle chitettura moderna, roma-bari, Laterza, 1983,
linee continue delle strade e dei canali preannuncia la visione dell’immensa p. 99.
città futura «a linee continue da ammirare in volo».13 12 FILIPPO tOMMASO MArINettI, Sabaudia, in

Sintesi, velocità, compenetrazione, sono i concetti riassunti in questo se- «Gazzetta del popolo», 17 aprile 1934.
13 FILIPPO tOMMASO MArINettI, ANGIOLO
condo volo letterario sull’Agro bonificato, che dalla carlinga della torre civica MAzzONI e MINO SOMeNzI, Manifesto futurista
di Sabaudia Marinetti imprime sulla carta di un quotidiano con la sua prosa
23
dell’architettura aerea, in «Sant’elia», a. II, n. 3,
metallizzata e dinamica. Anche a Sabaudia domina e brilla l’architettura del roma, 1 febbraio 1934.
Alcuni fotogrammi dell’inaugurazione di
Littoria in cui si riconosce Marinetti sull’a- Prima pagina del quotidiano «Gazzetta del popolo» del 19 dicembre 1932
rengo del Comune (foto Istituto Luce) con l’articolo di Marinetti Ritmo Eroico

24
Da «Stile futurista. rivista mensile d’arte -
Prima pagina del quotidiano «Gazzetta del popolo» del 17 aprile 1934 vita - architettura - plastica murale - arti
con l’articolo di Marinetti Sabaudia decorative - poesia - musica», settembre 1935

Giordano bruno Sanzin, Littoria, dattiloscrit-


to originale con correzioni dell’autore, 1935

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palazzo postale di Angiolo Mazzoni, questa volta rivestito di ceramica blu-
Savoia per esaltare pittoricamente il lirismo della geometria.
Dunque, la bonifica è consegnata definitivamente al suo naturale ruolo di
modernità, da quel momento in poi agli artisti, ai poeti e ai letterati futuristi
non resta che magnificare l’opera compiuta. Cosa che avviene con una
sorprendente abbondanza di opere alla Seconda Quadriennale nazionale
d’arte del 1935.
Le visioni delle città nuove con il fervore dei loro cantieri, l’ordinata
geometria dei campi arati, «le forme cubiche delle architetture di energie»
sono rappresentate nelle aeropitture di Armando Dal bianco (Aeropittura -
Duce - Cielo), Gerardo Dottori (Polittico fascista), enrico Prampolini (Cuore aper-
to di contadino bonificatore), Alessandro bruschetti (Trisintesi di vita fascista),
Marisa Mori (Ritorno dalle colonie estive), tato (Sorvolando Sabaudia e S55 su
Ostia), Nello Voltolina (Palude da 1000 metri) con linguaggi differenziati, ma
convergenti. Marinetti nella presentazione delle sale futuriste sul catalogo
ufficiale ne distingue diverse tendenze: quella del «verismo sintetico docu-
mentario visto dall’alto», quella «trasfiguratrice, lirica spaziale», quella
Armando Dal bianco, Aeropittura-Duce-Cielo, «essenziale, mistica, ascensionale simbolica», quella «stratosferica, cosmica,
opera esposta alla Seconda Quadriennale biochimica».14 Queste differenziazioni puntano a dimostrare come il Futuri-
nel 1935
smo non sia facilmente riconducibile a una unitarietà di intenti e di correnti e
come la creatività dei suoi esponenti sia continuamente in fibrillazione,
puntando a contaminare, nel nome del panestetismo futurista, ogni manife-
stazione dell’espressione artistica d’avanguardia.
In verità non deve nemmeno meravigliare il fatto che nella stessa manife-
stazione artistica anche esponenti di scuole pittoriche diverse dal Futurismo,
quali Novecento o la Scuola romana abbiano rappresentato temi legati alla
bonifica pontina, alla nascita delle nuove città o più in generale alla raffigu-
razione della vita contadina, con un linguaggio stilisticamente antitetico a
quello futurista, verificandosi una straordinaria koinè artistica che non trove-
rà eguali in nessun’altra manifestazione d’arte di quegli anni. Corrado Cagli
nella rotonda d’ingresso aveva realizzato una Protasi e tre Cronache del tempo,
ispirate alla redenzione delle Paludi Pontine, esaltandone la rinascita con la
creazione di nuovi miti intesi come «primordio», preludio di una nuova era
e nella sua sala personale aveva esposto I Sabaudiesi e I Neofiti, come ulteriore
Anonimo, Primo raduno automobilistico,
Sabaudia XIII E.F., tempera su cartoncino affermazione del suo credo pittorico, strettamente connesso ai grandi pan-
(coll. privata Latina) nelli della rotonda.
Legata al mito della rinascita appare anche la grande composizione di
Arnaldo Carpanetti di evidente ascendenza novecentista, Le tre semine, nella
quale vengono esaltati i postulati del fascismo: guerra, rivoluzione, ricostru-
14 FILIPPO tOMMASO MArINettI, Presentazione

