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Franco Boscaini
Alexandrine Saint-Cast
Glossario
di
Psicomotricità
© Copyright 2012 CISERPP srl Editore
Lungadige Catena, 5 – 37138 Verona
www.ciserpp.com; email: ciserpp@ciserpp.com
I diritti di memorizzazione elettronica, di riproduzione e
di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo
(compresi i microfilm e le fotocopie fotostatiche) sono riservati.
ISBN 978-88-908239-0-9
Presentazione all’Edizione Italiana
Pur sapendo che questo contributo rappresenta solo una piccola parte del lavoro intrapreso
dalla Commissione Internazionale dell’OIPR – Organisation Internationale de Psychomotrici-
té et Relaxation – della quale è ben nota la competenza dei componenti, esso spiega in poche
parole alcuni concetti fondamentali della Psicomotricità, comprensibili anche a chi non è del
settore. In particolare, emerge chiaramente il senso pieno della Psicomotricità che vede la
persona, sana o con problemi, in un’ottica pluridimensionale dove corpo biologico e corpo
psichico, motricità e intelligenza, sensazione ed emozione, comportamento e relazione costi-
tuiscono sempre un unicum inscindibile.
La descrizione dei termini, poi, segue una metodologia che dà l’idea di ciò che è la Psicomo-
tricità nel suo aspetto teorico, negli aspetti evolutivi riferibili ad ogni argomento, nel campo
specifico della patologia, della valutazione così come dell’intervento. Appare chiaramente
quale è l’oggetto di studio di questa disciplina e qual è il lavoro dello psicomotricista, che
spazia dal campo sanitario a quello della prevenzione ed educazione nelle diverse condizioni
e diverse età della vita.
La lettura si presenta fluida e discorsiva perché concetti non sempre facili da precisare vengo-
no descritti con un linguaggio sufficientemente semplice e comprensibile.
Un plauso anche al CISERPP che da sempre collabora con la Cattedra di Neuropsichiatria
Infantile dell’Università di Verona e si impegna nella formazione sia sul piano nazionale che
internazionale con iniziative culturali, formative e scientifiche degne di considerazione, tra le
quali ricordiamo i numerosi Convegni nazionali ed internazionali e, in particolare, il recente
IX Congresso Mondiale di Psicomotricità svoltosi a Verona dal 6 al 9 maggio 2010 sul tema
“Le intelligenze del corpo. La Psicomotricità per il benessere psichico della persona”, che ha
visto la partecipazione di ben 450 professionisti.
L’augurio è che questo apprezzabile contributo abbia un’adeguata divulgazione e che sia se-
guito da altri in coerenza con il progetto globale della Commissione scientifica finalizzato
all’ardua classificazione dei disturbi psicomotori.
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Prefazione
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incontri tra i Delegati dell’OIPR tutti hanno percepito bene l’esigenza di possedere strumenti
specifici.
E’ così che è nata l’idea di realizzare un glossario in più lingue, di trovare i denominatori co-
muni della professione con i loro punti di vista culturali, cioè regionali.
Il glossario mette, anche e così, in evidenza una delle specificità della Psicomotricità: quella
di considerare il corpo come un indicatore del benessere della persona. Sempre insistendo
sulla salute, il glossario affronta in modo molto evidente gli altri ambiti di predilezione della
professione, che vanno dalla prevenzione all’educazione, alla rieducazione e alla psicoterapia
corporea per ogni età della vita.
La pubblicazione del glossario in quattro lingue – francese, italiano, spagnolo, inglese –
dimostra l’internazionalità della Psicomotricità non soltanto per il suo dinamismo e la sua
creatività, ma soprattutto per il fatto che solo lo psicomotricista considera la sua presa in
carico dentro una globalità, in una realtà più significativa, quella di un corpo espressivo e
in relazione. Un corpo non unicamente fisiologico o psicologico, ma un corpo che connette
tutti gli aspetti della persona dentro un’unità dinamica e adattiva. L’edizione in lingua ingle-
se, invece, grazie ad un accordo di collaborazione, avverrà a cura del FEP, Foro Europeo di
Psicomotricità
Bisogna ringraziare gli autori ed animatori di questa Commissione per l’immenso lavoro re-
alizzato dopo dieci anni, lavoro unico nella durata e soprattutto sul piano della sua vastità
perché riguardante quasi la metà delle attuali aree di esercizio della professione nel mondo.
Animata da Franco Boscaini e Alexandrine Saint Cast, questa Commissione ed i suoi risultati
senza alcun dubbio hanno fatto fare un passo nuovo ed essenziale alla nostra professione.
Gérard Hermant
Direttore ISRP - Segretario Generale dell’OIPR
Membro del Consiglio Superiore delle Professioni Paramediche presso il Ministero Francese della Salute
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Introduzione e metodologia
In tale contesto il progetto di redigere un nuovo glossario ad uso degli psicomotricisti, così
come degli altri professionisti dell’area medico-sociale ed educativa, è nato dalla constatazio-
ne della necessità di un sistema di riferimento comune, transnazionale. L’obiettivo è quello di
fornire delle definizioni operative, vicine al campo di lavoro, che servono per gli scambi clinici
e scientifici e facilitano i confronti. Questa dimensione internazionale, come preoccupazione
di rimanere vicini alla pratica degli psicomotricisti, ha portato a delle scelte metodologiche.
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La selezione delle parole
In occasione di un raduno annuale, l’Università Estiva, è stato effettuato un sondaggio con
circa 250 professionisti. All’interno di una lista di 150 termini, sono state scelte le 50 parole
che, secondo loro, erano le più significative del loro mestiere di psicomotricista. E’ così che le
50 voci che compongono questo lessico sono state scelte e classificate in funzione della loro
opportunità.
Lo scopo è che questo vocabolario comune sia quello che viene utilizzato dagli psicomotrici-
sti, qualunque sia il loro Paese di esercizio professionale o della loro lingua materna.
La definizione delle parole
Per a priori a-teorico, questo glossario non prevede alcun riferimento bibliografico esterno.
Ciascun termine viene descritto con 500 parole circa.
Secondo un identico piano:
1) situazione della definizione psicomotoria rispetto a quelle proposte dalle altre discipline
mediche e delle scienze umane ;
2) sviluppo della funzione e della competenza;
3) descrizione dei disturbi e delle loro conseguenze;
4) metodi di valutazione qualitativi e quantitativi;
5) assi della presa in carico.
L’evoluzione del glossario
La pubblicazione di questo lavoro permette di avviarsi alla seconda parte di questa ricerca.
Questa raccolta, inizialmente redatta in francese, viene tradotta e pubblicata in italiano. Verrà
pubblicata, pure, in spagnolo ed in portoghese.
Sta per essere realizzata, nelle varie Delegazioni da parte dei gruppi di esperti, la valutazio-
ne dell’affidabilità delle definizioni e, se necessario, verranno proposti degli aggiustamenti e
delle modifiche.
Queste definizioni vanno affrontate come una piattaforma comune, evolutiva e dinamica a
sevizio della comunicazione in Psicomotricità.
Franco Boscaini
Psicomotricista, Psicologo-psicoterapeuta, Direttore del CISERPP, Delegato Nazionale OIPR Italia,
Vice-Presidente dell’OIPR, Presidente dell’AIFP e della FISSPP
Alexandrine Saint-Cast
Psicomotricista, Direttrice dell’ARDP, Coordinatrice dell’ISRP e dell’OIPR
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F FUNZIONE TONICA F
F TONO F
Il tono è lo stato di tensione permanente dei muscoli. Regolato dal motoneurone a, esso è
soggetto all’influenza delle informazioni provenienti dall’insieme del sistema nervoso, infor-
mazioni sia interne che esterne al corpo. Varia in maniera involontaria o volontaria in funzione
degli stati fisiologici, emozionali e psichici ed in rapporto al contesto e agli eventi.
Vengono distinti tre tipi di tono:
- il tono di fondo,
- il tono posturale
- ed il tono di azione e di espressione.
Lo stato muscolare costituisce un fattore essenziale nella precisione delle azioni motorie.
La sua maturazione segue le leggi dello sviluppo neurofisiologico e relazionale essendo co-
munque esso sottoposto alle esperienze corporee, sensoriali, motorie e psicologiche. La sua
organizzazione sta alla base del corredo psicomotorio in quanto le iniziative e le capacità di
azione di un bambino, di un adolescente o di un adulto dipendono dalle differenti e successive
forme e manifestazioni del suo tono nella sua gestualità.
Il tono muscolare è modellato dal dialogo tonico-emozionale. E questa particolare modalità
relazionale sta alla base della comunicazione.
L’equilibrio tonico dipende dalla maturazione neurologica, dalle esperienze psicocorporee e
relazionali e dagli apprendimenti.
In modo specifico in Psicomotricità, il tono è considerato come la stoffa delle emozioni. La
sua integrazione alimenta la memoria corporea, base dell’identità psicocorporea.
La sua disorganizzazione può essere di tipo lesionale, connessa ad un disfunzionamento neu-
rofisiologico o psicologico; tuttavia, molto più di frequente questi tre aspetti sono associati.
Allora, in Psicomotricità, anche se si tratta di un disturbo dove è prevalente l’origine neurolo-
gica, l’attenzione verrà orientata sulla dimensione vissuta e sulla sua risonanza personale per
la persona affetta ed il suo ambiente.
Il bilancio psicomotorio inizia con uno studio neuromotorio approfondito, sistematico e com-
parativo della costituzione muscolare di base, a riposo: studio della lassità legamentosa e delle
masse muscolari alla ricerca della formula tonica personale (omogeneità o meno della qualità
muscolare). Gli aggiustamenti della forza muscolare (capacità volontaria a contrarsi e rila-
sciarsi) vengono osservati nel corso delle attività spontanee e su consegna, con o senza l’og-
getto. Per ciascuna competenza studiata la valutazione del livello di maturazione viene com-
pletato dalla comprensione dell’espressione tonico-emozionale della persona. Questo aspetto
relazionale viene analizzato durante tutto l’esame psicomotorio e viene completato con la
comparazione tra ciò che il soggetto descrive sul suo stato tonico, fornendoci informazioni
sulla sua immagine corporea, e quanto viene oggettivato tramite le varie manovre e prove.
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F DIALOGO TONICO F
Particolare modalità relazionale, non verbale, corporea. È la prima modalità di comunicare
del bambino.
In quanto sottoposto a dei flussi di impressione e di espressione, il neonato ed il bambino pic-
colo devono comunicarli. Sulla base di questa indispensabile espressione fisiologica, durante
i contatti corporei con gli adulti vengono scambiati dei contenuti emozionali ed affettivi mas-
sivi, indifferenziati, analogici. Così, a partire da questi scambi primordiali si va modulando un
mutuo adattamento sulla base dell’aggiustamento muscolare. Tale modulazione relazionale è
ritmata dall’alternanza di tensioni e di rilasciamenti, di stati di vigilanza, di controllo e di flut-
tuazioni che vanno dall’ipotonia all’ipertonia, dal sorriso ai pianti all’interno di tutta la gamma
della condivisione emozionale. Oltre alla tensione muscolare, il dialogo tonico-emozionale in-
tegra tutti i segnali corporei: la voce, lo sguardo, il contatto, la prossemica, gli odori, la qualità
del portare, l’organizzazione temporale della situazione. Ciò che il bambino prova in questi
scambi sta alla base del suo sentimento di sicurezza. Dentro queste esperienze si strutturano
le basi della successiva comunicazione verbale. Il riconoscimento dell’altro, e quindi di sè, si
attiva anche all’interno di questi scambi corporei.
Durante tutto il corso della vita, più o meno coscientemente, qualsiasi incontro con qualcuno
implica il dialogo tonico.
La qualità del dialogo tonico dipende dalle competenze di comunicare con il proprio corpo:
accordo, adattamento muscolare e ritmico, distanza relazionale, disponibilità, ascolto, tonalità
vocale, espressione mimica e facciale, scambi di sguardi, reazioni neurovegetative, risposte
posturali, motorie e gestuali. Entrano, pure, in gioco l’intensità della presenza della persona,
la sua costanza, la sua regolarità, le sue capacità ad anticipare l’altro.
Qualunque sia l’età, la patologia, il contesto o la domanda del paziente, uno degli obiettivi
terapeutici in Psicomotricità dovrà essere quello di permettergli di sviluppare o scoprire le
sue capacità di vissuto e di espressione del suo corpo, di lasciar emergere la sua corporeità
nelle diverse direzioni sia di vissuti sia di espressione così come di cognizione. Attraverso
il canale del dialogo tonico-emozionale - comprendendo cioè quello che la persona espri-
me per tramite dei suoi atteggiamenti corporei e rispondendovi con aggiustamenti svariati,
sottili e volontari - lo psicomotricista instaura o restaura questa essenziale funzione psico-
corporea. Ad esempio, si potrà citare il rilassamento dove le modificazioni dell’esperienza
del corpo emergono in maniera molto ampia a partire da questo coinvolgimento relazionale
di risonanza tonica.
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Comprendere il dialogo tonico significa, anche, comprendere come dei disordini emozionali e
affettivi possano ripercuotersi sullo sviluppo motorio ed influire sulla postura, sulla motricità,
sulle prassie, sulle condotte sensoriali e sul linguaggio. Il dialogo tonico-emozionale sta alla
base della gestualità, del comportamento attivo orientato verso l’esterno e dell’azione con
l’altro, impregnato dai vissuti ed eventuali difficoltà interne.
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F DISTURBI TONICO-EMOZIONALI F
Oltre ai disturbi muscolari connessi a disfunzionamenti fisiologici, lo psicomotricista conside-
ra i disordini dell’organizzazione tonica come espressioni della vita emozionale. Essi sono il
frutto di irregolarità, disritmie, sconvolgimenti, sfasature o carenze nel dialogo tonico.
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F CORPO F
Il corpo è un’evidenza, un oggetto materiale, ma è anche una realtà soggettiva ed un supporto
immaginario.
La complessità dei processi psicocorporei obbliga a fare delle sintesi teoriche e determina dei
paradossi. Il corpo, pertanto, costantemente presente, in parte sfugge sempre. Esso costituisce
il supporto indispensabile dei progetti, ma è anche una cornice sempre mobile nel tempo. È
il luogo della realizzazione della personalità ed il mediatore di tutte le azioni, ma è anche il
limite della libertà individuale. E la Psicomotricità cerca di valorizzare ed ottimizzare questo
gioco, questo sottile equilibrio.