delle sale futuriste, in «Seconda Quadrien-


zione: l’olocausto della Grande Guerra, la semina dell’Agro Pontino e la
26 nale d’arte nazionale», catalogo, roma,
semina della natalità delle nuove generazioni.
Monumentale nella esaltazione del volume plastico e del peso specifico
della materia (per dirla con Margherita Sarfatti) il disegno di Mario Sironi
preparatorio per le vetrate del Ministero delle Corporazioni, con l’esaltazione
dell’agricoltura, che per il grande artista milanese era ancora opera dell’uo-
mo e non della macchina.
Più pacate e maggiormente ispirate ad un realismo contemplativo le
pitture di ester epifani (Agro pontino - Foce Verde) e Giuseppe Montanari (La
trebbiatura), mentre nel campo della scultura si distinguono Domenico Ponzi
(Rurale di Littoria) e tommaso bertolino (Primo grano di Sabaudia).15
In campo letterario trecca nel 1935 compone Il poema della bonifica, che
inizia con un ritmo volutamente lento per restituire il «malinconico pianto
thayaht (ernesto Michahelles), La bilancia di
del pantano e della malaria», fino a salutare nella parte finale, secondo una Roma, scultura esposta alla Seconda Qua-
consueta costruzione compositiva propria anche di autori non futuristi, la driennale d’arte nel 1935, donata alla Pina-
nascita di Littoria che annuncia il rifiorire della terra «laddove marciron le coteca di Littoria (dispersa)
canne e le foglie». Altro esempio paradigmatico, tra gli altri, è rappresentato
da Giordano bruno Sanzin, il quale, quasi in preda a delirio mistico, nella sua
aeropoesia intitolata Littoria, sempre nel 1935, arriva a sostenere che «il mira-
colo non appartiene più alla religione». Non sarà il solo, Pietro Ingrao nello
stesso anno pubblica Coro per la nascita di una città nell’Antologia di poeti fasci-
sti, curata da Olindo Giacobbe e Camillo Mariani dell’Anguillara, con prefa-
zione di Massimo bontempelli. L’antologia comprende, tra gli altri, versi di
Giuseppe bottai, Jacopo Comin, Luciano Folgore, Filippo tommaso Marinet-
ti, Corrado Pavolini, berto ricci, Giuseppe Ungaretti.
Nel settembre del 1936 a Littoria viene inaugurata la IX Fiera nazionale
del libro, sotto il porticato della piazza XXIII marzo, alla presenza di Mari-
netti, che per l’occasione ribadisce alcuni concetti legati alla redenzione della Una sala della I Mostra d’arte della provincia
terra. Partecipano all’evento le più importani case editrici nazionali: Monda- di Littoria, si riconosce sulla destra il dipinto
dori, Hoepli, Novissima, Vallardi, Paravia, Carabba, Libreria dello Stato, di Amedeo bocchi La grande bonifica (foto
Istituto Luce)
Signorelli, Nuova europa. Viene anche presentato il romanzo di Francesco
Sapori Sotto il sole dedicato alla bonifica pontina.
Dal 3 al 10 maggio del 1936, in occasione della I Mostra d’arte della pro-
vincia di Littoria, allestita presso la Casa del fascio di Sabaudia, nell’ambito
dell’omonimo Premio letterario assegnato quell’anno a Vincenzo rossetti con 15 Cfr. ArtUrO LANCeLLOttI, La terra alla Qua-