F SVILUPPO PSICOMOTORIO F
La Psicomotricità affronta il soggetto in maturazione nella sua globalità, descrivendo cioè le
interazioni tra i vari aspetti. Per definizione, le funzioni psicomotorie sono in interrelazioni.
Esse, pertanto, dipendono da livelli e da organizzazioni differenti in quanto sono intermodali e
vengono modellate dalle emozioni. Esse sono connesse attraverso l’esperienza corporea. Con
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la maturazione si va costruendo progressivamente la nozione di equilibrio psicomotorio sotto
l’effetto delle stimolazioni che sono percepite, vissute, connesse all’intenzionalità, al coinvol-
gimento nell’azione e che producono la rappresentazione che fonda l’esperienza.
I disturbi psicomotori sono delle riduzioni, delle impossibilità, degli scarti, delle imprecisioni
et determinao dei profili disarmonici e carenziali.
Il progetto della Psicomotricità, allora, è quello di far sì che ciascuno diventi soggetto del
proprio sviluppo.
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F ESPRESSIONE PSICOMOTORIA F
L’espressione psicomotoria è la manifestazione, attraverso la via corporea, di contenuti psico-
logici, affettivi ed emozionali. Questa maniera di dire ciò che si prova, ciò che si pensa, ciò
che si è, costituisce un’importante parte delle comunicazioni non verbali. Nella situazione di
sofferenza, essa può assumere a volte la forma indiretta del sintomo, del disturbo, del ritardo
o della disarmonia di sviluppo.
Il corpo esprime e si esprime: è questa un’evidenza. Una persona può tacere, ma non può
estraniarsi dai reticoli di significati psicocorporei. L’espressione corporea, in qualsiasi circo-
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stanza, è la testimonianza dello stato della persona ed è sempre oggetto di comprensione per
gli altri. Essa è l’impronta del contesto culturale così come della storia personale.
Espressione e competenze psicomotrice non sono due categorie distinte e fisse. Questi due
aspetti sono tra loro in relazione stretta e dinamica. Qualsiasi disordine in uno di questi due
ambiti tende a coinvolgere l’altro, a determinare dei blocchi e/o delle compensazioni, a ri-
durre l’apertura globale della persona. Il progetto dell’intervento psicomotorio, educativo o
terapeutico, è quello di favorire tale equilibrio descrivendo queste conseguenze incrociate e
favorendone i diversi aspetti, sia neuromotori sia psicoaffettivi.
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mette in gioco la propria corporeità per favorire gli sblocchi, gli scambi, le regolazioni e
gli aggiustamenti nella relazione. Inoltre, tale specifico coinvolgimento qualitativo permette
di costituire un setting terapeutico rassicurante in cui la persona progressivamente potrà ab-
bandonare le sue reazioni difensive e creare nuove modalità interattive, più confortevoli e
fluide.
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Per lo psicomotricista appare fondamentale una precisa conoscenza delle tappe e delle età di
acquisizione delle competenze psicomotorie. Solo a partire da questa base risulta possibile
una comprensione dinamica del profilo psicomotorio del paziente per far meglio risaltare le
sue capacità, evitare le constatazioni negative centrate sulle disabilità e sugli impedimenti e
favorire uno sviluppo equilibrato, regolare e sorgente di benessere.
Si descrivono, quindi, dei ritardi di sviluppo psicomotorio in contesti alquanto diversi, in tutte
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le situazioni di disabilità, in tutte le malattie mentali che possono interessare i bambini, nelle
situazioni di carenze o di disadattamento sociale e culturale, di disordini relazionali con i ge-
nitori. In maniera più fine, poi, si cercheranno segni di divario nei disturbi degli apprendimenti
e del comportamento, i quali allora possono a volte essere compresi come delle attitudini
reattive di fronte ad una frustrazione legata alla percezione di un disagio o di un impedimento
corporeo.
Pure la presa in carico si basa su tale concezione di globalità allo scopo di favorire i diversi
processi in gioco e non semplicemente per stimolare o ricostruire uno sviluppo supposto nor-
male, il quale seguirebbe uno schema prestabilito. Che l’intervento sia preventivo, educativo
o terapeutico, individuale o di gruppo, esso è comunque personalizzato mirando prima di tutto
a favorire il conforto del bambino e l’espressione del suo quadro psicomotorio in tutte le sue
sfumature e con piacere.
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Schema delle funzioni psicomotorie e del funzionamento evolutivo dell’Io corporeo
L’insieme delle competenze psicomotorie sono constantemente in relazione. rrUno dei concet-
ti base della Psicomotricità è la nozione di globalità psicocorporea.
Questa rappresentazione dello sviluppo delle capacità ad interagire, agire ed apprendere per-
mette di comprendere il ritardo di sviluppo in tutte le sue componenti e di comprendere come
una carenza od un scarto in un registro da una parte tende a determinare una dissincronia
inconfortevole e dall’altra tende a mantenersi sugli altri settori.
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La motricità costituisce un oggetto di studio per varie scienze e professioni. Tale espressione
della filogenesi e dell’ontogenesi non è soltanto il risultato dei dati neurobiologici, ma integra
pure gli aspetti psichici, vissuti e relazionali. Lo sviluppo delle capacità gestuali, in particolare
la prensione, riveste una dimensione antropologica specifica. Per l’uomo, la realizzazione di
un movimento mobilizza processi neuromotori, neuropsicologici, simbolico-affettivi, espres-
sivi e relazionali.
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Si propone, pure, un modello di organizzazione funzionale secondo tre principali unità :
- La regolazione tonica e la vigilanza;
- La ricezione, l’analisi ed il trattamento centrale delle informazioni in rapporto con le espe-
rienze già realizzate e, quindi, con la memoria;
- La programazione, la regolazione, l’anticipazione e la verifica degli atti.
In psicoanalisi, l’interesse per la gestualità è recente. Il movimento rientra nella teoria della
pulsione. La carica energetica libidinale, la cui origine si colloca in un’eccitazione corporea
implicante la motilità, spinge l’organismo verso la soppressione dello stato di tensione. Tale
processo favorisce l’evoluzione dello psichismo. Il fantasma è una forma mentale primaria
di rappresentazione di sè e della realtà che si esprime attraverso un movimento inconscio
centripeto, orientato verso il corpo e poi diffuso verso l’esterno. Il bambino, così, esce dal
fantasma di fusione per differenziare il suo corpo da quello altrui. Il movimento centrifugo
è orientato verso il fuori per incontrare e adattarsi all’ambiente. Il fantasma di espansione
permette al corpo di proiettarsi e di agire nello spazio al fine di individualizzarsi e di scoprire
la realtà. L’esperienza dinamica di queste due modalità di espressione della pulsione permette
l’equilibrio dell’Io. L’inibizione o l’esagerazione dell’una o dell’altra determinerà dei disturbi
della personalità, sotto l’influsso del ruolo del contenimento psichico esercitato dagli adulti
che permettono od impediscono.
Il movimento, l’atto corporeo, mantiene per tutto il corso della vita questo legame con lo
psichismo. L’atto mancato, così, è l’espressione bruta e diretta di un conflitto, di un fantasma
o di un’angoscia non metabolizzata e viene considerato come pericoloso per l’Io che ricorre,
allora, al corpo per ristabilire il proprio equilibrio energetico pulsionale.
Il punto di vista psicomotorio propone una prospettiva globale. Grazie alla crescita fisica,
alla maturazione neuropsicologica e alla costruzione affettiva e psichica, i patterns motori
si rendono complessi, migliorano nelle possibilità di aggiustamento, di adattamento e nelle
sfumature espressive.
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La graduale corticalizzazione, che va dal movimento automatico verso il gesto, passa attra-
verso l’apprendimento dell’inibizione volontaria. Per adattarsi, il soggetto deve saper ral-
lentare, guidare, accelerare, modulare la propria forza muscolare, ecc. in funzione e grazie
alle interazioni percettive e alle sue determinanti personali e sociali. Specialmente a causa
dell’importanza dei fenomeni di imitazione, si considera che la sensorialità sia strettamente
connessa alle strutture dell’affettività, alle emozioni e alla loro comunicazione non verbale.
Il gesto tanto esprime la complessità funzionale del cervello quanto proietta in modo visi-
bile all’altro i potenziali, le qualità, le possibilità, i desideri, i limiti, ecc., della persona. Il
gesto è testimone della vita psichica.
Tale approccio richiede uno studio fine e complesso che domanda conoscenze tanto mediche
come psicologiche per comprendere la motricità in termini transitivo-strumentali, espressivo-
comunicativi e simbolici. Un gesto non è soltanto un’azione, risultato dei funzionamenti neu-
romotori e neuropsicologici, esso è sempre un atto impregnato di valori simbolici, relazionali
e linguistici. Ad esempio, camminare, correre, saltare, prendere, toccare, cogliere, accarez-
zare, chiudere non rappresentano solo delle competenze biomeccaniche e funzionali, non si
riducono a delle realizzazioni automatizzate, prodotti di un condizionamento o di un processo
cognitivo; tali condotte adattive traducono, pure, degli stati affettivi, sono portatrici di simboli
e di contenuti comunicativi.
La motricità fine è l’insieme delle azioni localizzate a livello delle mani e del viso. La loro
precisione dipende sia dalla mielinizzazione sia dalla regolazione tonico-emozionale, processi
le cui carenze, spesso congiunte, si esprimono nelle sincinesie. La prensione o il modo di
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avvicinarsi all’oggetto desiderato, di prenderlo, di tenerlo e di manipolarlo evolve a partire dal
riflesso del grasping verso un atto volontario fino ad essere di un’estrema precisione in funzio-
ne dei contesti e delle particolari competenze. Essendo la mano particolarmente investita di
simbolico e di significati, ogni stile di prensione è personale.
Attualmente, si riscontrano numerose classificazioni dei disturbi della motricità, i quali fanno
riferimento a questi differenti modelli.
La complessità nosografica chiarisce quella relativa alla motricità umana dove si incastrano
e si articolano i diversi livelli di causalità e processi di controllo. L’azione corporea è sempre
sia funzionale e utile sia espressiva e relazionale. Sotto il termine di goffaggine motoria e
gestuale si possono raggruppare tutti i disturbi del movimento tanto di origine neuromotoria
quanto di origine percettivo-motoria, emotivo-affettiva od espressiva. In questo ampio quadro
nosografico vi rientrano: i ritardi motori, la debilità motrice, i disturbi evolutivi della co-
ordinazione motoria, le disprassie, le disgrafie.
- Il termine ritardo motorio, in riferimento alle scale di sviluppo, viene utilizzato per qualifi-
care qualsiasi bambino che non presenta una precisa competenza posturo-motoria in una data
età prevista. Questi disturbi sono spesso individuati sin dai primi mesi di vita (ritardo della
posizione seduta, del cammino, ecc.) e generalmenete indicano delle immaturità neurologi-
che, delle lesioni centrali o periferiche o dei disturbi gravi della personalità. Di conseguenza,
la loro comprensione psicomotoria non si sofferma su questi aspetti funzionali in quanto la
motricità del bambino viene sempre considerata nel coinvolgimento tonico-emozionale.
- La debilità motoria è stato il primo disturbo psicomotorio descritto. Questo quadro associa
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la goffaggine e dei disturbi del tono (anomalia di alcuni riflessi, ipertonia diffusa e sincinesie
localizzate).
- Il disturbo evolutivo della coordinazione motoria o disturbo di acquisizione delle co-
ordinazioni è una difficoltà od un’incapacità a realizzare un’azione motoria globale o ma-
nuale. Le performance sono al di sotto del livello previsto per l’età e al di fuori di qualsiasi
grave disturbo psichico o intellettivo. Sono disordinati soprattutto il controllo posturale e la
coordinazione senso-motoria. Il bambino è impacciato nell’apprendere e sviluppare nuove
competenze motorie in quanto la ripetizione del movimento, anche semplice, è fattore di
disorganizzazione (disturbi della sincronizzazione). L’espressione corporea spontanea di
questi bambini spesso richiama quella di un bambino più piccolo (infantilismo motorio).
- Nei disturbi delle dissociazioni tanto la rappresentazione del concatenamento delle azioni
complesse è imprecisa (confusione del progetto motorio) quanto è frenato il passagio verso
l’automatismo. Sotto l’effetto dell’impulsività, le diverse fasi del movimento entrano in col-
lisione. Spesso, queste difficoltà sono correlate ai disturbi della rappresentazione del corpo
nello spazio e della sequenzialità ritmica e vengono amplificate dall’emotività, in particolare
quando si agisce sotto lo sguardo dell’altro.
- Le differenti disprassie - costruttiva non visuo-spaziale, costruttiva visuo-spaziale, idea-
toria, ideomotoria, dell’abbigliamento e orofacciale - sono dei disturbi della realizzazione
dei gesti complessi. Vengono descritte sia in rapporto alle funzioni carenti sia in rapporto
a quanto è fallito. Questo insuccesso del comando gestuale volontario, connesso a disturbi
neuropsicologici, può essere compreso con la visione psicomotoria globale la quale descrive
i vari livelli coinvolti nell’uso corporeo nello spazio.
I disturbi del movimento e del gesto sono dei disordini dell’espressione psicomotoria. Il con-
catenamento morboso circolare trova origine nell’espressione corporea involontaria degli
squilibri affettivo-emozionali. Le sregolazioni toniche, che derivano dai disordini nell’accor-
do tonico-emozionale, determinano dei disturbi dell’integrazione e, dunque, dello sviluppo
dei diversi comandi cerebrali del gesto (circuito psico-senso-motorio); in seguito, per via del
rimando negativo dell’esperienza dell’insuccesso e dello sguardo a volte ansiogeno degli
altri, alle difficoltà evolutive si vanno ad aggiungere dei vissuti emotivi.
La comprensione psicomotoria dei disturbi motori induce a considerare l’importanza dell’in-
tenzionalità gestuale. L’azione corporea è molto di più di una semplice azione fisica di sposta-
mento. Se il gesto dipende dal corredo neuromotorio, esso testimonia pure la qualità dei vissu-
ti e della soggettività della persona coinvolta nella comunicazione e nell’azione. Il movimento
è senso-motorio e tonico-emozionale e, quindi, sta alla base dell’Io corporeo che si manifesta
attraverso la volontà dell’azione e la qualità della destrezza, dell’abilità.
Il bilancio psicomotorio è il solo studio completo della gestualità che prende in considera-
zione questi diversi aspetti. I test, che danno informazioni sulla maturazione neuromotoria,
sono completati dallo studio della regolazione tonica, dei progetti motori, degli aggiustamenti
senso-motori e percettivo-motori, delle competenze cognitive; sono, ancora, perfezionati da
una precisa e dettagliata descrizione delle variazioni connesse alle espressioni emozionali, ai
vissuti affettivi e all’attualizzazione dei materiali inconsci forgiati nella storia del soggetto.
Tale studio quantitativo e qualitativo si realizza grazie a dei test, a delle situazioni su propo-
sta, all’osservazione dei comportamenti e delle realizzazioni spontanee e alle loro variazioni
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in funzione delle situazioni. In pratica, quindi, la motricità del soggetto viene studiata sotto
l’angolo dei processi (scatenante e di controllo) come sotto quello dei risultati nelle sue
componenti di base, nell’azione corporea generale e fine come nel corso degli apprendimenti
e dei compiti più complessi e mediatizzati. Questo metodo di osservazione permette di va-
lutare le dimensioni di chiusura e di apertura del movimento così come di funzionalità e di
espressività del gesto.
Lo stesso orientamento guida la presa in carico dei disturbi del movimento e del gesto. Il
rinforzo del corredo e delle competenze di azione neuromotoria, associato alla facilitazione
dell’espressività, favoriscono l’esplicitarsi di una gestualità efficace ed armoniosa che permet-
te alla persona di agire in accordo con i suoi desideri e progetti così come con le restrizioni
dell’ambiente.
Il gesto è la realizzazione finale di un processo dinamico sotteso dalla regolazione muscolare.
Le variazioni muscolari toniche e fasiche rendono possibili gli spostamenti corporei più o meno
segmentari, localizzati, precisi, automatizzati, controllati. L’aggiustamento della forza musco-
lare sta alla base della precisione motoria. È così che, attraverso il canale dell’influenza delle
emozioni sulla regolazione tonica, la motricità acquisisce la sua dimensione espressiva. Se il
fondo muscolare è irregolare, squilibrato, il paesaggio sensoriale sarà instabile e l’integrazione
delle informazioni kinestesiche e la loro memorizzazione, indispensabili per l’aggiustamento
dell’atto, saranno confuse. La regolazione tonico-emozionale influenza tutte le tappe della re-
alizzazione gestuale, dopo la presa di decisione dell’azione, passando attraverso le diverse fasi
di aggiustamento e di stima dei parametri sino alla realizzazione pratica. È per questo che la sua
regolazione costituisce una tappa essenziale della presa in carico psicomotoria, in particolare
grazie al rilassamento che permette una profonda riorganizzazione del tono di base.
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Le diverse dimensioni dell'atto, dal punto di vista psicomotorio:
il gesto è il risultato dell’espressione psicomotoria del soggetto, correlata al suo livello di svi-
luppo, sotto l’effetto dell’integrazione dei contesti esterni, facilitatori o limitanti.
..............................
F EQUILIBRAZIONE F
F EQUILIBRIO F
In Psicomotricità, le funzioni di equilibrazione, che sostengono la postura ed il gesto, sono
comprese nelle loro differenti componenti: neurologica, emozionale, cognitiva ed espressiva.
Sono, quindi, considerate nel soggetto in interazione.
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interno e/o del cerveletto e dei nuclei sotto-corticali, al di fuori di queste patologie l’equilibrio
è pure connesso con la respirazione così come all’attitudine di fronte alle informazioni visive ed
uditive (integrazione dei flussi sensoriali), sotto l’influenza delle fluttuazioni della vigilanza.
Sebbene l’equilibrio sia un comportamento spontaneo, il più spesso involontario eccetto nelle
reazioni di contenimento caricaturale (ad esempio, il bambino che fa vedere che cade), esso
è il risultato di un apprendimento fatto di prove ed errori dove il sentimento globale di sicu-
rezza corporea gioca un ruolo preponderante. La capacità a mantenere il proprio equilibrio e
a restare in piedi è direttamente influenzata dalla fiducia di fronte alla caduta e dal vissuto di
autonomia. Tale sentimento di sicurezza psicocorporea è una fiducia in sé stessi, e pertanto
nella percezione di integrità corporea, nonché una fiducia nell’altro considerato come poten-
ziale supporto fisico e psichico (immagine del corpo).
Le reazioni di equilibrazione statiche e dinamiche sono direttamente connesse alla qualità
della costituzione tonica di fondo, di postura e di azione. Esse, dunque, sono influenzate sia
dalla struttura neuromotoria, sia dalle attività e dagli apprendimenti fisici e muscolari così
come dall’impregnazione emozionale durante le interazioni e le relazioni corpo-a-corpo del
dialogo tonico.
Nell’equilibrio entrano pure in gioco i processi cognitivi.
I disturbi dell’equilibrio nella statica e nella dinamica sono:
- i disordini dell’aggiustamento come la mancanza o l’esagerazione delle reazioni di equili-
brazione,
- le instabilità che possono arrivare sino alla caduta, con l’ansia ad essa associata.
F LATERALIZZAZIONE – LATERALITÀ F
Spesso si constata una confusione tra la dominanza laterale - asimmetria tonica, motoria,
sensoriale e funzionale nell’uso dei due lati del corpo - e l’individuazione della destra e della
sinistra, competenza cognitiva di rappresentazione nello spazio.
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serve di supporto nel corso dell’azione. Questa organizzazione si compensa in ciascun lato
dell’asse del corpo. Essa è originata da processi di maturazione di diversa natura che porta-
no ad una dominanza neurologica, una dominanza d’uso ed una dominanza psicosociale. In
funzione delle influenze che hanno pesato su questa abitudine di azione, esse possono non
concordare.
La dominanza viene studiata tramite dei test che chiariscono le costituzioni toniche ed i com-
portamenti gestuali in tutte le loro componenti allo scopo di precisare le organizzazioni parti-
colari: lateralizzazione omogenea, crociata, contrariata, discordante, indifferenziata, per com-
penso, ambidestrismo, ecc… È difficile parlare di disturbo della dominanza laterale fuori dal
contesto globale senza considerare gli altri aspetti del profilo psicomotorio. In effetti, lo stesso
tipo di organizzazione della dominanza laterale non avrà presso tutte le persone le stesse con-
seguenze, in modo particolare prassiche e visuo-prassiche.
Tale studio viene realizzato indipendentemente dall’età. La congruenza laterale, in effetti, è un
fattore importante del sentimento di omogeneità dell’Io corporeo e verrà ricercata un’eventua-
le discordanza in tutti i casi di disordine del vissuto corporeo.
La presa in carico dei disordini della dominanza laterale si orienta in funzione di decisioni
terapeutiche aperte che considerano i vari parametri, i livelli di determinazione ed i desideri
della persona. Che si tratti di favorire l’uso di un lato o di partecipare ad una ri-lateralizzazio-
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ne, la nuova programmazione motoria darà una parte importante alla presa di coscienza e alla
dimensione simbolica che rivestono queste nuove abitudini corporee.
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F SCHEMA CORPOREO F
F COSCIENZA DEL CORPO F
F IMMAGINE DEL CORPO F
F LIMITI DEL CORPO F
Il modo con cui un soggetto sente, percepisce, riconosce e si rappresenta il proprio corpo ri-
sulta centrale in Psicomotricità. La sua comprensione poggia su molteplici descrizioni neuro-
psicologiche, emozionali, psicodinamiche o fenomenologiche. In effetti, la complessità dei
processi obbliga ad un approccio complementare tra questi differenti teorie. Ma in Psicomo-
tricità, l’approccio è prima di tutto operativo in quanto qualsiasi intervento psicomotorio pas-
sa attraverso e prende in considerazione il canale corporeo, non considerato semplicemente
come un trasmettitore passivo di informazioni, ma come un’interfaccia attiva tra il soggetto
ed il suo ambiente.
Questa sintesi di informazioni e di immagini interne ed esterne è una delle basi della coscienza di
sè, indispensabile per la costruzione della personalità. È una dimensione essenziale delle capaci-
tà di adattamento in quanto essa permette il controllo del corpo nell’azione e nella relazione.
Il sentimento di avere un corpo è una costruzione progressiva e sempre mobile, che evolve in
funzione delle varie esperienze. Tale memoria, cosciente ed inconscia, delle sensazioni e delle
emozioni è il risultato degli scambi tra l’organismo e l’ambiente fisico ed umano. Eccetto nella
patologia, nella disabilità o nel disturbo, questa presenza a sè stesso, la coscienza del corpo, è
completa, costante, globale, totale ed immediata. Costitusce un’evidenza, il riferimento indi-
spensabile per il sentimento di sè. La sua costruzione è progressiva tramite la mentalizzazione
delle diverse esperienze. Questa sintesi attiva e dinamica è una modalità di presenza verso
sè stesso. Fenomeno psicocorporeo che sta alla base del sentimento di sè, della percezione
dell’ambiente fisico e del riconoscimento sociale degli altri. Con questa particolare modalità
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della coscienza il soggetto prova il sentimento di essere e di esistere come una persona totale
e singolare.
Il termine di immagine del corpo viene spesso usato per evocare la dimensione inconscia
della relazione verso il proprio corpo e a quello degli altri. Tale approccio, dunque, permet-
te di considerare anche la sessualità, i flussi della libido ed il desiderio, espresso o meno.
L’immagine del corpo è il contenente delle pulsioni conflittuali che animano il corpo, or-
ganizzate attorno ai suoi orifizi e all’evoluzione del loro funzionamento. Le alternative tra
i vissuti reali e fantasmatici di piacere e di frustrazione sono indispensabili per strutturare
poco a poco questa immagine corporea dove il puntellamento psichico si elabora a partire
dall’integrazione della pelle come limite. In questo processo dialettico, l’ambiente tiene un
ruolo proponendo e rendendo accettabili tali limiti che proteggono contro le angosce arcai-
che di dissoluzione corporea. Questa protezione psichica dell’adulto di fronte al bambino,
che poggia qui sulla realtà delle cure corporee, pone pure le condizioni dell’espressione
della creatività della persona.
I limiti del corpo sono il risultato del confronto dialettico da una parte tra lo slancio del
bambino che, sotto la spinta dei suoi progressi neuromotori e delle sue pulsioni di scoperte,
si orienta verso l’esterno; e dall’altra parte dei limiti protettivi posti dall’adulto nell’ambito
sociale. La legge, così formulata, organizza i processi pulsionali verso una rappresentazione
mentale condivisibile ed un linguaggio organizzato ed articolato. Frutto di questa esperienza
della differenza tra spazio corporeo interno e spazi esterni, questi limiti psicocorporei, quando
sono organizzati, costituiscono una puntellatura per il soggetto permettendogli di posizionarsi
di fronte agli altri, di comprendere queste differenze, di rappresentarsi il pensiero altrui e di
sviluppare le proprie competenze psicomotorie.
La ricostruzione permanente del proprio corpo è un processo composito che allo stesso tempo
fornisce:
- il modello posturale, la cartografia mentale e il sistema di riferimento di azioni, orientate
nello spazio e nel tempo, che permettono di adattare spostamenti, movimenti e gesti;
- il sentimento intimo di sè e della sua continuità personale nella percezione del mosaico dei
diversi vissuti enterocettivi ed esterocettivi;
- le basi dei processi linguistici fondati sulla rappresentazione della frustrazione dell’esperien-
za di un Io originale dove i corpi sono confusi;
- la soggettivizzazione dell’identità di genere e l’orientamento genitale di pulsioni sessuali
accettate, agite e la cui soddisfazione è condivisibile;
- le basi del sentimento di sicurezza di essere sè stesso.
In ogni momento dello sviluppo, della pienezza e poi dell’involuzione delle esperienze
psicomotorie, i processi in gioco nella rappresentazione del corpo sono connessi agli altri
registri psicomotori. Le variazioni muscolari costituiscono la prima materia di cui si nutre
la percezione del corpo integrando, così, a partire da questa base neurofisiologica le di-
mensioni soggettive ed emotive. Esse sono associate a tutte le sfumature ed informazioni
kinestesiche, labirintiche, cutanee, uditive, visive, stimolate in particolare nel corso delle
attività percettivo-motorie.
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Nell’espressione gestuale il soggetto incontra lo spazio, un quadro che allo stesso tempo pre-
dispone e rende possibile le sue azioni. Il primo spazio percepito è lo spazio corporeo inter-
soggettivo.
Un’altra dimensione è fornita dalla cornice temporale, ritmica, costituita sia dai vissuti di
continuità e dai sentimenti connessi a eventi discontinui e, anche, ad intenso tenore affettivo.
E questo perché il modo con cui una persona utilizza gli oggetti, con maggiore o minore sod-
disfazione ed efficacia attribuendo loro eventuali iperinvestimenti affettivi, testimonia allo
stesso tempo la qualità della struttura della sua rappresentazione corporea mentre di ritorno
può attivare ripetizioni di esperienze più o meno positive.
Le sue carenze, i disinvestimenti e le distorsioni stanno alla base di numerosi disturbi dell’adatta-
mento che possono andare da lievi difficoltà psicomotorie sino alle disabilità e/o ai disturbi della
personalità. Qualunque sia il danno neuromotorio o funzionale, i disturbi della rappresentazione
del corpo sono spesso coinvolti nei disordini del gesto e, di conseguenza, dell’apprendimento e
dell’adattamento. Comprendere i nessi tra le differenti funzioni psicomotorie vuol dire prendere
in considerazione le loro reciproche influenze e, pertanto, prevedere per ogni sintomo le loro
conseguenze sulle altre aree sia sotto forma di carenza sia sotto forma di compensazione.