il libro Dalle Paludi a Littoria. Diario di un medico, fa il suo esordio il gruppo driennale, in «La conquista della terra»,
rassegna dell’Opera Nazionale Combattenti,
futurista di Littoria, composto da Dario Di Gese e Pierluigi bossi, che, poten-
gennaio 1935.
za di Marinetti, esporrà sia alla seconda mostra di Plastica murale ai Mercati Per una corretta e attenta disanima degli
traianei nel novembre del 1936, sia alla XXI biennale di Venezia del 1938. I artisti e dei movimenti artistici nell’Italia
due artisti allestiscono due sale (II e III) esplicitamente definite futuriste nel degli anni trenta si rimanda al volume
eLeNA PONtIGGIA e CArLO FAbrIzIO CArLI [a
catalogo con l’esposizione di 24 opere in totale di cui 4 dipinte in collabora-
zione tra loro. In quella occasione fu presentato, tra gli altri, il dipinto La
cura di], La Grande Quadriennale. 1935 la
27
grande bonifica che fa bella mostra di sé nella copertina di questo catalogo.
Durante la visita alle sale della mostra, inaugurata alle 10,30 del mattino
(come riportano le cronache), Marinetti ribattezzò Pierluigi bossi con l’appel-
lativo di Sibó futurista. Da registrare, sempre nella stessa esposizione tra i
futuristi la presenza di Gino Gonni (sala del bianco e nero) con Sintesi nottur-
na della Nollendorf, Giacomo balla (sala A) con il dipinto La figlia del sole (ritrat-
to di benedetta Cappa) mentre Luce balla era presente con due dipinti, Il
Circeo e Pianura di Littoria, nella stessa sala del padre Giacomo, a fianco ad un
olio di Amedeo bocchi: La grande bonifica.
La mostra nel complesso comprendeva 154 opere divise in 10 sale e
proponeva accanto agli artisti maggiormente rappresentativi della nuova
provincia anche maestri già affermati a livello nazionale. tra i visitatori spic-
cava la presenza di Dino Alfieri, da lì a un mese futuro Ministro per la stam-
pa e propaganda (dal 1937 dicastero della Cultura Popolare) e di Filippo
tommaso Marinetti (accompagnato dalla moglie benedetta e dalla figlia
Vittoria) che tenne un caloroso discorso nel teatro comunale, stipato di artisti,
rappresentanti del sindacato, autorità locali e personalità della cultura.
Sempre nel 1936, il 31 maggio, si inaugurava a Milano la VI Triennale, che
annoverava tra i partecipanti l’Opera Nazionale Combattenti, impegnata
nella edificazione di Aprilia. Lo spazio dell’ONC era al primo piano del
in Africa, manifesto firmato, tra gli altri, dai
Palazzo dell’arte, dove veniva presentata in anteprima la sala podestarile
Plastica murale per l’edilizia fascista in Italia e

futuristi di Littoria Sibó e Di Gese (recto) della nuova città il cui allestimento era stato affidato a enrico Prampolini
affiancato da altri artisti del movimento futurista quali renato Di bosso,
Mino rosso, Gerardo Dottori, Alfredo Ambrosi, Cesare Andreoni. A ben
vedere si trattò dell’unico intervento futurista di arredamento di uno spazio
civico nell’ambito della plastica murale intesa secondo i dettami del celebre
Manifesto polemico pubblicato nelle pagine della rivista «Stile futurista»,
«come superamento della decorazione murale con le tecniche fin ora cono-
sciute […] per arrivare a dei mezzi espressivi strettamente legati al nuovo
spirito estetico e costruttivo, in diretta armonia con la moderna architettu-
ra»16 e in linea con i dettami del manifesto prampoliniano Al di là della pittura
16
verso i polimaterici pubblicato nella rivista «Stile futurista», agosto 1934.
polemico, in «Stile futurista, estetica della Sono quelli gli anni del dibattito sulla pittura murale, della funzione
La Plastica murale futurista, un manifesto