Le descrizioni neuropsicologiche forniscono delle nosografie precise delle agnosie, classifica-
te in funzione della gravità delle loro ripercussioni funzionali, in questo caso considerate come
direttamente legate alla localizzazione della lesione cerebrale :
- L’anosognosia è specifica delle lesioni cerebrali destre ed è caratterizzata dalla negazione
della disabilità;
- L’agnosia digitale è conseguente ai danni del cercello sinistro;
- L’emisomatoagnosia, tra cui la sindrome di Antonio Babinski, il fenomeno della terza mano
e l’autotopoagnosia o carenza del riconoscimento della metà o di una parte del corpo corri-
spondono a dei disfunzionamenti più diffusi;
- L’emianopsia laterale omonima è conseguente ad un danno visivo;
- Le alloestesie sont caratterizzate da errori nella localizzazione degli stimoli applicati sulla
pelle;
- L’autotopoagnosia è la mancanza del senso di localizzazione delle diverse parti del corpo;
- La prosopoagnosia è l’incapacità a riconoscere dei visi familiari;
- La stereoagnosia è un deficit della discriminazione tattile;
- L’anosodiaforia apre verso una comprensione più soggettiva in quanto qui viene preso in
considerazione il punto di vista del paziente che rifiuta il suo disturbo;
L’arto fantasma è una descrizione che apre alla comprensione psicologica e psicomotoria
dei disturbi della coscienza del corpo. In questo fenomeno il soggetto sa di essere amputato
di una parte del suo corpo, ma questo sapere teorico non è sufficente per permettergli di
cancellare le tracce mnesiche delle sue sensazioni kinestesiche antecedenti il trauma. Al di
là del funzionamento organico, l’arto fantasma non può essere compreso se non consideran-
do il proprio corpo sia come uno strumento di azione sia come un supporto della relazione
a sè stesso sia come un mediatore per incontrare l’altro dentro le dimensioni dello spazio
e del tempo. Esso evidenzia la memoria del corpo e la sua importanza nella salvaguardia
dell’identità quando viene attaccata dal trauma. L’arto fantasma è una ricostruzione che
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mira a permettere alla persona di continuare ad esistere malgrado lo scorrere del tempo e la
realtà anatomica.
Le reazioni delle persone amputate o paralizzate nel momento in cui devono integrare le prote-
si forniscono, pure, informazioni sui processi di incorporazione, in quel momento indispensa-
bili, per permettere una riorganizzazione del controllo volontario dell’azione. In questo caso,
si assiste ad un percorso in cui il soggetto cerca di andare oltre il semplice controllo funzionale
dell’oggetto compensatorio che tende a ridurre la situazione di disabilità attribuendole un va-
lore comunicativo.
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Nei periodi di crisi di maturazione, come l’adolescenza o nei casi di sindrome da stress, queste
preoccupazioni si troveranno spesso nella nevrosi con un’espressione meno intensa e, quindi,
meno invalidante.
Nelle malattie degenerative, come le demenze di tipo Alzheimer, i processi improvvisi di in-
voluzione o quelli progressivi di decostruzione dei punti di riferimento corporei determinano
delle sintomatologie simili sino alla perdita dell’identità.
Tale studio multimodale del proprio corpo è centrale nella comprensione di tutte le patologie
psicomotorie.
Ogni intervento psicomotorio ruota attorno all’immagine del corpo coinvolgendo quello dello
psicomotricista così come quello del soggetto.
L’insieme degli strumenti terapeutici (setting, attività, modalità relazionali) è orientato verso
l’arricchimento del vissuto corporeo.
L’associazione tra la Psicomotricità ed il Rilassamento permette di affinare, precisare ed arric-
chire questa rappresentazione multimodale facilitando le associazioni tra sensazioni, rappre-
sentazioni ed emozioni. Spesso vengo qui associate le mediazioni plastiche.
L’integrazione dello schema corporeo, l’investimento dell’immagine del corpo e l’elaborazio-
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ne dei limiti del corpo sono delle tappe essenziali nella costruzione autonoma del soggetto e
nello sviluppo delle sue possibilità di adattamento.
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Si fa riferimento a delle sintesi teoriche proprio per il fatto che la Psicomotricità affronta il
soggetto nella sua globalità. La neuropsicologia, poggiata sulle conoscenze mediche, studia
le basi somatiche ed i meccanismi neurobiologici sottostanti alla coscienza e alla conoscen-
za di sè. La psicologia dello sviluppo, nel descrivere le diverse tappe di costruzione della
personalità, fornisce una comprensione dinamica, cronologica sino alla realizzazione della
complessità dell’identità. La filosofia fenomenologica colloca questo processo nel rapporto
col mondo dove il corpo è un’interfaccia attiva che permette al soggetto di costituirsi gra-
zie alle percezioni delle sue sensazioni. La psicoanalisi chiarisce l’importanza degli inve-
stimenti della libido, delle relazioni d’oggetto, della regolazione dinamica delle pulsioni,
dell’influenza dell’inconscio nell’equilibrio della psiche che si realizzano nel linguaggio,
con la denominazione di sè tramite l’Io.
L’Io corporeo è il risultato dell’esperienza globale del corpo che coniuga sensazioni,
emozioni e cognizioni, grazie alle azioni sul mondo materiale e agli scambi con gli altri.
Tale processo dinamico e aperto, omeostatico combina l’esperienza e l’azione, il vissuto
emozionale e la conoscenza intellettuale, l’adattamento e la differenziazione dell’altro
riconosciuto in quanto soggetto. L’Io corporeo è soggettivo in quanto è il prodotto delle
esperienze interiorizzate; è oggettivo in quanto queste stesse esperienze sono condivise.
Tale duplice aspetto oggettivo-soggettivo è costantemente rimaneggiato per via degli
scambi tra sè e l’altro, che nel quotidiano sono fluttuanti. L’identità psicomotoria, così,
è pure il prodotto della maturazione funzionale: coscienza del corpo, situazione nello
spazio e nel tempo. Essa condensa la storia di ciascuno, delle sue esperienze, dei suoi
vissuti, dei suoi desideri.
La nozione d’identità psicomotoria, così, si costruisce sulla base del temperamento nel cor-
so delle molteplici esperienze relazionali intersoggettive in un processo di riconoscimento
di sè e dell’altro. L’identità psicomotoria è questo sentimento di accordo intimo, psicocor-
poreo, di costanza, di unità, di riconoscimento di sè stesso. Questa percezione di sè permette
di posizionarsi nella continuità temporale come di agire dentro dei riferimenti spaziali. Essa
è allo stesso tempo individuale e condivisibile in quanto le sue basi, grazie alle esperienze
interindividuali, sono comuni con quelle altrui.
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L’obiettivo del bilancio psicomotorio è quello di verificare l’Io corporeo nelle sue diverse
espressioni, strutturazioni, carenze o disarmonie. Così, il profilo, o diagnosi, psicomotorio
stabilito alla conclusione delle valutazioni è una chiarificazione sulla qualità e la struttura
dell’identità psicomotoria. Se qualsiasi capacità funzionale è indicativa della buona salute
psicocorporea o dei suoi disordini, è altrettanto essenziale l’equilibrio tra le varie funzioni.
La valutazione quantitativa effettuata attraverso i test standardizzati informa sul livello fun-
zionale di sviluppo o sul grado della perdita. La valutazione qualitativa, arricchendo lo studio
dell’osservazione delle espressioni tonico-emozionali, permette di stimare l’equilibrio tra le
varie sfaccettature dell’Io corporeo e le incidenze delle eventuali disarmonie sul sentimento di
identità. Il sintomo psicomotorio che è stato motivo della consultazione va compreso in questi
processi dinamici che organizzano l’identità psicomotoria. Pur in assenza di patologia neuro-
logica o psichiatrica, i disturbi psicomotori sono indicativi di una fragilità nell’organizzazione
dell’Io corporeo e, quindi, nell’espressione dell’identità psicomotoria.
F SPAZIO F
La rappresentazione dello spazio è una funzione psicomotoria di base in quanto lo spazio
costituisce il quadro di riferimento di qualsiasi azione, pensiero, incontro, apprendimento. Le
competenze da realizzarsi nello spazio sono indispensabili per adattarsi ad esso.
Saper collocarsi, organizzarsi, ritrovarsi, rappresentarsi lo spazio non è un dato innato. Queste
capacità sono il risultato di una lunga maturazione dove le esperienze corporee e relazionali
hanno un ruolo determinante. La conoscenza dello spazio è dipendente dall’esperienza, dai
successivi vissuti e dall’apprendimento. Essa assume diverse forme: spazio relazionale, vissu-
to senso-motorio, percettivo-motorio, rappresentato, cognitivo.
Le neuroscienze mostrano molto interesse alle competenze spaziali, denominate spesso visuo-
prassiche. Senza minimizzare l’importanza di queste scoperte, pure lo psicomotricista resta
legato al primato dell’attività corporea nella costruzione dello spazio prendendo in conside-
razione la sua dimensione psico-affettiva.
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È l’esplorazione che permette la scoperta e, quindi, la rappresentazione dello spazio. Questa
esperienza è connessa alle competenze motorie e visive del bambino così come alla sua autono-
mia psichica. E ciò perchè la maniera di percepire e di rappresentarsi lo spazio evolve durante
l’infanzia a partire dalle prime esperienze, realizzate all’interno degli scambi psico-affettivi. Le
diverse dimensioni vengono scoperte grazie alle condotte motorie (spostamenti, manipolazioni,
osservazione, ascolto). La rappresentazione dello spazio è contemporaneamente soggettiva, in
riferimento al vissuto, e oggettiva, cognitiva. Adattarsi allo spazio significa articolare il proprio
spazio interno, corporeo, e il proprio spazio esterno, l’ambiente. Quest’insieme dinamico si
realizza in uno spazio transizionale in cui s’incontrano il corpo e gli oggetti.
I disturbi dell’organizazione spaziale possono avere una doppia origine: concettuale ed emo-
zionale. A volte mascherati o misconosciuti, sono piuttosto invalidanti.
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Sin dal dialogo tonico-emozionale, gli scambi si organizzano in successioni ritmiche comples-
se sulla base delle alternanze di contrazione/distensione. Il bambino è avvolto da un involucro
sonoro che certamente gioca un ruolo nel contenimento psichico. Se gli interventi dell’adulto
sono abbastanza regolari e in sintonia con i suoi bisogni fisiologici, egli potrà memorizzarli,
anticiparli e predisporvisi. Così, egli impara sia ad aggiustare la sua postura in relazione sia
a rappresentare mentalmente. Se questi scambi sono disorganizzati, non integrerà questo am-
biente. Allora, le sue competenze adattive resteranno insufficenti.
Le componenti di questi processi sono:
- Il funzionamento fisiologico con le fluttuazioni della vigilanza, della sazietà e delle funzioni
organiche che ritmano la vita biologica;
- Gli scambi verbali e corporei multi-sensoriali che costituiscono le esperienze cognitive e
affettive.
Essi portano ad una proto-esperienza di sè.
Divenendo grande il bambino sviluppa una sensibilità con effetto dinamogeno del ritmo che
sostiene l’organizzazione degli schemi motori e favorisce l’adattamento sociale. Ad esempio,
per un bambino è essenziale seguire il ritmo della classe. Nell’apprendimento della lettura e
della scrittura è fondamentale questa organizzazione perché, per esempio: parlare richiede di
ritmare il proprio soffio e la propria voce, leggere vuol dire seguire le successioni e le rotture
dei segni, per scrivere bisogna rispettare le cesure e le continuità nei tracciati.
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Nel bambino tali difficoltà determinano dei disadattamenti sociali e rendono difficoltoso l’ap-
prendimento. Nell’adolescenza, si verificherà l’esplosione dei ritmi di vita in rapporto all’ec-
cessiva ricerca di sensazioni. L’adulto disritmico si troverà a confrontarsi con lo stress e lo
squilibrio nei suoi periodi di vita. L’invecchiamento, in modo generale caratterizzato da un
rallentamento, richiede pure alla persona un’accettazione dei propri limiti.
L’esame psicomotorio è il solo bilancio di personalità che studia le competenze ritmiche e
temporali nelle loro dimensioni funzionali, motorie e cognitive, messe in rapporto con le altre
componenti del profilo psicomotorio:
- organizzazione ritmica dell’attività spontanea,
- slanci relazionali,
- capacità ad aspettare,
- alternanza impulsività/inibizione,
- adeguamento delle posture di ascolto e di ricezione delle informazioni.
Il dinamismo del ritmo lo rende un’eccellente mediazione, supporto per l’espressione corpo-
rea e l’attività motoria.
Il ritmo è linguagggio del corpo e struttura musicale. In funzione delle culture, esso occupa
spazi e colori differenti nell’educazione come in terapia. È sempre attivatore di emozioni,
favorisce il rapporto con sè stesso ed i ricordi. Molto spesso, anche le persone in situazione
di enorme precarietà sono sensibili a questo linguaggio, di cui si può dire essere universale
perché tonico-emozionale.
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F DISTURBO PSICOMOTORIO – DISARMONIA PSICOMOTORIA
SINDROME PSICOMOTORIA F
Il disturbo psicomotorio è un disordine dell’equilibrio psicocorporeo. Per definizione ed in
modo specifico, esso non corrisponde ad un danno neurologico unico ed esprime una soffe-
renza psichica espressa tramite la via corporea. Esso non è causato unicamente da un disordi-
ne neurobiologico. È sempre connesso ad un disordine funzionale ed espressivo. Può essere
compreso soltanto all’interno del contesto psicosociale.
Questo tipo di espressione della sofferenza o del disaccordo percepito tra la persona e il suo
ambiente, tramite la via del corpo, è sempre conseguente a più livelli di causalità. I disordini
delle funzioni psicomotorie costituiscono una maniera di essere in relazione con l’ambiente,
di agire sugli oggetti e di interagire con gli altri. Devono essere colti e compresi in quanto po-
sti nel crocevia corporeo tra la costituzione neurobiologica ed il vissuto nelle sue dimensioni
affettive, emozionali, storiche, familiari, coscienti ed inconsce.
Nelle disarmonie psicomotorie le condotte della persona non sono coerenti, omogenee tra
loro oppure non corrispondono al suo livello globale di sviluppo previsto. Il ritardo in un cam-
po circoscritto determina dei disadattamenti, dei disturbi imprevedibili degli apprendimenti,
dei disadattamenti sociali. Spesso l’espressione del disagio è associata a delle compensazioni
reattive e a degli iperinvestimenti a volte validi delle altre aree .
Il bilancio psicomotorio è il solo strumento per individuare e studiare questi tipi di disagio
psichico, incistato nel corpo, in quanto la sua metodologia quantitativa e qualitativa è basata
su una concezione del corpo:
- Come espressione sia del corredo neuromotorio sia del funzionamento psicoaffettivo;
- Come mediatore di tutte le relazioni e scambi del soggetto con il suo ambiente materiale ed
umano;
- Come strumento di tutti gli apprendimenti e situazioni di adattamento.