macchina, rivista mensile d’artevita», dicem- sociale dell’arte, dell’opera collettiva con funzione pedagogica. All’appello di
bre 1934, p. 3. Il Manifesto porta la firma di Cagli Muri ai pittori su «Quadrante» del maggio 1933 aveva fatto seguito il
Marinetti, Ambrosi, Andreoni, benedetta,
Depero, Dottori, Fillia, Oriani, Munari Pram- celebre Manifesto di Sironi, Carrà, Campigli e Funi su «La Colonna» nel
polini, Mino rosso, tato. dicembre dello stesso anno. Per ricomporre il mosaico variegato di idee e
17 reALe ACCADeMIA D’ItALIA, FONDAzIONe
movimenti artistici dal 25 al 31 ottobre del 1936 fu indetto dall’Accademia
ALeSSANDrO VOLtA, Convegno di Arti. Rappor- d’Italia il Convegno di arti, dal tema: rapporti dell’architettura con le arti figurati-
28 ti dell’architettura con le arti figurative, 25-31
ve, cui parteciparono i più famosi artisti, intellettuali e architetti del tempo,
italiani e stranieri. Ad ogni seduta corrispondeva un ordine del giorno a
seconda del tema trattato.17 Marinetti, presente come relatore alla prima
giornata, declamò il Manifesto della plastica murale futurista, oggetto di una
violenta polemica con Carlo Carrà: «Che poi i futuristi non siano nemmeno
novatori e anticipatori ma ritardatari, lo prova l’ambiente da essi allestito alla
VI triennale tutt’ora aperta, dove sono dei bassorilievi che ricordano Cam-
bellotti di quarant’anni fa […] il Futurismo è un cadavere che attende di esse-
re seppellito». Concludendo che «il Futurismo è finito allo scoppio della
guerra». La replica di Marinetti alquanto sprezzante, si può sintetizzare in
queste parole: «la vitalità del Futurismo resa meno clamorosa dalle sue
numerose vittorie e dalla squisita facilità di svilupparsi senza contrasti è tale
da terrorizzare definitivamente i suoi presunti becchini», rivolte al Carrà.18
Il 28 ottobre del 1936, quasi in concomitanza con i lavori del Convegno
Volta, si apre a roma ai mercati di traiano la seconda Mostra nazionale di
plastica murale per l’edilizia fascista in Italia e in Africa, organizzata dal
movimento futurista. Il comunicato dell’agenzia A.L.A. affermava: «un
concetto unitario presiede infatti agli scopi che la mostra si propone: non si
vogliono promuovere individualismi dilettanteschi ed evasioni più o meno
gratuite dall’ambiente in cui si vive, ma si pretende anzi che lo sforzo creato-
re dell’artista si concreti in opere che si inquadrino nel piano sociale del
nostro tempo». Sul catalogo viene pubblicato l’omonimo manifesto firmato,
in Africa, manifesto firmato, tra gli altri, dai
Plastica murale per l’edilizia fascista in Italia e
tra gli altri, dai due futuristi di Littoria Dario Di Gese e Sibó, che espongono, futuristi di Littoria Sibó e Di Gese (verso)
a firma comune, due bozzetti: La Guerra in A.O. e L’Assedio economico. Il
lavoro realizzato per la II Mostra della plastica murale dedicato alla guerra
in Africa viene utilizzato qualche mese più tardi da Sibó e Di Gese a Littoria.
Nella loro città di adozione i due pittori allestiscono tre sale dell’albergo
Littoria dedicate all’opera di bonifica delle Paludi Pontine, alla rivoluzione
delle camicie nere ed alla conquista dell’impero.
L’opportunità si concretizza grazie al gruppo rionale «Gattuso» che orga-
nizza una festa nei locali dell’Albergo Littoria a totale beneficio dell’erigenda
Casa del fascio (l’attuale Palazzo emme): «Legni, tanta faesite, fotografie,
alluminio e altro materiale leggero e di veloce installazione che doveva essere
poi distrutto alla fine della festa», Sibó e Di Gese portano a termine i lavori
seguiti anche dalla stampa che non perde occasione per elogiare gli eventi 18 Ibidem, p. 43 e segg.
della nuova città. Si legge sul «Messaggero»: «I camerati Di Gese e bossi 19

secondo la loro estrosa genialità futurista vi han lavorato attorno con abilità domani sera, in «Il Messaggero», 3 febbraio
Vita e opere di Littoria. La grandiosa festa di

1937; Il trattenimento ricreativo del Gruppo


e lena: e l’ambiente per la prossima festa è stato ormai approntato. La prima
Rionale «Gattuso», in «Il Giornale d’Italia», 4
realizzazione di plastica murale a Littoria è così attuata, nella più simpatica febbraio 1937; Il trattenimento ricreativo del
delle occasioni e dai più simpatici esecutori».19 Gruppo Gattuso, in «La tribuna», 4 febbraio
La frenetica attività culturale nella giovanissima città nuova trova ulterio-
29
1937; Il trattenimento del Gruppo Rionale Gattu-
re coronamento nella realizzazione della Galleria d’arte moderna di Littoria, so, in «Il Giornale d’Italia», 6 febbraio 1937.
che viene inaugurata da Mussolini il 18 dicembre del 1936, allestita per un
breve periodo nei locali dell’Istituto tecnico Vittorio Veneto. La prima edizio-
ne del catalogo edito da enzo Pinci annoverava 351 opere di scultura, pittura,
disegno e incisione. A partire dal mese di luglio del 1937 la pinacoteca fu
trasferita nel Palazzo comunale e a quella data le opere elencate in catalogo
(II edizione) erano diventate 396, a sottolineare l’entusiasmo degli artisti
italiani nella donazione di opere rappresentative della propria produzione
artistica. Coordinatore dell’operazione fu il pittore Lino Perissinotti, a quel
tempo residente come insegnante a Littoria, mentre motore infaticabile di
tutte le iniziative artistiche e culturali fu enrico Pasqualucci, prima Presiden-
te del sindacato professionisti e artisti, in seguito Podestà di Littoria.
Nella collezione della Pinacoteca, così come documentato dal catalogo,
risultavano presenti, tutto sommato, poche opere futuriste, ad oggi disperse;
nel vestibolo erano collocati il medaglione in taiattite Pensiero Costruttivo,
Azione realizzatrice di ernesto thayaht e il dipinto I figli della lupa di ruggero
Michahelles, nella sala II un olio di Gerardo Dottori Paesaggio, mentre nella
Gino Gonni, Sintesi notturna della Nollendorf- sala IV sempre di Gerardo Dottori un disegno dal titolo Idromatita, un grande
platz di Berlino, opera esposta alla I Mostra olio di tato Partita di pallone e una scultura di ernesto thayaht La bilancia di
d’arte della provincia di Littoria, maggio
Roma. I criteri selettivi delle donazioni prevedevano che dipinti, sculture,
incisioni dovessero arrivare da parte di artisti invitati alla II Quadriennale e
alla XX biennale o da parte di enti e Istituzioni rappresentative del regime.
Una collezione che secondo le intenzioni degli amministratori di allora sareb-
be stata capace di veicolare «L’espressione più viva, più profonda e più signi-
ficativa dell’arte nostra contemporanea» e che potesse testimoniare come «Il
popolo nostro dalle molte vite sappia armonizzare nella stessa espressione il
lavoro sonante dei campi con le manifestazioni più compiute e più alte dello
spirito».20
Il 7 marzo del 1937 dal salone dell’Opera balilla di Littoria, nel corso di
una serata futurista di poesia, viene lanciato il manifesto Poesia e arti corpora-
tive, pubblicato il 10 aprile dello stesso anno sulle pagine del quotidiano
«Gazzetta del Popolo» di torino. Accanto al nome di Marinetti quale esten-
sore dell’articolo-manifesto, letto la sera della performance a Littoria,
compaiono a margine, anche i nomi dei futuristi presenti, elencati alfabetica-
mente senza punteggiatura: benedetta brizzi buccafusca Carta tullio d’Albi-
20 Con il passaggio del fronte nel giugno del
1944, in seguito allo sbarco di Nettunia e allo
sfondamento della linea Gustav a Monte- sola Di Gese Farfa Pino Masnata Prampolini Sanzin Scrivo Scurto Sibó tede-
cassino, la maggior parte delle opere furono schi trecca. La serata di «cultura futurista» si snodò tra le poesie corporative
trafugate, molto probabilmente come «botti- di Marinetti: Manifesto futurista della poesia Corporativa e Poema chimico della
no di guerra». Si veda MassiMiliano Vittori
luce tessuta; Scurto: Poesia della grande Genova e Poema meccanico del paracadute;
trecca: Poema della bonifica; Di Gese: Atterraggio di fortuna sull’Agro Pontino, Il
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e alberto serarcangeli [a cura di], Il Nove-