L’intervento dello psicomotricista, educativo o terapeutico, individuale o di gruppo, prag-
matico e relazionale, mira a ridurre i disturbi psicomotori così come a sostenere lo sviluppo
e il miglioramento delle competenze psicocorporee. Non agisce tramite un condiziona-
mento o delle stimolazioni circoscritte, ma permettendo al soggetto di trovare un nuovo
equilibrio psicocorporeo con nuove modalità di esprimersi e di agire. Se le funzioni psi-
comotorie sono equilibrate, la loro espressione sarà fluida e la persona potrà sviluppare
l’insieme dei suoi potenziali e realizzarsi pienamente, qualunque siano comunque le sue
disabilità o impedimenti ad agire. Gli esercizi e i giochi sono organizzati e accompagnati
dal dialogo tonico-emozionale allo scopo di favorire la diversificazione delle esperienze
onde rinforzare le competenze, permettere la scoperta di nuove relazioni con gli altri e fa-
vorire la presa di coscienza dei processi che possano permettere l’espressione sintomatica,
quando il soggetto ne è capace.
La terapia, basata sui risultati del bilancio, coniuga una molteplicità di modalità, tecniche,
metodi, mezzi, mediatori per adattare il progetto ed il programma terapeutico alle particolarità
di ciascuno, in funzione dei suoi limiti e dei suoi potenziali, dell’età, contesto di vita, diagnosi
e prognosi.
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F INSTABILITÀ PSICOMOTORIA F
F IPERATTIVITÀ F
F DEFICIT DELL’ATTENZIONE F
Davanti alla complessità di questi disturbi, ai limiti e alle espressioni mutevoli, e a comple-
mento degli altri professionisti e delle altre comprensioni, la Psicomotricità propone a queste
persone, che non riescono a regolarsi, di modificare la loro esperienza corporea.
Storicamente, questi disturbi sono stati innanzitutto descritti nei bambini, ma oggigiorno tale
sintomatologia viene altrettanto constatata negli adolescenti e negli adulti. Queste difficoltà a
concentrarsi, ad agire nella continuità, a ricercare la stabilità sembrano, così, essere attualmen-
te più intense e generali, il che porta a interrogarsi sul senso di questi rumorosi sintomi come
sulla loro dimensione sociale. A seconda della focalizzazione dell’interesse su un piano od un
altro, variano i modelli esplicativi.
Nella tradizione medica, si ricercheranno le tracce di una lesione, a volte qualificata come mi-
nima, oppure l’espressione biochimica di una carenza genetica. I cognitivo-comportamentisti,
che si interessano alle reazioni di adattamento, favoriscono la comprensione dei condiziona-
menti e delle programmazioni mentali. La teoria dell’attaccamento propone, in riferimento
alle tipologie, di comprendere gli stili di autoregolazione impregnati dei primi vissuti emotivi.
Ci sarebbe un’analogia tra i primi legami del bambino con il suo ambiente e, in seguito, i suoi
modi di essere in relazione considerato che queste prime emozioni si trasmettono tramite dei
patterns corporei. La psicoanalisi cerca di sganciarsi dal dato visibile del disturbo per spiegare
l’equilibrio o lo squilibrio pulsionale e degli affetti, le eventuali incrinature del funzionamento
psichico primario legato al corpo.
Qualunque sia il campo teorico o la scelta epistemologica, vengono descritti tre sintomi che
possono essere di intensità e combinazioni variabili:
- l’iperattività o eccesso di movimento,
- l’impulsività o carenza di inibizione e di autocontrollo,
- il deficit dell’attenzione o mancanza di regolazione della vigilanza.
Dare più importanza all’uno o all’altro di questi aspetti, come viene fatto nelle classificazioni
internazionali, è indicativo della difficoltà a comprendere la globalità di tale problematica.
L’interesse dell’approcio psicomotorio sta in questo tentativo di presa in considerazione della
globalità del soggetto grazie alla mediazione corporea. Così, a complemento delle altre terapie
medicamentose o meno, il bilancio e poi la terapia psicomotoria cercano di proporre al pa-
ziente di rinforzarsi di fronte a ciò che può deterninare la sua angoscia, di diversificare le sue
modalità di adattarsi, di regolare le sue agitazioni.
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allo sviluppo del bambino in quanto i sintomi hanno delle manifestazioni che evolvono con
la maturazione. Non bisogna dimenticare che il bambino, per via della sua immaturità, può
presentare dei momenti di instabilità fisiologica: esplosione motoria connessa all’emergenza
di nuove competenze neuro-motorie che permettono la conquista dell’indipendenza, fasi di
eccitazioni associate alla scoperta e agli apprendimenti, reazioni di fronte a cambiamenti che
possono essere positivi. L’iperattività, in quanto modo di espressione, non è sempre connotata
negativamente in quanto una certa eccitazione è naturalmente associata al piacere di agire e di
scoprire, come lo si riscontra in quelle persone ad alto potenziale intellettivo che trattano le in-
formazioni e vi rispondono in modo così rapido che i loro comportamenti, a volte certamente
estremi, possono essere mal compresi.
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ad integrare delle basi corporee egoiche sufficienti per contenersi. Altrettanto, la partecipazio-
ne alla presa in carico delle iperattività dell’adulto, specialmente quando esse sono associate
all’assunzione di droga od alcool, attraverso il rilassamento, agirà sia sulle funzioni fisiolo-
giche (sonno), sulla regolazione emozionale e la vigilanza, sia sulla percezione del corpo in
relazione, situato nello spazio e nel tempo.
..............................
F INIBIZIONE PSICOMOTORIA F
L’inibizione psicomotoria è una competenza evolutiva indispensabile, neurofisiologica e psi-
cologica, che permette di frenare e, quindi, di aggiustare le condotte percettivo-motorie, co-
gnitive e relazionali.
Quando essa è eccessiva e pertanto patogena, l’inibizione è una forma di protezione di fronte
all’ansia. Se assume, così, un carattere omeostatico, essa allora invade l’espressione psicomo-
toria impedendo la messa in atto dei potenziali e determina blocchi cognitivi e di linguaggio.
Da un punto di vista psicomotorio, spesso nelle persone inbite si riscontra una mancanza
di sicurezza dell’Io corporeo. L’eccessivo autocontrollo può avere un ruolo di salvaguardia
di fronte all’aggressività, alle agitazioni depressive, alle sensazioni di evanescenza corporea
nello spazio e nel tempo. La mancanza di sicurezza nella percezione del corpo determina, in
particolare, le reazioni di prestanza che possono arrivare sino alle stereotipie. A volte è anche
in causa la paura di esprimersi e di agire nei disturbi di adattamento scolastico, dove il bam-
bino non lascia esprimere i propri potenziali per imparare. Tale ricerca di ipercontrollo può
pure orientarsi sull’ambiente con dei tentativi di eccessive stabilizzazioni negli ambiti spazio-
temporali tramite il controllo degli oggetti, ad esempio, nelle manie. A volte, essa si esprime
verso le persone, come nelle monomanie capricciose dell’anoressica.
La presa in carico non mira né ad una brusca eliminazione dell’inibizione, che potrebbe es-
sere dolorosa e scatenare delle reazioni emotive di difesa connesse alla destabilizzazione, né
mira ad un condizionamento il quale cercherebbe di lottare contro la spinta spontanea della
persona.
Che l’inibizione sia eccessiva o scarsa, come nel caso delle reazioni iperattive, l’intervento
psicomotorio globale si traduce nel rinforzo dell’insieme delle funzioni psicomotorie la cui
espressione liberata favorisce il rinforzo dell’Io. Queste tecniche psicocorporee, sempre af-
frontate nell’ambito specifico del dialogo tonico-emozionale tra il terapeuta e il suo paziente,
favoriscono l’abbandono dei comportamenti eccessivi.
Di fronte all’inibizione è frequente e fruttuoso il ricorso alle mediazioni sportive e artisti-
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che. Ad esempio, per le persone anziane che hanno paura di cadere, come prevenzione delle
sindromi di scivolamento le tecniche orientali, associate al rilassamento, risultano alquanto
dinamicizzanti. Altrettante possibilità terapeutiche sono l’equitazione terapeutica, la danza-
terapia, le attività psicomotorie nell’acqua, le quali favoriscono in ogni età sia l’attività corpo-
rea globale sia il sostegno delle competenze di azione e la loro libera espressione.
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F BILANCIO PSICOMOTORIO F
F TEST PSICOMOTORIO F
Tenuto conto che il disturbo psicomotorio non è un’espressione univoca e stabile di una le-
sione o di un disfunzionamento circoscritto, il bilancio psicomotorio permette di stabilire il
profilo del paziente considerandone la diversità del funzionamento neurologico, emozionale,
relazionale e cognitivo. Oggi giorno, non è più un problema interrogarsi sulla necessità del
bilancio psicomotorio. È una tappa preliminare indispensabile per l’elaborazione del progetto
terapeutico e, quindi, della predisposizione delle sedute. È inevitabile questo atto di parteci-
pazione alla diagnosi medica nella considerazione poi che la terapia psicomotoria si svolge a
livello individuale o di gruppo.
Il bilancio psicomotorio è uno studio semiologico che permette di valutare il livello e l’esten-
sione delle competenze nelle diverse aree psicomotorie - motricità, tono, coscienza del corpo,
spazio, tempo - per stabilirne una sintesi, prendere una decisione di intervento e stabilirne il
progetto che mirerà all’emergere dell’insieme delle competenze espresse e potenziali. Per ef-
fettuare tale atto diagnostico indispensabile per il suo intervento, lo psicomotricista dispone di
numerosi metodi di valutazione: osservazione delle condotte spontanee, griglie di osservazio-
ne, protocolli di prove non standardizzate, test standardizzati, scale di sviluppo, questionari,
analisi delle produzioni del soggetto….
I test psicomotori sono delle prove direttive, standardizzate rispondenti ai criteri di validità
quantitativa. Essi permettono lo studio approfondito e preciso di una competenza momenta-
neamente isolata dal suo contesto di emergenza per i bisogni della diagnosi. Essi forniscono
un’indispensabile oggettivazione del livello di evoluzione o di involuzione in comparazione
alla norma.
A complemento, l’osservazione durante delle attività semidirettive e libere permette la raccol-
ta di informazioni qualitative che andranno rapportate con i dati cifrati.
Questo studio è incrociato con la valutazione della situazione, la presa in considerazione del-
la domanda e del contesto dove il segno acquisisce un eventuale significato patognomonico.
Esso è completato dalla presa in considerazione dello scarto tra ciò che è vissuto dal soggetto
(soggettività) e quello che viene constatato dall’ambiente (oggettività).
L’approccio globale della persona è, pertanto, operativo. Le conclusioni del bilancio sono il
risultato di una riflessione sintetica prodotta dal confronto equilibrato tra i dati quantificati e le
impressioni raccolte senza prevalenza di un registro sull’altro.
In funzione del motivo di consultazione e del contesto, lo psicomotricista potrà realizzare in
modo complementare delle prove di grafomotricità, logico-matematiche o neuropsicologi-
che. I risultati vengono comunicati al paziente, alle persone del suo ambiente così come ai
vari operatori dell’équipe medico-socio-educativa, sotto la responsabilità del segreto pro-
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fessionale. Questi forniscono delle raccommandazioni terapeutiche e il progetto d’interven-
to in psicomotricità.
Questa complessa e dinamica postura permette anche di evitare che la relazione terapeuta-
paziente non diventi asimmetrica, il che è da temere nelle situazioni in cui la valutazione di-
venta un giudizio. Il bilancio psicomotorio è un’esperienza relazionale dove i corpi entrano in
gioco in più dimensioni. Ciò che è proprio del lavoro dello psicomotricista, la sua competenza
professionale specifica è, quindi, quella di saper osservare ed ascoltare questo dialogo.
Il progetto di intervento viene elaborato a partire dalla sintesi dei dati così raccolti. Esso si
basa sulle competenze del soggetto in funzione del suo livello per ciascuna area di espressione
psicomotoria e tende ad armonizzarli.
Infine, la metodologia del bilancio psicomotorio è utilizzata per valutare l’evoluzione in corso
o alla conclusione dell’intervento e per riaggiustare il progetto personalizzato.
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F ASPETTATIVA DEL PAZIENTE F
Pur in una visione educativa, il ricorso alla Psicomotricità è previsto per impedire o risolvere
delle difficoltà di adattamento, una sofferenza psicocorporea. L’aspettativa delle persone che
richiedono uno psicomotricista è sempre colorata da inquietudine.
Una particolare attenzione deve essere data al sintomo e al suo spazio nella domanda espressa
dalla persona. In effetti, il sintomo vissuto come doloroso da parte della persona a volte può
non essere considerato dal terapeuta come il segno patologico più marcato; il disfunzionamen-
to può avere essenzialmente una funzione di richiamo rapidamente eliminato una volta inizia-
ta la presa in carico (come a volte l’enuresi nel bambino); al contrario, la carica di sofferenza
legata ad un disturbo psicomotorio, pure invalidante, può a volte essere poco percepita. Così,
il sintomo, il segno e l’aspettativa del paziente non sono delle entità chiuse e fisse, ma sempre
da affrontare nella dinamica dell’equilibrio personale.
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F TERAPIA PSICOMOTORIA F
Così come in Psicomotricità, per proporre delle comprensioni dinamiche ed olistiche della
persona si supera la dicotomia tra il corpo e la mente o, ancora, l’opposizione tra la normalità
e la patologia, allo stesso modo ha poca validità in Psicomotricità la stretta differenziazione
tra psicoterapia e rieducazione. Ogni attività corporea, qualsiasi situazione che coinvolge il
soggetto è allo stesso tempo sia funzionale sia affettivo-emozionale. In qualsiasi situazione
il corpo è impegnato nella sua costituzione neurofisiologica che risponde alle leggi organiche
e cognitive, organizzate in condotte di apprendimenti secondo le organizzazioni gerarchiche
dello sviluppo. Qualsiasi esperienza è affettivo-emozionale, inscritta nella storia personale,
impregnata di ed esprimente desideri, motivazioni, timori e altri condizionamenti socio-rela-
zionali.
La situazione terapeutica di cura psicomotoria, mestiere della salute, è pensata, organizzata e
strutturata dallo psicomotricista per favorire, tramite il corpo, la fluidità dell’espressione di sé
nelle sue varie dimensioni. Il sintomo viene innanzitutto studiato in profondità per decodificar-
ne le cause ed i significati. La sua emergenza viene riposizionata nella globalità della persona
rispetto alle altre sue caratteristiche psicomotorie in connessione con la sua costituzione e sto-
ria nella situazione relazionale attuale. La scopo globale dell’intervento è quello di permettere
alla persona di esprimersi in modo diverso rispetto il tramite delle sue difficoltà e, quindi, si
propone di mettere in atto il massimo dei suoi potenziali.
Lo psicomotricista, dunque, tanto agisce sui parametri delle realizzazioni pratiche favorendo
l’evoluzione delle condotte e rinforzando le competenze percettivo-motorie e cognitive; tanto
cerca di influenzare positivamente i vissuti e le auto-ostentazioni del soggetto; quanto favori-
sce le espressioni spontanee ed orientate in tutte le loro forme.
Se afferma il principio di globalità, la Psicomotricità non è per questo una omni-terapia. Essa
viene prevista per essere proposta in co-terapia in concomitanza o successivamente ad altri tipi
di intervento, specifici per le caratteristiche del disturbo funzionale od orientati verso l’orga-
nizzazione della personalità.
In funzione dei suoi pazienti, delle sue scelte personali, della sua formazione teorica e didatti-
ca, lo psicomotricista potrà alimentare la sua riflessione e scegliere i suoi modi di intervenire
impregnandoli più o meno di questa o di quella corrente di pensiero: riferimenti psicodinami-
ci, psicoterapeutici, cognitivi… Pertanto, egli manterrà sempre questa specificità di una com-
prensione globale della persona, considerando sia le dimensioni funzionali che quelle vissute,
e di un intervento tramite il coinvolgimento corporeo.
È la ragione per cui la Psicomotricità viene considerata come un intervento neurofisiologico
nelle sue tecniche e psicologico nei suoi scopi.
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F PROGETTO TERAPEUTICO F
A partire dalla diagnosi e dalla messa in evidenza dei punti forti e delle difficoltà della perso-
na, grazie al bilancio psicomotorio, e dalla loro comprensione dinamica, il progetto di inter-
vento - che differenzia i mezzi e gli obiettivi - costituisce un filo conduttore e non un intento
limitato a cui paziente e terapeuta dovrebbero obbligatoriamente adeguarsi. In effetti, in con-
nessione con il quadro di intervento, a partire dalle domande espresse e latenti del paziente e
del suo ambiente, questa anticipazione permette di considerare le tappe dello sviluppo. Esso,
quindi, sarà riaggiustato nel corso della progressione, stagnazione o regressione in funzione
dei cambiamenti di disponibilità o di desiderio del paziente, delle modifiche dell’ambiente e
delle condizioni adattive. Questo aggiustamento dinamico si realizza a partire dalla riflessione
personale, in équipe e in supervisione, e dai bilanci di valutazione dell’evoluzione.
Anche se è difficile generalizzare quando si tratta di evocare questi sottili aggiustamenti alle
particolarità di ogni persona, il progetto terapeutico in Psicomotricità coniuga sempre del-
le azioni a scopo funzionale con delle situazioni favorenti la presa in considerazione delle
emozioni vissute. Questa o quella colorazione viene equilibrata per adeguarsi a ciascun
profilo specifico: situazione di disabilità, età, contesto di vita, particolare domanda, malattia
mentale, sofferenza psicologica, disturbo degli apprendimenti, processi di involuzione sino
al termine di vita.
Un’altra caratteristica è il fatto che esso viene discusso in modo esplicito con il paziente e/o
le persone del suo ambiente in funzione delle possibilità di scambio, correlate ad eventuali
disabilità e limiti.
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Considerare, allora, tutti questi parametri e organizzarli e articolarli tutti in funzione del pro-
getto terapeutico è una delle maggiori differenze tra gli approcci terapeutici ed educativi in
Psicomotricità. È per tali ragioni che la terapia psicomotoria non può svolgersi, ad esempio,
in un’aula scolastica.
L’intervento dello psicomotricista non è mai isolato. Il quadro istituzionale e sociale, l’in-
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scrizione nella rete di cure influenzano direttamente il setting terapeutico delle sedute. L’altra
importante dimensione da prendere in considerazione è il rispetto del paziente, delle sue ca-
ratteristiche, delle sue maniere di esprimersi onde proporgli un margine di sicurezza a partire
dalla quale sarà per lui possibile implicarsi in nuove esperienze.
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F RELAZIONE TERAPEUTICA F
F DISPONIBILITÀ PSICOCORPOREA F
F EMPATIA F
In Psicomotricità, la relazione terapeutica è caratterizzata da:
- L’approccio corporeo della personalità;
- La messa in gioco di mediazioni;
- L’adattamento dei canali di comunicazione, dei ritmi di proposte, degli strumenti e del set-
ting;
- Il riconoscimento delle capacità espresse;
- Il rinforzo del sentimento di sicurezza personale.
Essa non può essere confusa né con la relazione naturale, che tende al semplice incontro con
l’altro; né con la relazione pedagogica, orientata verso l’acquisizione di saperi; né con la re-
lazione psicoanalitica, basata sul transfert e sull’interpretazione verbale. Che l’orientamento
sia più terapeutico, educativo o rieducativo, gli scambi tra lo psicomotricista e i suoi pazienti
vengono essenzialmente trasmessi attraverso il coinvolgimento corporeo.
La relazione terapeutica in Psicomotricità è organizzata per favorire, sin dalle prime sedute,
l’assunzione di iniziative e l’integrazione di un sentimento di sicurezza negli scambi. Si può
fare un parallelo tra lo sviluppo psicomotorio, che permette poco a poco la conquista dell’au-
tonomia, e la dinamica della relazione terapeutica in Psicomotricità, la quale favorisce questo
emergere quando esso è stato impedito.
In Psicomotricità la relazione, che inizia sin dal primo incontro di valutazione, ha pure la sua
dimensione terapeutica nella gestione della fine dell’intervento per permettere alla persona di
aprirsi a nuove prospettive.
Il modo con cui lo psicomotricista manifesta la sua predisposizione all’apertura nei confronti
del suo paziente è diverso da quello degli altri terapeuti. Ad esempio, l’attitudine dello psi-
coanalista è caratterizzato da una distanza di neutralità benevola, quella del cognitivista da
un’implicazione dinamica e di sostegno… Quella dello psicomotricista è colorata dalla sua
disponibilità psicocorporea, attitudine particolare, con una soglia tonica bassa e regolata,
con delle modalità linguistiche verbali e corporee intenzionalmente aggiustate per essere co-
municante col paziente, metterlo a proprio agio, comprenderlo, sostenerlo …
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tica. Grazie alla sua specifica formazione, lo psicomotricista sufficientemente in ascolto delle
proprie reazioni sa gestire la distanza e la postura che gli evitano la simpatia, il contagio emo-
zionale o i passaggi all’atto. La lettura delle reazioni tonico-emozionali e dell’insieme delle
comunicazioni non verbali contribuiscono in buona parte alla messa in opera, sin dai primi
momenti del bilancio, di questo processo di comprensione dell’altro, dato indispensabile in
psicoterapia.
All’interno degli scambi corporei e con mediatori propri delle tecniche psicomotorie, il tera-
peuta cerca di favorire nel soggetto una diversificazione delle sue espressioni. Queste, in fun-
zione delle difficoltà vissute e dell’eventuale patologia mentale, saranno più o meno intense,
volontarie, aggressive, conflittuali o distruttive o, ancora, adesive o seduttrici. L’intervento,
allora, consiste nel rinviare delle risposte corporee e comportamentali tranquillizzanti, rassi-
curanti, che creano una distanza costruttiva ed aprono ad una nuova esperienza relazionale.
A seconda dei suoi bisogni e della sua età, il paziente può attribuire allo psicomotricista, che
quindi li assumerà, dei ruoli e degli spazi diversi, reali o simbolici. Lo psicomotricista svilup-
pa delle capacità attivo-passive che attivano nel paziente un vissuto di sicurezza relazionale,
grazie ad una specifica formazione personale basata sull’esperienza psicocorporea, il ricono-
scimento e controllo fluido delle proprie reazioni emotive.
F RILASSAMENTO F
Se le tecniche di rilassamento non costituiscono l’esclusività degli psicomotricisti, costoro
sono comunque, storicamente e per via della loro formazione, i più competenti nell’utilizzarle
con completa efficacia: a partire dalla distensione di benessere alla psicoterapia a mediazione
corporea.
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- La conoscenza e coscienza del corpo,
- Il riconoscimento delle reazioni emozionali,
- Gli stati modificati di coscienza…
Processi complessi che si influenzano tutti reciprocamente.
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L’atto grafomotorio, per quanto riguarda il suo sviluppo che sfocia alla scrittura manoscritta o
ai suoi disturbi, va compreso, studiato nelle sue diverse componenti: neurologiche, muscolari,
propriocettive, percettive, ritmiche, spaziali, intellettive, cognitive, affettive, tonico-emozio-
nali, comunicative, espressive.
A partire dallo slancio spontaneo ed impulsivo della traccia, sotto l’effetto di un lungo ap-
prendimento che passa per diversi stadi in cui i livelli di controllo fluttuano, il gesto grafico si
organizza sino a divenire la prassia più complessa. Scrivere richiede di collocarsi in uno spa-
zio controllato dal gesto, materiale e simbolico, dove si incontrano proiezioni psicocorporee e
attese e perfino esigenze da parte dell’ambiente.
Questi disturbi della comunicazione sono sempre connessi a più fattori intricati, anche se uno
di questi può sembrare preminente.
Le disgrafie, per via della loro diversità, rappresentano una classe nosografica tra i disturbi
psicomotori. Descritti a partire dall’età abituale di apprendimento della scrittura, questi di-
sturbi della realizzazione del gesto determinano deformazioni delle lettere e dei legami tra le
lettere, confusioni negli orientamenti dei tracciati, disritmie, dismetrie, discronometrie, ….
Scrivere è laborioso, richiede degli sforzi di controllo eccessivo, il soggetto traccia lenta-
mente, molto spesso contraendosi (distonie). In funzione dell’interesse del valutatore, della
ricercca o della clinica, le descrizioni dei diversi tipi di disgrafia più o meno ricalcano quelle
delle disprassie e dei disturbi degli apprendimenti non verbali.
All’interno del bilancio psicomotorio, gli items grafomotori studiano le diverse componenti
dell’atto :
- Postura, stabilità dell’asse del corpo;
- Controllo oculo-manuale;
- Motricità manuale fine;
- Aggiustamento della forza muscolare;
- Dominanza laterale;
- Rappresentazione, investimento del proprio corpo;
- Tempo motorio, organizzazione ritmica;
- Organizzazione visuo-prassica;
- Competenze mnesiche (uditive e visive);
- Regolazione della vigilanza, dell’attenzione e concentrazione;
- Espressione, regolazione tonico-emozionale;
- Vissuto personale;
- Desiderio di apprendere;
- Piacere di tracciare…
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I vari strumenti di valutazione delle competenze grafomotorie sono:
- Lo studio delle produzioni spontanee, in riferimento a delle scale di sviluppo e a delle griglie
di interpretazione;
- Lo studio delle produzioni su richiesta;
- Test standardizzati di riproduzioni delle figure geometriche;
- Test di riproduzioni di elementi prescritturali (componenti delle lettere);
- Test di scrittura su copiatura e su dettatura.
F COMUNICAZIONE F
Per sua natura, l’uomo è un essere di comunicazione che esprime i suoi bisogni, affetti,
idee, progetti in quanto egli vive in uno scambio costante con gli altri e dai quali rice-
ve informazioni e viene ascoltato. La comunicazione è una regolazione aperta dove le
persone mettono in comune le loro espressioni e dove il soggetto viene preso dentro un
gioco tra espressione e vissuto, il che implica pure un reciproco riconoscimento.
I mezzi di comunicazione sono lontani dall’essere ridotti alle sole parole. I gesti co-
verbali, le posture, le variazioni e gli aggiustamenti tonici, le mimiche, gli atti, le voca-
lizzazioni, la prosodia, i ritmi e le relative rotture, la gestione del tempo, le occupazioni
dello spazio, l’utilizzo degli oggetti, dei vestiti, dei trucchi, ecc. sono altrettanti modi per
indirizzarsi all’altro. Nel corso dello sviluppo questi aspetti si arricchiscono e divengono
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complessi. Anche se la parola diventa predominante, la dimensione non-verbale della
comunicazione non scompare mai.
Per il suo approccio globale, lo psicomotricista è attento, utilizza e valorizza questi diversi
livelli e canali di comunicazione allo scopo di permettere al paziente di entrare nello scambio,
di esprimersi, di farsi comprendere. Qualunque sia l’impedimento a comunicare con la parola
o il gesto, la sofferenza corporea o psichica, lo psicomotricista prende in considerazione e de-
codifica le espressioni corporee più sottili per adattarsi al livello di comunicazione del pazien-
te. Tale competenza professionale gli permette di intervenire presso persone alquanto diverse,
pur sguarnite o in situazione di disabilità grave, perché egli oltrepassa le difficoltà funzionali
per considerare le competenze del soggetto. Ciò che permette questi scambi è soprattutto l’at-
tenzione rivolta verso il dialogo tonico.
F VISSUTO F
Il vissuto è un processo complesso, cognitivo ed emozionale, in cui la persona si rappresenta
sè stessa a partire dalle sue sensazioni e percezioni nelle sue relazioni con gli oggetti e gli
altri. Il vissuto è un aspetto fondamentale dell’esperienza psicomotoria. Esso deriva ed è la
testimonianza del legame corpo-mente (ad es., vissuto dell’angoscia). È alla base della sogget-
tività essendo completamente influenzato dalla condivisione dell’oggettività.
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sua vitalità. È quando questo equilibrio viene destabilizzato da troppi eventi difficili da elabo-
rare che il soggetto prova un disagio psichico e sviluppa dei sintomi.
Una delle basi della presa in carico psicomotoria è quella di favorire un vissuto corporeo
positivo, rassicurante, di sostegno per consolidare le basi narcisistiche della personalità. A
partire da queste positive integrazioni, in connessione con la realtà della sua attività corporea,
la persona si costruisce una fiducia che influennza la maniera in cui essa si rappresenta. È così
che la Psicomotricità agisce in quanto psicoterapia a mediazione corporea.