Duce trebbia il primo grano di Littoria, Le strade dell’Agro Pontino; Farfa: Tenerezze
cento in Provincia di Latina, presenze e testimo-
nianze, latina, edizioni artistiche agro, 1994.
Sabaudia 3 maggio 1936, I Mostra d’arte della provincia di Littoria. Marinetti con la figlia Vittoria tra i visitatori

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fresatorie; Carta: Lynotipe politiche 937, Manifesto di Stato n. 1; Masnata, Inciden-
te stradale. Il violinista Carlo brizzi eseguì alcune sintesi musicali: Accensioni

Pochi mesi più tardi a Sabaudia viene organizzata la II Mostra della


di luci di notte in città, La chimica, La gioia del mitragliere.

provincia di Littoria, esattamente dal 16 al 31 maggio del 1937. Il solo pittore


futurista presente in catalogo è Gino Gonni con due opere: Ritratto sintetico e
Sintesi notturna del Pantheon, a fronte di un totale di 211 opere d’arte collocate
in XIV sale. Stranamente nel catalogo non vi è traccia della partecipazione dei
due futuristi di Littoria Sibó e Di Gese nella esposizione che li aveva visti
protagonisti l’anno precedente, probabilmente perché impegnati al Circo
Massimo nell’ambito della Mostra nazionale delle colonie estive e assistenza
all’infanzia. Mostra inaugurata da Mussolini il 23 giugno del 1937. In quel-
l’occasione i due artisti realizzano una coppia di pannelli polimaterici di
grandi dimensioni e il plastico della Colonia marina «Filippo Corridoni»
presso torre Olevola (San Felice Circeo).
La parabola artistica dei due futuristi di Littoria conosce la sua apoteosi
con la partecipazione alla XXI biennale di Venezia nel 1938, dove, nelle sale
thayaht (ernesto Michahelles) Studio per dedicate al Futurismo Italiano (41, 42, 43), espongono un’opera ciascuno: Di
medaglia commemorativa, matita su carta, Gese Aeropittura, Sibó La conquista dello spazio.
1930, mm. 280 x 220 L’avventura del gruppo futurista di Littoria termina alla fine degli anni
trenta, con il trasferimento a roma di Sibó (1939)21 e con la partenza di Dario
Di Gese per la Sardegna (1942).
Opere futuriste specificatamente ispirate alla bonifica pontina sono pre-
senti nel 1940 alla II mostra del Premio Cremona per opera di Gerardo Dotto-
ri e renato di bosso, documentate nel presente catalogo.
Nel 1941 Gaetano Pattarozzi pubblica, per conto delle edizioni di «Medi-
terraneo futurista» Carlinga di aeropoeti futuristi di guerra con collaudo di Filip-
po tommaso Marinetti contenente aeropoesie di riccardo Averini, emilio
buccafusca, Civello Castrense, Farfa, Giacomo Giardina, Pino Masnata, dello
stesso Pattarozzi, Giordano bruno Sanzin, Ignazio Scurto. Di Castrense
Civello è la poesia Sopra Littoria in volo, in cui si esaltano e sintetizzano le
21 Il nome di Pierluigi bossi (Sibó) compare architetture e la nascita della nuova città.
nell’elenco degli ottocentonovantatre benefi- In quegli stessi anni Uberto bonetti partecipa appartato a questa rinnova-
ciari dei fondi segreti del Ministero della ta narrazione della contemporaneità, che proietta nelle sue aeroviste con
Cultura Popolare, reperito in copia microfil-
mata dallo storico fiorentino Paolo Paoletti
notevole abbondanza di produzione, raffigurando, accanto alle città storiche
nell’estate del 1986 presso il Public record italiane, anche le città di recente fondazione, per ribadire futuristicamente la
Office di Kew (Londra) e pubblicato per la valenza mitopoetica della modernità.
prima volta il 22 febbraio del 1987 dal setti-
manale «Panorama». Si veda eNrICO NIStrI,

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cultura e costume, Firenze, Loggia dei Leoni,
Anni Tenta, ritratto di un decennio tra politica,
Filippo tommaso Marinetti in una cartolina fotodinamica di Anton Giulio bragaglia ernesto Michahelles thayaht, Targa antisan-

ernesto Michahelles thayaht, cartolina


postale

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thayaht (ernesto Michahelles), cartolina Damiano Damiani, Il bonificatore, disegno pubblicato sulla
postale, 1929 «rivista illustrata del popolo d’Italia», gennaio 1933

Damiano Damiani, Il castello motore, dise-


gno pubblicato sulla «rivista illustrata del
popolo d’Italia», novembre 1934

34
b. buzzi, Il solco fascista, disegno pubblicato sulla Gerardo Dottori, Sala delle realizzazioni alla
«rivista illustrata del popolo d’Italia», marzo 1934 Mostra della rivoluzione fascista, 1932

Fortunato Depero, Tempo fascista: costruire,


disegno a matita, misure n. c.

35
ritaglio di stampa da «II Messaggero», 2 maggio 1936

36
ritaglio di stampa da «II Messaggero», 5 maggio 1936

37
Pierluigi bossi, Sabaudia, olio esposto alla I
Mostra d’arte della provincia di Littoria, Fausto Maria Caruso, particolare della Sala di Littoria alla I Mostra d’arte
maggio 1936 (foto Istituto Luce) della provincia di Littoria, maggio 1936 (foto Istituto Luce)

38
Giacomo balla, Figlia del sole, olio esposto
Sabaudia 3 maggio 1936, I Mostra d’arte della provincia di Littoria, alla I Mostra d’arte della provincia di Litto-
Marinetti davanti al dipinto di Giacomo balla Figlia del sole (ritratto di benedetta) ria, maggio 1936

39
ritaglio di stampa da «II giornale d’Italia», 18 maggio 1937

40
Premio letterario «Sabaudia», II Mostra d’arte della Provincia di Littoria, Copertina del catalogo della II Mostra d’ar-
regolamento per l’ammissione, 1937 te della Provincia di Littoria, 1937

Il pittore futurista Dario di Gese alla fine


degli anni Quaranta

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La sala dell’albergo Littoria dedicata alla Littoria febbraio 1937, Sibó a destra sulla scala durante l’allestimento di una sala
Conquista dell’Impero (foto eredi bossi) dell’albergo Littoria dedicata alla Marcia su roma (foto eredi bossi)

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Littoria febbraio 1937, Dario Di Gese, al centro sull’impalcatura, durante l’allestimento di una sala Dario Di Gese, Ritratto del pittore
dell’albergo Littoria dedicata alla Conquista dell’Impero, Sibó è il primo in basso a destra (foto eredi bossi) futurista Sibó, olio su compensato

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