Nel bilancio, l’osservazione delle condotte spontanee, delle reazioni di prestance e di conteni-
mento, delle espressioni neuro-vegetative, dell’accordo relazionale, degli adattamenti ritmici,
temporali e spaziali e delle loro variazioni, completano l’ascolto di ciò che è direttamente
evocato dal soggetto. L’espressione da parte della persona del suo disagio vissuto è intricato
nei disturbi psicomotori in modi diversi :
- Il vissuto della sofferenza sta all’origine del disturbo come al momento del sintomo di ri-
chiesta;
- La percezione delle conseguenze e degli impedimenti legati al disfunzionamento funzionale
genera un’ansia ed una mancanza di fiducia in sè stesso, come per il bambino che teme di
dover scrivere e si contrae;
- Con l’adattamento connesso alla sofferenza vissuta, il soggetto aggira la situazione-pro-
blema, il che in seguito determinerà delle disarmonie del corredo per carenza d’uso delle
competenze;
- Questi atteggiamenti reattivi di protezione prendono delle forme comportamentali esacerba-
te, di inibizione, di ritiro o di opposizione.
La terapia psicomotoria tende alla riorganizzazione del vissuto psicocorporeo. Da una parte
la comprensione del posto e del ruolo del disturbo psicomotorio nella dinamica del profilo
permette di proporre delle attività diverse e graduate che favoriscono il rinforzo funzionale. A
complemento, lo psicomotricista propone tramite la relazione di empatia corporea, un’espe-
rienza relazionale rassicurante. Agendo, inoltre, in un altro ambito dell’esperienza di sè, il
rilassamento e le tecniche similari rinforzano il vissuto di autocontrollo positivo e flessibile.
L’attività in Psicomotricità è terapeutica perché le situazioni proposte, specialmente le me-
diazioni, hanno come fine quello di permettere alla persona una rappresentazione mentale
di quello che viene provato per intraprendere un processo di scollamento tra il materiale
espresso ed il supporto della sua espressione: il sintomo. La persona sviluppa, allora, degli
adattamenti, sorgenti di un nuovo vissuto.
..............................
F EMOZIONE F
L’emozione è una reazione più o meno automatica, viva, invasiva, con tenore affettivo, simul-
taneamente corporea e mentale, di piacere, attrattiva, sorpresa, repulsione, colllera, timore o
dolore. Le emozioni sono i primi contenuti delle comunicazioni tramite il dialogo tonico. Esse
costituiscono le proto-rappresentazioni mentali che animano il bambino sin dalla nascita. La
dinamica emozionale è alla base dell’attaccamento. La condivisione delle emozioni permette
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le relazioni agli altri. Il sentito, il percepito, il vissuto, la memorizzazione e la rappresentazio-
ne mentale delle emozioni costituiscono le basi della personalità, dell’investimento del corpo,
della stima e della fiducia in sè.
Sin dalle prime relazioni, scambi a specchio e accordi, l’adulto contemporaneamente com-
prende i bisogni del bambino per rispondergli e lo protegge dai sovraccarichi emozionali.
Questo portamento psicocorporeo permette poco a poco l’integrazione dei limiti di sè e lo
sviluppo di una regolazione omeostatica.
Il bilancio psicomotorio permette uno studio approfondito delle emozioni, percepite, vissute
ed espresse, e del grado della loro influenza sulle competenze psicomotorie. Nella dinamica
della relazione corporea e dell’empatia tonica, lo psicomotricista ricerca ed osserva le reazioni
ed espressioni del suo paziente e le loro variazioni, modulando i parametri della situazione per
far emergere le sue competenze adattive, chiarire i suoi potenziali e comprendere come allo
stesso tempo i disordini del vissuto emozionale hanno determinato i relativi disturbi andan-
dovisi ad aggiungere. Il riferimento alla semiologia psicomotoria, qualitativa e quantitativa,
basata sull’osservazione dei segni inconstanti e fini, permette poi di individuare le diverse
espressioni del disagio della persona.
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prende in considerazione le sue diverse dimensioni per comprendere anche in questa condotta
la parte del coinvolgimento esistenziale e affettivo-emozionale.
Il bilancio permette di verificare l’integrità degli organi e dei sistemi di trattamento, successi-
vamente confermata dagli esami neurologici.
Inoltre, l’interesse riguarda le variazioni, le fluttuazioni, i disturbi della sensorialità:
- condotte di ricerca di informazioni;
- reazioni alle stimolazioni;
- capacità a mettere in rapporto le informazioni, di gerarchizzarle e memorizzarle;
- organizzazione delle condotte in funzione di questi parametri, interni ed esterni.
Le informazioni sensoriali influenzano l’organismo in due modi: i flussi agiscono sul livello
di vigilanza, sul tono; le informazioni precise o ripetitive attivano delle risposte circoscritte.
Ogni carenza, distorsione, disorganizzazione, eccesso in una modalità va a ridurre le compe-
tenze in questo registro e ripercuotersi sull’insieme degli altri sensi:
- sia per compensazione,
- sia perché l’integrazione di alcune percezioni è dipendente dalle altre,
- sia disorganizzando le integrazioni.
Questo processo è sottomesso alle fluttuazioni dell’emozione. L’esperienza della condivisione
sensoriale fonda l’intersoggettività (attenzione congiunta).
Il senso del movimento è la competenza ad organizzare e regolare la sua gestualità grazie
all’integrazione intermodale. Tale rappresentazione è connessa alla fiducia in sè stesso.
La maniera con cui una persona tratta le informazioni sensoriali è la testimonianza del suo
stile relazionale, della qualità della sua coscienza corporea, del suo sentimento di sicurezza: in
effetti, scegliere le informazioni costituisce un comportamento attivo. Per adattarsi, bisogna
combinare ed aggiustare i propri sensi onde captare informazioni a distanza (odorato, vista,
udito), vicine (tatto, gusto) e interne (kinestesia). Al di là dei disfunzionamenti sensoriali, i
disadattamenti sono spesso causati da difficoltà a combinare questi registri, da funzionamenti
immaturi, iper o iposensibilità selettive.
Qualsiasi alterazione sensoriale si ripercuote sulle altre funzioni e sui vissuti corporei ed
emozionali. Ogni disturbo comportamentale intralcia l’immissione ed il trattamento delle in-
formazioni sensoriali. Si riscontrano delle fissazioni a delle condotte antecedenti, specifiche,
parcellari, selettive, ripetitive in contesti più o meno patologici in funzione della loro intensi-
tà e dell’iniziativa residua. L’intervento psicomotorio permette di diversificare le esperienze
multi-sensoriali, arricchisce le condotte percettivo-motorie, accresce le competenze funzio-
nali, favorisce le potenzialità adattive ed espressive. Inizia con degli esercizi di stimolazione
e di rinforzo, sempre personalizzati; poi affronta situazioni, possibilmente mediatizzate, che
favoriscono la connessione tra impressione ed espressione.
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Il rilassamento, esperienza di privazione sensoriale, agisce a più livelli:
- arricchimento della percezione kinestesica e del senso del movimento;
- regolazione del fondo tonico, della vigilanza;
- lo stato modificato di coscienza favorisce le comunicazioni tra le zone cerebrali e, quindi, le
connessioni intermodali.
Una particolare attenzione viene posta sui fenomeni di eccitazione che disorganizzano i pro-
cessi percettivo-motori disequilibrando gli scambi, inducono il soggetto ad una ricerca ec-
cessiva e senza fine di stimolazione. L’esperienza di calma favorisce : abbassamento delle
soglie di reattività; equilibrazione negli scambi, tra gli scambi e le integrazioni; sviluppo delle
retroazioni e dell’autocontrollo.
..............................
F SGUARDO F
In Psicomotricità, lo sguardo è affrontato come una competenza gestuale.
Tra i primi canali di comunicazione, esso assume un ruolo preponderante nelle relazioni inter-
personali, nell’equilibrio emozionale e nella scoperta dell’ambiente e del proprio corpo; esso
ha un ruolo importante, quindi, nell’elaborazione dei contenuti del pensiero, nell’organizza-
zione cognitiva e nella rappresentazione di sè e dell’altro.
La sua evoluzione è sottoposta alla maturazione della visione. La cattura di informazioni di-
viene precisa e differenziata, sotto l’influenza del controllo del tono muscolare: oculomoto-
rio, organizzazione organo-funzionale, oculo-manuale, regolazione posturale. Così, emergono
iniziativa psicomotoria e autonomia, basati sugli sguardi orientati verso gli altri e l’ambiente,
poggiati sul sostegno dei genitori prendendone gradualmente la distanza (sguardo di fiducia,
rassicurante, di sostegno). È la scoperta dell’ambiente, spazio percepito, vissuto, rappresenta-
to. Il soggetto si differenzia, guarda altrove.
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Le dislessie e le disprassie comportano dei disturbi dello sguardo: disregolazioni nelle fissa-
zioni, per seguire un’informazione visiva, catturarla e trattarla.
Lo sguardo dello psicomotricista è originale. Da una parte egli coglie i disturbi come i poten-
ziali; dall’altra, sin dai primi incontri, egli sa coinvolgersi con il paziente in un dialogo tonico-
emozionale dove egli dimostra un’immagine rassicurante e dinamicizzante.
Quando i disturbi dello sguardo sono un sintomo psichiatrico non ci si focalizza su questa
espressione problematica. Rinforzando le basi del suo Io corporeo, il soggetto scopre altre
modalità di stabilire la relazione, rassicuranti e operative.
Di fronte ai disturbi degli apprendimenti non verbali, l’approccio psicomotorio dei disordini
visuo-prassici è particolarmente efficace in quanto agisce contemporaneamente sugli aspetti
funzionali ed espressivi dello sguardo.
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F ATTENZIONE F
L’attenzione sottintende e permette il rapporto tra uno stimolo selezionato, considerato come
utile o pertinente, ed una risposta motoria, mentale, comportamentale o verbale. Questa fun-
zione superiore è uno stato specifico della veglia corticale, la quale partecipa all’orientamento
dell’interesse verso le informazioni provenienti dall’ambiente. La sua stabilità e le sue varia-
zioni influenzano le integrazioni sensoriali e gli aggiustamenti all’ambiente.
La sua regolazione dipende dalla vigilanza, sotto il controllo della sostanza reticolata, in fun-
zione dell’integrazione dei flussi sensoriali e, quindi, dell’equilibrio tonico-posturale. Essa è
sensibile agli stati fisiologici (fatica, fame, sonno…) come all’umore (desiderio, gioia, incer-
tezza, tristezza, sicurezza, paura…)
Tale predisposizione psicocorporea regola l’intensità delle reazioni. Le funzioni superiori, in
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particolare la memoria, sono influenzate dalle sue fluttuazioni e, di ritorno, le sue variazioni
dipendono dalle informazioni che possono emergere dal passato più o meno volontariamente.
L’orientamento e il mantenimento volontario dell’attenzione si sviluppano a partire dalle espe-
rienze di comunicazione con l’adulto: attenzione congiunta, sino all’autonomia del proprio
pensiero. Questo processo associa condivisione emozionale e rappresentazione mentale, in
connessione con l’attività corporea nel dialogo tonico.
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La capacità a mantenere l’attenzione adeguata non dipende soltanto da processi neuropsicolo-
gici sottoposti alle stimolazioni dell’ambiente. Si tratta di un atteggiamento psicocorporeo che
coinvolge il soggetto nelle sue diverse dimensioni.
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F CREATIVITÀ F
Questa spontanea propensione di ogni persona, qualunque sia l’età, a coinvolgersi in nuove
dimensioni di spazio e di tempo, a scoprire e immaginare nuove soluzioni, permette la diversi-
ficazione delle condotte di adattamento. Essa sarebbe connessa al funzionamento dell’emisfe-
ro cerebrale destro. È sostenuta e alimentata dall’affettività, dalle emozioni che la mettono in
moto. Si articola con gli altri processi cognitivi negli apprendimenti, arriva alla produzione di
numerose soluzioni concrete. Questa espressione dell’energia pulsionale è connessa al grado
di iniziativa e al riconoscimento da parte degli altri.
Ogni bambino dispone di un potenziale creativo, fecondato dall’esperienza dello spazio tran-
sizionale dove si equilibrano assenza e piacere di agire, grazie alla fiducia dell’adulto. Giocan-
do, il bambino si rappresenta, si proietta nel futuro. Immaginare gli permette di attendere.
La creatività emerge dall’attività corporea in relazione, dietro l’impulso delle emozioni e degli
affetti. Essa sfocia nell’elaborazione mentale, poi ritorna verso l’attività tramite la produzione
creativa. Essa permette l’autonomia, corporea e psichica.
Questa esperienza è anche quella dei limiti tra interno ed esterno, tra ciò che è irrealizzabile e
possibile, tra ciò che è immaginario e reale. Il soggetto trova i mezzi per esprimere la propria
creatività se ne accetta i limiti, se è sopportata una certa frustrazione.
Dalla parte del paziente favorire la sua creatività, specie grazie alle mediazioni, sottolinea la
rottura tra la Psicomotricità e le tecniche di condizionamento e di apprendimento centrate sul
compito. Si dà al soggetto la possibilità delle sue azioni facendone emergere i potenziali grazie
all’espressività dell’Io, poggiato sul piacere di agire.
Grazie all’esperienza del piacere legato alla sua creatività, il soggetto trasferisce fuori della
seduta i suoi nuovi modi di agire.
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La terapia psicomotoria, per essenza, è una creatività che induce una profonda trasformazione
della relazione della persona con sé stessa, gli altri, l’ambiente. Senza creatività non c’è auto-
nomia, espressione di sè, liberazione delle emozioni conflittuali o traumatiche.
In alcuni psicotici, certe produzioni altamente creative riflettono dei contenuti psichici disor-
ganizzati. Le mediazioni artistiche, allora, sono un ricorso terapeutico efficiente per incontrar-
li e favorire il ritorno ad un’esperienza contenitiva, socializzante.
La creatività porta ad una produzione che ha senso nella realtà, è comprensibile per gli altri e
soddisfacente per la persona.
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F PIACERE F
In Psicomotricità, questa complessa nozione è affrontata in maniera diversa dalla compren-
sione che si propone in psicoanalisi. Se il piacere è definito come il sentimento connesso alla
soddisfazione dei bisogni emergenti sotto la forma dei desideri, è allora da considerare come
la conseguenza positiva dell’espressione e della messa in atto delle differenti capacità psico-
corporee:
- ad esprimersi, piacere di scambiare nel dialogo tonico-emozionale;
- ad agire, piacere del gesto, dell’attività che apre all’iniziativa motoria;
- ad apprendere, funzione epistemofilica.
Sin dalla nascita, sono in gioco questi tre importanti orientamenti creando una tensione nel
bisogno, una calma nella soddisfazione. Nella prima infanzia il soggetto è coinvolto in una
relazione asimmetrica con l’adulto da cui dipende per ottenere questa soddisfazione. La com-
plessità dei giochi dipendenze-indipendenze, presenza-assenza, soddisfazione-frustrazione,
permette il disimpegno verso l’autonomia e l’apertura degli spazi intermediari, di pensiero, di
azione in cui si va a creare la libertà della persona. L’iniziativa personale permette al soggetto
di soddisfare i propri bisogni in modo autonomo come nello scambio con l’altro.
È in questa dimensione che in Psicomotricità si può affrontare il piacere corporeo: ricercare il
benessere come base dell’esperienza del corpo, di rivalorizzazione narcisistica, di dinamiciz-
zazione dei processi di pensiero, quindi di apprendimento.
Che i sintomi tocchino le sfere tonico-motorie, espressive, che frenino gli apprendimenti, que-
sti slanci eccessivi, iperinvestimenti, esigenze smisurate verso sè stessi e gli altri o, al con-
trario, assenza di desiderio verso il soggetto o di una sua parte, questi attivano delle reazioni
comportamentali esasperate di iperattività, di ricerca esagerata di immediata soddisfazione o
inibizione ad agire, parlare, apprendere.
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In Psicomotricità, mai lasciar fare o far piacere al paziente. Si costruisce un setting terapeuti-
co dove i limiti dello spazio e del tempo, riconosciuti e accettati, permettono l’espressione di
desideri positivi e realistici.
È grazie all’esperienza del piacere corporeo nella soddisfazione dell’azione aggiustata e orien-
tata, dell’espressione riconosciuta, della percezione cinestesica calma, che la terapia psicomo-
toria favorisce l’aggiustamento della persona al suo ambiente e l’espletarsi dei suoi potenziali
nell’adeguamento tra desiderio e realizzazione di sè.
L’esperienza positiva del corpo, ad esempio nel rilassamento, fornisce i riferimenti sicuri e
rassicuranti che permettono di sostituire le condotte ripetitive, motivate da un eccesso di im-
pulso o di repressione dei desideri, tramite dei comportamenti aggiustati.
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F RESPIRAZIONE F
Regolata automaticamente dai processi neurofisiologici, questo ritmo di base dell’organismo
è pure sottoposto alla volontà, sottolineato dal significato che i passaggi d’aria possono rive-
stire per la persona in rapporto alla carica affettiva ed emozionale.
L’interesse della Psicomotricità per la respirazione è ereditato dallo yoga, in connessione con
le tecniche psicocorporee, il rilassamento attivo e passivo. Non ci si interessa dell’aumento
della capacità respiratoria o del controllo volontario del soffio, ma alla dimensione vissuta
degli scambi di aria, componente psicosomatica dei disordini della respirazione (blocchi, di-
spnee, apnee del sonno, disritmie della parola, ...).
Gli esercizi respiratori in Psicomotricità e Rilassamento favoriscono la regolazione del ritmo
respiratorio (2 o 3 tempi), l’aggiustamento della respirazione alle attività corporee e alla po-
stura (per eliminare i blocchi tonico-emozionali). Molto spesso, essi sono basati sulla presa di
coscienza delle regioni corporee coinvolte e sul riconoscimento della dimensione emozionale.
La respirazione va affrontata sotto l’angolo dei suoi rapporti con le funzioni psicomotorie.
Comprendere che la qualità e l’equilibrio della trama muscolare sono influenzati, tramite il
dialogo tonico, dalle emozioni permette di descrivere i rapporti tra disordini respiratori e
vissuti affettivi. Ad esempio, nella crisi dello spasmo del singhiozzo, il bambino fa ricorso al
blocco della sua respirazione per trovare una via di uscita da una situazione conflittuale con
l’adulto ed una mancanza di sicurezza corporea.
Il vissuto negli scambi d’aria interviene nella coscienza del corpo, nella percezione e in segui-
to nella rappresentazione dell’interno, dell’esterno, dei limiti, dell’asse, dell’alto e del basso.
Le distonie, le paratonie, i blocchi sono altrettante espressioni corporee che disturbano, ridu-
cono le possibilità fisiologiche dell’organismo, inducono disturbi metabolici e psicosomatici.
Sentire la propria respirazione partecipa al sentimento di esistere, offre un punto di riferi-
mento personale. Il disturbo respiratorio, ad esempio l’asma, è sia un sintomo della difficoltà
di espressione dell’angoscia o della sofferenza percepita sia un’esperienza mortifera che si
aggiunge all’ansia in un processo di stress anticipato. Nel bambino prematuro intubato, la
respirazione, sorgente di dolore, costituisce il fondo dei disturbi della coscienza del corpo…
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guaggio. L’interesse riguarda l’aggiustamento del ritmo e l’ampiezza respiratoria all’attività
in relazione. I blocchi e le disritmie, che possono determinare disturbi dell’eloquio, iper o
ipoventilazioni, vengono compresi come delle espressioni psicosomatiche.
Gli esercizi respiratori mirano soprattutto alla presa di coscienza, eventualmente materializza-
ta, visualizzata e mediata, del soffio verso, nel e dal corpo.
Il rilassamento permette di prendere coscienza della propria maniera di respirare, senza im-
porre un modello di ampiezza, di ritmo. La relazione contenitiva con il terapeuta, associa-
ta all’esperienza di solitudine accettata e valorizzata, apporta una calma soddisfacente. La
respirazione si modifica in rapporto con l’abbassamento della vigilanza e il rallentamento
cardiaco, si amplifica, si regola in 3 tempi. Questa particolare esperienza, scoperta di modi di
respirare personalizzati, favorisce la fluidità simbolica, riconosciuta, accettata. Clinicamen-
te si descrivono, allora, spesso nell’adulto una progressione concomitante tra liberazione ed
equilibrazione della respirazione e arricchimento delle associazioni tra percezioni corporee e
immagini mentali.
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F LEGAME PSICOCORPOREO F
In Psicomotricità, il legame psicocorporeo è un’evidenza. Questo processo naturale uni-
sce corpo e mente sul piano neurologico e psicologico nell’ambiente sociale. Si costruisce
nell’esperienza tramite la sensorialità, la percezione, l’azione. Alla base del sentimento di
essere sè stesso, esso è influenzato dai processi di riflessività sociale, è impregnato dagli af-
fetti e dalle emozioni a livello della sua consistenza e della sua strutturazione, sulla base del
temperamento biologico.
Esso si manifesta tramite l’espressione psicomotoria nelle azioni e attraverso l’espressione
psicosomatica nel funzionamento biologico dell’organismo.
Dal punto di vista evolutivo il legame psicocorporeo può essere considerato come una proto-
funzione. Nel corpo a corpo del dialogo tonico-emozionale esso è attivato dal processo di at-
taccamento, associato alle prime condizioni di vita, alla disponibilità umana innata a costruire
relazioni, ad esprimersi ed elaborare rappresentazioni mentali. La dinamica interna, la capaci-
tà a desiderare, ad esprimersi, il grado di resilienza, gli stili per far fronte agli stress e ai traumi
dipendono da questo flusso di emozioni e rappresentazioni di sè. Esso può equilibrarsi, fluire
nella realizzazione di sè o incistarsi nel sintomo psicomotorio o psicosomatico.
Se equilibrio e fluidità sono disturbati in uno dei livelli, neurologico, psicologico o sociale, i
disturbi dello sviluppo e delle espressioni psicomotorie e/o psicosomatiche sono la testimo-
nianza della discordanza nelle relazioni del soggetto al suo ambiente. Nello spazio complesso
di queste relazioni corpo-mente-azione-percezione-emozioni-rappresentazione sembra che,
anche se Psicomotricità e Psicosomatica sono indissociabili, i disturbi riguardanti il primo
registro sarebbero più connessi a dei disordini dell’investimento dell’ambiente, dell’oggetto,
comprese le funzioni di azione corporea; mentre nella sfera psicosomatica è l‘organo malato
che assumerebbe un particolare valore simbolico tramite un ritorno su di sè. La dimensione
relazionale è sempre presente, ma il richiamo, espressione delle sofferenze psichiche, dei con-
flitti, prende vie differenti.
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COMPARAZIONE DEI LIVELLI DI ESPRESSIONE PSICOCORPOREA
Questa tassonomia propone una classificazione differenziata dei disturbi psicomotori o psi-
cosomatici. Le differenze individuate sono indicative, sono menzionate per facilitare la com-
prensione della differenza tra i processi di espressione dei disturbi del legame corporeo, senza
esaustività né vera separazione oppure opposizione tra i registri studiati.
Qualunque sia l’età, le procedure, i test, gli strumenti di valutazione permettono allo psicomo-
tricista di valutare l’affidabilità, la qualità, la resistenza, la fluidità del legame psicocorporeo:
- Raccolta di elementi clinici;
- Anamnesi particolarmente centrata sui primi anni di vita;
- Risultati dei test;
- Reazioni soggettive che manifestano l’emotività.
La loro sintesi permette di affrontare la problematica:
Qual è l’organizzazione psicocorporea specifica di questa persona, tenuto conto della sua storia,
del suo ambiente, della sua costituzione, delle sue attese, della sua vita quotidiana ? Come essa,
in funzione di questi parametri, arriva o meno ad adattarsi, agire, apprendere, comunicare ?
Quali possono eventualmente essere i ruoli assunti dai suoi disturbi, dai suoi sintomi in questo
contesto e nella sua economia psichica ?
Sembra, allora, possibile proporre che ogni intervento in Psicomotricità tenderà al rinforzo del
legame corporeo, qualunque sia la forma assunta dal sintomo.
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F ADATTAMENTO F
L’adattamento è quel processo globale per il quale una persona si aggiusta naturalmente alle
sue condizioni di esistenza. Mette in gioco tutti i livelli di espressione del suo funzionamento,
dall’intimità biologica della cellula ai sistemi psicologici e sociali complessi e la rende atta ad
assimilare e conoscere il suo ambiente. Questo continuo rimaneggiamento omeostatico può
essere affrontato nella duplice prospettiva interna e relazionale, con il bisogno per l’organismo
sia di mantenere un particolare equilibrio abbastanza stabile sia di creare ad ogni nuova espe-
rienza la possibilità di un’evoluzione.
I disturbi psicocorporei sono sempre connessi a delle difficoltà di adattamento.
Le conoscenze specifiche professionali dello psicomotricista – sapere, saper fare e saper es-
sere – gli permettono di favorire questi processi di apprendimento, di accomodamento e di
assimilazione nel rispetto delle caratteristiche proprie di ogni persona, dei suoi ritmi evolutivi.
Questo aggiustamento al paziente passa soprattutto tramite il linguaggio del corpo, ricono-
sciuto e sostenuto. Si può qui parlare di pedagogia psicomotoria. È con l’adattamento al pa-
ziente, materiale e relazionale, che viene favorito lo sviluppo delle sue esperienze, della sua
autonomia per andare verso il dispiego delle sue proprie capacità di adattamento. Lo scopo
dell’intervento è quello di provocare delle modifiche, transitorie o permanenti, per permettere
al paziente di sviluppare al massimo il ventaglio delle sue possibilità. L’adattamento non è un
fenomeno rigido, ma un processo mobile e complesso che varia in funzione delle circostanze,
degli eventi della vita, delle competenze psicomotorie e, quindi, dell’età.
Qualsiasi intervento in Psicomotricità, tutti gli aspetti tecnici e relazionali, sono sottoposti a
questa regola dell’adattamento al paziente sin dal primo incontro del bilancio:
1) Differenziandosi dai modelli di apprendimento per condizionamento, che hanno la ten-
denza a minimizzare la creatività individuale e favoriscono le risposte automatiche, quindi
poco adattabili.
2) Non proponendo delle condotte terapeutiche o delle progressioni di esercizi costruiti a
priori, ma inventati per ogni persona secondo una progressione individualizzata, anche in
gruppo, a partire dalle conclusioni del bilancio.
3) Su un altro versante, la terapia psicomotoria si smarca dalla psicoanalisi specialmente per il
suo calore relazionale e la duttilità del setting terapeutico, basato su una prossimità corporea
rassicurante.
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INDICE
Presentazione all’Edizione Italiana di Bernardo Dalla Bernardina 5
Prefazione di Gérard Hermant 7
Introduzione e Metodologia 9
Funzione tonica – Tono 11
Dialogo tonico 12
Disturbi tonico-emozionali 13
Corpo 14
Sviluppo psicomotorio 14
Espressione psicomotoria 15
Ritardo dello sviluppo 17
Coordinazione – Gesto – Prassie – Motricità fine
Prensione – Goffaggine motoria e gestuale – Disprassia 19
Equilibrazione – Equilibrio 26
Lateralizzazione – Lateralità 27
Schema corporeo – Coscienza del corpo
Immagine del corpo – Limiti del corpo 29
Io Corporeo – Identità psicomotoria 34
Spazio 35
Ritmo 36
Disturbo psicomotorio – Disarmonia psicomotoria
Sindrome psicomotoria 39
Instabilità psicomotoria – Iperattività – Deficit dell’attenzione 41
Inibizione psicomotoria 43
Bilancio psicomotorio – Test psicomotorio 44
Aspettativa del paziente 46
Terapia psicomotoria 47
Progetto terapeutico 48
Setting terapeutico – Contenimento 48
Relazione terapeutica – Disponibilità psicocorporea – Empatia 50
Rilassamento 51
Disgrafia – Grafomotricità 52
Comunicazione 54
Vissuto 55
Emozione 56
Sensorialità 57
Sguardo 59
Attenzione 60
Creatività 62
Piacere 63
Respirazione 64
Legame psicocorporeo 65
Adattamento 67
Stampato presso Grafical srl
Marano di Valpolicella - Verona, Italia
dicembre 2012
e 15,00 www.ciserpp.com ISBN 978-88-908239-0-9
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